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Si servì di un sorriso gentile accompagnato da uno sguardo
fermo e la Signora Selwyn capì che il tempo a sua disposizione per conversare
con lui si era concluso, con un ultimo complimento all’arrendo della sala non
provò a rinnovare la conversazione e lasciò che il giovane Malfoy si
allontanasse da lei per dedicarsi ad un altro ospite.
Draco soffocò l’imprecazione pescando due bicchieri dal
vassoio che gli stava passando accanto e porgendo uno di essi al Signor Gibbon che lo accettò con garbo, iniziando a sciorinare i
complimenti di rito per la festa, la sala, gli invitati, il cibo e il vino. Non
un’ombra di impazienza colorò le risposte educate di Draco e il modo in cui si
occupò dell’ospite ormai anziano e velocemente incamminato verso la senilità fu
ineccepibile. Solo dieci minuti dopo, riuscì a liberarsi anche di lui per
gettare un’occhiata rapida e sperava invisibile, lungo tutta la sala. Lo aveva
perso di nuovo e le manovre di avvicinamento tragicamente lente non avevano
fatto altro che opporsi alle sue così che ora si ritrovavano ancora più
lontani.
Strinse i denti, ma la sua mascella si rilassò un secondo
dopo in un sorriso che poteva vincere il Premio Galateo dell’anno, gli occhi
posati su una nuova ospite e la sua attenzione apparentemente tutta sulla
signora, quasi che da quando aveva varcato la porta non avesse fatto altro che
aspettare di potersi dedicare a lei.
La signora Malfoy posò lo sguardo su di lui e annuì. La più
grande forma di complimento che suo figlio avrebbe mai ricevuto da lei in
pubblico.
Quella festa a casa Malfoy era una tradizione che si portava
avanti da quasi un secolo, ogni capostipite aveva dovuto dimostrarsene
all’altezza e ogni sua consorte aveva preso sulle proprie spalle quell’onere,
importante tanto quanto la procreazione di un erede.
La Festa di Primavera era un evento mondano, uno tra i tanti
che si organizzavano nell’Alta Società, ma contrariamente a tutti gli altri, a
questo nessuno ci avrebbe mai rinunciato, durante tutto il mese precedente,la celebrazione diventava l’argomento di
conversazione più frequente in qualunque ambiente, dalle parrucchiere che
vedevano il loro lavoro incrementare all’inverosimile tra le mille prove di
acconciatura per tutte le signore che vi avrebbero partecipato, ai giornalisti
che provavano invano a scoprire in anticipo il numero esorbitante di invitati e
i loro fortunati nomi, agli invitati stessi che dopo aver aspettato con
trepidazione il tanto atteso invito avrebbero venduto l’anima per conoscere il
colore degli addobbi dell’enorme Sala da Ballo del Malfoy Mannor
così che il vestito ne risaltasse al meglio. Generazioni di fanciulle vi
avevano fatto il debutto in società, generazioni di giovanotti vi avevano perso
il cuore e generazioni di madri avevano scandagliato le prime e i secondi alla
ricerca della sposa o dello sposo ideale per i loro pargoli pronti al
matrimonio.
Un solo punto nero macchiava l’ineccepibilità di quella festa:
per ben tre anni la tradizione si era interrotta in quanto tutta la famiglia
Malfoy stava scontando la propria pena nelle carceri magiche di Azkaban, ma non
appena la Signora Malfoy era stata scarcerata la tradizione era tornata ad
allietare tutta l’Alta Società e dopo cinque anni, con in prigione ormai
soltanto il Signor Malfoy, la Festa aveva perso il tono scandaloso di quei
primi anni per tornare al suo antico splendore e Draco Malfoy e sua madre
scivolavano eleganti e graziosi fra la folla di invitati, salutando,
chiacchierando, dedicando ad ognuno il tempo di cui avevano diritto, tanto
perfetti come Anfitrioni da far dimenticare ai loro ospiti l’imperfezione del
loro passato.
La Signora Malfoy si permise un sospiro, rapido, aggraziato,
ma soprattutto invisibile, dietro al fragile bicchiere di Champagne da cui prese
un sorso elegante, senza macchiare il vetro con il rossetto, così come le era
stato insegnato fin da bambina. La Festa stava procedendo alla perfezione, due
signori erano stati accompagnati alla Biblioteca dove stavano smaltendo i
bicchieri di troppo con l’aiuto di un paio di Elfi Domestici, il tacco della
Signorina Wilkes era stato prontamente aggiustato e il trucco troppo volgare
della Signora Jugson era stato ritoccato con l’uso di
tanto tatto quanto di sapone. Draco procedeva sicuro fra gli invitatie lungo il suo cammino i sorrisi si andavano
moltiplicando e illuminando.
Narcissa aveva temuto per lui, era
certa che suo figlio sapesse gestire alla perfezione quel tipo di evento, vi
aveva partecipato fin dai suoi quattordici anni e anche se più giovane di tutti
gli invitati già quella prima volta si era comportato ben più distintamente di
molti di loro. Eppure quell’anno era diverso, non si era preoccupata quando
Draco vi aveva dovuto partecipare ad un solo mese dalla sua scarcerazione, non
si era preoccupata nemmeno quando il Signor Rosier lo
aveva insultato apertamente, attirando l’attenzione di tutta la Sala, conosceva
suo figlio e sapeva che era in grado di gestire cose ben più complesse di
quelle,glielo aveva dimostrato più di
una volta, crescendo ad una velocità impressionante nei pochi mesi dopo la
Guerra e dimostrando di essere quell’uomo che aveva saputo riconoscere in lui
fin dai suoi primi anni di vita, ma che lei e suo marito avevano cercato di
soffocare il più possibile dietro all’immagine di piccolo bambino viziato che
non avrebbero mai voluto veder crescere. Tuttavia quell’anno era preoccupata.
Narcissa Malfoy alzò un
sopracciglio e il vassoio che stava Levitando nell’angolo destro della sala,
leggermente inclinato verso sinistra di riassettò immediatamente, schivando abilmente
gli invitati e posizionandosi sotto alle mani tese. Con un sorriso armonioso si
rivolse al giovane Mulciber che, gli occhi resi
bovini dall’insicurezza, stava vedendo la sua futura sposa volteggiare sulla
pista da ballo con un altro giovanotto ben più attraente di lui.
Nella sua mente si formò la parola: patetico, ma nei suoi modi mostrò l’opposto fino a farsi invitare a
ballare. Era vagamente inappropriato in quanto Mulciber
era molto più giovane di lei, ma la sua dama non avrebbe potuto fare a meno di
notarli e ballare con la padrona di casa era un onore che avrebbe innalzato il
suo futuro sposo ben al di sopra della bellezza del suo attuale ballerino.
Dovette prendere il controllo del ballo, ma il ragazzo
glielo cedette con facilità e sebbene leggermente impacciati la sua destrezza
compensò quasi del tutto l’inadeguatezza del suo partner, così che riuscirono a
concludere il ballo senza incidenti. Quando la musica venne sostituita la sua
futura sposa lo stava aspettando al lato della pista con un sorriso e le guance
rosse, pronta a ritornare al proprio posto.
La signora Malfoy tornò ad occuparsi dei propri invitati,
ogni dama trascurata si ritrovava con un invito a ballare o a partecipare ad
una conversazione, ogni giovanotto impacciato si ritrovava a brillare di fronte
alla giovane che sua madre sognava per lui, portato dalla padrona di casa a
parlare di quell’argomento che tanto gli stava a cuore, ogni madre guardava con
gioia il proprio figlio venir ammirato dalle amiche e ogni padre si ritrovava
con il suo vino preferito in una mano e la figlia ben lontana dal ricordarsi di
quell’irriverente Don Giovanni che da giorni provava ad entrare dalla finestra
della sua camera da letto.
Draco gettò un’occhiata a sua madre e la vide impegnata con
una vecchia signora con l’acconciatura storta che era sicuro sarebbe sparita
dalla Sala per tornare poco dopo perfettamente sistemata. Ma non era lei che
stava cercando e il suo sguardo vagò nuovamente alla ricerca sempre della
stessa persona, questa volta erano più vicini, ma non poteva sapere ciò che
sarebbe successo quando fosse infine riuscito a liberarsi del Signor Nott. Avrebbe dovuto restargli accanto, avrebbe voluto
aiutarlo, ma non gli era possibile e questo a discapito della distanza, se
anche fosse riuscito a raggiungerlo, cosa che stava provando a fare inutilmente
fin da quando era arrivato alla Festa, non sapeva per quanto tempo sarebbe
riuscito a non separarsi nuovamente da lui. Con una risposta gentile al Signor Nott, riuscì a gettare un’occhiata a Blaise Zabini che,
appoggiato al davanzale stava sussurrando qualcosa nell’orecchio di Paciock con
tutta la naturalezza con cui lo avrebbe fatto se fossero stati da soli e
sdraiati in un letto sfatto.I due
ragazzi erano arrivati assieme e dopo i saluti di rito alla padrona di casa si
erano rintanati in quell’angolino davanti alla finestra, e non avevano fatto
altro che parlarsi a vicenda, tanto immersi l’uno nell’altro da non sembrare
nemmeno inappropriati, si amavano e la delicatezza dei loro sentimentigiustificava pienamente la scortesia del loro
comportamento. Draco si mise a ridere alla battura della Signora Nott, invidiando dentro di sé i due ragazzi: perché non
avrebbe potuto fare altrettanto? Perché doveva preoccuparsi di quei due vecchi
bacucchi invece che dell’unica persona di cui avrebbe amato la compagnia?!
Ma naturalmente lui non era Zabini e non era nemmeno
Paciock, il suo dovere era quello di accogliere gli invitati e quello avrebbe
fatto. Aveva fatto le veci di Lucius Malfoy, aprendo
le danze con sua madre, si era occupato dei suoi ospiti così come gli era stato
insegnato e quella sera si sarebbe sentito stremato, con la gola secca per le
troppe futili chiacchiere e la testa dolorante per aver passato tante ore ad
escludere il suono dell’orchestra per concentrarsi sulla conversazione, ma
quello era il suo dovere, lui era un Malfoy e così doveva agire… ma nel suo
cuore, nel suo cuore poteva essere Draco e ancora una volta sfruttò la
distrazione dei suoi interlocutori per cercare la sua figura nella stanza: se
almeno avesse potuto incrociare i suoi occhi, anche solo per un istante…
Narcissa strinse le labbra nello
scorgere Draco alzare gli occhi sulla folla alla ricerca di qualcosa, i signori Nott
non sembravano essersene accorti ma qualcun altro avrebbe potuto farlo e quando
infine gli occhi di suo figlio passarono su di lei durante la loro
perlustrazione un’occhiata severa fu sufficiente a riportarlo ai suoi doveri.
Era ingiusto, lo sapeva, dopotutto erano quattro ore che si occupava
perfettamente dei suoi ospiti ed era più che certa che se anche qualcuno avesse
notato la sua momentanea distrazione nessuno l’avrebbe trovata inappropriata,
nemmeno sapendo chi stava cercando tra gli invitati sarebbe potuta risultare
sconveniente, non era null’altro che normale, ma il punto era proprio quello: i
Malfoy non erano gente normale!
Fu lei questa volta a posare gli occhi sulla persona che
Draco desiderava, ma lei non dovette cercarla, lei sapeva perfettamente in che
parte della Sala si trovava, la stava tenendo d’occhio fin da quando aveva
preceduto Draco per accoglierla lei stessa e impedire che suo figlio si
distraesse dai propri impegni. Harry Potter stava chiacchierando con quel
vecchio idiota del Conte Carrow e con sua sorpresa se
la stava cavando perfettamente.
Narcissa pensava che si sarebbe
fermato in un angolo della Sala, incapace di conversare con quelli che lo
avevano osteggiato fin da quando avevano saputo della sua esistenza, pensava
che si sarebbe incollato ai pochi amici che c’erano alla Festa o a Draco,
pensava che si sarebbe messo in imbarazzo comportandosi in modo inappropriato,
dopotutto era totalmente all’oscuro di tutte quelle piccole regole che l’Alta
Società riconosceva come leggi e che venivano tramandate da padre in figlio e
da madre a figlia, pensava che si sarebbe presentato con un completo preso in
affitto in chissà quale topaia e non avrebbe fatto altro che mettere in
imbarazzo se stesso, lei e, peggio ancora, Draco… invece Harry Potter indossava
un abito da sera di ottima fattura che doveva aver comprato per l’occasione e
che era chiaramente fatto su misura,la
sua postura era diritta, non aveva rovesciato nessun vassoio e aveva
chiacchierato con i suoi amici ma non più di qualche minuto per poi lasciarsi
trascinare dalle conversazioni che lo circondavano, gentile e attento,
tagliente quando provocato senza tuttavia offendersi o fare scenate, non aveva
ancora ballato con nessuno, ma aveva fatto di meglio: incoraggiando un paio di
giovanotti ad occuparsi di alcune dame che avevano voglia di ballare ma che si
trovavano sprovviste di ballerini e interrompendo una lite che stava sfociando
tra due coniugi, non solo non aveva creato problemi ma ne aveva perfino risolti!,
il modo in cui si comportava era ineccepibile ma soprattutto aveva lasciato che
Draco svolgesse i suoi compiti senza intralciarlo, senza rivendicare la sua
attenzione, senza metterlo a disagio!
La Signora Malfoy era stupita e leggermente ammirata dal
modo in cui stava gestendo la situazione. Per la prima volta si chiese se non
avesse dovuto intiepidire la guerra fredda che stava intraprendendo contro suo
figlio… ma dopotutto la serata non era ancora conclusa e la sola ipotetica idea
di invitare Potter alla propria tavola le dava i brividi.
Un minuto dopo dovette interrompere bruscamente i suoi
pensieri, il Signor Bulstrode stava venendo a grandi
passi verso di lei e se non fossero bastate le sue guance arrossate dal vino
per inquietarla, il ricordo delle sue rozze avances all’ultima festa a cui
aveva partecipato erano più che sufficienti. Non aveva nessuna intenzione di intrattenersi
con lui, sapeva che avrebbe attirato su di lei l’attenzione con quella sua voce
da contadino e che non sarebbe riuscito a staccarle gli occhi dalla scollatura
per tutta la durata della conversazione.
I suoi occhi si fissarono istintivamente su Draco, ma suo
figlio non poté che ricambiarla con uno sguardo impotente, avrebbe dovuto
attraversare tutta la Sala per trarla d’impaccio e non avrebbe fatto altro che
sottolineare l’inconvenienza della situazione.
Narcissa si chiuse le mani una
nell’altra, portandosele davanti al ventre, gli occhi di ghiaccio e la postura
se possibile ancora più eretta: era pronta alla battaglia, appena prima che il
Signor Bulstrode la raggiungesse, sentì tuttavia due
dita appoggiarsi al suo gomito. Per un istante vinse il sollievo, poi voltandosi
si accorse che era stato Harry Potter a richiamare la sua attenzione e lo
sguardo combattivo non fece che accentuarsi.
La maggior parte degli uomini a cui aveva rivolto quello
stesso sguardo avevano fatto un passo indietro, alcuni erano perfino
impalliditi, ai suoi tempi di gloria era riuscita perfino a far balbettare suo
marito… ma Harry Potter rispose al suo attacco con uno sorriso gentile che non
raggiunse però i suoi occhi: quella situazione non sembrava piacere neanche a
lui.
“Mi farebbe l’onore di questo ballo?”
Narcissa sentì il secco rifiuto
affiorarle sulle labbra, ma sentiva il respiro affannato del Signor Bulstrode, che, dopo averla infine raggiunta, era stato
preso in contropiede dalla richiesta del giovane Potter che lo aveva anticipato
di pochi istanti. Con il sorriso migliore del suo repertorio accettò la
richiesta e posò con leggerezza la mano sul palmo teso del fidanzato di suo
figlio.
Contrariamente alle storie passate questa non è una oneshot, ma è comunque una ficcina
piccina, sono solo tre capitoli. Sono curiosa di conoscere il vostro parere, ma
non siate troppo cattivi, ricordatevi che:
LA GENTILEZZA E’ LA
MORFINA DELL’ANIMA…
…ed è da un po’ che
mi manca la mia dose…
Grazie per aver letto il primo capitolo della mia storia,
spero che vi sia piaciuta.
Harry sentì
il ribrezzo con cui la donna stava sfiorando la sua mano ma la rabbia che gli
ribollì nel petto non raggiunse il suo viso. Il ballo precedente stava per
finire e aspettò pazientemente, consapevole del numero esagerato di sguardi che
si stava posando su di loro, era stato tenuto d’occhio per tutta la serata da
un buon gruppo di ospiti e ovviamente dalla Signora Malfoy stessa, ma non era
nulla rispetto all’attenzione che gli si stava catalizzando addosso.
Aveva ucciso
Voldemort, aveva sbattuto una buona parte dei conoscenti degli invitati in
prigione e alcuni erano perfino morti sotto alla sua bacchetta, perfino il
padrone di casa si trovava in carcere a
causa sua… e lui si presentava alla festa della moglie e si portava a letto
il figlio.
Harry non
voleva essere lì, mille miglia non sarebbero state abbastanza lontane da quel
posto… ma Draco gli aveva chiesto di venire. Semplice.
La musica
sbiadì e alcuni ballerini andarono alla ricerca dei loro bicchieri, presto
sostituiti da altre coppie. Harry guidò la Signora Malfoy sulla pista e Narcissa si posizionò davanti a lui, raccogliendo il corto
strascico del suo vestito con una mano e alzando l’altra a mezzaria. Era la
vecchia postura per il ballo da sala che pochi conoscevano ancora e che era
caduta in disuso da anni, ormai i giovani volevano aggrapparsi ai fianchi della
loro ballerina e tenerla il più vicino possibile, ma Harry accondiscese al suo
volere portandosi la mano sinistra dietro la schiena e tenendo il palmo della
destra alzato a poco più di un centimetro da quello della Signora Malfoy. Non
c’era tra loro nessun punto di contatto. Sarebbe stato più difficile
coordinarsi per il ballo e ogni disarmonia tra di loro sarebbe risultata ancora
più evidente, ma negli occhi di Harry non si accese nessuna indecisione. La
signora lo stava evidentemente mettendo alla prova, sottoponendolo ad un
possibile imbarazzo… e lui avrebbe superato l’esame.
La musica
ricominciò e Harry maledisse l’orchestra che aveva scelto un ritmo decisamente
allegro e quasi rapido, era il tipo di musica che preferiva, ma non certo il
migliore da ballare a quel modo. Tuttalpiù che Harry non era affatto un
ballerino istintivo, si era esercitato ma a volte sentiva ancora i passi
sfuggirgli… tuttavia la Signora Malfoy non aveva tenuto conto di un fattore
fondamentale: era stata lei che aveva insegnato a Draco a ballare, molto tempo
prima, quando ancora il figlio aveva dovuto stringersi alla sua vita, troppo
basso per farlo alle sue braccia… ed era Draco che aveva insegnato ad Harry.
Nel giro di
pochi passi Harry cancellò l’immagine della donna davanti a sé e la sostituì
con Malfoy, nudo, a pochi centimetri dal suo corpo altrettanto nudo e smaniante
per un contatto, il suo ghignetto Serpeverde mentre fingeva di stuzzicarlo
soltanto, tradito dalle pupille dilatate dal desiderio che lo guardavano quasi
volesse divorarlo. Aveva faticato ad imparare quel ballo, gli aveva già
insegnato a ballare nel modo convenzionale, allora perché insistere ad imparare
quella danza antiquata? Che gusto c’era a ballare con lui se non poteva
toccarlo, se non poteva sentire le sue cosce contro le proprie, le sue mani sui
fianchi, il suo respiro contro il collo? Ma ecco che Draco aveva spostato le
lezioni in camera da letto, le note mugugnate dalle sue labbra strette, lucide
di saliva anche se la punizione per essersi avvicinato, per averlo sfiorato,
per averlo baciato o per aver sbagliato un passo era sempre la stessa: un bacio
o un’occhiata abbastanza intensa da renderlo impreparato ad una poderosa sculacciata
a tradimento, per poi ricominciare dal passo di apertura.
Non c’era
nulla di eccitante questa volta, non c’era un sorriso fra le sue labbra e di
certo non c’era un’erezione tra le sue cosce, eppure non ebbe bisogno di
chiudere gli occhi per vederlo,
portava la sua immagine stampata nelle pupille. I suoi passi si accordarono da
soli a quelli della Signora Malfoy mentre si muovevano straordinariamente
aggraziati in mezzo agli altri ballerini, la schiena dritta senza essere rigida,
lo sguardo puntato in avanti ma non ottuso e l’espressione seria ma non
corrucciata, mentre i loro piedi sembravano cantare su quelle note, volando in
difficili circonvoluzioni e giocando tra di loro con eleganza.
Quando la
musica infine scemò, Neville, che aveva seguito la scena con apprensione, si
lasciò sfuggire un sorriso smagliante, ma Draco trattenne il fiato:
l’attenzione della sala era puntata su Potter e sua madre e il pericolo era
tutto fuorché lontano. Potter era stato incredibilmente bravo e Draco sapeva
che non ci sarebbe stato nulla di più volgare per sua madre di uno di quei
sorrisi sinceri che illuminavano gli occhi tremendamente verdi e che gli
facevano sempre tremare le ginocchia. Ma ancora una volta Harry si dimostrò
all’altezza della situazione, accompagnando la donna nel punto della pista più
lontano dal Signor Bulstrode e separandosi da lei con
un lieve inchino leggermente retrò, che risultò però troppo serio per essere
deriso, per poi ringraziarla del ballo con le parole di rito e cederla
nuovamente ai suoi invitati per poi ritirarsi silenziosamente.
Fu Draco a
lasciarsi sfuggire un sorriso sincero e decisamente inappropriato, perché sul
viso di sua madre c’era qualcosa di molto simile all’ammirazione mentre
accettava il ringraziamento e lo vedeva allontanarsi con un passo rapido ma
leggero. E finalmente, nell’accompagnare il Signor Bulstrode
fuori dalla Sala con una minaccia tagliente e uno sguardo gelido, Draco riuscì
a trovare l’occasione giusta per sgattaiolare via dagli invitati.
Erano tutti
concentrati su sua madre, sul ballo e soprattutto su Potter, presto dimentichi
dell’indignazione che avevano provato un attimo prima per sostituirla con una
nuova ammirazione: c’era un motivo se la Festa di Primavera era tanto famosa,
bastava un commento infelice per veder fallire un affare importante che già si
dava per scontato, bastava un ballo aggraziato per cambiare l’opinione che
l’intera Alta Società aveva di qualcuno… certo, nel caso di Potter non sarebbe
affatto bastato, ma avevano cominciato e questo era più di quanto chiunque
avrebbe mai creduto possibile.
Draco
scomparve dalla seconda uscita sulla destra, quella opposta a dove era uscito
Potter, ma lui conosceva la casa e conosceva Potter, scattò verso il passaggio
segreto, seguendo i corridoi infiniti che si snodavano in tutta la casa,
raggiunse le cucine e si gettò verso un altro passaggio segreto per raggiungere
infine l’uscita sul giardino, scese le scale e imboccò il sentierino dietro ai
cespugli di gelsomino notturno che emanavano il loro dolce profumo nella notte
gelida della novella primavera.
Quando Harry
infine arrivò, Draco lo stava già aspettando e non attese oltre, avvicinandosi
a lui e stringendolo a sé con tutto l’amore che provava per lui.
“Ti amo”
Harry
rilasciò il respiro contro il suo collo, inconsuetamente rigido contro il
compagno, senza ricambiare l’abbraccio ma restando comunque contro di lui, il
viso affondato nei suoi capelli.
“Draco…”
Malfoy lo
interruppe, baciandolo perché era da quando lo aveva visto entrare che aveva
voluto farlo, perché avrebbe voluto stargli vicino e invece gli era sempre
sfuggito, perché lo aveva visto sorridere ma aveva subito capito che non era
sincero, perché lo aveva visto stringere decine di mani e quello che avrebbe
voluto era avere quelle dita solo intrecciate alle proprie.
Ma Harry si
tirò indietro quasi subito, accarezzandogli una guancia per alleggerire il proprio
rifiuto e cercando finalmente il contatto diretto con i suoi occhi:
“Draco, io
non sono adatto a queste cose, so che ci tieni, ma non sono in grado di…”
“Sei stato
perfetto! Hai salvato mia madre da una figuraccia, non avresti potuto fare di
meglio!”
“… forse, ma
ho sfiorato la crisi isterica più di una volta e se non ho preso a schiaffi Narcissa poco ci è mancato… lo sai come sono, mi conosci…”
“Ti conosco,
e ti amo esattamente per quello che sei”
“… allora permettimi
di andarmene, per favore… mi dispiace…”
Draco prese
un respiro profondo, baciandolo sul viso con leggerezza, lasciando che
chiudesse gli occhi sotto le sue labbra, lasciando che i suoi muscoli infine si
rilassassero sotto a quel completo magnifico che gli stava a meraviglia e che
Draco non vedeva l’ora di togliergli. Fu Harry questa volta a cercare le sue
labbra e Draco gliele concesse senza esitazione. E quando infine si separarono,
stretti l’uno all’altro con le labbra umide e la pelle d’oca per quello che non
era il freddo. Harry ritrovò il suo sorriso, non il suo solito, non quello
mozzafiato, ma quello che Draco non riuscì ad accogliere se non con un sospiro.
Amava quell’uomo, lo amava in ogni suo piccolo gesto.
“Non te lo chiederò
più… ma ho bisogno che arrivi alla fine di questa serata, nel giro di un’ora
gli invitati lasceranno la Sala e…”
“Non so se
riuscirò a sopportare ancora tutto questo…”
Non stava
esagerando, Draco lo sapeva, glielo vedeva negli occhi esausti, Potter non
sapeva mentire, non sapeva fingere e quella sera non aveva dovuto fare altro,
lo aveva fatto per Draco e sapeva che a discapito delle sue parole se glielo
avesse chiesto lo avrebbe fatto ancora… e proprio per questo Potter voleva che
capisse, Draco doveva rendersi conto di ciò che implicava per lui, di quanto si
sentisse sporco, di quanto si sentisse umiliato nel ballare con una donna che
si sentiva disgustata al solo sfiorargli la mano, di quanto aveva dovuto
inghiottire per sopportare l’ipocrisia dei sorrisi che gli erano stati rivolti
quando ben sapeva che la maggior parte dei presenti lo odiava. Draco ci era abituato, ma lui no,
Potter non sarebbe mai riuscito a farne un’abitudine, si sentiva nauseato.
Aveva voglia di uscire, andarsene, respirare aria fresca e pulita.
“Ho bisogno
di te ancora per un’ora… devo ballare con te l’ultimo ballo”
Harry alzò di
scatto la testa, socchiudendo gli occhi, incapace di comprendere, Draco gli
aveva insegnato a ballare nell’eventualità che si ritrovasse alle strette e non
potesse evitarlo, così gli aveva detto… non credeva che avrebbe dovuto ballare
con lui.
Draco prese
un respiro profondo ad occhi chiusi e Harry aspettò che gli spiegasse.
“L’ultimo ballo
spetta all’erede Malfoy… l’erede e la Signora Malfoy, sua madre.”
Harry lo
stava scrutando con attenzione,aveva
colto il simbolismo e poteva intuire ciò che Draco gli stava chiedendo, ma
avrebbe aspettato fino a quando non glielo avesse sentito dire esplicitamente,
ne aveva bisogno perché aveva già intuito che non poteva dirgli di no e aveva
bisogno di sapere il valore che Draco dava a quel maledettissimo ballo.
“Naturalmente
questo vale solo fino a quando l’erede Malfoy non ha una sua Signora Malfoy con cui ballare”
“Io non sarò
mai la Signora Malfoy…”
“No, non
sarai mai un Malfoy, ma sei comunque la persona che ho scelto perché mi
accompagni per il resto della vita e ballare con te l’ultimo ballo della festa
sarebbe l’unico modo perché questo venga riconosciuto”
“Non ho
bisogno che venga riconosciuto da nessuno se non da te…”
Draco prese
un respiro profondo, sapeva che glielo stava imponendo, sapeva che non era
corretto, non dopo tutto ciò che aveva già fatto:
“…ma ne ho
bisogno io”
Harry
continuò a fissarlo. Un’ora, doveva resistere un’ora e poi avrebbe dovuto ballare
con Malfoy, aveva ballato con sua madre pensando che non ci potesse essere
nulla di peggiore e ora scopriva che qualcosa di peggiore c’era.
Lo avrebbe
messo in ridicolo e questo non poteva tollerarlo più di quanto avrebbe potuto Narcissa Malfoy.
Per
tradizione avrebbe dovuto ballare con una ragazza mozzafiato dal sangue puro
che gli avrebbe volteggiato attorno come una libellula, con negli occhi la
fierezza di una Malfoy e nei gesti la nobiltà che l’aveva condotta a meritarsi
quel cognome… e invece fra le braccia di Draco ci sarebbe stato lui: un uomo, mezzo
plebeo, babbanofilo, ma soprattutto una persona che odiava ciò che
il cognome Malfoy implicava e che mai avrebbe accettato di portarne il marchio.
“…tua madre”
“Sa già che
te lo avrei chiesto, non approva ma non può impedirmelo”
Harry aspirò
lentamente l’aria gelida della sera e il profumo di gelsomino gli inondò le
narici. Era troppo presto per quei fiori, probabilmente erano sbocciati con
l’aiuto di un Incantesimo, non c’era nulla di autentico in quella casa, nulla
di spontaneo, nulla di vero.
Sentì
l’ansia crescergli nel petto mentre le sue guance, arrossatesi per l’aria
fredda, perdevano colore. Ma poi lasciò che i suoi occhi si adagiassero in
quelli di Draco e il suo petto vibrò dei battiti accelerati del cuore, perché
dopo gli anni passati assieme gli occhi nuvola ancora gli facevano
quell’effetto. Si era sbagliato: una cosa autentica c’era. Lo amava e nel loro
amore non c’era mai stato nulla di menzognero, lo amava e di vero c’erano loro
due.
“Dovresti
tornare dai tuoi ospiti, sei già stato via troppo tempo, tua madre di sicuro
non starà approvando”
Draco lo
guardò con tutta la frustrazione che provava, senza capire se poteva o meno
chiederglielo, ma alla fine non poté trattenersi:
Draco si
morse le labbra con forza, no, non poteva perché lo aveva messo alle strette,
aveva preso l’amore che provava per lui e gliene aveva chiesto la ricevuta.
Lo baciò, un
bacio veloce quasi a fior di labbra, perché vedeva quanto Harry era contrariato
e deluso e non sapeva se avesse il diritto di toccarlo, ma Harry lo afferrò con
decisione dalla nuca, scompigliandogli i capelli per affondare le dita tra di
essi e attirarlo maggiormente contro di sé, avvicinandosi alla sua bocca quasi
con irruenza per poi chiederne gentilmente l’accesso. Draco dovette aggrapparsi
alle sue spalle, le gambe di gelatina mentre la lingua del compagno giocava con
la sua, lasciando il suo corpo a gongolare in ogni sua fibra per ogni tocco
fugace.
Quando
infine Harry lasciò che si allontanasse Draco dovette riprendere fiato,
passandosi le dita sulle labbra ancora formicolanti. Ma Harry non scorse il suo
sguardo adorante, gli occhi fissi sulle ciocche di capelli biondi che erano
tornate diligentemente al loro posto non appena vi aveva sfilato le dita.
“Ora va… o
tua madre mi Crucerà ancora prima di quel maledetto ballo”
Fu in un
sussurro che gli disse che gli dispiaceva, ma Harry non fece altro che chiudere
gli occhi, costringendosi a non sentire più quel dolce profumo di gelsomino che
sembrava aver piantato radici nel suo naso.
Quando Draco
si ripresentò in sala lo accolse uno sguardo severo di sua madre, ma lui non ci
fece caso, le spalle irrigidite ma sul viso un sorriso gentile. Aveva sempre
dato per scontato tutta l’ipocrisia della sua vita, sapeva che Potter aveva
dovuto estrarlo da essa per trovarlo e sapeva che i primi tempi lo aveva odiato
per questo, ma ormai aveva raggiunto il suo equilibrio, la sua vita da Malfoy non era un peso, era essere solo
Draco con Potter che era un sollievo, una sottile differenza a parole e una
enorme nei fatti, non aveva mai rinnegato la sua vita precedente, l’aveva solo
messa da parte per fare spazio alla nuova.
Ancora una
volta fu gentile e attento ai suoi ospiti, la sua mente ancora lontana ma i
suoi modo perfetti, ancora più sotto controllo, ora che aveva confessato a
Potter cosa voleva da lui.
Quando
infine arrivò il momento dell’ultima danza la musica scemò dolcemente e il
vociare della festa si attenuò mentre gli invitati si azzittivano con un
sorriso sulle labbra. Draco Malfoy e sua madre erano ottimi ballerini e lo
dimostravano ogni anno fin da quando Draco non aveva che quattordici anni, era
uno spettacolo osservarli.
Questa volta
tuttavia la Signora Malfoy non si avvicinò al figlio, i suoi passi aggraziati
si allontanarono anzi da lui e mentre gli invitati che già avevano capito
trattenevano il fiato, quelli che ancora non lo avevano fatto aggrottavano le
sopracciglia, sorpresi: cosa stava succedendo?
Draco
aspettò al centro della pista, guardando Harry che aveva però gli occhi fissi
su sua madre che gli si stava avvicinando. Sarebbe dovuto essere suo padre ad
accompagnare Potter da lui, ma Lucius Malfoy era in
carcere e probabilmente si sarebbe Cruciato piuttosto di fare una cosa simile.
Narcissa si
avvicinò con lentezza, Harry Potter era immobile in sua attesa, ma nell’ultima
ora era visibilmente impallidito. Se ballare con lei per lui era stato un peso,
farlo con suo figlio era una tortura. Il suo spirito Malfoy si ribellò con
rabbia al ricordo di quanto era stata orgogliosa di ballare per la prima volta
con il giovane Lucius, ancora dovevano sposarsi, ma
il fidanzamento era già ufficiale e non ricordava di essersi sentita più fiera
del giorno in cui il suo Abraxas Malfoy le si era
avvicinato per portarla dal figlio, per la prima volta la Signora Malfoy, a
dispetto dei documenti.
Quando posò
gli occhi su Potter tuttavia non poté che sentire la rabbia svanire. Quel
ragazzo la odiava, odiava lei e tutto ciò che lo circondava… ma amava Draco e
per questo persino l’odio aveva fallito.
Questa volta
la sua mano non tremò quando la tese verso quella di Potter, questa volta
gliela strinse con gentilezza e il sorriso falso che piegò le sue labbra
serviva soltanto agli invitati, per nascondere loro le parole sussurrate che
solo Potter poteva sentire.
“La prima
volta che ho ballato con Lucius eravamo soltanto
fidanzati…”
Harry restò
in silenzio, ascoltando le parole di Narcissa con gli
occhi però fissi in quelli di Draco che lo stava aspettando: tremendamente
bello, tremendamente perfetto.
“Quando il
ballo si concluse ero la Signora Malfoy… “
Il sorriso
sottile di Harry si incrinò ma quando la donna gli strinse la mano, questi
riprese il controllo. Presero ad avanzare verso la pista da ballo, più
lentamente di quanto avrebbero dovuto, ma Narcissa
aveva bisogno di parlargli: per Draco, per il suo bambino.
“Non credo
che tu abbia colto il significato di ciò che ti ha chiesto e anche se ho
acconsentito a farti ballare con lui, non ti accompagnerò prima di essermi
assicurata che tu comprenda”
Harry aveva
gli occhi sempre fissi in quelli di Malfoy e vide un’ombra oscurargli il viso
nel rendersi conto che sua madre gli stava parlando e che c’era qualcosa che
non andava.
Eppure Harry
non rispose, prendendosi il tempo che non aveva perché seppur avanzando
lentamente stavano per raggiungere Draco. Rifletté e lo fece con calma, infine
il suo sorriso si rafforzò sul suo volto e lui si arrestò, fermando a sua volta
la Signora Malfoy.
“Non ballerò
con l’erede dei Malfoy, non prenderò mai il vostro posto, non sono adeguato e
non lo sarò mai, è un ruolo che non solo non mi si confà ma che in più
aborrisco…”
Narcissa lo
guardò dritto negli occhi ma non batté ciglio, sapeva apprezzare la sincerità e
sapeva che il ragazzo non aveva finito.
“Non ballerò
con l’erede dei Malfoy perché odio il significato di questo ballo… ma rispetto
il significato che gli da lui ed è per questo che ballerò con Draco”
La donna
annuì, nei suoi occhi quel rispetto che Harry non avrebbe mai pensato di poter
guadagnare, ma ancora non aveva finito. Sapeva che gli invitati stavano
cominciando a bisbigliare tra di loro, incapaci di immaginare la conversazione
che stava avvenendo tra loro due, ma c’era ancora una cosa.
Draco li
vide scambiarsi ancora qualche parola poi sua madre abbassò graziosamente il
viso in un assenso e lasciò la mano di Harry. Per un momento pensò che si
stesse rifiutando di accompagnarlo sebbene glielo avesse promesso, ma se sua
madre effettivamente tornò a raggiungere il lato della pista da ballo, lo
stesso non fece Potter, che continuò ad avvicinarsi a lui.
Quando
infine lo raggiunse Draco era un fascio di nervi: che diavolo stava succedendo?
Tuttavia le
labbra di Harry si distesero in un timido sorriso quando infine gli porse la
mano e Draco la accettò con naturalezza: era il suo Potter, non avrebbe mai
potuto fare altro che accettarla.
“Che cosa
succede?”
“Ho detto a
tua madre che ballerò con Draco e non con Malfoy…”
Draco annuì,
posizionandosi davanti a lui per il ballo e appoggiando il proprio corpo contro
quello del compagno con la sicurezza con cui negli ultimi anni lo cercava nel
sonno.
“Ma le ho
detto che non sarebbe stata lei a portarmi da te…”
Harry
strinse nella propria la sua mano destra come mille volte aveva fatto quando
averlo vicino non gli bastava e aveva bisogno di un contatto, fosse anche tanto
innocente quanto tenersi per mano.
“…perché
quello che mi lega a te…”
Entrambi
portarono la mano dietro la schiena del compagno. Draco sentì la mano di Potter
bollente appena sotto le sue scapole posarsi su di lui così come decine di
altre volte si era posata per guidarlo quando tentennava, per confortarlo
quando provava timore, per stringerlo a sé quando aveva bisogno di lui.
“…ha sempre
e solo riguardato noi due soli”
Draco
sorrise, un sorriso vero, un sorriso che fece sbattere le ciglia a più di una
signora e che accese nel loro petto un calore di cui difficilmente l’alta
società riconosceva l’esistenza. Perfino Narcissa
sentì il proprio cuore accelerare nel petto , non aveva mai visto un sorriso
simile sul volto del figlio.
La musica
cominciò e i due ballerini a malapena la notarono, lasciando che i loro corpi
si muovessero quasi spontaneamente, guidati da tutte quelle ore in cui si erano
ritrovati a ballare nel salotto di casa loro, stretti dolcemente laddove a casa
erano avvinghiati ben più di quanto sarebbe stato decoroso, con i passi che si
armonizzavano tra di loro anche se nel loro salotto finivano sempre per diventare
impacciati per le risate o per i baci che dopo un po’ il contatto ravvicinato
non poteva che suscitare, oppure per il piccolo Ted che finiva per aggrapparsi
alla cintura di uno dei due fino a quando non lo infilavano tra di loro,
lasciando che ballasse con i piedi su quelli di Malfoy, aggrappato ai suoi
fianchi con una risata sulle labbra.
Sparirono
gli invitati, sparì Narcissa Malfoy, sparirono
Neville e Blaise che li guardavano sopraffatti dall’emozione nel cogliere il
vero significato di quel ballo, sparirono tutti…
E quando
infine il ballo si concluse Draco continuò a guardarlo dritto negli occhi e
Harry ricambiò il suo sguardo: non era lui quello che doveva diventare la Signora Malfoy, era Draco che doveva
diventare il Signor Malfoy, ne aveva
bisogno perché lo aveva sognato da tutta la vita e perché quando tutto dei suoi
piani sul futuro era saltato quello gli era restato ancora. Era il Signor
Malfoy e tutti avrebbero dovuto prenderne atto, non faceva più le veci di suo
padre, ormai agiva soltanto per se stesso e il fatto che avesse cominciato a
farlo già molto tempo prima non contava affatto. Quel ballo lo aveva
trasformato in un Malfoy ed esserlo gli dava infine la libertà di scegliere di
vivere in quanto Draco.
Il sorriso
luminoso che Draco aveva temuto alla fine del ballo con sua madre fiorì infine
sulle labbra di Potter, ma lì, ancora stretto tra le sue braccia, riuscì a non
risultare per nulla inappropriato e mentre le sue ginocchia formicolavano per
l’emozione Draco si disse che un sorriso del genere non sarebbe potuto esserlo
mai.
Et Voilà!
La storiella
è finita, spero che vi sia piaciuta e che troverete il tempo di lasciarmi una
prova del vostro passaggio!