Nightmare Night

di Blue_Lily
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - Diario ***
Capitolo 2: *** Eroe o codardo ***
Capitolo 3: *** Codardia ***
Capitolo 4: *** Promessa ***
Capitolo 5: *** Colpa ***
Capitolo 6: *** Epilogo - Chiamata ***
Capitolo 7: *** Déjà-vu ***
Capitolo 8: *** Rabbia ***
Capitolo 9: *** Istinto Genocida ***
Capitolo 10: *** Uccidere o essere uccisi ***
Capitolo 11: *** "Reset" ***
Capitolo 12: *** Solo una notte da incubo... ***



Capitolo 1
*** Prologo - Diario ***


Prologo – Diario
 
x7-xx-201x
Caro diario,
è un bel po’ che non mi faccio sentire, eh? Non che non avessi voglia di scrivere, ma non avevo quasi nulla di interessante da fare o da dire. Ora però ho delle novità, e sono anche grosse novità!
Innanzitutto non vivo più a casa di Undyne. ... Credimi, io non volevo proprio saperne di andarmene da casa sua, ma di punto in bianco lei si è messa in testa l’idea di dovermi tenere al sicuro... Cuginetta cara, dovrei forse ricordarti che l’ultima volta, durante l’allenamento, ti ho quasi ustionato il braccio con una mia fiammata? Io mi so difendere, insomma! Non ho un bisogno urgente di trasferirmi solo perché magari c’è qualche criminale in giro! Ma lei ha insistito a tal punto da trovarmi lei stessa una casa... E’ sempre a Waterfall, ma in un posto molto più acquoso e... “selvaggio”, diciamo. Di questo la devo ringraziare!
E’ una casa bellissima! E’ situata in un isolotto al centro di un lago sotterraneo, affianco al quale c’è un’altra piccola isola con un manichino anti-fiamma, così posso allenarmi. Il percorso per arrivare a questi isolotti è una stradina lastricata molto carina (e stretta), e proprio oggi ho messo qualche lampada ai lati di questa stradina, non si sa mai che è troppo buio e qualcuno cada in acqua. Certo che Undyne ha pensato proprio a tutto! Anche ai mobili! ... Aspetta, non è che voleva buttarmi fuori di casa? Fa niente, abitiamo nella stessa zona almeno.
Passando ad altro, oggi sono stata a casa di Alphys per vedere anche come stavano andando i lavori per il corpo di Happstablook (anche se ora si fa chiamare Mettaton). Lo conosco da tantissimo tempo e so anche quanto ha desiderato questo nuovo corpo (di cui anche Alphys va tanto orgogliosa, per averlo costruito). Già Happ Mettaton mi piaceva prima (diciamo che ho una cotta segreta per lui fin da quando era un fantasma... Buffo eh? Una mezza-drago che si innamora di un fantasma), figuriamoci adesso! Adesso ha una forma più umana, diciamo... Ed è favoloso. Assolutamente favoloso. E per festeggiare mi ha invitata domani a cena! Come potrebbe andare meglio?
Ad ogni modo, ora si è fatto tardi e domani devo andare a Snowdin per svolgere delle commissioni, ti aggiornerò presto!
-Hydra
 
x8-xx-201x
Caro Diario,
wow, quando ho detto “ti aggiornerò presto” non credevo così presto.
Ad ogni modo, ho nuove notizie... Oggi ero andata a Snowdin per svolgere qualche commissione e, colta improvvisamente dalla fame, sono andata a prendere qualcosa da Grillby’s. Così come sono entrata puoi ben immaginare chi ho incontrato: Sans, nell’intento di scolarsi una bottiglia di ketchup. Dopo qualche minuto passato a raccontarci battute squallide (lui è il solo che riesce a trovare battute del genere sui draghi abissali. In particolare su di me, considerando che, oltre che essere una mezza-drago abissale, ho anche imparato a sputare fuoco), ci siamo messi a parlare del più e del meno. Mi ha raccontato di una donna alle rovine con cui si diverte a scherzare, una donna che accoglie tutti gli esseri umani che cadono nel nostro mondo... Mi ha anche accennato qualcosa riguardo al fatto che ha ucciso alcuni mostri nella sua via. Più tardi sono andata a chiederlo ad Undyne e lei mi ha dato la conferma, proibendomi di mettermi in mezzo a questa storia, dicendo che era troppo pericoloso e via così. Non credo di averla mai vista più seria... Però se questo umano è davvero così potente tutti i mostri dovrebbero affrontarlo allo stesso tempo, non separati, no? Domani incontrerò questo umano, poi deciderò sul da farsi, sono proprio curiosa...
Ora forse devo proprio andare, questa sera ho la cena con Mettaton e voglio che tutto sia perfetto! Sai una cosa? Stasera gli accennerò che mi piace, ecco (cavolo, sto scrivendo come una ragazzina di 11 anni in balia della sua prima cotta... pazienza, che posso farci?). Poi non so se potrò accennare qualcosa a com’è andata, domani sarà una giornata lunga e mi devo riposare a dovere.
Ti aggiorno il prima possibile!
-Hydra

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Capitolo 2
*** Eroe o codardo ***


Neutral Run - “Eroe o codardo”
 
 
«Io mi chiamo Hydra. Non credo che tu debba sapere altro.»
Questo fu il primo approccio con quell’umano tanto famoso ma incontrato casualmente nei pressi di Waterfall (precisamente poco dopo la discarica), caduto dal cielo e non si sa come ancora vivo. E’ privo di ali ed è caduto su un prato fiorito. Un prato fiorito. Chi riuscirebbe mai a sopravvivere dopo quella caduta? Lui non solo è sopravvissuto, ma non ha ricavato neanche un osso rotto, neanche una ferita se non quei pochi graffi dalle battaglie contro mostri precedenti... Alcuni dei quali uccisi. Come faccio a sapere di tutto ciò? Io vivo vicina alla mia lontana cugina a Waterfall, lei mi ha fatto conoscere il fratello maggiore del suo allievo e lui il giorno prima di questo “magico incontro” mi ha raccontato di una donna alle rovine che accoglie gli umani “caduti dal cielo e atterrati su un prato fiorito”. Insomma, attraverso vari casini sono venuta a sapere di come suddetto umano sia arrivato qui nel nostro mondo. E recentemente, sempre da mia cugina, ho saputo che ha ucciso alcuni mostri sul suo cammino.
«La tua fama ti precede, umano. Undyne mi ha raccontato tutto e mi ha ordinato di starne fuori...»
Abbozzo un mezzo sorriso, scuotendo appena la testa.
«Dovrebbe sapere che dicendo ciò mi ha solo incuriosita. Lei ti sta dando la caccia, lo sai? Più avanti dovrai affrontarla, ma credo che questo sia palese.»
E mi sono accorta solo dopo che effettivamente l’ha già incontrata una volta: quel taglio che ha sul braccio è chiaramente provocato da una lancia, di recente oltretutto.
E’ ferito! Uhuhu~ Volendo potrei affrontarlo e vincerlo con facilità... Se dovessi uccidere quest’umano qui e ora Undyne sarebbe fiera di me!”
Sorrido sadicamente al pensiero, mostrando i canini appuntiti e assottigliando maliziosamente lo sguardo, le pupille a fessura che si dilatano di buon punto. Con una mano sposto una ciocca ribelle di capelli corvini (anche se leggermente bluastri) dietro alle branchie in modo da liberarmi la vista, nel frattempo che la mia esca luminosa (come quella dei pesci abissali, per intenderci) ondeggia sinuosamente poco sopra la mia testa, emettendo una fievole luce giallastra.
«Sai, umano... Ho sentito in giro che se dovessi ottenere la tua anima riuscirei a diventare “colei che libererà i mostri da questa prigione sotterranea”. Hai capito, vero?»
Muovo la mano sinistra verso destra, e un istante dopo fiamme blu bloccano ogni possibile uscita, circondando me e la mia prossima preda. Altre fiamme blu ricoprono i miei pugni, intanto che mi preparo all’imminente scontro.
«Preparati ad affrontare Hydra Ialvirel, la mezza-drago!»
Non mi accenna neanche una parola. Quello che ingaggiamo è un combattimento anche abbastanza noioso e silenzioso all’inizio... Solo il rumore delle fiamme e i sibili dei pugni, che siano miei o suoi. Come fa un essere umano poi ad essere così agile nello schivare tutti i miei attacchi nonostante sia ferito? Che sia io troppo lenta?
«E’ ora di alzare la temperatura!»
E’ l’unica frase che dico prima di riprendere con le fiammate, stavolta con un’intensità e una velocità maggiore... Cosa che però fa anche lui. Mi colpisce ripetutamente, mi sento a ogni colpo sempre più debole, come se dovessi crollare da un momento all’altro... Cosa che effettivamente sta accadendo.
Arrivo a un punto dove non ce la faccio quasi più, ancora un colpo e potrei anche morire.
“L’ho sottovalutato... E’ davvero forte... Chissà quanti mostri deve avere ucciso per poter diventare così.”
Ora davanti a me ho solo due scelte: morire come un vero eroe (o un’idiota, visto che mi sono messa da sola in questa situazione) o fuggire da codarda. Il mio cuore vorrebbe rimanere a combattere fino alla fine, vorrebbe poter rendere in qualche modo fiera Undyne per aver almeno provato ad uccidere questo strano nemico... Ma il mio corpo ha deciso tutt’altro. In un attimo le fiamme attorno a noi si dissolvono, lasciandomi via libera per fuggire più veloce che posso.
“Sei una codarda... Sei fuggita di fronte al nemico e ora pensi davvero di presentarti a tua cugina in questo stato? No, Hydra... Tu ora vai da Alphys e la avvisi del pericolo. Undyne non ti ascolterebbe in ogni caso. ”
Continuo a correre, incurante di qualsiasi cosa. Giro per un momento la testa, tanto per essere sicura di non essere inseguita, ma è bastato quell’attimo per farmi sbattere la testa addosso a qualcosa e farmi cadere a terra. Mi metto una mano sulla parte colpita, ma non faccio in tempo a capire su cosa effettivamente sono andata a sbattere che mi sento afferrare la spalla e tirata su.
Deglutisco. Non mi ci vuole tanto per capirlo...
«U-Undyne...?»
Pronuncio il suo nome balbettando appena, senza neanche guardarla negli occhi, mentre lei delicatamente mi appoggia a terra. Sono andata a sbattere contro la sua armatura.
«Hydra, che ti è successo? Sei piena di lividi e ferite, si può sapere dove sei stata?!»
Nonostante il suo tono sembri più preoccupato che arrabbiato, io non rispondo, mantenendo lo sguardo basso e un atteggiamento colpevole.
«Rispondi!»
Mi mordo il labbro, rimuginando su quale sia la scelta migliore da fare in questo momento.
“... Devi dirle tutto e avvisarla. E’ anche per questo che sei fuggita dalla battaglia, no?”
Mi decido a parlare.
«... Ho combattuto contro l’umano, poco fa. Volevo ucciderlo per prendere la sua anima e liberare tutti noi! Poi... Poi volevo renderti fiera di me... Anche se alla fine sono fuggita e non sono morta da eroe. Forse sarei dovuta mor-»
Ma non faccio in tempo a finire la frase che lei mi tira uno schiaffo in piena faccia facendomi barcollare. Poco dopo si china alla mia altezza e mi abbraccia, con una gentilezza e delicatezza quasi sorprendente.
«Non dirlo mai più. Non è morendo che mi renderai fiera, Hydra... Non sei abbastanza forte da poter sconfiggere un nemico di questa portata, e non è neanche un compito tuo. Ricorda che sono io a capo della Guardia Reale, spetta a me questa battaglia.»
«Io volevo solo... Volevo solo...»
Ma la mia voce è spezzata dal pianto quasi imminente.
“No, Hydra. Non devi piangere. Non devi.”
Dopo aver sciolto l’abbraccio, Undyne mi alza la testa con una mano, sorridendo appena.
«17 anni di testardaggine dragonica, ecco cosa sei. Su, ora vai da Alphys a mangiare qualcos-»
Si blocca di colpo, puntando lo sguardo verso la direzione da dove sono arrivata.
«... Corri a Hotland, Hydra.. Sta arrivando.»
Si mette l’elmo sulla testa, e già capisco a chi si sta riferendo e cosa sta per accadere.
«Cosa...?! Undyne, non farlo...! Io non voglio che tu muoia!»
«Ti ho detto di correre via! Io non morirò! Per il bene di questo mondo io non morirò, te lo prometto! Ora vai!»
Annuisco appena, compiendo uno scatto nella direzione di Hotland... Poi però mi blocco. Mi giro, e vedo Undyne che a breve avrebbe cominciato la battaglia.
“... No. Io non la lascerò da sola.”
Mi nascondo dietro un grosso masso rimanendo a guardare, in attesa.
“Ti aiuterò se sarà necessario, Undyne... Te lo prometto.”
La battaglia comincia.

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Capitolo 3
*** Codardia ***


Neutral Run – “Codardia”
 
«No!»
Undyne continua a gridare, mentre il suo corpo un attimo prima svanisce e l’attimo dopo torna quasi come prima, solo leggermente più evanescente... Poco alla volta e sempre più. E l’umano continua ad attaccarla...
Perché non riesco a muovermi? Perché le mie gambe si rifiutano di correre ad aiutarla? Perché nonostante tutto sono come paralizzata, con le lacrime agli occhi?
E’ quando la vedo dissolversi quasi del tutto che vado in panico.
«NO!»
Da dietro al masso dove sono nascosta mi lascio scappare questa breve parola, con un tono abbastanza alto da poter essere sentito almeno da lei, mentre alcune lacrime cominciano a solcarmi il volto. Poco dopo questo mio breve intervento, il corpo di Undyne smette di essere evanescente, tornando ad essere completamente integro... O almeno questo è quello che sembra. Gira per un breve momento la testa da un lato, guardandosi le spalle, e spalanca gli occhi: mi ha vista. Un attimo dopo, più risoluta di prima, torna a rivolgersi all’umano.
«Io non morirò!»
Prova a lanciare un attacco, anche se molto debole. Vedo il suo corpo che comincia a sgocciolare.
“E’ determinata a rimanere in vita... Aspetta un momento...! La determinazione ai mostri... L-la determinazione... Oh no...!”
«Undyne, fermati...!»
La mia voce è bassa e spezzata dal pianto ormai inevitabile. Ancora non riesco a muovere un muscolo.
«Non morirò!»
Non riesce a lanciare alcun attacco, stavolta. Il suo corpo si sta sciogliendo sempre più.
«Io... non... morirò...!»
Ha il corpo quasi del tutto deformato. Anche se potessi muovermi per intervenire, sarebbe troppo tardi.
«No...! Io non m-»
Non fa in tempo a finire la frase che il resto del suo corpo si trasforma in cenere.
Cado in ginocchio dietro al masso. Ormai ho la vista appannata dalle lacrime, il respiro interrotto dai singhiozzi e il corpo ancora paralizzato, lo sguardo fisso a terra. Cerco di piangere il più silenziosamente possibile, limitandomi a ritare su con il naso e singhiozzare di tanto in tanto... Prima di notare una figura che sta a pochi passi davanti a me, che mi osserva. Alzo la testa, e il mio sguardo è iniettato di puro terrore quando mi rendo conto di chi ho davanti... L’umano mi sta per dare il colpo di grazia con la lancia munitogli da Undyne nello scontro di poco prima, ma io all’ultimo istante scarto in avanti, alzandomi in piedi e correndo più veloce che posso verso Hotland, verso la salvezza... Proprio come Undyne mi aveva detto di fare prima. Con la vista ancora appannata dalle lacrime finisco per sbattere contro alcune pareti nel frattempo che oltrepasso il confine fra Waterfall e Hotland. Le ferite e i lividi fanno male e comincio ad avvertire delle fitte alle costole per lo sforzo, ma la paura e l’istinto di sopravvivenza mi spingono ad andare avanti senza voltarmi indietro.
Finalmente sono giunta al laboratorio di Alphys, dove entro senza pensarci due volte.
«Alphys! Alphys!»
Grido, e subito la scienziata si mostra a me correndomi incontro. Noto quasi subito che ha gli occhi lucidi e il viso bagnato dalle lacrime... Deve aver visto tutto dalle telecamere.
«H-H-Hydra! S-sei viva! G-g-grazie al cielo sei viva...!»
Mi prende per una mano, portandomi al piano superiore della sua casa, dopodiché mi fa stendere su quello che sembra un tavolo da lavoro, improvvisando un lettino come quello dei medici munendosi anche di bende, disinfettanti e medicinali del genere.
«C-ce l’hai fatta per miracolo, lo sai...? Hehe...»
Mi dice accennando un sorriso, cominciando a disinfettare le ferite, ma non rispondo, limitandomi a distogliere lo sguardo dal suo e puntarlo verso il nulla. Una cosa che so bene di Alphys è che, nonostante sia accaduto qualcosa di estremamente doloroso (so quanto teneva ad Undyne), tenta di nascondere ciò che realmente prova... Purtroppo per lei, però, non è mai stata una buona attrice, e io me ne accorgo subito.
Se solo fossi intervenuta... Se solo l’avessi aiutata... Quell’umano a quest’ora sarebbe un cumulo di cenere, e forse neanche io ci avrei rimesso la pelle... E soprattutto Undyne non sarebbe morta. E’ solo colpa tua, Hydra... Tua e della tua codardia. Non sei neanche degna di essere un drago... I draghi non hanno paura, tu sì. I draghi affrontano i nemici, per quanto forti siano, per difendere coloro a cui tengono... Tu non ne hai il coraggio. Sei solo un’egoista, una fifona... Una codarda...”
A questi pensieri comincio a piangere silenziosamente senza neanche accorgermene. Quei pensieri sono spontanei e si ripetono come un Fiore dell’Eco, facendomi pesare sempre più il senso di colpa che mi attanaglia le viscere. Quando però mi accorgo di stare ancora piangendo mi mordo il labbro col canino, abbastanza forte da lacerarlo, irrigidendo tutto il corpo. Alphys intanto mi sta fasciando una ferita sul braccio destro.
«N-non dovresti irrigidirti... P-peggioreresti le cose e sentiresti più dolor-»
Si blocca, forse notando la mia espressione nel vano tentativo di non piangere.
«N-non è stata colpa tua...»
Dice in seguito, come se mi avesse letto nella mente e avesse sentito i miei pensieri, dandomi poi qualche carezza sui capelli nel tentativo di tranquillizzarmi. Giro la testa verso di lei per un attimo, e noto con dispiacere che anche lei fa fatica a trattenere le lacrime... Fa molta più fatica di me, tanto che alcune le rigano nuovamente le guance per poi cadere sul pavimento con un lieve ticchettio.
Rimango ancora in silenzio, tornando a fissare quel punto vuoto. Stavolta non penso nemmeno... Rimango lì, semplicemente, in attesa di qualcosa. Mi autoconvinco che sto solo aspettando che mi ritornino le forze per poter tornare a casa, ma in fondo alla mia anima sto solo aspettando qualcosa che mi rassicuri, la voce di Undyne che mi dice “Non preoccuparti, Hydra... Questo è solo un brutto sogno”.
Questo effettivamente è un brutto sogno... Solo che da questo non mi sveglierò mai. Ed è solo l’inizio di questo Inferno... 

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Capitolo 4
*** Promessa ***


Neutral Run – “Promessa”
 
Sono a casa. Alla mia casa.
Mentre percorro quella strada lastricata, lentamente e a testa bassa, ripercorro con la memoria tutto ciò che ho passato, ricordandomi come ho fatto ad arrivare qui dove sono.
L’umano ha fatto una breve visita ad Alphys, di quello che mi ha detto, ma è andato via poco dopo aver fatto la conoscenza di Mettaton, senza neanche salire al piano di sopra (per fortuna, aggiungerei). Dopo qualche ora Alphys mi ha riaccompagnata a Waterfall, e da lì ho deciso che avrei proseguito da sola.
Arrivo davanti alla porta di casa e sto per entrare, quando il mio sguardo si posa nell’isolotto affianco a questo, quello dove mi alleno.
“... Undyne vorrebbe che mi allenassi.”
Ho deciso, e così farò. Mi avvicino verso al manichino imbottito al centro dell’isola, ricoprendo i miei pugni di deboli fiamme bluastre.
Un pugno, e sento un piccolo formicolio trapassarmi la spina dorsale.
Un altro pugno, e questo formicolio si ripete e più forte di prima.
Un terzo pugno, più forti dei precedenti, e mi sento piena di adrenalina.
Il quarto pugno, e mi ritornano in mente i momenti in cui Undyne mi allenava.
“Più forte!”. E’ l’eco della voce di mia cugina che mi sprona a colpire il manichino sempre più forte.
Il quinto pugno lo tiro con una potenza maggiore, il sesto ancora, così anche il settimo, l’ottavo, il nono, il decimo... Tutti i colpi sono sempre più rapidi e sempre più potenti.
Il ventesimo pugno le fiamme si fanno più calde e intense.
Il trentesimo rivedo la scena della morte di Undyne, e rivedo il volto di quell’umano davanti a me.
Il quarantesimo mi sento pervasa da una nuova energia.
Il cinquantesimo mi rendo conto che questa nuova energia è rabbia.
Dal sessantesimo comincio a colpire e ringhiare, gridare di rabbia, a momenti ruggire...
Dal settantesimo comincia una serie di pugni più veloci, potenti e roventi dei precedenti.
Dall’ottantesimo comincio a tirare anche rapidi calci, mentre i sensi di colpa per aver visto mia cugina morire senza aver fatto nulla cominciano a riaffiorare.
Dal novantesimo i colpi si fanno meno potenti, più deboli ogni colpo di più: sto esaurendo le energie e la rabbia ha trovato un nuovo modo per manifestarsi, facendo anche scomparire le fiamme.
Sono quasi al centesimo pugno, esausta e dagli occhi grondanti di lacrime. Non riesco neanche più a ricoprire i miei pugni di fiamme da quanto sono priva di energia, ma testarda come sono mi sforzo anche solo per far comparire una scintilla. E appena ci riesco lancio un ultimo potente grido tirando quest’ultimo pugno, il più debole di tutti. Poco dopo sento il mio corpo tremare e cado in ginocchio davanti al manichino, integro e senza neanche una bruciatura, singhiozzando, cadendo un attimo dopo in un pianto disperato. Ora sono da sola, posso sfogarmi come meglio credo... Mi metto le mani in faccia, singhiozzando per un tempo indefinito, finché non sento una grande mano fredda appoggiarsi sulla mia spalla. Sobbalzo, girandomi di scatto, per poi scoprire con sollievo che è Mettaton nella sua forma “rettangolare”.
Abbasso lo sguardo, cercando di nascondermi il viso coi capelli.
«Non volevo che tu mi vedessi in questo stato...»
Dico con un filo di voce, trascinandomi lentamente verso la sponda dell’isola per potermi specchiare nell’acqua. Tutto ciò che vedo? Una perdente dagli occhi gonfi e le guance arrossate dal pianto, i capelli blu tendenti al nero spettinati e ancora qualche graffio sulla pelle grigiastra a tratti ricoperta di scaglie blu cobalto (come nella zona vicino alle branchie). Sospiro. Mettaton si avvicina e si siede accanto a me (anche se con “sedersi” si intende “ritrarre quella rotella che usa per muoversi”).
«Sono solo passato a trovarti.» mi dice «Deve essere stato orribile quello che hai passato... Mi dispiace...»
Non rispondo, avvolgendomi le ginocchia con le braccia e continuando a guardare il lago davanti a me. Le lucciole hanno cominciato a volare...
«Sai... Ho incontrato l’umano un paio di volte, prima di venire qui, sai? Ho provato anche ad ucciderlo, haha... Alphys nonostante tutto lo sta aiutando.»
A questa frase mi giro verso di lui, irritata.
«Che cosa...?!»
«E-ehi! Non preoccuparti! Lei vuole solo che sia Asgore a ottenere l’anima e liberare i mostri... Alphys odia quest’umano per quello che ha fatto a tua cugina.»
«Non credo che sia una buona idea lasciare il lavoro ad Asgore...»
«Già, lo credo anche io... Sai una cosa? Io affronterò quell’umano!»
Spalanco gli occhi, e istintivamente porto entrambe le mie mani a stringere la sua, assumento un’espressione disperata ma seria al tempo stesso.
«Mettaton, no! Non farlo...! Lui è troppo forte, ti ucciderà! Io non voglio perdere anche te...»
Lui si gira appena verso di me.
«Mh? Hydra, guarda che questo corpo è indistruttibile! Anche se volesse, non potrebbe neanche scalfirmi!»
«Ricordati della tua forma EX, Mettaton... Quella è vulnerabile... Se dovesse scoprire come farti cambiare forma e dovesse ucciderti io... Io...!»
Mi mordo il labbro, serrando le palpebre cercando di trattenere nuove lacrime al solo pensiero di dover perdere anche lui.
«Mh...?»
Con l’altra mano mi accarezza la testa, cercando di tranquillizzarmi.
«Hydra...»
Mi chiama dolcemente e io riapro gli occhi, guardandolo con gli occhi lucidi.
«... Non è che per caso ti piaccio?~»
Spalanco gli occhi, arrossendo istantaneamente.
“Come ha fatto a capirlo?!”
Scoppia in una fragorosa risata divertita.
«C-cosa c’è da ridere adesso?!»
Sbuffo, leggermente irritata, serrando i pugni.
«La tua espressione ha detto tutto, darling!» è ancora divertito dalla faccenda «Ad ogni modo... Sul serio. Ieri quando ti ho invitata a cena ti stavi comportando in un modo strano ed eri come sotto pressione, senza contare che eri rossa come un pomodoro! Volevo esserne sicuro, diciamo...»
Non rispondo ancora una volta, distogliendo lo sguardo. Segue un silenzio imbarazzante, prima che lui torni a parlare con il suo fare spavaldo.
«C-comunque non mi stupirei se tu ti fossi presa una cotta per me, insomma! Io sono io!»
«Fondamentalmente tu adesso sei un rettangolo.»
Rimane in silenzio anche lui, ora.
«... Però sì, mi piaci. Mi piaci così come sei nel carattere, qualsiasi forma tu abbia... Ed è così fin da quando eri un fantasma. Ora non provare a dire qualcosa anche solo vagamente simile a un insulto perché faccio in fretta a buttarti nel lago.»
«C-cosa?!»
Sembra sorpreso e imbarazzato allo stesso tempo. Non posso vederlo arrossire, ma dalla mano che sto tenendo sento che si è leggermente surriscaldato.
«Darling, non mi permetterei mai di insultarti! E inoltre...»
Segue un altro imbarazzante silenzio.
«Bah, al diavolo l’imbarazzo! Mi piaci anche tu, Hydra, e voglio combattere contro questo umano anche per poter liberare te!»
Sorrido a questa rivelazione. Dopo questa giornata tragica è la prima volta che sorrido, e sinceramente neanche io me lo sarei mai aspettato.
«E sei... Sei davvero convinto di poter uccidere questo umano?»
«Dubiti di me, darling?»
Il suo tono sembra più brillante del solito. Decisamente è troppo sicuro di sé.
«Facciamo così:» continua «se dovessi vincere questa battaglia (cosa che accadrà) tu ti metterai assieme a me.»
Sorrido ulteriormente, ridacchiando appena.
«Ma sei serio?»
«Non hai appena detto che ti piaccio?~»
«Ah... Va bene, ci sto.»
Ridacchio appena, dicendo questa frase.
«Quindi, Mettaton, prometti di restare vivo e vincere?»
«Sì, Hydra... Te lo prometto.»

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Capitolo 5
*** Colpa ***


Neutral Run – “Colpa”
 
Me l’ha promesso, non c’è nulla di cui preoccuparsi, no? Ci sono poche possibilità che l’umano venga a sapere dell’interruttore e lo faccia diventare vulnerabile agli attacchi, no? E anche se lo scoprisse... Mettaton riuscirebbe a batterlo, no? Non che io non creda in lui ma... Perché mi sento così agitata? Perché ho questo brutto presentimento?
Cammino avanti e indietro sul pavimento in legno della mia camera, immersa nei miei pensieri, mordendomi nervosamente il labbro inferiore.
“Cosa devo fare...? Cosa devo fare...?”
Sposto lo sguardo istintivamente sul televisore a schermo piatto su un mobiletto di bambù, rimanendo a fissare lo schermo spento per qualche secondo.
“Aspetta un secondo...”
Premo il pulsante si accesione, e qualche attimo dopo lo schermo si connette sull’unico canale disponibile: quello dello show di Mettaton, che ora sta prendendo una nuova piega... L’umano ha appena premuto l’interruttore.
“Oh no...”
«Oh sì...»
Dice Mettaton, mentre viene ricoperto da una spessa coltre di fumo.
«Oh sì... Se hai premuto il mio interruttore vuol dire una sola cosa: tu vuoi disperatamente assistere alla prima performance del mio nuovo corpo. Che impertinente... Fortunatamente per te, avevo pianificato questo show da tantissimo tempo.»
«COSA?!»
Lo sapevo. Lo sapevo che non avrei dovuto fidarmi! Gli avevo chiaramente detto di fare attenzione a quel benedetto pulsante, di non farglielo scoprire per nessuna ragione al mondo e lui? Lui aveva pianificato tutto solo per mettersi in mostra.
«Razza di idiota!»
Grido, nella vaga speranza che lui anche se lontano possa sentirmi.
Il fumo si dirada, e si ritrova con i riflettori puntati contro. Sembra davvero troppo sicuro di sé.
«Renderò i tuoi ultimi attimi di vita... Assolutamente favolosi!~»
Senza neanche spegnere il televisore io corro fuori dalla mia casa, nonostante il dolore e le fitte che cominciano nuovamente a riaffiorare. Stavolta non deve morire nessuno... Non voglio perdere due persone a me care nello stesso giorno e per colpa della stessa cosa...!
“Se corro non arriverò mai in tempo...! Devo inventarmi qualcosa...”
Socchiudo gli occhi, digrignando i denti, tentando di farmi venire in mente qualcosa di rapido, gratuito e soprattutto che posso utilizzare senza una qualche particolare licenza.
“Ma certo! Perché non ci ho pensato prima?!”
So che questo mi comporterà un’enorme perdita di energia, so che lo sforzo per liberare questo potere mi causerà tanto dolore... Ma è una cosa che posso sopportare se ho la consapevolezza di non ripetere l’errore dello stesso giorno, la consapevolezza di poter salvare la vita di colui che amo.
Accelero la corsa di un minimo, inarcando la schiena in avanti. Sento il mio corpo che si sta lentamente trasformando, i denti e gli artigli più lunghi e affilati, le squame zaffiro che cominciano a ricoprirmi il corpo a chiazze, vari spuntoni sulle braccia e una lunga coda dragonica, ma soprattutto sulla schiena un paio di enormi ali dalla membrana azzurro scuro, che spalanco poco dopo.
“Si impara a volare una volta e non si scorda più... Vediamo se questa frase è veritiera.”
Sbatto le ali una volta, due volte, tre volte... E finalmente comincio a prendere quota. Dopo qualche battito sono a una buona altezza e mi sto muovendo molto più veloce di prima.
“Ce la farò.”
Ogni battito mi causa una fitta in tutto il corpo, ma so che è tutto il prezzo da pagare per poter compiere questa missione personale. Agilmente schivo ogni ostacolo che mi si para davanti, compiendo delle acrobazie aeree, nel frattempo che supero il confine tra Waterfall e Hotland, tra Hotland e il Nucleo... Tantissimi mostri sono radunati sotto enormi schermi per le strade di Hotland, assistendo alla première di Mettaton che, quando poso lo sguardo io su quello schermo, ha già perso le braccia.
«Braccia...?»
Dice.
«Chi ha bisogno di braccia con gambe come queste...?»
Sorride spavaldamente, facendo finta che tutto stia andando secondo i piani.
“Più in fretta...!”
Accelero il battito delle ali, sorpassando in fretta anche l’hotel di Mettaton e arrivando alla cima del Nucleo, dove proprio lui sta lentamente perdendo senza saperlo... Lì davanti ci trovo Alphys.
«Alphys, cosa sta succedendo?!»
Ruggisco quasi, con la mia voce dalle fattezze quasi infernali. Spaventata lei si gira.
«H-Hydra! L-l-lui ha bloccato la porta, n-non riesco ad entrare! C-comunque è tutto sotto controllo!»
Sbuffo fumo dal naso, spostandola poco delicatamente dalla porta. Ricopro i miei pugni di nuove fiamme, e istantaneamente anche altre parti del mio corpo si ricoprono di fuoco, più ardente e letale di prima. Comincio a tirare dei pugni sulla porta, invano considerando che non si scalfisce minimamente... Deve per forza essere fatta di un qualche materiale magico e soprattutto antifiamma. Continua così per un’altra decina di minuti... Poi il rumore di un qualcosa che si rompe, seguito da un’esplosione.
La porta si apre pochi secondi dopo e il mio cuore smette di battere per qualche attimo. Davanti a me vedo solo un corpo metallico smembrato, bulloni e ingranaggi sparsi in giro... E al centro del palco una parte di busto e la testa.
«METTATON!»
Grido, correndo verso i resti del suo corpo, ancora una volta quasi in preda delle lacrime. Prendo la sua testa fra le mie mani, tremando... Tutto quello che vedo scaturisce in me un turbine di emozioni negative: rabbia, disperazione, senso di vendetta... Sensi di colpa. Lo sguardo spento del mio amato, il suo corpo come smembrato... E l’umano che, dalla porta d’uscita, mi sta guardando. Un attimo dopo si gira, scomparendo. Alphys lo segue, scomparendo a sua volta.
«Mi avevi promesso che avresti vinto... Mi avevi promesso che non mi avresti mai abbandonata...!»
Nonostante la mia forma dragonica non sono riuscita a salvare neanche lui, nonostante tutta la determinazione che avevo intanto che volavo fino a qui non sono riuscita a distruggere quell’umano... Neanche dopo aver visto il corpo di Mettaton in quello stato.
Inarco la testa indietro, lanciando un lungo ruggito che gradualmente diventa il pianto disperato di una donna che ha perso troppo in troppo poco tempo... Prima di cadere a terra, priva di energie.
“Mi dispiace...”
E’ tutto ciò che riesco a sentire nella mia testa, prima di svenire.

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Capitolo 6
*** Epilogo - Chiamata ***


Neutral Run – Epilogo
-Chiamata-
 
*Ring... Ring...*
 
Il telefono squilla.
Sono passati trenta giorni da quando tutto questo è successo. Trenta giorni esatti da quando il mio unico parente, quello che sarebbe stato il mio ragazzo e Asgore, il re del sottosuolo, sono stati uccisi. Inoltre nessuno sa più che fine abbia fatto Alphys... Anche lei è come se fosse scomparsa nel nulla.
L’umano se n’è andato dal nostro mondo e noi siamo rimasti imprigionati qui, la regina (Toriel) è tornata e ha preso tutto il potere instaurando una nuova legge: tutti gli umani che cadranno su quel prato fiorito non verranno trattati come nemici, ma come amici... Queste sono le parole testuali che sta dicendo Sans al telefono verso un interlocutore sconosciuto... Che stia mandando un messaggio?
«SANS, CON CHI STAI PARLANDO?»
Chiede Papyrus, sempre col suo tono molto quieto (sarcasticamente parlando).
«oh, con nessuno.»
Risponde Sans.
Da quel momento in poi smetto di ascoltare la conversazione che ora sta avendo Papyrus verso quest’interlocutore sconosciuto... Fino a un certo momento.
«IO STO BENE! A PARTE PER UNA COSA... UNDYNE E METTATON SONO SCOMPARSI, E ANCHE ALPHYS... MI MANCANO TANTO, SAI? SPERO CHE SI STIANO DIVERTENDO!»
Parla sorridendo come se non sapesse nulla dell’accaduto... Il che forse è vero. Forse nessuno è stato tanto crudele da andargli a sbattere la verità in faccia...
«HAI CONOSCIUTO HYDRA, NO? LA CUGINA DI UNDYNE! BEH... LEI CADE IN DEPRESSIONE SPESSO ULTIMAMENTE... ANCHE A LEI DEVONO MANCARE TANTO I NOSTRI AMICI. E’ TALMENTE TRISTE CHE, PERSINO COI MIEI INCORAGGIAMENTI, DICE DI VOLER MORIRE E CHE E’ STATA COLPA SUA... POI RUGGISCE E BRUCIA QUALCOSA. E POI RIDE SADICAMENTE. E’ STRANO IL SUO COMPORTAENTO MA... A ME DISPIACE VEDERLA IN QUESTO STATO.»
Intanto che Papyrus parla io mi sono messa a pensare a tutto e, nonostante sia passato tanto tempo, qualche lacrima continua a scivolare via dalle palpebre. Per evitare di pensare, decido di rivolgere una qualsiasi domanda a Papyrus... Lui forse mi potrebbe aiutare a trovare nuovi pensieri. Gli chiedo quindi la prima domanda che mi viene in mente, con la voce appena tremante.
«Papyrus... Con chi stai parlando...?»
«AH GIA’! ORA LEI VIVE CON NOI! HYDRA, NON SEI FELICE? E’ L’UMANO!»
Mi sento istantaneamente paralizzata, le pupille ristrette. Non sento più nulla attorno a me, solo per un attimo rivedo le immagini della morte di mia cugina e di Mettaton, e una nuova forma di rabbia prende il possesso del mio corpo...
«Papyrus... Passami il telefono. Ora.»
Confuso, Papyrus mi passa la cornetta, saltellando poi in camera sua. Comincio a parlare, utilizzando un tono calmo ma carico di risentimento, a tratti chiaramente tagliente.
«Ciao, umano. Sì... Ho sentito Papyrus parlare di me e di come mi sono sentita in questi trenta giorni infernali. Ovviamente dopo che hai fatto sciogliere mia cugina e fatto esplodere il mio amato. Ricordi anche l’ultima volta che mi hai vista, no? Mi stavi guardando, poi mi hai voltato le spalle... In una situazione comune avrei potuto ignorare tutto e attaccarti, ma stavo soffrendo talmente tanto che interiormente ho rifiutato di combattere un’ultima volta con te...
E   m e   n e   p e n t o   a m a r a m e n t e . »
Il mio tono da qui cambia radicalmente, diventando più simile a un sibilo.
«Avrei dovuto ucciderti quando potevo... Avrei dovuto trasformarmi fin da subito e divorare lentamente il tuo corpo, mentre ancora eri in vita, come hanno fatto i miei antenati a quelli della tua razza infame, anni fa...»
Prendo una breve pausa, respirando. Accenno un sorriso, prima di continuare.
«... Sai una cosa? Dimentica ciò che ho detto. E’ solo uno stupido pensiero, e le fantasie sono inutili ora... Io devo agire
Mi lascio sfuggire una piccola risata, cominciando a sfoggiare poco alla volta un sadico sorriso.
«Io so da dove sei caduto... Quella è l’unica entrata e uscita dal mondo sotterraneo, no? Quella nelle rovine, sopra al prato fiorito... Ti chiederai come posso fare per scalare quel burrone, immagino. Beh... Chi ha bisogno di saper scalare quando si possiedono delle ali? Dovresti averlo capito, ormai... Io volerò su fino al tuo mondo, ti cercherò e finalmente potrò ucciderti senza alcun rimorso.
Fidati, umano... Tu non hai ancora visto niente
Segue un’altra risata, seguita da qualche attimo di silenzio.
«I l   d r a g o   s i   a v v i c i n a , D A R L I N G . . . »
 
*Click*
 
Continua...

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Capitolo 7
*** Déjà-vu ***


Genocide Run – “Déjà-vu”
 
Spalanco gli occhi, risvegliata come da un lungo sonno. Mi metto seduta, scuotendo lentamente la testa e stropicciandomi gli occhi cercando di capire cosa effettivamente è successo. Ricordo perfettamente il giorno precedente, la cena con Mettaton, la notizia dell’umano caduto nel nostro mondo e il divieto da parte di mia cugina di poterlo anche solo vedere... Però a quella parola, “umano”, mi si stringe lo stomaco per qualche ragione. Nella mia testa si fanno strada delle immagini e dei suoni confusi, forse inesistenti, ma che mi sembra di aver visto coi miei stessi occhi, che mi sembra di aver vissuto in qualche modo... Impossibile, penso, visto che il solo pensiero mi rimanda a cose appartenenti a un lasso di tempo molto più lungo del semplice passaggio tra un giorno e l’altro.
La vista di mia cugina sciolta, il suono di un’esplosione, giorni di agonia e dolore e un giuramento di vendetta... Il resto sono solo immagini confuse, ma mi autoconvinco di aver fatto solo un brutto sogno.
Sto andando a casa di Undyne per i soliti allenamenti quotidiani (anche se, stavolta, meno motivata del solito) quando mi rendo conto di una cosa, passando per le vie di Waterfall: non c’è nessuno, assolutamente nessuno. Solitamente mentre giro incontro Aaron che flette i suoi muscoli, Shyren che tenta (anche se invano) di cantare e talvolta Temmie... No, stavolta non c’è anima viva.
“Ma si può sapere che è successo mentre dormivo? Fino a ieri questo posto non era un deserto!”
A passo lento ripercorro tutta la strada che separa la mia dimora da quella di mia cugina, turbata dai miei stessi pensieri... Ancora un brutto, anzi un orribile presentimento. Neanche il rumore dell’acqua, il bagliore delle lucciole e i flebili sussurri dei Fiori dell’Eco, che solitamente mi rilassano, riescono a placare questa sensazione che mi sta chiudendo lo stomaco, la stessa sensazione che ora mi spinge ad accelerare il passo fino al punto di farmi correre.
E’ proprio mentre volto l’angolo che davanti a me si presenta Monster Kid, quel simpatico ma altrettando fastidioso bambino di Snowdin che è un grande fan di mia cugina... Ha il terrore dipinto sul suo volto.
«Ehi, mostriciattolo! Che ci fai qui? Che è successo?»
Chiedo a tono abbastanza alto ma non come rimprovero, quanto come manifestazione della mia sempre crescente preoccupazione.
«Y-yo! Dobbiamo andare via da qui, quell’umano sta uccidendo tutti!»
«Umano? Cosa vuoi dire...?!»
«Undyne ha detto che ha ucciso tutti i mostri che ha trovato, sta facendo una strage! O-ora se ne sta occupando lei...! Saremo salvi...!»
Istantaneamente le mie pupille si restringono, rivedendo davanti a me la scena vista in quel sogno, solo più vivida...
“Io non... Morirò...! Io... Non... Mor-” aveva detto lei, prima di tramutarsi completamente in cenere.
«Oh no...»
Sussurro, appoggiando una mano sulla spalla del bambino, guardandolo dritto negli occhi.
«Ascoltami bene, ragazzino. Corri, salvati finché sei in tempo, ti raggiungerò.»
Poi torno a guardare avanti.
«Devo solo evitare di commettere un errore che sento di aver già fatto...!»
Monster Kid annuisce, per poi correre via e scomparire nell’oscurità di Waterfall. Riprendo anche io la corsa, stavolta più veloce e determinata di prima, mentre una domanda spontanea, quasi inattesa, si fa spazio nella mia testa: e se questi non fossero solo sogni ma ricordi? E se avessi già vissuto questa scena...? Per il momento, però, a questi quesiti non ci sarà risposta.
Rallento il passo, quando arrivo al ponte che porta a Hotland... Il ponte dove adesso si sta ripetendo la scena che più temevo.
Smetto di sentire tutti i rumori attorno a me, eccetto il battito del mio cuore. Il fragore della cascata in lontananza, le gocce d’acqua che cadono dalle stalattiti... Tutto sembra essersi mutato alla vista di mia cugina che sta combattendo contro quell’umano, uscendone anche perdente. Lei ha un aspetto diverso, sembra più forte, più potente, chiunque sarebbe corso via vedendola così... Ma in qualche modo quel dannatissimo umano l’ha quasi portata alla morte, di nuovo.
«Quindi neanche questo potere... E’ stato sufficiente...?»
Dice lei, a seguire una breve risata sommessa, l’intero corpo che sta tremando. Poi un sorriso.
«Se tu... Se tu credi che perderò la speranza ti sbagli. Perché... Perché ho i miei amici alle mie spalle.»
E’ da qui che forse comincio a capire... Quella cosa non sta solo uccidendo Undyne, ma ha anche ucciso tutti i mostri delle Rovine, di Snowdin... Papyrus e  Sans compresi, con ogni probabilità. Mi mordo il labbro, cominciando a tremare a mia volta inanto che mi nascondo dietro all’angolo. Stavolta sono arrivata decisamente troppo tardi... Non c’è più nulla che io possa fare per salvarle la vita. Finirei solo per perdere la mia...
«Alphys mi ha detto che mi avrebbe guardata mentre combattevo... E se le cose si fossero messe male, lei avrebbe... Lei avrebbe fatto evacquare tutti.»
Il suo tono è sempre più debole, anche se in un certo senso rimane fiero. Il suo corpo comincia a sgocciolare...
«Proprio ora sta chiamando Asgore dicendogli di assorbire le sei anime... E con quel potere...»
Anche se il suo corpo si scioglie sempre di più ogni secondo che passa, lei non smette di sorridere. Non sta perdendo la speranza, come ha promesso, crede davvero in un futuro migliore per questo mondo anche se la sua vita è giunta al termine...
«...Questo mondo vivrà...!»
Poco dopo il resto di lei si tramuta in cenere. Mi mordo il labbro, serrando gli occhi quasi in preda dalle lacrime. Questa scena l’ho già vista in sogno, ma chi avrebbe mai detto che si sarebbe avverata davvero?
La scena però è diversa... Undyne stavolta non è morta come una guardia in difesa del regno, ma è morta come un vero eroe in difesa del mondo intero, senza mai perdere il sorriso e la speranza anche dopo la sconfitta.
«Ti renderò giustizia, Undyne. Continuerò la tua missione...»
Sussurro, in un ringhio.
«Nel nome del tuo sangue e di tutti i mostri morti prima di te,  l o   u c c i d e r ò . . .»

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Capitolo 8
*** Rabbia ***


Genocide Run – “Rabbia”
 
L’umano volta le spalle a Waterfall, continuando il suo cammino. La rabbia che sto tenendo dentro sembra non sentire ragione, grande è la tentazione di correre più veloce che posso verso quell’assassino e sfigurargli il volto con i miei pugni infuocati, per poi carbonizzarlo con una potente fiammata, ma quel poco di razionalità che mi sta rimanendo mi spinge a restare immobile, facendomi rodere nelle mie stesse emozioni. Coi denti digrignati e un’espressione di puro disgusto dipinta sul volto, a mia volta do le spalle a quel posto, dirigendomi verso casa mia a passi lunghi e ben distesi, un’andata veloce e sicura al tempo stesso. Nonappena arrivo nella zona nei pressi del mio covo, però, si presenta davanti a me una persona inaspettata.
«Hai visto tutto. Non è così, Alphys?»
Enuncio, a sguardo fisso al suolo e con un tono altrettanto basso.
«S-sì, Hydra. S-sono venuta a prenderti per portarti in un luogo più sicuro... E’ stata una fortuna t-trovarti ancora viva.»
Il suo tono è cupo, e non la biasimo. Alzo un attimo lo sguardo, incrociando il suo, e ne leggo la sofferenza... In fondo io l’ho sempre saputo che lei amava Undyne, e vederla morire deve essere stato un enorme shock così com’è stato per me. Instintamente mi avvicino a lei e la abbraccio caldamente, come per poterla confortare. Condividiamo lo stesso dolore, ma vista la situazione ancora non abbiamo il tempo per piangere... Non ancora...
Dopo qualche attimo di silenzio, la scienziata ricambia il mio abbraccio, tentando a sua volta di confortarmi, singhiozzando appena.
«Alphys... T-ti giuro che la vendicherò... Ti giuro che continuerò la sua missione e ucciderò quell’umano...!»
Enuncio solennemente io, anche se col tono di voce appena spezzato. Alphys si irrigidisce istantaneamente, sciogliendo velocemente l’abbraccio e guardandomi dritta negli occhi.
«H-Hydra, no! Non ti permetto di rischiare la tua vita! Undyne non lo vorrebbe!»
Ha gli occhi lucidi e la voce spezzata, mentre mi dice queste parole e mi stringe una mano, come per pregarmi di non fare nulla di avventato. Sospiro, voltando la testa in un’altra direzione.
«So com’era Undyne... Lei vorrebbe solo la salvezza per questo mondo, vorrebbe solo fare in modo che tutti possano vivere dopo di lei. Hai... Hai visto com’è successo, no...? Lei ti ha incaricato di mettere tutti al riparo e ha detto a Asgore di assorbire le anime. Tu però... Sei la scienziata reale, dovresti sapere meglio di chiunque altro che tipo è Asgore. Conoscendolo non assorbirebbe neanche una di quelle anime... E ci deve essere qualcuno in g-grado di poter contrastare quella cosa prima che sia troppo tardi...!»
Il mio tono è sempre più flebile e sforzato, contando anche lo sforzo che sto facendo per trattenere le lacrime. Nonostante io voglia apparire forte come mia cugina, nonostante voglia provare ad avere il suo carattere fiero e determinato, finisco sempre per essere sempre eccessivamente emotiva e apparire come una debole...
«Prima che guadagni talmente tanta energia da poterci uccidere tutti con un solo fendente di quel suo fottutissimo coltello!»
Restringo le spalle, abbassando la testa, e alcune lacrime scivolano a forza dalle mie palpebre. Stringo la mano di Alphys a mia volta, come per cercare ulteriore forza per essere realmente convinta di quello che dico e penso.
Lei sospira a sua volta, senza smettere di guardarmi.
«E’... E’ un’azione nobile, la tua... S-si vede che tua cugina ti ha insegnato bene... Io non ti fermerò più nella tua scelta, così come non ho potuto convincere Mettaton.»
Spalanco gli occhi, rimanendo per qualche attimo con la bocca aperta.
«M-M-Mettaton...?! C-che ha intenzione di fare...?!»
«P-poco prima che Undyne cominciasse la sua battaglia, stavo dando qualche modifica al suo nuovo corpo e lui ha insistito affinché gli aggiungessi anche delle armi. C-così, nel remoto caso in cui Undyne sarebbe stata sconfitta, avrebbe potuto battere questo umano da solo... E nonostante i miei iniziali rifiuti, lui non ha voluto sentire ragioni.»
Le mie pupille si restringono istantaneamente, rivedendo me stessa davanti alla porta che conduce al palco di Mettaton, i pugni squamosi ricoperti di fiamme...
«Hydra...?»
Alphys mi chiama, ma non riesco a sentirla.
Risuona nella mia testa il rumore di un’esplosione alla quale sarebbe seguita la visione del corpo del mio amato distrutto. Le mie mani cominciano a tremare.
«H-Hydra!»
«No... Non può essere già successo...»
Sussurro, continuando a fissare il vuoto davanti a me.
«S-successo cosa? Hydra, spiegati meglio! Non sto capendo!»
Per tutta risposta, spalanco le grandi ali che fino a poco prima non avevo neanche fatto comparire sulla mia schiena, inarcando la schiena e facendo risplendere i miei occhi di una luce macabra. Mi ritrovo ancora una volta ad essere trasformata per metà, con in testa un obiettivo ben preciso: fare in modo che un altro mio caro non muoia davanti ai miei occhi. Un paio di battiti e già mi ritrovo in aria, a volare in direzione del Nucleo più velocemente di quanto non abbia mai fatto in vita mia.
«Hydra! Hydra! Dove stai andando?! Fermati! HYDRA!»
Il tono disperatodi Alphys si perde in lontananza ogni attimo di più.
“Mi dispiace, Alphys... Ma non posso farlo succedere.”
Nel giro di qualche minuto arrivo alla mia meta, davanti a quella porta malauguratamente conosciuta, sferrando gli stessi colpi che ora sono sicura di avere già sferrato, stavolta con molta più potenza e rabbia, la stessa porta che si apre poco dopo...
“Forse non è troppo tardi!”
Penso, prima di osservare con attenzione la scena davanti a me. Mettaton nella sua nuova forma, più forte, più armato... Potrebbe uccidere quell’umano in un attimo, ma quest’ultimo ha attaccato per primo, mirando all’anima sigillata dietro a uno schermo di vetro.
«METTATON, NO!»
Grido, compiendo un breve scatto in avanti... Ma ormai è tardi. Appena lui si rende effettivamente conto di essere stato colpito nel suo unico punto debole mi volge un rapido sguardo, per poi esplodere un attimo dopo.
Stessa scena, stavolta peggiore. Stessi battiti del cuore accompagnati dall’eco dell’esplosione. Ma quello che provo... Questo è diverso. Alzo lo sguardo puntandolo sull’umano in piedi davanti a me, illeso, con un coltello in mano. Poi un mio ruggito.
E’ ora che, nonostante l’ira che mi attanaglia le viscere, capisco che tutto dipende da me, è ora che capisco che sta a me porre fine a questo genocidio... E’ ora che capisco che la vera battaglia comincia. Tutto dipende da me, non posso tirarmi indietro.

 

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Capitolo 9
*** Istinto Genocida ***


Genocide Run – “Istinto Genocida”
 
[Battle Theme (1): https://www.youtube.com/watch?v=y5MlZi2ecgA ]
 
Sta succedendo tutto troppo in fretta...
«MUORI!»
Nonostante la mia forma trasformata solo per metà, l’istinto che mi guida è tale e quale a quello di un drago a cui è stato tolto tutto, e mai... Mai privare a un drago le cose che gli stanno a cuore, né tantomeno provare ad uccidere i suoi cari...
«MUORI! MUORI! MUORI!»
Un ruggito, un altro... Un’artigliata, un’altra... Una fiammata, un’altra... Il tutto in un susseguirsi di mosse rapide e ininterrotte, mosse che talvolta l’umano riesce a schivare. Altre volte i nostri sguardi si incrociano, mettendo in evidenza le differenze tra i due; il mio, dai riflessi di fuoco e iniettati d’ira e di desiderio di vendetta, uno sguardo che vuole uccidere ma per una nobile causa, per salvare chi ancora è in vita e rivendicare chi è morto... Poi il suo, vuoto e privo di emozione alcuna, risplendente di una luce rosso vivo, scarlatta come tutto il sangue che ha visto spargere. Una sola cosa, però, ci accomuna: entrambi stiamo combattendo per un ideale, giusto o sbagliato che sia, giudati da un istinto omicida o, forse, genocida.
Dopo la mia ultima mossa, abilmente schivata, l’umano decide di contrattaccare, riuscendo a pugnalarmi alla spalla sinistra. Incurante del dolore, porto la mia mano destra, ardente come le fiamme dell’inferno, sulla sua testa, facendo abbastanza pressione verso l’esterno da scagliarlo via, come se mi dovessi strappare un peso di dosso. La forza è tale da farlo sbattere contro la porta ormai di nuovo chiusa. Respiro affannosamente, mettendomi una mano sulla spalla sanguinante: che sia davvero finita?
L’umano si muove, cercando di rialzarsi in piedi. Spalanco gli occhi nel constatare che è illeso, probabilmente nel pieno delle sue forze.
“Com’è possibile?!”
Penso inizialmente, prima di soffiargli contro una potente fiammata. Come se l’avesse prevista, scarta da un lato e con una velocità innaturale riesce a raggiungermi e colpirmi alla coscia. Di tutta risposta gli tiro un potente calcio in pieno stomaco.
Il turno successivo mi colpisce l’altra gamba, il turno dopo il fianco... Ogni turno che passa riesce a colpirmi in ogni parte del corpo, mi sento come se dovessi morire dissanguata da un momento all’altro se non direttamente eliminata il turno a seguire. Non so come, ma sento di aver già vissuto questa scena... Immagini confuse mi appaiono nella testa, ritraendo me a Waterfall, circondata dalle fiamme e sul punto di essere eliminata, ma che invece di morire come un eroe ho preferito fuggire.
«No... Non succederà...!»
Un fendente dall’alto diretto alla mia nuca, ecco come sta attaccando, ma io rimango immobile, a testa bassa, come per aspettare il colpo di grazia... Ma poco prima di essere sfiorata da quel coltello infame ancora impregnato del sangue di tutti gli altri mostri, afferro e blocco il polso di chi lo sta reggendo, tremante per la continua perdita di sangue. Alzo lo sguardo verso l’umano, sollevato da terra per il polso, guardandolo con lo sguardo più truce e il sorriso più sadico che abbia mai fatto. Il suo volto, al contrario, sembra sorpreso...
«Credevi... Credevi davvero che sarei rimasta lì ferma a morire...?!»
Anche se con immenso dolore a causa delle ferite, spalanco nuovamente le ali.
«Ora dimmi: come te la caverai nel mio elemento...?»
Dopo qualche secondo siamo già in volo, io che barcollo a causa delle frequenti fitte e quella cosa appesa per il polso. Sembra svenuta.
Arrivo a Waterfall in poco tempo, e d’istinto faccio cadere l’umano da una certa altezza, mio malgrado non sono così tnto in alto da potergli spezzare le ossa del collo... Atterro lì di fianco e sono in procinto di ucciderlo, quando un colpo di tosse e uno sputo di sangue mi costringe a fermarmi.
“No... Se si dovesse svegliare e mi dovesse colpire sarebbe la fine.”
«Tsk.»
Gli volto le spalle, dirigendomi il più velocemente possibile verso casa mia, riflettendo su quale potrebbe essere un modo efficace per distruggerlo, annientarlo...
“Undyne ha avuto quel potere grazie alla sua determinazione, l’umano ha avuto un potere maggiore uccidendo tutti i mostri sul suo cammino... Devo trovare una via alternativa, qualcosa che possa permettere anche a una come me di poter distruggere una piaga simile...”
Rimuginando su quali possano essere le possibili soluzioni mi ritrovo nella mia zona, e istintivamente arresto il passo. La cosa che mi balza più all’occhio sono degli occhietti nascosti e delle parti di corpo tremanti.
“Devono essere alcuni dei mostri sopravvissuti...”
Un attimo dopo, però, la mia espressione, da confusa, assume un ché di sadico addizionato alla bassa risata che segue.
«Sì... Funzionerà...!»

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Capitolo 10
*** Uccidere o essere uccisi ***


Genocide Run – “Uccidere o essere uccisi”
 
[“Bloody” Waterfall Zone Theme - https://www.youtube.com/watch?v=vN5A2xZBMUc ]
 

«Ragazzi~!»
Non so cosa stia succedendo...
«Andiamo, sapete perfettamente come stanno le cose qui~»
Non so cosa è successo per farmi diventare così.
«Sapete che quell’umano vi ucciderà... E gli darete più potere...»
Cammino a passo lento, scrutando attentamente i dintorni come alla ricerca di una preda. Mi fermo sfoggiando un inquietante sorriso,  tenendo innocentemente le mani squamose dietro la schiena.
«Quindi perché non farvi uccidere da me per assicurare la salvezza di questo mondo?»
Ho già ucciso un mostro, pochi minuti prima, e ho sentito fluire dentro di me una nuova scarica di energia, le mie ferite che hanno cominciato a rimarginarsi. E’ stato tutto troppo rapido... Quel Froggit mi si è avvicinato, forse per curiosità o preoccupato per il liquido scarlatto che mi colava dalle ferite, e io, presa da uno strano istinto, gli ho tirato una sonora artigliata sulla nuca, strappandogliela letteralmente. Il sangue spruzzava a fiotti dalla testa ormai mancante, poco prima che il resto del corpo si tramutasse in un cumulo di cenere.
Ora li sto cercando tutti, per poterli uccidere uno ad uno e guadagnare più potere. Ma perché lo sto facendo? Non sono sempre stata cresciuta con l’idea di non dover fare del male a nessuno? Mi sto davvero comportando come quella cosa?
«Piuttosto che concedergli il potere, preferisco essere etichettata come un’assassina...!»
Sussurro in un ringhio, prima di continuare la caccia.
Un’altra testa mozzata, e le mie ferite si rimarginano del tutto.
Una coppia carbonizzata, e il mio corpo recupera pian piano tutte le energie.
Uno sventrato, uno diviso a metà, un altro ancora con la testa schiacciata contro la parete, altri trucidati nell’acqua del lago... Sembrano ore intere quelle che passo in mezzo a quello che ora sembra un inferno di sangue e cenere, ma ogni attimo che passa mi sento sempre più potente, il mio corpo sempre più grande e diverso ogni secondo di più, riempito di una nuova energia.
 Non c’è più nessuno in giro, stavolta per davvero; sono riuscita ad ucciderli tutti e ad accumulare talmente tanta energia da potermi trasformare completamente. Mi specchio sulla superficie dell’acqua e rimango sorpresa dal mio stesso riflesso. Sono un drago enorme di circa tre metri e bipede, ricoperta di scintillanti scaglie dai riflessi zaffiro. Dal muso lungo e sottile riesco a vedere i miei occhi quasi completamente bianchi (o giallastri) se non per una sottilissima fessura che sarebbe la pupilla, una fila di denti lunghissimi e acuminati ancora grondanti di sangue, sia sulla mascella che sulla mandibola, e le branchie e l’esca luminosa che mi hanno sempre caratterizzata. Il mio aspetto ricorderebbe quello di un pesce abissale se non fosse per un paio di enormi ali, una coda lunghissima e la mia lunga chioma blu scuro che mi copre anche parte del volto, ma soprattutto per le zampe. Le zampe anteriori somigliano molto a delle braccia, dal polso al gomito posso notare degli spuntoni palmati (proprio come le dita) e degli artigli che, se mi fossi trasformata in un altro momento, sarebbero stati bianchi e non cremisi.
Sfoggio un sorriso dragonico, lasciandomi sfuggire una bassa risata. Anche il mio tono è cambiato: ora è più... Cupo. E’ pur sempre femminile, ma sembra provenire direttamente dall’inferno.
«Quell’umano morirà...!»
Dico, per poi voltare un attimo lo sguardo verso casa mia, posta proprio in fondo alla strada. E’ lì che trovo Alphys, spaventata, sconvolta e quasi in preda alle lacrime, tiene entrambe le mani davanti alla bocca. Così come muovo qualche passo in sua direzione, lei indietreggia, come se avesse paura.
«Alphys! Sono io!»
Dico con tono fiero, mantenendo quel sorriso spavaldo ma al tempo stesso sadico.
«N-no...! N-non l’avrebbe mai fatto...!»
Il suo tono, al contrario, è spaventato e tremante. Indietreggia ancora.
«Fare cosa, Alphys?»
Continuo, avanzando ancora di qualche passo.
«Guarda la mia vera forma! Ora sono più forte! Finalmente la morte di tutti i mostri, di Mettaton e di Undyne sarà vendicata!»
Ma lei mi rivolge uno sguardo truce bagnato dalle lacrime.
«M-Mettaton e Undyne non avrebbero mai voluto una cosa simile...!»
Dice poi in un sibilo.
«Cosa? Ma non volevano annientare quell’umano? Alphys, li hai visti anche tu! Loro hanno cambiato forma e hanno provato a compiere questa missione, ora tocca a me!»
«L-loro non hanno ucciso altri mostri per accumulare p-più potere!»
«Non avevo altra scelta!»
Ruggisco, talmente forte da essere sul punto di sputare fuoco.
«Alphys, adesso basta! Ho ucciso qualcuno, ma per una buona causa! Riparliamone quando quella cosa sarà morta! Come cugina di Undyne tocca a me continuare la sua missione! Alphys, sono sempre io. Sono sempre Hydra.»
Lei mi volta le spalle, guardandomi trucemente con la coda dell’occhio.
«... Tu non sei più la stessa Hydra che conoscevo.»
Detto ciò corre via nella direzione opposta alla mia, verso la seconda uscita da Waterfall.
«Tsk.»
Le volto le spalle a mia volta, guardando verso la direzione da dove sono arrivata, con l’intento di andare a trovare e uccidere finalmente quell’umano. Quest’ultimo, però, mi ha facilitato le cose, tanto che lo vedo in lontananza, proprio all’inizio della strada. Ringhio, accentuando il mio sadico sorriso.
«Preparati a morire, bastardo...!»

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Capitolo 11
*** "Reset" ***


Genocide Run – “Reset”
 
[(Genocide) Battle Theme (2) - https://www.youtube.com/watch?v=M6Xu3IqaETQ ]
 
L’esca luminosa risplende di una luce abbagliante e un attimo dopo sia io che l’umano siamo circondati da alte fiamme blu, talmente ardenti da essere più tendenti al bianco e all’azzurro che al blu stesso. Un attimo dopo ancora da questi muri roventi e dal suolo, come controllate dai movimenti sinuosi dell’esca, delle lingue di fuoco in parte simili a fruste cominciano a colpire il mio avversario rapidamente e senza alcuna tregua, da direzioni diverse. E questo, come se prevedesse ogni mia mossa, esce illeso da questa combo, correndo nella mia direzione con quella dannata lama in mano.
«Credi di essere un ammazza-draghi?»
Domando in un ringhio. Però rimango immobile, senza reagire, aspettando di ritrovarmelo proprio davanti al muso, e quando arriva talmente vicino da potermi colpire io sorrido tranquillamente (sarebbe più opportuno dire “ghigno”), riservando però un’occhiata truce.
«... Dimmi, ti piacerebbe provare la sensazione di sentire il proprio corpo sciogliersi?»
Sibilo, prima di soffiare una fiammata talmente calda (e quindi talmente vicina alla mia bocca) e grande da colpire in pieno quella cosa. Dapprima sento le sue grida strazianti di dolore, poi vedo il suo corpo squagliarsi in modo rapido, tanto che nel giro di cinque secondi di lui rimane solo più che un ammasso di carbone e cenere misto agli ultimi residui di sangue, il metallo fuso del coltello lì di fianco.
Respiro profondamente, recuperando tutto il fiato perso in quella fiammata. Possibile che sia già tutto finito? Davvero ci è voluta una fiammata per finire tutto? Mi rifiuto di crederci... Come può essere che Undyne e Mettaton non sono riusciti a fermarlo?
Scuoto lentamente la testa, pronta a far scomparire le fiamme per potermene andare, ma qualcosa mi blocca... Aldilà delle fiamme noto una luce più forte, una luce talmente abbagliante da costringermi a chiudere gli occhi, una luce che, per un attimo, mi è sembrata una sorta di stella. Riapro gli occhi, e ciò che vedo mi riempie di stupore e di rabbia: l’umano è ancora vivo, lì davanti a me, tenendo il coltello in mano. Poso lo sguardo a terra, e né la cenere né il metallo fuso sono ancora lì.
«Cosa...?! Non è possibile!»
Lancio la stessa combo di attacchi dello scontro precedente, forse in modo più rapido e soprattutto differente, ma non demorde... Sembra anche più determinato di prima.
«Non sei il solo che può essere determinato, umano!»
Dico in un ruggito, lanciandogli un’altra fiammata. Non so come, ma questa riesce a schivarla, e si ripete la sua azione... Corre verso di me, ma stavolta riesce a ferirmi anche abbastanza profondamente alla coscia. Di tutta risposta, io gli prendo la testa con una delle mie grandi zampe palmate, stringendo talmente forte da essere sul punto di rompegli le ossa del cranio. Col coltello, però, riesce a ferirmi il polso, costringendomi a lasciarlo andare. E’ una questione di un attimo: incurante del dolore alla coscia e al polso sinistro, appena vedo quell’umano in piedi, di spalle, di fronte a me (in procinto di scappare, probabilmente) abbasso la testa, chiudendo le mascelle sul suo corpo e tirandolo su. Sento le mie sottili zanne perforargli la carne, trapassarlo da parte a parte... Sento il suo sangue ancora caldo sulla mia lingua e il suo cuore ancora battere, senza contare altre grida di dolore... Scuoto la testa violendemente, sentendo di conseguenza le ossa della mia vittima spezzarsi. Per completare il tutto, prendo le gambe del corpo ormai quasi senza vita con la zampa destra, tirando talmente forte da dividere in due quello che ormai è il cadavere di un umano morto (e spero che morto ci rimanga). Butto malamente a terra la metà inferiore dell’umano, completo di parti di budella e la colonna vertebrale chiaramente visibile e ancora insanguinata, ingoiando quasi intera la parte superiore.
“Non può sopravvivere dopo questo...”
Penso, leccandomi le labbra, tornando a guardare davanti a me. Poco dopo sento il dolore alla gamba sparire, per poi vedere la stessa luce, lo stesso bagliore accecante che mi fa lacrimare gli occhi.
«No...! NO!»
Grido, e prima ancora che l’umano possa fare una qualsiasi azione compio uno scatto in avanti, attaccandolo con tutta l’ira che ho in corpo. Ma non importa quante volte gli sfiguri la faccia, non importa quante volte tenti di carbonizzarlo, non importa quante volte dilanio la sua carne... Lui continua a tornare, più determinato e forte di prima. Non so come fare per annientarlo...
Sono arrivata ad un punto della battaglia dove non riesco ad infliggere quasi nessun danno, ma al contrario ne subisco parecchi e che presto si rivelano parecchio gravi. Proprio come quando l’ho affrontato da mezza trasformata, ora mi ritrovo a essere sul punto di morire, ancora qualche colpo e con ogni probabilità finirò per dissolvermi in un cumulo di cenere, come tutti gli altri mostri...
«No... Non accadrà...!»
Ringhio, prima di spalancare le ali e saltare letteralmente addosso all’umano, prendendogli un braccio trascinandolo rapidamente nel lago, superando il muro di fuoco. Se lo uccido ora, riuscirò a recuperare tutta l’energia. Non mi importa quante volte dovrò affrontarlo, non mi importa se questa battaglia disperata durerà in eterno... Dobbiamo finirla qui.
Comincia una cruenta lotta corpo a corpo sott’acqua, dove cerchiamo entrambi di uccidere per non essere uccisi. Sto per titare un’artigliata dritta verso il suo cuore, quando un riflesso argenteo mi passa rapidamente davanti agli occhi, seguito da un dolore lancinante all’esca che finisce per farmi gridare. Lascio andare la mia vittima, anche senza volerlo, la quale nuota fino in superficie, e così faccio anche io. Mi trascino sulla riva, sanguinante da quasi ogni parte del corpo, stremata... Appena riapro gli occhi la prima cosa che noto è che tutte le lingue di fuoco sono sparite, poco dopo, proprio quando tento di rialzare la testa seguita dall’intero corpo, vedo un altro riflesso e stavolta il dolore lo avverto al collo. Crollo nuovamente a terra e, sebbene con la vista appannata, rivolgo uno sguardo carico d’odio verso quello che è l’artefice dell’ennesima uccisione, proprio lì davanti a me, trionfante... Perché sì, ormai mi sono resa conto di essere finita.
«T u . . .  T u   n o n   l a s c e r a i   q u e s t o   l u o g o   v i v-»
Tossisco e di conseguenza sputo sangue. Quella lama mi ha colpita alla giugulare.
«Ma fammi il piacere.»
E’ la prima volta che sento la voce di questo umano. E’ una voce femminile, ma è troppo strana per essere appunto umana.
«Stupida lucertola sputa fuoco. Tu credi davvero di poterkmi uccidere? Credi davvero di potermi fermare? Voi mostri siete tutti uguali... E tu stai per fare la fine di tua cugina, e anche del tuo amatissimo robot. Li raggiungerai e avrai il tuo lieto fine, no? O forse non sarà così...? In fondo hai ucciso dei mostri anche tu.»
Mi si avvicina all’orecchio, sussurrando.
«... Tu sei un’omicida così come lo sono io.»
«T u . . .  L u r i d a   p u t t a n-»
Tossisco un altro rivolo di sangue.
«Idiota. E’ inutile, ormai. Cosa mi hai detto prima del nostro scontro? “Preparati a morire” o qualcosa del genere? Beh... Buona morte, stronza. Mi hai creato fin troppi problemi.»
Sorride in modo strafottente, voltandomi le spalle.
«Ah, già. E’ il caso di avvisarti: non provare a lanciarmi una delle tue fiammate. Mi credi davvero tanto stupida? Ho capito che quella lucina controllava le fiamme.»
Alzo lo sguardo, e noto con orrore che il dolore che avevo avvertito prima era dell’esca che mi è stata strappata via, e avendo la giugulare lacerata non riesco a trovare la forza per poter sputare fuoco.
La vista comincia ad oscurarsi, sento il mio corpo dissolversi poco alla volta.
“Undyne... Mettaton... Alphys... Mi dispiace...”
E’ il mio ultimo pensiero, prima di perdere completamente i sensi, sprofondando in un sonno senza fine.
 
Continua...

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Capitolo 12
*** Solo una notte da incubo... ***


Pacifist Run – “Solo una notte da incubo...”
 
Mi sveglio in un breve grido di terrore, rizzandomi a sedere. Ho gli occhi spalancati e il respiro affannoso, come se avessi appena vissuto un incubo... Il che effettivamente mi sembra. Sbatto le palpebre, guardandomi confusamente intorno: sono in camera mia. Do una rapida occhiata al mio corpo... Nessuna ferita, nessun livido, nulla. Quello che ho passato... Che sia stato davvero tutto un incubo? Il dolore che ho provato però sembrava così vero...
Sussulto a questo pensiero, portandomi la mano sinistra alla gola e la mano destra sull’esca: entrambe illese, neanche un’ammaccatura o anche solo un minimo dolore. Giro la testa da un lato: le ali, la coda e tutti gli altri tratti dragheschi sono spariti, come se non mi fossi mai trasformata.
Scuoto la testa, portando lentamente le gambe fuori dalle morbide e tiepide lenzuola, tremando appena per il freddo. Mi lascio sfuggire uno sbadiglio, intanto che stiro le braccia stendendole verso l’alto.
“Mi sembrava tutto troppo vero per essere un sogno... Ma aspetta: se tutto ciò potrebbe non essere successo, se è stata solo la mia immaginazione, questo vuol dire che...”
«HYDRA! CHE SUCCEDE?!»
Ma non riesco ad associare la voce ad un volto che vedo la mia porta in legno cadere violentemente a terra dopo che le è stato tirato un violento calcio. I miei occhi brillano alla vista di chi ha tirato il calcio alla porta, il mio volto si illumina con un radioso sorriso.
«Undyne!»
Grido alzandomi velocemente in piedi e, incurante del pavimento gelato, comincio a correre in sua direzione, stringendola caldamente e con tutte le energie che ho in corpo in un lungo abbraccio.
«Sei viva!»
Alzo lo sguardo appannato da delle lacrime di gioia, notando prima la sua espressione confusa, poi poco dopo il suo sorriso come intenerito. Ricambia dolcemente l’abbraccio, parlandomi altrettanto dolcemente ma ancora con una nota di confusione.
«Beh... Certo che sono viva, non è che muoio così da un giorno all’altro. Piuttosto... Prima quando sono entrata ti ho sentita gridare, che è successo?»
«Forse... Forse è il caso di raccontarti tutto...»
Sciogliamo l’abbraccio, dirigendomi verso il letto trascinandomi dietro mia cugina tenendola per mano. Una volta sedute tiro un sospiro, raccontando per filo e per segno tutto ciò che ho visto sia nel primo che nel secondo incubo, tutto il dolore, tutte le volte in cui ho visto lei e Mettaton morire davanti ai miei occhi, persino il fatto di essermi trasformata in drago e di aver ucciso tutti i mostri della mia zona! A seguire interminabili secondi di silenzio, rotti bruscamente dalla fragorosa risata di Undyne, per niente stranita o quantomeno incupita da ciò che ho appena finito di raccontare.
«Puoi dirmi per favore cosa ci sarebbe di tanto buffo in tutta questa storia?!»
Domando, alquanto seccata dalla sua reazione (anche se, conoscendola, avrei potuto aspettarmela).
«E’ tutto talmente surreale e irrealizzabile che mi viene da ridere, scusa.»
Mi risponde lei, asciugandosi una lacrimuccia prima di continuare.
«Come puoi pensare che qualcuno possa uccidermi? Andiamo, mi dovresti conoscere ormai! In secondo luogo, quell’umano di cui hai sentito parlare da me e dagli altri non riuscirebbe a uccidere neanche un singolo Froggit, figuriamoci sterminare tutti i mostri!»
A queste parole mi metto istintivamente sull’attenti, cercando di comprendere meglio e assimilare ciò che ha appena detto e ciò che dirà.
«Cosa intendi dire? L’hai per caso affrontato?»
«Ovviamente! Era mio dovere farlo!»
«E l’hai ucciso?!»
Il mio volto è più radioso di prima, forse sto per sentire quello che per due interminabili incubi ho desiderato di sentirmi dire. Forse adesso l’anima è proprio al castello di Asgore, pronta per spezzare la barriera e liberarci tutti! Forse, una volta rotta la barriera, noi potremmo trovare una nuova casa, condurre una nuova emozionante vita, come se dovessimo compiere un’avventura! E quale avventura non contiene anche un po’ di romanticismo? Io mi sarei dichiarata a Mettaton, lui avrebbe ricambiato e...
«... No.»
I miei film mentali si fermano proprio alla sua unica, rapida, imbarazzante risposta.
«... No?»
«Presisamente. Aspetta, ora ti racconto ogni cosa... »
E mi ha raccontato di come la sua armatura fosse diventata calda e pesante a Hotland, mentre inseguiva l’umano. Mi ha raccontato poi di come fosse crollata al suolo e di come lui le abbia versato addosso un bicchiere d’acqua, di come poi hanno fatto amicizia grazie a Papyrus, della lezione di cucina e della sua casa che è andata a fuoco.
«... Fammi capire, quindi tu e l’umano siete amici e la tua casa è in fiamme?»
«Precisamente!»
Risponde con un sorriso, in perfetto contrasto con la mia espressione sbigottita.
«... Tutto ciò è impossibile.»
«Mai quanto la tua storia del genocidio e della tua trasformazione completa. Sai bene che non hai ancora la forza fisica per poterti trasformare in modo completo, soprattutto in una situazione come quella! Devi ancora crescere! E’ stato solo un brutto sogno...»
Mi da un’energica pacca sulla spalla, continuando a sorridere.
«... Bentornata nella realtà!»
Sbuffo, accennando un mezzo sorriso. Di certo quelle che ho passato, anche se sotto forma di incubo, non sono state belle esperienze... Sono felice di essere tornata alla normalità, eppure c’è qualcosa che ancora non mi convince. Questa sensazione che sto provando... E’ la stessa sensazione che si prova quando si sa che qualcosa è accaduto per davvero, anche se si ha fatto solo un sogno. Devo scoprire se questa è una sensazione fondata o no... E per scoprirlo devo trovare quell’umano.

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