Beat.

di valy chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Summer / Rain ***
Capitolo 2: *** Winter / Snow ***
Capitolo 3: *** Spring / Pain; Rebirth ***
Capitolo 4: *** Autumn / Begin ***



Capitolo 1
*** Summer / Rain ***


Il mese di Giugno in Giappone è famoso per essere il mese peggiore nella stagione delle piogge. 

Insomma, contro questo tempo non ho affatto niente in contrario: è piacevole, l'aria si rinfresca ed è divertente guardare la gente rintanarsi sotto un balcone mentre io continuo a camminare impassibile sotto queste gocce fresche.
Mi chiamo Kyoya Miyasaki e ho quindici anni. 
Un giapponese dagli occhi azzurri e capelli biondi, wow che fortuna! 
No, in realtà è una tortura. Tutto questo perché penso che mia madre fosse Inglese.  


Un ragazzo vissuto per molti anni in Inghilterra ad un certo punto si abitua a questo clima, di certo non può scappare ogni giorno della sua vita ; ecco, proprio in questa stagione mi ricordo di quella stanza in quel college sfarzoso, dove la mia matrigna aveva deciso di rinchiudermi e dove, ingenuamente, mi ci ero fatto incastrare. Forse abbagliato dal pensiero di quella nazione dove avevo incontrato lui per la prima volta.
Se avessi saputo che da quel giorno, nel momento in cui ho messo piede in quella stanza, sarebbe cominciato l'inferno forse me ne sarei stato a casa dei miei tutori in Giappone. Tutori che comunque hanno cercato di venirmi incontro in ogni momento, ma non andavo affatto d'accordo con il loro stile di vita. Troppo piccolo per un ragazzino di dodici anni, vivere da solo in una grande metropoli come Tokyo. 
Non che quella convivenza sia comunque durata molto, essendomene liberato nei successivi anni. Tre per l'esattezza. Certo, un ragazzino spigliato attira sempre l'attenzione e ammetto di averne approfittato. Tokyo è piena di frustrati e di gente che vuole divertirsi.
Ma quella era una piccola percentuale, perlopiù facevo da spalla con il basso in gruppi emergenti a svariate serate di dubbia moralità.
Temo non dimenticherò mai quelle iridi fredde su quel viso morbido ma sotto alcuni aspetti maturo, i capelli biondi lunghi che arrivavano alle spalle e il timbro di voce non ancora maturo. Un abbigliamento particolare, simile al post punk anni 80. Una stanza ampia ma buia, piena di poster con band musicali punkrock. 
Il contrasto che più mi colpì furono quelle labbra carnose, incurvate in quel sorriso quasi angelico nonostante gli occhi mi guardassero con disprezzo, convinto del fatto che fossi il frutto della separazione dei suoi genitori.
Ma figuriamoci.
La mia vita non sarebbe stata così complicata se avessi avuto la sua stessa parlantina sciolta. Come tutte le volte che mi abbracciava e mi parlava, non curandosi di ciò che pensassero le persone. 
Ecco, avrei potuto prendere esempio da mio "fratello".
No, forse no. Quando sono entrato in quella stanza c'era puzza di erba in ogni dove e sapevo bene che non aveva affatto uno stile di vita regolare.
Però, come dire, il peccato tenta... E lui era come Lucifero. L'angelo più bello. 
Cinque anni di differenza potevano farsi sentire, ma ammetto di essere stato un tipo abbastanza precoce nella mia vita. Probabilmente a causa di quel piccolo incidente durante una delle tante feste che sua madre organizzava nella propria villa. Sapete, l'alcol e i cinquantenni facoltosi non vanno molto d'accordo. 
"Kyocchi".
Era davvero sorpreso nel vedermi così disinvolto su quel letto ed io ero entusiasta di veder contorcere in quella maniera un viso impassibile come il suo. 

Quei cinque giorni in quell'estate  Inglese dove, per la prima volta nella mia vita, mi sono sentito davvero desiderato. 
Poi la tua partenza improvvisa, chissà per quale assurdo motivo, e di conseguenza anche la mia. 
 
Non saprei come descrivere quegli anni che definirei quasi monotoni. Le mie giornate erano sempre le stesse, ogni notte un ragazzo diverso quasi per trovare un motivo alla mia esistenza, per capire di essere ancora vivo. Ma so benissimo che ricercavo sempre i tuoi occhi in quelli degli altri, occhi che sicuramente non avevano niente di umano. Perché non si spiegherebbe questa mia dipendenza da lui, che continua a logorarmi il petto
.
Haze-nii, ho saputo che presto sarai in Giappone.
Fuori piove, ma è comunque bellissimo. 

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Capitolo 2
*** Winter / Snow ***


Neve. Così perfetta, così fastidiosa.

Non mi piace questo manto chiaro, preferisco di gran lunga la pioggia. Preferisco quando assume quella consistenza un po' liquida e sporca. Sicuramente mi mette meno a disagio.

Non ho mai avuto un buon rapporto con il sistema scolastico, anche se mi hanno riferito di essere il migliore dell'Istituto. Mi sembra ovvio: non sopporto chi mi dice cosa devo fare, soprattutto se queste persone mi raccontano quello che già ho letto sui libri. Dovreste provare a passare un'infanzia intera in una libreria immensa, non fareste altro che leggere testi di tutti i tipi.
Così mi sono ritrovato a studiare libri universitari a 11 anni.
La scuola è solo una formalità, per me. In più i convenevoli verso i miei compagni di classe? Pfui, tanto vi dimenticherete una volta fuori da qui. Se c'è una cosa che non sopporto è l'ipocrisia della gente.

Preferisco di gran lunga saltare le lezioni e venire in questa spiaggia, circondato dal rumore del mare e aprirmi totalmente a sé, lasciando che la mia voce si espanda senza timore di essere disturbato.

Nonostante ho un canale su Youtube dove registro le mie cover e canzoni originali, a casa di Hazel dove vivo non c'è nemmeno un computer. Non che lui sappia del mio pseudonimo, ovviamente. E pensare che era iniziato tutto per gioco, quel canale: sarà stato verso la fine delle medie probabilmente. Per fortuna ho recentemente creato una collaborazione con un ragazzo che ad ogni brano, una seduta di sesso. Non che ovviamente sia stato pattuito così, ma mi sembra un compromesso lecito, no?

Ed ecco che una figura particolarmente alta e possente si avvicina a me, spazzando con la coda una parte di neve dal suolo. Non mi dà alcun fastidio la sua presenza, quindi continuo ad intonare quelle parole scritte di getto un bel po' di tempo fa.
Sembra abbastanza sorpreso di vedermi lì, con solo una sciarpa per coprirmi dal freddo oltre quella divisa scolastica non propriamente invernale. Non m'importa più dell'ambiente che mi circonda; sento quello che rimane del cuore, singhiozzare, infilzato da una miriade di spilli lo trapassano da una parte all'altra.

Il pensiero di Hazel mi sta consumando pian piano, come si nota anche dalla divisa leggermente più larga del solito. I tagli sulle cosce ne sono la testimonianza. Sono un errore, sono nato per sbaglio. Ho creato sempre e solo scompiglio dietro di me e sono stanco. E' ora di fermarmi.

Però il calore della tua spalla è confortevole, ed anche se la tua giacca di pelle puzza di umido non è poi così male, Suoh. Quest'odore mi riporta a quella notte dove mi ero preso la febbre e tornando a casa con te, ho trovato Hazel e il suo ragazzo. Mi hai stretto tra le braccia e mi hai portato via, lasciando stare quelle lacrime che ininterrottamente scivolavano sul mio volto. Per essere un mezzo animale non sei affatto male.
Non ho un ottimo rapporto con i Kemonomimi, forse perché in fin dei conti sono un po' mentalmente chiuso.

Magari, per qualche istante, posso dimenticare quello che sono e diventare solo una cosa: voce. Non ce la faccio più. Voglio svanire.
Ma tu rendi il mondo più piacevole, Kitty.

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Capitolo 3
*** Spring / Pain; Rebirth ***


Non ho ben idea quando sia iniziata questa mia strana ossessione del farmi del male: probabilmente la necessità disperata di ritrovare pace nel mio cuore provando dolore. Cerco un modo per espiare il mio peccato di essere in questo mondo, probabilmente.
Voglio farla finita? No, vorrei solo smettere di soffrire. Vorrei poter tornare a vivere di nuovo, ma come posso superare questo dolore al petto a dir poco soffocante?
La cerimonia dei diplomi sarà il mio ultimo saluto, perdonami Haze-nii per amarti.

***

Il mio bubble tea aromatizzato alla vaniglia è posto tra l mie ginocchia, mentre tra le dita piene di anelli dei fogli cui ho buttato poco prima qualche riga di testo.
Un'importante agenzia di Talent della mia Nazione mi ha proposto un contratto, cosa non si fa per fare qualche soldo in più.
Che mio fratello sia vivo o meno, la cosa non mi importa più. Saranno passati due anni, ormai? Porto ancora addosso la vergogna per aver osato amare un bastardo. Frequento l'università, ma ancora non ho ben chiaro cosa fare nella vita. Sono un gatto randagio, non ho che un modesto trilocale guadagnato con i miei sudati soldi e non dando via il mio prezioso fondoschiena al primo Salaryman.
Il calore del sole è piacevole sulla pelle, riparandomi dal chiasso cittadino in quei quattro gradini posti all'interno dell'orto botanico della mia città.
L'ennesimo soffio di vento caldo, dei petali di lillà che piovono sul mio viso e sui miei spartiti. Si parano dinanzi a me due pozzi scuri cui riesco a cogliere una lieve sfumatura di blu, misteriosa. Un ragazzo che ho già visto un po' di tempo fa, in un Konbini in piena notte fonda dove è nata una lotta infantile per accaparrarsi un vasetto di miele a forma d'orso. Sorriso che adesso mi rivolge, timido ma sincero, cui non pensavo avesse potuto sconvolgermi nuovamente l'esistenza.
Cherry-boy. Il profumo di dolce sulla sua pelle mescolato insieme al mio vanigliato mi avvolge come una morbida coperta.
I fogli sfuggono dalle mie dita, improvvisamente respiro.
Ancora.


Raga la storia è teoricamentefinita da due anni, cerco di postare la fine che sarà con il prossimo capitolo.
Mi faceva solo pietà e sono in quarantena da 50 giorni.

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Capitolo 4
*** Autumn / Begin ***


Da quando ho cominciato a respirare?
Da quando sei entrato nella mia vita, probabilmente.

Ogni cosa è andata al posto giusto, con pazienza sotto quelle stelle del Canada hai riparato il mio cuore spaventato ed intimorito.
Proprio come un gattino abbandonato, hai proteso la tua mano e alla fine ho ceduto. Mi sono innamorato. Ogni fibra del mio corpo era devota a te.
Poi qualcosa è cambiato, i ruoli si sono invertiti quando hai condiviso le tue insicurezze con me e lì ho capito.
Un rapporto non si basa solo su me. Perché tutti hanno paura.


Sono cambiato, i miei capelli sono cresciuti, il mio corpo maturato. Mi è perfino cresciuta la barba (che raso continuamente perché su di me non mi piace granché), ho scoperto chi fosse mio padre e, pensate un po', ci ho perfino parlato. Un dirigente di un'azienda di telecomunicazioni in Norvegia cui ovviamente aveva già una famiglia al momento della mia nascita. Si è scusato. Non lo avrei perdonato, ma grazie a te l'ho fatto.
Non sarebbe mai accaduto se non ti avessi incontrato.
L'estate è terminata, a breve riprenderò a lavorare come docente all'università di Cambridge. Esattamente quel nomignolo che mi davi nei primi tempi, dove giocavamo a rincorrerci l'uno con l'altro. Due ragazzini.
Le mie dita lunghe scorrono sugli steli dei denti di leone, recuperandone uno, sopravvissuto dell'estate.
Le mie unghie un tempo lunghe e smaltate, adesso sono ben curate e prive di alcun colore. Giusto mi concedo qualche anello argentato, come quello al mio anulare.

Lo rigiro fra le dita, prendendo un bel respiro, soffiando e liberando così quegli ultimi frutti che adesso vengono trascinati dal vento tiepido delle campagne di Manchester. Tutt'altro che l'afa Giapponese, come dire.

Vento che trascina un altro suono che riattiva i miei sensi: una voce mi chiama.
"Kyoya".
Sbatto le palpebre inizialmente sorpreso, volgendoti lo sguardo. Sento il mio battito.

Sorrido.

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Mio figlio è diventato grande. Ti voglio bene, Kyocchi. ♥ Sono particolarmente legata a lui, spero vi sia entrato un pochino nel cuore anche a voi dopo questi anni. Ciao!

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