Il calderone delle anime gemelle

di IsaMor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1-Anime gemelle ***
Capitolo 2: *** 2-Intensa serata ***
Capitolo 3: *** 3-Tutti sanno ***
Capitolo 4: *** 4-Lezione di Pozione ***
Capitolo 5: *** 5-Fare piani per il futuro ***



Capitolo 1
*** 1-Anime gemelle ***


CAPITOLO I

 

Diciassette anni è un'età importante per un ragazzo. Non si è più dei bambini da tempo, ma neanche degli adulti. Si può ancora sbagliare, ma con una nuova coscienza dei propri errori che li rende persino più belli d'essere vissuti. 

Tutto ciò va bene per i diciassettenni babbani che non hanno a che fare con la magia, ma per i diciassettenni maghi questa è un'età importantissima. 

Lo sapeva bene Hermione, seduta su una delle panche di fronte al grande calderone di bronzo, in una delle sale meno affollate di Hogwarts.

Era lì per osservare proprio quel calderone, perché sapeva che quel giorno sarebbe toccato al suo amico Harry Potter inserire il nome dentro a quel contenitore di energia, che si collegava a centinaia di altri calderoni nel mondo magico. L'energia che vedeva uscire da esso, si mescolava e rimescolava come onde impetuose del mare e il colore era anche molto simile. 

Aveva studiato e letto tutto ciò che era riuscita a reperire sull'argomento, da diversi mesi, cioè da quando era stato il turno di Ron, l'altro suo migliore amico, il giorno del suo diciassettesimo compleanno, inserire il biglietto con il suo nome.

Il calderone semplicemente era un sistema sicuro per permettere ai maghi di rintracciare nel mondo, la propria metà; la propria anima gemella. 

Bastava inserire il proprio nome scritto su un pezzo di pergamena e questo cercava il nome che corrispondeva alla propria metà tra i milioni di nomi già inseriti. Se non saltava subito fuori, significava che la propria anima gemella non aveva ancora inserito il suo nome. 

Era una procedura che si eseguiva esattamente al compimento dei diciassette anni, un'età considerata accettabile per avere un compagno o una compagna e persino per sposarsi. In molte famiglie di purosangue, era la norma convolare a nozze quasi subito dopo l'individuazione dell'anima gemella.

Hermione aveva visto Ron tirare un sospiro di solievo quando il suo nome era rimasto nel calderone. Sicuramente il giovane ragazzo non era ancora pronto a passare la vita con la propria anima gemella e la sua famiglia era di quelle che non perdeva tempo ad accogliere un nuovo membro fin da subito.

Invece, per quanto riguardava Harry, era meglio tenersi pronti a qualsiasi nome saltasse fuori.

Era il primo giorno di scuola e un paio di studenti che durante l'estate avevano compiuto il diciassettesimo anno d'età, ma non avevano potuto inserire il nome in un calderone qualsiasi nelle loro città, avevano già sbrigato la procedura senza ottenere risultati. 

Ora toccava a Harry. 

Hermione lo vide seguire la McGranitt con passo svelto e poi fermarsi davanti al calderone di bronzo. Vi si leggeva in volto l'ansia e la preoccupazione. Lei sapeva che Harry era davvero preoccupato per la persona con cui avrebbe passato il resto della sua vita, semplicemente perché Lord Voldemort era sempre pronto a colpire le persone che Harry amava.

L'insegnante osservò il ragazzo, prima di parlare: "Signor Potter, ha scritto il suo nome su un pezzo di pergamena?"

"Sì professoressa.", rispose il giovane, mentre Ron lo raggiungeva fermandosi alle sue spalle e Hermione si affiancava di poco.

Harry notò i suoi due amici dargli sostegno morale con la loro presenza e li ringraziò con un cenno del capo.

Tutti erano destinati ad affrontare quel rito di passaggio a quella che d'ora in poi sarebbe stata la loro vita da adulti. La ricerca della propria metà li portava in una nuova fase della vita. C'era chi come Ron, era riuscito a sfuggire ai nuovi doveri, almeno per un altro po', e chi invece iniziava una vita di coppia dal quel momento in poi. Harry era spaventato e curioso allo stesso tempo. Voleva sapere chi fosse destinato a lui e allo stesso tempo temeva per lei o lui. 

"Allora, metta il suo nome nel calderone." ordinò, la professoressa molto in ansia.

Erano tutti preoccupati per il nome che poteva uscire dal calderone e anche estremamente curiosi, infatti diversi studenti osservavano la scena. Alcuni, sperando di non essere la sua anima gemella per paura di rappresaglie da parte del Signore Oscuro, altri studenti sognando di diventare celebri come Harry solo per quel legame.

L'anima gemella di Harry Potter era d'interesse collettivo. Tutti sapevano che si trattasse di un mago o strega particolarmente importate per il futuro di Harry e del mondo, infatti erano destinati a unire la propria magia rendendola più potente. 

Harry eseguì il compito, sollevandosi sulle punte dei piedi per inserire il nome. L'onda di magia afferrò subito il foglio, iniziando a rimescolare i nomi in cerca della metà di Harry. Gli studenti fissarono il calderone per diversi secondi, senza che le onde si calmarsero, anzì aumentarono il loro movimento. 

"Deve trattarsi di una persona di un luogo lontano per impiegaci tanto o di una persona più...", si bloccò. 

Dire "più grande" poteva spaventare il Grifondoro.

"Più?" domandò vedendo la donna titubante sull'ultima parola.

"Nulla di preoccupante Potter.", sostenne tornando calma. 

Proprio in quel momento il calderone smise di gorgogliare e l'energia esplose in modo controllato, ritornando poi ad agitarsi normalmente come risucchiata, mentre due pezzi di pergamena scendevano delicati come piume nelle mani di Ron e della professoressa. 

Hermione nella discesa aveva notato che il pezzo di pergamena nelle mani della McGranitt pareva piuttosto vecchio e rovinato. 

Ron non poté fare ameno di guardare quello nelle sue mani: "Questo è quello con il tuo nome, Harry."

Harry allora guardò verso la McGranitt che stava per porgegli il foglio con il nome della sua anima gemella. Il ragazzo fece un respiro profondo, mentre il suo cuore batteva furioso nel petto. Aveva tanta paura, come non ne aveva mai avuta nella sua breve e tragica vita. 

Stava per prenderlo, ma la sua insegnante e capo della casa del Grifondoro si bloccò. I suoi occhi erano fermi sul pezzo di pergamena. Di solito non guardava il nome prima del diretto interessato, però in quel caso la curiosità aveva vinto. 

Gli occhi si spalancarono e Harry non poté fare altro se non imitarla, quando la vide tirare via la mano e stringere il nome dell'anima gemella.

"Professoressa?", chieserò allarmati sia Potter che Hermione. 

La donna sembrò ritrovare la concentrazione: "Potter, seguimi dal preside."

Il ragazzo non poté far altro se non obbedire. Non capiva il comportamento della donna, forse la persona destinata a lui era qualcuno della fazione nemica, tipo un Mangiamorte o lo stesso Voldemort. Ne aveva parlato con i suoi amici solo il giorno prima e un'ombra era scesa su di loro al solo pensiero. 

"Harry?", i suoi due amici cercarono di seguirlo ma vennerò ripresi dalla McGranitt.

"Solo Potter.", il tono non ammetteva repliche. 

Tutti rimaserò fermi nella sala a guardarsi in faccia preoccupati.

Hermione cercava di capire cosa fosse accaduto. Aveva notato il foglio più vecchio del normale nelle mani della donna: "Dev'essere molto più grande di Harry, Ron. Il foglio era piuttosto vecchio."

"Quanto vecchio?"

"Non saprei."

"Non vecchio come Voldemort?"

"No. Non credo... Spero vivamente di no."

Harry seguì la sua insegnante lungo i corridoi, non capendo più nulla. 

Da quando aveva saputo dell'usanza dei maghi di cercare la propria anima gemella in questo modo, aveva sperato di non vedere i due nomi uscire dal calderone, proprio come era successo a Ron, ma sembrava che non fosse stato altrettanto fortunato. 

Solo il giorno prima era in viaggio sul treno per raggiungere la scuola e festeggiava il diciassettesimo anno d'età e ora era accoppiato alla sua anima gemella che non sapeva chi fosse.

Sarebbe morto d'ansia prima di arrivare dal preside Albus Silente. 

"Professoressa, la prego, mi dica il nome sul foglio?"

"Deve attendere signor Potter. Io non voglio essere presente quando lo scoprirà. Ci tengo alla mia vita."

L'affermazione della professoressa non lo tranquillizzò per niente. Nella sua mente iniziarono a vorticare i nomi di tutti i maghi che aveva conosciuto nel corso della sua vita. Per lo più erano nomi legati alla scuola e alle battaglie contro Voldemort. 

Voldemort era il primo nome che valutò, mentre camminava. Non sarebbe stato strano visto che in qualche modo le loro vite erano legate. Lui stesso aveva assorbito i suoi poteri quando Voldermort l'aveva maledetto da bambino. Parlava il serpentese e i suoi poteri erano superiori alla maggior parte dei suoi coetanei. Pensare che in qualche modo fosse legato a lui non era così assurdo. Condividevano anche le uniche due bacchette fatte con piume di fenice. 

Scacciò il pensiero rabbrividendo. 

Il foglio nelle mani della McGranith era vecchio, questo l'aveva notato quasi subito, pensò ad ogni persona adulta che conosceva. Aveva già compreso da tempo che poteva uscire il nome di un uomo. Nel mondo dei maghi non si facevano molte differenze di sesso. L'anima gemella poteva essere chiunque. 

Pensò alle donne e uomini che conosceva bene. Gli venne in mente il professor Lupin o persino il suo padrino Black. No, non poteva essere nessuno dei due. Anche se sarebbe stata una grande fortuna per lui, sicuramente nessuno dei due avrebbe preteso di consumare quell'unione e anche se fosse accaduto, sarebbe stato qualcosa di fatto con vero amore e in fondo con loro non sarebbe stato neanche necessario, visto che sapeva di coppie che avevano unito i poteri senza usare l'estasi del sesso.

Poteva trattarsi di uno dei fratelli di Ron? No, non credeva che fosse neanche uno di loro. 

Il gargoyle davanti a loro si aprì mostrando le scale per l'ufficio del preside.

I due le salirono.

Harry cercò di ricordare tutte le facce e i nomi che aveva sentito nel corso della sua vita da mago. Non sapeva davvero chi potesse essere e di norma doveva essere piuttosto semplice individuare la propria anima gemella soprattutto negli ultimi mesi con l'avvicinarsi del compimento degli anni. Non ricordava una sola persona con cui fosse andato maggiormente d'accordo o si sentisse più attratto. 

Certo, durante le vacanze di Natale, diversi mesi prima, si era trovato ad affrontare una assurda avventura, senza Ron e Hermione, con una persona che a malapena tollerava e non era stato così orribile come credeva. Avevano portato persino a termine la loro impresa, trovando la "Camera del tesoro", una stanza segreta e persa da secoli nel castello, dove erano stati custoditi oggetti magici di cui non si ricordava neanche l'esistenza. Ora quella stanza era sotto la custodia del preside e con la possibilità di accedervi solo con il suo aiuto, visti i sistemi di sicurezza. 

La porta dell'ufficio si aprì. Harry riconobbe la fragranza dolce delle caramelle che stavano sulla scrivania e il leggero odore di cenere che Fanny la fenice emetteva quando si lisciava le piume con il becco. 

Il cappello parlante, che solo la sera prima aveva svolto il suo compito smistando la nuova classe, sembrava particolarmente incuriosito dalla presenza del ragazzo dal preside, ma si limitò a osservarlo.

"Oh, Harry! È un piacere vederti." esclamò allegro l'uomo dalla lunga barba bianca.

"Preside.", salutò più tesò del solito. 

Il preside capì subito che qualcosa non andava: "Come mai qui? Credevo che oggi fossi occupato a cercare la tua anima gemella con l'uso del calderone?"

La McGranitt intervenne: "È per questo che siamo qui. Il nome che è uscito...", era incerta su come continuare e passò il biglietto all'uomo. 

Il preside invece sembrava felice della cosa: "Un nome? Di già? Congratulazioni Harry.", prese il foglio.

Harry vide il preside dargli un'occhiata e sgranare gli occhi, poi inaspettatamente scoppiò a ridere di gusto. 

"Preside?", domandò, in cerca di una dannata risposta. 

"I miei ragazzi. Dovevo aspettarmelo.", asserì riprendendo il controllo dopo diversi secondi.

"Minerva, a quanto pare Harry non sa ancora il nome che c'è sul foglio?"

"No preside. Non ho avuto il coraggio. Il signor Potter poteva esplodere di rabbia in presenza di altri studenti."

"Hai fatto bene. Ora va a chiamarlo."

"Chiamarlo?", sussurrò Harry, capendo che la sua anima gemella era un maschio, forse presente nel castello. 

Iniziava a sentirsi intontito. Il respiro pesante e incontrollato. Una leggera patina davanti agli occhi ad offuscargli la vista. 

Una mano si posò sulla sua spalla: "Harry siediti."

Il ragazzo eseguì senza capire molto. Una volta comodo vide il pezzo di carta nella mano del preside ed era quasi pronto a strapparglielo, ma resistete all'impulso.

"Caro ragazzo, so che per te questo momento è molto difficile, ma voglio assicurarti che trovare la propria anima gemella è la cosa più bella che può capitare alla tua età. Avrai tempo per imparare a conoscerla e ad amarla."

"Sì, capisco, ma non mi sento pronto ad un tale impegno."

"Credo che neanche lui si senta pronto. Dovrete prendervi i vostri tempi. Beh, sperando che il tuo padrino non lo uccida prima."

Harry impallidì a quell'affermazione. Sapeva che Sirius Black non era il tipo di persona più controllata al mondo, ma arrivare ad uccidere qualcuno perché era la sua anima gemella era impensabile. 

"Visto che vivete qui entrambi, posso farvi preparare un appartamento, è la norma in questo caso.", continuò tranquillo il preside. 

"Cosa!? Devo vivere con lui da subito?", domandò scioccato

"No, se non vuoi. Ma, le regole mi costringono a fare il possibile per favorire la vostra unione. È per il vostro bene. Una volta individuata l'anima gemella interferire o impedire che la coppia unisca la propria magia è un reato."

Harry aveva ascoltato con attenzione: "Se unissi la mia magia alla sua, sarei in grado di avere una possibilità di sconfiggere Voldemort?"

"Sappiamo entrambi che solo tu avrai la forza per affrontarlo quando sarà il momento e non sarà solo perché la tua magia è più potente che lo sconfiggerai. Tu e la tua anima gemella siete destinati a grandi cose. L'ho sempre saputo."

Un bussare arrivò dalla porta dell'ufficio. 

"Avanti.", fece il preside. 

Harry notò le vesti nere svolazzare all'entrata dell'uomo nell'ufficio. Sollevò gli occhi e incontrò quelli neri e profondi del professore di Pozioni. 

"Preside, mi ha fatto chiamare.", parlò con voce ferma e profonda.

Harry ebbe i brividi, stava iniziando a realizzare chi fosse la sua anima gemella.

Gli occhi dell'uomo si erano fermati più del solito a notare l'aria tesa del giovane. 

"Oh Severus, belle notizie."

"Ha deciso di bocciare tutti gli studenti che non hanno superato i miei esami lo scorso anno scolastico?", domandò sarcastico al limite del serio, incrociando le braccia al petto.

"No. Molto meglio."

Harry aveva difficoltà a concentrarsi e a respirare, era lentamente arrivato all'illuminazione, quando il preside lo espresse a voce: "Meno di mezz'ora fa, il nostro Potter ha inserito il suo nome nel calderone e indovina? Ha già avuto un esito."

"Chi è la sfortunata?"

"Sfortunato, più precisamente, ma direi piuttosto fortunato. Severus, riconosci questo foglio di pergamena?", gli passò il pezzo di pergamena. 

Il professore Snape lo osservò, spalancando gli occhi dopo solo un attimo, arrivando alla conclusione: "Non può essere..."

"È proprio così. Voi due siete anime gemelle."

"NON È POSSIBILE! DEV'ESSERCI UNO SBAGLIO! IL CALDERONE NON FUNZIONA!"

Le urla stordirono Harry più di quanto l'avesse fatto la notizia di avere Snape come anima gemella. Si alzò in piedi per ribattere, non sapendo neanche lui a cosa o perché, ma le gambe non lo resserro e crollò sotto lo sguardo confuso dei due professori. 

"Harry?", non seppè neanche lui chi l'avesse afferrato e chiamato per nome prima di perdere completamente conoscenza. 

~×~

"Harry. Harry."

Il suo nome era stato ripetuto diverse volte, prima che riuscise a capire chi fosse. 

Il professore Lupin era accanto a lui in quella che doveva essere l'infermeria del castello. Ci aveva passato così tanto tempo nei primi anni di scuola che poteva riconoscerne i soffitti. 

"Harry, stai bene?", chiese gentile il suo professore di Difesa Contro le Arti Oscure.

"Sì, credo... Cos'è successo?", si tirò a sedere sentendo una fitta alla testa e cercando gli occhiali accanto al letto. 

"Sembra che tu sia svenuto per lo stress e a buon ragione. Snape?! Sirius non la prenderà bene."

"Per Merlino. Credevo fosse un incubo." esclamò, ricordando che da quel momento in poi la sua vita aveva preso una nuova svolta piuttosto inquietante.

"No. Purtroppo no. Tieni, mangia." gli passò un pezzo di cioccolata che portava sempre con sé. 

Harry non obiettò e iniziò a dargli dei morsi, sentendosi un po' meglio.

Il dolce-amaro del cioccolato fondente aveva un effetto benefico su di lui, dopo una situazione difficile, ma questa volta non si poteva liberare da quella strana sensazione di ansia e paura che aveva accompagnato le ore in cui era rimasto senza coscienza. 

Aveva sognato. Immagini confuse gli tornarono alla mente. Nessuna di quelle immagini aveva a che fare con i suoi ricordi, però era come se fossero parte di lui. Le emozioni erano in parte sue, ma in quel momento gli parve di ripercorrere la vita di qualcun altro in quei ricordi frammentati del sogno. Immagini di una studentessa con la divisa dei Grifondoro e di Tom Riddle, gli tornavano in mente stringendogli il cuore.

"Vuoi scendere giù per cena?", chiese l'uomo, ottenendo la sua attenzione. 

"Ron e Hermione, si staranno chiedendo cosa mi è successo. Devo farmi vedere a cena. La notizia è già di dominio pubblico?", domandò in ansia.

"No. Ma credo che si stiano facendo delle domande, per via di Snape che ha distrutto la classe di pozioni. Nessuno è riuscito a parlarci da quando ti ha portato in infermeria, non so cosa farà o deciderà di fare il preside. Finora solo io, il preside e la McGranitt siamo a conoscenza di voi due. Credo che darà l'annuncio appena Snape avrà ripreso il controllo di sé e avranno parlato."

"Non voglio neanche pensarci.", farfugliò Harry coprendosi il viso con una mano. 

Voleva morire all'idea di dover fare coppia con l'uomo più crudele mai esistito dopo Voldemort. Se Snape era andato su tutte le furie, significava che non voleva stare con lui, pensò Harry. E lo capiva benissimo, non si piacevano, non si sopportavano e se fosse stato possibile avrebbero duellato ad ogni lezione di Pozioni. Un Grifondoro e un Serpeverde di vent'anni più vecchio, non potevano vivere insieme senza uccidersi. Per non parlare della sua già precaria vita sociale che sarebbe andata a farsi benedire con un compagno come il "pipistrello" -così amabilmente ribattezzato da Ron a causa dei suoi abiti neri- Severus Snape.

"Harry, sta tranquillo. Il legame tra anime gemelle può essere spezzato se una delle due anime è impura."

"Impura?" domandò Harry, vedendo una via d'uscita a tutta quella storia assurda. 

Diamine, doveva stare per il resto della sua vita, con il professore più odiato che fosse mai esistito nel mondo magico. Qualsiasi soluzione era ben accetta.

"Quando una delle due anime ha subito influssi negativi dovuti anche alle vicende dolorose vissute e si comporta in modo aggressivo, dominante o rigetta completamente il legame con l'altra anima, viene considerata impura e quindi allontanabile dall'altra anima."

"Ci sono buone possibilità che lo siamo entrambi. Lui è un ex Mangiamorte e io ho subito la maledizione di Voldemort."

"Purtroppo, per scoprirlo dovrete conoscervi e passare del tempo insieme."

"Devo per forza?", domandò affranto. 

"Harry, provaci. Sai, potresti scoprire che non è la fine del mondo stare con la propria anima gemella."

Harry non ne sembrava convinto, ma accettò il consiglio come accettava sempre la cioccolata da Lupin. 

"Spero solo che non decida di seguire le tradizioni delle famiglie purosangue...", fece tra sé e sé il professore, alzandosi. 

"Cosa?"

"Niente di importante."

~×~

Harry venne accompagnato da Lupin al suo posto tra Hermione e Ron, per la cena. Il licantropo continuò a camminare verso il tavolo dei professori, occupando il suo posto e rispondendo al preside Silente sulle condizioni dello studente.

"Harry!", esclamò Hermione: "Mi dici cos'è successo?"

Harry scrollò le spalle con noncuranza, quasi a non volerne parlare. 

Ron incalzò: "Allora, chi è la tua anima gemella? Nessuno ne parla. Sembra un segreto."

Harry non rispose sollevando il viso per controllare il tavolo degli insegnanti, Snape non c'era. Incontrò gli occhi di Silente, allegri e pacifici come al solito che in quel momento detestò con tutto il cuore. Distolse lo sguardo e iniziò a mettere qualcosa sotto i denti, come si era raccomandato Lupin. 

"Harry?", insistette Ron, senza ottenere risposta. 

Alla fine deciserò di tornare tutti a concentrarsi sulla propria cena. Harry sentì le braccia di Ron e Hermione stringersi alle sue spalle per consolarlo. Avevano intuito qualcosa dai suoi silenzi. 

Al tavolo dei Grifondoro tutti quelli che si erano zittiti per ascoltare cosa fosse accaduto, ripresero a chiacchierare delle solite cose. Era il primo giorno di lezione e per lo più si parlava di nuovi corsi e delle vacanze estive. 

Harry alzò gli occhi notando una figura scura entrare dalla porta laterale al tavolo degli insegnanti. Distolse lo sguardo nuovamente, ma sapeva che era il professor Snape. Qualche minuto dopo il preside chiese l'attenzione di tutti. 

"Signore, signori e signorine, ora che abbiamo tutti la pancia piena, mi sembra il momento adatto per mettervi a conoscenza di una nuova coppia di anime gemelle."

Erano tutti abituati a quell'annuncio durante le cene. Capitava spesso che qualcuno trovasse la propria anima gemella grazie al calderone. Alcuni la trovavano nel castello, altri da tutt'altra parte, ma Silente favoriva gli incontri secondo leggi e regolamenti precisi. 

I presenti prestarono massima attenzione, era chiaro che si trattasse dell'anima gemella di Harry Potter. 

"È con immenso piacere annunciare che Harry Potter ha trovato la sua anima gemella nel professore Severus Snape." 

Il classico applauso che seguiva l'annuncio non si sentì. Erano tutti scioccati e stavano fissando Harry, che invece sembrava perso a contemplare il cesto di frutta davanti a sé. 

Nessuno mantenne gli occhi fissi su Snape per più di un secondo. Sembrava voler incenerire tutti con lo sguardo. 

La McGranitt e Lupin cercarono di smorzare il silenzio sceso nella sala applaudendo. Qualcun altro li seguì poco convinto.

"Harry?", domandò Hermione. Non sapeva ancora come prendere la situazione. 

"Sì, è Snape la mia anima gemella."

"Ora si spiega perché ha distrutto la classe di pozioni.", fece notare Ron. 

"Non aiuti Ron.", lo riprese l'amica. 

Luna dal tavolo dei Corvonero si avvicinò allegra: "Harry congratulazioni. Trovare la propria metà e la cosa più bella che potesse capitarti."

Harry la guardò. Non capiva perché, ma il suo sorriso sembrava sincero. Forse, era così matta da non capire la situazione o forse semplicemente lei sapeva ciò che tanti ignoravano e aveva il coraggio di dirlo. 

Si sentì più tranquillo. 

Passarono diversi minuti in cui tutti discutevano sottovoce per non farsi sentire da Snape, mentre Hermione, Ron e Harry aspettavano di poter continuare la chiacchierata in un ambiente più tranquillo come la sala comune del Grifondoro. 

Cercarono di lasciare la sala quando anche gli altri iniziarono a farlo.

Ron e Hermione si misero di fianco a Harry, mentre Neville camminava davanti a loro. Volevano evitare all'amico qualche pessima battuta che già aveva fatto il giro della sala grazie ai Serpeverde.

"Potter, congratulazioni!", il tono arrogante era quello di Draco. 

"Malfoy." salutò freddo e a testa alta, Harry. 

"Ora sarà più facile per te passare il corso di Pozioni. Beh, dipende da quanto sei bravo a letto." qualche risatina giunse dai suoi due compagni Serpeverde, prima che una voce alle sue spalle facesse trasalire tutti. 

"Le assicuro signor Malfoy che nessuno ha mai superato il mio corso di Pozioni elargendo favori sessuali e ciò non accadrà mai!"

Draco sbiancò a quella voce profonda, girandosi lentamente, ma venne scostato dal professore.

"Harry, seguimi per favore.", chiese iniziando ad avviarsi verso l'uscita della sala.

Il Grifondoro era rimasto impalato sul posto. Non si aspettava un intervento del professore in una discussione tra studenti.

"Ha usato il tuo nome... Oh, per Merlino, è arrivata la fine del mondo!" sussurrò Ron con orrore. 

Snape si era fermato sulla porta visto che Harry non l'aveva ancora seguito. 

"Va' Harry. Sembra essere gentile.", l'incoraggiò l'amica.

Harry ispirò profondamente e lo seguì. 

"Bella coppia.", fece Draco. 

Hermione non perse tempo a rispondergli: "Se fossi in te mi limiterei alle prese in giro. Ricondami quando compirai diciassette anni? Potresti ritrovarti come anima gemella la McGranitt."

"Piuttosto mi butterei dalla torre d'astronomia senza scopa, pur di non avere un Grifondoro per anima gemella.", fece disgustato andando via. 

~×~

Harry si mise ad un passo di distanza dalla spalla destra di Snape e lo seguì senza porre domande. Scesero nei sotterranei, Harry era quasi certo che stessero andando nell'aula di Pozioni, ma poi la oltrepassarono. 

"La mia aula è inagibile per questa sera. Parleremo nei miei appartamenti."

Harry deglutì all'idea di entrare in un luogo così privato e soprattutto così isolato.

"Non farti strane idee. Non sono così viscido da approfittare della mia anima gemella senza il suo consenso. Sarebbe da stupidi."

La cosa non aveva per niente tranquillizzato il ragazzo. 

Arrivarono ad un quadro dove il viso di un pozionista, vissuto secoli prima, guardò i due soffermandosi sul ragazzo: "Lo sa professor Snape che è vietato far entrare alunni nei propri alloggi?"

"Conosco le regole. Questo è... La mia anima gemella.", indugiò su quelle parole.

Il quadro, notando la divisa Grifondoro indossata da Harry rise di gusto, per poi prestare attenzione all'uomo in attesa della parola d'ordine: "Belladonna.", ringhiò infastidito.

Harry si domandò se la cambiasse spesso e quanti nomi di ingredienti e veleni usasse per le sue parole d'ordine. 

Il quadro si aprì, mostrando l'entrata degli appartamenti di Snape. 

Harry si aspettava un luogo freddo e inospitale, invece si trovò davanti arazzi dai colori accesi appesi alle pareti, tappeti un po' ovunque e divani e poltrone rivestiti da tessuti con fantasie liberty. Il camino si accese appena entrarono rivelando un ambiente più caldo e accogliente di quello che si aspettasse da un Serpeverde che viveva nei sotterranei. 

"Ti piace?", domandò Snape guardandolo in faccia e notando la confusione sul volto del giovane.

"È diverso da quello che mi aspettavo."

"Cosa ti aspettavi? Che vivessi in un buco tra le pietre del castello?!", domandò sarcastico. 

Harry sollevò un sopracciglio quasi a volerlo sfidare a credere il contrario. 

L'altro, invece di arrabbiarsi, sembrò divertito. Harry aveva la sensazione che Snape fosse diverso dal solito professore scorbutico con cui aveva avuto a che fare durante tutti quegl'anni scolastici. Forse era vero che le anime gemelle si avvicinassero ad un certo punto. Nel loro caso una conversazione civile era il massimo della vicinanza.

C'era stato, però, un giorno durante le vacanze di Natale dell'anno precedente in cui erano andati d'accordo e avevano affrontato un'avventura insieme che li aveva portati a fidarsi l'uno dell'altro per non morire. Sembrava quasi irreale quel giorno, invece ora erano due metà della stessa anima.

"Dobby!", chiamò l'uomo. 

L'elfo domestico che fino a qualche anno prima era appartenuto alla famiglia Malfoy, ora lavorava per sua libera scelta nel castello.

"Eccomi professor Snape... Harry!", fece allegro: "Dobby è molto contento di sapere che Harry ha trovato la sua anima gemella."

"Grazie Dobby.", disse incerto sotto lo sguardo di Snape. 

"Portaci il mio tè, per favore.", ordinò all'elfo che spari per qualche momento. 

Nel frattempo si sedetterò sulle poltrone davanti al camino. 

Dobby riapparve con il vassoio di tè che posò su un tavolino basso. Preparò due tazze che porse a Harry e Severus. Dopo essersi congedato, i due bevvero in silenzio il tè.

"È una mia miscela.", annunciò il professore: "Contiene delle erbe rilassanti. Tra qualche ora dormirai come un sasso.", spiego con quel tono di voce lento e chiaro che usava durante le lezioni.

"Mi ha drogato?", domandò incredulo. 

"Sì. Ma l'ho preso anch'io. Dopo oggi, non credo sia stata una pessima idea. Almeno non distruggerò altre stanze del castello e tu non sverrai dopo le mie domande."

"Domande?", fece un po' agitato. 

Non sapeva cosa potesse mai voler sapere da lui, ma era già tanto che non gli avesse estorto delle risposte facendogli bere il Veritaserum.

"Per iniziare, sai perché ho distrutto l'aula di pozioni?", chiese fissandolo, seduto in modo rigido. 

"Credo, non fosse così felice di sapere che io fossi la sua anima gemella.", rispose come punto nell'anima, anche se non capiva da dove venisse quella sensazione.

"E sai anche il perché?"

"Sono il figlio di James Potter, serve dire altro."

"È questo che credi? Che mi sia legato al dito una storia così vecchia. Tuo padre era un presuntuoso bullo con una bacchetta, MA...", alzò la voce per fermare qualsiasi protesta in difesa del genitore: "Ma, tu sei anche figlio di Lilly. E lei era molto importante per me."

Harry guardò confuso gli occhi bui dell'uomo, dopo aver quasi provato il desiderio di ucciderlo, sembrava malinconico.

"La conosceva bene?"

"L'amica migliore che si possa avere. Tu, Harry, hai i suoi stessi occhi.", distolse lo sguardo.

Harry riflette sul fatto che non fosse il primo a paragonare i suoi occhi a quelli di sua madre. L'avevano detto anche Lupin e Sirius in passato e loro erano buoni amici dei suoi genitori.

L'uomo tornò a fissarlo: "È legato a tua madre, il motivo per cui ho distrutto l'aula. Quando Voldermort decise di perseguitare i tuoi genitori, io giurai di far il possibile perché non accadesse nulla di male a tua madre e anche a te... È così che sono diventato un Mangiamorte, solo che non sono arrivato in tempo per salvarli. Ho sempre finto di essere dalla parte di Voldermort per scoprire i suoi piani, anche quando lui è stato annientato. Silente mi ha dato la cattedra di Pozioni per potermi tenere vicino in modo da passargli informazioni di ciò che facevano i Mangiamorte. Quando è tornato, Voldermort credeva che gli fossi ancora fedele e che fossi una sua spia nel castello."

"Quindi lei non è dalla parte di Voldemort?" domandò un po' incredulo.

"No. Sarò sadico con gli esami, ma ciò non è dovuto al fatto di essere un Mangiamorte, che tu ci creda oppure no.", affermò con un ghigno divertito sulle labbra. 

"Beh, devo riconoscere che è stato davvero bravo a farlo credere a tutti."

"Talento. Si chiama così Harry. È una qualità che manca a voi Grifondoro."

Doveva ammettere a sè stesso che Snape sapeva come offendere, ma decise di lasciar correre. 

"Ho distrutto l'aula perché anni di lavoro sono stati buttati al vento per un pezzo di carta con il mio e il tuo nome. Anni della mia vita in cui ho fatto il possibile per essere odiato da tutte le persone a me vicine pur di proteggerle, non sono serviti a nulla. A quest'ora Voldermort avrà saputo di noi due e sono sicuro che troverà il modo di causarti dolore tramite me. Non oso pensare a come crede di farlo, ma non ho intenzione di lasciarglielo fare. Non voglio che sia mia la causa della tua fine. È per questo che mi sono infuriato, non permetterò a nessuno di farti del male usandomi."

Harry non sapeva cosa dire o pensare. Sicuramente era l'orgoglio a guidare le azioni e le parole di Snape, di certo non l'affetto per lui, forse l'affetto per sua madre, ma almeno ora sapeva da che parte stava.

"Capisco.", sussurrò.

Il professore attese qualche secondo per poi cambiare argomento. 

"Dobbiamo capire cosa fare con questa storia delle anime gemelle ora. Sappi Harry che io non ho alcun problema ad averti come anima gemella, ma ho bisogno di sapere cosa sai dell'argomento e cosa pensi di fare."

Harry ci riflette: "Il professor Lupin mi ha parlato delle anime impure."

"Vedo che non ha perso tempo. Ho il sospetto che Black si farà vivo molto presto per uccidermi.", quasi ringhiò: "Sappi che è una situazione estrema quella di una separazione causata da un'anima impura. L'anima gemella sana la respinge percependola come un pericolo per la propria sopravvivenza. Credi che io sia un pericolo per la tua vita?", domandò sporgendosi lentamente e minaccioso verso Harry.

"Non lo so. No, ora che mi ha spiegato tutto, credo di no. Il fatto è che...", fece incerto.

"Che? Parla chiaramente!", detestava le persone che non esprimevano le cose che avevano da dire in modo chiaro.

"Il fatto è che potrei essere io l'anima impura."

Harry osservò il volto dell'uomo perdere l'atteggiamento severo per accennare un sorriso.

"Harry, sei uno sciocco Grifondoro. Non c'è una sola fibra nel tuo corpo che potrebbe far pensare che tu sia un'anima impura."

"Parlo serpentese, potrei avere qualcos'altro di Voldermort in me che è pericolosa per gli altri e per lei."

"Harry, qualsiasi cosa tu abbia non potresti mai essere un pericolo per me. Sono in grado di difendermi da te e anche da Voldermort in persona se serve."

Diede qualche secondo al ragazzo per assimilare il concetto. 

"Quindi non possiamo essere separati in alcun modo."

"Temo di no."

"Allora cosa facciamo professor Snape?"

"Prima di tutto, inizia a chiamarmi per nome. Non so se il tuo cervellino da Grifondoro ha notato che ti sto dando del tu e ti sto chiamando per nome?", gli chiarì. 

"Solo perché sono un Grifondoro non significa che io sia stupido o altro."

"Vedremo.", affermò maligno. 

Harry lo guardò storto per un po', prima che l'altro riprendesse a parlare. 

"Visto che discendo da una famiglia molto rispettabile e che segue delle regole precise in questi casi, devo assicurarmi che tu viva in un posto meno promiscuo. La casa del Grifondoro non è più adatta a te. Silente è già d'accordo per il tuo trasferimento in questi alloggi."

"Cosa?!", il terrore lo attraversò. 

"Farò preparare una camera tutta tua, tanto non ho mai usato quell'ufficio e quindi non sarà una gran perdita.", fece segno in direzione di di una stanza alla sua sinistra. 

Harry guardò la porta tirando un sospiro di solievo. Per un attimo aveva immaginato di dover dormire nello stesso letto con Snape. 

"Ma io sono un Grifondoro?", si lamentò. 

"E nessuno sostiene il contrario.", suonava come un'offesa: "Potrai andare quando vuoi nella sala comune dei Grifondoro, ma per il resto dormirai qui."

Il ragazzo ci riflettè su. Sapeva che con Snape ogni concessione valeva la pena d'essere afferrata al volo, ma ciò valeva per le lezioni e i compiti in classe, non di certo per la loro vita di coppia. Decise di comportarsi come al solito, avrebbe riflettuto meglio in seguito se accettare sempre le decisioni di Snape.

"Va bene. C'è qualche altra usanza da conoscere."

"Nessuna importante per ora. Solo alcune domande. Così non ci pensiamo più. Quanti amanti maschi hai avuto?"

Harry si strozzò con la sua stessa saliva a quella domanda. 

"Non fare quella faccia. Sai bene che per unire i nostri poteri e necessario avere rapporti sessuali, almeno nel nostro caso. Non credo che riusciremo ad unirli come fanno i Colvonero tramite l'affinità intellettiva, visto che qui qualcuno è privo d'intelligenza. E di certo non come fanno i Tassorosso tramite l'affetto dolce e genuino. I Grifondoro sono istintivi e riescono a unire i loro poteri lanciandosi insieme in assurde imprese, invece i Serpeverde sono semplicemente passionali. Chiaramente il modo più veloce per unire i poteri di un Grifondoro e un Serpeverde è il sesso. Ecco perché ho bisogno di sapere il tuo livello d'esperienza con i maschi."

Harry era ancora sconvolto, ma cercò di non arrossire mentre rispondeva: "Non ho nessuna esperienza con i maschi."

"Ragazze?"

"Solo un po'."

"Definisci un po'."

"Qualche bacio."

"Povero me...", sospirò esausto Snape posando la faccia sul palmo della mano. 

"Chiaramente, non è mia intenzione costringerti a fare ciò che non vuoi. E sapendo ciò, non farò nulla senza domandarti prima il permesso, in modo che tu abbia la possibilità di prepararti psicologicamente e decidere se accettare o rifiutare. Per ora possiamo mettere da parte il sesso e l'unione dei poteri."

"Ok...", sussurrò il ragazzo al limite dallo svenire di nuovo. 

"Chiaramente per quanto riguarda il sesso devi aver capito che qui quello passivo sarai tu."

Harry arrossì violentemente. Aveva capito subito a cosa si riferisse per passivo. Non era un esperto, ma Ron e i fratelli ne avevano parlato qualche volta in sua presenza e sembrava normale che tra due uomini il passivo a letto fosse il più giovane o quello con meno esperienza, quando si trattava di anime gemelle. Lui rispondeva ad entrambi gli aspetti da passivo.

Snape invece era chiaramente attivo e non solo perché di vent'anni più grande, ma soprattutto per il fatto che il suo carattere dominante emergesse in ogni aspetto della vita. 

L'idea di farsi fare determinate cose da quel professore tanto detestato, gli sembrò una punizione ingiusta, ecco perché decise di controbattere.

"Perché crede di essere lei... Tu l'attivo?! Solo perché sono più giovane?", lo sfidò incrociando le braccia al petto. 

"È inesperto, aggiungerei.", affermò con il ghigno divertito. 

"Non significa nulla.", non sapeva cosa ribattere. 

Si era impuntato su quel particolare, ma in realtà non sapeva cosa voleva di preciso nei futuri rapporti sessuali con Snape e non sapeva neanche se voleva davvero dei rapporti sessuali con lui. 

"Allora, vorrà dire che quando sarà il momento decideremo. Sarà divertente.", quasi rise.

A Harry parve di non aver ottenuto nessuna vittoria, anzì Snape aveva nuovamente dimostrato il suo carattere dominante rimandando la conversazione a quel giorno lontanissimo in cui si sarebbero uniti intimamente e avrebberò unito anche le loro anime e i loro poteri. 

Il Grifondoro fissò il sorrisetto di Snape per qualche secondo, prima di distogliere irritato lo sguardo. Anche l'uomo aveva fissato gli occhi verdi sprezzanti rabbia e nervosismo e per un attimo vi si era perso. 

Avevano entrambi reagito in modo molto strano per la loro natura a quella scoperta di essere due anime di un tutt'uno e ancora non erano sicuri di come volesserò condurre quella relazione. Snape era legato ad antiche usanze che poteva rimandare per un po', ma non ignorare, mentre Harry era solo all'inizio della sua vita da adulto, anche se aveva già sulle spalle il destino del mondo magico. 

 

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Capitolo 2
*** 2-Intensa serata ***


CAPITOLO II

 

Harry stava tornando al dormitorio dei Grifondoro, dopo un'ora di conversazione con Severus. 

Ancora non credeva possibile che avesse appena parlato con il professore di Pozioni di argomenti come il sesso, la vita di coppia e tante altre cose. Era persino emersa l'amicizia di Snape con sua madre, dalla conversazione e per la prima volta Harry poteva affermare d'aver visto una reazione emotiva sul volto dell'uomo. 

Doveva davvero abituarsi a quel suo nuovo ruolo di compagno di Snape, che  non gli era apparso ripugnante come immaginava inizialmente, anzì c'era una certa curiosità di aver a che fare con il professore al di fuori dei soliti ruoli alunno-insegnante. 

Non si era parlato di amore e della possibilità che tra di loro nascesse un simile sentimento, ma di sicuro ci sarebbe stato rispetto in quella relazione. Un rispetto che superava le battute sarcastiche da Serpeverde e le prese di posizioni tutte Grifondoro. 

Camminò arrivando alle scale e trovandosi di fronte dei Corvonero del secondo anno che lo lasciarono passare, guardandolo con aria dispiaciuta. Non seppe perché, ma la loro pietà gli diede estremamente fastidio. Non era un malato terminale, ma il compagno di Severus Snape. Sbuffò e si diresse al quadro che dava accesso al dormitorio dei Grifondoro. Persino la Signora Grassa del quadro gli diede noia sospirando "Povero ragazzo...", prima di lasciarlo passare. 

Neanche il tempo d'entrare nella sala comune, che i suoi tre amici Hermione, Ron e Neville gli furono addosso. 

"Harry, stai bene? Cosa ti ha fatto il pipistrello?", fece Ron. 

Hermione gli diede una gomitata al fianco per zittirlo: "Vieni Harry, siediti." lo accompagnò al divano dove si accomodarono. 

"Allora Harry...", iniziò Hermione senza sapere cosa dire.

Harry notò uno sguardo teso sui volti dei tre, che non accennavano a nulla e lui non era in grado di capire cosa volessero sapere.

Nella sala non erano soli e sembravano tutti interessati a sapere di Harry e Snape.   

Neville tentò di chiedere ciò di cui avevano parlato sino a quel momento: "Harry, Snape cosa voleva da te? I Serpeverde ci hanno detto che sei andato nei suoi appartamenti e noi ci chiedevamo se lui volesse...", cercò di trovare le parole, ma era tremendamente imbarazzato. 

"Cosa?" chiese, non capendo. 

Ron esplose, stanco di girarci intorno: "Ti è saltato addosso, Harry? Ecco cosa vogliamo sapere."

"Per Merlino! Ma siete pazzi?! È Snape. Non mi toccherebbe se non in punta di bacchetta." arrossì così tanto che i presenti non sapevano cosa pensare.

"Quindi, cosa voleva?" riprese più serena, Hermione. 

"Solo parlare." rispose ritrovando il controllo.

"Snape che vuole parlare con te? Non ci crederei neanche se lo vedessi con i miei occhi."

"È normale che Snape voglia passare del tempo conversando con la sua anima gemella, Ron." suggerì Hermione.

"Ma è Snape!?" si lamentò il rosso. 

Harry decise di chiarire la situazione: "Non è così terribile come sembra, fuori dall'aula. Abbiamo parlato tanto."

"Di cosa?", domandò Neville. 

"Severus mi ha chiesto...", venne interrotto. 

"SEVERUS?! Lo chiami per nome?", fece sotto shock Ron.

"Solo quando non è orario di lezione. Per il resto ci comporteremo come sempre. È una delle tante cose della quale abbiamo parlato."

"Quali sono le altre?", chiese la ragazza. 

"Abbiamo parlato del fatto che dovrò andare a vivere nei suoi appartamenti." annunciò, aspettandosi una esclamazione di shock dai tre.

"Cosa?!", esclamarono, infatti, più di qualcuno lì presente. 

Altri Grifondoro si erano avvicinati per ascoltare. Ron li guardò accigliato, costringendoli ad allontanarsi. 

"Quindi ora vai a vivere in quei sotterranei bui e umidi? Ehi, aspetta, non dirmi che dormirai con lui nel suo stesso letto.", domandò Neville spalancando gli occhi. 

"No. No. Ho una stanza mia e dovreste vedere quel posto. Non è niente male."

"Davvero, devi mostrarcelo!"

"Cosa? Non so se sia una buona idea..."

"Beh, sei il suo compagno e quella è la tua nuova dimora. Credo che tu possa portarci i tuoi migliori amici." suggerì la ragazza.

"Magari è meglio aspettare che Severus si abitui prima alla mia presenza e poi a quella di altri Grifondoro."

"Di che altro avete parlato?", chiese Hermione. 

"Sembra che sia stato un buon amico di mia madre ai tempi della scuola e anche prima. È stato strano immaginare che andasserò tanto d'accordo."

Hermione affermò, certa degli studi che aveva condotto sull'argomento: "È normale che provasse affetto per tua madre, inconsciamente sapeva che era molto importante per la sua futura anima gemella. L'ho letto in un libro che parlava di psicologia tra le anime gemelle e i loro famigliari."

"Di certo in quel libro non si parla di psicologia tra il tuo padrino e la tua anima gemella, Harry. Hai già avvisato Sirius di tutto ciò. Non vorrei che lo leggesse sulla Gazzetta del Profeta domani mattina."

"È vero! L'avevo completamente dimenticato. Devo ancora ringraziarlo dei regali che mi ha fatto per il compleanno. Gli verrà un infarto quando saprà di Severus. "

"Tranquillo, capirà.", asserì consolatoria la ragazza. 

"Gli scriverò prima di andare a letto. Devo sbrigarmi perché Severus mi ha dato un tè per dormire e credo che crollerò tra poco dal sonno." 

"No, non ci credo. Ti ha drogato?" chiese qualcuno lì vicino, che venne velocemente allontanato da uno sguardo assassino di Ron.

Harry fece spallucce. Il tè iniziava a fare effetto e non credeva che agitarsi risolvesse qualcosa. 

"È solo per il nervosismo che provavamo entrambi oggi. Mi ha fatto domande piuttosto personali e temeva che non riuscissi a riposare bene."

Neville intervenne: "Domande di che tipo?"

"Sesso."

Harry si rese conto che quel tè lo stava facendo rilassare davvero troppo e che stava rivelando diversi fatti personali, quando vide i suoi amici e il resto dei presenti scioccati più del normale.

"Lui... Tu... Voi... Avete parlato di sesso?" anche Hermione era senza parole.

"Abbiamo solo chiarito un paio di cose. Nulla di così sconvolgente."

"Ma se diventi rosso peperone quando ne parlano i miei fratelli?!"

Harry non sapeva cosa dire a Ron. Con Snape era stato strano parlare di sesso, ma non sconvolgente come quando ne parlavano i fratelli Weasley.

Tutti si fermarono a riflettere per qualche secondo. Neville fu il primo a rompere il ghiaccio: "In fondo è normale che ne abbiate parlato ora. Sai che nervosismo se avesse tirato la questione in ballo durante la vostra convivenza?"

Hermione ci pensò su: "Però, il fatto è che prima o poi voi due farete l'amore. È istintivo tra le anime gemelle."

"Davvero loro due...", chiese Ron ancora senza parole per la rivelazione di prima. 

"Che lo vogliate o no, Harry e Snape sono una coppia." si alterò la ragazza.

"E di preciso, cosa vi siete detti?"

"Cose sciocche, tipo che lui è l'attivo e che non c'è fretta." ammise guardando in basso, le guance rosse dal disagio.

"Beh, logico. Lui sembra essere più esperto in certe cose. Non credo che sia stato fermo ad aspettare la sua anima gemella per tutti questi anni. In fondo è un buon partito. Purosangue, erede di una delle famiglie più ricche e importanti del mondo magico. Si dice che sia uno degli ultimi discendenti dei re."

"Re?", chiese Harry. 

"Non hai ancora aperto il libro di storia di quest'anno, Harry?", fece più sconvolta di prima, Hermione. 

"Vorrei farti notare che l'anno scolastico è appena cominciato.", affermò Ron. 

La ragazza alzò le spalle come a dire che ciò non lo giustificava.

"Credevo che Snape fosse nato in una famiglia babbana? Ha conosciuto mia madre prima di venire qui ad Hogwarts.", era confuso.

Ron decise di riassumere la storia dell'uomo, l'aveva sentita da alcuni maghi che frequentavano la sua famiglia: "Ci furono delle dicerie e degli scandali all'epoca della sua nascita. Alcuni sostenevano che fosse figlio dell'unico Snape nato senza magia e che avesse avuto una tresca con la madre del professore. Le dicerie aumentarono e non servì a farle smettere neanche la nascita del fratello più giovane di un anno. Il padre del professore, stanco di tutto ciò, allontanò la moglie con il primo figlio, che andarono a vivere dal cognato e zio, dando fondamento a tutte le voci, ma tenne il secondo figlio che era sicuro essere suo. Solo quando Snape inizio la scuola qui ad Hogwort, venne effettivamente riconosciuto dal vero padre che non era lo zio. Sembra che il fratello del professore abbia deluso il padre in molte occasioni. Già il fatto che fosse un Grifondoro e non un Serpeverde era un gran problema. L'uomo era un gran sostenitore di Voldemort già all'epoca e il secondo figlio non voleva diventare un mangiamorte, anzì sembra che sia sempre stato dalla parte di Silente."

"Non sapevo queste cose." ammise un po' intondito dalle informazione.

"Siete più simili in fatto d'esperienze negative di quanto immagini." sospirò, Hermione. 

Harry si rese conto che forse doveva imparare tante cose sull'uomo, che l'altro non aveva mai lasciato intravedere in quegli anni. Era l'unico modo per conoscerlo e capire il perché delle sue reazioni.

~×~

Snape non sapeva come impiegare la serata. Era l'ultima notte che passava effettivamente da solo nei suoi appartamenti e aveva già finito di preparare la camera di Harry con l'aiuto di Dobby. L'elfo non gli aveva permesso di eliminare i colori Grifondoro che aveva fatto apparire per far sentire più a suo agio il ragazzo. Non capiva perché Dobby sembrasse così risoluto quando si trattava di fare qualcosa per Harry. Si domandò se fosse affetto quello che provava o solo servilismo per lo studente preferito di Silente.

Era tardi, ma non riusciva a pensare di mettersi a letto. Sapeva che il preside come ogni persona anziana, non dormisse molto e sicuramente l'avrebbe trovato sveglio. Forse, una chiacchierata e un Brandy avrebbero aiutato.

Il preside l'aspettava già: "Severus, entra. Anche tu non dormi?"

"Ho appena finito di preparare la stanza di Potter... Harry. Quel dannato elfo, mi ha fatto innervosire."

"Dobby è piuttosto protettivo nei confronti di Harry. Credo che sia perché gli ha fatto avere la libertà in cambio di nulla. Serviti da bere."

Severus fece come detto dal preside per poi mettersi comodo su una delle poltrone di fronte all'uomo seduto alla scrivania con il suo bicchiere di Brandy.

"Lo sapeva?"

"Cosa?"

"Me e Harry."

"Sospettavo e speravo."

"Perché?" chiese stanco degli enigmi dell'uomo.

"Severus, guardati. Davvero non capisci cosa sta per accadere. Oggi è il primo giorno della fine della guerra. I libri di storia riporteranno questo giorno come il momento in cui tutto è iniziato."

"Harry sarà più forte, con me. Il potere delle anime gemelle è impressionante." sospettava che il preside si riferisse a ciò.

"Non è quello il potere che distruggerà Voldemort. Tu sei un discendente dei re, dovresti aver capito di quale potere abbiamo bisogno per fermare il Signore Oscuro."

"Quel potere... Io non posso avergli accesso. È richiesto un mago o una strega con il cuore puro per poterlo usarlo. Io chiaramente non ho il cuore puro." sospirò, detestando che l'altro avesse tirato fuori quella storia.

"Un cuore puro, non è necessariamente un cuore senza peccato o senza cattiveria. Un cuore puro si può ottenere con la persona giusta accanto."

Severus scoppiò a ridere. 

"Crede che Harry mi renderà un uomo buono con il suo amore."

"Severus, è già iniziato. Hai creato una stanza per Harry, invece di fare ciò che come purosangue dovresti fare." lo trafisse con il suo sguardo pieno di saggezza.

"Non lo costringerò al matrimonio, solo perché il galateo lo richiede. Mia madre ha sposato la sua anima gemella dopo un giorno che lo conosceva e sa come è andata a finire. Non è da me costringere qualcuno a fare qualcosa del genere contro la sua volontà." ringhiò quasi.

"È questo. Harry lo capirà e apprezzerà la tua scelta. Vi avvicinerete prima che possiate capire come è successo."

"Improbabile. Un Grifondoro." ridacchiò.

"Non mi pare che tu abbia problemi con i Grifondoro. Beh, tranne quando levi punti."

"Devo pur insegnare loro il rispetto."

"Vedi, non c'è un briciolo di malvagità in te. Quello che fai è sempre per uno scopo preciso. In passato, sei stato duro con lui solo per renderlo più forte. Ora dovrai amarlo e lui starà bene e sarà più sicuro di sé per affrontare Voldemort."

"Amarlo, non è così semplice. A malapena ci tolleriamo l'un l'altro."

"Però, quando avete collaborato per trovare la Stanza del Tesoro, siete andati d'accordo." lo riprese divertito.

"Dovevamo e poi abbiamo passato più tempo a discutere che altro." sbuffò, guardando altrove. 

Un paio di quadri sembravano divertiti dalla chiacchierata tra i due. Erano gli ex presidi di Hogwarts e in passato non avevano mai visto il professore in difficoltà in una discussione con l'attuale preside.

"Però ne siete usciti vivi, visto che nessuno poteva salvarvi da quel luogo. È stato grazie alla fiducia che si crea tra le anime gemelle."

Snape sospirò, sapeva che Silente aveva sempre ragione: "Credo che sia un punto di partenza. Dovremo trovare qualcosa in comune e quell'impresa potrebbe essere alla base del nostro rapporto."

"Ecco, bravo Severus. Un passo per volta."

Severus portò il bicchiere alle labbra, ma una fitta incandescente sul braccio lo bloccò. Silente aveva intuito cosa avesse l'altro che non andava, Voldemort stava usando il marchio sul braccio dell'uomo per chiamarlo, sicuramente la notizia di Harry e Severus anime gemelle era già arrivata al Signore Oscuro. 

Non si dissero nulla, mentre Severus si alzava per andare via, solo una domanda da parte di Silente: "Sei sicuro che sia una buona idea andare da lui?"

"Non corro rischi, sospetto che abbia un piano per avvicinare Harry."

"Sta attendo."

Severus lasciò l'ufficio e il castello, per potersi smaterializzarsi lontano dalle protezioni di Hogwarts e sparire nel nulla. 

~×~

Harry stava rileggendo in camera da letto la lettera per il suo padrino Sirius Black, mentre Edvige lo osservava dal davanzale in attesa di consegnare la lettera. 

 

Caro Felpato, 

Ti ringrazio per i bellissimi regali di compleanno che mi hai inviato. Non ho mai avuto degli abiti così belli. Non credi d'avere esagerato? E la scusa che mi servivano abiti da mago serio, non regge. Comunque li trovo splendidi e cercherò d'indossarli quando andrò a Hogsmeade durante i fine settimana.

Non ti ho scritto prima, perché volevo riassumerti anche la mia esperienza di oggi con il calderone in un'unica lettera, visto che sei in missione. 

Allora, da dove posso iniziare. Forse è meglio non girarci intorno e dirti che ho un'anima gemella. Ora vorrei che tu ti metta a sedere e evitassi di tenere la bacchetta in mano, per il bene di chi ti sta intorno. 

Devi sapere che la mia anima gemella è Severus Snape. 

Spero che continuerai a leggere questa lettera. 

Ti voglio assicurare che Severus si è dimostrato molto più gentile del solito e non vuole correre con tutta questa storia di unire i poteri.

Immagino di averti scioccato.

Fatti sentire presto, mi piacerebbe sapere il tuo parere sulla questione. 

Abbi cura di te. 

Con affetto Harry.

 

Chiuse la busta con la lettera e la cosegnò alla sua civetta che prese il volo per andare da Sirius Black. 

Harry sapeva che sarebbe stato uno shock per l'uomo. In passato, avevano fatto progetti che prevedevano una casa in campagna dove godersi la vita dimenticando Azkaban e i Dursley, ma ora c'era da tener in conto anche la presenza di Severus nella loro vita. Non si trattava di sostituire un padrino con un compagno, ma di far capire ai due uomini che c'era posto nella sua vita per entrambi. Purtroppo Severus covava rancore nei confronti di Sirius e del resto dei malandrini, a causa dei loro soprusi ai tempi della scuola. Solo negli ultimi due giorni sembrava avere iniziato a rispettare Remus Lupin come professore. C'era una certa oscurità in entrambi che veniva tenuta a bada e forse per questo i due avevano iniziato a comportarsi in modo meno prevenuto, l'uno nei confronti dell'altro. La sera prima erano stati visti parlare sempre e solo di questioni accademiche e mai personali, al tavolo della sala grande. 

Con Sirius, invece, era tutta un'altra storia. I due non si erano mai tollerati e Harry non ne sapeva il motivo, sapeva solo che sia suo padre e sia il suo padrino non avevano mai perso tempo a riflettere prima di attaccare briga con il giovane Severus. Forse ancora ora, Sirius era pronto a duellare con l'uomo per nulla, lo tratteneva solo il fatto che il professore di Pozioni era un mago con anni e anni d'esperienza nei duelli, mentre lui aveva passato troppo tempo senza bacchetta recluso nel posto peggiore al mondo. 

Harry si addormentò riflettendo sulla possibile reazione dell'uomo una volta letta la lettera. 

Aveva imparato che quando era così ansioso spesso si agitava nel sonno svegliando tutti nella stanza. Ron, Neville, Dean e Seamus che non erano ancora nei loro letti a baldacchino, ma nel dubbio che potesse svegliarli aveva fatto il solito incantesimo Silenziatore al suo letto.

"Quietus." pronunciò con un movimento delicato della bacchetta.

Sapeva che la maggior parte dei ragazzi lo usasse per fare altro nel proprio letto di notte, ma lui l'aveva sempre trovato utile per lasciar riposare gli altri. 

Dormì bene per molte ore, forse a causa del tè rilassante di Snape, prima di svegliarsi con una strana sensazione sul petto. Cercò di capire di cosa potesse trattarsi senza aprire gli occhi, ma la forma e il calore gli ricordavano la gatta di Hermione raggomitolata. Con ogni probabilità l'animale aveva scelto di andare a dormire da lui, come aveva fatto altre volte con Ron da quando non aveva più il ratto Crosta con sé.

Si mosse un po' per farla scendere e la gatta si stiracchiò puntando le zampe sullo sterno di Harry. Più che zampe al ragazzo sembrarono piccole manine. Decise di controllare aprendo gli occhi, proprio quando una vocina iniziò a parlare. 

"Che dormita! Quell'intruglio mi ha stesa."

Harry si sollevò di colpo vedendo una specie di esserino rosso con il corpo di donna e le ali sottile. 

"Ehi! Fa' piano. Non si scaraventano le signore sul letto." fece, mentre si sollevava sbattendo le ali velocemente e guardandosi intorno. 

"Non sono mai stata in questa parte dei dormitoi."

Sembrava curiosa dell'ambiente circostante, intanto Harry aveva preso la bacchetta e gli occhiali da vista e la guardava senza capire da dove fosse spuntata. 

L'esserino fece un giro della camera, con la rapidità di un colibrì, guardando i ragazzi che dormivano e poi tornò da lui. 

"Hai messo una barriera Silenziatore, cosa volevi fare? Cose sporche, vero?", strizzò l'occhio avvicinandosi a Harry. 

"Cosa?! No! Non faccio certe cose." si scandalizzò.

"Sì, lo so. Dovresti farle di tanto in tanto. È un esercizio ottimo per capire come ti piace fare sesso, ora che hai un'anima gemella."

"Ma... Io non... Ma tu chi sei? Come fai a sapere queste cose?"

"Io sono una fatina delle anime gemelle."

"Cosa? E perché sei qui?"

"Stavo dormendo, non so da quando. Appena hai trovato la tua anima gemella, mi sono svegliata."

"Dove stavi dormendo? Sono passate ore da quando ho trovato la mia anima gemella."

"Dormivo nel mio nuovo nido, quando ho sentito la presenza delle due anime riunite ho assorbito un sacco di energia da esso per potermi svegliare. A proposito, mi dispiace per averti levato le forze e fatto svenire oggi." sembrava dispiaciuta.

Harry la guardò stordito da tutte quelle informazioni e gli sorse un dubbio: "Di preciso dov'è il tuo nido?"

"Beh, non ti arrabbiare. È nel tuo petto."

"COSA?!" 

Per un attimo temette di aver alzato così tanto la voce da annullare l'incantesimo Silenziatore.

Era arrabbiato. Da quando il suo petto ospitava strane creature?

"Spiegati! E cerca di essere precisa o non risponderò delle mie azioni."

"Sì, però non urlare. Mi spaventano le persone che urlano."

All'interno della barriera la sua voce risultava di un volume normale, mentre dall'esterno si sentiva ben poco.

"Ok.", acconsentì. 

"Tempo fa, non so di preciso quando, hai distrutto il mio nido."

"Io non ricordo di aver distrutto un nido."

"Era una rosa di cristallo sottilissima nella Stanza del Tesoro nel castello. L'hai sfiorata. Non si sfiorano i nidi delle fate, non ti insegnano nulla in questa scuola."

"Oh, quello?"

"Sì, quello", incrociò le braccia al petto arrabbiata, per poi cambiare espressione: "Comunque, è stato un bene. Io non posso allontanarmi dal nido e lì sotto era una noia mortale."

"Allora, perché era lì il tuo nido?"

"Sono stata morsa da una fata vampiro e trasformata in fata in quel punto. Andiamo tipo in letargo per un po' prima di cambiare aspetto e uscire dal nido che si forma durante il letargo."

"Cos'eri prima?"

"Una ragazza! Non vedi?!"

"Scusa, non si capiva. Aspetta! Tu eri lì sotto ed eri solo una ragazza. Come hai fatto ad arrivarci? Io e Snape ci abbiamo quasi lasciato le penne."

"Io invece sono morta in quella stanza. Solo il morso della fata vampiro che avevo liberato per sbaglio, mi ha salvata in parte."

"In parte?"

"Non ricordo molto della mia vita prima di trasformarmi. So che sono stata colpita da qualcuno di cui mi fidavo e poi è stato praticato un incantesimo su di me, mentre cercavo di fuggire. È stato allora, che ho urtato qualcosa e la fata vampiro mi ha morsa. Una parte di me si è chiusa in un bozzolo, mentre il resto del mio corpo veniva disintegrato dal mio aggressore. La fata è morta dopo il morso e io ho passato, non so di preciso quanti, credo diversi anni in quella stanza. Poi sei arrivato tu e mi hai liberata da quel nido. Però avevo bisogno di un nuovo nido e mi sono chiusa a bozzolo di nuovo nella fonte di energia che più mi attraeva, cioè il tuo cuore."

"Perché sei uscita solo ora? Siamo a settembre, io sono stato in quella stanza a fine dicembre."

"Sono una fata delle anime gemelle, te l'ho detto. Mi attivo solo quando ci sono i presupposti necessari."

"Quando ho trovato la mia anima gemella."

"Sì, l'avrei fatto prima, subito dopo cena, ma il tuo compagno ci ha dato quel sonnifero. Ho dormito tutto il tempo."

E dicendolo sbadigliò. 

"Cosa fanno le fate delle anime gemelle di preciso?"

"Beh, questo non lo so. È il mio primo incarico. Non so cosa facciamo. So solo che ha a che fare con te e il tenebroso."

"Tenebroso?"

"Sì, come si chiama il tuo compagno?"

"Severus Snape. Meglio se non ti fai sentire di chiamarlo così."

"Tranquillo, non capiterà. Puoi vedermi solo tu per adesso."

"Ecco! Altre voci che mi faranno sembrare pazzo.", disse più a se stesso ricordando il basilisco e il serpentese che solo lui capiva. 

"Non è colpa mia." sbadigliò di nuovo: "Ora scusa, ma non sono ancora del tutto in forze. Torno a dormire. Sta tranquillo, non ti disturberò spesso."

"Ok. Ehi aspetta, che fai?"

"Torno al mio nido. Ora sta fermo e lasciami addormentare.", disse posandosi sul petto di Harry. 

Il ragazzo la guardo per qualche secondo, prima che si addormentasse assorbita dal suo petto. Cerco di capire dove fosse sparita, ma sul petto non si sentiva nulla di strano. Doveva essere una creatura di puro spirito per svanire così. 

 


NOTE DELL'AUTRICE

La storia si ispira involontariamente a 'The Marriage Stone' perché è una delle ff che ho amato di più su questi due personaggi e consiglio vivamente.
Alcuni incantesimi potrei averli modificati, spero di non essere linciata.
La fatina è ispirata a quella dei dentini delle '5 leggende', solo più rossa.

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Capitolo 3
*** 3-Tutti sanno ***


CAPITOLO III

 

Snape giunse nel quartiere malfamato di una delle tante città dove i maghi avevano creato zone lontane da occhi babbani. 

Percorse una via stretta che conduceva in un vicolo altrettanto stretto. Le sue vesti scure lo nascondevano nel buio della notte illuminata da qualche lanterna qua e là. Solo il suo viso esaltava chiaro come quello di un fantasma. Una delle mani era posata sulla bacchetta al fianco, mentre l'altra su un pugnale che portava sempre nascosto sotto i pesanti abiti. 

Un mago tentò di avvicinarlo per vendergli qualcosa d'illegale, ma bastò uno sguardo per allontanarlo e lasciargli libero il passaggio. 

Quello che sembrava solo un vicolo si trasformò ben presto in un vero labirinto, ma Snape sapeva bene dove andare. Era il marchio sul suo braccio a guidarlo. Giro più volte a destra e poi a sinistra, prima di trovare la porta della casa che cercava e dove dimorava temporaneamente lui: Voldemort. 

L'uomo non sapeva bene cosa aspettarsi. Aveva fatto i suoi calcoli e sospettava che Voldemort non l'avrebbe ucciso così presto, erano passate solo poche ore da quando Silente aveva annunciato il suo legame con Harry. Sicuramente, Voldemort non vedeva nessuna utilità in lui da morto, visto che non c'era stata ancora un'unione vera e propria e Harry non avrebbe sofferto minimamente la sua morte.

Il Signore Oscuro aveva un piano e il pozionista ne faceva parte. Doveva scoprire qual era, se voleva salvare Harry.

La porta si aprì da sola, non appena giunse in prossimità. Oltrepassò la soglia e a pochi passi vi trovò in tutta la sua regale eleganza Lucius Malfoy. 

"Severus, credevamo che non venissi." ghignò.

"Davvero Lucius. Cosa ve lo faceva credere?"

"Sai, il recente legame con la tua anima gemella. Draco mi ha riferito che te lo sei portato nelle tue stanze, senza tanti complimenti. A quest'ora dovresti essere ancora preso da un corpo così fresco e acerbo."

"Caro Lucius, non tutti sono come te." fece sarcastico.

"Non ci credo. Avevi il giovane Potter tra le mani e non gli hai fatto pagare tutto quello che ti fece James, trascinandolo a letto?! Una volta non ti facevi tanti problemi. Il ruolo da professore ti ha rammollito."

Severus, gli si avvicinò a pochi centimetri dal viso e sibilò al mago biondo: "Se vuoi ti mostro quanto mi sono rammollito. Tira fuori la bacchetta."

L'altro lo derise: "Vedi, una bella scopata ti avrebbe fatto bene. Sei tutto un fascio di nervi." 

Severus fece per prendere la bacchetta, ma una voce calma e glaciale non glielo permise. 

"Lucius, non far tardare il nostro ospite. È qui per condividere con me preziose informazioni."

Lucius assunse un'aria di sottomissione che ricordava tanto quella di Dobby prima della sua liberazione e lasciò passare Severus che stava seguendo la voce proveniente da dietro una porta accostata. 

"Entra Severus." 

Il mago fece il suo ingresso nello studio dove si trovava Lord Voldemort comodamente seduto ad una scrivania. Davanti a lui un paio di volumi antichi di magia, su cui non riuscì a soffermarsi a lungo per non destare sospetti da parte dell'altro. 

"Vieni anche tu, Lucius."

"Sì, mio Signore."

Severus pensò che la spina dorsale di Lucius fosse appena sparita. Accadeva sempre davanti a Voldemort che diventasse servile quanto Peter Minus.

Voldemort attese che Severus chinasse il capo in segno di saluto, prima di iniziare a parlare, mentre accarezzava la testa di Nagini che si era fatta più vicina allo stregone. Quel serpente non era mai piaciuto a Severus, sembrava avvertire che non ci si potesse fidare di lui e ogni volta si posizionava in difesa del suo amato padrone.

"Congratulazioni Severus. Lucius mi ha riferito della tua unione con Harry Potter."

Severus si limitò ad emettere un mezzo sbuffo infastidito, quasi a voler dimostrare che non gli importava nulla del Grifondoro e lo considerasse solo un peso. 

"Non fare così. Tutto ciò è accaduto per un buon motivo e va a nostro vantaggio." 

"Sì, mio Signore, ma ciò non toglie che ho un inutile moccioso Grifondoro tra i piedi."

"Questo è un bene per i nostri piani."

L'altro attese che rivelasse le sue intenzioni, ma Voldemort sembrava aver avuto un'illuminazione. 

"Mostramelo, Severus. Mostrami il nostro giovane Potter come ha reagito." chiese stranamente allegro.

Capì subito che stava per ritrovarsi la mente scandagliata dalla Legilimanzia del Signore Oscuro. Si era sempre opposto a ciò, ma in alcuni casi aveva dovuto lasciare che Voldemort vedesse i suoi pensieri e ricordi. Aveva imparato a isolare alcuni ricordi e a proteggerli con l'Occlumanzia così da impedire che scoprisse il suo doppio gioco. Voldemort non aveva cercato di abbattere quelle barriere, lasciando che fosse il mago a spiegargli il motivo di tali segreti e Severus aveva sempre detto che erano parti dolorose della sua vita e che appartenevano a lui e a lui soltanto. Gli era stato risposto, a quel punto, che il dolore è l'unica vera emozione che appartiene ad un uomo, tutte le altre sono inutili illusioni. 

Ora, Voldemort chiedeva di vedere ricordi freschi di poche ore. Non era sicuro che se pur alzando le barriere sulle confessioni che aveva fatto a Harry, l'altro non scoprisse il suo doppio gioco. 

Lo lasciò entrare nella sua mente, quando i suoi occhi di fermarono su quelli dell'altro. 

Lasciò che Voldemort vedesse i momenti in cui si era infuriato alla scoperta della sua anima gemella, ma non gli permise di vedere il motivo vero, come non lasciò che vedesse le confessioni fatte a Harry. In cambio lasciò che vedesse quando l'aveva portato in braccio tramite il camino dell'ufficio del preside in infermieria e aveva atteso che si svegliasse, finché Lupin non era arrivato e lui aveva preferito non interessarsi alle condizioni di Harry. Non gli permise di avvertire quel senso di preoccupazione che l'aveva fatto temere per la salute del ragazzo. 

Voldemort poté vedere Snape che si divertiva a prendersi gioco dell'inesperienza del ragazzo. Aveva visto le gote rosse del giovane alle domande personali dell'uomo e si era beato di scoprire dell'innocenza ancora non raccolta di Harry. 

Severus gli lasciò intravedere anche brevi momenti in cui aveva osservato Harry in modo diverso in quei due giorni. Era dall'arrivo ad Hogwarts che aveva notato una certa bellezza acerba nata in quell'estate e che stava trasformando il ragazzo in un uomo desiderabile da chiunque, ma che il destino aveva consegnato nelle sue mani.

Voldemort sembrava soddisfatto da ciò che aveva visto. 

Uscì dal sua testa e lo osservò con un sorriso malignamente felice sul viso pallido e privo di vere fattezze umane. 

Prese a parlare con quel tono sibilato da serpente: "Amalo Severus."

L'uomo lo guardò confuso. Non si aspettava nulla del genere lasciare le labbra del Signore Oscuro, tanto meno la parola "amore". Dubitava persino che l'uomo ne intuisse o sapesse il significato. 

"Mi perdoni mio Signore, ma non capisco. Perché?"

L'altro sembrava avere qualcosa di divertente in mente, tanto che gli sorrise: "Severus, ti renderò il mago più potente, dopo di me ovviamente. Devi farlo solo innamorare e di conseguenza unire i vostri poteri, poi lo porterai da me e io ti darò un potere senza limiti."

Lucius era rimasto a bocca aperta, non poteva credere che il mago che aveva servito fedelmente desse ad uno come Snape, una magia illimitata che l'avrebbe elevato a secondo mago più potente, mentre lui non aveva mai avuto una tale offerta, nonostante anni di onorato servilismo. 

Severus, dal canto suo, era rimasto impassibile a riflettere. 

Voldemort intuendo i pensieri adirati di Lucius lo riprese: "Se ti stai chiedendo perché non ti ho mai fatto una tale offerta, Lucius, è perché non sopravviveresti a questo incantesimo. Invece, il nostro professore di Pozioni può riuscirci. Lui ha conoscenze che fanno invidia a Silente, permettendo alla sua mente di reggere ad un tale potere e il suo sangue appartiene ad una stirpe potente, il corpo non riporterà danni."

Severus cercò di apparire distaccato, aveva una domanda che avrebbe rivelato le intenzioni di Voldemort: "Come?"

Il mago fu soddisfatto di quella domanda, l'aveva incuriosito e quella era la cosa più importante. Il professore era sempre stato molto curioso in fatto di incantesimi oscuri, copiando diversi dei suoi e facendolo diventare già così un grande mago. 

"Portami Potter, quando sarete completamente uniti e quando lui si fiderà ciecamente di te. Verrà sacrificato e tu avrai tutto il potere che un mago può desiderare. Mentre io riuscirò finalmente a sbarazzarmi del moccioso e nessuna profezia mi fermerà più." sorrise.

"La mia unione con Potter mi porterà ad essere protettivo nei suoi confronti. Potrei non essere in grado di rinunciare a lui." cercava finte scuse per non destare sospetti in futuro sulla sua lealtà.

"Oh Severus, sappiamo entrambi che non sei un sentimentale. Non vuoi un peso come quello tra i piedi per il resto della vita. Goditelo adesso, presto ti stancherai di lui. Ti conosco, non ti affezioni a nessuno. Il massimo che il moccioso può aspettarsi da te è lussuria e possessività, null'altro."

"Sì, mio Signore, farò così. La prossima volta che ci vedremo, avrò Potter con me."

"Bravo mio re."

Severus sollevò subito il capo dopo averlo abbassato in segno di congedo. Non capiva perché Voldemort l'avesse chiamato re e non voleva saperlo. Lui non era un re, anche se poteva vantare il titolo di principe del mondo magico, che teneva attentamente nascosto. In pochi ricordavano chi fossero gli Snape, ma a quanto pareva, il Signore oscuro lo sapeva bene.

~×~

Era stata una notte davvero strana, ma la mattina era stata ancora più strana per Harry. Dover fare i bagagli, mentre tutti si chiedevano che male avesse fatto nella sua vita precedente per meritare di finire a vivere con il professore più odiato dell'universo, nessuno lo comprendeva. 

Dobby era andato ad aiutare Harry e a prendere il baule per portarlo negli appartamenti di Severus, che giusto per non dimostrare il suo disprezzo per l'elfo, aveva trattenuto un paio di insulti quand'era inciampato nel baule appena apparso in salotto. Se l'inizio era così, non immaginava il resto della sua vita con quel mostriciattolo che correva da Harry ogni volta che poteva. 

Sia Harry che Severus si rincontrarono a colazione. Il loro fu solo uno scambio di sguardi dai rispettivi posti a sedere. 

Severus aveva evitata di concentrarsi sul ragazzo troppo a lungo, aveva altro a cui pensare, tipo Voldemort che sembrava averlo eletto a suo secondo e deciso per la distruzione della sua anima gemella solo per fargli acquisire maggiori poteri. L'unica cosa che aveva rallegrato quella nottata era lo sguardo colmo di invidia di Lucius Malfoy, per essere appena divenuto il preferito del suo amato Signore Oscuro. 

Si voltò a guardare il figlio dell'uomo, seduto tra i Serpeverde e intendo a condurre una conversazione, ottenendo l'attenzione di buona parte della sua zona del tavolo. Era cresciuto, constatò, il presuntuoso biondo che cercava sempre di ingraziarselo durante le lezioni. Per fortuna stava perdendo quei tratti del carattere di Lucius e stava mostrando capacità tenute nascoste. Non aveva più molto del padre se non un'algida bellezza in via di sviluppo. 

Presto sarebbe diventato maggiorenne anche lui e avrebbe dovuto affrontare il Calderone delle anime gemelle. Sapeva che i primogeniti Malfoy, non trovavano mai la loro anima gemella subito, ma passava sempre qualche anno. Erano maghi e streghe dominanti e intendi a portare avanti il nome della famiglia come capi freddi e forti, dominando anche sulle loro anime gemelle. Draco Malfoy era proprio quel tipo di persona, anche se sospettava che in lui ci fossero cose ben piu interessanti che non permetteva a nessuno di vedere. 

L'aveva visto girarsi in direzione di Harry più volte, sicuramente stava preparando qualcosa per tormentare il ragazzo. Poi, era stato un attimo e aveva visto Draco rabbuiarsi quasi subito tornare ad essere al centro dell'attenzione. Era stato solo per un secondo, ma il purosangue stava covando qualcosa di oscuro. Snape doveva capire cosa.

Intanto, aveva altre dieci cose da fare. Sarebbe stata una lunga giornata e l'ingresso nella sala di Sirius Black non semplificava nulla.

Lupin aveva già portato una mano sugli occhi, perché sapeva che la presenza dell'uomo non era positiva, mentre Harry si era alzato dal suo posto scavalcando la panca, donando un ampio sorriso al padrino e lasciandosi abbracciare stretto, troppo stretto.

Il primo sorriso che Severus gli aveva visto fare quella mattina e il fatto che fosse indirizzato ad un altro uomo lo irritava notevolmente, ma le mani di Sirius che percorrevano la schiena di Harry lo resero quasi furioso. Forse,Voldemort aveva ragione, lui era solo lussurioso e possessivo con Harry, se quella era la sua reazione neanche un giorno che erano stati riconosciuti come anime gemelle. 

Anche gli occhi di qualcun altro si posarono sui due, provando uno strano senso di invidia e gelosia che ancora non capiva da dove provenisse. 

Tutti gli studenti bisbigliarono eccitati all'idea di vedere per la prima volta il più grande fuggitivo della storia,  l'unico mago ad essere scappato da Azkaban e ad essersi nascosto dai dissenatori per quasi due anni. Ora era stato riconosciuto innocente, il che gli donava un'aura di mistero da uomo inquieto e tormentato, cosa che faceva sospirare molte studentesse e anche qualche studente.

Sirius si staccò dal suo figlioccio temendo di averlo appena messo in imbarazzo davanti a tutta la scuola, ma sembrava che ad Harry non interessasse, in fondo aveva passato di peggio alla cena della sera prima quando Silente aveva fatto l'annuncio. Vedere Sirius e avere a che fare con la sua affettuosa irruenza gli faceva solo piacere.

"Harry, come stai? Sono venuto appena ho saputo." domandò preoccupato. I suoi occhi azzurri scandagliarono il viso del figlioccio in cerca di indizi rivelatori.

"Sto bene, ma la missione?" sussurrò, vicino all'orecchio del padrino per non essere ascoltato da altri. 

"L'avevo completata già ieri mattina, ma non mi sembrava necessario farmi vivo. A quando pare, mi sbagliavo." 

Puntò gli occhi chiari verso il tavolo degli insegnanti, venendo ricambiato da uno sguardo gelido e oscuro. 

"Harry, lui non ti ha fatto nulla?", sussurrò anche lui all'orecchio del ragazzo, causando un'occhiata indagatrice da parte di Severus.

Harry arrossì e la cosa non passo inosservata a nessuno dei presenti.

"No!", affermò subito con voce stridula. 

Perché tutti erano convinti che Severus Snape fosse uno stupratore, non lo capiva e soprattutto non capiva questa fissa che avevano per il sesso. 

"Ora scusa, vado a salutare Silente e qualcun altro. Continua la tua colazione, sei pelle e ossa." fece, con atteggiamento bellicoso rivolto all'uomo che lo osservava attento. 

Lo lasciò al tavolo, salutando velocemente Hermione e Ron, e dirigendosi verso il tavolo degli insegnanti e verso il preside.

"Preside Silente." salutò giunto di fronte all'uomo.

L'anziano mago si alzò per dargli il benvenuto: "Sirius, è un piacere vederti. Scommetto di sapere cosa ti porta qui."

"Non volevo perdere l'occasione di dare il benvenuto in famiglia all'anima gemella di Harry. Come padrino devo fare le veci di suo padre James." affermò, puntando lo sguardo verso Snape. 

"Devi essere felice per Harry?"

"Non sa quanto. Ora mi scusi, vado a fare due chiacchiere con il professor Snape." annunciò con tono poco amichevole, mentre si dirigeva verso il professore di Pozioni che intuendo le sue intenzioni si era alzato e gli aveva fatto segno di seguirlo attraverso la porta laterale. 

I due uscirono e Harry che aveva osservato la scena preoccupato si agitò sulla panca. Non osava immaginare cosa i due uomini volessero fare, data la loro antica rivalità.

~×~

"Aspetta!" ordinò Severus a Sirius che sembrava voler già iniziare la lite nel corridoio: "C'è una sala vuota di qua."

Entrarono e Severus silenziò la stanza dopo aver bloccato la porta.

Sirius lo guardò di sbieco prima di parlare: "Cos'è tutta questa storia? Tu non puoi essere la sua anima gemella!"

"Perché?" chiese d'istinto arrabbiato. 

"Perché?! Perché lui è Harry e tu sei un essere subdolo, privo di morale e crudele. Hai manomesso il Calderone per avere Harry, ammettilo!"

Avevano iniziato a girarsi intorno come belve pronte alla lotta.

"Perché avrei dovuto farlo? Sopravvaluti la mia bravura di mago, se credi che sia riuscito a manomettere il Calderone. Nessuno può. E poi, cosa dovrei farmene di Harry pur riuscendoci."

"Tu puoi. Per avere Harry."

"Perché?!" quasi urlò.

"Perché è Harry. Non dirmi che non ci hai mai pensato. Ti ho visto spesso seguirlo con lo sguardo. Osservarlo. Provocarlo. Sembravi ossessionato da lui."

Rispose furioso: "Per proteggerlo! Ho tenuto d'occhio Harry solo per assicurarmi che non si facesse uccidere come un idiota. Come quell'idiota di James."

"Non parlare così di lui! E poi, io dovrei crederci? Non vedevi l'ora di mettere le tue luride mani su di lui."

"Senti chi parla." si lasciò andare ad una risata.

"Cosa vuoi dire?" Sirius non capiva. 

"Abbracci, segreti sussurrati all'orecchio. Cosa dovrei pensare. Gli sei praticamente saltato addosso."

"Sono il suo padrino e lui è la mia famiglia." si difese, scattando verso di lui.

"Sì, ci credo. Tu abbracciavi tutti i membri della tua famiglia in quel modo. Ricordo molto bene."

"Sei solo invidioso che lui prova più affetto per me e non ne proverà mai per te."

"Vedremo. Lui è la mia anima gemella. Appena si sarà abituato all'idea, non sarai più così importante per lui."

"Lui non si abituerà mai a te. Non ti permetterò di unirti a lui. Qualsiasi cerimonia tu abbia in mente per oggi, meglio se l'annulli. Evita di fare una brutta figura davanti a tutta la comunità magica."

"Non ho nessuna cerimonia in programma per oggi."

"Cosa?" quasi sussurrò quella domanda preso alla sprovvista.

La porta si sbloccò e Silente accompagnato da Lupin fece il suo ingresso con la bacchetta in mano.

Come preside di Hogwarts aveva accesso a qualsiasi stanza conosciuta del castello, nonostante gli incantesimi che le bloccavano. 

"Signori, spero che abbiate terminato la vostra chiacchierata? Abbiamo tanto di cui parlare, ma preferirei che lo facessimo in modo più tranquillo. Severus, raggiungi la tua classe con Lupin. A breve iniziano le lezioni. Sirius, perché non vai a fare colazione in sala. Con lo stomaco pieno le cose appaiono sotto un'altra luce."

Con poche parole Silente aveva calmato i due.

"Parleremo più tardi nel mio ufficio. Sono sicuro che ci sia tanto da fare e da dire sul futuro di Harry. Andate ora."

~×~

Ron stava facendo delle supposizioni da diversi minuti. 

"Secondo voi quei due stanno duellanto?" domandò riferendosi a Black e Snape.

"Anche se fosse, Silente e Lupin stanno andando da loro. Li fermeranno." fece Harry nervoso, rigirando le uova nel piatto senza una vera e propria intenzione di metterle sotto i denti. 

"Spero proprio di no." aggiunse Hermione: "Un duello tra quei due finirebbe proprio male."

Harry non sapeva quanto essere preoccupato e soprattutto per chi, esserlo. Iniziava a sentire qualcosa di strano nel petto ogni volta che pensava a Severus ferito. Un fastidio asfissiante, forse la fatina che aveva nidificato proprio lì, lo stava spingendo a provare emozioni per l'uomo. Sospettava che fosse quello il suo compito, quindi non prestò poi così tanta importanza a quelle nuove emozioni. Tutta colpa della fata delle anime gemelle, ne era certo. 

Non aveva parlato dell'esserino a nessuno quella mattina. Come aveva detto Hermione in passato "Sentire voci non è un bene" e visto che non poteva provare l'esistenza della fata aveva deciso di non raccontare nulla a nessuno per ora.

Ron annunciò l'arrivo dei gufi e quindi della posta. Non appena i presenti intorno a loro notarono uno dei gufi entrati in sala dirigersi verso di loro in picchiata, cercarono di proteggersi in ogni modo possibile compresi incantesimi scudo. Infatti, trattandosi del gufo di Ron, si schiantò dritto al centro della tavola facendo volare qualche vassoio per fortuna quasi vuoto.

"Ron, non credi che sia arrivata l'ora di mandare questo gufo in pensione e affidare la posta a qualcun altro!" esclamò Hermione. 

"Per ora abbiamo solo lui. E poi è piuttosto efficiente quando si tratta di consegnare lettere segrete, il problema è la posta di tutti i giorni."

"Noto." affermò sarcastica. 

Anche Edvige si posò sul tavolo, consapevole dei rischi di farlo prima dell'altro gufo. Portava solo la Gazzetta del Profeta, ma sembrava più pesante del solito. 

Ron guardò la sua posta e vide che c'erano un paio di lettere per Harry da parte di suo fratello Charlie e di sua madre. 

"Harry, la mia famiglia ti ha scritto. Strano. Hai visto i miei solo due giorni fa l'ultima volta."

"Forse, c'è qualche notizia dall'Ordine della fenice per me. O alla Tana non hanno visto tornare Sirius e sono preoccupati." suppose prendendo le lettere e iniziando ad aprire quella di Molly. 

"Posso capire mia madre, ma Charlie è in Romania, cosa c'entra con Sirius?"

Harry iniziò a leggere.

 

Caro Harry, 

Appena abbiamo saputo la notizia ci siamo messi a piangere. 

 

"Hanno saputo del Calderone. Ecco perché mi hanno scritto." rispose a Ron curioso.

Sembrava una lettera dal tono deprimente. Sicuramente Molly, come tanti, era sconvolta dalla notizia di Harry e Severus anime gemelle. 

Però, il tono della lettera cambiò quasi subito.

 

Stiamo scoppiando di felicità per te e Severus. Abbiamo sempre sospettato che ci fosse un motivo per cui lui è sempre stato attento a te e ha fatto tutto il possibile per tenerti al sicuro.

Non vediamo l'ora di ricevere il vostro invito di nozze. Se hai bisogno d'aiuto per qualsiasi cosa, i gemelli sono disponibili.

L'intera famiglia vi fa le congratulazioni. 

A presto Harry. 

Molly

 

P.S. Sirius sembrava un tantino nervoso quando l'abbiamo visto partire in groppa ad Alisecco. Se lo vedi, tienilo lontano dal tuo compagno.

 

Harry impallidì. Stava già immaginando il peggio. Guardò verso la porta da cui i due uomini erano usciti e immagino un duello all'ultimo sangue.

"Harry, cosa dice?" 

Hermione riportò la sua attenzione sulle lettere. 

"Sono solo congratulazioni."

Lesse l'altra lettera inviata da Charlie. 

 

Ciao Harry,

Ho saputo di Snape e scommetto che in questo momento i miei genitori ti avranno già inviato gli auguri, ma io e i gemelli sospettiamo che tu non sia proprio al settimo cielo per tutto ciò. 

Speravamo che la tua anima gemella fosse Ginny, ma visto che così non è, siamo pronti ad aiutarti in qualsiasi modo per tenere a bada il pipistrello. Fred e George si sono offerti volontari per organizzare le nozze, proprio per impedirgli di metterti le mani addosso. Ron sarà sicuramente dei nostri e io sono pronto a portare un paio di Spinati dalla Romania.

Informa i ragazzi su qualsiasi cosa tu abbia in mente e loro eseguiranno i tuoi ordini.

Siamo pronti a tutto per te e chiaramente i gemelli non vedono l'ora di vendicarsi di un paio (cinquantatre, Fred ha tenuto i conti) punizioni ingiuste subite da Snape.

A presto.

Charlie

 

Harry era allibito. C'erano diverse motivi per cui i Weasley potevano avercela con Severus, ma di certo non richiedevano l'intervento di mezza famiglia. E soprattutto: perché erano convinti che stesse per sposarsi, praticamente in giornata? 

"Cosa vuole Charlie?" domandò Ron.

"Lui e i gemelli stanno complottando per rovinare il mio matrimonio e tu sei dei loro."

"Logico... Ehi aspetta, tu non stai per sposarti?"

"No. Ma tutti danno per scontato che io stia per farlo. C'è qualcosa che dovrei sapere?"

Hermione e Ron si guardarono in faccia non sapendo come affrontare l'argomento matrimonio.

"In realtà c'è una spiegazione logica." disse Hermione: "Quasi tutte le famiglie purosangue, come quella del professore Snape, procedono alla cerimonia di matrimoni quasi subito dopo aver trovato la propria anima gemella. Ci aspettavamo che voi due vi sposaste già in serata."

"Non credo che accadrà tanto presto. Tra noi non c'è nulla. Sposarsi, così su due piedi, sarebbe un azzardo." 

Harry era davvero preoccupato ora. Il fatto che tutti si aspettassero una cerimonia, lasciava intendere che li vedevano come una coppia a tutti gli effetti. Sicuramente credevano che si sarebbero uniti fisicamente a breve e l'idea lo disgustava leggermente. Non tanto perché si trattava di Severus, ma perché doveva fare sesso con un uomo. Lasciare libero accesso ad ogni parte intima del suo corpo ad un altro uomo che con ogni probabilità non vedeva l'ora di appagare i propri istinti. 

Sposarsi era solo il primo o ultimo passo di quell'unione, che ci fosse sesso prima o dopo, Harry era completamente fregato per il resto della vita.

"Il matrimonio è solo un patto legale Harry. Quello che deve accadere tra di voi è iniziato quando vi siete riconosciuti come anime gemelle. Non preoccuparti, tutto verrà al momento giusto, compreso il matrimonio." spiegò Hermione. 

"Credo che affronterò tutto un po' per volta. Se è vero che Severus non vuole correre, ci sarà tempo per il matrimonio."

Prese la Gazzetta del Profeta e la srotolò. Non voleva pensare a tutto ciò per ora, ma il destino aveva deciso diversamente. In prima pagina c'era la sua immagine e quella di Severus sormontate dal titolo "Anime gemelle".

Ci mancò poco che Harry avesse un collasso. La sera prima aveva solo ipotizzato che sarebbe finito sulla Gazzetta con Severus, ma ora vedendo la prima pagina si sentiva morire.

Intorno ai tre amici, anche tutti gli altri stavano leggendo il giornale, sussurrando al vicino di posto e mostrando le pagine stampate.

Harry provava un terribile imbarazzo. Non credeva di finire in prima pagina. Certo, aveva immaginato che dopo gli accadimenti al Ministero della magia tutti tenevano gli occhi puntati su di lui. 

Ricordava quel giorno in modo chiaro ancora adesso. Finalmente era stato dimostrato che Lord Voldemort era tornato e non era solo. Grazie a qualche foto scattata prima che lo stregone e i suoi mangiamorte scappassero, era stata dimostrata anche l'esistenza in vita di Peter Minus, e Sirius era stato scagionato dalle accuse d'omicidio a suo carico. 

Ora, tutti credevano a Harry e soprattutto vedevano in lui il loro salvatore, infatti la profezia era stata resa pubblica. Lui avrebbe ucciso Voldemort e tutti ci credevano, ma Harry non ne era tanto sicuro.

Harry sfogliò il giornale e capì che diverse pagine erano state aggiunte solo per descrivere la nuova coppia. 

Qualche risata venne dal tavolo dei Serpeverde, ma Harry non ci badò tanto, troppo preso dagli articoli. 

Nei primi articoli si parlava della coppia e delle nozze imminente. Un giornalista si chiedeva anche se ci fossero regole per cui alunno e professore non potessero essere una coppia e se per correttezza negli esami, Harry non dovesse essere trasferito in un'altra scuola. Il ragazzo sbuffò, non ci pensava proprio a farsi trasferire da nessuna parte.

In un articolo più serio, il giornalista si chiedeva di quanto i poteri del ragazzo sarebbero aumentati grazie all'unione con il professore. Iniziava a chiederselo anche Harry.

Nelle pagine seguenti si parlava di Voldemort e della profezia che lo legava a lui e ora anche a Severus.

Arrivò all'articolo su Severus e la sua vita. Non si aspettava un articolo così lungo in cui si riassumeva la sua discendenza. 

Harry lesse la parola "re" almeno dieci volte e iniziava a chiedersi cosa significasse nel mondo magico. Forse studiare un po' di storia, come aveva consigliato Hermione, sarebbe stato utile per conoscere qualcosa di Severus.

"Harry, dobbiamo andare in classe." 

Ron lo scosse dai suoi pensieri e dalla lettura.

Ripiegò il giornale e lo mise tra i libri, seguendo i suoi compagni.

 



NOTE
Alisecco è Fierobecco. Il nome viene cambiato perché Fierobecco è ancora ricercato e condannato a morte.

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Capitolo 4
*** 4-Lezione di Pozione ***


CAPITOLO IV

 

Le lezioni erano state piuttosto tranquille. 

Harry si aspettava di venir bersagliato da ogni tipo di battuta esistente a doppio senso, invece sembravano avere tutti un certo rispetto per le unioni dovute al Calderone e i Serpeverde più di tutti. Pensò, che fosse legato alla purezza del loro sangue e al potere se accettavano le anime gemelle di qualsiasi sesso ed età senza problemi. 

Questo atteggiamento valeva per tutti tranne che per Draco Malfoy. Harry era certo che avesse qualche brutto scherzo pronto per la lezione di Pozioni. 

L'idea di incontrare Severus a lezione lo faceva sentire strano. Temeva di fare una pessima figura davanti a tutti e soprattutto davanti a Severus, a causa di Draco. Nella sua mente si era fatto spazio il desiderio di dimostrare all'uomo quanto valesse come mago. Era certo che fosse sempre a causa della fata nel suo petto se faceva certi pensieri.

Come sempre, erano tutti in classe prima dell'arrivo del professore, che li raggiunse poco dopo con il solito svolazzare di mantello. 

Iniziò a scrivere alla lavagna una serie di ingredienti e dosaggi, mentre parlava: "Oggi, prepareremo la Tintura Camaleontica. Questa tintura, cosparsa su tutto il corpo, permette di risultare invisibile. La preparazione dura circa un'ora. Iniziate prendendo questi ingredienti." 

Si voltò incontrando lo sguardo di Harry che lo stava ascoltando attentamente, ma notò che ci aveva impiegato qualche secondo in più per muoversi alla ricerca degli ingredienti sullo scaffale in fondo all'aula.

Sarebbe stata una lezione difficile per entrambi. La situazione metteva in difficoltà Harry e di conseguenza Severus non era sicuro di come comportarsi con lui. Riprenderlo in aula per un qualsiasi errore, significava umiliarlo come compagno davanti a tutti. Continuò la lezione quando vide tutti con i loro ingredienti. 

"Accendete i fuochi sotto i vostri calderoni e fate scottare la sabbia nera. Quando è bollente aggiungete uno per uno gli ingredienti come li vedete elencati e fate bollire per dieci minuti."

Si sistemò il mantello e si sedette dietro la cattedra.

Gli alunni sembravano tutti presi dalla preparazione della pozione, anche Harry era stranamente molto attendo. Severus era certo che cercasse di non rincontrare il suo sguardo per timore di essere giudicato dai compagni. 

Hermione Granger era già a buon punto con la pozione e Severus diede altre istruzioni. 

"Una volta che l'avrete fatta bollire per dieci minuti, dovete usare la bacchetta per creare un vortice in modo da rimescolare il tutto inserendo la magia."

Mostrò come fare con il calderone di Hermione, creando una sorta di piccolo tornado che cambiava colore a seconda della velocità applicata e iniziava a brillare riempiendosi di magia. 

"La magia è uno degli ingredienti fondamentali."

Lasciò che la ragazza continuasse il lavoro da dove l'aveva lasciato e attese di vedere quanti disastri sarebbero avvenuti con quella parte del procedimento della cottura della pozione. Era certo che ci sarebbero stati un paio di schizzi piuttosto fastidiosi, ma nulla di pericoloso, tranne per una delle persone che stava per usare la magia in quel momento. Una delle alunne Serpeverde sposata con la sua anima gemella da poco tempo stava per alzare la bacchetta, quando Snape le bloccò il braccio con un movimento fulmineo. 

"Tu no!" ordinò, con il suo solito tono che non ammetteva repliche. 

La ragazza parve confusa e anche il resto della classe. 

"La tua magia è aumentata e non ne hai il controllo. Ustioneresti tutti in questa classe. Ti allenerai sul controllo della magia prima di produrre questa pozione. Per questa volta mi occuperò io di questa fase del tuo esercizio."

Lasciò il braccio della ragazza e creò nuovamente il tornado di prima, solo che questa volta non s'illuminava perfettamente come quello della Granger. 

"Poco bollita. La pozione non funzionerà." 

Harry non aveva capito perché Severus avesse bloccato la ragazza e appena ebbe la possibilità di voltarsi, chiese a Hermione. 

"Cos'è successo?"

Hermione capì subito: "Si dev'essere unità alla sua anima gemella da poco. La sua magia è aumentata e non è in grado di controllarla. Ieri ha fatto esplodere un vaso mentre si preparava per la lezione di Trasfigurazione."

"Davvero? Ora capisco."

Tornò alla sua pozione appena il professore li vide parlare. Era pronto anche lui per quella fase di preparazione. Prese la bacchetta e iniziò a far vorticare il composto in modo perfetto.

Draco che era seduto non molto lontano da lui, non aveva perso di vista nessuna azione di Harry e decise che quello era il momento giusto per farlo arrabbiare. 

"Potter."

Harry finse di non sentire. 

"Potter, girati. Devo dirti una cosa."

"Lasciami perdere Malfoy." ringhiò, certo che l'altro stesse per mettere in atto qualche meschinità. 

"Peccato. Volevo chiederti di perdonarmi per tutto quello che ti ho detto in passato. Ora sei praticamente uno di noi Serpeverde e..."

"Cosa?! Io non sono un Serpeverde!" sibillò voltandosi. 

L'intento di Malfoy era proprio quello di farlo girare e mostrargli un'immagine ritoccata di lui e Snape che si avvicinavano così tanto da sembrare che si baciassero.

Harry rimase abbastanza scioccato dall'immagine, arrossendo, ma non tanto da perdere il controllo sulla pozione che stava facendo vorticare. Si voltò a controllare il vortice e notò che non era successo niente, anzi la pozione era rosa scuro e brillante come ci si aspettava. 

Si voltò nuovamente per rispondere furioso a Draco, che intanto aveva nascosto il fotomontaggio magico. 

"Sei un idiota Malfoy!"

Al suo fianco una voce decisa lo fece trasalire: "Potter!"

Harry a quel punto perse completamente il controllo del piccolo vortice a causa di quella voce calda e forte. Ebbe solo il tempo di vedere Ron di fianco alzare un libro aperto per proteggersi da qualcosa di rosa che schizzo davanti a lui.

Quando capì che ad essere investiti dalla pozione erano solo lui e la figura scura alla sua destra, comprese che era morto. 

Le risate si sollevarono velocemente e velocemente sparirono. Harry scoprì il motivo quando guardò Snape in faccia, era coperto di un rosa acceso che gli colava lungo il volto e il torace coperto dalla giacca nera chiusa da molti bottoni e oramai inguardabile. Per fortuna la pozione era fredda e non bollente come all'inizio del procedimento. 

"Potter." sospirò l'uomo trattenendo l'ira e usando sempre quel suo modo di trascinare la "r" finale.

Harry trattenne una risata nel vederlo in quello stato, non che lui fosse messo meglio, e semplicemente chiese scusa. 

Non aveva paura di lui e non capiva il perché, visto che l'uomo aveva il solito sguardo assassino di ogni volta che lo puniva. 

"Resterai in classe finché non avrai pulito tutto. Forse la prossima volta starai attento alla tua pozione, invece di chiacchierare."

Harry avrebbe voluto dire che Draco l'aveva distratto, ma l'idea che il Serpeverde mostrasse quell'immagine a Severus e a tutta la classe, lo fece desistere per pudore.

Gli venne dato dal professore un solvente magico per pulirsi la faccia e i vestiti. Diede una pulita anche al povero libro di Ron, mentre notava che Severus si era limitato a pulirsi alcune ciocche di capelli e il viso, tralasciando la giacca.

L'ora finì e quasi tutti consegnarono una piccola ampolla con la pozione, tranne Harry che per scarsità di tempo era stato costretto a seguire le istruzioni, senza poter eseguire il lavoro. Aveva solo aiutato un po' Ron, con la scusa che stava ancora pulendo il suo libro.

"Harry ti aspettiamo?" domandò preoccupata Hermione, sulla soglia della porta. 

"Potter non ha bisogno della balia, signorina Granger." le intimò Snape, chiudendole la porta in faccia con un colpo di bacchetta, prima che potesse replicare. 

Erano rimasti soli. 

Harry andò in un piccolo sgabuzzino e prese un secchio e degli stracci, andò al lavello di pietra che si trovava in classe e riempì il secchio d'acqua. 

La voce tranquilla del professore giunse inaspettata: "Riscalda l'acqua e aggiungi quel solvente magico che hai usato su di te. Pulirai meglio e rapidamente."

Harry si bloccò perplesso, non capiva da quando in qua il professor Snape gli semplificasse il compito di pulizia. In passato aveva raschiato il fondo dei calderoni con le unghie pur di rispettare gli standard di pulizie dell'uomo. 

Si voltò a ringraziarlo del consiglio, non osando chiedere spiegazioni, ma inaspettatamente lo vide senza mantello e giacca, con indosso una camicia bianca e i soliti calzoni neri che lo fasciavano in un modo che non aveva mai considerato con tutti quegli abiti lunghi indossati da sopra. 

La figura era snella e sembrava che sotto la camicia i muscoli fossero ben allenati. 

L'uomo era chino sulla cattedra concentrato a strofinare le macchie dalla giacca e non aveva notato Harry intendo a contemplare la sua figura. 

Il ragazzo non aveva davvero mai immaginato che sotto a tutti quei strati ci fosse un corpo che si poteva sicuramente definire attraente. La sua attenzione tornò al secchio che si era riempito d'acqua e ritrovando un po' di autocontrollo riprese il suo compito. Aveva ancora abbastanza istinto di autoconservazione da sapere che farsi scoprire da Snape a fissarlo, non era una buona prospettiva di sopravvivenza.

Tornò al suo compito dando le spalle al professore e levandosi il mantello per stare più comodo. Intanto, l'uomo sembrava aver preso a rivestirsi, per poi prendere il suo posto alla cattedra, dove la sua attenzione venne catturata da Harry e non dalle ampolle da esaminare.

L'uomo non aveva mai avuto problemi a trovare dei compagni di letto per brevi periodi, ma non aveva mai guardato un suo studente come in quel momento guardava Harry chino a strofinare il pavimento. Per la prima volta stava osservando il corpo di uno studente in modo troppo eloquente e la cosa lo affascinava e lo metteva a disagio, perché nonostante fosse la sua anima gemella e quindi gli era concesso questo ed altro, continuava ad essere un suo allievo e di conseguenza un giovane sotto il suo controllo e la sua protezione.

Il corpo di Harry non era male, forse troppo asciutto. Era un particolare che aveva notato negli anni, dopo le vacanze estive era sempre magro e affaticato, solo verso fine anno aveva qualche chilo un più e sembrava più atletico. Gli allenamenti di Quidditch c'entravano sicuramente e anche la mensa della scuola, ma c'era anche maggiore autostima a fine anno scolastico, che ricordava la sfrontatezza di suo padre James. 

Severus si riscosse dai suoi pensieri e dal suo vagare sul corpo del giovane, quando lo vide sollevarsi perché aveva terminato le pulizie. 

"Allora vado professore."

"Siamo soli Harry. Chiamami per nome." gli fece notare.

"Sì, scusa Severus."

Lo vide arrossire e andare a mettere a posto il secchio e gli stracci dopo aver lavato tutto. 

"Harry, aspetta." lo fermò prima che potesse rimettersi il mantello. 

"Sì?" fece temendo qualche altra punizione. 

Severus si alzò dalla cattedra prendendo un panno e andò dal giovane: "Sei ancora sporco."

Harry rimase scioccato quando sentì lo straccio strofinare una ciocca di capelli e dopo la fronte, sollevando il ciuffo disordinato che copriva la cicatrice a forma di saetta.

Severus si soffermò ad osservare la cicatrice per qualche istante tenendo la mano e il panno tra i capelli di Harry. 

Poi prese a parlare senza muoversi da quella posizione.

"Cosa ti ha mostrato Malfoy per farti distrarre e arrossire?"

Harry trasalì, non credeva che Severus avesse notato ciò. 

"Niente." si affrettò a rispondere. 

"Harry. Puoi dirmelo." fece calmo, continuando a tenere la mano e il panno tra i capelli del giovane in una dolce carezza. 

"Davvero, niente d'importante."

"Riguardava me?"

"Cosa?! No!"

Harry era diventato rosso in viso e a Severus bastò un attimo per capire che si trattava di un argomento con cui il giovane Grifondoro si trovava molto a disagio.

"Qualcosa che ha a che fare con il sesso, scommetto."

"No... Lui non lo farebbe... Non è quello..."

"Calmo. Respira. Non ti sto accusando di niente." fece, soddisfatto di sapere ciò che passava per la sua mente senza ricorrere alla magia, ma osservando solo le sue guance.

Gli occhi verdi e limpidi del giovane erano così facilmente leggibili da uno come lui, con un'ampia conoscenza della natura umana, tanto da essere veri e propri specchi su cui si rifletteva ogni emozione provata.

"Cosa c'era sul foglio?"

"Io non voglio parlarne."

"Harry."

Bastò il suo nome pronunciato con quel tono quasi sensuale che l'uomo usava per sottolineare dei concetti a farlo capitolare. 

"Solo uno stupido fotomontaggio."

"È possibile saperne il soggetto entro questa sera."

Non c'era alcuna nota di fastidio nel tono di voce.

"Io e... Tu."

"Non credo ci siamo mie immagini sconvenienti in giro, quindi non dev'essere nulla di così scioccante. Giusto?"

"No. Non credo. Non so se..."

"Harry, puoi esprimerti chiaramente, per favore?" 

Sollevò gli occhi perché non si sarebbe mai abituato al suo tergiversare.

"Era un fotomontaggio magico di noi due che ci baciamo." sputò il rospo.

Severus sbuffò una risata e spostò la mano e il panno dai capelli di Harry.

"Tutto qui. E questo ti ha distratto?"

"Sì. No! Ecco, sei stato tu che mi hai ripreso a distrarmi."

"Quindi ti ho distratto?"

"Sì."

"Interessante. Io ti distraggo." fece accennando un sorriso.

Harry sospettò che l'uomo stesse per prendersi gioco di lui come la sera prima. 

"No."

"Il bacio ti ha distratto?"

"Sì. No... Uffa! Mi stai confondendo di nuovo."

Severus sorrise serafico. 

"Se non vuoi più distratti, forse dovremmo provare con un bacio e toglierci il pensiero."

"Ah!"

Harry credeva d'aver capito male. Il suo cuore aveva subito un'accelerata improvvisa che l'aveva lasciato senza fiato.

"Sì, un bacio. Poi non ti distrarrà più nessun fotomontaggio di noi due."

"Ora?"

"È un momento come un altro per baciarsi." 

Gli si avvicinò di un passo costringendo Harry ad arretrare e urtare il banco dietro di lui.

Severus aveva un sorriso poco rassicurante e dava l'impressione di puntare alle sue labbra. 

"No." dichiarò Harry, sicuro di sé.

"No?" domandò divertito Severus, tirandosi indietro. 

"No." rimarcò il ragazzo. 

Severus lo osservò per qualche altro istante, sapendo che quel gioco servisse solo a capire fin dove poteva spingersi con lui dal momento in cui sarebbero andati a vivere insieme. 

Harry era davvero in difficoltà con tutta la storia delle anime gemelle, anche se non lo mostrava tanto. Il fatto d'essere cresciuto tra i babbani non semplificava l'inizio della loro relazione, perché sicuramente gli era stato inculcato che l'unica relazione approvata è quella etero e non sapeva rapportarsi al concetto di anima gemella, ignorando il sesso della sua metà. 

Si allontanò da lui. Non voleva spaventarlo. 

"Meglio se vai o penseranno che ti sto torturando."

Harry non se lo fece ripetere. Afferrò il suo mantello e la sua roba e si avviò verso la porta dell'aula a passo veloce. Il suo cuore batteva furioso, forse, dal momento in cui aveva visto Severus senza mantello e giacca. La proposta sensuale che gli aveva fatto l'uomo, l'aveva portato vicino all'infarto.

"Ah Harry."

Lo richiamò. 

Harry, nervoso si voltò, aspettandosi di tutto a questo punto.

"Ci vediamo dopo cena nei nostri appartamenti. Ricordi la parola d'ordine per entrare?"

Harry annuì, sollevato e allo stesso tempo febbricitante, rendendosi conto che sarebbe rimasto spesso solo con lui e se quello era il suo comportamento abituale, allora lui era letteralmente fottuto. 

"Harry, un'ultima cosa. La prossima volta che mi schizzi qualcosa in faccia, non sarò così comprensivo." ghignò malizioso: "Beh, sempre se ciò non accade in camera da letto."

Harry non capì subito e fece per parlare, ma rimase a bocca aperta quando realizzò a che tipo di schizzi si riferisse Severus. 

Fuggì, senza dire altro e impedendo all'altro di vedere il rossore diffuso sul volto. 

Il professore si sedette alla sua cattedra per riprendere a correggere i compiti nelle ampolle, ma dopo un paio di minuti si appoggiò allo schienale della sedie ad osservare la classe silenziosa. 

Si rendeva conto d'aver esagerato con Harry, ma non lo credeva così pudico per essere un Grifondoro. Il padre James, aveva una fila di ragazze e ragazzi davanti alla sua camera da letto già a quindici anni, come poteva Harry non aver mai avuto nessuno? 

Possibile che al diciassettenne non piacesse il sesso? Non era una cosa impossibile, ma improbabile vista la Casa a cui apparteneva, famosa per i corteggiamenti impossibili. 

Avrebbe indagato sui suoi gusti sessuali nei prossimi giorni, sperando di non spaventarlo troppo. Doveva solo evitare di esagerare come aveva appena fatto.

~×~

Harry era praticamente fuggito dall'aula di Pozioni, così velocemente da sembrare inseguito da una mandria di centauri. 

Si calmo solo quando vide un paio di studenti nei corridoi, prendendo a camminare normalmente. 

"Harry."

Una voce molto familiare lo fermò dopo aver svoltato in un corridoi. Il ragazzo si voltò a guardare il suo padrino appoggiato al muro in attesa sicuramente di lui. 

"Sirius, come mai qui?" chiese, ancora rosso in viso. 

"Ti aspettavo. Ti va di passeggiare fuori?"

Harry fece cenno di sì con il capo. Aveva bisogno d'aria fresca immediatamente o rischiava di andare in ebollizione dopo la chiacchierata con Severus. 

Si avviarono fuori, sotto lo sguardo sognante di un paio di ragazze che avevano osservato soprattutto Sirius. 

Harry scacciò per un istante l'immagine di Severus dalla mente e fece notare divertito al padrino: "Sei una celebrità."

L'altro rise.

"Oh Harry, se evadere da un carcere mi rende una celebrità, allora affrontare Voldemort, cosa fa di te?"

"Solo un povero sciocco."

Si scambiarono un sorriso, continuando a camminare sul ponte che attraversava il profondo fiume.

Harry, memore della mattinata a colazione, domandò: "Cos'è successo stamane con Severus?"

"Nulla d'importante. Abbiamo solo messo in chiaro un paio di punti che riguardano la vostra relazione."

"Cioè?"

"Cose di poco conto. Se c'era già una data di matrimonio e come si sarebbe comportato con te. Cose di questo tipo."

Harry ebbe per un attimo la visione di Severus che si avvicinava a lui per baciarlo. Sospettò che fosse a causa di Sirius se aveva avuto quello strano atteggiamento. Era sicuramente intenzione di Severus dimostrare a Sirius che aveva tutto il diritto di baciarlo come e quando voleva, anche se alla fine si era trattenuto dal farlo.

"Sirius, non litigate per me, ti prego."

Sirius, fermandosi a metà del ponte, lo guardò. 

"Harry, se io e lui litighiamo, non è per te. Ci sono vecchie questioni che non mi permetteranno mai di andare d'accordo con quell'uomo. Non credere che sia colpa tua. So che hai avuto la sfortuna di avere lui come anima gemella, ma ciò che succede tra noi, non ha a che fare esclusivamente con te."

"Resterai qui a lungo però e non dirmi che non lo fai per noi due."

"All'inizio volevo restare per un po', ma Silente mi ha affidato un incarico da insegnante e credo resterò per tutto l'anno."

"Cosa!? È...È... Fantastico!"

"Non ne sarei così contento se fossi in te. Non sono un insegnante paziente come Remus."

"Non sarai peggio di alcuni insegnanti che ho avuto in passato."

"Credo, o almeno spero, di no."

Harry ricordò che non c'erano cattedre vacanti e la domanda uscì spontanea: "Cosa insegni?"

Sirius sorrise.

"Ricordi che lo scorso anno scolastico, un gruppo di studenti ribelli aveva creato un esercito, all'interno della scuola?"

"Vagamente." scherzò il ragazzo.

"Silente ha voluto rendere effettivo l'insegnamento di incantesimi particolari per prepararsi ad una possibile guerra contro Voldemort. Solo gli studenti degli ultimi anni parteciperanno alle lezioni nella Camera delle Necessità e non si chiameranno più esercito di Silente. Non sarò da solo a condurre le lezioni, ci sarà anche Remus ed un altro insegnante, visto il numero di studenti."

"Sono davvero felice che ti abbia affidato questo ruolo, non ci sono molti maghi in grado di prepararci a dovere."

"Tu, Ron e Hermione non avete bisogno di essere preparati, credimi. Ma tutti gli altri, non so quanto siano in grado di affrontare una guerra o anche solo di sopravvivere ad essa."

"Ci sono studenti promettenti. Se la caveranno." fece convinto. 

Sirius sospirò. Era stanco di lottare da tanto tempo, pensò che forse aveva bisogno della positività di giovani maghi per stare meglio. 

"Ma bado alle ciance, siamo qui per parlare di te e della tua nuova vita." dichiarò allegro. 

Harry arrossì senza capire dove volesse andare a parare. 

"Non c'è nulla da dire. Credevo avessimo messo da parte questo argomento?"

"Intendevo, come ti senti ora che hai un'anima gemella? Ciò non c'entra nulla con quel Serpeverde."

"Non capisco. Come dovrei sentirmi?" 

"Non ti senti completo?"

"No, io e lui non ci siamo uniti..."

"No. Intendevo se senti qualcosa di diverso ora. James sentiva di essere già più forte e in armonia con la magia, quando ha capito di aver trovato la sua anima gemella."

"No. Io mi sento solo confuso e sempre in ansia."

"Come!?" domandò incerto.

"Beh, mi sento a disagio quando parlo e penso a Severus, e quando resto solo con lui. Non sono sicuro che sia normale o solo una fase di passaggio. Alcuni dicono che mi sentirò attratto da lui ad un certo punto."

L'uomo fece una morfia disgustata, ma poi cercò di fare la parte del padrino serio.

"Credo che accadrà, ma non significa che sei completamente diventato incapace di prendere le tue decisioni. Non forzare le cose, tutto verrà da sé. Però..." riflettè. 

"Però?"

"E solo che la storia dei tuo genitori iniziò velocemente, credevo che sarebbe accaduto anche a te."

"Io non sono come mio padre." affermò, leggermente infastidito.

"Scusa, non intendevo dire che lo sei. Solo che mi sarei aspettato che passassi la scorsa notte con Snape e invece hai una stanza tutta tua."

"E che non... Dopo aver parlato con lui, ha deciso di non affrettare la mia prima volta."

Sirius sgranò gli occhi, riflettendo. 

"Ecco la differenza con tuo padre, ora si spiego tutto."

"Cosa?"

"Lui aveva un bel po' di esperienza quando trovò la sua anima gemella."

"Cosa? Lui era già stato..."

"Sì, ma lui non aveva una minaccia costante che gli impediva una vita tranquilla." cercò di consolarlo. 

"Quindi vuoi dire che se avessi avuto più esperienza, sarei andato a letto con Severus ieri senza alcuna remore."

"Spesso capita. È uno dei motivi per cui si celebrano subito le nozze."

"Ma se lui l'ha già fatto in passato, significa che desidera venire a letto con me molto presto."

"Lui aveva un'ampia esperienza, se non ricordo male, ai tempi della scuola."

Harry deglutì. 

Severus si era comportato in quel modo in classe perché sicuramente lo... desiderava?

~×~

Aveva appena finito di sistemare le ampolle in un cesto, dopo averle esaminate ed aver assegnato il voto a ciascuna, quando un picchiettare al vetro della finestra attirò la sua attenzione. 

Snape vide quell'odioso piccione, che di tanto in tanto gli portava dei messaggi, fissarlo dal davanzale esterno in attesa che aprisse la finestra. Era deciso ad ignorarlo come faceva sempre e così fece, tornando a riporre il cesto in un armadio. 

Il piccione picchiò altre due volte e poi sembrò volare via visto il rumore d'ali che avvertì. 

Severus sorrise soddisfatto per aver resistito alla tentazione di scoprire quale messaggio portasse l'uccello e fece per avvicinarsi nuovamente alla cattedra per potersi rilassare qualche minuto, quando vide sfrecciare il piccione nella stanza. Doveva aver fatto il giro lungo dei corridoi del castello. 

"Dannato uccello!" imprecò, rassegnato a dover prendere il biglietto nel bussolotto legato alla zampina del pennuto che stava sulla. sua cattedra. 

L'animale lo beccò in risposta all'imprecazioni e volò sull'armadio al sicuro.

Severus aprì il biglietto:

 

Caro Sevy, 

È un piacere sapere dell'unione con la tua anima gemella. Vi faccio i miei più sinceri auguri e vi attendo presto a palazzo per conoscere Harry.

È così adorabile come sembra dalle foto sui giornali? Sono curioso di scoprirlo. 

Non accetto il tuo solito rifiuto. Non più!

Inviami un messaggio presto e non minacciare di nuovo i miei piccioni, sono tutti ancora traumatizzati dall'ultima volta. 

 

A presto, Nocte.  

 

Severus prese il biglietto e lo lanciò nel camino poco lontano. Con ogni probabilità quel biglietto era il primo di una lunga serie. Attendeva il secondo piccione e meditava sul fatto che il "piccione in umido" non sarebbe stato male come cena, magari condito con qualche spezia.

Stranamente, nessun piccione giunse, ma la brace nel camino si mosse e un voltò uscì da essa.

Severus riconobbe i tratti: il viso ovale e perfetto, il ghignò divertito e i capelli corti e scomposti che dal vivo non erano così diversi dal colore della brace stessa.

"Mi hai di nuovo traumatizzato il piccione, Sevy?" domandò, appena riuscì a mostrare meglio la testa come a voler uscire completamente fuori dalla brace. 

"Cosa vuoi Nocte?"

"Solo conoscere Harry."

"Non credi che io abbia cose più urgenti che preoccuparmi di te e della tua infantile curiosità."

"E dai, non fare l'idiota. Portalo a casa, sono troppo curioso."

"È un Grifondoro come te, cosa c'è da conoscere? E poi hai dimenticato che sono un mangiamorte, non dovresti neanche rivolgermi la parola."

"Sì, sì, e io sono un elfo domestico. Dai non scherzare, non ci ho mai creduto che tu, Severus Snape, fossi un vero servo di Voldemort. Quindi, ora che non devi più nascondere la tua simpatia per i Grifondoro e il tuo amore per me, puoi venire a casa e presentarmi Harry. Ci divertiremo un sacco."

Lo pregò con la voce calda e piacevole come quella di Severus.

"È questo che mi preoccupa. E comunque, ufficialmente sono ancora dalla parte di Voldemort, quindi venire da te non è una buona idea per la sicurezza di Harry."

"Questo cosa vuol dire?"

"Voldemort mi ha chiamato con il titolo di re, ieri sera e mi ha parlato di un piano per eliminare Harry. Adesso, comprendi?"

"Sì, ora capisco. Allora, è meglio se stai lontano da palazzo per qualche tempo. Ma sento davvero la tua mancanza e non vedo l'ora di riabbracciarti."

"Sei sempre il solito sentimentale." sbuffò, scuotendo la testa.

"Mi conosci. Ora vado, la mia magia è debole e non riesce a mantenere questo incantesimo a lungo."

"Per fortuna. Non oso immaginare che rompiscatole saresti se fossi al mio livello."

L'altro rise: "Pochi sono al tuo livello, se non ricordo male."

Dopo un ghignò divertito di Severus, il mago sparì dalla brace.

Il piccione riprese il volo per il palazzo, evitando di passare troppo vicino all'uomo per la propria incolumità. 

Severus si sedette a pensare.

Aveva mantenuto le distanze con tutti pur di tenerli sempre al sicuro, prima da Voldemort e dopo dai suoi seguaci, e ora di nuovo dall'oscuro mago, ma adesso le cose erano leggermente diverse. Harry attirava a sé chiunque lottasse contro Voldemort e lui non poteva essere la persona che li respingeva. Doveva fingere ancora per un po' di essere una persona odiosa e dalla dubbia appartenenza, ma non vedeva l'ora di potersi ricongiungere con Nocte. Una volta scoperto il piano di Voldemort, tutti avrebbero saputo che era sempre -o quasi- stato dalla parte di Silente. 

Nocte, aveva sicuramente capito dalla morte dei Potter che lui fosse una spia per conto di Silente e in tutti quegli anni aveva cercato spesso di riavvicinarsi, venendo sempre respinto. 

Difficilmente l'uomo si sarebbe presentato al castello, aveva un sacro compito da svolgere nel palazzo, un compito che spettava all'ultimo discente degno della casata.

 



NOTE DELL'AUTRICE
Nocte è l'attore Damian Lewis.

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Capitolo 5
*** 5-Fare piani per il futuro ***


La cena venne servita in sala grande alla solita ora. Gli studenti di Hogwarts, dopo lo shock iniziale, avevano già smesso di parlare di Harry, forse perché non c'era molto da dire, in compenso stavano tutti parlando del duello all'ultimo sangue tra il professor Snape e il nuovo insegnante Black.

"Ma se davvero ci fosse stato un duello, non credete che uno dei due sarebbe finito in infermeria, invece d’essere entrambi seduti al tavolo dei professori?" Harry, facendo notare ai suoi compagni tutto ciò, mise fine alle chiacchiere in buona parte del tavolo Grifondoro.

Lo infastidiva dover sentire di possibili duelli da parte dei due uomini a cui più teneva -o doveva tenere nel caso di Severus- della sua vita. Intanto, la maggior parte degli studenti erano ancora presi dall'idea di avere un insegnante come Sirius Black per le nuove lezioni, tanto che sembrava battere Lupin in fatto di ammirazione, che nonostante tutto continuava ad essere il più amato tra tutti. Silente l’aveva annunciato ad inizio cena e gli studenti erano rimasti affascinati dall’eventualità di stare accanto ad un uomo come Black.

Hermione, come al solito, curiosa di scoprire di più sulle nuove lezioni, chiese a Harry. "Di che tipo di lezioni si tratta? Sirius te ne ha parlato?"

Silente si era limitato a dire che avrebbero stilato un programma delle lezioni molto presto, ma non era stata annunciata ufficialmente la disciplina che Black avrebbe insegnato.

"Per lo più, incantesimi di difesa. Alcuni li abbiamo imparati nella Stanza delle Necessità l'anno scorso."

La ragazza, pensando a ciò che aveva imparato da Harry l’anno prima, si voltò verso i Serpeverde ad osservarli. "Credi che loro sappiano evocare un Incanto Patronus?"

"Credo di sì. Anche se non è un incantesimo che amano particolarmente."

Ron intervenne, aveva chiacchierato con dei compagni prima di sedersi a tavola. "Ho sentito dire che ci saranno allenamenti con la spada. Non capisco a cosa serva se abbiamo già le bacchette?"

"Questo non lo so, Sirius non me l'ha detto." Ed infatti, solo ora capiva l’eccitazione dei compagni all’annuncio dell’introduzione di una vecchia disciplina amata da tutti i maschi e soprattutto dai Serpeverde. Silente non ne aveva parlato durante l’annuncio, forse poco propenso a l’uso di un’arma diversa dalla bacchetta magica, ma sembrava che la voce fosse partita da alcuni prefetti che avevano fatto l’inventario di armi bianche e protezioni presenti nel castello.

"La spada è da barbari!" sentenziò la ragazza, disgustata.

"Comunque, visto i tempi che corrono, saperla maneggiare non è una cattiva idea." le spiegò Ron, con un luccichio di curiosità negli occhi.

"Voi siete i soliti maschi." Riferendosi a Ron e a diversi ragazzi elettrizzati all’idea.

Harry sembrava interessato alle lezioni di scherma, ricordava ancora com’era stato difficile impugnarne una spada al secondo anno.

"Contro il basilisco mi è stata molto utile. Magari un po' d'allenamento non guasta. Sarebbe un'arma in più da poter usare contro dei Mangiamorte ."

Ron intervenne. "Scommetto che Sirius è un bravo spadaccino."

"Perché lo pensi?" Harry non sapeva molto del padrino, ma era abituato a vederlo armato di bacchetta o artigli e zanne.

"È una tradizione delle vecchie famiglie purosangue studiare scherma o comunque l'utilizzo di armi di questo tipo."

"Quindi anche Severus potrebbe essere bravo con una spada?" Sapeva che l’uomo aveva origini purosangue, ma ancora non sapeva molto di lui.

"Sì, sicuramente. È una delle armi preferite dei discendenti dei re."

Harry si ritrovò a non capire di cosa si parlasse per la seconda volta, questa storia dei re e delle loro tradizioni veniva citata spesso.

"Non capisco.”

Hermione roteò gli occhi per poi spiegare in modo perfetto. "Snape, come discendente dei re, è stato sicuramente addestrato ad usare le spade che catalizzano la magia più potente che si sia mai vista. Devi decisamente leggere il libro di storia di quest'anno. Al più presto."

"Tranquillo Harry, non è un potere che riguarda Snape. Solo i puri di cuore lo possono usare."

Hermione rimase sbalordita. Da quando in qua Ron sapeva qualcosa di storia della magia.

Il ragazzo mugolò come se fosse stato ferito nell’orgoglio e decise di spiegare come faceva a saperlo. "Non fare quella faccia. Sono racconti che si tramandano oralmente tra i maghi." Spiegò tronfio di aver preso in contropiede l’amica.

"Davvero? Racconta." fece curioso Harry e anche Hermione sembrava interessata nonostante avesse letto qualcosa, che nel suo caso consisteva in un numero considerevole di libri. Le origini babbane della ragazza, come quelle di Harry, ponevano dei limiti ai fatti che si tramandavano solo oralmente davanti al camino o prima di dormire nelle famiglie di maghi.

"Più o meno è una fiaba. Millenni fa ci fu una guerra contro un'entità oscura. I maghi e i babbani si unirono per mettere fine una volta per tutte a questa creatura che mieteva vittime e portava distruzione. Fusero la magia dei maghi con quella molto minore dei babbani."

"Cosa?! I babbani non hanno magia!", si lamentò Hermione per l'imprecisione storica.

"Ti sto raccontando una fiaba che mi raccontava mia madre da bambino, non so se sia vera, sicuramente alcuni fatti sono poco credibili. Comunque, secondo questa storia, i babbani avevano una scintilla di magia che li rendeva connessi con tutti e tutto, ma sembra che abbiano perso questa facoltà dopo l'incantesimo. La creatura oscura venne distrutta da un bambino, nato dopo quell'incantesimo di unione dei poteri e in seguito nominato re del mondo magico e del mondo babbano. Il bambino, crescendo divenne una minaccia perché incapace di trattenere l'enorme potere all'interno del suo corpo e fu deciso di estrarre il grosso della magia da lui. Il re accetto di cedere la magia, ma preannunciò che nel corso della storia ci sarebbero stati nuovi mostri da affrontare e bisognava rendere possibile il recupero di tali poteri. Chiaramente i maghi e anche i babbani erano sospettosi e capirono che solo la stirpe che sarebbe nata da quell'uomo era in grado di usare un tale potere, quindi misero una clausola nell'incantesimo e cioè: solo un mago dal cuore puro poteva accedervi. Il potere fu spaccato in sette parti e venne incanalato in sette spade. Le sette spade chiamano a sé altrettanti maghi, ogni volta che l'oscurità torna, ma serve un discendente dei re degno e dal cuore puro, per utilizzare il potere che le spade emanano."

"Quindi, se la storia è vera, Severus come discendente dei re è in grado di maneggiare tale potere? Potrebbe distruggere Voldemort una volta per tutte." Gli occhi di Harry si illuminarono all'idea che potesse essere così facile eliminare Voldemort e soprattutto che non dovesse farlo lui stesso.

"No Harry." intervenne Hermione, "La storia è sicuramente vera in alcuni passaggi, come la parte del cuore puro, ma il professor Snape non ha un cuore puro. Non può neanche avvicinarsi a quelle spade a causa della clausola."

Harry s'innervosì. "Invece ti sbagli. Lui può, ne sono sicuro."

Per Ron e Hermione era strano sentirlo parlare così dell’uomo che fino a qualche mese prima detestava, ma evitarono di farlo notare a Harry. La ragazza si appuntò mentalmente di dare un libro in particolare all’amico, per comprendere meglio cosa gli sarebbe accaduto, ora che aveva un’anima gemella.

"Lo credo difficile. È più facile che ci riesca un vostro discendente o uno dei discendenti del fratello, anche se sospetto che non ne abbia ancora. Credo esista anche un cugino discendente dalla stessa stirpe, ma non so da quale parte sia schierato."

Harry era infastidito dal modo in cui Hermione aveva classificato Severus, ma un altro particolare l'aveva colpito nella frase che l'amica aveva pronunciato.

"Ehm... Hermione, vorrei farti notare che noi non possiamo avere discendenti insieme. Siamo due maschi."

Hermione scoppiò a ridere coprendosi il viso con le mani.

Harry si domandò cosa avesse detto di così divertente. Aveva fatto una constatazione logica.

"Oh Harry, i maghi maschi, soprattutto se anime gemelle, possono avere figli insieme."

"Non dirmi che lui potrebbe mettermi incinto? Ti prego." fece ingoiando una risata.

Questa volta anche Ron scoppiò a ridere.

"No, tranquillo. Il metodo è un po' strano per uno cresciuto tra i babbani, ma per i maghi è piuttosto normale. È tipo fecondare un uovo con il seme di entrambi. In seguito l'uovo magico viene tenuto nelle cliniche per tutta la gestazione, oppure in casa, se questa è un luogo sicuro. Così si ha un figlio insieme, nonostante siate entrambi maschi."

"Non lo sapevo." fece rosso in viso. “È davvero strano e inquietante.” Avrebbe avuto incubi a riguardo per molto tempo.

Ron gli diede una pacca sulla spalla. "Tranquillo, la prima volta che mia madre me lo ha spiegato, sono rimasto sconvolto per settimane. I miei fratelli si prendevano gioco di me, lasciando uova di struzzo nel mio letto e raccontando che era il mio nuovo fratellino."

"Simpatici i tuoi fratelli." Sbuffò Hermione alzando un sopracciglio.

"Quindi possiamo avere figli insieme?"

Seamus Finnigan a qualche posto a tavola più in là intervenne. "Ragazzi, va bene raccontare fiabe, ma parlare di certe cose a tavola non mi sembra una conversazione adatta, mentre si mangia."

I tre esplosero in una risata e quando si furono calmati tornarono a prestare attenzione al loro pasto. Harry guardò verso il tavolo degli insegnanti curioso di vedere Severus. Dopo quello che era successo nell'aula di Pozione, si sentiva nervoso, ma non spaventato dalle sue attenzioni. L'uomo parlava tranquillamente al tavolo degli insegnanti con Lupin, cosa che risultava piuttosto strana da vedere, nonostante i due sembrassero andare d'accordo da un po' di tempo. Ad una certa distanza dal professore di pozioni, di fianco a Silente, c’era anche Sirius accigliato per qualche strano motivo.

Severus si sentì subito osservato e accennò un sorriso nella direzione del giovane compagno. Harry spostò lo sguardo davanti a sé, preso alla sprovvista e tornò a chiacchierare del più e del meno con i suoi compagni. Si era sentito avvampare vedendo con quanta profondità quegli occhi lo scrutavano.

Fu solo dopo aver finito la cena che Severus si accostò a lui.

"Harry."

Il ragazzo si irrigidì al solo sentir pronunciare il suo nome dalla stessa bocca che quel pomeriggio l'aveva messo a disagio.

"Sì?"

"Il preside vuole vederti nel suo ufficio. Ti accompagno." Il tono di voce era come sempre deciso, ma stranamente gentile.

"Va bene." acconsentì senza fare domande.

Hermione intuendo che non sarebbe tornato al dormitorio dei Grifondoro, ma sarebbe andato dritto nelle sue nuove stanze dopo l’incontro con il preside, lo salutò. "Ci vediamo domani a colazione Harry. Buonanotte. Buonanotte, anche a lei, professore."

Ron farfugliò un saluto e quando ottenne una risposta dal professore, rimase a bocca aperta.

"Buonanotte, signorina Granger, signor Weasley."

Harry si incamminò, sotto lo sguardo curioso di tutti, verso il corridoio e proprio come era successo la sera prima si mise ad un passo da Snape seguendolo.

"Di cosa vuole parlarmi il preside?" chiese per rompere il silenzio.

"Meglio se parliamo nel suo ufficio, qui non è sicuro." si limitò a rispondere.

"Va bene." Preferì non insistere, se si trattava di nuove informazioni su Voldemort i corridoi del castello non erano privi di orecchie.

Tra i due scese di nuovo il silenzio che per la prima volta a Snape parve assordante, tanto da spingerlo a parlare.

"Harry, vorrei scusarmi per il mio comportamento di oggi."

"Cosa? No... Non serve. Non è successo nulla."

"Sei scappato via. Qualcosa è successo." Anche se voleva comportarsi bene, adorava mettere in imbarazzo Harry e vederlo arrossire. Molto presto quel rossore sarebbe sparito dalle sue guance per lasciare posto ad un Harry più maturo e sicuramente meno a disagio con il sesso, era questione di giorni o forse ore se aveva fortuna. Cercò di cancellare quel pensiero vizioso dalla sua mente, doveva comportarsi bene con Harry se non voleva rovinarlo con qualcosa che non era pronto a provare.

Severus rallentò l'andatura per poter avere Harry a suo fianco e poterlo guardare in faccia ed infatti il ragazzo era di nuovo teso come quel pomeriggio, ciò significava che ci sarebbe voluto un po’ di più per convincerlo ad entrare in intimità con la sua anima gemella.

"Non mi aspettavo nulla del genere da te. Tutto qua." Ed era vero. Harry non conosceva questa versione di quello che era fino al giorno prima solo il suo odiato professore.

"Ecco perché voglio scusarmi."

Voleva capire cosa passasse nella testa dell’uomo. "Allora accetto le tue scuse solo se rispondi ad una domanda."

"Ponimi la domanda e se posso, ti risponderò."

Severus non sospettava davvero, quale domanda potesse rivolgergli il Grifondoro.

"Io ti piaccio?" chiese tutto d'un fiato.

L'uomo si fermò per rispondere. Era incerto se quella fosse una domanda importante per Harry o solo semplice curiosità.

"Harry, sei la mia anima gemella. La nostra relazione va oltre l'aspetto fisico."

"Non intendevo se ti piaccio d'aspetto, ma se ti piaccio in generale."

"Non credo di capire." affermò tranquillamente, cercando di comprendere dove Harry volesse andare a parare.

Prese coraggio e cercò di spiegare a Severus cosa intendesse. Era un dubbio che gli era venuto dopo la conversazione con Sirius.

"Prima ho parlato con il mio padrino e mi ha detto che fosse strano il fatto che non c’eravamo… Beh, c’eravamo saltati addosso già ieri sera." Si era sentito a disagio nel dirlo, ma era troppo curioso per evitare di porre la domanda.

Severus sentì il sangue ribollire di rabbia all'idea di Black che parlava con Harry di sesso o di loro, ma decise di concentrarsi sul ragazzo in difficoltà. Per Harry sembrava tutto molto complicato, forse a causa della sua infanzia babbana. Se fosse cresciuto nel mondo magico sarebbe stato tutto più semplice da capire e accettare. Anche lui era cresciuto per diversi anni a stretto contatto con i babbani, ma non aveva condiviso molto con loro. L’unica persona che aveva considerato amica era Lilly che, pur essendo una strega, non aveva conoscenze del mondo magico. Lui, invece, aveva ricevuto qualche informazione da sua madre e da quello che credeva il padre babbano e non lo zio. Harry come Lilly non sapeva molto delle usanze dei maghi.

"E mi sono chiesto se il motivo fosse perché non ti piaccio?"

"Harry, ti ho già detto ieri che non avrei fatto nulla per convincerti a fare qualcosa che non vuoi e che non sei pronto a fare." Era la verità, poteva giurarlo su qualsiasi cosa, ma desiderava lo stesso fare ben altro che parlare con Harry.

"Quindi ti piaccio?"

"Sì. Non sono bravo ad ammettere certi sentimenti, ma tu mi piaci."

"Quindi mi vuoi? È questo che è successo oggi in aula?"

Alla fine Harry era arrivato a capire meglio di quanto Severus pensasse cosa gli passava per la mente ogni volta che erano vicini.

"Fermati! Non dire altro." Non voleva impantanarsi in quella discussione con gli ormoni e soprattutto la sua magia che urlavano di prendere Harry.
"Perché?" Il ragazzo non capiva il suo improvviso rifiuto nel rispondergli.
"Perché tutto ciò è complicato e non ho idea di cosa possa averti spiegato Black." Doveva proprio fare altre due chiacchiere con quel impiccione pulcioso del padrino di Harry, magari fuori da Hogwarts.
"Solo che, per chi è stato già con altre persone, è più facile finire a letto con la propria metà."
"Vero. Ma non significa che non sono in grado di aspettare che tu sia pronto al sesso e ad unire la nostra magia. Harry, ti desidero lo ammetto, però voglio prima prendermi cura di te in tutti i modi giusti. Il legame tra anime gemelle è qualcosa di fisico, mentale e magico che trascende qualsiasi comportamento di buon senso, ma sono capace di prendere decisioni controllate e consapevoli. Il sesso è istintivo per le anime gemelle, ma e migliore quando i due sono in armonia tra loro."
Harry pensò attentamente cosa ciò comportasse.
"Quindi, quando ti sto accanto mi vuoi, però ti trattieni."

Harry aveva iniziato a chiedersi perché quell’informazione lo facesse sentire accaldato e lo spingesse ad una sfida diversa dalle solite discussioni con il suo professore. Il desiderio di provocarlo era nato in lui e lo faceva sentire stranamente a suo agio.
"Sì. È piuttosto naturale in queste situazioni, ma non devi preoccuparti. Oggi mi sono spinto troppo in là. In genere non è il mio modo di corteggiare." Snape non trattenne un sorriso soddisfatto, il compagno adorava giocare col fuoco e lui non era sicuro che lo facesse inconsapevolmente, anzi… Harry sarebbe diventato il compagno ideale per un uomo come lui. Sicuramente non l’avrebbe mai fatto annoiare.
Harry ricambio il sorriso. "Hai un modo preciso di corteggiare?"
L'uomo sapeva di essersi appena impelagato in un tentativo di flirt inesperto del giovane. Come minimo avrebbe dovuto spiegare qual era il suo unico scopo quando decideva di corteggiare qualcuno. Quel qualcuno si ritrovava a vivere una notte di sesso indimenticabile e la mattina dopo trovava il letto vuoto. Questo non sarebbe mai accaduto con Harry, ma non poteva negare che la parte del corteggiamento o caccia, fosse molto stimolante nonostante fosse la sua anima gemella.
"Sì, Harry, ho un metodo preciso."
"Qual è?"
"Non ti riguarda." Gli si avvicinò un po’.
Anche Harry si avvicinò. "Credo che dovrebbe riguardarmi."

Severus iniziò a chiedersi se Harry fosse solo curioso o ci fosse altro. Con ogni probabilità stava iniziando a sentire gli effetti della vicinanza con la sua anima gemella e stava sperimentando una leggera attrazione per la sua metà che lo portava a perdere i suoi freni inibitori.

Si limitò a rispondere, voleva vedere fin dove si sarebbe spinto. "Quando sarà così, credimi, non avrai tempo per renderti conto di ciò che ti succede. Ti concederò tanto di quel piacere che dimenticherai il tuo nome." Gli rivolse un sorriso sensuale che fece uno strano effetto a Harry.
"Quindi, non ti resisterò?" Quel gioco stava iniziando a piacere anche al più giovane.
"No, sarai mio di tua spontanea volontà, così velocemente da non capire come sia successo."
"È questo che hai fatto anche agli altri tuoi ex?"
"Oh no Harry." gli si avvicinò all'orecchio, "Da loro volevo solo una cosa, da te voglio tutto. Sarà molto diverso il mio corteggiamento."

Harry arrossì sentendo uno strano calore percorrere tutto il corpo. Era strana quella sensazione dovuta alla vicinanza di Severus, alla sua voce accattivante e al calore del suo corpo. Non aveva mai avvertito un profumo così piacevole e caldo provenire dal suo professore finora, forse perché non si era mai avvicinato tanto a lui. Gli piaceva parlare con lui in quel modo, era tutto nuovo ed inaspettato. Non ebbe il tempo di capire cosa stesse succedendo perché una voce dal fondo del corridoio richiamo la loro attenzione.

"Ehi, voi due, vi date una mossa. Mancate solo voi."

Harry sussultò alla vista dell’uomo. "Malocchio Moody. Che ci fa qui?" chiese a Severus.

"Riunione Harry. Sbrighiamoci. Continueremo questa conversazione più tardi nei nostri alloggi." Promise, mentre sorrideva in modo seducente.

“Non vedo l’ora.” Accettò quel gioco, consapevole che molto stava per cambiare quella notte.

 

Sirius entrò nell’aula dopo l’ultima lezione di Remus e si sedette ad uno dei banchi vuoti. Osservò l’amico serenamente seduto alla cattedra intendo a correggere i compiti. Era davvero strano tornare in quel luogo da uomo e da uomo libero per di più. Non tanti ex studenti tornavano nel castello dopo il diploma e ancora meno lo facevano da insegnanti.

“Ti rendi conto? Noi due, gli ultimi Malandrini, insegnanti. Se James fosse vivo ci prenderebbe in giro.”

Remus alzò la testa, aveva avvertito la sua presenza quasi subito, ma voleva dagli il tempo per ambientarsi e capire cosa ci facesse nella sua aula, invece di passare la serata con Harry.

“Sicuramente riderebbe come un matto vedendo te nel ruolo di professore. Io ho sempre avuto una certa predisposizione per l’insegnamento.” Gli fece un sorriso sornione, mentre si alzava per dirigersi verso di lui.

“Tu sei sempre stato quello bravo del gruppo e io quello cattivo, anche se poi è andata un po’ diversamente con Peter.”

L’uomo era in uno stato malinconico da ore, anche se non lo dava a vedere a tutti, solo chi lo conosceva da anni sapeva intuirlo. Il castello e i suoi luoghi: aule, sale, camere, corridori e giardini, gli ricordavano un tempo oramai passato e lontano. Un periodo felice della sua vita, prima che tutto cambiasse.

Remus decide di scuoterlo dai suoi ricordi dolorosi sedendosi nel posto davanti all’amico e voltandosi nella sua direzione. “Come mai tra i banchi? Una volta non ci stavi così volentieri.”

“Ora non sono costretto a starci.”

Sorrise, ma si vedeva che qualcosa non andava, Remus ne era certo ora.

“Pensavo a James. Se fosse vivo si occuperebbe di questa storia di Harry e Snape nel modo più corretto di quanto ho intenzione di fare io.”

Remus era allarmato dalle parole dell'altro. “Sirius cosa intendi fare? Lascia in pace quei due, non puoi intrometterti nel loro legame come anime gemelle.”

“Lunastorta, ti rendi conto in quali mani è finito Harry. Non posso lasciare che si prenda Harry e faccia di lui quello che vuole. Stasera andranno a vivere insieme e sarà impossibile impedire a Snape di mettere le sue luride mani su quel povero ragazzo. Ne ha già passate troppe, non voglio che subisca tutto questo senza aiuto e senza poter contare su qualcuno.”

“Sirius, Harry è grande oramai, sa cosa succederà con Snape. Non hai pensato che è qualcosa che molto presto potrebbe desiderare proprio lui? Sono anime gemelle, si sentiranno sempre più attratti l’uno dall’altro e nessuno può o deve impedire la loro unione. Solo loro possono, non tu! Vuoi tornare ad Azkaban?”

“No che non ci voglio tornare, ecco perché ho una soluzione efficace e anche una buona scusa per convincere Snape a fare quello che voglio. Ricordi la soluzione che avevamo trovato per impedire a Snape di mettere le mani su Lilly, nel caso fossero risultati anime gemelle? Chi avrebbe pensato che sarebbe tornata utile proprio con lui vent’anni dopo?”

“Sirius non puoi davvero pensare di farlo. Quando abbiamo creato quella pozione eravamo giovani e stupidi e, soprattutto, James era innamorato perso di Lilly e temeva che fosse Snape la sua anima gemella vista la loro profonda amicizia.”

Sirius scattò in piedi infastidito. “Non voglio che Harry venga molestato da quel beccamorto.”

“Non puoi farlo, pensa a Harry.” Cercò di essere la voce della ragione, conoscendo la caparbietà di Sirius sapeva che non sarebbe stato facile.

“Sto pensando a Harry!” Si calmò. “Non sto costringendo nessuno a fare ciò che non vuole. È una scelta di Snape se prendere la pozione.”

“E poi? Se la loro unione servisse proprio a sconfiggere Voldemort, cosa accadrebbe a causa della pozione?”

“Nulla, l’effetto si annulla se sono davvero anime gemelle legate in modo assoluto.”

Lupin aggrottò la fronte, mentre rifletteva. “Di quella pozione c’erano diverse versioni, perché ho la brutta sensazione che tu abbia scelto quella più complicata da disfare?”

“Se riescono ad annullare l’effetto di questa pozione, darò il mio consenso alla loro unione. E poi non lo faccio solo perché detesto quel Serpeverde, ma anche per la richiesta di Voldemort a Snape. Se non si uniscono, Harry è al sicuro dalle intenzioni di quel mostro.”

Lupin ci pensò su; doveva ammettere che c’era una certa logica in tutto ciò.

“Devo ammettere che sarebbe un ottimo sistema per permettere a Snape di mantenere la copertura da Mangiamorte per un altro po’. Quale sadico parente costringerebbe un uomo a non provare desiderio per la sua anima gemella se non lo disprezza? Voldemort crederà che c’entri anche Silente in questa storia e penserà che stia sospettando Snape di essere una spia e che tu voglia proteggere Harry da lui.”

“A quanto pare ho avuto una buona idea.” Si congratulo con se stesso.

Sbuffò socchiudendo gli occhi. “Per niente. So che non potrei comunque impedirti di fare questo, quindi meglio tenerti d’occhio da vicino e assicurarmi che tu non uccida Snape direttamente.”

“Troppo semplice se morisse. Deve patire un po’.”

Lupin respirò profondamente al limite della disperazione, ma prima che potesse dire qualcosa per limitare i danni che Sirius stava per fare, la McGranitt entrò in aula e annunciò una riunione nell’ufficio di Silente.

Black sorrise. Si sarebbe occupato di Snape subito dopo.

 

 

L'ufficio di Silente era pieno di componenti dell'ordine della fenice, cosa che non era mai accaduta da ciò che sapeva Harry dell’ordine.
Harry seguì Severus sotto lo sguardo di tutti. Black gli fece segno di andarsi a sedere accanto a lui sul divano e Severus prese posto appoggiandosi al muro di fianco a Harry. Detestava le attenzioni che Sirius dedicava al suo compagno, ma non poteva mettersi a fare l’innamorato geloso dando motivo di divertimento all’uomo. Doveva solo imparare a sopportare la presenza del mago e cercare di stargli a debita distanza.

Lupin, la McGranitt e Hagrid erano arrivati più facilmente degli altri. Ninfadora Tonks, Arthur Weasley e Kingsley Shacklebolt invece erano arrivati fuori dalle mura di Hogwarts e avevano percorso i corridori del castello fino all’ufficio di Silente. Harry sospettava che Moody fosse giunto a cavallo della sua scopa visto l’aspetto dei suoi abiti.

Arthur come suo solito, si avvicinò a Harry e con tono paterno e positivo fece le sue calorose congratulazioni. “Harry è bello sapere che hai trovato la tua anima gemella. I miei auguri. Ovviamente anche a lei professor Snape. Molly e io siamo certi che si prenderà cura di questo giovanotto.” Si rivolse a Snape che accennò un sorriso e accolse le parole con un cenno educato della testa. Nel frattempo aveva visto Black diventare cupo. L’uomo covava qualcosa e non era nulla di buono.

Silente iniziò a parlare. “Grazie di essere venuti a questa riunione diversa dal solito. Ho preferito avere almeno voi qui perché Harry ha bisogno di protezione costante e non voglio che i membri dell’ordine siano troppo lontani se Severus venisse richiamato da Voldemort. Sembra che abbia trovato un incantesimo che riesca a rubare la magia ad un membro di una coppia di anime gemelle e ne moltiplichi il potere nell’altro. Severus continua per favore.”

Snape non aveva parlato di questo con Harry e non sapeva se dopo la loro calda chiacchierata nei corridori, quest’informazione gli potesse far cambiare idea sui sentimenti che iniziava a nutrire per lui. Il giovane era attratto chiaramente dal compagno e più in generale dal pericolo, una caratteristica tutta Grifondoro. Ciò poteva andare in due modi: il primo, che se si fosse sentito in pericolo poteva semplicemente decidere di allontanarsi da lui per salvarsi la pelle come qualsiasi persona normale; il secondo, decidere di affrontare la sfida solo per il gusto di compiere un’impresa come da bravo Grifondoro qual era.

“Ieri sera ho parlato con Voldemort. Sa di me e Harry e mi ha detto che se gli avessi consegnato Harry, dopo la fusione dei nostri poteri, mi avrebbe mostrato come ucciderlo per ottenere nuovi poteri e diventare potente quasi quanto lui. Tutto ciò l’ha affermato in presenza di Lucius Malfoy, sostenendo anche che solo io e pochi altri potevamo sopravvivere all’incantesimo e mi ha chiamato con il mio titolo.”

Harry lo guardò attentamente. Non capiva perché non gli avesse parlato dell’incontro prima, visto che era la sua vita quella che Voldemort minacciava ed ora usava anche la sua anima gemella per cercare di ucciderlo. Poi c’era la storia del titolo che confermava le informazioni avute da Hermione e da Ron.

“Cosa significa? Quale titolo?” Non capiva in che modo le due informazioni unite, fossero importanti.
Silente guardò il giovane, pensando a quanto fosse all’oscuro dell’ottimo partito che aveva avuto la fortuna di ritrovarsi come anima gemella. “Severus, forse avresti dovuto spiegare ad Harry a quale importante dinastia appartieni e d’ora in poi apparterrà anche lui.”
“Davo per scontato che non interessasse ad Harry. La sua fama adombra il mio titolo di principe.”

“Principe? Sei davvero un principe?”

“Sì. Ti aspettavi qualcuno su un cavallo bianco e vestito d’azzurro?” Fece sarcastico per allentare la tensione che presto avrebbe invaso la stanza.

Harry lo guardò incerto se ridere o sbuffare.

Poi iniziò a chiedersi di chi fosse diventato l’anima gemella. Sapeva poche cose dell’uomo, ma più il tempo passava e più ne scopriva di nuove ed inaspettate.

“Spiegami questa storia del titolo e del perché Voldemort lo considera degno di nota?”
Snape sospirò, aveva deciso di rimandare quella conversazione, ma ora si rendeva conto che era diritto di Harry sapere cosa lo aspettava e perché non gli aveva parlato di matrimonio finora.

“Harry, la mia famiglia ha avuto un ruolo molto importante nel mondo magico. Sono un principe e dopo l’unione dei nostri poteri lo sarai anche tu e potresti essere la persona più potente del mondo se dovessi riuscire ad impugnare la spada dei re.”

Lupin sembrava confuso. “Credevo che riguardasse solo il discendente diretto?”

“L’unione dei poteri, permette alla propria anima gemella di poter impugnare la spada. Non ha a che fare con il sangue la discendenza dei re, ma con la magia.”
“Questo è positivo.” Aggiunse Silente, “Se Harry impugna anche solo una delle spade insieme a Severus, potrebbe risvegliare il potere che ci serve per distruggere il signore oscuro.”

Harry cercava di seguire quei discorsi sulle spade e sui re, ma non capiva proprio tutto.

“Quindi esistono davvero delle spade che evocano un potere in grado di distruggere Voldemort?”

Silente continuò la spiegazione. “Le spade in questione donano grandi poteri magici al mago o alla strega che riesce ad estrarli.”

“O ai babbani.” Aggiunse Severus incerto.

“Vero, secondo alcune storie diverse spade sono state maneggiate anche da babbani. L’ultima volta che sono state necessarie, i maghi che le hanno estratte sono passati alla storia come i cavalieri della tavola rotonda. Merlino era il loro re e ha fermato l’Oscurità grazie al potere delle spade dei re.”

“Merlino era un re? Quindi sei un discendente di Merlino anche tu Severus?”

“Non direttamente, ma siamo consanguinei.”

“Hai molti parenti che possano impugnarle?”

“No. Ho un fratello, ma la sua magia è così debole da non venir neanche considerato un vero mago dalla gente che segue Voldemort, comunque è un grande guerriero ed è il custode di alcune spade.”

Harry non riusciva a credere che fosse così semplice. Sapevano dov’erano le spade e chi le proteggeva, allora cosa aspettava Severus ad estrarne una?

“Se sai dove trovarle perché non provi ad impugnarne una?”

Le labbra di Severus si distesero in un sorriso tirato. Non capiva come facesse il giovane ad essere così ottimista o così ingenuo.

“Harry, quelle spade sono fatte di energia positiva, praticamente è la stessa magia che ha dato vita all'esistenza stessa delle cose. Io non sono proprio la persona che si avvicina a questa descrizione.”

Harry non poteva credere che l’uomo fosse davvero come si descriveva. C’era molto di più in lui di un cuore nero come le sue vesti. Preferì non insistere in pubblico, gli avrebbe parlato più tardi.

“Ci sono altri discendenti?”

“Un lontano cugino, ma lui è una specie di Mangiamorte.”

“Perché una specie?”

“Lavora per Voldemort, ma è una sorta di punitore che si occupa solo di maghi pericolosi. Ha ucciso più Mangiamorte che hanno tradito la fiducia del signore oscuro di chiunque altro. È temuto più tra le loro fila che tra gli Auror o l’ordine della Fenice.”

“Non c’è il rischio che un giorno se la prenda anche con te?”

“Sì, e non vedo l’ora. Ho questioni in sospeso con lui.”

Ciò non prometteva nulla di buono, pensò Harry.

“Ma se sappiamo dove sono le spade perché non proviamo a farle estrarre?”
“Da chi? Auror? Professori di questa scuola? Gente comune? Harry, hanno già tentato questa strada e alla fine c’è riuscita gente come uno scudiero di nome Artù. Le spade chiameranno le persone giuste al momento giusto, sta solo a loro decidere se rispondere alla chiamata.”

“Tu ci hai provato?”
“Non ha importanza.”
“Voglio sapere se ci hai provato Severus?” chiese con il tono di chi non ammetteva repliche.
Black intervenne. “Harry, non ha importanza se ci ha provato o no. Molte persone sanno di non riuscirci. Sentono che nel proprio animo c’è dell’oscurità e le spade sono fatte di energia positiva.”
“Quindi secondo questo ragionamento neanche io ci dovrei riuscire.”

Qualcuno nella stanza rimase confuso da quella frase.

“Anch’io ho una parte oscura in me.” Spiegò “Negli ultimi anni ne ho passate abbastanza da voler distruggere chiunque provi a far del male a me o alle persone a cui tengo. Non parlo di difendermi, parlo di annientare completamente il nemico, farlo soffrire...”

“Harry” fece Severus, “Non ci devi alcuna spiegazione. Quella parte è presente in tutti noi che combattiamo contro il signore oscuro. L’oscurità che c’è in alcuni di noi è molto peggiore di ciò che credi...”

“Ne sei tanto sicuro? Per capirlo dovresti tentare di estrarre quelle spade.”

“Non insistere.”

“Finché non lo farai tu, non lo farò neanche io.” dichiarò risoluto fissando Severus.

Nella stanza scese un’aria tesa che Silente tentò di far passare. “È presto per pensare alle spade. Voldemort è convinto che Severus farà come gli ha ordinato e finché lo crede non possiamo attirare l’attenzione sulle spade facendo saltare la tua copertura.” Guardò verso il professore di pozioni, con l’espressione calma e fiduciosa che lo contraddistingueva. “Possiamo tentare con le spade quando il signore oscuro avrà scoperto che non intenti consegnargli Harry, ma lo vuoi armare per combattere. Nel frattempo il piano di usare il potere dei re non è da sottovalutare e dobbiamo assicurarci che le spade siano tutte facilmente recuperabili al momento giusto e che i loro custodi siano capaci di usarle.”

“Per questo le lezioni supplementari coinvolgono anche la scherma?” domandò Harry ricordando cosa aveva detto Ron a cena.

“Sì. Le spade, dalle informazioni in mio possesso, richiedono un buon controllo della magia, poteri al di sopra della media e la capacità di destreggiarsi con esse. Ovviamente quella che unirà i poteri delle altre dev’essere maneggiata da un discendente dei re o dalla sua anima gemella.”

Harry capì che non sarebbe stato facile fare tutto ciò con Severus che non credeva di poter prendere la spada e lui che non era tanto sicuro di esserne degno. Non era neanche sicuro che qualcuno potesse riuscirci nonostante la minaccia di Voldemort. Erano le spade a decidere il momento di rivelarsi alla persona scelta.

Moody sembrava stanco di tutto questo ciarlare. “Albus non dirmi che ci hai fatto venire fin qui per una lezione di storia sulle spade?”

“No, in realtà ho bisogno di voi qui per altri motivi. Sembra che qualcuno tenti di penetrare nel castello da tempo e ho la strana sensazione che ci stia riuscendo. Sia io che Severus sospettiamo che stiano usando uno o più studenti per farlo.”

La McGranitt si agitò a quell’idea. “Chi sono gli studenti Albus?”

“Finora abbiamo individuato il giovane Malfoy tra quelli che stanno tramando nell’ombra.”

“Non mi meraviglia che un Malfoy faccia una cosa del genere.” commentò Kingsley.

Black sospirò frustrato e provò a spiegare la situazione della famiglia Malfoy. “Non è colpa del ragazzo se in quella famiglia ti riempiono la testa di sciocchezze sulla superiorità dei purosangue o sull’importanza di essere ricchi e potenti.”

Silente intervenne. “Draco può ancora essere salvato dal cadere nell’oscurità. Credo abbia solo bisogno di essere sostenuto da qualcuno che faccia i suoi interessi. Potrebbe rivelarsi un alleato.”

Harry si accigliò. “Non ho mai visto Draco fare qualcosa che vada contro il padre e non penso inizierà a farlo proprio ora.”

“Spesso le persone ci sorprendono ragazzo.” Commentò allegro il preside. “Avevo pensato di chiedere a te Severus di aiutare Draco, ma ora come ora sarebbe strano se passassi del tempo con lui e non ogni istante con Harry. Quindi dovrete occuparvene voi due, Remus, Sirius.”

Remus sorrise leggermente scioccato. “Credi che un Malfoy si avvicinerà ad uno come me. Devo ricordarti che non amano particolarmente i lupi mannari.”

“Provarci non costa nulla e comunque va tenuto d’occhio. Non sappiamo cosa gli sia stato chiesto di fare. Potrebbe trattarsi di assassinare Harry o molto altro.”

“Lo terrò d’occhio io.” affermò Black. “Nella mia forma di lupo sarà più facile spiarlo e come cugino di sua madre mi lascerà avvicinare, o almeno spero. Non credo attaccherà Harry, ma potrebbe essere costretto a fare altro contro la sua stessa volontà. Va seguito.”

“Bene Sirius. Nel frattempo ho bisogno che tutti gli altri controllino spesso i confini del castello e Hogsmeade. Non voglio Mangiamorte troppo vicini agli studenti.”

“Tutto qui?” fece Moody.

“Sarà un lavoro logorante se Voldemort non ha intenzione di muoversi presto.”

“Conta su di noi.” dichiarò il signor Weasley.

"Harry" Silente si rivolse a lui con aria seria che non ammetteva repliche, "Devi restare sempre al sicuro. Non ti voglio in giro di notte fuori dal castello o da Hagrid senza la presenza di qualcuno abbastanza potente da affrontare dei Mangiamorte. Questo vale anche per il tuoi amici, restate al sicuro. Non sappiamo quanta gente sia contro di te tra queste mura, ma non si avvicineranno a te se temono di non poterti ferire."

"Non ho intenzione di diventare un facile bersaglio." Harry ricordò la nuova minaccia che pendeva su di lui, "E per quanto riguarda l'incantesimo promesso a Severus?"

"Dev'esserci qualcosa sotto. Voldemort non rischierebbe che un altro mago lo superi o sia suo pari senza uno scopo preciso. So di maghi usati come nutrimento per incantesimi oscuri e divinità malvagie, ma sono storie antiche. Ha un piano in mente e dobbiamo solo attendere per scoprirlo."

Per un attimo, Harry ricordò la strana conversazione avuta con la fatina delle anime gemelle, ma classificò quel ricordo come un sogno, però sembrava un incantesimo simile a quello che era stato promesso a Severus, quello che aveva consumato la strega prima di diventare fatina.

"Non sarà pericoloso per me fondere la mia magia..."

"Oh no Harry, non devi preoccuparti. Abbiamo anche noi un piano secondario e cioè le spade, se Voldemort ottiene maggiori poteri."

Harry non era sicuro che fondere i poteri ora fosse una buona idea, ma un luccichio negli occhi di Severus gli ricordò che poteva essere davvero divertente provarci nel frattempo.

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