L'inverno della regina

di Florestan
(/viewuser.php?uid=932968)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricordi ***
Capitolo 2: *** Il passato torna a bussare ***
Capitolo 3: *** Legami di amicizia ***
Capitolo 4: *** Ragion di stato ***
Capitolo 5: *** La reggia silenziosa ***
Capitolo 6: *** Fiori nel ghiaccio ***
Capitolo 7: *** Un viaggio movimentato ***
Capitolo 8: *** Faelder ***
Capitolo 9: *** La notte è piccola ***
Capitolo 10: *** Un ballo in maschera ***
Capitolo 11: *** L'ingegno traditore ***
Capitolo 12: *** Letture pericolose ***
Capitolo 13: *** Resa dei conti ***
Capitolo 14: *** Rientro silenzioso ***
Capitolo 15: *** Origine e fine del male ***



Capitolo 1
*** Ricordi ***


                                         L’inverno della regina
Premessa:
 Devo innanzitutto ringraziare colei che è stata una vera e propria musa ispiratrice e che mi ha spinto a cimentarmi per la prima volta in assoluto con questo genere letterario, ovvero Jose.
 Grazie ancora, anche e soprattutto per i suoi preziosi consigli ed aiuti che mi hanno supportato e continuano a farlo in questa mia nuova esperienza… grazie anche al grande Maestro Matsumoto da cui indegnamente ho preso in prestito alcuni dei suoi immortali personaggi…
La storia vuole essere una possibile prosecuzione della serie classica del ’78 e vi sono precisi riferimenti e citazioni da specifici episodi che segnalerò nelle note.
Buona lettura (spero)!
Florestan 
                                                         1. Ricordi
Miime calò lentamente l’ultima carta sul bel tavolo di mogano che faceva parte dell’arredamento della stanza del capitano: asso di picche!
-Brutto segno, commentò a bassa voce, ma senza scomporsi minimamente finì il calice ricolmo di vino e rapidamente se ne versò dell’altro.
Harlock se ne stava sdraiato sul grande letto che dominava all’interno della sua cabina, le mani incrociate dietro la nuca, lo sguardo perso, immerso nei pensieri che si rincorrevano e si smarrivano lontano nel tempo e nei ricordi...
Erano ormai trascorsi tre anni da quando lui e Miime a bordo dell’Arcadia avevano intrapreso il loro viaggio senza meta per le vie dell’universo. 
Avevano lasciato un pianeta Terra che si stava avviando ad una lenta rinascita dopo la sofferta vittoria contro Raflesia e l’impero di Mazone. Avevano lasciato i loro amici e compagni di mille avventure, e Harlock aveva salutato il suo bene più caro, la piccola Mayu, figlia dell’amico Tochiro.
Il capitano ripensava a tutti gli eventi che avevano costellato quella lunga lotta senza quartiere, a tutti i momenti in cui aveva realmente disperato e di come solo grazie alla forza, alla caparbietà di chi unisce la disperazione alla certezza di fare la cosa più giusta per la salvezza di chi si ama, della terra che si ama, all’ultimo si era risollevato ed era infine riuscito a vincere...
Ripensava alle Mazoniane e a quel popolo in esilio che in fondo aveva lottato anch’esso mosso da una disperazione: quella di sopravvivere all’estinzione, alla ricerca una nuova casa e una nuova patria. Pensava a cosa sarebbe successo se i due popoli, terrestri e mazoniani, invece di combattersi, avessero accettato di convivere pacificamente insieme, in fondo gli stessi terrestri a quanto pare avevano una matrice originale in comune con il popolo “vegetale”. Purtroppo tale ipotesi si era dimostrata evidentemente impossibile...
Tutto ciò si agitava spesso come un turbine impazzito nella testa del capitano…ma alla fine, al centro dei suoi pensieri tornava sempre “lei”, quella che per due anni era diventata il suo incubo, la sua ossessione, la sua nemesi: Raflesia.
Ancora non riusciva a capire quale perversa nostalgia, attrazione o altra diavoleria da psicanalisi lo portasse così spesso a pensare a quella donna. Alla fine il risultato a cui perveniva era sempre lo stesso: quel demonio gli mancava!
Dal canto suo Miime si guardava bene dal fare la psicologa della situazione, pur avendone gli strumenti. Non riteneva infatti corretto intervenire su Harlock con le sue capacità psichiche ed empatiche per aiutare il nostro a far luce su quei suoi tumultuosi moti dell’animo. Era qualcosa di troppo intimo, qualcosa che lui solo avrebbe potuto affrontare e risolvere, e forse alla sua garbata discrezione si aggiungeva anche una punta di gelosia nei confronti di quella temibile regina...
Nel loro pigro viaggio, vegliato da Tochiro, ormai procedevano ai margini della galassia in prossimità dell’ammasso di nebulose di Gamma 12, un ammasso stellare di cui si avevano poche notizie ma che si diceva avesse degli interessanti sistemi planetari. In fondo Tochiro ed Harlock erano tornati al loro vecchio amore, cercare nuovi mondi alla ricerca di un pianeta perfetto, il tutto condito da una pioneristica passione per l’esplorazione di frontiera ed una incorreggibile inclinazione a cacciarsi nei guai. 
Le silenziose meditazioni di Harlock furono d’un tratto interrotte da un segnale d’allarme della nave:
-E’ un allarme giallo, disse a Miime, -Evidentemente non deve essere cosa particolarmente grave ma sarà meglio andare a controllare lo stesso, disse, imboccando rapidamente la porta della cabina in direzione del ponte di comando. Mime al solito si apprestò a seguirlo come un ombra ripensando preoccupata a quell’asso di picche.
Il grande ponte era come sempre dominato dallo scranno ornato dai teschi e dal grande timone che ormai veniva mosso quasi esclusivamente dal computer-Tochiro.
Harlock, senza più il suo equipaggio doveva affidarsi per buona parte a comandi vocali impartiti alla nave attraverso il sistema computerizzato: -Sullo schermo centrale! esclamò.
Sul grande schermo che si apriva al di sopra delle loro teste apparve una piccola navicella che si muoveva rapidamente.  –Identificazione, posizione e velocità! comandò a Miime che nel frattempo si era seduta al posto che un tempo era di Yuki.
-Incrociatore da ricognizione di piccolo cabotaggio, coordinate spaziali 114.76.4490, distanza 12 km spaziali, velocità curvatura 0.7 in diminuzione, si sta rapidamente avvicinando alla nostra nave.
-Harlock, esclamò Miime, è mazoniano!

  

                                                   L’inverno della regina




Premessa:

 Devo innanzitutto ringraziare colei che è stata una vera e propria musa ispiratrice e che mi ha spinto a cimentarmi per la prima volta in assoluto con questo genere letterario, ovvero Jose.

 Grazie ancora, anche e soprattutto per i suoi preziosi consigli ed aiuti che mi hanno supportato e continuano a farlo in questa mia nuova esperienza… grazie anche al grande Maestro Matsumoto da cui indegnamente ho preso in prestito alcuni dei suoi immortali personaggi…

La storia vuole essere una possibile prosecuzione della serie classica del ’78 e vi sono precisi riferimenti e citazioni da specifici episodi che segnalerò nelle note.

Buona lettura (spero)!


Florestan 






                                                                         1. Ricordi




Miime calò lentamente l’ultima carta sul bel tavolo di mogano che faceva parte dell’arredamento della stanza del capitano: asso di picche!

-Brutto segno, commentò a bassa voce, ma senza scomporsi minimamente finì il calice ricolmo di vino e rapidamente se ne versò dell’altro.

Harlock se ne stava sdraiato sul grande letto che dominava all’interno della sua cabina, le mani incrociate dietro la nuca, lo sguardo perso, immerso nei pensieri che si rincorrevano e si smarrivano lontano nel tempo e nei ricordi...

Erano ormai trascorsi tre anni da quando lui e Miime a bordo dell’Arcadia avevano intrapreso il loro viaggio senza meta per le vie dell’universo. 

Avevano lasciato un pianeta Terra che si stava avviando ad una lenta rinascita dopo la sofferta vittoria contro Raflesia e l’impero di Mazone. Avevano lasciato i loro amici e compagni di mille avventure, e Harlock aveva salutato il suo bene più caro, la piccola Mayu, figlia dell’amico Tochiro.

Il capitano ripensava a tutti gli eventi che avevano costellato quella lunga lotta senza quartiere, a tutti i momenti in cui aveva realmente disperato e di come solo grazie alla forza, alla caparbietà di chi unisce la disperazione alla certezza di fare la cosa più giusta per la salvezza di chi si ama, della terra che si ama, all’ultimo si era risollevato ed era infine riuscito a vincere...

Ripensava alle Mazoniane e a quel popolo in esilio che in fondo aveva lottato anch’esso mosso da una disperazione: quella di sopravvivere all’estinzione, alla ricerca una nuova casa e una nuova patria. Pensava a cosa sarebbe successo se i due popoli, terrestri e mazoniani, invece di combattersi, avessero accettato di convivere pacificamente insieme, in fondo gli stessi terrestri a quanto pare avevano una matrice originale in comune con il popolo “vegetale”. Purtroppo tale ipotesi si era dimostrata evidentemente impossibile...

Tutto ciò si agitava spesso come un turbine impazzito nella testa del capitano…ma alla fine, al centro dei suoi pensieri tornava sempre “lei”, quella che per due anni era diventata il suo incubo, la sua ossessione, la sua nemesi: Raflesia.

Ancora non riusciva a capire quale perversa nostalgia, attrazione o altra diavoleria da psicanalisi lo portasse così spesso a pensare a quella donna. Alla fine il risultato a cui perveniva era sempre lo stesso: quel demonio gli mancava!

Dal canto suo Miime si guardava bene dal fare la psicologa della situazione, pur avendone gli strumenti. Non riteneva infatti corretto intervenire su Harlock con le sue capacità psichiche ed empatiche per aiutare il nostro a far luce su quei suoi tumultuosi moti dell’animo. Era qualcosa di troppo intimo, qualcosa che lui solo avrebbe potuto affrontare e risolvere, e forse alla sua garbata discrezione si aggiungeva anche una punta di gelosia nei confronti di quella temibile regina...

Nel loro pigro viaggio, vegliato da Tochiro, ormai procedevano ai margini della galassia in prossimità dell’ammasso di nebulose di Gamma 12, un ammasso stellare di cui si avevano poche notizie ma che si diceva avesse degli interessanti sistemi planetari. In fondo Tochiro ed Harlock erano tornati al loro vecchio amore, cercare nuovi mondi alla ricerca di un pianeta perfetto, il tutto condito da una pioneristica passione per l’esplorazione di frontiera ed una incorreggibile inclinazione a cacciarsi nei guai. 

Le silenziose meditazioni di Harlock furono d’un tratto interrotte da un segnale d’allarme della nave:

-E’ un allarme giallo, disse a Miime, -Evidentemente non deve essere cosa particolarmente grave ma sarà meglio andare a controllare lo stesso, disse, imboccando rapidamente la porta della cabina in direzione del ponte di comando. Mime al solito si apprestò a seguirlo come un ombra ripensando preoccupata a quell’asso di picche.

Il grande ponte era come sempre dominato dallo scranno ornato dai teschi e dal grande timone che ormai veniva mosso quasi esclusivamente dal computer-Tochiro.

Harlock, senza più il suo equipaggio doveva affidarsi per buona parte a comandi vocali impartiti alla nave attraverso il sistema computerizzato: -Sullo schermo centrale! esclamò.

Sul grande schermo che si apriva al di sopra delle loro teste apparve una piccola navicella che si muoveva rapidamente.  –Identificazione, posizione e velocità! comandò a Miime che nel frattempo si era seduta al posto che un tempo era di Yuki.

-Incrociatore da ricognizione di piccolo cabotaggio, coordinate spaziali 114.76.4490, distanza 12 km spaziali, velocità curvatura 0.7 in diminuzione, si sta rapidamente avvicinando alla nostra nave.

-Harlock, esclamò Miime, è mazoniano!

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il passato torna a bussare ***


 

                                                       2. Il passato torna a bussare
Mazone... pensò Harlock tra il sorpreso ed il preoccupato, le fantasie e i ricordi in cui si era perso pochi minuti prima si stavano inaspettatamente rimaterializzando davanti ai suoi occhi.
Ad una prima scansione la nave mazoniana mostrava gli scudi abbassati e le armi disattive, anzi incredibilmente sembrava che gli apparati difensivi fossero del tutto non operativi od assenti.
-Piuttosto insolito per una nave mazoniana, pensò tra se, -Sarà una nave civile, disse Mime che aveva captato le perplessità del capitano. –ci stanno chiamando, aggiunse subito dopo.
-Sullo schermo, ordinò lui.
Ecco che si stava per riproporre una scena alla quale avevano purtroppo assistito tante volte in passato, il contatto visivo con uno di quegli esseri femminili alla cui rara bellezza si accompagnava puntualmente una glaciale espressività od una monotona esaltazione militaresca che preludeva quasi sempre ad un feroce scontro armato.
Sorprendentemente si ritrovarono invece di fronte il viso di una mazoniana piuttosto insolita.
Come sempre un volto splendido: due grandi occhi verdi sovrastati da lunghe ciglia, capelli castani lunghi solo sino alle spalle, ma niente caschetto tipico dell’uniforme regolamentare. Al suo posto una fascia verde ricamata con motivi floreali indaco circondava la fronte e tratteneva i capelli, e due grandi orecchini ad anello ornavano i lobi auricolari. La carnagione era anch’essa di un indaco pallido.
-Ci mancava la mazoniana hippy, pensò tra se il capitano.
- Qui nave mazoniana aurora-delta5, sto cercando il terrestre di nome Harlock, ho bisogno di conferire con lui urgentemente, è una questione della massima importanza! Disse con una voce inaspettatamente gradevole ma dai toni evidentemente preoccupati. 
–Vengo in pace Harlock, le mie armi sono da tempo inattive, in realtà non saprei nemmeno come usarle, disse tradendo un leggero imbarazzo.   
Ma da dove viene questa qua, pensò il capitano, su Mazone un allieva ufficiale così l’avrebbero già cacciata a pedate dall’accademia militare. O è un’astuta tattica di disorientamento o questa è la prima mazoniana sprovveduta che mi capita di incrociare...
Lei continuò: -Ti prego, capitano, ascoltami, so bene che in passato tutte le mie sorelle che hai incontrato sulla tua strada, a parte Raflesia, sono finite in un mucchietto di cenere e io non ho la minima voglia di fare la loro stessa fine, ma al contempo ho una cosa troppo importante di cui parlarti e per cui ti ho cercato a lungo!
Una mazoniana hippy col senso dell’umorismo, di bene in meglio...
Harlock si mostrò molto incuriosito dall’incontro con quell’ insolita aliena e visto che Mime non captava in lei nessun segno di ostilità e che anche Tochiro si mostrava tranquillo e non segnalava alcun pericolo imminente provenire da quella navetta, si decise ad accoglierla in uno degli hangar laterali dell’Arcadia. In questo hangar avrebbe potuto controllarne meglio la sicurezza rispondendo efficacemente ad un eventuale attacco a sorpresa. 
Si apprestò quindi ad andare incontro alla nuova ospite che nel frattempo era scesa dalla scaletta della sua nave. La prudenza non era mai troppa e, mentre si dirigeva alla pedana mobile di raccordo, accarezzò istintivamente il calcio della sua fedele cosmodragon, sperando in cuor suo di non doverla più usare.
La mazoniana, da parte sua, alla vista del capitano, gli si avvicinò un po’ intimorita porgendogli la mano, gesto assai insolito conoscendo gli usi mazoniani. Harlock notò come la sua ospite fosse effettivamente una gran bella figliola, forse un po’ più bassa di statura rispetto alla media standard delle sue connazionali. Come già notato indossava abiti civili: una variopinta tunica simile ad un poncho copriva una leggera maglia bianca di un tessuto che sembrava lino mentre una lunga gonna di flanella arancione nascondeva le gambe comunque piuttosto lunghe. Ai piedi portava dei sandali sempre di color arancione.
-Felice di conoscerti, Harlock, disse sorridendo mentre stringeva la mano al capitano, -Mi chiamo Galia e sono una scienziata mazoniana; come avrai capito sono una civile e non una militare. Harlock notò un leggero cambiamento di colorito nel suo viso mentre diceva questa frase, e ripensando alla scena di prima, concluse che era tecnicamente arrossita per l’imbarazzo.
 Affiancò la bella scienziata ed insieme risalirono sulla pedana mobile in direzione dei suoi alloggi. Pochi minuti dopo erano nella grande cabina di poppa dove li stava attendendo Miime.
-Ciao, io sono Mime, disse lei accogliendo amabilmente la fanciulla. Alla vista di Mime la mazoniana sgranò gli occhi -Fantastico! esclamò Galia con un tono entusiastico mentre ricambiava il saluto, -Non ci posso credere, tu sei un’autentica Juriana, credevo che la tua specie si fosse irrimediabilmente estinta!  -Infatti, rispose Mime tristemente, -Io sono la sola ed ultima superstite del mio popolo, fui salvata da Harlock e da quel giorno decisi di dedicargli completamente la mia vita in segno di eterna gratitudine. Galia captò immediatamente il cambio di espressione di Mime, si accorse della gaffe appena fatta e si affrettò a riparare: -Perdonami Mime, mi sono lasciata trasportare dal mio interesse da scienziata e non ho pensato al dramma che devi aver vissuto ed alla tristezza che porti dentro per essere rimasta sola e lontana dal tuo pianeta, anche noi mazoniani ne sappiamo qualcosa ... Io sono un’archeobiologa e sono abituata a ricercare e studiare le più diverse forme di vita intelligente nell’universo conosciuto cercando di ricostruirne l’evoluzione nel corso dei tempi nonchè le interazioni e le mutue influenze avvenute tra le diverse specie passando da stella a stella. Perdona il mio slancio di entusiasmo, era mosso solo dalla deformazione professionale, aggiunse con un tono che sembrava sinceramente dispiaciuto.
-Non ti preoccupare, le rispose dolcemente Miime, capisco benissimo ed anzi, dopo se lo desideri, potrai farmi tutte le domande che vuoi sulla storia di Jura, sarò felice di esserti utile come meglio posso.
A quel punto intervenne Harlock: -Ehm, tossicchiò, -Cara Galia ora perchè non ci racconti il motivo della tua visita? disse mentre la invitava ad accomodarsi, - Non deve essere stato facile il lungo viaggio per venirci a cercare e presumo che il motivo debba essere importante. 
Fu ora il turno di Galia ad assumere un aria triste: -Hai ragione Harlock, disse –Ho passato gli ultimi due mesi a cercarti senza tregua. Abbiamo bisogno, cioè ho bisogno del tuo aiuto per risolvere una questione molto delicata...
-E cioè?  Chiese il capitano sempre più incuriosito, -Di che si tratta?  Galia esitò un istante e poi rispose: -Si tratta di Raflesia, la vogliono uccidere ed io ho bisogno di te per scoprire chi la vuole morta.
 

 

 

 

 



                                                                               2. Il passato torna a bussare



Mazone... pensò Harlock tra il sorpreso ed il preoccupato, le fantasie e i ricordi in cui si era perso pochi minuti prima si stavano inaspettatamente rimaterializzando davanti ai suoi occhi.

Ad una prima scansione la nave mazoniana mostrava gli scudi abbassati e le armi disattive, anzi incredibilmente sembrava che gli apparati difensivi fossero del tutto non operativi od assenti.

-Piuttosto insolito per una nave mazoniana, pensò tra se, -Sarà una nave civile, disse Mime che aveva captato le perplessità del capitano.

–Ci stanno chiamando, aggiunse subito dopo.

-Sullo schermo, ordinò lui.

Ecco che si stava per riproporre una scena alla quale avevano purtroppo assistito tante volte in passato, il contatto visivo con uno di quegli esseri femminili alla cui rara bellezza si accompagnava puntualmente una glaciale espressività od una monotona esaltazione militaresca che preludeva quasi sempre ad un feroce scontro armato.

Sorprendentemente si ritrovarono invece di fronte il viso di una mazoniana piuttosto insolita.

Come sempre un volto splendido: due grandi occhi verdi sovrastati da lunghe ciglia, capelli castani lunghi solo sino alle spalle, ma niente caschetto tipico dell’uniforme regolamentare. Al suo posto una fascia verde ricamata con motivi floreali indaco circondava la fronte e tratteneva i capelli, e due grandi orecchini ad anello ornavano i lobi auricolari. La carnagione era anch’essa di un indaco pallido.

-Ci mancava la mazoniana hippy, pensò tra se il capitano.

- Qui nave mazoniana aurora-delta5, sto cercando il terrestre di nome Harlock, ho bisogno di conferire con lui urgentemente, è una questione della massima importanza! Disse con una voce inaspettatamente gradevole ma dai toni evidentemente preoccupati. 

–Vengo in pace Harlock, le mie armi sono da tempo inattive, in realtà non saprei nemmeno come usarle, disse tradendo un leggero imbarazzo.   

Ma da dove viene questa qua, pensò il capitano, su Mazone un allieva ufficiale così l’avrebbero già cacciata a pedate dall’accademia militare. O è un’astuta tattica di disorientamento o questa è la prima mazoniana sprovveduta che mi capita di incrociare...

Lei continuò: -Ti prego, capitano, ascoltami, so bene che in passato tutte le mie sorelle che hai incontrato sulla tua strada, a parte Raflesia, sono finite in un mucchietto di cenere e io non ho la minima voglia di fare la loro stessa fine, ma al contempo ho una cosa troppo importante di cui parlarti e per cui ti ho cercato a lungo!

Una mazoniana hippy col senso dell’umorismo, di bene in meglio...

Harlock si mostrò molto incuriosito dall’incontro con quell’ insolita aliena e visto che Mime non captava in lei nessun segno di ostilità e che anche Tochiro si mostrava tranquillo e non segnalava alcun pericolo imminente provenire da quella navetta, si decise ad accoglierla in uno degli hangar laterali dell’Arcadia. In questo hangar avrebbe potuto controllarne meglio la sicurezza rispondendo efficacemente ad un eventuale attacco a sorpresa. 

Si apprestò quindi ad andare incontro alla nuova ospite che nel frattempo era scesa dalla scaletta della sua nave. La prudenza non era mai troppa e, mentre si dirigeva alla pedana mobile di raccordo, accarezzò istintivamente il calcio della sua fedele cosmodragon, sperando in cuor suo di non doverla più usare.

La mazoniana, da parte sua, alla vista del capitano, gli si avvicinò un po’ intimorita porgendogli la mano, gesto assai insolito conoscendo gli usi mazoniani. Harlock notò come la sua ospite fosse effettivamente una gran bella figliola, forse un po’ più bassa di statura rispetto alla media standard delle sue connazionali. Come già notato indossava abiti civili: una variopinta tunica simile ad un poncho copriva una leggera maglia bianca di un tessuto che sembrava lino mentre una lunga gonna di flanella arancione nascondeva le gambe comunque piuttosto lunghe. Ai piedi portava dei sandali sempre di color arancione.

-Felice di conoscerti, Harlock, disse sorridendo mentre stringeva la mano al capitano, -Mi chiamo Galia e sono una scienziata mazoniana; come avrai capito sono una civile e non una militare. Harlock notò un leggero cambiamento di colorito nel suo viso mentre diceva questa frase, e ripensando alla scena di prima, concluse che era tecnicamente arrossita per l’imbarazzo.

 Affiancò la bella scienziata ed insieme risalirono sulla pedana mobile in direzione dei suoi alloggi. Pochi minuti dopo erano nella grande cabina di poppa dove li stava attendendo Miime.

-Ciao, io sono Mime, disse lei accogliendo amabilmente la fanciulla. Alla vista di Mime la mazoniana sgranò gli occhi -Fantastico! esclamò Galia con un tono entusiastico mentre ricambiava il saluto, -Non ci posso credere, tu sei un’autentica Juriana, credevo che la tua specie si fosse irrimediabilmente estinta!  -Infatti, rispose Mime tristemente, -Io sono la sola ed ultima superstite del mio popolo, fui salvata da Harlock e da quel giorno decisi di dedicargli completamente la mia vita in segno di eterna gratitudine. Galia captò immediatamente il cambio di espressione di Mime, si accorse della gaffe appena fatta e si affrettò a riparare: -Perdonami Mime, mi sono lasciata trasportare dal mio interesse da scienziata e non ho pensato al dramma che devi aver vissuto ed alla tristezza che porti dentro per essere rimasta sola e lontana dal tuo pianeta, anche noi mazoniani ne sappiamo qualcosa ... Io sono un’archeobiologa e sono abituata a ricercare e studiare le più diverse forme di vita intelligente nell’universo conosciuto cercando di ricostruirne l’evoluzione nel corso dei tempi nonchè le interazioni e le mutue influenze avvenute tra le diverse specie passando da stella a stella. Perdona il mio slancio di entusiasmo, era mosso solo dalla deformazione professionale, aggiunse con un tono che sembrava sinceramente dispiaciuto.

-Non ti preoccupare, le rispose dolcemente Miime, capisco benissimo ed anzi, dopo se lo desideri, potrai farmi tutte le domande che vuoi sulla storia di Jura, sarò felice di esserti utile come meglio posso.

A quel punto intervenne Harlock: -Ehm, tossicchiò, -Cara Galia ora perchè non ci racconti il motivo della tua visita? disse mentre la invitava ad accomodarsi, - Non deve essere stato facile il lungo viaggio per venirci a cercare e presumo che il motivo debba essere importante. 

Fu ora il turno di Galia ad assumere un aria triste: -Hai ragione Harlock, disse –Ho passato gli ultimi due mesi a cercarti senza tregua. Abbiamo bisogno, cioè ho bisogno del tuo aiuto per risolvere una questione molto delicata...

-E cioè?  Chiese il capitano sempre più incuriosito, -Di che si tratta?  Galia esitò un istante e poi rispose:

-Si tratta di Raflesia, la vogliono uccidere ed io ho bisogno di te per scoprire chi la vuole morta.

 

 


                                                     

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Legami di amicizia ***


                                                                          3. Legami di amicizia
Se in quel momento avessero buttato una bomba al plasma in mezzo ai loro piedi non avrebbero sortito lo stesso effetto a sorpresa.  Harlock era rimasto letteralmente a bocca aperta e Mime si era accesa del suo giallo incandescente tanto che dovette subito alzarsi per evitare di lasciare dei segni di bruciatura sulla sedia di legno su cui era seduta.
-Hai bisogno di me per scoprire chi vuole uccidere la persona che forse si è fatta più nemici in tutto l’universo? Esclamò il capitano dopo un attimo di smarrimento. –E ti rendi conto che lo stai chiedendo a chi sta al primo posto in quella lunga lista?
Galia accennò un sorriso: -Conosco abbastanza bene la vostra storia, Harlock, ma il cosmo intero conosce anche la tua lealtà, generosità e sete di giustizia, la stessa Raflesia ha sempre affermato che fra tutti gli avversari che ha incontrato tu sei indubbiamente il più onesto, puro e leale e per questa ragione sei l’unico che sia riuscito a sconfiggerla.  
A queste parole, proferite per giunta da una mazoniana, ovvero da chi pochi anni addietro lo avrebbe probabilmente voluto vedere morto, Harlock parve un po’disorientato e sembrò persino accennare un lieve rossore che peraltro svanì prontamente:
- Ma perchè proprio io? Non sono certo un politicante e non ho mai amato gli intrighi di palazzo, ma presumo che una despota come Raflesia, abituata a governare col terrore ed il pugno di ferro un impero tanto vasto come il vostro abbia imparato da sola a guardarsi le spalle. Credimi, continuò, -Ti parlo per esperienza personale, quella donna sa ben difendersi da sola!
-Ti sbagli Harlock, non’è più così, rispose Galia, -Raflesia è molto cambiata e tu sei stato l’artefice di questo cambiamento!
-Dopo la sconfitta, Raflesia decise di dirigere la nostra immensa flotta, ormai priva di valide avanguardie militari, alla volta di altri pianeti abitabili che fossero adatti all’insediamento.
In effetti durante il nostro esodo avevamo già incontrato tali pianeti, ma come ben sai l’obbiettivo, anzi l’ossessione di Raflesia e di tutto il consiglio delle anziane era di riportare il nostro popolo sulla Terra, quella che la nostra antichissima tradizione considera la seconda patria di Mazone.
Tornando indietro sui nostri passi siamo così approdati su tre pianeti diversi vicino la nebulosa Collo di Cavallo e abbiamo finalmente cominciato la ricostruzione. Le astronavi civili sono state smantellate e con il loro materiale si sono realizzati i primi insediamenti urbani. In tutto questo la regina si è prodigata incessantemente affinchè questa ricostruzione avvenisse nel più breve tempo possibile e nel migliore dei modi, coordinando personalmente le operazioni. Non di rado la si vedeva di persona aggirarsi per i cantieri e per le officine condividendo i massacranti turni di lavoro della popolazione.
Alla fine, quando la ricostruzione degli insediamenti civili era ormai a buon punto, decise di stabilire la sua corte sul pianeta Beta, il pianeta avvolto da una spessa coltre di neve durante quasi tutto il corso del suo anno orbitale. In effetti non si è ben capito perchè abbia scelto proprio il meno ospitale tra i pianeti del sistema...da quel momento Raflesia si è praticamente ritirata in una sorta di isolamento volontario.  Ha delegato a fidati dignitari la maggior parte dei suoi compiti istituzionali e solo in via del tutto eccezionale torna ad occuparsi di persona degli affari del suo regno, e comunque non spostandosi quasi mai da Beta. E’ come se vivesse in una sorta di esilio dorato, sempre che per dorato si possa intendere vivere in un quasi perenne inverno... 
L’attuale reggia è molto meno vasta e magnificente di quella che faceva splendida mostra di se nella capitale di Mazone. Solo una piccola parte dell’immensa nave ammiraglia Docras è stata utilizzata per costruirla, mentre il resto è stato adibito tutto alla realizzazione di abitazioni civili e di servizi necessari alla popolazione.
Ti assicuro Harlock, la regina è molto cambiata, non è più la sovrana terribile e spietata di un tempo, una volta assolto il suo compito nei confronti del nostro popolo, il suo fiero animo sembra essersi come spento, il suo sguardo, un tempo capace di incutere terrore persino ad un guerriero Andoriano, è perennemente ammantato da un velo di mesta sofferenza…
-Ma gli attentati alla sua vita?  La interruppe il capitano.
- E’ proprio questo il punto, riprese Galia, -Una Raflesia così cambiata, disinteressata alla politica, priva della sua violenta carica dominatrice ed accentratrice, è motivo di grande risentimento presso quei settori dell’establishment politico e militare che non hanno mai digerito la sconfitta e la sua decisione ad accettare le tue condizioni di ritirata. Loro sognano ancora una rinascita del grande regno di Mazone guidato da una potente e invincibile sovrana. Non è un mistero che più di una esponente nel consiglio delle anziane miri alla sua destituzione, ma per la nostra legge questo è impossibile, a meno che non sia la stessa regina ad abdicare, o che venga fisicamente a mancare…
-Capisco…, disse Harlock, ma quello che non mi è ancora chiaro e che parte hai tu in questa vicenda, con tutto il rispetto non mi sembri proprio il tipo del diplomatico o dell’agente segreto ammazzacattivi, per quanto con voi mazoniane non si può mai dire…Harlock in quel momento era tornato con i pensieri alla triste storia di Namino, l’abile spia di Raflesia che era riuscita a salire sull’Arcadia e che era finita con l’innamorarsi di lui…
-Stai tranquillo, Harlock, io sono e resterò sempre una scienziata che ha dedicato tutta la sua vita allo studio e alla ricerca. Anch’io ancora non mi capacito di come faccia a trovarmi in una simile situazione. 
Fino a poco tempo fa conducevo tranquillamente le mie giornate alternandomi tra uno scavo archeologico ed il mio microscopio su qualche sperduta colonia ai confini della galassia, ben lontano dai clamori bellici della grande Mazone!  Disse con tono chiaramente ironico. -Non mi sono mai interessata alle politiche espansionistiche del mio paese, io ho sempre disprezzato ogni forma di autoritarismo e di regime. Sin da giovane questo mio carattere, diciamo un po’ ribelle nei confronti dell’autorità e della disciplina, mi ha messo spesso ai ferri conti con i miei superiori ed i miei stessi familiari che volevano seguissi la carriera militare in accademia. Provengo da una nobile famiglia i cui membri si sono sempre distinti per la fedeltà all’impero ed alla corona.  Già…per loro sono sempre stata la pecora nera della famiglia… mentre diceva queste parole Galia tradiva una smorfia di amarezza.
 –Per fortuna la mia passione per la storia e la scienza mi ha salvato e mi ha permesso presto di gettarmi a capofitto negli studi universitari e, una volta divenuta accademica superiore con il massimo dei voti, ho potuto cominciare a viaggiare di pianeta in pianeta come ricercatrice creandomi così una vita che appartenesse solo a me e non ad un dispotico stato.
A questo punto intervenne Miime che fino ad allora era rimasta in silenzio ad ascoltare…
-A sentire la tua storia risulta sempre più difficile capire quale rapporto ti leghi ad una come Raflesia, e perché proprio tu ti sia fatta carico di questo compito così gravoso…
-Ecco, disse lei, -Il fatto è che è stata proprio Raflesia a chiedermelo…, non ci crederete, ma un tempo io e lei eravamo grandi amiche.
Dovete sapere che tra i compiti di una futura regina di Mazone vi è sì quello di essere formata ad una ferrea disciplina militare ma anche quello di essere edotta nelle più importanti discipline letterarie e scientifiche. La sua cultura deve essere la più vasta possibile, ed essendo depositaria di antichi segreti che vengono tramandati da millenni, la conoscenza della storia antica è fondamentale ai fini della sua formazione.
-Conobbi Raflesia quando frequentavo la scuola superiore storica-scientifica, all’epoca ignoravo chi fosse in realtà, poichè la sua identità veniva nascosta per ovvi motivi di sicurezza. A quel tempo era una studentessa all’ultimo anno di corso mentre io mi ero appena iscritta e dovevo sottostare spesso alle tipiche angherie a cui vengono sottoposte le matricole…potete immaginare col mio carattere ribelle e anticonformista che scintille che si vedevano! Ho perso il conto di quante ore di punizione accumolai a seguito degli scontri avuti con le altre studentesse. 
Un giorno fui presa di mira dalla più odiosa e pericolosa di tutte. Era anche lei una nobile rampolla e a differenza di me parallelamente frequentava anche l’accademia militare. Tra di noi era subito nata una manifesta e reciproca antipatia che in quell’occasione sfociò in un violentissimo attacco dapprima verbale e poi fisico: -Ecco la nostra pappamolle pacifista! Iniziò lei, -I tipi come te sono il disonore della grande Mazone, sovversivi buoni solo per le miniere di durillium. Impara ad usare la pistola invece che stare sempre china su quel tuo microscopio, scommetto che te lo porti pure a letto la sera! sogghignò velenosamente. Alle parole seguirono una serie di spintoni ma io mi sforzavo di non rispondere alle sue provocazioni anche fisiche, ho sempre detestato l’uso della forza bruta se non per estrema necessità. Ad un certo punto, senza che me ne rendessi conto mi ritrovai per terra con un labbro spaccato e sanguinante: mi aveva appena colpita alla sprovvista con un violento pugno. Non feci in tempo a rialzarmi che vidi una specie di lampo, come una furia che si era appena gettata addosso alla mia assalitrice e aveva cominciato a tempestarla con una gragnola di colpi sino a ridurle la faccia in uno stato pietoso. –Tu…! Non osare più colpirla! Impara a prendertela con i tuoi pari livello e non vigliaccamente con chi è più debole di te! E’ questo quello che hai imparato all’accademia? Sei tu il vero disonore di Mazone! Urlò la furia che aveva appeno steso l’odiosa rampolla...
Era Raflesia, e da quel giorno diventammo amiche.
Raflesia era una ragazza simpatica e sportiva ma era anche molto colta, nutriva un grande interesse per tutte le scienze matematiche e fisiche oltre che per la storia.  Nei miei confronti si dimostrava molto affettuosa, diceva spesso che io ero la sua amica “rivoluzionaria” a differenza di quell’altra sua amica dell’accademia, Cleo, tutta divisa e disciplina e che lei aveva soprannominato la “generalessa”. In effetti ho spesso pensato che mi considerasse alla stregua di quella sorella minore che non aveva mai avuto…fu lei a coinvolgermi nelle prime avventure con l’altro sesso, io ero terribilmente timida ed imbranata mentre lei era sfacciata e molto sciolta, se non fosse stato per lei non mi sarei mai “svegliata”… in quel momento Harlock non poté fare a meno di osservare di nuovo quel cambiamento di tonalità nel suo viso…
-Scoprii la sua vera identità in un occasione molto particolare. Lei aveva terminato i suoi studi ormai da un paio di anni ed io da allora non avevo avuto più sue notizie. Avevo fatto qualche piccola ricerca, ma sembrava essere scomparsa nel nulla ed ogni mio tentativo di rintracciarla era risultato vano. Venne allora il grande giorno dell’insediamento ufficiale della nuova regina. Io ed una nutrita rappresentanza di compagni dei gruppi attivi pacifisti ci eravamo dati segretamente appuntamento proprio in prima fila al palco dove si sarebbe tenuta la solenne cerimonia. Volevamo compiere una plateale pacifica protesta contro le politiche guerrafondaie dell’impero. 
All’ingresso del corteo che accompagnava la nuova regnante all’altare della vestizione incominciammo ad urlare slogan antimilitaristi: Abbasso la regina guerriera! Non vogliamo più le mani sporche di sangue! Mazone libera dalla dittatura!  Stavamo rischiando molto, come minimo la corte suprema per lesa maestà e offesa alla sacra patria ma eravamo giovani e speravamo tutti in un moto di rivolta generale. Come era da aspettarsi venimmo subito caricati dalle forze della guardia reale e dalla polizia imperiale. Volarono botte da tutte le parti e i raggi stordenti usati per disperdere i manifestanti si accanirono su di noi. Ad un certo punto, mentre ero occupata a liberarmi dalla presa di una guardia che mi stava trascinando verso un cellulare, volsi lo sguardo verso l’altare e vidi lei. Era proprio la Raflesia che conoscevo quella che mi guardava con un aria addolorata, pur vestita nel suo sfarzoso abito regale e indossando quella sfavillante corona, i lunghissimi capelli color ossidiana che le arrivavano sino ai piedi, era lei, l’amica di tante avventure vissute con quella spensieratezza che solo da giovani si può avere… 
Io ei miei amici fummo tutti catturati e riuniti in diverse vetture, molti di noi erano piuttosto malconci, la guardia reale picchiava duro. Eravamo convinti che il nostro destino si sarebbe ben presto messo al peggio e già pensavamo se e quando avremmo rivisto i nostri cari.
Incredibilmente ognuno di noi fu invece riaccompagnato a forza presso la propria abitazione o presso le rispettive famiglie senza che ci venisse presentata nessuna denuncia ufficiale o alcuna intimidazione. Riuscii solo a captare il commento di una delle guardie che diceva che eravamo stati incredibilmente fortunati e che l’ordine di riportarci a casa senza che ci venisse torto un capello proveniva dalle alte, altissime sfere…
Scoprire che proprio la mia amica era diventata il simbolo di quella società odiosa che avevo sempre osteggiato e combattuto mi aveva profondamente rattristato ma ben presto quella tristezza fu rapidamente superata dalla quantità di impegni che il lavoro mi portava via via ad affrontare.
Passato ormai qualche mese, un giorno presso i laboratori dove ero appena divenuta capo struttura si presentò una ditta di trasporti intergalattici dicendo che doveva consegnare un carico importante. Noi fummo tutti meravigliati poiché non aspettavamo nessun tipo di consegna; le nostre casse erano da tempo vuote e non ci eravamo potuti permettere più nessun tipo di acquisto. La crescente attività bellica del paese drenava la maggior parte dei soldi pubblici verso istituti di ricerca militari che sperimentavano armi sempre più precise e terribili.  La sorpresa fu ancora più grande nello scoprire che il carico consisteva in decine di nuovissimi e costosi strumenti di ricerca: spettrometri neutronici, analizzatori a campo ristretto, microscopi a scansione gamma e molti altri ancora. Non vollero dirci chi fosse il generoso benefattore che ci aveva inviato quella manna, ma mentre gli operai portavano via gli imballi con cui erano state avvolte le apparecchiature feci appena in tempo a notare su di essi l’emblema del sigillo reale. Quel materiale proveniva direttamente dalle officine imperiali! Ma questo era nulla in confronto alla sorpresa che mi attendeva il giorno dopo.
Come tutte le mattine arrivai per prima in laboratorio, aprii la porta e accesi le luci e mi stavo accingendo a contemplare in estasi i nuovi arrivi, quando sentii una voce provenire dal fondo della grande stanza: io in genere preferisco altri tipi di giocattoli, quei cosi hanno un po’ troppe manopole per i miei gusti, ma contenta tu… era Raflesia che guardava con aria divertita la sua vecchia amica. 

 

                                                            3. Legami di amicizia

 



Se in quel momento avessero buttato una bomba al plasma in mezzo ai loro piedi non avrebbero sortito lo stesso effetto a sorpresa.  Harlock era rimasto letteralmente a bocca aperta e Mime si era accesa del suo giallo incandescente tanto che dovette subito alzarsi per evitare di lasciare dei segni di bruciatura sulla sedia di legno su cui era seduta.
-Hai bisogno di me per scoprire chi vuole uccidere la persona che forse si è fatta più nemici in tutto l’universo? Esclamò il capitano dopo un attimo di smarrimento. –E ti rendi conto che lo stai chiedendo a chi sta al primo posto in quella lunga lista?
Galia accennò un sorriso: -Conosco abbastanza bene la vostra storia, Harlock, ma il cosmo intero conosce anche la tua lealtà, generosità e sete di giustizia, la stessa Raflesia ha sempre affermato che fra tutti gli avversari che ha incontrato tu sei indubbiamente il più onesto, puro e leale e per questa ragione sei l’unico che sia riuscito a sconfiggerla.  
A queste parole, proferite per giunta da una mazoniana, ovvero da chi pochi anni addietro lo avrebbe probabilmente voluto vedere morto, Harlock parve un po’disorientato e sembrò persino accennare un lieve rossore che peraltro svanì prontamente:
- Ma perchè proprio io? Non sono certo un politicante e non ho mai amato gli intrighi di palazzo, ma presumo che una despota come Raflesia, abituata a governare col terrore ed il pugno di ferro un impero tanto vasto come il vostro abbia imparato da sola a guardarsi le spalle. Credimi, continuò, -Ti parlo per esperienza personale, quella donna sa ben difendersi da sola!
-Ti sbagli Harlock, non’è più così, rispose Galia, -Raflesia è molto cambiata e tu sei stato l’artefice di questo cambiamento!
-Dopo la sconfitta, Raflesia decise di dirigere la nostra immensa flotta, ormai priva di valide avanguardie militari, alla volta di altri pianeti abitabili che fossero adatti all’insediamento.
In effetti durante il nostro esodo avevamo già incontrato tali pianeti, ma come ben sai l’obbiettivo, anzi l’ossessione di Raflesia e di tutto il consiglio delle anziane era di riportare il nostro popolo sulla Terra, quella che la nostra antichissima tradizione considera la seconda patria di Mazone.
Tornando indietro sui nostri passi siamo così approdati su tre pianeti diversi vicino la nebulosa Collo di Cavallo e abbiamo finalmente cominciato la ricostruzione. Le astronavi civili sono state smantellate e con il loro materiale si sono realizzati i primi insediamenti urbani. In tutto questo la regina si è prodigata incessantemente affinchè questa ricostruzione avvenisse nel più breve tempo possibile e nel migliore dei modi, coordinando personalmente le operazioni. Non di rado la si vedeva di persona aggirarsi per i cantieri e per le officine condividendo i massacranti turni di lavoro della popolazione.
Alla fine, quando la ricostruzione degli insediamenti civili era ormai a buon punto, decise di stabilire la sua corte sul pianeta Beta, il pianeta avvolto da una spessa coltre di neve durante quasi tutto il corso del suo anno orbitale. In effetti non si è ben capito perchè abbia scelto proprio il meno ospitale tra i pianeti del sistema...da quel momento Raflesia si è praticamente ritirata in una sorta di isolamento volontario.  Ha delegato a fidati dignitari la maggior parte dei suoi compiti istituzionali e solo in via del tutto eccezionale torna ad occuparsi di persona degli affari del suo regno, e comunque non spostandosi quasi mai da Beta. E’ come se vivesse in una sorta di esilio dorato, sempre che per dorato si possa intendere vivere in un quasi perenne inverno... 
L’attuale reggia è molto meno vasta e magnificente di quella che faceva splendida mostra di se nella capitale di Mazone. Solo una piccola parte dell’immensa nave ammiraglia Docras è stata utilizzata per costruirla, mentre il resto è stato adibito tutto alla realizzazione di abitazioni civili e di servizi necessari alla popolazione.
Ti assicuro Harlock, la regina è molto cambiata, non è più la sovrana terribile e spietata di un tempo, una volta assolto il suo compito nei confronti del nostro popolo, il suo fiero animo sembra essersi come spento, il suo sguardo, un tempo capace di incutere terrore persino ad un guerriero Andoriano, è perennemente ammantato da un velo di mesta sofferenza…
-Ma gli attentati alla sua vita?  La interruppe il capitano.
- E’ proprio questo il punto, riprese Galia, -Una Raflesia così cambiata, disinteressata alla politica, priva della sua violenta carica dominatrice ed accentratrice, è motivo di grande risentimento presso quei settori dell’establishment politico e militare che non hanno mai digerito la sconfitta e la sua decisione ad accettare le tue condizioni di ritirata. Loro sognano ancora una rinascita del grande regno di Mazone guidato da una potente e invincibile sovrana. Non è un mistero che più di una esponente nel consiglio delle anziane miri alla sua destituzione, ma per la nostra legge questo è impossibile, a meno che non sia la stessa regina ad abdicare, o che venga fisicamente a mancare…
-Capisco…, disse Harlock, ma quello che non mi è ancora chiaro e che parte hai tu in questa vicenda, con tutto il rispetto non mi sembri proprio il tipo del diplomatico o dell’agente segreto ammazzacattivi, per quanto con voi mazoniane non si può mai dire…Harlock in quel momento era tornato con i pensieri alla triste storia di Namino, l’abile spia di Raflesia che era riuscita a salire sull’Arcadia e che era finita con l’innamorarsi di lui…
-Stai tranquillo, Harlock, io sono e resterò sempre una scienziata che ha dedicato tutta la sua vita allo studio e alla ricerca. Anch’io ancora non mi capacito di come faccia a trovarmi in una simile situazione. 
Fino a poco tempo fa conducevo tranquillamente le mie giornate alternandomi tra uno scavo archeologico ed il mio microscopio su qualche sperduta colonia ai confini della galassia, ben lontano dai clamori bellici della grande Mazone!  Disse con tono chiaramente ironico. -Non mi sono mai interessata alle politiche espansionistiche del mio paese, io ho sempre disprezzato ogni forma di autoritarismo e di regime. Sin da giovane questo mio carattere, diciamo un po’ ribelle nei confronti dell’autorità e della disciplina, mi ha messo spesso ai ferri conti con i miei superiori ed i miei stessi familiari che volevano seguissi la carriera militare in accademia. Provengo da una nobile famiglia i cui membri si sono sempre distinti per la fedeltà all’impero ed alla corona.  Già…per loro sono sempre stata la pecora nera della famiglia… mentre diceva queste parole Galia tradiva una smorfia di amarezza.
 –Per fortuna la mia passione per la storia e la scienza mi ha salvato e mi ha permesso presto di gettarmi a capofitto negli studi universitari e, una volta divenuta accademica superiore con il massimo dei voti, ho potuto cominciare a viaggiare di pianeta in pianeta come ricercatrice creandomi così una vita che appartenesse solo a me e non ad un dispotico stato.
A questo punto intervenne Miime che fino ad allora era rimasta in silenzio ad ascoltare…
-A sentire la tua storia risulta sempre più difficile capire quale rapporto ti leghi ad una come Raflesia, e perché proprio tu ti sia fatta carico di questo compito così gravoso…
-Ecco, disse lei, -Il fatto è che è stata proprio Raflesia a chiedermelo…, non ci crederete, ma un tempo io e lei eravamo grandi amiche.
Dovete sapere che tra i compiti di una futura regina di Mazone vi è sì quello di essere formata ad una ferrea disciplina militare ma anche quello di essere edotta nelle più importanti discipline letterarie e scientifiche. La sua cultura deve essere la più vasta possibile, ed essendo depositaria di antichi segreti che vengono tramandati da millenni, la conoscenza della storia antica è fondamentale ai fini della sua formazione.
-Conobbi Raflesia quando frequentavo la scuola superiore storica-scientifica, all’epoca ignoravo chi fosse in realtà, poichè la sua identità veniva nascosta per ovvi motivi di sicurezza. A quel tempo era una studentessa all’ultimo anno di corso mentre io mi ero appena iscritta e dovevo sottostare spesso alle tipiche angherie a cui vengono sottoposte le matricole…potete immaginare col mio carattere ribelle e anticonformista che scintille che si vedevano! Ho perso il conto di quante ore di punizione accumolai a seguito degli scontri avuti con le altre studentesse. 
Un giorno fui presa di mira dalla più odiosa e pericolosa di tutte. Era anche lei una nobile rampolla e a differenza di me parallelamente frequentava anche l’accademia militare. Tra di noi era subito nata una manifesta e reciproca antipatia che in quell’occasione sfociò in un violentissimo attacco dapprima verbale e poi fisico: -Ecco la nostra pappamolle pacifista! Iniziò lei, -I tipi come te sono il disonore della grande Mazone, sovversivi buoni solo per le miniere di durillium. Impara ad usare la pistola invece che stare sempre china su quel tuo microscopio, scommetto che te lo porti pure a letto la sera! sogghignò velenosamente. Alle parole seguirono una serie di spintoni ma io mi sforzavo di non rispondere alle sue provocazioni anche fisiche, ho sempre detestato l’uso della forza bruta se non per estrema necessità. Ad un certo punto, senza che me ne rendessi conto mi ritrovai per terra con un labbro spaccato e sanguinante: mi aveva appena colpita alla sprovvista con un violento pugno. Non feci in tempo a rialzarmi che vidi una specie di lampo, come una furia che si era appena gettata addosso alla mia assalitrice e aveva cominciato a tempestarla con una gragnola di colpi sino a ridurle la faccia in uno stato pietoso. –Tu…! Non osare più colpirla! Impara a prendertela con i tuoi pari livello e non vigliaccamente con chi è più debole di te! E’ questo quello che hai imparato all’accademia? Sei tu il vero disonore di Mazone! Urlò la furia che aveva appeno steso l’odiosa rampolla...
Era Raflesia, e da quel giorno diventammo amiche.
Raflesia era una ragazza simpatica e sportiva ma era anche molto colta, nutriva un grande interesse per tutte le scienze matematiche e fisiche oltre che per la storia.  Nei miei confronti si dimostrava molto affettuosa, diceva spesso che io ero la sua amica “rivoluzionaria” a differenza di quell’altra sua amica dell’accademia, Cleo, tutta divisa e disciplina e che lei aveva soprannominato la “generalessa”. In effetti ho spesso pensato che mi considerasse alla stregua di quella sorella minore che non aveva mai avuto…fu lei a coinvolgermi nelle prime avventure con l’altro sesso, io ero terribilmente timida ed imbranata mentre lei era sfacciata e molto sciolta, se non fosse stato per lei non mi sarei mai “svegliata”… in quel momento Harlock non poté fare a meno di osservare di nuovo quel cambiamento di tonalità nel suo viso…
-Scoprii la sua vera identità in un occasione molto particolare. Lei aveva terminato i suoi studi ormai da un paio di anni ed io da allora non avevo avuto più sue notizie. Avevo fatto qualche piccola ricerca, ma sembrava essere scomparsa nel nulla ed ogni mio tentativo di rintracciarla era risultato vano. Venne allora il grande giorno dell’insediamento ufficiale della nuova regina. Io ed una nutrita rappresentanza di compagni dei gruppi attivi pacifisti ci eravamo dati segretamente appuntamento proprio in prima fila al palco dove si sarebbe tenuta la solenne cerimonia. Volevamo compiere una plateale pacifica protesta contro le politiche guerrafondaie dell’impero. 
All’ingresso del corteo che accompagnava la nuova regnante all’altare della vestizione incominciammo ad urlare slogan antimilitaristi: Abbasso la regina guerriera! Non vogliamo più le mani sporche di sangue! Mazone libera dalla dittatura!  Stavamo rischiando molto, come minimo la corte suprema per lesa maestà e offesa alla sacra patria ma eravamo giovani e speravamo tutti in un moto di rivolta generale. Come era da aspettarsi venimmo subito caricati dalle forze della guardia reale e dalla polizia imperiale. Volarono botte da tutte le parti e i raggi stordenti usati per disperdere i manifestanti si accanirono su di noi. Ad un certo punto, mentre ero occupata a liberarmi dalla presa di una guardia che mi stava trascinando verso un cellulare, volsi lo sguardo verso l’altare e vidi lei. Era proprio la Raflesia che conoscevo quella che mi guardava con un aria addolorata, pur vestita nel suo sfarzoso abito regale e indossando quella sfavillante corona, i lunghissimi capelli color ossidiana che le arrivavano sino ai piedi, era lei, l’amica di tante avventure vissute con quella spensieratezza che solo da giovani si può avere… 
Io ei miei amici fummo tutti catturati e riuniti in diverse vetture, molti di noi erano piuttosto malconci, la guardia reale picchiava duro. Eravamo convinti che il nostro destino si sarebbe ben presto messo al peggio e già pensavamo se e quando avremmo rivisto i nostri cari.
Incredibilmente ognuno di noi fu invece riaccompagnato a forza presso la propria abitazione o presso le rispettive famiglie senza che ci venisse presentata nessuna denuncia ufficiale o alcuna intimidazione. Riuscii solo a captare il commento di una delle guardie che diceva che eravamo stati incredibilmente fortunati e che l’ordine di riportarci a casa senza che ci venisse torto un capello proveniva dalle alte, altissime sfere…
Scoprire che proprio la mia amica era diventata il simbolo di quella società odiosa che avevo sempre osteggiato e combattuto mi aveva profondamente rattristato ma ben presto quella tristezza fu rapidamente superata dalla quantità di impegni che il lavoro mi portava via via ad affrontare.
Passato ormai qualche mese, un giorno presso i laboratori dove ero appena divenuta capo struttura si presentò una ditta di trasporti intergalattici dicendo che doveva consegnare un carico importante. Noi fummo tutti meravigliati poiché non aspettavamo nessun tipo di consegna; le nostre casse erano da tempo vuote e non ci eravamo potuti permettere più nessun tipo di acquisto. La crescente attività bellica del paese drenava la maggior parte dei soldi pubblici verso istituti di ricerca militari che sperimentavano armi sempre più precise e terribili.  La sorpresa fu ancora più grande nello scoprire che il carico consisteva in decine di nuovissimi e costosi strumenti di ricerca: spettrometri neutronici, analizzatori a campo ristretto, microscopi a scansione gamma e molti altri ancora. Non vollero dirci chi fosse il generoso benefattore che ci aveva inviato quella manna, ma mentre gli operai portavano via gli imballi con cui erano state avvolte le apparecchiature feci appena in tempo a notare su di essi l’emblema del sigillo reale. Quel materiale proveniva direttamente dalle officine imperiali! Ma questo era nulla in confronto alla sorpresa che mi attendeva il giorno dopo.
Come tutte le mattine arrivai per prima in laboratorio, aprii la porta e accesi le luci e mi stavo accingendo a contemplare in estasi i nuovi arrivi, quando sentii una voce provenire dal fondo della grande stanza: io in genere preferisco altri tipi di giocattoli, quei cosi hanno un po’ troppe manopole per i miei gusti, ma contenta tu… era Raflesia che guardava con aria divertita la sua vecchia amica. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ragion di stato ***


                                                              4. Ragion di stato
In cuor mio fui felicissima di rivederla ma non potei trattenermi dal mostrare una certa soggezione, era pur sempre l’onnipotente sovrana padrona di ogni cosa, anche della mia stessa vita. Feci per accennare un inchino quando lei sbottò: -Galia non fare la fessa, da quando in qua una rivoluzionaria s’inchina di fronte ad una regina? E se poi la regina è pure una vecchia amica? Vieni qui e abbracciami! Così feci e rimanemmo ore a raccontarci delle nostre vite, in particolare lei mi raccontò di come le era stato difficile raccogliere l’eredità della madre e come le pesasse essere diventata schiava di un tale meccanismo. Ormai non aveva più tempo per nessun tipo di svago o divertimento o affetto privato, tutta la sua vita era spesa in nome della ragion di stato ovvero di come governare il grande regno di Mazone e farlo crescere sempre più in potenza e in gloria…
Quando alla fine mi salutò dicendomi che doveva affrettarsi a tornare alla reggia e che aveva dovuto ricattare una decina di altissimi ufficiali e dignitari per potersela svignare e venirmi a trovare, capii che probabilmente quella era una delle ultime volte che l’avrei vista così.
Gli anni passarono e alle guerre sempre più sanguinose si aggiunse l’immanente catastrofe del nostro sole che colse impreparati la maggior parte dei nostri scienziati. Il poco tempo che rimaneva sarebbe bastato appena per organizzare l’immenso esodo del nostro popolo. Il resto della storia la conosci, Harlock. In quegli anni ho visto sempre più da lontano e con orrore crescente la terribile trasformazione di Raflesia, da regina mite e giusta ella si trasformò in quella spietata e sanguinaria tiranna capace in un attimo di cancellare dalla faccia dell’universo interi pianeti e con loro milioni di abitanti…
Mentre diceva queste parole Galia cominciò a piangere…
Ecco un’altra cosa a cui Harlock non era preparato: vedere una mazoniana piangere. 
Sapeva che era un evento raro, soprattutto tra le guerriere, ma si ricordò subito di quella volta in cui due soldatesse mazoniane erano atterrate su ombra di morte, la base segreta dei pirati camuffata da asteroide, e penetrando al suo interno erano giunte sino alla spiaggia e al mare artificiale che si celavano al suo interno. Allora fu inviato Yattaran ad affrontarle, ma con sua grande sorpresa il vicecomandante si trovò di fronte due amiche abbracciate che piangevano insieme, commosse alla vista di quel mare. Per Yattaran fu un esperienza straziante dover affrontare e uccidere quelle due nemiche che un attimo prima avevano mostrato una tale profondità di sentimenti. Harlock ricordò la cura con cui il suo vice compose i loro corpi ricoprendoli di fiori ed affidando poi le due bare all’infinità del cosmo.
Nel frattempo Galia si era ricomposta e aveva ripreso il suo racconto:
-Circa due mesi fa ricevetti una chiamata dal mio superiore dell’istituto. In quel periodo stavo lavorando in un cantiere archeologico su di un pianeta di Ceti 9. Mi si disse che la regina in persona aveva chiesto di me e che voleva che la raggiungessi su Beta. Pareva che fosse molto interessata ai risultati del mio lavoro e, avendo intenzione di far realizzare un museo di archeologia galattica, pensava di servirsi della mia collaborazione…
Dapprima fui tentata di declinare l’offerta, oramai nulla mi legava più a quella donna, ma mi erano giunte molte voci riguardo al cambiamento subito da Raflesia dopo la sua sconfitta, e alla fine non seppi dire di no. Qualcosa mi diceva che dovevo rivederla.
Attualmente su Beta vi è solo un piccolo insediamento urbano che fa da logistica alla reggia. Chi vi abita e ci lavora effettua dei periodici turni a rotazione di due mesi, per poi tornare al caldo degli altri pianeti. La reggia vera e propria è una costruzione di grande ma non grandissima dimensione. Una specie di vasto chalet con i tetti spioventi per via della neve. Gli esterni sono privi di decorazioni, mentre una semplice targa all’ingresso fa sapere che quella è la residenza ufficiale della regina. Quello che colpisce di più è l’estrema essenzialità dei suoi arredi interni. Nessun quadro o arazzo o vaso pregiato o qualunque altra manifestazione di sfarzo e ricchezza. Nessuna rappresentazione olografica quadridimensionale o altri impressionanti effetti visivi che si narra un tempo ornassero i mirabolanti ambienti della regina sulla Docras.
Al mio arrivo venni subito condotta in una stanza di medie dimensioni al primo piano dell’edificio. Anche qui vi era uno scarno, spartano arredamento, unica nota di colore la presenza di alcuni vasi di variopinti fiori disposti in diversi punti dell’ambiente. Al centro della stanza due piccoli divanetti per gli ospiti e di fronte una modesta scrivania seguita da una poltroncina.
Fui fatta accomodare da una delle due dame di compagnia che mi avevano scortato e dopo un attimo da una porticina laterale usci lei, la regina.
Mi rialzai immediatamente mentre lei mi veniva incontro con un sorriso. Il suo volto mostrava chiaramente i segni di una sofferenza o fisica o interiore. L’espressione un po’ tirata come se volesse a tutti i costi trasmettere una tranquillità inesistente. E lo sguardo. Non dimenticherò mai quello sguardo ammantato di tristezza. Quegli occhi viola, un tempo più freddi di una lama d’acciaio sembravano come spenti e si muovevano ogni tanto solo per fissare la neve che scendeva lentamente fuori delle finestre.
Fece un piccolo cenno con la mano e le due anziane donne si allontanarono. A quel punto, quando fu sicura che nessuno potesse vederci o ascoltarci mi abbracciò teneramente e in quell’abbraccio potei avvertire una fragilità che quasi mi sconvolse.  –Non sai da quanto desideravo rivederti! Mi disse con voce commossa. Parlammo tanto, volle sapere tutto su di me sul mio lavoro, aveva saputo delle mie fruttuose ricerche e mi fece molti complimenti, ad un tratto però l’espressione si rabbuiò, schiaccio un pulsante di una scatoletta che aveva in mano e continuò: è un disturbatore ultradimensionale, serve ad impedire il funzionamento di eventuali sistemi di spionaggio e sorveglianza.  Perdonami Galia ma la ragione per cui ti ho fatto venire qui da me non è quella del museo. Quella è stata una scusa per non destare sospetti.  
Sospetti? disturbatori? spionaggio? pensai, e un brivido mi salii per la schiena.
 –Ti ho cercato perché tu sei l’unica persona di cui sento di potermi fidare e l’unica che forse mi può aiutare in questo momento. 
Mi spiegò brevemente la difficile situazione che stava vivendo col consiglio delle anziane e i suoi timori riguardo la sua eliminazione fisica: -Ci hanno già provato ben due volte, disse lasciandomi di sasso. Il tono della sua voce era stanco, quasi rassegnato. –Non che mi interessi più tanto della mia vita, ma ciò che mi preoccupa è quello che potrebbe succedere al regno a seguito della mia improvvisa scomparsa. Ho paura che tutto quello che faticosamente abbiamo raggiunto, un futuro di pace e di ricostruzione, possa essere di nuovo messo in discussione da forze oscure che tramano per ricostituire un impero ormai anacronistico e fondato di nuovo sulla violenza e la distruzione. Non posso permettere che Mazone ripiombi nel buio e negli orrori di cui a suo tempo fui io la responsabile. No…! Non lo permetterò mai, ad ogni costo! Qui la sua voce seppur tremando lievemente parve di nuovo mostrare l’antico carattere guerriero che l’aveva resa leggendaria.
-Il fatto è che ormai sono rimasta sola, come ti dicevo non è rimasto più nessuno di cui mi possa fidare ciecamente. Del resto la guardia speciale imperiale non esiste più, Cleo è morta per mia colpa, ed io sono stanca di dovermi sempre guardare le spalle da un nemico sconosciuto.
A quel punto fui io ad avere il coraggio di interromperla:
-Ma come pensi che possa aiutarti, io che non ho la minima conoscenza di intrighi, delitti, diplomazia e quant’altro?
 –Proprio per questo, rispose lei, -Proprio perché sei sempre stata al di fuori da queste cose e perché oltre ad essere uno spirito libero hai sempre avuto un profondo senso della giustizia e il tuo altruismo ti ha sempre contraddistinto. Solo un’altra persona conosco che possieda la stessa purezza d’animo e di ideali e a quella ti dovrai rivolgere chiedendo il suo aiuto: Harlock!
-Tu hai una mente analitica e scevra da sovrastrutture che la possano influenzare, insieme a lui che possiede l’abilità militare tattica, l’astuzia ed il coraggio, potrai condurre a buon fine l’indagine che ti chiedo di condurre, non per la mia salvezza ma per quella del nostro regno e del mondo circostante!
 -Ecco, concluse Galia, questo è tutto. Ora sapete la ragione della mia missione e il perchè ti abbia cercato, Harlock.
Ci fu un lungo silenzio che alla fine fu interrotto dal capitano:
-C’è qualcosa di surreale in tutta questa storia... Raflesia che chiede il mio aiuto magnificando le mie “qualità”, ma che fa? Vuole lusingarmi?  Crede di potermi manipolare come ha sempre fatto con tutti coloro che la circondavano? E poi cosa le fa pensare che voglia aiutarla? Dopo quello che fatto! E io mi chiamo Harlock, mica Sherlock!
-Capitano, riprese Galia –Qui non conta quello che dice o realmente pensa Raflesia di te, ne tantomeno se sia sincera o meno, anche se io le credo, il problema e che se vincono i “cattivi” c’è il serio rischio di ritrovarsi di nuovo in preda ad una devastante guerra che coinvolgerà di nuovo la tua Terra e il mio popolo, e io credo che nessuno di noi voglia questo!
-Harlock, disse Miime, -Sento che Galia dice il vero e credo che lo senta anche tu, Raflesia non è più un pericolo ma i suoi avversari sì... non possiamo permettere che Mazone torni a minacciare l’universo libero, ti prego, sento che non ci sono alternative, dobbiamo aiutarli!
Al solo pensiero che la terra, Mayu e tutti gli amici di un tempo potessero essere di nuovo coinvolti in un interminabile conflitto, Harlock si sentì ribollire il sangue ed esplose: -No, non può ricominciare da capo! Farò tutto quello che è in mio potere perchè questo non succeda!
Hai vinto, Raflesia! Questa volta torniamo da te! Il tono era rabbioso, ma Mime avvertì per un attimo un elemento contrastante: era euforia!
Nota al 4° capitolo:  L'episodio descritto in cui Yattaran affronta le due mazoniane non si riferisce a nessun episodio della serie televisiva del '78, bensì ad uno dei momenti più toccanti descritti dallo stesso Matsumoto nel 5° volume del suo manga originale.

 

 


                                                           4. Ragion di stato

 




In cuor mio fui felicissima di rivederla ma non potei trattenermi dal mostrare una certa soggezione, era pur sempre l’onnipotente sovrana padrona di ogni cosa, anche della mia stessa vita. Feci per accennare un inchino quando lei sbottò: -Galia non fare la fessa, da quando in qua una rivoluzionaria s’inchina di fronte ad una regina? E se poi la regina è pure una vecchia amica? Vieni qui e abbracciami! Così feci e rimanemmo ore a raccontarci delle nostre vite, in particolare lei mi raccontò di come le era stato difficile raccogliere l’eredità della madre e come le pesasse essere diventata schiava di un tale meccanismo. Ormai non aveva più tempo per nessun tipo di svago o divertimento o affetto privato, tutta la sua vita era spesa in nome della ragion di stato ovvero di come governare il grande regno di Mazone e farlo crescere sempre più in potenza e in gloria…
Quando alla fine mi salutò dicendomi che doveva affrettarsi a tornare alla reggia e che aveva dovuto ricattare una decina di altissimi ufficiali e dignitari per potersela svignare e venirmi a trovare, capii che probabilmente quella era una delle ultime volte che l’avrei vista così.
Gli anni passarono e alle guerre sempre più sanguinose si aggiunse l’immanente catastrofe del nostro sole che colse impreparati la maggior parte dei nostri scienziati. Il poco tempo che rimaneva sarebbe bastato appena per organizzare l’immenso esodo del nostro popolo. Il resto della storia la conosci, Harlock. In quegli anni ho visto sempre più da lontano e con orrore crescente la terribile trasformazione di Raflesia, da regina mite e giusta ella si trasformò in quella spietata e sanguinaria tiranna capace in un attimo di cancellare dalla faccia dell’universo interi pianeti e con loro milioni di abitanti…
Mentre diceva queste parole Galia cominciò a piangere…
Ecco un’altra cosa a cui Harlock non era preparato: vedere una mazoniana piangere. 
Sapeva che era un evento raro, soprattutto tra le guerriere, ma si ricordò subito di quella volta in cui due soldatesse mazoniane erano atterrate su ombra di morte, la base segreta dei pirati camuffata da asteroide, e penetrando al suo interno erano giunte sino alla spiaggia e al mare artificiale che si celavano al suo interno. Allora fu inviato Yattaran ad affrontarle, ma con sua grande sorpresa il vicecomandante si trovò di fronte due amiche abbracciate che piangevano insieme, commosse alla vista di quel mare. Per Yattaran fu un esperienza straziante dover affrontare e uccidere quelle due nemiche che un attimo prima avevano mostrato una tale profondità di sentimenti. Harlock ricordò la cura con cui il suo vice compose i loro corpi ricoprendoli di fiori ed affidando poi le due bare all’infinità del cosmo.
Nel frattempo Galia si era ricomposta e aveva ripreso il suo racconto:
-Circa due mesi fa ricevetti una chiamata dal mio superiore dell’istituto. In quel periodo stavo lavorando in un cantiere archeologico su di un pianeta di Ceti 9. Mi si disse che la regina in persona aveva chiesto di me e che voleva che la raggiungessi su Beta. Pareva che fosse molto interessata ai risultati del mio lavoro e, avendo intenzione di far realizzare un museo di archeologia galattica, pensava di servirsi della mia collaborazione…
Dapprima fui tentata di declinare l’offerta, oramai nulla mi legava più a quella donna, ma mi erano giunte molte voci riguardo al cambiamento subito da Raflesia dopo la sua sconfitta, e alla fine non seppi dire di no. Qualcosa mi diceva che dovevo rivederla.
Attualmente su Beta vi è solo un piccolo insediamento urbano che fa da logistica alla reggia. Chi vi abita e ci lavora effettua dei periodici turni a rotazione di due mesi, per poi tornare al caldo degli altri pianeti. La reggia vera e propria è una costruzione di grande ma non grandissima dimensione. Una specie di vasto chalet con i tetti spioventi per via della neve. Gli esterni sono privi di decorazioni, mentre una semplice targa all’ingresso fa sapere che quella è la residenza ufficiale della regina. Quello che colpisce di più è l’estrema essenzialità dei suoi arredi interni. Nessun quadro o arazzo o vaso pregiato o qualunque altra manifestazione di sfarzo e ricchezza. Nessuna rappresentazione olografica quadridimensionale o altri impressionanti effetti visivi che si narra un tempo ornassero i mirabolanti ambienti della regina sulla Docras.
Al mio arrivo venni subito condotta in una stanza di medie dimensioni al primo piano dell’edificio. Anche qui vi era uno scarno, spartano arredamento, unica nota di colore la presenza di alcuni vasi di variopinti fiori disposti in diversi punti dell’ambiente. Al centro della stanza due piccoli divanetti per gli ospiti e di fronte una modesta scrivania seguita da una poltroncina.
Fui fatta accomodare da una delle due dame di compagnia che mi avevano scortato e dopo un attimo da una porticina laterale usci lei, la regina.
Mi rialzai immediatamente mentre lei mi veniva incontro con un sorriso. Il suo volto mostrava chiaramente i segni di una sofferenza o fisica o interiore. L’espressione un po’ tirata come se volesse a tutti i costi trasmettere una tranquillità inesistente. E lo sguardo. Non dimenticherò mai quello sguardo ammantato di tristezza. Quegli occhi viola, un tempo più freddi di una lama d’acciaio sembravano come spenti e si muovevano ogni tanto solo per fissare la neve che scendeva lentamente fuori delle finestre.
Fece un piccolo cenno con la mano e le due anziane donne si allontanarono. A quel punto, quando fu sicura che nessuno potesse vederci o ascoltarci mi abbracciò teneramente e in quell’abbraccio potei avvertire una fragilità che quasi mi sconvolse.  –Non sai da quanto desideravo rivederti! Mi disse con voce commossa. Parlammo tanto, volle sapere tutto su di me sul mio lavoro, aveva saputo delle mie fruttuose ricerche e mi fece molti complimenti, ad un tratto però l’espressione si rabbuiò, schiaccio un pulsante di una scatoletta che aveva in mano e continuò: è un disturbatore ultradimensionale, serve ad impedire il funzionamento di eventuali sistemi di spionaggio e sorveglianza.  Perdonami Galia ma la ragione per cui ti ho fatto venire qui da me non è quella del museo. Quella è stata una scusa per non destare sospetti.  
Sospetti? disturbatori? spionaggio? pensai, e un brivido mi salì per la schiena.
 –Ti ho cercato perché tu sei l’unica persona di cui sento di potermi fidare e l’unica che forse mi può aiutare in questo momento. 
Mi spiegò brevemente la difficile situazione che stava vivendo col consiglio delle anziane e i suoi timori riguardo la sua eliminazione fisica: -Ci hanno già provato ben due volte, disse lasciandomi di sasso. Il tono della sua voce era stanco, quasi rassegnato. –Non che mi interessi più tanto della mia vita, ma ciò che mi preoccupa è quello che potrebbe succedere al regno a seguito della mia improvvisa scomparsa. Ho paura che tutto quello che faticosamente abbiamo raggiunto, un futuro di pace e di ricostruzione, possa essere di nuovo messo in discussione da forze oscure che tramano per ricostituire un impero ormai anacronistico e fondato di nuovo sulla violenza e la distruzione. Non posso permettere che Mazone ripiombi nel buio e negli orrori di cui a suo tempo fui io la responsabile. No…! Non lo permetterò mai, ad ogni costo! Qui la sua voce seppur tremando lievemente parve di nuovo mostrare l’antico carattere guerriero che l’aveva resa leggendaria.
-Il fatto è che ormai sono rimasta sola, come ti dicevo non è rimasto più nessuno di cui mi possa fidare ciecamente. Del resto la guardia speciale imperiale non esiste più, Cleo è morta per mia colpa, ed io sono stanca di dovermi sempre guardare le spalle da un nemico sconosciuto.
A quel punto fui io ad avere il coraggio di interromperla:
-Ma come pensi che possa aiutarti, io che non ho la minima conoscenza di intrighi, delitti, diplomazia e quant’altro?
 –Proprio per questo, rispose lei, -Proprio perché sei sempre stata al di fuori da queste cose e perché oltre ad essere uno spirito libero hai sempre avuto un profondo senso della giustizia e il tuo altruismo ti ha sempre contraddistinto. Solo un’altra persona conosco che possieda la stessa purezza d’animo e di ideali e a quella ti dovrai rivolgere chiedendo il suo aiuto: Harlock!
-Tu hai una mente analitica e scevra da sovrastrutture che la possano influenzare, insieme a lui che possiede l’abilità militare tattica, l’astuzia ed il coraggio, potrai condurre a buon fine l’indagine che ti chiedo di condurre, non per la mia salvezza ma per quella del nostro regno e del mondo circostante!
 -Ecco, concluse Galia, questo è tutto. Ora sapete la ragione della mia missione e il perchè ti abbia cercato, Harlock.
Ci fu un lungo silenzio che alla fine fu interrotto dal capitano:
-C’è qualcosa di surreale in tutta questa storia... Raflesia che chiede il mio aiuto magnificando le mie “qualità”, ma che fa? Vuole lusingarmi?  Crede di potermi manipolare come ha sempre fatto con tutti coloro che la circondavano? E poi cosa le fa pensare che voglia aiutarla? Dopo quello che fatto! E io mi chiamo Harlock, mica Sherlock!
-Capitano, riprese Galia –Qui non conta quello che dice o realmente pensa Raflesia di te, ne tantomeno se sia sincera o meno, anche se io le credo, il problema e che se vincono i “cattivi” c’è il serio rischio di ritrovarsi di nuovo in preda ad una devastante guerra che coinvolgerà di nuovo la tua Terra e il mio popolo, e io credo che nessuno di noi voglia questo!
-Harlock, disse Miime, -Sento che Galia dice il vero e credo che lo senta anche tu, Raflesia non è più un pericolo ma i suoi avversari sì... non possiamo permettere che Mazone torni a minacciare l’universo libero, ti prego, sento che non ci sono alternative, dobbiamo aiutarli!
Al solo pensiero che la terra, Mayu e tutti gli amici di un tempo potessero essere di nuovo coinvolti in un interminabile conflitto, Harlock si sentì ribollire il sangue ed esplose: -No, non può ricominciare da capo! Farò tutto quello che è in mio potere perchè questo non succeda!
Hai vinto, Raflesia! Questa volta torniamo da te! Il tono era rabbioso, ma Mime avvertì per un attimo un elemento contrastante: era euforia!

 


Nota al 4° capitolo:  L'episodio descritto in cui Yattaran affronta le due mazoniane non si riferisce a nessun episodio della serie televisiva del '78, bensì ad uno dei momenti più toccanti descritti dallo stesso Matsumoto nel 5° volume del suo manga originale.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La reggia silenziosa ***


5. La reggia silenziosa
Per arrivare prima su Beta si decise di ospitare sull’Arcadia Galia e la sua navicella per tutta la durata del viaggio, Così facendo ci avrebbero impiegato solo tre giorni contro i quaranta necessari alla piccola nave mazoniana. Questo tempo fu proficuamente utilizzato per acquisire tutte le informazioni già in possesso alla scienziata ed organizzare dei precisi piani di indagine.
-Allora, Galia, come hanno provato a farla fuori, chiese Harlock con fare sarcastico. Galia gli rivolse un occhiataccia di rimprovero: -La prima volta è stata circa quattro mesi fa ed è stato un tentativo di avvelenamento. Il veleno è stato aggiunto ad una bottiglia facente parte della riserva speciale di vino salimiano, il vino prediletto di Raflesia. In effetti è uno dei pochissimi lussi che ancora si conceda la regina. La minaccia fu sventata in tempo poiché la cuoca si accorse che il tappo, all’apertura, si era in parte sbriciolato, come attaccato da qualche reazione chimica. Ad una più attenta analisi si scoprì la presenza di un potente veleno neurotossico che non lascia tracce nell’organismo ma è capace di indurre devastanti ictus cerebrali. Da quel momento tutto il personale della reggia è stato messo discretamente sotto osservazione, poiché chiunque poteva avere accesso alla cantina di palazzo, fino ad ora però nessuno di loro ha manifestato comportamenti sospetti.
-Parlami del personale, disse Harlock. –Attualmente le persone che vivono e lavorano alla reggia sono solo dodici: quattro inservienti che si occupano di mansioni generali, quattro addette alla pulizia, la cuoca, una cameriera e le due dame di compagnia della regina. Poi bisogna aggiungere il piccolo drappello di guardie che è stato di recente schierato dal sovraintendente all’insediamento.
Prima di questo attentato vi era una sola guardia armata a presidiare l’ingresso del palazzo.
-Un’occasione sin troppo ghiotta per qualunque attentatore…, mormorò tra se il capitano.
-Il secondo tentativo è stato perpetrato in maniera ancora più subdola, riprese Galia, come sperimentò personalmente la regina rientrando nei suoi appartamenti una sera che aveva tardato più del solito nello sbrigare il suo lavoro. Mentre si accingeva a prepararsi per la notte, si accorse con la coda dell’occhio che qualcosa, muovendosi rapidamente, era scivolata sotto le coltri del letto. D’un balzo strappò via le coperte e con orrore vide che quella cosa era un piccolo animaletto dalle molteplici zampe che correva lungo il bordo del talamo: uno scorpione thalassiano! Quell’esserino è uno degli animali più pericolosi della galassia. Il suo veleno è inesorabile e non esiste alcun antidoto. Neutralizzata non senza qualche difficoltà la bestiola, fu subito chiaro che non poteva certo essere arrivata lì da sola, visto che sul pianeta Beta vivono solo animali abituati ai climi invernali e glaciali e quello scorpione è tipico di ambienti desertici molto caldi.
-Rimane sempre solo il personale che ha diretto accesso agli appartamenti reali…, disse a quel punto Miime, -Esatto, ovvero le due dame e solo una delle quattro addette alle pulizie, aggiunse Galia, Raflesia stessa ha contattato un’amica fidata che un tempo faceva parte dei servizi segreti reali per avere informazioni accurate su queste tre persone, ma è stato un buco nell’acqua. Apparentemente non sembrano avere alcun tipo di collegamento con nessun organismo sospetto.
Ovviamente anche loro sono state messe sotto attenta osservazione.
Finalmente si giunse in vista del pianeta Beta, il pianeta che a causa della sua particolare orbita è quasi perennemente avvolto dai ghiacci e dalla neve. Agli equatori la temperatura è molto simile a quella dei paesi nordici terrestri situati sotto il circolo polare, e solo per pochi giorni all’anno la temperatura si alza sopra lo zero, permettendo il disgelo dei fiumi ed il fiorire delle piante.
L’Arcadia atterrò nel piccolo spazioporto accanto all’unico insediamento umano di tutto il pianeta. Insediamento altrettanto piccolo che avrà contato non più di duecento abitazioni sorte a breve distanza dalla reggia di Raflesia.
-Non si aspetteranno certo il nostro arrivo, osservò Harlock, -Questo è certo, rispose Galia, ma il pianeta è completamente privo di armi contro attacchi spaziali e gli unici militari presenti sono una piccola guarnigione di una cinquantina di soldatesse, in buona parte di stanza presso la reggia. Comunque la regina dovrebbe aver dato solo a loro disposizioni in merito al nostro arrivo...
-Dovrebbe? Disse Harlock, -Allora speriamo bene!
A terra scesero solo Harlock e Galia, mentre Miime rimase sull’Arcadia per ogni evenienza.
La nave aveva letteralmente invaso quasi tutta la superficie del piccolo porto e questa situazione singolare faceva sembrare ancora più piccolo tutto il centro abitato circostante.
Il paesaggio intorno era dominato da una spessa e soffice coltre di neve che ricopriva ogni cosa, il che dava al tutto un aria molto suggestiva. Ad Harlock tornarono in mente le immagini di natali felici passati insieme ai suoi genitori quando era piccolo…
Appena scesi, venne loro incontro quello che sembrava un alto ufficiale e che salutandoli militarmente si presentò:
-Benvenuta accademica Galia, benvenuto Capitano! Sono Althea, comandante della guarnigione della guardia reale presso Beta, vi prego di seguirmi, è mio compito scortarvi subito dalla regina.
Althea era il classico militare mazoniano: piglio marziale e sicuro, modi spicci, anche l’aspetto non dava adito a dubbi: bella, alta, carnagione azzurro chiaro, capelli lunghi blù scuro ed occhi neri. Indossava la divisa da alto ufficiale ornata di varie onoreficenze.
Harlock non potè non notare che Alhtea non gli aveva neppure rivolto lo sguardo, segno indiscutibile di quanto risentimento fosse ancora vivo nei suoi confronti da parte dei superstiti di un esercito sconfitto e ormai decimato.
Salirono su di un piccolo veicolo adatto a muoversi sulla neve e si avviarono alla volta della residenza reale. Percorsero un breve tragitto durante il quale videro la gente che si era riversata fuori dalle poche abitazioni e che guardava stupita prima in direzione della grande nave che stagliandosi dal piccolo spazioporto dominava incontrastata la scena e poi verso quel terrestre che era divenuto ormai una leggenda in tutta la galassia.
-Non si preoccupi Harlock, disse Althea improvvisamente, non ha nulla da temere da questa gente, sono tutti pacifici civili. –Loro sì, ma voi no, rispose provocatorio il capitano. Althea diede un occhiata alla soldatessa che stava guidando e abbozzò un sogghigno: -Non poteva certo pretendere che noi militari accogliessimo proprio lei a braccia aperte! Sibilò caustica. - Ci limitiamo ad obbedire ai voleri della nostra onnipotente sovrana, ed ogni suo volere per noi è legge indiscutibile!
-Galia aveva seguito lo scambio di battute con crescente imbarazzo. -Meno avremo a che fare con i militari in questa faccenda e meglio sarà per tutti, pensò mentre erano arrivati all’ingresso della reggia.
-Bene, signori, -Dobbiamo salutarci, ai militari è fatto divieto di entrare nella reggia salvo in caso di manifesta emergenza, da qui in poi vi accompagneranno altri addetti. Vi fu un breve scambio di saluti con il piccolo drappello di soldatesse di guardia all’esterno della costruzione, dopodiché Althea accennò un saluto in direzione degli ospiti e tornò subito indietro.
Le consegne furono prese dalle due anziane dame di compagnia che rispondevano al nome di Martha e Viridia. Queste ultime fecero strada ad Harlock e Galia che finalmente si trovarono negli appartamenti della regina al primo piano della reggia. Entrarono nello studiolo e lì trovarono Raflesia che stava aspettandoli. -Bentornata Galia, disse la regina abbracciandola, poi si rivolse al capitano: -Harlock... ma le parole le morirono in gola come se non sapesse più cosa dire...
In quel momento Harlock si accorse che quella aveva di fronte era solo la pallida ombra della fiera e temibile regina che aveva turbato i suoi sonni e quelli di tutti i componenti dell’Arcadia.
Il suo sguardo era come lo aveva descritto Galia, spento e come perso in qualche triste e lontano pensiero.
Eppure la sua visione continuava a creargli un particolare turbamento come la volta del loro primo incontro.
–Ti vedo in forma Harlock, riprese lei tentando di darsi un tono adatto alla circostanza.
-Anche tu, rispose il capitano, -Sicuramente meglio dell’ultima volta che ci siamo visti dato che ti ho lasciato sanguinante…spero che quella cicatrice non sia troppo vistosa…
-Non mi sono mai preoccupata delle cicatrici del corpo, troppe ne ho riportate in battaglia, sono quelle dell’animo che segnano realmente…ma non è questo il momento per rinvangare il nostro passato, se sei qui evidentemente vuol dire che hai accolto la richiesta d’aiuto che ti ho fatto pervenire tramite Galia. Sinceramente non mi interessa cosa continui a pensare di me, adesso mi sta a cuore solo il futuro del mio popolo, e che, come avrai capito, in questo momento corrisponde anche a quello del tuo…
-Non mi fa certo piacere avere di nuovo a che fare con te, ribatté sprezzante Harlock, -Ma mi è sembrato di capire che non ho molte alternative, dato che altri psicopatici della tua gente intendono di nuovo conquistare l’universo a partire dalla Terra…e a quanto pare l’unico modo di fermarli sarebbe quello di salvarti la pelle…che ironia della sorte! Non so se sia peggio la cura o la malattia…
-Ti ripeto, Harlock, non sei tenuto ad aiutarmi, immagino che ti debba essere costato molto venire qui almeno quanto lo è costato a me chiedertelo, ma credo sinceramente che convenga a tutti e due mettere temporaneamente da parte i nostri attriti per cercare di risolvere questa situazione.
-Come vedi sono qui e ti sto ad ascoltare, sibilò il capitano che fino a quel momento era rimasto in piedi e così dicendo si accomodò su una delle poltroncine di quel salottino.
La regina fece finta di nulla e riprese:
-Attualmente io con i pochi mezzi che mi sono rimasti non sono in grado di individuare l’identità del sicario e di chi gli stia dietro. Certo ho alcuni sospetti sui possibili mandanti ma non ho prove concrete. Sono solo riuscita ad avere un contatto con un agente dei servizi segreti imperiali ma bisogna incontrarlo personalmente, e qui entrate in gioco voi, disse indicando Galia e il capitano.
Io non posso espormi direttamente e solo di voi mi posso fidare...e poi da qui non posso muovermi...mentre diceva questo la sua voce si fece di nuovo incerta e tremante.
-Raflesia, riprese allora il capitano, -Toglimi una curiosità, dicci almeno per quale ragione sei finita in questo luogo freddo e sperduto, non ti ci vedo proprio ricordandomi dei tuoi megalomani appartamenti nella Docras.
-Vuoi proprio sapere tutto, eh Harlock? –Sì, rispose lui, -Bene, riprese lei, mi hai già sconfitta e denudata una volta ma non sarà per me un problema mostrarti un’altra parte nascosta del mio animo. –Vieni anche tu Galia, amica mia, venite e vi mostrerò una cosa.
Uscirono dallo studiolo dalla porticina laterale e si incamminarono lungo uno stretto corridoio. Dopo pochi metri giunsero ad una porta a vetri che dava su di un ampio terrazzo affacciato sul retro. Il panorama che si presentava loro era piuttosto singolare: subito al di sotto nella zona retrostante a tutta la reggia si apriva un ampio cratere del diametro di una cinquantina di metri, chiaro esito di una grande esplosione.
Raflesia indicò un ulteriore scala che portava da basso ed incominciò a scendere.
Giunsero infine al bordo del cratere. Harlock notò che lungo il suo margine era stato creato una sorta di altare che seguiva il profilo circolare della voragine. Realizzato con una pietra chiara era ricoperto da scritte in caratteri mazoniani ed era adorno di fiori e di fiaccole luminose. -Ecco, disse la regina, -Questa è la vera ragione per cui mi attardo ancora a vivere in questo mondo. Questo luogo è la perenne memoria del male che ho fatto ai miei sudditi e al mondo intero.
Qui feci spietatamente uccidere un centinaio di inermi civili, uomini, donne e bambini la cui unica colpa era di aver disubbidito ai miei insani voleri e che erano animati solo dal desiderio di condurre una nuova vita in pace. Tra loro vi era anche la mia fraterna amica Thessius.
Qui sono riportati i loro nomi e qui ogni giorno vengo a pregare. Questa sarà la mia punizione, non una facile e consolatoria morte, ma la pena di dover ricordare ogni giorno, ogni momento della mia vita, questo crimine insieme a tutti gli altri orrori da me commessi.
Galia ed Harlock erano rimasti impietriti di fronte a quella rivelazione, in particolare il capitano ripensava alla Raflesia di un tempo, alla sua fredda determinazione, spietata ma sempre dettata da un esigenza superiore, da un dovere assunto nei confronti di un popolo in esilio, certo, una determinazione che aveva travalicato o travolto ogni umano sentimento, ed ora un eguale senso del dovere la spingeva a quella terribile espiazione.
In cuor suo non poteva non seguitare a provare un senso di ammirazione nei confronti di quella donna.
Nel frattempo Raflesia si era messa a sistemare dei fiori sull'altare e a liberarlo dalla neve appena caduta. Galia notò con quanta amorevolezza compiva quei semplici gesti.
Harlock invece si era fissato sul paesaggio circostante e sulla suggestiva foresta di larici innevati che circondava quasi tutto il cratere. Aveva ripreso da poco a nevicare rendendo l'atmosfera ancora più irreale quando un piccolo dettaglio attrasse la sua attenzione, come uno scintillio proveniente dalla foresta, sembrava quasi come se qualcosa di metallico si muovesse sotto quegli alberi riflettendo la luce di quel poco sole che filtrava tra le nubi. D'un tratto Harlock capì quello che stava succedendo e mettendosi improvvisamente a correre si lanciò su Raflesia gettandola a terra. Un lampo di luce azzurra fendette l'aria ed un’acre sentore di ozono si diffuse tutt'intorno. Qualcuno aveva appena sparato in direzione della regina!
Rimasero per un attimo senza respirare mentre Harlock continuava ad abbracciare strettamente il corpo della regina. Poteva sentire il calore del suo corpo a sangue caldo passare attraverso la sottile tunica di lana.
-Harlock, non avrei mai pensato che ci saremmo ritrovati così a stretto contatto senza aver dovuto incrociare di nuovo le spade, disse Raflesia riacquistando per un attimo quel suo tono fiero e beffardo.
Harlock a quelle parole si destò come da un torpore e rialzandosi sollevò anche la regina. -Proveniva da quella direzione, indicò a Galia ed entrambi incominciarono correre verso quel punto della foresta. Ormai chiunque fosse stato aveva avuto tutto il tempo di allontanarsi indisturbato, ma eventuali indizi sarebbero stati preziosi. Giunti sul posto iniziarono subito a perlustrare il terreno.
Numerose impronte di stivaletto erano presenti sulla superficie innevata del sottobosco nel punto da cui era presumibilmente partito il laser. Galia notò che alcune di queste erano ricoperte da una strana polvere marrone e decise di prelevarne un campione per analizzarla.
Tentarono di seguire le tracce per capire in che direzione si fosse allontanato l'attentatore, ma si ritrovarono subito in una grande radura dove la neve che continuava a cadere aveva già cancellato ogni segno utile. –E' inutile, disse Harlock, -Torniamo da Raflesia.
Al rientro trovarono la regina che nel frattempo era stata raggiunta da Altea e da un drappello di guardie. –Setacceremo tutta la foresta e se necessario metteremo a ferro e fuoco tutto il paese! Stava dicendo con aria truce l'ufficiale. -No, intervenne la regina, -Non voglio alcun tipo di violenza e la faccenda va condotta con la massima discrezione! -Ma, maestà, protestò Altea, -Hanno appena attentato alla sua vita! –Mi dispiace ma questa è la mia decisione e non ammetto discussioni, tagliò corto lei. Poi si rivolse ai due: Siete riusciti a trovare qualcosa di utile? Chiese. -No, purtroppo quasi nulla, ho fatto appena una foto tridimensionale alle impronte sul terreno, ma quel tipo di calzature è molto diffuso, rispose Galia. Anche Harlock stava per intervenire, quando improvvisamente ebbe un esitazione sentendosi le gambe cedere. –Ma sei ferito! Gridò Raflesia, solo in quel momento il nostro si accorse di uno squarcio sul suo abito all'altezza della spalla sinistra e di una sensazione di calore che si espandeva da quella parte del corpo. Evidentemente il fascio del laser era riuscito ad intercettare il capitano lungo la sua traiettoria di morte, ma nell'eccitazione del momento ne lui ne gli altri se ne erano accorti.




5. La reggia silenziosa



Per arrivare prima su Beta si decise di ospitare sull’Arcadia Galia e la sua navicella per tutta la durata del viaggio, Così facendo ci avrebbero impiegato solo tre giorni contro i quaranta necessari alla piccola nave mazoniana. Questo tempo fu proficuamente utilizzato per acquisire tutte le informazioni già in possesso alla scienziata ed organizzare dei precisi piani di indagine.
-Allora, Galia, come hanno provato a farla fuori, chiese Harlock con fare sarcastico. Galia gli rivolse un occhiataccia di rimprovero: -La prima volta è stata circa quattro mesi fa ed è stato un tentativo di avvelenamento. Il veleno è stato aggiunto ad una bottiglia facente parte della riserva speciale di vino salimiano, il vino prediletto di Raflesia. In effetti è uno dei pochissimi lussi che ancora si conceda la regina. La minaccia fu sventata in tempo poiché la cuoca si accorse che il tappo, all’apertura, si era in parte sbriciolato, come attaccato da qualche reazione chimica. Ad una più attenta analisi si scoprì la presenza di un potente veleno neurotossico che non lascia tracce nell’organismo ma è capace di indurre devastanti ictus cerebrali. Da quel momento tutto il personale della reggia è stato messo discretamente sotto osservazione, poiché chiunque poteva avere accesso alla cantina di palazzo, fino ad ora però nessuno di loro ha manifestato comportamenti sospetti.
-Parlami del personale, disse Harlock. –Attualmente le persone che vivono e lavorano alla reggia sono solo dodici: quattro inservienti che si occupano di mansioni generali, quattro addette alla pulizia, la cuoca, una cameriera e le due dame di compagnia della regina. Poi bisogna aggiungere il piccolo drappello di guardie che è stato di recente schierato dal sovraintendente all’insediamento.
Prima di questo attentato vi era una sola guardia armata a presidiare l’ingresso del palazzo.
-Un’occasione sin troppo ghiotta per qualunque attentatore…, mormorò tra se il capitano.
-Il secondo tentativo è stato perpetrato in maniera ancora più subdola, riprese Galia, come sperimentò personalmente la regina rientrando nei suoi appartamenti una sera che aveva tardato più del solito nello sbrigare il suo lavoro. Mentre si accingeva a prepararsi per la notte, si accorse con la coda dell’occhio che qualcosa, muovendosi rapidamente, era scivolata sotto le coltri del letto. D’un balzo strappò via le coperte e con orrore vide che quella cosa era un piccolo animaletto dalle molteplici zampe che correva lungo il bordo del talamo: uno scorpione thalassiano! Quell’esserino è uno degli animali più pericolosi della galassia. Il suo veleno è inesorabile e non esiste alcun antidoto. Neutralizzata non senza qualche difficoltà la bestiola, fu subito chiaro che non poteva certo essere arrivata lì da sola, visto che sul pianeta Beta vivono solo animali abituati ai climi invernali e glaciali e quello scorpione è tipico di ambienti desertici molto caldi.
-Rimane sempre solo il personale che ha diretto accesso agli appartamenti reali…, disse a quel punto Miime, -Esatto, ovvero le due dame e solo una delle quattro addette alle pulizie, aggiunse Galia, Raflesia stessa ha contattato un’amica fidata che un tempo faceva parte dei servizi segreti reali per avere informazioni accurate su queste tre persone, ma è stato un buco nell’acqua. Apparentemente non sembrano avere alcun tipo di collegamento con nessun organismo sospetto.
Ovviamente anche loro sono state messe sotto attenta osservazione.
Finalmente si giunse in vista del pianeta Beta, il pianeta che a causa della sua particolare orbita è quasi perennemente avvolto dai ghiacci e dalla neve. Agli equatori la temperatura è molto simile a quella dei paesi nordici terrestri situati sotto il circolo polare, e solo per pochi giorni all’anno la temperatura si alza sopra lo zero, permettendo il disgelo dei fiumi ed il fiorire delle piante.
L’Arcadia atterrò nel piccolo spazioporto accanto all’unico insediamento umano di tutto il pianeta. Insediamento altrettanto piccolo che avrà contato non più di duecento abitazioni sorte a breve distanza dalla reggia di Raflesia.
-Non si aspetteranno certo il nostro arrivo, osservò Harlock, -Questo è certo, rispose Galia, ma il pianeta è completamente privo di armi contro attacchi spaziali e gli unici militari presenti sono una piccola guarnigione di una cinquantina di soldatesse, in buona parte di stanza presso la reggia. Comunque la regina dovrebbe aver dato solo a loro disposizioni in merito al nostro arrivo...
-Dovrebbe? Disse Harlock, -Allora speriamo bene!
A terra scesero solo Harlock e Galia, mentre Miime rimase sull’Arcadia per ogni evenienza.
La nave aveva letteralmente invaso quasi tutta la superficie del piccolo porto e questa situazione singolare faceva sembrare ancora più piccolo tutto il centro abitato circostante.
Il paesaggio intorno era dominato da una spessa e soffice coltre di neve che ricopriva ogni cosa, il che dava al tutto un aria molto suggestiva. Ad Harlock tornarono in mente le immagini di natali felici passati insieme ai suoi genitori quando era piccolo…
Appena scesi, venne loro incontro quello che sembrava un alto ufficiale e che salutandoli militarmente si presentò:
-Benvenuta accademica Galia, benvenuto Capitano! Sono Althea, comandante della guarnigione della guardia reale presso Beta, vi prego di seguirmi, è mio compito scortarvi subito dalla regina.
Althea era il classico militare mazoniano: piglio marziale e sicuro, modi spicci, anche l’aspetto non dava adito a dubbi: bella, alta, carnagione azzurro chiaro, capelli lunghi blù scuro ed occhi neri. Indossava la divisa da alto ufficiale ornata di varie onoreficenze.
Harlock non potè non notare che Alhtea non gli aveva neppure rivolto lo sguardo, segno indiscutibile di quanto risentimento fosse ancora vivo nei suoi confronti da parte dei superstiti di un esercito sconfitto e ormai decimato.
Salirono su di un piccolo veicolo adatto a muoversi sulla neve e si avviarono alla volta della residenza reale. Percorsero un breve tragitto durante il quale videro la gente che si era riversata fuori dalle poche abitazioni e che guardava stupita prima in direzione della grande nave che stagliandosi dal piccolo spazioporto dominava incontrastata la scena e poi verso quel terrestre che era divenuto ormai una leggenda in tutta la galassia.
-Non si preoccupi Harlock, disse Althea improvvisamente, non ha nulla da temere da questa gente, sono tutti pacifici civili. –Loro sì, ma voi no, rispose provocatorio il capitano. Althea diede un occhiata alla soldatessa che stava guidando e abbozzò un sogghigno: -Non poteva certo pretendere che noi militari accogliessimo proprio lei a braccia aperte! Sibilò caustica. - Ci limitiamo ad obbedire ai voleri della nostra onnipotente sovrana, ed ogni suo volere per noi è legge indiscutibile!
-Galia aveva seguito lo scambio di battute con crescente imbarazzo. -Meno avremo a che fare con i militari in questa faccenda e meglio sarà per tutti, pensò mentre erano arrivati all’ingresso della reggia.
-Bene, signori, -Dobbiamo salutarci, ai militari è fatto divieto di entrare nella reggia salvo in caso di manifesta emergenza, da qui in poi vi accompagneranno altri addetti. Vi fu un breve scambio di saluti con il piccolo drappello di soldatesse di guardia all’esterno della costruzione, dopodiché Althea accennò un saluto in direzione degli ospiti e tornò subito indietro.
Le consegne furono prese dalle due anziane dame di compagnia che rispondevano al nome di Martha e Viridia. Queste ultime fecero strada ad Harlock e Galia che finalmente si trovarono negli appartamenti della regina al primo piano della reggia. Entrarono nello studiolo e lì trovarono Raflesia che stava aspettandoli. -Bentornata Galia, disse la regina abbracciandola, poi si rivolse al capitano: -Harlock... ma le parole le morirono in gola come se non sapesse più cosa dire...
In quel momento Harlock si accorse che quella che aveva di fronte era solo la pallida ombra della fiera e temibile regina che aveva turbato i suoi sonni e quelli di tutti i componenti dell’Arcadia.
Il suo sguardo era come lo aveva descritto Galia, spento e come perso in quelche triste e lontano pensiero.
Eppure la sua visione continuava a crergli un particolare turbamento come la volta del loro primo incontro.
–Ti vedo in forma Harlock, riprese lei tentando di darsi un tono adatto alla circostanza.
-Anche tu, rispose il capitano, -Sicuramente meglio dell’ultima volta che ci siamo visti dato che ti ho lasciato sanguinante…spero che quella cicatrice non sia troppo vistosa…
-Non mi sono mai preoccupata delle cicatrici del corpo, troppe ne ho riportate in battaglia, sono quelle dell’animo che segnano realmente…ma non è questo il momento per rinvangare il nostro passato, se sei qui evidentemente vuol dire che hai accolto la richiesta d’aiuto che ti ho fatto pervenire tramite Galia. Sinceramente non mi interessa cosa continui a pensare di me, adesso mi sta a cuore solo il futuro del mio popolo, e che, come avrai capito, in questo momento corrisponde anche a quello del tuo…
-Non mi fa certo piacere avere di nuovo a che fare con te, ribatté sprezzante Harlock, -Ma mi è sembrato di capire che non ho molte alternative, dato che altri psicopatici della tua gente intendono di nuovo conquistare l’universo a partire dalla Terra…e a quanto pare l’unico modo di fermarli sarebbe quello di salvarti la pelle…che ironia della sorte! Non so se sia peggio la cura o la malattia…
-Ti ripeto, Harlock, non sei tenuto ad aiutarmi, immagino che ti debba essere costato molto venire qui almeno quanto lo è costato a me chiedertelo, ma credo sinceramente che convenga a tutti e due mettere temporaneamente da parte i nostri attriti per cercare di risolvere questa situazione.
-Come vedi sono qui e ti sto ad ascoltare, sibilò il capitano che fino a quel momento era rimasto in piedi e così dicendo si accomodò su una delle poltroncine di quel salottino.
La regina fece finta di nulla e riprese:
-Attualmente io con i pochi mezzi che mi sono rimasti non sono in grado di individuare l’identità del sicario e di chi gli stia dietro. Certo ho alcuni sospetti sui possibili mandanti ma non ho prove concrete. Sono solo riuscita ad avere un contatto con un agente dei servizi segreti imperiali ma bisogna incontrarlo personalmente, e qui entrate in gioco voi, disse indicando Galia e il capitano.
Io non posso espormi direttamente e solo di voi mi posso fidare...e poi da qui non posso muovermi...mentre diceva questo la sua voce si fece di nuovo incerta e tremante.
-Raflesia, riprese allora il capitano, -Toglimi una curiosità, dicci almeno per quale ragione sei finita in questo luogo freddo e sperduto, non ti ci vedo proprio ricordandomi dei tuoi megalomani appartamenti nella Docras.
-Vuoi proprio sapere tutto, eh Harlock? –Sì, rispose lui, -Bene, riprese lei, mi hai già sconfitta e denudata una volta ma non sarà per me un problema mostrarti un’altra parte nascosta del mio animo. –Vieni anche tu Galia, amica mia, venite e vi mostrerò una cosa.
Uscirono dallo studiolo dalla porticina laterale e si incamminarono lungo uno stretto corridoio. Dopo pochi metri giunsero ad una porta a vetri che dava su di un ampio terrazzo affacciato sul retro. Il panorama che si presentava loro era piuttosto singolare: subito al di sotto nella zona retrostante a tutta la reggia si apriva un ampio cratere del diametro di una cinquantina di metri, chiaro esito di una grande esplosione.
Raflesia indicò un ulteriore scala che portava da basso ed incominciò a scendere.
Giunsero infine al bordo del cratere. Harlock notò che lungo il suo margine era stato creato una sorta di altare che seguiva il profilo circolare della voragine. Realizzato con una pietra chiara era ricoperto da scritte in caratteri mazoniani ed era adorno di fiori e di fiaccole luminose. -Ecco, disse la regina, -Questa è la vera ragione per cui mi attardo ancora a vivere in questo mondo. Questo luogo è la perenne memoria del male che ho fatto ai miei sudditi e al mondo intero.
Qui feci spietatamente uccidere un centinaio di inermi civili, uomini, donne e bambini la cui unica colpa era di aver disubbidito ai miei insani voleri e che erano animati solo dal desiderio di condurre una nuova vita in pace. Tra loro vi era anche la mia fraterna amica Thessius.
Qui sono riportati i loro nomi e qui ogni giorno vengo a pregare. Questa sarà la mia punizione, non una facile e consolatoria morte, ma la pena di dover ricordare ogni giorno, ogni momento della mia vita, questo crimine insieme a tutti gli altri orrori da me commessi.
Galia ed Harlock erano rimasti impietriti di fronte a quella rivelazione, in particolare il capitano ripensava alla Raflesia di un tempo, alla sua fredda determinazione, spietata ma sempre dettata da un esigenza superiore, da un dovere assunto nei confronti di un popolo in esilio, certo, una determinazione che aveva travalicato o travolto ogni umano sentimento, ed ora un eguale senso del dovere la spingeva a quella terribile espiazione.
In cuor suo non poteva non seguitare a provare un senso di ammirazione nei confronti di quella donna.
Nel frattempo Raflesia si era messa a sistemare dei fiori sull'altare e a liberarlo dalla neve appena caduta. Galia notò con quanta amorevolezza compiva quei semplici gesti.
Harlock invece si era fissato sul paesaggio circostante e sulla suggestiva foresta di larici innevati che circondava quasi tutto il cratere. Aveva ripreso da poco a nevicare rendendo l'atmosfera ancora più irreale quando un piccolo dettaglio attrasse la sua attenzione, come uno scintillio proveniente dalla foresta, sembrava quasi come se qualcosa di metallico si muovesse sotto quegli alberi riflettendo la luce di quel poco sole che filtrava tra le nubi. D'un tratto Harlock capì quello che stava succedendo e mettendosi improvvisamente a correre si lanciò su Raflesia gettandola a terra. Un lampo di luce azzurra fendette l'aria ed un’acre sentore di ozono si diffuse tutt'intorno. Qualcuno aveva appena sparato in direzione della regina!
Rimasero per un attimo senza respirare mentre Harlock continuava ad abbracciare strettamente il corpo della regina. Poteva sentire il calore del suo corpo a sangue caldo passare attraverso la sottile tunica di lana.
-Harlock, non avrei mai pensato che ci saremmo ritrovati così a stretto contatto senza aver dovuto incrociare di nuovo le spade, disse Raflesia riacquistando per un attimo quel suo tono fiero e beffardo. Harlock a quelle parole si destò come da un torpore e rialzandosi sollevò anche la regina.

-Proveniva da quella direzione, indicò a Galia ed entrambi incominciarono correre verso quel punto della foresta. Ormai chiunque fosse stato aveva avuto tutto il tempo di allontanarsi indisturbato, ma eventuali indizi sarebbero stati preziosi. Giunti sul posto iniziarono subito a perlustrare il terreno.

Numerose impronte di stivaletto erano presenti sulla superficie innevata del sottobosco nel punto da cui era presumibilmente partito il laser. Galia notò che alcune di queste erano ricoperte da una strana polvere marrone e decise di prelevarne un campione per analizzarla.
Tentarono di seguire le tracce per capire in che direzione si fosse allontanato l'attentatore, ma si ritrovarono subito in una grande radura dove la neve che continuava a cadere aveva già cancellato ogni segno utile. –E' inutile, disse Harlock, -Torniamo da Raflesia.
Al rientro trovarono la regina che nel frattempo era stata raggiunta da Althea e da un drappello di guardie. –Setacceremo tutta la foresta e se necessario metteremo a ferro e fuoco tutto il paese! Stava dicendo con aria truce l'ufficiale. -No, intervenne la regina, -Non voglio alcun tipo di violenza e la faccenda va condotta con la massima discrezione! -Ma, maestà, protestò Althea, -Hanno appena attentato alla sua vita! –Mi dispiace ma questa è la mia decisione e non ammetto discussioni, tagliò corto lei. Poi si rivolse ai due: Siete riusciti a trovare qualcosa di utile? Chiese. -No, purtroppo quasi nulla, ho fatto appena una foto tridimensionale alle impronte sul terreno, ma quel tipo di calzature è molto diffuso, rispose Galia. Anche Harlock stava per intervenire, quando improvvisamente ebbe un esitazione sentendosi le gambe cedere. –Ma sei ferito! Gridò Raflesia, solo in quel momento il nostro si accorse di uno squarcio sul suo abito all'altezza della spalla sinistra e di una sensazione di calore che si espandeva da quella parte del corpo. Evidentemente il fascio del laser era riuscito ad intercettare il capitano lungo la sua traiettoria di morte, ma nell'eccitazione del momento nè lui nè gli altri se ne erano accorti.

Nota al 5° capitolo: Tutta la vicenda relativa a Thessius e ai fuggiaschi sul pianeta Beta sono descritti nell'episodio 26 della serie televisiva del '78, nella versione integrale


Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Fiori nel ghiaccio ***


 

                                                             6. Fiori nel ghiaccio
Quando riprese i sensi Harlock si ritrovò in un grande letto al centro di una luminosa stanza.
Attorno a lui oltre a Galia e Raflesia vi erano due persone che non conosceva. 
-Ben svegliato, disse la regina, -Spero che il mio letto risulti di tuo gradimento, il dottor Badrian ha appena finito di ricucirti. –Non si preoccupi, disse l'anziano medico, si tratta solo di una ferita superficiale e sono bastati pochi punti e una medicazione. Ha perso i sensi a causa della discreta perdita di sangue. Le somministro uno stimolatore ematico che faciliterà la produzione di globuli rossi da parte della suo midollo osseo. Si rivolse allora alla fanciulla che gli stava vicino: per favore Tina, puoi passarmi il flacone e l'iniettore transcutaneo? Ah, capitano, questa è Tina, la mia giovane figlia nonché assistente medica.
Harlock osservò la giovane, avrà avuto non più di sedici anni anche tenendo conto della fisionomia mazoniana, il bel viso dagli occhi scuri con riflessi argentei era incorniciato da dei capelli verde azzurro tenuti piuttosto corti. Il suo sguardo tradiva una grande timidezza ed il suo atteggiamento dava l'impressione di una ragazza molto dolce.
Fortunatamente non vi è molto lavoro presso il piccolo ambulatorio del nostro paese. Confesso che l'ultima volta che ho curato ferite d'arma risale alla guerra con i Tirelliani... -Il dottor Badrian come al solito fa il modesto, disse Raflesia, ma è uno dei migliori medici di Mazone e come tale ha sempre servito magnificamente il paese e l'esercito.
-Maestà, siete troppo buona, io ho semplicemente fatto il mio dovere...
-E tu Tina sei anche la fonte di tutti questi splendidi fiori che abbelliscono la nostra reggia e l'altare, riprese Raflesia, -Dovete sapere che Tina ha realizzato una piccola serra sul retro dell'ambulatorio nella quale riesce a coltivare bellissimi fiori delle più diverse varietà. Un piccolo miracolo in questo freddo pianeta. Tina si schermì: -I fiori sono sempre stati una mia passione, sono riuscita a coltivarne di ogni tipo e di ogni pianeta. Ho persino delle splendide rose rosse terrestri. Credo che sia il suo fiore preferito, vero capitano? -Beh, diciamo che mi ricorda il mio pianeta, ma soprattutto una cara amica, rispose Harlock pensando ad Esmeralda. Piuttosto, continuò rivolto a Raflesia, -Da quando in qua ti preoccupi tanto per la mia salute? Non gli era infatti sfuggito quel grido di poc’anzi. 
Galia notò come per un attimo lo sguardo della regina tradisse il rapido passaggio da un’espressione di stupore ad una di imbarazzo. –La mia preoccupazione nei tuoi confronti è unicamente legata al fatto che il tuo aiuto in questa vicenda mi è indispensabile…si affretto a chiarire lei con tono ostentatamente neutro. -Meno male! Replicò Harlock con un sorrisetto. 
-Ma ora torniamo a noi, riprese Raflesia, come vi dicevo sono riuscita ad ottenere un contatto che dovrebbe farci avere delle informazioni essenziali. Tu e Galia dovreste riuscire ad avvicinarlo sul pianeta Faelder. Come copertura per non destare sospetti impersonerete una coppia in vacanza in cerca di emozioni. -Una coppia in cerca di emozioni? Esclamò il capitano, -Non ho la minima intenzione a prestarmi ad una simile pagliacciata! –Rifletti Harlock, continuò la regina, su quel pianeta è il modo migliore per passare inosservati, inoltre l’incontro dovrebbe avvenire nel loro più grande albergo-casinò, l’hotel Venus. 
In effetti Faelder era uno dei più importanti crocevia di tutta la galassia, una specie di porto franco spaziale al pari di altri pianeti di frontiera come Heavy Melder, dove chiunque poteva andare in cerca d’avventura o di fortuna, in più sul pianeta erano sorte migliaia di strutture turistiche dedicate ad ogni forma di svago e divertimento sia lecito che illecito, quindi gioco d’azzardo, prostituzione, trasgressione e quant’altro lo rendevano una sorta di enorme LasVegas galattica. 
-Quel posto mi fa schifo, continuò lui, è una specie di postribolo galattico! Anche Galia non pareva particolarmente entusiasta all’idea di recarsi su Faelder oltretutto in veste di fidanzatina in cerca di svago. –Capisco la vostra riluttanza, riprese Raflesia, ma purtroppo questa è l’unica traccia che attualmente abbiamo, la persona da contattare lavora sul luogo e non si può spostare, oltretutto non ho dei riferimenti precisi, sarà lei ad avvicinarvi una volta sul posto. Per assumere delle sembianze diverse potrete usare dei proiettori olografici quadridimensionali che sono stati opportunamente modificati per non esser rilevati dalla sicurezza del pianeta. –Non ho bisogno di alterare il mio aspetto, disse Galia, non sono certo una persona conosciuta…tu invece, Harlock… -A me basteranno un paio di occhiali scuri e un abito adatto, replicò lui seccamente.
In quel momento risuonò una voce da un piccolo interfono: Maestà, l’alto consigliere Zelian desidera conferire urgentemente con voi. –Che sarà venuto a fare, si chiese la regina, e proprio adesso, -Vengo subito, fatelo accomodare in studio. –Devo assentarmi un attimo, Zelian è un importante dignitario, diretto mio tramite con il consiglio delle anziane. E’ uno dei pochi funzionari di cui ancora mi fido, era già in servizio ai tempi di mia madre. Vedrò di sbrigarmi…detto questo Raflesia uscì dalla sua camera e si diresse verso lo studio.
-Benvenuto, consigliere, a cosa devo la sua gradita visita? –Maestà ho saputo che siete stata vittima di attentati! Disse l’anziano dignitario visibilmente preoccupato, –Zelian, non ho intenzione che queste notizie girino troppo, il timore e l’apprensione presso il popolo non farebbe altro che facilitare l’opera dei miei nemici, replicò la regina. –Sono pienamente d’accordo, mia regina, ma dobbiamo capire al più presto chi sta dietro a tutto ciò, e io, come già vi dissi, ho qualche valido sospetto. –Alludete a Tamira? Chiese lei, -Presso il consiglio delle anziane è sicuramente colei che mi è più ostile e ha già più volte sollevato proposte riguardo una mia destituzione…-Precisamente, maestà, quella donna è molto pericolosa e di recente ho avuto altre notizie che la metterebbero al centro di un piano per sostituire voi con una reggente fantoccio da lei manovrata. -Purtroppo non abbiamo prove, Zelian… -Maestà, perdonatemi, ma un tempo voi non avevate bisogno di prove per neutralizzare un avversario pericoloso…-Appunto, un tempo, ora non è più così e non lo sarà neppure in futuro, ribattè Raflesia con fermezza. Ho intenzione di muovermi con discrezione, raccogliendo tutte le informazioni necessarie per poter poi formulare accuse circostanziate da presentare al consiglio, so come muovermi e ho le persone fidate che sapranno aiutarmi in questo compito…-Ah, disse Zelian, e di chi si tratta? Sono agenti che conosco? Chiese visibilmente incuriosito. –La prego di perdonarmi consigliere se preferisco non rivelare i nomi neanche a lei, rispose Raflesia, ma il momento è troppo delicato e anche le mura hanno orecchie, lei mi capirà…
Zelian annuì accennando un lieve inchino: -Come desiderate, mia sovrana…
Dopo qualche altra battuta e i convenevoli di prammatica, la regina congedò l’anziano dignitario e tornò dai suoi nuovi agenti.
Harlock era di nuovo in piedi e si era rivestito: -Dovrò dare una ricucita anche al mantello e alla giubba, disse tra se. I tre finirono di discutere sulle modalità e l’organizzazione del viaggio su Faelder, infine Galia e il capitano lasciarono la regina alla volta dell’Arcadia, questa volta incamminandosi a piedi.
-Harlock, ti confesso che sono emozionatissima, in realtà tutto questo, la missione su Faelder, il viaggio in incognito, il contatto con l’agente è tutto un mondo così nuovo per me e questa prospettiva comincia ad eccitarmi parecchio…Galia si era messa a parlare in modo quasi concitato trasportata dall’idea di quella insolita avventura che l’aspettava, tanto che si era per un attimo distratta. –Galia! attenta a quella lastra di ghia.., non fece in tempo il capitano a dirle che era già scivolata su di insidioso lastrone di ghiaccio nascosto dalla neve, finendo distesa per terra.
-Ahi ahi, che male! Si lamentò lei con una smorfia di dolore, la caviglia! temo che sia andata!
Harlock aiutò prontamente la giovane a rialzarsi permettendole di camminare su di una sola gamba. Fortunatamente erano arrivati nei pressi del piccolo ambulatorio e ne approfittarono immediatamente. Il dottor Badrian li accolse con una battuta: -Due pazienti in una sola mattinata, direi che è un vero record! Poi si chinò ad esaminare il piede della ricercatrice e poco dopo sentenziò: -La lesione all’articolazione è piuttosto grave, andrà trattata ed immobilizzata per almeno tre settimane. Purtroppo la particolare anatomia mazoniana, più vicina al mondo vegetale che a quello animale, rende le nostre articolazioni molto più delicate di quelle di voi terrestri, disse rivolto al capitano. Sicuramente la vostra amica dovrà starsene buona per un discreto periodo.
Harlock e Galia si guardarono e contemporaneamente esclamarono: e adesso chi lo dice a Raflesia!
Potete immaginare la sorpresa della regina quando si vide tornare indietro i due, Galia col piede ingessato ed una faccia da funerale, il capitano che si sforzava di mantenere un espressione seria…
-Ed ora come facciamo? Si chiese la regina, una volta constatata la temporanea invalidità dell’amica scienziata. –Non c’è problema, andrò io solo, disse Harlock, anzi, meglio così, sarò più libero di muovermi in caso di imprevisti. –No, non è possibile, tutta l’operazione è stata pianificata su di un lavoro di coppia, ed una coppia si aspetta il nostro contatto, non c’è modo di comunicargli variazioni del piano. Replicò Raflesia, -Non c’è alternativa, verro io al posto di Galia!
Tu? Disse il capitano stupefatto, sei impazzita? -Come, io e te insieme in coppia, cioè come se fossimo…stava quasi balbettando, -E poi come fai ad allontanarti dai tuoi impegni regali e tutto il resto? Senza contare che certo tu non passeresti inosservata…-Ebbene, rispose lei con tono calmo e rassegnato: -La posta in gioco è troppo grande perché possa sottrarmi da questa missione, se questo è il volere degli dei, vuol dire che farò uno sforzo, abbandonerò per un breve tempo la mia espiazione, e tornerò a vestire l’abito della sovrana guerriera, ma userò di nuovo un’arma solo se dovremo difenderci! Per quanto riguarda il mio aspetto il proiettore olografico farà egregiamente il suo compito. 

 

 

                                                                        6. Fiori nel ghiaccio





Quando riprese i sensi Harlock si ritrovò in un grande letto al centro di una luminosa stanza. Attorno a lui oltre a Galia e Raflesia vi erano due persone che non conosceva. 

-Ben svegliato, disse la regina, -Spero che il mio letto risulti di tuo gradimento, il dottor Badrian ha appena finito di ricucirti. –Non si preoccupi, disse l'anziano medico, si tratta solo di una ferita superficiale e sono bastati pochi punti e una medicazione. Ha perso i sensi a causa della discreta perdita di sangue. Le somministro uno stimolatore ematico che faciliterà la produzione di globuli rossi da parte della suo midollo osseo. Si rivolse allora alla fanciulla che gli stava vicino: per favore Tina, puoi passarmi il flacone e l'iniettore transcutaneo? Ah, capitano, questa è Tina, la mia giovane figlia nonché assistente medica.

Harlock osservò la giovane, avrà avuto non più di sedici anni anche tenendo conto della fisionomia mazoniana, il bel viso dagli occhi scuri con riflessi argentei era incorniciato da dei capelli verde azzurro tenuti piuttosto corti. Il suo sguardo tradiva una grande timidezza ed il suo atteggiamento dava l'impressione di una ragazza molto dolce.

 Fortunatamente non vi è molto lavoro presso il piccolo ambulatorio del nostro paese. Confesso che l'ultima volta che ho curato ferite d'arma risale alla guerra con i Tirelliani... -Il dottor Badrian come al solito fa il modesto, disse Raflesia, ma è uno dei migliori medici di Mazone e come tale ha sempre servito magnificamente il paese e l'esercito.

-Maestà, siete troppo buona, io ho semplicemente fatto il mio dovere...

-E tu Tina sei anche la fonte di tutti questi splendidi fiori che abbelliscono la nostra reggia e l'altare, riprese Raflesia, -Dovete sapere che Tina ha realizzato una piccola serra sul retro dell'ambulatorio nella quale riesce a coltivare bellissimi fiori delle più diverse varietà. Un piccolo miracolo in questo freddo pianeta. Tina si schermì: -I fiori sono sempre stati una mia passione, sono riuscita a coltivarne di ogni tipo e di ogni pianeta. Ho persino delle splendide rose rosse terrestri. Credo che sia il suo fiore preferito, vero capitano? -Beh, diciamo che mi ricorda il mio pianeta, ma soprattutto una cara amica, rispose Harlock pensando ad Esmeralda.

 -Piuttosto...continuò rivolto a Raflesia, -Da quando in qua ti preoccupi tanto per la mia salute? Non gli era infatti sfuggito quel grido di poc’anzi. 

Galia notò come per un attimo lo sguardo della regina tradisse il rapido passaggio da un’espressione di stupore ad una di imbarazzo. –La mia preoccupazione nei tuoi confronti è unicamente legata al fatto che il tuo aiuto in questa vicenda mi è indispensabile…si affretto a chiarire lei con tono ostentatamente neutro. -Meno male! Replicò Harlock con un sorrisetto. 

-Ma ora torniamo a noi, riprese Raflesia, come vi dicevo sono riuscita ad ottenere un contatto che dovrebbe farci avere delle informazioni essenziali. Tu e Galia dovreste riuscire ad avvicinarlo sul pianeta Faelder. Come copertura per non destare sospetti impersonerete una coppia in vacanza in cerca di emozioni. -Una coppia in cerca di emozioni? Esclamò il capitano, -Non ho la minima intenzione a prestarmi ad una simile pagliacciata! –Rifletti Harlock, continuò la regina, su quel pianeta è il modo migliore per passare inosservati, inoltre l’incontro dovrebbe avvenire nel loro più grande albergo-casinò, l’hotel Venus. 

In effetti Faelder era uno dei più importanti crocevia di tutta la galassia, una specie di porto franco spaziale al pari di altri pianeti di frontiera come Heavy Melder, dove chiunque poteva andare in cerca d’avventura o di fortuna, in più sul pianeta erano sorte migliaia di strutture turistiche dedicate ad ogni forma di svago e divertimento sia lecito che illecito, quindi gioco d’azzardo, prostituzione, trasgressione e quant’altro lo rendevano una sorta di enorme LasVegas galattica. 

-Quel posto mi fa schifo, continuò lui, è una specie di postribolo galattico! Anche Galia non pareva particolarmente entusiasta all’idea di recarsi su Faelder oltretutto in veste di fidanzatina in cerca di svago. –Capisco la vostra riluttanza, riprese Raflesia, ma purtroppo questa è l’unica traccia che attualmente abbiamo, la persona da contattare lavora sul luogo e non si può spostare, oltretutto non ho dei riferimenti precisi, sarà lei ad avvicinarvi una volta sul posto. Per assumere delle sembianze diverse potrete usare dei proiettori olografici quadridimensionali che sono stati opportunamente modificati per non esser rilevati dalla sicurezza del pianeta. –Non ho bisogno di alterare il mio aspetto, disse Galia, non sono certo una persona conosciuta…tu invece, Harlock… -A me basteranno un paio di occhiali scuri e un abito adatto, replicò lui seccamente.

In quel momento risuonò una voce da un piccolo interfono: Maestà, l’alto consigliere Zelian desidera conferire urgentemente con voi. –Che sarà venuto a fare, si chiese la regina, e proprio adesso, -Vengo subito, fatelo accomodare in studio. –Devo assentarmi un attimo, Zelian è un importante dignitario, diretto mio tramite con il consiglio delle anziane. E’ uno dei pochi funzionari di cui ancora mi fido, era già in servizio ai tempi di mia madre. Vedrò di sbrigarmi…detto questo Raflesia uscì dalla sua camera e si diresse verso lo studio.

-Benvenuto, consigliere, a cosa devo la sua gradita visita? –Maestà ho saputo che siete stata vittima di attentati! Disse l’anziano dignitario visibilmente preoccupato, –Zelian, non ho intenzione che queste notizie girino troppo, il timore e l’apprensione presso il popolo non farebbe altro che facilitare l’opera dei miei nemici, replicò la regina. –Sono pienamente d’accordo, mia regina, ma dobbiamo capire al più presto chi sta dietro a tutto ciò, e io, come già vi dissi, ho qualche valido sospetto. –Alludete a Tamira? Chiese lei, -Presso il consiglio delle anziane è sicuramente colei che mi è più ostile e ha già più volte sollevato proposte riguardo una mia destituzione…-Precisamente, maestà, quella donna è molto pericolosa e di recente ho avuto altre notizie che la metterebbero al centro di un piano per sostituire voi con una reggente fantoccio da lei manovrata. -Purtroppo non abbiamo prove, Zelian… -Maestà, perdonatemi, ma un tempo voi non avevate bisogno di prove per neutralizzare un avversario pericoloso…-Appunto, un tempo, ora non è più così e non lo sarà neppure in futuro, ribattè Raflesia con fermezza. Ho intenzione di muovermi con discrezione, raccogliendo tutte le informazioni necessarie per poter poi formulare accuse circostanziate da presentare al consiglio, so come muovermi e ho le persone fidate che sapranno aiutarmi in questo compito…-Ah, disse Zelian, e di chi si tratta? Sono agenti che conosco? Chiese visibilmente incuriosito. –La prego di perdonarmi consigliere se preferisco non rivelare i nomi neanche a lei, rispose Raflesia, ma il momento è troppo delicato e anche le mura hanno orecchie, lei mi capirà…

Zelian annuì accennando un lieve inchino: -Come desiderate, mia sovrana…

Dopo qualche altra battuta e i convenevoli di prammatica, la regina congedò l’anziano dignitario e tornò dai suoi nuovi agenti.

Harlock era di nuovo in piedi e si era rivestito: -Dovrò dare una ricucita anche al mantello e alla giubba, disse tra se. I tre finirono di discutere sulle modalità e l’organizzazione del viaggio su Faelder, infine Galia e il capitano lasciarono la regina alla volta dell’Arcadia, questa volta incamminandosi a piedi.

-Harlock, ti confesso che sono emozionatissima, in realtà tutto questo, la missione su Faelder, il viaggio in incognito, il contatto con l’agente è tutto un mondo così nuovo per me e questa prospettiva comincia ad eccitarmi parecchio…Galia si era messa a parlare in modo quasi concitato trasportata dall’idea di quella insolita avventura che l’aspettava, tanto che si era per un attimo distratta. –Galia! attenta a quella lastra di ghia..., non fece in tempo il capitano a dirle che era già scivolata su di insidioso lastrone di ghiaccio nascosto dalla neve, finendo distesa per terra.

-Ahi ahi, che male! Si lamentò lei con una smorfia di dolore, la caviglia! temo che sia andata!

Harlock aiutò prontamente la giovane a rialzarsi permettendole di camminare su di una sola gamba. Fortunatamente erano arrivati nei pressi del piccolo ambulatorio e ne approfittarono immediatamente. Il dottor Badrian li accolse con una battuta: -Due pazienti in una sola mattinata, direi che è un vero record! Poi si chinò ad esaminare il piede della ricercatrice e poco dopo sentenziò: -La lesione all’articolazione è piuttosto grave, andrà trattata ed immobilizzata per almeno tre settimane. Purtroppo la particolare anatomia mazoniana, più vicina al mondo vegetale che a quello animale, rende le nostre articolazioni molto più delicate di quelle di voi terrestri, disse rivolto al capitano. Sicuramente la vostra amica dovrà starsene buona per un discreto periodo.

Harlock e Galia si guardarono e contemporaneamente esclamarono: e adesso chi lo dice a Raflesia!

Potete immaginare la sorpresa della regina quando si vide tornare indietro i due, Galia col piede ingessato ed una faccia da funerale, il capitano che si sforzava di mantenere un espressione seria…

-Ed ora come facciamo? Si chiese la regina, una volta constatata la temporanea invalidità dell’amica scienziata. –Non c’è problema, andrò io solo, disse Harlock, anzi, meglio così, sarò più libero di muovermi in caso di imprevisti. –No, non è possibile, tutta l’operazione è stata pianificata su di un lavoro di coppia, ed una coppia si aspetta il nostro contatto, non c’è modo di comunicargli variazioni del piano. Replicò Raflesia, -Non c’è alternativa, verro io al posto di Galia!

Tu? Disse il capitano stupefatto, sei impazzita? -Come, io e te insieme in coppia, cioè come se fossimo…stava quasi balbettando, -E poi come fai ad allontanarti dai tuoi impegni regali e tutto il resto? Senza contare che certo tu non passeresti inosservata…-Ebbene, rispose lei con tono calmo e rassegnato: -La posta in gioco è troppo grande perché possa sottrarmi da questa missione, se questo è il volere degli dei, vuol dire che farò uno sforzo, abbandonerò per un breve tempo la mia espiazione, e tornerò a vestire l’abito della sovrana guerriera, ma userò di nuovo un’arma solo se dovremo difenderci! Per quanto riguarda il mio aspetto il proiettore olografico farà egregiamente il suo compito. 


 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Un viaggio movimentato ***


 

                                                           
                                                           7. Un viaggio movimentato
Raflesia si mosse immediatamente. Lasciò precise direttive ai suoi fidati collaboratori riguardo la sua temporanea assenza, sbrigò le ultime pratiche urgenti e preparò rapidamente un leggero bagaglio per il viaggio. 
Col calare della notte uscirono tutti e tre da un uscita non sorvegliata del palazzo e s’incamminarono di nuovo verso la nave spaziale. Andavano piano, poiché Galia si muoveva lentamente aiutandosi con un bastone. La ricercatrice non aveva voluto sentire ragioni a rimanere su Beta. Si sarebbe comunque imbarcata sull’Arcadia per tutta la durata della missione, collaborando in tutto ciò che avrebbe potuto fare senza il doversi muovere troppo.
Al loro arrivo Miime rimase stupita per l’inaspettata presenza della Regina, ma la sua iniziale diffidenza svanì quando percepì chiaramente i cambiamenti avvenuti nell’animo dell’antica nemica.
Sentiva il profondo dolore di quella donna e la sofferta angoscia che a tratti la tormentavano. Per un doveroso pudore nei suoi confronti l’Empate, non diede minimamente a vedere di quanto aveva percepito. Raflesia lo intuì subito rivolgendole un sorriso di gratitudine.
Mentre si muovevano sui camminamenti mobili della nave la regina non riuscì a trattenersi:
-Mi fa così strano adesso aggirarmi realmente all’interno di questa nave che tante volte ho visitato come proiezione, una nave che un tempo avrei voluto vedere ridotta a polvere cosmica…
A quelle parole l’illuminazione lungo i corridoi cominciò a sfarfallare, -Tochiro non ha apprezzato molto la tua ultima battuta, disse Harlock sorridendo. -Già, Tochiro, il famoso quarantaduesimo membro dell’equipaggio. Quanto ho dovuto penare per scoprirlo...-Non solo tu hai penato, alcune persone sono morte per questo, ricordò il capitano che si era fatto improvvisamente serio, ripensando a Namino. Raflesia accusò il colpo e piombò in un silenzio di tomba. Harlock si pentì subito per quella battuta che non aveva fatto altro che infierire su di una persona già martoriata, tentò quindi di cambiare discorso: -Da quando tutto l’equipaggio è sbarcato sulla terra, Tochiro ha assunto su di se la maggior parte dei compiti nella conduzione della nave, lasciando a me e a Miime solo poche operazioni da svolgere. Ora con la presenza tua e di Galia potremmo reintegrare alcune funzioni che erano affidate agli ufficiali in seconda, come la tracciatura della rotta, le analisi tecnico-scientifiche o il controllo delle armi...-Vorresti dire che mi affideresti un incarico sul ponte di comando della tua nave? Disse la regina con tono incredulo, -Perchè no, se a Tochiro non dispiace...e poi ti terrò sempre sott’occhio, rispose Harlock con un sorrisetto malizioso. 
Arrivati sul ponte si sistemarono subito nelle rispettive postazioni ed impostarono subito la rotta per Faelder. Il viaggio procedette tranquillamente per due giorni alla massima velocità. Ne sarebbero trascorsi altri due prima di arrivare a destinazione. Raflesia era stata fatta accomodare in quella che un tempo era stata la cabina di Yuki che era un po’ più grande delle altre cabine dei pirati e vantava un bagno con una grande vasca. Harlock si era scherzosamente scusato per il fatto che la sua nave non avesse confort adatti allo standard di una regina. 
Quella notte il capitano non riusciva proprio a dormire, si era alzato in preda a mille pensieri che gli giravano in testa e lo disorientavano: tutti gli avvenimenti degli ultimi giorni si erano avvicendati troppo rapidamente come in una giostra folle, e come al solito al centro di tutto ci stava sempre “lei”. Dopo aver girato nella sua cabina come un leone in gabbia, Harlock decise di uscire, anche per non incedere troppo col vino, in quelle circostanze preferiva rimanere sobrio. S’incamminò così lungo i corridoi della nave senza una meta precisa quando realizzò di essere arrivato in prossimità della cabina della regina. Fece per andare oltre, quando si accorse che dalla porta che era rimasta aperta provenivano degli strani versi. Con estrema attenzione provò a fare capolino per vedere cosa stesse succedendo. Raflesia era distesa sul letto, avvolta in una vestaglia quasi trasparente che lasciava ben poco all’immaginazione. Il suo corpo era sempre perfetto, proprio come se lo ricordava dal loro ultimo duello, la pelle candida quasi riluceva, i lunghissimi capelli neri dai riflessi bluastri coprivano parte di quelle forme perfette e la rendevano simile ad una dea della mitologia celtica. Dormiva, ma a giudicare dai lamenti che uscivano da quelle labbra coralline il suo sonno era agitato da chissà quali incubi. Ad un certo punto tra le parole pronunciate in quella lingua che non comprendeva riconobbe distintamente il suo nome: Harlock! Ripetuto per ben due volte. Colto da improvviso pudore istintivamente si ritrasse per riprendere il corridoio quando quella voce, resa ancora più cupa dal sonno, lo impietrì: -Da quanto tempo mi stavi osservando? Gli chiese lei. Raflesia si era destata e lo aveva scoperto! –Da non molto, rispose lui con aria colpevole. 
-Abbastanza da sentirti pronunciare il mio nome due volte. Devi odiarmi proprio tanto per rendermi protagonista dei tuoi incubi...-Non sempre sono incubi, rispose lei con un tono che non le aveva mai sentito nella voce e che quasi gli causò una sincope.
-Comunque se vuoi saperlo questi incubi mi tengono compagnia ormai ogni notte. Tutti coloro che sono morti per mia mano tornano puntualmente a trovarmi, e ti assicuro che non sono pochi, riprese lei con finto tono scherzoso.  –Mi dispiace aver turbato la tua intimità, rispose lui, -E mi dispiace sinceramente per il tuo animo tormentato. Ognuno di noi si porta dentro i propri mostri...fa parte della vita, aggiunse tristemente. Nel frattempo Raflesia si era alzata, ma si era subito inginocchiata in un angolo della stanza. –Ti ringrazio Harlock per queste tue parole, immagino che anche tu avrai i tuoi fantasmi che ti perseguitano... riprese accennando un sorriso: -Beh, ormai sono sveglia e ne approfitterò per pregare gli dei... I due stavano per salutarsi quando improvvisamente un segnale d’allarme irruppe nel silenzio della notte.  –E’ un allarme rosso, siamo sotto attacco! Gridò il capitano.
Si erano subito precipitati sul ponte senza nemmeno cambiarsi, giusto in tempo per vedere sullo schermo, inquadrate da Tochiro, tre navi da battaglia che si stavano disponendo in posizione d’attacco. -Ma sono nostre! Esclamo Galia interdetta, -Non eravamo rimasti senza nessuna nave da guerra? Disse rivolta a Raflesia. La regina dal canto suo sembrava la più sorpresa fra tutti. –Credevo di aver visto personalmente smantellare l’ultima nave, ma evidentemente non’era così! Rispose lei ancora meravigliata. –Tochiro ha alzato gli scudi, stanno per colpirci! Disse il capitano –Manovra elusiva, virare 30 gradi a tribordo! Un fortissimo colpo scosse tutta la nave. -Siamo stati colpiti di striscio, danni lievi, gli scudi hanno retto. Disse Miime dalla sua postazione. –Cerchiamo di contattarli, disse Harlock, parlaci tu Galia, è meglio che per il momento non sappiano che abbiamo Raflesia a bordo...-Qui nave Arcadia, vi parla Galia, alta accademica di Mazone. Sono in missione su questa nave per conto della nostra regina. Cessate l’attacco! –Nessuna risposta, continuano come se niente fosse! –Dobbiamo rispondere all’attacco, disse il capitano, non credo che abbiano la minima intenzione di parlamentare... cannoni ad impulso, alzo tre gradi, puntamento automatico nave a babordo, salve di siluri a particelle sulla nave a tribordo, direzione 159.308, fuoco! Tochiro, occupati della terza nave!
L’Arcadia riuscì a rispondere con sufficiente rapidità, e nel giro di pochi istanti le tre navi furono rese inoffensive. Una dopo l’altra le videro esplodere in mille pezzi. –Altri morti per colpa mia... commentò amaramente Raflesia. –Questa volta non credo! disse Miime -I sensori non mostravano alcuna forma di vita presente su quei vascelli... –Dei droni! Esclamò Harlock. –Ma è una tecnologia che non abbiamo mai usato, disse Raflesia, per noi mazoniani è sempre stato disonorevole non combattere personalmente in prima linea delegando azioni di guerra a degli automi o a delle macchine. –Beh c’è sempre una prima volta, commentò Harlock sarcasticamente. E’ chiaro che i tuoi nemici erano perfettamente al corrente delle nostre mosse. Sono convinto che sapessero che eri a bordo e miravano ad abbatterci confidando in un’azione a sorpresa. Inoltre mi sembra evidente che sono in possesso di tecnologia militare avanzata. Qualcuno a tua insaputa ha preservato delle navi da guerra, chissà quante, e chissà quanti tuoi militari sono dietro a tutto questo...-La regina era furiosa: -Com’è possibile che tutto ciò sia successo a mia insaputa, come posso essere stata così cieca! Il mio isolamento ha favorito la crescita di questo tumore all’interno del regno! Sono stata una sciocca, un illusa a pensare che Mazone rimanesse tranquillo, e un popolo abituato da secoli alla guerra e alla conquista si rassegnasse a diventare improvvisamente pacifico e rispettoso dell’altrui libertà! –Non il popolo, disse Galia, ma solo qualcuno dei nobili e dei militari che rimpiange la guerra. Credimi Raflesia, Mazone può e vuole essere in pace! –O Galia, dimmi che non ho sbagliato tutto, che il mio voler rimanere attaccata a questa vita terrena non’è stato un atto di presunzione che ha compromesso tutto quello che di buono volevo costruire! Raflesia aveva abbracciato l’amica e stava quasi per singhiozzare. A quel punto Harlock si avvicinò loro e posò la sua mano sulla spalla della regina. –Galia ha ragione. Tu non hai colpa. Hai agito facendo quello che ritenevi più giusto per il bene del tuo popolo. La colpa è solo di quei malvagi che tramano nell’ombra cercando di tornare indietro nel tempo per ripristinare il loro potere e i loro sporchi interessi. Ma noi li fermeremo, adesso ne sono più che mai convinto. Io e te Raflesia, questa è una promessa, e sai bene che mantengo sempre le promesse.

 

                                                                        7. Un viaggio movimentato



Raflesia si mosse immediatamente. Lasciò precise direttive ai suoi fidati collaboratori riguardo la sua temporanea assenza, sbrigò le ultime pratiche urgenti e preparò rapidamente un leggero bagaglio per il viaggio. 

Col calare della notte uscirono tutti e tre da un uscita non sorvegliata del palazzo e s’incamminarono di nuovo verso la nave spaziale. Andavano piano, poiché Galia si muoveva lentamente aiutandosi con un bastone. La ricercatrice non aveva voluto sentire ragioni a rimanere su Beta. Si sarebbe comunque imbarcata sull’Arcadia per tutta la durata della missione, collaborando in tutto ciò che avrebbe potuto fare senza il doversi muovere troppo.

Al loro arrivo Miime rimase stupita per l’inaspettata presenza della Regina, ma la sua iniziale diffidenza svanì quando percepì chiaramente i cambiamenti avvenuti nell’animo dell’antica nemica.

Sentiva il profondo dolore di quella donna e la sofferta angoscia che a tratti la tormentavano. Per un doveroso pudore nei suoi confronti l’Empate, non diede minimamente a vedere di quanto aveva percepito. Raflesia lo intuì subito rivolgendole un sorriso di gratitudine.

Mentre si muovevano sui camminamenti mobili della nave la regina non riuscì a trattenersi:

-Mi fa così strano adesso aggirarmi realmente all’interno di questa nave che tante volte ho visitato come proiezione, una nave che un tempo avrei voluto vedere ridotta a polvere cosmica…

A quelle parole l’illuminazione lungo i corridoi cominciò a sfarfallare, -Tochiro non ha apprezzato molto la tua ultima battuta, disse Harlock sorridendo. -Già, Tochiro, il famoso quarantaduesimo membro dell’equipaggio. Quanto ho dovuto penare per scoprirlo...-Non solo tu hai penato, alcune persone sono morte per questo, ricordò il capitano che si era fatto improvvisamente serio, ripensando a Namino. Raflesia accusò il colpo e piombò in un silenzio di tomba. Harlock si pentì subito per quella battuta che non aveva fatto altro che infierire su di una persona già martoriata, tentò quindi di cambiare discorso: -Da quando tutto l’equipaggio è sbarcato sulla terra, Tochiro ha assunto su di se la maggior parte dei compiti nella conduzione della nave, lasciando a me e a Miime solo poche operazioni da svolgere. Ora con la presenza tua e di Galia potremmo reintegrare alcune funzioni che erano affidate agli ufficiali in seconda, come la tracciatura della rotta, le analisi tecnico-scientifiche o il controllo delle armi...-Vorresti dire che mi affideresti un incarico sul ponte di comando della tua nave? Disse la regina con tono incredulo, -Perchè no, se a Tochiro non dispiace...e poi ti terrò sempre sott’occhio, rispose Harlock con un sorrisetto malizioso. 

Arrivati sul ponte si sistemarono subito nelle rispettive postazioni ed impostarono subito la rotta per Faelder. Il viaggio procedette tranquillamente per due giorni alla massima velocità. Ne sarebbero trascorsi altri due prima di arrivare a destinazione. Raflesia era stata fatta accomodare in quella che un tempo era stata la cabina di Yuki che era un po’ più grande delle altre cabine dei pirati e vantava un bagno con una grande vasca. Harlock si era scherzosamente scusato per il fatto che la sua nave non avesse confort adatti allo standard di una regina. 

Quella notte il capitano non riusciva proprio a dormire, si era alzato in preda a mille pensieri che gli giravano in testa e lo disorientavano: tutti gli avvenimenti degli ultimi giorni si erano avvicendati troppo rapidamente come in una giostra folle, e come al solito al centro di tutto ci stava sempre “lei”. Dopo aver girato nella sua cabina come un leone in gabbia, Harlock decise di uscire, anche per non incedere troppo col vino, in quelle circostanze preferiva rimanere sobrio. S’incamminò così lungo i corridoi della nave senza una meta precisa quando realizzò di essere arrivato in prossimità della cabina della regina. Fece per andare oltre, quando si accorse che dalla porta che era rimasta aperta provenivano degli strani versi. Con estrema attenzione provò a fare capolino per vedere cosa stesse succedendo. Raflesia era distesa sul letto, avvolta in una vestaglia quasi trasparente che lasciava ben poco all’immaginazione. Il suo corpo era sempre perfetto, proprio come se lo ricordava dal loro ultimo duello, la pelle candida quasi riluceva, i lunghissimi capelli neri dai riflessi bluastri coprivano parte di quelle forme perfette e la rendevano simile ad una dea della mitologia celtica. Dormiva, ma a giudicare dai lamenti che uscivano da quelle labbra coralline il suo sonno era agitato da chissà quali incubi. Ad un certo punto tra le parole pronunciate in quella lingua che non comprendeva riconobbe distintamente il suo nome: Harlock! Ripetuto per ben due volte. Colto da improvviso pudore istintivamente si ritrasse per riprendere il corridoio quando quella voce, resa ancora più cupa dal sonno, lo impietrì: -Da quanto tempo mi stavi osservando? Gli chiese lei. Raflesia si era destata e lo aveva scoperto! –Da non molto, rispose lui con aria colpevole. 

-Abbastanza da sentirti pronunciare il mio nome due volte. Devi odiarmi proprio tanto per rendermi protagonista dei tuoi incubi...-Non sempre sono incubi, rispose lei con un tono che non le aveva mai sentito nella voce e che quasi gli causò una sincope.

-Comunque se vuoi saperlo questi incubi mi tengono compagnia ormai ogni notte. Tutti coloro che sono morti per mia mano tornano puntualmente a trovarmi, e ti assicuro che non sono pochi, riprese lei con finto tono scherzoso.  –Mi dispiace aver turbato la tua intimità, rispose lui, -E mi dispiace sinceramente per il tuo animo tormentato. Ognuno di noi si porta dentro i propri mostri...fa parte della vita, aggiunse tristemente. Nel frattempo Raflesia si era alzata, ma si era subito inginocchiata in un angolo della stanza. –Ti ringrazio Harlock per queste tue parole, immagino che anche tu avrai i tuoi fantasmi che ti perseguitano... riprese accennando un sorriso: -Beh, ormai sono sveglia e ne approfitterò per pregare gli dei... I due stavano per salutarsi quando improvvisamente un segnale d’allarme irruppe nel silenzio della notte.  –E’ un allarme rosso, siamo sotto attacco! Gridò il capitano.

Si erano subito precipitati sul ponte senza nemmeno cambiarsi, giusto in tempo per vedere sullo schermo, inquadrate da Tochiro, tre navi da battaglia che si stavano disponendo in posizione d’attacco. -Ma sono nostre! Esclamo Galia interdetta, -Non eravamo rimasti senza nessuna nave da guerra? Disse rivolta a Raflesia. La regina dal canto suo sembrava la più sorpresa fra tutti. –Credevo di aver visto personalmente smantellare l’ultima nave, ma evidentemente non’era così! Rispose lei ancora meravigliata. –Tochiro ha alzato gli scudi, stanno per colpirci! Disse il capitano –Manovra elusiva, virare 30 gradi a tribordo! Un fortissimo colpo scosse tutta la nave. -Siamo stati colpiti di striscio, danni lievi, gli scudi hanno retto. Disse Miime dalla sua postazione. –Cerchiamo di contattarli, disse Harlock, parlaci tu Galia, è meglio che per il momento non sappiano che abbiamo Raflesia a bordo...-Qui nave Arcadia, vi parla Galia, alta accademica di Mazone. Sono in missione su questa nave per conto della nostra regina. Cessate l’attacco! –Nessuna risposta, continuano come se niente fosse! –Dobbiamo rispondere all’attacco, disse il capitano, non credo che abbiano la minima intenzione di parlamentare... cannoni ad impulso, alzo tre gradi, puntamento automatico nave a babordo, salve di siluri a particelle sulla nave a tribordo, direzione 159.308, fuoco! Tochiro, occupati della terza nave!

L’Arcadia riuscì a rispondere con sufficiente rapidità, e nel giro di pochi istanti le tre navi furono rese inoffensive. Una dopo l’altra le videro esplodere in mille pezzi. –Altri morti per colpa mia... commentò amaramente Raflesia. –Questa volta non credo! disse Miime -I sensori non mostravano alcuna forma di vita presente su quei vascelli... –Dei droni! Esclamò Harlock. –Ma è una tecnologia che non abbiamo mai usato, disse Raflesia, per noi mazoniani è sempre stato disonorevole non combattere personalmente in prima linea delegando azioni di guerra a degli automi o a delle macchine. –Beh c’è sempre una prima volta, commentò Harlock sarcasticamente. E’ chiaro che i tuoi nemici erano perfettamente al corrente delle nostre mosse. Sono convinto che sapessero che eri a bordo e miravano ad abbatterci confidando in un’azione a sorpresa. Inoltre mi sembra evidente che sono in possesso di tecnologia militare avanzata. Qualcuno a tua insaputa ha preservato delle navi da guerra, chissà quante, e chissà quanti tuoi militari sono dietro a tutto questo...-La regina era furiosa: -Com’è possibile che tutto ciò sia successo a mia insaputa, come posso essere stata così cieca! Il mio isolamento ha favorito la crescita di questo tumore all’interno del regno! Sono stata una sciocca, un'illusa a pensare che Mazone rimanesse tranquillo, e un popolo abituato da secoli alla guerra e alla conquista si rassegnasse a diventare improvvisamente pacifico e rispettoso dell’altrui libertà! –Non il popolo, disse Galia, ma solo qualcuno dei nobili e dei militari che rimpiange la guerra. Credimi Raflesia, Mazone può e vuole essere in pace! –O Galia, dimmi che non ho sbagliato tutto, che il mio voler rimanere attaccata a questa vita terrena non è stato un atto di presunzione che ha compromesso tutto quello che di buono volevo costruire! Raflesia aveva abbracciato l’amica e stava quasi per singhiozzare. A quel punto Harlock si avvicinò loro e fece un gesto che fino a pochi giorni prima non avrebbe mai immaginato di poter fare: posò la sua mano sulla spalla di quella donna che un tempo aveva così tanto odiato... –Galia ha ragione, disse -Tu in questo caso non hai colpa. Hai agito facendo quello che ritenevi più giusto per il bene del tuo popolo. La responsabilità è solo di quei malvagi che tramano nell’ombra cercando di tornare indietro nel tempo per ripristinare il loro potere e i loro sporchi interessi. Ma noi li fermeremo, adesso ne sono più che mai convinto. Io e te Raflesia, questa è una promessa, e sai bene che mantengo sempre le promesse.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Faelder ***


 

                                                                    8. Faelder
Arrivarono su Faelder come pianificato. L’Arcadia attraccò nella zona franca del pianeta, zona che non era sottoposta ad alcun controllo da parte delle autorità. Qualunque nave poteva atterrare indisturbata senza che nessun computer ne tracciasse il codice o i suoi movimenti. L’ideale nel loro caso come per tutti quelli che volevano passare inosservati. Il problema e che anche i nemici avrebbero fatto la stessa cosa...ormai questi erano sicuramente a conoscenza dei loro piani pertanto avrebbero dovuto batterli sul tempo, sempre che fossero arrivati prima... 
Dal porto franco Harlock e Raflesia si mossero con uno spacewolf alla volta della zona turistica del pianeta del divertimento. Mentre si avvicinavano alla grande città di Stardust vedevano lo scintillio delle luci multicolore aumentare sempre più. La città sembrava un enorme lunapark in perenne movimento. Centinaia di alberghi e casinò ospitati nelle più fantasiose costruzioni come grattacieli, piramidi, torri o enormi cubi tutti illuminati da gigantesche insegne e schermi tridimensionali. Per le strade e le condotte sopraelevate un continuo viavai di veicoli e veivoli che spostavano tutta quell’umanità animata da un insaziabile smania di divertimento.
La navetta atterrò sull’immenso tetto dell’hotel Venus. L’albergo-casinò era stato realizzato nella forma di un gigantesco arco di trionfo ornato di enormi statue di divinità greco-romane e di motivi architettonici classici. Mentre scendevano alla reception a bordo di un ascensore ovoidale completamente trasparente i due convennero che quel posto era sicuramente un trionfo ma del cattivo gusto. Arrivati alla hall si diressero ad una delle tante postazioni di ricezione dove li accolse un inserviente dai modi un po’ viscidi: -Benvenuti all’hotel Venus, il nostro personale è a vostra completa disposizione, fece lui con un sorrisetto. Grazie al proiettore olografico Raflesia appariva come una biondona con gli occhi verdi dalla fisionomia sostanzialmente uguale mentre Harlock portava degli occhiali scuri al posto della benda ed indossava un completo sportivo. I due presentarono dei documenti rigorosamente falsi ma tanto quella registrazione aveva tutta l’aria di essere un proforma e quei dati probabilmente non sarebbero andati a finire da nessuna parte. –Bene, signora Felicita Brown e signor Franklyn Patterson, vi faccio subito scortare al vostro appartamento, spero che sia tutto di vostro gradimento e buona permanenza all’hotel Venus! Disse facendo loro l’occhiolino. Raflesia lo incenerì con un occhiataccia. Il capitano fece altrettanto ma gli occhiali scuri lo nascosero. –Ma chi è che ha scelto il nome di Felicita? Chiese la regina piuttosto seccata. –Mah, …si è occupata di tutto Galia, rispose lui trattenendosi a stento dal ridere. 
Il fattorino li accompagnò ad una suite al diciannovesimo piano. Una volta accomodati Harlock commentò ironicamente: Beh, qui ti dovresti sentire a tuo agio, più che una suite mi sembra un’antica reggia ellenica, riferendosi allo sfarzoso e pacchiano arredamento perfettamente in tono col resto dell’albergo. La regina non sembrò apprezzare la battuta: -Ho visto di meglio nei peggiori bordelli della galassia! –E tu quando mai saresti stata in un bordello? Chiese il capitano più sorpreso che divertito. –Sono molte le cose che non conosci di me, rispose lei con un sorriso inquietante. –Devi sapere che come guerriera in missione ho avuto modo di girare parecchio, spesso stando lontano da casa per lunghissimi periodi, sai com’è tra militari, spesso alla fine di terribili giornate si finiva per cercare dello svago, e in genere c’era poco da scegliere o il casinò o quell’altro posto, ma dato che la nostra morale ci vieta il gioco d’azzardo…bastava cambiare l’accento…sorrise di nuovo e godette nel vedere un rosso purpureo salire per il viso del suo interlocutore. –Ma tu… allora… stava balbettando il capitano, -Ma che ti credi, caro il mio puritano, gli disse la regina punzecchiandogli il naso con l’indice, -Che io sia fatta realmente di ghiaccio? Pensa che una volta io insieme a Cleo, che era un’altra che se ne intendeva di bordelli, avevamo messo praticamente le tende in uno dei più rinomati postriboli di Drellius… 
L’ironia del capitano era cessata di colpo, soprattutto quando realizzò che avrebbe dovuto dividere con Raflesia quel grande letto: -Allora io dormo sul divano, tanto è enorme pure quello, disse lui con finta sufficienza. – Per me non ci sono problemi a dividere il letto, sono stata abituata a regimi ben più spartani e non mi formalizzerò certo per una cosa del genere, sempre che tu non abbia paura…disse lei con tono di sfida. –Paura io? E di che cosa? Ribattè lui punto sul vivo. –Non ti dimenticare che sono un pirata e come tale anch’io ne ho viste e fatte di cotte e di crude! Pensi che anch’io non abbia mai visitato quei posti particolari...-Ma se non hai neanche il coraggio di pronunciarla quella parola! Continuò lei sarcastica.
 –Allora divideremo lo stesso letto, così non desteremo sospetti tra gli inservienti, provò a giustificare il capitano. In realtà aveva paura più di se stesso che di quella conturbante femmina ma non poteva certo dargliela vinta... La notte scorsa non aveva confessato a Raflesia che anche lei entrava spesso a far parte dei suoi sogni e non sempre in forma sgradevole!
Sistemarono le loro cose e si dettero una rinfrescata. Avevano a disposizione un bagno faraonico con una doppia doccia matrimoniale dove sarebbero state comode almeno sei persone. Mentre Raflesia si rinfrescava per prima, Harlock istintivamente si allontanò nella zona più distante possibile dal bagno, ritrovandosi così a passeggiare nervosamente sull’ampio terrazzo del loro appartamento. Continuava a domanadarsi cosa diavolo poteva aver fatto Raflesia in quel bordello, o meglio tentava di non farsi venire tutte le risposte che prepotentemente gli si affacciavano alla mente. Niente da fare, non poteva non rimanere turbato ogni qual volta vedeva le forme di quel corpo e quei lunghi capelli che lo avvolgevano. Come avrebbe fatto quella notte?!
Mentre era sotto la doccia l’umore di Raflesia era rapidamente mutato. Dall’iniziale divertimento per aver scatenato l’imbarazzo nel capitano era passata ad una profonda malinconia. L’aver evocato anche per un solo attimo il ricordo di Cleo, la sua fraterna amica d’infanzia, le aveva riaperto un’altra insanabile ferita. Cleo non era solo la bambina conosciuta nei primissimi tempi della scuola militare quando tutte e due non avevano più di dieci anni. Era sicuramente la persona con cui aveva stabilito il più profondo e totale rapporto amicale. Tra le due era nata una vera e propria simbiosi di affetti e di interessi. Due amiche fraterne in tutto e per tutto, unite anche in ciò che le rendeva diverse dato che le caratteristiche di una andavano a completare le differenze dell’altra. Cleo era capace di intuire dal solo sguardo i più intimi sentimenti che si affacciavano nel cuore della regina, ed era sempre pronta a consigliarla e confortarla nei momenti più difficili. L’amica l’aveva sempre seguita in qualità di generale della sua guardia reale fino all’ultimo drammatico momento dell’assalto alla Docras da parte di Harlock e dei suoi uomini. In quel frangente non esitò a sacrificare la sua stessa vita per proteggere quella della sua sovrana. E questo Raflesia proprio non riusciva a perdonarselo… si fermò e appoggiò per un attimo il volto ed il braccio sul vetro della doccia continuando a rimestare quei dolorosi ricordi mentre l’acqua le colava lungo il viso e i suoi lunghi capelli: -Cleo, perché mi hai lasciato? Non meritavo il tuo sacrificio…quanto vorrei averti ancora vicina…
Quella sera dopo aver cenato in uno dei trenta ristoranti presenti in quell’enorme albergo, i due decisero di fare un giro nelle innumerevoli sale da gioco del casinò. Dovevano aspettare che fosse il contatto a fare il primo passo ad avvicinarli, anche perchè loro non avevano la minima idea di chi potesse essere, a parte il fatto che molto probabilmente lavorava stabilmente in quel posto. L’unico segno di riconoscimento sarebbe stato quello di portare indosso un piccolo garofano bianco. Harlock lo aveva appuntato sul bavero della giacca mentre la regina lo mostrava tra i capelli. Quella sera Raflesia indossava un lungo abito scuro con una vertiginosa scollatura lungo la schiena. Certo non passava inosservata e non c’era tavolo che avvicinassero dove qualche avventore non si distraesse dal gioco per ammirarla. Harlock si stupì nel rendersi conto che tutto questo lo infastidiva non poco, tanto che avrebbe voluto tornarsene subito in camera. Ormai era più di un ora che si aggiravano per le numerose sale del casinò, senza che nessuno si fosse fatto ancora avanti.
Sentendosi piuttosto annoiato, il capitano prese un calice di champagne da uno dei tanti camerieri che giravano tra i tavoli e decise di sfidare la sorte concedendosi una mano di Blackjack. Raflesia lo guardò con aria di rimprovero: erano lì per una precisa missione e non certo per abbandonarsi al gioco d’azzardo che oltretutto secondo la morale mazoniana era un’attività riprovevole. Harlock non se ne curò minimamente e continuò con le sue puntate, in fondo se lui non doveva preoccuparsi di quello che la regina aveva combinato in un bordello perchè lei doveva curarsi di qualche sua innocente giocata.
 –Carta! Chiamò, -Dieci di fiori, con questa siete a venti, signore, esclamò il crupier, -Ancora!  Rispose Harlock. –Asso! Blackjack!  Il signore Vince! Il capitano andò avanti così per qualche minuto continuando a collezionare giri vincenti, tanto da attirare l’attenzione di un gruppetto di persone attorno al tavolo. Raflesia gli si era seduta accanto abbracciandolo e fingendo un aria languida, in realtà gli continuava a dare dei dolorosi pizzicotti mentre gli sussurrava sorridendo: Piantala Franklyn! Dobbiamo lavorare! Al termine di un ultima mano vincente il capitano si decise a lasciare il tavolo tra la delusione generale del piccolo pubblico che aveva raccolto intorno. All’inserviente che gli stava consegnando la vincita lasciò un biglietto: -Vorrei che tutto il denaro venisse accreditato su questo numero di conto corrente terrestre corrispondente all’Orfanotrofio Santa Lucia, ventiduesimo distretto del pianeta Terra. -Mayu è sempre nei tuoi pensieri, gli disse Raflesia, che si era improvvisamente addolcita. -Sempre! Rispose lui.
La serata volgeva ormai al termine e, piuttosto delusi, i due stavano per far ritorno al loro appartamento. Si erano appena incamminati verso l’uscita della zona gioco quando furono avvicinati da una bellissima giovane che vestiva un elegante ma assai succinto abito da sera. I lunghi capelli rossi tenuti insieme da un variopinto fermaglio piumato stile anni venti s’intonavano con il rosso scarlatto del rossetto che faceva risaltare ancor più delle sensuali labbra carnose. 
-Ho sempre trovato affascinanti le coppie vincenti, disse rivolta a loro, -Hanno quella carica, quell’energia in più rispetto gli altri…e se oltre a questo aggiungiamo un perfetto mix di bellezza e sensualità…mi piacerebbe molto approfondire la vostra conoscenza, sempre che anche a voi interessi la cosa… aggiunse con un’occhiata assai eloquente. Harlock era rimasto un attimo interdetto, erano stati appena abbordati da quella che evidentemente era una bellissima escort. In quel posto ce ne dovevano essere molte altre in continua ricerca di danarosi clienti pronti a finire a letto una serata all’insegna della trasgressione.  Il capitano stava per declinare gentilmente l’offerta con un sorriso un po’ imbarazzato, quando Raflesia lo anticipò: -Caro, mi sembra che questa giovane possa avere degli argomenti di discussione molto interessanti, perché non la invitiamo a bere qualcosa da noi? –Ma sei impazz…stava rispondendogli uno sconcertato capitano quando gli mancò il fiato per una gomitata che gli aveva appena sferrato la regina: -Razza di tonto, perché non la guardi meglio proprio lì dove in genere lo sguardo di voi uomini cade per primo? Gli sibilò in un orecchio. A quel punto Harlock fissò la generosa scollatura della fanciulla, dalla quale faceva mostra proprio in mezzo al solco del prosperoso seno un piccolo garofano bianco!

 

                                                                    8. Faelder




Arrivarono su Faelder come pianificato. L’Arcadia attraccò nella zona franca del pianeta, zona che non era sottoposta ad alcun controllo da parte delle autorità. Qualunque nave poteva atterrare indisturbata senza che nessun computer ne tracciasse il codice o i suoi movimenti. L’ideale nel loro caso come per tutti quelli che volevano passare inosservati. Il problema e che anche i nemici avrebbero fatto la stessa cosa...ormai questi erano sicuramente a conoscenza dei loro piani pertanto avrebbero dovuto batterli sul tempo, sempre che fossero arrivati prima... 

Dal porto franco Harlock e Raflesia si mossero con uno spacewolf alla volta della zona turistica del pianeta del divertimento. Mentre si avvicinavano alla grande città di Stardust vedevano lo scintillio delle luci multicolore aumentare sempre più. La città sembrava un enorme lunapark in perenne movimento. Centinaia di alberghi e casinò ospitati nelle più fantasiose costruzioni come grattacieli, piramidi, torri o enormi cubi tutti illuminati da gigantesche insegne e schermi tridimensionali. Per le strade e le condotte sopraelevate un continuo viavai di veicoli e veivoli che spostavano tutta quell’umanità animata da un insaziabile smania di divertimento.

La navetta atterrò sull’immenso tetto dell’hotel Venus. L’albergo-casinò era stato realizzato nella forma di un gigantesco arco di trionfo ornato di enormi statue di divinità greco-romane e di motivi architettonici classici. Mentre scendevano alla reception a bordo di un ascensore ovoidale completamente trasparente i due convennero che quel posto era sicuramente un trionfo ma del cattivo gusto. Arrivati alla hall si diressero ad una delle tante postazioni di ricezione dove li accolse un inserviente dai modi un po’ viscidi: -Benvenuti all’hotel Venus, il nostro personale è a vostra completa disposizione, fece lui con un sorrisetto. Grazie al proiettore olografico Raflesia appariva come una biondona con gli occhi verdi dalla fisionomia sostanzialmente uguale mentre Harlock portava degli occhiali scuri al posto della benda ed indossava un completo sportivo. I due presentarono dei documenti rigorosamente falsi ma tanto quella registrazione aveva tutta l’aria di essere un proforma e quei dati probabilmente non sarebbero andati a finire da nessuna parte. –Bene, signora Felicita Brown e signor Franklyn Patterson, vi faccio subito scortare al vostro appartamento, spero che sia tutto di vostro gradimento e buona permanenza all’hotel Venus! Disse facendo loro l’occhiolino. Raflesia lo incenerì con un occhiataccia. Il capitano fece altrettanto ma gli occhiali scuri lo nascosero. –Ma chi è che ha scelto il nome di Felicita? Chiese la regina piuttosto seccata. –Mah, …si è occupata di tutto Galia, rispose lui trattenendosi a stento dal ridere. 

Il fattorino li accompagnò ad una suite al diciannovesimo piano. Una volta accomodati Harlock commentò ironicamente: Beh, qui ti dovresti sentire a tuo agio, più che una suite mi sembra un’antica reggia ellenica, riferendosi allo sfarzoso e pacchiano arredamento perfettamente in tono col resto dell’albergo. La regina non sembrò apprezzare la battuta: -Ho visto di meglio nei peggiori bordelli della galassia! –E tu quando mai saresti stata in un bordello? Chiese il capitano più sorpreso che divertito. –Sono molte le cose che non conosci di me, rispose lei con un sorriso inquietante. –Devi sapere che come guerriera in missione ho avuto modo di girare parecchio, spesso stando lontano da casa per lunghissimi periodi, sai com’è tra militari, spesso alla fine di terribili giornate si finiva per cercare dello svago, e in genere c’era poco da scegliere o il casinò o quell’altro posto, ma dato che la nostra morale ci vieta il gioco d’azzardo…bastava cambiare l’accento…sorrise di nuovo e godette nel vedere un rosso purpureo salire per il viso del suo interlocutore. –Ma tu… allora… stava balbettando il capitano, -Ma che ti credi, caro il mio puritano, gli disse la regina punzecchiandogli il naso con l’indice, -Che io sia fatta realmente di ghiaccio? Pensa che una volta io insieme a Cleo, che era un’altra che se ne intendeva di bordelli, avevamo messo praticamente le tende in uno dei più rinomati postriboli di Drellius… 

L’ironia del capitano era cessata di colpo, soprattutto quando realizzò che avrebbe dovuto dividere con Raflesia quel grande letto: -Allora io dormo sul divano, tanto è enorme pure quello, disse lui con finta sufficienza. – Per me non ci sono problemi a dividere il letto, sono stata abituata a regimi ben più spartani e non mi formalizzerò certo per una cosa del genere, sempre che tu non abbia paura…disse lei con tono di sfida. –Paura io? E di che cosa? Ribattè lui punto sul vivo. –Non ti dimenticare che sono un pirata e come tale anch’io ne ho viste e fatte di cotte e di crude! Pensi che anch’io non abbia mai visitato quei posti particolari...-Ma se non hai neanche il coraggio di pronunciarla quella parola! Continuò lei sarcastica.

 –Allora divideremo lo stesso letto, così non desteremo sospetti tra gli inservienti, provò a giustificare il capitano. In realtà aveva paura più di se stesso che di quella conturbante femmina ma non poteva certo dargliela vinta... La notte scorsa non aveva confessato a Raflesia che anche lei entrava spesso a far parte dei suoi sogni e non sempre in forma sgradevole!

Sistemarono le loro cose e si dettero una rinfrescata. Avevano a disposizione un bagno faraonico con una doppia doccia matrimoniale dove sarebbero state comode almeno sei persone. Mentre Raflesia si rinfrescava per prima, Harlock istintivamente si allontanò nella zona più distante possibile dal bagno, ritrovandosi così a passeggiare nervosamente sull’ampio terrazzo del loro appartamento. Continuava a domanadarsi cosa diavolo poteva aver fatto Raflesia in quel bordello, o meglio tentava di non farsi venire tutte le risposte che prepotentemente gli si affacciavano alla mente. Niente da fare, non poteva non rimanere turbato ogni qual volta vedeva le forme di quel corpo e quei lunghi capelli che lo avvolgevano. Come avrebbe fatto quella notte?!

Mentre era sotto la doccia l’umore di Raflesia era rapidamente mutato. Dall’iniziale divertimento per aver scatenato l’imbarazzo nel capitano era passata ad una profonda malinconia. L’aver evocato anche per un solo attimo il ricordo di Cleo, la sua fraterna amica d’infanzia, le aveva riaperto un’altra insanabile ferita. Cleo non era solo la bambina conosciuta nei primissimi tempi della scuola militare quando tutte e due non avevano più di dieci anni. Era sicuramente la persona con cui aveva stabilito il più profondo e totale rapporto amicale. Tra le due era nata una vera e propria simbiosi di affetti e di interessi. Due amiche fraterne in tutto e per tutto, unite anche in ciò che le rendeva diverse dato che le caratteristiche di una andavano a completare le differenze dell’altra. Cleo era capace di intuire dal solo sguardo i più intimi sentimenti che si affacciavano nel cuore della regina, ed era sempre pronta a consigliarla e confortarla nei momenti più difficili. L’amica l’aveva sempre seguita in qualità di generale della sua guardia reale fino all’ultimo drammatico momento dell’assalto alla Docras da parte di Harlock e dei suoi uomini. In quel frangente non esitò a sacrificare la sua stessa vita per proteggere quella della sua sovrana. E questo Raflesia proprio non riusciva a perdonarselo… si fermò e appoggiò per un attimo il volto ed il braccio sul vetro della doccia continuando a rimestare quei dolorosi ricordi mentre l’acqua le colava lungo il viso e i suoi lunghi capelli: -Cleo, perché mi hai lasciato? Non meritavo il tuo sacrificio…quanto vorrei averti ancora vicina…

Quella sera dopo aver cenato in uno dei trenta ristoranti presenti in quell’enorme albergo, i due decisero di fare un giro nelle innumerevoli sale da gioco del casinò. Dovevano aspettare che fosse il contatto a fare il primo passo ad avvicinarli, anche perchè loro non avevano la minima idea di chi potesse essere, a parte il fatto che molto probabilmente lavorava stabilmente in quel posto. L’unico segno di riconoscimento sarebbe stato quello di portare indosso un piccolo garofano bianco. Harlock lo aveva appuntato sul bavero della giacca mentre la regina lo mostrava tra i capelli. Quella sera Raflesia indossava un lungo abito scuro con una vertiginosa scollatura lungo la schiena. Certo non passava inosservata e non c’era tavolo che avvicinassero dove qualche avventore non si distraesse dal gioco per ammirarla. Harlock si stupì nel rendersi conto che tutto questo lo infastidiva non poco, tanto che avrebbe voluto tornarsene subito in camera. Ormai era più di un ora che si aggiravano per le numerose sale del casinò, senza che nessuno si fosse fatto ancora avanti.

Sentendosi piuttosto annoiato, il capitano prese un calice di champagne da uno dei tanti camerieri che giravano tra i tavoli e decise di sfidare la sorte concedendosi una mano di Blackjack. Raflesia lo guardò con aria di rimprovero: erano lì per una precisa missione e non certo per abbandonarsi al gioco d’azzardo che oltretutto secondo la morale mazoniana era un’attività riprovevole. Harlock non se ne curò minimamente e continuò con le sue puntate, in fondo se lui non doveva preoccuparsi di quello che la regina aveva combinato in un bordello perchè lei doveva curarsi di qualche sua innocente giocata.

 –Carta! Chiamò, -Dieci di fiori, con questa siete a venti, signore, esclamò il crupier, -Ancora!  Rispose Harlock. –Asso! Blackjack!  Il signore Vince! Il capitano andò avanti così per qualche minuto continuando a collezionare giri vincenti, tanto da attirare l’attenzione di un gruppetto di persone attorno al tavolo. Raflesia gli si era seduta accanto abbracciandolo e fingendo un aria languida, in realtà gli continuava a dare dei dolorosi pizzicotti mentre gli sussurrava sorridendo: Piantala Franklyn! Dobbiamo lavorare! Al termine di un ultima mano vincente il capitano si decise a lasciare il tavolo tra la delusione generale del piccolo pubblico che aveva raccolto intorno. All’inserviente che gli stava consegnando la vincita lasciò un biglietto: -Vorrei che tutto il denaro venisse accreditato su questo numero di conto corrente terrestre corrispondente all’Orfanotrofio Santa Lucia, ventiduesimo distretto del pianeta Terra. -Mayu è sempre nei tuoi pensieri, gli disse Raflesia, che si era improvvisamente addolcita. -Sempre! Rispose lui.

La serata volgeva ormai al termine e, piuttosto delusi, i due stavano per far ritorno al loro appartamento. Si erano appena incamminati verso l’uscita della zona gioco quando furono avvicinati da una bellissima giovane che vestiva un elegante ma assai succinto abito da sera. I lunghi capelli rossi tenuti insieme da un variopinto fermaglio piumato stile anni venti s’intonavano con il rosso scarlatto del rossetto che faceva risaltare ancor più delle sensuali labbra carnose. 

-Ho sempre trovato affascinanti le coppie vincenti, disse rivolta a loro, -Hanno quella carica, quell’energia in più rispetto gli altri…e se oltre a questo aggiungiamo un perfetto mix di bellezza e sensualità…mi piacerebbe molto approfondire la vostra conoscenza, sempre che anche a voi interessi la cosa… aggiunse con un’occhiata assai eloquente. Harlock era rimasto un attimo interdetto, erano stati appena abbordati da quella che evidentemente era una bellissima escort. In quel posto ce ne dovevano essere molte altre in continua ricerca di danarosi clienti pronti a finire a letto una serata all’insegna della trasgressione.  Il capitano stava per declinare gentilmente l’offerta con un sorriso un po’ imbarazzato, quando Raflesia lo anticipò: -Caro, mi sembra che questa giovane possa avere degli argomenti di discussione molto interessanti, perché non la invitiamo a bere qualcosa da noi? –Ma sei impazz…stava rispondendogli uno sconcertato capitano quando gli mancò il fiato per una gomitata che gli aveva appena sferrato la regina: -Razza di tonto, perché non la guardi meglio proprio lì dove in genere lo sguardo di voi uomini cade per primo? Gli sibilò in un orecchio. A quel punto Harlock fissò la generosa scollatura della fanciulla, dalla quale faceva mostra proprio in mezzo al solco del prosperoso seno un piccolo garofano bianco!


 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** La notte è piccola ***


 

                                                          9. La notte è piccola
La regina continuò a conversare amabilmente con la giovane entreneuse mentre si dirigevano verso gli ascensori.  Durante la salita Harlock incrociò lo sguardo di alcuni uomini presenti nella grande cabina che lo fissavano tradendo una profonda invidia. Non era certo da tutti poter usufruire della compagnia di due così belle donne contemporaneamente…
Arrivati all’ingresso della loro suite il capitano aprì la porta con il chip in dotazione e i tre entrarono velocemente. Una volta dentro Raflesia disattivò il dispositivo di proiezione per poter riapparire alle sue reali fattezze. Alla vista della regina la giovane sbiancò in volto e si prostrò subito di fronte a lei: -Mia regina e mia sovrana, è un onore per me poter conferire con vostra altezza! Chiedo umilmente scusa per essermi rivolta a voi prima con tanta libertà e sfacciataggine. Come posso io, umile servitrice, esservi d’aiuto? La ragazza era chiaramente una mazoniana doc e della vecchia scuola… La regina la fece rialzare prendendola per mano, cosa che stupì alquanto la giovane agente.  D’ora in poi chiamami solo Raflesia, ma dimmi piuttosto il tuo nome e il tuo compito. -Mi chiamo Amalia e sono l’agente n°4539 dei servizi segreti speciali dell’onnipotente Mazone! Il mio compito è quello di investigare e raccogliere elementi ed informazioni atte a preservare la sicurezza della Regina e del Regno! La regina sorrise, evidentemente la giovane non si era ancora abituata ai grandi cambiamenti che vi erano stati nel loro regno e probabilmente i suoi contatti l’avevano tenuta all’oscuro di molte cose per poter continuare a servirsene. Io e te credo che dovremo fare una lunga chiacchierata. Poi ci darai le informazioni che avevi in serbo per noi.
Harlock lasciò che la regina conferisse con la sua fedele suddita nel salottino e approfittò di quel momento per contattare l’Arcadia su di un canale criptato con il ricetrasmettitore che teneva in camera. Aggiornò Galia sugli ultimi avvenimenti e si assicurò che nel porto franco tutto fosse tranquillo. Quando tornò dalle due, notò come Amalia fosse lievemente stranita, evidentemente le notizie ricevute dovevano averla un po’ turbata. Appena vide il capitano esclamò: allora sei tu Harlock, il più grande nemico di Mazone, il terrestre che ci ha sconfitto! –Lui non’è più nostro nemico, le disse Raflesia, anzi ci sta aiutando a scoprire chi vuole uccidermi ed impadronirsi del potere. Puoi dire anche a lui quello che mi hai appena detto.  Amalia ebbe un attimo di esitazione dopodichè cominciò: -Circa sei mesi fa sono stata contattata dal mio superiore. Gli ordini erano di tenere d’occhio alcuni avventori dell’albergo, clienti abituali, che si sospettava avessero a che fare con un complotto non meglio precisato. Le notizie che ci erano pervenute erano molto vaghe. In realtà anche le semplici informazioni riguardo il nuovo assetto di Mazone sono sempre state piuttosto carenti. Questo è un posto dove è raro vedere gente del nostro popolo e averne notizie di prima mano...comunque delle persone segnalate solo una è risultata effettivamente coinvolta. Si tratta di un ricco commerciante salariano di nome Nadir che fa abitualmente la spola con le città più importanti dei nuovi insediamenti mazoniani ed ha contatti diretti con dignitari e membri del consiglio.
Viene quì ogni mese perchè ha un debole per una mia…collega. Questo lavoro è un ottima copertura per un agente nonchè un modo ideale per recuperare informazioni. In certe situazioni gli uomini diventano molto loquaci...Ebbene ho avuto una sola volta modo di frugare tra le sue cose una sera che se la stava spassando in un locale con la mia amica. Ho scoperto sul suo computer fotonico una serie di dati in cui si faceva riferimento ad un complotto per rovesciare la regina. Non ebbi modo però di fare una copia di quei dati e neppure di finire di esaminarli, sicuramente vi sono registrati nomi e riferimenti precisi. –Dobbiamo impossessarci di quel computer! disse Raflesia eccitata. –Appunto per questo vi ho fatto venire qui oggi. La persona in questione arriverà domattina e ripartirà il giorno dopo. Io non posso espormi direttamente, rischierei di bruciare la mia copertura, ma voi avrete campo libero per sottrargli quel computer che si porta sempre dietro. Farò in modo che la mia amica lo tenga opportunamente occupato... al resto dovrete pensare voi.
Inoltre domani l’albergo organizza una grande giornata di festa in costume, e sarà più facile muoversi in mezzo alla confusione e a tutta quella gente mascherata. 
Rimasero ancora un ora a discutere i dettagli del piano per l’indomani, dopodiché si salutarono con la giovane. Per non destare sospetti, all’uscita dalla porta la fanciulla baciò sensualmente prima la regina e poi Harlock: -Buonanotte cari, è stata una piacevolissima serata! Disse allontanandosi.
 -Certo che ha l’aria di una che ci sa fare…commentò il capitano, pulendosi le tracce di rossetto aromatizzato che segnavano le sue labbra. –Certo che ci sa fare! Rispose Raflesia, -Primo perché è una mazoniana, secondo perché è un agente bene addestrata…-Quindi vorresti dirmi che voi siete più brave in “certe” cose di tutte le altre donne, riprese lui con tono canzonatorio –Naturalmente! Ti ricordo che la nostra società è matriarcale e che per noi i maschi sono delle vere e proprie prede. – Non m’interessa diventare l’oggetto di conquista di una femmina, men che meno di una mazoniana, ribatté il capitano. –E invece dovresti sperimentarlo personalmente… aggiunse lei con un sorrisetto.
-E cosa dovrei sperimentare, sentiamo? Magari qualche giochino sadomaso di quelli che facevate nei bordelli di Drellius eh...? Riprese lui stizzito, -Ma tu che ne sai di che “giochini” facevamo noi? Sicuramente meno noiosi dei tuoi, bacchettone come sembri devi essere una noia mortale quando sei con una donna...gli rispose lei sempre più divertita.
–Bene, pensò Harlock sconsolato,-Si sta preparando proprio una bella notte!
Invece i peggiori presentimenti del capitano andarono smentiti. Tanta era la tensione e la stanchezza accumulati in quel giorno che appena sotto le coperte entrambi caddero subito in un sonno profondo. Fu il capitano a destarsi per primo nel cuore della notte. Raflesia era di nuovo in preda agli incubi ma stavolta la cosa pareva più grave del solito. I lamenti erano diventati quasi grida, grida disperate: -No, no! Vi prego! Perdono!  Le sentì pronunciare, poi altre frasi incomprensibili. La regina si agitava sempre più, pareva quasi fosse preda di una crisi epilettica tanto che Harlock cominciò a preoccuparsi. Le si avvicinò coprendo l’ampia distanza che li separava in quell’enorme letto. Nel frattempo lei si stava dimenando sempre più: -Aiuto! Perdono! Harlock! Harlock! Aveva cominciato ad agitare anche le braccia e il capitano fece in tempo ad afferrargliele bloccandola: - Svegliati Raflesia! E’ solo un incubo! Le disse. -Oh Harlock! ...aiutami! Continuava a ripetere lei ancora immersa nel sonno. Lui tentò di scuoterla lievemente, abbracciandola. In quel momento lei socchiuse gli occhi e smise di lamentarsi. Passò un istante di silenzio che parve un eternità. I loro volti erano vicinissimi e quasi si toccavano e Harlock poteva avvertire il caldo respiro della donna ancora affannoso. Poi lievemente, impercettibilmente ma inesorabilmente scivolarono l’uno verso l’altro e le loro labbra si unirono in un bacio tenerissimo. 
Si riaddormentarono così, stretti dolcemente senza che fosse successo nulla di più di quell’abbraccio.
La mattina al risveglio Harlock si ritrovò solo nel letto: -Ecco, lo sapevo! E’ successo il disastro, iniziò a disperarsi, - Che m’avrà detto mai il cervello questa notte! Sarà sicuramente scappata via…  
Si vestì rapidamente e si precipitò fuori della stanza, quando si accorse che lei era ancora là. Era semplicemente uscita in terrazzo, appoggiata al davanzale a contemplare il sorgere del sole bianco di quel pianeta, lo sguardo perso a rimirare quella suggestiva aurora. 
-Come stai, le chiese lui preoccupato. –Sto bene Harlock, non ti preoccupare per me...gli rispose lei con voce calma. -Ti chiedo scusa, Raflesia, non avrei mai dovuto...
-E’ successo perchè doveva succedere...così volevano gli dei, o il destino se preferisci, riprese lei. Era destino che alla fine i nostri sogni s’incontrassero nella realtà.
Sai, forse ho finalmente capito una cosa riguardo la nostra vicenda, cioè intendo tua e mia...Harlock per un attimo trasalì: -Tua e mia? –Sì continuò lei: -Lo sai quando è che mi hai veramente sconfitto Harlock? –Beh...al nostro duello, mi pare ovvio...rispose il capitano. –No, ti sbagli, l’hai fatto molto prima. Mi hai sconfitto quella volta che, incurante del rischio che correvate tu e tuoi compagni, vi siete fermati a soccorrere quei civili della tribù di Toga e avete aiutato quella loro donna a partorire. Se ben ricordi tutte le altre astronavi civili contravvenendo ai miei ordini si ammassarono attorno alla tua nave per impedire che fosse colpita. Nonostante ciò, io nella mia folle determinazione a sconfiggerti avevo dato ordine ai miei militari di colpire tutte quelle navi civili, colpevoli di tradimento. Ma i militari, e ringrazio ancora gli dei per questo, non mi obbedirono e tutto rimase fermo e immobile in un silenzio irreale. Silenzio che fu rotto solo dai vagiti di quel neonato. Ebbene quella fu la vera vittoria della vita sulla morte, e fu la mia sconfitta, la sconfitta del male nelle fattezze di una folle regina sanguinaria...da quel momento ormai tutto era perduto, avrei dovuto rendermene conto prima e risparmiare al mio popolo ulteriori sofferenze adoperandomi per un onorevole resa.
 Harlock era rimasto in silenzio ad ascoltarla, e solo alla fine le rispose: -Ascoltami Raflesia, ora come ora non importa più chi ha vinto o ha perso e in quale maniera lo abbia fatto, per me il passato è sepolto, quello che conta veramente è il presente e la nostra capacità di viverlo appieno. L’unica cosa che possiamo fare è guardare sempre avanti cercando, se ci è possibile, di rimediare agli errori che abbiamo fatto. E questo è proprio quello che hai fatto tu, impegnandoti a dare sempre il meglio per il tuo popolo, senza risparmiarti mai un solo istante. In questi anni sei cambiata Raflesia, o meglio sei tornata ad essere la regina saggia e mite di un tempo, quella che Galia amava ed ammirava. Adesso sei una buona regina ed è solo questo quello che conta.
 –Lo pensi davvero, Franklyn? –Sì, rispose lui prendendole le mani.

 

 

                                                                        9. La notte è piccola







La regina continuò a conversare amabilmente con la giovane entreneuse mentre si dirigevano verso gli ascensori.  Durante la salita Harlock incrociò lo sguardo di alcuni uomini presenti nella grande cabina che lo fissavano tradendo una profonda invidia. Non era certo da tutti poter usufruire della compagnia di due così belle donne contemporaneamente…

Arrivati all’ingresso della loro suite il capitano aprì la porta con il chip in dotazione e i tre entrarono velocemente. Una volta dentro Raflesia disattivò il dispositivo di proiezione per poter riapparire alle sue reali fattezze. Alla vista della regina la giovane sbiancò in volto e si prostrò subito di fronte a lei: -Mia regina e mia sovrana, è un onore per me poter conferire con vostra altezza! Chiedo umilmente scusa per essermi rivolta a voi prima con tanta libertà e sfacciataggine. Come posso io, umile servitrice, esservi d’aiuto? La ragazza era chiaramente una mazoniana doc e della vecchia scuola… La regina la fece rialzare prendendola per mano, cosa che stupì alquanto la giovane agente.  D’ora in poi chiamami solo Raflesia, ma dimmi piuttosto il tuo nome e il tuo compito. -Mi chiamo Amalia e sono l’agente n°4539 dei servizi segreti speciali dell’onnipotente Mazone! Il mio compito è quello di investigare e raccogliere elementi ed informazioni atte a preservare la sicurezza della Regina e del Regno! La regina sorrise, evidentemente la giovane non si era ancora abituata ai grandi cambiamenti che vi erano stati nel loro regno e probabilmente i suoi contatti l’avevano tenuta all’oscuro di molte cose per poter continuare a servirsene. Io e te credo che dovremo fare una lunga chiacchierata. Poi ci darai le informazioni che avevi in serbo per noi.

Harlock lasciò che la regina conferisse con la sua fedele suddita nel salottino e approfittò di quel momento per contattare l’Arcadia su di un canale criptato con il ricetrasmettitore che teneva in camera. Aggiornò Galia sugli ultimi avvenimenti e si assicurò che nel porto franco tutto fosse tranquillo. Quando tornò dalle due, notò come Amalia fosse lievemente stranita, evidentemente le notizie ricevute dovevano averla un po’ turbata. Appena vide il capitano esclamò: allora sei tu Harlock, il più grande nemico di Mazone, il terrestre che ci ha sconfitto! –Lui non’è più nostro nemico, le disse Raflesia, anzi ci sta aiutando a scoprire chi vuole uccidermi ed impadronirsi del potere. Puoi dire anche a lui quello che mi hai appena detto.  Amalia ebbe un attimo di esitazione dopodichè cominciò: -Circa sei mesi fa sono stata contattata dal mio superiore. Gli ordini erano di tenere d’occhio alcuni avventori dell’albergo, clienti abituali, che si sospettava avessero a che fare con un complotto non meglio precisato. Le notizie che ci erano pervenute erano molto vaghe. In realtà anche le semplici informazioni riguardo il nuovo assetto di Mazone sono sempre state piuttosto carenti. Questo è un posto dove è raro vedere gente del nostro popolo e averne notizie di prima mano...comunque delle persone segnalate solo una è risultata effettivamente coinvolta. Si tratta di un ricco commerciante salariano di nome Nadir che fa abitualmente la spola con le città più importanti dei nuovi insediamenti mazoniani ed ha contatti diretti con dignitari e membri del consiglio.

Viene quì ogni mese perchè ha un debole per una mia…collega. Questo lavoro è un ottima copertura per un agente nonchè un modo ideale per recuperare informazioni. In certe situazioni gli uomini diventano molto loquaci...Ebbene ho avuto una sola volta modo di frugare tra le sue cose una sera che se la stava spassando in un locale con la mia amica. Ho scoperto sul suo computer fotonico una serie di dati in cui si faceva riferimento ad un complotto per rovesciare la regina. Non ebbi modo però di fare una copia di quei dati e neppure di finire di esaminarli, sicuramente vi sono registrati nomi e riferimenti precisi. –Dobbiamo impossessarci di quel computer! disse Raflesia eccitata. –Appunto per questo vi ho fatto venire qui oggi. La persona in questione arriverà domattina e ripartirà il giorno dopo. Io non posso espormi direttamente, rischierei di bruciare la mia copertura, ma voi avrete campo libero per sottrargli quel computer che si porta sempre dietro. Farò in modo che la mia amica lo tenga opportunamente occupato... al resto dovrete pensare voi.

Inoltre domani l’albergo organizza una grande giornata di festa in costume, e sarà più facile muoversi in mezzo alla confusione e a tutta quella gente mascherata. 

Rimasero ancora un ora a discutere i dettagli del piano per l’indomani, dopodiché si salutarono con la giovane. Per non destare sospetti, all’uscita dalla porta la fanciulla baciò sensualmente prima la regina e poi Harlock: -Buonanotte cari, è stata una piacevolissima serata! Disse allontanandosi.

 -Certo che ha l’aria di una che ci sa fare…commentò il capitano, pulendosi le tracce di rossetto aromatizzato che segnavano le sue labbra. –Certo che ci sa fare! Rispose Raflesia, -Primo perché è una mazoniana, secondo perché è un agente bene addestrata…-Quindi vorresti dirmi che voi siete più brave in “certe” cose di tutte le altre donne, riprese lui con tono canzonatorio –Naturalmente! Ti ricordo che la nostra società è matriarcale e che per noi i maschi sono delle vere e proprie prede. – Non m’interessa diventare l’oggetto di conquista di una femmina, men che meno di una mazoniana, ribatté il capitano. –E invece dovresti sperimentarlo personalmente… aggiunse lei con un sorrisetto.

-E cosa dovrei sperimentare, sentiamo? Magari qualche giochino sadomaso di quelli che facevate nei bordelli di Drellius eh...? Riprese lui stizzito, -Ma tu che ne sai di che “giochini” facevamo noi? Sicuramente meno noiosi dei tuoi, bacchettone come sembri devi essere una noia mortale quando sei con una donna...gli rispose lei sempre più divertita.

–Bene, pensò Harlock sconsolato,-Si sta preparando proprio una bella notte!

Invece i peggiori presentimenti del capitano andarono smentiti. Tanta era la tensione e la stanchezza accumulati in quel giorno che appena sotto le coperte entrambi caddero subito in un sonno profondo. Fu il capitano a destarsi per primo nel cuore della notte. Raflesia era di nuovo in preda agli incubi ma stavolta la cosa pareva più grave del solito. I lamenti erano diventati quasi grida, grida disperate: -No, no! Vi prego! Perdono!  Le sentì pronunciare, poi altre frasi incomprensibili. La regina si agitava sempre più, pareva quasi fosse preda di una crisi epilettica tanto che Harlock cominciò a preoccuparsi. Le si avvicinò coprendo l’ampia distanza che li separava in quell’enorme letto. Nel frattempo lei si stava dimenando sempre più: -Aiuto! Perdono! Harlock! Harlock! Aveva cominciato ad agitare anche le braccia e il capitano fece in tempo ad afferrargliele bloccandola: - Svegliati Raflesia! E’ solo un incubo! Le disse. -Oh Harlock! ...aiutami! Continuava a ripetere lei ancora immersa nel sonno. Lui tentò di scuoterla lievemente, abbracciandola. In quel momento lei socchiuse gli occhi e smise di lamentarsi. Passò un istante di silenzio che parve un eternità. I loro volti erano vicinissimi e quasi si toccavano e Harlock poteva avvertire il caldo respiro della donna ancora affannoso. Poi lievemente, impercettibilmente ma inesorabilmente scivolarono l’uno verso l’altro e le loro labbra si unirono in un bacio tenerissimo. 

Si riaddormentarono così, stretti dolcemente senza che fosse successo nulla di più di quell’abbraccio.

La mattina al risveglio Harlock si ritrovò solo nel letto: -Ecco, lo sapevo! E’ successo il disastro, iniziò a disperarsi, - Che m’avrà detto mai il cervello questa notte! Sarà sicuramente scappata via…  

Si vestì rapidamente e si precipitò fuori della stanza, quando si accorse che lei era ancora là. Era semplicemente uscita in terrazzo, appoggiata al davanzale a contemplare il sorgere del sole bianco di quel pianeta, lo sguardo perso a rimirare quella suggestiva aurora. 

-Come stai, le chiese lui preoccupato. –Sto bene Harlock, non ti preoccupare per me...gli rispose lei con voce calma. -Ti chiedo scusa, Raflesia, non avrei mai dovuto...

-E’ successo perchè doveva succedere...così volevano gli dei, o il destino se preferisci, riprese lei. Era destino che alla fine i nostri sogni s’incontrassero nella realtà.

Sai, forse ho finalmente capito una cosa riguardo la nostra vicenda, cioè intendo tua e mia...Harlock per un attimo trasalì: -Tua e mia? –Sì continuò lei: -Lo sai quando è che mi hai veramente sconfitto Harlock? –Beh...al nostro duello, mi pare ovvio...rispose il capitano. –No, ti sbagli, l’hai fatto molto prima. Mi hai sconfitto quella volta che, incurante del rischio che correvate tu e tuoi compagni, vi siete fermati a soccorrere quei civili della tribù di Toga e avete aiutato quella loro donna a partorire. Se ben ricordi tutte le altre astronavi civili contravvenendo ai miei ordini si ammassarono attorno alla tua nave per impedire che fosse colpita. Nonostante ciò, io nella mia folle determinazione a sconfiggerti avevo dato ordine ai miei militari di colpire tutte quelle navi civili, colpevoli di tradimento. Ma i militari, e ringrazio ancora gli dei per questo, non mi obbedirono e tutto rimase fermo e immobile in un silenzio irreale. Silenzio che fu rotto solo dai vagiti di quel neonato. Ebbene quella fu la vera vittoria della vita sulla morte, e fu la mia sconfitta, la sconfitta del male nelle fattezze di una folle regina sanguinaria...da quel momento ormai tutto era perduto, avrei dovuto rendermene conto prima e risparmiare al mio popolo ulteriori sofferenze adoperandomi per un onorevole resa.

 Harlock era rimasto in silenzio ad ascoltarla, e solo alla fine le rispose: -Ascoltami Raflesia, ora come ora non importa più chi ha vinto o ha perso e in quale maniera lo abbia fatto, per me il passato è sepolto, quello che conta veramente è il presente e la nostra capacità di viverlo appieno. L’unica cosa che possiamo fare è guardare sempre avanti cercando, se ci è possibile, di rimediare agli errori che abbiamo fatto. E questo è proprio quello che hai fatto tu, impegnandoti a dare sempre il meglio per il tuo popolo, senza risparmiarti mai un solo istante. In questi anni sei cambiata Raflesia, o meglio sei tornata ad essere la regina saggia e mite di un tempo, quella che Galia amava ed ammirava. Adesso sei una buona regina ed è solo questo quello che conta.

 –Lo pensi davvero, Franklyn? –Sì, rispose lui prendendole le mani.

 

Nota al capitolo 9: L'episodio descritto da Raflesia riguardo la tribù di Toga è contenuto nel 40° episodio della serie televisiva del '78. 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Un ballo in maschera ***


 

                                                        10. Un ballo in maschera
Dopo colazione, il capitano e la regina, con il pretesto di dover fare un po’ di shopping per i negozi della città, si allontanarono dall’albergo e fecero ritorno sull’Arcadia. Avevano bisogno di attrezzarsi per la missione che li attendeva la sera. Innanzitutto serviva un decrittatore esponenziale portatile ed una chiave digitale universale per quando avrebbero messo le mani su quel computer. Inoltre Harlock voleva prendere alcuni gadgets speciali che a suo tempo aveva fatto realizzare a Yattaran, aveva infatti lo strano presentimento che gli sarebbero tornati utili.
Miime e Galia li accolsero calorosamente: -Bentornati disse l’empate, ma sapete che vi trovo proprio bene! La vacanza evidentemente vi ha giovato! –Sì, sì è proprio vero, aggiunse Galia, -Fare i fidanzatini vi si addice! -Meno spirito, per favore, taglio corto il capitano –Abbiamo ancora un sacco di cose da fare. –E io devo contattare i miei su Beta, disse Raflesia avviandosi alla postazione di comunicazione subspaziale.
Una volta sbrigate quelle faccende, il capitano e la regina fecero un piccolo resoconto dell’incontro avuto con Amalia e del piano che si accingevano a mettere in atto per impadronirsi del computer di Nadir, dopodichè si prepararono a tornare in albergo. Stavano per imboccare lo scivolo verso la rampa d’uscita, quando una voce li raggiunse: –Fermi un po’! Li bloccò Galia –Dove credete di andare? Non vi pare di aver dimenticato qualcosa?  -Cosa? Chiese Harlock, -Ma i costumi per la festa in maschera! E’ fondamentale che non attiriate l’attenzione proprio oggi e quale miglior modo se non quello di confondersi in mezzo a tanti altri in costume?  Il capitano fece una smorfia...-Ma dove li troviamo adesso dei costumi? – E’ facilissimo, disse Miime strizzando l’occhio giallo a Galia –I costumi li avete già! Basterà che ognuno indossi il proprio vero abito. Tu Harlock la tua giubba con il mantello e il simbolo del jollyroger e la benda sull’occhio, Raflesia il suo abito regale con la corona! In altre parole impersonerete voi stessi, in fondo siete diventati dei personaggi celebri...Il capitano rimase un attimo perplesso, ma poi approvò in pieno la proposta, in fondo non gli dispiaceva riassumere le sue solite sembianze. La regina era un po’ meno convinta: -Ma io non ho dietro la mia tunica nera, quella con lo spacco a forma di cuore, e tantomeno la corona! –Nessun problema, disse Galia. -Ho visto che qui sulla nave vi è una sartoria con un assemblatore computerizzato in grado di tagliare e realizzare in un attimo ogni tipo di abito. Provvederò io al disegno della tunica, e per la corona useremo il replicatore di parti meccaniche, con l’aiuto di Tochiro, ovviamente...sarà questione di mezz’ora e tutto sarà pronto.
E così quel pomeriggio dall’Arcadia lo spacewolf partì con a bordo una delle più singolari coppie che si fossero mai viste. –Mah..., questa storia ancora non mi convince del tutto, bofonchiò il capitano mentre guidava la navetta alla volta dell’hotel Venus, -Ma dai, in fondo è vero, gli rispose Raflesia, -Non era proprio quel vostro scrittore, Edgar Allan Poe, mi sembra, che diceva che il modo migliore per nascondere una cosa è proprio quello di metterla in bella mostra davanti a tutti? –Si, ma speriamo che non tutti abbiano una cultura letteraria come la tua, le rispose lui con una risata.
Una volta rimesso piede in albergo si ritrovarono in mezzo ad una surreale baraonda. Centinaia di clienti, ma anche gli stessi inservienti si aggiravano per gli ambienti dell’hotel tutti rigorosamente travestiti con i più svariati e variopinti costumi: Cavalieri medievali, dame rinascimentali, damine e cicisbei settecenteschi, antichi greci e romani, pirati, supereroi, guerrieri spaziali e ogni sorta di personaggio celebre o di fantasia. –Ecco, hai visto! Ci sono anche i pirati. Disse Raflesia ironica, 
-Così ti troverai a tuo agio! –Se è per questo ho visto anche tanti principi e reali con cui fraternizzare, gli rimandò lui sogghignando. Come previsto da Miime e Galia, i due passarono completamente inosservati in mezzo a quella fiera carnevalesca. Solo un’anziana coppia di turisti in abito tirolese li fermò per far loro i complimenti: - Bellissimi costumi! Disse loro l’anziana signora, ...-Anche se tutti sanno che il mitico Capitan Harlock era molto più alto e muscoloso...-Ah, davvero?  Rispose divertito il vero capitano. –Mentre è risaputo che la crudele regina Raflesia era piuttosto racchietta, non certo una così bella donna come lei, aggiunse l’anziano coniuge.  –Racchietta? Esplose la regina. –Ma veramente... -Suvvia cara, il signore ti ha appena fatto un gran complimento, ma ora dobbiamo proprio andare, i nostri amici ci aspettano, fece Harlock con un sorrisone trascinandosi via una regina ancora interdetta. Raflesia era furiosa: -Racchietta a me? Ma come si permette? E chi ha messo in giro simili fandonie? –Ha, ha, ha!  Il capitano era piegato in due dalle risate. –Evidentemente la tua fama ti precede! Continuò lui senza riuscire a smettere di ridere. –Beh comunque anche tu non sei certo un fusto alto due metri, gli rispose lei facendogli una boccaccia. In quel momento furono interrotti da una comunicazione diffusa dagli altoparlanti:
-Signori e signore, un attimo di attenzione per cortesia, sono il direttore della struttura Venus e ho il piacere di comunicarvi che dopo il buffet di questa sera seguirà il gran ballo in maschera al termine del quale verranno proclamati i vincitori per il miglior costume della serata, auguro a tutti buon divertimento! –Bene, disse il capitano tornando serio, -Tutta questa confusione ci sarà propizia.
E così quella sera, dopo la cena al buffet, i due approfittarono come pianificato per introdursi nel’appartamento del salariano. Amalia aveva fatto loro sapere che la sua collega lo avrebbe trattenuto sino a tardi. Harlock armeggiò per pochi secondi prima di aprire la serratura elettronica.
 –Te la cavi bene a scassinare, gli disse la regina. –In fondo sono sempre un ex fuorilegge, rispose lui mentre entravano velocemente all’interno. –Tu cerca in salotto, io guarderò in camera e in bagno, disse lei. –Ok, capo, le rimandò ironico il capitano. Frugarono dappertutto per più di mezzora ma del computer nessuna traccia! Stavano già per darsi vinti quando ad un tratto sentirono delle voci provenire da fuori della porta d’ingresso: -Si rende conto che mi ha rovinato la serata che avevo programmato! Diceva una voce dal tono molto seccato -E io le dico che non ho tempo da perdere, se vuole combinare l’affare lo faremo adesso! Diceva un’altra voce con un tono strano. –Presto, dobbiamo nasconderci! Disse Harlock a Raflesia. Fecero appena in tempo a spegnere le luci e ad imboccare la camera da letto. –Là dentro! Indicandole un grande armadio. –Come nelle migliori pochade... commentò lei sarcastica. –Ssst! Stanno venendo qui! La zittì il capitano. Un attimo dopo fecero ingresso nella camera due individui in costume. Potevano vederli da un piccolo spiraglio che avevano lasciato aperto nell’armadio. Uno era vestito da sceicco arabo, presumibilmente Nadir, l’altro indossava un costume settecentesco coperto da un mantello scuro e portava un tricorno nero mentre il volto era celato da un domino veneziano. La sua voce sembrava artefatta, probabilmente alterata da un modificatore vocale contenuto nella maschera. –Eccolo. Disse lo sceicco, estraendo una piccola scatoletta metallica da una tasca dell’abito. –Era da immaginarselo che se lo fosse portato dietro, sussurrò Raflesia. –Fammi vedere se contiene quello che m’interessa. Riprese il veneziano. Dopo aver armeggiato qualche secondo parve finalmente soddisfatto. –Allora adesso voglio il mio compenso, ho dovuto faticare parecchio per ottenere questi segreti... disse Nadir.
 –Certo, avrai subito quello che ti spetta... sappi che questi per me non sono segreti ma tali dovranno rimanere! rispose l’altro con una cadenza minacciosa. La sorpresa del venditore si tramutò in terrore quando l’acquirente estrasse da sotto il mantello una pistola laser e fece fuoco. – Eccoti ricompensato! Esclamò con una risata sinistra per poi allontanarsi di corsa.
 –Dobbiamo inseguirlo! Fece Harlock mentre si precipitavano fuori del loro nascondiglio. Fecero appena in tempo per vedere un ombra scura sparire nell’ascensore. –Scendiamo anche noi! Disse il capitano, -Ma come facciamo a sapere a quale piano andare? Domandò la regina. -Sicuramente si vorrà confondere con la folla del ballo al piano centrale, disse lui. –Dobbiamo rischiare!
Arrivati al piano intermedio cominciarono a cercare tra la moltitudine di avventori in costume nel grande salone dove si svolgevano le danze. Si aggiravano in mezzo a quella folla di personaggi storici e fantastici ma dell’unica maschera che a loro interessava non vi era nessuna traccia.
-La prego madame, mi conceda questo ballo! Raflesia non aveva nemmeno fatto in tempo a rispondere che era stata già agguantata da un tizio vestito da Giulio Cesare che l’aveva trascinata in mezzo alle danze. –Ma veramente...provò a protestare lei mentre si trovava a roteare in un rapido valzer. Nel frattempo Harlock stava perlustrando il lato destro della sala. All’improvviso la musica cessò e con essa i balli, con sommo sollievo della regina che stava già meditando una mossa di Ka-suhn, antica arte marziale mazoniaia, per liberarsi dalle grinfie dell’imperatore romano.
-Signori e signore è giunto finalmente il momento della proclamazione dei vincitori per i migliori costumi della serata! La voce proveniva dal palco dell’orchestra dove un ometto vestito da Napoleone aveva appena parlato da un microfono. Quello che doveva essere il direttore dell’hotel riprese: -Ebbene abbiamo una coppia vincitrice, la nostra giuria ha eletto all’unanimità la signora Felicita Brown ed il signor Franklyn Patterson, con i loro costumi di Harlock e Raflesia!
Il capitano e la regina si guardarono attorno esterrefatti e prima che se ne potessero rendere conto erano già stati trascinati sul palco per la premiazione. -A nome della direzione dell’hotel Venus ho il piacere di consegnarvi le nostre coppe in viridium...-Harlock, guarda laggiù, è lui! Gridò Raflesia. Il capitano vide che in angolo in fondo si stava aggirando proprio il tipo che stavano cercando.  –Grazie mille, ma sarà per un’altra volta, disse al direttore mentre lui e la regina si precipitavono di corsa giù dal palco. Dal canto suo il tricorno nero si era accorto dei suoi inseguitori e si era messo a correre anche lui. –Sta dirigendosi verso il terrazzo! Dividiamoci, tu vai sul lato est io andro su quello ovest! Disse il capitano. Il vastissimo terrazzo del piano centrale correva tutto attorno in una sorta di profilo anulare. Lussureggianti giardini pensili si alternavano a vertiginosi belvedere. Nascondersi in mezzo a tutta quella vegetazione sarebbe stato molto facile e se non avessero avuto con loro un paio di scanner ad infrarossi in grado di individuare esseri a sangue caldo la loro impresa sarebbe diventata quasi impossibile. Continuavano a perlustrare quella zona verde ma erano solo riusciti a stanare diverse coppiette nascoste tra i cespugli. Alla fine il capitano notò sul piccolo display dello strumento un puntino poco luminoso in direzione del belvedere centrale, pensò che si trattasse di un animale ma decise comunque di dare un occhiata. Arrivato sul posto non notò nulla di particolare, tutto sembrava tranquillo e lo scanner non mostrava nulla nel raggio di parecchi metri. Stava per tornarsene indietro quando ad un tratto sentì un fruscio di fogliame provenire dall’alto. Non fece in tempo a realizzare cosa stesse accadendo che era già stato travolto da quell’aggressore piombatogli addosso dal ramo di un albero. La lotta cominciò furiosa, il fuggitivo picchiava duro e non gli permetteva di impugnare la sua arma. Ad un certo punto si ritrovò schiacciato contro la ringhiera del belvedere. Diede un gran colpo di reni ma l’effetto fu imprevisto: tutti e due si ritrovarono nel vuoto!
Harlock! Urlò Raflesia disperata, avendo visto la scena di lontano. Si precipitò sul posto in tempo per vedere i due che erano riusciti ad aggrapparsi all’enorme statua di Athena che svettava proprio sotto il belvedere. Il capitano ed il misterioso individuo riuscirono a risollevarsi su di una zona piana situata sulla testa della statua di cemento e ricominciarono a lottare a pochi centimetri dallo strapiombo. La regina non poteva intervenire in alcun modo, da quella distanza rischiava di colpire Harlock. Nel frattempo sulla statua la lotta proseguiva senza esclusione di colpi e nonostante i due a tratti si ritrovassero avvinghiati strettamente, il capitano non era riuscito a togliere la maschera dal volto di quell’individuo. Ad un tratto quest’ultimo con un calcio ben assestato riuscì a far perdere l’equilibrio ad Harlock che si ritrovò a terra e con il corpo che sporgeva quasi per metà a mezz’aria.
I due si afferravano reciprocamente per la gola mentre l’individuo tentava di spingere nel vuoto il suo avversario. Il capitano resisteva opponendo un’eguale forza contraria ma l’impegno era immane, il personaggio misterioso era dotato di un incredibile energia! In quello stesso momento lo sentì pronunciare delle parole con la sua voce artefatta: -Comando vocale codice 3378! Nel giro di pochi secondi furono affiancati da una piccola navicella che sembrava sbucata fuori dal nulla. Harlock, anche per via dell’improvviso spostamento d’aria che si era creato, perse per un attimo la concentrazione, quanto bastò al tizio per riuscire a staccarsi dalla sua presa e a fargli perdere quasi completamente il contatto con la statua. Si ritrovò così ad essere sospeso per aria aggrappato appena ad una sporgenza di cemento. –Addio rompiscatole, mi dispiace che non si possa concludere ora la nostra discussione, ma impegni più urgenti mi richiamano! Disse sarcastico quell’individuo mentre saliva sulla navetta. In attimo sparì dalla vista lasciando il capitano a penzolare nel vuoto.  –Raflesia! Urlò il nostro, -Usa il gadget speciale che ti ho dato! La regina frugò nella piccola borsa a tracolla che Harlock le aveva dato poco prima e ne tirò fuori quella che sembrava una specie di pistola lanciarazzi. Mirò ad un punto opportuno della statua e fece fuoco. Un piccolo arpione collegato ad un sottile cavo andò a conficcarsi la dove aveva puntato creando un appiglio sicuro al quale poté aggrapparsi il capitano. Agganciò in modo sicuro il corpo della pistola alla ringhiera metallica ed azionò un dispositivo che allungando opportunamente il cavo permise ad Harlock di calarsi, scivolando lentamente fino ad arrivare ad un balcone sottostante. –Vediamoci sul tetto per recuperare lo spacewolf, le disse lui mentre rientrava forzando la porta a vetri.
Una volta a bordo della navetta il capitano commentò amaramente: -Ormai ci è sfuggito! –Con tutto il traffico di veivoli che c’è in questa città sarà praticamente impossibile rintracciarlo! –E’un disastro! Sbottò Raflesia, -Era l’unica traccia che avevamo e senza quel computer siamo punto d’accapo! –In realtà forse qualcosa ci è rimasto in mano, disse Harlock con un tono enigmatico, e mentre lo diceva tirò fuori un piccolo quadratino di plastica nera.

 

 

                                                                    10. Un ballo in maschera





Dopo colazione, il capitano e la regina, con il pretesto di dover fare un po’ di shopping per i negozi della città, si allontanarono dall’albergo e fecero ritorno sull’Arcadia. Avevano bisogno di attrezzarsi per la missione che li attendeva la sera. Innanzitutto serviva un decrittatore esponenziale portatile ed una chiave digitale universale per quando avrebbero messo le mani su quel computer. Inoltre Harlock voleva prendere alcuni gadgets speciali che a suo tempo aveva fatto realizzare a Yattaran, aveva infatti lo strano presentimento che gli sarebbero tornati utili.

Miime e Galia li accolsero calorosamente: -Bentornati disse l’empate, ma sapete che vi trovo proprio bene! La vacanza evidentemente vi ha giovato! –Sì, sì è proprio vero, aggiunse Galia, -Fare i fidanzatini vi si addice! -Meno spirito, per favore, taglio corto il capitano –Abbiamo ancora un sacco di cose da fare. –E io devo contattare i miei su Beta, disse Raflesia avviandosi alla postazione di comunicazione subspaziale.

Una volta sbrigate quelle faccende, il capitano e la regina fecero un piccolo resoconto dell’incontro avuto con Amalia e del piano che si accingevano a mettere in atto per impadronirsi del computer di Nadir, dopodichè si prepararono a tornare in albergo. Stavano per imboccare lo scivolo verso la rampa d’uscita, quando una voce li raggiunse: –Fermi un po’! Li bloccò Galia –Dove credete di andare? Non vi pare di aver dimenticato qualcosa?  -Cosa? Chiese Harlock, -Ma i costumi per la festa in maschera! E’ fondamentale che non attiriate l’attenzione proprio oggi e quale miglior modo se non quello di confondersi in mezzo a tanti altri in costume?  Il capitano fece una smorfia...-Ma dove li troviamo adesso dei costumi? – E’ facilissimo, disse Miime strizzando l’occhio giallo a Galia –I costumi li avete già! Basterà che ognuno indossi il proprio vero abito. Tu Harlock la tua giubba con il mantello e il simbolo del jollyroger e la benda sull’occhio, Raflesia il suo abito regale con la corona! In altre parole impersonerete voi stessi, in fondo siete diventati dei personaggi celebri...Il capitano rimase un attimo perplesso, ma poi approvò in pieno la proposta, in fondo non gli dispiaceva riassumere le sue solite sembianze. La regina era un po’ meno convinta: -Ma io non ho dietro la mia tunica nera, quella con lo spacco a forma di cuore, e tantomeno la corona! –Nessun problema, disse Galia. -Ho visto che qui sulla nave vi è una sartoria con un assemblatore computerizzato in grado di tagliare e realizzare in un attimo ogni tipo di abito. Provvederò io al disegno della tunica, e per la corona useremo il replicatore di parti meccaniche, con l’aiuto di Tochiro, ovviamente...sarà questione di mezz’ora e tutto sarà pronto.

E così quel pomeriggio dall’Arcadia lo spacewolf partì con a bordo una delle più singolari coppie che si fossero mai viste. –Mah..., questa storia ancora non mi convince del tutto, bofonchiò il capitano mentre guidava la navetta alla volta dell’hotel Venus, -Ma dai, in fondo è vero, gli rispose Raflesia, -Non era proprio quel vostro scrittore, Edgar Allan Poe, mi sembra, che diceva che il modo migliore per nascondere una cosa è proprio quello di metterla in bella mostra davanti a tutti? –Si, ma speriamo che non tutti abbiano una cultura letteraria come la tua, le rispose lui con una risata.

Una volta rimesso piede in albergo si ritrovarono in mezzo ad una surreale baraonda. Centinaia di clienti, ma anche gli stessi inservienti si aggiravano per gli ambienti dell’hotel tutti rigorosamente travestiti con i più svariati e variopinti costumi: Cavalieri medievali, dame rinascimentali, damine e cicisbei settecenteschi, antichi greci e romani, pirati, supereroi, guerrieri spaziali e ogni sorta di personaggio celebre o di fantasia. –Ecco, hai visto! Ci sono anche i pirati. Disse Raflesia ironica, 

-Così ti troverai a tuo agio! –Se è per questo ho visto anche tanti principi e reali con cui fraternizzare, gli rimandò lui sogghignando. Come previsto da Miime e Galia, i due passarono completamente inosservati in mezzo a quella fiera carnevalesca. Solo un’anziana coppia di turisti in abito tirolese li fermò per far loro i complimenti: - Bellissimi costumi! Disse loro l’anziana signora, ...-Anche se tutti sanno che il mitico Capitan Harlock era molto più alto e muscoloso...-Ah, davvero?  Rispose divertito il vero capitano. –Mentre è risaputo che la crudele regina Raflesia era piuttosto racchietta, non certo una così bella donna come lei, aggiunse l’anziano coniuge.  –Racchietta? Esplose la regina. –Ma veramente... -Suvvia cara, il signore ti ha appena fatto un gran complimento, ma ora dobbiamo proprio andare, i nostri amici ci aspettano, fece Harlock con un sorrisone trascinandosi via una regina ancora interdetta. Raflesia era furiosa: -Racchietta a me? Ma come si permette? E chi ha messo in giro simili fandonie? –Ha, ha, ha!  Il capitano era piegato in due dalle risate. –Evidentemente la tua fama ti precede! Continuò lui senza riuscire a smettere di ridere. –Beh comunque anche tu non sei certo un fusto alto due metri, gli rispose lei facendogli una boccaccia. In quel momento furono interrotti da una comunicazione diffusa dagli altoparlanti:

-Signori e signore, un attimo di attenzione per cortesia, sono il direttore della struttura Venus e ho il piacere di comunicarvi che dopo il buffet di questa sera seguirà il gran ballo in maschera al termine del quale verranno proclamati i vincitori per il miglior costume della serata, auguro a tutti buon divertimento! –Bene, disse il capitano tornando serio, -Tutta questa confusione ci sarà propizia.

E così quella sera, dopo la cena al buffet, i due approfittarono come pianificato per introdursi nel’appartamento del salariano. Amalia aveva fatto loro sapere che la sua collega lo avrebbe trattenuto sino a tardi. Harlock armeggiò per pochi secondi prima di aprire la serratura elettronica.

 –Te la cavi bene a scassinare, gli disse la regina. –In fondo sono sempre un ex fuorilegge, rispose lui mentre entravano velocemente all’interno. –Tu cerca in salotto, io guarderò in camera e in bagno, disse lei. –Ok, capo, le rimandò ironico il capitano. Frugarono dappertutto per più di mezzora ma del computer nessuna traccia! Stavano già per darsi vinti quando ad un tratto sentirono delle voci provenire da fuori della porta d’ingresso: -Si rende conto che mi ha rovinato la serata che avevo programmato! Diceva una voce dal tono molto seccato -E io le dico che non ho tempo da perdere, se vuole combinare l’affare lo faremo adesso! Diceva un’altra voce con un tono strano. –Presto, dobbiamo nasconderci! Disse Harlock a Raflesia. Fecero appena in tempo a spegnere le luci e ad imboccare la camera da letto. –Là dentro! Indicandole un grande armadio. –Come nelle migliori pochade... commentò lei sarcastica. –Ssst! Stanno venendo qui! La zittì il capitano. Un attimo dopo fecero ingresso nella camera due individui in costume. Potevano vederli da un piccolo spiraglio che avevano lasciato aperto nell’armadio. Uno era vestito da sceicco arabo, presumibilmente Nadir, l’altro indossava un costume settecentesco coperto da un mantello scuro e portava un tricorno nero mentre il volto era celato da un domino veneziano. La sua voce sembrava artefatta, probabilmente alterata da un modificatore vocale contenuto nella maschera. –Eccolo. Disse lo sceicco, estraendo una piccola scatoletta metallica da una tasca dell’abito. –Era da immaginarselo che se lo fosse portato dietro, sussurrò Raflesia. –Fammi vedere se contiene quello che m’interessa. Riprese il veneziano. Dopo aver armeggiato qualche secondo parve finalmente soddisfatto. –Allora adesso voglio il mio compenso, ho dovuto faticare parecchio per ottenere questi segreti... disse Nadir.

 –Certo, avrai subito quello che ti spetta... sappi che questi per me non sono segreti ma tali dovranno rimanere! rispose l’altro con una cadenza minacciosa. La sorpresa del venditore si tramutò in terrore quando l’acquirente estrasse da sotto il mantello una pistola laser e fece fuoco. – Eccoti ricompensato! Esclamò con una risata sinistra per poi allontanarsi di corsa.

 –Dobbiamo inseguirlo! Fece Harlock mentre si precipitavano fuori del loro nascondiglio. Fecero appena in tempo per vedere un ombra scura sparire nell’ascensore. –Scendiamo anche noi! Disse il capitano, -Ma come facciamo a sapere a quale piano andare? Domandò la regina. -Sicuramente si vorrà confondere con la folla del ballo al piano centrale, disse lui. –Dobbiamo rischiare!

Arrivati al piano intermedio cominciarono a cercare tra la moltitudine di avventori in costume nel grande salone dove si svolgevano le danze. Si aggiravano in mezzo a quella folla di personaggi storici e fantastici ma dell’unica maschera che a loro interessava non vi era nessuna traccia.

-La prego madame, mi conceda questo ballo! Raflesia non aveva nemmeno fatto in tempo a rispondere che era stata già agguantata da un tizio vestito da Giulio Cesare che l’aveva trascinata in mezzo alle danze. –Ma veramente...provò a protestare lei mentre si trovava a roteare in un rapido valzer. Nel frattempo Harlock stava perlustrando il lato destro della sala. All’improvviso la musica cessò e con essa i balli, con sommo sollievo della regina che stava già meditando una mossa di Ka-suhn, antica arte marziale mazoniaia, per liberarsi dalle grinfie dell’imperatore romano.

-Signori e signore è giunto finalmente il momento della proclamazione dei vincitori per i migliori costumi della serata! La voce proveniva dal palco dell’orchestra dove un ometto vestito da Napoleone aveva appena parlato da un microfono. Quello che doveva essere il direttore dell’hotel riprese: -Ebbene abbiamo una coppia vincitrice, la nostra giuria ha eletto all’unanimità la signora Felicita Brown ed il signor Franklyn Patterson, con i loro costumi di Harlock e Raflesia!

Il capitano e la regina si guardarono attorno esterrefatti e prima che se ne potessero rendere conto erano già stati trascinati sul palco per la premiazione. -A nome della direzione dell’hotel Venus ho il piacere di consegnarvi le nostre coppe in viridium...-Harlock, guarda laggiù, è lui! Gridò Raflesia. Il capitano vide che in angolo in fondo si stava aggirando proprio il tipo che stavano cercando.  –Grazie mille, ma sarà per un’altra volta, disse al direttore mentre lui e la regina si precipitavono di corsa giù dal palco. Dal canto suo il tricorno nero si era accorto dei suoi inseguitori e si era messo a correre anche lui. –Sta dirigendosi verso il terrazzo! Dividiamoci, tu vai sul lato est io andro su quello ovest! Disse il capitano. Il vastissimo terrazzo del piano centrale correva tutto attorno in una sorta di profilo anulare. Lussureggianti giardini pensili si alternavano a vertiginosi belvedere. Nascondersi in mezzo a tutta quella vegetazione sarebbe stato molto facile e se non avessero avuto con loro un paio di scanner ad infrarossi in grado di individuare esseri a sangue caldo la loro impresa sarebbe diventata quasi impossibile. Continuavano a perlustrare quella zona verde ma erano solo riusciti a stanare diverse coppiette nascoste tra i cespugli. Alla fine il capitano notò sul piccolo display dello strumento un puntino poco luminoso in direzione del belvedere centrale, pensò che si trattasse di un animale ma decise comunque di dare un occhiata. Arrivato sul posto non notò nulla di particolare, tutto sembrava tranquillo e lo scanner non mostrava nulla nel raggio di parecchi metri. Stava per tornarsene indietro quando ad un tratto sentì un fruscio di fogliame provenire dall’alto. Non fece in tempo a realizzare cosa stesse accadendo che era già stato travolto da quell’aggressore piombatogli addosso dal ramo di un albero. La lotta cominciò furiosa, il fuggitivo picchiava duro e non gli permetteva di impugnare la sua arma. Ad un certo punto si ritrovò schiacciato contro la ringhiera del belvedere. Diede un gran colpo di reni ma l’effetto fu imprevisto: tutti e due si ritrovarono nel vuoto!

Harlock! Urlò Raflesia disperata, avendo visto la scena di lontano. Si precipitò sul posto in tempo per vedere i due che erano riusciti ad aggrapparsi all’enorme statua di Athena che svettava proprio sotto il belvedere. Il capitano ed il misterioso individuo riuscirono a risollevarsi su di una zona piana situata sulla testa della statua di cemento e ricominciarono a lottare a pochi centimetri dallo strapiombo. La regina non poteva intervenire in alcun modo, da quella distanza rischiava di colpire Harlock. Nel frattempo sulla statua la lotta proseguiva senza esclusione di colpi e nonostante i due a tratti si ritrovassero avvinghiati strettamente, il capitano non era riuscito a togliere la maschera dal volto di quell’individuo. Ad un tratto quest’ultimo con un calcio ben assestato riuscì a far perdere l’equilibrio ad Harlock che si ritrovò a terra e con il corpo che sporgeva quasi per metà a mezz’aria.

I due si afferravano reciprocamente per la gola mentre l’individuo tentava di spingere nel vuoto il suo avversario. Il capitano resisteva opponendo un’eguale forza contraria ma l’impegno era immane, il personaggio misterioso era dotato di un incredibile energia! In quello stesso momento lo sentì pronunciare delle parole con la sua voce artefatta: -Comando vocale codice 3378! Nel giro di pochi secondi furono affiancati da una piccola navicella che sembrava sbucata fuori dal nulla. Harlock, anche per via dell’improvviso spostamento d’aria che si era creato, perse per un attimo la concentrazione, quanto bastò al tizio per riuscire a staccarsi dalla sua presa e a fargli perdere quasi completamente il contatto con la statua. Si ritrovò così ad essere sospeso per aria aggrappato appena ad una sporgenza di cemento. –Addio rompiscatole, mi dispiace che non si possa concludere ora la nostra discussione, ma impegni più urgenti mi richiamano! Disse sarcastico quell’individuo mentre saliva sulla navetta. In attimo sparì dalla vista lasciando il capitano a penzolare nel vuoto.  –Raflesia! Urlò il nostro, -Usa il gadget speciale che ti ho dato! La regina frugò nella piccola borsa a tracolla che Harlock le aveva dato poco prima e ne tirò fuori quella che sembrava una specie di pistola lanciarazzi. Mirò ad un punto opportuno della statua e fece fuoco. Un piccolo arpione collegato ad un sottile cavo andò a conficcarsi la dove aveva puntato creando un appiglio sicuro al quale poté aggrapparsi il capitano. Agganciò in modo sicuro il corpo della pistola alla ringhiera metallica ed azionò un dispositivo che allungando opportunamente il cavo permise ad Harlock di calarsi, scivolando lentamente fino ad arrivare ad un balcone sottostante. –Vediamoci sul tetto per recuperare lo spacewolf, le disse lui mentre rientrava forzando la porta a vetri.

Una volta a bordo della navetta il capitano commentò amaramente: -Ormai ci è sfuggito! –Con tutto il traffico di veivoli che c’è in questa città sarà praticamente impossibile rintracciarlo! –E’un disastro! Sbottò Raflesia, -Era l’unica traccia che avevamo e senza quel computer siamo punto d’accapo! –In realtà forse qualcosa ci è rimasto in mano, disse Harlock con un tono enigmatico, e mentre lo diceva tirò fuori un piccolo quadratino di plastica nera.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** L'ingegno traditore ***


<

 

                                                         11.  L’ingegno traditore.
-E’ la tessera elettronica di accesso ad una biblioteca! Sentenziò Galia dopo aver osservato attentamente l’oggetto. Harlock e Raflesia erano da poco rientrati sull’Arcadia con il loro magro bottino. Il capitano durante la lotta con il misterioso individuo era riuscito a frugargli in una tasca nella speranza di recuperarere il computer ma era riuscito solo a trovare quel piccolo congegno.
-Ottimo! Ironizzò la regina -Adesso sappiamo che il nostro amico ama la lettura! - Sì ma quelle tessere sono personali, riprese Galia –Dalla tessera si può risalire al proprietario. – Allora è fatta! Esclamò Harlock, basterà farla analizzare da Tochiro! –Non sarà così semplice, continuò lei, innanzitutto bisogna capire da quale biblioteca proviene, e se parliamo di Mazone, oggi come oggi credo che ve ne siano già parecchie, e poi questi chip contengono solo il numero identificativo del proprietario la cui corrispondenza è rintracciabile unicamente sul computer della biblioteca.
-Ma intanto non possiamo analizzare altri indizi, tipo le impronte digitali, o il DNA o qualcos’altro? chiese a quel punto Miime. –Purtroppo noi mazoniani siamo privi di impronte digitali e per quanto riguarda il DNA credo che attualmente non esista una banca dati disponibile. Rispose la scienzata.
-Facciamolo comunque esaminare da Tochiro, qualunque cosa possa trovare sarà preziosa, disse il capitano. E così fecero, ma come previsto il computer non trovò tracce utili, all’interno della tessera solo una serie di numeri corrispondenti al codice dell’utente e probabilmente ai testi consultati.
-Dobbiamo scoprire da quale biblioteca proviene, sempre che si tratti di una biblioteca mazoniana…disse Harlock. –Dalle dimensioni sembrerebbe proprio il tipo usato su Mazone, il problema è che dopo il grande esodo e la ricostruzione non so esattamente quali biblioteche siano state riattivate e su quali pianeti di quelli insediati, riprese Galia. –Quello lo posso scoprire io, fece la regina. –Ho seguito personalmente la ricostruzione di tutti i servizi più importanti nei nuovi insediamenti e dovrei avere un elenco che comprende di sicuro anche le biblioteche. Chiamo subito i miei collaboratori e me lo procuro! –Nel frattempo un’altra pista da seguire potrebbe essere quella della tecnologia, continuò il capitano. –Anche la navicella che ha prelevato quel tizio sfruttava una tecnologia dronica analoga sicuramente a quella delle navi che ci hanno attaccato. –A questo ci abbiamo già pensato noi!  Disse Miime con un aria soddisfatta. –Non siamo rimaste con le mani in mano e abbiamo fatto una dettagliata ricerca su tutti i database disponibili riuscendo a penetrare anche quelli più segreti…-Tochiro è un acker imbattibile! Aggiunse Galia. – Pare che ancor prima dell’esodo e della guerra alcuni cantieri spazionavali su Persios 3, un avamposto mazoniano nelle Pleiadi, avessero iniziato la costruzione di alcune navi con questo tipo di tecnologia. All’epoca se ne era attivamente occupato un illustre ingegnere facente parte dell’alto consiglio degli scienziati di Mazone, quello un tempo capeggiato da Thessius, per intenderci. Il suo nome era Arthemia. 
 –Arthemia, me la ricordo bene! Disse Raflesia, -Era uno dei più brillanti ingegneri del regno, molto stimata anche dalla stessa...Thessius. Nel pronunciare quel nome Raflesia ebbe un sussulto di dolore. – Ma non ero minimamente a conoscenza di una sua attività con le navi droniche!
-Evidentemente è da parecchio tempo che delle lobby di poteri forti tramano all’ombra del tuo regno, commentò Harlock. –E’ molto peggio di quanto pensassi, disse la regina sconsolata. 
-All’epoca ero convinta di avere ogni cosa del mio regno sotto il mio assoluto controllo, povera illusa! La mia arroganza mi ha reso ancor più cieca di quanto pensassi!
-Comunque quei cantieri navali non esistono più da dopo il grande esodo e di quelle navi si è persa traccia, almeno finchè non le abbiamo incontrate noi, commentò Miime. –Ma questa Arthemia che fine ha fatto? Chiese il capitano. –Attualmente dirige il centro di alta ingegneria della ricostruzione, rispose la regina, -L’ho messa io a capo di questa istituzione che si dovrebbe occupare di ottimizzare l’opera di ricostruzione. –Insomma, cerchiamo di fare un po’ il punto e di tirare le fila di tutte le informazioni che abbiamo, disse Harlock. –Dov’è la sede di questo centro? –A Baltha, il pianeta dove vi è la nuova capitale del Regno, rispose Galia. –e quante biblioteche ci sono su Baltha? –Questo te lo posso dire io, rispose Raflesia tirando fuori i dati che aveva appena ricevuto dai suoi collaboratori. –Ebbene, la maggior parte delle biblioteche sono concentrate su Baltha per un totale di 50 e ben 32 solo nella capitale, Ethelon. –Bene, allora prossima tappa Baltha! Disse il capitano.
-Non amo andare nella capitale, disse Raflesia, vi è la sede del consiglio delle anziane. Quell’ambiente mi ricorda troppo cose del passato che vorrei rimuovere. –Ti devi decidere a riaffrontarle di nuovo se vuoi assicurare veramente un futuro migliore al tuo popolo, le disse Harlock. –Ti prego Raflesia, questa lotta si farà sempre più dura è pericolosa, per il bene tuo e della tua gente devi recuperare almeno un po’della tua grinta, io mi ricordo di una regina capace di annientare i suoi nemici solo con uno sguardo... –E ... ti piaceva quella regina? Gli chiese lei. –Era molto affascinante, confessò lui, spiazzato da quella domanda inaspettata. –Tombola! Pensò Miime che in quel momento aveva captato sentimenti inequivocabili da entrambe le parti... 
Impiegarono quattro giorni ad ipervelocità per arrivare su Baltha ma il viaggio fortunatamente si svolse senza spiacevoli sorprese. Raflesia aveva deciso di affrontare a viso aperto Arthemia per metterla con le spalle al muro e costringerla a darle informazioni utili. Sicuramente l’ingegnere aveva avuto dei contatti con gli artefici del complotto. Si decise di sfruttare l’effetto sorpresa pertanto la regina avrebbe di nuovo celato le sue reali fattezze almeno fino all’incontro con lo scienziato. Harlock avrebbe sfoggiato di nuovo i suoi occhiali neri ma questa volta la dinamica coppia sarebbe stata accompagnata da Galia, che in qualità di alta accademica avrebbe avuto facilità di accesso a molti uffici governativi.
Fortunatamente la sua caviglia si era rimessa più velocemente del previsto tanto che la studiosa riusciva di nuovo a camminare speditamente senza bastone.
La città di Ethelon mostrava le caratteristiche tipiche delle metropoli in rapida espansione. L’opera di ricostruzione era evidentemente corsa più rapidamente che in altre parti dei nuovi insediamenti mazoniani. Quartieri abitativi e residenziali anche assai lussuosi stavano velocemente sorgendo attorno alle zone dove si concentravano gli edifici governativi e gli alti uffici del regno. –Mi ricordo quando posammo la prima pietra di questi edifici, attorno non vi era null’altro che campi verdi. Non sapevo che nel frattempo fossero sorti così rapidamente dei quartieri così ricchi… commentò Raflesia. –Non c’è guerra o sommovimento che tenga, disse Harlock amaramente, -Ci saranno sempre quelli che sapranno trarre profitto anche da queste tragiche vicende.  
Nel frattempo erano giunti all’ingresso del centro di alta ingegneria. Il moderno edificio era realizzato con architettura avveniristica che sposava funzionalità ad ecocompatibilità. All’interno ampi giardini e spazi verdi contrappuntavano i differenti padiglioni che costituivano il complesso. –Oh, disse la regina, ma quello è Zelian, e raccontò loro dell’incontro avuto in precedenza su Beta. -Chissà cosa fa qui, si domandò. L’anziano dignitario stava uscendo proprio dalla direzione centrale. –Mah, in fondo non c’è da stupirsi troppo, è abbastanza normale che alti funzionari e membri del consiglio girino da queste parti, oltretutto siamo a due passi dalla sede stessa del consiglio delle anziane. - Meno male che non può riconoscermi, talvolta sa essere veramente appiccicoso... Si avviarono verso la direzione e arrivati in portineria Galia mostrò il suo lasciapassare di accademica dicendo: -Questi sono due miei colleghi ricercatori, garantisco io per loro! Una volta dentro si diressero rapidamente verso l’ufficio di Arthemia. 
Stranamente il tavolo della segretaria all’esterno della stanza dell’ingegnere era deserto. –Meglio così, disse Harlock, -Un problema in meno...Bussarono: -Avanti! Sei tu Miriam? Perchè non usi l’interfono? Disse una voce femminile. Entrarono rapidamente chiudendosi subito la porta dietro le spalle. –E voi chi siete? Come avete fatto ad entrare senza appuntamento? Miriam, Miriam! Gridò.
 L’ingegnere era una bella donna di mezza età, capelli a caschetto arancioni e occhi azzurri, vestita con un elegante e moderno tallier color carta da zucchero. –Non si allarmi Ingegnere siamo venuti solo per parlare con lei, la sua segretaria era assente e così ci siamo permessi di bussare. Io sono Galia, alta accademica e questi miei colleghi vorrebbero conferire urgentemente con lei, in particolare questa mia collega, disse indicando la regina.
In quel momento Raflesia riacquistò il suo reale aspetto. Arthemia restò letteramente di sasso, -Maestà, voi qui!? Riuscì solo a balbettare dopo aver ripreso a respirare. –A cosa debbo l’onore di questa visita inaspettata? –Mia cara Arthemia, sappia che questa non’è una visita di piacere! So della sua attività segreta nella progettazione e realizzazione di astronavi militari con tecnologia dronica. Solo per questo la potrei immediatamente far arrestare dalla mia guardia imperiale e far giustiziare immediatamente per alto tradimento. So anche che ha tenuto contatti con cospiratori contro il regno di Mazone e prima di farla giustiziare non esiterò a consegnarla nelle mani della polizia segreta per ottenere i nomi dei traditori. Sa bene che hanno metodi infallibili per ottenere ciò che vogliono sapere... Harlock era stupefatto. In quel momento aveva rivisto e risentito la fredda e spietata Raflesia di un tempo. Una voce gelida ma calma capace di incutere puro terrore. L’orrore si dipinse sulla faccia di Arthemia che si gettò in ginocchio ad implorare la sovrana:
Maestà, perdono! Sono stata costretta! Mi hanno ricattato minacciando la mia famiglia! –Se ora mi racconterà tutta la verità saprò essere clemente, ma niente inganni o la mia vendetta sarà terribile! Le rispose la regina. Galia fece sedere la poveretta su di una poltoncina per farla riprendere dallo spavento. La scienziata si versò un bicchiere d’acqua. Raflesia sussurrò ad Harlock: -Meno male che le informazioni sembrano non girare molto nel regno, sono due anni ormai che ho ho fatto smantellare la guardia imperiale e la polizia segreta...-Maestà vi dirò tutto quello che so. E’ cominciato cinque anni fa quando fui avvicinata da un importante membro del consi...in quel momento videro la donna sbiancare in volto la voce si spezzò e incominciò a rantolare portandosi le mani al petto. –Non riesce a respirare, sta male! Esclamò Harlock.
-Dei supremi! Esclamò la regina -L’ho talmente spaventata che le sta pigliando un colpo! Chiamiamo un medico, presto! –Arthemia non abbia timore non le farò nulla, anzi la perdono! –Non’è possibile! Esclamò allibita Galia che era subito corsa a soccorrere la scienziata: -E’ morta! –Come, è morta!? Esclamò Raflesia sempre più atterrita, -Sono stata io? –No, Raflesia, se ti può tranquillizzare non’è stata colpa tua, disse Galia con un tono cupissimo: -Questa donna è morta avvelenata! Stava annusando con cautela il bicchiere da cui aveva appena bevuto Arthemia. –In questo bicchiere sicuramente non c’era solo acqua...- Di nuovo, ma è mostruoso, disse la regina. –E’ un vizio, direi io, non facciamo in tempo a trovare una buona traccia che qualcuno ci precede e ci elimina l’informatore, commentò seccato il capitano. –Usiamo la logica e la deduzione, continuò Galia, -Solo qualcuno che è entrato qui recentemente, ovvero qualcuno ricevuto dalla vittima e che probabilmente conosceva bene può avere avuto modo di versare il veleno nel bicchiere o nella caraffa. Bisogna vedere subito l’elenco delle persone che vi erano in agenda...la segretaria! Urlò. Si precipitarono tutti fuori alla scrivania della segretaria ma l’agenda elettronica era scomparsa.
Maledizione, mormorò Harlock, temo che anche la segretaria abbia fatto una brutta fine! Come previsto ritrovarono la poveretta nel bagno, morta apparentemente strangolata, probabilmente uccisa fuori e poi trascinata lì senza lasciare la minima traccia sicuramente da qualcuno dotato di una grande forza. A quel punto i tre decisero di filarsela all’inglese perchè sarebbe stato quantomeno inbarazzante fornire spiegazioni alle forze dell’ordine e non potevano certo permettersi di rivelare la presenza della regina nella capitale. Fecero finta di arrivare all’uscita da un’altra direzione rispetto l’ufficio dell’ingegnere e con calma uscirono salutando gentilmente il portiere.
-Ho preso un campione dell’acqua disse Galia mostrando una piccola fialetta che aveva in mano, -Forse ci sarà utile. –Ma tu giri abitualmente con il piccolo chimico in tasca? Chiese Harlock incuriosito –Naturalmente! Rispose lei.
 

 

                                                       
                                                                    11.  L’ingegno traditore.




-E’ la tessera elettronica di accesso ad una biblioteca! Sentenziò Galia dopo aver osservato attentamente l’oggetto. Harlock e Raflesia erano da poco rientrati sull’Arcadia con il loro magro bottino. Il capitano durante la lotta con il misterioso individuo era riuscito a frugargli in una tasca nella speranza di recuperarere il computer ma era riuscito solo a trovare quel piccolo congegno.
-Ottimo! Ironizzò la regina -Adesso sappiamo che il nostro amico ama la lettura! - Sì ma quelle tessere sono personali, riprese Galia –Dalla tessera si può risalire al proprietario. – Allora è fatta! Esclamò Harlock, basterà farla analizzare da Tochiro! –Non sarà così semplice, continuò lei, innanzitutto bisogna capire da quale biblioteca proviene, e se parliamo di Mazone, oggi come oggi credo che ve ne siano già parecchie, e poi questi chip contengono solo il numero identificativo del proprietario la cui corrispondenza è rintracciabile unicamente sul computer della biblioteca.
-Ma intanto non possiamo analizzare altri indizi, tipo le impronte digitali, o il DNA o qualcos’altro? chiese a quel punto Miime. –Purtroppo noi mazoniani siamo privi di impronte digitali e per quanto riguarda il DNA credo che attualmente non esista una banca dati disponibile. Rispose la scienzata.
-Facciamolo comunque esaminare da Tochiro, qualunque cosa possa trovare sarà preziosa, disse il capitano. E così fecero, ma come previsto il computer non trovò tracce utili, all’interno della tessera solo una serie di numeri corrispondenti al codice dell’utente e probabilmente ai testi consultati.
-Dobbiamo scoprire da quale biblioteca proviene, sempre che si tratti di una biblioteca mazoniana…disse Harlock. –Dalle dimensioni sembrerebbe proprio il tipo usato su Mazone, il problema è che dopo il grande esodo e la ricostruzione non so esattamente quali biblioteche siano state riattivate e su quali pianeti di quelli insediati, riprese Galia. –Quello lo posso scoprire io, fece la regina. –Ho seguito personalmente la ricostruzione di tutti i servizi più importanti nei nuovi insediamenti e dovrei avere un elenco che comprende di sicuro anche le biblioteche. Chiamo subito i miei collaboratori e me lo procuro! –Nel frattempo un’altra pista da seguire potrebbe essere quella della tecnologia, continuò il capitano. –Anche la navicella che ha prelevato quel tizio sfruttava una tecnologia dronica analoga sicuramente a quella delle navi che ci hanno attaccato. –A questo ci abbiamo già pensato noi!  Disse Miime con un aria soddisfatta. –Non siamo rimaste con le mani in mano e abbiamo fatto una dettagliata ricerca su tutti i database disponibili riuscendo a penetrare anche quelli più segreti…-Tochiro è un acker imbattibile! Aggiunse Galia. – Pare che ancor prima dell’esodo e della guerra alcuni cantieri spazionavali su Persios 3, un avamposto mazoniano nelle Pleiadi, avessero iniziato la costruzione di alcune navi con questo tipo di tecnologia. All’epoca se ne era attivamente occupato un illustre ingegnere facente parte dell’alto consiglio degli scienziati di Mazone, quello un tempo capeggiato da Thessius, per intenderci. Il suo nome era Arthemia. 
 –Arthemia, me la ricordo bene! Disse Raflesia, -Era uno dei più brillanti ingegneri del regno, molto stimata anche dalla stessa...Thessius. Nel pronunciare quel nome Raflesia ebbe un sussulto di dolore. – Ma non ero minimamente a conoscenza di una sua attività con le navi droniche!
-Evidentemente è da parecchio tempo che delle lobby di poteri forti tramano all’ombra del tuo regno, commentò Harlock. –E’ molto peggio di quanto pensassi, disse la regina sconsolata. 
-All’epoca ero convinta di avere ogni cosa del mio regno sotto il mio assoluto controllo, povera illusa! La mia arroganza mi ha reso ancor più cieca di quanto pensassi!
-Comunque quei cantieri navali non esistono più da dopo il grande esodo e di quelle navi si è persa traccia, almeno finchè non le abbiamo incontrate noi, commentò Miime. –Ma questa Arthemia che fine ha fatto? Chiese il capitano. –Attualmente dirige il centro di alta ingegneria della ricostruzione, rispose la regina, -L’ho messa io a capo di questa istituzione che si dovrebbe occupare di ottimizzare l’opera di ricostruzione. –Insomma, cerchiamo di fare un po’ il punto e di tirare le fila di tutte le informazioni che abbiamo, disse Harlock. –Dov’è la sede di questo centro? –A Baltha, il pianeta dove vi è la nuova capitale del Regno, rispose Galia. –e quante biblioteche ci sono su Baltha? –Questo te lo posso dire io, rispose Raflesia tirando fuori i dati che aveva appena ricevuto dai suoi collaboratori. –Ebbene, la maggior parte delle biblioteche sono concentrate su Baltha per un totale di 50 e ben 32 solo nella capitale, Ethelon. –Bene, allora prossima tappa Baltha! Disse il capitano.
-Non amo andare nella capitale, disse Raflesia, vi è la sede del consiglio delle anziane. Quell’ambiente mi ricorda troppo cose del passato che vorrei rimuovere. –Ti devi decidere a riaffrontarle di nuovo se vuoi assicurare veramente un futuro migliore al tuo popolo, le disse Harlock. –Ti prego Raflesia, questa lotta si farà sempre più dura è pericolosa, per il bene tuo e della tua gente devi recuperare almeno un po’della tua grinta, io mi ricordo di una regina capace di annientare i suoi nemici solo con uno sguardo... –E ... ti piaceva quella regina? Gli chiese lei. –Era molto affascinante, confessò lui, spiazzato da quella domanda inaspettata. –Tombola! Pensò Miime che in quel momento aveva captato sentimenti inequivocabili da entrambe le parti... 
Impiegarono quattro giorni ad ipervelocità per arrivare su Baltha ma il viaggio fortunatamente si svolse senza spiacevoli sorprese. Raflesia aveva deciso di affrontare a viso aperto Arthemia per metterla con le spalle al muro e costringerla a darle informazioni utili. Sicuramente l’ingegnere aveva avuto dei contatti con gli artefici del complotto. Si decise di sfruttare l’effetto sorpresa pertanto la regina avrebbe di nuovo celato le sue reali fattezze almeno fino all’incontro con lo scienziato. Harlock avrebbe sfoggiato di nuovo i suoi occhiali neri ma questa volta la dinamica coppia sarebbe stata accompagnata da Galia, che in qualità di alta accademica avrebbe avuto facilità di accesso a molti uffici governativi.
Fortunatamente la sua caviglia si era rimessa più velocemente del previsto tanto che la studiosa riusciva di nuovo a camminare speditamente senza bastone.
La città di Ethelon mostrava le caratteristiche tipiche delle metropoli in rapida espansione. L’opera di ricostruzione era evidentemente corsa più rapidamente che in altre parti dei nuovi insediamenti mazoniani. Quartieri abitativi e residenziali anche assai lussuosi stavano velocemente sorgendo attorno alle zone dove si concentravano gli edifici governativi e gli alti uffici del regno. –Mi ricordo quando posammo la prima pietra di questi edifici, attorno non vi era null’altro che campi verdi. Non sapevo che nel frattempo fossero sorti così rapidamente dei quartieri così ricchi… commentò Raflesia. –Non c’è guerra o sommovimento che tenga, disse Harlock amaramente, -Ci saranno sempre quelli che sapranno trarre profitto anche da queste tragiche vicende.  
Nel frattempo erano giunti all’ingresso del centro di alta ingegneria. Il moderno edificio era realizzato con architettura avveniristica che sposava funzionalità ad ecocompatibilità. All’interno ampi giardini e spazi verdi contrappuntavano i differenti padiglioni che costituivano il complesso. –Oh, disse la regina, ma quello è Zelian, e raccontò loro dell’incontro avuto in precedenza su Beta. -Chissà cosa fa qui, si domandò. L’anziano dignitario stava uscendo proprio dalla direzione centrale. –Mah, in fondo non c’è da stupirsi troppo, è abbastanza normale che alti funzionari e membri del consiglio girino da queste parti, oltretutto siamo a due passi dalla sede stessa del consiglio delle anziane. - Meno male che non può riconoscermi, talvolta sa essere veramente appiccicoso... Si avviarono verso la direzione e arrivati in portineria Galia mostrò il suo lasciapassare di accademica dicendo: -Questi sono due miei colleghi ricercatori, garantisco io per loro! Una volta dentro si diressero rapidamente verso l’ufficio di Arthemia. 
Stranamente il tavolo della segretaria all’esterno della stanza dell’ingegnere era deserto. –Meglio così, disse Harlock, -Un problema in meno...Bussarono: -Avanti! Sei tu Miriam? Perchè non usi l’interfono? Disse una voce femminile. Entrarono rapidamente chiudendosi subito la porta dietro le spalle. –E voi chi siete? Come avete fatto ad entrare senza appuntamento? Miriam, Miriam! Gridò.
 L’ingegnere era una bella donna di mezza età, capelli a caschetto arancioni e occhi azzurri, vestita con un elegante e moderno tallier color carta da zucchero. –Non si allarmi Ingegnere siamo venuti solo per parlare con lei, la sua segretaria era assente e così ci siamo permessi di bussare. Io sono Galia, alta accademica e questi miei colleghi vorrebbero conferire urgentemente con lei, in particolare questa mia collega, disse indicando la regina.
In quel momento Raflesia riacquistò il suo reale aspetto. Arthemia restò letteramente di sasso, -Maestà, voi qui!? Riuscì solo a balbettare dopo aver ripreso a respirare. –A cosa debbo l’onore di questa visita inaspettata? –Mia cara Arthemia, sappia che questa non’è una visita di piacere! So della sua attività segreta nella progettazione e realizzazione di astronavi militari con tecnologia dronica. Solo per questo la potrei immediatamente far arrestare dalla mia guardia imperiale e far giustiziare immediatamente per alto tradimento. So anche che ha tenuto contatti con cospiratori contro il regno di Mazone e prima di farla giustiziare non esiterò a consegnarla nelle mani della polizia segreta per ottenere i nomi dei traditori. Sa bene che hanno metodi infallibili per ottenere ciò che vogliono sapere... Harlock era stupefatto. In quel momento aveva rivisto e risentito la fredda e spietata Raflesia di un tempo. Una voce gelida ma calma capace di incutere puro terrore. L’orrore si dipinse sulla faccia di Arthemia che si gettò in ginocchio ad implorare la sovrana:
Maestà, perdono! Sono stata costretta! Mi hanno ricattato minacciando la mia famiglia! –Se ora mi racconterà tutta la verità saprò essere clemente, ma niente inganni o la mia vendetta sarà terribile! Le rispose la regina. Galia fece sedere la poveretta su di una poltoncina per farla riprendere dallo spavento. La scienziata si versò un bicchiere d’acqua. Raflesia sussurrò ad Harlock: -Meno male che le informazioni sembrano non girare molto nel regno, sono due anni ormai che ho ho fatto smantellare la guardia imperiale e la polizia segreta...-Maestà vi dirò tutto quello che so. E’ cominciato cinque anni fa quando fui avvicinata da un importante membro del consi...in quel momento videro la donna sbiancare in volto la voce si spezzò e incominciò a rantolare portandosi le mani al petto. –Non riesce a respirare, sta male! Esclamò Harlock.
-Dei supremi! Esclamò la regina -L’ho talmente spaventata che le sta pigliando un colpo! Chiamiamo un medico, presto! –Arthemia non abbia timore non le farò nulla, anzi la perdono! –Non’è possibile! Esclamò allibita Galia che era subito corsa a soccorrere la scienziata: -E’ morta! –Come, è morta!? Esclamò Raflesia sempre più atterrita, -Sono stata io? –No, Raflesia, se ti può tranquillizzare non’è stata colpa tua, disse Galia con un tono cupissimo: -Questa donna è morta avvelenata! Stava annusando con cautela il bicchiere da cui aveva appena bevuto Arthemia. –In questo bicchiere sicuramente non c’era solo acqua...- Di nuovo, ma è mostruoso, disse la regina. –E’ un vizio, direi io, non facciamo in tempo a trovare una buona traccia che qualcuno ci precede e ci elimina l’informatore, commentò seccato il capitano. –Usiamo la logica e la deduzione, continuò Galia, -Solo qualcuno che è entrato qui recentemente, ovvero qualcuno ricevuto dalla vittima e che probabilmente conosceva bene può avere avuto modo di versare il veleno nel bicchiere o nella caraffa. Bisogna vedere subito l’elenco delle persone che vi erano in agenda...la segretaria! Urlò. Si precipitarono tutti fuori alla scrivania della segretaria ma l’agenda elettronica era scomparsa.
Maledizione, mormorò Harlock, temo che anche la segretaria abbia fatto una brutta fine! Come previsto ritrovarono la poveretta nel bagno, morta apparentemente strangolata, probabilmente uccisa fuori e poi trascinata lì senza lasciare la minima traccia sicuramente da qualcuno dotato di una grande forza. A quel punto i tre decisero di filarsela all’inglese perchè sarebbe stato quantomeno inbarazzante fornire spiegazioni alle forze dell’ordine e non potevano certo permettersi di rivelare la presenza della regina nella capitale. Fecero finta di arrivare all’uscita da un’altra direzione rispetto l’ufficio dell’ingegnere e con calma uscirono salutando gentilmente il portiere.
-Ho preso un campione dell’acqua disse Galia mostrando una piccola fialetta che aveva in mano, -Forse ci sarà utile. –Ma tu giri abitualmente con il piccolo chimico in tasca? Chiese Harlock incuriosito –Naturalmente! Rispose lei.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Letture pericolose ***


 

                                                           12. Letture pericolose.
-A questo punto non ci rimane che fare il giro delle biblioteche della città, disse la regina mentre si allontanavano dal centro di ricerca. –Preferirei prima effettuare al più presto delle analisi su questo tipo di veleno, disse Galia. –Non conviene ritornare proprio ora sull’Arcadia, perderemmo tempo prezioso, disse Harlock. –Ma le analisi le possiamo fare anche qui, rispose la scienziata sorridendo,
 –Siamo a due passi anche dalla nuova sede dell’università e all’istituto di biochimica spaziale ho un caro amico che mi può prestare sicuramente il suo laboratorio…
L’amico di Galia era un simpatico studioso dall’aspetto un po’ stravagante. Come la nostra archeobiologa anch’egli tradiva un abbigliamento diverso rispetto a quello tipico degli accademici, segno di una probabile appartenenza quantomeno nel passato a qualche movimento controcorrente. –Mi ha fatto molto piacere rivederti Galia, le disse dopo un caloroso abbraccio. -Era da tempo che non ci si vedeva, ma sappi che ti ho sempre seguito a distanza, fece lui con un sorrisetto. –So che ti stai facendo strada tra le alte sfere…Galia divenne improvvisamente seria: -In realtà è proprio per questo che sono qui, Albert, so che di te mi posso fidare ciecamente, disse e cominciò a raccontare al collega tutta la storia. Potete immaginare la sorpresa del ricercatore nel ritrovarsi tutto in una volta al cospetto di due personaggi leggendari come Harlock e la regina. –Io l’ultima volta che l’ho vista da vicino, fece Albert indicando Raflesia, fu quando manifestammo alla sua incoronazione. Ricordo ancora le botte che prendemmo in quell’occasione…-Non essere irriverente, lo rimproverò Galia, -E’ grazie a lei che poi non abbiamo fatto una brutta fine! –Ok, ok, siamo tutti fratelli, comprese regine e pirati, disse lui dando un’occhiata divertita verso Harlock. –Ovviamente il mio laboratorio è a tua completa disposizione e se vuoi ti darò anche una mano ad individuare la natura di questo veleno. Non mi piacciono i tizi che vanno in giro ad ammazzare la gente…Detto questo si portò Galia verso i locali del laboratorio lasciando soli Raflesia e il Capitano. –Che tipo quell’Albert, disse la regina, -Galia me ne ha parlato qualche volta quando studiavamo insieme, credo ci sia stato pure del tenero tra loro…-Non mi è piaciuta l’allusione ai pirati, disse Harlock un po’ seccato, forse mi considera una specie di pagliaccio spaziale…-Ma no, sei così sexy con quel mantello rosso e nero! Mi ricordi un po’ Dracula, continuava a stuzzicarlo lei…
-Tu, invece, riprese il capitano, -Prima ti ho rivisto in piena forma…la psicopatica di un tempo! – Ma se era tutta scena, rispose lei, -Ero spaventatissima che si scoprisse che stavo bluffando alla grande!
Poi si fece seria e si avvicinò al capitano: -Franklyn sono veramente preoccupata. Ce la faremo a venirne a capo? Ora sanno che siamo sulle loro tracce ma noi non sappiamo neanche quanto sia esteso questo complotto. Anche tu e Galia siete ormai scoperti e rischiate quanto me…mentre diceva questo gli si era fatta sempre più vicina fino quasi a toccarlo. Indossava ancora il suo abito regale e la corona e Harlock non riusciva a non pensare a quanto fosse bella e sensuale. Le cinse la vita con le braccia: -Non devi temere per me e neanche per la tua amica. Sapremo cavarcela bene e riusciremo a scoprire chi c’è dietro tutta questa storia, stanne certa! 
-Ehm...Interrompiamo qualcosa?  Chiese Galia che era ricomparsa alle loro spalle insieme ad Albert. -Abbiamo impostato lo spettrometro computerizzato e tra qualche minuto avremo la risposta. Nel frattempo potremmo pianificare la visita alle biblioteche. Come deciso abbiamo fatto altre due copie fisiche identiche della tessera in modo da poterci dividere il compito. Così facendo ci toccheranno 11 biblioteche a due di noi e 10 al terzo. Direi di cominciare da quelle più importanti lasciando per ultime quelle minori.  
Ping! –Lo spettrometro ha finito, andiamo a vedere! Andarono tutti in laboratorio. Sullo schermo erano comparsi vari grafici con diversi picchi alcuni sovrapposti. -Molto interessante! Commentò Albert. –Si tratta di una complessa fitotossina sicuramente di origine naturale, molto simile alla terrestre ricina ma mille volte più potente, estremamente velenosa soprattutto per l’organismo mazoniano. Agisce paralizzando il nostro sistema respiratorio e quello circolatorio che è piuttosto diverso da quello terrestre. La cosa interessante è che secondo il nostro database tale tossina si può estrarre unicamente da una pianta proveniente dal pianeta Attius del quadrante Delta-3. –Uhmm... Attius, dove ho già sentito nominare questo pianeta? Si chiese Raflesia.
 –Comunque non’è lo stesso veleno usato per il vino, disse Galia, -Quella era un’altra tossina sempre di origine vegetale ma neurotossica. 
-Il nostro killer si diverte ad usare veleni diversi, disse Harlock, deve essere una passione o una mania...
-Sicuramente è una persona che ha modo di viaggiare molto, commentò Albert –Questi veleni non si trovano sotto casa ma esclusivamente nei loro remoti luoghi di origine...-E qui torna l’ipotesi che sia un personaggio ricco o un diplomatico che ha i mezzi per compiere questi viaggi, disse Galia. –Arthemia ci stava accennando ad un membro del consiglio, ma con quale titolo? La mente organizzativa o l’elemento di un più vasto direttorio? –Allora direi di cominciare a cercare in tutte le biblioteche partendo dalle più vicine alla sede del consiglio, suggerì Raflesia. –Bene, procediamo senza perdere tempo! Li esortò il capitano. Galia e gli altri ringraziarono ancora il loro ospite per la gentile e preziosa collaborazione e si congedarono rapidamente.
Il giro per le biblioteche cominciò vorticoso. Harlock iniziò con quella dell’istituto di strategia e tattica militare, per seguire con quello di storia galattica, passando ad ingegneria areospaziale e così via scegliendo quelle che gli erano più congeniali. Ugualmente Raflesia passò da storia della religione Mazoniana ad ogni tipo di biblioteca di Letteratura nonchè di Fisica, infine Galia predilesse ovviamente Archeologia spaziale, Paleontobiologia, Scienze Naturali e Biologiche, Storia Antica...
All’inizio nessuno riuscì a trovare un diretto riscontro per quella tessera, chissà quante altre biblioteche avrebbero dovuto girare invano...Fu però nella biblioteca di storia antica che Galia ebbe una prima traccia. Verificando la tesserina l’addetta all’archivio commentò: - Non è sicuramente nostra, ma giorni fa è successa la stessa cosa con un nostro iscritto che ci ha dato per sbaglio un’altra sua tessera con un numero di serie simile. Vede, fece lei mostrandole il codice comparso sul monitor che non trovava riscontro nel loro archivio. –Il codice non è il nostro, peraltro il numero associato è piuttosto basso dato che gli iscritti a quella biblioteca sono molto pochi...-E quale sarebbe la biblioteca? Chiese ansiosamente Galia...
Cinque minuti dopo l’archeobiologa stava correndo in direzione di un grande ed austero edificio proprio al centro della città. -Che stupidi che siamo stati! Si ripeteva fra se, come abbiamo fatto a non pensarci prima! Salì la scalinata che portava all’ingresso e si diresse alla guardiola dove doveva effettuare l’identificazione. L’addetto militare controllò attentamente i suoi documenti e alla fine la lasciò passare indicandole la direzione per la biblioteca. Entrò finalmente nel locale indicatole e fece per avviarsi al banco della segreteria quando improvvisamente un anziano signore la urtò chiedendole scusa: -Mi perdoni signorina, sono un vero sbadato! Fece lui. –Non si preoccupi, rispose lei, non è succes...
Raflesia si era appena sentita con Harlock tramite il loro comunicatore. Il capitano aveva fino allora collezionato solo buchi nell’acqua e sperava in qualche novità da parte delle altre investigatrici. Raflesia gli aveva risposto di essere ancora ad un punto morto e che anche Galia non le aveva fatto avere notizie. In quel mentre aveva ritirato fuori l’elenco di tutte le biblioteche e si era rimessa a scorrerlo attentamente. Ad un certo punto si accorse che al 47° posto era elencata una biblioteca che riportava solo una sigla che tradotta dal mazoniano era pressappoco: BSCA. Inoltre la sua ubicazione non era specificata, vi era solo il codice corrispondente al distretto, il terzo. Improvvisamente le venne un dubbio. Si rivolse subito ad un addetta che le confermò che il terzo distretto era proprio quello corrispondente al centro di Ethelon. E BSCA stava per Biblioteca del Supremo Consiglio delle Anziane! Fu improvvisamente folgorata da un illuminazione: -Ma certo deve essere così, non può essere diversamente! Esclamò. Chiamò immediatamente il capitano e gli diede appuntamento davanti alla sede del consiglio. Poco dopo si ritrovarono di fronte alla scalinata che portava all’ingresso dell’edificio costruito ancora secondo l’antico stile di Mazone. –Temo che dovremo far saltare la mia copertura se no non ci faranno mai entrare, disse Raflesia, e spense il proiettore olografico. –Ci giocheremo il tutto per tutto! La regina s’incamminò con passo sicuro verso la guardiola seguita dal capitano. –Fate entrare la vostra sovrana! La sentì rivolgersi alle povere soldatesse di guardia. Seguì un breve momento di panico creatosi tra le autorità militari sconcertate che a turno si susseguirono all’ingresso. Finalmente tra lo stupore generale la regina entrò insieme ad Harlock e si diresse verso la biblioteca del consiglio. La segretaria quasi sotto schock prese con le mani tremanti la tesserina che le porgeva Raflesia e dopo un attimo disse: Sì, m…maestà la tessera è nostra ed appartiene ad un alto funzionario del consiglio...Il nome! Chiese Raflesia. –Mia regina, io non potrei... -Mi scriva il suo nome! Le ripetè con un tono che non ammetteva repliche. L’impiegata scribacchio qualcosa su di un foglietto e lo consegnò alla regina. Raflesia sbiancò –Non’è possibile, disse. –Chi è? La incalzò il capitano. –Si tratta di… Zelian!  Rispose attonita Raflesia. A quel punto l’impiegata aggiunse qualcosa:
Mia sovrana, pensate che il consigliere Zelian era qui poco fa ma è dovuto correre via subito dopo aver soccorso una sua giovane amica che si è sentita male proprio dove state voi ora! –Mi descriva quella giovane donna! Chiese la regina colta da un terribile presentimento. La descrizione non lasciava dubbi:
-Si tratta di Galia! Zelian deve averla rapita! Esclamò. 

 


                                                           12. Letture pericolose.






-A questo punto non ci rimane che fare il giro delle biblioteche della città, disse la regina mentre si allontanavano dal centro di ricerca. –Preferirei prima effettuare al più presto delle analisi su questo tipo di veleno, disse Galia. –Non conviene ritornare proprio ora sull’Arcadia, perderemmo tempo prezioso, disse Harlock. –Ma le analisi le possiamo fare anche qui, rispose la scienziata sorridendo,

 –Siamo a due passi anche dalla nuova sede dell’università e all’istituto di biochimica spaziale ho un caro amico che mi può prestare sicuramente il suo laboratorio…

L’amico di Galia era un simpatico studioso dall’aspetto un po’ stravagante. Come la nostra archeobiologa anch’egli tradiva un abbigliamento diverso rispetto a quello tipico degli accademici, segno di una probabile appartenenza quantomeno nel passato a qualche movimento controcorrente. –Mi ha fatto molto piacere rivederti Galia, le disse dopo un caloroso abbraccio. -Era da tempo che non ci si vedeva, ma sappi che ti ho sempre seguito a distanza, fece lui con un sorrisetto. –So che ti stai facendo strada tra le alte sfere…Galia divenne improvvisamente seria: -In realtà è proprio per questo che sono qui, Albert, so che di te mi posso fidare ciecamente, disse e cominciò a raccontare al collega tutta la storia. Potete immaginare la sorpresa del ricercatore nel ritrovarsi tutto in una volta al cospetto di due personaggi leggendari come Harlock e la regina. –Io l’ultima volta che l’ho vista da vicino, fece Albert indicando Raflesia, fu quando manifestammo alla sua incoronazione. Ricordo ancora le botte che prendemmo in quell’occasione…-Non essere irriverente, lo rimproverò Galia, -E’ grazie a lei che poi non abbiamo fatto una brutta fine! –Ok, ok, siamo tutti fratelli, comprese regine e pirati, disse lui dando un’occhiata divertita verso Harlock. –Ovviamente il mio laboratorio è a tua completa disposizione e se vuoi ti darò anche una mano ad individuare la natura di questo veleno. Non mi piacciono i tizi che vanno in giro ad ammazzare la gente…Detto questo si portò Galia verso i locali del laboratorio lasciando soli Raflesia e il Capitano.

–Che tipo quell’Albert, disse la regina, -Galia me ne ha parlato qualche volta quando studiavamo insieme, credo ci sia stato pure del tenero tra loro…-Non mi è piaciuta l’allusione ai pirati, disse Harlock un po’ seccato, forse mi considera una specie di pagliaccio spaziale…-Ma no, sei così sexy con quel mantello rosso e nero! Mi ricordi un po’ Dracula, continuava a stuzzicarlo lei…

-Tu, invece, riprese il capitano, -Prima ti ho rivisto in piena forma…la psicopatica di un tempo! – Ma se era tutta scena, rispose lei, -Ero spaventatissima che si scoprisse che stavo bluffando alla grande!

Poi si fece seria e si avvicinò al capitano: -Franklyn sono veramente preoccupata. Ce la faremo a venirne a capo? Ora sanno che siamo sulle loro tracce ma noi non sappiamo neanche quanto sia esteso questo complotto. Anche tu e Galia siete ormai scoperti e rischiate quanto me…mentre diceva questo gli si era fatta sempre più vicina fino quasi a toccarlo. Indossava ancora il suo abito regale e la corona e Harlock non riusciva a non pensare a quanto fosse bella e sensuale. Le cinse la vita con le braccia: -Non devi temere per me e neanche per la tua amica. Sapremo cavarcela bene e riusciremo a scoprire chi c’è dietro tutta questa storia, stanne certa! 

-Ehm...Interrompiamo qualcosa?  Chiese Galia che era ricomparsa alle loro spalle insieme ad Albert. -Abbiamo impostato lo spettrometro computerizzato e tra qualche minuto avremo la risposta. Nel frattempo potremmo pianificare la visita alle biblioteche. Come deciso abbiamo fatto altre due copie fisiche identiche della tessera in modo da poterci dividere il compito. Così facendo ci toccheranno 11 biblioteche a due di noi e 10 al terzo. Direi di cominciare da quelle più importanti lasciando per ultime quelle minori.  

Ping! –Lo spettrometro ha finito, andiamo a vedere! Andarono tutti in laboratorio. Sullo schermo erano comparsi vari grafici con diversi picchi alcuni sovrapposti. -Molto interessante! Commentò Albert. –Si tratta di una complessa fitotossina sicuramente di origine naturale, molto simile alla terrestre ricina ma mille volte più potente, estremamente velenosa soprattutto per l’organismo mazoniano. Agisce paralizzando il nostro sistema respiratorio e quello circolatorio che è piuttosto diverso da quello terrestre. La cosa interessante è che secondo il nostro database tale tossina si può estrarre unicamente da una pianta proveniente dal pianeta Attius del quadrante Delta-3. –Uhmm... Attius, dove ho già sentito nominare questo pianeta? Si chiese Raflesia.

 –Comunque non’è lo stesso veleno usato per il vino, disse Galia, -Quella era un’altra tossina sempre di origine vegetale ma neurotossica. 

-Il nostro killer si diverte ad usare veleni diversi, disse Harlock, deve essere una passione o una mania...

-Sicuramente è una persona che ha modo di viaggiare molto, commentò Albert –Questi veleni non si trovano sotto casa ma esclusivamente nei loro remoti luoghi di origine...-E qui torna l’ipotesi che sia un personaggio ricco o un diplomatico che ha i mezzi per compiere questi viaggi, disse Galia. –Arthemia ci stava accennando ad un membro del consiglio, ma con quale titolo? La mente organizzativa o l’elemento di un più vasto direttorio? –Allora direi di cominciare a cercare in tutte le biblioteche partendo dalle più vicine alla sede del consiglio, suggerì Raflesia. –Bene, procediamo senza perdere tempo! Li esortò il capitano. Galia e gli altri ringraziarono ancora il loro ospite per la gentile e preziosa collaborazione e si congedarono rapidamente.

Il giro per le biblioteche cominciò vorticoso. Harlock iniziò con quella dell’istituto di strategia e tattica militare, per seguire con quello di storia galattica, passando ad ingegneria areospaziale e così via scegliendo quelle che gli erano più congeniali. Ugualmente Raflesia passò da storia della religione Mazoniana ad ogni tipo di biblioteca di Letteratura nonchè di Fisica, infine Galia predilesse ovviamente Archeologia spaziale, Paleontobiologia, Scienze Naturali e Biologiche, Storia Antica...

All’inizio nessuno riuscì a trovare un diretto riscontro per quella tessera, chissà quante altre biblioteche avrebbero dovuto girare invano...Fu però nella biblioteca di storia antica che Galia ebbe una prima traccia. Verificando la tesserina l’addetta all’archivio commentò: - Non è sicuramente nostra, ma giorni fa è successa la stessa cosa con un nostro iscritto che ci ha dato per sbaglio un’altra sua tessera con un numero di serie simile. Vede, fece lei mostrandole il codice comparso sul monitor che non trovava riscontro nel loro archivio. –Il codice non è il nostro, peraltro il numero associato è piuttosto basso dato che gli iscritti a quella biblioteca sono molto pochi...-E quale sarebbe la biblioteca? Chiese ansiosamente Galia...

Cinque minuti dopo l’archeobiologa stava correndo in direzione di un grande ed austero edificio proprio al centro della città. -Che stupidi che siamo stati! Si ripeteva fra se, come abbiamo fatto a non pensarci prima! Salì la scalinata che portava all’ingresso e si diresse alla guardiola dove doveva effettuare l’identificazione. L’addetto militare controllò attentamente i suoi documenti e alla fine la lasciò passare indicandole la direzione per la biblioteca. Entrò finalmente nel locale indicatole e fece per avviarsi al banco della segreteria quando improvvisamente un anziano signore la urtò chiedendole scusa: -Mi perdoni signorina, sono un vero sbadato! Fece lui. –Non si preoccupi, rispose lei, non è succes...

Raflesia si era appena sentita con Harlock tramite il loro comunicatore. Il capitano aveva fino allora collezionato solo buchi nell’acqua e sperava in qualche novità da parte delle altre investigatrici. Raflesia gli aveva risposto di essere ancora ad un punto morto e che anche Galia non le aveva fatto avere notizie. In quel mentre aveva ritirato fuori l’elenco di tutte le biblioteche e si era rimessa a scorrerlo attentamente. Ad un certo punto si accorse che al 47° posto era elencata una biblioteca che riportava solo una sigla che tradotta dal mazoniano era pressappoco: BSCA. Inoltre la sua ubicazione non era specificata, vi era solo il codice corrispondente al distretto, il terzo. Improvvisamente le venne un dubbio. Si rivolse subito ad un addetta che le confermò che il terzo distretto era proprio quello corrispondente al centro di Ethelon. E BSCA stava per Biblioteca del Supremo Consiglio delle Anziane! Fu improvvisamente folgorata da un illuminazione: -Ma certo deve essere così, non può essere diversamente! Esclamò. Chiamò immediatamente il capitano e gli diede appuntamento davanti alla sede del consiglio. Poco dopo si ritrovarono di fronte alla scalinata che portava all’ingresso dell’edificio costruito ancora secondo l’antico stile di Mazone. –Temo che dovremo far saltare la mia copertura se no non ci faranno mai entrare, disse Raflesia, e spense il proiettore olografico. –Ci giocheremo il tutto per tutto! La regina s’incamminò con passo sicuro verso la guardiola seguita dal capitano. –Fate entrare la vostra sovrana! La sentì rivolgersi alle povere soldatesse di guardia. Seguì un breve momento di panico creatosi tra le autorità militari sconcertate che a turno si susseguirono all’ingresso. Finalmente tra lo stupore generale la regina entrò insieme ad Harlock e si diresse verso la biblioteca del consiglio. La segretaria quasi sotto schock prese con le mani tremanti la tesserina che le porgeva Raflesia e dopo un attimo disse: Sì, m…maestà la tessera è nostra ed appartiene ad un alto funzionario del consiglio...Il nome! Chiese Raflesia. –Mia regina, io non potrei... -Mi scriva il suo nome! Le ripetè con un tono che non ammetteva repliche. L’impiegata scribacchio qualcosa su di un foglietto e lo consegnò alla regina. Raflesia sbiancò –Non’è possibile, disse. –Chi è? La incalzò il capitano. –Si tratta di… Zelian!  Rispose attonita Raflesia. A quel punto l’impiegata aggiunse qualcosa:

Mia sovrana, pensate che il consigliere Zelian era qui poco fa ma è dovuto correre via subito dopo aver soccorso una sua giovane amica che si è sentita male proprio dove state voi ora! –Mi descriva quella giovane donna! Chiese la regina colta da un terribile presentimento. La descrizione non lasciava dubbi:

-Si tratta di Galia! Zelian deve averla rapita! Esclamò. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Resa dei conti ***


 

                                                                13. Resa dei conti
-Che idiota, avrei dovuto pensarci prima! Continuava a ripetere la regina, -Ora tutto torna! Lo avevamo pure visto uscire dalla direzione del centro di alta ingegneria! E poi era lui che mi aveva parlato dei suoi frequenti viaggi in pianeti esotici come Attius! Ora Galia è in pericolo, sempre che quel bastardo non l’abbia già uccisa! Come faremo a rintracciarli? Potrebbero essere chissà dove...
A quel punto Harlock intervenne: -Veramente un modo ci sarebbe, disse e collegò il suo comunicatore con l’Arcadia: -Pronto, Miime, sono il capitano, ho bisogno che mi tracci la posizione attuale di Galia...Raflesia guardò stupita il capitano: - Hai messo un segnalatore addosso a Galia!? –Ebbene sì, rispose lui un po’ imbarazzato, -In realtà me ne ero persino dimenticato. Lo avevo fatto quando aveva messo per la prima volta piede sulla nave poichè al momento non potevo ancora fidarmi... tu mi capisci, vero? ... ma ora la cosa ci torna preziosa! Dopo pochi istanti Miime comunicò le precise coordinate del luogo che risultarono corrispondere ad un capannone abbandonato nei sobborghi industriali della capitale.
 –Luogo ideale per un nascondiglio, mi ricorda qualche antico romanzo poliziesco terrestre, commentò Harlock mentre si muovevano rapidamente con una navetta alla volta della periferia di Ethelon. La regina aveva dato disposizioni perchè una pattuglia di militari circondasse con discrezione lo stabile solo dopo il loro arrivo, non voleva correre rischi in una situazione in cui il fattore sorpresa poteva essere decisivo. Si fermarono in una vietta laterale accanto l’edificio e si avvicinarono a piedi con circospezione. Salirono una scala di sicurezza che correva dietro il capannone. Le coordinate davano Galia localizzata esattamente nella parte bassa centrale del locale, il piano prevedeva quindi un attacco a sorpresa alle spalle. Entrati dall’uscita di sicurezza Harlock e Raflesia arrivarono agli uffici situati al primo piano e da li sgaiattolarono sino ad affacciarsi al piano inferiore.
La giovane ricercatrice era seduta su di una sedia al centro di un grande salone situato al pian terreno del capannone. Mani e piedi erano legati rispettivamente ai braccioli e alle gambe della seggiola. Lentamente stava riprendendosi da uno stato di profondo torpore.  –Ben svegliata, mia cara accademica! Disse il consigliere che le si parava davanti con aria minacciosa. -Mi dispiace di dover accogliere un’autorità scientifica illustre come la sua in una maniera così poco urbana…-D…dove sono, cosa mi è successo? Balbettò Galia. –Dovrebbe essere interessante per lei dal punto di vista scientifico l’aver sperimentato personalmente gli effetti di una particolare e potentissima droga che le ho poc’anzi somministrato…si tratta di una sostanza molto attiva tanto che è bastato metterla appena a contatto con la sua cute quando l’ho urtata in biblioteca per scatenare gli effetti che sta ancora patendo. –Cosa vuole da me, perché mi ha rapito? Continuava a chiedere la studiosa. –Suvvia, mia cara, non faccia un offesa alla mia e sua intelligenza, lei sa benissimo perché ho dovuto impedirle di accedere alla biblioteca. Quando mi accorsi di aver perso la mia tessera personale su Faelder ero certo che a breve sareste giunti a me e ho dovuto operare opportunamente per guadagnare tempo prezioso. 
 –Operare opportunamente? Cioè uccidere quelle persone innocenti! disse Galia. –Banali effetti collaterali. Insignificanti dettagli di fronte al superiore disegno per la rinascita di un nuovo e invincibile impero! Riprese lui con enfasi.  –Siete solo degli esaltati nostalgici che non riusciranno mai a riportare indietro nel tempo un mondo che ormai è cambiato! Gli rispose lei con disprezzo. –Noi ve lo impediremo, Raflesia stessa vi fermerà! Continuò. –Appunto Raflesia! Riprese lui ridendo – E’ proprio a partire dalla sua plateale eliminazione che inizierà il nostro trionfale percorso! Tutto l’impero si desterà e si riunirà sotto la guida di una nuova ed invincibile sovrana guerriera! 
-E chi sarebbe la gentildonna che vorrebbe soffiarmi il posto?   
La voce riecheggiata all’improvviso alle spalle del consigliere lo aveva fatto voltare di colpo.
-Bene bene, mia cara regina, anche tu qui vedo, accompagnata dal tuo lacchè terrestre! Esclamò il consigliere. 
 –Zelian, cos’è tutta questa confidenza? Non davi forse del voi alla tua regina? Riprese lei ironica. 
 –Arrenditi! Ormai è finita! 
 –Tu non sei più la mia regina da un pezzo! Esclamò lui e con un improvviso atletico balzo si buttò di lato facendo fuoco a ripetizione in direzione dei suoi antagonisti.
Harlock e Raflesia, colti alla sprovvista da una così vivace reazione dell’anziano dignitario si erano appiattiti sul pavimento del ballatoio dal quale si erano affacciati ed avevano cominciato a rispondere al fuoco in una raffica incrociata di laser. Zelian nel frattempo si era fatto scudo dietro un pesante macchinario ed in quella posizione era divenuto un difficile bersaglio.
-Stiamo attenti a non colpire Galia! Dobbiamo stanarlo da lì, disse il capitano, -Vado io, proseguì. –No, Franklyn, -Tocca a me pareggiare i conti, gli rispose la regina. –Proteggimi le spalle mentre scendo e cerco di sorprenderlo, disse strisciando verso le scale. Harlock intensificò il fuoco permettendo a Raflesia di scendere da basso e di avvicinarsi al consigliere aggirandolo sul lato destro. Era quasi riuscita ad avvicinarglisi, quando Zelian si accorse di lei con la coda dell’occhio. In un attimo fece prima fuoco su di un cavo che reggeva una pesante impalcatura che precipitò immobilizzando il capitano, dopodiché in un lampo uscì fuori dal suo riparo facendosi scudo della sedia con annessa la sua prigioniera.  –Harlock! gridò la regina. –Non ti preoccupare io sto bene! Gli rispose il capitano. –Pensa a Galia! –Maledetto! Gli urlò la regina –Lasciala stare! E’ me che vuoi! –Non ci penso minimamente, rispose lui beffardo –La signorina sarà il mio lasciapassare e questo proprio grazie all’ormai intenerito cuore della ex spietata regina Raflesia! Continuò mentre puntava la pistola alla tempia della ricercatrice.
 -Perché ce l’hai tanto con me? Gli gridò la regina.  Un tempo eri un fedele servitore della mia famiglia ed eri grande amico di mia madre Morgana -Appunto per questo! Rispose lui rabbioso. -Tu hai tradito tutto quello per cui ho vissuto! Ho dedicato la mia vita a servire un invincibile stirpe di regine guerriere che avevano reso il nostro impero il più potente dell’universo. Una vita spesa per questo ideale, prima al seguito di tua madre e poi con te, la sovrana in cui avevo riposto tutte le mie speranze, e tu ad un tratto ti sei fatta battere da quel misero terrestre e hai ceduto ai suoi voleri con quella umiliante resa e ritirata. Hai affossato il nostro apparato militare in preda a patetici sentimentalismi e sensi di colpa. Hai scardinato la nostra secolare struttura gerarchica mettendo in discussione ciò che c’era di più sacro nelle nostre tradizioni…ora è mio dovere riparare a questo sfacelo e farò ogni cosa che è in mio potere per riuscirvi! 
Mentre diceva questo tentava di spostarsi verso un uscita continuando a farsi scudo di Galia. 
-E così ti sei messo in combutta con Tamira e i suoi accoliti, lo incalzò Raflesia. –Tamira? Rispose lui. Quella è tutto fumo e niente arrosto, incapace di approntare un piano funzionante e di portarlo avanti, circondata solo da una massa di cialtroni! –Sono io che ho trovato le persone giuste! Fuori dagli intrighi di palazzo ma assolutamente fedeli e dedite alla causa! Anche la tua sostituta è stata scelta in un ramo laterale della stirpe reale, il suo nome non ti direbbe molto…avevo pianificato la tua eliminazione durante la solenne cerimonia del Tas-far alla quale saresti stata obbligata a partecipare…pazienza, dovrò accontentarmi di farlo adesso! Puntò improvvisamente l’arma in direzione della regina: -Muori!
Sbadabam! –Chi di peso ferisce…disse Harlock che era piombato addosso al consigliere schiacciandolo a terra. Il capitano approfittando dell’animato dialogo tra Zelian e Raflesia era nel frattempo riuscito a liberarsi dall’impalcatura e sfruttando quello stesso cavo si era lanciato dall’alto addosso all’anziano dignitario che colto così alla sprovvista non aveva avuto il minimo tempo di reagire. Mentre Harlock lo immobilizzava la regina provvedeva a disarmarlo. In tutto questo la povera Galia era finita scagliata in un angolo assieme a tutta la sedia che si era fracassata contro il muro -Ohi, Ohi, fece lei rialzandosi dolorante e liberandosi dai resti della seggiola. –Stai bene? Le chiese la regina preoccupata. –Stavo meglio prima! Rispose l’amica un po’ rintronata, poi guardando Zelian ormai reso inoffensivo: –Fate attenzione nel perquisirlo, disse agli amici, -Deve avere ancora in tasca le micidiali droghe che ha adoperato oggi…usate dei guanti! 
Nel frattempo era finalmente sopraggiunto il drappello di militari che aveva richiesto la regina.
In tasca al consigliere, come previsto, oltre ad alcune fiale contenenti quei terribili veleni trovarono anche il computer di Nadir. –Con questo avremo finalmente l’elenco completo di tutti i cospiratori e i fiancheggiatori che hanno partecipato al complotto, disse la regina, - Potremo ricostruire le attività segrete riguardanti le tecnologie droniche e scoprire quali ambienti tra militari e nobili le hanno appoggiate e finanziate. –Scopriremo anche come hanno organizzato gli attentati su Beta, aggiunse il capitano. –Ha, ha, ha!  Zelian scoppiò in una risata. –Credo proprio che in questo caso rimarrete delusi! Noi non c’entriamo con quegli attentati, anche se in effetti ero sinceramente curioso di scoprire chi stesse cercando di anticiparci il lavoro... cara Raflesia, evidentemente non sono l’unico a volerti morta, ha, ha, ha! Continuò a ridere mentre due soldatesse lo portavano via. 
I tre amici si guardarono con aria sconsolata: se quello che avevano appena sentito dal consigliere era vero erano di nuovo ad un punto morto!

                                                                                                         13. Resa dei conti




-Che idiota, avrei dovuto pensarci prima! Continuava a ripetere la regina, -Ora tutto torna! Lo avevamo pure visto uscire dalla direzione del centro di alta ingegneria! E poi era lui che mi aveva parlato dei suoi frequenti viaggi in pianeti esotici come Attius! Ora Galia è in pericolo, sempre che quel bastardo non l’abbia già uccisa! Come faremo a rintracciarli? Potrebbero essere chissà dove...

A quel punto Harlock intervenne: -Veramente un modo ci sarebbe, disse e collegò il suo comunicatore con l’Arcadia: -Pronto, Miime, sono il capitano, ho bisogno che mi tracci la posizione attuale di Galia...Raflesia guardò stupita il capitano: - Hai messo un segnalatore addosso a Galia!? –Ebbene sì, rispose lui un po’ imbarazzato, -In realtà me ne ero persino dimenticato. Lo avevo fatto quando aveva messo per la prima volta piede sulla nave poichè al momento non potevo ancora fidarmi... tu mi capisci, vero? ... ma ora la cosa ci torna preziosa! Dopo pochi istanti Miime comunicò le precise coordinate del luogo che risultarono corrispondere ad un capannone abbandonato nei sobborghi industriali della capitale.

 –Luogo ideale per un nascondiglio, mi ricorda qualche antico romanzo poliziesco terrestre, commentò Harlock mentre si muovevano rapidamente con una navetta alla volta della periferia di Ethelon. La regina aveva dato disposizioni perchè una pattuglia di militari circondasse con discrezione lo stabile solo dopo il loro arrivo, non voleva correre rischi in una situazione in cui il fattore sorpresa poteva essere decisivo. Si fermarono in una vietta laterale accanto l’edificio e si avvicinarono a piedi con circospezione. Salirono una scala di sicurezza che correva dietro il capannone. Le coordinate davano Galia localizzata esattamente nella parte bassa centrale del locale, il piano prevedeva quindi un attacco a sorpresa alle spalle. Entrati dall’uscita di sicurezza Harlock e Raflesia arrivarono agli uffici situati al primo piano e da li sgaiattolarono sino ad affacciarsi al piano inferiore.

La giovane ricercatrice era seduta su di una sedia al centro di un grande salone situato al pian terreno del capannone. Mani e piedi erano legati rispettivamente ai braccioli e alle gambe della seggiola. Lentamente stava riprendendosi da uno stato di profondo torpore.  –Ben svegliata, mia cara accademica! Disse il consigliere che le si parava davanti con aria minacciosa. -Mi dispiace di dover accogliere un’autorità scientifica illustre come la sua in una maniera così poco urbana…-D…dove sono, cosa mi è successo? Balbettò Galia. –Dovrebbe essere interessante per lei dal punto di vista scientifico l’aver sperimentato personalmente gli effetti di una particolare e potentissima droga che le ho poc’anzi somministrato…si tratta di una sostanza molto attiva tanto che è bastato metterla appena a contatto con la sua cute quando l’ho urtata in biblioteca per scatenare gli effetti che sta ancora patendo. –Cosa vuole da me, perché mi ha rapito? Continuava a chiedere la studiosa. –Suvvia, mia cara, non faccia un offesa alla mia e sua intelligenza, lei sa benissimo perché ho dovuto impedirle di accedere alla biblioteca. Quando mi accorsi di aver perso la mia tessera personale su Faelder ero certo che a breve sareste giunti a me e ho dovuto operare opportunamente per guadagnare tempo prezioso. 

 –Operare opportunamente? Cioè uccidere quelle persone innocenti! disse Galia. –Banali effetti collaterali. Insignificanti dettagli di fronte al superiore disegno per la rinascita di un nuovo e invincibile impero! Riprese lui con enfasi.  –Siete solo degli esaltati nostalgici che non riusciranno mai a riportare indietro nel tempo un mondo che ormai è cambiato! Gli rispose lei con disprezzo. –Noi ve lo impediremo, Raflesia stessa vi fermerà! Continuò. –Appunto Raflesia! Riprese lui ridendo – E’ proprio a partire dalla sua plateale eliminazione che inizierà il nostro trionfale percorso! Tutto l’impero si desterà e si riunirà sotto la guida di una nuova ed invincibile sovrana guerriera! 

-E chi sarebbe la gentildonna che vorrebbe soffiarmi il posto?   

La voce riecheggiata all’improvviso alle spalle del consigliere lo aveva fatto voltare di colpo.

-Bene bene, mia cara regina, anche tu qui vedo, accompagnata dal tuo lacchè terrestre! Esclamò il consigliere. 

 –Zelian, cos’è tutta questa confidenza? Non davi forse del voi alla tua regina? Riprese lei ironica. 

 –Arrenditi! Ormai è finita! 

 –Tu non sei più la mia regina da un pezzo! Esclamò lui e con un improvviso atletico balzo si buttò di lato facendo fuoco a ripetizione in direzione dei suoi antagonisti.

Harlock e Raflesia, colti alla sprovvista da una così vivace reazione dell’anziano dignitario si erano appiattiti sul pavimento del ballatoio dal quale si erano affacciati ed avevano cominciato a rispondere al fuoco in una raffica incrociata di laser. Zelian nel frattempo si era fatto scudo dietro un pesante macchinario ed in quella posizione era divenuto un difficile bersaglio.

-Stiamo attenti a non colpire Galia! Dobbiamo stanarlo da lì, disse il capitano, -Vado io, proseguì. –No, Franklyn, -Tocca a me pareggiare i conti, gli rispose la regina. –Proteggimi le spalle mentre scendo e cerco di sorprenderlo, disse strisciando verso le scale. Harlock intensificò il fuoco permettendo a Raflesia di scendere da basso e di avvicinarsi al consigliere aggirandolo sul lato destro. Era quasi riuscita ad avvicinarglisi, quando Zelian si accorse di lei con la coda dell’occhio. In un attimo fece prima fuoco su di un cavo che reggeva una pesante impalcatura che precipitò immobilizzando il capitano, dopodiché in un lampo uscì fuori dal suo riparo facendosi scudo della sedia con annessa la sua prigioniera.  –Harlock! gridò la regina. –Non ti preoccupare io sto bene! Gli rispose il capitano. –Pensa a Galia! –Maledetto! Gli urlò la regina –Lasciala stare! E’ me che vuoi! –Non ci penso minimamente, rispose lui beffardo –La signorina sarà il mio lasciapassare e questo proprio grazie all’ormai intenerito cuore della ex spietata regina Raflesia! Continuò mentre puntava la pistola alla tempia della ricercatrice.

 -Perché ce l’hai tanto con me? Gli gridò la regina.  Un tempo eri un fedele servitore della mia famiglia ed eri grande amico di mia madre Morgana -Appunto per questo! Rispose lui rabbioso. -Tu hai tradito tutto quello per cui ho vissuto! Ho dedicato la mia vita a servire un invincibile stirpe di regine guerriere che avevano reso il nostro impero il più potente dell’universo. Una vita spesa per questo ideale, prima al seguito di tua madre e poi con te, la sovrana in cui avevo riposto tutte le mie speranze, e tu ad un tratto ti sei fatta battere da quel misero terrestre e hai ceduto ai suoi voleri con quella umiliante resa e ritirata. Hai affossato il nostro apparato militare in preda a patetici sentimentalismi e sensi di colpa. Hai scardinato la nostra secolare struttura gerarchica mettendo in discussione ciò che c’era di più sacro nelle nostre tradizioni…ora è mio dovere riparare a questo sfacelo e farò ogni cosa che è in mio potere per riuscirvi! 

Mentre diceva questo tentava di spostarsi verso un uscita continuando a farsi scudo di Galia. 

-E così ti sei messo in combutta con Tamira e i suoi accoliti, lo incalzò Raflesia. –Tamira? Rispose lui. Quella è tutto fumo e niente arrosto, incapace di approntare un piano funzionante e di portarlo avanti, circondata solo da una massa di cialtroni! –Sono io che ho trovato le persone giuste! Fuori dagli intrighi di palazzo ma assolutamente fedeli e dedite alla causa! Anche la tua sostituta è stata scelta in un ramo laterale della stirpe reale, il suo nome non ti direbbe molto…avevo pianificato la tua eliminazione durante la solenne cerimonia del Tas-far alla quale saresti stata obbligata a partecipare…pazienza, dovrò accontentarmi di farlo adesso! Puntò improvvisamente l’arma in direzione della regina: -Muori!

Sbadabam! –Chi di peso ferisce…disse Harlock che era piombato addosso al consigliere schiacciandolo a terra. Il capitano approfittando dell’animato dialogo tra Zelian e Raflesia era nel frattempo riuscito a liberarsi dall’impalcatura e sfruttando quello stesso cavo si era lanciato dall’alto addosso all’anziano dignitario che colto così alla sprovvista non aveva avuto il minimo tempo di reagire. Mentre Harlock lo immobilizzava la regina provvedeva a disarmarlo. In tutto questo la povera Galia era finita scagliata in un angolo assieme a tutta la sedia che si era fracassata contro il muro -Ohi, Ohi, fece lei rialzandosi dolorante e liberandosi dai resti della seggiola. –Stai bene? Le chiese la regina preoccupata. –Stavo meglio prima! Rispose l’amica un po’ rintronata, poi guardando Zelian ormai reso inoffensivo: –Fate attenzione nel perquisirlo, disse agli amici, -Deve avere ancora in tasca le micidiali droghe che ha adoperato oggi…usate dei guanti! 

Nel frattempo era finalmente sopraggiunto il drappello di militari che aveva richiesto la regina.

In tasca al consigliere, come previsto, oltre ad alcune fiale contenenti quei terribili veleni trovarono anche il computer di Nadir. –Con questo avremo finalmente l’elenco completo di tutti i cospiratori e i fiancheggiatori che hanno partecipato al complotto, disse la regina, - Potremo ricostruire le attività segrete riguardanti le tecnologie droniche e scoprire quali ambienti tra militari e nobili le hanno appoggiate e finanziate. –Scopriremo anche come hanno organizzato gli attentati su Beta, aggiunse il capitano. –Ha, ha, ha!  Zelian scoppiò in una risata. –Credo proprio che in questo caso rimarrete delusi! Noi non c’entriamo con quegli attentati, anche se in effetti ero sinceramente curioso di scoprire chi stesse cercando di anticiparci il lavoro... cara Raflesia, evidentemente non sono l’unico a volerti morta, ha, ha, ha! Continuò a ridere mentre due soldatesse lo portavano via. 

I tre amici si guardarono con aria sconsolata: se quello che avevano appena sentito dal consigliere era vero erano di nuovo ad un punto morto!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Rientro silenzioso ***


 

                                                               14. Rientro silenzioso.
Raflesia ebbe il suo daffare nel lasciare precise disposizioni affinché, grazie al materiale rinvenuto sul computer, potessero intraprendersi indagini ufficiali condotte da funzionari senza macchia. Bisognava operare rapidamente affinché tutti i cospiratori e fiancheggiatori fossero identificati, neutralizzati e portati in giudizio nelle sedi opportune.
Alla fine di una giornata assai impegnativa la regina si convinse che la sua presenza nella capitale non era più necessaria e decise che era arrivato il momento di ritornare su Beta. 
I giorni che seguirono durante il loro viaggio di ritorno furono all’insegna di una sorta di rassegnata malinconia. 
Harlock passava buona parte di quelle giornate a scrivere sul suo diario di bordo. Il suo non era un vero e proprio resoconto dell’attività della nave, che oramai non era più il succedersi di mirabolanti avventure piratesche. Col tempo quel diario era diventato una sorta di racconto interiore, un flusso narrativo nel quale il nostro riversava tutte le sue fantasie, spesso senza un preciso filo logico, un alternarsi di idee, sensazioni, immagini che si rincorrevano al pari di quei turbinosi pensieri che spesso lo attraversavano...
L’incontro con Raflesia, le avventure e le emozioni di quei giorni e poi quel bacio... sentiva che quel momento così tenero era stato per lui una sorta di epifania, il punto di arrivo di qualcosa che stava da tempo coltivando nel suo animo... ma si sentiva ancora confuso, era come se non riuscisse a vedere distintamente i contorni di una figura evanescente. 
Dal canto suo anche la regina passava molto tempo ritirata nella sua cabina. Era tornata ad immergersi nei suoi antichi testi religiosi e a rinnovare le sue pratiche mistiche. In realtà era quasi come se volesse allontanare da se una sensazione di vitalità e di leggerezza che era man mano cresciuta in quei giorni e che viveva quasi con un senso di colpa. Inevitabilmente quell’esperienza, quel vivere quotidiano con Harlock aveva fatto riaffiorare qualcosa che da tempo tentava di tenere sepolto. Quel bacio poi… non riusciva a sentirsi realmente in colpa per quell’attimo, era stato così spontaneo così semplice ed allo stesso tempo così necessario… 
E così, entrambi presi da quelle ansie e quegli interrogativi, in quei giorni evitarono il più possibile di confrontarsi direttamente. Gli unici momenti in cui non potevano esimersi dall’incontrarsi e soprattutto dallo scambiarsi delle parole si riducevano sostanzialmente a quelli conviviali consumati insieme a Galia e Miime. L’archeobiologa tra le tante sue prerogative si era anche dimostrata una discreta cuoca e, nonostante la sua fosse una cucina rigorosamente vegetariana, come imponeva la tradizione mazoniana, era comunque riuscita a stimolare il palato del capitano, che, oramai abituato alla cucina automatizzata di Tochiro, durante i tre anni di vagabondaggio era arrivato quasi a rimpiangere quella di Masu. Miime ovviamente era l’unica che non aveva problemi di palato, per giunta durante la loro permanenza su Faelder aveva approfittato dei fantastici empori del porto franco dove aveva fatto scorta dei liquori più pregiati e ricercati della galassia.
Proprio Miime ruppe il silenzioso svolgersi di uno di quei pasti: -Allora cosa pensate di fare? Chiese rivolta al capitano e alla regina. –Fare in che senso? Chiese Raflesia. –Ma tra voi due, ovvio… mi sembra che si sia costituito un così bel rapporto in questi giorni, come pensate di portarlo avanti…? Continuò la yuriana con aria innocente. Harlock per poco non si strozzò con la minestra di legumi falasiani che stava gustando. In realtà Miime sapeva bene, e lo avvertiva chiaramente, che andava a stuzzicare un tasto assai dolente, ma era stufa di rimanere in silenzio mentre si sentiva circondata da una tale tempesta di sentimenti. Anche Galia rincarò la dose: -E’ vero, in questi giorni avete fatto veramente una bella coppia e non mi sembra solo dal punto di vista operativo…sottolineò con un tono malizioso.  –Sciocchezze, puntualizzò subito la regina. –Io e il capitano abbiamo lavorato bene perché ci intendiamo su tattiche e strategie, veniamo tutti e due dalla scuola militare e sappiamo come ottimizzare il lavoro di squadra, vi è stata sicuramente una buona intesa operativa ma questo è il minimo per la riuscita di un operazione bellica … -E le operazioni sottocoperta? Continuò la studiosa con un tono sempre più allusivo. –Non ci sono state operazioni “sottocoperta” come intendi tu, sibilò Harlock, la nostra copertura è rimasta assolutamente professionale, e il nostro rapporto è stato e rimane all’insegna di un reciproco impegno per il bene dei nostri rispettivi mondi. Penso solo che il rispetto che ognuno aveva dell’altro sia risultato accresciuto durante lo svolgersi di questi ultimi eventi, ma nulla più di questo…- Convengo pienamente con quanto dice il capitano, non mettetevi in testa strane idee, aggiunse Raflesia, lanciando loro un occhiataccia.  Ovviamente nemmeno Galia, che non aveva le capacità empatiche di Miime, aveva creduto ad una sola parola di quello che avevano appena detto Harlock e la regina.
La yuriana e la ricercatrice durante quella missione avevano avuto modo di stringere una profonda amicizia. Tra le due si era creato un vero sodalizio, non solo lavorativo. Passavano spesso lunghi periodi a raccontarsi episodi della loro vita. Miime parlava della sua esistenza su Yura prima del tragico evento che aveva provocato l’estinzione della sua razza, mentre Galia le raccontava della sua adolescenza ribelle, del suo amore per lo studio e il suo impegno pacifista. La giovane scienziata era rimasta molto turbata dall’episodio che Miime le aveva narrato circa la responsabilità di una parte dell’impero mazoniano nella crisi del suo pianeta, riguardo allo scoppiare dei conflitti atomici e all’imperversare delle terribili piante mutanti che avevano sterminato la sua gente. Non riusciva a farsi una ragione che dei suoi simili avessero potuto progettare e perpetrare un piano così mostruoso nei confronti dell’intera popolazione di un pianeta. Sapeva bene che tra le varie etnie mazoniane ve ne erano alcune, soprattutto quelle che mantenevano ancora uno stretto rapporto simbiontico con i vegetali, molto crudeli per natura, ma quella storia che si andava ad aggiungere a le tante altre nefandezze che aveva dovuto vedere negli anni passati, le aveva causato una dolorosissima ferita.
Miime si era subito accorta della sofferenza dell’amica e si era prodigata a consolarla. Continuava a ripeterle che lei era la testimonianza vivente che il suo popolo possedeva delle ricchezze morali e spirituali uniche e che non era certo la sola con queste qualità. Poteva ancora sperare che la rinascita di Mazone fosse avvenuta all’insegna della pace e della fratellanza, e questo grazie anche all’opera di una persona con una storia tormentata come Raflesia. Ora però, al ritorno su Beta, la regina si sarebbe di nuovo trovata in pericolo di vita e bisognava assolutamente concentrare tutti gli sforzi per scoprire il colpevole.
Poco prima dell’arrivo sul pianeta, Galia aveva ripreso le analisi di quella strana polvere che aveva rinvenuto sopra le impronte lasciate nella neve dall’attentatore. Dato lo svolgersi degli eventi le aveva lasciate in sospeso per dedicarsi a compiti più urgenti, ma adesso aveva tutto il tempo per portarle a termine. I primi risultati furono sorprendenti. 
Quella polvere di colore marrone era in realtà un tipo di terriccio speciale ricco di torba e di agenti fertilizzanti, assolutamente non compatibile con il naturale terreno di Beta, ma molto utilizzato in determinate situazioni… fu come se all’improvviso le si accendesse una lampadina. Volle subito far parte anche Miime delle sue congetture e con lei organizzò prontamente un piano d’azione.
Erano appena sbarcati nel piccolo porto del pianeta ed Harlock e Raflesia erano subito corsi alla reggia. La regina doveva verificare che nessuno degli abitanti attuali nella piccola cittadina rientrasse negli elenchi dei cospiratori, ma dovevano muoversi con molta cautela, poiché vi era il rischio che qualche eventuale complice fosse stato già allertato e si preparasse ad agire con qualche gesto disperato.
Miime e Galia scesero anche loro dalla nave muovendosi a piedi dallo spazioporto in direzione del centro abitato. La yuriana non aveva mai visto così tanta neve, faceva molto freddo e l’aliena non vi era affatto abituata, ma il camminare in mezzo a tutto quel silenzioso candore gli pareva estremamente suggestivo. 
Arrivarono finalmente di fronte all’edificio che avevano scelto e si assicurarono che a quell’ora non vi fosse ancora nessuno. Appurato ciò, senza farsi troppo notare scivolarono sul retro. La costruzione di metallo e vetro che trovarono aveva una porta centrale con una serratura molto semplice. Persino Galia che non aveva certo le doti da scassinatore del capitano riuscì facilmente ad aprirla, e le due poterono così entrare di soppiatto. Sul pianeta in quel momento era praticamente l’alba e la tenue luce dell’aurora incominciava appena ad attraversare quelle pareti trasparenti. Bellissimi fiori di ogni specie e foggia spuntavano fuori da vasi e recipienti per culture idroponiche. L’umidità e la temperatura erano evidentemente mantenute costanti da un sistema di climatizzazione. – Che meraviglia! Esclamò Miime estasiata, -Sembra di stare in un altro mondo! 
Il penetrante profumo dei fiori si mischiava a quello della torba e del terriccio.  –Eccolo!  Disse ad un certo punto Galia mostrando una busta che aveva trovato su di un ripiano: -Questo è lo stesso tipo di terriccio che ho analizzato! Non credo che esistano altri posti in tutto il pianeta dove si possa trovare un analogo tipo di terreno, qui invece se ne trova sparso in abbondanza anche sul pavimento. –Allora il nostro attentatore deve essere passato di qua, concluse Miime. –Esattamente!  Le rispose la scienziata mentre le s’illuminava il volto. Procedendo all’interno di quella rigogliosa serra ad un tratto giunsero di fronte ad un ampia tavolata che accoglieva dei piccoli vasi pieni di strani fiori colorati. Il tavolo doveva averne accolti molti altri poiché sulla superficie si vedevano ancora i segni circolari lasciati dai loro fondi.
Alla vista di quelle piante Miime si ritrasse improvvisamente illuminandosi intensamente: -Stai indietro! Gridò a Galia. –Non toccare quei fiori e non respirarne il profumo! –Perché? Le chiese Galia. –Quei fiori vengono da Yura, li conosco bene, per colpa loro un tempo tutto l’equipaggio dell’Arcadia ha rischiato di morire! Sono delle malefiche piante frutto di manipolazioni e mutazioni genetiche, il loro polline produce un intossicazione allergica che può essere mortale! Mentre diceva ciò estrasse immediatamente la fiaschetta di liquore che portava sempre dietro. –Bevine subito un sorso! Disse all’amica.  –Ma io non bevo alcol, provò a protestare la studiosa. –Non importa, bevi! Insistette Miime con fermezza. A quel punto Galia cedette e mandò giù un sorso con una smorfia. –Bleah! E’ fortissimo! Si lamentò. –Meglio così, le rispose l’amica bevendone a sua volta. -L’alcol è l’unico vero antidoto contro gli effetti di questi micidiali fiori, lo scoprimmo all’epoca io insieme al dottor Zero e riuscimmo così a far ristabilire i nostri compagni avvelenati.
A quel punto le riflessioni della ricercatrice giunsero ad un’inevitabile e drammatica conclusione: 
 -Presto!  Esclamò. Se questi fiori sono stati portati da chi credo e dove penso, Harlock e Raflesia sono in grave pericolo! 

 

 


                                                                                        14. Rientro silenzioso.



Raflesia ebbe il suo daffare nel lasciare precise disposizioni affinché, grazie al materiale rinvenuto sul computer, potessero intraprendersi indagini ufficiali condotte da funzionari senza macchia. Bisognava operare rapidamente affinché tutti i cospiratori e fiancheggiatori fossero identificati, neutralizzati e portati in giudizio nelle sedi opportune.

Alla fine di una giornata assai impegnativa la regina si convinse che la sua presenza nella capitale non era più necessaria e decise che era arrivato il momento di ritornare su Beta. 

I giorni che seguirono durante il loro viaggio di ritorno furono all’insegna di una sorta di rassegnata malinconia. 

Harlock passava buona parte di quelle giornate a scrivere sul suo diario di bordo. Il suo non era un vero e proprio resoconto dell’attività della nave, che oramai non era più il succedersi di mirabolanti avventure piratesche. Col tempo quel diario era diventato una sorta di racconto interiore, un flusso narrativo nel quale il nostro riversava tutte le sue fantasie, spesso senza un preciso filo logico, un alternarsi di idee, sensazioni, immagini che si rincorrevano al pari di quei turbinosi pensieri che spesso lo attraversavano...

L’incontro con Raflesia, le avventure e le emozioni di quei giorni e poi quel bacio... sentiva che quel momento così tenero era stato per lui una sorta di epifania, il punto di arrivo di qualcosa che stava da tempo coltivando nel suo animo... ma si sentiva ancora confuso, era come se non riuscisse a vedere distintamente i contorni di una figura evanescente. 

Dal canto suo anche la regina passava molto tempo ritirata nella sua cabina. Era tornata ad immergersi nei suoi antichi testi religiosi e a rinnovare le sue pratiche mistiche. In realtà era quasi come se volesse allontanare da se una sensazione di vitalità e di leggerezza che era man mano cresciuta in quei giorni e che viveva quasi con un senso di colpa. Inevitabilmente quell’esperienza, quel vivere quotidiano con Harlock aveva fatto riaffiorare qualcosa che da tempo tentava di tenere sepolto. Quel bacio poi… non riusciva a sentirsi realmente in colpa per quell’attimo, era stato così spontaneo così semplice ed allo stesso tempo così necessario… 

E così, entrambi presi da quelle ansie e quegli interrogativi, in quei giorni evitarono il più possibile di confrontarsi direttamente. Gli unici momenti in cui non potevano esimersi dall’incontrarsi e soprattutto dallo scambiarsi delle parole si riducevano sostanzialmente a quelli conviviali consumati insieme a Galia e Miime. L’archeobiologa tra le tante sue prerogative si era anche dimostrata una discreta cuoca e, nonostante la sua fosse una cucina rigorosamente vegetariana, come imponeva la tradizione mazoniana, era comunque riuscita a stimolare il palato del capitano, che, oramai abituato alla cucina automatizzata di Tochiro, durante i tre anni di vagabondaggio era arrivato quasi a rimpiangere quella di Masu. Miime ovviamente era l’unica che non aveva problemi di palato, per giunta durante la loro permanenza su Faelder aveva approfittato dei fantastici empori del porto franco dove aveva fatto scorta dei liquori più pregiati e ricercati della galassia.

Proprio Miime ruppe il silenzioso svolgersi di uno di quei pasti: -Allora cosa pensate di fare? Chiese rivolta al capitano e alla regina. –Fare in che senso? Chiese Raflesia. –Ma tra voi due, ovvio… mi sembra che si sia costituito un così bel rapporto in questi giorni, come pensate di portarlo avanti…? Continuò la yuriana con aria innocente. Harlock per poco non si strozzò con la minestra di legumi falasiani che stava gustando. In realtà Miime sapeva bene, e lo avvertiva chiaramente, che andava a stuzzicare un tasto assai dolente, ma era stufa di rimanere in silenzio mentre si sentiva circondata da una tale tempesta di sentimenti. Anche Galia rincarò la dose: -E’ vero, in questi giorni avete fatto veramente una bella coppia e non mi sembra solo dal punto di vista operativo…sottolineò con un tono malizioso.  –Sciocchezze, puntualizzò subito la regina. –Io e il capitano abbiamo lavorato bene perché ci intendiamo su tattiche e strategie, veniamo tutti e due dalla scuola militare e sappiamo come ottimizzare il lavoro di squadra, vi è stata sicuramente una buona intesa operativa ma questo è il minimo per la riuscita di un operazione bellica … -E le operazioni sottocoperta? Continuò la studiosa con un tono sempre più allusivo. –Non ci sono state operazioni “sottocoperta” come intendi tu, sibilò Harlock, la nostra copertura è rimasta assolutamente professionale, e il nostro rapporto è stato e rimane all’insegna di un reciproco impegno per il bene dei nostri rispettivi mondi. Penso solo che il rispetto che ognuno aveva dell’altro sia risultato accresciuto durante lo svolgersi di questi ultimi eventi, ma nulla più di questo…- Convengo pienamente con quanto dice il capitano, non mettetevi in testa strane idee, aggiunse Raflesia, lanciando loro un occhiataccia.  Ovviamente nemmeno Galia, che non aveva le capacità empatiche di Miime, aveva creduto ad una sola parola di quello che avevano appena detto Harlock e la regina.

La yuriana e la ricercatrice durante quella missione avevano avuto modo di stringere una profonda amicizia. Tra le due si era creato un vero sodalizio, non solo lavorativo. Passavano spesso lunghi periodi a raccontarsi episodi della loro vita. Miime parlava della sua esistenza su Yura prima del tragico evento che aveva provocato l’estinzione della sua razza, mentre Galia le raccontava della sua adolescenza ribelle, del suo amore per lo studio e il suo impegno pacifista. La giovane scienziata era rimasta molto turbata dall’episodio che Miime le aveva narrato circa la responsabilità di una parte dell’impero mazoniano nella crisi del suo pianeta, riguardo allo scoppiare dei conflitti atomici e all’imperversare delle terribili piante mutanti che avevano sterminato la sua gente. Non riusciva a farsi una ragione che dei suoi simili avessero potuto progettare e perpetrare un piano così mostruoso nei confronti dell’intera popolazione di un pianeta. Sapeva bene che tra le varie etnie mazoniane ve ne erano alcune, soprattutto quelle che mantenevano ancora uno stretto rapporto simbiontico con i vegetali, molto crudeli per natura, ma quella storia che si andava ad aggiungere a le tante altre nefandezze che aveva dovuto vedere negli anni passati, le aveva causato una dolorosissima ferita.

Miime si era subito accorta della sofferenza dell’amica e si era prodigata a consolarla. Continuava a ripeterle che lei era la testimonianza vivente che il suo popolo possedeva delle ricchezze morali e spirituali uniche e che non era certo la sola con queste qualità. Poteva ancora sperare che la rinascita di Mazone fosse avvenuta all’insegna della pace e della fratellanza, e questo grazie anche all’opera di una persona con una storia tormentata come Raflesia. Ora però, al ritorno su Beta, la regina si sarebbe di nuovo trovata in pericolo di vita e bisognava assolutamente concentrare tutti gli sforzi per scoprire il colpevole.

Poco prima dell’arrivo sul pianeta, Galia aveva ripreso le analisi di quella strana polvere che aveva rinvenuto sopra le impronte lasciate nella neve dall’attentatore. Dato lo svolgersi degli eventi le aveva lasciate in sospeso per dedicarsi a compiti più urgenti, ma adesso aveva tutto il tempo per portarle a termine. I primi risultati furono sorprendenti. 

Quella polvere di colore marrone era in realtà un tipo di terriccio speciale ricco di torba e di agenti fertilizzanti, assolutamente non compatibile con il naturale terreno di Beta, ma molto utilizzato in determinate situazioni… fu come se all’improvviso le si accendesse una lampadina. Volle subito far parte anche Miime delle sue congetture e con lei organizzò prontamente un piano d’azione.

Erano appena sbarcati nel piccolo porto del pianeta ed Harlock e Raflesia erano subito corsi alla reggia. La regina doveva verificare che nessuno degli abitanti attuali nella piccola cittadina rientrasse negli elenchi dei cospiratori, ma dovevano muoversi con molta cautela, poiché vi era il rischio che qualche eventuale complice fosse stato già allertato e si preparasse ad agire con qualche gesto disperato.

Miime e Galia scesero anche loro dalla nave muovendosi a piedi dallo spazioporto in direzione del centro abitato. La yuriana non aveva mai visto così tanta neve, faceva molto freddo e l’aliena non vi era affatto abituata, ma il camminare in mezzo a tutto quel silenzioso candore gli pareva estremamente suggestivo. 

Arrivarono finalmente di fronte all’edificio che avevano scelto e si assicurarono che a quell’ora non vi fosse ancora nessuno. Appurato ciò, senza farsi troppo notare scivolarono sul retro. La costruzione di metallo e vetro che trovarono aveva una porta centrale con una serratura molto semplice. Persino Galia che non aveva certo le doti da scassinatore del capitano riuscì facilmente ad aprirla, e le due poterono così entrare di soppiatto. Sul pianeta in quel momento era praticamente l’alba e la tenue luce dell’aurora incominciava appena ad attraversare quelle pareti trasparenti. Bellissimi fiori di ogni specie e foggia spuntavano fuori da vasi e recipienti per culture idroponiche. L’umidità e la temperatura erano evidentemente mantenute costanti da un sistema di climatizzazione. – Che meraviglia! Esclamò Miime estasiata, -Sembra di stare in un altro mondo! 

Il penetrante profumo dei fiori si mischiava a quello della torba e del terriccio.  –Eccolo!  Disse ad un certo punto Galia mostrando una busta che aveva trovato su di un ripiano: -Questo è lo stesso tipo di terriccio che ho analizzato! Non credo che esistano altri posti in tutto il pianeta dove si possa trovare un analogo tipo di terreno, qui invece se ne trova sparso in abbondanza anche sul pavimento. –Allora il nostro attentatore deve essere passato di qua, concluse Miime. –Esattamente!  Le rispose la scienziata mentre le s’illuminava il volto. Procedendo all’interno di quella rigogliosa serra ad un tratto giunsero di fronte ad un ampia tavolata che accoglieva dei piccoli vasi pieni di strani fiori colorati. Il tavolo doveva averne accolti molti altri poiché sulla superficie si vedevano ancora i segni circolari lasciati dai loro fondi.

Alla vista di quelle piante Miime si ritrasse improvvisamente illuminandosi intensamente: -Stai indietro! Gridò a Galia. –Non toccare quei fiori e non respirarne il profumo! –Perché? Le chiese Galia. –Quei fiori vengono da Yura, li conosco bene, per colpa loro un tempo tutto l’equipaggio dell’Arcadia ha rischiato di morire! Sono delle malefiche piante frutto di manipolazioni e mutazioni genetiche, il loro polline produce un intossicazione allergica che può essere mortale! Mentre diceva ciò estrasse immediatamente la fiaschetta di liquore che portava sempre dietro. –Bevine subito un sorso! Disse all’amica.  –Ma io non bevo alcol, provò a protestare la studiosa. –Non importa, bevi! Insistette Miime con fermezza. A quel punto Galia cedette e mandò giù un sorso con una smorfia. –Bleah! E’ fortissimo! Si lamentò. –Meglio così, le rispose l’amica bevendone a sua volta. -L’alcol è l’unico vero antidoto contro gli effetti di questi micidiali fiori, lo scoprimmo all’epoca io insieme al dottor Zero e riuscimmo così a far ristabilire i nostri compagni avvelenati.

A quel punto le riflessioni della ricercatrice giunsero ad un’inevitabile e drammatica conclusione: 

 -Presto!  Esclamò. Se questi fiori sono stati portati da chi credo e dove penso, Harlock e Raflesia sono in grave pericolo! 

 

 

Nota al 14°capitolo:  L'episodio raccontato da Miime relativo ai fiori malefici provenienti da Yura è descritto nel 20° episodio della serie classica televisiva. 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Origine e fine del male ***


 

                                                         15. Origine e fine del male.
Miime e Galia si precipitarono letteralmente alla volta della reggia. Si diressero direttamente all’uscita laterale non sorvegliata dalla pattuglia di guardia, del resto sarebbe stato piuttosto difficile che quei militari si facessero convincere da una scienziata sciroccata accompagnata da un’aliena yuriana...
-Per fortuna la porta non è chiusa, disse Miime mentre entravano e si chiudevano rapidamente quell’uscio alle spalle. –Alla faccia della sicurezza! Commentò la studiosa mentre salivano le scale verso gli appartamenti di Raflesia. –Prepariamoci al peggio! aggiunse mentre aprivano la porta che dava alla camera da letto della regina. Come temevano i loro amici giacevano per terra privi di sensi. In ogni angolo della stanza facevano bella vista quei micidiali fiori. –Respirano ancora! Gridò Galia mentre tirava fuori dalla tasca un piccolo iniettore che aveva da appena trafugato dall’ambulatorio del dottor Badrian. Rapidamente operò prima su Raflesia e poi su di Harlock. –Gli ho iniettato una dose di etanolo che farebbe ubriacare un cavallo, disse mentre tentava un massaggio cardiaco sul capitano. Miime faceva la stessa cosa con la regina. Con loro sommo sollievo dopo qualche interminabile istante i due incominciarono a reagire...-Dove scioonoo… attacchiamoli! ...all’arrembaggiooo! Biascicava Harlock, -Sono la regina cattiiiiiva, più cattiva di quella di Biancaneve, solo che anch’io voglio il mio principe azzurro, però… forse è più scuro che azzurro…! Contrappuntava Raflesia. 
–Questi due sono più ciucchi di me il giorno di capodanno commentò Miime, visibilmente sollevata. - Ma chi sarà mai questo principe “scuro” di cui parla la regina? Chiese Galia a Miime. La domanda era ovviamente retorica visto che le due “socie” non riuscivano a trattenere le risate…
 Il passo successivo fu di disfarsi di tutti quei maledetti fiori che vennero raccolti con grande attenzione e gettati nell’inceneritore della reggia. Nel frattempo erano sopraggiunte le due dame di compagnia risvegliate da tutto quel trambusto. –Chiamiamo subito il dottor Badrian! Esclamarono quando Galia finì di spiegar loro l’accaduto. –Sì ma non subito disse Miime strizzando l’occhio a Galia. –Già, rispose lei, -Dobbiamo organizzare Ribattè lui una certa trappola per un certo attentatore...
Nel frattempo non fu facile gestire la regina e il capitano almeno finchè erano ancora ubriachi:
-Eccola! ...Fatele largo! Passa la regina dei bordelli! Riprese ad alta voce il capitano, -Regina dei bordelli? Fecero in coro Miime e Galia, guardandosi con aria interrogativa –Cosa ci siamo perse?
-E baaasta testone! Ancora con questa storia? ...E’ possibile che non ti sei proprio accorto che ci sei cascato come un pollo!? Rispose Raflesia, -Come, cascato come un pollo? Riprese lui. –Siii, proprio così! Dovevi vedere la tua faccia quando ti parlavo dei bordelli...hi hi hi! –Perchè, allora non è vera tutta quella storia? –Sì ma io e Cleo eravamo lì per una missione...(hic!) Stavamo sorvegliando un terrorista tirelliano...uh, uh, il bello e che ci eravamo fatte passare una come “operatrice” e l’altra come cliente. Pensa che ci era cascato pure lui così bene che continuava a bussare alla mia porta tutte le sere...eh, eh...siete così prevedibili voi uomini quando ragionate con le vostre parti basse...eh, eh! Il cervello vi va in pappa...! – A me non va in pappa proprio niente! Protestò Harlock, -Ci credo! Sei un tale impedito che non ti accorgeresti che una donna ti sta puntando nemmeno se lo vedessi scritto...ma tanto tu il mazoniano non lo sai leggere...Continuò lei. A Mime e Galia sembrava di assistere ad un film surreale... Harlock si era seduto per terra a gambe incrociate, mentre la regina aveva provato a rialzarsi ma barcollava vistosamente... -Comunque... alla fine l’operazione l’abbiamo conclusa con successo, ovviamente...-Ma allora tu...lei...tu, tu...balbettava Harlock, -Tu, tu... sembri un telefono rotto…ha, ha...concluse Raflesia dopodiché ripiombò a terra svenuta.
 Alla fine ci vollero svariate tazze di bevanda simil caffè e un paio di doccie per rendere i due sufficientemente sobri e partecipi del piano organizzato da Galia e Miime. Quest’ultime si erano appena goduta una scena irripetibile che non aveva fatto altro che confermare le loro intuizioni...
In tarda mattinata fu chiamato il dottor Badrian. Gli fu brevemente spiegato dell’intossicazione avuta dai due ma, poiché Harlock era già in piedi ed in piena attività, fu subito portato a visitare solamente la regina che stava ancora a letto visibilmente provata. 
Il medico esaminò accuratamente la paziente facendo uso delle sofisticate apparecchiature che si era portato dietro. Durante queste operazioni Tina continuava ad assisterlo con grande scrupolo e professionalità. Alla fine dette il suo responso: 
 - Allo stato attuale non sembra siano rimaste tracce nell’organismo della pericolosa tossina, e a parte un livello alcolico ancora un po’ elevato nel sangue, nel complesso vostra maestà si può considerare in salute, questo senso di spossatezza che avvertite è più che normale a seguito dello shock che avete subito, per questo vi prescrivo un appropriato tonico…dicendo questo fece cenno a Tina la quale si preparò a somministrare il farmaco alla regina. Si avvicinò alla paziente e prendendole il braccio stava per iniettarle il preparato quando Raflesia con un inaspettato guizzo di vitalità le afferrò la mano che impugnava l’iniettore: -Non credo che qui dentro ci sia propriamente un tonico! Esclamò rivolta all’esterrefatta ragazza. –Maestà, che significa tutto questo? Disse Badrian stupefatto. –Significa che sua figlia Tina stava per la quinta volta attentando alla vita della regina, spiegò Galia che nel frattempo era entrata nella stanza insieme a Miime ed Harlock. –Non capisco, balbettò il medico, -E’ uno scherzo, spero! –Purtroppo non è uno scherzo, dottor Badrian, continuò il capitano: -I terribili fiori che ci hanno avvelenato erano coltivati nella serra di sua figlia, e solo lei può averli messi nella stanza della regina. Come ben sa Tina ormai da tempo ha libero accesso ai locali della reggia che è solita ornare con i bei fiori che coltiva personalmente. In questo modo ha avuto la possibilità sia di iniettare il veleno in una delle bottiglie di vino della cantina, sia di lasciare quel grazioso animaletto sul letto della regina, infine questa è l’ultima schiacciante prova, disse mostrando un oggetto metallico rilucente: -E’ una piccola ma molto potente pistola laser con la quale giorni addietro ha sparato dalla foresta in direzione di Raflesia.  L’abbiamo appena trovata nascosta in un angolo della serra. –Sul luogo da dove proveniva lo sparo abbiamo rinvenuto tracce del terriccio usato nella serra, riprese Galia, -Lo stesso che si nota sui suoi stivaletti, disse indicando le calzature della ragazza. –M…ma tutto ciò non ha senso, continuava il medico, -Perché mai avrebbe dovuto fare una cosa simile… non è possibile! –Forse ce lo può spiegare lei, dottore, disse a quel punto Miime, -Facendo una ricerca negli archivi del villaggio abbiamo scoperto che il nome di Tina è registrato solo come sua figlia senza altre informazioni, ovvero non risulta né data di nascita né altri dati anagrafici precedenti all’insediamento. –Questo non c’entra, rispose il medico, non vedo come abbia a che fare con queste accuse…-C’entra eccome, incalzò il capitano, -Ci dica la verità! –Ebbene…, riprese Badrian, -Effettivamente Tina non è mia figlia naturale, ma è come se lo fosse. La adottai io tre anni fa quando arrivai per la prima volta su questo pianeta… ma…
-E’ inutile che continui a proteggermi papà, racconterò io a questi signori tutta la verità! 
Tina, che fino a quel momento era rimasta muta con lo sguardo rivolto al pavimento, aveva rotto il suo silenzio: -E’ vero, sono io la colpevole! L’ho fatto e non mi pento di averlo fatto, anzi se potessi lo rifarei ancora! Urlò. –Ma perché? chiese cupa Raflesia. –Perché? Continuò la giovane. -Perchè sei un mostro! Li hai uccisi tutti e non ti perdonerò mai per questo! La dolce espressione della fanciulla si era mutata in uno sguardo feroce carico di un odio profondo. –Non potrò mai dimenticare quel terribile giorno! Facevo parte del piccolo drappello di fuggiaschi che avevano cercato riparo su questo pianeta. Io insieme ai miei genitori ed amici e parenti eravamo appena sbarcati sul suolo. Con noi era venuta anche la famosa scienziata Thessius che aveva appoggiato la nostra fuga. Eravamo felici, ansiosi di ricominciare una nuova vita, i bambini giocavano con la neve mentre gli adulti pianificavano la costruzione delle prime abitazioni. Ad un tratto la nostra gioia si tramutò in terrore quando vedemmo atterrare una nave della guardia reale. Vidi scendere il generale Cleo insieme ad altri militari. A quel punto Thessius andò incontro a quella che sapevo essere sua amica e la vidi ricevere dal generale una scatola metallica. Le due si scambiarono delle parole e poi la scienziata fece per tornare verso di noi.
I miei genitori intuirono che qualcosa di terribile stava per accadere e mi urlarono di scappare il più lontano possibile, di nascondermi nella foresta. Io non capivo cosa stesse succedendo ma loro insistevano sempre più disperati, al che obbedii e mi misi a correre a perdifiato. Non feci in tempo a raggiungere gli alberi che sentii un enorme boato dietro le spalle che scosse ogni cosa e lo spostamento d’aria mi scaraventò al suolo così violentemente che per un po’ rimasi priva di sensi. Rialzatami vidi che un enorme cratere si era aperto là dove prima vi erano tutte quelle persone inermi. Erano tutti morti! Non vi erano rimasti neppure i resti che potessi riconoscere dei miei genitori e dei miei amici! In un attimo tutta quella povera gente innocente era stata spazzata via per colpa tua! Disse indicando un attonita Raflesia.   –Tu, tu li hai uccisi! Perché? Che male ti avevano fatto?! Urlo scoppiando in un pianto a dirotto e gettandosi a terra. Il povero medico corse da lei. –Figlia mia! Non piangere. Sono qui io a vegliare su di te. In questi anni ho celato questo segreto nella speranza che potessi dimenticare il tuo terribile passato. Ma mi rendo conto che mi illudevo nello sperare che potessi rimuovere un così grande dolore!
Durante lo svolgersi di quel dramma la regina si era lentamente mossa dal letto e si era spostata in direzione del piccolo corridoio che portava al grande terrazzo. Silenziosa, il volto quasi terreo, non era sfuggita all’attenzione del capitano che la seguiva con la coda dell’occhio. Ad un tratto la vide prendere qualcosa da un cassetto in un mobile del corridoio ed accelerare il passo in direzione del terrazzo. Le corse subito dietro mosso da uno strano presentimento. In un attimo Raflesia si trovò fuori e si fermò di nuovo di fronte alla vista di quel famigerato cratere. In quell’istante puntò verso di se quella che era un’arma. Harlock fece appena in tempo a raggiungerla in corsa e ad afferrarle il braccio che brandiva la pistola.
-Lasciami! Ti prego, lasciami morire! Non ce la faccio più a sopportare tutto questo! Tutto il male che ho fatto, tutto il dolore che ho causato è un peso che non riesco più a portarmi dietro, come vedi è tutto inutile! Le conseguenze delle mie azioni continuano a perseguitarmi e lo faranno per sempre!
-Basta Raflesia! Le urlò il capitano. Basta morte! Basta sofferenza! Ognuno di noi ha già sofferto abbastanza del suo e tu hai già abbondantemente pagato per le tue colpe! Ora bisogna pensare alla vita!
La regina continuava a dimenarsi in una crisi violenta tanto che Harlock fu costretto a mollargli un paio di ceffoni. Raflesia reagì debolmente: -Come osi colpirmi tu, con quale diritto?!
-Con questo diritto! Le rispose lui e la abbracciò baciandola con passione. Come per incanto l’agitazione della donna si spense immediatamente mentre si lasciava andare a quella stretta appassionata. 
-Oh, Franklyn, è stato come nei miei incubi, ti ho invocato in soccorso dai miei mostri e tu sei venuto realmente a salvarmi!  Stringimi ancora! Non mi lasciare! 
Rimasero così diversi minuti, sotto la neve che nel frattempo aveva ripreso a fioccare. Allora il capitano la prese in braccio e si mosse con lei in direzione degli appartamenti reali.
La regina gli accarezzò dolcemente i capelli arruffati fissandolo teneramente: Non puoi capire cosa abbia significato per me quel bacio che ci siamo dati quella notte! -Ti sbagli Raflesia, io l’ho capito benissimo, ora mi è tutto chiaro. I miei incubi, come i tuoi, la mia ansia la mia inquietudine in questi anni...tutto quell’odio di un tempo è progressivamente mutato in qualcosa di altrettanto profondo. Come in una prodigiosa trasmutazione alchemica quel rancore e diventato un sentimento puro e lucente. E’ diventato amore. –La regina lo guardò intensamente: -Anch’io solo ora mi spiego tante cose. Perché la tua vicinanza in questi giorni mi ha pian piano ridato la forza e la volontà di vivere. Grazie a te ho ricominciato a provare sensazioni che avevo perduto. Grazie a te sono tornata ad esistere.
Miime e Galia che avevano assistito allo svolgersi dell’azione affacciate al terrazzo a quella vista furono tentate di applaudire.
Al rientro i due provarono a ricomporsi. Nel frattempo era giunta anche Althea che si accingeva a prendere in consegna Tina. –Lasciatela! Disse la regina, -Probabilmente non riuscirò mai a sanare il dolore che ho causato e non potrò mai sperare nel perdono di chi come Tina ha perso tutto per mia colpa. Ma almeno posso tentare di spezzare la mia parte di catena di odio e di vendetta. Tina, sai bene che non posso tornare indietro con le mie azioni, e gli dei sanno quanto vorrei che questo fosse possibile, e non ti chiedo nemmeno di perdonarmi, ti chiedo solo di continuare a vivere, per te e solo per te, perché vivere è troppo importante, troppo importante è cercare di conquistare la propria felicità giorno dopo giorno, perché tutti abbiamo il diritto di essere felici! Per questo io continuerò a vivere, per continuare ad occuparmi del mio popolo, per il suo bene e per il suo diritto ad essere felice.
Si rivolse all’anziano medico: -Dottor Badrian, a lei rimane il difficile compito di stare vicino a sua figlia, sarà arduo tentare di sanare quella ferita, ma il suo amore per lei è immenso e confido in questo...io, per quel poco che valga, farò in modo che, se lo vorrà, abbia sempre tutti i mezzi per ricostruirsi una vita in qualunque modo e luogo scelga per lei e per sua figlia...
A quel punto persino la dura Althea si sciolse: –Maestà, Mazone ha perso una regina guerriera ma in compenso ha guadagnato una madre affettuosa!
Quella notte Raflesia dormì serenamente. Nessun incubo la perseguitò, nessun fantasma la inseguì, e nessuna richiesta di aiuto dovette indirizzare alla persona amata e questo non solo perchè quella persona ormai le stava realmente accanto, ma perchè lei che per anni era stata prigioniera di quel terribile e gravoso ruolo si sentiva finalmente libera, libera di poter vivere la sua vita. Naturalmente questo non significava che non sentisse più il suo dovere di regina nei confronti del suo popolo, anzi questo sentimento era come rinnovato e ravvivato di una carica vitale nuova. E questo si sarebbe immediatamente tradotto in una rivoluzione epocale per il millenario reame di Mazone. La regina decise che quella che era sempre stata una monarchia assoluta sarebbe dovuta diventare al più presto una monarchia costituzionale. Sapeva bene che il cammino per attuare questa radicale trasformazione non sarebbe stato facile, e i fatti appena trascorsi ne erano la chiara testimonianza, ma proprio per questo era determinata ad operare questo mutamento con una volontà incrollabile. Per far ciò decise di rivolgersi di nuovo all’amica che l’aveva aiutata nel momento più buio della sua vita:
-Galia, voglio che tu riunisca tutte le personalità che ritieni più sagge e più illuminate del nostro mondo, di qualunque etnia o provenienza esse siano. Il loro compito sarà di formare un assemblea costituente. Dovranno stilare una costituzione, la più aperta, moderna e democratica che si possa concepire e che possa contenere al suo interno il principio base della pace e della fratellanza. –Raflesia, è una cosa bellissima, ma non so se sarò mai all’altezza di un tale compito... rispose la scienziata visibilmente imbarazzata. –Certo che lo sarai! Le rispose la regina –Hai dimostrato di avere saggezza ed esperienza da vendere!  Ed io ho un incrollabile fiducia nei tuoi confronti! Lo so, sarà molto dura, avremo contro tantissima gente a partire dal consiglio delle anziane, ma la mia idea è che il consiglio diventi solo un ramo consultivo di un nuovo parlamento che sorgerà come conseguenza della costituzione. Ed io ti vedo assai bene nel ruolo di primo ministro di questo nostro nuovo governo, aggiunse strizzandole l’occhio. –Questo lo vedo proprio difficile, riprese Galia, -Io non sono affatto tagliata per la politica...lo sai bene! – Non ti preoccupare, come già ti dissi un’altra volta, proprio perchè non sei un politico sono sicura che riuscirai perfettamente nel tuo compito! La studiosa sembrava proprio non volerne sapere, ma la regina sapeva che alla fine l’avrebbe convinta...A quel punto intervenne Harlock che le aveva appena raggiunte: -Temo proprio, cara Galia, che ti dovrai presto fare carico di questo compito, perchè io sto per rapirti la sovrana...-Come rapire? Chiesero in coro le due amiche. –Ebbene, riprese il capitano, -Ho intenzione di portare la regina un po’ in vacanza e precisamente sulla seconda patria di Mazone... –Sulla Terra!? Disse la regina. –Esattamente, rispose Harlock. –Ma sarebbe bellissimo! Disse Raflesia. –Sarà bellissimo! rispose il capitano.
                                                                          §§§§
Miime guardava con affetto quei due che si stringevano mentre fissavano insieme il cosmo seduti al centro del ponte di comando. Ormai erano parecchi giorni che stavano viaggiando alla volta della terra, e quella era ormai diventata una scena abituale. Era felice, era felice per Harlock ma anche per la regina. Aveva capito subito che il loro destino sarebbe stato quello sin dal primo momento che li aveva visti insieme. Allora aveva percepito distintamente i loro sentimenti fondersi in una sorta di risonanza. Quello era il loro percorso, lo sentiva chiaramente. Non si faceva cruccio del fatto che Raflesia fosse entrata nella vita del capitano. La regina era la sola persona capace di ridare serenità ed armonia a colui che aveva giurato di seguire e proteggere per tutta la vita. Voleva dire che da quel momento avrebbe continuato a vegliare non su di una sola ma su due anime... 
Avevano appena doppiato Saturno: -Tra poco saremo in vista della Terra, disse la regina con la voce che tradiva un po’di emozione. –Non riesco ancora a credere che vedrò il pianeta che un tempo era dei nostri avi, il pianeta che ho agognato per così tanto tempo...-Su quel pianeta vivono ancora i loro discendenti, sono dei tuoi sudditi, le rispose il capitano. –Lo so ma ormai sono terrestri da infinite generazioni, non credo che abbiano bisogno di me e preferisco non turbare la loro pace, hanno già subito troppi sconvolgimenti durante il nostro conflitto... facciamo finta che io sia una semplice turista in viaggio di piacere... è meglio così, non credi? Gli rispose lei. –Sono pienamente d’accordo! Disse Harlock, -Secondo i miei calcoli arriveremo sulla terra quando in Giappone è piena primavera e tutti gli alberi sono in fiore, quei fiori per cui un tempo ti ho combattuto e che ora voglio che ti riempiano la vita... –Tu mi hai già riempito la vita, Franklyn! Fece lei baciandolo. –La primavera, Raflesia, la primavera... disse lui toccandole il naso con l’indice.  –La primavera...ripetè lei trasognata.

 

                                                                                                   15. Origine e fine del male.



 

 

Miime e Galia si precipitarono letteralmente alla volta della reggia. Si diressero direttamente all’uscita laterale non sorvegliata dalla pattuglia di guardia, del resto sarebbe stato piuttosto difficile che quei militari si facessero convincere da una scienziata sciroccata accompagnata da un’aliena yuriana...

-Per fortuna la porta non è chiusa, disse Miime mentre entravano e si chiudevano rapidamente quell’uscio alle spalle. –Alla faccia della sicurezza! Commentò la studiosa mentre salivano le scale verso gli appartamenti di Raflesia. –Prepariamoci al peggio! aggiunse mentre aprivano la porta che dava alla camera da letto della regina. Come temevano i loro amici giacevano per terra privi di sensi. In ogni angolo della stanza facevano bella vista quei micidiali fiori. –Respirano ancora! Gridò Galia mentre tirava fuori dalla tasca un piccolo iniettore che aveva da appena trafugato dall’ambulatorio del dottor Badrian. Rapidamente operò prima su Raflesia e poi su di Harlock. –Gli ho iniettato una dose di etanolo che farebbe ubriacare un cavallo, disse mentre tentava un massaggio cardiaco sul capitano. Miime faceva la stessa cosa con la regina. Con loro sommo sollievo dopo qualche interminabile istante i due incominciarono a reagire...-Dove scioonoo… attacchiamoli! ...all’arrembaggiooo! Biascicava Harlock, -Sono la regina cattiiiiiva, più cattiva di quella di Biancaneve, solo che anch’io voglio il mio principe azzurro, però… forse è più scuro che azzurro…! Contrappuntava Raflesia. 

–Questi due sono più ciucchi di me il giorno di capodanno commentò Miime, visibilmente sollevata. - Ma chi sarà mai questo principe “scuro” di cui parla la regina? Chiese Galia a Miime. La domanda era ovviamente retorica visto che le due “socie” non riuscivano a trattenere le risate…

 Il passo successivo fu di disfarsi di tutti quei maledetti fiori che vennero raccolti con grande attenzione e gettati nell’inceneritore della reggia. Nel frattempo erano sopraggiunte le due dame di compagnia risvegliate da tutto quel trambusto. –Chiamiamo subito il dottor Badrian! Esclamarono quando Galia finì di spiegar loro l’accaduto. –Sì ma non subito disse Miime strizzando l’occhio a Galia. –Già, rispose lei, -Dobbiamo organizzare Ribattè lui una certa trappola per un certo attentatore...

Nel frattempo non fu facile gestire la regina e il capitano almeno finchè erano ancora ubriachi:

-Eccola! ...Fatele largo! Passa la regina dei bordelli! Riprese ad alta voce il capitano, -Regina dei bordelli? Fecero in coro Miime e Galia, guardandosi con aria interrogativa –Cosa ci siamo perse?

-E baaasta testone! Ancora con questa storia? ...E’ possibile che non ti sei proprio accorto che ci sei cascato come un pollo!? Rispose Raflesia, -Come, cascato come un pollo? Riprese lui. –Siii, proprio così! Dovevi vedere la tua faccia quando ti parlavo dei bordelli...hi hi hi! –Perchè, allora non è vera tutta quella storia? –Sì ma io e Cleo eravamo lì per una missione...(hic!) Stavamo sorvegliando un terrorista tirelliano...uh, uh, il bello e che ci eravamo fatte passare una come “operatrice” e l’altra come cliente. Pensa che ci era cascato pure lui così bene che continuava a bussare alla mia porta tutte le sere...eh, eh...siete così prevedibili voi uomini quando ragionate con le vostre parti basse...eh, eh! Il cervello vi va in pappa...! – A me non va in pappa proprio niente! Protestò Harlock, -Ci credo! Sei un tale impedito che non ti accorgeresti che una donna ti sta puntando nemmeno se lo vedessi scritto...ma tanto tu il mazoniano non lo sai leggere...Continuò lei. A Mime e Galia sembrava di assistere ad un film surreale... Harlock si era seduto per terra a gambe incrociate, mentre la regina aveva provato a rialzarsi ma barcollava vistosamente... -Comunque... alla fine l’operazione l’abbiamo conclusa con successo, ovviamente...-Ma allora tu...lei...tu, tu...balbettava Harlock, -Tu, tu... sembri un telefono rotto…ha, ha...concluse Raflesia dopodiché ripiombò a terra svenuta.

 Alla fine ci vollero svariate tazze di bevanda simil caffè e un paio di doccie per rendere i due sufficientemente sobri e partecipi del piano organizzato da Galia e Miime. Quest’ultime si erano appena goduta una scena irripetibile che non aveva fatto altro che confermare le loro intuizioni...

In tarda mattinata fu chiamato il dottor Badrian. Gli fu brevemente spiegato dell’intossicazione avuta dai due ma, poiché Harlock era già in piedi ed in piena attività, fu subito portato a visitare solamente la regina che stava ancora a letto visibilmente provata. 

Il medico esaminò accuratamente la paziente facendo uso delle sofisticate apparecchiature che si era portato dietro. Durante queste operazioni Tina continuava ad assisterlo con grande scrupolo e professionalità. Alla fine dette il suo responso: 

 - Allo stato attuale non sembra siano rimaste tracce nell’organismo della pericolosa tossina, e a parte un livello alcolico ancora un po’ elevato nel sangue, nel complesso vostra maestà si può considerare in salute, questo senso di spossatezza che avvertite è più che normale a seguito dello shock che avete subito, per questo vi prescrivo un appropriato tonico…dicendo questo fece cenno a Tina la quale si preparò a somministrare il farmaco alla regina. Si avvicinò alla paziente e prendendole il braccio stava per iniettarle il preparato quando Raflesia con un inaspettato guizzo di vitalità le afferrò la mano che impugnava l’iniettore: -Non credo che qui dentro ci sia propriamente un tonico! Esclamò rivolta all’esterrefatta ragazza. –Maestà, che significa tutto questo? Disse Badrian stupefatto. –Significa che sua figlia Tina stava per la quinta volta attentando alla vita della regina, spiegò Galia che nel frattempo era entrata nella stanza insieme a Miime ed Harlock. –Non capisco, balbettò il medico, -E’ uno scherzo, spero! –Purtroppo non è uno scherzo, dottor Badrian, continuò il capitano: -I terribili fiori che ci hanno avvelenato erano coltivati nella serra di sua figlia, e solo lei può averli messi nella stanza della regina. Come ben sa Tina ormai da tempo ha libero accesso ai locali della reggia che è solita ornare con i bei fiori che coltiva personalmente. In questo modo ha avuto la possibilità sia di iniettare il veleno in una delle bottiglie di vino della cantina, sia di lasciare quel grazioso animaletto sul letto della regina, infine questa è l’ultima schiacciante prova, disse mostrando un oggetto metallico rilucente: -E’ una piccola ma molto potente pistola laser con la quale giorni addietro ha sparato dalla foresta in direzione di Raflesia.  L’abbiamo appena trovata nascosta in un angolo della serra. –Sul luogo da dove proveniva lo sparo abbiamo rinvenuto tracce del terriccio usato nella serra, riprese Galia, -Lo stesso che si nota sui suoi stivaletti, disse indicando le calzature della ragazza. –M…ma tutto ciò non ha senso, continuava il medico, -Perché mai avrebbe dovuto fare una cosa simile… non è possibile! –Forse ce lo può spiegare lei, dottore, disse a quel punto Miime, -Facendo una ricerca negli archivi del villaggio abbiamo scoperto che il nome di Tina è registrato solo come sua figlia senza altre informazioni, ovvero non risulta né data di nascita né altri dati anagrafici precedenti all’insediamento. –Questo non c’entra, rispose il medico, non vedo come abbia a che fare con queste accuse…-C’entra eccome, incalzò il capitano, -Ci dica la verità! –Ebbene…, riprese Badrian, -Effettivamente Tina non è mia figlia naturale, ma è come se lo fosse. La adottai io tre anni fa quando arrivai per la prima volta su questo pianeta… ma…

-E’ inutile che continui a proteggermi papà, racconterò io a questi signori tutta la verità! 

Tina, che fino a quel momento era rimasta muta con lo sguardo rivolto al pavimento, aveva rotto il suo silenzio: -E’ vero, sono io la colpevole! L’ho fatto e non mi pento di averlo fatto, anzi se potessi lo rifarei ancora! Urlò. –Ma perché? chiese cupa Raflesia. –Perché? Continuò la giovane. -Perchè sei un mostro! Li hai uccisi tutti e non ti perdonerò mai per questo! La dolce espressione della fanciulla si era mutata in uno sguardo feroce carico di un odio profondo. –Non potrò mai dimenticare quel terribile giorno! Facevo parte del piccolo drappello di fuggiaschi che avevano cercato riparo su questo pianeta. Io insieme ai miei genitori ed amici e parenti eravamo appena sbarcati sul suolo. Con noi era venuta anche la famosa scienziata Thessius che aveva appoggiato la nostra fuga. Eravamo felici, ansiosi di ricominciare una nuova vita, i bambini giocavano con la neve mentre gli adulti pianificavano la costruzione delle prime abitazioni. Ad un tratto la nostra gioia si tramutò in terrore quando vedemmo atterrare una nave della guardia reale. Vidi scendere il generale Cleo insieme ad altri militari. A quel punto Thessius andò incontro a quella che sapevo essere sua amica e la vidi ricevere dal generale una scatola metallica. Le due si scambiarono delle parole e poi la scienziata fece per tornare verso di noi.

I miei genitori intuirono che qualcosa di terribile stava per accadere e mi urlarono di scappare il più lontano possibile, di nascondermi nella foresta. Io non capivo cosa stesse succedendo ma loro insistevano sempre più disperati, al che obbedii e mi misi a correre a perdifiato. Non feci in tempo a raggiungere gli alberi che sentii un enorme boato dietro le spalle che scosse ogni cosa e lo spostamento d’aria mi scaraventò al suolo così violentemente che per un po’ rimasi priva di sensi. Rialzatami vidi che un enorme cratere si era aperto là dove prima vi erano tutte quelle persone inermi. Erano tutti morti! Non vi erano rimasti neppure i resti che potessi riconoscere dei miei genitori e dei miei amici! In un attimo tutta quella povera gente innocente era stata spazzata via per colpa tua! Disse indicando un attonita Raflesia.   –Tu, tu li hai uccisi! Perché? Che male ti avevano fatto?! Urlo scoppiando in un pianto a dirotto e gettandosi a terra. Il povero medico corse da lei. –Figlia mia! Non piangere. Sono qui io a vegliare su di te. In questi anni ho celato questo segreto nella speranza che potessi dimenticare il tuo terribile passato. Ma mi rendo conto che mi illudevo nello sperare che potessi rimuovere un così grande dolore!

Durante lo svolgersi di quel dramma la regina si era lentamente mossa dal letto e si era spostata in direzione del piccolo corridoio che portava al grande terrazzo. Silenziosa, il volto quasi terreo, non era sfuggita all’attenzione del capitano che la seguiva con la coda dell’occhio. Ad un tratto la vide prendere qualcosa da un cassetto in un mobile del corridoio ed accelerare il passo in direzione del terrazzo. Le corse subito dietro mosso da uno strano presentimento. In un attimo Raflesia si trovò fuori e si fermò di nuovo di fronte alla vista di quel famigerato cratere. In quell’istante puntò verso di se quella che era un’arma. Harlock fece appena in tempo a raggiungerla in corsa e ad afferrarle il braccio che brandiva la pistola.

-Lasciami! Ti prego, lasciami morire! Non ce la faccio più a sopportare tutto questo! Tutto il male che ho fatto, tutto il dolore che ho causato è un peso che non riesco più a portarmi dietro, come vedi è tutto inutile! Le conseguenze delle mie azioni continuano a perseguitarmi e lo faranno per sempre!

-Basta Raflesia! Le urlò il capitano. Basta morte! Basta sofferenza! Ognuno di noi ha già sofferto abbastanza del suo e tu hai già abbondantemente pagato per le tue colpe! Ora bisogna pensare alla vita!

La regina continuava a dimenarsi in una crisi violenta tanto che Harlock fu costretto a mollargli un paio di ceffoni. Raflesia reagì debolmente: -Come osi colpirmi tu, con quale diritto?!

-Con questo diritto! Le rispose lui e la abbracciò baciandola con passione. Come per incanto l’agitazione della donna si spense immediatamente mentre si lasciava andare a quella stretta appassionata. 

-Oh, Franklyn, è stato come nei miei incubi, ti ho invocato in soccorso dai miei mostri e tu sei venuto realmente a salvarmi!  Stringimi ancora! Non mi lasciare! 

Rimasero così diversi minuti, sotto la neve che nel frattempo aveva ripreso a fioccare. Allora il capitano la prese in braccio e si mosse con lei in direzione degli appartamenti reali.

La regina gli accarezzò dolcemente i capelli arruffati fissandolo teneramente: Non puoi capire cosa abbia significato per me quel bacio che ci siamo dati quella notte! -Ti sbagli Raflesia, io l’ho capito benissimo, ora mi è tutto chiaro. I miei incubi, come i tuoi, la mia ansia la mia inquietudine in questi anni...tutto quell’odio di un tempo è progressivamente mutato in qualcosa di altrettanto profondo. Come in una prodigiosa trasmutazione alchemica quel rancore e diventato un sentimento puro e lucente. E’ diventato amore. –La regina lo guardò intensamente: -Anch’io solo ora mi spiego tante cose. Perché la tua vicinanza in questi giorni mi ha pian piano ridato la forza e la volontà di vivere. Grazie a te ho ricominciato a provare sensazioni che avevo perduto. Grazie a te sono tornata ad esistere.

Miime e Galia che avevano assistito allo svolgersi dell’azione affacciate al terrazzo a quella vista furono tentate di applaudire.

Al rientro i due provarono a ricomporsi. Nel frattempo era giunta anche Althea che si accingeva a prendere in consegna Tina. –Lasciatela! Disse la regina, -Probabilmente non riuscirò mai a sanare il dolore che ho causato e non potrò mai sperare nel perdono di chi come Tina ha perso tutto per mia colpa. Ma almeno posso tentare di spezzare la mia parte di catena di odio e di vendetta. Tina, sai bene che non posso tornare indietro con le mie azioni, e gli dei sanno quanto vorrei che questo fosse possibile, e non ti chiedo nemmeno di perdonarmi, ti chiedo solo di continuare a vivere, per te e solo per te, perché vivere è troppo importante, troppo importante è cercare di conquistare la propria felicità giorno dopo giorno, perché tutti abbiamo il diritto di essere felici! Per questo io continuerò a vivere, per continuare ad occuparmi del mio popolo, per il suo bene e per il suo diritto ad essere felice.

Si rivolse all’anziano medico: -Dottor Badrian, a lei rimane il difficile compito di stare vicino a sua figlia, sarà arduo tentare di sanare quella ferita, ma il suo amore per lei è immenso e confido in questo...io, per quel poco che valga, farò in modo che, se lo vorrà, abbia sempre tutti i mezzi per ricostruirsi una vita in qualunque modo e luogo scelga per lei e per sua figlia...

A quel punto persino la dura Althea si sciolse: –Maestà, Mazone ha perso una regina guerriera ma in compenso ha guadagnato una madre affettuosa!

Quella notte Raflesia dormì serenamente. Nessun incubo la perseguitò, nessun fantasma la inseguì, e nessuna richiesta di aiuto dovette indirizzare alla persona amata e questo non solo perchè quella persona ormai le stava realmente accanto, ma perchè lei che per anni era stata prigioniera di quel terribile e gravoso ruolo si sentiva finalmente libera, libera di poter vivere la sua vita. Naturalmente questo non significava che non sentisse più il suo dovere di regina nei confronti del suo popolo, anzi questo sentimento era come rinnovato e ravvivato di una carica vitale nuova. E questo si sarebbe immediatamente tradotto in una rivoluzione epocale per il millenario reame di Mazone. La regina decise che quella che era sempre stata una monarchia assoluta sarebbe dovuta diventare al più presto una monarchia costituzionale. Sapeva bene che il cammino per attuare questa radicale trasformazione non sarebbe stato facile, e i fatti appena trascorsi ne erano la chiara testimonianza, ma proprio per questo era determinata ad operare questo mutamento con una volontà incrollabile. Per far ciò decise di rivolgersi di nuovo all’amica che l’aveva aiutata nel momento più buio della sua vita:

-Galia, voglio che tu riunisca tutte le personalità che ritieni più sagge e più illuminate del nostro mondo, di qualunque etnia o provenienza esse siano. Il loro compito sarà di formare un assemblea costituente. Dovranno stilare una costituzione, la più aperta, moderna e democratica che si possa concepire e che possa contenere al suo interno il principio base della pace e della fratellanza. –Raflesia, è una cosa bellissima, ma non so se sarò mai all’altezza di un tale compito... rispose la scienziata visibilmente imbarazzata. –Certo che lo sarai! Le rispose la regina –Hai dimostrato di avere saggezza ed esperienza da vendere!  Ed io ho un incrollabile fiducia nei tuoi confronti! Lo so, sarà molto dura, avremo contro tantissima gente a partire dal consiglio delle anziane, ma la mia idea è che il consiglio diventi solo un ramo consultivo di un nuovo parlamento che sorgerà come conseguenza della costituzione. Ed io ti vedo assai bene nel ruolo di primo ministro di questo nostro nuovo governo, aggiunse strizzandole l’occhio. –Questo lo vedo proprio difficile, riprese Galia, -Io non sono affatto tagliata per la politica...lo sai bene! – Non ti preoccupare, come già ti dissi un’altra volta, proprio perchè non sei un politico sono sicura che riuscirai perfettamente nel tuo compito! La studiosa sembrava proprio non volerne sapere, ma la regina sapeva che alla fine l’avrebbe convinta...A quel punto intervenne Harlock che le aveva appena raggiunte: -Temo proprio, cara Galia, che ti dovrai presto fare carico di questo compito, perchè io sto per rapirti la sovrana...-Come rapire? Chiesero in coro le due amiche. –Ebbene, riprese il capitano, -Ho intenzione di portare la regina un po’ in vacanza e precisamente sulla seconda patria di Mazone... –Sulla Terra!? Disse la regina. –Esattamente, rispose Harlock. –Ma sarebbe bellissimo! Disse Raflesia. –Sarà bellissimo! rispose il capitano.


                                                                          §§§§


Miime guardava con affetto quei due che si stringevano mentre fissavano insieme il cosmo seduti al centro del ponte di comando. Ormai erano parecchi giorni che stavano viaggiando alla volta della terra, e quella era ormai diventata una scena abituale. Era felice, era felice per Harlock ma anche per la regina. Aveva capito subito che il loro destino sarebbe stato quello sin dal primo momento che li aveva visti insieme. Allora aveva percepito distintamente i loro sentimenti fondersi in una sorta di risonanza. Quello era il loro percorso, lo sentiva chiaramente. Non si faceva cruccio del fatto che Raflesia fosse entrata nella vita del capitano. La regina era la sola persona capace di ridare serenità ed armonia a colui che aveva giurato di seguire e proteggere per tutta la vita. Voleva dire che da quel momento avrebbe continuato a vegliare non su di una sola ma su due anime... 

Avevano appena doppiato Saturno: -Tra poco saremo in vista della Terra, disse la regina con la voce che tradiva un po’di emozione. –Non riesco ancora a credere che vedrò il pianeta che un tempo era dei nostri avi, il pianeta che ho agognato per così tanto tempo...-Su quel pianeta vivono ancora i loro discendenti, sono dei tuoi sudditi, le rispose il capitano. –Lo so ma ormai sono terrestri da infinite generazioni, non credo che abbiano bisogno di me e preferisco non turbare la loro pace, hanno già subito troppi sconvolgimenti durante il nostro conflitto... facciamo finta che io sia una semplice turista in viaggio di piacere... è meglio così, non credi? Gli rispose lei. –Sono pienamente d’accordo! Disse Harlock, -Secondo i miei calcoli arriveremo sulla terra quando in Giappone è piena primavera e tutti gli alberi sono in fiore, quei fiori per cui un tempo ti ho combattuto e che ora voglio che ti riempiano la vita... –Tu mi hai già riempito la vita, Franklyn! Fece lei baciandolo. –La primavera, Raflesia, la primavera... disse lui toccandole il naso con l’indice.  –La primavera...ripetè lei trasognata.

 

 

 

E con questo si conclude il mio primo racconto su questo bellissimo Fandom, spero vi sia piaciuto e ringrazio per la pazienza chi lo avesse seguito sino alla fine... se tutto va bene penso di cominciare presto a scrivere un seguito alle avventure dei nostri beniamini... a presto!

Florestan


 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3455004