31 Days - December
~But if I try to find
you, there are only shadows
[SasuSaku]
You shout in your sleep
That's the price, it's just too steep
Is your conscience at rest
It was put to the test
You awake with a start
Just the beating of your heart
Just one man beneath the sky
Just two ears, just two eyes
Dicembre,
anno 1972
Quella
non era pioggia.
Compatte
gocce d’acqua non lasciavano le nubi all’incontro di una
massa d’aria fredda, non cadevano sorde, rapide e indolori, sull’asfalto
del marciapiede e contro i finestrini sporchi delle automobili.
L’acqua
sembrava vaporizzata e le minuscole particelle di pioggia non soggette alla
legge di gravità vagavano nell’aere alla ricerca di qualcosa a cui attaccarsi,
rendendo così pressoché inutile l’uso di un ombrello.
Sakura
imprecò silenziosamente scorgendo il proprio riflesso in una vetrina. Il
pesante strato di mascara e kajal aveva iniziato a
colarle ai lati del viso, facendola sembrare sempre più ad un panda;
normalmente avrebbe riso a quell’immagine, al solo
pensiero di ciò che le avrebbe detto quella perfezionista di Ino.
Ma non ora.
Si fermò
con decisione di fronte ad un edificio in mattoni rossi alquanto fatiscente,
accostandosi all’ingresso. Mise la chiave nella toppa e la girò con forza, facendo
cigolare rumorosamente i vecchi e ormai obsoleti ingranaggi. La porta si aprì
con un grido sofferente e arrugginito. Salì di corsa le tre rampe di scale ed
entrò con passo pesante nell’appartamento contrassegnato con il numero sette.
In un
istante si ritrovò catapultata nel caos primordiale: la prima stanza, e più
grande delle due, presentava un rozzo angolo cucina, un tavolo con quattro
sedie -tutte rigorosamente differenti-, una televisione malconcia e un divano in pelle sintetica di un’accecante quanto orrendo color
senape; custodie di dischi giacevano ovunque, unite a numerose paia di scarpe e
ai vestiti stropicciati. Nel lavandino si trovava un suo reggiseno, e non
sapeva nemmeno come ci fosse finito!
<< Sasuke? >> chiamò. << C’è nessuno? Naruto?! >>.
Un
ragazzo biondo, vestito solamente con un paio di pantaloncini nonostante le
temperature glaciali, emerse dal bagno con sguardo interrogativo e intontito.
<<
…ah, sei tu Sakura >>.
Lei
arricciò il naso, puntellandosi le mani ai fianchi.
<<
Non mi dirai che ti sei appena alzato! >>
esclamò scandalizzata. << Ti rendi conto di che ore sono, vero? >>.
Naruto
assunse un’espressione corrucciata, grattandosi la scarmigliata chioma di
capelli biondi.
<<
No, perché? >> mugugnò sbadigliando.
<< Perché è pomeriggio inoltrato >> lo riprese, indicando
il quadrante dell’orologio a muro che segnava le quattro e ventitré minuti.
<<
Eh?! Ma non sono nemmeno
le cinque. Di cosa ti lamenti? >>.
Sakura
scosse la testa rassegnata.
<< Va bene, ci rinuncio >> si arrese. << Hai per
caso visto Sasuke? Quando sono uscita di casa stamattina non l’ho visto >>.
<<
Non ne ho idea >> mormorò Naruto,
facendosi improvvisamente serio. << Pensi che ci sia qualche problema?
>>.
<<
Spero proprio di no >>.
<<
Hai controllato da Ino? >> si accertò. << Può darsi che abbia passato la notte da lei >>.
<<
Certo che ho controllato >> borbottò stizzita Sakura. <<E poi sai che non
va da lei da mesi >>.
Naruto
si strinse nelle spalle.
<<
Magari è semplicemente andato a farsi un giro >> disse
più a se stesso che a Sakura.
<<
Non dire stupidaggini >> sibilò lei, nuovamente sulla difensiva. <<
Sai meglio di me che non può essere così >>.
Naruto
tacque per un momento, aprendo il frigorifero per prendere una bottiglia di
succo e trarne una lunga sorsata. Con una mano si pulì il
baffo arancione sopra il labbro, poi tornò a guardare Sakura.
<<
Secondo me sbagli >>.
La
ragazza spalancò gli occhi verdi, senza mai staccarli da lui.
<< Co-come? >>.
<<
Sbagli a trattarlo sempre come un bambino piccolo, come un moccioso >> le
spiegò seriamente. << Sasuke qua, Sasuke là… credi che io non sia preoccupato quanto te? Beh,
lo sono, però non voglio tenerlo sotto una campana di vetro! >>.
Sakura
non rispose, lanciò a Naruto uno sguardo adirato, si
tolse il leggero cappotto -del tutto inadatto al rigido clima invernale- e
sparì oltre la soglia della sua camera da letto.
Era una
casa molto piccola, un bilocale dotato di un bagno sgangherato dotato di un
altrettanto sgangherato sistema di riscaldamento, ma Naruto e Sasuke avevano insistito
affinché lei prendesse l’unica camera da letto, mentre loro si accontentavano
di dormire in quella che avrebbe dovuta essere una sala da pranzo.
Con un
sospiro si lasciò cadere stancamente sul materasso, sprofondando tra coperte e
i vari cuscini di colori improponibili racimolati chissà dove. Infilò la testa
sotto le lenzuola non appena da salotto sentì provenire le note di Childhood’s End dei Pink Floyd, dall’album Obscured by Clouds,
pubblicato in quello stesso anno.
L’aveva
comprato Sasuke, e Naruto,
ogni volta che litigavano, lo metteva nel giradischi e faceva
partire qualche canzone a modo di scusa, come per dire “Ecco, vedi? Sono
pentito e per espirare le mie colpe ascolto la musica che piace a quel teme. Mi
perdoni?”.
Lei lo
ignorò, continuando a rimanere rannicchiata in posizione fetale tra le coperte.
<< Sakura-chan? >> la chiamò sommessamente, rimanendo
immobile sulla soglia. << Vieni con me a cercarlo? >>
Sakura
non rispose.
<dobbiamo litigare così >> continuò Naruto. << Noi
siamo una famiglia >>.
Voi siete la mia famiglia.
You said, sail across the sea
Long past thoughts and memories
Childhood's end: your fantasies
Merging harsh realities
And then as the sail is hoist
You'll find your eyes are growing moist
And all the
fears never voiced
Say you have to make the final choice
Ultimi giorni di Novembre, anno
1971
<< Pronto,
casa Haruno. Chi parla? >>.
<< Salve, sono Naruto, sono… un amico di Sakura
>>,
Un attimo di esitazione.
<< Certo >> risposta
affermativa. << Certo, te la passo subito >>.
Un sospiro di
sollievo.
<< … pronto? Sono Sakura >>.
<< Oi,
Sakura >>.
<< Na-naruto?
>>.
È successo qualcosa, lui non la
chiama mai a casa.
<< Eh già. Come va?
>>.
<< Io bene… tu? >>.
Ancora esitazione.
<< Sì, sì, bene anch’io,
grazie >>.
<< Ehm… bene >>.
<< Senti, Sakura…. Mi chiedevo, non è che tu
hai sentito Sasuke ultimamente? >>.
Lei trattiene il respiro.
<< No >>.
<< Capisco >>.
<< Mi… Mi devo preoccupare?
>>.
<< Sì, cioè
no >> Naruto incespica. << In ogni caso
non è nulla di grave, non preoccuparti >>.
<< Cosa
intendi? >>.
Sakura stringe la cornetta con nervosismo, mentre lui di tortura le labbra.
<< Poco fa
mi ha telefonato suo padre >> dice. << Ho capito subito che
c’era un problema se quell’uomo aveva superato il suo
atavico odio nei miei confronti per chiamarmi >>.
<< E
cosa ti ha detto? >>.
<< Nulla. Mi ha
semplicemente chiesto se ho visto Sasuke:
manca da casa da almeno tre giorni >>.
<< Cosa?!
>> esclama allarmata. << Tre giorni?
>>.
<< Già >>.
<< Ne sei certo? >>.
<< Sicurissimo >>.
<< Naruto,
dobbiamo fare assolutamente qualcosa >>.
<< Tu hai idea di perché
potrebbe essersene andato? >>.
Sakura rimane in silenzio per qualche attimo.
<< Sai del processo in cui è
coinvolta la sua famiglia, vero? >>.
Lui annuisce
anche se Sakura non lo può vedere.
<< Sì >> mormora.
<< Ne hanno parlato ovunque: c’era di mezzo un omicidio. Pare che Sasuke fosse l’unico testimone e
abbia deposto contro il fratello. Itachi Uchiha è stato condannato alla sedia
elettrica e giustiziato non meno di due settimane fa >>.
<< Esattamente >>.
<< Credi che abbia a che
fare con la sua scomparsa? >>.
<Naruto,
ne sono certa. Per quanto ne so pare che Sasuke volesse ritrattare… >>.
<< …ma
ormai era troppo tardi >>.
<< Già >>.
<< Dici di andare a
cercarlo? >>.
<< Io… non so >>.
<< Proverò ad informarmi e
ti chiamerò nuovamente per farti sapere, ok?
>>.
<< Ok,
Naruto, grazie >>.
<< Di niente. Ci sentiamo
>>.
<< Sì, ci sentiamo >>
Primi giorni di Gennaio, anno 1972
<< Pronto sono Na->>.
<< Naruto!
Perchè hai aspettato tanto a chiamarmi?! >>.
<< Non avevo nessuna novità!
>>.
<< E
ora? L’hai trovato? >>.
<< …sì >>.
<< Come sta? >>.
<< Mh.
Sembrerebbe bene >>.
<< Sembrerebbe? >> Sakura si agita. << Naruto?
>>.
<< Vedi… >> tentenna.
<< Quando l’ho trovato era in stato
confusionale; vagava senza meta da più di una settimana, senza mangiare e
dormendo all’addiaccio. Ha borbottato qualche frase
sconnessa, parlava del processo e dell’esecuzione. Pensa che non ha nemmeno opposto resistenza quando l’ho sollevato di peso
e l’ho portato a casa! >>.
<< Hai chiamato i suoi
genitori? Mikoto deve essere così in pensiero…
>>.
<< Sakura…
>>.
<< Beh, certo, anche Fugaku deve essere preoccupato >>.
<< Sakura!
>>.
La ragazza blocca il flusso di
parole.
<< Si? >>
<< Sasuke
parlava anche dei suoi genitori e di suo fratello.
Diceva delle… cose sulla sua morte >>.
<< Ma a-anche tu hai detto che vaneggiava! >>.
<< Certo Sakura, ma -dannazione-
quelli non erano gli sproloqui di un folle! >>.
<< No-non
capisco >>.
<< …Itachi
è innocente, anzi era. In un primo momento in tribunale Sasuke
ha soltanto ripetuto ciò che gli aveva detto il padre, ma poi ha scoperto la
verità. Non ha fatto a tempo a cambiare idea >>.
<< Ah >>.
Sakura non ha parole.
<< È da te ora? >>.
<< Sì >>.
<<
Aspettami, arrivo subito >>.
Who are you and who am I
To say we know the reason why
Some are born, some men die
Beneath one infinite sky
There'll be war and there'll Le peace
But anything one day will cease
All the iron turn to rust
All the proud men turn to dust
So all things time will mend
So this song will end
Dicembre,
anno 1972
Lo
ricordava come se fosse accaduto il giorno prima, Sakura.
Senza pensarci due volte aveva preso una manciata di
vestiti e l’aveva buttata in una borsa; aveva sollevato il portagioie che
teneva sul comodino e si era svuotata l’intero contenuto in tasca. Infine aveva
afferrato il cappotto ed aveva imboccato la porta.
Sakura
se n’era andata così, apparentemente senza motivo, senza dare spiegazioni ai propri
genitori o ad altri amici, stringendo i propri dischi preferiti tra le braccia.
Poi Naruto l’aveva accolta in casa, così come aveva fatto anche
con Sasuke, e loro tre avevano iniziato a vivere
insieme. Non erano semplicemente tre amici che dividevano un appartamento
malandato, non più: loro tre erano una famiglia.
Col tempo
i legami esistenti fin da quando erano piccoli si erano intensificati, e nel
giro di poche settimane Sasuke si era ripreso,
tornando finalmente alla normalità. Nei mesi successivi nessuno di loro aveva
più parlato degli eventi di quella primavera; i signori Uchiha,
così come gli Haruno, avevano provato più volte a
telefonare o ad entrare nuovamente in contatto con i figli in qualunque altro
modo, ma inutilmente.
E poi
era arrivato dicembre, di nuovo, e quello che Sakura
temeva accadesse… era accaduto.
“Se n’è andato” pensò rialzandosi con
fatica dal materasso.
Stropicciandosi
gli occhi notò la figura di Naruto, appoggiato allo
stipite della porta e con le mani nelle tasche dei
jeans sdruciti.
<<
Allora? >> la incalzò.
Sakura
sbatté le palpebre.
<<
Allora cosa? >> chiese
inclinando la testa. Naruto sbuffò.
<<
Andiamo a cercare quell’idiota, no? >> rispose
lui, con ovvietà. << Chissà dove sarà andato a
cacciarsi questa volta. Senza di noi non come farebbe! >>.
Lei
abbozzò un mezzo sorriso, alzandosi per rivestirsi.
<< Ok >> disse. << Ci dividiamo la città?
>>.
Il
ragazzo annuì, avviandosi verso la porta.
<<
Vuoi andare tu dai suoi genitori? >>.
<<
No >> rispose lei, piano. << Meglio di no.
Farai bene a non andarci nemmeno tu >>.
<< Ma se Sasuke fosse… >>.
<<
No, Naruto >> ripeté. << Sasuke non è tornato da quelli.
Credimi >>.
Naruto
si limitò a fissarla, poco convinto.
<< Ok >> asserì infine. << Io controllo fino al
canale accanto al centro commerciale e tu da lì in poi, va bene? >>.
Sakura
serrò la mascella con decisione, chiudendosi la porta alle spalle.
<<
Perfetto >>.
Il gelido
vento dicembrino le sferzava il volto, arrossandole le gote e facendole
lacrimare gli occhi. Era uscita senza nemmeno prendere una sciarpa: sarebbe
rimasta a letto con la polmonite per i mesi a venire.
Passò
incurante sotto l’appartamento di Ino, dove era stata
appena poche ore prima. Lei e Sasuke avevano avuto una storia, alquanto strana ad onor del vero,
ma decisamente breve. E comunque lui non era lì,
nemmeno la bionda l’aveva visto da una settimana a quella parte.
Svoltò a
sinistra, superando un parco giochi dove alcuni bambini giocavano a palle di
neve, ridendo ed urlando come pazzi.
Un tempo
anche lei, Naruto e Sasuke
erano stati così. Ogni inverno -come imponeva la tradizione- si ritrovavano
sulle colline ad est della città e passavano ore ed ore
a correre nella neve, finché le labbra non diventavano viola e le mani
perdevano sensibilità.
Poi
l’idillio si era spezzato, Itachi Uchiha
era stato condannato a morte e Sasuke era il suo
unico testimone.
Quasi
inconsciamente, Sakura si porto entrambe le mani alle
orecchie, per non udire le grida e gli schiamazzi. Accelerò il passo e in pochi
attimi raggiunse il canale che delimitava la sua area d’azione.
Fu in
quel momento che lo vide.
Anche
lui la fissò e Sakura si sentì immensamente stupida,
col suo naso arrossato, con gli occhi lucidi e le mani premute sulle orecchie. Ma lui la guardò solamente.
Lei gli corse incontro il più rapidamente possibile, come se
temesse in una sua -ennesima- fuga.
<< Sasuke! >> cominciò ad urlare ad una ventina di metri
di distanza. << Sasuke! >> ripeté
nuovamente, con gli occhi che si riempivano nuovamente di lacrime, questa volta
non dovute al freddo.
<<
Dove ti eri cacciato? >> ruggì disperata. << Mi sono preoccupata!
Anche quello scemo di Naruto si è preoccupato, anche
se in questo momento non saprei dire che è peggio tra
i due! Non senti che freddo fa? Hai le mani completamente
ghiacchiate! Dove hai dormito? Hai mangiato?
Stai bene?! >>.
<< Sono… sempre stato qui >> rispose lui, a voce bassa.
Sakura
tacque, frenando la valanga di parole che gli aveva
riversato addosso.
<< Dovevo solo pensare >> aggiunse Sasuke,
torcendosi le mani.
Lo
sguardo della ragazza si addolcì.
<<
Lo so >> ammise, tendendo una mano verso il suo
volto. << Ormai è passato un anno. Chi l’avrebbe mai
detto >>.
Sasuke
socchiuse gli occhi.
<<
Il tempo vola >> mormorò.
<<
Avevi intenzione di tornare? >> domandò Sakura,
apprensiva.
Lui non
rispose.
<< Sasuke? >>.
<<
… non lo so >>.
La
ragazza si morse le labbra gelate e screpolate, fino a
farle sanguinare.
<<
Per tuo fratello, vero? >>.
<< Anche >>.
Sasuke
era lì, di fronte a lei, con la testa china. Sentì gli occhi inumidirsi
nuovamente e le lacrime scorrere lungo le guance, bruciando come sale su una ferita aperta.
<<
Non voglio che tu mi spieghi i perchè >> sussurrò con voce spezzata. << A me basta... che tu
rimanga >>.
Sasuke
la guardò per un lungo istante, come per imprimere il più possibile la sua
immagine sbiadita nella memoria. Poi, facendole sgranare gli occhi, la
abbracciò; era una stretta leggera, di chi non vuole essere invadente ma al
tempo stesso piena di gratitudine, quasi fraterna.
<<
Grazie >> sussurrò. << Sakura >>.
(Childhood’s end - Pink Floyd)
Buon
Natale Tya <3
Non vieni
da Susi e non ti meriteresti questa storia -seppur indegna- ma te la dedico ugualmente.
Sono
contenta di averti conosciuta (L)
Questa one-shot ha una storia lunga e travagliata… sappiate che ho
avuto dei problemi con la collocazione temporale e la
congruenza tra le date, la canzone e la pena di morte. Alla fine si è risolto
tutto per il meglio <3
Non
rispondo alle recensioni perché ho fretta ò__ò
INIZIA LA
TERZA STAGIONE DI BONES!!
Chiedo
venia.
Clà