Legame

di HeySebastian
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un'insolita richiesta d'aiuto ***
Capitolo 2: *** Alexander Lightwood, i gatti e i temporali ***
Capitolo 3: *** Di bolle, emozioni e un nuovo inizio ***
Capitolo 4: *** Di demoni e incantesimi ***
Capitolo 5: *** Di cavalieri e protezioni ***
Capitolo 6: *** Una spalla su cui fare affidamento ***
Capitolo 7: *** Il pandemonium ***
Capitolo 8: *** Di attacchi e scontri ***
Capitolo 9: *** Chiarimenti ***
Capitolo 10: *** Tormenti ***
Capitolo 11: *** Rifugio ***
Capitolo 12: *** Una piega sbagliata ***
Capitolo 13: *** Dolore ***
Capitolo 14: *** Quando a dominare è la paura ***
Capitolo 15: *** Prendere una decisione ***
Capitolo 16: *** Impotenza ***
Capitolo 17: *** Una scoperta non molto entusiasmante ***
Capitolo 18: *** Chernobyl ***
Capitolo 19: *** Perdono ***
Capitolo 20: *** Aku cinta kamu ***



Capitolo 1
*** Un'insolita richiesta d'aiuto ***


Salve a todo, questa è la prima long che scrivo quindi vi chiedo di aver pietà di me 
 ( anche perchè faccio un'artistico quindi mal che vada ve li posso disegnare i Malec )
In realtà arrivata a questo punto non so mai cosa dire...
per scrivere questa storia ci ho messo tanta, forse un po troppa, passione quindi spero almeno un minimo di far provare a voi quello che ho provato io scrivendola.
Nulla, spero che vi possa piacere e, se vi va, lasciatemi un commento per farmi sapere di cosa ne pensate ( accetto anche critiche )
baci ^^
HeySeb
UN'INSOLITA RICHIESTA D'AIUTO
Il cielo di Brooklyn era nero come la pece quella sera, il vento soffiava talmente forte che le foglie autunnali finivano tutte contro le immense vetrate del lussuoso appartamento dello stregone facendo un ticchettio costante, ritmico, quasi melodico. Quest'ultimo apparve da un corridoio laterale tenendo tra le mani un'enorme libro dalla copertina vellutata color panna, corrosa dal tempo e probabilmente dall’uso.
Alzò lo sguardo dalle pagine solo per posarlo momentaniamente sulla finestra poi lo riabbassò, riprendendo a camminare avanti e indietro. La lunga tunica celeste che quasi toccava terra, lo sguardo da gatto che percorreva velocemente le parole scritte in una lingua antica, demoniaca, i capelli scompigliati.
Ripeteva quello che sembrava un mantra, decine e decine di volte, senza mai impararlo davvero, senza mai prestarci davvero attenzione.
 
- Concentrati. Concentrati. –
 
Ma era difficile se non impossibile quando fuori le sorti del mondo magico potevano cambiare. Se in bene o in male questo non lo sapeva, ma sapeva che sarebbe successo qualcosa di grosso quel giorno, se lo sentiva.
 
Si lasciò cadere sulla soffice poltrona color porpora, chiudendo gli occhi glitterati. Il libro chiuso appoggiato sulle sue gambe.
In quel momento una figura grassoccia e bianca comparve da una porta semichiusa, avanzando graziosamente verso la poltrona per poi compiere un leggero balzo e acciambellarsi sul libro, facendo alzare gli occhi al cielo allo stregone.
- Presidente Miao, rufiano che non sei altro - sospirò passando distrattamente una mano sulla testa del gatto che alzò lo sguardo verso di lui compiaciuto, iniziando a fare le fusa.
- hai sentito questa storia degli accordi? Mi continuo a domandare che cosa li facciano a fare. Credono sul serio che qualcosa possa cambiare? Che i Nephilim ci inizino a considerare qualcosa di diverso dalla feccia umana? Non ci considererrano mai ai loro livelli, saremo sempre inferiori e nascosti, appunto. Per non parlare del circolo, loro continueranno a darci la caccia, a ucciderci e non gli andrá a genio questa presa di posizione del conclave verso di noi -
Il gatto inclinò la testa, sempre mantenendo gli occhi puntati nei suoi ma un rumore proveniente dalla porta lo fece sobbalzare e sgattaiolare via, con la coda tra le gambe e il pelo rizzato verso l’alto.
- stupido gatto –
Scosse la testa, alzandosi mentre il rumore non voleva cessare, anzi stava diventando sempre più insistente con il passare dei secondi.
- chi osa disturbare Magnus Bane? - tuonò, lo sguardo felino rivolto verso la porta e un luccichio azzurro tra le dita.
- Oh per l'angelo fortunatamente sei ancora qui, sono Maryse. Maryse Lightwood. Ti devo parlare -
Lo stregone rimase un'attimo a fissare la porta, interdetto. Gli occhi gialli che brillavano, poi avanzò velocemente, spostando la copertura sull'occhiello dorato e osservando la figura davanti a lui, che batteva incessantemente il piede davanti all'uscio dalla porta mentre teneva in mano quella che aveva tutta l'aria di essere un’enorme sacca scura.
- Magnus è una cosa urgente aprimi subito - il suo tono era allarmato ma la sua compostezza e la sua autorità era le solite di sempre, anche se erano passati molti anni dall'ultima volta che l’immortale l'aveva vista.
Si continuava a guardare intorno, come se fosse scappata da qualcosa. Qualcosa che aveva deciso di seguirla e che lei era riuscita a disseminare ma non sapeva per quanto ancora.
- Magnus ti prego - Maryse puntò lo sguardo nella lente posizionata sulla porta. Nei suoi occhi c'era panico e paura cose che lo stregone non aveva mai visto in lei e forse per questo si spostò, facendo scattare la serratura e pemettendogli di entrare come un'uragano.
- qual buon vento ti porta qui? - chiese ironicamente girando su se stesso, lasciando cadere sul pavimento un'infinitá di glitter colorati.
- sono davvero messa male per fare questo - commentò ad alta voce la donna scuotendo la testa e osservandolo con un sopracciglio alzato.
- Maryse, hai davvero fatto tutta questa strada per venirmi a insultare? Che caduta di stile - schioccò le dita e un bicchiere con un liquido ambrato gli apparse tra esse - ah no aspetta - aggiunse vedendo che lei stava aprendo la bocca per ribattere - la caduta di stile me l'hai fatta quando sei entrata nel circolo -
In quel momento se uno sguardo poteva uccidere probabilmente quello che gli aveva rivolto Maryse lo avrebbe lasciato stecchito sul posto. Magnus sorrise beffardo per il punto che si era guadagnato contro di lei.
- non faccio più parte del circolo, l'ho abbandonato questo pomeriggio, nella sala degli accordi. C'è stata una rivolta e sono scappata. Non ne vado fiera di quello che ho fatto, ma l’ho fatto per un motivo ben preciso e ora il conclave mi sta cercando, mi troveranno è questione di tempo ed è per questo che sono venuta da te. Ho bisogno di un'aiuto -
- non ti nasconderò, scordatelo e non ti trasformerò neanche in qualcosa per non farti riconoscere. Tutto quello che stai subendo te lo meriti Maryse, sei tu che sei andata nel circolo, non sono loro che ti hanno cercato - bevve un sorso dal bicchiere andandosi ad accomodare sulla poltrona mentre Maryse lo seguiva con lo sguardo, rimanendo inchiodata al centro del salone - sai c'è un detto "ognuno raccoglie ciò che semina" -
- non ti stavo chiedendo questo, non è per m - ma fu interrotta dallo stregone
- non ti aiuterò cacciatrice - nel pronunciare quella parola vide il volto della donna contrarsi - aver fatto parte del circolo significava solo una cosa: andare contro i nascosti, decidere di sterminarli dal mondo, non solo magico. Come puoi anche solo pensare che io, nascosto, adesso possa aiutarti? Come puoi pensare che dopo quasi quindici anni io sia disposto ancora ad avere a che fare con te? A una donna che mi ha voltato le spalle quando meno me lo aspettavo? Sapevo che non ti andavano a genio i nascosti, voi shadowhunters avete un solo neurone attivo su questo fronte e dice solo “schifo. Odio. Sterminio. Noi siamo i migliori” ma credevo che avessi capito come ero fatto, credevo che avessi capito che i nascosti non sono tutti cattivi o diversi..lo credevo,  poi sei entrata nel circolo. Non ti aiuterò, non più -
- Non devi aiutare me, Magnus! - urlò spazientita la donna e un pianto di bambino iniziò a diffondersi nel salone facendo alzare un sopracciglio allo stregone. Da quando in qua Presidente Miao piangeva in modo umano?
- shh Alec non è successo niente -
E solo in quel momento Magnus capì che quello che prima aveva scambiato per una sacca scura in realtà era una coperta avvolta su un bambino che aveva si e no tre anni.
- Alec? - domandó mettendo tutta l'incredulitá nella sua voce, non riuscendosi a trattenere.
Non sapeva che Maryse aveva avuto un figlio. In realtá non credeva neanche possibile che una donna guerriera e fredda come lei si volesse dedicare alla creazione di una famiglia.
- Si Alexander, mio figlio - rispose continuando a cullare il bambino che non la voleva smettere di piangere.
Vederla cosi madre fu strano per lo stregone, che alzatosi dalla poltrona, iniziò a incamminarsi verso di loro assai incuriosito.
- Alt - Maryse lo bloccò - quelli via, con lui - aggiunse indicando gli occhi da gatto.
Magnus sbuffò, chiuse gli occhi e li riaprì poco dopo mostrando iridi castane, umane.
Si avvicinò al bambino che oltre a muovere le braccia ora muoveva pure i piedi, continuando a piangere fragorosamente nonostante Maryse continuasse ad accarezzarlo.
- Alexander - pronunciò osservando quanto quel bambino fosse stupendo con il ciuffettino di capelli mori che gli ricadevano sulla fronte, nonostante avesse mezzo viso nascosto nel collo della madre.
In quel momento aprì i suoi occhioni blu e li puntò su di lui.
- shhh – continuava intanto a ripete Maryse accarezzandolo sulla schiena ma fu interrotta da un forte rumore provveniente dalla porta, come se qualcuno volesse buttarla giù a suon di pugni e calci.
Maryse guardò Magnus, gli occhi sbarrati e lo stregone capì
- mi hanno trovata, tieni - e prima che Magnus potesse protestare la donna gli mise in braccio il bambino che ora piangeva più forte del dovuto, guardando la madre che si girava verso la porta, in attesa.
L’immortale non sapeva come comportarsi, non si era mai ritrovato in una situazione del genere
- Alexander guarda - provó con il metodo più semplice che ricordava, la distrazione.
Quest'ultimo girò la testa verso di lui allargando poi gli occhi alla vista della luce colorata che emanava la mano libera dell'immortale. Smise di piangere e mettendosi una manina in bocca iniziò a ridere, vedendo le figure cambiare nella mano dello stregone, prima un gatto, poi un cavallo, un topo, una tartaruga.
Maryse si girò non sentendo più piangere Alec.
- Magnus! – protestò guardandolo severa. Lui in risposta alzò le spalle e smise con la magia.
- Gatto. Voglio gatto – parlò per la prima volta Alec togliendosi la manina di bocca e distendendola davanti a lui, aprendo e chiudendo il pugno.
Magnus chiese il permesso a Maryse silenziosamente ma in quel momento la porta venne spalancata e due Shadowhunter armati di spada angelica e pugnale apparsero sulla soglia.
- portalo via e curalo per me, ti prego - furono le ultime parole che Maryse disse prima di essere assalita dai due nephilin. Da due della sua specie.
Magnus annui e, con in braccio il bambino, sparì.

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Capitolo 2
*** Alexander Lightwood, i gatti e i temporali ***


Eccomi tornata con un nuovo capitolo decisamente fluff (non sarà l'unico della storia non preoccupatevi)
so che non è molto lungo, chiedo perdono, ma preferisco scrivere poco e non annoiare piuttosto che scrivere tanto e magari farlo
in ogni caso ringrazio tutte le persone che si sono interessate a questa storia mettendola tra le preferite, ricordate e seguite e a chi ha commentato
spero che continui a piacervi
baci^^
HeySeb

_ ALEXANDER LIGHTWOOD, I GATTI E I TEMPORALI _

Riapparì nella camera da letto dove una fioca luce, proveniente dal lampione sulla strada, illuminava metá del letto ricoperto da un piumone azzurro mare. Al lato di una parete, decisamente variopinta, vi era una scrivania in mogano con sopra una pigna di libri antichi che riuscivano a non crollare chissà per quale strana ragione fisica e una serie infinita di trucchi che facevano invidia persino a una top model.
 
Si guardò un'attimo intorno, sentendo ancora le voci provvenire dall'esterno della porta, la voce dura di Maryse e quella grave di un'uomo, ma non riusciva a distinguerne le parole forse perché neanche gli interessava. Poi con un movimento fluido della mano fece scattare la serratura della porta, chiudendoli all'interno.
Alec, intanto aveva appoggiato la testa sulla sua spalla e stava giocando con le infinite collane che lo stregone portava sempre al collo, una delle manine tenuta in bocca come se fosse un ciuccio.
- Gatto! - esclamò in seguito puntando il ditino su una figura che si muoveva sotto la scrivania per poi fare un balzo e stiracchiarsi sul letto, pigramente.
Le labbra di Magnus si incurvarono leggermente e avanzandosi verso il letto si sedette tenendo sulle gambe il bambino che, avvicinatosi il gatto, nascose il volto nell'incavo del collo dello stregone.
- non ti fa niente - disse quest'ultimo accarezzandogli con una mano i capelli, che sotto i suoi polpastrelli risultavano morbidi come piume, incerto.
 
Non aveva mai avuto a che fare con i bambini, non sapeva neanche come comportarsi e tantomeno credeva possibile che uno come lui ci avrebbe mai avuto a che fare. Si rifiutava persino di aiutare i neostregoni con le prime magie e non perchè era egoista o perchè odiasse i bambini, ma solo per il semplice fatto che non voleva più affezionarsi a qualcuno che sicuramente lo avrebbe abbandonato. In più quel bambino dagli occhi stupendi era tutto quello che lui non sarebbe mai stato, neanche in un'altra vita: puro e innocente.
 
Alec gli mise le mani attorno al collo, cercando di nascondersi ancora di più dal gatto che ora se ne stava seduto difianco al suo padrone mentre lo osservava con la testa inclinata.
- gatto cattivo -
- i buoni e vecchi insegnamenti della dolce Maryse – commentò ironicamente - Presidente Miao è buono come la nutella, guarda - e con la mano libera iniziò ad accarezzare il gatto che subito inclinò la testa verso la sua mano, voglioso di altre coccole. Alec però non aveva la minima intenzione di staccarsi da quella posizione o di provare a guardare il felino.
- Alexander - riprovò questa volta dolcemente e solo allora il bambino spostò la testa quel tanto che bastava per osservare il gatto, rimanendo comunque attaccato allo stregone, come se potesse proteggerlo.
Dopo vari minuti in cui Alec era rimasto a guardare il gatto fare le fusa docilmente, Magnus gli prese una manina e l'avvicinò al persiano, bloccandosi però prima di toccarlo.
Girò lo sguardo verso di lui, sorridendo allo sguardo concentrato che aveva messo su il bimbo e in quel momento Presidente Miao miagolò, offeso dalla mancata attenzione che gli stava rivolgendo lo stregone.
- Mao - ripetè Alec, iniziandosi a staccare da Magnus
- Mao - questa volta il suo sguardo si girò verso lo stregone, sorridente come se Maryse non gli avesse mai fatto vedere un gatto e… probabilmente era cosi.
Maryse amava l'ordine e la perfezione e avere un'animale comportava esattamente il contrario. Avrebbe dato di matto dopo neanche un’ora.
- lo vuoi accarezzare? –
Alec in risposta si mise la manina in bocca poi annui impercettibilmente cosi lo stregone, riprendendogliela la avvicinò al gatto facendogli accarezzare il pelo bianco.
Dopo poco sia il bimbo che il gatto erano a giocare sul letto cosi Magnus approfittò per lasciarlo un momento da solo e andare a vedere se fuori dalla porta i tre Nephilin se ne erano andati.
Fece scattare la serratura, aprì di poco la porta e ci sbirciò fuori, con la testa.
Il salotto era completamente vuoto, non c'era più nessuna voce o grida. Facendo un sospiro di solievo richiuse la porta nel momento in cui un tuono esplose nel cielo, illuminando di bianco tutta la camera e facendo un boato.
Alec si girò di scatto, smettendo di fare le coccole al gatto, che si rintanò sotto al letto, e scoppiò a piangere.
Magnus agì come gli diceva di agire il suo corpo, o il suo cuore che giá si stava legando a quel bambino, contro la sua volontà, e, avvicinatosi al letto, lo prese in braccio.
Il bimbo si aggrappò al suo collo con le mani e nascose la faccia tra esso e la spalla, non smettendo di piangere.
- è tutto ok, è un tem - mi fu interrotto da un'altro tuono, questa volta più forte del precendente.
Alec si strinse di più a lui e Magnus, mentre iniziava ad accarezzargli i capelli con una mano, si avvicinò alla finestra, chiudendo la tenda scura, poi a grandi falcate uscì dalla stanza andando in salone.
Altri tuoni si susseguirono ma Alec si stava calmando sotto i tocchi della sua mano e non sembrava essere più cosi spaventato.
Lo stregone si fermò davanti all'enorme finestra che dava sul ponte di Brooklyn e iniziò a contemplare il paesaggio. Adorava quando la pioggia scendeva incessantemente facendo risultare la cittá un quadro pittoresco che soltanto il miglior artista avrebbe potuto disegnare.
Non seppe quanto tempo passò, ma ne doveva essere passato parecchio.
I tuoni erano un rumore in lontananza e Alec ormai dormiva tranquillo sulla sua spalla, il respiro regolare sul suo collo anche se una manina era ancora stretta alla sua veste.
Si incamminò verso la stanza da letto e, scostando le coperte, posizionó il bambino delicatamente, con una delicatezza che neanche lui credeva di avere, sul letto, sdraiandosi poi di fianco a lui.
Alec aprì gli occhi, se li stropicciò con le manine poi, quasi rotolando, si avvicinò allo stregone appoggiando la testa sul suo petto mentre richiudeva gli occhi.
Magnus sorrise e con il sorriso si addormentò.

Un tuono esplose ancora, facendo aprire allo stegone un'occhio non tanto per lo spavento del rumore, quanto per il fatto che il letto era decisamente vicino alla finestra. Finestra che aveva fatto trasparire un flesh biancognolo illuminando la stanza per pochi secondi.
L'altro occhio, invece, era ancora troppo addormentato per aprirsi davvero ma quando scorse la figura difianco a lui, piccola, seduta e tremante si svegliò si scattò.
- Alexander - parlò, tirandosi su a sedere con la voce ancora impastata dal sonno e i capelli, che di solito stavano in piedi con una dose sproporzionata di gel, che gli ricadevano sugli occhi.
Il labbro del bambino tremava ma non sembrava sul punto di piangere, almeno, non fino a quando lo stregone allungandosi con le braccia se lo portò in braccio, appoggiandosi con la schiena sulla spaliera del letto.
Alec iniziò a singhiozzare, nascondendo il volto contro il suo petto mentre diversi tuoni si susseguivano provocando deboli chiarori nella stanza.
- conosco il modo per farti smettere di aver paura dei temporali - e con un movimento calibrato della mano vicino a loro apparse un libro, uno dei tanti presenti in quell'appartamento, con disegnati su diversi motivi incisi nel legno con cui era fatta la copertina.
- Alexander girati -
Il bambino non si mosse da dov'era ma quando Magnus iniziò ad accarezzargli i capelli decise di girare il volto, rimanendo comunque con la testa appoggiata allo stregone, sicurezza insomma.
Lo osservo mentre apriva il libro facendo apparire una rappresentazione tridimensionale di una nuvola grigia, sotto di lei un prato verde smeraldo che ondeggiava mosso dal vento. Si tirò indietro di scatto, nascondendo di nuovo il viso mentre riniziava a tremare.
- sai che la nuvola si ci è rimasta male? - sussurrò dolcemente non smettendo di infondergli sicurezza con le carezze.
- paura. Cattiva -
- ma questa nuvola è buona, se ti fa del male gli faccio una magia va bene? -
Il bambino annui girandosi nuovamente verso il libro. Ora la nuvola lo osservava con i suoi grandi occhioni e tirò fuori le due manine salutandolo allegramente. Alec si mise una manina in bocca, rimanendo ad osservare le scene che continuavano a cambiare quando lo stregone girava le pagine. Poi, forse perchè era notte e forse perchè si sentiva protetto dalle braccia dell'immortale, chiuse gli occhi e si addormentò.


 

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Capitolo 3
*** Di bolle, emozioni e un nuovo inizio ***


In realtà di questo capitolo non ho molto da dire solo,
godetevi l'ultimo baby fluff (?) perchè Alec baby lo adoro ma devo pur andare avanti
baci^^
HeySeb
 
_ DI BOLLE, EMOZIONI E UN NUOVO INIZIO _
 
- pappa! - protestò per quella che era almeno la decima volta Alec
- un'altro secondo Alexander, arrivo -
Ma il bambino non ne voleva sapere e continuava a sbattere i pugni sopra il seggiolone che Magnus aveva fatto apparire un pó di giorni prima nella cucina avendolo preso da chissa dove.
Quest' ultimo apparve dalla porta che dava al salone con una vestaglia leggera leopardata aperta sul torace, dove decine di collane risplendevano, e un'asciugamano avvolto in testa.
Alec bloccò la sua ribellione e rimase a osservarlo, le manine ancora a mezz'aria, gli occhi blu uniti a quelli dello stregone, che avvicinandosi, schioccó le dita e fece apparire un piattino di plastica verde davanti al bambino.
Questo rise nel vedere i brillantini colorati svanire ai lati del piatto e cercò con la manina di acciuffarne alcuni. Inutile dire che non ci riuscì.
Magnus intanto andò verso il bancone e si appoggiò, rimanendo a osservare Alec che cercava di prendere più pasta possibile con il cucchiaino.
 
Da quando era arrivato quel bambino la sua vita era completamente cambiata. Prima passava i giorni a bere e a leggere enormi tomi di magia demoniaca per fare qualcosa che non fosse l'annoiarsi e il pensare a quanto inutile fosse diventata la sua vita, a quanto essere immortale alla fine non fosse poi sta gran cosa. Aveva smesso persino con le feste, o almeno ci andava una volta ogni tanto solo per passare il tempo e rivedere vecchie amicizie poi...

- Areoplano, areoplano -
A toglierlo dai suoi pensieri fu Alec, che lo guardava con gli occhioni modalitá cerbiatto e alcuni pezzi di pasta sparsi per tutta la bocca
- sei un disastro - rispose ridendo mentre si avvicinava al bambino per togliergli la pasta dalla bocca
- areoplano - tentò di nuovo, mostrandogli questa volta il cucchiaino e solo allora Magnus capì cosa intendeva dire
- non starai dicendo sul serio Alexander - rispose infatti, alzando un sopracciglio divertito
Alec lo guardò per un secondo poi iniziò a mettere su il broncio, cosa che lo stregone adorava. Infatti quando le labbra del bambino si inurvavano, lui non riusciava a resistegli neanche per un minuto tant'è che, iniziando a muovere le dita della mano, fece fluttuare in aria il cucchiaino facendogli fare giri intorno a lui, che lo seguiva con il sorriso sulle labbra, per poi indirizzarlo verso la sua bocca.
Alec rideva e per lo stregone era una visione stupenda, sarebbe potuto rimanere ore a vedere quel bambino sorridere senza mai stancarsi davvero.
 
Il pomeriggio arrivó in fretta e Magnus se ne stava seduto tranquillo sulla poltrona color porpora, il gatto acciambellato sulle sue gambe e un'enorme libro tra le mani.
Alec giocava poco distante con dei cavalieri in maniatura che lui gli aveva fatto apparire appositamente per non farlo annoiare, simulando una battaglia ad armi impari dato che da una parte vi erano tre cavalieri mentre dall’altra dieci..
A un certo punto si alzò e, barcollando ancora un pò sulle sue gambe, iniziò ad avanzare verso lo stregone. Quest'ultimo accortosi del silenzio calato nella stanza alzò gli occhi dal libro.
- Alexander - fu l'unica cosa che pronunciò perchè il bambino era inciampato nel tappetino vicino alla poltrona e si era aggrappato al volo alla sua gamba, facendolo allungare di scatto per tirarlo su in braccio, ignorando le proteste di Presidente Miao che se ne sgattaiolò via indispettito.
- che cosa volevi fare esattamente? - domandó scostandogli un ciuffo ribelle dalla fronte
- Ma - si bloccò osservandolo, poi sorrise - nus - aggiunse e lo stregone non seppe nascondere il sorriso perchè da quando Alec era entrato in casa sua, un mese prima, non aveva mai neanche provato a pronunciare il suo nome.
Se non si aspettava questo quello che successe dopo lo sconvolse, perchè Alec avvicinandosi gli aveva lasciato un bacio sulla guancia per poi appoggiare la testa sulla sua spalla.
- Magnus - questa volta riusci a pronunciarlo con più facilitá - io bene
- anche io - rispose accarezzandogli i capelli mentre il bambino iniziava a giocare con le sue collane.
Era il suo passatempo preferito quando gli stava in braccio e Magnus aveva persino preso l’abitudine di non indossare mai quelle appuntite prima che gli facessero del male. Ma aveva come l’impressione che ad Alec importasse solo di una collana. Una collana a cui lui era legato particolarmente, anche se non ne vedeva molto il motivo dato che gliela avevano regalata i suoi genitori, le persone che lo avevano definito mostro l’ultima volta che lo avevano visto.
Si trattava di un ciondolo con le lettere iniziali del suo nome e del suo cognome tenuto al collo da una fune nera, nulla di particolare ma il bambino si divertiva a passare sul metallo il dito e arrotolarlo poi alla fune.
- voglio storia – disse dopo un po’ di tempo puntando gli occhi nei suoi
- Alexander le abbiamo praticamente lette tutte -
- cerbiatto. Quella del cerbiatto –
Lo stregone scosse la testa, ridendo e facendo apparire sulla gamba libera un libro dalla copertina scura fatta in legno con incise su delle stelle, più chiare.
Alec battè le mani felice prima di mettersi la manina in bocca vedendo apparire l’iconografia del cerbiatto in 3D correre sul prato e ogni volta Magnus si perdeva nell’espressione felice del bambino chiedendosi se crescendo l’avrebbe sempre tenuta o l’avrebbe persa.
Conosceva il ruolo degli Shadowhunters nel mondo magico cosi come sapeva benissimo che in molti non si ricordavano neanche più cosa fosse un sorriso vero da chissa quanto tempo.
Girava le pagine, facendo comparire figure diverse e Alec sembrava incantato, come se quel mondo fatto di storie fosse un posto in cui rifugiarsi dalle cattiverie del mondo, che gia da piccolo aveva scoperto essere crudele, fino a quando non iniziò a chiudere gli occhi e a riaprirli cercando di rimanere sveglio.
- Fiorellino che ne dici se andiamo a farci il bagnetto prima che ti addormenti definitivamente sulla mia spalla? -
Alec sollevò lo sguardo verso di lui mentre lo stregone faceva sparire il libro dalle sue gambe
- Paperella -
- si prendiamo pure quella -
 
Far fare il bagno a un bambino di tre anni era molto più arduo che aggirare un demone con la magia prima di colpirlo e questo Magnus lo aveva imparato solo provandolo sulla sua pelle.
- Alexander l’acqua serve per lavarsi non per schizzarmela sulla faccia - protestò guardando il bambino che batteva le manine sulla superficie dell’acqua, ridendo.
Solo allora si girò per guardarlo in faccia, le manine che si fermarono di colpo sul bordo lucente dell'acqua
- ora se stai fermo ti metto lo shampoo in testa -
Prese una flacone dai vari prodotti che aveva in quel bagno completamente dipinto di verde smeraldo e con molta calma e pazienza iniziò a insaponargli i capelli. Cosa che si dimostrò quasi impossibile dato che alla vista delle bolle Alec iniziò a cercarle di prendere con le manine per scoppiarle.
- Alexander sta fermo un secondo - ma nella sua voce non c’era nessuna cattiveria quanto più divertimento che cercava comunque di non mostrare. Da quando si divertiva per cosi poco?
In quel momento il bambino si girò nuovamente verso di lui. Tra le mani aveva un po’ troppa schiuma che lo stregone non riuscì subito a mettere a fuoco perché con un soffio, Alec gliela fece volare addosso.
Il bambino scoppiò a ridere vedendo lo schiuma attaccata ai capelli di Magnus che, al posto che arrabbiarsi per la sua acconciatura rovinata, non riusci a trattanersi dal ridere anche lui.
 
Dopo molto tempo e sacrificio lo stregone usci dal bagno insieme ad Alec, che come suo solito teneva la testa appoggiata alla sua spalla, quando un rumore provveniente dalla porta lo fece girare di scatto.
Alec si strinse di più a lui, ormai era diventata un'abitudine per lui cercare di nascondersi quando qualcosa lo spaventava e ogni volta Magnus si chiedeva cosa avesse duvuto passare in quei tre anni nel circolo insieme ai suoi genitori.
Tenendolo in braccio, perchè sapeva che se lo avrebbe messo giù si sarebbe messo a piangere, si avvicinò alla porta, spostando il coperchio dell'occhiello e sbirciando fuori.
- è tua mamma - disse rivolto ad Alec mentre apriva la serratura
La figura di Maryse entrò, diversamente dall' ultima volta molto lentamente e Magnus capì subito il perchè. La donna aspettava un'altro figlio.
- Alec tesoro - esordì non badando neanche allo stregone, prendendo in braccio suo figlio che gli sorrise e si aggrappò al suo collo.
- quindi sei riuscita a sfuggire al conclave facendoti mettere nuovamente incinta Maryse? - domandò ironicamente lo stregone, non felice del trattamento ricevuto anche se, diciamocelo, se lo sarebbe aspettato.
- ero già incinta quando mi hai visto una mese fa Magnus - rispose con una vena di acidità nella voce - e no, non sono sfuggita, ho la mia pena da scontare ma non è poi cosi grave, almeno posso tornare ad avere mio figlio e a continuare la mia vita. Hanno capito, forse un pò troppo tardi, che ho sbagliato e che mi sono pentita, cosi mi hanno affidato un' istituto dove potranno tenermi d'occhio -
- il conclave - si ritrovò a dire Magnus ironicamente, ricevendo un'occhiataccia da parte di Maryse.
In quel momento dalla soglia della porta entrò Robert e Alec sorrise allungando le braccia verso il padre.
- andiamo? - chiese quest' ultimo dopo aver fatto con un lieve cenno del capo il saluto a Magnus.
Lo stregone non si aspettava grand che dall' uomo. Era sempre stato freddo e distaccato da tutto il resto del mondo, difficilmente parlava con qualcuno se non obbligato figuriamoci con un nascosto.
- grazie per quello che hai fatto per Alec, Magnus - si ritrovò a dire Maryse, appoggiandogli una mano sulla spalla poi raggiunse Robert e insieme uscirono da quell'appartamento.
 
Magnus rimase ad osservare la porta chiusa del suo appartamento per un tempo indefinito capendo che, nonostante le sue premesse di non affezionarsi piu a nessuno, aveva fallito di nuovo.

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Capitolo 4
*** Di demoni e incantesimi ***


Non so se vi aspettavate già una versione adulta ma..
diciamo che non mi andava di fare un salto cosi gigantesco nel tempo, spero comunque di non avervi deluso troppo
baci^^
HeySeb

 
_ DI DEMONI E INCANTESIMI _

Magnus se ne stava stravaccato sulla poltrona del suo salotto, le gambe aperte, l'enorme vestaglia che gli lasciava intravedere quasi tutto il petto e un bicchiere di quello che aveva tutta l'aria di essere Whisky in mano.
Il suo sguardo era rivolto verso l'enorme vetrata, ma era assente, perso chissa in quale ricordo o pensiero.
Presidente Miao si avvicinò pigramente, saltando poi sul bracciolo, acciambellandosi in una posizione assai scomoda per qualsiasi essere vivente, tranne che per i gatti ovviamente. Ma neanche questo sembrò togliere dai suoi pensieri lo stregone.
Era da tempo che continuava a fare sempre lo stesso sogno, che lo svegliava nel bel mezzo della notte non consentendogli piu di dormire.
In questo sogno continuava a vedere demoni, demoni che cercavano di attaccare istituti di shadowhunters, ultimo su tutti quello di New York, neanche troppo lontano da dove abitava lui.
E ogni volta sentiva questo urlo straziante. Era quello che lo svegliava ogni santissima notte.
 
Si alzò dalla poltrona, andando verso il piccolo pianobar improvvisato davanti alla grande vetrata e, versandosi altro whisky, tornò a sedersi sulla poltrona quando un rumore di cellulare lo fece girare di scatto.
Nessuno lo chiamava mai, per lui il telefono era diventato una parte dell'arredamento per le poche volte che lo usava.
- chi osa disturbare Magnus Bane? - rispose svogliatamente mentre osservava l'ondeggiamento che faceva il whisky se muoveva il bicchiere.
- ho bisogno di un favore urgente. - disse tutto d'un fiato la voce dall'altra parte.
Magnus bloccò il bicchiere a mezz'aria e lo posizionò sul tavolino li vicino, iniziando ad accarezzare il gatto che aprì prima un'occhio sopreso, poi anche l'altro beandosi delle coccole che non riceveva da tanto tempo.
- Maryse? - pronunciò acidamente, anche se sapeva perfettamente che era lei
- Magnus vieni subito all'istituto di New York - il tono che aveva usato era quello del “nessuna replica” tipico del suo carattere. Cosa che allo stregone non andava a genio. Nessuno lo comandava.
- è un’obbligo? Perchè ti servo solo quando hai bisogno di aiuto vero? Sono un nascosto si, ma non per questo sono stupido come voi nephilim credete. Mi hai sfruttato una volta, sette anni fa, quando ancora una volta mi ero fatto ingannare dal tuo buon senso inesistente ma questa volta no, non ti aiuterò. Risolvitelo da sola il tuo problema alla fine sei una shadowhunter no? I problemi dovrebbero essere all’ordine del giorno per una come te - rispose mettendo forse un po’ troppa rabbia nella voce ma non gli importava. Alla fine a lui importava davvero di qualcuno?
Stava per mettere giù il telefono quando dall'altro lato ci fu un rumore, come un vetro infranto poi una voce.
- mamma lo hai visto anche tu? Vado a prendere l'arco -
- assolutamente no! Fila da Hogde, inisieme a tua sorella. Ora! -
- ma mamma io sono un cacciatore è mio compito combattere i demoni! -
- Alec da Hogde. Con Izzy. Ora -
- eh va bene, vad- ahhh -
- Alec! -
Poi Magnus non seppe più quello che successe. La linea fu interrotta subito dopo un'altro rumore, come se questa volta, a cadere, fosse stato proprio il telefono che aveva in mano Maryse.
 Non pensando un secondo di più si alzò di scatto, uscendo dall'appartamento per creare un portale che lo avrebbe portato all"istituto di New York.

Appena apparse nel prato verde di quella che un tempo era una chiesa gotica, la prima cosa che senti fu il puzzo demoniaco. Si riconosceva subito quando era passato un demone e improvvisamente gli venne in mente il suo sogno, quello che aveva fatto un paio di notti fa, l'urlo straziante. Ora aveva un nome. Alexander.
Avanzò velocemente verso la porta e trovandola aperta si intrufolò all'interno, correndo per tutta la navata fino ad arrivare all'ascensore.
I minuti in quella gabbia di ferro che cigolava non sembravano passare più e l'ansia gli saliva sempre più man mano che il tempo passava.
La voce di Alec che urlava non gli voleva lasciare la mente, mentre in lui riaffioravano ricordi che non voleva affatto ricordare quando l'ascensore si aprì e lui si riversó all'interno dell'istituto.
La prima cosa che vide fu disordine, come se fosse appena passato un'uragano che aveva sparpagliato in giro tutto, ma di demoni non c'erano più. Almeno cosi sembrava e questo lo fece tranquillizzare un pò.
Avanzò guardandosi intorno. Gli altri shadowhunters non sembravano neanche badare a lui tanto erano scossi o intenti a rimettere a posto le loro armi grondanti di un liquido scuro. Poi trovò Maryse, era inginocchiata per terra in un'angolo della sala centrale, gli dava la schiena mentre davanti a lei la figura imponente di Robert con in braccio una bambina dai lunghi capelli neri, la fissava.
Quella bimba doveva essere sicuramente Izzy, assomigliava molto a Maryse anche se la vedeva solo in parte perché teneva il volto nascosto sulla spalla del padre.
- Robert vai a chiamare Hogde. Subito! magari lui può fare qualcosa e lascia Isabelle insieme a qualcuno, è meglio che lei non veda - disse Maryse.
La tensione nella voce la tradiva, ma il suo portamento era il solito, come se lei fosse una pietra indistruttibile.
Fu in quel momento che Robert alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di Magnus, rimasto fermo al centro della sala.
- forse Hogde non serve - si ritrovò a dire mantenendo lo sguardo fisso su di lui.
Maryse si girò, seguendo lo sguardo del marito e vide lo stregone.
- Magnus... - ma non c'era bisogno di dire altro, lo stregone era giá vicino a loro e stava osservando la ferita all'addome del bambino, con sguardo attento. Poi ci passò una mano sopra, facendo apparire scintille azzurre.
- non si sta espandendo in fretta, ma mi servono gli incredienti, velocemente. Li potrei far apparire qui, se solo... si possono teletrasportare oggetti in sto posto? -
- sono entrati dei demoni Magnus! Puó entrare di tutto in questo istituto senza le difese necessarie! -
- basta Maryse ora calmati -
Robert gli si era posizionato di fianco, mettendogli una mano sulla spalla mentre Izzy non aveva tolto lo sguardo da Magnus neanche un secondo.
Quest'ultimo intanto fece apparire tutte le cose di cui aveva bisogno al suo fianco, iniziando a mischiare diversi elementi fra di loro in un barattolo non molto grande.
Alec, che aveva tenuto gli occhi chiusi fino a quel momento, li aprì molto lentamente quando lo stregone inizió a medicargli la ferita, come se quel contatto lo avesse spronato ad aprirli nonostante il dolore.
- fa male - riuscì a sussurrare e questo causò l'uscita di un rivolo di sangue dalla sua bocca.
- non parlare - gli rispose dolcemente lo stregone che, per la prima volta da quando era arrivato, aveva incontrato di nuovo di suoi occhi blu.
 
Solo in quel momento si accorse di quanto inutili furono i suoi tentativi di dimenticarli.
Dicono che a volte pensi di non sentire la mancanza di qualcuno fino a quando quel qualcuno non te lo ritrovi davanti di nuovo e adesso, Magnus sapeva alla perfezione cosa lo avesse spinto fino all’istituto nonostante non andasse d’accordo con Maryse, nonostante sapesse perfettamente che la donna lo cercasse solo per i suoi scopi, per i suoi interessi e non per reinstaurare il rapporto che avevano molto tempo prima.
 
Alec annui, richiudendo gli occhi mentre una lacrima gli scese dall'occhio sinistro, rigandogli la guancia.
- devi solo resistere per un pò - parlò lo stregone mentre gli passava il pollice sulla guancia, asciugandogli la lacrima solitaria
- Alec è resistente se no non sarebbe un cacciatore. Tu non lo conosci - rispose una voce che Magnus non aveva mai sentito prima d'ora.
D'istinto alzò lo sguardo e si ritrovò davanti la figura di un bambino forse della stessa etá di Alec solo che a differenza sua aveva gli zigomi più pronunciati, i capelli biondi, gli occhi azzurri e uno sguardo troppo forte per un solo bambino.
Lo stregone tenne il suo sguardo solo per pochi secondi, non rispondendo anche se la sua mente pensava molte cose, poi tornò ad occuparsi della ferita.
Alec sussultò, contraendo la mascella e serrando i pugni mentre Maryse gli accarezzava i capelli.
- dai Alec è solo una pomata, di un colore orribile tra l'altro quindi ti consiglio vivamente di tenere gli occhi chiusi, dovrai resistere a cose peggiori in futuro - parlò di nuovo il biondino, sollevando solo un lato della bocca, in un sorriso storto.
- sta zitto Jace! - urlò Alec non trattenendo più il dolore, mentre inarcava la schiena leggermente.
- il veleno di demone è una delle cose più dolorose per uno shadowhunter dovresti saperlo - rispose calmo Magnus, non togliendo però gli occhi da quello che stava facendo.
Ora la sua mano emanava un bagliore azzurro, proiettato sull'addome di Alec, che era tornato a respirare normalmente, allievato dal dolore grazie alla mano dello stregone.
- tu lo sai perchè sei uno di loro vero? Un mezzo demone che non dovrebbe nemmeno stare fra di noi, ch -
- Jace vai da Hogde in bibioteca, insieme a Izzy. Subito -
La faccia di Maryse non accettava replice ma Jace continuò a guardarla, senza muovere un passo.
- Ma voglio stare con Alec - protestò, le ciglia chiare che gli coprivano gli occhi.
- Jace ora non è il momento, vai da Hogde -
- lo porto io, tanto ci devo parlare - aggiunse Robert capendo la situazione mentre prendeva il ragazzo per la spalla conducendolo in uno degli innumerevoli corridoi che davano sulla sala.
- devi scusarlo - disse Maryse rivolta allo stregone, subito dopo che i tre furono usciti dal loro campo visivo.
- non è vostro figlio vero? - intanto il bagliore emanato dalla sua mano scomparve
- no, si chiama Jonathan Wayland è il figlio di Michael, non so se lo hai mai conosciuto, in ogni caso noi lo chiamiamo Jace. Ce lo hanno affidato dopo la morte del padre, ha un carattere un pò forte e solitario ma non è cattivo, quello che ha detto -
- lo insegnano tutti gli shadowhunters hai propri figli. I nascosti sono la feccia del mondo umano, mai averci a che fare. Sangue sporco. - continuò lui pulendosi la mano dalla crema mentre con uno schiocco di dita fece apparire una benda sull'addome di Alec.
- non volevo dire questo -
- oh andiamo Maryse lo hai insegnato sicuramente anche tu hai tuoi figli! Vivo da ottocento anni, so come è fatto il mondo magico. So cosa ritengono gli Shadowhunters di loro stessi e cosa pensano di noi -
- Alec non lo pensa, non - ma prima che potesse finire la frase quest'ultimo aprì lentamente gli occhi catturando l’attenzione di tutti e due.
- dov'è Jace? - chiese debolmente
- è da Hodge insieme a tua sorella. Fra un pò deve iniziare l'allenamento - rispose tranquillamente la madre. 
- anche io devo allenarmi -  
Alec tentò di alzarsi, ma essendo debole ricadde all'indietro e, se non fosse stato per Magnus che lo prese al volo e lo mise seduto, a quest'ora si sarebbe trovato di nuovo disteso per terra.
- mi sa proprio di no - rispose prontamente quest'ultimo tornando a sistemare tutti gli incredienti che aveva usato poco prima.
- ma io... Jace poi.... -
- Alec ti tornerai ad allenare quando la ferita ti sará guarita. Sei giá bravo con l'arco, non devi preoccuparti - rispose Maryse alzandosi in piedi mentre iniziava a pulirsi con una mano la lunga gonna nera dalla polvere.
- devo migliorare ancora soprattutto con la spada - tentò comunque di ribattere
- c'è tempo, sei ancora piccolo, ne hai di strada da percorrere e ora a letto, a riposare forza -
Sua madre gli tese una mano che però lui rifiutò scuotendo il capo, lentamente, guadagnandosi un’occhiata spazientita dalla donna. Maryse non era famosa per la sua pazienza.
Poi si girò verso Magnus, che in quel momento stava passando la mano destra su tutti gli incredienti impignati facendoli sparire, e spingendosi più avanti con le braccia si appoggiò al suo petto con la spalla,appoggiando la guancia sulla spalla dello stregone che girò di scatto la testa, guardandolo sorpreso.
Alec sorrise, nonostante sul suo volto era ancora dipinta un po’ di sofferenza per la ferita.
E se quando era piccolo Magnus giá pensava che il suo sorriso fosse stupendo, quello che gli stava rivolgendo ora era molto di più.
Voleva abbracciarlo, come aveva fatto quando era piccolo, dirgli che gli era mancato ma sapeva che Maryse non apprezzava perché lei non apprezzava nulla che riguardasse un rapporto tra nascosto e figlio dell’angelo almeno che non se ne traesse vantaggio.
Sentiva i suoi occhi puntati addosso cosi disse:
- ha ragione tua madre, dovresti andare a riposare. Cosi starai meglio quando ti sveglierai -
- ma fa male. Non riuscirei a dormire - protestò mettendo su il broncio anche se sapeva tanto di scusa
- se ci provi ce la fai. Ce l'hai sempre fatta in tutto - gli scostò i capelli dalla faccia ma ritrasse subito la mano
- ma voglio stare con te ora, se dormo dopo tu vai via e io non ti vedrei più, come è giá successo - nel mentre abbassò lo sguardo.
Sentirselo dire era peggio che pensarlo, immaginarlo. Perché lo aveva pensato, inutile negarlo. Aveva pensato che era meglio che tutto finisse, era meglio che Alec si scordasse di lui. Aveva ragione Jace, i nascosti non possono stare con gli Shadowhunters.
- forse è meglio così Alec. –
Ma forse era solo meglio per lui cosi non si sarebbe affezionato piu del dovuto a quel bambino e non sarebbe stato male come in passato, ma non per Alec che ora lo stava osservando con uno sguardo dispiaciuto, come se gli avessero tolto il suo giocattolo preferito. Poi si staccò da lui, alzandosi a fatica aiutato dalla madre e in quel momento una miniatura raffigurante un cavaliere gli cadde dalla tasca.

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Capitolo 5
*** Di cavalieri e protezioni ***


Sono spiacente ma devo dirvi che questo sarà l'ultimo capitolo in cui c'è tanto fluff malec per un pò (tornerà tranquilli)
so anche che non è lunghissimo,scusate nuovamente.
Originariamente era legato a quello precedente ma usciva troppo lungo per i miei gusti e credevo sarebbe diventato troppo noioso leggerlo tutto insieme quindi l'ho diviso in due parti, spero vi possa piacere comunque.
Inoltre mi scuso per il fatto di aver inserito Jace come il guastafeste della situazione (ce lo vedo un po cosi ahahah) ma cambierà e capirete anche i suoi motivi.

Mi sto dilungando troppo e ho chiesto troppe volte scusa ahaha
baci^^
HeySeb

 
_ DI CAVALIERI E PROTEZIONI _

Magnus prese la statuina, girandosela poi tra le mani. La riconobbe subito, impossibile dimenticarsela. Quello era uno dei tanti cavalieri con cui Alec giocava da piccolo, nel suo appartamento seduto sull’enorme tappeto.
Da li tanto era cambiato.
Alec non era più il bambino di tre anni, dal sorriso facile travolto però dalla paura del mondo nuovo, ora era un bambino di dieci anni che si allenava per combattere i demoni, che si allenava per diventare quello che era destinato ad essere e Magnus non faceva parte di quel mondo o meglio, non ne poteva far parte.
Si alzò dal pavimento. Le ginocchia gli facevano male per colpa della posizione non molto comoda che aveva tenuto per tutto quel tempo ma sembrava non importargliene più di tanto.
- Magnus ti devo parlare -
La figura di Maryse riapparse nel suo campo visivo con la sua camminata sicura, i capelli neri legati in una treccia che svolazavano da una parte all'altra.
- me ne stavo andando - rispose quest’ultimo facendo scomparire il cavaliere che teneva ancora in mano
- prima ascoltami - la sua voce era sicura e non accettava un no come risposta mentre si fermava davanti a lui, lo sguardo fisso.
- non ti farò nessun’altro favore Maryse -
- non è un favore quello che ti voglio chiedere -
- parla, non ho tempo da perdere in casa di Nephilim - schioccò le dita facendo apparire il solito cocktail - ne vuoi? Si parla meglio con un po’ di alcool - aggiunse preparando le dita
- si certo! - rispose spazientita la donna e tra le sue mani apparse un bicchiere pieno di un liquido ambrato
- non intendevo questo Magnus! - la sua voce si era alzata di un’ottava mentre posizionava su un tavolino il bicchiere. Lo stregone sorrise facendo un’alzata di spalle.
- ho bisogno che tu venga qua ogni anno a mettere delle protezioni all’istituto per far si che non succeda ancora quello che è successo oggi -
- non è un favore questo? strano concetto Maryse - rispose alzando un angolo della bocca in un sorriso beffardo - io in cambio cosa ricevo? - aggiunse guardandola con uno sguardo inquisitore mentre si portava il bicchiere alla labbra - anzi mi sono espresso male, quanto riceverò? -
- questo lo decideremo più avanti, devo parlarne con l’organo alto prima -
- non lavoro se non mi si paga accuratamente. Ho un prezzo -
La donna stava per ribattere quando fu chiamata da un cacciatore arrivato in quel momento nella sala. Indosso aveva ancora la tenuta da battaglia sporca di sangue demoniaco, i capelli sparsi da tutte le parti e gli occhi fin troppo scuri.
- Maryse forse è meglio se vai a controllare tuo figlio, sono passato di li dopo il giro di sorveglianza dell'edificio e non sembrava star bene -
Il ragazzo se ne andò e la donna girò lo sguardo verso Magnus, la lunga treccia che svolazzò sulla sua spalla
- se vuoi posso andare a controllare, magari gli si è ri - provò lo stregone, ma Maryse lo bloccò
- vieni con me -
 
La camera di Alec era decisamente troppo spoglia per essere la camera di un bambino. Le pareti erano completamente bianche e vi era solo una scrivania attaccata a una parete oltre al letto disfato. Sul soffito si vedevano le travi in legno che tenevano su il tetto della chiesa.
- Alec esci subito dal bagno - urlò sua madre rivolta verso una porta seminascosta ma il bambino non rispose cosi spazzientita tirò fuori dalla tasca uno stilo e disegnò sulla porta una runa di apertura.
La runa d’apprima si infuocò poi si sentì il clic della serratura che si apriva.
- Si può saper- Alec che cosa stai facendo? - urlò mentre lo stregone la raggiunse, rimanendo appoggiato allo stipite della porta.
Il bambino aveva tolto la benda sull’addome e si stava bagnando la ferita con l’acqua del lavandino.
- mi faceva male, poi la benda era diventata tutta rossa cosi sono venuto qui - alzò lo sguardo verso la madre.
Aveva gli occhi arrossati come se avesse da poco smesso di piangere. Ora sembravano più blu del dovuto come un mare in tempesta.
- e c’era bisogno di chiudersi dentro? -
- non volevo che Jace mi vedesse cosi - rispose aprendo di nuovo il rubinetto, facendo una smorfia di dolore
- fermo. Sdraiati sul letto che ti medichiamo quella ferita -
Solo allora Alec si accorse anche della presenza di Magnus dietro sua madre e improvvisamente il suo sguardo diventò ancora più triste ma, nonostante questo, esegui quello che Maryse gli aveva detto e si andò a sdraiare sul letto tenendo lo sguardo basso quando passò di fianco allo stregone.
Quest’ultimo insieme alla madre si avvicinò al letto facendo apparire i medicinali sul comodino
- dovrei lasciare qui tutto il mio set di medicinali vedendo le volte che vi fate male - parlò lo stregone facendo un lieve sorriso che somparve subito allo sguardo severo che gli rivolse la donna.
- Maryse ti ho trovata. Hodge vuole parlare con te, ma non mi ha detto di cosa -
- sará per Jace, ora vado -
Si giró verso Magnus, che alzò gli occhi verso di lei fermandosi con la medicazione.
- vuoi che rimanga qui con tuo figlio nel frattempo? -
- no, non ce n'è bisogno -
Il ragazzo guardò prima Maryse poi Magnus alzando un sopracciglio scettico
- vieni andiamo da Hogde -
E con un'alzata di spalle il ragazzo segui Maryse.
 
- ce l'hai con me vero? - chiese lo stregone dopo un pò di minuti dominati dal silenzio
Alec aprì gli occhi che fino a quel momento erano rimasti chiusi, Magnus non sapeva se per il dolore o per il fatto che non lo volesse vedere. Forse tutte due e in ogni caso aveva ragione.
- perchè? - domandò solamente osservandolo con i suoi occhi luminosi di lacrime non ancora versate.
Magnus sospirò, sedendosi al bordo del letto
- è complicato - rispose abbassando lo sguardo sulla ferita
- mi dirai anche  tu che sono troppo piccolo per capire? Mamma me lo dice sempre -
- no Alexander - il suo sguardo tornò su quello del bambino dove una lacrima iniziò a percorrere la sua guancia, lasciandogli una scia umida.
Allo stregone si strinse il cuore a quella vista, provando emozioni che non credeva più di avere. Ma d'altro canto con Alec era tutto una nuova scoperta.
- posso fare una cosa? - chiese debolmente e vedendo che lo stregone non opponeva resistenza si sedette aiutandosi con i gomiti per poi lanciargli le braccia al collo e affondare la faccia tra di esso e la sua spalla, dove iniziò a singhiozzare.
Magnus lo sollevò delicatamente cercando di non fargli male al fianco giá ferito e se lo portò in braccio.
Era decisamente più grande dall'ultima volta che era successo, ma le emozioni erano sempre le stesse e in quel momento non gli importava cosa diceva la sua testa.
- ho fatto qualcosa? - chiese debolmente
"A parte il fatto di essere riuscito a farmi provare sentimenti dopo secoli?" Ma questo era meglio tenerselo per se
- no Alexander, tu non hai fatto nulla. È il mondo fuori che sbaglia -
- è per il fatto che i nephilim odiano i nascosti? -
Si staccò da lui il tanto che bastava per guardarlo in faccia.
- non li odiano solamente. Se non fosse per gli accordi ci ammazzerebbero -
- ma io ti voglio bene, non ti farei mai del male -
Ed era qui che lo stregone vedeva l'innocenza dei bambini e la invidiava.
Sorrise scostandogli i capelli dagli occhi
- anche io ti voglio bene ma questo agli altri non importa. Se scoprono che sei legato a un nascosto inizierebbero ad odiare pure te. Non voglio che ti succeda questo Alexander, per questo ho risposto cosi prima, per questo ritengo che sia meglio finirla qui -
Il bambino abbassó lo sguardo deluso, non sapendo come replicare perché alla fine sapeva che era vero.
Jace una volta gli aveva parlato di quanto suo padre gli avesse parlato male dei nascosti, di come andavano considerati e respinti in caso si avvicinassero. Gli aveva persino spiegato le regole per capire come si identificava un nascosto ma lui non ci aveva mai fatto caso.
- ho una cosa per te - si ricordò solo in quel momento lo stregone e fece apparire il cavaliere nella mano
- dov'era? - chiese felice Alec prendendolo.
- ti era caduto quando ti sei alzato per venire qui -
Alec sorrise, rigirandoselo tra le mani
- ci sono legato. Mi ricorda una parte bella della mia vita -
- perchè ora non lo è più? -
- lo è, però sarebbe più bella se ci fossi anche tu a farmi divertire come quando ero piccolo. Qualcuno con cui parlare e non sentirsi dire “Alec dopo perché adesso ho da fare” -
Magnus sorrise mettendogli una mano sopra la sua, che teneva ancora avvolta la miniatura.
- Io sarò sempre con te, qui, se tu vorrai - e tenendo la sua mano tra la propria gliela portò sopra al cuore.
Alec fece un mezzo sorriso, quello che faceva sempre rendendolo adorabile.
- ti prometto che tornerò a trovarti se ne avrò la possibilità - aggiunse
- ma prima non hai detto che è meglio fin -
- so cosa ho detto - lo interruppe - ma io non rispetto mai quello che dico – ma prima che Alec potesse ribattere un rumore di passi proveniente da fuori fece girare di scatto lo stregone.
Alec scese dalle sue gambe, sdraiandosi sul letto mentre Maryse varcava la soglia.
- scampata per un pelo - sussurrò lo stregone facendogli l'occhiolino. Alec sorrise.
- vedo che va meglio - disse con voce piatta la donna, scrutando tutti e due con un sopracciglio alzato.
Il bambino annui mentre Magnus si alzava dal letto, mettendosi a posto le pieghe del suo adorato vestito supercostoso
- forse è meglio che io tolga il disturbo - parlò capendo chiaramente che Maryse non lo voleva più li
La donna infatti annui e lo stregone raggiunse lo stipite della porta poi si girò osservando Alec, sorridendogli un'ultima volta.

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Capitolo 6
*** Una spalla su cui fare affidamento ***


Come avevo già accennato la scorsa volta in questo capitolo ho abbandonato un po i nostri Malec
mi sono voluta soffermare un pò sul legame tra Jace e Alec se no poi più avanti si potrebbe non capire
spero che vi piaccia comunque, inoltre vorrei ringraziare tutte le persone che l'hanno messa tra i preferiti e le seguite 
e soprattuto Rob as per commentare tutti i capitoli. Mi date la forza di non mollare questa storia
Baci^^
HeySeb
_UNA SPALLA SU CUI FARE AFFIDAMENTO_

- Jace mettici meno forza, Alec più coordinazione e voglia, sembra ti sia morto un gatto -
 
Hodge era da almeno una buona mezz'ora che continuava a ripetere sempre le stesse cose, nelle sala di allenamento, ma il biondino continuava imperterrito a scaraventare la sua spada angelica ovunque, molte delle volte aveva persino rischiato di beccare il suo compagno di allenamento se non fosse stato per la lucidità dei movimenti di Hogde, mentre il bruno sembrava più su un'altro pianeta, come se qualcosa lo turbasse e non gli permettesse di essere sereno. Usava la spada in modo troppo lento e nove volte su dieci non stava attento a dove metteva i piedi rischiando sempre di inciampare e farsi del male da solo inutilmente, strano per uno che negli allenamenti era sempre concentrato e sicuro.
- Alec c'è qualcosa che non va? - disse l'istruttore bloccandogli la spada con la mano.
Il bambino alzò lo sguardo verso di lui. Non aveva paura di Hogde, ma alcune volte la sua faccia con la profonda cicatrice che gli solcava mezzo viso, lo inquietava. Per non parlare del marchio rosso che gli avevano disegnato sul collo quelli del circolo, come segno di appartenenza e fedeltà.
- sto bene - rispose solamente distogliendo lo sguardo dai suoi occhi indagatori e posizionandolo sui suoi piedi, rivestiti da pesanti stivaletti neri.
Hodge lo conosceva più dei suoi genitori, non che ci volesse molto, era con lui che passava la maggior parte del tempo nell'istituto e il bambino sapeva perfettamente che se avesse mantenuto il suo sguardo avrebbe capito che stava mentendo, che in realtà non stava poi cosi bene.
- non è vero! Gli manca il suo amichetto nascosto -
- chiudi quella bocca Jace! - urlò Alec girandosi verso il biondino che rideva a un lato della sala.

Alcune volte sembrava che fosse entrato nella loro famiglia solo per mettere scompiglio o criticarlo.
Alec aveva sempre desiderato avere qualcuno della sua etá dentro l'istituto per non rimanere sempre solo, per giocare e non sentirsi sempre dire "sono cose da adulto vai in un'altra stanza Alec" ma Jace era..... Jace. Simpatico quando voleva, lunatico e stronzo per la maggior parte del tempo.

- vuoi per caso negarlo? -  Si avvicinò, tenendo la spada in una mano mentre con l'altra si sistemava i capelli sudati, spostandoli dalla faccia.
- non chiamarlo nascosto -
- è quello che è -
- non é come gli altri -
- questo lo dici tu perc -
- ragazzi smettetela e riprendiamo l'allenamento o poi ve la vedete con Maryse -
Hogde si mise tra i due, che nel frattempo si erano fatti troppo vicini, dividendoli e togliendogli la spada dalle mani. Forse non era il giorno adatto a quella, troppo pericolosa, avrebbero usato qualcos'altro.
- se non è come gli altri perchè non viene a trovarti? Perchè si è fatto vedere solo una volta negli ultimi due anni? -
Jace sembrava non aver ascoltato l'istruttore, continuando a parlare in modo convincente delle sue teorie. Teorie che ogni volta smontavano Alec. O almeno il mondo in cui si era rifugiato, il mondo in cui aveva sperato di non essere lasciato solo e di essere capito.
- perchè... - iniziò a dire quest'ultimo non sapendo bene cosa dire.
Non era mai stato bravo con le parole a differenza di Jace che anche se aveva dodici anni sembrava conoscere tutto il vocabolario.
- perchè non gliene frega niente Alec! È un nascosto, sono tutti cosi! Non devi fidarti di loro -
- non è vero. Magari non poteva, magari aveva da fare -
- Alec ma ti senti quando parli? - sbuffò Jace allargando le mani divertito
- me lo ha promesso -
Quello che usci dalla sua bocca era un sussurro ma prima che Jace potesse ribattere Hodge mise in mano a tutte e due un bastone, tralasciando la finezza e facendoli quasi cadere all'indietro.
- dato che avete voglia di litigare, lottate con questi. Vediamo come ve la cavate. Forza! -
 
Razza di idiota. Lo odio, continuava a ripetersi nella testa Alec, strisciando i piedi verso camera sua, la borsa posizionata su una spalla.
- Alec giochiamo? -
Quest'ultimo alzò lo sguardo, ritrovandosi il viso raggioso della sorellina che lo guardava con la testa inclinata da un lato, aspettandosi una risposta.
- Iz non ho voglia ora, scusami -
- ma -
- Isabelle è inutile, deve andare a piangere come una ragazzina in camera sua -
Alec si girò di scatto, lasciando cadere la borsa che fece un rumore sordo quando toccò il pavimento. Sapeva di chi era quella voce infatti non rimase sorpreso alla vista del viso di Jace. E pensare che aveva fatto la doccia velocemente per non doverlo vedere finiti gli allenamenti..
- si può sapere che cos'hai contro di me? Ti ho fatto qualcosa per caso? -
- a me non hai fatto nulla ma stai facendo del male a te stesso e questa cosa non la sopporto -
- ma cosa? In ogni caso non dovrebbe riguardarti -
- si che mi riguarda dato che viviamo sotto lo stesso tetto! -
- ma cosa significa? -
- mettiamola cosi: sei l’'unica persona che ha voluto parlare con me da quando sono arrivato, l’unico che si è interessato nonostante il mio carattere. Diciamo che sei la persona che non mi ha ancora abbandanato - ci tenne a sottolineare l’'ultima parola
- ero anche l’'unica dell’'istituto, sai com’'è non ci sono bambini qui e a mia sorella fai abbastanza paura -
- non smontarmi sempre le frasi! Comunque ti stavo cercando perchè voglio raccontarti una storia -
- non ho voglia di sentire le tue stupide storie -
Alec fece per andarsene ma Jace iniziò a parlare comunque, come se non lo avesse sentito mentre Izzy se ne era giá andata, probabilmente annoiata.
- c'era un bambino. Questo bambino aveva un falcone che gli aveva regalato il padre chiedendogli di addestrarlo per il combattimento. Il bambino all'inizio litigava sempre con il falcone, che continuava a morderlo con il suo becco recandogli dolore e ferite poi con il tempo iniziò a volergli bene e gli insegnò diverse cose. Questo bambino tornò dal padre felice del progresso credendo che anche il padre lo fosse ma lui prese il falcone e gli staccò la testa -
Alec si girò di scatto, guardandolo con una faccia inorridita
- perchè mi stai dicendo questo? - chiese, le braccia conserte al petto
- perchè quel bambino ero io - rispose Jace, lo sguardo comunque impassibile come se quello che avesse appena raccontato gli fosse soltanto capitato in brutto sogno e non nella realtà - perchè so cosa significa legarsi a qualcuno. Qualcuno che non dovrebbe stare nella tua vita, non come vuoi tu. Noi shadowhunter non dobbiamo legarci a nessuno, credo fosse questo l'insegnamento che voleva darmi mio padre -
- Jace - ma fu intorrotto
- amare significa distruggere, essere amati significa essere distrutti -
 
- quindi tu non ricordi proprio niente di tuo padre? -
Alec se ne stava seduto sul letto, appoggiato tramite il cuscino alla spaliera mentre Jace era tranquillamente sdraiato sullo stesso letto, con la testa a penzoloni nel vuoto e i capelli che a ogni minimo movimento fluttuavano a neanche un metro da terra.
Dopo quello scontro nel corridoio, Jace se ne era andato non permettendogli di ribattere all’ultima frase che aveva detto, poi era tornato poco dopo in camera sua, a parlare, dato che nessuno dei due aveva di meglio da fare se non annoiarsi in quelle mura antiche e a volte troppo vuote.
- ricordo poche cose, ma no il suo aspetto proprio non me lo ricordo -
- quindi è per questo che sei cosi scontroso con tutti? Perchè tuo padre ti ha detto di non affezionarti più a nessuno? -
- probabilmente, ma io ho fame che ne dici se ordiniamo da Taki? - rispose alzandosi a sedere, il suo solito sorriso sgembo in cui alzava solo un lato della bocca.
Ad Alec dava sempre l'impressione che non gli avessero mai insegnato a sorridere, che lui, a differenza sua, fosse sempre stato cresciuto sotto un regime militare. E si chiese che padre avesse dovuto avere nei suoi primi dieci anni di vita per essere cosi.
- ci sto, ma se mamma ci scopre siamo fregati sai che non ama se mangiamo schifezze -
- è uscita, con il conclave da quello che ho capito, insieme a Robert quindi non c'è nessuno a parte Hogde nella biblioteca e Izzy, che probabilmente è con lui a leggere una delle innumerevoli storie -
Mentre parlava aveva preso il telefono, componendo il numero. Per la sua etá Jace sembrava molto più grande, come se lo avessero da sempre adattato a fare tutto da solo.
- che novità - sbuffò Alec
- almeno sai chi sono i tuoi genitori, li hai qui con te e ti vogliono bene -
Il moro non potè rispondere perchè Jace aveva iniziato a parlare con la persona al di lá della cornetta.
- ti sei mai chiesto perchè voglio cosi bene a Magnus? - chiese Alec subito dopo che l'altro ebbe messo giù la cornetta
- ti sembro uno cosi? - rispose ironico, lanciandosi nuovamente sul letto
- in effetti no - rise Alec mettendosi di nuovo comodo dopo l'uragano che aveva causato la caduta di Jace.

Sua madre lo aveva sempre definito “angelo” per il fatto che fosse biondo con gli occhi azzurri ma Alec non aveva mai sentito parlare di angeli con la grazia di elefanti.

- comunque perchè? - chiese il biondo, girandosi a pancia in giu e mettendosi le mani sotto al mento per osservalo
- è stato la persona che mi ha cresciuto - Jace fece una o di stupore con la bocca e Alec si affretto ad aggiungere - avevo tre anni, mia madre mi aveva lasciato da lui per un pò, non mi disse mai perchè però e io ricordo solo che mi divertivo, mi faceva stare bene stare con lui e credo che sia stata forse l’'unica persona che si sia davvero interessata a me in tutti questi anni. Non ricordo se qualcuno qui mi ha chiesto mai come stessi a parte Hogde. Ecco perché non l'ho mai considerato come lo considerano gli altri. Lui per me c’è stato -
- però avresti dovuto. I nascosti e i cacciatori si odiano. Più stanno lontani e meglio è per tutti -
Alec abbassò lo sguardo, iniziando a giocherellare con i lembi della coperta
- perchè devo odiare una persona che mi ha fatto star bene? -
- ti ha fatto star bene. Ha. Ma adesso stai bene? - lo bloccò Jace avvicinandosi a gattoni e mettendogli le mani sulle cosce - so come ti senti -
- no Jace non lo sai - questa volta a bloccarlo fu Alec - non puoi davvero saperlo se non te ne è mai importato di nessuno se non di te stesso! - urlò alzandosi dal letto, andandano verso l’'unica finestra presente nella sua camera.
In quel momento entrò Hogde con in mano le buste di Taki e Izzy alle sue spalle.
- siete voi che avete ordinato questa cosa? -
- si, finalmente cibo - esultò Jace saltando giu dal letto
Izzy intanto era corsa dal fratello e lo aveva abbracciato. Alec ricambiò affondando la faccia nei suoi capelli che sapevano di fiori.
- posso mangiare con voi? - chiese speranziosa - mamma non c'è e Hogde non sa cucinare -
- ho preso mangiare a sufficienza per tutti - rispose fiero Jace gonfiando il petto
- nel tutti sono compreso anche io quindi -
Tutti si girarono verso Hogde che sorrise facendo un’'alzata di spalle
- forza tutti a lavare le mani, poi giù in cucina - aggiunse uscendo dalla stanza con Izzy alle calcagna.

- sai, è vero mi importa solo di me stesso. Ma potrei cambiare. Potremmo diventare amici, in fondo mi piaci. Poi ti potrei insegnare a diventare più forte e meno femminuccia - disse Jace sulla soglia della porta
- non mi insulterai più? -
- no, questo è impossibile. È divertente vederti con il broncio, mi da un senso di potenza -
- aspetta un'’attimo.. cosa intendi per  "insegnare a diventare più forte e meno femminuccia“"? - Alec sembrava avesse ricevuto il messaggio solo dopo e assottigliò lo sguardo in direzione di Jace, che sorrise alzando le spalle
- te l'’ho detto che non smetterò mai di insultarti, è troppo divertente -
- simpatico da parte tua - –sbuffò accennando un lieve sorriso
- però d'’ora in avanti conta su di me alla fine un grande shadowhunter deve avere una spalla su cui fare affidamento -
- come faceva Magnus? Intendo, che c’'era sempre per me? -
- per l’'Angelo stai scherzando? Io sono cento volte più figo e più... più tutto - rispose con ovvietà alzando gli occhi al cielo - e contaci, sarà la prima cosa che ti farò dimenticare -
Alec sorrise e Jace alzò un sopracciglio
- perché ridi? -
- perchè volevo assicurarmi che fossi tu, hai detto troppe cose intelligenti per essere te -
Questa volta fu il turno di Jace di ridere e insieme ad Alec uscirono dalla stanza.

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Capitolo 7
*** Il pandemonium ***


Ed eccoci qui, direi finalmente, con il primo capitolo della versione "adulti"
non so quanti saranno perchè la storia non è ancora finita ma spero possano entusiasmarvi anche di più di quelli precedenti
spero inoltre di aver reso i personaggi il più simile possibile alla serie ma non so se sono riuscita nel mio intento.
Grazie a tutti quelli che continuano a seguirmi e per chi deve sostenere l'esame buona fortuna
baci^^
HeySeb
_IL PANDEMONIUM_

Magnus appena entró nel Pandemonium sorrise. Gli era mancato un pò tutto di quel locale, dall'odore intenso di alcool, alle luci al neon che cambiavano colore a ogni canzone e pure il suo adorato divano in pelle nera messo in fondo alla sala, in bella vista.
E proprio su quel divano lasciato libero si andò a sedere perchè tutti li, sapevano che quel divano era di sua proprietá e ci si poteva sedere solo se era lui a chiamarti, a volerti.
Iniziò a scrutare la folla che ballava ammassata al centro della sala. Molti nascosti erano giá ubriachi fradici e nei tavoli in fondo un gruppo di vampiri se ne stava a giocare a braccio di ferro, ridendo e bevendo.
Schioccò le dita e tra le mani gli apparse un bicchiere molto pregiato mentre avvistava una ragazza con i suoi occhi felini.
 
- Biscottino da quanto tempo non ci vediamo? -
Magnus si girò di scatto riconoscendo perfettamente la voce che aveva parlato
- Camille - rispose freddamente non togliendo neppure gli occhi dalla ragazza che danzava muovendo solo il bacino e le mani ricoperte di fiori.
- oh che entusiamo - riprese sarcastica la vampira sedendosi sulle sue gambe
Solo allora Magnus alzò lo sguardo verso di lei. Portava un vestito rosso talmente aderente e acceso che la sua pelle bianca risaltava ancora di più, al collo aveva un'infinitá di collane e i suoi capelli bruni erano legati insieme da un'enorme treccia messa a mo di chignon, legato da un fiore che aveva tutta l’aria di essere una rosa.
Era sempre stata una ragazza stupenda ma ormai era finito il tempo in cui lui stava male per lei, in cui passava le notti a chiedersi cosa avesse di sbagliato rigirandosi nel letto non riconoscendosi più.
- è cosi che mi accogli dopo anni? - suadente passò l'indice tracciando il contorno del suo zigomo
- ho smesso di soffrire e provare qualcosa per te nel medioevo, Camille -
- ne sei sicuro? - domandò avvicinandosi molto lentamente
- ovviamente. Magnus Bane è sempre sicuro di quello che dice - e stendendo una mano chiamò con l'indice la ragazza che stava osservando da prima. Una ragazza fata dagli occhi completamente azzurri e un vestitino fatto solo di foglie nei punti importanti.
Quest'ultima si avvicinò lentamente al divano in pelle dove lui era seduto e gli si sedette di fianco, posizionando le sue gambe, decisamente lunghe, sulla sua gamba libera.
- come ti chiami mio dolce fiore? - chiese, accarezzandogli i capelli azzurri come gli occhi.
La ragazza rise, abbassando subito lo sguardo, lasciando intravvedere le sue lunghe ciglia.
- Iris - rispose questa mentre Magnus con un dito gli alzava il viso verso di lui
- come il fiore -
- idiota è una fata mi pare una cosa normale - sbuffò Camille, sentendosi escusa mentre con una mano fredda lo rigirava verso di lei
- gelosa mio dolce bocconcino? -
Magnus rideva e Camille facendo una specie di ringhio scese giù, unendo le sue labbra a quelle dell'immortale che lasciò cadere il bicchiere che ancora teneva in mano.
- vampiri e stregoni non li ho mai visti bene insieme - parlò con la sua voce melodica Iris.
Magnus si staccò da Camille come se si fosse scottato e guardó la fata.
- oh taci - protestò la vampira cercando di ricatturare l'attenzione dello stregone inutilmente.
Quest'ultimo non era attratto neanche più dalla fata ma da una figura nera che velocemente si muoveva tra la folla.
- è inutile vampira. Non ha più occhi per te - continuò Iris
- e tu cosa ne sai? Non sta guardando neanche te! -
- infatti non ho detto che è attratto da me -
- voi stup -
- ma la volete piantare voi due? - le interruppe Magnus, osservando prima una poi l'altra con i suoi occhi felini che luccicavano
- scusami biscottino, sai come sono fatta quando non ricevo le giuste attenzioni - sussurrò Camille iniziando a baciargli lo zigomo continuando poi a scendere verso il collo
- biscottino? Ma voi due state insieme? - la fata squadró Magnus che sorridendo, la trasse a se
- no mia dolce fata, io sono l'eterno libero - e la baciò.
 
In quel momento qualcuno dal fondo della sala lo osservava, gli occhi ridotti a due fessure.
- Alec ti vuoi muovere? Jace è forte ma non può combattere da solo contro un demone di quel tipo -
- si arrivo Izzy, dammi solo un minuto -
- ma che guardi? -
Sua sorella lo raggiunse, aggrappandosi alle sue spalle per vedere davanti a lui. Questa grande differenza di altezza l'aveva sempre odiata. Alec riusciva a vedere sempre tutto, lei mai niente.
- nulla di importante, andiamo -
- fratellone tu sei strano -
Ma nonostante questo lo segui, facendosi largo tra la folla mentre dal polso sganciava la sua fidata frusta.
 
Entrarono in una sala semibuia, come del resto lo erano quasi tutte le sale di quel locale e la prima cosa che notarono era Jace sdraiato per terra, inerme.
- Jace! - urlò Alec iniziando a correre verso il suo parabatai
- Alec attento! - ma ormai era troppo tardi, il demone lo aveva colpito e lanciato dalla parte opposta della stanza.
- Alec! - urlò Izzy non vedendo il fratello rialzarsi.
Voleva raggiungerlo ma aveva la strada bloccata da quell’enorme essere a tre teste. Molto cautamente fece due passi indietro. Il mostro stava avanzando verso di lei, poi andò a sbattere contro qualcosa o meglio contro qualcuno.
Si girò di scatto, la frusta ben salda nella sua mano.
- che cosa ci fai tu qui? Mi sembrava di aver sentito Jace dirti di startene fuori -
- lo so, mi dispiace. Volevo rimanere fuori ma ho sentito delle urla e -
- hai pensato bene di ucciderti - ringhiò Izzy verso la ragazza dalla chioma rossa davanti a lei
- io non- Attenta! -
La ragazza si lanciò addosso a Izzy, spostandola e facendola ruzzolare per terra mentre il demone scagliava una testa dove un momento prima c'erano loro due.
Una luce blu esplose in tutta la sala e il demone tirando un'urlo si accartocciò per terra scomparendo dopo poco, non lasciando più nessuna traccia del suo passaggio. Era tornato nella sua dimensione.
Isabelle si alzò di scatto, la frusta ancora in mano e i capelli scompigliati. La stava per scagliare contro il ragazzo in piedi all'entrata ma Jace la precedette bloccandolo con una spada angelica puntata al collo, le mani dietro alla schiena.
- a te non avevo detto di startene fuori? - ringhiò Jace rivolto verso la ragazza rossa che nel frattempo si era alzata e messa di fianco a Izzy
- mi dispiace - rispose solamente
- e tu - continuò Jace verso il ragazzo bloccato, non badando neanche alle scuse della ragazza.
Izzy intanto si era avvicinata, la frusta legata nuovamente al braccio e lo sguardo diventato indagatore.
- non mi farai male Nephilim, continua pure -
- a davvero? - 
- Jace lascialo stare - il biondo si rivolse verso la figura che aveva parlato. Alec.
- è Magnus. Lascialo andare ho detto - continuò per poi ricadere a terra, sofferente e urlante, una mano vicino al costato.
- ecco dove ti avevo giá visto - sussurò Izzy di colpo passandosi distrattamente una mano nei capelli
- Alec! - urlò nel frattempo Jace lasciando andare lo stregone per correre verso di lui.
- Isabelle Lightwood giusto? - parlò Magnus mentre si metteva a posto il suo prezioso vestito vellutato mandando subito un’occhiataccia verso Jace
- esattamente. Tu sei quello c -
- Izzy vieni subito qui! - la bloccò Jace
La ragazza corse da lui, inginocchiandosi vicino al fratello. Subito dopo Magnus li raggiunse.
- tu sparisci. Nascosto - ringhiò Jace rivolto allo stregone, beccandosi allo stesso tempo uno sguardo truce da parte di Izzy.
- mi sembra di averla giá vissuta questa scena. Non sei proprio cambiato, Jace Wayland -
Il ragazzo aprì la bocca come per dire qualcosa ma poi la richiuse subito, girando lo sguardo sconvolto verso Alec.
- taci Jace. Se c'è una persona che può salvare mio fratello questa è lui. Lascialo fare -
Il biondo sbuffò, alzandosi
- fagli del male e ti pentirai di essere nato - aggiunse puntandogli il dito contro per poi raggiungere la rossa che era rimasta ferma al centro della stanza.
- Magnus.. - la voce allarmata di Izzy lo riportò indietro nel tempo, quando a pronunciare la stessa parola era stata Maryse, otto anni prima.

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Capitolo 8
*** Di attacchi e scontri ***


Oggi sono riuscita a pubblicare presto sperando che questo capitolo si sia fatto attendere.
Questa settimana io parto e dove andrò non c'e il wi-fi quindi per me sarà abbastanza impossibile aggiornare, ma appena torno pubblicherò subito il capitolo
oppure vedo se riesco a pubblicarne uno prima, ma non assicuro nulla.
Ringrazio come sempre tutti quelli che  commentano e che seguono la storia
Baci^^
HeySeb
_DI ATTACCHI E SCONTRI_

Magnus si ripulì le mani, scuotendo la testa mentre un sorriso gli appariva sul volto
- perchè ridi? - gli domandò Isabelle, che non aveva lasciato andare neanche per un secondo la mano del fratello. Lo sguardo meno teso degli attimi prima.
- questa scena l'ho giá vissuta. Tuo fratello ama mettersi nei guai vedo -
- guarda che ti sento - sussurrò quest'ultimo aprendo lentamente gli occhi per poi tirarsi subito su a sedere, sorretto immediatamente dalla sorella che gli scostò delicatamente i capelli sudati dalla faccia solo dopo averlo fulminato con lo sguardo per quell'atto di eroismo non dovuto.
- dicevo solo la verità - si difese lo stregone unendo lo sguardo a quello del ragazzo - e fermo un’attimo non ho mica finito con te - aggiunse avvicinandosi nuovamente, osservando la ferita
- basta, non toccarmi Magnus! -
Lo stregone alzò lo sguardo stupito dal suo comportamento ma gli occhi di Alec non emanavano rabbia, come invece si poteva intendere dalla sua voce, ma qualcosa che assomigliava di più alla tristezza.
- buffa come cosa dato che ti sei appena fatto curare dalle mie mani - rispose con dipinta sul volto la sua solita espressione ironica mentre abbassava la mano che aveva bloccato a mezz’aria tra i loro corpi neanche troppo distanti.
- personalmente trovo più buffo il fatto che tu ti faccia ancora vedere -
Lo stregone alzò un sopracciglio, non capendo, ma prima che potesse replicare la voce di Jace si fece sentire.
- Alec dobbiamo tornarcene all'istituto e avvisare Maryse e il conclave, prima che ne arrivino altri -
- Jace io devo parlare con Magnus ti ricordo - protestò la rossa, le braccia incrociate al petto mentre il ragazzo in questione avanzò verso Alec, aiutandolo ad alzarsi lentamente.
- un'altra volta Clary - la liquidò con una mano, mantenendo il contatto visivo con il ragazzo di fronte a lui che ora gli stava sorridendo.
Magnus intanto, passava lo sguardo da uno all'altro con un sopracciglio alzato.
- scordatelo, devo ritrovare la memoria per salvare mia madre o ti sei giá dimenticato? - il suo sguardo era fulmineo verso il nephilim biondo.
- mettendo a rischio la vita di tutti noi? Davvero sei cosi egoista Clarissa? - parlò Izzy - Guarda come è ridotto mio fratello e Jace e se ci tieni un minimo a loro, a Jace, la smetteresti di fare la bambina viziata quale sei. Dobbiamo tornare subito all'istituto, senza storie. -
- bene, pensi questo? Andatevene io rimango a parlare con lui - si impuntò la ragazza puntando il dito contro Magnus che solo in quel momento girò lo sguardo verso di lei.
- si ragionevole Clary! - sbuffò Jace passandosi una mano sulla faccia - inoltre non ti lascio da sola quando fuori c'è il pericolo, scordatelo -
Magnus che era tornato a osservare Alec, lo vide incupirsi di colpo, subito dopo le parole del biondo ma comunque non si staccò dal ragazzo, rimanendogli appoggiato con una mano sulla spalla.
- va bene ragazzi siete stupendi e tutto ma io dovrei parlare con Alexander prima che voi ve ne torniate nella chiesa gotica o qualunque cosa sia - proruppe muovendo una mano, facendo risuonare i vari anelli.
- non abbiamo nulla da dirci - lo zitti quest'ultimo staccandosi da Jace per raggiungere la sorella, appoggiata alla porta d’uscita della sala, senza neanche degnarlo di uno sguardo - torna dalle tue belle e rimanici -
- invece abbiamo molto di cui parlare - lo prese per un polso fermandolo prima che la raggiungesse - aspetta, sei per caso geloso Alexander? - sorrise
Alec si girò, osservando quegli occhi felini che mai aveva visto prima di allora ma che nel loro erano affascinanti. Non era la prima cosa che Magnus gli nascondeva però, e questo fece crescere in lui ancora più rabbia.
- mollami -
Jace si mosse con sguardo duro verso lo stregone ma Izzy gli si parò davanti, facendo uno scatto mentre scuoteva la testa.
- Jace smettila, Magnus conosce Alec da quando è piccolo e lo sai anche tu, non gli farebbe mai del male e poi ti ricordo che ci ha salvato tutti quanti prima -
- io invece ti devo forse ricordare quanto lo ha fatto star male psicologicamente? - ringhiò forse più per la frustazione che per il fatto che Magnus potesse fargli davvero male. Lo sapeva chiaramente che lo stregone non avrebbe alzato un dito - tu eri piccola, probabilmente neanche te lo ricordi ma ho dovuto consolarlo io. Sono io quello che c’è stato, non lui! Lui ha preferito sparire dalla sua vita, fregandosene dei suoi sentimenti di affetto e ora tu mi vieni a dire di stare fermo a guardare tuo fratello cadere nuovamente in depressione? Non lo permetterò Iz -
- gelosia in corso - rise la Lightwood
- non sono geloso! -
 
- Alexander guarda che non c’è niente di male, cioè so di essere affascinante e - parló Magnus lasciando comunque la presa sul ragazzo
- piantala Magnus! non me ne frega nulla di quello che fai o di quello che dici - tagliò corto - come a te non è fregato niente di me otto anni fa quando te ne sei andato e non sei più tornato -
- Allora è per questo - disse più a se stesso, lo sguardo perso nel vuoto dietro di lui               
- lascia perdere. Volevi parlare? abbiamo parlato -                                        
- Alexander aspetta - ma il ragazzo se ne era gia andato, seguito subito dopo dagli altri.

 
Nel suo appartamento regnava un silenzio troppo strano per essere reale. Sbadigliando guardò l'orario. Le undici di mattina. Si era svegliato più presto del dovuto contando il tardo orario con cui era andato a letto la sera prima.
Aprí la porta della stanza per dirigersi in cucina, con l'accappatoio che sventolava lasciando intravvedere i muscoli del petto quando sentì un rumore. Si girò scettico, alzando un sopracciglio e guardando la porta a pochi metri di distanza, alzò le spalle ed entrò in cucina. Sarà stata solo un’impressione, pensò, quando un altro rumore questa volta più forte lo fece tornare indietro sui suoi passi.
In quel momento la porta fu scaraventata dai cardini facendo entrare una figura enorme, nera. Aveva il corpo di uno scheletro, molte delle ossa gli uscivano dalle vertebre e gli occhi erano due fessure, vuote. Intorno a lui galleggiava un’alone di nebbia, scura.
Lo conosceva bene quel demone, ma come aveva fatto ad arrivare? Ad abbattere tutte le sue difese? E sopprattuto era da solo?
Magnus indrieteggiò mentre le sue mani si illuminarono di azzurro, poi il demone gli fu addosso.
 

- siete sicuri che sia da questa parte? -
Clary camminava a fatica sul sentiero malridotto, difianco a quelli che avevano tutta l'aria di essere magazzini abbandonati.
Jace gli stava al suo fianco, sotto lo sguardo truce che gli rivolgeva Alec ogni qualvolta ne aveva la possibilità.
- cosi c'era scritto. In ogni caso meglio dare uno controllatina no? - rispose il biondo osservando una porta decisamente troppo mal ridotta per essere quella di una casa.
Era in quei momenti che si vedeva chiaramente l'indole guerriera e spericolata che possedeva Jace. Ok, era uno shadowhunter ma sembrava quasi che fosse in lotta perenne contro la morte. Come se avesse un conto in sospeso.
- ragazzi ma lo sentite anche voi? - chiese a un certo punto Izzy allarmata.
- sentire cosa? - Clary si girò verso di lei, non capendo.
- puzza di demone - rispose Jace al posto suo tirando un calcio alla porta, che cadde facendo un rumore assordante.
- magari abbiamo sbagliato - gracchiò la ragazza, coprendosi di più con il giubbino di pelle.
Ma nessuno sembrava ascoltarla. Si erano riversati tutti all'interno dell'edificio così Clary si affrettò a raggiungerli.
- Magnus! - urlò Alec, riconoscendo le mura di quella casa, correndo su per le scale facendo i gradini due a due.
- Alec! - risposero in coro i due Lightwood, allarmati, correndo anche loro per raggiungerlo.
Jace, essendo più veloce della ragazza con i tacchi a spillo, lo fermó prima che il ragazzo entrasse senza un vero piano.
- che cosa fai? - gli sbraitò dietro Alec.
- che cosa fai tu! Ti sei bevuto il cervello per caso? - rispose il biondo altrettanto alterato.
Lo teneva per il colletto e le loro facce erano molto vicine. Jace riusciva persino a vedere il luccichio negli occhi del ragazzo davanti a lui.
- senti Jace a me non frega un cazzo di cosa tu pensi riguardo a Magnus, ma li dentro c'è la persona che mi ha salvato più volte la vita. -
- ti ha voltato le spalle otto anni fa ricordi? - lo interruppe stringendo più forte il colletto. Ora le sue nocche erano diventate bianche.
- non lo lascerei morire per una cosa del genere Jace! -
- andiamo Alec è uno stregone, se la cava benissimo da solo. Poi - si passò la mano libera nei capelli biondi. Come era solito fare quando qualcosa non andava come voleva lui o come si aspettava. - cristo Alec è un nascosto! Non puoi rischiare la vita per uno come lui! -
- da quale pulpito vien la predica - rise sprezzante girando lo sguardo verso Clary e con uno strattone si liberò dalla presa del ragazzo rimettendosi la giacca nera a posto. - tu rimani pure qui -
Jace lo guardava con gli occhi sgranati, non aveva mai visto Alec infuriarsi così tanto e tanto meno trattarlo in quel modo. Erano Parabatai, migliori amici, fratelli. Avevano fatto tutto insieme da quando avevano diec’anni e ora..
Accantonò il fatto che ci fosse rimasto male ed entrò nella stanza, seguito da Izzy e da una Clary decisamente spaventata.
- non sei obbligata a seguirci – parlò vedendo che la ragazza tremava.
- se Magnus é nei guai è solo colpa mia, mi sembra il minimo aiutarlo ora -
- se è nei guai è probabilissimo che abbia fatto una cazzata delle sue. Gli stregoni sono molto noti per questo. Poi regola molto importante: mai sentirsi in debito o in colpa con i nascosti, non se lo meritano. Ora stammi vicino e non allontanarti mai da me, hai capito? -
Ma Clary non potè rispondergli perchè Izzy tirò un'urlo facendolo voltare di scatto, la spada angelica che illuminava quasi tutto il salone.
- Izzy! - urlò allarmato.
- sto bene, ma guarda chi è quello! - continuò la ragazza appena venne raggiunta.
- demone superiore come diamine.. -
- Alec! - gridò la ragazza appena notò il fratello.
Era appoggiato al muro facendo da scudo allo stregone che era bianco peggio di un vampiro e sembrava a malapena reggersi sulle gambe.
- non fare cazzate Alec. Stai fermo, non guardalo, fidati, non guardarlo -
Jace avanzava piano mentre lo sguardo dell'altro ragazzo si posava su di lui. Non vi era paura, solo rabbia.
- Alec non è stupido sa chi è quello Jace! - protestò Izzy indignata slegando la frusta dal suo braccio. Questa prese vita, luccicante come non mai.
- Al mio tre Izzy.... -
La ragazza annui facendo muovere la sua chioma mora mentre il demone voltava lo sguardo verso di loro.
- uno..... due...... tre.... -
 
Alec aveva lo sguardo fisso su Jace, che con forza affondava la lama della spada nel petto del demone, per poi tirarla fuori altrettanto velocemente.
- Alec tutto bene? - Izzy gli si lanciò addosso, abbracciandolo.
I suoi capelli erano in completo disordine, sul braccio la tuta nera era completamente fatta a brandelli ma nonostante questo lei sorrideva. Izzy sorrideva sempre, anche nei momenti meno opportuni.
- quello era... -
- Agramon*, si - continuò Jace avvicinandosi mentre puliva la spada angelica. I capelli sudati appiccicati al volto - il demone della paura. La prossima volta che cerchi di ucciderti Alec evita di farlo con un demone del genere o almeno evita di farlo in mia presenza -
- mi dispiace ma - si girò di scatto come ricordandosi solo dopo del perchè aveva tentato la morte in modo cosi estremo non pensando prima alle conseguenze.
- Magnus - pronunciò.
E in quel momento lo stregone gli cadde addosso, il volto bianco, gli occhi pieni di terrore legati ai suoi.
- ha guardato il demone, gli ha mostrato le sue più grandi paure -
Alec osservò per un solo secondo Jace mentre parlava poi la sua attenzione fu catturata solo dallo stregone.
Si sedette per terra tenendo sempre stretto a se Magnus.
- ora ci sono qua io - cercò subito di tranquillizzarlo ricordando che quella era sempre la frase che gli diceva quando da piccolo aveva paura. Sorrise tra se a quel ricordo.
Lo stregone non rispose, facendo preoccupare il ragazzo e facendo sbuffare il biondo, a cui non andava a genio l'idea che Alec dedicasse più tempo a sapere come stava un nascosto più che a sapere come stava lui.
- credevo che gli stregoni fossero più resistenti, ma a quanto pare mi sbagliavo - si lasció sfuggire sfoggiando il suo solito ghigno
- sta zitto Jace! - ringhiò Alec in risposta, alzando lo sguardo su di lui.
Il biondo ridusse lo sguardo a una fessura, allargando poi le braccia con totale disappunto.
- Alexander -
La voce era debole ma tanto alta da far abbassare di scatto lo sguardo ad Alec.
Lo stregone si era rannicchiato di più contro di lui, ora i suoi capelli glitterati che sapevano di vaniglia gli solleticavano la guancia.
- sono qui -
Magnus alzò lo sguardo. Nei suoi occhi era ancora presente la paura e questo fece star male Alec nonostante non volesse più soffrire per lui, nonostante lo odiasse per la sua promessa non mantenuta e nonostante si, gli avesse dato fastidio vederlo con tutte quelle donne anche se il giorno prima lo aveva negato.
Si ricordava perfettamente quando Magnus da piccolo lo abbracciava e lo teneva stretto a se per non fargli avere paura di niente e ora per lui era strano, quasi irreale, che lo stregone avesse paura. Non lo credeva possibile. Era sempre stato lui il forte. Quello che con un incantesimo o una frase lo faceva ridere e tutto questo sapeva che non poteva essere superato dalla rabbia e dalla delusione. Tutto questo era più importante.
- sei qui - sussurrò facendo un lieve sorriso, quest'ultimo
- che cosa deprimente - parlò Jace, le braccia incrociate, lo sguardo impassibile rivolto verso i due ragazzi.
- sei un mostro senza cuore, vergognati - protestò Izzy tirandogli uno scappellotto in testa, ridendo.


* Agramon esiste davvero. Per chi non lo conoscesse è il demone della paura. Dicono che se lo guardi negli occhi lui ti faccia vivere un'incubo a occhi aperti. In ogni caso per conoscerlo meglio si parla di lui nel secondo libro di Shadowhunters - città di cenere

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Capitolo 9
*** Chiarimenti ***


Buon pomeriggio^^ per prima cosa vorrei scusarmi per aver ripreso ad aggiornare solo oggi, 
non so neanche se questo capitolo ne vale davvero l'attesa * si nasconde e si prepara a ricevere pomodorate *
non odiatemi neanche per questa versione di Jace, ha tutto una sua logica ( concentratevi sui Malec che meritano xD ) 
inoltre la mia più grande paura è sempre quella di rendere i personaggi troppo diversi dall'originale.
Spero di non aver creato danni e di essere tornata in modo decente
Baci^^
HeySeb
_CHIARIMENTI_

- Quindi, mi stai dicendo che la mia memoria è irrecuperabile? -
Clary guardava lo stregone con dipinta sul volto una maschera di totale disappunto e rabbia mentre gesticolava vistosamente di fianco a un Jace annoiato appoggiato al tavolino che ci mancava poco iniziasse a limarsi le unghie.
- non sto dicendo questo - rispose stancamente Magnus passandosi una mano sulla faccia, non ancora del tutto ripreso dall'attacco avvenuto quella mattina.
- allora cosa? - protestò alzando di un'ottava la voce, le braccia allargate.
Lo sguardo dello stregone si posò su di lei. I suoi occhi, tornati umani, erano stanchi e spenti come non lo erano mai stati prima e i brillantini con il trucco erano decisamente sbavati
 - come faccio a ritrovare mia madre se i miei ricordi sono andati perduti per sempre, come? Non posso di certo attendere che magari la uccidono! -
- Clarissa - tentó ma fu bloccato da Alec, che staccatosi bruscamente dalla finestra dove era stato posizionato tutto il tempo, parlò catturando l'attenzione di tutti.
- ma non gli dici nulla Jace? -
- e cosa dovrei digli? Non sta facendo nulla di male - rispose il ragazzo con una vena di aciditá nella voce.
Probabilmente non aveva ancora perdonato il comportamento che aveva avuto prima Alec nei suoi confronti anche se, per tutta la mattinata dopo il combattimento, Alec non aveva ne rivolto lo sguardo, ne parlato allo stregone che era stato aiutato principalmente da Izzy, e questo lo aveva fatto gioire dentro.
- lo sta tempestando di domande dopo aver quasi rischiato di ammazzarlo! ci manca solo che gli punti la spada mor - ma non riuscì a completare la frase perchè Jace sbuffando, lo bloccò.
- ne ha tutto il diritto. È sua madre Alec! Probabilmente lui non sa neanche che cosa significa averne una! - ringhiò non trattenendo più la rabbia.
Alec aprì la bocca per ribattere ma Magnus si era gia alzato in piedi, lo sguardo infuocato rivolto verso il nephilim biondo.
- Questo non ti permetto di dirlo! Tu non sai cosa significa avere una madre che si è impiccata nel fienile dichiarando suo figlio un mostro dopo aver scoperto quello che era! -
Jace lo guardava con indifferenza come se non gli importasse nulla e probabilmente era cosi mentre le mani dello stregone si coloravano di una tonalità azzurra e gli occhi tornavano a essere felini, brillanti. Izzy allarmata guardò il fratello che aveva gli occhi sgranati posati sullo stregone. Probabilmente non si aspettava una storia del genere o forse  non si aspettava che lo stregone reagisse in quel modo.
- Alec - bisbigliò avvicinandosi a lui, tirandogli una gomitata e, solo allora, il ragazzo si riprese notando le mani dell’immortale luccicare. Le teneva ferme, ma tremavano.
A grandi falcate lo raggiunse, prendendogli il polso anche se non aveva un vero piano in mente. Sapeva solo che Magnus non lo avrebbe beccato, non gli avrebbe mai fatto del male.
Isabelle intanto si era portata le mani a coprirsi il corpo, lo sguardo che non lasciava neanche un secondo la figura del fratello. Aveva comunque paura, Alec era l’unica persona, oltre a Jace, a cui avesse mai voluto bene davvero.
- Magnus guardami -
Ma lo stregone continuava a fissare Jace, gli occhi felini che continuavano a brillare, il respiro irregolare. Persino Clary era immobile a osservare la scena, e forse era la prima volta che Alec non la vedeva blaterare e lamentarsi con la sua vocina.
- Jace è cosi, lascialo perdere ok? - gli sussurrò vicino all’orecchio mentre lentamente faceva scivolare la mano dal polso nella sua, intrecciando infine le dita tra loro.
C’era stato un momento in cui Alec nella sua testa aveva avuto paura di essere bruciato dal fuoco azzurro che emanavano le mani dello stregone invece mentre la mano scivolava nella sua il bagliore era diminuito fino a scomparire completamente. Magnus continuava a non guardarlo e a fissare Jace anche se il respiro si era fatto più regolare. Poi a un tratto gli strinse più saldamente la mano, come se si stesse trattenendo cosi Alec si girò verso Jace. Sapeva che il biondo gli stava lanciando una sfida, era sempre cosi quando si trattava di Jace e sapeva anche quanto il ragazzo odiasse i nascosti, in particolare lo stregone.
- Jace vattene - sentenziò allora passando distrattamente il pollice sul dorso della mano dello stregone.
Di solito usava questo metodo per cercare di tranquillizzare le persone ma non era detto che in questo caso funzionasse.
- che cosa? - l’espressione del ragazzo divenne di puro stupore
- ho detto vattene - ripetè più duramente questa volta mentre Magnus girandosi gli poggiò la fronte contro la spalla, cogliendolo di sopresa
- ok questo è troppo. Ripetimi chi c’è stato per tutto questo tempo perchè credo di non averlo capito. Ti devo inoltre ricordare quello che ti ha fatto? Per l’Angelo Alec non puoi davvero considerare lui migliore di me! -
- sei per caso geloso? - Alec nonostante tutto sorrise perché Jace raramente si trovava in quelle posizioni scomode e soprattuto mai aveva amesso di tenerci cosi tanto a lui, non a parole almeno. Poi un flash gli passò per la mente cogliendolo di sorpresa, lui disteso sul letto a piangere, Maryse che gli insegnava ad essere un duro e Jace che gli era sempre stato vicino, e si staccò completamente da Magnus, come se qualcuno gli avesse gettato un secchio di acqua fredda addosso.
Lo stregone non fu da meno, ma nascose subito lo sconforto di quel cambiamento e si girò verso Jace, di nuovo.
- non sono per nulla geloso è solo che, diamine Alec io sono migliore di lui. Il mio fascino è decisamente più elevato e -
Alec scosse la testa, sorridendo e facendolo bloccare. Aveva provato a credere che non fosse per il solito suo egocentrismo dove lui era migliore di tutti gli altri ma niente da fare quello era Jace.
- sei solo tremendamente stupido perché non hai ancora capito che lui ti – continuò la frase in sospeso Magnus, ma fu bloccato                                                                                                                                  
- tu vieni con me, ora! - sibillò Alec trasportandolo in un’angolo dell’appartamento.
- come lo sai? – chiese bruscamente in seguito guardandosi intorno per vedere che nessuno li sentisse ma, fortunatamente, Izzy stava parlando con Jace e dai suoi movimenti sembrava proprio che lo stesse rimprovverando mentre Clary la guardava con un’espressione omicida dipinta sul volto. Si capiva chiaramente che la rossa era innamorata follemente del SUO Jace.
- sapere cosa mio dolce fiorellino che si è degnato finalmente di guardarmi? -
- smettila di chiamarmi cosi - rispose alzando gli occhi al cielo
- come vuoi tu Alexander -
Con un’alzata di spalle schioccò le dita, facendo apparire un cocktail dal colore verdognolo che non ispirava proprio per nulla alla vista, portandoselo alle labbra. - comunque dovresti smetterla di pensare a lui. Non ti amerà mai e non voglio che tu soffra per questo - aggiunse facendo il suo solito sguardo che Alec non sapeva mai definire. Ironico? Saggio?
- Magnus.. – tentò ma fu nuovamente interrotto
- non fraintendermi lo dico per te. So come ci si sente ad amare una persona che non ricambierà mai - mentre parlava il suo sguardo era perso dietro le spalle del nephilim come se fosse intrappolato a un ricordo
E Alec si ritrovò a guardarlo incantato. Si ricordava perfettamente come fosse il viso di Magnus, i lineamenti asiatici, i brillantini posati sulle palpebre in un modo tutto loro anche se adesso erano decisamente sparpagliate sul suo volto e.. anche se era passato tanto tempo dall’ultima volta c'era qualcosa, qualcosa che lo rendeva più affascinante. Forse l'etá migliorava gli stregoni rendendoli più belli, magari avevano un procedimento inverso rispetto agli altri questo Alec non sapeva spiegarselo.
Quel giorno non si era soffermato a guardarlo granchè. Troppo arrabbiato forse, per quello che aveva scoperto e per quello che aveva fatto ma ora che lo aveva davanti, oltre a darsi delle stupido mentalmente per come si era comportato, la rabbia sembrava sparita come se Magnus fosse sempre stato con lui, come se non lo avesse abbandonato quel famoso giorno che non voleva lasciare la sua mente. E iniziò a sentire dentro di lui un senso di mancanza. La mancanza che in tutti quegli anni aveva cercato di nascondere, di evitare cercando di andare avanti.
Con lui c'era stato Jace è vero. Lo aveva aiutato, lo aveva sorretto sempre, erano diventati parabatai e non lo aveva mai abbandonato tant'è che con il passare del tempo Alec si era innamorato di quel ragazzo biondo un pò troppo saputello con gli occhi più azzurri del mare.  Ma Alec sapeva che una persona che ti entrava nel cuore non poteva essere cancellata con la gomma come se fosse grafite neanche se a fartela cancellare ci aveva provato Maryse. Magnus glielo aveva detto "io sarò sempre con te, qui, se tu vorrai" e Alec nonostante tutto non era riuscito a dimenticarlo, non come avrebbe dovuto o voluto sua madre.
- fiorellino non guardarmi così, potrei pensare male - lo risvegliò dai suoi pensieri lo stregone, sorridendo.
Alec boccheggiò mentre iniziava a sentire il sangue incentrarsi tutto sulle guancie. Da quando reagiva cosi a Magnus? Andiamo lo conosceva da sempre era un comportamento stupido, neanche avesse davanti Jace.
- io non.... - abbassò lo sguardo sui suoi piedi, sapeva di sembrare infantile in quel momento ma era più forte di lui - amavi qualcuno? - cercò di sviare il discorso che stava diventando insostenibile per uno come lui che aveva imparato a chiudersi in se stesso con il passare del tempo.
- fiorellino.. -
- Magnus! -
- ok va bene. Alexander. Certo che ho amato qualcuno. Gli stregoni hanno un cuore cosa credevi? -
- era la ragazza che avevi incollata al pandemonium non è cosi? - le parole gli uscirono prima che potesse fermarle e il viso dello stregone si illunimò, facendogli inarcare un lato della bocca.
- perché me lo chiedi biscottino? -
- piantala con i soprannomi - aveva usato un tono troppo secco, Alec se ne rese conto solo in seguito, tant'è che Magnus allargò impercettibilmente gli occhi - si, scusami non volevo essere cosi.. -
- geloso? - completò la frase Magnus osservandolo molto attentamente - non ti preoccupare fiorellino, sei adorabile quando fai cosi -
Alec alzò gli occhi al cielo, anche se sotto sotto gli piaceva essere chiamato cosi da lui, poi si girò verso i suoi tre compagni di avventura constatando che se ne erano andati, lasciandoli da soli. Traditori.
- io d-dovrei andare - farfugliò decisamente a disagio
- ti ho messo in imbarazzo. non era mia intenzione - lo aveva detto e Alec poteva anche crederci se non fosse che lo stregone aveva sempre dipinto sulla faccia il solito sorriso raggiante come se si divertisse a vederlo in quello stato. Stato che neanche lui sapeva come controllare.
- Magnus basta. A me piace Jace, te l'ho giá detto anzi non so come tu l'abbia scoperto fatto sta che a me piace lui - aveva girato nuovamente lo sguardo verso di lui anche se sapeva che le guance gli stavano andando a fuoco. Era la prima volta che ammetteva a qualcuno che gli piaceva Jace e non era stato facile soprattutto se quel qualcuno era Magnus, contando che non lo sapeva neanche Izzy, anche se aveva i sospetti che sotto sotto la ragazza lo aveva capito.
- a te non dovrebbe importare poi, non so neanche perché te l’abbia detto - aggiunse farfugliando velocemente - poi tu stai con quelle tipe – ok doveva davvero smetterla di parlare ma quando era in panico tendeva a parlare troppo.
Magnus rise, scuotendo la testa divertito e lusingato allo stesso tempo. Presidente Miao intanto era sbucato da una porta e si era avvicinato ai due iniziando a girare intorno alle gambe di Alec.
- Non ti facevo cosi geloso fiorellino - parlò abbassandosi a prendere il gatto - davvero adorabile -
- si chiama Camille, la bruna, non è cosi? -
Alec fece finta di non sentire il commento dello stregone mentre quest’ultimo allargò impercettibilmente gli occhi, osservandolo con stupore.
- Non rispondere, la so già la risposta - lo liquidò con un gesto della mano - forse è meglio che me ne vada -
- ho il diritto di farti una domanda anche io dato che me le hai fatte solo tu – posò il gatto sul tavolo li vicino, tornando poi a guardarlo - come lo sai? -
- indagini - rispose solamente. 
- su di me? - volle sapere lo stregone.
Alec fece un’alzata di spalle, girando lo sguardo verso l’enorme vetrata.
- Dovevamo rintracciarti, per Clary. Jace è andato in fissa con quella ragazza, vuole fare di tutto per aiutarla cosi abbiamo cercato -
- quindi sai anche che tra me e Camille non c’è più niente dal medioevo vero? - chiese facendo finta di non vedere l’espressione che aveva assunto il ragazzo mentre nominava Clary.
- non me ne importa nulla di cosa c’è tra voi due e la terza la, se c’è mai stato qualcosa -
- non si direbbe - rise lo stregone avvicinandosi.
- Magnus credi davvero di conoscermi? - scattò a quel punto Alec - credi davvero che essendo stato con me i miei primi anni di vita tu sappia tutto? – l’Alec razionale, quello ferito ebbe la meglio.
- Alexander - cercò di fermalo ma Alec lo zittì con un gesto della mano, allontandosi verso la finestra.
- te ne sei fregato di me! Hai fatto promesse che non hai mai mantenuto. Avevi detto che per me ci saresti stato, che mi saresti venuto a trovare ma sai come sono venuto a scoprire che tu abitavi ancora qui, che non eri impegnato da qualche parte come continuavo a ripetermi sperando fosse vero, ma semplicemente non mi volevi più vedere? Attraverso Clary e delle fottute ricerche! Se non fosse stato per questo tu non mi saresti mai venuto a cercare e io avrei continuato a sperare in una cosa che non sarebbe mai accaduta -
- Alexander smettila - lo bloccò Magnus prendendolo per le braccia, osservandolo intensamente.
- non puoi dirmi davvero di sm -
- sono stato obbligato! - alzò di un’ottava la voce per farsi sentire - sono stato obbligato a non avvicinarmi più a te, stupido Nephilim -
- cos-da chi? - chiese a quel punto Alec, gli occhi lucidi che lo iniziavano a tradire. Non avrebbe mai pianto, non davanti a lui. Se Jace lo avesse visto probabilmente gli avrebbe dato della femminuccia e si sarebbe messo a ridere o, peggio ancora, si sarebbe dato del deficiente per il forte parabatai che si era scelto.
- non è importante -
- dimmelo Magnus! -
- tua madre - soffiò lo stregone distogliendo lo sguardo, lasciandolo andare.
- mia madre? - domandò sopreso il ragazzo. L’immortale annuì impercettibilmente scrutando il cielo notturno fuori dalla vetrata.
- puoi anche non credermi, lo capisco -
Mentre lo diceva nella testa del ragazzo continuavano a ripetersi sempre le solite due parole. “tua madre” e gli vennero in mente immagini, ricordi. Sua madre che gli parlava dello stregone, che gli diceva di lasciarlo perdere, di pensare alle cose importanti e non a uno cosi. Se lo ricordava bene, lui seduto sul letto, il cuscino tra le braccia e Maryse davanti a lui.
- Magnus guardami - ora la voce di Alec era tornata calma anche se dentro di lui si stava scatenando il mondo.
Lo avvicinò a se, prendendolo per la preziosa e raffinata giacca. Solo allora lo stregone si voltò, gli occhi che brillavano nel buio della sera. - ti credo, so di cosa è capace mia madre, parla - e ci credeva davvero o almeno si era aggrappato a quello per non sprofondare.
- Aveva visto che eravamo legati, ti divertivi con me e io la conoscevo da troppo tempo per non capire quello che pensava, per non capire che a lei questa cosa non andava bene come del resto a tutti i Nephilim. Cosi ha creato le difese all’istituto, non per me, ma per tutti quelli che tentavano di entrare e non erano shadowhunters. Sapevo che lo voleva fare da tempo, per protezione contro i demoni che vi avevano attaccato. Lo aveva chiesto a me. Si vede che poi ha cambiato idea. Sono andato a chiederle spiegazioni, non me le ha volute dare ma io sapevo che erano per te. Per metterti al sicuro da me -
- io non credevo che - chiuse gli occhi e una lacrima calda percorse la sua guancia, tradendolo.
- Maryse non smette mai di stupire - sussurrò lo stregone cacciando via quell’unica lacrima dal suo volto con il pollice.
Erano troppo vicini, Alec se ne rese conto solo in quel momento cosi si irrigidì e questo lo stregone lo notò però preferi non commentare.
- Magnus io devo andare - farfugliò alla fine il moro, indietreggiando brutalmente per poi correre fuori dalla porta. Fuori da quell’appartamento che era diventato troppo opprimente.

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Capitolo 10
*** Tormenti ***


In realtà non ho molto da dire per questo capitolo.
So già che odierete Jace ma ve lo farò perdonare(?) e nulla, spero di aver fatto capire i sentimenti di Alec, è il mio unico dubbio.
Ringrazio tutte le persone che commentano e mettono nei preferiti perchè siete davvero tanti per essere la mia prima long
baci^^
HeySeb
_TORMENTI_

Fuori era buio quando Alec si riversò in strada, rischiando più volte di cadere lungo il tragitto in quell'edificio ridotto a brandelli. Sapeva che sarebbe dovuto tornare all’istituto o si sarebbe beccato una sfuriata da parte di Hodge, dato che sua madre era fuori città per affari burocratici o quello che era, fortunatamente visto la situazione, ma non aveva benche la minima intenzione di tornarci, non in quel momento almeno.
La sua mente vorticava all’impazzata e pensare al fatto che se fosse rientrato Jace e Izzy lo avrebbero torturato per estrargli qualche informazione su cosa fosse accaduto quel pomeriggio gli faceva venire solo un senso di nausea.
Si fermò appoggiando le mani sulla ringhiera che dava al fiume e respirando a pieni polmoni, cercò di rilassarsi.
Le luci del ponte di Brooklyn creavano giochi e sfumature sull’acqua e Alec lo avrebbe trovato anche affascinante se non fosse stato per la sua situazione attuale, per il suo conflitto interiore.
Non capiva, anzi non si capiva e questo era ancora più grave. Aveva passato gli ultimi anni pensando solo a Jace. Nascondendosi dietro le porte dell’istituto per osservarlo rischiando sempre di essere beccato, uscendo velocemente dalla doccia finiti gli allenamenti in palestra per vederlo il minimo possibile e non rischiare di essere immortalato a fissarlo con la bocca spalancata da perfetto idiota quale si sentiva ogni volta. Sapeva di essere innamorato di lui anche se in un primo momento aveva tentato di negarlo anche a se stesso perchè non lo riteneva possibile ma poi aveva iniziato a conviverci, alcune volte persino a evitarlo per paura di essere scoperto e, con il passare del tempo, era stato cosi stupido da iniziare a credere di aver smesso di provare qualcosa per lui. Poi era arrivata Clary, i suoi capelli tremendamente rossi e il suo sorriso che nove volte su dieci gli faceva venire voglia di pigliarla a schiaffi e tutto era tornato, compresa la gelosia che provava verso Jace e qualunque ragazza gli si avvicinasse che non fosse sua sorella.
Era tornato tutto, fino a quel momento. Fino a quando ad entrare nella sua mente non furono occhi felini, vestiti eleganti e decisamente troppi glitter.
 
- Alec sei qui! Mi hai fatto prendere uno spavento, perchè diamine non rispondi ai miei messeggi e alle mie chiamate? Avevo intenzione di chiamare un gruppo di ricerca se non ti avessi trovato qui! -
Izzy si mise di fianco a lui, appoggiando il gomito sulla ringhiera ma rimanendo comunque girata verso il fratello che contiuava a mantenere lo sguardo perso sul fiume come se sperasse di essere inghiottito dalle sue acque magicamente.
- Alec, per l’Angelo, mi stai ascoltando? -
E solo in quel momento il maggiore dei Lightwood si accorse di sua sorella. Sbattendo le palpebre più volte si girò.
- scusami io - ma si bloccò, che cosa avrebbe dovuto dirgli? Che era rimasto in disparte perché odiava se stesso? Perché non sapeva più cosa provava? O il fatto che sua madre aveva fatto una cosa che non si sarebbe mai aspettato?
- hai qualcosa che non va. - constatò la sorrella - Che hai fratellone? - aggiunse mentre gli posava una mano sopra la spalla come faceva sempre per incoraggiarlo a parlare
- niente Iz sto bene, cosa vuoi? - chiese un po’ bruscamente mentre si scrollava di dosso la mano della sorella
- si certo, cos’hai? -
- sto bene, smettila -
Spazientito tornò a guardare il fiume come se la situazione potesse davvero cambiare, come se sua sorella non fosse testarda e smettesse improvvisamente di assillarlo.
- smettila tu di continuare a mentirmi! Sono tua sorella Alec, credi davvero che potrei farmi passare tutto davanti agli occhi come se nulla fosse? Al diavolo, fino a quando non mi dici che hai io sto qui, con te –
- sto bene! sei davvero venuta fino a qui solo per dirmi questo? Per favore Iz smettila, mi ricordi nostra madre e … e non voglio ricordarla! –
- ho capito. Centra lei – gli comparve un sorriso sulle labbra che sparì quasi subito alla vista del fratello che si passava le mani sulla faccia – cos’ha combinato? Se ti ha fatto del male giuro su Raziel che gliela faccio pagare –
- Izzy… -
- è nostra madre, va rispettata. Si lo so, me lo hai detto un milione di volte ma io preferisco te a lei. Tu mi ami, lei se non esistessi probabilmente se ne fregerebbe visto la grande visione che ha di me. Ci sei sempre stato per me ed è per questo che voglio esserci anche io per te, perché ti amo pure io quindi sfogati, dimmi che hai, per favore -
Alec prese un profondo respiro, osservando la sorella che lo guardava, la mano nella sua
- okey. Ha-ha – chiuse gli occhi – ha allontanato Magnus di proposito da me – parlò tutto ad un fiato
- cosa? – Izzy non voleva credere alla parole del fratello, si avvicinò di più a lui continuando a stringergli la mano – Alec… -
- non era Magnus, e-era lei e io che -
- no Alec, non è colpa tua –
Izzy lo abbracciò, sollevandosi sulle punte per via della troppa differenza d’altezza e Alec lasciò andare qualche lacrima trattenuta troppo a lungo.
- ok va bene, basta che se no piango anche io, ti va di andare a mangiare? Che ne so da Taki? A casa ha cucinato Hodge cosi io non ho mangiato - gesticolò cambiando discorso capendo la situazione
- e dovevi per forza chiederlo a me? Non ho fame Iz -
- Jace è uscito con Clary, per favore fratellone - lo prese per un braccio, guardandolo con gli occhi modalità cucciolo indifeso.
- solo se non ordini la cosa schifosa che hai ordinato la volta scorsa -
- affare fatto -
 
Alec sapeva che si sarebbe pentito di aver accettato quell’invito. Sua sorella molte volte lo guardava di sottecchi, cercando di capire se c’era qualcos’altro, Izzy non era una che mollava e lui sapeva bene che quello della cena era solo un pretesto per capire cos’altro lo tormentava, per farlo parlare ma per ora stava procendendo tutto liscio o almeno, cosi sembrava.
Erano seduti su un tavolino di quelli bassi, in legno, sua sorella davanti a lui stava mangiando felicemente posando gli occhi qualche volta qua e la per vedere se conosceva qualcuno. Era sempre cosi quanto si usciva con lei.
Lui invece non stava toccando cibo, ricevendo spesso occhiataccie da quest’ultima.
- non vuoi davvero nulla? Neanche una patatina? - gli domandò facendogli sventolare la suddetta patatina davanti alla faccia.
- non ho fame. - tagliò corto sapendo dove sarebbe andata a intrufolarsi poi.
Ci fu un’attimo di pausa e Alec credette che sua sorella, con il passare degli anni, avesse capito di farsi un po i cavoli suoi e lasciarlo in pace. Initile dire che non fu cosi.
- ok basta - proruppe sbattendo le mani sul tavolo – non è solo per nostra madre è anche per lui non è cosi? -
Alec sussultò lasciando cadere il braccio che teneva appoggiato il mento sul tavolo. Sapeva che avrebbe potuto chiederglielo, alla fine era sua sorella e lo conosceva troppo bene, ma non credeva che arrivasse subito diretta al punto.
- lui chi? Non so di cosa tu stia parlando – cercò di svignarsela sapendo gia da subito che non se la sarebbe cavata tanto facilmente.
- oh andiamo Alec non sono stupida. Cosa è successo tra te e Magnus? -
- come fai a dire che sia proprio Magnus il mio problema? -
- casa sua è vicino al ponte di Brooklyn e nella zona tu conosci solo lui, quindi spara. Che è successo? -
Alec si guardò le mani dove le nocche stavano iniziando a diventare bianche per la forza con cui le stava intrecciando tra di loro. Non era mai stato uno che parlava, preferiva tenersi dentro tutto e fingere che tutto andasse bene anche con la sorella. Era fatto cosi, dovevano imparare a capirlo.
- Alec parla. Sono tua sorella, rimarrà tra noi lo sai, e poi non puoi tenerti tutto dentro, scoppi prima o poi -          
Aveva ragione, era già successo, che scoppiasse. In camera sua, da solo, quando nessuno lo vedeva ma era tremendamente difficile per lui parlare, confidarsi. Aveva imparato che nella vita o impari a salvarti da solo o affoghi, nessuno ti tende una mano per aiutarti.
- Alec, ti prego -
Il ragazzo alzò lo sguardo e vide quello della sorella, pieno di preoccupazione e pensò che avrebbe potuto provare a fare uno sforzo per lei.
- non so più cosa provo – sputò abbassando nuovamente lo sguardo.
Izzy gli prese le mani tra le sue, tenendole poggiate sul tavolo.
- Magnus ti piace?-
- non lo so Izzy, però non mi è indifferente. Oggi non l’ho guardato come lo guardavo da piccolo, di questo ne sono sicuro. Ho notato cose a cui non avevo fatto caso prima, tipo il modo grazioso in cui mette l’eyelainer oppure il gusto nel scegliere il colore dei glitter, li abbina sempre con tutto!  - sorrise e al tempo stesso sorrise pure la sorella che avrebbe tanto voluto vederlo in faccia in quel momento - ma non posso. Lui ha mentito, mi ha abbandonato e-e non posso -
- Alec per l’abbandono sai che è colpa di nostra madre, non puoi davvero avercela con lui e poi non ti ha mentito se è per la storia di Camille. Non avevi il diritto di sapere della sua vita privata, non eravate cosi amici e tu eri troppo piccolo -
Alec continuava a mantenere lo sguardo basso, non aveva il coraggio di alzarlo. Poi si prese il viso tra le mani, lasciando le mani della sorella.
- gli credi vero? - domandò quest’ultima, una punta di paura nella voce
- si che gli credo, ho sempre creduto in lui –
- allora qual è il problema, quello vero? La paura? – il fratello  non rispose così lei continuò - sai – lo incoraggiò stringendogli la mani tra le sue - io mi ricordo che quando eravamo piccoli una persona a cui voglio molto bene mi aveva detto che la felicità era più importante di ogni altra cosa persino del combattere e io ho visto che eri dannatamente felice con lui e non puoi negarlo, perché posso essere incapace in tutto ma una cosa la so: eri felice, felice veramente. Devi tornare a esserlo e se questo comporta lo stare con lui va bene. lo devi a te stesso Alec e ora anche a me –
- ma … non posso stare con lui se amo ancora Jace, Izzy! – buttò fuori tutto ad un fiato. Perché era quello il vero problema, quello più grande della paura. Aveva sempre amato Jace ma ora, ora c’era anche Magnus e – Magnus non ha colpa lo so, ma Jace c’è stato e lui no e io, in realtà, non sto capendo più niente Iz – ma la sorella non lo stava guardando. Guardava in un punto dietro di lui, il volto improvvisamente bianco e quando il ragazzo si girò gli si ghiacciò il sangue nelle vene. Jace era li e lo guardava con un’espressione scandalizzata dipinta sul volto, la mano ancora sulla maniglia dell’entrata.
Alec apri la bocca per parlare ma non uscì niente. Che cosa avrebbe dovuto dire poi? “mi dispiace se mi sono innamorato di te? Aspetta che parlo con il mio cuore e lo faccio smettere”
- io ci sono stato, si. Ma esserci non significa amare. Non come lo intendi tu e - si bloccò prendendo un respiro profondo - ora ho capito perché non ti sei mai filato le ragazze quando uscivamo insieme. Tu sei gay e non me lo hai mai detto! -
- Jace io posso - tentò ma fu interrotto
- non me ne frega nulla. Tu mi fai schifo* -
Detto questo se ne andò, sbattendolo la porta del locale.

*tengo a precisare che non è rivolto verso l'essere gay ma verso il fatto che gli abbia tenuto nascosta una cosa del genere.

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Capitolo 11
*** Rifugio ***


Ok, alt, so che qui mi state odiando tutti per il fatto che sono sparita dai radar e ho lasciato la storia
scusatemii *faccina triste* ma haymè è tornato settembre e con lui pure io, lo prometto u.u
ho notato che lo scorso capitolo non ha suscitato molta simpatia quindi spero che questo ve ne susciti moolta di più
poi se mi lasciaste un commenticino per sapere cosa ne pensate mi farebbe molto piacere^^ (vi vedo lettori nascosti xD)
nulla come al solito parlo troppo, vi lascio al capitolo
baci^^
HeySeb
_RIFUGIO_

- Alec non puoi davvero startene ancora in quella camera. Dimmi che almeno hai aperto le finestre! - La voce di Izzy risuonò dentro la stanza facendo sbuffare il ragazzo.
Quest'ultimo era steso sul letto a guardare il soffito, indosso la solita maglietta nera troppo corta per uno alto come lui. Alcune volte lanciava il cuscino in aria, vedendolo roteare prima di riprenderlo tra le mani altre sbuffava rotolando sul letto.
- sai che cosi la situazione non cambia vero? -
- Izzy lasciami in pace, ti è cosi difficile? -
- no, non ti lascio in pace sei mio fratello e non sopporto di vederti così. Devi uscire da li. Devi affrontare la realtà o devi provarci almeno, non risolvi niente stando chiuso tra le quattro mura della tua camera che si, ti protegge ma Jace non tornerá a parlarti magicamente e non capirai cosa provi per Magnus se te ne stai li. Alec! -
Quelle parole lo scossero, facendolo sedere di scatto sul letto. Sua sorella era una persona che andava subito al punto, che se doveva criticarti ti criticava ma era la prima a sostenerti quando eri in difficoltá e quelle ultime parole gli avevano fatto capire quanto stupido fosse stato in quel giorno.
Sbuffò passandosi una mano sulla faccia.
Quello che era successo la sera prima era ancora un'immagine impressa troppo vivamente nella sua mente per riuscire a voltare pagina, per provarci.
- so che mi stai ascoltando, quindi parlerò chiaramente. Jace ce l'ha con te, questo è sicuro, ma sei comunque il suo parabatai, suo fratello e il suo migliore amico se provassi a parlargli non metto in dubbio il fatto che ti ascolti, lo ha sempre fatto e per quanto riguarda Magnus - non riuscì a finire la frase perchè la porta si aprì per la prima volta dopo ventiquatt'ore.
- non voglio parlarne. Lasciami in pace. -
Ed era vero, in quel momento voleva solo dimenticare. Voleva liberare la mente anche solo per un minuto.
- aspetta Alec dove vai? - gli corse dietro la sorella
- lasciami in pace ok? E non seguirmi - detto questo l'ascensore si aprì e lui si rifugiò all'interno facendogli vedere per un solo secondo il volto di sua sorella prima di scomparire.
 
A dire il vero Alec non sapeva bene il motivo per cui in quel momento si trovava davanti a quell'enorme insegna al neon color rosa fosforescente, ma le sue gambe lo avevano portato fino a li, quindi un motivo ci doveva essere per forza o almeno lo sperava.
Sbuffò passandosi ancora una volta la mano nei capelli prima di muoversi per entrare nel locale.
Subito fu avvolto da una luce troppo forte per i suoi occhi, che dovettero essere sbattuti almeno una decina di volte prima di adattarsi alla luce, e dal puzzo di sudore e alcool.
Scrutò in giro. Era entrato poche volte nel Pandemonium e la maggior parte di esse era per missione, ma il locale era rimasto cosi come se lo ricordava. Decisamente troppo affollato, colorato e con la musica che ti spaccava i timpani ma, nonostante questo, lui era li per un motivo. Dimenticare.
Avanzò lentamente verso il bancone cercando di evitare strusciate inopportune o fate che cercavano di farlo ballare e quando ci arrivò, si lasciò cadere su uno degli sgabelli girevoli rossi.
- desidera? -
Il barman era sicuramente una fata visto che non aveva pupille ne iridi ma solo occhi color blu e un fiore disegnato sulla guancia.
- la cosa più forte che avete -
Il ragazzo fata annui girandosi verso la dispenza di alcolici e Alec ebbe il tempo di scrutare meglio la folla.
C'erano fate di tutte le etá che ballavano tra di loro ridendo e scherzando e Alec un pò le invidiava dato che lui non si sentiva cosi da anni, poi c'erano i soliti vampiri che litigavano sempre anche solo per chi dovesse sedersi su una sedia e chi restare in piedi, le enormi moto parcheggiate in un'angolo.
- ecco a te -
Si rigirò e non guardando neanche il liquido all'interno, lo buttò giù velocemente. La gola iniziò a bruciargli e sembrava che i polmoni gli stessero andando a fuoco ma a lui non importava, non a caso era li.
- dimmi che non hai davvero bevuto quello che ho visto Alexander -
Alec si girò di scatto provocandosi un giramento di testa che lo fece aggrappare al bancone anche se era ancora seduto.
Sbattè le palpebre due volte prima di vedere che si, quello che era davanti a lui era proprio Magnus. Camicia viola completamente slacciata, collane di tutti i generi appese al collo e pantaloni che decisamente non erano pantaloni maschili.
- se lo hai visto perchè me lo chiedi? - parlò iniziando a sentirsi la testa leggera.
Lo stregone, davanti a lui, lo guardava con un’aria stranamente severa ma Alec lo trovava attraente anche in quel caso.
- Alexander quella roba è troppo forte per te -
- sto benissimo - parlò alzandosi per aggrapparsi subito dopo alla giacca dello stregone - e ora vieni a ballare con me -
Magnus non ribattè, non si sapeva se per il fatto che fosse stupito dal comportamento di Alec, dato che aveva da sempre odiato ballare, o dal fatto che il ragazzo lo aveva trasportato nel centro della sala prima che potesse dire davvero qualcosa.
- non credo sia una buona idea - parlò lo stregone dopo un pò di tempo, notando che la posizione in cui si trovavano non gli giovava affatto.
Il ragazzo infatti era decisamente troppo appiccicato a lui e tutti conoscevano l'indole di Magnus che di certo non stava fermo nelle feste ma trovava sempre qualcosa da fare.
- si forse hai ragione - rispose Alec prendendolo per un polso e trascinandolo lontano dalla folla che man mano diventava sempre più affollata. - questa però sicuramente lo è - aggiunse tirandolo verso di se mentre con la schiena si appoggiava al muro decisamente freddo del locale.
- che stai facendo? Alexander! - ma dalla sua bocca non uscì nient'altro se non un sospiro al tocco della bocca del giovane nephilim sul suo collo.
Chiuse gli occhi d'istinto e davanti alle sue palpebre calarono diverse immagini. Alec che lo guardava con indifferenza, Alec che se ne stava in disparte dopo l'attacco senza degnarlo di uno sguardo, Alec che diceva di amare Jace. Quell'Alec che conosceva, quello che lo affascinava, non era sicuramente il ragazzo che aveva davanti ora. Ma che stava facendo?
Aprì gli occhi di scatto
- Alexander smettila! - dovette lottare contro il suo istinto e la sua indole ma si staccò da lui guardandolo severamente
- smettila tu, so che lo vuoi - rispose il ragazzo cercando di riavvicinarlo
- probabilmente è vero ma non cosi, non con te ubriaco! - ringhiò sparendo nella folla, lasciandolo da solo appoggiato a quel muro.
 
Non sapeva quanto tempo fosse passato, tanto contando che il rumore fuori dal bagno si era attutito, ma più passava il tempo più si ripeteva che aveva fatto una cazzata a bere quella cosa soprattuto per uno astemio come lui. La testa sembrava che gli stesse per esplodere e il lavandino di quel lurido e puzzolente bagno era diventato il suo migliore amico.
Sospirò lasciando andare le mani dalla testa che vennero appoggiate al bordo del lavandino. Aprendo con una il rubinetto si passò l'acqua sulla faccia, chiudendo gli occhi quando un'altro conato lo colse di sorpresa.
Idiota pensò appoggiandosi al muro, scivolando per terra mentre tornava a tenersi la testa tra le mani.
Una mano si appoggiò sulla sua spalla, facendolo sussultare per lo spavento ma subito dopo si calmò perchè quel tocco lo avrebbe riconosciuto anche tra mille.
- sei un'idiota - parlò Magnus dando voce ai suoi pensieri per poi scostargli i ciuffi dalla faccia quando il ragazzo alzò lo sguardo, tenendolo comunque nascosto tra le dita delle mani.
- dai vieni con me – e con questo lo aiutò ad alzarsi, lentamente, prendendogli le mani ancora appoggiate sulla faccia. Poi aprì un portale.
 
- fiorellino non hai una bella c'era -
Magnus lo analizzò da capo a piedi appena misero piede in casa sua.
- bagno - fu l'unica cosa che biascicò Alec in risposta e lo stregone spostandosi velocemente gli indicò una porticina in legno in fondo al corridoio.
Porta che il ragazzo raggiunse velocemente chiudendosi dentro.
- Alexander hai bisogno di qualcosa? Sei li dentro da mezz'ora e io devo fare la mia maschera facciale prima di dormire se no la mia pelle si riempie di rughe e io le detesto! -
Non ottenendo risposta Magnus sbuffò appoggiando una mano sulla superficie liscia in legno e sentendo scattare la serratura, aprì la porta.
- Alexander che diamine - ma si fermò alla vista di quest'ultimo addormentato per terra
Sorrise avvicinandosi mentre si accucciava di fianco a lui
- Fiorellino vai sul letto, non rimanere qui, il pavimento è freddo - sussurrò scuotendolo dolcemente
Alec apri gli occhi lentamente mugugnando poi dal dolore lancinante alla testa che non lo voleva lasciare.
Lo stregone lo aiutò ad alzarsi e il nephilim si aggrappò alla sua giacca per non cadere
- sono un'idiota, lo so - parlò per la prima volta da quando erano li, guardando l'espressione di Magnus
- almeno ne sei consapevole - rise lo stregone trasportandolo in stanza da letto
- sei sicuro che? - chiese dubbioso Alec sedendosi sul letto mentre si guardava intorno
- davvero ti fai problemi per una camera da letto Alexander? Hai paura che ti faccia qualcosa? Sai, non si direbbe per quello che volevi succedesse prima -
Alec sgranò gli occhi bloccandosi sul letto, fissando lo stregone che usciva dalla camera.
Che cosa significava? Aveva combinato qualche cosa? Il panico prese il sopravvento ma non aveva fatto il conto con il dolore alla testa che era troppo forte per poter pensare cosi sbuffando si sdraiò sul letto.
Chiuse gli occhi e rimase cosi una buona mezz'ora senza riuscire davvero a dormire, quando senti la porta aprirsi.
Aprì di scatto un'occhio osservando la figura di Magnus che lo osservava sul ciglio della porta. Stava per uscire di nuovo quando Alec parlò
- Magnus -
Lo stregone sorpreso si girò
- sei sveglio? Se ti ho svegliato io, mi dispiace. Volevo controllare che stessi bene. Abitudine sai - gesticolò con le mani
- no, non riesco a dormire - si girò su un fianco per osservarlo meglio
- vuoi che usi un'incantesimo? Anche se non sono propenso pe -
- Magnus rimani qui, solo questo -
E Alec si sorprese da solo, lo aveva pensato si, ma non credeva che avrebbe mai potuto dirlo ad alta voce, a quanto pare aveva ancora un pò di alcool in corpo.
- Alec sei ancora ubriaco? -
- cosa? No - rispose il ragazzo alzandosi a sedere, per poi riprendersi la testa tra le mani - che ho fatto questa sera? - domandò debolmente.
Magnus si avvicinò, sedendosi davanti a lui, guardandolo serio.
- nulla di importante - mentì perchè Magnus non sapeva neanche lui cosa provava ma sapeva che non era "non importante". Aveva creduto che per lui la parola amore non potesse più esistere e non credeva ancora di essere innamorato, ma dal suo comportamento di oggi non lo sapeva più. Aveva cercato di rimpiazzare il pensiero che lo portava sempre ad Alec con altri ragazzi ma nulla.
- se non è importante allora puoi dirmelo -
- te lo dirò ma non ora, dormi e non preoccuparti - e se non fosse per il fatto che gli faceva troppo male la testa per ribattere e perche comunque si fidava di Magnus, probabilmente avrebbe insistito fino all'estorcere la veritá.
Lo stregone si alzò dal letto nuovamente ma Alec lo bloccò per un polso.
- però prima ero serio. Rimani qui -
- Alexander -
- per favore -
Lo stregone annuì impercettibilmente, stendendosi di fianco a lui e maledicendosi mentalmente per questo.

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Capitolo 12
*** Una piega sbagliata ***


Personcine ammetto che ho un po’ paura per questo capitolo, per come è uscito fuori e tutto
In ogni caso spero che non mi odierete per il finale *si prepara agli insulti*
E nulla, non ho altro da dire perché questo capitolo si commenta da solo
Baci^^
HeySeb

_UNA PIEGA SBAGLIATA_

Era inutile, Alec non riusciva a prendere sonno, la testa continuava a pulsargli e non gli dava tregua neanche a pagarla.
Si girò su un fianco, sbuffando infastidito, rendendosi conto solo dopo che si era girato dalla parte di Magnus e che fino ad allora non si era neanche mosso.
- non riesci a dormire? - chiese quest'ultimo girandosi poi per osservarlo.
Era strano vedere lo stregone senza trucco, pensò il ragazzo mantenendo gli occhi puntati nei suoi, però era affascinante anche così e iniziava a chiedersi quando non lo aveva trovato affascinante.
- io - sbuffò a una nuova fitta alla tempia, iniziando a massaggiarla con due dita mentre chiudeva gli occhi
- vieni qui -
Alec aprì gli occhi di scatto mentre il suo cuore lo tradiva iniziando a battere troppo velocemente. L'effetto dell'alcool a quanto pare era finito lasciandogli solo il tremendo mal di testa.
- fiorellino, sei tu che mi hai voluto qui e poi da piccolo non ti facevi troppi problemi a stare tra le mie braccia -
- io.. s-si.. e c-che – il cuore gli andava troppo veloce, stava forse per morire?
Magnus sorrise, questo era l'Alec che conosceva, quello che balbettava ogni volta che si sentiva in imbarazzo e con lui, lo era praticamente sempre.
Nonostante questo Alec si avvicinò, posando la testa sulla sua spalla come quando era piccolo
- starai meglio - gli sussurò lo stregone mettendogli quattro dita sulla fronte.
Il ragazzo si rilassò all'istante, sentendo affievolirsi il male che nell'ultimo tempo lo aveva completamente mandato fuori uso.
Chiuse gli occhi e poco dopo si addormentò.
 
La mattina, il nephilim fu svegliato da Presidente Miao che con la sua infinita grazia saltò sulla sua schiena iniziando a richiedere le fusa.
Lo mandò via girandosi su un fianco, facendolo cadere sul materasso. Indignato il gatto se ne andò ma ormai Alec era sveglio e difficilmente si sarebbe riaddormentanto.
Solo in quel momento si accorse dello stregone o meglio del fatto che si era completamente addormentato addosso a lui.
Gli prese il panico, il cuore accellerò i battiti e dovette prendere un respiro profondo per cercare di calmarsi.
Ricordava solo una parte di cosa era successo ieri. Era andato al pandemonium ma poi si era ritrovato a casa di Magnus, nel mezzo, non si ricordava nulla, il vuoto.
Chiuse gli occhi, la testa era ancora indolenzita ma era nulla in confronto a quello che aveva provato ieri e quando riapri gli occhi si decise a tornare a guardare Magnus.
Rimase cosi ad osservarlo. Più che un mezzo demone sembrava un mezzo angelo mentre dormiva il che fece fare una mezza capriola al cuore del Nephilim.
Non si sa con quale grande coraggio in corpo quest'ultimo alzò una mano, spostandogli una ciocca blu dalla faccia.
Magnus adorava tingersi i capelli con ciocche colorate ed era una cosa che ad Alec piaceva, lo rendeva particolare, diverso dagli altri ma nulla in Magnus era uguale agli altri.
In quel momento lo stregone apri gli occhi
- da quanto è che mi osservi, fiorellino? - domandò con la voce ancora assonnata
- buongiorno anche a te, Magnus - rise Alec staccandosi però bruscamente da lui come se si fosse scottato
- Alexander -
- m-mi dispiace - sussurrò quest'ultimo continuando a non guardarlo ma lasciando il suo sguardo sul soffitto
- per cosa? - volle sapere mentre distrattamente si passava una mano sulla faccia ancora intontito
- per tutto, per ieri, per essere rimasto a casa tua e per avermi dovuto fare da balia questa notte. Io non so cosa mi è preso, forse si, anzi di per certo so il perchè l'ho fatto ma non credevo che - non finì perchè fu bloccato da Magnus, che girandosi gli sali quasi sopra facendolo inrigidire di colpo.
- smettila Alexander, il mal di testa in prima mattina no – sorrise, di quel sorriso che riusciva a far illuminare tutta la stanza.
- s-scusa -                              
Lo stregone non disse nulla, si limitò solo a scostargli una ciocca mora che gli era caduta sugli occhi mentre il Nephilim chiudeva gli occhi e respirava profondamente. Ora o mai più, si ripetè nella mente. Poi accadde, Alec si alzò a sedere sul letto tenendosi però vicino a se Magnus, in modo che fosse sulle sue gambe e prima che lo stregone potesse ribattere o chiedere spiegazioni a quel gesto il nephilim posò le labbra sulle sue.
Fu un bacio delicato, solo scontro di labbra e nulla di più ma capace di far battere velocemente il cuore del ragazzo.
Il primo a staccarsi fu proprio lui, che rimase ad osservare lo stregone mentre riapriva gli occhi e li puntava nei suoi. E se il bacio aveva mandato in iperventilazione il suo cuore quello sguardo lo fece proprio andare in tilt.
Magnus avvicinò di nuovo il viso al suo, facendo scontrare prima i nasi, poi le bocche che in un primo momento rimasero ferme. Con un'altro atto di coraggio che Alec stesso si stupì ancora di avere, posò una mano sulla guancia dello stregone tenendolo vicino per paura che se ne andasse, che tutto svanisse e di rimando quest'ultimo stuzzicò con la lingua le labbra dell'altro chiedendo il permesso che gli venne concesso grazie a un sospiro. Poi ne Alec ne Magnus seppero cosa successe. Il primo stava vivendo un momento fantastico tant'è che spostò le mani sulle spalle dello stregone per aggrapparsi a quel momento mentre il secondo non credeva che avrebbe mai provato ancora qualcosa per qualcuno, non cosi.
Si staccarono per riprendere fiato ma rimasero comunque con le teste appoggiate tra di loro.
- i-io -
- non dire niente - intervenne Magnus posandogli l’indice sulle labbra – non ora – poi scese dalle sue gambe aggiungendo un – ti aspetto in cucina – mimato con le labbra.

- i pancakes ti vanno bene vero? - domandò Magnus appena Alec mise piede nella cucina che aveva cambiato nuovamente aspetto dall'ultima volta che l'aveva vista.
Ora era rustica con i suoi sgabelli in legno appoggiati a un tavolo di quercia lucidissima. Il verde era il colore dominante
Il ragazzo in risposta annui, sedendosi mentre si passava distrattamente una mano tra i capelli ancora scompigliati.
Lo stregone gli mise davanti il piatto per poi sedersi frontalmente.
- tu non mangi? - domandò Alec
Magnus scosse la testa per poi chiedere - cosa è successo ieri? Non ti avevo mai visto cosi -
Il corpo di Alec si irrigidì di colpo e la forchetta gli cadde dalla mano facendo un rumore assordante mentre toccava il piatto. Un blocco che si posava come un macigno sul suo stomaco, improvvisamente senza appetito.
- io - farfugliò e lo stregone gli prese una mano cercando di confortarlo e in parte ci riuscì
- capisco che per te è difficile ma con me hai sempre avuto un rapporto aperto, non ti sei mai vergognato di nulla. Eri piccolo, decisamente piccolo, questo lo so ma quello che ti voglio dire è che sono lo stesso di sempre Alec. La persona che ti teneva in braccio quando avevi paura di qualcosa e  che ti faceva ridere. Fidati di me -
Alec annui lievemente, chiudendo gli occhi e prendendo un respiro profondo parlò
- l'altro ieri, dopo essere uscito da casa tua avevo un vortice di senzazioni che mi stavano schiacciando, cosi decisi di non tornare all’istituto - aprì gli occhi e li puntò nei suoi che lo stavano guardando attenti - Solo che Izzy mi è venuta a cercare, è fatta cosi, e mi ha costretto ad andare a mangiare insieme. Sapeva che avevo qualcosa che non andava cosi mi fece parlare. – si bloccò prendendo un altro profondo respiro, magari per gli altri era facile ma per lui no, non lo era mai stato ma lo stregone non gli diceva niente. Gli stava dando il suo tempo e di questo Alec gliene fu grato.
- Gli ho parlato di Jace, del fatto che mi piaccesse anche se lei lo aveva giá intuito da tempo e non mi ero accorto che Jace in quel momento era dietro di me e stava ascoltando. Cosi ora mi odia, non mi parla più e non posso di certo biasiamarlo perché ha ragione – si bloccò di nuovo, questa volta passandosi una mano tra i capelli. Ora arrivava la parte difficile, quella del “in tutto questo mi piaci anche tu, forse decisamente di più anzi ora ne era certo. È questo il problema che mi ha fatto fare quello che ho fatto. Il non capire niente” ma Magnus gli aveva lasciato la mano e si era alzato per andare davanti alla finestra vetrata lasciando che il suo posto venisse occupato da Presidente Miao
- Magnus? – si voltò ma prima che potesse aggiungere qualcosa l’immortale prese parola
- hai baciato me, di tua spontanea volontá, mentre ti piace ancora lui? Mi stai pigliando in giro Alexander? -
Non lo guardava e Alec sentendosi tremendamente idiota in quel momento si passò una mano sulla faccia, alzandosi dallo sgabello.
- no, Magnus. I-io, non so cosa provo è questo il problema che mi ha fatto bere la scorsa notte. Non mi capisco ma non ti sto prendendo in giro, sono davvero interessato e te -
- sono solo un'interesse? È questo che pensi di me? - 
Lo stregone si girò di scatto, osservandolo ma non facendo trapelare nulla delle sue emozioni. Se c'era qualcuno piu bravo di lui a nascondere i sentimenti quello era Magnus.
Alec apri la bocca per protestare che no non era cosi ma lo stregone lo zittì con una mano.
- sai, sono al mondo da molto ma molto più tempo di te e ho provato molti sentimenti per molte persone ma quello che ho iniziato a provare per te non l’avevo provato mai per nessuno. Mi ha fatto paura e non sapevo come gestirlo, in realtà non so ancora come gestirlo ma a quanto pare non sarà importante perché se c’è una cosa che odio è essere la ruota di scorta di qualcuno, la seconda scelta in caso la prima non andasse bene. Tu mi stai usando Alec e non lo accetto –
- non ti sto usando! – la sua voce risultò stranamente ferma anche se dentro di lui nulla si trovava più nel posto giusto
- vattene da casa mia Alexander e non tornarci più –

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Capitolo 13
*** Dolore ***


Eccomi tornata nel weekend come promesso uu
so già che dopo questo capitolo ( e i prossimi muahaha ) mi odierete più del dovuto
chiedo già perdono e se non lo riceverò so di meritarmelo xD
Per finire vorrei ringraziare tutte le venti personcine ( perchè vi vedo ) che hanno messo la storia nei preferiti
e fare un ringraziamento speciale a tutte le personcine che hanno commentato questa storia non abbandonando la mia scarsa autostima
Ora la smetto perchè se no il commento diventa più lungo del capitolo
baci^^
HeySeb

 
_DOLORE_
 
- Alec ma si può sapere dove sei stato tutto questo tempo? -
Izzy era sulla soglia che dava al corridoio centrale dell'istituto, le braccia conserte e un tubino nero come vestito che gli faceva risaltare il suo fisico perfetto. Dopo che era uscito dalla casa di Magnus sua sorella lo aveva contattato dicendo di precipitarsi subito all’istituto perché era successo qualcosa, qualcosa di grave.
- oh ora non importa, devi vedere cosa sta succedendo qui -
Girò i tacchi e solo in quel momento si accorse che la sorella aveva i capelli legati in un'alta coda di cavallo. Il problema? Lei non legava mai i capelli se non quando tornava la loro madre.
- deduco che è arrivata nostra madre - parlò seguendola lungo il corridoio.
Izzy aveva le gambe più corte rispetto alle sue ma sapeva camminare molto velocemente.
– non muoio dalla gioia di rivederla – aggiunse ricordando quello che gli aveva detto Magnus e il pensare a lui gli fece male.
- non solo - si fermò indicando una ragazza, bionda, ferma al centro del salone parlare gesticolando velocemente con la madre. Jace gli era di fianco lo sguardo severo e le braccia incrociate dove si distinguevano chiaramente le rune.
Istintivamente chiuse le mani a pugno mentre la sorella aggingiungeva  - è l' inquisitrice -
- e che cosa ci fai lei qui? – Alec si girò di scatto, improvvisamente bianco in volto. L’inquisitrice non usciva mai da Idris se non per qualcosa di davvero importante o pericoloso.
- Alec non ti avevo sentito arrivare. Abbiamo una cosa molto urgente di cui parlare - e lo sguardo che gli fece in seguito la madre il ragazzo lo capì. “poi mi dici il perché sei stato via cosi tanto” e questo non prometteva nulla di buono.
Il giovane Nephilim si avvicinò ai tre, sentendo chiaramente lo sguardo di Jace su di lui. Poco dopo fu affiancato dalla sorella.
- di cosa si tratta? – volle subito sapere – è successo qualcosa? – stava molto attento a non girare lo sguardo verso il biondo ma a passarlo dalla madre all’inquisitrice con gesti veloci
- sono stati rapiti dei nascosti – iniziò l’inquisitrice
- tutto qui? – volle sapere Jace – non sono affar nostro quello che succede a loro, noi dobbiamo proteggere i mondani dal mondo delle ombre, ci manca solo che dobbiamo iniziare a proteggere i nascosti –
La donna gli lanciò un’occhiata di fuoco riprendendo poi a parlare – Invece ci interessa, Jace Wayland, e soprattutto dovrebbe interessare molto a te se hai a cuore Clary Fairchild –
La postura di Jace si irrigidì di colpo – intendi dire Clary Fray? –
- non si chiama Fray ma Fairchild e si intendo lei – il viso del Nephilim divenne improvvisamente teso
- è per questo che lei non può partecipare a questa riunione? – volle sapere
- in parte si. Sua madre è stata rapita e noi sappiamo chi la detiene. Valentine Morgenstern –
- ma Valentine è morto! – parlò scandalizzata Isabelle – non può averla presa lui. Si saranno sicuramente sbagliati -
- lo credevamo anche noi, ma ci sono prove che lui sia ancora in vita e noi crediamo che i nascosti spariti siano stati presi da lui. Per compiere il rituale –
- che nascosti sono spariti Lidya? – domandò Maryse
- di quale rituale si sta parlando? – volle sapere Jace
- per ora è stato rapito soltanto Meliorn, il cavaliere del popolo fatato ma Valentine non si fermerà solo a lui, vorrà prendere anche un nascosto di ogni razza mancante: vampiro, lupo mannaro e stregone –
- non è che il popolo fatato ci abbia teso una trappola? È risaputo che loro ci odino – cercò di essere obbiettivo Alec
Isabelle aveva gli occhi sgranati e sembrava essersi paralizzata sul posto.
- non è una trappola. Valentine sta cercando di riunire tutte le specie di nascosti per compiere il rituale inverso. Che permette di creare demoni con la coppa mortale –
- dobbiamo fermalo prima che sia troppo tardi – parlò Jace e in quel momento Clary entrò di corsa nella grande sala circolare rischiando di andare a sbattere contro diversi shadowhunter che passavano da un computer all’altro.
La ragazza si lanciò addosso a Jace e Alec a quella vista inarcò un sopracciglio ma la cosa strana era che non provava più gelosia
- Clary ma cosa? -
- so che non posso stare qui, ma Simon - prese fiato, stava tremando
- cosa è successo di nuovo a quel mondano? -
- non è un mondano Jace! - ed era vero, Simon era stato trasformato in vampiro da poco e ultimamente tendeva sempre a fare disastri a cui loro o Rapahel dovevano sempre rimediare.
- ero al telefono con lui, poi ho sentito un rumore , delle voci poi… poi è caduta la linea. Gli sarà sicuramente successo qualcosa! –
- Raphael! – ringhiò Jace
- cosa c’entra lui scusa? – volle sapere Izzy
- è sotto la sua responsabilità. Era lui che lo doveva tenere d’occhio! Nei primi tempi i vampiri fanno disastri se non sono sorvegliati –
- Simon ha litigato con Raphael – dichiarò Clary
- quindi questo Simon, è il neo-vampiro del Clan di New york? – domandò l’inquisitrice, subito dopo Clary annui.
- stai pensando che sia stato rapito lui per conto dei vampiri? –
- sarebbe stato più facile. Si è strasformato da poco, non vive con il clan e non sa ancora gestirsi del tutto –
- che cosa sta succedendo qui? – volle sapere Clary.
E in quel momento, nessuno seppe cosa dire.
 
Magnus se ne stava seduto sulla sua costosa poltrona che quel giorno aveva assunto una tonalità lugubre, in mano teneva un'antico libro in lingua demoniaca con diversi disegni incisi sulle sue pagine che stava cercando di memorizzare, tradurre.
" incantesimi per liberarsi da catene create con l'Adamas " recitava una delle pagine. Era uno degli incantesimi più difficili essendo l'adamas il prodotto degli angeli e dannoso per gli stregoni, Magnus lo sapeva bene.
Leggeva e rileggeva ma nella sua mente erano presenti troppi pensieri, troppe emozioni: rabbia, tristezza, rabbia, incredulità e ho già mensionato la rabbia? E tutti erano collegati a una sola persona, Alec.
Sapeva fin dal primo giorno che quel ragazzo gli avrebbe cambiato la vita, se lo sentiva, ma non avrebbe mai creduto possibile che sarebbe stato male di nuovo, che sarebbe stato male cosi come mai lo era stato prima.
Nonostante tutto era tornato a fidarsi, a fidarsi di uno shadowhunter e quello era stato il risultato. E lui, con tutto quello che aveva passato, sapeva bene che era meglio fidarsi del cervello che del cuore e forse era questo che odiava di più di se stesso.
Chiuse il libro di scatto causando una nuvoletta di polvere e alzandosi, sbuffò muovendosi verso lo scaffale.
Sarebbe stato impossibile apprendere qualcosa quel giorno avrebbe ritentato domani a mente più fredda.
Presidente Miao, che fino a quel momento era rimasto acciambellato su uno dei pouf anchessi neri al centro della sala, iniziò a miagolare in direzione della porta, poi arretrò facendo alzare un sopracciglio allo stregone. Da quando il suo gatto si comportava in quel modo cosi strano?
Poi lo vide, o meglio, vide la porta aprirsi e subito dopo vide entrare Alec, il suo sorriso contagioso che sapeva illuminare tutta la stanza. Ebbe un'attimo di smarrimento, di contemplazione poi si ricordó quello che era successo la mattina, si ricordó che Alec non sarebbe tornato da lui perchè preferiva Jace e li capì, ma ormai era troppo tardi. Delle mani possenti gli chiusero i polsi mentre Alec spariva lasciando dietro di se solo un mucchio di polvere e due occhi completamente gialli che sembravano ridere di lui ed avevano ragione.
Inizió a contorcersi per cercare di uscire da quella presa stretta poi una voce tagliente parló e bastò un secondo a Magnus per riconoscerla.
- ti conviene stare fermo figlio di Lilith -
- Valentine - e in quel momento lo vide avanzare verso di lui, un sorriso storto dipinto sulla faccia, gli occhi scuri resi ancora più scuri dal piacere di ritrovarsi in quella situazione.
- sai credevo che sarebbe stato più complesso catturarti ma a quanto pare questo Alec, giovane shadowhunter, ha fatto breccia nel tuo cuore -
- cosa vuoi? - ringhiò Magnus, gli occhi felini che luccicavano, le braccia che tentavano invane di liberarsi
- in questo momento che tu stia fermo. E ti avviso stregone - disse puntandogli il dito con l'anello dei Morgestern contro - dovrai ascoltarmi d'ora in avanti se non vuoi finire dritto dritto da tuo padre -
Magnus si bloccó di colpo e il sorriso di Valentine si allargó ancora di più
- vedo che impari in fretta. Ora andiamo -
Le mani che lo trattenevano lo spinsero in avanti ma lui puntò i piedi mentre, con uno sforzo immenso le sue mani si acceseró di azzurro bruciando le mani del suo assalitore. Quest'ultimo tirò un'urlo lasciandolo andare.
Valentine si giró di scatto e prima che Magnus potesse rivoltargli un'incantesimo contro si ritrovó scaraventato in aria. Andó a sbattere contro il tavolino e poi fini contro il muro, accasciandosi.
- ti avevo avvisato. Non mi hai ascoltato? Ora peggio per te -
- non ascolto un pazzo - riusci a biascicare, poi un flesh azzurro.
Urló e il buio lo avvolse.
 
- Alec non stai dicendo sul serio -
Isabelle se ne stava li, rannicchiata in fondo al suo letto, posizione che aveva da quando avevano messo piede in camera sua dopo la riunione di emergenza, e ora aveva dipinta sul volto un'espressione di puro stupore.
- ti sembro uno che sta scherzando? -
Alec a differenza della sorella continuava a fare avanti e indietro per la stanza, teso come una corda di violino.
- ho fatto una cazzata Iz -
- si l'hai fatta - e il fratello la fulminó con lo sguardo, riducendolo poi a una fessura e senza dargli il tempo di finire la frase sbuffó frustato
- non prendertela con me se hai problemi con le tue questioni amorose! Non ho rapito io l'essere fatato che ti sta tanto a cuore! -
Izzy alzó lo sguardo stupita dalla reazione del fratello e alzandosi dal letto, chiuse le mani a pugno.
- quello che ha problemi sei tu che te la prendi con me perchè hai fatto una cazzata quando io in questo momento ho bisogno di te, del mio fratellone, di quello che credevo la mia ancora. È il mio ragazzo quello che è stato rapito da un pazzo che vuole ridurre il mondo a brandelli se non te ne fossi accorto! -
La ragazza lo guardava con gli occhi lucidi, le nocche che stavano diventando bianche e l'anello dei Lightwood che gli brillava al dito.
- Izzy... - e usci sussurrato piu come una preghiera che altro perchè li, in quel momento, sapeva di aver ferito l'unica persona che non avrebbe mai voluto ferire, l'unica persona che aveva sempre protetto e amato solo per uno scatto di ira dovuto hai vari eventi.
- vaffanculo Alec -    
Ed è in quel momento che Alec crolló, mentre sua sorella correva via da quella stanza, la mano sulla bocca e un singhiozzo che galleggiava nell'aria.
 

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Capitolo 14
*** Quando a dominare è la paura ***


Eccomi tornataaa
la prima cosa che vorrei dire però è quella che se trovate errori anche banali
perdonatemi ma sono appena tornata dal lavoro e sono leggermente stanca..
scuola poi lavoro, non fatelo mai ahahahah
non ho molto da dire se non che sono presenti sprazzi di Jalec e Izalec(?) perchè non mi sono dimenticata dell'evoluzione dei loro rapporti
beh vi lascio al capitolo sperando vi piaccia
baci^^
HeySeb

_QUANDO A DOMINARE E' LA PAURA_

Alec si alzò a sedere di scatto sul letto, un brivido freddo che gli percosse la schiena e un nome, 'Magnus', che non voleva uscire dalla sua bocca ma che galleggiava li, nell'aria come qualcosa di opprimente.
Si mise gli scarponi in tutta velocità per poi aprire la porta della stanza e correre fuori nel corridoio illuminato solo da torce create con l’Adamas. Raggiunse la camera di Izzy e stava anche per bussare quando si ricordò cos’era successo. Per questa volta, la prima, avrebbe dovuto fare a meno di sua sorella, della sua spalla destra in ogni battaglia. Se sarebbe caduto, sarebbe caduto da solo e questo gli faceva paura.
Scosse la testa per poi riprendere la sua corsa e raggiungere il salone. Li trovò Jace, intento ad analizzare una mappa sul grande tavolo centrale. A quella vista gli si strinse il cuore e dovette serrare i pugni, girando lo sguardo dall’altra parte. Avrebbe fatto a meno anche di Jace. Sarebbe stato completamente da solo.
Con un profondo respiro avanzò verso il corridoio che conduceva all’ascensore quando qualcuno gli bloccò la visuale posizionandosi davanti a lui.
- che cazzo fai? – non c’era delicatezza nelle parole di Jace
- che cosa te ne importa? Anzi, riformulo, da quando te ne importa? – rispose altrettanto duramente
Jace lo guardava ma Alec non riconobbe nulla di quel Jace, del suo migliore amico, non aveva uno sguardo amichevole ma lo aveva indifferente proprio come quando lo aveva conosciuto, proprio come quando non si fidava di lui.
- abbiamo un’altra riunione tra poco e devi esserci – disse solamente, le braccia conserte e i capelli legati, che teneva sempre quando era intento a lavorare per far si che non gli cadessero sugli occhi.
- devo controllare prima una cosa -
Alec girò lo sguardo, vedere Jace cosi distante quando negli ultimi anni ti era stato il più vicino, faceva male.
- perché ho la senzazione che finirà male? – rise e subito dopo abbassò lo sguardo          
Quelle battute se le scambiavano quando più che due persone sembravano una cosa sola.
- non me ne importa delle tue senzazioni – detto questo lo superò a grandi falcate, non guardandosi indietro perché sapeva che sarebbe crollato.
 
Il corridoio, cosi come il portone centrale erano rimasti gli stessi dell’ultima volta, notò Alec con un sospiro di sollievo. Pesanti massi di pietra caduti dal soffitto bloccavano la strada in diversi punti, una vetrata rotta faceva intravvedere una fioca luce serale ma nulla era diverso e il ragazzo non si riusciva quindi a spiegare perché quel senso di paura non lo voleva lasciare.
Salì i gradini lentamente, guardandosi intorno per cogliere ogni minimo dettaglio, la mano sinistra vicino alle freccie, ma arrivato davanti alla porta con l’occhiello si bloccò. Cosa gli avrebbe detto se fosse stato in casa? Volevo vedere se stessi bene, sai girano voci che Valentine voglia rapire dei nascosti per fare un pazzo rituale? Lo avrebbe ascoltato poi, dopo quello che era successo?
Si passò una mano sulla faccia, traendo un profondo respiro, poi poggiò la mano sulla porta per bussare ma quella si aprì da sola. Alec sgranò gli occhi e si precipitò all’interno, lasciando spalancata la porta dietro di se.
- Magnus hai preso la nuova moda di tenere la porta aperta? – domandò sarcastico solo per evitare che il macigno che portava dentro lo lasciasse senza fiato.
Si guardò intorno. Se Valentine, nel peggiore dei casi, fosse entrato in quell’appartamento avrebbe dovuto per forza lasciare qualche segno del suo passaggio ma per il momento non ne vedeva nessuno. I mobili erano tutti nello stesso posto, l’unica cosa diversa era il colore, nero, ma Alec conosceva troppo bene Magnus per non sapere che lui, il colore, lo abbianava all’umore.  Nero=Tristezza e questo aggiunse un masso al suo stomaco perché sapeva di esserne lui la causa.
- Magnus non è diverte. So di essermi comportato da perfetto idiota ma forse è un tantino esagerato, non trovi? –
Ancora nessuna risposta e il cuore del Nephilim iniziò a battere forte. Iniziò persino a sperare che uscisse da una delle porte iniziando a prenderlo in giro pur di non dar ragione a quello che stava pensando.
Fece un passo avanti, girandosi. Aveva tirato fuori l’arco e lo teneva impugnato saldamente nella mano destra poi i suoi occhi si soffermarono su un punto, la libreria. C’era un libro, un libro che usciva rispetto agli altri come se non fosse stato incastrato del tutto.
Alec si avvicinò, tirandolo fuori e osservandolo. Aveva la copertina antica, logorata ai bordi. Posò l’arco e iniziò a sfogliare le pagine. Quella lingua non la conosceva ma sapeva benissimo che era demoniaco. Ai lati di alcune pagine riconobbe la calligrafia precisa dello stregone poi un rumore lo fece girare di scatto. Posò il libro e prese al volo l’arco.
Due occhietti gialli lo stavano osservando da dietro a una porta. Alec tirò un sospiro di sollievo.
- Presidente Miao mi hai fatto prendere uno spavento – disse avvicinandosi lentamente al gatto, che notò stava tremando. Cosi si fermò abbassandosi e il gatto, indugiando ancora un po’ decise di uscire dal suo nascondiglio, avvicinandosi. Lo fiutò sospetto, poi si lasciò andare alle fusa.
- cosa è successo? – domandò accarezzandolo, come se il gatto potesse rispondergli. Quest’ultimo però lo guardò, poi si staccò e andò in un punto del salone.
Alec lo seguì con lo sguardo e notò una cosa che prima non aveva notato. Qualcosa che luccicava per terra.
Si avvicinò per poi chinarsi e la riconobbe. La collana che da piccolo aveva tanto adorato con le due lettere MB costruite con il metallo. La prese in mano e solo allora notò la punta della M ricoperta di qualcosa di rosso.
Sangue pensò e con quello cadde a terra in ginocchio, i suoi pensieri e paure improvvisamente reali.
 
Jace stava analizzando le mappe che Lydia gli aveva consegnato sul tavolo posizionato al centro della grande sala dell’istituto quando la sua runa Parabatai iniziò a luccicare. Si portò una mano su di essa, lasciando cadere la penna e facendo una smorfia di dolore.
- Alec - parlò a denti tretti, il cuore che iniziava a battergli più forte perché era si arrabbiato con lui, anzi deluso più che altro, per aver tenuto nascosto una cosa cosi importante per la sua vita, per il suo futuro, ma era pur sempre la persona che gli aveva salvato più volte la vita, che gli era stata vicina nei momenti di difficoltà e, nonostante tutto, per lui ci sarebbe sempre stato.
Abbandonò quello che stava facendo e corse verso l’armeria, prendendo diverse spade angeliche e pugnali. Solo quando si ritenne pronto corse su in corridoio fermandosi davanti alla porta di Isabelle.
Bussò ma non ottenne risposta
- Isabelle, per l’Angelo, apri questa porta! – ringhiò e poco dopo la porta si apri, lasciando intravvedere la ragazza. Lo sguardo basso e il trucco sbavato.
Jace la guardò incredulo, non aveva mai visto Isabelle conciata in quel modo e attribuì la colpa a Meliorn, a quello che era successo.
- credevo fossi Alec – sussurrò la giovane Lightwood, lo sguardo sempre basso
- in effetti sono qui per parlare di tuo fratello –
- allora non ne voglio sapere nulla – e Jace giurò di aver sentito un singhiozzo nella parte finale.
La ragazza stava per richiudere la porta ma il biondo la bloccò mettendo un piede tra essa e lo stipite
- Isabelle gli sta succendo qualcosa, guarda – e solo allora la giovane Nephilim alzò lo sguardo osservando la runa Parabatai di Jace. Spalancò gli occhi, portandosi una mano alla bocca.
- Alec – sussurrò, le lacrime che tornarono a bagnargli il viso
- ho preso anche le tue armi, andiamo ho la vaga senzazione di sapere dove si trova –
 
Isabelle sapeva che quel posto era la casa di Magnus ma non riusciva a ricollegarla a qualcosa di brutto che avrebbe potuto ferire tanto Alec da farlo sentire a Jace.
Durante il tragitto aveva provato a scacciar via le lacrime che continuavano a volergli uscire appannandogli la vista, ma ottenne scarsi risultati e quindi alla fine si arrese.
Ora stava salendo lentamente le scale, dietro Jace che osservava il minimo particolare cercando di capir qualcosa, la spada angelica in una mano.
- Alec sta bene? – volle sapere Izzy, spostandosi per la milionesima volta i capelli dalla faccia
- Iz è la decima volta che me lo chiedi nell’arco di due minuti, non sento più dolore ma no, non credo stia bene –
- allora che ci facciamo ancora qui? – domandò, per poi superarlo e correre su per le scale.
Jace sbuffò, correndogli dietro - Izzy aspetta –
Ma la ragazza era già arrivata in cima alla scale e osservava l’appartamento di Magnus. Jace la raggiunse, mettendosi al suo fianco.
- sbaglio o mi sembra tutto normale a parte il fatto che avrei decisamente da ridire sul colore? –
- Alec! – disse Isabelle, non ascoltando minimamente il commento di Jace.
Poi la ragazza si precipitò nell’appartamento
 
Alec era ancora fermo nella stessa posizione, inginocchiato, quando senti pronunciare il suo nome. Ebbe solo il tempo di girarsi che sua sorella gli fu addosso e per poco non caddero per terra insieme.
- cretino, deficente – iniziò a insultarlo, tenendo la testa nascosta tra la sua spalla e il suo collo mentre dava sfogo alle sue lacrime e lo pigliava a pugni.
- Isabelle calmati – gli bloccò il polso con una mano mentre con quell’altra la teneva stretta a se
- calmarmi? Mi hai fatto prendere un colpo Alexander Gideon Lightwood –
Alzò lo sguardo guardandolo severa mentre lui con un leggero sorriso gli spostava un ciuffo di capelli ricaduto sulla faccia
- non ti sei neanche messa a posto il trucco, sembri un panda – rise asciugandogli le lacrime che continuavano a scendere sulle sue guance per poi poggiare la fronte alla sua
- pigliami pure in giro – sbuffò ma nonostante questo sorrise – ma non farmi prendere mai più uno spavento del genere, non dopo che abbiamo litigato –
- scusami – fu l’unica cosa che riuscì a dire Alec baciandogli una guancia
- non vorrei interrompere tutto questo ma cosa è successo? –
Alec solo in quel momento si accorse della figura di Jace davanti a lui. Teneva una spada angelica tra le mani e lo sguardo continuava a vagare per la stanza.
- Valentine – sospirò Alec chiudendo di scatto gli occhi come se pronunciare quelle parole gli facesse male
- Valentine cosa? – chiese allarmata la sorella ancora seduta in braccio a lui mentre gli prendeva il viso tra le mani
- ha rapito anche Magnus – 
e nulla potè battere lo sguardo del Nephilim in quel momento...

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Capitolo 15
*** Prendere una decisione ***


Oddio io che aggiorno la domenica O.O la scuola mi fa fare anche questo ahimè
ma vi ho promesso che cercavo di aggiornare tutte le settimane, quindi eccomi qui.
Diciamo che questo capitolo è il seguito di quello prima, nel senso che sono molto legati tra loro e potevano essere pubblicati anche insieme.
Chiedo scusa per il fatto che anche in questo capitolo manchi la figura di Magnus, ma dal prossimo tornerà 
però, posso giustificarmi(') con l'introduzione di altri personaggi, più o meno importanti
Non sono molto convinta di questo capitolo ma spero vi piaccia comunque
baci^^


 
_PRENDERE UNA DECISIONE_

- dobbiamo assolutamente fare qualcosa. Non possiamo permettergli di compiere il rituale. Gli manca solo un lupo mannaro e poi sarà fatta –
Isabelle era saltata in piedi, lo sguardo improvvisamente serio mentre Jace continuava a guardarsi intorno sospettoso e per nulla convinto di tutta quella situazione.
- Alec sei sicuro di quello che stai dicendo? – domandò e per la prima volta da quando erano li si guardarono.    
- ho questa – rispose piatto porgendogli le collana – e poi quando sono arrivato la porta era aperta e Presidente Miao tremava –
- President-oh già, il gatto – parlò non prestando davvero attenzione mentre analizzava la collana rigirandosela tra le mani.
Il gatto, rimasto fino ad allora vicino ad Alec,  sbuffò indignato mentre Izzy aiutava il fratello ad alzarsi.
- direi che questa ci potrebbe servire per rintracciarlo – lanciò la collana nuovamente ad Alec – ora torniamo all’istituto e ne parliamo in cosiglio. Non può averla vinta Valentine e bisogna avvisare i lupi mannari di stare attenti  –
- non facciamo nulla? – volle sapere Alec
- è tardi, ne parliamo con loro, dormiamo e poi vediamo cosa fare –
- ma –
- Alec, ha ragione Jace, dobbiamo riposarci per essere preparati al meglio domani. Abbiamo tutti qualcuno di importante che è stato rapito. Io Meliorn, Clary sua madre e il suo migliore amico. Vogliamo tutti salvarli – parlò tranquilla Izzy, prendendogli una mano.
Alec annui mentre Jace già si stava recando verso la porta e Izzy lo seguiva
- aspettate – parlò facendo girare i due - non possiamo lasciare qui da solo Presidente Miao –
- a Church farebbe bene un po’ di compagnia – rise la sorella mentre il biondo scuoteva la testa passandosi una mano sul volto.
Il più grande dei Lightwood si abbassò per prendere in braccio il cicciuto gatto persiano per poi raggiungere gli altri, la collana tenuta in tasca.
 
- dove siete stati? – manco a farlo apposta Maryse era nel corridoio appena l’ascensore si apri. Lo sguardo severo e le braccia conserte. Fu Jace a parlare per primo.
- eravamo a casa di Magnus –
La donna alzò un sopracciglio e stava per ribattere quando Alec si affrettò ad aggiungere
- Valentine ha rapito anche lui. Gli manca solo un lupo mannaro e poi potrà compiere il rituale –
Maryse lo guardava con uno sguardo tra lo schifato e il sopreso tant’è che il ragazzo stava per ribattere quando Izzy parlò
- è Presidente Miao, il gatto di Magnus, non può rimanere da solo e a Church servirebbe un po di compagnia –
Oh già, il gatto pensò Alec posizionandolo per terra. Maryse alzò gli occhi al cielo poi riportò l’attenzione sul vero problema.
- ne siete sicuri? – e i tre annuirono prontamente – venite con me –
La seguirono fino in biblioteca dove diverse persone erano riunite intorno al tavolo. Una candela illuminava lo spazio necessario per riconoscerli tutti. Oltre all’inquisitrice, Lydia, c’erano Robert, il padre di Alec e Izzy, Luke, il capobranco dei lupi di New York, Raphael, il capoclan dei vampiri, la regina della corte delle fate e infine una donna che aveva la pelle completamente blu ma che i ragazzi non avevano mai visto prima.
- Lydia i ragazzi hanno qualcosa da dirti – parlò Maryse facendo avvicinare i ragazzi al tavolo per poi andare a mettersi vicino a Robert.
- ma di preciso cosa ci volete dire? Ho dei vampiri da controllare – si lamentò Raphael venendo ignorato da tutti
Jace guardò Alec, ma lui non sembrava intenzionato a parlare. Teneva gli occhi fissi in un punto sulla parete e aveva la pelle più bianca del solito.
- siamo stati a casa di Magnus. Valentine ha rapito anche lui – parlò infine il biondo al suo posto mentre Izzy stringeva la mano del fratello, per dargli un minimo di forza.
- come Magnus è stato rapito? – saltò in aria la ragazza dalla pelle completamente blu
- e cosa significa “ha rapito anche lui” ? vuol dire che ce ne sono altri? – volle sapere Luke
- suvvia sciocchini, tutti sanno che Valentine è morto – proruppe la regina – ci avete davvero chiamato per questo? -
- una cosa alla volta – Lydia guardò tutti per poi puntare i suoi occhi di ghiaccio su Jace
- ho una corte da portare avanti, non posso stare di certo qui a parlare di cose inventate da voi pazzi Shadowhunter –
- e io un clan che fa quello che vuole senza il loro capo, se permettete, ho gia sentito fin troppo –
- fermi tutti e due – li bloccò l’inquisitrice – dovrebbe interessarvi dato che per quanto riguarda la corte seeliee è stato rapito il cavaliere Meliorn e per quanto riguarda i vampiri è stato rapito il neovampiro –
- Simon? Rapito? – Raphael tentò di nascondere lo stupore ma non ci riuscì granchè
- si proprio lui, ora se mi fate gentilmente continuare –
Raphael se possibile era diventato ancora più bianco dopo quella scoperta facendo alzare scettico un sopracciglio ad Alec.
- e a loro si è aggiunto Magnus? –
- si Catarina, ora ha anche lo stregone –
La donna dalla pelle blu si portò una mano davanti alla bocca
- ed è per questo che vi abbiamo chiamato. Valentine vuole compiere il rituale di inversione trasformando la coppa mortale in coppa infernale e per fare questo gli serve un componente per ogni specie. Ha già una shadowhunter, un vampiro, una fata e uno stregone manca solo un lupo mannaro e poi potrà svolgero –
- avvertirò il mio branco di stare attenti – parlò Luke – non possiamo permetterglielo -
- e noi cosa facciamo intanto? Li lasciamo nelle mani di quel pazzo? – Raphael non sembrava più Raphael. Da calmo e irritato sembrava sul punto di impazzire
- cercheremo una soluzione, ma domani mattina quando saremo tutti più lucidi. Vi abbiamo chiamato solo per avvisarvi –
 
- conoscendo i tempi di attesa del conclave Valentine può benissimo creare un’esercito di demoni prima che si arrivi a una decisione e i rapiti non avranno più scampo – sbuffò Alec passandosi una mano sulla faccia.
- ed è per questo che noi agiremo per conto nostro – si gasò Jace, facendo girare tra le mani la spada angelica
- e come? – volle sapere Izzy
- uh guarda guarda nephilim ribelli, interessante –
- taci Raphael! – ringhiò il biondo, la spada impovvisamente tesa davanti a lui mentre il vampiro si avvicinava a loro
- e pensare che io vi volevo aiutare – sorrise alzando le mani – dai beccami se hai il coraggio nephilim -
- ci aiuteresti stando zitto e non provocarmi  –
- lascialo parlare Jace – lo bloccò Alec mettendosi tra lui e il vampiro – ho visto come è cambiato quando hanno nominato Simon. Ci tieni a lui non è cosi? – volle sapere
Il sorriso del vampiro scomparve dalla sua faccia e subito abbassò lo sguardo
- se ci teneva lo controllava e non lo lasciava andare nelle mani di un pazzo, non credi? – sbuffò esasperato il biondo
- odio Simon – sputò Raphael e in quel momento di fianco a Jace passò qualcuno velocemente ma non abbastanza per Alec, che la bloccò prima ancora che si scagliasse su Raphael
- razza di – ma Clary non finì la frase perché Jace parlò
- oh andiamo Alec perché rovini sempre le parti migliori! –
- odi Simon perché per la prima volta tieni davvero a qualcuno, non è cosi? Lo odi perché ti sta facendo sentire di nuovo vivo e tu non vorresti perché la vita è più facile cosi? – Alec guardava il vampiro mentre teneva tra le braccia Clary che, smettendo di tirare calci e pugni, lo guardava allibita.
- hai mai pensato di fare lo psicologo? – volle sapere Raphael e Alec sorrise alzando le spalle. Alla fine aveva descritto solo se stesso.
- quindi tieni davvero al mondano? – la faccia di Jace era un misto tra l’incredulità e la risata
Clary si girò verso di lui e lo fulminò con lo sguardo
- ehy ora che ci penso – aggiunse – Alec molla la mia ragazza. Ha scritto sulla fronte “proprietà di Jace Wayland” non vedi? –
- fai battute cretine e ti avviso nephilim vedrai l’angelo prima del dovuto –
 
- credi davvero che Raphael si sia legato a Simon? – volle sapere Izzy
La ragazza era sdraiata di fianco a lui sul letto. Avevano deciso di passare la notte insieme per farsi forza a vicenda ma riuscire a dormire era comunque difficile.
- si e credo anche che se gli chiedessimo un aiuto lui non esiterebbe a darcelo –
- forse sopravvaluti troppo Raphael – rise la ragazza girandosi verso di lui, poggando la testa sulla sua spalla
- forse, ma protresti sottovalutarlo tu. Si farebbe di tutto per amore –
Isabelle si alzò si scattò salendogli praticamente sopra per guardarlo meglio in faccia
- Alexander Gideon Lightwood non starai dicendo sul serio –
- o si invece – e detto questo iniziò a fargli il solletico.
Izzy era abile, forte ma a una cosa non sapeva resistere e quella Alec la conosceva bene.

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Capitolo 16
*** Impotenza ***


Sera popolo, ok no la pianto...
oggi come promesso la volta scorsa tornerà il nostro amato stregone (applausi prego) e altri tre nuovi personaggi
che, tra l'altro, spero di aver reso un minimo simili alla serie tv.
Premetto che questo capitolo da una parte mi ispira ma non sono riuscita a finirlo nel migliore dei modi
Non so, spero vi possa piacere comunque..
Baci^^
HeySeb


 
_IMPOTENZA_

- tu che dici, credi che sia morto? -
- stupido vampiro no che non è morto, respira -
Magnus aprì gli occhi lentamente sentendo le palpebre pesanti, come se gli avessero posato sopra un sasso e lo avessero lasciato li, fermo e fastidioso. Alzò la testa altrettanto lentamente e la prima cosa che vide, dopo aver sbattuto diverse volte gli occhi, fu un viso pallido, capelli corvini che probabilmente non vedevano una spazzola da troppo tempo e occhi color cioccolato che lo scrutavano attenti.
- non so perchè ti abbiano incatenato cosi ma in D&D questo non è mai un buon segno. Significa “carne da macello” oppure “spietato cattivo da tenere a bada” - parló il ragazzo grattandosi la testa e solo allora Magnus si accorse di avere le mani legate al muro con delle catene, di fianco alle spalle. Il resto di quello che disse si disperse nel vento fino a quando non fu un’altra voce a parlare e a catturare la sua attenzione.
- ma allora non fingi, sei proprio scemo! È uno stregone. Le mani gli vengono legate per far si che non faccia magie anche se dubito ci riuscirebbe vedendo il suo stato. Sembra abbia appena visto un fantasma e stia per vomitare -
- adamas - sussurró sconfortato Magnus, tenendo gli occhi puntati sulle catene che gli tenevano bloccati i polsi, come se potesse incenerirle con lo sguardo, poi si prese dei minuti per guardarsi intorno.
Lo spazio era buio e tetro. L'aria che si respirava era stagnante. Probabilmente la stanza non veniva areata da molto tempo e questa convinzione crebbe quando Magnus sollevò lo sguardo verso l'alto e vide una finestrella piena di ragnatele segno che non veniva aperta da decenni, se non secoli.
Riabbassandolo chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro. Sentiva male in tutto il corpo, si sentiva stanco e aveva un profondo taglio sul braccio sinistro che non si rimarginava per via dell'adamas che stava iniziando ad annullare i suoi poteri da stregone rendendolo via via sempre più debole.
- è il tuo nome? -
- buon Dio vuoi stare un pó zitto? -
Lo stregone si girò emettendo un gemito di dolore al contatto della pelle del suo polso con l'adamas. Quel maledetto materiale gli stava lasciando profondi cerchi di bruciatura sui polsi che, se fosse sopravvissuto, neanche un’infinità di cipria avrebbe potuto coprire.
Era davvero scomodo in quella posizione, non che stare in piedi con le braccia legate talmente strette da non potersi neanche sedere fosse comodo, ma riuscì comunque a scorgere una figura snella rannicchiata su se stessa nell’angolino della stanza. Figura che lui riconobbe subito. Meliorn, il cavaliere delle fate.
- per essere un vampiro non sei molto informato - cercò di tenere la voce salda mentre lentamente tornava a girarsi verso il ragazzo che aveva di fronte - l'adamas provviene dall'angelo e uccide gli stregoni con il passare del tempo - riprese passandosi la lingua sulle labbra decisamente secche sentendo poi il sapore metallico del sangue.
- triste, se non fosse che tanto moriremo comunque tutti qua dentro! Nessuno ci verrà a salvare! - il vampiro, disperato, si passó una mano sul viso per poi appoggiarsi debolmente alle sbarre che percorrevano tutta una parete.
- oh non riniziare vampiro, ti ho sopportato già fin troppo. Tieni quella bocca chiusa per un pó -
- Simon, mi chiamo Simon - e lo stregone, mentre il ragazzo protestava, si accorse delle vene che gli si iniziavano a intravvedere vicino alle tempie segno che non si cibava da troppo tempo. Chissà da quanto tempo erano li.
Chiuse gli occhi, troppo stanco anche solo per tenerli aperti quando si senti un rumore, delle chiavi girare in una serratura e poi uno spiraglio di luce, luce troppo forte che fece sussultare tutti e tre.
- vedo che state facendo conoscenza tra di voi. Bene, molto bene -
La voce risuonò in tutta la stanza mentre la figura prendeva forma, avvicinandosi. Fu Magnus il primo a parlare e probabilmente anche il primo a riconoscerlo o a conoscerlo vedendo la faccia del vampiro.
- cosa vuoi Valentine? Perchè ci tieni prigionieri in questo posto, fattelo dire, davvero senza stile anche per uno come te? -
- non ti smentisci mai è, figlio di Lilith -
- non è colpa mia se hai un pessimo gusto riguardo, vediamo – si prese un’attimo, facendo finta di pensare poi esclamò – tutto –
Magnus era cosi, non si faceva intimorire da niente neanche se era in netto svantaggio come in quel momento.
Valentine sorrise, un sorriso tirato dove alzava solo un lato della bocca e rendeva tutta la sua faccia alcuanto inquietante poi con la torsione di due dita fece accasciare lo stregone, che con un’urlo giaceva con la testa penzoloni contro il muro, immobile.
- che gli hai fatto? – volle sapere Simon, gli occhi sbarrati e la voce tremante. Un dito puntato verso l’immortale.
- nulla di che – sbuffò divertito Valentine osservandosi le unghie con fare annoiato – si risveglierà se l’Adamas non lo uccide prima –
- Cosa vuoi da noi? –  Meliorn si era alzato e aveva raggiunto lo stregone, posizionandosi davanti a lui
- lo scoprirai presto, come lo scopriranno anche i tuoi amici –
- la mia regina non mi abbandonerà. Mi troverà –
- e cosa farà? – lo bloccò Valentine – vorrà mettersi davvero contro uno come me? Contro i miei uomini? Non vincerà. Io svolgerò il rituale e nessuno me lo impedirà –
Sorrise e indietreggiando, uscì di nuovo dalla stanza
- siamo fottuti. Semplicemente fottuti –
Simon si lasciò cadere per terra, contro le sbarre, la testa tra le mani mentre Meliorn rimaneva immobile, lo sguardo fisso nel punto in cui prima si trovava Valentine.
 
- ripeto: Jace non credo sia una buona idea - sussurrò Alec continuando però a seguirlo, maledicendosi mentalmente per questo perché diciamocelo, quando mai i piani di Jace finivano bene senza che rischiassero di essere rincorsi da orde di demoni o.. ?
- Alec te ne vuoi stare un pó zitto? Se ci scoprono siamo fottuti e li si che saranno guai – sibillò bloccando i suoi pensieri mentre continuava ad avanzare. La stregaluce nella sua mano rifletteva un fioco bagliore che gli permetteva di vedere davanti a se.
- appunto per questo non credo sia una buona idea – appuntò il ragazzo sbuffando frustato.
Stavano percorrendo la navata centrale dell’istituto e quello non era di per se un problema se non fosse che la stavano percorrendo di notte, quando gli era stato chiaramente imposto di rimanere nelle proprie stanze fino al mattino seguente.
Il perché stavano facendo questo? Perché Jace era stufo, stufo delle parole che ogni volta sostituivano fatti e li facevano aspettare.
Erano tre giorni che si continuava a discutere sul da farsi e nessuno sembrava intenzionato a mettersi in gioco, a salvarli. Anche Alec non ne poteva più di stare fermo a guardare quando sapeva che da qualche parte Magnus poteva essere in pericolo ma per lui era diverso. Prima veniva il dovere verso l’istituto e la sua famiglia poi il resto.
- Alec - protestó per la prima volta sua sorella che, da quando erano usciti dalla loro stanza, non aveva ancora parlato ma si era concentrata a non urtare contro qualcosa. Avevano si la runa di silenzio ma era meglio prevvenire in quei casi - poi non eri tu quello che voleva fare qualcosa per salvare Magnus? Davvero lo vuoi lasciare nelle mani di quel pazzo omicida? -
Alec stava per ribattere che no, lui non voleva lasciare Magnus la anzi che lo voleva li vicino a lui, a infondergli sicurezza, quando Jace si bloccò di colpo e lui per poco non gli finì addosso
- state zitti. Sento qualcosa –
Infatti in quel momento una figura camminò distante da loro, facendo intravvedere soltanto un’ombra proiettata sul muro.
Da quello che sembrava era troppo minuta per essere Maryse, ma poteva benissimo essere Lydia il che implicava un grosso problema se li avesse scoperti.
Jace si girò verso di loro e con cenno della testa si andò a posizionare contro il muro e Alec alzò gli occhi al cielo. Gliela avrebbe fatta pagare.
 
- uh guarda un po’ chi si rivede –
Isabelle si mise una mano in bocca per non urlare, indietreggiando però andò a sbattere contro il fratello che si era girato di scatto, cingendogli la vita con una mano come per proteggerla. Jace dietro di loro, teneva la spada puntata in avanti, proteggendo tutti e tre.
- Raphael! – ringhiò, riconoscendo la figura che rideva nell’oscurità, abbassando la spada.
- ti sembra il caso di spaventarci a morte cosi? – continuò Izzy, sistemandosi i capelli ma rimanendo comunque vicino al fratello. Probabilmente non lo avrebbe mai ammesso, ma gli piaceva essere protetta da lui anche se non ne aveva relamente bisogno.
- beh, volevo vedere se davvero gli Shadowhunters avessero tutto sto coraggio ma a quanto pare i libri esagerano. Comunque carino questo vostro volervi cosi bene -
- che cosa ci fai qui? Nell’istituto? Non dovrebbe essere tipo…illegale? – proruppe Alec, bloccando le proteste che sarebbero sicuramente uscite dalla bocca di Jace.
- sono un’ospite – rispose facendo un sorriso divertito e vedendo le faccie scandalizzate dei ragazzi continuò – i vampiri possono girare solo di notte e le riunioni si tengono di giorno cosi rimarrò qui fino a quando non si troverà un soluzione. Avete capito o vi devo fare un disegnino per caso? –
Raphael gesticolava spazientito, come se fosse la cosa più ovvia al mondo mentre Alec lo guardava come se avesse detto una grossa parolaccia e Jace aveva dipinto una o di puro stupore solo Izzy scoppiò a ridere facendo dipingere sul volto del vampiro un’aria omicida.
- direi che possiamo andarcene – parlò Jace mettendosi la spada nuovamente in vita e voltandosi – non ho intenzione di rimanere qui tutta la notte ed essere scoperto –

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Capitolo 17
*** Una scoperta non molto entusiasmante ***


Buonaseraaa (anche se di buono questa giornata non ha avuto proprio nulla se non che domani è domenica quindi niente school)
bando alle ciancie(?) diciamo che sono particolarmente orgogliosa di questo capitolo
soprattutto della parte che riguarda i Jalec **
perchè si, non sopportavo più l'idea di vederli divisi
per i Malec, abbiate pietà verso di me, e attendete ancora un pochettino (pochissimo lo giuro)
spero che questo capitolo vi possa comunque emozionare
baci^^
HeySeb

 
_UNA SCOPERTA NON MOLTO ENTUSIASMANTE_

- Alec concentrati –
Ripetè per quella che era almeno la quinta volta Jace, osservandolo intensamente negli occhi. Il ragazzo posizionato davanti a lui sbuffò frustato e chiuse nuovamente gli occhi tenendo salde le mani del Nephilim biondo.
Una scintilla.
Una scarica elettrica.
Ma nulla. Nulla come le restanti sei volte.
- volete continuare in eterno con questo rituale? No, ditemelo perché tra un po’ si fa giorno e io non posso stare alla luce solare sapete com’è – parlò Raphael spazientito di fianco a Izzy che era intenta a guardare la scena, l’espressione corrucciata di chi non capisce cosa stia succendendo.
Lo avevano portato dietro per un solo motivo, almeno cosi non parlava anche se non erano molto sicuri che l’avrebbe fatto inoltre, secondo Isabelle, era meglio avere un vampiro dalla loro parte e Alec era abbastanza sicuro che Raphael tenesse troppo a Simon per mandare al diavolo il piano che avevano in mente. L’unico contrario era stato Jace che però si era visto nettamente in inferiorità numerica e con un grugnito aveva dovuto accettare le condizioni.
Quest’ultimo sbuffò, lasciando le mani di Alec per passarsene una tra i capelli scompigliati dal vento notturno mentre l’altra teneva in mano la collana di Magnus. Collana che secondo i piani avrebbe dovuto aiutarli a localizzare lo stregone.
- hai ancora qualche problema con me? È per questo che non riesci a concentrarti? Alec se è cosi io.. –
- non è per questo Jace! – la voce gli uscì un po’ troppo alta tanto da ammutolire il compagno, che lo guardò stranito.
Fu in quel momento che Izzy si avvicinò al fratello, chiedendo un minuto a Jace e trasportando Alec abbastanza lontano da non farsi sentire.
- che ti prende? –
- nulla è sera, posso essere anche stanco. È un mio diritto –
- Alec non mentirmi anche perché non ne sei capace. Si vede che hai qualcosa e poi non è mai successo – allo sguardo scettico che gli lanciò il fratello continuò - Intendo dire che non è mai successo che tu e Jace fosse cosi distanti, separati. A malapena reggevi il suo sguardo e non ribattere il contrario perché lo sai anche tu come sai benissimo che per usare la localizzazione il legame deve essere forte, molto. Lo vuoi ritrovare Magnus o preferisci che rimanga li a subire la mente di un malato perché tu e Jace non andate d’accordo? Poi sai quanto io odi vedervi distanti, fa male –
- credi che a me non faccia male essere cosi distante da lui? – sbottò spazientito catturando anche l’attenzione di Jace che si avvicinò non venendo notato neanche dal ragazzo che continuò lasciando libero sfogo a quello che teneva dentro da troppo tempo – da piccolo avevo un’ unico punto di riferimento. Quel riferimento era Magnus, lui mi faceva stare bene e mi ha fatto vedere un po’ di luce nelle tenebre ma naturalmente mi è stato tolto. Ho iniziato a credere che fosse colpa mia, che magari non meritavo di essere felice. Me ne sono convinto poi è arrivato lui. Mi è stato vicino, mi ha sorretto, non so neanche dove sarei senza di lui in questo momento e non riesco neanche a ricordare un momento in cui lui non ci sia stato. C’era sempre a infondermi quella sicurezza che io non ho mai avuto e che ancora adesso credo di non avere e ora. Ora che Magnus è stato rapito cosi come Simon e Meliorn, prigioniero chissa dove probabilmente per colpa mia l’unica cosa che vorrei è il suo sostegno, il suo esserci, il suo non farmi sentire solo ed incredibilmente sbagliato. Jace è il collante che da sempre ha tenuto in piedi i miei pezzi e tu non sai quanto diamine mi manchi –
Alec finì il suo sfogo con le lacrime agli occhi ma, da sempre, si era ripromesso che non avrebbe pianto. Lui non piangeva più. I deboli piangevano, non i Lightwood.
Chiuse gli occhi traendo un profondo respiro poi qualcosa, anzi qualcuno, gli si lanciò completamente addosso rischiando di farlo cadere all’indietro e se non fosse stato per l’abilità di Alec nel mantenere l’equilibrio sarebbero davvero caduti per terra ma quel tocco, quel corpo lo avrebbe riconosciuto ovunque anche tra mille persone.
Si strinse a lui, tenendo la testa appoggiata alla sua spalla e le braccia strette intorno alla sua vita come per non farlo andare via, come se avesse paura che tutto quello fosse solo una finzione frutto della sua immaginazione.
- non pensarlo neanche. Io ci sarò sempre per te, mi hai capito? –
E fu in quel momento che Alec lasciò libero sfogo alla sue lacrime mentre Jace lo stringeva più a se cercando di infondegli una sicurezza che non aveva mai avuto.
 
- non vorrei disturbare questo commovente riappacificamento ma –
- Rapahel posso dirlo chiaramente? Mi hai sinceramente stufato – lo bloccò Jace staccandosi da Alec che nel frattempo aveva preso di nuovo il controllo di se.
Il vampiro sorrise facendo un’alzata di spalle come se non fosse la prima volta che facesse una cosa del genere.
- sei pronto? –
Alec annui, riprendendo le mani di Jace.
Chiuse gli occhi e liberò la mente. La fece vagare tra i ricordi, ricordi ricollegati allo stregone poi un flesh.
Si sentì percorrere da una strana scossa e alla fine lo vide: un deposito in rovina. Blocchì di pietra erano ammassati per terra in quella che aveva tutta l’aria di essere una porta d’entrata in metallo battuto ma durò pochissimo.
Quandò riaprì gli occhi Jace lo stava guardando, il volto improvvisamente teso e bianco.
- avete visto dove si trovano? – volle sapere subito Raphael
- Jace? –
Il ragazzo non rispose consegnò soltanto la collana ad Alec che subito se la mise al collo. Per lui tenerla li significava non abbandonare Magnus o il ricordo che aveva di lui, sentirlo vicino.
Scrutò la faccia di Jace e quando fu certo che il ragazzo non fosse sul punto di svenire si girò verso Izzy e Raphael
- sono in una specie di fabbrica in rovina, è l’unica cosa che siamo riusciti a vedere. Probabilmente è passato troppo tempo dall’ultima volta che Magnus ha tenuto tra le mani questa – si indicò la collana – ora dobbiamo cercare di capire di che fabbrica si tratta e non sarà facile –
La luce negli occhi di Izzy si spense debolmente mentre Raphael si passò una mano tra i capelli, cosa inutile visto la quantità sproporzionata di gel che li teneva perfettamente immobili.
- non serve – si riprese Jace anche se la sua espressione non era cambiata molto da quella di prima cosi come il colore del suo viso – so che fabbrica è e credo anche che non vi piacerà –
- adiamo è una fabbrica cosa ci può essere di male in una fabbrica? – rise Raphael ma sia Izzy che Alec avevano lo sguardo impassibile rivolto verso Jace
- è la fabbrica di Chernobyl – continuò
- questo significa – sussurrò Alec
- è radioattiva –
 
- secondo voi è commestibile o ci hanno messo dentro del veleno come in quei film horror? –
Simon scrutava la bottiglia contenente quello che sembrava essere a tutti gli effetti sangue, la vena del collo che gli pulsava per la fame e i canini che spuntavano all’odore intenso che emanava.
- dovresti smetterla di guardare quei film e tacere. È da cinque giorni che non ci danno da mangiare, se non dei miseri sputini che neanche ai carcerati, non hai un minino di fame? – Meliorn lo guardava da dietro i suoi lunghi capelli, seduto poco distante da lui con, tra le gambe, un piatto che sembrava aver dentro vermi. Vermi che si muovevano diamine!
- ci avrebbero già uccisi se ci volevano davvero uccidere. Non gli serviva uno stupido piatto di cibo, qui voglio qualcos’altro da noi – rispose debolmente Magnus, ancora incatenato al muro e a Simon faceva tristezza.
Lo stregone con il passare dei giorni si indeboliva sempre di più. Parlava raramente e teneva quasi sempre gli occhi chiusi come se facesse un tremendo sforzo a tenerli aperti per piu di cinque minuti. Simon pensava che stava in piedi solo perché la posizione in cui lo avevano incatenato glielo imponeva altrimenti a quest’ora sarebbe stato già accasciato a terra. Per non parlare poi del suo aspetto esteriore. Sembrava uno zombie vivente tanto era diventato bianco, il profondo taglio sul braccio sinistro non si era ancora rimarginato e il vampiro aveva vissuto abbastanza nel mondo dei mondani per sapere che anche un essere umano ci avrebbe impiegato meno a far rimarginare una ferita, segno che quel taglio probabilmente era infetto per colpa di tutta la polvere che c’era in quel maledettissimo posto. La ferita sul labbro invece sembrava essersi rimarginata un minimo ma restava comunque in pessimo stato.
- quello psicopatico ha parlato di un rituale ma non capisco cosa intendesse –
Meliorn si girò verso di lui, in mano una manciata di quelli che si erano decisamente vermi vivi che tantavano di divincolarsi dalla sua presa per non essere inghiottiti. Simon si affrettò a togliere lo sguardo posizionandolo su Magnus che aveva un cipiglio interrogativo poi, dopo diversi minuti, esclamò
- il rituale inverso ecco cosa vuole fare Valentine –
Chiuse gli occhi nuovamente appoggiando la testa contro il muro. Posizione che ultimamente teneva spesso solo perché Simon un giorno si era spaventato a morte vedendolo con la testa pendente quando lui in realtà stava solo dormendo, o almeno, era riuscito a prendere sonno in quella posizione scomodissima.
- e sarebbe? –
- trasformare la coppa mortale in infernale per poter evocare i demoni e tenerli sotto il proprio comando – parlò tenendo gli occhi chiusi mentre faceva pesanti respiri
- e noi cosa gli serviamo? –
- Simon – lo riprese Meliorn vedendo lo stregone in difficoltà
Il ragazzo si zittì posizionando vicino alle sbarre la bottiglia vuota. Poi, come era arrivata, sarebbe tornata la donna con la profonda cicatrice a portare tutto via. O almeno, cosi sperava.
- il nostro sangue – sussurrò Magnus bloccandosi, ma lentamente riprese – è quello che fa invertire la coppa e fino a quando non catturerà anche un lupo mannaro ci terrà qui –
Tossi mentre Simon si precipitava vicino a lui. Se avesse avuto un cuore ancora funzionante probabilmente a quest’ora starebbe battendo decisamente forte ma ringraziò fortemente il fatto di essere vampiro in questo caso. Meliorn invece se ne stava in dispiarte, come se nulla lo potesse turbare e questo provocava fastidio nel vampiro che mai aveva pensato di incontrare una persona cosi… distante da tutto.
- Magnus non puoi mollare ora. Non puoi dagliela vinta a loro, ci verranno a salvare -
E la sua sembrava davvero una preghiera.

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Capitolo 18
*** Chernobyl ***


Hola, parto già con il dirvi che oggi avremo di nuovo i Malec (so che sono mancati a tutti uu)
Questo capitolo mi è uscito stranamente più lungo degli altri e ne sono particolarmente soddisfatta
inoltre vorrei ringraziare oltre alle personcine che commentano sempre (vi voglio bene lo sapete vero?)
anche tutte quelle personcine che non si fanno vedere mai ma ci sono
in realtà, oggi non ho molto altro da dire anche perchè sono tornata da poco da un corso e sono abbastanza fusa
spero vi possa piacere e, se ci sono errori, perdonatemi
baci^^
HeySeb

_CHERNOBYL_

Simon aveva capito una cosa negli ultimi giorni. Nessun essere che nei giochi di ruolo aveva ritenuto spregevole e cattivo lo era come quel pazzo psicopatico, che se non ricordava male aveva il nome di Valentine, che li teneva prigionieri da una settimana in quel luogo puzzolente dandogli un pasto ogni cinque giorni.
Ne aveva capita un’altra a dir la verità: se non sarebbe arrivato qualcuno a salvarli in fretta Magnus sarebbe morto sul serio.
Ultimamente non teneva neanche più gli occhi aperti quei cinque minuti tant’è che il vampiro, per accettarsi che fosse vivo, lo chiamava o lo scuoteva di tanto in tanto ricevendo alcune volte delle deboli risposte altre mugugni ma almeno sapeva che era vivo. Per quanto ancora, non lo sapeva.
Sbuffò annoiato quando la porta venne aperta facendogli chiudere d’istinto gli occhi per la troppa luce.
Ci mise diversi secondi prima di adattarsi poi scattò in piedi, mettendosi davanti a Magnus come per proteggerlo ed evitargli ancora più dolore di quello che stesse già subendo.
Sperava che le sue preghiere avessero miracolosamente funzionato e che qualcuno li fosse venuti a salvare ma le sue speranze vennero infrante quando vide la figura di Valentine farsi avanti insieme alla stessa ragazza con la grande cicatrice. La donna aveva con se un carrello di ferro tintinnante. Poco dopo Simon si accorse che quel tintinnio era dato dai diversi aghi che sbattevano contro altrettante ciotole.
Simon bloccò un conato di vomito al solo pensiero di cosa Valentine potesse fare con quelli.
- che cosa vuoi fare con quelle? Ucciderci per caso? –
E il vampiro fu felice di non essere stato l’unico ad aver notato quel piccolo particolare.
Meliorn era balzato in piedi e si era avvicinato, le braccia incrociate e il viso che non lasciava un’attimo il carello. Decifrare la sua espressione rimaneva comunque impossibile anche se Simon risciva a vedere una piccola scia di preoccupazione mista a rabbia.
- per quanto l’idea mi piaccia e sia allettante, non è ancora arrivato il momento per quello almeno che tu non opponga resistenza. Non sarò tanto gentile in tal caso –
Valentine aprì la cella e poco dopo fu all’interno, davanti ai tre nascosti. La donna invece aveva appoggiato il carello al muro e stava dietro di lui, una siringa in mano la ciotola nell’altra. Al vampiro ricordava tanto una di quelle dottoresse con il camice rosa che al posto di far star meglio i pazienti li facevano star peggio nei film horror. Questo gli causò dei brividi lungo tutto il corpo.
- quindi non neghi che vuoi ucciderci –
- spostati vampiro – sputò acidamente Valentine, ignorando volontariamente quel commento ma Simon non si mosse. Era testardo se voleva, soprattutto se si trattava dei suoi amici.
- cosa vuoi fargli? Non vedi che sta già morendo? –
- ho detto spostati! – e senza grazia lo scaraventò contro le sbarre della cella dove venne aiutato da Meliorn mentre un’urlo squarciava la notte e ci mise poco a capire di chi fosse.
 
Raphael si chiedeva da quanto tempo stessero camminando. Troppo secondo i suoi gusti da vampiro sfaticato quale era. Non che non uscisse mai ma preferiva di grand lunga stare all’hotel Dumort a controllare che il suo clan non facesse disastri come distruggere il costoso lampadario oppure ridurre a brandelli i divani in pelle, perché si lo facevano e a lui ogni volta costavano una fortuna. Sperava solo che Stan riuscisse a gestirli durante la sua prolungata assenza o avrebbe dovuto farci i conti poi.
- io non ho ancora capito dove siamo diretti. Non vorrete davvero camminare fino a Chernobyl? Diamine si trova in Ucraina, dall’altra parte del mondo! – domandò più per smorzare il silenzio che galleggiava tra loro che per altro.
- ci stiamo recando alla pianura. Li ci sara Catarina ad aspettarci e creerà un portale, quello ci condurrà a Chernobyl – rispose formale Jace, che sicuro dettava la strada davanti a loro
- e come –
- lei verrà con noi e ci riporterà a casa – continuò bloccandolo
Raphael annui per poi zittirsi.
 
Passò diverso tempo prima che arrivassero alla famosa pianura. Una distesa circolare completamente vuota in mezzo a un bosco. Visto cosi sembrava tanto il posto in cui Voldemort tentò di uccidere Harry senza riuscirci davvero.
- spiegatemi un’altra volta perché sto facendo questo –  Una voce delicata li colse di sopresa anche se si aspettavano di sentirla.
Catarina uscì da un gruppo di alberi in fondo e in pochi secondi fu davanti a loro, la pelle azzurra pallida di fronte al chiarore della luna.
- perché vuoi salvare Magnus – rispose prontamente Jace – e perché io sono incredibilmente fantastico e nessuno riesce a dirmi di no -
Nell’ultimo tempo solo lui sembrava non aver perso la lingua. Alec continuava a rigirarsi tra le mani la collana che aveva al collo e Raphael sapeva che lo stava facendo solo per far passare l’ansia e la paura come se quella collana lo potesse aiutare in qualche modo a stare vicino allo stregone, a dirgli che c’era mentre Izzy, beh lei giocava con la sua frusta ma dalla sua espressione si vedeva chiaramente che anche lei era tesa.
Catarina sbuffò tirandosi poi indietro i capelli anchessi azzurri.
- promettetemi solo che non vi caccerete nei guai, li salvate e venite subito da me, chiaro? Niente battaglie con Valentine o –
- ci siamo gia cacciati nei guai quindi teoricamente –
- Jace – lo ammonì Izzy ma tutta la loro attenzione cadde su Alec in un secondo
Si era inginocchiato per terra, le mani strette sulla collana e gli occhi spalancati in un’espressione di paura
- Alec! – la sorella gli corse incontro, accovacciandosi a terra vicino a lui – che hai? –
- Magnus – disse solamente, la voce un sussurro
- dobbiamo muoverci –  Fu la sentenza di Isabelle mentre con una mano tirava su il fratello.
Catarina annui alle indicazioni di Jace e un minuto dopo erano nel portale tutti e quattro.
 
Appena giunti sul posto non si aspettavano di trovare più buio di quanto non ce ne fosse a New York quindi restarono abbastanza sconvolti al buio che effettivamente c’era in quel posto.
La fabbrica sorgeva davanti a loro, imponenete e tetra, cosi come gli ammassi di macerie che Jace e Alec avevano visto. Il colore che sicuramente un tempo era un’azzurro ramato molto carino agli occhi ora era ridotto a pezzetti sparsi qua e la di intonaco. Poi muffa. Muffa ovunque.
Improvvisamente una polvere dorata li avvolse, sollevandoli per pochi secondi al che i quattro ragazzi si girarono verso Catarina, ancora ferma dietro di loro.
- in questi casi è meglio prevvenire che curare. Un’incantesimo contro le radiazioni non vi farà sicuramente male anche se credo che Valentine non sia cosi stupido da non preservare un posto dove lui stesso abita –
- ma magari lui si trova da un’altra parte non sarebbe la prima volta che usa sto metodo da quello che dice la mamma –
Isabelle teneva ancora per un braccio Alec che aveva un’espressione impassibile ma il viso si era fatto improvvisamente pallido e bianco
- guardie! – urlò Jace
Infatti in quel momento sulla loro strada si pararono dei demoni. Una pesante corazza li rivestiva e il biondo lo avrebbe anche trovato divertente visto che sembrava fluttuare in aria da sola se solo non avessero avuto in mano anche delle pesanti mazze che sembravano tutto tranne che innoque. Bisognava dire che Valentine gli aveva armati bene.
Raphael fu il primo ad attaccare, scaraventandosi addosso a una di esse, Jace e Izzy subito al suo inseguimento. Uno con due spade angeliche nella mano l’altra con la sua affidabilissima frusta.
Catarina bloccò Alec per una spalla prima che potesse raggiungerli e partecipare al combattimento.
- Alec so cosa stai pensando ma non è colpa tua e lui sicuramente la pensa come me quindi vai la dentro e salvalo. Ha bisogno di te –
E forse furono proprio le ultime quattro parole a far riprendere il giovane Nephilim che facendo un debole sorriso raggiunse i suoi compagni mentre Catarina sussurrava un ‘buona fortuna’
 
- che schifo! Dovrò trovare al più presto sangue commestibile per togliere dalla mia bocca questo saporaccio –
Raphael si rialzò asciugandosi la bocca con una mano, i canini ancora fuori.
- mi sa che per questo dovrai attendere. E anche molto. Non credo che in questo posto ci sia cibo che si possa chiamare tale –
Jace avanzò, lentamente seguito dagli altri e con un calcio spalancò la porta.
Un’enorme atrio si presentava davanti a loro, illuminato solo dal chiarore della notte, una scala a chiocciola traballante portava a un piano superiore mentre un’altra porta laterale portava da qualche altra parte. Avanzarono in cerchio cosi che potessero vedere ogni lato della stanza senza essere colti di sopresa. Non sapevano quanti demoni potevano esserci in quella struttura ne quali.
- ma l’igene in questo posto non sanno cosa sia vero? – si lamentò Izzy facendo una faccia schifata
- pretendi troppo, io direi di dividerci e ispezzionare tutto il posto –
- non credo sia un –
- è un’ottima idea – bloccò Raphael, Izzy – io vado con Alec –
- no vado io con Alec, il nostro legame parabatai potrebbe servirci. Voi ispezzionate il piano di sopra, non credo che quella scala possa reggere il peso mio e suo, noi vediamo cosa c’è dietro la porta –
Detto questo corse verso la porticina di legno che con un calcio venne scaraventata per terra, spezzandosi in mille pezzi.
- se non ci crolla addosso questo posto è un miracolo – rise il biondo e Alec si chiese come facesse ad essere cosi tranquillo poi gli venne in mente che si, lui non aveva nessuno di importante da salvare li dentro.
Avanzarono cercando di vedere il minimo segnale di passaggio, percorsero uno stretto cunicolo decisamente puzzolente e Alec stava per chiedere di tornare indietro perché li l’aria stava diventando irrespirabile e che quindi nessuno si sarebbe potuto trovare li quando sbucarono in un’ampio spazio circolare.
Jace serrò la mascella mentre il maggiore dei Lightwood spalancò gli occhi. Ora capiva tutto quel puzzo.
Decine di demoni stavano davanti a qualcosa perché sicuramente li c’era qualcosa altrimenti non si spiegava del perché fossero tutti li ma prima che potesse anche formulare una sola domanda Jace era già corso al centro sferragliando le sue spade angeliche.
Alec lo maledi mentalmente poi iniziò a scoccare frecciate in direzione di tutti quei demoni.
 
- io lo sapevo che c’era qualcosa qui! –
- astuto Jace, non lo avevo pensato, grazie! –
Il biondo sbuffò mentre Alec si passava una mano sulla faccia, e la sua espressione si addolcì vedendo il pallore dell’altro ragazzo
- ehy lo troveremo okey? – cercò di confortarlo mettendogli una mano sulla spalla anche se sapeva che non avrebbe funzionato più di tanto. Conosceva abbastanza bene Alec da sapere che quattro semplici parole non gli avrebbero fatto smettere di credere che fosse colpa sua se era accaduto tutto questo.
- troviamo la combinazione per aprire questo chiaro? –
Alec non lo guardava, ma dal lineamento della mascella Jace capi che forse era meglio lasciarlo stare cosi si concentrò anche lui sulla libreria che avevano davanti.
- di solito spostando i libri – prese un libro ma questo scaturì la caduta di tutti gli altri, uno gli finì persino in testa e un altro sul piede - Ahia – protestò mentre l’armadio si spostava facendo intravvedere una porticina
- oh sul serio? Dovevo essere pigliato a librate in faccia per aprire il passaggio? –
Lo sguardo di Jace era sconvolto mentre ancora si massaggiava la testa dolorante e Alec faceva un lieve sorriso tentando poi di aprire la porticina. Ovviamente quella non si apri, troppo facile.
Prese lo stilo per tracciare una runa di apertura ma questo non voleva avvicinarsi come se fosse l’opposto di una calamita.
- Jace abbiamo un problema – si girò verso il suo compagno che però stava gia correndo verso il cunicolo da cui erano arrivati
- dove stai andando? –
- tu aspettami li, so come aprirla – e con questo sparì nel buio.
Alec si appoggio alla porticina, traendo un profondo respiro per cercare di calmarsi ma era difficile, se non impossibile. Provò persino a contare per farsi scacciare dalla mente il pensiero che lui con Magnus ci aveva litigato e poi lui era stato rapito. Se, se non se ne fosse andato a quest’ora non sarebbe dove sarebbe e lui non si sentirebbe tremendamente in colpa.
Un vociare lo bloccò dai suoi pensieri facendogli aprire gli occhi che non si ricordava neanche di aver chiuso. Sollevò l’arco ma quando vide apparire Jace seguito da Catarina lo abbassò subito traendo un sospiro di solievo
- non volevi mica beccarmi? – rise il ragazzo
- mi hai spaventato -  
- vedi è quella la porta che ti stavo dicendo –
Catarina si avvicinò scrutandola attentamente, per poi sorridere
- una semplice maledizione – parlò scaraventandoci contro un flesh dorato che presto si trasformò in una cascata di brillantini. Un click famigliare si senti subito dopo – mi sarei aspettata qualcosa di più difficile –
 
Meliorn avrebbe dato di matto, lo sapeva, se Simon non avesse smesso subito di continuare a scuotere lo stregone che da pochi minuti non rispondeva più ai segnali.
Sembrava morto con la testa china, ma la fata sapeva riconoscere quando uno moriva e Magnus nonostante tutto respirava, lentamente, forse un po’ troppo lentamente ma respirava.
- smettila Simon! – e il vampiro si girò di scatto verso di lui, gli occhi nocciola ancora più spalancati del dovuto - e ora cos’hai? – sbuffò in aggiunta
- mi hai chiamato per nome – era incredulo e Meliorn si passò una mano sulla faccia. Se non avesse ritenuto la sua faccia cosi fantastica probabilmente si sarebbe preso a cazzotti da solo pur di far finire tutto quello.
- smettila ho detto. Sta respirando Simon, lascialo in pace! –
- Meliorn non risponde, non –
- è svenuto diamine! E di sicuro cosi non lo aiuti! – ma la sua sfuriata verso il vampiro si bloccò per via della luce accecante che provveniva dalla porta aperta, facendolo girare di scatto
- a fantastico ci mancava pure questa – pignucolò Simon appoggiandosi contro il muro, di fianco allo stregone poi imporvvisamente i suoi occhi si illuminarono.
Non era Valentine quello che era apparso bensì Alec, che avvicinandosi velocemente tracciò una runa sul metallo delle sbarre per poi correre in soccorso a Magnus.
- n-non risponde – sussurrò Simon sentendosi improvvisamente di troppo mentre gli occhi luminosi di Alec si posarono su di lui.
Il giovane nephilim stava per dire qualcosa quando Meliorn parlò
- è svenuto ma non so quanto tempo gli rimanga. L’adamas gli sta prosciugando la vita –
- Io Valentine lo ammazzo – ringhiò frustato Alec distruggendo con la spada angelica le catene poi quella cadde, facendo un tintinniò per poi chiudersi mentre lo stregone gli finiva addosso a peso morto e lui lo sollevava.
In quel momento qualcuno passò come una furia scaraventandosi su un Simon a dir poco sopreso che per poco non sbatteva la testa contro il muro.
- Dios, non rifarlo mai più! –
- Raphael io – tentò il neo-vampiro ma il capo clan non lo fece finire, poggiando le labbra sulle sue

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Capitolo 19
*** Perdono ***


Capitolo Halloweeniano(?) che di Halloweeniano non ha proprio nulla 
ma sembra più sanvalentinese(?) e non inteso come la festa di Valentine sia chiaro ahahaha
Nulla vi dico solo che è diviso in due parti (amanti dei Malec e dei Saphael a me!)
forse è il penultimo capitolo di questa lunghissima storia, un pò forse mi dispiace ma è giusto che venga completata
ringrazio tutti come sempre
Baci^^
HeySeb

 
_PERDONO_

- credi che mamma tornerà mai a parlarci? – chiese Isabelle al fratello mentre, seduta sul letto dell’infermeria, pettinava i capelli setosi di Meliorn, che era appoggiato a lei con la schiena e si godeva quelle attenzioni, tenendo chiusi gli occhi.
Alec dal canto suo era seduto sul letto di fianco, la testa di Magnus poggiata sulle sue gambe, le dita della mano sinistra che passavano lente tra i suoi capelli mentre l’ altra mano era chiusa tra le sue, pallide e immobili oltre che bendate per colpa delle catene con cui lo avevano incatenato. Il Bracciò sinistro fasciato con una medicazione fatta da Hogde che in quanto a cure ne sapeva più di chiuque altro.
Erano passati due giorni da quando avevano deciso di scappare dall’istituto e Maryse era da due giorni che non rivolgeva loro la parola, almeno cosi a detta della ragazza dato che Alec non usciva dall’infermeria da esattamente due giorni.
Due giorni in cui era rimasto ad osservare Magnus che ancora non aveva aperto gli occhi, due giorni in cui mangiava raramente costretto dalla sorella e dormiva altrettanto raramente sulla sedia messa di fianco al letto.
- è un miracolo se ci fa tenere qui loro ma sinceramente ora me ne frega poco di quello che pensa nostra madre -  sospirò
- Alec.. –
Ma in quel momento la porta dell’infermeria si aprì facendo entrare la figura snella di Catarina Loss che subito si posizionò tra i due ragazzi, la sedia che fino a un minuto prima era poggiata al muro, tra le sue gambe.
- non si è ancora risvegiato? – fece un cenno con la testa verso Magnus, gli occhi grandi che guardavano Alec
- possiamo parlare di qualcos’altro? –
- ok, si certo – rispose prontamente la stregona battendosi le mani sulle gambe – il conclave ha setacciato tutta l’area della fabbrica ma di Valentine e Jocelyn nessuna traccia. Pensano che loro – indicò lo stregone e la fata - li abbiano lasciati li dopo aver preso quello che gli serviva –
- sangue. Valentine ci ha torturato per averlo, ma gli manca comunque quello del lupo mannaro vero? –
Meliorn si era seduto di scatto ma troppò stanco per stare cosi tornò ad appoggiarsi a Izzy che lo circondò con le braccia lasciandogli un bacio tra i capelli.
- vero. Il branco di Luke è sotto controllo anche se a loro non piace essere supervisionati ma potrebbe andare verso un altro branco –
- avvisare tutti i capo branco? – chiese Alec felice di pensare ad altro
- è quello che stanno cercando di fare ma non tutti rispondono, molti neanche ci credono al ritorno di Valentine –
- allora sono – però si bloccò, il cuore in gola alla stretta che Magnus aveva dato alla sua mano.
Instintivamente portò lo sguardo su di esse, sperando non fosse tutto un sogno o una finzione
- non muoverti – parlò Catarina notando la scena e confermando la sua teoria
- Alec non si muoverebbe da li neanche se l’istituto stesse bruciando – sorrise Isabelle e la stregona sorrise di rimando scoperchiando denti bianchissimi.
- sta cercando di prendere la tua energia, lasciagliela Alec -
Poi accadde, Magnus aprì gli occhi lentamente poi li richiuse traendo un profondo respiro. Alec nel frattempo smise di accarezzargli i capelli, improvvisamente più sollevato anche se l’ansia non gli era andata via del tutto ma era rimasta li come un macigno sullo stomaco, e si abbassò non esistando neanche un secondo a unire le labbra alle sue. Si accorse solo in seguito delle lacrime che lentamente stavano scivolando sul suo volto ma non ci badò molto intento com’era ad assaporare quelle labbra che si muovevano lente sotto le sue.
- ahi – mugugnò a un certo punto lo stregone e Alec interrupe subito il contatto guardandolo preoccupato
- mi dispiace – si ritrovò a dire passando il pollice vicino alla ferita che Magnus aveva sul labbro inferiore.
Non sapeva come se l’era fatta ma sapeva che gliela avrebbe fatta pagare alla persona che gli aveva fatto tutto quello. E sapeva perfettamente chi era.
- Alexander -
E il suo nome sussurrato da quella voce che lo rendeva cosi speciale anche se lui lo aveva sempre detestato fece si che tutto quello che aveva cercato di opprimere in quei giorni salisse a galla. Rabbia, paura, tristezza, sconforto, colpa e mancanza, soprattutto mancanza.
Chiuse gli occhi mentre Magnus alzava lentamente il braccio libero scacciando via diverse lacrime con il pollice. Fu in quel momento che li aprì di nuovo puntando il suo sguardo negli occhi della persona per cui avrebbe spostato anche gli oceani se necessario, ora lo sapeva.
- tienila giù – parlò dolcemente vedendo la smorfia di dolore che passò sulla faccia dello stregone anche se per pochi secondi mentre, con la mano libera, cercava di rimetterla a posto.
Inutile dire che Magnus non lo ascoltò, togliendo la mano dalla sua presa e posizionandola nuovamente sulla sua guancia.
- ascoltarmi mai tu, eh! – sbuffò ritrovando però il sorriso che ultimamente non sapeva cosa fosse
- io ti ascolto sempre Alexander – sussurrò l’immortale alzando gli occhi al cielo per poi puntarli nuovamente in quelli di Alec - Jace? – aggiunse il volto improvvisamente serio, come se si fosse ricordato in quel momento tutto, mentre la mano lasciava il suo volto.
- cosa c’entra adesso Jace? –
- perché non sei da lui? – chiese mentre attendeva una reazione che non tardò ad arrivare infatti Alec che dapprima sembrò confuso spostò lo sguardo su un punto impreciso traendo un profondo respiro.
- guardami Alexander, e dimmi la verità una volta per tutte qualunque essa sia perché me la merito e credo di aver già subito abbastanza –
Alec fece come gli fu chiesto, tornando a guardarlo
- non sono da Jace semplicemente perché il mio posto non è con Jace – sorrise posando una mano sulla sua guancia – ho pensato, anche se per poco, di averti perso per sempre. Sai prima non credevo alla storia del ‘capisci l’importanza di una persona solo quando rischi di perderla’ ma mi sono dovuto ricredere. Ti ho perso troppe volte per poterti perdere ancora. Non lo sopporterei questa volta p –
- Alexander – lo bloccò, lo sguardo stanco e lucido - dillo -
- non sono da Jace perchè ti amo Magnus e non ho bisogno di stare con lui se ho te –
Lo stregone sorrise alzandosi quel tanto che bastava per unire di nuovo le labbra a quelle del giovane Nephilim mentre Isabelle batteva le mani , Meliorn scuoteva la testa e Catarina faceva uscire scintille colorate dalle sue mani in una graziosa danza.
 
- stai giù non azzardarti minimamente ad alzarti razza di idiota -
Simon sbuffó infastidito, incrociando le braccia al petto mentre osservava la figura di Raphael digitare la password che aveva voluto mettere persino al frigorifero delle bottiglie di sangue.
Quel divano non era scomodo ma era gia il secondo giorno in cui stava sdraiato senza far nulla solo perchè il suddetto spagnolo diventava una iena se solo provava ad alzarsi.
- niño è inutile che fai quell'espressione - il capoclan si appoggiò al tavolo di fronte, osservando divertito la faccia imbronciata del ragazzo per poi prendere una sorsata di sangue leccandosi subito dopo le labbra.
- non sto morendo Raphael. Non vedo il perchè debba stare sdraiato qui tutto il tempo. È noioso! -
- è la giusta punizione che ti meriti -
- per l'averti fatto spaventare? - voltó lo sguardo in tempo per veder spuntare i canini allo spagnolo, in un'espressione arrabbiata.
Era vero, Simon lo aveva fatto spaventare come pochi ci erano mai riusciti ma questo non significava che il nerd potesse rinfacciarglielo cosi, quando lui meno se lo aspettava e men che meno aveva una risposta già pronta e studiata da dargli.
Simon del resto notando l'inquietudine sul volto di Raphael mandò a quel paese il fatto che dovesse star sdraito e si alzó portandosi seduto. Mossa assai sbagliata.
- razza di Cabròn! - ringhió lo spagnolo portandosi vicino al ragazzo che aveva chiuso per un'istante gli occhi per poi poggiargli una mano sulla spalla - cosa non capisci del 'devi stare sdraiato?' escuchar siempre -
Simon sbuffò, cercando di riprendersi mentre lentamente si avvicinava a Raphael poggiandogli la testa su una spalla e un braccio intorno alla vita. Quest'ultimo spalancò gli occhi sorpreso. Nessuno poteva toccarlo in quel modo senza il suo permesso e lui, Raphael Santiago, non dava mai il permesso a nessuno di toccarlo in quel modo.
Però quello non era ‘nessuno’ ma Simon e lui, ancora non aveva capito quale neurone uccidere per questo, non era per nulla indifferente a quel nerd che si ritrovava sempre in giro per l’hotel.
Quest’ultimo alzando lo sguardo osservò il viso corrucciato e pensieroso di Raphael
- Raphs lo sai che cosi ti vengono le rughe? – sorrise mentre lo spagnolo lo osservava indignato e poi sbuffava passandosi la mano libera sulla faccia.
- Dios mi farai impazzire –
Il sorriso sul volto di Simon sparì mettendo in allerta il capoclan
- ripetilo – e Raphael non capiva quello che l’altro gli stava chiedendo e Simon dovette intuirlo tan’è che continuò – parla in spagnolo –
- Madre de Dios dici sul serio Simon? –
Il ragazzo non rispose, sorridendo per poi scendere a sfiorare le sue labbra con le proprie in un gesto istintivo. Raphael si irrigidì di colpo tenendo gli occhi puntati sul neo-vampiro e le sue guancie improvvisamente rosate mentre lentamente si staccava da lui.
L’unico bacio che si erano dati era stato quello nelle fabbrica poi, da quel giorno, Raphael si era chiuso nella sua stanza all’hotel e aveva fatto si che Stan si prendesse cura di lui. Doveva chiarirsi le idee, perché diamine non poteva essere innamorato di un nerd, lui, Raphael Santiago!
Alla fine era giunto alla conclusione che non sarebbe ricaduto nella trappola dell’amore, che Simon lo aveva tradito già una volta preferendo gli Shadowhunters ma ora, si trovava punto a capo. In bilico, di nuovo, tra il rischiare e il continuare come se nulla fosse successo
- m-mi dispiace – farfugliò Simon alzandosi di scatto ma Raphael con uno slancio in avanti gli afferrò il polso e lo tirò nuovamente a se, facendolo ricadere sul divano.
Si maledisse mentalmente, si sarebbe odiato questo lo sapeva bene ma nonostante questo un sorriso gli dipinse il volto mentre sussurrava – stupido vampiro – per poi fiondarsi nuovamente sulle sue labbra.

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Capitolo 20
*** Aku cinta kamu ***


(scusate il megaritardo di questo capitolo e scusatemi anche per il fatto che lo spazio autore sarà più lungo delle altre volte)
Ed eccoci qui! Siamo giunti alla conclusione di questo lunghissimo viaggio durato ben sette mesi O.o
mi mancherà moltissimo scrivere questa storia, leggere i vostri commenti
stare ore e ore anche solo per scrivere due frasi, continuare a riscrivere e cancellare *gli scende una lacrimuccia*
ma come in tutte le cose è giusto che venga messa anche la parola fine, un punto.
Personalmente vorrei ringraziare TUTTI da chi è stato solo di passaggio a chi ha messo questa storia nelle seguite, nelle preferite
ma un grazie particolare e speciale lo devo a Bebba91, Darkswan97 e Danim che hanno commentato quasi tutti i capitoli 
e mi hanno fatto sentire sempre molto apprezzata. Grazie davvero 
A Mad96 che nonostante i vari impegni ha sempre cercato di farmi sapere cosa ne pensava rendendomi molto felice 
Camilla L, Robs As e Slepnir88 che ci sono state per i primi capitoli dandomi la forza di continuare a 
scrivere quella che per me era un'idea un pò pazza e stravagante ❤
e anche a stekey90 e Error404 che anche con un solo commento mi hanno fatto capire che la storia non era da buttare ❤
Ora dopo questo popo di roba vi lascio al capitolo più fluff (lasciato apposta per ultimo)
attenti a non annegare nel miele mi raccomando eh
Baci^^
HeySeb

 
AKU CINTA KAMU

Alec era da almeno un'oretta che ascoltava il silenzio di quella grande stanza avvolta nella penombra, ripensando a tutto quello che era successo in quei mesi e sentendendosi finalmente a posto, finalmente felice come non lo era mai stato prima d'ora.
Abbassò lo sguardo verso la figura raggomitolata su di lui e sorrise, passandogli delicatamente una mano tra i capelli stranamente scompigliati ma con comunque qualche glitter sparso qua e la.
Magnus mugugnò a quel contatto e si strinse ancora di più a lui. Una mano stretta saldamente al colletto della sua camicia, sul petto, l'altra unita in un modo assai contorto alla sua mano che, lui, non avrebbe lasciato neanche se glielo avessero imposto.
A Magnus serviva la sua energia e il solo pensiero di distruggere questa unione che avevano trovato lo intimoriva e spaventava allo stesso tempo come se lo stregone potesse sparire da lui, ancora una volta, se solo gli avesse lasciato la mano.
In quel momento lo stregone tossì fortemente e, spalancando gli occhi, si sedette di scatto mettendo in allerta Alec che subito si era seduto, lo sguardo triste nel vedere la persona più importante della sua vita in quello stato di continua paura e terrore.
- non è successo nulla. Ci sono qui io con te - gli sussurò dolcemente vicino all'orecchio mentre con la mano libera gli girava delicatamente il volto verso di se.
Magnus, tremante, lo guardava con gli occhi lucidi e spaventati. Alec sapeva cosa aveva pensato, sapeva dove pensava di trovarsi e ogni volta che pensava a Magnus in quelle condizioni una morsa gli si stringeva nel petto bloccandogli il respiro.
Si avvicinó lentamente passandogli un braccio intorno alla vita, tirandolo a se per poi portarselo in braccio mentre gli lasciava un bacio delicato sulle labbra staccandosi quasi subito ma rimanendo a pochi millimentri dal suo volto.
- amore non ti capiterà più nulla, ok? Ci sono qua io con te -
Voleva continuare a riperteglielo all'infinito o almeno fino a quando avesse smesso di tremare e si fosse calmato tant'è che non si accorse neanche di averlo chiamato 'amore' e non 'Mags' come ultimamente lo chiamava ma lo stregone di questo se ne accorse e sorridendo debolemente poggiò nuovamente le labbra sulle sue per poi staccarsi ed appoggiare la testa sulla sua spalla. Alec lo strinse ancora di più a se e quella posizione gli piaceva talmente tanto che l'avrebbe sicuramente fatta diventare la sua preferita mentre Magnus smetteva di tremare e si faceva prendere nuovamente tra le braccia di Orfeo.
Alec non seppe quanto tempo passò prima che Magnus tornasse a tremare e a stringersi di più a lui, un'ora o forse due... in realtá non gliene importava dato che gli piaceva stare in quella posizione e sarebbe stato cosi per sempre, con lo stregone abbandonato su di lui, anche se un pó gli iniziava a far male la schiena non avendo nessun appoggio dietro di se.
- hey, sono qui, non tremare. È tutto a posto - sussurrò girandosi quel tanto che bastava per poggiare le labbra sulle sue.
Sapeva che i baci per lo stregone erano un calmante o quanto meno una cosa su cui concentrare tutta la sua attenzione infatti passarono pochi secondi prima che quest'utimo rispondesse al bacio poggiando la mano libera sulla sua guancia mentre si tirava su lievemente con la testa dalla sua spalla per dargli più comodità.
Quest'ultimo prese l'iniziativa, cominciando a passare la lingua su tutto il perimetro delle labbra dell'immortale per poi iniziare a giocare con i denti e con il suo labbro inferiore al che Magnus sospirò estasiato da tutte quelle attenzioni permettendo al nephilim di iniziare a far danzare le lingue tra di loro mentre spostava la mano dalla sua guancia ai suoi capelli, tirandolo più a se per approfondire maggiormente il bacio. Fu questo gesto che li fece sbilanciare e cadere sul letto. O meglio, Magnus si ribaltò tirandosi dietro Alec che ora si trovava sopra di lui per metà.
Lo stregone scoppiò a ridere a quella scena, mostrando dopo tantissimo tempo quel sorriso che riusciva da solo ad illuminare una stanza intera.
- ammettilo che lo hai fatto apposta -
- non sia mai Alexander, per chi mi hai preso? - cantilenò mettendo su uno sguardo innocente ma allo stesso tempo molto furbo
Alec scosse la testa sorridendo felice del fatto che lo stregone fosse meno spaventato e più tranquillo rispetto a prima.
- a che pensi? - volle sapere lo stregone scostandogli un ciuffo ribelle dalla faccia per poi far scendere la mano fino alla guancia che iniziò ad accarezzare lentamente.
- al fatto che sono felice - rispose Alec scendendo lentamente a lasciargli un bacio sulla mascella - con te - continuó passando al collo, al che Magnus sospirò di piacere inclinando la testa lateralmente per dargli più spazio - e che ti amo - soffiò tornando su a baciargli vicino all'orecchio.
Magnus si lasciò scappare un gemito e questo fece sorridere Alec che tornò a baciarlo proprio in quel punto, piu intensamente.

- Alec... Alexander s-smettila -
Lo stregone parlò dopo diversi minuti, la voce un pò più bassa e tesa del solito e il nephilim si fermò momentaneamente rimanendo a pochi centimetri dal suo collo.
- che hai? - era un sussurro il suo, che provocò una scarica elettrica lungo la spina dorsale dell'immortale - ho fatto qualcosa di sbagliato? -
- cosa?! No.. io - sospirò pesantemente - smettila di parlare e basta, ti prego -
- Magnus cosa.. - ma non riuscì a finire la frase perchè lo stregone girandosi gli tappò la bocca con un bacio mentre gli prendeva una mano tra la sua e se la andava ad appoggiare sul cavallo dei pantaloni attillati
- capisci ora cosa mi provochi tu, la tua voce e i tuoi baci? - sussurrò osservandolo intensamente
Alec lo guardava con tanto di occhi spalancati e Magnus scoppiò a ridere girandosi nuovamente
- ora devo risolvere - continuò slacciandosi il bottone dei pantaloni per poi sospirare al piacere che si iniziava a dare con la mano.
Il nephilim, steso di fianco a lui, lo osservava ancora scioccato dal fatto che fosse stato lui a provocargli QUEL genere di piacere e non uno dei venti ragazzi decisamente stupendi che lo stregone era solito farsi non molti mesi prima al Pandemonium. Era il pensare a lui che lo stava facendo giungere l'apice del piacere e..
Si riscosse da quei pensieri quando Magnus, chiudendo gli occhi e allargando di più le gambe, si inarcò lievemente gettando la testa all'indietro aumentando le spinte con la mano per darsi più piacere.
Alec, che nel frattempo con quella visione e quei pensieri aveva raggiunto lo stesso proprema di Magnus, gli bloccó la mano deciso.
- Alexander - il suo nome detto con quella voce rotta dal piacere non giovò di sicuro alla condizione in cui si trovava il nephilim - manca poco, lasciami conti -
- facciamo l'amore Magnus - al che lo stregone aprì di scatto gli occhi e per poco Alec non venne solo a guardarlo con quegli occhi resi più scuri e lucidi, le guance arrossate e la bocca dischiusa.
- tu  t-sei sicuro? - la voce gli tremava mentre cercava di guardare ogni minima reazione del giovane che gli facesse capire che no, Alec non aveva davvero detto quello che aveva sentito, ma il nephilim annui sporgendosi su di lui per baciarlo intensamente come se quel bacio fosse aria e a lui mancasse da troppo tempo. Poi lo tirò sopra di se, lasciando che si posizionasse tra le sue gambe.
- se non te la senti  - provò ancora lo stregone insicuro
- ho bisogno di te, ti prego -
Magnus sorrise scendendo a baciargli il collo mentre con le mani gli slacciava i bottoni dei pantaloni e lo liberava da quella ristettezza che da troppo lo stava torturando.
In poco tempo i vestiti sparirono e l'unica cosa che si senti furono i gemiti e i loro nomi pronunciati ad alta voce tra un bacio e l'altro.

- Aku cinta kamu - sussurrò Magnus mentre veniva abbracciato dolcemente da Alec
- che significa? - domandò quest'ultimo baciandogli la fronte imperlata di goccioline di sudore
- ti amo - rispose alzando lo sguardo per vedere gli occhi di Alec divenire improvvisamente luminosi
- aku cinta kamu anche io amore -
E si baciarono nuovamente, con passione, con amore, come solo loro sapevano fare.
Il resto della storia potete immaginarlo voi, potete viverlo come più vi piace o vi appassiona perchè è questo che rende speciale e diversa una persona: l'immaginazione.

 

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