It was a big big world, but we thought we were bigger

di Fuuma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Once I was seven years old - prima parte ***
Capitolo 2: *** Once I was seven years old - seconda parte ***



Capitolo 1
*** Once I was seven years old - prima parte ***


Characters: Steve Rogers; James Buchanan Barnes;
Pairing: Steve/Bucky;
Rating: PG
Genre: introspettivo; slice of life; fluff; angst;
Words: 110 (ogni drabble)
Warning: movieverse; pre-movies; slash;
Disclaimers: I personaggi di Captain America appartengono alla Marvel e a chi di diritto.
Anche il titolo è una frase rubata dalle strofe di 7 years.

 

Once I was seven years old, my mama told me
Go make yourself some friends or you'll be lonely.
7 years - Lukas Graham

 

#Once I was seven years old - prima parte

 

I respiri di Brooklyn si condensano in nebbia tra le labbra e scompaiono nel fumo nero dei bidoni infuocati.
Steve passa veloce. Invisibile. È uno schizzo bianco sporco sul marciapiedi, bretelle già vecchie per brache troppo lunghe e una camicia troppo larga sotto un maglione infeltrito. Un battito di ciglia basta a dimenticarlo, uno spintone a toglierlo di mezzo.
Inciampa, le ginocchia si sbucciano (sempre troppo) in fretta, ma tra le mani il bottino scricchiola.
Un foglio di giornale gl'inchiostra le unghie; lo piega attento, un domani sarà un soldato e combatterà cause giuste, ma oggi è un ingegnere in miniatura e tra le dita il bottino si fa vascello.

 

Bucky è uno spazio fischiante tra i denti e cerotti su guance arrossate dal freddo, ha abiti stretti e una crescita rapida. Frusta l'aria con una mazza da baseball e s'affianca ad un soldato.
Intorno a lui il mondo non è mai (così) grigio, ci sono spiragli di luce che scova tra le increspature dei palazzi, volti sconosciuti a cui sorridere e bambini con cui scambiare il doppione di Babe Ruth.
Tra capelli sbarazzini, suo padre lascia cadere un berretto militare; domani sarà un eroe, un orfano di guerra che combatte per la pace, ma oggi è ancora figlio di suo padre e, mano nella mano, cammina a testa alta.

 


 

Cominciamo con il dire che so poco o niente e dei fumetti e che se qualcosa l'ho preso da lì, è stato perché per caso l'ho letto da qualche parte. Purtroppo come molti sanno ho un problema con le long (non le porto mai a termine) e non è detto che questa non la finisca esattamente nel modo in cui è cominciata: durante gli event di Torre di Carta. Ma non questo. Si tratta comunque di piccoli capitoletti formati da una o più drabble, nulla di troppo lungo credo.
Era da un po' che volevo tornare a scrivere stucky, ma anche smaniando per la mia OTP, l'ispirazione è sempre la bastarda che è. Accontentiamoci.

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Scritta per l'iniziativa Corsa delle 24 ore - II Edizione @Torre di carta

Prompt: prompt vari - barca di carta; berretto;

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Capitolo 2
*** Once I was seven years old - seconda parte ***


 

#Once I was seven years old - seconda parte

 

L'Ebbets Field è pieno dentro e pieno fuori e Steve è un sacco per le gomitate. Tra punte bucate dei guanti di lana, le dita congelano, ma le tiene ben aperte al volto, a parare i colpi di chi non lo vede.
La calca che lo schiaccia è un'onda che lo sbatte avanti e indietro, puzza di sudore, sigaro e caldarroste bruciate e bercia della rabbia o della gioia dei tifosi.
Vede solo schiene e toppe cucite sui gomiti; i bagarini vendono ancora biglietti falsi, ma di spicci non ne ha manco per quelli.
E allora trattiene il dolore, butta fuori il coraggio e avanza, tra i denti educati «Permesso».


«Così ti farai ammazzare!»
La voce esplode tra le grida e subito dopo una mano lo cattura.
Steve riemerge dalla folla rantolando nell'inverno di Brooklyn, il braccio è teso, il polso stretto da dita unte di pop-corn. Un bambino lo guarda e, in quegli occhi, si stupisce di essere visto. È la prima volta, eppure è come se lo guardasse da una vita.
«Vieni con me, conosco un modo per entrare.»
Non c'è tempo per dubitare (Hai sbagliato persona?), il bambino lo trascina alle transenne, si china e offre le spalle come appoggio «Muoviti, prima che ci becchino!»
È vivo, è vero, constata Steve. Non può essere lì per lui.

«Non ti farò cadere, promesso.»
Il freddo della prima neve si scioglie nelle parole  del bambino (la voce tiepida odora di burro, gl'occhi caldi di mare, quello che lui non ha mai visto) e il suo sorriso arrossa le guance di Steve.
«Manco mi conosci.» s'imbroncia. Non ha mai chiesto l'aiuto di nessuno e nessuno gliel'ha mai offerto.
«E quindi?»
Finora.
La mano del bimbo è più grande della sua, lo travolge in una pacca e Steve quasi cade. L'altro ride, il suono allegro, gorgogliante. Ride, ma non di lui. Quando smette, Steve ne sente ancora il trillo alle orecchie – un ricordo, il primo di loro.
«Io sono James.»

 


 

Scritta per l'iniziativa Corsa delle 24 ore - II Edizione @Torre di carta

Prompt: situazioni/azioni - tifare; fare un'azione premurosa; imbarazzarsi;

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