I 96esimi Hunger Games

di Signorina Granger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La Mietitura ***
Capitolo 3: *** In viaggio verso Capitol ***
Capitolo 4: *** Centro Immagine ***
Capitolo 5: *** La Cerimonia d'Apertura ***
Capitolo 6: *** Addestramento ***
Capitolo 7: *** Prova di Valutazione ***
Capitolo 8: *** L'Intervista ***
Capitolo 9: *** Bagno di Sangue ***
Capitolo 10: *** Hawk ***
Capitolo 11: *** Nessuna esitazione ***
Capitolo 12: *** Due colpi ***
Capitolo 13: *** Vendetta ***
Capitolo 14: *** Festino di sangue ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


I 96esimi Hunger Games - Prologo



Alfred Peacok era seduto sulla comoda sedia imbottita, gli occhi neri fissi sul calendario appoggiato alla grande e antica scrivania del suo ufficio. 

Un altro anno stava per concludersi... E con esso iniziava anche l'orrore che ogni anno li perseguitava, opprimeva le menti e i pensieri dei poveri studenti della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. 

Gli alunni venivano trattati e istruiti esattamente come un secolo prima, solo che negli ultimi vent'anni le cose erano cambiate: gli Hunger Games, i giochi della fame tipici di Panem, avevano invaso anche la Gran Bretagna e Hogwarts con lei, costringendo la scuola a sorteggiare ogni anno, all'ultimo giorno di lezione, due studenti per Casa compresi tra il secondo e il settimo anno.  Questi otto ragazzi venivano poi portati nell'immediato a Panem per iniziare la procedura per i Giochi...  Per iniziare a prepararsi alla morte, con ogni probabilità.

Lucilla Snow aveva, due decenni prima, esteso il suo potere anche in Inghilterra e aveva deciso di inserire anche i poveri studenti della scuola di Magia a prendere parte a quello stupido reality show...  

Era il 20 di Giugno. Il giorno dopo sarebbe cominciata l'Estate, e anche un altro periodo di morte ed uccisioni. 












..............................................................................................
Angolo Autrice: 

Come prevedibile, sono durata poco senza una nuova Interattiva... Quindi ecco la mia prima Crossover tra Harry Potter ed Hunger Games! 

Gli OC saranno 20 anziché 24, perché saranno 8 per Hogwarts e 12 per Panem, due per Casa e due per i seguenti Distretti: 1, 2, 4, 7, 9, 12. 

L'età deve essere naturalmente compresa tra i 12 e i 18 anni, come sempre. 

Potete prenotarvi due OC al massimo ma di due Fandom diversi, le schede devono essere mandate dopo la mia conferma entro la mezzanotte del 10 con come Oggetto il vostro nome. 

La scheda da mandare è questa: 

Nome: 
Soprannome:*
Età:
Casa/Distretto:
Aspetto:
Carattere:
Cosa ama/odia:
Passioni/talenti:
Arma preferita: (tengo a dire che quelli di Hogwarts saranno sminuiti della bacchetta una volta dentro all'Arena, quindi  anche loro dovranno allenarsi)
Con chi potrebbe creare un'alleanza? (i nomi me li manderete in seguito)
Paure/debolezze:
Cenni sulla famiglia:
Come reagisce all'estrazione: (se si offre, scrivetelo qui) 

Ultima cosa: le prime 5 schede che mi arriveranno saranno salve dal Bagno di Sangue iniziale!
È tutto, spero che parteciperete in molti! 

Signorina Granger 

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Capitolo 2
*** La Mietitura ***


Angolo Autrice:
Buonasera! Non volevo farvi aspettare troppo e così eccomi qui con il primo capitolo, che è più una breve presentazione dei vostri personaggi... Gli OC non sono 20 quindi qualche nome me lo sono inventato di sana pianta XD il Distretto 9 non compare nel capitolo perché non avevo nessun OC, quindi ho ritenuto senza senso inserirlo nella Mietitura.
probabilmente i personaggi inventati da me saranno i primi a morire nell'arena ma non è detto che valga per tutti, quindi non adagiatevi sugli allori e vi avviso: i primi OC a morire potrebbero essere quelli degli autori che spariranno nel nulla come accade quasi sempre. 


Detto ciò vi saluto, spero che il capitolo vi piacerà e di aggiornare in fretta! 
Signorina Granger 




Capitolo 1: La Mietitura 



Gli occhi di tutti, nell’illuminata Sala Grande dal sole di fine Giugno, erano puntati sul Preside Peacok, che stava in piedi accanto alla grande boccia di vetro dovevano stati inseriti i nomi di tutti gli studenti di Hogwarts dal secondo anno in su. 

Era l'ultimo giorno di scuola e entro poche ore quasi tutti gli studenti sarebbero stati a casa con le rispettive famiglie per godersi le vacanze... Alcuni però sarebbero subito partiti con la prospettiva di, probabilmente, non rimettere più piede ad Hogwarts e di non rivede mai più la propria famiglia. 

Peacok piegò le labbra in una smorfia, lanciando un’occhiata carica d’astio al Pacificatore alla sua destra. Odiava farlo... Lo odiava con tutto se stesso. 

Quando si dice oltre il danno, anche la beffa: la Snow aveva gentilmente incaricato il Preside di estrarre i nomi ogni santo anno, così da segnare la fine di otto poveri studenti e di tenersi i sensi di colpa probabilmente per tutta la vita. 

“Bene, cominciamo con Grifondoro, come sempre.” 


Facciamola finita in fretta 


L'anziano mago lanciò uno sguardo quasi rammaricato al tavolo dei Grifondoro, immaginando che un brivido doveva aver oltrepassato la schiena di quasi tutti i ragazzi.

Alle parole del Preside diversi tra i biglietti nella boccia di vetro si erano debolmente illuminati di rosso, segno che i nomi scritti sopra appartenevano alla Casa di Grifondoro. 

La culla dei coraggiosi... Peccato che nessuno potesse esserlo a tal punto da non provare almeno un po’ di paura per l'estrazione. Solo un pazzo sarebbe stato tranquillo. 


Peacok mise la mano nella boccia di vetro, pescando uno dei bigliettini sul fondo prima di spiegarlo è leggere il nome a gran voce:


“Sean Collins.” 

Gli occhi di quasi tutti si spostarono sul suddetto ragazzo, mentre diversi tra i ragazzi di Grifondoro tiravano un sospiro di sollievo. Lo stesso non si poté però dire dei ragazzi del settimo anno e amici di Collins, che dopo un attimo di esitazione si alzò e si diresse verso il Preside, lo sguardo basso e i capelli castani chiaro quasi biondi sotto la luce del sole.


Se non altro non è un ragazzino del secondo anno...

Il Preside odiava quando venivano estratti gli studenti del secondo anno, a sua opinione fin troppo giovani per prendere parte ad un simile orrore... Ma quello era il volere di Lucilla Snow, e alla donna non piaceva essere contraddetta.


Prima di rimettere la mano nella boccia, Peacok si soffermò a guardar una ragazzina del quinto anno mora e con gli occhi molto lucidi: Sabrina Collins... La sorella di Sean.
Pregando di non estrarre proprio il nome della ragazza, il Preside fece per prendere un altro biglietto, mentre quarta volta a stare con il fiato sospeso erano le ragazze della Casa.


                                                                                   *

Lynda aveva subito guardato Sabrina, la sua migliore amica, quando aveva sentito il nome di Sean. Non lo conosceva bene, ma non poteva non essere dispiaciuta per lui e per la sua amica...

Lynda era decisamente una Grifondoro a tutti gli effetti: testarda e coraggiosa, molto coraggiosa.

Ma in quel momento tutto il suo coraggio stava vacillando, esattamente come ogni anno alla Mietitura... 


Perché lei non poteva venire estratta per gli Hunger Games.

E Lunda continuò a pensarlo anche in seguito, quando la voce profonda del Preside pronunciò proprio il suo nome. 

Perché Lynda Kyle non poteva andare a Capitol City.
Lynda Kyle doveva diventare una giocatrice professionista di Quidditch... Non poteva morire, non certo a quindici anni e mezzo.

No, non poteva. Perché aveva troppo, troppo da dire è troppo da fare: non era arrivato il momento per morire. 

Eppure Lynda si alzò quasi tremando appena, sentendosi le gambe fatte più di zucchero filato che di ossa e muscoli...  

Perché doveva essere un sogno, lei non poteva essere davvero stata estratta.

Eppure era tutto così reale... Le lacrime di Sabrina, lo sguardo affranto di Peacok, le uniformi bianche dei Pacificatori e l’occhiata che Sean le rivolse mentre si fermava tra lui e il Preside, voltandosi a guardare la Sala Grande senza però vederla davvero, gli occhi scuri fissi su un punto del muro mentre realizzava appieno ciò che era appena successo. 

Non avrebbe pianto, non l'avrebbe mai fatto... M in quel momento si sentì come un pesce fuori d'acqua, lontana dall'essere una Grifondoro o la solita Lynda Kyle che debole non era per niente.


Con suo gran sollievo ben presto l'attenzione si scostò da lei e Sean, perché Peacok stava per estrarre anche i “fortunati” della Casa di Serpeverde. 

Lynda staccò gli occhi dal muro e li spostò invece sul tavolo della Casa verde e argento, scorgendo gli sguardi impauriti e timorosi dei suoi coetanei. 
Nessuno sembrava troppo spavaldo in quel momento... A parte ovviamente Violet Lovan, che sembrava quasi stesse aspettando il conto a ristorante. 

Lynda si soffermò sulla ragazza di un anno più grande di lei, chiedendosi cosa stesse pensando mentre anche il terzo nome stava per essere estratto. 


                                                                                        *


Violet sbuffò appena, tamburellando sul tavolo con le dita: ma quanto ci voleva? Ogni anno la stessa storia, la Mietitura impiegava sempre quasi mezz'ora... Fosse stato per lei, avrebbe estratto i nomi a raffica e la cosa si sarebbe conclusa li, ma Peacok invece aveva sempre tempi più lunghi. 

L'uomo intanto aveva estratto anche il terzo bigliettino e Violet drizzò la schiena, curiosa è abbastanza noncurante: probabilmente era la sola Serpeverde a non aver voglia di darsela a gambe in quel momento.


“Robert McGuire.” 

Violet si voltò verso il suddetto interessato, un ragazzo del settimo anno con il quale aveva parlato solo un paio di volte. Non era molto alto ma robusto e con una folta chioma di capelli neri... In genere sorrideva quasi sempre, ma in quel momento la sua bocca era serrata è piegata quasi in una smorfia, mentre si alzava con fare incerto come uno che ha bevuto qualche bicchiere. 

“Dite che sviene?”    Domandò a voce bassissima una sua compagna di corso e Violet piegò le labbra cariche di rossetto rosso prima di commentare:

“Non so, ma potrebbe anche essere...” 


I Serpeverde non erano certo noti per il loro coraggio, Violet non aveva alcun problema ad ammetterlo. 

A quel punto toccava alle ragazze... E Violet era più curiosa, tesa ed emozionata che mai mentre la mano di Peacok estrema il nome della ragazza. 


“...Violet Lovan.” 


Ci avrei scommesso


Dentro di se Violet quasi rise mentre si alzava con molta più nonchalance rispetto agli altri tre Tributi, costringendo si pero a non sorridere a anzi ad assumere un’espressione seccata: non voleva far vedere che infondo era felice di essere stata estratta... 

Esperienza nuova, posto nuovo, fama, volti nuovi... E avrebbe potuto mettersi alla prova sul serio. 

Violet Lovan non desiderava altro, anche se nessuno poteva immaginarlo. 


                                                                                    *


“Wow... È una mia impressione o non ha battuto ciglio?” Chloé inarcò un sopracciglio, parlando a voce non troppo alta per evitare di farsi sentire da mezza Sala Grande.

Non che tutti avessero l'attenzione su di lei, certo... I Corvonero e i Tassorosso, suoi compagni di casa, avevano ben altri a cui pensare mentre i Grifondoro e i Serpeverde commentavano le persone estratte oppure le compativano mentre allo stesso tempo tornavano a respirare.

Nessuno le rispose e la Tassorosso sbuffò appena, incrociando le braccia al petto mentre veniva estratta anche la ragazza di Corvonero: Beatrix Lileron, del sesto anno come lei e la Lovan.

Chloé non poté non provare un po’ di dispiacere per la ragazza, che conosceva poco ma sapeva quanto fosse timida... In effetti la Corvonero si alzò senza alzare lo sguardo, abbastanza rossa in viso e il capo chino, con i capelli lisci e rossi ad incorniciarle il viso.

“Poveretta...”    La ragazza parlò a bassa voce, finendo con l'essere ignorata per la seconda volta. E a lei non piaceva affatto, essere ignorata. Non era vanitosa, ma comunque le piaceva stare al centro dell’attenzione, posto che in genere ricopriva senza problemi. 

Quello però era un giorno particolare e tutti avevano ben altro per la testa. 

Peacok fece per pescare il secondo nome per Corvonero, ma venne interrotto da una voce:

“Mi offro volontario.” 


Le teste di ogni presente si voltarono verso il tavolo dei Corvonero e la fonte della voce, che si alzò quasi sorridendo ed un'aria soddisfatta dipinta in volto.

Ad Hogwarts nessuno si offriva mai volontario... L'ultima volta doveva risalire a come minimo sette anni prima. 

“Non ci credo...”       Mormorò Arthur Sunton guardando il ragazzo del settimo anno che si stava avvicinando a Peacok e agli altri ragazzi estratti.

Chloè invece, ci credeva benissimo: Phobos Newton si era appena offerto volontario... Perché la cosa non la sorprendeva affatto? 

Intelligente, furbo, ambizioso e determinato. Newton era decisamente il tipo da offrisi volontario. 

Il ragazzo dai capelli neri si fermò accanto a Beatrix, quasi sovrastandola in altezza e incrociando le braccia al petto. Sorrise quasi, sembrando tutto fuorché nervoso o impaurito: rilassato, ecco come traspariva.

Anche il Preside sembrava sorpreso quanto gli studenti, ma si ridestò in fretta e si affrettò a pescare il primo nome per Tassorosso: quella tortura stava per finire, finalmente.

“Il ragazzo per Tassorosso è... Arthur Sunton.” 

Chloé si voltò verso il ragazzo del quinto anno, seduto a poca distanza da lei al tavolo.

Il ragazzo boccheggiò appena, deglutendo prima di alzarsi e avvicinarsi al Preside con passo incerto, gli occhi azzurri vacui. 

Fermandosi accanto a Beatrix Arthur si passò una mano tra i capelli ricci, non sapendo cosa pensare: aveva la testa completamente vuota... E per una volta non si curò nemmeno del fatto che accanto a Phobos sembrava ancora più basso di quanto non fosse. 

Aveva ben altre cose a cui pensare... Come al fatto che sarebbe morto entro breve tempo, ad esempio.


“L'ultimo Tributo di quest’anno è... Chloé Vance.” 


Oh beh, fantastico. Come concludere l'anno in bellezza. 





                                                                              *

“Mi offro volontaria.” 

Aida sorrise con soddisfazione, mentre metà delle ragazze del Distretto 1 imprecavano a mezza voce, voltandosi verso la ragazza di 16 anni per fulminarla con lo sguardo. 

Ma Aida aveva imparato a fregarmene degli sguardi altrui molto tempo prima, quando aveva capito di essere molto attraente agli occhi dei ragazzi.

Senza indugiare minimamente, la ragazza si separò dalla massa e camminò a passo svelto verso il palco, un sorriso stampato sul bel viso mentre i lunghi capelli castano chiaro le ondeggiavano sulle schiena: ce l'aveva fatta, aveva battuto sul tempo le altre ragazze... Il posto da Tributo quell'anno era suo. 

Aida salì sul palco in fretta, rivolgendo un sorriso a Zelda Marshall, la Capitolina che avrebbe dovuto estrarre i nomi... Peccato che non lo facesse mai, visto che ogni anno c'erano dei volontari al Distretto 1.

“Come ti chiami, cara?” 

“Aida Barrell.” 

“Beh, congratulazioni, sei il tributo femmina... Passiamo ora agli uomini.” 

Aida rivolse alla giovane donna uno sguardo carico di curiosità, indugiando sul collo tatuato di verde chiaro e sui vestiti color acquamarina, in tinta con gli occhi e i capelli.

La donna però non fece nemmeno in tempo ad avvicinarsi alla boccia di vetro che diverse mani si erano già alzate e una voce maschile ruppe l'aria carica di tensione:

“Mi offro volontario anche io.” 


Gli occhi di tutti si posarono sulla fonte della voce, quelli da cerbiatta di Aida inclusi, ovviamente.

Merda

Conosceva quel ragazzo... L'avevo visto mille volte all’Accademia. Quasi nessuno lo chiamava Rian però... Lui per tutti era Hawk, il falco.

Rian Maugrim sorrise soddisfatto, avvicinandosi al palco con falcate ampie e disinvolte, come se stesse facendo una passeggiata.

Aveva 18 anni e probabilmente tutti si aspettavano che si sarebbe offerto... Peccato che rappresentasse un nemico non indifferente da annientare.

Il ragazzo rivolse ad Aida un sorrisetto guardandola dritta in faccia con gli occhi castani prima di tenderle la mano, che lei strinse con forza come s voler mettere da subito le cose in chiaro: lui poteva anche avere due anni più di lei e avere una fama da combattente imbattibile, ma di certo non si sarebbe fatta intimidire, da lui e da nessun altro.


                                                                                        *

Luke teneva gli occhi fissi su Jedis Holdman, che aveva appena estratto il nome della ragazza: Dana Johnson, una ragazzina di colore di 15 anni che era parso abbastanza scossa al sentire il suo nome, cosa abbastanza insolita visto l'atteggiamento freddo ed impassibile che assumeva quasi sempre. 

Luke però aveva ben altro a cui pensare: Jedis stava per estrarre il nome del ragazzo... Cosa doveva fare? 
Una parte di lui diceva di offrirsi, mentre l'altra lo ammoniva del contrario: se ti chiama bene, altrimenti amen.

La morte, il sangue, l’Arena da una parte.
Capitol City, la fama, la vittoria dall'altra.

Quale doveva scegliere? 

Quando vide la mano guantata di Jedis afferrare un biglietto dal fondo della boccia, Luke alzò quasi istintivamente il braccio:

“Mi offro volontario come Tributo.” 

Luke Minstrel aveva scelto la seconda opzione, alla fine... È ormai il diciassettenne non poteva più tornare indietro.

Cercando di tenere lo sguardo davanti a se e di apparire soddisfatto invece che quasi timoroso, Luke si avvicinò in fretta al palco, desideroso che la Mietitura finisse in fretta e così anche gli sguardi su di lui.

“Come ti chiami?” 

Gli occhi verdi di Luke incontrarono quelli color miele di Jedis, che gli rivolse un sorriso gentile quando lui si fermò davanti a lei.

“Luke Minstrel.” 

“Beh, allora signore e signori, vi presento i nuovi tributi del Distretto 2! Stringetevi la mano, ragazzi.” 


Luke si voltò verso Dana, che gli rivolse uno sguardo freddo mentre tendeva la mano verso di lui, che la strinse quasi con noncuranza: non la conosceva quasi per nulla, ma aveva comunque la presunzione di ritenersi migliore di lei... Dopotutto l'essere il migliore era sempre stato il suo scopo.

Riuscire a raggiungere e a superare suo fratello, come i genitori l'avevano sempre spinto s fare... Vincere gli Hunger Games sarebbe stato l'unico modo per farlo.

E comunque ormai le opzioni non erano molte: o la vittoria o la morte... E sia Luke che Dana erano decisi a raggiungere la seconda, insieme alla fama e alla ricchezza. 


                                                                                  *


Ad Ariel non piaceva piangere, specialmente se in pubblico... Non aveva un carattere forte e lo sapeva, a volte quasi si odiava per essere così emotiva... 

Le lacrime erano vicine, lo sapeva.., ogni volta che stava per piangere le pizzicava fastidiosamente il naso, come in quel preciso istante.

Era in piedi accanto ad Alexa Mills, che stava per estrarre anche il nome del ‘fortunato’.

Fortuna... Come si poteva parlare di fortuna e degli Hunger Games nello stesso discorso? Non l'aveva mai concepito... Il motto che da sempre accompagnava i giochi era come un’orrenda presa in giro, l'ultima beffa prima di condurli tutti alla morte.


“Drake Smith.” 


Ariel deglutì, sospirando appena: conosceva bene quel nome... Drake Smith aveva la sua età e lo vedeva al molo ogni giorno da anni...

Il diciottenne si scostò dalla fila di ragazza con le mani sprofondate nelle tasche dei Bermuda verde scuro che risaltavano sulla pelle abbronzata e i capelli leggermente mossi color bronzo che tutte le sue amiche tanto adoravano.

Già, tutte sbavano per lui... Drake Smith sarebbe stato il nuovo Finnick Odair, probabilmente.

Lei in quel pallone gonfiato che le aveva tirato i capelli per mezza infanzia non ci aveva mai visto niente di che, ma quello non era decisamente il momento per pensarci. 

Drake era imperscrutabile come suo solito, serio e disinvolto come se non fosse stato affatto chiamato dalla Capitolina... Ariel lo conosceva abbastanza da poter dire che non era apatico, ma che semplicemente non amava far trapelare ciò che pensava, oltre ad essere piuttosto riservato. 

Il ragazzo salì sul palco con noncuranza e strinse appena la mano di Ariel quando la donna lo chiese.

I due si guardarono negli occhi per non più di tre secondi, mentre entrambi si rendevano conto che avrebbero dovuto uccidere un ex compagno di giochi se volevano sopravvivere oltre i diciotto anni. 

“Signori, i Tributi della 96esima Edizione degli Hunger Games che rappresenteranno il Distretto 4!” 


                                                                                          *

“Bene, ed ora passiamo ai ragazzi!” 


Gli occhi azzurri di Kyraan saettarono sul volto pallido di Serena Müller, la sfortunata sorteggiata di sedici anni, al volto spaventato di Malcom, che stava in mezzo agli altri ragazzini di dodici anni qualche fila più avanti. 

Quella era la prima Mietitura per il suo giovane amico... E non avrebbe sopportato l'idea che venisse estratto il suo nome. 

Kyraan fece qualche passo avanti, parlando in tono calmo e pacato e non troppo alto:

“Sono volontario.” 

Non aveva urlato, ma nel silenzio raggelante della piazza le sue parole erano arrivate fino alle orecchie di Serafina Daylerk, la giovane Capitolina che stava per spiegazzare il foglietto che aveva estratto. 

La donna esitò per un momento prima di sorridere, lasciando cadere il nome di qualche fortunato ragazzo del Distretto 7 nuovamente nella boccia di vetro. 

“Beh, meraviglioso! Vieni pure caro.” 

Kyraan si avvicinò al palco con calma, sotto agli occhi esterrefatti di tutto il Distretto. Quando salì i gradini intercettò gli occhi sgranati e sconcertati di Malcom, che lo guardava come se l'avesse tradito. 

Il diciassettenne gli rivolse un sorrisetto mentre Serafina gli chiedeva come si chiamasse:

“Kyraan, Kyraan Lockwood.” 

Gli occhi di tutti erano posati su quello che era uno dei ragazzi con la peggior fama del Distretto 7, sui suoi capelli neri tagliati più corti ai lati della testa e sui suoi numerosi tatuaggi. Tuttavia gli occhi cursori del ragazzo erano rivolti altrove, nei suoi due unici amici: Alexander, il suo fidato tatuato re nonché migliore amico, stava in piedi accanto a Malcom e gli appoggiò una mano sulla spalla come s volergli dire che si sarebbe occupato del ragazzino o che almeno ci avrebbe provato.

Kyraan strinse la mano a Serena e poi rivolse si due un cenno del capo è un ultimo sorriso, prima che un Pacificatore lo spingesse giù dal palco dietro a Serafina...

Kyraan Lockwood stava lasciando il Distretto 7, forse per sempre... Ma non sarebbe mancato a molti e lui per primo lo sapeva.


                                                                                         *


“Mi offro volontario.” 

Molte teste si voltarono verso di lui, ma Edgar non ci fece molto caso. 


Sapeva che cosa stavano pensando tutti, ma i suoi occhi neri erano puntati solo su sua madre, che si era portata una mano alla bocca e probabilmente stava per cominciare a piangere e a pregarlo mentalmente di non farlo, di non andare spontaneamente a Capitol City. 

Ma se si era offerto infondo era solo per lei, per la sua malattia... Doveva aiutare la sua famiglia in qualche modo. 

Il ragazzo si staccò dalla massa e si avvicinò al palco, gli occhi di tutti puntati su quel diciassettenne che veniva sempre scambiato per più giovane, a causa dei tratti dolci e delicati del viso. 

Edgar Knight si era offerto volontario... Probabilmente il Distretto 12 non aveva un volontario dai tempi di Katniss Everdeen. 

Il moro salì sul palco e si fermò accanto a Leila Swan, sua coetanea. La bionda gli rivolse un’occhiata come a volergli chiedere “che cazzo stai facendo, idiota?”  Ma lui non ci badò, restando impassibile mentre si presentava ad Iryn Hoff, la Capitolina alla quale era stato assegnato lo sfortunato Distretto 12. 

“Beh, stringetevi la mano ragazzi.” 

I due nuovi tributi si scambiarono uno sguardo quasi in cagnesco prima di stringersi la mano: si conoscevano bene ma non erano mai stati molto amici... Probabilmente erano troppo diversi.

Edgar si voltò e lanciò alla famiglia un’ultimo sguardo, urlandogli silenziosamente una promessa: sarebbe tornato, l'avrebbe fatto per loro... Sua madre non poteva più lavorare è l'unico modo per guarirla e andare avanti era il denaro della vincita degli Hunger Games. 


I tanti che definivano Edgar Knight freddo avrebbero cambiato idea se avessero saputo che cosa gli passava per la testa. 









     

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Capitolo 3
*** In viaggio verso Capitol ***


~~Capitolo 2: In viaggio verso Capitol


 

Rian stava steso sul letto, gli occhi fissi sul soffitto del vagone e un accenno di sorriso dipinto sulle labbra.

Non avevano parlato molto, a cena… anche se non per causa sua. Non era mai stato un ragazzo introverso o timido, anzi: faceva presto a fare amicizia, non aveva alcun problema a relazionarsi con nessuno.

Nemmeno la consapevolezza di andare incontro agli Hunger Games lo aveva cambiato, anzi: se possibile era ancor più rilassato del solito.
Dopotutto si era offerto volontario… non aveva alcun motivo di sentirsi nervoso, era stata solo una sua scelta.

Nemmeno la sua compagna di Distretto sembrava nervosa… in realtà Aida non sembrava proprio niente.

Seria, impassibile, fredda, distaccata… quasi apatica.
O almeno così gli era sembrata durante la cena, quando non aveva quasi spiccato parola o rivolto a nessuno troppa attenzione.      Aveva due anni in meno di lui e non la conosceva bene, anche se l’aveva vista moltissime volte in Accademia.    Non si era mai preoccupato di informarsi troppo sulla ragazza, ma da quello che aveva potuto osservare era piuttosto veloce e molto brava con pugnali e coltelli… sia nel lanciarli che per ferire a mano.         Buffo, perché anche lui se la cavava molto, troppo bene con i coltelli.

Rian sorrise, pensando alla singola occhiata fredda che gli aveva rivolto Aida sul palco: non aveva paura di lei, non temeva nessuno… ma sarebbe stato divertente potersi confrontare con qualcuno del suo stesso Distretto, specializzato nella sua stessa cosa.


                                                                            *

Aida teneva lo sguardo basso, osservandosi i piedi senza nemmeno vederli davvero.  Era mezza stesa sul letto, appoggiata alla testiera e le gambe distese.        Il tragitto dal Distretto per Capitol City era molto breve, ci avrebbero messo solo un paio di altre ore soltanto… il che era un bene: la rendeva quasi nervosa stare lì, in quel vagone lussuoso senza aver niente da fare.

Non sapeva nemmeno i nomi o i volti degli altri Tributi, quindi non poteva confrontarsi con nessuno… se non con Rian.

Peccato con un confronto con il ragazzo fosse impossibile per la maggior parte dei cittadini di Panem, probabilmente.

L’aveva visto, l’aveva osservato molte volte durante gli allenamenti. Era bravissimo con i coltelli, li lanciava come se fossero stuzzicadenti, con una disinvoltura quasi inquietante.

Sembrava un ragazzo simpatico, lo vedeva sempre ridere con gli amici e sorridere… il che era quasi sconvolgente, se associato a come diventava quando combatteva o si allenava.

Era quasi come se si divertisse, come se quasi gli piacesse ferire o uccidere.          Aida sospirò, passandosi una mano tra i capelli color castano chiaro.      Non sapeva ancora se l’avrebbe voluto come alleato o meno, ma in compenso era certa che l’avrebbero amato a Capito.   Rian era del Distretto 1, un bel ragazzo, letale e persino simpatico.      Una combinazione micidiale per gli sponsor, avrebbero letteralmente fatto a gara per lui…       

Non che Aida si sentisse insicura, anzi: sapeva quel che valeva, sapeva di essere comunque una Favorita, non certo di brutto aspetto e senza potenziale… ma avrebbe retto il confronto con il Falco?

Forse avrebbe dovuto mettere da parte un po’ il suo carattere…   Non era una persona troppo socievole, non era sicura che questo sarebbe piaciuto troppo ai Capitolini… Rian aveva già Capitol in tasca, e a lei non piaceva rimanere dietro a nessuno.    

Forse da una parte una ragazza più estroversa sarebbe piaciuta, ma dall’altra anche una più impassibile.     I clichè piacevano tremendamente ai Capitolini, lo sapevano tutti.

                                                                             *

Vinci gli Hunger Games

Luke era praticamnete cresciuto con quella frase in testa, specialmente da quando suo fratello li aveva effettivamente vinti, quei maledetti giochi.

Voleva bene a suo fratello, ma non aveva potuto fare a meno di notare quanto fosse cambiato dopo i giochi: li aveva vinti ed era tornato a casa, ma non era più stato lo stesso.        Era diventato calmo, malinconico e molto più silenzioso…

Sarebbe diventato così anche lui, una volta a casa?   Perché su una cosa era certo: lui a casa ci sarebbe tronato.

I suoi genitori l’avevano spinto ad essere come suo fratello per anni e non voleva deluderli, non a quel punto.   Ma sarebbe stato davvero come lui?  Luke non voleva cambiare… ma forse era inevitabile.   

Anton non parlava mai degli Hunger Games, fatta eccezione per il periodo che anticipava la Mietitura.  Non aveva potuto parlargli dopo essersi offerto, era stato immediatamente portato alla stazione e non aveva avuto nemmeno il tempo di guardare lui o sua sorella Claire.

Era curioso, avrebbe voluto sapere se era stato contento o meno del suo offrirsi: chissà, forse non l’avrebbe mai saputo.  

                                                                                    *

Dana teneva lo sguardo fuori dal finestrino, senza riuscire a vedere quasi nulla a causa della velocità del treno. Non ci avrebbero messo molto ad arrivare a Capitol da Distretto 2, ma voleva godersi forse l’ultimo momento di pace e silenzio che le rimaneva. Perché era certa che a Capitol City la calma fosse difficile da trovare.

Dana non aveva alcuna paura dell’Arena, degli Strateghi e nemmeno degli altri Tributi: sapeva che ce ne sarebbero stati di più forti di lei, di più grandi e di più temibili.   

Ma aveva imparato che a volte il cervello può tornare anche più utile della forza, dentro l’Arena… Dana era testarda e otteneva sempre ciò che voleva, a qualunque costo. Era combattiva e ed era decisa a vincere, non tanto per la vittoria in se quanto più per riuscire a tornare a casa.

La ragazza appoggiò una mano sul vetro appannato, staccandola poco dopo: la piccola impronta della mani di una quindicenne sparì poco dopo.         Dana sorrise appena, restando a guardare il punto in cui aveva appoggiato la mano: era decisa a lasciare un’impronta decisiva negli Hunger Games… sarebbe entrata in quell’Arena e avrebbe vinto, non sarebbe affatto scomparsa come un segno su un vetro appannato.

                                                                            *

“Hai paura?”

“Tu ne hai?”           Alla domanda Drake accennò un sorriso, scuotendo appena la testa.  Lui e Ariel stavano seduti uno accanto all’altro, sull’angolo lettura creato sulla finestra.    

“Beh, allora non ne ho nemmeno io.”             Ariel inarcò un sopracciglio vedendo Drake soffocare una risata, spostando lo sguardo fiori dal finestrino:

“Che hai da ridere? Non sono una codarda, ti ricordo che non ho avuto nessun problema a spingerti giù dal molo quando avevamo 10 anni.”

Drake sorrise appena e Ariel lo guardò, senza capirlo: lo conosceva piuttosto bene, ma la bionda a volte non lo capiva… era sempre molto serio, abbastanza imperscrutabile e molto spesso menefreghista con il mondo intero.  Lo vedeva sorridere molto di rado e ciò avveniva soprattutto quando erano faccia a faccia.

Una volta gli aveva chiesto perché, un anno prima dopo la Mietitura: lui si era limitato a ridere, dicendo che con lei era diverso perché solo lei si era degnata di conoscerlo davvero, a prescindere dalla sua faccia.

“Lo so che non sei una codarda Ariel.  Forse è proprio questo il problema.”

Questa volta fu Ariel a non dire niente, limitandosi ad incrociare le braccia al petto, perdendosi nei ricordi come spesso le capitava: sua madre le diceva sempre che si cacciava troppo spesso nei guai, forse proprio per l’assenza di timore che la caratterizzava quasi in ogni situazione.     Forse Drake si stava riferendo al fatto che si sarebbe fatta ammazzare subito nell’Arena, ma Ariel non gli chiese mai conferma.

Preferì non saperlo mai, aggiungendolo alla lista di cose che non avrebbe mai capito del suo vecchio compagno di giochi…    Vale a dire quasi tutto.

L’idea di vincere non la stava sfiorando troppo: non era presuntuosa, sapere di non avere le carte per farcela… la sua bellezza era più simile a quella di una dolce bambina cresciuta più che una bionda barbie con gambe chilometriche, non aveva molto charme e nemmeno qualche talento particolare con delle armi.   Non ce l’avrebbe mai fatta, ma Drake sì.  Drake aveva ottime speranze di vincere, e lei non le avrebbe di certo ostacolate…  Non sarebbe tornata a casa, ma sperava che il podio sarebbe spettato a Drake Smith.

                                                                         *

Kyraan alzò una mano, sfiorandosi quasi senza pensarci il tatuaggio sul collo.  Si era fatto tatuare da Alexander un volatile sulla parte sinistra del collo… quando l’amico gli aveva chiesto perché, lui si era limitato a rispondere che rappresentava l’essere liberi e il poter andarsene, scappare.

Kyraan aveva sempre voluto scappare dal Distretto 7, che non aveva mai sentito come una casa. Nemmeno i suoi genitori erano stati una famiglia per lui, che aveva finito col vivere per strada.

Ironia della sorte, forse era davvero riuscito a scappare dal Distretto 7, alla fine… certo, non stava andando incontro a campi fioriti con arcobaleni sullo sfondo, ma se non altro se ne stava finalmente andando.

Gli dispiaceva solo per Malcom, non era sicuro di come se la sarebbe cavata senza di lui… aveva solo 12 anni dopo tutto.      

Kyraan osservò il suo riflesso nello specchio, ricordando una cosa che gli aveva detto il ragazzino tempo prima:

Non lo fai apposta, fa parte di te. Emani luce propria Ky, riesci a farti notare quasi senza far nulla, sei carismatico e appari affascinante agli altri, che lo vogliano o no.

Questa sua caratteristica non gli era sempre stata utile a casa, ma forse a Capitol le cose sarebbero andate diversamente. A quei pazzoidi piacevano le cose appariscenti, diverse…

Quindi chissà, forse ai Capitolini sarebbe piaciuto.    E piacere al pubblico era già un buon modo per iniziare, il suo carisma e i suoi mille tatuaggi sarebbero piaciuti… o almeno ne era quasi certo.

                                                                              *

Edgar sospirò, cercando di scacciare il volto stanco di sua madre dalla mente, specialmente gli occhi scuri della donna lucidi quando si era offerto Volontario.

Ma niente, sua madre era sempre lì, fissa nelle mente del diciassettenne.

Non sapeva quanto mancasse per arrivare a Capitol, ma probabilmente ci sarebbe voluto un po’… dopotutto erano partiti dal Distretto 12, il più lontano.
Edgar era quasi curioso: un volontario era rarissimo nel Distretto 12… non ce n’era stato uno dai tempi della leggendaria Katniss Everdeen, cioè più di vent’anni prima.

Era curioso di come l’avrebbero preso a Capitol City, se gli avrebbero chiesto perché si era offerto… e lui sarebbe stato sincero: era certo che la sua azione sarebbe piaciuta a Capitol esattamente come il sacrificio di Katniss per sua sorella aveva suscitato scalpore.

Katniss Everdeen… Edgar aveva quasi sperato di trovarsela come Mentore, ma quell’anno era toccato a suo marito, Peeta Mellark.  Dicevano che i due fossero molto diversi e forse era vero, almeno da quello che il ragazzo aveva potuto vedere a cena: Mellark sembrava gentile, abbastanza aperto e disponibile… correva invece voce che l’ex Ghiandaia Imitatrice fosse molto più introversa e seriosa.

Edgar sorrise appena, non potendo non paragonarsi almeno un po’ con la Vincitrice: anche lui era abbastanza per le sue e anche parecchio sarcastico… peccato che forse non avrebbe mai avuto occasione di parlarle.

Suo padre era morto anni prima e lui, essendo il maggiore, si era preso la responsabilità di badare alla sua numerosa famiglia… e la malattia di sua madre di certo non aveva aiutato.

Edgar pensò ai cinque fratellini che l’avrebbero aspettato a casa per tutto il corso dei Giochi… l’idea di morire non lo spaventava, quanto più il fatto che sarebbero stati soli, se non sarebbe più tornato a casa.

Per questo doveva vincere. O almeno, doveva provarci.


                                                                             *

“Si può sapere perché ci stanno facendo aspettare così tanto?”      Violet sbuffò sonoramente, incrociando le braccia al petto e tamburellando un piede sul pavimento.

I Tributi estratti erano stati accompagnati subito nell’ufficio di Peacok, ma erano stati lasciati fuori dalla porta, mentre il Preside parlava con alcuni insegnanti e i Pacificatori, in attesa che la Passaporta fosse pronta.

“Sei così impaziente di andare a morire, Lovan? Beh, in tal caso accomodati pure.”

La Serpeverde fulminò Phobos con lo sguardo, che invece le rivolse un sorrisetto beffardo, in piedi e appoggiato al muro di fronte alla ragazza.

“Simpatico come tuo solito Newton… peccato che non morirò affatto.”

L’espressione di Phobos suggeriva molto un “questo è tutto da vedere”, ma fortunatamente il ragazzo si astenne dal dirla ad alata voce, con gran sollievo degli altri presenti:

“Finitela voi due. Avrete tutto il tempo per scannarvi per bene nell’Arena… se avete un po’ di cervello, godetevi gli ultimi momenti qui, in pace.”

Le parole di Lynda suonarono quasi come un ringhio e Chloé non riuscì a trattenere un sorrisetto, divertita dalle parole della Grifondoro: era decisamente d’accordo con lei, ma comunque la divertita la sfacciataggine con cui la ragazzina aveva affrontato gli altri due, tra l’altro più grandi di lei.

Violet contorse le labbra in una smorfia ma non disse nulla, esattamente come Phobos.  Il Corvonero si limitò a lanciare alla Grifondoro uno sguardo glaciale, mentre la sua compagna di Casa invece sospirava appena: Beatrix non riusciva proprio a capirli… avrebbero dovuto cercare di andare d’accordo per sopravvivere insieme ai giochi contro i Tributi dei Distratti, e invece quegli idioti discutevano ugualmente.       Ovviamente la Corvonero non l’avrebbe mai detto… era troppo timida per dire quelle cose ad alta voce, considerando che non conosceva nemmeno Violet, se non di vista e per la fama non troppo ammirevole che la Serpeverde sua coetanea si era costruita intorno nel corso degli anni.

Quanto a Phobos… Newton era più grande di lei e comunque non era solito calcolare troppo quelli più piccoli di lui… da quel che aveva potuto osservare, si fidava e stimava pochissime persone.

“Lynda ha ragione ragazzi… finitela. Dovremmo cercare di andare d’accordo, almeno finché non siamo nell’Arena.”    Osservò Arthur a mezza voce, guadagnandosi dalla coetanea del quinto anno un sorriso di gratitudine.

“Poco ma sicuro, ma forse i Corvonero e i Serpeverde non sono così svegli come professano solitamente.”

Alle parole di Sean Collins sia Phobos che Violet fecero saettare lo sguardo sul ragazzo, come a sfidarlo a ripetere le sue parole:

“Per i Serpeverde non ho niente da obbiettare Collins… ma non fare di tutta l’erba un fascio.”  

Phobos e Sean si scambiarono un’occhiata, mentre Beatrix alzava gli occhi al cielo con fare esasperato: i Corvonero non erano poco svegli per niente, poi se Phobos faceva un po’ l’idiota era tutto un altro discorso.

Lynda invece rivolse a Sean uno sguardo d’ammonimento, come a volergli consigliare di chiudere l’argomento prima che qualcuno alzasse troppo i toni mentre invece Chloé osservava la scena con cipiglio divertito, come se si stesse godendo appieno la situazione.

Sembrava che avessero quasi rimosso di essere stati estratti… come se l’idea di andare a Capitol City, incontro alla morte, non li sfiorasse minimamente.

Nel corridoio calò il silenzio per un po’, mentre ognuno aveva la testa da una parte diversa: Phobos pensava a come comportarsi, che strategia adottare… e se c’era qualcuno tra i Tributi di Hogwarts con cui avrebbe voluto creare un’Alleanza.

Stessa cosa per Violet, che aveva assolutamente escluso il Corvonero a prescindere: era troppo sveglio, anche se le costava ammetterlo… non sarebbe mai riuscita a fidarsi di lui, si sarebbero di certo traditi a vicenda in fretta… l’unica domanda era chi l’avrebbe fatto per primo.
Non conosceva bene invece Beatrix, anche se erano dello stesso anno… la Corvonero non era una che parlava molto, però se era nella Casa doveva esserci un motivo, a scuola se la cavava bene e forse il suo farsi gli affari suoi era indice di intelligenza… l’avrebbe senz’altro osservava durante l’Addestramento.

Dal canto suo, a Chloé non sarebbe dispiaciuto affatto avere Lynda come alleata: la Grifondoro aveva un anno meno di lei, ma era sveglia e molto coraggiosa… e poi la sua determinazione e il suo forte carattere sarebbero piaciuti agli Sponsor, ne era certa. La Grifondoro in questione invece stava pensando a Sean e a Beatrix, mentre non era sicura di Chloé…

Sapeva che la Tassorosso era assolutamente bravissima in Pozioni, deteneva una specie di record nella creazione di veleni. Ovviamente la cosa sarebbe stata molto utile nell’Arena, ma non era certa che la ragazza sarebbe riuscita a creare veleni anche lì… e poi, chissà dove diamine li avrebbero spediti.

Chloé veniva spesso etichettata come una ragazza un po’ frivola, ma per qualche motivo Lynda sentiva che non era poi così ingenua come voleva far credere… a volte le persone molto timide oppure all’apparenza stupide si rivelano gli avversari più temibili.

Simile discorso poteva essere fatto per il compagno di Casa della ragazza, Arthur Sunton. Lui e Lynda erano coetanei e si conoscevano abbastanza bene, quindi la ragazza aveva potuto constatare che no, Arthur non era affatto stupido.

Non sapeva se il ragazzo volesse dare quell’idea, eppure veniva spesso sottovalutato… tuttavia Lynda ci aveva parlato abbastanza a lungo da poter affermare che avesse invece una mente brillante, era molto bravo a trovare soluzioni in fretta e aveva un buon senso dell’orientamento, come aveva dimostrato in un paio di occasioni a Cura delle Creature Magiche quando si erano persi nella Foresta Proibita…    Doti che sarebbero tornate utili, in mezzo all’Arena.

Anche il Tassorosso stava valutando i suoi compagni, pensando a chi sarebbe potuto essere un valido alleato… Phobos sarebbe tornato utile di sicuro, ma piuttosto che allearsi con lui si sarebbe ammazzato da solo prima di raggiungere l’Arena: il Corvonero si era offerto volontario per un motivo… perché era deciso a vincere e perché sapeva di avere le carte per poterlo fare. Non era una persona inaffidabile generalmente, ma l’istinto di sopravvivenza spinge l’uomo a fare di tutto. Non ci si poteva fidare realmente di nessuno nell’Arena, Arthur lo sapeva… e men che meno si sarebbe fidato di un ragazzo sveglio, intelligente e forte come Phobos. Era pure di bell’aspetto, per gran sfiga: a Capitol avrebbero sbavato per lui, non ci voleva un indovino per capirlo.

Ma era tutto da vedere… prima di scegliere dovevano osservare anche gli altri Tributi, ne erano tutti consapevoli.

Il gargoyle si spostò di colpo con uno scatto che li fece tutti sobbalzare e Peacok spuntò davanti ai ragazzi, un’espressione seria e quasi apatica dipinta in volto, gli occhi leggermente spenti: ormai ripeteva quella scena ogni anno… era diventata un orrendo dejà vu.

“La Passaporta è pronta ragazzi… salite pure, e buona fortuna.”





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Angolo Autrice


Buonasera!  Perdonate il ritardo allucinante, ma è stata davvero una settimana inferale... Cercherò di rimediare!
Spero che vi sia piaciuto, so che gli OC di Hogwarts sono rappresentati meno ma è stata dura tenerli tutti nella stessa stanza.


Ultima cosa: se volete, potete mandarmi la descrizione dell'abito del vostro OC per la Cerimonia d'Apertura o per l'Intervista.
Detto ciò vi saluto e vi auguro un buon lunedì (per quanto possa essere buono un lunedì)!  A presto spero!

Signorina Granger

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Capitolo 4
*** Centro Immagine ***


~~Capitolo 3: Centro Immagine



 

Aida si morse con forza il labbro inferiore, costringendosi a non emettere un suono mentre chiudeva gli occhi, sperando che quella sottospecie di pianta vivente avesse finito con la cera.

“Quasi finito cara… sei stata molto brava.”    

Aida si trattenne dal sbuffare, cercando di rimanere zitta ed immobile. Non mostrava mai cosa provava e non avrebbe di certo iniziato ora, specialmente in presenza di una Capitolina e quindi perfetta sconosciuta.

L’ultima striscia di carta venne strappata con violenza dalla sua povera gamba sinistra e Aida trattenne nuovamente un gemito di dolore, mentre invece la donna dai capelli, occhi e unghie verdi le rivolgeva un gran sorriso:

“Fatto! Sei a posto cara, la tortura è finita!”

Si, per ora…

Pensò Aida mentre si metteva a sedere, guardando la donna con cipiglio seccato mentre faceva la sua comparsa una ragazza poco più grande di lei con in mano una pinzetta, un paio di forbici e un minuscolo pettinino.

“Bene, ti lascio nelle mani di Kira… si occuperà delle tue sopracciglia.”

“Che cos’hanno che non va?”   Domandò la ragazza con tono preoccupato, portandosi istintivamente una mano sul viso per tastarsi un sopracciglio.  Le due Capitoline ridacchiarono e si rivolsero uno sguardo divertito, come se fossero abituate a vivere quella scena:

“Beh, diciamo che per gli standard di Capitol sono un po’ folte… ma non preoccuparti, se hai sopportato egregiamente la ceretta questo sarà uno scherzo.”       Aida si rimise stesa controvoglia, lanciando un ultimo sguardo ansioso a Kira prima di chiudere gli occhi, pronta alla “tortura”.

                                                                                  *

Se gli avessero detto che sarebbe andato incontro a quello, col cavolo che si sarebbe offerto.

“Non potete fare più piano?”   Biascicò Rian in tono sommesso, maledicendo mentalmente Capitol City e facendo un largo giro di parolacce nella mente.    
L’oca con le unghie finte più brutte che il ragazzo avesse mai visto gli rivolse un sorrisino prima di parlare in tono quasi dispiaciuto:

“So che fa male, ma non c’è un modo per farlo piano… in ogni caso con il petto abbiamo finito.”

Rian alzò una mano e si tastò il petto allenato, sentendo i muscoli contratti sotto le sue dita e la pelle bruciare. Era sicuro che fosse rosso come se si fosse preso un’insolazione, dopo quegli strappi dolorosissimi.

“E ora… passiamo alle gambe.”       Rian sgranò gli occhi e alzò il capo di scatto, guardando la donna come se all’improvviso avesse voglia di scaraventarla dall’altra parte della stanza. E si, sarebbe stato perfettamente in grado di farlo.

“Gambe? Non avevamo finito?”

“Solo con il petto… ma non preoccuparti, in genere le gambe fanno meno male. Chiudi gli occhi e rilassati, dovrai affrontare prove peggiore nell’Arena.”

Ne dubito

Rian sospirò e chiuse gli occhi, sperando di non dover mai più sottoporsi alla ceretta.  Una volta era più che abbastanza…

                                                                            *

“Avrei preferito farmi un giro nell’Arena piuttosto che tutto questo.”   Borbottò Luke a mezza voce mentre, avvolto in un accappatoio bianco, seguiva la sua Stilista in un corridoio.  Snannah rise mentre continuava a camminare sui trampoli rossi che portava ai piedi, parlando senza voltarsi verso il ragazzo:

“Non sei il primo a dire una cosa simile, sai? Sarai felice di sapere che hai finito con cera e quant’altro, questa sera dovrai solo indossare un vestito.”

I due entrarono in una specie di salottino, dove c’erano già Dana e quello che doveva essere il suo Stilista.

Snannah sedette sul divanetto accanto all’uomo abbronzato e a Luke non restò che prendere posto accanto a Dana, di fronte al tavolino in vetro che li separava dagli Stilisti.

“Allora ragazzi… se avete fame servitevi pure, la Cerimonia di Apertura inizierà tra circa un’ora. Per quanto riguarda i vostri abiti…”

Snannah premette un bottone e comparvero subito un paio di piatti carichi di cibo sul tavolo, che però Dana non toccò mentre invece Luke si servì: non aveva una gran fame…  Non era nemmeno nervosa per la Cerimonia in realtà, dopotutto gli abiti erano circa sempre gli stessi.

I vestiti dovevano rispecchiare i Distretti dei Tributi, quindi la gamma di scelta non era poi molto ampia… solo gli abiti di Cinna erano rimasti leggenda a Capitol.

E infatti, quando il suo Stilista Konrad fece entrare i loro abiti, Dana non si sorprese poi molto: erano molto simili alle uniformi dei Pacificatori, solo color argento invece di bianche.  Gli stivali erano neri e di pelle come le cinture e l’abito destinato a Dana aveva una specie strascico che partiva dalla vita, formando quasi una gonna tagliata a metà sopra ai pantaloni lucidi.
Ovviamente gli abiti non comprendevano i caschi e invece delle giacche di pelle Dana e Luke avrebbero indossato due camice lucide.

“Questi sono i vostri abiti, indossateli e poi penseremo ai capelli.”

Luke rivolse ai due vestiti una fugace occhiata scettica, esattamente sorpreso esattamente quanto lo era stata Dana.  Finì con calma di masticare il suo panino e poi si alzò, avvicinandosi alla cruccia e prendendo il vestito.

“Bene… ci vediamo tra un’ora, allora.”

Il ragazzo rivolse un cenno a Dana e poi uscì dalla stanza, seguito da Snannah che lo condusse nuovamente alla piccola stanza dove lo avevano “sistemato”.

“In realtà mi sarebbe piaciuto creare qualcosa di diverso, ma i piani alti non gradivano… in ogni caso, qualcosa di speciale ci sarà comunque.”

“Davvero? Cosa?”   Domandò Dana inarcando un sopracciglio, incuriosita dalle parole di Konrad.  Lui le rivolse un sorriso, strizzandole l’occhio senza però aggiungere altro:

“Lo vedrai più tardi… per ora vestiti, poi vedrò di truccarti e pettinarti, anche se sei molto carina comunque.”

In genere aveva un atteggiamento riservato e distaccato, ma Dana piegò le labbra in un debole sorriso che rivolse a Konrad prima che l’uomo si alzasse per prendere l’abito dall’asta di metallo: nessuno le faceva mai dei complimenti… all’Accademia erano sempre tutti troppo impegnati per elogiare le ragazze più grandi che si allenavano da più tempo.

Era bello sentirsi fare un complimento, per una volta.

                                                                                       *

“Mi sento un’emerita idiota.”

“E non hai tutti i torti.”         Ariel fulminò Drake con lo sguardo attraverso lo specchio, mutando subito l’espressione da irritata a divertita quando elaborò com’era vestito l’amico:

“E tu allora? Hai visto come sei conciato? Sembri una specie di sirenetto!”

Ariel scoppiò a ridere mentre Drake piegava le labbra in una smorfia, avvicinandosi all’amica.
Indossavano entrambi due tuniche molto simili e annodate in modo elaborato, quella di Drake era sulle sfumature del blu e dell’azzurro mentre quella di Ariel sul verde mare.

La bionda aveva i capelli legati in una treccia a spina di pesce che le ricadeva sulla spalla mentre Drake aveva ottenuto di lasciare i capelli color bronzo un po’ spettinati, come sempre.

“Deduco che sia una scelta strategica, quella del nodo monospalla.”  Osservò Ariel con un sorrisetto, accennando alla porzione di petto di Drake lasciata nuda dalla tunica.

“Hai poco da ridere tu, sembri una specie di bambolina. Come ci hanno conciati… Speriamo che almeno dia i suoi frutti, perché già mi sembra di sentire le risate di mio fratello al vedermi così.”

Ariel sorrise mentre si immaginava la medesima cosa, guardando Drake massaggiarsi una spalla abbronzata attraverso lo specchio.

“Beh… a questo punto non abbiamo scelta. Si va in scena.”

                                                                           *

“Mi sento un perfetto idiota…”  Mormorò Kyraan mentre si tormentava il colletto della camicia verde scuro, mentre Janissa lo guardava con cipiglio divertito:

“Non sei l’unico, credo che quasi tutti i Tributi si sentano così… ma sono felice di averti tagliato le maniche, così possiamo far vedere a tutta Capitol i tuoi bei tatuaggi. Come avrai capito qui sono molto apprezzati.”

La Stilista accennò alle braccia del ragazzo, ricoperte da rose, teschi e croce che si intrecciavano senza un filo logico.   Kyraan osservò il suo riflesso nello specchio, sospirando appena: Malcom e Alexander avrebbero riso per un’ora quando l’avrebbero visto “sfilare”.

Se mai sarebbe tornato al Distretto 7, di certo l’avrebbero preso per il culo per un bel po’.

Non osava nemmeno pensare a cosa avrebbe dovuto indossare all’intervista.

“So a cosa stai pensando, ma rilassati. In genere all’intervista gli abiti sono molto più tradizionali. Non disperare, non sei messo peggio di molti altri: Joanna Mason si vestì da albero per l’Edizione della Memoria, lo sai?”

Kyraan si limitò ad annuire, cercando di focalizzare il volto della storica Vincitrice: ormai era stata uccisa dalla Snow qualche anno prima e Kyraan non riusciva a ricordare bene che faccia avesse, anche se il suo nome era ben noto ad ogni cittadino del Distretto 7 e di Panem in generale.

“Siamo in anticipo di dieci minuti, ma se vuoi pupi già andare di sotto… staranno preparando i carri, io ti raggiungo dopo.”

Janissa uscì dalla stanza e Kyraan la imitò, lanciandosi un ultimo sguardo allo specchio prima di uscire dalla piccola stanza bianca e avviarsi verso gli ascensori.

Quando le porte metalliche si aprirono il ragazzo ebbe modo di scoprire che non era l’unico ad essere pronto in anticipo: nell’ascensore c’era un altro ragazzo, vestito interamente di nero come il colore dei suoi capelli e dei suoi occhi.    Dimostrava un anno in meno di lui ma qualcosa fece capire a Kyraan che era più grande… forse l’atteggiamento o il modo in cui lo guardò.

“Bel vestito.”   Borbottò il moro lanciando un’occhiata alla camicia verde scuro di Kyraan, che rispose con un sorrisetto:

“Grazie, anche il tuo. Minatore… Distretto 12?”

“Si, deduco che tu sia del 7. Edgar.”

“Kyraan.”

I due ragazzi si strinsero la mano e Edgar rivolse all’altro un’occhiata curiosa: girava voce che anche il ragazzo del 7 si era offerto volontario…chissà perché l’aveva fatto. Kyraan sembrava uno con tutte le carte per partecipare agli Hunger Games, era alto e emanava fascino e sicurezza da tutti i pori, eppure qualcosa suggerì ad Edgar che nemmeno lui si era offerto per la sicurezza di vincere o la gloria, come invece accadeva sempre con i Favoriti… forse come lui aveva avuto un altro motivo, magari affettivo.

I due ragazzi stettero in silenzio per quasi tutto il tragitto dell’ascensore, anche se si scambiarono qualche sguardo indagatore di tanto in tanto.

Quando le porte si aprirono con un sonoro “din” i due uscirono nello stesso momento e si avviarono verso i carri già allestiti ed allineati, scambiandosi solo un cenno di saluto:

“Beh, buona fortuna!”      Augurò Edgar prima di raggiungere il carro nero destinato al Distretto 12 sotto lo sguardo di Kyraan:

“Si… anche a te, ne avremo bisogno.”

Kyraan osservò per un attimo il moro prima di avvicinarsi al suo carro, appuntandosi mentalmente di conoscere meglio Edgar durante l’Addestramento: senza alleati non sarebbe andato proprio da nessuna parte… doveva inziare a guardarsi intorno.


“Sei in anticipo.”   Osservò un inserviente rivolgendosi ad Edgar, che si limitò ad annuire con un cenno del capo mentre anche gli Stilisti cominciavano a scendere, alcuni soli e altri accompagnati dai Tributi assegnati:

“Si, ma almeno ho potuto incontrare un mio futuro rivale… gli altri possono dire lo stesso?”

Edgar sorrise e salì sul carro, non avendo certo bisogno di una risposta.

                                                                              *

“Non dire una sola sillaba. Guai a te.” 

Arthur sbattè le palpebre un paio di volte, cercando di non ridere come aveva detto Chloé: la ragazza era appena scesa dalla sua stanza ed era in piedi di fronte a lui, con indosso un abito aderente nero coperto da una mantella gialla e nera, con lo stemma dei Tassorosso stampato sul retro e piuttosto grande.

“Io non capisco… com’è che tu sei vestito bene e io sembro la Mascotte della squadra di Tassorosso? Esigo delle spiegazioni, dannazione!”

Arthur soffocò una risata, sorridendo alle parole della compagna di casa mentre questa gli si avvicinava.  Non che stesse male vestita così, ma in effetti aveva ragione… sembrava davvero una mascotte.

Arthur invece non aveva alcun segno della Casa addosso, vestito di un tono di blu che metteva in risalto i suoi occhi, del medesimo colore.

“Non so Chloé… forse stai poco simpatica al tuo Stilista.”

“Lo penso anche io.”   La ragazza sbuffò, sistemandosi una piccola ciocca di capelli che era sfuggita allo chignon mentre si guardava allo specchio e allo stesso tempo cercava di restare in equilibrio: la gonna attillatissima e i tacchi non erano una buona combinazione… quasi non riusciva a camminare.

“Sei sicura di reggerti in piedi, sui carri?”   Domandò Arthur inarcando un sopracciglio e assumendo un’espressione a dir poco divertita di fronte alla faccia furibonda e preoccupata insieme di Chloé, che a quella domanda piegò le labbra in una smorfia orripilata:

“Non oso pensarci. Probabilmente farò un volo e sfigurerò davanti a tutta Panem! Un gran bel modo di cominciare, non c’è che dire.”

Arthur rise mentre venivano chiamati: era ormai ora di scendere, mancavano meno di 10 minuti all’inizio della Cerimonia di Apertura:

“Non preoccuparti, sono certo che andrà bene… tieniti al carro come si deve e sarai a posto.”

“Beh, lo spero proprio… ma se esco viva dall’Arena la prima cosa che farò sarà ammazzare il mio Stilista.”

                                                                            *

Violet teneva gli occhi fissi sull’orologio elettronico sul muro, facendo dondolare la gamba con impazienza: le era sempre piaciuto vedere in diretta la Cerimonia di Apertura… e l’idea di prendervi parte la rendeva quasi soddisfatta, non vedeva l’ora che cominciasse.

In genere non era molto rapida nel prepararsi, ma quel giorno era pronta addirittura in anticipo! Roba da non credere…

Il suo vestito era interamente color argento mentre le unghie, le scarpe e i bracciali ai polsi erano di un scintillante verde foresta. I capelli rosso fuoco le erano stati raccolta in una coda bombata e si sentiva piuttosto bella, più del solito comunque. Di Robert nessuna traccia e Violet sperava che non arrivasse tardi… non aveva alcuna intenzione di tardare, non quella sera.  Sarebbe stata perfettamente capace di andare a prendere il compagno in camera e spedirlo di sotto a calci, non si sarebbe fatta alcun problema.

Non era nervosa e nemmeno preoccupata… anzi era piuttosto rilassata. L’idea di essere sotto gli occhi di tutti non la metteva a disagio: dopotutto quella sera sarebbe stata vista dagli sponsor per la prima volta… la prima impressione conta moltissimo e Violet lo sapeva bene. Doveva apparire bellissima e sicura di sé sul carro, e aveva tutta l’intenzione di non sbagliare nulla…

Quella sera cominciava tutto. Quella sera rappresentava il suo biglietto da visita.

                                                                               *

“Manca molto? Non vedo l’ora che sia tutto finito.”     Beatrix sospirò, tendendo il collo per cercate di scorgere gli altri Tributi in mezzo agli Stilisti, giusto per riuscire a salutare Chloé anche solo di sfuggita: vedere un viso familiare l’avrebbe notevolmente rilassata, ne era certa.

Phobos invece sembrava di altro avviso: era in piedi e appoggiato al carro con la schiena, una mano in tasca e l’aria decisamente rilassata, molto attraente con i capelli neri scompigliati ad arte e il completo blu notte.

“Tranquilla, di certo inizieremo a momenti… la Cerimonia inizia alle 8 e ormai dovremmo esserci tutti.”

Phobos accennò col capo a Robert e a Violet, che avevano appena fatto la loro comparsa nei loro abiti scintillanti color argento.

“Wow, che originali… verde e argento, chi se lo sarebbe mai aspettato.”   Osservò Phobos con un sorrisetto, mentre Beatrix sorrideva appena:

“Beh, anche noi siamo in blu, dopotutto.”        La ragazza indossava infatti una lunga gonna nera e sopra la veste blu con lo stemma dei Corvonero, un po’ come Chloé che sembrava tutto fuorché felice, dal suo carro.

Phobos annuì mentre lui e Beatrix salivano sul carro e la ragazza non potè fare a meno di notare che molti occhi erano puntati su di loro… o forse solo su Phobos.

“E’ vero… i nostri Stilisti non si sono sforzati parecchio, vero?”

Beatrix annuì con un cenno del capo, afferrando la ringhiera nera mentre invece Phobos continuava a tenere una mano nella tasca dei pantaloni blu, l’aria rilassata.

“Bene bene bene… si va in scena. Sorridi Beatrix… questo è uno dei momenti più importanti, dopotutto.”    Phobos le strizzò l’occhio e Beatrix annuì debolmente con un cenno del capo, maledicendo il suo carattere introverso: sarebbe stato così facile essere come lui, o come Violet e Chloé… e invece no, lei era l’eterna introversa che faticava ad attaccare bottone con gli altri.

Non ebbe però il tempo di farsi ulteriori paranoie, perché le porte si aprirono e la sua concentrazione si spostò sulle orla e i flash che li inondarono.
Si, Phobos aveva ragione: doveva sorridere e salutare, mostrarsi più sicura di quanto non fosse… se voleva uscire viva dall’Scena doveva accettare dei compromessi.

                                                                                        *

“Sei nervosa?”

“Un po’…”     Lynda si passò nervosamente una mano tra i capelli, mentre era ferma accanto al suo carro insieme a Sean.      Non aveva mai amato stare al centro dell’attenzione e l’essere sotto gli occhi di tutte quelle persone la metteva un po’ a disagio… anche perché con l’abito rosso cosparso di polvere dorata che indossava era, diciamocelo, impossibile non notarla.  Il rosso dell’abito era in tinta con il rossetto che risaltava moltissimo sulla pelle scura della ragazza, che era a dir poco nel panico anche se cercava di darsi un contegno, ripetendosi mentalmente che era una Grifondoro e doveva affrontare la prova a testa alta.

“Suppongo sia normale… ma coraggio Lynda, sei una tosta. Non badare a tutte quelle persone, se ti mettono a disagio prova ad ignorarle.”

Sean le diede una sonora pacca su una spalle e le rivolse un sorriso incoraggiante, che Lynda ricambiò appena prima di salire insieme al ragazzo sul carro, traballando leggermente sulle scarpe col tacco che aveva dovuto per forza indossare.

“Maledette scarpe… e chi ci sa camminare su questi trampoli?”   Sbuffò a mezza voce Lynda afferrando saldamente la ringhiera nera e lucida davanti a lei, pregando mentalmente di non perdere l’equilibrio con milioni di occhi puntati addosso più diverse decine di telecamere.

“Mia sorella è brava…”  Mormorò Sean con un filo di voce, mentre un’ombra gli oscurava gli occhi chiari.    Lynda abbassò lo sguardo e non disse niente, mentre il volto di Sabrina compariva chiaramente nel volto di entrambi, il fratello e la migliore amica.

“Già… peccato non aver accettato di prendere lezioni.”   Mormorò in risposta Lynda deglutendo, immaginando come dovesse sentirsi la sua amica: erano in gara l’uno contro l’altro… e solo uno su 20 sarebbe tornato a casa.  Non c’era alcuna possibilità che Sabrina rivedesse entrambi e anche quelle che uno di loro tornasse non erano altissime.

Sean sembrò voler dire qualcosa, ma le porte davanti a loro si aprirono e il boato della folla invase le orecchie di tutti i Tributi, catturandone l’attenzione: la Sfilata era cominciata.

                                                                   




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Angolo Autrice:

Salve a tutti!  Questa volta ho tardato di meno quindi spero siate contenti!   So che molti vestiti non sono stati "presentati" ma compariranno nel prossimo capitolo, non preoccupatevi... ricordate che se volete potete scrivermi delle preferenze sulle alleanze, anche se non è detto che verranno ascoltate!
Spero che vi sia piaciuto e di pubblicare in fretta il prossimo, farò del mio meglio avendo anche un'altra storia in corso!

Signorina Granger

 

 

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Capitolo 5
*** La Cerimonia d'Apertura ***


~~Capitolo 4: La Cerimonia d'Apertura


 

Se l’era chiesto, qualche volta.   Quando guardava la Cerimonia a casa, da bambino, si era chiesto come dovessero sentirsi i Tributi che sfilavano su dei carri agghindati in modi strani, come delle bambole di pezza in mano a qualcun altro.

Ora che si trovava in quella situazione, sapeva come ci si sentisse.
Rian sorrise, alzando una mano in segno di saluto mentre veniva quasi accecato dai flash e assordato dalle urla della folla, che aumentarono di volume al suo gesto: era un Favorito… e forse si era già guadagnato l’attenzione del pubblico.

Il ragazzo alzò lo sguardo e vide il suo riflesso nelle bandiere, osservando criticamente quella sottospecie di elmetto d’argento che gli avevano fatto indossare: il vestito non era poi così orrendo, ma quell’affare gli faceva venire voglia di scendere dal carro e sparire.

Indossava un vestito che ricordava molto un’armatura, anche per la lucidità del tessuto e la luce che quasi emanava, in tinta con l’abito corto dalla gonna svasata di Aida, che come lui sorrideva e salutava, anche se con molta meno naturalezza rispetto al ragazzo.

“Quanto durerà questa processione? Mi sento una perfetta idiota.”    Mormorò la ragazza a denti stretti senza smettere di sorridere, mentre Rian quasi rideva a quelle parole: per lui non era una gran tortura, ma avevano caratteri molto diversi… Lui era socievole e più estroverso, Aida invece stava più per i fatti suoi normalmente.

“Non durerà molto, abbi un po’ di pazienza… e non dimenticare che queste persone possono rivelarsi fondamentali.”

Lo so bene, altrimenti non mi sforzerei di sorridere e salutare!    

Aida sbuffò appena, ma non disse nulla e continuò a sorridere, mentre qualche fiore lanciato dai Capitolini entrava nel carro.    Rian sembrava divertirsi parecchio, perché prese un tulipano e mandò una strizzatina d’occhio nella direzione da dove era arrivato, facendo alzare gli occhi al cielo ad Aida: sponsor o no, lei non sarebbe mai arrivata a tanto.

                                                                                *

Luke teneva lo sguardo su una delle bandiere, osservando il suo riflesso con stupore: quando aveva indossato il suo vestito pensava che fosse una semplice uniforme da Pacificatore con qualche modifica, ma si era sbagliato…    Quando era stato azionato un interruttore, il suo vestito e quello di Dana si erano quasi illuminati e delle macchie rosse avevano iniziato a comparire e sparire irregolarmente sul vestito, come a volerli etichettare fin da subito come dei serial killer. Non che negli Hunger Games facesse male, naturalmente.

“Stanno già impazzendo per quelli dell’1…”     Osservò Dana inarcando un sopracciglio, gli occhi scuri fissi sul carro che procedeva a pochi metri da loro, con Rian e Aida che le davano la schiena mentre salutavano a destra e a sinistra.

“Hanno adottato la tecnica dell’arruffianarsi il pubblico… io preferisco mostrarmi da subito per quello che sono.”    Osservò Luke stringendosi nelle spalle, guardandosi intorno: erano comunque dei Favoriti… avrebbero comunque fatto a botte per loro.

In più, Luke era pienamente consapevole delle sue capacità: era veloce, aveva una mira eccellente e non era nemmeno da buttare fisicamente… aveva tutte le carte in regola per gli Hunger Games, se suo fratello aveva vinto poteva benissimo farlo anche lui.

Nemmeno Dana voleva fare la finta bambolina sorridente… sarebbe stato ipocrita, non aveva intenzione di adottare la tattica del fingersi ingenua per poi scaricarsi nell’Arena.

Dana fece scorrere i grandi occhi scuri sulla folla, che indicava e sorrideva nella sua direzione: odiava quella situazione. A lei piaceva passare inosservata, essere lasciata in pace… quella stupida sfilata la faceva sentire a disagio, non vedeva l’ora che finisse.

Che spreco di tempo… sarebbe stato molto più utile allenarsi con coltelli o un fucile, invece che fare la bella statuina su un carro.
Li odiava, la disgustavano quasi.     Dana non accennò nemmeno a sorridere, non volendo piegarsi a ciò che quelle persone si aspettavano da lei: non le importava degli sponsor, sarebbe andata nell’Arena e avrebbe lottato, anche solo con le sue forze, se necessario.  

Quelle persone che vivevano nel lusso più ostentato ed esagerato, che mangiavano cibi che molti di loro non avevano nemmeno mai visto… che passavano ore davanti allo specchio e si sottoponevano ad operazioni per seguire delle mode.    La disgustavano, quasi le facevano pena.

                                                                        *

“Ti adorano…”

Osservò Ariel quasi con un sorriso, mentre la folla sembrava quasi impazzire per Drake, o meglio per la sua faccia, il suo sorriso e le sue spalle muscolose.

“No… ci adorano. Siamo una squadra, non dimenticarlo.”    Drake le rivolse un sorriso e Ariel si sforzò di ricambiare, afferrando e stringendo la mano che il ragazzo le porgeva.

Al vederli prendersi per mano i Capitolini applaudirono ancora di più e Drake si sforzò di non scoppiare a ridere: come potevano impazzire al vedere due Tributi fare squadra se poi gioivano delle loro morti, arrivando anche a scommettere su chi sarebbe morto per primo al Bagno di Sangue.

Ariel rivolse uno dei suoi sorrisi gentili alla folla e mandò anche un bacio con una mano, auto maledicendosi mentalmente e lanciando al contempo uno sguardo inceneritorio a Drake, in un muto ordine di non ridere.

“Non ti facevo una lecchina, Ariel.”

“Disse quello che indossava una tunica che gli lasciava scoperto metà corpo. Credo che si avvicini alla prostituzione.”

“Come se avessi scelto io di mettere questa roba! Non vedo l’ora di togliermela.”     Drake sbuffò appena e Ariel soffocò una risatina: probabilmente anche molte donne presenti nutrivano la stessa speranza, ma la bionda ebbe il buonsenso di non sottolinearlo.

I due ragazzi continuarono a tenersi per mano durante tutto il tragitto verso il Centro di Addestramento: sarebbero rimasti insieme fino alla fine, fianco a fianco come avevano fatto per tutta la vita… e non avevano paura di farlo sapere a tutti.

                                                                                   *

Kyraan aveva il suo solito sorriso sbilenco stampato in volto, come potè constatare dal suo riflesso nelle bandiere.

Alla fine Janissa aveva ragione: i suoi tatuaggi avevano suscitato un gran successo tra i Capitolini, che lo salutavano e lo indicavano al suo passaggio. Quanto a lui, si limitava a dispensare sorrisi e occhiolini… tutto per arruffianarsi la folla.

Malcom aveva ragione, senza dubbio. Era un leader nato, quasi brillava di luce propria… finiva col distinguersi sempre in qualche modo, il suo charme lo aveva sempre aiutato e sarebbe stato così anche nei giochi, lo sapeva.

Kyraan non si sentiva troppo preoccupato per i giochi: anzi, non vedeva l’ora di cominciare l’Addestramento il giorno dopo… non tanto per lui, in realtà voleva osservare per bene gli altri Tributi.   Molti, come lui, stavano riscuotendo successo: tutti i Favoriti sembravano essere molto apprezzati dai Capitolini, i primi probabilmente per i sorrisi e l’aspetto, quelli del 2 sembravano incuriosire per l’atteggiamento quasi di superiorità che avevano assunto: non sorridevano… e nemmeno salutavano…   Tuttavia l’indifferenza e la sfacciataggine, se in piccole dosi, esano soliti piacere ai Capitolini.
Quanto a quelli del 4, che sfilavano nel carro davanti al suo, sembravano aver destato gran scalpore con un semplice gesto: si tenevano per mano, forse erano amici o fidanzati.    Anche la ragazza bionda era piuttosto carina, ma il ragazzo sembrava essere un nuovo Finnick Odair, tanti fiori, gridi e saluti aveva ricevuto.

Kyraan non potè fare a meno di sorridere: l’aspetto fisico era sempre importante negli Hunger Games… se avevi una bella faccia o una buona dose di charme, avresti di certo avuto una buona dose di sponsor e ammiratori.
Se poi un Tributo di bell’aspetto era anche particolarmente veloce, forte o era anche solo un Favorito… aveva quasi la vittoria in tasca, o era comunque destinato ad arrivare ad una buona posizione.

Kyraan non era un Favorito, certo… ma aveva intenzione di distinguersi, come aveva sempre fatto.

                                                                       *

Non aveva mai pensato quanto un Tributo potesse sentirsi stupido o a disagio su uno di quei carri, vestito come gli era stato imposto…  Solo in quel momento, quando quel Tributo era lui, se ne rendeva conto.

Edgar si trattenne dal sospirare, non voleva sembrare a disagio durante la sua prima apparizione ai Capitolini… però di certo non si stava divertendo, in realtà continuava a lanciare occhiate dritto davanti a se, sperando che il tragitto fosse quasi al termine.

Gli occhi dei Capitolini, come sempre, erano per la maggior parte puntati sui Favoriti… o in alternativa sugli studenti della scuola di Magia della quale Edgar non ricordava lo strano nome: dopotutto loro erano un po’ una novità, mentre ormai i Tributi dei Distretti gareggiavano da anni, anche se da quando anche Hogwarts era entrata in gioco si alternavano: sei un anno, gli altri sei l’anno dopo e così via.

Edgar non era un idiota, era perfettamente consapevole della sua posizione: non era un Favorito, veniva dal Distretto più povero e spesso più sottovalutato di Panem (o almeno, fino alla 74esima edizione).  Non era così bello da guadagnarsi gli sponsor con la faccia, e anche se se la cavava bene con i coltelli dopo anni passati a cacciare illegalmente, non aveva un talento così stratosferico…

Che cosa gli restava? Il cervello.   Doveva creare le giuste alleanze… era l’unico modo per sopravvivere nell’Arena, almeno per i primi tempi.

Il ragazzo alzò lo sguardo e lo posò sul carro del Distretto 7, guardando il ragazzo che aveva incontrato in ascensore, Kyraan se non ricordava male, sorridere e salutare alle telecamere e al pubblico.    Si era già guadagnato un discreto successo tra i Capitolini… era un bel ragazzo e emanava sicurezza e charme da tutti i pori. E Edgar aveva anche l’impressione che non fosse affatto un idiota.

Edgar assottigliò gli occhi, appuntandosi di tenerlo d’occhio durante l’Addestramento: nemmeno lui era un Favorito… forse sarebbe potuto essere un buon alleato nell’Arena.

                                                                             *

“Ti diverti?”

“Oh sì, moltissimo… tu no?”       Phobos abbassò lo sguardo su Beatrix e rise appena, cogliendo la lieve smorfia che era comparsa sul volto della ragazza:

“Non amo queste processioni… e nemmeno essere al centro dell’attenzione. Mi piacerebbe essere come te, sembri a tuo agio.”

“In effetti non mi dispiace… ma a loro piace, ed è questo l’importante.”      Beatrix guardò Phobos sorriderle con fare divertito prima di rivolgersi nuovamente al pubblico, salutando e sorridendo.

Per lui era facile parlare… era un gran bel ragazzo, ben piazzato e con il sorriso accattivante che tanto piaceva a Capitol City.  E sfortunatamente non era nemmeno il classico tutto muscoli e nienbte cervello, se era stato Smistato a Corvonero c’era un motivo, era uno degli studenti migliori del settimo anno.
 
 Esattamente come Beatrix aveva ipotizzato, i Capitolini stavano sbavando per Phobos quasi quanto per un Favorito…

La ragazza però non potè non sorridere: Phobos Newton era una avversario temibile, anche per i Favoriti… quindi le opzioni erano due: avrebbero cercato di arruffianarselo… o sarebbe entrato fin da subito nel loro mirino.

Quanto a lei, era più una che passava inosservata… ma Beatrix era dell’opinione che non fosse del tutto un male, quando si trattava degli Hunger Games.
Tutti si sarebbero concentrati sugli avversari temibili, come Phobos, i Favoriti o quel ragazzo del 7 che la Corvonero aveva già abbastanza inquadrato.     In effetti le star di quell’anno sembravano essere più i ragazzi che le ragazze…

Beatrix stava giusto pensando quello quando delle urla alle sue spalle la fecero voltare, per poi sorridere amaramente: certo, tranne lei…

                                                                            *

“Ti diverti, Lovan?”

“Oh, moltissimo Robert.”    Violet sfoggiò un sorriso smagliante, mentre mandava un bacio al pubblico con la bocca colorata di rosso, come suo solito.

Era decisamente la ragazza più applaudita della Cerimonia d’Apertura, Violet ne era consapevole e anche molto fiera: alla faccia delle Favorite.

In effetti quell’anno non c’era nessuna bellezza stratosferica, anche se indubbiamente Chloé faceva la sua scena e anche la ragazza del Distretto 4 era molto carina… ma una bellezza più pura, innocente, somigliava molto ad una specie di Ninfa con quel vestito addosso.  Violet era tutt’altro: un mix micidiale di sensualità, intelligenza e voglia di competere, di vincere.

Violet non era affatto intimidita dai Favoriti… anzi, non vedeva l’ora di poterli osservare da vicino e vederli in azione, durante l’Addestramento.   Sapeva già che strategia avrebbe adottato: non aveva qualcuna intenzione di fare la finta ingenua per poi scatenarsi nell’Arena, voleva fin da subito mettere le cose in chiaro.   Lei era una che sarebbe durata, che non aveva paura di mettersi in gioco e che non si sarebbe fatta fregare facilmente… e voleva che tutti lo sapessero.

Forse era anche un po’ presuntuoso da parte sua, ma sentiva che forse i Favoriti avrebbero anche potuto interessarsi a lei… o se la sarebbero fatta amica, oppure le avrebbero dichiarato guerra. Le opzioni erano soltanto quelle.

                                                                                  *

Lynda teneva gli occhi scuri fissi davanti a se, osservando gli altri Tributi sfilare.
Non aveva alcuna voglia di sorridere e salutare come una deficiente, quindi aveva deciso di concentrarsi su quelli che sarebbero presto diventati i suoi avversari.

Quasi con sollievo aveva constatato che anche i ragazzi del 2 non stavano salutando a destra e a sinistra, e nemmeno quelli del 4 tranne qualche eccezione.   Beh, se non altro qualcuno con cervello c’era, su quei carri.

Tuttavia non aveva alcuna intenzione di allearsi con loro, non voleva nemmeno avvicinarsi ai Favoriti… li avrebbe naturalmente osservati durante l’Addestramento, ma non era un’idiota: non avrebbe mai stretto un’alleanza con loro, l’avrebbero fatta fuori nel giro di poco.

Peccato che non potesse tenere la bacchetta… li avrebbe eliminati tutti nel giro di poco.
La Grifondoro non vedeva l’ora di inziare l’Addestramento, per osservare gli altri e allenarsi un po’: non aveva mai provato ad usare una spada o a tirare con l’arco… ma poteva sempre provarci, aveva una discreta forza. 
Se solo avesse avuto una scopa… era molto brava a volare, adorava il Quidditch… avrebbe molto probabilmente vinto, in quel caso.

Con ci stringere un’alleanza?   Non le sarebbe dispiaciuto avere Sean come alleato, anche se sarebbe stata dura farlo fuori… come avrebbe potuto guardare Sabrina in faccia, se mai fosse tornata a casa?

No, non sarebbe mai stata in grado di ucciderlo.   Dalla lista dei possibili alleati escludeva a prescindere anche Violet Lovan e Phobos, che di certo sarebbe stato oggetto d’interesse dai più forti. Quanto alla Serpeverde, probabilmente aveva una stima di se troppo alta per allearsi con la “plebe”, avrebbe puntato molto in alto.

Non lo sarebbe dispiaciuto invece allearsi con Beatrix, Arthur e magari anche Chloé…. Ma era ancora tutto da vedere, naturalmente.

                                                                           *

Arthur rivolse a Chloé uno sguardo accigliato, guardando la compagna di Casa rivolgere saluti e sorrisi a destra e a sinistra.

Non aveva mai ben capito perché la ragazza si ostinasse a fare la recita della ragazza frivola ed ingenua… in realtà aveva una mente brillante e un buon ingegno, ma sembrava non volesse farlo sapere al mondo.

Anche se, riflettendosi, poteva essere una discreta strategia nell’Arena… in quel modo nessuno l’avrebbe calcolata troppo o presa di mira, di certo i più forti si sarebbe scontrati fin da subito nell’Arena… o si sarebbero alleati a vicenda.

In effetti Arthur era curioso di vedere come avrebbe agito i Favoriti: si sarebbero alleati tra loro e avrebbero dato la caccia agli altri o avrebbero ammesso al loro gruppo anche qualcun altro ritenuto all’altezza?  Ovviamente Arthur non sapeva nulla dei Tributi dei Distretti 7, 9 e 12, però una persona che rappresentava una minaccia era di certo Phobos.

Phobos Newton era un ragazzo intelligente, sveglio e molto furbo… avrebbe giocato le sue carte in maniera egregia, Arthur lo sapeva già.     Il ragazzo era certo che non si sarebbe risparmiato nell’Addestramento, di certo avrebbe mostrato tranquillamente di cosa era capace… e sarebbe stato adorato da Capitol, naturalmente.

In effetti i Capitolini sembravano averlo puntato positivamente già quella sera… Ma ciò che il ragazzo si chiedeva maggiormente era come il Corvonero avrebbe reagito con i Favoriti: si sarebbe alleato con loro o no?

Non si conoscevano per niente, ma osservandolo Arthur aveva capito una cosa di lui: era testardo e molto competitivo, odiava perdere… ma giocava sempre pulito, per qualche misterioso motivo.  A vederlo si sarebbe detto il contrario, ma invece Newton non vinceva mai slealmente, voleva invece vincere solo con le proprie forze, sempre e comunque.
Quindi, sarebbe stato capace di tradire qualcuno nell’Arena?     Gran bella domanda.

“Secondo te quanto manca? Non ce la faccio più con queste scarpe!”    Sospirò all’improvviso Cloche rivolgendosi al ragazzo, che si voltò verso di lei e sorrise appena:

“Rilassati, tra poco le toglierai… non manca molto, tra qualche minuto arriveremo al Centro di Addestramento.”

“Beh, meno male! Domani inizia anche l’Addestramento… non vedo l’ora, sono davvero curiosa… voglio vedere di cosa sono capaci i tanto acclamati Favoriti!”

Chloé sorrise e Arthur capì che era sincera: era sempre stato molto empatico… era molto bravo a capire le persone, tanto da sapere che la Tassorosso portava una maschera grande come una casa.

Tuttavia, loro erano Tassorosso, l’anello debole di Hogwarts, perennemente l’ultima ruota del carro. Erano sottovalutati, sempre e comunque.
Chissà che quell’anno le cose non sarebbe cambiate.
 
“Ricapitolando, stanno impazzendo per i Favoriti, per il tipo del 7 e naturalmente per Newton e la Lovan… beh, non è una novità, ci avrei scommesso.”

Osservò Chloé stringendosi nelle spalle, esprimendo a parole quello che aveva pensato per tutta la sera: conoscendo la ragazza era ovvio che si sarebbe fatta notare… e non nera nemmeno difficile intuire con chi avrebbe cercato di creare un’Alleanza: Chloé la conosceva abbastanza bene da sapere che avrebbe cercato di avvicinarsi ai più forti, in modo da essere un po’ sotto ad una campana di vetro…

Peccato che i più forti fossero i più pericolosi, anche da alleati.                         
                                                     
 


 
                     


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Angolo Autrice:

Buongiorno, buona Festa della Repubblica *che mi da il tempo per scrivere*
la scorsa settimana mi sono dedicata maggiormente all'altra mia Interattiva, ma ora tocca a questa crossover!
Nel prossimo capitolo naturalmente inizierà l'Addestramento... se volete potete inviarmi che cosa farà il vostro OC nella prova di valutazione *azi, ve ne sarei molto grata*
Spero che vi sia piaciuto, ditemi cosa ne pensate!


Signorina Granger

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Capitolo 6
*** Addestramento ***


~~Capitolo 5: Addestramento                  

      
                                                     
“Centro perfetto… Vediamo se riesco ad eguagliarti, Rian.”

Rian sorrise, rigirandosi un coltello da lancio tra le dita mentre si voltava verso Aida, in piedi accanto a lui e nella sua stessa posizione, pronta a lanciare il coltello sul bersaglio.

La ragazza prese la mira per un paio di istanti e poi scagliò con forza l’arma, che andò a conficcarsi dritta nella fronte del bersaglio, mentre quello di Rian era già piantato in pieno petto.

“Bel lancio… che ne dici di aumentare la difficoltà? Bersagli mobili.”      Rian sfoggiò un sorriso divertito, lanciando il pugnale che aveva in mano per poi riprenderlo con la stessa mano, con la stessa disinvoltura di chi fa la stessa azione con una mela.

Aida annuì e fece un cenno ad un assistente, che azionò l’interruttore dei bersagli mobili: le sagome che dovevano colpire iniziarono così a muoversi con uno scatto, rendendo la prova più difficile ma allo stesso tempo più stimolante per i due Tributi del Distretto 1.

In realtà nessuno dei due aveva un gran bisogno di allenarsi: dopotutto frequentavano l’Accademia da anni ed erano entrambi molto bravi… però intimorire gli altri Tributi di certo non avrebbe fatto male.

Aida aveva appena lanciato un coltello quando sentì un orrendo sibillio accanto all’orecchio destro, per poi cogliere di sfuggita l’immagine di un pugnale che le passava accanto e andava a conficcarsi sul petto di uno dei bersagli.
La ragazza si voltò di scatto per vedere e insultare chi aveva avuto la geniale idea di quasi tagliarle un orecchio, trovandosi davanti un ragazzo moro dagli occhi neri che guardava con una punta di soddisfazione il bersaglio:

“Però… niente male.”

“Mi hai quasi tagliato un orecchio.”    Osservò Aida in tono secco, assottigliando gli occhi e fulminando il ragazzo con lo sguardo, che le rivolse un sorrisetto prima di scusarsi nel tono meno dispiaciuto che la ragazza avesse mai sentito:

“Scusa… non volevo disturbarvi mentre lanciavate, così mi sono messo qui dietro.”

Aida sbuffò sonoramente e si voltò, mentre Edgar invece rideva sotto i baffi, allontanandosi con le mani in tasca: non aveva nessuna intenzione di star lì ad allenarsi con i due Favoriti… gli avrebbero procurato solo guai, poco ma sicuro. E poi, a differenza loro, non aveva voglia di ostentare la propria bravura con il lancio dei coltelli.

Gli occhi scuri di Edgar saettarono invece sul poligono di tiro, dove i due Tributi del Distretto 2 si stavano destreggiando con un paio di fucili… ed erano bravi da far paura.  La ragazzina di colore in particolare stava buttando già ogni singolo bersaglio, benché fosse abbastanza giovane sembrava piuttosto letale: non doveva avere più di 15 anni, mentre il ragazzo dai capelli biondi doveva avere circa 17 anni, come lui.


Dana sorrise appena, abbassando il fucile: cento su cento… aveva centrato tutto, come sempre. In realtà se la cavava anche con lance e coltelli, ma alle postazioni di lancio c’erano già i due dell’1 e poi preferiva comunque sparare… sperava solo che nella Cornucopia avrebbero messo qualche arma da fuoco, sarebbe stato tutto molto più semplice.

Anche Luke se la cava egregiamente con le armi da fuoco, ma era molto bravo anche con la spada… cosa che tutti avevano potuto osservare poco prima, quando aveva decapitato un numero indefinito di bersagli nel giro di pochi secondi.
 
Le performance dei 4 Favoriti avevano lasciato sbigottiti la maggior parte degli altri Tributi, che rivolgevano occhiate un po’ preoccupate ai diretti interessati… ma Dana ne era solo che felice, e anche Luke.  

La ragazzina decise che era arrivato il momento di guardarsi intorno e non di mettersi in mostra e basta… voleva vedere cosa facevano anche gli altri Tributi, dopotutto aveva passato il primo giorno di Addestramento a sparare e a lanciare coltelli: era arrivato il momento di osservare.

“Vado a farmi un giro…”    Dana rispose il fucile e si tolse gli occhiali protettivi, lasciandoli sul tavolo e allontanandosi con disinvoltura, mentre Luke restava nel poligono a sparare anche se aveva perfettamente capito a cosa stesse pensando la compagna.

Gli occhi scuri di Dana saettarono su Aida e Rian, che lanciavano coltelli con una velocità e una precisione da far paura…        Il ragazzo in particolar modo, che oltretutto sembrava anche divertirsi mentre colpiva i bersagli.  Dana ci aveva parlato il giorno prima e anche quella mattina, e le aveva dato l’impressione di essere un ragazzo simpatico e molto socievole… ironico, dal modo in cui lanciava i coltelli sembrava una macchina per uccidere.  

Strano come Rian avesse due lati… ma Aida l’aveva messa in guardia, dopotutto.   Meglio non avercelo come nemico, una volta nell’Arena, anche perché di certo aveva già qualche sponsor… che sarebbero solo aumentati dopo la Prova di Valutazione, quando se ne sarebbe di certo uscito con un 12.

Dana passò oltre alla postazione di lancio, avvicinandosi invece al banco per le reti e le esche… la ragazza del Distretto 4, che se non ricordava male si chiamava Ariel, aveva costruito con velocità sorprendendo delle reti e degli ami da pesca.
Forse non era brava con le armi, ma il giorno prima l’aveva potuta vista correre… ed era piuttosto veloce.

“Ciao Ariel.”

“Ciao Dana, ti ho visto sparare prima… sei davvero brava! Io non so nemmeno tenere un fucile in mano.”    Ariel rivolse alla ragazza un sorriso, mentre annodava una corda molto spessa in modo piuttosto complicato senza nemmeno guardare, tenendo gli occhi chiari su Dana.

“Grazie, è tutta pratica… se può farti stare meglio, io non sarei mai capace di fare queste cose… se vuoi ti insegno a tenere un fucile in mano e tu in cambio mi insegni qualcosa… che so, qualche nodo o come fare questi ami.”

Ariel rivolse alla ragazzina un sorriso sincero, annuendo con un cenno del capo:

“Volentieri! Anche perché Drake mi ha abbandonata per fare il pavone con le lance… Il solito egocentrico.”      Ariel roteò gli occhi, accennando con il capo all’amico mentre anche Dana si voltava: in effetti il ragazzo sembrava divertirsi parecchio, con le lance.

“Però, è molto bravo.”

“Già, usa un tridente da prima di imparare a parlare… e credo che il principio sia lo stesso. A me non sono mai piaciute la armi, ma passare la vita ad un modo ha dato i suoi frutti, alla fine.”

Ariel strizzò l’occhio alla ragazza e Dana sorrise nervosamente: era più che certa che nuotasse come un pesce… non poteva che sperare che l’Arena non fosse sul mare o cose simili, o Ariel sarebbe diventata più letale di quanto non fosse con i piedi sulla terraferma.  

Lei non era una gran nuotatrice, ma all’Accademia aveva ovviamente imparato… tuttavia tra lei e Luke, il migliore era decisamente il ragazzo. Peccato che il biondo sarebbe stato bruciato da Ariel nel giro di pochi secondi, o almeno Dana aveva questa sensazione.

La mora fece il giro del tavolo per posizionarsi accanto ad Ariel, che le insegnò brevemente alcuni nodi, oltre che a costruire degli ami abbastanza semplici: fortunatamente, Dana non aveva la presunzione di sottovalutare nessuno… era certa che in quella grande palestra tutti avessero qualcosa da offrire, ognuno a modo suo. Volendo, tutti i Tributi avrebbero potuto imparare qualcosa da ogni avversario, ne era certa.

                                                                             *

Edgar stava con la schiena appoggiata al muro, le braccia conserte mentre osservava attentamente le altre persone nella palestra: con chi si sarebbe alleato? Ancora non lo sapeva… non sapeva di chi poteva fidarsi.

I Favoriti? Fuori discussione, senza dubbio… Quelli del 4 non sembravano male, ma erano pur sempre Favoriti: si sarebbero alleati di certo con quelli dell’1 e del 2, quindi erano da scartare.  
Il gruppo sarebbe stato abbastanza letale, quell’anno: quelli dell’1 erano macchine da guerra con i coltelli e quelli del 2 anche, con le pistole.
Inoltre, il ragazzo dell’1 se la cavava bene anche nel corpo a corpo e quello del 2 con la spada era piuttosto letale… quindi erano temibili da lontano quanto da vicino.

Il ragazzo del 4 lanciava lance come se fossero state piume, mentre la ragazza sembrava brava nella corsa e nel creare ami e nodi… probabilmente sarebbe stata in grado anche di costruire trappole.   Ora Ariel era al poligono di tiro insieme a Dana, che le stava insegnando le basi per sparare… mentre Rian aveva abbandonato la postazione di lancio per andare allo stand per la sopravvivenza.

Al suo posto c’era adesso il ragazzo del Distretto 7 con cui aveva scambiato due parole in ascensore: Kyraan.    Anche lui non era male con i coltelli, anche se non eguagliava di certo Rian si avvicinava ad Aida, come lo stesso Edgar.

Il ragazzo del 12 rivolse al ragazzo uno sguardo indeciso prima di avvicinarsi, per parlargli: forse aveva trovato con chi voleva stringere un’alleanza.

                                                                              *

Kyraan era di indole abbastanza sociale… non si fidava di troppe persone e non era certo di volersi alleare con qualcuno, o comunque con poche persone al massimo…di certo non si sarebbe mai messo ad un gruppo grande come quello dei Favoriti.

Aveva osservato un po’ tutti gli avversari durante l’Addestramento, scoprendo che oltre ai Favoriti non c’erano particolari talenti con le armi, eccetto un ragazzo di Hogwarts che si era dimostrato estremamente forte e veloce. 

Kyraan guardò Phobos con la coda dell’occhio, che stava seduto davanti ad uno schermo, risolvendo problemi di logica come se stesse facendo le parole crociate… di certo aveva una mente acuta, senza dubbio.

In effetti Phobos e il ragazzo con cui aveva parlato in ascensore, Edgar, erano gli unici ad incuriosirlo… quindi Kyraan non potè non sorridere quando sentì la voce del ragazzo del 12 alle sue spalle:

“Ti spiace se mi esercito anche io?”    Kyraan si voltò e scosse il capo, sorridendo appena:

“No, fa’ pure.”    Edgar si posizioni parallelamente a lui, prendendo un paio di coltelli e iniziando a lanciarne uno. 

“Trovato qualcuno di interessante?”

“A parte le macchine per uccidere dei Favoriti…non molto. E tu?”

“Nemmeno io… solo un paio di persone.”      Edgar si voltò verso il ragazzo, scorgendo il sorrisetto che Kyraan gli aveva rivolto. 
Nessuno dei due era un idiota, quindi non ci fu bisogno di parlare molto… avevano già praticamnete consolidato il patto.

                                                                            * 

Violet sorrise appena, divertita mentre abbassava il fucile: si stava divertendo un sacco a provare un po’ tutte le armi, dopo essersi allenata nel corpo a corpo e aver stupito tutti i Tributi di Panem per la velocità con cui era in grado di accendere fuochi: bacchetta o non bacchetta, restava comunque una strega, dopotutto…

“E’ la prima volta che spari? Sei brava.”    Violet si voltò e annuì, trovandosi davanti quella che, ne era abbastanza cera, era la ragazza del Distretto 1.

“Si, è la prima volta… è divertente.”

Aida sorrise amaramente a quelle parole, evitando di commentare: lo era un po’ meno quando sparavi contro una persona in carne ed ossa… ma forse Violet l’avrebbe capito a sue spese nell’Arena.

Aida aveva deciso di dedicarsi all’osservazione dei Tributi di Hogwarts, quel giorno: tuttavia nessuno eccelleva particolarmente nelle armi, anche se una ragazzina mora sembrava molto brava con cure naturali e piante oltre ad essere abbastanza brava con il tiro con l’arco… anche un Marcantonio dai capelli neri e il sorrisetto beffardo aveva attirato l’attenzione di Aida: era molto forte e abbastanza veloce… e poi come Beatrix era particolarmente sveglio.

Quanto agli altri, avevano già formato un gruppetto e Aida non aveva intenzione di ficcare il naso in altre alleanze, quindi si era concentrata su Violet, che le era sembrata staccata dal gruppo come Phobos: preferivano fare da se e non allearsi con i compagni di scuola solo perché erano maghi come loro.

Violet e Aida scambiarono qualche parola e poi la ragazza del Distretto 1 raggiunse Rian e Luke allo stand sulla sopravvivenza: voleva parlare con i due ragazzi della Serpeverde, per sentire che cosa ne pensassero loro.

Violet sorrise al vedere Aida raggiungere i due Favoriti: fors era riuscita nel suo intento, dopotutto… forse si era guadagnata un’alleanza con i favoriti, ed era assolutamente tutto ciò che voleva.

                                                                            *

“Non è giusto, sei brava! Dove hai imparato? Io riesco a stento a tenerlo in mano… quanto vorrei una scopa.”

Sospirò Lynda incrociando le braccia al petto, mentre Beatrix si stringeva nelle spalle, l’arco in mano:

“Beh, ho imparato l’anno scorso, durante le vacanze estive… chi l’avrebbe detto, alla fine mi è tornato utile.”

“Beh, t’invidio! A me il saper volare qui non tornerà di certo utile…”  Sbuffò Lynda con tono amareggiato, mettendosi le mani nella tasca della tuta nera aderente.

Beatrix le rivolse un sorriso consolatorio, mentre Chloé faceva ritorno dallo stand sulle piante con aria quasi sconvolta:

“Non avete idea di quante piante velenose ci siano al mondo! Ora starò attenta a tutto quello che mangerò… che cosa avete fatto d’interessante oggi?”

“Ho cercato di imparare a tirare con l’Arco ma senza grandi successi, poi mi sono allenata nell’arrampicata e ho imparato a costruire ami… e ho rimpianto la mia bacchetta per tutto il giorno. Arthur?”

Domandò Lynda inarcando un sopracciglio mentre si rivolgeva al Tassorosso, sperando che al coetaneo la giornata fosse andata meglio:

“Io mi sono allenato con asce e accette, ho cercato di superare la mia paura dell’acqua senza risultati e mi sono guardato intorno, giusto per vedere cosa sanno fare gli altri. Direi di cercare di stare alla larga dai Favoriti, se dovessero avere tra le mani coltelli o una qualunque arma da fuoco… direi che sono più temibili da lontano che da vicino.”

“Non ne sarei così sicuro… il tipo dell’1 è bravo nella lotta libera e quello biondo del 2 con la spada. E credo che abbiano puntato Violet…”

Osservò Sean osservando la Serpeverde che provava a lanciare una lancia: in realtà sia lui che Lynda ne erano rimasti un po’ sorpresi… entrambi i Grifondoro avrebbero scommesso su Phobos, non sulla ragazza.

Quanto al Corvonero, se n’era stato per conto suo per tutto il giorno, anche se chiaramente non era rimasto indifferente a nessuno: era sveglio e aveva fatto un giro per quasi tutti gli stand, da quello sulle piante velenose a quello per nodi e ami.

“Beh, su con il morale ragazzi… abbiamo ancora due giorni, Lynda ha tutto il tempo per imparare qualcosa in più sul tiro con l’arco.”

“E Chloé per ammazzare qualcuno per la seconda volta.”   Sghignazzò Arthur senza nemmeno cercare di mascherarlo, guadagnandosi dalla ragazza uno sguardo truce: in effetti risultava abbastanza pericolosa con qualunque arma in mano… ma non sempre volontariamente, aveva anche quasi decapitato Ariel con una specie di frisbee.

“Smettila di prendermi in giro, Sunton! Almeno IO so nuotare!”

“Cosa c’entra, quella è una fobia? Tu di che cosa hai paura?”

“Non te lo dico neanche se sotto tortura.”

Lynda e Beatrix si scambiarono uno sguardo cupo e preoccupato assieme, mentre Sean se la rideva davanti alla scena: sarebbe stata un’alleanza difficile, se continuavano così… davvero difficile.







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Angolo Autrice:

Buongiorno, gente!   Ho voluto finire il capitolo nel pomeriggio perchè stasera e domani non avrò tempo di scrivere, quindi eccolo qui!
So che alcuni OC compaiono molto poco ma è stata dura averli tutti e 14 nella stessa stanza... spero che mi perdonerete!
Spero comunque che vi sia piaciuto, ci vediamo presto con la Prova di Valutazione!

Signorina Granger

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Capitolo 7
*** Prova di Valutazione ***


~~Capitolo 6: Prova di Valutazione


 

“Rian Maugrim.”

Rian sollevò lo sguardo sull’assistente che l’aveva appena chiamato, esitando per un istante prima di alzarsi dalla panca che aveva occupato insieme ad Aida.
La ragazza seguì il compagno con lo sguardo mentre entrava nella palestra dove si erano allenati per quattro giorni… era arrivato il momento della tanto agognata Prova di Valutazione.

Aida non aveva chiesto a Rian che cosa avrebbe fatto… ma era certa che se ne sarebbe uscito con un voto altissimo, poco ma sicuro. 
E poi, non voleva che lui le chiedesse di rimando che cosa avrebbe fatto lei: ci aveva pensato per tutto il giorno precedente ed era decisa a dare il massimo… voleva uscirne bene, da quella prova.

                                                                          *

Rian fece saettare lo sguardo sugli Strateghi che lo osservavano dall’alto prima di guardare la parete dov’erano appesi coltelli e pugnali… i suoi migliori alleati.

Rian sorrise appena mentre si avviava in fretta verso il muro, prendendo gli 8 pugnali più affilati e allacciandoseli alla cintura: aveva deciso che si sarebbe destreggiato con il lancio dei coltelli nella prova, era certo che avrebbe avuto ottimi risultati in quel modo.

Nel giro di pochi minuti il ragazzo aveva disposto i bersagli in un cerchio intorno a lui e quando l’interruttore era stato azionato li aveva colpiti tutti nel giro di una quindicina di secondi, centrandoli tutti perfettamente nello stesso posto: la testa.

Rian guardò l’ultimo bersaglio oscillare e poi crollare sul pavimento prima di voltarsi, un sorriso dipinto in volto mentre salutava gli Strateghi con un cenno della mano e uscendo senza aspettare di essere congedato: tanto erano ancora tutti fermi ad osservare basiti i bersagli sul pavimento… probabilmente non si erano nemmeno accorti che era uscito dalla palestra con l’aria più rilassata del mondo.

                                                               *

“Buona fortuna.”    Rian rivolse ad Aida un sorriso mentre la superava, diretto al loro appartamento al primo piano.     Aida gli rivolse uno sguardo scettico ma non rispose al sorriso, chiedendosi se il compagno l’avesse canzonata o meno.

La ragazza si alzò quasi sbuffando, avvicinandosi alla porta della palestra: in realtà stava maledicendo mentalmente Rian e il fatto che fosse stato chiamato prima di lei: di certo il ragazzo aveva usato i pugnali e stupito gli Strateghi… che molto probabilmente non avrebbero reagito allo stesso modo se lei avesse fatto quasi la stessa cosa di Rian.

Per questo Aida non aveva pensato solo al lancio dei coltelli per la sua prova: aveva ovviamente previsto che Rian si sarebbe dedicato a quello, quindi aveva scelto qualcosa di più… originale e personale, diciamo.

Aida prese due pugnali e se li rigirò tra le mani come fossero giocattoli mentre si avvicinava al centro della palestra, prima di allacciarne uno alla fibbia della cintura.

E quando la musica partì, Aida per un momento chiuse gli occhi, mentre si concentrava: non doveva guardare gli Strateghi, doveva anzi fingere che non fossero nella stanza… c’era solo lei, la musica… e i bersagli.

La musica non le era mai dispiaciuta e nemmeno la danza classica… cosa che quel giorno si stava rivelando una fortuna, per lei.

                                                                              *

Quando la porta della palestra si aprì, Luke alzò lo sguardo quasi automaticamente, guardando Aida uscire con un’espressione soddisfatta dipinta in volto.

Per quel poco che la conosceva, Luke aveva capito che la ragazza dell’1 non era un tipo particolarmente socievole, quindi non si stupì per niente quando non gli rivolse la parola… si limitò a guardarlo, sapendo che toccava a lui e quasi facendogli degli auguri silenziosi: più loro due, Rian e Dana sarebbero riusciti ad avere voti alti e più gli sponsor si sarebbero concentrati su di loro, una volta nell’Arena.

Il biondo si alzò ancor prima di essere chiamato e si avvicinò alla porta abbastanza rilassato, a differenza di diversi altri Tributi in attesa: sapeva esattamente che cosa fare nella prova… ed era certo che avrebbe ottenuto un ottimo risultato.

In effetti era quasi una fortuna per lui che chiamassero sempre prima i ragazzi: in quel modo la sua prova era prima di quella di Dana… e quindi gli Strateghi non si sarebbero annoiato si avesse cominciato a sparare a destra e a sinistra.

Si, naturalmente era quello che intendeva fare: sparare.  Suo fratello non gli aveva mai dato molti consigli sugli Hunger Games, ma uno era ben impresso nella memoria di Luke: “Non adottare strategie come quella del fingerti incapace… siamo Favoriti, ci temono in ogni caso.  Tanto vale mostrarsi subito per ciò che si è… alla prova non ti risparmiare, mostra quello che ti viene meglio in assoluto, qualunque cosa sia.”   

E aveva tutta l’intenzione di seguire alla lettera le parole dell’ex vincitore.
Non era mai stato molto forte e fortunatamente era cosciente dei suoi punti deboli… quindi aveva sempre ripiegato sulle armi e all’Accademia era di certo tra i migliori al poligono di tiro: con un’arma da fuoco era capace di tutto e stava per dimostrarlo anche agli Strateghi.

                                                                         *

“Dana Johnson.”

La porta si era appena chiusa con uno scatto quando Dana si sentì chiamare e la ragazza alzò lo sguardo, vedendo Luke uscire con aria soddisfatta e le mani in tasca.

Il biondo non le rivolse la parola ma mentre la superava Dana potè giurare di averlo visto strizzarle l’occhio: quella mattina a colazione avevano parlato della prova, anche se entrambi erano rimasti un po’ sul vago… tuttavia sapevano qual era il punto di forza l’uno dell’altro e Luke era anche a conoscenza del disprezzo che la ragazzina provava per Capitol City.   In realtà al biondo non sarebbe affatto dispiaciuto assistere alla prova di Dana, ma purtroppo non era possibile.

Dana si alzò e si avvicinò alla porta della palestra, sapendo benissimo cosa fare: voleva lasciare gli Strateghi a bocca aperta… ma anche fargli capire che se loro avrebbero giocato con la sua vita nell’Arena, lei era in grado di ucciderli tutti nel giro di pochi istanti, anche senza che ne rendessero conto.

Dana entrò nella palestra e si avvicinò alle armi da fuoco, prendendo un fucile a doppia canna carico mentre i bersagli animati ad ologramma venivano predisposti davanti a lei quasi in un percorso che avrebbe dovuto abbattere… e poi il gran finale, ovviamente.

Dana ci mise meno di 30 secondi a colpire tutti i bersagli, si era cronometrata appositamente molte volte il giorno prima, durante l’Addestramento… e poi aveva fatto una richiesta: fare in modo che comparissero dei bersagli anche sulla terrazza degli Strateghi, ai quali Dana sparò con precisione e così all’improvviso da farli sobbalzare tutti dalla paura: ognuno aveva pensato che stesse mirando non a degli ologrammi quanto a loro.

Dana sorrise e fece un piccolo inchino prima di lasciare il fucile ad un assistente e uscire, consapevole degli sguardi e dello scalpore che aveva appena scaturito: di certo si sarebbero ricordati di lei, nel bene o nel male.

                                                                                 *

Ariel uscì dalla palestra sentendosi come se le avessero sollevato un gran macigno dallo stomaco: si sentiva molto più rilassata ora che aveva finalmente svolto la prova.

La bionda sorrise nel trovare Drake nel corridoio davanti agli ascensori: l’aveva aspettata, alla fine.

“Ciao, Drake! Com’è andata con le lance?”

Il ragazzo si staccò dal muro e annuì con un cenno del capo, mentre si avvicinava agli ascensori insieme all’amica:

“Bene, direi… non ci resta che aspettare per vedere i voti.”

“Sono certo che sei andato benissimo, avrai fatto dei lanci pazzeschi!”

E in effetti il ragazzo si era decisamente dato da fare nel lanciare il più lontano possibile le lance, infilzando anche qualche tavolo o materasso.

“Speriamo. E tu, come te la sei cavata?”

Ariel non rispose, limitandosi a sorridere appena e stringersi nelle spalle: in realtà non lo sapeva bene nemmeno lei, com’era andata… aveva costruito una rete da pesca nel giro di poco e poi l’aveva lanciata come aveva sempre fatto al molo: nel Distretto 4 erano soliti usare delle reti minute di spuncioni, così da poter infilzare le prede oltre che solo catturarle… Ariel le lanciava da una vita e ormai aveva una discreta mira e una buona manualità, tanto che aveva quasi distrutto la postazione del primo soccorso.

“Beh, quel che è stato è stato… vedremo dopo cena, sono curiosa di vedere anche cosa hanno preso gli altri! Di certo quelli dell’1 e del 2 11 o 12, come sempre.”

“Non ne dubito bionda… Speriamo di essercela cavata, abbiamo bisogno degli sponsor.”

Ariel sbuffò alle parole dell’amico mentre l’ascensore di fermava al quarto piano e le poter metalliche si aprivano: come se lui avesse bisogno di un voto altissimo per gli sponsor… forse non si rendeva nemmeno conto che metà Capitol stava già sbavando per i suoi capelli color rame o gli occhi verdi.

“Che cos’hai da sbuffare Ariel?”

“Certo che sei veramente ottuso, Smith…”

                                                                            *

Kyraan uscì dalla palestra per lasciare il posto alla sua compagna, uscendo in fretta dalla sala d’aspetto senza parlare o guardare nessuno: era felice che fosse finita, ma non vedeva l’ora di vedere i risultati dopo cena… in realtà non era tanto curioso per se stesso, quanto più per gli altri.

L’alleanza con Edgar e Phobos era ormai consolidata e voleva vedere che voti avevano preso i due ragazzi… alti, si sperava.

Naturalmente in quel modo si sarebbero messi nel mirino dei Favoriti, ma ne erano perfettamente consapevoli tutti e tre… e tanto valeva correre il rischio, se così facendo si sarebbero guadagnati qualche sponsor.    Kyraan e Phobos erano già piaciuti a Capitol alla Cerimonia d’Apertura e un buon voto alla Prova li avrebbe solo aiutati a piacere maggiormente.

Il ragazzo del 7 si avvicinò agli ascensori, non vedendo l’ora di potersi buttare a letto e riposare un po’ prima di cena: nella prova si era destreggiato con i coltelli e sapeva di non essere all’altezza di quelli dell’1… ma ci aveva provato e sapeva di non essere andato male.

Fortunatamente la sua prova none era alla fine del giro, così gli Strateghi gli aveva comunque riposto attenzione: solitamente tendevano a distrarsi agli ultimi Tributi, quindi non invidiava per niente quelli di Hogwarts… e fortunatamente Corvonero era la prima Casa ad essere valutata, così per lo meno Phobos non sarebbe stato ultimo come invece la Casa di Grifondoro.

Non li invidiava per niente, quei due… ma infondo non gli importava granché: per lui l’importante era andare bene, e poi voleva vedere chi altro avrebbe preso un voto alto, così da mettersi in guardia da quei Tributi.

                                                                              *

Naturalmente Edgar avrebbe potuto destreggiarsi in una prova d’intelligenza, ma sapeva che agli Strateghi piacevano di più quelle pratiche, le dimostrazioni di forza, agilità, velocità o particolare bravura con una qualche arma.

Lui non era molto forte e nemmeno troppo veloce, ma se l’era sempre cavata molto bene con i coltelli… e ovviamente l’averli usati per anni per procurare da mangiare alla sua famiglia gli era stato di grande aiuto, nella prova.

Di certo non era il primo e nemmeno l’ultimo ad aver sfruttato quelle particolari armi per la prova, ma non gli importava: lui era in bravo in quello, e se agli Strateghi andava bene ok, altrimenti… al diavolo.

Edgar uscì dalla palestra, lasciando il posto alla ragazza del suo Distretto.   La sala d’attesa ormai era si era dimezzata e rimanevano solamente i Tributi di Hogwarts.  

Prima di uscire Edgar rivolse a Phobos un’occhiata e il Corvonero gli dedicò in risposta un sorrisetto che lo rassicurò: non conosceva quasi per niente quel ragazzo, ma lo aveva già decisamente inquadrato… era molto sveglio e intelligente… e ad Edgar le persone sveglie erano sempre piaciute, sarà perché simili a lui.

Il ragazzo del 12 lasciò la stanza e si avviò verso gli ascensori per salire al suo piano, mentre continuava a pensare alla prova e ai suoi due nuovi alleati: chissà che cos’aveva fatto Kyraan… e mancava poco alla prova di Phobos, che era il primo per Hogwarts.
Non vedeva l’ora che arrivasse la sera per poter vedere i voti di tutti, poco ma sicuro.

                                                                                *

“Ah, eccoti qui… allora, com’è andata?”

Beatrix sentì la voce di Phobos quando le porte dell’ascensore non si erano ancora chiuse, trovandolo comodamente steso sul divano di pelle enorme del salotto.

“Bene… e tu invece?”

“Direi bene, spero che l’abbiano pensata così anche gli Strateghi… che cosa hai fatto?”

Beatrix andò a sedersi su un puff azzurro davanti al divano bianco, mentre Phobos era ancora steso e la guardava con gli occhi curiosi di un bambino:

“Ho tirato con l’arco delle frecce dal dardo avvelenato, che ho creato io.”

“Davvero? E come hai fatto?”

Beatrix sorrise alle parole del ragazzo, divertita dal tono stupito che aveva usato nel parlare come se avesse fatto qualcosa di sovrannaturale:

“Gli stand non erano poi così inutili, Phobos… quello sulle piante velenose era davvero interessante e mi è servito, alla fine. Comunque ho usato quelle frecce per colpire i bersagli, ho fatto quasi sempre centro quindi spero sia andata bene. Tu che cosa hai fatto?”

“Ho creato un labirinto al computer in pochi secondi e poi mi sono messo a lanciare oggetti pesanti in giro per la palestra…”

“Piccola dimostrazione di forza, insomma.”

Phobos sorrise e annuì, mentre si passava una mano tra i lisci capelli neri un po’ arruffati come sempre: aveva deciso di mettere dentro alla prova anche una parte di logica ed intelligenza, quasi per onorare la sua Casa di appartenenza: a Panem venivano considerati molto più i Tributi dei Distretti che loro… e voleva distinguersi, dimostrare che valevano allo stesso modo, se non di più.  E pensare che con una bacchetta li avrebbero potuti stendere tutti nel giro di pochissimo…

“Già, ma anche d’intelligenza… siamo Corvonero, no? Di certo non mi sarei messo a fare prove di coraggio in perfetto stile spaccone da Grifondoro.”

Beatrix sorrise appena prima di alzarsi dal divano, annunciando che andava a riposarsi un po’ prima di cena per poi salutare il ragazzo e allontanarsi, diretta alla sua stanza: voleva stare un po’ da sola, per quel poco che le rimaneva… presto le sarebbe stato impossibile avere dei momenti di pace, tanto valeva goderseli finché poteva.

                                                                            *

“Oh, eccoti finalmente! Com’è andata?”  

Chloé si lasciò sprofondare nel divano, felice che la prova fosse finalmente finita ma allo stesso tempo nervosa: non si sarebbe tranquillizzata finché non avrebbe visto i voti alla tv, molto probabilmente.

“Non saprei… ho creato diversi veleni, vedremo che ne hanno pensato i cari Strateghi. Tu invece che hai fatto, Arthur?”

Il ragazzo, che stava seduto sul divano accanto a lei, si limitò a scrollare le spalle prima di rispondere in tono pratico, come se non avesse fatto niente di troppo esaltante:

“Beh, dato che ho dei buoni riflessi e sono sempre stato bravo a schivare i bolidi… diciamo che mi sono costruito una specie di percorso ad ostacoli da superare… e nemmeno io so dire come sia andata, non vedo l’ora che questa ansia finisca.”

“Io sono curiosa per i voti degli altri! Chissà che cosa ha fatto Violet…”

“Magari ha mostrato la tecnica migliore per mettersi il rossetto, io non lo escluderei.”

Chloé scoppiò a ridere per poi alzarsi per andare a bere qualcosa in cucina, immaginandosi seriamente la Serpeverde che faceva agli Strateghi una lezione di Make Up:

“Certo, come no… ce la vedo proprio, guarda!”

“Oh andiamo! Non dirmi che non te la immagini, l’hai mai vista senza quel rossetto rosso?”

Domandò Arthur inarcando un sopracciglio in tono divertito, mentre Chloé scuoteva la testa sorridendo:

“Effettivamente no! Credo che lo porti dal primo anno perché non ricordo di averla mai vista senza le labbra dipinte di rosso acceso.”

“Secondo me non se lo leva nemmeno per dormire… anzi, non mi stupirei se se lo portasse dietro nell’Arena. Credi che glielo permetteranno?”

“Onestamente non saprei… vedremo. Sono curiosa, chissà che voto prenderà la nostra cara Violet Lovan…”

                                                                       *

Lynda se ne stava seduta sul divano accanto a Sean, gli occhi fissi sul grande schermo della tv: avevano da poco finito di mangiare… il momento di vedere i voti era finalmente arrivato.

Sullo schermo comparve lo stemma di Capitol City, accompagnato come sempre dall’inno mentre anche gli Stilisti prendevano posto sul divano, tutti molto curiosi di scoprire gli esiti della Prova di Valutazione, che era sempre molto incisiva sugli sponsor e quindi sul corso degli Hunger Games.

I giorni di Addestramento era praticamente volati… e il giorno dopo ci sarebbe stata l’Intervista. E poi, ovviamente l’Arena.
Lynda scosse la testa, decisa a non pensarci e a concentrarsi invece sulla tv e sui voti che stavano per essere mandati in onda.

Lei e Sean era gli ultimi, il che era abbastanza snervante visto che avrebbe dovuto sorbirsi tutta la carrellata di voti in preda all’ansia… ma intanto potevano prendere nota degli altri Tributi.

La Grifondoro non aveva chiesto a Sean che cosa avesse fatto nella prova perché non appena aveva finito si era subito chiusa nella sua stanza… non aveva avuto voglia di parlare o vedere nessuno prima di cena.

Qualche borbottio di “chi l’avrebbe mai detto” e “me l’aspettavo” seguì i due 12 dei Tributi del Distretto 1, Rian e Aida… ovviamente Lynda se l’era aspettato, ma non disse nulla nemmeno quando mostrarono anche i voti di quelli del 2: anche qui voti altissimi, 11 per il ragazzo e 12 per la ragazza.

Seguirono il 10 del ragazzo del 4 e un 8 per la ragazza, cosa che stupì non poco Lynda: aveva ben presente Ariel, la ragazza bionda del Distretto 4… e le era sembrata parecchio inoffensiva. Forse aveva qualche abilità che non aveva mostrato durante l’Addestramento.

Il ragazzo del 7 aveva preso un 9, mentre la ragazza un 7… a seguire i Tributi del Distretto 9, che avevano preso rispettivamente un 6 e un 7.

L’ultimo Distretto era il 12, che aveva guadagnato un 6 con la ragazza e un 8 per il ragazzo.
Nessuno era andato particolarmente male, sfortunatamente… quindi nessuno di quelli di Panem era completamente inoffensivo.

Una breve pausa separò i Tributi di Panem da quelli di Hogwarts e Lynda rapirò profondamente prima che i voti dei suoi compagni di scuola venissero mostrati: era curiosa, ma dall’altra parte quasi n on voleva vederli… non voleva sapere quale dei suoi compagni fosse più pericoloso e quale invece più inoffensivo.

                                                                                  *

Violet quasi sorrise al vedere il numero accanto alla foto di Phobos Newton: 9. Beh, se l’era ovviamente aspettato… di certo era l’unico ad aver preso un voto particolarmente decente, tra tutti i Tributi di Hogwarts.
Nemmeno Beatrix era andata male e se n’era uscita con un 8, mentre quelli di Tassorosso avevano preso entrambi 7.   Violet inarcò un sopracciglio, immaginandosi Chloé e Arthur: come diamine avevano fatto a prendere voti decenti?   Avrebbe proprio voluto sapere che cosa avevano fatto, quei due.

Robert aveva preso 6 e lo stomaco di Violet si contorse quando la foto del ragazzo scomparve, sapendo che toccava a lei: la sua foto comparve sullo schermo, seguito subito dopo da un numero bianco.

7

Violet piegò le labbra in una smorfia, soddisfatta solo in parte dall’aver preso un voto più alto di Robert… anche se l’idea di aver preso lo stesso voto di Sunton e della Vance non era particolarmente entusiasmante, anche perché era stata battuta di brutto da Newton e la cosa non le piaceva affatto.

Non restava che la Casa di Grifondoro e Violet non staccò gli occhi dallo schermo, non volendo perdersi i voti di McGuire e della simpaticissima Lynda Kyle, con la quale era in guerra dichiarata da praticamnete lo Smistamento.

McGuire aveva preso un 7 (ma quanti ce n’erano, quell’anno?) mentre Lynda se l’era cavata con un 8.

8.

Lynda Kyle l’aveva superata… dannazione.
Violet si alzò sbuffando e maledicendo mentalmente gli Strateghi, augurando bruscamente la buonanotte e congedandi in fretta, dichiarando che era stanca e voleva riposarsi.

La Serpeverde si stese sul grande e morbido letto senza nemmeno togliersi le scarpe incrociando le braccia al petto e tenendo lo sguardo fisso sul soffitto della stanza: non sapeva proprio che cosa avesse fatto la Grifondoro e di certo non sarebbe mai andata a chiederglielo… però la infastidiva che avesse preso più di lei, anche perché era stata tra i più bravi di quelli di Hogwarts insieme a Beatrix e dopo Phobos.

Sapeva che Lynda era molto brava a Quidditch, ma di certo non poteva aver usato una scopa per la prova… probabilmente si era inventata qualcosa, ma ancor più probabilmente non l’avrebbe mai saputo con certezza: andare a chiedere alla Kyle che cosa avesse fatto era l’ultima delle sue preoccupazioni, aveva ben altro a cui pensare in quel momento: aveva preso un voto discreto, quindi non si era distinta nella prova… non le rimaneva che l’Intervista, se voleva spiccare.







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Angolo Autrice:

Buonasera, ecco qui la Prova di Valutazione con i voti!
Nel prossimo capitolo ci sarà ovviamente l'Intervista, ergo se volete mandarmi i vestiti o di cosa il vostro OC parlerà, sono ben accette queste informazioni.
Ci vediamo presto (spero) con il seguito... manca poco all'Arena, chi saranno i primi a morire nel Bagno di Sangue?

Lo scoprirete tra un paio di capitoli!

Signorina Granger

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Capitolo 8
*** L'Intervista ***


~~Capitolo 7: L’Intervista


 

Rian entrò in ascensore insieme ad Aida, ma nessuno dei due aveva una gran voglia di parlare: probabilmente volevano riservare gli argomenti di conversazione per l’Intervista.

Il ragazzo indossava lo stesso abito della Cerimonia d’Apertura, ma grazie al cielo aveva ottenuto di poter togliere quel cavolo di elmetto… Aida invece indossava dei lunghi guanti e un abito da sera aderente e scollato, rosso. Portava i capelli sciolti sulle spalle lasciate nude dal vestito e mossi: in effetti era molto bella, ma la ragazza sembrava non curarsene più di tanto, stava pensando invece a che cosa avrebbe detto una volta sotto i riflettori.

Non l’avrebbe mai ammesso, ma era abbastanza nervosa… più che per la Prova di Valutazione, probabilmente.

Le porte metalliche si aprirono con un “din” e i due ragazzi si ritrovarono sotto agli occhi di metà degli altri Tributi, già seduti sulle sedie disposte a semicerchio nella galleria collegata al palcoscenico.

I due andarono a sedersi vicini in silenzio e Aida, mentre prendeva posto tra Rian e Dana, potè giurare di aver sentito la ragazza di Corvonero dare una gomitata alla ragazza seduta accanto a lei per poi dire qualcosa come “Jessica Rabbit”.

L’altra, che Aida ricordava come Chloé, si lasciò sfuggire una risatina ma lo sguardo gelido di Aida la fece smettere in fretta: la ragazza dell’1 non aveva la minima idea di chi fosse Jessica Rabbit, e nemmeno ci teneva in tutta onestà.

Ben presto anche gli altri Tributi raggiunsero la galleria e per ultimi entrarono Violet e Robert. La ragazza attirò tutti gli sguardi dei presenti su di sé, impossibile da non notare con il lungo abito color argento addosso e i capelli rosso fuoco raccolti e acconciati in una bellissima treccia olandese.

La galleria era munita di un paio di schermi, così i ragazzi potevano vedere le Interviste… che stavano per iniziare. Il palcoscenico ben presto si illuminò e il pubblico nell’Anfiteatro applaudì e acclamò a gran voce il presentatore che da qualche anno aveva sostituito Caesar Flickerman, Maximus Swan.

Esattamente come il suo predecessore, Maximus aveva l’abitudine di tingersi i capelli ogni anno di un colore diverso… e quella fu la volta di un disgustoso verde smeraldo che s’intonava assai spiacevolmente con la carnagione olivastra dell’uomo.

Il presentatore salutò con un gran sorriso il pubblico, facendo un mezzo inchino nel suo smoking bianco e nero. 

Aida respirò profondamente, sapendo che entro poco l’avrebbero chiamata per salire sul palco… e infatti dopo pochi istanti Maximus la chiamò e la ragazza si alzò, mentre Rian le rivolgeva un sorriso d’incoraggiamento.

La ragazza dell’1 arrancò sui tacchi fino a raggiungere i pochi (fortunatamente) gradini che doveva salire per raggiungere il palco… e poi per un attimo non vide più nulla, accecata dalle luci e quasi assordata dall’ovazione del pubblico: evidentemente aveva riscosso un buon successo a Capitol, tra la Cerimonia e il voto altissimo preso nella Prova di Valutazione.

Tutta Panem la stava guardando, e anche la lontana Inghilterra. Non poteva permettersi di sfigurare, no di certo.

Così la ragazza si stampò un lieve sorriso sulla faccia e si avvicinò a Maximus, stringendogli cordialmente la mano e sedendo sulla poltroncina rossa sotto suo invito.

“Allora, Aida… Vedo che hai riscosso già molto successo qui a Capitol. D’altronde con un voto simile, sarebbe strano il contrario. 12… ma come hai fatto?”

Alle parole del presentatore Aida sorrise appena, evitando di rispondere:

“Non credo mi sia permesso parlarne, a dire il vero… ho solo mostrato in parte di cosa sono capace. Per vederlo appieno ci sarà tempo, una volta nell’Arena.”

Maximus scoppiò a ridere mentre il pubblico applaudiva, sostenendo che non aveva dubbi prima di prole una seconda domanda:

“Naturalmente voi al Distretto 1 vi allenate molto per gli Hunger Games… Ti senti pronta per inziare?”

“Naturalmente, e non vedo l’ora! Al Distretto 1 ci alleniamo molto per i giochi, cresciamo desiderando di diventare Tributi, un giorno.”

Aida sorrise, mentre una parte del suo cervello analizzava ciò che aveva detto: probabilmente i Distretti 1 e 2 l’avrebbero applaudita, sentendo quelle parole… mentre gli altri avrebbero sputato sugli schermi, con grande probabilità.

                                                                          *

Rian teneva lo sguardo fisso sullo schermo, le gambe accavallate e le mani giunte: Aida stava andando bene, poco ma sicuro… e tra poco sarebbe toccato a lui, non appena Maximus avrebbe congedato la ragazza: dopotutto le Interviste non duravano molto, solo qualche minuto.

Infatti il presentatore congedò la ragazza poco dopo, alzandosi insieme a lei e urlando un’ultima volta il suoi nome, che scaturì un sono applauso dal pubblico. Rian sorrise appena, vedendo la compagna soddisfatta: era riuscita nel suo intento alla perfezione… era entrata nelle grazie del pubblico, e quindi degli sponsor.

Aida iniziò a scendere le scale e il segnale acustico informò Rian che era arrivato il suo turno, così’ il ragazzo si alzò con fare rilassato e si avvicinò ai gradini, strizzando l’occhio ad Aida quando le passò accanto.

Quando il ragazzo spuntò sul palco il pubblico applaudì e Rian sorrise, stringendo con sicurezza la mano che Maximus gli porgeva per poi prendere posto sulla poltroncina rossa in pelle sotto invito dell’uomo:

“Allora Rian… Ho sentito molto parlare di te, mi hanno detto meraviglie.”

Rian si lasciò sfuggire una mezza risata sincera prima di sorridere, accavallando le gambe e tenendo le mani giunte esattamente come prima, quando aspettava il suo turno:

“Sono certo che chiunque sia stato, ha esagerato. La gente tende spesso a gonfiare qualunque cosa…”

“Questo è vero, ma lo è anche che hai preso 12 alla Prova di Valutazione! I nostri Strateghi non solo soliti regalare voti, credimi… mi sarebbe piaciuto assistere alla Prova.”

Rian sorrise, ricordando il giorno prima: si era quasi divertito, durante la Prova…

“Purtroppo non è possibile, ma avrai tutto il tempo di vedermi in azione, da domani.”

“Non ne dubito! So che ti sei offerto Volontario… Devi essere piuttosto certo delle tue capacità.”

“Lo sono, ma so anche che non bisogna mai sottovalutare nessuno… ci sono molti temibili avversari a pochi metri da noi, giù nella galleria. Tuttavia all’Accademia mi hanno insegnato a vincere e ho intenzione di arrivarci… Per me è un onore poter rappresentare il Distretto 1, ci sono moltissimi ragazzi che vorrebbero essere qui, al mio posto.”

Rian sorrise e il pubblicò applaudì, mentre Maximus annuiva con un cenno del capo:

“Sicuro di se ma quasi allo stesso tempo modesto… mi piaci Rian, dico davvero. E voi signori, che cosa ne dite di Rian Maugrim?”

Il pubblico scoppiò in un’ovazione non indifferente e un sorriso vittorioso comparve sul volto rilassato di Rian: et voilà. Erano tutti in adorazione per lui, esattamente come aveva sperato… tuttavia non aveva finto durante l’Intervista, aveva risposto sempre sinceramente alle domande di Maximus.

“Senti Rian, un’ultima cosa prima di lasciarci: ho sentito che all’Accademia avevi un soprannome particolare… i tuoi compagni ti chiamavano “Hawk”, il Falco. C’è un motivo particolare? Perché sono davvero molto curioso!”

Rian sollevò le sopracciglia, divertito sinceramente da quella domanda:

“Si, so che mi chiamavano così… in realtà non mi sono mai fermato a chiedere il motivo a nessuno, ma forse quando mi vedrete nell’Arena lo capirete.”

Aida sbuffò, dalla galleria: probabilmente Rian nona aveva mai davvero chiesto il motivo, perché non ce n’era un gran bisogno: la sua velocità nell’uccidere era così impressionante che l’avevano chiamato così, alla fine.

                                                                               *

“Sei nervosa? Non preoccuparti, Maximus è bravo a metterti a tuo agio… o almeno per me è stato così.”

Dana scosse la testa, rispondendo ad Aida che non era nervosa mentre si aggiustava un’ultima volta la coroncina d’argento intrecciata che portava in testa, abbinata alla cintura stretta in vita che separava la gonna nera con lo spacco dal corpetto dello stesso colore.

Rian scese le scale con fare quasi baldanzoso e il suono acustico fece subito alzare la ragazzina, che si avvicinò alle scale cercando di non uccidersi con i trampoli neri che portava ai piedi: l’ultima cosa che voleva era cadere davanti a tutti…

Quando la luce la inondò, insieme all’applauso del pubblico, Dana represse la voglia di girare sui tacchi e mandare tutti a quel paese: odiava i Capitolini, odiava quelle stupide Interviste e odiava anche il sorriso rilassato e così ipocrita di Maximus… lui era tranquillo e metteva tutti a loro agio, certo. Non era lui che stava andando incontro alla morte, dopotutto.

Dana sedette sulla poltroncina, mascherando l’irritazione che provava: non era una cretina e non aveva nessuna intenzione di mostrare il suo odio verso Capitol, cosa che Joanna Mason non aveva fatto nella 75esima Edizione… e infatti non aveva propriamente fatto una bella fine.

Non voleva seguire il suo esempio, no di certo.

“Allora, Dana… hai preso 12 anche tu nella Prova di Valutazione! Sembra che quest’anno abbiamo dei Favoriti davvero molto letali… ci puoi dare una piccola anteprima di cosa hai fatto?”

Dana esitò prima di rispondere: da una parte moriva dalla voglia di annunciare che aveva quasi ucciso gli Strateghi volontariamente…

Si stampò invece un sorrisetto sul volto, rispondendo semplicemente:

“Diciamo che ho sfruttato la mia abilità con una certa arma… e gli Strateghi non ne sono rimasti del tutto indifferenti, credo.”

I riflettori si spostarono sulla balconata dove si erano come sempre sistemati gli Strateghi, che tutti guardarono con curiosità.  Alcuni risero e alzarono i bicchieri in direzione della ragazza, ma altri restarono quasi impassibili.

“Beh, sanno di certo riconoscere un talento, quindi non ho dubbi a riguardo. Non vedo l’ora di assistere al Bagno di Sangue, se sei così letale con un’arma suppongo che ne vedremo delle belle, no?”

Dana sorrise alle parole di Maximus e annuì con un lieve cenno del capo, mentre il pubblico applaudiva: i Capitolini stravedevano per il Bagno di Sangue, lo sapevano tutti… con quelle parole Maximus aveva automaticamente assicurato che gran parte dell’attenzione sarebbe stata su di lei, durante i primi momenti nell’Arena.

“Assolutamente. Sono certa che sarà un Bagno di Sangue… entusiasmante.”

E quello Dana lo pensava sinceramente: era decisa a dare il meglio, non appena sarebbero passati i 60 secondi… si sarebbe accaparrata qualcosa e avrebbe mostrato di cosa era capace, fin dall’inizio.

                                                                      *

Quando vide Dana comparire nuovamente nella Galleria scura, Luke si alzò istintivamente, chiudendosi il bottone della giacca color carta da zucchero, abbinata ai pantaloni dello stesso colore e alla camicia bianca.

Si passò una mano tra i capelli biondi appena prima di sentire il segnale acustico, dopodiché si avvicinò ai gradini mentre Dana prendeva nuovamente posto sulla sua sedia, visibilmente più rilassata rispetto a pochi minuti prima.

Luke sapeva già che domanda gli avrebbe fatto Maximus, prima o poi: avrebbe di certo tirato in ballo suo fratello, ne era assolutamente certo.

“Luke Minstrel! Vieni, siediti pure.”

Maximus sorrise e lo invitò con un cenno della mano a sedersi accanto a lui, mentre il pubblico applaudiva ed esultava.  Luke sorrise amaramente, non potendo non pensare a suo fartelo maggiore… era ancora molto amato a Capitol, di certo i Capitolini lo paragonavano a lui.

“Allora Luke… sei pronto per domani? Nervoso?”

“No, mi sono offerto Volontario e so di poter vincere… naturalmente gli altri Favoriti sono davvero molto forti, ma onestamente non mi sento da meno.”

In realtà, un po’ nervoso lo era: aveva anche preso un voto in meno di Rian, Aida e Dana… certo un 11 era pur sempre un 11, ma era comunque stato meno bravo dei tre, a quanto pareva.

Ma non l’avrebbe mai ammesso nemmeno a Dana o al suo Mentore… figuriamoci a tutta Panem, considerando anche che la sua famiglia di certo lo stava guardando.

“Sono certo che sarà così, se sei abile come tuo fratello ne vedremo delle belle! Qui è ancora una specie di icona, tutti si ricordano la sua incredibile performance.  Parlaci un po’ di Anton… che rapporto avete?”

Lo stomaco di Luke si contrasse a quelle parole: già, che rapporto aveva con Anton? Lui non l’aveva mai considerato e Luke non l’aveva mai presa bene… specialmente da quando aveva vinto gli Hunger Games, quasi costringendo anche lui a porsi l’obbiettivo di vincere, per essere all’altezza e non deludere i loro genitori.

Manon poteva dire quelle cose a Capitol… loro adoravano suo fratello. Si sarebbe di certo rovinato se avesse rivelato che quasi non si rivolgevano la parola.

“Beh, ovviamente non è facile essere il fratello minore di Anton Minstrel… ricordo benissimo quando partecipò agli Hunger Games ed è stato davvero eccezionale. Spero solo di riuscire ad eguagliarlo.”

La modestia. Doveva puntare sulla modestia, a quel punto… Luke poteva quasi sentire Anton ridere sentendo le sue parole, ma non gli importava minimamente. In quel momento, per una volta, sotto i riflettori c’era lui.

I Capitolini adoravano suo fratello, quindi se si fosse posto modesto nei suoi confronti avrebbero dovuto prenderla bene… e così andò, con gran sollievo del ragazzo: tutti lo presero come un fratello minore che riconosceva i meriti del maggiore e che voleva solo non deludere le aspettative verso di lui.

“Hai preso 11 nella Prova di Valutazione, qualunque cosa tu abbia fatto… sono certo che non deluderai le aspettati8ve, sia del pubblico sia della tua famiglia. Sono sicuro che Anton sarà fiero di te, alla fine.”

Luke sorrise amaramente, annuendo però con un cenno del capo: su quest’ultimo, ne dubitava fortemente… ma era meglio lasciare Maximus e di conseguenza Capitol nelle loro convinzioni strampalate.

                                                                                   *

Quando Drake tornò a sedersi, rivolse ad Ariel un sorriso, che la ragazza ricambiò mentre anche la ragazza del 7 saliva sul palco. 

Maximus aveva chiesto a Drake che rapporto avessero lui e la compagna dopo essersi complimentato con lui per il voto nella Prova di Valutazione.
Drake aveva risposto sinceramente al 100%, parlando della loro amicizia inizia da bambini, quando entrambi aiutavano i loro genitori nella pesca.

E ovviamente, questo aveva fatto breccia nel cuore del pubblico… incredibile quanto fossero sentimentali i Capitolini, visto che allo stesso tempo scommetteva e puntavano su chi sarebbe sopravvissuto più a lungo in una banda di ragazzi innocenti.

Era una specie di paradosso che durava da quasi 100 anni… e probabilmente le cose sarebbero continuate per ancora molto tempo. Ormai la mentalità contorta era entrata come un gene negli abitanti di Capitol City e difficilmente sarebbe stato rimosso: a parere di Drake era tutti bacati, ormai. Impossibile porvi rimedio…

“Come sono andato, secondo te?”

“Bene… e sono felice che Maximus ti abbia chiesto di parlare di noi, sai che a Capitol piacciono queste cose… scommetteranno chi di noi due morirà per primo, molto probabilmente.”

Ariel sorrise amaramente, mentre stringeva la mano di Drake.

Lui non disse niente ma Ariel sapeva a cosa stesse pensano, lo conosceva molto bene dopotutto: chi dei due sarebbe morto per primo… Ariel lo sapeva benissimo e di certo anche Drake, solo che forse non voleva accettarlo.

Ma era lampante: lei non era forte come lui, non era carismatica e nemmeno tanto sicura di se.   Di certo non era una stupida, ma la dolce Ariel Willow non era come l’affascinante Drake Smith.

I Capitolini erano già diventati matti per il suo amico, cosa che la ragazza aveva già predetto sul treno… di certo lei non sarebbe uscita viva dall’Arena, ma Drake una possibilità ce l’aveva.

Aida e Luke avevano ovviamente chiesto a Drake di entrare nella loro alleanza e il ragazzo aveva accettato solo dopo esserci consultati con Ariel… tuttavia aveva parlato chiaramente ai due Favoriti: lui e l’amica erano un pacchetto completo… e tutti e due o nessuno.    Fortunatamente Ariel era entrata in simpatia a Rian e anche a Dana, così nessuno aveva fatto obiezioni e anche la bionda era entrata a far parte del gruppo… ma si sentiva comunque l’anello debole, quello che non avrebbero esitato a far fuori.

Rilassati, ti difenderò io

Aveva sorriso, Drake… aveva sorriso in un modo che non le piaceva per niente. Non con falsità, anzi… forse con troppa sincerità.  Ariel aveva l’orrenda sensazione che Drake si sarebbe fermato anche troppo a proteggerla.

Ariel puntò gli occhi azzurri sulla ragazza del 7 che era appena tornata nella Galleria, mentre anche Kyraan si alzava nel suo completo nero, pronto per l’Intervista. Sembrava estremamente rilassato e sicuro di se, come durante l’Addestramento e prima della prova di Valutazione… come facesse, Ariel proprio non se ne capacitava: lei era stata in un bagno di sudore prima di essere chiamata sul placo, ma fortunatamente Maximus l’aveva messa a suo agio (si sentiva strana anche solo per via di come l’avevano agghindata, con un abitino candido e dei tacchi azzurri che richiamavano i fiori che le erano stati infilati tra i capelli, nell’elaborata acconciatura semi-raccolta.

Ariel seguì Kyraan mentre il ragazzo saliva sul palco con disinvoltura, anche se la sua testa era altrove: stava pensando al sorriso e alle parole di Drake.

Non avrebbe permesso all’amico di farsi ammazzare pur di difenderla… non se lo sarebbe mai perdonato.

                                                                             *

Kyraan tornò a sedersi con cipiglio soddisfatto, incrociando le braccia al petto mentre guardava nuovamente lo schermo. Anche la ragazzina del 9 si alzò per raggiungere il palco, ma il ragazzo non ci badò molto: stava pensando all’Intervista appena terminata.

Non era andata male, si era sento a suo agio e sapeva di aver fatto una buona impressione sul pubblico.  Dopotutto, Malcom aveva ragione: era un leader anto, che straripava carisma e sicurezza da tutti i pori.

In realtà Kyraan non era così sicuro di se infondo… ma era meglio che nessuno si accorgesse delle sue debolezze, dei suoi talloni d’Achille: dopotutto era in gara, una gara mortale.   Un passo falso portava alla morte negli Hunger Games, quindi non poteva assolutamente permettersi di sbagliare.

Aveva sorriso insieme a Maximus, risposto con naturalezza e spiegato appena qualche significato riguardo ai suoi numerosi tatuaggi, accennando anche a Malcom e di come gli fosse stato accanto visto che il ragazzino non aveva nessuno, una specie di cane randagio come lo lui.

Capitol si era intenerita? Probabilmente sì… adoravano le storie strappalacrime, dopotutto avevano idolatrato Katniss Everdeen fin da subito anche per il suo offrirsi per salvare la sua sorellina…

Ripensandoci, Kyraan non aveva fatto molto diversamente: anche lui si era offerto e quando Maximus gliene aveva chiesto il motivo, aveva risposto senza esitare e con sincerità: non perché volesse davvero vincere o fosse a tal punto sicuro di se stesso, ma per evitare che un ragazzino di 12 anni, quello che era quasi un fratello minore, potesse essere estratto alla sua prima Mietitura.

Kyraan sorrise appena, sapendo di essere nelle grazie di Capitol… probabilmente era tra quelli che erano piaciuti di più.   Aveva preso 9 nella Prova di Valutazione, un voto piuttosto alto considerando che non era nemmeno un Favorito… probabilmente era uno dei bersagli della cerchia di pupilli di Capitol City, ma poco gli importava: la cosa era reciproca e non aveva intenzione di farsi ammazzare tanto facilmente.

                                                                          *

Edgar batteva il piede sul pavimento con impazienza, aspettando il suo turno: la sua compagna di Distretto era appena salita sul palco, quindi a breve sarebbe toccato a lui.

Il ragazzo indossava uno smoking nero non troppo appariscente (con suo gran sollievo) e non si sentiva particolarmente a disagio, anche se un po’ nervoso lo era: di certo non avrebbe mai voluto essere il primo, ma man mano che il tempo passava l’ansia saliva… non voleva essere nei panni di quelli di Hogwarts, poveracci.

Di che cosa avrebbe parlato? Non lo sapeva ancora, dipendeva dalle domande di Maximus… fortunatamente il presentatore si era rivelato gentile e abbastanza empatico da riuscire ad aiutare i Tributi se in difficoltà, cosa che aveva rassicurato Edgar almeno in parte.

Aveva preferito non prefissarsi una specie di scaletta, come Peeta gli aveva consigliato: l’uomo aveva riso, ricordando la sua Intervista che era quasi entrata nella storia di Capitol City… anzi, tutte e due in realtà.

Nella prima aveva rivelato di essere innamorato della sua avversaria e nella seconda… si era inventato che la stessa ragazza fosse incinta per cercare di annullare i Giochi o almeno che Katniss fosse esonerata, ma senza successo.

Ad ogni modo stava per toccare a lui… e doveva cercare di distinguersi, in qualche modo.
La ragazza scese le scale e il moro sospirò un’ultima volta, passandosi una mano tra i capelli scuri prima di alzarsi, pronto a salire sul palco non appena avrebbe sentito il segnale acustico.

Quando arrivò Edgar camminò quasi come se avesse le gambe di zucchero filato verso le scale, sapendo di avere gli sguardi di tutti gli altri Tributi puntati addosso… e ben presto anche di tutta Panem.

Edgar sedette accanto a Maximus, che si complimentò con lui per l’8 preso nella Prova di Valutazione, voto non indifferente per un Tributo del Distretto più povero.

Maximus aveva poi ovviamente chiesto al ragazzo perché si fosse offerto Volontario, domanda che di certo tutta Panem si era fatta… e Edgar aveva risposto sinceramente, non sapendo che altro inventarsi: spiegò brevemente della malattia di sua madre e della sua numerosa famiglia, omettendo ovviamente di nominare il padre per non voler scendere troppo nei dettagli… era pur sempre una persona piuttosto riservata.

Edgar odiava che le persone provassero pietà per lui, però non poteva in parte non sperare che i Capitolini avessero apprezzato il suo gesto… e poi quelle persone adoravano le storie familiari strappalacrime, era risaputo.

Quando scese nuovamente nella Galleria Edgar era indubbiamente più rilassato, anche se l’ansia per l’Arena imminente si stava facendo sentire con insistenza.
Prese nuovamente posto mentre Beatrix si alzava e si avvicinava titubante alle scale, non proprio pronta per l’Intervista.

                                                                         *

Cinque minuti dopo Beatrix si lasciò quasi cadere sulla sua sedia, sospirando mentre Phobos si alzava, rilassato e perfettamente a suo agio nel completo color vinaccia che era stato abbinato ad una camicia nera.

Ma possibile che stesse bene con qualunque cosa addosso? 
Beatrix si passò una mano tra i capelli scuri sciolti e mossi, abbassando lo sguardo sulla sua gonna corta. Il modello era molto bello, ma non amava particolarmente il colore… arancione.

Chloé si era messa a ridere come un’ossessa quando l’aveva vista, sostenendo che la sua Stilista doveva averla confusa con qualcun altro e che aveva sbagliato colore… ma poi l’aveva consolata, ricordandole i suoi vestiti altrettanto colorati per la Cerimonia d’Apertura.

Davanti alle luci e alla folla era quasi rimasta impietrita, rispondendo inizialmente quasi a monosillabi alle domande di Maximus, presentandosi subito come una persona timida.

Tuttavia poi si era messa un po’ a suo agio, raccontando brevemente di Hogwarts e della sua famiglia.
Grazie al cielo quella tortura era durata poco e ben presto la ragazza era potuta tornare a sedersi nella galleria, con gran sollievo.

E anche quella era fatta… ma ora l’attendeva la prova più grande, di certo la peggiore della sua vita… e molto probabilmente anche l’ultima. L’Arena: il pensiero che dopo meno di 12 ore sarebbe stata catapultata in una specie di gabbia la faceva tremare.   Si sentiva come una specie di gladiatore: chiusa in una gabbia di leoni che sarebbero stati pronti a farla fuori…l la sua unica fonte di salvezza era combattere a sua volta per difendersi.

                                                                             *
Mentre anche Violet saliva sul palco Phobos aveva preso posto accanto a Beatrix, indubbiamente rilassato.
Aveva parlato di Hogwarts, della magia e sul perché si fosse offerto: era sicuro delle sue capacità e voleva mettersi alla prova… adorava le sfide e non si tirava mai indietro.

Phobos era testardo e molto competitivo, amava vincere e più grande era una sfida, più lui s’impegnava a fondo per superarla… sarebbe andata così anche negli Hunger Games?

Ovviamente non poteva non sperarlo.

Il ragazzo si concentrò su Violet, che stava sorridendo alle telecamere e al pubblico con gran naturalezza.
Maximus si era subito complimentato per la bellezza della ragazza e le aveva addirittura fatto fare una piroetta, facendo svolazzare l’orlo dell’abito color argento.

Phobos aveva spesso giudicato Violet come una ragazza tutto fumo e niente arrosto, cioè abbastanza inoffensiva, sotto sotto… e in effetti non aveva preso un voto molto alto nella Prova, mentre lui era molto soddisfatto del suo risultato: 9. Era stato quello con il voto più alto tra i Tributi di Hogwarts e aveva quasi eguagliato alcuni Favoriti… non poteva non esserne fiero, considerando che a differenza loro non si era mai allenato.

Chissà che cosa avrebbe potuto fare se avesse ricevuto un’educazione come la loro… meraviglie, senza dubbio.
Peccato che le cose fossero andate diversamente e fosse nato in Inghilterra e non a Panem.

Kyraan aveva preso il suo stesso voto e Edgar 8: erano stati molto bravi tutti e tre e Phobos era soddisfatto, non vedeva l’ora di entrare nell’Arena e di inziare a giocare.
I suoi alleati erano tra i più furbi tra i Tributi senza alcun dubbio, erano svegli e loro tre erano i Volontari un po’ improvvisati, quelli che nessuno si sarebbe aspettato.

Se non altro, avevano qualcosa in comune, oltre alla determinazione di vincere e un’intelligenza non indifferente.
C’era solo da sperare che nessuno di loro si facesse ammazzare subito, nel Bagno di Sangue… perché una cosa la sapevano tutti e tre: sarebbero stati il gruppetto più bersagliato dai Favoriti.

                                                                        *

Quando Sean sedette sulla sua sedia, Chloé respirò profondamente e si alzò, pronta per salire sul palco.
Arthur le rivolse un sorriso incoraggiante mentre la ragazza si lisciava la gonna a tubino del vestito giallo chiaro per poi avvicinarsi alle scale, camminando con quanta più sicurezza possibile sui tacchi alti.

Molti Tributi rivolsero guardi sorpresi ai capelli della ragazza, che per l’Intervista si era fatta tagliare molto corti, praticamente da ragazzo.

Aveva deciso letteralmente di darci un taglio, pronta per la prova che l’attendeva.

Quando Maximus le andò incontro sul placo Chloé rivolse all’uomo e al pubblico un gran sorriso, salutando con la mano e mandando anche un bacio prima di sedersi… la sua recita poteva iniziare, ancora una volta.

“Allora, Chloé… Dicci, come ti sei sentita quando ti hanno chiamata, alla Mietitura?”

Il silenzio calò nell’Anfiteatro e la ragazza rispose quasi subito, stringendosi nelle spalle senza smettere di sorridere amabilmente:

“Ovviamente un po’ spaesata, inizialmente… ma meglio me che altri. Voglio dire, ho finito il sesto anno… meglio me che una povera ragazzina di 12 anni.”

Chloé sorrise e Maximus annuì, come se capisse il suo ragionamento… non le sarebbe dispiaciuto aggiungere che nessuno dei presenti poteva capire un accidenti di come ci si sentissi in quelle circostanze, ma ovviamente il suo buonsenso le impedì di parlare e di continuare a fare quello che aveva iniziato da diversi anni: fare la ragazzina ingenua e anche un po’ frivola.

Si era attirata diverse antipatie ad Hogwarts con quell’atteggiamento, Violet l’aveva sempre ritenuta una scema… ma non le importava. Lei sapeva com’era realmente fatta e se ne fregava di cosa pensavano gli altri. Quanto a Violet, lei stessa stava antipatica a molte più gente di lei.

L’Intervista non durava molto con gran sollievo della ragazza, che si limitò a parlare un po’ di Hogwarts e di che cosa facessero a scuola, sapendo che i Capitolini erano sempre molto curiosi a riguardo.
Mantenne sempre un sorriso dolce stampato in volto, ridendo ogni tanto per qualcosa detto da Maximus.
La sua era una delle ultime Interviste e ormai l’attenzione iniziava a calare da parte del pubblico… ma a Chloé non importava troppo: aveva tempo per farsi notare una volta nell’Arena.

Quando scese le scale per tornare nella galleria smise finalmente di sorridere come una beato e rivolse ad Arthur una pacca sulla spalla quando lui le passò accanto, prima di tornare a sedersi e accavallare le gambe mentre guardava lo schermo, decisa a non perdersi l’Intervista del compagno.

Ancora una volta, Arthur era stato vestito sui toni dell’azzurro che richiamavano i suoi occhi: indossava infatti una camicia bianca con le maniche arrotolate sotto ai gomiti e dei pantaloni eleganti azzurri… ma perché lui sempre di blu e lei di giallo?  Cominciava a sentirsi un canarino… non poteva non sperare che la tuta che avrebbe indossato nell’Arena non fosse gialla, altrimenti si sarebbe anche sparata da sola.

Anche Arthur non sembrava troppo a suo agio sul palco, ma almeno non sorrideva come una civetta come Chloé. Parlò della sua famiglia e provò anche a spiegare il Quidditch ai Capitolini quando Maximus glielo chiese sentendo che ci sapeva giocare molto bene.
Chloé sorrise appena, immaginandosi il presentatore dai capelli verdi in sella ad una scopa… sarebbe stato molto divertente vederli giocare tutti.

Specialmente i Favoriti, che si credevano così a di sopra di loro… i Tributi di Hogwarts avrebbero pagato oro per vederli scappare da un Bolide, poco ma sicuro.

Quando Arthur finì era il turno di Lynda, l’ultima ragazza.   Anche lei parlò del Quidditch e si lasciò sfuggire che le sarebbe piaciuto vedere i Favoriti in sella ad una scopa, cosa che scaturì le risate di Maximus e del pubblico… anche di qualche Tributo in effetti, ma non certo da Aida, Dana o Luke.   Rian invece abbozzò un sorriso in segno di un velo di autoironia.

Poi Lynda parlò della sua migliore amica Sabrina, di quanto le dispiacesse essere in gara proprio con il fratello di quest’ultima che di certo doveva soffrire moltissimo.

Nessuno quindi si stupì quando Maximus chiese a Sean di parlare della sorella, che eseguì anche se con un po’ di difficoltà, segno che la ragazza doveva mancargli molto.

Pochi minuti dopo era finalmente tutto finito, Sean tornò nella galleria e Maximus augurò la buonanotte a Capitol e un buona fortuna a tutti i Tributi, che si alzarono mentre l’Anfiteatro si oscurava tra gli ultimi applausi del pubblico.

Tutti e 20 i Tributi si avviarono in silenzio verso gli ascensori, insieme a Mentori e Stilisti. Nessuno sembrava aver troppa voglia di parlare in ascensore e gli ultimi saluti veri e proprio furono abbastanza uno strazio: tutti sapevano che poche ore dopo diversi tra loro sarebbero morti… e non era una visione tra le migliori, tranne forse che per i Favoriti che erano certi al 100% di sopravvivere all’Arena.

Chi sarebbe morto, alla fine?
I primi a lasciare gli Hunger Games sarebbero stati effettivamente i più sottovalutati, o ci sarebbe stata qualche sorpresa a movimentare il Bagno di Sangue?

Se lo chiesero un po’ tutti i cittadini di Panem e i Tributi in particolare, mentre si rigiravano nei vari letti cercando di dormire, ma senza grandi risultati.

L’indomani mattina sarebbero partiti presto alla volta dell’Arena, ma nessuno dormì granché. Erano tutti troppo nervosi all’idea di andare incontro al vero e proprio scontro… i giochi stavano ufficialmente per iniziare.

 

 

 

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Angolo Autrice:
Buongiorno a tutti!

Che ne pensate, vi sono piaciute le Interviste? Spero di si perchè è stato un capitolo abbastanza impegnativo da scrivere, ci ho messo un po' e spero che il risultato sia gradevole.
Ditemi che ne pensate, grazie a chi mi ha gentilmente scritto le info per le Interviste:

HadleyTheImpossibleGirl
forever_night7
Game_Master
Secrety
La_Figlia_Delle_Maschere
                                                       
         
Nel prossimo capitolo ci sarà il tanto agognato Bagno di Sangue! Ovviamente darò la precedenza ai personaggi che non sono OC, MA moriranno anche degli OC quindi non adagiatevi sugli allori, anche se non saranno molti.

Spero ancora che vi sia piaciuto e di aggiornare presto!

Signorina Granger

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Capitolo 9
*** Bagno di Sangue ***


~~Capitolo 8: Bagno di Sangue


 

Vide Zelda rivolgergli un ultimo, laconico sorriso mentre saliva lentamente, chiuso in quella teca cilindrica che lo stava conducendo all’Arena.

Rian si sforzò di ricambiare, ma sentiva i muscoli facciali indolenziti e il risultato non fu proprio un granché: non era mai stato nervoso fino a quel momento… ma essere ad un passo dall’Arena era diverso.

Era qualcosa di quasi indescrivibile, che non si poteva immaginare finché non lo si provava sulla propria pelle.

Rian si girò, deglutendo mentre la luce cominciava ad essere percepibile dall’apertura circolare sopra di lui: qualunque cosa ci fosse ad attenderlo, lui era pronto… si allenava da anni.

Era il momento che il Falco cominciasse a giocare sul serio.

                                                                              *

Aida si passò un’ultima volta la mano sulla treccia che le ricadeva sulla spalla, sospirando e tenendo gli occhi chiusi mentre saliva lentamente verso l’alto… e verso la sua gabbia da dove forse non sarebbe mai più uscita.

Poco più di un minuto la separava dall’inizio della sua ultima prova, la sua ultima sfida… il suo ultimo gioco, probabilmente,

Ad Aida non era mai piaciuto particolarmente giuocare… preferiva vincere, direttamente. A prescindere da di cosa si trattasse, lei voleva vincere… e gli Hunger Games non facevano differenza: erano un pur sempre dei giochi, come il nome stesso suggeriva. E lei li avrebbe vinti, come sempre.

Quando la ragazza del Distretto 1 aprì gli occhi, ormai non era più nella Camera… e Aida piegò appena le labbra in un sorriso, quasi stupendosi e beffeggiando la banalità di Capitol City.

                                                                             *

Armi da fuoco, armi da fuoco

Dana probabilmente stava ripetendo mentalmente quelle parole da ore… si era persino sognata fucili e pistole, per quel poco che aveva dormito.

Ma infondo era normale: il suo obbiettivo era quello: se c’erano, era decisa ad accaparrarsi delle armi da fuoco.
Nelle edizioni passate non c’erano, ma negli ultimi Hunger Games erano state introdotte, da quando anche Hogwarts era entrata nei giochi… con gran gioia di Dana e di molti altri Tributi passati, ovviamente.

Non che fosse brava solo con quello, Dana aveva una mira pazzesca e se la cavava bene anche con i coltelli… ma non era la stessa cosa, almeno non per lei.  Si sentiva quasi più forte con un’arma in mano.

Aveva un minuto, per osservare la Cornucopia, l’ambiente circostante, le armi e decidere cosa fare… ma non aveva bisogno di riflettere troppo: sapeva cosa voleva, sapeva cosa fare.

Lei era una Favorita… e i Favoriti sopravvivono al Bagno di Sangue. Sempre.

Di certo non sarebbe stata lei la prima eccezione alla regola, poco ma sicuro.

                                                                   *

Luke si torturò le dita un’ultima volta, quasi impaziente che quella lenta tortura finisse: voleva vedere l’Arena, la Cornucopia, i suoi avversari ed alleati temporanei… voleva vedere, vedere.

La curiosità uccide l’uomo… ma a Luke Minstrel non importava in quel momento: se voleva sopravvivere, doveva capire dove si trovava, studiare la situazione. Non aveva molto tempo certo, ma un minuto era comunque meglio di niente.

Provò per un attimo a pensare ad Anton… chissà come si era sentito lui, in quella stessa situazione. Luke non glie l’aveva mai chiesto e probabilmente non avrebbe mai potuto farlo… ma in ogni caso sapeva la risposta: ‘Non ero nervoso, ero certo di vincere e di sopravvivere… la paura è per i deboli’

Luke non era ovviamente certo che quelle parole corrispondessero alla realtà, ma di certo Anton le avrebbe dette con il suo tono neutro e distante… come se Luke fosse un idiota che non poteva capire.

E invece capiva benissimo, specialmente in quel momento… chissà se suo fratello lo stava guardando. Probabilmente stava pensando a quanto sarebbe durato dentro all’Arena.

Luke quasi sorrise mentre la luce finalmente lo inondava, permettendogli di vedere: avrebbe stupito tutti… suo fratello in particolar modo. 

                                                                             *

Drake assottigliò gli occhi verdi, cercando di abituarsi alla luce improvvisa: non aveva molto tempo, doveva sfruttarlo al meglio.

60 secondi… 60 secondi per studiare la situazione e capire che cosa fare.

Gli occhi chiari di Drake Smith vagarono per un istante sui Tributi disposti come sempre a cerchio intorno alla Cornucopia, ad una trentina di metri di distanza dalla scintillante struttura dorata.

Dove diamine era Ariel?

Quando finalmente la vide, quasi sospirò di sollievo: i capelli biondo grano della ragazza quasi scintillavano alla luce del sole e lo stava guardando di rimando, come se anche lei volesse accertarsi che stesse bene.  Ariel gli sorrise appena e Drake contorse la mascella: perché gli aveva sorriso come se lo stesse salutando?

Se pensava che l’avrebbe lasciata morire al Bagno di Sangue, Ariel Willow si sbagliava di grosso…

Drake puntò gli occhi sulla Cornucopia, cercando tra le armi quello che lo interessava… e sorrise, quando vide delle lance appoggiate ad un tavolino.
Bingo

                                                                     *

Kyraan quasi sorrise, vedendo la gran quantità di coltelli nella Cornucopia: c’erano diverse custodie di cuoio, con ognuna circa 10 coltelli infilati nei lacci.
Beh, facevano proprio al caso suo… ma aveva la presunzione di imbattersi nella Cornucopia? Era un po’ come entrare in una gabbia di leoni, probabilmente.

Però a lui piacevano le sfide… era sempre stati così. E doveva assolutamente avere delle armi a disposizione, non avrebbe certo battuto i Favoriti con la forza del pensiero.

C’erano diversi oggetti disseminati sull’erba, ovviamente i più vicini erano i meno utili: bottiglie vuote, borracce, sacchi a pelo, buste con cibo e qualche zaino… e molto altro.

Ma ovviamente i veri tesori erano lì, dentro la Cornucopia scintillante alla luce del sole. Ed era lì che tutti si sarebbero scontrati… o almeno, i Favoriti più chi voleva accaparrarsi qualcosa, naturalmente.

Kyraan sorrise appena, un piedi davanti all’altro e la schiena leggermente inclinata, pronto a correre: i secondi stavano passando velocemente… e il via si avvicinava sempre i di più.

                                                                          *

Phobos sbuffò appena, spostando lo sguardo da Kyraan per posarlo sulla Cornucopia: era certo che il ragazzo si sarebbe lanciato in mezzo al putiferio… lui? Non aveva alcuna voglia di lascarci la pelle per imprudenza… era un po’ arrogante forse, ma non idiota.

Naturalmente anche a lui avrebbero fatto comodo delle armi… ma forse era meglio lasciare che gli altri si scannassero per averle: era veloce e di certo non avrebbe avuto problemi ad arrivare alla Cornucopia prima di molti altri, ma poi? Sarebbe stato preso d’assalto dai Favoriti, dal ragazzo dell’1, quelli del 2 e quello del 4… e allora, ciao ciao.

Phobos fece vagare velocemente gli occhi scurissimi sull’erba verde: avrebbe preso qualcosa, ma non si sarebbe lanciato nella mischia… e poi sarebbe corso verso gli alberi alle sue spalle. 

Con un po’ di fortuna sarebbe sopravvissuto, sempre che qualcuno non se la prendesse con lui naturalmente…
Il problema erano, naturalmente, la ragazza e il ragazzo del 2: se mettevano le amni sulle armi da fuoco potevano risultare davvero letali… a distanza quanto da vicino. 

Perciò doveva correre. Doveva correre sul serio.

                                                                              *
Edgar non ce la faceva veramente più ad aspettare: che razza di tortura… era quasi meglio inziare subito, no?

Ovviamente però non poteva nemmeno scendere dalla pedana, altrimenti addio possibilità di tornare a casa ancor prima di iniziare. Gli era capitato di vedere qualche volta, un paio di Tributi saltare in aria alla tv… e li aveva sempre giudicati idioti oppure così spaventati da suicidarsi.

Una delle due, probabilmente.

Ma quello decisamente non era il suo caso, non aveva la minima intenzione di gettare la spugna prima ancora di iniziare. Forse non avrebbe vinto, ma comunque ci avrebbe provato.

Avrebbe preso qualcosa di utile nei paraggi e poi se la sarebbe filata, non avendo alcuna voglia di mettersi nella mischia per le armi… che se le tenessero i Favoriti: se volevano far fuori molti Tributi nel Bagno di Sangue, lui di certo non li avrebbe fermati… erano tutti ostacoli per la sopravvivenza, ognuno dei suoi avversari lo era.

Di certo qualcuno si sarebbe buttato per prendere delle armi, come sempre: e come sempre i Favoriti avrebbero avuto la meglio. 

Edgar lanciò un’occhiata a Phobos, chiedendosi cosa stesse pensando di fare: probabilmente la stava pensando come lui, o almeno lo sperava: non voleva trovarsi senza alleati fin da subito!

Kyraan invece, era certo di cosa avrebbe fatto il ragazzo del 7: avrebbe provato a prendere qualcosa, senza alcun ombra di dubbio.

Beh, lui non l’avrebbe fermato, anche perché era più grosso e anche volendo non avrebbe potuto. Phobos avrebbe potuto benissimo prenderlo e trascinarselo dietro, ma aveva la sensazione che non l’avrebbe fatto… non per cattiveria, ma nell’Arena era così: di mezzo c’era la vita di ognuno, quindi tutti dovevano pensare principalmente a se stessi.

O almeno, nella maggior parte dei casi era così, anche se qualche eccezione di altruismo c’era sempre.

                                                                        *

I secondi passavano… e la resa dei conti si avvicinava sempre di più.

Beatrix si puntellò sul piede, mordendosi il labbro: c’era un arco, appena fuori dalla Cornucopia… e praticamente la stava chiamando a gran voce. Durante l’Addestramento non aveva visto nessuno particolarmente bravo con quell’arma, quindi probabilmente nessuno se ne sarebbe preoccupato troppo… tranne lei.

Era combattuta, lo era sinceramente: provare a prenderlo, o correre via?  Non aveva dubbi che Chloé e Arthur avrebbero fatto così, e forse anche Phobos… Conoscendo Lynda invece, lei si sarebbe lanciata nella mischia.

Lei, che cosa doveva fare? I secondi passavano, veloci ma lenti allo stesso tempo… fu probabilmente il minuto più lungo della vita di ognuno, sembrava non finire mai… e forse sarebbe stato meglio così.

Beatrix sbuffò, mandando tutti e tutto al diavolo e inclinando la schiena, pronta a scattare e lo sguardo fisso sull’arco con la freccia già incoccata: come avrebbe fatto a sopravvivere, senza nessun’arma?  Era praticamente impossibile, contando i Favoriti… non poteva che superare che qualcuno di loro morisse durante il Bagno di Sangue, cosa comunque abbastanza rara.

Ma si sa… la speranza è l’ultima a morire e anche s non si sentiva decisamente pronta per uccidere, forse non avrebbe avuto scelta.

Era la legge degli Hunger Games, d’altronde: uccidi, o vieni ucciso.

                                                                           *

Mancavano 20 secondi… poi quella tortura sarebbe finita, se non altro.

Lynda sbuffò appena, pronta a correre: non voleva lanciarsi sulle armi, sarebbe stato inutile visto che non era così brava in niente… però voleva comunque prendere qualcosa di utile: del cibo, uno zaino… qualunque cosa che potesse aiutarla. C’era anche qualche custodia con dei coltelli nell’erba, ma non le interessavano minimamente: doveva pensare a sopravvivere, prima di mettersi ad uccidere.

E poi non era brava con quei cosi… non aveva una gran mira, anche se ci aveva provato durante l’Addestramento.

Lynda lanciò un ultimo sguardo al conto alla rovescia, rendendosi conto che mancavano poco più di 10 secondi… e lei era pronta?

Probabilmente no, ma ormai non aveva scelta.

                                                                            *

Violet non sarebbe mai scappata a mani vuote… si rifiutava persino di considerare l’idea.
Doveva assolutamente prendere qualcosa, o non sarebbe mai riuscita a sopravvivere agli Hunger Games.

C’erano cose utili disseminate sull’erba certo, ma lei era solita puntare abbastanza in alto… Poteva chiaramente vedere, con la coda dell’occhio, Robert guardarla: aveva di certo capito le sue intenzioni e scuoteva leggermente il capo nella sua direzione, sapendo che la ragazza se n’era accorta…

Ma non le importava di ciò che pensava il suo compagno di Casa.  Per quanto la riguardava, erano tutti avversari, ostacoli per vincete e quindi sopravvivere… e lei voleva vincere.

I Favoriti si sarebbero buttati sulle armi, mentre i suoi compagni di Hogwarts di certo se la sarebbero filata… abbastanza saggiamente, in realtà: non potevano competere con loro, non c’era alcun dubbio su questo.

Phobos era forse l’unico che avrebbe potuto prendere qualcosa.
Violet gli rivolse un’occhiata, chiedendosi che cosa avrebbe fatto il Corvonero che aveva detestato per anni: teneva gli occhi fissi davanti a lui come un felino davanti alla preda… la schiena inclinata, i piedi con i talloni già leggermente sollevati… era pronto a correre.

Ma poteva dire lo stesso di lei?  Il via era vicino ormai… e non era sicura di essere pronta.

                                                                           *

La nota positiva? Sapeva esattamente cosa fare, il che era un bene visto che mancavano dieci secondi all’inizio del putiferio.

Gli occhi di Chloé vagarono sui Tributi intorno a lei, quasi cercando di capire cosa avrebbero fatto a breve: i Favoriti si sarebbero lanciati per accaparrarsi le armi migliori ovviamente, mentre lei avrebbe provato a prendere qualcosa e poi se la sarebbe filata… il sacco a pelo a circa tre metri da lei era piuttosto invitante, in effetti… il problema principale ovviamente erano quelli del 2: con le armi da fuoco potevano colpirli anche a distanza, con molta più facilità che con i coltelli.

Fortunatamente, probabilmente per non restare subito con un Vincitore, gli Strateghi avevano lasciato pochissime armi da fuoco nella Cornucopia… Chloé poteva vedere un paio di pistole, ma nulla di più…. E fortunatamente, quando le munizioni finivano, le armi da fuoco non servivano più a nulla: non erano riutilizzabili, come i coltelli o le frecce.

A proposito di frecce… Beatrix sembrava decisa a provare a prendere l’arco.   Chloé non potè fare altro che augurarle silenziosamente buona fortuna sperando che la ragazza sopravvivesse: le era sempre stata abbastanza simpatica ed era anche sua alleata… le sarebbe ovviamente dispiaciuto se fosse morta al Bagno di Sangue.

In realtà la Tassorosso non augurava di morire a nessuno in particolare… perché nessuno dei presenti se lo meritava anche solo lontanamente.

Disgraziatamente però, di certo i Favoriti non la pensavano allo stesso modo.

                                                                       *

5…
4…
3…
2…
1…

Il via. 
Gli Hunger Games erano ufficialmente iniziati… ora erano tutti in costante pericolo di vita.

Arthur scese all’istante dalla pedana, quasi lanciandosi sui metri erbosi davanti a lui per afferrare le prime cose che trovò: un pacco di gallette, una specie di paio di occhiali e una borraccia, ovviamente vuota.

Il Tassorosso si alzò e fece un rapido dietro front, correndo a per di fiato verso gli alberi: non aveva la minima intenzione di farsi ammazzare per ingordigia… non era decisamente la fine a cui aspirava.

Il ragazzo riuscì chiaramente a vedere con la coda dell’occhio Chloé afferrare qualcosa di scuro, forse un sacco a pelo, prima di imitarlo, correndo alla velocità della luce sull’erba per allontanarsi dal cerchio di fuoco.

Quasi sollevato di non essere l’unico a non esserci lanciato nella mischia Arthur sorrise appena, mentre si avvicinava agli alberi, praticamnete al riparo.

Entrambi si fermarono bruscamente e con il fiatone al margine degli alberi, prima di voltarsi verso il grande campo circolare, al centro del quale c’era la Cornucopia.

“Hai sentito un cannone?”    Domandò Chloé passandosi una mano sulla fronte e Arthur non ebbe nemmeno il tempo di rispondere: il colpo di cannone parlò al suo posto.

I due Tassorosso si guardarono, mentre entrambi si chiedevano chi fosse morto e speravano la stessa cosa: che non si trattasse di Beatrix, Lynda o Sean.

                                                                               *

Non appena mise le mani sulla custodia dei pugnali affilati, Aida increspò le labbra in un sorriso prima di ruotare su se stessa all’istante mentre estraeva il primo pugnale che le capitò a tiro dal laccio:

Lo lanciò quasi automaticamente, come se avesse in mano un uovo e lo dovesse rompere su una terrina: lo lanciò con forza e precisione, colpendo in pieno petto il ragazzo del Distretto 9.

Il cannone annunciò la prima morte dell’edizione e Aida sorrise, rimanendo dentro la Cornucopia come aveva deciso con Rian mentre prendeva un altro paio di pugnali, la custodia allacciata alla cintura e un coltello per mano.

Stava quasi cominciando a divertirsi…

                                                                            *

“Ariel, sta giù!”

La ragazza si chinò all’istante, permettendo a Drake di scagliare la lancia sopra alla sua testa.  Un verso strozzato e il colpo di cannone fecero voltare la bionda, che si rialzò con il giavellotto in mano e guardando uno dei ragazzi di Hogwarts morti… probabilmente quello di Serpeverde.

Drake estrasse con un colpo secco la lancia dal petto del ragazzo, intimando all’amica di restare dentro la Cornucopia insieme ad Aida:

“Non sono una bambina Drake. E sono stanca di essere sottovaluta.”

Ariel girò sui tacchi, mentre davanti a lei Dana impugnava una pistola e sparava al ragazzo di Grifondoro che si era quasi messo in salvo, colpendolo di spalle in piena schiena.

“E un altro è sistemato… A quanti siamo?”

“Tre, credo.”   Rispose Ariel guardandosi intorno con attenzione: era stufa di essere sempre l’anello debole… e non moriva dalla voglia di farsi ammazzare per prima tra i Favoriti.

Gli occhi della bionda si posarono sulla ragazzina di Grifondoro, che si era fermata accanto al compagno con un’espressione di disgusto e rammarico insieme.

Nessuno dei compagni sembrava essersene accorto, mentre Luke si azzuffava con una ragazza per l’ultima pistola, Aida controllava che nessuno toccasse le armi e le scorte dentro alla Cornucopia e Drake era andato sul retro insieme a Dana per sistemare chi ancora non era scappato verso il bosco.

Quanto a Rian, che aveva appena ucciso con quasi naturalezza la ragazza del 7, si voltò verso Luke e quasi sbuffò, prendendo un altro pugnale e lanciandolo verso il ragazzo: colpì la ragazza del 12 in pieno sulla schiena, facendole tossire sangue prima di accasciarsi sull’erba, morta.

Una altro colpo di cannone… e la ragazzina di Grifondoro era ancora lì, a qualche metro da lei.
Non era così lontana... e Ariel aveva fatto lanci con maggiori distanze.

Deglutendo, la bionda alzò il braccio con il peso appuntito in mano, lanciandolo dritto verso la ragazzina di colore.

Quasi non volle guardare, pentita di quello che aveva fatto. La ragazza del 4 distolse lo sguardo, certa dell’esito del suo lancio.
Un urlo strozzato le diede la conferma che si, l’aveva uccisa. Il colpo di cannone arrivò pochi istanti dopo e Ariel si voltò, avvicinandosi alla parte interna della Cornucopia dove Aida stava imprecando a mezza voce: aveva provato ad uccidere la ragazza di Corvonero, ma senza esito positivo: Beatrix aveva afferrato l’arco mentre Ariel, Dana, e Drake erano distratti ed era riuscita a filarsela indisturbata.  Nemmeno Luke se n’era accorto: quando era riuscito a mettere finalmente le mani sull’arma da fuoco grazie all’intervento di Rian il biondi si era alzato e guardando intorno, cercando qualcosa ancora nei paraggi da colpire… e l’aveva trovato.

Kyraan li aveva quasi fregati, aveva preso dei coltelli e se l’era filata… quasi, appunto.
Luke aveva quasi sorriso mentre alzava appena il braccio, prendendo brevemente la mira e colpendo il ragazzo con perfetta precisione, dritto alla nuca.

Non gli aveva lasciato alcuna possibilità di sopravvivere: il moro si era accasciato immediatamente sull’erba senza nemmeno emettere alcun suono e poi tutti avevano sentito il cannone.

“Merda, come ho fatto a farmela scappare maledizione! Tu hai preso qualcuno?”   Domandò Aida rivolgendosi ad Ariel in tono seccato, addolcendosi un po’ quando la bionda annuì:

“Si, ho… ucciso la ragazzina di Grifondoro.”

Ho ucciso…

Che orrenda, disgustosa frase.    Ariel avrebbe preferito non dirla, ma ormai le era uscita di bocca quasi senza che ne rendesse conto: d'altronde però era la pura verità, che senso aveva cercare di usare parole diverse?

“Qui dietro non c’è nessuno, solo il cadavere di Violet… deve averla uccisa il tipo del 7 prima di provare a scappare. Voi state bene?”

Domandò Drake con la lancia in mano, mentre Rian tornava alla Cornucopia con dei pugnali insanguinati in mano: li aveva estratti dai corpi della ragazza del 12 e dal ragazzo di Grifondoro, mentre Dana aveva sparato ed ucciso anche la ragazza del Distretto 9.

“Quanti ne abbiamo uccisi, complessivamente?”

Alla domanda del ragazzo dell’1 Luke fece un breve calcolo mentale prima di rispondere:

“I Tributi dei Distretti 7 e 9, entrambi quelli di Grifondoro, la ragazza del 12, quello di Serpeverde… e anche Violet è morta.”

“9… beh, non male, non male davvero. Ormai ci siamo praticamente dimezzati.”  Osservò Rian con un sorriso, mentre Dana e Drake si davano il cinque con fare sollevato.

“Già, però ce l’ho ancora per aver sbagliato... ce l’avevo a cinque metri di distanza, dannazione.”   Sbuffò Aida incrociando le braccia al petto con fare seccato, riferendosi ovviamente a Beatrix.

“Beh, ma era in movimento… è lecito sbagliare, e comunque ne abbiamo comunque fatti fuori 9. Complessivamente eravamo 20, quindi per essere la prima ora è un gran risultato.”

Rian sorrise alla compagna di Distretto come a volerla tirare su di morale… ma come facevano?
Era come se uccidere venisse naturale a Rian e ad Aida… Ariel scosse appena il capo: non avrebbe voluto crescere nel Distretto 1 nemmeno per tutto l’oro del mondo, se quello era il risultato.

La bionda si avvicinò a Drake mentre Luke, Rian, Dana e Aida discutevano su come organizzare le scorte e i turni di guardia… il ragazzo teneva gli occhi fissi sul cadavere della ragazzina di Grifondoro, potendo perfettamente vedere con cosa era stata uccisa.

“Stai bene?”   Alla domanda dell’amica Drake annuì, spostando lo sguardo su di lei:

“Si. E tu? Hai… ucciso Lynda?”

“Si. Te l’ho detto Drake… non voglio essere un peso.”

Drake non disse niente, guardando la ragazza per qualche istante prima di avvicinarsi a sua volta ai quattro compagni.  Ariel degludì e incrociò le braccia al petto, sospirando: avevano iniziato da nemmeno un’ora… aveva già dei rimpianti e Drake l’aveva guardata come se non la riconoscesse. Perfetto, assolutamente perfetto.








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Angolo Autrice Assassina:

Buongiorno! Ed ecco finalmente il benedetto Bagno di Sangue, nonchè i primi momenti nell'Arena.
Riepilogo un momento i morti, visto che sono diversi:

- Lynda
- Violet
- Kyraan
- Sean
- Robert
- Ragazza 9
- Ragazzo 9
- Ragazza 7
- Ragazza 12

Come avevo detto, ho ucciso principalmente personaggi non OC eccetto per Kyraan, Lynda e Violet.
E sempre come avevo predetto, ho ucciso per primi gli OC degli autori che sono spariti nel nulla, eccetto per Violet quindi... Scusa The_Malevolent_Girl!

Tuttavia è pur sempre una storia sugli Hunger Games, quindi suppongo che siete tutti pronti all'eventualità che il vostro OC morirà... o almeno, lo spero.

Finite queste simpatiche note, vi saluto, spero di aggiornare presto!

Signorina Granger

 

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Capitolo 10
*** Hawk ***


~~Capitolo 9: Hawk


 

Beatrix appoggiò la testa al tronco dell’albero, gli occhi vigili e per niente assonnati.
Teneva il suo prezioso arco in mano e con una freccia già incoccata, pronta ad essere scagliata senza tante cerimonie alla vista di qualcuno.

Era sfuggita per un pelo al coltello di Aida e poteva definirsi quasi soddisfatta per questo: aveva visto la ragazza dell’1 lanciare molte volte durante l’Addestramento… e non sbagliava quasi mai.

Era riuscita a prendere l’arco con la faretra, ma in compenso Lynda e Sean erano morti.

Un paio d’ore prima sul cielo artificiale dell’Arena avevano potuto vedere i volti dei Tributi morti: ed erano quasi metà… nel giro di un giorno si era già dimezzati.

I Tributi del 7, del 9, la ragazza del 12… Sean, Lynda, Robert… persino Violet.

Non le era mai stata simpatica, ma il suo stomaco (e probabilmente anche quelli di Arthur e Chloé) si era praticamnete contorto alla vista del volto della Serpeverde: la conosceva pur sempre da sei anni… anche se l’aveva detestata per tutto quel tempo, comunque le era dispiaciuto saperla morta.

Phobos invece era sopravvissuto… l’unico di Hogwarts, insieme a loro tre.  Buffo come fossero morti proprio i Tributi di quelle che, in genere, erano considerate le Case più forti… i Tassorosso e i Corvonero erano ancora tutti vivi, chissà che cosa stavano dicendo in Inghilterra. Probabilmente nessuno se lo sarebbe aspettato.

Beatrix rivolse un’occhiata a Chloé e ad Arthur, che dormivano accanto a lei.
Chissà se stavano sognando sangue e morti… lei era certa che avrebbe sognato quello, se avesse dormito.

Ma non aveva per nulla sonno, cosa strana visto che la notte precedente non aveva dormito molto.
Forse era lo shock a tenerla sveglia, o la paura che i Favoriti spuntassero da un momento all’altro.

Ed era proprio quello il problema: i Favoriti. Erano sei, ed erano ancora tutti vivi…

Dovevano assolutamente fare qualcosa, non potevano scappare per sempre: l’Arena non era certo infinita, prima o poi si sarebbero scontrati.   Doveva trovare un modo per indebolirli… era certa che si fossero accampati alla Cornucopia, così da avere un sacco di armi e provviste: erano già in vantaggio per le loro abilità, con tutta quella roba erano più che letali.

Beatrix pensò a Phobos, accampato chissà dove insieme ad Edgar, il ragazzo del 12: chissà, magari anche lui stava facendo i suoi stessi ragionamenti.

                                                                            *

Pensa
Pensa
Pensa

Non gli piaceva l’idea di uccidere… ma se non l’avesse fatto sarebbe morto per mano dei Favoriti, e non di certo la fine a cui aspirava.
Lui ed Edgar erano entrambi svegli, ma in silenzio… stavano pensando a cosa fare, ora che avevano anche perso Kyraan.

Nessuno dei due si sarebbe aspettato che Kyraan morisse subito e quando non l’avevano visto tornare dalla Cornucopia erano stati messi in seria difficoltà: erano in due contro sei… meraviglioso.

Phobos pensò ai Favoriti, quasi disgustato: erano morte nove persone quel giorno… e tutte per mano loro, molto probabilmente.

Non si sarebbero fatti alcun problema ad ucciderne altrettante, poco ma sicuro.
Di certo avrebbero fatto fuori loro due più Beatrix, Chloé e Arthur e poi si sarebbero scannati tra di loro.

Peccato… a Phobos non sarebbe affatto dispiaciuto assistere ad uno scontro tra Favoriti.

In ogni caso, dovevano assolutamente cercare di ucciderne qualcuno: non potevano competere contro tutti e sei… ognuno era micidiale a modo suo, non potevano permettersi di lasciarli tutti vivi e continuare a scappare e nascondersi.

A Phobos non era mai piaciuto molto giocare a nascondino… lui preferiva cercare, piuttosto che nascondersi.

“Stai pensando a come indebolirli?”

La voce di Edgar risuonò quasi strana nel buio e nel silenzio completo. Phobos esitò prima di annuire, parlando a bassa voce:

“Si… qualche idea?”

“Non direi. Ma ci faremo venire qualcosa in mente… non ho intenzione di farmi dare la caccia da quel branco di bimbetti viziati.”

Phobos non potè non sorridere alle parole del ragazzo, annuendo con un cenno del capo: già, nemmeno lui.

Il Corvonero pensò ai suoi ex compagni di scuola, che di certo erano insieme da qualche parte… Si era quasi stupito nel vedere che erano sopravvissuti mentre, al contrario, Violet, Sean e Lynda erano morti.

Un po0 gli era dispiaciuto per il Grifondoro… non si erano mai amati troppo, ma era pur sempre un compagno di scuola… lo conosceva da sette anni e l’aveva visto praticamente ogni giorno.

“Ci verranno a cercare, Edgar… domani, probabilmente di mattina. Ma non verranno tutti… lasceranno qualcuno alla Cornucopia, almeno due o tre di loro. Non vogliono certo correre il rischio di perdere le provviste, no?”

“E quindi che intendi fare?”

“Io dico di… farci trovare. E fari fuori quelli che verranno a cercarci, o almeno provarci. In alternativa possiamo avvicinarci alla Cornucopia e cercare di eliminare quelli che rimarranno lì.”

Edgar non disse niente, pensando ai sei Favoriti: Rian, Aida, Luke, Dana, Drake e Ariel.  Era difficile dire quali fossero i tre più deboli… di certo Rian era il più forte, ma nemmeno Aida e Dana scherzavano.

“Secondo te chi manderanno a cercarci?”

“Rian, probabilmente… insieme a quella del 4. Aida e Drake resteranno di certo alla Cornucopia per difendere le provviste, quanto a quelli del 2… sinceramente non saprei. Sono piuttosto forti entrambi… immagino però che avremo modo di scoprirlo.”

                                                                          *

“Giornata fruttuosa, eh?”

Ariel non disse niente, inarcando leggermente un sopracciglio mentre Dana sedeva accanto a lei. Se per fruttuosa intendeva aver ucciso 9 persone… beh, contenta lei.

“In un certo senso…”

“So che dev’essere stata dura per te uccidere quella ragazza, Ariel. Tu e Drake non siete come noi… non avete frequentato l’Accademia. Ma hai fatto bene. Non voglio dire che sia giusto uccidere Ariel, ma ci spingono a farlo. Credi che Aida o Rian ucciderebbero in quel modo se non fossero nati nel Distretto 1? No, e nemmeno io. Partiamo avvantaggiati, dicono… ma i nostri stessi Distretti ci trasformano in due mostri, ci spingono a uccidere… ce lo mettono in testa da quando abbiamo dieci anni, Ariel.”

“Lo so Dana… e infatti non vi sto giudicando o accusando. Siamo diversi, io non credo che riuscirei ad uccidere in quel modo… ma forse, se fossi nata nel Distretto 1 o 2, probabilmente agirei esattamente come avete fatto voi. Non vi giudico Dana, dopotutto sono gli Hunger Game se so che nessuno di voi ucciderebbe mai qualcuno al di fuori di questa Arena.
Purtroppo qui siamo costretti a farlo, dico bene?”

Ariel sorrise debolmente, pensando alla sua famiglia che aveva guardato in tv il Bagno di Sangue… non voleva nemmeno pensare a come stesse sua madre in quel momento.

Rian e Aida un po’ la inquietavano in effetti, anche se da una altro punto di vista Rian le stava simpatico. Era un po’ contorta come cosa…
Dana invece le piaceva: era più piccola di lei ma più matura di qualcuno altra ragazzina di 15 anni che avesse mai incontrato… era fredda, seria e un po’ distaccata, ma molto intelligente.

“Domani tu che cosa farai? Starai qui con Aida o lascerai il posto a Luke?”

Alla domanda di Ariel Dana si strinse nelle spalle, mentre stava seduta accanto alla bionda con la pistola in mano, davanti alla Cornucopia dove tutti gli altri stavano dormendo.

“Non lo so… tu vai con Rian, giusto?”

“Così ha deciso, anche se avrei preferito stare qui… non mi piace l’idea di dover uccidere di nuovo, o anche solo vedere Rian staccare la testa a qualcuno.”

Dana sorrise amaramente, mentre si voltava leggermente per vedere gli altri che dormivano. Aida aveva i coltelli attaccati alla cintura mentre Rian ne teneva uno in mano. Luke aveva la pistola sotto al sacco a pelo e Drake dormiva con la lancia accanto… erano tutti pronti a svegliarsi in fretta, decisamente.

“Temo che dovrai farci l’abitudine… Drake non viene con voi due domani?”

Ariel si strinse nelle spalle, anche se in parte conosceva già al risposta: era certa che Drake avrebbe insistito per andare con lei e Rian… non tanto per voler uccidere qualcuno, più che altro perché probabilmente temeva che l’amica potesse farsi ammazzare… anche dallo stesso Rian.

Dana non poteva invece fare a meno di pensare ad una cosa: stavano dormendo… e lei aveva una pistola, un’arma da fuoco.

Avrebbe potuto ucciderli tutti e quattro… Ariel? La ragazza del 4 le stava simpatica, non aveva nessuna voglia di ucciderla… non in quel modo, non così meschinamente.

Tuttavia Dana non era una persona scorretta e, almeno per il momento, non le andava per niente di tradire i suoi alleati… certo con quei 4 fuori gioco avrebbe praticamente avuto la vittoria in tasca, ma preferì non dire quelle parole ad alta voce.

Anche perché, ne era certa, ognuno dei quattro ragazzi che stava dormendo aveva fatto quello stesso ragionamento prima di addormentarsi.

Alleati o meno, negli Hunger Games era impossibile fidarsi realmente di qualcuno… perché alla fine sono uno sarebbe rimasto vivo. Solo uno sarebbe tornato a casa e tutti erano decisi ad essere quell’unico Tributo.

                                                                            *

“Non esiste. Io vado con lei.”    Sibilò Drake a denti stretti, in piedi davanti ad Aida.
La ragazza strinse gli occhi, guardandolo con irritazione:

“Scordatelo, Drake. Se io non vado, non vai nemmeno tu… domani andremo noi due con Dana, per oggi stiamo qui.”

“Non mi interessa di andare a stanare gli altri, non voglio lasciare Ariel da sola con Rian! Chi ci dice che non ammazzerebbe Ariel e Luke e farlo passare per un incidente?”

“Prova a fidarti, almeno un po’!”

“Sono gli Hunger Games, Aida… tu puoi dire di fidarti davvero di qualcuno? Non credo.”

Drake e Aida continuarono a borbottare per un po’, mentre invece Rian e Luke discutevano su che strategia adottare e Dana e Ariel assistevano, in silenzio.

“Dio, che scatole! Stiamo perdendo tempo e vasta! Tra un po’ vado io da sola, se non si muovono.”

Borbottò Dana a denti stretti mentre Ariel sospirava per voi avvicinarsi a Drake.

“Scusa Aida. Posso parlare con Drake un momento?”

La ragazza dell’1 smise di parlare e si voltò a guardarla, quasi sollevata: era certa che la bionda sarebbe riuscita a far cambiare idea a Drake.

“Certo, ma fate in fretta.”    La ragazza si allontanò di qualche passo verso Dana, mentre Ariel si rivolgeva all’amico:

“Drake, per favore… non cominciamo a tirare su storie, resta qui con Aida e Dana e basta! Servite a difendere le provviste: Dana è brava a sparare, Aida a lanciare i coltelli e tu la lancia… potete facilmente uccidere qualcuno a distanza, è per questo che Rian vuole che stiate qui.”

“Lo so Ariel… ma preferirei che restassi con me anche tu.”

Drake posò gli occhi verde mare su Ariel, che si addolcì all’istante quando sentì il tono pacato e preoccupato insieme dell’amico, sollevando una mano e spettinandogli i capelli color rame:

“Non preoccuparti… sono con Rian e Luke, di certo faranno fuori ogni singolo essere vivente in movimento che vedranno! Li hai visti in azione, sono praticamnete imbattibili!”

Ariel sorrise, facendo per abbassare la mano ma Drake gliela prese, attorcigliando le dita sulle sue senza dire niente.
Ariel guardò l’amico e sorrise, sapendo di averlo convinto: era sempre stata brava a farsi ascoltare da lui… aveva anni di esperienza alle spalle.

“Come vuoi, Willow… ma non metterti nei pasticci.”  

Mormorò Drake a voce bassa, appuntandosi mentalmente che se non avrebbe visto lei e gli altri tornare nel giro di due ore, sarebbe andato a cercarli ad ogni costo.

“Tranquillo Drake… non ricordi? Eri tu quello che si metteva nei guai, non io.”

                           
“Se i piccioncini hanno finito, sarebbe ora di andare!”

Esclamò Luke a qualche metro di distanza, guadagnandosi da Drake un’occhiata inceneritoria mentre Ariel invece sorrideva, lasciando la mano del ragazzo e avvicinandosi al biondo:

“Tranquilli, ci sono… se volete, possiamo andare.”

Luke, Rian e Ariel si allontanarono dalla Cornucopia luccicante mentre Aida giocherellava con dei coltelli e Dana ricaricava la sua pistola.

Drake guardò i tre sparire oltre gli alberi prima di andare a prendere la sua lancia, dicendo alle due ragazze che avrebbe fatto il giro della Cornucopia ore assicurarsi che non ci fosse qualcuno appostato da qualche parte dietro agli alberi.


“Secondo te troveranno qualcuno?”  Domandò Aida inarcando un sopracciglio, mentre Dana si stringeva nelle spalle:

“Non lo so, ma spero di sì… in caso contrario, domani andremo noi… e qualcosa riusciremmo a portare a termine, ne sono certa.”

                                                                                *

“Che ore sono secondo voi?”     Domandò Chloé sbadigliando, mentre continuava a camminare in cerca di acqua insieme ad Arthur e Beatrix, che conduceva la fila con l’arco in mano:

“Non ne ho idea ma non c’è luce da molto… forse le 8. In ogni caso, sono certa che i Favoriti andranno a cercarci questa mattina… secondo me non vogliono perdere tempo.”

Osservò Arthur mentre si guardava intorno, la borraccia vuota che aveva raccolto il giorno prima in mano.

“Beh, personalmente spero che incontrino Edgar e Phobos… magari si ammazzeranno a vicenda, chi lo sa!”   Osservò Chloé stringendosi nelle spalle, mentre Beatrix non diceva niente anche se si trovava d’accordo con la Tassorosso: non sarebbe stato affatto male se si fossero uccisi a vicenda… dopotutto nemmeno Phobos ed Edgar erano da sottovalutare troppo, in din dei conti.

I tre stavano cercando di procedere il più silenziosamente possibile, ma le foglie sparse sul terreno e i rametti rendevano la cosa leggermente difficile.

Beatrix guardò la freccia incoccata, sorridendo con soddisfazione guardando il dardo: era riuscita a ricreare la punta avvelenata come nella Prova di Valutazione verso l’alba, quando stanca di stare ferma e non fare niente si era messa a cercare piante o bacche velenose.

Doveva solo trovare qualcuno su cui lanciarla, a quel punto.

                                                                                    *

“Quante possibilità ci sono che ci trovino, secondo te?”

Alla domanda di Edgar Phobos scrollò le spalle, mentre riempiva la bottiglia d’acqua nel piccolo stagno che avevano finalmente trovato.   Edgar invece stava in piedi, appoggiato al tronco di un albero con il coltello che era riuscito a fregare al ragazzo di Serpeverde in mano.

“Non saprei, ma di certo non mi metterò a dargli la caccia… prima o poi ci troveranno e se nel frattempo vogliono occuparsi degli altri Tributi in circolazione, che facciano pure. Non li fermerò, anche se spero che un paio di loro tolgano il disturbo.”

Phobos si rialzò, mettendo la bottiglia nello zaino che aveva preso al Bagno di Sangue.   I due ripresero a camminare con estrema calma, allontanandosi leggermente dalla Cornucopia più di quanto non avessero fatto il giorno prima.

Forse era una specie di mossa suicida, farsi trovare… ma era l’unica possibilità che avevano di uccidere un Favorito: sarebbero stati di certo in due o tre, e affrontarne tre era molto meglio che trovarsene di fronte sei, poco ma sicuro.

La domanda però era… sarebbero riusciti a fronteggiarli, quando li avrebbero trovati?

                                                                             *

“Vi dico che l’ho sentito davvero, un rumore! Sono seria, ho sentito qualcuno camminare ne sono certa… erano passi abbastanza pesanti, anche.”

Rian e Luke si scambiarono un’occhiata incerta, ma poi il primo annuì, prendendo due coltelli in mano:

“Ok, facciamo così. Luke, tu vai con Ariel da quella parte, io vado di là.”

Luke annuì e, tirando fuori la pistola dalla fodera, fece cenno alla ragazza di seguirlo, che obbedì in silenzio.

Ariel era certa di aver sentito dei passi oltre la radura, e Rian non era un idiota: sapeva che doveva almeno controllare, accertarsi che non ci fosse nessuno prima di tirare dritto.

Il biondo si guardò attentamente intorno, tornando improvvisamente all’Accademia e circondato da bersagli mobili da colpire… perché erano questo, i Tributi: bersagli mobili da colpire, nient’altro.

Rian si era praticamnete messo in testa quella frase, quella stupida convinzione… perché così colpirli era molto, molto meno difficile. Era solo un’altra prova, l’ennesimo test che doveva portare a termine col il massimo dei voti.

Rian fece qualche passo in avanti, circondato dal alberi e un silenzio quasi surreale, mentre la luce filtrava attraverso i rami e le foglie.   Si rigirò il coltelli tra le mani come se fosse uno stuzzicadenti, come era solito fare da quando aveva 12 anni quando era nervoso…

Poi, un movimento.
Un’ombra, un fruscio.
Una vita che stava per finire.

Sfortunatamente, Rian aveva dei riflessi fenomenali e che non lo tradivano mai, così colse quel minimo movimento anche solo con la coda dell'occhio.

Ruotò a 90° e lanciò il coltello, senza nemmeno preoccuparsi di vedere chi ci fosse, a meno di 10 m da lui. Il colpo di cannone giunse subito alle orecchie del ragazzo, che sorrise compiaciuto: gli veniva naturale, ormai… il Falco non si risparmiava, mai e con nessuno.
Rian non si preoccupò nemmeno di fermarsi a prestare troppa attenzione a chi aveva appena ucciso: era pur sempre un ostacolo in meno che lo separava dalla vittoria e dalla sopravvivenza. L'unica cosa che gli interessava, alla fine, era quella.

Sentì un lieve rumore dietro di lui e si voltò, pronto a ricevere i complimenti Luke e Ariel… ma quelle parole che attendeva non arrivarono mai, perché davanti a lui non c’era né il ragazzo del 2 e nemmeno la ragazza del 4 che gli aveva suggerito di seguire il rumore di passi che aveva sentito.

Quando Rian Maugrim si voltò, si trovò davanti ad un arco e ad una freccia incoccata, pronta ad essere scagliata contro di lui.

E a quel punto il Falco smise di sorridere… forse quella era stata la sua ultima performance.








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Angolo Autrice:

Buongiorno! Non linciatemi per questo capitolo dove vi lascio decisamente con il fiato sospeso... ma leggerete presto il seguito, non preoccupatevi.

Allora, allora... chi è morto? Rian morirà nel prossimo capitolo? Ovviamente non vi anticipo nulla, anche se un po' mi dispiace che la storia non sarà molto lunga... in mia difesa dico che avevo pochi OC per essere una storia sugli Hunger Games (14) quindi non posso tirarla per le lunghe più di tanto...

E poi essendo assetata di sangue, non mi piacciono i capitoli dove non succede nulla di nulla!

Ad ogni modo, ci vediamo presto con il seguito!

Signorina Granger

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Capitolo 11
*** Nessuna esitazione ***


~~Capitolo 10: Nessuna esitazione


 

Rian rimase spiazzato, ma la sorpresa fu visibile sul volto del ragazzo solo per un istante: poi la bocca del Falco si distese in un sorriso quasi rilassato mentre teneva gli occhi fissi su Beatrix, in piedi con la freccia incoccata e puntata dritta verso di lui:

“Vuoi uccidermi, Beatrix? Davvero?”

La Corvonero contrasse la mascella, consapevole del lieve tremore che le aveva invaso il corpo dal capo fino alla punta delle dita dei piedi: cercò di non guardare il cadavere sanguinante che giaceva inerme sul terriccio a meno di 10 metri da lei, tenendo gli occhi fissi invece sul Favorito che sembrava rilassato, come se non si fosse nemmeno accorto di aver appena ucciso una persona.

Aveva ucciso Arthur
Rian aveva ucciso Arthur sotto i suoi occhi… non poteva e non doveva lasciarlo scappare… lo doveva al suo amico.

Sapeva che Chloé era lì intorno da qualche parte: si era allontana appena insieme ad Arthur quando avevano sentito le voci dei Favoriti… si erano persi di vista per nemmeno tre minuti, ma evidentemente erano bastati a Rian Maugrim.

Beatrix deglutì, pregando che Chloé avrebbe avuto il buonsenso di stare zitta e ferma e di non intromettersi in alcun modo: non ce la faceva… perché non riusciva ad ucciderlo?

Rian non aveva un coltello in mano ma ne aveva diversi attaccati alla cintura… e quanto ci avrebbe messo ad uccidere anche lei? Niente, vista la leggerezza con cui aveva colpito Arthur.

“Se vuoi uccidermi dovresti farlo adesso, Beatrix. Luke e Ariel sono qui intorno, non ci metteranno molto a trovarci e ad ucciderti.”

Beatrix tese maggiormente l’arco mentre Rian continuava a sorridere, cosa che la fece innervosire più di quanto non fosse già… anzi, era furiosa. Non nervosa…

Probabilmente stava per farlo: stava per scoccare quella dannata freccia avvelenata e colpire il moro in pieno petto, ma non ebbe mai modo di farlo… non ebbe mai modo di vendicare Arthur Sunton, sfortunatamente.

Ci pensò qualcun altro, al posto suo.

Un suono strano, una specie di colpo secco che Beatrix non avrebbe mai dimenticato precedette la caduta di Rian a terra e Beatrix sgranò gli occhi, sorpresa mentre il cannone suonava per la seconda volta.

La Corvonero boccheggiò mentre Chloé usciva di scatto dagli alberi, avvicinandosi alla Corvonero e prendendola per un braccio.  Ma Beatrix quasi non ci badò, gli occhi fissi sul volto serio di Phobos, che abbassò lo sguardo sul corpo di Rian con una smorfia prima di lasciar cadere sul terreno, accanto a lui, il sasso insanguinato con cui l’aveva colpito alla testa.

“Beatrix, andiamo! Saranno qui a momenti!”   Mormorò Chloé nervosamente e lanciando uno sguardo un po’ preoccupato a Phobos, che annuì:

“Ha ragione… muoviti Beatrix. Fila via… ma ricorda che qui non c’è spazio per le esitazioni.”

Beatrix annuì appena, ancora sotto shock mentre guardava per un’ultima volta il ragazzo che le aveva probabilmente salvato la vita darle le spalle e sparire di corsa.

“Beatrix, muoviti!” 

La Corvonero si ridestò e annuì prima di iniziare a correre dietro a Chloé, lontano da quella radura dove ben due ragazzi avevano appena perso la vita.

                                                                                       *

“Si può sapere che è successo? Pensavo fossi morto quando ho sentito i cannoni!”   Esclamò Edgar in tono allarmato, guardando Phobos avvicinarglisi. Il moro si passò una mano tra i capelli mentre lanciava uno sguardo nervoso alle sue spalle, sospirando:

“No, sono morti Arthur Sunton e Rian… quello di Tassorosso e quello dell’1.”

“Li hai uccisi tu?”

“No. Cioè, Rian ha ucciso Arthur e io ho ucciso lui subito dopo… non credo che Beatrix sarebbe riuscita a colpirlo.”

Edgar inarcò un sopracciglio, chiedendosi che accidenti centrasse la sua compagna di Casa in quella storia.  I due ripresero a camminare in fretta mentre Phobos spiegava brevemente al ragazzo del 12 cosa fosse successo, allontanandosi dalla radura per mettere distanza tra loro e i due Favoriti in circolazione: Luke di certo non doveva essere molto contento della morte di Rian, che era uno dei loro assi nella manica… nessuno dei due voleva trovarsi della traiettoria del cecchino per le successive due ore, come minimo.

                                                                     *

“Dio, quanto vorrei sapere chi è stato… Ma come è successo?”

Luke sferrò un pugno ad un albero, mentre Ariel restava in silenzio, gli occhi chiari fissi sul cadavere di Rian.

“Credo che abbia ucciso quel ragazzo e poi qualcuno abbia colpito lui alla testa… probabilmente il ragazzo di Hogwarts non era solo.”

Mormorò la ragazza prima di sospirare, alzando lo sguardo sul biondo che per un momento non disse nulla, riflettendo:

“Beh, se non altro Rian ci ha dato un ultimo aiuto… ha ucciso qualcuno, un Tributo in meno a cui pensare.  Coraggio, torniamo alla Cornucopia… gli altri saranno di certo in ansia e direi che per oggi abbiamo fatto abbastanza.”

  La ragazza del 4 annuì e lo seguì, camminando a fianco a fianco con Luke mentre facevano per uscire dal bosco.
Mentre camminava, Ariel pensò alla morte di Rian… all’inaspettata morte di Rian.

Se avesse saputo che uno di loro tre sarebbe morto avrebbe puntato su di lei… o al limite su Luke, non certo sul ragazzo dell’1.

Ariel si chiese però quanto realmente sarebbe dispiaciuto agli altri sapere che il ragazzo era morto… certo era un valido alleato fuori gioco, ma d’altra parte era anche un temibilissimo avversario.

Ariel guardò Luke con la coda dell’occhio, chiedendosi se stesse pensando la stessa cosa e immaginando cosa avrebbero detto gli altri: lei era quasi sollevata da un certo punto di vista che Rian fosse morto… non le sarebbe piaciuto affatto morire per mano sua, con un coltello infilzato nella schiena.

Entrambi però si stavano ponendo la stessa domanda: chi aveva ucciso Rian?

                                                                        *

“Credi che li abbiamo seminati?”

Beatrix si appoggiò al tronco di un albero, sfinita: avevano corso come mai in vita loro, prese dalla paura… non sentivano né voci ne altro… e nemmeno colpi di cannone. Erano completamente avvolte solo dai rumori della natura.

“Probabilmente sì… non si sente più nulla. Non ci credo che ha ucciso Arthur… e con che facilità. Credimi, da dove ero io è sembrato come se avesse lanciato un frisbee o un boomerang, altro che coltello.”

Chloé sospirò, passandosi una mano sugli occhi mentre cercava di cancellare l’immagine di Arthur crollare a terra dalla mente: non era giusto… non si era certo meritato di finire così.

Riana aveva già ucciso diversi Tributi al Bagno di Sangue e, presa dall’odio e dalla abbia, Chloé quasi pensava che si fosse meritato quella fine. Ma Arthur non aveva mai fatto male ad una mosca… e non meritava certo di morire a 15 anni, come tutti gli altri: nessuno meritava di morire così giovane, nessuno.

“Se ne avrò occasione, ricordami di ringraziare Phobos… non so come sarebbe finita se non fosse intervenuto.”

Osservò Beatrix a voce bassa mentre sfiorava le dita il suo arco e ripensava alle parole del ragazzo:

Non c’è spazio per le esitazioni

La giovane Corvonero si diede mentalmente dell’idiota per aver esitato: Phobos aveva ragione… non poteva mettersi a fare la moralista, non negli Hunger Games… forse non l’avrebbe mai rivisto, ma se fosse successo Beatrix si ripromise di ringraziare il ragazzo per quell’inaspettato gesto: l’aveva sempre praticamnete ignorata a scuola… ma negli ultimi tempi Phobos Newton si stava rivelando migliore di quanto probabilmente tutti pensassero.

                                                                               *
 
“Io non ce la faccio più, giuro che se non tornano entro cinque minuti vado a cercarli!”

Sbuffò Aida in tono secco, lanciando nervosamente un coltello dritto verso il terreno, lasciando che s’infilzasse sull’erba.

Dana stava invece in silenzio, seduta davanti alla Cornucopia mentre si rigirava la pistola tra le mani e lo sguardo sul bosco mentre pensava, rifletteva su chi poteva essere morto: avevano sentito due colpi… quindi due morti.

Sperare che fossero tutti e due per qualche loro avversario forse era troppo… Dana però sperava che non fossero nemmeno per due compagni: l’idea di veder tornare Rian da solo la metteva un po’ nel panico.

Tuttavia era difficile pensare che due dei Favoriti fossero morti in un colpo solo… nessuno dei loro avversari era abbastanza forte da ucciderne due.

Era più probabile invece che fosse morto un Tributo di Hogwarts o il ragazzo del 12 e uno dei Favoriti tra Rian, Ariel e Luke.

Nemmeno Drake sembrava aver molta voglia di parlare, ma a differenza di Dana faceva fatica a stare fermo e continuava a fare avanti a indietro davanti alla Cornucopia, la lancia stretta in mano e pronto ad usarla in caso di necessità: era comunque d’accordo con Aida, anche se non l’aveva espresso a parole… entro poco anche lui sarebbe andato a cercare i tre compagni.

Tuttavia non ce ne fu bisogno: Luke e Ariel spuntarono dagli alberi e si avvicinarono alla Cornucopia scintillante.
La prima ad accorgersene fu Dana, che li indicò agli altri due.

Drake sorrise con sollievo vedendo Ariel camminare verso di lui, felice che fosse sana e salva.

“Che è successo? Rian…”   Domandò Aida sgranando gli occhi non appena i due si furono avvicinati. Luke sbuffò e abbassò lo sguardo, mentre invece Ariel annuì con un cenno del capo, parlando a bassa voce ma in tono fermo:

“E’ morto.”

“Come? Chi l’ha ucciso?”  Domandò Dana quasi senza parole mentre Aida imprecava a mezza voce, passandosi nervosamente una mano tra i capelli raccolti in una coda e lanciando con rabbia il pugnale contro la parete dorata della Cornucopia, facendolo rimbalzare sul metallo e cadere sull’erba.

“Non lo sappiamo… ma ha ucciso il ragazzo di Tassorosso prima di morire, l’altro colpo di cannone è per lui. Ci siamo divisi per pochi minuti e quando l’abbiamo trovato era morto. Non sappiamo chi l’ha ucciso, forse una delle alleate dell’altro ragazzo.”

Alle parole di Luke nessuno disse nulla per qualche momento, mentre tutti avevano la mente rivolta a Rian e al fatto che avessero perso un validissimo alleato.

“Beh, almeno voi due state bene… siamo ancora in 5 e in netta maggioranza sugli altri, non possiamo farci certo abbattere a questo punto. Propongo di andare a cercare gli altri Tributi stanotte: Ariel e Luke resteranno qui, andremo io, Aida e Drake.”

Dana parlò in un tono così fermo e sicuro che nessuno osò contraddirla: tutti e quattro annuirono senza mostrare segni di disaccordo e poi ognuno andò per i fatti propri senza aggiungere altro, ad affilare i coltelli o cercare qualche ramo caduto per accendere il fuoco per la notte.  Tutti avevano la testa altrove e nessuno aveva una gran voglia di parlare…

Togliendo loro 5 c’erano solo altri 4 Tributi in giro per l’Arena… e dovevano assolutamente trovarli.

                                                            

 

 

 

 


..............................................................................................................................
Angolo Autrice:

Salve a tutti!  Scusate il capitolo e le note brevi ma oggi sono davvero di fretta e non ho avuto molto tempo per scrivere, tuttavia volevo aggiornare per togliervi la curiosità.
Mi spiace per Game_Master e HadleyTheImpossibleGirl ma avete entrambi ancora un OC in gioco quindi non disperate!

Spero di aggiornare presto con il seguito!

Signorina Granger

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Capitolo 12
*** Due colpi ***


Capitolo 11: Due colpi

                                  

                     

Erano passati quasi due giorni da quando Rian e Arthur erano morti… e non era ancora successo nulla.

La notte stessa Dana, Aida e Drake erano andati in giro nel bosco a caccia di Tributi, ma non avevano trovato nessuno da uccidere.

 

Quanto a Phobos, Edgar, Chloé e Beatrix, erano stati tutti dello stesso parere: meglio non farsi trovare.

 

Tuttavia lo sapevano tutti, a Capitol non piacevano le giornate noiose… presto gli Strateghi avrebbero fatto in modo che si scontrassero in qualche modo, per rendere il gioco più movimentato.

 

“Stanotte dobbiamo andare alla Cornucopia, Beatrix. Non possiamo perdere altro tempo e nemmeno aspettare che i Favoriti, Edgar e Phobos si ammazzino a vicenda! Dobbiamo fare qualcosa.”

 

La Corvonero annuì alle parole di Chloé, mentre masticava distrattamente qualche bacca selvatica che avevano trovato in una radura.  Mancava poco al tramonto e ben presto avrebbe fatto buio.

 

“In effetti credo che tu abbia ragione. Di sicuro alcuni di loro andranno a caccia stanotte, ma non lascerebbero mai la Cornucopia incustodita… qualcuno rimarrà di certo a fare la guardia alle provviste.”

 

“Esattamente. E noi faremo loro una visitina… hai le frecce, no? Puoi ucciderli anche con un po’ di distanza.”

 

Beatrix annuì, lanciando un’occhiata alla faretra praticamnete piena di frecce appoggiata sul terreno accanto a lei: non le aveva praticamnete ancora usate, se non per uccidere una lepre il giorno prima.

 

Chloé aveva ragione… non potevano aspettare in eterno, prima o poi gli Hunger Games dovevano finire.

 

Quella sera avrebbero fatto una capatina alla Cornucopia, poco ma sicuro.

 

                                                                          *

 

“Ok, che si fa per i turni stanotte? Chi rimane e chi va?”

 

Alla domanda di Drake Dana si strinse nelle spalle, mandando giù la carne secca prima di rispondere:

 

“Ieri siamo andati tu ed io… stasera quindi rimaniamo qui noi, Aida, Luke e Ariel andranno a cercare qualche simpatico Tributo avversario.”

 

“Nella speranza di trovarli… non so voi, ma io sono veramente stufa di giocare a nascondino.”

 

Sbottò Aida in tono seccato, guardando il fuoco che avevano acceso come se desiderasse farci finir dentro qualcuno.

 

Due giorni senza alcun risultato… non le piaceva molto andare a stanare gli altri Tributi, che sembravano essere scomparsi dall’Arena. La ragazza dell’1 stava iniziando a perdere la pazienza, voleva che quell’agonia finisse… voleva uscire da quella maledetta Arena.

 

“Non possono nascondersi per sempre, prima o poi li troveremo… oppure saranno loro a farci visita, chi lo sa.”

 

Luke si strinse nelle spalle mangiando il fagiano che Ariel e Aida avevano ucciso e cotto nel pomeriggio: se non altro loro avevano cibo e provviste… gli altri non potevano certo dire lo stesso.

 

Orami erano rimasti solo in 9, erano già oltre la metà dei Tributi di partenza dopo solo pochi giorni… di quel passo la 96esima edizione degli Hunger Games sarebbe durata poco più di una settimana.

Non che a nessuno di loro dispiacesse, ovviamente: tutti volevano che quella lenta tortura avesse fine… nel bene o nel male.

 

Uscirne vivi o morti, era sempre meglio che vivere l’Arena… l’ansia costante, il terrore di essere trovati e uccisi, di finire le provviste per qualche motivo.  Ansia, terrore.

 

Ecco le due principali emozioni che si vivevano in quei maledetti giochi… e più passava il tempo, più aumentavano.

 

“Bene, allora andremo noi tre… appena farà buio possiamo andare, direi.”

 

Osservò Ariel lanciando uno sguardo al cielo, che stava già perdendo le sfumature rosa-arancio tipiche dei tramonti: entro un’ora ci sarebbe stato ben poco da vedere, anche se per loro non era certo un problema: nella Cornucopia avevano trovato un bel numero di occhiali per vedere al buio, quindi uccidere o cacciare di notte non rappresentata nessuna difficoltà particolare.

 

“Beh, io vado ad affilare i coltelli allora.”   Disse Aida alzandosi con nonchalance, esattamente come se avesse detto di andare a farsi una doccia.

 

Drake e Ariel si scambiarono uno sguardo ma non dissero nulla: ormai ci erano abituati, alla strana naturalezza con cui gli altri Favoriti parlavano di uccidere o usare le armi.

 

Probabilmente non li avrebbero mai capiti, ma certo era meglio tenerseli ben stretti…

 

                                                                             *

 

“In effetti, se ci pensi, sono un po’ stupidi sotto questo punto di vista… insomma, si accampano all Cornucopia, l’unico punto riconoscibile e rintracciabile facilmente all’interno dell’Arena. Dovrebbero aspettarsi che qualcuno cerchi di attaccarli, non credi?”

 

“Vero, ma probabilmente pensano di essere troppo forti per temere chiunque… l’arroganza è davvero una brutta bestia, può danneggiarti quasi quanto un’arma vera e propria.”

 

Chloé lanciò a Beatrix un’occhiata da “discorsi-filosofici-da-Corvonero” ma non disse nulla, camminando fianco a fianco dell’amica nella penombra. Non si vedeva granché in effetti, ma la Cornucopia, come la stessa Tassorosso aveva detto, era al centro dell’Arena, nel bel mezzo di un campo e color oro: era assolutamente impossibile non riuscire a trovarla.

 

Fortunatamente non si erano mai allontanate troppo e in un paio d’ore erano riuscite a raggiungerla: il che era una fortuna, visto che stava già facendo abbastanza buio… e non potevano aspettare troppo, altrimenti Beatrix non sarebbe riuscita ad ammazzare proprio nessuno con le sue frecce.

 

“Ok, dovremmo esserci… speriamo che vada tutto bene, non vorrei un incidente come quello dell’altro giorno… guardiamoci le spalle, quelli sono capaci di puntare da un momento all’altro.”

 

Beatrix parlò a bassa voce, guardandosi intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno nelle vicinanze. Erano ormai al limitare degli alberi, la Cornucopia in bella vista proprio davanti a loro.

 

Esattamente come Chloé aveva predetto, non erano tutti e 5: si potevano perfettamente distinguere due figure, anche se capire di chi si trattasse era molto difficile a causa del buio. Non c’erano fuochi accesi ed erano entrambi in piedi, a diversi metri di distanza l’un dall’altro.

 

“Sono di certo un ragazzo e una ragazza.”   Mormorò Chloé stringendo gli occhi, mentre Beatrix annuiva.   Prese una freccia dalla faretra e la incoccò nell’arco, decidendo mentalmente chi dei due colpire: non sapeva chi fossero… ma erano tutti e 5 abbastanza letali, quindi forse non faceva poi molta differenza.

 

Chloé dovette intuire i pensieri della ragazza, perché le suggerì a bassa voce di colpire il ragazzo.

 

“Sicura?”

 

“Si, in genere sono più veloci, così se dovesse partire all’inseguimento dovrebbe fare più fatica a prenderci… e poi spesso e volentieri sono più forti anche fisicamente.”

 

Beatrix annuì, distinguendo qualcosa nelle mani del ragazzo… ma che diamine era? Dirlo era quasi impossibile.

 

La Corvonero tese l’arco più che potè, mentre prendeva con attenzione la mira: sapeva quanto quella freccia fosse importante… se non avesse centrato il bersaglio sarebbero stati guai, guai seri.

                                                                                                                

Il ragazzo era in piedi davanti all’imboccatura della Cornucopia e distinguerlo non era semplicissimo… fortunatamente la ragazza aveva una discreta mira.

 

“Dopo che si fa? Colpisco anche lei?”

 

“Beh, la ragazza dell’1 era bravissima con i coltelli e quella del 2 con le armi da fuoco… possiamo sperare che sia quella del 4, la meno letale, ma ho paura che non ci andrà così bene… di certo avranno gli occhiali per vedere al buio, quindi sono temibili da lontano quanto da vicino. E sono a pochi metri l’uno dall’altra, quindi si accorgerà subito che abbiamo fatto fuori il suo amico. Io direi di darcela a gambe e allontanarci prima che tornino anche gli altri tre, Beatrix.”

“Ok… tiro, colpisco, corro. Ricevuto.”   Mormorò Beatrix a denti stretti, assottigliando gli occhi mentre puntata la freccia verso la sagoma scura del ragazzo: nessuna esitazione…

 

Le parole di Phobos le rimbombarono nella mente un’ultima volta e questa volta Beatrix agì come ogni Tributo che voglia davvero salvarsi e vincere fa: lasciò che la freccia scivolasse dalle sue dita e sul metallo dell’arco, volando nel buio dritta verso il suo bersaglio.

 

La freccia sferzò l’aria e Beatrix ebbe appena il tempo di abbassare l’arco e pensare, pensare a cosa aveva appena fatto… pensare a quello che la sua freccia avrebbe causato.

 

Non urlò, per un momento rimase anche immobile…

 

E poi il corpo del ragazzo si accasciò a terra, ucciso sul colpo dalla freccia che l’aveva colpito in pieno petto.

 

Forse era meglio così, però: almeno non doveva aver sofferto troppo… non c’è niente di peggio di una morte lenta, dolorosa.

 

Beatrix abbassò l’arco, tenendo gli occhi sulla scena davanti a lei per pochi istanti, mentre la ragazza al sentire il cannone si voltava verso il compagno, lasciandosi sfuggire un urlo.

 

“Muoviamoci.”

 

Sussurrò Chloé prima di girare sui tacchi e correndo via, mentre Beatrix indugiava con gli occhi sulla ragazza che si avvicinava di corsa al corpo del compagno, inginocchiandosi accanto ad esso.

 

Per un momento si chiese chi aveva ucciso… ma poi si rese conto che forse avrebbe vissuto meglio senza saperlo, così non avrebbe sognato il volto della sua vittima ogni notte.

La Corvonero girò sui tacchi e corse dietro a Chloé, consapevole che volendo avrebbe potuto uccidere anche la ragazza… ma un omicidio era abbastanza per una notte.

 

                                                                       

Aveva appena raggiunto Chloé quando la Tassorosso aprì la bocca per dirle qualcosa, ma s’interruppe bruscamente al rumore di un suono ormai orrendamente familiare: il cannone.

 

Le due ragazze si guardarono come se ognuna si aspettasse di vedere l’altra accasciarsi a terra, ma ciò non avvenne.

 

“Devono essere gli altri Favoriti… avranno incontrato Edgar e Phobos.”   Mormorò Chloé perfettamente immobile, come se temesse che i Favoriti fossero proprio dietro l’angolo pronti a colpirle.

 

“Beh, non vorrei incontrarli… lasciamo che si ammazzino a vicenda e stiamone alla larga.”

 

Suggerì Beatrix continuando a camminare, pregando che gli altri Tributi fossero il più lontani possibile da loro e chiedendosi, esattamente come Chloé, chi fosse morto.

 

Due morti, due ignoti… e avrebbero dovuto aspettare la sera successiva per sapere i loro nomi. 

 

Sempre di arrivarci, naturalmente.

 

                                                                                *

 

Edgar guardò il corpo disteso sull’erba, sanguinante e a pancia in giù.

Non vedeva il volto del cadavere, ma i capelli e la voce che aveva sentito poco prima gli suggerivano perfettamente di chi si trattasse: il ragazzo del 2.

 

Lui e Phobos avevano sentito un altro colpo di cannone poco prima, subito dopo l’apparizione del Favorito nella radura dove si trovavano.

 

Nessuna esitazione

 

Preso dall’istinto di sopravvivenza, Edgar aveva sferrato il suo pugnale dritto sul ragazzo, colpendolo alla schiena e uccidendolo all’istante.

 

Phobos era in piedi accanto a lui e deglutì prima di parlare, cogliendo le voci femminili a poca distanza:

 

“Credo che le sue amiche non l’abbiano presa bene… e sono armate. Prendi il coltello e filiamocela, Edgar.”

 

Il ragazzo del 12 non se lo fece ripetere due volte e si avventò sul corpo, estraendo il coltello con un colpo secco e cercando di non indugiare con gli occhi scuri sulla brutale ferita che aveva provocato lui stesso.

 

Era la prima volta che uccideva qualcuno… e non andava molto fiero.

Ma Phobos aveva ragione: nessuno di loro voleva uccidere, ma se volevano uscirne era necessario.

 

“LUKE!”

 

Un urlo strozzato seguito da un coltello che sferzò l’aria accanto ai due ragazzi in fuga, sfiorando per un pelo la testa di Edgar per poi conficcarsi nel tronco di un albero.

 

“Maledetti… ve la farò pagare! Aspettatemi mie visite!”

 

Ringhiò Aida a voce alta, mentre Ariel deglutiva: avevano perso anche Luke… le cose non si stavano mettendo bene per loro.

 

“Merda… possibile che i maschi si facciano ammazzare di continuo? Chissà chi è morto, poco fa c’è stato un altro colpo… Dovremmo tornare alla Cornucopia, secondo te?”

 

Ariel annuì alle parole di Aida, che sospirò per poi lanciare un ultimo sguardo al ragazzo, girando sui tacchi e allontanandosi.

Nessuna delle due parlò molto lungo il tragitto, ma stavano pensando la stessa cosa: il colpo di cannone era stato di certo provocato dall’incontro tra Dana e Drake con le due ragazze di Hogwarts… uno dei quattro era morto e nessuna delle due aveva la completa certezza che si trattasse delle streghe.

 

“Ho un brutto presentimento…”   Mormorò Ariel a mezza voce, mentre Aida malediceva mentalmente Phobos ed Edgar, promettendo a se stessa che avrebbe ucciso entrambi: avevano fatto fuori Rian e Luke… dovevano pagare.

 

“Beh, speriamo che non si avveri. Abbiamo già avuto una brutta perdita per stasera.”

 

Borbottò Aida in tono non troppo convinto, pensando a Dana e a Drake alla Cornucopia… perdere due alleati nella stessa notte non era esattamente ciò a cui aspirava, anche se d’altro canto significava avere due avversari temibili in meno.

 

Sfortunatamente però Ariel aveva ragione, come entrambe poterono constatare pochi minuti dopo, quando arrivarono al centro dell’Arena e quindi in prossimità della Cornucopia. La figura di Dana era poco visibile, seduta a gambe incrociate davanti alla struttura dorata e la pistola stretta in mano.

 

“Siamo noi!”   Esclamò subito Aida, bloccando sul nascere l’azione di Dana: la ragazzina aveva già sollevato il braccio verso le due ragazze, convinta che fossero noi le due alleate ma le due “stronze di Hogwarts”.

 

Dana abbassò il braccio quasi seccata: non le sarebbe dispiaciuto per niente far fuori le due streghe… specialmente dopo che avevano ucciso Drake sotto il suo stesso naso.

 

“Pensavo foste le due streghe. Ma dov’è Luke?”

 

Dana si alzò, mentre Ariel deglutiva e cercava la figura dell’amico con lo sguardo, non trovandola.

 

Il silenzio che seguì fece capire a Dana che il secondo colpo di cannone era per Luke e la ragazza imprecò, mordendosi un labbro con tale forza quasi da farlo sanguinare: la seconda brutta notizia della serata… che notte fantastica. In più, non sapeva proprio come a dire ad Ariel che Drake era morto.

 

“Drake?”    La domanda della ragazza del 4 arrivò alle orecchie di Dana quasi come un’eco, risvegliandola dai suoi pensieri. Alzò gli occhi verso la bionda, non sapendo bene come diglielo e sperando che ci sarebbe arrivata con il suo silenzio.

 

Fortunatamente Ariel non era un’idiota e capì… in realtà l’aveva saputo da quando erano arrivate alla Cornucopia e Drake non le era andato incontro.

 

Il suo brutto presentimento era fondato, alla fine.

 

Aida sospirò e mormorò qualcosa d’incomprensibile, passandosi una mano tra i capelli mentre una lacrima attraversava la guancia pallida di Ariel, che abbassò il capo sforzandosi di un piangere.

 

“L’hanno… l’hanno già portato via?”   Domandò la ragazza con voce tremante e Dana annuì a malincuore, sapendo che Ariel avrebbe voluto almeno dare all’amico un ultimo saluto.

 

“Tieni… è la sua lancia.”     Dana offrì l’arma ad Ariel, che la prese con mano tremante.

 

“Come l’hanno ucciso?”

 

“Freccia.”

 

Freccia… arco e frecce.    Ariel sorrise amaramente, sapendo esattamente come le altre due chi avesse ucciso Drake: la ragazza di Corvonero, poco ma sicuro.

 

“Bene… allora andrò a fare un salutino a quelle due. A Beatrix mancherà la sua freccia, dobbiamo ridargliela.”

 

Mormorò Ariel con voce roca, guardando la freccia insanguinata che Dana teneva in mano.

Aida sorrise appena, quasi lieta che anche la bionda volesse vendetta:

 

“Giusto. Facciamo capire a quei quattro idioti CHI sono i Favoriti… i ragazzi sono stati fatti fuori, ma noi ragazze veniamo sempre sottovalutate. Ho il sospetto che domani sarà una giornata fruttuosa.”

 

Un sorriso quasi crudele comparve sul volto di Aida e Dana annuì, concordando con la ragazza mentre Ariel continuava a guardare la lancia del suo amico: avrebbe ucciso quella ragazza, Beatrix. E avrebbe usato la lancia di Drake per farlo.

 

Oh sì. Domani sarà una giornata estremamente fruttuosa.”

 

 

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Angolo Autrice Assassina:

Buongiorno!   *si china per evitare i coltelli che le hanno lanciato contro*

Emh, si, ho ammazzato due ragazzi... di nuovo.

Sono estremamente femminista? Boh, forse un po' si.

Mi è davvero dispiaciuto per Luke e Drake e sono stata davvero indecisa sull'ucciderli o meno... purtroppo a questo punto mi piacciono davvero tutti e la scelta è dura, anche perchè non ho ancora deciso chiaramente chi vincerà (lo so devo darmi una mossa)

A questo punto i Tributi sono rimasti in 7... che combineranno Ariel, Dana e Aida? Consiglierei agli altri 4 di guardarsi le spalle, perchè tre ragazze arrabbiate e armate insieme possono combinare danni non indifferenti.

Staremo a vedere chi morirà nel prossimo capitolo... si, sono un po' brutale lo so.

Ci vediamo presto e chiedo ancora scusa alle due autrici! :( 

Signorina Granger

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Capitolo 13
*** Vendetta ***


Capitolo 12: Vendetta

 

Phobos teneva gli occhi scuri sul cestino ormai completamente vuoto, appoggiato sul terriccio davanti a lui.

Il ragazzo era seduto per terra, la schiena appoggiata al tronco di un albero e il gomito appoggiato su un ginocchio.

 

Il sole era alto nel cielo artificiale dell’Arena, ormai era mattina inoltrata… e lui ed Edgar avevano appena finito il cibo che era arrivato all’alba: gli sponsor sembravano aver apprezzato l’uccisione di Luke… quella gente era davvero contorta.

                                              

“Oggi non sarà come ieri… me lo sento.”

 

Alle parole di Edgar Phobos alzò lo sguardo, posando gli occhi scuri sul ragazzo che era in piedi, appoggiato ad un albero mentre si rigirava il coltello tra le mani con aria pensierosa.

 

“Dici?”

 

“Si… abbiamo avuto due giorni tranquilli, oggi andrà diversamente… sono sicuro che sentiremo il cannone prima che faccia buio.”

 

“Beh, allora non ci resta che sperare che il cannone non suoni per noi.”

 

                                                                          *

 

“Hai preso tutto il cibo che era rimasto?”

 

“Si, sono sicura che non è rimasto niente in giro.”

 

Dana si sistemò le bretelle dello zaino sulle spalle, mentre Aida puliva con uno telo lucido impermeabile alcuni coltelli insanguinato: la ragazza dell’1 aveva raccolto tutti i pugnali che aveva trovato nella Cornucopia mentre Dana aveva raccolto tulle scorte di cibo in un singolo zaino.

 

Aida ormai sembrava una specie di armeria umana: aveva pugnali attaccati alla cintura e persino infilati negli stivali di cuoio, mentre invece la ragazza del 2 ne aveva solo un paio più la fidata e preziosa pistola che aveva ancora qualche colpo a disposizione. Sfortunatamente non c’erano munizioni di proiettili nella Cornucopia, così presto l’arma le sarebbe stata ben poco utile.

 

Ariel, poco lontano, stava invece raccogliendo dentro in altri due zaini cose più utili alla sopravvivenza: tre paia di occhiali per vedere al buio, un paio di borracce, due scatole di fiammiferi e tre sacchi a pelo.

La lancia di Drake era sempre accanto a lei… non la lasciava nemmeno per un momento, quasi come se per lei rappresentasse l’amico.

 

“Sai, sono curiosa di vedere come agirà… non l’avevo mai vista come ieri notte. Sembrava davvero diversa.”

 

Alle parole di Aida Dana annuì, spostando gli occhi scuri sulla bionda: in effetti era così… Ariel aveva parlato con un tono diverso dal solito, così come il pericoloso luccichio che aveva negli occhi dalla notte precedente.

 

“Immagino che sia stata dura. Io non avrei mai voluto arrivare qui con un caro amico.”

 

“Già… non dev’essere stato facile, per loro.”

 

Aida si alzò, infilandosi l’ultimo coltello nella cintura prima di guardarsi intorno:

 

“Bene, direi che abbiamo preso tutto quello di cui c’è bisogno… Tu sei pronta?”

 

Dana annuì con decisione, guardando l’altra dritta negli occhi: erano stanche, tutte e tre. Volevano porre fino a quella schifosa situazione e l’unico modo per farlo era farsi avanti…

 

Avrebbero lasciato la Cornucopia e sarebbero andate in cerca degli altri 4 Tributi rimasti… con un po’ do fortuna avrebbero eliminato qualcuno entro la fine della giornata.

 

“Io lo sono di sicuro. Tieni, Aida.”  Ariel le raggiunse, porgendo alla ragazza dell’1 lo zaino con dentro i sacchi a pelo.  Lei lo prese e se lo mise in spalla, mentre Ariel stringeva la lancia in mano e aveva il terzo zaino fisso sulle spalle pallide.

                                          

“Beh, allora direi che possiamo andare… E cerchiamo di avere risultati migliori dei ragazzi.”

                                                           

                                                                             *

 

“Secondo te chi ho ucciso? Il ragazzo dell’1 è morto già da qualche giorno, quindi rimanevano quello del 2 e quello del 4…”

 

“Non saprei, ma spero quello del 2, era più letale… tuttavia c’è stata un’altra morte ieri notte, magari sono morti entrambi.”

 

Osservò Chloè stringendosi nelle spalle, continuando a caminare fianco a fianco con Beatrix, che teneva l’arco con una freccia già incoccata stretto in mano.

 

La Corvonero annuì, ripensando a ciò che aveva fatto la sera precedente: non ne andava assolutamente fiera, ma almeno poteva dire di averci provato… aveva davvero tentato di uscire da quell’Arena.

 

“Può darsi… forse è sperare troppo, ma può essere. Spero solo che i Favoriti incontrino gli altri Tributi, così da non doverli uccidere per mano nostra.”

 

Chloè annuì, concordando silenziosamente con la Corvonero: ovviamente anche la Tassorosso lo sperava, ma probabilmente quello era davvero chiedere troppo. Si domandava chi fosse morto la sera prima e sperava si trattasse di un secondo Favorito… non moriva dalla voglia di scontrarsi con il gruppo.

 

“Secondo te Phobos è ancora vivo?”   La Tassorosso ruppe il silenzio e Beatrix si strinse nelle spalle, abbassando appena lo sguardo:

 

“Da una parte spero di sì… insomma, non vorrei doverlo uccidere. In fin dei conti mi ha salvato la vita, credo.”

 

“Sicura che Rian ti avrebbe colpita?”

 

“Si, sai quanto fosse abile e veloce con i pugnali… non ne aveva in mano perché aveva appena ucciso Arthur, ma non ci avrebbe messo molto a prenderne un altro e scagliarmelo contro. Ad ogni modo Phobos aveva ragione: qui non c’è né spazio né tempo per le esitazioni.”

 

“Beh, ieri sera non hai esitato. Anche se comincio a pensare che avremmo dovuto uccidere anche la ragazza: ho come la sensazione che sia leggermente arrabbiata con noi… di certo sa che il suo compagno è morto per mano nostra, sei l’unica ad usare arco e frecce ormai.”

 

Continuando a camminare tra gli alberi Beatrix ripensò alla figura femminile che aveva visto la sera prima, chiedendosi di quale tra le tre Favorite si trattasse… aveva tutte e tre ben presenti e sperava non si trattasse della ragazza dell’1. Probabilmente tra le tre la meno letale era la bionda del 4 e Beatrix si era spesso chiesta che cosa avesse fatto per prendersi un 8… non era certo un voto basso, considerando che era sempre apparsa come una ragazza mite e molto pacifica.

 

Ma chissà, magari aveva qualche asso nascosto nella manica… asso che la ragazza sperava di non dover mai incontrare.

 

                                                                            *

 

“Ok, propongo di fermarci… stiamo camminando da due ore e non è successo un bel niente…”

 

Sbuffò Dana fermandosi, appoggiando una mano al tronco di un albero: il sole picchiava insistentemente e faceva davvero caldo quel giorno… gli Strateghi stavano girando il coltello nella piaga.

Aida annuì e si fermò a sua volta, visibilmente d’accordo con l’alleata mentre chiedeva ad Arile di passarle una borraccia.

 

La bionda tirò fuori dallo zaino una delle due borracce che si era portata dietro e la lanciò ad Aida, che la prese al volo e bevve qualche sorso d’acqua.

 

“Mi piacerebbe sapere dove si sono cacciati tuti gli altri… forse dovevamo aspettare che venissero loro a trovarci.”

 

Osservò Ariel guardandosi intorno con aria un po’ seccata, tendendo le orecchie per non perdersi eventuali rumori sospetti. Dana invece si era seduta contro un albero e sbuffò, scuotendo il capo alle parole della ragazza del 4:

 

“Ne subito. Non credo sarebbero venuti loro… ormai sono rimasti in 4 e sono divisi in due coppie ed entrambe sperano che noi e l’altra ci uccidiamo a vicenda, immagino.”

 

“Probabile. Beh, speriamo che vada così per davvero… non voglio restare qui per un’altra settimana a girare intorno ad un paio di codardi… è facile arrivare di notte e mettersi a lanciare frecce.”

 

Sbuffò Aida incrociando le braccia al petto, rimanendo in piedi mentre Ariel andava a sedersi accanto a Dana.

 

Le tre Favorite decisero di fare una pausa di circa un’ora prima di ricominciare a cercare gli altri Tributi, in modo da potersi riposare un po’ e mangiare qualcosa.

 

Ariel tirò fuori dal suo zaino un pacchetto di gallette e le divise con le altre due ragazze, mentre Dana annunciava che avrebbe dormito un po’: era stata una notte abbastanza inquieta per tutte e tre e nessuna di loro aveva dormito molto… finché poteva voleva recuperare qualche energia.

 

“Fa’ pure, se sentiamo o vediamo qualcosa ti sveglieremo subito.”

 

Subito dopo le parole di Aida tra le tre ragazze calò il più completo silenzio, mentre Dana cercava di dormire e le altre restavano in ascolto, pronte a scattare al minimo segno di non essere sole nella radura.

 

                                                                            *

 

“Dana… Dana, svegliati!”

 

Sentendosi scrollare leggermente Dana aprì subito gli occhi, mettendosi dritta. Era scattata come una molla al sentire le parole sussurrate di Ariel e la mano destra della ragazza era subito andata alla pistola.

 

“Non siamo sole.”

 

Mormorò tra i denti Aida accennando col capo a nord-est rispetto a dove si trovavano. Dana si alzò più silenziosamente che potè, tirando fuori la pistola dalla fodera mentre Aida procedeva davanti a lei e ad Ariel con passo felpato e un coltello stretto in ciascuna mano.

 

Dana non aveva idea di che ore fossero o di quanto avesse dormito, ma non le importava e di certo non si sarebbe messa a chiederlo in un momento simile. Gli occhi scuri della ragazza del 2 vagavano in fretta sugli alberi, cercando una figura umana.

 

Un paio di voci arrivarono flebilmente alle orecchie di Dana, che capì che Aida non si era sbagliata: non erano sole per davvero… c’era qualcuno intorno a loro che probabilmente non si era accorto della loro presenza.

 

I sussurri erano assolutamente incomprensibili, ma bastarono alle tre Favorite per individuare le fonti delle voci, che cessarono di botto proprio nel momento in cui Aida si fermò, smettendo di camminare.

 

Un istante dopo uno dei pugnali di Aida sferzò l’aria alla velocità della luce, conficcandosi nel petto della sfortunata vittima senza darle nemmeno il tempo di reagire, scappare o anche solo mettere a fuoco la situazione.

 

Un colpo di cannone ruppe il silenzio generale dell’Arena mentre il corpo di Chloé faceva immobile e sanguinante sull’erba, il pugnale conficcato dritto sul cuore.

 

Beatrix, che era già in piedi e aveva già una freccia incoccata nell’arco, sembrò non badare a ciò che aveva fatto la ragazza dell’1, indirizzando il dardo dritto su una delle sue alleate, colpendola proprio mentre alzava il braccio per ucciderla a sua volta.

 

Dana non fece in tempo a premere il grilletto dell’arma da fuoco, perché la freccia di Beatrix le si conficcò dritta in gola un momento prima.

Un urlo strozzato uscii dalla bocca di Aida mentre Beatrix, approfittando della distrazione della Favorita, incoccava una seconda freccia con l’intenzione di ucciderla… ma non ci riuscì.

 

Prima di poter prendere la mira la Corvonero sentì un dolore lancinante al petto, ma che durò solo per pochi secondi. Ebbe appena il tempo di abbassare lo sguardo sulla lancia che le si era conficcata nel petto mentre mollava la presa sull’arco quasi senza rendersene conto… il cannone suonò per la seconda volta proprio mentre Beatrix crollava sul terriccio, perdendo i sensi definitivamente.

 

Dopo un paio di istanti il cannone suonò per la terza volta nel giro di cinque minuti mentre gli occhi di Aida erano ancora posati con orrore sul corpo senza vita di Dana.

Deglutendo a fatica la Favorita tirò fuori la freccia dal collo della compagna con un colpo secco, mentre invece Ariel si avvicinava con passo tremolante al cadavere di Beatrix, che aveva ancora gli occhi aperti.

 

La bionda si chinò, estraendo la lancia di Drake dal petto della ragazza.

Ancora una volta l’avevano sottovalutata… si erano praticamnete dimenticate di lei: Beatrix aveva ucciso Dana e poi aveva fatto per puntare ad Aida, quasi senza pensare a lei…  E aveva inesorabilmente sbagliato.

 

“Questo è per Drake.”   Mormorò Ariel lanciando un ultimo sguardo al corpo di Beatrix, dopo essersi chinata per chiuderle gli occhi con due dita.

 

La bionda si voltò verso Aida, che sembrava ancora quasi sotto shock: quasi non si era nemmeno vista la freccia passarle accanto, la morte più che improvvisa di Dana l’aveva lasciata di sasso… non se l’aspettava.

 

E poi era perfettamente consapevole che sarebbe potuto benissimo toccare a lei… aveva avuto fortuna: mentre uccideva Chloé Beatrix poteva benissimo decidere di mirare lei anziché Dana. E se Ariel non l’avesse colpita di certo a quel punto sarebbe morta anche lei.

 

“Aida, andiamo… è morta.”

 

Mormorò Ariel con la voce rotta, rivolgendo al corpo di Dana uno sguardo si sincera malinconia: le era sempre stata simpatica, fin dall’Addestramento… era stata la cosa più vicina ad un’amica, dentro l’Arena.

 

Aida annuì, spezzando la freccia che aveva ucciso Dana con un colpo secco mentre Ariel chiudeva gli occhi anche a lei per poi sfilare con fatica lo zaino dalle spalle della ragazza. La bionda si alzò e, sospirando, fece dietro front con la lancia insanguinata ancora in mano.

 

Poteva dire di aver avuto la sua vendetta… peccato aver perso anche un’alleata.

Aveva ucciso Beatrix, l’assassina del suo migliore amico… eppure non era affatto soddisfatta, uccidere non era decisamente nella sua indole e non sarebbe mai stata in grado di farlo con naturalezza e disinvoltura come Aida.

 

“Ariel.”

 

Quando fu di nuovo nella radura dove avevano sostato la bionda si voltò verso Aida, che la guardava scura in volto.  Le due si fissarono per un istante, mentre entrambe realizzavano cosa stava per succedere.

 

Erano appena morti altri tre Tributi… quindi erano rimasti in 4. Di certo a breve ci sarebbe stato il consueto festino dove si sarebbero scannati a vicenda.

 

“Lo so… credo che sia arrivato il momento di separarci.”  Convenne la ragazza del 4 annuendo con un cenno del capo, sapendo a cosa stava pensando Aida. Infatti quest’ultima annuì, anche se quasi controvoglia come se le dispiacesse essere arrivate a quel punto… sarebbe stato più facile rimanere contro le due ragazze di Hogwarts, invece che con un’alleate.

 

Ariel le rivolse invece un sorriso, avvicinandosi di un passo e porgendole la mano:

 

“Allora buona fortuna, Aida… sono felice di essere stata tua alleata.”

 

Aida annuì con un cenno del capo e strinse la mano della ragazza con decisione, guardandola negli occhi chiari:

 

“Anche per me. Buona fortuna anche a te… se proprio deve andarmi male, spero che vinca tu. Però promettimi una cosa… dobbiamo fare il culo a strisce a quei due imbecilli.”

 

Ariel sorrise, annuendo prima di lasciare la presa sulla mano della Favorita. Aprì lo zaino con il cibo che aveva tolto a Dana e diede metà delle scorte ad Aida, che le ripose nello zaino arancione a sua volta.

Le due si guardarono per un paio di istanti, mentre entrambe pensavano alla stessa cosa: si sarebbero potute benissimo uccidere… erano armate, una delle due poteva perfettamente fare un passo avanti e uccidere l’altra.

 

Ma non lo fecero.  Sia Aida che Ariel fecero dietro front e si allontanarono nel bel mezzo del bosco, ognuna per la sua strada in un muto addio e nella speranza di non trovarsi una contro l’altra, alla fine.

 

 

 

 

                                          

 

 

 

 

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Angolo Autrice:

Buonasera! Per un pelo ma ce l'ho fatta ad aggiornare oggi, ho finito il capitolo diverse ore fa ma ho avuto problemi con il computer, quindi eccomi qui alle 23.30.

Ad ogni modo.. lo so, mi odiate.

Ho ucciso 3 povere ragazze innocenti, lo so e mi dispiace, anche perchè mi piacevano davvero molto tutte e 3...

Mi spiace soprattutto per Dana, adoravo le tre Favorite! Non scriverò più storie sugli Hunger Games, vah!

Ad ogni modo, congratulazioni agli autori dei 4 OC rimasti, siete arrivati alla fine!

Il prossimo capitolo sarà il penultimo e dovrebbe arrivare in settimana... salvo imprevisti spiacevoli.

Buonanotte!

Signorina Granger

 

                                                        

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Capitolo 14
*** Festino di sangue ***


 Capitolo 13: Festino di sangue 



Edgar continuava a camminare in mezzo agli alberi, rigirandosi il coltello tra le mani mentre rifletteva sul da farsi.

Lui e Phobos si erano divisi il giorno prima, nel pomeriggio: avevano sentito tre colpi di cannone praticamente di seguito e avevano realizzato che erano rimasti solamente in 4... Loro più due ragazze. 


Per quanto entrambi volessero vincere nessuno dei due aveva voglia di uccidere l'altro, così avevano deciso di separarsi, certi che il giorno dopo gli Strateghi avrebbero organizzato il solito Festino.

Un paio d'ore prima infatti il commentatore Scipio Jackson aveva invitato i 4 Tributi rimanenti ad un Festino nel pomeriggio, ovviamente davanti alla Cornucopia. 

Le Favorite dovevano aver lasciato il centro dell’Arena il giorno prima e si erano scontrate con le due ragazze di Hogwarts... Che erano morte ma riuscendo comunque ad uccidere la ragazza del 2, come Edgar aveva potuto constatare la sera prima mentre guardava le immagini dei morti del giorno proiettate sul cielo finto dell’Arena.


Alla fine il giorno prima era stato realmente sanguinoso come si era aspettato, ma fortunatamente lui e Phobos non erano stati affatto coinvolti... Anzi, quando avevano sentito i tre colpi di cannone avevano provato entrambi un gran sollievo.

Per quanto fosse brutto da dire, tre morti erano un considerevole gradino in più verso la fine dei giochi e la vittoria. 

La domanda era, a quel punto: andare o meno al Festino? 

Gli Strateghi lo organizzavano sempre per un motivo preciso: fare in modo che i pochi Tributi restanti si scontrassero.

Ai Capitolini non piacevano le giornate noiose senza nessun morto o assenza di sangue e meno erano i giocatori, meno erano le probabilità che potessero incontrarsi. 


Il Festino era un modo per uccidere dei Tributi, e forse era meglio lasciare che si scannassero tra di loro...

La ragazza dell’1 sarebbe andata di sicuro e molto probabilmente anche Phobos...

E lui, che doveva fare? Rischiare la vita o rimanere nascosto e aspettare che gli altri si uccidessero a vicenda? 

C'era però da considerare che la fame si faceva sentire, e anche la sete... Al Festino avrebbe di certo trovato quello che gli serviva. 


Il ragazzo del 12 sospirò, chiedendosi mentalmente cosa fare. 

Di una cosa però era sicuro: la 96esima edizione degli Hunger Games stava per volgere al termine... Non era improbabile che il vincitore venisse decretato quel giorno stesso, o quello dopo al massimo. 


                                                                                      *


Aida si era seduta per terra, appoggiata con la schiena al tronco di un albero. 

Il Festino... Ovviamente se l'aspettava, ormai erano rimasti in 4 e se non l'avessero indetto quel giorno non ci sarebbe stata più occasione.

La ragazza dell’1 pensò ad Ariel, chiedendosi se la bionda sarebbe andata o meno alla cornucopia. Lei di certo, non voleva assolutamente lasciarsi sfuggire un’occasione simile: i due ragazzi si sarebbero presentati, o almeno uno di loro... Così avrebbe potuto farli fuori una volta per tutte.

Il ragazzo del 12 e il Corvonero iniziavano veramente a darle sui nervi... Avrebbe dovuto ucciderli al Bagno di Sangue, probabilmente.


Il giorno prima era stato una mezza strage, considerando che da 7 erano passati a 4 nel giro di cinque minuti... Anche se da una parte Aida era quasi felice che Dana fosse morta: era pur sempre una valida avversaria e le sarebbe comunque dispiaciuto ucciderla, così come per Ariel.

La Favorita non poteva non sperare che la ragazza morisse per mano di Phobos o Edgar... Non voleva arrivare alla fine contro di lei, tanto valeva essersi divise allora. 


La ragazza si tastò la cintura, controllando quanti coltelli da lanciò le fossero rimasti: 8, più un pugnale infilato nello stivale.

Aida sorrise, soddisfatta: era sicuramente la più armata e la più abile tra i Tributi rimasti... Forse era presuntuosa, ma poteva quasi affermare di avere la vittoria in tasca.


                                                                                         *

Ariel stava camminando da circa un'ora ormai, ma non aveva alcuna intenzione di fermarsi: voleva raggiungere la Cornucopia in fretta. 

Non voleva perdersi il festino, anche se era pienamente consapevole del rischio che rappresentava; d'altra parte però era stufa di quella situazione, stufa dell’ansia perenne...

Quei giochi dovevano finire in fretta e il Festino era di sicuro l’opportunità per fari sì che ciò accadesse: qualcuno sarebbe morto di sicuro, ne era certa.

Forse non per mano sua, visto che Aida ci sarebbe di certo andata, ma qualcuno sarebbe stato eliminato. Se lo sentiva... Come sentiva che ci sarebbero andati tutti e 4: lei, Aida e i due ragazzi rimanenti, quelli che avevano ucciso Luke e Rian. 


Ricordava perfettamente Aida promettere che avrebbe fatto pagare quelle morti ai due avversari... Ed era sicura che la sua quasi amica ed ex alleata avrebbe mantenuto la parola. 


                                                                                          *

Forse non era una grande idea andare al Festino, ma non poteva comunque non presentarsi...

Phobos guardò la pistola che teneva stretta in mano, chiedendosi se sarebbe stato in grado di usarla. L'aveva presa dal cadavere di Luke due giorni prima e non l'aveva ancora collaudata, diciamo.

Da quando i giochi erano iniziati il Corvonero aveva ucciso solo una persona e non ne andava comunque pienamente fiero... Ma erano gli Hunger Games, uccidere era parte integrante del gioco.


Non sapeva quanti colpi avesse ancora la pistola ma sperava di averne almeno tre... Già non poteva dire di avere una mira eccellente, di certo non al livello del suo precedente proprietario.

Non aveva munizioni e probabilmente nemmeno c'e n’erano nella Cornucopia... Forse ne avrebbero messe al festino, ma Phobos non aveva comunque intenzione di rischiare: non sarebbe andato nel bel mezzo del campo in bella vista; si sarebbe tenuto in disparte per agire solo in casi particolari... Se avesse visto un Tributo avrebbe cercato di ucciderlo, ovviamente. 

Ormai erano rimasti lui, Edgar, la ragazza dell’1 è quella del 4. Quest'ultima non lo preoccupava parecchio, in realtà era sorpreso che fosse arrivata alla fine... 

Le due Favorite erano state alleate per forza, Phobos le aveva viste insieme la notte in cui Luke era morto per mano di Edgar.,, quando quella dell’1 li aveva quasi uccisi con un coltello da lanciò, promettendo che avrebbe vendicato sia Rian che Luke.


Erano passati due giorni e sia lui che Edgar erano ancora vivi... Chissà che Aida non avrebbe messo in atto la sua vendetta proprio quel pomeriggio, al Festino.




Il Corvonero era quasi soddisfatto, da un certo punto di vista, di essere l'unico di Hogwarts rimasto... Ma allo stesso tempo gli era sinceramente dispiaciuto quando, la notte prima, aveva visto i volti di Chloè e Beatrix proiettati nel cielo artificiale. 

Erano state pur sempre sue compagne di scuola e Beatrix anche della sua stessa Casa. Non sapeva chi le avesse uccise o come fossero morte, ma probabilmente ci aveva pensato Aida con i suoi dannati coltelli da lancio.

Phobos intravide un luccichio dorato attraverso gli alberi e sorrise appena, sapendo di essere ormai vicino alla Cornucopia.

Aveva intenzione di restare in disparte almeno per un po’, aspettando che qualcuno dei suoi avversari si facesse avanti.


Il giovane mago stava per avvicinarsi agli alberi al margine del bosco, ma si fermò all’improvviso: non era solo.

Non se n'era accorto subito, ma ad una decina di metri di distanza c'era una ragazza... Quella del 4, la riconobbe dai capelli biondi. 

Gli dava le spalle e aveva una lancia insanguinata in mano, gli occhi fissi sulla Cornucopia e sul campo.
A quanto pare aveva avuto la sua stessa idea... Stare ad aspettare che qualcuno facesse la prima mossa.

Peccato non avesse sentito i passi di Phobos, che era sempre stato bravo a muoversi molto silenziosamente. 


Era un’occasione d'oro, non poteva lasciarsela sfuggire... Non poteva e non doveva.

Ariel stava guardando il tavolo che era comparso davanti alla Cornucopia carico di armi, cibo, borracce d’acqua e ogni genere di provviste. 

Non si era accorta di lui, fortunatamente... Non poteva aspettare e rischiare che si accorgesse della sua presenza.


Così Phobos alzò il braccio, puntando la pistola verso Ariel ed esitando un solo istante prima di sparare. 

L'aveva detto lui stesso, dopotutto... Nessuna esitazione. 


Il colpo dell'arma da fuoco venne seguito da un verso strozzato di Ariel, che lasciò la presa sulla lancia e si sfiorò la ferita sanguinante all'addome prima che le ginocchia le cedessero, facendola cadere sul terriccio.

Non era morta... Ma per poco, probabilmente. 

Phobos le si avvicinò, evitando di a guardare la ragazza negli occhi mentre si chinava per prendere la lancia: aveva appena appurato che odiava le armi da fuoco... Quelle cose Babbane lo mettevano a disagio, anche per il trambusto che facevano. 


Phobos aveva appena posato gli occhi scuri sul volto della ragazza quando sentì il colpo di cannone: era morta, alla fine... La sua seconda vittima. 


Phobos si allontanò di qualche metro, lasciando cadere la pistola ormai praticamente scarica in un cespuglio. 

Restando fermo tra due alberi con la lancia stretta in mano il Corvonero posò lo sguardo sulla Cornucopia, quasi aspettando che qualcuno si facesse avanti magari spinto dal colpo di cannone. 

Ormai erano rimasti in 3... Lui, Edgar e Aida. 


E qualcosa gli diceva che erano tutti molto vicini, probabilmente nella stessa posizione. 


                                                                                *


Al diavolo 


Tenendo il coltello stretto in mano Edgar uscì dagli alberi, avvicinandosi al tavolo distante circa venti metri. 

Aveva appena sentito il cannone, quindi qualcuno era morto... Due avversari in meno di cui preoccuparsi, invece che tre.

Forse pensare che si trattasse di Aida era chiedere troppo, ma poteva sempre sperarci... E poi magari  era stato ucciso non nei pressi della Cornucopia, forse due Tributi si erano incontrati mentre entrambi raggiungevano il centro dell’Arena. 

In realtà non gli importava poi molto delle provviste sul tavolo, voleva attirare l'attenzione di uno dei Tributi... Fare in modo che qualcuno uscisse allo scoperto così da poterlo uccidere, magari. 


Qualcuno doveva pur fare la prima mossa, dopotutto. 


Mentre si avvicinava al tavolo di qualche passo Edgar sentì la presenza di qualcuno alle sue spalle, così fece per voltarsi tenendo il coltello stretto in mano per essere pronto ad usarlo, ma si bloccò.


Una mano dalla presa decisa gli afferrò la spalla e Edgar si bloccò istintivamente, trattenendo quasi inconsciamente il respiro mentre sentiva qualcosa di freddo a contatto con il collo.

Un coltello.


“Te l'avevo detto che te l'avrei fatta pagare, stronzo.” 


Girandolo dritto negli occhi Aida gli rivolse un sorriso gelido, mentre Edgar non accennava ad abbassare lo sguardo: se stava per morire, voleva farlo guardando il suo assassino dritto in faccia. 


La ragazza dell’1 gli era praticamente corsa dietro quando l'aveva visto uscire dal limite degli alberi, avvicinandoglisi e bloccandolo non appena si era girato, sentendo i suoi passi.


“Hai causato tu il morto di prima?” 

“No, tu sei la mia prima vittima del giorno, 12... Saluta gli altri da parte mia.” 

Con quelle ultime parole sputate con disprezzo Aida tagliò senza pietà la gola del ragazzo, allontanandosi subito di qualche passo per non essere investita dal getto di sangue. 

La Favorita guardò per un attimo il ragazzo del 12 crollare sull'erba davanti a lei, mentre il sangue colorava di rosso l'erba attorno a loro e il colpo di cannone tardava ad arrivare: gli aveva inflitto una delle morti peggiori, ne era consapevole... Ma lei manteneva sempre la parola data e non scherzava quando aveva aveva detto che glie l'avrebbe fatta pagare per aver ucciso Luke. 


Ignorando deliberatamente i versi strozzati e i rantoli di dolore del ragazzo Aida si voltò, conscia che ormai erano rimasti in 2: Edgar era fuori gioco... Quindi rimaneva lei contro Ariel o Phobos.

Uno dei due era morto per mano dell'altro, ma non aveva idea di chi si trattasse.

Ebbe però la risposta pochi secondi dopo, quando una figura alta uscì dagli alberi camminando dritta verso di lei.

Aida quasi sorrise con sollievo, in un certo senso felice di trovarsi davanti Phobos e non Ariel... Le dispiaceva per lei naturalmente, ma era comunque meglio di doverla uccidere.

Beh, allora avrebbe vendicato anche la sua morte uccidendo Phobos Newton.

Il ragazzo, il suo ultimo avversario, si fermò a circa dieci metri da lei, la lancia in mano mentre la guardava dritta in faccia.

Aida lascio cadere sull'erba il pugnale che aveva usato per uccidere Edgar, estraendo dalla cintura due coltelli da lanciò e rigirandoseli tra le mani mentre posava gli occhi sulla lancia che Phobos teneva in mano: era ovviamente quella usata prima da Drake e poi da Ariel...

Oltre il danno anche la beffa, aveva ucciso Ariel in qualche modo e poi le aveva persino fregato l'arma... Che vigliaccheria.


“Ciao Aida... Siamo rimasti noi due, alla fine.”


Aida sorrise appena alle parole pronunciate in modo piatto dal ragazzo, annuendo:

Si, erano rimasto loro... La Favorita e il mago offerto Volontario, l'unico di Hogwarts ad aver attirato l'attenzione degli Sponsor.

Fin dalla Sfilata aveva capito che le avrebbe filo da torcere è infatti erano arrivati loro in due alla finale.

Erano rimasti loro... Ma non per molto. 











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Angolo Autrice:


Si, lo so. Lo so mi odiate perché ho fatto finire il capitolo decisamente sul più bello...
Ma che volete che vi dica, io sono fatta così.

Tengo però a dire che dovrete aspettare veramente molto poco per conoscere il nome del Vincitore: ho intenzione infatti di pubblicare l'ultimo capitolo stasera stessa.

Faccio le mie congratulazioni a HadleyTheImpossibleGirl e a PrettyLittleQueen per essere arrivate alla fine con Aida e Phobos, che ho adorato.

Mi dispiace moltissimo per Ariel ed Edgar, sono stata veramente indecisa tra tutti e 4 su chi far vincere perché mi piacciono tutti davvero molto. 

Ad ogni modo ci vediamo stasera con l'ultimo capitolo, dove saprete chi ha vinto e chi è morto...

Signorina Granger 

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Capitolo 15
*** Epilogo ***


Epilogo 


Gli alti, moderni grattacieli di Capitol si allontanavano sempre di più dalla sua vista fino a sparire... Non poteva comunque dire che avrebbe sentito la mancanza della città, in ogni caso.


Dopo due asfissianti e infiniti giorni era finalmente in viaggio per tornare a casa... Con sua grande gioia, naturalmente.


L'ultima intervista dove aveva rivissuto e rivisto molti momenti degli Hunger Games, la premiazione dove aveva incontrato la Snow... 

Momenti che erano sembrati durare anni e che finalmente erano finiti. 


Rivedendo la morte di diversi Tributi aveva sentito lo stomaco contrarsi leggermente, ma aveva fatto di tutto per non darlo a vedere e rimanere impassibile davanti allo schermo mentre rivedeva insieme a Fabius il Bagno di Sangue e poi la fine dei giochi, quando il cerchio si era distretto a soli due Tributi.


Aida Barrell, Distretto 1
Phobos Newton, Corvonero 


 Entrambi volontari alla Mietitura, entrambi con diversi sponsor ed entrambi con degli alleati...

Alleati che in diversi casi erano morti gli uni per mano dell'altro.


Sorrise appena mentre guardava fuori dal finestrino, ricordando l'ormai lontana Cerimonia di Apertura degli Hunger Games... In realtà erano passate poco meno di tre settimane, ma sembravano secoli. 

Il pensiero che nel frattempo fossero poi morte 23 persone non era decisamente piacevole... Ma doveva conviverci per il resto della sua vita, dopotutto. 

Sorrise, felice all'idea di poter tornare finalmente a casa... Dalla sua famiglia, al Distretto 1.


Aida Barrell, vincitrice dei 96esimi Hunger sorrise, mentre guardava Capitol City allontanarsi e il Distretto 1 era sempre più vicino.

I suoi genitori erano fieri di lei, ne era sicura... E non vedeva l'ora di rivederli.


L'anno dopo sarebbe tornata a Capitol per il Tour della Vittoria... E poi probabilmente avrebbe dovuto fare da Mentore, negli anni successivi.


La giovane vincitrice di chiese che cosa avrebbe detto ai Distretti 2 e 4, alle famiglie dei suoi ex alleati.. L'immagine del cadavere di Dana era perfettamente vivida nella sua mente, così come quello di Luke.


Non aveva potuto vedere il corpo di Ariel... E forse era meglio così.


Però era riuscita a vendicarli alla fine, la ragazza del 4 in particolar modo.
Fortunatamente Phobos l'aveva uccisa, così Aida non aveva dovuto pensarci... Sarebbe stato difficile uccidere quella gentile, sorridente ragazza. 


Dopo avergli piantato un coltello nel petto Aida aveva preso la lancia di Drake dalle mani del ragazzo e l'aveva rotta, spezzata a metà prima che le trombe suonassero in tutta l’Arena.


Era finita, aveva vinto ed era viva... E non voleva vedere armi per un po’ di tempo, tantomeno prenderne una in mano. 

Negli Hunger Games si era abituata a dormire con un coltello praticamente in mano, armata perennemente fino ai denti... Sarebbe stato strano dormire nel suo letto ancora una volta e senza il pensiero di potersi non svegliare.


Sarebbe stato strano pensare di non rischiare la vita da un momento all'altro, perennemente.

L'idea di tornare a vivere davvero era strana.  Strana, ma piacevole. 











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Angolo Autrice:

Bene... Ed eccoci qui, alla fine di un'altra storia.   So che avevo detto di aggiornare stasera ma ho scritto questo breve epilogo molto in fretta, quindi ho preferito pubblicarlo subito. 

Finire un’Interattiva è ovviamente sempre una gran soddisfazione e sono felice di essere arrivata alla fine anche con questa! 

Spero che questo epilogo vi sia piaciuto e che siate contenti della vittoria di Aida. 
La scelta è stata piuttosto difficile ma alla fine ho deciso di far vincere la nostra Favorita.

Grazie a chi ha messo la storia tra le Preferite, Seguite e Ricordate;
Grazie a chi ha semplicemente letto;

E ovviamente grazie a chi ha partecipato:

Sesilia Black 
PrettyLittleQueen
HadleyTheImpossibleGirl
Secrety
Scorpius_M1
Forever_night7
La_Figlia_Delle_Maschere 
Game_Master
The_Malevolent_Girl 
Alice_Jackson 


Grazie a tutti, specialmente a chi è stato molto e costantemente partecipe. 

Congratulazioni ovviamente per la ‘vittoria’ alla mia cara HadleyTheImpossibleGirl, nonché Recensitrice Onoraria XD 

Grazie a tutti per aver seguito la storia e aver creato OC fantastici, mi è sinceramente dispiaciuto ucciderli! 


Essendo, come molti di voi sanno, una specie di drogata di Interattive sono più che certa che ci vedremo presto... Quindi, alla prossima storia! 


Signorina Granger 

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