L'Arcana Famiglia

di Signorina Granger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Scelta OC ***
Capitolo 3: *** La Cerimonia ***
Capitolo 4: *** Non tutto è oro quello che luccica ***
Capitolo 5: *** Facciamo conoscenza ***
Capitolo 6: *** Sotto attacco ***
Capitolo 7: *** Sequestrati ***
Capitolo 8: *** Nuovo Regime ***
Capitolo 9: *** Finalmente ci rivediamo ***
Capitolo 10: *** Cercando la libertà ***
Capitolo 11: *** Non è un gioco ***
Capitolo 12: *** Pianificare ***
Capitolo 13: *** Spiccare il volo ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


~~~~~~Prologo 


 
  Mondo guardava fuori dalla finestra della sua stanza, osservando i giovani che si erano riversati nel cortile di casa sua. Era a capo dell’Arcana Famiglia da anni, ma non aveva mai preso parte come Giudice ad una Cerimonia.
 Era felice certo, ma anche un po’ nervoso… non poteva che sperare che andasse tutto bene, a differenza della Cerimonia precedente, dove lui stesso era stato scelto da uno dei Tarocchi. Quello sarebbe stato un
 anno importante, avevav bisogno di persone capaci nella Famiglia, ora più che mai vista la decisione che aveva preso poco tempo prima…

 

 

………..................................................................................................
Angolo Autrice:
 Buon salve, eccomi qui con una nuova Interattiva quando ne ho appena finita un'altra... Non sto ferma un momento.  Questa idea era già stata usata da una mia amica che mi ha chiesto però di prendere il suo
 posto, quindi no, non l'ho copiata.


 La storia è ispirata ad un Anime poco conosciuto poiché non è mai stato tradotto in italiano, La Storia dell'Arcana Famiglia.
 I vostri OC saranno legati ad uno degli Arcani Maggiori dei Tarocchi, di conseguenza avranno dei
 particolari poteri che vi elenco qui sotto:


 - Il Matto: far avverare qualunque desiderio esprimendolo a parole
 - Il Bagatto: controllare gli elementi
 -La Papessa: Scudo dagli altri Tarocchi

- L’Imperatrice: persuadere con le parole a fare ciò che si vuole
- L’Imperatore: rimuovere e manipolare i ricordi
 - Il Papa: conoscenza su tutto
 - Gli Amanti: leggere nel cuore delle persone
 - Il Carro: teletrasporto
 - La Giustizia: metamorfosi su se stessi o su gli altri in animali
- L’Eremita: invisibilità
 - La Ruota della Fortuna: poter influenzare la sorte
 - La Forza: forza amplificata
- L’Appeso: volare
 - La Morte: far cadere chiunque in un sonno perenne
 - La Temperanza: bloccare il tempo
 - Il Diavolo: essere adorato da tutti
 - La Torre: controllare le emozioni altrui
 -La Stella: controllare il tempo atmosferico
 - La Luna: leggere la mente delle persone
 - Il Sole: avere previsioni sul futuro

 

 Queste sono le carte, se volete partecipare nella recensione dovete richiedere il sesso dell’OC e la carta. Per favore, se possibile scrivetemi anche una carta di riserva nel caso quella che volete sia già occupata.
 Avrò bisogno di maschi. Sì, quelle creature con scarso cervello che pensando si essere interessanti con capelli da baseball in testa e pantaloni con il cavallo sulle caviglie... Loro. Avrò bisogno certo anche di ragazze ma in numero leggermente minore, quindi se create tutti ragazze dovrò scartarne diverse.

 Ho anche bisogno di una ragazza che sia la figlia di Mondo, il capo della famiglia, se siete interessati
 scrivetelo nella recensione. La scheda deve essere mandata dopo la mia conferma entro il 27, eccola: 

 


 Nome:
 Età: *19-22*
 Carattere:
 Aspetto:
 Hobby/Talenti:
 Debolezze/paure:
 Perché vuole entrare nell’Arcana Famiglia?
 Disponibile a relazione?
 Partner ideale? 
 Con quali carte gli piacerebbe stipulare un accordo? *mettete due al massimo tre nomi* Altro:* (es, segreti, oggetti particolari, animali…)
 

Spero parteciperete in tanti!

 Signorina Granger

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Capitolo 2
*** Scelta OC ***


~~Scelta OC


Buongiorno e buona Pasqua!

Prima che leggiate la scelta degli OC, vorrei ringraziarvi per aver richiesto di partecipare.
Ho ricevuto 21 recensioni, sono davvero molte e non me l’aspettavo… quindi grazie.
Di 21, metà di voi mi ha mandato due OC, chi un maschio e una femmina e chi due maschi…
In totale mi sono arrivate 33 schede.   Sono tantissime e immaginate il casino che è stato scegliere, non è stato facile per niente perché magari ci sono personaggi che ti piacciono, ma non abbastanza da metterli nella storia vista la gran quantità di schede che ti ritrovi davanti.


 

La scrematura quindi è stata fatta così: prima ho selezionato un OC per ogni carta, poiché per alcune mi erano arrivati più personaggi e non uno solo…

A questo punto però, sono sincera, ho selezionato ancora perché non me la sento di gestire 20 personaggi… piuttosto che averne 20 e non farne comparire mai 5 o più, ho preferito selezionare ulteriormente.
 

Ecco la lista quindi degli OC scelti:


- Cristian Kennedy, La Torre
- Isaac Steelman, La Morte
- Nicholas Blake, Il Papa
- Drake Price, Il Carro
- Romeo, Il Diavolo
- Kaleb, Gli Amanti

- Violet Lovano, L'Imperatrice
- Elske Edwards, La Stella
- Noelle Joyce, La Papessa
- Diana, L'Appeso
- Dove Farchild, La Luna
- Norah Keating, L'Eremita

Non ho selezionato più di un OC per autore in modo da cercare di escludere meno persone possibili, mi dispiace per chi non è stato scelto...
C'erano un paio di OC che mi piacevano, specialmente tra i maschi, e sono stata parecchio combattuta se inserirli o meno (tipo Cristian, Jude, Evan o Chrystal)... probabilmente compariranno come comparse nella storia ma non avranno un ruolo vero e proprio nella trama.

Il primo capitolo arriverà il prima possibile, a presto e grazie ancora!


Signorina Granger



 

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Capitolo 3
*** La Cerimonia ***


~~Capitolo 1: La Cerimonia


 

Quando mise piede per la prima volta su Regalo, Romeo sorrise.
Aveva sognato molte volte quel momento… da quando era arrivato su Pangea la prima volta, ad 11 anni.
 

Aveva ascoltato storie fantastiche sull’Arcana Famiglia per 8 anni, ora era arrivato il momento della verità: era o non degno di entrare nella Famiglia?

A suo parere sì, ma tutti sapevano che erano le carte a scegliere con chi stipulare un patto e non viceversa…
 

Infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni scuri, Romeo s’incamminò sulla strada ghiaiosa insieme al gruppo di ragazzi sbarcati insieme a lui sull’Isola principale dell’Arcipelago che prendeva il nome da lì: Regalo.    Era la più grande e la più bella, così dicevano… ma non era permesso andarci ai ragazzi se non per validi motivi, ovviamente partecipare alla Cerimonia era tra questi.

Mentre usciva dal porto, Romeo non la smetteva di guardarsi intorno con curiosità, ammirando le case bianche, i giardini verdi, le aiuole piene di fiori e le palme.
 

Ignorando come suo solito gli sguardi delle ragazzine su di se, Romeo non si fermò e continuò a camminare, gli occhi fissi su quella che, lo sapeva, presto sarebbe diventata casa sua.

La casa di Mondo, doveva viveva la Famiglia Arcana.

                                                              
                                                                                     *

“Noelle, dove credi di andare?”

Noelle si voltò appena in tempo per vedere una chioma di capelli biondo fragola prima che la proprietaria le afferrasse il braccio, facendola sorridere:

“Tranquilla Ellie, non ti lascio indietro…”

“E vorrei vedere! Non voglio stare vicino a tu-sai-chi.”
 

Se questa storia fosse ambientata dieci anni più tardi, probabilmente Noelle avrebbe chiesto all’amica se stesse parlando di Voldemort… ma ciò ovviamente non ci riguarda e nessuna delle due pensò ad un potente mago oscure con quelle parole:
 

“Lo so, nemmeno io. Secondo te sarà scelta?”

Elske fece una smorfia mentre camminava fianco a fianco con Noelle, lunga la strada che portava nell’entroterra dell’isola.
In realtà, anche se odiava ammettertelo, Elske era quasi certa che la sua peggior nemica sarebbe stata scelta… ma ammetterlo le costava caro, ovviamente.
 

“Probabile. Ci sono un paio di carte dove la vedrei bene…”

“Tipo il Diavolo? Essere adorata da tutti, credo sia il suo sogno più grande.”     Mormorò Noelle lanciandosi un’occhiata alle spalle, stando ben attenta a non farsi sentire dalla diretta interessata: già si detestavano comunque da anni, se Violet sarebbe davvero entrata nella Famiglia non moriva dalla voglia di subirsi la sua ira…

“Vero. Spero solo che non le diano L’Imperatrice, quella carta la voglio io!”

Noelle alzò gli occhi al cielo alle parole dell’amica, che le diede una gomitata prima di ridere, dicendole di togliersi quella faccia esasperata.

Si conoscevano da quando erano arrivate su Panthalassa per la prima volta, ad 11 anni.
Erano finite nella stessa casa e poi in classe insieme fino alle medie… erano amiche da sempre.
 

Funzionava così, per i Magonò: ad 11 anni venivano portati su una delle isole dell’Arcipelago quasi in modo casuale, fatta eccezioni per i figli delle famiglie importanti: loro finivano su Regalo, dove vivevano appunto le persone più abbienti e importanti.
 

Regalo era diventato praticamente uno Stato, ma i maghi avevano messo su di esso degli incantesimi di protezione, in modo che i normali Babbani non potessero vederlo o capitarci per caso.


“Quella sarebbe la Casa? Beh, si trattano bene.”    Obbiettò Elske a voce alta, senza preoccuparsi troppo che qualcuno potesse sentirla.

“Parla piano, ti prego!”    Sibilò Noelle a mezza voce mentre il gruppetto si avvicinava ai cancelli della villa.

Elske stava per risponderle, ma venne interrotta (cosa che capitava assai di rado, vista la sua fluente parlantina) da una voce che fece gelare entrambe:

“Beh, visto dove vivete, non mi stupisce che tu sia meravigliata, Edwards.”

Noelle lanciò all’amica un’occhiata fugace mentre questa si voltava:
 

Non ucciderla di parole, non davanti al centro politico di Regalo!
 

Elske aveva sempre avuto un’indole calma, aveva una buona retorica e sapeva perfettamente convincere le persone a suo vantaggio… ma la calma spesso l’abbandonava, sentendo quella lingua biforcuta:
 

“Ciao Lovano, anche tu qui… beh, permettimi ma nemmeno tu vivi in una reggia, per quel che mi risulta.”

“Vivevi, prego. A differenza vostra, io ho l’assoluta certezza di entrare nella Famiglia… L’Imperatrice mi sceglierà di certo.”
 

Noelle si passò una mano sugli occhi color nocciola, sperando ardentemente che i cancelli si aprissero in fretta: aveva un carattere bello tosto, ma non amava attaccare briga, specialmente in un momento simile.

Elske piegò le labbra in una smorfia, osservando il viso di Violet Lovano.   Era più alta di lei di parecchi cm, ma ci voleva ben altro per intimorirla… lei non si tirava mai in dietro se sfidata o punzecchiata, mai.
E poteva vantare una stima di se piuttosto alta, esattamente come Violet.
 

“Speraci pure Violet… intanto ti consiglio di metterti un altro po’ di rossetto, credo stia sbavando.”

Noelle si morse le gengive per non ridere, lo sguardo fisso sulla villa e non su Violet: non le serviva guardarla per sapere che aveva, come sempre, la bocca piena di rossetto rosso fiamma.
 

Probabilmente la rossa (tinta) stava per replicare, ma gli alti e lucidi cancelli di metallo del giardino si aprirono, permettendo alla ressa di ragazzi di entrarci.

“Coraggio, aspettiamo da anni… andiamo.”   Intimò Noelle prendendo Elske sottobraccio e trascinandosela dietro, impaziente di entrare e non volendo ascoltare l’ennesima discussione tra l’amica e Violet Lovano.

“Accidenti Noelle, mi stavo divertendo!”

“C’è tempo per quello… le carte non aspettano, Ellie.”

 
                                                                                  *


Drake teneva lo sguardo fisso fuori dalla finestra, guardando i cancelli aprirsi e le persone entrare nel giardino, quasi di corsa.
 

Era finalmente arrivato, il giorno della Cerimonia. 
Come di consuetudine, la Famiglia si scioglieva ogni 30 anni: in carica rimaneva solo il capofamiglia e la moglie, il “Papà” e la “Mamma”.  A quel punto c’era la Cerimonia, dove tutti i ragazzi tra i 19 e i 22 anni dell’Arcipelago erano invitati a recarsi su Regalo per provare ad entrare.

Lui avrebbe partecipato? Naturalmente, solo se la stava prendendo comoda come tutti gli altri ragazzi di Regalo, visto che non aveva traghetti da prendere a differenza degli altri.
Aveva 21 anni, aspettava quel momento da dieci… e non vedeva l’ora.
 

Era stato molto fortunato, lo sapeva: era finito su Regalo, in una casa molto bella e in una famiglia benestante, vivendo quasi di fronte alla Villa dell’Arcana Famiglia.    
Aveva passato ore ed ore su quella finestra a guardarla, sognando di poterci entrare.  Voleva essere diverso e non un semplice Magonò…  
 

Ora quel momento era finalmente arrivato… il suo momento.

Drake Price sorrise, girando sui tacchi per uscire dalla stanza, forse per l’ultima volta.
 

Sognava di poter fare un accordo con La Luna, L’Imperatrice o Il Matto, se tutto fosse andato come voleva, entro un’ora avrebbe lasciato il suo cognome e sarebbe ufficialmente entrato nella Famiglia.


                                                                                   *


“Però, quanta gente… speriamo di avere fortuna.”      Osservò Isaac a mezza voce, mentre saliva i grossi scalini di pietra che percorrevano il giardino, portando all’ingresso della Villa.
Il ragazzo si voltò verso Kaleb, che saliva le scale accanto a lui ma che non parlava, come sempre.

Ormai Isaac ci aveva fatto l’abitudine, sapeva di avere un amico piuttosto silenzioso… ma erano comunque sempre andati d’accordo, in contrapposizione tra un carattere introverso e uno più socievole ed estroverso.
 

“Rilassati Isaac… andrà come deve andare, altrimenti amen.”       Decretò Kaleb in tono neutro, mentre Isaac alzava gli occhi al cielo: possibile che non fosse nervoso nemmeno un po’?

“Sai, a volte non ti capisco.”

“Tranquillo, non sei l’unico.”

Kaleb rivolse all’amico un mezzo sorriso, quasi divertito.   Isaac sorrise scuotendo la testa, continuando a salire le scale.   Da quando erano scesi dal traghetto che li aveva portati da Pangea era stato abbastanza nervoso, cosa non da lui: era sempre abbastanza tranquillo, ma sognava quel momento da una vita e non riusciva a rilassarsi… si sarebbe tranquillizzato solo quando la Cerimonia sarebbe finita, probabilmente.
 

Uno accanto all’altro, i due sembravano il giorno e la notte.  Kaleb molto alto e vestito come sempre di nero, con i capelli scuri… Isaac leggermente più basso e dai capelli biondi, con occhi azzurri allegri come sempre.

“Ehy, c’è il tuo migliore amico.”       Alle parole di Kaleb Isaac si voltò, guardando Romeo che camminava con passo deciso a qualche metro da loro.

“Ah già, Sua Simpatia… di certo lui sarà tranquillissimo, sicuro di se com’è.”
 

“Certo, è naturale.”   Concordò Kaleb senza soffermarsi troppo sul ragazzo: non gli era mai andato a genio, esattamente come ad Isaac.

Romeo sapeva di essere molto bello e molto intelligente e naturalmente non lo nascondeva.
Era sempre stato piuttosto sicuro di se e conoscendolo non doveva essere minimamente agitato per la Cerimonia.
 

“Tu in che carta ce lo vedresti?”

Alla domanda di Isaac Kaleb sorrise appena, rispondendo senza esitare minimamente:

“Il Diavolo.”


                                                                                  *


“Ciao Dove.”

Dove si voltò verso la fonte della voce, salutandone il proprietario con un cenno del capo:

“Ciao Kennedy, anche tu qui?”
 

Cristian sorrise, annuendo mentre gli occhi castani erano fissi sulla ragazza:

“Certo, non sarei mai mancato.”


Certo, naturalmente.     Dove si soffermò brevemente a guardarlo prima di voltarsi nuovamente a guardare la grande porta di legno ancora chiusa.     Non sapeva perché non l’avessero ancora aperta, ma sperava che ciò accadesse in fretta… non le andava di stare troppo ad aspettare.
 

Cristian Kennedy, non l’aveva visto nel traghetto ma effettivamente era sciocco pensare che non si sarebbe presentato: Dove era più che certa che sarebbe entrato nella Famiglia… tutti lo pensavano.

Era sempre stato un po’ su un piedistallo a Rodinia, l’isola a sud-ovest di Regalo da dove venivano i due.   Grazie al suo carattere carismatico, la sua schiettezza e la sua sicurezza era sempre stato ammirato e considerato un po’ un leader… con un carattere così era difficile pensare che non avrebbe ricevuto una carta.

E lei? 
 

Lei, Dove Fairchild, non poteva vantare un carisma o un’autostima come quella del ragazzo e ne era pienamente consapevole.  Aveva 19 anni e si conosceva, sapeva di essere più il tipo di ragazza che dà consigli e aiuta piuttosto che una che prende in mano le redini…

Intelligente e responsabile, si piaceva comunque e sapeva perfettamente che la sicurezza e il carisma non sempre aiutano… aveva sempre preferito studiare piuttosto che dedicarsi alla dialettica o alla retorica.

Non le era mai importato di essere il capo di qualcosa o di avere grande stima degli altri: a cosa le servivano poi la stima e il rispetto? 
Non si può sempre contare sugli altri… talvolta bisogna far uso delle proprie risorse.
 

“Tu perché sei qui?”        Dove si voltò nuovamente verso Cristian, con il quale non aveva mai avuto un gran rapporto di amicizia sia per i due anni di differenza sia per le divergenze caratteriali.
 

“Credo per lo stesso motivo di molti… per non essere come gli altri, una semplice Magonò.”

“Si? Io invece perché non sopporto l’idea che tutti quelli come noi vengano esclusi così, senza un reale motivo… non siamo da meno di loro.”

“Immagino che lo facciano perché siamo Babbani, ma consapevoli dell’esistenza della magia. Probabilmente il Ministero teme che andiamo a spifferare ai quattro venti che i maghi e la magia esistano.”

Cristian stava per dire qualcosa, ma non lo fece perché interrotto: le porta erano state finalmente aperte.


                                                                                *
 

“Beh, era anche ora.”         Nicholas affrettò il passo, ansioso di entrate nella casa della quale aveva a lungo sentito parlare.
 

Solamente l’ingresso dove entrò insieme agli altri ragazzi era enorme, dal pavimento interamente ricoperto di legno lucido e scuro, come i muri.   Infondo alla sala c’era una porta intagliata con una F e una A incrociate, al muro erano appesi i ritratti di tutti i Capofamiglia che si erano susseguiti negli anni e in mezzo alla sala, su un tavolino di vetro basso, erano disposte loro.

I Tarocchi, Le Carte per eccellenza.
19 tra i 22 Arcani Maggiori erano lì, disposte ordinatamente in base al numero in due file da 10.
Ai due lati della porta infondo alla sala c’erano due rampe di scale ricurve che s’in contravano su un pianerottolo prima di continuare, verso i piani superiori.   Dal pianerottolo partiva un soppalco in legno con ringhiera che proseguiva per tutto il perimetro quadrato della sala, anche sopra le teste dei ragazzi che si erano riversati nella sala.
 

Ovviamente gomitate e spinte non mancarono, visto che tutti volevano stare davanti per vedere, ma Nicholas non si spostò nemmeno di un cm: voleva vedere tutto.
Gli occhi azzurri del ragazzo percorsero la sala, soffermandosi sulle tre persone sedute su tre elaborate sedie sul pianerottolo, affiancate da due guardie in piedi accanto a loro.
 

Nicholas sorrise, sapendo perfettamente chi stava guardando: non l’aveva mai visto di persona, ma sapeva per certo che quello era Mondo, il capo della famiglia nonché di Regalo.
Alla sua destra c’era sua moglie e a sinistra una ragazza dai lunghi capelli scuri raccolti.
 

Nicholas si soffermò sulla ragazza, che non aveva mai visto nemmeno sui giornali a differenza della moglie di Mondo, Jasmine.

Quindi era quella, la famosa Signorina.


Norah sbuffò, sgomitando e borbottando insulti a mezza voce mentre cercava di avanzare: non voleva di certo starsene infondo e non vedere niente!
C’erano diversi poliziotti nell’ingresso della villa che stavano distribuendo in modo omogeneo i ragazzi nella stanza, in modo che tutti potessero vedere le carte… o meglio, così che le carte potessero vederli.
 

Quando riuscì finalmente a scorgere il tavolino, Norah sospirò di sollievo: meno male, temeva di non riuscire a vedere niente con tutta quella gente.
Non c’erano molti ragazzi della sua isola, fatta eccezione per Nicholas Blake ovviamente… pensare che il ragazzo non si sarebbe presentato sarebbe stato impossibile, conoscendolo anche poco.

Dopotutto si sapeva quanto arrogante, pieno di se e ambizioso fosse.
Entrare nella famiglia era, probabilmente, la sua più grande aspirazione.

Lei? No, Norah non era in cerca della fama o del potere… voleva solo dimostrare di essere diversa, di non essere una stupida come invece Nicholas probabilmente pensava.

Una bambolina bionda e ingenua, ecco come molti la ritenevano. Ma Norah no, non era affatto così ed era il momento che tutti lo sapessero.
Norah sorrise, guardando le carte: come tutti sapeva bene quali poteri conferivano a chi stringesse un patto con loro… il suo sogno?  Fin da bambina sognava di essere legata all’Eremita, la sua preferita… l’idea di potersi rendere invisibile l’aveva sempre affascinata.

 
                                                                               *


Diana teneva lo sguardo su tutti quei ragazzi riversati nell’ingresso di casa sua, tutti emozionati e visibilmente agitati.

Entrare nell’Arcana Famiglia… era il loro sogno, ne era certa.
Ma non certo il suo.
 

Lei, essendo figlia di due membri della Famiglia, aveva stretto un patto con una carta contro la sua stessa volontà, non appena era nata.  L’Appeso, ecco la sua carta… aveva il dono di volare.

Ma lei lo voleva? Probabilmente no. Se esistesse il dono di controllare il tempo, probabilmente lei lo userebbe per non entrare nella Famiglia.

Diritto di nascita, così lo chiamavano. Se nasci dal Capofamiglia, hai il diritto di entrare.
 

Essere liberi, fare ciò che si vuole… ecco qual era il suo di sogno. Poter scegliere, poter decidere… e non essere una bambola.
 

Sapeva che i suoi genitori l’amavano e sapeva che molti di quei ragazzi non avevano una famiglia da anni… ma non poteva fare a meno di invidiarli almeno un po’.

Diana fece scorrere gli attenti occhi scuri sui ragazzi, consapevole del fatto che presto li avrebbe avuti come compagni.   Fino all’anno prima le cose erano diverse: i membri della Famiglia erano tutti adulti e nessuno aveva mai badato troppo a lei… ma era arrivato il momento del cambio: di lì a meno di un’ora la sua “famiglia” sarebbero stati dei coetanei e non più adulti dell’età di Mondo, suo padre.

Il suo vero nome non era ovviamente quello, ma tutti lo chiamavano così: era tradizione che il Capofamiglia prendesse il nome dalla sua carta, quando diventava tale.  
Solo sua madre aveva il permesso di chiamarlo con il suo vero nome, tanto che molti lo ignoravano. 
 

Diana guardò sua madre, seduta accanto al padre come lei.     Era bella, Jasmine. 
Intelligente e gentile… ma una pedina, come lei.

Diana la guardò, consapevole del fatto che di lì a qualche anno ci sarebbe stata lei, seduta su quella sedia.
Consapevole che era destinata ad essere solo la moglie del Capofamiglia e nient’altro…
 

Buffo, perché sua madre aveva in realtà stretto un patto con una carta molto potente: il Giudizio.
Peccato solo che, essendo la figlia del precedente Capofamiglia, non l’aveva mai potuta sfruttare pienamente. Il Giudizio dal potere di dare un’opinione che è vincolante, come una legge.

Quello che Il Giudizio dice è legge, ma non nel caso di sua madre…

Diana distolse lo sguardo sospirando mentre suo padre si alzava per dare inizio alla Cerimonia e alla sua rovina.


Il silenziò calò all’istante nella stanza quando Mondo si alzò, mentre tutti gli occhi erano fissi non più sulle carte, ma su di lui.

Era alto e dai capelli striati ormai di grigio, ma un tempo erano stati scuri.
Gli occhi invece erano rimasti sempre gli stessi: chiarissimi, ma gentili.
 

“Benvenuti alla 7a Cerimonia, ragazzi. Sono passati altri trent’anni ed è il momento di ripristinare la nostra Famiglia.     Come ben sapete, gli Arcani Maggiori sono 22… Ognuno di loro conferisce un differente potere, ma non sarete voi a scegliere la vostra carta… sarà lei a scegliervi, in base alla vostra indole.
Non è sempre detto che la Famiglia sia formata da 22 membri: talvolta le carte possono decidere di non scegliere nessuno tra i candidati, ci sono state solo due formazioni complete nella storia di Regalo.
Le 19 carte sono lì, davanti a voi: Il Matto, Il Bagatto, La Papessa, L’Imperatore, L’Imperatrice, Il Papa, Gli Amanti, Il Carro, La Giustizia, L’Eremita, La Ruota, La Forza, La Morte, La Temperanza, Il Diavolo, La Torre, La Stella, La Luna e Il Sole.   Io ho stretto un patto con Il Mondo trent’anni fa, mia figlia Diana con L’Appeso appena dopo la nascita e lo stesso è valso per mia moglie Jasmine, con la Carta del Giudizio.  
Una alla volta, in ordine, i Tarocchi sceglieranno o meno. Capirete di essere stati scelti se una carta si fermerà davanti a voi… per stringere un patto non dovete fare altro che prenderla in mano. Da quel momento non si torna indietro: se si stringe un patto, è vincolante.   Naturalmente nessuno vi ha obbligati a venire qui, quindi suppongo che tutti voi vogliate entrare nella Famiglia…”
 

Diana si lasciò sfuggire una mezza risata sprezzante, che ovviamente non passò inosservata alle orecchie del padre, che però decise di ignorarla e di proseguire a parlare:

“… Quindi non credo che nessuno di voi vorrà tirarsi indietro.  Direi di cominciare adesso… Prego, Matto.”


“Parla con le carte come se fossero persone.”   Mormorò Elske rivolta a Noelle, che non disse niente mentre tutti guardavano la prima carta, Il Matto, sollevarsi come per magia dal tavolino e piegandosi così da mostrare il suo disegno a tutti i ragazzi.

Nessuno aprì bocca, mentre tutti guardavano la carta in attesa che si muovesse, Mondo incluso.
 

Diana? Dal canto suo era annoiata, aveva una gran voglia di andarsene.
 

Dopo un paio di secondi Il Matto planò nuovamente sul tavolino, tornando immobile come non normalissima carta.

Un mormorio di delusione percorse la folla di ragazzi, che vennero prontamente zittiti dai poliziotti mentre la seconda carta si sollevava: Il Bagatto.


Andiamo, per favore….

Pensò Drake mordendosi un labbro, facendo fatica a stare fermo: era solo la seconda carta e già era in agitazione… chissà come sarebbe stato ridotto alla decima.

Ma anche Il Bagatto tornò sul tavolino, scaturendo altri mormorii delusi tra i ragazzi.

“Beh, di questo passo la Famiglia non sarà molto numerosa nei prossimi anni…”    Mormorò Isaac rivolgendosi a Kaleb, quasi divertito dal fatto che non fosse stato stipulato ancora nessun patto.

 

Kaleb non disse nulla, tenendo lo sguardo fisso sulle carte: in realtà era abbastanza deluso, ma d’altronde erano solo due carte… la lista era ancora lunga.

La terza carta, La Papessa, si sollevò e tutti si zittirono nuovamente.

Diana quasi sperò che anche La Papessa si posasse sul tavolino (in effetti trovava la cosa divertente), ma questa volta l’Arcano si mosse.
 

La carta più sottovalutata del mazzo si spostò, librandosi a mezz’aria nella sala fino a fermarsi davanti ad una ragazza dai lunghi capelli scuri e la pelle olivastra.

Elske sgranò gli occhi, guardando una Noelle sbigottita che fissava la carta con tanto d’occhi.
La Papessa? Si sarebbe aspettata tutto, ma non quella…
 

Quasi tremando, Noelle alzò una mano e prese la carta, sentendo all’istante un calore pervaderle il corpo e un leggero fastidio sull’avambraccio sinistro.    
Noelle abbassò lo sguardo sul braccio, sgranando gli occhi: una croce scura era comparsa sul suo avambraccio, mostrando visibilmente il suo Patto con la carta.
 

Noelle si voltò verso Elske, guardando l’amica come a chiederle “che devo fare adesso?”  

“Siediti pure sulla terza sedia…”
 

“Noelle, Noelle Joyce.”         Noelle si presentò a Mondo sollevando lo sguardo su di lui, che le sorrise e la invitò con un cenno a prendere posto su una delle 19 sedie che erano state sistemate davanti alle scale, oltre il tavolino.

Noelle si avviò verso le sedie a passo svelto, senza guardarsi intorno e abbastanza a disagio: odiava essere sotto gli occhi di tutti… stare al centro dell’attenzione le aveva sempre messo agitazione.
 

La ventenne sedette sulla terza sedia come le era stato detto, stringendo in mano La Papessa e guardando la quarta carta sollevarsi dal tavolino, L’Imperatore.

Solo in quel momento Noelle sentì un macigno sollevarsi dal suo stomaco: era nella Famiglia… aveva stretto un Patto con un Tarocco per prima… non riusciva quasi a crederci.
 

Elske respirò profondamente, guardando sollevarsi la sua carta preferita in assoluto: L’Imperatrice. Sapeva di non essere affatto l’unica a volerla, d’altronde era sempre molto ambita come carta… forse tra quelle più desiderate del mazzo, in effetti.

Come lei, anche Violet non staccò gli occhi dalla carta, pregando mentalmente di essere scelta.
Si sarebbe sotterrata piuttosto che vedere Elske Edwards con la SUA carta…


“Beh, a me non interessa come carta ma speriamo che scelga qualcuno… altrimenti non so che Famiglia avremmo, in questi 30 anni.”    Osservò Cristian a mezza voce rivolgendosi a Dove, che annuì:

“In realtà a me piacerebbe come carta… stiamo a vedere.”
 

Con gran delusione di Dove e anche di Drake però, la carta si diresse verso la direzione dei ragazzi di Panthalassa.     Elske trattenne il respiro, sentendosi quasi arrivata al traguardo… e le cadde un macigno addosso quando vide la carta fermarsi davanti a Violet.

Già di per se la detestava… ma da quel momento probabilmente le dichiarò inconsciamente guerra aperta.
Violet increspò le labbra ricoperte di rossetto rosso in un sorriso, mentre alzava la mano e prendeva la carta in fretta e furia: lo desiderava da anni, ormai.
Esattamente come Noelle, sentì un calore in tutto il corpo e un simbolo le si formò sull’avambraccio: uno scettro.
 

Violet sorrise e fece un paio di passi avanti, presentandosi per poi andare a sedersi accanto a Noelle con passo disinvolto, mente tutti i maschi della sala facevano colare bava sul pavimento.
 

Drake sbuffò, deluso, mentre invece Elske guardava Violet con aria disgustata>: avrebbe preferito che la carta non scegliesse proprio.
Noelle rivolse all’amica un debole sorriso triste, consapevole di quanto dovesse essere amareggiata Ellie in quel momento.

Dal canto suo, non era particolarmente felice di dover passare 30 anni fianco a fianco di Violet… ma almeno era nella Famiglia. Non poteva che sperare che anche Elske venisse scelta da una carta.

Tuttavia, anche L’Imperatore parve non trovare nessuno di adatto a lui, perché tornò sul tavolino tra l’indignazione e la delusione di tutti: era sempre stata una carta piuttosto ambita.

La quinta carta, Il Papa, si sollevò non appena L’imperatore ebbe toccato la superficie di vetro del tavolino, selezionando i molti ragazzi che si trovava davanti.

Nessuno era mai molto interessato al Papa, tantomeno Nicholas… anzi, lui avrebbe di gran lunga preferito La Papessa.

Inutile dire la sua sorpresa quando vide, a braccia conserte, la carta che gli si avvicinava.

Lui, Il Papa? Beh, sempre meglio di niente…
 

Nicholas prese la carta, guardandosi il braccio per vedere quale simbolo indelebile gli sarebbe comparso sulla pelle: la tripla croce che Il Papa tiene in mano nelle carte naturalmente.
 

Nicholas osservò il simbolo, fermandosi pe un secondo a ricordare i nomi delle tre croci prima di avvicinarsi al tavolino e presentarsi:

“Nicholas Blake.”
 

Andò a sedersi ad un posto di distanza da Violet, lasciando vuota la sedia destinata all’Imperatore.

Croce di Malta, di Sant’Andrea… non ricordava proprio la terza, ma aveva tutto il tempo che voleva per fare ricerche.
Era dentro ormai: era di fatto nell’Arcana Famiglia.
 

Si voltò a guardare le sue due compagne mentre anche Gli Amanti si sollevava per scegliere uno dei ragazzi.
Noelle teneva lo sguardo fisso davanti a se, assistendo allo spettacolo molto più rilassata di quanto non fosse stata pochi minuti prima. Violet invece rivolse a Nicholas un sorriso, che non ricambiò ma si limitò ad osservarla per un attimo prima di concentrarsi di nuovo sui Tarocchi.


Kaleb sorrise spontaneamente vedendo Gli Amanti che gli si avvicinava: quella carta l’aveva, in effetti, sempre incuriosito.  La prese senza esitare, guardando appena l’arco con freccia incoccata che gli comparve sul braccio prima di avvicinarsi al tavolino.     

Isaac sorrise e gli diede una pacca su una spalla, felice per l’amico che dal canto suo era davvero soddisfatto: anche solo l’idea di essere stato scelto prima di Romeo era di gran soddisfazione…

Quando sedette accanto a Nicholas, Kaleb fece scorrere gli occhi grigi sugli altri ragazzi: si vedeva tutto decisamente meglio, da lì.
Inclusa la delusione dipinta sui volti di alcune persone.


                                                                                   *


Dove sbuffò appena, impaziente: ormai le carte avevano superato la metà… e lei non era ancora stata scelta.

Il Carro aveva scelto un ragazzo che lei non aveva mai visto, ma dai vestiti e l’atteggiamento era facile pensare che vivesse proprio lì a Regalo. Molto alto, dai capelli neri e gli occhi chiari e l’aria sveglia, si era presentato come Drake qualcosa e si era seduto accanto al ragazzo scelto dagli Amanti, mentre La Giustizia non aveva scelto nessuno come L’Imperatore, Il Matto e Il Bagatto.
 

Era il turno della carta che conferiva l’invisibilità, L’Eremita.


“Ti prego…”  Mormorò Norah incrociando le dita, guardando la carta che rimaneva immobile sopra al tavolo.

Quella era la sua carta, la voleva con tutto il cuore… possibile che gliene andasse bene una, ogni tanto?

La carta si mosse e tutti la seguirono con lo sguardo: se non altro aveva scelto qualcuno.
 

Vedendo che veniva dalla sua parte Norah si morse un labbro, pregando mentalmente che si fermasse proprio davanti a lei… e così avvenne.

La bionda piegò le labbra in un gran sorrise e come Violet prese subito la carta, guardandosi il braccio per vedere che simbolo si sarebbe portata dietro per tutta la vita: il bastone che compare nella carta insieme al vecchio.
 

Norah sorrise e si affrettò a presentarsi prima di andare a sedersi accanto alla sedia vuota destinata alla Giustizia, mentre la carta successiva non perdeva tempo e si sollevava: La Ruota della Fortuna.

La carta però non scelse nessuno, esattamente come la successiva (La Forza) con gran delusione di tutti: quell’anno la famiglia non sarebbe stata molto numerosa.


“Sembra che saremo in pochi, eh papà?”   Domandò Diana con una nota d’ironia nella voce, sorridendo al padre che si limitò a fulminarla con lo sguardo mentre la carta successiva si sollevava: La Morte.
 

In realtà dopo la Forza ci sarebbe l’Appeso, che però apparteneva già a Diana… quindi era il turno della carta più temuta e bramata insieme: quella che conferiva il potere di far cadere chiunque in un sonno perenne.

La Morte si sollevò e planò in fretta verso la parte dei ragazzi di Pangea, superando Romeo (che imprecò mentalmente al vedersi sfuggire la carta davanti) e fermandosi davanti ad Isaac.

Il biondo sorrise e la prese senza esitare: in effetti quasi ci sperava, anche se gli sarebbe piaciuta anche la Temperanza.   Sul braccio gli comparve una falce e andò a sedersi a due sedie di distanza da Norah, rivolgendo a Kaleb un gran sorriso.
 

A quel punto mancavano solamente sei carte e l’atmosfera stava cominciano a scaldarsi, oltre al fatto che di 13 carte ben 6 non avevano scelto nessuno con cui fare un accordo.
 

Fu il turno della Temperanza, che però non scelse nessuno.
A quel punto si sollevò Il Diavolo, che dopo pochi istanti si mosse con gran sollievo di Mondo: non voleva di certo avere pochissimi ragazzi nella nuova formazione della famiglia.
 

Romeo sorrise, felice come non ricordava di essere stato da tempo mentre guardava la carta fermarsi dritta davanti a lui. Sollevò il braccio e la prese, senza soffermarsi troppo sul simbolo che gli comparve sul braccio (un forcone) per poi andare a sedersi insieme ai compagni, ad un posto di distanza da Isaac.


Cristian inspirò profondamente, incrociando le braccia al petto mentre veniva il turno di sceglier e meno anche per una delle ultime carte, La Torre.

In effetti il ragazzo non l’aveva mai desiderata particolarmente, preferendo La Giustizia o Gli Amanti… ma sempre meglio di niente, comunque.
Quindi il ragazzo sorrise nel vedere la carta che si muoveva nella sua direzione, pregando mentalmente affinché non si fermasse vicino ad uno dei ragazzi accanto a lui, Dove inclusa.
 

La ragazza dal canto suo sperava di essere stata scelta, ma si sbagliava: La Torre si fermò accanto a lei, davanti a Cristian.

Beh, lei ne era sempre stata certa che sarebbe entrato nella Famiglia… e aveva ragione, come sempre.

Il ragazzo si passò una mano sul ciuffo di capelli biondo scuro e prese la carta prima di andarsi a presentare a Mondo con un fulmine tatuato sul braccio.
 

La Torre… ne mancavano tre escludendo Giudizio e Mondo, ma Dove proprio non ricordava quale fosse la prossima.
Quando vide la carta sollevarsi le venne in mente, guardando il simbolo: certo, La Stella.



Ok, mancano tre carte… o la va, o la spacca.
 

Pensò Elske fissando il Tarocco, sperando ardentemente che scegliesse lei: certo non era l’Imperatrice, ma le piaceva comunque anche quella… e poi le possibilità erano ormai scarseggiate.

Come se l’avesse ascoltata, la carta planò nella sua direzione e la ragazza iniziò a sperarci sul serio, osservando sbigottita l’Arcano che si fermò dritto di fronte a lei.
 

Beh, non me l’aspettavo
 

Elske sorrise e prese la carta, guardandosi il braccio anche se già intuiva che simbolo le sarebbe comparso appresso: una stella ad otto punte, naturalmente.
La ragazza dai capelli biondo fragola sorrise e si avvicinò al tavolino, guardando Mondo dritto in faccia mentre si presentava:

“Elske Edwards.”           Quando abbassò lo sguardo, vide chiaramente Noelle rivolgerle un gran sorriso mentre, accanto a lei, Violet la guardava come se fosse una zanzara da ammazzare.
Elske le rivolse un sorrisino prima di andare a sedersi, felicissima: certo, avere Violet in Famiglia non era il massimo… ma era comunque dentro ormai, aveva una carta che le piaceva e c’era anche Noelle.  Non si può avere tutto, dopotutto.

A quel punto toccò alla penultima carta, La Luna.
 

Dove respirò profondamente, sperando fino all’ultimo: mancavano solo due Tarocchi ormai… le possibilità non erano molte.
La Carta si sollevò e con gran sollievo generale non seguì l’esempio di molte altre, non scegliendo nessuno. 
Si diresse invece verso i ragazzi di Rodinia, tra i quali c’era appunto lei.
Dove sollevò gli occhi verdi-azzurri sulla carta, sorpresa: ci sperava, ma non pensava di poter davvero essere scelta all’ultimo…
 

E invece la carta si fermò davanti a lei, aspettando di essere presa e di stringere un patto con lei.

Dove sollevò una mano e la prese sorridendo, sapendo già quale simbolo si sarebbe portata appresso per molti anni a venire: una mezzaluna, naturalmente.

La ragazza sorrise e si avvicinò al tavolino per poi presentarsi e andare a sedere sulla penultima sedia: ormai mancava solamente Il Sole.

Il 20° Arcano Maggiore si sollevò ma, con evidente delusione di molti che speravano di essere scelti all’ultimo, la carta tornò presto sul tavolino: non aveva visto nessuno con i requisiti che richiedevano i suoi poteri.
 

A quel punto Mondo si alzò, mentre nei ragazzi che non erano stati scelti si diffondeva un mormorio di delusione:
 

“Bene, a questo punto dichiaro conclusa la Cerimonia. Congratulazioni agli 11 ragazzi scelti, mi dispiace per chi non ha avuto questa fortuna… ora siete liberi di andare, mentre voi resterete qui… benvenuti nella vostra nuova casa e nell’Arcana Famiglia, ragazzi.”










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Angolo Autrice:

Buonasera! Ecco il primo capitolo a velocità record, sarà la magia delle vacanze...
Spero che vi sia piaciuto, so di non aver reso al massimo gli OC ma vi chiedo umilmente di darmi tempo, devo ancora conoscerli bene e imparare le loro caratteristiche...

So che è molto lungo ma volevo introdurli un minimo prima della cerimonia che di certo è stata noiosa da leggere ma... ormai, quel che è fatto è fatto.

Vi chiedo di essere presenti nella storia e di recensire comunque di tanto in tanto, altrimenti il mio lato malvagio non esiterà a mostrarsi e far fuori alcuni pargoletti... non odiatemi, ma mi sono trovata fin troppe volte con OC senza sapere che cosa farmene perchè abbandonata dagli autori.
Per la faccenda coppie inoltre, essendo una gran e persa romanticona ovviamente mi piacerebbe inserirne una o due, ma non di più perchè mi reputo una frana sull'argomento e farei macelli, proprio come se avessi molti OC
.

Vi dico inoltre che Cristian, Norah e Diana non sono disponibili per relazioni, ve lo dico già da ora...
Se in futuro dovreste avere richieste, scrivetemi pure ma non è detto che verranno accolte poichè preferisco fare di testa mia, potete scivermi anche per amicizie.
Bene, non mi sembra di avere altro da dirvi quindi mi ritiro e vi lascio alla vostra vita... ditemi che ne pensate, essendo il primo capitolo ci tengo!

Signorina Granger

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Capitolo 4
*** Non tutto è oro quello che luccica ***


~~Capitolo 2: Non tutto è oro quello che luccica 


 


Tutti se n’erano andati, poliziotti inclusi… nel grande ingresso della villa erano rimasti solo loro: la nuova Arcana Famiglia.
Mondo, sua moglie e Diana erano scesi dal soppalco e ora stavano davanti a loro, seduti su tre delle sedie rimaste vuote dalla Cerimonia:

“Allora ragazzi, vi spiego in breve alcune cose prima di lasciarvi alla giuda della casa.   La Famiglia come ben sapete si ripristina ogni trent’anni, in carica rimane solamente il Capofamiglia, sua moglie e i figli se ne ha. Il Capofamiglia viene scelto in base a due criteri: o il figlio maschio maggiore del precedente Capofamiglia oppure, se questi non ha avuto figli maschi come nel mio caso, il marito della figlia.”

A quelle parole gli occhi degli 11 nuovi membri della Famiglia si spostarono nello stesso istante su Diana, che teneva le braccia conserte e lo sguardo basso, abbastanza furente:

Marito? Per quel che ne sapevano loro, Diana non era sposata…

“E’ tradizione che il marito sia scelto all’interno della Famiglia, così da mantenere vivo il legame. Dopotutto nessuno di voi ha legami di sangue, dico bene?”

Alle parole “interno della Famiglia”, Isaac, Kaleb e Cristian si sentirono gelare il sangue nelle vene. 

Matrimonio? Adesso? Con la figlia di Mondo?

Neanche per tutto l’oro del mondo

Pensò Cristian non osando aprir bocca, mentre invece Drake osservava Diana con fare pensieroso:

Certo l’idea di sposarsi non lo attirava particolarmente, ma si trattava comunque della figlia di Mondo… e sposandola sarebbe diventato il prossimo Capofamiglia, la persona più importante e potente di Regalo.
Aveva sempre voluto essere diverso e il migliore… quella era forse la miglior occasione che gli si sarebbe presentata davanti.

Anche Romeo guardò Diana, che dal canto suo aveva una gran voglia di scomparire… peccato che avesse stretto un patto con l’Appeso e non con L’Eremita.
 

Gli piaceva stare al centro dell’attenzione, essere importante e avere gli occhi addosso… ma sposarsi? Non era esattamente quello che pensava… certo, essere Capofamiglia era molto allettante, ma il prezzo da pagare era considerevole.
Era comunque entrato nella famiglia…

Ma alla fin fine, chi veniva ricordato all’interno della Famiglia? Solo lui, il Capofamiglia.
Tra quarant’anni nessuno si sarebbe ricordato di loro, mentre il ritratto di Mondo sarebbe stato appeso insieme ai suoi predecessori lì, nell’ingresso…

L’unico modo per lasciare davvero un segno ed essere ricordato era sedersi su quella poltrona e diventare il Capofamiglia.  Nicholas ne era perfettamente consapevole, sapeva che per avverare il suo sogno fino in fondo doveva sposare Diana…

Nicholas guardò Mondo, chiedendosi se anche lui avesse sposato Jasmine per quel motivo.
Probabile, ma non l’avrebbe mai saputo con certezza.


                                                                                  *


“Un Torneo?”       Isaac si lasciò sfuggire le parole a voce alta, guardando Mondo: anche se era ufficialmente nella famiglia, l’uomo lo metteva comunque parecchio a disagio.
Lui annuì e gli rivolse un sorriso:

“Si, si è sempre fatto così… viene indetto un torneo, una competizione tra i maschi della Famiglia… chi vince, sposerà la figlia del Capofamiglia e prenderà immediatamente il suo posto. A quel punto io lascerò il mio posto nella Famiglia, non sarò più il Capo di Regalo.”
 

Dal canto suo, Noelle stava guardando Diana da quando si era cominciato a parlare di gare e matrimoni…

Torneo?
Ma dove pensavano di essere, nel Medioevo forse?

Quando le donne venivano trattate come premi… beh, evidentemente a Regalo la mentalità era ancora quella, o almeno per l’Arcana Famiglia.
All’improvviso non invidiò più Diana per aver avuto una casa bellissima e una famiglia… se quello era il prezzo da pagare, allora preferiva la sua vita.

La figlia di Mondo non aveva aperto bocca da quando il padre aveva cominciato a parlare, tenendo quasi perennemente lo sguardo basso se non per un paio di istanti, quando aveva rivolto al padre un’occhiata inceneritoria con gli occhi scuri identici a quella della madre.
 

Jasmine non disse niente e tutti i nuovi membri della famiglia ipotizzarono che fosse stato, al tempo, anche il suo destino: di certo aveva sposato Mondo non tanto per amore quanto più per volere del padre… bella vita.

“Bene, per parlare di questo c’è ancora tempo… cambiamo argomento. Avete appena stretto un patto con una carta, avete acquisito dei poteri straordinari che però devono essere gestiti…
Sono avvenuti spiacevoli episodi in passato e non vorrei che si ripresentassero. Quindi, per la prima settimana, imparerete a dosare e gestire i vostri poteri con l’aiuto di mia moglie Jasmine, che è al momento la persona vivente che ha un patto da più tempo. Tra trent’anni, quando lascerete la Famiglia, i vostri poteri vi abbandoneranno così come il segno che avete sul braccio, come accadrà a me e a mia moglie nel momento in cui mia figlia si sposerà.    Vi avviso che potreste avere degli… effetti collaterali, diciamo. O almeno per alcune carte sarà così.”
 

Mondo non fece nomi, ma i suoi occhi chiarissimi si soffermarono per un istante su Noelle e Nicholas, che si scambiarono uno sguardo leggermente preoccupato: effetti collaterali? Non se n’era mai sentito parlare…

A quanto pare la vita nell’Arcana Famiglia non era così perfetta come volevano far credere.

                                   
                                                                                 *


“Basta, sono distrutta.”       Sospirò Elske, lasciandosi cadere sul letto a due piazze.

Noelle sedette sul letto dell’amica, pensierosa.   Non riusciva a smettere di pensare a quegli “effetti collaterali” … non si era goduta appieno nemmeno il giro della casa, quando una cameriera aveva portato i ragazzi e aveva mostrato loro la villa.

Tecnicamente avrebbero potuto avere tutti una camera singola, ma le due ragazze avevano preferito stare insieme, o almeno inizialmente… dopotutto dormivano nella stessa stanza da 9 anni.

“Noelle, che hai? Non è da te non parlare…”      Osservò Elske in tono dubbioso, girandosi a guardare l’amica che si limitò a scrollare le spalle:

“Stavo solo pensando a quella poveretta di Diana… io se fossi in lei mi ribellerei.”

Elske rise mentre si tirava a sedere sul letto, immaginandosi l’amica che si sposava a forza: no, assolutamente no. Conoscendola avrebbe capovolto tutto l’Arcipelago prima di sposarsi contro la sua volontà.
 

“Beh, anche io… ma non credo abbia molto scelta.  Riteniamoci fortunate, almeno noi non dobbiamo partecipare a tornei e cose varie… hai visto le facce dei ragazzi? Poveretti!”

Noelle abbozzò un sorriso, ricordando le espressioni quasi sconvolte che erano comparse sui volti dei ragazzi alle parole di Mondo… di certo non se l’aspettavano.

“Beh, ora che si fa Ellie? Abbiamo tempo fino all’ora di cena per fare quello che vogliamo.”

“Io propongo di goderci la libertà, finché possiamo. Le nostre cose non arriveranno prima di un paio d’ore come minimo, quindi… andiamo a curiosare in giro.”

“Ottima idea, ti seguo.”


                                                                               *

Maledizione, dove accidenti si è cacciato?

Isaac sbuffò sonoramente, guardandosi intorno: niente, di Kaleb nessuna traccia.
Erano andati in “avanscoperta” per passare il tempo, ma da qualche minuto non lo trovava… doveva aver aperto una porta senza che lui se ne accorgesse.

Sentendo che ormai si era praticamnete perso, il ragazzo continuò a camminare lungo il luminoso corridoio, guardando le porte.
Mentre l’ingresso era piuttosto scuro come il piano terra, i piani superiori erano molto più luminosi grazie a pareti color crema, finestre e porte bianche, tende e tappeti color sabbia.

Arrivato infondo al corridoio, il ragazzo si ritrovò a guardare il soffitto a cupola dell’ultimo piano, mentre davanti a lui il pavimento era stato tolto da gran parte dello spazio: c’era un soppalco circolare con ringhiera bianca e guardando da lì poteva chiaramente vedere tutti i piani della villa fino al pianerottolo dove, durante la Cerimonia, si erano seduti Mondo, Diana e Jasmine. 
 

Isaac sollevò lo sguardo, guardando la porta alta e bianca davanti a lui.
Incuriosito, il ragazzo fece il giro del soppalco camminando accanto alla ringhiera, fino ad arrivare davanti alla porta.

Bussò un paio di volte e, non sentendo alcun rumore, aprì la porta pregando che non fosse malauguratamente la stanza di qualcuno.
 

Inutile dire, visto il suo amore per la lettura, che gran sorriso comparve sul volto del nuovo membro della Famiglia quando si rese conto di aver appena scoperto l’immensa Biblioteca della villa.


                                                                                 *


Diana si chiuse con forza la porta alle spalle, avvicinandosi in fretta al suo letto per poi tuffarcisi sopra.
Torneo, Matrimonio… ma che cos’era lei, secondo suo padre? Un Premio, un trofeo?

Ci mancava solo che chiedesse la dote… sarebbe stato il colmo.

La ragazza si girò sulla schiena, guardando il baldacchino del letto.
Voleva soltanto andarsene… volare via.

Quasi senza rendersene conto, Diana si alzò, avvicinandosi ad una delle grandi finestre bianche accanto alla scrivania. L’aprì senza problemi e ci si arrampicò sopra, sistemandosi in piedi.
Guardando giù, Diana sorrise: era al terzo piano… se una persona normale si sarebbe buttata da lì sarebbe di certo morta.

Peccato che lei non fosse una persona normale…
Diana chiuse gli occhi come quando lo fece per la prima volta, facendo un passo avanti nel vuoto per poi sentirsi cadere, l’aria che le sferzava i capelli.

Si sollevò poco prima di toccare il suolo, librandosi in aria e tornando all’altezza della sua finestra.
 

Volare via, andarsene? Ci aveva pensato molte volte, ma non aveva mai avuto il coraggio per farlo… ma forse, in vista del suo “matrimonio”, era arrivato il momento di fare qualcosa.

Diana diede le spalle alla villa e volò via, verso il mare.


                                                                              *


Centro perfetto, come sempre.

Dove incoccò nell’arco l’ennesima freccia, prendendo la mira sul bersaglio prima di scoccarla.
Centro, di nuovo.

Quando, dalla finestra della sua stanza, aveva visto uno spiazzo per tirare con l’arco era subito corsa in giardino, felice di aver trovato qualcosa da fare che le piacesse.
Si allenava ormai da anni ed era piuttosto brava, gareggiando anche quando andava a scuola.

Non era la sola, comunque: aveva intravisto Cristian correre sulla pista. In effetti ricordava che il ragazzo fosse davvero molto veloce già a scuola… e non si smentiva, percorrendo il perimetro del parco della villa a tempo record.

Stava per tirare un’altra freccia quando venne distratta da una voce, che le fece sbagliare la mira.

“Sei brava.”

Dove si voltò, trovandosi a guardare proprio il vecchio compagno di scuola.

Quando si dice lupus in fabula….

“Grazie, tu sei ancora parecchio veloce vedo.”          Osservò lei senza prestargli troppa attenzione, voltandosi di nuovo verso il bersaglio per tirare un’altra freccia.

“Diciamo che mi tengo allenato, un po’ come te vedo.”
 

Dove non rispose, concentrandosi sul bersaglio prima di scoccare la freccia, che si conficcò nel centro rosso come le altre prima di lei.

“Si beh, non so quanto tempo libero avrò prossimamente… tanto vale approfittarne. Tu ti alleni per il torneo?”

Dove parlò con tono ironico e divertito, mentre Cristian la fulminava con gli occhi castani:
 

“Certo, come no. Francamente non rientra nei miei sogni sposare Diana… con tutto il rispetto, certo.”

Dove non trattenne un sorriso mentre si caricava arco e frecce in spalla, incamminandosi verso la piccola casetta di legno che ospitava tutti gli attrezzi, inclusi archi di ogni misura, pesi da lanciare e altro.

Cristian la seguì in silenzio, guardandola: in quel momento era divertita e rilassata… si rese improvvisamente conto di avere La Torre: poteva cambiare le emozioni e gli stati d’animo altrui.

Come a voler provare, tentò di far diventare la ragazza tesa e seria, scaturendo però da parte sua un commento mentre apriva la porta della casetta degli attrezzi:

“Non provarci neanche Cristian… qualunque cosa tu voglia fare, la saprò.”

Il ragazzo esitò per un istante, sforzandosi di ricordare con quale carta aveva stretto un accordo Dove.   Quando la ragazza uscì dalla casetta in legno con un sorriso dipinto in volto, gli occhi di Cristian si abbassarono sul suo braccio prima di sbuffare: certo, La Luna.

Lei poteva leggergli nella mente… e quindi precedere le sue intenzioni.

“Beh, mi hai fregato Fairchild… ma solo per questa volta.”


                                                                         *


Nicholas teneva lo sguardo fuori dalla finestra, dondolandosi con un piede sulla sedia.

In genere quando aveva tempo libero gli piaceva leggere… ma ora, a che gli serviva?
Non più di tanto, visto che aveva appena stretto un accordo con Il Papa…
 

La carta che dà la conoscenza universale.  Di certo non era molto utile in un combattimento o cose simili, ma in una prova d’intelligenza avrebbe avuto senz’altro la vittoria in tasca.

Se solo quello schifoso, fastidioso mal di testa l’avesse lasciato stare…
Era andato crescendo da quando aveva stipulato il patto con l’Arcano ed ora non ne voleva sapere di andarsene.

Nicholas sospirò, abbassando la testa e prendendosela tra le mani, stringendo con le dita le ciocche di capelli scuri.
Un dolore martellante che non smetteva… al diavolo Epicuro e la sua teoria sul dolore duraturo e sopportabile.
 

Non aveva mai sentito parlare dell’epicureismo in vita sua in realtà, ma all’improvviso… boh, lo sapeva. Merito della carta, senza dubbio.


Basta, dannazione

Faticava persino a pensare, in quelle condizioni. Dolore atroce del cavolo… dovevano essere quelli, gli effetti collaterali ai quali aveva accennato Mondo.

Ma non ebbe il modo di pensare altro, perché all’improvviso si sentì scivolare dalla sedia e cadere sul pavimento in parquet della stanza, mentre intravedeva una figura fuori dalla finestra.

Si, ora vedo pure persone volanti… sono proprio messo male

Mentre sentiva la finestra aprirsi con uno scatto, Nicholas chiuse gli occhi non sentendo più niente.


                                                                                *


Drake chiuse la porta alle spalle della cameriera, guardando le tre valige appoggiate sul suo letto.
I suoi bagagli erano appena arrivati, ma il ragazzo non aveva la benché minima voglia di disfarli… lo avrebbe fatto dopo.

Si avvicinò invece alla finestra, appoggiandoci i gomiti e guardando il mare, mentre l’aria gli sferzava leggermente i capelli corti e neri.

Regalo non era troppo grande, ma era comunque l’isola di maggior estensione di tutto l’Arcipelago.

Si trovava al centro esatto e le altre isole la circondavano in modo quasi simmetrico: Pangea a nord ovest, Panthalassa o nord est, Rodinia a sud ovest e Pannotia a sud est.

Drake non aveva mai messo piede su nessuna delle altre quattro isole, ma non ne soffriva di certo. Sapeva che Regalo era la più bella tra le cinque e di certo avrebbe avuto modo di visitare le altre, visto il suo nuovo ruolo nell’Arcana Famiglia.
 

Il ragazzo sorrise, pensando ai suoi cugini rispetto ai quali si era sentito inferiore per anni: la sua famiglia non gli l’aveva fatto pesare, ma l’essere un Magonò l’aveva sempre ferito parecchio… si era sentito spesso una delusione.
Era certo ancora un magonò e sarebbe sempre stato così, ma ora aveva un potere e una posizione di prestigio… il meglio che uno come lui potesse avere.
 

Il Carro, il teletrasporto… Drake moriva dalla voglia di provarlo, ma non osava.
Non voleva sbagliare qualcosa e finire chissà dove… no, meglio aspettare il giorno dopo, quando la moglie di Mondo Jasmine avrebbe insegnato a lui e agli altri come usare i loro poteri.


                                                                            *


Violet chiuse l’anta dell’armadio, guardando con soddisfazione la camera finalmente in ordine. Quando le sue core erano arrivate da Panthalassa le aveva subito sistemate, non volendo ritrovarsi a fare tutto quella sera dopo cena.

In realtà non vedeva l’ora che fosse la mattina dopo, voleva subito cominciare ad usare il suo potere…

L’Imperatrice, la persuasione… non vedeva l’ora di sfruttare la carta.
Già il fatto di aver soffiato la carta sotto al naso di Elske Edwards era una gran soddisfazione, visto il rapporto di odio/rivalità che le aveva accompagnate per 9 lunghi anni… probabilmente si erano detestate fin da subito, sul traghetto che le aveva portate per la prima volta su Panthalassa.
 

Erano molto diverse ma da un punto di vista simili, cosa che le aveva da subito messe in competizione anche a scuola.

Noelle aveva un carattere bello forte, non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno ed era solita rispondere in moto tagliente alle sue frecciatina… ma le due avevano avuto comunque un rapporto leggermente più pacifico: a differenza di Elske, Noelle non aveva un’indole da leader, odiava stare al centro dell’attenzione e aveva preferito lasciare le due ragazze a scannarsi silenziosamente per anni.
 

Elske, con il suo fare diplomatico e la parlantina contro lei, che non aveva grandi doti retoriche ma poteva vantare una tale sicurezza da ammaliare tutti, alla fin fine.     Non che le importasse di avere l’affetto degli altri, voleva solo avere stima e rispetto, dimostrando di essere la migliore… era sempre stata detestata dalle ragazze nella maggior parte dei casi per via del suo carattere, mentre ai ragazzi era sempre piaciuta per l’aspetto… molto, troppo alta alta, la bocca sempre colma di rossetto color fiamma e mossi capelli rossi.
 

Violet si spostò accanto alla finestra, prendendo l’album da disegno che aveva appoggiato sulla sedia poco prima: era sempre stata molto brava a disegnare e le piaceva moltissimo.
La ragazza sedette sulla sedia, aprendo l’album per disegnare il panorama che poteva vedere dalla finestra della sua stanza: colline verdi e poi il mare, la principale fonte di reddito di Regalo grazie alla pesca.
Violet iniziò a tracciare linee e tratti con la matita, sorridendo nel vedere il suo lavoro: una volta finito, il mare sarebbe sembrato veramente mosso dalle onde.


                                                                              *


Kaleb teneva le mani in tasca mentre camminava nel corridoio, senza preoccuparsi troppo del non sapere perfettamente dove stesse andando: d’altronde quella era la sua nuova casa… tanto valeva esplorare.
Aveva perso di vista Isaac circa un’ora prima, ma conoscendolo sapeva che aveva trovato la biblioteca e di certo era lì a leggere qualcosa… lui? Beh, non aveva mai amato particolarmente la lettura, preferendo altre attività.
 

Sentendo una leggera musica, il ragazzo si avvicinò ad una porta.     Pochi istanti dopo però la melodia s’interruppe bruscamente e Kaleb sentì qualcuno parlare da dentro la stanza, anche se non riuscì a capire che cosa stesse dicendo.

Da una parte si disse di farsi gli affari suoi e andare dritto, ma la persona che aveva parlato gli era sembrata preoccupata… forse era meglio controllare.
Dopo aver bussato una volta il ragazzo aprì la porta, trovandosi in quella che doveva essere una sala da musica: c’era un pianoforte a coda nero e in una teca erano appesi violi e viole, insieme a flauti traversi, violoncelli appoggiati al muro e sassofoni.
 

Proprio accanto al pianoforte c’era una ragazza dai capelli rossicci, inginocchiata.

“Che è successo?” 

Elske si voltò, guardando il ragazzo in piedi sulla soglia. Non ricordava assolutamente come si chiamasse, ma sapeva che era come lei appena entrato nella Famiglia:

“La mia amica si è sentita male all’improvviso, puoi aiutarmi per favore?”

Kaleb inarcò un sopracciglio e si avvicinò ad Elske, che era inginocchiata accanto a Noelle, svenuta.
 

“Faticava a respirare…”  Mormorò Elske a bassa voce, mentre Kaleb prendeva di peso Noelle e se la caricava sulle spalla:

“Beh, ci sarà un’infermeria qui da qualche parte… troviamola, e in fretta.”

 

Norah stava gironzolando in tutta tranquillità quando s’imbatté in un curioso trio, che uscì in fretta da una stanza lasciando la porta aperta.

“Sai per caso dov’è l’infermeria?”     Le domandò una ragazza dai capelli biondo fragola, dall’aria abbastanza nervosa mentre il ragazzo accanto a lei teneva in braccio quella che Norah riconobbe come la prima ragazza ad aver stretto un patto con una carta:

“Non di preciso, ma so che è al primo piano… sta male?”

“Si, è svenuta.”     Norah seguì con gli occhi verdi i due ragazzi che si allontanarono in fretta verso le scale, pensando alla ragazza svenuta:
 

Che fossero gli effetti collaterali di cui aveva parlato Mondo? Probabile, a meno che quella ragazza non fosse anemica… anche se in genere le persone anemiche sono pallide e non era quello il caso.

Indecisa su cosa fare, alla fine Norah si mosse in direzione delle scale, seguendo Elske e Kaleb per saperne di più.   


                                                                              *


“Spazio.”       Romeo si voltò, scostandosi appena in tempo per evitare di venire spiaccicato sul pavimento.

“Ma che diamine…”  Mormorò il ragazzo alzando lo sguardo accigliato, guardando Diana che volava nel corridoio, tenendo per le braccia un ragazzo.

“Permesso, siamo di fretta!”

Romeo si voltò di nuovo, facendo un passo indietro per fare passare Kaleb che teneva in braccio una ragazza e un’altra che correva accanto a lui:

“Emh… che è successo?”
 

“Non vedi Romeo, è svenuta!”        Rispose in fretta Kaleb come se fosse una cosa ovvia, guadagnandosi un’occhiataccia da parte del ragazzo.

“Beh, si vede che è giornata…”  Mormorò il ragazzo mentre anche un’altra ragazza bionda e non molto alta gli passava accanto, camminando a passo svelto.

“Scusami, che sta succedendo? Ho visto due tizi svenuti passare.”
 

“Sto appunto andando per vedere che è successo… vieni con me in infermeria?”        Romeo esitò, ma poi si affrettò ad imitare Norah e la seguì nel corridoio: dopotutto non aveva molto altro da fare.


Certo che tra matrimoni forzati e malori improvvisi... la Famiglia non era così perfetta come volevano far credere.









.....................................................................................................
Angolo Autrice:

Beh, avevo detto che avrei aggiornato oggi e quindi eccomi qui.    Già, forse non tutto è così bello come pensavano i nostri ragazzi... ma chi vivrà vedrà.
Si, perchè vi avviso che qualcuno potrebbe anche fare una brutta fine... ma è solo un'eventualità, naturalmente :)
Beh, spero che vi sia piaciuto, a presto!

Signorina Granger

 

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Capitolo 5
*** Facciamo conoscenza ***


~~Capitolo 3: Facciamo conoscenza


 

“Tu perché sei qui?”

Nicholas parlò spezzando finalmente il silenzio nell’infermeria e tenendo lo sguardo fisso sul soffitto.

“Ho avuto qualche problema a respirare. Tu invece?”

“Emicrania, micidiale.”        I due ragazzi si voltarono leggermente uno verso l’altro, stesi su due letti vicini nell’infermeria che era grande quanto un normale appartamento.

“Noelle.”       Nicholas guardò per un attimo la mano che la ragazza gli aveva porto prima di stringerla, presentandosi a sua volta:

“Nicholas. Tu hai La Papessa, vero?”        Domandò il ragazzo ricordando che era stata lei la prima ad aver stretto un patto con uno degli Arcani, solo poche ore prima.
La ragazza annuì, scorgendo il simbolo tatuato sul braccio del ragazzo:

“Si… tu Il Papa?”

“Già… beh, mi è andata bene. La conoscenza universale non è affatto male, emicranie a parte. Mi sarebbe piaciuta anche La Papessa però.”

“Io non l’avevo praticamnete considerata, sinceramente… credo che sia la carta più sottovalutata del mazzo.”

“Forse, ma avere protezione dagli altri Tarocchi può rivelarsi utile in certe situazioni.”

Noelle non rispose alle parole del ragazzo, riflettendo su di esse: probabilmente il ragazzo aveva ragione… non poteva avere vantaggi su nessuno con quel potere, ma poteva difendersi meglio di chiunque altro.


                                                                                       *


“Papà.”

Mondo si voltò di scatto, ritrovandosi davanti sua figlia.    Diana era sempre piuttosto silenziosa, in effetti non l’aveva nemmeno sentita entrate nella sua stanza.

“Diana… che c’è?”

La figlia rimase immobile davanti a lui, guardando il padre con sguardo freddo che contraddiceva i suoi occhi scuri da quelli gentili della madre:

“Due ragazzi si sono sentiti male… Il Papa e La Papessa. Non me ne avevi mai parlato, c’è altro che dovrei sapere? Non muoio dalla voglia di finire in infermeria di nuovo.”

“Alcune carte possono provocare dolori, inizialmente… ma l’Appeso non è tra queste. L’avere improvvisamente molte, troppe conoscenze non giova al cervello quini chi stringe un patto con Il Papa inizialmente soffrirà di mal di testa, è sempre stato così.”

“E La Papessa?”

“Non so dirti Diana, ci sono stati pochi casi di patti con La Papessa nella storia della nostra Famiglia.”

Diana assottigliò gli occhi mentre guardava il padre, sentendo che c’era un pezzo mancante della frase che aleggiava lì, davanti a lei.

“Davvero? Perché mi sembri sollevato?”

Mondo distese la bocca quasi in un sorriso mentre guardava sua figlia, prima di rispondere:

“Perché è una carta più pericolosa di quanto non possa sembrare, Diana.”

Stava per chiedergli spiegazioni, ma in men che non si dica si ritrovò fuori dalla porta, congedata. Diana imprecò prima di girare sui tacchi e camminare in fretta nel corridoio: non riusciva mai a estorcere al padre più di qualche parola, dannazione…

Non rimaneva che sua madre, dopotutto era nella Famiglia da più tempo di chiunque… sapeva più cose di suo padre senza dubbio.


                                                                                  *


Elske stava stesa sul letto, ma anche da lì riusciva a guardare fuori dalla finestra, vedendo solamente il cielo azzurro adornato da qualche candida nuvola.

C’era bel tempo quel giorno… un bene, a lei erano sempre piaciute le belle giornate. Ma non poteva fare a meno di pensare al suo potere, al fatto che volendo poteva anche far piovere.

Elske alzò leggermente il braccio, guardando la stella ad otto punte tatuata sul braccio: il marchio che le aveva lasciato la carta, che la legava ad essa in modo visibile a tutti.

La ragazza spostò di nuovo gli occhi scurissimi sul cielo, sorridendo appena.
Impossibile resistere… voleva provare, anche per ammazzare il tempo visto che Noelle sarebbe rimasta in infermeria fino alla mattina dopo.

Elske mosse leggermente le dita della mano, osservando il cielo e desiderano che le nuvole diventassero grigie.
Quando il cielo, pochi istanti dopo, fu ricoperto da nuvole grigie, Elske sorrise divertita: certo, non era L’Imperatrice… ma anche La Stella non era affatto male.

Fece in fretta tornare il sole prima di guardare nel letto vuoto di Noelle, sbuffando e desiderando che fosse lì insieme a lei per ridere e parlare.
Aveva già provato a farle visita, ma quella scorbutica infermiera l’aveva quasi cacciata a calci.

Ecco, se avesse avuto L’Imperatrice avrebbe potuto convincerla… con La Stella che poteva fare, non certo minacciare qualcuno con dei nuvoloni grigi, no?


                                                                         *


Romeo sorrise, alzandosi all’istante nel vedere la macchina che si stava avvicinando, appena entrata nel parco della villa.    Era rimasto seduto sui gradini d’ingresso della casa per dieci minuti, aspettando di vedere finalmente i suoi bagagli arrivare.

Non che gli importasse troppo di abiti e quant’altro, più che altro voleva vedere Rudy.
Un paio di maggiordomi scaricarono le valigie dalla macchina rossa prima che questa ripartisse, mentre Romeo si avvicinava.
Il ragazzo sorrise alla vista della gabbia con Rudy, che un maggiordomo sollevò mentre lo guardava con aria accigliata:

“E’ suo?”

“Si. Ciao amico.”       Romeo sorrise mentre prendeva la gabbia dalle mani dell’uomo, guardando il corvo dentro di essa.
Beh, ora sì che aveva un amico accanto a se… Rudy non lo lasciava mai.  

Il ragazzo aprì la gabbia e fece uscire con calma il corvo dalla gabbia, ignorando le parole allarmate dei due dipendenti della villa:

“Tranquilli, lo lascio sempre libero e non fa niente di male… Non combinerà danni, ve l’assicuro.”

Romeo si voltò e s’incamminò di nuovo verso la villa, tenendo Rudy come sempre appollaiato sulla spalla.  Quasi sorrise all’immaginarsi le facce degli altri ragazzi e di Mondo in primis, mentre Isaac e Kaleb avrebbero di certo alzato gli occhi al cielo: lo vedevano andare in giro con quell’uccellaccio da anni ormai…

 
                                                                               *


“Ah, eccoti qui. Chissà perché ma immaginavo di trovarti in biblioteca.”    Osservò Kaleb avvicinandosi al tavolo dove si era seduto Isaac, che alzò gli occhi dal libro e rivolse all’amico un sorriso:

“Ehy! Ma dove eri finito?”

“Non saprei, forse abbiamo imboccato due corridoi diversi… cosa stai leggendo?”

“La storia dell’Arcana Famiglia, giusto per saperne qualcosa di più.”

“Lì non troverai niente di davvero utile, te lo dico per esperienza.”

Entrambi i ragazzi sobbalzarono al sentirsi una voce alle spalle prima di voltarsi, trovandosi davanti Diana che stava passando in rassegna uno scaffale.

“Tu arrivi sempre di soppiatto?”    Domandò Kaleb inarcando un sopracciglio, mentre Diana gli rivolse un sorrisetto:

“Si, sempre. Quindi abituateci, ho idea che passeremo parecchio tempo insieme… in ogni caso è vero, lì dentro non c’è niente di così importante, mio padre non tiene le informazioni in giro.”

I due ragazzi si guardarono, chiedendosi se crederle o meno. Magari li stava anche prendendo in giro, non conoscendola poteva anche essere.

“Se qui non c’è niente di utile, tu perché sei qui?”     Domandò Isaac posando gli occhi sulla ragazza, che si limitò a scrollare le spalle:

“Cercavo mia madre, è spesso qui ma evidentemente ora non c’è. Beh, buona lettura, ci vediamo a cena.”

La figlia di Mondo girò suoi tacchi e si avviò verso l’uscita, lasciando i due ragazzi a guardarla:

“Enigmatica.”   Commentò Kaleb voltandosi di nuovo verso Isaac, che sorrise appena:

“Disse quello che passava le giornate in silenzio ad ascoltare invece che parlare…”

“Pensa a leggere, Steelman.”


                                                                            *


Norah sbuffò, guardandosi intorno e tenendo le mani in tasca: moriva dalla voglia di sperimentare il suo nuovo potere, ma da una parte non osava e si diceva di aspettare la mattina dopo

Non sapeva se dare ascolto alla sua parte razionale o meno quando si fermò, sentendo delle voci proveniente dalla grande porta alla sua destra.
Parlavano di loro… dell’Arcana Famiglia che si era appena formata.

Oh, al diavolo la razionalità.

Norah si guardò le mani, sorridendo vedendole scomparire così come il resto del suo corpo.
Adorava già quel potere, lo sentiva.

Si avvicinò silenziosamente alla porta, sapendo che l’invisibilità non la rendeva anche silenziosa o priva di materia.
Non potendo aprire la porta, la ragazza si chinò e guardò all’interno della serratura, cogliendo un tavolo di legno rettangolare.
Non poteva ovviamente vedere chiaramente la stanza, ma vedeva un ritratto appeso alle spalle del tavolo che raffigurava quella stessa stanza con delle persone sedute… la prima Arcana Famiglia, probabilmente.

Gli occhi verdi di Norah tornarono sul tavolo, guardando le persone che vi erano sedute intorno: non era certo impossibile riconoscerli… li aveva visti in tv tante volte dopotutto. Erano la precedente Arcana Famiglia, con Mondo e Jasmine seduti a capotavola.

In effetti si era spesso chiesta che fine facesse la precedente formazione… a quanto pare erano tutti raggruppati lì, e parlavano proprio di loro.

“Dobbiamo metterli in guardia, Joseph.”  

Joseph?      

Norah ci mise un attimo a capire che l’uomo che aveva parlato si stava rivolgendo proprio a Mondo, chiamandolo con il suo vero nome.
La bionda guardò l’uomo, cercando di ricordare che carta aveva avuto… La Temperanza, o almeno le sembrava.

“Certo, così da terrorizzarli fin da subito? Non sono nella Famiglia da nemmeno un giorno e vogliamo già farli scappare a gambe levate? No, grazie.”

La donna che aveva parlato aveva avuto, a suo tempo, la Giustizia.   Norah sorrise, riconoscendola all’istante: era sempre stata la sua preferita, Joanne Wilson.
Con il suo modo pacato e determinato di parlare aveva sempre conquistato tutti, anche più di Josephine Stevens con L’Imperatrice.

Tutti cominciarono a parlare uno sopra all’altro, finché una mano si sollevò lentamente.
Norah sgranò gli occhi, basita: Jasmine aveva alzato un braccio e tutti si erano zittiti all’istante…

E menomale che si diceva fosse succube del marito! Mondo sembrava mansueto come un agnellino mentre la bellissima moglie sorrideva gentilmente, parlando per la prima volta da quando Norah l’aveva vista alla Cerimonia.

“Io dico di aspettare… non sarebbe giusto non parlargliene, Andrew ha ragione. Ma come ha detto Joanne non è il caso di spaventarli, lasciate che prima si rendano conto di ciò che gli è successo, che prendano coscienza dei loro poteri… ci siete passati anche voi Signori, sapete quanto è inebriante entrare nella famiglia, essere improvvisamente speciali. Lasciamoli inconsapevoli per un paio di giorni.”

Giudizio? Quella donna avrebbe dovuto avere L’Imperatrice con quel tono gentile ma deciso insieme.

Non tutti sembravano pensarla allo stesso modo, ma Norah sorrise con divertimento al vedere come nessuno osò aprire bocca per replicare.

Certo, Il Giudizio… “Ciò che dice il Giudizio è legge.” 

Mondo poteva anche essere in teoria il Capofamiglia, ma Norah ebbe come la sensazione che Jasmine avesse più potere di quanto non potesse sembrare.

Vide la donna alzarsi dalla sedia per poi congedarsi:

“Bene, vi lascio adesso… scusate ma ho delle faccende da sbrigare.”

Jasmine fece il giro del tavolo e si avvicinò alla porta, mentre Norah si sposata in fretta per non farsi pestare dalle scarpe alte della donna.

Ancora carponi sul pavimento, Norah guardò Jasmine uscire dalla stanza e chiudersi la porta alle spalle prima di abbassare lo sguardo dritto su di lei, mentre Norah cercava di non respirare rumorosamente.

La bionda sgranò gli occhi al vedere Jasmine indirizzarle un sorriso prima di strizzarle l’occhio, per poi iniziare a camminare nel corridoio, i tacchi che risuonavano ad ogni suo passo.

Norah si guardò le mani, certa di essere tornata visibile e di aver appena fatto una figuraccia… eppure non le vedi, le sue mani.        Era ancora invisibile.

La bionda si alzò in fretta e prese la direzione opposta rispetto a quella di Jasmine, ancora basita: possibile che la donna l’avesse vista?

Cominciava a pensare che non fosse la donna silenziosa e impotente che tutto Regalo pensava…


                                                                           *


“Oddio… te lo sei portato dietro anche qui?”         Domandò Isaac piegando la bocca in una smorfia, guardando Romeo che stava camminando nella direzione opposta a quella sua e di Kaleb.
Il ragazzo dai capelli biondo scuro rivolse ad Isaac un’occhiata sprezzante, limitandosi ad accarezzare il piumaggio nero di Rudy.

“Si, ti crea problemi?”

“No, figurati… ormai ci sono abituato. Solo non pensavo avresti portato qui il tuo volatile dal nome molto virile.”

Kaleb rimase impassibile, anche se si trattenne dal sorridere: beh, effettivamente Rudy non era esattamente un nome spaventoso.

Romeo contrasse la mascella e fulminò Isaac con lo sguardo, ricordandogli che poteva fargli cavare gli occhi da Rudy quando voleva.

“Già, e tu non dimenticare che io posso farlo fuori quando voglio, il tuo amico.”

Romeo stava per replicare con rabbia, ma venne interrotto da un quarto ragazzo giunto sulla scena:

“Ook, cerchiamo di rilassarci tutti, d’accordo?”     Sorrise Cristian con fare rilassato, facendo cambiare umore a Romeo e rendendolo più rilassato.

Il ragazzo lo guardò, sentendosi strano: un secondo prima era arrabbiato e l’attimo dopo… tranquillo.

Ah giusto. La Torre.

“Certo, non c’è bisogno che cambi l’umore a casaccio…”

Kaleb guardò Cristian, facendosi un appunto mentale per stargli a distanza: l’idea che qualcuno potesse cambiargli l’umore a piacere non lo rendeva troppo contento… Non voleva diventare improvvisamente lunatico.

“Ok, scusa… cercavo solo di evitare uno spiacevole scontro.”       Replicò Cristian guardando Romeo con fare leggermente seccato, prima che questi si allontanasse nel corridoio, lasciando i tre soli.

“Lascialo perdere, è perennemente così… non credo che cambiandogli l’umore potrebbe migliorare. Isaac.”

“Cristian. Vi conoscete già?”

“Si, veniamo dalla stessa isola, Pangea. Lui è Kaleb, ma è uno di poche parole, giusto amico?”

Isaac diede al ragazzo una pacca sulle spalle, ricevendo dall’amico un’occhiataccia: perché diamine non si limitava mai a presentarlo senza commenti?

Kaleb rivolse a Cristian un cenno del capo, mentre quest’ultimo gli rivolse un sorriso per poi congedarsi e salutandoli.

“Devi sempre presentarmi con dei commenti, Steelman?”

“Beh, sei oggettivamente uno che non parla tanto… Ma fortunatamente io lo faccio per entrambi, quindi non preoccuparti. Piuttosto, secondo te se un giorno dovessero trovare il corvaccio stecchito, credi che risalirebbero subito a me?”

“Oh no… Nessuno penserebbe a te.”

“Davvero?”

“No.”


                                                                                   *


Drake respirò affannosamente, guardando però con un sorriso il disco che superava il limite dei 40 m per atterrare intorno ai 50.

50 m… non male, come sempre.
Il ragazzo s’incamminò per recuperarlo, tirandosi indietro i capelli scuri con la mano.
50 m e poi tornare indietro… che perdita di tempo però.

Beh, ma lui aveva Il Carro…

Drake si guardò intorno per essere sicuro che nel parco non ci fosse nessuno prima di guardare il punto dov’era atterrato il disco: non sapeva bene come ci si teletrasportava, ma avrebbe comunque dovuto provarci prima o poi…

Chiuse gli occhi e si concentrò sul disco, sperando di riuscirci da solo e senza l’aiuto di qualcuno.
Quando poco dopo li riaprì, un gran sorriso comparve sul volto del ragazzo, che si chinò e raccolse il disco, soddisfatto dell’esserci riuscito molto più del lancio che aveva appena fatto.

Beh, come inizio non era affatto male.

Sorridendo, decise di riprovarci e in un batter d’occhio i ritrovò all’inizio della pista: quel potere cominciava proprio a piacergli, anche se inizialmente avrebbe preferito avere L’Eremita.
Drake prese la rincorsa e tirò il disco ancora una volta, seguendolo con gli occhi verdi finché non atterrò a diversi m di distanza.

Aveva sempre praticato atletica leggera cercando di essere il migliore, giusto per colmare il fatto di essere figlio di maghi ma non avere alcun potere… A 21 anni doveva ancora farsene pienamente una ragione, si sentiva comunque spesso deluso da se stesso per quella dannata mancanza, benché la famiglia non glie l’avesse mai fatto pesare troppo.

Cercò di immaginare che cosa avrebbe detto sua madre se avesse saputo che si era comunque distinto tra gli altri, anche se un Magonò… gli sarebbe piaciuto vedere le facce dei suoi cugini.

Drake sorrise a quell’immagine prima di tele trasportarsi di nuovo e raccogliere il disco: ci stava decisamente prendendo gusto, con Il Carro.


                                                                             *


Nicholas aprì gli occhi, svegliato da un rumore seguito da un’imprecazione detta a bassa voce.

Si tirò a sedere in fretta, guardando una ragazza di spalle infondo alla stanza che cercava di aprire la porta dell’infermeria.

“Che stai facendo?”

Noelle si voltò di scatto, posando gli occhi color nocciola sul ragazzo:

“Emh… scusa, ti ho svegliato. Sto cercando di uscire da qui.”

Nicholas inarcò un sopracciglio, passandosi una mano tra i capelli scuri: se non altro il mal di testa era passato.

“Perché?”

“Non mi piace stare in gabbia.”      Rispose semplicemente la ragazza avvicinandosi al suo letto per poi sedercisi sopra, un’ombra di delusione dipinta sul volto dai tratti delicati.

“Beh, nemmeno a me… ma ci faranno uscire domattina, tanto vale aspettare ancora qualche ora… ormai è ora di cena.”

“Già, e io muoio di fame! Speriamo che ci portino da mangiare presto.”    Sospirò Noelle lasciandosi cadere sul letto, i lunghi capelli castani molto mossi riversati sul materasso.

Nicholas si appoggiò con la schiena alla testiera del letto, osservando la porta chiusa a chiave per evitare che uscissero e andassero a zonzo. A lui non dava particolarmente fastidio, ma evidentemente alla sua compagna di malessere non piaceva stare alle regole degli altri.

“E’ strano, nessun altro a parte noi si è sentito male… non si può certo dire che siamo fortunati.”

“Per me non è una novità, sono sfigata di mio… hai presente quelle persone che non vincono mai nei giochi a carte e cose simili? Ecco, io sono una di quelle.”

Nicholas rise, guardando la ragazza: era sempre stato bravo a capire le persone così, a primo impatto… e aveva la sensazione di aver già inquadrato abbastanza bene anche Noelle.

“Non c’è niente da ridere, è la verità. Speriamo che almeno Ellie passi a salutarmi…”   Sospirò Noelle triandosi a sedere sul letto, levandosi le francesine azzurre e bianche e incrociando le gambe.

“Ellie sarebbe…”

“Elske, la ragazza che ha stretto il patto con La Stella, è la mia migliore amica.”

“Da che isola venite?”

“Panthalassa, insieme alla ragazza alte due metri dietro alla quale avete sbavato tutti dietro alla Cerimonia.”

Nicholas ci mise un momento a capire a chi si stesse riferendo la ragazza, prima di collegare l’immagine di Violet alle sue parole.

“Non per vantarmi, ma è così.”

Noelle inarcò un sopracciglio al sentire quella voce: probabilmente ora aveva le allucinazioni dopo i due mancamenti e la nausea…

Violet Lovano era appena entrata in infermeria. A salutare LEI?
C’era evidentemente qualcosa che non tornava.

“Oh no, ho le allucinazioni…”  Mormorò Noelle in tono affranto, passandosi una mano tra i capelli scuri.  Sia Violet inarcarono un sopracciglio, guardando la ragazza:

“Ma quali allucinazioni Joyce, sono qui sul serio!”

Violet alzò gli occhi al cielo, fermandosi a metà tra i letti dei due ragazzi.

“Beh, buono a sapersi… Che ci fai qui, sei venuta a salutare la tua migliore amica Lovano?”

“No, ma vedo che non stai così male se il tuo contorto senso dell’umorismo non ti ha abbandonata… Volevo vedere chi stava male, non sapevo fossi tu. Io sono Violet, comunque.”

La ragazza rivolse un sorriso a Nicholas prima di tendergli la mano, mentre Noelle alzava gli occhi al cielo: quante volte l’aveva vista fare l’oca… forse già sul traghetto, 9 anni prima.

“Nicholas.”

“Mi spiace, non dev’essere piacevole avere l’emicrania e stare in compagnia di quella lì…”

“Guarda che “quella lì” si trova a due metri da te.”

Nicholas invece sorrise appena, spostando lo sguardo dall’una all’altra: dovevano essere molto amiche, quelle due…
Era nella Famiglia da meno di un giorno e già cominciava ad inquadrare alcuni suoi compagni… le cose non stavano decisamente andando male, constatò il ragazzo mentre Violet e Noelle iniziavano un acceso battibecco, interrotto dall’arrivo dell’infermiera che ordinò alle due di tacere per non disturbare Nicholas e fargli tornare il mal di testa.


                                                                                 *


“Emh… scusa, credo di essermi persa… sai a che piano siamo?”

Norah si voltò, sorridendo nel vedere una ragazza dai capelli rossicci davanti a lei:

“Certo, siamo al terzo! Tranquilla, questa casa è enorme, penso che ci siamo persi tutti almeno una volta… stai cercando anche tu la sala da pranzo?”

“Si, ma è un’impresa… Sono Dove, comunque.”

“Norah, piacere! Con che carta hai fatto il patto? Scusa ma non ricordo proprio.”

“La Luna. Tu L’Eremita, vero?”

Norah annuì mentre le due si avvicinavano alle scale per scendere: l’unica cosa che sapevano per certo era che la Sala da Pranzo era al piano terra… quindi dovevano continuare a scendere per forza.

“Si, ho avuto fortuna perché volevo proprio quella, ma anche la tua non è male… puoi leggere nella mente delle persone, scoprire cosa pensano.”

“Si, di certo mi sarà molto utile in futuro.”

Le due iniziarono a scendere le scale, imbattendosi in una ragazza dai capelli dello stesso colore di Dove, che salutò le due:

“Ciao ragazze! Mi unisco a voi nella ricerca della sala da pranzo, perché altrimenti non arriverei mai… Norah, vero?”

Domandò Elske rivolgendosi alla bionda, ricordando di averla vista qualche ora prima di infermeria, quando aveva portato Noelle insieme a Kaleb e lei era arrivata con Romeo, chiedendo cosa fosse successo.

“Si, lei è Dove.”

Dove rivolse un timido sorriso ad Elske, che le rivolse un sorriso mentre le tre scendevano in fretta le scale, non volendo arrivare in ritardo alla loro prima cena.

“Come sta Noelle?”

“Bene, sono passata a salutarla prima e c’era la mia cara amica Violet… mi sono defilata in fretta, non mi andava di parlarle.”

Dove e Norah si scambiarono uno sguardo da “Chi è Violet” prima che Elske se ne accorse, sorridendo e spiegandosi:

“E’ la ragazza molto alta dai capelli rossi… tinti. Ha stipulato il patto con L’Imperatrice. Statele alla larga, non è particolarmente simpatica, anzi.”

“Se lo dici tu che la conosci, mi fido.”   Decretò Norah mentre le ragazze scendevano al primo piano, sentendo delle voci sulle scale sotto di loro: non erano le uniche ad essere alla ricerca della sala da pranzo.

Norah si stava chiedendo se dire o meno alle due ragazze quello che aveva visto e sentito circa un’ora prima, ma preferì aspettare: dopotutto le conosceva appena… meglio farlo in un secondo momento.

“Ehy, aspetta!”    Esclamò Elske affrettando il passo, scendendo le scale in fretta per raggiunger Isaac e Kaleb, che si voltarono a guardarla con fare curioso e stupito:

“Volevo ringraziarti per avermi aiutata a portare la mia amica in infermiera… ti sei dileguato e non ne ho avuto il tempo. Sono Elske comunque.”

“Figurati.”    Si limitò a rispondere Kaleb con una scrollata di spalle, mentre Isaac sorrideva con fare divertito:

“Io sono Isaac… sì, è da lui afre così, non socializza mai troppo. Non mi avevi detto di aver portato in infermeria una ragazza!”  

Kaleb rivolse un amico uno sguardo abbastanza omicida, mentre anche Dove inarcava un sopracciglio: non ne sapeva niente nemmeno lei.

“Beh, la mia amica si è sentita male e Kaleb mi ha dato una mano… Beh, ma ora andiamo altrimenti arriviamo in ritardo!”

“Vero, non mi voglio perdere la cena o morirò di fame.”   Convenne Isaac prima di ricominciare a scendere le scale di marmo bianco, venendo superato da Romeo che non si fermò né si volto, limitandosi a commentare velocemente mentre continuava a scendere i gradini:

“Come se qualcuno sentisse la tua mancanza, Steelman.”


“… Giuro che lo ammazzo, prima o poi.”

“Non pensarci neanche, io non finisco in galera per falsa testimonianza per difenderti!”

“Emh… com’è che siamo finiti a parlare di galera?”    Domandò Dove voltandosi verso Norah, che si limitò a sorridere prima di continuare a scendere le scale:

“Non saprei dirti, io ero rimasta all’infermeria.”








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Angolo Autrice:

Buongiorno!    Ed eccola che ritorna all'ora di pranzo con un capitolo modello papiro...
Grazie per le recensioni lasciate ai capitoli precedenti e alle 12 persone che hanno la storia nelle Seguite :)
Spero che vi sia piaciuto, il prossimo arriverà il prima possibile, spero di riuscire a pubblicare domani ma probabilmente sarò colpita dalla Depressione Fine Vacanze, quindi si vedrà.
A presto, ditemi che ne pensate!

Signorina Granger

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Capitolo 6
*** Sotto attacco ***


~~Capitolo 4: Sotto attacco


 

“Che ore sono?”

“Mezzanotte e 25 minuti, Signor Leach.”

“Bene… procedete allora. Ricordate: voglio loro, nessun altro. Non fate eccezioni.”

 
                                                                               *


“Quando pensi di parlare ai ragazzi?”      Domandò Jasmine mentre si spazzolava i capelli, seduta davanti alla toeletta.  Joseph stava come suo solito leggendo un libro, già comodamente seduto nel grande letto matrimoniale.

La riunione con il Consiglio, formato dagli ex membri della Famiglia era terminata venti minuti prima e l’aveva passata a discutere dei ragazzi appena conosciuti.

“Tra un paio di giorni, dopo che tu avrai insegnato loro a controllarsi… specialmente Isaac, il ragazzo con La Morte. Quella carta può provocare parecchi danni, lo sappiamo entrambi.”

Jasmine appoggiò la spazzola sulla toeletta, annuendo.

“E’ la cosa migliore… speriamo che nel frattempo non succeda niente di grave.”

La donna si voltò, guardando fuori dalla finestra.  Era buio ormai, ma lei non si sentiva comunque troppo tranquilla.

“Oh andiamo, sono passati cinque giorni… pensi che se ne vorrà occupare subito? E poi non sappiamo nemmeno se queste sono davvero le sue intenzioni.”

“Credimi, sono queste. E ho la sensazione che Leach non perderà tempo… Dobbiamo stare attenti, Joseph.”

Jasmine si alzò, avvicinandosi alla finestra per guardare fuori: tutto normale, tutto tranquillo… o almeno per il momento.


                                                                            *


Nicholas sbuffò, tamburellando le dita della mani destra su quella sinistra. Non riusciva a dormire per colpa di quell’orrendo mal di testa, così si era tirato a sedere, appoggiandosi alla testiera del letto.

Spostò gli occhi chiari su Noelle, che invece dormiva della grossa.

“Beata te…”  

Mormorò Nicholas nel buio, lasciando che la sua voce spezzasse il silenzio della stanza.
Non sapeva perché, ma non si sentiva rilassato, mal di testa a parte.

Alla fine Noelle aveva rinunciato al “piano di evasione” e si era rassegnata a rimanere in Infermeria, mentre i loro compagni si erano di certo gustati una bella cena qualche piano più in basso…

Non poteva sapere che sarebbe stata una fortuna per loro, trovarsi lì e non nelle loro stanze.


                                                                            *

Voci, un odore acre… Diana spalancò gli occhi all’improvviso, tirandosi su a sedere di scatto.

C’era qualcosa che non andava, quella era casa sua e lo sentiva chiaramente.
Scostò le coperte dal letto e si avvicinò alla porta, appoggiando una mano sulla maniglia e socchiudendola appena: c’era qualcuno nel corridoio, riusciva a scorgere due figure maschili adulte che parlavano tra loro.

Merda

Non era suo padre, né tantomeno uno dei membri del Consiglio…
Forse era paranoica, ma non si poteva mai sapere.

Attraversò in fretta la stanza, infilandosi la vestaglia per poi aprire la finestra.
Si lanciò uno sguardo alle spalle prima di sentire dei colpi sulla porta: altro che paranoia, aveva ragione a pensare che qualcosa nona andava.

Ringraziando mentalmente la carta dell’Appeso per averla scelta, Diana saltò fuori dalla finestra nello stesso istante in cui la porta veniva spalancata, buttata giù con un calcio.


                                                                        *


Fumo, voci, urla…

Che strano, brutto sogno.

Lentamente, Elske tornò in se, aprendo appena gli occhi. Le ci volle qualche secondo per capire che la realtà era penetrata nel sogno: le urla erano reali.

Come se avesse una molla incorporata, la ragazza scattò in piedi, rendendosi conto di ciò che stava succedendo: era notte fonda, che motivo c’era di urlare se non per qualcosa di grave?

Aprì la porta, trovando il corridoio pieno di fumo

“Che cazzo…”

Sentendosi afferrare il braccio Elske sobbalzò, voltandosi senza vedere nessuno.

“Sono io!”    Norah comparve accanto a lei, guardandola con aria spaventata.

“Norah! Che accidenti sta succedendo?”

“Non lo so, credo che qualcuno si sia infiltrato nella villa per rapirci, ucciderci o non so cosa… Vieni, cerchiamo gli altri.”

Norah prese il braccio di Elske, che sgranò gli occhi nel vedere il suo corpo scomparire: a quanto pare la ragazza poteva trasmettere l’invisibilità, volendo.

Le due corsero nel corridoio, imbattendosi in delle persone che stavano aprendo tutte le porte: li stavano cercando, per qualche motivo.

“Ho già visto quella M… Oh mio dio, sono del Ministero!”     Mormorò Norah sgranando gli occhi, guardando i vestiti dei loro aggressori: avevano tutti una M elaborata sul retro delle vesti.

“Beh, meraviglioso… Il Ministro ci ha mandato qualche ospite.”


                                                                             *


“Mamma, papà!”    Diana spalancò la finestra della stanza dei genitori, rabbrividendo nel trovarla vuota mentre la porta era aperta.

Dannazione… o erano scappati oppure li avevano presi.

Diana imprecò prima di lanciarsi di nuovo fuori dalla finestra, volando e cercando di pensare in fretta: dove andare, cosa fare?

Non capiva perché qualcuno volesse attaccarli… che avesse a che fare con l’elezione del nuovo Ministro, avvenuta poco meno di una settimana prima?
Non aveva tempo per chiedersi nulla, così si limitò a saettare intorno alla villa, fermandosi di botto ad osservare il giardino: era pieno di persone… di maghi. Ma per qualche strano motivo non se la stavano prendendo con Regalo, solamente con la casa dell’Arcana Famiglia.

Diana non si fermò a pensare, né ad indugiare sui lampi di luce verde che anche da lì poteva scorgere nel cortile…
Non si fermò a guardare al morte di alcuni membri del Consiglio, perché proprio non ne aveva il tempo e la forza.

L’infermeria, doveva andare in infermeria.

 
                                                                             *


“Oh dio… è… morto?”    Domandò Isaac guardando il corpo dell’uomo a terra davanti a se, gli occhi sgranati: non ne era certo, ma aveva paura di aver appena ucciso un funzionario del Ministero…

“Non lo so, ma non c’è tempo. Muoviti, Isaac!”

Kaleb strattonò l’amico, che dopo un attimo di esitazione dovuta allo shock sembrò come risvegliarsi, seguendo il moro nel corridoio.

“Prendete quei due!”

 Isaac, quasi senza volerlo, stava facendo cadere in un sonno perenne tutti i maghi che incontrava nel corridoio, facendoli accasciare sul pavimento mentre lui e Kaleb se la davano a gambe, senza fermarsi a chiedersi il perché di quell’attacco improvviso da parte del Ministero della Magia.

“Ma perché, io non li voglio uccidere dannazione!”    Esclamò Isaac in tono allarmato mentre Kaleb si voltava verso di lui per ricordargli che se non li avessero fatti fuori loro quelli li avrebbero uccisi, ma il ragazzo con Gli Amanti non pronunciò mai quelle parole.

Vide come al rallentatore due uomini dai capelli scuri spuntare dietro di loro, entrambi con la bacchetta in mano e gli occhi fissi su Isaac.

“La Morte.”    

Alle parole del primo, il secondo uomo annuì senza pronunciare nemmeno l’incantesimo, lasciando a Kaleb solo la vista del lampo di luce rosso.

“Isaac!”

L’amico si voltò a guardarlo senza smettere di camminare, rivolgendo all’amico uno sguardo accigliato prima di venire investito dall’incantesimo, accasciandosi sul pavimento.

Kaleb smise all’istante di correre e si chinò sull’amico, non facendo nemmeno in tempo a fare nulla prima di sentire un acuto dolore all’addome, perdendo i sensi proprio nome Isaac.

“Bene, ne abbiamo due… portateli via. Come siamo messi con gli altri?”

Domandò il Capo degli Auror Joe Winstor mentre, con un colpo di bacchetta, il suo collega faceva levitare i corpi dei due ragazzi che Winstor aveva schiantato.

“Una ragazza è morta signore, è stato un incidente… E ne abbiamo presa un’altra.”

“Al Ministro non farà piacere, cercate di fare in modo che non si ricapiti un incidente questa notte, chiaro? Prendeteli tutti e portateli via. Come siete messi con Hawking?”

“E’ morto, signore.”       Winstor sorrise, quasi sollevato del sentire che quel bastardo di Joseph Hawking era finalmente morto.

“Bene. Sua moglie dev’essere viva e anche sua figlia, mi raccomando.”

“Abbiamo sua moglie signore, ma della ragazza nessuna traccia.”

Winstor spostò lo sguardo fuori dalla finestra che illuminava il corridoio, accigliato: aveva sentito che la figlia di Hawking poteva volare, ma non ne era certo… si sentivano molte storie assurde, su quella Famiglia.

“Perlustrate il cielo qui intorno. Se torniamo senza la ragazza Leach non sarà molto felice.”


                                                                             *


“Che accidenti stai facendo?”     Domandò Nicholas guardando Noelle con occhi sgranati, mentre questa prendeva un attaccapanni e lo trascinava davanti alla porta:

“Trovo un modo di uscire da qui, a meno che tu non voglia farti prendere da chiunque ci sia lì fuori. Ho imparato a non aspettare di essere salvata da qualcun altro.”

Noelle stava per sfondare la serratura della porta con l’attaccapanni, ma un rumore fece voltare di scatto entrambi i ragazzi: Diana, sulla soglia della finestra aperta:

“Meno male siete ancora qui… Il Ministero ha mandato qualche ospite a sorpresa, dobbiamo filarcela subito!”

I due non se lo fecero ripetere due volte e si avvicinarono di corsa alla finestra, mentre Diana li guardava con aria preoccupata:

“Però posso portare solo uno alla volta... uno di voi due deve restare qui, ma tornerò subito lo prometto.”

“Ok, allora vai tu, qui resto io.”        Acconsentì Noelle spingendo Nicholas fuori dalla finestra, che la guardò come se fosse pazza:

“Sicura? Posso restare io.”

“No, davvero… muovetevi, coraggio.”

Diana prese Nicholas per le braccia e volando si allontanò dalla finestra, lasciando Noelle sola nella stanza. La ragazza rimase per un attimo in piedi accanto ad essa prima di distogliere lo sguardo, avvicinandosi alla porta con l’attaccapanni ancora in mano.

Si appoggiò al freddo muro con la schiena, pronta a colpire in testa la prima persona che avrebbe aperto la porta e sarebbe entrata nella stanza.
Noelle sorrise, sentendo i passi e le voci fuori dalla porta…

Se non altro ora cominciava a divertirsi.


                                                                         *


Violet si massaggiò la testa dolorante, aprendo appena gli occhi. Era distesa sull’erba nel giardino, ma l’ultima cosa che ricordava era di essersi svegliata di soprassalto perché qualcuno erano entrato di botto nella sua stanza… poi il nulla.
Senza muoversi, la ragazza fece correre lo sguardo intorno a se, vedendo Isaac, Kaleb e Romeo stesi esattamente come lei sul prato, mentre altre persone (forse non semplicemente svenute) erano stese a qualche metro di distanza.

Davanti a lei e agli altri c’erano degli uomini vestiti di scuro che stavano probabilmente controllando che non si muovessero, anche se i tre ragazzi stesi accanto a lei sembravano ancora privi di sensi, a differenza sua.

Violet sgranò gli occhi, vedendo un uomo avvicinarsi a lei: alle sue spalle poteva chiaramente vedere due corpi che si libravano in aria, due ragazze.
Quindi erano maghi, non abitanti di Regalo… che cosa potevano mai volere dei maghi da loro? Li avevano sempre disprezzati, dopotutto.

“Ne ho prese altre due… dobbiamo muoverci, prima che tutta l’isola si svegli.”

“Lo so, ma questi ragazzi non sono facili da trovare… tra quelle due c’è la figli di Hawking?”

“No, dev’essere ancora in giro da qualche parte.”    Con un colpo di bacchetta l’uomo fece planare i due corpi sull’erba e Violet riuscì a vederli: non ricordava il nome della ragazza bionda, ma l’altra la conosceva anche fin troppo bene… Elske Edwards, priva di sensi.

E così avevano preso anche lei… chissà dov’era Noelle.
Violet non si mosse, fingendo di essere ancora priva di sensi: quegli uomini non volevano ucciderli, altrimenti l’avrebbero già fatto… li stavano sequestrando, ma perché?”


                                                                               *


Drake tirò un sospiro di sollievo, guardando la villa: era riuscito a mettersi in salvo grazie alla sua carta, Il Carro… il teletrasporto gli aveva salvato la vita, probabilmente.
Non sapendo dove andare e dovendo pensare in fretta, il ragazzo si era teletrasportato davanti alla casa dov’era cresciuto. 
In effetti il resto di Regalo era molto tranquillo… perché quei maghi avevano attaccato solo la villa della Famiglia?

Certo, era la casa più grande e ricca dell’arcipelago… ma non aveva comunque molto senso.

Quei maghi avevano ucciso i membri del Consiglio e anche Mondo, mentre avevano volutamente lasciato in vita Jasmine e gli altri ragazzi… eccetto Dove, Drake aveva chiaramente visto un mago ucciderla, anche se non di proposito.

Il moro sospirò e si passò una mano tra i capelli scuri, chiedendosi in che razza di casino si era messo entrando nell’Arcana Famiglia.

“Beh, almeno non sono l’unico ad essersela cavata.”      Drake si voltò di scatto, trovandosi davanti Nicholas.

“Come hai fatto ad uscire?”

“Mi ha portato fuori Diana.”

“E lei dov’è?”

Nicholas non rispose subito, alzando gli occhi sulla villa: la figlia di Mondo non era più tornata insieme a Noelle… non voleva ammettere a se stesso di essere un po’ preoccupato, ma in realtà re così.

“E’ tornata indietro per aiutare anche Noelle, ma non so se ce l’hanno fatta…”

“Beh, speriamo di sì altrimenti temo che saremo soli.”


                                                                                    *


“Noelle! Noelle, dove sei?”          

Diana entrò nell’infermeria, guardandosi intorno per cercare la ragazza.
Guardò la porta aperta e stava per tornare indietro, capendo che dovevano averla presa, quando si sentì afferrare per le spalle da due mani molto più forti di lei… poi una luce rossa, dolore al fianco e il nulla.


                                                                       *

“Ehy, attenti a questa qui… mi ha mollato un calcio e ha steso Steve con un attaccapanni.” 

Noelle guardò l’uomo che l’aveva strattonata a forza dall’infermeria fino al cortile come se fosse un verme schifoso, mentre Winstor guardava la ragazza accigliato:

“Si può sapere perché è cosciente?”

“Non riusciamo a Schiantarla né a farle nulla signore… deve avere La Papessa.”

Noelle fece scorrere lo sguardo sull’erba, dove i corpi dei suoi compagni erano allineati: Violet, Norah, Romeo, Kaleb, Isaac… al vedere Ellie sentì lo stomaco contorcersi, mentre un Auror si avvicinava con anche il corpo di Cristian:

“Preso un altro… Quanti ne mancano?”

“Escludendo la ragazza morta, tre. Hanno trovato la figlia di Hawking?”

Noelle restò in silenzio, chiedendosi da una parte se per “Hawking” intendessero Mondo, del quale aveva visto il corpo insieme a quelli dei membri del Consiglio e di Dove.

Jasmine invece era viva, anche se incosciente come i suoi compagni.

“Si, sono riusciti a prenderla alla fine… è tornata all’infermeria, probabilmente per aiutare lei.” 
L’Auror che aveva parlato accennò a Noelle con il capo, che si morse il labbro mentre cercava invano di sciogliere il nodo che le teneva le mani legate: dannazione, avevano preso anche Diana… mancavano solo Nicholas e Drake, chissà dov’erano.

Infatti poco dopo comparve un altro Auror che teneva il corpo di Diana a mezz’aria accanto a lui, prima di farlo planare sull’erba.

“Bene, portate via i cadaveri e iniziate a portare via i ragazzi, ai due mancanti ci penso io. Fate in modo che lei non parli.”

Alle parole di Winstor l’Auror che l’aveva presa cercò di imbavagliare Noelle, che gli diede un sonoro calcio sugli stinchi.

“Dio, che male… stai ferma, ragazzina, o la tua famiglia farà una fine spiacevole.”

A quelle parole Noelle rimase immobile e si lasciò imbavagliare, pensando ai suoi fratelli e a sua madre. Non li vedeva da anni, ma ciononostante non poteva non voler loro bene… erano comunque la sua famiglia, insieme ad Ellie.

Alla fine erano riusciti a prenderli quasi tutti… scorretti, schifosamente scorretti: loro avevano la mia dalla loro e avevano anche attaccato di notte. Che vigliacchi…

Drake e Nicholas erano gli unici ancora in libertà, ma le parole del capo degli Auror avevano quasi fatto rabbrividire Noelle, che guardò i compagni venire portati via dagli Auror, che si Smaterializzarono probabilmente al Ministero della Magia, a Londra.

Che cosa voleva dire “Ai due mancanti ci penso io?”










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Angolo Autrice:


Beh... ho sorpreso pure me, ma sono andata di getto, semplicemente!
So che non ve l'aspettavate, ma mi piacciono molto i repentini cambi di trama XD
Avevo detto che qualcuno avrebbe potuto fare una brutta fine: non parlo per niente, anche se mi è dispiaciuto.
Ci vediamo presto con il prossimo capitolo, grazie per le precedenti recensioni!

Signorina Granger

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Capitolo 7
*** Sequestrati ***


~~Capitolo 4: Sequestrati


 

Ci mise qualche istante a ricordare e focalizzare tutto: per i primi, confusi momenti le sembrò di essere nella sua stanza, nella villa della Famiglia.

Si rise conto che non era così solo quando sentì qualcuno parlare a bassa voce, riconoscendo due voce femminili.
Allora si, tutto tornò in mente ad Elske.

La ragazza si alzò a sedere di scatto, intravedendo le sagome di Norah e Noelle nella sua stessa posizione, che parlavano a voce bassa.
 

“Ragazze! Dove siamo, state bene?”

“Si, benissimo… Io mi sono svegliata poco fa, Noelle mi ha detto che ci hanno portato via Smaterializzandosi, ci hanno chiuso tutti qui dentro e nient’altro.”

“Credo che stiano cercando Nicholas e Drake, non li hanno presi ancora. Speriamo che se la cavino.”     Sospirò Noelle passandosi una mano tra i lunghi capelli scuri, mentre Isaac, Kaleb, Violet, Romeo, Cristian e Diana erano ancora incoscienti, distesi sul pavimento della stanza accanto a loro.

“E Mondo, Jasmine e il Consiglio?”

“Morti, tranne Jasmine. Hanno portato via anche lei, ma non è qui.”
 

“Abbassa la voce Joyce, ho già un gran mal di testa senza il tuo contributo.”     Borbottò Violet tirandosi lentamente a sedere, mentre Elske si tratteneva dall’esprimere il suo rammarico per la presenza della ragazza.

“Io non sto affatto urlando… se tu hai i timpani strani non è colpa mia.” 

Sibilò Noelle in tono tagliente mentre anche Cristian si svegliava, borbottando qualcosa sul silenzio e sullo stare zitti.

“Dove accidenti siamo?”    Borbottò il ragazzo guardandosi intorno con aria spaesata, mentre Violet sbuffava e incrociava le braccia al petto:

“Bella domanda… peccato che nessuno di noi possa saperlo. Speriamo ci tirino fuori da qui in fretta e ci chiedano qualcuno cosa vogliano da noi.”

“E cosa potrebbero volere, scusa?”

“Come faccio a saperlo? Ma non ci hanno uccisi, quindi a qualcosa dobbiamo servire… altrimenti ci avrebbero fatti fuori come con Mondo e compagnia.”

“Grazie per avermi informata in modo così carino della morte di mio padre, Violet.”
 

Tutti si zittirono al sentire la voce di Diana, che dopo un attimo di silenzio riprese a parlare al buio della stanza:

“Mia madre?”

“Non so dove sia, ma l’hanno portata via quindi è viva.”      Rispose a voce bassa Noelle mentre Diana annuiva, sollevata che almeno sua madre stesse bene:

“Mi spiace di non averti aiutata Noelle… Nicholas se l’è cavata?”
 

“Non so, non avevano preso lui e Drake quando mi hanno portata via, forse sono loro due sono riusciti a salvarsi.”

“Fate silenzio, c’è qualcuno fuori.”    Sibilò improvvisamente Romeo, facendo zittire tutto il gruppo che tese le orecchie: in effetti si sentivano dei passi, fuori dalla stanza.
Poco dopo la porta si aprì e tutti si coprirono gli occhi, non abituati alla luce.
Sulla soglia della porta era stagliata la figura di un uomo, che intimò ai ragazzi di alzarsi e di seguirlo senza fiatare.
 

Cristian si affrettò a svegliare Kaleb e Isaac con una gomitata, mentre le ragazze e Romeo si alzavano senza dire una parola, uscendo dalla stanza e trovandosi in un corridoio dalle pareti chiare e il pavimento di parquet abbastanza scuro ricoperto da un tappeto.

Noelle ed Elske si scambiarono un’occhiata perplessa mentre camminavano fianco a fianco nel corridoio: entrambe avevano pensato di trovarsi al Ministero… e quella aveva più che altro l’aspetto di una casa.

“Dove cavolo siamo?”     Mormorò Isaac mentre camminava, ma si zittì all’occhiataccia che Romeo gli lanciò.
 

Dopo aver attraversato due corridoi e aver sceso diverse rampe di scale, il gruppo finalmente si fermò davanti ad una porta.
L’uomo bussò prima di aprirla:

“Le ho portato i ragazzi come ha chiesto, Signor Ministro.”

“Grazie Winstor… falli entrare.” 

MINISTRO?        Kaleb inarcò un sopracciglio, basito mentre il Capo degli Auror ordinava con un cenno del capo ai ragazzi di entrare nella stanza, prima di seguirli e chiudersi la porta alle spalle.
 

Al sentirsi dare una gomitata, Diana alzò lo sguardo su Violet, che le indicò con un cenno la sedia davanti alla scrivania, dov’era seduta nientemeno che sua madre.

La ragazza stava per parlare, ma si bloccò alla vista di Nicholas e Drake, in piedi uno accanto all’altro vicino alla scrivania scura dov’era seduto un uomo che nessuno di loro aveva mai visto.

Doveva avere circa cinquant’anni, aveva i capelli neri e gli occhi scuri. Era seduto, ma non sembrava particolarmente alto e sorrise al vedersi i ragazzi davanti prima di parlare:

“Salve ragazzi… Io sono Nobby Leach, il nuovo Ministro della Magia come forse saprete.”
 

“A dire la verità, no.”      Commentò Romeo inarcando un sopracciglio, guardando l’uomo davanti a lui:   come se a Regalo fregasse a qualcuno il nome del cretino di turno che li lasciava fuori da tutto e tutti, confinati su un arcipelago.

A quel punto sia Isaac che Kaleb si convinsero che non avrebbero mai più visto il sorrisetto beffardo di Romeo, sbagliandosi: con gran stupore di tutti e Romeo per primo, Leach non lo minacciò di morte o cose del genere, limitandosi a sorridergli con aria divertita:
 

“Beh… ora lo sai, ragazzo. Lui cos’ha?”      Domandò poi rivolgendosi a Jasmine, che guardò per un attimo Romeo prima di rispondere:

“Il Diavolo.”

“Giusto… l’adulazione, se non sbaglio.”        Jasmine annuì appena con un cenno del capo e Leach tornò a rivolgere l’attenzione sui ragazzi, che lo guardavano in attesa mentre Drake e Nicholas avevano le facce di chi ha una gran voglia di prendere a calci qualcosa… o qualcuno.
 

“Rilassatevi ragazzi, non vi verrà fatto del male a differenza dei vostri predecessori che, beh, non mi servivano.  A differenza vostra, che invece mi sarete molto utili.”

“Vuole sfruttare i nostri poteri? Ma lei è un mago, può perfettamente fare quello che facciamo noi tranne un paio di eccezioni!”          Obbiettò Elske inarcando un sopracciglio, per niente convinta: un mago poteva tranquillamente Smaterializzarsi, uccidere o costringere gli altri a fare ciò che si voleva… perché aveva bisogno di loro?
 

“Esattamente, tranne un paio di eccezioni. Alcuni di voi mi faranno molto, molto comodo… naturalmente altri molto meno. Tu per esempio, che carta hai?” 

“La Stella.” 

Leach rivolse a Jasmine uno sguardo interrogativo, che rispose brevemente come aveva fatto poco prima alla domanda su Romeo:
 

“Tempo atmosferico.”

“Beh, questo per esempio non sono in grado di farlo come nessun altro mago… ma non mi sarebbe molto utile. Voi che avete?”
 

Uno alla volta gli 11 ragazzi spiegarono brevemente che cosa comportava il patto che avevano stretto con le rispettive carte, prima di concludere con Diana.      Leach sorrise quando la vide, spostando lo sguardo su Jasmine come cercando una somiglianza che effettivamente era visibile, eccetto per la carnagione di Diana decisamente più chiara rispetto a quella della madre.
 

“Ohh, lei è tua figlia, vero Jasmine?” 

La donna annuì, evitando lo sguardo della figlia che invece la guardava insistentemente, chiedendo spiegazioni.

“Beh, ricapitolando… ho tra le mani qualcuno che sa tutto, che può uccidere, cambiare l’umore, sentire le emozioni e i sentimenti, volare, rendersi invisibile, persuadere, avere l’appoggio altrui, teletrasportarsi, cambiare il tempo atmosferico a piacere e qualcuno che è immune a qualunque incantesimo e ai poteri delle altre carte, dico bene?”

“Non solo.”        Alle parole di Jasmine tutti si voltarono verso di lei, che incrociò le braccia al petto guardando Leach:

“La Papessa è immune a qualunque incantesimo si… ma può trasmettere la sua protezione, lavorandoci su.”

“Vuoi dire che quella ragazza può trasmettere sugli altri lo scudo? Beh, interessante.”  

Il Ministro sorrise in direzione di Noelle, che contrasse la mascella guardando Jasmine: ma lei da che parte stava? Nessuno le aveva poi mai detto di quell’altro aspetto della Papessa…
Non aveva la benché minima intenzione di fare da scudo umano a Leach.

 

“Bene, detto ciò… Jasmine, indica a Winstor i ragazzi che hanno Gli Amanti, Il Diavolo, La Stella, La Torre e Il Carro. Joe, prendi loro più sua figlia e portali via.”

Diana si voltò di scatto verso sua madre, che a sua volta si voltò verso Leach prima di mormorare, assottigliando gli occhi:

“Non erano questi i patti, Nobby.”

“Non mi sono mai attenuto ai patti Jasmine, ormai dovresti saperlo.”

“Signore… dove devo portare i ragazzi?”

“Non so, rinchiudili da qualche parte e fai in modo che non possano uscire, trova un posto senza finestre così che la cara dolce Diana non pensi di volare via. Quanto a te.”
 

Proseguì il Ministro rivolgendosi a Drake, che lo guardò con odio puro dipinto negli occhi verdi, già immaginando che cosa stesse per dirgli:

“Prova solo a sparire e, come ti hanno già detto, la tua famiglia adottiva e quella biologica faranno una brutta fine. Stessa cosa per te, ragazzo con La Morte. Uccidi uno dei miei e te ne pentirai.”

 

Isaac contrasse la mascella, abbassando il capo e mordendosi la lingua per invenirgli contro mentre il Capo degli Auror prendeva Diana per un braccio, trascinandola fuori dalla stanza insieme a dei non troppo contenti e preoccupati Romeo, Kaleb, Drake, Cristian ed Elske.  Drake e Kaleb sembrarono aver come la mezza idea di stendere Winstor e di darsela a gambe, ma come suggerì Cristian con un’occhiata, non era un gran piano vista la quantità di Auror presenti…
 

Elske si voltò verso Noelle prima che la porta si chiudesse, guardandola in modo inequivocabile: trovami, ovunque mi porteranno

Ormai nella stanza erano rimasti solo Leach, Jasmine e tre Auror più Nicholas, Isaac, Violet, Norah e Noelle.  

 

“Da domani voi cinque lavorerete per me senza discutere o fare storie, farete tutto quello che vi chiederò di fare… noi maghi a differenza vostra non abbiamo bisogno di stipulare patti con carte per avere dei poteri, quindi se non mi ubbidirete o proverete in qualche modo a scappare ve ne pentirete. Sfrutterete i vostri poteri come ve lo dirò io e solo per fini miei, nel resto del tempo… pulirete.”

“Puliremo? Forse cercava delle cameriere, non i membri dell’Arcana Famiglia.”   Osservò Violet con quasi sprezzo nella voce, mentre Nicholas le lanciava un’occhiata per invitarla a tacere: aveva come l’impressione che a quel tipo non piacessero né l’ironia né il sarcasmo.

 

“No, mi servite proprio voi cinque in particolar modo, i poteri degli altri non mi interessano… anche quell’altra ragazza mi sarebbe stata utile, peccato sia morta… ad ogni modo ora andate, voi da domani non sarete altro che dei dipendenti del Ministro della Magia, chiaro?”

Nicholas non poté fare a meno di notare quanto l’uomo fosse rammaricato non della morte di Dove per l’aver persone una persona, quanto più per il potere che avrebbe rappresentato… Disgustoso. Non c’è che dire, l’Inghilterra aveva appena eletto un gran bel Ministro.

 

“Cristallino, Ministro.”  Mormorò Isaac a denti stretti, mentre Norah tratteneva l’impulso di andare da Jasmine e prendere a schiaffi quella bella faccia: luridissima, ormai era chiaro come il sole che era d’accordo… aveva lasciato che il marito morisse e aveva lasciato che sua figlia venisse portata chissà dove. 

E doveva anche avere un qualche dono particolare, perché era certa che l’avesse vista mentre era almeno in teoria invisibile… doveva sapere moltissime cose sull’Arcana Famiglia, ecco perché Leach si era messo d’accordo proprio con lei e non con Mondo…. Di certo aveva aiutato gli uomini del Ministro del cavolo ad entrare nella villa.
 

Perché, per quale motivo?
 

Non poteva saperlo, ma Norah era decisa a scoprirlo esattamente come gli altri, mentre veniva trascinata fuori dalla stanza insieme ai quattro compagni, lasciando Leach e Jasmine soli.








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Angolo Autrice che vuole indietro le vacanze:

Buonasera, com'è stato il ritorno? Spero non troppo traumatico, io se non altro ho avuto la forza di scrivere.
Allora, di certo è più corto del solito ma spero che non contenga troppi castroni o che faccia troppo schifo, a voi il giudizio.

Kaleb, Elske, Cristian, Drake, Romeo e Diana moriranno?
Chi lo sa, potrebbe lasciarci anche qualcuno tra Isaac, Noelle, Nicholas, Norah o Violet.

Si vedrà, non ho ancora deciso nulla.
Spero di aggiornare presto, sempre che le idee non mi abbandonino... speriamo di no.

Signorina Granger

 

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Capitolo 8
*** Nuovo Regime ***


~~Capitolo 5: Nuovo regime


 

“Sono l’unica a sentirsi una specie di spogliarellista con quest’affare addosso?”

Domandò Violet con una smorfia schifata dipinta sul volto, mentre immergeva nel secchio di acqua saponata il mocio.

“Beh, ecco il vantaggio di non essere alte 1.90… se non altro la gonna non mi arriva all’inguine.”

Osservò Noelle imitandola per poi ricominciare a spandere l’acqua sul pavimento dell’ingresso, che stava pulendo insieme alla storica non amica.

Quest’ultima le rivolse un’occhiataccia prima di rispondere a tono come suo solito, appoggiando il gomito al manico del mocio:

“Beh, preferisco così che essere la controfigura di un nano da giardino.”

“Scusa, io sarei la controfigura di COSA?”


                                                                              *


“Dobbiamo trovare il modo di uscire da qui, e alla svelta!”

Diana non riusciva a stare ferma, camminando avanti a indietro per la stanza mentre i suoi compagni se ne stavano seduti sulle brande:

“E come? Non ci sono finestre quindi tu non puoi volare via e siamo chiusi a chiave… come dovremmo fare? Non credo che cambiare l’umore o avere l’adorazione altrui aiuti molto in questa situazione.”

Osservò Romeo in tono scettico, inarcando un sopracciglio. Kaleb borbottò qualcosa che suonò molto come “simpatico come al solito”, mentre Drake se ne stava steso sulla sua branda, lo sguardo sul soffitto.

“Certo che no, ma Drake può teletrasportarsi fuori da qui.”

“No grazie, non voglio avere la responsabilità della mia famiglia morta sule spalle… E poi chi ci aiuterebbe? Lui è il Ministro, Diana.”

“Beh, non siamo in una Monarchia, non ha il potere assoluto. Gli Auror ce li ha in pugno, quindi lasciamo perdere… chi altro c’è al Ministero?”

Alle parole di Diana tutti si scambiarono uno sguardo, mentre Elske si spremeva le meningi, tentando di ricordare: aveva sentito il nome di una specie di consiglio, mentre ascoltava suo padre e sua madre parlare… un nome strano.

“C’è una specie di consiglio, ma non ricordo bene il nome, è strano. Qualcosa con la W…”   Mormorò Elske mordendosi un labbro, tentando di ricordare il nome intero.

“Wizengamot?”

Cristian inarcò un sopracciglio, sorpreso di se stesso: gli era uscito di bocca quasi senza rendersene conto.

“Si, esatto! Come fai a saperlo?”

“Devo averne sentito parlare dai miei… ma credo sia più una specie di tribunale.”

“Quello che è, in ogni caso loro possono aiutarci… quindi, Drake si teletrasporta al Ministero, trova quel gruppo di gente e gli dice cosa sta succedendo… e se non muovono il culo, torni e ti porti dietro Romeo.”

Romeo annuì con un sorriso, sollevato dal fatto che Diana avesse trovato una soluzione nel giro di due giorni.

“Lo farò solo se avrò la certezza che Leach non si accorga di niente, non mi va di far passare guai alla mia famiglia.”

Decretò Drake in tono fermo, facendo sbuffare Diana che però annuì, acconsentendo:

“Ok, va bene. Troveremo un modo… Leach ci ha sottovalutato e se c’è una cosa che mia madre mi ha insegnato è di non sottovalutare mai nessuno.”

“Beh, direi. Credevamo fosse un dolce agnellino mansueto e invece…”    Elske diede una gomitata non indifferente a Kaleb, zittendolo all’istante con un’occhiata assassina.

Il moro roteò gli occhi, non completando la frase lasciando comunque il suo senso ben percettibile a tutti, Diana compresa.

La ragazza non disse niente, appoggiandosi con la schiena al muro della piccola stanza dove erano stati chiusi due giorni prima: non poteva fare a meno di chiedersi come se la stessero passando gli altri e cosa fosse successo a sua madre…


                                                                                    *

“Di che cosa parlavano?”

Norah contrasse la mascella, considerando per un attimo l’idea di mentire e di scatenare un putiferio. Ma quando la bionda alzò lo sguardo su Leach, smise all’istante di pensarci: non poteva avere la certezza che quella non fosse altro che una prova per testare la sua sincerità.

“Stavano organizzando i turni di guardia per controllare Diana e gli altri.”    Borbottò a mezza voce la ragazza, in piedi nello studio di Leach.

Il Ministro della Magia annuì, congedandola con un gesto della mano:

“Bene, ora puoi andare… vai ad aiutare i tuoi compagni e mandami Nicholas.”

“Si, signore.” 

Norah girò sui tacchi e uscì dalla stanza, rivolgendo un’occhiata cinerea all’Auror che se ne stava in piedi fuori dalla stanza.

Quando Leach aveva detto che avrebbe sfruttato i loro poteri a suo vantaggio, non scherzava: la mandava spesso ad ascoltare le conversazione degli 8 Auror che girovagano per la casa, probabilmente per assicurarsi che non lo tradissero.

Quando la bionda raggiunse l’atrio, piegò la bocca in un mezzo sorriso, inarcando un sopracciglio:

Nicholas teneva di peso Noelle, che sembrava aver tutta l’aria di voler dirne quattro a Violet, che le sbraitava dietro di rimando.

“Noelle… stai ferma, lascia perdere!”      Sbottò Nicholas alzando gli occhi al cielo, tenendola per le spalle affinché la ragazza non si scagliasse contro Violet, che invece se ne stava in piedi e ferma.

“Lasciamo Nicholas, così la massacro! Sono 9 anni che continua, deve finirla.”

“Emh… ragazzi.”

I tre si voltarono sincronicamente verso Norah, che trattenne un sorriso prima di parlare:

“Scusate se vi interrompo, ma Leach ti vuole nel suo studio Nicholas.”

Il moro annuì, rivolgendo a Noelle uno sguardo da: “non combinare danni in mia assenza” prima di lasciare la presa sulle spalle della ragazza, che sbuffò e incrociò le braccia al petto, guardando Violet in cagnesco prima di riprendere con aria non troppo allegra il micio, continuando a pulire il pavimento di marmo bianco.

Nicholas superò Norah per ripercorrere la sua stessa strada, mentre la bionda si avvicinava alle due ragazze:

“Che stava succedendo?”

“Violet è molto simpatica come sempre.”

“Noelle se la prende per tutto.”

“Ma se sono 9 anni che mi chiami “nana”, “tappo”, “nano da giardino...”  Basta insomma, palo della luce ambulante!”

Violet la guardò stizzita, mentre Norah sorrideva nervosamente, cercando di smorzare la situazione:

“Ook… facciamo così. Perché io non rimango qui e tu Noelle vai ad aiutare Isaac? Credo sia di sopra a lavare i vetri.”

“Perfetto grazie… buona fortuna con la stanga.” 

Noelle rivolse alla bionda un sorriso grato, lasciandole il micio per poi girare sui tacchi e avvicinandosi alle scale per raggiungere Isaac al primo piano.


                                                                          *


“Ehilà.”    Isaac si voltò, sorridendo alla vista di Noelle che gli si stava avvicinando nel corridoio:

“Ciao! Non dovevi pulire i pavimenti?”

“Norah mi ha dato il cambio per… divergenze con Violet. Ti aiuto, così finiamo prima.”

“Grazie.”    Isaac rivolse alla mora un sorriso grato, mentre questa prendeva uno straccio e ci spruzzava sopra un po’ di detersivo.

“Figurati, preferisco mille volte te a Violet… non siamo mai state molto amiche.”

Isaac sorrise appena: chissà perché, l’aveva capito. D’altronde nemmeno lui e Romeo avevano mai avuto un rapporto di amicizia, la capiva.
Tutti e due erano stati separati dai loro amici… ed entrambi speravano che Kaleb ed Elske stessero bene, anche se non sapevano nemmeno dov’erano con certezza.

“Sai, pare che tra poco arriveranno degli ospiti importanti.”

Mormorò Isaac senza smettere di pulire il vetro della grande finestra, scaturendo uno sguardo curioso da parte di Noelle:

“Come lo sai?”

“Ho origliato, diciamo. Chissà come ci presenterà…”

“Probabilmente come i suoi nuovi domestici.”     Rispose Noelle con una risata sprezzante, pensando a quanto le sarebbe piaciuto prendere Leach a cazzotti. Lui e la sua brutta faccia… glie l’avrebbero fatta pagare, prima o poi.


                                                                         *


“Non è incredibile? Non posso fare a meno di pensare a quanto tutto sia cambiato nel giro di poche ore… la magia della Famiglia è durata solamente un giorno.”

Sospirò Norah mentre guardava il suo lavoro, il pavimento lucido.
Violet annuì, digrignando i denti: non poteva che darle ragione… la pacchia era durata ben poco.

“Chissà dove sono gli altri. Speriamo stiano bene.”   Sospirò Norah prendendo il secchio con dentro il mocio e sollevandolo, per spostarsi nella Sala da Pranzo e pulire anche quella insieme a Violet, che annuì:

“Beh, secondo me sono chiusi qui da qualche parte… stai tranquilla, li troveremo presto.”

Norah si voltò verso la rossa e le rivolse uno sguardo interrogativo, ma la ragazza si limitò a sorridere, strizzandole l’occhio e sollevando appena la manica della camicetta bianca: il simbolo dell’Imperatrice, lo scettro, era ancora lì… Leach poteva togliere loro tutto, ma non i poteri.

Nessuno poteva: un patto è un patto, è vincolante come Mondo stesso aveva detto.


                                                                               *


“Beh, se non altro guarda il lato positivo.”     Diana si voltò a guardare Cristian, rivolgendogli uno sguardo accigliato: esattamente, dove lo vedeva il lato positivo della situazione?

Il ragazzo le sorrise, scrollando le spalle:

“Se non altro non ti dovrai sposare.”

Diana distese le labbra in un sorriso, annuendo. I due stavano seduti vicini appoggiandosi al muro, parlando piano visto che un Auror era di certo appostato fuori dalla loro porta.

“E’ vero, almeno non mi dovrò sposare contro la mia volontà… quando tutta questa storia sarà finita, e spero che ciò accadrà, sarò finalmente libera come ho sempre voluto.”

Diana piegò la bocca in un sorriso, appoggiando al muro il capo.

“E tua madre? Cosa pensi che succederà?”

“Non lo so, non so nemmeno se è viva… ma voglio capire bene cosa è successo e perché ha fatto quel che ha fatto. Non so se glielo perdonerò mai, ha lasciato che uccidessero papà.”

Diana si morse un labbro, chiudendo per un momento gli occhi e sforzandosi di non piangere: non lo faceva mai in pubblico, non piangeva spesso in generale…

Aveva sempre avuto un rapporto conflittuale con il padre, specialmente negli ultimi anni… ma le mancava, non poteva essere altrimenti.

Cristian le diede una pacca sulla spalla, mentre Kaleb e Romeo si avvicinavano pericolosamente a toni di voce leggermente alti, con Elske che si premeva il cuscino sulle orecchie per non sentirli: aveva trascorso anni a sentire litigate… non ce la faceva proprio più.

“Coraggio, sono certo che c’è una ragione valida. Presto saremo fuori da qui, te l’assicuro.”

Diana annuì mentre Cristian si alzava, andando a dividere per l’ennesima volta Kaleb e Romeo: Drake non sembrava averne l’intenzione, limitandosi a starsene steso sulla sua branda esattamente come Elske.

“Spero che tu abbia ragione allora.”


                                                                                 *

“E quelli chi cavolo sono?”

“Non ne ho idea, ma sembra gente importante.”  Mormorò Norah di rimando, mentre lei, Violet, Isaac e Noelle stavano in cima alle scale, osservando i quattro uomini che erano appena entrati nell’ingresso e si toglievano le lunghe vesti nere.

“Dannazione! L’ho appena pulito, quel pavimento!”

Sibilò Violet fulminando con gli occhi i quattro, che vennero raggiunti da Leach. Il Ministro li inviò a seguirli nel suo studio e questi si lasciarono dietro delle fastidiose impronte sul pavimento bianco immacolato.

Leach alzò lo sguardo sulle scale, vedendo i quattro:

“Noelle, per favore servici da bere nel mio studio… quanto a voi tre, pulite qui.”

Isaac stava per prendere il secchio e lanciarglielo dietro, ma fortunatamente Norah lo bloccò in tempo per evitare una catastrofe, mentre Noelle scendeva in fretta le scale per andare a prendere gli alcolici per Leach e i suoi ospiti.

“Lurido idiota… non siamo servi.”   Mormorò Isaac mentre trasportava i secchi giù per le scale. Violet non disse nulla, facendo però mentalmente il giro di tutte la parolacce esistenti mentre guardava il pavimento sporcato: l’avevano appena finito di pulire, lei e Norah…

“Su coraggio, diamoci da fare… così non avrà di che lamentarsi.”   Sospirò Norah in tono arreso, prendendo i secchi per andare a riempirli con dell’altra acqua e sapone.

“Figuriamoci, quello si lamenta anche se gli puliamo tutta la casa da cima a fondo… una volta o l’altra quel mocio sapete dove glielo ficco? Su per…”

“Si Isaac, abbiamo afferrato il concetto grazie.”


                                                                                    *

Quando Noelle aprì la porta, rimase ferma sulla soglia per un attimo, non credendo ai suoi occhi.

Che cavolo ci faceva Nicholas seduto insieme a Leach e a quei quattro smalfari?

Riscuotendosi, la ragazza fece qualche passo avanti, tenendo in equilibrio il vassoio e avvicinandosi al tavolo.
Prese un bicchiere di cristallo alla volta posandoli uno ad uno davanti a tutti i presenti, Nicholas incluso senza risparmiargli uno sguardo interrogativo che il ragazzo però ignorò, evitando di guardarla e limitandosi ad ascoltare ciò che Leach stava dicendo ai suoi quattro ospiti.

Noelle prese la bottiglia di Whisky Incendiario dal vassoio e versò un po’ dell’alcolico in ogni bicchiere, senza emettere un suono prestando però una discreta attenzione alle parole del Ministro: 

Da quel che poteva sentire, stava cercando di convincere quei quattro ad appoggiarlo in qualcosa.
Isaac aveva ragione, erano persone di rilievo se il Ministro voleva il loro appoggio…

“Spero che possiate comunicare quanto detto in questa riunione al resto del Wizengamot.”

Wizen-che?

Noelle inarcò un sopracciglio quasi senza volerlo: non aveva mai sentito quella parola in vita sua…
La ventenne stava per girare sui tacchi e andarsene, ma venne bloccata dal membro del Tribunale più vicino a lei, che sorrise prendendola per un braccio e costringendola a voltarsi, cingendole la vita con un braccio rimanendo seduto.

“Carina, la tua cameriera… dove l’hai trovata, Nobby?”

Cielo, quanto avrebbe voluto dargli un bel calcio sugli stinchi… ma l’ultima cosa che voleva era passare altri guai, così Noelle si limitò a mordersi un labbro, tacendo.

Leach scrollò le spalle, borbottando qualcosa sul fatto che la ragazza l’avesse implorato di assumerla visto che non sapeva dove altro andare.

“Beh, se non ti è indispensabile me la puoi anche prestare Nobby.”

Noelle stava per chiedere al quel deficiente se avesse per caso una crisi di mezza età, ma venne preceduta da Nicholas: il ragazzo parlò all’improvviso, rivolgendosi a Leach con un tono di foce affrettato:

“Signor Leach, non aveva detto che voleva fosse presente anche Violet?”

Il Ministro sembrò riscuotersi e annuì, rivolgendosi a Noelle:

“Vero, grazie per avermelo ricordato… Noelle, dì a Violet di raggiungerci.”

La ragazza annuì e si scostò dall’uomo con un gesto secco, guardandolo quasi schifata prima di parlare:

“Subito, Signore.”

La ragazza uscì dalla stanza sotto lo sguardo di Nicholas, chiudendo la porta alle spalle con un gesto secco.

“Allora, dicevi Nicholas?”

“Ah, sì… beh signori, come vi stavo dicendo prima di essere interrotti…”


                                                                                                          *


“Lovano.”

Violet alzò lo sguardo su Noelle, che si stava avvicinando ai tre con un vassoio sottobraccio e una faccia decisamente poco allegra, in contrapposizione con il suo consueto sorriso vivace.

“Che c’è?”

“Leach richiede la tua presenza… un consiglio, stai lontana dal tipo seduto accanto alla porta, allunga un po’ le mani.”

Violet non chiese nulla, limitandosi ad annuire un po’ basita prima di cedere il mocio a Noelle, che non aggiunse altro ricominciando, di nuovo, a pulire quello stramaledetto pavimento.

“Se quando escono sporcano di nuovo, Leach avrà il mocio come nuovo parrucchino.”

Isaac sgranò gli occhi, socchiudendo la bocca:

“Che? Leach porta il parrucchino?”

“Scommetto 5 galeoni che si, lo indossa.”

“Ci sto, Norah?”

“Io preferisco astenermi, grazie…”










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Angolo Autrice:

Buonagiorno, come state?
Questo capitolo è finalmente arrivato, scusate l'attesa... Spero che vi sia piaciuto e di aggiornare presto, chissà che l'ispirazione non mi lasci.
Grazie per le recensioni come sempre! :)


Signorina Granger

 

 

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Capitolo 9
*** Finalmente ci rivediamo ***


~~Capitolo 7: Finalmente ci rivediamo

 


“’Giorno.”        Isaac sbadigliò e rivolse un cenno a Norah, che stava seduta al banco della cucina a bere una tazza di caffè.

“Ciao… giornata rilassante, oggi.”

Isaac sedette di fronte alla bionda, rivolgendole uno sguardo interrogativo che la fece sorridere:

“Leach passa la giornata al Ministero. Se non altro non dovremmo vedere la sua faccia.”

“O sentirlo darci ordini… Beh, ha lasciato una divertente lista di cose da fare.”

Isaac sbuffò, accennando al foglietto appoggiato sul ripiano di metallo accanto a loro prima di prenderlo.

“Pulire i vetri? DI NUOVO? Ma possibile che me lo faccia fare ogni giorno?”

“Si vede che tiene a vederli scintillanti.”

“Ridi ridi Norah, puoi pulirli tu visto che lo trovi così divertente.”

Norah piegò le labbra in un sorrisetto, mentre Isaac appoggiava il mento ad una mano, guardando con aria sconsolata il muro oltre la ragazza.

“Nicholas, Violet e Noelle?”

“Nick non l’ho visto, le ragazze stavano per scendere.”

Norah finì il suo caffè e scese dallo sgabello per sciacquare la tazza quando la sua attenzione fu catturata da qualcosa.

Un rumore… o meglio, un debole eco di voci.

Nel completo silenzio della grande cucina, visto che i cuochi dovevano ancora arrivare, Norah riusciva a sentire qualcuno parlare, o almeno così le sembrava visto che il suono era piuttosto debole.

“Isaac.”

“Si?”

“Vieni qui…non senti delle voci?”

Isaac raggiunse la bionda inarcando un sopracciglio, chiedendosi chi accidenti dovesse star parlando sopra le cucine a quell’ora, con oltretutto Leach fuori casa.

“Forse… non si capisce cosa dicano ma qualcosa si sente.”

Isaac e Norah si guardarono, pensando la stessa cosa: che fossero i loro amici?


                                                                       *


“Si può sapere perché ci avete fatto venire così di fretta?”     Domandò Violet aprendo la porta della cucina per poi avvicinarsi a passo di marcia ad Isaac e Norah, seguita da Noelle.

“E’ importante, forse abbiamo trovato gli altri.”

Noelle drizzò le orecchie alle parole di Norah, avvicinandosi ai tre mentre anche Nicholas entrava nella stanza, le mani nelle tasche dei pantaloni e l’aria annoiata.

“Che succede?”

“Forse hanno trovato gli altri… e dove sarebbero?”

Domandò Noelle con impazienza, leggermente agitata all’idea di aver finalmente trovato Ellie. Aveva setacciato la casa per due giorni interi, senza trovare niente… alcune porte e corridoi erano costantemente pattugliati da Auror, era impossibile entrare.

Isaac sorrise, facendo scorrere un pannello e mostrando il portavivande.  Aprendo lo sportello un debole eco di voci giunse alle orecchie di Violet, Nicholas e Noelle, che guardarono sbalorditi i due ragazzi.

“Oh mio Dio… sono di sopra da qualche parte!”

“Già. Evidentemente gli danno da mangiare usando il portavivande. Beh, ora possiamo parlare con gli altri, se non altro!”

“E come? Usando il codice Morse su per il condotto?”     Domandò Violet in tono scettico, inarcando un sopracciglio mentre Norah scuoteva la testa, piegando le labbra in un sorrisetto:

“Certo che no… qualcuno di noi andrà di sopra usando questo.”

Ci fu un attimo di silenzio in cui Noelle, Violet e Nicholas si chiesero sinceramente se li stessero prendendo in giro, prima che il ragazzo parlasse:

“Beh. Io ovviamente non vado.”

“Certo che no, non ci stai nel portavivande, esattamente come me o Violet… ci vorrebbe qualcuno di piccolo.”

Isaac sorrise e alzò lo sguardo su Noelle, mentre sia Violet che Nicholas i si voltavano a guardarla nello stesso momento.
La mora spostò lo sguardo dai quattro compagni, sperando di aver capito male:

“Che? Devo andare io? Non può farlo Norah? E’ più esile di me.”

“Si, ma tu ci staresti di certo e poi non vuoi parlare con Elske?”

Noelle sbuffò, incrociando le braccia al petto e fulminando Isaac con lo sguardo.

“… ok, va bene. Solo per Ellie…”

Isaac e Norah sorrisero mentre la ragazza si avvicinava al portavivande, sedendovisi dentro e piegando le ginocchia per starci.

“Io tengo la corda.”     Nicholas sorrise e si avvicinò al portavivande, prendendo la corda. Stava per iniziare a tirarla ma venne bloccato da una mano che gli afferrò la manica della camicia. 

Il ragazzo posò gli occhi azzurri su Noelle, che gli intimò un’ultima frase:

“Nick. Se molli la presa ti giuro che resuscito e ti ammazzo.”

Nicholas distese le labbra in un sorriso sincero, annuendo con un cenno del capo:

“Tranquilla piccoletta, ti tengo.”

“Coraggio, datevi una mossa!”

Alle parole impazienti di Violet Noelle mollò la presa sul braccio di Nicholas, tenendosi le ginocchia e sospirando: cosa non si fa per un’amica.


                                                                                 *

Romeo guardava il soffitto, non riuscendo più a riprendere sonno dopo essersi svegliato.

Aveva fatto un sogno a dir poco orrendo, come sempre da quando era arrivato a casa di Leach…
Tutti, lui incluso, pensavano la stessa cosa.

Solo che nessuno aveva il coraggio di dirlo ad alta voce.

Lui, Kaleb, Diana, Elske, Drake e Kaleb non gli servivano, ecco perché li aveva rinchiusi lì senza che avessero contatti con il mondo esterno.

E se non gli servivano, non c’era motivo di tenerli lì ancora a lungo… presto o tardi li avrebbe eliminati, lo sapevano tutti e sei.

Eccetto Diana. Romeo era del parere che lei sarebbe stata risparmiata… dopotutto Leach e Jasmine avevano fatto un accordo, quindi forse sua figlia sarebbe stata salvata.

Non poteva ovviamente esserne certo, ma aveva la sensazione che le cose sarebbero andate così.

Quando sentì il rumore di qualcosa di metallo che sbatte e un’imprecazione, Romeo scattò e si mise a sedere di botto, colto di sorpresa.

Si voltò e vide una figura a due metri da lui. Una ragazza, dal volto familiare che si stava massaggiando il capo.

“Oh, ciao Romeo.”

“Che accidenti ci fai nel portavivande Noelle?”

“Vi sto salvando, naturalmente.”


                                                                                *


Noelle uscì quasi rotolando dal portavivande, abbracciando subito Elske che era stata svegliata di botto da Romeo insieme agli altri.

“State tutti bene, menomale! Ragazzi, li ho trovati! E Nick, grazie per avermi fatto sbattere la testa!”

Gridò Noelle nel condotto, ricevendo un qualcosa di incomprensibile come risposta.

“Isaac ti saluta e ti chiede come stai, Kaleb.”     Spiegò la ragazza voltandosi verso il moro, che sorrise e salutò di rimando l’amico, quasi urlando nel condotto.

“Ok, non ho molto tempo perché tra poco verranno a controllare voi e noi… Però almeno ora possiamo metterci in contatto. Leach oggi passerà tutta la giornata al Ministero, avete pensato a come andarvene?”

Drake e Diana si scambiarono un’occhiata indecisa, prima che il ragazzo parlasse:

“Avevamo pensato che io potrei teletrasportarsi al Ministero, trovare il Wizengamot e chiedere aiuto a loro.”

Sentendo la parola “Wizengamot” Noelle si morse un labbro, ricordando i quattro uomini che aveva incontrato brevemente il giorno prima.

“Emh… ieri sono stati qui alcuni di loro.  Leach li vuole convincere a rendere Regalo una specie di zoo per Creature Magiche rare e pericolose, in modo da guadagnarci non poco.”

“Beh, almeno ora si spiega perché ci ha portati via… ci vedeva come una minaccia e ha pensato bene di tenerci come souvenir. Fantastico.”

Borbottò Cristian maledicendo mentalmente l’uomo e desiderando fortemente di prenderlo a calci.

“In ogni caso se dobbiamo andarcene, dovremmo farlo tutti insieme… il che è un po’ impossibile, scappare è praticamente fuori questione. La vostra idea non è male, ma dobbiamo fare attenzione… Drake, se incontri Leach al Ministero siamo finiti.”

“Lo so, infatti dovrà stare attento… gli uffici sono vicini, essendo i più importanti del Ministero. E quindi Leach ora si è arruffianato il Wizengamot?”

Domandò Elske con una smorfia schifata, mentre Noelle annuiva:

“Si, grazie a Violet… sfrutta i nostri poteri per comodità, come far spiare gli Auror da Norah e convincere i politici a seguirlo. Oh, io naturalmente sono la sua nuova guardia del corpo personale.”

Ci fu un attimo di silenzio generale nella stanza, finché Diana non parlò, rivolgendosi a Noelle:

“Mia madre?”

“Io… non lo so Diana, non l’abbiamo più vista.”

Diana annuì e abbassò lo sguardo, facendo nuovamente calare il silenzio tra i ragazzi.

Kaleb lo ruppe poco dopo, domandando:

“Che tu sappia, ci si può Smaterializzare qui dentro?”

“No, Leach ha fattoi degli incantesimi, così dal non avere improvvisi ospiti indesiderati.”

Alle parole di Noelle il ragazzo piegò la bocca in un sorriso, mentre gli ingranaggi del cervello lavoravano in fretta. Cristian, che ebbe il suo stesso pensiero, sorrise a sua volta prima che Kaleb parlasse:

“Allora forse ho un’idea.”

Noelle stava per chiedergli di spiegarsi, ma venne interrotta da un rumore e dalle voci dei suoi compagni diversi metri più in basso. La ragazza si voltò e sbuffò:

“Merda… devo andare, dobbiamo cominciare i lavori o ci scopriranno… sentite, tornerò domani mattina o stasera, voi intanto pensate a qualcosa, d’accordo?”


                                                                         *


“Beh, nel frattempo puoi sempre spiegarla a noi… non abbiamo molto altro da fare, perciò parla pure.”

Alle parole di Diana Kaleb sorrise, annuendo prima di parlare ai compagni:

“Allora… avevate pensato di bloccare Leach FUORI da qui con i poteri di Elske, no? Ma se rimane al Ministero c’è la possibilità che incontri Drake…perciò, facciamo il contrario.”

“Ok, aspetta. Stai dicendo di bloccarlo QUI?”    Domandò Cristian strabuzzando gli occhi, facendo ammutolire anche Elske:

“Ma così potrebbe accorgersi dell’assenza di Drake!”

“Lo so, ma non possiamo avere la completa certezza che tutto vada bene… in ogni caso. Potremmo essere uccisi in ogni momento, non possiamo aspettare che tutto sia nella condizione perfetta ragazzi.”

Alle parole di Kaleb calò un breve silenzio tra i sei ragazzi, prima che Diana annuisse dandogli corda:

“Kaleb ha ragione, non avremmo mai la certezza che tutto fili liscio…dobbiamo rischiare. Bloccheremo Leach qui dentro e lui non potrà uscire, così Drake andrà al Ministero e chiederà aiuto al Wizengamot.”

“Sapete che se andrà male moriremo tutti, vero?”

Alla domanda di Romeo Diana annuì, guardandolo:

“Si. Ma probabilmente moriremo tutti comunque.”


                                                                          *


Norah teneva tra le braccia un cesto carico di biancheria e stava camminando nel corridoio quando la vide.

Bellissima ed elegante come l’aveva sempre vista: Jasmine.    Non era più uscita dalla sua stanza, ma quel giorno l’aveva fatto… probabilmente sapeva che Leach non c’era.

La donna alzò lo sguardo su di lei e si fermò come se fosse sorpresa di trovarsela davanti. Norah invece non accennò a fermarsi e le si avvicinò, mormorandole qualcosa quando le passò accanto:

“Sta bene.”


Jasmine si voltò a guardare la bionda allontanarsi, piegando le labbra in un sorriso quando Norah sparì dietro una angolo:

Se non altro Diana stava bene… non aveva idea di come Norah lo sapesse, ma aveva la sensazione di potersi fidare.


                                                                                *

“Mi ha fatto chiamare, Signore?”

Nobby Leach alzò lo sguardo, guardando uno tra i suoi più fidati collaboratori.
Il Capo degli Auror Joe Winstor stava sulla soglia del suo ufficio, guardandolo in attesa.

“Si Joe… ho un incarico per te.  Stasera predi quei due e fai in modo che non possano darci più problemi.”

Winstor esitò, guardando il Ministro della Magia.  Quei due…

“Intende i due ragazzi di cui abbiamo parlato ieri sera, Signore?”

“Si, esattamente. Falli sparire, Joe.”

L’uomo esitò un attimo prima di annuire e congedarsi, chiudendosi la porta alle spalle.
Costretto a far uccidere due ragazzini innocenti…non era esattamente quello a cui pensava quando era diventato Auror.

Ma Leach era il Ministro ed era sempre molto bravo a minacciare e a dare ordini… e l’avrebbe convinto in ogni caso, usando i poteri dei ragazzi che teneva chiusi in casa.
Poteva costringere chiunque a fare ciò che voleva, ora che aveva quei poveracci nelle sue mani…

Nessuno lo sapeva, eccetto gli Auror… e avevano tutti fatto Giuramento quando avevano ottenuto l’incarico, il segreto di Leach era intoccabile.

 

 

               


......................................................................................................................
Angolo Autrice:

Buongiorno e buona domenica! Questa volta ho fatto piuttosto in fretta, sono soddisfatta.
Il capitolo non è lunghissimo ma spero che vi sia piaciuto... nel prossimo capitolo qualcuno morirà, ve lo dico tanto per farvi stare in ansia.
Come sono simpatica...


Beh, a presto spero e grazie come sempre per le recensioni :)

Signorina Granger

 

 

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Capitolo 10
*** Cercando la libertà ***


~~Capitolo 6: Cercando la libertà
 


“Finalmente! Non so voi, ma io sono sfinita.”       Norah si lasciò cadere sul letto, i capelli biondi sparsi sul materasso mentre Noelle sedeva sul suo, togliendosi le scarpe per poi sciogliere la lunga chioma di capelli mossi e scuri.

“A chi lo dici, devo aver lucidato più finestre oggi che in un mese per una persona normale. Beh, se non altro abbiamo finito.” 

Commentò Isaac sorridendo stancamente, appoggiando il mento sui polsi che teneva incrociati e appoggiati sopra allo schienale della sedia dove si era seduto al contrario.

“Per oggi Isaac… domani ci aspetta altro lavoro.”     Sospirò Norah tirandosi a sedere, mentre Noelle non parlava: aveva la mente altrove.

Stava pensando a Nicholas e Violet, a cosa stessero parlando con Leach e i membri del Wizengamot… aveva richiesto Violet per un motivo: voleva convincerli a fare qualcosa, era ovvio.

“Parla per te Norah, io non ho intenzione di stare qui ancora a lungo.”

Mormorò Isaac tenendo lo sguardo fisso sui vetri della finestra, osservando il cielo ingrigito. Voleva uscire da quella specie di prigione e vivere la vita vera che non aveva mai potuto assaporare da anni ormai.

“Nemmeno io mi diverto, ma che possiamo fare?”

“Ideeremo qualcosa. Noelle, tu che ne pensi? Noelle?”

Il ragazzo agitò una mano davanti al volto della ragazza, che parve riscuotersi e guardò i due compagni con aria confusa:

“Scusate, ero sovrappensiero. Dicevate?”

“Qualche idea per uscire da qui?”

Noelle stava per rispondere, ma venne preceduta da Nicholas, che aveva aperto la porta mentre Isaac parlava:

“Trovare gli altri sarebbe un buon inizio, direi.”

 
I tre ragazzi alzarono lo sguardo sul moro, che sedette sul letto di fronte a Noelle mentre Violet si chiudeva la porta alle spalle, slacciandosi il grembiule e lanciandolo con stizza in un angolo della stanza: lo odiava a morte quell’affare, non ce la faceva più a portarlo.

“Ehy, di che avete parlato con Leach e quei tizi?”     Domandò Isaac guardando il ragazzo, che fece saettare per un attimo gli occhi chiari su Noelle, che lo stava studiando attentamente come se lo volesse interrogare.

“Beh… Leach vuole convincerli a fare qualcosa, ha chiamato Violet per questo.”

“Vale a dire?”

“Diciamo che vuole rendere Regalo uno zoo, in poche parole.”

“Uno zoo? Mi prendi in giro Lovano?”                Domandò Norah sgranando gli occhi, mentre la mascella di Isaac arrivava a sfiorare il pavimento di legno della stanza:

“No, sono piuttosto seria Norah. Leach vuole confinare a Regalo alcune Creature Magiche rare e pericolose, in modo che possano essere studiate.”

Violet scrollò le spalle, incrociando le lunghe gambe sul letto.  Per qualche secondo nessuno parlò, mentre tutti e cinque pensavano a quella che per anni era stata la loro casa… tutto quel casino per una specie di zoo?

“Immagino ci siano dei profitti.”

“Naturalmente, in politica ce ne sono sempre. Se venissero messe lì creature rare e importanti arriverebbero persone da tutto il mondo per vederle… e farebbe una gran notizia. Leach sogna di essere ricordato, vuole fare qualcosa di importante… ha sempre avuto un progetto del genere e quando è diventato Ministro ha ovviamente colto la palla al balzo.”

“Ci hanno tolto la casa, hanno ucciso delle persone per questo? Per fare notizia?”

Isaac piegò la bocca in una smorfia quasi disgustata, la stessa sensazione che dava la voce di Norah mentre parlava.

“No beh, ovviamente c’era anche il fattore Famiglia Arcana. L’idea di avere un gruppo di guardie del corpo personali pronte a servirlo deve piacergli moltissimo… e quale modo migliore, se non avere un aiuto dall’interno?”

“Jasmine.”

“Precisamente. Erano in contatto in qualche modo, lui deve averle promesso qualcosa… forse non le piaceva la sua vita.”

“E a chi piacerebbe?  Una vita in gabbia su un’isola, usata come trofeo… nemmeno io sarei molto contenta.”     Mormorò Noelle mentre guardava fuori dalla finestra, voltandosi poi verso Nicholas assottigliando gli occhi:

“E tu che ci facevi li, Nick?”

Norah, Violet e Isaac spostarono gli occhi sul ragazzo, che ricambiò lo sguardo di Noelle esitando però prima di rispondere:

“Gli servivo anche io… sai, il Papa. Conoscenza sconfinata.”

“E in che modo esattamente?”

“Profitti economici, nozioni storiche e geografiche… incrementare il lavoro di Violet, persuasione con dati reali.”


Noelle annuì, senza rispondere.  E Nicholas capì che non era affatto convinta, anche se infondo la conosceva da meno di una settimana…

Era sempre stato bravo a capire le persone, e lei l’aveva capita bene: testarda, determinata e sveglia… non la convinceva la sua spiegazione, lo poteva capire anche senza la carta del Papa.

Bastava guardare gli occhi per rendersene conto.


“Beh, io vado a prendere qualcosa da mangiare in cucina… volete qualcosa in particolare?2

“No, ma non presentarti con quella specie di gelatina o non risponderò delle mie azioni!”

Isaac piegò la bocca in una smorfia schifata, ricordando con orrore la gelatine alla frutta che aveva dovuto sorbirsi per due cene di fila.   Noelle sorrise e annuì, uscendo dalla stanza mentre Norah sospirava, pensando a quanto le sarebbe piaciuto mangiare una bella pizza farcita…


“Secondo voi dove sono gli altri? Spero che Kaleb stia bene.”    Sospirò Isaac quando la porta si fu chiusa alle spalle di Noelle.    Violet non rispose, pensando ad Elske.

Nonostante tutto un po’ le sarebbe dispiaciuto se fosse morta… infondo ormai litigare con lei era diventato un passatempo.

“Non lo so, ma spero che stiano tutti bene. Leach li eliminerà prima o poi.”    Borbottò Norah mordendosi un labbro, lasciando un silenzio ansioso tra i ragazzi che Nicholas ruppe, alzandosi e uscendo in fretta dalla stanza.

“Ma dove va?”

“Dietro a Noelle.”

“Come fai a dirlo?

Alla domanda di Isaac Violet sorrise, scrollando le spalle e incrociando le braccia al petto: 

“Intuito femminile, diciamo.”


                                                                            *


“Lancia ancora quella cavolo di pallina e la spiaccico al muro, ti avviso.”

Cristian sbuffò e si voltò verso Romeo, guardandolo in cagnesco.
Il ragazzo stava steso sulla sua branda e lanciava una pallina contro il muro riprendendola con una mano, cosa che evidentemente cominciava ad irritare il suo compagno, seduto con la schiena appoggiata al muro accanto a lui.

“Come sei simpatico… Scusa se non mi va di morire di noia!”

“Rilassati, moriremo per altri motivi.”

“Sempre ottimista Kaleb, davvero.”


Kaleb sbuffò, appoggiando il capo al muro: avevano praticamente perso la cognizione del tempo, ma a giudicare dai pasti che gli venivano portati tramite un portavivande, erano lì da un paio di giorni.

Diana, Elske e Drake stavano invece seduti vicini sul pavimento, cercando di pensare ad un piano di fuga.

“Dobbiamo fare in modo che Leach non si accorga che Drake manca… ma siamo tenuti sotto costante osservazione, come dovremmo fare?”

Alle parole di Diana Elske sorrise, sentendo la lampadina accendersi:

“Forse ho un’idea… aspettiamo che Leach sia uscito e lo teniamo fuori da qui.”

“E come dovremmo fare? E’ casa sua questa!”   Obbiettò Drake inarcando un sopracciglio, mentre Elske continuava a sorridere:

“Facile. Io controllo il tempo no? Faccio iniziare una tempesta con vento, grandine e tutto quello che volete e vedrete che Leach è bello che tenuto fuori da qui.”

“Certo ma prima dobbiamo aspettare che esca… e come facciamo a sapere quando questo avviene?”

“Beh, suppongo che abbia una vita e un lavoro no? Uscirà di mattina, si suppone.”

“Si ma non è una grande idea! Il Wizengamot tiene gli uffici vicino a quello del Ministro. Sai che belle chiacchiere mi farei con Leach se lo incontro al Ministero? Cosa gli dico, “Mi scusi signore, sa dov’è riunito il Wizengamot?”

Alle parole in tono ironico di Drake, Ellie lo fulminò con lo sguardo, incrociando le braccia al petto e invitandolo a trovare un’idea migliore.

“Dobbiamo metterci in qualche modo in contatto con gli altri… non so come, ma dobbiamo trovare il modo ragazzi.”


                                                                            *

Jasmine guardò la fotografia un’ultima volta, prima di strapparla.  Lo fece con cura e precisione, come sempre.

Era sempre stata precisa e determinata, le piaceva portare a termine correttamente ciò che iniziava… peccato che quella volta le cose non fossero andate come aveva previsto.

La sua vita era sempre stata programmata e studiata. Da quando era nata aveva avuto un preciso ruolo: sposarsi con un futuro membro della Famiglia e diventare la consorte del Capofamiglia.

Buffo. Infondo era lei ad avere legami di sangue con membri dell’Arcana Famiglia… eppure il Capo non sarebbe stata lei, ma suo marito.

Perché?

Se l’era chiesto spesso, anche da piccola… e quando aveva rivolto quella domanda a sua madre, Althea si era limitata a guardarla e sorriderle come quando si guarda una creatura ingenua, dicendole che avrebbe presto capito come andavano le cose.

Ci aveva messo effettivamente poco a capire di vivere in una società maschilista, anche su Regalo.
Erano stati emarginati e staccati dal resto del mondo, ma l’idea della potenza maschile si era introdotta ovviamente anche lì… come sempre, come in ogni luogo.

Jasmine guardò i due pezzi della foto, appoggiandoli sul ripiano di legno della scrivania senza però unirli, lasciandoli separati da un paio di cm.

Lei, Diana e Joseph.
Nella foto Diana aveva circa 10 anni e stava in piedi vicino a lei, sorridendo. Anche lei sorrideva dieci anni prima, le mani sulle spalle della figlia e il marito accanto.

L’aveva odiato? Lo odiava tutt’ora?

Jasmine spostò gli occhi scuri su Joseph, chiedendosi ancora una volta che cosa provasse per lui.
No, non l’aveva mai odiato davvero…

Era anche stati amici per un periodo, inizialmente… quando lui era appena entrato nella famiglia.
Poi suo padre se n’era uscito con quella trovata del matrimonio e Jasmine aveva visto come l’atteggiamento di quel ragazzo dagli occhi cerulei fosse cambiato nei suoi confronti… voleva sposarla, voleva occupare la sedia di suo padre.

L’aveva odiato? Probabilmente per periodo si, subito dopo il matrimonio… lui l’aveva vista e usata come un trofeo e un mezzo per avere qualcosa e naturalmente lei non l’aveva presa propriamente benissimo.

Ma con il tempo si era affezionata a lui, imparando a vivergli accanto come lui stesso aveva fatto. Erano diventati quasi amici, alla fine.

Ma l’idea di essere messa da parte, di non aver mai avuto occasione di scegliere… il fatto che tutti la vedessero in disparte e sempre come “la moglie di mondo”.

Si era resa conto che molti abitanti di Pangea, Rodinia o Panthalassa nemmeno sapevano il suo nome…
Frustante.
Era lei quella ad avere il diritto di avere il potere, e invece era sempre stata quella meno considerata di tutti, nella Famiglia.

Il rancore che aveva serbato verso suo padre si era lentamente e progressivamente spostato verso suo marito, quasi senza rendersene conto aveva riversato su di lui le colpe che aveva addossato a suo padre per tutta l’adolescenza.

E poi era nata Diana… quanto avrebbe voluto che fosse un maschio, aveva quasi pregato di avere un maschio.
Eppure il destino a volte è davvero ironico, quasi ci beffeggia.

Era stata condannata allo stesso destino di sua madre: guardare sua figlia sapendo che avrebbe avuto un futuro come il suo, grigio e senza bivi nei quali prendere una decisione.
Jasmine aveva quasi riso quando, a due giorni dalla nascita di Diana, si era seduta su una sedia con sua figlia in braccio, davanti al tavolo con tutte i Tarocchi sopra.

Sua figlia era stata scelta dall’Appeso, la Carta che permetteva di volare a chiunque.
Buffo, aveva ricevuto il dono di volare… e nemmeno così si era guadagnata la libertà, rimanendo comunque chiusa in una gabbia senza poter volare via, come un uccellino.

E alla fine nemmeno quella volta era andato tutto come lei aveva previsto.
Nobby non era stato completamente ai patti e lei ora si ritrovava di nuovo in gabbia, con sua figlia e suo marito sulla coscienza.
Mondo non sarebbe dovuto morire… Nobby doveva aiutare lei e Diana a lasciare Regalo, semplicemente. Invece l’aveva sfruttata a suo vantaggio per ottenere quello che vuole, ovvero i poteri delle Carte e la minaccia dell’Arcana Famiglia volatizzata.

Era stata usata come mezzo, ancora una volta.

Jasmine sfiorò la fotografia, alzando lo sguardo sul vetro della finestra.

Li fuori c’era un mondo intero che non aveva mai visto.

Era troppo vicina al traguardo per collassare, non avrebbe permesso che Leach le impedisse di avere la libertà.


                                                                         *


“Noelle, aspetta.”

Nicholas sbuffò, raggiungendo la ragazza con due ampie falcate e costringendola a fermarsi e a guardarlo prendendola per un braccio.

“Ascoltami.  Perché fai così, non ho fatto niente!”

“Non ancora. Non ci vuole un genio o Il Papa per capire che Leach ti vuole nella sua equipe di mammalucchi… ti ha già proposto di entrare nel suo gruppetto in cambio di qualcosa, immagino.”

Nicholas contorse la mascella, abbassando appena lo sguardo mentre lei annuiva, guardandolo come con rassegnazione.

“Ci avrei giurato. Sai, l’ha chiesto anche a me. Ma non voglio essere la sua guardia del corpo personale e nemmeno una bambola di pezza che si lascia toccare da quei rincoglioniti. Forse tu sei disposto a tutto per avere potere Nicholas, ma io no.”

Potere, eccellere, visibilità… tutte cose fantastiche, tutte cose che aveva sempre voluto.
 

Disposto a tutto
Disposto a tutto
Disposto a tutto

 

Quelle parole gli risuonarono nella mente varie volte mentre rimaneva immobile, guardando Noelle allontanarsi nel corridoio senza quasi vederla davvero.

Era davvero disposto a tutto per ottenere ciò che voleva?

A volte la determinazione può diventare un difetto, se il nostro obbiettivo non è positivo.













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Angolo Autrice:

Buonasera, come state?  Scusate l'attesa ma non avevo mai voglia di prendere il PC in mano, alla fine ho scritto tutto d'un fiato in tardo pomeriggio.
Grazie come sempre per le precedenti recensioni e alle 13 persone che hanno messo la storia tra le Seguite.. spero che continui a piacervi :)

Spero a presto con il prossimo capitolo, vedremo quando l'ispirazione tornerà... voi che ne dite, come faranno ad uscire?  Ce la faranno tutti?

Leggere per sapere.


Signorina Granger

 

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Capitolo 11
*** Non è un gioco ***


~~Capitolo 8: Non è un gioco
 

 
Non sapeva perché e se lo chiese a lungo.
Anzi, forse non smise mai realmente di chiederselo.

Lo sapeva, lo sentiva.
Sentiva che qualcosa non andava.

Sapeva che stava per succedere qualcosa…


Elske stava stesa sulla sua branda, fissando il soffitto senza riuscire minimamente a dormire, a differenza dei suoi compagni.
Era inquieta e nervosa, il motivo non lo sapeva bene nemmeno lei.

La ragazza sospirò e chiuse gli occhi, dicendosi di rilassarsi e lasciar perdere qualunque stupido pensiero le stesse attraversando la mente.
 

Stava quasi per riuscirci, stava per convincersi che era solo una notte come un’altra e che non sarebbe successo nulla quando li sentì.

I passi, fuori dalla stanza dov’erano rinchiusi.
Passi pesanti, di qualcuno pieno di fretta e impazienza, qualcuno di robusto.
 

Anche oggi se lo domanda, a volta. Si chiede perché la sua bocca si piegò in quel modo quando vide e sentì il pannello scorrere…

Si chiede ancora perché sorrise, quando vide Winstor sulla soglia e la bacchetta in mano.

Probabilmente fu la "soddisfazione" dell'aver avuto ragione... ma ancora non sapeva cosa sarebbe successo.


                                                                              *


“Ahi!”      Violet sbarrò gli occhi di botto, sentendo chiaramente il dolore alla nuca che l’aveva fatta svegliare.

Ci mise qualche istante a rendersi conto che l’avevano presa per i capelli: ecco il motivo del dolore.
 

“Che accidenti volete adesso? Leach ha intasato il bagno?”    Domandò Noelle in tono nervoso, mentre veniva spinta da un’Auror fuori dalla stanza insieme a Violet, Norah, Isaac e Nicholas, tutti ancora confusi e assonnati.

“No ragazzina, ma vuole che assistiate ad una cosa… poi potrete tornarvene a dormire.”
 

Isaac e Norah si scambiarono uno sguardo confuso e preoccupato allo stesso tempo: non facevano presagire niente di buono, quelle parole.

Violet si trattenne dal prendere a calci l’Auror che la stava spingendo, intimandogli di mollare la presa sui suoi capelli.
Quasi si stupì nel vedere che le obbedì: si era praticamnete dimenticata del suo dono, pulendo tutto il giorno.
 

“Dove ci staranno portando?”   Domandò a mezza voce Nicholas rivolto ad Isaac, che si limitò a scrollare le spalle e rispondere brevemente in tono ovvio:

“Beh, se non lo sai tu non vedo come potrei saperlo io…”


                                                                                        *


Cristian colpì con rabbia la porta, massaggiandosi poi la mano e imprecando a mezza voce mentre Elske rimaneva immobile sulla sua branda, come se stesse ancora metabolizzando lo spettacolo al quale aveva appena assistito.
 

Nemmeno Diana accennava a muoversi, ancora sconvolta dalla fretta in cui era successo tutto: Winstor era piombato nella stanza per poi prendere Kaleb e Romeo, trascinandoseli dietro con la magia.

Sleali e scorretti… loro potevano usare la magia e minacciarli.

“Che cosa gli vorranno fare?”    Domandò a mezza voce Diana, ricevendo uno sguardo eloquente da Drake:
 

“Non voglio mettere il dito nella piaga Diana, ma è abbastanza chiaro…”

“Bene. Allora muovi il culo e vai ad aiutarli.”    Sbottò Cristian rivolgendosi al ragazzo, che lo guardò inarcando un sopracciglio con fare scettico:

“E come dovrei fare, sentiamo.”
 

“Beh, tu puoi uscire da qui mi risulta… quindi coraggio, vai ad aiutarli.”

Drake sbuffò prima di alzarsi, parlando un’ultima volta prima di sparire:

“Bene. Ma se ci rimango pure io, rimarrete chiusi qui per un bel po’… a voi la scelta.”
 

Quando la figura del moro sparì dalla penombra della stanza Diana, Cristian ed Elske rimasero in silenzio per qualche attimo, mentre il ragazzo si lasciava cadere sulla sua branda:
 

“E ora che si fa ragazze?”

“Aspettiamo.”


                                                                                      *


“Allora, so che vi starete chiedendo perché vi ho fatto portare qui a quest’ora… diciamo che non volevo farvi aspettare oltre per mostrarvi cosa succede se doveste per caso disobbedirmi.”

Leach rivolse un sorriso ai cinque ragazzi in piedi davanti a lui, tutti con uno sguardo scettico, confuso e carico di odio allo stesso tempo.

In quel momento spuntò Winstor con al seguito Kaleb e Romeo, entrambi svolazzavano a mezz’aria dietro al Capo degli Auror, immobili.
 

Gli occhi di Isaac si dilatarono nel vedere il suo migliore amico e la sua nemesi e fece per fare dei passi avanti, venendo però bloccato dalla presa di Nicholas sul suo braccio.

“Non ti muovere ragazzo, non sei l’unico con il dono di uccidere e sto per dimostrartelo. Procedi pure, Joe.”
 

Il Capo degli Auror fece fermare i due corpi immobili dei ragazzi sul pavimento freddo della sala, alzando lo sguardo sul Ministro:

“Signore?”

I due uomini si guardarono in silenzio, uno con un chiaro ordine negli occhi scuri e l’altro come a volergli dire “devo fare anche questo?”


Politici. Mai una volta in cui si sporcassero le mani…


Drake spuntò all’improvviso in un angolo della sala dietro alla colonna, ma rimase immobile alla scena.

Nicholas lo vide e sgranò gli occhi nella direzione del ragazzo, scuotendo leggermente il capo mentre Winstor alzava la bacchetta, puntandola su Kaleb e Romeo.

Erano in una specie di stato di pietrificazione, ma non erano inermi e vedevano chiaramente la scena anche se non potevano muoversi.

Isaac vide come al rallentatore il fascio di luce verde scaturire dalla bacchetta di Winstor mentre incrociava per l’ultima volta lo sguardo del suo migliore amico.
 

Gli occhi grigi di Kaleb si assottigliarono come se gli stesse rivolgendo un ultimo sorriso rilassato prima di rimanere immobile del tutto.

Isaac sgranò gli occhi nel vedere quelli di Kaleb e Romeo come diventare opachi, senza vita e senza espressione.
Nicholas non accennava a mollare la presa sul ragazzo mentre Norah si portava con orrore una mano alla bocca, gli occhi verdi leggermente lucidi come quelli di Violet.
 

Drake fece per fiondarsi verso il gruppo, ma Nicholas gli fece cenno di andarsene: era la loro unica speranza, se non volevano morire tutti.

Il moro boccheggiò mentre guardava i corpi di Romeo e Kaleb cadere sul pavimento, rimanendo inermi e pallidi… due cadaveri.

Drake contorse la mascella, guardando un’ultima volta il volto affilato di Romeo e quello dall’espressione rilassata, malgrado tutto, di Kaleb prima di sparire, tornando nella soffitta dov’erano rinchiusi Cristian, Elske e Diana.
 

Avrebbe potuto scappare, nascondersi…ma non lo fece.
Per la prima volta nella sua vita Drake non stava pensando a se stesso, ma agli altri.
 


                                                                      *
 

Non sentirono nemmeno il rumore del corpo sul pavimento, troppo concentrati a metabolizzare ciò che avevano appena visto.

Eppure ne fece, di rumore.
Quando Joe Winstor crollò sul pavimento il suono echeggiò nella grande sala, anche se solo Leach lo sentì.
 

Violet in un primo momento non capì, ma poi si voltò verso Isaac.
Il biondo aveva gli occhi lucidi e guardava il corpo dell’Auror sul pavimento con odio.

La ragazza si chiese se l’avesse ucciso di proposito oppure se in preda all’ira, ma ciò non ebbe molta importanza sul momento…
 

Nobby Leach guardò l’uomo crollare sul pavimento per un secondo prima di voltarsi verso Noelle, intimandole con lo sguardo ciò che la ragazza avrebbe evitato volentieri.
 

Il Ministro della Magia sorrise, quando vide Isaac voltarsi verso di lui per poi stupirsi nel non vederlo crollare a terra come Kaleb, Romeo o Winstor.

Il ragazzo aggrottò la fronte senza capire, ma poi al sorriso sadico del Ministro si voltò lentamente verso Noelle, che gli rivolse uno sguardo rammaricato con i castani occhi da cerbiatta lucidi e pieni di lacrime.
 

Scusami
 

Isaac lesse chiaramente il labiale della ragazza, senza prendersela minimante con lei. In quel momento avrebbe solo voluto fare più male possibile a Leach… quel gran bastardo del Ministro della Magia.
 

“Grazie Noelle, vedo che con le cattive capisci.”

Noelle abbassò lo sguardo alle parole del Ministro, che si rivolse poi a Nicholas:

“Bene, non c’è altro… tornatevene nella vostra stanza e assicurati che non combinino nulla.”
 

Norah appoggiò una mano sulla spalla di Isaac, che continuò a guardare il Ministro nella speranza che il potere di Noelle cessasse di far effetto e che quel verme morisse, finalmente.
 

Ma non accadde.
Leach sparì e Isaac si ritrovò a salire le scale quasi senza accorgersene, spinto da Norah e Violet per entrambe le braccia.

Noelle sobbalzò al sentirsi toccare la spalla, voltandosi a guardare Nicholas che ritrasse la mano come se si fosse scottato con una fiamma:
 

“Lo sapevi, vero?” 

Nicholas sgranò gli occhi alle parole della ragazza, affrettandosi a rispondere:

“No! Certo che no, non lo sapevo!”

Delusione, rabbia.  Noelle lo guardò con diverse emozioni negli occhi scuri prima di parlare di nuovo, a bassa voce e con rabbia evidente:
 

“Davvero? Beh, in ogni caso puoi dire al tuo amico che io non starò qui ad aspettare che Elske venga uccisa…tu rimani pure qui a leccare il culo a Leach, ma io ho intenzione di andarmene da questo posto Nicholas, e anche in fretta.”

Noelle si voltò e salì in fretta le scale dietro ad Isaac, Violet e Norah mentre Nicholas apriva e richiudeva la bocca, non sapendo come dirle che non sapeva del piano di Leach, che non sapeva nemmeno lui cosa volesse in quel momento.
 

Il parere degli altri non gli era mai interessati molto, eppure ora il suo gli importava e non riusciva a spiegarselo: non gli era mai successo.
Nicholas Blake salì lentamente i gradini di marmo dietro ai suoi compagni, pensando al casino nel quale si era messo per una stupita carta…
 

Tutto ha un prezzo… dopotutto un patto è fatto di compromessi.
Ora Nicholas lo sapeva, mentre si guardava il tatuaggio con la tripla croce sul braccio…

Il sapere ha un prezzo.


                                                                     *


“Drake! Che è successo?”

Alle parole di Diana il ragazzo non rispose, lasciandosi scivolare sulla sua branda e passandosi una mano sul viso.

“Mi dispiace.”


Nella stanza calò improvvisamente il silenzio, mentre Cristian dava un calcio alla parete della stanza e Elske sospirava, cercando di trattenere le lacrime e di non pensare alla scena.
 

Diana invece rimase impassibile come suo solito: non aveva pianto nemmeno alla morte di suo padre e non aveva intenzione di farlo, non per colpa di Leach e dei suoi giochi.

“Bene. Ma ora ha finito di giocare con noi… Presto saremo fuori da cui e nessun altro morirà, ve lo prometto.”


                                                                               *


“Si è addormentato?” 

Violet s’infilò sotto le coperte senza staccare gli occhi da Norah, che annuì mentre si alzava dal letto di Isaac per raggiungere il suo, posto accanto a quello di Violet:
 

“Si, alla fine… non faceva che dire che avrebbe ucciso Leach. Non che mi dispiacerebbe, certo.”

“Forse alla fine sarà solo quella, la soluzione possibile.”   Mormorò Violet prima di appoggiare la testa sul cuscino mentre Norah spegneva la luce, annuendo:
 

“O lui o noi Violet… alla fine qualcuno morirà.”

Norah rivolse un’occhiata al letto vuoto di Nicholas, chiedendosi dove fosse il ragazzo mentre Noelle si era addormentata o non aveva voglia di parlare, più probabilmente… se ne stava coperta fino al naso e raggomitolata su se stessa, i capelli erano l’unica cosa visibile dalle lenzuola del letto.

“Già… qualcuno dovrà pagare, alla fine.”


                                                                           *


Aprì la porta lentamente, sperando che gli altri stessero dormendo.
Quando entrò nella stanza quasi tirò un sospiro di sollievo: le sue preghiere erano state esaudite, se non altro…
 

No, Nicholas non aveva una gran voglia di parlare, non in quel momento.  Raggiunse silenziosamente il suo letto e si levò le scarpe in fretta: voleva dormire e basta, aveva parlato a lungo con Leach di Isaac, Noelle e il Wizengamot… il mal di testa gli stava tornando, non ne poteva più di discorsi e cospirazioni.

Leach aveva fatto uccidere Kaleb e Romeo eprchè, a detta sua, erano quelli che gli sarebbero serviti di meno...anzi, Romeo sarebbe anche potuto diventare pericoloso. Non aveva accennato ai nomi delle prossime vittime e francamente Nicholas non voleva nemmeno saperli: non voleva quel peso sulla coscienza.
 

Gli occhi chiari del ragazzo, sensibili al buio più di quelli scuri, scorsero la figura di Noelle stesa sul letto accanto al suo. 

Nicholas si piegò leggermente in avanti con il busto, avvicinandosi appena alla ragazza prima di parlare con un filo di voce:
 

“Te lo giuro, non lo sapevo… ti prometto che vi uscire da qui senza altre morti.”


Isaac piegò la bocca in un mezzo sorriso, mentre un leggero cigolio gli faceva capire che anche Nicholas si era messo a letto.

Senza altre morti?  Lui non ne era tanto sicuro…
 

Leach sarebbe morto per mano sua, l’aveva promesso a se stesso e a Kaleb… anche a Romeo, in realtà. Non era facile ammetterlo ma gli dispiaceva per quel borioso arrogante, nonostante tutto. Era comunque cresciuti insieme e in fin dei conti sarebbe stato impossibile non soffrire almeno un po’ della morre di una persona che si conosce da anni ed anni…
 

Leach aveva assistito e fatto uccidere i due ragazzi con una leggerezza spaventosa, non reagendo nemmeno alla morte di un suo collaboratore per mano sua… aveva solo pensato ad assicurarsi la salvezza tramite Noelle: il resto non gli importava.
 

Isaac chiuse gli occhi, promettendo al Ministro della Magia che avrebbe avuto la stessa leggerezza quando quello morto sarebbe stato lui.










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Angolo Autrice:

Buonasera! Vi chiedo di non linciarmi per ciò che avete appena letto, è dispiaciuto molto anche a me ed è stato difficile scegliere.
Ho fatto morire quelli che secondo me avrebbe fatto uccidere lo stesso Leach, ragionando come avrebbe fatto una persona come lui in quella situazione.

Ripeto, mi è dispiaciuto molto ed è stato difficile scegliere, non penso di far morire altri OC, comunque.

 Questa storia sta procedendo anche troppo in fretta, nel senso che tra non molto finirà e un po' mi spiace, lo confesso ma con questa trama non la posso esageratamente tirare per le lunghe.

Che dire, spero che non mi odierete e chiedo scusa alle autrici di Romeo e Kaleb, gli OC mi piacevano tutti (non per altro li ho selezionati) quindi mi spiace davvero ma non mi sembrava veritiero tenerli in vita tutti.
Detto ciò mi dileguo, a presto spero!


Signorina Granger


 

 

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Capitolo 12
*** Pianificare ***



Angolo Autrice: 
il cursore non scende quindi scrivo qui le mie inutili parole. Mi scuso per il ritardo e per lo schifo che è questo capitolo... Davvero, credo che vi farà schifo.  Ci ho messo parecchio ad aggiornare e spero non si ripeterà, il prossimo capitolo sarà uno degli ultimi ma arriverà abbastanza presto, ve lo prometto.
Niente, grazie come sempre per le recensioni e grazie per l'interesse, sono felice che stiate seguendo tutti la storia mi fa davvero piacere.
A presto, spero.





Capitolo 9: Pianificare 




"Non potremmo semplicemente ucciderlo?" 

"Si, così da avere tutta l'Inghilterra contro? No grazie, non voglio diventare una fuggitiva ricercata." 

Violet incrociò le braccia al petto, stroncando sul nascere la proposta di Isaac. 
Il ragazzo sbuffò e borbottò qualcosa di incomprensibile mentre Norah si dondolava sulla sedia senza dire nulla, pensando.

"Oggi è Domenica, in genere Leach non esce alla domenica... Ma se vogliamo farlo oggi dobbiamo parlare con Ellie, Drake, Cristian e Diana."  

Noelle spostò lo sguardo fuori dalla finestra, seduta sul suo letto.  Non era una bella giornata, il cielo era grigio e nuvoloso da quando si erano alzati alle sei... Non poteva fare a meno di chiedersi se fosse opera di Ellie.

"Togli il 'se vogliamo' tesoro... Noi lo faremo oggi è basta. Non ci saranno altre morti, se aspettiamo Leach può prendere gli altri e farli fuori nel giro di un minuto, lo sappiamo tutti."  

Norah smise di dondolarsi e fece tornare la sedia sul pavimento, annuendo alle parole di Nicholas: 

"Nick ha ragione ragazzi, dovremmo farlo oggi..." 

Violet piegò le labbra in un gran sorriso, felice di aver finalmente qualcosa di,portante da fare che non fosse pulire o lucidare.

"Ok, allora dobbiamo fare così. Noelle e Nicholas andranno in cucina e lei andrà a parlare con gli altri, mi raccomando mettetevi d'accordo anche con l'ora. Violet, tu vedi di tenere gli Auror impegnati e fai in modo che nessuno vada a controllare i ragazzi oggi: niente turni di guardia." 

Violet sorrise e annui, alzandosi:  

"Facile come bere un bicchiere d'acqua Isaac..."

"E io che faccio? Non ditemi che devo pulire e fare finta di niente perché non c'è la farei, davvero."    Norah parlò in tono fermo e deciso, stroncando sul nascere una possibile idea da parte dei compagni. 

Nicholas rifletté per un attimo prima di scrollare le spalle: 

"Tu pensa a Jasmine... Dobbiamo capire una volta per tutte che intenzioni ha." 

La bionda annuì, in parte sollevata dall'incarico: in effetti la donna l'aveva sempre incuriosita... L'idea di poter finalmente capire com'erano realmente andate le cose le piaceva non poco. 

Violet uscì dalla stanza per andare a "parlare" con gli Auror, mentre invece Isaac, Noelle e Nicholas andarono a svolgere le loro mansioni come se nulla fosse e come avevano sempre fatto nelle ultime tre settimane. 

Norah invece non scese insieme ai tre e non si avviò nemmeno nel corridoio insieme a Violet dove si aggiravano sempre gli Auror: lei scese una rampa secondaria di legno e abbastanza scricchiolante, diretta alla stanza di Jasmine. 

Non ci era mai entrata, ma il giorno prima lei è Violet avevano avuto una abile chiacchierata insieme ad un Auror, che grazie ai poteri della rossa aveva rivelato dove Jasmine alloggiava. 

Mentre scendeva i gradini un po ripidi, Norah penso a cosa dire a Jasmine senza che nulla di abbastanza sensato le venisse in mente: chiederle se voleva scappare con loro? Se li avrebbe aiutati o meno? 

Ancora non lo sapeva.., forse le parole sarebbero venute da sole una volta davanti alla donna. 

Così, quando Norah bussò e apri la porta bianca, si ritrovò a guardare Jasmine seduta alla scrivania infondo alla stanza, davanti alla finestra. 

"Jasmine, dobbiamo parlare." 

La donna si voltò lentamente, riconoscendo la voce e senza sembrare troppo stupida di vederla li... 

Ma che fosse una brava attrice quello ormai era chiaro: aveva indossato per anni la maschera della moglie perfetta e succube, dopotutto. 

Jasmine si alzò e si avvicinò alla bionda, che si chiese per un attimo cosa sarebbe successo se Leach non fosse mai diventato Ministro... Che cosa sarebbe successo se loro fossero rimasti a Regalo, se le cose fossero andate nel modo giusto? 

Diana si sarebbe sposata e sarebbe diventata come sua madre? 


"Che cosa c'è, Norah?" 

Norah quasi sobbalzò, rendendosi improvvisamente conto che era quasi la prima volta che sentiva la donna parlare... 
All'improvviso le tornò in mente la riunione che aveva spiato giorni e giorni prima, quando Jasmine aveva parlato con quel tono così calmo e pacato... 

Non era affatto lo stesso tono di ora, non era nemmeno quello seccato e rabbioso che aveva usato con Leach la notte del sequestro.

Era rassegnato, quasi. 

"Devo chiederti una cosa Jasmine... Da che parte stai?" 


                                                                                     * 


"Chissà come se la passano gli altri... Spero che Noelle venga qui presto." 

Elske sbuffò, immaginando l'amica che puliva l'argenteria di Leach... Che orrore. 

"Non sapere che cosa succede è estenuante... Se non vengono presto a parlarci, io mi teletrasporto seduta stante al ministero e al diavolo i programmi." 

Decretò Drake in tono fermo, torturando si le mani con fare nervoso: non sapere nulla, non poter nemmeno guardare fuori dalla finestra per vedere che tempo facesse... Era diventato un tormento ormai.

Kaleb e Romeo erano stati portati via e uccisi tre giorni prima e non era ancora successo nulla..l nessuna visita, niente di niente.
Nessuno era venuto a prenderli e ciò li rendeva, se possibile, ancora più nervosi e ansiosi: gli Auror potevano tornare in qualunque momento dopotutto... 

"Beh, ora non esageriamo... Non sappiamo neanche che giorno è, non credo sarebbe il massimo trovarsi davanti Leach al Ministero, giusto?" 

Domandò Cristian in torno sarcastico, rivolgendo al moro un'occhiataccia:  l'idea che Drake fosse l'unico a poter uscire da lì non gli piaceva troppo... Non riusciva a fidarsi totalmente di lui, aveva quasi il pensiero che potesse uscire e salvarsi, lasciandoli tutti nelle mani di quel pazzoide di Leach. 

Drake guardò di rimando il ragazzo con aria seccata, quasi rimproverandolo per contraddirlo sempre: non ce la faceva più a star chiuso lì dentro.

Diana dal canto suo cominciava a trovare la faccenda quasi comica: si era sempre sentita un po' in gabbia ed ora ci era dentro per davvero... 
La differenza? 

Se non altro prima era in una bellissima gabbia dorata, una campana di vetro che la proteggeva dal mondo... Ora si sentiva in pericolo costantemente. 


"Tranquilli, qualcosa mi dice che presto avremmo notizie dagli altri." 

Alle parole di Diana Cristian le rivolse uno sguardo scettico prima di parlare: 

"Si? Adesso hai anche il dono della veggenza?" 

"No, ma me lo sento... Fidati, tra poco ci faranno visita. In un modo o nell'altro questa prigionia finirà presto." 

"Sai Diana, quel 'in un modo o nell'altro' non mi piace per niente..." 

Diana sorrise alle parole di Elske, seduta contro il muro nella sua stessa posizione dall'altra parte nella stanza.
Le due si guardarono per un momento mentre Cristian si lamentava della fame, entrambe intente a studiarsi a vicenda.

Elske non disse niente, decidendo di pensarla come Diana e di continuare a sperare di vedere la sua migliore amica spuntare dal portavivande. 


Drake contrasse la mascella, indeciso sul da farsi.

Una parte di lui gli diceva di andarsene, di scappare e di vivere finalmente la sua vita nel mondo reale e non in un'imitazione...
Ma la sua coscienza glielo impediva, ricordagli che c'erano delle altre persone in difficoltà...

Altruismo o egoismo? 

A parole fare la cosa giusta è facile, è così semplice dirlo al prossimo... Eppure quando tocca a noi tutto si complica. 


                                                                                  *


"Buongiorno signori." 

Violet sorrise, guardando i due Auror davanti a lei.
Aveva girato per la casa per un po' e ora ne aveva finalmente incrociati un paio... Era arrivato il momento di sfruttare per bene L'Imperatrice.

"Violet, non dovresti lavorare invece di andare a zonzo senza far niente?"    Alla domanda del giovane Auror Violet piegò le labbra in un sorriso, annuendo appena con un cenno del capo: 

"In effetti si, ma vi stavo cercando. Devo chiedervi un piccolo favore per oggi." 

La bellezza della ragazza combinata al potere della sua carta era senza dubbio sconcertante: ebbe la completa attenzione dei due in men che non si dica, pendevano entrambi dalle labbra della ragazza. 

"So che organizzate sempre i turni per sorvegliare i ragazzi... Beh, credo che per oggi non saranno necessari, d'accordo?"

"C-certo."  

Violet sfoggiò un sorriso soddisfatto prima di aggiungere un'ultima cosa e girare sui tacchi: 

"Bene... Oh, naturalmente direte al Ministro che li avete fatti come sempre se dovesse chiedervelo. Ora vado al lavoro, buona giornata ragazzi!" 

Violet 100, Leach 0.   La partita iniziava bene. 


                                                                               *

“Via libera, muoviamoci.” 

Noelle fece cenno a Nicholas di seguirla prima di avvicinarsi in fretta e furia al portavivande, spostando il pannello che lo nascondeva agli occhi dei cuochi che quel giorno non sarebbero arrivati prima delle undici, essendo domenica. 

“Ok, come l'altra volta... Quando senti due strattoni inizia a farmi scendere, ma per favore questa volta evita di farmi prendere una mezza commozione cerebrale!” 


Nicholas si lasciò sfuggire un sorrisetto divertito al sentire la parte finale del discorso di Noelle, che invece lo guardò quasi stizzita: 

“Cosa ridi? Guarda che sono seria, credo di avere ancora il bernoccolo!” 

“Certo, immagino...” 


Noelle assottigliò gli occhi scuri e incrociò le braccia al petto come se stesse pensando ad un modo per picchiarlo, ma il ragazzo la precedette mentre si avvicinava al portavivande: 

“Credo che un calcio negli stinchi sia piuttosto doloroso... A te piace molto mollare calci agli uomini, da quel che mi ricordo.” 

“Solo quando se lo meritano caro. Come facevi a sapere che stavo pensando a quello?” 

“Ormai ti conosco, piccoletta.”  

Piccoletta sommato a sorriso strafottente? Morte cruenta assicurata da parte di Noelle.


La ragazza contrasse leggermente la mascella: detestava a morte quel soprannome... Violet l'aveva chiamata così per cinque anni, mentre lei l'aveva definita palo ambulante fin da bambine. 

I ragazzi sicuri di se stessi non le erano mai piaciuti molto e Nicholas era senz'altro sicuro di se. 
Era un bel ragazzo, sapeva di esserli come sapeva di essere molto intelligente... Il tutto sommato ad una carta come Il Papa.

“Smettila di ridacchiare, mi sembri Violet al maschile... Coraggio, non perdiamo tempo...” 

La ragazza fece per salire sul portavivande, ma venne interista dalle esimo commento del ragazzo:

“Guarda che sei tu che stai perdendo tempo a replicare...” 

E sorrideva, ancora.   Noelle stava per prendere una padella e dargliela in faccia, ma si limitò a parlare per evitare di fare troppo baccano e di essere beccata da chissà chi, Leach in primis. 

“Smettila di ridere Nicholas, mi dai i...” 


Noelle non finì mai la frase, anche se il senso era comunque chiaro.  All’improvviso infatti Nicholas si mosse verso di lei, prendendola per la vita e chinandosi su di lei, baciandola. 

Lei si staccò qualche istante dopo, anche se Nicholas non mollò la presa e continuò a tenersela vicino: 

“In genere non mi piacciono i tirapiedi degli stronzi psicopatici.” 

Lui sorrise al mormorio della ragazza, inarcando un sopracciglio: 


“Perfetto, perché io non sono così.” 

“Ah no? E che mi dici di Leach, del potere, del prestigio...” 


“Ahh, fanculo a Leach e al prestigio. Solo, per una volta potresti stare zitta?” 


“Ma gli altri mi staranno aspettando...” 

“Io aspetto da tanto quanto loro, per due minuti non farà differenza.” 

Noelle sorrise mentre Nicholas si chinava nuovamente, baciandola dolcemente e mettendole una mano sulla mascella.


                                                                                 


.












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Capitolo 13
*** Spiccare il volo ***


~~Capitolo 10: Spiccare il volo

 


Quando vide Noelle spuntare sul portavivande Cristian piegò istintivamente le labbra in un sorriso, decisamente sollevato di vedere la ragazza.

“Noelle!”    Elske sorrise e si alzò per andare abbracciare l’amica, che uscì a fatica dal portavivande e ricambiò l’abbraccio della ragazza.

“Non potevamo mica lasciarvi qui… come va, state tutti bene?”

“Si, ma non ce la facciamo più… Avete pensato a qualcosa?”

Alla domanda di Drake Noelle sorrise, annuendo con fare soddisfatto:

“Oh sì, eccome… Drake, oggi ti farai un bel giretto al Ministero. E’ domenica e Leach starà qui tutto il giorno, Violet ha già pensato ad annullare i turni di guardia degli Auror per controllarvi cos’ nessuno si accorgerà della tua assenza. Tra un’ora esatta Ellie devi scatenare un temporale con i fiocchi qui intorno, in modo che a nessuno venga l’idea di uscire… A quel punto aspettate una decina di minuti e poi Drake andrà al Ministero, troverà qualcuno e spiegherà velocemente come stanno le cose…”

“A quel punto dovremmo essere a posto, manderanno qualcuno a controllare la casa e Leach e passerà qualche guaio…”

Diana sorrise dandosi il cinque con Elske, che annuì con aria soddisfatta.

“Bene, eccovi un orologio che ho fregato ad un Auror… tra un’ora Ellie, mi raccomando.  Se stasera dovessimo essere ancora qui passerò nuovamente, ma spero che la situazione sarà già migliorata per allora… Drake sei la nostra unica speranza quindi ti prego, non fare casini.”

Drake annuì, rimanendo impassibile anche se in realtà era parecchio nervoso: tutto dipendeva da lui e aveva il terrore che qualcosa andasse storto… doveva assolutamente trovare le persone giuste una volta al Ministero. 

Lui sarebbe anche potuto scappare se le cose si sarebbero messe male, malo stesso non valeva per i suoi compagni… loro sarebbero rimasti bloccati lì a subire chissà quale destino per mano di Leach.

“Bene, ora devo andare o Leach darà di matto non trovandomi… buona fortuna Drake, a presto spero!”


                                                                                      *

“Da che parte sto?  Da quella di mia figlia.”

Norah guardò la donna, relativamente sorpresa dalla risposta: non le era sembrato, visto che l’aveva quasi venduta a Leach…

“So a cosa stai pensando Norah… so cosa pensate tutti voi, mia figlia inclusa. Ma non è tutto come sembra, le cose sarebbero dovute andare diversamente quella notte.”

Jasmine sospirò, dando le spalle a Norah e avvicinandosi alla scrivani infondo alla stanza, con la bionda ad un passo dietro di lei.

“Davvero? Come dovevano andare?”

“Beh, tanto per cominciare non doveva morire nessuno, a partire da mio marito… la morte di Dove è stata un incidente anche per Leach, ma non è stata di certo mia l’idea di uccidere Joseph e i membri del Consiglio… erano i miei amici Norah, ci sono cresciuta insieme.”

Norah non disse niente, tenendo lo sguardo fisso sulla schiena di Jasmine e aspettando che continuasse il discorso:

“Leach era stato eletto Ministro solo da pochi giorni e naturalmente io l’ho saputo subito, non eravamo cos’ fuori dal mondo a Regalo… l’avevamo già conosciuto tempo prima, quando era venuto a Regalo prima di essere eletto.   Si era dimostrato da subito molto interessato all’arcipelago e grazie ai poteri dei miei amici e membri della Famiglia, ho intuito cosa aveva in mente: trasformare Regalo da una prigione ad un luogo di ricerca e osservazione sulle creature magiche imponenti e rare come i draghi.
Regalo è sempre stata la mia prigione e volevo andarmene da lì, davvero non ce la facevo più…   Così quando circa due anni dopo Leach tornò gli chiesi di aiutarmi ad uscire da lì, e io in cambio l’avrei aiutato con il suo progetto, dopotutto conosco quelle isole meglio di molti altri.”

“Ma non si può dire che lui l’abbia aiutata…”

“No, infatti. Poco dopo si è candidato per diventare Ministro e cominciammo a scriverci: lui avrebbe fatto in modo di eliminare questa stupida discriminazione sui Magonò e io in cambio l’avrei aiutato a realizzare il suo progetto.    Probabilmente però temeva i poteri della Famiglia e mio marito, che non la pensava come me… a lui non dispiaceva quella vita, ma io mi sentivo in gabbia e volevo uscirne.    Così Leach ha fatto di testa sua, uccidendo chi riteneva un ostacolo e ci ha portato tutti qui.”

Norah non disse nulla, abbassando lo sguardo un po’ a disagio: e loro che avevano pensato che si fossero messi d’accordo… certo in principio era stato così ma poi Leach aveva tradito Jasmine, che alla fine era vittima esattamente come loro, se non di più.

“Beh… presto uscirai davvero dalla gabbia Jasmine, l’attesa sta per finire.”


                                                                            *


Isaac sbuffò sonoramente mentre sciacquava l’ennesimo piatto: l’agitazione lo stava logorando…  Non ce la faceva più ad aspettare, continuava a lanciare occhiate all’orologio e sperare di sentire un tuono o il rumore del vento…

Lui, Violet, Norah, Nicholas e Noelle avevano ripreso le loro faccende esattamente come nei giorni precedenti, anche se tutti e cinque avevano decisamente la testa altrove…

Violet aveva quasi bruciato una pila di lenzuola inciampando davanti al camino e lui aveva rotto già due piatti e un bicchiere nel giro di un’ora.

Il ragazzo continuava a pensare a come fosse vivere in Inghilterra come avevano fatto i suoi genitori: da mago, da persona normale… perché avevano discriminato i magonò, che cosa avevano mai fatto di male? Erano semplicemente diversi dagli altri… possibile che li reputassero tanto orribili?

Leach era un mago ed era una persona orribile, molto più di qualunque altro Magonò avesse mai incontrato in vita sua.

Il ragazzo pensò a Londra, la città dove aveva vissuto per qualche tempo. Cercava di ricordarla spesso, ma ormai aveva rimosso quasi tutto…  L’unica cosa che gli era rimasta impressa era il clima, molto diverso da quello tendenzialmente soleggiato di Regalo, Londra era spesso grigia e piovosa.

Non poteva fare a meno di pensare che forse presto l’avrebbe rivista, si trovava lì anche ora ma non poteva vedere nulla, bloccato nella villa del Ministro.

E poi pensava a Kaleb, al suo migliore amico che era morto quasi senza motivo e che non avrebbe mai potuto assaporare la libertà vera e non la simulazione che avevano vissuto a Regalo per anni.

La libertà vera era un’altra, era essere se stessi in mezzo agli altri e sentirsi comunque bene, era vivere con la propria famiglia naturale ed essere come gli altri senza discriminazioni.

Kaleb non avrebbe mai provato nulla di tutto questo, ma forse con un po’ di fortuna lui ce l’avrebbe fatta… avrebbe visto appieno, per entrambi.


                                                                               *

“Ormai dovremmo esserci, no?”    Domandò Violet guardando l’orologio, impaziente e nervosa come le capitava di rado.

Norah annuì mentre piegava le federe insieme alla rossa, lanciando qualche occhiata fuori dalla finestra.
Entrambe erano in attesa di vedere il cielo scurirsi o che cominciasse a piovere… il segno che Drake stava per Smaterializzarsi.

Norah sorrise vedendo qualche goccia d’acqua cominciare a scendere dalle nuvole grigie comparse su Londra già qualche minuto prima, sperando che presto sarebbero aumentate.  

Non era mai stata una grande amante del cattivo tempo, ma aveva come la sensazione che quel giorno avrebbe amato la pioggia come mai in vita sua.

“Quindi ci siamo eh? Stiamo per uscire da qui.”

“Si spera… Ti confesso che mi dispiace per Jasmine, da quello che ci hai raccontato non ha avuto proprio una vita splendida… sempre in secondo piano, sempre con delle regole da rispettare… io sarei crollata molto tempo prima di lei.”
Alle parole di Violet Norah annuì, guardando la compagna con cipiglio sorpreso: non si sarebbe aspettata un discorso simile da lei… 

“Perché quella faccia? Non posso essere buona o fare discorsi giusti?”

“No, però mi sarebbe piaciuto se ti avesse sentito Noelle… non è che potresti ripeterlo dopo, davanti a lei?”

Norah sorrise con aria divertita, guadagnandosi il cuscino di piume che le arrivò dritto in faccia da parte di Violet, che però non trattenne un sorrisetto:

“Scordatelo, davanti alla nana mai!”

“Ecco, sei tornata quella di sempre… l’incanto è già svanito.”

“Ringrazia che sia iniziato, credimi è già tanto.”

 
                                                                               *

“Una tempesta con i fiocchi, non c’è che dire.”

Sentendosi poggiare una mano sulla spalla Noelle sobbalzò, rassicurandosi quando si voltò e vide Nicholas accanto a lei, in piedi davanti alla grande finestra ad arco della camera che la ragazza stava pulendo.

“Ehy, mi hai spaventato… già, Ellie si sta impegnando.”

Noelle spostò lo sguardo dagli occhi azzurri di Nicholas per riportarli sul vetro della finestra, osservando gli alberi scossi dal vento e la pioggia che s’infrangeva violenta su Londra.
Elske non si era risparmiata nemmeno con il temporale, tanto che si potevano chiaramente scorgere dei lampi non indifferenti in lontananza.

“Meglio così, almeno abbiamo la certezza che a Leach non venga voglia di uscire… con l’incantesimo anti Smaterializzazione si è dato la zappa sui piedi.”

“Incantesimo anti che?”

“Lascia stare, avrai tempo di imparare un sacco di cose quando saremo fuori da qui.”
Nicholas ridacchiò, accarezzando la nuca di Noelle e dandole un bacio su una guancia mentre la ragazza sbuffò, impaziente:

“Per te è facile parlare con il Papa, tu sai tutto… noi invece siamo quasi al livello dei Babbani… sai, mi chiedo che cosa faremo quando saremo fuori da qui. I maghi non hanno a che fare con noi da anni, come la prenderanno?”

“Noi ci abitueremo a loro e viceversa, andrà tutto bene… non sono tutti matti come Leach, per fortuna. E poi insieme abbiamo affrontato qualcosa di non indifferente, direi che siamo pronti a tutto ormai.”

Noelle annuì, voltandosi verso il ragazzo:

“Che cose ne è stato delle persone di Regalo secondo te?”

“Sono ancora lì, il progetto di Leach sta iniziando ma non è ancora andato in porto per nostra fortuna… possiamo tranquillamente aiutarli, il Wizengamot li farà portare in Inghilterra come è giusto che sia. Invece mi chiedo che ne è stato nelle nostre vere famiglie.”

“Io non ricordo molto mio padre, non c’era quasi mai… mia madre e i miei fratelli a volte mi mancavano quando ero piccola, ma ormai credo di averli quasi dimenticati.” 

Nicholas non disse niente, pensando come Noelle alla sua famiglia biologica: nemmeno lui aveva un gran ricordo…

“Beh, se non altro adesso ho conosciuto voi, anche Violet mi sta quasi a cuore alla fine…” 


Noelle sorrise a Nicholas, cercando di sdrammatizzare la situazione.  Il ragazzo annuì, rivolgendole un sorriso:

“Sì, è vero… almeno conoscendo una nanetta chiacchierona ho imparato che non è sempre una debolezza provare dei sentimenti.”

“Eviterò di soffermarmi sulla nanetta chiacchierona solo per la seconda parte della frase, spilungone di 1.80.”

“1.85.”

“Ecco, appunto.”


                                                                                 *

“Bene, e ora che si fa?”

“Beh… aspettiamo.”      Cristian rispose in tono pacato, mentre invece Elske sbuffava e sedeva sulla sua branda a gambe incrociate, impaziente e nervosa allo stesso tempo.

Diana se ne stava in silenzio, pensando a cosa stesse facendo e dove fosse Drake. Era arrivato al Ministero? Aveva trovato qualcuno? Si era cacciato nei guai?

Non sapere la tormentava, anche da piccola odiava quando era esclusa dalle riunioni dei genitori… era sempre stata curiosa e impaziente.

Si stava anche chiedendo a come stesse sua madre, che cosa pensasse e se l’avrebbe rivista.

Non poteva fare a meno di domandarsi se le avrebbe spiegato tutto per bene o se invece avrebbe inventato una scusa come era solito fare Mondo, suo padre.
L’uomo le mancava, ma dopo una vita di liti e provocazioni non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce… forse solo a sua madre, anche se non sapeva bene che cosa provare per Jasmine.

Prima voleva capire e sapere com’erano andate veramente le cose, poi avrebbe pensato a come comportarsi con lei.

E il mondo… com’era, il mondo? Lei era cresciuta in una campana di vetro, una gabbia d’oro dalla quale non era mai uscita.

Come sarebbe stato vivere nel mondo reale? Gli altri se non altro ci avevano passato l’infanzia ma lei no, lei era nata a Regalo come sua madre.
Non sapeva niente della magia o del Ministero…niente. Era quasi al livello dei Babbani sull’argomento.

No, non sarebbe stato facile uscire dalla gabbia… ma aveva aspettato e sognato per anni e non poteva tirarsi indietro ora, non quando il momento era finalmente arrivato.


Elske, intuendo i pensieri della ragazza, la guardò e le rivolse un sorriso incoraggiatore:

“Andrà tutto bene Diana… la vita vera ti piacerà molto, ne sono certa.”

“Beh, lo spero… dovranno spiegarmi un bel po’ di cose però, perché sono decisamente ignorante.”

“Beh, anche noi… abbiamo passato gli ultimi nove anni estraniati dal mondo, non è che siamo proprio degli esperti.”

Cristian rise, pensando a quando Drake aveva denominato il Wizengamot Wigengamot o quando, giorni prima, Kaleb si era scervellato per un’ora prima di farsi venire in mente Hogwarts, Azkaban o anche solo Diagon Alley.

Diana sorrise appena ai due, non potendo che sperare che avessero ragione.


                                                                            *

Drake si guardava intorno, decisamente spaesato: era tutto così grande e luminoso… non si era immaginato così il Ministero, quanto più una specie di antro dell’orco cattivo (Leach).

C’erano moltissimi uomini e donne eleganti che gli passavano accanto, parlando tra loro e rivolgendo al ragazzo occhiate curiose, anche se nessuno si fermava a parlargli o a chiedergli qualcosa.

Sapeva di trovarsi negli uffici giusti al piano terra, doveva solo trovare qualcuno del Wizengamot… ma come? Forse indossavano abiti specifici?

Drake si guardò intorno mentre l’ansia cominciava a salire, pensando ai suoi compagnia: doveva fare in fretta, aveva il terrore di trovarsi Leach o un Auror che lo conosceva davanti da un momento all’altro.

Mosse qualche passo sul pavimento freddo e di marmo, guardandosi intorno con attenzione: un segno, un qualcosa di diverso…  

Niente, sembravano tutti vestiti uguali… non rimaneva che chiedere.

Il moro si avvicinò a due uomini di mezza età, chiedendo se fossero per caso membri del Wizengamot. Ricevendo un dissenso come risposta il ragazzo si avvicinò a tre uomini che camminavano davanti a lui, dandogli le spalle.

“Emh… scusate.”

I tre si voltarono sincronicamente a guardarlo, tutti abbastanza alti e dai capelli grigi.

Uno in particolare aveva i capelli e la barba piuttosto lunghi e guardo Drake con penetranti occhi azzurro chiaro:

“Ragazzo, che ci fai qui? Non dovresti essere a scuola?”

Drake aprì la bocca per rispondere, non trovando bene le parole:

“Io… voi siete del Wizengamot?”

“Si, perché?”

Un’onda di sollievo attraversò Drake, che sorrise ai tre uomini che lo guardavano con curiosità:

“Io vengo da Regalo, ho bisogno del vostro aiuto… riguarda il Ministro.”

Con quelle parole Drake si guadagnò subito la completa attenzione di tre. Due di loro si scambiarono uno sguardo esterrefatto, mentre l’uomo più alto e un po’ più anziano rivolse al ragazzo un sorriso, porgendogli la mano:

“In tal caso, dicci pure di cosa hai bisogno, ti ascolteremo con piacere… Io sono Albus Silente, Presidente del Wizengamot.”

                                                                             *

 

Diana si era addormentata quasi senza rendersene conto, facendo sogni agitati che riguardavano Ministri pazzi, morti improvvise e sua madre che la chiudeva in una gabbia.

Quando aprì gli occhi era confusa, sentendo che qualcuno la stava scrollando leggermente per le spalle.

Solo dopo pochi istanti mise a fuoco le voci fuori dalla stanza, sentendone per la prima volta da quando era stata chiusa lì dentro.

“Diana, svegliati!”    La ragazza sbattè le palpebre, mettendo a fuoco la voce di Cristian, che si era alzato in piedi e guarda la parte di muro da dove provenivano le voci con apprensione: erano gli Auror di Leach o i soccorritori? Difficile dirlo.

All’improvviso le voci si zittirono di colpo e Elske ebbe appena il tempo per rivolgere a Cristian un’occhiata confusa prima che il muro esplodesse, mandando pezzi di cemento armato ovunque nella stanza che era stata murata per evitare ai ragazzi di uscire in qualunque modo.

Tossendo e togliendosi la fuliggine dal viso, Diana scorse una figura alta e magra che le si avvicinò.

Non aveva mai visto quell’uomo, che però le sorrise e le mise subito sicurezza grazie agli allegri e gentili occhi chiari, la barba lunghissima e gli occhiali a mezzaluna.
Era vestito in modo strano con una lunga veste color carta da zucchero e la ragazza intuì fosse un mago, guardandolo mentre le tendeva la mano per aiutarla ad alzarsi:

“Coraggio signorina, la prigionia è finita… siamo qui per aiutarvi. Come si chiama?”

“D-Diana.”

Gli occhi chiari del mago furono attraversati da un lampo, come se non fosse la prima volta in cui sentiva il suo nome:

“Beh, allora mi segua Diana… è il momento di spiccare il volo.”











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Angolo Autrice:

Dopo una settimana finalmente ce l'ho fatta!    Scusate il ritardo ma ho avuto problemi con il PC.
E anche questa storia arriva praticamente alla fine... nel prossimo capitolo ci sarà l'Epilogo e quindi sarà l'ultimo... non temete, arriverà prestissimo! :)

Buona serata!
Signorina Granger

 

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Capitolo 14
*** Epilogo ***


~~Epilogo

 


Cammina sulla ghiaia nel completo silenzio, l’unico rumore è quello dei sassi contro la suola dei suoi stivali di cuoio.

Non c’è quasi nessuno, ma sentirsi sola è impossibile per lei, che si sente comunque circondata da decine di persone.

Non si ferma e non si guarda intorno, ormai conosce quel posto molto bene e non vuole perdere tempo: la stanno aspettando, dopotutto.

Quando arriva a destinazione sorride, rivolgendo uno sguardo ad ogni singola persona che l’ha accompagnata nella sua infanzia: vuole bene a tutti e non li dimenticherà mai, l’ha promesso.

Per ultimo, Diana guarda suo padre o almeno quello che ne resta: una lapide lucida e liscia di un bianco sporco,  dove compare il vero nome di Mondo che la ragazza ha scoperto solo al funerale quando ha visto la lapide per la prima volta: Joseph Williams.

Quindi lei tecnicamente si dovrebbe chiamare Diana Williams… ma ha passato metà della sua vita a sentirsi chiamare solo Diana e non riesce a percepire l’idea di avere un cognome: una parte di lei è ancora a Regalo, in una gabbia d’oro insieme a quella che infondo sarà sempre la sua famiglia…

“Ciao, papà. Sono venuta, come sempre.”

Diana sorride al padre, immaginandoselo davanti a lei a fissarla con quei penetranti occhi chiarissimi che da piccola l’avevano tanto intimidita.

Ogni anno lei va lì, a ricordare l’anniversario della morte del padre… è triste da pensare, ma Diana ricorda quel giorno come l’inizio della sua libertà, il giorno in cui ha lasciato Regalo una volta per tutto, nel bene o nel male.

Sono passati dieci anni da quella notte e ormai Diana ha perdonato quello che per lei non sarà mai Joseph ma sarà sempre Mondo, il suo austero e determinato padre.

Dieci anni… ormai lei ha trent’anni e non più venti, ormai è realmente adulta e non più una ragazzina, esattamente come tutti i suoi ex compagni di avventura con i quali si è tenuta in contatto.

“La mamma sta bene, credo che infondo le manchi, sai? Ma la conosci, è troppo orgogliosa per ammetterlo… Leach non uscirà mai da Azkaban, non credo se la passi troppo bene.”

E lei? Lei come sta?         Le sembra quasi di sentire la voce di suo padre domandarglielo, sotto gli occhi di tutti gli ex membri dell’Arcana Famiglia che l’hanno cresciuta e che, come Mondo, sono morti dieci anni prima.

“L’Inghilterra è bella papà… il mondo è bello. Tu ti facevi chiamare Mondo, ironico non trovi? Tu che non hai mai vissuto la vita vera.”

Diana abbassa lo sguardo sul suo braccio, dove il marchio è ancora lì e non se ne andrà mai, esattamente come per sua madre: le ali d’angelo sono ancora sul suo braccio a segnare indiscutibilmente la sua appartenenza a qualcosa di speciale che ancora oggi i maghi reputando una leggenda: l’Arcana Famiglia.

Diana può ancora volare e l’ha fatto per molto tempo, dopo essere finalmente uscita dalla sua gabbia d’oro… ora non ne sente più la necessità: ha visto e conosce tutto quello di cui ha bisogno per essere felice.

“Mi dispiace che tu non li abbia conosciuti, sai? Sono davvero delle persone fantastiche e anche Kaleb e Romeo lo erano… Gli altri stanno bene.”

Diana pensa a tutti i suoi ex compagni di avventure ai quali si sentirà infondo sempre legata, pensa a Drake e alla sua carriera nel Quidditch, pensa a Cristian e a Violet che lavorano con successo al Ministero insieme ad Elske… pensa a Norah, che nonostante sia una magonò è riuscita a diventare Auror grazie all’Eremita, che le consente l’invisibilità.  Pensa ad Isaac, che ha vendicato la morte del suo migliore amico sbattendo Leach ad Azkaban e a Nicholas, che è membro del Wizengamot e che ormai è sposato con Noelle che invece ha un negozio a Diagon Alley.  

Sono tutti cresciuti e vivono felicemente le loro vite come è giusto che sia, tra amici e la famiglia che si sono costruiti negli anni.

A volte la rende triste pensare che sono l’ultima generazione dell’Arcana Famiglia, che quando saranno passati altri vent’anni nessuno avrà più un patto con uno degli Arcani… ma forse è meglio così, dopotutto.

Per ultimo, Diana pensa a sua madre.
Jasmine che presiede il tribunale del Wizengamot: non poteva essere altrimenti, dopotutto “Ciò che dice il Giudizio è legge”.

Dimenticherà mai quella frase? No, probabilmente no e nemmeno sua madre…
 

“Diana?”
 

Si volta, stupita di essersi sentita chiamare nel cimitero praticamente vuoto.

E lo stupore aumenta trovandosi sua madre davanti, con un mazzo di gelsomini in mano.

“Mamma? Che ci fai qui, dovevamo vederci a pranzo con gli altri…”

“Ho cambiato idea, non mi sembrava giusto lasciarti venire da sola…”

La donna lascia i fiori sulla lapide e appoggia un braccio sulle spalle della figlia, che sorride mentre in silenzio guarda i fiori.

Infondo Jasmine e Mondo non si sono mai separati… i gelsomini che la donna porta costantemente sulla tomba del marito e ne sono la prova.







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Angolo Autrice:

E finalmente eccoci alla fine... come avevo promesso sono stata rapida, evitando di farvi aspettare un'altra settimana.

Che dire, finire anche questa storia è una grandissima soddisfazione (quota 3 XD), grazie a tutti voi per essere stati sempre presenti e per aver creato degli OC fantastici.
Spero che la storia vi sia piaciuta e che questo finale non vi abbia deluso, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.

A questo punto vi saluto, spero ci rivedremo ancora quindi arrivederci.

Signorina Granger

 

 

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