Just Married di Serendipity__ (/viewuser.php?uid=169814)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Buongiorno care fanciulle!
Lo so cosa starete pensando... che dovrei essere alle prese con ben
altre storie, invece di postarne una nuova! Ma sto provvedendo anche a
quelle, lo giuro!
Intanto, però, c'era questa storiella che mi girava in
testa... specie perchè ho visto una di quelle commedie
romantiche che ti fanno sorridere anche se romantica non lo sei, e non
ho resistito all'idea di calare in una situazione simile la mia coppia
preferita! XD
Perciò, prendete quanto scriverò - e saranno
pochi capitoli - per quello che vuole essere: una storia divertente e
sì, anche un pò romantica (per quanto
può esserlo Mr. Dixon, ecco!).
Ovviamente è una AU, per cui sapete che cerco di mantenere i
personaggi il più possibile IC, però nelle
sfumature - e in alcuni tratti - saranno diversi.
Buona lettura e se avete voglia, fatemi sapere che ne pensate!
Baci
Serena
JUST MARRIED
Una lama di luce aveva illuminato il viso di Beth, che facendo una
smorfia, si era portata una mano sugli occhi, strizzandoli per
contrastare il dolore acuto che le stava facendo esplodere la testa.
Cosa
cavolo aveva fatto la notte prima per guadagnarsi quei postumi
mostruosi?
Con un mugulio, Beth aveva
richiuso gli occhi, concentrandosi su
un primo dato importante, ossia che almeno si era risvegliata
nell'albergo giusto e soprattutto nella stanza giusta, cioè
la
sua.
Il secondo traguardo che
aveva dovuto raggiungere, era stato
quello di sollevarsi a sedere per tentare di mettere ordine nel caos
assoluto
che regnava sovrano nella sua testa.
Allora,
Beth, calma e sangue freddo. Un passo alla volta.
Si trovava a Las Vegas dal
mattino precedente, dove lei, Darla e
Carolyn erano venute a festeggiare l'addio al nubilato proprio di
quest'ultima. Dopo di loro, erano arrivate anche le due cugine della
sposa. Fin qui non era stato difficile ricordare. La sera prima,
quindi, come da programma si erano recate allo Stratosphere :
prima avevano
cenato nel lussuoso ristorante, poi si erano trasferite nella discoteca
adiacente.
Ecco,
da lì, i ricordi iniziavano a farsi molto più
confusi.
Sicuramente dovevano aver
prenotato un primo giro di Mojito, seguito
subito da un secondo e poi da un terzo. Era il cocktail preferito di
Carolyn,
e non avrebbero potuto iniziare con niente di più
appropriato
per festeggiare il suo imminente matrimonio.
Poi, era abbastanza
sicura che si fossero scatenate sulla pista
da ballo. Questo, ovviamente, aveva messo una gran sete a tutte quante,
per cui dovevano aver ordinato un altro giro di cocktail.
Probabilmente
diverso da un Mojito.
Le era sfuggito un gemito,
perchè se c'era una cosa che
suo fratello Shawn le aveva ripetuto spesso, è che non c'era
niente di peggio che mischiare tra loro vari alcolici. La predica
gliel'aveva fatta quando per i suoi diciotto anni, insieme a Darla e
Carolyn, si era presa la sua prima e unica sbronza.
Unica
sino alla notte prima.
Si era sentita un
pò in colpa, perchè si era
ripromessa che non avrebbe esagerato lì a Las Vegas,
però
in fondo c'era stato un altro motivo valido per festeggiare.
E
poi non era più una ragazzina, no?
Anche se, con i suoi
vent'anni appena compiuti, la sua famiglia
non è che la ritenesse molto più grande di due
anni prima.
Okay,
ma doveva andare avanti e cercare di capire come aveva fatto a ridursi
in quello stato pietoso.
Il mal di testa, infatti, era
aumentato di intensità, tanto che le sembrava di avere un
tamburo al posto del cervello.
Ballato,
ballato, sete, bevuto, ballato, ancora sete, ancora bevuto. Ragazzi
simpatici, brindato, ballato, idea grandiosa.
Nel cercare di ridurre i
pensieri allo stretto necessario, Beth
era arrivata ad un ricordo ben preciso, che le aveva fatto
immediatamente accapponare la pelle, mentre con un moto di panico aveva
sollevato il lenzuolo per osservarsi.
Oddio,
oddio, oddio! Lo avevano fatto sul serio!
La prova tangibile dell'idea
folle che avevano messo in pratica era lì, tatuata sul suo
fianco sinistro!
24
05 2015
Come in un sogno - o incubo?
-, aveva
rivissuto la scena in cui
Carolyn le aveva riunite tutte intorno a sè, dichiarando che
quella serata memorabile se la sarebbero dovuta incidere a fuoco nella
mente!
Peccato
che poi, era in un'altra maniera che avevano deciso di inciderla!
Ubriache perse, ecco come
erano state tutte quante. Alla faccia
delle raccomandazioni che avevano rispettivamente ricevuto dai propri
familiari.
Oddio,
oddio, oddio!
Proprio in quel momento, lo
squillo del telefono posto sul
comodino accanto al letto, le aveva perforato il cervello con il suo
trillo acuto. Per quello era stata ultraveloce nel sollevare la
cornetta, solo per
dare pace alla sua testa già messa a dura prova.
- Mrs. Greene?
Sebbene la voce fosse
stata gentile, alle sue orecchie era suonata comunque troppo
squillante, strappandole una smorfia.
- Sì, sono
io.
- Buongiorno, sono
Alice Benson, la chiamo dalla reception. Volevo
informarla che c'è una visita per lei. Posso farla salire?
Una
visita per lei?
Nel giro di qualche secondo
aveva dovuto sottoporre il suo
cervello ad un ulteriore lavoro straordinario per capire appieno il
senso di
quella frase. Senza però riuscirci, dato che si era
ritrovata a
ripetere come un pappagallo le stesse parole appena sentite.
- Una visita per me?
C'era stato un
secondo di silenzio, poi la voce gentile aveva ripreso a squillarle
nelle orecchie.
- Sì, Mrs
Greene. C'è qui un signore, Mr. Dixon, che dice di dover
parlare urgentemente con lei.
Un
uomo le voleva parlare? Mr. Dixon?
Non sarebbe potuta essere
più confusa di così, sul serio.
Doveva
promettere solennemente a se stessa che non avrebbe mai più
toccato un goccio d'alcol in vita sua.
- Mi spiace, ci deve essere
un errore, non conosco nessun Mr. Dixon.
Oddio,
ma era davvero sua quella voce impastata e rauca?
Una parte del suo cervello si
era persa dietro a quel pensiero,
l'altra aveva registrato che dalla cornetta era giunta la
voce
gentile - e sempre troppo squillante - dell' addetta alla reception,
inframmezzata però da un ringhiare alquanto preoccupante che
per
logica doveva appartenere al
misterioso Mr. Dixon.
A quel punto, Beth
era stata costretta ad ammettere una verità
inquietante: non ricordava assolutamente nulla da dopo che Carolyn le
aveva riunite per esporre la sua grande idea! Che fossero andate
davvero da un tatuatore era indubbio, ma poi? Quale altro disastro
potevano aver combinato? Mr. Dixon poteva c'entrare qualcosa?
Oddio,
oddio, oddio!
- Mrs. Greene? E' ancora
lì?
Nella voce gentile
questa volta c'era stata anche una punta di impazienza.
- Sì, mi
scusi, sono ancora qui.
- Ecco... Mr. Dixon
non ha voluto sentire ragioni, e sta venendo
comunque su da lei, nella sua stanza. Devo chiamare la sicurezza
dell'albergo e bloccarlo?
Oddio,
oddio, oddio!
Beth si era catapultata
giù dal letto, consapevole che
non poteva solo limitarsi a pensare quell'oddio ossessivo che le
risuonava in testa!
- No! Sì!
Cioè... oddio!
Le sembrava di essere
andata completamente fuori di testa! Chi era
quell'uomo che insisteva per venire da lei, anche se gli aveva fatto
sapere attraverso la reception che doveva esserci uno scambio di
persona? Perchè lei era certa di non conoscere nessun Mr.
Dixon!
- Mrs. Greene, devo
chiamare la sicurezza sì o no?
La voce dell'addetta
ora si era fatta incalzante.
- No, no. Lasci
stare, spiegherò io personalmente al signore che deve aver
sbagliato persona.
Ecco,
Beth, mettiti in qualche altro grande casino, eh?
A parlarle, stavolta, era
stata direttamente la voce di quella coscienza che piano piano stava
tornando vigile e presente.
Sei
in mutande e reggiseno, te ne rendi conto?
Ecco un altro suggerimento
prezioso! Con uno scatto, si era
gettata sui jeans e sul top che aveva indossato la sera prima,
fregandosene che avessero un vago odore di fumo - o era
erba? oddio! - e
di qualcosaltro che non era riuscita a identificare - forse
gasolio? -.
Gasolio? Perchè i
suoi abiti sembravano davvero sapere di erba e gasolio?
Oddio,
oddio, oddio!
Poi non c'era stato
più tempo per nient'altro,
perchè dei colpi decisi alla porta l'avevano fatta
sobbalzare,
inducendola a correre ad aprire, prima che chiunque ci fosse stato
dietro, la buttasse giù tanta era stata l'insistenza con cui
stava bussando.
Nel momento in cui
l'aveva spalancata, la certezza che qualcosa di
tremendo fosse successo l'aveva subito investita: l'immagine
di
lei avvinghiata a Mr. Dixon le era comparsa come il peggiore dei
flashback possibili ed immaginabili.
Oddio,
oddio, oddio!
C'erano mille campanelli
d'allarme che risuonavano a pieno volume e che le stavano dicendo che
quell'uomo alto, muscoloso e dallo sguardo parecchio incazzato, lei -
anche se non ricordava come fosse avvenuto - lo aveva conosciuto!
- Cazzo! Cazzo!
Cazzo! Allora esisti davvero!
A giudicare
dall'espressione tempestosa che era comparsa in quegli occhi azzurro
ghiaccio, e che sembrava la stessero passando ai raggi laser, doveva
trovarsi in guai seri per il fatto di esistere davvero.
- Mi scusi, io non
credo di...
Ma non aveva fatto in
tempo ad aggiungere altro, perchè Mr. Dixon le aveva
afferrato la mano sinistra quasi gliela volesse strappare via.
- Cazzo, è
vero anche questo!
Nei secondi
successivi a quelle parole, Beth aveva sentito la terra tremarle
letteralmente sotto i piedi, perchè solo in quel momento
aveva realizzato che cosa avesse voluto controllare l'uomo sulla sua
mano sinistra, e cioè che sull'anulare faceva bella mostra
di sè un anello a dir poco terrificante!
Una
sottile fascia dorata.
Prima che potesse anche solo
formulare un pensiero coerente, la successiva mossa dell'uomo l'aveva
ulteriormente gettata in un panico che stava dilagando dentro di lei
come se fosse stata una marea nera.
Infuriato come un
toro davanti ad un drappo rosso sventolato con insistenza, l'uomo le si
era gettato praticamente addosso, afferrandola per le spalle e
scuotendola come se fosse stata un fuscello.
- Ragazzina, ti rendi
conto in che razza di guaio ci siamo cacciati?
- Guaio?
Cercando di
contrastare il movimento ondulatorio a cui la stava sottoponendo la
stretta ferrea di quelle mani, Beth aveva cercato davvero di tirare
fuori la testa da quel mare di confusione e panico in cui stava
annegando.
Che
cosa aveva combinato insieme a quell'uomo?
L'unico flashback che
continuava a girarle in testa, era quello di loro avvinghiati - e a
cavallo di una moto - intenti a.... baciarsi!
Oddio!
Oddio! Oddio!
-
Sì,
cazzo! Questo guaio! Un grande, grandissimo e fottutissimo guaio!
Se nella sua breve
vita, perchè vent'anni lo erano dopotutto, avesse dovuto
cercare il momento peggiore, quello che stava vivendo lo era appena
diventato di diritto!
Perchè Mr.
Dixon, lasciandola andare di colpo, le aveva piantato davanti al naso
la sua mano sinistra, peraltro enorme rispetto alla sua, mostrandole
qualcosa che l'aveva fatta quasi svenire.
Una
sottile fascia dorata identica alla sua!
- Oddio! Oddio! Oddio! Non
può essere vero!
Per tutta risposta
gli occhi azzurri che continuavano a fissarla come se fosse stata la
creatura più infernale sulla faccia della terra, erano
riusciti a diventare ancora più tempestosi rispetto a prima.
- Eccome se lo
è, ragazzina! E' tutto fottutamente vero come c'è
scritto qua sopra! Nero su bianco, porca puttana!
Mr. Dixon le aveva
sbattuto in faccia un semplice foglio A4, che però a lei era
sembrato l'equivalente di una condanna a morte.
Certificato
di matrimonio.
Aveva sollevato di poco gli
occhi sopra il foglio, ritrovando quelli dell'uomo che l'avevano
inchiodata a quella verità tremenda.
- Ora hai capito?
Siamo maledettamente sposati!
Oddio!
Era tutto un incubo! Doveva esserlo per forza!
E se lo era dato per davvero
un pizzicotto sulla guancia, e anche bello forte! Solo che non l'aveva
svegliata, ma l'aveva resa solo certa che quella che stava vivendo era
una terribile realtà!
- Oddio!
- Cristo, ma non hai
nient'altro da dire?
- Sì, in
realtà qualcos'altro ci sarebbe...
Perchè
dentro di lei si era fatto strada un altro pensiero terribile.
- Noi abbiamo...
ecco... abbiamo... sì... bè... anche consumato?
Quello che era
successo subito dopo la sua domanda, se lo sarebbe ricordato per un bel
pezzo, ne era intimamente certa. Perchè tutta l'incazzatura
di Mr. Dixon si era di colpo trasformata in un'emozione così
potente, da indurla a compiere qualche passo indietro per
mettere una maggiore distanza tra loro.
- No.
Quel "no" era stato
scandito con un tono di voce che si era fatto basso e profondo.
Attrazione,
pura e incontrollabile attrazione.
Ecco cosa si era
scatenata tra di loro. La più potente e sconvolgente
attrazione chimica che lei avesse mai provato in vita sua. E a
giudicare da come si era acceso anche lo sguardo di quegli occhi
azzurri, era certa che la cosa fosse stata reciproca.
- Ma voglio essere
sincero con te, ragazzina.
E nel dirglielo aveva
fatto due passi in avanti, per tornare ad annullare quella distanza che
aveva messo tra di loro.
- Se fosse successo,
sarebbe stata l'unica cosa che non avrei rimpianto del grandissimo
casino in cui ci troviamo.
Oddio,
devo essere impazzita del tutto!
Beth non aveva potuto fare a
meno di pensarlo, perchè nel momento in cui si era detta che
baciare Mr. Dixon sarebbe stata la più grande stupidata da
fare in quel momento, in pratica lo stava già facendo.
E nel momento in cui
le loro labbra si erano di nuovo incontrate, una pioggia di sensazioni,
una più travolgente dell'altra, si erano riaccese di botto.
Perfezione
assoluta.
Ecco cosa aveva provato anche
la prima volta che lo aveva fatto. Il ricordo, nonostante fosse stata
ubriaca, si era fissato prepotentemente dentro di lei.
Un
uomo da sposare.
Ecco l'altro ricordo che era
emerso insieme alle sensazioni paradisiache che stava rivivendo
avvinghiata nuovamente a quel corpo muscoloso.
Solo
che la notte prima non si era limitata a pensarlo e basta. A quanto
pare lo aveva anche fatto.
Continua....
|
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Care
fanciulle buongiorno!
Come
prima cosa fatemi dire che sono stata entusiasta di vedere che l'idea
di questa storia sia stata accolta così bene! Come vi ho
già detto non vuole avere nessuna pretesa, se non quella di
essere piacevole e rendere l'umore della sottoscritta un pò
più spensierato mentre la scrive! (Perchè diciamo
che quando scrivo i capitoli di "Alone", per esempio, certe volte
finisco che mi angoscio davvero da sola! XD).
Come
seconda cosa vi annuncio che sono stata in vacanza per una settimana!
Ecco perchè sono sparita e non ho risposto alle vostre
recensioni! XD
Solo
che il mio compagno - e non posso dargli torto - mi ha minacciato di
buttare il pc in mare se osavo anche solo accenderlo (perchè io
in realtà l'avevo portato!!!!!!!!!). Eh eh eh... vi da
un'idea di come impieghi il mio tempo libero non appena ne ho un
pò a disposizione!
Per
cui recupererò con le recensioni
e finirò anche di scrivere quel benedetto capitolo
di Alone, che mi manca davvero poco! E speriamo che la vostra pazienza
sia ripagata dal suo contenuto...
Ma
adesso la finisco di blaterare e vi lascio alla lettura.
Buon
weekend, baci.
Serena
JUST MARRIED
-
Tuo padre e Shawn lo uccideranno.
-
E poi uccideranno te.
-
E poi uccideranno anche voi due, visto che eravate qui con me e me lo
avete lasciato fare.
Le
sue migliori amiche, Carolyn e Darla, le avevano rivolto uno sguardo
colpevole, prima di spostarlo sui due uomini che occupavano un tavolo
non molto distante dal loro.
-
Quindi, sarebbe quello il tizio che ci ha fatto i tatuaggi?
Come
per lei, anche nella testa delle sue amiche c'erano degli enormi buchi
neri.
-
Sì, è il fratello. Si chiama Merle. E' suo lo
studio dove siamo finite.
Si
era sentita arrossire paurosamente nel dirlo, perchè le
erano
tornate in mente le esatte parole con cui Mr. Dixon - anzi, Daryl,
perchè così si chiamava suo... marito! - glielo
aveva presentato.
"Lui è Merle, mio
fratello. E' lui che ti ha fatto il tatuaggio che hai sul fianco.
Questo almeno te lo ricordi?"
Ma lei non si
ricordava nemmeno di quello!
Di
tutta quella storia aveva ben chiara una cosa soltanto: l'attrazione
irresistibile che aveva provato non appena i suoi occhi si erano posati
su Daryl.
Dio, mio padre e mio fratello mi
uccideranno davvero! Sono ufficialmente sposata con un perfetto
sconosciuto!
Mentre Carolyn e
Darla avevano ripreso a chiedersi come diavolo
avrebbero fatto a risolvere tutto quel casino senza doverlo dire a
casa, Beth aveva avuto la malaugurata idea di incrociare lo sguardo di
due occhi intensamente azzurri, rimanendoci incatenata come se non
esistesse nientaltro al mondo che valesse la pena guardare.
I
suoi neuroni si erano azzerati di colpo, lasciando vivo soltanto un
desiderio: alzarsi per raggiungerlo e scoprire tutto di lui.
Perchè quella
rimaneva la
verità più sconvolgente: l'ultima cosa che
voleva,
nonostante la parola "disastro" campeggiasse a lettere cubitali su
tutta quella storia, era che Daryl
Dixon scomparisse dalla sua vita come se non fosse mai esistito.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
-
Sei sicuro che il matrimonio sia proprio valido?
-
Sì. Esse
- i! E se me lo chiedi un'altra volta, penso che ti aprirò
la
testa in due per ficcarci meglio dentro il concetto!
-
Siamo su di giri, eh?
-
Cristo, mi
sembri più coglione del solito! E non ne ho affatto bisogno,
sai? Sono già abbastanza nella merda così!
-
Oh, puoi dirlo
forte, fratellino. Perchè se la bambolina stesse guardando
me, come se fossi
il suo gelato preferito tutto da leccare, sta sicuro che mi ci sentirei
anch'io!
Con
uno sforzo
disumano, Daryl era riuscito a distogliere lo sguardo da quegli occhi
azzurri che riuscivano a rimescolargli tutti gli organi interni, per
riportarlo su suo fratello e lanciargli un'occhiata che se fosse stata
un'arma, lo avrebbe ucciso seduta stante.
-
Sei un fottuto pervertito! E se soltanto provi a toccarla con un dito,
ti stacco le palle e te le faccio ingoiare, capito?
Per
tutta risposta Merle gli era scoppiato a ridere in faccia,
più divertito che mai, attirando non solo gli sguardi delle
tre
ragazze, ma anche quello degli altri clienti presenti nella tavola
calda.
-
Ehi, sei sposato solo da ventiquattrore, però ti sei
già calato bene nei panni del maritino geloso.
-
Merle, sul serio, la mia pazienza sta toccando paurosamente il
limite. Potrei dimenticarmi che scorre il mio stesso sangue nelle tue
vene.
-
Ooohhh, questa sì che è una minaccia degna di
Iceman.
Se
anche lo aveva detto ridendo, Merle aveva dato segno di aver capito
che era meglio non superarlo il limite però, oppure sarebbe
finita a botte
tra di loro. Non sarebbe stata la prima volta, nè l'ultima,
però sarebbe stata decisamente dolorosa visto il pessimo
umore di suo fratello.
-
A proposito... hai intenzione di dirle la verità su come
sono
andate le cose o continuerai con la tua recita da quattro soldi?
Quella
domanda lo aveva colpito come un pugno nello stomaco.
Cazzo, in tanti anni passati a
destreggiarsi tra mille casini anche più grandi, quella
ragazzina era stato il
suo primo, vero errore.
La sua proverbiale
freddezza era andata letteralmente a farsi
fottere nel momento in cui aveva posato lo sguardo sulla piccola Beth
Greene.
I suoi occhi,
innocenti e intriganti nello stesso tempo, avevano risvegliato
dentro di lui tutta una
serie di istinti - e
tra i più forti proprio protezione e possesso
- mandandandolo in totale corto circuito.
"Iceman" si era
sciolto
davanti a quella ragazzina con la stessa velocità di un
cubetto
di ghiaccio immerso in un liquido bollente.
Bollente.
Era la parola
giusta per descrivere come si era sentito nel
momento in cui l'aveva baciata la prima volta. E poi la seconda, la
terza, la quarta, la quinta....
Cazzo! Era un miracolo che non
si fosse spinto oltre con lei!
-
Ehi, Iceman, mi sa che è meglio se torni coi piedi per
terra!
-
Piantala di chiamarmi così!
Quel
coglione di suo fratello si stava proprio divertendo alle sue
spalle e iniziava ad avere davvero una gran voglia di sfogarsi su di
lui a suon di cazzotti!
-
Forse non hai tutti i torti. Sembri più un orsacchiotto in
amore questa mattina...
Ora lo ammazzo!
Ma non poteva
farlo, non in quella tavola calda piena di testimoni ... e soprattutto
non davanti a lei!
Non aveva nessuna intenzione di
mostrarle di che pasta fosse fatto realmente.
E per il solo fatto
di averlo pensato anche un solo attimo, di
voler essere diverso da com'era sempre stato, si era sentito
sprofondare ancora di più nella merda. Era stato
davvero l'errore più grande della sua vita quello che aveva
fatto la sera prima.
D'altronde era stata anche
l'unica
maniera per impedirle di fare una cazzata più grande, dal
momento che era capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Daryl Dixon, detto
Iceman nel giro delle corse clandestine di
cui ormai era il re indiscusso da svariati anni lì a Las
Vegas,
si era a quel punto alzato, rivolgendo al fratello il solo saluto che
gli potesse riservare, cioè un dito medio ben piantato
davanti
al naso.
-
Certo, ho capito. Ti voglio bene anch'io fratellino!
Ovviamente
Merle non si era esentato dallo sfotterlo sino alla fine,
guadagnandosi così un'altra occhiata omicida e in aggiunta,
anche l'altro dito medio.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
- Sta venendo qui, Beth!
- E pare anche incavolato più di prima! Mi sa che suo
fratello non gli è stato d'aiuto.
- Oddio, oddio! Che cavolo faccio, ragazze?
Alla fine, dopo tanto parlare, non erano comunque giunte a niente di
concreto, se non per il fatto che fossero state tutte dell'idea che
quel
casino enorme avrebbe avuto un'unica conclusione: la loro morte certa
nel momento in cui lo avrebbero saputo i familiari di Beth!
- Digli di no!
- Digli di sì!
Ecco, come sempre, Carolyn e Darla erano all'opposto!
- Ragazze, così non mi aiutate!
Ma ormai, suo marito,
le aveva
raggiunte al tavolo, azzittendole di colpo con quella sua aria a
metà tra il pericoloso e il terribilmente sexy.
Perchè,
almeno su una cosa erano state tutte d'accordo: Daryl Dixon era uno
strafigo pazzesco!
Alto, muscoloso, capelli lunghi e ribelli, occhi azzurro
ghiaccio e un'aria da maschio Alpha che avrebbe fatto venire le
palpitazioni a qualsiasi essere di genere femminile.
E infatti
così era stato nel momento in cui le loro strade si erano
incrociate!
- Allora? Hai riflettuto sulla mia proposta?
- Ecco... ehm... pensato ci ho pensato...
Impappinarsi non era tipico di lei, almeno non di solito,
però
sotto lo sguardo di quegli occhi che sembravano passarla ai raggi
laser, convincendola che riuscissero a scorgere anche i suoi pensieri
più intimi, si sentiva tornare indietro a quando era
solamente
una quattordicenne timida e impacciata con i ragazzi!
- E quindi? Guarda che la mia proposta ha una scadenza ben precisa!
Cioè esattamente tra due minuti, ossia quando
varcherò
quella soglia e me ne andrò per la mia strada, buttandomi
alle
spalle tutta questa storia!
Ecco, se poi lui dava di nuovo voce a quel suo modo di fare rude ed
incazzoso, chissà perchè, a lei invece di
provocarle una
reazione avversa, le faceva vibrare corde profonde che la
inducevano a credere di aver trovato la sua perfetta controparte.
Luce e tenebra, Yin e
Yang, ordine e caos, fuoco e acqua.
Forse aveva letto troppi libri, e alcuni anche troppo
romantici,
eppure nel pensare a lei e Mr. Dixon, era la teoria degli
opposti
che le veniva in mente.
Opposti ma
complementari, come le due metà di un cerchio pronte a
combaciare perfettamente.
Sì, forse aveva decisamente letto troppo... ma
soprattutto bevuto troppo la sera prima! Probabilmente gli effetti non
li aveva ancora smaltiti del tutto, ed ecco perchè si
ritrovava
a fare quei pensieri assurdi!
- Eh no, Mr. Dixon! Non credo proprio che se ne possa fregare
così di tutta questa "storia"! Le ricordo, che lei
c'è
dentro tanto quanto Beth! La colpa è anche sua, quindi!
La giusta reazione inviperita, l'aveva avuta Darla, che da sempre, tra
loro tre, era quella con i piedi saldamente ancorati a terra. Niente
voli di fantasia, o sogni ad occhi aperti per lei, ma solo solide
certezze!
- Ragazzina, ho forse parlato con te?
Ritrovarsi quegli occhi puntati addosso non era affatto una
passeggiata, e la dimostrazione pratica era stata che anche Darla aveva
subito il loro magnetismo, perchè di colpo era arrossita
mostrando un momento di incertezza mai visto prima.
- No, però...
- E allora, restane fuori.
Semplice e categorico.
Come solo un uomo sicuro di sè - perchè Mr. Dixon
lo era
davvero un uomo fatto e finito con i suoi trentasei anni di vita -
poteva essere.
E probabilmente lei stava per prendere la decisione più
sbagliata della sua vita, anzi la seconda dopo quella di essersi
ubriacata in quella maniera indecente, però una parte di lei
era convinta invece che non ce ne fosse un'altra migliore.
Probabilmente era la parte attratta irresistibilmente dal suo
affascinante - e nuovo
di zecca -
marito, però era quella che aveva appena vinto la battaglia
svoltasi dentro di lei sin da quando aveva messo piede in quella tavola
calda, insieme a tutti gli altri, per mettere qualcosa nello stomaco e
ragionare sulla situazione.
Da una parte lei e le sue amiche, dall'altra Mr. Dixon e suo fratello,
nonchè artefice dei loro tatuaggi e perciò causa
del loro
incontro. Qualcosa, infatti, dopo quel bacio irruente che si erano
scambiati di nuovo nella sua stanza, lei e Daryl si erano detti.
O perlomeno, lui aveva parlato e lei aveva ascoltato, perchè
a
quanto pareva il meno ubriaco tra loro due, era stato proprio lui. Le
aveva raccontato, per esempio, che era stato nello studio del
fratello che si erano incrociati. Lei per farsi tatuare, lui
perchè aspettava dei tizi con cui si era dato appuntamento
lì.
A quanto pareva, aveva fumato dell'erba anche lei,
offerta gentilmente da quel "coglione senza cervello" di suo fratello,
come l'aveva definito lui stesso. Ne aveva fumata un pò
anche
lui, scolandosi insieme qualche birra. Mentre glielo raccontava, lei
veramente aveva pensato che non sembrava il tipo da non reggere un
pò di erba e birra, però come diceva sempre suo
padre,
non bisognava giudicare qualcuno solo dalle apparenze.
A quel punto, anche per lui i ricordi si erano fatti un pò
confusi, perchè le aveva accennato ad una rissa scoppiata
con i
tizi che aspettava e che nel frattempo erano arrivati, proprio
perchè uno di loro aveva iniziato a farle proposte
indecenti. Ma
da quello a come poi erano finiti davanti ad un funzionario governativo
per sposarsi, anche lui non aveva saputo dirglielo.
Dal momento che lei aveva brancolato nel buio più assoluto,
non
aveva potuto fare altro che dargli il beneficio del dubbio che le cose,
almeno in parte, fossero andate così.
- Credo abbia ragione, invece, Darla.
- Scusa?!
Ritornando al presente, Beth si era rivolta all'amica esponendo
ciò che aveva avuto in mente, solo che era partita male ed
era
corsa subito ai ripari.
- No, non hai capito. Non che non ti devi impicciare, ma che
è
vero che il problema, alla fine, è soltanto mio e... suo.
Non
vostro.
Aveva guardato negli occhi le sue migliori amiche, sperando che
capissero quanto fosse convinta di quello che stava per dire.
- Carol, tu ti sposi tra cinque giorni. Devi andare a casa e pensare
al tuo matrimonio. E tu, Darla, devi aiutarla a non perdere la testa.
In automatico era venuto da sorridere a tutte e tre, perchè
si
conoscevano troppo bene e sapevano che Carolyn sarebbe andata nel
panico
più assoluto, e che quindi, almeno una di loro due doveva
essere
lì ad impedirglielo.
- E' dannatamente vero, Beth. Ma è altrettanto vero che
anche tu hai bisogno di noi.
Era vero, anche lei era in una situazione difficile, però...
c'era Mr. Dixon con lei, no? Era l'altra metà di quel casino
- e del cerchio
- e sembrava intenzionato a risolvere anche lui quella faccenda
piuttosto in fretta.
- Oh, cazzo! Non starete per mettervi a piangere, ora, vero?
Ecco, appunto, dava proprio l'impressione di uno che sapesse stare a
galla anche se sbattuto nel lato alto della piscina! Niente panico,
solo un concentrato di determinazione e nervi saldi! Giusto quello che
le serviva, no?
- No. Per quel che mi riguarda, ho smesso di piangere
all'età di dieci anni. Dopo che ho
dato un pugno sul naso a Jeremy Stalton, facendogli passare per sempre
la voglia di chiamarmi Darlina la gallina!
Beth e Carolyn se lo ricordavano bene quel momento epico,
perchè
erano state presenti. E a giudicare da come Darla stava guardando Mr.
Dixon, sembrava pronta ad una replica anche con lui, nonostante fosse
stato molto più minaccioso di Jeremy Stalton.
- Ehi, mi sa che state dando spettacolo. Almeno non fatelo gratis,
facciamogli pagare il biglietto a questi guardoni!
La voce fuori campo era stata quella di Merle, che si era avvicinato
per gustarsi meglio la scena, ma soprattutto la faccia del fratello
alle prese con quella bambolina che sembrava davvero mandarlo
fuori di testa.
- Merle, stanne fuori!
- Ma sa dire soltanto quello, per caso, Mr. Dixon?
Darla, che veramente da dopo quel pugno non si era fatta mettere i
piedi in testa più da nessuno, si era beccata in risposta
un'occhiata di
quelle che sembravano poter incenerire qualcuno seduta stante.
- Sapete cosa vi dico? I due minuti sono passati da un pezzo,
perciò io me ne vado.
E l'attimo dopo, Mr. Dixon stava dando le spalle a tutti loro, lei
compresa, diretto verso l'uscita.
- Guarda, bambolina, che fa sul serio. Se non lo becchi ora, non lo
rivedi più.
Visto che a dirglielo era stato niente di meno che suo fratello,
qualcuno che si presupponeva dovesse conoscerlo bene, Beth era stata
costretta ad agire molto in fretta.
- Okay, va bene.
Aveva tirato un grosso respiro e poi si era buttata definitivamente
verso l'ignoto.
- Ragazze, vi voglio bene e se voi ne volete davvero a me, dovete fare
come vi
dico. Carolyn, dirai a mio padre che mi hai chiesto di farti
un'enorme piacere: rimanere a Las Vegas con le tue cugine! Inventati
che sono due inaffidabili o
qualsiasi altra cavolata per cui abbia un senso che io sia rimasta a
sorvegliarle!
Carolyn aveva fatto per parlare, ma lei non le aveva lasciato il tempo.
- Questo mi concederà il tempo per cercare un avvocato e
presentare domanda di divorzio! Solo che per farlo ho bisogno anche di
lui, lo capite vero?
Era chiaro anche a loro, perchè Carol aveva richiuso la
bocca, mentre anche Darla annuiva rassegnata.
- Okay, quindi posso contare su di voi?
Tutte e due avevano di nuovo annuito, sollevandole almeno in parte il
morale.
- Bambolina, guarda che questo è il rumore della sua moto.
Dieci secondi e sgomma via.
Era vero, nel locale era appena risuonato un rombare cupo e profondo.
- Okay, okay. Allora ci sentiamo non appena siete arrivate! Quando
avrete informato papà fatemelo sapere, così lo
chiamerò subito dopo. Meglio metterlo davanti al fatto
compiuto
che non sarò tornata con voi!
Lo sguardo terrorizzato di Carolyn le aveva suggerito che Hershel
Greene avrebbe fatto fuoco e fiamme quando non l'avrebbe vista scendere
dall'aereo insieme a loro, ma del
resto sarebbe sempre stato meglio che dovergli raccontare tutta la
verità sulla loro notte di follia! Se fosse riuscita a
risolvere la cosa, ne avrebbe potuto parlare con i suoi familiari a
divorzio avvenuto! Okay, sarebbe stata lo stesso una tragedia per loro,
ma almeno già con un lieto fine!
- Carol, non fare quella faccia! So che sarete bravissime a mentire!
Tutte e due.
Intanto, però, aveva preso ad indietreggiare tra i tavoli,
con addosso
lo sguardo dei presenti sempre più incuriositi, come se
stessero
davvero assistendo ad uno spettacolo.
- Certo, come no! Beth, questa volta ci devi più della vita!
Sappilo!
Il rombo di fuori si era fatto più forte, segno che suo marito
era davvero pronto a schizzare via. Così, anche lei era
schizzata, lanciandosi verso la porta senza più voltarsi
indietro. Una volta sul marciapiede, aveva visto Mr. Dixon a cavallo
della sua moto, pronto a partire.
- Ehi! Ehi!
Era corsa verso di lui, sbracciandosi forse anche in maniera troppo
esagerata, dal momento che molti automobilisti avevano rallentato per
guardarla.
- Mr. Dixon!
Che poi, perchè continuava a dargli del lei, quando si erano
baciati in quella maniera intima e sconvolgente?
- Daryl, aspetta!
Aveva alzato la voce per farsi sentire e ce l'aveva fatta, dal momento
che si era voltato finalmente dalla sua parte. Quando erano stati uno
di fronte all'altro, lo aveva visto sollevare la visiera oscurata per
poterla fissare dritta negli occhi.
- Questo vuol dire che ti sei finalmente decisa, ragazzina?
Si era decisa?
- Sì.
- E quindi?
- E quindi mi fermo. Cerchiamo un avvocato, come hai suggerito, e
divorziamo.
Gli occhi azzurri di Daryl si erano assottigliati, trasmettendole una
sensazione completamente diversa da quella che si era aspettata.
Sembrava... contrariato!
O forse era lei che voleva vederla così?
- Okay. Allora salta su. Credo di conoscere
già chi ci può aiutare.
Le aveva teso l'altro casco, quello che presupponeva
avesse portato apposta per lei,
sfilandoselo dal braccio. Solo che aveva esitato un attimo nel
prenderlo, dandogli modo di capire che forse c'era un ulteriore
problema.
- Non dirmi che hai paura di andare in moto!
In effetti... ci era andata una volta soltanto, con un suo compagno del
college, e non era stata una bella esperienza.
- Potrei prendere un taxi.
Ma Daryl, per tutta risposta, aveva spento la moto, per poi metterla
sul cavalletto e scendere, sfilandosi a sua volta il casco.
- Non se ne parla nemmeno! Tu devi
venire in moto con me.
Non era stato un vero e proprio ordine, le era sembrato più
come
se ci fosse stata dietro una questione di... principio! Sì,
ecco, nel sottolineare quel "devi" c'era come l'idea che non fosse
possibile che lei non volesse andare in moto proprio con
lui!
- E' che una volta ho provato... ma non è stata una bella
esperienza.
Lui l'aveva guardata di nuovo come se avesse appena pronunciato
l'impronunciabile.
- Con me sarà diverso.
Semplice e categorico.
Lo aveva pensato di nuovo, perchè erano due
aggettivi che sembravano davvero calzargli a pennello.
- Ti aiuto a mettere il casco.
Ecco, un "no" come risposta, pareva proprio non essere contemplato da
lui riguardo alla questione "andare in moto".
- Posso almeno chiederti da quanto tempo guidi la moto?
Aveva deciso di fidarsi un'altra volta del suo istinto, che vedeva
nella sicurezza di Daryl la prova che forse non avrebbe rischiato la
vita su quel bolide tirato a lucido.
- Da un sacco di tempo.
- Ma di preciso?
Solo che non c'era stata risposta alla sua domanda, perchè
lui nel frattempo le
aveva infilato il casco e abbassato la visiera, come a dire "o ti fidi,
o ti fidi".
Semplice e categorico.
Come il suo rimontare in sella, facendole poi cenno di
salire
dietro di lui. Per un attimo non si era sentita abbastanza coraggiosa,
un pò perchè aveva davvero paura di riprovare
l'esperienza di andare in moto, un pò perchè
stava per
rimanere del tutto sola con lui.
Però, in
fondo, c'era
già stata da sola con lui, no? Ed era stata anche
completamente
fuori di sè, ma lui non se ne era approfittato! O forse,
sì?
Oddio! Non aveva nemmeno messo in discussione l'idea che
lui potesse averle mentito sul quel particolare! E quel pensiero
l'aveva fulminata, facendole fare un passo indietro,
mentre risollevava la visiera di colpo, ottenendo che Daryl facesse lo
stesso.
- Qual'è il problema, adesso?
Lo sguardo che le aveva rivolto era stato a metà tra lo
spazientito e l'incazzoso.
- Mi hai detto davvero la verità sul fatto che...
E non arrossire di imbarazzo le era stato proprio impossibile.
- ... non siamo stati insieme?
Ti prego, dimmi di
sì!
E aveva realizzato che voleva fosse un "sì" non
perchè preoccupata del fatto che se no sarebbe stata a letto
con un
perfetto sconosciuto, ma perchè non voleva pensare che
avrebbe voluto dire non avere nessun ricordo della loro prima volta
insieme.
Prima volta?
Quindi se c'era stata, voleva che ce ne fosse una seconda!
E se
non ci fosse stata, sarebbe stata contenta perchè aveva la
possibilità di poterla vivere da sobria e ricordasela!
In ogni caso,
significava che desiderava fare l'amore con lui!
- Sì, te lo ripeto: non - siamo - stati -
insieme.
Lo aveva scandito bene, ma soprattutto l'aveva fissata in una maniera
che l'aveva fatta andare letteralmente a fuoco! Il suo sguardo le aveva
detto di nuovo, come era successo appena qualche ora prima nella sua
stanza d'albergo, che nonostante lo avesse desiderato molto,
però non l'aveva
fatto.
- Ora, possiamo andare?
Si era riabbassato la visiera, dando gas e facendo rombare il motore,
tanto che aveva sentito il petto vibrarle.
O era il cuore che stava
per saltarle fuori da tanto stava battendo forte?
E ancora non era stato niente, rispetto alle capriole che
aveva preso a fare quando si era decisa a salire sulla moto dietro di
lui. Allora
sì, che aveva pensato di rimanerci secca!
Perchè la moto li aveva costretti ad un contatto molto - troppo! -
ravvicinato: il suo petto si era spalmato sulla schiena muscolosa e le
cosce si erano strette intorno ai fianchi snelli.
Come ciliegina sulla torta, aveva dovuto anche circondargli la
vita con le braccia per tenersi salda sulla sella, ritrovandosi sotto
le mani i muscoli sodi dell'addome, che le avevano evocato
immediatamente un'immagine di lui a torso nudo in grado di procurarle
davvero un infarto.
Beth, è un
perfetto sconosciuto! Concentrati solo su questo!
Più facile a dirsi, che non a farsi!
Perchè non appena la moto si era messa in movimento, lei era
stata costretta ad aggrapparsi ancora di più a lui, dal
momento che nel giro di un secondo la sua guida li aveva portati a
zigzare nel traffico come se fossero stati la pallina impazzita di un
flipper!
Non ne uscirò
viva!
Ma non era stato più il pensiero di morire
spiaccicata sull'asfalto a farle paura, quanto più la
sensazione che quella corsa in moto con lui si stesse rivelando una
delle esperienze più emozionanti provate in vita sua.
* Spazietto autrice che pone una domanda alle sue lettrici *
Siete d'accordo con me che Mr. Dixon - alias Norman Reedus
- sia uno strafigo? A volte mi sento proprio una fangirl fatta e
finita, ma che ci posso fare? E' stato amore a prima vista con lui e da
lì non mi sono più schiodata! XD
Spero tanto che almeno voi mi possiate capire! ^-^
Ancora grazie per essere passate anche da questa storia.
Bacioni
Serena
-
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Buongiorno fanciulle!
Si vede che sono in vacanza... ecco un altro aggiornamento! Se poi
pioverà, ovunque vi troviate, non date la colpa a me! XD
Scherzi a parte, ecco un capitolo che mi sono divertita molto a
scrivere! Avrei potuto anche farlo più lungo, ma siccome
volevo lasciare un pò di attesa (sì, lo so sono
crudele!XD), tra qualche giorno posterò il prossimo! Giusto
il tempo di farvi immaginare cosa potrà fare il Daryl di
questa storia, dopo che avrete letto il capitolo. XD
Perciò, a presto.
Baci
Serena
Ps - perdonate la diversa formattazione del testo, ma ho cambiato pc e
non so perchè il programma con cui scrivo di solito fa i
capricci! Spero non sia un problema.
JUST MARRIED
Andare in moto con Daryl, era stata l'esperienza più
eccitante della sua vita!
Lo aveva pensato nel
momento stesso in cui la moto si era spenta e lei
era stata in grado di tornare a respirare. Solo che poi, era stata
costretta ad ammettere con se stessa, che fosse stata la seconda
esperienza più eccitante della sua vita.
La prima, infatti, era stata
baciare Mr. Dixon!
Lo stesso Mr. Dixon che
ora si era levato il casco, aiutandola a fare lo stesso.
- Allora, ragazzina, sei
ancora tutta intera?
La domanda era stata
ironica, ma l'occhiata che le aveva lanciato, e
che l'aveva osservata da capo a piedi, era riuscita a spedirle dei
caldi
brividi lungo la schiena.
- Sì,
sopravvissuta. Grazie per l'interessamento.
Era stata ironica a sua
volta, ma lui aveva già nascosto quegli
occhi stupendi che si ritrovava, dietro a dei Ray-ban dalle lenti
scure. E giusto perchè non era già figo
abbastanza,
così ovviamente era da mozzare il fiato!
Datti una calmata, Beth!
Ma era
più facile a dirsi che non a farsi, quell'uomo
sembrava averle gettato addosso qualche incantesimo... o qualche filtro
d'amore!
Sì, certo! Guarda che
tu non sei Ginevra Weasley e lui non è Harry Potter!
Doveva davvero
smetterla di fare certi voli di fantasia,
sopratuttto piantarla di applicare la legge dei libri alla
realtà. Prima o poi l'avrebbe condotta in qualche guaio...
anzi,
in uno bello grosso già ci era finita dentro!
- Senti, prima di
entrare, è meglio se ti spiego un paio di cose.
Ecco, appunto, forse
avrebbe fatto meglio ad interessarsi su dove
l'aveva portata e quale fosse il suo piano per risolvere la situazione.
Le aveva detto di conoscere già qualcuno che poteva
aiutarli, ma
quello davanti a cui si erano fermati, non le sembrava proprio uno
studio legale!
Infatti si trattava di
un locale dal nome piuttosto... esplicito:
Inferno Rosso. E le porte rosse che introducevano nel locale, erano al
momento piantonate da due tizi che avevano la stessa stazza di due
armadi a quattro ante.
- La prima è
che...
- Credevo che stessimo
andando da un avvocato.
Lo aveva interrotto,
cercando di dare alla sua voce un tono calmo e sicuro. Due cose di cui
faceva un pò difetto, in quel momento,
ma che non voleva trasparisse agli occhi di Mr. Dixon.
- E siamo da un
avvocato, infatti.
Non aveva potuto fare a
meno di lanciargli un'occhiata scettica, e genuina, questa volta.
- Inferno Rosso. Non mi
pare proprio il nome di uno studio legale! Per
non parlare di quei due tizi. Mi sembrano tutto, tranne che due
avvocati!
Lui aveva rivolto un
attimo il viso verso i due uomini, e con sua
grande sorpresa, uno gli aveva rivolto il classico cenno di saluto.
Che, ovviamente, Mr. Dixon aveva ricambiato.
- Li conosci?
Aveva riportato lo
sguardo su di lei, e avrebbe tanto voluto che non indossasse quegli
occhiali per poterlo vedere.
- Più o meno.
- Quindi, questo posto
lo frequenti per davvero!
Ma in che cavolo di
guaio si era andata a cacciare? E' vero che il suo
istinto la spingeva a fidarsi di lui, però rimaneva il fatto
che
era un perfetto estraneo!
- Se mi lasciassi
finire, forse potrei dirti quelle due cose che avevo intenzione di
dirti.
Era riuscito a farla
arrossire, facendola sentire una ragazzina petulante. Cosa che lei non
era affatto, tra l'altro.
- Okay, scusa. Non ti
interromperò più.
C'era stato un attimo di
silenzio, in cui aveva avuto l'impressione che
lui la stesse scrutando con attenzione da dietro le lenti scure.
- Okay, grazie. Allora,
la prima è che qui dentro c'è il mio avvocato.
E lo aveva sottolineato
come a dire "visto? Se mi facevi finire subito
di parlare, avresti saputo che eravamo davvero venuti da un avvocato".
- La seconda,
è che là dentro è meglio se mi resti
appiccicata come un francobollo.
Ecco, questo era il
genere di avvertimento che una ragazza non avrebbe
voluto sentirsi dire. Non mentre stava per entrare in un posto dal nome
"Inferno rosso".
- Tu hai un avvocato? Ma
che lavoro fai, scusa?
Perchè lei,
giusto per ribadire il concetto di perfetti
sconosciuti, non sapeva nemmeno che lavoro facesse l'uomo che
però aveva sposato la sera prima!
- Ho un'officina
meccanica.
E aveva bisogno di un
avvocato di fiducia? La cosa gridava "balla" da
ogni punto di vista, però non è che lei ci
potesse fare
molto, adesso come adesso. Era stata così avventata da
andare
con lui? Quindi era in ballo e doveva ballare.
O forse poteva chiamare
un taxi, raggiungere l'aeroporto, tornare a
casa, informare i suoi di quello che aveva fatto e chiedere il loro
aiuto.
No, decisamente era meglio
rischiare
lì con lui. A casa era certa di quello che avrebbe trovato:
suo
padre l'avrebbe uccisa.
- Quindi,
riassumendo, qui c'è il tuo avvocato e ti devo rimanere
vicina.
Lo aveva fissato per un
attimo e poi aveva dato voce ai suoi timori.
- Ti rendi conto, vero,
che non è affatto rassicurante tutto questo per me?
Forse, doveva essersi
accorto che era una verità inconfutabile,
perchè si era abbassato leggermente gli occhiali e le aveva
permesso di guardarlo negli occhi.
- Sì, me ne
rendo conto. Ma fidati di me.
Poi le aveva rivolto un
mezzo sorrisetto, un mix di arroganza e ironia, che le aveva abbastanza
dato sui nervi.
- Mi pare che sinora, ti
abbia dimostrato che me la merito, no? Fino a qui, ci sei arrivata sana
e salva, giusto?
E non fosse stato altro
che non aveva potuto affermare il contrario con
certezza, Beth aveva preferito rimanere in silenzio e avvalersi della
facoltà di rispondergli poi in seguito.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Come sempre, quel locale
offriva le stesse cose ai suoi clienti:
gioco d'azzardo, sesso, alcol e musica
assordante. La droga no, perchè quella era l'unica cosa che
lì dentro non era mai circolata. Lo smercio di polvere
bianca e affini,
avrebbero portato rogne troppo grosse al proprietario.
Lui non c'era mai venuto
per nessuno di quei motivi, ma solo per
l'unico che aveva detto a Beth, ossia che lì si trovava
davvero il suo
avvocato. Che poi l'avvocato fosse anche un suo amico,
nonchè
proprietario del locale, quella era una questione di cui magari le
avrebbe parlato in seguito, se ce ne fosse stato bisogno.
Derek Still era il
perfetto connubio tra legalità e
illegalità: si era davvero laureato in legge da ragazzo,
solo
che poi la vita lo aveva portato a Las Vegas e lì aveva
deciso
che la sua laurea gli sarebbe servita per tirarsi fuori dai casini che
lui, e i pochi suoi amici fidati, combinavano.
Da quando aveva aperto
l'Inferno Rosso era stato ben attento a non
pestare i piedi ai boss che tenevano in mano il crimine vero e proprio
della città, così era riuscito a ritargliarsi il
suo piccolo giro
di affari, tra cui c'era anche la gestione delle scommesse sulle gare
clandestine a cui partecipava anche
lui.
- Ehi, amico, ciao!
Sulla spalla, nel
frattempo, gli era piombata l'ennesima pacca dell'ennesimo tizio che
doveva averlo riconosciuto, accentuando sul viso della ragazzina, che
gli stava appiccicata come gli aveva chiesto di fare, un'espressione
sorpresa e allo stesso tempo guardinga.
Sinceramente non poteva
darle torto: si trovava in un locale abbastanza
equivoco, in compagnia di un perfetto sconosciuto che però
sembrava essere molto conosciuto in quell'ambiente.
- Ehi, ciao bellezza!
Vuoi il solito?
Stavano passando davanti
al bancone del bar, adesso, ed era stato
riconosciuto anche dalla procace rossa che stava servendo cocktail a
tutto spiano. Se aveva sperato che gli occhiali da sole, e il
cappellino che ci aveva aggiunto,
riuscissero un pò a camuffarlo, doveva rassegnarsi che non
era
stato così.
- No, vado di fretta.
E aveva accellerato
davvero il passo, prendendo per mano Beth
per non rischiare di perderla nella calca, ora che stavano passando in
mezzo alla pista da ballo.
Porca puttana, ma proprio dalla
parte opposta doveva avere l'ufficio quello stronzo di Derek?
Nel pensarlo, aveva
gettato un'occhiata alla ragazzina e l'aveva vista
guardare con un certo stupore la zona alla loro sinistra,
quella
dei divanetti, dove appariva abbastanza chiaro che tipo di "scambio"
avvenisse tra le persone che erano lì.
- Ehi, amico, sei
proprio tu? Stasera ci sei?
- Non ho tempo, Hill.
- Oh, capisco... carina
la biondina!
Ecco, ci mancava anche
questo stronzo, come ciliegina sulla torta. Ma
che cazzo, la gente di giorno non aveva di meglio da fare che non
andare in quel posto? Era proprio vero che a Las Vegas, se lo volevi,
lo sballo non si
fermava proprio mai!
Dopotutto, si riteneva
fortunato che non si fosse fatto tirare in mezzo
da Derek come socio, ma fosse rimasto fedele alla sua passione, ossia
le moto. La pace e il silenzio della sua officina di giorno e
l'adrenalina la notte, con le corse. Non poteva volere di
meglio dalla vita.
O forse sì?
E con lo sguardo
era tornato alla ragazzina che aveva sposato la sera prima.
Porca puttana, sposato!
In che cavolo di
casino si era andato a mettere per un paio di
occhi innocenti, che però erano anche i più sexy
che
avesse mai visto? Perchè doveva ammetterlo, che fossero
state
subito scintille con lei, era vero. Gli era bastato baciarla una
volta, per desiderare che diventasse l'unico a poterlo fare!
Sul serio, ma che cazzo di
pensieri stava facendo?
Fortunamente, Derek
avrebbe messo a posto il casino. Avrebbe
fatto qualche telefonata, dato qualche mazzetta alle persone giuste, e
la loro pratica di divorzio sarebbe stata in cima alla lista. In fondo
glielo doveva qualche favore, e che cazzo, con tutti i soldi che gli
faceva guadagnare con le scommesse!
- Siamo arrivati, questo
è l'ufficio del mio avvocato.
Si era dovuto chinare
verso di lei per farsi sentire, indicandole la porta nera e oro davanti
a loro.
- Ci sta già
aspettando.
Poi aveva bussato sulla
porta due volte, fatto una pausa, e poi ancora tre volte. Era il codice
per farsi aprire senza essere annunciati, e
dopo qualche secondo, la porta si era aperta e lui ci si era infilato
dentro, trascinandosela dietro.
- Evviva gli sposi!
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
L'uomo che l'aveva stritolata in un abbraccio doveva essere stato
intorno ai cento chili, essersi fatto il bagno nel profumo ed aver
avuto dei vichinghi come antenati, perchè i lunghi capelli
biondi e i baffi spioventi completavano il quadro, donandogli proprio
quell'aspetto.
- Derek, cazzo, mi
pareva di essere stato chiaro!
Daryl era apparso
evidentemente contrariato da quel benvenuto
così caloroso, perchè dopo aver stritolato lei,
aveva
fatto lo stesso con lui!
- Oh, dai, quando mi
ricapitava un'occasione del genere! Anzi...
E prima che potessero
fare qualcosa, il vichingo li aveva abbagliati con la luce di un flash.
- Derek, porca troia,
che cazzo stai facendo!
Daryl si era scagliato
sull'omone di fronte a lui senza il minimo
accenno di paura, cosa che invece lei non avrebbe mai fatto, nemmeno se
lo avesse conosciuto! Probabilmente avrebbe potuto ucciderla solamente
con una delle sue gigantesche mani!
- Eh, dai! Pretendevi
che non immortalassi questo momento? Mr. e Mrs. Dixon!
Un pugno, diretto e ben
assestato, aveva fatto incredibilmente
vacillare all'indietro il gigante. Si era aspettata che reagisse
mandando al tappeto Daryl, invece si era limitato a guardarlo in
cagnesco, toccandosi il labbro in cerca di eventuali ferite.
- Porca troia, Daryl,
non sai mai stare allo scherzo! Che cazzo, lo sai che non userei mai
questa foto contro di te...
E l'espressione truce si
era trasformata in un ghigno divertito che aveva fatto scattare di
nuovo il suo neo-marito.
- Tu fallo, e io ti
rompo ancora la faccia!
Aveva visto il gigante
portarsi una mano al naso, mostrando il dito medio dell'altra a Daryl.
- Col cazzo che te lo
lascio fare di nuovo! Guarda che merda di naso mi porto in giro per
colpa tua!
Togliendo la mano, si
era voltato indicandole il naso, effettivamente parecchio storto.
- Tuo marito
è uno che non sa stare agli scherzi, ricordatelo.
Okay, tutto questo non
sembrava molto... rassicurante. Però
nello stesso momento in cui lo aveva pensato, i due uomini avevano
cambiato completamente atteggiamento. Smettendo di guardarsi in
cagnesco, si erano improvvisamente stretti la mano e poi l'avambraccio,
in quello che sembrava tanto uno di quei saluti da amici per la pelle.
- Allora, Mr. Antipatia,
che ne dici di fare le presentazioni
ufficiali? Mi pare che l'abbiamo spaventata abbastanza questa povera
ragazza, con le nostre scemenze!
Ora si stavano pure
sorridendo come se non si fossero presi a male parole, e a cazzotti,
soltanto due secondi prima!
- Beth, lui è
Derek Still, il mio avvocato. Ora anche il tuo, ovviamente.
Il gigante biondo,
facendo una smorfia divertita in direzione del suo amico, le aveva poi
teso l'enorme mano.
- Piacere di fare la tua
conoscenza, Beth.
La sua, di mano, era
ovviamente sparita nello stringergliela, dandole
proprio l'idea che avrebbe potuto ucciderla benissimo soltanto con
quella.
- Greene con due e,
giusto?
Lei aveva annuito,
mentre l'uomo spostandosi alla scrivania, aveva preso dei fogli.
- Avevo già
compilato la vostra domanda di divorzio con i dati
fornitimi da Daryl e volevo essere sicuro che non avesse sbagliato.
Dal tono professionale
che aveva assunto improvvisamente, pareva
proprio un avvocato. Si era anche seduto dietro la scrivania, invitando
loro due a sedersi sulle poltroncine dall'altra parte.
- Allora, ci sono da
mettere un pò di firme. Ma credo che prima
sia giusto che vi legga cosa c'è scritto qua dentro. Mica
che
poi vi ritroviate con delle brutte sorprese. Sapete com'è...
gli
avvocati, brutta razza!
Era scoppiato a ridere
per la sua stessa battuta e nonostante fosse
ancora scettica nei suoi confronti, doveva ammettere che quando lo
faceva assumeva più l'aspetto di un gigante buono che non
quello di un selvaggio vichingo.
- Scusatemi, vecchie
battute da confraternita. Certe cose non si dimenticano mai.
Okay, era un tipo
davvero... particolare. E lei si stava affidando
anche a lui, ora. D'altronde Daryl sembrava conoscerlo davvero bene. E
comunque, avrebbe fatto qualche ricerca su internet una volta fuori di
lì, se era un vero avvocato da qualche parte sarebbe saltata
fuori qualche informazione su di lui.
Era chiaro che non fosse
un avvocato del tutto "tradizionale", il fatto che
avesse uno studio lì dentro la diceva lunga, ma se poteva
esercitare davvero, avrebbe potuto comunque risolvere il loro problema.
- Senti, risparmiaci le
tue pessime battute e passaci i fogli che li firmiamo. Così
poi ce ne possiamo andare.
Il tono di Daryl era
tornato ad essere spazientito, come anche lo
sguardo. Prima di entrare si era tolto gli occhiali da sole,
così era potuta tornare a guardarlo bene in viso.
- Caro Daryl,
è ovvio che tu ti fidi di me. Ma in quanto legale anche
della signorina... ops, signora, lei ha il diritto di controllare,
vista la nostra, e reciproca, non conoscenza.
Un'altra cosa che aveva
capito di lui, era che amasse fare battute pungenti, e soprattutto che
facessero innervosire ulteriormente Daryl.
- Derek, piantala!
Infatti, proprio lui era
stato con un mezzo ringhio che si era sporto sulla scrivania,
strappandogli i fogli di mano.
- Che modi, Mr. Dixon!
Dovrei aumentarle la parcella solo per questo.
Le aveva strizzato
l'occhio, mentre un "fanculo" smozzicato era uscito
dalla bocca dell'interessato, che aveva afferrato una penna come se
fosse un'arma da poter usare contro di lui.
- Devi firmare dove ci
sono le croci. Possibilmente senza un'altra croce, se no poi le cose si
confondono.
Ad accompagnare la
battuta, e le firme, c'era stata una sequenza di minacce tutte
poco amichevoli rivolte all'avvocato, dopodichè Daryl le
aveva
teso i fogli.
- Fallo in fretta, ti
prego, così poi ce ne andiamo di qui.
Il "ti prego" era
risuonato più come un ordine che non una
preghiera, e l'avvocato non si era fatto scappare l'occasione per
punzecchiarlo ancora.
- E' anche prepotente,
il nostro Daryl. Fai bene a divorziare, mia cara, non avresti fatto un
buon affare tenendoti uno come lui.
Dentro di lei, in
realtà qualcosa si era smosso a
quell'affermazione, ma lo aveva ignorato, perchè davvero ne
aveva combinati abbastanza di guai lì a Las Vegas, quindi
era
ora di tornare ad essere l'assennata Beth Greene che era sempre stata,
chiudendo quella parentesi alla svelta!
Così, non
appena aveva apposto l'ultima firma, pregando in cuor suo che
quella pratica fosse valida sul serio, si era sentita afferrare per un
polso e sollevare in piedi.
- Okay, Derek, ora hai
tutto quello che ti serve, giusto? Nel caso, sai dove trovarmi.
Praticamente l'aveva
trascinata verso la porta, senza quasi darle il
tempo di salutare quello che era diventato anche il suo di avvocato.
- Ehi, fammela almeno
salutare, la mia nuova cliente! E poi, mica te ne puoi
andare così. Ho bisogno di parlarti due minuti riguardo a
stasera.
Essendosi bloccato di
colpo, gli era andata a sbattere contro, ottenendo che lui l'afferrasse
per la vita per sostenerla.
- E' anche rozzo nei
modi, come vedi.
Probabilmente a Daryl
stavano per saltargli i nervi definitivamente,
però a trattenerlo era stato uno sguardo d'intesa che gli
aveva
lanciato il gigante e che lui aveva ricambiato.
- Non puoi chiamarmi
dopo?
- No, dobbiamo farlo
ora.
Daryl aveva accolto
quell'insistenza con un verso di disappunto, tanto
per cambiare, però pareva essersi rassegnato a dargli retta.
- Okay, Beth. Devo
parlare un attimo con lui... in privato. Dovresti aspettarmi fuori
dalla porta, per favore.
Stava per dirgli che non
c'era problema, ma Derek l'aveva anticipata.
- Non è mica
il tuo cane, Daryl, che ti deve aspettare fuori
dalla porta! Tesoro, vai pure al bar e prendi quello che vuoi.
Dì a Shelly di metterlo pure sul mio conto.
Lo sguardo che gli aveva
lanciato questa volta Daryl, avrebbe potuto
davvero ucciderlo tanto era stato micidiale. Solo che poi era tornato a
guardare lei e in parte si era ammorbidito.
- Non dargli retta,
è meglio se mi aspetti qua fuori, okay?
Sinceramente, se anche
non glielo avesse detto, lei lo avrebbe
aspettato comunque subito lì fuori. Non le pareva proprio il
caso di avventurarsi in quel locale da sola, in effetti.
- Okay.
Poi aveva guardato Derek
e gli aveva rivolto un cenno di saluto.
- Allora, arrivederci e
per il momento, grazie.
- Arrivederci, Beth.
Daryl le aveva aperto la
porta e mentre stava uscendo, tanto per
cambiare aveva sentito Derek aprire bocca per stuzzicarlo di nuovo.
- Certo che sei proprio
un maritino geloso. Sei sposato solo da...
Il resto della frase era
stato inghiottito dalla musica e dal fatto che la spessa porta si era
richiusa dietro di lei.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
A Derek aveva concesso
non più di cinque minuti, massimo sette.
Il tempo di dirgli che quella sera, e nemmeno la successiva, avrebbe
gareggiato e che non doveva insistere sulla cosa.
Eppure era stato un
tempo sufficiente perchè riaprisse quella
cazzo di porta e non ci trovasse fuori la ragazzina! Dannazione, gli
era parso che avesse recepito bene il messaggio che era meglio se se ne
restava lì, piuttosto che andarsene in giro da sola!
Era davvero un marito geloso?
Bè, a
parte la stronzata del marito... che fosse geloso,
forse dopotutto era vero! Aveva fatto credere a Derek che non volesse
farle fare brutti incontri per una questione di
responsabilità,
ma con se stesso doveva ammettere che era più l'idea che
qualcuno l'avvicinasse per abbordarla che lo faceva incazzare!
Così aveva
iniziato a perlustrare il locale in cerca della sua
figura minuta, ma ben accessoriata nei punti giusti, per andare a
recuperarla. Aveva cominciato da dove c'erano i bagni, che non erano
distanti da lì, ma non l'aveva incrociata. Aveva guardato
allora
al bar, ma non era nemmeno lì. Gli era scappato l'occhio
sulla
zona dei divanetti, e sarebbe stato un delirio trovarla proprio
lì, ma fortunatamente non c'era.
Poi lo sguardo gli era
scivolato sulla pista da ballo e lì aveva
fatto centro: Beth stava ballando di fianco a quel coglione di Hill!
Il modo in cui aveva
iniziato a farsi largo tra la gente gli era valso
qualche insulto, che però aveva ignorato, troppo concentrato
su
quello che avrebbe fatto alla sua ancora ignara vittima. Era certo che
quel bastardo, con quella sua faccia da finto bravo ragazzo, fosse
riuscito ad avvicinarla e a convincerla ad andare con lui!
Ci avrebbe scommesso
anche le mutande, che si era magari pure finto suo
amico, pur di convincerla! Ma se soltanto le aveva detto qualcosa di
troppo su come si conoscevano in realtà... stavolta lo
ammazzava
davvero!
Quando era comparso sul
radar di Hill, lo stronzo glielo aveva fatto
capire avvicinandosi ancora di più a Beth e chinandosi a
dirle
qualcosa nell'orecchio, ottenendo che lei si voltasse e gli facesse
cenno che si trovava proprio lì, accanto a lui.
Certo non avrebbe
mancato di dirle che la prossima volta avrebbe fatto
meglio a seguire i suoi consigli, ma prima era intenzionato a spaccare
seriamente la faccia a chi, invece, sapeva benissimo quello che stava
facendo.
- Che cazzo stai facendo?
Praticamente era
piombato su di lui pronto a stenderlo con un diretto,
ma Hill non era stato impreparato, perchè afferrando Beth
per le
spalle, l'aveva messa tra loro due.
- Ehi, amico! Le stavo
facendo compagnia al posto tuo proprio come mi hai chiesto!
Ovviamente le loro voci
erano state più alte della musica e
qualcuno intorno aveva capito che stava succedendo qualcosa,
perchè avevano iniziato a fissarli.
- Sei proprio uno
stronzo.
E gli avrebbe tolto
presto quel sorrisetto dalla faccia, non appena
avesse spostato Beth. Solo che lei sembrava stare realizzando che
doveva essersi persa qualche passaggio importante, perchè
sulla sua
faccia era comparsa un'espressione sorpresa e confusa.
- E' vero! Mi ha fatto
vedere il messaggio che gli hai mandato!
- Ah, sì?
Eccolo il messaggio che gli ho mandato.
Non ci aveva visto
davvero più dalla rabbia, e spingendola
leggermente di lato, aveva sferrato un pugno bello tosto a quel
coglione, che aveva anche cercato di pararlo, senza però
riuscirci.
Vederlo volare lungo
disteso gli aveva procurato una gioia immensa e
sperava che si rialzasse presto per potergliene dare un altro. Quasi
quasi poteva andare lui ad aiutarlo, ma solo per ributtarlo
giù
ancora!
- Ma che razza di
persona sei? Possibile che sai solo prendere a pugni la gente?
Quello che non si era
aspettato era stato proprio questo, la reazione
arrabbiata della ragazzina, che gli si era parata dinnanzi,
spintonandolo all'indietro.
- Ho fatto una cazzata
nel fidarmi di te.
Dirglielo e metterlo in
pratica era stato immediato, perchè gli
aveva dato le spalle e aveva iniziato a farsi strada tra la piccola
folla che si era radunata intorno a loro. In quel momento aveva dovuto
prendere una decisione: finire quello che aveva iniziato con Hill, e
Dio sapeva quanto gli prudevano ancora le mani, oppure inseguire Beth
prima che si dileguasse.
- E' la tua giornata
fortunata, coglione. Fossi in te non ci riproverei un'altra volta,
capito?
Con quell'avvertimento
aveva lasciato che si rialzasse senza ulteriori
danni e si era fiondato verso l'uscita. Nonostante non avesse perso
tempo, quando era sbucato fuori sul marciapiede, lei era già
stata quasi all'angolo della strada, così aveva dovuto
correre
per raggiungerla.
- Ehi, aspetta un attimo.
L'aveva afferrata per un
braccio e voltata verso di lui.
- Non te ne puoi andare
in giro qua, da sola.
- Ah no? Stà
a vedere, Mr. Dixon.
Con uno strattone si era
liberata dalla sua mano che ancora le
stringeva il braccio e aveva ripreso a camminare a passo sostenuto.
Era decisamente
incazzata, ma a lui era sembrata ancora più
bella. Probabilmente aveva il cervello in acqua per pensare ad una cosa
del genere, piuttosto che esserne preoccupato. Perchè
sembrava
davvero intenzionata ad andarsene per la sua strada.
- Ehi, guarda che non
sto scherzando, ragazzina. Questo non è un bel quartiere.
L'aveva di nuovo
trattenuta e lei era scattata come una furia.
- Primo, non sono una
ragazzina! Ho vent'anni compiuti per tua informazione!
Gli aveva puntato un
dito contro, come se potesse essere una terribile minaccia.
- Secondo, non sei
nessuno per dirmi cosa posso o non posso fare!
E su questo avrebbe
avuto da dire, perchè a conti fatti, al momento, era suo
marito dopotutto!
- E terzo, non credo di
essere più al sicuro con te, che non qua in giro da sola,
Mr. Prendo-a-pugni-tutti-quanti.
Il terzo punto, aveva
dovuto ammetterlo, gli aveva procurato una fastidiossisima sensazione
proprio alla bocca dello stomaco.
Colpito e affondato.
Già,
perchè se c'era una cosa che lo aveva fatto stare proprio
bene, era stato quando lei aveva deciso di fidarsi lui, nonostante
tutta la situazione avesse dovuto portarla a fare l'esatto contrario.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Adesso era veramente arrabbiata! Nemmeno spaventata, proprio arrabbiata!
Se c'era una cosa che
non aveva mai sopportato, quella era la violenza! E Mr. Dixon sembrava
proprio uno che la praticasse con troppa facilità! Prima con
il suo avvocato, e poi con quel suo amico!
- Okay, diamoci una
calmata tutti e due.
Nel dirlo, lo aveva
visto passarsi una mano sul viso, proprio come se stesse cercando di
togliersi dalla faccia l'espressione minacciosa che gli aveva
irrigidito i lineamenti del viso.
- Se no, cosa fai,
rifili un diretto anche a me?
Da come era scattato
all'indietro, veramente sembrava che fosse stata lei a rifilargliene
uno.
- Ehi, ragazzina, io non
ho mai picchiato una donna in vita mia, chiaro!
Il tono di voce era
stato... indignato! E anche sincero, doveva ammetterlo. Sembrava
davvero aver pronunciato la peggiore accusa possibile da rivolgergli.
- Okay, sarà
anche vero. Ma resta il fatto che nel giro di soli dieci minuti hai
picchiato il tuo presunto avvocato e un tuo amico a cui avevi chiesto
di farti un favore!
- Hill non è
un mio amico! E non gli avevo chiesto di fare proprio un cazzo!
Sulla sua faccia era
ricomparsa un'espressione truce e la cosa l'aveva spinta nella stessa
direzione di prima.
- Vai al diavolo, Mr.
Dixon!
Dopodichè
aveva fatto dietrofront con l'intenzione di piantarlo lì,
solo che pareva proprio intenzionato ad averla vinta lui,
perchè si era sentita riafferrare per un braccio.
- Levami le mani di
dosso!
Di certo non
gliel'avrebbe data vinta, anche a costo di beccarsi un pugno in faccia!
Se pensava che la violenza risolvesse ogni cosa, non era certo un tipo
adatto a lei, anche se rimaneva il miglior baciatore che avesse mai
incontrato sinora! E anche l'uomo più sexy, ovviamente.
- Okay, okay!
Però stammi a sentire.
L'aveva lasciata andare
subito e la cosa gli aveva fatto riacquistare almeno un punto ai suoi
occhi.
- Non so cosa ti abbia
fatto credere Hill, ma ti garantisco che io e lui non siamo amici,
perciò non gli ho chiesto di fare proprio un bel niente con
te! Anzi, lo ha fatto proprio perchè sapeva che mi avrebbe
fatto incazzare a morte!
Ed eccola di nuovo
davanti al dilemma se credergli o meno! Perchè quel tipo che
l'aveva avvicinata, dicendosi amico suo, le aveva fatto vedere un
messaggio sul cellulare per convincerla che le stava dicendo la
verità.
"Fai in modo che non le
succeda niente, oppure ne risponderai a me direttamente".
In effetti, le era
apparsa un pò minacciosa come richiesta, ma considerato
quello che aveva visto di Daryl, le era sembrato possibile che si
rivolgesse così ad un amico. Poi, quell'Hill era stato
veramente gentile nell'avvicinarla, le era sembrato molto amichevole,
così aveva accettato di andare a ballare con lui. Certo, la
vecchia Beth non l'avrebbe mai fatto, ma quella che si trovava
lì a Las Vegas, sembrava prendere delle decisioni molto
più impulsive e avventate.
- Mi ha fatto vedere un
messaggio sul cellulare e arrivava da te. Diceva che non doveva
succedermi niente, se no ne rispondeva direttamente a te!
- Che figlio di puttana!
Sembrava davvero
incavolato, ma anche sorpreso, per quello che era successo.
- Gli ho mandato
sì, quel messaggio, ma non oggi!
- Però, in
ogni caso, vi conoscete! Potevi anche reagire diversamente con lui!
- Ragazzina, tu non hai
idea di quanto sia viscido quel tipo!
Okay, la situazione
attuale era questa: una parte di lei voleva credergli e dargli un'altra
possibilità, l'altra voleva troncare con lui ogni tipo di
contatto, se non quello necessario ad uscire dal loro "matrimonio".
- Prova a spiegarmelo,
magari allora ti crederò!
Ecco, la parte che
voleva dargli un'altra possibilità sembrava prevalere sulla
parte, sicuramente più assennata, che voleva piantarlo
lì.
- C'è poco da
spiegare, è viscido e basta.
- Okay, il mio numero ce
l'hai. Chiamami se devo firmare qualcos'altro, io me ne torno in
albergo.
La parte assennata aveva
gridato talmente forte nella sua testa, che non aveva potuto ignorarla.
Quella storia finiva lì, per lei.
- Okay, va bene. Ti
accompagno.
Quindi anche per lui!
Bene, meglio così. Almeno stava cercando di convincersi che
fosse così.
- Non ti disturbare,
prendo un taxi.
E grazie al cielo, alla
fortuna, al destino, insomma a qualsiasi cosa fosse stata, si era
buttata giù dal marciapiede per fermarne uno che stava
passando proprio da lì. E c'era pure saltata su al volo, per
non lasciare che la parte di lei completamente presa da Mr. Dixon
avesse il tempo di protestare.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Era rimasto letteralmente come
un coglione, su quell'angolo di marciapiede. Aveva visto Beth schizzare
a bordo del taxi, e prima che potesse imprecare sulla sfiga che ne
passasse proprio uno di lì in quel momento, lei si era
dileguata davvero.
- Oh, sveglia fratellino!
La mano di Merle gli era
passata davanti agli occhi, riscuotendolo dal rivivere per l'ennesima
volta la discussione che aveva avuto con Beth, ridandosi per l'ennesima
volta dello stronzo da solo.
Primo perchè
non riusciva a superarla, secondo perchè ci stava male da
cani.
Quando mai era stato
così male per una donna?
Donna, Beth era
davvero una ragazzina al suo confronto! Solo per quello avrebbe dovuto
tirarci una riga sopra e passare oltre.
Solo che non ci riusciva,
dannazione!
- Dove
gareggi stasera? Black Hill o Tornado Valley?
Che cavolo gli
aveva fatto quella ragazzina?
- Daryl,
penso proprio che andrò a farmi un giro con la tua bambina e
darò fondo al contachilometri.
- Provaci e non ti
riconosceranno nemmeno dai denti, perchè sono i primi che ti
romperò, uno ad uno.
Aveva guardato negli
occhi suo fratello, trovandoci una cazzo di espressione troppo
divertita.
- Ah, allora non sei del
tutto partito sul pianeta "amore".
Bè, era lui
ad essere un coglione, perchè da quando aveva messo piede
nel suo studio, aveva passato praticamente tutto il tempo perso nei
suoi pensieri. E siccome Merle, per quanto fosse stronzo, rimaneva
comunque la persona che meglio lo conosceva al mondo, non aveva fatto
fatica a capire cosa ci fosse nella sua testa.
- Coglione.
- Potresti farti un
nuovo tatuaggio. Un bel cuore trafitto da una freccia di nome... Beth!
Ovviamente era stato
pronto a schivare il posacenere che gli aveva lanciato addosso e che si
era frantumato sulla parete opposta.
- Mi devi due dollari,
fratellino.
- Te li do, certo,
arrotolati su per il buco del culo.
Merle se l'era ghignata
ancora, e forse la cosa migliore che poteva fare era andarsene da
lì.
- Ora che sei sposato,
dovresti moderare il linguaggio. La bambolina non mi sembra tipo da
apprezzare certe cose...
Fanculo!
Tra tutte le cose
che poteva dirgli Merle, quella era stata la peggiore. Lo aveva punto
proprio sul vivo, maledizione!
Mr. Prendo -a-pugni-tutti-quanti
era un'accusa che gli bruciava come se fosse stata una
scottatura permanente! Aveva persino insinuato che lui potesse arrivare
a colpirla!
- Ah, fratellino, stai
proprio messo male! A quest'ora avresti dovuto già tentare
di colpirmi un'altra volta!
"E terzo, non credo di essere
più al sicuro con te, che non qua in giro da sola."
Quella era decisamente
stata la cosa che lo aveva steso più di tutte!
Perchè lui, che fosse dannato, voleva invece che lei
pensasse esattamente l'opposto!
- Me ne vado.
Detto fatto, si era
alzato e aveva afferrato il casco abbandonato sulla poltrona accanto.
- Vai in chiesa a
confessarti? Ripulirti dei tuoi peccati mi sembra una buona idea prima
di ripresentarti da lei!
Merle si stava proprio
divertendo un mondo, e forse gliel'avrebbe anche fatta pagare, ma dopo
che fosse riuscito a rimettere a posto le cose con Beth.
- Forse lo
farò... oggi, però, inizia tu. Credo che la tua
lista sia più lunga della mia, fratellone!
Il dito medio che gli
aveva mostrato Merle era stato il saluto meno violento che potesse
ricevere, visto che gli aveva spiattellato in faccia la
verità. Tra loro due, era stato lui a farsi sei anni di
galera, dopotutto.
Okay, lui non era
proprio uno stinco di santo, certo aveva l'abitudine di menare un
pò troppo spesso chi gli stava intorno, però non
era il criminale che forse adesso lei pensava che fosse.
Avrebbe fatto cambiare idea a
quella ragazzina.
Voleva riuscirci
sul serio, perchè non voleva che tra loro le cose finissero
così.
Era inutile girarci intorno, la
verità era che non voleva affatto che le cose tra loro
finissero, almeno non ancora.
*Angolino
autrice che è crudele*
Ah, Mr. Dixon mi sta dando delle grandi soddisfazioni! E'
figo, è sexy, certo un pò diavoletto lo
è... però, è anche tanto geloso della
sua ragazzina, per cui come si fa a non perdonarlo?
Vedrò di mettere una buona parola per lui con Beth, che di
certo sta dimostrando di essere un bel tipetto anche lei! Per la prima
volta, infatti, la immagino proprio come un bel peperino che
saprà tenere testa a Mr.-prendo-a-pugni-tutti-quanti. XD
Sapete che questa è la mia storia leggera, per cui...
divertiamoci insieme, se vi va!
Ancora baci.
Serena
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Buongiorno fanciulle!
Questa
storia sta volgendo al termine, per cui ci sarà solo un
altro capitolo dopo questo!
Ah...
l'amore!
Sapete
che questa è nata come storia leggera, quindi mettete un
bel paio di occhiali rosa, perchè il mio animo da
Serendipity ha
decisamente preso il sopravvento! XD
Ora
vi lascio alla lettura e ci risentiamo presto.
Baci
Serena
JUST MARRIED
Sul cellulare
aveva trovato due chiamate di suo padre e almeno cinque messaggi
di Shawn. Ovviamente i messaggi erano stati tutti ordini perentori di
richiamare sia lui che papà.
Solo
che farlo, avrebbe signficato dovergli mentire spudoratamente, una
cosa che a lei non riusciva molto bene, almeno non con loro due.
Così, aveva scelto di rispondere con dei messaggi vocali per
rassicurarli, che le
sembravano un giusto compromesso tra un semplice messaggio ed una
telefonata vera e propria.
Anche
perchè non andava trascurato il fatto che dopo il modo in
cui si era lasciata con Mr. Dixon, il suo stato d'animo era
notevolmente peggiorato, rispetto a quando aveva preso la decisione di
rimanere lì con lui, a Las Vegas, per risolvere la
situazione.
Forse si era fidata davvero
troppo del suo istinto.
Da quando era
rientrata nella sua stanza d'albergo, non aveva
fatto altro che tormentarsi sull'argomento. Era stata tentata di
chiamare Carolyn o Darla, ma sapeva già che le avrebbe fatte
preoccupare ulteriormente, quindi aveva lasciato perdere.
Che cosa doveva fare, adesso?
Però,
come a volte succedeva nella vita davanti ai
momenti di indecisione, era stato il destino a spingerla in una
direzione piuttosto che nell'altra. Infatti, era stato un bussare
deciso che l'aveva riportata al cospetto di Mr. Dixon.
Quando
aveva aperto la porta, se l'era infatti trovato di fronte,
esattamente come l'aveva lasciato qualche ora prima: figo e incazzoso.
-
Ciao.
-
Ciao.
I
saluti erano stati asciutti e sbrigativi, segno che entrambi non
erano affatto entusiasti di rivedersi. Siccome, però, era
stato
lui ad andarla a cercare, Beth era rimasta in attesa che fosse proprio
lui a
parlare per primo.
-
Mi sembrava giusto ribadire che io non sono uno che prende a pugni
tutti quanti.
Per
un attimo si era chiesta se fosse serio veramente. Cioè, era
venuto sino a lì non per chiederle scusa, ma per ribadire un
concetto?
-
Tu sei...
Pazzo?
Instabile? Pericoloso? Estraneo? Le erano venuti in mente tutta
una serie di aggettivi, ma l'unico che continuava ad essere evidente,
era irresistibile!
Perchè
adesso che ce l'aveva davanti,
nonostante tutti i dubbi che nutriva su di lui, si sentiva nuovamente
preda dell'attrazione istintiva che provava nei suoi confronti. Le
sembrava di essere l'equivalente di un metallo attirato inesorabilmente
da una
calamita.
-
Incredibile.
Alla
fine, aveva mediato per un aggettivo che poteva avere sia una
valenza negativa, quanto positiva, in modo da non sbilanciarsi verso la
direzione imboccata dai suoi pensieri.
-
E tu, irritante.
-
Cioè, fammi capire. Invece che venire qui a scusarti per il
tuo comportamento, sei venuto a... a... insultarmi?
Non
ci poteva credere! E quasi, quasi, avrebbe voluto sbattergli la
porta in faccia, ma lui doveva averlo intuito, perchè era
stato
svelto ad appoggiare una mano sullo stipite e a fare un passo avanti,
obbligandola a farne tre indietro.
Era meglio mantenere una certa
distanza di sicurezza, visto come reagiva ogni volta che gli stava
troppo vicino!
- Non è
un insulto. E' la verità. Non lasci
parlare la gente, e ti limiti a dare dei giudizi sulla base di quello
che vedi.
Quella
poi!
-
Mi sembra surreale quello che sta succedendo, sul serio! Tra un
pò, finirà che sono io quella che si deve scusare!
Lui
stava continuando a tenerle addosso quegli occhi che, maledizione a
tutto, le procuravano il solito sfarfallio nello stomaco.
-
Io non pretendo certo delle scuse, ragazzina.
-
Ah, per te, allora, significa che non le dovrei pretendere nemmeno io?
Lui,
contrariamente a quanto si era aspettata, si era aperto in un
mezzo sorriso che, neanche a dirlo, aveva accentuato lo sfarfallio nel
suo stomaco.
-
Siamo sposati solo da ventiquattro ore, ma litighiamo invece come se
fossimo già una coppia vecchia e stanca.
E
a discapito di tutta la rabbia che aveva provato sino a un secondo
prima, anche lei si era ritrovata a scoppiare in una risata sincera.
-
Oddio, è vero!
Il
momento di ilarità era stato troppo spontaneo, per tornare a
guardarsi in cagnesco come avevano fatto prima. Quindi, avevano ripreso
il discorso con più calma.
-
Senti, potremmo fare che entrambi spiegano le loro ragioni, e l'altro
resta a sentire, okay?
Era
stata lei a fare quella proposta, e lui l'aveva raccolta al volo.
-
Okay. Inizio io.
Solo
che aveva fatto ancora due passi dentro la stanza, richiudendosi
la porta alle spalle. Poi aveva posato il casco sul mobile tv e ci si
era anche appoggiato contro, incrociando le braccia sul petto.
Perchè doveva
risultare così figo e sicuro di se, qualsiasi atteggiamento
assumesse?
Lei, per contro,
aveva fatto altri due passi indietro, andando a sbattere contro il
letto e finendoci seduta sopra.
-
Parliamo di quello stro... di Hill.
Aveva
notato lo sforzo fatto per non dire la parolaccia, e l'aveva inteso
proprio come un gesto di buona volontà.
-
Ci odiamo praticamente dalla prima volta che ci siamo visti. Poi, ci
siamo odiati anche per altri motivi, che hanno a che fare, diciamo, con
il lavoro
che faccio sulle moto. Perciò, il fatto che si sia
subito fatto avanti con te, aveva come unico scopo quello di farmi...
incazzare!
Stavolta
la parolaccia era uscita fuori bella diretta, ma dato che
l'argomento doveva scaldarlo parecchio, non aveva infierito, visto che
sembrava dimostrare di volerne almeno parlare.
-
E il messaggio, allora?
Lui
aveva emesso una specie di grugnito, stringendo i pugni.
-
Era un vecchio messaggio. E si riferiva alla... mia moto.
Pareva
proprio che stesse parlando di un parente, più che di un
qualcosa di inanimato.
-
Per una serie di sfortunati eventi, per un paio di giorni è
dovuta rimanere con lui.
Veramente
sembrava che stesse parlando di una persona in carne ed ossa a cui era
molto affezionato.
-
Quindi, è stato facile ingannarti.
Okay,
poteva essere anche vero. In effetti, lei non è che aveva
visto data e ora del messaggio, ma solo il testo. In fondo, uno dei
suoi pregi, o difetti da un certo punto di vista, era che tendeva
a dare sempre troppa fiducia alle persone. E quell'Hill, era stato
parecchio amichevole e disponibile nel modo che aveva avuto di
avvicinarla.
-
In effetti, non ho controllato molto bene, mi sono fidata abbstanza di
quello che mi ha detto.
L'aveva
guardata molto seriamente, stavolta.
-
Ecco, fammi un grandissimo favore: non fidarti mai più di
lui, qualsiasi cosa dica o faccia.
Le
era venuto spontaneo fargli subito una domanda.
-
Perchè, credi che avrò modo di rivederlo?
Daryl
si era irrigidito parecchio, anzi le sembrava quasi che fosse proprio
combattuto.
-
Probabilmente sì.
-
E come mai?
Le
pareva che fosse stato ancora più combattuto, ma che alla
fine avesse preso una decisione.
-
Perchè vorrei che venissi in un posto con me, stasera.
Non
sapeva bene il perchè, ma il cuore aveva già
preso a batterle come un tamburo.
-
Con te, in un posto, stasera?
Probabilmente anche in capo al
mondo sarebbe andata con lui!
Specie dal momento
che il suo sguardo si era fatto molto
più intenso, come se stesse esprimendo l'importanza con cui
aveva preso una decisione che riguardava anche lei.
-
Sì, precisamente ad una festa che si terrà a casa
di alcuni... amici.
Oddio,
perchè all'improvviso una festa sembrava essere diventata
l'evento
più pericoloso a cui potesse partecipare una ragazza come
lei? Forse, perchè lo sarebbe stato veramente!
-
Tuoi amici?
Lui
aveva scrollato leggermente le spalle, senza smettere di fissarla.
-
Diciamo di sì.
Non
è che stesse facendo molto per rassicurarla, però
nello stesso tempo lei aveva la sensazione che lui avrebbe fatto in
modo che non le succedesse niente di male.
-
Ad una festa, stasera, con te?
Lo
aveva ridetto, per essere sicura che non se lo fosse sognato, per caso.
-
Sì. Ad una festa, stasera, con me.
Okay, Beth, respira!
E quindi, cos'era,
un appuntamento? Oppure che altro? Ci aveva
pensato su velocemente, ma non è che ci fossero molte altre
soluzioni per scoprirlo, se non una soltanto.
-
Okay, va bene. Ci vengo.
E
che Dio l'aiutasse, perchè le era sembrato che lui
improvvisamente si... rilassasse! Proprio come se fosse stato in
tensione prima di sapere se lei avrebbe accettato o meno il suo invito.
-
Bene. Allora passerò a prenderti intorno alle dieci. Se per
te va bene, ti aspetto giù, nella hall.
-
Okay. Alle dieci. Nella hall.
Il
suo parlare si era ridotto ai minimi termini, ma del resto nella
testa le erano esplosi tanti di quei pensieri, che era già
tanto
se era riuscita a spiaccicare quelle parole.
-
Bene, allora... a dopo.
Ed
era rimasta a fissarlo, un pò imbambolata aveva dovuto
ammetterlo, mentre riprendeva il casco e le faceva un ultimo cenno di
congedo, prima di uscire e richiudersi la porta alle spalle.
Oddio, ad una festa
chissà dove in compagnia di Daryl Dixon!
Completamente
persa, Beth si era lasciata cadere di schiena sul
letto, volando letteralmente con la fantasia in una direzione che le
aveva fatto battere il cuore a mille.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Quando aveva fermato la moto
davanti alla villa di Oldstaff, ossia come
veniva chiamato il padrone di casa dato che la sua
specialità
era riciclare roba che definiva "usata", quando invece era chiaramente
rubata, Daryl si era chiesto di nuovo perchè stesse facendo
quell'enorme cazzata.
Soprattutto,
in ragione del fatto che stava portando un'innocente
ragazzina, in mezzo ad una marmaglia di gente per lo più
poco
affidabile. Probabilmente innocente non era proprio la parola giusta
per definirla,
dato che non gli era sfuggito come lo guardasse ogni tanto,
però
rimaneva il fatto che doveva essere una brava ragazza, diversamente da
lui, che già alla sua età si dava da fare per
mettersi in ogni genere di casino.
-
Pare che si stiano già divertendo lì dentro.
Proprio
lei, togliendosi il casco per porgerglielo, aveva fatto cenno
verso la musica alta e le grida che provenivano da dietro l'alto muro
di cinta.
-
Può darsi.
Era
sicuro, invece. Praticamente a casa di Oldstaff, le feste non
finivano mai. C'era sempre gente e sempre casino. E se volevi, anche
roba per divertirti: alcol, sesso, droga.
Delle
prime due, a volte, ne aveva usufruito anche lui, invece dalla
terza se ne era sempre tenuto alla larga, perchè di
rovinarsi la
vita fino in fondo, non ne aveva avuto l'intenzione.
-
Ma quindi, sono amici tuoi, sì o no?
Intanto
che parlavano, si erano diretti verso il maestoso cancello in
ferro battuto, dove c'erano due tizi che avevano tutto l'aspetto di due
buttafuori poco raccomandabili. Uomini sul libro paga del padrone di
casa, ovviamente, quindi di
raccomandabile avevano veramente poco.
-
Amici di amici di amici.
Praticamente
lui ci andava solo perchè lì c'era un sacco
di gente che scommetteva sulle gare clandestine, e Derek insisteva
perchè ogni tanto comparisse proprio come se fosse un
campione
che si concedeva ai suoi fan.
-
Insomma, gente che non conosci bene nemmeno tu, allora.
Beth
aveva ragione, ovviamente, ad essere cauta, anche se alla fine, aveva
accettato comunque di accompagnarlo alla festa.
E la cosa lo aveva reso
immensamente felice.
Non c'era un cazzo
da fare, era così che si era sentito
quando lei gli aveva detto sì. Per quanto quella cosa lo
spaventasse, nel suo stomaco si agitava qualcosa di preoccupante ogni
volta che lei gli era vicina.
-
No, conoscerli li conosco, solo che per me gli amici sono quelli che
puoi contare sulle dita di un mano, al massimo.
Doveva
aver azzeccato la giusta risposta, perchè lei lo aveva
guardato con un'aria molto seria e molto soddisfatta.
-
Sono d'accordo.
Bè,
era sicuro che lei di amiche ne avesse due, almeno. Sul
fatto che fossero fidate o meno, quello ancora doveva deciderlo. Era
vero che erano state mezze ubriache anche loro, però non le
avevano impedito di ficcarsi in una situazione che sarebbe potuta
diventare molto pericolosa, se lui non fosse intervenuto.
Sarebbe potuta già
essere in
galera, a quell'ora, se non si fosse messo in mezzo per salvarla da un
matrimonio ancora più disastroso!
Arrivati
davanti ai due tizi, che già dovevano averlo
riconosciuto non appena aveva parcheggiato la moto in uno dei posti
riservati agli ospiti d'onore, il cancello si
era spalancato quasi per magia.
Aveva
visto lo sguardo della ragazzina osservare affascinata la cosa,
dopo aver lanciato un'occhiata indubbiamente guardinga ai due uomini
che li avevano accolti con un "Buon divertimento".
Neanche
a dirlo, c'era stata gente da ogni parte, e tutti stavano facendo
quello che si faceva di solito a quelle feste: divertirsi il
più
possibile. Oltre alla musica di sottofondo, con i bassi che picchiavano
a mille, c'era il vociare e l'urlare, in alcuni casi, di gente di ogni
tipo e colore. Probabilmente Merle non ci sarebbe potuto mai venire,
troppi neri per i suoi gusti. Del resto, Oldstaff stesso era un
giamaicano dalla pelle appena meno scura, e che in quel momento stava
per tuffarsi dall'alto trampolino della mega piscina che si era fatto
costruire di recente da un tizio piuttosto famoso.
Prendendo
per mano Beth, che stava osservando il tutto cercando di
capire se avesse fatto bene o male a ficcarsi lì dentro con
lui,
l'aveva invitata a seguirlo proprio verso la piscina.
-
Vieni, andiamo a salutare il responsabile di questo casino.
Le
aveva sorriso, più che altro per darle l'idea che lui, in
quel casino, ci si trovava a proprio agio. Non era del tutto
così, nel senso che se lo sarebbe pure risparmiato, ma visto
che
voleva farle conoscere un pezzo di se, aveva deciso di partire proprio
da quell'occasione.
Mano
mano che si inoltravano tra la gente, aveva iniziato a notare come
gli uomini lanciassero sguardi interessati verso la ragazzina, che
seppure indossava un semplice vestito, neanche tanto scollato, appariva
comunque come un bocconcino delizioso.
Del
resto lo aveva pensato lui per primo, che con indosso quell'abito,
sembrasse una caramella dolce e succosa da scartare, per poi
assaporararla sino in fondo.
Piantala, Daryl, o
finirà che le salterai addosso prima ancora che ti dia il
permesso per farlo!
Infatti, la sua
erezione, stava lottando contro la stoffa dei jeans in cerca di un modo
per liberarsi e affondare dentro di lei!
-
Chi sarebbe?
-
Il tizio sul trampolino.
Con
la mano libera glielo aveva indicato e lei aveva sbarrato gli occhi.
-
Oddio!
-
Già, ci sono buone probabilità che si sfracelli.
Anche
se il giamaicano aveva dato prova di essere uno con la pelle
dura, perchè aveva provato anche a correre in moto durante
una
delle gare più pericolose, sopravvivendo.
-
Non so se riesco a guardare.
C'era
una piccola folla, ovviamente, che lo stava incitando a saltare.
-
Allora, intanto, andiamo a prendere qualcosa da bere. Se sopravvive,
poi andiamo a salutarlo.
Così,
aveva virato verso le grandi vetrate che davano
sull'interno della villa, dove c'era un mucchio di gente intenta a
ballare, parlare e fare altro, specie quelli ammucchiati sui grandi
divani.
-
Ehi, Iceman, ci sei anche tu stasera!
Chi
lo aveva appena salutato con una gran pacca sulla spalla, era un
altro corridore come lui, Shotgun. Il fatto che tutti avessero dei
soprannomi era un pò una necessità in un ambiente
dove quasi
tutti cercavano di non far circolare troppo le vere
identità.
-
Ciao, Shot.
-
Ehi, e la bella principessa, chi è?
Era
uno dei pochi, tra l'altro, per cui provava una certa simpatia,
quindi non era scappato via subito, nonostante avesse palesemente
mostrato di apprezzare la bellezza della sua accompagnatrice.
-
Lei è Beth.
-
Piacere Beth!
Le
aveva teso una mano che lei aveva stretto, senza però
distogliere lo sguardo dal tatuaggio che gli circondava l'occhio destro
e che appariva davvero impressionante, visto che sembrava essere una
ferita aperta, proprio come se l'occhio rappresentasse il foro di un
proiettile.
-
Sembri davvero una principessa scesa nella corte dei miracoli.
Indubbiamente
lei sembrava un pò un pesce fuor d'acqua rispetto
alle tipe che di solito giravano intorno a loro, anche se lui non
è che si fosse accompagnato con tante donne. Era
più il tipo da
una botta e via, per dirla con una certa franchezza.
-
Allora siete dei maghi? Per quello avete tutti questi soprannomi?
Shot
aveva subito mangiato la foglia e capito che lei non doveva ancora
sapere bene in che tipo di attività fossero coinvolti,
nonostante fosse stata palesemente ironica nel definirli dei maghi, dal
momento che tutto potevano sembrare, tranne che degli innocenti
prestigiatori.
-
Una specie, in effetti. E adesso devo giusto andare a fare una magia
a quella rossa laggiù! Vediamo se riesco a farle scomparire
di
dosso i vestiti! Piacere di averti conosciuto, principessa,
magari ci rivedremo presto!
Aveva
strizzato l'occhio ad entrambi, non prima di sporgersi verso Beth e
stamparle un bel bacio sulla guancia.
-
Maghi, eh?
Lei
lo aveva subito fissato, neanche più di tanto turbata dalle
parole e dal saluto di Shot, che si era in effetti catapultato su una
rossa molto procace.
-
Una specie, proprio come ha detto lui.
E
senza aggiungere altro, le aveva passato un braccio intorno alla
vita, stavolta, proseguendo verso la loro meta: il bancone ben
rifornito del bar che Oldstaff metteva a disposizione dei suoi ospiti.
Un pò d'alcol, ecco
cosa gli ci voleva per gestire quel casino in cui si era ficcato!
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Come fosse finita a ridosso
di una colonna un pò in disparte,
con Daryl spalmato addosso che le stava togliendo il fiato, tanto era
diventato profondo il bacio che si stavano scambiando, di
preciso non lo ricordava molto bene.
Non
perchè fosse stata ubriaca, si era guardate bene dal
ripetere l'errore dell'altra sera, ma proprio perchè la
passione
tra di loro era divampata all'improvviso, come se non fossero stati
più capaci di ignorarla, dopo che si erano sforzati per
tutto il
giorno di farlo.
Perchè
quel desiderio sfrenato che sentiva per lui, le aveva
incendiato il sangue ogni minuto di più, fino a quando anche
lui
l'aveva guardata negli occhi come se fosse arrivato ad un punto in cui
trattenersi non era stato più possibile.
-
Vieni con me.
L'aveva
presa per mano e senza aggiungere altro, aveva iniziato a
condurla su per l'ampia scalinata che portava al piano superiore di
quella villa enorme, poi lungo un corridoio su cui si affacciavano
molte porte, tutte chiuse.
Si
era detta che avrebbe dovuto dire qualcosa, fare qualcosa, pensare
qualcosa, ma tutto quello che riusciva a realizzare era che molto
probabilmente da lì a qualche secondo, avrebbe consumato la
sua
prima notte di nozze!
Lo
sentiva da come Daryl le teneva la mano, l'urgenza con cui aveva
preso a verificare quale porta fosse aperta, sino a che una si era
spalancata sotto l'impeto con cui abbassava le maniglie, rivelando
un'ampia camera, al cui centro troneggiava un letto modello king size,
con tanto di baldacchino e tende che potevano essere tirate per fornire
la giusta privacy.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Una volta dentro la stanza
aveva chiuso la porta a chiave e come prima,
senza sapere bene come, si era ritrovato di nuovo addosso a lei,
stringendola con tutta la forza che possedeva, mentre le sue labbra si
incollavano a quelle di Beth.
L'aveva
sentita magra e minuta contro di se, tanto che riusciva a
contenerla tutta nel suo abbraccio, mentre le mani erano tornate sul
suo sedere, che aveva desiderato toccare dal primo istante in cui ci
aveva posato sopra gli occhi. Lei gli era saltata praticamente in
braccio e gli aveva circondato la vita con le gambe, incrociando le
mani dietro al collo.
Improvvisamente
non gliene fregava più niente di tutto quello
che si era riproposto di non fare con lei, e cioè farci
l'amore
come aveva in mente di fare per almeno tutta quella notte, e poi forse
anche il giorno dopo, sempre che qualcuno non venisse a sbatterli fuori
prima da quella stanza.
Si
era diretto verso il letto, solo tre passi e aveva toccato la sponda
di legno, dove lentamente l'aveva distesa sul materasso per poi
sdraiarsi sopra di lei. Non aveva ancora voluto chiederle se fosse
sicura di quello che stava facendo, perchè aveva troppa
paura
che lei si risvegliasse dallo stesso desiderio che si era impossessato
di lui.
Voleva
imparare a memoria ogni curva, ogni piega, ogni più
piccolo segno che lei poteva avere su quella pelle liscia e profumata.
Davvero, era convinto che non ne avrebbe mai avuto abbastanza di lei,
perchè non aveva mai provato niente del genere per
nessun'altra.
-
Daryl, ti prego!
Quelle
tre parole erano state sufficienti a farlo scattare del tutto.
Come se fossero state davvero l'equivalente di quel sì che
aveva
tanto sperato pronunciasse sin dall'inizio.
Si
era spogliato quasi strappandosi i vestiti di dosso e quasi aveva
fatto lo stesso con lei, senza che protestasse per quel trattamento rude. La prima cosa su cui aveva posato le mani, era stato quel
seno morbido e caldo, che era riuscito ad imprigionare tutto nella loro
stretta. Poi aveva assaggiato, leccato e graffiato le punte sensibili,
sino a che lei si era inarcata contro di lui, invitandolo chiaramente a
proseguire nell'esplorazione del suo corpo.
Così,
con una mano era sceso lungo la curva morbida del fianco,
sfiorandole poi la pancia e l'ombelico, sino a raggiungere l'inguine.
Aveva indugiato solo un attimo, l'ultima possibilità di
farle
dire no se ci avesse ripensato, poi aveva immerso le dita dentro di
lei, nel suo calore bagnato e scivoloso. Quando in risposta a
quella invasione, lei gli aveva incrociato le gambe dietro la schiena,
allargandosi ulteriormente come a dirgli che era pronta per lui, si era
ritrovato a doversi contenere come se fosse ritornato un ragazzino alle
sue prime esperienze, quando il rischio era quello di venire ancora
prima che facesse l'amore vero e proprio.
-
Non ho niente.
Con
un ultimo brandello di lucidità, si era ricordato del
perchè non avesse avuto con sè dei preservativi,
proprio
perchè aveva pensato che sarebbe servito come incentivo a
non
lasciarsi andare così con lei.
-
Prendo la pillola... per questioni di ciclo!
La
voce di Beth era stata altrettanto affannata come la sua, proprio
come se anche lei fosse stata travolta da qualcosa di imprevedibile.
-
L'ho sempre usato... prima... di te.
La
coscienza gli aveva imposto di dirglielo lo stesso, perchè
lei sembrava davvero fidarsi totalmente di lui, di uno sconosciuto che
stava per possederla profondamente, con l'intento di arrivarle dentro
sino all'anima.
Non
era solo sesso per lui, non era una scopata memorabile da ricordare
in futuro, era proprio qualcosa che gli stava esplodendo dentro e che
sentiva lo avrebbe segnato per sempre.
Avrebbe
dovuto dare retta al suo istinto infallibile per i guai,
perchè lo aveva messo subito in allarme quando lei era
comparsa
dentro lo studio di Merle.
Ma
ormai era troppo tardi davvero, perchè era appena affondato
dentro di lei, con un'unica spinta tanto lei era stata già
pronta a riceverlo. Si era dovuto contenere ancora, stringendo i denti,
per non cedere al bisogno di possederla con l'impeto che gli stava
facendo ribollire il sangue nelle vene.
-
Ah, Daryl, ti prego, non fermarti.
La
sua voce, roca e affannata, aveva spazzato via l'ultimo brandello di
coscienza, lasciando vivo solo l'istinto di possederla proprio come se
la stesse per marchiare come sua.
Il
corpo che lo stava accogliendo, sembrava essere stato creato apposta
per lui, tanto era stato perfetto l'incastro tra di loro. Aveva
continuato a penetrarla con affondi sempre più decisi, sino
a
quando una mano di Beth era risalita lungo il suo bicipite sinistro,
prendendo a sfiorare con dita leggere l'unico tatuaggio che per lui
aveva un'importanza vitale: due ali stilizzate, a rappresentare la
libertà che sentiva quando correva a velocità
folle a
cavallo della sua moto.
Era
stato come se nello sfiorarlo proprio in quel momento, lei avesse
intuito che lì si trovava nascosta la vera essenza di
ciò
che lui era, proprio come se fosse stata abbastanza speciale da
intuirlo ancora prima che glielo rivelasse lui.
L'effetto
su di lui era stato come un domino, perchè non era
più riuscito a trattenersi e l'aveva posseduta con maggior
impeto, sino a quando il cuore gli era quasi esploso durante l'orgasmo
più forte e copioso che avesse mai provato in vita sua.
Era fottuto, ma non
perchè
aveva appena fatto sesso, ma perchè quello era stato davvero
molto di più che fare del semplice sesso!
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Aveva fatto sesso con altri
due ragazzi, prima di Daryl, ma nonostante
non fosse stata una lunga esperienza, Beth aveva compreso lo stesso che
quello che aveva appena provato andava ben oltre una semplice e ottima
prestazione sessuale!
C'era
stata una connessione speciale tra lei e l'uomo che ancora le
gravava addosso con il suo peso. Ma nemmeno quello si era rivelato
spiacevole, anzi, le aveva dato l'impressione più che mai di
trovarsi all'interno di un abbraccio sicuro e protettivo.
Aveva fatto sesso non protetto
con un perfetto estraneo!
Ma nemmeno quello
le era sembrato grave, perchè quando
lui le aveva detto di essere sempre stato attento con le altre, lei ci
aveva creduto istintivamente.
Santo cielo, ma che cosa le era
successo?
La risposta a
quella domanda ce l'aveva, ma le sembrava talmente
assurda ed incredibile, da ritrovarsi in lacrime.
-
Dio, che cazzo di casino ho combinato!
La
voce roca di Daryl era stata venata da un vero e proprio mix di
emozioni: dispiacere, angoscia, ribrezzo e senso di colpa. Lei aveva,
perciò, sollevato subito lo sguardo in quegli occhi azzurri
come
il ghiaccio, mentre ancora lo aveva sentito pulsare dentro di
sè, a ricordarle che aveva appena provato l'orgasmo
più
devastante della sua, seppur, giovane vita.
-
Penso di essermi innamorata di te.
E
come era sempre stato nella sua vita, la verità le era
venuta fuori con una facilità a dir poco disarmante.
-
Cosa hai detto?
La
voce di Daryl era cambiata ancora, stavolta venata da
un'incredulità che non era riuscito a nascondere.
-
Credo di essermi innamorata di te.
Lo
aveva ripetuto, adesso quasi sorridendo tra le lacrime,
perchè le era sembrato davvero di aver trovato la soluzione
giusta a tutta la gamma di emozioni che aveva vissuto da quando aveva
posato gli occhi su Mr. Dixon.
-
Cristo, ragazzina, non puoi dirmi una cosa del genere. Non dopo che...
Ma
non l'aveva lasciato finire di parlare, perchè passandogli
le
braccia intorno al collo, l'aveva attirato di nuovo verso di
sè,
ricominciando a baciarlo come se ne andasse della sua stessa vita.
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