Just Married

di Serendipity__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Buongiorno care fanciulle!
Lo so cosa starete pensando... che dovrei essere alle prese con ben altre storie, invece di postarne una nuova! Ma sto provvedendo anche a quelle, lo giuro!
Intanto, però, c'era questa storiella che mi girava in testa... specie perchè ho visto una di quelle commedie romantiche che ti fanno sorridere anche se romantica non lo sei, e non ho resistito all'idea di calare in una situazione simile la mia coppia preferita! XD
Perciò, prendete quanto scriverò - e saranno pochi capitoli - per quello che vuole essere: una storia divertente e sì, anche un pò romantica (per quanto può esserlo Mr. Dixon, ecco!).
Ovviamente è una AU, per cui sapete che cerco di mantenere i personaggi il più possibile IC, però nelle sfumature - e in alcuni tratti - saranno diversi.
Buona lettura e se avete voglia, fatemi sapere che ne pensate!
Baci
Serena




JUST MARRIED



Una lama di luce aveva illuminato il viso di Beth, che facendo una smorfia, si era portata una mano sugli occhi, strizzandoli per contrastare il dolore acuto che le stava facendo esplodere la testa.

Cosa cavolo aveva fatto la notte prima per guadagnarsi quei postumi mostruosi?
Con un mugulio, Beth aveva richiuso gli occhi, concentrandosi su un primo dato importante, ossia che almeno si era risvegliata nell'albergo giusto e soprattutto nella stanza giusta, cioè la sua.
Il secondo traguardo che aveva dovuto raggiungere, era stato quello di sollevarsi a sedere per tentare di mettere ordine nel caos assoluto che regnava sovrano nella sua testa.
Allora, Beth, calma e sangue freddo. Un passo alla volta.
Si trovava a Las Vegas dal mattino precedente, dove lei, Darla e Carolyn erano venute a festeggiare l'addio al nubilato proprio di quest'ultima. Dopo di loro, erano arrivate anche le due cugine della sposa. Fin qui non era stato difficile ricordare. La sera prima, quindi, come da programma si erano recate allo Stratosphere 
: prima avevano cenato nel lussuoso ristorante, poi si erano trasferite nella discoteca adiacente.
Ecco, da lì, i ricordi iniziavano a farsi molto più confusi.
Sicuramente dovevano aver prenotato un primo giro di Mojito, seguito subito da un secondo e poi da un terzo. Era il cocktail preferito di Carolyn, e non avrebbero potuto iniziare con niente di più appropriato per festeggiare il suo imminente matrimonio.
Poi, era abbastanza sicura che si fossero scatenate sulla pista da ballo. Questo, ovviamente, aveva messo una gran sete a tutte quante, per cui dovevano aver ordinato un altro giro di cocktail.
Probabilmente diverso da un Mojito.
Le era sfuggito un gemito, perchè se c'era una cosa che suo fratello Shawn le aveva ripetuto spesso, è che non c'era niente di peggio che mischiare tra loro vari alcolici. La predica gliel'aveva fatta quando per i suoi diciotto anni, insieme a Darla e Carolyn, si era presa la sua prima e unica sbronza.
Unica sino alla notte prima.
Si era sentita un pò in colpa, perchè si era ripromessa che non avrebbe esagerato lì a Las Vegas, però in fondo c'era stato un altro motivo valido per festeggiare.
E poi non era più una ragazzina, no?
Anche se, con i suoi vent'anni appena compiuti, la sua famiglia non è che la ritenesse molto più grande di due anni prima.
Okay, ma doveva andare avanti e cercare di capire come aveva fatto a ridursi in quello stato pietoso.
Il mal di testa, infatti, era aumentato di intensità, tanto che le sembrava di avere un tamburo al posto del cervello.
Ballato, ballato, sete, bevuto, ballato, ancora sete, ancora bevuto. Ragazzi simpatici, brindato, ballato, idea grandiosa.
Nel cercare di ridurre i pensieri allo stretto necessario, Beth era arrivata ad un ricordo ben preciso, che le aveva fatto immediatamente accapponare la pelle, mentre con un moto di panico aveva sollevato il lenzuolo per osservarsi.
Oddio, oddio, oddio! Lo avevano fatto sul serio!
La prova tangibile dell'idea folle che avevano messo in pratica era lì, tatuata sul suo fianco sinistro!
24 05 2015
Come in un sogno - o incubo? -, aveva rivissuto la scena in cui Carolyn le aveva riunite tutte intorno a sè, dichiarando che quella serata memorabile se la sarebbero dovuta incidere a fuoco nella mente!
Peccato che poi, era in un'altra maniera che avevano deciso di inciderla!
Ubriache perse, ecco come erano state tutte quante. Alla faccia delle raccomandazioni che avevano rispettivamente ricevuto dai propri familiari.
Oddio, oddio, oddio!
Proprio in quel momento, lo squillo del telefono posto sul comodino accanto al letto, le aveva perforato il cervello con il suo trillo acuto. Per quello era stata ultraveloce nel sollevare la cornetta, solo per dare pace alla sua testa già messa a dura prova.
- Mrs. Greene?
Sebbene la voce fosse stata gentile, alle sue orecchie era suonata comunque troppo squillante, strappandole una smorfia.
- Sì, sono io.
- Buongiorno, sono Alice Benson, la chiamo dalla reception. Volevo informarla che c'è una visita per lei. Posso farla salire?
Una visita per lei?
Nel giro di qualche secondo aveva dovuto sottoporre il suo cervello ad un ulteriore lavoro straordinario per capire appieno il senso di quella frase. Senza però riuscirci, dato che si era ritrovata a ripetere come un pappagallo le stesse parole appena sentite.
- Una visita per me?
C'era stato un secondo di silenzio, poi la voce gentile aveva ripreso a squillarle nelle orecchie.
- Sì, Mrs Greene. C'è qui un signore, Mr. Dixon, che dice di dover parlare urgentemente con lei.
Un uomo le voleva parlare? Mr. Dixon?
Non sarebbe potuta essere più confusa di così, sul serio.
Doveva promettere solennemente a se stessa che non avrebbe mai più toccato un goccio d'alcol in vita sua.
- Mi spiace, ci deve essere un errore, non conosco nessun Mr. Dixon.
Oddio, ma era davvero sua quella voce impastata e rauca?
Una parte del suo cervello si era persa dietro a quel pensiero, l'altra aveva registrato che dalla cornetta era giunta  la voce gentile - e sempre troppo squillante - dell' addetta alla reception, inframmezzata però da un ringhiare alquanto preoccupante che per logica doveva appartenere al misterioso Mr. Dixon.
A quel punto, Beth era stata costretta ad ammettere una verità inquietante: non ricordava assolutamente nulla da dopo che Carolyn le aveva riunite per esporre la sua grande idea! Che fossero andate davvero da un tatuatore era indubbio, ma poi? Quale altro disastro potevano aver combinato? Mr. Dixon poteva c'entrare qualcosa?
Oddio, oddio, oddio!
- Mrs. Greene? E' ancora lì?
Nella voce gentile questa volta c'era stata anche una punta di impazienza.
- Sì, mi scusi, sono ancora qui.
- Ecco... Mr. Dixon non ha voluto sentire ragioni, e sta venendo comunque su da lei, nella sua stanza. Devo chiamare la sicurezza dell'albergo e bloccarlo?
Oddio, oddio, oddio!
Beth si era catapultata giù dal letto, consapevole che non poteva solo limitarsi a pensare quell'oddio ossessivo che le risuonava in testa!
- No! Sì! Cioè... oddio!
Le sembrava di essere andata completamente fuori di testa! Chi era quell'uomo che insisteva per venire da lei, anche se gli aveva fatto sapere attraverso la reception che doveva esserci uno scambio di persona? Perchè lei era certa di non conoscere nessun Mr. Dixon!
- Mrs. Greene, devo chiamare la sicurezza sì o no?
La voce dell'addetta ora si era fatta incalzante. 
- No, no. Lasci stare, spiegherò io personalmente al signore che deve aver sbagliato persona.
Ecco, Beth, mettiti in qualche altro grande casino, eh?
A parlarle, stavolta, era stata direttamente la voce di quella coscienza che piano piano stava tornando vigile e presente.
Sei in mutande e reggiseno, te ne rendi conto?
Ecco un altro suggerimento prezioso! Con uno scatto, si era gettata sui jeans e sul top che aveva indossato la sera prima, fregandosene che avessero un vago odore di fumo - o era erba? oddio! - e di qualcosaltro che non era riuscita a identificare - forse gasolio? -.
Gasolio? Perchè i suoi abiti sembravano davvero sapere di erba e gasolio?
Oddio, oddio, oddio!
Poi non c'era stato più tempo per nient'altro, perchè dei colpi decisi alla porta l'avevano fatta sobbalzare, inducendola a correre ad aprire, prima che chiunque ci fosse stato dietro, la buttasse giù tanta era stata l'insistenza con cui stava bussando.
Nel momento in cui l'aveva spalancata, la certezza che qualcosa di tremendo fosse successo l'aveva subito investita:  l'immagine di lei avvinghiata a Mr. Dixon le era comparsa come il peggiore dei flashback possibili ed immaginabili.
Oddio, oddio, oddio!
C'erano mille campanelli d'allarme che risuonavano a pieno volume e che le stavano dicendo che quell'uomo alto, muscoloso e dallo sguardo parecchio incazzato, lei - anche se non ricordava come fosse avvenuto - lo aveva conosciuto!
- Cazzo! Cazzo! Cazzo! Allora esisti davvero!
A giudicare dall'espressione tempestosa che era comparsa in quegli occhi azzurro ghiaccio, e che sembrava la stessero passando ai raggi laser, doveva trovarsi in guai seri per il fatto di esistere davvero.
- Mi scusi, io non credo di...
Ma non aveva fatto in tempo ad aggiungere altro, perchè Mr. Dixon le aveva afferrato la mano sinistra quasi gliela volesse strappare via.
- Cazzo, è vero anche questo!
Nei secondi successivi a quelle parole, Beth aveva sentito la terra tremarle letteralmente sotto i piedi, perchè solo in quel momento aveva realizzato che cosa avesse voluto controllare l'uomo sulla sua mano sinistra, e cioè che sull'anulare faceva bella mostra di sè un anello a dir poco terrificante!
Una sottile fascia dorata.
Prima che potesse anche solo formulare un pensiero coerente, la successiva mossa dell'uomo l'aveva ulteriormente gettata in un panico che stava dilagando dentro di lei come se fosse stata una marea nera.
Infuriato come un toro davanti ad un drappo rosso sventolato con insistenza, l'uomo le si era gettato praticamente addosso, afferrandola per le spalle e scuotendola come se fosse stata un fuscello.
- Ragazzina, ti rendi conto in che razza di guaio ci siamo cacciati?
- Guaio?
Cercando di contrastare il movimento ondulatorio a cui la stava sottoponendo la stretta ferrea di quelle mani, Beth aveva cercato davvero di tirare fuori la testa da quel mare di confusione e panico in cui stava annegando.
Che cosa aveva combinato insieme a quell'uomo?
L'unico flashback che continuava a girarle in testa, era quello di loro avvinghiati - e a cavallo di una moto - intenti a.... baciarsi!
Oddio! Oddio! Oddio!
- Sì, cazzo! Questo guaio! Un grande, grandissimo e fottutissimo guaio!
Se nella sua breve vita, perchè vent'anni lo erano dopotutto, avesse dovuto cercare il momento peggiore, quello che stava vivendo lo era appena diventato di diritto!
Perchè Mr. Dixon, lasciandola andare di colpo, le aveva piantato davanti al naso la sua mano sinistra, peraltro enorme rispetto alla sua, mostrandole qualcosa che l'aveva fatta quasi svenire.
Una sottile fascia dorata identica alla sua!
- Oddio! Oddio! Oddio! Non può essere vero!
Per tutta risposta gli occhi azzurri che continuavano a fissarla come se fosse stata la creatura più infernale sulla faccia della terra, erano riusciti a diventare ancora più tempestosi rispetto a prima.
- Eccome se lo è, ragazzina! E' tutto fottutamente vero come c'è scritto qua sopra! Nero su bianco, porca puttana!
Mr. Dixon le aveva sbattuto in faccia un semplice foglio A4, che però a lei era sembrato l'equivalente di una condanna a morte.
Certificato di matrimonio.
Aveva sollevato di poco gli occhi sopra il foglio, ritrovando quelli dell'uomo che l'avevano inchiodata a quella verità tremenda.
- Ora hai capito? Siamo maledettamente sposati!
Oddio! Era tutto un incubo! Doveva esserlo per forza!
E se lo era dato per davvero un pizzicotto sulla guancia, e anche bello forte! Solo che non l'aveva svegliata, ma l'aveva resa solo certa che quella che stava vivendo era una terribile realtà!
- Oddio!
- Cristo, ma non hai nient'altro da dire?
- Sì, in realtà qualcos'altro ci sarebbe...
Perchè dentro di lei si era fatto strada un altro pensiero terribile.
- Noi abbiamo... ecco... abbiamo... sì... bè... anche consumato?
Quello che era successo subito dopo la sua domanda, se lo sarebbe ricordato per un bel pezzo, ne era intimamente certa. Perchè tutta l'incazzatura di Mr. Dixon si era di colpo trasformata in un'emozione così potente, da indurla a compiere qualche passo indietro per mettere una maggiore distanza tra loro.
- No.
Quel "no" era stato scandito con un tono di voce che si era fatto basso e profondo.
Attrazione, pura e incontrollabile attrazione.
Ecco cosa si era scatenata tra di loro. La più potente e sconvolgente attrazione chimica che lei avesse mai provato in vita sua. E a giudicare da come si era acceso anche lo sguardo di quegli occhi azzurri, era certa che la cosa fosse stata reciproca.
- Ma voglio essere sincero con te, ragazzina.
E nel dirglielo aveva fatto due passi in avanti, per tornare ad annullare quella distanza che aveva messo tra di loro.
- Se fosse successo, sarebbe stata l'unica cosa che non avrei rimpianto del grandissimo casino in cui ci troviamo.
Oddio, devo essere impazzita del tutto!
Beth non aveva potuto fare a meno di pensarlo, perchè nel momento in cui si era detta che baciare Mr. Dixon sarebbe stata la più grande stupidata da fare in quel momento, in pratica lo stava già facendo.
E nel momento in cui le loro labbra si erano di nuovo incontrate, una pioggia di sensazioni, una più travolgente dell'altra, si erano riaccese di botto.
Perfezione assoluta.
Ecco cosa aveva provato anche la prima volta che lo aveva fatto. Il ricordo, nonostante fosse stata ubriaca, si era fissato prepotentemente dentro di lei.
Un uomo da sposare.
Ecco l'altro ricordo che era emerso insieme alle sensazioni paradisiache che stava rivivendo avvinghiata nuovamente a quel corpo muscoloso.
Solo che la notte prima non si era limitata a pensarlo e basta. A quanto pare lo aveva anche fatto.




Continua....










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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Care fanciulle buongiorno!
Come prima cosa fatemi dire che sono stata entusiasta di vedere che l'idea di questa storia sia stata accolta così bene! Come vi ho già detto non vuole avere nessuna pretesa, se non quella di essere piacevole e rendere l'umore della sottoscritta un pò più spensierato mentre la scrive! (Perchè diciamo che quando scrivo i capitoli di "Alone", per esempio, certe volte finisco che mi angoscio davvero da sola! XD).
Come seconda cosa vi annuncio che sono stata in vacanza per una settimana! Ecco perchè sono sparita e non ho risposto alle vostre recensioni! XD
Solo che il mio compagno - e non posso dargli torto - mi ha minacciato di buttare il pc in mare se osavo anche solo accenderlo (perchè io in realtà l'avevo portato!!!!!!!!!). Eh eh eh... vi da un'idea di come impieghi il mio tempo libero non appena ne ho un pò a disposizione!
Per cui recupererò con le recensioni e finirò anche di scrivere quel benedetto capitolo di Alone, che mi manca davvero poco! E speriamo che la vostra pazienza sia ripagata dal suo contenuto...
Ma adesso la finisco di blaterare e vi lascio alla lettura.
Buon weekend, baci.
Serena







JUST MARRIED




- Tuo padre e Shawn lo uccideranno.
- E poi uccideranno te.
- E poi uccideranno anche voi due, visto che eravate qui con me e me lo avete lasciato fare.
Le sue migliori amiche, Carolyn e Darla, le avevano rivolto uno sguardo colpevole, prima di spostarlo sui due uomini che occupavano un tavolo non molto distante dal loro.
- Quindi, sarebbe quello il tizio che ci ha fatto i tatuaggi?
Come per lei, anche nella testa delle sue amiche c'erano degli enormi buchi neri.
- Sì, è il fratello. Si chiama Merle. E' suo lo studio dove siamo finite.
Si era sentita arrossire paurosamente nel dirlo, perchè le erano tornate in mente le esatte parole con cui Mr. Dixon - anzi, Daryl, perchè così si chiamava suo... marito! - glielo aveva presentato.
"Lui è Merle, mio fratello. E' lui che ti ha fatto il tatuaggio che hai sul fianco. Questo almeno te lo ricordi?"
Ma lei non si ricordava nemmeno di quello!
Di tutta quella storia aveva ben chiara una cosa soltanto: l'attrazione irresistibile che aveva provato non appena i suoi occhi si erano posati su Daryl.
Dio, mio padre e mio fratello mi uccideranno davvero! Sono ufficialmente sposata con un perfetto sconosciuto!
Mentre Carolyn e Darla avevano ripreso a chiedersi come diavolo avrebbero fatto a risolvere tutto quel casino senza doverlo dire a casa, Beth aveva avuto la malaugurata idea di incrociare lo sguardo di due occhi intensamente azzurri, rimanendoci incatenata come se non esistesse nientaltro al mondo che valesse la pena guardare.
I suoi neuroni si erano azzerati di colpo, lasciando vivo soltanto un desiderio: alzarsi per raggiungerlo e scoprire tutto di lui.
Perchè quella rimaneva la verità più sconvolgente: l'ultima cosa che voleva, nonostante la parola "disastro" campeggiasse a lettere cubitali su tutta quella storia, era che Daryl Dixon scomparisse dalla sua vita come se non fosse mai esistito.


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- Sei sicuro che il matrimonio sia proprio valido?
- Sì. Esse - i! E se me lo chiedi un'altra volta, penso che ti aprirò la testa in due per ficcarci meglio dentro il concetto!
- Siamo su di giri, eh?
- Cristo, mi sembri più coglione del solito! E non ne ho affatto bisogno, sai? Sono già abbastanza nella merda così!
- Oh, puoi dirlo forte, fratellino. Perchè se la bambolina stesse guardando me, come se fossi il suo gelato preferito tutto da leccare, sta sicuro che mi ci sentirei anch'io!
Con uno sforzo disumano, Daryl era riuscito a distogliere lo sguardo da quegli occhi azzurri che riuscivano a rimescolargli tutti gli organi interni, per riportarlo su suo fratello e lanciargli un'occhiata che se fosse stata un'arma, lo avrebbe ucciso seduta stante.
- Sei un fottuto pervertito! E se soltanto provi a toccarla con un dito, ti stacco le palle e te le faccio ingoiare, capito?
Per tutta risposta Merle gli era scoppiato a ridere in faccia, più divertito che mai, attirando non solo gli sguardi delle tre ragazze, ma anche quello degli altri clienti presenti nella tavola calda.
- Ehi, sei sposato solo da ventiquattrore, però ti sei già calato bene nei panni del maritino geloso.
- Merle, sul serio, la mia pazienza sta toccando paurosamente il limite. Potrei dimenticarmi che scorre il mio stesso sangue nelle tue vene.
- Ooohhh, questa sì che è una minaccia degna di Iceman.
Se anche lo aveva detto ridendo, Merle aveva dato segno di aver capito che era meglio non superarlo il limite però, oppure sarebbe finita a botte tra di loro. Non sarebbe stata la prima volta, nè l'ultima, però sarebbe stata decisamente dolorosa visto il pessimo umore di suo fratello.
- A proposito... hai intenzione di dirle la verità su come sono andate le cose o continuerai con la tua recita da quattro soldi?
Quella domanda lo aveva colpito come un pugno nello stomaco.
Cazzo, in tanti anni passati a destreggiarsi tra mille casini anche più grandi, quella ragazzina era stato il suo primo, vero errore.
La sua proverbiale freddezza era andata letteralmente a farsi fottere nel momento in cui aveva posato lo sguardo sulla piccola Beth Greene.
I suoi occhi, innocenti e intriganti nello stesso tempo, avevano risvegliato dentro di lui tutta una serie di istinti - e tra i più forti proprio protezione e possesso - mandandandolo in totale corto circuito.
"Iceman" si era sciolto davanti a quella ragazzina con la stessa velocità di un cubetto di ghiaccio immerso in un liquido bollente.
Bollente.
Era la parola giusta per descrivere come si era sentito nel momento in cui l'aveva baciata la prima volta. E poi la seconda, la terza, la quarta, la quinta....
Cazzo! Era un miracolo che non si fosse spinto oltre con lei!
- Ehi, Iceman, mi sa che è meglio se torni coi piedi per terra!
- Piantala di chiamarmi così!
Quel coglione di suo fratello si stava proprio divertendo alle sue spalle e iniziava ad avere davvero una gran voglia di sfogarsi su di lui a suon di cazzotti!
- Forse non hai tutti i torti. Sembri più un orsacchiotto in amore questa mattina...
Ora lo ammazzo!
Ma non poteva farlo, non in quella tavola calda piena di testimoni ... e soprattutto non davanti a lei!
Non aveva nessuna intenzione di mostrarle di che pasta fosse fatto realmente.
E per il solo fatto di averlo pensato anche un solo attimo, di voler essere diverso da com'era sempre stato, si era sentito sprofondare ancora di più nella merda. Era stato davvero l'errore più grande della sua vita quello che aveva fatto la sera prima.
D'altronde era stata anche l'unica maniera per impedirle di fare una cazzata più grande, dal momento che era capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Daryl Dixon, detto Iceman nel giro delle corse clandestine di cui ormai era il re indiscusso da svariati anni lì a Las Vegas, si era a quel punto alzato, rivolgendo al fratello il solo saluto che gli potesse riservare, cioè un dito medio ben piantato davanti al naso.
- Certo, ho capito. Ti voglio bene anch'io fratellino! 
Ovviamente Merle non si era esentato dallo sfotterlo sino alla fine, guadagnandosi così un'altra occhiata omicida e in aggiunta, anche l'altro dito medio.




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- Sta venendo qui, Beth!
- E pare anche incavolato più di prima! Mi sa che suo fratello non gli è stato d'aiuto.
- Oddio, oddio! Che cavolo faccio, ragazze?
Alla fine, dopo tanto parlare, non erano comunque giunte a niente di concreto, se non per il fatto che fossero state tutte dell'idea che quel casino enorme avrebbe avuto un'unica conclusione: la loro morte certa nel momento in cui lo avrebbero saputo i familiari di Beth!
- Digli di no!
- Digli di sì!
Ecco, come sempre, Carolyn e Darla erano all'opposto!
- Ragazze, così non mi aiutate!
Ma ormai, suo marito, le aveva raggiunte al tavolo, azzittendole di colpo con quella sua aria a metà tra il pericoloso e il terribilmente sexy.
Perchè, almeno su una cosa erano state tutte d'accordo: Daryl Dixon era uno strafigo pazzesco!
Alto, muscoloso, capelli lunghi e ribelli, occhi azzurro ghiaccio e un'aria da maschio Alpha che avrebbe fatto venire le palpitazioni a qualsiasi essere di genere femminile.
E infatti così era stato nel momento in cui le loro strade si erano incrociate!
- Allora? Hai riflettuto sulla mia proposta?
- Ecco... ehm... pensato ci ho pensato...
Impappinarsi non era tipico di lei, almeno non di solito, però sotto lo sguardo di quegli occhi che sembravano passarla ai raggi laser, convincendola che riuscissero a scorgere anche i suoi pensieri più intimi, si sentiva tornare indietro a quando era solamente una quattordicenne timida e impacciata con i ragazzi!
- E quindi? Guarda che la mia proposta ha una scadenza ben precisa! Cioè esattamente tra due minuti, ossia quando varcherò quella soglia e me ne andrò per la mia strada, buttandomi alle spalle tutta questa storia!
Ecco, se poi lui dava di nuovo voce a quel suo modo di fare rude ed incazzoso, chissà perchè, a lei invece di provocarle una reazione avversa, le faceva vibrare corde profonde che la inducevano a credere di aver trovato la sua perfetta controparte.
Luce e tenebra, Yin e Yang, ordine e caos, fuoco e acqua.
Forse aveva letto troppi libri, e alcuni anche troppo romantici, eppure nel pensare a lei e Mr. Dixon, era la teoria degli opposti che le veniva in mente.
Opposti ma complementari, come le due metà di un cerchio pronte a combaciare perfettamente.
Sì, forse aveva decisamente letto troppo... ma soprattutto bevuto troppo la sera prima! Probabilmente gli effetti non li aveva ancora smaltiti del tutto, ed ecco perchè si ritrovava a fare quei pensieri assurdi!
- Eh no, Mr. Dixon! Non credo proprio che se ne possa fregare così di tutta questa "storia"! Le ricordo, che lei c'è dentro tanto quanto Beth! La colpa è anche sua, quindi!
La giusta reazione inviperita, l'aveva avuta Darla, che da sempre, tra loro tre, era quella con i piedi saldamente ancorati a terra. Niente voli di fantasia, o sogni ad occhi aperti per lei, ma solo solide certezze!
- Ragazzina, ho forse parlato con te?
Ritrovarsi quegli occhi puntati addosso non era affatto una passeggiata, e la dimostrazione pratica era stata che anche Darla aveva subito il loro magnetismo, perchè di colpo era arrossita mostrando un momento di incertezza mai visto prima.
- No, però...
- E allora, restane fuori.
Semplice e categorico.
Come solo un uomo sicuro di sè - perchè Mr. Dixon lo era davvero un uomo fatto e finito con i suoi trentasei anni di vita - poteva essere.
E probabilmente lei stava per prendere la decisione più sbagliata della sua vita, anzi la seconda dopo quella di essersi ubriacata in quella maniera indecente, però una parte di lei era convinta invece che non ce ne fosse un'altra migliore.
Probabilmente era la parte attratta irresistibilmente dal suo affascinante - e nuovo di zecca - marito, però era quella che aveva appena vinto la battaglia svoltasi dentro di lei sin da quando aveva messo piede in quella tavola calda, insieme a tutti gli altri, per mettere qualcosa nello stomaco e ragionare sulla situazione.
Da una parte lei e le sue amiche, dall'altra Mr. Dixon e suo fratello, nonchè artefice dei loro tatuaggi e perciò causa del loro incontro. Qualcosa, infatti, dopo quel bacio irruente che si erano scambiati di nuovo nella sua stanza, lei e Daryl si erano detti.
O perlomeno, lui aveva parlato e lei aveva ascoltato, perchè a quanto pareva il meno ubriaco tra loro due, era stato proprio lui. Le aveva raccontato, per esempio, che era stato nello studio del fratello che si erano incrociati. Lei per farsi tatuare, lui perchè aspettava dei tizi con cui si era dato appuntamento lì.
A quanto pareva, aveva fumato dell'erba anche lei, offerta gentilmente da quel "coglione senza cervello" di suo fratello, come l'aveva definito lui stesso. Ne aveva fumata un pò anche lui, scolandosi insieme qualche birra. Mentre glielo raccontava, lei veramente aveva pensato che non sembrava il tipo da non reggere un pò di erba e birra, però come diceva sempre suo padre, non bisognava giudicare qualcuno solo dalle apparenze.
A quel punto, anche per lui i ricordi si erano fatti un pò confusi, perchè le aveva accennato ad una rissa scoppiata con i tizi che aspettava e che nel frattempo erano arrivati, proprio perchè uno di loro aveva iniziato a farle proposte indecenti. Ma da quello a come poi erano finiti davanti ad un funzionario governativo per sposarsi, anche lui non aveva saputo dirglielo.
Dal momento che lei aveva brancolato nel buio più assoluto, non aveva potuto fare altro che dargli il beneficio del dubbio che le cose, almeno in parte, fossero andate così.
- Credo abbia ragione, invece, Darla.
- Scusa?!
Ritornando al presente, Beth si era rivolta all'amica esponendo ciò che aveva avuto in mente, solo che era partita male ed era corsa subito ai ripari.
- No, non hai capito. Non che non ti devi impicciare, ma che è vero che il problema, alla fine, è soltanto mio e... suo. Non vostro.
Aveva guardato negli occhi le sue migliori amiche, sperando che capissero quanto fosse convinta di quello che stava per dire.
- Carol, tu ti sposi tra cinque giorni. Devi andare a casa e pensare al tuo matrimonio. E tu, Darla, devi aiutarla a non perdere la testa.
In automatico era venuto da sorridere a tutte e tre, perchè si conoscevano troppo bene e sapevano che Carolyn sarebbe andata nel panico più assoluto, e che quindi, almeno una di loro due doveva essere lì ad impedirglielo.
- E' dannatamente vero, Beth. Ma è altrettanto vero che anche tu hai bisogno di noi.
Era vero, anche lei era in una situazione difficile, però... c'era Mr. Dixon con lei, no? Era l'altra metà di quel casino - e del cerchio - e sembrava intenzionato a risolvere anche lui quella faccenda piuttosto in fretta.
- Oh, cazzo! Non starete per mettervi a piangere, ora, vero?
Ecco, appunto, dava proprio l'impressione di uno che sapesse stare a galla anche se sbattuto nel lato alto della piscina! Niente panico, solo un concentrato di determinazione e nervi saldi! Giusto quello che le serviva, no?
- No. Per quel che mi riguarda, ho smesso di piangere all'età di dieci anni. Dopo che ho dato un pugno sul naso a Jeremy Stalton, facendogli passare per sempre la voglia di chiamarmi Darlina la gallina!
Beth e Carolyn se lo ricordavano bene quel momento epico, perchè erano state presenti. E a giudicare da come Darla stava guardando Mr. Dixon, sembrava pronta ad una replica anche con lui, nonostante fosse stato molto più minaccioso di Jeremy Stalton.
- Ehi, mi sa che state dando spettacolo. Almeno non fatelo gratis, facciamogli pagare il biglietto a questi guardoni!
La voce fuori campo era stata quella di Merle, che si era avvicinato per gustarsi meglio la scena, ma soprattutto la faccia del fratello alle prese con quella  bambolina che sembrava davvero mandarlo fuori di testa.
- Merle, stanne fuori!
- Ma sa dire soltanto quello, per caso, Mr. Dixon?
Darla, che veramente da dopo quel pugno non si era fatta mettere i piedi in testa più da nessuno, si era beccata in risposta un'occhiata di quelle che sembravano poter incenerire qualcuno seduta stante.
- Sapete cosa vi dico? I due minuti sono passati da un pezzo, perciò io me ne vado.
E l'attimo dopo, Mr. Dixon stava dando le spalle a tutti loro, lei compresa, diretto verso l'uscita.
- Guarda, bambolina, che fa sul serio. Se non lo becchi ora, non lo rivedi più.
Visto che a dirglielo era stato niente di meno che suo fratello, qualcuno che si presupponeva dovesse conoscerlo bene, Beth era stata costretta ad agire molto in fretta.
- Okay,  va bene.
Aveva tirato un grosso respiro e poi si era buttata definitivamente verso l'ignoto.
- Ragazze, vi voglio bene e se voi ne volete davvero a me, dovete fare come vi dico. Carolyn, dirai a mio padre che mi hai chiesto di farti un'enorme piacere: rimanere a Las Vegas con le tue cugine! Inventati che sono due inaffidabili o qualsiasi altra cavolata per cui abbia un senso che io sia rimasta a sorvegliarle!
Carolyn aveva fatto per parlare, ma lei non le aveva lasciato il tempo.
- Questo mi concederà il tempo per cercare un avvocato e presentare domanda di divorzio! Solo che per farlo ho bisogno anche di lui, lo capite vero?
Era chiaro anche a loro, perchè Carol aveva richiuso la bocca, mentre anche Darla annuiva rassegnata.
- Okay, quindi posso contare su di voi?
Tutte e due avevano di nuovo annuito, sollevandole almeno in parte il morale.
- Bambolina, guarda che questo è il rumore della sua moto. Dieci secondi e sgomma via.
Era vero, nel locale era appena risuonato un rombare cupo e profondo.
- Okay, okay. Allora ci sentiamo non appena siete arrivate! Quando avrete informato papà fatemelo sapere, così lo chiamerò subito dopo. Meglio metterlo davanti al fatto compiuto che non sarò tornata con voi!
Lo sguardo terrorizzato di Carolyn le aveva suggerito che Hershel Greene avrebbe fatto fuoco e fiamme quando non l'avrebbe vista scendere dall'aereo insieme a loro, ma del resto sarebbe sempre stato meglio che dovergli raccontare tutta la verità sulla loro notte di follia! Se fosse riuscita a risolvere la cosa, ne avrebbe potuto parlare con i suoi familiari a divorzio avvenuto! Okay, sarebbe stata lo stesso una tragedia per loro, ma almeno già con un lieto fine!
- Carol, non fare quella faccia! So che sarete bravissime a mentire! Tutte e due.
Intanto, però, aveva preso ad indietreggiare tra i tavoli, con addosso lo sguardo dei presenti sempre più incuriositi, come se stessero davvero assistendo ad uno spettacolo.
- Certo, come no! Beth, questa volta ci devi più della vita! Sappilo!
Il rombo di fuori si era fatto più forte, segno che suo marito era davvero pronto a schizzare via. Così, anche lei era schizzata, lanciandosi verso la porta senza più voltarsi indietro. Una volta sul marciapiede, aveva visto Mr. Dixon a cavallo della sua moto, pronto a partire.
- Ehi! Ehi!
Era corsa verso di lui, sbracciandosi forse anche in maniera troppo esagerata, dal momento che molti automobilisti avevano rallentato per guardarla.
- Mr. Dixon!
Che poi, perchè continuava a dargli del lei, quando si erano baciati in quella maniera intima e sconvolgente?
- Daryl, aspetta!
Aveva alzato la voce per farsi sentire e ce l'aveva fatta, dal momento che si era voltato finalmente dalla sua parte. Quando erano stati uno di fronte all'altro, lo aveva visto sollevare la visiera oscurata per poterla fissare dritta negli occhi.
- Questo vuol dire che ti sei finalmente decisa, ragazzina?
Si era decisa?
- Sì.
- E quindi?
- E quindi mi fermo. Cerchiamo un avvocato, come hai suggerito, e divorziamo.
Gli occhi azzurri di Daryl si erano assottigliati, trasmettendole una sensazione completamente diversa da quella che si era aspettata.
Sembrava... contrariato! O forse era lei che voleva vederla così?
- Okay. Allora salta su. Credo di conoscere già chi ci può aiutare.
Le aveva teso l'altro casco, quello che 
presupponeva avesse portato apposta per lei, sfilandoselo dal braccio. Solo che aveva esitato un attimo nel prenderlo, dandogli modo di capire che forse c'era un ulteriore problema.
- Non dirmi che hai paura di andare in moto!
In effetti... ci era andata una volta soltanto, con un suo compagno del college, e non era stata una bella esperienza.
- Potrei prendere un taxi.
Ma Daryl, per tutta risposta, aveva spento la moto, per poi metterla sul cavalletto e scendere, sfilandosi a sua volta il casco.
- Non se ne parla nemmeno! Tu devi venire in moto con me.
Non era stato un vero e proprio ordine, le era sembrato più come se ci fosse stata dietro una questione di... principio! Sì, ecco, nel sottolineare quel "devi" c'era come l'idea che non fosse possibile che lei non volesse andare in moto proprio con lui!
- E' che una volta ho provato... ma non è stata una bella esperienza.
Lui l'aveva guardata di nuovo come se avesse appena pronunciato l'impronunciabile.
- Con me sarà diverso.
Semplice e categorico.
Lo aveva pensato di nuovo, perchè erano due aggettivi che sembravano davvero calzargli a pennello.
- Ti aiuto a mettere il casco.
Ecco, un "no" come risposta, pareva proprio non essere contemplato da lui riguardo alla questione "andare in moto".
- Posso almeno chiederti da quanto tempo guidi la moto?
Aveva deciso di fidarsi un'altra volta del suo istinto, che vedeva nella sicurezza di Daryl la prova che forse non avrebbe rischiato la vita su quel bolide tirato a lucido.
- Da un sacco di tempo.
- Ma di preciso?
Solo che non c'era stata risposta alla sua domanda, perchè lui nel frattempo le aveva infilato il casco e abbassato la visiera, come a dire "o ti fidi, o ti fidi".
Semplice e categorico.
Come il suo rimontare in sella, facendole poi cenno di salire dietro di lui. Per un attimo non si era sentita abbastanza coraggiosa, un pò perchè aveva davvero paura di riprovare l'esperienza di andare in moto, un pò perchè stava per rimanere del tutto sola con lui.
Però, in fondo, c'era già stata da sola con lui, no? Ed era stata anche completamente fuori di sè, ma lui non se ne era approfittato! O forse, sì?
Oddio! Non aveva nemmeno messo in discussione l'idea che lui potesse averle mentito sul quel particolare! E quel pensiero l'aveva fulminata, facendole fare un passo indietro, mentre risollevava la visiera di colpo, ottenendo che Daryl facesse lo stesso.
- Qual'è il problema, adesso?
Lo sguardo che le aveva rivolto era stato a metà tra lo spazientito e l'incazzoso.
- Mi hai detto davvero la verità sul fatto che...
E non arrossire di imbarazzo le era stato proprio impossibile.
- ... non siamo stati insieme?
Ti prego, dimmi di sì!
E aveva realizzato che voleva fosse un "sì" non perchè preoccupata del fatto che se no sarebbe stata a letto con un perfetto sconosciuto, ma perchè non voleva pensare che avrebbe voluto dire non avere nessun ricordo della loro prima volta insieme.
Prima volta?
Quindi se c'era stata, voleva che ce ne fosse una seconda! E se non ci fosse stata, sarebbe stata contenta perchè aveva la possibilità di poterla vivere da sobria e ricordasela!
In ogni caso, significava che desiderava fare l'amore con lui!
- Sì, te lo ripeto: non - siamo - stati - insieme.
Lo aveva scandito bene, ma soprattutto l'aveva fissata in una maniera che l'aveva fatta andare letteralmente a fuoco! Il suo sguardo le aveva detto di nuovo, come era successo appena qualche ora prima nella sua stanza d'albergo, che nonostante lo avesse desiderato molto, però non l'aveva fatto.
- Ora, possiamo andare?
Si era riabbassato la visiera, dando gas e facendo rombare il motore, tanto che aveva sentito il petto vibrarle.
O era il cuore che stava per saltarle fuori da tanto stava battendo forte?
E ancora non era stato niente, rispetto alle capriole che aveva preso a fare quando si era decisa a salire sulla moto dietro di lui. Allora sì, che aveva pensato di rimanerci secca!
Perchè la moto li aveva costretti ad un contatto molto - troppo! - ravvicinato: il suo petto si era spalmato sulla schiena muscolosa e le cosce si erano strette intorno ai fianchi snelli.
Come ciliegina sulla torta, aveva dovuto anche circondargli la vita con le braccia per tenersi salda sulla sella, ritrovandosi sotto le mani i muscoli sodi dell'addome, che le avevano evocato immediatamente un'immagine di lui a torso nudo in grado di procurarle davvero un infarto.
Beth, è un perfetto sconosciuto! Concentrati solo su questo!
Più facile a dirsi, che non a farsi! Perchè non appena la moto si era messa in movimento, lei era stata costretta ad aggrapparsi ancora di più a lui, dal momento che nel giro di un secondo la sua guida li aveva portati a zigzare nel traffico come se fossero stati la pallina impazzita di un flipper!
Non ne uscirò viva!
Ma non era stato più il pensiero di morire spiaccicata sull'asfalto a farle paura, quanto più la sensazione che quella corsa in moto con lui si stesse rivelando una delle esperienze più emozionanti provate in vita sua.
 





* Spazietto autrice che pone una domanda alle sue lettrici *


Siete d'accordo con me che Mr. Dixon - alias Norman Reedus - sia uno strafigo? A volte mi sento proprio una fangirl fatta e finita, ma che ci posso fare? E' stato amore a prima vista con lui e da lì non mi sono più schiodata! XD
Spero tanto che almeno voi mi possiate capire! ^-^
Ancora grazie per essere passate anche da questa storia.
Bacioni
Serena

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Buongiorno fanciulle!
Si vede che sono in vacanza... ecco un altro aggiornamento! Se poi pioverà, ovunque vi troviate, non date la colpa a me! XD
Scherzi a parte, ecco un capitolo che mi sono divertita molto a scrivere! Avrei potuto anche farlo più lungo, ma siccome volevo lasciare un pò di attesa (sì, lo so sono crudele!XD), tra qualche giorno posterò il prossimo! Giusto il tempo di farvi immaginare cosa potrà fare il Daryl di questa storia, dopo che avrete letto il capitolo. XD
Perciò, a presto.
Baci
Serena


Ps - perdonate la diversa formattazione del testo, ma ho cambiato pc e non so perchè il programma con cui scrivo di solito fa i capricci! Spero non sia un problema.






JUST MARRIED



Andare in moto con Daryl, era stata l'esperienza più eccitante della sua vita!

Lo aveva pensato nel momento stesso in cui la moto si era spenta e lei era stata in grado di tornare a respirare. Solo che poi, era stata costretta ad ammettere con se stessa, che fosse stata la seconda esperienza più eccitante della sua vita.
La prima, infatti, era stata baciare Mr. Dixon!
Lo stesso Mr. Dixon che ora si era levato il casco, aiutandola a fare lo stesso.
- Allora, ragazzina, sei ancora tutta intera?
La domanda era stata ironica, ma l'occhiata che le aveva lanciato, e che l'aveva osservata da capo a piedi, era riuscita a spedirle dei caldi brividi lungo la schiena.
- Sì, sopravvissuta. Grazie per l'interessamento.
Era stata ironica a sua volta, ma lui aveva già nascosto quegli occhi stupendi che si ritrovava, dietro a dei Ray-ban dalle lenti scure. E giusto perchè non era già figo abbastanza, così ovviamente era da mozzare il fiato!
Datti una calmata, Beth!
Ma era più facile a dirsi che non a farsi, quell'uomo sembrava averle gettato addosso qualche incantesimo... o qualche filtro d'amore!
Sì, certo! Guarda che tu non sei Ginevra Weasley e lui non è Harry Potter!
Doveva davvero smetterla di fare certi voli di fantasia, sopratuttto piantarla di applicare la legge dei libri alla realtà. Prima o poi l'avrebbe condotta in qualche guaio... anzi, in uno bello grosso già ci era finita dentro!
- Senti, prima di entrare, è meglio se ti spiego un paio di cose.
Ecco, appunto, forse avrebbe fatto meglio ad interessarsi su dove l'aveva portata e quale fosse il suo piano per risolvere la situazione. Le aveva detto di conoscere già qualcuno che poteva aiutarli, ma quello davanti a cui si erano fermati, non le sembrava proprio uno studio legale!
Infatti si trattava di un locale dal nome piuttosto... esplicito: Inferno Rosso. E le porte rosse che introducevano nel locale, erano al momento piantonate da due tizi che avevano la stessa stazza di due armadi a quattro ante.
- La prima è che...
- Credevo che stessimo andando da un avvocato.
Lo aveva interrotto, cercando di dare alla sua voce un tono calmo e sicuro. Due cose di cui faceva un pò difetto, in quel momento, ma che non voleva trasparisse agli occhi di Mr. Dixon.
- E siamo da un avvocato, infatti.
Non aveva potuto fare a meno di lanciargli un'occhiata scettica, e genuina, questa volta.
- Inferno Rosso. Non mi pare proprio il nome di uno studio legale! Per non parlare di quei due tizi. Mi sembrano tutto, tranne che due avvocati!
Lui aveva rivolto un attimo il viso verso i due uomini, e con sua grande sorpresa, uno gli aveva rivolto il classico cenno di saluto. Che, ovviamente, Mr. Dixon aveva ricambiato.
- Li conosci?
Aveva riportato lo sguardo su di lei, e avrebbe tanto voluto che non indossasse quegli occhiali per poterlo vedere.
- Più o meno.
- Quindi, questo posto lo frequenti per davvero!
Ma in che cavolo di guaio si era andata a cacciare? E' vero che il suo istinto la spingeva a fidarsi di lui, però rimaneva il fatto che era un perfetto estraneo!
- Se mi lasciassi finire, forse potrei dirti quelle due cose che avevo intenzione di dirti.
Era riuscito a farla arrossire, facendola sentire una ragazzina petulante. Cosa che lei non era affatto, tra l'altro.
- Okay, scusa. Non ti interromperò più.
C'era stato un attimo di silenzio, in cui aveva avuto l'impressione che lui la stesse scrutando con attenzione da dietro le lenti scure.
- Okay, grazie. Allora, la prima è che qui dentro c'è il mio avvocato.
E lo aveva sottolineato come a dire "visto? Se mi facevi finire subito di parlare, avresti saputo che eravamo davvero venuti da un avvocato".
- La seconda, è che là dentro è meglio se mi resti appiccicata come un francobollo.
Ecco, questo era il genere di avvertimento che una ragazza non avrebbe voluto sentirsi dire. Non mentre stava per entrare in un posto dal nome "Inferno rosso".
- Tu hai un avvocato? Ma che lavoro fai, scusa?
Perchè lei, giusto per ribadire il concetto di perfetti sconosciuti, non sapeva nemmeno che lavoro facesse l'uomo che però aveva sposato la sera prima!
- Ho un'officina meccanica.
E aveva bisogno di un avvocato di fiducia? La cosa gridava "balla" da ogni punto di vista, però non è che lei ci potesse fare molto, adesso come adesso. Era stata così avventata da andare con lui? Quindi era in ballo e doveva ballare.
O forse poteva chiamare un taxi, raggiungere l'aeroporto, tornare a casa, informare i suoi di quello che aveva fatto e chiedere il loro aiuto.
No, decisamente era meglio rischiare lì con lui. A casa era certa di quello che avrebbe trovato: suo padre l'avrebbe uccisa.
- Quindi, riassumendo, qui c'è il tuo avvocato e ti devo rimanere vicina.
Lo aveva fissato per un attimo e poi aveva dato voce ai suoi timori.
- Ti rendi conto, vero, che non è affatto rassicurante tutto questo per me?
Forse, doveva essersi accorto che era una verità inconfutabile, perchè si era abbassato leggermente gli occhiali e le aveva permesso di guardarlo negli occhi.
- Sì, me ne rendo conto. Ma fidati di me.
Poi le aveva rivolto un mezzo sorrisetto, un mix di arroganza e ironia, che le aveva abbastanza dato sui nervi.
- Mi pare che sinora, ti abbia dimostrato che me la merito, no? Fino a qui, ci sei arrivata sana e salva, giusto?
E non fosse stato altro che non aveva potuto affermare il contrario con certezza, Beth aveva preferito rimanere in silenzio e avvalersi della facoltà di rispondergli poi in seguito.


§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§


Come sempre, quel locale offriva le stesse cose ai suoi clienti: gioco d'azzardo, sesso, alcol e musica assordante. La droga no, perchè quella era l'unica cosa che lì dentro non era mai circolata. Lo smercio di polvere bianca e affini, avrebbero portato rogne troppo grosse al proprietario.
Lui non c'era mai venuto per nessuno di quei motivi, ma solo per l'unico che aveva detto a Beth, ossia che lì si trovava davvero il suo avvocato. Che poi l'avvocato fosse anche un suo amico, nonchè proprietario del locale, quella era una questione di cui magari le avrebbe parlato in seguito, se ce ne fosse stato bisogno.
Derek Still era il perfetto connubio tra legalità e illegalità: si era davvero laureato in legge da ragazzo, solo che poi la vita lo aveva portato a Las Vegas e lì aveva deciso che la sua laurea gli sarebbe servita per tirarsi fuori dai casini che lui, e i pochi suoi amici fidati, combinavano.
Da quando aveva aperto l'Inferno Rosso era stato ben attento a non pestare i piedi ai boss che tenevano in mano il crimine vero e proprio della città, così era riuscito a ritargliarsi il suo piccolo giro di affari, tra cui c'era anche la gestione delle scommesse sulle gare clandestine a cui partecipava anche lui.
- Ehi, amico, ciao!
Sulla spalla, nel frattempo, gli era piombata l'ennesima pacca dell'ennesimo tizio che doveva averlo riconosciuto, accentuando sul viso della ragazzina, che gli stava appiccicata come gli aveva chiesto di fare, un'espressione sorpresa e allo stesso tempo guardinga.
Sinceramente non poteva darle torto: si trovava in un locale abbastanza equivoco, in compagnia di un perfetto sconosciuto che però sembrava essere molto conosciuto in quell'ambiente.
- Ehi, ciao bellezza! Vuoi il solito?
Stavano passando davanti al bancone del bar, adesso, ed era stato riconosciuto anche dalla procace rossa che stava servendo cocktail a tutto spiano. Se aveva sperato che gli occhiali da sole, e il cappellino che ci aveva aggiunto, riuscissero un pò a camuffarlo, doveva rassegnarsi che non era stato così.
- No, vado di fretta.
E aveva accellerato davvero il passo, prendendo per mano Beth per non rischiare di perderla nella calca, ora che stavano passando in mezzo alla pista da ballo.
Porca puttana, ma proprio dalla parte opposta doveva avere l'ufficio quello stronzo di Derek?
Nel pensarlo, aveva gettato un'occhiata alla ragazzina e l'aveva vista guardare con un certo stupore la zona alla loro sinistra, quella dei divanetti, dove appariva abbastanza chiaro che tipo di "scambio" avvenisse tra le persone che erano lì.
- Ehi, amico, sei proprio tu? Stasera ci sei?
- Non ho tempo, Hill.
- Oh, capisco... carina la biondina!
Ecco, ci mancava anche questo stronzo, come ciliegina sulla torta. Ma che cazzo, la gente di giorno non aveva di meglio da fare che non andare in quel posto? Era proprio vero che a Las Vegas, se lo volevi, lo sballo non si fermava proprio mai!
Dopotutto, si riteneva fortunato che non si fosse fatto tirare in mezzo da Derek come socio, ma fosse rimasto fedele alla sua passione, ossia le moto. La pace e il silenzio della sua officina di giorno e l'adrenalina la notte, con le corse. Non poteva volere di meglio dalla vita.
O forse sì?
E con lo sguardo era tornato alla ragazzina che aveva sposato la sera prima.
Porca puttana, sposato!
In che cavolo di casino si era andato a mettere per un paio di occhi innocenti, che però erano anche i più sexy che avesse mai visto? Perchè doveva ammetterlo, che fossero state subito scintille con lei, era vero. Gli era bastato baciarla una volta, per desiderare che diventasse l'unico a poterlo fare!
Sul serio, ma che cazzo di pensieri stava facendo?
Fortunamente, Derek avrebbe messo a posto il casino. Avrebbe fatto qualche telefonata, dato qualche mazzetta alle persone giuste, e la loro pratica di divorzio sarebbe stata in cima alla lista. In fondo glielo doveva qualche favore, e che cazzo, con tutti i soldi che gli faceva guadagnare con le scommesse!
- Siamo arrivati, questo è l'ufficio del mio avvocato.
Si era dovuto chinare verso di lei per farsi sentire, indicandole la porta nera e oro davanti a loro.
- Ci sta già aspettando.
Poi aveva bussato sulla porta due volte, fatto una pausa, e poi ancora tre volte. Era il codice per farsi aprire senza essere annunciati, e dopo qualche secondo, la porta si era aperta e lui ci si era infilato dentro, trascinandosela dietro.
- Evviva gli sposi!


§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§



L'uomo che l'aveva stritolata in un abbraccio doveva essere stato intorno ai cento chili, essersi fatto il bagno nel profumo ed aver avuto dei vichinghi come antenati, perchè i lunghi capelli biondi e i baffi spioventi completavano il quadro, donandogli proprio quell'aspetto.

- Derek, cazzo, mi pareva di essere stato chiaro!
Daryl era apparso evidentemente contrariato da quel benvenuto così caloroso, perchè dopo aver stritolato lei, aveva fatto lo stesso con lui!
- Oh, dai, quando mi ricapitava un'occasione del genere! Anzi...
E prima che potessero fare qualcosa, il vichingo li aveva abbagliati con la luce di un flash.
- Derek, porca troia, che cazzo stai facendo!
Daryl si era scagliato sull'omone di fronte a lui senza il minimo accenno di paura, cosa che invece lei non avrebbe mai fatto, nemmeno se lo avesse conosciuto! Probabilmente avrebbe potuto ucciderla solamente con una delle sue gigantesche mani!
- Eh, dai! Pretendevi che non immortalassi questo momento? Mr. e Mrs. Dixon!
Un pugno, diretto e ben assestato, aveva fatto incredibilmente vacillare all'indietro il gigante. Si era aspettata che reagisse mandando al tappeto Daryl, invece si era limitato a guardarlo in cagnesco, toccandosi il labbro in cerca di eventuali ferite.
- Porca troia, Daryl, non sai mai stare allo scherzo! Che cazzo, lo sai che non userei mai questa foto contro di te...
E l'espressione truce si era trasformata in un ghigno divertito che aveva fatto scattare di nuovo il suo neo-marito.
- Tu fallo, e io ti rompo ancora la faccia!
Aveva visto il gigante portarsi una mano al naso, mostrando il dito medio dell'altra a Daryl.
- Col cazzo che te lo lascio fare di nuovo! Guarda che merda di naso mi porto in giro per colpa tua!
Togliendo la mano, si era voltato indicandole il naso, effettivamente parecchio storto.
- Tuo marito è uno che non sa stare agli scherzi, ricordatelo.
Okay, tutto questo non sembrava molto... rassicurante. Però nello stesso momento in cui lo aveva pensato, i due uomini avevano cambiato completamente atteggiamento. Smettendo di guardarsi in cagnesco, si erano improvvisamente stretti la mano e poi l'avambraccio, in quello che sembrava tanto uno di quei saluti da amici per la pelle.
- Allora, Mr. Antipatia, che ne dici di fare le presentazioni ufficiali? Mi pare che l'abbiamo spaventata abbastanza questa povera ragazza, con le nostre scemenze!
Ora si stavano pure sorridendo come se non si fossero presi a male parole, e a cazzotti, soltanto due secondi prima!
- Beth, lui è Derek Still, il mio avvocato. Ora anche il tuo, ovviamente.
Il gigante biondo, facendo una smorfia divertita in direzione del suo amico, le aveva poi teso l'enorme mano.
- Piacere di fare la tua conoscenza, Beth.
La sua, di mano, era ovviamente sparita nello stringergliela, dandole proprio l'idea che avrebbe potuto ucciderla benissimo soltanto con quella.
- Greene con due e, giusto?
Lei aveva annuito, mentre l'uomo spostandosi alla scrivania, aveva preso dei fogli.
- Avevo già compilato la vostra domanda di divorzio con i dati fornitimi da Daryl e volevo essere sicuro che non avesse sbagliato.
Dal tono professionale che aveva assunto improvvisamente, pareva proprio un avvocato. Si era anche seduto dietro la scrivania, invitando loro due a sedersi sulle poltroncine dall'altra parte.
- Allora, ci sono da mettere un pò di firme. Ma credo che prima sia giusto che vi legga cosa c'è scritto qua dentro. Mica che poi vi ritroviate con delle brutte sorprese. Sapete com'è... gli avvocati, brutta razza!
Era scoppiato a ridere per la sua stessa battuta e nonostante fosse ancora scettica nei suoi confronti, doveva ammettere che quando lo faceva assumeva più l'aspetto di un gigante buono che non quello di un selvaggio vichingo.
- Scusatemi, vecchie battute da confraternita. Certe cose non si dimenticano mai.
Okay, era un tipo davvero... particolare. E lei si stava affidando anche a lui, ora. D'altronde Daryl sembrava conoscerlo davvero bene. E comunque, avrebbe fatto qualche ricerca su internet una volta fuori di lì, se era un vero avvocato da qualche parte sarebbe saltata fuori qualche informazione su di lui.
Era chiaro che non fosse un avvocato del tutto "tradizionale", il fatto che avesse uno studio lì dentro la diceva lunga, ma se poteva esercitare davvero, avrebbe potuto comunque risolvere il loro problema.
- Senti, risparmiaci le tue pessime battute e passaci i fogli che li firmiamo. Così poi ce ne possiamo andare.
Il tono di Daryl era tornato ad essere spazientito, come anche lo sguardo. Prima di entrare si era tolto gli occhiali da sole, così era potuta tornare a guardarlo bene in viso.
- Caro Daryl, è ovvio che tu ti fidi di me. Ma in quanto legale anche della signorina... ops, signora, lei ha il diritto di controllare, vista la nostra, e reciproca, non conoscenza.
Un'altra cosa che aveva capito di lui, era che amasse fare battute pungenti, e soprattutto che facessero innervosire ulteriormente Daryl.
- Derek, piantala!
Infatti, proprio lui era stato con un mezzo ringhio che si era sporto sulla scrivania, strappandogli i fogli di mano.
- Che modi, Mr. Dixon! Dovrei aumentarle la parcella solo per questo.
Le aveva strizzato l'occhio, mentre un "fanculo" smozzicato era uscito dalla bocca dell'interessato, che aveva afferrato una penna come se fosse un'arma da poter usare contro di lui.
- Devi firmare dove ci sono le croci. Possibilmente senza un'altra croce, se no poi le cose si confondono.
Ad accompagnare la battuta, e le firme, c'era stata una sequenza di minacce tutte poco amichevoli rivolte all'avvocato, dopodichè Daryl le aveva teso i fogli.
- Fallo in fretta, ti prego, così poi ce ne andiamo di qui.
Il "ti prego" era risuonato più come un ordine che non una preghiera, e l'avvocato non si era fatto scappare l'occasione per punzecchiarlo ancora.
- E' anche prepotente, il nostro Daryl. Fai bene a divorziare, mia cara, non avresti fatto un buon affare tenendoti uno come lui.
Dentro di lei, in realtà qualcosa si era smosso a quell'affermazione, ma lo aveva ignorato, perchè davvero ne aveva combinati abbastanza di guai lì a Las Vegas, quindi era ora di tornare ad essere l'assennata Beth Greene che era sempre stata, chiudendo quella parentesi alla svelta!
Così, non appena aveva apposto l'ultima firma, pregando in cuor suo che quella pratica fosse valida sul serio, si era sentita afferrare per un polso e sollevare in piedi.
- Okay, Derek, ora hai tutto quello che ti serve, giusto? Nel caso, sai dove trovarmi.
Praticamente l'aveva trascinata verso la porta, senza quasi darle il tempo di salutare quello che era diventato anche il suo di avvocato.
- Ehi, fammela almeno salutare, la mia nuova cliente! E poi, mica te ne puoi andare così. Ho bisogno di parlarti due minuti riguardo a stasera.
Essendosi bloccato di colpo, gli era andata a sbattere contro, ottenendo che lui l'afferrasse per la vita per sostenerla.
- E' anche rozzo nei modi, come vedi.
Probabilmente a Daryl stavano per saltargli i nervi definitivamente, però a trattenerlo era stato uno sguardo d'intesa che gli aveva lanciato il gigante e che lui aveva ricambiato.
- Non puoi chiamarmi dopo?
- No, dobbiamo farlo ora.
Daryl aveva accolto quell'insistenza con un verso di disappunto, tanto per cambiare, però pareva essersi rassegnato a dargli retta.
- Okay, Beth. Devo parlare un attimo con lui... in privato. Dovresti aspettarmi fuori dalla porta, per favore.
Stava per dirgli che non c'era problema, ma Derek l'aveva anticipata.
- Non è mica il tuo cane, Daryl, che ti deve aspettare fuori dalla porta! Tesoro, vai pure al bar e prendi quello che vuoi. Dì a Shelly di metterlo pure sul mio conto.
Lo sguardo che gli aveva lanciato questa volta Daryl, avrebbe potuto davvero ucciderlo tanto era stato micidiale. Solo che poi era tornato a guardare lei e in parte si era ammorbidito.
- Non dargli retta, è meglio se mi aspetti qua fuori, okay?
Sinceramente, se anche non glielo avesse detto, lei lo avrebbe aspettato comunque subito lì fuori. Non le pareva proprio il caso di avventurarsi in quel locale da sola, in effetti.
- Okay.
Poi aveva guardato Derek e gli aveva rivolto un cenno di saluto.
- Allora, arrivederci e per il momento, grazie.
- Arrivederci, Beth.
Daryl le aveva aperto la porta e mentre stava uscendo, tanto per cambiare aveva sentito Derek aprire bocca per stuzzicarlo di nuovo.
- Certo che sei proprio un maritino geloso. Sei sposato solo da...
Il resto della frase era stato inghiottito dalla musica e dal fatto che la spessa porta si era richiusa dietro di lei.




§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§



A Derek aveva concesso non più di cinque minuti, massimo sette. Il tempo di dirgli che quella sera, e nemmeno la successiva, avrebbe gareggiato e che non doveva insistere sulla cosa.
Eppure era stato un tempo sufficiente perchè riaprisse quella cazzo di porta e non ci trovasse fuori la ragazzina! Dannazione, gli era parso che avesse recepito bene il messaggio che era meglio se se ne restava lì, piuttosto che andarsene in giro da sola!
Era davvero un marito geloso?
Bè, a parte la stronzata del marito... che fosse geloso, forse dopotutto era vero! Aveva fatto credere a Derek che non volesse farle fare brutti incontri per una questione di responsabilità, ma con se stesso doveva ammettere che era più l'idea che qualcuno l'avvicinasse per abbordarla che lo faceva incazzare!
Così aveva iniziato a perlustrare il locale in cerca della sua figura minuta, ma ben accessoriata nei punti giusti, per andare a recuperarla. Aveva cominciato da dove c'erano i bagni, che non erano distanti da lì, ma non l'aveva incrociata. Aveva guardato allora al bar, ma non era nemmeno lì. Gli era scappato l'occhio sulla zona dei divanetti, e sarebbe stato un delirio trovarla proprio lì, ma fortunatamente non c'era.
Poi lo sguardo gli era scivolato sulla pista da ballo e lì aveva fatto centro: Beth stava ballando di fianco a quel coglione di Hill!
Il modo in cui aveva iniziato a farsi largo tra la gente gli era valso qualche insulto, che però aveva ignorato, troppo concentrato su quello che avrebbe fatto alla sua ancora ignara vittima. Era certo che quel bastardo, con quella sua faccia da finto bravo ragazzo, fosse riuscito ad avvicinarla e a convincerla ad andare con lui!
Ci avrebbe scommesso anche le mutande, che si era magari pure finto suo amico, pur di convincerla! Ma se soltanto le aveva detto qualcosa di troppo su come si conoscevano in realtà... stavolta lo ammazzava davvero!
Quando era comparso sul radar di Hill, lo stronzo glielo aveva fatto capire avvicinandosi ancora di più a Beth e chinandosi a dirle qualcosa nell'orecchio, ottenendo che lei si voltasse e gli facesse cenno che si trovava proprio lì, accanto a lui.
Certo non avrebbe mancato di dirle che la prossima volta avrebbe fatto meglio a seguire i suoi consigli, ma prima era intenzionato a spaccare seriamente la faccia a chi, invece, sapeva benissimo quello che stava facendo.
- Che cazzo stai facendo?
Praticamente era piombato su di lui pronto a stenderlo con un diretto, ma Hill non era stato impreparato, perchè afferrando Beth per le spalle, l'aveva messa tra loro due.
- Ehi, amico! Le stavo facendo compagnia al posto tuo proprio come mi hai chiesto!
Ovviamente le loro voci erano state più alte della musica e qualcuno intorno aveva capito che stava succedendo qualcosa, perchè avevano iniziato a fissarli.
- Sei proprio uno stronzo.
E gli avrebbe tolto presto quel sorrisetto dalla faccia, non appena avesse spostato Beth. Solo che lei sembrava stare realizzando che doveva essersi persa qualche passaggio importante, perchè sulla sua faccia era comparsa un'espressione sorpresa e confusa.
- E' vero! Mi ha fatto vedere il messaggio che gli hai mandato!
- Ah, sì? Eccolo il messaggio che gli ho mandato.
Non ci aveva visto davvero più dalla rabbia, e spingendola leggermente di lato, aveva sferrato un pugno bello tosto a quel coglione, che aveva anche cercato di pararlo, senza però riuscirci.
Vederlo volare lungo disteso gli aveva procurato una gioia immensa e sperava che si rialzasse presto per potergliene dare un altro. Quasi quasi poteva andare lui ad aiutarlo, ma solo per ributtarlo giù ancora!
- Ma che razza di persona sei? Possibile che sai solo prendere a pugni la gente?
Quello che non si era aspettato era stato proprio questo, la reazione arrabbiata della ragazzina, che gli si era parata dinnanzi, spintonandolo all'indietro.
- Ho fatto una cazzata nel fidarmi di te.
Dirglielo e metterlo in pratica era stato immediato, perchè gli aveva dato le spalle e aveva iniziato a farsi strada tra la piccola folla che si era radunata intorno a loro. In quel momento aveva dovuto prendere una decisione: finire quello che aveva iniziato con Hill, e Dio sapeva quanto gli prudevano ancora le mani, oppure inseguire Beth prima che si dileguasse.
- E' la tua giornata fortunata, coglione. Fossi in te non ci riproverei un'altra volta, capito?
Con quell'avvertimento aveva lasciato che si rialzasse senza ulteriori danni e si era fiondato verso l'uscita. Nonostante non avesse perso tempo, quando era sbucato fuori sul marciapiede, lei era già stata quasi all'angolo della strada, così aveva dovuto correre per raggiungerla.
- Ehi, aspetta un attimo.
L'aveva afferrata per un braccio e voltata verso di lui.
- Non te ne puoi andare in giro qua, da sola.
- Ah no? Stà a vedere, Mr. Dixon.
Con uno strattone si era liberata dalla sua mano che ancora le stringeva il braccio e aveva ripreso a camminare a passo sostenuto.
Era decisamente incazzata, ma a lui era sembrata ancora più bella. Probabilmente aveva il cervello in acqua per pensare ad una cosa del genere, piuttosto che esserne preoccupato. Perchè sembrava davvero intenzionata ad andarsene per la sua strada.
- Ehi, guarda che non sto scherzando, ragazzina. Questo non è un bel quartiere.
L'aveva di nuovo trattenuta e lei era scattata come una furia.
- Primo, non sono una ragazzina! Ho vent'anni compiuti per tua informazione!
Gli aveva puntato un dito contro, come se potesse essere una terribile minaccia.
- Secondo, non sei nessuno per dirmi cosa posso o non posso fare!
E su questo avrebbe avuto da dire, perchè a conti fatti, al momento, era suo marito dopotutto!
- E terzo, non credo di essere più al sicuro con te, che non qua in giro da sola, Mr. Prendo-a-pugni-tutti-quanti.
Il terzo punto, aveva dovuto ammetterlo, gli aveva procurato una fastidiossisima sensazione proprio alla bocca dello stomaco.
Colpito e affondato.
Già, perchè se c'era una cosa che lo aveva fatto stare proprio bene, era stato quando lei aveva deciso di fidarsi lui, nonostante tutta la situazione avesse dovuto portarla a fare l'esatto contrario.



§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§



Adesso era veramente arrabbiata! Nemmeno spaventata, proprio arrabbiata!

Se c'era una cosa che non aveva mai sopportato, quella era la violenza! E Mr. Dixon sembrava proprio uno che la praticasse con troppa facilità! Prima con il suo avvocato, e poi con quel suo amico!
- Okay, diamoci una calmata tutti e due.
Nel dirlo, lo aveva visto passarsi una mano sul viso, proprio come se stesse cercando di togliersi dalla faccia l'espressione minacciosa che gli aveva irrigidito i lineamenti del viso.
- Se no, cosa fai, rifili un diretto anche a me?
Da come era scattato all'indietro, veramente sembrava che fosse stata lei a rifilargliene uno.
- Ehi, ragazzina, io non ho mai picchiato una donna in vita mia, chiaro!
Il tono di voce era stato... indignato! E anche sincero, doveva ammetterlo. Sembrava davvero aver pronunciato la peggiore accusa possibile da rivolgergli.
- Okay, sarà anche vero. Ma resta il fatto che nel giro di soli dieci minuti hai picchiato il tuo presunto avvocato e un tuo amico a cui avevi chiesto di farti un favore! 
- Hill non è un mio amico! E non gli avevo chiesto di fare proprio un cazzo!
Sulla sua faccia era ricomparsa un'espressione truce e la cosa l'aveva spinta nella stessa direzione di prima.
- Vai al diavolo, Mr. Dixon!
Dopodichè aveva fatto dietrofront con l'intenzione di piantarlo lì, solo che pareva proprio intenzionato ad averla vinta lui, perchè si era sentita riafferrare per un braccio.
- Levami le mani di dosso!
Di certo non gliel'avrebbe data vinta, anche a costo di beccarsi un pugno in faccia! Se pensava che la violenza risolvesse ogni cosa, non era certo un tipo adatto a lei, anche se rimaneva il miglior baciatore che avesse mai incontrato sinora! E anche l'uomo più sexy, ovviamente.
- Okay, okay! Però stammi a sentire.
L'aveva lasciata andare subito e la cosa gli aveva fatto riacquistare almeno un punto ai suoi occhi.
- Non so cosa ti abbia fatto credere Hill, ma ti garantisco che io e lui non siamo amici, perciò non gli ho chiesto di fare proprio un bel niente con te! Anzi, lo ha fatto proprio perchè sapeva che mi avrebbe fatto incazzare a morte!
Ed eccola di nuovo davanti al dilemma se credergli o meno! Perchè quel tipo che l'aveva avvicinata, dicendosi amico suo, le aveva fatto vedere un messaggio sul cellulare per convincerla che le stava dicendo la verità.
"Fai in modo che non le succeda niente, oppure ne risponderai a me direttamente".
In effetti, le era apparsa un pò minacciosa come richiesta, ma considerato quello che aveva visto di Daryl, le era sembrato possibile che si rivolgesse così ad un amico. Poi, quell'Hill era stato veramente gentile nell'avvicinarla, le era sembrato molto amichevole, così aveva accettato di andare a ballare con lui. Certo, la vecchia Beth non l'avrebbe mai fatto, ma quella che si trovava lì a Las Vegas, sembrava prendere delle decisioni molto più impulsive e avventate.
- Mi ha fatto vedere un messaggio sul cellulare e arrivava da te. Diceva che non doveva succedermi niente, se no ne rispondeva direttamente a te!
- Che figlio di puttana!
Sembrava davvero incavolato, ma anche sorpreso, per quello che era successo.
- Gli ho mandato sì, quel messaggio, ma non oggi!
- Però, in ogni caso, vi conoscete! Potevi anche reagire diversamente con lui!
- Ragazzina, tu non hai idea di quanto sia viscido quel tipo!
Okay, la situazione attuale era questa: una parte di lei voleva credergli e dargli un'altra possibilità, l'altra voleva troncare con lui ogni tipo di contatto, se non quello necessario ad uscire dal loro "matrimonio".
- Prova a spiegarmelo, magari allora ti crederò!
Ecco, la parte che voleva dargli un'altra possibilità sembrava prevalere sulla parte, sicuramente più assennata, che voleva piantarlo lì.
- C'è poco da spiegare, è viscido e basta.
- Okay, il mio numero ce l'hai. Chiamami se devo firmare qualcos'altro, io me ne torno in albergo.
La parte assennata aveva gridato talmente forte nella sua testa, che non aveva potuto ignorarla. Quella storia finiva lì, per lei.
- Okay, va bene. Ti accompagno.
Quindi anche per lui! Bene, meglio così. Almeno stava cercando di convincersi che fosse così.
- Non ti disturbare, prendo un taxi.
E grazie al cielo, alla fortuna, al destino, insomma a qualsiasi cosa fosse stata, si era buttata giù dal marciapiede per fermarne uno che stava passando proprio da lì. E c'era pure saltata su al volo, per non lasciare che la parte di lei completamente presa da Mr. Dixon avesse il tempo di protestare.



§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§



Era rimasto letteralmente come un coglione, su quell'angolo di marciapiede. Aveva visto Beth schizzare a bordo del taxi, e prima che potesse imprecare sulla sfiga che ne passasse proprio uno di lì in quel momento, lei si era dileguata davvero.
- Oh, sveglia fratellino!
La mano di Merle gli era passata davanti agli occhi, riscuotendolo dal rivivere per l'ennesima volta la discussione che aveva avuto con Beth, ridandosi per l'ennesima volta dello stronzo da solo.
Primo perchè non riusciva a superarla, secondo perchè ci stava male da cani.
Quando mai era stato così male per una donna?
Donna, Beth era davvero una ragazzina al suo confronto! Solo per quello avrebbe dovuto tirarci una riga sopra e passare oltre.
Solo che non ci riusciva, dannazione!
- Dove gareggi stasera? Black Hill o Tornado Valley?
Che cavolo gli aveva fatto quella ragazzina?
- Daryl, penso proprio che andrò a farmi un giro con la tua bambina e darò fondo al contachilometri.
- Provaci e non ti riconosceranno nemmeno dai denti, perchè sono i primi che ti romperò, uno ad uno.
Aveva guardato negli occhi suo fratello, trovandoci una cazzo di espressione troppo divertita.
- Ah, allora non sei del tutto partito sul pianeta "amore".
Bè, era lui ad essere un coglione, perchè da quando aveva messo piede nel suo studio, aveva passato praticamente tutto il tempo perso nei suoi pensieri. E siccome Merle, per quanto fosse stronzo, rimaneva comunque la persona che meglio lo conosceva al mondo, non aveva fatto fatica a capire cosa ci fosse nella sua testa.
- Coglione.
- Potresti farti un nuovo tatuaggio. Un bel cuore trafitto da una freccia di nome... Beth!
Ovviamente era stato pronto a schivare il posacenere che gli aveva lanciato addosso e che si era frantumato sulla parete opposta.
- Mi devi due dollari, fratellino.
- Te li do, certo, arrotolati su per il buco del culo.
Merle se l'era ghignata ancora, e forse la cosa migliore che poteva fare era andarsene da lì.
- Ora che sei sposato, dovresti moderare il linguaggio. La bambolina non mi sembra tipo da apprezzare certe cose...
Fanculo!
Tra tutte le cose che poteva dirgli Merle, quella era stata la peggiore. Lo aveva punto proprio sul vivo, maledizione!
Mr. Prendo -a-pugni-tutti-quanti era un'accusa che gli bruciava come se fosse stata una scottatura permanente! Aveva persino insinuato che lui potesse arrivare a colpirla!
- Ah, fratellino, stai proprio messo male! A quest'ora avresti dovuto già tentare di colpirmi un'altra volta!
"E terzo, non credo di essere più al sicuro con te, che non qua in giro da sola."
Quella era decisamente stata la cosa che lo aveva steso più di tutte! Perchè lui, che fosse dannato, voleva invece che lei pensasse esattamente l'opposto!
- Me ne vado.
Detto fatto, si era alzato e aveva afferrato il casco abbandonato sulla poltrona accanto.
- Vai in chiesa a confessarti? Ripulirti dei tuoi peccati mi sembra una buona idea prima di ripresentarti da lei!
Merle si stava proprio divertendo un mondo, e forse gliel'avrebbe anche fatta pagare, ma dopo che fosse riuscito a rimettere a posto le cose con Beth.
- Forse lo farò... oggi, però, inizia tu. Credo che la tua lista sia più lunga della mia, fratellone!
Il dito medio che gli aveva mostrato Merle era stato il saluto meno violento che potesse ricevere, visto che gli aveva spiattellato in faccia la verità. Tra loro due, era stato lui a farsi sei anni di galera, dopotutto.
Okay, lui non era proprio uno stinco di santo, certo aveva l'abitudine di menare un pò troppo spesso chi gli stava intorno, però non era il criminale che forse adesso lei pensava che fosse.
Avrebbe fatto cambiare idea a quella ragazzina.
Voleva riuscirci sul serio, perchè non voleva che tra loro le cose finissero così.
Era inutile girarci intorno, la verità era che non voleva affatto che le cose tra loro finissero, almeno non ancora.



*Angolino autrice che è crudele*

Ah, Mr. Dixon mi sta dando delle grandi soddisfazioni! E' figo, è sexy, certo un pò diavoletto lo è... però, è anche tanto geloso della sua ragazzina, per cui come si fa a non perdonarlo?
Vedrò di mettere una buona parola per lui con Beth, che di certo sta dimostrando di essere un bel tipetto anche lei! Per la prima volta, infatti, la immagino proprio come un bel peperino che saprà tenere testa a Mr.-prendo-a-pugni-tutti-quanti. XD
Sapete che questa è la mia storia leggera, per cui... divertiamoci insieme, se vi va!
Ancora baci.
Serena

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Buongiorno fanciulle!
Questa storia sta volgendo al termine, per cui ci sarà solo un altro capitolo dopo questo!
Ah... l'amore!
Sapete che questa è nata come storia leggera, quindi mettete un bel paio di occhiali rosa, perchè il mio animo da Serendipity ha decisamente preso il sopravvento! XD
Ora vi lascio alla lettura e ci risentiamo presto.
Baci
Serena







JUST MARRIED



Sul cellulare aveva trovato due chiamate di suo padre e almeno cinque messaggi di Shawn. Ovviamente i messaggi erano stati tutti ordini perentori di richiamare sia lui che papà.
Solo che farlo, avrebbe signficato dovergli mentire spudoratamente, una cosa che a lei non riusciva molto bene, almeno non con loro due. Così, aveva scelto di rispondere con dei messaggi vocali per rassicurarli, che le sembravano un giusto compromesso tra un semplice messaggio ed una telefonata vera e propria.
Anche perchè non andava trascurato il fatto che dopo il modo in cui si era lasciata con Mr. Dixon, il suo stato d'animo era notevolmente peggiorato, rispetto a quando aveva preso la decisione di rimanere lì con lui, a Las Vegas, per risolvere la situazione.
Forse si era fidata davvero troppo del suo istinto.
Da quando era rientrata nella sua stanza d'albergo, non aveva fatto altro che tormentarsi sull'argomento. Era stata tentata di chiamare Carolyn o Darla, ma sapeva già che le avrebbe fatte preoccupare ulteriormente, quindi aveva lasciato perdere.
Che cosa doveva fare, adesso?
Però, come a volte succedeva nella vita davanti ai momenti di indecisione, era stato il destino a spingerla in una direzione piuttosto che nell'altra. Infatti, era stato un bussare deciso che l'aveva riportata al cospetto di Mr. Dixon.
Quando aveva aperto la porta, se l'era infatti trovato di fronte, esattamente come l'aveva lasciato qualche ora prima: figo e incazzoso.
- Ciao.
- Ciao.
I saluti erano stati asciutti e sbrigativi, segno che entrambi non erano affatto entusiasti di rivedersi. Siccome, però, era stato lui ad andarla a cercare, Beth era rimasta in attesa che fosse proprio lui a parlare per primo.
- Mi sembrava giusto ribadire che io non sono uno che prende a pugni tutti quanti.
Per un attimo si era chiesta se fosse serio veramente. Cioè, era venuto sino a lì non per chiederle scusa, ma per ribadire un concetto?
- Tu sei...
Pazzo? Instabile? Pericoloso? Estraneo? Le erano venuti in mente tutta una serie di aggettivi, ma l'unico che continuava ad essere evidente, era irresistibile!
Perchè adesso che ce l'aveva davanti, nonostante tutti i dubbi che nutriva su di lui, si sentiva nuovamente preda dell'attrazione istintiva che provava nei suoi confronti. Le sembrava di essere l'equivalente di un metallo attirato inesorabilmente da una calamita.
- Incredibile.
Alla fine, aveva mediato per un aggettivo che poteva avere sia una valenza negativa, quanto positiva, in modo da non sbilanciarsi verso la direzione imboccata dai suoi pensieri.
- E tu, irritante.
- Cioè, fammi capire. Invece che venire qui a scusarti per il tuo comportamento, sei venuto a... a... insultarmi?
Non ci poteva credere! E quasi, quasi, avrebbe voluto sbattergli la porta in faccia, ma lui doveva averlo intuito, perchè era stato svelto ad appoggiare una mano sullo stipite e a fare un passo avanti, obbligandola a farne tre indietro.
Era meglio mantenere una certa distanza di sicurezza, visto come reagiva ogni volta che gli stava troppo vicino!
- Non è un insulto. E' la verità. Non lasci parlare la gente, e ti limiti a dare dei giudizi sulla base di quello che vedi.
Quella poi!
- Mi sembra surreale quello che sta succedendo, sul serio! Tra un pò, finirà che sono io quella che si deve scusare!
Lui stava continuando a tenerle addosso quegli occhi che, maledizione a tutto, le procuravano il solito sfarfallio nello stomaco.
- Io non pretendo certo delle scuse, ragazzina.
- Ah, per te, allora, significa che non le dovrei pretendere nemmeno io?
Lui, contrariamente a quanto si era aspettata, si era aperto in un mezzo sorriso che, neanche a dirlo, aveva accentuato lo sfarfallio nel suo stomaco.
- Siamo sposati solo da ventiquattro ore, ma litighiamo invece come se fossimo già una coppia vecchia e stanca.
E a discapito di tutta la rabbia che aveva provato sino a un secondo prima, anche lei si era ritrovata a scoppiare in una risata sincera.
- Oddio, è vero!
Il momento di ilarità era stato troppo spontaneo, per tornare a guardarsi in cagnesco come avevano fatto prima. Quindi, avevano ripreso il discorso con più calma.
- Senti, potremmo fare che entrambi spiegano le loro ragioni, e l'altro resta a sentire, okay?
Era stata lei a fare quella proposta, e lui l'aveva raccolta al volo.
- Okay. Inizio io.
Solo che aveva fatto ancora due passi dentro la stanza, richiudendosi la porta alle spalle. Poi aveva posato il casco sul mobile tv e ci si era anche appoggiato contro, incrociando le braccia sul petto.
Perchè doveva risultare così figo e sicuro di se, qualsiasi atteggiamento assumesse?
Lei, per contro, aveva fatto altri due passi indietro, andando a sbattere contro il letto e finendoci seduta sopra.
- Parliamo di quello stro... di Hill.
Aveva notato lo sforzo fatto per non dire la parolaccia, e l'aveva inteso proprio come un gesto di buona volontà.
- Ci odiamo praticamente dalla prima volta che ci siamo visti. Poi, ci siamo odiati anche per altri motivi, che hanno a che fare, diciamo, con il lavoro che faccio sulle moto. Perciò, il fatto che si sia subito fatto avanti con te, aveva come unico scopo quello di farmi... incazzare!
Stavolta la parolaccia era uscita fuori bella diretta, ma dato che l'argomento doveva scaldarlo parecchio, non aveva infierito, visto che sembrava dimostrare di volerne almeno parlare.
- E il messaggio, allora?
Lui aveva emesso una specie di grugnito, stringendo i pugni.
- Era un vecchio messaggio. E si riferiva alla... mia moto.
Pareva proprio che stesse parlando di un parente, più che di un qualcosa di inanimato.
- Per una serie di sfortunati eventi, per un paio di giorni è dovuta rimanere con lui.
Veramente sembrava che stesse parlando di una persona in carne ed ossa a cui era molto affezionato.
- Quindi, è stato facile ingannarti.
Okay, poteva essere anche vero. In effetti, lei non è che aveva visto data e ora del messaggio, ma solo il testo. In fondo, uno dei suoi pregi, o difetti da un certo punto di vista, era che tendeva a dare sempre troppa fiducia alle persone. E quell'Hill, era stato parecchio amichevole e disponibile nel modo che aveva avuto di avvicinarla.
- In effetti, non ho controllato molto bene, mi sono fidata abbstanza di quello che mi ha detto.
L'aveva guardata molto seriamente, stavolta.
- Ecco, fammi un grandissimo favore: non fidarti mai più di lui, qualsiasi cosa dica o faccia.
Le era venuto spontaneo fargli subito una domanda.
- Perchè, credi che avrò modo di rivederlo?
Daryl si era irrigidito parecchio, anzi le sembrava quasi che fosse proprio combattuto.
- Probabilmente sì.
- E come mai?
Le pareva che fosse stato ancora più combattuto, ma che alla fine avesse preso una decisione.
- Perchè vorrei che venissi in un posto con me, stasera.
Non sapeva bene il perchè, ma il cuore aveva già preso a batterle come un tamburo.
- Con te, in un posto, stasera?
Probabilmente anche in capo al mondo sarebbe andata con lui!
Specie dal momento che il suo sguardo si era fatto molto più intenso, come se stesse esprimendo l'importanza con cui aveva preso una decisione che riguardava anche lei.
- Sì, precisamente ad una festa che si terrà a casa di alcuni... amici.
Oddio, perchè all'improvviso una festa sembrava essere diventata l'evento più pericoloso a cui potesse partecipare una ragazza come lei? Forse, perchè lo sarebbe stato veramente!
- Tuoi amici?
Lui aveva scrollato leggermente le spalle, senza smettere di fissarla.
- Diciamo di sì.
Non è che stesse facendo molto per rassicurarla, però nello stesso tempo lei aveva la sensazione che lui avrebbe fatto in modo che non le succedesse niente di male.
- Ad una festa, stasera, con te?
Lo aveva ridetto, per essere sicura che non se lo fosse sognato, per caso.
- Sì. Ad una festa, stasera, con me.
Okay, Beth, respira!
E quindi, cos'era, un appuntamento? Oppure che altro? Ci aveva pensato su velocemente, ma non è che ci fossero molte altre soluzioni per scoprirlo, se non una soltanto.
- Okay, va bene. Ci vengo.
E che Dio l'aiutasse, perchè le era sembrato che lui improvvisamente si... rilassasse! Proprio come se fosse stato in tensione prima di sapere se lei avrebbe accettato o meno il suo invito.
- Bene. Allora passerò a prenderti intorno alle dieci. Se per te va bene, ti aspetto giù, nella hall.
- Okay. Alle dieci. Nella hall.
Il suo parlare si era ridotto ai minimi termini, ma del resto nella testa le erano esplosi tanti di quei pensieri, che era già tanto se era riuscita a spiaccicare quelle parole.
- Bene, allora... a dopo.
Ed era rimasta a fissarlo, un pò imbambolata aveva dovuto ammetterlo, mentre riprendeva il casco e le faceva un ultimo cenno di congedo, prima di uscire e richiudersi la porta alle spalle.
Oddio, ad una festa chissà dove in compagnia di Daryl Dixon!
Completamente persa, Beth si era lasciata cadere di schiena sul letto, volando letteralmente con la fantasia in una direzione che le aveva fatto battere il cuore a mille.



§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§





Quando aveva fermato la moto davanti alla villa di Oldstaff, ossia come veniva chiamato il padrone di casa dato che la sua specialità era riciclare roba che definiva "usata", quando invece era chiaramente rubata, Daryl si era chiesto di nuovo perchè stesse facendo quell'enorme cazzata.
Soprattutto, in ragione del fatto che stava portando un'innocente ragazzina, in mezzo ad una marmaglia di gente per lo più poco affidabile. Probabilmente innocente non era proprio la parola giusta per definirla, dato che non gli era sfuggito come lo guardasse ogni tanto, però rimaneva il fatto che doveva essere una brava ragazza, diversamente da lui, che già alla sua età si dava da fare per mettersi in ogni genere di casino.
- Pare che si stiano già divertendo lì dentro.
Proprio lei, togliendosi il casco per porgerglielo, aveva fatto cenno verso la musica alta e le grida che provenivano da dietro l'alto muro di cinta.
- Può darsi.
Era sicuro, invece. Praticamente a casa di Oldstaff, le feste non finivano mai. C'era sempre gente e sempre casino. E se volevi, anche roba per divertirti: alcol, sesso, droga.
Delle prime due, a volte, ne aveva usufruito anche lui, invece dalla terza se ne era sempre tenuto alla larga, perchè di rovinarsi la vita fino in fondo, non ne aveva avuto l'intenzione.
- Ma quindi, sono amici tuoi, sì o no?
Intanto che parlavano, si erano diretti verso il maestoso cancello in ferro battuto, dove c'erano due tizi che avevano tutto l'aspetto di due buttafuori poco raccomandabili. Uomini sul libro paga del padrone di casa, ovviamente, quindi di raccomandabile avevano veramente poco.
- Amici di amici di amici.
Praticamente lui ci andava solo perchè lì c'era un sacco di gente che scommetteva sulle gare clandestine, e Derek insisteva perchè ogni tanto comparisse proprio come se fosse un campione che si concedeva ai suoi fan.
- Insomma, gente che non conosci bene nemmeno tu, allora.
Beth aveva ragione, ovviamente, ad essere cauta, anche se alla fine, aveva accettato comunque di accompagnarlo alla festa.
E la cosa lo aveva reso immensamente felice.
Non c'era un cazzo da fare, era così che si era sentito quando lei gli aveva detto sì. Per quanto quella cosa lo spaventasse, nel suo stomaco si agitava qualcosa di preoccupante ogni volta che lei gli era vicina.
- No, conoscerli li conosco, solo che per me gli amici sono quelli che puoi contare sulle dita di un mano, al massimo.
Doveva aver azzeccato la giusta risposta, perchè lei lo aveva guardato con un'aria molto seria e molto soddisfatta.
- Sono d'accordo.
Bè, era sicuro che lei di amiche ne avesse due, almeno. Sul fatto che fossero fidate o meno, quello ancora doveva deciderlo. Era vero che erano state mezze ubriache anche loro, però non le avevano impedito di ficcarsi in una situazione che sarebbe potuta diventare molto pericolosa, se lui non fosse intervenuto.
Sarebbe potuta già essere in galera, a quell'ora, se non si fosse messo in mezzo per salvarla da un matrimonio ancora più disastroso!
Arrivati davanti ai due tizi, che già dovevano averlo riconosciuto non appena aveva parcheggiato la moto in uno dei posti riservati agli ospiti d'onore, il cancello si era spalancato quasi per magia.
Aveva visto lo sguardo della ragazzina osservare affascinata la cosa, dopo aver lanciato un'occhiata indubbiamente guardinga ai due uomini che li avevano accolti con un "Buon divertimento".
Neanche a dirlo, c'era stata gente da ogni parte, e tutti stavano facendo quello che si faceva di solito a quelle feste: divertirsi il più possibile. Oltre alla musica di sottofondo, con i bassi che picchiavano a mille, c'era il vociare e l'urlare, in alcuni casi, di gente di ogni tipo e colore. Probabilmente Merle non ci sarebbe potuto mai venire, troppi neri per i suoi gusti. Del resto, Oldstaff stesso era un giamaicano dalla pelle appena meno scura, e che in quel momento stava per tuffarsi dall'alto trampolino della mega piscina che si era fatto costruire di recente da un tizio piuttosto famoso.
Prendendo per mano Beth, che stava osservando il tutto cercando di capire se avesse fatto bene o male a ficcarsi lì dentro con lui, l'aveva invitata a seguirlo proprio verso la piscina.
- Vieni, andiamo a salutare il responsabile di questo casino.
Le aveva sorriso, più che altro per darle l'idea che lui, in quel casino, ci si trovava a proprio agio. Non era del tutto così, nel senso che se lo sarebbe pure risparmiato, ma visto che voleva farle conoscere un pezzo di se, aveva deciso di partire proprio da quell'occasione.
Mano mano che si inoltravano tra la gente, aveva iniziato a notare come gli uomini lanciassero sguardi interessati verso la ragazzina, che seppure indossava un semplice vestito, neanche tanto scollato, appariva comunque come un bocconcino delizioso.
Del resto lo aveva pensato lui per primo, che con indosso quell'abito, sembrasse una caramella dolce e succosa da scartare, per poi assaporararla sino in fondo.
Piantala, Daryl, o finirà che le salterai addosso prima ancora che ti dia il permesso per farlo!
Infatti, la sua erezione, stava lottando contro la stoffa dei jeans in cerca di un modo per liberarsi e affondare dentro di lei!
- Chi sarebbe?
- Il tizio sul trampolino.
Con la mano libera glielo aveva indicato e lei aveva sbarrato gli occhi.
- Oddio!
- Già, ci sono buone probabilità che si sfracelli.
Anche se il giamaicano aveva dato prova di essere uno con la pelle dura, perchè aveva provato anche a correre in moto durante una delle gare più pericolose, sopravvivendo.
- Non so se riesco a guardare.
C'era una piccola folla, ovviamente, che lo stava incitando a saltare.
- Allora, intanto, andiamo a prendere qualcosa da bere. Se sopravvive, poi andiamo a salutarlo.
Così, aveva virato verso le grandi vetrate che davano sull'interno della villa, dove c'era un mucchio di gente intenta a ballare, parlare e fare altro, specie quelli ammucchiati sui grandi divani.
- Ehi, Iceman, ci sei anche tu stasera!
Chi lo aveva appena salutato con una gran pacca sulla spalla, era un altro corridore come lui, Shotgun. Il fatto che tutti avessero dei soprannomi era un pò una necessità in un ambiente dove quasi tutti cercavano di non far circolare troppo le vere identità.
- Ciao, Shot.
- Ehi, e la bella principessa, chi è?
Era uno dei pochi, tra l'altro, per cui provava una certa simpatia, quindi non era scappato via subito, nonostante avesse palesemente mostrato di apprezzare la bellezza della sua accompagnatrice.
- Lei è Beth.
- Piacere Beth!
Le aveva teso una mano che lei aveva stretto, senza però distogliere lo sguardo dal tatuaggio che gli circondava l'occhio destro e che appariva davvero impressionante, visto che sembrava essere una ferita aperta, proprio come se l'occhio rappresentasse il foro di un proiettile.
- Sembri davvero una principessa scesa nella corte dei miracoli.
Indubbiamente lei sembrava un pò un pesce fuor d'acqua rispetto alle tipe che di solito giravano intorno a loro, anche se lui non è che si fosse accompagnato con tante donne. Era più il tipo da una botta e via, per dirla con una certa franchezza.
- Allora siete dei maghi? Per quello avete tutti questi soprannomi?
Shot aveva subito mangiato la foglia e capito che lei non doveva ancora sapere bene in che tipo di attività fossero coinvolti, nonostante fosse stata palesemente ironica nel definirli dei maghi, dal momento che tutto potevano sembrare, tranne che degli innocenti prestigiatori.
- Una specie, in effetti. E adesso devo giusto andare a fare una magia a quella rossa laggiù! Vediamo se riesco a farle scomparire di dosso i vestiti! Piacere di averti conosciuto, principessa, magari ci rivedremo presto!
Aveva strizzato l'occhio ad entrambi, non prima di sporgersi verso Beth e stamparle un bel bacio sulla guancia.
- Maghi, eh?
Lei lo aveva subito fissato, neanche più di tanto turbata dalle parole e dal saluto di Shot, che si era in effetti catapultato su una rossa molto procace.
- Una specie, proprio come ha detto lui.
E senza aggiungere altro, le aveva passato un braccio intorno alla vita, stavolta, proseguendo verso la loro meta: il bancone ben rifornito del bar che Oldstaff metteva a disposizione dei suoi ospiti.
Un pò d'alcol, ecco cosa gli ci voleva per gestire quel casino in cui si era ficcato!



§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§



Come fosse finita a ridosso di una colonna un pò in disparte, con Daryl spalmato addosso che le stava togliendo il fiato, tanto era diventato profondo il bacio che si stavano scambiando, di preciso non lo ricordava molto bene.
Non perchè fosse stata ubriaca, si era guardate bene dal ripetere l'errore dell'altra sera, ma proprio perchè la passione tra di loro era divampata all'improvviso, come se non fossero stati più capaci di ignorarla, dopo che si erano sforzati per tutto il giorno di farlo.
Perchè quel desiderio sfrenato che sentiva per lui, le aveva incendiato il sangue ogni minuto di più, fino a quando anche lui l'aveva guardata negli occhi come se fosse arrivato ad un punto in cui trattenersi non era stato più possibile.
- Vieni con me.
L'aveva presa per mano e senza aggiungere altro, aveva iniziato a condurla su per l'ampia scalinata che portava al piano superiore di quella villa enorme, poi lungo un corridoio su cui si affacciavano molte porte, tutte chiuse.
Si era detta che avrebbe dovuto dire qualcosa, fare qualcosa, pensare qualcosa, ma tutto quello che riusciva a realizzare era che molto probabilmente da lì a qualche secondo, avrebbe consumato la sua prima notte di nozze!
Lo sentiva da come Daryl le teneva la mano, l'urgenza con cui aveva preso a verificare quale porta fosse aperta, sino a che una si era spalancata sotto l'impeto con cui abbassava le maniglie, rivelando un'ampia camera, al cui centro troneggiava un letto modello king size, con tanto di baldacchino e tende che potevano essere tirate per fornire la giusta privacy.




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Una volta dentro la stanza aveva chiuso la porta a chiave e come prima, senza sapere bene come, si era ritrovato di nuovo addosso a lei, stringendola con tutta la forza che possedeva, mentre le sue labbra si incollavano a quelle di Beth.
L'aveva sentita magra e minuta contro di se, tanto che riusciva a contenerla tutta nel suo abbraccio, mentre le mani erano tornate sul suo sedere, che aveva desiderato toccare dal primo istante in cui ci aveva posato sopra gli occhi. Lei gli era saltata praticamente in braccio e gli aveva circondato la vita con le gambe, incrociando le mani dietro al collo.
Improvvisamente non gliene fregava più niente di tutto quello che si era riproposto di non fare con lei, e cioè farci l'amore come aveva in mente di fare per almeno tutta quella notte, e poi forse anche il giorno dopo, sempre che qualcuno non venisse a sbatterli fuori prima da quella stanza.
Si era diretto verso il letto, solo tre passi e aveva toccato la sponda di legno, dove lentamente l'aveva distesa sul materasso per poi sdraiarsi sopra di lei. Non aveva ancora voluto chiederle se fosse sicura di quello che stava facendo, perchè aveva troppa paura che lei si risvegliasse dallo stesso desiderio che si era impossessato di lui.
Voleva imparare a memoria ogni curva, ogni piega, ogni più piccolo segno che lei poteva avere su quella pelle liscia e profumata. Davvero, era convinto che non ne avrebbe mai avuto abbastanza di lei, perchè non aveva mai provato niente del genere per nessun'altra.
- Daryl, ti prego!
Quelle tre parole erano state sufficienti a farlo scattare del tutto. Come se fossero state davvero l'equivalente di quel sì che aveva tanto sperato pronunciasse sin dall'inizio.
Si era spogliato quasi strappandosi i vestiti di dosso e quasi aveva fatto lo stesso con lei, senza che protestasse per quel trattamento rude. La prima cosa su cui aveva posato le mani, era stato quel seno morbido e caldo, che era riuscito ad imprigionare tutto nella loro stretta. Poi aveva assaggiato, leccato e graffiato le punte sensibili, sino a che lei si era inarcata contro di lui, invitandolo chiaramente a proseguire nell'esplorazione del suo corpo.
Così, con una mano era sceso lungo la curva morbida del fianco, sfiorandole poi la pancia e l'ombelico, sino a raggiungere l'inguine. Aveva indugiato solo un attimo, l'ultima possibilità di farle dire no se ci avesse ripensato, poi aveva immerso le dita dentro di lei, nel suo calore bagnato e scivoloso. Quando in risposta a quella invasione, lei gli aveva incrociato le gambe dietro la schiena, allargandosi ulteriormente come a dirgli che era pronta per lui, si era ritrovato a doversi contenere come se fosse ritornato un ragazzino alle sue prime esperienze, quando il rischio era quello di venire ancora prima che facesse l'amore vero e proprio.
- Non ho niente.
Con un ultimo brandello di lucidità, si era ricordato del perchè non avesse avuto con sè dei preservativi, proprio perchè aveva pensato che sarebbe servito come incentivo a non lasciarsi andare così con lei.
- Prendo la pillola... per questioni di ciclo!
La voce di Beth era stata altrettanto affannata come la sua, proprio come se anche lei fosse stata travolta da qualcosa di imprevedibile.
- L'ho sempre usato... prima... di te.
La coscienza gli aveva imposto di dirglielo lo stesso, perchè lei sembrava davvero fidarsi totalmente di lui, di uno sconosciuto che stava per possederla profondamente, con l'intento di arrivarle dentro sino all'anima.
Non era solo sesso per lui, non era una scopata memorabile da ricordare in futuro, era proprio qualcosa che gli stava esplodendo dentro e che sentiva lo avrebbe segnato per sempre.
Avrebbe dovuto dare retta al suo istinto infallibile per i guai, perchè lo aveva messo subito in allarme quando lei era comparsa dentro lo studio di Merle.
Ma ormai era troppo tardi davvero, perchè era appena affondato dentro di lei, con un'unica spinta tanto lei era stata già pronta a riceverlo. Si era dovuto contenere ancora, stringendo i denti, per non cedere al bisogno di possederla con l'impeto che gli stava facendo ribollire il sangue nelle vene.
- Ah, Daryl, ti prego, non fermarti.
La sua voce, roca e affannata, aveva spazzato via l'ultimo brandello di coscienza, lasciando vivo solo l'istinto di possederla proprio come se la stesse per marchiare come sua.
Il corpo che lo stava accogliendo, sembrava essere stato creato apposta per lui, tanto era stato perfetto l'incastro tra di loro. Aveva continuato a penetrarla con affondi sempre più decisi, sino a quando una mano di Beth era risalita lungo il suo bicipite sinistro, prendendo a sfiorare con dita leggere l'unico tatuaggio che per lui aveva un'importanza vitale: due ali stilizzate, a rappresentare la libertà che sentiva quando correva a velocità folle a cavallo della sua moto.
Era stato come se nello sfiorarlo proprio in quel momento, lei avesse intuito che lì si trovava nascosta la vera essenza di ciò che lui era, proprio come se fosse stata abbastanza speciale da intuirlo ancora prima che glielo rivelasse lui.
L'effetto su di lui era stato come un domino, perchè non era più riuscito a trattenersi e l'aveva posseduta con maggior impeto, sino a quando il cuore gli era quasi esploso durante l'orgasmo più forte e copioso che avesse mai provato in vita sua.
Era fottuto, ma non perchè aveva appena fatto sesso, ma perchè quello era stato davvero molto di più che fare del semplice sesso!



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Aveva fatto sesso con altri due ragazzi, prima di Daryl, ma nonostante non fosse stata una lunga esperienza, Beth aveva compreso lo stesso che quello che aveva appena provato andava ben oltre una semplice e ottima prestazione sessuale!
C'era stata una connessione speciale tra lei e l'uomo che ancora le gravava addosso con il suo peso. Ma nemmeno quello si era rivelato spiacevole, anzi, le aveva dato l'impressione più che mai di trovarsi all'interno di un abbraccio sicuro e protettivo.
Aveva fatto sesso non protetto con un perfetto estraneo!
Ma nemmeno quello le era sembrato grave, perchè quando lui le aveva detto di essere sempre stato attento con le altre, lei ci aveva creduto istintivamente.
Santo cielo, ma che cosa le era successo?
La risposta a quella domanda ce l'aveva, ma le sembrava talmente assurda ed incredibile, da ritrovarsi in lacrime.
- Dio, che cazzo di casino ho combinato!
La voce roca di Daryl era stata venata da un vero e proprio mix di emozioni: dispiacere, angoscia, ribrezzo e senso di colpa. Lei aveva, perciò, sollevato subito lo sguardo in quegli occhi azzurri come il ghiaccio, mentre ancora lo aveva sentito pulsare dentro di sè, a ricordarle che aveva appena provato l'orgasmo più devastante della sua, seppur, giovane vita.
- Penso di essermi innamorata di te.
E come era sempre stato nella sua vita, la verità le era venuta fuori con una facilità a dir poco disarmante.
- Cosa hai detto?
La voce di Daryl era cambiata ancora, stavolta venata da un'incredulità che non era riuscito a nascondere.
- Credo di essermi innamorata di te.
Lo aveva ripetuto, adesso quasi sorridendo tra le lacrime, perchè le era sembrato davvero di aver trovato la soluzione giusta a tutta la gamma di emozioni che aveva vissuto da quando aveva posato gli occhi su Mr. Dixon.
- Cristo, ragazzina, non puoi dirmi una cosa del genere. Non dopo che...
Ma non l'aveva lasciato finire di parlare, perchè passandogli le braccia intorno al collo, l'aveva attirato di nuovo verso di sè, ricominciando a baciarlo come se ne andasse della sua stessa vita.

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