Life Unexpected

di AllisonHermioneEverdeen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo due ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 12: *** Capitolo undici ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodici ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredici ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordici ***
Capitolo 16: *** Capitolo quindici ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedici ***
Capitolo 18: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


~Prologo

Questa storia inizia in un bar all'angolo della 22esima, in un nuvoloso pomeriggio di primavera. C'erano sedute molte persone in quel bar: una signora che sorseggiava il tè, guardando l'ora e sospirando ogni dieci minuti, un uomo che leggeva il giornale, una bambina che mangiava un gelato seduta davanti alla madre, che fissava la maglietta sporca di cioccolato, sconsolata. Ma la persona che tutti i passanti si soffermavano ad osservare era una ragazza accovacciata sulla sedia, il caffè tra le mani, che stava osservando l'orizzonte, come in attesa di qualcosa. Aveva i capelli castano scuro, con sfumature corvine, che le scendevano lunghi in morbide onde sulla schiena, la pelle chiara, gli occhi grigi, ma così chiari da sembrare quasi trasparenti, le ciglia lunghe, le mani affusolate strette attorno alla tazza di caffè, lo smalto nero che risaltava sulle unghie. Indossava un paio di jeans neri, una maglietta a righe marroni, nere e bianche, e ai piedi comode scarpe da ginnastica, bianche. Non sapevi dire cosa ti spingeva ad osservarla con curiosità: forse la posa, che sembrava quasi felina, o gli occhi chiari persi nel vuoto... Sembrava il tipo di persona che bastava aprisse la porta di casa sua per farsi notare.
- Mi scusi? - la chiamò una voce, dubbiosa. La ragazza alzò lo sguardo, accigliata, sulla figura che le aveva parlato: era una cameriera.
- Vuole ordinanare altro? - chiese questa.
- No, grazie - rispose la ragazza, finendo il caffè e pagando la cameriera. Il tempo delle riflessioni era finito: non era arrivata fin lì per sorseggiare caffè. Si alzò, recuperando la propria borsa beige da terra, e rimettendosela a tracolla. Afferrò il foglio che stava tenendo sul tavolo, poi sospirò. Gli altri clienti del bar la guardarono svoltare l'angolo e sparire dalla vista, poi tornarono ai loro pensieri.
Eccola lì: la Stark Tower, il luogo per cui era andata fino a New York dalla Francia. Suonò il campanello, aspettando impaziente che le venissero ad aprire. Una donna bionda dall'aria gentile aprì la porta, guardandola interrogativa.
- Salve, lei è..? - chiese.
- Sto cercando il signor... Tony Stark - lesse sul foglio che aveva in mano la ragazza.
- Ha un appuntamento? - chiese la donna. Lei scosse la testa.
- Se è una giornalista mi dispiace, ma il signor Stark è occupato al momento - affermò la bionda.
- Non sono una giornalista, e per me è molto importante incontrare il signor Stark adesso, le assicuro che non ci vorranno più di cinque minuti - la guardò decisa la ragazza. Alla fine la donna sospirò, facendola entrare.
- Cinque minuti - affermò, poi la condusse su per l'ascensore. Quando le porte si aprirono, la figura del signor Stark che litigava con Jarvis le accolse. La donna si schiarì la voce, e l'uomo si voltò: era alto, la pelle chiara, i capelli e la barbetta scuri quanto i capelli della ragazza.
- Si, Pepper? Chi è la nostra ospite? Non erano previste visite oggi - disse. Pepper sospirò.
- Ha detto che ci volevano solo cinque minuti - spiegò. Adesso tutta l'attenzione era riservata alla ragazza, che fece qualche passo avanti, finchè non si trovò di fronte a Tony Stark.
- Salve, mi chiamo Charlotte, sono tua figlia -.

ANGOLO MALATA DI MENTE
Ciao a tutti! Se siete arrivati fino a qui, vuol dire che avete letto il prologo, perciò grazie, e spero vi sia piciuto! E' un bel po' che mi frulla questa idea in testa, così mi ci sono messa ed ecco il risultato! Il primo capitolo dovrebbe arrivare tra stasera e domani, è già pronto, lo devo solo ricontrollare.
Mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate, perchè sono nuova in questo fandom, perciò spero di non avervi fatto scappare a gambe levate!
A presto
AHE

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Capitolo 2
*** Capitolo uno ***


Capitolo uno

Silenzio di tomba. Almeno, per qualche secondo, poi la risata di Tony Stark lo ruppe.
- Divertente! - esclamò l'uomo. Charlotte rimase a fissarlo, in attesa che il momento di ilarità passasse. Vedendo che non si scomponeva, il sorriso di Tony si spense, lasciando spazio all'incredulità.
- Stai parlando sul serio? - chiese, sgranando gli occhi.
- Si - annuì Charlotte. Tony sembrava sul punto di svenire.
- Signor Stark... si sente bene? - gli chiese Pepper.
- Mi serve un drink... qualcosa di forte... magari un weasky? - si sedette sul divano l'uomo. Charlotte lo seguì, sedendosi di fronte a lui che evitava di guardarla; Pepper gli portò un bicchiere di weaskey, che lui scolò in pochi secondi, dopo di chè torno a guardare Charlotte.
- Oh no.. - sospirò - Sei ancora qui - . La ragazza annuì.
- Già - disse solo, forse capendo che Tony rischiava di svenire da un momento all'altro.
- Ho una figlia... ho una figlia... come è possibile?- continuava a ripetere. Charlotte frugò nella borsa, e tirò fuori dei documenti spiegazzati.
- Appena arrivata in America mi sono fatta fare l'esame del sangue in ospedale, che hanno confontato con tutti gli americani che avevano nel database; sono riusciti solo a dirmi chi è mio padre, cioè tu, come puoi vedere su questi documenti... Mi è costato parecchio, ma spero ne sia valsa la pena - spiegò, porgendogli i documenti, che Tony lesse. Non c'erano dubbi: di fronte a lui, seduta comodamente sul divano, c'era sua figlia. Una figlia che non aveva idea di avere.
- Io... come é possibile? - si chiese da solo.
- Beh, ti sei visto con una donna, poi un giorno avete... - cominciò a dire Charlotte.
- Si, ho capito! Non c'è bisogno che mi illustri come funziona la biologia umana, grazie - la interruppe Tony. Pepper non faceva altro che fissare prima lui, poi la ragazza.
- Allora... Charlotte - cercò di riprendersi Tony.
- Chiamami Charlie - lo interruppe lei. Tony annuì.
- Ok... - sospirò - Vedi... purtroppo io non ho idea di chi sia tua madre - disse.  Charlie scrollò le spalle, come se non fosse un problema, e tirò fuori un taccuino e una penna dalla borsa ( seriamente, quanta roba conteneva quella borsetta a tracolla??), e glieli porse.
- Scrivi qui sopra tutte le ragazze con cui sei andato a letto, mi occuperò io del resto - disse. Tony guardò imbarazzato Pepper, poi di nuovo Charlie, e le restituì il blocchetto.
- Ho un'idea migliore: ti porto alla base dello SHIELD dove ti faranno un'analisi del sangue più accurata di un qualsiasi ospedale, così scoprirai chi è tua madre e... -
- Mi toglierò dalle scatole - completò Charlie, con amarezza. Pepper guardò male Stark, che non sapeva cosa dire: non intendeva cacciare sua figlia, ma la situazione lo aveva destabilizzato non poco, non sapeva come reagire. Pepper lo guardò con insistenza, indicando con un cenno del capo Charlie che stava rimettendo le proprie cose a posto. Sembrava volergli dire: " rimedia! ".
- Charlie... - esordì allora lui - Non voglio cacciarti... io... - chiese aiuto con gli occhi a Pepper, che capì al volo.
- Tuo padre ti vuole aiutare a ritrovare tua madre! - affermò lei.
" Che cosa?? ". Tony guardò Pepper stralunato: le aveva chiesto aiuto, non di scavare la sua fossa! Charlie alzò gli occhi, un luccichio di speranza brillava in essi.
- Davvero? - chiese. Fu in quel momento che Tony Stark, il più grande genio, miliardario, palyboy e filantropo della storia, nonchè Iron Man, fece la scelta più azzardata e giusta della sua vita, la scelta che gli avrebbe cambiato la vita.
- Si - .

ANGOLO MALATA DI MENTE
Ed ecco a voi il primo capitolo! Si, è un po' corto, ma mi sembrava una forzatura allungarlo ancora. Spero vi sia piaciuto comunnque, e di non aver forzato Tony Stark, cadendo nell'OOC.
Il secondo capitolo è in cantiere, dovrei riuscire a pubblicarlo presto!
AHE

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Capitolo 3
*** Capitolo due ***


Capitolo due

- Questo cos'è? -
- Un elettroscopio... -
- E questo? -
- Un analizzatore di particelle... -
- E questo? -
- Un macroscopio... -
- E questo?-
- Charlie...! - . Da quando erano arrivati nella sezione scientifica dello SHIELD, Charlie aveva cominciato a fare domande su domande, indicando ogni oggetto scientifico che aveva la sfortuna di stuzzicare la sua curiosità. Tony si era ritrovato a cercare di dare un freno alla ragazza; la fisica che li aveva accolti per ascoltare la loro richiesta, Simmons, sembrava divertita dalla curiosità della ragazza.
- Stia tranquillo, signor Stark, non mi dà fastidio - disse. Entrarono nel laboratorio dedicato alle analisi del sangue e del DNA.
- Allora, se ho capito bene volete rintracciare la madre -.
- Si, puoi aiutarci? - chiese Charlie, guardandola con i suoi occhi chiari, implorante. Simmons annuì.
- Certo, se ti siedi lì ti prelievo un campione di sangue... - la fece accomodare sul lettino posto al centro della stanza, mentre Stark chiudeva la porta. Simmons prese il campione che le serviva, poi si attrezzò per analizzarne il DNA e confrontarlo con il database dello SHIELD, contenente le analisi del DNA di tutte le donne americane. Mentre il computer cominciava il confronto, nella stanza calò un silenzio imbarazzante: Stark non aveva idea di cosa dire alla figlia appena scoperta, Charlie non aveva idea di cosa dire al padre appena scoperto, Simmons si chiedeva come ci è finita in una situazione imbarazzante tra padre e figlia ( ma se Tony Stark ti chiede un favore, come puoi dire di no?).
- Allora Charlie, hai già visitato New York? - chiese, per rompere il silenzio, Simmons.
- In realtà no - rispose la ragazza, sollevata che qualcuno avesse rotto il silenzio.
- Dopo ti farò una visita guidata nella "città dell'invasione aliena" - affermò Stark. Charlie lo guardò divertita.
- E' così che la chiamano, adesso? -
- Il nome non l'ho scelto io, ma devo dire che si addice... meglio che " la città mezza distrutta dal piano folle del dio dell'inganno" - ribattè Tony. Charlie stava per dire qualcosa, ma il computer, che stava analizzando il suo DNA, impazzì all'improvviso: lo schermo si accese e spense, i nomi e le foto delle donne americane scorsero velocissime tutte insieme, una scritta rossa lampeggiava, ma compariva e scompariva così velocemente che era impossibile leggere cosa diceva!
- Cosa sta succedendo? - balzò in piedi Charlie, mentre Simmons cercava di spegnere il computer, riavviarlo... ma non rispondeva ai comandi. E poi, veloce come era cominciato, finì: il computer si spense.
- Si può sapere cosa è stato? - chiese Charlie.
- Non lo so, il computer sembrava impazzito - sussurrò Simmons. - Una cosa è certa: non posso fare un secondo tentativo per scomprire chi sia tua madre prima di aver capito cosa è successo e da cosa è dovuto - affermò poi. Charlie sospirò: Simmons aveva ragione, anche se odiava ammetterlo.
- Credi... che possa essere stata colpa del mio sangue? - chiese la ragazza, dando voce ai suoi dubbi.
- Charlie, a meno che tu non abbia un virus per computer nel sangue, ne dubito - rispose Stark. Lei annuì.
- Ok, allora... appena sai qualcosa, fammelo sapere, va bene? - guardò negli occhi Simmons, che annuì.
- Certo, ora andate - li salutò la fisica.

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Capitolo 4
*** Capitolo tre ***


~Capitolo tre

Quella notte non fu tranquilla per Charlie: gli incubi, spezzoni dei suoi ricordi della Francia, la perseguitavano, comparendo nel buio della notte, tendendo agguati nel sonno. La ragazza si girava, rigirava nel letto, lamentandosi. Questo fatto non passò inosservato a casa Stark: Tony si svegliò, l'urlo di Charlie che rimbombava ancora nelle sue orecchie. Svelto scese dal letto, correndo nella camera dei ospiti, dove alloggiava la figlia, preparandosi a chiamare Jarvis e indossare l'armatura, ma quando arrivò, vide solo una ragazza seduta sul letto, i capelli tutti scarmigliati, ancora mezza sconvolta dal sogno che stava facendo, gli occhi spalancati, il respiro corto, tremante.
- Charlie... - la chiamò Tony, preoccupato. Qualunque fosse l'incubo che aveva fatto, l'aveva scossa molto. Lei si asciugò gli occhi, rendendosi conto solo in quel momento di star piangendo, e abbozzò un sorriso poco convincente.
- Tony - rispose, rimettendo a posto le coperte.
- Non chiamarmi così, chiamami papà, Tony detto da mia figlia mi fa sentire vecchio - disse il signor Stark, riuscendo a rubare una risatina a Charlie.
- Ok, papà... - sorrise, ascoltando il suono di quella parola, che fino ad un giorno prima era il realizzarsi di un sogno irraggiungibile - va tutto bene, puoi tornare a dormire - affermò, ma non convinse nè se stessa, nè tantomeno Tony, che sospirò, avvicinandosi al letto.
- Ora mi siedo lì, perciò togli la gamba - ordinò, facendo sorridere la ragazza che si affrettò a scansare la gamba.
- Allora, so che sono tuo padre solo da... ventiquattro ore? - si sedette Stark - Ma voglio che tu sappia che sono ben intenzionato a recuperare il tempo perduto, perciò, se c'è qualche problema, qualcosa che ti spaventa, o ti preoccupa, puoi parlarmene - disse. Charlie lo guardò negli occhi, come per scrutare la verità di quelle parole nell'animo di Tony, e alla fine sorrise.
- Certo Ton... papà - si corresse - Ma davvero, sto bene... se la questione -non che ci sia per forza una " questione!" - dovesse peggiorare, sarai il primo a cui ne parlerò - affermò. Tony annuì: fare il padre gli stava riuscendo meglio di quanto si aspettasse... anche se lui non se lo aspettava affatto! Non era un tipo da azioni sdolcinate, ma mentre guardava Charlie, gli occhi chiari ancora rossi dal pianto, i capelli scarmigliati e il pigiama di Hello Kitty, sentiva che era suo dovere proteggerla, da qualunque cosa e da chiunque. Non sapeva spiegarsi neanche lui come potesse aver sviluppato quell'istinto di protezione in così poco tempo, ma supponeva riguardasse l'essere genitori.
Allungò il braccio e la strinse a sè; dapprima Charlie, sorpresa, restò rigida, ma poi si sciolse e restituì la stretta, felice di aver trovato, finalmente, suo padre.

Luogo Sconosciuto
- Ne è sicuro? - chiese una voce femminile, tesa, dubbiosa.
- Si, lei è vicina, è riuscita a sopravvivere, e ti sta cercando - rispose una voce maschile, convinta. Un sospiro.
- Deduco che la vostra arma non sia efficente come mi aveva assicurato - sibilò la voce femminile.
- Non mancherà il bersaglio due volte, non fallisce mai, entro qualche ora portà dormire sonni tranquilli - rispose l'altra. Il suo tono non ammetteva repliche...

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro ***


~Capitolo quattro

L'abbraccio fece sentire meglio Charlie, tranquillizzandola un po'.
- Bene, ora che sto facendo lo sdolcinato, devi approfittarne: ti faccio preparare una cioccolata calda? - chiese Tony, una volta che si furono staccati. Charlie rise.
- Si, magari, chissà quando ritornerà un momento come questo! - rispose, melodrammatica.
- Non ti ci abituare! - disse lui - Torno subito - ed uscì, diretto in cucina a farsi aiutare da Jarvis ( non aveva idea di come si prearasse una cioccolata calda! E non poteva chiamare Pepper alle tre di notte! ). Charlie sorrise, cercando di sbrogliarsi i capelli, ed ecco che successe: quella sensazione provata in Francia, come un'avvertimento.... La ragazza scattò in piedi, appena in tempo: un proiettile si conficcò nel materasso, dove fino ad un secondo prima era seduta. Charlie non perse tempo: sapeva che chi le aveva sparato non si fermava alla prima pallottola. Si gettò a terra, rotolando fino sotto il letto, seguita da spari. Tremava di paura: l'aveva trovata... come aveva fatto? Si era data tanto da fare per cancellare le sue tracce! Poco dopo, gli spari cessarono, ma Charlie sapeva bene che era tutto tranne un buon segno! Infatti, pochi secondi dopo lui entrò dalla finestra, atterrando nella stanza. Si diresse subito verso il letto, e con un colpo lo lanciò dall'altra parte della stanza. La ragazza, però, riuscì a dare un calciò alla sua mano, facendogli cadere la pistola... aveva imparato almeno quello dall'ultima volta! Sperava solo di riuscire a sopravvivere abbastanza a lungo da dare il tempo a Tony di accorgersi di ciò che stava succedendo. Si tirò in piedi, evitando per un pelo un colpo che le avrebbe rotto almeno metà costole, e afferrò la prima cosa che le capitò sotto mano: la lampada dal comodino. " Geniale " si congratulò da sola " Combattere contro un soldato super addestrato di qualche organizzazione segreta con una lampada... forse riuscirai persino a fargli il solletico! ". Di fronte a lei, il soldato sembrava pensarla allo stesso modo; Subito passò all'attacco: la colpì con il braccio di metallo, mandandola a sbattere contro il muro. Charlie giurò di sentire le proprie ossa scricchiolare.
- Charlie?- la chiamò una voce lontana.... Finalmente Stark si era accorto di tutto il baccano che proveniva dalla sua camera! Appena il soldato si avvicinò, Charlie, ancora barcollante e dolorante per il colpo, gli sferrò in testa la lampada. Ovviamente, lui neanche si scompose; la prese per il collo con il braccio di metallo, sollevandola da terra.
- Come mi hai trovata? - annaspò la ragazza, ottenendo solo il risultato di perdere prezioso ossigeno. Anche se si fosse degnato di risponderle, lei sarebbe stata troppo morta per ascoltarlo. Quando la vista cominciava ad oscurarsi, qualcosa colpì il soldato, costringendolo a lasciare la presa: Stark, anzi, Iron Man ( indossava l'armatura), gli aveva sparato. La ragazza cadde a terra, annaspando e recuperando un po' di ossigeno. Le sarebbe davvero piaciuto poter rimanere lì a terra, a svenire in pace, ma non poteva. Si rialzò con fatica, barcollando verso suo padre, che si stava intrattenendo con il soldato. Quando vide che Charlie era riuscita a raggiungerlo, la prese in braccio e spiccò il volo, fuori dalla finestra. Charlie cominciava persino a sperare che sarebbe riuscita a sopravvivere, ma qualcosa arpionò la gamba di Iron Man, impendendogli di allontanarsi in volo: il soldato teneva l'estremità della corda in mano, ben deciso a non farsi sfuggire per la seconda volta la sua missione.
- Ma chi è questo che osa rovinare la mia armatura?! - esclamò Tony. Charlie si chiese come, in un momento come quello, poteva preoccuparsi di una cosa del genere, ma poi si diede mentalmente della stupida: era Iron Man! Chissà  quante situazioni del genere aveva affrontato! Mentre il soldato li tirava sempre più verso di lui, Stark riuscì a tenere Charlie con un braccio solo ( rischiando di farla cadere o di farle venire un infarto! ), puntò la mano contro la corda che lo arpionava e sparò. Finalmente era libero di volare via! Ma il soldato non si arrese: recuperò la propria pistola, e cominciò a sparargli contro.
- Ma non si arrende mai! - esclamò Stark, esasperato.
- Non credo sia nel suo stile - rispose Charlie. Iron Man non si preoccupava per sè: l'armatura era uno scudo più che sufficente. No, si preoccupava per Charlie, la cui unica protezione era il pigiama di Hello Kitty. Riuscì a farle da scudo con il proprio corpo ( o meglio, armatura ), ma quando, finalmente, stavano per arrivare fuori dalla linea di tiro, Charlie urlò: un proiettile l'aveva colpita al fianco. Da quella posizione, Stark non poteva affermare se fosse una ferita grave o solo superficiale. Accellerò ancora, lasciandosi il soldato alle spalle.
Volò ancora per un po', verso l'ospedale. Atterrò solo dopo aver controllato l'area.
- Charlie? - la chiamò, preoccupato: la ragazza era sorretta da lui, altrimenti sarebbe caduta a terra. Abbozzò un sorriso tirato, ma si vedeva che non stava bene.
- Mi ha presa di striscio - affermò: era vero, ma ciò non significava che faceva meno male. Stava perdendo molto sangue, quando entrarono in ospedale. Non ci fu bisogno di urlare per attirare l'attenzione: i medici, appena videro che Stark, per di più in armatura, era entrato, accorsero. Una dottoressa si fece portare una barella, dove stesero Charlie, che cercava di non lasciarsi prendere dal panico o scoppiare a piangere per il dolore e il terrore; aveva il respiro corto, i pensieri si confondevano l'uno con l'altro, il fianco pulsava, la vista si annebbiava...
- Ferita da arma da fuoco, dobbiamo fermare l'emoraggia! - urlavano delle voci...
- Charlie... Charlie va tutto bene... starai bene! - la chiamava una voce lontana...
Buio. 

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque ***


~Capitolo cinque

I primi raggi del mattino illuminarono la stanza d'ospedale dove riposava Charlie, filtrando attraverso le tendine. La ragazza aveva una flebo attaccata al braccio, dalla quale arrivava del sangue; ne aveva perso troppo quella notte. Il pigiama di Hello Kitty era stato sostituito da un camice bianco. Accanto al lettino, su una scomoda sedia di legno, siedeva Tony Stark, troppo preoccupato per prendere sonno. Osservava la figlia, mille domande che gli vorticavano in testa: chi era l'assassino che aveva tentato di ucciderla? Perchè la voleva morta? Charlie lo conosceva? Stark si rese conto di quanto poco conoscesse la ragazza: di lei sapeva solo il nome, ma la sua vita prima di bussare alla Stark Tower? Che cosa aveva fatto per diciotto anni Charlotte Stark?
In quel momento la ragazza gemette, strizzò gli occhi e li aprì piano, abituandosi alla luce.
- Charlie? - la chiamò Stark. Lei abbozzò ad un sorriso.
- Buongiorno papà - lo salutò. Lui sospirò di sollievo.
- Lo sai che avere un padre Vendicatore non ti autorizza a rischiare la morte ogni due giorni, vero? - le chiese. Lei sbuffò.
- Che peccato, e io che ne avevo tutta l'intenzione! Sia che noia è la vita altrimenti? -. Stark decise di passare alle cose serie.
- Perchè non mi spieghi bene chi era l'assassino di ieri sera? - chiese. Lei sospirò.
- Suppogno di non poter rimandare ormai... Si chiama Soldato d'Inverno...- ripose. Era venuto il momento di raccontare a suo padre la sua storia prima di arrivare a New York, era l'unico modo di spiegare chi era il Soldato d'Inverno e perchè aveva tentato di ucciderla. Charlie prese un respiro profondo, pronta a raccontare la sua vita: -  Prima di venire a cercarti, abitavo in Francia con i miei genitori adottivi, che mi presero con loro quando avevo tredici anni; in Francia lavoravo come giornalista investigativa, cominciai a investigare su alcuni incidenti accaduti a politici o altra gente importante all'apice della loro carriera... -
- Ma se erano incidenti, perchè ti interessavano? - chiese Stark.
- Questo è il punto: non erano incidenti, qualcuno li aveva fatti passare per tali... continuando a investigare scoprii di questo Soldato d'Inverno, un assassino che negli ultimi settant'anni ha compiuto omicidi in tutto il mondo, facendoli passare per incidenti... Lo so, sembra impossibile, ma non lo è; i guai arrivarono quando riuscii a scoprire la sua identità - spiegò Charlie - Lo mandarono ad uccidere me, e quasi ci riuscì: i miei genitori adottivi mi salvarono, ma questo costò loro la vita - la ragazza sospirò, persa nei tristi ricordi. -Questo è successo circa un anno fa, decisi di scappare in America, e quando scoprii che tu eri mio padre, non ho resistito alla tentazione di conoscerti... credevo di essere finalmente al sicuro, ma mi sbagliavo: il Soldato mi ha trovata, e non ci metterà molto prima di provare di nuovo ad uccidermi - completò il racconto. Tony rimase senza parole, chiedendosi in quale guaio fosse finita sua figlia. Riuscì a schiarirsi la voce, cercando di riprendersi.
- Chi è che lo ha mandato ad ucciderti? - riuscì a chiedere. Charlie sospirò, mettendosi seduta sul lettino con un gemito.
- Non lo so, stavo cercando di scoprirlo quando... - lasciò cadere la frase. " Quando tentò di uccidermi la prima volta".
- Dobbiamo trovare il modo di fermarlo - affermò Stark: non avrebbe permesso a quell'assassino di uccidere sua figlia.
- Non si può fermare, è forte, veloce, inarrestabile... ma chi lo manda no - disse Charlie.
- Cosa hai intenzione di fare? - chiese allora Stark.
- Prima di tutto, devo trovare Steve Rogers, questa faccenda lo vede coinvolto più di quanto immagina, poi con il suo aiuto scopriremo chi controlla il Soldato d'Inverno e potremo fermarlo - rispose Charlie. Et voila, il piano suicida era stato architettato. 

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Capitolo 7
*** Capitolo sei ***


~Capitolo sei

Charlie si era immaginata molte volte il suo primo incontro con Captain America: tutte le versioni possibili, i discorsi, le presentazioni... Ma doveva ammettere di non aver mai immaginato che si sarebbero incontrati con lui che saltava da un ascensore atterrandole accanto, tutto dolorante e ammaccato.
Charlie restò paralizzata dalla sorpresa per qualche secondo, il tempo che servì a  Captain America per rialzarsi. In fondo, aveva appena fatto un salto di un centinaio di metri, rotto delle vetrate, atterrato sull'asfalto in mezzo ai cocci di vetro... Roba di routine, insomma!
- Capitano aspetti..! - tentò di fermarlo Charlie, ma lui non si fermò e prese a correre. Stark era all'interno della base dello SHIELD, a cercare il Capitano. Appena erano riusciti ad uscire dall'ospedale erano venuti lì. Di certo Charlie non si immaginava che il Captain America sarebbe fuggito dal luogo in cui lavorava.... che diavolo stava succedendo?? Stark finalmente uscì, e Charlie non gli lasciò neanche il tempo per aprire bocca.
- Vieni, subito, il Capitano è atterrato qui, stava scappando! - esclamò, afferrandogli il braccio e trascinandolo verso dove era corso il Capitano.  Purtroppo non c'era già più, in compenso un elicottero super attrezzato dello SHIELD era  caduto mezzo scassato sul ponte che portava in città.
- Ma perchè mai lo SHIELD voleva fermare Captain America? - chiese Charlie a Stark.
- Il direttore è morto - disse lui. Sentiva che c'era un collegamento tra la morte di Fury e la fuga del Capitano...
- Andiamocene - affermò Charlie: quella storia non le piaceva per niente, e non aveva nessuna intenzione di rimanere davanti allo SHIELD a ragionarci su... doveva trovare il Capitano, le serviva il suo computer.

- Un hacker? - ripetè Stark per l'ennesima volta. Su per giù da quando Charlie era tornata alla Stark Tower e aveva preso il proprio PC, cominciando a digitare codici praticamente incomprensibili agli occhi di Stark. Era un genio, ma era Jarvis a fare le ricerche!
- Papà, sono diventata hacker perchè mi era utile nelle mie indagini... come pensi che abbia scovato tutte quelle informazioni sul Soldato d'Inverno? - rispose Charlie. - Trovato! - esclamò poi: qualcuno aveva aperto una chiavetta classificata in un negozio d'informatica. Non era una prova schiacciante, ma era anche l'unica pista che avevano sul Capitano!

Non ci misero molto ad arrivare al negozio di informatica dove si trovava Rogers, ma il problema era entrare senza che nessuno li notasse: Tony Stark aveva la pessima abitudine di attirare attenzione, tipo, solo camminando!
- Tu distrai la gente, io sgattaiolo a cercare il Capitano e ci ritroviamo qui, all'uscita - ordinò Charlie. Prima che potesse uscire dall'auto, però, Tony le afferrò il braccio.
- Non ti lascio andare da sola! - esclamò. Lei alzò gli occhi al cielo, anche se una parte di sè si sentiva commossa per l'istinto di protezione paterno. Purtroppo, era il momento sbagliato.
- Papà, il Soldato d'Inverno non mi attaccherà in un negozio di informatica, e non abbiamo tempo da perdere! - rispose. Senza attendere risposta, scese dall'auto e corse dentro al negozio, mentre Stark sospirava. " Non poteva essere una bambina dolce e amorevole che non va a cercare guai?" si chiese. No, doveva capitargli la figlia che aveva indagato su cose pericolose, ricercata da un assassino fin troppo bravo nel suo lavoro, e che invece di nascondersi da qualche parte doveva correre da Captain America, ricercato dallo SHIELD per qualche oscuro motivo, per dirgli l'identita dell'assassino. Identità che, tra l'altro, non gli aveva voluto dire, perchè non era giusto che lo sapesse prima di Rogers. Scosse la testa: di sicuro non si sarebbe annoiato...!

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Capitolo 8
*** Capitolo sette ***


~Capitolo sette

Appena entrata nel centro commerciale, il primo pensiero di Charlie fu: " cavolo ma quanta gente c'è?? ". Dubitava di riuscire a trovare Captain America in quell'ammasso di persone che si spintonavano l'un l'altra, sopratutto se Rogers non indossava il costume di Captain America. Smetti di deprimerti e datti da fare! Charlie salì le scale mobili, diretta al negozio informatico da dove era arrivata la traccia.
- Oh mio Dio, c'è Tony Stark qui fuori! - sentì un gridolino, poi la maggior parte delle ragazze ( e anche delle donne! ) uscì correndo dal centro commerciale. Adesso c'era sempre una fiumana di gente, ma un po' meno. Charlie entrò nel negozio di informatica, e si diresse subito verso i computer. Non ci era ancora arrivata quando incrociò una coppia che stava uscendo... la rossa attirò subito la sua attenzione, e ci mise solo qualche attimo per riconoscerla: era la Vedova Nera! E accanto a lei c'era Steve Rogers... vestito molto casual. O almeno ci aveva provato. A dire la verità, non gli donavano molto quei vestiti! In un attimo, Charlie i seguì.
- Ehi! Ehi! - li chiamò, raggiungendoli. Afferrò il braccio della Vedova Nera, e la rossa si girò verso di lei, diffidente. Charlie era sicura che se avesse fatto un passo falso si sarebbe ritrovata all'ospedale... di nuovo.
- Devo dirvi una cosa... cioè, solo a Captain America - esordì. Steve e Natasha si scambiarono uno sguardo.
- E' importante, davvero! - aggiunse, visto che quei due non si convincevano.
- Va bene, dimmi - disse allora il Capitano, mentre Natasha si guardava intorno, controllando le uscite e se entrava qualcuno.
- Qui? In un centro commerciale? - replicò Charlie.
- Perchè no? - chiese Natasha, sempre più impaziente di andarsene. Charlie fece un respiro profondo.
- Si tratta del Soldato d'Inverno - affermò, per rendere chiara l'idea. Ora si che aveva la loro attenzione!
- Va bene, allora vieni, ce la dirai in auto - disse Rogers. La Vedova Nera non sembrava molto tenuta a fidarsi della ragazza, ma doveva sapere quell'informazione, sembrava qualcosa di veramente importante. Mentre scesero al piano di sotto, giusto in tempo per vedere entrare degli agenti nel centro commerciale.
- Oh no - sussurrò Steve. Charlie non aveva ancora capito perchè lo SHIELD era improvvisamente un nemico, ma evitò di chiederlo in quel momento.
- Due squadre sopra, una davanti a noi e una dietro.. se ci riconoscono, io mi occupo di quelli davanti e tu, Natasha, di quelli dietro... mentre te cerca di stare lontana dal combattimento - sussurrò il Capitano. La Vedova Nera lo zittì.
- Al mio segnale, mettimi una mano sulla spalla e ridi di una mia battuta - ordinò a Steve. Lui, seppur confuso, obbudì. Funzionò: passarono accanto alla squadra di agenti senza essere notati. Un punto a favore della Vedova Nera!
- Qui fuori c'è mio padre, può venire anche lui? - chiese Charlie, mentre si incamminavano verso le scale mobili.
- Non credo proprio... chi è tuo padre? - chiese Natasha.
- Oh, giusto... Tony Stark - rispose Charlie. Steve e Natasha sgranarono gli occhi: per quanto ne sapevano, Stark non aveva figli!
- Già, anche lui non lo sapeva, pare che mia madre abbia nascosto la cosa mentre mi dava in adozione - spiegò velocemente Charlie. Sulle scale mobili stava salendo un altro agente. Natasha si girò verso Steve.
- Baciami - ordinò. Lui la guardò confuso. - Manifestazioni di affetto in pubblico mettono in imbarazzo - spiegò lei. Il Capitano non ebbe il tempo di rispondere, lei lo stava già baciando. Anche questa volta, funzionò. Arrivarono al piano terra illesi, e uscirono. Stark stava chiacchierando con alcune sue fan, ma era da un po' che guardava il centro commerciale, preoccupato. Quando vide Charlie si rilassò. La Vedova Nera prì la bocca per dire qualcosa, ma all'improvviso Charlie fu presa di nuovo da quel sesto senso... e si buttò a terra, mentre i proiettili volavano dove fino ad un attimo prima c'era la sua testa.
- Via! - urlò il Capitano, mentre la gente urlava e correva da tutte le parti. Stark si mise a correre verso la figlia, chiamando contemporaneamente Jarvis ( non usciva più senza ), Charlie si mise a correre con Natasha e Steve, cercando di confonedersi tra la gente per non offrire facile bersaglio al Soldato... infatti era stato proprio lui a spararle, dall'altro lato della strada, ed ora stava andando verso di lei. Finalmente Stark finì di indossare Jarvis, così potè volare verso la figlia e farle da scudo con l'armatura.
- Piacere di rivederti, Capitano! Ciao anche a te, Natasha - li salutò, con lo stesso tono che avrebbe usato ad un incontro per il tè.
- Papà, non so se l'hai notato, ma siamo sotto attacco! - lo riprese Charlie. Si staa abituando a chiamarlo " papà", le piaceva usare quella parola.
- Lui fa sempre così - affermò la Vedova Nera.
- Dobbiamo seminarlo - affermò Steve. - L'HYDRA non era abbastanza - borbottò poi. Charlie, che lo aveva sentito, collegò i pezzi: non era lo SHIELD che stava dando la cacccia ai due Avengers, ma l'HYDRA! In qualche modo doveva essersi appropriata dello SHIEDL... magari con la morte di Fury era diventata un bersaglio facile e l'HYDRA ne aveva approfittato per appropiarsene... Comunque non era quello il momento di pensarci: il Soldato non li lasciava un momento.
- Avete un passaggio? Perchè così posso prendere Charlie e seguirvi in volo! - disse Stark, mentre un'altra scarica di proiettili rimbalzava sull'armatura.
- La nostra auto è quella, voi andate! - rispose Natasha. Stark non se lo fece ripetere due volte: afferrò la figlia e spiccò il volo. Il Soldato seguì loro: la sua missione era Charlie, non i due Avengers, quelli erano compito dell'HYDRA. Stavolta, però, Iron Man era pronto: si girò di scatto e colpì la corda che il Soldato gli stava lanciando per arpionarlo. Poi tornò a tenere stretta Charlie e volò in mezzo alle nuvole, per far perdere le sue tracce. Quando riemersero, l'auto di Natasha e Steve era partita, ma il Soldato li aveva persi di vista. Stark tornò a guardare la figlia: era tutta bagnata, il passaggio tra le nuvole l'aveva inzuppata!
- Lo sai, sarebbe comoda un'armatura anche a me! - disse, rabbrividendo.
- Non succederà mai - replicò Stark, volando verso l'auto dei due Avengers. Charlie sbuffò.
- Il tuo amico Rhody ce l'ha! - esclamò con disappunto.
- Quello... è stato un incidente - affermò Stark.
- E fai capitare un incidente anche a me! - replicò Charlie. Di scuro aveva ereditato la testardaggine dal padre!

ANGOLO MALATA DI MENTE
Ed eccomi con un nuovo capitolo! Spero vi piaccia! Vorrei ringraziare Chrona00 di cuore per la recensione! L'ho fatto un po' più lungo, spero ti piaccia lo stesso!
A presto
AHE

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Capitolo 9
*** Capitolo otto ***


~Capitolo otto

Come faccio a dirglielo? si stava chiedendo da un po' Charlie. Una volta fuggiti dal Soldato Tony aveva raggiunto l'auto di Steve e Natasha, ed erano entrati, lei zuppa, Stark ancora con l'armatura.
- Una figlia, Stark? - esordì la Vedova Nera. Tony alzò gli occhi al cielo.
- Sicuro di poter fare il padre, playboy? - chiese Steve. Tony Stark non gli sembrava un tipo molto responsabile....
- Si, a quanto pare sono piuttosto bravo! Charlie, li senti? Diglielo che sono il padre perfetto! - si girò a guardare la figlia, che era immersa nei suoi pensieri.
- Charlie? - la chiamò Stark, scuotendola.
- A proposito, cosa devi dirci di importante sul Soldato d'Inverno? - tornò seria Natasha, ricordandosi il motivo del loro incontro. Charlie guardò Steve, che guidava. Aveva trascinato il padre in quella folle ricerca per arrivare a quel momento, e adesso.. non sapeva come dire a Captain America che il suo migliore amico era diventato un assassino.
- Charlie, ci sei? - la chiamò Stark, schioccandole le dita davanti agli occhi. Lei si scosse, poi annuì.
- Si... ecco, quello che volevo dirvi era l'identità del Soldato d'Inverno.... ecco, sono riuscita a scoprire chi c'è dietro quella maschera - esordì. Evitò lo sguardo di Natasha e Stark, evitò anche solo di guardare la schiena di Rogers.
- Non ti piacerà, Capitano - disse a bassa voce. Steve e Natasha si scambiarono uno sguardo, poi Rogers incitò Charlie a continuare. La ragazza sospirò.
- Il suo nome vero è... - fece un repiro profondo, pronta a sganciare la bomba... ma il vetro del cofano si ruppe, e la ragazza gemette. Tony la sorresse, e vide che era stata colpita alla spalla da un proiettile. Una scarica di proiettili seguì il primo, Tony afferrò la figlia e aprì lo sportello alla sua destra, volando fuori. Per fortuna non si era tolto l'armatura.
- Charlie? Charlie? - la chiamò, alzandosi in volo. Non capiva: come aveva fatto il Soldato d'Inverno a trovarli subito? E come aveva fatto a seguirli, correndo?? Cominciava davvero a detestare quel tizio!
- Tony! - lo chiamò Natasha, indicando qualcosa sopra di loro: un elicottero si stava avvicinando.
- Andate via! Qui me ne occupo io! - ordinò Stark ai due Avengers.
- Non vi lasciamo qui! - ribattè Rogers. Tony alzò gli occhi al cielo: perchè per una volta il Capitano non poteva eseguire gli ordini e basta? Non ebbe il tempo di fargli cambiare idea, qualcosa gli arpionò la gamba: il Soldato d'Inverno lo aveva agganciato, Tony si era distratto con l'elicottero.... Caddero per terra, Charie rotolò a qualche metro da lui. La spalla le sanguinava, facendole un male cane. Il Soldato si diresse verso di lei, pronto ad ucciderla, ma Iron Man gli sparò, rallentandolo.
- Charlie scappa! - ordinò. Steve accorse in aiuto della ragazza, che cercava di alzarsi, ma continuava a barcollare e mordersi le labbra per non urlare di dolore; era sempre più pallida. Il Capitano la aiutò ad alzarsi, e la sorresse mentre correvano. Natasha, invece, corse ad aiutare Iron Man, colpendo il Soldato alle spalle, inutilmente: l'assassino incassò il colpo senza batter ciglio.
- Non... ce... la... faccio... - gemette Charlie, sempre più pallida. Perdeva troppo sangue, era troppo debole, non sarebbe riuscita a resistere ancora per molto. E non era neanche riuscita a dire l'identità del Soldato al Capitano! L'elicottero si spostò sopra di loro, e Charlie inciampò, cadendo per terra. Steve si accucciò per aiutarla ad alzarsi, ma lei gli afferrò la maglietta, cercando di spendere le ultime energie rimaste per riuscire a dirglielo...
- Lui..... è..... Bu.... - le forze vennero meno e la ragazza ricadde per terra, svenuta. Il Capitano non ebbe il tempo di ragionare sulle sue parole, evitò una rete calata dall'elicottero, spostando Charlie appena in tempo, ma dietro di lui degli agenti, scesi dall'elicottero, cominciarono a sparagli, circondandolo. Il Capitano usò il proprio scudo per riparare sia lui che la ragazza, e riuscì a colpire gran parte degli agenti, ma proteggere Charlie oltre che sè stesso lo impacciava, non riusciva ad avere occhi ovunque!
Il Soldato colpì Iron Man, mandandolo a sbattere contro un albero dieci metri più in là, poi si occupò di Natasha, colpendola allo stomaco e facendola cadere addosso all'auto. Si guardò intorno, indivuando la sua missione: la ragazza.
Stark si rialzò, barcollando, in tempo per colpire il Soldato che stava per sparare a Charlie. Vide anche che il Capitano era in difficoltà, e sua figlia svenuta. Prima che potesse riprendere il combattimento, una scarica di energìa proveniente dall'elicottero scaraventò tutti lontani da Charlie: la Vedova Nera volò per terra, dalla parte opposta dell'auto, il Capitano e gli agenti furono scaraventati addosso agli alberi che costeggiavano la strada, Iron Man e il Soldato volarono per terra, il Soldato durante il volo colpì la testa di Stark con il braccio metallico.
L'ultima cosa che Tony vide, fu una rete che sollevava Charlie da terra, poi il buio lo inghiottì.

ANGOLO MALATA DI MENTE
Lo so, mi odiate: Charlie non è riuscita a dire l'identità del Soldato d'Inverno a Steve e il finale del capitolo è anche in sospeso!
Tutto avrà una spiegazione, vedrete! ( E poi, non potevo togliere la magnifica scena in cui Steve scopre chi è il Soldato durante il combattimento! La amo troppo! ).
Detto questo, ringrazio tutti i lettori silenziosi, chi ha messo la storia tra le ricordate, preferite o seguite e chi vorrà condividere le sue opinioni o i suoi consigli sulla storia con me! Spero che il capitolo, nonostante tutto, vi sia piaciuto!
A presto
AllisonHermioneEverdeen

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Capitolo 10
*** Capitolo nove ***


Capitolo nove

Qualcosa di morbido sotto la schiena. Una coperta fredda poggiata sopra. Un ticchettìo fastidioso, che si ripeteva ininterrottamente. Charlie aprì gli occhi: si trovava in una stanza fastidiosamente bianca, accanto a lei c'era un'ombra indistinta, che si muoveva per la stanza. La ragazza sbattè gli occhi, mettendo a fuoco la figura: era un dottore, con tanto di camice bianco, e stava sistemando delle medicine su una scrivania dall'altra parte della stanza. Charlie si guardò intorno: la stanza era quasi del tutto vuota, tranne per il suo letto, la scrivania, una sedia e.. il simbolo dell'HYDRA. L'ultima cosa che ricordava era lei che cercava di fuggire con Captain America... il dolore alla spalla insopportabile... aveva provato a dirglielo, a dirgli l'identità del Soldato d'Inverno... ma era svenuta... l'HYDRA doveva averla catturata! Ma perchè? Perchè, dopo tutti i loro sforzi per ucciderla, non l'avevano semplicemente fatta fuori? Si mise seduta sul leto, balzando in piedi, con l'intenzione di scappare, ma un giramento di testa la costrinse a risedersi, e un dolore improvviso alla spalla la accecò.
- No, no, no, no ! - la riprese una voce tedesca - Deve rimanere a letto, la ferita non è ancora guarita! Ha perso troppo sangue! - . Il dottore si avvicinò, e la ridistese sul letto. Solo adesso Charlie si accorse della flebo che aveva attaccata al braccio, proveniente da una sacca di sangue. - Chi... chi sei? St... stai lontano.. - balbettò, agitandosi, ancora confusa. Era difficile ragionare con il dolore alla spalla che esplodeva ad ogni movimento!
- Il tempo delle risposte non è ancora giunto, ora riposa! - ordinò il dottore e, prima che Charlie potesse rendersi conto delle sue intenzioni, le iniettò un sedativo.
- No.... - sussurrò la ragazza, prima di sprofondare di nuovo nel buio.

- L'hanno presa! L'hanno presa!!! - esclamò per l'ennesima volta Stark, ancora in armatura, dando un calcio ad un innocente albero lì vicino, che gemette e cadde a terra.
- Tony, calmati! - lo riprese Steve. Stark non sembrava molto avvezzo a calmarsi, ma Natasha gli bloccò un altro calcio e lo guardò con severità: era da quando erano fuggiti dall'attacco dell'HYDRA ( era stato facile con tutti gli agenti svenuti per terra e il Soldato d'Inverno sparito) che Stark stava urlando contro tutti e nessuno per il rapimento della figlia. Perchè, poi? Perchè, se il loro intento era quello di ucciderla, l'avevano rapita?
- Tony, devi calmarti, a tua figlia non sarà molto utile questa sfuriata - affermò Nat. Stark odiava ammetterlo, ma la donna aveva ragione.
- Quindi ora che si fa? - chiese. - Ci dividiamo - rispose Natasha. Steve e Tony la guardarono confusi, e lei alzò gli occhi al cielo.
- Dobbiamo scoprire perchè quella chiavetta è così importante per l'HYDRA e trovare Charlie, dobbiamo dividerci o non riusciremo a fare nessuna delle due cose - spiegò.
- Allora voi andate a cercare informazioni sulla chiavetta, io vado a cercare Charlie - disse Stark, rimettendosi l'elmetto e alzandosi in volo.
- Ehi Tony! Non hai bisogno d'aiuto? - lo richiamò Steve. Iron Man si voltò verso di loro.
- Natasha serve a te per la chiavetta, e tu come puoi aiutarmi, Captain Ghiacciolo? E poi, sono un genio, miliardario, playboy e filantropo, riuscirò a trovare mia figlia! - rispose, volando via. Steve guardò Natasha, esasperato, e lei roteò gli occhi.
- Ha Pepper a tenerlo d'occhio, ce la può fare - affermò. Steve non era molto convinto, ma la seguì verso l'auto.

Stark volava verso la Stark Tower, e nel frattempo telefonava a Pepper.
- Si? - rispose lei.
- Ciao Pepper! Come te la cavi a cercare persone rapite? - chiese.
- Cosa è successo? - replicò lei, capendo di star per essere trascinata in un altro guaio da Stark.
- Dobbiamo trovare Charlie -

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Capitolo 11
*** Capitolo dieci ***


Capitolo dieci

Aprì gli occhi, la luce era molto più flebile della prima volta che si era svegliata. Si mise seduta sul letto, cercando di ignorare il capogiro: era sola questa volta, il dottore era sparito. Senza pensarci due volte, si alzò in piedi e si diresse verso la porta, barcollante. La maniglia si abbassò, la ragazza tirò... niente. Spinse... niente. Era chiusa dentro. Che stupida era stata a pensare che l'avrebbero lasciata incustodita! Ancora non aveva capito come mai fosse ancora viva... non aveva senso: prima l'HYDRA le mandava il loro migliore assassino ad ucciderlo, poi l'hanno rapita e adirittura guarita! Ma a che gioco stavano giocando?? Si guardò intorno, alla ricerca di una via d'uscita qualsiasi, non ha intenzione di rimanere lì ad aspettare spiegazioni o, peggio ma più probabile, la morte! Non sembrano esserci via d'uscita, però: persino il condotto dell'aria è praticamente murato, con solo due fessure appena visibili a far passare l'ossigeno. Charlie imprecò, ma prima che potesse cercare qualche altra soluzione, sentì dei passi che si avvicinavano alla porta. Scattò al letto, correndo ad infilarsi sotto le coperte, fingendo di essere ancora addormentata. La porta si aprì, e due persone entrarono.
- Perchè sta ancora dormendo? Non avevi detto che presto si sarebbe svegliata? - chiese una voce femminile, stranita.
- Si... signora, ma vede, ha perso molto sangue... Non posso dire con esattezza quando si sveglierà... - rispose una voce esitante.
- Ho assunto lei proprio per fare in modo sia il prima possibile! - esclamò l'altra voce. Poi sembrò calmarsi, per il bene del dottore ( il suo accento non mentiva!). - A proposito... non ha detto niente a nessuno, vero? - chiese la donna, suonando minacciosa.
- No, signora... il signor Pierce crede che la ragazza sia stata uccisa dal Soldato d'Inverno - rispose il dottore, più sicuro di sè. I passi si avvicinarono al letto, poi si bloccarono a qualche metro. Charlie decise che era il momento: scattò in piedi e corse verso la porta, uscendo da quella maledetta stanza.
- Fermati! - le intimò una voce, e degli scalpicci le fecero capire di essere seguita.

- Quanto ci vuole ancora, Pepper? - chiese il signor Stark, nervoso. La bionda lo guardò esasperata: era arrivato alla Stark Tower un'ora prima, tutto trafelato e in ansia per Charlie, Pepper stava già facendo ricerche da un'ora prima del suo arrivo.
- Non sono un'hacker, signor Stark, posso solo contattare il mio amico, come ho fatto, e si da il caso che sono due ore che sta spiando le telecamere per trovare quell'aereo! - rispose, imponendosi di mantenersi calma: se fosse scoppiata anche lei, sarebbe stato un disastro! - E quando trova un riscontro questo tuo amico? - insistè Tony. La suoneria del cellulare impedì a Pepper di compiere un'omicidio.
- Pronto? -
- Pronto Pepper, l'ho trovato: un'aereo che trasporta una ragazza conciata male in una rete... si trova a Washington, è atterrato sotto ad un vecchio edificio al lato nord della città - risponde la voce del suo amico. Pepper sospira di sollievo, e si volta per dire le novità al signor Stark.. ma Iron Man è già partito, direzione il lato di nordi di Washington.

Charlie correva per i corridoi, senza avere idea di dove fosse diretta. Destra, sinistra, scale, rampa, sinistra, sinistra, destra... Gli scalpicci dietro di lei non cessavano, però! Alla fine successe: inciampò per terra, rotolando per qualche metro, e quando si fermò una figura imponeva su di lei: aveva capelli biondi, lisci e lunghi, ma la cosa più strana erano gli occhi, quasi trasparenti, identici a quelli di Charlie! La ragazza si rialzò in piedi, rimanendo a fissare la donna ad occhi sgranati. Lei sospirò, ricomponendosi.
- Scusa l'accoglienza - esordì - Ma era l'unico modo per conoscierti... Mi chiamo Crystal, sono tua madre - .

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Capitolo 12
*** Capitolo undici ***


Capitolo undici

- Cosa..?- sussurrò Charlie, fissando la donna di fronte a sè. Questa sorrise tristemente, facendo un passo avanti, ma Charlie indietreggiò, così la donna fu costretta a fermarsi.
- Non devi avere paura di me, Allison - sospira.
- Io non mi chiamo Allison, mi chiamo Charlotte - ribattè la ragazza. Crystal scosse la testa.
- Ti chiami Allison, il nome l'ho scelto io quando sei nata - affermò - So che fatichi a credermi, ma sono davvero tua madre... guardami, capirai che sto dicendo la verità -. Charlie la guardò negli occhi - quegli occhi così uguali ai suoi - e seppe che Crystal non stava mentendo. Lacrime salate le salirono agli occhi, ma non si permise di piangere.
- Mia madre mi ha abbandonata in un orfanotrofio quando avevo pochi mesi di vita - affermò con rabbia. Crystal scosse la testa.
- No... non è come pensi! - esclamò - Ho dovuto lasciarti, o loro ti avrebbero sfruttata! -.
- Loro chi? - chiese la ragazza, incrociando le braccia. Crystal la guardava con tristezza.
- L'HYDRA... lo SHIELD... non fa differenza - rispose. Charlie la guardò confusa.
- Cosa significa che mi avrebbero sfruttata? Cosa avrebbero sfruttato? Io sono come chiunque altro - disse la ragazza. Crystal sorrise tristemente, scuotendo la testa.
- No, non lo sei... vedi, io non sono del tutto umana... e neanche tu - spiegò. Charlie la guardò confusa e spaventata.
- Di che diavolo stai parlando? - chiese. La donna sospirò.
- So che hai molte domande... avranno tutte una risposta... ma devi venire con me - affermò. Charlie scosse la testa.
- Io non vado da nessuna parte con te! - esclamò. Crystal la guardò quasi... disperata!?
- Allison... ti prego, per ora credono che tu sia morta, ma quando capiranno che non è così, sarai di nuovo un bersaglio - spiega, avvicinandosi. Questa volta Charlie non si ritrae, ma trema sul posto.
- Voglio portarti in un posto sicuro... un luogo dove avrai tutte le tue risposte - afferma la donna. Charlie ha sempre voluto delle risposte, è quello che cerca da quando è arrivata a New York! Guarda sua madre negli occhi, costringendosi a non piangere, poi indietreggia di un passo.
- Se volevi parlarmi, dovevi venire alla Stark Tower, o in Francia, o nell'orfanotrofio dove mi hai scaricata quando avevo pochi mesi! Dov'eri quando ho rischiato di morire? Dov'eri quando piangevo nel mio letto, chiedendomi cosa avessi di sbagliato per cui i miei genitori mi avevano abbandonata? - esclamò, una lacrima sfuggita al controllo scivolò sulla guancia. Crystal guardò la figlia, gli occhi lucidi.
- Avrei voluto esserci... crescerti, vederti diventare la donna forte che sei adesso... ma non ho potuto! Volevo portarti nel luogo dove saresti stata al sicuro, ma l'HYDRA mi stava dietro, non potevo condurli lì... adesso è diverso, adesso sono qui, per te! - rispose Crystal. Charlie si asciugò la lacrima. Non sapeva cosa fare... in tutta la sua vita, il suo più grande desiderio era stato conoscere i suoi genitori, guardarli negli occhi e chiedere loro perchè: perchè l'avevano abbandonata? Adesso il suo desiderio si era avverato: aveva conosciuto Tony Stark, che in quei pochi giorni trascorsi insieme si era dimostrato un buon padre, le era stato accanto e l'aveva protetta, e adesso si trovava di fronte a sua madre, una donna di nome Crystal, che le stava dicendo che non era del tutto umana e voleva portarla via, in un misterioso luogo sicuro. Parte di sè voleva andare con lei, lo voleva davvero, ma quando la guardava vedeva la donna che aveva aspettato diciotto anni prima di farsi avanti, che non era intervenuta mai per aiutarla, che non l'aveva mai soccorsa, neanche quando aveva rischiato di morire.... Non riusciva a perdonarla, nonostante volesse farlo con tutta sè stessa.
- Sei arrivata tardi, mi dispiace - sussurrò alla fine. Crystal la guardò con gli occhi gonfi di lacrime, che si asciugò velocemente.
- So che non è facile perdonarmi... ma se venissi con me, avresti tutte le risposte che ti servono, e con il tempo, magari, capiresti - affermò. Charlie scosse la testa.
- Io ho rischiato di morire tre volte, tu dov'eri quando è successo? - chiese. Crystal sospirò.
- L'HYDRA doveva crederti morta, o non avrei potuto incontrarti - spiegò, cerando di far capire alla figlia le sue ragioni - Ho finto di collaborare con loro... ho dovuto, o adesso non potrei essere qui... Ho dovuto aspettare diciotto anni per vederti... non avrei mai voluto abbandonarti, l'HYDRA non mi ha dato altra scelta -. Charlie la guardò scuotendo la testa.
- Si, tu dici così... ma la verità è che mi hai abbandonata e cerchi una scusa - ribattè, poi indietreggiò ancora di un passo. - Non provare a seguirmi - ordinò, poi si voltò e corse via, lasciando Crystal con le lacrime agli occhi e una sensazione di vuoto dentro.

Charlie corse per i corridoi, senza badare a dove stava andando, scovolta, piangendo. Per miracolo riuscì a trovare l'uscita, e appena fuori dall'edificio, un palazzo di cemento all'apparenza abbandonato, crollò: si lasciò cadere per terra, strinse le ginocchia al petto e pianse. Parte di sè le diceva che stava prendendo la decisone sbagliata, l'altra parte invece che stava prendendo la decisione giusta. Si sentiva scoppiare il cervello, il cuore sanguinare, e non riusciva a smettere di piangere.
Iron Man, finalmente, arrivò a destinazione: cercò il palazzo abbandonato, sperando di vedere la figlia, e finalmente la individuò: era seduta per terra fuori dal palazzo... stava... piangendo? Atterrò accanto a lei, che sussultò, alzando lo sguardo. Quando lo vide accennò ad un debole sorriso, che non convinse nè lei nè Stark. Tony le si avvicinò, togliendosi l'elmetto, e l'aiutò a rialzarsi. Charlie si aggrappò a lui come ad un'ancora di salvezza, stringendolo a piangendo. Tony la strinse, senza fare domande: la lasciò sfogarsi, e quando finalmente la ragazza smise di piangere, la guardò negli occhi.
- Cosa è successo? - le chiese, sussurrando.
- Portami via di qua - sussurrò Charlie, fissandolo negli occhi. Tony annuì, si rimise l'elmetto e la strinse, spiccando il volo.
Dalla finestra Crystal li osservò andarsene, asciugandosi le lacrime con rabbia. " Ti ritroverò Allison, non ho intenzione di lasciarti un'altra volta "

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Capitolo 13
*** Capitolo dodici ***


Capitolo dodici

- Tua madre? - chiese Tony, giusto per essere sicuro di aver capito bene. Charlie annuì, bevendo un po' di caffè. Dopo averla portata via da quell'edificio abbandonato, Stark l'aveva portata in un bar, dove si era fatto raccontare tutto. Sapeva che tra pochissimo avrebbe dovuto avvertire Steve e Natasha che ha trovato Charlie e raggiungerli, ma prima voleva essere sicuro che sua figlia stesse bene.
- Si... dopo diciotto anni si è resa conto di avere una figlia - ironizzò Charlie, amareggiata.
- L'hai mandata al diavolo? - chiese Tony. Charlie sorrise mesta.
- Più o meno - rispose.
- Questa è mia figlia! - sorrise Stark, nel tentativo di risollevarle il morale. Charlie lo guardò grata, finendo il suo caffè.
- Avanti, il momento delle tragedie familiari è finito, chiama il Capitano, ancora non gli ho detto chi è il Soldato d'Inverno - si scosse, cercando di scacciare dalla mente sua madre, anche solo per qualche minuto.
- Giusto, Capitan Ghiaccolo potrebbe avere bisogno dell'aiuto degli Stark, non capisce molto bene il ventunesimo secolo - affermò Tony. Charlie sorrise.
- Ma non c'è la Vedova Nera con lui? - chiese. Lui alzò gli occhi al cielo, prendendo il cellulare.
- Non è una Stark! - affermò, chiamando.
- Pronto? - rispose Steve.
- Pronto Capitano, dove siete? Avete scoperto qualcosa di nuovo? -
- Tony, la situazione è peggiore di quanto avessimo pensato... abbiamo interrogato un agente dell'HYDRA, adesso siamo in auto, stiamo andando alla base dello SHIELD... -
improvvisamente si sente un rumore secco, delle urla, un finestrino rotto, degli stridii...
- Capitano?? - chiamò Stark, ma la chiamata terminò.
- Maledizione! - imprecò Tony. Charlie si era già alzata in piedi, posando la tazza vuota sul tavolino.
- Hanno bisogno dell'aiuto degli Stark? - chiese, un mezzo sorriso preoccupato in volto.
- Reggiti - rispose suo padre, aprendo la valigetta di Jarvis e indossando l'armatura. Ormai la ragazza era abituata ai viaggi volanti di Iron Man.

- Ho la vaga impressione che siano laggiù! - esclamò Charlie, indicando un incidente stradale dove, tra il ponte e la strada sottostande, stava avendo luogo un combattimento. Iron Man atterrò a distanza di sicurezza, sotto il ponte, lasciando Charlie dietro ad un auto.
- Resta qui! - le ordinò, poi spiccò di nuovo il volo.

Charlie aveva intenzione di rimanere lì, davvero!, ma il Soldato d'Inverno fece esplodere l'auto della polizia davanti a lei, non poteva far finta di niente! Controllò che nessuno stesse guardando nella sua direzione, poi scattò, correndo verso l'auto della polizia, aprì a fatica lo sportello e guardò dentro: il poliziotto davanti a lei era decisamente morto, e nel guardarlo a Charlie venne da vomitare, ma si trattenne, vedendo che il compagno dalla parte opposta era ancora vivo. Andò all'altro sportello, aprendolo, e aiutando il poliziotto ad uscire. Questo gemette, accasciandosi al suolo.
- Forza, deve mettersi al riparo! - lo scosse Charlie. Lui si alzò a fatica, e la ragazza lo aiutò, un po' trascinandolo un po' sorreggendolo, a infilarsi dietro un'auto. Un proiettile volò sopra le loro teste: gli agenti dell'HYDRA li avevano visti! Il poliziotto prese la pistola, ma non riusciva a mirare, figurarsi a prendere il bersaglio!
- Prendi la pistola - ordinò a Charlie, seppur a fatica. La ragazza, tremando, obbedì. La pistola era fredda al tatto, e più pesante di quanto avesse immaginato; non voleva tenerla in mano, non voleva sparare a nessuno, ma un altro proiettile sfiorò i suoi capelli, così alzò l'arma, mirando da dietro il finestrino. La mano tremava. Primo colpo: a vuoto. "Respira Charlie." Secondo colpo: a vuoto. "Così proprio non va!" Gli agenti lo facevano sembrare così semplice! Un altro proiettile la mancò di poco, costringendola ad abbassarsi. "Ok, Charlie, è semplice: impugni la pistola, punti e spari ( e colpisci il bersaglio ); forza, un'altra volta!" Mirò, sparò il terzo colpo: a vuoto, ma stavolta aveva sfiorato l'agente che le stava sparando. "Visto? Ci sei quasi". Acquistata un po' di sicurezza ( non tanta, il minimo per non far cadere la pistola a terra ), Charlie mirò di nuovo. Alla testa, così vai sul sicuro. Quarto colpo: spalla. Si, aveva mirato alla testa, ma la spalla era già qualcosa! L'agente strinse i denti, costretto a cambiare mano con cui impugnava la pistola, ma quando Charlie stava per sparare il quinto colpo, sperando nella buona sorte, l'agente si accasciò. La ragazza alzò lo sguardo: sul ponte c'era un uomo di pelle scura, giovane, che impugnava il fucile. Fece fuori altri agenti dell'HYDRA, perciò Charlie capì che era dalla loro parte. Lo ringraziò con lo sguardo, e lui le sorrise, annunendo.
- Grazie - sussurrò il poliziotto. Charlie prese il cellulare, pronta a chiamare l'ambulanza, ma un proiettile colpì il cellulare, facendola strillare e voltare di scatto: un altro agente la fissava, e aveva una pistola in mano. Il secondo proiettile l'avrebbe di certo colpita se non fosse rotolata di lato di scatto. Per miracolo anche il poliziotto non venne colpito. La ragazza rotolò dietro ad un auto, seguita da altri spari. Un proiettile le sfiorò la gamba, procurandole un graffio che iniziò a sanguinare. Charlie impugnò la pistola, anche se la sua mira faceva abbastanza schifo. L'agente sparò altri due colpi, poi la ragazza sentì un'imprecazione: aveva finito i proiettili." E' la mia occasione!". Scattò in piedi, mirando ad una gamba, ma l'unica cosa che ottenne fu un proiettile conficcato nell'asfalto. "Devo convincere mio padre ad insegnarmia a sparare!". L'agente rise, poi le si avvicinò, decidendo di cominciare un combattimento corpo a corpo. Le diede un pugno, ma lei lo schivò scivolando all'indietro, allora la afferrò per la maglietta e le diede un pugno in faccia. In tutta risposta Charlie alzò il ginocchio, colpendolo nelle parti basse. Con questo colpo riuscì a liberarsi, mentre l'agente gemeva e diventava rosso.
- Questa me la paghi, ragazzina! - esclamò con uno sguardo di puro odio. Charlie indietreggiò, il cuore le batteva a mille, le gambe erano molli, tremava. Odiava il fatto di essere entrata nel panico, suo padre avrebbe detto una battuta e riempito di botte l'agente, lei riusciva solo ad indietreggiare, il cervello in pappa. "Riprenditi! Ne va della tua vita!" si ordinò. L'agente le sferò un pugno alle costole, mandandola per terra. La pistola scivolò a qualche metro, e l'agente la afferrò per il collo, alzandola da terra. La ragazza boccheggiò, scalciando e graffiandolo, e lui la scaraventò sull'asfalto a qualche metro di distanza. Charlie giurò di aver sentito le sue ossa scricchiolare in modo non molto rassicurante. Provò ad alzarsi, ma l'agente le fu sopra e la prese per il collo. Charlie scalciò, gli graffiò il viso... l'agente rimaneva impassibile.
- Ricorda il nome dell'uomo che ti ha uccisa, ragazzina... ricorda che è stato... - cominciò a sussurrarle all'orecchio. La ragazza allungò il braccio e afferrò la pistola, poi, con tutta la forza che le era rimasta, colpì l'agente in testa, liberandosene. La ragazza scattò in piedi, e prima che l'agente potesse riprendersi, gli sparò ad una gamba: la sua mira faceva schifo, ma ad un metro di distanza riusciva a colpire il bersaglio! Non lo uccise, non ci riuscì: gli sparò ad entrambe le gambe, poi si voltò e corse via, riprendendo fiato. Vide poco lontano Captain America combattere contro il Soldato d'Inverno, suo padre stava aiutando la Vedova Nera, ferita ad una spalla, e l'uomo scuro che l'aveva salvata. Prova anche ad aiutare il Capitano, ma gli agenti gli sparavano alla spalle, tenendolo occupato. Charlie si nascose dietro ad un auto, riprendendo fiato, cercando di far calmare il cuore. Quando riprese a respirare normalmente, mirò da dietro il finestrino un agente che stava intrattendendo suo padre, decidendo di colpirlo alla spalla ( l'ultima volta ci era riuscita! ). Sparò, lo colpì al polpaccio." L'hai comunque preso!" si consolò. Stark si voltò e la vide. Charlie non riusciva a vedere dietro l'elmetto, ma era abbastanza certa che avesse un'espressione a metà tra l'arrabbiato e il preoccupato.
- Ti avevo detto di rimanere lì! - esclamò lui, infatti, colpendo un altro agente.
- Non c'è di che! - replicò la ragazza. Il combattimento tra Steve e il Soldato d'Inverno si stava avvicinando pericolosamente al suo nascondiglio, così si spostò dietro alla macchina accanto, esattamente quando il Capitano fu scaraventato sull'asfalto dove si trovava qualche secondo prima. Charlie puntò la pistola contro il Soldato, ma questo si muoveva troppo velocemente, non poteva sparare, rischiava di colpire Steve ( con la mira che si ritrovava poi! ). Non poteva far altro che osservare il combattimento, tenendo la pistola davanti a sè. Cominciava a temere il peggio per il Capitano, ma poi lui ribaltò la situazione, riuscendo a danneggiare il braccio di metallo del Soldato, afferrandogli il volto e scaraventandolo dall'altra parte della strada. La mascherina nera che copriva metà del volto del Soldato cadde a terra. "Ecco, adesso saprà la verità" pensò Charlie, non sapendo se esserne felice, preoccupata, sollevata o amareggiata. Il Soldato d'Inverno si voltò... il Capitano lo fissò, non credendo ai propri occhi.
- Bucky? - lo chiamò, un sussurro udibile a tutti. Il suo migliore amico era vivo, era di fronte a lui... non era possibile... Bucky...
- Chi diavolo è Bucky?? - esclamò confuso il Soldato. E il mondo del Capitano crollò: il suo migliore amico non si ricordava di lui. Era lì, era vivo, e gli stava puntando una pistola contro.
Steve non accennava a muoversi, sconvolto, e Charlie cominciò a temere che non si sarebbe difeso più dagli attacchi del Soldato, sia che fosse per lo shock di vedere il suo migliore amico di fronte a lui, vivo, sia perchè non voleva difendersi da lui. La ragazza stava per urlargli di spostarsi, ma ci pensò l'uomo di pelle scura a piombare sul Soldato grazie alle sue... ali di metallo?? Charlie non ebbe modo di ragionarci molto: il Soldato... Bucky, si rialzò, un'espressione confusa in volto, poi parve ricordarsi qual era la sua missione, così rialzò la pistola, ma stavolta la Vedova Nera gli sparò con il fucile a proiettili esplosivi, e Iron Man gli sparò con l'armatura, costringendolo alla fuga.
Steve rimase a guardare il punto dove prima c'era Bucky, quasi non sentendo i furgoni dell'HYDRA arrivare, gli agenti arrestarli tutti e portarli nei furgoni. Nella sua mente c'era spazio solo per un unico pensiero: Bucky era vivo, aveva tentato di ucciderlo... Bucky non si ricordava di lui.

ANGOLO MALATA DI MENTE
Eccomi qui! Scusate il terribile ritardo, ma sono stata in vacanza e la connessione faceva schifo... per farmi perdonare ecco un capitolo luuuuungo! Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate di come ho descritto le scene d'azione, le emozioni di Charlie, Steve e Buck! Spero di non aver fatto un disastro! ( terrore terrore terrore! )
Grazie a Rosa_puffetta_stelina per aver recensito, grazie a tutti coloro che seguono, ricordano o mettono tra le preferite!
Alla prossima!
AllisonHermioneEverdeen

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Capitolo 14
*** Capitolo tredici ***


Capitolo tredici

Nel furgone il Capitano non proferiva parola, ancora sconvolto per aver visto il suo migliore amico - la persona più vicina a lui per tutta la vita, la persona che lo conosceva meglio - di fronte a lui, viva, nei panni di un assassino.
Tony stava controllando che Charlie stesse bene, e la ragazza osservava il Capitano; se solo fosse riuscita a dirgli la verità prima che lui la scoprisse da solo! Se solo fosse arrivata in tempo! Sarebbe arrivato al suo incontro con il Soldato d'Inverno preparato. Invece non aveva fatto in tempo, e adesso Steve Rogers era sconvolto.
- Niente di grave - affermò Tony dopo aver controllato i graffi e i lividi della figlia. Per miracolo non si era rotta niente, neanche una costola.
- Capitano? - sussurrò la ragazza, non sopportando più di vedere l'eroe americano in quello stato.
- Era lui - disse Steve, guardando nel vuoto - Mi ha guardato dritto negli occhi... e non mi ha neanche riconosciuto - . Natasha, che stava cercando di non morire dissanguata, sospirò.
- Zola aveva fatto degli esperimenti su di lui - continuò il Capitano - Devono averlo aiutato a sopravvivere alla caduta... poi l'hanno trovato e... - non ci fu bisogno di finire la frase. Charlie rabbrividì ripensando a ciò che aveva scoperto in Francia: quello che avevano fatto al ragazzo che un tempo era Bucky Barnes non era umano!
- Non è stata colpa tua Steve - affermò debolmente Natasha.
- Andiamo Captain Ghiacciolo, non potevi sapere che il tuo migliore amico era ancora vivo - fece notare Tony. Dall'espressione di Steve, non lo avevano affatto convinto. Sam diede un'occhiata alla ferita alla spalla di Natasha.
- Ha bisogno di fermare l'emoraggia! - affermò. Le due guardie dell'HYDRA che li stavano sorvegliando non lo ascoltarono.
- Ehi! Se non ferma la fuoriuscita di sangue morirà! - insistette Sam. La guardia a sinistra impugnò un'arma a scariche elettriche, e tutti i presenti si irrigidirono, ma inaspettatamente colpì la guardia a destra, che gemette e perse i sensi.
- Cosa..??? - esclamò Charlie. La guardia si tolse il casco: era Maria Hill.
- Si soffoca qui dentro! - esclamò. Charlie la guardò divertita.
- Loro due chi sono? - chiese la donna indicando Sam e Charlie.
- Lunga storia - rispose Steve.

Mezz'ora dopo erano in un altro furgone guidato da Maria Hill mentre le raccontavano le ultime novità. Arrivarono al " rifugio sicuro ", come lo aveva chiamato Maria. Entrarono: era un luogo spoglio, pareti grigie, niente mobili per la maggior parte degli spazi, ma se l'HYDRA non poteva arrivarci a Charlie andava più che bene!
- Bel posticino... vi siete trasferiti qui da poco? E' per questo che vi siete dimenticati di informarci che esisteva questo luogo mentre eravamo ricercati dall'HYDRA? - ironizza Tony.
- Vi stiamo informando adesso, prima non potevamo - rispose Maria. Charlie e Tony si guardarono, alzando gli occhi al cielo: " spie"!
- Ha bisogno di cure! - esclamò un uomo vedendo Natasha.
- Prima vorrà vederlo - replicò Maria.
- Vedere chi? - chiese Steve. La donna li guidò davanti ad una tenda, che poi aprì, rivelando la figura che stava sul letto lì dietro. Stark, Charlie, Natasha, Steve e Sam non potevano credere ai loro occhi: Nick Fury era vivo!

ANGOLO MALATA DI MENTE
Eccomi con un nuovo capitolo! Spero vi piaccia anche se è solo di passaggio!
Grazie di cuore a Rosa_puffetta_stelina per la recensione, non sai quanto mi renda felice che la mia storia ti piaccia!
Grazie mille a chi l'ha messa tra le preferite, ricordate e seguite.
Grazie anche a chi legge silenziosamente, è incredibile vedere le visualizzazioni che aumentano!
A presto con un nuovo capitolo
AllisonHermioneEverdeen

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Capitolo 15
*** Capitolo quattordici ***


Capitolo quattordici

- Lei... lei e vivo - constatò Charlie, fissando il capo dello SHIELD. Fury annuì.
- Esatto, ridotto male ma vivo... non possono ucciderti se sei già morto - affermò.
- Un gran bel piano, fingersi morto, ma sarebbe stato troppo disturbo avvertirci? - chiese Tony. Steve e Natasha erano d'accordo con lui.
- Doveva sembrare reale - ribattè Fury.
- Ma Hill ne era informata - fece notare Steve. L'agente in questione sospirò.
- Concentriamoci sul problema più grosso, va bene? - disse.
- E sarebbe? Cosa conteneva la chiavetta? - chiese Stark, incrociando le braccia.
- Il progetto Insight... sarebbe servito ad eliminare ogni minaccia allo SHIELD, ma adesso è in mano all'HYDRA... se lo avvieranno, moriremo tutti, e non solo noi, ma anche milioni di persone innocenti - spiegò Natasha.
- Perchè non ero informato del progetto Insight? - chiese Tony.
- Era un segreto - rispose Fury. Charlie sbuffò.
- Che novità - ironizzò - Il governo nasconde alla popolazione un'arma di uccisione di massa - .
- Pare che Fury sia molto bravo a nascondere segreti - insinuò Steve; tutti capirono a cosa si riferiva: il Soldato d'Inverno.
- Non sapevo di Barnes - si difese Fury. La discussione continuò, e dopo aver trattato dei segreti di Fury discussero sul fatto che dovevano distruggere tutto, SHIELD compreso, per sistemare la situazione.
- No, possiamo ancora salvare... - cominciò Fury.
- Non possiamo salvare nulla, il marcio è entrato troppo in profondità... questa è la fine, Fury - lo interruppe Steve. Il direttore guardò i presenti, uno ad uno: Stark, Charlie e Natasha si avvicinarono al Capitano, facendo capire che erano dalla sua parte. Lo sguardo di Fury finì su Sam.
- Non guardare me, io faccio quello che fa lui, solo più lento - affermò questo. Charlie soffocò una risata. Alla fine Fury si appoggiò alla spalliera del letto.
- Bene Capitano, sembra che comandi tu - constatò. E tutti si prepararono a sentire il piano.

- Io devo venire! - esclamò Charlie, seria, davanti al Capitano e a suo padre.
- No, ci rallenteresti... mi dispiace Charlie - disse Steve: stava agendo per il bene di quella ragazza, non voleva che rischiasse ancora di morire. Fin'ora si era dimostrata difficile da uccidere, ma la prossima volta non sarebbe stata così fortunata.
- Charlie, tu ci aspetterai qui, al sicuro - affermò Tony: aveva visto sua figlia rischiare la vita abbastanza volte da bastare per una vita intera, non aveva intenzione di condurla dritta nelle fauci del nemico.
- E cosa farò qui, al sicuro?? Aspetterò ansiosa di ricevere la notizia che siete sopravvissuti tutti? Non posso starmene qui a non fare nulla mentre rischi a vita! - ribattè la ragazza, guardando negli occhi il padre. Stark vide sospreso che aveva gli occhi lucidi.
- Charlie, non sono morto quando una mina mi ha fatto saltare in aria, non sono morto quando il mio cuore letteralmente scaricava le batterie, non sono morto quando ho trasportato un missile nucleare attraverso un portale alieno... non morirò per qualche agente dell'HYDRA - affermò. Charlie scosse la testa, poi si voltò e corse via, in un'altra stanza, a prendere a calci qualcosa. Stark sospirò.
- E' per il suo bene - affermò Natasha, che aveva assistito alla discussione.
- Lo so, ma non sembra capirlo - disse Stark.
- Lo capirà... sai, non sei così male come padre - replicò la Vedova Nera. " Già... Charlie capirà " si ripeteva Iron Man mentre si preparava, anche se aveva un brutto presentimento riguardo alla cocciutaggine della figlia...

ANGOLO MALATA DI MENTE
Ed ecco il nuovo capitolo! Ci avviciniamo alla fine di Captain America-The Winter Soldier, ma non sarà anche la fine della mia long... la storia di Charlie non è ancora finita!
Grazie infinite a Rosa_puffetta_stelina, che ogni capitolo lascia un commento. Grazie!
Grazie anche a chi a messo la storia tra le preferite, seguite o ricordate, e grazie anche a voi, lettori silenziosi.
Al prossimo capitolo, dove ci sarà di nuovo dell'azione!
A presto
AllisonHermioneEverdeen

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Capitolo 16
*** Capitolo quindici ***


Capitolo quindici

Fury aveva già capito cosa aveva in mente di fare quella ragazzina: era una Stark, in fondo, e se somigliava anche solo un po' a Tony era testarda peggio di un mulo!
- Non farlo - disse, quando la vide passare davanti alla sua tenda. Lei si fermò.
- Non lascio andare mio padre da solo in una missione suicida... e poi, se falliscono, morirò lo stesso - affermò, e se ne andò. Fury scosse la testa, sconsolato: non bastava un solo Stark, doveva arrivarne un'altra!

Charlie aveva ascoltato con attenzione tutto il piano, sapeva esattamente dove suo padre e gli altri sarebbero andati, cosa avrebbero fatto e qual'era la missione, e aveva intenzione di seguirli. Aveva già in mente un piano...
Uscì dalla base sicura, tanto tutti gli agenti dell'HYDRA erano concentrati sul progetto Insight, e si avvicinò ad una guardia che era lì fuori.
- Presto! Una moto! Devo avvertire mio padre di una cosa importantissima! - esclamò, cominciando la sua recita. La guardia la guardò confusa.
- Lei chi è, signorina? - chiese. Charlie alzò gli occhi al cielo, fingendosi agitatissima.
- Charlotte Stark, e ora mi ascolti: non c'è tempo da perdere, se non mi dà subito una moto per avvertire mio padre, la missione fallirà! - esclamò. La guardia esitò un attimo, guardandola.
- Andiamo! Sia veloce! Ci sono delle vite in gioco! - lo esortò Charlie. Allora la guardia si mosse, correndo dentro. Tornò qualche minuto dopo con una moto.
- Ecco... ma forse dovremmo mandare un agente... - disse, ma la ragazza lo aveva già ringraziato ed era montata sulla moto, partendo a razzo.
Maria Hill, Natasha, Stark, Steve e Sam avevano un vantaggio di dieci minuti su di lei, doveva sbrigarsi! Trovò il furgone che avevano nascosto nel bosco, allora smontò dalla moto, nascondendola. Uscì dal bosco: la base dello SHIELD era di fronte a lei.
Riuscì ad arrivare alla base in venti minuti, adesso doveva entrare senza destare sospetti. Si compose ed entrò dalla porta pricipale, fingendosi tranquilla.
- Signorina, non può stare qui - la fermò la segretaria. Charlie si voltò verso di lei.
- Mi hanno chiamata per supervisionare il progetto Insight, se non eseguo gli ultimi controlli potrebbe esserci un malfunzionamento - afferma, incrociando le braccia. La segretaria la guardò scettica.
- Quanti anni hai? - chiese.
- Ventiquattro, e mi scusi, ma non ho tempo da perdere, il signor Pierce starà già ricevendo i membri del consiglio - rispose seria Charlie. Di fronte alla sua espressione seria lo scetticismo della segretaria vacillò un po', e Charlie sfruttò l'attimo per entrare nell'ascensore. " Devo prendere in considerazione la carriera di attrice! " pensò tra sè e sè la ragazza. Adesso, però, arrivava la parte difficile: finchè doveva prendere in giro una guardia e una segretaria era semplice, ma gli agenti dell'HYDRA la conoscevano, e non erano affatto semplici da ingannare! L'ascensore si aprì al penultimo piano, Charlie uscì e camminò per il corridoio, attenta a non fare troppo rumore con le scarpe. Girò l'angolo e vide che c'era un agente che si stava avvicinando, così, prima che lui potesse vederla, si nascose dietro l'angolo. Attenta, ascoltò i passi che si avvicinavano, tesa, poi, quando l'agente stava per voltare l'angolo, prese la pistola che si era presa prima di partire ( Fury ne aveva una collezione! ) e gliela sbattè in testa, tramortendolo. Agitata, controllò che fosse svenuto, poi trascinò con fatica il corpo in uno sgabuzzino, lo spogliò e si mise i suoi vestiti. Le stavano larghi, ma le stavano. Adesso doveva solo trovare gli altri, sapeva che erano nela stanza dei comandi, così si diresse lì. Mentre la stava cercando ( quel posto era un labirinto! ) sentì la voce del Capitano che parlava all'altoparlante. Accidenti, a quel punto sarebbe dovuta essere già arrivata alla sala dei comandi!
Finalmente la trovò, e aprì la porta proprio quando il Capitano finì il suo discorso.
- Ma il discorso te lo scrivi prima o improvvisi? - chiese Sam. La Hill si accorse subito che qualcun altro era entrato nella stanza, e le puntò contro la pistola. Charlie alzò le mani, poi, piano, si tolse il caschetto della tuta che le copriva il volto.
- Charlie?? - esclamò Stark, tra lo stupito e il furioso. Lei annuì.
- Che cosa ci fai qui? Dovevi stare alla base con Fury! - la sgridò Steve.
- Non potevo rimanere lì ad aspettare... e poi, se la missione fallisce, morirò - rispose la ragazza. Stark non aveva ancora detto niente, la guardava e basta. Lei sospirò.
- Papà... - cominciò.
- No! Non dovevi venire, non sei al sicuro! - la sgridò Tony.
- Se il progetto Insght non fallirà, non sarò comunque al sicuro - ribattè la ragazza.
- Maledizione Charlie! - imprecò Stark.
- Ragazzi, dopo continuerete la discussione, adesso pensiamo alla missione - li interruppe la Hill. Steve annuì, e lui e Sam uscirono di corsa.
- Stark, devi andare - disse Maria.
- Non farla uccidere - disse questo, poi si infilò l'elmetto e uscì in volo. Nella stanza rimasero solo la Hill e Charlie.
- Sei stata avventata - affermò l'agente, mettendosi al lavoro al computer.
- Sono una Stark - replicò la ragazza. - Io mi posso occupare del computer, tu pensa a non farmi sparare - affermò poi.
- Sicura di sapere cosa devi fare? - chiese Maria, prendendo la pistola.
- Si - affermò sicura Charlie, cominciando a mettersi al lavoro.

Fuori, Stark non si capacitava dell'impulsività della figlia: era furioso perchè non l'aveva ascoltato, ma dentro di sè era come se avesse sempre saputo che Charlie li avrebbe seguiti, volenti o nolenti. Non potevi chiedere ad uno Stark di tenersi fuori dai guai! Sperava solo che sarebbe uscita indenne dalla missione.
- Come facciamo a distinguere i buoni dai cattivi? - chiese Sam a Steve, mentre li raggiungeva in volo.
- Se ti sparano sono cattivi - rispose il Capitano. E lo scontro iniziò.
All'inizio le cose filarono lisce, Sam riuscì a entrare nel primo Helicarrier del progetto e cambiargli le impostazioni, il tutto senza essere colpito, Stark era riuscito ad occuparsi del secondo, adessi mancava il terzo, di cui doveva occuparsi Steve. Tony stava quasi per sospirare di sollievo per la fine della missione, quando arrivò lui: il Soldato d'Inverno.

ANGOLO MALATA DI MENTE
Ecco il nuovo capitolo! L'ho fatto più lungo, perchè il capitolo precedente era davvero corto, ma non potevo allungarlo ancora, sarebbe stato una forzatura. Spero vi piaccia!
Grazie a Rosa_puffetta_stelina, che non è mancata con il suo commento. Grazie mille, sono felicissima che la storia ti piaccia!
Grazie a tutti coloro che stanno continuando a leggere la storia. Grazie!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto
AllisoneHermioneEverdeen

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Capitolo 17
*** Capitolo sedici ***


Capitolo sedici

- I primi due Helicarrier sono sicuri, ne manca solo uno - comunicò Charlie agli altri membri della squadra. L'agente Hill teneva d'occhio le telecamere di sorveglianza, pistola in mano, e contemporaneamente controllava che Charlie stesse svolgendo bene il proprio lavoro. Doveva ammetterlo: quella ragazzina ci sapeva fare.
- Situazione? - chiese Charlie.
- E' arrivato il Soldato d'Inverno, non avremo supporto aereo grazie a lui - comunicò Stark.
- Intrattienilo, cerca di non farlo arrivare dal Capitano - ordinò la Hill.

- Sam, mi serve un passaggio - disse il Capitano, correndo verso il vuoto. Doveva arrivare al terzo Helicarrier.
- Quando sei pronto? - chiese Sam.
- Adesso! - esclamò Steve. Falcon lo prese al volo e lo portò sul terzo Helicarrier.
Intanto Iron Man stava sparando contro il Soldato d'Inverno, che era a bordo di un elicottero, diretto al terzo Helicarrier. Purtroppo il Soldato era fin troppo bravo nel portare a termine le sue missioni: sfrecciava con quell'elicottero evitando i colpi di Iron Man. Alla fine riuscì ad arrivare al terzo Helicarrier, nonostante Stark lo avesse rallentato. Prima di tutto afferrò il Capitano e lo buttò di sotto, nel vuoto. Iron Man sfrecciò e lo afferrò, portandolo su un'ala.
- Ma quanto pesi? - si lamentò.
- Ho fatto una colazione pesante - rispose il Capitano. Falcon se la stava vedendo con il Soldato d'Inverno, ma ebbe la peggio: il Soldato gli staccò un'ala e lo buttò di sotto, prendendo in pieno Tony. I due precipitarono, ma per fortuna Sam aveva un paracadute: salvò entrambi, nonostante Stark rotolò per terra per un po' prima di fermarsi.
- Papà? - chiamò Charlie, preoccupata.
- Rilevate contusioni molteplici - disse la voce elettronica di Jarvis.
- Si, le avevo rilevate anche io - sussurrò Stark. Charlie sospirò di sollievo.
- Situazione? - chiese Maria Hill.
- L'armatura è fuori uso... mi dispiace Capitano - rispose Sam.
- Non preoccuparti, qui su ci penso io - rispose Steve.
- Stark? - chiese la Hill.
- I propulsori sono danneggiati, non posso compiere un volo impegnativo come quello verso l'ultimo Helicarrier... la scena è tutta tua, Captain Ghiacciolo - affermò Tony. Charlie alzò gli occhi al cielo, ed era abbastanza sicura che lo avesse fatto anche il Capitano.
- Mancano sei minuti, Capitano - lo informò.
- Ricevuto - rispose questo. Charlie sapeva che il Soldato d'Inverno era su quell'Helicarrier, aveva paura che il Capitano, trovandosi di fronte a Bucky, non riuscisse a combattere contro il suo migliore amico. Si passò una mano fra i capelli, agitata.
- Stai giù - ordinò Maria Hill, vedendo che arrivavano degli uomini. Sparò a tutti quanti, ma aveva fatto bene ad ordinare a Charlie di stare giù: qualche proiettile colpì la scrivania, per fortuna non danneggiando i computer, o sarebbe stato un disastro!
- Grazie - disse Charlie, rimettendosi seduta. Cominciava ad abituarsi a rischiare la vita un giorno si e l'altro pure... essere figlia di un Avenger implicava parecchi casini!
- Rumlow al quarantunesimo piano - comunicò a Sam e Tony.
- Ci pensiamo noi - risposero i due, incamminandosi.

Sull'Helicarrier Steve si ritrovò davanti a Bucky. Lo guardò: era lui, non c'erano dubbi, ma gli mancava quell'accenno di sorriso sul volto, il brillare degli occhi... Di fronte a lui c'era un uomo impassibile, immobile, nessun segno di emozione sul volto. Il Capitano si chiese cosa gli avevano fatto per ridurlo così.
- Molte persone rischiano di morire - disse Steve - Non posso permetterlo -. Nessuna risposta, niente traspariva da quel volto così familiare.
- Per favore, non constringermi a farlo - suonò quasi come una supplica: non voleva combattere contro il suo miglire amico, lo voleva aiutare, voleva salvarlo, aiutarlo a ricordare. Ma Bucky lo guardò quasi con sfida, il Capitano tirò lo scudo e iniziò il combattimento.

Sam cappottò Rumlow, spedendolo per terra, poi si rialzò, in posizione di combattimento. Rumlow sorrise, tornando in piedi.
- L'ordine si ottiene con il dolore, sei pronto a soffrire? - chiese, un'espressione folle in volto.
- Ma stai zitto - replicò Sam. Cominciarono a combattere, purtroppo Rumlow era bravo, forte, e i colpi di Sam sembravano non sortire alcun effetto.
- Ehi, ti aiuto a soffrire? - disse una voce. Rumlow si girò: Iron Man era dietro di lui, e appena si voltò a guardarlo, gli sparò, spedendolo dall'altra parte della stanza.

Gli aveva lussato una spalla. L'aveva mezzo strangolato. Aveva dovuto, non mollava la loro unica speranza di fermare il progetto Insight! Ogni colpo che aveva dovuto infliggergli lo faceva stare male.
- Un minuto, Capitano - lo informò la voce di Charlie. Steve si arrampircò verso il "filebox": adesso la vita dei suoi amici dipendeva da lui. Uno sparo, la gamba esplose di dolore. Steve gemette, ma continuò imperterrito la sua arrampicata. Un'altro sparo: il braccio esplose di dolore. Il Capitano non si arrese, continuando ad avvicinarsi al suo obiettivo.
- Dieci secondi - lo informò Charlie, sempre più tesa. Steve riuscì a salire sul ponte, e zoppicò verso il "filebox". Stava per farcela, per salvare tutti, ma un terzo sparo gli mozzò il fiato, e cadde in ginocchio, abbassando piano lo sguardo: lo aveva preso allo stomaco. Il dolore non era tanto fisico, anche se la ferita bruciava tantissimo, ma Steve soffriva sapendo chi aveva sparato, chi era andato così vicino ad ucciderlo.

Charlie e Maria Hill si guardarono, tese: mancavano tre secondi, due, uno... Il terzo Helicarrier fu disattivato all'ultimo secondo ( letteralemente! ). Charlie e la Hill sospirarono di sollievo.
- Ok Capitano, ho i tre obiettivi, ora vattene da lì - disse Charlie, che adesso poteva controllare i tre Helicarrier.
- Spara... fallo adesso! - ordinò Rogers. Charlie guardò Maria Hill, spaesata: non poteva rischiare di uccidere il Capitano!
- Ma Steve! - replicò la Hill.
- Fatelo! - il suo tono non ammetteva repliche. Charlie aveva le mani sudate, ma sapeva che doveva ubbidire. Con le mani tremanti, attivò i tre Helicarrier che cominciarono a distruggersi a vicenda. Dopo aver dato l'ordine, la ragazza si alzò in piedi correndo verso l'uscita.
- Dove stai andando? - chiese Maria Hill.
- Ad assicurarmi che il Capitano non muoia! - affermò la ragazza, correndo fuori.

Bucky era bloccato sotto le macerie, non riusciva a liberarsi, non era abbastanza forte, sopratutto con la spalla lussata. Vide la sua missione scendere verso di lui. Lo avrebbe ucciso, adesso non poteva difendersi, lo avrebbe di certo ucciso. " No, lui non potrebbe mai uccidermi " lo colpì un pensiero improvviso. Non sapeva come, ma aveva questa certezza. Infatti, la sua missione sollevò la maceria che lo intrappolava, liberandolo.

Sam e Iron Man stavano combattendo contro Rumlow. Lo avevano ridotto anche piuttosto male!
- Non è pane per i vostri denti! - affermò questo, dopo aver mandato Sam addosso a Stark. I due si rialzarono, e videro il terzo Helicarrier che andava a schiantarsi contro il palazzo. Si guardarono, poi cominciarono a correre. Rumlow guardò dietro di sè, poi cominciò a correre anche lui. Stark adocchiò un elicottero che volava fuori dal palazzo.
- Vi prego, ditemi che siete in quell'elicottero! - esclamò Tony. Natasha aveva finito il suo compito, fermando Pierce, con l'aiuto di Fury, perciò c'erano buone probabilità che fosse in quell'elicottero. O almeno, Sam e Tony si aggrappavano a quella speranza: con i propulsori ridotti in quello stato, Stark non sapeva se sarebbe riuscito ad attutire la caduta abbastanza da non spappolarsi al suolo, ma sapeva per certo che cercando di tenere Sam non ci sarebbe riuscito!
- In quale piano siete? - chiese la voce di Fury. I due sospirarono di sollievo.
- Quarantunesimo! - rispose Sam.
- Va bene, rimanete dove siete, arriviamo! - ordinò Fury.
- Opzione scartata! - esclamò Sam: l'Helicarrier li aveva quasi raggiunti. I due saltarono fuoru dalla finestra, ma l'elicottero era troppo in basso. Solo grazie a Stark e ai suoi propulsori mezzi rotti riuscirono a salirci.
- Quarantunesimo piano, quarantunesimo! - si lamentò Tony.
- il numero dei piani non è scritto al di fuori dell'edificio! - ribattè Fury. Natasha vide che non c'era Steve con loro.
- Dov'è Steve? Dov'è il Capitano? - chiese, ma nessuno aveva una risposta per lei. Purtroppo, avevano già intuito dove fosse. Natasha guardò l'Helicarrier, preoccupata. Stark era anche preoccupato per la figlia, ma l'aveva lasciata con Maria Hill, di sicuro l'agente l'aveva condotta al sicuro...

Bucky si rialzò in piedi, con fatica, guardando il suo salvatore confuso e sconvolto: quegli occhi, quel viso...
- Tu mi conosci - disse Steve, guardandolo negli occhi. Il Soldato rispose colpendolo. " No, no, io non lo conosco, è solo la mia missione... io non lo conosco! "
- Non è vero! - replicò, urlando, dando voce ai suoi pensieri. Steve si rialzò.
- Bucky... mi conosci da tutta la vita - affermò Steve. Sembrava... disperato. " Ancora quel nome: Bucky..". Lo aveva chiamato così l'ultima volta, ma lui non poteva chiamarsi Bucky, lui non aveva un nome, lui era solo un'arma. Lo colpì un'altra volta: era la sua missione, lui doveva solo completare la sua missione.
- Il tuo nome... è James... Buchanan... Barnes - si rialzò a fatica Steve. Doveva convincerlo ad ascoltarlo, sapeva che il suo Bucky era lì sotto, da qualche parte, ed era disposto a tutto per tirarlo fuori, a tutto. Si, anche a morire.
- Stai zitto! - urlò Bucky, colpendolo di nuovo. Ogni parola di quell'uomo era fitta alla testa, un flash, una sensazione... lui non avrebbe dovuto ricordare niente, lui non avrebbe dovuto provare niente, era una macchina, un'arma, il braccio dell'HYDRA... allora pechè quell'uomo, la sua missione, gli faceva questo effetto?? Perchè sentiva di conoscerlo??
- Io non combatterò contro di te... - gettò lo scudo Steve. - Sei il mio migliore amico -.
Ingenuo. Non avrebbe dovuto buttare la sua unica arma, la sua unica difesa, non avrebbe dovuto arrendersi. Lui non era suo amico. Lui non aveva amici: le armi non hanno amici. Il suo sguardo si indurì, e Bucky buttò a terra Steve.
- Tu sei la mia missione - affermò. Doveva capirlo: non era suo amico, era solo la sua missione. Doveva capirlo, farglielo capire. Allora perchè gli sembrava di star cercando di convincere sè stesso?
- TU-SEI-LA-MIA-MISSIONE! - urlò, colpendolo ancora, e ancora. Steve neanche provò a difendersi.
- Allora portala a termine - sussurrò. Il Soldato rimase con il pugno in aria: gli stava chiedendo di finirlo? Di ucciderlo?
- Perchè io sarò con te fino alla fine - affermò con un filo di voce Steve. Quella frase rimbombò nella testa del Soldato, il viso di un ragazzino più piccolo, più magro, più basso, ma con lo stesso viso, con gli stessi capelli biondi e occhi azzurri, si sovrappose a quella della sua missione. Un nome riafforò nella sua mente: Steve. " Io lo conoscevo". Si, lo conosceva. Non poteva ucciderlo, non poteva uccidere Steve...
Una maceria crollò, Bucky riuscì ad aggrapparsi e non precipitare, ma la sua missione - Steve, si chiamava Steve - non fu altrettanto fortunato. Precipitò, privo di sensi, nel fiume. E Bucky, osservandolo cadere, seppe cosa fare. Senza che nessuno gli desse ordini, senza che nessuno gli dicesse che era la cosa giusta, si lasciò cadere.
Lo aveva salvato. Aveva salvato la sua missione, quando avrebbe dovuto ucciderla. " No, io lo consocevo... Steve... ". Lo guardò un'ultima volta, poi si voltò e cominciò ad andarsene.

Charlie era riuscita ad evitare l'Helicarrier aveva letteralmente spezzato in due il palazzo che una volta era la base dello SHIELD. Vide dentro quell'Helicarrier la figura del Capitano, di fronte a lui il Soldato d'Inverno. Corse, veloce: doveva arrivare dal Capitano, impedire che morisse. Sapeva solo che non poteva permettere che l'eroe americano, l'amico della Vedova Nera, di Falcon, di suo padre... l'Avenger... non poteva permettere che Steve Rogers si lasciasse uccidere dal suo migliore amico.
Corse, entrando nel boschetto prima del fiume. Tra le frasche degli alberi vide che il Capitano stava precipitando nel fiume. Sgranò gli occhi, correndo. Quando emerse dal bosco, però, rimase paralizzata: il Soldato d'Inverno era lì, di fronte a lei, ferito e sconvolto.
Passarono alcuni interminabili secondi, Charlie e Bucky si fissarono negli occhi, poi il Soldato fece qualcosa di inaspettato. Abbassò lo sguardo e se ne andò, entrando nel boschetto.
Charlie rimase ferma qualche secondo: era ancora viva... Il Soldato non aveva neanche provato ad ucciderla! Quando vide la figura stesa sulla riva del fiume, sgranò gli occhi: era il Capitano, Steve Rogers. Bucky aveva salvato Steve.

ANGOLO MALATA DI MENTE
Ed ecco il capitolo che conclude la prima parte della mia storia! Spero vi sia piaciuto, nonstante sia venuto luuuuuunhiiiiissiiimooooo! Spezzarlo, però, sarebbe stata una forzatura, quindi ve lo sorbite tutto, dalla prima all'ultima riga!
Grazie mille a Rosa_puffetta_stelina per la recensione, spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!
Grazie a:
- AkashiSeijuro5
- DESTROYA_DESTROYA
- IronWoman201516
- PercyHarryMcall
- Rosa_puffetta_stelina
- winterlover97
per aver messo la storia tra le preferite.
Grazie a:
- grace18
per aver messo la storia tra le ricordate.
Grazie a:
- camillaperrystyles
- Chrona00
- LostInMyWonderland
- mangamylove
- Portuguese D Rogue
- Rosa_puffetta_stelina
- winterlover97
per aver messo la storia tra le seguite.
Grazie anche a tutti i lettori silenziosi, senza di voi questa storia si sarebbe fermata ai primi capitoli!
A presto con la seconda parte!
AllisonHermioneEverdeen

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Capitolo 18
*** Epilogo ***


Epilogo

- Ehi, ti dò il cambio? - chiese Charlie a Sam: era tutta la settimana che stava al capezzale del Capitano. A volte Charlie gli aveva fatto compagnia, e così avevano cominciato a chiacchiere e la ragazza aveva visto che era davvero simpatico come sembrava.
- Stai tranquilla, ma se vuoi prendermi un caffè non dirò di no! - rispose con un sorriso Sam.
- D'accordo, ma ti avverto: i caffè della macchinetta fanno abbastanza schifo! - rispose lei, andando a prenderne un paio. Schifo o no, funzionavano! Sam tornò immerso nei propri pensieri, a volte gettando uno sguardo alle condizioni in cui era ridotto Steve. Charlie gli aveva detto che era stato Bucky a salvarlo... stentava a crederci, dopo averlo visto in azione. In quel momento il Capitano socchiuse gli occhi, mettendo a fuoco la figura di Sam, ancora immersa nei suoi pensieri.
- A sinistra - sussurrò. Sam alzò lo sguardo, poi sorrise.
- Bentornato, Capitano - disse Charlie, che era appena arrivata con due caffè in mano.
- Ciao Charlie... Tony non ti ha uccisa? - chiese alla ragazza. L'ultima volta che aveva visto i due Stark, Iron Man era furibondo con lei.
- No, è stato più felice di vedere che stavo bene... e poi le tue condizioni lo hanno distratto - rispose la ragazza. - Cosa ricordi? - chiese poi. Steve ripercorse quello che era successo: l'Helicarrier, il Soldato d'Inverno... non lo aveva ucciso... ricordava benissimo l'espressione di Bucky quando smise di colpirlo, poco prima di perdere i sensi e precipitare...
- Bucky! - esclamò. Si rese conto di averlo detto ad alta voce. Charlie sorrise, Sam alzò gli occhi al cielo.
- E' stato lui a salvarti... è stato lui a tirarti fuori dal fiume - gli disse. Steve sorrise: aveva ragione, il suo migliore amico era ancora vivo, anche se nascosto all'interno del Soldato d'Inverno.
- Purtroppo Capitano, il Soldato è scomparso - sospirò Sam.
" Non mi arrenderò " pensò subito Steve: non si sarebbe fermato finchè non l'avrebbe ritrovato e salvato.

Era strano osservare la tomba di Nick Fury mentre parlavano con lui!
Charlie e Tony avevano raggiunto Sam e Steve al cimitero per fare il quadro della situazione e decidere cosa fare. Tony non aveva neanche provato a tenere la figlia a casa: aveva avuto una dimstrazione più che sufficente della sua testardaggine!
- Non tutte le teste dell'HYDRA sono morte, andrò a scovare chi è rimasto - affermò Fury, poi guardò Steve.
- Vuoi partecipare? - chiese. Il Capitano lo guardò, poi scosse la testa.
- Mi dispiace, ho da fare qui - rispose. Fury annuì.
- E tu? - si rivolse a Sam.
- Io sono più un soldato che una spia - replicò questo.
- Sempre il solito modesto - ironizzò Charlie, guardandolo divertita. Sam alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa.
- E voi due Stark? - li guardò Fury.
- Sia sincero direttore: non mi vuole davvero fra i piedi - affermò Stark, guardandolo scettico.
- Grazie ma.. io non sono una spia - rispose invece Charlie. Fury annuì: sarebbe partito da solo.
Una volta che Nick se ne andò, arrivò Natasha. Lei e Charlie avevano passato delle ore a cercare il fascicolo su Barnes che voleva il Capitano, e finalmente eccolò lì, tra le mani della spia russa.
- Ecco quello che cercavi - lo porse a Steve, che la ringraziò.
- Grazie - lo prese - Non vai con Fury - affermò poi. Natasha sorrise, scuotendo la testa. - Ma non resti qui - continuò Steve.
- Tutte le mie coperture sono saltate - affermò la Vedova Nera - Devo costruirmene un'altra -.
- Il posto da segretaria è libero, da me - propose Stark. Natasha lo guardò divertita. - Dai, in onore dei vecchi tempi: posso farti uscire di testa insieme a Pepper - continuò Tony. - Grazie, ma rifiuterò cortesemente - rispose. Stark non le aveva ancora perdonato il loro primo incontro!
- Peccato, se restavi potevi insegnarmi una delle tue mosse da Vedova Nera - sospirò Charlie. Natasha sorrise.
- Sarà per la prossima volta - affermò, andandosene.
- Ci conto! - replicò Charlie, salutandola.
Steve aprì il fascicolo: c'era una foto di Bucky congelato, e più in basso, piccola, una fotografia di quando era ancora il Sergente James Burnes.
- Lo vuoi cercare, vero? - chiese Sam, anche se non era una domanda, bensì un'affermazione.
- Non sei obbligato a seguirmi - disse il Capitano. Charlie scosse la testa: se Steve credeva che Sam non lo avrebbe aiutato, non lo conosceva ancora!
- Lo so - replicò infatti Sam. - Quando cominciamo? -. Charlie sorrise, e Tony, vedendo quel sorriso furbo, cominciò a temere il peggio.
- Vi aiuterò anche io - disse infatti la ragazza. Il Capitano si voltò verso di lei.
- Non voglio certo offenderti, nè rifiutare il tuo aiuto.. - si vedeva che cercava le parole giuste per non essere scortese - Ma non sei una spia, e la ricerca richiederebbe molto lavoro sul campo -. Charlie rise.
- Tranquillo! Non ho intenzione di seguirvi in giro per il mondo! Mi prenderò una pausa dal rischiare la vita! - affermò, per il sollievo di Stark. - Cercherò indizi per il mondo, sai, sono molto brava al computer - spiegò. Allora Steve, Stark e Sam sorrisero per il sollievo.
- Grazie Charlie - disse il Capitano, grato.
- Quando posso aiutare - affermò la ragazza, facendo il gesto dell'attenti.
- Forza Charlie, prima che ti infili in un'altro casino torniamo a casa - la richiamò Stark. - Sai, ti piacerà Malibù -. E così padre e figlia salutarono Steve e Sam, incamminandosi verso un "economissimo" elicottero che li avrebbe portati a Malibù, dove Charlie sperava di cominciare la sua nuova vita.

ANGOLO MALATA DI MENTE
Ed ecco l'epilogo della prima parte! Adesso è ufficialmente chiuso il primo capitolo delle avventure di Charlie! Ma tranquilli, il secondo arriverà presto, perchè le avventure di Charlotte Stark sono solo a metà!
Grazie a tutti coloro che mi hanno seguita, ricordata e messo tra le preferite.
Grazie a Rosa_puffetta_stelina, che non manca mai con il suo commento. Grazie! Probabilmente questa storia si sarebbe fermata a metà senza di te! Grazie a tutti i lettori silenziosi, vedervi aumentare giorno dopo giorno rende felice il mio piccolo cuoricino!
Probabilmente ormai sarò diventata noiosa e ripetitiva, ma spero che l'epilogo vi sia piaciuto!
A presto con la seconda parte!
AllisonHermioneEverdeen
N.B. Probabilmente la prossima storia sarà pubblicata nella categoria " Avengers " o " Agents of Shield ", o al limite " Iron Man ", perciò se vi interessa controllate lì la prossima pubblicazione!

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