You know who I Am.

di Dark prince
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Soldier. ***
Capitolo 2: *** The Genius. ***
Capitolo 3: *** The Spider. ***
Capitolo 4: *** The Pain. ***
Capitolo 5: *** The Covenant ***
Capitolo 6: *** The Joke. ***



Capitolo 1
*** The Soldier. ***


 
La storia si ambienta nel Movierse, ma ci sono dettagli che sono stati cambiati e riadattati per permettere a questa Fanfcition di nascere.
È impostata sul rating arancione perché, più avanti, ci saranno scene di sesso.
Recensite se vi aggrada e grazie che vi soffermate solo a leggerla~
Buona lettura, spero che vi possa piacere.
Dedicata a Capiscle e NekoMicki.

Per tutta la stanza si udiva quel rumore ferroso, cigolante e fastidioso, che rendeva l'atmosfera ancora più pesante, come se non fosse già abbastanza difficile la situazione.
Beh: nessuno vorrebbe vedere il proprio migliore amico ridotto in quel stato, sapendo bene la sua forza, il suo essere autonomo, indipendente. Ma ora lo vedeva lì, costretto a stare su da una carrozzina, che quasi faticava a muovere per potersi spostare, non abituato a quei generi di "aggeggi".
Non era il fattore di non avere forza fisica, quella l'aveva eccome, se lo ricorda bene lui, ma era la mente che cedeva, che non riusciva ad accettare quella situazione di totale immobilità:Se il cervello collassa, tutto il resto cade giù come un castello di sabbia.
Era la frase che gli ripeteva spesso.

Anche se non lo avrebbe mai ammesso il suo amico, quello che più l'ha distrutto sono stati gli sguardi carichi di pietà di estranei e amici che rivolgevano quando lo vedevano. E lui li aveva notati quando aveva osato solo una volta, una singola volta, di portarlo fuori a fare una passeggiata: Non era finita bene, l'aveva riportato indietro appena ha potuto, prima che si facesse del male da solo per placare una vera e propria crisi nervi, crisi che peggioravano di giorni in giorno.
Probabilmente erano tutte quelle cose insieme a creare l'instabilità, oppure, nessuna di loro in particolare; Era un coincidere di eventi che pesavano sulle spalle dell'uomo che ora sedeva inerme su quella sedia di ferro "adornata" con delle ruote...

Lo nota fermarsi davanti alla finestra, forse perché riteneva quella postazione ideale per osservare la strada, e gli occhi dell'uomo, seduto sulla carrozzina, iniziano a guizzare, osservando tutto ciò che era aldilà del vetro della finestra, un vetro trasparente e pulito: sotto poteva ammirare tutta New York visto che erano ad una altezza tale da poterla ammirare completamente: osserva la mano che si alza, andando a sfiorare appena il viso, vicino alla guancia destra dove aveva una ferita che si stava rimarginando.
Però, nota che neanche quella visione riusciva a riaccendere gli occhi spenti che cercavano qualcosa, anche un solo stimolo, per poter di nuovo guardare il mondo come prima: Con curiosità e voglia di esplorare.
Sembrava tutto spento.
Morto.
Vede che stringe i braccioli della sedia, probabilmente per scaricare uno scatto d'ira, il silenzio viene poi interrotto da un sospiro seguito subito dopo dal rumore della carrozzina che torna a farsi sentire, segno che, ormai, quel posto non era più adatto.

Impotente, poteva solo osservare la scena, osservare lui che si allontana da solo, immergendosi nel buio del corridoio poco illuminato a causa del sole che stava ormai calando.
La notte giungeva.
Ed era il momento più difficile da affrontare.
Lui?
Lui sarebbe rimasto lì anche quella sera, sarebbe rimasto per controllare che tutto andasse bene anche se aveva i suoi impegni: Quelli potevano attendere ancora un po'.
"Andrà meglio Rhodey, vedrai."
La voce di Stark era uscita incerta mentre osservava il suo amico, mostrandogli un lieve sorriso, appena pronunciato.
Rhodey, dal canto suo, non esita a mostrare tutta la fiducia che riponeva in lui, guardandolo negli occhi, senza mai distogliere lo sguardo.
"Ne sono convinto, Tony. In fondo sei un genio, miliardario, playboy e filantropo, no?"
Si sente una risata che si spegne dopo pochi secondi e un capo che accenna ad un sì, d'accordo con quelle parole.
"Ovvio."



Ah, che pena restare qui e non agire.
Perché devo attendere che tutto si calmi?
Certo, è stato davvero avventato fare tutto quel... Trambusto? Chaos?
Beh: Qualunque cosa io abbia fatto, non me ne pento.
Dovevo salvare un mio caro amico, un amico che era innocente e non potevo lasciarlo da solo, soprattutto visto, che come me, non ha più nessuno al suo fianco.
Stiamo stati presi e trascinati in questa "epoca" che non è nostra, dove non abbiamo più radici.

Oh, lo sto facendo di nuovo: Sto scrivendo i miei pensieri, le mie idee, su questo diario personale come se, un giorno, a qualcuno potesse interessare.
Certo, sono Capitan America. Ma, prima di tutto questo, io sono Steve Rogers e la gente tende a dimenticarlo.
Anche i colleghi con cui lavoro e... lavoravo.
Oh, Cielo: Sono tornato di nuovo a pensare a loro, ai miei amici che hanno deciso di stare dalla parte opposta alla mia.
Sono tornato a pensare a lui.
Non mi ha risposto al cellulare, sono certo che è riuscito a riceverlo insieme alla mia lettera, ma non ha accennato neanche a mandarmi un messaggio.
Questa cosa me l'aspettato: E' da Tony Stark fare in questo modo! Farsi attendere, agire quando gli altri non se l'aspettatano e fare di testa sua.
Però c'è questo... Tarlo nella mia mente, che è apparso dal nostro ultimo scontro.
...Non ne vado fiero.

Non vado fiero del fattore di aver combattuto contro Tony, contro un mio caro amico.
Clint mi ha detto di aver sbagliato nell'agire, queste parole mi hanno fatto risvegliare qualcosa dentro. Lui è stato l'unico a sottolinearlo senza tanti problemi, subito dopo averlo liberato dalla sua prigione insieme agli altri.
L'arciere mi ha scoperto subito, ha notato che non avevo il mio scudo ed era una cosa strana visto che non mi separavo mai da lui.
Lo scudo...
L'altra sera ho sognato l'oggetto in questione, piantato nel petto dell'armatura di Stark.
Ed usciva sangue, copioso, finendo con il sporcarmi le mani mani, il viso e le gambe. La sua espressione era sofferente e mi guardava confuso, come se non capiva cosa diamine stessi facendo.
Mi guardava ferito.

Nel sogno, non ho cercato neanche di bloccare l'emorragia.
Restavo lì, seduto sopra di lui, a godermi la scena, con un sogghigno che non era mio.
un sogghigno che mi ha spaventato.
So bene che nella realtà non è andata così, non sono riuscito neanche a vedergli il viso, e di questo ringrazio il mondo, altrimenti gli incubi sarebbero stati peggiori.
Forse dovrei andare di persona a trovarlo: Sicuramente finiremo con il litigare, ma, alla fine, troviamo sempre un punto d'incontro.
Alla fine, sistemiamo sempre tutto.



Una penna viene poggiata al lato del diario ancora aperto, mentre delle dita sfiorano i fogli come ad accertarsi che l'inchiostro fosse asciutto prima di chiuderlo: Alza lo sguardo, rivolgendola verso la piccola finestra che lasciava passare quel poco di luce che gli era servita per poter scrivere, notando i piedi dei passanti: Per essere una cantina, per loro fortuna, non era umida.
Steve socchiude gli occhi, ancora perso nella sua mente, ma i passi di qualcuno che si stava avvicinando alla porta, lo fanno voltare e aspettare che questo giungesse dentro la sua camera: Aveva già riconosciuto quei passi, potevano essere solo...

"Clint, qualche novità?" Sorride l'uomo che ancora non era entrato del tutto nella stanza del capitano, compiendo il gesto di togliersi gli occhiali prima di poter parlare, ma solo perché voleva fissare le iridi azzurre del biondo.
"Capitano." Fa qualche altro passo, girando appena per la stanza, con passo controllato e preciso.
"No, ancora nessuna notizia del Signorino Stark."

Steve sorride nel sentire come Clint ha chiamato l'altro, tanto che nasconde il viso con una mano, per poterlo nascondere, cercando di tornare serio quanto prima.
L'arciere, ovviamente, lo nota, ma non si sofferma su quella che ora era una sciocchezza per lui.
"No. Non è stato visto in nessuna conferenza stampa, evento pubblico o semplicemente a cena fuori.
E' come se fosse svanito nel nulla."
Questo non rallegra il Capitano che aveva recuperato tutta la sua serietà e ora si torturava le mani, massaggiandole a tratti.

"La Stark Tower?"
La sua voce trema impercettibilmente, solo una persona attenta e allenata poteva notare quella sfumatura.
Una persona come poteva essere Clint, ma tace ancora, continuando a camminare per tutta la stanza, incapace di stare fermo.
"Il piano ad uso abitativo, è stato sgombrato e ora è vuoto."
Nulla.
Tony Stark è scomparso.
E sul viso di Steve si forma una espressione di preoccupazione.



"immagina.
Immagina di addormentarti serenamente nel tuo letto, consapevole che domani vedrai le stesse persone, le stesse cose, lo stesso panorama.
Ma, quando finalmente ti desti, ti rendi conto che solo in apparenza tutto è uguale.
Ti rendi conto che solo tu ad essere quello di sempre, come la persona che si era addormentato nel suo caldo e confortante letto.
Che tutto è cambiato.
Che tutti, e tutto, ti hanno lasciato indietro.
Sei solo e senza più nulla a cui aggrapparsi. Tranne che per un mito ormai ingiallito."
-Steve.

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Capitolo 2
*** The Genius. ***


 
Vorrei ringraziare le persone che seguono questa storia o che l'hanno messa tra i preferiti: Grazie di cuore, davvero.
Spero di poter leggere presto le vostre opinioni in merito!
Buona lettura ~


Tick tock.
Tick tock.
Il rumore dell'orologio posto contro la parete dal tenuo colore azzurro, produceva quel tipico suono che riusciva solo ad infastidire le persone. Soprattutto lui.
Anche le cromature con cui era colorato lo infastidivano: Giallo.
Quale sano di mente avrebbe mai regalato un orologio giallo ad un'altra persona?
Poi, nella sua camera da letto, quell'oggetto preistorico, stava malissimo.
E lui se ne intendeva di moda, era un maestro delle serate eleganti dove si andava vestiti con un certo codice.
Tornando a quella tortura infernale, che ora il ragazzo dai capelli castani fissava come se fosse il suo peggior nemico, poteva paragonarlo quasi alla giornata di New York, ma forse era un tantino esagerato.

Forse.
Ma tanto lui amava fare le cose in modo esagerato e pomposo.
Anche il sparire in quel modo, senza avvisare nessuno tranne che il suo fedele amico, era stato pomposo nei modi. Dentro di lui, era certo che quel pirata di colore, di nome Nick, sapeva bene dove fosse; lui teneva sotto controllo tutti.
Anche se era difficile con un solo occhio.
Questi pensieri si bloccano quando il rumore forte di un tuono fa sobbalzare Tony che si volta prontamente verso la finestra, riuscendo ad intravedere la luce accecante del fulmine.
"Ci mancava solo la pioggia..."
Questo sembra farlo irritare ulteriormente tanto che prende la prima cosa che trova sul comodino posto alla sua destra, in questo caso... Lo scudo di Capitan America.
Si rende conto solo dopo averlo lanciato che fosse quello, dopo che ha colpito il bersaglio che ha scatenato la sua ira funesta, che è sopravvissuto non si sa in quale strano modo.
ma lo scudo ora era a terra.
Fermo, con ancora i segni dell'ultima battaglia, sporco di fango, terra e sangue.
Vi erano anche i graffi causati dallo scontro con Black Panther, in fondo non c'è stato modo di ripararlo.

E a cosa sarebbe servito farlo?
Ora non ne aveva più senso.
Chiude gli occhi il Miliardario, stringendo le palpebre con forza per scacciare immagini che, nella sua mente, iniziano a scorrere come un fiume in piena che, da un momento all'altro, poteva travolgerlo e affogarlo.
Una luce tenue e blue invade la stanza ma non sembra allarmare minimamente Tony che, con calma, si volta verso la provenienza e nota la sua armatura.
"Dovrò ricalibrarti di nuovo, lo sai?."
Con fatica si mette a sedere sul letto, ma riesce solo ad alzare il busto in modo da potersi alzare: Non sarebbe riuscito a dormire neanche se si fosse imbottito di pillole o sonniferi.
Lascia avvicinare l'armatura al materasso mentre lui si toglieva le coperte di dosso, ma il suo sguardo cade nuovamente in direzione dello scudo, pochi secondi ma che sembrano eterni.
Scuote appena il capo, come a destarsi, e si volta verso la sua "bambina".
"Che ne dici di andare a lavorare? Stare qui non serve assolutamente a nulla."
Sorride l'uomo, mostrandole tante rughe di espressioni, il viso segnato da tante notti passate a lavorare invece di dormire, gli occhi stanchi di chi ha subito tanto ma il tono era sprezzante, come se tutti gli avvenimenti passati non lo avessero minimamente sfiorato.
La luce dell'armatura diventa più intensa, segno che è attiva al 100% ora.
E fuori la luce del sole stava per sorgere.


Le strade di Brooklyn sono a volte frenetiche, altre, regna il totale silenzio è sono questi i momenti in cui mi piace passeggiare.
Tutto è diverso da prima di essere stato congelato, ma mi sono adattato ormai anche se, appena scorgo qualche vecchio frammento che mi ricorda il passato, divento appena malinconico.
Normale, dire.
Oggi mi è capitata una cosa del genere, per informarmi di persona su varie cose, e ho intravisto un negozio di antiquariato che ancora resiste; Si potrebbe dire che è vecchio quanto me.
La mia "rischiosa" operazione di uscita, in realtà era una semplice passeggiata, mi è servita per schiarirmi le idee e agire, ma mi sono reso conto che i giornali non parlano più di Stark.
Per un motivo, o per un altro, lui è sempre su i giornali e io ho controllato che le informazioni di Clint fossero vere.
No perché non mi fidi, ma dovevo constatare di persona.
Infatti per questo sono qui, su un treno diretto da una persona che mi avrebbe aiutato a rintracciarlo, anche se sono fortemente in dubbio che potrebbe aiutarmi volentieri.
Cercherò le parole adatte per convincerla.

Se non dovevo tenere un profilo basso e cercare di non farmi scoprire, avrei optato per un aereo o un jet, ma mi ritrovo su un treno.
Non mi dispiace: In questo modo riesco a godermi il panorama e a fare dei veloci disegni, anche se la mia mente è piena di pensieri ed idee a cui non riesco a dare un ordine,ma una priorità sì.
Devo trovare Tony, sistemare le cose con il governo e riunire la squadra.
Sembra così facile scritto in questo modo.
Le ultime due cose sono certo di riuscire a farle. La prima... Sembra più ardua.
Tornando al viaggio, con me, in questo momento, c'è anche Clint che sta cercando di contattare una sua cara e vecchia amica.
Sam, è rimasto alla base per programmare le ultime cose da fare, soprattutto il convincere a tutti che non siamo un pericolo e abbiamo diritto a...Celare le nostre identità.
Ho sempre servito il mio paese.
Non smetterò di farlo di certo ora.


Il tempo di chiudere il diario che un controllore di passaggio annuncia la loro meta: Steve sospira, alzandosi per prendere lo zaino e lanciare uno sguardo verso Clint che prende la valigetta dove custodiva il suo arco:La custodia poteva sembrare anche sospetta, ma il loro vagone era vuoto e quindi nessun bambino curioso a fare domande.
Di solito erano quelli più difficili da gestire.
Lancia un'ultimo sguardo dalla finestra il biondo, prima di uscire dalla cabina e posizionarsi davanti alle porte per scendere appena il treno si sarebbe fermato.
Ma, tempo 5 minuti, ed erano fuori dal vagone dove non esitano ad uscire fuori e cercare un taxi, in modo da arrivare a casa della persona che avrebbe risolto i loro problemi.
Beh, non proprio tutti, ma quello che era il più pregnante, sì.

"Clint, dovresti essere a casa tua, insieme a tua moglie e i tuoi figli, perché sei qui?"
L'uomo si volta verso Steve, con quella espressione che sembrava dire; "Me lo domandi anche?"
"Forse perché devo dimostrare a Romanoff chi è la miglior spia"
Clint sorride, mentre controlla le macchine che passano e, appena la scritta "taxi" si nota su una delle vetture, alza la mano per chiamarla e poterci salire sopra.
"Seriamente..."
Anche se il biondo voleva una risposta seria e sincera, anche lui sorrideva per la frase che aveva detto.
"Semplice: Senza di me saresti perso.
Il capitano non riesce a ribattere alla sua frase, ma entra in macchina appena questa si ferma, senza toccare più quell'argomento.

Il percorso sembrava infinito per il biondo, ma era solo la sua voglia di giungere presto da questa persona e poter capire meglio tutta la situazione.
Erano nel Queens, l'aveva riconosciuto per diverse cose, ma proprio non ricordava nessuno abitare in quella zona: Bruce? No, il dottore era solito rifugiarsi nelle foreste amazzoniche per non farsi trovare, dubitava fortemente che il Queens era la soluzione.
La vedova nera?
Bocciata anche questa soluzione.
Steve comprende che è inutile restare lì a pensarci su, anche perché, erano appena giunti davanti ad una casa bianca, molto semplice: nota delle tendine con dei pizzi alle finestre e, cielo, erano orrende per i suoi gusti.
Clint paga il tassista ed è il primo a scendere dalla vettura, seguito dal biondo che fa già qualche passo verso la porta della casa, seguito subito dall'arciere che cerca di frenare i suoi pass.
"La casa non scappa, Capitano."
Si volta verso di lui la persona in questione, scuotendo il capo.
"Dopo aver visto una piattaforma aerea trasformarsi da un sommergibile a quello che realmente era, no."
Il Capitano ricorda ancora la scommessa che aveva perso contro Fury ed è grazie a lui che aveva compreso come andavano certe cose.
Dal canto suo, l'arciere, si era già posto davanti alla porta, dove lascia tre colpi con le nocche in modo da far capire, alle persone dentro la dimora, che degli ospiti attendevano.
Il tempo di attesa viene riempito da passi veloci, giovani e vitali, che provenivano da dentro la casa ed ecco, ecco il ciuffo castano che sbuca da dietro la porta, quegli occhi sorpresi nel vederli e riconoscere almeno Clint.
Il giovane ragazzo si sposta un pochino di lato, ma senza mai esporsi del tutto, come se la porta fosse la sua ultima difesa.
"... Chi siete?."
la voce.
Quella voce fa aguzzare la mente di Steve che fissa il ragazzo con un misto di curiosità e sospetto.
"Peter Parker?"
Il giovane annuisce, inclinando appena il capo di lato, verso la destra, lasciando vagare lo sguardo tra i due.

"Non credo di essermi cacciato nei guai."
Non era una cosa da dire a due sconosciuti che sembravano abbastanza forti da strangolarti con una singola mano, ma era la prima cosa che gli era venuta spontanea da dire.
"Stiamo cercando Tony Stark."
Clint l'osserva bene, nota il gesto del ragazzino di stringere il bordo della porta, che si sposta di qualche centimetri verso l'esterno, cenno che voleva chiuderla.
"Perché dovrei sapere dove si trova il miliardario, filantro- "
Steve poggia subito la mano sulla porta, gesto che fa ben intendere che quella non si sarebbe chiusa neanche se avesse usato la forza.
"Oh, andiamo piccolo Spidey, so bene che tu potresti aiutarci."
Lo sguardo di Peter si incrocia con quello di Steve, intimorito da quel gesto, ma non in modo negativo: Rispettava quell'uomo e dirgli una bugia non gli sembrava una grande e geniale idea.
"Entrate."
Spalanca la porta per farli entrare, dirigendosi verso la cucina per poter preparare ai suoi due "ospiti" un caffè.
Il Capitano, dal canto suo, si volta verso il suo collega, per cercare di capire bene la situazione, perché, lui, ancora non aveva compreso cosa davvero c'entrasse quel ragazzino dall'espressione scapestrata e gli occhi da furbetto.
Occhi simili a quelli di Tony.
Occhi da persone "intelligenti".
Clint lo guarda, scuotendo appena il capo.
"Davvero non hai riconosciuto il ragazzo vestito di rosso che ha steso Bucky e Sam?"
Ecco, ora ha compreso il biondo di Brooklyn che si volta di scatto verso la cucina, dove sentiva il ragazzo armeggiare con la macchina del caffè.
"Chiudete la porta appena entrate."
E la voce di Peter suona quasi come un ordine, per questo Clint la chiude, usando il piede, e si dirige a gran falcate verso la cucina dove individua una sedia che non esita a occupare e in questo lo segue anche Steve.

Peter, appena si gira con le tazze fumanti tra le mani, si ritrova gli sguardi dei due puntati contro e si sente lievemente a disagio soprattutto per quello di Steve: Sembrava fremere per dirgli qualcosa.
Tossisce, per dissimulare il disagio, e porta i caffè a tavola, due per la precisione: la sua tazza era piena di cioccolata calda.
"Perché cercate il Signor Stark?"
Il ragazzino alza lo sguardo, cercando di capire se si poteva fidare di quei due perché, dai suoi recenti ricordi, l'ultima volta era contro la fazione di Stark.
"Perché gli dobbiamo parlare."
Lo fissa Clint, con quel sorriso ampio e divertito, soprattutto ai tentativi del ragazzo-Ragno di capire se loro volevano fare del male a Stark.
"Allora mandategli una e-mail
O una lettera, per quanto riguarda il signor Rogers.
I toni non erano di scherno, ma Steve, da una parte, lo recepisce come tale.
"Non abbiamo altro tempo da perdere, dicci cosa sai."
Peter sospira, guardando prima Steve e poi Clint, sorseggiando la sua cioccolata calda dove inzuppa anche un biscotto.
"Mi manda delle lettere, mi chiede come vanno gli studi."
Tergiversa, non sicuro ancora delle intenzioni dei due, anzi: Non era pernulla convinto.
E Steve lo percepisce, per questo cerca di calmarsi: Prende la tazza di caffè iniziando a bere a piccoli sorsi, fino a quando non ha finito tutto il liquido scuro.

"Peter, giusto?"
Il ragazzo lo guarda, annuendo appena.
"Posso comprendere che le cose sembrano strane o non ben identificate ma cerchiamo Tony per motivi seri."
Parker scosta la tazza dalle labbra, fissando negli occhi Steve.
"Al momento, so solo che è a New York, in un posto non ben identificato, ma stava per trasferirsi in... Italia."
Clint irrigidisce la schiena a quelle parole: Aveva esplorato tutta New York e non aveva trovato nulla di Tony, com'era stato possibile? Lui che non era riuscito a trovare qualcuno?
Questo lo irritava particolarmente, tanto che stringe tra le mani la tazza di ceramica con sopra impresso il simbolo della stark industries.
Dal canto suo, Steve, ha un misto tra rabbia e preoccupazione: Voleva giocare a nascondino l'altro?
Beh: Se era riuscito a trovare Teschio Rosso, questo sarebbe stato un gioco da ragazzi.


"Pensa a cosa potrebbe succedere se ti pungi con uno spillo, uno di quelli arrugginiti.
Ecco, ora metti caso tu lasciassi stare la ferita, senza accorgerti che questa si sta infettando: in poco tempo ti ritroverai con qualche infezione o malattia, che inizia a corroderti le carni.
Questo perché non sei stato meticoloso e non hai disinfettato la tua ferita.
Cosa voglio insegnare?
Oh, semplicemente nulla.
State attenti e guarite le vostre ferite, con attenzione."
-Stark.

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Capitolo 3
*** The Spider. ***


 
Cari lettori, salve a tutti.
Volevo solo avvisare che la pubblicazione dei capitoli sarà rallentata a causa impegni personali, quali lavoro e studio, ma cercherò di impegnarmi per pubblicare almeno una volta a settimana.
Grazie di cuore a chi ha messo tra i preferiti, seguiti o ricordati la mia storia, chi ha recensito o semplicemente chi si è soffermato a leggerla.
Grazie al mio Cap che mi carica di energie per continuare questa storia.


"Piano."
La voce che pronunciava questa parola era tesa, spaventata da qualcosa di non ben chiaro al momento, ma si notava che voler nascondere, celare quella paura.
"Ti ho detto piano."
Si ripete ancora, come una filastrocca che i bambini spesso si raccontano credendo che questa potesse indurre qualche sorta di coraggio ma, nella realtà, era solo una bugia in cui credere.
Dei passi si muovo incerti in quello stretto corridoio fatto di sbarre laterale dove potersi sostenere, passi ancora deboli e braccia che faticavano a tenere il peso di quel corpo per così tanto tempo: Erano già sei ore che ci stava provando, non aveva fatto pausa neanche per mangiare, cosa che aveva fatto preoccupare molto il suo amico.
Ormai vegliava su di lui come una sorta di angelo custode.

Dei sospiri scappano dalla bocca di Tony che si lascia andare sulla sedia, appena alza lo sguardo, si ritrova quello di Rhodey, scrutatore lo scrutano ma questo scuote appena il capo, distogliendolo quasi subito.
"Bisogna ancora perfezionare quella struttura che potrebbe permettere ad un paraplegico di camminare... "
Stark sorride e annuisce, battendo entrambe le mani con forza sulle gambe, una potenza tale che sembrava volerle strappare dal suo corpo.
"Lo so lo so!
Ci sto solo lavorando da un mese, dammi tempo, mi sono trasferito qui per avere anche un po' più di tranquillità."
Il suo tono era gioviale anche se, appena l'amico si distrae per una chiamata improvvisa da parte della sua di qualche segretario importante di stato , il suo sguardo fa intuire i suoi veri e puri pensieri: Paura, disorientamento, frustrazione.
La sua mente sembrava incapace di pensare.
Il suo cervello era spento.
A quelle parole che solo lui poteva sentire perché erano nella sua mente, scuote il capo con violenza e si passa una mano tra i capelli, chiudendo gli occhi, concentrandosi per recuperare tutte le sue forze.
In quei momenti non si rende conto di quello che attorno a lui accade.
Non percepisce Rhodey che gli parla, che fa cenno verso la porta.
No, appena apre gli occhi il suo sguardo si dirige verso il bancone piccolo e di legno.

Oh, il bancone: Ormai era quasi sempre vuoto, Tony si rende conto solo delle bottiglie vuote che giacciono ovunque sulla superficie liscia di marmo nero e lucido.
I suoi sensi non erano acuti visto la quantità di alcolici che ormai aveva preso l'abitudine di bere, soprattutto da quel fatidico giorno, la situazione si era aggravata talmente tanto che era stato portato in ospedale diverse volte e, per questo, ormai tendeva a nascondersi e farlo senza essere visto, in modo da non avere anche gli occhi dei suoi amici addosso.

Quando riesce a tornare in sè, si ritrova a fissare la faccia dell'amico vicinissimo a lui, e si rende conto che la sua gamba destra sta sanguinando: Si era ferito alla gamba ,inconsciamente.
Aveva preso la penna posta sul tavolino vicino dove lui era seduto, ben stretta tra le mani e, in uno scatto di frustrazione, si era conficcata nella sua gamba guidata dalla sua mano.
Guarda la ferita, il macello che ha appena combinato come un bambino curioso, non avvertendo il dolore, forse per l'adrenalina o perché si stava estraniando da tutte quelle cose: Semplicemente la toglie dalla gamba, dove inizia a uscire parecchio sangue, senza preoccuparsi minimamente di curarla o tamponare: Ci pensa Pepper a farlo, con una espressione spaventata, la pelle ancora più chiara di quello che i principio fosse, e le mani ormai sporche del sangue di Tony.
Erano mesi che ormai loro due non stavano più assieme e lui, per la prima volta, si rende conto di non essere triste per questo fatto.
C'era un nuovo dolore.

Un dolore più forte e vivido.
Un dolore che voleva estirpare dal suo cuore passando per l'enorme cicatrice che aveva sul petto, segno concreto del suo passato, che era stato in bilico tra vita o morte in continuazione. E ancora lo era.


Non riesco proprio a capire come io mi sia ritrovato qui, nella stanza di questo ragazzo che sembra conoscere Tony meglio di me.
Parla, lascia degli indizi a me e Clint ma non rivela mai la postazione esatta di Iron man: Forse aveva ancora timore?
Eppure mi sembra che io sia stato ben chiaro sulle mie intenzione.
Beh, ora come ora, stanno vaneggiando su qualcosa che parla di fumetti e ne approfitto per scrivere i miei pensieri su questo Diario, in modo da imprimerli meglio.
Tornando al punto principale, sembra che dobbiamo tornare velocemente a New York, prima che Stark parta per l'Italia: A quel punto sarebbe quasi impossibile rintracciarlo senza che venga a saperlo prima lui, bisogna agire senza che abbia solo il minimo sospetto altrimenti...

... Ci attaccherà?
Sbeffeggerà?
O semplicemente scapperà di nuovo per evitarci?.
Non so precisamente cosa pensare o credere di pensare: Ho scoperto questa necessità di contattarlo quando non ha più risposto neanche a Bruce, che ho trovato nascosto sulle isole Galapagos: Ha gusti particolari su le zone dove rintanarsi quando non vuole essere trovato da nessuno.
O da qualcuno in particolare, ma questi non sono affari che rientrano dei miei interessi personali o che mi riguardano: Ad ognuno la sua privacy.

Solo ora, mentre sto scrivendo, mi rendo conto del quadro generale di tutta la squadra: Ho imparato a conoscerli bene, alcuni si sono anche confidati con me, tranne lui: Tony.
E' sempre stato un puzzle che non riesco mai a finire e mi rendo conto, solo ora, molte delle pagine del mio Diario riportano il suo nome o cognome e non so bene come interpretare il tutto.

Oh, finalmente hanno smesso di parlare delle loro cose: Il ragazzo, Peter, ha detto che verrà con noi per trovare di persona Tony visto che sono alcune settimane che anche lui non ha più sue notizie e sembra davvero preoccupato: Buffo pensare che si sia affezionato a Stark in questo modo.


Attimi.
In pochi attimi, Peter, si era fiondato a preparare il piccolo zainetto con tutte le cose che per lui erano essenziali ma per Steve erano solo cianfrusaglie: No, ancora non comprendeva tutte le cose utili della tecnologia il povero capitano ma se sarebbe serviti al loro scopo, ben venga.
Clint nota che Parker prende anche il suo costume ed è stato un gesto che l'ha fatto sorridere, lasciandosi andare ai ricordi della sua età più giovane dove era pronto a combattere e pregava per un minimo di azione.
Per quel ragazzino doveva essere lo stesso, almeno questo pensava l'arciere, ma c'era anche un'altro dettaglio che lo incuriosiva: Peter sembrava davvero agguerrito di trovare Tony ma non capisce se è solo per stima, per i soldi che gli fornisce per andare in università o se hanno stretto qualche sorta di legame, ma conoscendo Stark era poco probabile.

O forse no?
Quel ragazzino aveva tutte le carte in regola per essere un genio e tutti sanno bene quando l'uomo più eccentrico del mondo ama circondarsi di geni-
Clint ha il sospetto che il rapporto tra il Miliardario e il piccolo ragnetto sia molto più profondo di quello che sembri e per questo avrebbe indagato a fondo; Era il suo lavoro, no?

Quando escono fuori, si ritrovano con un vento freddo da est e una nube che si stava avvicinando, una nube che noteranno accompagnarli appena si mettono in viaggio.

Non hanno molto da parlare, almeno il capitano che guarda a turno i due, ma aveva uno sguardo abbastanza perso in altri lidi, spesso, non seguiva i discorsi dei due.
Voleva solo arrivare il prima possibile a New York anche se era consapevole che ci sarebbero volute almeno 5 ore: Sarebbero arrivati di sera e questo, almeno per il biondo, sembrava una cosa buona in modo da poter agire indisturbato: Era convintissimo che era meglio fare le cose di nascosto, senza farsi scoprire.

Il cielo sembrava pronto a fare rissa, cosa che avviene non appena arrivano nella grande mela dove la pioggia si scatena con fulmini, minacciando anche di creare qualche tornado ma non c'erano stati allarmi sulle questioni meteorologiche, quindi si limitano a seguire le indicazioni di "Spider man",anche se a Rogers sembrava ancora impensabile che fosse proprio lui sotto quella tutina rossa.
Lui, nota il piccolo Peter alzare il capo, come un furetto curioso che si guardava attorno in cerca di cibo, scrutando ogni minimo vicolo come se stesse cercando qualche entrata o un simbolo per entrare in un labirinto.

No, quello era solo nel libro che recentemente aveva letto il buon capitano, libro che gli aveva suggerito di leggere Bruce d'altronde.

"FERMO!"
la voce del ragazzino rimbomba per tutta la vettura, sovrastando per pochi secondi quella della pioggia battente. I due notano che stava indicando quella che sembra una villa di un colore bianco, abbandonata, con dei cancelli arrugginiti e alcune parti delle mura ormai cadute.
Il giardino era abbandonato a se stesso, pieno di erbacce e selvaggio e questo rendeva più cupo tutto l'insieme: Sembrava una villa infestata dagli spettri.
I due adulti, scettici, guardano prima l'abitazione e poi l'altro, che con dito tremulo continuava a puntare in quella direzione.
"Sei proprio sicuro?"

La voce di Clint non era canzonatoria, ma voleva solo accertarsi che fosse quella prima di accostare, scendere e beccarsi tutta l'acqua che stava cadendo in quel momento.
Ma Peter scuote il capo, deciso.
Il biondo Capitano sospira, voltandosi verso di lui per poterlo guardare negli occhi con quella espressione da comprensivo comandante.
"Si può sbagliare a volte. Se non sei sicuro o hai cercatodi proteggere Tony, fa nulla."
"No, è questa. L'indirizzo è proprio questo."
Il suo tono imperioso viene seguito dai movimenti fluidi che compie per aprire lo lo zaino, dove rovista per una manciata di secondi, riportando alla luce una lettera: L'indirizzo combaciava davvero e Steve non poteva fare altro che mordersi le labbra, far accostare Clint e prepararsi a scendere anche se le gambe gli tremavano. E non per il freddo.

"Al mio "Via", usciamo tutti fuori."
Gli altri due annuiscono appena il capitano parla e al suo via, si fiondano verso il il muro ormai crollato, scavalcandolo senza problemi tutti e tre ma il buon Steve si volta per controllare il ragazzino e gli viene da sorridere nel scorgere sul suo viso una certa emozioni in quella azione.
Non puntano alla porta,ma ad una delle finestre senza vetro al piano di sotto, entrandoci dentro quasi a tuffo uno ad uno: Come sospettavano era tutto abbandonato, con solo qualche vecchio mobile sparso per quello che un tempo doveva essere uno sfarzoso salone, neanche del lampadario c'era più traccia.
Clint nota solo quello che sembra uno scivolo di lato alle scale centrali, ma non era così ripido o del materiale adatto per poterci effettivamente scivolare.
Non fanno in tempo ad esaminare tutta la zona che il suono di un pianoforte perfettamente accordato si diffonde per tutta casa, una melodia poco conosciuta che Steve riconosce come Chopin: Era la Tristesse.
E lui il primo ad avanzare verso le scale deciso a salirle, gli altri si limitano a seguirlo anche se abbastanza circospetti.

I loro passi erano leggeri, come se camminassero sulla neve, e le loro orecchie ben tese per ascoltare ogni minimo rumore e capire da dove provenisse la musica.
La cosa che lascia sbalordita Steve era il fattore che, appena messo piede nel piano superiore, questo risultasse completamente nuovo.
Perfino tecnologico.
Ed è qui che accelera il passo, ignorando i segnali di Clint.
Appena si avvicina alla porta di legno nero, da dove si sentiva provenire quella melodia, afferra la maniglia e la apre con uno scatto.

"Tony???"
Aveva agito d'istinto: Si era convinto che fosse davvero lui, che fosse lì grazie alle parole convincenti di Peter.
Silenzio.
La musica si ferma improvvisamente.
Una figura, illuminata solo da una fioca luce, sembra muoversi e alzare il capo.
Tony riconosce subito quella voce.
Quegli occhi che lo scrutano con apprensione e disapprovazione.
Resta fermo dietro al pianoforte, poggiando le dita ai bordi senza più suonare, con addosso il suo tipico vestiario da lavoro in laboratorio e Dummy di fianco a lui che sorreggeva un bicchiere di Martini.
Non si alza per andargli incontro e resta lì, seduto, fissandolo negli occhi con decisione.

"Di solito prendo appuntamenti per ricevere le persone."
Il tono era sarcastico come suo solito e lo dimostra quel sorrisino che rivolge a Steve e gli altri due quando finalmente si erano decisi ad entrare.
"Capitano."
Allarga appena le mani, come ad accoglierlo, chiudendo la tastiera del pianoforte con un tonfo.


"Sai, ho sempre desiderato una vita tranquilla, una bella famiglia, una fidanzata, magari.
Ma poi ho conosciuto un miliardario e Capitan America.
No, non è una barzelletta.
Cioè, se lo fosse, sarebbe la barzelletta più bella del mondo.
" ~Peter.

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Capitolo 4
*** The Pain. ***


 
Un lampo squarcia il cielo inondato la stanza di una luce accecante ed improvvisa, illuminando i visi dei presenti che erano immobili nelle loro pose: Sembravano fatti di pietra, pura e rigida pietra che mostravano la loro eterna immobilità.
Nessuno sembrava voler osare fare il primo passo, soprattutto Tony che, da quando era entrato, non aveva staccato gli occhi da dosso a Steve, fronteggiando il suo sguardo come se stessero in una eterna lotta, una lotta fatta di silenzi.
Peter, che sembrava quello più coraggioso dei quattro, si muove appena verso la destra ma inciampa in quella che sembra una bottiglia di vetro, Gin per la precisione, che cade e il rumore fa voltare tutti nella sua direzione.

"Scusate..."
Sembra quasi un pigolio Il tono della sua voce ed era mortificato e si nasconde quasi nel suo angolo, notando Stark guardarlo con particolare rimprovero e lui era ben conscio di essere la causa del suo turbamento.
Perché notava tutto in Tony, tranne la rabbia cieca nei suoi confronti: Peter riusciva a comprendere che era più infastidito e a disagio che arrabbiato.
Ma quel rumore sembra far destare tutti, tanto che Steve compie alcuni passi verso il pianoforte che copriva per metà il corpo di Stark e sembrava una certa barriera per non farlo passare, almeno dal punto di vista del miliardario.
Quest'ultimo scatta con il capo, alzandolo per poter osservare attentamente le mosse del biondo, e si nota palesemente che stringe la prese su i bordi del pianoforte.
"Io non lo farei se fossi in lei, Capitano."

La sua voce.

Nella sua voce c'era sempre quella nota di sarcasmo, anche se cercava di celarlo, ma quando parlava con Steve era sempre così.
E questo irritava lievemente il biondo che continua ad avvicinarsi, senza avere intenzione di fermarsi.
Almeno questa era stata la sua opinione prima di vedere Tony spalancare gli occhi e alzare la mano, puntandogliela contro.
"STAI FERMO"
Aveva urlato.
Questo lo riporta alla battaglia, all'ultima volta che aveva visto Iron Man perché, quella volta, Stark non si era mai tolto il casco o era uscito dalla sua armatura.
"Voglio spiegazioni, Stark."
Ma si era fermato, si era bloccato sul posto quando gli aveva detto quelle parole che trasudavano paura.
"Da quando sei la mia fidanzatina Gelosa, Signor Rogers?"
Cerca di ghignare ma il risultato è una smorfia di rabbia, seguita da movimenti concitati delle sue mani.
"E con te parlo dopo, signorino."
Questa volta il dito è puntato contro a Peter che cerca di nascondersi dietro la figura di Steve, come se stesse facendo finta di non essere lì presente o la causa di quella strana intrusione.

Clint, che è stato nell'ombra tutto quel tempo, cerca di avvicinarsi senza essere visto ma dummy lo nota e si scosta in modo da rovesciare il bicchiere di Martini in testa, facendo sorridere divertito Tony.
Tutto quel giro di parole e di azioni fanno innervosire ulteriormente il capitano anche se resta nella sua posizione sapendo bene che Stark lo teneva sotto controllo.
Li teneva un po' tutti sotto tiro ma non si aspettava di certo che L'arciere forzasse il suo aiutante preferito e questo cade a terra, muovendosi a scatti in modo da potersi alzare da solo, ma questo non riesce al robottino.
Il moro scuote il capo, scostando le mani dal pianoforte dove erano state tutto quel tempo, lasciandole scivolare in basso fino ad incontrare i braccioli della sedia dov'era poggiato, ma queste scendono ancora di più.
I presenti notano solo che stringe qualcosa per via dei muscoli delle braccia, ma non si sarebbero mai aspettato quello che appare ai loro occhi.
Tony avanza.
Ma non sulle sue gambe e nella stanza si diffonde il rumore di ruote ed era un suono lieve, riusciva a risaltare solo perché tutti, perfino il robottino che prima si agitava a terra, si erano fermati nelle parole e nelle azioni.
Sembravano quasi non respirare per come erano immobili.
Steve, il capitano, il grande soldato Rogers non aveva alcun commento o espressione specifica da fare, tutti i suoi pensieri, tutte le sue emozioni si erano come bloccate: Era un automa senza un'anima al momento.

Stark, a capo alto, senza abbassarlo neanche quando incrocia lo sguardo di Rogers, avanza seduto su una sedia a rotelle, come se fosse un vanto che lui la possedesse e gli altri no.
Era una sedia omonima, strano anche solo che non fosse dipinta di rosso per come Tony era fissato con quel colore e che adorava splendere sopra gli altri: C'era un forte contrasto tra lo sguardo di Iron man e la carrozzina senza alcuna nota di rilievo.
Per il momento lui si beava degli sguardi sconvolti e sorpresi dei suoi amici, soprattutto quello di Steve che sembra vacillare perché lo scosta non appena questo è di fronte a lui.
"Sedetevi: Ora papà Tony vi racconterà una storia."
Sorride.
Sorride bastardo lui che stava per infliggere dolore alla persona che ora lo stava guardando e che si era seduto come lui aveva ordinato.
Peter e Clint seguono l'esempio, anche stava tornando già in sé e avevano compreso perché Stark si era rifugiato lì e il più giovane tra i due, si sente uno stupido.
Stupido e in colpa perché aveva osato far del male ad una persona che lo stava aiutando tanto.
Ma le loro menti si sintonizzano tutte sulla voce di Iron man, che parlava tranquillo, volgendo lo sguardo verso la finestra per il momento.
"Un giorno le persone iniziarono ad avere paura dei supereroi: Cosa strana, voi direte ma, hey! E' la vita di tutti i giorni, succede che il buono diventa il cattivo."
Si passa una mano sul viso il moro, notando la barba incolta che erano settimane ormai che non tagliava, ma era parte del suo fascino.

"Uno di questi cavalieri eroici, dall'armatura rossa e sfavillante, ha consigliato ai suoi colleghi di accettare le condizioni imposte dal popolo.
Ma non è stato ascoltato da tutti..."
Fulmineo.
Con uno scatto fulmineo si volta verso Steve che guarda in modo tagliente, mordendosi appena il labbro come a reprimere la voglia di dargli un pugno su quella bella faccia che l'altro si ritrovava.
"Il cavaliere blu ha deciso che non andava bene e ha iniziato una guerra per salvare soprattutto il suo caro amichetto..."
Clint e Peter si ritrovavano a fissare alternativamente i due, palesemente a disagio, soprattutto quando il capitano tenta di fermare Tony, avvicinandosi di qualche passo mala voce,ora arrabbiata e alta del miliardario fa di nuovo immobilizzare tutti e quel racconto dai toni sarcastici finisce com'era iniziato:Da nulla.
Si notava il respiro del moro accelerato, anche se non vi era stato sforzo fisico, non quello almeno, ma il suo viso faceva ben intendere che i suoi istinti omicidi erano saliti alle stelle.
Steve non sembrava più intenzionato a parlare o ribattere, era come disarmato, come quando ha lasciato il suo scudo in quel posto desolato dove ha infuriato una battaglia che ha lasciato una vivida cicatrice direttamente al cuore.

"Come... è successo?"
Gli occhi chiari, cristallini e sinceri di un azzurro dove potevi rischiare di annegare, si incrociano in quelle pozze scure e abissali che erano gli occhi di Tony.
"Perché ho salvato la vita ad un amico in una battaglia che si poteva concludere con un minimo di ragionamento, capitano."
Il biondo vorrebbe tanto ribattere che era reciproca quella risposta, ma il gesto eloquente di Stark,che indica la porta, fa capire che non erano graditi.
"Fuori tutti da casa mia.
ORA!"
Di nuovo la stanza viene violata dalla luce intensa, ma questa volta non di un fulmine: Una delle armature era stata attivata e puntava le mani contro Clint e Steve. Questi non possono fare altro che iniziare ad allontanarsi, portando con sè Peter che continuava a fissare Tony incredulo, che pone resistenza per non uscire e lasciarlo solo.
Di nuovo.

La porta si chiude alle loro spalle, non con forza, ma con rispetto e profonda tristezza.
Ora la figura seduta era rimasta seduta, circondata da ciò che lo confortava e trovava abbastanza ironico che erano oggetti senza sentimento.
In fondo,Tony, era stato sempre pessimo con queste cose superficiali che potevano essere tolte. Almeno a suo personale giudizio.


Le tre figure, con gli abiti umidi per la pioggia, e Martini per Clint visto che il caro aiutante del miliardario ha usato quello come arma impropria, scendono le scale con passo attento quasi fossero fatte di ghiaccio.
Il ragazzino del gruppo continuava a voltarsi indietro, incerto su i suoi passi, desideroso di fare dietro front e tornare in quella camera anche se sarebbe stato trattato male, perché di questo era abbastanza sicuro.
Ma c'era un'altra persona a condividere questo pensiero, solo che continuava a guardare dritto davanti a sè, con passo fermo, in silenzio.
Ma gli tremava il corpo.

Solo una persona attenta si sarebbe accorto di questa particolare cosa.
La casa sembrava ancora più tetra ora, forse questo era dovuto agli avvenimenti accaduti poco fa, disturbando maggiormente gli animi dei presenti che respirano di sollievo quando escono e corrono verso la macchina, che li accoglie come una fortezza sicura.
Clint si rimette alla guida, mentre Peter si stende su i sedili posteriori, dando la schiena ai guidatori, cosa che Steve nota, ma cosa poteva mai dirgli visto che non era neanche lui dell'umore adatto? che non avrebbe neanche trovato le parole giuste per iniziare una qualsiasi discussione.
L'arciere si limita a partire, cercando un posto dove passare quella notte tempestosa e dormire: Sarebbe servito a tutti.


Ci sono state molte cose di cui mi sono pentito.
Eppure ho pochi anni, i quali, la maggior parte, li ho passati congelato in un cubetto di ghiaccio e questo dovrebbe avermi causato qualche trauma contro il freddo o perenne senso di colpa.
Almeno queste sono le parole che dottore mi ha detto dopo aver parlato con me per circa due ore.
Impossibile: Non puoi capire una persona e i suoi problemi restando semplicemente ad ascoltare quello che ti dice spontaneamente.

I segreti più nascosti e intimi sono quelli che rivelano davvero chi siamo e cosa celiamo.
Ma sto divagando, anche mentre sto scrivendo il mio diario personale sto divagando perché ancora non capisco come affrontare questa nuova situazione che mi si è posta.
Forse davvero resto troppo tempo a ponderare le mie scelte, almeno quando non si tratta di dover agire, rischiare la vita o compiere una missione.
Su questo diario dovrei scrivere come mi sento, cosa sto pensando, se mi sento in colpa o meno per gli avvenimenti che accadono attorno me.
... Non funziona.

In questo momento vorrei essere su un campo di battaglia, vorrei combattere, colpire, fare qualcosa di positivo per poter alleviare questo masso sul mio petto!
E' come essere colpito da tanti piccoli aghi: Da soli non fanno male, ma se ti colpiscono tutti all'unisono, sì che il dolore lo senti ed è persistente perché gli aghi si sono conficcati nella tua carne.
Ma questo non mi impedirà di rimediare ai miei errori.
Ho sempre cercato di sistemare quando mi era possibile e quando riuscivo a vedere i miei sbagli.


"Spesso ci ritroviamo a pensare che sia la fine di tutto.
Che ogni legame sia stato reciso.
Che ogni sentimento sia stato spento."
~Clint.

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Capitolo 5
*** The Covenant ***


 
Le lenzuola era scomposte, buttate a casaccio sul materasso che si intravedeva perché anche il tessuto che lo copriva, di sotto, era stato tolto, probabilmente per il sonno agitato di qualcuno.
Tony, seduto sul bordo del letto con le mani tra i capelli e i gomiti poggiati sopra le ginocchia per sostenere il peso del capo che ormai non sembrava più reggersi da solo.
Il suo respiro era regolare e profondo, come un gigante che stava beato nel suo riposo meritato, magli occhi spalancati e agitati, che guizzavano in ogni angolo della stanza come a cercare un nemico che presto sarebbe venuto a colpirlo, facevano ben intendere che era vigile.
Fin troppo.
Per ogni singolo suono, il moro scattava in quella direzione, allarmato come una volpe che ha sentito i passi del cacciatore che si stava avvicinando solo per ammazzarla.

Credeva che, dopo tutto, gli attacchi di panico fossero solo un ricordo lontano, perso.
Invece eccolo, eccolo a tremare come un bambino. Al buio di una camera sconosciuta, estirpato dal suo nido protettivo anche se era stato lui a volersi allontanare a tutti costi dalla sua torre e andare lì, in quella villa per metà distrutta.
Eppure era affezionato a quella casa ormai ridotta in macerie.
Era la casa dove aveva passato tanto tempo in adolescenza, dove scappava quando le cose a casa non andavano bene o non si sentiva amato.
Aveva scioccamente pensato che anche stavolta avrebbe funzionato.
Tony si allunga per prendere la sedia a rotelle, issandosi sulle braccia con forza per potersi trasferire dal materasso alla carrozzina, trattenendo quasi il respiro per via dello sforzo richiesto.
Le mani tese, evidenziavano i muscoli e le venature, segno che continuava ad allenarsi anche se ridotto in quelle condizioni: Forse motivato dall'idea di poter un giorno guarire.
Quando riesce finalmente a sedersi, reclina il capo all'indietro Stark, respirando a pieni polmoni, chiudendo gli occhi per alcuni istanti di tranquillità cercando anche di spegnere il cervello in perenne movimento, ma quello non poteva di certo controllarlo: Tutti i geni anche questi problemi e difficoltà.
Sono estraniati dal mondo, diversi e strambi perché non comune agli altri.

Tutto sembrava di nuovo tranquillo, in ordine, almeno fino a quando non si volta e la prima cosa che vede è lo scudo.
Quel maledetto scudo.
Aveva avuto più volte la voglia di distruggerlo, di tranciarlo in due e bruciare i resti in qualche modo assurdo anche se conosceva bene la particolarità del metallo che lo componeva.
E questi pensieri gli fanno sempre salire la voglia di bere per dimenticare ogni cosa: Per spegnere finalmente il cervello.
I pensieri vengono resi reali, muovendo la carrozzina verso il bancone con una certa fretta, girandoci attorno fino a quando non trova la pedana che aveva inserito per poter raggiungere i posti più alti, dove Pepper e il suo amico, ponevano i liquori come barriera per impedirgli di bere: Avevano anche cercato di togliere di mezzo qualsiasi alcolico, ma non aveva funzionato visto che Tony, semplicemente, ha mandato la sua armatura al primo market per provvedere.

La prima bottiglie che trova, senza neanche controllare, la apre per prendere degli ampi sorsi, rendendosi conto che era del buon e invecchiato Whisky solo dal sapore e dal suo colore tipico.
Sollievo.
Tony sentiva il suo cervello finalmente andare in frantumi.



Clint premeva su i tasti del piccolo pc in modo frenetico, senza mai staccare gli occhi dal piccolo schermo che si riempivano di lettere, segno che stava mandando una e-mail piuttosto importante di carattere familiare: Era anche da due settimane che era andato via di casa e alla moglie aveva detto che ci avrebbe messo poco.
Ma le cose si erano abbastanza complicate.

Si volta verso il divano dov'è seduto Peter che stava costruendo non si sa bene cosa, almeno per l'arciere che si acciglia e si blocca momentaneamente nella scrittura per poter meglio capire, ma senza tanti risultati: Quel ragazzino era troppo enigmatico alle volte e, quindi, la sua attenzione ricade tutta sul capitano.
Steve era posto davanti alla finestra ad osservare l macchine che sfrecciavano veloci, rendendolo simile ad un vecchietto di 70 anni che non sapeva bene come impiegare il suo tempo perché in pensione, ma in realtà stava soltanto pensando al da farsi e come risolvere la situazione con Tony.
Ma la sua mente vacillava.
Non riusciva ancora a credere che fosse in quelle condizioni e, dal tono del miliardario, pensare che fosse completamente colpa sua.
Ora come ora, le motivazioni che l'avevano spinto a continuare quella battaglia per la libertà degli eroi, e per salvare un suo caro amico, crollano come castelli di carta, finendo per diventare una disgustosa polpa grigiastra.
"Che hai intenzione di fare?"
La domanda che proveniva dalla bocca di Clint, fa saltare sugli attenti il biondo che si volta, chiedendo pietà con gli occhi perché quella frase gli sembrava una pugnalata al cuore.
Come quando tutto sembra andare male, sei distrutto e le persone ti domandano "come stai?"

In quel momento ti verrebbe voglia solo di rispondere con cattiveria, pensando che sia la domanda più stupida del mondo.
E questo pensiero passa anche per il cervello di Steve che si limita a sospirare, seguito da un cenno di spalle.
"Non lo so."
GIà, la pura e semplice verità: Nessuno dei tre sapeva come fare.
Il giovane Peter si ritrova a fissare alternativamente i due uomini, giocherellando con il piccolo giravite che teneva tra le mani, fermandosi nella costruzione di una sua nuova invenzione che, probabilmente, gli sarebbe servita.
Ma lui sembrava più tranquillo degli altri, come se avesse un piano nella manica.
Qualcosa di geniale!.
Si alza cautamente, poggiando il giravite dal manico rosso sul tavolo, ma posto troppo sul bordo, cade a terra: Se voleva passare inosservato, non ci era riuscito il piccolo ragno che, ora, aveva l'attenzione di tutti.
Si porta le mani alle gambe, strofinandole appena contro i jeans, avvertendo un certo prurito ai palmi, e il suo sguardo era chino.
"Beh, semplice: Andiamo da lui e lo convinciamo a farci stare a casa!"
Ah.
Non era geniale come si supponeva dalla sua espressione.

Questa uscita fa sorridere Clint e strabuzzare gli occhi a Steve, che fa con il gesto delle mani di indicare la strada, come a ricordargli che erano scappati dalla villa perché Tony li aveva "velatamente" minacciati.
"Cosa vuoi fare: morire giovane?"
L'arciere gli si avvicina dopo aver pronunciato quelle parole, osservandolo con un sopracciglio inarcato ed eloquente.
Ma lo sguardo del ragazzo era serio, certo di quello che diceva.
"E'.. Solo. Gli servono delle persone vicino e che gli dimostrino affetto."
Automaticamente gli sguardi di Peter e Steve si incontrano, creando uno scompenso al capitano che si volta quasi subito, sentendo un subbuglio che dura qualche secondo, cosa che non lascia indifferente Clint.
"Fatemi capire, facciamo: Mamma, figlio e zio?"
E in ordine aveva indicato Rogers, Peter e se stesso, creando una situazione piu' rilassante grazie a quella battuta spontanea, e fatto appena accigliare il biondo che ripeteva i gesti per rendersi conto che era lui la mamma.
Il tutto viene eliminato dalle azioni del giovane ragno che prende il suo zainetto, infilandoci dentro tutte le sue cose e l'oggetto a cui stava lavorando: Si poteva ben intuire cosa stava facendo.
Steve sospira, avvicinandosi, convinto di poter persuadere, ma l'altro è più veloce e sembra aver letto nella sua testa.

"Ho una cosa a cui stiamo lavorando insieme. Non dirà di no e poi ho un piano."
Aveva gli occhi diabolici, come quelli degli scienziati pazzi quando sono convinti che la loro creatura vivrà o la loro macchina del tempo riuscirà effettivamente a fare quello per cui era stata costruita.
E il biondo ha un brivido a pensare a tutto questo.



Oh, era giunto il momento di recuperare i pezzi del suo cervello, ma non era aiutato dal rumore che pervadeva la casa.
Un momento.
Rumore?
Non poteva esserci: Sia Pepper che il suo migliore amico erano via per lavoro.
Stark si alza con il busto di soprassalto, anche se questo gli provoca un giramento di testa per nulla difficile da ignorare, ma la sua carriera da ricco, miliardario e ricercato dalle donne, gli fa ben capire che se ti ubriachi da solo in casa e il giorno dopo si sentono dei rumori in giro, senza che tu abbia dato ordine ai tuoi aiutanti robotici, significano guai.

Resta in silenzio, ascoltando la provenienza di tale frastuono, resta difficile dalla porta chiusa completamente.
Si allunga allora, con mani tremolanti, il corpo che risponde ancora più lentamente dovuto al post- sbornia, e la vista non perfettamente funzionante, per afferrare lo schienale della carrozzina e tirarla verso di sè, in modo da posizionarla vicino al letto e passare su di essa per sedersi e andare a controllare di persona.
Il tutto non sembra proprio voler andare: Ci deve provare diverse volte prima di riuscirsi e la frustrazione di Tony aumenta maggiormente, rischiando di far attivare le armature mandarla a distruggere chiunque stesse facendo tutto quel rumore!
In un impeto di frustrazione, getta a terra la sedia a rotelle, causando così la totale perdita dell'unico mezzo che poteva trasportarlo nelle altre stanze ed era completamente solo.
Almeno così credeva: Dal corridoio sente dei suoni, rumori di passi che si avvicina, leggeri e veloci, che inesorabili si avvicinano alla porta della camera di Stark che era troppo distratto per rendersene conto.

La porta, come era previsto, si apre, lasciando entrare Peter con... Un vassoio tra le mani con la colazione.
Una colazione sana, abbondante e nutriente.
Il silenzio regna sovrano, almeno fino a quando Tony non si rende conto che non è un qualcosa dovuto al post sbornia.
"Come hai fat-"
Non fa in tempo a finire la frase il miliardario che viene fermato dalla risposta pronta, genuina e timida del ragazzo che ora era di fronte a lui, con il vassoio ancora tra le mani.
"Ho semplicemente spento i sistemi di sicurezza, in modo che potessimo passare senza... Danni."
Stark vorrebbe distruggere tutto, ma alla fine gli scappa una genuina risata per via dell'impresa, niente male, di quel ragazzino sveglio, ma nella sua mente risuonano le parole, soprattutto il fattore che Peter avesse usato il plurale: Alza il capo di scatto, rivolgendo subito lo sguardo alla porta.
"Ora andate via di casa. Tutti."
E allunga il braccio nel vago tentativo di recuperare la sedia a rotelle, convinto che la discussione fosse finita qui.
"Non posso e poi le servo io per completare quella cosa, no?"
E il sorriso timido e genuino di Parker si trasforma in quello di una volpe scaltra.

"Se lavorassimo insieme, signore, impiegheremmo metà del tempo e la mia clausola non sono più i pagamenti universitari: Ci lasci stare qui."
Tony volta il capo, incontrando subito lo sguardo sveglio del piccoletto, così sfacciato come spesso era il suo: Si rivedeva molto in quel ragazzo squattrinato. Stranamente non sta neanche replicando subito, come se stesse ponderando tutta la situazione, ma era consapevole che si, lui, il grande Iron Man, aveva bisogno di una piccola mano, come quando era successo l'incidente che l'aveva costretto a tenersi in vita tramite il reattore arc.
E ricorda lui, l'uomo che gli ha dato la vita e non aveva perso mai la speranza e... lui l'aveva ripagato riducendoci così.
"Sai, hai davvero un bel caratterino te: Altro che studi, ti faccio rinchiudere da Fury."
Peter sorride, poggiando finalmente il vassoio sopra il letto.
"Sono certo che riuscirà in questa cosa."
La situazione sembra alleggerirsi, ma Stark afferra prontamente il polso di Peter, appena questo ha poggiato le vivande, guardandolo dritto negli occhi.
"Se quei due, che sono fuori dalla porta, oseranno entrare nel mio campo visivo... Beh: Preparati alle conseguenze."
Il giovane ragno torna subito nella sua posizione da ragazzo timido, annuendo lentamente verso Tony che sembrava un lupo sul punto di sbranarlo.
"Assolutamente."


Diario.
Ho davvero poche righe da scrivere stavolta e sono queste: Questa situazione non mi piace.
Ora, sono in una delle camere di questa villa desolata, ma Tony le ha arredate con suo gusto personale e, devo ammettere, che camuffare l'edificio come abbandonata sia stata una grande idea.
Ma non è questo il punto.
Non so bene come, ma Peter è riuscito a convincere quel cocciuto di uno Stark, lasciandoci restare a casa sua anche se, da come abbiamo sentito io e Clint e no, non stavamo origliando, dovremmo farci vedere il meno possibile.
Questo modo di agire non è nelle mie corde ma l'arciere mi era sembrato abbastanza divertito da tutta questa situazione.
Ad ogni modo, se per aiutarlo dovrò vivere nell'ombra beh... Farò volentieri questo sacrificio.
Farò appello a tutta la mia calma per cercare di risolvere la situazione e mettere a tacere questo senso di colpa che mi sta lentamente logorando.
Sono abbastanza consapevole che non lo faccio solo per rasserenare la mia anima, almeno è questo quello che penso con tutto me stesso.



EXTRA.
"Bene. Eccoci a noi due."
Clint stava fissando negli occhi il suo nemico, anche se non era sicuro che quelli fossero gli occhi, con una certa intensità e l'aria sembrava inebriarsi di quella rivalità.
Allunga la mano per prendere l'arma che è stata scelta per quella fatale battaglia, pronto a scattare ed usarla per eliminare dai giochi il suo temibile rivale.
Steve e Peter stavano osservando tutta la scena con il fiato sospeso, pronti a vedere chi tra i due ne sarebbe uscito vivo.
Un suono.
Un fischio.
Le loro movenze sono veloci, senza esitazione afferrano il gambo dei bicchieri per poter rovesciare il contenuto sulle rispettive teste, ma l'incosciente Clint non aveva valutato l'aiuto dal'alto: Dummy, il piccolo robottino aiutante di Tony, aveva chiamato rinforzi e l'arciere si era ritrovato, di nuovo, zuppo di Martini a causa dell'armatura secondaria che era stata richiamata.

Fissa l'ammasso di ferraglia, scuotendo il capo con disapprovazione.
"Identico al tuo creatore."




"Alle volte ci comportiamo in modo errato con persone che non erano coinvolte direttamente con il nostro personale dolore.
Questo crea soltanto altro dolore, ma una persona che viene ferita non riesce più a capire di chi fidarsi, chi amare e chi davvero resterà per lei.
Le persone ferite non agiscono più usando la mente ma vengono guidate solo e soltanto dalla paura e dalla rabbia."
~Stark.

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Capitolo 6
*** The Joke. ***


 
Mi scuso immensamente per il ritardo della pubblicazione di questo capitolo, ma il lavoro in questo periodo è serrato e non mi permette di scrivere come vorrei.
Grazie per la gentile pazienza e buona lettura.



Per Steve, compiere una missione sotto copertura e senza farsi scoprire era molto difficile, anche perché puntualmente, insieme agli altri compagni di squadra, venivano scoperti.
Spesso "grazie" a Tony e i suoi attacchi a sorpresa o con frasi del tipo "Io ho un piano d'azione.
Azione." Finendo con il rovinare tutto.
Ormai, tutti erano ben consapevoli di com'era fatto e lo accettano così com'era.
Ma, tornando al punto principale e cruciale, ecco il caro capitano che doveva cercare di aiutare un suo amico senza che questo lo sappia.
La teoria sembrava molto più semplice, almeno spiegata da Clint che aveva preferito l'attico, una parte della villa non completamente ristrutturata, invece del piano moderno e tecnologico che stark aveva costruito, per poter vegliare meglio su tutto.

Il caro arciere aveva detto a Steve di non essere invasivo, di fare piccoli e semplici gesti per potersi avvicinare, senza però mostrarsi apertamente.
Ed ecco perché lui, il caro soldato Rogers, si ritrovava a fissare lo schermino di un forno a microonde in attesa di una ciambella che si scaldasse.
Per iniziare bene il primo giorno di forzata convivenza, perché non farlo con una colazione preparata da lui?
Questi erano stati i pensieri del biondo che si era ritrovato ad armeggiare armi che non gli appartenevano come la spatola per cucinare le uova e una padella per friggere il bacon.

Poi si era ricordato della passione innata di Tony per le ciambelle, quei piccoli e mielosi dolci che a Steve mai gli erano piaciute e li trovavi insani, ma era per una giusta causa.
E per questa missione dalle mille sfaccettature, aveva indossato in grembiule dalle tonalità azzurre, per fortuna neutro e non femminile, per proteggere i pochi abiti che si era portato dietro dagli schizzi di cibo, e aveva fatto benissimo visto come si era combinato: Era arrivato a sporcarsi i capelli con una fettina di bacon, solo per difenderla da Clint che, velocemente, era passato e l'aveva rubata dalla pentola.
Quell'uomo era ignifugo oltre che scaltro.
Dal canto suo, Clint, stava cercando solo di rilassarlo visto la tensione che aleggiava in quella casa.

L'unico davvero tranquillo era Peter che girava liberamente per tutta la casa, soprattutto nel laboratorio di Tony dove avevano passato un giorno intero: A notte inoltrata il ragazzino era piombato nella scarna camera di Steve per raccontargli tutto quello che avevano fatto, rasserenando in parte il biondo che ha constatato l'aiuto prezioso del piccolo ragno per aiutare Stark.
Desideravano entrambi ardentemente che tornasse come prima.
Quando, finalmente, la colazione è pronta il capitano porge tutti i piatti sul vassoio facendo poi cenno a Peter di portarglielo, cosa che il ragazzo esegue senza fiatare, lanciandogli solo un sorriso divertito e allegro, dirigendosi a grandi falcate nel laboratorio dove Tony era dalla sera prima.

Steve si limita a fissarlo andare in quella direzione mentre si toglieva il grembiule, con uno sguardo fremente, perché voleva irrompere in quella stanza e potergli parlare di nuovo, faccia a faccia, anche se sarebbe stato cacciato nuovamente: Avrebbe ripetuto questa cosa all'infinito, più Tony lo avrebbe cacciato, più sarebbe tornato agguerrito da lui.
"Risparmia quello sguardo per le battaglie, capitano, che Coulson potrebbe chiamare quanto meno te lo aspetti."
E a parlare era la voce dell'arciere che si avvicina, poggiando un braccio sulla sua spalla, come segno di conforto cosa che sembra funzionare perché il biondo si volta verso di lui porgendogli un lieve sorriso.
"Gli risponderò che sono già impegnato in un'altra missione, ma dopo tutto quello che è successo dubito fortemente che vengano a rivolgersi a noi."

Già.
L'ultimo scontro aveva decisamente risvegliato gli animi, anche se la situazione sembrava paradossalmente calma, anche nelle città e fra la comune gente.
Questi pensieri vengono scacciati via da un boato, un forte rumore tipico di una esplosione, che proveniva dalla stanza dove Peter si era diretto: Come Steve alza lo sguardo, nota anche del fumo nero innalzarsi e la cosa non prometteva nulla di buono.
Ci vogliono pochi secondi prima che il Capitano scatti in quella direzione, per andare a controllare di persona, ma viene fermato da una delle frecce di Clint, una di quelle speciali al quale lui è tanto affezionato, compresa di una corda per bloccargli le gambe e farlo cadere come una pera: Deve solo ringraziare la sua costituzione robusta per il fattore che lo schianto a terra non gli avesse recato danno, non quello fisico almeno.

Passano veloci pensieri nella mente del biondo che ora si ritrova a fissare il pavimento da molto vicino, ma di certo non sarebbe restato lì a guardarlo per molto tempo per via che qualcuno di sua conoscenza gli doveva una spiegazione.
Clint.
Lui si avvicina con passo calmo verso Steve, con ancora il suo arco tra le mani e pronto per essere usato, e quando si trova perfettamente di fronte all'uomo disteso a terra, si piega sulle ginocchia per poterlo almeno guardare negli occhi.
"Ricordi cosa ha detto?
Di non farci vedere."

Ma a quelle parole, che sembravano assurde anche per lui, Rogers lo guarda spalancando gli occhi azzurri, sbalorditi, ma il tono che usa lasciava molto intendere la rabbia che stava montando in lui.
"Spero vivamente che stai scherzando, Barton!
Lì c'è del fumo nero e tu pensi alle stupide minacce di Tony?!?!"
E si ritrova spiazzato quando nota Clint semplicemente annuire, che si volta appena verso la porta, sorridendo beffardo.
"Quella vecchia volpe vuole solo una minima scusa per mandarci via: Fidati di me."


"Signor Stark... Perché ha fatto bruciare la colazione da Dummy?"
Peter.
Spiderman.
Un povero ragazzo che, senza neanche saperlo, si era trovato a confrontarsi con qualcosa di decisamente più grande di lui.
Si era ritrovato con Tony in una stanza senza via di fuga, perché le uscite erano state bloccate dallo stesso Stark: Il ragazzo aveva pensato che volesse farlo morire dal fumo del cibo bruciacchiato.
Steve.
Ironman.
Un uomo talmente ricco da potersi permettere qualsiasi capriccio volesse, era intendo a fissare la fonte di tutto quel fumo con uno strano e soddisfatto sorriso stampato in viso, un viso stanco e sfinito dalla nottata appena passata, con addosso abiti che... Beh: Era proprio il caso che il genio miliardario di andare a fare una doccia.

"Quella colazione non è opera tua, no?"
Oh, erano stati forse scoperti?
Eppure solo una volta Peter aveva preparato qualcosa per Tony, non poteva credere che aveva già memorizzato il suo modo di preparare le cose, era impossibile.
Ma non se la sentiva neanche di mentire, quindi finisce con l'annuire consapevole di far innervosire l'uomo.
Nella stanza esplode una risata sadica e divertita, seguita da un Tony piegato in due mentre era seduto sulla sua sedia a rotelle.

"Che furbo che sei, Barton."
E tra le risate che lo stavano soffocando e le lacrime che gli impedivano una concreta visione di tutto, riesce a voltarsi verso la porta, dicendo anche all'intelligenza artificiale di sbloccare le porte e permettere a Peter di uscire.
Ma il ragazzo era ancora lì che lo guardava decisamente confuso e poco propenso a lasciare la curiosità da parte.
Ma forse aveva compreso cosa aveva avuto in mente l'altro.
"Ha creato tutto quel fumo solo per attirarli qui e cacciarli perché si erano fatti vedere...?"

Oh, era stato scoperto.
Immediatamente cambia espressione Tony, alzando le spalle come in segno di difesa, osservando il ragazzo con l'espressione più innocente che poteva pescare dalle sue doti da grande attore, come quando combinava qualcosa di grosso in gioventù.
O direttamente con gli Avengers.
"Mi credi capace di una simile cosa? Oh, mi offendi."
Quasi subito mette via quella espressione e le mani vanno ad poggiarsi sulle ruote della sedia a rotelle, per spingersi verso il tavolino dove era poggiato il suo caffè bollente.

Caffè bollente e corretto, con della grappa.
Peter non si era reso conto di quella cosa, anche perché non si era avvicinato al tavolo dove Stark aveva tutti i progetti in corso, e Tony non lo lasciava avvicinare facilmente, non al momento visto che tra i progetti c'era anche quello di una struttura per permettergli di tornare a camminare.
Il tutto doveva sembrare facile da creare, almeno per lui, ma Tony aveva in mente qualcosa di più grande, qualcosa di poco ingombrante e piantato direttamente nella carne e nelle ossa che poteva sostenerlo e aiutarlo a riprende le sue funzionalità motorie.

Ma Parker osa muoversi tra i tavoli, almeno per recuperare il vassoio annerito e quello che restava della colazione, per gettarlo e aprire la ventilazione per far passare quella puzza.
"Si era impegnato."
Quelle parole, sussurrate da Peter che non aveva l'intenzione di dirle direttamente a Tony, lo raggiungono, e il miliardario si volta a fissarlo con la tazza poggiata alle sue labbra: Anche lui si era impegnato l'ultima volta e il risultato era quella sedia a rotelle.
Sbuffa e torna a bere, poggiando la schiena completamente contro la sedia per rilassarsi alcuni secondi, fissando gli ologrammi dei vari progetti, fino a quando non si sofferma su uno.

"Piccolo ragno, ti andrebbero un paio di zampe in più da aggiungere a quella tutina?"
Il ragazzo, decisamente attratto da quelle parole che sembravano un canto angelico, lo fanno voltare con una luce intensa e viva nei suoi occhi.
"Che cosa vuol dire, Signor Stark??"
E la sua voce lasciava intuire che era entusiasta anche se ancora non aveva compreso bene cosa intendesse, ma se l'aveva detto Tony, sicuramente sarebbe stata grandiosa, ma un dubbio lo ferma, tanto che si volta subito verso il progetto della struttura e Stark percepisce subito il suo sguardo dove andava.

"Prendila come un incentivo per impegnarci su quello... Diciamo che non ho avuto molto tempo per costruire altre cose e questo sarebbe un buon allenamento."
Una grande e mezza verità.
Non era il tempo a mancargli, assolutamente: Dopo l'incidente di tempo ne aveva da buttare, compreso di andare al parco e dare da mangiare a delle stupide papere.
Era la voglia.
Era il suo prezioso cervello che non riusciva più a comprende: immagini confuse, numeri sparsi qua e là, colori accesi e poi il buio totale.
La sua mente continuava a vacillare e i suoi pensieri a vagare insieme al cuore che sembrava a volte andare troppo piano, come se stesse per morire da un momento all'altro, o talmente veloce da pensare che potesse scappare dal suo petto.

Ah, che cosa stupida associare i sentimenti al cuore che era semplicemente un muscolo involontario e l'emozioni solo formule chimiche come l'endorfina, la serotonina e alte ancora.
I suoi pensieri si bloccano quando la mano di Peter viene poggiata sua spalla del miliardario, facendolo tornare alla realtà e i suoi neuroni sembrano tornare in una linea retta.
Almeno quelli.
Per il resto, avrebbe sistemato in un'altro modo.
"Promesso, ma poi ci occupiamo dell'altro progetto!!"
Peter gli sorride entusiasta, anche se forse aveva osato troppo nel parlare.

"Cioè... Se vuole."
Tony, dal canto suo, manda giù tutto il caffé che era rimasto in tazza per poi porgergli un sorriso ampio.
"Si si, ma qui comando io quindi a lavoro.E sappi che non ci saranno pause per lavarsi."
E peter, prima di iniziare il tutto, china il capo per annusarsi la maglietta:Tanto era ormai troppo tardi.


Le ore passano interminabili per chi non viene coinvolto nelle cose altrui, soprattutto per Steve che si ritrovava a stare fermo in camera a fissare il soffitto, senza neanche la voglia di mangiare qualcosa: Trovava noioso anche quello ormai e sentiva di non star facendo molto, almeno quello che vorrebbe.
I suoi sensi erano sempre in allerta, almeno dopo quella mattina, e aveva percepito i passi di Clint e quelli di Peter andare nelle loro rispettive camere, ad orari diversi e con peso diverso.
Ma non aveva sentito Tony: lui doveva essere anche chiuso nella sua fortezza.

Chiude gli occhi, passandosi una mano sul viso prima di lasciarsi andare ad un sospiro pesante, e combattendo contro la voglia di alzarsi e andare finalmente in quella stanza: A pensarci bene era stato raramente nel laboratorio di Tony e, ogni volta che ci capitava, era perché aveva fatto danni o creato armi che volevano uccidere il genere umano.
A pensare a quelle cose ora gli veniva da sorridere, ma in quei momenti voleva davvero uccidere Stark.

Ormai sembrava una ossessione e per non tornare a ripensarci, si alza per andare a bere qualcosa, cercando di essere il più silenzioso possibile, passando per il corridoio, il secondario, che portava nel salone con il pianoforte e il piccolo "bar" casalingo che aveva sempre un po' di tutto, evitando accuratamente la cucina dove di solito passava Tony.
questa volta, però, aveva decisamente scelto il posto sbagliato.
Senza neanche rendersene conto, passa di fronte a lui, che era bellamente seduto sul divanetto con una bottiglia di Gin tra le mani, che ora lo fissava con sguardo annebbiato e sofferente.

Il buon capitano si rende conto del suo errore fatale solo quando sente un tonfo, ed era la bottiglia ormai prosciugata del suo contenuto.
Come un gatto punto sulla schiena da un ago appuntito, il biondo si volta verso un Tony che si, lo stava guardando, ma non riusciva a tenere neanche la testa ben dritta e si sentiva l'odore di Gin da lontano: Aveva bevuto, e anche tanto.

Questo non impedisce al miliardario di alzare un dito, accusatorio, e indicare il capitano, ridendo come un ebete e senza alcun senso.
"Tana per... Te, Soldatino Rogers."
Steve,non riesce neanche a "spaventarsi" per la conseguenza di essere stato visto dato dalla visione dell'altro che biascicava le parole e continuava a dire frasi che non avevano alcun senso, ma la preoccupazione maggiore avviene quando lo vede sporgersi troppo di lato e nota la sua lenta e dolorosa caduta verso lo spigolo del tavolo.
Inutile dire che si affretta ad afferrarlo e riposizionarlo dritto, ignorando i coloriti insulti che gli stava regalando e i tentativi di prenderlo a pugni, che ad una persona normale avrebbero anche fatto male, ma era troppo occupato di prendersi cura di... Lui.

"Stark, forse è meglio che ti riporto a lette e...bah, neanche mi ascolti, che continuo a fare."
Sospira il biondo che lo guarda finalmente negli occhi, rendendosi anche conto che la situazione era più grave del solito: Era sudato Tony, di un biancore spaventoso e... Sembrava non iniziare più a reagire neanche agli stimoli esterni.
Prontamente gli controlla il polso, ritrovandosi a premere in diversi punti perché non riusciva a sentire la vena, sembrava del tutto svuotato dentro Tony, constatando anche che era freddissimo al tatto.

Lui non era un medico, ma era ben cosciente che era meglio fare qualcosa: Senza dire altro, prende di peso il moro, portandolo come se fosse un peso piuma fino al bagno, attento a dove posizionarlo per non fargli male non farsi male:Per fortuna il megalomane della situazione aveva un bagno degno del suo ego.
Quando riesce a farlo sedere si ritrova costretto a inginocchiarsi e avvicinarlo al water, e tutto questo gli sembrava paradossalmente ridicolo ma questo pensiero viene mandato via come guarda Tony e nota le sue condizioni:Non risponde neanche più, sembrava un pupazzo di pezza tra le sue mani, poteva distruggerlo con una singola mossa.
Era indifeso.

Nel frattempo, Clint e Peter, che avevano sentito i passi svelti e pesanti, erano giunti per controllare ma Steve gli fa cenno di uscire, di lasciarli soli; Di sicuro non voleva essere visto in quelle condizioni.
Quando comprende che il moro era incapace di vomitare tutto quello che aveva ingerito di sua volontà, arriva a forzarlo lui, ficcandogli di prepotenza due dita in gola e tenendolo fermo, fino a quando non riesce nel procedimento.
Passano quasi tutta la notte in quel bagno, ma il biondo non fiata, neanche quando lo riporta in camera per farlo riposare, limitandosi a quello, lasciandolo da solo con Peter che, testardo, ha deciso di restare con lui tutto il resto del tempo.

Stanco e spostato va in cucina prendendosi un lungo e rinfrescante respiro, osservando con odio il resto delle bottiglie che erano rimaste.
Sarebbero sparite all'istante.


Sono le 09:00 del mattino.
Dovrei essere completamente annientato da questa notte che ho passato, almeno a livello fisico.

Invece?
Invece sento tutto a pezzi tranne questo corpo che un esperimento mi ha donato.
Ho rivisto spezzoni del passato che ho pensato fossero andati, ricordi ormai perduti o che ho cercato di eliminare.
Invece erano lì, pronti ad uscire quando sarebbe stato opportuno.
Mi rendo pienamente conto, solo adesso, che non è lui l'unico a dover essere aiutato.
Ho sentito come se la mia anima venisse mangiata da tanti piccoli essereini neri e informi, come se a stare male non fosse solo Tony.
Ho compreso tante cose in questa notte.
Forse troppe e non riesco a elaborarle.
... Non voglio perderlo.


Eccolo lì, con la sua divisa perfettamente in ordine e l'espressione seria, ma che nascondeva un sorrisetto sarcastico.
Camminava tranquillo tra le varie macerie, evitando accuratamente di sporcarsi il vestito scuro che aveva addosso, almeno fino a quando non raggiunge le scale e sta per salirle: In un batter di ciglia si ritrova completamente sporco di bianco, per la polvere che si era posata sul corrimano della scala, che qualcuno gentilmente aveva alzato soffiandoci con forza sopra nella direzione dell'agente.

Coulson alza piano lo sguardo, togliendosi automaticamente gli occhiali quando finalmente intravede la persona che aveva causato tutto quello.
"Barton, anche lei qui?"
L'arciere, a quelle parole, sorride e si avvicina, con le mani in tasca e l'espressione divertita.
"Philip, tu sai sempre dove mi trovo, per questo sei qui."
Lo raggiunge, fino a quando non si trova di fronte a lui, guardandosi seriamente negli occhi, fino a quando non scoppiano a ridere e si abbracciano amichevolmente, ma l'arciere sapeva bene perché fosse lì.

Dopo qualche secondo di rilassamento, si staccano da quell'abbraccio e Clint torna a guardarlo serio, senza attendere oltre per parlare perché era meglio che, per quel giorno, Tony non vedesse nessuno.
"Non sono ancora pronti, siamo solo all'inizio di questa strada tortuosa."



"Essere come me comporta un sacco di cose.
Essere derisi, evitati, reietti, odiati... Essere soli.
Molte persone tendono a cambiare per non diventare così; Sole.
Perché la solitudine spaventa, ma a me spaventa più dover cambiare e diventare quello che non sono mai stato e mai sarò." P.P.

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