The Mission: Protection

di Juliet Leben22
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** "She is so special." ***
Capitolo 3: *** "The King waits you, Baby" ***
Capitolo 4: *** "A Dance." ***
Capitolo 5: *** "Just a Mission" ***
Capitolo 6: *** "There's No Answer" ***
Capitolo 7: *** "Calls and Agreement" ***
Capitolo 8: *** "Crowley Waits Green Eyes" ***
Capitolo 9: *** "The Last Day of New Job" ***
Capitolo 10: *** "Happy birthday" ***
Capitolo 11: *** "Rivelations" ***
Capitolo 12: *** "Prisoned" ***
Capitolo 13: *** "They Take Her" ***
Capitolo 14: *** "Desire" ***
Capitolo 15: *** "Secrets" ***
Capitolo 16: *** "Goodbye Dear Friends" ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


The Mission: Protection.
 



Prologo


Le tende marroni e sporche dell’hotel avrebbero ormai dovuto logorarsi a furia di guardarle, ma qualcosa sembrava calmarlo da quell’attesa estenuante.  Le domande che si erano affollate nella mente, per quell’ora e mezza, erano decisamente troppe.
Castiel li aveva convocati lì, gli aveva detto di rimanere in quella stanza e di attenderlo che aveva importanti novità e un compito da affidargli.
Era stato veloce e sbrigativo e non aveva accennato a nessuna chiara spiegazione.
 
“Diamine ma dove sei”, pensò Dean Winchester, alzandosi dalla parte finale del letto su cui era seduto.
Uno specchio si trovava a pochi metri da lui. Il viso era preoccupato e stanco, stretto in una smorfia di impazienza e, nonostante questo, sempre di bell’aspetto.
Si accarezzò i capelli che ormai erano decisamente troppo lunghi per i suoi gusti. Avrebbe dovuto dire a Sam di tagliarglieli.
-Credi che sia in pericolo?- intervenne Sam, distraendolo dai suoi pensieri.
-No Sam, credo che si sarebbe teletrasportato qui da noi.-
Il fratello più giovane annuisce, poco convinto. –A cosa pensi?-
-Che il compito che ci vuole affidare non sarà affatto facile.-
-Ha detto che doveva passare dal Paradiso prima, magari è stato trattenuto.-
Dean annuisce. –Magari ha qualche commissione personale prima di arrivare, ma io ho fame!-
-Dean, ti sembra il momento di pensare al cibo?-
Non aveva fame, ma pensare a qualcos’altro lo distraeva dalla vicenda.
-Che c’è di male? E’ umano! Ho voglia di un hamburger e delle patatine fritte!-
-Tu non pensi al tuo cuore mai eh…-
-Senti, se nemmeno l’Inferno è riuscito a uccidermi, non lo farà di certo un piccolo panino!- di giustificò.
Sam sospirò, sorridendo al fratello.
La tensione ormai era palpabile e non si poteva far altro che sdrammatizzare.
Cosa voleva Castiel?
Cosa c’era di così urgente?
Quale missione voleva affidargli?
Non era chiaro, tutto era ancora coperto di nebbia fitta.
L’unico modo era aspettare, certo. Ma quell’attesa si stava rivelando pungente e pesante.
I pensieri dei due fratelli vennero interrotti dall’arrivo dell’angelo, in perfetto stile.
-Ciao ragazzi. Scusate il ritardo… sono stato trattenuto.-
Castiel però, non era solo. La sua mano afferrava il braccio di una ragazza dai capelli nocciola, ricci e lunghi fino a metà schiena.
Indossava dei leggins neri e una maglietta ciliegia monospalla, che contrastava con i suoi occhi azzurro ghiaccio.
Vedendo lo sguardo dubbioso e sorpreso dei due ragazzi, l’angelo si accinse a fare le presentazioni.
-Sam, Dean… lei è Elenie.-

Note dell'autrice: Ciao a tutti! Sì, so che ho già una long attiva a cui tengo molto, ma avevo l'ispirazione... e poi vi prometto che sarà breve!
Spero che vi piacerà e se vorrete darmi un'opinione, critica o positiva che sia, non potrà che farmi piacere!
Un abbraccio e grazie a chi leggerà!
Juliet

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Capitolo 2
*** "She is so special." ***


 

Capitolo 1° “ She is so special.”

 
-Potresti smettere di stringermi il braccio così, Castiel? Mi fai male!-
La sua voce era limpida e chiara e, da essa, doveva avere quasi vent’anni.
L’angelo la guardò torvo, ma poi obbedì. –Ormai hai una traccia e potrei ritrovarti ovunque se dovessi scappare, quindi…-
-Ancora non ho compreso la vera ragione per cui mi hai portata qui da loro …- si accarezzò l’avambraccio arrossato, mostrando un’espressione imbronciata.
I fratelli Winchester si avvicinarono, curiosi di conoscere l’identità della ragazza.  
Castiel comprese immediatamente al loro primo passo le loro intenzioni e proferì parola.
-Loro sono i fratelli di cui ti ho parlato… Sam e Dean Winchester.-
-Lo so. Castiel ti ho già spiegato che posso proteggermi da sola, mi sembra?- domandò con un tono di ovvietà.
-E io ti ho già ricordato che sei appena stata attaccata da Crowley e i suoi demoni?-
-Sì e gli ho fatto il culo!- sorrise, beffarda.
-Senza calcolare le due pugnalate ai fianchi e il graffio sulla schiena che ti ho curato, giusto?-
-Ne ho uccisi due su sette. Non male per una come me.-
Dean tossì e i due si voltarono verso i ragazzi. –Sì?- domandò lei, stizzita.
-Quando avete finito questa discussione tra fidanzatini, potete spiegarci che diavolo sta succedendo?-
Elenie sospirò e si mise le braccia sui fianchi. –Spiegaglielo Castiel e ti accorgerai che sono d’accordo con me!- si appoggiò ad una parete vicino alla finestra.
-E’ una missione di vitale importanza. Di esseri come lei ne sono rimasti davvero pochi al mondo.-
-Cosa sarebbe? Un miscuglio? Una fatina? In effetti ci somiglia…- intervenne Dean.
Lei lo fulminò con lo sguardo. –Ma come ti permetti?!-
L’angelo scosse la testa e si avvicinò alla ragazza, posandole una mano sulla spalla. –Dean ascoltami e non fiatare per nulla.-
Diede un’altra occhiata alla ragazza e continuò.
Sam la osservava, come se la stesse studiando.
-Sembra umana…-
-E lo sono, razza di idioti!- esclamò, inviperita.
Castiel sbuffò, stanco delle continue interruzioni. –Dentro di lei scorre il sangue di un essere molto potente. Poco tempo dopo l’Inizio dei Tempi, un angelo e un demone si innamorarono e diedero alla luce una nuova creatura. Un miscuglio e la sua pro genia giunge fino a lei. Ne abbiamo sterminati moltissimi prima di comprendere la crudeltà delle nostre azioni… non ne andiamo affatto fieri, ma a quell’epoca Lucifero ci aveva mentito e noi eravamo troppo ciechi per vedere la verità!- col viso costernato, Castiel si appoggiò alla parete, portandosi una mano al cuore.
-Non pagheremo mai abbastanza, a mio parere, per ciò che vi abbiamo fatto…- continuò, dandole uno sguardo di sbieco.
La giovane si lasciò andare in un sorriso sincero e chinò il capo, accettando il rimorso di Castiel e perdonandolo, come aveva sempre fatto.  -Eri così giovane a quel tempo, Castiel! Non è colpa tua.- gli accarezzò la mano e l’angelo annuì.
Sam osservò quanta complicità ci fosse tra i due. –Siete molto carini assieme, potevi dircelo, Castiel…-
-Sì, siamo la tua famiglia…- intervenne Dean
-Ma non capite mai quando dite stronzate? Castiel è uno dei miei migliori amici! Lo conosco da quando ho tre anni!- incrociò le braccia la petto, stizzita- Castiel sta per domandarti chi sono per l’ennesima volta.-
-Credo che lei te ne stia dando prova ad ogni risposta, ma ti spiegherò tutto. Sappi che lei è l’ultima ad avere il potere attivo, per ora. Dovrete proteggerla a costo della vita. D’accordo?- l’angelo abbassò lo sguardo e si concentrò su un punto fisso. Il Paradiso e i suoi alleati lo stavano contattando.
-Credo vogliano sapere come sta andando questa cosa… se hanno accettato il compito.-
Castiel annuisce e chiude gli occhi, come se stesse rispondendo telepaticamente al suo interlocutore.
-Mi chiamo Elenie,  ho ventiquattro anni e studio all’università di fisica, per ora. - sollevò gli occhi al cielo- Eh sì, Dean Winchester, ho davvero ventiquattro anni. Non essere così sorpreso. Sono di bassa statura, ma non sono una ragazzina.-
-Non lo sembri affatto con …-
Lei sorrise. –Grazie.-
-Ma non sai nemmeno cosa voleva dire!- s’intromise Sam.
-Voleva dire che non sembro affatto una bambina. Giusto?- omise la parte in cui lui le stava squadrando ogni centimetro del suo corpo.
-Ma come fai a…-
-E’ quello che sto cercando di dirvi, ragazzi.- continuò Castiel- Lei prevede il futuro!-
-E’ una…-
-No, non dirlo per favore…-
-… medium?-
-Vorrei tipo picchiarti in questo momento, hai presente?!-
-Chiedo sc…-
-No, non chiederlo perché non le senti neanche lontanamente!-
Dean e Sam si scambiarono un’occhiata di intesa.
Lei fissò con aspettative il ragazzo dai capelli biondo scuro.
-Sei un oracolo?- domandò Sam.
Castiel e Elenie si scambiarono un’occhiata veloce. –Te l’avevo detto che ci sarebbe arrivato, o sbaglio?-
L’angelo scosse la testa, sorridendo. –Non c’è possibilità che sbagli, non è vero?-
Lei sorrise e guardò i due fratelli che la fissavano come se fosse un’aliena.
-Non posso e non voglio farvi del male. Io vedo, non combatto bene quanto voi.-
-Dovete proteggerla, ragazzi. E’ l’ultima, capite? L’ultima risorsa contro Crowley…-
Sam osservò Dean che meditava. –Dovremmo parlarne e discuterne…- non finì la frase che la ragazza uscì dalla porta a prendere una boccata d’aria. –Non scapperò.-
Dean guardò la porta chiudersi e si voltò verso Castiel. –Ma ci stai prendendo in giro?-
-Perché dovrei? E’ tutto vero ciò che vi ho detto…-
-Si ma Cas! Perché dobbiamo proteggerla? Cosa vuole Crowley da lei?-
La stanza cadde in un profondo silenzio.
-Possibile che non capisci, Dean? Il dono è trasmissibile solo geneticamente!-
Il cacciatore sgranò gli occhi. –No, fermo. Vuoi dirmi che… Crowley vorrebbe avere un figlio da lei?-
 –Un demone con poteri da oracolo. Combo micidiale…- disse suo fratello, annuendo.
-Non puoi occupartene tu?-
Lui scosse la testa. –Non sono in una buona situazione, sapete? Da pochi anni abbiamo sancito la pace con questi esseri che, giustamente, non si fidano affatto di noi… lei non si fida di noi, ad eccezione che di me. L’ho salvata quando era piccola e da allora la proteggo come posso.-
-Ti fa onore questo, Cas… ma non siamo in grado di…-
-Alcuni angeli vogliono usarla e Crowley la vuole per sé… sta meglio tra gli umani! Farai questo per me, Dean?-
Lui fissò Sam che sospirò ma annuì.
La ragazza rientrò timidamente. –Vi ringrazio, non eravate obbligati a…-
-Non preoccuparti. Solo una cosa… non finire mai le frasi che iniziamo!- afferma Sam, ilare.
-Ci proverò.-
Castiel scompare e lei rimane con una tracolla e una borsetta tra le mani.
-Dobbiamo chiedere una stanza più grande.- afferma Sam.
-No, tranquilli. Posso dormire per terra, non è affatto un problema!-
-Saprai perfettamente cosa sto per dirti.- la interruppe Dean.
Lei annuì. –Qual è la prossima missione?-
-Tenerti più lontana possibile da Crowley.-

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Capitolo 3
*** "The King waits you, Baby" ***


Capitolo 2"The King Waits You, Baby.”
 

Dopo aver cambiato città, i fratelli Winchester avevano trovato riparo in un bunker della seconda guerra mondiale, ricco di reperti antichi. Si trovavano lì da due giorni all’incirca e Elenie era silenziosa, cercava di non essere d’intralcio alle loro missioni.
La ragazza si svegliava all’alba per studiare. Non era affatto facile quella vita. Aveva scelto una facoltà non troppo semplice, ma la curiosità di conoscere gli altri mondi l’affascinava.
A volte, rimpiangeva i consigli di sua madre che voleva obbligarla a fare Teologia. Che tristezza.
Mentre assaporava il sapore del caffè, aprì il libro di astronomia sul tavolo. Indossava una maglia lunga a metà cosce e sentiva freddo.
Dopo aver acceso il camino, prese una coperta e si sedette sul tappeto insieme al libro.
Le pagine erano ricoperte di immagini spettacolari di stelle, pianeti, asteroidi… fotografie dell’universo.
Afferrò matita ed evidenziatore arancione e si armò di pazienza nel sottolineare.
Si trovava bene, dopotutto, con i due fratelli.
Erano così diversi l’uno dall’altro!
Con Sam stava instaurando un bel rapporto. Era disponibile all’ascolto e aveva sempre cose sensate da dire! Era divertente e piacevole passare del  tempo con lui.
La sera prima, dopo che Dean era andato a fare la doccia, erano rimasti a parlare sul divano di tutto ciò che gli passava per la testa.
Erano entrambi riservati sulla loro vita privata, ma qualcosa si erano rivelati.
Elenie aveva parlato di Jack, in classe con lei, circa sei anni prima. Lui l’aveva tradita con diverse ragazze e lei lo sapeva perfettamente, ma non aveva mai il coraggio di lasciarlo.
Il modo in cui lui la faceva sentire, la maniera in cui si rapportava a lei… la bloccava. Era riuscita a lasciarlo solo dopo due anni di storia e una lunga serie di corna ingiuste.
Sam aveva parlato di Jessica, la sua prima e vera relazione seria. Convivevano, ma poi… il demone con gli occhi gialli gliel’aveva portata via.
L’amava davvero e con lei aveva fantasticato su diversi progetti. Ben lontani dalla realtà.
Le tornò alla mente la sua migliore amica, Justice. Lei lo avrebbe adorato sia fisicamente che mentalmente.
Sarebbero stati perfetti assieme. Purtroppo, la sentiva raramente per telefono e non la vedeva da un anno ormai. L’avrebbe rivista il mese successivo, alla festa di Equinozio, molto probabilmente.
Chissà se Castiel e i fratelli le avrebbero permesso di andare…
Dean sicuramente si sarebbe opposto, ma voleva andarci a qualsiasi costo.
Chinò il capo sui libri e cominciò a evidenziare a seconda dell’informazione.
L’esame si avvicinava e di tempo da spendere non ne aveva affatto.
 
 
 
Dean era steso nel letto che aveva scelto e non riusciva a dormire tranquillo. Quella ragazza gli teneva troppo testa, per i suoi gusti. Ma forse, era proprio questo che gli piaceva di lei: il temperamento, il coraggio. Il Re dell’inferno avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di averla, con o senza la sua volontà.
Ad esempio, la sera prima aveva cucinato lei la cena e doveva ammettere che era tanto che non mangiava così bene. Avevano bisticciato tutta sera e Sam aveva riso a crepapelle. 
Loro sarebbero sicuramente andati d’accordo. Lei era una bella ragazza, dopotutto… ma che andava pensando?
Era molto più giovane di loro e di certo “fare da balia” doveva rivelarsi ancora più stancante.
Chi avrebbe mai potuto sopportarla in una relazione?  Sapeva a prescindere chi la tradiva o le mentiva!
Altro che fiducia!
Si chiese se le fosse mai capitato, se lei sapesse ma non avesse fatto nulla.
Scosse la testa, riprendendo a dormire.
I suoi sonni però, non erano mai tranquilli. Erano occupati da Crowley, dalla nuova missione e dal Purgatorio.
Sam, al contrario, si era alzato verso le otto e si era spostato in cucina, con gli occhi ancora assonnati.
-Buongiorno, Elenie!-
Lei si voltò di scatto verso il ragazzo e sorrise. –Buongiorno, Sam! Ci dovrebbe essere ancora del caffè nella moka. Credo sia ancora caldo… l’ho appena fatto!-
-Quanti caffè hai bevuto fino ad ora?-
-Tipo tre tazze, ma almeno ora capisco cosa c’è scritto!- sorride.
Si versò il liquido rimasto in una tazza e si sedette affianco alla ragazza.
-Sto studiando astronomia… scusa, mi viene naturale!-  si scusò.
-Immagino che non sia affatto facile sapere e non reagire…-
-Qualche volta.-
-Quando hai l’esame?-
-Tra tre settimane e sì, se vuoi puoi aiutarmi!-
Lui le sorrise. –Appena concludiamo il caso, ti aiuto volentieri.-
-Nuovo caso?-
Lui annuì e sorrise. Lei ne era già a conoscenza, ma cercava di fare conversazione. Non voleva spaventarli.
Sam le spiegò di cosa si trattasse, entrando nei particolari e lei ascoltava, interessata.
-Quindi Meg si è rifatta viva…-
Lui annuì. –La conosci?-
Lei rise. –Mi sono beccata una bella pugnalata al fianco dai suoi amichetti! E lei si è beccata un pugno sul naso!-
Sam trattenne a stento una risata. Il pensiero delle due che si picchiavano lo faceva sorridere, nonostante la gravità della situazione.
-Non sei molto abile a difenderti, vero?-
Lei sollevò le spalle. –Non datemi un arco, o qualcuno si farà male!- sorrise.
-Hai una buona mira?-
Lei annuì. –E’ stata la mia arma fin da piccola.-
-Complimenti. Io non ho… impugnato molte armi da piccolo. Più Dean, sai lui ha sempre cercato di farmi vivere un’infanzia serena.-
-Nella mia famiglia venivano presentati come giochi… non ho mai sentito questo peso sulle spalle, fino ai quindici anni in cui ho cominciato ad avere… insomma, hai capito.-
-Deve essere stato difficile-
-Molto. Io andavo in una scuola, quindi ero circondata da persone normali. Non è stato un bell’anno… infatti sono stata bocciata. I mal di testa erano fortissimi, provavo a bloccarle ma non facevo altro che farmi male.-
-Qualcuno lo sa? Oltre a te e alla tua famiglia, intendo.-
Annuì. –La mia migliore amica Justice. Qualche volta la sento, ma è un anno che non la vedo. Mi manca, nonostante le nostre differenze.-
-Hai mai visto cose negative su di lei?-
-Sapevo che il suo ragazzo la tradiva e sapevo anche con chi.-
-Ah e gliel’hai detto?-
Scosse la testa. –La portai sul luogo e le feci vedere coi suoi occhi. Dire non basta, nemmeno quando hai un dono così… che spesso è una maledizione. Sai, ero anche a conoscenza di quanto ci avrebbe impiegato a riprendersi.-
Il ragazzo dai capelli lunghi era d’accordo con lei, poteva solo immaginare cosa avesse dovuto passare.
-Dean ti capirebbe molto più di me, sai?-
Lei sorrise. –Non credo di stargli molto simpatica, sai?- rise.
-Lui è fatto così, ma poi se lo conosci, è un ragazzo di cuore.-
-Sam Winchester, cosa tenti di fare?-
Il ragazzo scoppiò in una fragorosa risata. –Niente, ci mancherebbe!- la osservò mentre tornava a sottolineare e si avvicinò al suo orecchio –Ammetti che è un bel ragazzo, però. Eh?-
Lei si voltò incredula. –Se ti risponderò a questa domanda, dopo mi lascerai studiare?-
Lui annuì.
-Sì, lo ammetto. Ora posso continuare?-
Sam sorrise. Ciò che pensava era che alla base di tutto quel battibeccare ci fosse un interesse, ma era troppo presto per dar voce ai suoi sospetti. 
Dean  uscì dalla stanza, interrompendo le sue riflessioni.
-Buongiorno a tutti.-
-Buongiorno, vado in doccia. Così siamo pronti per  uscire.- disse Sam, lasciando soli i due.
-Ciao Dean.-
-Da quanto sei sveglia?-
-Dall’alba… dovevo studiare.- sollevò il libro, mostrando la copertina.
-Mi sembra un mattone come libro…-
-E’ un esame con parecchi crediti, purtroppo.-
-Con il tuo dono dovresti sapere tutte le domande che ti fanno, perché studi tutto?-
-Significherebbe imbrogliare! E poi voglio imparare tutto, non solo quello che mi serve per l’esame.-
-Oh, che brava ragazza.- disse in tono ilare.
Lei si sollevò, lanciandogli uno sguardo arcigno.  Si spostò la coperta coi piedi e si avvicinò a lui, superando il tavolo che rimaneva a dividerli.
-Mi credi un’ingenua, o sbaglio?- cercò di mantenere un tono infastidito. Forse da vicino non era facile come credeva. Quegli occhi erano più belli di quanto si immaginasse.
Lui annuì. –Con questo dono potresti diventare qualsiasi cosa! Perché lo usi per studiare e basta?-
-Ci sono delle regole con questa… cosa!-
-Tipo?-
Lei sospirò. –Lascia perdere, non capiresti.-
-Se puoi vedere tutto…-
-… No, non posso vedere tutto!- ribatté.
-Cosa significa?-
Lei si portò una mano sulla bocca. –No, niente. Una frase così…- provò a giustificarsi.
Dean la squadrò da capo a punta. Indossava quella corta maglietta che gli lasciava scoperte più di metà cosce.  Aveva davvero delle belle gambe. La pelle gli sembrava liscia e avrebbe voluto… no. Si impose di rimanere concentrato sulla discussione.
Ma cosa aveva appena detto? Cosa voleva dirle? Non se lo ricordava.
-Devo prepararmi, adesso. Ma è stato divertente discutere con te!- le fece un occhiolino scherzoso.
Lei incrociò le braccia al petto e si rimise a studiare. Cosa ben difficile, visto che due occhi magnetici non la lasciavano stare.
 
 
Dopo un mese passato assieme e l’esame ampiamente superato da parte di Elenie, il trio si era messo al lavoro per risolvere più in fretta i casi. Crowley non si era ancora fatto vivo, ma era solo questione di tempo. Castiel aveva messo talmente tanti sigilli di protezione, che anche lui faceva quasi fatica a trovarli.
L’angelo si era subito accorto che Elenie era diversa dall’ultima volta che l’aveva vista. Aveva intrecciato un bel rapporto di amicizia con Sam, ma con Dean… era ancora difficile.
C’era sempre una strana atmosfera tra i due.
-Diglielo, avanti.-
-Scusa? Ma stai scherzando? Non sei mica mio padre!-
-Vedrai se non mi darà ragione!-
Lei sbuffò. –Cas ho… insomma… portato un ragazzo fuori da questo bunker. Contento ora?-
-Un ragazzo? Per farci cosa?-
Dean sgranò gli occhi. Era stato lui a trovarli assieme. Il ragazzo la premeva contro il muro dell’edificio, nell’oscurità.  Le baciava il collo, le labbra, le sfiorava le natiche.  Il modo in cui lei lo baciava… gli aveva dato molto fastidio. Non si spiegava il perché, ma si era irato particolarmente.
 
-Elenie, entra subito.-
Lei si voltò di scatto e si staccò bruscamente dalla presa del ragazzo.
-Dean? Ma va al diavolo!-
-Amico, ti conviene andare adesso. E’ un consiglio perché anche io ho fatto queste cazzate da giovane. La mia fortuna è che non avevano me a controllare la ragazza.-
Il ragazzo la osservò e fuggì verso la macchina.
-Dean, spero tu stia scherzando!-
-Ma ti sembra il caso? E’ uno sconosciuto!-
-Non sono una bambina!-
-Ma sei sotto la mia protezione.-
-Ti stai ascoltando? Senti quello che dici? Diamine!-
Lui l’afferrò per il polso. –Avrebbe potuto farti del male, Elenie.-
Lei rimase immobile. Quel contatto le faceva sciamare via la rabbia. Non voleva che lo interrompesse.
-Devi stare attenta, troppe persone ti vogliono per le ragioni sbagliate. Se fosse stato un demone, o un angelo?-
Lei sorrise. –Vuoi che lo faccio tornare così controlliamo?- il suo tono non era più di sfida, ma era ironico.
Lui accennò ad un sorriso e lei si sentì afferrare lo stomaco in una morsa.
-No, dovrei ucciderlo altrimenti. Dai, ora entriamo.-
-Qualcuno si è preoccupato…- Lei fece un passò e inciampò in una radice. Lui la prese al volo, permettendole di appoggiarsi al suo petto.
Le guance le si imporporarono e lui le sorrise, beffardo.
-Pensavo che potessi prevederlo.-
-Lo… pensavo anche io.-
Si morse il labbro e lo guardò negli occhi, abbassando lo sguardo verso le labbra.
-Dean! Elenie! Dove siete finiti?- urlò Sam.
Dean ringraziò e maledì suo fratello nel medesimo istante.
 
Al racconto della storia, omettendo l’ultima parte, Sam aveva cercato di nascondere le risate, ma non ci era riuscito.
Castiel la fissava con sguardo indagatore. –L’hai baciato?-
Lei annuì.
-E basta?-
Lei guardò altrove. –Non dovete impicciarvi in queste cose.- grugnì, incrociando le braccia.
-Almeno ti piaceva?- domandò Sam, cercando di giustificarla.
-Basta! Non voglio più sottopormi a questo interrogatorio! Quello che faccio nella mia intimità, è affar mio!-
Dean la fulminò con lo sguardo. –Peccato che sei sotto la nostra protezione!-
Castiel si avvicinò a lei e l’abbracciò. –Va tutto bene Elenie, non arrabbiarti. Sai cosa succede poi. Non vogliamo questo, vero? Calma ora… respira. Andrà tutto bene. Non riaccadrà più e tutti saremo tranquilli.-
Elenie si lasciava cullare da quelle forti braccia, come una bambina. Il suo respiro era affannato, ma non era affatto agitata.
-Sto bene, Cas. Ho imparato a controllarmi, lo sai. Non sono ancora al limite.-
-Cosa succede? Sta bene?- domandò Dean, avvicinandosi.
Lei annuì. –Non è nulla. Cas era un falso allarme che tu hai chiamato!- sorrise -Credo sia giusto che glielo spieghi. Vado a farmi una doccia!-
L’angelo si voltò verso i due fratelli e li fece sedere su due sedie.  Ciò che stata per dire li avrebbe sconvolti, forse spaventati.
-Lei non deve mai perdere il controllo. In un oracolo ci sono forze luminose forti, ma anche forze oscure abissali. Quando queste prevalgono… la trasformano in un essere incontrollabile.-
-Perché non ce l’hai detto?- domandò Sam.
-Non credevo sarebbe capitato.  Ma a quanto ho visto, sono solo paure mie. Lei sa controllarsi molto bene.-
-Le è mai successo di perdere il controllo?-
Castiel abbassò lo sguardo. –Aveva diciassette anni quando accadde. Non credevo si sarebbe mai ripresa, sai?-
-Per quale motivo prevalse l’altra parte?-
-Perché Lucifero stava torturando sua nonna e lei ne era legatissima.-
Il silenzio cadde nel bunker, il cui unico rumore era dato dal rumore della caldaia.
Dean comprendeva ciò che significava avere un lato oscuro da gestire.  Avevano più cose in comune di quanto pensasse.
-A cosa pensi , Dean?- domandò l’angelo.
-Che continueremo a proteggerla comunque, questo non cambia nulla. –
Gli sorrise e l’umano non poté far altro che ricambiare.
-E’ al sicuro qui con voi. Ti sei comportato bene, Dean. Tu sai bene cosa significa protezione.-
Sam guardò altrove, cercando di non far trasparire cosa pensasse davvero.
-Ah, un’ultima cosa… tra due giorni c’è la festa dell’Equinozio. Vi ha accennato qualcosa?-
Entrambi annuirono. –Non molto.-
-Dovrete portarla alla foresta, vicino a casa sua, i suoi simili faranno una festa per l’arrivo della primavera.-
-Non sarà pericoloso per lei?- domandò Sam.
-Sarò molto vicino a voi ragazzi, non preoccupatevi.-
-Se proprio dobbiamo, d’accordo.- acconsentì il ragazzo dai capelli corti e biondicci.
Cas si avvicinò a Sam. –Qualsiasi cosa accada, di strano intendo, chiamami… non comprendo questa tensione tra loro.-
Il ragazzo sorrise. –Oh, non preoccuparti. Per ora riesco a gestirmela.-
L’angelo con l’impermeabile scomparve, lasciando i ragazzi alla loro missione.
 
Elenie si stava sciacquando il sapone dalla pelle e pensava in che casino si era andata a cacciare.
L’attrazione che provava per quel ragazzo dagli occhi magnetici, per quell’uomo per essere precisi, doveva spegnersi nel più breve tempo possibile.
Era sempre nervosa quando lui la sera precedente stava fuori fino a tardi con qualcuna. Provava una strana morsa allo stomaco e una sensazione di profonda gelosia.
Lei? Gelosa? Non lo era mai stata.
Ciò che però la faceva preoccupare, era che… non poteva prevedere cosa lui facesse o le rispondesse. Lui le era completamente oscuro.
Anche quando si concentrava solo su di lui, non vedeva nulla.  Questo la faceva innervosire come non mai.
Eppure era serena in realtà, come poche volte era stata. Era tranquilla, non era più agitata per le solite visioni. Loro la comprendevano, o almeno cercavano di farlo.
A lei bastava. Era quello che aveva sempre desiderato dopotutto.  O forse, ora… qualcosa era cambiato?
Si era sempre impedita di provare sentimenti troppo intensi, ma stavolta non riusciva a controllarsi.
Era solo un ragazzo a cui piaceva divertirsi, bravo nel suo lavoro, che era sempre stato educato in un rigido modo.
No, non era solo questo. Dean Winchester era molto di più.
Cercò di pensare ad altro e la prima cosa che le tornò in mente fu la festa dell’Equinozio. Sicuramente avrebbe incontrato la sua famiglia, dopo tanto tempo. Ma non solo e forse, era questo che la preoccupava più di ogni altra cosa: il suo nome era Morgan.
 
 
Crowley aveva richiamato i suoi scagnozzi poco lontano dal Nevada, in un teatro abbandonato. Non era affatto contento dei risultati ottenuti: quella donna non era ancora nel suo letto.
Perché? Non aveva dato precise istruzioni sul fatto che non era solo un passatempo, ma anche un sacrificio per l’intera specie? Certe volte i demoni erano proprio egoisti.
-Piccole, ma cosa è successo?-
Ruby e Abaddon si trovavano di fronte al loro Re, particolarmente nervoso per il non risultato ottenuto. Crowley dava loro le spalle.
-Le abbiamo perse- intervenne Ruby.
Il Re passeggiava tranquillo, nonostante fosse nervoso per la “sparizione” della ragazza.
Si bloccò, poco prima di fare un altro passo, sorridendo. –Ma certo…- si voltò –Tra pochi giorni sarà la festa dell’Equinozio… non potrebbe mai mancare di vedere la sua famiglia e quei figli dei fiori saranno sicuramente senza difese. Perfetto.- si sfregò le mani –Il re ti aspetta, piccola.-

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Capitolo 4
*** "A Dance." ***


Capitolo  3°”A dance”
 
Il giorno successivo era passato in fretta, con Elenie particolarmente nervosa. Avrebbe potuto dire che era solo colpa del ciclo, ma sarebbe stata una bugia. La sua testa era un casino cosmico.  I suoi sogni erano tempestati di baci proibiti e occhi magnetici, ma anche da incontri che non avrebbe voluto rivivere o subire.
Si era confidata con Castiel e Sam la notte precedente, mentre Dean dormiva. Era tanto che non riusciva a prendere sonno ed era contenta che fosse riuscito a riposarsi un po’. L’ultimo caso non gli dava tregua.
Cas conosceva bene le regole del suo gruppo . Era cosciente del fatto che avrebbe dovuto rincontrare il capo clan che si era fatto, ormai, sigillare il dono.  Era stato poco tempo dopo che era successo qualcosa con lei, dopo che aveva cominciato a vivere una vita sregolata.
Molte volte anche Elenie ci aveva pensato, ma l’angelo l’aveva sempre fermata, promettendole che avrebbe trovato il suo posto.
Morgan doveva avere ormai trent’anni, se non ricordava male.
Le attanagliava lo stomaco l’idea di doverlo rincontrare. Lui era stato la sua prima volta, all’epoca aveva solo quindici anni, in seguito ad una festa universitaria a cui lui l’aveva invitata, e al mattino successivo l’aveva lasciata lì da sola.  Permettendo al freddo di entrarle dentro.
Castiel l’aveva consolata per settimane, non l’aveva rimproverata, l’aveva cullata tra le braccia come un fratello maggiore.
Lui era il figlio del migliore amico di suo padre quindi aveva dovuto fingere che nulla fosse successo. Lui aveva sempre sperato di vederli assieme.
Inoltre, non si poteva certo dire che lui si facesse problemi nel vederla. No, affatto.
Quella mattina, però, Castiel non era passato solo a salutare la ragazza, ma anche per parlare con i fratelli.
-Kevin credo abbia bisogno di uno di voi. E’ molto spaventato e mangia poco per adempiere al suo compito.-
-Andrò io, siete d’accordo?- intervenne  Dean.
Sam scosse la testa. –E’ meglio che vada io. Posso farcela, stai tranquillo. Elenie ha più bisogno adesso.-
La ragazza dai capelli ricci color nocciola stava per ribattere, ma Cas la mise a tacere. –Sarà un’occasione per conoscervi meglio e appianare le divergenze.-
Dean non disse  nulla per qualche istante, prese il suo borsone e fece segno alla ragazza di seguirlo. Lei obbedì dopo aver salutato Sam con un abbraccio. Era altissimo e lei non gli arrivava nemmeno alle spalle.  –Dì a Kevin che quella parola non è ciò che pensa. Il riposo può solo giovargli!- gli fece l’occhiolino e il ragazzo le sorrise.
Si sedette sul sedile anteriore, di fianco a quello di Dean. Era agitata, non capiva come mai, non ve ne era alcun motivo.
-Non rovinarmi la mia Baby, eh… - esordì il ragazzo, sedendosi al posto di guida.
Lei accavallò le gambe e appoggiò la sua borsa sul tappetino.
-Cosa hai in quella borsetta?- domandò curioso.
-Primo non solo affari tuoi, secondo… vestiti di cambio, portafoglio e cellulare.-
-Vestiti di cambio? Lì dentro? Come sei riuscita a farceli stare?- mise in moto.
-Ho portato solo una canotta, un paio di leggins e l’intimo. Non ho portato un armadio!- disse ilare.
Lui scosse la testa, accennando ad un sorriso.
Dopo mezz’ ora di viaggio, lei gli chiese di fermarsi ad un autogrill. Aveva necessità di andare in bagno.
-Ma stai scherzando?-
-No, assolutamente. Devo andare in bagno.-
-Non potevi andare a casa?-
Lei sbuffò. –Per favore!-
-Al prossimo ci fermiamo.- sancì.
Lei non riusciva a non essere nervosa, inoltre col ciclo era ancor più difficile.
-Mi ha detto Sam che sei molto bravo con le pistole. Cioè nel senso che…- alzò gli occhi al cielo, stanca di essere così in sua presenza.
Lui scoppiò a ridere e decise di continuare su quella scia. –Sì,  le donne sono sempre state molto soddisfatte delle mie performance.-
Lei arrossì e sollevò un sopracciglio. –Non intendevo quello! Intendevo… a sparare. –
Accennò ad un sorriso. –Ho una buona mira e tu sai usare qualche arma?-
Annuì. –Sono brava a usare l’arco. Abbiamo una cosa in comune.-
-Poi mi mostrerai che buona mira hai… manca poco, sei sicura di doverti fermare?-
-Sì, sono sicura.- disse tranquillamente.
Si fermarono alla prima stazione di servizio e Dean fece benzina.
Lei sfilò una piccola custodia colorata e si diresse in bagno.
Era piccolo e sporco e aveva davanti a sé ancora tre persone che, però, passarono in fretta.
Al suo turno, si chiuse in bagno, in preda ad una visione.
 
Occhi neri e pieni. Iridi maligne.
Una freccia che prendeva Dean, vicino alla macchina, sulla spalla. Conficcando la punta nella carne.
L’afferravano per le braccia e la portavano via insieme a Dean Winchester.
Erano due demoni, due donne. Le aveva già incontrate. Erano state inviate dal Re dell’Inferno per rapirla, portarla via.
 
Si riscosse e si sistemò velocemente. Lavò le mani e corse da Dean. Si gettò sopra di lui, facendolo cadere a terra.
La freccia volò sopra le loro teste proprio come nella visione.
Lui la strinse contro il suo petto, mentre lei, a cavalcioni su di lui, cercava di acquattarsi.
-Sono Abaddon  e Ruby, ho avuto una visione prima.-
Si rispecchiò nelle iridi ghiaccio e perse un battito.
Poteva sentire il respiro caldo di lei sul collo.
I due demoni si avvicinarono e il ragazzo la sollevò di scatto buttandola letteralmente in macchina, senza nemmeno aprire la portiera.
-Siamo alla resa dei conti eh, Elenie!- esclamò Abaddon.
Dean sguainò il coltello, pronto a combattere.
Elenie scese dall’auto, dietro al ragazzo.
-Non sei codarda, almeno!- ribatté nuovamente il demone.
-Ruby, ma tu… cosa…- intervenne il ragazzo dai capelli corti.
-Gli ordini sono ordini, Dean.  E poi lei ha un’importanza strategica per noi.– si giustificò.
Ruby si mise a combattere con Dean e Abaddon si avvicinò a Elenie che cercava di parare i colpi dell’essere, con scarso successo.  Sfilò dalla tasca dei jeans un kunai, ferendola alla gamba.
-La pagherai. Non puoi nulla contro di me e lo sai. –
-Non per questo mi darò per vinta e lo sai.- le fece il verso.
La demone, di sensuale bellezza, si avventò su di lei che però, seppe scansarla. Un tonfo la fece voltare verso Dean che si trovava contro la sua macchina, con Ruby troppo vicino.
-Sono settimane che ti cerchiamo, feccia!- sfruttando un suo momento di esitazione e distrazione, sganciò un pugno la colpì sul costato, mozzandole il respiro e facendola cadere a terra.
Fece segno ad altri due demoni di prenderla e si avviò verso il ragazzo.
-Ci siamo divertiti io e te tempo fa eh, Dean? Ma ormai è passato. E’ tempo di morire.-
Elenie si strattonava, provava a liberarsi.
-Oh, ma non gliel’hai detto quanto  ci siamo divertiti? Mi sento offesa!-
Lei abbassò lo sguardo. Perché faceva male? Era il passato.
Ogni pugno che Dean riceveva, era una stoccata anche per lei.
La rabbia per non poter fare nulla, l’assalì. Si sentiva impotente, arrabbiata. Il fuoco dell’ira la cosparse senza sapersi controllare.
Sollevò lo sguardo e Dean notò quanto le iridi fossero rosse.
Con un solo gesto spezzò le braccia alle sentinelle dei demoni. Li uccise con il pugnale di Dean che era caduto a pochi metri da lei. L’espressione soddisfatta colpì Dean senza che lo potesse negare, ma tanto lei, in quello stato di trans, non avrebbe potuto capirlo.
Si avvicinò velocemente ai due demoni, pronta a ucciderli.
Un sorriso macabro e maligno le occupava il viso. Gli occhi erano come gocce di sangue in una paesaggio bianca come la neve.
-Elenie…- sussurrò Dean.
Abaddon la osservò stupita e infastidita.
Riusciva a contrastare i suoi colpi, riusciva a ferirla adesso.
Ruby portò via la sua compagna, teletrasportandosi.
-Castiel, aiutaci.- sussurrò Dean.
L’angelo si mostrò immediatamente, sfilando il kunai dalla sua mano sinistra e togliendo il coltello dalla mano destra. L’abbracciò forte, cercando di calmarla. -Va tutto bene, Elenie. Sono qui.-
Il respiro si fece più tranquillo, fino a che lei perse i sensi.
Dean l’appoggiò sul sedile posteriore, stesa.
-Ci hanno attaccato, Cas. Non aveva scelta. Non è colpa sua.- disse giustificandola, ma  lui non sembrava essere arrabbiato. Al contrario, sorrideva e lo stava curando.
 –Non sono arrabbiato, Dean. Son preoccupato per voi. Preferirei venire con voi fino alla radura, poi tornerò a svolgere i miei compiti.-
L’umano si stropicciò gli occhi. Era d’accordo con il suo amico.
Presero posto e ripartirono.
 
 
Elenie aprì gli occhi, tornati ormai di color ghiaccio e la prima cosa che vide fu Dean. Osservò il modo in cui la mano afferrava il volante e l’altra che cambiava marcia, con gesti sicuri, decisi.
Si sollevò con calma, per evitare cerchi alla testa. –Cosa… cosa è successo?-
Cas le sorrise. –Hai combattuto contro Abaddon e Ruby e sei stata brava, hai ucciso le sentinelle, ma…-
-E’ comparsa la mia malefica parte, sbaglio?-
Dean le diede un’occhiata di sbieco. –Cosa ti ha fatto scattare questa molla?-
-Non avevamo scelta. Tu eri l’unico in grado di fermarle e se Abaddon continuava a comportarsi come la troia quale è…- si zittì immediatamente, notando lo sguardo dei due uomini, in particolare quello del suo migliore amico, al quale non aveva mai potuto nascondere nulla.
Dannato angelo.
-Dean era Abaddon? Perché non mi avete chiamato prima?-
L’umano diede una gomitata all’angelo, facendogli capire che era troppo sconvolta per continuare l’argomento. –Allora, immagino avrai un ragazzo che ti aspetta a questa festa…-
Deglutì. –No.  Cioè sì ma no.-
-Cosa?!-
-C’è qualcuno che temo di incontrare, ma non mi aspetta e non vorrei rivederlo.-
-Speriamo che non ci sia allora, giusto?-
Lei annuì. Sperare era l’unica cosa possibile.
Elenie osservò il paesaggio e la sua espressione si aprì in un sorriso. -Siamo arrivati!-
Svoltarono a sinistra, seguendo una stradina poco asfaltata. Lo fece parcheggiare su un piccolo spiazzo erboso.
Scesero assieme e percorsero un piccolo tratto a piedi nel bosco. Gli alberi erano verdi e fitti e lei li accarezzava come se li conoscesse da sempre.
Castiel li salutò, volando sopra la foresta, invisibile, come sempre.
Piccole casette in legno si stanziavano a pochi metri da loro e lei affrettò il passo. –Andiamo! Sono quelle!-
Diverse persone erano intente ad attaccare piccoli addobbi, preparare il focolare.
-Elenie!- esclamò una signora intenta a cucire su un masso.
-Madre!- si gettò tra le braccia della donna che la strinse forte.
-Come stai? Sono contenta che tu sia riuscita a venire!-
-Anche io. Mi siete mancati!-
Dean rimase in disparte e lei se ne accorse immediatamente. –Dean, vieni! Ti presento la mia famiglia.-
Lui si avvicinò e sua madre gli tese la mano, cordialmente.
-Lui è il tuo fidanzato?-
Entrambi scossero la testa, allarmati. –Nono, lui e suo fratello mi proteggono...-
Sua madre annuì. –Ah, vero. Castiel ci aveva avvisato che stavi bene e ora capisco. Dov’è tuo fratello?-
-Lui aveva un’altra missione da sbrigare, ma non si preoccupi. Basto e avanzo io!-
Elenie sorrise e non riuscì a nasconderlo.
-Vai a prepararti, Ely! Inizia tra poco!-
-Madre devo proprio mettermi quel solito vestito?!-
La donna la guardò gelida. –E’ un ordine. E’ sul divanetto all’entrata, sistemato come sempre!- si voltò verso il ragazzo- per lei troverò qualcosa nei vestiti di mio marito. Venga con me.-
La ragazza entrò nella casa che aveva sempre considerato accogliente, anche se spoglia. Era come una casa di montagna, solo che immersa nella foresta. Ogni anno avevano dovuto fare lavori di ristrutturazione o manutenzione, ma quella casa rimaneva sempre la sua preferita.
Lo riconobbe immediatamente sul divano color pesca: il suo vestito argento era lindo e perfettamente aggiustato.
Salutò le donne che si stavano preparando, riconoscendole e abbracciandole con un certo distacco.
Una voce la fece tremare.
-Elenie, il mio ricordo di te non ti rende giustizia.-
Si girò verso la porta, riconoscendo immediatamente Morgan.  I capelli gli si erano allungati, arrivando quasi alle spalle. Erano castano chiaro, con gli occhi azzurri, aveva un fisico ben strutturato, a partire dai bicipiti agli addominali. Indossava un paio di pantaloni verdi e una cintura marrone, come di consuetudine per gli uomini, che gli fasciava il fisico longilineo.
Sospirò. –Ciao Morgan.-
-Non sembri felice di vedermi, sai?- si avvicinò.
-Affatto, solo che devo vestirmi e ho poco tempo.-
Lui l’abbraccio e lei si irrigidì. –E’ un piacere vedere come sei cresciuta.- le sussurrò all’orecchio, malizioso.
Lei si staccò, gli fece un sorriso veloce e prese per la gruccia il suo vestito.
Morgan la seguì mentre si metteva dietro un separé. Rimase dall’altra parte e riprese a parlare: -Ho visto che sei venuta con un ragazzo. Chi è? E’ il tuo nuovo fidanzato?-
-Anche se fosse? Non credo debba interessarti, sai?-
Indossare un vestito del genere non era facile, sia per la sua timidezza, sia per il suo fisico. Non si poteva certo dire che fosse magra, ma non era neppure robusta.
Aveva le forme al punto giusto ed era in carne. Quel vestito, se fosse stata in un negozio, non l’avrebbe mai comprato. Lo indossò velocemente e si spostò verso lo specchio, dove si trovava ancora il ragazzo.
-Ancora qui?-
-Volevo vedere come ti stesse bene il vestito quest’anno e devo ammettere che avevo proprio ragione. Ti aspetto per il primo ballo, Ele.- lei odiava che lui la chiamasse ancora così- Okay?- si spostò velocemente, lasciandola tra i suoi pensieri.
Osservò la sua immagine riflessa nello specchio e si coprì velocemente il corpo. La vergogna che provava non era assolutamente raccontabile.
Il suono dell’inizio della festa la fece rinsavire dal suo istinto di nascondersi.
Uscì velocemente dalla casa, ormai vuota, e si incamminò nella foresta.
Ormai il buio era calato.
Cercò Dean con lo sguardo, ma non lo vide. Si appropinquò a sua madre, intenta a sorseggiare del vino rosso.
-Madre, avete visto Dean?-
-Dovrebbe essere qui, ha detto che prendeva qualcosa da bere e tornava. Ma tu dovresti essere in pista, Morgan ti aspetta!-
-Cosa? Chi?-
Venne spinta al centro della festa, dove il ragazzo dagli occhi azzurri l’aspettava. In realtà, ciò che l’aveva ingannata la prima volta, erano stati i capelli.
L’afferrò saldamente per i fianchi e lei appoggiò le mani sulle braccia muscolose e, non appena la musica iniziò, cominciarono a danzare.
Le era mancata la sensazione della terra contro i piedi nudi. Le piaceva, fin da quando era piccola.
Non si stava godendo nulla mentre era tra quelle forzute braccia, ma poco poteva farci.
Le stelle contornavano il cielo e questo la fece sorridere.
-Mi sei mancata sai?-
-Chissà come mai, ma non ci credo proprio.- ribatté.
Le dava fastidio il modo in cui la stesse toccando. E’ vero, lui l’aveva conosciuta poco dopo essere diventata donna, ma questo non gli dava alcun merito o alcun diritto. -Ti prego di mantenere le mani sui fianchi.- continuò.
-Ti sono mancato, Ele?- domandò avvicinandosi.
-No, Morgan. –
Non le faceva più alcun effetto, vederlo.
Dean si avvicinò alla madre, sorseggiando dell’idromele.
-Lei è quella al centro, vestita di argento, la vedi?-
I capelli erano lunghi e ricci, quasi indomabili come il suo carattere, contrastavano con il vestito che
aveva le maniche a pipistrello, la stoffa le fasciava il seno prominente, diradandosi sui fianchi e riprendendo poi fino a metà ginocchio.
Le gambe che l’avevano colpito quella mattina, erano tornate a fargli visita in alcuni sogni e ora erano più in mostra che mai.
La sua altezza le provocava un distacco, dal suo accompagnatore, di almeno una quindicina di centimetri.
Non doveva essere più di un metro e sessanta.
Faceva invidia alle stelle.
Il bicchiere di legno gli cadde tra le mani.
-Le è caduto il bicchiere! Stia attento!-
-Mi scusi, io… è possibile…- non finì la frase che la musica si interruppe. Il primo ballo era concluso.
Morgan fece per avvicinarsi e baciarla, ma lei lo scansò, togliendosi dalla pista. Aveva notato subito Dean vicino a sua madre e non vedeva l’ora di raggiungerli.
Elenie scoppiò a ridere quando vide Dean con i pantaloni verdi e la cintura.
-Sì, tua madre mi ha obbligato…-
-Non l’ho affatto obbligata. E’ questione di rispetto per i nostri riti!-
-Andiamo a fare un giro, ti va?-
-Elenie, devi ballare! Almeno due balli! E’ tanto che manchi!- inveì la madre.
Dean alzò gli occhi al cielo e le tese la mano.
-Non so come si balla e non mi piace.-
-Segui me.-
Le mise le mani sui fianchi e si lasciò guidare.

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Capitolo 5
*** "Just a Mission" ***


Capitolo 4°”Just a Mission”

Lei volteggiava libera e lui la tratteneva saldamente per i fianchi, dopo qualche passo, Dean si diede per vinto e si spostarono dietro qualche albero a chiacchierare tranquillamente.
-Quindi è lui la persona che speravi di non vedere?- esordì il ragazzo.
Elenie annuì. –Sì, si chiama Morgan e abbiamo un passato in comune.-
-Del tipo?-
-Io quindicenne, infatuata di un ragazzo di sei anni in più di me, mi porta ad una festa universitaria, mi fa ubriacare e finiamo a letto assieme. Ah, non dimentichiamoci che al mattino mi sono svegliata e lui non c’era!- scoppiò a ridere.
Dean rimase in silenzio, scuotendo la testa.
-A me non più. Ho visto davvero cosa voleva da me, perciò meglio così!-
-Come fai ad essere sempre così?-
-Così come?-
-Bella.-
Arrossì e cominciò a giocare con un riccio, imbarazzata.
-Vado a prendere qualcosa da bere, ne vuoi?-
-Sì, ti aspetto qui.-
Sfiorò la corteccia della quercia dietro di lei e dovette reggersi per un attimo. Era davvero serena, sorridente.
-Sei sempre stata bella quando ridevi, fin da piccola.-
-Morgan, torna alla festa. Non ho niente da dirti e tu non ne hai da dire a me.-
La ignorò. –Quando tua madre mi ha detto che forse saresti venuta quest’anno, ho provato ad immaginarti e nessuna di quelle immagini ti rende giustizia, come ti ho già detto. Sono stato un cretino anni fa, ma ora posso rimediare. Siamo adulti entrambi, dopotutto…- si avvicinò a lei e si impossessò delle sue labbra.
Lei cercava di spingerlo via, ma lui non demordeva.
Le morse il collo.
Cercava di spostarlo, ma era una roccia.
Dean lo spostò, mettendosi davanti alla ragazza. Temeva più per lui che per lei in realtà. La sua parte oscura non poteva emergere. Non lì.
-Fossi in te, me ne andrei.- affermò, gelido.
Il ragazzo, della medesima altezza del biondiccio, indietreggiò, scrutando con uno sguardo arcigno i due.
-Non crederti speciale perché sei un oracolo, Elenie! Ti troveranno, lo sai!- urlò, andandosene.
Dean si voltò verso di lei, erano vicinissimi.
-Sembra che tu sia sempre pronto a proteggermi in queste circostanze.- sorrise.
-E’ la mia missione, giusto? Dovresti stare più attenta.-
-Non è colpa mia.-
-Non dico questo, ma sei una bella ragazza. E’ tutta sera che ci prova con te, anche un cieco lo vedrebbe!-
Lei rise dolcemente. –Grazie.- si sollevò sulle punte per dargli un bacio sulla guancia.
Il ragazzo dai capelli corti si spostò e la baciò sulle labbra, afferrandola per i fianchi.
Lei chiuse gli occhi, abbandonandosi a quella sensazione di puro fuoco nelle sue vene.
Le umettò il labbro inferiore come a chiedere permesso e lei schiuse le labbra, permettendo alle loro lingue di incontrarsi, intrecciarsi. Dean aveva le labbra molto più morbide di quello che immaginava  e le sue, il cacciatore constatò, sapevano di vaniglia.
L’appoggiò contro l’albero, senza curarsi del suo vestito e continuò a baciarla appassionatamente.
La sollevò di peso, così da non farla stare continuamente sulle punte e lei intrecciò le gambe dietro la sua schiena. Le accarezzò le gambe, che erano lisce, proprio come aveva immaginato.
Gli accarezzò il petto, cosparso di cicatrici e un tatuaggio di protezione.
Era una lotta di baci, di carezze. Quei baci proibiti che avevano immaginato li stavano saziando più di quanto pensassero.
Si staccò dolcemente dalle sue labbra e poggiò il capo contro la sua fronte, riprendendo fiato.
-Posso farti una domanda?- domandò a mezza voce.
-Dimmi.-
-Tu puoi vedere ogni cosa o…?-
-In realtà, non è proprio così. Ogni oracolo ha una parte di vista oscurata.- sussurrò.
-Non capisco.-
Quel segreto era uno dei principi inviolabili di se stessa. Inspirò.
-Non posso vedere cosa capiterà a me, personalmente. Nel senso che non potevo prevedere se voi avreste accettato la missione, come non potevo prevedere questo…-
-Non puoi?- riprovò, divertito.
Lei scosse la testa. –Se ci tengo, non posso.- si morse il labbro per l’ultima cosa che aveva detto, maledicendosi.
Dean rimase in silenzio e la lasciò scivolare a terra.
Istintivamente, lei premette ancora le labbra sulle sue e chiuse gli occhi.
Lui sorrise sotto quel bacio fugace.
-Elenie? Dean?-
La voce di Castiel li interruppe. –Ma che state facendo?-
Il biondo si staccò da lei e si girò verso l’angelo.
-Dovete andare, stanno arrivando.-
Lui corse a prendere le loro cose, Elenie stava per seguirlo ma Castiel la fermò per un braccio.
-Elenie? Dimmi, l’avevi previsto? – domandò con voce titubante.
-Non avevo previsto nulla che lo riguardasse.-
L’angelo lasciò il braccio della sua piccola umana e sospirò. Forse i sospetti che Sam gli aveva confidato non erano poi tanto lontani dalla realtà.
Saltarono letteralmente sulla macchina, mentre l’angelo cercava di lasciargli un margine di fuga. Elenie era molto preoccupata per il suo migliore amico, anche se continuava a distrarsi ogni volta che si leccava le labbra: sapevano di Lui.
Sbatté la portiera, facendola sobbalzare. Inserì le chiavi nel quadro e partì velocemente dalla selva.
Dean si sentiva accaldato e eccitato a causa del bacio con la ragazza e sperò che lei non si accorgesse dalla sua situazione.
Era proprio bella.
La sua immaginazione vagò, insinuandosi in quel vestito corto e in quei capelli ricci. No, non era assolutamente il caso. Doveva  concentrarsi sulla guida e portarla via da lì.
-Cas sta attento!- urlò prima che Dean sgommasse.
Castiel sospirò, scuotendo la testa. Sapeva benissimo che doveva dargli diversi minuti di vantaggio. Ancora non si spiegava perché quella stupida e rara comunità si fosse fatta sigillare completamente il dono ma continuava a vivere come se nulla fosse accaduto.
Avevano voltato le spalle alla più piccola che ora si portava sulle sue spalle l’intero peso del mondo. L’angelo dubitò che se non fosse stata per la sua natura, avrebbe concesso loro il perdono.
Erano fortunati che Dio non fosse in paradiso, altrimenti sarebbe andato a conferire con lui.
Si concentrò sulla battaglia e sperò che Dean corresse come non mai.
-Hai freddo?- domandò il ragazzo, vedendo che continuava a sfregarsi le mani.
-Sto bene, non preoccuparti, pensa a guidare.-
Avrebbero dovuto parlarne di quel bacio?
Dean rispose di no, giustificando per il fatto che a nessuno donna con cui era andato a letto aveva dato chiarimenti o spiegazioni.
Parlare? Di cosa? Lui non era mai stato bravo a parlare. Lui preferiva i fatti alle parole.
Si tolse la giacca e gliela sistemo come meglio poteva sulle gambe, sfiorandogliele.
Un brivido oltrepassò la schiena della ragazza che si morse il labbro.
Il tragitto fu più breve rispetto all’andata e l’unico rumore era dato dalle cassette di Dean degli ACDC.
-Ti piace la musica?- domandò con nonchalance  il ragazzo.
-Sì, molto. Mi piace questo genere in particolare.-
Si voltò a guardarla, sorpreso.
-Che c’è?! Non è perché sono un oracolo che vivo di musica spirituale!- esclamò ilare.
-Stereotipi diffusi- sorrise.
L’espressione della ragazza cambiò e chiuse gli occhi.
-Elenie!- la chiamò, ma non rispose nessuno.
Il respirò le accelerò, costringendola a portarsi una mano sul petto.
La richiamò, più e  più volte e lei fu obbligata ad appoggiagli due dita sulle labbra per fargli capire di stare in silenzio.
L’immagine apparve chiara: Sam e Kevin stavano tornando al bunker. Kevin aveva diversi tagli sul corpo e teneva in mano la sua borsa come se fosse di vitale importanza.
Riaprì gli occhi e riprese fiato.
Le sue dita non avevano ancora lasciato le labbra del ragazzo che la stava osservando preoccupato.
Sposto la mano e gli accarezzò il viso, con poca barba.
Lui sussultò a quel contatto, ma gli piacque particolarmente.
Elenie ritrasse la mano velocemente.
-Stai bene?- domandò allarmato- Cos’è successo?-
-Ho avuto una visione.-
Era stanca, aveva il viso provato.
-E cosa hai visto?-
-Sam e Kevin si stanno dirigendo al bunker e stanno bene adesso.-
-Sono stati attaccati?-
Lei annuì. –Credo che Crowley cercasse di arrivare a me.-
-Riusciremo ad uscirne.-
-No, Dean. Finché io avrò questa cosa… non ne usciremo. Io non ne uscirò e vi sto mettendo in pericolo più di quanto non volessi. –
-Ci è stata affidata una missione e la famiglia Winchester conclude sempre le sue missioni.-
La macchina sì fermò.
E lui si allungò su di lei per prendere il suo borsone. Sollevò lo sguardo e incontrò quegli occhi ghiaccio che lo avevano colpito fin dall’inizio.
Si avvicinò, cautamente, per vedere la reazione di lei.
Lei diminuì la distanza e appoggiò le labbra sopra di lui.
Dei fari li illuminarono e Dean si staccò bruscamente.
-Hai preso tutto?-
Lei annuì. –Dean-
Si voltò.
-Sono solo una missione per voi?-
Dean boccheggiò a quella domanda così diretta e la risposta da darle non era difficile “no”.
Ma dalla sua bocca non uscì nulla.
Elenie abbassò lo sguardo e uscì in fretta dall’auto. Non sapeva esattamente perché, ma non vedeva l’ora di vedere Castiel e sapere che stava bene. Dimenticarsi di tutto quello che era appena successo, mentre le domande si affollavano nella sua mente.
Superò Sam senza nemmeno accorgersi della sua presenza e si introdusse nel bunker. Il ragazzo alto la osservò, indeciso se chiederle o no ciò che era accaduto.
Aveva visto bene? Le labbra di Elenie si erano davvero appoggiate su quelle di suo fratello?
Urgeva parlarne con Castiel assolutamente.
Scendeva le scale, cercando di fare attenzione.
Sam aspettò Dean, silenzioso e dallo sguardo semiacceso.  Lei aprì la porta e l’appoggiò.
-Cos’è successo Dean?-
-Ho commesso un errore, Sam.-

 


-Signore, lei si è quasi trasformata!- esclamò Ruby, per giustificarsi.
Lui si bloccò, voltandosi. –Hai detto trasformata? Quindi non era una leggenda quella del lato oscuro…- parlò più a se stesso che con i suoi.
-E ditemi, com’è? Occhi neri?-
Abaddon ringhiò. –Occhi rossi come il sangue.-
Il Re batté le mani e rise, malignamente. –Perfetto. E ditemi signore,  a tal proposito, perché ha avuto questa trasformazione?-
-Quando abbiamo cominciato ad accanirci sul cacciatore! Diamine, su quello stronzo di Dean Winchester!-
Crowley sorrise malignamente. Il piano perfetto si stava delineando in maniera sublime nella sua mente. La situazione era di gran lunga migliore di quanto si aspettasse.  –Oh, la nostra giovane ribelle è innamorata! Che cosa carina, non trovate?- esclamò ironico.
-Non credo che lei sia innamorata…- intervenne Ruby, ricordando il modo in cui si rispondevano in macchina.
Ignorò i suoi sottoposti e le loro supposizioni, sogghignando. –Voglio che cerchiate Dean Winchester. E’ lui la vostra missione ora.-

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Capitolo 6
*** "There's No Answer" ***


Capitolo 5°”There’s No Answer.”

 
Elenie si chiuse in camera, decisa a rimanerci fino a che Castiel non fosse tornato.
Cosa le era venuto in mente? Cosa le aveva detto il cuore? Oh sì, era tutta colpa sua.
O forse erano stati quegli occhi verdi, quei dannati occhi verdi.
Si appoggiò alla porta, facendosi strisciare a terra. Con le ginocchia al petto, il suo pensiero andava a sua madre e alla sua famiglia. Loro non avevano il dono, loro non potevano sapere. O meglio, lo avevano avuto… ma poi l’avevano fatto sigillare. Tutti quanti. Per quello rimaneva solo lei.
Erano stati tutti egoisti. Lei li aveva odiati per tanto tempo, poi aveva compreso la loro decisione… l’aveva accettata.
Castiel le era stato vicino per tutto il tempo, l’aveva consolata, abbracciata. Lui non era il suo angelo custode, ma lei lo considerava tale. Non l’aveva mai abbandonata.
L’angelo non sapeva nulla di amore, aveva solo l’esempio che Dio gli aveva sempre dato. Eppure, lo provava per quella ragazza. Era come una sorellina minore e lui avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di proteggerla.
Sam aprì la porta lentamente e la vide, addormentata a terra, abbracciata al suo pupazzo di Pikachu.
Gliel’aveva regalato sua sorella dopo che se ne era andata di casa con il suo ragazzo. Lei era nata senza dono e Dio solo sa quanto Elenie l’aveva invidiata. Quella fase era passata, come la fase dell’accettazione.
Come la fase in cui Castiel tentava di pronunciare il nome del pupazzo: aveva gettato la spugna.
La sollevò di peso e la mise a letto, rimboccandole le coperte.
Le sue ciglia erano umide e lo fecero sospettare che avesse pianto. Ovviamente, non ne aveva la certezza.
Mugugnò qualcosa e sbatté le palpebre.
-Sam.-
-Non volevo svegliarti!-
Lei scosse la testa, affondando ancor di più la testa nel cuscino di piuma. – Nulla di grave, non preoccuparti.-
-Cos’è successo?-
Le tornò tutto in mente:  il ballo con Morgan e quello con Dean e poi il bacio… l’attacco e Castiel che li proteggeva. Castiel che non era ancora tornato.
-Dean?- si sollevò in posizione eretta e si premette una mano sulla bocca –CASTIEL?-
-Calmati, Elenie. Va tutto bene! Dean si sta facendo la doccia e Castiel arriverà… non preoccuparti per lui. E’ un angelo.-
-Sì, ma la nemesi di un angelo è il demone e quello era un covo, dammi retta…-
Sam sospirò. –Vuoi mangiare qualcosa? E’ avanzato qualcosa di quello che avevi preparato per me e Kevin.-
-Lui sta bene?-
Lui annuì. –Aveva solo bisogno di un amico.-
Lei sorrise. –Non ho molta fame, ma sarà meglio mettere qualcosa sotto i denti.-
-Brava ragazza!-
L’aiutò ad alzarsi e lei si ricordò che era ancora vestita con quel pezzettino di stoffa.
-Aspettami di là che metto qualcosa di decente…-
-Tiro fuori le cose dal frigo intanto-
Si cambiò velocemente e si appropinquò  verso la sala. Il camino scoppiettava proprio come piaceva a lei e il tavolo era pieno di cibo.
-Ma non avete mangiato nulla praticamente!- rise- mi correggo, le patatine fritte sono finite e anche la carne e l’insalata!-
Le sorrise, scoppiando a ridere. –Ci stai viziando!-
-Quando me ne andrò come farete?-
La risata di Sam si spense e il sorriso sulle labbra della ragazza si tramutò in una linea seria.
Sarebbe successo prima o poi, alla fine di quella missione.
-Manca ancora molto e…-
-Sono comunque solo una missione per voi, Sam. Non è un problema, cioè… ho capito adesso.- addentò delle verdure grigliate.
Lui le mise una mano sul braccio e lei lo osservò. –Non sei solo una missione, Elenie. Sei mia amica, ormai. Anche se ci conosciamo da poco. E anche Dean la…-
-Dean è stato molto chiaro poco fa. Non serve che intercedi per lui, Sam.-
-Qualunque cosa lui abbia detto…-
-No! Basta Sam. Il discorso è chiuso. Non voglio sentire altre giustifiche da parte tua. E soprattutto non voglio litigare con te per questo.  Sono contenta che mi reputi un’amica perché anche io ti reputo tale. Ma non voglio essere un peso e nel momento in cui lo diventerò, lasciatemi andare. Il mondo ha bisogno di voi.-
-Anche di te.-
Scosse la testa. –Non stiamo parlando  di angeli o demoni… stiamo parlando di oracoli. Le persone  non –
Sam annuì e comprese anche se lei non aveva concluso la frase.
La gente non sarebbe mai stata pronta a sapere della sua esistenza.
-Com’è andata la festa?-
Lei gli raccontò dello scontro alla stazione di servizio con Ruby e Abaddon, poi della sua famiglia, del Ballo e di Morgan.
-Non sono tutti come Morgan.-
Lei ridacchiò. –Sam so bene che gli uomini non sono tutti come Morgan.-
-Non sei un po’ giovane?-
-E tu non sei un po’ curiosone, Sam Winchester?- sorrise, inclinando il capo.
Scosse la testa, ricambiando. –Lo ammetto, ma stai tranquilla, non farò domande indiscrete.-
Rise. –Dipende da quello che vuoi sapere-
-Se hai avuto storie dopo Morgan-
-Sì e no-
La osservò senza capire.
-Non credo che si potessero definire storie. Sai, la maggior parte del tempo, io mentivo-
Annuì. –Posso ben comprendere-
Elenie si sollevò dalla sedia e fece segno al suo amico di sedersi di fronte al caminetto.
Afferrò la copertina e se la attorcigliò addosso.
Sam accettò con gioia l’iniziativa della ragazza e si mise a terra a leggere un libro, mentre lei osservava le fiammelle danzare.
Era stanca, delusa, anche se cercava di non pensarci. Voleva solo dormire e riposarsi.
-Sembri un bruco- una voce la fece sussultare.
Sollevò lo sguardo e riconobbe i dannati occhi verdi.
-Vorrà dire che un giorno diventò una bella farfalla.- sibilò.
Dean aprì la bocca, per ribattere che … che cosa avrebbe voluto ribattere? Lui non era di smancerie o dolcezze. Lui era un uomo rigido e coraggioso. Un uomo che aveva fatto di tutto per salvare la sua famiglia… un uomo che aveva perso tutto e gli rimaneva solo Sam, grazie al cielo.
E lei? Era così giovane, così indifesa.
La stava osservando nel suo bozzolo e non riusciva a pensare altro di voler tornare a qualche ora prima, contro quell’albero, contro quella macchina. Mentre le sue labbra si sfamavano delle sue.
-Dean? Ci sei?- Sam si alzò, preoccupato.
-Dimmi.-
-E’ la terza volta che ti chiamo e sono praticamente di fronte a te!-
-Va tutto bene, Sam.-
Si guardò attorno, ma Elenie era già tornata in stanza. Aveva bisogno di riposare.
-Mi puoi spiegare cos’è successo a quella festa?-
-Ci hanno attaccato-
-Dean non mi riferisco a quello. Lo vedo come la guardi, come vi guardate. Allora?-
-Non è successo niente, Sam… come devo dirtelo.-
-Dean. Non prendermi per scemo.-
Sospirò. –Cosa vuoi sentirti dire, eh? Che l’ho baciata? Sì. Che lo rifarei? Sì. Che lo rifarò? No. –
Il ragazzo di altezza fuori dal comune lo osservò incredulo. –Stai scherzando? Dimmi che stai scherzando…-
-Ha ventiquattro anni, Sam! Sta studiando per diventare qualcuno. Lasciale vivere la sua vita. E’ giovane e bella-
-Dean non impedirti di vivere questa cosa. Potrebbe portare qualcosa di buono ad entrambi.-
Scosse la testa e lo gli diede una pacca sulla spalla. Era ora di andare a dormire, ma un libro sul tavolo richiamò la sua attenzione.
“Leggi di fisica”
Lo afferrò e si guardò attorno. Suo fratello non si era accorto di nulla.
Decise di riportarglielo, magari ne aveva bisogno anche se ormai era mezzanotte.
Bussò alla sua porta di legno di noce.
-Avanti.-
-Hai lasciato il libro sul tavolo.-
-Grazie.-
-Elenie, io…-
Lei si voltò e osservò il profilo di Dean nel buio.
Lui non concluse le frase e lei decise di intervenire. –Stai bene? Siamo scappati per un pelo. Notizie di Castiel?-
-Nessuna, ma vedrai che tornerà presto.-
Annuì. –È un angelo, non è un fragile umano- sorrise.
-Non siamo così fragili come pensi.-
Si sedette ai piedi del letto.
Scosse la testa. –Sono umana anche io, Dean. Anche se non lo pensi e lo so.-
-Io non capisco fino a dove puoi sapere, scoprire, vedere…-
-Non lo so nemmeno io.-
-Sei spaventata?-
Elenie non rispose.
Dean si guardò attorno e notò quanti libri avesse portato con sé. –Domani devi rimetterti a studiare-
Lei scosse la testa. –Lascerò l’università.-
-Cosa? No, Elenie non fare queste cazzate.-
Lei sgranò gli occhi. –Non ce la faccio, Dean. Non riesco a studiare. Quando tutto sarà finito e mi farò sigillare il dono, riprenderò.- mentiva e lui lo sapeva.
Eppure non riusciva a darle contro, non riusciva a dirle che aveva fatto bene, che la priorità era un’altra.
Sospirò e cominciò a giocare con la trapunta.
-Qualcosa non va?-
-Tutto bene.- si guardò attorno, ma non incontrò il suo sguardo.
Lei si tirò su con le braccia e si mise a sedere.
-No, è tardi. Ti lascio dormire.- si sollevò dal letto.
-Ah… va bene.- il suo sguardo si fece triste.
-Qualcosa non va?- fu lui a domandarlo, stavolta e lei scosse la testa.
-Puoi dirmelo se qualcosa non va-
-Non ti reputo affatto stupido, quindi vai a dormire.- si stese, girandosi dall’altra parte.
-Magari lo sono, che ne sai?-
Si voltò, alzandosi in piedi. –Non prenderti gioco di me, Dean Winchester. Non riuscirai. –
-Perché sei un oracolo e io un fragile umano?-
-Sono umana anche io! Basta con questa storia-
-Gli umani non sono oracoli. Gli umani non vedono il futuro!-
Lei sbuffò.  –Vuoi farmene una colpa? Non sai per quanti anni l’ho odiata questa cosa… sapere sempre prima degli altri cosa sarebbe accaduto! Vedere le persone soffrire, sentire il loro dolore...
Vedere il tuo ragazzo che ti tradisce e non poter fare nulla! TU NON SAI NIENTE. NIENTE!
Dean si ritrasse, come scottato. – Credo di doverti lasciar dormire ora.-
Lei si strinse tra le sue stesse braccia e si mise sotto le coperte.
Dean Winchester poté giurare di sentirla piangere.
 
 
Due grandi braccia la strinsero a metà notte.  Erano forti, ma nell’aria c’era puzza di zolfo bruciato e di cenere.
Castiel era luce nel buio che la circondava, una luce divina, ben lontana da lei. Eppure lui c’era, era sempre tornato da lei prima che da altri.
Prima c’erano sempre stati lei e Dean. Castiel non riusciva a mascherare l’amore che provava per quei due umani. Non era fisico, era puramente fraterno.
Era la prima volta che provava qualcosa di simile per qualcuno. Erano stati loro ad insegnarglielo. I suoi fratelli umani.
-Cas…-
-Elenie, sono qui.-
-Come stai?-
-Sto bene, qualche ferita superficiale, ma nessuna grave.-
-Ero preoccupata per te-
Le diede un bacio sulla fronte. –Ti va di parlarmi di cosa ti sta succedendo?-
Lei annuì. –Non lo so esattamente…-
-Partiamo dall’inizio?- consigliò teneramente.
E lei lo fece, con calma. Lui rispettò i suoi tempi, come era solito fare.
Castiel si sollevò e le accarezzò la testa. –Mia piccola Elenie, ora riposa. Dobbiamo parlare di ciò che ho scoperto domattina.-
-Cosa hai scoperto?-
-Sono felice che tu non lo sappia. Domani ne parleremo, ragazza impaziente e curiosa! Ora devi riposare.-
Lei sospirò e lui le rimboccò le coperte.
Si avvicinò alla porta e afferrò la maniglia. -Ti stai innamorando, Elenie Felson? –
Elenie non rispose.
 

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Capitolo 7
*** "Calls and Agreement" ***


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Capitolo 6° “Calls and Agreement"

 
I giorni passavano e almeno Kevin, rimasto nel bunker, sembrava aver voglia di umanità, socialità. Elenie fece subito amicizia con il profeta. Loro si capivano, così soli e emarginati, che dir si voglia.
La stanza di Kevin era praticamente in salotto, salvo quando si decideva ad andare nella sua stanza, accanto a quelle di Sam.
Sam Winchester era preoccupato, soprattutto per il fatto che Dean e Elenie non si rivolgessero la parola seriamente da almeno una settimana. Il clima non era dei migliori e loro non facevano altro che aumentare la tensione.
Aveva già messo in conto che parlare con suo fratello non sarebbe servito a nulla ma, forse, parlare con la ragazza non sarebbe stato vano.
Aspettò che passasse la giornata, fino a che lei si sedette davanti al camino con un libro. Lui la imitò.
-Posso parlarti, Elenie?-
Lei annuì, richiudendo il libro, girandosi verso di lui e appallottolandosi nella coperta.
-Spero tu capisca che… la situazione non è delle migliori in questa casa.-
-Certo, lo avverto anche io.-
-Ecco, ora vorrei che provassi ad abbassare, non togliere ho detto abbassare, il muro che hai nei confronti di Dean.-
-Non posso.- sancì lei, tristemente- Mi dispiace davvero, ma dovrebbe provarci prima lui. Inoltre non è affatto stupido e sa che dovrebbe essere lui a fare qualcosa.-
-Elenie non-
-Sam volevi parlare con me e chiarire la situazione? L’hai fatto, ho davvero capito. Ma…-
Lui annuì. –Ho capito Elenie, voglio solo che tu sappia che siete due cretini.-
 -Cosa? No Sam. Non stai davvero parlando sul serio…-
-Dovreste essere in una stanza e non davanti al fuoco a leggere con un amico.-
-A parte che sei praticamente il mio migliore amico ormai, ma… dovrei essere con chi nella stanza? Ah, con Castiel. A fare cosa? Parlare. Se era questo il ragionamento, hai tutto il mio appoggio.-
Scosse la testa e scoppiò a ridere. –Sei incredibile. Testardi uguali, allucinante. –
Lui sbuffò. -Ma voi non avete delle missioni da compiere in questi giorni?-
Sam annuì. –Pomeriggio partiremo e torneremo fra due giorni. Sopravvivere tu e Kevin?-
-Ehm… non è che avete un arco da prestarmi?-
 
 
Sam e Dean erano partiti per un caso di sparizione particolarmente strana a pochi chilometri. Il telefono sul tavolo di Elenie squillava almeno una volta al giorno: Sam non mancava mai di chiamare, salvo urgenze. Erano via da una settimana ormai e alla ragazza mancavano i fratelli Winchester, c’era un silenzio assordante in quel bunker. Certo,  Kevin si dimostrava sempre presente, mentre impazziva nel tradurre  le tavole.
-Elenie, sei troppo silenziosa.-
-Cosa?- disse alzando il capo dal libro che stava leggendo.
-Non parli, stai male?-
-Non che sia particolarmente loquace, eh…-
-Sì, ma sono strani questi silenzi. Come se… fossi distante.-
Lei scosse la testa. –Se hai bisogno, sai che sono qui. Non voglio disturbare la tua concentrazione. -
-Riguarda un ragazzo che conosco, vero?-
-Cosa?- domandò lei, stringendo il libro al petto.
-Riguarda Dean, non è vero?- inclinò la testa, sorridendo.
-Ma cosa… come ti viene in mente, Kevin! Dean? Ma cosa dici!-
Lui scoppiò a ridere: era bello lasciarsi andare ad una risata liberatoria… una risata normale.
-Grazie Elenie.-
-Perché?-
-Tu mi hai portato un po’ di sana normalità. Mia madre ne sarebbe contenta.-
-Normalità? Parli sul serio? IO?-
Lui le sorrise, scuotendo la testa. –Ti manca?-
-Chi? Castiel? Sempre, ma perché mi preoccupo e lui lo sa.-
-Hai mai avuto sentimenti per lui?-
-Nel senso se volessi qualcosa di fisico con lui?- scosse la testa- Ha scelto un bel corpo come contenitore, ma lui è come un fratello maggiore per me. Sì, se intendo affetto… tanto. Forse più di quanto si converrebbe ad un umano per un angelo.-
Il Profeta le sorrise. –Invece Sam?-
-È un bravo ragazzo. Spero davvero che trovi una persona che lo merita.-
-Invece Dean?-
Elenie rimase in silenzio, cercando di rispondere a quella domanda. Cosa avrebbe dovuto dire? Cosa provava?
-Elenie? Ci sei ancora? Stai fissando il vuoto…-
Lei annuì. –Scusami, cosa mi avevi chiesto?-
-Non importa. – rise- mi hai già risposto!-
-No, aspetta! Ripeti scusami!-
Kevin rideva di gusto, mentre trascriveva la parola che non gli veniva in mente.
Doveva mandare in crisi più spesso la ragazza.
 
 
Dean era steso un letto d’albergo scomodo e di misura troppo piccola. Non riusciva a dormire. Inoltre, in quel minuscolo appartamento, l’odore di chiuso e di muffa era pregnante e faceva venire mal di gola.
Ogni volta che chiudeva gli occhi, l’inferno era lì.
Bobby gli stava dicendo addio.
Sua madre veniva inghiottita tra le fiamme senza che lui la potesse salvare.
Si sollevò di scatto, per l’ennesima notte insonne e si sedette sul tavolo. Sam stava sonnecchiando, tutto raggomitolato. I suoi piedi uscivano di gran lunga dal letto. Praticamente dalla caviglia in giù.  Allucinante come riuscisse a dormire ovunque.
L’odore di marcio gli faceva mancare il respiro, perciò decise di prendere una boccata d’aria, quando vide il telefono di Sam sul tavolo.
Quella sera non avevano chiamato né Kevin, né Elenie. Non che lui chiamasse…
Prese il telefono tra le mani e digitò il numero del Profeta.
Dopo vari squilli, rispose una voce femminile.
-Sam? Sono Elenie… Kevin non può rispondere al momento. Tutto bene?-
La sua voce.
-Sam? Ci sei?-
Uscì velocemente dalla porta. –Sono Dean.-
Silenzio.
-Elenie?-
-Sono qui, pensavo fosse Sam. State bene?-
-Sì. Voi state bene?-
-Sì. Kevin è stato gettato in doccia contro la sua volontà.-
-Non aveva un buon odore, eh?-
Lei, da dietro il telefono, si fece coraggio. –No. Ma non è neanche colpa sua! Quelle tavole lo assorbono completamente!-
A Dean scappò un sorriso. Era bello riuscire a respirare tranquillamente.
-Il caso, come va?-
-Routine. Gente scomparsa, patti con demoni… sai, ordinaria amministrazione.-
-State attenti-sussurrò.
Deglutì. –Castiel è passato a trovarvi?-
-Due giorni fa, circa. Credo sia in giro. Aspetta che tornate a casa per dirci qualcosa e l’attesa è frustrante.-
-Immagino…-
-Se siete stanchi, vi lascio riposare.-
-Sono le tre del mattino, forse dovresti riposare tu e poi Sam dorme da ore, credo.-
-Non riesci a dormire?-
Un trambusto dietro il telefono lo fece allarmare. –Elenie, stai bene? Che sta succedendo?-
-Ehm niente… ho fatto cadere una statua mentre camminavo…-
Dean Winchester scoppiò sonoramente a ridere, incurante di chi avrebbe potuto esserci, di chi avrebbe svegliato. Quella statua doveva essere stata fatta in mille pezzi.
-Mi prendi in giro?- domandò ilare.
La sua risata non sembrava voler finire. Eppure quel suono la rallegrava.
-La smetti?- mise il broncio.
-Bruco- l’appellò.
-Cosa?-domandò, fintamente  sconvolta.
-Sei ancora un bruco, no?-
-Ci vogliono mesi per diventare una bella farfalla, non lo sai?-
Ridacchiò. –Certamente.-
Il silenzio calò, ma non era opprimente. Era strano.
“Elenie”, si sentì al telefono. Era Kevin che la insultava per averlo lanciato in doccia.
-Mi sa che sto per morire- sussurrò lei.
-Passami Kevin-
Qualche secondo in attesa e il ragazzo asiatico cominciò ad inveire al cellulare contro la ragazza. Indossava solo una camicia e un paio di pinocchietti e aveva i capelli tutti bagnati. –Senti un po’ Dean! Se non torni qui e te la porti via, io l’ammazzo con le mie mani! Mi ha lanciato in doccia, capisci? In doccia! Come se non ne fossi in grado, poi-
-Se ti ha lanciato in doccia significa che non avevi un buon odore, Kevin. Mi sbaglio?-
Il profeta stava per ribattere, ma rimase con la bocca aperta per qualche istante.
-Comunque… come sta andando la convivenza? È difficile, eh?-
-Affatto Dean. Se voi poteste solo accettare…-
-Anche tu no, Kevin. No. Non le voglio ascoltare queste cazzate!-
“Kevin cosa stai dicendo? Guarda che ti rigetto in doccia”, Elenie non voleva che si parlasse di lei.
-Vedo che va tutto benissimo-
Sbam. Bum.
-Che rumore era stavolta, cosa ha rotto?-
-Ma è pazza, Dean! Mi ha lanciato una bottiglia di plastica vuota in testa!- esclamò Kevin, sconvolto.
-Chissà che dolore. Posso solo immaginare…- lo prese in giro- non fare la femmina, comportati da uomo!-
-Cosa vorresti dire con questa frase?-
-Kevin sei solo in casa con una ragazza. Una bella ragazza. Da una settimana.-
Il Profeta alzò gli occhi al cielo. Incredulo. Possibile che entrambi non volessero capire?
-Dean non tocco ciò che è di un amico.-
-Non so a cosa tu…-
-Lo sai Dean. Inoltre non mi degna nemmeno di uno sguardo. Stiamo diventando amici.-
“Smettetela di parlare di me! Io sono qui a bruco e sono qui!”
-Ma l’hai fatta bere?-
-No, è così di natura, amico!  Inoltre dovresti…-
Sbuffò, mentre si appoggiava al muro della casa. –Facciamo che andate a dormire e la smetti di rompermi?-
-Te la passo.-
-No Kevin,no.-
Una voce femminile proruppe nel discorso. –Volevi dirmi qualcosa? Kevin mi ha passato il telefono repentinamente…-
-Buonanotte. A domani, Elenie.- era l’unica cosa che gli era venuta in mente in quel trambusto. Una semplice parola che racchiudeva un milione di significati.
-Buonanotte, Dean. Il telefono è sempre a portata di mano.-
 
 
Nel covo in cui Crowley aveva deciso di nascondersi per progettare il suo piano, comparve un angelo che ben conosceva. Aveva i capelli ricci mossi e aveva due occhi chiari che ben ricordava, che ben si erano impressi nella sua anima. Avevano passato dei momenti fugaci su un’isola caraibica ma… lui se ne era andato.  È così che era andata, ma lui non se ne pentiva affatto.
-Noemi- sorrise sardonico Crowley- è un piacere rivederti.-
-Risparmia il fiato, Crowley. Dov’è la ragazza?-
Sogghignò, malvagiamente. –Molto più vicina e in pericolo di quanto immagini.-
L’angelo si avvicinò, spiegando le ali  in segno di superiorità, ma il Re dell’Inferno non si scompose.
-Devo forse ricordarti con chi stai parlando?- roteò gli occhi al cielo.
-Allora non parlare per enigmi!- urlò.
Lui sorrise, calmo e placido.  –Collabora con me, Noemi. –
Lei parve pensarci.  –Hai già un piano, sai come darmi il corpo di quell’umana impudente?-
Il Re dell’Inferno rise. –Molto di più, mia cara. Diventa mia socia e avrai ciò che desideri.-
Noemi ripose le ali al loro posto, avvicinandosi di un passo al demone.
Si guardò attorno, notando la struttura in pietra  di quel magazzino in cui si erano nascosti.
Sembrava dovesse cadere da un momento all’altro, fatiscente com’era. Eppure non c’erano pericoli: prima cadeva, meno avrebbero lasciato tracce.
-Cosa rispondi?- domandò nuovamente il demone.
Noemi non sapeva proprio dove osservare, cosa guardare. Da quando Castiel aveva disegnato quei simboli di protezione, lei non sapeva neppure dove fossero.
-Accetto. – borbottò- Ma ad una condizione…-
-Frena, Noemi. Le condizioni le faccio io. Sono IO che ho le informazioni, perciò… non hai nessun diritto di pretendere altro che la tua ricompensa.- ribatté.
L’angelo digrignò i denti, consapevole che il demone, una volta suo amante, aveva più che ragione.
-Sigilliamo tutto con un bacio?-
Lei sgranò gli occhi. –Stai scherzando?-
-OH, dopo di me non avuto più amanti e non ti ricordi come si fa? Sarò paziente e ti insegnerò.- disse ironico.
-Crowley. Smettila. Cosa vuoi in cambio?-
Rise. –Lasciami i poteri della ragazza. Tu non li puoi nemmeno tenere. Concedimi di vedere completamente il futuro, te ne renderò partecipe.- sussurrò, come se dovesse convincerla, manipolarla.
Noemi chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dai ricordi che quella voce riportava alla mente.
 
Loro due sulla spiaggia, nudi, ancora in balia di un piacere che si erano appena donati.
Libertini, questo erano. Loro amavano il loro amante sinceramente. Ma questo amore, poi finiva.
Eppure erano tornati tante volte in quell’isola. Sempre da soli.
 
-Stai ripensando a noi, vero Noemi?- sogghignò.
Lei aprì gli occhi e sollevò incredula il sopracciglio. –Non sperarci.-
-Allora, ci stai?-
Lei si avvicinò e premette le labbra su di lui. –Un patto è un patto.-
 
 
 Note dell'autrice: Ciao a tutti! Grazie a chi sta seguendo questa storia, fatemi sapere sempre cosa ne pensate. Sia negativamente che positivamente.
Volevo ringraziare in particolar modo Artefenis per il magnifico banner. 
Grazie di cuore!

Juliet 

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Capitolo 8
*** "Crowley Waits Green Eyes" ***


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Capitolo 7°” Crowley Waits Green Eyes”

 
Troppe cose erano successe la notte precedente e Crowley lo sapeva. Certo, si aspettava che Noemi si sarebbe presentata al suo cospetto. Eppure, lei cercava Castiel, l’angelo che le aveva portato via le tavole per chiudere le porte del paradiso.
Da giorni, se non da settimane, Castiel aveva smesso di mostrarsi persino ad Elenie e questo era una falla nel piano delle due creature ultraterrene.
Non voleva metterla in pericolo e se si fosse presentato nel suo nascondiglio sarebbero stati catturati, torturati e infine…
No, l’angelo non voleva pensarci. Stava facendo la cosa giusta, dopotutto.
Ormai continuava a viaggiare per il paese, passando da una tavola calda all’altra. L’idea geniale era che ogni locale era sempre dalla stessa catena multinazionale.
Ma l’avrebbero trovato, oh sì. Era solo questione di tempo e Castiel lo sapeva mentre fissava quei tavoli rossi ordinando solo caffè.
Come se poi gli piacesse quella bevanda.
Era un’abitudine che aveva visto fare spesse volte ai fratelli e a Elenie.
Ripensare alla ragazza lo incupì. Lo preoccupava da qualche tempo… forse non era stata un’ottima idea affidarsi ai ragazzi. Non perché non ne fossero in grado, ma perché sarebbe potuto succedere. Gli umani sono volubili, deboli, strani.
Eppure, se c’era una cosa che aveva imparato, era che Dean Winchester non si ferma di fronte ad una donna che lo desidera.
Elenie era leggibile da ogni punto di vista. Era inutile che si sforzava di nascondere quello che provava!
Non lo aveva voluto ammettere neppure con lui.
C’era una cosa che doveva raccontare con urgenza però, tralasciando le questioni umane.
Cose molto più gravi.
Ma non poteva tornare. Li avrebbe messi in pericolo… e persino i suoi fratelli, gli angeli avrebbero potuto pagarne le conseguenze. No, doveva combattere da solo quella battaglia.
Strinse a sé le tavole degli angeli e cercò di escogitare altri piani prima che gli scagnozzi del re dell’Inferno arrivassero.
Non era però l’unico da cui doveva guardarsi le spalle. Anche Noemi l’aveva tradito. Anche lei lo stava cercando e questa volta lo avrebbe ucciso.
Sperò che non si alleassero e che non fosse troppo tardi.
 
 
Elenie e Kevin ormai vivevano da soli da due settimane. Non che il ragazzo fosse molto presente, ma Elenie era lucida come non mai e si occupava della casa.
Da qualche giorno aveva fatto qualche conto e si era accorta che i viveri cominciavano a scarseggiare. Aveva provato a pensare a diverse soluzioni, ma l’unica che sembrava venirle in mente era quella di lavorare.
Aveva cominciato a parlarne la sera prima con Kevin che le aveva vagamente annuito, senza comprendere realmente cosa le stesse dicendo.
-Elenie. Dimmi che scherzi.-
Lei sollevò lo sguardo dalla rivista che stava sfogliando sul tavolo. –Kevin, buongiorno anche a te.-
-Fammi capire. Questa geniale idea del lavoro, quando ti è giunta?- domandò ironico.
-Quando i viveri scarseggiano e anche i soldi che avevo da parte sono finiti.- sorrise, compiaciuta della sua teoria.
Kevin sembrò pensarci. –Ma non puoi andare da sola!-
-Mi cospargerò di sale e incantesimi protettivi. Che ne pensi?-
Sospirò. –Mi stai prendendo anche in giro… perché sei cocciuta come quell’altro?-
Ignorò le insinuazioni dell’amico. –Perché ho fame e i ragazzi stanno concludendo un caso? Non pesiamo sempre su di loro. Prometto che starò attenta e troverò un lavoro part-time… solo di giorno. Voglio lavorare, essere utile a qualcosa!-
Il profeta la capiva. Più di quanto immaginasse. Eppure ricordava  bene ciò che i fratelli winchester gli avevano detto. 
 
“Qualsiasi cosa voglia fare, assicurati che non sia stupido. Kevin, mi raccomando. Non farle fare nulla di avventato. State lontani dai guai, torneremo il prima possibile.”
 
Dean Winchester sapeva essere convincente, quando premeva di farsi ascoltare.
-Hai parlato con loro di questa tua idea?-
Scosse la testa. –Ieri sera abbiamo parlato poco e non ce ne è stato il tempo. Ho preferito che mi raccontassero del caso.-
-Come se tu già non lo sapessi, giusto?-
Lei sorrise e ridacchiò. –Non so tutto, sai?  Alcune cose mi sono oscure. –
-Tipo.-
Lei non rispose, ma scosse la testa, in segno che non poteva parlare. C’erano alcune notti in cui non prendeva sonno fino all’alba. Ripensava a tutto quello che era successo negli ultimi sei mesi.
Certe volte il suo pensiero andava a Castiel, di cui ormai non aveva notizie da tanto. Aveva provato a chiamarlo, ad invocarlo, ma nessuno era accorso.
Lei sapeva che era vivo, solo non riusciva a capire dove fosse.
Certe volte il suo pensiero indugiava su Dean, anche se provava a distrarsi subito.
Le piacevano molto  le loro chiacchierate notturne, quando Sam andava a dormire.
Si era chiesta molte volte se il più giovane sapesse di quelle telefonate, di quelle confidenze fatte al chiaro di luna.
Dean due sere prima le aveva chiesto di parlarle della sua famiglia. Era molto difficile per lei rispondere a quella domanda. La loro cultura non creava forti legami fin dall’infanzia. Lei era molto legata a sua sorella ma lei se ne era andata presto di casa. Non sopportava che  Elenie fosse… destinata a vivere la sua vita secondo qualcosa di già deciso, già scritto, prima che lei nascesse.
Si era battuta per quello, aveva tagliato i ponti con tutti, ma non era riuscita a salvare la ragazza.
La ragazza si era salvata da sola.
Era così fiera della sua sorellina. Eppure era quasi un anno che non la vedeva.
Quando quella storia sarebbe finita, sarebbe corsa da lei. Se lo era promesso.
Dean le aveva confidato il modo in cui era morta sua madre e lei aveva compreso da quei sospiri, quei respiri, che gli mancava e gli era sempre mancata.
Adorava ascoltare il suo respiro, mentre era sotto le coperte. Immaginava fosse fuori dalla camera che avevano affittato e si chiedeva cosa facesse.
Adorava sentirlo parlare prima di dormire, con la sua voce roca e virile.
Non sapeva esattamente in che modo lo avrebbe guardato quando avrebbe varcato quella porta, ma sapeva esattamente cosa avrebbe pensato di quell’idea.
Afferrò la giacca di pelle e si recò in città, incurante di Kevin che cercava di fermarla.
In un quarto d’ora a piedi, giunse al centro, nella piazza principale.
Aveva preparato qualche curriculum da consegnare, ma prima voleva farsi un’idea generale delle mansioni che ricercavano.
Il centro era abbastanza grande, con i marciapiedi grigi e le strade nere, come se avessero appena steso il catrame fresco.
In quel paesino c’erano diverse catene di fast-food multinazionali e locali notturni.
Si avvicinò al primo locale che assomigliava particolarmente al McDonald’s. Entrò, facendosi spazio tra i tavoli e la coda,  chiedendo di parlare con il responsabile.
Aspettò per circa mezz’ora, quando entrò dalla porta principale e le si presentò.
La invitò nel suo ufficio e lei lo seguì.
Parlarono per circa dieci minuti, ma l’uomo calvo scosse la testa guardando il suo curriculum. –Troppa poca esperienza, mi dispiace.-
Ringraziò e uscì di corsa.
La medesima scena si mostrò praticamente in quasi tutti i fast-food, quando all’improvviso la sua attenzione venne richiamata da un cartello.
“Cercasi cantante”.
 
 
Sam aveva il coltello in mano, pronto ad attaccare qualsiasi cosa fosse successo. Erano in un covo di demoni, dovevano solo trovare Crowley e forse anche Castiel. Sperò con tutto il cuore che fosse al sicuro.
Si voltava da una parte all’altra, velocemente e fugacemente, sull’attenti. Suo fratello era dall’altra parte dell’edificio che consisteva in una villa a due piani.
Sentiva il cuore battergli nel petto. Dovevano fermare Crowley.
Aprì la porta di una stanza e rimase impietrito. Seta di raso rosse come il sangue, due corpi si stavano fondendo in maniera lussuriosa.
Il Re dell’Inferno stava sussurrando il nome di… Noemi?
Rimembrava quel nome, Castiel li aveva avvertiti. Il minore dei Winchester comprese immediatamente cosa stesse succedendo. Avevano sigillato un patto. Forse, a vedere la scena, più di uno.
Richiuse velocemente la porta di noce, nella maniera più silenziosa che conosceva. Non poteva combatterli da solo.
Percorse il corridoio e salì le scale di marmo. Non poteva più aspettare: doveva ricongiungersi con suo fratello.
Lo riconobbe, mentre si avvicinava lesto a lui, facendogli segno di spiegargli l’accaduto.
-Dobbiamo andarcene.-
-Perché?-
-Crowley si è alleato con qualcuno…-
-Lo sospettavamo, no?-
-Si è alleato… con nome!- sussurrò sconvolto.
Dean sgranò gli occhi. –Cosa tenti di… ma che… figlio di puttana! Ne sa una più del diav…- si stoppò, sconvolto.
-Come lo sai?-
-Si stanno dando alla pazza gioia in una delle stanze qui attorno.-
-Andiamo a vedere.-
-DEAN NO-
Lui si era già avvisato e a Sam non restava che ripercorrere la strada che lo aveva portato a ricongiungersi al fratello.
Gli indicò la seconda stanza a sinistra e lui aprì la maniglia. La scelta che gli ricomparve davanti agli occhi era la medesima.
Noemi si voltò di scatto e lo vide. Si coprì velocemente e guardò in maniera malevola il suo partner.
-Che c’è? Non li ho mica invitati io!- si giustificò immediatamente il Re dell’Inferno che sorrise, riconoscendo Dean.
-È un piacere rivederti, sai? Mi chiedevo quanto ci avresti messo a trovarmi.-
-Mi aspettavi?-  domandò sorpreso.
-Ammetto che mi sembravi più sveglio di questi tempi. Ah, l’amore confonde tutto. Eh?-
Il cacciatore sollevò un sopracciglio senza capire e Crowley scoppiò a ridere malignamente.
-Ma quanto è stupido, tuo fratello?- domandò, osservando Sam che sospirò, sollevando le spalle.
-Dovresti essere dalla mia parte!- esclamò sconvolto il ragazzo dai capelli biondo scuro.
Sam annuì, ma alzò le spalle. –Non posso negare l’evidenza, Dean.-
-MA CHE CAVOLO VI DICE IL CERVELLO!-
Noemi si teletrasportò lontano da lì e il Re imprecò, accusandoli di averla fatta scappare.
Gliel’avrebbe fatta pagare doppiamente.
-Prendete Dean e imprigionatelo. Ci serve vivo! Mi raccomando ragazzi… so che avete voglia di uccidere ma non lui. Uccidete il fratello, se volete!- mosse la mano, come se fosse una cosa da nulla.
I cacciatori si preparano a combattere, ma qualcuno afferrò da dietro Dean che fu abile a liberarsi, uccidendo un demone col coltello.
Scapparono fuori in pochi secondi dalla villa e saltarono sull’Impala, parcheggiata appena fuori dal cortile dell’abitazione.
-Corri Dean!-
Il fratello maggiore non se lo fece ripetere due volte e partì, sgasando.
Non rallentò fino a che non si sentì sicuro, mantenne la velocità di 80 km/h,  ma ormai erano quasi arrivati davanti all’hotel.
Parcheggiarono e Dean appoggiò la testa sul volante, riprendendo fiato.
Sam lo osservava, le spalle tese e  il sudore sulla fronte.
-Dean.-
Non rispose.
-Cercava te, lo sai?-
-Non mi stupisce.-
-Dean, forse non hai capito le parole di Crowley…-
-… No, mi sembrano stupidate. – aprì la portiera ed entrò nell’appartamento.
Il moro lo seguì. –Hai fame? Prendo qualcosa al bar di fronte.-
Lui annuì. Non era necessario che parlasse, sapeva già cosa voleva.
Si stese sul letto e si accorse che ormai la stanza era completamente in ombra. Aveva bisogno di riposare, se lo sentiva nelle ossa.
Chiuse gli occhi, cercando di addormentarsi, sperando perlomeno.
Si rigirava su quelle coperte ruvide e poco accoglienti.
Non riusciva ad addormentarsi.
Si voltò e guardò il suo telefono appoggiato al comodino. Forse Elenie avrebbe voluto sapere come stavano.
Compose il numero e attese.
 
 
Elenie sentì il cellulare vibrare nella borsa. Era buio ormai e doveva essere Kevin, preoccupato: era rimasta fuori tutto il giorno. Almeno aveva trovato lavoro. Un lavoro che nemmeno Kevin avrebbe approvato.
Non aveva alternative.
Prese il telefono e lesse il nome. Perse un battito. Lui non aveva mai usato il suo numero, aveva sempre usato quello di Sam.
Rispose, mentre le tremavano le mani e un po’ la voce.
-Elenie. Ci sei?-
-Sì. È successo qualcosa? State bene?- domandò, mentre l’affanno per l’aumento del passo cominciava a farsi sentire.
-Nono, stiamo bene… tu? Stai correndo? Sei uscita di casa?-
-Ehm… sì. Devo dirti una cosa… però non è importante. Quindi preferirei ascoltare la tua giornata.-
-Abbiamo visto Crowley oggi, ma stiamo bene.-
-Stai mentendo, Dean?- domandò, cercando di essere più delicata possibile.
-Abbiamo ucciso qualche demone, niente di assurdo.-
-D’accordo, come preferisci. Tornate presto?-
-Domani ci mettiamo in viaggio. –
-Magari vi faccio trovare qualcosa di pronto…-
-Sarebbe una cosa buona e giusta.-
Lei rise e sembrava non smettere. –Hai appena citato la genesi!-
Dean si stropicciò gli occhi. –Devo essere impazzito. È colpa tua.-
Oh sì. Doveva essere tutta colpa sua se non riusciva più a dormire se non l’aveva sentita, rassicurata, avvertita.
Dannata oracolo.
-Mia? Cosa avrei fatto stavolta?-
Lui non rispose. –Quindi hai alzato il culo dal tappeto oggi, eh… attenta a non farti male.-
-Spiritoso. Oggi sono andata a fare un giro in città e…-
-COSA? ELENIE COSA HAI FATTO?-
Si maledì, cercando di rimediare, di giustificarsi, ma lui non sembrava voler sentire ragioni. –Poteva succederti qualsiasi cosa, Elenie. Non hai scusanti.-
-Lo so, io…-
-Niente “ma”. Non ci riprovare. Finché non torniamo noi, non ti azzardare a mettere il naso fuori di casa. Sei arrivata, adesso?-
-Io… sto entrando ora.- sussurrò.
-Ecco, entra e resta con Kevin. Domani torniamo noi con le provviste. Come sta Kevin?-
Non appena entrò nel bunker, una sedia produsse un rumore stridulo e la voce soave del profeta si poté avvertire anche a 50 km di distanza.
Il ragazzo stava sbraitando sull’orario, sulla preoccupazione e qualcosa che nessuno riusciva a capire.
-Ha ragione, lo sai? Certo che lo sai…-
-Dovete smetterla tutte e due, lo sapete?- esclamò inviperita.
-No. Sei stata stupida. Non dovevi uscire da sola e non dovevi lasciare Kevin da solo! Se fosse arrivato qualcuno? No, Elenie hai sbagliato di grosso.- intervenne Dean, dopo aver aspettato che il Profeta prendesse fiato.
Elenie abbassò lo sguardo, imbarazzata. Non credeva di fare così tanti danni, ma ormai quella casa era diventata troppo piccola, aveva bisogno di aria.
E ora che era tornata? Le sembrava troppo vuota, le era mancata.
-Tornate presto, qui è difficile.- sussurrò.
Kevin le diede un bacio sulla guancia, mentre appoggiava la piccola spesa che era riuscita a fare.
Le diede la buonanotte e richiuse la porta.
La ragazza si chiuse in camera e si stese sul letto.
-Volevo solo aiutare.-
-Così non ci aiuti, ci fai preoccupare e…-
-Preoccupare? Ti sei preoccupato per me?-
“Non sai nemmeno quanto”, pensò Dean.
-Il giusto. Sia per te che per Kevin.-
-Domani appena tornate andiamo assieme in centro, d’accordo?-
-Appena torniamo? No, Elenie dai…-
-Per favore.-
 
Sapeva bene come convincerlo. Dannata ragazza.
 
Dean sbadigliò.
-Vai a dormire. Ci vediamo domani. –
-Buonanotte Elenie.-
-Notte Dean. Salutami Sam.-
Appoggiò il telefono sul comodino di legno e si addormentò in pochi attimi.
La voce di Elenie la poteva udire ancora nella sua testa. Lo stava cullando al sonno.
I suoi sogni erano sempre stati tormentati, ma da qualche tempo era riuscito a calmare gli incubi. Almeno per dormire quelle doverose otto ore.
Non sapeva la motivazione e non gli interessava neppure scoprirlo, ma sapeva che a Sam non doveva essergli sfuggito che le sue occhiaie erano pressoché scomparse.
Qualcuno stava bussando.
Qualcuno stava bussando di nuovo.
Dean Winchester aprì gli occhi e vide che il sole era ormai alto nel cielo. Sullo schermo del suo telefono lameggiavano le nove del mattino. Era ora di prepararsi.
Qualcuno stava bussando e non aveva intenzione di smettere.
-Arrivo, cavolo è prestissimo!- volse lo sguardo e si accorse che Sam non c’era –Sam potevi prendere le chiavi e…- mentre apriva la porta, il fratello lo guardava con aria preoccupata.
-Ho incontrato qualcuno mentre passavo a prendere il caffè…- si spostò e dietro comparve una figura che ben conosceva.
Capelli neri lunghi, bel viso. Occhi materni e occhi da donna.
-Lisa.- sussurrò.
-Ciao Dean. Ho visto tuo fratello e ho pensato di darti un saluto…-
-Cosa… cosa ci fai qui?-
-Ci siamo trasferiti il mese scorso con Jack, il mio compagno e…-
Annuì. –Come stai?-
Sam rientrò, lasciandoli soli appena fuori dalla porta.
-Sto bene. Non mi aspettavo sai che…-
-Fossi ancora vivo?-
Sospirò. –Questo lavoro non è sicuro e avresti potuto… ma sono contenta che non sia accaduto. Sono felice di rivederti. Tanto.-
-A cosa pensi?-
-Mi fa piacere averti rivista. Ben come sta?-
Lei sorrise, dolcemente. –Sta bene. Lui è con Jack adesso. Stanno ancora dormendo.-
-Chissà quanto è cresciuto…-
Annuì, mettendosi i capelli nero corvino dietro l’orecchio. –Molto. Mi ha chiesto di te qualche volta. Gli sei mancato.-
Le sfiorò la mano e lei gliela strinse. –Sei mancato anche a me.-
Dean deglutì, ma il suo sguardo rimase imperturbabile.
-Sei con… stia con qualcosa adesso?-
Boccheggiò, senza riuscire a rispondere.
Ma la risposta arrivò da una voce che lo avrebbe ridestato da qualunque sonno.
-Dean, dobbiamo andare!- esclamò Sam, mentre caricava la macchina.
Gli fece un cenno, dicendogli che salutava e sarebbero partiti.
Osservò ancora quella donna che aveva amato così tanto.
-Ti ricordi cosa mi hai detto l’ultima volta che ci siamo visti?-
Il ragazzo dagli occhi verdi sospirò. –Lisa…-
-Rispondimi, per favore.-
Ispirò. –Ti ho detto che sapevo di poter essere felice con te e Ben, che avrei potuto avere una vita normale…-
Sorrise e lo abbracciò. Lui si ritrovò a ricambiare, odorando quel profumo che aveva ben conosciuto.
Si accorse che però, era diverso dal profumo che avrebbe voluto sentire.
Era diverso da tanti profumi, odori che aveva conosciuto negli ultimi mesi.
L’allontanò e lei lo guardò negli occhi. Si avvicinò cautamente e gli posò un bacio sulla guancia.
Lei era stata la sua ancora per tanto tempo, sapeva cose di lui che non era riuscito a raccontare a nessun altro… ma ora sentiva che non era quello ciò che realmente voleva.
Gli mancava Ben, certo, e gli sarebbe sempre mancato, ma non voleva una vita con Lisa. Non più. Aveva superato quel momento, quell’amore che per una volta sembrava essere “normale”.
Aveva rovinato tutto anche quella volta.
Ripensò ad Elenie, alla sua voce, al suo carattere, al suo sorriso e ai suoi baci.
Non poteva, non doveva rovinare la vita ad un’altra persona.
Si staccò da Lisa e le sorrise. –Salutami Ben e sii felice.-
-Dean… c’è un’altra, vero?-
-Non credo di doverti rispondere…-
Abbassò lo sguardo e lo rialzò, fieramente. –Ti sei innamorato.-
-Cosa? No, Lisa davvero non sai…-
-Te lo leggo negli occhi. –
-E cosa leggi?- domandò, curioso.
-Paura.-
Scosse la testa, sgranando gli occhi. Erano stupidate, solo sciocchezze secondo lui.
Paura? No, lui doveva proteggerla. Non era paura, era saggezza in quel caso.
Lisa ridacchiò. –Non rovinare tutto per questo Dean, sai come rendere felice una donna.-
I suoi occhi verdi brillarono e sorrise. –Grazie Lisa, ma non sai nulla. Devo partire.-
-Spero di rivederti un giorno.-
La salutò con la mano ed entrò in macchina, dove lo aspettava Sam.
-Allora?-
-Cosa?-
-Partiamo, oppure no?-
Annuì. –Siamo anche in ritardo. –
-Ritardo?-
Mise in moto e tornò sulla superstrada. Era tutta dritta, salvo qualche curva, quindi non era poi così difficile. –Ieri ho sentito Elenie e…- cercava di non guardarlo in faccia.
Sam ricercò subito il suo sguardo. –L’hai chiamata!-
-Sì, allora? Le ho detto che tornavamo oggi.-
-Perché l’hai chiamata? Dean? Non accetto bugie.-
Una risposta non ce l’aveva. Non sapeva perché non riuscisse a dormire senza averla sentita. Optò per la frase che gli veniva più in mente.
-Non riuscivo a dormire.-
Sam lo guardò senza capire. –Eri preoccupato per lei?-
Gli raccontò che era uscita, lasciando solo Kevin e che era tornata decisamente tardi. Al buio, oltretutto.
Il ragazzo dagli occhi castani sorrise e ridacchiò, abbassando lo sguardo, come era solito fare quando gli sembrava ovvia qualcosa.
-Se ne è accorta anche Lisa, eh?-
Dean lo osservò per qualche istante e si fermò a ridosso della strada. –So cosa stai pensando Sam e so cosa sta pensando Lisa. Ma…-
-Ma cosa, Dean? Mi sembra che lei ti abbia fatto capire in ogni modo che vorrebbe… avere qualcosa di più da te, no? Qual è il problema?-
-Sono io, Sam. Sono io. Perché io rovino sempre tutto.-

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Capitolo 9
*** "The Last Day of New Job" ***


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Capitolo 8° " The Last Day of Jew Job"


Spense il cd che aveva messo durante quella mezz’ora di viaggio. C’erano state poche parole tra i due fratelli e Sam non si era sentito di insistere dopo quello che aveva detto Dean.
Lo comprendeva. Sapeva perfettamente che aveva ragione, ma avrebbe potuto essere diverso quella volta.
Il fratello maggiore parcheggiò a qualche metro di distanza dal luogo in cui si trovava il bunker. Salutò la sua baby, accarezzandola.
-Spero che cambierai idea, Dean.-
-Cosa?-
-Spero che cambierai idea!- ripeté.
-Sono molto stanco. Potremmo riparlarne un’altra volta?-
Si incamminarono entrambi all’entrata dell’abitazione. Il terreno era umidiccio e la terra si attaccava alle scarpe: l’autunno stava finendo e con essa anche l’ultimo calore estivo stava lasciando posto al freddo.
-Ti manca Lisa?- domandò a bruciapelo, appoggiandogli una mano sulla spalla.
Dean lo osservò incredulo. –No, mi sono abituato.-
-Cosa significa che ti sei abituato? Non ci si abitua mai alla mancanza di qualcuno!-
-Credi che non lo sappia? Credi che non pensi ogni giorno a Bobby, o a papà o alla mamma? Oppure a Jo e Ellen? –
Abbassò lo sguardo- Ora sono stanco. Credo che sia meglio rientrare.-
Il minore sospirò, scuotendo la testa. Era sempre così: se non aveva voglia di parlare, usava la “scusa” che era stanco. Ma non poteva sempre essere così. Un giorno non avrebbe più potuto scappare dai suoi rimpianti.
Il ragazzo dagli occhi verdi entrò, ma sentiva come un peso nel cuore. Non sapeva come si sarebbe potuto comportare di fronte ad Elenie. Inoltre ora sapeva che lei provava qualcosa. Sam lo aveva ammesso. Ma lei?
Scacciò via qualsiasi idea si avvicinasse a quelle cosce scoperte.
Dannazione, non doveva affatto baciarla e lei non doveva baciarlo.
Scese le scale e si inoltrò nel salotto.
Kevin era ancora sul tavolo lungo in legno con le tavole, i fogli per appuntarsi la traduzione e cinque pacchetti di patatine vuoti della notte scorsa. Diverse lattine schiacciate di Coca cola alla ciliegia erano a terra.
Se si trovavano lì, era perché Elenie non si  era ancora svegliata.
-Kevin!- sorrise.
Lui si alzò e gli diede una pacca sulla spalla. Indicò il divano e lo sguardo di Dean si fece sospetto. Sam rimase indietro a parlare con il Profeta, mentre lui si avvicinava alla ragazza che dormiva sul divano con un piumone.
Rimase qualche istante a guardarla senza fare nulla. La coperta le copriva fino alla vita e le braccia erano piegate sul lato, come a stringersi e proteggersi. Era voltata di schiena.
Mugugnò qualcosa e si rigirò verso il ragazzo che notò i suoi capelli scompigliati e gli venne istintivamente da accennare un sorriso.
La ragazza sbatté gli occhi e mise a fuoco la scena.
Davanti ai suoi occhi si trovava Dean che la stava osservando: Si sollevò di scatto.
-Dean! Siete tornati!- sorrise, senza sapere esattamente cosa dire.
Scattò in piedi e scese dal divano e lo abbracciò, senza riuscire a contenersi. Il ragazzo era stato preso alla sprovvista, ma la strinse ugualmente, avvertendo il suo profumo di vaniglia.
Gli piacque moltissimo e rimase per qualche istante  a respirarlo.
Elenie si accorse di ciò che aveva fatto e si staccò, arrossendo. – S-state bene?-
-Siamo tutti interi.-
-Sam?- domandò, proprio mentre il ragazzo si stava avvicinando per abbracciarla teneramente.
-Cosa ci avete portato?- domandò, ironica.
-Eh?- il ragazzo dagli occhi verdi sgranò gli occhi senza capire.
-Siete stati via per tanto e non ci avete nemmeno portato un regalo. Bravi, no. Davvero.- mise il finto broncio.
Dean cominciò a ribattere che non erano andati a divertirsi, ma la ragazza non aveva intenzione di stare in silenzio.
Ah, la sua lingua tagliente e biforcuta!
Kevin rimase ad osservare la scena e sorrise.
 
Era fortunato ad avere quegli amici, quella famiglia. Sua madre gli mancava, ma la loro presenza era diventata necessaria nella sua vita. Con il tempo aveva imparato a conoscere anche la ragazza ed entrambi avevano cominciato a comprendere i loro ritmi, i loro tempi, la loro natura.
Mancava solo Castiel e tutto sarebbe stato perfetto.
Angeli, oracoli, cacciatori e profeti. Era la famiglia più strana e con pochi legami di sangue che si fosse mai trovava, ma se tante cose affrontarle da soli faceva paura, affrontarle con una famiglia così era la cosa migliore che potesse capitare.
Kevin aveva paura, lo aveva sempre detto, ma con loro il domani era meno oscuro. Con loro il domani era più facile affrontarlo.
 
-Mi avevi detto che dovevi andare in città, no? Visto che l’hai già combinata grossa-
La ragazza sbuffò. –Ho trovato un lavoro.-
-Tu hai trovato cosa?!- domandarono in coro i fratelli Winchester.
-Un L-A-V-O-R-O. Ora è più chiaro?-
-Ma sei fuori di testa? No, ammettilo così stiamo più tranquilli e…-
- ci mettiamo l’anima in pace- concluse Elenie imitando la voce del fratello maggiore.
Sam la osservò per qualche istante e si intromise nella discussione, facendole capire che era imprudente il modo in cui si era comportata e che Crowley si aspettava solo un suo passo falso per rapirla.
-Non c’erano più soldi e dovevo provvedere in qualche modo alla situazione. Sono solo un peso! Non posso fare nulla per aiutarvi, sono solo una missione che dovreste svolgere nel minor tempo possibile.- sibilò, come se si stesse sfogando e proteggendo nel medesimo momento –Vi cucino qualcosa e faccio una doccia…- li superò e si diresse in cucina, verso i fornelli.
Dean la osservò per qualche istante e poi incrociò lo sguardo del fratello e dell’amico.
-Che c’è?-
-Vai a parlarne, no?-
-E cosa dovrei dirle?-
-Muoviti Dean!- disse il Profeta, quasi spingendolo.
Il ragazzo dai capelli biondicci sbuffò e infine si rassegnò, sollevando le braccia al cielo in segno di sconfitta.
Dannato Cas che gli aveva portato quella ragazza e poi se ne era sparito.
La ragazza stava già preparando puncakes e waffle, quando avvertì una voce alle sue spalle.
 –Non sei un peso.-
Si voltò di scatto. –Non mi serve la tua compassione, Dean.-
-Elenie mi fai provare molte cose, ma sicuramente non pietà o compassione.-
Gli sorrise, ma non ebbe il coraggio di chiedergli cos’altro implicasse quella frase.
-Che genere di lavoro è?-
Sgranò gli occhi. –Mi stai permettendo di farlo? Cioè non mi serve il vostro permesso, però…-
Dannata oracolo e dannati occhi ghiaccio.
-Accompagnatemi lì e lo vedrete.- sorrise.
L’occhio gli cadde su quel pigiama pieno di stelle. Era tutto blu con le stelle bianche.
-Sono fosforescenti al buio!- disse, intercettando il suo sguardo.
Dean scoppiò a ridere. –Bè, almeno siamo sicuri che il lavoro che fai non è la modella.-
-Mi stai dando della grassa?- incrociò le braccia al petto.
Scosse la testa. Era impossibile parlare con quella ragazza. Proprio come era impossibile parlare con lui.
-Ma tu capisci solo quello che vuoi?-
Sorrise ironica. –Ho imparato dal migliore!- annuì.
Doveva smetterla di guardarla in quel modo e lei doveva smetterla di stare ai suoi giochi.
-Non intendevo dire che eri grassa. Intendevo dire che hai un pigiama molto… tenero.-
-Ed è un male?-
Scosse la testa. –Preferisco altri generi di pigiami.-
-Tipo quelli che non sono pigiami? Tipo quelli che sono magliette?- sorride sardonica.
Voleva giocare? Avrebbe giocato.
Ridacchiò e la guardò incredulo. –Sai più cosa di quante non ammetteresti mai, non è vero?-
-Ho passato da un bel po’ l’adolescenza, sai? …-
-E cosa significherebbe questo?-
Fece saltare i puncakes e controllò gli waffle.
-Cioccolato o marmellata?- domandò, mentre metteva i dolci nel piatto.
Si avvicinò e prese i piatti, pronto a metterli sul tavolo. Ne afferrò uno e sfiorò la mano della ragazza che si morse il labbro, ma non si ritrasse dal contatto.
-Cioccolato. Ma non hai risposto-
-Era una domanda collettiva, sai? – ispirò –comunque se ti siedi ti metto in tavola la tua colazione che è avanzata ieri che se Dio vuole Kevin non l’ha mangiata tutta. Sai credevo fosse venuta male, quando poi ho visto che ne era avanzata pochissimo…-
Dean appoggiò al tavolo la colazione e chiamò il Profeta e il fratello.
-Non hai comunque risposto-
Spense i fornelli e mise nel lavandino la piastra per i waffle.
-Credo che la tua curiosità sia ben mirata e tu non stia domandando solo per fare conversazione. Ponimi le domande direttamente- sorrise, appoggiandosi con la schiena alla cucina.
 Dean deglutì. Si versò un bicchiere di succo e lo osservò schifato, ma lo bevve tutto d’un fiato.
-Non è ancora l’orario per superalcolici, quindi non odiare il povero succo!- esclamò ilare – Stasera avrai tutto il tempo per bere, se ne sentirai il bisogno.-
Si sedettero tutti a tavola e il ragazzo dagli occhi verdi fece cadere qualsiasi discorso in sospeso. Davanti gli venne posta una fetta di torta di mele. Sollevò lo sguardo incredulo ma Elenie si era già seduta e stava bevendo un bicchiere di succo d’ananas.
Kevin mangiava con gusto, stendendo del cioccolato sopra gli waffle, senza ritegno, e gli venne da sorridere. Era tanto che il Profeta non aveva un’alimentazione sensata da quando era su quella nave.
Forse quella ragazza stava facendo bene a tutti.
Inoltre, vedere il suo sorriso solare non faceva altro che fargli stendere le labbra.
Elenie si girò e Dean addentò un pezzo di dolce.
Lei afferrò un pezzo di punpcake e lo assaggiò, annuendo contenta. 
Lei si sentiva davvero in una famiglia. Una vera famiglia.
Mancava solo Castiel e tutto sarebbe stato perfetto.
Gli riservò un pensiero, sperando che fosse al sicuro, poi si concentrò sui discorsi dei ragazzi.
Pochi allegri o no, era sempre stata la sua quotidianità e avere la libertà, quasi completa, di parlarne ed era decisamente un toccasana.
Osservò di traverso Dean che sembrava pensieroso.
Come avrebbe fatto a spiegargli il locale in cui lavorava? Sospirò.
Il suo cervello era andato completamente in un brodo di giuggiole.
Dannati occhi verdi.
Dannato cacciatore.
 
 
 
Dopo essersi fatta la doccia, Elenie si mise la divisa ed ebbe voglia di morire. Perché aveva accettato quel lavoro? Perché non si era fatta gli affari suoi ed era rimasta a far compagnia a Kevin?
Perché lei aveva un maledetto senso del dovere.
Dannazione.
In genere Castiel la fermava, le diceva cosa era sensato fare oppure no, visto il suo carattere testardo e impulsivo.
-Castiel, so che puoi sentirmi, è tutta colpa tua                questa lo sai? Sappi che faremo un discorsetto quando ci vedremo. Ti aspetta una bella strigliata!- esclamò a voce alta.
Le mancava troppo quell’angelo. A volte la notte si sveglia in preda agli incubi e si ritrovava a chiamarlo.
Lui non si era mai fatto vivo e questo l’aveva preoccupata. Non era mai stata così tanto tempo lontano senza farle avere suo notizie.
Perché non riusciva a vedere cosa gli sarebbe capitato?
Si sedette sul letto e sospirò, senza riuscire a calmarsi.
Si guardò allo specchio e imprecò. Indossava un vestitino rosso con i semi delle carte. Dei rombi e dei fiori, in particolare.
Sembrava Harley Quinn in versione ridicola. Almeno la ragazza innamorata di Joker era sexy.
Strinse i pugni, cercando di darsi un contegno mentre si dipingeva le labbra rosse.
Uscì dalla stanza, sperando che nessuno facesse commenti e si diresse in cucina. Solo Dean era seduto e stava facendo una ricerca al computer.  Osservò lo sguardò e seguì la ragazza mentre si muoveva senza dare nell’occhio.
-MI permetti una domanda?-
Lei si voltò e lui ebbe modo di vedere il vestito con la scollatura a cuore con i bordi neri.
-Se devi ridere puoi farlo, io lo farei.-
-Così impari a cercare lavoro.- annuì- Comunque… ma fai la spogliarellista?-
Sgranò gli occhi. –MA STAI SCHERZANDO? TI PARE CHE CON IL CORPO CHE HO POTREI MAI FARE LA SPOGLIARELLISTA?- sollevò le  braccia, cercando di trattenere imprecazioni.
-Non ti sta male eh… lungi da me dirti una cosa del genere quando… sei così vestita-
Ridacchiò, lasciando per un secondo andar via l’ansia.
-Vedrai ciò che faccio. Forse è l’unica cosa che so fare bene nella mia vita.-
-Okay non faccio altre domande o potrei risultare volgare.-
-La malizia sai dove puoi metterla? Bravo. Andiamo?-
Annuì e chiamò Sam, già pronto sul divano.
Salirono le scale e saltarono in macchina. Il turno di Elenie sarebbe iniziato di lì ad un quarto d’ora ma la strada era veloce e in cinque minuti giunsero in piazza.
Dean parcheggiò e scesero velocemente dall’auto.
Elenie svoltò in un vicolo buio illuminato solamente da un’insegna rossa “ Stars and Planet”.
Sembrava una tavola calda, ma era molto di più.
I due ragazzi stettero sempre vicino a lei, cercando di non perderla mai di vista. La ragazza dai lunghi capelli castani, raccolti per l’occasione, si avvicinò ad un ragazzo al bar che la salutò, sorridendole e indicandole una porta a destra dal bancone.
Erano i camerini.
-Ho paura a chiedere che lavoro fa.- sussurrò Sam all’orecchio di Dean.
Lui annuì. –Se vediamo che fa qualcosa di stupido, la portiamo immediatamente fuori.-
Il fratello minore si rivelò concorde del piano e si sedettero in uno dei primi posti.
Ordinarono un’acqua e un whisky, sempre allerta.
Dieci minuti dopo, cominciò una musica strana, quasi anni ’70 e il locale esplose. In particolare gli assensi degli uomini che erano lì solo per un tipo di spettacolo.
-Ben tornati al nostro venerdì speciale con “Le Rochette”!-
Sei ballerine salirono sul palco e le luci si spensero per qualche istante.
Una musica cominciò e una ragazza salì su un palchetto rialzato, quasi nel retroscena. Si vedeva appena, ma le luci la illuminarono completamente. Un’asta con un microfono si trovava davanti a lei.
Era un locale di burlesque.
Dean perse un battito: Elenie era la cantante.
Si voltò incredulo verso Sam che lo osservava ridacchiando. –Abbiamo pensato male per nulla.-
La voce della ragazza era dolce e molto acuta, ma anche morbida e soave.
“Diamons are the girls best friend”
Aveva una bellissima voce. Gli uomini nel locale sembravano apprezzare molto sia la cantante che le ballerine.
-Togli quella gonna,piccola!-
-Mostrateci di più!-
Si susseguirono una serie di frasi molto più volgari che provocarono un fastidio allo stomaco a Dean e buttò giù in un unico sorso il liquido alcolico, senza fare una piega.
Ne ordinò un altro e attese.
Non si sarebbe mai spogliata, Sam  lo sapeva. Aveva imparato a conoscerla in quei mesi.
Dean non sembrava dello stesso avviso. Quelle cosce avrebbero dovuto essere più coperte, a suo parere.
Susseguirono altre quattro canzoni, per un totale di un’ora di spettacolo.
Gli apprezzamenti sembrarono aumentare sempre più che le ragazze lanciavano i propri indumenti.
Elenie si tolse solo la gonna alla fine, rimanendo con un body. Un complimento per la cantante si levò dal ragazzo del tavolo vicino a quello di Dean che lo osservò chiudendo gli occhi a due fessure.
-Senti amico, facciamo che non ti ho sentito, eh…- esclamò.
Il cliente lo fissò incredulo e scoppiò a ridere. –Facciamo che non ti ho sentito io, novellino!-
Il cacciatore stava per alzarsi e cercare la lite, ma  fu servita la cena ai clienti e i due fratelli non poterono far altro che allontanarsi dal tavolo.
Dean buttò giù l’ultimo sorso per schiarirsi la gola, nonostante la bevanda bruciasse quasi.
Le ragazze piano piano uscivano, una per volta, ma dell’oracolo nessuna traccia.
Dopo un quarto d’ora, il ragazzo dagli occhi verdi decise di entrare nella porta nera affianco al bacone bianco che risaltava con tutte quelle luci al neon.
“Se l’avesse presa Crowley?”  I suoi pensieri furono interrotti da una voce in fondo al corridoio.
Si trovava in una stanza che riconobbe essere il camerino e la voce la riconosceva benissimo.
Corse senza pensarci un attimo.
La ragazza stava cercando di liberarsi dalla presa di uomo. Alto, calvo e poco barbuto. Cercava di toccarla, di possederla ma lei non si era per nulla data per vinta. Anche quando, all’ennesimo tentativo, l’uomo le aveva messo le mani sul seno.
Aveva sollevato la gamba per dargli un calcio in mezzo alle gambe che l’avrebbe steso, ma lui le bloccò dalla vita in giù. A quel punto, un sudore freddo mischiato a paura la invase.
Stava per mettersi a piangere, quando Dean spalancò la porta e intervenne. Dalla sua espressione non presagiva niente di buono. Aveva la mascella contratta e gli occhi pieni di rabbia.
 –Brutto figlio di puttana, lasciala!- poiché l’uomo non demordeva, il ragazzo lo afferrò per la colletta e lo trascinò fuori dalla porta.
-Sono il suo capo.- sibilò.
-Non me ne frega un cazzo di chi sei. Da oggi lei non lavora più qui, chiaro?- osservò sia il malintenzionato che la ragazza che annuì, rimanendo immobile contro il muro.
L’uomo si strattonò dalla presa del ragazzo e uscì, imprecando e tornando al bancone.
Dean si voltò verso la ragazza che si mosse solo per correre tra le sue braccia e scusarsi.
-Di cosa ti scusi?- il suo tono era serio.
La ragazza indossava solo il body e lui doveva essere entrato mentre si stava cambiando.
-Sono una stupida.- sussurrò, mentre le lacrime le rigavano il viso.
Non avrebbe mai pensato di vederla piangere così e la strinse a sé, accarezzandole la testa.
-Va tutto bene.-
-Da oggi vi aspetto a casa. Promesso.-
Ridacchiò, mentre lei si aggrappava ancor più tenacemente al suo corpo.
Sapeva benissimo che passato quel brutto momento il suo senso del dovere le avrebbe imposto di aspirare ad altro, ma ora gli bastava.
Lei sollevò il capo e lui la guardò  negli occhi.
Ghiaccio. Ma poteva esistere un colore così bello?
La salivazione era completamente a zero, come i suoi freni inibitori da quella distanza.
Si chinò su di lei e la baciò. Lei ricambiò senza riserve e schiuse le labbra, non appena avvertì la sua lingua sul labbro inferiore. Le appoggiò le mani sui fianchi e lei si sollevò sulle punte, come a permettersi di conoscere meglio la bocca del ragazzo.
-Dean! Elenie! Ci siete?- Sam entrò dalla porta e se ne uscì sollevando le braccia, come a fingere di non aver visto nulla.
-Forse è meglio che ti rivesti-
-Non mi sembrava ti dispiacessi vestita così, a sentire il tuo parere.-
Ignorò la frecciatina ben mirata. –Ti prenderai un malanno.-
-Faccio in un attimo.-
Il ragazzo uscì senza dire nulla e Elenie sospirò. Si cambiò velocemente il vestito che appoggiò su una qualsiasi sedia di quella stanza: una per ogni ballerina più una per la cantante.
La sua carriera lavorativa era iniziata lo stesso giorno in cui si era conclusa.
Per fortuna, era intervenuto di Dean o sarebbe successo davvero qualcosa di grave… Dean che c’era sempre per salvarla, tirarla fuori dai guai e farle perdere il controllo.
Non aveva mai provato così tanta attrazione per un ragazzo.
Non era solo quello e lei lo sapeva bene, ma ammetterlo avrebbe complicato ancora di più le cose.
Si cambiò velocemente indossando un paio di leggins lunghi e una maglia. Afferrò la borsa e uscì, sbattendo la porta, come se volesse chiudere lontano da lei ciò che era appena accaduto.
Raggiunse i due fratelli alla porta d’entrata e Elenie salutò il barista che le fece un cenno sorridendo, mentre preparava diverse bevande.
Tornarono in strada, svoltano a sinistra per ripercorrere la strada dell’andata.
Erano quasi arrivati alla  Baby, quando improvvisamente Sam proferì parola.
-Non sapevo sapessi cantare, Elenie!- esclamò sorridendo, ignaro di ciò che era successo.
-Grazie! Canto da quando sono piccola. La nostra… cultura ci impone di imparare le due discipline artistiche.-
-Ossia?-
-Cantare e danzare.-
-Quindi sarai brava anche a danzare!-
La ragazza dagli occhi ghiaccio scoppiò in una fragorosa risata. –Credetemi, è meglio che non mi vediate mai danzare…- rise ancora.
-Perché?- domandò Dean curioso.
-Diciamo che al Ballo di fine anno ho… accidentalmente fatto crollare tre coppie al centro della pista e il mio povero accompagnatore che voleva solo scappare o morire di vergogna.- sorrise, rimembrandosi quel vestito da principessa che sua madre le aveva imposto e la sua migliore amica, ormai lontana.
-Accidentalmente?- sottolineò nuovamente il ragazzo dagli occhi verdi.
-Sì, diciamo che non ho molto equilibrio, va bene?-
Il fratello minore scosse la testa e tese una mano a Elenie. –Sei sicuro? Va che non voglio mica farti andare in ospedale!- esclamò tra l’ilare e il serio.
Afferrò la mano dell’amico e cominciarono a danzare, anche senza musica.
Dean sorrise, osservando suo fratello e quella ragazza ballare nel modo più scoordinato del mondo.
Nemmeno lui avrebbe fatto così tanto schifo.
Scoppiò a ridere e Sam dietro di lui. –Diciamo che non sei proprio portata eh…-
Lei scosse la testa. –I miei me lo ripetevano sempre. “Gli oracoli hanno portamento e grazia, tu sei impacciata e insicura”.- disse imitando la voce di sua madre.
-Non mi sei sembrata insicura su quel palco- esclamò il fratello minore.
-Ma stavo cantando!- si giustificò la ragazza.
Saltarono in macchina e Elenie si sedette nei posti dietro. Il fratello maggiore accese il cd e la canzone “Highway to Hell” riecheggiò in tutta l’auto.
I sedili erano morbidi e la ragazza puntello i polpastrelli delle mani a ritmo di musica, rilassandosi.
Sam qualche volta le domandava qualcosa, ma Dean non proferiva parola.
In cinque minuti giunsero a casa e Sam scese immediatamente dall’auto, seguita da Dean e Elenie.
No, non poteva ignorarla di nuovo.
Scesero le scale e Sam salutò per annunciare che stava per coricarsi. Aveva letto negli occhi della ragazza l’esigenza di dire qualcosa. Ma quel qualcosa che aveva letto, gli diceva che non doveva parlare con lui. O almeno, non ora.
-Dean.- sussurrò.
Lui si voltò e la osservò. –Sto per andare a dormire anche io.-
-Non… credi che dovremmo parlare?-
Lui sospirò. –E di cosa vuoi parlare? Del fatto che sei un’incosciente e che se non fossi entrato in quel momento sarebbe potuto succedere qualcosa di veramente grave? Cazzo Elenie, ragiona! Comprendo il tuo senso del dovere, la tua volontà di ricambiare. Davvero, lo comprendo anche se non lo accetto.  Ma tralasciando questi dettagli, ti rendi conto della gravità della situazione? Ma tu ti guardi allo specchio qualche volta?-
Annuì, senza però proferire parola.
-E cosa vedi?-
Dritto al punto. Se fosse stata una partita di battaglia navale, avrebbe sicuramente colpito e affondato.
-Non voglio rispondere a questa domanda e non era quello di cui volevo parlarti.-
-E allora di cosa?- domandò, come se non ci fosse altro argomento più importante di questo.
-Dean mi baci e te ne vai, mi ignori e ho pensato di non piacerti. Poi mi chiami, ogni giorno prima di andare a dormire quando sei lontano e mi piace. Adoro che tu pensi sempre a rassicurarmi sul fatto che stiate bene. Ho adorato quelle conversazioni, quelle confidenze. Poi vieni a casa e mi salvi. Mi baci di nuovo. Cosa c’è? Cosa vuoi da me?-
Il ragazzo si grattò la nuca e sospirò. Aveva ragione a chiedere delle spiegazioni e lui lo sapeva benissimo. Ne aveva più che il diritto.
Si avvicinò a lei, diminuendo la distanza, in modo da non dover gridare.
-Se ti bacio è perché mi piaci.-
-Anche tu.-
-Lo so.- sorrise sardonico.
Arrossì. -Allora io non ci sto veramente capendo nulla.-
-Questa è la mia vita, Elenie. Non ho una dimora fissa. È la prima casa che abbiamo dopo tanti anni questo bunker. Uccido incubi, demoni, angeli, per salvare delle vite. Non ho una vita stabile e non ho sicurezze da dare a nessuno. Non sono Sam, non so come mantenere un rapporto equilibrato o… dolce? Possiamo dire così? No, non sono un uomo simile e non credo lo sarò mai.-
Annuì.
-E se lo sai, perché vuoi metterti in una condizione simile?-
-Perché se tu non fossi così non ti vorrei. Non ti ho chiesto di essere dolce e equilibrato, Dean. Non lo sono  nemmeno io. Sono un oracolo. La parola equilibrio non mi concerne nei rapporti umani. Io.. Ti voglio per quello che sei. -
La fissò negli occhi e si avvicinò. Le afferrò  i fianchi e l’appoggiò contro il frigorifero.
-Baciami- sussurrò lei, con un innata sensualità.
Non se lo fece ripete e sfiorò le sue labbra con le proprie, fino a prenderne possesso famelicamente.
Le due lingue si intrecciarono, come in una lotta, in un ansito di saliva e respiri, mentre la mano di Dean andava sapientemente a sollevarle la maglia e a toccarle la pelle.
Lei affondò i denti nel suo labbro inferiore e lui credette di impazzire, sfiorandole le natiche.
Sorrise maliziosa, sorpresa.
La sollevò di peso e lei ebbe un sussultò. La fece sedere sul tavolo, in modo da essere quasi alla stessa altezza.
-Che c’è?-
Scosse la testa. –Non rifarlo o ti verrà l’ernia.-
La ignorò e passò a toglierle la maglia. Lei si coprì di istinto, ma lui cominciò a baciarle il collo per scendere fino ai seni e fu allora che lei si fidò completamente. Tolse le mani e sfiorò i capelli del ragazzo, morbidi e soffici.
Si sentì un rumore provenire dal salotto: Kevin doveva aver lanciato l’ennesima lattina di coca cola.
-Andiamo in camera?- domandò lei e lui la seguì, prendendola per mano.


Note dell'autrice: Ciao a tutti! Spero che questo capitolo vi piaccia... credo di averlo scritto all'incirca quattro volte. Non mi convinceva proprio. Spero che, magari, convinca voi!
La situazione tra Elenie e Dean è appena iniziata, ma avremo un cammino lungo ancora.
Spero continuerete a seguirla.
Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione!


Ps: Se volete anteprime, aggiornamenti... Questo è il mio gruppo su Facebook "Strange Thinks". 
Vi aspetto!
https://www.facebook.com/groups/875099779210780/?fref=ts


Juliet

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Capitolo 10
*** "Happy birthday" ***


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Capitolo 10°” Happy Birthday”

 
 “Quasi nulla deve essere detto
  Quando sai usare gli occhi.
   Tarjei Vesaas.”
 
I mesi scorrevano, come le giornate passate assieme a ricercare Abaddon e a tenere al sicuro Elenie.
La ragazza e Kevin si avvicinavano sempre più, cercando di proteggersi, soprattutto quando i fratelli Winchester erano via per ricerche, missioni.
Dean stava davvero bene con Elenie. Sebbene non avessero mai parlato di ciò che aveva ammesso la ragazza, il ragazzo dagli occhi verdi le era rimasto vicino. Provava qualcosa per lei, ma non lo ammetteva a voce alta.
La paura di rovinare tutto, di rovinarla, era ancora tanta.
Elenie pazientava, sorridendogli ogni qualvolta la osservava, la baciava.
Non avrebbe mai cambiato per nulla al mondo quei momenti assieme. Le mancava molto quando partivano per le missioni e le mancava anche Sam, la cui amicizia non smetteva mai di stupirla.
Sam e Dean erano molto diversi e ogni giorno che passavano insieme poteva notare le varie differenze.
Le visioni di Elenie erano sporadiche, ma potenti e intense.
E poi c’era Castiel.
Ancora impaurito da quella umanità mai provata e da quelle sensazioni fisiche mai avvertite. Dall’eccitazione, dalla fame, dalla sensazione di minzione.
Nulla, bisognava praticamente spiegargli tutto.
Il bello, per Kevin, era quando i fratelli erano fuori e le domande le poneva tutte alla ragazza. Anche quelle più impensabili.
Il profeta si divertiva un sacco a rimanere in presenza di Cas. Le sue domande erano esilaranti.
Eppure, rimaneva sempre sorpreso da come lei gli rispondeva: arrossiva, ma poi, pazientemente, trovava una risposta adatta per ogni domanda.
Come quando aveva scoperto che il coltello non era sufficiente a “proteggere” un rapporto sessuale.
Elenie stava ancora cercando le parole, mentre Kevin rideva e non dava nessun segno di volerla aiutare.
 -Aiutami, no?!-
Il Profeta scosse la testa. –No, ti prego… voglio sentirtelo spiegare!-
-Dannato profeta… sappi che me la pagherai!-
Cas la osservava stranito. –Che succede, Elenie? Cosa c’è di sbagliato in questa domanda?-
Scosse la testa. –Nulla, è una domanda molto importante e intelligente. Perciò ora ti meriti una risposta…-
Stava ricercando le parole, quando entrarono Dean e Sam con la spesa.
Elenie rimase ad guardare Castiel, con la bocca schiusa.
I fratelli Winchester si avvicinarono e Dean scambiò un’occhiata eloquente con Kevin.
-Nuove domande?-
Kevin sogghignò, riportandogli la domanda.
Elenie fece uno sguardo arcigno al ragazzo e sollevò il capo, sorridendo a Dean.
-Hey ciao-
-Ciao Ellie-
Aveva cominciato a chiamarla così. In modo unico, diverso da qualsiasi altro avessero provato tutti gli altri. La sua famiglia, Morgan… erano tutti ricordi lontani.
-Allora, rispondi a questa domanda, no? Non vogliamo mica avere delle progenie di Castiel… almeno non a caso, direi-
-Non potere farlo voi?-
Sam scosse la testa. –Dobbiamo smistare la spesa-
-La pagherete tutti quanti.- si voltò verso Castiel- Vedi… se non usi protezioni e non ti controlli rischi di… mettere incinta la tua partner… non so se è questo che vuoi.-
Il novello umano sgranò gli occhi, come se gli si fosse aperto un mondo. Era sconvolto. –Dovevate spiegarmelo prima! Per fortuna non è andata male… cioè io adoro i bambini ma…-
Gli sorrise. –Abbiamo capito, Castiel. Non preoccuparti. Credo che questo pensiero sia condiviso da tutti.-
-Quindi tu rischi ogni volta di rimanere incinta? Non è irresponsabile?!-
Sam si voltò verso suo fratello e scoppiò a ridere quasi sguaiatamente.
La ragazza arrossì, scuotendo la testa, quando Dean si avvicinò. –Mi sa che è meglio che glielo spieghi tu.- asserì e lui fu d’accordo.
-Assolutamente no, Cas. Bisogna sempre essere responsabili in queste cose.- gli spiegò dell’esistenza degli anticoncezionali e l’ex angelo parve riuscire a mettere i pezzi del discorso al loro posto.
Aveva capito.
Elenie prese la sua borsa e tolse un beauty, dirigendosi verso il bagno.
Almeno di una cosa era sicura: non era assolutamente incinta, per grazia divina.
La borsa cadde dal tavolo e Castiel fu rapido a raccoglierla. Kevin raccolse il portafoglio della ragazza, color rosso, e curioso, prese la sua carta d’identità.
Aveva i capelli poco più corti e più chiari, ma era praticamente quasi identica.
Poi lesse la data di nascita: 31 ottobre.
-Che succede?- domandò Dean.
-Ma domani... è il suo compleanno.-
Il ragazzo dagli occhi verdi strappò dalle mani il documento e controllò. Non c’erano dubbi.
-Ma domani è Halloween…-
-Era da aspettarselo, non credete?- intervenne Cas- e poi pensavo lo sapeste-
-E come facevamo a saperlo, Cas? Se non ce lo dice nessuno!- esclamò Dean, mentre si alzava e tornava in cucina ad aiutare suo fratello.
Il silenzio faceva da padrone, ad eccezione del rumore della penna sul foglio del Profeta, mentre trascriveva la traduzione disordinatamente e diligentemente.
-Cosa pensi di farle?-
-Nulla. Perché?-
-Dean… allora, che non ammetta nulla con lei mi può andare bene, ma con me… insomma mi sembra evidente. Lei ti piace davvero.-
-Finirà-
-E anche se fosse? Andiamo Dean, perché pensarci ora? Stai passando dei momenti bellissimi con lei-
Annuisce. –Però è molto giovane-
-… ma sa quello che vuole. Forse più di te-
Il ragazzo dagli occhi verdi non rispose e cominciò a ragionare sulle parole del ragazzo.
Aspettarono che Elenie cucinasse e non mancò di farlo. Nel forno c’era già una torta alle mele da prima che arrivassero.
Non appena il pranzo fu pronto, si sedettero tutti a tavola.
Dean si sedette vicino a Elenie, ma non la sfiorò, non fece nulla. Stava ancora rimuginando sulle parole di suo fratello.
-Elenie, sappiamo che sei eccezionale come cuoca… ma avrei una domanda… perché sempre e solo torta di mele nel weekend? Solo per Dean? E noi chi siamo?- si lamentò ironicamente Kevin.
Tutti scoppiarono a ridere e lei strinse le braccia intorno al petto, fingendosi infastidita.
-Non darle strane idee Kevin… vanno benissimo queste torte!- esclamò, mentre addentava la terza fetta. L’intorno della bocca era completamente cosparso di briciole dolci, come il tavolo.
Prese il suo tovagliolo e, senza nemmeno pensarci, gli tolse le briciole.
Lui rimase un attimo ad osservarla, schiudendo la bocca, e lei ritrasse immediatamente il braccio.
Il silenzio calò e Sam si lasciò sfuggire un’occhiata d’intesa con Cas e il Profeta.
La giornata era ancora lunga e la ricerca aveva la priorità.
Dean era uscito verso le quattro, portandosi via Castiel che aveva perfettamente capito cosa volesse fare.
Catiel cominciava a capire.
Forse, essere umani non era poi tanto male.
Sembrava che il mondo fosse più comprensibile… a suo parere erano le emozioni a chiarire ogni cosa.
Dean era entrato in un negozio di vestiti, ma Castiel l’aveva aiutato a desistere. S’intendeva di babydoll e vestiti indossabili in pubblico.
-Dean… desisti dai negozi di vestiti…- aveva sancito il suo amico, fermandolo.
Era successa la medesima situazione in diversi posti, fino a che, finalmente, il ragazzo dagli occhi verde parve avere un’illuminazione.
Cas l’aveva aspettato in macchina e lui era entrato in uno strano negozio. Era uscito con il regalo già avvolto nel pacchetto blu.
-Quindi cosa le hai preso?- disse mentre cercava uno spiraglio per curiosare.
-Lascia stare quel pacchetto Cas o dovrai vedertela con me.-
Tastò, cercando di scoprire cosa fosse. – Una maglietta?-
Dean scosse la testa. –Quasi.-
-Se le hai regalato una maglietta, sappi che lei indossa nero, rosso e …-
-… viola. Lo so. Guarda che so come si veste-
Castiel sorrise. –Ti piace davvero-
-Non voglio parlarne, Cas-
-Ma prima o poi dovrai farlo-
Scosse la testa. –Tu non capisci. Non è al sicuro con me, con noi.-
Alzò le braccia al cielo. –Perché credi che lei sia mai stata al sicuro? Andiamo Dean… mi sembravi più intelligente quando ero un angelo…-
Spostò gli occhi verdi dalla strada e si concentrò a guardar male il suo amico. Aveva ragione e lo sapeva, ma ammetterlo era troppo difficile.
-Comunque, tornando al discorso… quando stavi con quella donna dai capelli neri-
-Lisa…-
-Esatto. Non le hai mai fatto un regalo?-
Scosse la testa. –Ne facevo a suo figlio, qualche volta-
Ricordare di Ben faceva male, ma non se la sentiva di dimenticare. No, gli piaceva ricordare quanto davvero lo considerasse come suo figlio, sebbene non avessero nessun legame di sangue effettivo.
-Aveva anche un figlio? Con Elenie è proprio una cosa diversa quindi...-
-Non so cosa tu stia cercando di dire, Castiel, ma sì. È completamente diversa. Io sono un’altra persona da allora.-
-Davvero?-
-Cosa stai mettendo in dubbio? Me, lei o me e lei assieme?-
-Non riesco a capire voi umani su questa cosa.-
-Questa cosa… cosa?-
Sospirò, scuotendo la testa. –Lei ti ha detto quello che prova, mi sbaglio? Cosa temi allora?-
-Te l’ho già detto! Io…-
Lo fermò prima che potesse dire altro e ricominciare con le sue solite paranoie, ben giustificate, ma poco in grado di fargli vivere la situazione come meritava.
Sospirò ancora e ancora, senza riuscire davvero a trovare le parole migliori per rimproverarlo, ma non le trovò.
Poteva fare affidamento solo alla spontaneità e alla sincerità.
-Intendo, tu hai paura di non essere in grado di proteggerla. Ho capito. Ma ti domandavo perché avessi paura di rispondere ai suoi sentimenti…-
-Ah… Quello.-
Annuì. –Allora?-
Dean non rispose. Fissava la strada con una serietà disarmante, ma non era nemmeno concentrato su ciò che faceva.
Il suo amico aveva ragione.
Di cosa aveva paura?
-Ho un regalo di riserva comunque.-
-Un regalo di riserva? Cosa sarebbe esattamente?-
Castiel scoppiò a ridere. –Sarà già felice che ti ricordi del suo compleanno.-
-Che non avrei mai saputo se …-
-Poco importa come. Lo sai, no?-
Sorrise all’ex angelo. –Quando hai ragione hai ragione, Cas.-
 
 
Il giorno dopo finsero tutti di non sapere che giorno fosse e per cena, ordinarono fast food per tutti.  Mangiarono tutti assieme  e persino Kevin si era lasciato conquistare dall’atmosfera festiva per qualche attimo.  Le questioni che stavano affrontando erano molto importanti, ma un po’ di svago era necessario per tutti.
Soprattutto per la testa del Profeta, che sembrava essere veramente provata da quell’intenso studio.
Elenie non poteva crederci. Sospettava, errando, che fosse stato Castiel a spifferare la sua data di nascita, ma poco le importava. Quel clima stava facendo bene a tutti, anche se davanti avevano solo hamburger e patatine.
Sam osservava la ragazza ed era sorpreso da quanto fosse sorpresa. Non si aspettava regali o che, ma si aspettava che tutti stessero bene in quel giorno. Non l’avrebbe nemmeno detto se fosse stato per lei.
Solita cocciuta.
-Auguri Elenie!- esclamò Sam, mentre Dean toglieva da una credenza una bottiglia marrone.
Versò nei bicchieri un po’ di liquido ambrato e tutti buttarono giù senza nemmeno chiedere cosa fosse.
Persino Castiel che storse il naso, disgustato dal sapore amarognolo.
-È Whisky, vero?- domandò Elenie a Sam.
Lui annuì. –Non ti piace?-
Scosse la testa. –Non mi dispiace, ma… non è un po’ forte per Cas?- domandò sottovoce, in modo che  potesse udire solo l’amico, che scoppiò a ridere.
Kevin si congedò, baciando sulla guancia l’amica, e tornò alle sue tavole.
-Allora, quanti anni fai?- chiese il ragazzo dagli occhi marroni.
Sorrise. –Venticinque! Ma lo sapevi Sam-
-Lo so, ma stai invecchiando.- ridacchiò.
Gli fece una pernacchia e scoppiarono a ridere, senza sapersi trattenere.
Dean si scambiò uno sguardo poco eloquente con Castiel, che sembrava essere totalmente ubriaco.
-Amico, mi sa che non hai mai bevuto-
Scosse la testa. –Ha anche un sapore orribile!-
Il ragazzo dai capelli biondo scuro sgranò gli occhi. –Ora è tardi… sono già le undici e bisogna andare a dormire, non credete?-
Bastò uno sguardo scambiato tra i fratelli che Sam annuì, osservando direttamente l’ex angelo.
-Mi sa che hai ragione, Dean…- si sollevò, dando un bacio sulla fronte alla ragazza, e si avvicinò al ragazzo dagli occhi blu -Buonanotte a tutti e ancora buon compleanno!-
Dean osservava la ragazza, seduta di fronte a sé, mentre si morsicava il labbro dall’imbarazzo.
Si sollevò e si avvicinò a lui, senza nemmeno interrompere il contatto visivo.
La prese per i fianchi e la fece sedere sulle sue gambe.
-Grazie- sussurrò.
-Per cosa?-
-Tutto questo… non credevo di averne bisogno, invece… grazie di averci pensato. Ma dimmi, come hai scoperto che oggi era il mio compleanno?-
-Ieri ti si è rovesciata la borsa e abbiamo visto il tuo portafoglio. Insomma abbiamo guardato i documenti e…-
-Hai visto le mie foto?- arrossì bruscamente.
Ridacchiò. –Sì, stavi bene con i capelli viola, eh?-
-Sì, ero abbastanza alternativa… Errori di gioventù-
-Stai meglio con il tuo colore naturale- soffiò sul suo viso e lei si avvicinò a lui, posandogli un dolce e casto bacio sulle labbra.
-Vai in camera che ti aspetta una cosa.-
Lei sorrise maliziosamente e lui sgranò gli occhi. –Anche, ma non intendevo quello, Ellie- sorrise sardonico.
Elenie non se lo fece ripetere e, curiosa, corse in stanza e notò che –vicino a Pikachu- si trovava un piccolo pacchettino.
Dean la prese per mano e la portò nella sua stanza, richiudendo la porta dietro di sé.
-Mi aspettavo che guardassi dove c’è quel pupazzo giallo, sai?-
-… si chiama Pikachu, in realtà…-
In piedi, davanti al letto, lei cominciò a scartare. Era un piccolo pacchettino bianco, simile alle scatole per l’intimo.
Sollevò lo sguardo per guardare il ragazzo che la osservava, cercando di carpire i suoi pensieri.
Tra le mani della ragazza si trovava un perizoma nero di pizzo. Si voltò verso il ragazzo.
-È un filo interdentale?- domandò, notando la sottigliezza del tessuto, ironica.
-Pensavo ti sarebbe stato bene- si giustificò.
-Ti ringrazio per il pensiero- disse baciandolo, nonostante avvertisse le gote in fiamme- Cosa potevo aspettarmi da te, dopotutto?- sorrise.
Lui annuì. –Aspetta Ellie, in realtà io… ho preso un’altra cosa-
-Un altro regalo? Dean ma perché?-
Dalla tasca del jeans tolse un coltello, ancora immacolato, e lo porse alla ragazza. –Saperti al sicuro mi fa stare più tranquillo. Non solo a me, ma anche a Sam e Castiel, perciò…-
Appoggiò irruentemente le labbra sulle sue, zittendolo.
Colto alla sprovvista, Dean la sollevò di peso e lei intrecciò le gambe dietro la sua schiena.
La stese sul letto e lei sotto di lui. Si tolsero velocemente i vestiti e lei passò lentamente le dita sul corpo marmoreo del ragazzo.
-Domani parto, Ellie-
-Mi piace che mi chiami così… nessuno mi ha mai chiamato così.-
-Infatti solo io ti devo chiamare così.-
-Ah, e perché?-
-Dillo tu. – le bacio il collo, scendendo sempre più.
-Dean…-
-Dillo.-
-Sono tua.-
Sentendo quella frase, non riuscì più a trattenersi. Eppure, dal modo in cui la osservava, in ogni tratto, in ogni punto sensibile, poteva avvertire come lui le appartenesse nonostante tutto.
Fecero l’amore e ancora, ancora, tutta la notte.

 
NB: Ciao a tutti! Come vedete, in questo capitolo ho voluto inserire una citazione.
Non preoccupatevi, non sarà né la prima, né l'ultima. Ma questa ha un'importanza particolare
che vi farà comprendere un po' di cose. 
Come ben sapete, Dean non dirà mai quello che prova a voce alta.
Nemmeno vuole farlo. Perciò, l'unica cosa che potrebbe fare è
guardarla in un modo diverso.
Mi sento in dovere di avvisarvi che il ritorno di Abbadon e Crowley è vicino. 
Sappiate che è un capitolo di stallo e che è solo per mostrarvi come si è evoluta la situazione dall'altra parte.
Spero continuerà a piacervi.
Un abbraccio forte. Fatemi sapere cosa ne pensate!
Juliet Leben.

 

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Capitolo 11
*** "Rivelations" ***


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Capitolo 9” Rivelations”

 
Entrarono nella camera del ragazzo e lei si tolse velocemente le scarpe.
La bloccò, non appena richiuse la porta dietro di sé.
-Elenie, fermami ora se non vuoi, se no è un cazzo di casino…-
Lei ridacchiò e si avventò sulle sue labbra. –Perché dovresti fermarti?-
Le si avvicinò e si tolse le scarpe. Si mise a carponi di fronte a lei, aiutandola a togliersi i pantaloni. Indossava un completino intimo coordinato, reggiseno a balconcino e slip, di color nero. Risaltava un sacco su quella pelle chiara e quegli occhi color ghiaccio che lo facevano impazzire.
Si leccò le labbra e questo gesto non sfuggì alla ragazza che si eresse per slacciargli il bottone dei jeans. Lo sguardo del ragazzo seguiva le mani della giovane, senza perdersi il minimo movimento. Sentiva che gli indumenti cominciavano a stargli stretti e il calore che avvertiva dal basso sembrava solo essere sul punto di aumentare. Gli tolse anche la maglia e cominciò a baciargli il petto per poi scendere sempre più, fino all’elastico dei boxer.
La ragazza parve accorgersene e lo attirò a sé, mentre avvertiva l’erezione del ragazzo premere contro i suoi slip.
Solo l’intimo li separava e Dean fu rapido a sbarazzarsene.
Il ragazzo si soffermò a baciare ogni centimetro della pelle della ragazza. Era cosciente che questo l’avrebbe fatta impazzire più che mai, lo poteva udire dai piccoli gemiti che si lasciava scappare, di tanto in tanto, senza riuscire a controllarli.
Le baciò il monte di venere e le sembrò di prendere fuoco.
I suoi occhi verdi scrutavano ogni centimetro di pelle scoperte, senza pudore.
-Qualcosa non va?- domandò lei, con un soffio di voce.
Per tutta risposta, lui allungò il braccio e prese da un cassetto l’apposita precauzione. Quando avvertì che lei era completamente pronta per accoglierlo, unì i loro corpi con uno sonoro impatto.
La sensazione era meravigliosa. Era come avvertire il fuoco liquido nelle vene, con una dose massiccia di adrenalina che gli dava più forza di quanto non pensasse.
Cercava di trattenere quei gemiti, urlati troppo forti, ma lui sembrava giovarsene tanto che spingeva sempre più in profondità, come se volesse squarciarle l’anima, e lei comprese che era proprio lì il posto in cui avrebbe voluto stare: con lui, a fare l’amore in un modo così passionale che nulla poteva fermarli.
Continuarono tutta la notte e Dean si spostò di fianco.
Elenie si girò sul fianco, osservandolo, ancora nudo. Non si capacitava di quello che era appena successo, ma era contenta.
Si mise velocemente la sua maglia e gli diede un bacio a fior di labbra, sorprendendolo.
-Buonanotte Dean- sorrise e si girò dall’altra parte.
Il ragazzo dagli occhi verdi la osservò con la sua maglietta troppo grande che le faceva da vestito e gli slip neri e sorrise.  Osservò il soffitto, non voleva pensare ad altro quella notte. Erano al sicuro.
Premette il suo corpo contro quello di lei e la strinse a sé con un braccio.
Elenie si morse il labbro, nascondendo un sincero increspare di labbra. Tenne gli occhi chiusi, perché se quello era un sogno non voleva svegliarsi. Si addormentò tra le sue braccia, ancora pelle contro pelle.
Dean la osservava e non poteva fare a meno di sorridere. Non sapeva cosa gli stava capitando in quel periodo.
Aveva già provato una cosa simile, ma mai così intensa. Forse era il fatto che vivessero la stessa vita, in un modo o nell’altro.
Le accarezzava i capelli, mentre lei era ancora appoggiata al suo petto.
Si lasciò cullare da morfeo con la mano ancora tra i suoi capelli, lunghi e ricci.
I suoi sogni furono tranquilli, era come se lei lo proteggesse.
Non appena Dean aprì gli occhi, vide un paio di occhi ghiaccio osservarlo per poi fingere di non aver fatto nulla.
-Ciao Elenie- mugugnò.
-Ciao- disse arrossendo.
-È tanto che sei sveglia?-
Scosse la testa, muovendo anche la chioma ormai scompigliata.  –Qualche minuto, penso. Non saprei.-
-Sei rimasta ad osservarmi per un tempo infinito?- domandò ilare.
-Sei uno sfacciato!- esclamò, fingendosi indignata.
Ridacchiò e lei si sporse per un bacio che non giunse. Gli sfiorò le labbra, ma non ricambiò.  Era una promessa di un bacio che sarebbe arrivato prima o poi, ma il momento non era quello.
-Qualcosa non va?-
-È la seconda volta che me lo domandi in poche ore, te ne sei accorta?-
-Perché è la seconda volta che non capisco i tuoi segnali, no?- si sollevò e si girò verso di lui, incrociò le gambe e rimase ad osservarlo.
-Voglio chiederti una cosa…-
Lei annuì, pronta ad ascoltare. Aveva paura di ciò che avrebbe domandato.
-Ti ho fatto male?-
Lei sgranò gli occhi. –Non era la mia prima volta, Dean.-
-Lo so.-
-Come lo sai?-
-Eri imbarazzata, ma non spaventata. E comunque non hai risposto alla domanda.-
Scosse la testa. –Mi hai fatto tante cose stanotte Dean, ma non male.- si morse il labbro e fu allora che lui si gettò sulle sue labbra.  Il bacio promesso era arrivato.
La mano del ragazzo fu abile ad intrufolarsi sotto la maglietta per afferrare i seni della ragazza che nascose un gemito sotto quei baci.
Avrebbero ricominciato, ancora e ancora, lo sapevano entrambi.
Elenie invertì le posizioni e si mise a cavalcioni sopra di lui che la osservava con una certa punta di malizia. Lei fu rapida a sbarazzarsi della maglietta e lui le osservò ogni centimetro di quella pelle scoperte.
Notò persino che sotto il seno aveva un simbolo, a cui non aveva fatto caso la notte precedente.
Lo sfiorò e lei abbassò lo sguardo.
-Cosa rappresenta?-
- È il simbolo degli oracoli.-
-Carino-
-Preferisco il tuo tatuaggio, sinceramente-
-Infatti ne dovrai fare uno simile. Non voglio che qualche demone o angelo prenda possesso del tuo corpo.-
-Ah, quindi solo tu puoi? No, fammi capire…-
Dean sollevò un sopracciglio e inarcò il bacino verso l’alto. Lei sospirò, avvertendo i due sessi scontrarsi e essere separati solo da pezzi di stoffa.
 –Sei in una posizione perfetta Elenie, se non vuoi impazzire, trattieni le parole in quella boccuccia-
-È una minaccia?-
-Potrebbe diventarlo –
Si sollevò solo per togliere gli slip al ragazzo. L’erezione sgusciò  fuori rigida e lei l’afferrò con le mani.
Fece scorrere la lingua sull’asta e poi si prodigò per il piacere del ragazzo.
Sembrava ipnotizzato dai movimenti che la ragazza compiva per lui, socchiudeva le palpebre solo quando il piacere diventava troppo intenso e non riusciva a rimanere lucido.
Non si spostò nemmeno quando il ragazzo raggiunse l’apice e si aggrappava alla sua chioma lunga.
Lei ridacchiò, quasi imbarazzata, vedendo il ragazzo in completo abbandono per il piacere che aveva appena provato.
Le accarezzò il viso, pronto a sporsi per darle un bacio, quando bussarono alla porta.
-Dean, sono Sam… abbiamo bisogno di te-
Elenie si rivestì, pronta ad andare in bagno per lavarsi, quando Sam proferì di nuovo parola.
-Ah, dimenticavo… Buongiorno Elenie!-
Arrossì bruscamente, colta sul fatto e Dean rise. Si alzò dal letto e le scompigliò i capelli.
Lei si sistemò il ciuffo e diede un’assettata anche alla chioma. Gli fece una linguaccia.
Si avvicinò per baciarla, ma lei non ricambiò. Era un’altra promessa di un bacio che sarebbe arrivato.
 
                                                             
Le giornate passarono tranquille. La ricerca delle tavole si faceva sempre più impellente. Castiel non tornava e Elenie era sempre più preoccupata. Certe volte si perdeva, in qualche angolo della sua testa e non ne usciva per un po’.
I ragazzi non le dicevano nulla, solo Dean cercava di tenerla tranquilla. Non le stava mai troppo addosso, ma lui era sempre intorno a lei che era cosciente che anche se era sommerso di libri e fogli, ci sarebbe sempre stato.
Elenie provava sempre di dare una mano, con la sua pazienza, la sua cucina, le sue visioni.
Si prendeva cura di loro nel modo in cui era più capace e gli altri apprezzavano.
Kevin era più spossato che mai e lei non gli faceva mai mancare le spremute di agrumi sul suo tavolo.
-Credo di aver trovato un possibile covo!- esclamò Sam un pomeriggio tardi.
Tutti e tre si avvicinarono al tavolo del ragazzo e alla cartina. Stava puntando verso lo stato adiacente al loro.
Non appena Elenie toccò la cartina, gli occhi le divennero neri e le mani iniziarono a tremare.
Si allontanò dal tavolo, cercando di prendere possesso di se stessa, ma era tutto vano. La visione la stava completamente inondando come un fiume in piena.
Fissò un punto definito e inspirò, pronta a concentrarsi.
Sam stava per scattare in direzione della ragazza, ma Dean lo bloccò e scosse la testa.
Sapeva cosa aveva, così si avvicinò lentamente.
Non appena lei mise a fuoco il luogo in cui si trovava, riconobbe Dean e tornò alla realtà.
L’afferrò per i fianchi e l’accompagnò a sedersi sulla sedia.
Kevin accorse a prenderle dell’acqua e si mise una mano sul petto, cercando di calmarsi.
-Cosa hai visto, Ellie?- domandò, nel modo più bisognoso e impellente che conosceva.
Le lacrime le inondarono il viso. –Castiel…-
-Cosa? Parla!-
-Lo… stanno torturando, ma lui non parlerà. Lo conosco.-
Dean le strinse la mano: uno di quei gesti dolci che accompagnavano le loro giornate.
-Lo andiamo a prendere, okay?-
Lei scosse la testa.
-Che ti prende?- domandò Sam.
-Aspettano solo che voi andiate a prenderlo, è una trappola… mandate ME.- propose.
Il ragazzo dagli occhi verdi le rivolse uno sguardo arcigno. –Non devi neanche pensarlo. Andremo io e Sam e lo riporteremo a casa.-
Scosse la testa, di nuovo. –Ha ancora un’opzione. Può farcela. Credo in lui. Inoltre è ciò che accadrà… non so dove sia adesso…-
Kevin annuì. –Bisogna attendere. Elenie ha ragione.-
Quella giornata fu parecchio silenziosa e persino la cena.
Verso tarda serata, ad eccezione di Kevin che passava imperterrito lo sguardo su quelle tavole, scambiarono qualche parola.
-Elenie, come stai?- domandò Sam, osservando la ragazza che non aveva nemmeno toccato cibo a cena.
-Sto bene, solo stanca… vedere mi prosciuga tante energie.- accennò un sorriso.
-Posso solo immaginare. Vado a dormire anche io. Buonanotte a tutti-
Dean e Elenie si mossero in direzione della stanza della ragazza.
-Devo prendere una cosa-
Entrarono e il ragazzo chiuse a chiave la porta.
Cominciò a baciarle il collo e la schiena dal dietro e lei ridacchiò.
Fece stendere il ragazzo sul suo letto e lei si mise sopra.
Furono veloci a sbarazzarsi dei vestiti e non appena lei fu pronta, entrò in lei.
Si muoveva ricercando il suo ritmo e lui la lasciò fare, gemendo.  Gli piaceva vederla sopra di sé.
Stavano per raggiungere l’apice, quando udirono un rumore dietro la ragazza e si voltarono di scatto.
Una figura coperta di sangue con un impermeabile si era come materializzata.
-Castiel!- esclamò la ragazza, riconoscendolo con la luce soffusa.
Diede uno sguardo veloce a Dean che annuì. Entrambi si rivestirono velocemente  e l’angelo li osservo quasi sconvolto.
-Voi…-
-Castiel ne parliamo dopo. Ormai dobbiamo curarti- esclamò Dean, mettendogli una mano sulla spalla.
Lui annuì e si lasciò accompagnare in sala, dove anche Kevin alzò lo sguardo e lo riconobbe.
Sam fu svegliato dal trambusto e raggiunse gli altri.
Elenie indossava ancora i leggins e la maglietta di Dean, essendo la prima che aveva trovato e Dean indossava solo i jeans.
-Da quanto va avanti tra voi?- domandò l’angelo, serio.
-Ne parliamo dopo Cas. Ora dicci cosa è successo-
Lui sospirò, pronto a raccontare.
-Elenie non sei il loro primo obiettivo. Sei diventata secondaria, perché hanno capito come far andare te da loro e io pensavo si sbagliassero, che tutto sarebbe stato vano… ma ora… capisco troppe cose.-
-Cosa? È un’ottima notizia, no?- esclamò Sam.
L’angelo scosse la testa. –Vogliono catturare Dean.-
Dean sollevò le spalle. –Non è una novità. Cosa c’è da preoccuparti?-
Elenie non rispose e, mentre gli altri discutevano, tornò in camera sua.
Lei aveva compreso davvero le parole dell’angelo.
Il loro obiettivo era rimasto lei, ma loro sapevano dei suoi sentimenti per il cacciatore… volevano usare lui come esca.
Le mancava quasi il fiato, mentre una visione le inondò completamente il corpo.
 
Macchie di sangue. Una sedia a cui è  legato un uomo, un cacciatore.
Di fronte a lui, Abaddon, Crowley e Noemi, pronti a torturare… Dean.
Domandano per molte volte dove sia l’Oracolo, ma lui non dice nulla. Sputa sangue contro i suoi aguzzini, ma non parla. Le è fedele.
 
Quando rinsavì, le lacrime le caddero sul volto, assieme al senso di colpa.
Dietro la porta, due voci stavano discutendo.
-Entro io, Dean. So come calmarla.-
-No, Cas. Ci penso io, non preoccuparti.-
-La conosco da più tempo, davvero-
-La conosco abbastanza bene da dire che le devo parlare io, visto che sono il diretto interessato.-
Elenie sospirò. –Potete entrare entrambi, la porta non è chiusa-
Entrarono assieme, quasi incastrandosi in quella piccola porta.
Dean vide immediatamente le lacrime della ragazza e si sedette accanto a lei.
-È tutta colpa mia, mi dispiace averti messo in questo casino.-
Il cacciatore scosse la testa. –Ho perso il conto di quante volte Crowley volesse uccidermi, non sarà questo motivo a farmi paura-
-Non è solo.-
-Chi?- domandarono in coro l’angelo e il suo fedele amico.
-Crowley si è alleato con Noemi e Abaddon.-
Lo sguardo di Cas si fece preoccupato.
-Tu dove sei stato, Castiel?- domandò Elenie-Ho il diritto di saperlo!-
-Anche tu mi hai tenuto nascosto qualcosa, non pensi?-
-Tu non c’eri. Cosa avrei dovuto dirti?!-
-Avresti potuto contattarmi…-
-L’ho fatto Castiel. Non sai nemmeno quante volte io ti abbia invocato. Eppure non hai mai risposto, non ti sei mai presentato. Nemmeno una fottuta volta!-
L’angelo rimase in silenzio, sapendo perfettamente che la ragazza aveva ragione.
Ricordava con esattezza tutte le volte in cui l’aveva supplicato di presentarsi e lui aveva deciso di custodire la tavoletta Angeli.
-Da quanto state assieme?- domandò a bruciapelo.
Lei osservò Dean. Non aveva mai pensato che per lui stessero assieme, perciò aspetto che fosse lui a parlare. –Qualche settimana, penso…- guardò la ragazza in attesa di conferme.
Non aveva mai pensato al loro come ad una relazione, ma poteva provarci.
Forse, nella missione più pericolosa, lui poteva provarci.
Poteva rischiare tutto, forse.
Tanto non aveva più niente da perdere.
Doveva tenere al sicuro la sua famiglia e lei avrebbe potuto aiutarli.
-Siete sinceri o andate solo a letto assieme?-
Elenie scosse la testa. –Sei incredibile!- si alzò di scatto dal letto –Non ti basta conoscermi?-
-So che hai provato ad avere storie in cui non eri affatto innamorata. Eppure non ti sei fatta problemi a…-
Gli puntò il dito contro. –Conosci tutti i ragazzi con cui sono uscita e sono pochissimi. Perché vieni a dirmi queste cose? Parli come se non sapessi cosa provo ora!- era esasperata, tanto che non si accorse di dire troppo.
Si voltò immediatamente verso il cacciatore che la osservava stranito, perso, come se solo ora avesse realizzato le parole della ragazza.
-Dean? Che succede?- domandò Castiel.
Il cacciatore si sollevò dal letto della ragazza e si congedò. –Credo dobbiate parlare di tante cose.-
Si prese il viso tra le mani. Era riuscita a rovinare tutto. Anche quella volta.
Non gli importava della rabbia che provava verso il suo migliore amico, aveva bisogno di un abbraccio. Si buttò tra le sue braccia e lui la strinse a sé.
-Non gliel’avevi detto?-
Scosse le testa. –Era presto, Cas. Troppo presto e lui… non credo provi lo stesso per me. Insomma… non lo so.-
-Perché non glielo chiedi?-
Ridacchiò. –Non sono cose da chiedere, purtroppo-
-Glielo chiedo io. I maschi umani lo fatto tra di loro, giusto?-
Gli prese il viso tra le mani e gli baciò la guancia. –Sono felice che tu sia tornato, angelo mio-
-Devo dirti una cosa, a proposito di questo…-
Lo guardò negli occhi. Non voleva deluderla, non voleva ferirla.
-Io…non sono più un angelo. Ho perso la grazia e le ali.- abbassò lo sguardo, colmo di tristezza.
Lei lo abbracciò, senza dire nulla. –Tu sarai sempre il mio angelo, Castiel. Non importa che tu abbia le ali o non le abbia. Mi importa che tu sia al mio fianco, perché tu sei la mia coscienza, capisci? Qui senza te ho fatto un po’ di casini. Di quelli che faccio solo io, senza di te-
Le diede un bacio sulla fronte e la strinse a sé. –Sono fortunato ad avere un’amica come te-
-Ora sei umano quindi!- realizzò la ragazza, sorridente.
Annuì. –È stranissimo. Devo ricordarmi di mangiare, di andare in bagno… cose difficili, capisci?-
Rise di gusto. –Guarda, non posso aiutarti su certe cose, ma sono sicura che Dean e Sam ti aiuterebbero senza problemi.-
Sorrise. Castiel aveva un sorriso dolcissimo, di quelli che ti fanno venire voglia di stringerlo forte a te e preservarlo da ogni male.
Era anche diventato un bell’uomo. Ora bisognava tenerlo d’occhio anche a livello… relazionale.
-Andiamo di là?- propose Cas- Te la senti?-
Lo prese a braccetto. –Insieme. Così glielo dici anche agli altri, cosa ne pensi?-
L’angelo annuì e uscirono dalla stanza.
I tre ragazzi si voltarono immediatamente verso i due e Dean rimase immobile non appena Elenie fece capolino nella stanza.
I capelli le cadevano ribelli sulle spalle. Li adorava e adorava aggrapparsi ad essi quando facevano l’amore.
Gli occhi ghiaccio si posarono su di lui che ebbe un sussulto.
Realizzò solo in quel momento e sollevò l’angolo della bocca, con fare sardonico.
Lei si grattò la nuca, arrossendo.
Castiel raccontò ai ragazzi ciò che aveva appena confidato alla sua migliore amica, ma aggiunse altro.
-Ho fatto l’amore-
Dean si scambiò un’occhiata con il fratello che sgranò gli occhi.
-E com’è stato? Hai usato protezioni?-
-Bellissimo, ragazzi. Ora capisco tante cose. Protezioni? Avevo il coltello!- sorrise, compiaciuto di se stesso.
L’oracolo ridacchiò, portandosi una mano sulla bocca e il cacciatore dagli occhi verdi proferì parola:- Menomale che avevi le protezioni, Castiel… -.
Sam diede una pacca sulle spalle al nuovo umano nella stanza che sorrise.
Si portò una mano allo stomaco e lo massaggiò. –MI fa male qui-
-Avrai fame. Non preoccuparti, ora cucino qualcosa- intervenne Elenie, passando affianco a Dean apposta.
Il cacciatore si morse le labbra carnose, seguendo con lo sguardo i movimenti della ragazza.
Mentre Kevin, Sam e Castiel chiacchieravano, Dean si spostò silenziosamente in cucina che aveva già messo sui fornelli padelle e pentole.
Lei si piegò per prendere qualcosa gli ultimi cassetti e lui proferì parola, spaventandola.
-Sai che sei sexy mentre cucini?- le fissava il sedere e le gambe.
Non aveva sentito il suo arrivo e si sollevò di scatto.
Si avvicinò a lei che si fece seria. –Dovremmo… parlare- disse, cercando di far resistenza ai segnali del suo corpo che desiderava quello del ragazzo più di quanto pensasse.
-Sicura di voler parlare?- la sua voce era suadente e incredibilmente sexy.
Deglutì, provando a darsi un contegno.
Sogghignò, quando lesse lo stato d’animo della ragazza.
-Sono seria- tentò, nuovamente.
Si avvicinò alle sue labbra e lei si sporse per baciarlo. La tenne in un limbo che le sembrò infinito, fino a quando lei appoggiò le labbra sulle sue.
-Hai proprio voglia di parlare, eh?-
-Ci sono di là gli altri…-
Dean si staccò, lasciandola in balia di desideri che avrebbero potuto essere soddisfatti solo con la notte.
-Dean non volevo metterti in pericolo. Era l’ultima cosa che avrei voluto.-
-Sei davvero innamorata di me?-domandò, zittendola.
-Non l’ho detto io…-
-L’hai lasciato intendere…-
Si voltò, controllando ciò che aveva messo sul fuoco.
-Elenie…- la richiamò, seriamente.
Inspirò e si girò. –Sì, lo sono.- cercava di non guardarlo negli occhi.
Lui si avvicinò a lei e le sollevò il capo, costringendolo a specchiarsi nel suo sguardo.
-Ti aspetto in camera mia, stanotte. –  disse tornando in salotto.
 
 
 
Crowley era sul punto di trovare e scovare il nascondiglio degli Winchester e non poteva essere più felice.
Sembrava un bambino a cui Babbo Natale avesse portato prima i regali.
Tutto sembrava andare meravigliosamente, dopo che aveva scoperto che Castiel era tornato umano.
Troppe buone notizie in quel periodo. Non gli sembrava possibile.
Entrò Abaddon nel suo covo e comprese che qualcosa non andava. Quella donna gli stava procurando troppe grane e cominciava a pretendere sempre più potere.
Avrebbe dovuto eliminarla, prima o poi. Ma era davvero così sexy e bella.
Sollevò le spalle a quel pensiero, c’erano altre mille belle come lei.
-Crowley, il Re dell’Inferno…-
Non era sola e lui comprese immediatamente le sue intenzioni.
-Oh, ma ben arrivata.-
-Non voglio girarci intorno… consegnami l’inferno e non ti ucciderò.-
Ridacchiò. –Dimentichi che tu hai fatto un patto con me, ragazza mia-
-Annullalo.-
-E rinunceresti ai poteri di preveggenza della ragazza? Deludi le mie aspettative così!-
-Ti toglierò quel ghigno dalla faccia e la voglia di scherzare, Crowley. È una promessa!-
-Portami Dean Winchester, poi possiamo parlare dell’annullamento del patto.-
-Lo troverò prima di quando tu creda!-
Il re dell’Inferno si teletrasportò, poco prima che qualcuno si avvicinasse a lui.

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Capitolo 12
*** "Prisoned" ***


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Capitolo 11°” Prisoned”

 
-Ecco la prima lama, Dean. Senti il suo potere?- il Re dell’Inferno sorrise- hai già avvertito la voglia, la bramosia di sangue? Oh, sì. Dal tuo sguardo è intensa, ma ora puoi controllarla. Sconfiggerai Abbadon, la ucciderai con questa lama…-
Il sangue sulle sue mani era… una piacevole visione.
Lui voleva uccidere. Ancora e ancora.
 
Si svegliò di scatto, imperlato di sudore. La prima cosa che controllò fu se Elenie fosse al suo fianco. Rimase per qualche istante a riprendere fiato, quando il suo cellulare squillò.
Rispose velocemente, riconoscendo il numero.
-Che c’è?-
-Cleveland.-
-Cosa?-
-È giunto il momento di chiudere questa storia-
-Ben fatto.-
Appoggiò il telefono e una sensazione di pura forza gli invase il corpo. Il braccio cominciò a formicolargli, perciò si concentrò sulla ragazza che si trovava ancora tra le sue lenzuola e indossava solamente la sua maglia e un paio di culotte.
Elenie non fece nemmeno in tempo ad aprire gli occhi che Dean aveva cominciato a baciarle il collo e le scapole.
Le sembrava ancora di star sognando. Soprattutto quando lui scostò le coperte e sollevò la sua gamba, posizionandosi vicino al suo centro. Scostò l’intimo e assaporò, proprio come lei aveva fatto con lui diverse volte.
Era la prima volta che qualcuno si dedicasse a lei in quel modo, ma, nonostante l’imbarazzo iniziale, le piacque particolarmente.
Dean aveva imparato a conoscerla e non era la prima volta – anche se non si era poi dedicato così tanto alle altre partner- che faceva un gesto simile.
Aveva capito cosa le piacesse e cosa le piacesse meno, come ormai sapeva cosa le facesse impazzire.
Eppure, quei piccoli gemiti sospirati, a lui non bastavano: voleva di più.
Solo quando lei si lasciò andare ad un piccolo urlo strozzato quando giunse all’apice, poté ritenersi soddisfatto.
Si stese accanto a lei e la osservò, ancora con le gambe aperte e il suo centro pulsante, mentre tentava di riprendere fiato.
-Buongiorno- sussurrò ironico.
-Oh, sta… zitto Dean- l’affanno era preponderante.
Lui rise e lei gli prese la mano. –Dannato-
-Cosa avrei fatto di male, scusa?-
Niente, il cuore non voleva smettere di battere all’impazzata.
-Sembra quasi che tu non abbia mai…- si bloccò, intuendo cosa dovesse provare in quel momento la ragazza-Ora ho capito. Bè, mi sembra ti sia piaciuto- disse sardonico e lei, per tutta risposta, gli lanciò un cuscino in faccia.
-Dannato cacciatore- si voltò e lo baciò, con un impeto che nemmeno lei seppe spiegare.
La strinse a sé e lei si sentì protetta.
Avrebbe voluto dirgli ciò che provava davvero, ma non voleva rovinare ciò che stavano costruendo.
-Cazzo Dean-
Lui sgranò gli occhi e ridacchiò. –Non lo faccio spesso-
-Cosa?- lo guardò sorpresa.
-Hai sentito bene, non lo faccio praticamente mai.-
-Quindi sei abbastanza egoista, si può dire…-
Sollevò un sopracciglio. –Direi come quelli con cui sei stata…- una punta di gelosia era presente nella sua voce e le piacque.
Gli accarezzò il viso, un po’ ispido a causa della barba che stava crescendo.
-L’altra sera… hai detto che sei mia. Lo pensavi davvero?-
Annuì. –Non ti mentirei. Non su questo. A parte che ormai, con te, sono andati al diavolo anche tutti i segreti da oracolo… quindi…-
Le stampò un bacio sulla fronte e le accarezzò i capelli. Era bella, anche di prima mattina. Con i capelli scompigliati, senza una riga che li ordinasse; con la sua maglietta troppo grande che le faceva da vestito, tutta rattoppata perché la notte continuava a muoversi; con il viso pulito, senza trucco e con i suoi occhi ghiaccio di una bellezza disarmante; con le labbra ancora gonfie dai baci che si erano scambiati la sera prima.
Lei.
-A cosa stai pensando?- domandò curiosa.
-… che sei bellissima.-
Arrossì, sgranando gli occhi. Voleva farla morire, certo. Non c’era altra spiegazione.
Gli baciò dolcemente la spalla, i cui muscoli erano particolarmente evidenti.
-Se continui così, non usciamo da questa stanza…- sussurrò, seguendo con lo sguardo le labbra della ragazza che passavano dalla spalla, al petto, all’ombelico.
-Tra un’ora parto-
Lei si bloccò, guardandolo negli occhi. –Dove andate?-
-Soliti viaggi, stai tranquilla.-
-Io sono tranquilla.-
-Certo, come no.- le sorrise e avvicinò il suo viso a quello di lei, stampandole un bacio sulle labbra.
-Che caso avete per le mani stavolta?- sorrise.
Posò lo sguardo sui suoi occhi. -Ordinaria amministrazione.- la sua voce era piatta, di chi non vuole accennare ad altro.
-Dean... io posso aiutarvi. Non sono come le altre ragazze...-
-Lo so, sei un oracolo...-
Scosse la testa. -Non è questo, insomma...-
Sbuffò, roteando gli occhi al cielo. - Insomma cosa, Elenie? Tanto sai perfettamente cosa accadrà!-
Si sollevò di scatto e sospirò. -Ti sbagli. Oh, se ti sbagli...- il suo sguardo era basso e mortificato, tanto da far accorgere il biondo del suo errore. 
-Mi dispiace. Non dovevo risponderti così. Sono solo in pensiero per tutta la... situazione-
Scosse la testa. - Non devi chiedermi scusa. Posso immaginare quanto sia frustrante avere una persona come me accanto-deglutì- ma sappi, ci tengo a tranquillizzarti, che non vedo niente di ciò che ti riguarda.-
Sgranò gli occhi.- Cosa?- la fece voltare e incontrare il suo sguardo.
Annuì. -Cas lo sa. Me ne sono accorta all'inizio...-
-E non me l'hai mai detto?!-
Sospirò e incrociò le braccia al petto. -No.-
Il silenzio pervase la stanza, lasciando Dean ammutolito per qualche istante.
-So cosa stai per dire e non è perché sono ciò che sono, ma lo intuisco. Vuoi che io ti dia una spiegazione. Ecco, io non ce l'ho. Ho pensato molte volte di dirtelo, anche se speravo lo intuissi da solo. - 
Poteva accettare la motivazione mistica e applicarla al reale?
Poteva dar voce alle sue tradizioni?

-Non ti fidi di me?-
Gli sorrise dolcemente. -Io mi fido ciecamente Dean e lo sai. O non ti avrei mai detto che ero tua. Anche se sono consapevole che non ti fidi di me. Lo percepisco-
-Non mi fido di nessuno-
Si morse il labbro. -Capisco.-
Faceva male quell'ammissione, ma preferiva la verità. Si alzò dal letto e cominciò a vestirsi. 
Mezz’ora  e sarebbero partiti. Dean la osservò, ancora steso tra le coperte. 
Avrebbe voluto dirle tante cose, ma non era mai stato bravo con le parole, perciò le si avvicinò, stringendola tra le braccia, dal dietro.
-Voglio solo proteggerti-
-Da cosa?- il contatto fisico con lui era puro fuoco. Il suo petto contro la sua schiena, il suo respiro caldo sulla pelle.
Sospirò. -Da me.-
-Dean... Non voglio nemmeno sentirle queste stronzate. Davvero, risparmiatele- sciolse l'abbraccio, si chinò per afferrare l’indumento e indossò la maglietta.
Non sapeva del marchio. Non sapeva dei suoi incontri... Non sapeva niente.
Si mise davanti a lei e le prese il viso. -Vuoi che parta sapendo di lasciare una situazione simile?-
Quella volta, no. Doveva chiarire, risolvere, sistemare tutte le questioni in sospeso e... 
-Cosa ti cambia?-
Il suo pensiero corse ai suoi momenti con Crowley, alle giornate in cui discutevano di uccidere Abbadon, come alle giornate in cui lui la proteggeva da qualsiasi demone.
Quel viaggio serviva per... uccidere Abbadon, mettere fine all'intera situazione di pazzia che si era creata all'inferno.
Era già stato tutto prestabilito. 
-Elenie...-
Prese coraggio.
Poteva confidarsi.
Poteva accettarlo.
Poteva ammetterlo.
Si scrollò i capelli dal viso con un gesto simultaneo. - Si dice che gli oracoli non abbiano visioni su... quando, ecco...-
La osservò negli occhi ghiaccio e le mise una mano sul fianco, avvicinandola.
si specchiò nei suoi occhi verdi e rese ancora tutto più difficile.
-Quando..?-
-... amano- sussurrò.
Elenie fece per allontanarsi, per proteggersi, ma lui la trattenne come un ramo d’edera. -Dillo-
Scosse la testa, con le lacrime agli occhi.
Se ne sarebbe andato e lei non poteva perderlo. Non arrivati a quel punto.
-Dillo, Elenie-
Schiuse le labbra e boccheggiò. -Ti amo...- mormorò.
Le sue iridi verdi erano puntate sulle sue labbra. -Dillo ancora-
-Io ti amo!- urlò.
-E sei così stupida!- la baciò irruentemente, sollevandola di peso e sbattendola contro il muro.
Andava bene così. Ora poteva andare ad uccidere quella puttana. 
I leggins strusciavano contro i boxer del ragazzo, quando si staccò bruscamente, appoggiando la fronte contro la sua.
La sua lingua incontrò subito quella di lei. Combattevano, si abbracciavano, in una danza di ansiti e saliva.
-Devo fermarmi o stavolta succede un casino...-
Ridacchiò, sorridendo. -Devi tornare, okay? Qualsiasi cosa ti faccia essere così in ansia... risolvila e torna. -
Lei capiva. Dai suoi gesti, dalle sue reazioni... e comprendeva, senza pretendere.
-Ellie non...-
-Adoro quando mi chiami così. Ah, non mi importa che tu non abbia risposto, la tua reazione...-
-Deve bastarti-
-Mi basta.-
 
 
Quella mattina era stato difficile partire. Avrebbe lasciato lì tante e troppe cose in sospeso. Forse, avrebbe dovuto rispondergli sinceramente a quelle due parole così importanti. Doveva dirle che non l’amava, che era finita, che non dovevano stare assieme.
E invece? L’aveva baciata.
Di sua spontanea volontà non si  sarebbe nemmeno fermato, se Sam non l’avesse richiamato per partire.
Erano appena saliti in auto e Dean era parecchio silenzioso.
Il suo sguardo era fisso sulla strada, senza mai distoglierlo. Eppure, la sua mente era diretta alla missione.
Non doveva concedersi distrazioni di nessun genere. Era un lavoro che doveva portare a termine.
Inoltre, quando era lontano da lei, la voglia di uccidere era tanta, troppa.
Non voleva e non poteva parlarne con nessuno. Certe cose è meglio seppellirle dentro di sé.
-Come ti senti, Dean?-
-Bene. Tu?-
Sospirò. Non gli avrebbe mai detto la verità, ormai lo sapeva.  –Con Elenie?-
Dean sospirò, posando gli occhi verdi per un attimo sul volante. Cosa avrebbe potuto rispondergli? Che non era stato capace di lasciarla andare perché era stato egoista? Lui non voleva combattere quella battaglia sapendo che lei… non sarebbe stata con lui.
-Ho fatto una cazzata-
Sam posò lo sguardo su di lui. –È incinta?!- domandò, allarmato.
Il fratello lo guardò sconvolto. –MA TI PARE CHE FACCIO ERRORI SIMILI?!-
Ricominciò a respirare. –Menomale. Mi hai fatto venire un colpo!-
-Hai fatto morire di paura anche me… -
-Comunque, cosa hai combinato?-
-Ecco, lei… mi ha detto che mi ama- non lo guardava negli occhi, ma era sicuro che il suo fratellino minore stesse sorridendo.
-E tu cosa hai fatto?-
-Bè volevo dirle che era finita. Che non doveva assolutamente cadere in cose simili, perché il nostro rapporto era esclusivamente fisico e…-
Sam lo fissava, sbattendo gli occhi incredulo. –E LE HAI DETTO QUESTE COSE?!-
-Sì, quasi… insomma l’ho baciata e stavamo per ricominciare-
Scoppiò a ridere. –Insomma le hai detto proprio tutto quello che volevi dirle…-
-Non ridere, non sono stato sincero con lei…-
-Oh, certo. Perché il tuo corpo non ha risposto a quelle parole, vero? Andiamo Dean… ammettilo! Ormai sono più di sei mesi che continuate così. Vive in camera tua, praticamente!-
-Sì ma non è che se vado a letto con una ragazza, allora necessariamente la amo eh…-
Sbuffò. –Se non provassi nulla, il tuo corpo non avrebbe reagito così.-
-Si chiama CHIMICA-
-No, si chiama linguaggio non verbale-
Lo fissò per un istante, sollevando un sopracciglio. –Da quando sei psicologo? Non farti strane idee che i libri che ti passa Ellie ti riempiono la testa di cazzate. Visti i risultati-
Sam però, sorrise, mentre guardava fuori dal finestrino.
Inoltre, quel nomignolo che le aveva assegnato, era davvero carino.ddd
Avvertiva, certamente, una morsa allo stomaco per chi stavano per andare ad uccidere, ma questo era messo in secondo piano in quegli attimi.
Dean era felice, sebbene non lo ammettesse e sebbene avesse il marchio.
Giunsero verso sera all’hotel di cui il Re dell’Inferno gli aveva dato l’indirizzo. Sembrava particolarmente di lusso e lui sapeva benissimo a che piano dovesse andare.
-Sam, tu controlla i sotterranei-
-E tu?-
Sollevò le spalle, mentre si fermavano e cercavano le armi. A Dean ne bastava solo una.
-Perlustrerò l’ultimo-
Corrucciò lo sguardo il fratello minore, ma non disse niente.
Suo fratello aveva un piano e voleva seguirlo.
Entrarono dalla portone e si divisero. L’ambiente era particolarmente illuminato e il tappeto rosso si ergeva a terra, sulle scale.
Era un hotel di lusso.
Abbadon non si fa mancare nulla.
Giunse all’ultimo piano con l’ascensore e uccise qualche demone messo a pattugliare.
Infine, una stanza in fondo al corridoio… la riconobbe: era quella di cui Crowley gli aveva parlato.
Entrò, spalancando la porta, quasi arrogantemente.
-Dov’è Crowley?-
Il Re dell’inferno si trovava sulla poltrona in pelle nera, semi tramortito, con una pallottola nella spalla.
Alle sue spalle giunse il Cavaliere dell’Inferno, che con un solo gesto sbatté Dean contro la parete di legno.
Un sono impatto con la schiena del ragazzo che rimase incollato al pannello per decisione della donna.
Della bellissima donna che si trovava di fronte a se e voleva ucciderlo.
Non poteva essere un demone brutto e, soprattutto, uomo?
Voleva ucciderla. La percepiva nelle vene quella voglia di sangue sulle sue mani, quella voglia di farla a pezzi.
Avvertì una strana forza dentro di sé e richiamò a sé la lama che- non sapeva esattamente quando- gli era caduta.
-DEAN!- esclamò Sam, appena entrato nella stanza, avendo compreso il suo reale piano: tenerlo lontano dalla battaglia.
La voce di suo fratello gli diede ancora più forza e la lama tornò nella sua mano destra. Con un notevole sforzo, si staccò dal muro nonostante le abilità di Abbadon. Pochi passi e la infilzò al ventre.
Ma non si limitò a quello. La pugnalò ancora, anche il corpo ormai era a terra e privo di vita o pericolosità, e ancora.
Infine intervenne Sam, fermandolo. Dean cadde all’indietro e la lama gli scivolò di mano.
Il sangue del Cavaliere era riverso a terra e su di lui, sul suo viso, sulle sue mani. Il problema è che ne voleva ancora e non si sarebbe mai fermato. Quella fame… quella sete erano difficilmente contenibili e ora lo sapeva, ma poteva controllarli. Lo sentiva.
Sam tolse velocemente il proiettile dalla spalla di Crowley che si riprese dopo un istante.
Fece un cenno veloce ai suoi scagnozzi che sapevano già cosa fare.
Diedero una botta in testa al maggiore dei fratelli Winchester e presero la lama.
-Vedi Sam… tuo fratello non è mai stato molto bravo a fare i patti… quindi ora ce lo teniamo noi per un po’, d’accordo? –
Samuel fece per scattare contro i demoni, ma con un solo gesto il Re dell’Inferno lo bloccò.
-Lasciatelo!-esclamò, ma Crowley sorrise e fece cenno ai suoi sottoposti di portarlo via.
-Diciamo che c’è un modo per riaverlo… e sono sincero eh… direi… che ne pensi quando mi avrai portato la ragazza? È un equo scambio, non trovi?-
Scosse la testa, cercando di liberarsi da quella forza che lo bloccava sul posto.
-Ora ho delle questioni da chiarire, perciò… a presto- sorrise e si teletrasportò.
Sam cercò per tutto l’hotel suo fratello, poi tornò alla macchina e al bunker, pronto a chiedere aiuto a Castiel.
Avrebbe liberato suo fratello.

 
NdA: Ciao a tuttiiii! Ebbene sì, qui Dean l'ha fatta grossa e si è lasciato catturare...come reagirà Elenie quando lo scoprirà? A voi le ipotesi! Spero mi facciate sapere se la storia vi sta piacendo, anche con una breve recensione! Grazie! :)
Juliet

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Capitolo 13
*** "They Take Her" ***


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Capitolo 12°” They take her.”

 
Sam era tornato velocemente a casa e aveva cercato immediatamente Castiel.
Dopo aver trovato le parole giuste ed essersi calmato, cominciò a raccontargli cos’era successo.
-Abbadon è morta. Dean l’ha uccisa con la Prima Lama.-
-Ottimo lavoro! E Dean? Dov’è?-
il ragazzo dagli occhi marroni abbassò lo sguardo, affranto. Non era il momento di farsi prendere dalla preoccupazione e dal panico, era il momento di agire.
-Crowley l’ha rapito. Vuole che scambiamo Dean per Elenie.-
Castiel sgranò gli occhi e si fece serio. Non potevano ingannare Crowley, nemmeno se avessero voluto.
-Come ci muoviamo?-
Scosse la testa, stropicciandosi gli occhi. –Non lo so. So che dovremo invocarlo per effettuare lo scambio. Non possiamo farlo però. –
-Dean non la metterebbe mai in pericolo.-
-So cosa prova per lei, ma… Nemmeno io voglio!-
-Capisci che se finisce nelle loro mani, il mondo sarà completamente spacciato?-
Il minore dei Winchester annuì, sospirando. Quando l’aria era diventata così pesante? Dean avrebbe saputo come prendere in mano la situazione. Impulsivamente, certo, ma non si sarebbe lasciato guidare dai sentimenti… o sì?
-Cas, io farei qualsiasi cosa per Dean...- sospirò- Non posso abbandonarlo.-
L’uomo dagli occhi azzurro cielo annuì, preoccupato. Era sempre stato legato a Dean, era parte di sé ormai, della famiglia. -Non deve saperlo Elenie, d’accordo?-
-Farei qualsiasi cosa per lui- intervenne una voce femminile, in piedi davanti al tavolo a cui erano seduti. Il suo volto era serio e non traspariva indecisione.
-Elenie, io…- si alzò Sam, cercando di spiegarsi, ma lei lo fermò.
-È tuo fratello, Sam. Mi stupirei del contrario…- prese un bicchiere d’acqua e ne bevve un sorso- Ah, lo scambio si farà-
Castiel si sollevò in piedi, facendo cadere la sedia. –SEI IMPAZZITA?-
Scosse la testa. –Sai già cosa fare, Cas.-
-Ne sei sicura?- si avvicinò a lei, sfiorandole la guancia e lei accennò un sorriso.
-Confido in voi e nei vostri tentativi di salvarci entrambi, ma sì. Se mi prendono, l’incantesimo lo conosci.-
Sam  Winchester, rimasto per un attimo in disparte, cercò di capire cosa significassero quei discorsi criptici e, dopo aver capito, intervenne. –Non ci pensare nemmeno, Elenie! Pensa a cosa succederebbe se…-
-… finissi nelle mani di Crowley? Senti Sam, non sono stupida. Questo… dono mi ha dato più problemi che altro. Non sto dicendo che voglio sbarazzarmene o voglio che venga chiuso per sempre. No, non voglio questo. Però lo farei per salvarlo… lui mi ha salvato moltissime volte, ora tocca a me.-
-Tu l’hai salvato da altro, Elenie…- sussurrò Cas.
Lei sospirò. –Non stiamo discutendo di questo, lo sai bene.-
-Tu non lo salveresti se non lo amassi!- esclamò il ragazzo dagli occhi blu.
Sbuffò, esasperata. –Sì, Cas. È questo che vuoi sentirti dire? Che lo amo? Ti serve davvero questa ammissione per adempiere ad una mia decisione?!-
Annuì, cercando di farle notare l’evidenza.
-Lo sai.-
Sam mise una mano sulla spalla della ragazza. –Pensaci bene… ne va del tuo futuro…-
-Futuro?- ridacchiò- Non l’ho mai conosciuto il mio e per una volta potrò godermi anche quello degli altri.-
Castiel si allontanò e si chiuse in camera della ragazza.
Aveva tante cose su cui riflettere e non gli sembrava la scelta migliore per Elenie in quel momento.
Certo, si fidava di Dean e Sam, ma… se Dean non avesse voluto continuare la loro storia? Se ne sarebbe pentita?
Le domande si affollavano nella sua mente, come il sonno che sopraggiungeva. Si stese, cercando di schiarirsi le idee e si addormentò poco dopo, bisognoso di riposare.
Elenie si sedette sul divano e si concentrò su Dean, sulla sua essenza. Poteva farcela, poteva trovarlo, poteva vedere.
Cercò tra le varie immagini, tra le varie visioni che gli capivano in quel momento, quando, improvvisamente, cominciò a tremare.
Sam la osservò e si sollevò di scatto non appena la ragazza iniziò a muoversi come se fosse in preda ad una crisi epilettica. Movimenti scattosi, respiri frammentati.
Castiel accorse, udendo il frastuono e, poco prima che il ragazzo potesse toccarla, lo bloccò.
-FERMATI!- esclamò e Sam obbedì.
-Sta male!-
Scosse la testa. –Sta cercando di vedere dove si trova Dean!-
Quella tecnica per vedere non era raccomandabile usarla, ma lei aveva provato qualcosa volta e lui era sempre stato presente.
Dopo all’incirca dieci minuti, la ragazza smise di muoversi e aprì gli occhi.
Il suo sguardo era vacuo e vuoto, la pupilla ferma, non reagiva ad alcuno stimolo, ma respirava.
Castiel la sollevò di peso e l’appoggiò sul divano. –Prendi del ghiaccio, Sam-
Obbedì immediatamente e l’ex angelo passò quei cubetti sui polsi della ragazza. Le sollevò la maglietta e le sfiorò il tatuaggio degli oracoli col liquido freddo.
Elenie si sollevò di scatto, come se avesse cominciato a respirare solo in quel momento e tossì.
-Si trova nell’hotel… nei sotterranei… è legato… su una sedia…- sputò fuori, come se facesse male anche solo provare a tener celata quell’informazione.
-Stai bene?-
Annuì. –Previdente come sempre, eh Cas? Sapevi cosa stavo per fare…-
-Non avresti dovuto. Sai quanto possa essere pericolosa questa pratica!- esclamò, infuriato.
Sam le sorrise e le portò un bicchiere d’acqua. –Domani andiamo a prendere Dean, va bene?-
Lei annuì e abbracciò il suo angelo custode. –Non permettere che gli facciano del male, ti prego- mormorò, vicino al suo orecchio.
Sorrise. –Ti voglio bene, fragile umana.-
Lei ridacchiò, stendendosi, stremata per il notevole sforzo fisico e mentale. Si addormentò dopo pochi istanti.
Sam la portò nella camera di Dean, sicuro che sarebbe stata molto più tranquilla e avrebbe dormito meglio.
-In cosa consiste quella tecnica?- domandò il ragazzo a l’ex angelo.
-Vedi, lei fa un viaggio astrale e si concentra su un fatto in particolare. È uno sforzo notevole, perché immagina quanti eventi accadano in un secondo in tutto il mondo… okay, devi concentrarti su uno soltanto.-
Il ragazzo dai capelli scuri sgranò gli occhi. –Fisicamente cosa le succede?-
-Va in shock. Il suo corpo da umana non riesce a gestire una situazione di portata così stressante. Tanto che il cervello deve, quasi, dimenticare di avere altre funzioni e concentrarsi solo sull’immagine scelta.-
-Lo ama proprio, eh?-
Castiel annuì. –E non poco. Questo mi preoccupa.-
-Anche a me.-
 
Lasciarono riposare la ragazza fino al mattino seguente, quando Castiel andò a svegliarla. 
Non era stata una notte facile, tra la stanchezza, gli incubi e qualche lacrima, ma Elenie cercò di essere forte più che poté.
Le aveva accarezzato i capelli e lei aveva sbattuto le palpebre in modo incerto.
-Sei ancora arrabbiato, Cas?-
Sospirò. -Sono preoccupato, è diverso.-
Sollevò il busto e lo guardò. -Sono abbastanza grande per decidere di me stessa... ho bisogno che tu mi stia accanto, ancora. Ne ho bisogno.- 
Lui accennò ad un sorriso. -Non comprendo come siate così restii a... crearvi una vita assieme. -
Lei abbassò lo sguardo. -Non prova lo stesso, Castiel. Ma non mi importa. Questo glielo devo. Lui può salvare più vite in un giorno di Me in cent'anni di vita.-
Le strinse la mano. -Non voglio che ti accada niente di male. Se finirai nelle mani di Crowley...-
-... tu mi bloccherai le visioni. A qualsiasi costo, Cas. Non deve finire nelle sue mani. -
-E se...-
-...Non accadrà. Voi mi salverete e salveremo Dean. Ora vado a prepararmi- gli diede un bacio sulla guancia e si spostò in bagno. 
Si fece una doccia calda e veloce. Lo avrebbe salvato. 
Il pensiero che lo scambio sarebbe realmente avvenuto la fece rabbrividire, ma cercò di ignorarlo.
Indossò un paio di leggins neri, una canotta blu e, infine, prese la sua giacca di pelle nera. Nascose il coltello che le aveva regalato Dean e partirono. 
Non c'era un minuto da perdere.
Il viaggio fu più breve del previsto. Sam fermò la macchina e si voltò verso Elenie, seduta nel posto del passeggero.
Oh, non c'era stato verso. Castiel le aveva domandato di potersi mettere davanti, ma lei gli aveva fatto i soliti occhi dolci.
"Potrebbe essere il mio ultimo viaggio sull'impala..."
Dannato Oracolo. 
Per certi versi, comprendeva la difficoltà che Dean trovasse ogni giorno nel capire i suoi comportamenti, ma loro avevano trovato un equilibrio. O almeno, così sembrava.
Elenie scrutò Sam negli occhi e lui comprese cosa stava per dire.
-Perché non vuoi dirgli che rinunceresti al tuo dono per salvarlo?-
-Non voglio farvi litigare. Avete... ha bisogno di te per compiere questa vostra... missione. Stagli accanto.-
Il ragazzo dagli occhi nocciola gli sorrise forzatamente. -Se è questo che vuoi...-
Scesero dalla macchina e sguainarono ognuno il proprio coltello.
Castiel riconobbe immediatamente il coltello e sorrise. 
-Mi stupisco di come possa essere un regalo azzeccato per una ragazza...-
Ridacchiò. Stava cercando di farla rilassare. La tensione era tangibile.
-Non sono come le altre, lo sai Cas-
Annuì. -Andrà tutto bene.-
Castiel entrò per primo, precedendoli.
-Sam.-
-Dimmi...-
-Riportalo a casa, okay?-
Il ragazzo non rispose subito, prima deglutì sonoramente.
-Lo farò, Elenie. Farò il possibile.-
 
 
Era il suo aguzzino e si stava divertendo da matti a torturarlo. Aveva fatto lunghi discorsi, dicendogli che non era una cosa personale e che avesse riguardato solo lui quella situazione sarebbe stata liquidata in un attimo, ma era una questione universale.
Annusò l'aria e bloccò le varie torture. -Senti- riempì i polmoni con quell'odore-Lo senti Dean?-
Il ragazzo aveva diverse ferite sul corpo. Dal fuoco, al ferro rovente, a tagli e piccole pugnalate. Insomma, il sangue sul pavimento di certo non mancava.
Il dolore era acuto e si propagandava in tutto il corpo.
-Tuo fratello, il tuo angioletto custode e la tua etera sono qui-
-Etera?- sollevò il sopracciglio.
Crowley sbuffò sonoramente. -Ti piace di più concubina?-
Strattonò il polso, voglioso di colpirlo, sia per il tono strafottente che aveva usato, sia per il modo in cui l'aveva chiamata.
-Ah, quindi non ci fai sesso? Ma dai Dean, una ragazza così bella sarebbe uno spreco no... o forse ha preferito tuo fratello a te?- sogghignò -Magari in tua assenza non hanno saputo resistere...-
-Zitto. Non dovevi torturarmi? Pensa a colpirmi piuttosto che dire cazzate di cui non sai niente-
Lo ignorò. -Eppure non è la prima volta che fate sesso con la stessa donna, no? Vedi Ruby...-
Scosse la testa. Quei pensieri dovevamo essere scacciati.  Ellie Non avrebbe mai fatto una cosa del genere. 
Non dopo che gli aveva detto che lo amava.
Il sorriso della ragazza si stampò nella sua mente, mentre Re dell'inferno canticchiava.
Non poteva credere che fossero lì. Di sicuro, Sam non era stato così incosciente da portarla. No, non poteva averlo fatto.
L'ennesimo ferro bruciato fece capolinea sulla sua pelle della schiena.
Era incatenato a petto nudo, perciò avevano tutta la libertà di continuare a ferirlo.
Urla, gridi nel silenzio, cadaveri a terra. Il trio faceva di tutto per giungere il più velocemente possibile da Dean.
Arrivarono ad un corridoio in penombra e Elenie rimase dietro i due ragazzi, brandendo sempre  il coltello davanti a sé.
Tre demoni si trovavano di fronte a loro, i loro occhi erano più neri che mani.
Accadde tutto molto velocemente: il primo si accanì contro Castiel e cominciarono a lottare; quello di lato si avvicinò a Sam colpendolo; l’ultimo sogghignò vedendo la ragazza.
-Elenie!- esclamò Castiel- scappa! Ti ritroveremo!-
La ragazzo obbedì e cercò di sfuggire alla presa impetuosa del demone, con scarso successo.
Lo ferì ad un fianco e sgusciò dalla presa. Si rialzò e tornò a correre nella direzione opposta. Il cuore batteva senza sosta, il fiato era corto, ma le gambe non smettevano di andare. L’adrenalina scorreva imperterrita nelle vene, fin quando venne agguantata da un demone e fatta sdraiare a terra.
Si mise a gridare, cercò di sfoderare il coltello, ma era tutto vano. L’arma le cadde dalla mano e il ginocchio della creatura le schiacciava completamente il polso. La pressione che esercitava era parecchio forte.
Il suo pensiero correva a Dean. Sperò con tutto il cuore che stesse bene.
Si strattonò, liberandosi solo per un istante, ma subito dopo il demone le diede un pugno sul viso talmente forte da farla svenire.
 L’avevano presa.

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Capitolo 14
*** "Desire" ***


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Capitolo 13°”Desire”

 
Una voce la stava chiamando ininterrottamente, imprecando.
Era una voce rude, ma era apprensiva e colma di emozioni. Stava tremando.
Pian piano, quella voce la condusse a sbattere le palpebre, mettendo a fuoco la situazione. Avvertì immediatamente del liquido caldo colarle sul mento e un dolore lancinante alla bocca.
-Dean!- fu la prima cosa che riuscì a dire, nonostante il male.
Sicuramente, il pugno doveva averle rotto il labbro.
-Ellie, sono qui! Guardami!-
Curvò il collo, riconoscendo immediatamente il ragazzo a pochi metri da sé.
-Dean…- sbiascicò.
Il ragazzo era a petto nudo, indossava solo i pantaloni e vari sbreghi gli sferzavano il bel corpo.
-Ellie, stai bene?-
Sospirò. –Mi dispiace non essere riuscita a salvarti-
-Se usciamo vivi di qui, ti uccido e uccido anche Sam e Castiel. Cosa diavolo gli è venuto in mente di portarti qui?-
-Dean, io…-
Uno schiarimento di voce li riportò alla realtà. Entrambi si voltarono e riconobbero il Re dell’Inferno che indossava, sul suo solito smoking, un grembiule insanguinato. Era sangue vivo, fresco che era sicuramente di Dean.
Elenie cercò di strattonare il braccio, provando a liberarsi, anche se con scarso successo.
-Calmati, pantera!-esclamò Crowley, vedendo la ragazza- tanto non riuscirai a romperle.-
-Che ne sai?-
-Ah, perché oltre che innamorata, sei anche wonder woman?-
Lei abbassò lo sguardo, immobilizzandosi.
Dean non ebbe nemmeno la forza di irrigidirsi, ma scambiò uno sguardo fugace con Ellie, facendole capire di stare tranquilla.
Ora, doveva pensare ad un modo rapido e poco doloroso per farla uscire di lì.
Il Re dell’Inferno prese il ferro che prima aveva impregnato la pelle del biondo e si avvicinò verso di lei.
-Questo farà un po’ malino, ma vedila così… potrei risparmiarti questo sfregio se mi dirai il segreto della tua trasformazione… prima di portarti via dal tuo amato. Oh, è così doloroso vedervi entrambi legati…- disse ilare.
-Sei un figlio di puttana! Lascialo andare!- esclamò Elenie, arrabbiata, strattonando le catene.
Ridacchiò, sempre più forte. –Te lo concedo, Dean, mi piace. È agguerrita… tosta… ma mi sa che se non te la sei goduta abbastanza è un tuo problema- sollevò la maglia della ragazza e appoggiò velocemente il ferro incandescente sulla sua pancia.
Il dolore della carne a contatto col fuoco era indescrivibile, ma Ellie non urlò, strinse i denti e strizzò gli occhi.
Dopo quattro segni sull’addome- la maglietta era stata fatta a brandelli-, Crowley comprese doveva usare altri mezzi per farla parlare e che la tortura non era abbastanza.
Spostò il ferro da sotto il seno della ragazza e lo impresse sul petto del ragazzo che digrignò i denti, ma non urlò.
Elenie tirò le catene, cercando di avvicinarsi a lui. –SMETTILA! Non ero io ciò che volevi? Sono qui!- esclamò, provando a farlo desistere.
Aveva trovato il mezzo che cercava: Dean era la motivazione per cui lei gli avrebbe detto tutto.
-Non… dire… niente…- sussurrò il ragazzo dagli occhi verdi, mentre provava a non gridare.
L’odore della pelle bruciata era nauseante, vomitevole, ma Ellie si fece forza.
-Non te lo ripeterò un’altra volta… lascialo stare!- esclamò, avvertendo al polso destro un dolore lancinante.
La catena le aveva reciso la carne, perciò il sangue cominciò a scorrerle sul braccio.
-Ellie… no-
-Avanti, Elenie… non vorrai costringermi a ucciderlo solo per farti parlare!- lo sfregiò con il coltello e Dean, a quel punto, urlò, senza riuscire a soffocare il grido.
Una lacrima scese sul viso della ragazza. –Punisci me- sussurrò, come fosse una supplica.
-Cosa? Non ho sentito bene…- si avvicinò Crowley.
-Punisci me, non lui, ti prego.-
L’aveva piegata.
Si avvicinò a lei, sfiorandole la pelle non bruciata e guarendogli il labbro spaccato. Lei chiuse gli occhi, girando il capo.
Ridacchiò. -Non ancora. Mi sto divertendo ancora un po’.-
Ellie indossava solamente i pantaloni e un reggiseno bianco, che faceva da contrasto su quella pelle ormai colma di segni e sfregi. Tremava di dolore, ma non diceva nulla.
Il suo unico pensiero era quello di salvare Dean, Castiel e Sam che non sembravano arrivare.
-SMETTILA!- esclamò –Cos’altro vuoi?-
-Oh, io quello che voglio ce l’ho già. Perciò, ora ucciderò Dean e ce ne andremo via assieme. –
Una rabbia incontenibile la sommerse: aveva mentito. Anche Sam, le aveva mentito.
 Si sentiva impotente, arrabbiata. Il fuoco dell’ira la cosparse senza sapersi controllare.
Le iridi le divennero rosse e con un solo gesto spaccò le catene che la tenevano legata, recedendosi la pelle anche sul polso sinistro.
Crowley sogghignò, vedendola in azione. Era perfetta. Era proprio quello che gli avevano raccontato i suoi scagnozzi.
Si avvicinò verso il ragazzo e lo liberò, mentre il Re dell’inferno la guardava con stupore e malizia.
Con un fischio, richiamò altri demoni che comparvero nella stanza.
Erano in tre. Due la bloccarono e uno si avvicinò a Dean.
Erano troppi. Non sarebbe riuscita a sconfiggere Crowley, nemmeno se lo avesse desiderato ardentemente.
Riuscì però a divincolarsi dalla presa dei due soldati e si frappose tra il cacciatore e il Re.
Dean avrebbe voluto calmarla, rilassarla, ma sapeva perfettamente che se lei fosse tornata normale non avrebbero mai avuto scampo. Non ne sarebbero mai usciti vivi.
Sospirò e raccolse stancamente da terra il coltello. La superò, pronto a combattere nonostante faticasse a reggersi in pieni.
Castiel entrò nella stanza e uccise i due demoni. Il terzo tentò di ucciderlo alle spalle, ma Elenie lo uccise, prendendo a Dean il coltello, prima che potesse nuocere al suo migliore amico.
L’ex angelo prese l’arma dalle mani della ragazza che guardava il Re in modo truce. 
-Portala via, Dean!- esclamò.
–Sono io, Ellie. Sei al sicuro. Non permetterò a nessuno di farti del male…- sussurrò, vicino al suo orecchio.
Il ragazzo abbracciò Ellie dal dietro e lei si calmò, piano piano.
Le sue iridi tornarono ghiacciò e l’energia le si prosciugò, facendola svenire.
-Quindi è la rabbia… grazie per questa risposta, carissimi!- si teletrasportò e alla porta comparve Sam, trafelato.
Dean teneva ancorata- nonostante il dolore- a sé la ragazza, come se fosse una cosa sua che era stata osservata da chi non ne aveva il diritto.
-Dean…-
-Ne parliamo a casa, Sam. Ne parliamo a casa.-
 
 
Il viaggio fu breve, nonostante fosse calata la notte e Elenie dormisse tra le braccia di Dean. Respirava, ma era distrutta. Ogni volta che osservava quella pelle sfregiata, il cuore gli si stringeva in  una morsa.
I capelli ricci le cadevano sul corpo e lui pensava che anche così, con il corpo scempiato, fosse bellissima.
In macchina il silenzio era rimasto intatto per tutta la durata del ritorno a casa.
Una volta nel bunker, Castiel curò le ferite di Dean e Sam e poi si spostò per occuparsi della ragazza, ma Dean lo fermò.
-Me ne occupo io.- sancì, duro.
Il suo addome era completamente bendato e disinfettato, ora toccava alla ragazza che aveva appena aperto gli occhi.
-Dean…- sussurrò.
-Sono qui, Ellie- le accarezzò il viso.
-Stai bene? Sam e Cas?-
Annuì. –Stiamo tutti bene. Ora dobbiamo medicare te…-
-Io sto bene-
Era la bugia più carina che avesse mai detto, perciò lui sorrise.
-Riesci a tirarti su?-
Lei scosse la testa. –Mi sento il corpo come un macigno, che palle.-
In quei momenti la riconosceva, tanto da scoppiare a ridere.
La sollevò per il bacino, attento a non toccarle la pelle bruciata e se la caricò in spalla, pronto a portarla nella sua stanza.
-Non dormiamo assieme?- domandò, spontaneamente.
Lui la osservò e appoggiò la fronte contro la sua. –Devi riposare e non hai bisogno di un altro problema.-
-Per favore.- sussurrò e lui annuì, cambiando immediatamente tragitto.
L’appoggiò sulla coperta e le spalmò la crema, attento a non essere troppo rude. Lei, malgrado il dolore, non si lamentò mai.
-Non avresti dovuto venire, Elenie. Sono serio. Perché l’hai fatto? Potevi morire. Potevi essere presa…-
Le mani del Re su quel corpo lo fecero innervosire ancor di più.
Gli prese la mano. –Mi hai salvata tante volte. Toccava a me. Inoltre… – arrossì.
Dean si irrigidì.
-So che tu non… ma io che dovrei farci?-
Le accarezzò il viso. –Se non vorrai più continuare questa cosa, lo capirò.-
Con uno slancio, nonostante il dolore, eresse il busto e appoggiò le labbra sulle sue.
-Non potrei, neppure volendo.- sussurrò.
Ricambiò il bacio, accarezzandole i capelli, sporchi anche quelli di sangue e sudore.
-Devo farmi una doccia- sentenziò, ma lui scosse la testa.
-La crema deve ancora fare effetto, la faremo domattina.-
Lei annuì e lui si stese, cambiando leggermente l’espressione del viso in una smorfia. Erano entrambi stesi e vicini, ma immobili.
-Dormi, Ellie. Sarai stanca.-
-Anche tu.- replicò lei, a tono.
-Sono più grande, quindi obbedisci.-
Ridacchiò. –Certo, come se questa differenza d’età ti permettesse di darmi ordini… non ci contare!-
Sbuffò. –Al diavolo! Cosa devo fare per farti obbedire una buona volta?-
Lei lo fissò con quei occhi ghiaccio a cui non avrebbe detto mai di no e istintivamente la baciò, non senza sforzo per il cambiamento di posizione.
-Non posso sopportare che qualcun altro ti tocchi. – sussurrò, baciandola ancora.
Lei si distanziò, tirando indietro il capo e lo fisso. –Cosa?-
-Ho detto che non posso sopportare che qualcun altro ti tocchi.-
Gli sorrise, appoggiando il capo contro la sua fronte.
-Non avrebbe mai avuto il mio consenso. – rispose, sinceramente.
-Però avevi accettato che accadesse.-
-Per salvarti.-
Deglutì. –Non posso credere che ti saresti venduta solo per dare adito a Sam e Cas di portarmi via.-
Lei non rispose. Lo avrebbe fatto. Lo sapevano entrambi.
Sospirò, distanziandosi.
-Non posso darti quello che cerchi, Ellie. Anche se lo vorrei-
-E cosa cerco, a tuo parere?-
-Vuoi sistemarti, fare una famiglia un giorno e…-
Elenie sollevò il braccio e appoggiò dolcemente due dita sulle sue labbra. –Stai dicendo un mucchio di cazzate, lo sai?-
-Negalo.-
Scosse la testa. –Non posso negarlo, ma ora io… Dean io voglio stare con te. Non voglio altro. Non ti sto chiedendo di sposarmi e mettere su famiglia. Non voglio questo, non ora. Sono…-
-Sì, sei giovane. Troppo giovane.-
-Ma non ti ha impedito di venire a letto con me o sbaglio?-
Abbassò lo sguardo, come se si fosse scottato.
-Di cosa hai paura? Che tutto questo finisca? Oh no. Tu hai paura che continui. Ora ho capito. Che stupida che sono stata. Scusami.-
Dean la osservò, sembrò quasi che l'avesse colto sul fatto. Si sentiva in trappola, con le spalle al muro. Si sentiva troppo compreso, letto e non poteva gestirlo. 
-Non ti ho promesso niente... Sono stato sincero fin dall'inizio. Non sono mai andato oltre con le parole. MAI.-
Elenie rise amaramente, sfiorandosi il ciuffo che le cadeva sul viso, diventato ormai troppo ribelle. Avrebbe dovuto tagliarlo...
-Parole? No. Non ce ne sono mai state troppe tra di noi, ma ci sono stati tanti gesti. Ricerche di attenzioni, necessità... il livello di intimità che abbiamo raggiunto cosa significa per te? È una cosa che hai provato con tutte? Cazzo io no, Dean. E lo sai. Lo sapevi anche quando mi hai baciata la prima volta.-
Scostò lo sguardo, in silenzio. Avrebbe voluto essere lontano da lì, da lei, da quel bunker. Piuttosto che udire quelle parole. Sapevano di dolcezza, forse di vaniglia, ma anche di... amaro.
Sì, quella consapevolezza che hai ferito la persona a cui tieni davvero.
Quella che sapevi che non se ne sarebbe mai andata.
No, quella che non avrebbe mai dovuto andare via. 
Si grattò la nuca, cercando le parole giuste e il coraggio di... 
Era tardi. Tardi per quegli occhi ghiaccio ormai spenti e distanti, forse su un altro pianeta, forse in una visione. 
-Credo che io e Kev dovremmo trovare un altro posto. Avevi ragione. Domani faccio le valigie.- sentenziò, concludendo un discorso che non avrebbe avuto ragione di esistere se solo il cacciatore avesse avuto le palle di accettare e affrontare quei sentimenti vividi e vivaci che stava provando.
Spense la luce e le lacrime, silenziose e pesanti come macigni, scivolarono sul suo viso.
Era consapevole che non fosse attrazione. 
Lo sapeva quando ogni notte ricercava il calore del suo corpo stretto al suo. 
Lo sapeva quando la teneva per mano e si specchiava nei suoi occhi ogni volta che diventavano una cosa sola.
Lo sapeva quando si era occupato di lei, del suo piacere e delle sue esigenze.

La strinse  a sé, contro ogni logica fisica e morale.
Lei si irrigidì e lui, non appena avvertì le lacrime sulla sua spalla, gliele asciugò.
-Sono riuscito a rovinare tutto alla fine, eh?-
Non rispose, era troppo impegnata a soffocare quel dolore. –Lasciami Dean- sibilò, con voce rotta.
La strinse più forte. Il suo corpo stava facendo tutto quello che le parole non dicevano. “Rimani”, “non andartene”.
Perché doveva essere così difficile chiederle di restare e di crearsi una vita con lui?
Perché sarebbe stato egoista, le avrebbe impedito di vivere la sua vita.
-Non capisco se devo fidarmi del tuo corpo o delle tue parole.-
-Del mio corpo.- sussurrò, vicino al suo orecchio.
Sospirò. –Dean. Dimmi se vuoi che io rimanga. Dimmelo, o domani me ne vado.-
Le baciò la spalla.  Si sforzò. Doveva dirglielo, non poteva lasciarla andare in quello stato.
-Rimani, per favore.-
Lei non disse nulla, ma si voltò a fatica verso di lui. Ormai la crema per le scottature si era completamente asciugata.
Le prese il viso e la baciò, approfondendo il bacio in maniera più passionale, spinta.
In quell’effusione c’erano tutte le parole non dette, non sussurrate, inconsapevoli che Dean provava.
A lei bastava e lui lo percepì quando sorrise sotto quel bacio.
Avrebbe voluto fare l’amore con lei, ma ci sarebbe stato tempo per quello.
Entrambi, staccandosi, avevano il fiatone. –Mi desidererai ancora nonostante questi segni?- domandò, insicura.
-Ti desidererò ancora di più.-

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Capitolo 15
*** "Secrets" ***


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Capitolo 14°”Secrets"
 
Dean aveva dovuto aspettare qualche giorno prima di riprendere gli stessi ritmi di sempre. Ancora una volta, Sam sapeva di aver deluso suo fratello, ma poco gli importava. L’unica cosa che contava davvero è che lui fosse sano e salvo, malgrado le ferite. Dean gli voleva bene e in cuor suo sapeva perché lo avesse fatto, ma non riusciva a comprendere come avesse potuto mettere in pericolo la ragazza.
Gli aveva dato davvero fastidio che qualcun altro la toccasse, qualcun altro che non fosse lui.
Non si aspettava di avere una reazione simile. Cos’era quella… gelosia? Forse si stava davvero legando all’Oracolo più di quanto avesse mai immaginato. Le aveva persino chiesto di restare!
Doveva ammettere che da quando c’era lei,  la sua vita era cambiata in meglio. Certo, le visioni erano utili per sapere dove fossero i suoi nemici, ma…
Mentre ragionava, gli tornò alla mente che lei non poteva avere visioni su di lui, perciò… come aveva fatto a trovarla?
Si avvicinò a Castiel, che stava cercando un modo per recuperare la sua grazia, e si sedette sul tavolo, accanto a lui. Elenie dormiva ancora, per sua fortuna. Quelle scottature facevano fatica a guarire, ancora le bruciavano un po’, ma stava passando.
-Cas… ho bisogno di farti una domanda.-
-Lo sapevo che me lo avresti chiesto…- sospirò.
-Non sai nemmeno cosa devo chiederti, Cas!-
Scosse la testa. –Vuoi chiedermi con che coraggio ho accettato che lei venisse a effettuare lo scambio, vero?- non aspettò nemmeno che lui ribattesse- Bè, lei… ha preso da sola questa decisione. Inoltre mi aveva detto che se Crowley l’avesse presa… insomma, le avrei fatto l’incantesimo per sigillarle i poteri.- guardò oltre Dean. Aveva tradito la fiducia della sua più cara amica, ma era giusto che lui si svegliasse, che capisse quanto lei tenesse a lui, che accettasse cosa lei fosse disposta a fare.
Il ragazzo dagli occhi verdi deglutì, visibilmente. La gola era diventata secca tutto ad un tratto.
-Lo avresti fatto davvero, Cas?- domandò, con un filo di voce.
-Sarebbe stata la sua volontà. Dio vi ha dato il libero arbitrio e io posso solo farvelo usare in sua vece, nonostante non sia più un angelo…-
-Cas ma… come ha fatto a vedere dove fossi?-
Castiel annuì. –Ha usato una pratica molto antica e pericolosa… ma ti basti sapere che provoca crisi epilettiche. Ma ti ha trovato. Al primo colpo, aggiungerei-
-CAS-
-Dimmi, Dean-
Il ragazzo non aveva più parole. Doveva parlarle, farle  tornare il senno. Era forse impazzita? Sì ed era tutta colpa sua.
Non restava da fare che una cosa.
 
 
Quella sera, mentre Sam aveva passato il pomeriggio ha cercare delle informazioni in internet per conto di un caso, Dean aveva deciso di andare a parlare con Elenie che stava lavando i piatti.
Giunse alle sue spalle e lei lo riconobbe subito, sorridendo. –Hei-
-Hai bisogno di una mano?-
Lei scosse la testa. –Dovresti stare a riposo… non è facile guarire da quelle ferite, non farti male-
Appoggiò il suo petto contro la sua schiena e si avvicinò al suo orecchio. –Come sei premurosa-
Elenie arrossì bruscamente e si concentrò sul togliere il sapone dai vari piatti bianchi.
Si distanziò. –Dovrei parlarti appena siamo in camera- mormorò.
Lei annuì. –Finisco questi ultimi e ti raggiungo- disse seria.
Temeva ciò che potesse dirle e temeva che lui la lasciasse, nonostante le avesse chiesto di rimanere.
Sospirò e si asciugò le mani in uno straccio  che appoggiò sul tavolo.
Diede la buonanotte a Kevin, a Sam e a Castiel, che ormai dormiva nella sua stanza, e si sistemò per la notte.
Entrò in stanza e vide Dean seduto sul letto che fissava il pavimento. Aveva uno sguardo strano, preoccupato.
-Dimmi, qualcosa non va?-
-Cosa diavolo ti è venuto in mente di fare per trovarmi? Hai usato quella pratica… che ti ha dato le convulsioni? Ma cosa ti ha detto il CERVELLO?-
Sbuffò. –Sam o Castiel? Chi devo ammazzare?-
-Nessuno. Devi renderti conto che non ha senso quello che hai fatto!-
-Abbiamo già discusso di questa cosa. Perché ci vuoi ritornare?-
-Elenie, mi hanno detto che ti saresti fatta sigillare il dono. Come ha potuto anche solo pensarlo?-
-Dean, basta. Non voglio più parlarne… è una scelta mia.-
-No, riguarda anche me!-
Una lacrima le scese sul volto, esasperata. –Basta! Io non so che dirti, non so cosa vuoi da me! Mi hai salvata  così tante volte… e non solo dalla morte, anche da me stessa. È questo che vuoi sapere, Dean? Dimmi cosa vuoi da me, perché io non ce la faccio più-
Si morse il labbro e le si avvicinò. –Ellie, scusami… Sono uno stupido, lo sai- la ragazza non disse  niente e lui proseguì- Voglio… che tu resti nella mia vita. Voglio provare a costruire qualcosa con te. Ma… andremo piano.- sussurrò, alzandole il mento.
Le sue labbra si aprirono in un dolce sorriso e gli occhi ghiaccio brillarono. –Davvero?-
Annuì. –Forse non mi piaci e basta… - iniziò, lasciando intendere altro.
Lo baciò e lui la strinse a sé. –Mi fai bene, Ellie. Io non so da che parte ti abbia pescata Cas- 
Ridacchiò. –Grazie, Dean-
-Grazie di aver avuto pazienza con me, Ellie-
Appoggiò le labbra sulle sue e approfondirono il bacio, in maniera più intensa. Stavolta non la sollevò di peso e lui la spinse indietro, senza separarsi dal suo corpo.
-Dean…- sussurrò, mentre lui cominciava a morderle il collo e sfiorarle la pelle nuda dei fianchi- Aspetta, ho avuto un’idea per…-
-Per cosa?- domandò, mentre la sua bocca cominciava a scendere nell’incavo dei seni.
Lei lo staccò bruscamente, accaldata. –Fidati di me-
Si sedette sul letto e la lasciò andare in bagno. Indossò l’intimo che le aveva regalato per il compleanno, nonostante si vergognasse per i segni che il Re dell’inferno le aveva lasciato. Erano ancora arrossati, ma almeno avevano smesso di bruciare.
Tornò in stanza e la prima cosa che fece il ragazzo fu sgranare gli occhi e sorridere maliziosamente.
-Ammetto che il mio gusto in fatto di intimo sia sublime, ma non pensavo così tanto-
Lei ridacchiò, arrossendo. –Non mi copre niente…- mormorò.
-Meglio così, non credi?- sogghignò, sardonico e si gettò sulle sue labbra, attirandola a sé.
Lei sorrise sotto quel bacio, gli morse il collo e tornò immediatamente alle sue labbra. Gli tolse la maglia, facendo attenzione ai segni e alle ferite. Passò le mani sulle sue spalle, accarezzando la sua pelle.
-Non riesco a trattenermi se fai così, Ellie…-
-Non sto facendo niente… - mormorò lei, innocente.
La guardò negli occhi ghiaccio. –Sì, ma già che sei tu…è difficile trattenersi-
Lo fece stendere, ma prima che potesse mettersi su di lui, scambiò le posizioni e la sovrastò.
-Ora non fai più l’intraprendente, eh…-
-Tu non me lo permetti, è diverso!- cercò di sgusciare dalla sua presa, ma lui cominciò a baciarle tutto il corpo.
Ansimò, non appena avvertì la lingua sul suo seno, sui suoi capezzoli, ormai turgidi dopo qualche attenzione.
Non capiva davvero come quel ragazzo  potesse infiammarla posando solo i suoi occhi verdi su di lei.
Con due dita scese, pronto a darle il piacere che desiderava. Così la sfiorò dolcemente e lei ansimò, non appena avvertì che la toccava nel suo centro.
Cominciò e apprezzò che la luce fosse soffusa e non potesse vedere il modo in cui la faceva stare.
Lo fermò.
-Che succede?- domandò, sorpreso.
Gli slacciò i pantaloni, togliendogli anche i boxer neri. Massaggiò la sua evidente erezione per qualche istante, poi lo fissò.
Non ci furono bisogno di parole perché lo stesso bisogno che avvertiva lei lo sentiva anche lui.
Le tolse velocemente l’intimo e le baciò il collo, le spalle, i seni, la pancia piena di segni rossi. Baciò ognuna di quelle scottature e infine, unì i loro corpi con irruenza e necessità.
Ellie sorrise dopo averle posato i vari baci e chiuse gli occhi, felice.
La guardava negli occhi mentre si muoveva dentro di lei, voleva udire i suoi gemiti mentre si perdeva in quegli occhi ghiaccio. Sentirlo senza alcuna protezione significava ampliare di moltissimo il fuoco nelle vene. Le accarezzò i capelli, scivolati lungo il seno e posò un bacio su entrambi, mentre continuava a muoversi dentro di lei.
-Continua a guardarmi negli occhi, Ellie- disse con voce roca.
Lei non tolse mai il contatto visivo dai suoi occhi verdi. Anzi, vi affondò, vi naufragò senza sosta, mentre le sue mani vagavano sul suo corpo marmoreo. Non appena lei raggiunse l’apice del piacere, lui si stese affianco a lei.
Non ebbe alcuna vergogna nell’appoggiare le sue mani sul suo membro e fargli raggiungere l’orgasmo tra le sue mani.  Prese un fazzoletto e le pulì le mani, senza dire nulla.
Si misero sotto le coperte e lei gli rubò la maglia, indossandola. Rise, Dean Winchester, rise perché avrebbe voluto che quel momento, che quella relazione, non terminasse mai.
-Dean, pensavo…-
-Perché tu pensi continuamente?- domandò, ironico.
Lei sbuffò. –Vorrei venire in missione con voi, qualche volta-
-EH? Ma io dico… sei quasi stata uccisa, ma che problemi hai?-
-Potrei farti la stessa domanda- gli fece una linguaccia e si strinse contro il suo petto –Non posso pensare di non essere lì se vi succede qualcosa o combinate qualcosa-
Dean si fece serio. –Elenie, ho bisogno di dirti una cosa.-
Lo guardò negli occhi. –Sono qui, dimmi-
Il cacciatore aveva davvero bisogno di confidare a qualcuno i suoi timori, le sue incertezze. Certo, non avrebbe mai pensato che sarebbe stata lei, ma c’erano pochissime scelte.
-Prima che arrivassi tu, noi eravamo in una situazione alquanto disperata e grave.-
-Cas mi ha accennato qualcosa sulle prove infernali, giusto?-
Annuì, deglutendo. –Ecco, prima che Sam potesse compiere l’ultima prova, ho scoperto che sarebbe morto se avesse continuato e…-
-… l’hai salvato di nuovo, vero?-
Abbassò lo sguardo.
-Dean, è tuo fratello. È normale che tu abbia sempre l’istinto di proteggerlo. Gli vuoi bene, lo ami, è la tua famiglia… non vedo niente di sbagliato.-
-Ho condannato il mondo, Elenie. Ecco dove ho sbagliato-
-Ma non te ne penti, giusto?- sospirò- Dean, se dovessi mai chiudere l’inferno, dovresti anche chiudere il Paradiso. Non può esistere un modo di sola luce o un modo di sola ombra. C’è un equilibrio, persino dentro di noi che tu non puoi nemmeno immaginare. Dio ci ha dato il libero arbitro perché noi decidessimo da che parte stare. L’umanità ha corrotto questo mondo Dean, non solo l’Inferno. Ognuno può decidere della sua vita, non è certo un demone la causa di tutto il male del mondo. Nemmeno Lucifer ha questo potere.-
La osservò, mentre lei gli dava la lezione più importante, forse quella che non aveva mai voluto imparare.
“L’umanità si era condannata da sola, non era colpa sua.”
-Se avessi chiuso le porte dell’Inferno però…-
-…Sam sarebbe morto e tu, Dean, non avresti più combattuto per il mondo come fai ora. L’odio avrebbe fatto parte di te per tutta la vita-
La strinse a sé e le accarezzò la chioma.
-A volte mi dimentico che hai dieci anni in meno di me…-
-In realtà la mia anima ne ha di più, se può consolarti-  ridacchiò.
-Tipo?-
Lei scoppiò a ridere. –Tipo che tu sei un pischellino, sai? All’incirca come anni potrebbe essere… vediamo… la tua trisavola?- continuò a ridere.
Lui sgranò gli occhi. –Mi prendi in giro?-
Scosse la testa. –Ho davvero venticinque anni, eh. Ma per essere un oracolo la tua anima deve aver viaggiato nei secoli… quindi…-
-Quindi sono il più giovane-
-Non esattamente, ma se vuoi vederla così.- sorrise- Altro segreto da oracolo sputtanato, insomma-
La baciò e lei ricambiò senza riserve.
-Dimmi, cosa stavi dicendo?-
Sospirò. –Dicevo che Sam non ha mai concluso le prove, ma… il suo corpo era un rottame. Nel senso vero del termine.-
-Ah, il coma…-
Annuì. –Ho preso una decisione drastica-
-Hai chiesto a qualcuno di curarlo?-
Sbatté delicatamente la testa contro il muro dietro di sé. –Ho dato il permesso ad un angelo di entrare dentro di lui a curarlo.-
Sgranò gli occhi. -… Sam non lo sa, vero?-
Non rispose. –Dovete sconfiggere Crowley ora, lui è a posto?-
-Non credo, Ellie. Non sarà mai a posto.-
-Ma devi farlo uscire di lì?-
-Hai colto il problema. Insomma, non ti sto qui a dire, ma non era chi credevo dentro di lui. Un angelo sì, ma non chi credevo. –
-Parlagliene prima che tutto potrebbe scoppiarti tra le mani.-
-Mi odierebbe-
-Non può. Lui ti adora, ti venera quasi. Sei suo fratello maggiore. – sorrise.
Appoggiò nuovamente le labbra su di lei e lei comprese che il tempo per parlare era finito. Così ricambiò il bacio e si lasciò andare a quelle dolcezze, a quelle delicatezze, a quei bisogni che li accomunavano.
Ma Elenie sarebbe andata in missione con loro, su questo non avrebbe ceduto.

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Capitolo 16
*** "Goodbye Dear Friends" ***


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Capitolo 15”Goodbye Dear Friend”
 
Il mattino seguente, Dean parlò con Kevin per cercare un incantesimo per bloccare un angelo. Non spiegò esattamente a cosa gli servisse, ma il profeta intuì qualcosa.
Elenie era preoccupata -ormai conosceva bene il ragazzo dai capelli lunghi- e sapeva che avrebbe reagito in malo modo. Eppure, sarebbe stata al fianco del suo ragazzo.
Era strano chiamarlo così, ma era felice. Felice di aver trovato una persona che le desse tutto ciò di cui aveva realmente bisogno. Poco importava dei pericoli che entrambi sembravano aver appresso, quello che contava era che si sentiva bene con se stessa.
Rimase ad aspettare Dean nella stanza assieme a Castiel che le teneva le mani e la faceva parlare di tutto quello che amava di più: gli astri, la cultura, i libri. Dovettero passare diversi minuti, prima che udissero qualsiasi suono. Un rumore non particolarmente raccomandabile.
Elenie si sollevò di scatto dal letto su cui era seduta e spalancò subito la porta. Dean si trovava contro una delle colonne portanti della casa, a terra, con un taglio poco sopra la fronte. Fece per avvicinarsi velocemente ma qualcosa la spinse via. Si voltò e notò che Sam aveva ancora la mano alzata.
-Sam, ma cosa… -
-È un piacere conoscerti, oracolo.
Elenie indietreggiò, avvicinandosi a Castiel alle sue spalle.
-Castiel, che piacere vederti.
-Gadreel. Hai preso possesso di Sam… dov’è Ezechiele?
Sam ridacchiò. –Andato. Da tanto tempo.
-Immagino che Metatron ti abbia mandato qui.
Il suo sguardo si voltò verso Kevin, che stava cercando di prendere l’arma dalle mani di Dean: la prima lama. Con scarso successo.
-Cercavo proprio te.
Dean sbatté le palpebre più volte, sollevandosi da terra e tenendosi grazie alla colonna.
Gadreel si voltò verso Kevin e prima che qualcuno potesse intervenire, una luce bianca cosparse il suo corpo. Usciva dagli occhi, dalla bocca, dalle orecchie. Il suo corpo cadde con un tonfo gelido sul pavimento.
Il cacciatore si avvicinò immediatamente al corpo, ormai senza vita, dell’amico.
-Kevin!
Elenie senza pensarci si lanciò contro Gadreel e gli diede una serie di colpi in grado di procurargli dolore. Uno al costato, uno alla schiena e uno sul naso. L’ennesimo nello stomaco venne fermato prontamente dall’angelo che la fissò infastidito.
-Non sono qui per te questa volta, oracolo. Ma tornerò e lo sai.
La ragazza digrignò i denti, tentando di colpirlo ancora ma ogni altro colpo fu vano.
Infine, l’angelo se la caricò in spalla.
-Brutto figlio di puttana! - Dean intervenne prontamente, facendolo cadere e facendogli perdere la presa sui fianchi della ragazza che venne portata via da Castiel.
Il nemico diede un colpo molto forte al cacciatore che non fu in grado di evitarlo. Cadde all’indietro e Gadreel uscì dal bunker, lasciandoli soli.
Elenie si avvicinò immediatamente a Kevin e pianse, mentre appoggiava il capo sulle sue gambe. Gli accarezzava i capelli e le lacrime le scendevano senza riuscire a fermarle. Il dolore era così vivo e presente. Faceva così… male. Come se in quella famiglia fosse venuto a mancare un fratellino minore. Sollevò il viso, rigato da continue lacrime.
Castiel curò la ferità del suo fratello acquisito, con bende e cerotti.
-Dobbiamo seppellirlo- mormorò a mezza voce l’ex angelo.
L’oracolo strinse forte il corpo dell’amico, continuando a disperarsi.
Quando il cacciatore fu pronto, si avvicinò alla sua ragazza e la prese in braccio, sedendosi sulla sedia. La strinse a sé, mentre lei nascondeva il viso nell’incavo del suo collo.
-Ho potuto dirglielo a malapena, prima che si presentasse lui.
-Sam tornerà, lo sai.
-Ha ucciso Kevin, Ellie.
La ragazza gli accarezzò la barba. –Non è colpa tua.
-Mi sento come se lo fosse.
-C’è un unico modo per dare onore a Kevin. Dobbiamo sconfiggere Metatron.
-Sono pronto a farlo.
 
 
Sam era tornato dopo qualche giorno ed era arrabbiato, certo, ma la cosa peggiore era stato spiegargli che Gadreel, l’angelo che lo possedeva, aveva ucciso Kevin.
Elenie aveva potuto avvertire il suo senso di colpa impegnare l’aria, i vestiti e lo stesso cibo che mangiavano. Non aveva potuto biasimarlo, anche se nessuno lo incolpava. Sembrava non volesse nemmeno più rivolgere la parola a lei, che gli era rimasta accanto fin dal suo arrivo.
Mentre Dean era sotto la doccia, una di quelle sere, l’aveva fermato davanti al caminetto, con un libro di fisica, pronta con le domande. Voleva distrarlo, voleva che ne parlassero.
-Sam- sorrise.
Non alzò nemmeno gli occhi. –Elenie- sospirò.
-Ti va di farmi compagnia mentre cerco di capire fisica quantistica?
Scosse la testa.
-Ti va di parlarne?
Si versò due dita di whiskey. –Non c’è niente di cui parlare.
Lo imitò e portò il bicchiere alla bocca. –Credo proprio che ci sia invece – bevve tutto d’un fiato.
Posò i suoi occhi castani su di lei. –So cosa stai cercando di fare e no. Non ce la farai, Elenie.
-Cosa starei tentando di fare, scusa?
-Tu vuoi che mi fidi di lui, che lo perdoni… è ovvio che tu sia dalla sua parte, ma non immischiarti per piacere.
Elenie sospirò, legandosi i capelli sciolti. –Sai, io ho una sorella. Posso capire. Lei è nata senza questa abilità, ma è davvero eccezionale ai miei occhi. È intelligente, simpatica, spigliata, logorroica… e sì, permalosa e svampita. Ma io l’adoro così com’è. Sa sempre cosa dire, non sta mai zitta. E io invece fin da quando ero piccola non riuscivo a parlare, a dar voce alle mie emozioni, ai miei pensieri. Non riuscivo quasi a fare le interrogazioni orali! Dove… insomma, ti prepari le cose da dire. L’ho sempre invidiata perché non aveva questo dono, o condanna che dir si voglia, e lei faceva lo stesso con me. Ci siamo scontrate molte volte. Talmente tante che forse non le ricordo nemmeno. Ma c’erano quei momenti… in cui potevamo solo stare lontane qualche settimana. Ci siamo fatte cose che due sorelle non dovrebbero farsi, Sam. Dean vuole e ha sempre voluto proteggerti. Ha fatto e farebbe qualsiasi cosa per te. Non ti colpevolizza, anzi, colpevolizza se stesso per Kevin. Ha fatto tutto quello che poteva per tenerti con sé. Perché sì, perderti diventa morire, essendo tu suo fratello. Credimi, quando poi perdi una persona così cara… è dura ricucire i rapporti con lei e con se stessi.
Sam era rimasto in silenzio per tutto il tempo, ascoltando e tentando di capire dove volesse arrivare a parare. Mille domande gli affollavano nella mente, ma solo poche emersero.
-Elenie, io colpevolizzo me stesso. Perché ero io. Gadreel o come si chiama era dentro di me. Non dentro Dean, o dentro di te… era dentro di me. Inoltre… la morte fa parte della vita umana.
La ragazza sospirò. –Io non ti credo colpevole.
-Ma io sì.
-Ci sono mille cose per cui ci colpevolizziamo, anche se non c’entriamo niente.
-Continui a difenderlo.
-Perché sono d’accordo con lui.
-Lo sei sempre.
-A me non sembra proprio.
Il cacciatore sospirò. –Hai detto di avere una sorella.
-Si chiama Crystal.
-Ti assomiglia?
Sollevò le spalle. –Credo di sì, a parte per i capelli biondi e gli occhi castani.
-Dov’è adesso?
Elenie deglutì. –Non lo so. So che sta vivendo con il suo compagno da ormai due anni.
Sam sgranò gli occhi. –Come non lo sai?
-Sai, è più al sicuro in questo modo. Posso rinunciare a lei, se significa proteggerla e farla vivere lontano dalla morte che mi porto appresso. Ma quando ho bisogno di lei, so come contattarla.
-Lo hai mai fatto?
Scosse la testa. –Nessuna urgenza. Meno ne ho, più son contenta.
-Ti manca?
-Più di quanto esterni. Sai, prima la mia migliore amica e poi lei. Non è facile non avere nessuno di cui ti fidi del tuo stesso sesso. Che sia un’amica, una sorella, la mamma.
Annuì. –So cosa mi stai dicendo.
Lei chinò il capo e gli strinse la mano. –Dovete stare l’uno accanto all’altro, Sam. O Metatron non lo sconfiggeremo.
-Sconfiggeremo? – domandò fissandola confuso.
-Io vi aiuterò. Verrò in missione con voi, stavolta.
Sgranò gli occhi. –Mi sembrava che fossimo tutti d’accordo su questo. Come l’hai convinto? Anzi no, non voglio saperlo.
Elenie ridacchiò e scosse la testa. –Lui non è affatto d’accordo.
-Mh, quindi mi sembra di capire che io, Dean e Castiel siamo concordi nel dire che tu non verrai in missione.
Si versò altro whiskey. –So badare a me stessa! – esclamò, buttando giù altro liquido.
-Mi chiedo cosa succederà se finirà questa storia-
Si voltò verso Sam che fissava il suo bicchiere con finto interesse. –Cosa hai detto?
Lui sospirò. –Scusami Elenie-
In quel momento arrivò Dean e guardò i due con fare preoccupato. –Cosa sta succedendo?
Indossava solamente un paio di jeans e aveva in mano una maglietta.
Elenie si avvicinò a lui, voltando le spalle a Sammy. Era arrabbiata con lui, ma stava solo provando ad allontanarla. Sebbene ora stesse cercando di non rispondere a quella frase infelice, non l’avrebbe mai fatto. Ci sarebbe sempre stata per lui.
-Niente, Sam ha voglia di litigare. Ma non ci riuscirà stasera- disse andando in camera di Dean, ormai anche sua.
Il cacciatore dagli occhi verdi aspettò che la ragazza richiudesse la porta dietro di sé, prima di rivolgersi a suo fratello che continuava a fissare il bicchiere.
-Se ce l’hai con me, non prendertela con lei, okay?
-Hai ragione su questo.
-Senti, io… -
Lo fermò con la mano. –Ho solo bisogno di distruggermi per una sera, poi domani torneremo sui passi di Metatron.
Gli posò una mano sulla spalla. –Saremo pronti, vedrai – disse, mentre si massaggiava il braccio con il marchio.
Tornò in stanza, dove Elenie lo aspettava già sotto le coperte, rannicchiata.
-Hei Ellie-
Lei si girò tra le coperte, posando i suoi occhi ghiaccio su di lui. –Dean-
Si tolse i jeans e si stese accanto a lei. Le accarezzò i capelli e lei si sporse per dargli un bacio a stampo.
-Non so cosa ti abbia detto, ma… -
-Non importa, Dean. Sta male e va bene così.
Lei lo abbracciò, calmandogli quella sete di sangue che tanto cresceva ed era costante in lui. Lei sapeva come calmare la situazione, come calmare il dolore.
Kevin era una perdita così presente, ma allo stesso tempo sembrava così lontana. Entrambi si sentirono in colpa per quel pensiero, ma quando vivi una vita del genere, puoi solo far così per andare avanti.
Elenie sospirò e si addormentò tra le braccia del ragazzo, con una mano sul suo petto e una raggomitolata contro lo sterno.
Dean la fissò, nascondendo un sorriso.
 

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