Gondorian Boxe Competition

di Daenerys21
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Capitolo I
 
 
La coppa di pugilato di Gondor non era ancora iniziata che Thorin era aveva già un diavolo per capello. Quello era il primo anno che vi prendeva parte: prima era stato suo fratello Frerin il rappresentante della delegazione di Erebor.
 
Frerin Durin sembrava essere nato apposta per quel ruolo: muscoloso e scattante, amava le risse, era incosciente, avventato, un vero e proprio casinaro.
Ma aveva anche buon cuore, e, soprattutto, era un avversario leale.
Si era aggiudicato il primo premio durante ben otto partecipazioni consecutive.
Gli Ereboriani si erano ormai abituati a considerare l’Arkengemma, ossia l’ambito trofeo col quale veniva premiato il vincitore, come una loro legittima proprietà.
E la famiglia Durin, Thorin primo fra tutti, ne era orgogliosa oltre ogni dire.
 
Poi, quell’orribile finale del 2002.
Frerin era stramazzato al suolo appena cinque minuti dopo l’inizio dello scontro. Il suo avversario era Azog di Gundabad, uno scimmione di oltre 150 kg, tutto muscoli e forza bruta.
La versione ufficiale era che Frerin avesse avuto un infarto nel corso del match.
Stronzate, si diceva Thorin.
E non era certo il solo a pensarlo.
Frerin godeva di ottima salute: un infarto era quanto di più inverosimile potesse essergli capitato.
Ma di certo la colpa non si poteva imputare nemmeno ad Azog che non aveva fatto in tempo a tirargli più di un paio di pugni.
Il tutto era stato bollato quindi come “tragico incidente”.
Gli sciacalli della stampa si erano gettati come cani su un osso sull’ipotesi del dopaggio.
“Frerin Durin, astro nascente del pugilato, stroncato da un infarto, si sospetta in seguito all’assunzione di alcune sostanze dopanti. Rivelata la doppia faccia dell’astro nascente del pugilato internazionale”: questi i titoli dei giornali scandalistici, sebbene non vi fosse nessuna prova a riguardo. L’autopsia non aveva rivelato nulla di anomalo.
 
Azog si era aggiudicato la vittoria a tavolino, e la famiglia Durin si era ritirata dalla competizione per l’anno successivo, troppo scossa dal lutto e dallo scandalo per pensare a qualunque altra cosa.
 
Erano state la sete di giustizia e il desiderio di riabilitare il buon nome di suo fratello a spingere Thorin sul ring: Frerin non si era mai drogato in vita sua, chiunque lo avesse conosciuto bene sapeva quanto fosse ridicolo anche solo il pensiero.
 
“Rilassati, ragazzo. Avrai tutto il tempo per fargliela pagare sul ring.”
“Balin ha ragione, una volta tanto. Smettila di guardarlo, è inutile farsi venire il sangue amaro già da ora”.
 
Dwalin e Balin, i due allenatori personali di Thorin, stavano cercando di distrarlo come meglio potevano.
Lo sguardo del pugile era fisso su Azog di Gundabad che nel frattempo si stava godendo i flash dei fotografi, esibendo i suoi straordinari bicipiti.
 
“Non ce la faccio” ringhiò Thorin, tra i denti, “Se penso che quel bastardo è a piede libero, mentre mio fratello è stato diffamato e-”
“Non puoi dimostrare niente, ragazzo. Per quanto ne sappiamo Azog non risulta minimamente coinvolto in quello che è successo. È pericoloso lanciare accuse infondate…”
Infondate, Balin?! È questo che pensi? Conoscevi bene Frerin! Credi davvero alle stronzate che la stampa si è inventata per giustificare quel bastardo?”
“No, certo che no, ma non possiamo…”
Quello che non posso fare è rimanere a guardare” sibilò Thorin, “Azog me la pagherà, fosse l’ultima cosa che faccio. Quando scoprirò in che modo ha ucciso mio fratello, e giuro che lo scoprirò, desidererà non essere mai nato”.
 
Il giovane pugile si allontanò, furioso, verso lo spogliatoio, lasciandosi dietro un Balin piuttosto afflitto.
“Non puoi biasimarlo, fratello…” borbottò Dwalin, posandogli una mano sulla spalla.
Balin sospirò: “Cerco solo di tenerlo fuori da guai. Voglio anch’io che sia fatta giustizia, ma non potrei sopportare di perdere anche Thorin. Temo che la sua avventatezza possa portargli non pochi problemi”.
 
“Per questo sono qui, fratello”, ribattè Dwalin, con un occhiolino, “Cercherò di tenerlo fuori dai guai”.
“Ci conto”, sospirò Balin.
 
 
 
Thorin tirò un pugno contro il muro. La sua frustrazione stava raggiungendo livelli inauditi.
Aveva sbagliato a prendersela con Balin: il suo vecchio precettore non c’entrava niente. Anzi, era una delle persone più leali che Thorin avesse mai conosciuto. Più tardi lo avrebbe cercato per scusarsi.
 
Sentì la porta dello spogliatoio aprirsi: era Dwalin.
Doveva immaginarlo.
Dwalin era l’opposto del suo fratello maggiore: se Balin era la ‘mente’, tutto diplomazia e prudenza, Dwalin rappresentava alla perfezione il ‘braccio’: muscoloso, pelato e con numerosi tatuaggi, era l’avventatezza incarnata.
Caratterialmente era molto simile a Thorin, difatti non mancavano frequenti litigate tra i due, ma erano scaramucce salutari e fraterne, al termine delle quali il loro rapporto ne usciva generalmente rafforzato.
 
“Hai intenzione di distruggere lo spogliatoio?” ghignò Dwalin, notando il segno sul muro lasciato dal pugno di Thorin, “Avanti campione, prenditela con me. Andiamo a riscaldarci un po’”.
 
Thorin sorrise, feroce. Dwalin a volte sembrava leggergli nel pensiero.
“Volentieri.”
Era esattamente quello che gli ci voleva in quel momento.
 
I due si avviarono verso l’uscita, scambiandosi pacche amichevoli.
Thorin, ancora sovrappensiero, si era appena lasciato la porta alle spalle quando andò a sbattere contro qualcuno.
 
“Oh, giorni celesti! Chiedo scusa! Avevo la testa da un’altra parte…”
Il nuovo arrivato iniziò a blaterare delle scuse e Thorin si prese del tempo per osservarlo.
Un ragazzo biondo, piuttosto mingherlino. Non poteva avere più di 25 anni.
“Non importa…” borbottò il Durin, un poco contrariato: aveva sempre fatto fatica a digerire gli imbranati.
“E’ questo lo spogliatoio maschile?” stava chiedendo ora il ragazzo.
“Sì, è questo, ragazzo” rispose Dwalin, “Di chi ti occupi?”
“O-occuparmi?”
“Sì. Sei un assistente, immagino.”
“Oh! No, no, niente affatto! Sono un pugile, gareggio anch’io.”
 
Dwalin sentì Thorin tossicchiare al suo fianco.
 
“Oh, b-bhè, in bocca al lupo allora!” esclamò, dando di gomito all’amico. Lo conosceva abbastanza bene da sapere che era sul punto di scoppiare a ridere da un momento all’altro.
“Ci si vede sul ring, signor…?”
 
“Baggins, Bilbo Baggins!” rispose l’altro, che non si era accorto di nulla, sorridendo gentile, “Buona fortuna a voi!”
 
Dwalin si affrettò a trascinare via Thorin, che nel frattempo stava rischiando il soffocamento, prima che potesse mettere in imbarazzo il signor Baggins.
 
Non appena i due ebbero girato l’angolo il Durin non riuscì più a trattenersi.
“Gareggia!” esclamò, tra le risa, “Quel… pulcino!
“Thorin…” sospirò Dwalin. Voleva bene all’amico, ma doveva ammettere che spesso non sapeva andare oltre le apparenze. Perlomeno all’inizio.
“Ma, andiamo! Non lo trovi ridicolo? Sembra più un libraio che un pugile”.
“Io non lo sottovaluterei. Se lo hanno ammesso alla competizione un motivo ci sarà”.
“Certo, certo… Sono terrorizzato”.
 
Si allontanarono chiacchierando ma nessuno dei due si accorse che Bilbo si era attardato sulla soglia, e aveva sentito tutto.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao =))))
Questo è un esperimento! Non ho mai scritto una long bagginshield e non so cosa verrà fuori ^_______^.
Non penso che la farò molto lunga, comunque.
Cosa ve ne pare dell’inizio?
Spero di non essere troppo lenta con gli aggiornamenti ma non prometto nulla, tra poco ho gli esami ç__________ç
Un saluto a tutti, spero leggerete numerosi!
 
Ceci

 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


“Più un libraio che un pugile, ah! Ma chi si crede di essere quel… quel…”
Bilbo Baggins agitò il pugno a mezz’aria, incapace di trovare un insulto adeguato per Thorin Durin.
 
Quel presuntuoso non si era presentato ma lui non aveva fatto fatica a riconoscerlo. Le sfortunate vicende della sua famiglia dopotutto erano ben note, e Thorin era un volto conosciuto anche come erede di una delle famiglie più importanti di Erebor.
Da persona era ancora più affascinante che sui giornali e questo irritò ulteriormente Bilbo.
L’ultima cosa di cui aveva bisogno al momento era lasciarsi distrarre da quegli straordinari occhi azzurri, o da quella voce cavernosa e profonda. Per non parlare dei suoi pettorali e dei-
 
“Basta così, Bilbo Baggins! Perso per un uomo che nemmeno conosci e che ti disprezza senza motivo! Non è proprio da te”.
 
Bilbo sospirò afflitto: Thorin aveva tutta l’aria di essere un pugile perfetto, mentre lui… Non c’era da stupirsi che l’altro si fosse mostrato così scettico. Ma si sarebbe ricreduto, oh eccome! E sarebbe stato un vero piacere per Bilbo, aiutarlo ad aprire gli occhi. Negli anni aveva imparato a usare il suo corpo, agile e mingherlino, a proprio vantaggio. Si era sempre allenato il doppio degli altri, senza mai cedere, magari anche mostrandosi più debole di quanto non fosse, lasciando apposta che gli altri lo sottovalutassero, per poi partire di sorpresa al contrattacco quando tutti lo davano per spacciato.
Aveva sempre funzionato.
Certo, questa volta non si trattava di una competizione qualunque, bensì del campionato più prestigioso dell’intera Terra di Mezzo, tuttavia non c’era ragione per cui le cose, con impegno, pazienza e un briciolo di fortuna, non potessero comunque volgere a suo vantaggio. La fortuna era qualcosa che a lui non era mai mancata.
 
Dopotutto questa volta Bilbo Baggins, aveva delle ottime ragioni per non poter fallire.
 
Aveva appena finito di cambiarsi quando le suddette ragioni fecero capolino all’ingresso dello spogliatoio.
“Zio Bilbo!”
Un ragazzino di circa 11 anni gli corse incontro, allacciandogli le braccia attorno alla vita. Era alto circa la metà di Bilbo, aveva grandi occhi chiari e una chioma ricciuta color dell’ebano.
Bilbo ricambiò l’abbraccio, sorridendo, sorpreso.
 
“Frodo!” esclamò, “Che ci fai qui, piccolo mio? Credevo fossi rimasto in albergo con Hamfast”.
“Il signor Gamgee ci ha portati a fare un giro. Sam voleva vedere l’arena e io volevo vedere te”.
“Oh, ti ringrazio della sorpresa, piccolo mio”, la voce di Bilbo tremò appena, “Ma ricordi cosa mi hai promesso? Non ti devi stancare, lo sai…”
“Ma zio, io mi sarei annoiato da solo in albergo! E poi mi mancavi… ti prometto che non faremo tardi, torneremo prima di cena”.
“E’ così, signor Baggins”: la rotonda figura di Hamfast Gamgee fece la sua comparsa sulla soglia. Per mano teneva un ragazzino biondo: Samvise, il suo figlio minore. “Le chiedo scusa, so che avrei dovuto avvertirla…”
“Non importa, Ham, mi ha fatto piacere vedervi”, lo fermò Bilbo, “Stai solo attento che Frodo non si stanchi troppo”.
“Ma certo, sarà mia massima premura”.
 
“Beh, piccolo mio, ora che sei qui” continuò Bilbo rivolto a Frodo, “Ti andrebbe di accompagnarmi in palestra? Pensavo di allenarmi un po’ e cominciare a conoscere gli avversari. Tu e Sam potreste sedervi a guardarmi e a fare il tifo per me”.
 
“Sììì!” esclamarono all’unisono i due ragazzini, facendo ridere i rispettivi parenti.
 

 
 
“Se non la pianti di fissarlo così sarà lui a fare la prima mossa e a cercare un pretesto per provocarti”
“Non chiedo di meglio”.
“Maledizione, Thorin! Ti ho portato qui per cercare di pensare ad altro, per sfogare la tensione, non per…”
“Ed è forse colpa mia se quel lerciume ha avuta la tua stessa idea?”
 
Dwalin scosse la testa sconsolato: tenere a bada Thorin si stava dimostrando cento volte più difficile del previsto. Di quel passo il suo amico non avrebbe avuto bisogno del torneo per affrontare Azog: lo avrebbe fatto fuori ancora prima dell’incontro inaugurativo e subito dopo sarebbe stato sbattuto al fresco.
Che gran casino.
 
“Ehi, Dwalin guarda un po’ chi è arrivato”.
Il tono di Thorin non prometteva nulla di buono: Dwalin si voltò per cercare di capire a chi alludesse e vide Bilbo Baggins salire sul ring.
 
“Bene bene bene” sogghignò Thorin, “Proprio quel che mi ci voleva”.
“Lascialo stare”, sospirò Dwalin, intuendo le intenzioni dell’amico.
“Lo hai detto tu che devo cercare di distrarmi, no?” lo rimbeccò Thorin, avviandosi in direzione di Bilbo.
 
“La vedo male” borbottò Dwalin, scuotendo la testa, ma senza intervenire. Perlomeno Thorin aveva smesso di fissare in cagnesco Azog.
 
Bilbo si voltò in quel momento verso di loro: Thorin lo aveva ormai raggiunto.
“E così fai sul serio, eh pulcino?” lo apostrofò, “Ero sicuro che scherzassi riguardo alla partecipazione”.
“Mai stato più serio signor Durin” ribattè freddamente, il biondo.
“Conosci il mio nome”, borbottò Thorin, alzando un sopracciglio, sorpreso.
“Anche se sei stato così cafone da non presentarti, il tuo è un volto piuttosto noto”.
 
Bilbo non era mai stato così gelido con qualcuno che non fossero i suoi odiati cugini, ma Thorin Durin sembrava tirare fuori il peggio da lui.
 
“Ma davvero” questa volta la bocca di Thorin si allargò in un ghigno di derisione e divertimento, “Il primo a comportarsi da cafone poco fa sei stato tu, quando mi sei venuto addosso in quel modo. Cos’è, cercavi forse un incontro ravvicinato con il famoso erede dei Durin?”
 
Bilbo rimase senza parole di fronte a quello sfoggio di totale presunzione.
Avrebbe anche potuto leggervi una qualche nota maliziosa se non fosse per il totale disprezzo emanato dall’altro.
Era talmente furioso che non sapeva come ribattere: avrebbe solo voluto prenderlo a pugni.
 
Thorin parve leggergli nel pensiero, perché le sue successive parole furono:
“Se è un incontro che cercavi, posso accontentarti subito: cercavo giusto qualcuno con cui allenarmi. Avanti, dimostrami quanto sei serio”.
 
Questa volta fu Bilbo a sorridere, compiaciuto: “Non chiedo di meglio”.
 
 
Dalla piccola tribuna Frodo, Hamfast e Samvise osservavano tutta la scena.
“Zio Bilbo ha trovato un nuovo amico”, esclamò il piccolo Baggins.

 
 
 
 
 
 
Lo soooooo, è corto >----<
Scusatemi! In realtà non pensavo di aggiornare così presto… però volevo lasciarvi qualcosa per il week end e mi è venuta l’ispirazione, così… volevo inserire il combattimento Bilbo-Thorin ma ho pensato fosse meglio conservarlo per il prossimo capitolo.
Intanto ha fatto la sua comparsa Frodo ^__^: cosa vuol dire che è lui la ragione per cui Bilbo vuole vincere? Lo scoprirete presto ^--^… credo :P
 
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto, a chi ha messo la storie nelle preferite (MissWilde25) nelle seguite (leila91, baileyzabini90, yuna_19) e a chi ha speso tempo per recensire (lucri, fuji, leila, missWilde25).
Grazie a tutti!! <3 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Gran Burrone era una delle palestre di pugilato più rinomate del Nord.
Era gestita di Elrond Peredhel e dai suoi figli gemelli, Elladan ed Elrohir.
Bilbo ne era venuto a conoscenza tramite sua madre, Belladonna Tuc, la quale, a sua volta, era stata presentata a Elrond da Gandalf Grey, un vecchio amico della famiglia di Bilbo.
 
Il giovane aveva seguito diversi corsi di pugilato, tenuti in gran parte dai gemelli. La particolarità di queste lezioni stava tutta nel non seguire un metodo ‘standard’.
Si focalizzava, invece, su ogni singolo individuo: i maestri, tramite sedute ed incontri preliminari, esaminavano i futuri allievi e catalogavano i loro punti di forza così come le loro debolezze.
Poi, in base a questo, stilavano un programma di allenamento specifico per ognuno: nessun allievo aveva una scheda di lezioni che fosse uguale all’altro, perché nessun allievo era uguale all’altro.
Sulla scheda gli allenatori segnavano gli esercizi volti a sfruttare i punti di forza di ciascuno e a imparare a usare a proprio vantaggio i punti deboli.
 
A Bilbo era stato quindi insegnato a sfruttare la propria agilità e i suoi sensi molto sviluppati: Elladan lo aveva istruito abbondantemente nel gioco di gambe, insegnandogli tutti i trucchi per stancare l’avversario; Elrohir si era invece occupato del suo potenziamento fisico: i deboli ganci e jets che Bilbo aveva imparato a tirare per conto suo, grazie alle istruzioni di Elrohir erano diventati molto più precisi ed efficaci.
Infine, Elrond in persona si era occupato di insegnarli come sfruttare sia le debolezze, sia i punti di forza degli avversari, a proprio vantaggio.
 
Dopo mesi di allenamento, Bilbo era riuscito a mettere K.O. degli omoni grandi il doppio di lui, e negli anni era diventato l’orgoglio della palestra.
 
Ovviamente quel cafone di Thorin non sapeva niente di tutto questo, pensava il Baggins, ghignando tra sé e sé, soddisfatto.
Il match, che di fatto in realtà era solo un semplice allenamento, si stava rivelando un totale fallimento per il povero Durin.
Ben ti sta, così impari a giudicare le persone senza sapere niente di loro.
 
A giudicare dalla sua espressione divertita, anche l’allenatore di Thorin –Dwalin, se Bilbo aveva capito bene-  sembrava pensarla esattamente allo stesso modo.
 
Thorin stava sudando copiosamente e ansimava.
I suoi occhi dardeggiavano, colmi di rabbia, segno che si era reso pienamente conto di aver del tutto sottovalutato il suo avversario, e che non desiderasse altro che stenderlo per fargliela pagare.
 
Prima però deve prendermi, pensò divertito, Bilbo.
E a parte qualche debole colpo, che non aveva sortito l’effetto sperato, Thorin stava facendo di tutto a parte prenderlo.
Bilbo invece, oltre a non sembrare affatto stanco, era riuscito ad assestare il doppio dei colpi di Thorin, e gli saltellava attorno come un grillo.
Un grillo parecchio fastidioso.
 
Piano piano anche gli altri pugili cominciarono a prestare attenzione a quel singolare combattimento, interrompendo i rispettivi allenamenti.
Si era radunata una piccola folla attorno a loro, ma Bilbo e Thorin erano troppo distratti per farvi caso.
 
Maledetta zanzara- mugugnò Thorin fra sé -ed effettivamente il giovane Baggins era fastidioso tanto quanto uno di quegli insetti- Non puoi ballare per sempre.
 
Thorin rallentò per riprendere fiato e rapidamente cercò di elaborare una strategia: il vantaggio del signor Baggins stava tutto nella sua velocità e nell’agilità nello schivare i colpi, perciò se fosse riuscito a chiuderlo all’angolo, magari sfruttando una qualche sua distrazione, forse…
“Signor Bilbo!”
 
Ed eccola la distrazione che Thorin stava aspettando.
Non si preoccupò di chi fosse stato a gridare, né colse la disperazione che macchiava quella voce.
Bilbo si era girato di scatto verso le tribune, era la sua occasione…
 
Ma Thorin dovette fermarsi.
Bilbo aveva urlato “FRODO!” con un’angoscia tale che il Durin ne restò sconvolto.
Cosa stava succedendo?
Bilbo sembrava dimentico del mondo circostante: stava scendendo dal ring e correndo freneticamente verso gli spalti.
 
Thorin si voltò verso Dwalin: l’amico aveva un’espressione basita quanto la sua.
“Ma cosa sta… chi… chi è Frodo?”
“Non ne ho idea…”
 
 
Appena Bilbo aveva sentito la voce di Hamfast, una morsa d’acciaio gli aveva serrato lo stomaco. Si era dimenticato all’istante del perché stesse boxando, di dove si trovasse, di qualunque altra cosa. Si era girato verso la voce e i suoi peggiori timori si erano rivelati realtà.
 
Una volta raggiunte le tribune lo vide, steso per terra.
Il suo nipotino, la luce dei suoi occhi, il suo Frodo.
Respirava a fatica, ansimando, ma era cosciente.
 
“I-io, non so cosa sia successo, signor Bilbo… stava facendo il tifo e-e… a un certo punto è diventato pallido come un cencio e si è accasciato contro il mio Sam. Oh, signor Bilbo, mi dispiace così tanto, non avrei dovuto…”
 
Ma Bilbo quasi non lo ascoltava.
 
“Frodo”, mormorò, “Non ti preoccupare, tesoro mio, sono qui, andrà tutto bene”.
“Zio…” la voce del bambino era debole, come un pigolio, “Hai vinto?”
Bilbo si lasciò andare a un singulto, che voleva essere una risata: “Non ancora, piccolino, ma mi mancava poco, eheh”.
“Sono tanto stanco…”
“Non ti preoccupare, ora ti riporto a cas…”
 
“Serve una mano?”
Bilbo si girò, trovandosi di fronte Thorin. I suoi occhi azzurri erano pieni di apprensione e Bilbo quasi non riuscì a credere che quella voce, fino a poco prima carica di sbruffonaggine, fosse ora così sorprendentemente gentile.
 
Thorin si chinò fino a raggiungere il livello di Frodo.
“Ehi, giovanotto! Come andiamo? Io mi chiamo Thorin, piacere di conoscerti”.
 
Bilbo lo guardava come se gli fosse cresciuta un’altra testa: ma cosa gli era preso? Che fine aveva fatto lo spaccone con cui stava boxando poco prima?
 
“Thorin ci sa fare con i bambini” ridacchiò Dwalin, notando il suo sconvolgimento, “Ha cresciuto due nipoti, che ora non sono molto più grandi del tuo”.
 
Bilbo annuì, girandosi nuovamente verso Frodo: un sorriso a 32 denti gli illuminava il visino, mentre Thorin continuava a blaterare amabilmente con lui.
 
Forse anche io sono stato troppo veloce nel giudicare, pensò Bilbo, e sentì gli angoli della bocca tirarsi in un sorriso.
 
Thorin si risollevò.
“Signor Baggins… Bilbo”, mormorò, grattandosi il capo, come in imbarazzo, “Nostro cugino”- fece un cenno per indicare anche Dwalin- “Si trova qui con noi a Gondor. È un medico davvero capace, e sono sicuro che non avrebbe problemi a visitare Frodo, anche se forse saranno necessari ulteriori esami per capire cosa…”
 
“Non sarà necessario”, esalò Bilbo, mestamente, “Sappiamo già che cos’abbia Frodo. Ma col vostro permesso, lo porterei comunque da vostro cugino per una visita di controllo. Mi sentirei più tranquillo”.
 
“Ma certo”, annuì Thorin, “Se posso…” fece un cenno, esitante, verso Frodo, e Bilbo capì all’istante.
“Ma certo”, rispose, dando a Thorin il permesso di prendere in braccio suo nipote.
 
 
Oin Fundison (??) era un personaggio singolare: aveva una lunga barba bianca, striata di grigio, occhi scuri e profondi, ed era duro d’orecchi.
Per fortuna aveva anche il dono di saper mettere immediatamente a proprio agio i suoi pazienti, difatti Frodo lo trovò da subito buffo e gentile, e non ebbe problemi a farsi visitare da solo, senza la presenza di Bilbo.
 
Costui aspettava fuori dalla sala visite messa a disposizione dall’albergo dei pugili, assieme a Thorin.
Hamfast aveva avuto il permesso di ritirarsi, portando con sé Sam: il ragazzino si era spaventato per l’amico ma suo padre gli aveva promesso che tutto si sarebbe risolto e che avrebbe potuto vederlo molto presto.
Anche Dwalin se n’era andato, adducendo come scusa il voler trovare suo fratello maggiori, per discutere con lui alcune questioni tecniche.
 
“Ebbene…” cominciò Thorin.
“Ebbene…” fece eco Bilbo.
La fiera dell’imbarazzo, pensò quest’ultimo.
 
“Mi dispiace!” esclamarono insieme, in perfetto sincrono.
 
Questo non rese la situazione meno strana, ma perlomeno servì a farli ridere entrambi, alleggerendo un poco la tensione.
 
“Quello che volevo dire è che…” ritentò Thorin, “Avevi ragione, mi sono comportato da vero cafone, senza nemmeno conoscerti. Ce l’ho come difetto, quello di giudicare in base alle apparenze. Non imparo mai” concluse con un ghigno amaro, “Ma non ce l’avevo con te… probabilmente ho solo finito per riversarti addosso alcune delle mie frustrazioni. Mi dispiace, davvero”.
 
“Scuse accettate” rispose Bilbo, con un sorriso, “Dopotutto nemmeno io mi sono comportato in maniera conciliante e amichevole. Diciamo che… dispiace a tutti e due”.
“Dispiace a tutti e due”, confermò Thorin.
“E ricominciamo da capo”.
“Mi sembra una buona idea”.
“Bilbo Baggins”. Bilbo tese una mano.
“Thorin Durin”. Thorin la strinse.
 
I pugili si sorrisero, a disagio. Nessuno dei due sembrava voler lasciare la mano dell’altro.
 
“Ahem”.
Fu la voce di Oin a riscuoterli.
Il medico li fissava divertito, dalla soglia della sala visite.
 
Thorin arrossì lievemente e si ritrasse di colpo.
 
“Oin”, grugnì, quasi infastidito, “Come sta il ragazzo?”
Oin sospirò: “Al momento bene. Tuttavia”, il suo sguardo si rivolse verso Bilbo, “Credo lei debba sapere che…”
“So già tutto” lo interruppe Bilbo, mestamente, “Per questo sono qui. Per questo ho scelto di partecipare al torneo”.
 
Oin assentì, facendo cenno a entrambi di entrare. Frodo li aspettava, seduto su un lettino bianco: il piccolo si stava rimettendo la maglietta.
 
Thorin bloccò Bilbo per un braccio, chiedendogli, concitato, all’orecchio: “Di cosa si tratta? Cos’è che sai già? Che cos’ha Frodo?”. Il suo tono pareva contenere una preoccupazione sincera e l’altro ne fu colpito.
 
Bilbo gli rivolse un sorriso triste: “Lasciami riportare Frodo nella nostra stanza, poi ti racconterò tutto. Potremmo andare a cena, se ti va. Offro io”.
 
“Cosa? N-no, no, non è necessario”.
“Per favore, ci tengo. Voglio sdebitarmi per questa visita e… il l’aiuto che mi hai dato oggi, in generale”.
“Se la metti così…” Thorin si grattò la nuca, “Ti aspetto nella hall tra un’oretta circa, d’accordo?”.
 
Come risposta Bilbo gli elargì un altro sorriso.
 

 
 
 
 
 
Che cos’ha Frodo nelle sue tasche?
Io lo so e voi no, muhahhahahahahaha. Oooooook, sono tanto simpatica ^___^
Comunque, spero di essermi fatta perdonare dello scorso capitolo breve: questo è un po’ più consistente e soprattutto… pace fatta!! Le cose cominciano a migliorare e chissà cos’accadrà durante la cena… comincerà a nascere un po’ d’ammmmore?
Continuate a leggere e lo scoprirete, yuk yuk ^_____^
Ah, non abituatevi a questi aggiornamenti rapidi, esami are coming O______________________O
 
Grazie a chi legge, alle recensiste e a Amaerise per avermi messa nelle ricordate.
 
Ceci 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


 
“A cena con Bilbo Baggins! Oh Mahal, questa sì che è bella!”
 
Thorin alzò gli occhi al cielo all’udire la risata sguaiata di Dwalin. D’altronde, pensò, avrebbe dovuto immaginarsela una reazione del genere.
E considerato il suo comportamento, indubbiamente se la meritava.
 
“Non è come credi”, provò a difendersi, “Vuole solo ringraziarmi per l’aiuto che gli ho dato oggi”.
“Che gli abbiamo dato, vorrai dire. Eppure ha invitato solo te”.
Thorin sbuffò: “Dove vuoi arrivare?”
“Non è ovvio? Tu gli piaci e lui piace a t…”
“Dwalin, lascialo in pace” s’intromise Balin in tono conciliante, “E’ bello che Thorin si stia facendo qualche nuovo amico.”
Ecco, ci mancava solo venire trattati come un bambino di sei anni che deve cominciare la scuola.
 
“Oh, come si è fatto tardi! Spiacente, devo andare”. Il tono di Thorin non era affatto quello di una persona spiacente.
“Divertitevi” cinguettò Dwalin strizzandogli l’occhio, “E sappi che non la scamperai, non vedo l’ora di sentire i tuoi racconti!”
 
Mahal, donami la pazienza.
 
 
Bilbo scese nella hall per le 20.00 in punto.
Il suo -appuntamento? accompagnatore?- Bilbo non sapeva bene come definirlo, era già lì ad aspettarlo.
Indossava un completo elegante, color antracite, che probabilmente doveva valere quanto uno stipendio di Bilbo, ma per fortuna niente cravatta.
 
Oh giorni celesti.
Bilbo si sentì vacillare: avrebbe voluto girare i tacchi e tornarsene in camera, ma sapeva che poi se ne sarebbe pentito per tutto il resto del torneo.
E comunque, Thorin lo aveva visto.
 
Coraggio Bilbo. È soltanto una cena, per tutti i folletti!
 
“Ciao! Stai… davvero bene”, lo salutò l’altro.
 
Bilbo sospirò.
Certo, soltanto una cena con uno degli uomini più sexy che avesse mai incontrato, e che, come se non bastasse, era anche tremendamente ricco.
Non aveva idea di come avrebbe fatto a resistere nell’ascoltare quella voce per tutta la sera.
 
“Anche tu”, replicò, “Che eleganza…”
“Uh? Ho… Ho esagerato?”
 
Thorin Durin a disagio, questo sì che è un vero spettacolo.
Ma Bilbo era di indole troppo altruista per approfittarsene. Oltre a essere ancora parecchio agitato e distratto.
 
“No, assolutamente. È solo che non sono… diciamo che non sono abituato a uscire con uomini così… così…”
“Eleganti?” suggerì Thorin, alzando ironicamente un sopracciglio e facendo scoppiare a ridere l’altro.
 
Forse in fondo sarebbe stata una serata interessante, riflettè Bilbo, cominciando piano piano a sentirsi più a suo agio.
 
 
 
La Carroccia era un ristorantino molto conosciuto a Gondor, non troppo distante dall’albergo dove alloggiavano i pugili.
Il proprietario si chiamava Beorn: un omone grande e grosso, ma incredibilmente gentile.
Conosceva la famiglia di Thorin e riservò ai due uno dei suoi tavoli migliori.
 
Fu perlopiù Bilbo a parlare, durante la cena. Amava raccontare agli altri di sé, della sua famiglia, e specialmente della sua formidabile madre. Belladonna Tuc aveva fatto parlare molto di sé, a Hobbiville, il villaggio dal quale Bilbo proveniva. Aveva un’indole eccentrica e avventurosa, che la contraddistingueva dalla maggior parte delle altre donne del paese.
 
“Un’indole avventurosa che a quanto pare tu hai ereditato” osservò Thorin, sorridendo, “Non avrei mai immaginato che uno come te potesse diventare un pugile”.
“Che fai, ricominci con questa storia?” Bilbo fece finta di mettere il broncio.
“Scusa” Thorin ridacchiò, “Hai ragione, discorso chiuso”.
“Comunque questa devo proprio dirtela” ammise Bilbo con gli occhi che brillavano, “Prima di cominciare col pugilato facevo davvero il libraio”.
“Scherzi?!”
“Assolutamente no”.
Ridacchiarono di gusto, poi Thorin disse: “Mi hai davvero rimesso al mio posto oggi pomeriggio, anche se lo ammetto, ti ho concesso un po’ di vantaggio”.
“Ma davvero?” Bilbo alzò un sopracciglio.
“Uhu. Ti stavo solo lasciando scaldare. Tempo un paio di minuti e avrei trovato la maniera di metterti al tappeto”.
Scoppiarono a ridere entrambi e Bilbo arrossì.
Era la seconda volta che una frase detta da Thorin gli suonava così tremendamente… allusiva.
 
Così non va, Bilbo Baggins. Controllati.
 
Quello poteva essere il momento giusto per introdurre l’argomento Frodo: in fondo era una delle ragioni per cui aveva invitato Thorin a cena.
 
“Devi assolutamente spiegarmi come hai imparato a boxare così” disse Thorin, gesticolando, “Non avrei scommesso un centesimo su di te, e invece eri lì che saltellavi come una cavalletta che-”
“Frodo è malato. Molto malato” le parole sfuggirono a Bilbo senza quasi che egli se ne rendesse conto.
 
Thorin lo fissò in silenzio per alcuni secondi. La sua espressione tornò a farsi seria.
“Non sei obbligato a raccontarmi nulla” disse, e Bilbo rimase sorpreso dal suo tono dolce.
“Ma voglio farlo! Io… sento che è giusto, hai diritto a saperlo. Anche se temo che questo complicherà le cose”.
“In che senso?”
Bilbo fece un bel respiro profondo: “Il motivo per cui ho scelto di partecipare al torneo è per provare a salvarlo”.
 
 
Bilbo non si sarebbe mai dimenticato il momento in cui aveva scoperto che Frodo, l’unico parente stretto rimastogli, o perlomeno l’unico a cui volesse bene sul serio, era malato di cuore.
Il piccolo viveva con lui da ormai un anno e mezzo: da quanto entrambi i suoi genitori erano affogati, durante una gita in barca. Bilbo voleva bene a quel bambino come se fosse figlio suo: non gli aveva mai fatto mancare nulla, aveva riversato su di lui tutto l’affetto del mondo.
 
La diagnosi del medico, dopo il quarto svenimento di Frodo in appena dieci giorni, era suonata come una condanna a morte, anche per lui.
 
“Mi dispiace, signor Baggins, non esistono cure. Non si tratta di valvole mal funzionanti, o di altre parti da sostituire. Il suo cuore è mal sviluppato, è troppo piccolo per la sua taglia, troppo debole. Un trapianto è la sua unica speranza”.
 
Un trapianto. Equivaleva a chiedere la Luna.
 
“Quanto… quanto tempo?” aveva chiesto, deglutendo a fatica.
 
“Un anno. Due al massimo. Mi dispiace, davvero. Vorrei poter fare qualcosa ma in questi casi…”
Ma Bilbo aveva smesso di ascoltarlo.
 
Non aveva avuto il coraggio di parlarne con Frodo. E come avrebbe potuto. Aveva solo dieci anni. Dieci!
Bilbo avrebbe voluto prendere a pugni ogni cosa, di fronte a quell’immane ingiustizia.
Poi, qualche giorno dopo, aveva scoperto che ironicamente i pugni avrebbero potuto rappresentare la soluzione.
Era stato Hamfast a parlargli del prestigioso torneo di Gondor, e del premio: una vincita così stratosferica da assicurare una vita da nababbi al vincitore, per almeno una decina d’anni.
Si dice che i soldi non facciano la felicità, ma quando aveva capito che avrebbero potuto invece salvare la vita di suo nipote, Bilbo si era sentita la persona più entusiasta del pianeta.
Con quella vincita sarebbe potuto riuscire a trovare un cuore nuovo per Frodo e a pagare il trapianto.
 
 
“Ora capisci?” Bilbo azzardò nuovamente un’occhiata verso Thorin e arrossì, non appena realizzò che l’altro, a un certo punto del racconto, gli aveva preso una mano fra le sue.
 
Thorin annuì, ignaro del suo imbarazzo, e quanto pare non intenzionato a lasciargli la mano.
“Mi dispiace”, mormorò, “Certo che capisco”.
 
“Non avrei dovuto raccontartelo”, sospirò Bilbo, ritraendosi e abbassando gli occhi, “Non voglio che ora tu cominci a guardare me e Frodo con compassione, o che ti senta… che ne so, obbligato a lasciarmi vincere, o a-”
“Ehi, ehi, ehi” Thorin fermò con dolcezza i suoi borbottii, “Per prima cosa, guardarti con compassione mi procurerebbe solamente un cazzotto da parte tua e non ci tengo. Non prima del tempo.” scherzò, strizzandogli l’occhio.
Bilbo fece una risatina in risposta.
“Riguardo al lasciarti vincere, puoi star certo che non lo farò, non è nel mio stile. E ho tutta l’intenzione di prendermi la rivincita per oggi”, proseguì con un ghigno.
Bilbo assentì, aspettando di capire dove l’altro volesse andare a parare.
“Ma se dovessi vincere io” continuò infatti Thorin “Cosa comunque niente affatto scontata, diciamo che probabilmente tu, il giorno successivo, riceveresti una donazione anonima, pari all’ammontare della vincita”.
Bilbo boccheggiò: “Lo… lo faresti sul serio?”
Thorin annuì: “Non mi interessano quei soldi. La mia famiglia è già ricca abbastanza. Diciamo che a me basterebbe tenere l’Arkengemma… e la gloria” concluse, ridacchiando.
Bilbo non riusciva a credere alle sue orecchie: le probabilità di poter davvero salvare Frodo erano appena raddoppiate: bastava che uno dei due vincesse il trofeo.
 
“Thorin…  Grazie”, mormorò, con voce spezzata.
Il moro gli elargì il più dolce dei sorrisi: uno di quelli pieni di compressione, ma privi di compatimento.
Bilbo non aveva mai ricevuto un sorriso così bello e si sentì avvampare.
 
“Non devi ringraziarmi”, mormorò Thorin, e Bilbo ormai ne era certo: quella voce roca sarebbe stata la sua rovina, “Frodo è un ragazzino stupendo e tu una persona incredibile, Bilbo Baggins. La più sorprendente e coraggiosa che io abbia mai conosciuto”.
 
E quando Thorin si sporse verso di lui, questa volta Bilbo non si ritrasse, anzi, si protese a sua volta.
Chiuse gli occhi e smise di pensare.
Ancora un poco e…
 
“Bene, bene, bene!” esclamò una voce, che Bilbo non seppe come definire se non sgradevole, “Guarda un po’ chi abbiamo qui”.

 
 
 
 

 
Muhhahahahaah! Sono crudele e li ho fatti interrompere sul più bello ^^! Idee su chi sia questo rompiscatole dalla voce sgradevole? *porge microfono*
 
Sono preda delle paturnie per quanto riguarda la questione ’trapianto di cuore’ O.O, ovviamente nella vita reale la faccenda è ben più complessa e non basta essere super ricchi per poter ricevere un cuore nuovo (credo). Perciò prendete questa semplificazione che faccio per quella che è, non voglio mancare di rispetto a nessuno (secondo voi devo mettere l’avvertimento ‘tematiche delicate’?)
 
Ringrazio tutti i lettori, le recensiste, Fefyna per avermi aggiunta alle seguite, innamoratahobbit96 e Lady Oakenshield per avermi aggiunta alle preferite <3!  Siete fantastiche!!
 
Come regalo di ringraziamento a tutte voi che mi state incoraggiando con questa long, ho scritto una drabble, la trovate qui 
 
Buon week end a tutte (e buono studio alle mie socie di maturità Pritty e Lucri D:) 

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Thorin sentì un brivido corrergli lungo la schiena. Non voleva credere alle proprie orecchie: di tutte le persone che avrebbero potuto incontrare in quel ristorante, proprio lui.
 
“Ci conosciamo?” stava chiedendo Bilbo, un sopracciglio alzato e il tono più gelido che Thorin avesse mai sentito.
“No, non mi pare abbiamo ancora avuto il piacere” rispose la voce untuosa, “Sono il dottor…”
Smaug” completò Thorin, in un sibilo, “Che cosa ci fai qui?”
 
“Beh, mi sto godendo la cena, mi pare ovvio”. Il nuovo arrivato –Smaug- fece una risatina, mettendo in mostra un sorriso perfetto e… inquietante, pensò Bilbo. C’era qualcosa in quell’individuo che gli metteva i brividi, nonostante l’innegabile bella presenza: aveva i capelli più chiari di Thorin ed era più esile, ma a Bilbo dava l’impressione di possedere una prestanza fisica altrettanto elevata.
 
Il giovane Baggins azzardò un’occhiata in direzione di Thorin: il Durin era livido e gli tremavano addirittura le mani.
“Come vedi, lo stavamo facendo anche noi, Smaug” ringhiò, “Perciò ti prego di scusarci, io e il signor Baggins stavamo proprio per scegliere il dolce…”
“D’accordo, d’accordo” Smaug fece una risatina e alzò le mani in segni di resa, “Lo capisco quando non sono gradito”.
“Dici bene, non lo sei” Thorin non si preoccupò minimamente di non farsi sentire.
Smaug però fece finta di niente: sfoggiò un ultimo, accattivante, sorriso, prima di allontanarsi.
“Ci vediamo al torneo. E’ stato un vero piacere, signor Baggins”.
“Piacere mio” ghignò Bilbo, sarcastico, mentre osservava la sagoma di Smaug allontanarsi.
“Però!” esclamò, tornando a rivolgersi verso Thorin, “Un personaggio davvero…”
“Disgustoso?” suggerì l’altro, con tono sprezzante.
Bilbo soffocò una risata nel tovagliolo, “Sempre molto diplomatico. Ad ogni modo non posso darti torto, non mi ha fatto una buona impressione, e la prima è sempre quella che conta, no? Thorin?”
Bilbo si sporse preoccupato verso l’altro, accorgendosi che non lo stava più ascoltando.
“Thorin, cosa ti succede?”
“Perdonami, Bilbo, io… Mi è passato l’appetito”.
“Uhm, d’accordo, niente dolce allora” sentenziò il Baggins, un po’ confuso, “Che ne dici di fare una passeggiata per sgranchirci le gambe e digerire?”
“Preferirei tornare subito in albergo” borbottò l’altro, alzandosi, “Grazie per la serata, è stata deliziosa”.
“Thorin, aspetta! Ti accompagno! Ehi!”
 
Ma il Durin si stava già allontanando a passo spedito, completamente preda di chissà quale tumulto inferiore.
 
Bilbo non riusciva a capacitarsi: ma che maniere! E’ vero che erano d’accordo che la cena l’avrebbe offerta lui, ma questo non giustificava certo l’altro a filarsela in quel modo! Pareva essere tornato l’identico maleducato che aveva conosciuto quel pomeriggio.
Eppure era andato tutto così bene, fino a quando non era arrivato quello strano individuo…
 
Bilbo afferrò le sue cose e si avviò verso l’uscita per pagare.
Nel tragitto lanciò un’occhiata verso il tavolo dov’era seduto il sedicente dottor Smaug.
Bilbo strinse appena gli occhi per mettere bene a fuoco i suoi compagni di tavola e gli parve di riconoscere l’energumeno seduto al centro: era uno dei partecipanti al torneo.
Azog di Gundabad, se la memoria non lo ingannava.
 
 
“Mi stai davvero dicendo che lo hai lasciato lì da solo?? Lo hai lasciato lì senza neanche ringraziarlo per la cena, come se fosse un volgare-”
“Modera il linguaggio, Dwal! E abbassa la voce, tuo fratello starà dormendo!”
“Nah, è giù a saccheggiare il bar insieme a Oin. Non cambiare argomento”.
In trappola, Thorin sbuffò: “Ovviamente l’ho ringraziato per la cena, e non avevo alcuna intenzione d’interrompere la serata in questo modo, maledizione! Ma che ne so, quando è saltato fuori quello schifoso non ci ho visto più, io-io…”
“Ti sei lasciato sopraffare dalla rabbia, già”, concluse Dwalin, sardonico, “Com’è che la cosa non mi sorprende?”
“Non è solo questo!” Thorin sbattè il pugno sul mobile più vicino, “Diavolo, Dwalin, si tratta di Smaug, ti rendi conto? Il medico ufficiale di Azog, che per quanto mi riguarda è colpevole quanto lui, se non di più! Dovrebbe starsene dietro le sbarre, non qui a piede libero, a mangiare nel mio stesso ristorante e a rovinare le mie serate”.
“Mi rendo conto benissimo” il tono di Dwalin si era addolcito. L’allenatore posò con cautela una mano sulla spalla di Thorin: “Frerin era mio amico, sai che gli volevo bene. Ma se vogliamo dimostrare che quei due, insieme, sono riusciti a toglierlo di mezzo e a falsare in qualche modo il risultato dell’autopsia, dobbiamo agire con cautela”.
Thorin sospirò. Le sue spalle si abbassarono, come in segno di resa. “Ma chi vogliamo prendere in giro. Smaug è uno dei medici sportivi più temuti, esperti e rispettati in tutte le regioni del Sud. Non abbiamo prove contro di lui e nessuno che possa darci ascolto. L’unica cosa che posso fare per Frerin è cercare di vincere questo trofeo per lui”.
E per Frodo, aggiunse inaspettatamente il suo cuore.
Thorin arrossì di vergogna al pensiero del pessimo comportamento che aveva tenuto poco prima nei confronti di Bilbo.
 
“Troveremo un modo, vedrai” mormorò Dwalin, conciliante, “E se vincere il torneo sarà il massimo che potremo fare, così sia! Ora però, basta brutti pensieri! Non sopporto di vederti così demotivato”.
 
“Hai qualche suggerimento per farmi stare meglio?” ridacchiò Thorin.
“Ah-ah. Vostra grazia ne sarà sorpresa, ma effettivamente è così” Dwalin gli porse un biglietto: sopra vi era scarabocchiato un numero di telefono.
Thorin lo fissò, perplesso: “Che cosa dovrebbe essere?”
Dwalin piegò le labbra in un sorriso malizioso: “Non lo immagini?”
 
Thorin impallidì: non poteva crederci.
Dwalin ridacchiò della sua espressione da pesce lesso: “E’ parecchio gratificante sapere di essere riusciti a rimediare il numero del ragazzo di un amico ancora prima di lui”.
 
Thorin non si sforzò nemmeno di rispondergli che Bilbo non era il suo ragazzo: quando Dwalin era in vena di provocare, la cosa migliore da fare era ignorarlo.
“Come l’hai avuto?” chiese, invece.
 
“Oin” rispose l’altro, come se fosse ovvio, “Glielo ha lasciato quel signore che viaggia con loro e che tiene d’occhio Frodo quando Bilbo si allena. Hamfast, mi pare si chiami”.
 
Il pensiero del perché Bilbo potesse avere bisogno di tenersi in contatto con Oin fece sentire Thorin ancora più in colpa.
Il signor Baggins si era fidato di lui, gli aveva confidato una cosa tanto delicata e dolorosa come la malattia di Frodo e lui che aveva fatto? Lo aveva lasciato solo, senza quasi salutarlo, troppo turbato dalla vista di uno dei potenziali assassini di suo fratello.
 
“Chiamalo, Thorin. Raccontagli tutto. Di sicuro qualcosa saprà già dalle notizie di cronaca nera, ma…”
“Sempre ammesso che non mi riattacchi in faccia appena capisce chi sono” ribattè Thorin con un sorriso di autocompatimento, ma nel frattempo stava già componendo il numero.
 
 
 
Bilbo si lasciò cadere a peso morto sul letto.
Che serata, pensò, chiudendo gli occhi.
Non sapeva se ritenersi offeso, sollevato, o preoccupato. Probabilmente un misto delle tre.
La sua coscienza continuava a punzecchiarlo, lasciandogli intendere che non avrebbe probabilmente chiuso occhio fino a quando non fosse riuscito a parlare con Thorin.
Sono certo che sarà così, sospirò Bilbo, afflitto, Maledetto bastardo dagli occhi blu…
 
Bzzz, bzzz, bzzz!
 
Il ronzio del cellulare lo riscosse. Si trattava dell’arrivo di un messaggio da parte di un numero che Bilbo non conosceva. Il Baggins lo aprì con grande curiosità e uno strano presentimento.
 
-Sei sveglio? Per favore, dimmi che sei ancora sveglio! T. D.
 
Il cuore di Bilbo sussultò: ma come aveva fatto a…?
 
-Sveglio e operativo. Stai bene? Chi ti ha dato questo numero?
 
Pochi secondi dopo arrivò la risposta:
 
-Dwalin lo ha avuto da Oin che lo ha avuto dal tuo amico. Senti, volevo chiederti scusa, mi sono comportato da idiota…
 
-No, figurati, cosa te lo fa pensare?
 
-Bilbo, ti prego… è una situazione un po’ complicata.
 
-Una situazione che non necessita la mia presenza, a quanto pare. Non devi giustificarti con me, Thorin. Buonanotte.
 
-No aspetta! Bilbo, per favore! Concedimi ancora 5 minuti, non chiedo altro.
-Bene, hai 300 secondi a partire da ora.
 
Bilbo trattenne il fiato in attesa della risposta. Arrivò dopo 2 minuti dei 5 concessi.
 
-Questa sera è stata meravigliosa, davvero. Non ero mai stato così bene con qualcuno che non facesse parte della mia famiglia da, beh… diciamo da troppo tempo. Non hai idea di quanto mi rammarichi per la maniera in cui si è conclusa, non ho scusanti. Non sono molto bravo con le parole o ad aprirmi con le persone, non è nulla di personale. Tu invece mi hai regalato la tua preoccupazione e il tuo dolore più grande, ti sei fidato anche se non mi conoscevi bene, ancora. L’offerta che ti ho fatto resta valida e se me lo permetterai voglio spiegarti cosa mi ha fatto correre via in quel modo, stasera. Riguarda una faccenda delicata, che è come una ferita ancora aperta, per me. Tu mi hai spiegato come mai hai deciso di partecipare al torneo: se mi concederai una seconda occasione, lo farò anch’io.
 
Bilbo lesse e rilesse più volte il messaggio, col cuore in subbuglio.
Non aveva ancora sentito Thorin mettere in fila così tante parole. Cominciava a pensare che nemmeno ne fosse capace.
Doveva trattarsi di qualcosa di davvero importante: distrattamente, Bilbo si chiese se per caso questa ‘ferita aperta’ riguardasse Frerin Durin, il fratello minore di Thorin, morto tragicamente qualche anno prima, durante quello stesso torneo.
C’era un solo modo per scoprirlo.
 
Bilbo sorrise, dolcemente, scuotendo la testa. Non era mai stato davvero arrabbiato con Thorin, più preoccupato, in realtà. Ma gli era sempre piaciuto fare il sostenuto e godersi le scuse degli altri.
E ora, il pensiero che Thorin volesse ripagare la sua fiducia e confidargli cosa lo avesse tanto angustiato gli provocò una piacevole stretta allo stomaco.
 
Bilbo Baggins, non ti riconosco. Stai regredendo all’età di un quindicenne alla sua prima cotta.
 
Le sue dita zampettarono rapide sul cellulare.
 
-Ci vediamo a colazione, Durin. Voglio riprendere da dove siamo stati interrotti ;)
 
-Conosco il posto perfetto, signor Baggins. Dormi bene, Bilbo. E grazie.
 
Bilbo sorrise, spegnendo il cellulare.
 
Depositò un bacio tra i capelli di Frodo, che dormiva della grossa nel letto vicino.
Poi, per la prima volta dopo tanto tempo, si addormentò con il cuore leggero.

 
 
 
 
 
 
 
Oggi sono super fretta, scusatemi D:
spero di avervi sorprese con l’inserimento di Smaug ^__^, il dottor Viscido.
Lascio a voi la parola, scusate la fretta.
 
Grazie a tutti i lettori, le recensiste, chi preferisce, ricorda, segue (Saitou Catcher)

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Quando Bilbo si svegliò, si trovò pervaso da una strana eccitazione, come se quel giorno dovesse accadere qualcosa di emozionante che in quel momento non riusciva però a focalizzare.
Poi, il ricordo arrivò rapido e improvviso come un fulmine:
 
-Ci vediamo a colazione, Durin. Voglio riprendere da dove siamo stati interrotti ;)
 
-Conosco il posto perfetto, signor Baggins.
 
La colazione con Thorin! Oh mannaggia, mannaggia, mannaggia! Ma che ore sono?
 
Vagamente, Bilbo si chiese quanto potesse essere risultata buffa la sua reazione ad un ipotetico, e per fortuna assente, osservatore esterno.
Era passato dalla posizione sdraiata a quella seduta con uno scatto degno di un grillo e i suoi occhi dovevano essere strabuzzati all’inverosimile.
 
Controllo l’orario della sveglia sul comodino: le 7.30.
La palestra d’allenamento apriva alle 9.00: questo gli dava un buon margine per farsi addirittura una doccia prima della fatidica colazione.
 
Nel letto di fianco al suo Frodo non si era accorto di nulla: continuava a dormire beato, con la boccuccia lievemente socchiusa. Non si poteva dire che stesse propriamente russando, ma aveva il respiro pesante, tipico di chi è immerso in un sonno profondo e sereno.
 
Bilbo avvertì il cuore stringersi e allo stesso tempo scoppiare di tenerezza.
Da una parte non aveva il coraggio di strappare suo nipote a quel placido riposo; dall’altra, tuttavia, avrebbe tanto voluto. Era dalla visita con Oin del pomeriggio prima, che non parlava con lui e, per quanto potesse suonare strano visto il breve margine di tempo, questa cosa gli mancava.
Frodo era un ragazzino molto affettuoso e Bilbo amava ricoprirlo di coccole.
 
Il giovane si sporse appena e sfiorò con le labbra la fronte del bambino: un tocco poco più lieve di una carezza.
Frodo strinse gli occhi e mugugnò qualcosa. Bilbo si allontanò per evitare di svegliarlo del tutto ma ormai la frittata era fatta.
 
“Zio…” bisbigliò il bambino, ma fu subito interrotto da uno sbadiglio, “Ciao, zio!”
 
Bilbo gli elargì un sorriso dolcissimo: adorava venire chiamato così, anche se in realtà non era il termine corretto, essendo Frodo il figlio dei suoi cugini. Ma era indubbiamente il più semplice per entrambi e Frodo sembrava andarci a nozze.
 
“Buongiorno, dormiglione” Bilbo ridacchiò, “Come ti senti oggi?”
“Mooolto beneee” esclamò Frodo, allungando apposta le vocali e facendo scoppiare a ridere l’altro, “Dov’eri ieri sera, zio? Hamfast ha portato me e Sam a mangiare la pizza! Era buonissima, sai?”
“Oh, ma che peccato che me la sia persa!” Bilbò esibì una finta smorfia di delusione, “Io adoro la pizza!”
“Io volevo portartene una fetta, ma Hamfast ha detto che non si poteva” Frodo assunse un’espressione pensosa, “Tu cos’hai mangiato, zio? Perché non sei venuto con noi?” chiese di nuovo.
 
Bilbo si grattò lievemente il capo, come a disagio. Eppure non c’era alcun motivo di mostrarsi nervosi, dopotutto a Frodo Thorin era piaciuto! Di sicuro non sarebbe stato geloso del fatto che Bilbo fosse uscito a cena con lui, invece che passare la serata con suo nipote, giusto?
 
“Uh… ecco… Frodo, caro, ricordi quel signore che hai conosciuto ieri in palestra?”
Il viso del bambino si illuminò: “Il signor Thorin!” esclamò.
Bilbo annuì, incoraggiato dalla reazione positiva: “Proprio lui! Ecco, ieri sera io e il signor Thorin siamo usciti a cena insieme. Sai, come fanno gli adulti per conoscersi meglio…”
“Ma certo!” Frodo aveva un sorrisone stampato in viso, “Il signor Thorin è un tuo nuovo amico, giusto?”
Bilbo ridacchiò: “Sì, in un certo senso possiamo dire così…”
“Sono tanto felice che tu abbia un nuovo amico, zio Bilbo! Così non ti sentirai più solo. Io a volte mi sento solo senza Sam”.
La felicità scomparve un attimo dal viso di Bilbo, sostituita da una punta di preoccupazione: “Sono felicissimo che tu abbia un amico come Sam. È molto speciale per te, non è vero?”
Frodo annuì, convinto: “E’ il mio migliore amico. Ci divertiamo sempre tanto a giocare insieme”.
“E questo è bellissimo, tesoro. Ma non devi sentirti solo quando Sam magari non può venire a giocare con te. Perché tu hai me, e io ci sarò sempre, te lo prometto. Sono felice di aver conosciuto il signor Thorin ma prima che succedesse non mi sentivo solo”.
Bugiardo, Bilbo.
“Perché anche io so di poter sempre contare su di te”.
 
Frodo lo osservava perplesso, come se non avesse capito bene il discorso o cosa c’entrasse con la questione ‘amici’. Si limitò a gettare le braccia attorno al collo di Bilbo, rimarcando l’ultima frase di questi.
“Certo zio, io ci sarò sempre per te”.
Bilbo dovette fare un enorme sforzo di volontà per ricacciare indietro le lacrime mentre stringeva a sua volta il bambino.
 
“Senti un po’, teppista…” Bilbo si ricompose velocemente, “Va bene se faccio colazione assieme a Thorin, oggi? Dobbiamo finire di parlare di una cosa…”
“Certo! Posso venire anch’io?”
“Uh… temo che ti annoieresti, tesoro, sono discorsi barbosi da grandi. Facciamo così: oggi a pranzo mangeremo tutti insieme, che ne dici?”
“Sììì!” esclamò Frodo, battendo le mani, e Bilbo non potè fare altro che ridere.
“Da bravo, ora preparati. Lo zio deve lavarsi, senti che cattivo odore che ha!”
Frodo sogghignò agitando una mano davanti al naso.
 
 
Thorin non aveva quasi chiuso occhio per tutta la notte, e si era svegliato un’ora prima rispetto alla tabella di marcia.
Sbadigliando infastidito, si era alzato e, indossando la tuta, era uscito a correre per scaricare la tensione.
 
Quando era rientrato aveva trovato la doccia occupata da Dwalin. Contrariato, ne aveva approfittato per provare a scrivere a Bilbo.
 
Mi dice ‘ci vediamo a colazione’ senza preoccuparsi minimamente di indicarmi un orario! Bah!
E di chi è la colpa se avete lasciato un discorso in sospeso? Ringrazia che ti abbia dato una seconda possibilità, piuttosto!
 
Preso com’era nel litigare con la sua coscienza quasi non si accorse del messaggio di risposta dell’altro:
 
-8.10 nella hall?
 
-perfetto!
 
Aveva ancora una mezz’oretta per prepararsi.
 
“Dove pensavi di portarlo?” gli chiese Balin, sinceramente curioso.
“La pasticceria di Dol Amroth” bofonchiò Thorin in risposta. Avrebbe preferito evitare, visto che poteva prevedere facilmente la reazione del suo vecchio mentore.
Difatti…
“Ooooh, quel posto ultra sciccoso con vista sul mare! Ottima scelta. Non ti facevo così romantico, ragazzo”.
 
Come volevasi dimostrare.
 
 
“Questo posto è meraviglioso, Thorin. E quella torta al cioccolato, mmmh! La fine del mondo!”
Il Durin ridacchiò, mentre osservava l’espressione di totale appagamento di Bilbo.
Il biondo aveva alcune briciole ai lati della bocca ma non si era accorto di nulla.
Thorin si chiese quale sarebbe stata la sua reazione se all’improvviso si fosse sporto verso di lui con la scusa di pulirgli il viso, e all’ultimo momento invece delle dita avesse usato la-
 
“Thorin? Ci sei? a cosa stai pensando?”
 
Thorin sogghignò tra sé e sé: se soltanto sapessi.
Una parte di lui voleva sfacciatamente dirgli la verità, solo per il piacere di vederlo ancora arrossire come quando avevano condiviso la colazione poco prima, e Thorin gli aveva deliberatamente sfiorato più volte la mano.
L’altra parte però, quella più razionale, gli suggeriva di andarci con calma.
Optò per una scelta a metà:
 
“A quanto dovrai faticare per smaltire la colazione, pulcino”, ghignò.
Bilbo arrossì, com’era nei piani, e mise il broncio, com’era prevedibile.
“Ah ah ah.” fece, sarcastico, “Hai mangiato tanto quanto me. E non chiamarmi così”.
 
Ma cosa posso farci se mi ricordi tanto un pulcino! Con quei tuoi capelli biondi e la tua maniera di arruffare le piume quando ti arrabbi. E poi sei alto le metà di me…
 
Thorin rise di gusto: “Come vuoi, pulcino. Vorrà dire che ci alleneremo insieme più tardi”.
Bilbo diventò, se possibile, ancora più rosso. “Si può sapere come fai?” bofonchiò.
“Come faccio cosa?” domandò Thorin perplesso.
“A… a uscirtene con certe frasi che suonano sempre così allusive, diamine!”
 
Con somma gioia di Bilbo quelle parole ebbero il potere di zittire Thorin, che si schiarì la gola e alzò le spalle.
 
Bilbo odiava l’idea di dover guastare quell’atmosfera così giocosa e rilassata, ma c’era un discorso che era rimasto in sospeso.
Sorprendentemente fu Thorin a prendere la parola, quasi gli avesse letto nel pensiero.
Il Durin parlò per venti minuti buoni.
 
Quando ebbe finito, Bilbo per un po’ non disse nulla.
Non avrebbe mai immaginato che le ragioni per cui Thorin aveva deciso di partecipare al torneo riguardassero la vendetta. Non sapeva bene come avrebbe dovuto sentirsi a riguardo: chi lo sa, forse al suo posto avrebbe fatto la stessa cosa. Non aveva alcun diritto di giudicarlo.
Quel che era certo era che, se Thorin aveva ragione, Frerin Durin aveva subito una grande ingiustizia.
 
“Così, ora sai tutto. Certo, immagino che la faccenda in parte non ti fosse nuova, se n’è parlato tanto ai tempi”.
“Già, ma non sarei mai andato a immaginare che-”
“Pensi che sia pazzo, vero?” l’amarezza nella voce di Thorin fece male a Bilbo.
“N-no, ma che dici. È solo che non voglio dare giudizi affrettati, insomma, prima di ieri nemmeno lo conoscevo il dottor Smaug. Certo, mi è sembrato un tipo inquietante, ma da qui a immaginarlo complice di quell’Azog in un omicidio per il titolo di un torneo…”
 
“Non ti sto chiedendo di credermi, Bilbo” sospirò Thorin, “Non ho prove a riguardo e forse non le avrò mai, ma conosco Smaug. La sua famiglia è sempre stata rivale della mia negli affari: non esistono persone più losche di loro. Mio nonno riuscì a far incarcerare il padre di Smaug per una frode, diversi anni fa…”
 
Bilbo annuì facendo cenno di continuare.
 
“Da allora i rapporti si sono inaspriti ancora di più. Quando ho scoperto che Smaug era uno dei medici sportivi del torneo mi sono preoccupato, ma non l’ho detto a Frerin. Non volevo impensierirlo. Ora non c’è giorno in cui non mi chieda se-”
 
“Thorin, no” il tono di Bilbo si fece duro, “Toglitelo dalla testa. Frerin conosceva Smaug e la sua storia tanto quanto te. Conosceva i rischi e non si è tirato indietro. Non pensare nemmeno per un secondo di ritenerti responsabile di quanto accaduto”.
 
“Non sarebbe dovuta andare così” la voce del Durin s’incrinò, “Avrei dovuto proteggerlo, avrei dovuto…”
“Shhh…” Bilbo gli si fece accanto e lo strinse in un abbraccio, incurante di chiunque avesse potuto vederli.
 
“Incastrerò quel bastardo” sibilò Thorin, “Fosse l’ultima cosa che faccio dimostrerò che è stato lui”.
 
“Ti aiuterò”, si sorprese a dire Bilbo.
Thorin si staccò dall’abbraccio, e lo osservò, incerto: “Non voglio trascinarti in questa storia, Bilbo. Potrebbe essere pericol-”
L’altro lo zittì con un dito sulle labbra: “Non sono una fanciulla indifesa. E dopo quello che sei disposto a fare per Frodo mi sembra il minimo”.
 
Thorin gli elargì un piccolo sorriso canzonatorio. “Ah sì? È solo per questo? Per ricambiare un favore?” chiese alzando un sopracciglio.
 
“Può darsi di sì… e può darsi di no. In ogni caso un ‘grazie’ sarebbe alquanto gradito”.
 
Thorin scoppiò in una risata, il buon umore ormai del tutto tornato: “Grazie, signor Baggins, siete molto generoso”.
“Se continui a prendermi in giro ritirerò l’offerta” s’imbronciò nuovamente Bilbo.
“Potrei lasciartelo fare, sai?” si addolcì Thorin, “Ero serio quando dicevo che non voglio metterti in pericolo. Frodo ha bisogno di te e…” sospirò come indeciso se continuare, “Bilbo”, si decise, infine “Anch’io credo di aver bisogno di…”
 
Ma il biondo lo fermò di nuovo: “Per adesso, non penso di essere pronto a sentirle, queste parole” mormorò chiudendo gli occhi, “Non ti sto dicendo di no, solo… sto benissimo con te, davvero, ma mettiamo tutto in stand by fino alla fine del torneo, d’accordo? Concentriamoci ad arrivare entrambi in finale. Per Frodo e Frerin”.
 
Thorin sospirò: in stand by fino alla fine del torneo. Solo amici.
E nel frattempo una settimana fatta di allenamenti insieme, di vedersi tutti i giorni, condivisione dello spogliatoio…
Dubitava che sarebbe riuscito a reggere.
Forse però nemmeno Bilbo potrebbe riuscirci, ghignò una parte perversa del suo cervello, già segretamente all’opera per far capitolare in qualche modo l’altro.
 
“Per Frodo e Frerin” rispose, convinto.








 
 
 
 
 
Ciaooooooooo! Sono ufficialmente stravolta e al pensiero che dovrò ripassare l’intero programma scolastico per lunedì… #vogliomoriremale.
Comunque. Non sono convintissima di questo cap ma forse sono troppo influenzata dal mio attuale umore D:
è bello lunghetto: spero di non aver messo troppa carne al fuoco, ma volevo che quei due si dessero un pochino una mossa ^_^, visto che non pensavo di farla lunghissima questa storia.
A voi la parola! Io vado a morire da qualche parte XDD.
 
Grazie a tutti i lettori, chi recensisce, segue, preferisce e ricorda (Little_GirlMoon005)
 

 
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


“Thorin?”
“Mhh?”
“Sei consapevole che questo non è un campionato di lotta libera, vero?”
“Mmh. Ne sei proprio sicuro?”
“Potresti spostarti per favore?!”
 
Thorin sbuffò, e con riluttanza si alzò da terra, o meglio, dal corpo di Bilbo Baggins, intrappolato sotto di lui fino a poco prima.
 
Bilbo era rosso come un peperone, in parte per quel contatto così intimo, in parte per lo sforzo, in parte per quella situazione così sgangherata.
 
Non conosceva ancora così bene Thorin da poter fare un’insinuazione del genere, ma aveva il forte sospetto che il Durin non avesse preso bene la richiesta che Bilbo gli aveva fatto a colazione. Quella di mettere qualunque tipo di pulsione si fosse verificata tra loro, fin dal primo incontro, in stand by fino alla fine del torneo.
Non abbiamo bisogno di altre distrazioni, dannazione! Perché deve rendere tutto così complicato?
 
Si erano recati insieme in palestra e Thorin non aveva fatto altro che stargli più vicino del dovuto, cercando ogni scusa per anche solo sfiorarlo.
Bilbo si era già pentito di avergli promesso che si sarebbero allenati insieme, ma ormai era troppo tardi.
Che Thorin non avesse alcuna intenzione di rispettare le regole del pugilato era stato chiaro fin dall’inizio: l’occhiata che aveva lanciato a Bilbo appena prima che cominciassero il round era stata a dir poco… predatoria.
E il biondo si era ritrovato a terra neanche un minuto dopo.
 
“Che succede grillo parlante? Oggi non saltelli più?”
Bilbo sbirciò Dwalin e lo vide nascondere il viso tra le mani: a quanto pare non era il solo in preda a istinti maneschi-omicidi. Avrebbe dovuto tenerlo a mente: lui e l’allenatore avrebbero potuto pensare a una qualche alleanza.
“Non c’è molto da fare quanto il tuo avversario decide di ignorare non solo ogni regola conosciuta, ma anche il buon senso, e caricarti come un toro”, sibilò in risposta.
 
Thorin ridacchiò. Aveva il coraggio di ridere, il bastardo. Che nervi!
“E’ tutto un gioco per te?”
Bilbo non aveva voluto suonare così duro, davvero, ma fu più forte di lui. Avrebbe voluto mordersi la lingua non appena pronunciate quelle parole: era ovvio che non fosse così, specialmente dopo tutto quello che Thorin gli aveva raccontato. Dannata impulsività.
 
Per fortuna l’altro non sembrò prendersela particolarmente, anche se smise subito di sorridere.
 
“Va bene, Baggins” sbuffò, cominciando a saltellare sul posto, “Facciamo a modo tuo”.
Bilbo sbuffò anche lui in risposta. Che permaloso.
 
 
La mattinata proseguì senza ulteriori intoppi: Bilbo e Thorin non fecero altri scontri diretti ma si dedicarono ad eseguire insieme alcuni esercizi, scambiandosi opinioni e consigli.
 
Entrambi ebbero modo di conoscere anche gli altri partecipanti: tra i personaggi più interessanti c’erano due pugili del posto, Aragorn e Boromir, che raccontarono loro di conoscersi da diverso tempo.
 
Bilbo condusse un breve incontro anche contro un ragazzone biondo proveniente da Rohan, di nome Eomer.
 
Azog di Gundabad fu l’unico con cui non scambiarono nemmeno una parola, ma anche volendolo non ne avrebbero probabilmente avuto modo. Il bestione era rimasto tutto il tempo per conto suo, interagendo solo con alcuni suoi connazionali.
 
Thorin non aveva certo intenzione di fare una tragedia di quella scarsa socializzazione e Dwalin la pensava allo stesso modo.
“Più lontani stanno meglio è” bisbigliò più tardi a Bilbo.
Il biondo annuì, pensoso. “Lo credo anch’io”.
“Deduco tu sia a conoscenza di…” Dwalin lasciò volutamente la frase in sospeso.
“Lo sono” confermò Bilbo, “Abbiamo chiacchierato parecchio, oggi a colazione”.
“Immaginavo”, Dwalin sospirò, “Sono felice che Thorin ne abbia parlato con qualcuno al di fuori di me, Balin o della sua famiglia. Sei il primo estraneo con cui si confida”.
Bilbo storse leggermente il naso alla parola ‘estraneo’. Ma non era colpa di Dwalin: l’allenatore aveva ragione, dopotutto lui e Thorin si conoscevano da neanche due giorni.
L’altro si accorse della piccola gaffe: “Non intendevo in senso dispregiativo, Bilbo. Credimi, sono davvero felice che-”
“Non preoccuparti, Dwalin. Hai ragione a definirmi così” lo tranquillizzò Bilbo toccandogli il braccio con la mano.
“Lasciami finire” borbottò l’altro, “L’ho capito subito che ci fosse qualcosa nel modo in cui Thorin ti guardava. Fin da quando gli sei finito per sbaglio fra le braccia”.
Bilbo restò in silenzio, sfregando i piedi tra loro, imbarazzato al ricordo del primo incontro-scontro.
“Quel testone è sempre stato una personcina adorabile” continuò Dwalin, “Ma in genere riesco a distinguere quando disprezza sul serio qualcuno e quando invece usa la sua arroganza per proteggersi, per nascondere quello che pensa davvero. L’ostilità nei tuoi confronti era troppo forte e troppo immotivata. Io penso che tu gli piaccia, e anche molto”.
“Lo so” bisbigliò Bilbo, negli occhi ancora la chiacchierata di quella mattina.
Ero serio quando dicevo che non voglio metterti in pericolo. Frodo ha bisogno di te e… Bilbo, anche io credo di aver bisogno di…
 
Restarono qualche secondo in silenzio ad osservare l’oggetto dei loro discorsi combattere contro il campione della regione di Bosco Atro, Thranduil.
 
Thorin a petto nudo e grondante di sudore era una visione alla quale Bilbo non sarebbe mai riuscito ad abituarsi, anche se per fortuna la concentrazione non lo abbandonava quando si trattava di venire alle mani con lui.
Il suo cuore prese a battere più velocemente al ricordo di quando poco prima quel corpo magnifico lo aveva tenuto intrappolato a terra, sotto di sé.
Dirgli di spostarsi era stata una delle cose più difficili che Bilbo avesse mai fatto in vita sua.
Avrebbe voluto rimanere steso a terra per sempre a godersi quelle giocose attenzioni.
Se solo la situazione lo avesse permesso… se fossero stati, chessò, per prima cosa da soli, in un luogo appartato, senza più alcuna preoccupazione perché uno di loro aveva vinto il torneo e gli impostori erano stati smascherati…
 
“E tu, Bilbo? Tu cosa provi?”
Le parole di Dwalin riscossero bruscamente Bilbo dai suoi pensieri.
Riflettè un attimo, prima di rispondere.
“Credo di ricambiarlo. No: sono sicuro di ricambiarlo. Ma…”
 
Per adesso, non penso di essere pronto a sentirle, queste parole.
Sto benissimo con te, davvero, ma mettiamo tutto in stand by fino alla fine del torneo, d’accordo?
 
Dwalin inarcò un sopracciglio facendogli silenziosamente cenno di continuare.
Bilbo sospirò. “Il punto è che Thorin non è l’unico con una missione. Mi sono iscritto a questo torneo per un motivo molto importante e non posso permettere che i miei sentimenti mi siano d’ostacolo. Thorin lo sa”.
“Allora mi basta”, lo rassicurò Dwalin, con un sorriso sincero, “Sembri una persona responsabile e intelligente, Bilbo Baggins, una persona che sa bene quello che vuole. Ti chiedo solo di non farlo soffrire: ne ha già passate troppe”.
“Credimi, Dwalin, è l’ultima delle mie intenzioni. Vorrei solo lasciare da parte queste… distrazioni, fino alla fine del torneo”.
“Lo capisco e lo rispetto” disse Dwalin, “Anzi, credo che da parte di entrambi possa essere la cosa più saggia. L’unico problema è che non credo che lui” fece cenno verso un Thorin a corto di fiato, “Sia del tutto d’accordo. Temo che non ti renderà le cose semplici” concluse con un sogghigno.
 
“Me ne sono accorto” borbottò Bilbo, sorridendo suo malgrado quando Thorin si voltò verso di lui per fargli un occhiolino.
 
“Ma so badare a me stesso” concluse il Baggins con un’espressione furba.
 
Dwalin gli battè una mano sulla spalla, ridendo di cuore. "Non ne dubito".

 
 
 


 
Ciao!!
Scusate se il capitolo è un po’ breve ma non sono riuscita a fare di più con la terza prova che incombeva >.<
Lo scopo principale era dare un po’ più di spazio a Dwalin e mostrare i tentativi di quel capoccione di Thorin di fare il furbacchione con Bilbo (che tra i due sembra quello più ragionevole :P).
Spero che vi sia piaciuto! Presto ritroveremo anche Smaug, tremate (*satanic laugh*)
Grazie a tutti i lettori e alle recensiste <3
Alla prossima!
 
Ceci

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


“Un uccello!”
“No, riprova…”
“Una mucca!”
“Ma come può essere una mucca, Sam? Non vedi che sta volando??”
 
Bilbo trattenne a stento le risate.
 
Erano seduti al ristorante dell’albergo: il pranzo volgeva al termine, ma essendo quel giorno il compleanno di Frodo, Bilbo aveva pensato di fargli una sorpresa: si era accordato con lo chef per farsi preparare una favolosa Belle Elene, la torta di pere e cioccolato che suo nipote venerava.
Mastro Bombur, lo chef appunto, l’avrebbe portata al loro tavolo a minuti.
 
Bilbo diede un’occhiata agli altri commensali: oltre a Hamfast e suo figlio Sam, aveva ovviamente invitato anche Thorin a mangiare con loro e lui aveva portato Dwalin e Balin.
I due fratelli erano immersi in una fitta conversazione con Hamfast.
Thorin invece… Bilbo si coprì nuovamente la bocca per non ridere, mentre lo osservava giocare ai mimi con Frodo e Sam.
Il Durin stava tentando di riprodurre un’elaborata figura, usando solo le mani. Nonostante i suoi sforzi, però, nessuno dei due bambini aveva ancora indovinato di cosa si trattasse.
 
“Uffa!” sbuffò Sam, gonfiando le guancette paffute, “Non indovineremo mai così!”
“Un indizio! Dacci un indizio!”
 
Thorin sorrise, indulgente: “Allora… può volare e inizia per ‘e’”.
“Elicottero!” esclamarono i ragazzini, praticamente all’unisono.
“Colpito e affondato” ridacchiò il Durin. “Finalmente”, aggiunse.
“Sei il migliore, zio Thorin!”
 
Il cuore di Bilbo perse un battito e per poco il Baggins non si strozzò con l’acqua, nel sentire suo nipote apostrofare Thorin in quel modo.
Certo, i due si erano avvicinati moltissimo nel corso della settimana, ma arrivare addirittura all’appellativo di zio…
 
Ovviamente Thorin non perse l’occasione. Puntò lo sguardo su Bilbo, esibì un ghigno carico di malizia e gli fece l’occhiolino.
Bilbo fece una smorfia e distolse lo sguardo, non prima di aver alzato gli occhi al cielo.
L’espressione di Thorin non gli sfuggì: era di completa soddisfazione.
Bastardo.
Bilbo avvertì il solito dilemma interiore farsi strada: da una parte era lusingato e felice, immensamente felice, che i suoi sentimenti fossero ricambiati e che Thorin nutrisse così tanto interesse nei confronti suoi e di Frodo.
Dall’altra continuava a ripetersi di andarci piano, che si conoscevano da pochissimo tempo e che avevano un torneo a cui pensare.
Per fato o fortuna, una delle due, erano finiti in gironi diversi. Questo, oltre a significare che non avrebbero corso il rischio di scontrarsi per un po’ di match, raddoppiava le possibilità di entrambi di arrivare in finale.
Thorin ne aveva biecamente approfittato per insistere che continuassero ad allenarsi insieme.
 
-Avanti, Bilbo, è logico se ci pensi. Affronteremo avversari diversi, non abbiamo alcun motivo di metterci a vicenda i bastoni fra le ruote. Cerchiamo di collaborare finchè possiamo!-
 
-Aha. Come no. Non ho mai visto una proposta così disinteressata-
 
-Così mi ferisci, pulcino. Non ti fidi più di me?-
 
-Per la cronaca non mi sono mai fidato di te. E ti ho detto di smetterla di chiamarmi così!-
 
Al che Thorin si era mostrato offeso per davvero. O meglio: ferito.
 
-Stavo scherzando- si era affrettato a dirgli Bilbo, -Mi fido di te. Per questo sono sicuro che se ti dirò di tenere le mani a posto lo farai, giusto?-
 
-E me lo chiederai?- aveva domandato Thorin, afferrandolo scherzosamente per i fianchi.
 
-Sai come la penso- era stata la risposta sussurrata di Bilbo, le sue mani appoggiate sul petto di Thorin, come a volersi distaccare.
 
-E tu sai quello che provo- aveva esalato l’altro in risposta, contro la sua fronte.
 
Ma si era comportato da vero gentiluomo, rispettando le richieste di Bilbo.
 
“A volte credo di non meritarti” pensava tra sé Bilbo e questo era uno degli altri motivi che lo frenavano.
Com’era possibile che l’ereditiere di una delle famiglie più potenti non solo delle regioni del Sud, ma dell’intera Terra di Mezzo, fosse veramente interessato a un semplice libraio come lui?
Bilbo non aveva mai sofferto di falsa modestia: riconosceva senza problemi di essere un ragazzo piuttosto attraente, ma a parte quello cosa aveva da offrire? A Erebor c’erano probabilmente persone altrettanto piacenti e molto più adatte per Thorin, rispetto a lui.
 
Poi rinsaviva e si dava dello stupido da solo per quei pensieri così limitati e meschini.
Thorin era diverso: non seguiva la logica comune, e lo aveva dimostrato quando si era offerto di aiutare Frodo quasi senza conoscerlo.
Evidentemente aveva visto qualcosa di speciale in Bilbo, qualcosa che lui stesso non si era mai accorto di possedere e Bilbo, suo malgrado, lo amava ancora di più per questo.
 
Sei cotto, Bilbo. Sei completamente fregato, vecchio mio.
 
Si spensero le luci.
Era finalmente arrivato il momento.
Mastro Bombur entrò infatti pochi secondi dopo: spingeva un carrellino di quelli da portata, con sopra una delle torte più spettacolari che Bilbo avesse mai visto, contornata da 11 candeline.
 
Sbirciò di sfuggita il nipote: Frodo aveva gli occhioni spalancati e la bocca aperta.
A coronare il tutto ecco partire la musica.
 
We sing happy birthday to you… and may all your dreams come true…
 
Bilbo ne aveva solo uno, di sogno. E se si fosse avverato non avrebbe chiesto altro per tutta la vita.
 
Un braccio gli circondò la spalla.
Era Thorin.
“Tutto bene?” gli chiese questi, con un’espressione leggermente preoccupata.
Bilbo gli elargì un sorriso tremulo: “Certo”.
Non si era accorto di avere le guance bagnate. Si affrettò ad asciugarsi le lacrime prima che Frodo potesse accorgersi di qualcosa, anche se per fortuna il bambino era ancora completamente concentrato sulla torta.
 
La serata fu un successo: Hamfast e Sam gli regalarono rarissimi numeri di un fumetto di cui Frodo andava matto; da parte di Thorin e i fratelli Fundin ricevette invece un elicottero giocattolo, che funzionava a pile.
Bilbo non riusciva a crederci: per quello Thorin aveva scelto di giocare ai mimi…
Il suo cuore minacciava di esplodere per le troppe, contrastanti, emozioni.
 
Persino dagli altri tavoli alcuni pugili, assieme ai familiari, si avvicinarono per fare gli auguri al piccolo.
 
“E’ stato il compleanno più bello della mia vita” strillò quella sera Frodo in camera, e Bilbo ebbe serie difficoltà a convincerlo che era il momento di dormire e non quello di giocare.
 
 
 
Thorin non ebbe problemi ad accedere alla semifinale: Alfrid di Esgaroth era un omino viscido e astuto, ma nettamente inferiore a Thorin in quanto a prestanza e tecnica.
L’incontro ebbe termine dopo appena due riprese. Una sorta di record.
 
Aragorn figlio di Arathorn si rivelò invece un osso duro per Bilbo.
Il suo stile di combattimento però non era troppo diverso da quello di Thorin: una volta che l’ebbe capito, Bilbo riuscì a sfruttare le debolezze dell’avversario.
 
“Congratulazioni”, disse più tardi l’uomo di Gondor, piuttosto ansante, stringendo la mano a Bilbo, “E’ stato uno degli incontri più stimolanti che io abbia mai avuto. Il tuo stile di combattimento mi ricorda molto qualcosa: dove sei stato istruito?”
 
“A Gran Burrone”, rispose Bilbo, ricambiando la stretta, “Nella palestra gestita da Elrond…”
“Peredhel!” concluse Aragorn. L’uomo scoppiò in una risata: “Avrei dovuto immaginarlo. Ironia del destino: sconfitto da un allievo del mio futuro suocero”.
“Tu sei il fidanzato di Arwen Undomiel?” Bilbo strabuzzò gli occhi, “Accipicchia quant’è piccolo il mondo. Beh, buon per te!”
 
Ricordava bene la figlia di Elrond: una ragazza a dir poco bellissima, con profondi occhi grigi e favolosi capelli scuri.
Ogni tanto capitava che venisse a trovare i suoi fratelli durante gli allenamenti.
“Dovresti evitare, sorellina” le diceva Elladan, per prenderla in giro, “Distrai troppo gli allievi”.
Ed era vero: tutti si fermavano e iniziavano ad abbaiare al suo indirizzo, neanche troppo velatamente.
Bilbo, al quale le donne non erano mai interessate, era stato uno dei pochi ai quali Arwen avesse concesso la sua incondizionata amicizia.
 
“Mi aveva detto che il suo fidanzato era di Gondor, ma non avrei mai fatto il collegamento. Eri piuttosto odiato, su al Nord” ridacchiò Bilbo.
 
“Posso immaginare” gongolò Aragorn, “Mi ha promesso che verrà giù per la finale ma per colpa tua dovrò tenerle compagnia in tribuna, invece di esibirmi sul ring” scherzò.
 
“Ehi! Ora non farmi sentire in colpa”.
 
Poco dopo furono raggiunti da Thorin. L’uomo abbracciò velocemente Bilbo e si congratulò.
Bilbo era ancora a torso nudo e mentre ne approfittava per osservarlo, Thorin si accorse di un brutto livido sul suo fianco destro.
 
“Ahi!” esclamò Bilbo mentre l’altro lo toccava deliberatamente in quel punto.
“Mmh” fece Thorin, “Come immaginavo. Credo tu abbia una leggera lussazione. Nulla di grave, ma credo sia meglio che tu vada immediatamente da Oin, se vuoi rimetterti quanto prima”.
“Thorin, ne abbiamo già parlato” ribattè Bilbo, esasperato, “Non posso continuare ad approfittare così del tuo medico, non è giust-”
Thorin lo bloccò con un dito sulle labbra: “Ti spedirò il conto alla fine del torneo, se ti fa sentire meglio”.
“Oppure”, continuò come ripensandoci, “Potremmo accordarci per un pagamento in natur-”
“Idiota!” Bilbo gli tirò un pugno su un braccio, ma stava sorridendo, “Ora vado, ci vediamo più tardi in albergo?”
“Uhu”.
 
Bilbo si alzò in punta di piedi e gli schioccò un bacio leggero, a pochi centimetri dalla bocca.
Thorin esibì un sorriso a 32 denti. “E questo cos’era?” domandò, estasiato.
“Mmh, consideralo un piccolo anticipo” rispose Bilbo, con un tono seducente e allusivo.
 
 
La saletta medici, quando Bilbo arrivò, era già occupata. Stava per bussare e chiedere dove poteva trovare Oin, quando riconobbe le voci.
Un brivido gli corse lungo la schiena.
 
Erano Azog e Smaug.
 
Ignorando completamente la ragionevole vocina che gli gradava di andarsene, Bilbo si mise invece a origliare.
Finalmente un’insperata occasione per provare ad aiutare Thorin.
 

 
 
 
 

tan tan taaaaaaaaan!
Sono tornata ^___^! Ecco che qualcosa si muove! Cosa avranno in mente quei due là?
Niente di buono, poco ma sicuro. Muahhaha!
Bene, in attesa che mi vengano buone idee vi saluto e ringrazio come sempre per continuare a seguire questa storia, lettori e recensiste <3
Alla prossima!

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


 
La saletta dei medici era situata al secondo piano, alla fine di un corridoio a forma di elle. Si trovava quindi dietro un angolo, nascosta alla vista immediata di chi accedeva al piano tramite scale e ascensori.
Inoltre erano già le 5 del pomeriggio passate quando Bilbo vi arrivò: l’arena si era praticamente ormai del tutto svuotata, dopo la fine dei quarti di finale.
A Bilbo corse un brivido lungo la schiena quando lo realizzò: da una parte quello era un vantaggio, visto che nessuno avrebbe potuto scorgerlo origliare, e di conseguenza mandare tutto all’aria, dall’altra però, nessun aiuto sarebbe arrivato nel caso…
 
Non ci pensare, Bilbo! Concentrati! È un’occasione unica!
 
Se solo avesse avuto un registratore con sé… Bilbo ridacchiò, scuotendo la testa: certo, come no, che sfortuna. In genere ne aveva sempre uno nella borsetta ma proprio quel giorno lo aveva lasciato a casa, pensò con sarcasmo.
Non siamo dentro un maledettissimo film poliziesco, Baggins!
 
No, certo, questo era peggio, molto peggio. Nei film polizieschi perlomeno era tutto finto e si poteva stare sicuri che alla fine il protagonista l’avrebbe scampata.
 
Le voci giungevano attutite dall’altro lato della porta, ma erano abbastanza concitate perché Bilbo riuscisse comunque a distinguere tutte le parole.
 
La voce di Smaug era quella più calma, esattamente come Bilbo la ricordava: suadente e melliflua.
Quella cavernosa di Azog, invece, sembrava completamente in preda al terrore.
 
-Mi avevi promesso che non sarebbe successo!- stava praticamente urlando, -Che ti saresti occupato di lui! È qui per vendicarsi, lo so! In qualche modo ha scoperto com’è morto quel mollusco di suo fratello e…
 
-Abbassa la voce!- sibilò Smaug –Voglio ricordarti che Frerin Durin è morto per colpa di un infarto. Si dopava e alla fine il suo fisico non ha retto all’uso eccessivo di quelle sostanze e lui ci è rimasto secco. È così che è andata: sono stato chiaro?!-
 
-Sappiamo entrambi che non è così…- provò a balbettare Azog, poi Bilbo udì un suono molto simile ad uno schiaffo, e subito dopo nuovamente la voce di Smaug.
 
-Ho detto: sono.stato.chiaro?!-
Silenzio.
-Bene! E adesso smettila di frignare come un bamboccio. Abbiamo messo a nanna senza problemi il cucciolo, troveremo il modo di ingabbiare anche il lupo.
 
-E come? Perché non hai fatto nulla finora?
 
-Se Durin avesse avuto un incidente nel corso del torneo o, peggio ancora, se succedesse durante la vostra semi finale, non passerebbe inosservato. L’episodio di anni fa ormai è archiviato ma oltre alla loro famiglia, c’è altra gente che pur non avendo in mano nessuna prova concreta, non ha mai creduto alla versione ufficiale. Gente che non vede di buon occhio me e la mia famiglia. Non possiamo mettere tutti a tacere.
 
-E quindi cosa facciamo?- Azog ormai stava praticamente ringhiando.
 
Bilbo si schiacciò ancora di più contro la porta: era proprio quello che voleva sapere anche lui!
 
-Dovremo trovare un altro modo per sbatterlo fuori dal torneo- sentenziò Smaug, imperturbabile, come se le preoccupazioni di Azog non lo scalfissero minimamente, -Fare in modo che se ne vada di sua spontanea iniziativ…
 
E poi accadde: Bilbo perse l’equilibrio, spinse sulla maniglia e ruzzolò nella sala.
Il silenzio che seguì fu glaciale.
 
Sia gli occhi di Azog che quelli di Smaug si dilatarono a dismisura non appena lo riconobbero, ma fu il medico, com’era facile da prevedere, quello che si riprese per primo.
Afferrò il giovane Baggins per i capelli, trascinandolo via dall’uscio, fino al centro della sala.
 
“Bene bene bene!” sghignazzò, “Guarda un po’ chi abbiamo qui!”
Bilbo si dimenò, inutilmente: non poteva fare nulla contro tutti e due: se si fosse trovato da solo con Azog era un conto, ma Smaug era dieci volte più pericoloso. E urlare non sarebbe servito a molto.
 
“Lo conosco!” grugnì Azog, “E’ quel pugile che sta sempre con Durin”.
“Oh sì!” rise Smaug, “Il signor Baggins se non ricordo male”. Imprigionò il mento di Bilbo tra due dita: “La prima e unica volta che ti ho visto da solo con Durin, mi sembravate piuttosto… intimi. Non è così?”
Bilbo si divincolò e arretrò di qualche centimetro solo per andare a sbattere contro Azog che lo tenne immediatamente fermo.
Bilbo sputò ai piedi di Smaug: “Non osare fargli del male!”
“Oh, sei un tipetto focoso, eh? Mi piaci!” Smaug sorrise e gli si avvicinò pericolosamente, sovrastandolo.
“Non preoccuparti” soffiò, abbassandosi al livello di Bilbo e accarezzandogli i capelli, “Non ho intenzione di toccare il tuo prezioso Thorin: sarà lui stesso a ritirarsi dal torneo. Credo di aver appena scoperto il suo punto debole”.
 
 
 
“Ma quanto diavolo gli ci vuole a farsi dare un’occhiata da Oin? Dovrebbe essere già qui a quest’ora!”
 
Thorin borbottava, a mezza voce, andando avanti e indietro per il bar dell’albergo.
Insieme a lui c’era Balin, seduto al bancone e intento a sorseggiare dell’ottimo scotch.
 
“Calmati, ragazzo” ridacchiò il mentore, “Probabilmente si sarà fermato a parlare anche di Frodo. Sarà qui a minuti, vedrai. Per Mahal, sei peggio di uno scolaretto alla sua prima cotta”.
 
Thorin lo fulminò con lo sguardo, pronto a ribattere, quando vide Dwalin avvicinarsi a loro, seguito da Oin.
Il cuore gli prese a battere più forte.
Che cosa ci faceva lì, Oin? Perché Bilbo non era con lui?
 
“Cugino!” lo prevenne Balin, “Dov’è il signor Baggins? Credevamo fosse venuto a farsi visitare da te, dopo lo scontro”.
 
Thorin trattenne il fiato in attesa della risposta, e anche Dwalin si mise immediatamente sull’attenti.
 
Oin alzò un sopracciglio- pessimo segno, pensò Thorin- e a sua volta disse: “Bilbo? Io non l’ho visto quest’oggi. Non mi sono recato all’Arena, ero di riposo, rammentate?”
 
Oh no.
Thorin deglutì, “Bilbo è via da più da quasi un’ora. Cosa può averlo trattenuto così tanto a lungo da…”
Le sue elucubrazioni vennero interrotte dallo squillo del suo cellulare.
Tutti lo fissarono, aspettando che rispondesse.
Era un numero sconosciuto.
 
“Pronto” disse Thorin, con il cuore che martellava nel petto.
 
Durin” gracchiò una voce, all’altro capo, una voce che Thorin riconobbe subito, “Ho come l’impressione che tu abbia smarrito qualcosa”.
Smaug”, Thorin quasi sputò, “Che cosa gli hai fatto?”
“Oh, non preoccuparti, sta bene. E starà ancora meglio se tu seguirai le mie istruzioni”.
“Ti avverto, bastardo: se provi anche solo a sfiorarlo, giuro che-”
“Non sei esattamente nelle condizioni per minacciare, Durin. Perciò se non vuoi che capiti qualcosa di spiacevole al tuo prezioso signor Baggins, fa esattamente quello che ti dico e non pensare nemmeno per un secondo di chiamare la polizia”.
Thorin!” la voce di Bilbo riuscì a sovrastare quello del dottore, “Non ascoltarlo! Ti prego, pensa a Fr-mmhh!
“Bilbo!!” urlò il Durin.
“Shh shh, va tutto bene” Smaug tornò a farsi sentire, “Bilbo è in ottima compagnia, e sono sicuro che visto che sei una persona ragionevole, presto tornerà tra le tue braccia, incolume. Oh beh. Quasi del tutto”.
 
Smaug chiuse la conversazione prima che tutti gli insulti che Thorin avesse mai imparato in vita sua gli potessero piombare addosso.
Anche Dwalin non si risparmiò.
“Verme schifoso!”, l’allenatore si trattenne dallo sputare a terra solo perché si trovavano in un albergo a 5 stelle, “Gli staccherò la testa dal collo!”
“Cosa vuole che tu faccia?” chiese invece Balin a Thorin.
Questi stava tremando di rabbia: “Vuole che vada dai giudici e annunci che mi ritiro. Che io dia forfait per la semi finale con Azog, così che quel bastardo vada alla finalissima a tavolino”.
Dwalin impallidì: “Thorin, non puoi farlo!”
“Mio fratello ha ragione”, gli diede man forte Balin, “Così facendo non rimarrebbe più nessuno a combattere per Frodo, Bilbo non te lo perdonerebb-”
 
“È COLPA MIA SE BILBO È STATO PRESO! L’ho coinvolto io in questa storia, gli ho raccontato io di Azog e Smaug! Ho insistito io che si facesse vedere da un medico!” Thorin era fuori di sé, “Forse hai ragione, non mi perdonerà per essermi arreso. Ma preferisco che mi odi piuttosto che lasciare che gli accada qualcosa per colpa mia. Non posso perderlo, Balin”.
 
“Molto bene”, Balin sospirò, “Allora rimane solo una cosa da fare”.
Thorin annuì, completamente svuotato. “Dwalin va da Hamfast. Raccontagli tutto e digli di tenere d’occhio i ragazzi, ma senza allarmarli. Dica loro che Bilbo e io siamo dovuti uscire con gli altri pugili per discutere delle semi finali e torneremo molto tardi”.
 
Dwalin annuì e si allontanò. Thorin invece, seguito da Balin, si avviò verso le stanze dei giudici.
Aveva l’aspetto di qualcuno che è stato appena condannato a morte.

 
 
 
 

 
Ciao truppa!
Le cose si fanno drammatiche D:
chissà come faranno i nostri amici a uscirne… beh, in qualche modo faranno ^_^ abbiate fede.
A presto!
Grazie come sempre a chi legge e recensisce <3

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***



Quando Dwalin tornò trovò Thorin e gli altri seduti ai tavoli di un salottino privato.
Thorin aveva uno sguardo così spento che Dwalin ne fu turbato.
“Hamfast porterà fuori a cena i ragazzi” annunciò, “Grazie al cielo alla loro età si riesce ancora a distrarli con poco. Si è fatto risentire, il bastardo?”
Thorin annuì. “Alla radio hanno dato immediatamente la notizia del mio ritiro. Mi ha chiamato subito dopo, per comunicarmi un luogo d’incontro. Devo andarci solo, non posso rischiare di chiamare la polizia: Smaug potrebbe avere delle talpe”.
“E come sappiamo che Bilbo sta bene? Che questa non è una trappola? Che quel verme non ci tradirà?”
“Non lo sappiamo”, esalò Thorin, senza nemmeno guardarlo.
“Maledizione, amico! Reagisci!” Dwalin non sopportava di vederlo in quello stato, “Ci sarà un modo per fargliela pagare! Non può finire così!”
“E cosa vorresti che faccia?? Una sola mossa falsa e Bilbo-”
 
“Thorin”, li interruppe Balin, meditabondo, “Sul tuo cellulare si può attivare il segnale del gps?”
“Cosa? Credo di sì, ma cosa diavolo centra al momento?”
Balin sorrise: “Credo di aver avuto un’idea. Devo solo vedere velocemente un vecchio amico”.
 
 
“Sono in ritardo!” sbraitò Azog, per l’ennesima volta.
 
L’omone stava camminando in cerchio da dieci minuti buoni, torcendosi le mani. Bilbo non aveva mai visto qualcuno così nervoso, in vita sua.
Smaug invece era il ritratto della calma: stava facendo dei tiri da una sigaretta, con gli occhi socchiusi, come se l’intera vicenda non avesse alcuna importanza per lui.
 
A Bilbo metteva ufficialmente i brividi quell’atteggiamento: ormai gli era del tutto chiaro che il dottore fosse completamente privo di scrupoli, e che desse praticamente valore zero alla vita delle persone che ostacolavano i suoi piani.
 
In quelle ore di prigionia Smaug lo aveva tormentato psicologicamente, pur rimanendo ben attento a non torcergli nemmeno un capello. Gli unici lividi che aveva Bilbo se li era procurati cercato di scappare.
Il suo misero tentativo era solo servito ad aumentare il numero di uomini che lo tenevano d’occhio, tutti molto simili ad Azog, altrettanto privi di scrupoli e provenienti da Gundabad.
Smaug aveva riso quando glielo avevano riportato, dopo neanche un minuto.
 
“Mh mh mh” gli aveva fatto segno di no col dito, “Così mi obblighi a passare alle maniere forti, ragazzino”. E aveva dato ordine che a Bilbo venissero legati anche i piedi e gli fosse messa una benda sugli occhi.
Il peggio era stato quando si era messo a raccontargli la verità sulla morte di Frerin, certo che Bilbo non rappresentasse alcun pericolo per lui: dopotutto, anche se i suoi amici fossero effettivamente riusciti a ottenere il suo riscatto, si sarebbe comunque trattato della sua parola contro quella di uno dei dottori più temuti e rispettati in tutto il Sud.
 
“Sai, è stato davvero facile, aggiungere dell’arsenico nella borraccia di Frerin Durin. Incolore e insapore, nessuno avrebbe sospettato nulla. E come medico responsabile sapevo che non avrei avuto problemi a falsare il risultato dell’autopsia: un gioco da ragazzi”.
 
Bilbo si era dimenato, e tutti i suoi insulti erano stati soffocati dal bavaglio che gli chiudeva la bocca.
 
“Shhh, non ti agitare, piccoletto, tanto è inutile. I tuoi amici arriveranno a breve, vorrai farti trovare in forze, no?”
 
“Dove sono finiti?!” grugnì nuovamente Azog.
Ormai stavano aspettando in quel lurido vicolo da un quarto d’ora.
Persino Smaug cominciò finalmente a dare segni d’inquietudine.
Poi però:
 
“Smaug!”
Bilbo si agitò riconoscendo la voce e cercò invano di liberarsi del bavaglio.
 
Il dottore piegò le labbra in un sorriso malvagio.
“Durin! Finalmente. Che tristezza la notizia del tuo ritiro, amico mio. Non ci volevo credere quando l’ho sentita alla radio…”
 
Solo l’intervento di Dwalin prevenne Thorin dal saltare alla gola di Smaug dopo quella frase così provocatoria.
“Dov’è?” ringhiò Thorin, “Che cosa gli hai fatto?”
Smaug schioccò le dita e dopo un paio di secondi due omaccioni apparvero dal fondo del vicolo, trascinando con loro Bilbo, uno per ogni lato.
“Come vedi io mantengo sempre le mie promesse. Eccotelo qui, sano e salvo”, ridacchiò il dottore.
I due energumeni spinsero Bilbo verso Thorin, ma il Baggins aveva ancora i piedi legati e cadde in avanti.
Thorin lo prese al volo.
Lo sorresse e gli strappò lo scotch che aveva sulla bocca.
“Th-Thorin” mugugnò Bilbo, finalmente libero di parlare, “M-mi dispiace, volevo solo aiutarti e invece per colpa mia…”
“Shhh, ne parleremo dopo” lo bloccò l’altro, “Sei al sicuro, adesso” e lo passò fra le braccia di Dwalin.
“Ma che carini che siete” cinguettò Smaug, sarcastico, “Mi fate venire voglia di vomitare”.
Thorin strinse i pugni e si voltò minaccioso verso di lui.
Smaug alzò un sopracciglio: “Chi credi di impressionare, Durin? Ho ucciso tuo fratello e non avrei avuto nessuna difficoltà nell’ammazzare anche te”.
Che cos’hai detto?” sibilò Thorin, avanzando lentamente verso di lui.
“Avevi ragione, Thorin” confermò subito Bilbo, “E’ stato davvero lui, ha usato dell…”
“Arsenico” completò Smaug, con un ghigno crudele, “Un lavoretto facile facile. Nessuno ha mai osato mettere in dubbio la mia parola e nemmeno voi aprirete mai la bocca: non avete prove. Ho vinto, mi dispiace”.
“No…” ringhiò Thorin.
“Il mio campione è in finale. Vinceremo noi questo torneo e l’Arkengemma. Ritenetevi fortunati che abbia deciso di risparmiarvi la vita. Ora girate al largo e sparite per sempre da questa città prima ch-”
 
“MANI IN ALTO!”
 
Fasci di luce illuminarono improvvisamente il vicolo, accecando temporaneamente Bilbo.
Quando riaprì gli occhi vide Smaug e i suoi uomini circondati da alcuni individui in borghese, che puntavano loro contro delle pistole.
 
L’uomo che aveva parlato stava ammanettando Azog.
 
“Dottor Smaug” disse l’uomo, rivolgendo a lui la sua attenzione, “La dichiaro in arresto per rapimento, omicidio premeditato e una lunga serie di altri reati. E lo stesso vale per i suoi complici”.
“Bard!” sputò il dottore, con un tono incredulo e allo stesso tempo carico di risentimento, “Credevo ti fossi ritirato dal servizio”.
“Un vecchio amico mi ha accennato che avrebbe potuto esserci bisogno del mio aiuto” ghignò l’agente, “Non avrei mai osato sperare che avrei incastrato proprio te”.
“Tu!” questa volta Smaug urlò alla volta di Thorin, “Hai osato ingannarmi! Ti avevo detto di non coinvolgere la polizia!”
“E tecnicamente non l’ho fatto” replicò Thorin, calmissimo, “E’ stata tutta un’idea di Balin: ha detto a Bard di sintonizzarsi sul gps del mio cellulare e di tenermi d’occhio. Nessuno ha mai fatto il tuo nome né ha dato questo indirizzo alla polizia”.
 
“Siamo arrivati qui poco prima che iniziassi a confessare l’omicidio di Frerin Durin. Una vera fortuna”. Bard si sfregò le mani.
“Avanti, ragazzi, portateli via”.
 
 
Bilbo era avvolto in una coperta e aveva tra le mani una tazza di cioccolata fumante.
Lo avevano portato in camera di Thorin per evitare di svegliare e allarmare Frodo, che dormiva già. Sam era rimasto a tenere compagnia all’amico su suggerimento di Hamfast.
 
Thorin accarezzò la schiena di Bilbo, poi lo attirò dolcemente a sé e premette un bacio tra i suoi capelli.
 
I due erano da soli in camera: Balin e Dwalin erano ancora al piano di sotto a parlare con la polizia. Secondo Bard questa volta Smaug non aveva scampo: diversi agenti avevano ascoltato la sua confessione nel vicolo e uno di loro era riuscito addirittura a registrarne una parte. Frerin avrebbe avuto finalmente giustizia e Azog era stato ufficialmente eliminato dal torneo.
La brutta notizia, purtroppo, era che lo stesso valeva per Thorin: nonostante fosse stato costretto a presentarla su ricatto, la sua richiesta di ritiro non si poteva comunque più annullare.
 
“Davvero un peccato” sentenziò il Durin, ridacchiando, “Con Azog in galera mi sarebbe piaciuto battermi con te, in finale”.
“Thorin…” sospirò Bilbo, affranto, per la decima volta, “Sono così dispiaciut-”
“E fai bene a esserlo” lo interruppe Thorin, solenne, “E’ tutta colpa tua”.
Bilbo abbassò lo sguardo, avvilito, ma Thorin continuò: “Colpa tua che finalmente la verità sia venuta a galla, che mio fratello abbia avuto giustizia e che ci siamo liberati una volta per tutte di quei farabutti. Colpa tua che io abbia capito che con la violenza si peggiorano solamente le cose”.
“Thorin…” a Bilbo tremavano le labbra.
“Ma la prossima volta che mi farai prendere uno spavento del genere giuro che me la pagherai cara” concluse Thorin con un occhiolino.
“Affare fatto” Bilbo finalmente sorrise.
Posò la tazza e si mise a cavalcioni di Thorin accarezzandogli dolcemente il petto.
 
La risposta di Thorin fu immediata: le sue mani s’insinuarono sotto la maglietta di Bilbo, vagando lungo il suo busto.
Il biondo si chinò verso Thorin e finalmente lo baciò sulle labbra: un bacio famelico, bramoso, atteso da troppo tempo. Thorin strinse la presa e si alzò, trascinando Bilbo con sé. Il più giovane gli avvinghiò le gambe attorno alla vita. Raggiunsero il letto di Thorin in un lampo: il Durin vi depositò Bilbo dolcemente, e si sdraiò sopra di lui, coprendolo completamente, senza mai smettere di baciarlo.
Rimasero così per diversi minuti prima di fermarsi per riprendere fiato.
 
“Resta con me, questa notte” soffiò Thorin sulla pelle sensibile del collo dell’altro.
“Ho idea che non mi lasceresti andare nemmeno se lo volessi” ridacchiò Bilbo, “Ma per tua fortuna essere tuo prigioniero non mi dispiace affatto”.
Le labbra di Thorin si piegarono in un sorriso soddisfatto e pieno di affetto. “Mahal, Bilbo… Ti desidero da così tanto”.
“Sono qui, adesso. Non me ne vado”.
 
E mantenne la sua promessa.
 

 
 



Sono una donna liberaaaaaaaaaaaaaaaaa! Liceo addio, bye bye, aufiderseeeeeen!
 
Ahahahah scusate il delirio, ho finito ieri l’orale ^_^
Ecco, forse mi sono lasciata trasportare un po’ e ho concluso la questione Smaug più veloce del dovuto, ma l’avevo detto che non sarebbe stata tanto lunga questa storia.
Mancheranno un capitolo o due.
Spero di non aver detto ciofeche sull’arsenico: da quel che ho letto su google è incolore e insapore.
Dai ditemi tutto! Vi è piaciuto il finale? Finalmente ce l’hanno fatta, olèèèè! E Smaug e Azog hanno avuto quel che meritavano!
Ora Bilbo andrà in finale contro… muhaahhaha lo scoprirete presto (Bilbo dovrebbe essere in semifinale, ma visto che sia Azog che Thorin, ossia i due pugili dell’altra semifinale, sono stati eliminati, la semifinale di Bilbo diventa direttamente finale. Spero si sia capito).
 
Alla prossima, grazie a tutti come sempre.

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


La prima cosa che Bilbo avvertì, quando si svegliò la mattina dopo, furono dei baci leggeri premuti contro il suo collo. Le braccia di Thorin lo tenevano avvinghiato da dietro e per buona misura l’uomo aveva gettato una delle sue gambe sopra quelle di Bilbo.
 
“Come se avessi voglia di scappare” pensò questi, ridendo tra sé, “Niente al mondo potrebbe mai farmi smuovere da questo lett… FRODO! Giorni celesti, devo tornare in camera prima che si svegli!”
 
Thorin nel frattempo era sceso a baciargli la spalla e si era accorto che Bilbo non stava più dormendo.
“Giorno, pulcino” ridacchiò contro la sua pelle, “Finalmente ti sei svegliato. Stavo per ricorrere a metodi più… persuasivi”.
 
Bilbo avvertì un brivido scendergli lunga la schiena e fu percorso da un’ondata di desiderio.
Purtroppo però, avrebbero dovuto rimandare.
“Che ore sono?” chiese.
Thorin aggrottò le sopracciglia: “Poco più delle 8, credo. Che ti importa? Oggi è domenica e dopo quello che hai passato meriti una giornata di puro relax”.
Cominciò a mordicchiargli un orecchio e Bilbo dovette reprimere un miagolio. Sarebbe stato decisamente poco dignitoso, oltre che inopportuno: Dwalin e Balin erano nella loro stessa camera, per tutti i folletti!
“Thorin…” mugugnò, “Devo proprio…”
“Non ci pensare” ringhiò giocosamente l’altro in risposta, “Tu resti qui” e per ribadire il concetto ribaltò le loro posizioni, intrappolando Bilbo sotto di sé.
Bilbo alzò gli occhi al cielo e s’impose di controllarsi, nonostante ogni fibra del suo corpo urlasse il contrario.
Prese il viso di Thorin fra le mani e lo baciò dolcemente.
“Per favore” scandì, piano, “Non vedo Frodo da quasi due giorni e lui non sa niente di quello che è successo. Devo tornare in camera prima che si svegli”.
 
Thorin sbuffò, frustrato, ma convinto.
“Sei un pulcino crudele e manipolatore”.
Bilbo sorrise. “Troverò il modo di farmi perdonare anche di questo”. Baciò la punta del naso di Thorin e gli chiese: “Perché non mi accompagni? Frodo sarebbe felice di vederti”.
 
 
Felice era un eufemismo.
Quando Bilbo e Thorin arrivarono trovarono Frodo e Sam semi avvinghiati in un solo letto.
Bilbo si chinò verso il nipote, scuotendolo piano: il piccolo aprì gli occhi e quando riconobbe Bilbo saltò a sedere in un battibaleno.
“Zio Bilbo!” trillò, “Sei tornato! Zio Thorin, ci sei anche tu!!”
I suoi urletti ovviamente svegliarono anche il povero Sam, che rimase però sdraiato a stropicciarsi gli occhi gonfi di sonno.
“Scusa se ho mancato la cena, amore mio” mormorò Bilbo, trattenendo le lacrime, “Sta diventando davvero una pessima abitudine”.
“Non fa niente, zio! Le cene coi grandi sono noiose, non ci sarei venuto”.
Thorin ridacchiò “Sono pienamente d’accordo, Frodo. Sei un ragazzino sveglio”.
 
“Sentite un po’, birbanti” Bilbo si sfregò le mani, “Ci sono alcune novità: vi annuncio che sono ufficialmente in finale!”
 
“Evviva! Evviva! Sei grande, zio Bilbo!” esclamarono Frodo e Sam, all’unisono.
“Io direi che un festeggiamento è d’obbligo” fece eco Thorin, “Che ne dite di una super mega colazione?”
 
La risposta era quanto mai scontata.
 
 
“Vorresti allenarti anche oggi? Mi prendi in giro? La finale è…”
“Dopo domani. Appunto”.
“Non se ne parla, hai bisogno di riposare. Dopo quello che hai…”
“Thorin, sto bene! Te lo assicuro, per quanto possa sembrare incredibile Smaug non mi ha quasi sfiorato”.
 
Thorin rabbrividì nel sentire quel nome. Strinse la presa su Bilbo che giaceva sdraiato tra le sue gambe.
 
Finita la colazione avevano deciso di portare i ragazzi in spiaggia.
Frodo e Sam stavano giocando poco distanti mentre loro due si erano seduti sulla sabbia, godendosi la brezza marina.
 
“Più tardi dovremo incontrarci con Bard” mugugnò Thorin, “Ha bisogno di alcune deposizioni e di una tua testimonianza scritta. Questa storia sembra non voler finire”.
“Siamo all’ultimo atto” lo tranquillizzò Bilbo, girandosi fra le sue braccia e baciandolo sulla guancia, “Presto quei due marciranno in galera e saranno solamente un brutto ricordo”.
“Uhu”.
“E una volta finito con loro mi allenerò un paio di orette” continuò Bilbo, “E non voglio sentire scuse. Voglio vincere quella coppa per tutti e due. Devo vincerla, per Frodo”.
“Va bene, un paio di orette, niente di più” si arrese Thorin, “Hai ancora tutto domani a disposizione. E ora…” si alzò, trascinando con sé Bilbo.
“Sì?” chiese l’altro, guardandolo circospetto.
Un sorriso a dir poco diabolico si allargò sul volto di Thorin.
“E’ arrivato il momento di un bel bagno”.
“C-cosa? Fermo, non vorrai-THORIN, METTIMI SUBITO GIU’!”
Ma era troppo tardi e pochi secondi dopo Bilbo si ritrovò catapultato in mare tra le risate di Thorin, di Frodo e di Sam.
 
Quando tornarono in albergo trovarono una sorpresa ad accoglierli.
Da Erebor era giunta la famiglia di Thorin: sua sorella, Dis, assieme ai suoi figli piccoli: Fili, il maggiore, aveva circa l’età di Frodo, Kili invece aveva all’incirca sei anni. I bambini fecero immediatamente amicizia con gran gioia dei loro parenti.
Anche Dis e Bilbo scoprirono subito di andare d’accordo: si somigliavano molto caratterialmente.
 
“Finalmente mio fratello ha trovato qualcuno in grado di tenergli testa” ridacchiò la donna, “Buona fortuna signor Baggins! Anche se sono certa che non avrai troppi problemi a gestire questo testone”.
Bilbo rise di cuore, godendosi l’espressione offesa di Thorin che borbottava qualcosa a proposito di ‘sorelline fastidiose e impiccione’.
 
Fu poco dopo che il Baggins si accorse che Dis Durin e i suoi figli non erano i soli arrivati in città per la finale.
Con un tuffo al cuore riconobbe l’intera delegazione di Gran Burrone: c’era Arwen, come Aragorn gli aveva precedentemente annunciato, e dietro di lei suo padre e i suoi fratelli.
 
“E’ meraviglioso vedervi!” esclamò Bilbo, correndo verso i suoi istruttori.
“Eccoti qui!” Elladan gli stropicciò i capelli com’era solito fare, “Complimenti, campione! Ero certo che ce l’avresti fatta”.
“Non ci saremmo persi la finale per nulla al mondo” disse la voce dolce e pacata di Elrond, “Siamo tutti così fieri di te, Bilbo”.
“Farò di tutto per non deludervi fino alla fine” un piccolo groppo alla gola costrinse Bilbo a fermarsi prima di proseguire, “E’ merito vostro se sono arrivato fin qui. Io non so come potrò mai ripagarv…”
“Facci vedere un bello spettacolo domani, e sarà più che sufficiente, comunque vada” interloquì Elrohir, “Il tuo avversario è Thranduil di Bosco Atro, non è vero?”
Bilbo annuì: “Proprio così. Esperto e veloce. Ha uno stile di combattimento non diverso dal mio”.
“Questo perché io e lui siamo stati allenati insieme” spiegò Elrond, “Da giovani eravamo inseparabili, poi la vita ci ha un po’ allontanato ma siamo rimasti comunque in buoni rapporti. È un avversario temibile, non lo nascondo, ma tu non gli sei affatto inferiore. Se ti concentri e combatti come hai fatto finora non vedo ragioni per cui tu non possa trionfare”.
 
“Grazie della fiducia, mastro Peredhel” rispose Bilbo, commosso, “Sai bene che non lo faccio per una gloria personale…”
“Lo so” Elrond gli posò una mano sulla spalla, “E questo ti da’ un considerevole vantaggio. Ma per oggi almeno, cerchiamo di non pensarci troppo. Cosa ne dici di presentarci ai tuoi nuovi amici? Niente meno che la famiglia Durin al completo!”
“Proprio loro!” rise Bilbo, “Se me lo avessero detto a inizio torneo non ci avrei mai creduto!”
 
Quante cose erano cambiate da allora. Sembrava passata un’eternità e invece si trattava di poco più di una settimana.
 
E col sorriso sulle labbra Bilbo si apprestò a presentare gli uni agli altri, i membri di quelle che ormai considerava le sue famiglie acquisite.

 
 
 
 
Coccole. Scherzi. Coccole. Fluff a palate.
Insomma, avevo voglia di tenerezza (tanto per cambiare. Sono monotematica).
Quindi Bilbo si batterà contro Thranduil ^___^. Chi vincerà? Beh, dai è ovvio.
A presto, grazie a tutti quelli che continuano a leggere e anche a recensire <3
Tanto ammmore a voi.

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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


Bilbo non ricordava di essersi mai sentito così nervoso come la sera della vigilia della finale. Nemmeno al suo primissimo appuntamento, avvenuto una decina di anni prima, aveva sudato così freddo.
Il sonno proprio non sembrava voler arrivare.
Si rigirò sul fianco ancora una volta. La mente non riusciva a concentrarsi su un unico pensiero: se ne alternavano almeno una decina al secondo, la maggior parte dei quali riguardavano Frodo e Thorin.
Il primo perché era la ragione per cui Bilbo si trovava lì, innanzi tutto.
Il secondo perché… beh, perché in parte anche Thorin, in effetti, era la ragione per cui Bilbo si trovava lì e non tra le grinfie di uno psicopatico. Thorin lo aveva salvato senza esitazioni, nonostante il prezzo da pagare.
Se Frodo era il passato e il presente di Bilbo, così come Bilbo lo era per lui, Thorin era fermamente intenzionato a rappresentare il futuro di entrambi.
Thorin era stata una sorpresa, tanto inaspettata quanto gradita. La cosa più bella che a Bilbo potesse accadere durante il torneo e il fatto che anche lui e Frodo avessero legato così a fondo e così velocemente era quasi un miracolo.
 
Ora toccava a Bilbo compiere il suo personale miracolo.
Avrebbe vinto per tutti e due. Doveva vincere.
 
 
“Mangia qualcosa, avanti”.
“Non ho fame”.
“Ma come puoi pensare di combattere a stomaco vuoto? Avanti, prendi almeno un po’ di…”
“Thorin, per favore! Ho lo stomaco sottosopra”.
 
Thorin sospirò, circondando le spalle di Bilbo con un braccio per attirarlo a sé.
“Qualcosa di leggero. Cerca di sforzarti, ti prego. Ti farà bene”.
Bilbo sospirò, chiudendo gli occhi. Sapeva bene che non poteva combattere a stomaco vuoto, ma che poteva farci se il suo suddetto organo non accennava a collaborare?
Nemmeno la presenza di Thorin riusciva a calmarlo: non riusciva davvero a immaginare cosa avrebbe potuto farlo stare meglio…
 
“Baggins!”
 
Sia Bilbo che Thorin si voltarono in direzione della voce.
Il primo rimase a bocca aperta: l’uomo che aveva parlato era niente meno che Thranduil di Bosco Atro!
Aveva una figura alta e slanciata: teneva i lunghi capelli biondi raccolti in una coda ed indossava abiti discreti ma allo stesso tempo raffinati.
Stava sorridendo.
Thorin lo salutò con un cenno: i due avevano già avuto modo di conoscersi durante gli allenamenti.
 
“Volevo farti le mie congratulazioni” disse Thranduil, tendendo una mano allo stupefatto Bilbo, “Hai fatto un campionato davvero straordinario. Elrond non esagerava quando mi parlava di te”.
Bilbo si riprese dallo stupore e ricambiò la stretta di mano: “Elrond ti ha parlato di me?” domandò, quasi incredulo.
“Ma certo!” Thranduil rise, “Eravamo molto legati, diversi anni fa. Ci siamo sempre tenuti in contatto anche se le occasioni di visite non sono mai state tante. Ci raccontavamo come andava nelle nostre rispettive palestre e mi diceva che eri uno degli allievi che lo rendevano più orgoglioso”.
Bilbo sentì le lacrime pungergli il bordo degli occhi: Elrond aveva davvero detto questo di lui… non che stentasse a crederlo, ma gli riusciva sempre difficile pensare di meritare lodi di alcun genere.
 
“Sono felice di potermi misurare con te, Bilbo” proseguì Thranduil e il suo sorriso si addolcì, “Sono sicuro che sarà un scontro sensazionale. Che vinca il migliore”.
 
Finalmente anche Bilbo sorrise: “Ti ringrazio, Thranduil. Anche io sono lieto di potermi misurare con pugile come te. A più tardi, allora”.
“A più tardi” confermò Thranduil e con un cenno del capo si allontanò.
 
In quel momento lo stomaco di Bilbo finalmente si aprì.
Forse gli serviva solo accertarsi che il suo avversario non fosse un mostro, forse erano state le parole di Elrond o la certezza che ci sarebbe stato uno scontro leale e alla pari.
Fatto sta che finalmente, tra le risa di Thorin, il suo appetito era senza dubbio tornato.
 
 
 
“Siamo all’undicesima ripresa e lo scontro non ha perso un briciolo della tensione iniziale! Che finale, signore e signori, che finale! Come finirà?”
La voce metallica dello speaker era piena di eccitazione.
 
Thorin si torse le mani: non era sicuro di quanto ancora sarebbe riuscito a reggere.
Frodo, seduto sulle sue gambe, era invece entusiasta: si sgolava e faceva il tifo come il più scatenato degli ultras. Anche Sam e Hamfast, accanto a loro, non erano da meno.
Lo spettacolo a cui stavano assistendo era senza dubbio avvincente: per il momento né Thranduil né Bilbo avevano prevalso, anche a causa del loro stile di combattimento, molto simile.
Thorin avrebbe dato qualunque cosa per essere al posto di Thranduil ma forse era meglio così.
 
La folla era schierata equamente e grida di ‘Forza Bilbo’ e ‘Avanti, Thranduil’ risuonavano attorno a loro.
 
Thorin tornò a concentrarsi sull’incontro nell’esatto momento in cui Thranduil sferrò un jet più forte della media. Bilbo barcollò e in molti, Thorin compreso, trattennero il fiato. Calò il silenzio mentre Bilbo si accasciava al suolo e l’arbitro cominciava a contare.
Bilbo sputò per terra e Thorin notò con apprensione che si trattava di sangue.
Rialzati, Bilbo, avanti. Sei più forte di così.
 
E, come se avesse potuto sentire i suoi pensieri, Bilbo si rialzò. La conta era arrivata solamente al 5.
Una nuova luce si era accesa negli occhi del Baggins. Una luce che Thorin aveva già visto durante il loro primo incontro.
 
Oh, oh. Fossi in te starei attento, Thranduil.
 
E la tempesta si scatenò poco dopo. Bilbo si lanciò come una furia contro il suo avversario, come se non contasse altro nella vita. Thranduil non se lo aspettava e stentò a reagire. Bilbo sembrava come posseduto, non sentiva nemmeno più la fatica: costrinse l’altro all’angolo, colpendolo ripetutamente.
Il pubblico era in visibilio. L’arbitro intervenne per allontanare Bilbo e Thranduil avanzò di qualche passo solo per cadere riverso a terra. Lo salvò lo scoccare della campana che segnava la fine di quella ripresa.
Il match, si sarebbe deciso ai punti.
 
“Bilbo”. Thorin era corso al ring, dove già si trovavano Balin e Dwalin.
“Stai bene?”
Il biondo tossicchiò. “S-Sì”, ansimò, “Ma sono esausto. Non avrei retto un round in più”. Barcollò e Thorin lo sostenne. “Piano, pulcino” gli mormorò dolcemente all’orecchio, “Era l’adrenalina a tenerti in piedi, adesso sta svanendo”.
“Per la millesima volte, non chiamarmi così” ridacchiò debolmente Bilbo, lasciandosi guidare a sedere sullo sgabello.
 
“Un match eccezionale, ragazzo”, sentenziò Dwalin, “Ci hai tenuti col fiato sospeso fino alla fine”.
“Davvero ben fatto” confermò Balin, “Ora è tutto nelle mani dei giudici”.
 
E i suddetti presero la parola poco dopo.
Calò un silenzio di tomba. Bilbo aveva il cuore a mille. Sentì le dita di Thorin insinuarsi tra le sue in una stretta rassicurante.
 
“Signore e signori” annunciò lo speaker, “Ecco il verdetto: è all’unanimità che la giura dichiara Bilbo Baggins il vincitore della Gondorian Boxe Competition!”
 
Il resto si perse in un mare di applausi. Bilbo vide ogni cosa girare intorno a sé mentre Thorin lo sollevava in aria, gridando. Un secondo dopo si ritrovò circondato da una marea di gente.
Vide Hamfast farsi strada portando con sé Frodo e Sam, vide Elrond applaudire commosso, i gemelli abbracciarsi e Arwen baciare Aragorn.
Vide Dis asciugarsi il viso e i piccoli Fili e Kili saltellare come matti.
 
Bilbo si fece posare a terra e si tuffò ad abbracciare il suo nipotino.
Le lacrime scorrevano a fiumi sulle sue guance ma non gli importava, nulla di ciò che lo circondava aveva più importanza del ragazzino che stringeva fra le braccia.
Ricevette innumerevoli pacche sulle spalle e decine di complimenti da chiunque capitasse a tiro. In molti corsero a complimentarsi anche da Thranduil e, staccatosi appena da Frodo, anche Bilbo si affrettò a stringergli la mano.
Lo sconfitto sorrideva, sereno, appagato dalla splendida gara.
 
Thorin si fece nuovamente strada fra la gente festante e raggiunto Bilbo gli sollevò il braccio verso l’alto.
“Ce l’hai fatta, ce l’hai fatta, ce l’hai fatta!” non smetteva di ripetere.
Bilbo gli prese il volto fra le mani: “Metà del merito è tuo!” mormorò, riconoscente, prima di baciarlo.
“Grazie, Thorin. Mi dispiace non aver potuto condividere con te quest’ultimo incontro…”
Thorin gli schiacciò giocosamente il naso con un dito. “Possiamo rifarci in qualunque momento” ribattè, maliziosamente, “Per ora goditi questa vittoria. La mia l’ho già avuta”.
“Quella su Azog e Smaug” annuì Bilbo, convinto.
Thorin scosse la testa, con un’espressione fin troppo divertita per i gusti di Bilbo.
“Ti sbagli” lo contraddisse dolcemente il Durin, “Tu. Tu sei la cosa più importante che abbia vinto in questo torneo”.
Bilbo sentì la temperatura corporea salire pericolosamente. Boccheggiò, senza sapere cosa dire.
Perché, perché Thorin doveva sempre essere così… così…
 
Il moro si stava sbellicando dalle risate: “Dovresti vedere la tua faccia!”
“Tu… tu…” ringhiò Bilbo, “Devi smetterla di dire certe cose, lo fai apposta!!” Cominciò a colpirlo sulle braccia ma Thorin non smise di ridere neanche un istante e presto anche Bilbo si unì a lui.
 
E mentre tornava a sollevare suo nipote tra le braccia, circondato da vecchie famiglie, nuovi affetti, e da tutti i suoi amici, Bilbo Baggins pensò che la sua felicità non avrebbe potuto essere più completa.

 
 
 
 
 
 
 
 
Scusate il ritardo >___<
Sono stata via e non ho potuto pubblicare prima. Spero che almeno l’attesa sia valsa la pena.
Se ve lo steste chiedendo sì, la fine del torneo decisa ai punti è presa dal film ‘Cinderella Man’ che se non avete mai visto vi consiglio perché è bellissimo (e Russel Crowe meraviglioso <3).
E così si conclude la storia :D! vi ringrazio per essere arrivati fino a qui con me: grazie a chi ha letto, preferito, ricordato, seguito e ovviamente recensito (grazie ragazze, per le vostre bellissime parole!)
Ci si rilegge in futuro, buone vacanze e buona estate
 
Ceci

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