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di Feffa19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo ***
Capitolo 2: *** secondo capitolo ***
Capitolo 4: *** terzo capitolo. ***
Capitolo 5: *** quarto capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo ***


Clarke era li, a terra, con la paura di chi avesse ormai combattuto per tanto tempo e ormai non ce la facesse più.
Le sembrava che tutto ormai fosse perduto, che tutte le fatiche, le lacrime, i sensi di colpa che gravavano sulla sua schiena, fossero stati vani.
A un certo punto qualcosa cambiò.
C'era qualcuno lì per lei, pronta a salvarla.
Si sentì il suono delle lame che uscirono dalle fodere ed in meno di un secondo erano tutti a terra, morti.
Clarke, si girò con l'aria spaventata e sorpresa allo stesso tempo: LEXA! sussurò tra se e se, incredula di ciò che i suoi occhi avessero visto.
Era lei.
Clarke tremava come una foglia, le parole bloccate in gola, alla vista di ciò che aveva desiderato così a lungo e così fortemente.
Lexa si girò verso clarke, accennando un sorriso, lì sul lato destro della bocca.
Clarke riuscì a trovare la forza di rialzarsi, le andò incontro, con l'aria di chi non riuscisse a capire se quello che stesse succedendo fosse reale oppure no.
Le si avvicinò piano piano, le sue mani le avvolsero il viso, acarezzandolo dolcemente.. proprio come si fa con le cose rare.
Le due si guardarono negli occhi.
Uno sguardo attento, cauto, quasi per non farsi male.
Ma profondo, come le ferite che portavano addosso.
Clarke guardò Lexa, come se guardasse casa dopo un lungo viaggio.
Lexa guardò clarke come se avesse ritrovato un pezzo mancante di se.
Si erano cercate a lungo, senza mai trovarsi.. avevano bramato l'una la presenza dell'altra come due molecole dalle polarità opposte.
Bastò un semplice sguardo per rendersi conto che, quel porto sicuro, quel safe place fosse proprio lì.
Quando stavano insieme.
Clarke realizzò di avere tra le mani tutto ciò che aveva sempre voluto e la baciò.
Un bacio caldo, lento, di quelli che ti sfiorano l'anima..
Quando esso terminò, lexa guardò Clarke e le disse: "Te l'ho detto che il mio spirito avrebbe scelto saggiamente."
Sul viso di clarke scese una lacrima, respirando quasi a stento: "Sei tu, sei sempre stata tu. Pensavo che non ti avrei più rivisto. Pensavo fossi morta!" Scoppiò in un pianto disperato, ma liberatorio.
Lexa accennò una smorfia di dispiacere: "Ho dovuto farlo. Far credere a tutti che io fossi morta era l'unico modo per tenere te salva. I'm sorry,Clorke." In quel momento clarke non capì cosa stesse succedendo e il perchè colei a cui teneva di più, avesse fatto una cosa del genere.
L'unica cosa che importava era che fossero insieme, il resto poteva aspettare.
Loro no, non più.
Le due si avviarono lungo il sentiero del bosco, dove si erano incontrate. Una affianco all'altra, vicine ma non troppo, senza perdersi mai d'occhio. Clarke abbassò lo sguardo verso le mani di Lexa.
Le guardò attentamente, vide che erano sporche di sangue.. ma la cosa non la turbò.
Avvicinò la sua mano e con l'indice sfiorò l'altra, un tocco leggero, e la prese. La strinse forte e non la lascio più.
Continuarono a camminare, mano nella mano, come fossero una cosa sola fino ad arrivare sulla riva di un fiume dove vi si trovava una capanna.
Era in stile grounders, abbastanza grande e sufficiente per due persone.
Lexa si rivolse verso Clarke: Siamo arrivate, rimarremo qua per adesso.. il tempo che serve.
C: Tempo per cosa?
L: per nasconderci.. non ci devono trovare.
C: Trovare? Chi? chi ci cerca..??
L: TUTTI. La comandante rimase sul vago, non aprofondì l'argomento..
Clarke era ancora più confusa. Era stanca di scappare, di lottare sempre per sopravvivere a qualche nemico che voleva lei e la sua gente morta.
Ma si fidava di Lexa, più di chiunque altro al mondo, così non fece domande ed entrò nella tenda.
All'interno c'era un'atmosfera calda, come se qualcuno ci avesse vissuto per tanto tempo e l'avesse costruita per restarci.
C'era tutto ciò che serviva: un letto con delle coperte e pellicce per il freddo, un tavolo, delle sedie. Persino un angolo dove poter preparare da mangiare.
Al centro in alto appeso cera un'asta di ferro con delle candele fissate sopra, in modo da garantire la luce necessaria.
"E' per te." disse lexa con tono lieve.
"per me?" rispose clarke con aria incredula.
L:"per noi.. L'ho costruita per noi. Volevo che avessi un posto, dove ti sentissi al sicuro, un posto da poter chiamare casa."
Clarke fece un passo verso di lei, guardandola con gli occhi pieni di lacrime e le mani attorno al suo viso. "TU SEI LA MIA CASA."
Cominciarono a baciarsi, a spogliarsi a vicenda con il respiro affannato.. come se quel momento lo avessero aspettato per tutta la vita, facendo cadere tutti quei muri che si erano costruite.
Non c'era più motivo di avere paura.
Fecero l'amore per quasi tutta la notte, rafforzando ancora di più quel legame già esistente.
Si sdraiarono sul letto e alla fine, si addormentarono l'una affianco all'altra.
Ognuna sul collo dell'altra, respirandosi un pò a vicenda, ritornando un pò a vivere.
Caddero in un sonno profondo, forse perchè finalmente si sentivano al sicuro da un mondo che non aveva fatto altro che portarle giu.
Qualcosa però disturbò clarke nel sonno, un'inquietudine.. Si svegliò e rivestendosi, uscì dalla tenda in silenzio.
Si soffermò sulla riva del fiume e si sedette affianco al fuoco.
In cielo c'erano così tante stelle. Guardò in alto, ricordandosi per un istante che quello una volta era il posto che chiamava casa..
Si sedette accanto al fuoco che avevano acceso prima che facesse buio e la sua mente cominciò a pensare a tante cose.
La sua gente l'aveva giudicata per ciò che aveva fatto, per quella maschera che lei stessa aveva dovuto costruirsi per sopravvivere a quel mondo che era troppo grande, perfino per lei.
Loro non sapevano nemmeno chi fosse, Lexa si.
Mentre piangeva in silenzio, rivelando davvero chi fosse, lexa la sentì.
Uscì dalla tende e andò a sedersi accanto a lei.
L: "Cos'hai?"
C: "Nulla..eh solo che.."
L: "A me puoi dirlo, CLarke. Sono qui per te."
C: "Non voglio più scappare, lexa. Non voglio più aver paura, paura di chiunque mi si pari daventi perchè potrebbe voler uccidermi o peggio, far male alle persone che amo. Sono stanca di queste continue lotte, la vita dovrebbe riguardare qualcosa di più della semplice soppravvivenza. Non meritiamo qualcosa di meglio di questo?"
L: "Forse si." fece una piccola pausa.
"Ma ti ricordo che non sei sola a combattere questa realtà. Io sarò sempre con te."
Clarke sorrise, dopo tanto tempo, sul suo viso comparve qualcos'altro delle solite lacrime. Poi ritornò nella sua espressione pensierosa.
C: "Perchè stiamo scappando? Da chi o da cosa?"
L: "Quando la regina del popolo del ghiaccio ti dava la caccia, dopo MW, ho fatto di tutto per ritrovarti. Mi sono messa contro tutto e tutti per salvarti. Sono risultata debole dopo la resa quella notte.. e ciò ha messo in pericolo tutti coloro facenti parte della mia coalizione. Te soprattutto. Azgheda non si sarebbe mai fermata finche non ti avesse trovata e uccisa, per prendere il potere della grande Wanheda. Non potevo permettere che ciò accadesse, non di nuovo. Quando ti ho riportata a polis, salva, ci sono stati dei problemi.. La mia gente temeva che se tu fossi rimasta e io non ti avessi uccisa, il popolo del ghiaccio avrebbe compiuto un colpo di stato prendendo il potere. Erano tutti in pericolo.. te compresa. Perciò insieme a Titus, abbiamo attuato un piano:
Lui avrebbe tentato di ucciderti, non riuscendoci.. e colpendo me per errore.
Solo così si sarebbe scelto un'altro comandante senza far dubitare azgeda del mio potere; Aidan era il prescelto.
Ma qualcosa andò storto, qualcuno venne a scoprire il piano e la notizia si diffuse come un virus. Quindi ora mi stanno cercando e cercano anche te, perchè ti considearno la causa del mio tradimento e perchè vogliono il potere di Wanheda.
C: come possono pensare che li hai traditi?!
L: In un certo senso l'ho fatto Clorke... Ho fatto tutto questo per salvare te."
Calò un silenzio profondo tra le due, ma esso non le divise.
Clarke prese le mani di lexa nelle sue, cercando di rassicurarla.
Non importava che la situazione fosse difficile.. erano insieme, avrebbero trovato una soluzione.

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Questa era un pò l'introduzione della storia..
Andando avanti con i capitoli essa prenderà corposità e le cose si evolveranno sempre di più.
(cercherò di fare del mio meglio per evolvere la storia sia dal punto di vista della trama, sia dal punto di vista del rapporto tra Clarke e Lexa.)
Ringrazio di cuore chi seguirà la storia, ma soprattutto mi farebbe davvero piacere che recensiste i capitoli di tanto in tanto.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. :)
BUON PROSEGUIMENTO.

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Capitolo 2
*** secondo capitolo ***


Una volta riposato un pò, le due si svegliarono e si prepararono ad affrontare la giornata.
Lexa guardò clarke, notando un velo di tristezza.
L: "Clarke, io ti conosco.. non devi sentirti responsabile di ciò che IO ho fatto. E' stata una mia scelta."
Clarke si girò verso lexa in lacrime.
E di nuovo dopo tanto tempo, si lasciò andare.. fece uscire tutto ciò che si era tenuta dentro così a lungo. Aveva smesso di essere forte.
Lexa si avvicinò a lei con uno scatto e l'abbracciò, forte. Poi le prese il viso delicatamente, la guardò fissa negli occhi come solo lei sapeva fare.
L: "Ascoltami bene: La vita è fatta di scelte, si o no, dentro o fuori, su o giù.
E poi ci sono le scelte che contano; Amare o odiare, essere un eroe o essere un codardo, arrendersi o combattere, VIVERE O MORIRE.
La vita umana è fatta di scelte Clarke e io ho fatto le mie.
Ho scelto la vita, ho scelto di combattere per quello in cui credevo, ho scelto te.
Perchè c'è molto più di questo..
Ho deciso che quello era ciò che andava fatto, per fermare le insurrezioni di azgeda. Tu non devi sentirti responsabile per le scelte di tutti, tanto meno delle mie.
Hai capito?" terminò Lexa, in modo rassicurante.
Clarke fece cadere l'ultima lacrima dal suo viso, tirò un profondo sospiro e il suo sguardo, passo dagli occhi alle labbra.
L'altra fece lo stesso.
Clarke le accarezzò la guancia e la baciò; un tocco leggero, soffice.. intriso d'amore e sofferenza.
Le due si guardarono e sorrisero, con uno sguardo d'intesa e comprensione reciproca.
Presero le loro cose e si incamminarono nel bosco.
Le provviste nella tenda cominciavano a scarseggiare, perciò servivano rifornimenti.
Durante la caccia sentirono un rumore, senza però capire di cosa si trattasse.
C'era qualcuno...
Si nascosero dietro un grosso masso e notarono che c'erano 4 uomini armati, con fucili ad alta precisione.
Inizialmente Lexa li osservò, senza riuscire a capire il perchè quelle persone le stavano cercando. Erano armati e con tute mimetiche, come fossero uomini della montagna.
Ma non potevano essere loro, in quanto erano tutti morti.
Clarke tirò fuori la sua pistola, con l'intento di attaccare, ma Lexa la fermò.
L: "Clarke no! Ferma!"
C: "Lexa dobbiamo fermarli o scopriranno il nostro accampamento e ci uccideranno."
L: "Si ma non cosi. Dobbiamo essere furbe.. non c'è spazio per la fretta, con la fretta si fanno errori."
Clarke si tranquillizzò e fece un cenno di consenso con la testa.
L: "Allora.. tu colpisci con un colpo alla testa quello sulla destra e quello dietro di lui, io mi occupo dei due sulla sinistra."
Clarke sparò i due colpi in maniera estremamente precisa e per una frazione di secondo, si meravigliò di tale precisione.
Lexa nel frattempo, approffittando del caos, con un salto colpì il primo al ginocchio mettendolo fuorigioco. Poi colpì il secondo alla tempia, sferrando un colpo di spada impugnata dalla mano destra e con la sinistra finì il primo a terra, agonizzante.
Ma non era ancora finita..
Un proiettile da dietro, colpì Clarke al polpaccio destro facendola cadere a terra urlante di dolore.
L:"Clarke!" urlò lexa preoccupata.
Si girò e notò che un'onda di uomini in lontananza, anch'essi armati, le stavano puntando.
Non restava altro che scappare.
Prese clarke, avvolgendo il suo praccio intorno al proprio collo e tenendola dai fianchi. Stava perdendo molto sangue, quindi dovevano sbrigarsi e trovare un riparo. Cominciarono a correre, per quello che potevano, sperdute nel bosco, cercando di seminare quegli uomini di provenienza sconosciuta.
Nella confusione totale, la comandante notò ai piedi di una montagna una rientranza.
Dentro di se sperò che fosse una delle tante grotte rimaste.
L: "Clarke un'ultimo sforzo, c'è una rientranza laggiù. Devi solo resistere fino a li."
C: "ok.. Rispose Clarke dolorante e col respiro affannato."
Arrivarono alla rientranza e per fortuna era una specie di bunker, fatto completamente di roccia e per questo freddo e umido.
Il bunker si trovava leggermente sotto il livello del suolo e lo si raggiungeva tramite una scaletta che vi era all'entrata che portava appunto verso il basso.
Clarke e Lexa si sedettero per terra attendendo che, chi gli desse la caccia, si dilegasse.

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Capitolo 4
*** terzo capitolo. ***


Clarke si distese a terra tremante, con il viso bagnato dal sudore in quanto il dolore alla gamba fosse molto forte.
Lexa cercò di mantenere la calma per non dar a vedere la sua preoccupazione, ma con scarsi risultati e accese un fuoco.
L:" Andrà tutto bene Clarke, non ti preoccupare ci sono io qua per te, ci penso io."
Le parole che le uscirono erano colme di ansia e paura, ma nonostante ciò Clarke ne traè un senso di calma.
Per la prima volta, qualcuno si prese cura di lei e non il contrario. Amò il modo in cui Lexa, ferma e controllata, perse queste sue qualità nel momento in cui si trattò di lei.
C: "Lo so." Risponde clarke in modo sereno, nonostante il dolore. "Non ho paura finchè ho te." continuò.
Lexa accennò un sorriso, come a dire che per lei era lo stesso.
L: "Allora.. la ferita non è troppo grave come poteva sembrare inizialmente. Ma dobbiamo tirare fuori il proiettile, perchè se no rischiamo l'infezione."
C: "Nel mio zaino, c'è un kit di pronto soccorso. L'ho portato, beh.. nel caso servisse."
Si accinse a prendere lo zaino e notò che Clarke (e il suo modo di essere sempre super organizzata per ogni evenienza) aveva portato varie cose come: sacco a pelo, acqua, del cibo.
Prese il kit del pronto soccorso ed estrasse un coltellino e una pinza.
Si levò la cintura che portava in vita e la legò appena sopra la ferita.
L: "Devi metterti a pancia in giù, il proiettile ha colpito il polpaccio." Aiutò CLarke a girarsi lentamente e le diede un pezzo di benda da stringere tra i denti, per il dolore. Incise nel punto della ferita di circa 3 cm e con la pinza tirò fuori il proiettile.
Per fortuna il proiettile era intero e non aveva provocato danni ne ai tessuti, ne hai nervi.
Clarke tirò un urlo di dolore e sobbalzò per un attimo.
Lexa chiuse l'incisione con un filo di sutura, trovato anch'esso nel kit.
L:"Ho fatto. Ho fatto."
Tirò un sospiro di sollievo e aiutò di nuovo CLarke a girarsi supina.
Per un attimo calò il silezio.
Lexa si alzò di scatto arrabbiata e con un"AAAH" tirò il coltellino con cui aveva inciso, verso il muro.
Clarke notò subito il suo umore arrabbiato e preoccupato, ma non ne comprese subito il perchè.
C: "Lexa, va tutto bene.. io sto bene, me la caverò. Come sempre."
L: "Avrebbero potuto ucciderti! Io.."
C: "cosa? Cosa c'è?"
L: "Non ho saputo proteggerti." Lexa si sedette per terra affianco al fuoco che aveva acceso precedentemente.
Clarke capì il perchè di tutta quella rabbia.
Avrebbe potuto perderla.. Il proiettile l'avrebbe potuta colpire in un'altro punto e allora non ci sarebbe stato piu nulla da fare; i tentativi, i sacrifici, sarebbero stati inutili. Si alzò, zoppicando e raggiunse lexa, sedendosi affianco a lei.
Con una mano le voltò il viso verso il suo, guardandola negli occhi.
C: "Non devi proteggermi ok? Io so badare a me stessa.. non devi sentirti in colpa per lo sparo, non potevi prevederlo. Nesuno poteva, ci hanno colpito alle spalle."
Notò che sul viso di lexa scense una lacrima dall'occhio sinistro. Clarke con il pollice, gliela asciugò delicatamente e poi la baciò.
C: "Ora vediamo di riposare un pò.. sono molto stanca."
Lexa fece un accenno di consenso. Accostò il sacco a pelo affianco al fuoco e utilizzò lo zaino e il giubotto di CLarke come cuscino.
Aiutò clarke a stendersi e a mettersi comoda, in modo che la gamba riuscisse a guarire bene.
Nella grotta faceva freddo e il fuoco acceso non bastava a creare il calore necessario per entrambe.
C: "Fa freddo qua dentro e si sa, l'ipotermia non ha mai aiutato nessuno." Disse in modo quasi scherzoso..
L: "Ho acceso il fuoco, ma non abbiamo altro per genereare calore."
C: "Sull'arca a lezione di competenze terrestri, ci hanno insegnato che i sacco a pelo riescono a mantenere il calore che si crea all'interno, tipo isolante.
Ma il terreno è nemico del calore, in quanto umido.
Perciò dovremmo mettere i nostri vestiti sotto il sacco, in modo che facciano da spessore e isolante, impedendo all'umido della terra di venire su.
In più i corpi generano calore di per sè, ancora di più se in contatto l'un con l'altro."
Lexa si girò verso clarke e con una risatina maliziosa rispose: "Non c'era bisogno di fare la lezione di sopravvivenza per dire che volevi un pò di "calore"."
Clarke a sua volta fece un cenno di sorriso accompagnato da un giramento di occhi.
Lexa cominciò a togliere delicatamente la maglietta a clarke.
Le sbottonò il primo bottone, poi il secondo e cosi via.
Le sfilò la maglietta in modo delicato.
Poi passò ai pantaloni.
Il primo bottone via e scorse la cerniera verso il basso.
Tolse piano i pantaloni facendo attenzione a non colpire la ferita alla gamba, accuratamente fasciata.
Passò ai suoi di vestiti.
Si levò la maglietta e pantaloni, rimanendo anche lei così in reggiseno e slip.
La guardò per un attimo, giusto un secondo.
E in quel momento pensò di non aver mai visto nulla di piu bello e delicato, ma allo stesso tempo eccitante e provocatorio.
Clarke notò il tutto nel suo sguardo, prese per la mano Lexa e la tirò verso di se.
Le due si trovarono una sull'altra, sentendo il calore delle proprie pelli e al coltempo la loro morbidezza.
L'attrazione fu talmente forte che i respiri ad un tratto si fecero affanosi.
I capelli di lexa, sciolti, andarono ad accarezzare le spalle e parte del viso di Clarke.
Li spostò di lato, lasciando il collo scoperto.
I movimenti limitati non impedirono a Clarke di avvicinare l'altra a se e incominciare a baciarle il collo.
Iniziò dalla clavicola e andò su, piano, delicata, mordendo alcuni tratti e passando la lingua in altri, fino ad arrivare alle labbra che baciò con una certa foga e terminò con un morso al labbro inferiore.
A sua volta Lexa le baciò il collo, fino a scendere sul seno che è la parte che preferiva (Wanhedas sempre presenti lol).
Lo baciò insistentemente, perchè sapeva che ciò provocava una certa reazione nell'altra.
Poi si fermò per un istante.
Le due si guardano negli occhi.
Sorrisero.
Come se in quel momento non ci fosse nient'altro intorno a loro.
Lexa si avvicinò all'orecchio di Clarke e sussurrò..
L: "Dovremmo fermarci, la tua gamba ha bisogno di stare ferma e tu hai bisogno di riposare."
Clarke accennò un sorriso di comprensione.
Sapeva che, per quanto volesse stare insieme a Lexa, la sua gamba non sarebbe guarita correttamente se avesse fatto sforzi.
Si affiancò all'altra, all'interno del sacco a pelo, ormai caldo.
Lexa mise un braccio sotto il collo di Clarke che, a sua volta, le appoggiò la testa sul collo, sentendo il profumo di quella pelle che tanto la sconvolgeva, quanto la tranquilizzava.
Le due si addormentano così, piano piano e poi profondamente.

FINE SECONDO CAPITOLO.

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Capitolo 5
*** quarto capitolo ***


La mattina seguente Lexa si svegliò per prima.
A svegliarla era stato il respiro sul suo collo, dell'altra, che dormiva ancora profondamente. Fece movimenti lenti per cercare di non fare rumore e si alzò.
Si vestì, aggiunse legna al fuoco e coprì la sua amata con il sacco a pelo.
Si assopì per un instante... non avrebbe mai pensato che la sua vita, da Comandante di 12 Clan, si sarebbe capovolta in quel modo.
Una strana sensazione avvolse Lexa in quel momento, un calore al petto.
Era un qualcosa che non riusciva a definire, poi si voltò e guardò Clarke. Lì immobile, indifesa ed estremamente bella. Capì che quel tremolio nel petto era semplicemente amore. Era l'amore per Clarke che non la aveva fatta dubitare di nulla anche quando tutto sembrasse crollare.
Aveva già amato prima, o almeno così pensava fino a quell'istante.. L'amore per quella biondina dagli occhi blu come il cielo, l'aveva travolta come nulla prima d'ora.
Si chinò verso di lei e con un bacio calmo le sfiorò le labbra, cosi da svegliarla.
Clarke prima sorrise e in seguito, aprì lentamente gli occhi.
L: "Buongiorno limoncino."
C: "Lo è davvero." continuò con voce assopita.
L:" come sta la gamba? ti fa male?"
C:"un po'.. Ma il dolore è sopportabile."
Lexa acarezzò il suo viso poi continuò:"Ok, allora.. serve della legna per il fuoco. Vado a prenderla e nel frattempo dò un'occhiata in giro, vedo se riesco a trovare del cibo e dell'acqua. Bisogna pulire quella ferita.." Terminò.
Clarke fece un accenno con il capo e la baciò.
C:" Sta attenta, ho bisogno di te viva. Non fare l'eroe."
Lexa fece una smorfia e uscì dalla caverna, lasciando il suo limoncino da sola.
Una volta fuori vide che tutto era tranquillo, ma restò comunque con la sua spada impugnata saldamente nella mano destra. Inoltrandosi nel bosco notò un albero caduto e spezzato in alcuni punti, così con la spada ne tagliò svariati pezzi e li raccolse. Continuò ad esplorare l'area intorno alla caverna, senza mai allontanarsi troppo.. Voltandosi verso destra vide in lontananza un fiume e con una veloce corsa, lo raggiunse facilmente. Tirò fuori la boraccia di Clarke e la riempì fino all'orlo, poi la richiuse. Posò tutto ciò che aveva su un lato della riva e con entrambe le mani a conca prese un pò d'acqua e si lavò i residui di sangue e pittura che le erano rimasti sul viso. Il volto ora era limpido come l'acqua su cui riffletteva e i suoi occhi verdi ora risaltavano più che mai. Si sciaquò anche i capelli, li strizzò per levare l'acqua in eccesso e ripartì con legna e acqua.
Nella strada di ritorno, vide un grosso Cinghiale che se ne stava dietro ad un grosso cespuglio, mise le cose che teneva saldamente in mano ed esatrasse la spada dalla fodera. Si avvicinò cautamente e con un taglio netto, tagliò la gola all'animale dissanguandolo completamente. Se lo caricò sulle spalle, prese il resto e si diresse verso la grotta. Una volta arrivata a destinazione, scese le scalette che si trovavano allìentrata.. scese i gradini uno alla volta, ma arrivata all'ultimo la sua anima si gelò all'istante, la roba le cadde a terra e per un secondo le mancò il respiro.
Era Clarke.
Il suo corpo sbatteva a terra come se una scarica di elettricità le atraversasse il corpo, dalla testa ai piedi. Dalla bocca comiciò a uscirle una strana schiuma bianca e gli occhi insistevano nell'andarle all'indietro. Era in preda ad una convulsione..
Lexa scatto verso Clarke, la prese e la mise su di un lato facendo attenzione a tenerle la testa, così che non soffocasse.
La crisi durò circa 30 secondi, poi cessò. Era bollente, e sudava.
Aiutò Clarke a mettersi supina e le passò un pò d'acqua per aiutarla a riprendersi. Aprì gli occhi, lentamente e ci volle qualche secondo per far si che realizzasse ciò che fosse accaduto.
L:"Clarke, Clarke.. ehii, mi senti? Sono io."
C:"Meno male che sei qui, ho freddo. Tanto freddo."
Lexa scoppiò in lacrime, il che non era da lei in quanto sempre attenta ad essere forte. Sopratutto per colei che amava.
L:"Non provarci mai più ok?! Non farmi più morire di paura in questo modo.."
Clarke, nonostante le sue condizioni, fece una piccola risata.
C:"Mi dispiace."
L:"Non esserlo." Sorrise.
Lexa non riusciva a capire del perchè della comparsa di quei sintomi; convulsioni, febbre alta.. Poi esclamò:" INFEZIONE!"
Appoggiò delicatamente la testa di Clarke sulla giacca arrotolata e andò a controllare la ferita. Notò che la ferita era infetta, quindi sarebbe stato necessario ripulirla bene e sottoministrare subito antibiotici. Prese il kit di pronto soccorso dallo zaino di Clarke e incominciò a ripulire prima la ferita con del disinfettante, poi si rivolse alla biondina.
L:"Clarke, servono gli antisettici che Lincoln aveva sempre con se..dimmi che li hai portati con te, quando sei fuggita da polis." Calò un silenzio assordante.
Lexa tremava. Non voleva semprare fragile davanti a colei che amava così profondamente, non voleva farle sapere che la sua paura esistesse e che ciò che era la sua forza era anche la sua più grande debolezza.
Clarke a fatica rispose:" Li ho presi, sapevo che il mio essere sempre organizzata sarebbe servito prima o poi." Sghignazzò.
L'altra tirò un sospiro di sollievo. Prese la boccetta, contenente la medicina e gliela fece bere. Rifasciò la ferita e coprì Clarke in modo da tenerla al coperto.

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