L'ultima danza

di Cipollina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Festa di Primavera ***
Capitolo 2: *** Ballerai con me? ***
Capitolo 3: *** L'ultima danza ***



Capitolo 1
*** La Festa di Primavera ***


LA FESTA DI PRIMAVERA

 

Si servì di un sorriso gentile accompagnato da uno sguardo fermo e la Signora Selwyn capì che il tempo a sua disposizione per conversare con lui si era concluso, con un ultimo complimento all’arrendo della sala non provò a rinnovare la conversazione e lasciò che il giovane Malfoy si allontanasse da lei per dedicarsi ad un altro ospite.

Draco soffocò l’imprecazione pescando due bicchieri dal vassoio che gli stava passando accanto e porgendo uno di essi al Signor Gibbon che lo accettò con garbo, iniziando a sciorinare i complimenti di rito per la festa, la sala, gli invitati, il cibo e il vino. Non un’ombra di impazienza colorò le risposte educate di Draco e il modo in cui si occupò dell’ospite ormai anziano e velocemente incamminato verso la senilità fu ineccepibile. Solo dieci minuti dopo, riuscì a liberarsi anche di lui per gettare un’occhiata rapida e sperava invisibile, lungo tutta la sala. Lo aveva perso di nuovo e le manovre di avvicinamento tragicamente lente non avevano fatto altro che opporsi alle sue così che ora si ritrovavano ancora più lontani.

Strinse i denti, ma la sua mascella si rilassò un secondo dopo in un sorriso che poteva vincere il Premio Galateo dell’anno, gli occhi posati su una nuova ospite e la sua attenzione apparentemente tutta sulla signora, quasi che da quando aveva varcato la porta non avesse fatto altro che aspettare di potersi dedicare a lei.

La signora Malfoy posò lo sguardo su di lui e annuì. La più grande forma di complimento che suo figlio avrebbe mai ricevuto da lei in pubblico.

Quella festa a casa Malfoy era una tradizione che si portava avanti da quasi un secolo, ogni capostipite aveva dovuto dimostrarsene all’altezza e ogni sua consorte aveva preso sulle proprie spalle quell’onere, importante tanto quanto la procreazione di un erede.

La Festa di Primavera era un evento mondano, uno tra i tanti che si organizzavano nell’Alta Società, ma contrariamente a tutti gli altri, a questo nessuno ci avrebbe mai rinunciato, durante tutto il mese precedente,  la celebrazione diventava l’argomento di conversazione più frequente in qualunque ambiente, dalle parrucchiere che vedevano il loro lavoro incrementare all’inverosimile tra le mille prove di acconciatura per tutte le signore che vi avrebbero partecipato, ai giornalisti che provavano invano a scoprire in anticipo il numero esorbitante di invitati e i loro fortunati nomi, agli invitati stessi che dopo aver aspettato con trepidazione il tanto atteso invito avrebbero venduto l’anima per conoscere il colore degli addobbi dell’enorme Sala da Ballo del Malfoy Mannor così che il vestito ne risaltasse al meglio. Generazioni di fanciulle vi avevano fatto il debutto in società, generazioni di giovanotti vi avevano perso il cuore e generazioni di madri avevano scandagliato le prime e i secondi alla ricerca della sposa o dello sposo ideale per i loro pargoli pronti al matrimonio.

Un solo punto nero macchiava l’ineccepibilità di quella festa: per ben tre anni la tradizione si era interrotta in quanto tutta la famiglia Malfoy stava scontando la propria pena nelle carceri magiche di Azkaban, ma non appena la Signora Malfoy era stata scarcerata la tradizione era tornata ad allietare tutta l’Alta Società e dopo cinque anni, con in prigione ormai soltanto il Signor Malfoy, la Festa aveva perso il tono scandaloso di quei primi anni per tornare al suo antico splendore e Draco Malfoy e sua madre scivolavano eleganti e graziosi fra la folla di invitati, salutando, chiacchierando, dedicando ad ognuno il tempo di cui avevano diritto, tanto perfetti come Anfitrioni da far dimenticare ai loro ospiti l’imperfezione del loro passato.

La Signora Malfoy si permise un sospiro, rapido, aggraziato, ma soprattutto invisibile, dietro al fragile bicchiere di Champagne da cui prese un sorso elegante, senza macchiare il vetro con il rossetto, così come le era stato insegnato fin da bambina. La Festa stava procedendo alla perfezione, due signori erano stati accompagnati alla Biblioteca dove stavano smaltendo i bicchieri di troppo con l’aiuto di un paio di Elfi Domestici, il tacco della Signorina Wilkes era stato prontamente aggiustato e il trucco troppo volgare della Signora Jugson era stato ritoccato con l’uso di tanto tatto quanto di sapone. Draco procedeva sicuro fra gli invitati  e lungo il suo cammino i sorrisi si andavano moltiplicando e illuminando.

Narcissa aveva temuto per lui, era certa che suo figlio sapesse gestire alla perfezione quel tipo di evento, vi aveva partecipato fin dai suoi quattordici anni e anche se più giovane di tutti gli invitati già quella prima volta si era comportato ben più distintamente di molti di loro. Eppure quell’anno era diverso, non si era preoccupata quando Draco vi aveva dovuto partecipare ad un solo mese dalla sua scarcerazione, non si era preoccupata nemmeno quando il Signor Rosier lo aveva insultato apertamente, attirando l’attenzione di tutta la Sala, conosceva suo figlio e sapeva che era in grado di gestire cose ben più complesse di quelle,  glielo aveva dimostrato più di una volta, crescendo ad una velocità impressionante nei pochi mesi dopo la Guerra e dimostrando di essere quell’uomo che aveva saputo riconoscere in lui fin dai suoi primi anni di vita, ma che lei e suo marito avevano cercato di soffocare il più possibile dietro all’immagine di piccolo bambino viziato che non avrebbero mai voluto veder crescere. Tuttavia  quell’anno era preoccupata.

Narcissa Malfoy alzò un sopracciglio e il vassoio che stava Levitando nell’angolo destro della sala, leggermente inclinato verso sinistra di riassettò immediatamente, schivando abilmente gli invitati e posizionandosi sotto alle mani tese. Con un sorriso armonioso si rivolse al giovane Mulciber che, gli occhi resi bovini dall’insicurezza, stava vedendo la sua futura sposa volteggiare sulla pista da ballo con un altro giovanotto ben più attraente di lui.

Nella sua mente si formò la parola: patetico, ma nei suoi modi mostrò l’opposto fino a farsi invitare a ballare. Era vagamente inappropriato in quanto Mulciber era molto più giovane di lei, ma la sua dama non avrebbe potuto fare a meno di notarli e ballare con la padrona di casa era un onore che avrebbe innalzato il suo futuro sposo ben al di sopra della bellezza del suo attuale ballerino.

Dovette prendere il controllo del ballo, ma il ragazzo glielo cedette con facilità e sebbene leggermente impacciati la sua destrezza compensò quasi del tutto l’inadeguatezza del suo partner, così che riuscirono a concludere il ballo senza incidenti. Quando la musica venne sostituita la sua futura sposa lo stava aspettando al lato della pista con un sorriso e le guance rosse, pronta a ritornare al proprio posto.

La signora Malfoy tornò ad occuparsi dei propri invitati, ogni dama trascurata si ritrovava con un invito a ballare o a partecipare ad una conversazione, ogni giovanotto impacciato si ritrovava a brillare di fronte alla giovane che sua madre sognava per lui, portato dalla padrona di casa a parlare di quell’argomento che tanto gli stava a cuore, ogni madre guardava con gioia il proprio figlio venir ammirato dalle amiche e ogni padre si ritrovava con il suo vino preferito in una mano e la figlia ben lontana dal ricordarsi di quell’irriverente Don Giovanni che da giorni provava ad entrare dalla finestra della sua camera da letto.

Draco gettò un’occhiata a sua madre e la vide impegnata con una vecchia signora con l’acconciatura storta che era sicuro sarebbe sparita dalla Sala per tornare poco dopo perfettamente sistemata. Ma non era lei che stava cercando e il suo sguardo vagò nuovamente alla ricerca sempre della stessa persona, questa volta erano più vicini, ma non poteva sapere ciò che sarebbe successo quando fosse infine riuscito a liberarsi del Signor Nott. Avrebbe dovuto restargli accanto, avrebbe voluto aiutarlo, ma non gli era possibile e questo a discapito della distanza, se anche fosse riuscito a raggiungerlo, cosa che stava provando a fare inutilmente fin da quando era arrivato alla Festa, non sapeva per quanto tempo sarebbe riuscito a non separarsi nuovamente da lui. Con una risposta gentile al Signor Nott, riuscì a gettare un’occhiata a Blaise Zabini che, appoggiato al davanzale stava sussurrando qualcosa nell’orecchio di Paciock con tutta la naturalezza con cui lo avrebbe fatto se fossero stati da soli e sdraiati in un letto sfatto.  I due ragazzi erano arrivati assieme e dopo i saluti di rito alla padrona di casa si erano rintanati in quell’angolino davanti alla finestra, e non avevano fatto altro che parlarsi a vicenda, tanto immersi l’uno nell’altro da non sembrare nemmeno inappropriati, si amavano e la delicatezza dei loro sentimenti  giustificava pienamente la scortesia del loro comportamento. Draco si mise a ridere alla battura della Signora Nott, invidiando dentro di sé i due ragazzi: perché non avrebbe potuto fare altrettanto? Perché doveva preoccuparsi di quei due vecchi bacucchi invece che dell’unica persona di cui avrebbe amato la compagnia?!

Ma naturalmente lui non era Zabini e non era nemmeno Paciock, il suo dovere era quello di accogliere gli invitati e quello avrebbe fatto. Aveva fatto le veci di Lucius Malfoy, aprendo le danze con sua madre, si era occupato dei suoi ospiti così come gli era stato insegnato e quella sera si sarebbe sentito stremato, con la gola secca per le troppe futili chiacchiere e la testa dolorante per aver passato tante ore ad escludere il suono dell’orchestra per concentrarsi sulla conversazione, ma quello era il suo dovere, lui era un Malfoy e così doveva agire… ma nel suo cuore, nel suo cuore poteva essere Draco e ancora una volta sfruttò la distrazione dei suoi interlocutori per cercare la sua figura nella stanza: se almeno avesse potuto incrociare i suoi occhi, anche solo per un istante…

Narcissa strinse le labbra nello scorgere Draco alzare gli occhi sulla folla alla ricerca di qualcosa, i signori Nott non sembravano essersene accorti ma qualcun altro avrebbe potuto farlo e quando infine gli occhi di suo figlio passarono su di lei durante la loro perlustrazione un’occhiata severa fu sufficiente a riportarlo ai suoi doveri. Era ingiusto, lo sapeva, dopotutto erano quattro ore che si occupava perfettamente dei suoi ospiti ed era più che certa che se anche qualcuno avesse notato la sua momentanea distrazione nessuno l’avrebbe trovata inappropriata, nemmeno sapendo chi stava cercando tra gli invitati sarebbe potuta risultare sconveniente, non era null’altro che normale, ma il punto era proprio quello: i Malfoy non erano gente normale!

Fu lei questa volta a posare gli occhi sulla persona che Draco desiderava, ma lei non dovette cercarla, lei sapeva perfettamente in che parte della Sala si trovava, la stava tenendo d’occhio fin da quando aveva preceduto Draco per accoglierla lei stessa e impedire che suo figlio si distraesse dai propri impegni. Harry Potter stava chiacchierando con quel vecchio idiota del Conte Carrow e con sua sorpresa se la stava cavando perfettamente.

Narcissa pensava che si sarebbe fermato in un angolo della Sala, incapace di conversare con quelli che lo avevano osteggiato fin da quando avevano saputo della sua esistenza, pensava che si sarebbe incollato ai pochi amici che c’erano alla Festa o a Draco, pensava che si sarebbe messo in imbarazzo comportandosi in modo inappropriato, dopotutto era totalmente all’oscuro di tutte quelle piccole regole che l’Alta Società riconosceva come leggi e che venivano tramandate da padre in figlio e da madre a figlia, pensava che si sarebbe presentato con un completo preso in affitto in chissà quale topaia e non avrebbe fatto altro che mettere in imbarazzo se stesso, lei e, peggio ancora, Draco… invece Harry Potter indossava un abito da sera di ottima fattura che doveva aver comprato per l’occasione e che era chiaramente fatto su misura,  la sua postura era diritta, non aveva rovesciato nessun vassoio e aveva chiacchierato con i suoi amici ma non più di qualche minuto per poi lasciarsi trascinare dalle conversazioni che lo circondavano, gentile e attento, tagliente quando provocato senza tuttavia offendersi o fare scenate, non aveva ancora ballato con nessuno, ma aveva fatto di meglio: incoraggiando un paio di giovanotti ad occuparsi di alcune dame che avevano voglia di ballare ma che si trovavano sprovviste di ballerini e interrompendo una lite che stava sfociando tra due coniugi, non solo non aveva creato problemi ma ne aveva perfino risolti!, il modo in cui si comportava era ineccepibile ma soprattutto aveva lasciato che Draco svolgesse i suoi compiti senza intralciarlo, senza rivendicare la sua attenzione, senza metterlo a disagio!

La Signora Malfoy era stupita e leggermente ammirata dal modo in cui stava gestendo la situazione. Per la prima volta si chiese se non avesse dovuto intiepidire la guerra fredda che stava intraprendendo contro suo figlio… ma dopotutto la serata non era ancora conclusa e la sola ipotetica idea di invitare Potter alla propria tavola le dava i brividi.

Un minuto dopo dovette interrompere bruscamente i suoi pensieri, il Signor Bulstrode stava venendo a grandi passi verso di lei e se non fossero bastate le sue guance arrossate dal vino per inquietarla, il ricordo delle sue rozze avances all’ultima festa a cui aveva partecipato erano più che sufficienti. Non aveva nessuna intenzione di intrattenersi con lui, sapeva che avrebbe attirato su di lei l’attenzione con quella sua voce da contadino e che non sarebbe riuscito a staccarle gli occhi dalla scollatura per tutta la durata della conversazione.

I suoi occhi si fissarono istintivamente su Draco, ma suo figlio non poté che ricambiarla con uno sguardo impotente, avrebbe dovuto attraversare tutta la Sala per trarla d’impaccio e non avrebbe fatto altro che sottolineare l’inconvenienza della situazione.

Narcissa si chiuse le mani una nell’altra, portandosele davanti al ventre, gli occhi di ghiaccio e la postura se possibile ancora più eretta: era pronta alla battaglia, appena prima che il Signor Bulstrode la raggiungesse, sentì tuttavia due dita appoggiarsi al suo gomito. Per un istante vinse il sollievo, poi voltandosi si accorse che era stato Harry Potter a richiamare la sua attenzione e lo sguardo combattivo non fece che accentuarsi.

La maggior parte degli uomini a cui aveva rivolto quello stesso sguardo avevano fatto un passo indietro, alcuni erano perfino impalliditi, ai suoi tempi di gloria era riuscita perfino a far balbettare suo marito… ma Harry Potter rispose al suo attacco con uno sorriso gentile che non raggiunse però i suoi occhi: quella situazione non sembrava piacere neanche a lui.

“Mi farebbe l’onore di questo ballo?”

Narcissa sentì il secco rifiuto affiorarle sulle labbra, ma sentiva il respiro affannato del Signor Bulstrode, che, dopo averla infine raggiunta, era stato preso in contropiede dalla richiesta del giovane Potter che lo aveva anticipato di pochi istanti. Con il sorriso migliore del suo repertorio accettò la richiesta e posò con leggerezza la mano sul palmo teso del fidanzato di suo figlio.

 

 

Contrariamente alle storie passate questa non è una oneshot, ma è comunque una ficcina piccina, sono solo tre capitoli. Sono curiosa di conoscere il vostro parere, ma non siate troppo cattivi, ricordatevi che:

LA GENTILEZZA E’ LA MORFINA DELL’ANIMA…

  ed è da un po’ che mi manca la mia dose…

Grazie per aver letto il primo capitolo della mia storia, spero che vi sia piaciuta.

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Capitolo 2
*** Ballerai con me? ***


Harry sentì il ribrezzo con cui la donna stava sfiorando la sua mano ma la rabbia che gli ribollì nel petto non raggiunse il suo viso. Il ballo precedente stava per finire e aspettò pazientemente, consapevole del numero esagerato di sguardi che si stava posando su di loro, era stato tenuto d’occhio per tutta la serata da un buon gruppo di ospiti e ovviamente dalla Signora Malfoy stessa, ma non era nulla rispetto all’attenzione che gli si stava catalizzando addosso.

Aveva ucciso Voldemort, aveva sbattuto una buona parte dei conoscenti degli invitati in prigione e alcuni erano perfino morti sotto alla sua bacchetta, perfino il padrone di casa si trovava in carcere a causa sua… e lui si presentava alla festa della moglie e si portava a letto il figlio.

Harry non voleva essere lì, mille miglia non sarebbero state abbastanza lontane da quel posto… ma Draco gli aveva chiesto di venire. Semplice.

La musica sbiadì e alcuni ballerini andarono alla ricerca dei loro bicchieri, presto sostituiti da altre coppie. Harry guidò la Signora Malfoy sulla pista e Narcissa si posizionò davanti a lui, raccogliendo il corto strascico del suo vestito con una mano e alzando l’altra a mezzaria. Era la vecchia postura per il ballo da sala che pochi conoscevano ancora e che era caduta in disuso da anni, ormai i giovani volevano aggrapparsi ai fianchi della loro ballerina e tenerla il più vicino possibile, ma Harry accondiscese al suo volere portandosi la mano sinistra dietro la schiena e tenendo il palmo della destra alzato a poco più di un centimetro da quello della Signora Malfoy. Non c’era tra loro nessun punto di contatto. Sarebbe stato più difficile coordinarsi per il ballo e ogni disarmonia tra di loro sarebbe risultata ancora più evidente, ma negli occhi di Harry non si accese nessuna indecisione. La signora lo stava evidentemente mettendo alla prova, sottoponendolo ad un possibile imbarazzo… e lui avrebbe superato l’esame.

La musica ricominciò e Harry maledisse l’orchestra che aveva scelto un ritmo decisamente allegro e quasi rapido, era il tipo di musica che preferiva, ma non certo il migliore da ballare a quel modo. Tuttalpiù che Harry non era affatto un ballerino istintivo, si era esercitato ma a volte sentiva ancora i passi sfuggirgli… tuttavia la Signora Malfoy non aveva tenuto conto di un fattore fondamentale: era stata lei che aveva insegnato a Draco a ballare, molto tempo prima, quando ancora il figlio aveva dovuto stringersi alla sua vita, troppo basso per farlo alle sue braccia… ed era Draco che aveva insegnato ad Harry.

Nel giro di pochi passi Harry cancellò l’immagine della donna davanti a sé e la sostituì con Malfoy, nudo, a pochi centimetri dal suo corpo altrettanto nudo e smaniante per un contatto, il suo ghignetto Serpeverde mentre fingeva di stuzzicarlo soltanto, tradito dalle pupille dilatate dal desiderio che lo guardavano quasi volesse divorarlo. Aveva faticato ad imparare quel ballo, gli aveva già insegnato a ballare nel modo convenzionale, allora perché insistere ad imparare quella danza antiquata? Che gusto c’era a ballare con lui se non poteva toccarlo, se non poteva sentire le sue cosce contro le proprie, le sue mani sui fianchi, il suo respiro contro il collo? Ma ecco che Draco aveva spostato le lezioni in camera da letto, le note mugugnate dalle sue labbra strette, lucide di saliva anche se la punizione per essersi avvicinato, per averlo sfiorato, per averlo baciato o per aver sbagliato un passo era sempre la stessa: un bacio o un’occhiata abbastanza intensa da renderlo impreparato ad una poderosa sculacciata a tradimento, per poi ricominciare dal passo di apertura.

Non c’era nulla di eccitante questa volta, non c’era un sorriso fra le sue labbra e di certo non c’era un’erezione tra le sue cosce, eppure non ebbe bisogno di chiudere gli occhi per vederlo, portava la sua immagine stampata nelle pupille. I suoi passi si accordarono da soli a quelli della Signora Malfoy mentre si muovevano straordinariamente aggraziati in mezzo agli altri ballerini, la schiena dritta senza essere rigida, lo sguardo puntato in avanti ma non ottuso e l’espressione seria ma non corrucciata, mentre i loro piedi sembravano cantare su quelle note, volando in difficili circonvoluzioni e giocando tra di loro con eleganza.

Quando la musica infine scemò, Neville, che aveva seguito la scena con apprensione, si lasciò sfuggire un sorriso smagliante, ma Draco trattenne il fiato: l’attenzione della sala era puntata su Potter e sua madre e il pericolo era tutto fuorché lontano. Potter era stato incredibilmente bravo e Draco sapeva che non ci sarebbe stato nulla di più volgare per sua madre di uno di quei sorrisi sinceri che illuminavano gli occhi tremendamente verdi e che gli facevano sempre tremare le ginocchia. Ma ancora una volta Harry si dimostrò all’altezza della situazione, accompagnando la donna nel punto della pista più lontano dal Signor Bulstrode e separandosi da lei con un lieve inchino leggermente retrò, che risultò però troppo serio per essere deriso, per poi ringraziarla del ballo con le parole di rito e cederla nuovamente ai suoi invitati per poi ritirarsi silenziosamente.

Fu Draco a lasciarsi sfuggire un sorriso sincero e decisamente inappropriato, perché sul viso di sua madre c’era qualcosa di molto simile all’ammirazione mentre accettava il ringraziamento e lo vedeva allontanarsi con un passo rapido ma leggero. E finalmente, nell’accompagnare il Signor Bulstrode fuori dalla Sala con una minaccia tagliente e uno sguardo gelido, Draco riuscì a trovare l’occasione giusta per sgattaiolare via dagli invitati.

Erano tutti concentrati su sua madre, sul ballo e soprattutto su Potter, presto dimentichi dell’indignazione che avevano provato un attimo prima per sostituirla con una nuova ammirazione: c’era un motivo se la Festa di Primavera era tanto famosa, bastava un commento infelice per veder fallire un affare importante che già si dava per scontato, bastava un ballo aggraziato per cambiare l’opinione che l’intera Alta Società aveva di qualcuno… certo, nel caso di Potter non sarebbe affatto bastato, ma avevano cominciato e questo era più di quanto chiunque avrebbe mai creduto possibile.

Draco scomparve dalla seconda uscita sulla destra, quella opposta a dove era uscito Potter, ma lui conosceva la casa e conosceva Potter, scattò verso il passaggio segreto, seguendo i corridoi infiniti che si snodavano in tutta la casa, raggiunse le cucine e si gettò verso un altro passaggio segreto per raggiungere infine l’uscita sul giardino, scese le scale e imboccò il sentierino dietro ai cespugli di gelsomino notturno che emanavano il loro dolce profumo nella notte gelida della novella primavera.

Quando Harry infine arrivò, Draco lo stava già aspettando e non attese oltre, avvicinandosi a lui e stringendolo a sé con tutto l’amore che provava per lui.

“Ti amo”

Harry rilasciò il respiro contro il suo collo, inconsuetamente rigido contro il compagno, senza ricambiare l’abbraccio ma restando comunque contro di lui, il viso affondato nei suoi capelli.

“Draco…”

Malfoy lo interruppe, baciandolo perché era da quando lo aveva visto entrare che aveva voluto farlo, perché avrebbe voluto stargli vicino e invece gli era sempre sfuggito, perché lo aveva visto sorridere ma aveva subito capito che non era sincero, perché lo aveva visto stringere decine di mani e quello che avrebbe voluto era avere quelle dita solo intrecciate alle proprie.

Ma Harry si tirò indietro quasi subito, accarezzandogli una guancia per alleggerire il proprio rifiuto e cercando finalmente il contatto diretto con i suoi occhi:

“Draco, io non sono adatto a queste cose, so che ci tieni, ma non sono in grado di…”

“Sei stato perfetto! Hai salvato mia madre da una figuraccia, non avresti potuto fare di meglio!”

“… forse, ma ho sfiorato la crisi isterica più di una volta e se non ho preso a schiaffi Narcissa poco ci è mancato… lo sai come sono, mi conosci…”

“Ti conosco, e ti amo esattamente per quello che sei”

“… allora permettimi di andarmene, per favore… mi dispiace…”

Draco prese un respiro profondo, baciandolo sul viso con leggerezza, lasciando che chiudesse gli occhi sotto le sue labbra, lasciando che i suoi muscoli infine si rilassassero sotto a quel completo magnifico che gli stava a meraviglia e che Draco non vedeva l’ora di togliergli. Fu Harry questa volta a cercare le sue labbra e Draco gliele concesse senza esitazione. E quando infine si separarono, stretti l’uno all’altro con le labbra umide e la pelle d’oca per quello che non era il freddo. Harry ritrovò il suo sorriso, non il suo solito, non quello mozzafiato, ma quello che Draco non riuscì ad accogliere se non con un sospiro. Amava quell’uomo, lo amava in ogni suo piccolo gesto.

“Non te lo chiederò più… ma ho bisogno che arrivi alla fine di questa serata, nel giro di un’ora gli invitati lasceranno la Sala e…”

“Non so se riuscirò a sopportare ancora tutto questo…”

Non stava esagerando, Draco lo sapeva, glielo vedeva negli occhi esausti, Potter non sapeva mentire, non sapeva fingere e quella sera non aveva dovuto fare altro, lo aveva fatto per Draco e sapeva che a discapito delle sue parole se glielo avesse chiesto lo avrebbe fatto ancora… e proprio per questo Potter voleva che capisse, Draco doveva rendersi conto di ciò che implicava per lui, di quanto si sentisse sporco, di quanto si sentisse umiliato nel ballare con una donna che si sentiva disgustata al solo sfiorargli la mano, di quanto aveva dovuto inghiottire per sopportare l’ipocrisia dei sorrisi che gli erano stati rivolti quando ben sapeva che la maggior parte dei presenti  lo odiava. Draco ci era abituato, ma lui no, Potter non sarebbe mai riuscito a farne un’abitudine, si sentiva nauseato. Aveva voglia di uscire, andarsene, respirare aria fresca e pulita.

“Ho bisogno di te ancora per un’ora… devo ballare con te l’ultimo ballo”

Harry alzò di scatto la testa, socchiudendo gli occhi, incapace di comprendere, Draco gli aveva insegnato a ballare nell’eventualità che si ritrovasse alle strette e non potesse evitarlo, così gli aveva detto… non credeva che avrebbe dovuto ballare con lui.

Draco prese un respiro profondo ad occhi chiusi e Harry aspettò che gli spiegasse.

“L’ultimo ballo spetta all’erede Malfoy… l’erede e la Signora Malfoy, sua madre.”

Harry lo stava scrutando con attenzione,  aveva colto il simbolismo e poteva intuire ciò che Draco gli stava chiedendo, ma avrebbe aspettato fino a quando non glielo avesse sentito dire esplicitamente, ne aveva bisogno perché aveva già intuito che non poteva dirgli di no e aveva bisogno di sapere il valore che Draco dava a quel maledettissimo ballo.

“Naturalmente questo vale solo fino a quando l’erede Malfoy non ha una sua Signora Malfoy con cui ballare”

“Io non sarò mai la Signora Malfoy…”

“No, non sarai mai un Malfoy, ma sei comunque la persona che ho scelto perché mi accompagni per il resto della vita e ballare con te l’ultimo ballo della festa sarebbe l’unico modo perché questo venga riconosciuto”

“Non ho bisogno che venga riconosciuto da nessuno se non da te…”

Draco prese un respiro profondo, sapeva che glielo stava imponendo, sapeva che non era corretto, non dopo tutto ciò che aveva già fatto:

“…ma ne ho bisogno io”

Harry continuò a fissarlo. Un’ora, doveva resistere un’ora e poi avrebbe dovuto ballare con Malfoy, aveva ballato con sua madre pensando che non ci potesse essere nulla di peggiore e ora scopriva che qualcosa di peggiore c’era.

Lo avrebbe messo in ridicolo e questo non poteva tollerarlo più di quanto avrebbe potuto Narcissa Malfoy.

Per tradizione avrebbe dovuto ballare con una ragazza mozzafiato dal sangue puro che gli avrebbe volteggiato attorno come una libellula, con negli occhi la fierezza di una Malfoy e nei gesti la nobiltà che l’aveva condotta a meritarsi quel cognome… e invece fra le braccia di Draco ci sarebbe stato lui: un uomo, mezzo plebeo, babbanofilo,  ma soprattutto una persona che odiava ciò che il cognome Malfoy implicava e che mai avrebbe accettato di portarne il marchio.

“…tua madre”

“Sa già che te lo avrei chiesto, non approva ma non può impedirmelo”

Harry aspirò lentamente l’aria gelida della sera e il profumo di gelsomino gli inondò le narici. Era troppo presto per quei fiori, probabilmente erano sbocciati con l’aiuto di un Incantesimo, non c’era nulla di autentico in quella casa, nulla di spontaneo, nulla di vero.

Sentì l’ansia crescergli nel petto mentre le sue guance, arrossatesi per l’aria fredda, perdevano colore. Ma poi lasciò che i suoi occhi si adagiassero in quelli di Draco e il suo petto vibrò dei battiti accelerati del cuore, perché dopo gli anni passati assieme gli occhi nuvola ancora gli facevano quell’effetto. Si era sbagliato: una cosa autentica c’era. Lo amava e nel loro amore non c’era mai stato nulla di menzognero, lo amava e di vero c’erano loro due.

“Dovresti tornare dai tuoi ospiti, sei già stato via troppo tempo, tua madre di sicuro non starà approvando”

Draco lo guardò con tutta la frustrazione che provava, senza capire se poteva o meno chiederglielo, ma alla fine non poté trattenersi:

“Ballerai con me?”

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Capitolo 3
*** L'ultima danza ***


“Ballerai con me?”

“Posso farne a meno?”

Draco si morse le labbra con forza, no, non poteva perché lo aveva messo alle strette, aveva preso l’amore che provava per lui e gliene aveva chiesto la ricevuta.

Lo baciò, un bacio veloce quasi a fior di labbra, perché vedeva quanto Harry era contrariato e deluso e non sapeva se avesse il diritto di toccarlo, ma Harry lo afferrò con decisione dalla nuca, scompigliandogli i capelli per affondare le dita tra di essi e attirarlo maggiormente contro di sé, avvicinandosi alla sua bocca quasi con irruenza per poi chiederne gentilmente l’accesso. Draco dovette aggrapparsi alle sue spalle, le gambe di gelatina mentre la lingua del compagno giocava con la sua, lasciando il suo corpo a gongolare in ogni sua fibra per ogni tocco fugace.

Quando infine Harry lasciò che si allontanasse Draco dovette riprendere fiato, passandosi le dita sulle labbra ancora formicolanti. Ma Harry non scorse il suo sguardo adorante, gli occhi fissi sulle ciocche di capelli biondi che erano tornate diligentemente al loro posto non appena vi aveva sfilato le dita.

“Ora va… o tua madre mi Crucerà ancora prima di quel maledetto ballo”

Fu in un sussurro che gli disse che gli dispiaceva, ma Harry non fece altro che chiudere gli occhi, costringendosi a non sentire più quel dolce profumo di gelsomino che sembrava aver piantato radici nel suo naso.

Quando Draco si ripresentò in sala lo accolse uno sguardo severo di sua madre, ma lui non ci fece caso, le spalle irrigidite ma sul viso un sorriso gentile. Aveva sempre dato per scontato tutta l’ipocrisia della sua vita, sapeva che Potter aveva dovuto estrarlo da essa per trovarlo e sapeva che i primi tempi lo aveva odiato per questo, ma ormai aveva raggiunto il suo equilibrio, la sua vita da Malfoy non era un peso, era essere solo Draco con Potter che era un sollievo, una sottile differenza a parole e una enorme nei fatti, non aveva mai rinnegato la sua vita precedente, l’aveva solo messa da parte per fare spazio alla nuova.

Ancora una volta fu gentile e attento ai suoi ospiti, la sua mente ancora lontana ma i suoi modo perfetti, ancora più sotto controllo, ora che aveva confessato a Potter cosa voleva da lui.

Quando infine arrivò il momento dell’ultima danza la musica scemò dolcemente e il vociare della festa si attenuò mentre gli invitati si azzittivano con un sorriso sulle labbra. Draco Malfoy e sua madre erano ottimi ballerini e lo dimostravano ogni anno fin da quando Draco non aveva che quattordici anni, era uno spettacolo osservarli.

Questa volta tuttavia la Signora Malfoy non si avvicinò al figlio, i suoi passi aggraziati si allontanarono anzi da lui e mentre gli invitati che già avevano capito trattenevano il fiato, quelli che ancora non lo avevano fatto aggrottavano le sopracciglia, sorpresi: cosa stava succedendo?

Draco aspettò al centro della pista, guardando Harry che aveva però gli occhi fissi su sua madre che gli si stava avvicinando. Sarebbe dovuto essere suo padre ad accompagnare Potter da lui, ma Lucius Malfoy era in carcere e probabilmente si sarebbe Cruciato piuttosto di fare una cosa simile.

Narcissa si avvicinò con lentezza, Harry Potter era immobile in sua attesa, ma nell’ultima ora era visibilmente impallidito. Se ballare con lei per lui era stato un peso, farlo con suo figlio era una tortura. Il suo spirito Malfoy si ribellò con rabbia al ricordo di quanto era stata orgogliosa di ballare per la prima volta con il giovane Lucius, ancora dovevano sposarsi, ma il fidanzamento era già ufficiale e non ricordava di essersi sentita più fiera del giorno in cui il suo Abraxas Malfoy le si era avvicinato per portarla dal figlio, per la prima volta la Signora Malfoy, a dispetto dei documenti.

Quando posò gli occhi su Potter tuttavia non poté che sentire la rabbia svanire. Quel ragazzo la odiava, odiava lei e tutto ciò che lo circondava… ma amava Draco e per questo persino l’odio aveva fallito.

Questa volta la sua mano non tremò quando la tese verso quella di Potter, questa volta gliela strinse con gentilezza e il sorriso falso che piegò le sue labbra serviva soltanto agli invitati, per nascondere loro le parole sussurrate che solo Potter poteva sentire.

“La prima volta che ho ballato con Lucius eravamo soltanto fidanzati…”

Harry restò in silenzio, ascoltando le parole di Narcissa con gli occhi però fissi in quelli di Draco che lo stava aspettando: tremendamente bello, tremendamente perfetto.

“Quando il ballo si concluse ero la Signora Malfoy… “

Il sorriso sottile di Harry si incrinò ma quando la donna gli strinse la mano, questi riprese il controllo. Presero ad avanzare verso la pista da ballo, più lentamente di quanto avrebbero dovuto, ma Narcissa aveva bisogno di parlargli: per Draco, per il suo bambino.

“Non credo che tu abbia colto il significato di ciò che ti ha chiesto e anche se ho acconsentito a farti ballare con lui, non ti accompagnerò prima di essermi assicurata che tu comprenda”

Harry aveva gli occhi sempre fissi in quelli di Malfoy e vide un’ombra oscurargli il viso nel rendersi conto che sua madre gli stava parlando e che c’era qualcosa che non andava.

Eppure Harry non rispose, prendendosi il tempo che non aveva perché seppur avanzando lentamente stavano per raggiungere Draco. Rifletté e lo fece con calma, infine il suo sorriso si rafforzò sul suo volto e lui si arrestò, fermando a sua volta la Signora Malfoy.

“Non ballerò con l’erede dei Malfoy, non prenderò mai il vostro posto, non sono adeguato e non lo sarò mai, è un ruolo che non solo non mi si confà ma che in più aborrisco…”

Narcissa lo guardò dritto negli occhi ma non batté ciglio, sapeva apprezzare la sincerità e sapeva che il ragazzo non aveva finito.

“Non ballerò con l’erede dei Malfoy perché odio il significato di questo ballo… ma rispetto il significato che gli da lui ed è per questo che ballerò con Draco

La donna annuì, nei suoi occhi quel rispetto che Harry non avrebbe mai pensato di poter guadagnare, ma ancora non aveva finito. Sapeva che gli invitati stavano cominciando a bisbigliare tra di loro, incapaci di immaginare la conversazione che stava avvenendo tra loro due, ma c’era ancora una cosa.

Draco li vide scambiarsi ancora qualche parola poi sua madre abbassò graziosamente il viso in un assenso e lasciò la mano di Harry. Per un momento pensò che si stesse rifiutando di accompagnarlo sebbene glielo avesse promesso, ma se sua madre effettivamente tornò a raggiungere il lato della pista da ballo, lo stesso non fece Potter, che continuò ad avvicinarsi a lui.

Quando infine lo raggiunse Draco era un fascio di nervi: che diavolo stava succedendo?

Tuttavia le labbra di Harry si distesero in un timido sorriso quando infine gli porse la mano e Draco la accettò con naturalezza: era il suo Potter, non avrebbe mai potuto fare altro che accettarla.

“Che cosa succede?”

“Ho detto a tua madre che ballerò con Draco e non con Malfoy…”

Draco annuì, posizionandosi davanti a lui per il ballo e appoggiando il proprio corpo contro quello del compagno con la sicurezza con cui negli ultimi anni lo cercava nel sonno.

“Ma le ho detto che non sarebbe stata lei a portarmi da te…”

Harry strinse nella propria la sua mano destra come mille volte aveva fatto quando averlo vicino non gli bastava e aveva bisogno di un contatto, fosse anche tanto innocente quanto tenersi per mano.

“…perché quello che mi lega a te…”

Entrambi portarono la mano dietro la schiena del compagno. Draco sentì la mano di Potter bollente appena sotto le sue scapole posarsi su di lui così come decine di altre volte si era posata per guidarlo quando tentennava, per confortarlo quando provava timore, per stringerlo a sé quando aveva bisogno di lui.

“…ha sempre e solo riguardato noi due soli”

Draco sorrise, un sorriso vero, un sorriso che fece sbattere le ciglia a più di una signora e che accese nel loro petto un calore di cui difficilmente l’alta società riconosceva l’esistenza. Perfino Narcissa sentì il proprio cuore accelerare nel petto , non aveva mai visto un sorriso simile sul volto del figlio.

La musica cominciò e i due ballerini a malapena la notarono, lasciando che i loro corpi si muovessero quasi spontaneamente, guidati da tutte quelle ore in cui si erano ritrovati a ballare nel salotto di casa loro, stretti dolcemente laddove a casa erano avvinghiati ben più di quanto sarebbe stato decoroso, con i passi che si armonizzavano tra di loro anche se nel loro salotto finivano sempre per diventare impacciati per le risate o per i baci che dopo un po’ il contatto ravvicinato non poteva che suscitare, oppure per il piccolo Ted che finiva per aggrapparsi alla cintura di uno dei due fino a quando non lo infilavano tra di loro, lasciando che ballasse con i piedi su quelli di Malfoy, aggrappato ai suoi fianchi con una risata sulle labbra.

Sparirono gli invitati, sparì Narcissa Malfoy, sparirono Neville e Blaise che li guardavano sopraffatti dall’emozione nel cogliere il vero significato di quel ballo, sparirono tutti…

E quando infine il ballo si concluse Draco continuò a guardarlo dritto negli occhi e Harry ricambiò il suo sguardo: non era lui quello che doveva diventare la Signora Malfoy, era Draco che doveva diventare il Signor Malfoy, ne aveva bisogno perché lo aveva sognato da tutta la vita e perché quando tutto dei suoi piani sul futuro era saltato quello gli era restato ancora. Era il Signor Malfoy e tutti avrebbero dovuto prenderne atto, non faceva più le veci di suo padre, ormai agiva soltanto per se stesso e il fatto che avesse cominciato a farlo già molto tempo prima non contava affatto. Quel ballo lo aveva trasformato in un Malfoy ed esserlo gli dava infine la libertà di scegliere di vivere in quanto Draco.

Il sorriso luminoso che Draco aveva temuto alla fine del ballo con sua madre fiorì infine sulle labbra di Potter, ma lì, ancora stretto tra le sue braccia, riuscì a non risultare per nulla inappropriato e mentre le sue ginocchia formicolavano per l’emozione Draco si disse che un sorriso del genere non sarebbe potuto esserlo mai.

 

Et Voilà!

La storiella è finita, spero che vi sia piaciuta e che troverete il tempo di lasciarmi una prova del vostro passaggio!

Baci8li.Ci.

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