Unmei no kōkan jutsu - tecnica dello scambio del destino

di Allymc89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La fine della guerra ***
Capitolo 3: *** La crepa nella giara ***
Capitolo 4: *** L'ho capito troppo tardi ***
Capitolo 5: *** Il rotolo ***
Capitolo 6: *** Non posso amarti ***
Capitolo 7: *** Riesci a sentirmi? ***
Capitolo 8: *** Tecnica dello scambio del destino ***
Capitolo 9: *** Nomi ***
Capitolo 10: *** La lettera ***
Capitolo 11: *** Il risveglio ***
Capitolo 12: *** Sto arrivando ***
Capitolo 13: *** Confessione ***
Capitolo 14: *** Grazie ***
Capitolo 15: *** Seccatura ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Era mattina e Shikamaru Nara si stava dirigendo a passo insolitamente svelto al palazzo dell’Hokage. Si chiedeva perché il sesto lo avesse convocato. La quarta guerra ninja era finita da qualche mese e intorno a lui la città si stava adoperando per ricominciare.
Shikamaru osservava il brulicare frenetico delle persone attorno a lui: sembrava che tutti avessero fretta, come se il modo migliore per lasciarsi tutto l’accaduto alle spalle fosse correre...
Scosse la testa continuando a camminare; Shikamaru capiva perché le persone sentissero tanto il bisogno di darsi da fare, era stato così anche per lui. Tornato a casa lui stesso aveva sgobbato come mai in vita sua; aveva dato una mano praticamente a chiunque ne avesse bisogno pur di non restare fermo un solo istante. Non sembrava nemmeno più lui. Tutto per non pensare, ed era strano perché solitamente quella era la cosa che gli riusciva meglio. Si era guadagnato una certa fama e anche una certa stima per le sue capacità analitiche e di sintesi eppure quella volta tutto il suo QI si era rivelato inutile. Chi gli voleva più bene aveva cercato di stargli vicino; Choji si era preoccupato, sua madre aveva cercato di scuoterlo ma non ottenendo la reazione in cui sperava aveva preferito lasciarlo in pace. Forse non le dispiaceva poi così tanto vederlo finalmente attivo. Persino Ino era venuta a parlargli, e a quel punto Shikamaru si era vergognato a morte: era lui che avrebbe dovuto consolare lei e non viceversa.
E così erano passati più di tre mesi. Aveva aiutato gli abitanti del suo villaggio a riparare edifici e strade, a ricostruire ciò che la guerra aveva distrutto.  Avrebbe fatto di tutto perché le cose tornassero com’erano prima, almeno nell’aspetto.
Poi l’Hokage si era stancato di aspettare che rinsavisse e aveva preteso che Shikamaru cominciasse a lavorare nei suoi uffici dove poteva davvero rendersi utile, facendo uso di quell’eredità straordinaria che era il suo intelletto. A malincuore il Nara aveva dovuto accettare, era pur sempre un ordine dell’Hokage e lui era pur sempre uno shinobi della foglia.
Mentre schivava un paio di bambini intenti a rincorrersi, Shikamaru ripensava a quello che la maggior parte dei suoi conoscenti gli aveva ripetuto i primi tempi: avrebbe dovuto considerarsi fortunato e, se pensava alla cosa razionalmente, non poteva che dare loro ragione. Peccato che da quel giorno la razionalità di Shikamaru fosse andata definitivamente a farsi fottere, presa a schiaffi da quell’eventualità che in fondo non aveva mai preso veramente in considerazione. Shikamaru sapeva che sarebbe potuto succedere.. razionalmente è probabile per uno shinobi essere ferito a morte in missione, figuriamoci in guerra.
Lo sapeva bene, per cui avrebbe dovuto essere preparato a quello che poi era effettivamente successo..
A quel ricordo Shikamaru serrò istintivamente le palpebre come per bloccare la scena.. e poi imprecò mentalmente di fronte all’ennesima reazione inutile e soprattutto irrazionale. Shikamaru non aveva avuto la possibilità di assistere alla scena, effettivamente non aveva visto nulla, nemmeno il suo corpo.
Passò sotto casa di Kurenai promettendosi di andarla a trovare appena tornato dall’incontro con l’Hokage. Lui visitava la vedova del suo maestro almeno due volte a settimana. Poi salutò Hinata che veniva dalla parte opposta, la ragazza aveva smesso solo da pochi giorni di portare il lutto per il cugino.
Sarebbe potuta andare molto peggio, decisamente. Shikamaru cercava disperatamente di concentrarsi su chi si era salvato e non su chi aveva perso. Aveva ancora tanto per cui vivere.
Gli abitanti di Konoha, seppure avessero subito tutti, chi più chi meno, delle perdite sembravano solo voler andare avanti e si proiettavano al futuro con speranza e ottimismo.
La nuova era di pace e alleanza riempiva tutti di fiducia, e tutti gli shinobi non vedevano l’ora di farne parte. Tutti tranne uno. Shikamaru si sentiva bloccato. Sentiva che non sarebbe riuscito ad andare avanti finchè non avesse fatto chiarezza su cos’era successo.

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Capitolo 2
*** La fine della guerra ***


Note: il testo in corsivo è un flashback o un ricordo del passato.
 
 
 
 
Shikamaru non avrebbe mai dimenticato quel giorno..
 
La guerra era terminata quella notte; Naruto insieme a Sasuke, Sakura e Kakashi-sensei aveva sconfitto Kaguya. Una volta liberata dal sogno onirico l’intera alleanza ninja si era sollevata in un grido di esultanza per celebrare la fine del massacro.
L’ondata di sollievo ed euforia generale non aveva però contagiato il giovane Nara che non riusciva a pensare ad altro che a come avrebbe comunicato alla madre la morte di Shikaku.
Si era voltato verso Ino che dava sfogo ad un pianto di gioia e dolore insieme. Non sapeva bene cosa dirle; in quel momento non c’erano parole che avrebbero potuto consolarlo e pensava che fosse lo stesso anche per lei, tuttavia le si avvicinò.  
La ragazza alzò le braccia cingendo contemporaneamente le spalle ai suoi compagni di team e tirò un sorriso sincero sulle guance bagnate “Ce l’abbiamo fatta!”.
I due amici ricambiarono il sorriso. Poi Ino tirò su col naso e si asciugò gli occhi incontrando quelli di Shikamaru “Sarebbero fieri di noi..” sussurrò con orgoglio.
Shikamaru ripensava  all’ultimo dialogo che aveva avuto con il padre quando il grido di Chouji lo fece sobbalzare. Si girò di scatto verso il suo migliore amico che aveva in viso l’espressione più sconvolta che gli avesse mai visto. “Choji.. che ti prende?”
L’Akimichi alzò un braccio; incapace di proferire parola e con gli occhi spalancati all’inverosimile. Shikamaru seguì la direzione verso cui puntava il dito tremolante di Chouji. Non poteva essere...
 
“Ehi Shikamaru!” Il giovane Nara si ridestò dal ricordo di uno dei giorni più densi della sua vita per riconoscere la voce di chi lo stava chiamando: era Kotetsu, il suo sempai che gli si avvicinò “L’ho appena saputo, Kurenai sta per partorire! Io sto andando in ospedale, vuoi venire?”.
Shikamaru deglutì preso alla sprovvista, a quanto pare era arrivato il momento, il figlio del suo defunto maestro stava per venire al mondo; “Ma non mancavano ancora due settimane?”
Ketustu alzò le spalle “Allora vieni?”
“Sono stato convocato dall’Hokage, appena mi libero vi raggiungo in ospedale, farò il prima possibile” ed era vero, per il re, anzi per la regina di Asuma-sensei, avrebbe messo le ali ai piedi. Glielo doveva, gliel’aveva promesso in punto di morte.
“Ci pensi tu ad avvisare Choji e Ino?”
“Ha detto Izumo che ci avrebbbe pensato lu-” Kotestu non finì la frase perché Shikamaru aveva già proseguito per il palazzo dell’hokage, questa volta correndo.
 
Per fortuna con l’hokage se l’era sbrigata in fretta, ora Shikamaru era arrivato finalmente all’ospedale. Dopo aver chiesto indicazioni si precipitò verso il reparto di maternità, e svoltato l’angolo vide un gruppetto di persone, in fondo al corridoio, di fronte alla sala parto. Erano tutti li per Kurenai. Tra loro notò subito Ino e si bloccò.
Shikamaru si diede mentalmente del cretino: era ovvio che ci sarebbe stata anche lei e non che avesse niente contro la sua più vecchia amica, solo che dalla fine della guerra non riusciva più a sostenere la sua presenza. Si sentiva terribilmente in colpa nei suoi confronti, per questo da mesi la evitava per quanto poteva. Era sicuro che lei lo avesse notato e che ne soffrisse, perché una volta aveva dato di matto e gli aveva detto che non c’era ragione perché lui fosse a disagio con lei e di piantarla di evitarla e di commiserarla e lui si era sentito ancora più un mentecatto per averla fatta piangere.  Per un momento fu persino felice che Asuma non fosse li a vedere che patetico coglione era diventato; a quale idiota avesse affidato la persona più preziosa della sua vita.  
Prese un bel respirò e si avvicinò agli altri, Choji gli fece posto accanto a lui e Shikamaru si sedette ad aspettare. Ino gli disse che dentro con Kurenai c’era anche Sakura che era da poco passata per informarli che andava tutto bene, ma che ci sarebbe voluto un po più di tempo del previsto. Il Nara annuì e appoggiò la schiena al muro.
 
Dopo più di un’ora Shikamaru sentiva il bisogno di sgranchirsi le gambe e si offrì di fare rifornimento di patatine per Choji.
Al suo ritorno qualcosa, o meglio qualcuno attirò la sua attenzione, uno shinobi di Suna, che si introduceva in ospedale passando per le scale di servizio che si trovavano sul retro. Shikamaru si trovava lì per l’ultima sigaretta della giornata quando lo notò entrare. Il ninja della sabbia si muoveva rapidamente, era evidente che cercasse di passare inosservato senza sembrare troppo furtivo.
Non era raro ultimamente vedere shinobi di altri villaggi girare per la Foglia; c’era molta più collaborazione per le missioni ora, ma solitamente questi non giravano per gli ospedali, a meno che non fossero feriti ovvio, ma il ninja in questione sembrava godere di ottima salute.
Shikamaru lo guardò meglio, quel ragazzo aveva un aspetto familiare..
All’improvviso un flash e tutto fu più chiaro. Non era la prima cosa strana che succedeva e che riguardava quel jonin di Suna..
 
La guerra era finita da pochi giorni, quando Shikamaru che stava dando una mano a riparare i cancelli di Konoha vide avvicinarsi una figura con uno strano cappuccio dall’aspetto familiare. Sabaku no Kankuro varcava le porte di Konoha in compagnia di un altro jonin della sabbia. Shikamaru aprofittò di andargli incontro a salutarlo per fare una pausa. “Ehi Kankuro..”
Il secondo dei fratelli Sabaku no, che già di suo non aveva mai avuto un’espressione particolarmente gioiosa, sembrava ancora più serio e a Shikamaru parve che il suo suardo si fosse ulteriormente indurito quando si era posato su di lui. Sembrava tutto fuorchè felice di vederlo eppure si fermò.  “Nara.. strano vederti alzare il culo” ricambiò il saluto con un ghigno fin troppo sprezzante. Quel saluto, se così si poteva chiamare, gli ricordò all’istante Temari: lei gli aveva affibbiato negli anni ogni genere di nomignolo, tutti poco carini, per ribadire quanto la sua pigrizia la infastidisse. Forse proprio perché Kankuro era suo fratello non percepì quelle parole come un’offesa o una provocazione, come se dargli del pigro, pesaculo, scansafatiche ecc.. fosse  semplicemente una caratteristica genetica della famiglia Sabaku no. “Tutti gli shinobi devono collaborare... sai, molti sono ancora feriti e-” “Si, lo so. C’eravamo anche noi in guerra..”. Troncò secco Kankuro indurendo la mascella.
Shikamaru si accorse che Kankuro era più scazzato del solito ma non avrebbe saputo dire se il suo malumore fosse dovuto alla delicata condizione in cui si trovavano tutti i villaggi. I primi giorni dopo la guerra si respirava per le strade un misto di dolore e di sollievo tra cui era difficile barcamenarsi; era possibile fare le condoglianze ad un vicino e festeggiare il bentornato con l’altro.
Shikamaru comunque intuì che qualsiasi cosa avrebbe aggiunto dopo, lui avrebbe trovato un pretesto per litigare e non ne aveva proprio voglia; lavorava per tenere impegnate le mani dato che la sua mente si stava rivelando inutile! si arrovellava senza sosta e inutilmente da giorni su qualcosa a cui non riusciva a trovare una risposta. Questa situazione frustrante lo rendeva psicologicamente esausto e più irritabile di quanto non sembrasse, per cui preferì tacere.. 
L’altro jonin aveva piegato la testa di lato, “Ti chiami Nara? Sei forse parente di Shikaku Nara?”. Shikamaru annuì controvoglia, sapeva che la faccenda di suo padre aveva fatto scalpore e che si era diffusa tra i villaggi; dopotutto, lui era l’unico di tutto il quartier generale a non essere saltato in aria quella notte. Il ragazzo continuò “è vero quello che si dice? che è riuscito a scappare subito prima che la bomba esplodesse?”
“Mio-padre-non-è-scappato!” sillabò Shikamaru a denti stretti. Shikaku aveva raccontato di essere rimasto insieme a Inoichi e a tutti gli altri ad aspettare il suo destino quando improvvisamente si era trovato a centinaia di chilometri da lì. Senza sapere come.
Tutti quelli che conoscevano suo padre avevano avuto prova del suo valore e non avevano motivo di dubitare della sua parola ma molti non avevano creduto alla sua versione. Fatto sta che nessuno era riuscito a trovare uno straccio di spiegazione per l’accaduto e Shikamaru ci stava rimettendo la salute mentale senza risultato.
“Scusa amico, non volevo mica offendere!! Solo dai.. riconoscerai anche tu che la cosa è stran-“
Fortunatamente Kankuro sembrava avere fretta e strattonò il ragazzo per un braccio “Hai finito di chiaccherare, eh? Ricordati perché siamo qui, dobbiamo consegnare il messaggio da parte di Gaara e non abbiamo tempo da perdere, seguimi” .
Detto questo allungò il passo lasciando lì Shikamaru a mordersi l’interno della guancia.

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Capitolo 3
*** La crepa nella giara ***


Tre mesi prima.
 
POV Sabaku No Gaara
 
La guerra era terminata quella notte; il team di Naruto era riuscito dove i cinque Kage messi assieme avevano fallito. Il kazekage sorrise debolmente scuotendo la testa: “Naruto Uzumaki, sei davvero il ninja più imprevedibile”.
Una volta liberata dal sogno onirico, l’intera alleanza ninja si era sollevata in un grido di esultanza per celebrare la fine del massacro.
I festeggiamenti tuttavia erano stati brevi, ogni villaggio contava numerosi caduti ed era  doveroso occuparsi prima di tutto di coloro che avevano perso la vita nel conflitto.
I cinque kage concordarono nel dare momentaneamente la precedenza ai loro morti; ciascuno sarebbe tornato al proprio villaggio per occuparsi di ristabilire l’ordine sul territorio.
Fu così che gli schieramenti di Foglia, Sabbia, Roccia, Nebbia e Nuvola si raggrupparono per fare ritorno a casa, ma non prima che i kage si fossero promessi di riunirsi presto in un meeting. Gli ideali di pace e fratellanza professati alle porta della guerra non sarebbero stati solo parole al vento, tutti ci avevano creduto e quei valori avrebbero guidato le relazioni politiche tra le terre ninja d’ora in avanti.
Dopo essersi congedato dagli altri kage, Gaara diede ordine agli shinobi della sabbia di radunarsi e prepararsi a tornare a Suna.
Mentre passava tra i suoi ninja verificando le loro condizioni, Gaara cercava con lo sguardo i suoi fratelli. 
Si sentì chiamare e si voltò; era Kankuro, che si stava avvicinando e gli chiedeva come stesse. Gaara lo rassicurò e squadrò a sua volta il fratello: era abbastanza malconcio ma sembrava non avere nulla di serio, per fortuna. Si sentì sollevato e vide Kankuro guardarsi intorno, al che gli chiese: “Temari? Tu l’hai vista?” .
 “No, stavo cercando anche lei. Provo a chiedere a quelli della sua squadra”.
Gaara annui: “Fammi sapere”. 
Strano pensò, di solito Temari era la prima a venirgli incontro al termine di una battaglia. Dopo il suo rapimento e l’avvelenamento di Kankuro, la sorella era divenuta più premurosa con loro. A modo suo s’intende. Che fosse ferita?
Kankuro tornò indietro con l’aria confusa “Niente.. Quella manica di agita-ventagli non sa dove sia. Uno dice che un attimo prima era dietro di lui e poi non l’ha più vista, ma Gaara io non mi fido: c’era un caos enorme dopo la serie di attacchi diretti dal quartier generale e probabilmente l’ha solo persa di vista”
“Non le ho dato l’ordine di spostarsi..” era più un pensiero, ma doveva averlo detto ad alta voce.
 “Allora dev’essere stata ferita” concluse Kankuro,  “la squadra medica deve averla portata nelle retrovie, non c’è altra spiegazione! vado a vedere” Kankuro fece per muovere un passo ma Gaara lo fermò: “Aspetta”.
“Che c’è?” Kankuro era impaziente.
Gaara si avvicinò al fratello e abbassò il tono di voce “Fai un giro tra i feriti e se la trovi vieni subito a riferirmelo, ma non dire a nessuno che la stiamo cercando”
Kankuro non capiva “Ma perché non devo dire che la cerchiamo? E come sarebbe a dire se la trovi?  Dove altro vuoi che si-“ Ma Gaara si era già allontanato.
Il kazekage aveva un brutto presentimento: il ragionamento di Kankuro filava, allora perché questa strana sensazione non lo abbandonava?
Gaara si impose di aspettare il ritorno del fratello prima di preoccuparsi, forse era solo suggestione. Proprio in quel momento si accorse che la sua giara era crepata.
 
Erano ormai tutti pronti a lasciare quello che era stato il campo di battaglia, quando Kankuro tornò indietro correndo. Scosse la testa tremendamente serio e Gaara capì: Temari non era tra i feriti. Il kazekage ridusse gli occhi a due fessure. Quella maledetta sensazione! allora quella strana angoscia viscerale forse..
Kankuro si avvicinò perché nessun’altro sentisse “Allora dove diavolo è finita?” era visibilmente preoccupato “Non può essere sparita nel nulla!”
“No, non può” ripetè Gaara assorto.
“Facciamola cercare no? Dev’essere per forza qua intorno! Magari è ferita e non riesce a muoversi!”
“Portami qui quel tipo con cui hai parlato prima”
Kankuro corse via; era chiaro che il fratello avesse qualcosa in mente e forse stava delle conferme prima di parlargliene. Sperava davvero che Gaara avesse qualche ipotesi in testa perché lui non ci stava capendo assolutamente niente! Temari era la kunoichi più ligia al dovere che avesse mai conosciuto e non avrebbe mai lasciato la battaglia di sua volontà.
Gaara si fece dire dallo shinobi dove si trovassero l’ultima volta che aveva visto la sorella e il ragazzo gli segnalò il posto. Fu congedato intimandogli di dimenticare la conversazione.
Kankuro era sempre più spaesato “Perché non vuoi che nessuno sappia che la cerchiamo? Temari non avrebbe mai lasciato il campo di battaglia, lei segue sempre gli ordini, la conosci.. devono averla rapita e portata via di peso!”
Gaara decise di attivare il Daisan no me e premette due dita sull’occhio destro.
“Cosa fai?” domandò Kankuro.
“Voglio controllare la zona che ci ha indicato il compagno di Temari senza che gli altri lo sappiano, forse riesco a trovare qualche traccia”.
Gaara si spostò verso l’altura indicata e cominciò a perlustrare attentamente la zona. Il suolo era ricoperto di armi spezzate, sangue e brandelli di uniforme, quando qualcosa attirò la sua attenzione: “E quello cos’è?”
 
 

 
Ciao a tutti! Vi rubo giusto due secondi perché ci tengo a ringraziare tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite, preferite o che l’hanno semplicemente letta. Un ringraziamento in particolare va a Cherry, per le sue opinioni e i suoi consigli, grazie cara! ^^
Un saluto e alla prossima :)

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Capitolo 4
*** L'ho capito troppo tardi ***


(Oggi a Konoha)
 
 
 
Shikamaru aveva deciso di scoprire quali fossero le intenzioni del misterioso shinobi di Suna e si era ritrovato a seguirlo a distanza per i corridoi. 
Lui per primo era sorpreso che la curiosità avesse avuto tanto facilmente la meglio sulla sua proverbiale indolenza. Un sorriso amaro si formò spontaneamente sulle sue labbra: chissà che cosa ne avrebbe pensato lei..
Ma represse immediatamente quel pensiero. Non era certo per un improvviso moto di operosità che Shikamaru fosse diventato così attivo. Nient’affatto, aveva semplicemente appurato che la costante attività fosse l’unico modo in cui riusciva a tenere a bada pensieri per il momento troppo scomodi. Perciò momenti di ozio o anche di attesa, come prima in sala d’aspetto, rappresentavano l’incubo peggiore per il nuovo Shikamaru.
Il giovane Nara non sapeva per quanto tempo avrebbe potuto continuare così e forzare la sua natura incline all’ozio ma da quando la sua seccatura più grande non c’era più, non trovava pace nemmeno ad osservare le sue adorate nuvole.
Lo shinobi della Sabbia sembrava muoversi con sicurezza in quel labirinto di reparti e corridoi e svoltato l’angolo si introdusse nei laboratori chiudendo la porta alle sue spalle.
Shikamaru si avvicinò il più silenziosamente possibile alla stanza, azzerando il proprio chakra per non farsi notare. Le voci erano troppo basse per poter capire i discorsi ma Shikamaru spalancò gli occhi quando riconobbe con chi lo shinobi straniero stava parlando.
 
 
Si trovavano tutti nella camera di Kurenai: la donna aveva da poco dato alla luce una bambina stupenda che teneva tra le braccia. La piccola, a cui era stato dato nome Mirai, dormiva placidamente mente la madre la carezzava la testolina ricoperta da una rada peluria scura.
Choji aveva sistemato i fiori sul comodino della neomamma pensando che per quanto la stanza fosse piena di gente la mancanza del maestro Asuma fosse più opprimente che mai.  
Ino sospirò: lei aveva da poco perso suo padre ma si sentiva comunque immensamente fortunata se si paragonava a quella piccola creatura. Almeno lei aveva vissuto con Inoichi sedici anni e ora portava dentro di sè dei ricordi meravigliosi, mentre la piccola non avrebbe mai conosciuto il suo stesso padre.
Ino si ripromise che appena la bambina fosse cresciuta le avrebbe raccontato tutto quello che sapeva di Asuma-sensei; Mirai doveva sapere che grande uomo, shinobi e sensei era stato suo padre.
Quando l’orario delle visite si era concluso e tutti si erano congedati, Kurenai pregò Shikamaru di rimanere ancora un po’.
Il ragazzo fissava quel piccolo miracolo dormire nella culletta: aveva gli occhi gonfi e chiusi e i pugnetti serrati abbandonati ai lati della testolina.
“Credi che gli assomigli un pochino?” Kurenai aveva rivolto quella domanda mentre guardava la figlia dormire con una tenerezza infinita. Non c’era bisogno di chiedere a chi si riferiva.  
“No..” bofonchiò lui “è troppo carina!” Shikamaru aveva fatto quella battuta solamente perché sperava di strapparle un sorriso. Senza fraintendere, Kurenai non aveva mai smesso di sorridere alla figlia, ma c’era sempre un velo di tristezza in quegli occhi e il Nara si sentì meglio per essere riuscito a squarciare quel velo, anche se solo per pochi secondi.
Quando durante lo tsukujomi infinito aveva “sognato” Asuma e Kurenai tenere in braccio il loro primogenito, gli erano parsi così felici e adesso, seduto in quella camera di ospedale, pensava che era così che doveva essere. Pensò che non dovrebbero esserci ombre sui visi di due neogenitori; il loro dovrebbe essere uno di quei rari momenti della vita che niente può rovinare, un momento di pura gioia.
Kurenai aveva riso e poi aveva preso la mano di Shikamaru. “Tu come stai?”
Il ragazzo non si sorprese più di tanto a quella domanda. Dopo la morte di Asuma sembrava che l’ abilità del suo maestro nel leggerlo dentro fosse passata magicamente a lei. E questo a tratti lo infastidiva e lo faceva sentire inutile, ma pensava anche che fosse un sollievo avere qualcuno che lo capisse.
Tuttavia cercò di deviare il discorso: “Io sto bene, tu piuttosto? Hai bisogno di qualcosa? Se vuoi posso portar-“ “Shikamaru” lo interruppe lei stringendo la presa sulla sua mano “Io sto bene, davvero, ora stiamo parlando di te” “Non c’è niente da dire” tagliò corto il ragazzo.
“Pensi di andare a trovarla prima o poi?” chiese lei esitante.
“No”
Kurenai sospirò e Shikamaru abbassò lo sguardo: “Ormai è troppo tardi”.
“Shikamaru, non sai quanto mi dispiace vederti in questo stato! Se posso darti un consiglio, non lasciare che i rimpiant-”
Il Nara scosse la testa e si alzò.
Gli spiaceva andarsene, ma a quanto pare la donna non avrebbe lasciato perdere il discorso nemmeno il giorno della nascita della figlia e lui non se la sentiva ancora di affrontare l’argomento.
“Ora devo proprio andare, ancora congratulazioni Kurenai. Torno domani. Fammi sapere per qualsiasi cosa hai bisogno”.
Che vergogna, pensò, ma che uomo sono?
Come posso essere un appoggio per Kurenai e per sua figlia, quando non riesco nemmeno a risollevare me stesso? Non riesco nemmeno a parlare di lei..
Un ultimo sguardo alla neonata e Shikamaru stava già scendendo le scale del reparto maternità. Strinse il pugno e serrò le mascelle; maledizione era scappato un’altra volta!
Questo non è il tipo d’uomo che voglio essere. Mio padre e il maestro Asuma non mi hanno cresciuto perché scappassi davanti al dolore e alle difficoltà.
Il Nara era furioso con se stesso: era tempo di andare avanti, basta piangersi addosso, ora c’era una bambina che aveva bisogno di lui.
 
Mentre percorreva la strada di casa; Shikamaru ripensò a quello che aveva visto, o meglio sentito, poche ore prima..
 
Acquattato dietro la porta, Shikamaru aveva riconosciuto la voce di Tsunade!
Perché uno shinobi della Sabbia si incontrava in segreto con il quinto Hokage? Era evidente che i due non volessero essere visti: quello non era certo l’ufficio della Senju e il jonin era stato molto attento a passare il più possibile inosservato, senza contare che stavano praticamente bisbigliando.. No, non c’erano dubbi e la cosa era molto sospetta.
Shikamaru vide la maniglia della porta piegarsi e face appena in tempo a nascondersi dentro la stanza più vicina che i due erano usciti nel corridoio. Il Nara tese l’orecchio più che potè.
“Tenetemi informata sulle sue condizioni, se tutto procede come previsto ci rivediamo qui tra 15 giorni, solita ora, per la nuova dose”
“Il Kazekage desidera rinnovare i suoi ringraziamenti per il vostro aiuto e la vostra discrezione, Tsunade-sama”
“Non c’è problema” lo congedò lei, “puoi andare”.
Shikamaru era rimasto nascosto ancora qualche minuto per prudenza, finchè non sentì il corridoio completamente silenzioso. Il jonin di Suna aveva parlato di aiuto e lei di una dose.. Tsunade era un abilissimo ninja medico, oltre che uno dei nija leggendari, era possibile che il Kazekage avesse bisogno dell’intervento di un dottore? Era malato? o forse..
Ma allora perché tutta questa segretezza? Il Kazekage aveva esplicitamente richiesto discrezione, perché?
Shikamaru non lo sapeva, ma di una cosa era sicuro; esattamente tra 15 giorni lui sarebbe tornato lì per spiare la loro conversazione. Se c’era anche solo la minima possibilità che questa storia avesse a che fare con Temari, lui doveva saperlo.

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Capitolo 5
*** Il rotolo ***


Circa tre mesi prima.
 
POV Sabaku No Gaara
 
 
 
Il sole stava calando nel deserto di Suna.
Il Kazekage soleva guardare gli ultimi raggi che scomparivano dietro le morbide dune di sabbia dalla finestra del suo ufficio.
Il tramonto lo rilassava; sentire l’insopportabile calura del giorno lasciare il posto al gelo notturno lo faceva sentire a casa. Non era facile vivere a Suna, lo riconosceva, ma era la sua patria e ormai si era affezionato alla sua asprezza.
Il primo giorno della nuova epoca di pace era appena giunto al termine e Gaara dava le spalle alla finestra.
Questa volta non riusciva a godersi lo spettacolo del tramonto; teneva il mento appoggiato sulle mani incrociate e ripensava a quanto era accaduto quella mattina.
Aperto sulla scrivania c’era il rotolo che lui e Kankuro avevano trovato nella zona dove era stata vista Temari l’ultima volta. E non avevano trovato solo quello.
 
 
Grazie alla sua tecnica del terzo occhio, Gaara era riuscito a scorgere anche un ventaglio, ricoperto dalla polvere del campo di battaglia, e aveva mandato immediatamente il fratello a recuperare entrambi gli oggetti.
Mentre aspettava il ritorno di Kankuro aveva velocemente verificato che tutti i compagni della sorella avessero con sè il loro ventaglio e a prima vista nessuno ne sembrava sprovvisto.
Maledizione, quello doveva essere proprio il suo ventaglio.
Non era un bel segno; Temari non andava mai da nessuna parte senza la sua arma.
L’ipotesi del rapimento cominciava a farsi sempre più plausibile. Ma chi era stato?
Sperava di trovare qualche indizio in quel rotolo.
Kankuro si avvicinò trafelato e con lo sguardo più serio che gli avesse mai visto.
Una volta srotolato, i due ragazzi Sabaku no erano rimasti sgomenti.
Il rotolo presentava delle formule e dei sigilli particolari che i due non riconoscevano; a chi apparteneva quel dannato rotolo? Era forse caduto al rapitore o era stato lasciato apposta?
I simboli non sembravano essere molto antichi, tuttavia non li avevano mai visti e non erano in grado di decifrarli.
“Merda.. e questa che roba è?” Kankuro si stava innervosendo, faceva correre lo sguardo sui quei caratteri senza capirci niente.  
Srotolarono del tutto la pergamena, rendendosi conto che nella parte finale erano disegnate come delle caselle e che solo alcune di esse contenevano qualcosa. Si trattava di nomi e di strane piccole macchie..
 
Toc-toc.
Qualcuno aveva bussato alla porta, distogliendo Gaara dal suo rimuginare: “Avanti”.
Erano gli esperti di sigilli che il Kazekage aveva fatto chiamare: “Ci ha fatto chiamare Kazekage?”
“Voglio tutte le informazioni possibili riguardo questo rotolo” e così dicendo porse loro la pergamena. “E dovrete riferire solo a me o a mio fratello, è una questione assolutamente riservata e ha la massima priorità”.
“Si Gaara-sama, possiamo sapere da dove vien-“
“Mettetevi subito al lavoro, le informazioni servono con urgenza”
A queste parole, i due si congedarono con un breve inchino.
Ed era vero, Gaara aveva molta fretta. Doveva avere delle conferme al più presto.
Toc-toc.
Di nuovo qualcuno aveva bussato: “Avanti”.
Kankuro era entrato chiudendosi subito la porta alle spalle.
“Come sta?” aveva chiesto Gaara con apprensione.
“Male.. è ancora incosciente. I dottori dicono che le sue condizioni sono molto gravi. Non c’è solo il sigillo, dicono che ci sono anche diverse contusioni ed emorragie dovute a traumi”.
“Deve essere stata investita parzialmente dall’esplosione..” dedusse Gaara
“Già, è quello che ho pensato anch’io..”
Kankuro sentiva come se tutta la stanchezza di quegli ultimi giorni gli fosse crollata improvvisamente sulle spalle come un pesante macigno. Perciò diede fiato a quelli che erano i suoi dubbi con voce incerta: “Gaara.. io non riesco ancora a crederci.. tu pensi veramente che..”
“Non so cosa pensare Kankuro” ribattè il più giovane con tono ben fermo, “In ogni caso ora il problema è un altro, dobbiamo pensare a come salvare la vita di nostra sorella”.
Kankuro invidiava la lucidità di suo fratello in quel momento. Sapeva che Gaara doveva essere preoccupato e spossato almeno quanto lui, ma manteneva comunque il sangue freddo e la compostezza che il suo ruolo di Kazekage gli imponeva.
Se pensava a com’era  il suo fratellino da piccolo, ora Kankuro si sentiva pieno di orgoglio nel vedere l’uomo che Gaara era diventato.
Non aveva nemmeno potuto accompagnarli in ospedale, era corso subito nel suo ufficio per dare le disposizioni necessarie.
“Ho chiamato gli esperti di codici a lavorare al rotolo e spero che scoprano qualcosa al più presto. Intanto che i medici si concentrino sulle altre ferite” ordinò  infine.
Kankuro assentì e prima di andarsene appoggiò una mano sulla spalla dell’altro “Hai ragione, per ora non dobbiamo preoccuparci di cos’è successo. Ce lo racconterà Temari appena starà meglio. Ora però vai a dormire Gaara, devi essere esausto! Ci hai portati qui con la tua sabbia e siamo anche reduci da una guerra”.
Era stata una lunga giornata e Gaara si sentiva veramente sfinito.
Abbandonò la testa sullo schienale della sua poltrona, lasciando uscire un lungo respiro.
 
 
 

 
 
Lo so, il capitolo è un po’ cortino, perdonatemi, ma so già che non potrò scrivere nulla per tutto il week end per cui ho pensato che sarebbe stato meglio darvi intanto un capitolo più corto che non darvi nulla per una settimana. Ho fatto male?
Prometto di rifarmi con il prossimo :)
Siccome è la mia prima fic, mi farebbe molto piacere sapere come sto andando, cosa ne pensate, se fin qui la storia vi piace o se avete dei suggerimenti da darmi.. per cui sentitevi liberi di lasciarmi un commento! Buon week end a tutti!

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Capitolo 6
*** Non posso amarti ***


Ciao a tutti! Come avrete notato, la storia non segue l’ordine cronologico degli eventi e in più, ci sono diversi flash-back. Per fare chiarezza vi scrivo i capitoli in ordine temporale:
Capitolo 3 (il giorno dopo la fine della guerra, al mattino)
Capitolo 5 (il giorno dopo la fine della guerra, al tramonto)
Capitolo 6 (qualche giorno dopo la fine della guerra, per la precisione, il giorno dopo in cui Shikamaru incontra Kankuro e l’altro jonin a Konoha)
Capitolo 1, 2 e 4 (circa tre mesi dopo la fine della guerra, i capitoli si svolgono tutti il giorno in cui Kurenai partorisce).
Forse per alcuni di voi questo riassunto è stato superfluo ma ho preferito inserirlo comunque.
Ovviamente per me lo svolgimento è chiaro, avendo già tutta la trama in mente, ma ho pensato che per un lettore poteva risultare difficile tenere il filo temporale degli avvenimenti, cosa che io ritengo molto importante per la comprensione della storia.
 
 
 
 
Konoha, il giorno dopo la visita di Kankuro (vedi flashback del capitolo 2)
 
 
 
Shikaku Nara era appena rincasato. Aveva lasciato i suoi sandali all’ingresso ed era entrato in cucina dove aveva trovato il figlio intento a leggere un biglietto: “è della mamma.. dice che farà tardi ma che ci ha comunque lasciato la cena” specificò Shikamaru.
“Capisco..” rispose laconico il capo del clan Nara.
Non c’era stato bisogno di chiedere dove fosse andata sua moglie: da quando erano tornati dalla guerra, pochi giorni prima, Yoshino passava la maggior parte del tempo dalla madre di Ino. La vedova di Inoichi.
Anche Shikaku era andato spesso a trovarla; era terribile il senso di colpa che provava nei suoi confronti per essere sopravvissuto. Era sicuramente felice e grato di essere ancora con la sua famiglia, ma non riusciva a trovare una spiegazione del perché solo lui era stato graziato da quella orribile fine.
Quando si era sparsa la voce che lui era stato l’unico del quartier generale ad essersi “miracolosamente” salvato, la donna non sembrava aver pensato nemmeno per un secondo che il Nara avesse abbandonato suo marito ed era stata sinceramente felice che almeno lui si fosse salvato. Non aveva fatto domande sul come.
 
“Shikamaru” esordì suo padre, “La prossima settimana arriverà l’ambasciatore di Suna e l’Hokage vuole che sia tu a scortarlo” “Sai che novità..” bofonchiò Shikamaru mentre riempiva la sua ciotola.
Shikaku aveva usato un tono esitante e ora stava pesando attentamente le prossime parole.
Se solo Shikamaru gli avesse prestato un po’ più di attenzione, forse si sarebbe reso conto prima che il padre era disagio per ciò che doveva dirgli: “La novità è che hanno nominato un altro come ambasciatore di Suna..”.
Shikaku era consapevole di starci girando intorno, ma stava solo cercando di dare la notizia nel modo meno doloroso possibile, pur sapendo che non c’era un modo per farlo.
“A si? Cos’è si sono accorti finalmente che con quel caratteraccio che si ritrova in realtà Temari è la persona meno adatta ad un ruolo diplomatico?” Shikamaru aveva esibito un ghigno, chissà cosa avrebbe fatto quella furia se lo avesse sentito parlare di lei in questi termini!
E si compiacque tra sé e sé; questo cambiamento avrebbe comportato meno prese in giro e meno strigliate da parte di quella dispotica e indisponente Seccatura.
Si, sarebbe stato sicuramente un bene.
Tuttavia un pensiero era sorto spontaneamente nel suo geniale cervello: questo significa anche che non la vedrai praticamente più..
Temari veniva al villaggio della Foglia quasi esclusivamente per consegnare i messaggi del fratello o per presenziare a cerimonie pubbliche.
E perché mai questa prospettiva non mi piace.. non mi piace affatto?
Il cervello di Shikamaru, che negli ultimi giorni si era rivelato inutile per trovare una spiegazione a ciò che era successo al padre, sembrava aver riacquistato improvvisamente vigore e ora gli inviava senza sosta tutta una serie di immagini che il ragazzo credeva di aver dimenticato.
E riguardavano tutte Lei: erano situazioni, parole, gesti o anche semplici sguardi che inaspettatamente, si rese conto che gli sarebbero mancati. Erano cose piuttosto banali e a cui non aveva mai prestato troppa attenzione in effetti. Come il fatto che, a modo suo, lei lo spronasse continuamente a migliorare. Gli aveva fatto notare che se solo avesse smesso di essere così pigro (che novità!) avrebbe potuto facilmente diventare jonin. Detto da lei, e senza ricorrere alla forza bruta, poteva quasi sembrare un complimento.
Lui si era sentito in imbarazzo e non capiva il perché. Shikamaru era pigro da tutta la vita, sapeva di esserlo, ed era sempre stato abituato a sentirsi richiamare per la sua indolenza sin da bambino. Ma chissà perché, di tutti i rimproveri sentiti dalla madre, dagli insegnanti e persino dai compagni, quelli fatti da lei, avevano cominciato ad avere un certo peso.
E poi si ricordò che una delle ultime volte che le aveva fatto da scorta al villaggio lei un complimento vero glielo aveva fatto! dicendogli che aveva svolto bene il suo compito come guida dell’ambasciatrice.. Non c’era stata traccia di sarcasmo, e aveva addirittura sorriso! Non un sorriso di scherno o un ghigno prepotente, un sorriso vero.
Si ricordava ancora il primo sorriso che gli aveva rivolto: era stato subito dopo aver ucciso Tayuya. Un attimo.. perché me lo ricordo ancora? Sono passati anni!
Shikamaru scosse la testa: forse semplicemente non si sarebbe mai scordato il giorno in cui si era fatto salvare il culo da una donna..
 
Intanto Shikaku si era avvicinato al figlio con circospezione, non aveva mai smesso di studiare attentamente il suo viso durante il loro scambio di battute.
Lui e Yoshino non avevano potuto non notare che Temari della sabbia era praticamente l’unica ragazze di cui loro figlio avesse mai parlato a casa (a parte Ino, ma lei non contava, erano cresciuti insieme ed erano come fratello e sorella). E anche se praticamente si trattava solo di lamentele su come lei lo maltrattasse, era sempre qualcosa rispetto all’assoluta indifferenza con cui non considerava le altre ragazze. Shikamaru era noto per la sua misoginia e per come considerasse le donne delle inutili oche.
Yoshino aveva già preso in simpatia la sorella maggiore del kazekage; qualsiasi donna di carattere che riuscisse a smuovere il suo pigro e svogliato figlio era ben accetta. Secondo la moglie, Shikamaru avrebbe avuto bisogno di una donna energica e decisa, capace di metterlo in riga come lei faceva col marito.
Shikaku non era sicuro che tra i due ci fosse qualcosa di più di un normale rapporto di lavoro, sapeva solo che quando lei si trovava al villaggio loro due trascorrevano praticamente tutta la giornata insieme.  Anche se fossero stati semplici amici, non era comunque mai facile dare certe notizie.
“Shikamaru.. “questa volta il ragazzo si accorse della nota di serietà nella voce del padre e si fermò a guardarlo. “Temari è stata gravemente ferita durante la guerra. Date le sue condizioni non sanno quando e se si riprenderà, per cui si sono visti costretti ad affidare il suo ruolo di ambasciatrice di Suna ad un altro”.
Shikamaru si sentì mancare la terra sotto i piedi. “Co-cosa significa quando e se si riprenderà..?”
“Significa che è in coma figliolo.. mi dispiace”
Shikamaru non si era mosso di un millimetro. Si sentiva stordito come se lo avessero preso a pugni e nella sua testa risuonavano come un eco le parole “coma” e “Temari” ma la cosa era talmente assurda che la sua mente si rifiutava di collegarli.
L’immagine di lei, distesa su un letto d’ospedale, immobile ed inerme strideva troppo con quella della kunoichi  forte e fiera che aveva conosciuto. Non era possibile..
Coma..
Non l’avrebbe mai più rivista. Questo pensiero colpì Shikamaru con la stessa violenza di un kunai in pieno petto. Perché fa così male??
Temari..
Era una guerra, avrebbe dovuto saperlo che poteva succedere.
Coma..
Shikamaru  si rese conto di non aver mai preso in considerazione quell’eventualità. Anzi, per essere sinceri, non aveva mai voluto prenderla in considerazione. E ora capiva il perché, per proteggersi. Perché faceva davvero troppo male cazzo.
Temari..
Si girò, dando la schiena al padre.
Shikaku capì che era meglio lasciarlo solo: “Farò un bagno prima di cena. Se vuoi dopo possiamo farci una partita a shog-“
“Io esco” lo interruppe Shikamaru sparendo nell’ingresso “non mi aspettate”.
Shikaku abbassò la testa dispiaciuto, sussurrando a se stesso: “La sola cosa che sono capace di fare come padre è di giocare a shogi con te”.
 
Shikamaru si era riversato in strada quasi di corsa, respirando pesantemente. Si era sentito sopraffatto. La cucina di casa sua era così silenziosa che le voci nella sua testa lo stavano facendo impazzire. “Temari è..” ma ancora non riusciva ad avvicinare quei due concetti, nemmeno a parole. Ancora non riusciva a capacitarsene.
“Un momento!” sussultò “giusto ieri ho visto Kankuro e non mi ha detto niente!” .
Shikamaru ripensò che il fratello di Temari gli era sembrato particolarmente nervoso e ora capiva il motivo. Ma perché non gli aveva detto di sua sorella? Sapeva che avevano lavorato insieme e..
Temari..
Appunto loro avevano sempre e solo lavorato assieme. Si trattava solo di lavoro. Non si erano mai scambiati confidenze o altro e Temari manteneva sempre un certo contegno con lui per il fatto che si sentiva investita della responsabilità di rappresentare il suo villaggio.
Eppure il loro scambiarsi insulti e frecciatine.. Shikamaru aveva cominciato ad apprezzare il fatto che fosse un trattamento che lei riservava solamente a lui. Era il loro modo di relazionarsi. O forse non era mai stato niente? Se Kankuro non aveva nemmeno ritenuto che valesse la pena informarlo su una cosa del genere..
Coma..
Shikamaru si passò le mani tra i capelli, sfacendo in parte il suo codino ispido.
Ancora quelle voci nella sua testa. Doveva trovare il modo di farle tacere o, era sicuro, sarebbe presto impazzito.
Senza nemmeno pensarci, si era fiondato dentro il locale più vicino e aveva ordinato la prima cosa alcoolica che gli era venuta in mente. Poi subito una seconda e una terza.
Era praticamente a stomaco vuoto, sperava non ci avrebbe impiegato molto ad ubriacarsi.
Temari..
Niente. Riusciva ancora a vederla.. Erano all’esame per diventare chunin e lei aveva aperto il suo ventaglio sorridendogli sprezzante.
Shikamaru ordinò un quarto e poi un quinto bicchiere.
Coma..
Com’era successo poi? Chi l’aveva ferita? Per il Nara era difficile immaginarsi qualcuno capace di tenerle testa, figuriamoci poi di ucciderla.. Ma non è mica morta, può sempre svegliarsi.. oh per l’amor del cielo Shikamaru! Tu te la sei cavata per il rotto della cuffia e vogliamo parlare di tuo padre? Quanti altri miracoli credi ti possano capitare, eh?? Ma con chi diamine sto parlando???
Shikamaru aveva continuato ad ingurgitare quel liquido ambrato che gli infiammava la gola e gli bruciava lo stomaco finché aveva cominciato a non ricordare più quale parola cominciava per “c”.
L’alcool stava facendo effetto, finalmente. La tanto agognata sensazione di stordimento e pace lo stava avvolgendo. Shikamaru non vedeva l’ora di esserne completamente inghiottito, di annullare per un po’ la sua coscienza, di far sparire quel groppo al gola e quel dolore sordo nel petto.
Però il suo nome rimaneva, e anche il suo viso. Entrambi erano marchiati a fuoco nella sua testa e quel sedativo in bottiglia sembrava non avere effetto su di loro.
Perché, perché sto così male per te maledizione? Eri.. sei la donna più orgogliosa, testarda e manesca che abbia mai conosciuto. Una vera spina nel fianco, sempre pronta a sgridarmi e a farmi sgobbare. La seccatura peggiore di tutte!
E allora perché? Eravamo solo colleghi, tutt’al più amici e allora perché ogni respiro fa più male del precedente se penso che non ti vedrò mai più?
Shikamaru aveva perso il conto dei bicchieri che si era scolato, e ora, immerso nei suoi deliri, vedeva solo i suoi occhi, fissi e magnetici e ne era come ipnotizzato.
Improvvisamente, un pensiero terrificante si fece spazio e il Nara ebbe la sua risposta.
Furioso si alzo di scatto, o almeno quanto più velocemente i suoi riflessi annebbiati gli consentissero, e uscì in cerca d’aria.
Procedeva lentamente, barcollando. Doveva aver bevuto parecchio, tutto intorno a lui sembrava vorticare e dovette reggersi ai muri delle case per non cadere. Strizzò gli occhi cercando di ottenere un minimo di stabilità ma stava sbandando e d’un tratto si sentì sorreggere. “Shika! Ehi.. stai bene?”
Shikamaru riconobbe la sua voce “I-Ino? Che ci fai in giro a quest’ora?” cercò di mettersi dritto ma rischiò solo di ribaltarsi. Ino, sorpresa, si trovò a tirarlo su di peso “Ma sei ubriaco??”
“Sto benissimo.. lasciami in pace..” biascicò il ragazzo.
Ino sbuffò “Si, si vede! guarda qui, non ti reggi in piedi!” gli prese un braccio e se lo mise intorno alle spalle “Su, andiamo!”
“Dove?” Shikamaru si lasciò trascinare senza opporre resistenza. A questo punto non gli interessava assolutamente più nulla.
“Non penserai di tornare a casa in queste condizioni vero? Non voglio pensare a cosa farebbe tua madre se ti vedesse in questo stato! Andiamo al negozio di fiori, è qui vicino.. Mi vuoi dire perché ti sei ridotto così?”
Shikamaru metteva un piede di fronte all’altro tenendo gli occhi fissi nel vuoto. Non stava ascoltando le parole di Ino; nella sua mente confusa dai fumi dell’alcool, continuava a ripetersi che Temari non era niente per lui e che presto gli sarebbe passata. Si, doveva solo convincersi di questo e presto sarebbe finito tutto.
 
Mentre guardava il proprio riflesso nel bicchiere mezzo vuoto, una terribile consapevolezza era emersa, chiara ed evidente, e anche se solo per un istante Shikamaru non era riuscito ad ignorarla. Ed era stato sul punto di gridare. Un angoscia opprimente si era impossessata di lui man mano che il ragazzo era riuscito ad ammettere a se stesso il perché di quel dolore lacerante nel petto alle parole di sue padre.
 
“Avanti, ora siediti qui..” Shikamaru era stato appoggiato con delicatezza sul bancone della fioreria degli Yamanaka dalla giovane proprietaria “e mentre aspettiamo che ti passi la sbronza, mi racconterai perché ti sei messo a bere come una spugna, ok?”
Il Nara guardava le labbra di Ino muoversi.
Lei non è niente per me, non significa niente per me.. continuava a ripetersi come un mantra.
Lei è come tutte le altre, io non ho bisogno di lei..
“Shikamaru mi stai ascoltando? Ehi? Shika..? Ma che ti prend-“
Improvvisamente il ragazzo si era avventato su di lei, aveva premuto le sue labbra con forza su quelle di Ino facendola indietreggiare.
Io non sono innamorato di Lei, non posso essermi innamorato di Lei..
Gravò sulla sua compagna di team con tutto il suo corpo, schiacciandola contro la parete; una mano ferma dietro la nuca e l’altra ad afferrarle un fianco.
Ino era rimasta attonita di fronte a quel gesto, letteralmente pietrificata, sulle prime.
Poi, quando Shikamaru era sceso a lambirle il collo con le labbra e aveva spostato la mano verso la sua natica, cercando di alzarle la gamba, lei aveva liberato le braccia e aveva cercato di allontanarlo senza riuscirci.
“SHIKAAA!! Ma che diavolo stai facendo?! Sei forse uscito di testa??”
Ma Shikamaru sembrava non sentirla, voleva solo dimostrare a se stesso che Temari non era niente per lui, e nel suo folle ragionamento, il modo più efficace per farlo era stato saltare addosso alla prima donna che aveva avuto davanti.
Lo vedi Tem? Io non sono innamorato di te, altrimenti non potrei fare questo!
Non posso amarti, non posso! Non adesso che tu non ci sei più, altrimenti sono fottuto..
Quando poi lui si era insinuato verso il suo interno coscia, la ragazza, furiosa, lo aveva spinto via senza troppi riguardi e Shikamaru era caduto malamente all’indietro.
Il tempo di rialzarsi sui gomiti e aveva rimesso anche l’anima sul pavimento della fioreria accanto ai sacchi di terriccio.
 
 
 
 
 
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Di nuovo ciao! E con questo capitolo spero di aver risposto ai vostri dubbi sul perché Shikamaru è depresso e perché non riesce a guardare in faccia Ino (oltre che per il fatto dei loro padri, ovviamente).
Immagino che sia stata una sorpresa (non il fatto di Temari, penso che quello si fosse intuito).. fatemi sapere cosa ne pensate, sono molto curiosa! ^^
Un bacione e alla prossima!

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Capitolo 7
*** Riesci a sentirmi? ***


Shikamaru si era alzato in piedi non senza difficoltà, sentendosi leggermente più lucido ma ancora frastornato.
La testa gli doleva terribilmente, sentiva delle fitte martellanti che non gli davano tregua ed un sapore acido e schifoso in bocca. Doveva aver vomitato.
Ma almeno lo spazio intorno a lui aveva smesso di vorticare.
Riconobbe il profumo di fiori che aveva sentito fin da bambino e seppe subito di trovarsi nel negozio di fiori di Ino. Si girò spaesato.
La sua amica era seduta sul bancone a braccia incrociate, le gambe accavallate e dondolava nervosamente un piede.
Da come lo guardava sembrava parecchio alterata.
Oh no.. pensò Shikamaru. In quel momento la testa sembrava sul punto di scoppiargli e non avrebbe sopportato i toni acuti che sapeva la voce di Ino poteva raggiungere.
“Bensvegliato..” aveva detto sarcastica “Ora, se ti sei calmato, mi spieghi che cosa diamine significava il tuo comportamento di poco fa?”.
Sì, era decisamente incazzata. Ma almeno non stava urlando.
Ino alzò un sopracciglio di fronte allo sguardo da ameba che aveva assunto il suo compagno di team.
Il ragazzo si portò le mani alle tempie, biascicando. “Ma di che cosa stai parlando? Quale comportamento io-“
Shikamaru alzò la testa di scatto, incontrando le sguardo di Ino: “Cazzo..”
Aveva avuto come un flash; si era ricordato all’improvviso di essersi spinto addosso alla ragazza e di aver provato a toccarla mentre lei gridava e cercava di respingerlo, poi il buio. Oddio.. non aveva mica..?
“Ecco appunto, vedo che ora ricordi”
“Ino io..” Shikamaru ora era pallido come un cencio, e gli occhi stravolti “mi dispiace, ti giuro che non volevo io.. non so cosa mi sia preso”.
Lei era scesa dal bancone e gli si era avvicinata per calmarlo dato che il ragazzo sembrava sul punto di collassare di nuovo.  Aveva sollevato le braccia, avvicinando i palmi alla testa del Nara: “Aspetta un momento” e così dicendo del chakra curativo fuoriuscì dalle sue mani; “Non sarò un ninja medico eccezionale come Sakura, ma almeno posso farti passare il mal di testa..”.
Shikamaru sentì l’emicrania affievolirsi fino a sparire quasi del tutto, ma il sollievo più grande era dato dal constatare che la sua migliore amica non sembrava troppo arrabbiata con lui.
Doveva assolutamente fare chiarezza perciò le abbassò le braccia “Ino.. io non.. non ti ho.. vero?”
La ragazza allucinò “Certo che no! Che dici?! Ti ho spinto via appena hai iniziato ad allungare le mani e allora tu sei andato al tappeto come un sacco di patate!”
Il Nara lasciò andare un lungo sospiro ringraziando tutti i kami esistenti di non aver fatto nulla di irreparabile. Ma si sentiva comunque sprofondare per la vergogna e per il senso di colpa. “Perdonami Ino, io..” Non sapeva da dove cominciare per chiederle scusa.
“Shika, non fa niente, so che eri ubriaco. Quello che vorrei sapere è perché ti sei messo a bere quando in tutti questi anni non ti ho mai visto toccare una goccia d’alcool. Tu disprezzavi quelli che si sbronzavano, o sbaglio?”
La Yamanaka si era davvero infuriata quando il ragazzo le si era lanciato addosso e ancora di più quando aveva rigettato sul pavimento del suo negozio. Aveva aspettato che quel pigrone si risvegliasse con le mani che le prudevano, avrebbe preteso una spiegazione, oh si che l’avrebbe fatto! E di sicuro Shikamaru non se la sarebbe cavata con poco. Poi quando lui aveva ripreso lucidità, di fronte al suo sgomento e al suo sguardo terrorizzato, Ino si era intenerita; non aveva mai visto il suo amico in quello stato, doveva essere successo qualcosa di grave per sconvolgerlo a tal punto.
Shikamaru esitava; non voleva raccontare tutto a Ino, ma sapeva quanto era testarda la sua amica, non gli avrebbe dato pace finché lui non avesse soddisfatto la sua curiosità. D’altra parte il Nara si sentiva riconoscente verso di lei, che invece di infuriarsi si era preoccupata di capire che cosa lo avesse portato ad agire in un modo che non era proprio da lui.
Così si decise.
“Mio padre mi ha detto che Temari è stata ferita durante la guerra e che ora è in coma” disse asciutto.
“Oh” Ino dischiuse la bocca, non se l’aspettava. “Adesso, capisco” concluse lei semplicemente.
Shikamaru si innervosì “Che cosa hai capito?”.
“Mi dispiace Shika..”
“Non compatirmi Ino” ribattè duro lui
“Non ti sto compatendo, baka!” obiettò lei offesa.
Il ragazzo aveva sospirato; quella nottata si stava facendo davvero troppo lunga e lui non aveva nessuna voglia di parlare di Lei. “è meglio che vada.. scusami ancora e non preoccuparti, non ho più intenzione di ridurmi in questo stato”.
 
Quella notte Shikamaru aveva continuato a tormentarsi ancora a lungo, inorridendo al pensiero di cosa sarebbe potuto succedere se non avesse incontrato Ino quella sera. La sua amica era forte ed allenata, era perciò riuscita a respingerlo senza problemi, ma se non si fosse imbattuto in una kunoichi? Avrebbe potuto seriamente fare del male ad una sconosciuta indifesa? Razionalmente il ragazzo non si vedeva capace di alzare le mani su una donna, ma non pensava nemmeno che avrebbe mai aggredito sessualmente la sua compagna di team. Shikamaru si sentiva confuso, era stato l’alcool a ridurlo così o il dolore al pensiero di Temari? Per sicurezza decise che non avrebbe più bevuto e che avrebbe fatto il possibile per tenere la mente impegnata e lontana dal pensiero della donna che amava. Perché ormai si era rassegnato a quella conclusione: lui amava quella seccatura e anche da parecchio tempo, solo che non se ne era accorto finchè non era stato troppo tardi. 
 
Nelle settimane successive Shikamaru si era ritrovato ad evitare Ino: non riusciva più a sostenere la sua presenza, si vergognava come un ladro per il suo comportamento. La ragazza aveva notato che il suo migliore amico la teneva a distanza e lo aveva affrontato più volte, ribandendo che lei aveva dimenticato tutto. Ma anche se lei lo rassicurava che non gli serbava rancore e che in fondo non era successo nulla di grave, il Nara si sentiva comunque in colpa e in imbarazzo verso di lei.
Finchè un giorno, durante l’ennesimo tentativo di riavvicinamento, aveva visto delle lacrime colare dagli occhi di Ino mentre lei gli sussurrava che con la morte di Asuma-sensei e di suo padre aveva già perso alcune delle persone a cui teneva di più e che non voleva perdere anche il suo più caro amico. Shikamaru si era sentito ancora più miserabile per averla fatta piangere e si era ripromesso che da lì in avanti si sarebbe costretto a comportarsi come prima con Ino. Non voleva che la sua amica soffrisse più del necessario con quello che era successo a Inoichi.
 
 
Se durante il giorno Shikamaru faceva di tutto per tenere il cervello impegnato e il cuore libero dal pensiero di Lei, non era altrettanto facile la notte. Tutte le maledette sere, prima di cadere nell’oblio del sonno, la mente correva inevitabilmente a Temari.
In quei tre mesi non era mai andato a trovarla, non trovava la forza, ma col pensiero Shikamaru era con lei tutte le notti.
Era come se la vedesse: la immaginava distesa su uno sterile letto di ospedale, pallida e gli sembrava quasi di sentire i ticchettii dei macchinari che controllavano le sue funzioni vitali.
I suoi occhi, che erano sempre stati fieri e penetranti, ora erano nascosti dalle palpebre. Le braccia, allenate e forti, adesso erano preda delle flebo.
Shikamaru delineava col pensiero le clavicole sporgenti e poi si insinuava sotto il lenzuolo leggero dell’ospedale, seguiva la linea morbida del seno e dei fianchi fino a scendere al profilo muscoloso delle cosce e dei polpacci.
Si chiedeva se stesse soffrendo, quanto sarebbe rimasta in quelle condizioni e che cosa ne sarebbe stato di lui se un giorno gli fosse arrivata notizia che lei non ce l’aveva fatta. Nelle giornate più positive invece, fantasticava su cosa avrebbe fatto se lei si fosse svegliata: sarebbe corso a Suna e le avrebbe confessato i suoi sentimenti e poi, a costo di rimetterci l’osso del collo, le avrebbe rubato almeno un bacio.
Si pentiva quasi subito di certi pensieri, era davvero masochistico illudersi.
Shikamaru non si era mai considerato un tipo religioso, perciò se anche ci fosse stato qualcuno o qualcosa a cui appellarsi, dubitava fortemente che avrebbe accolto le suppliche di qualcuno così poco devoto.
Però Shikamaru pregava. Pregava l’unica persona che sapeva poteva fare la differenza. Pregava Lei. Pregava Temari di combattere, di non arrendersi.
Si sentiva come intrappolato, tutto il resto del modo andava avanti come meglio poteva dopo la guerra, mentre la sua realtà si era cristallizzata nell’attesa di notizie.
I giorni si susseguivano tutti uguali, in una lenta e sfibrante monotonia dove tutto sembrava avere perso importanza.
Tem, se puoi sentirmi, non mollare.
Tem, svegliati.
Ti prego, Tem.
Che cosa ho lottato a fare per salvare il mondo se tu non ci sei.
Tem, riesci a sentirmi?
Sdraiato sul suo letto in una muta supplica, Shikamaru si stava addormentando con il suo nome sulle labbra.
 
 
 
 

 
Ciao a tutti! Eccoci qui con un altro capitolo che chiarisce come si è conclusa la questione tra Ino e Shika.
Come vi è sembrato il finale, troppo triste? Vi ho fatto commuovere un pochino?
Se volete immergervi completamente nell’atmosfera, mentre scrivevo quella parte avevo in mente una canzone “Feel me” di Mecca Kalani. Io la trovo emozionante anche se un po malinconica e credo che il ritmo cadenzato si accompagni bene con la situazione di Shika, a cui sembra che il tempo non passi mai.
Dal prossimo capitolo inizierò finalmente a svelare qualcosina e parte dei vostri dubbi saranno chiariti.
Un bacione a tutti! ^^

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Capitolo 8
*** Tecnica dello scambio del destino ***


Capitolo 3 (il giorno dopo la fine della guerra, al mattino)
Capitolo 5 (il giorno dopo la fine della guerra, al tramonto)
Capitolo 8
Capitolo 6 (Shikamaru scopre che Temari è in coma, il giorno dopo in cui ha incontrato Kankuro e l’altro jonin a Konoha)
Capitolo 7
Capitolo 1, 2 e 4 (circa tre mesi dopo la fine della guerra, i capitoli si svolgono tutti il giorno in cui Kurenai partorisce).
 
 
(Questa parte segue cronologicamente il capitolo 5)
 
 
POV Gaara
 
Alle prime luci dell’alba Gaara era stato svegliato da una voce concitata: il team di esperti che aveva convocato la sera precedente, aveva lavorato tutta la notte e aveva delle informazioni sul rotolo.
Si alzò immediatamente dando disposizioni che anche suo fratello fosse avvisato.
Quando furono tutti nello studio del kazekage, questo parlò per primo: “Allora che cosa sapete dirmi di questo rotolo?”
“Ad occhio e croce risale a poco meno di vent’anni fa e dalle incisioni abbiamo dedotto che apparteneva senza dubbio al nostro archivio, non so dove l’abbiate trovato Gaara-sama, ma devono averlo trafugato senza che ce ne accorgessimo.”
Gaara soppesava la gravità di quelle informazioni: “è tutto?”
“Non siamo riusciti a decifrare il contenuto, ma sappiamo per certo che è stato sottratto dalla sezione dell’archivio dedicata alle tecniche proibite.”
Kankuro incontrò lo sguardo del fratello e si scambiarono un’occhiata allusiva “Quindi questo rotolo in pratica appartiene a Suna. Non avevo mai visto quei simboli prima, però”
“E nemmeno io, è questo che non capisco!” disse il membro più anziano del team “Lavoro nella divisione di crittografia da più di 30 anni eppure-“
“Perché quelli non sono simboli del nostro villaggio”
Nello stupore generale, l’ultimo sopravvissuto degli Egregi Fratelli aveva fatto il suo ingresso nell’ufficio.“Ebizo-sama?!”
L’anziano avanzò al cospetto del kazekage e Kankuro si fece avanti “Questa è una riunione privata..”
“Kankuro, lascialo parlare. Spiegatevi meglio, cosa significa che quelli non sono simboli di Suna, li conoscete Ebizo-sama?” chiese Gaara serio.
Ebizo annuì “Sono simboli del villaggio della Foglia. Quel rotolo è stata praticamente una mia idea”.
Tutti i presenti sgranarono gli occhi e per un attimo l’ufficio calò nel silenzio più completo.
Gaara lo invitò a proseguire, ma prima Ebizo si rivolse al team di esperti nelle codifiche: “Lasciateci soli”.
Quando furono rimasti solo loro tre, Kankuro decise di fare una domanda per capire quanto sapesse l’anziano shinobi, perciò chiese sospettoso: “Quindi voi sapete dove è stato trovato questo rotolo?”
Il vecchio rispose pacato “Non posso conoscere il luogo esatto, ma so con certezza chi l’ha usato”
“Raccontateci tutto Ebizo-sama” lo invitò Gaara.
“ E’ cominciato tutto circa 18 anni fa, vostro padre aveva sentito parlare di una tecnica eccezionale ideata da uno shinobi del villaggio della Foglia che divenne ben presto noto come il Lampo Giallo di Konoha..”
“Sì, era lo Yondaime Hokage, il padre di Naruto. Ma cosa c’entra?” sbottò Kankuro.
Ebizo ignorò il tono spazientito del maggiore dei fratelli Sabaku no e continuò: “Non lo era ancora, ma lo sarebbe diventato presto. Era un ninja di talento e l’allora Kazekage era rimasto molto impressionato dalla tecnica della Dislocazione Istantanea: lo affascinava la possibilità di poter superare il deserto istantaneamente, posizionando un kunai segnato sui suoi confini. Avrebbe permesso agli shinobi della sabbia di risparmiare molto tempo senza correre rischi derivanti dall’attraversare il mare di sabbia che circonda il nostro villaggio. Vostro padre voleva quella tecnica per Suna a tutti i costi, così mandò una spia a Konoha sperando di carpirne i segreti..”
Questa volta fu Gaara ad interromperlo “Nostro padre voleva copiare una tecnica di quel livello? È praticamente impossibile..!”
“Infatti, e se ne rese conto presto” rispose il fratello di Chiyo-sama “Ed è qui che entrai in gioco io” sorrise mesto, “Presi spunto da quella tecnica, la unii alla tecnica del richiamo per crearne una del tutto nuova. La chiamai: Unmei no kokan justu, tecnica dello scambio del destino
“Non ne ho mai sentito parlare..” disse Kankuro guardando suo fratello e a giudicare dalla sua espressione nemmeno lui la conosceva.
“Comprensibile” riprese l’anziano “Questa tecnica non si usa più da anni, è stata persino proibita. Mio malgrado si è rivelata un fallimento”
“Perché mai?” chiese Gaara inquieto.
“Perché essendo incompleta, questa tecnica era anche pericolosa” rispose semplicemente Ebizo “Purtroppo non sono stato in grado di perfezionarla. Inizialmente si era pensato di conservarla ed usarla in casi estremi come ultima risorsa, ma poi, visto che era anche difficile da padroneggiare, è caduta in disuso ed infine è stato vietato divulgarla”.
Kankuro e Gaara si scambiarono un breve sguardo di angoscia.
Dopo una breve pausa l’anziano shinobi proseguì: “So che cosa vi preme sapere e mi duole moltissimo comunicarvi che non posso fare niente per vostra sorella”.
I due fratelli drizzarono le orecchie, cercando di nascondere la sorpresa: “Come sapete che c’entra Temari con tutto questo?”
Ebizo  rispose placidamente: “Lo so perché sono stato io a consegnarle quel rotolo”.
Gaara chiuse gli occhi sospirando e anche Kankuro abbassò la testa: il loro timore era stato confermato, il rotolo era di Temari e non di un potenziale aggressore. Quindi il pericolo della tecnica gravava su di lei.
Il Kazekage si accigliò, “Perché l’avete fatto sapendo che era pericoloso?”
“Io avevo messo in guarda Temari sui rischi che correva, ma lei era decisa ad impararla a tutti i costi..” precisò l’ultimo rimasto degli egregi fratelli.
“Ma perché ha voluto imparare proprio quella tecnica? In cosa consiste?”
 
 
 
 
 
Poche ore dopo Kankuro rientrava trafelato nell’ufficio del fratello “Eccomi.. ho preso tutto: gli appunti dei dottori, le ultime analisi di Temari e i risultati dei suoi esami.. sono pronto a partire!”
“Bene” rispose Gaara senza alzare gli occhi dal foglio su cui era concentrato; “Io ho scritto una lettera per il quinto Hokage da accompagnare al rotolo. Le ho spiegato la situazione e spero che accetterà di aiutarci.. nonostante tutto”
“Le hai detto anche del plagio della tecnica?”
“Sì.. sono stato del tutto onesto. Se accetterà di curare nostra sorella mi sembra il minimo”
Gaara sigillò le lettera e la consegnò al fratello assieme al rotolo.
Kankuro prese le carte e le aggiunse a quelle dei medici. “Non preoccuparti Gaara, andrà tutto bene. Quella volta in cui sono stato avvelenato da Sasori è stata la sua allieva con i capelli rosa a salvarmi, quando qui mi davano già per spacciato. Ed era solo la sua allieva, figurati quali tecniche mediche conoscerà Tsunade.. sono sicuro che saprà trovare una cura!” con quelle parole Kankuro cercava di rassicurare entrambi, sapevano bene che il quinto Hokage era l’ultima speranza per salvare la vita di Temari.
 “Mi raccomando Kankuro, nessuno deve sapere di questa missione, il consiglio di Suna non approverebbe. Non mi permetterebbero mai di ammettere il furto di una tecnica di un altro villaggio, di un Hokage per giunta. Siamo da poco tornati in un periodo di pace e non vorranno mai rischiare gli equilibri che sono appena stati ripristinati con gli altri paesi, preferirebbero sacrificare la vita di Temari piuttosto”.
Gaara sospirò e il suo sguardo si fece grave “Lo so anch’io che questa dichiarazione potrebbe compromettere i nostri rapporti con la Foglia, ma non abbiamo altra scelta se vogliamo salvarla. Inoltre mi sono impegnato a consegnare loro il rotolo una volta conclusa la faccenda, spero che questo basti a dimostrare la mia buona fede”.
Kankuro guardò suo fratello e provò compassione per lui, sapeva che non era stata una scelta facile. Gaara appariva sempre forte e impassibile, come se il peso delle responsabilità non lo opprimesse, ma non era così.
Gaara aveva faticosamente imparato che le gioie, così come i dolori, si potevano condividere con le persone vicine perciò, ogni tanto, si permetteva di lasciarsi andare almeno con la sua famiglia. “Il dovere di un kage è mettere il bene del proprio villaggio sopra ogni altra cosa. E oggi non lo sto facendo. Oggi sto mettendo Temari al primo posto. Questo fa di me un buon fratello forse, ma anche un pessimo Kazekage”.
Kankuro scosse la testa “Non sei stato tu a copiare la tecnica del quarto Hokage, ma nostro padre! Lui ha messo Suna davanti a tutto, persino ai suoi stessi figli, e guarda questo a cosa ci ha portato oggi!”
Gaara socchiuse gli occhi; se un tempo aveva odiato e temuto suo padre, per aver attentato alla sua vita ben 6 volte quando non era che un bambino, adesso era arrivato a comprendere il peso delle scelte che aveva dovuto fare. Tuttavia Gaara voleva essere diverso. Ora che aveva scoperto il significato dei legami, ora che con suo fratello e sua sorella erano una vera famiglia, aveva tutta l’intenzione di proteggerli. E questo lo d’aveva imparato da Naruto.
“… noi non eravamo ancora nati e non ne sapevamo niente fino a questa mattina, non possono accusare te per quel rotolo. Vedrai che non ci saranno gravi conseguenze. In ogni caso, qualsiasi cosa accada, io sono con te Gaara” aveva concluso Kankuro.
Il Kazekage aveva annuito guardando il fratello dritto negli occhi; gli era riconoscente e, anche se non era in grado di esternarlo, i due si comprendevano ugualmente.
Quindi proseguì: “Comunque, per sicurezza, se Tsunade dovesse accettare di aiutarci, non sarai tu a tenere i contatti con lei. Daresti troppo nell’occhio facendo avanti e indietro tra Suna e Konoha. Ho deciso di affidare questo compito a Hasaru è un jonin veloce e soprattutto fidato. Oggi te lo affiancherò così potrai fargli da guida e presentarlo al quinto.”
“D’accordo Gaara, partiremo subito”
 
 
 
 
 
 
 
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Tadàààà..!!! Ve l’aspettavate questo colpo di scena??
Ora avete scoperto da dove viene il rotolo e cos’erano andati a fare Kankuro e l’altro jonin (che ora sappiamo chiamarsi Hasaru) a Konoha, il giorno che hanno incontrato Shikamaru.
Vi avrò mica svelato troppo..?? :/
Buon week end a tutti! Alla prossima settimana

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Capitolo 9
*** Nomi ***


Capitolo 3 (il giorno dopo la fine della guerra, al mattino)
Capitolo 5 (il giorno dopo la fine della guerra, al tramonto)
Capitolo 8  (Ebizo spiega a Gaara e Kankuro del rotolo)
Capitolo 6 (Shikamaru scopre che Temari è in coma, il giorno dopo in cui ha incontrato Kankuro e l’altro jonin a Konoha)
Capitolo 7
Capitolo 1, 2 e 4 (circa tre mesi dopo la fine della guerra, i capitoli si svolgono tutti il giorno in cui Kurenai partorisce).
Capitolo 9
 
 
 
 
Shikamaru si era svegliato presto quella mattina; due settimane erano passate dall’ultima volta che aveva assistito all’incontro furtivo tra quel jonin di Suna e il quinto Hokage e oggi sarebbe tornato in ospedale.
Ancora disteso nel letto, il Nara si ripromise, per l’ennesima volta, di non farsi troppe illusioni.
Aveva ripensato molto a quello stralcio di conversazione che era riuscito a sentire e si era ripetuto più volte quelle parole nella sua testa, sperando di ricavarci chissà quale significato nascosto, ma niente. Il ninja della Sabbia aveva riportato i ringraziamenti personali del Kazekage ma questo non dimostrava niente. Gaara avrebbe potuto richiedere l’aiuto medico di Tsunade per qualcun altro, anche se..
Si disse che il dubbio era lecito. Tuttavia quella segretezza non lo convinceva.
Qualche giorno prima Shikamaru, per mettersi il cuore in pace ed escludere qualche possibilità, aveva chiesto a suo padre se Tsunade stesse collaborando con il villaggio della Sabbia e il capoclan sembrava proprio non ne sapesse niente.
Shikaku aveva ripreso il suo posto come consigliere dell’Hokage e al ragazzo sembrava improbabile che il padre non fosse a conoscenza di una cosa del genere a meno che la Senju non operasse in segreto anche dal Sesto. Se era così, allora la cosa si faceva davvero sospetta.
Per un attimo Shikamaru aveva pensato di rivelare al padre quello che aveva sentito, o peggio, di affrontare direttamente la donna, ma ci aveva ripensato immediatamente. Primo, perché Tsunade avrebbe potuto mandarlo al creatore con un pugno se avesse saputo che lui l’aveva spiata, e secondo, non voleva allarmarla e rischiare che annullasse l’incontro.
Doveva assolutamente sapere se si trattava di Lei. Forse era tutta una congettura, ma quella debole speranza aveva dato in qualche modo una nuova linfa vitale alle sue giornate.
Terzo, Shikamaru non nutriva il minimo dubbio sulla lealtà dell’ex Hokage verso il villaggio, se agiva nel più totale riserbo, doveva avere le sue buone ragioni. Le era stata chiesta discrezione espressamente dal Kazekage dopotutto.. ma perché?
Shikamaru aveva passato intere ore a scervellarsi su queste domande nei giorni precedenti e questo sembrava l’ennesimo mistero a cui non riusciva a trovare soluzione. Dio se era frustrante!
Sperava che quel pomeriggio avrebbe trovato le risposte che cercava.
 
 
“Merda, merda, merda!!”
Shikamaru saltava da un tetto all’altro di Konoha, dirigendosi verso l’ospedale il più in fretta possibile. Non aveva previsto che quel giorno gli sarebbe stato affidato del lavoro extra ed ora era in ritardo. C’era stata una riunione che si era protratta più del previsto e suo padre aveva preteso che assistesse. A nulla erano valsi i suoi tentativi di sottrarsi, Shikaku aveva insistito perchè rimanesse, in quanto un giorno avrebbe preso lui il posto di consigliere dell’Hokage. Shikamaru non aveva ascoltato più nulla dopo che l’orologio della sala del consiglio aveva segnato le sei. A quell’ora avrebbe già dovuto essere in ospedale.
Merda..
E pensare che aveva deciso di presentarsi in anticipo per trovare un nascondiglio migliore che gli consentisse di udire tutta la conversazione! Il giovane Nara aveva quindi impiegato i minuti successivi a studiare il percorso più breve e aveva concluso che anche correndo al massimo delle sue possibilità non ci avrebbe impiegato meno di 4 minuti.
18.07
Merda..
L’ultimo incontro tra Tsunade e il ninja di Suna non era durato più di una ventina di minuti. E se una volta arrivato in ospedale il ninja della Sabbia se ne fosse già andato? Non avrebbe nemmeno saputo quando e se ci sarebbe stata un’altra occasione. Merda..
Finalmente Kakashi si alzò e dichiarò conclusa la riunione. Erano le 18. 12. Merda!
Shikamaru era corso via in un lampo pregando di non arrivare troppo tardi.
 
Una volta raggiunto l’ospedale, il Nara percorse di volata i reparti fino a i laboratori. Qui azzerò il suo chakra e una volta arrivato alla fine del corridoio deserto, stava per svoltare l’angolo, quando vide la stessa porta di due settimane prima aprirsi. Di scatto frenò, si girò sui tacchi e appiattì la schiena al muro.
Merda..
Non l’avevano visto per un soffio, ed era abbastanza vicino da poterli sentire, ma se avessero svoltato l’angolo nella sua direzione lo avrebbero sicuramente scoperto ad origliare.
Non ebbe comunque il tempo di pensare a cosa fare che udì Tsunade: “Ormai non c’è altro che io possa fare. Riferisci al Kazekage che arrivati a questo punto il Sesto Hokage dovrà essere informato riguardo al rotolo. Immagino vorrà essere lui stesso a farlo. Fino ad allora lo custodirò qui io stessa, non deve preoccuparsi. È tutto, puoi andare ora”.
Merda!
Tsunade aveva appena congedato lo shinobi e Shikamaru non era riuscito a sentire niente di quello che si erano detti nella stanza! Era arrivato troppo tardi e per di più, non si erano dati un altro appuntamento; a quanto pare non si sarebbero più visti.
Il Nara chiuse gli occhi reclinando la testa contro il muro; si sentiva sconfitto.
Il jonin di Suna si era allontanato nell’altra direzione dopo un rapido inchino e Tsunade era rientrata nella stanza.
Dopo la delusione iniziale, Shikamaru si impose di calmarsi e analizzare lucidamente i contenuti della conversazione. Tsunade aveva detto: “Non c’è altro che io possa fare” questo cosa poteva significare, ammesso che fosse riferito a Temari? Che non c’erano più speranze?
Prima di cadere nella disperazione si sforzò di pensare al fatto che fino ad ora nessuno aveva fatto il nome di Lei e che forse era solo lui che voleva vedere cose laddove non c’erano.
Poi cos’ altro aveva detto il quinto Hokage.. aveva parlato di un rotolo e che Gaara avrebbe doluto informare il Sesto personalmente.. questo confermava la sua ipotesi che Tsunade stesse agendo alle spalle di Kakashi.
Ma di che rotolo stava parlando?
La donna aveva detto anche “Lo custodirò qui io stessa”, testuali parole.
Qui.. Shikamaru si chiese se stesse parlando della medesima stanza in cui si trovava adesso.
Doveva assolutamente scoprirlo, quel rotolo era l’ultimo indizio che aveva e non se lo sarebbe fatto scappare.
Dei passi, qualcuno si stava avvicinando e anche di corsa. Senza altra via di fuga, Shikamaru spiccò un balzo e si attaccò al soffitto incastrandosi tra la parete e un trave sporgente. Avrebbe potuto sorreggersi più facilmente con l’aiuto del chakra, ma appena aveva provato a farlo si era accorto che la persona che si era avvicinata tanto alla svelta, si era fermata proprio davanti a quella stanza.
Finalmente, in quella giornata in cui sembrava che andasse tutto storto, un colpo di fortuna! Era un’infermiera che bussò alla porta chiamando il quinto Hokage: c’era un ferito da operare con urgenza e su in reparto avevano bisogno di lei. Una chiamata provvidenziale!
Shikamaru trattenne il fiato quando le due donne passarono sotto di lui, aveva le braccia che tremavano per lo sforzo ma attese finché non fu sicuro che fossero ben lontane, dopodichè saltò nuovamente sul pavimento.
Si avvicinò con circospezione, notando che la porta era stata solamente chiusa a chiave; non aveva sigilli di protezione o altro. Sicuramente Tsunade non si aspettava che qualcuno sarebbe venuto a cercare il rotolo, a quanto pare nessun altro sapeva della sua esistenza.
Shikamaru non volle comunque rischiare di lasciare traccia del suo passaggio e preferì entrare dalla finestra. Si appostò fuori, reggendosi al muro esterno con il chakra e modellò la propria ombra affinché passasse sotto le finestra e girò la maniglia interna. Fu dentro in pochi secondi.
La stanza era abbastanza grande: c’era una libreria carica di carte e rotoli che occupava tutta la parete sinistra, mentre dalla parte opposta trovavano posto microscopi e diversi altri macchinari per analizzare sostanze. Al centro, due tavoli colmi di becker, vetrini, ampolle e contenitori di ogni genere tra fogli macchiati e scarabocchiati. Shikamaru si avvicinò e li guardò meglio, si trattava di appunti. Cominciò a leggerli per capire su che cosa l’ex Hokage staesse lavorando e con stupore non trovò termini medici ma  simboli di sigilli.
Possibile che Tsunade non stesse cercando la cura di una malattia quanto piuttosto stesse lavorando su una tecnica? In questo caso la cosa non riguarda Temari, pensò.
Si guardò meglio intorno, concentrandosi sulla ricerca del rotolo.
Doveva essere una cosa piuttosto importante se la dottoressa aveva rassicurato il Kazekage che ne avrebbe avuto cura lei personalmente, perciò Shikamaru era sicuro che non lo avrebbe lasciato in vista. Si trattava comunque di una questione che richiedeva la massima discrezione e anche se non aveva idea che qualcuno lo stesse cercando, certamente Tsunade avrebbe preso un minimo di precauzioni.
Si accucciò e cominciò ad esaminare i tavoli e lo trovò, in un cassetto nascosto.
Lo aprì e lo esaminò perplesso: non era esattamente quello che si aspettava. Quel rotolo conteneva sicuramente una tecnica, ma Shikamaru non era pratico di sigilli.
Scorse il foglio riconoscendo gli stessi simboli che aveva visto poco prima sugli appunti di Tsunade. Allora era a questo che la quinta Hokage stava lavorando.. Shikamaru rimase deluso, da quello che aveva sentito due settimane prima si era convinto che Tsunade stesse curando qualcuno e lui aveva sperato si trattasse di Temari. Ma se lei stava studiando una tecnica allora lui aveva frainteso tutto.
Srotolò la pergamena completamente e rimase di sasso. L’ultima parte era divisa in caselle: la maggior parte erano vuote ma quelle piene contenevano ognuna un nome e sotto delle piccole macchie che ad un’occhiata più attenta sembravano sangue.
Shikamaru lesse mentalmente i nomi, sempre più confuso: Sabaku no Gaara, Sabaku no Kankuro, Uzumaki Naruto, Haruno Sakura.. Ma.. ma che significa..?! Shikamaru lesse gli ultimi due nomi con gli occhi spalancati: Nara Shikamaru e Nara Shikaku.
 
 
 
 
 
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Ciao a tutti! Non riuscivo a trovare un nome per il capitolo e così ho ripiegato su questo ma non ne sono entusiasta, anzi. Avrei voluto intitolarlo “il rotolo” ma lo avevo già usato e “il rotolo 2” era anche peggio perciò pazienza!
Povero Shikamaru, quanto lo sto facendo penare eh? Comunque nella sfiga generale c’è stato anche un colpo di fotuna dai!
Come sempre vi invito a scrivermi cosa ne pensate, vorrei sapere se la storia è troppo complicata da seguire con tutti gli sbalzi temporali o se al contrario vi annoia e volete che arrivi subito al dunque!
Alla prossima!

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Capitolo 10
*** La lettera ***


Capitolo 3 (il giorno dopo la fine della guerra, al mattino)
Capitolo 5 (il giorno dopo la fine della guerra, al tramonto)
Capitolo 8 (Ebizo spiega a Gaara e Kankuro del rotolo)
Capitolo 6 (Shikamaru scopre che Temari è in coma, il giorno dopo in cui ha incontrato Kankuro e l’altro jonin a Konoha)
Capitolo 7
Capitolo 1, 2 e 4 (circa tre mesi dopo la fine della guerra, i capitoli si svolgono tutti il giorno in cui Kurenai partorisce).
Capitolo 9 Shikamaru trova il rotolo
Capitolo 10
 
 
 
Gaara si trovava nelle sue stanze private quando sentì bussare alla porta.
“Avanti”
Sapeva che era Kankuro; a quell’ora tornava dall’ospedale per portargli notizie della sorella, infatti prima ancora che lui fosse entrato del tutto gli chiese: “Temari come sta?”
“Meglio” aveva risposto lui con entusiasmo, “le cure di Tsunade stanno facendo effetto”.
Gaara aveva annuito sollevato. Era molto grato al quinto Hokage per aver accettato di aiutare la sorella nonostante tutto.
Intanto Kankuro si era avvicinato e aveva notato delle carte su cui il minore stava scrivendo; strano pensò, Gaara si occupava di lavoro solo in ufficio.
Si sporse sulla scrivania e vide che si trattava di una lettera scritta di suo pugno dal fratello, ma non riguardava il lavoro. Lesse a chi era indirizzata e il suo tono si fece più scuro “Hai deciso di raccontargli tutto allora?”
Gaara aveva alzato la penna dal foglio “Ritengo che sia giusto che almeno lui sappia cos’è successo veramente a suo padre”
“E come intendi farlo senza mettere di mezzo Temari?”
“Ho deciso di dirgli tutto” concluse Gaara asciutto “Ho saputo che in alcuni villaggi e anche qui a Suna, ci sono persone che credono che Shikaku Nara sia scappato dal quartier generale. Non posso permettere che uno shinobi valoroso e che aveva deciso consapevolmente di andare incontro alla propria fine, sia accusato di codardia.”
“Lo capisco, ma non puoi nemmeno sputtanare così Temari! Ce lo ha raccontato in confidenza lo sai bene, hai visto come se ne vergognava.. e con noi poi, figurati quando scoprirà che lui lo sa!” Kankuro aveva alzato la voce con suo fratello, era da tantissimo tempo che non succedeva, ma Gaara lo ignorò.
Kankurò riprovò: “Lei non te lo perdonerà. Lo sai questo vero?”
“Vedremo”
“La stai solo umiliando in questo modo!” sbottò Kankuro “non è mai venuto a trovarla in questi mesi, né ha chiesto di lei.. Questo non ti dice niente? Non gliene frega un bel niente di Temari, è evidente!” era furioso al pensiero di quello che sua sorella aveva rischiato per colpa di quell’ingrato scansa fatiche.
“Io non credo”ribattè Gaara, “Ad ogni modo Hasaru è tornato poco fa e mi ha fatto rapporto; Tsunade ha detto che il suo lavoro è concluso, che Temari è fuori pericolo e non c’è altro da fare, bisogna solo aspettare che il suo fisico si riprenda. E poi che si aspetta che io riveli quanto è accaduto all’attuale Hokage, ovvero Kakashi Hatake. E intanto custodirà lei stessa il rotolo. Per cui, come puoi vedere, non ho alternative” e così dicendo riprese a scrivere.
 
Kankuro aveva lasciato la stanza del fratello e si dirigeva verso la sua con passo pesante.
Una volta arrivato, aveva chiuso la porta e si era lasciato cadere sul letto.
Forse Gaara pensava di agire per il bene di Temari ma Kankuro si preoccupava prima di tutto di proteggerla; secondo lui spettava solo alla sorella decidere se rivelare a tutti la verità o meno.
Certo, anche lui sapeva bene quanto lei potesse essere orgogliosa e testarda e probabilmente non avrebbe mai confessato nulla, ed era proprio per questo che Gaara aveva deciso di farlo al posto suo.
Kankuro non era troppo convinto, sperava solo che suo fratello ci avesse visto giusto e che Temari non ne avrebbe pagato le conseguenze.
Erano già passati 10 giorni da quando Temari si era svegliata e aveva raccontato a lui e a Gaara quello che era successo veramente quella notte, eppure lui ancora non se ne capacitava.
Lasciò andare un lungo sospiro; si era spaventato veramente.
Quando Ebizo-sama aveva rivelato loro che quella tecnica era pericolosa e i medici non riuscivano a curarla, Kankuro aveva sinceramente temuto che la sorella non ce l’avrebbe fatta.
E invece la guerra era finita, ed i fratelli Sabaku noerano ancora lì tutti e tre.
 
 
 
 
 
 
Tadààà!! Avete visto sono stata buona non ho fatto morire Temari!
Capitolo cortino ma non ho potuto fare di più in questi giorni, mi rifarò la prossima volta quando scopriremo finalmente che cos’è successo!
Ringrazio ancora una volta tutti quelli che leggono la mia storia e un bacione a BlackCherry 2011 per il suo costante supporto!

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Capitolo 11
*** Il risveglio ***


Capitolo 3 (il giorno dopo la fine della guerra, al mattino)
Capitolo 5 (il giorno dopo la fine della guerra, al tramonto)
Capitolo 8  (Ebizo spiega a Gaara e Kankuro del rotolo)
Capitolo 6 (Shikamaru scopre che Temari è in coma, il giorno dopo in cui ha incontrato Kankuro e l’altro jonin a Konoha)
Capitolo 7
Capitolo 1, 2 e 4 (circa tre mesi dopo la fine della guerra, i capitoli si svolgono tutti il giorno in cui Kurenai partorisce).
Capitolo 11
Capitolo 9  Shikamaru trova il rotolo
Capitolo 10
 
“GAARA-SAMA, GAARA-SAMA!!” un infermiere correva trafelato per i corridoi del palazzo, fermandosi proprio davanti alla porta dell’ufficio. Senza nemmeno bussare si precipitò dentro, piegandosi poi sulle ginocchia per riprendere fiato.
“Ti sembra questo il modo di entrare nell’ufficio del Kazekage?” lo rimproverò Kankuro.
“Scu-scusate.. anf, anf.. Ho fatto più in fretta che ho potuto, vengo dall’ospedale.. anf.. vo-vostra sorella si è svegliata!”
Gaara si alzò in piedi e con Kankuro si scambiarono uno sguardo sollevato “Come sta? Possiamo vederla?”
“è debole e un po’ frastornata.. Le abbiamo dato dei leggeri sedativi perché ha cominciato subito ad agitarsi. Appena i calmanti hanno fatto effetto ha chiesto della guerra e di voi, se eravate sani e salvi” rispose l’infermiere con un sorriso, “Potete vederla ma per poco, non bisogna affaticarla”.
“Dobbiamo parlarle” concluse lapidario Gaara, percorrendo a veloci passi la strada che conduceva all’ospedale. Kankuro gli si avvicinò per non farsi sentire “Non vorrai interrogarla proprio adesso, spero”.
Gaara non rallentò, né si girò a guardarlo, si limitò a sussurrare: “Dobbiamo approfittarne finchè è stordita dai sedativi, sarà più propensa a dirci come sono andate veramente le cose.. non fare quella faccia!” anche sen non lo vedeva, sapeva che Kankuro  lo stava guardando con disappunto, ma proseguì comunque: “Non fa piacere nemmeno a me, ma devo sapere tutta la verità per poterla aiutare. Per ora ho solo dei sospetti su quello che può essere accaduto e ho bisogno di conferme. Ma se le cose sono andate come credo io, non vorrà parlarcene.. sai com’è fatta Temari su certi argomenti.”
Kankuro non era completamente d’accordo di approfittarsi del momento di debolezza della sorella ma doveva ammettere che Gaara aveva ragione: Temari era sempre stata schiva e quando si trattava di sentimenti si mostrava cinica o indifferente. Come anche loro del resto. L’unico tipo di educazione che avevano ricevuto era quella militare e non c’era mai stato spazio per sentimenti che non fossero odio o paura nelle loro vite. Almeno fino a poco tempo prima.
Kankuro si sentì intimamente felice dell’affetto che Gaara aveva sviluppato nei confronti suoi e della sorella. Adesso erano una vera famiglia.
 
 
POV TEMARI
 
Aveva aperto lentamente gli occhi rimanendo per qualche secondo abbagliata dalle lampade al neon. Non appena si fu abituata alla luce si guardò intorno spaesata, vedendo una stanza chiara e spoglia che non ricordava. Fu distratta da un ticchettio alla sua destra, si voltò e vide che c’erano diversi macchinari accanto a lei e dei tubi che li collegavano al suo corpo. Era in una stanza d’ospedale.
Provò ad alzare la testa ma le doleva tutto; il suo corpo era come intorpidito e rispondeva con difficoltà ai suoi comandi. Cosa ci faceva li?
Provò a concentrarsi sull’ultima cosa che ricordava ed improvvisamente un flash: erano in guerra!!
Guardò oltre la finestra e le forme degli edifici le erano familiari, era a Suna! Ma com’era finita lì? Allora aveva fallito? Di certo era così, non era previsto che sopravvivesse.. maledizione!
A quella consapevolezza Temari aveva cominciato ad agitarsi, il ticchettio si era fatto più insistente richiamando l’attenzione di alcuni infermieri che si precipitarono su di lei.
Non sentiva che cosa le stessero dicendo, lei voleva solo sapere cos’era successo, se la guerra era finita e soprattutto, come stavano Gaara e Kankuro.
Le stavano iniettando qualcosa nel braccio ma non riusciva ad impedirlo, scosse debolmente il busto ma non ebbe la forza di opporsi. Un uomo con il viso coperto da una mascherina la rassicurò che il conflitto era finito per il meglio e che i suoi fratelli erano entrambi salvi. Quindi si girò, ordinando ad un infermiere di andare dal Kazegake per comunicargli la bella notizia. A quelle parole Temari si sentì sollevata.
Il medico proseguì informandola che le aveva somministrato dei calmanti; a quanto pareva era stata in coma per più di due mesi e aveva bisogno di riprendersi dal momento che alcune fratture dovevano ancora guarire del tutto e un paio di ematomi non si erano ancora riassorbiti completamente.
Una volta elaborate tutte le informazioni, Temari chiese che cosa le fosse successo e dove l’avessero trovata. Il dottore la fissò esitante per un momento, rispondendole poi che di questo ne avrebbe parlato con i suoi fratelli che aveva appena mandato a chiamare, premurandosi comunque di rassicurarla che il peggio era passato ora che si era svegliata. E con questo si era voltato a discutere con due infermiere di terapie e altre questioni mediche che Temari non aveva ascoltato.
Era preoccupata del fatto che il dottore avesse eluso le sue domande, questo poteva significare solo una cosa, che era quella che la intimoriva di più.
Gaara e Kankuro dovevano aver scoperto qualcosa e presto sarebbero venuti da lei a chiedere spiegazioni. ‘fanculo.  Chiuse gli occhi spingendo la nuca sul cuscino. Era sicura che sarebbe morta, non aveva pensato all’eventualità di dover dare spiegazioni del suo gesto. Con che coraggio avrebbe confessato ai suoi fratelli che.. no, no, no.. sarebbe stato troppo imbarazzante!
 
Temari era sdraiata e con la testa abbandonata sul cuscino, doveva essersi addormentata o comunque si sentiva parecchio stordita, evidentemente quello che le avevano dato cominciava  a fare effetto.
Sentì la porta aprirsi e sorrise debolmente quando vide i fratelli entrare, poi girò il viso puntando gli occhi al soffitto. Prese un lungo respiro: il momento era arrivato.
Entrambi i ragazzi si erano avvicinati al letto chiedendole con apprensione come si sentisse. Alla ragazza faceva quasi impressione vedere i fratelli premurosi e preoccupati per lei. Si sentì in colpa al pensiero che se il suo piano avesse funzionato, li avrebbe lasciati senza nemmeno uno straccio di spiegazione.
“Sto bene.. Mi hanno dato un anestetico” Cercò di tirarsi su ma non le riuscì, aveva la testa leggera, e si sentiva molto confusa.
“No, non alzarti” la bloccò Gaara “hanno detto i dottori che anche se adesso sei fuori pericolo non devi fare sforzi”. “Ci hai fatto preoccupare, baka!” esordì Kankuro, però sorrideva.
“I baka siete voi, non c’era nessun bisogno di preoccuparsi, io sono una roccia” ribatté lei, ricambiando il sorriso.
Gaara invece era serissimo: “Temari ci sei andata vicino, se non fosse stato per l’aiuto di Tsunade..” Lei distolse lo sguardo e il Kazekage proseguì “Sappiamo del rotolo Temari, sappiamo che hai chiesto a Ebizo-sama di insegnarti la unmei no kokan justu e abbiamo dovuto rivolgerci al quinto Hokage perché curasse il sigillo” “Avete messo di mezzo anche Konoha?” lo interruppe Temari tra il furioso e il preoccupato “Solo Tsunade. Siamo stati costretti a chiamarla perché qui non erano in grado di guarirti. Se può tranquillizzarti però, al momento, a parte noi, solo lei sa quello che è successo”.
“Ti abbiamo trovata noi e qui a Suna nessuno sa dov’eri o cosa è successo”, confermò Kankuro.
“Dove mi avete trovata?” domandò Temari  tesa.
“Non è stato facile. Finita la guerra non ti trovavamo più, eri come sparita. Poi abbiamo ritrovato il tuo ventaglio insieme al rotolo con quei nomi scritti sopra e.. il resto è stata un’intuizione di Gaara” ammise Kankuro.
La ragazza spostò lo sguardo sull’altro fratello che proseguì: “è stato un caso.. mentre eravamo lì a scervellarci per capire cosa significasse tutto questo, ci è arrivata la voce che Shikaku Nara si era miracolosamente salvato dall’esplosione del quartier generale” “E’ VIVO?” gridò Temari sollevando la testa dal cuscino. Gaara annuì e a quel gesto la ragazza lasciò ricadere il capo all’indietro sul cuscino, con un enorme peso in meno sul cuore; ce l’ho fatta!!
Gaara e Kankuro si scambiarono un’occhiata eloquente.
“Non so nemmeno io come ci sono arrivato ad un’ipotesi simile, ma era così assurda che forse poteva funzionare.. Shikaku Nara non doveva trovarsi lì mentre tu non c’eri.. e poi quei nomi sul rotolo.. era l’unica possibilità che avevo in quel momento così ho preso Kankuro e siamo corsi verso il luogo in cui si trovava il quartier generale prima dell’esplosione. Continuavamo a pensare che non aveva senso che tu ti trovassi lì e invece.. ti abbiamo trovato a pochi chilometri dal cratere generato dalla teriosfera del decacoda. Per fortuna l’esplosione deve averti investita solo parzialmente, così non sei saltata in aria come gli altri”
Temari era rimasta a allibita alle parole del fratello. Dopo un interminabile minuto di silenzio si decise a parlare “Che cosa volete sapere allora? Mi pare che sia tutto chiaro, se Ebizo-sama vi ha spiegato come funziona il rotolo non ho altro da aggiungere”
Gaara indurì lo sguardo “Starai scherzando, mi auguro.. hai idea di quello che ci hai fatto passare? Sai che quella tecnica è un plagio di un jutsu del quarto Hokage e che ho dovuto confessare tutto al Quinto perché ci desse il suo aiuto per salvarti? Sai che cosa vuol dire un’ammissione del genere pochi giorni dopo la pace? Ho agito alle spalle del consiglio, che altrimenti non mi avrebbe permesso di minare i rapporti diplomatici con la Foglia, ho mandato un jonin avanti e indietro da Suna a Konoha ogni dieci giorni perché tu potessi ricevere le cure migliori in segreto.. e tutto per salvarti la vita” concluse Gaara “perciò mi sembra che come minimo tu ci debba una spiegazione!”
Temari sapeva bene che era tutto vero, ogni parola la schiacciava come un macigno, eppure non riusciva ad aprire bocca. Stringeva le lenzuola nei pugni e fissava con fredda ostinazione il soffitto, sentendo il cuore martellarle nelle orecchie.
Vedendo che la sorella si era chiusa in un mutismo assoluto, rincarò la dose “Inoltre, come tuo Kazekage, devo ricordarti che non solo ti sei servita di una tecnica proibita, ma che hai anche deliberatamente intrapreso un’azione personale senza chiedere il permesso, abbandonando il campo di battaglia. Dovrai essere punita per questo”
“Mi assumerò le responsabilità delle mie azioni” rispose secca Temari .
“Non si tratta solo di te” osservò Kankuro “E’ giusto che si sappia cos’è successo veramente quella notte. Tu non puoi saperlo ma essendo l’unico sopravvissuto, molti accusano Shikaku Nara di essere scappato come un codardo lasciando i suoi compagni a morire... e solo tu puoi far cessare queste accuse”.
Il secondo dei fratelli Sabaku no non era fiero del giochetto psicologico che stavano facendo su di lei; in realtà Shikaku Nara aveva conservato la sua posizione come consigliere dell’Hokage e quelli che dubitavano di lui erano una minoranza per lo più degli altri villaggi, ma aveva volontariamente omesso questa parte, buttando lì quella notizia sperando in una reazione.
Temari schiuse le labbra sgomenta: ”Come dici?” a quello non aveva pensato. In effetti non aveva avuto il tempo per pensare razionalmente alla cosa, l’aveva fatta e basta. Aveva causato dei problemi ai suoi fratelli e forse se non si fosse svegliata mai più sarebbe stato anche peggio; almeno adesso poteva testimoniare che era lei la responsabile di tutto.
Buttava fuori l’aria dalle narici con forza, mordendosi l’interno delle labbra, non era giusto che un abile stratega come lui ci rimettesse per causa sua.
“Al diavolo..” sospirò “Avanti.. che volete sapere?”
Maledetto crybaby, è tutta colpa tua..!
E con questi pensieri Sabaku no Temari, si accingeva a raccontare ai suoi fratelli cos’era veramente successo l’ultima notte di guerra.
 
 
 
 
Ciao a tutti! Rieccomi, come promesso, con un capitolo un po più lungo e sostanzioso!
Ormai siamo vicinissimi alla verità^^
Mando un saluto a tutti quelli che leggono la storia e ringrazio quelli che l’anno messa tra le preferite e le seguite! Alla prossima!!

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Capitolo 12
*** Sto arrivando ***


Capitolo 3 (il giorno dopo la fine della guerra, al mattino)
Capitolo 5 (il giorno dopo la fine della guerra, al tramonto)
Capitolo 8  (Ebizo spiega a Gaara e Kankuro del rotolo)
Capitolo 6 (Shikamaru scopre che Temari è in coma, il giorno dopo in cui ha incontrato Kankuro e l’altro jonin a Konoha)
Capitolo 7
Capitolo 1, 2 e 4 (circa tre mesi dopo la fine della guerra, i capitoli si svolgono tutti il giorno in cui Kurenai partorisce).
Capitolo 11 (il risveglio di Temari)
Capitolo 9  (Shikamaru trova il rotolo)
Capitolo 10 (Gaara manda le lettere)
Capitolo 12
 
 
Sabaku no Gaara, Sabaku no Kankuro, Uzumaki Naruto, Haruno Sakura, Nara Shikamaru e Nara Shikaku..
Shikamaru si era ripetuto quei nomi nella sua mente più e più volte, senza riuscire a trovarvi un collegamento. Cosa ci facevano quei nomi su quel maledettissimo rotolo??
Il ragazzo si trovava in un ufficio del palazzo dell’Hokage ad occuparsi di scartoffie, ma i suoi pensieri erano concentrati su tutt’altro.
Dopo aver memorizzato i codici, si era subito recato in biblioteca dove aveva spulciato una quantità spropositata di volumi, ma aveva riscontrato solo una manciata di simboli in comune con la tecnica della Dislocazione Istantanea del Quarto Hokage. Per il resto non aveva trovato alcuna corrispondenza.
In quell’ultima settimana era stato più volte tentato di parlare di quella faccenda con i diretti interessati, prima tra tutti Tsunade, ma il giorno dopo era stato mandato in missione con Ino e Choji ed era tornato solo il pomeriggio prima.
Durante la missione era stato più silenzioso e pensieroso del solito; la delusione per non aver scoperto nulla riguardo a Temari era stata pesante. Ma almeno il suo rapporto con Ino stava tornando alla normalità, e di quello non poteva che essere sollevato.
Di fronte all’ennesima pila di carte da controllare, il ragazzo si chiese se sarebbe mai stato di nuovo felice. Se avrebbe mai più rivisto i suoi occhi o il suo sorriso. Se avrebbe mai più risentito la sua voce.
Quanto sarebbe stato capace di andare avanti così, a sopravvivere invece di vivere?
Il rumore della porta che si apriva lo riportò con i piedi per terra, si girò e vide suo padre entrare. “Shikamaru.. è appena arrivato questo per te” e così dicendo gli porse una lettera.
Il figlio la prese, dubbioso: “Che cos’è?”
“E’ arrivata all’ufficio dell’Hokage ma c’è scritto che è esclusivamente per te. Forse non avevano l’indirizzo di casa nostra”.
Il ragazzo alzò in sopracciglio e si rigirò la busta tra le mani. Prima di scomparire oltre la soglia, Shikaku bisbigliò “Viene da Suna”.
Shikamaru sollevò di scatto la testa e subito dopo riposò lo sguardo sul plico.
Nel cuore una sola speranza che non aveva il coraggio di formulare apertamente: fa che siano sue notizie e che siano buone.
Il giovane Nara lanciò uno sguardo alle pile di documenti ancora da compilare e ai fogli sparsi sul tavolo e decise subito che non avrebbe aspettato di finire il lavoro. Si alzò e prese la porta, riversandosi velocemente in corridoio.
Aveva bisogno di privacy, voleva leggere quella lettera in santa pace senza essere interrotto da nessuno, per cui decise di rifugiarsi nei bagni del piano.
Si chiuse dentro e fissò nuovamente la busta.
Era inutile negare a se stesso che aveva subito sperato che fossero notizie sulle condizioni di Temari. Ma perché scrivere proprio a lui?
Shikamaru sbuffò, cercando di alleggerire la tensione.
In quei mesi non una sola parola e adesso addirittura una lettera indirizzata a lui.
Doveva essere successo qualcosa di importante, per non dire grave.
Combattuto tra la paura e la curiosità, Shikamaru la aprì con mani tremanti. Erano almeno quattro fogli e lesse in fondo la firma del Kazekage. Era una lettera scritta da Gaara.
Sentiva la gola improvvisamente secca; era davvero pronto a sapere?
 
 
 
Shikamaru cominciò a leggere e già dopo le prime parole i suoi occhi si spalancarono all’inverosimile. Riga dopo riga, una miriade di emozioni diverse si erano impossessate del ragazzo: gioia, incredulità, sconcerto, commozione, stupore e infine amore.
Arrivato alla fine, il Nara si era accasciato alla parete con un’espressione sbalordita sul viso.
Sorrideva come un ebete mentre scuoteva ripetutamente la testa; finalmente l’incubo era finito. Ora poteva tornare a respirare.
Finalmente ogni cosa aveva trovato una spiegazione, anche se assolutamente imprevedibile.
Shikamaru si sentiva scoppiare di felicità.
Uscì dal bagno e corse verso l’ufficio dell’Hokage.
“Sesto, ho bisogno di almeno una settimana di permesso, questioni personali” aveva detto tutto d’un fiato, cercando di regolarizzare il respiro accelerato dalla corsa.
“A partire da quando?”
“Da adesso” rispose sicuro, “Devo partire immediatamente”
Shikamaru, appena era entrato, aveva fatto cadere lo sguardo sul tavolo dove aveva adocchiato un foglio con la firma del Kazekage.
Gaara nella lettera aveva spiegato di aver scritto contemporaneamente anche all’Hokage. Aveva comunque assicurato che in quell’altra lettera però, si era limitato a trattare strettamente le questioni di stato, omettendo le faccende personali, per cui non c’era stato bisogno di troppe spiegazioni.
Kakashi aveva capito perfettamente quali fossero la destinazione e i motivi del ragazzo, per cui non se la sentiva di ostacolarlo; si rivolse al suo consigliere “Cosa dici Shikaku, potremo fare a meno di tuo figlio per.. 9 giorni?”
“Non c’è problema..” assicurò il padre e Shikamaru si illuminò. 9 giorni.. quasi 7 andavano via per il viaggio tra andata e ritorno, ma avrebbe avuto anche due giorni pieni per stare con lei.. Forse anche di più, se correva abbastanza veloce e riposava il minimo indispensabile.
“.. il lavoro resterà qui ad attenderlo per quando tornerà” concluse con un ghigno il capo del clan Nara.
Shikamaru fece una smorfia e roteò gli occhi, e ti pareva..
Shikaku ghignò, per poi girarsi verso l’Hokage “Kakashi, ti dispiace se mi assento per una mezz’ora? vorrei accompagnare a casa mio figlio e spiegare di persona a Yoshino come sono andate le cose”
Con lo scandalo che aveva colpito il Nara dopo il suo miracoloso salvataggio, a Kakashi sembrava giusto che la sua famiglia per prima venisse a sapere la verità. “Vai pure, ma fa presto, c’è ancora molto lavoro da sbrigare per oggi”.
Dopo essersi congedati, i due avevano lasciato di corsa il palazzo dell’Hokage.
“Hai intenzione di dirlo solo alla mamma?” Shikamaru era stato il primo a rompere il silenzio durante il tragitto verso casa. “Sì, e non lo saprà nessun’altro da me, a meno che non sia lei a volerlo”
“E’ assolutamente incredibile.. quando l’ho letto non potevo crederci” Shikamaru era ancora incredulo ed euforico per le notizie ricevute. Ora capiva perché in quei mesi non ne erano venuti a capo; padre e figlio avrebbero potuto lambiccarsi il cervello all’infinito ma non si sarebbero mai avvicinati alla verità, nemmeno unendo il loro immenso QI avrebbero mai potuto immaginare una cosa del genere.
“E ora stai andando da lei” aveva aggiunto il maggiore.
“Già” era imbarazzante per Shikamaru ammettere al padre che si era innamorato di quella seccatura che aveva tanto criticato fino a pochi mesi fa; ma forse lo aveva già capito prima di lui, proprio come Ino.
Arrivati a casa, Shikaku aveva chiamato la moglie dicendo che doveva parlarle, mente Shikamaru era salito in camera sua per preparare le cose per il viaggio. Quando fu pronto per partire, il padre lo fermò sulla porta, dicendogli che sua madre era andata a prendere qualcosa che lui avrebbe dovuto portare con se.
Il ragazzo scalpitava, voleva partire prima possibile; fortunatamente la madre non ci impiegò molto e li raggiunse dopo pochi minuti con una scatola e un biglietto. Li porse al figlio dicendo “Questi sono per lei”.
Appena lasciata Konoha, Shikamaru mise le ali ai piedi in direzione di Suna.
Pestava con forza i piedi sul terreno per aumentare la velocità, sferzava i rami degli alberi e procedeva deciso, incurante della fatica e degli ostacoli, con l’unico pensiero di vederla il prima possibile. Si sentiva carico, pieno di energie e vivo come non gli capitava da mesi.  
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Vi aspettavate la confessione di Temari vero? Ahahah lo so lo so, sono stata cattivella.. ma vi prometto che sarete ripagati dell’attesa nel prossimo capitolo, giuro!
L’ultima scena di Shikamaru che corre come un matto attraverso il bosco che circonda Konoha per arrivare dalla ragazza che ama, l’ho scritta avendo in mente una canzone che personalmente adoro “Nada como tu” dei warcry.
Mi rammarico di non riuscire a rendere a parole la gioia, il sollievo, l’amore e l’impazienza che animano il cuore del nostro Nara, spero che la canzone aiuti!
Fatemi sapere cosa vi suscita questa canzone, io la trovo perfetta per la nostra coppia, ruvida fuori ma le parole sono una stupenda dichiarazione d’amore.
Un ringraziamento particolare  a tutti coloro che hanno recensito questa storia, mi avete resa felicissima!
Alla prossima ^^

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Capitolo 13
*** Confessione ***


Capitolo 3 (il giorno dopo la fine della guerra, al mattino)
Capitolo 5 (il giorno dopo la fine della guerra, al tramonto)
Capitolo 8  (Ebizo spiega a Gaara e Kankuro del rotolo)
Capitolo 6 (Shikamaru scopre che Temari è in coma, il giorno dopo in cui ha incontrato Kankuro e l’altro jonin a Konoha)
Capitolo 7
Capitolo 1, 2 e 4 (circa tre mesi dopo la fine della guerra, i capitoli si svolgono tutti il giorno in cui Kurenai partorisce).
Capitolo 11 (il risveglio di Temari)
Capitolo 13
Capitolo 9  (Shikamaru trova il rotolo)
Capitolo 10 (Gaara manda le lettere)
Capitolo 12 (Shikamaru riceve la lettera di Gaara e parte per Suna)
 
 
 
Le parti in corsivo sono falsh-back o ricordi di Temari.
 
 
“È cominciato tutto il giorno in cui ho rischiato di perdervi, tutti e due”  proferì Temari.
“Tu eri stato avvelenato a morte da Sasori “ e guardò Kankuro, “mentre tu” e si girò verso Gaara, “eri disperso chissà dove in mano all’Akatsuki. Mi avete fatto prendere un colpo!” sbottò. Il ricordo di quel giorno, con la paura e l’impotenza che aveva provato, erano ancora ben vividi dentro di lei e forse non l’avrebbero mai del tutto abbandonata.
“E’ stato un miracolo che tutto si sia risolto per il meglio e di certo non è stato grazie a me se siete ancora vivi. Mi sono sentita veramente inutile” rimarcò con amarezza.
“Il mattino dopo mi sono recata alla tomba della vecchia Chiyo per portare dei fiori ed è stato allora che ho visto Ebizo-sama, o meglio che l’ho sentito. Parlava con la lapide come se la sorella potesse ancora sentirlo e l’ho udito chiaramente dire che Gaara si sarebbe potuto salvare prima che gli fosse stata estratta la monocoda con la unmei no kokan justu se solo il tutto fosse successo qualche anno fa. A quel punto mi sono avvicinata e gli ho chiesto di che cosa stesse parlando. In sua difesa posso dire che sono stata molto insistente e che mi aveva messa al corrente di quanto fosse pericolosa, ma ho voluto che me la insegnasse a tutti i costi. Così se ci fosse stato nuovamente bisogno avrei potuto fare qualcosa”.
Temari riprese fiato ripensando alla sua conversazione con il vecchio.
 
“La unmei no kokan justu è una mia creazione ed il suo uso è proibito da anni perché è incompleta. Funziona sì, ma è praticamente una tecnica suicida.”
“Di cosa si tratta?” aveva chiesto Temari per nulla intimorita.
Ebizo aveva aperto il rotolo: “Vedi queste caselle bianche? Qui devi inserire il nome delle persone a cui vuoi applicare la tecnica, insieme ad almeno una goccia del loro sangue. Funziona come la tecnica del richiamo: dopo aver composto i sigilli con le mani ed aver impastato il chakra, fai cadere un po’ del tuo sangue sopra quello della persona con cui vuoi scambiare il tuo destino”
“Non capisco..” aveva risposto lei
“Con la tecnica del richiamo lo richiami a te, e con la parte della tecnica della dislocazione che sono riuscito a copiare dal quarto Hokage sarai tu ad andare da lui”
“In pratica è uno scambio.. io prendo il suo posto e lui il mio?”
“Esattamente.. per questo l’ho chiamata tecnica dello scambio del destino. L’avevo pensata per tutte quelle situazioni a distanza o dove non si sa dove si trova qualcuno. Avrebbe potuto essere molto utile se solo fossi riuscito a perfezionarla. Poteva essere usata per liberare degli ostaggi, o per andare in soccorso a qualcuno finito in un’imboscata.
Se non fosse stata proibita e avessimo avuto il sangue di tuo fratello, ieri avremmo potuto riportarlo da noi ovunque fosse stato. Ma in cambio, chi avesse attivato la tecnica, si sarebbe trovato al posto di Gaara, nelle mani dell’Akatsuki. E se quei criminali non lo avessero ucciso, sarebbe comunque morto nel giro di pochi giorni, il problema infatti  è che la tecnica attiva un sigillo che consuma inesorabilmente il chakra del suo utilizzatore, e finora non è stata trovata una soluzione o una cura”.
 
 
Temari sbuffò tornando alla realtà; “Ci ho messo settimane a raccogliere di nascosto il sangue di tutti..”
“Sapevi già che l’avresti usato durante la guerra?” aveva chiesto Gaara a bruciapelo.
“No.. l’avevo dietro già da prima. Lo tenevo pronto come ultima risorsa.”
“Perchè hai scelto proprio quelle persone? Posso capire il mio nome e quello di Gaara ma.. Naruto e gli altri.. saresti davvero morta per loro?”. Era stato Kankuro a porre la domanda cruciale.
“Naruto ha salvato la vita di Gaara e la sorte dell’intera guerra era nelle sue mani, direi che ne valeva la pena. La Haruno ha curato te, senza il suo intervento saresti morto, sono in debito anche con lei, Kankuro..” Temari si rendeva conto di essere fin troppo aperta e onesta nel suo racconto ma sembrava che le parole uscissero dalla sua bocca da sole, fuori dal suo controllo
“Per quanto riguarda Shikamaru e suo padre.. beh io avevo fatto una promessa”
Chiuse gli occhi, quel ricordo riusciva tuttora a portare con se una malinconia davvero opprimente.
 
 
Era da poco arrivata al villaggio della Foglia per consegnare dei documenti al quinto Hokage, quando aveva assistito ad una lunga processione di shinobi in lutto, che erano di ritorno dal cimitero.
Passando attraverso quel fiume di abiti scuri sentì distintamente: “Povero Asuma.. ho saputo che Kurenai è incinta, non ha fatto in tempo a conoscere il suo stesso figlio, è così ingiusto!”.
Si era voltata a quel nome: Asuma.. l’aveva già sentito.. ma certo! Asuma-sensei, il maestro di Shikamaru! Ogni tanto lui lo nominava e sembrava fossero molto legati.
Provò a cercare qualcuno del suo team con lo sguardo, ma non vide nessuno di loro tra la folla.
Erano venute davvero molte persone a dargli l’ultimo saluto, constatò, evidentemente quell’uomo doveva essere stato molto benvoluto.
Ma per lei il dovere era sempre venuto prima di tutto, perciò aveva proseguito per adempiere ai suoi compiti di ambasciatrice. Sarebbe andata a fare le condoglianze a Shikamaru, una volta finito.
Aveva lasciato l’ufficio di Tsunade solo nel tardo pomeriggio, e ora si stava incamminando verso l’abitazione dei Nara.
Aveva già guardato sulla collina dove di solito quel pigrone andava a poltrire, ma non c’era traccia di lui, così, non avendo altra idea di dove cercarlo, si era diretta verso casa sua.
Ormai era sera, sperava di non essere inopportuna, ma sarebbe partita il mattino dopo all’alba e non avrebbe avuto altra occasione di vederlo. Si disse che gli avrebbe fatto velocemente le sue condoglianze e che se ne sarebbe andata subito dopo.
Il cancelletto che delimitava il giardino era aperto perciò entrò.
C’era una luce accesa in una stanza al limite della casa; fece per avanzare, quando sentì un colpo provenire dall’interno e la luce si spense all’improvviso. Azzerò il chakra e si avvicinò con cautela. Udì due voci tra cui riconobbe quella di Shikamaru.
La porta scorrevole si aprì e Temari si nascose dall’altra parte contro la parete. Non sapeva nemmeno lei perché lo fece, le venne istintivo. Sentiva di essersi intromessa in qualcosa di delicato e personale, sentiva che la sua presenza lì e in quel momento era di troppo, e non aveva avuto il coraggio di palesarsi.
Shikaku era uscito; Temari sentiva i suoi passi allontanarsi lungo il portico quando improvvisamente delle urla la fecero raggelare sul posto. Provenivano dall’interno ed erano grida disperate di un dolore profondo, rabbioso e viscerale, .
Temari combatteva da sempre, aveva preso parte a innumerevoli missioni e credeva di essere abituata a certe cose. Aveva sentito decine di urla in vita sua, urla di rabbia e di dolore che spesso era stata lei stessa a provocare, ma era sempre riuscita a rimanere insensibile a tutte. Aveva ucciso diversi nemici e assistito alla morte di alcuni compagni, era stata addestrata per questo. Glielo aveva perfino sbattuto in faccia a Shikamaru, nella sala d’spetto dell’ospedale anni prima, quando attendevano notizie sul suo amico e lui era schiacciato dal senso di colpa e dal fallimento.
Ma in quel momento le sue urla le sembravano diverse da tutte quelle che avesse mai sentito.
Lo stesso pianto che già quella volta l’aveva afflitta più di quanto avrebbe voluto ammettere, ora la stava letteralmente piegando.
Quei suon si facevano strada dentro di lei, sembrava le entrassero dalle orecchie per poi insinuarsi sotto la pelle e penetrare nel più profondo del suo essere. Era qualcosa di straziante e insostenibile.
 Temari ingioiò a vuoto e istintivamente si portò una mano al cuore, il respiro accelerato e una rabbia mista e impotenza si impossessò di lei. Improvvisamente desiderò con tutte le sue forze che tutto ciò che provocava a Shikamaru tutta quella sofferenza passasse a lei. Si sarebbe fatta carico della sua pena pur di non sentire mai più quel lamento che si conficcava nel suo cervello con la stessa violenza di un kunai nel petto.
Temari si era lasciata scivolare a terra senza emettere alcun suono.
Per la seconda volta nella sua vita si sentiva inadeguata.
Fin da piccola aveva sempre voluto essere un’abile kunoichi e si era allenata duramente e senza sosta per diventarlo. Sapeva quali erano le sue lacune e si era impegnata per migliorarle. Non le era mai interessato essere una persona compassionevole perciò ora non sapeva come si consolava qualcuno. E come poteva? Si disse. Quando era toccato a lei, nessuno l’aveva consolata, e aveva appena 3 anni quando la madre era morta. Si sentì così stupida: era venuta lì con l’intento di porgere delle condoglianze più per formalità che per portare veramente sollievo. D’altronde non avrebbe saputo dare altro.
Allora cosa ci faceva ancora lì? Non poteva consolare Shikamaru così come non era riuscita ad aiutare i suoi fratelli giorni prima. A quel pensiero la sua mano scivolò sul fianco e incontrò il rotolo; forse.. qualcosa per lui poteva ancora farla. Si alzò e senza farsi notare lasciò l’abitazione dei Nara per tornare alla sua camera d’albergo.
 
 
“Temari? Stai bene?” il fastidioso ticchettio dei macchinari si era fatto più forte, ad indicare che la pressione si era alzata bruscamente. Bastava il solo ricordo di quelle grida, per turbarla più di quanto volesse mostrare e ora che era debilitata il suo corpo ne risentiva maggiormente.
Vedendola ansimare pesantemente, i fratelli si erano precipitati al suo capezzale preoccupati “Cerca di non agitarti..” aveva detto Kankuro, fulminando Gaara con lo sguardo. Sapeva che non sarebbe stata una buona idea forzare la sorella nelle sue condizioni.
Ma Temari scosse la testa, era decisa a raccontare tutto: via il dente, via il dolore!
“Il giorno in cui hanno seppellito il maestro di Shikamaru io ero a Konoha e inavvertitamente ho sentito quanto fosse disperato per la sua morte. Non c’era niente che avrei potuto fare o dire in quel momento per farlo sentire meglio però..” e dicendo questo abbassò lo sguardo per non incrociare quello dei fratelli “Ho pensato che se mai avessi potuto fare qualcosa in futuro per non sentirlo piangere mai più così.. beh io l’avrei fatto, qualunque cosa”. Rimase in silenzio in attesa del giudizio degli altri due, pronta a sentirsi dire di tutto, invece solo un confortante silenzio, nessun commento, nulla.
In realtà ne Gaara ne Kankuro aveva avuto il coraggio di proferire parola; erano sorpresi del fatto che la sorella si fosse innamorata di quel Nara di Konoha, perché anche se non lo aveva ammesso apertamente, era comunque lampante. Nessuno dei due immaginava che Temari celasse dentro di sé un cuore così grande e dei sentimenti così profondi; erano abituati a vederla come una fredda ed efficiente macchina da guerra e il suo lato altruista e compassionevole li aveva letteralmente spiazzati.
Quindi lei proseguì: “Quella sera io ho diciamo.. assistito ad una conversazione privata tra Shikamaru e suo padre. Shikakau Nara aveva dato al figlio il suo spazio perchè potesse sfogarsi ed era uscito dalla stanza.. Ci sarò sempre per te, gli aveva detto dal portico, prima di lasciarlo solo a gridare tutto il suo dolore. Shikamaru non l’ha nemmeno sentito, perché le sue urla erano troppo alte, ma io ero vicino e anche se era appena un sussurro l’ho udito chiaramente. Avevo già conosciuto quell’uomo anni fa, quando eravamo andati in soccorso degli shinobi della Foglia che inseguivano quell’Uchiha. E già allora si era dimostrato davvero un ottimo padre e anche in quell’occasione non è stato da meno. Il genitore ideale.”
Il sedativo in circolo stava letteralmente sciogliendo i freni inibitori di Temari, che aveva riversato sui fratelli un mare di parole e sentimenti trattenuti dentro di lei fin troppo a lungo.
“E per questo che hai deciso di usare la tecnica su di lui durante la guerra?” aveva chiesto cautamente Gaara.
Temari aveva annuito, “Shikamaru aveva già perso il suo maestro, non avrei lasciato che perdesse anche suo padre. Così, dopo quella volta, ho deciso di inserire anche il suo nome sul rotolo. Quella notte, quando la decacoda ha lanciato la teriosfera, ero vicina a quello Hyuga che Naruto aveva battuto alle selezioni per diventare Chunnin anni fa. Deve aver usato il Byakugan perché ha capito subito che era diretta verso il quartier generale. Sapevo che il padre di Shikamaru si trovava li, allora ho deciso di usare la tecnica proibita, pensando che io mi sarei ritrovata al suo posto e che lui invece sarebbe comparso in mezzo al campo di battaglia dove mi trovavo io. Ero sicura che sarei morta nell’esplosione, ma lui almeno si sarebbe salvato.. Per questo quando mi sono risvegliata qui ho creduto che qualcosa fosse andato storto”
I fratelli avevano sospirato; la consapevolezza che Temari era stata disposta a suicidarsi per qualcuno che probabilmente non lo avrebbe mai saputo non era facile da digerire.
“Non hai idea del perché siete finiti a chilometri di distanza dalle rispettive postazioni?” aveva chiesto Gaara serio. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto rendere conto a terzi dell’accaduto, e voleva tutte le informazioni possibili.
“No..” aveva risposto onestamente Temari “Forse avevo consumato già parecchio chakra in battaglia e non sono riuscita a concentrarmi alla perfezione, C’è anche da dire che era la prima volta che la provavo, una tecnica del genere non puoi esercitarti ad usarla..”
Temari sembrava esausta ed ora che avevano avuto tutte le spiegazioni di cui avevano bisogno, i fratelli volevano solo che lei riposasse.
“E’ andata bene così, anzi è stato quasi un miracolo” concluse Kankuro “se ti fossi trovata al quartier generale non avresti avuto scampo, ma in questo modo l’esplosione ti ha investito solo parzialmente”
“Sembra quasi che tutto sia accaduto per un motivo..” aveva bisbigliato Gaara.
“E’ esattamente quello che ho pensato anch’io, quando ho capito che era giunto il momento di aprire il rotolo, avevo pochi secondi per agire, ma è stato come un flash” aveva detto Temari con lo sguardo perso nel vuoto, la voce sempre più debole: “il tuo rapimento Gaara, l’idea di nostro padre di rubare quel jutsu, la conversazione che ho origliato dai Nara.. tutti i pezzi si sono incastrati alla perfezione.. e ho avuto al consapevolezza che era destino che io dovessi morire così e in quel momento. Tutto perché Shikaku Nara doveva salvarsi.”.
E dicendo questo si addormentò, provata dalla confessione che aveva appena lasciato.
 
 
 
 
 
 
 
 
Eccoci qua, ciao a tutti!
Finalmente eccolo qui, il capitolo tanto atteso! Ora tutti i vostri dubbi hanno trovato una risposta! (sembro una di quelle strillone delle bancarelle per la serie “venghino signori, venghino!” XD)
Ecco cos’è successo a Shikaku e a Temari l’ultima notte della guerra, cos’erano quei nomi e le piccole macchie sul rotolo e perché proprio quei nomi!
La scena tra Shikamaru e suo padre non è presente nel manga, ma l’ho vista per caso in un episodio dell’anime (che normalmente non guardo) e mi si è spezzato il cuore! e l’ho presa come spunto nella storia.
Ne approfitto per ringraziare ancora tutti quelli che hanno inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite e che mi hanno lasciato una recensione!
Spero col cuore di non aver deluso le vostre aspettative e che mi facciate sapere cosa ne pensate del capitolo.
Alla prossima!

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Capitolo 14
*** Grazie ***


Capitolo 3 (il giorno dopo la fine della guerra, al mattino)
Capitolo 5 (il giorno dopo la fine della guerra, al tramonto)
Capitolo 8  (Ebizo spiega a Gaara e Kankuro del rotolo)
Capitolo 6 (Shikamaru scopre che Temari è in coma, il giorno dopo in cui ha incontrato Kankuro e l’altro jonin a Konoha)
Capitolo 7
Capitolo 1, 2 e 4 (circa tre mesi dopo la fine della guerra, i capitoli si svolgono tutti il giorno in cui Kurenai partorisce).
Capitolo 11 (il risveglio di Temari)
Capitolo 13 (la confessione di Temari)
Capitolo 9  (Shikamaru trova il rotolo)
Capitolo 10 (Gaara manda le lettere)
Capitolo 12 (Shikamaru riceve la lettera e parte per Suna)
Capitolo 14
 
 
 
Il sole cocente del deserto martellava implacabile sulla sua testa, mentre rivoli di sudore scivolavano dalle sue tempie lungo il collo e la schiena. I suoi piedi affondavano morbidamente nella sabbia rendendo più lento e faticoso ogni passo, ma niente di tutto ciò sembrava scoraggiare Shikamaru; il solo pensiero che in meno di un’ora finalmente l’avrebbe rivista bastava a dargli la carica. Lungo la strada aveva incontrato un tempesta di sabbia che lo aveva costretto a fermarsi, perdendo quasi mezza giornata sulla tabella di marcia e ora non poteva permettersi altre soste.
Alzò lo sguardo e al di là una duna scorse con sollievo il familiare profilo della città di Suna.
Accelerò subito, scalpitava dalla voglia di incontrarla!
Una volta che fu alle porte del villaggio della Sabbia chiese indicazioni per l’ospedale, era impaziente di vederla, anche solo per pochi minuti, sarebbe andato dopo a rinfrescarsi.
Avanzò per i corridoi fino a raggiungere la sua stanza e quando fu davanti alla sua porta bussò. Al sentire la voce di lei che lo invitata a passare, ebbe come un brivido. Quanto gli era mancata la sua voce.. Shikamaru si riempì le orecchie con quel suono, ancora stordito dalla fortuna che aveva avuto. Con la mano appoggiata alla maniglia, chiuse gli occhi e prese un bel respiro.
Dallo sguardo di Temari era chiaro che lei non si aspettava minimamente di trovarselo lì.
La ragazza aveva spalancato gli occhi incredula: “Shikamaru? Cosa ci fai qui?”
Il Nara era rimasto sulla porta e l’aveva guardata a lungo: era pallida e visibilmente dimagrita ma era sempre Temari, ed era viva. Un’ improvviso senso di sollievo, misto ad uno strano calore familiare lo avvolse come il vento bollente del deserto ed ebbe voglia di gettarle le braccia al collo. Ma non era ancora il momento.
“Mi ha scritto Gaara che ti eri svegliata..” aveva risposto avvicinandosi al letto, “Come stai?”.
Gaara aveva avvisato Shikamaru che la sorella era all’oscuro della lettera che gli aveva scritto e questo non ne era rimasto affatto sorpreso: sapendo quant’era orgogliosa e ostinata la ragazza non avrebbe permesso che lui sapesse del suo gesto .
A quelle parole infatti Temari aveva totalmente cambiato espressione: “Sto bene adesso.. Gaara ti ha scritto?” aveva chiesto esitante. Si vedeva che tentava di nascondere il suo nervosismo. Lo scrutava cercando di intuire dal suo viso quanto sapesse, ma senza risultato.
Shikamaru la fissava con le mani in tasca, serio: “Sì. Mi ha raccontato tutto. So com’è andata Temari”.
La ragazza era rimasta pietrificata, lo aveva squadrato per un solo secondo, la bocca schiusa e il panico negli occhi; poi aveva voltato la testa dall’altra parte. Un misto di rabbia e imbarazzo ad arrossarle il viso: maledetto Gaara..ma come si era permesso??
“Cosa sei venuto a fare?” avevo chiesto lei asciutta, senza il coraggio di incontrare i suoi occhi.
“Sono venuto a ringraziarti” aveva risposto lui deciso.
Quelle parole delusero molto Temari: per un momento aveva sperato che fosse venuto per lei, perchè si era preoccupato per le sue condizioni. Invece era venuto solo per gratitudine, per riconoscenza verso colei che aveva salvato la vita al padre. Nient’altro.
Temari deglutì cercando di nascondere quanto fosse amareggiata. “Non c’era bisogno di venire fin qui apposta.. e ora che hai ringraziato puoi anche andartene”.
Voleva solamente restare sola. Si sentiva ridicola: sapeva che il suo sacrificio era quasi una dichiarazione, ma lei l’aveva fatto convinta di morire e perciò di non dover rendere conto a nessuno. Tantomeno a lui!
Espirava forte dalle narici, cercando di espellere insieme all’aria anche il suo disagio e la sua vergogna.
Intanto Shikamaru si godeva compiaciuto lo spettacolo; Temari si atteggiava da dura, ma ormai per lui era un libro aperto. Sorrise alla sua reazione perché era proprio quello che si aspettava.
“In realtà, seccatura, non mi hai ancora dato modo di dirti grazie” precisò Shikamaru con un ghigno. Si azzardò a farlo perchè lei era voltata dall’altra parte e non l’avrebbe visto.
Temari sbuffò al limite dell’esasperazione: “Non c’è di che, e ora vattene”
Non poteva resistere oltre: si avventò su di lei e la strinse forte. Affondò la testa nell’incavo del suo collo riempiendosi le narici del suo odore; una mano a stringerle la chioma bionda insolitamente sciolta e l’altra premuta sulla schiena. Poteva sentire il calore della sua pelle e il battito del cuore che accelerava sotto la sottile stoffa del camice dell’ospedale.
Temari, presa alla sprovvista, si ritrovò preda della stretta di Shikamaru che non accennava ad allontanarsi. Si beò per un istante del contatto con il corpo del ragazzo, ma non ricambiò l’abbraccio. Si sentiva presa in giro e stava per respingerlo, quando lui la stupì: “Grazie per essere sopravvissuta, per esserti svegliata, per essere qui con me adesso” le sussurrò all’orecchio.
Temari rimase di sasso. Che cosa significava tutto quello?
Stava per chiederglielo, quando lui la precedette di nuovo, ma senza mollare la presa: “Ti hanno raccontato che alla fine della guerra siamo finiti tutti sotto lo Tsukujomi Infinito?”
Temari era stranita da quella domanda ma annuì con la testa; si era fatta raccontare tutto dai suoi fratelli nei giorni successivi al suo risveglio.
“Sai che cosa ho visto io sotto l’influsso del jutsu?”
Temari ovviamente scosse lievemente la testa completamente stordita dall’assurdo di tutta quella situazione. In più il fiato caldo di Shikamaru che le si infrangeva suo collo e sull’orecchio non aiutava a restare impassibile come stava cercando di fare.
“Ho visto il mio maestro, Asuma, era vivo ed era insieme a Kurenai e a loro figlio. E poi ho visto i miei genitori.. credevo che mio padre fosse morto ed era lì a farsi strigliare da mia madre come al solito. Nel mio mondo ideale non c’è niente di eccezionale, solo le persone a cui tengo di più al mio fianco. E tra loro c’eri anche tu..”
Temari era immobile, concentrata su quelle ultime parole che l’altro aveva pronunciato.
Shikamaru sciolse lentamente l’abbraccio e si mosse dall’orecchio verso il centro del viso di lei, tracciando il percorso con la punta del naso. Arrivato alla bocca, poggiò le labbra su quelle della kunoichi accarezzandone il profilo con devozione, soffermandosi sul labbro superiore dove depositò un bacio leggero. Poi si spostò su quello inferiore, prendendolo tra le sue e tirandolo delicatamente. Fu lì che finalmente Temari rispose al bacio, premendo con decisione le labbra su quelle del ragazzo. Il Nara prese coraggio e appena lei schiuse le labbra ne approfittò per incontrare la sua lingua.
E Shikamaru seppe in quel momento che non avrebbe più saputo fare a meno di quella consistenza e di quel sapore. Tornò ad incontrare quel muscolo caldo e bagnato ancora e ancora, mai sazio. Era come se ricevesse aria solo dalla bocca della ragazza, e separarsene equivaleva a soffocare.
Temari si aggrappò alle spalle del ragazzo, perdendo il conto dei baci che si stavano scambiando, abbandonandosi a quella danza ipnotica e sensuale delle loro bocche l’una contro l’altra.
Lui si lasciò prendere dall’istinto, liberando quella voglia di sentirla, di toccarla e di assaporarla che da tempo serbava dentro di sé. Assaggiò tutto con le labbra: il naso, le ciglia, gli zigomi e il profilo della mascella, scendendo fino al collo dove sentì lei rilasciare un ansito sommesso. Era impaziente di scoprire tutti i punti deboli di quella guerriera, di vederla contorcersi, fremente nell’attesa di lui soltanto. Ma non era ancora tempo ne luogo per tutto quello, e Shikamaru lo sapeva bene, perciò si frenò finché poteva ancora farlo.
Temari lo guardò alzarsi dal letto e dirigersi verso la porta “Dove stai andando?” chiese confusa. Il ragazzo sbuffò “Non so come funzioni da queste parti ma.. non voglio rischiare un incidente diplomatico ne tantomeno finire vittima di un Funerale del Deserto, per cui sarà meglio che vada a parlare ai tuoi fratelli”
Temari sgranò gli occhi con aria interrogativa; non stava capendo niente di quello che era successo negli ultimi 10 minuti. Shikamaru inchiodò lo sguardo a terra, imbarazzato “Voglio fare le cose come si deve”.
La principessa di Suna si sentì avvampare e voltò la testa, mordendosi il labbro per camuffare un sorriso da ebete che non riusciva a trattenere. Che vergogna, si stava comportando come una di quelle smorfiose che tanto disprezzava, proprio lei, una delle migliori jonin di Suna! Ma doveva ammettere che quello che era appena successo era molto più di quanto avesse mai sperato.
Che ti prende Temari? Un po’ di contegno e che diamine! Ripigliati subito!
“Ah! Prima che mi dimentichi..” esclamò lui frugandosi le tasche, distogliendola dalla propria autocommiserazione mentale, “mia madre ti manda questo” e così dicendo tirò fuori un pacchetto accompagnato da un biglietto.
Temari lo prese, e prima che avesse il tempo di chiedere nulla, lui la precedette “Non so che cosa sia, ma quando ha saputo quello che hai fatto per mio padre ha insistito perché te lo portassi”. Temari richiuse la bocca, rigirandosi il piccolo oggetto tre le mani.
“Torno presto” e il tempo di girarsi verso la porta Shikamaru era già sparito.
Temari era rimasta interdetta e parecchio indispettita; alla fine, dopo quel bacio, non era più riuscita a spiccicare una parola.
Cavolo Nara.. da dove viene fuori tutta questa intraprendenza ora?
E suo malgrado sorrise, iniziando a scartare il regalo di Yoshino.
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Eccoci giunti al penultimo capitolo di questa storia!
Sono un po’ dispiaciuta che siamo quasi alla fine.. L
Ringrazio ancora tutti quelli che hanno inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite e che mi hanno lasciato una recensione!
Un’ultima cosina, quando Shika si confessa dicendo che nella sua visione ideale del mondo c’è anche lei mi ricorda un verso della canzone di Mecca Kalani, Feel Me, “In my perfect world you are happy with me”, a voi no?
Alla prossima!

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Capitolo 15
*** Seccatura ***


Capitolo 3 (il giorno dopo la fine della guerra, al mattino)
Capitolo 5 (il giorno dopo la fine della guerra, al tramonto)
Capitolo 8  (Ebizo spiega a Gaara e Kankuro del rotolo)
Capitolo 6 (Shikamaru scopre che Temari è in coma, il giorno dopo in cui ha incontrato Kankuro e l’altro jonin a Konoha)
Capitolo 7
Capitolo 1, 2 e 4 (circa tre mesi dopo la fine della guerra, i capitoli si svolgono tutti il giorno in cui Kurenai partorisce).
Capitolo 11 (il risveglio di Temari)
Capitolo 13
Capitolo 9  (Shikamaru trova il rotolo)
Capitolo 10 (Gaara manda le lettere)
Capitolo 12 (Shikamaru riceve la lettera e parte per Suna)
Capitolo 14 (Shikamaru incontra Temari)
Capitolo 15
 
 
 
 
 
 
 
 
Gaara stava controllando dei documenti quando Kankuro si era precipitato nel suo ufficio chiudendo frettolosamente la porta dietro di sé. Il Kazekage guardò il fratello con aria interrogativa; sembrava agitato, camminava da una parte all’altra della stanza come un’anima in pena.
Gaara posò le carte e lanciò al maggiore un’occhiataccia perché cominciasse finalmente a parlare.
“Sai chi ho visto poco fa uscire dall’ospedale?” e senza aspettare risposta continuò, “Quel Nara! Quel pigro scansafatiche per cui Temari ha fatto tutto questo casino, è qui!”
Gaara non si scompose: “Prima di quanto pensassi, in effetti. Deve aver corso parecchio” e detto ciò riprese a leggere.
Kankuro lo guardò allibito “Tu lo sapevi che sarebbe venuto?”
“Avevo il sospetto” rispose evasivo il rosso, continuando ad armeggiare con i documenti.
“Se è andato da lei allora significa che Temari sa che gli hai scritto” dedusse il marionettista.
“Direi proprio di sì”
Kankuro trovava snervante la compostezza e l’assoluta tranquillità del fratello.
“Immagino che ora verrà da noi” aveva aggiunto Gaara, senza alzare gli occhi dalla scrivania.
Kankuro allucinò: “Da noi!? e che cosa vuole?”
 
 
 
 
“Anche la donna più rozza è cordiale con l’uomo che ama”
“Come?” chiese Temari girando il viso verso di lui.
Shikamaru era sdraiato sul letto dell’ospedale con le spalle appoggiate alla testiera, mentre la ragazza si era accoccolata tra le sue gambe, con la schiena contro suo petto. Tra le mani rigirava ancora il regalo che le aveva fatto Yoshino: un ventaglio tradizionale giapponese con il simbolo dei Nara inciso sul manico e una famiglia di cervi dipinta sulla carta. Sembrava abbastanza antico e le era subito piaciuto moltissimo, così come il biglietto che lo accompagnava.
Non ci sono parole per ringraziarti di quello che hai fatto.
Grazie a te siamo ancora una famiglia, e se lo vorrai, saremmo felici se tu ne facessi parte.
Yoshino e Shikaku Nara
Temari era rimasta molto colpita da quella sorta di benvenuto nel clan Nara, quasi commossa; aveva avvertito un calore familiare a cui non era più abituata. Era vero che negli ultimi anni le cose con Gaara erano molto migliorate, ma di tutta la sua famiglia le erano rimasti solo i suoi fratelli e tra loro non erano mai stati particolarmente affettuosi. Forse.. anche l’idea di poter riavere una madre, o semplicemente il fatto di avere una figura femminile in famiglia con cui confrontarsi non  le dispiaceva più di tanto, ma non lo avrebbe mai ammesso.
Non aveva ancora incontrato Yoshino di persona, ma da quello che le aveva raccontato il ragazzo era sicura che sarebbero andate molto d’accordo; Shikamaru sosteneva infatti che si assomigliavano molto: a suo dire erano entrambe dispotiche, votate a farlo sgobbare senza sosta e diventavano spaventose quando si arrabbiavano.
Shikamaru depositò l’ennesimo bacio sulla testa di lei prima di risponderle “Sono parole di mio padre. Anni fa gli chiesi perché avesse sposato una donna come mia madre e questa è stata la sua spiegazione. Sono finalmente arrivato a capire che cosa volesse dirmi.”
Temari capì l’allusione e arrossì imbarazzata. Per alleggerire la tensione diede un pizzicotto a Shikamaru sulla coscia.
 “Ahia!”, protestò il ragazzo.
“Chi sarebbe la rozza, qui?” chiese lei, fintamente offesa. “Appunto..” si lamentò lui, massaggiandosi la parte lesa.
Temari ridacchiò, per poi tornare seria: “Ho sempre pensato che tuo padre fosse un uomo in gamba, e che tu avessi preso da lui” mormorò.
Shikamaru rimase piacevolmente stupito da quel complimento e sorrise mentre appoggiava il viso tra i suoi capelli, inspirandone il profumo.
La ragazza si allungò verso il comodino, appoggiandovi il ventaglio; “Sono felice che i miei fratelli l’abbiano presa bene”
“Già” concordò Shikamaru, “Ero convinto che mi ritenessero responsabile di quello che ti è successo invece sono stato accolto bene, soprattutto da Gaara.. Kankuro era più diffidente, ma voleva solo essere sicuro delle mie intenzioni. Si preoccupano molto per te”
Temari sorrise “Lo so.. come io per loro, d’altronde. Mi dispiace di averli fatti preoccupare parecchio in questi ultimi mesi”
Shikamaru si rabbuiò al ricordo di quel periodo terribile che ora sembrava stranamente così lontano “Non solo loro se è per questo..”
Temari si accoccolò meglio tra le sue gambe mentre lui rafforzava la stretta sulla sua vita.
La Sabaku no poteva solo immaginare cosa dovesse aver passato lui; se Shikamaru fosse finito in fin di vita per aver salvato uno dei suoi fratelli per amor suo.. Non voleva nemmeno pensarci! Infatti le venne spontaneo chiudere gli occhi per allontanare quel pensiero. Aveva fatto tutto quello perché Shikamaru non soffrisse per la perdita di suo padre e invece l’aveva fatto penare comunque. A volte il destino è davvero inevitabile pensò, ma poteva solo ringraziare per come si era conclusa tutta la faccenda. Ora tutto quello che voleva era essere felice con il ragazzo che amava.
Entrambi godevano in silenzio di quei momenti che potevano passare insieme sapendo che non sarebbe durata a lungo.
“Tra poco dovrai tornare a Konoha, vero?” disse Temari, giocando pigramente con le dita di Shikamaru abbandonate sul suo grembo.
“Mpf..” bofonchiò lui; lasciarla era l’ultima cosa che voleva, ma non poteva abusare del permesso che gli aveva dato l’Hokage. Sapeva che avrebbero dovuto fare avanti e indietro tra i loro villaggi ancora per un bel po’ e- “Non sarà facile” aveva detto lei, indovinando i suoi pensieri.
“Mi chiedo se una relazione a distanza non sia troppo per un pigro cronico come te” Temari non aveva dubbi sulla serietà dei sentimenti di Shikamaru per lei, ma le erano mancati così tanto i loro battibecchi!
“Non sarai per caso gelosa?” aveva ghignato lui.
Lei si girò a guardarlo oltraggiata “Io? E perché mai? Come se non avessi nient’altro da fare qui che stare a pensare a quello che combini tu”.
Shikamaru non demorse “Beh.. in effetti io potrei sentirmi molto solo..”  si divertiva un mondo a stuzzicarla, ma era sicuro che lei sapesse che stava solo scherzando.
“Ti costerebbe troppa fatica cercare di rimorchiare una ragazza” aveva ribattuto lei acida; avrebbe tanto voluto dimostrarsi superiore alle sue provocazioni ma non era riuscita a nascondere una certa stizza.
“Sarebbe meno faticoso che venire qui” ribattè il Nara. Sentì Temari irrigidirsi impercettibilmente tra le sue braccia e si mise in allerta per cercare di percepire ogni sua minima reazione.. forse aveva esagerato!
“Fai un po’ come ti pare Nara” aveva risposto lei dura.
Shikamaru aveva avuto la sua conferma: si era offesa. Si diede mentalmente dello stupido; tra poco sarebbe dovuto partire e non voleva assolutamente che si lasciassero con il broncio. Maledizione a lui e alla sua linguaccia! Ma possibile non avesse capito che stava scherzando?
Le afferrò una spalla per farla voltare verso di lui ma lei si scrollò via la sua mano di dosso senza degnarlo di uno sguardo.
Ahia.. pensò il ragazzo alzando gli occhi al cielo. Ma da quando in qua la seccatura era diventata così permalosa?
Shikamaru si alzò dal letto per poi sedersi di fronte alla ragazza; voleva guardarla negli occhi e spiegarsi. Intanto la Sabaku era indietreggiata prendendo il suo posto appoggiata alla spalliera del letto.
“Ehi Tem, stavo solo scherzando! Io n-“ ma non finì la frase perché Temari lo aveva attirato verso di sé, coinvolgendolo in un bacio appassionato.
Il ragazzo fu preso alla sprovvista ma non protestò.
Temari scivolò leggermente in avanti, finendo semi-sdraiata sul letto e artigliò la nuca del Nara. Shikamaru si trovò a sovrastarla, mentre lei lo spingeva verso di sé. Si appoggiò con le mani ai lati della testa della ragazza per sorreggersi, in modo da non gravarle addosso col suo peso. La jonin di Suna riportava ancora delle fratture non del tutto guarite e lui non voleva rischiare di farle male.
Capì troppo tardi che lei contava proprio su questo.
E capì anche che lei non era davvero offesa o arrabbiata con lui e lo capì quando, con un ghigno, lei intrufolò la mano destra nei suoi pantaloni.
Shikamaru allucinò e tentò di allontanarsi ma lei non mollò la presa sul suo collo, anzi cercava di spingerselo addosso ancora di più.
Il Nara non si era nemmeno accorto che quel diavolo biondo lo stava baciando solo per distrarlo mentre gli slacciava i pantaloni.  E Dio.. quando voleva sapeva avere anche un tocco molto delicato..
Temari muoveva la mano lentamente accarezzando la sua virilità che si era risvegliata quasi immediatamente. Con la bocca continuava ad ingoiare i gemiti e le deboli proteste del ragazzo che si era arreso dopo fin troppo poco tempo a quel piacere sconosciuto.
Ebbene sì, Shikamaru non aveva mai conosciuto il contatto di una mano che non fosse la sua in quelle zone, e aveva scoperto che era una sensazione molto più appagante ed infinitamente più eccitante; troppo per potervi resistere.
Dal canto suo Temari era più che mai decisa a prendersi la sua vendetta, per cui scappellò completamente il membro di Shikamaru e con l’aiuto delle prime gocce preorgasmiche carezzò il glande con la punta delle dita.
Da vera vigliacca, la ragazza si staccò all’ultimo secondo dalla bocca del Nara, appena prima di andare a concentrarsi sull’uretra e le labbra di lui, libere dalla costrizione delle sue, fecero fuoriuscire un gemito fin troppo alto. Shikamaru aprì gli occhi imbarazzato a morte del suono che aveva emesso e ad attenderlo trovò il sorriso malizioso di Temari, che lo fissava sfacciatamente compiaciuta.
“Dannata seccaturaah..” un movimento più deciso lo prese alla sprovvista. La strega stava giocando con lui e lui si malediceva perché glielo stava permettendo.
Temari rise malefica e subito dopo succhiò forte il labbro inferiore di Shikamaru, guardando la sua espressione ebete mentre con la mano riprendeva a masturbarlo più forte di prima.
La kunoichi era consapevole di aver agito da stronza, ma ascoltando come il respiro di lui si faceva sempre più pesante non poteva fare a meno di sentirsi felice, finchè non lo sentì tendersi e sopprimere in gola un gemito gutturale.
Solo dopo aver sentito i deboli spasmi scemare, abbandonò la presa sulla nuca del ragazzo per carezzargli dolcemente la schiena. Ma la premura di quel gesto fu accompagnata da un ghigno e da una domanda di scherno: “Hai bisogno di sdraiarti un attimo prima di partire?”
Appena si fu ripreso Shikamaru le lanciò un’occhiataccia.
“Come se ti fosse dispiaciuto” lo rimbeccò lei.
“Poteva entrare qualcuno” mormorò imbarazzato e ancora paonazzo in volto.
“Così forse non ti costerà troppa fatica portare il tuo culo fin qui la prossima volta”, aveva detto lei incrociando le braccia al petto.
Shikamaru spalancò gli occhi a quell’affermazione, ritrovandosi, un attimo dopo, a scuotere la testa sospirando. Aveva realizzato che quello era stato il loro primo momento intimo ed era stato per ripicca! Era stato il modo di Temari per vendicarsi di quell’uscita infelice di poco prima. Il ragazzo sorrise sconsolato, pensando che una cosa del genere era proprio da lei, o meglio, da loro. Ora erano pari e lui poteva mettersi in viaggio con il cuore più leggero.
“Mendokuse..” Shikamaru la tirò a se mettendole un braccio intorno al collo e lei appoggiò la fronte sulla sua spalla.
“Torno presto, lo prometto” le sussurrò all’orecchio “e la prossima volta toccherà a te”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Per l’ultima volta.. Ciao a tutti..!
Scusate se vi ho fatto aspettare tanto, ma ci ho impiegato molto tempo per quest’ultimo capitolo. Non ero mai soddisfatta del risultato e non volevo pubblicare qualcosa di cui non fossi pienamente convinta (ma nemmeno adesso lo sono! T.T) proprio alla conclusione della storia.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno tenuto compagnia in questa bellissima avventura, in particolare mando un bacione immenso a BlackCherry2011  e ad AkaneChan95 che hanno recensito ogni singolo capitolo. <3
(A proposito spero di non averti delusa AkaneChan, non è esattamente il finale da famiglia cristiana che aspettavi! ^^’ )

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