SquareEnix Fantasy di Malinne (/viewuser.php?uid=27380)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Premessa ***
Capitolo 2: *** Candidato n° 37 ***
Capitolo 3: *** Un pessimo inizio ***
Capitolo 4: *** Addestramento speciale ***
Capitolo 5: *** Grammofoni e cervella ***
Capitolo 6: *** Casa dolce casa ***
Capitolo 7: *** Compagni di stanza ***
Capitolo 8: *** Il Behemoth Reale Selvatico ***
Capitolo 9: *** Il pinguino ***
Capitolo 10: *** Il pinguino - II parte ***
Capitolo 11: *** Il destino avverso di Madison Square ***
Capitolo 12: *** Una missione speciale per l’invincibile coppia ***
Capitolo 1 *** Premessa ***
trial
Ehi,
voi che leggete… cosa ne dite di una microscopica presentazione prima di leggere
– se mai leggerete, effettivamente – questa storia dal colorito linguaggio e
l’assente logica? Due patiti di FF VII / FF VII Crisis Core hanno deciso di
inserire due personaggi di loro invenzione nel mondo di Final Fantasy, nel
periodo precedente a Crisis Core :) Perché l’abbiamo scritta? Per farvi
ridere e per far provare a tutti l’emozione di essere nel mondo di FF! NOTA BENE: i personaggi non siamo assolutamente noi, non c’è
nessuna pietosa storia d’amore, non abbiamo scritto questo al fine di ricevere
recensioni su recensioni ma per puro piacere personale, i personaggi reali sono
IC al 100%! Nel corso della storia incontreranno tutti i protagonisti
di FF VII con vicende che sfiorano l’idiozia allo stato brado.
La Rob, cioè io, ha inventato il
personaggio di Evelina Enix. Chi è
Evelina Enix? È una ragazza minuscola e poco formosa che si è intrufolata tra i
SOLDIERs per… l’onore? La gloria? La fama? Oh, certo. Ma soprattutto per i maschi. Rappresenta un po’ tutte noi
che vorremmo infilarci nella playstation/psp e guardare (e non solo, ma io sono
molto fine, come vi accorgerete dalla storia che seguirà) Zack Fair, Sephiroth,
Cloud Strife, Angeal o – perché no? - anche quel bel bisteccone di Genesis. Sì,
è antipatico a volte però è figo. Rick, il mio collega pigiatasti, ha
inventato il personaggio di Mad
Square. Il nome, a dire il vero, gliel’ho trovato io. “Madison Square” è
bellissimo: è una presa per il culo meravigliosa. Ma comunque, si tratta di un
ragazzo entrato in SOLDIERs per sabotare la Shin-Ra dall’interno. È un membro
dei rivoltosi che spesso si dimentica quale sia il suo dovere. Ha il cervello di
un uccello, come quello di Pegaso in Hercules ed è anche un minorato mentale.
(Coscienza: “Scusa, Robbé, non è la stessa cosa?” Rob: “Shhht…”) Perché hanno
inviato proprio lui? Perché può sorprendere nella sua imbecillità!
Poi
cos’abbiamo fatto io e il mio collega? Ci siamo scambiati la gestione dei
personaggi. Io, Rob, gestisco Mad Square. Rick gestisce la mia
Evelina. …non è divertente sfottere e comandare gli altrui personaggi? Basta
non andare OOC.
Ancora una precisazione. I cognomi, per chi oggi non abbia ancora
acceso il cervello/bevuto un caffè, formano il marchio Square Enix! Era una cosa
così imbecille che era bellissima. Chi è idiota dentro ci capirà…
Mad
Square e Evelina Enix sono personaggi creati dagli autori della fanfiction, Rob
e Rick. FinalFantasy e tutti i personaggi citati ad eccezione di Mad
Square e Evelina Enix sono
© Square Enix. Niente scopi di lucro, ecc
ecc. Bla bla bla. Punto. Buona lettura! Rob &
Rick
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Candidato n° 37 ***
trial
Capitolo
1 Candidato n° 37
Mad
PoV by Rob
Ore
10.00, quartier generale della Shin-Ra
Ero
teso, anzi tesissimo perché ero entrato in una delle potenze più grandi del
mondo con documenti falsi. Madison
Square, era il nome che recitava il tesserino. Erano gli unici dati
autentici. Per il resto, peso, altezza, gruppo sanguigno, provenienza erano
tutti fasulli. Insomma, se qualcuno mi avesse misurato o avesse deciso di farmi
un prelievo, sarei stato inchiodato in due secondi netti. Mi promisi di
affidarmi a qualcun altro se mai fossi uscito vivo da quella missione e avessi
avuto bisogno di documenti fasulli. Maledii mentalmente quell'omuncolo che mi
aveva assicurato "massima
serietà, io no errore, signore", sospirai e feci scorrere la tessera
magnetica. Uno, due, tre, quattro, cinque secondi. Luce verde. Ero
dentro.
Ore 10.30, quartier
generale della Shin-Ra
La
Shin-Ra era puro lusso. Provenivo da un piccolo paese di campagna, nel buco
del culo del mondo e ogni volta che mi rendevo conto di potermi specchiare nei
pavimenti della società mi saliva il sangue al cervello. Non ero un tipo
particolarmente emotivo. Forse, però, un po’ sì. Insomma, ero uno zoticone
campagnolo di terza categoria che era stato catapultato in un mondo lussuoso e
futuristico che non avevo mai visto prima. Avevo avuto incontri ravvicinati con
mucche incazzate e rastrelli volanti, ma trovarsi davanti un palazzo che aveva
l’aria ancora più incazzata e che, soprattutto, volava era tutta un’altra cosa.
Molto più suggestivo. Però, pensavo, se ero riuscito ad entrare in SOLDIERs
un valido motivo ci sarebbe pur stato. Mi auguravo che l’ipotesi del mio amico
Kunsel si rivelasse falsa, prima o poi. «È la crisi. Dobbiamo accontentarci di
quel che passa il convento. Ecco perché ti hanno preso. Bel lavoro, Mad» mi
aveva detto. Ogni tanto, effettivamente, mi chiedevo se davvero avessi amici.
Qualche frase dei miei compagni, mi faceva sorgere qualche dubbio. «Sei il mio
imbecille preferito, Maddy!» Intrufolarsi alla Shin-Ra con documenti falsi,
un bagaglio culturale piuttosto scarso nonché un’esperienza in combattimento
decisamente limitata rispetto alle statistiche e un aspetto notevolmente
appariscente era in effetti cosa da perfetti imbecilli. A quanto pareva, lo
ero perché mi ero buttato a capofitto in quell’impresa. Senza nemmeno un
ripensamento. Smisi di ragionarci su quando il trillo dell’ascensore mi
annunciò che ero arrivato al ventiquattresimo piano. Le porte si aprirono. La
mia missione, quel giorno, era quella di scoprire il livello delle aspiranti
reclute per poi riferire le informazioni ai miei superiori. Per un qualche
motivo, il lavoro della spia non mi si addiceva, però con la gente ci sapevo
fare. Avrei puntato tutto sulla cordialità e il mio sorriso: essendo già in
SOLDIER le matricole mi avrebbero guardato con un occhio di rispetto e sarebbero
state intimidite dal mio grado. Nonostante avessi queste certezze, ero ancora in
ansia. Avevo un brutto presentimento. Decisi di assumere un atteggiamento
disinvolto e spigliato, sperando che il sudore sul viso non mi tradisse.
Fortunatamente, indossavo i miei occhiali da sole quindi sarebbe stato difficile
intuire la mia tensione dagli occhi. «Guarda quel cretino con quegli occhiali
osceni! Li ha comprati perché fanno pandane con i suoi capelli, secondo te?»
sbraitò una recluta decisamente effeminata al compagno a fianco. Se fosse stata
una donna, le avrei dedicato qualche fantasia delle mie, ma siccome non lo era
proseguii senza esitazione. Comunque, qualcosa mi disse di togliermi gli
occhiali e rischiare. Dopotutto, il rischio era la mia vita. Chi ero io per
rifiutare una bella scarica di adrenalina in corpo? Non che rischiassi molto
tra quelle pulci che si definivano aspiranti reclute, ma non si poteva mai dire.
Certe esperienze ti segnano per sempre. Non solo mentalmente. Anche fisicamente.
Modestamente, vantavo certe cicatrici sul torace che avrebbero potuto far
impazzire le ragazze. “Prove di coraggio”, “nervi d’acciaio”, “cuor di leone” le
chiamavano, loro. Essere sfregiato non era per nulla demodé, avevo intuito.
Quindi, finché ero in SOLDIER accettavo ogni genere di missione per farmi
sfregiare e quindi adorare dalle ragazze, nella speranza che qualcuna si
aggiungesse alla lista delle mie ammiratrici. Per ora ne contavo mezza perché
non sapevo se la segretaria all’ingresso fosse uomo, donna o qualcosadisimile.
Già, certe esperienze ti segnano per sempre. «Che esperienze?» chiese una
voce, da molto vicino. Kunsel mi guardava fisso, sorseggiando un
caffè. «Kunsel?! Ma cosa…?» Lui si passò una mano sulla faccia e mi
guardò. Credo che quella nei suoi occhi fosse pietà, ma mi piace pensare fosse
qualcosa vicino alla comprensione. «Mad, ti prego dimmi che non mi stai per
chiedere se leggo nella mente perché se è così ti risparmio il disturbo: non
leggo nella mente, sei tu che stai pensando ad alta voce.» Sentì che il
sangue fluiva rapidamente verso il mio cervello, anche se non mi ero
assolutamente specchiato nei pavimenti. «Dimmi che stai scherzando.» «Ti
sembra che stia scherzando?» «No.» «Ecco, appunto» fece Kunsel, inarcando
le sopracciglia. Prese un altro sorso di caffè e fece un cenno verso una delle
reclute. «Invece quello sì che ti sta prendendo per il culo, amico.» La
recluta effeminata teneva banco, non c’era ombra di dubbio. Per essere così
piccolo e fragile aveva una gran faccia tosta. Mi auguravo che non superasse il
colloquio. «Credo che i tuoi occhiali lo schifino. O che lo abbiano
traumatizzato. È da quando sei arrivato che ne parla. Forse è meglio se li
nascondi.» «Ma perché?» «Senti, non dirmi che ti devo offendere per farti
capire che i tuoi occhiali sono davvero inopportuni.» Ci rimasi male. Forse
ero veramente un tipo emotivo. Mi riscossi. Che stavo facendo? Non potevo
permettermi di farmi mangiare in testa da qualche sciocca matricola, perdipiù
forse gay! Rimasi impettito davanti a tutti, con una mano sul cuore e
un’espressione determinata. Ero un SOLDIER. Credevo di aver impressionato
persino Kunsel; il suo cipiglio non era ben definibile, ma mi sembrava
stupito. Ricordai le mie cicatrici guadagnate con fatica e sudore. “Prove di
coraggio”, “nervi d’acciaio”, “cuor di leone” le chiamavano, loro. Loro, le
ragazze. Dovevo darmi da fare se non volevo mantenere sulla lista delle mie
spasimanti il solo appunto “mezza segretaria”! Dovevo scoprire di più sulle
reclute! Dovevo dimostrare di essere un SOLDIER! SOLDIER Third class Mad
Square on the job! Quindi, inciampai nel mio stesso piede e
caddi.
Mad
PoV by Rob
Ore
10.50, Quartier generale della Shin-Ra –
Bagni
Nel
mio piccolo sapevo fare un sacco di cose, come mungere le mucche, cantare l’Aida
o aggiustare i grammofoni. Ma quello che mi veniva meglio era approcciarmi con
le persone. «Eh, cioè, scusa… com’è che ti chiami tu?» «Evelina
Enix.» «Cioè, oltre che a sembrare una donna hai anche un nome da
donna?» «Io sono una
donna.» «Sì, certo. E io sono superdotato.» Lui inarcò un sopracciglio. «Grazie per
avermi confermato di doverti evitare. Mi hai tolto il disturbo.» «Beh, sono
messo bene.» «Non ci tengo a controllare!» «Nemmeno io tengo a farmi
esaminare da un uomo.» «Ma non sono un uomo!» «No, ma dico… secondo te
riesci a farmi bere questa? Le donne hanno le tette, amico!» Per qualche motivo che
ancora mi è oscuro, mi trovai spalmato sul pavimento lucido-lucido della Shin-Ra
e sentì il sangue salirmi al cervello. Mi alzai rapidamente in piedi,
cercando di non abbassare lo sguardo a contemplare quel bellissimo lastricato
splendente. «Certo, per essere così piccolo ne hai di forza…» «Altrimenti
perché credi che abbia provato ad arruolarmi? Certo, qui in mezzo sembrano tutte
mezze seghe. Sono soltanto bravi a ridere delle mie battute, per il resto non ho
mai visto un branco così numeroso di coglioni!» Gli puntai un dito contro.
«Questo non fa che confermare la mia teoria: solo un maschio potrebbe essere
così volgare!» «Mi stai dando della sboccata?!» «Ehi, ehi… Hakuna
matata!» «Cosa vai farneticando?!» «Sei piccolo, bugiardo e pure senza
senso dell’umorismo. Se ti prendono in SOLDIERs ti assicuro che non riusciremo
mai a diventare amici…» «Ma che cosa me ne frega della tua amicizia? Levati
dalle palle, fammi uscire! Tra poco è il mio turno!» «Ah, sì? E quanti sono
stati presi finora?» «Su trentacinque candidati solamente uno. E adesso
lasciami passare.» «Devo riconoscere che hai spirito d’osservazione: sono
veramente tutti mezze seghe, se davvero è così! Di solito il numero di arruolati
è più alto…» La voce dell’esaminatore giunse a noi forte e chiara: «Candidato
n° 36!» La piccola recluta affondò le mani nel mio stomaco, cercando di
scansarmi e facendomi così mancare il respiro: «Scansati, depravato! Sono stanca
di sentire odore di turche! E tra un numero è il mio turno!» Rimasi al mio
posto. Ero un duro, io. Lo stavo trattenendo in bagno con il solo scopo di
estorcergli informazioni sulle altre reclute. Me ne stavo sulla porta, in
posizione “X” per sbarrargli il passaggio. Per il momento, il piano stava
andando a meraviglia. «Sono tentato di restarmene qui e non farti
passare!» «Sono tentata di evirarti! Tanto, da quel che dici ti farei un
favore privandoti della tua vergogna!» «Sei tu quello che deve vergognarsi,
visto che vai in giro a dire che sei una donna… sei così gay da essere
disperato?» La sua espressione si fece scura, mi fece quasi paura: «Disperato
sarai tu tra qualche secondo…» La voce dell’esaminatore si fece sentire
ancora una volta. Però, stavolta gridò: «Candidato n° 37!» Non so bene quel
che accadde, ma credo che essere investito da un autotreno potesse fare meno
male. Mi ritrovai stirato a terra, per fortuna a pancia in su. Avevo capito
perfettamente: il brutto presentimento aveva preso forma come fa la propria
peggior paura negli incubi. Mi aveva appena travolto e aveva scoperto che la sua
forma era quello di un soldato piccolo e molto femminile. La giornata era
iniziata da poche ore e io ero già caduto tre volte. Quante cadute mi mancavano
ancora per avere una commozione cerebrale?
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Un pessimo inizio ***
trial
Capitolo 2 Un pessimo inizio
Eve
PoV by Rick
Ore
11:00, quartier generale della Shin-Ra, reparto
arruolamenti
Se
c’era una cosa che non sopportava, erano le sedie troppo alte. Ogni volta che si
doveva sedere su una di esse, le gambe le restavano penzolanti nel vuoto,
facendola sembrare una dannata mocciosa. Per questo cercava sempre di assumere
pose a metà tra il provocante e il paraplegico per fare in modo di arrivare a
toccare terra con almeno la punta di un piede.
-
C’è qualcosa che non va?
L’Esaminatore
la stava guardando dubbioso, cercando di capire a cosa servissero le contorsioni
che stava eseguendo davanti a lui. Si fermò di scatto e
sorrise.
-
Niente, niente!! Non si preoccupi… vada pure avanti!
Era
il suo primo colloquio con la sezione SOLDIER della Shin-Ra, e non poteva
assolutamente farlo finire male! Cercò di tranquillizzarsi e di avvicinarsi il
più possibile alla scrivania per nascondere le gambe alla vista dell’uomo. Lui
la squadrò una seconda volta, poi, fortunatamente, riprese a
parlare.
-
Abbiamo valutato attentamente il suo curriculum, e ci è parso idoneo per la sua
accettazione. Ora le faremo alcune domande per verificare il suo profilo
psichico. Innanzitutto: perché lei vuole entrare a far parte di
SOLDIER?
Nella
testa le passò un flash di morbidi capelli argentei, un fisico scolpito
nell’alabastro, due occhi che parevano smeraldi e il meraviglioso tono di una
voce calda e sensuale. Stava per urlare “Perché è pieno di fighi della madon…”,
ma fece uno sforzo di volontà e si trattenne, ricordandosi ciò che si era
scritta la sera prima.
-
Beh… perché la dedizione verso la salvezza della mia patria e l’onore sono le
due cose che più mi premono!!
-
Hm, molto bene… Per diventare SOLDIER, dovrà essere esposta ad un trattamento
segreto che aumenterà le sue capacità offensive. Questo trattamento ha anche
effetti secondari, come…
L’uomo
parlava, ma l’attenzione di Eve era stata improvvisamente catalizzata da uno
strano personaggio che stava passando nella stanza vicino. Era un uomo alto dai
capelli ramati e gli occhi azzurri in modo innaturale, con un lungo vestito
rosso, camminava lentamente come una divinità scesa sulla terra. Teneva in mano
una piccola accidenmela di Banora. Si riavviò i capelli, si riassettò il lungo
cappotto cremisi e si allontanò dicendo qualcosa a proposito di una certa
dea.
-
Ehm… non si sente bene? Vuole che chiami un medico?
Fu
solo quando sentì queste parole che si accorse di essere caduta a terra
sbavando. Si rimise in sesto in pochi secondi,
imbarazzatissima.
-
No, no, mi scusi… stavo solo… immaginando come potessero essere gli effetti
collaterali!
-
Sì, so che questi effetti possono essere scioccanti la prima volta che li si
viene a conoscere, ma è dovere di un bravo guerriero sopportare ogni
avversità.
-
Occhi azzurri e luminosi… prestazioni fisiche eccezionali… sì, credo proprio che
sarò in grado di sopportare un simile fardello!
-
Sempre rimanendo sul piano fisico… è sicuro di riuscire a maneggiare una spada
di grandi dimensioni? Qui in SOLDIER si usano solo spade di grandezza fuori dal
comune, e lei mi sembra di costituzione piuttosto debole…
-
Certo che ci riesco!! Che ci vuole? Datemi una spada e vi faccio vedere anche
adesso!!
L’esaminatore
si voltò verso la porta alle sue spalle, ed esclamò:
-
Angeal! Puoi venire qui un momento?
Dall’altra
stanza entrò un SOLDIER possente, dai lunghi capelli neri, veterano di mille
battaglie, con sulla schiena la spada più grande che Eve avesse mai
visto.
-
Questa recluta vorrebbe provare a tenere in mano la tua spada… ti va di fargli
sentire quanto è grossa?
Eve
stava già sbavando di nuovo.
-
Magari!! – esclamò - Ma… proprio
qui, davanti a tutti??
Angeal,
con un grugnito, si tolse l’enorme spadone dalla schiena.
-
Aaaah, quella!!! Avevo capito male…
Con
un movimento fluido e rapidissimo, lanciò l’enorme spadone in una parabola
discendente verso Eve.
- A…a…aspettate, credo di aver cambiato
ideaaAAAAAH!!
L’ombra
della spada la sovrastò, poi cadde pesantemente al suolo, travolgendola.
Rinvenne dopo 5 minuti, con un principio di commozione cerebrale e qualche
costola incrinata.
-
…e va bene, non sarò molto forte, però sono estremamente
agile!!
-
Questo ce lo dimostrerà nelle
sessioni di allenamento. Oh, ora che ci penso, una curiosità: come mai questo
strano nome, “Evelina Enix”? Sembra quasi un nome da donna, se non fosse che
anche da donna è veramente brutto!! – E scoppiò a ridere, trovando la cosa
estremamente divertente. Eve non lo trovò divertente per nulla, anzi, guardò gli
schizzi di saliva che le erano finiti sul braccio mentre sentiva la rabbia
travolgerla come un fiume in piena. Riuscì a stento a trattenersi e a
replicare:
-
E’ un nome da donna e io sono una
donna…
L’uomo
scoppiò a ridere istericamente.
-
Bella questa! Mi spiace, amico, ma se tu fossi una donna non potresti entrare a
far parte di SOLDIER… è un’organizzazione esclusivamente maschile! E poi, come
donna saresti proprio un’asse da stiro!! – Esplose di nuovo in una risata
sguaiata. Gli schizzi questa volta la colpirono al volto. L’Esaminatore aveva
appena firmato la sua condanna a morte.
-
Divertente, no? – disse ancora, ignaro di ciò che aveva scatenato - Ehi, perché
mi guardi così?
Eve
non finì mai quel colloquio. Nemmeno l’Esaminatore, ricoverato d’urgenza nel
settore medico della Shin-Ra. Però, ora lei sapeva che non sarebbe mai entrata
se non fosse ricorsa ad uno stratagemma. E lui non avrebbe mai più offeso una
donna in vita sua.
La nicchia
degli autori! Rob @ Lirith Grazie mille, mia cara! La storia in realtà
è già al settimo capitolo, ma le patatine fritte più buone sono quelle più
croccanti, devono dunque rosolare di più… no? Quindi aggiorneremo poco alla
volta. :) La tua recensione ci ha fatto davvero molto piacere! Spero
continuerai a seguirci! La demenza non ha mai fine.
Ricordalo, Liuk.
Rob @ FlyGirl 92 Ma grazie grazie e tanto di inchino!
Allora facci sapere! Possiamo adattare il delirio per ogni persona!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Addestramento speciale ***
trial
Capitolo 3 Addestramento speciale
Eve
PoV by Rick
Shin-Ra, qualche tempo dopo
Due
piccoli trampoli, 8 palline di ovatta, 1200 guil di trucco e 12 fermagli per
capelli: questo era quanto le era servito per riuscire ad ingannare il nuovo
esaminatore della Shin-Ra sul suo aspetto e farsi arruolare. Quanto al nome?
Beh, il nome era rimasto lo stesso: Eve(lina) Enix era orribilmente affascinante
e non l’avrebbe cambiato per nulla al mondo. E poi l’unico che ne era a
conoscenza era l’altro esaminatore, ma Evelina sapeva benissimo che non avrebbe
sicuramente parlato. Perché? Vedeva molti film horror e le era venuta un’ideuzza
sul momento... Comunque, si era riproposta di non togliersi l’ovatta dalle
guance per camuffare la voce se non quando fosse arrivata nei suoi alloggi, ma
aveva rapidamente cambiato idea quando al primo “Sissignore, signore” aveva
letteralmente inondato di saliva e ovatta l’ufficiale davanti a sé. Dopo aver
ottenuto l’uniforme, non senza qualche difficoltà (“Come sarebbe a dire che ho
la taglia di un Moogle?? Brutto figlio di…!!”), stava aspettando che l’ascensore
la portasse all’area di addestramento, al 64° piano. Là ci sarebbe stato tra
pochi minuti l’incontro delle reclute con un SOLDIER 1ST Class! La
sua mente già vorticava all’idea di chi potesse essere il super figaccione che
le avrebbe mostrato quali movimenti compiere con la spada, le avrebbe preso
delicatamente i polsi, mettendosi dietro di lei e muovendole con gesti armoniosi
le braccia in una meravigliosa danza di…
I
suoi pensieri vennero bruscamente interrotti dalla porta dell’ascensore che si
chiudeva dopo aver scaricato tutti i passeggeri al 64° piano. Cercò invano di
bloccare le porte o di riportare su la cabina, e venne inesorabilmente rimandata
al piano terra. Nei condotti di areazione dell’intero palazzo risuonarono strane
urla dal suono vagamente volgare.
Venti
minuti dopo, fece rapporto all’area di addestramento. Tutte le altre reclute
avevano già iniziato l’allenamento di base: come muovere i capelli in modo sexy
e dando loro un effetto slow-motion.
Angeal, il SOLDIER incaricato dell’addestramento, era in piedi davanti a lei,
girato verso i soldati con un’espressione indecifrabile sul volto, e non la
degnava di uno sguardo. Eve non sapeva se tenere gli occhi bassi per la vergogna
o alzarli, ma solo leggermente, per ammirare la bellezza marmorea dei muscoli
del suo braccio. Dopo un silenzio che sembrava interminabile, provò a dire
qualcosa.
-
Signore, mi perdoni, io…
Angeal
non si voltà nemmeno, la fulminò con un’unica parola.
-
Silenzio!
Poi
aggiunse, con fare mellifluo:
-
Non vedi che sto osservando le nuove reclute che si
allenano?
-
Ehm… appunto, io… dovrei… essere…
-
Dovresti essere cosa?
-
Ehm… là… con… loro?
-
Perché mai? Sei forse una recluta SOLDIER?
-
…
-
E allora perché non eri qui venti minuti fa, quando non è iniziato
l’addestramento?
-
Beh…io…l’ascensore…la danza… cioè…
-
Silenzio!! Mi prenderò cura del tuo
addestramento personalmente quest’oggi… poi vedremo se sgarrerai una seconda
volta!
-
LEI? PERSONALMENTE? OSSANTODDIO…
Dovette
far appello a tutta la sua forza di volontà per non cadere svenuta davanti a
lui.
-
Per ora rimani lì e non muoverti, quando gli altri avranno finito, toccherà a
te. Cosa stai facendo adesso?
-
Io? Stavo solo… ehm… regolando l’orologio dieci minuti avanti… cioè no,
intendevo… mi scusi.
-
Ah, ecco.
Un’ora
dopo, le reclute uscirono dalla sala d’addestramento. Angeal la fece entrare e
le diede un visore da realtà virtuale. Poi, uscì dalla sala e ritornò nella
stanza di controllo.
-
Mi senti?
-
Perfettamente!
-
Bene! Professor Hojo, avvii pure il programma.
Tutto
ciò che c’era intorno a lei venne lentamente sostituito da una lussureggiante
isola tropicale. Non riusciva a crederlo: la rappresentazione era davvero
realistica. Stava già maledicendo il pallore della sua pelle che avrebbe
sfigurato in un paesaggio così estivo, quando la voce di Angeal la fece
trasalire.
-
Lo scopo della missione è uccidere tutti i vermi.
-
EH? Ma che vuol dire? E lei dov’è? Non la vedo più! (e ciò mi rattrista
alquanto!)
-
Capirai cosa voglio dire se ti giri…
Eve
si voltò. Davanti a lei era apparso quello che sembrava un gigantesco bruco
viola e verde, che la stava osservando con aria famelica. Una strana sostanza
gelatinosa gli bagnava tutto il corpo, e nell’insieme era una delle cose più
disgustose che avesse mai visto.
Il
mostro scattò improvvisamente verso di lei, ma lei si scansò rapida, estrasse la
katana dal fodero e lo tagliò in due con un colpo netto. Il verme ebbe qualche
convulsione a terra, poi rimase fermo mentre un liquido nero sgorgava dalla
ferita.
-
Fatto!! Sono stata brava, vero? Ho completato la missione! E ora? Posso chiedere
un premio speciale?
La
voce di Angeal le arrivò piuttosto divertita.
-
Completato cosa? Io vedo ancora vermi in giro, recluta…
Eve
si guardò intorno, e inorridì: dal verme ucciso ne erano spuntati altri due,
perfettamente in salute, e grandi come il primo. Del cadavere non c’era più
traccia.
Con
un po’ più di fatica, li uccise entrambi. E se ne ritrovò 4
davanti.
Sarebbe
stata una lunga giornata.
129.
Questo era il numero di vermi che era riuscita ad uccidere prima di esserne
letteralmente travolta. Non solo aveva scoperto che la riproduzione della loro
bava era assolutamente fedele (e persino ora che la simulazione era finita era
sicura di sentirsela scivolare sulla pelle), ma dopo che era tornata barcollante
nella sala di controllo, Angeal le aveva pure riso in faccia per lo scarso
risultato ottenuto.
“Persino
il mio cucciolo irrequieto, Zack, ha superato i 500, la prima volta che è
entrato qua dentro!” le aveva detto.
Ora
stava trascinando a fatica un piede dietro l’altro, nel tentativo di arrivare
nel suo alloggio. Ogni singolo muscolo del suo corpo stava urlando di dolore, e
non le passava altro pensiero per la testa che una doccia e un letto dove
dormire.
Arrivò
ad una porta con scritto sopra “Docce”, ed entrò senza pensare. Girò l’angolo e
si bloccò di colpo. La spada le cadde di mano.
Probabilmente
doveva essere morta durante l’allenamento e non essersene accorta, perché il
fatto di trovarsi davanti almeno una dozzina di ragazzi dai fisici atletici e
scolpiti che si stavano insaponando sotto l’acqua calda della doccia, voleva
dire senza ombra di dubbio che era finita in paradiso e non lo sapeva. Rimase
intontita per almeno 15 minuti a guardarli, studiarli, memorizzarli, misurarli,
finché questi non cominciarono ad essere un po’ seccati dal vedere un loro
compagno che li guardava con occhi pallati. Al che Eve si riscosse, sorrise
imbarazzata, e si nascose vicino dietro un armadietto. Poi sospirò e fece per
togliersi il casco per farsi la doccia. Si bloccò per una seconda volta. Forse
non era proprio la mossa migliore che potesse fare. Spogliarsi in mezzo a tutte
le altre reclute SOLDIER probabilmente avrebbe leggermente compromesso il suo
piccolo segreto. Le venne il panico: non poteva permettersi di non lavarsi mai!
Sarebbe morta entro pochi giorni dall’olezzo e dal disgusto! E, soprattutto, in
quelle condizioni non poteva avvicinare nemmeno un SOLDIER 1st class
senza farlo morire intossicato da due metri di distanza! Come fare? La
soluzione le venne in mente vedendo uno dei soldati grattarsi. Senza farsi
vedere, si fece dei piccoli graffi su un braccio per fare arrossare la pelle.
Poi, con aria scocciata e mostrando il braccio esclamò: “Aaah che prurito!!
Proprio adesso dovevo prendere la scabbia??” e, agitando il braccio verso gli
altri soldati inorriditi, “Guarda qui! Sto perdendo tutta la pelle! Sarà
contagiosissima, come sempre!”.
Due
minuti dopo, le docce erano deserte.
Soddisfatta,
si lavò con tranquillità e tornò fischiettando negli alloggi delle truppe,
osservando divertita di tanto in tanto un cestino con un’uniforme della Shin-Ra
messa a bruciare.
Il
destino, però, non fu clemente con lei: appena entrata nell’ascensore, sentì una
voce familiare dietro di sé che la pregava di aspettare a scendere. Si girò
incuriosita e, non appena vide il proprietario della voce, premette velocemente
un pulsante a caso, sperando di lasciarlo fuori. Purtroppo l’altro arrivò appena
in tempo e, lanciandosi, riuscì ad infilare una mano e la testa dentro alle
porte che si chiudevano. Non fu così fortunato da far attivare la fotocellula
per fermarle, quindi le porte si chiusero schiacciandogli la faccia in una
posizione assolutamente innaturale e gli bloccarono un braccio all’interno.
Annaspando, il poveraccio cercò di liberarsi dalla stretta mortale, con scarsi
risultati e riuscendo solo ad emettere versi inarticolati che assomigliavano
vagamente a richiami di aiuto. Per tutto il tempo, Eve rimase assolutamente
immobile a braccia conserte a guardare la scena. Finalmente l’ascensore ebbe
pietà di lui e riaprì le porte. Cadde a terra fragorosamente, respirando
avidamente per far entrare aria nei polmoni. Poi si rialzò in modo scoordinato,
appoggiandosi al pannello di controllo, e così facendo premette
involontariamente uno dei pulsanti. Le porte si richiusero rapidamente, con un
lembo dei suoi pantaloni dentro. Poi l’ascensore partì.
-
Ah! Sono rimasto di nuovo incastrato!! E’ la terza volta che mi succede oggi… Ti
prego, blocca l’ascensore!! Devo riuscire a staccarmi da
qui!
Eve
non mosse un muscolo, guardandolo con un’espressione
indecifrabile.
-
Ma mi ascolti? Ti ho chiesto se puoi… ehi, ma io ti conosco!! - esclamò,
dimenticandosi dei pantaloni incastrati che pian piano cominciavano a sfaldarsi.
Eve alzò lentamente un sopracciglio.
-
Ma si! – continuò - Tu sei quello che ho incontrato nei bagni ai colloqui di
arruolamento! Come potrei dimenticare la tua statura? Eri così basso che non
arrivavi ai lavandini!!
E
scoppiò a ridere, cercando approvazione.
In
condizioni normali, Eve sarebbe uscita dall’ascensore da sola, lasciando dietro
di sé solo una grande quantità di macchie di sangue sulle pareti della cabina,
ma in questo momento aveva un altro pensiero per la testa: aveva riconosciuto
quell’idiota (come avrebbe potuto dimenticare i suoi patetici occhiali da
sole?), ma si ricordava anche che gli aveva detto più volte di essere una donna.
Quel tizio non era sicuramente una cima, ma se avesse parlato in giro, avrebbe
rovinato tutti i suoi piani. E avrebbe parlato sicuramente, visto che anche ora
stava blaterando ininterrottamente senza senso.
-
Non posso credere che ti abbiano accettato, davvero! Pensa che c’è stata una
selezione durissima, e io sono passato solo per la mia abilità con le armi! Non
perché non avessi altre abilità in qualsiasi altro campo, eh, come ha detto quel
tipo grosso con lo spadone, perché secondo me era solo invidioso dei miei
capelli rossi, ma perché sono il migliore nell’usare il mio gunblade! Si, ok, il
fatto che solo io al mondo abbia quest’arma conta relativamente nel fatto che io
sia il migliore, però è bello perché…
Il
cervello di Eve lavorava velocemente. Avrebbe dovuto trovare una scusa per
avergli detto quelle parole? Però le era sembrato così stupido che forse non ci
aveva nemmeno creduto. In futuro sarebbe dovuta stare molto più all’erta, se
avesse voluto conoscere di persona i SOLDIER di alto
livello.
-
…e poi mi hanno anche fatto i complimenti! Un tipo di prima classe, mi ha detto
“Peccato che ci siano solo 3 classi di SOLDIER, perché per te bisognerebbe
inventarne una apposita. Di livello 99.” Eh? Che te ne pare? Già dal primo
giorno hanno capito che sono un tipo speciale! Se continua così fra una
settimana sarò in prima! E non ci crederai, ma…
Ciò
che doveva fare era salire in fretta di livello. In questo modo avrebbe avuto un
alloggio personale, dove non avrebbe corso rischi di sorta, e inoltre sarebbe
riuscita ad accedere ai piani alti della Shin-Ra. E magari ottenere persino
qualche missione in compagnia dei SOLDIER di prima classe! Da domani avrebbe
iniziato un duro allenamento per…
-
…ma sai che ora che ti guardo bene, in te c’è qualcosa di
strano?
Eve
raggelò. Non era stata attenta ai discorsi inutili di quell’inutile recluta, e
ora forse lui l’aveva squadrata bene e si era ricordato quello che lei gli aveva
detto. L’ascensore non era ancora arrivato a destinazione, ma mancavano pochi
piani. Una goccia di sudore le scese sul viso, ma cercò di rimanere tranquilla e
di mostrarsi sicura.
-
Strano? Cosa intendi? Sono perfettamente normale.
-
Ma si! – continuò lui, imperterrito – Era qualcosa che avevo notato anche quando
ti ho visto la prima volta… Insomma, hai i capelli lunghi e curatissimi, tratti
delicati, bassa statura, corporatura sottile, e ti muovi
ancheggiando...
Eve
andò nel panico. Ci era arrivato. Diede rapidamente un’occhiata verso il vano di
sicurezza dell’ascensore. Troppo alto, portare un corpo da sola fin lassù
sarebbe stato un duro lavoro. Inoltre aveva bisogno di un po’ più di spazio per
sfoderare la katana. Ucciderlo a mani nude? Però l’ascensore sarebbe arrivato a
destinazione in pochissimo tempo, e non riusciva ad arrivare al quadro
comandi.
-
Ah, ho capito!!
L’ascensore
si fermò. Troppo tardi. Avrebbe dovuto condurlo in qualche bagno o sgabuzzino e
poi farlo fuori lì. Impugnò l’elsa della spada senza pensarci, e si preparò al
peggio. Le porte si aprirono.
-
SEI GAY!!!
In
quello stesso momento, i suoi pantaloni si strapparono del tutto e caddero a
terra, trascinati dalla parte ancora agganciata alle porte dell’ascensore. Due
soldati di 3°, che aspettavano l’ascensore, rimasero ammutoliti davanti allo
spettacolo. Poi si affrettarono verso le scale. Eve rimase come
paralizzata.
-
Argh i miei pantaloni! Non guardare eh!! E, se mi piego non azzardarti a… beh,
insomma, ecco, non starmi dietro!!
Eve
trattenne una risata isterica. Forse non tutti i mali venivano per
nuocere.
Si
avvicinò con fare languido al tizio (Madison, ecco come si chiamava
quell’inutile essere!), che si stava rimettendo in fretta i pantaloni, gli
accarezzò delicatamente una guancia facendolo sobbalzare e gli
disse:
-
Ma come sei stato bravo a scoprirlo… ora però è meglio che resti un piccolo
segreto fra noi, se no sarò costretto a far tacere la tua bocca premendoci sopra
le mie labbra e infilandoci…
-
NO! NO! Va bene!! Va bene!! Non dirò niente!! Ma stammi lontano!! - strillò lui,
terrorizzato all’idea.
-
Bravo, Mad… allora ci vediamo!
E
si incamminò divertita per il corridoio. Ma si rese subito conto di aver fatto
un terribile errore. Sentì la sua voce provenire
dall’ascensore.
-
Ehi, mi hai chiamato col mio nome! Allora vuol dire che siamo
amici!!
Sbuffò,
e si allontanò più velocemente. Se voleva evitarlo, sarebbe dovuta salire di
livello molto in fretta.
Madison
rimase a guardarla andare via, un po’ perplesso, tenendosi i pantaloni con
entrambe le mani. Poi l’ascensore si richiuse.
-
No, non di nuovo! Aaah!
La
nicchia degli autori!
Rick @ The fenix of innocence Ti dirò, ho la
vaga idea che Eve non avrà problemi a farsi rispettare... sarà qualcun altro che
farà più fatica! ;)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Grammofoni e cervella ***
trial
Capitolo 4 Grammofoni e cervella
Mad PoV by Rob Vari luoghi della
Shin-Ra
“Mi
scusi, signore, ma oggi dovrò aggiustare un grammofono. Per questo motivo non
sarò presente alla lezione” sarebbe stata la scusa che un qualsiasi cerebroleso
avrebbe inventato. Mad Square tirò su col naso, le mani dietro alla schiena,
dondolandosi pigramente sulle piante dei piedi. Mad Square, o in questo caso, il
cerebroleso in questione perché aveva appena pronunciato con nonchalance le
sopracitate parole. Il First Class Genesis lo guardava come si guarda un libro
di matematica: con disprezzo. Non si era mai trovato in una situazione come
quella e non sapeva se fosse più giusto disintegrarlo o ignorarlo. Scelse la
seconda, dandogli le spalle e allontanandosi a passo di marcia. «Signore, è sordo?! Le ho detto che oggi devo
aggiustare un grammofono, quindi…!» sbraitò Mad Square che non aveva
evidentemente capito che la cosa migliore era girare i tacchi alla svelta prima
che Genesis lo impalasse. Non avvenne propriamente l’impalatura, ma
improvvisamente si trovò a gambe all’aria fino ad atterrare bruscamente in
ascensore. Il disgraziato non ebbe nemmeno il tempo di realizzare cosa fosse
successo. Accadde tutto molto velocemente: le porte si chiusero e Mad ritrovò la
propria testa nuovamente incastrata. Sfortunatamente, qualcuno chiamò
l’ascensore ai piani superiori. Prese a salire lentamente ignorando i mugugni
disperati del malcapitato. Decisamente, non era giornata. La fortuna è
cieca, ma la sfiga ci vede benissimo. E ovviamente, non c’era nessuno ad
assistere alla triste scena e se ci fosse stato qualcuno forse sarebbe rimasto a
guardare. Chi sa cosa succede quando un ostacolo oppone resistenza ad una
leva? La leva, in questo caso, era piuttosto irritata e decise di esercitare più
forza per eliminare l’ostacolo: l’ascensore salì e scese più volte, ogni round
più arrabbiato. La commozione cerebrale finalmente arrivò quando Mad sbatté
forte e ripetutamente il capo sul soffitto (quando invece avrebbe decapitato
qualsiasi essere umano, dite? Non Mad Square. Lui non è uno qualunque). Lo
trovarono in un lago di sangue e con un buco in testa, nella sua posizione a “X”
che era solito assumere ogni volta che cadeva. Dire che era celebre per quella
postura, era inutile: Mad stava più per terra che in piedi. La domanda era:
come avrebbe fatto Madison Square a riferire i suoi rapporti ai suoi superiori
ora che era confinato in infermeria? Non ci è dato saperlo, per ora. Non
sapevo perché stavo pensando in terza persona. Semplicemente, era figo. Mi
sentivo un eroe. Mi accarezzavo il mento, mentre incastravo i ricordi e
valutavo la mia situazione. Ricapitolando, ero bloccato sul letto
dell’infermeria, ero stato pestato a sangue da un First Class, avevo incontrato
un gay piuttosto pericoloso, avevo avuto un incontro ravvicinato con un
ascensore dispettoso e non potevo riferire ciò che avevo scoperto alla mia
organizzazione. Sommando questi elementi, il risultato era qualcosa come
“MALE”. Però… La mia testa era strana. Era pesante, come se dentro ci
fosse stato qualcosa di vivo. Davvero, forse avevo un cervello e non un orsetto
gommoso come diceva mio padre. Mi ero interrogato a lungo sul motivo per cui
ero stato scaraventato a velocità-ghepardo da un pugno ben assestato contro una
parete e forse ci avevo capito qualcosa. Sentivo di aver commesso più errori in
pochi secondi. Sentivo anche un forte dolore alla testa e un senso di nausea
niente male. Ma li dimenticavo, preso com’ero dal ragionamento, un’esperienza
nuova e piacevole. Tutto ciò veniva catalogato dalla mia mente come
“BENE”. Proprio quando stavo pensando di tatuarmi sul cuore la parola
“ragionamento” mi si accese una lampadina. Promemoria per Mad: non far incazzare Genesis per il resto della
vita, non parlargli di grammofoni e soprattutto ricordasi che non è sordo,
diceva la lampadina. Non mi capitava spesso di comprendere i miei sbagli, ma
a quanto pareva i miei due neuroni avevano optato per la sinapsi. Quello era il
risultato. La commozione cerebrale mi aveva fatto bene. Sorrisi
orgogliosamente, mentre un rivolo di sangue mi usciva dalla bocca. Questo era
ciò che senza dubbio aveva provato la scimmia quando per la prima volta si era
alzata sulle zampe posteriori e aveva afferrato una mela sull’albero. Ero fiero
di essere sia SOLDIER che Homo Sapiens Sapiens! Quindi, avrei dovuto trovare
il modo di avere più commozioni cerebrali possibili per ragionare in quel
modo? «…il trauma cranico dev’essere più serio di quel che si possa
immaginare.» «Non credevo che fosse così grave.» «I sintomi sono
allarmanti.» «Dopotutto cosa ti saresti aspettato? È stato colpito da un
First Class, non un SOLDIER qualsiasi. Anche se qualsiasi non si addice alla definizione
di SOLDIER…» «Cos’avrà mai fatto per irritarlo?» Due medici abbigliati di
quel bianco asettico tipico da dottore parlottavano sommessamente a pochi passi
da me. Non so perché non li avessi notati prima. Probabilmente ero ancora un
poco intontito. Erano così uguali e impersonali che decisi di chiamarli
“Dottore1” e “Dottore2”. Capii che stavano parlando proprio di me quando
Dottore 2 mi indicò con un cenno del capo. Io?! Sintomi allarmanti? Mi
preoccupai. Anzi, sentii il panico assalirmi. Non avevo perso la memoria,
ricordavo perfettamente ciò che era accaduto. Anzi, la botta sembrava aver avuto
effetti positivi su di me. Soppressi il mio primo istinto - e ci volle tanta
della mia buona volontà per inibirlo - che mi diceva “zompa loro addosso,
prendili per il bavero e scuotili gridando come un ossesso ‘che cos’ho?’ finché
non ottieni risposta”. Tuttavia, ricordai le buone maniere e il mio complesso di
inferiorità verso quelli che credevo avessero più cervello di me mi aiutò a non
sbraitare “CHE ACCIDENTI HO, MALEDIZIONE?!”. «Perdonatemi, messeri, sareste così
gentili da riferirmi la natura del mio malessere?» Ci fu un attimo di
silenzio che non riuscii a spiegarmi. «È gravissimo» disse uno dei
medici. «Lo è» convenne l’altro. Mi guardarono inquieti, scambiandosi di
tanto in tanto qualche occhiata. Deglutii e azzardai un flebile: «Che
cos’ho?» In un baleno, nella mia testa capitombolarono migliaia di immagini:
io destinato su un letto d’ospedale per il resto dei miei giorni, la mia
disfatta e il fallimento della missione segreta, l’onta d’aver fallito
miseramente il tentativo di farmi valere e rispettare, il mio orgoglio sconfitto
e il sogno di far sì che ognuno conoscesse il mio nome si ridusse in
frantumi. Dottore 1 si sistemò gli occhiali sul naso: «Ragazzo, vedi… ti
abbiamo sentito parlare da solo…» «Ah, ma quello è normale. Mia madre mi dice
da quando ho 5 anni che non ho filtro. Però credo proprio di aver avuto un
momento illuminante grazie a questa commozione.» Dottore 1 mi fece sorridere
perché si bloccò proprio come una statua. «Dovete scusarmi, ogni tanto mi
capita di straparlare, è il mo cervello che sbrodola! È tutto a posto! Se vi
siete preoccupati per solo per questo vi assicuro che va tutto bene!» risi,
felice e sollevato, grattandomi la testa. Come se avessi premuto un pulsante,
sputai un getto di sangue. Passando le dita sulla nuca, avevo sentito qualcosa
di molliccio. Strabuzzai gli occhi, guardandoli: «Nooo, che figata! Mi sono
toccato il cervello!» Mi accorsi improvvisamente che anche Dottore 2 si era
pietrificato. Chiedendomi il motivo ed resistendo all’impulso di toccarmi ancora
le cervella, arrivai ad una sola conclusione. Chiusi gli occhi e dissi forte:
«Uno, due, tre… STELLA!» Il meraviglioso mondo del ragionamento era
finito? O non era mai iniziato?
La nicchia degli autori!
Rick @
White Shadow Zack e Sephiroth arriveranno tra poco, non temere!! ^^ Quanto a
Vincent, mi sa che sarà dura inserirlo nella storia, visto che gli eventi
narrati nella fic per ora si svolgono nel periodo di Crisis Core, e non di
FFVII... in futuro vedremo se sarà possibile! :)
Rob
@ Fly Girl 92 Su, su… non dire queste cose, mi agito, rischio la tachicardia!
Sei gentilissima, speriamo di mantenere sempre la stessa linea d’onda. E no,
non si può dare torto ad Eve! Come si potrebbe? Sephiroth (a mio parere il più
gnocco), Angel, Genesis, Zack, Cloud… si rischia l’implosione. Altro che
tachicardia. Dovremmo andare là con una bombola d’ossigeno anche se a quel punto
si rischierebbe un embolo… non ho ragione? Grazie mille per la
recensione!
Rob @ Lirith Ammettiamo pure che a te ci siamo già
affezionati, tu e la tua meravigliosa esuberanza! Ci fa molto piacere che la
nostra storia ti faccia sorridere, effettivamente è il nostro scopo. Anche noi
ci divertiamo come deficienti a scriverla. A volte ridiamo persino noi da soli…
la cosa, forse, è più preoccupante. Forse. Spero continuerai a seguire!
Grazie anche a te, cara!
(Sottoscrivo! come premio ti manderemo una foto autografata di Madison XD by Rick)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Casa dolce casa ***
trial
Capitolo 6 Casa dolce casa
Eve PoV by Rick Vari luoghi della
Shin-Ra
La
prima settimana da SOLDIER fu un incubo. Probabilmente la peggiore che Eve
avesse mai passato, eccetto forse quella in cui, da piccola, aveva trovato per
caso una materia fire nascosta sotto un cumulo di foglie e l’aveva inghiottita credendo fosse una
mela molto rossa. I genitori non avevano dato peso al suo “bruciore di stomaco”
finché un giorno non aveva ruttato bruciando tutte le tende della sala, al che
l’avevano costretta ad un ciclo di lavande gastriche
intensive.
Le
esercitazioni erano veramente pesanti: Angeal era un istruttore severissimo, e
non tollerava né errori né momenti di smarrimento alla vista dei poderosi
muscoli che si flettevano sotto l’uniforme attillata, e per qualche strano
motivo l’unica che veniva rimproverata per questa distrazione era proprio Eve.
In poco tempo imparò a maneggiare al meglio le proprie lame, ad usare la materia
in modo efficace, a colpire il nemico in modo da far uscire il numero dei punti
vita sottratti con l’attacco, e a curare un compagno lanciandogli contro una
pozione, invece che bevendola come farebbero tutte le persone normali.
Impiegò
molto più tempo invece a capire la teoria degli elementi e le strategie di
battaglia: spedì quattro commilitoni in infermeria per aver lanciato una Firaga contro una
Bomba Volante (che era esplosa subito dopo), e a nulla valsero i tentativi di
spiegare ad Angeal che “era il modo migliore per ucciderla subito”; cercò di
bloccare un Thunder con un Protect, e come risultato ebbe i capelli sparati per
tutta la giornata; evocò un demone di fuoco astrale, ma usò la materia sbagliata
e si ritrovò schiacciata da un chocobo grasso e pigolante.
Ma
il problema peggiore fu la convivenza con gli altri SOLDIER: poteva andare in
bagno solo quando era certa che non ci fosse nessun altro nei paraggi (spesso
bloccava la porta, ricevendo sonore proteste da chi doveva entrare), dormiva
vestita, dicendo agli allibiti compagni di soffrire molto il freddo, e in
generale cercava di evitare tutto quello che potesse compromettere la sua
precaria posizione.
Il
momento in cui si trovò più in difficoltà fu forse quello della gara “a chi era
più dotato”. Eve si propose all’istante per fare il giudice, con in mano già il
righello da 50 cm (non si sa mai) e la macchina fotografica per immortalare il
vincitore, ma gli altri insistettero per far partecipare anche lei, ed
arrivarono quasi al punto di prenderla e spogliarla. Fu salvata in extremis da
un SOLDIER che si ricordò che aveva la scabbia e che fece desistere gli altri
dal tentativo. Purtroppo fu anche cacciata fuori per paura di contagio,
nonostante le sue accese proteste. Per la rabbia, strinse così forte il righello
che lo spezzò e si piantò più di una scheggia nella carne.
L’occasione
per cambiare radicalmente la sua situazione le arrivò un giorno che stava
gironzolando per la base in cerca di SOLDIER 1st Class. Aveva
intravisto una ciocca di capelli vagamente azzurrini molto interessanti girare
l’angolo e stava cercando di capire a chi appartenessero. Si avvicinò
furtivamente al bordo del muro e sbirciò. Per poco non prese un colpo quando si
trovò davanti, invece che la fluente chioma che sperava di vedere, un elmetto
della Shin-Ra.
-
Ehi! Cercavo proprio te!
-
Aaah! Che Ifrit ti incenerisca!! Togliti dal cazzo se non vuoi morire
all’istante!
-
Cosa? Come osi rivolgerti così ad un tuo superiore?
Eve
lo mise a fuoco bene e si accorse della divisa che l’altro portava: aveva appena
insultato un SOLDIER 2nd Class.
-
Ehm… Mi scusi, intendevo dire “Per favore, si tolga dal cazzo,
signore!”
-
Come??
-
Niente!! – esclamò Eve – Mi scusi, signore! Ero
sovrappensiero!
-
Mmh, per questa volta chiuderò un occhio, ma la prossima te ne pentirai! Ora,
devo informarti che sei stato convocato domani mattina nell’ufficio del
direttore Lazard. Non so i motivi, te li dirà lui personalmente. Ricorda
comunque che per arrivare al suo ufficio, è necessario passare per il 57° piano
per ottenere l’autorizzazione, e poi prendere l’ascensore
per…
Eve
improvvisamente riconobbe il tono di voce del SOLDIER che aveva davanti: era
quel dannato saccente di Kunsel, il tizio che andava in giro dispensando inutili
consigli a tutti su come si usavano le materie, su come si equipaggiavano gli
oggetti, e stronzate del genere. Lo odiava con tutto il cuore, soprattutto da
quando le aveva mostrato davanti a tutti gli altri commilitoni che aveva montato
al contrario le sue materie sulle sue due spade, scatenando l’ilarità generale.
Per di più, era anche amico dell’idiota che la credeva gay. Ultimo, ma non per
importanza, le aveva fatto appena perdere le tracce di quei meravigliosi capelli
e, soprattutto, del loro proprietario.
Le
si chiuse la vena.
Tutto
quello che ricordò Kunsel in seguito fu di essere scivolato per qualche strano
motivo mentre parlava con un SOLDIER e di essere svenuto. Ciò di cui non riuscì
mai a capacitarsi furono i 28 ematomi sulla fronte: che cadendo avesse battuto
la testa così tante volte sul pavimento? Si ripromise di stare più attento, in
futuro.
Eve ritornò verso la camerata, chiedendosi incuriosita cosa
mai potesse volere da lei il direttore in persona. Magari poteva essere la sua
occasione per passare di grado ed avere finalmente una camera con un po’ più di
privacy. Si ripromise anche di prendere qualcosa per il mal di testa: forse non
avrebbe dovuto togliersi l’elmetto prima di colpire 28 volte quel coglione in
fronte. In ogni caso, l’effetto era stato più che
soddisfacente.
La nicchia degli autori!
Rob
@ Tutti A causa di forza maggiore e di un simpatico bruco delle montagne del
Nord che mi è venuto a trovare non riusciremo a rispondere a tutti! Io,
quella impegnata che ha anche una vita in realtà (quell'altro no, è un tutt’uno
con il pc e dispone persino di quella sedia tipica da ingegnere
informatico che soddisfa ogni bisogno fisico. Mentre io essere no di razza
di ingegnere informatico, per fortuna), sarò piuttosto impegnata in questo
periodo quindi l'andamento della fic rallenterà un po'. Ma solo un
po'. Perché? Perché d'accordo che io e quell'altro essere siamo già al decimo
capitolo, ma se li pubblicassimo tutti troppo rapidamente vi toccherebbe
aspettare molto di più in seguito visto che non posso tenere più questo ritmo
allegro! La sottoscritta si è resa conto che se vuole eccellere
per quanto riguarda gli oneri scolastici et educativi ancora deve
fare un minimo di fatica :D Perdono :D Non vi trovo con gli striscioni e
le fiaccole sotto casa mia stasera, vero? Clausola finita. Mi sentivo in
dovere di esplicare! Ma comunque vi ringraziamoooooo! Grazie Roy4ever,
grazie Lirith, grazie Pandora90, grazie valeriana, grazie LadySnape, grazie
White Shadow e grazie FlyGirl 92!! E grazie a quelli che leggono e non
lasciano traccia di sé!
Eve estrae qualcosa dalla divisa e,
sventolandola, fa un gran sorriso. Poi sbraita: «Chi vuole una fototessera di un seducente
Mad 15enne infestato dall'acne?!»
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Compagni di stanza ***
trial
Capitolo 6 Compagni di
stanza
Mad PoV by
Rob Ore 23.00, camerate 3rd class della
Shin-Ra
Una settimana dopo mi avevano dimesso dall’infermeria.
Avevo passato sette giorni d’inferno legato al letto perché non potevo resistere
alla morbidezza del mio cervello. Era come la carta da imballaggio con le
bollicine di plastica o i fonzies: assolutamente irresistibile. Chi si è mai
trattenuto all’impulso di non farle scoppiare? Chi non si è mai leccato le
dita? Così, un giorno, mi avevano sedato a tradimento e mi avevano
trasformato in un insaccato. Quella staticità mi faceva sentire una pianta
grassa e mi resi conto di quanto fosse infelice la vita di un cactus. In ogni
caso, avevo approfittato di quelle giornate per riflettere sul significato della
vita e sul destino dell’universo arrivando alla conclusione "cogito ergo sum".
Forse l’avevo sentita da qualche parte, anni addietro, ma non avrei saputo dirlo
con precisione… Comunque, non sapevo cosa mi avessero fatto, ma non avevo più
il buco in testa. Quel giorno avevo collezionato solo tre testate, un record per
le mie statistiche. A dire il vero, ne avrei date solamente due, ma Kunsel aveva
trovato particolarmente divertente il fatto che la mia testa producesse un
rumore metallico ogni volta che la sbattevo. Dottore 1 e Dottore 2 mi avevano
detto di stare al buio mentre riposavo, dato che la luce poteva in qualche modo
nuocermi. Era mezzora che me ne stavo in panciolle sul letto della mia camerata,
a tirarmi i peli dell’addome. Stavo pensando che a quelli della mia
organizzazione non avevo riferito proprio niente di ciò che avevo scoperto. E
loro non si erano nemmeno scomodati a farmi gli auguri di pronta guarigione o
mandarmi un mazzo di fiori. Maledetti tirchi insensibili. Proprio quando mi
decisi ad alzarmi, qualcuno aprì la porta. Un nanetto gracile e sottile entrò
furtivamente nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Indossava il casco
dell’uniforme che modestamente mi faceva sembrare un figo stellare, ma su di lui
non faceva altro che renderlo rachitico. A quanto pareva non mi aveva
affatto visto perché iniziò a parlare tra sé e sé. Quando udii qualcosa come "ma
che cazzo di allenamento mi fanno fare, sventrare dei fottuti struzzi
assassini…"qualcosa mi baluginò in testa. Dove avevo già sentito un linguaggio
così scurrile? Forse, in un reality. Oppure… I miei occhi già abituati al
buio intravidero un volto familiare quando il soldato si tolse il casco. Stava
per sfilarsi la divisa quando gridai… «Ma tu sei la recluta gay!» Il SOLDIER
strillò in modo decisamente poco maschile e istantaneamente mi lanciò con
violenza inaudita il suo casco. Mi centrò in pieno il capo e il tonfo metallico
che produsse l’urto mi stordì per un attimo. «Chi cazzo sei?! Ridammi il mio
casco, bastardo!» «Ehi, ehi… calmati, sei tu che me l’hai tirato…» feci,
massaggiandomi la nuca. Lui accese la luce di colpo e mi puntò il dito
contro. «Sei il coglione dei bagni! Cosa ci fai qui?!» «Come cosa ci faccio
qui? È camera mia!» «Camera tua? Scherzi? Vuoi dire che devo averti vicino
mentre dormo?» Un brivido mi salì lungo la spina dorsale. «E dovresti essere
tu quello spaventato?! Devo dormire accanto ad un gay!» «Stai tranquillo, non
ti spoglierei nemmeno per farti un’autopsia…» Sospirai di sollievo. «Meno
male. Ma gli altri sanno che sei finocchio?» «Certo che no! Ma se glielo
dicessi, potrei ripensarci, bendarmi e venirti a fare una visitina nel cuore
della notte…» «Porco Bahamut, no!» «E allora vedi di cucirti la bocca»
ghignò lui trionfante. «Il mio casco?» Glielo lanciai senza protestare.
«Scusa se mi hai colpito.» «Figurati.» La paura mi aveva ottenebrato la
mente e non ero più sicuro di essere così lucido. Mi rannicchiai, ben attento a
non fare un passo falso e mi coprii con il lenzuolo. Però, potevo
approfittarne per estorcere furbescamente informazioni. Quindi, azzardai
timidamente, ben attento a non scoprirmi: «Allora, come ti trovi nei
SOLDIERs?» «Se non rispondessi "bene" dovrei essere condannata a morte da
tutte le donne di questo dannato mondo. Cioè, condannato, non
condannata.» Deglutii, preferendo evitare di commentare. Quindi dissi:
«Ho sentito che ci sono i fan club di ogni SOLDIER… tu dovresti esserne al
corrente, data la tua natura.» Lui si girò con un sorriso che per qualche
ragione mi parve malvagio. «Se per caso miri a sapere se c’è un club dedicato a
te… non ho ancora trovato qualcuno che sia parafilo dei cerebrolesi» disse con
voce soave, poi increspò le labbra. «Mi spiace.» Alzai un sopracciglio. «No
no, aspetta… parache? Mi sono perso a
parastinco. Hai detto parastinco, vero?» «Appunto.» Decisi di ignorare le ultime cose che aveva detto perché mi stavano confondendo. In un
istante nella mia mente comparve il "blank". Quindi, passai oltre. Era così che si doveva affrontare la vita. «Ma ti sei ben ambientato? Il
livello generale come ti sembra?» «Ma che domande fai?» sbottò lui, facendo
cadere le braccia sui fianchi. «Cos’è, un’intervista? I Third Class sono tutti
degli emeriti imbecilli, te compreso, sono pure facilmente raggirabili… Non avrei mai voluto
ammetterlo, ma SOLDIERs sta cadendo in basso. Stavo arrivando a pensare che raccogliessero le matricole dalla strada. Credevo che i barboni li
bruciassero e non che li facessero arruolare. Ma perché me lo chiedi?» «Perché... perché
anche io penso che sia giusto bruciare i barboni! E con il whisky prendono fuoco
meglio!» risposi prontamente, anche se non avevo afferrato del tutto. Seguì qualche istante di silenzio. La recluta gay mi guardava con
sguardo indecifrabile. «Non riesco a capire se la tua situazione sia davvero così
tragica o se tu mi stia prendendo in giro.» Io tacqui e lui sospirò. Alzò le spalle e raccolse i suoi effetti. Avevo
tentato di registrare ogni cosa e per ora le parole che mi ricordavo meglio
erano "barbone" e "parastinco" anche se non riuscivo più a collegarle insieme.
Ci avrei pensato più tardi. Guardai il SOLDIER gay avvicinarsi, in silenzio,
e sistemare le sue cose sul letto. Ora che lo vedevo bene, aveva lineamenti
davvero effeminati. Dopotutto, per lui era una fortuna. Aveva capelli neri, ben
curati, lunghi sin alla vita. Il viso era delicato e sottile. Gli occhi erano
azzurri e contornati da lunghe ciglia scure. Il dettaglio che gli donava un’aria
fragile era certamente la pelle, liscia e pallida. Somigliava così tanto ad una
ragazza che non avrebbe avuto grossi problemi a… non volevo nemmeno
pensarci. «Che cazzo guardi?!» «Niente, niente… scusa! È che… sei
veramente femminile!» Anche se pensavo di avergli fatto un complimento, lui
parve inspiegabilmente sbiancare. Poi sorrise suadente mettendosi in una posa da
culturista. «Dico, hai visto quanto sono virile?!» «Veramente no.» «E dai,
cazzo, guarda che muscoli che ho!» «Hai le braccia che sembrano due patatine
fritte.» «Ma ti sei guardato, tu?!» «Credevo di averti fatto un complimento!
Non che me ne intenda, ma i gay non fanno di tutto per sembrare il più femminile
possibile?» «Mi stai dando del transessuale?!» «Non si può parlare con te!
Sicuramente il carattere da donna ce l’hai in pieno!» «Stai cercando di
insultarmi?» strillò, armeggiando con il casco. «No, è un dato di fatto! E
comunque se non la smetti di urlare manderanno qualcuno…» Lui si zittì.
Sicuramente, era lunatico. Tornò a sistemare rapidamente le sue cose,
schiarendosi la voce e dicendo: «Hai ragione, amico…» «Lo so che ho
ragione. Quando gli altri hanno cercato di spogliarmi e appendermi fuori dalla
finestra, abbiamo fatto un tale casino che Angeal è piombato qui in mutande…
avresti dovuto vedere com’era infuriato. Ha minacciato di mandare qui Sephiroth
in persona se non l’avessimo piantata… dev’essere veramente terribile come di
dice, dato anche Angeal sembra temerlo…» Successe tutto in 2 minuti e 38
secondi. Il piccolo e pestifero SOLDIER iniziò a rompere ogni cosa che trovò
sulla sua strada e a urlare come un forsennato. In pochi istanti la camerata si
riempì di SOLDIERs che pensavano fosse stato organizzato il solito festino
notturno. Nella baraonda c’era già chi brindava con bottiglie d’alcol, chi aveva
recuperato le carte da poker accuratamente rintanate e persino chi si era procurato
riviste porno. Ovviamente, io fui preso di mira e proprio quando mi spogliarono
mettendomi una foglia di fico sui gioielli di famiglia, Angeal fece irruzione
nella stanza, bagnato e con un solo asciugamano annodato in vita a coprirlo. Non
sto nemmeno a dire che il 1st class non volle ascoltarmi e venni incaricato di
pulire ogni bagno delle camerate per le due settimane successive. Non
potevo incolpare nessuno se Angeal non aveva voluto ascoltarmi. E poi chi mi
avrebbe dato manforte? Quanto alla recluta indemoniata… la trovarono distesa
sul letto, svenuta con un sorriso stampato in faccia. Valli a capire, i
gay.
La nicchia degli autori!
Questa
nicchia sta diventando stretta e presto provvederò a trasformarla in un lussuoso
attico in centro! Ringraziamo tutti per la pazienza e per la comprensione! Se
vi dicessi cos’ho da fare verreste tutti a farmi "pat-pat" sulla testa (non è
difficile, ci arrivano tutti alla mia altezza-testa)… Spero che questo
capitolo sia stato di vostro gradimento! Sappiate che stavo pensando di
assumere Victoria Silvstedt per presentare ogni capitolo… voi cosa dite? Faremo
più successo? Sono troppo venale? Grazie a: Lirith, White Shadow, LadySnape,
Ikumi91, FlyGirl 92 e alla new entry KuRoNeKoChAn (un
bell’applauso!!!)… Invieremo a tutti i fan le foto di Mad 15enne con l’acne e
di Eve svenuta sul letto col rivolo di
bava!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Il Behemoth Reale Selvatico ***
trial
Capitolo 7 Il
Behemoth Reale Selvatico
Eve PoV by
Rick Ore 19:43, Vicino ad un campo
dell’esercito del Wutai Eve era sull’orlo
di una crisi isterica. Continuava ossessivamente a chiedersi come diavolo era
potuta finire in una situazione del genere. Si asciugò il sangue che le colava
dalla ferita sulla fronte, prima che le finisse sugli occhi. Non poteva
permettersi di perdere la vista, o sarebbe morta entro pochissimo. Di fianco a
lei, giacevano sdraiati due SOLDIER che gemevano. La cosa sarebbe anche stata
interessante, se non fosse che uno era ferito gravemente e l’altro, purtroppo,
solo superficialmente. Ma a finirlo ci avrebbe pensato lei quando sarebbero
tornati indietro alla Shin-Ra; già pregustava il momento in cui avrebbe torto il
suo inutile collo staccandogli la testa e dandola in pasto ad una Molboro
selvatica. E pensare che quella
giornata era iniziata benissimo…
Ore 9:00, Palazzo della Shin-Ra, ufficio del direttore
Lazard - La missione che vi
sto affidando è puramente ricognitiva. Non dovrete in alcun modo allertare il
nemico della vostra presenza, perché farlo significherebbe suicidarsi con le
proprie mani. Tutto ciò che dovrete fare è spiare il campo base nemico
tracciando una mappa della zona e degli spiegamenti delle forze nemiche
nell’area. Purtroppo i nemici possiedono dispositivi che ci impediscono di farlo
a distanza, per cui è fondamentale che la mappa venga stilata sul campo. Queste
sono le istruzioni per l’avvicinamento… Le
parole del direttore Lazard arrivavano solo a tratti a Eve, impegnata com’era a
fissarsi nella mente ogni particolare di quell’incontro. Era come un gatto
affamato entrato per caso in una pescheria: non sapeva quale delle prelibate
merci che aveva davanti a sé attaccare per prima. A ore 12, il direttore Lazard; voto: 8,2. A ore 1, di fianco a lui,
Angeal Hewley; voto: 9,2. A ore 11, volto verso la finestra, con una accidenmela
in mano, Genesis Rhapsodos; voto: 9,8. A ore 5, dietro di lei, nella stanza
accanto, Zack Fair; voto: 9,9. E infine, intravisto in una fugace visione fuori
dalla stanza, Sephiroth; voto: 35,4. Ai suoi lati, invece, si trovava merce ben
più scadente. Un biondino che non aveva mai visto (ma poteva essere
interessante, si ripropose di osservarlo meglio): Cloud Strife; voto: 7,5. E,
purtroppo, alla sua sinistra, Madison Square; voto: di castità. Il direttore aveva assegnato la missione a loro tre. In
teoria Kunsel avrebbe dovuto far loro da guida, ma a causa di un malaugurato
incidente non era potuto essere partecipe. Che peccato. Già pregustava la sua promozione a 2° Class, e non vedeva
l’ora di mettersi all’opera. Tanto, il biondino non sembrava particolarmente
sicuro di sé, e l’utilità dell’altro era praticamente inferiore a quella di un
chocobo senza zampe. Quindi lei avrebbe primeggiato su di loro senza alcuna
fatica. Purtroppo però non era andata
esattamente così.
Ore 19:45, Vicino ad
un campo dell’esercito del Wutai Si girò rapidamente per dare un’occhiata oltre la roccia dove si erano
rifugiati. Il Behemoth era sempre più infuriato, e correva da una parte
all’altra del campo lanciando sciami di meteore e dilaniando qualunque cosa
avesse la malaugurata idea di trovarsi davanti a lui. Tutti i colpi che avevano
esploso contro di lui non gli avevano fatto nemmeno il solletico, e nemmeno le
deboli materie che avevano usato non avevano sortito alcun effetto. Al
contrario, la bestia li aveva scaraventati a svariati metri di distanza con un
solo, annoiato colpo di coda. Ora fra loro e la salvezza si frapponevano una
roccia, un Behemoth Reale infuriato, un campo pieno di soldati nemici, e
svariati chilometri di camminata. Si ripromise di comprarsi un amuleto che le
aumentasse la fortuna al più presto. Cloud
gemette. Aveva sicuramente un braccio e una gamba spezzati dall’impatto, e sia
lei che Mad avevano sprecato praticamente tutte le energie magiche, e le poche
rimaste non bastavano ad utilizzare le materie di cura. In più Mad aveva confuso
le pozioni curative con quelle esplosive, e le aveva lanciate al Behemoth
rendendolo immune sia agli attacchi magici che a quelli fisici per almeno due
ore, nonché curandolo oltre misura. Eve non sarebbe rimasta affatto sorpresa se
avesse sentito il mostro ringraziare quel coglione del suo compagno. Avrebbe
voluto infilargli una materia Ifrit in una certa parte del corpo per poi
evocarlo subito dopo, ma per ora era meglio che rimanesse vivo per aiutare Cloud
a camminare quando sarebbero fuggiti. Se sarebbero fuggiti. Mad stava steccando la gamba del povero malcapitato. Doveva
fargli piuttosto male, perché ad ogni suo movimento cercava di alzarsi e
fermarlo. L’avrebbe curato volentieri lei, ma era fin troppo impegnata a
respingere gli assalti dei soldati nemici che, come se non bastasse, avevano
scoperto la loro posizione, e cercavano in tutti i modi di
prenderli. - Vuoi stare fermo, Cloud? –
esclamò Mad - Non riuscirò mai a farti una steccatura decente se continui a
muoverti! - Non quella… - gemette il
poveretto. - Cosa? - Non quella…è l’al… -
E’ l’alba? Ma no, è il tramonto! Tra poco verrà notte e con il favore delle
tenebre forse riusciremo a scappare! -
No…no…l’altra ga…aaaaah!! – Cloud si era alzato troppo e aveva inavvertitamente
picchiato col braccio rotto contro la roccia. - Ah! Vuoi che usi l’altra garza? E va bene, però potevi dirmelo prima!
Adesso mi tocca rifare tutto da capo! Cloud
si mise a piangere sommessamente. Eve
nel frattempo aveva ucciso almeno una decina di soldati. Sembrava che finalmente
questa ondata fosse terminata. Poi capì con orrore perché: il Behemoth aveva
finito il suo lavoro di distruzione, li aveva fiutati e stava tornando verso di
loro, ruggendo, con movimenti mostruosamente agili. Mentre ricaricava il fucile,
si costrinse a pensare a qualcosa che potesse aiutarli ad uscire da quella
situazione, ma le vennero in mente solo gli eventi di quel maledetto
pomeriggio.
Ore 13:24, Monti del
Wutai - Attenti! – esclamò
Mad – Un mostro! Armi alla mano! Lancio una Thunder! Il fulmine aveva carbonizzato due cespugli e danneggiato
gravemente l’albero subito dietro. Un corpicino piccolo e fumante giaceva in
mezzo a tutta quella devastazione. -
Fermati, idiota!! E’ il decimo scoiattolo che carbonizzi, bruci o congeli oggi!!
– Eve era disperata – e come se non bastasse, l’unica volta che ci è arrivato
addosso quella sottospecie di ragno troppo cresciuto ti sei avvicinato per
accarezzarlo sotto il mento!! Abbiamo lasciato più tracce noi che uno stormo di
fottuti chocobo obesi impazziti!! Il viaggio
verso il campo era stato allucinante. Due ore di cammino per salire su una
montagna, attraverso boschi e rocce, con almeno 38 gradi all’ombra. Mad aveva
ucciso metà della fauna locale a colpi di magie, Cloud non aveva spiccicato una
parola che fosse una, limitandosi a guardarla intimorito quando lei cercava di
parlargli, e per di più la sua uniforme si era "misteriosamente" macchiata di
sangue al basso ventre anche se non aveva mai ricevuto un colpo. Per fortuna gli
altri due non avevano ancora notato nulla. I suoi nervi stavano per
cedere. Una volta arrivati al campo, avevano
passato almeno sei ore su un’altura nascosta a osservare, segnare, osservare,
segnare, osservare, segnare, senza soste. Il campo non aveva niente di
particolare, i soldati eseguivano sempre le stesse mansioni, e la noia e il
dolore la stavano letteralmente uccidendo. Poi, si erano spostati per controllare l’esistenza di entrate secondarie,
o eventuali punti deboli nelle difese. E lì avevano incontrato la
bestia. Quando le erano passati vicini,
stava dormendo, ma era così immobile che all’inizio non l’avevano neppure
notata: la sua pelle aveva lo stesso colore del terreno intorno a lei, e
sembrava un’unica, immensa roccia. Si erano
accorti del contrario quando Mad ci era salito sopra, urlando: - Venite! Venite! Da qui si vede perfettamente! Adesso
pianto il cavalletto col binocolo, così potremo… - e aveva piantato la punta di
una delle gambe del cavalletto direttamente nelle costole di un Behemoth Reale
selvatico. Ciò che era successo dopo era
stato talmente rapido che era difficile ricordarlo con esattezza. L’enorme
essere si era svegliato infuriato, scagliando Mad a svariati metri di distanza.
Eve e Cloud, terrorizzati, si erano messi a correre a perdifiato, ma avevano
scoperto dopo qualche minuto di corsa che si erano diretti esattamente verso il
campo nemico. Mad li aveva raggiunti poco dopo urlando "aiuto una valanga" o
qualcosa del genere con il mostro alle costole. Le guardie dell’accampamento li
avevano scorti, ma a quanto pare avevano perso rapidamente l’interesse alla
vista della bestia infuriata che puntava proprio verso il loro accampamento. Al
che, finiti tra due fuochi, i tre SOLDIER non avevano potuto fare altro che
provare a combattere il Behemoth, con risultati ben scarsi. A quel punto, il
mostro, attaccato anche dai soldati dell’accampamento, si era lanciato
all’assalto del campo, portando morte e distruzione dietro di
sé. E ora, stava tornando verso il
rifugio che avevano faticosamente conquistato per farli a pezzi una volta per
tutte.
Ore 19:46, Vicino ad un campo
dell’esercito del Wutai Doveva trovare un modo per fermarlo, o almeno per guadagnare tempo in
modo da farli scappare. Si guardò intorno: fucili quasi scarichi, materie
deboli, pochissime pozioni di attacco, e due compagni inutili. Poi le venne
un’idea disperata: forse nei corpi dei soldati che aveva ucciso avrebbe potuto
trovare qualcosa di utile. Non c’era tempo per pensare a soluzioni migliori,
quindi si gettò allo scoperto e corse verso i cadaveri. Scelse quello che le
sembrava il capitano, e fu la sua salvezza: nell’arma aveva una materia Slow,
proprio quello che le serviva! Frugando rapidamente nello zaino del malcapitato,
trovò anche un Etere, che bevve tutto d’un fiato, rischiando di strozzarsi per
la foga. Poi, sentendo le energie magiche che fluivano di nuovo attraverso il
suo corpo, si girò e guardò l’enorme essere che ormai la stava per raggiungere.
Urlando, utilizzò la magia contro di lui. Il
mostro, colpito in pieno, rallentò bruscamente la velocità di andatura: la sua
faccia si contrasse per lo sforzo immane di muovere le membra che fino ad un
momento prima erano agili e scattanti, e ora sembravano diventate di
granito. Eve non ci pensò due volte e corse
indietro dagli altri. - Presto! – urlò - E’
la nostra occasione! L’effetto durerà solo per poco tempo, ma se ci muoviamo ci
darà un po’ di tempo per scappare! Mad!! Dove cazzo sei? Aiuta Cloud a camminare
e muoviti! Mad arrivò poco dopo
correndo. - Eccomi! Avevo… - Sbrigati! – strillò lei – L’effetto durerà solo pochi
minuti e dovremo già essere lontani! L’altro
prese sulle spalle Cloud e insieme si lanciarono verso il punto da cui erano
arrivati. Purtroppo però pochi secondi dopo
il Behemoth li aveva già raggiunti. E sembrava aver già riacquistato i suoi
movimenti normali. - Puttana Shiva! Ma di
solito l’effetto dello Slow non dura così poco! – Eve era sconvolta. – Avremmo
dovuto avere almeno cinque minuti! - Hai
ragione! – le rispose Mad, ansimando – reggi tu Cloud per un attimo! Lo colpirò
di nuovo con la Slow che ho trovato nell’arma di quel soldato
morto! Mad lasciò andare Cloud ed Eve
barcollò sotto il suo peso. Poi, pensando un attimo a quello che aveva appena
sentito, gli chiese: - Aspetta, aspetta,
cos’è che hai fatto tu? - Prima,
quando tu ti sei allontanata, l’ho colpito con questa materia Slow e ne ho
rallentato i movimenti per scappare! – Mad estrasse una materia arancione, che
pulsava di energia, e la puntò contro il mostro che stava già preparandosi a
spiccare il balzo verso di loro. - Slow? –
esclamò Eve alla sua vista, sbiancando – che Ramuh ti strafulmini! Quella è una
Haste!! Hai annullato il mio effetto rallentante, pezzo di deficiente! Ecco
perché ci ha raggiunti così in fretta! Al
che buttò da un lato Cloud e si lanciò verso Mad per fermarlo, ma non fece in
tempo. Il Behemoth fu investito dalla magia
appena prima di spiccare il salto; le sue zampe, potenziate istantaneamente
dall’energia della materia, aumentarono almeno del triplo la forza della spinta,
e il mostro eseguì un salto ben più lungo di quello che aveva previsto: superò
ampiamente i tre SOLDIER in volo, e, incredulo, si schiantò contro la parete di
roccia vicina, cadendo a terra pesantemente senza più muoversi. Mad, Eve e Cloud rimasero a guardarlo, a bocca aperta. Poi,
si riscossero e si diedero ad una rapida fuga, per quanto concesso dalle
precarie condizioni di Cloud. Nessuno
disse più niente fino al ritorno alla Shin-Ra.
Ore 9:05, Ufficio del Direttore Lazard,
il giorno dopo Eve era
semplicemente terrorizzata. Da quando lui e Mad erano entrati nell’ufficio di
Lazard, né il direttore, girato verso la finestra con le mani dietro la schiena,
né Angeal, seduto poco distante, con un’espressione indecifrabile, avevano detto
nulla. Ed era piuttosto compiaciuta nel vedere che anche il Tragico Errore della
Natura di fianco a lei era piuttosto impaurito dalla situazione. Cloud era
ancora in infermeria, ma sembrava che si sarebbe ripreso presto.
Dopo che avevano consegnato il loro
rapporto sulla missione, il direttore aveva voluto vederli con urgenza. Il suo
cuore ebbe un mancamento quando Lazard iniziò a parlare. - Vediamo di fare un resoconto della situazione. Io mando un
drappello di SOLDIER per una banale missione di ricognizione, ordinando
espressamente l’assoluta invisibilità delle manovre. Mi ritornano due feriti, di
cui uno grave, e vengo a sapere che l’accampamento è stato raso al suolo da un
Behemoth impazzito, scatenato dai miei SOLDIER, cosa che ha concentrato
l’attenzione di tutte le unità Wutai su quella zona. – si girò verso di loro –
E’ così o la mia descrizione è errata? Eve
aveva la gola troppo secca per parlare, così si limitò a scuotere la
testa. - Beh, signore… in effetti c’è un
errore nella descrizione… Si girò incredula
verso Mad: nella situazione in cui si trovavano aveva anche il coraggio di
contraddire il direttore generale? - In
effetti non si trattava di un Behemoth, ma di un Behemoth Reale
selv…ahi! Il calcio che Eve gli tirò di
nascosto in uno stinco gli impedì di terminare la frase. Lazard li guardò entrambi, con un’espressione truce sul
volto. Eve desiderò di essere ancor più piccola di quel che già era. Mad si
massaggiò imbarazzato la gamba. Il direttore si avvicinò. - Chi di voi ha fatto infuriare il Behemoth? - Behemoth Reale selv… - iniziò Mad. - Lui! E’ stato lui! – urlò Eve, coprendo la voce
dell’altro. Lazard rivolse la sua attenzione
al SOLDIER. - Hai una minima idea di che
cosa hai scatenato con questo tuo gesto sconsiderato? - Beh io… Eve già
pregustava la cazziata suprema che di lì a poco avrebbe ricevuto quell’essere
insulso. Peccato che poi l’avrebbe ricevuta anche lei, ma sarebbe stata solo
l’inizio della sua tremenda vendetta su di lui. - Non solo hai distrutto senza alcun spargimento di sangue nostro un
campo fortificato a cui stavamo puntando da tempo, ma hai anche fatto in modo
che il grosso delle truppe di Wutai si spostasse verso quella zona, lasciandoci
liberi di attaccare il fianco rimasto scoperto e far progredire la nostra
avanzata! Un risultato che avremmo potuto ottenere in non meno di tre mesi di
guerra! Per questo abbiamo deciso di promuoverti a SOLDIER 2° Class saltando il
normale addestramento! Complimenti, Madison Square! Nella sala calò il silenzio. Lazard
rise di gusto alla vista dei due volti stupefatti. Se avesse potuto leggere le
menti, avrebbe visto che in quella di Madison c’era solo il pensiero "Behemoth
Reale, non Behemoth! Come faccio a farglielo capire?", mentre in quella di Eve
ricorrevano ossessivamente le parole "Strappare. Faccia. Morsi." Sempre più
velocemente. Fu una fortuna che prima che le
si chiudesse definitivamente la vena portandola a fare una strage, Lazard si
girò verso di lei e le disse: - E la buona
notizia vale anche per te, Evelina Enix! La tua promozione a SOLDIER 2° Class è
assicurata!... Eve si riscosse
improvvisamente e lo guardò con la bocca aperta, sconvolta dalla
notizia. Lazard continuò: - ...grazie al supporto che hai fornito a Madison Square in
questa operazione! La ragazza si coprì di
scatto la bocca con le mani e si morse le dita per impedire a sé stessa di
travolgere Lazard con una marea di insulti per averla definita "supporto" di
quell’incapace. Se non fosse stato per lei, non sarebbero nemmeno tornati vivi!
Sentì la rabbia crescerle in corpo, ma si obbligò a trattenersi. In fondo, era
appena stata promossa a SOLDIER 2° Class e, con un po’ di fortuna, non l’avrebbe
più visto. - Inoltre, - Lazard continuò –
solo una squadra assolutamente affiatata avrebbe potuto portare a termine questo
incarico, quindi sicuramente assegnerò entrambi alla prossima missione. Ora,
potete pure prendervi un meritato riposo! Strappare. Faccia. Morsi. - Scusi,
signore? Volevo solo dire che era un Behemoth Reale selvatico, non un
Behe… Eve scattò su di lui e cominciò a
dilaniarlo. Lazard si mise di nuovo a
ridere. - Che tipi! Così affiatati che si
mettono persino a festeggiare insieme! Su, andate a divertirvi fuori, questo non
è il luogo adatto. Angeal, riassegna l’altro SOLDIER, Cloud Strife, al reparto
di Zack Fair. In questa missione è stato più d’impaccio che di aiuto a quei due,
e preferisco che lavorino da soli la prossima volta. Strappare. Faccia. Morsi.
La nicchia
degli autori! Scusate il ritardo... pfffffahahah! Sto ridendo da
sola, questo capitolo è fenomenale, Rick ha dato il meglio di sé!! Per le
reazioni violente, i giudizi ai SOLDIERs e la sfiga credo che si sia
ispirato a me... ehm. Voi che
voti avreste dato, puelle? È un capitolo abbastanza intenso per farci perdonare? Non
preoccupatevi, abbiamo comunque pensato a nuove, geniali trovate per la ff, non
ce ne siamo stati con le mani in mano... Grazie come sempre a TUTTI :D E
tanta solidarietà agli studenti! Ma hic sunt leones! Forza e coraggio a tutti! (Scusate, sono disperata... sto delirando... soprattutto per lo studio e la puntata 114 di Naruto Shippuuden!!)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Il pinguino ***
trial
Capitolo 8 Il pinguino
Mad PoV by Rob Camera G8, trentesimo piano della Shin-Ra,
reparto SOLDIERs Second Class La mia camera nuova era decisamente una
figata. Me ne stavo sdraiato per terra, col naso stampato sul mio bellissimo
pavimento lustro, a contemplare il lusso intrinseco che scaturiva. Quando
Enix mi aveva sorpreso a fare l’angelo sul lastricato, anche se di neve
effettivamente non ce n’era, aveva scagliato tutto ciò che aveva in mano addosso
a me. Era nientemeno che biancheria sporca. Per essere precisi, la biancheria
sporca di un gay. Non avevo mai visto tanti fiocchi e pizzi su un paio di
mutande. Ma comunque, credo che in mezzo a quella roba dovessero per forza
esserci gli indumenti che il finocchio aveva indossato sul campo di battaglia
perché qualche schizzo di sangue imbrattò il muro e il mio fantastico poster che
ritraeva un Behemoth Reale selvatico, regalo del direttore Lazard. Decisi che
quegli schizzi, in fin dei conti, donavano e davano un’aria pittoresca alla mia
camera, quindi decisi di non pulirli. Dopotutto, si trattava del sangue di un
SOLDIER sì gay ma alla fine valoroso. La mia camera nuova era decisamente una
figata ed era pure insanguinata. Amavo lo splatter e quella sembrava davvero una
scena di un film horror. Cosa si poteva volere di più? Toc toc
toc. Qualcuno bussò alla mia porta. «Non voglio niente!» gridai
automaticamente. «Ma cosa sei, scemo?» rispose chicchessia fuori dalla
stanza. «Senti, se mi vuoi vendere un tappeto o un aspirapolvere sappi che
sono allergica alla polvere e ho traumi infantili con quegl’altri aggeggi!
Quindi smamma!» «Square, sono Eve! Sei cretino? Esci di lì e piantala di
scherzare!» «Non conosco nessun Eve! Non mi inganni con i tuoi giochetti,
venditore ambulante!» «Perché non la pianti ed esci? Cosa stai facendo?
Ricordati che Iddio ci guarda sempre!» «Non capisco cosa stai
dicendo!» «Se vuoi ho dei fazzoletti!» «Vendi fazzoletti? Hanno almeno la
garanzia?» Seguì un attimo di silenzio. Poi, di nuovo le urla: «Garanzia su
dei fazzoletti? Tu mi stai chiedendo se vendo fazzoletti in
garanzia?!» «Compro solo prodotti sicuri! Per chi mi hai preso? Per uno
sprovveduto?» chiesi, trionfante. «Si dà il caso che comunque non abbia bisogno
di fazzoletti, né di un aspirapolvere folletto e tantomeno di braccialetti
portafortuna!» «Che cazzo, Square! Se non vuoi che sfondi la porta a testate,
e ti giuro che ne sono capace anche senza elmetto!, vedi di portare quel tuo
culo peloso fuori di lì… oh! Ciaaaaao Zaaaaaack!»
Eve PoV By Rick - Che cazzo, Square!
Se non vuoi che sfondi la porta a testate, e ti giuro che ne sono capace anche
senza elmetto!, vedi di portare quel tuo culo peloso fuori di lì
o…
-
Ehi!
Shock.
Il tempo rallentò bruscamente, tutto ciò che era intorno a Eve lentamente
scomparve e si dissolse in un turbinìo di puntini luminosi e scie colorate,
mentre la sua testa si girava a vedere se quella voce fosse proprio la sua, se
fosse proprio quella che ricordava.
Sì,
non si era sbagliata. Non sbaglia mai in queste cose. Ed infatti eccolo,
esattamente a centimetri 15 dal suo braccio, Zack, con la sua solita espressione
divertita e il suo sorriso solare, e i suoi capelli neri come l’ebano, e i suoi
occhi così azzurri che ti ci vorresti tuffare dentro e perderti
e…
-
Hm?
Eve
si rese conto che lui le aveva parlato, l’aveva notata, l’aveva salutata, la
desiderava, la amava!! …o forse era solo incuriosito dal fatto che un SOLDIER lo
stesse osservando come un moscerino osserva una lampada alogena da 900 W. Se ne
rese conto, e fece appello a tutte le sue forze di volontà per calmarsi e
salutarlo in modo marziale e distaccato, come si addice ad un vero
SOLDIER.
-
Ciaaaaao Zaaaaaack!
Ok,
forse avrebbe dovuto dire “come si addice ad un’adolescente dodicenne davanti al
suo cantante preferito”, ma questi sono solo dettagli.
Mad PoV By
Rob Il venditore ambulante improvvisamente interruppe la sua recita
burlesca per qualche motivo noto come “Ciao Zack”. «Perché siete ancora qui?
Mad non ha ancora finito di prepararsi? È proprio una donna, c’è poco da
dire…» Donna? Chi, io? Ruttai sonoramente e andai ad aprire la porta a
malincuore, lasciando il mio bel pavimento. Spalancai la porta, tirai su col
naso, grattandomi la natica destra. «Chi sarebbe la donna?» dissi, soffiando
le tracce rimanenti del mio flato sulla faccia di quello che avevo identificato
come Zack Fair. «Mio Dio, mi fai veramente schifo» fece una voce disgustata
parecchi centimetri più in basso di me. Eve Enix. Eve. Enix. Enix! Eve! Ma
sì, Eve! Ecco dove avevo già sentito quel nome! Si trattava del mio compagno di
squadra, compare di mille sventure, gay fino al midollo, nonché vicino di
stanza, la T4. Lo avevo sempre chiamato “rachitico”, “frocio”, “finocchio”,
“checca”, “nano”, ma mai Eve. Almeno credo. Forse. Boh. Gli puntai un dito
contro. «Ehi, quello che fa schifo sei tu… non hai ancora detto a Zack che sei
g…» Non feci in tempo a finire la frase. Enix spiccò quello che mi parve un
balzo felino e per un attimo credetti che l’osso del mio naso schizzasse dritto
fino a conficcarsi nel mio cervello. Ma non accadde. Comunque, fu la testata più
forte che ricevetti in tutta la mia vita. «Che sono grandiosa nell’aiutare
gli amici. Mad, avevi una zanzara sul naso» concluse il piccoletto. Zack Fair
arricciò il naso. «Grandiosa?» «Grandioso!» Mi feci forza e decisi di
rischiare un’altra testata. Ma la verità non poteva essere occultata! Intervenni
perché dopotutto ero solidale e Fair non sapeva chi aveva di fianco. O forse,
come mi dissi più tardi, ero forse solo molto stupido. «E anche ga…» Questa
volta un calcio poderoso mi arrivò direttamente su uno zigomo e fu certo che per
colazione, insieme alle uova strapazzate e il bacon, avrei ingoiato schegge
delle mie stesse ossa. «Galante!» esclamò Enix, tendendomi la mano. «Vieni,
Maddy, ti aiuto ad alzarti! Piaciuta la dimostrazione, Zack?» «Siete proprio
una bella squadra voi due! Davvero affiatati… si vede che alla base c’è una
grande amicizia!» Afferrai la mano del mio compagno di squadra perché ero
ancora intontito e non vedevo altre mani pronte ad aiutarmi. Così, sentii le mie
ossa sgretolarsi sotto la forza dell’amicizia di quella stretta. Però, forse,
non era amicizia. Non sapevo perché, ma il mio intuito o qualcosa di animale e
molto viscerale mi diceva che Enix nutriva ben poco affetto nei miei confronti.
Di amicizia ce n’era tanta quanto un campo di violette profumate sotto un
quintale di merda. Il paragone reggeva perfettamente. Logico, solido e
grezzo: da vero uomo. In
ogni caso, non dissi più niente perché il sorriso congelato sulla faccia del mio
compagno prometteva sofferenza e morte, quasi l’avesse scritto sui
denti. Fair interruppe bruscamente i miei pensieri, riportandomi alla realtà:
«Enix, Square! Allora, siamo pronti per il vostro primo pranzo da SOLDIERs di
seconda classe?!» si esaltò, con quel suo ghigno da ragazzino strafottente. Non
che mi stesse antipatico, però… «Certamente, Zack!» cinguettò quel maledetto
frocio, saltellando sui miei piedi. Io non risposi. Beh, non mi sentivo più
tanto pronto.
Ore 12.46, Salone
da pranzo per feste occasionali della Shin-Ra La
situazione in cui mi trovavo era di estremo disagio: ero nervoso per quella
festa alla quale tutti i SOLDIERs second class erano presenti, non mi sentivo
conseguentemente all’altezza della situazione, Enix sedeva di fronte a me e non
perdeva occasione per deridermi, il naso e lo zigomo dolevano terribilmente e
avevo scordato di mettermi le mutande. Avevo avuto una crisi respiratoria non
appena avevo messo piede nell’ampio salone. Lo avevo visto brillare davanti ai
miei occhi. Mi ero sentito malissimo. Poi, il pranzo era iniziato male ed ero
certo che sarebbe finito peggio. Era cominciato con due clamorose figuracce;
sapevo che la colpa era interamente del mio cervello, ma non potevo di certo
litigarci. Poi mi ero reso conto di sentirmi ancora peggio quando realizzai di
essermi seduto esattamente di fronte a Enix. Non riuscivo a smettere di fissare
il viso troppo femminile di quel finocchio davanti a me. Perché era davanti a
me? Perché, santa Shiva, perché? Sapevo che mi avrebbe portato solamente
guai. E così era successo. Fine del resoconto. Io mi limitavo a spiccicare
parola di tanto in tanto e ascoltare quello che avevano da dire i miei compagni.
Non trovavo stimolante nessuno dei loro argomenti, anche perché ormai era un
quarto d’ora che si sentivano frasi come… «Sephiroth
non mangia mai, non sarebbe sexy. Si nutre a flebo.» «Io ho sentito dire che
non dorme mai. Veglia.» «E non riposa nemmeno. Aspetta.» «Mi hanno detto
che il generale Sephiroth non vince le battaglie, sono le battaglie che si
arrendono appena lo vedono.» «Lo sapevate che non evacua? Evapora, è più
elegante.» Decisi di fermare quello scempio, era abbastanza. Alzai quattro
dita. «Questa è la quinta boiata più grande che avrei mai sentito dire!»
esclamai. Enix mi lanciò un tocco di bouillabaisse in fronte, servendosi
della forchetta come catapulta. «Abbia, idiota. E ti conviene alzare il
quinto dito. Oltre ad ignorare la tua lingua madre, non conosci anche la
matematica?» Un fragore di risate invase la sala. Io lo stavo iniziando ad
odiare visceralmente, quel gay. «Ammetto di non essere mai stato una cima in
matematica… il professore mi accusava d’avere uno sguardo da trota morta… ma non
era questo il punto!» mi riscossi. «Non crederete mica a tutte queste
sciocchezze?!» Enix arricciò le labbra. «Solo perché tu non sarai mai
leggenda, non hai il diritto di infangare le eroiche gesta altrui!» «Eroiche
gesta dicesti? Non ebbi saputo nemmeno se quello che si narrasse in giro sarà
effettivamente la verità!» esclamai. Un coro di risa ancora più forti scoppiò
alla mia affermazione. Sentii le mie guance avvampare e tacqui. Non c’era altra
spiegazione: i
soma, i dendriti, gli assoni e in generale i neuroni avevano inequivocabilmente
dichiarato lo sciopero generale del mio cervello. Che
cosa stavo dicendo?! Enix
appoggiò con fare sensuale, o almeno credo, il viso su una mano. «Mad, perché
non continui ad aprire e chiudere quella tua adorabile boccuccia? Sono tutti
così interessati…» mi disse con una voce che si avvicinava alla perfidia più
pura. Molti SOLDIERs si scambiarono occhiate e gomitate. «Allietaci con le tue
perle di saggezza! Elencaci ad alta voce le quattro restanti sciocchezze di cui
parlavi prima! Ti ascoltiamo!» Non mi persi d’animo e mi schiarii la voce,
pronto a rifarmi davanti a tutti. «Beh, in primo luogo, mio caro Enix, ti sei
mai chiesto perché Dio non ci ha creato come le Turritopsis nutricula se effettivamente
voleva creare un essere perfetto?! Questa sì che è una cazzata! Certo, non mi
piacerebbe tramutarmi in una larva e stare attaccato al fondo del mare per
giorni e giorni, ma ne varrebbe la pena! No? E perché ci diamo tanto da fare per
salvare questo pianeta se sappiamo perfettamente che il sole tra 5 miliardi di
anni si spegnerà? E perché Hitler è riuscito ad andare al potere iniziando la
sua carriera come imbianchino?!» Calò un silenzio di tomba. Tutti mi
guardavano con gli occhi fuori dalle orbite. Che cos’avevo fatto di male
ancora? Enix si mosse e automaticamente mi riparai il volto con le mani. «Non
uccidermi! Pietà!» Ma lui invece portò il pezzo di pane che aveva in mano
alla bocca, continuando a fissarmi. «Ma allora c’è qualcosa nella tua testa
rossa, Square, e non un criceto su una ruota. Mi hai sorpreso.» Sentii
l’orgoglio crescere in me, come se avessi ingurgitato 3 chili di lievito di
birra. Mi riavviai i capelli con fare da galletto e dissi: «Sì, sono un tipo
che sa sorprendere» feci, sorridendo sensualmente. «Ma non ti ho detto
l’ultima.» «Allora illuminaci e addosseremo il titolo di imbecille a qualcun
altro.» Ero pronto a colpire. Avevo un asso nella manica e non potevo
assolutamente fallire. Feci un bel respiro e cominciai: «Non so se hai visto
quella puntata dei Griffin dove Peter è stato fermo 5 minuti nella stessa
posizione a gemere come un dannato perché era caduto. Quella è stata la seconda
boiata più grande che ho visto.» Mi aspettai un applauso e magari i
complimenti di tutti, ma non accadde niente del genere. Tutti quanti, Kunsel
compreso, iniziarono a gettarmi caschi, posate e cibo addosso. Mi meritavo
tutto ciò? …sì, perché il mio cervello aveva nuovamente sbrodolato, senza un
filtro, senza contenersi. La situazione era alquanto tragica. Hitler? Griffin?
Come mi erano venuti in mente?! L’autrice mi aveva posseduto?! No, da
escludere. Cosa doveva succedere ancora? Stando alle leggi della sfiga, la
porta avrebbe dovuto aprirsi facendo entrare magari due o tre SOLDIERs di prima
classe, magari proprio Angeal e Genesis. La cosa sarebbe stata decisamente
umiliante, l’imbarazzo mi avrebbe dilaniato e la vergogna mi avrebbe sicuramente
assestato il colpo di grazia. Sarebbe successo un completo disastro. E posso
anche evitare di usare il condizionale perché effettivamente, successe proprio
così. L’unica magra consolazione era l’assenza di Sephiroth. Sospirai di
sollievo. Poi quando dopo due secondi entrò al loro seguito credetti d’avere un
infarto. Certo, ci fu chi ebbe una reazione peggiore alla mia: Enix svenne,
cadendo dalla sedia e finendo a terra come un sacco di patate. A quanto pareva,
il gay apprezzava troppo quella triplice visione: i suoi nervi non avevano retto
all’apparizione dei first class.. Per fortuna, Fair lo trascinò a sedere con la
forza. Forse, aveva scambiato la sua estrema gayezza con somma contentezza da
adolescente. Calò un silenzio assoluto tra i rimanenti seduti al
tavolo. Quanto a me, ero ricoperto di cibo smangiucchiato, sputi e sangue al
cospetto dei tre SOLDIERs celeberrimi et potentissimis della Shin-Ra che
probabilmente erano lì per congratularsi con i due nuovi Second Class cioè un
gay svenuto e un coglione – io – coperto di schifo e vergogna. Mi chiesi se
quella situazione avesse intenzione di durare a lungo. Non sapevo cosa fare,
sentivo le guance bruciare e l’ansia salire. Così, mi venne in mente solo una
cosa: la disconnessione totale della mente. I miei pensieri erano popolati solo
da un simpatico pinguino di nome Alfred che beveva piña
colada da una noce di cocco al Polo Nord. Che frescura.
Il
patio degli autori! Rob: la nicchia non mi faceva
più. Lo so, il titolo non c'entra niente, ma è questo il suo bello. Io
ringrazio velocemente tutti quelli che leggono. Mi stupisco sempre più di vedere
"362 visite e 3 recensioni" xD Giuro, le recensioni non fanno venire l cancro
alle unghie e non ci fanno neanche schifo, ma fa lo stesso!! xD (Sappiamo
tuuutti cosa succede!) Ohmmioddio, ho messo due ics-dì in trenta parole, la
faccenda si fa grave. So che questo capitolo è altamente idiota e so anche
che di quasi meno idioti non ce ne sono ancora stati, ma mi scuso. Passo la
parola al mio collega...
Rick @ Wicked Soul Una fiction su FF senza Sephiroth
è come un cono senza gelato... ed infatti proprio da questo capitolo il capellone entrerà prepotentemente
nella storia dei due dementi! (NdRob: sai che schifo tenere il gelato in
mano?)
Rick @ KuRoNeKoChAn
Ci tengo a far presente che i voti assegnati ai personaggi seguono paro
paro i gusti della mia collega... quindi per eventuali discussioni, rivolgetevi
a lei! Io personalmente avrei votato Tifa, Cissnei e gente del genere, ma per
ora la storia non mi ha permesso di farlo XD Rick @
LadySnape Grazie!! Facciamo il possibile per rimanere IC, così il
tutto è più credibile! Quanto a Cloud, si riprenderà nei prossimi capitoli per
combattere contro il malvagio Sephiroth!!... *si gira verso Rob che lo guarda
malissimo* ....o forse no, vedremo
XD
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Il pinguino - II parte ***
trial
Capitolo 9 Il Punguino - II parte
Eve PoV
by RtM
Ore
12.48, Salone da pranzo per feste occasionali della Shin-Ra Bzzt!
Riavvio del sistema. Eve aprì un occhio. Pensò: “Che palle, è già
mattina”. Bzzt! Recupero coscienza in corso. Eve aprì anche l’altro e
riconobbe la mensa. Pensò: “OCCAZZO”, a lettere cubitali e illuminate da un neon
lampeggiante. Bzzt! Recupero controllo del corpo in corso. Eve scattò in
piedi all’istante, buttando all’aria i due SOLDIER di fianco a lei che stavano
cercando di capire cosa le fosse successo. Pensò: “Tre first class tra cui
Sephiroth sono venuti qui per me e io mi faccio trovare svenuta per terra!!
Idiota idiota idiota! Calmati e mantieni il controllo!”. Bzzt! Recupero
consapevolezza in corso. Eve alzò lo sguardo. Era lì. Davanti. A.
Lei.
Poteva
sentirne l’odore. Inebriante, pungente, perfetto. Come un giglio solitario e
purissimo in un campo di inutili margherite.
Poteva
toccarlo. Bastava allungare la mano, appoggiare i polpastrelli sulla sua pelle
perfetta e sentire il battito del suo cuore.
Poteva
sentirlo. Respirava, lentamente, dolcemente. Un violino non avrebbe mai potuto
produrre note più armoniose di quelle.
Poteva
assaporarlo. Sentiva sulla punta della lingua l’energia che fluiva nel suo corpo
statuario, scorreva nelle vene e l’elettrizzava sempre di
più.
Poteva
vederlo. Vedere i suoi occhi dalla profondità infinita, che la guardavano
desiderandola e togliendole ogni volontà, la ipnotizzavano incatenandola e
trascinandola verso le sue labbra per…
-
Beh, cari signori First Class, noi siamo i due SOLDIER che abbiamo sconfitto un
intero accampamento in Wutai! O, meglio, io l’ho fatto, e il mio compagno (so
che non sembra un granché, ma non tutti sono fortunati come me) mi ha dato una
mano! Che ne dice, signor Sephiroth, non siamo una bella coppia? Ma, mi dica, è
vero che lei evapora invece di evacuare? Perché secondo me non è vero, ma non ne
sono più così sicuro…
Una
carica di rinoceronti obesi probabilmente avrebbe avuto un effetto molto meno
violento di quello che riuscì ad ottenere su Eve quell’essere che rispondeva al
nome di Madison Square, il quale, come se non bastasse, l’aveva anche cinta per
le spalle, ricoprendo la sua uniforme di schifezze. Era talmente scioccata dalla
situazione che non riusciva nemmeno a dire una parola, tanto che cominciò a
tremare.
Fu
la voce di Sephiroth che ruppe il silenzio attonito che si era formato intorno a
loro, una voce carica del disprezzo più tagliente che Eve avesse mai sentito in
vita sua.
-
Spero di rivedervi presto in battaglia… tra le file dei
cadaveri!
Poi,
leggero come il vento nelle notti d’estate, si allontanò senza più degnarli di
un’occhiata.
Persino
Angeal e Genesis erano rimasti scioccati dalla crudeltà con cui il loro amico
aveva detto quella frase, e buona parte dei SOLDIER in quella sala avrebbe avuto
incubi per parecchie settimane. Si affrettarono a seguirlo, lasciando la sala
attonita e sconvolta.
Eve
era pietrificata. Mad sembrava tranquillo, e stava ancora sorridendo, anche se
un po’ perplesso. Infatti, si voltò verso Eve e le chiese:
-
Scusa, ma non avrebbe dovuto dire “tra le fila dei soldati”? No, perché mi
sembra…
Il
rumore del pugno riecheggiò per tutto il palazzo, scuotendone le fondamenta. A
lungo sarebbero circolate le voci della recluta mingherlina che aveva bucato un
muro lanciandoci contro un suo compagno. E a lungo Mad avrebbe provato dolori
alla schiena rivedendo Eve, senza capire esattamente perché gli venissero
proprio in quei momenti.
La
ragazza si avvicinò al poveraccio, ancora sdraiato tra le macerie, incapace di
muoversi, con passo lento e inesorabile. Tutti gli altri SOLDIER evacuarono in
fretta la stanza, Zack compreso.
-
Ok, ok, credo di aver capito… - rantolò Mad, tossendo – forse non gli abbiamo
fatto una buona impressione e quindi…
-
Tu!! – urlò Eve istericamente – Ti rendi conto di quello che hai appena
fatto?
-
Beh, credo di essermi rotto una o due cost…
-
Hai…hai appena distrutto qualsiasi mia possibilità di rivederlo! Di parlarci!
Hai visto come mi ha guardato? Era furioso!! E ora… ora io… - e, con sua grande
sorpresa, i nervi le crollarono e scoppiò a piangere.
A
quella vista, persino Madison sembrò stupito.
-
Ehi, ehi! Cosa ti prende? Aah! – si rialzò con una fatica tremenda: ogni cellula
del suo corpo stava gridando di dolore.
-
Ah… ecco, ce l’ho fatta! – barcollò vicino a lei, tenendosi appoggiato al
muro.
-
Su, su, non fare la donnicciola! E’ stato davvero stronzo, ma non c’è bisogno di
prendersela così tanto!
Eve
cercò di trattenere i singhiozzi, ma non riusciva a farlo.
-
Ti ha offeso? Vuoi che vada io a sistemarlo? Ci pensa Mad, gli dà una bella
lezione! Eh? Che ne dici?
Eve
cominciò a battere i pugni sul muro.
-
Dai, non ti preoccupare… non diceva sul serio! Allora? Vado a
picchiarlo?
-
MA IO LO AMO!! – urlò Eve.
Ci
fu un momento di silenzio.
Eve
si rese conto di quello che aveva detto. Mad si rese conto di quello che aveva
sentito.
Si
guardarono con facce stralunate. Al che la ragazza lo prese per il bavero, lo
strattonò e lo portò e un centimetro dal proprio viso, guardandolo con occhi di
fuoco.
-
Adesso tu ripeti con me: “Io non ho sentito niente”, e te lo scrivi bene in
testa, se non vuoi che ti faccia bucare anche la finestra con un altro
pugno!
-
Ma… ma… Se me lo scrivo in testa non riesco a leggerl…
-
RIPETI!!
-
Ok, ok, non ti arrabbiare! Mi fai male!! Ahi… allora… ehm… com’è che era? Io ho
sentito il niente…? Io non ho niente da sentire? Io…
-
IO! NON! HO! SENTITO! NIENTE!
-
Ecco, ecco! Ce l’avevo proprio sulla punta della lingua… allora… “io non ho
sentito niente!” Ehi, ce l’ho fatta! E adesso cosa vinco?
-
Un giro in infermeria.
E
lo lanciò per terra qualche metro più in là, andandosene
sbuffando.
Mad
PoV by Rob/RtM
Ahia…
lo sapevo che dovevo rimanere con Alfred! Mi sarei evitato tutti questi
problemi! E forse il mio compagno non l’avrebbe presa così male. Certo che non
avrei mai creduto che sarebbe arrivato al punto di piangere. Si vede che è
veramente troppo sensibile.
Ah,
le donne.
...ho
detto donne?
Volevo
dire i gay.
Il patio degli
autori! Bene! Abbiamo finito le due parti de "Il pinguino", questo
capitolo intrinso d'avventura, realismo platonico, figure retoriche, una metrica
sublime e parole impresse a fuoco, a tutto tondo, nitide e ricercate tanto da
far rabbrividire Mark Strand. Un applauso. Rick @ White
Shadow: mea culpa, mea grandissima culpa!! Per
qualche strano motivo quando ho scritto le risposte non ho inserito anche la
tua... per farmi perdonare ti invierò il casco originale di Eve con ancora
l'ammaccatura causata dall'impatto con la testa di Mad!! (è un pezzo da
collezione) Comunque grazie mille! Non saprei dirti come ci vengono in mente le
trovate, ma probabilmente il fatto che sia io sia la mia collega siamo fuori
come dei balconi aiuta non poco! ^^ (più lei di me, eh... intendiamoci U__U
) Rick @ Roy4ever Attenta a quello che fai... leggere troppo in fretta tutte le
idiozie che scriviamo può arrecare danni irreparabili alla mascella... ;)
grazie! Rob @ White Shadow: O_O hai ragione.
Chiediamo venia. Non so perché né percome, ma effettivamente non ti abbiamo
risposto! Honto ni sumimasen, fedelissima! Come ci vengono? Si chiama talento. Talento
per le boiate, più precisamente. È proprio da invidiare... @ Lirith: non ci abbattiamo affatto, l'unica cosa
è che la gente, evitando di lasciare alcuna traccia di sé, copia brutalmente
(così come è successo con le mie drabble di Naruto "Gelosia". Credono poi che
non me ne accorga xD non dico niente perché non ho le prove)... Sei
carinissima, Lirith!! Ti prenderei per le guance! Grazie! Spero ti faremo
venire sempre un sorriso da paralisi facciale!! @ LadySnape:
sto scrivendo il prossimo capitolo (nei momenti
"bastanoncelafacciopiùdevostaccaredallostudioomispaccolatestacontroalmuro"...
questa volta Eve è gestita dalle mie manine. Vedrai, vedrai... ci sarà una scena
che ti piacerà! Eheh... @ KuRoNeKoChAn: come ho
detto a LadySnape: vedrai. Ti rivelo un segreto: il tuo nick è un casino da
scrivere, faccio sempre copia-incolla, gatto nero xD
Molto felici che tutti ridiate, che l'idiozia sia con
voi. R&R
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Il destino avverso di Madison Square ***
trial
Capitolo
10 Il destino avverso di Madison Square
I giorni
seguenti, dopo quel pranzo letteralmente degno d’onta e umiliazione, furono
decisamente più fortunati. Le missioni che furono assegnate ai due SOLDIERs
vennero completate con successo. La coppia ormai era riuscita a guadagnarsi una
certa reputazione alla Shin-Ra. Certo, la loro squadra era alquanto bizzarra,
tanto che non erano riusciti a schivarsi i nomignoli stupidi che si appioppano
come sempre ai vip: “il nano violento e il falso ritardato”, li chiamavano.
Ovviamente, i soprannomi era un fatto di assoluta segretezza, molto ufficioso. A
tutti premeva il fatto che Enix rimanesse all’oscuro di tutto ciò. Però,
nomignoli a parte, avevano un’ottima considerazione. La stima per loro era alle
stelle: non mancavano un colpo. In tutti i sensi, soprattutto per quanto
riguardava Eve. Comunque, i loro rapporti sembravano migliorare di giorno in
giorno. Nessun SOLDIER osava avvicinarsi a Enix la mattina. Mad Square però
sì. E questo era un segno della loro apparentemente meravigliosa relazione. Si
sedeva persino di fronte a “lei” a colazione, grandiosa prova di coraggio, a
sorbirsi i suoi… «Ma che diavolo sarebbe questa? Caffeina? Questo caffè sa di
morte ed è a temperatura sole. Farebbe schifo anche ai cani. Non sei d’accordo
con me, Square? Già che sei lì che mangi, cosa ne dici di un’indigestione?
Coraggio, strafogati fino a star male, così mi allieterò vedendoti soffrire.
Metticela tutta a contorcerti come un verme. Che diavolo, non mangi più? Hai già
perso l’appetito? E dire che pensavo che prendessi l’ovo maltina per alimentare
sin dal risveglio la tua incolmabile stupidità. …Oh, ma cosa devo vedere di
mattina! Guarda, Square, come si è pettinato quello. Dici che ha litigato con il
pettine? …Ehi, ehi! Parla più piano, tu con i capelli biondi! Al mattino è
vietato parlare ad alta voce! …Cosa sono questi rutti a centoventi decibel? Non
siamo in un porcile, ma se vuoi posso accompagnarti al macello! …Dannazione, ho
bisogno di calma, silenzio e tranquillità, ma mi pare di stare in un ambiente
circense! …Tu! Ma cos’è, ti sei
fatto la barba con il coltello per il pane? Se vuoi dico alle inservienti di
sistemare uno specchio in camera tua! Almeno avrai anche un rimedio per il
singhiozzo! …Maledizione, devo trovare un significato a questa esistenza o
finirò nella tomba senza aver concluso un accidenti di niente!» …e le
sorrideva. Dovevano aver proprio trovato il giusto equilibrio. Ogni tanto li
si scorgeva ridacchiare, scambiandosi amichevoli gomitate e occhiate d’intesa. A
dire il vero, se qualcuno si fosse avvicinato a loro in quei momenti avrebbe
avuto occasione di capire meglio la situazione. I dialoghi erano
pressappoco… «Se non fingi di sorridere e dimostrarti felice ti metto un
ombrello in culo e lo apro.» «D’accordo Enix. Ma tu stai cominciando ad
essermi veramente simpatico… ahia!» «Non essere blasfemo, Square! Io ti odio,
tu mi odi e questa è l’ultima delle certezze!» «Dopotutto, sei un ragazzo
onesto, sincero, intraprendente… solo un po’ femminile, magari, ma…» «Smetti
di bestemmiare o ti rompo le ossa e le te faccio saldare storte!» Eve doveva
riuscire assolutamente a dimostrare agli altri SOLDIERs di essere una persona di
tutto rispetto: una persona che portava brillantemente a termine le missioni,
che era in buoni rapporti con tutti (escluso il mattino), che completava gli
addestramenti più impegnativi, una persona che poteva persino sopportare Mad
Square e quindi caritatevole e quant’altro. In sostanza: doveva fare di tutto
per apparire magnifica (magnifico!) agli occhi dei SOLDIERs e soprattutto dei
First Class. Per raggiungere il suo scopo avrebbe sacrificato persino la
propria dignità fingendo di aver legato con Square. Perché nella concezione
mentale di Eve approcciarsi a Madison era la cosa peggiore e significava
sicuramente perdere la dignità. Gli permetteva persino di sedersi di fronte a
lei a colazione, di passarla a prendere in camera per colazionepranzoecena, di
passeggiare al suo fianco e tante altre cose affabili agli occhi altrui. “Non sono importanti i mezzi, ma il
fine!” si diceva, ogni volta che stava per cedere. Era un tipo
decisamente machiavellico. O forse neanche tanto. Nonostante il suo assoluto
disprezzo per la Personificazione dell’Idiozia, le capitava ogni tanto anche di
sorridere, o addirittura ridere, spontaneamente alle battute del compagno. Era
inevitabile. Non si poteva rimanere seri quando la persona di fronte a te,
convinta, si metteva a dire: «… quattordici, quindici, diciassei, settordici,
quattrovolteventi, novantaquattro, cento!» Quando Eve poi si rendeva conto,
nel suo piccolo, di trovare quasi piacevole la sua compagnia si disperava. In
quei casi, si puniva all’istante correndo verso il muro più vicino e sbattendoci
la testa contro con violenza inaudita. La flagellazione era fuori moda. Una
delle volte in cui Mad le riuscì a strappare un mezzo sorriso fu per lei
memorabile. Una sera, l’Eufemismo della Stoltezza si presentò alla sua porta:
«Questo è per te!» le disse, esaltato. Teneva tra le mani un disegno che poteva
benissimo aver fatto un bambino di cinque anni e che doveva secondo lui ritrarre
Eve e Sephiroth mano nella mano. In realtà, sembravano due esseri geneticamente
modificati e che avevano avuto un incidente molto grave. Dopo essersi trattenuta
dal cavargli gli occhi con le dita e aver sforzato i muscoli facciali per
fingersi felice, commentò: «Bravo, Mad. Mi piace molto, lo attaccherò al
frigorifero, così potrò vederlo tutti i giorni.» «Davvero lo
farai?» «Certamente. Lo attaccherò di fianco alla mia lista nera.» «Che
bello!» esclamò Mad, tornando alla sua stanza, saltellando gioioso. Eve ebbe
la carne greve al viso per svariati giorni. Insomma, il loro rapporto era
pura finzione. Almeno, per quanto riguardava Eve(lina) Enix. Il culmine
giunse inaspettato come un ceffone in pieno viso quando, dopo una missione di
massima importanza conclusa vittoriosamente, i Second Class organizzarono una
festa in loro onore con tanto di cartelloni “MADEVE, DUE PERSONE PER DIRE, UN
UNICO NOME DI FATTO!”: Eve sentì il sangue defluirle dalle vene ed ebbe una
soave visione di lei che recideva la carotide all’anonimo creatore di
quell’orrore. Si sentì subito meglio. Certo, aveva attirato l’attenzione di
tutti. Ora doveva solo imparare un metodo per farsi vedere solo dagli adoni e
non dai roiti senza antifurto. Anche perché, inspiegabilmente, erano i più
stupidi.
*** Mad
PoV By Rob Shin-ra, camera G8,
Soldier Second Class Madison Square. Ore
23.49 Livello dei SOLDIERs Third Class scarso.
Stop. Second Class: grado di pericolosità elevato. Stop. First Class: livello di
allerta massimo. Stop. Rilevate falle all’interno della struttura per possibile
introduzione all’interno dell’edificio. Stop. Rilevati oppositori interni alla
compagnia. Stop. Possibilità di avere alleati: 68%. Stop. Ho finito i biscotti a
forma di panda. Stop. Potete inviarmene un po’? Stop. M.S Scrissi
rapidamente il tutto e mi feci un toast. Queste erano le informazioni che
inviavo via fax, uno strumento antiquato e ormai sconosciuto, alla mia
organizzazione segreta. Nessuno mi avrebbe mai intercettato né scoperto il mio
fax perché ci sbattevo sopra la mia biancheria sporca, quindi era al
sicuro. Facevo
orgogliosamente parte dei Valanche, un gruppo di rivoltosi, staccatosi dagli
A.V.A.L.A.N.C.H.E per idee contrastanti. Contavamo un numero di tre membri, me
compreso. Quattro contando la nostra mascotte: un bradipo al contrario. Era una
metafora profonda; significava "fidarsi è bene, non fidarsi è meglio" sommato a
"l’apparenza inganna”. Boh, non ci avevo capito più di tanto, ma mi assicuravano
che fosse così e ne ero orgoglioso.
Beh,
il nome lo avevamo scelto ispirandoci vagamente agli A.V.A.L.A.N.C.H.E. Insomma,
non ci veniva in mente niente, avevamo tolto la A ad A.V.A.L.A.N.C.H.E e avevamo
anche tolto i punti perché scriverlo era un suicidio. Secondo un calcolo di
Piccadilly, un mio compagno, scriverlo per 6 anni consecutivi senza pause,
avrebbe tolto ad un uomo medio cinque mesi di vita.
Non
valeva la pena correre il rischio. Perché
ci eravamo scostati da A.V.A.L.A.N.C.H.E? Noi volevamo agire subito, gli altri
rivoltosi erano troppo cauti! Ci voleva azione, movimento, dinamismo… e io ne
ero la personificazione! Ero prudente, riflessivo, attento, uno stratega
nato, ma allo stesso tempo attivo ed energico! Sapevo ciò che dovevo fare… Ad
un tratto sentii un odore strano. Come di bruciato. Epifania: il mio fax era nel
tostapane, il toast nel fax. Forse, avevo una considerazione inappropriata di
me. Ding!
Ehi,
un fax! La risposta degli altri! Era
arrivata in un battibaleno… La mia efficienza e velocità erano
ricambiate!
Grazie
per il toast, avevo giusto un languorino, imbecille!
...Mi
amavano tutti.
*** Eve PoV By Rob … «Evelina Enix. Ho scoperto il tuo
segreto.» La ragazza premette le proprie mani sulla bocca. «Il mio
segreto!» Zack Fair si avvicinò a lei, lento e sicuro di sé. I suoi occhi
azzurri la perforavano da parte a parte. «Sì, so perfettamente ciò che in realtà
sei. Una donna.» Sentiva battere forte il suo cuore nel petto. Le sue guance
avvamparono e non poté far altro che abbassare gli occhi sotto quello sguardo
così profondo. Cominciò ad arretrare, i suoi piedi si muovevano da soli, prima
che avesse potuto accorgersene. «Una donna…» ripeté Zack, con voce quasi
intima. «Non so cosa dire» mormorò, tremante. Lui le afferrò una mano. La
sua era così calda e morbida che non riuscì a non vergognarsi ancora di più a
quel tocco. «Allora non dire niente. L’hai fatto per proteggere la tua patria,
per l’onore, per la gloria. Siamo tutti qui per lo stesso, nobile motivo. E da
parte tua è ancora più ammirabile, Eve.» Quando lui pronunciò il suo
nome, la ragazza sentì il sangue salirle alla testa. Lo guardò negli occhi: «Non
dirai niente, allora?» «In questo momento non c’è proprio nulla da dire. Se
non che sono contento di averti qui con noi… con me. Non ci saremmo mai incontrati in
altre circostanze, ma il destino ha voluto così e ne sono molto felice.» Lui
era sempre più vicino. Gli occhi di lei si riempirono di lacrime. «Oh, Zack!»
esclamò. «Voglio baciarti, Evelina Enix.» Si chinò su di lei, cingendole
la vita. Sentiva il suo respiro sulle sue labbra, caldo ed eccitato. Erano
vicini, così vicini… Driiiiiiiiiiin. Driiiiiiiiiiiiiiiiin. Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin! «Mmmmmmmh,
mmmmh, buhf…» mugugnò la romantica Evelina. Un sogno? Sì. E si era svegliata
nell'incubo della realtà: niente baci, niente sentimentalismi, niente Zack Fair.
Imprecò mentalmente. Che ore erano? Eve cercò a tentoni la sveglia, senza
muovere altre parti del corpo se non il braccio. Sarebbe stato troppo faticoso
in quel momento. Cercò di spegnerla con diverse manate, ma dopo vari tentativi
rinunciò. Quindi, si portò l’orologio davanti agli occhi per risolvere il
problema con più calma. Spingere
bottone rosso per eliminare disagio. Bottone rosso spinto. Nessun
miglioramento. Qual è il problema? Ci mise un po’ a concepire quali
fossero quei numeri verdi e luminosi, l’associazione era indiscutibilmente
difficoltosa con il cervello ancora intorpidito dal sonno. Le 2 e 36. «Io
non ho puntato la sveglia alle due e trentasei…» biascicò. Poi, l’epifania:
la cosa che stava suonando non era la sveglia, ma il cellulare. «Cazzo, il
cellulare!» Buongiorno, Evelina. L’apparecchio suonava insistente sul suo
comodino e sembrava anche abbastanza arrabbiato. La ragazza si avventò
sull’aggeggio per dirne quattro a chi aveva appena interrotto uno dei sogni più
belli della sua vita. Chi era mai? Il numero che stava chiamando era privato. Il
mistero s’infittiva. A quanto pareva, chiunque fosse era probabilmente a
conoscenza della sua natura un poco irascibile e preferiva mantenere
l’anonimato. Mai svegliare Evelina Enix e mai interrompere un sogno da cronaca
rosa. Tasto verde premuto. «Chiunque tu sia sappi che non è carino
chiamare alle due e mezza di notte e che hai appena interrotto uno dei sogni più
belli della mia vita!» rispose. Il “pronto?” era troppo banale. Era
un’originale, lei. «Mi rendo conto che sia tardi, ma era necessario» ribatté
una voce profonda e sensuale. Qualcosa nelle viscere di Eve si annodò. «Chi
parla?» «Il Generale Sephiroth, SOLDIER Second Class Enix.» … Pochi
minuti dopo Evelina premette il tasto rosso e la conversazione terminò. Deglutì
a vuoto e guardò il buio davanti a lei. Non disse una parola, per trenta secondi
buoni. Poi un grido. L’urlo acuto e penetrante squarciò il silenzio della
notte, echeggiando per i corridoi dell’edificio. Eve si abbandonò
pesantemente sul letto, con la gola dolente. E si mise come a recitare un mantra
che da sussurrato si alzò di tono… «Il numero era privato. Era privato. Privato!
Cos’ho fatto? Come farò a dargli una conferma ora? Non gli ho nemmeno chiesto il
numero, dannazione! La missione è di fondamentale importanza! Come farò? Ma
perché l’idiozia di Square è contagiosa? È tutta colpa sua! Il mio cervello è
infetto! Devo dargli fuoco! Sterilizzarlo! Io lo ammazzo! LO AMMAZZO!
MAAAAADISOOOOON!» …fino a diventare un insieme cacofonico di urla
isteriche. Il destino di
Madison Square era avverso e segnato dalla maledizione che di nome faceva
Evelina Enix.
La stalla degli autori! Robbé @
Tutti Ebbene sì, ci hanno sfrattati e siamo finiti dalle stelle alle
stalle. Almeno di notte ci sono le mucche che ci riscaldano con i loro
flati... Eheh, stavolta ho preso entrambi i nostri eroi... certo, non erano
in buone mani, ma credo che mi sia uscito qualcosa di buono! L'ho creato un
po' di pathos? Volete sapere cosa succederà e che missione ha affidato Sephseph
all'Eve? Lo scorprirete se donerete la modica cifra di millemila € in
beneficenza a questo indirizzo: nonsiamoassolutamenteladri@eheh.nonciscoverannomai Ringraziamo
tutti i nostri lettori, anche quelli invisibili! Spero possiate perdonarci,
ma non abbiamo tempo di rispondere a tutti questa settimana e quindi facciamo le
cose un po' generiche! Sorrrrry...
Grazie di cuore a tutti!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Una missione speciale per l’invincibile coppia ***
trial
Capitolo 11
Una
missione speciale per l’invincibile coppia
Eve PoV by RtM
Ore
3:00, Ufficio del Direttore Lazard
Ben
quattro diverse creature si trovavano nell’ufficio del direttore, quella notte:
un umano, un SOLDIER, uno zombie e un fantasma. Il primo, il Direttore Lazard,
era seduto davanti al suo terminale personale. Il secondo, Sephiroth, era in
piedi davanti alla finestra, con una mano posata sull’elsa della Masamune, che
guardava la sterminata città immersa nel buio. Il terzo, Madison Square, era
ridotto in uno stato di non-morte dal fatto di essere stato svegliato da una
furia di piccolo formato ma grande incazzatura alle 2:45 di notte, che, dopo
aver sfondato la sua porta a calci, l’aveva afferrato e sbattuto qua e là per
tutta la stanza, continuando a ripetere “E’ tutta colpa tua, bastardo” e altre
frasi del genere. Poi era stato trascinato ancora in pigiama nell’ufficio del
direttore, e ora stava disperatamente cercando di capire cosa diavolo stesse
succedendo, e perché fosse davanti a due dei più importanti membri dei SOLDIERs
con indosso solo una maglietta con su scritto “Sono un paperottolo tenerone” e
un paio di boxer a cuoricini gialli e fucsia. Infine l’ultima, Evelina Enix,
poteva tranquillamente essere definita un fantasma poiché dopo l’ultima,
strepitosa figura di merda con Sephiroth al telefono cercava in tutti i modi di
non entrare nel suo campo visivo, nascondendosi dietro a scrivanie, vasi, muri,
persino allo stesso Mad.
Lazard
non sembrò nemmeno accorgersi della condizione dei due: era visibilmente
preoccupato. Non appena furono entrati, si alzò, si mise davanti a loro e andò
subito al punto.
-
SOLDIERS, abbiamo intercettato un’ora fa una comunicazione mandata da un gruppo
di terroristi, che si fanno chiamare VALANCHE. Sembra che stiano preparando un
attentato: vogliono distruggere uno dei ponti di collegamento principali della
rete ferroviaria. Il problema è che non conosciamo quale sia, ma sappiamo per
certo che tenteranno di farlo esplodere stanotte! Purtroppo non siamo riusciti a
risalire alla fonte del messaggio, ma sto aspettando notizie dai nostri
informatori negli Slums, che entro breve dovrebbero darmi dettagli più precisi
su cosa intendono fare quei pazzoidi. Nel frattempo voglio che voi due vi
prepariate e rimaniate in stato di massima allerta. Non appena sapremo il luogo
esatto dell’attacco, il vostro compito sarà di recarvi là nel minor tempo
possibile e fermarli. – Poi fece una breve pausa, e guardò negli occhi Mad. - A
tutti i costi. Sono stato chiaro?
Alle
sue parole rispose solo il silenzio.
-
Ho detto: sono stato chiaro?
-
Si, si! Assolutam..AHI!! – rispose una vocina proveniente da dietro una delle
piante grasse dell’ufficio. Era Eve che si era appena sporta, e aveva urtato
contro le affilate spine del cactus davanti a lei. Ma si ritrasse immediatamente
dietro di essa quando vide che Sephiroth si era girato per spostarsi verso una
delle scrivanie. Mad non parlò, ma fece solo un cenno col
capo.
-
Bene. Ora andate e attendete i nuovi ordini. L’armeria è a vostra
disposizione.
Eve
sgusciò fuori dal nascondiglio e, vedendo che Mad non si muoveva, lo prese per
un braccio e lo trascinò con sé a forza, richiudendosi la porta
dietro.
Quando
furono usciti, Lazard si rivolse a Sephiroth, che per tutto il colloquio non
aveva aperto bocca.
-
Che ne pensi? Secondo te è davvero lui l’infiltrato?
Sephiroth
lo guardò, girando lentamente la testa verso di lui.
-
Non posso ancora dirlo con certezza.
-
Non ha reagito in nessun modo quando ho detto il nome del gruppo terroristico,
né quando ho sottolineato che volevo la missione completata “a tutti i costi”.
Se fosse davvero in buoni rapporti con loro, avrebbe dovuto mostrare almeno un
po’ di tensione… invece nulla.
Sephiroth
si alzò. La sua espressione rimase immutata, ma si vedeva che era piuttosto
alterato.
-
Eppure quel fax con le indicazioni dell’attacco era indirizzato a lui! Come te
lo spieghi?
-
Non lo so… però devi ammettere che non ha senso il fatto che lui abbia risposto
inviando una copia del documento anche a tutto il resto del palazzo… siccome il
fax era connesso alla rete telefonica, ogni computer della Shin-Ra ha potuto
leggere senza problemi l’intero scambio di dati! Ragiona, Sephiroth, nessuna
spia potrebbe essere così stupida da premere il tasto “Invia a tutti” con un
messaggio di tale importanza!
Lazard
aspettò una risposta, ma l’altro rimase assolutamente
immobile.
-
Secondo me, – continuò - è lui stesso che è entrato in contatto con il gruppo
terroristico e li ha ingannati, facendo in modo che gli svelassero i loro piani.
E adesso è tranquillo perché sa che può occuparsi personalmente dell’incarico.
Ammetto che sia un tipo strano, ma è un ottimo SOLDIER. Magari hai sbagliato a
giudic…
-
Io non sbaglio mai, Lazard. – l’interruppe Sephiroth, glaciale. – E se anche la
missione dovesse confermare la tua ipotesi, continuerò a tenerlo d’occhio. Non
mi convince. Per niente.
Detto
questo, uscì dall’ufficio con passo deciso.
Il
direttore sospirò, tornando a sedere.
-
COSA?? NON DIRMI CHE HAI DORMITO PER TUTTO IL TEMPO! – sbraitò Eve, con la sua
faccia a due centimetri da quella di Mad.
-
Ma…ma… era tardi, sono stanco, e quando mi metto ad accarezzare il paperottolo
del pigiama poi mi viene sempre un po’ di sonn..
-
Ma se avevi gli occhi aperti! E hai anche annuito a
Lazard!
-
Ah si? Mi sarà caduta la testa… Però è incredibile! Non sapevo di poter dormire
con gli occhi aperti! Effettivamente non mi sono mai guardato quando dormo,
dovrei iniziare a farlo!
-
Idiota!! Quindi non hai sentito una parola della missione che ci è stata
assegnata??
-
Ah, perché ci hanno assegnato una missione?
Eve
ululò di disperazione. Le porte dell’ascensore si aprirono al loro piano, e lei
ne approfittò per buttarlo in mezzo al corridoio.
-
Siamo in stato di massima allerta! Vedi di vestirti con qualcosa di decente e di
prendere le tue armi! Tra meno di cinque minuti ti voglio qui davanti pronto e
scattante!! Se anche stavolta mi farai fare brutta figura, giuro che ti
ammazzerò nel modo più sadico che mi verrà in mente!
-
Va bene, va bene…e tu dove vai?
-
In armeria, a scegliere qualcosa con cui farti del male!
La
mente di Eve viaggiava rapidissima. Finora con Sephiroth aveva rimediato solo
figure di merda eclatanti, ma finalmente le veniva offerta l’occasione per
riscattarsi ai suoi occhi! E pensare che lui stesso, in persona, si era
scomodato a chiamarla per assegnarle la missione! Era un chiaro segno del fatto
che in qualche modo l’aveva colpito. Non poteva essere altrimenti. Si segnò come
priorità assoluta di rintracciare in qualche modo il suo numero di cellulare. Se
avesse trovato il coraggio, gli avrebbe chiesto un colloquio per discutere del
felice esito della missione… magari in quel ristorantino così romantico vicino
a…
SBAM!
Eve
sbatté violentemente contro la porta dell’armeria e cadde pesantemente a terra.
Era così presa nei suoi ragionamenti che non si era nemmeno accorta di esserci
arrivata. Due Third Class che stavano passando trattennero a stento una risata,
ma scapparono velocemente quando lei li fulminò con lo sguardo. Si rialzò ed
entrò nell’armeria. Ebbe solo il tempo di prendere qualche materia da montare sulla sua
fedele katana, quando il suo cellulare squillò.
Numero
privato. Era lui. Il suo cuore accelerò i battiti. Lo aprì con le mani che le
tremavano.
-
Soldato Evelina Enix a sua completa disposizione, Generale Sephiroth! – disse,
sottolineando in modo particolare il “completa”.
Dall’altra
parte una voce le rispose:
-
Ah! Mi spiace, ha sbagliato numero. - e chiuse la
comunicazione.
Eve
rimase impietrita. Il cellulare squillò di nuovo. Rispose una seconda volta,
ancora senza capire cosa stava succedendo.
-
Scusa Eve! – era la voce di Madison – credevo che avessi sbagliato numero ma in
realtà ho telefonato io! Ahahah! Comunque, Sephiroth è qui con me e vuole che
partiamo subito! Hanno trovato un certo ponte che…
Alle
parole “Sephiroth è qui con me”, Eve era corsa fuori dall’armeria alla massima
velocità possibile, scaraventando via qualsiasi ostacolo trovasse sul suo
percorso. Due porte, cinque SOLDIERs e un numero imprecisato di robot delle
pulizie vennero travolti dalla frenesia della ragazza. In pochi secondi arrivò
dove aveva lasciato Mad prima, ed effettivamente si trovò davanti il generale in
tutta la sua inebriante perfezione. Mad stava ancora parlando al telefono con
lei, senza capire che in realtà aveva già chiuso la comunicazione da un
pezzo.
Si
mise sull’attenti, e pronunciò il saluto militare.
-
Eeeehm… S…eh..gh…s..eeeh…ack..gh…
Sephiroth
non fece caso al fatto che la poveretta si stava praticamente strozzando da sola
dall’emozione e dalla vergogna, e disse:
-
Non c’è tempo da perdere. Andate sul tetto: troverete un elicottero che vi
porterà sul luogo designato. Avrete tutti i dettagli che vi servono una volta
che sarete a bordo.
Poi
fece una pausa, e aggiunse, con voce più bassa:
-
Non accetterò fallimenti. – e se ne andò.
Il
tono nella sua voce fece rabbrividire Eve. Non poteva assolutamente permettersi
di sbagliare, se voleva avere qualche speranza con lui. Avrebbe dimostrato tutto
il suo valore, e la sua grazia così sexy nel portare a termine le missioni. Poi
le venne in mente una cosa.
-
Signor Sephiroth, parteciperà anche lei alla…
Ma
ormai era già in fondo al corridoio. Eve represse un moto di rabbia. Possibile
che davanti ad un First Class non riuscisse mai a dire una maledetta frase di
senso compiuto?
Al
contrario, Mad sembrava tranquillissimo, e continuava a blaterare discorsi da
frullatore.
Si,
da frullatore. Che c’è di strano?
-
Non si preoccupi, Signor Sephiroth! Glielo riporteremo qui intatto, il suo
ponte! – Madison si girò verso Eve – Chissà poi che se ne fa? Forse li
colleziona?
Avete
mai visto un frullatore fare discorsi intelligenti? Io no. E Mad, allora? Bene,
ora avete capito il paragone.
Quando
il generale sparì dietro l’angolo, Eve sentì il panico scivolarle via dal corpo,
e cercò di riassorbire la quantità esagerata di adrenalina che le stava
scorrendo in ogni vena.
-
Comunque – continuò Mad – è proprio un tipo inquietante! Per tutto il tempo in
cui è stato qui, non ha fatto altro che guardarmi… non sarà mica gay anche
l…
Il
pugno di Eve impedì alla sua lingua di continuare la frase, bloccandola
violentemente tra i denti. Possibile che tutte le fortune capitassero a
quell’inutile sgorbio? Era rimasto col suo Sephseph per ben cinque minuti e
l’aveva persino guardato!! A lei non era mai capitato!
-
Smettila di dire cazzate e andiamo!! – disse, furiosa.
-
Ma… she fosshe gay sharebbe meglio per the, o shbagl…
Eve
respirò a fondo e cercò di trattenersi dal colpirlo di nuovo.
Non
ce la fece.
Ore 4:03, Distretto Industriale di
Midgar
-
Eccoli! Li abbiamo trovati! – sussurrò Eve.
I
due SOLDIERS erano nascosti dietro il un muro di un palazzo. Ad un centinaio di
metri da loro, si trovava il ponte che dovevano proteggere; proprio sotto ad
esso, due ombre si muovevano rapide, armeggiando vicino al
pilone.
-
Mad! Controlla col binocolo per vedere cosa stanno facendo! Io cerco di capire
da dove possiamo passare per prenderli di sorpresa!
-
D’accordo!
-
E non starmi così vicino, dannazione! Emani un odore che ucciderebbe una puzzola
a due km di distanza!
-
Che colpa ne ho se quando ci siamo lanciati dall’elicottero sono atterrato nella
raccolta rifiuti dell’unica porcilaia di Midgar?
-
Non so, forse la natura ti sta punendo per il tuo crimine
peggiore…
-
Crimine? Che cosa ho fatto?
-
Sei nato!
Si
sporse per osservare meglio la strada. Non sarebbe stato facile arrivare fino al
ponte. Purtroppo i terroristi avevano scelto una zona molto scoperta, e se
avessero tentato di avvicinarsi, li avrebbero individuati senza difficoltà. Il
ponte sovrastava una zona industriale della città, dove c’erano grandi capannoni
ma anche larghi spazi aperti. Uno di questi, un enorme piazzale, li divideva
dalla loro posizione, e, come se non bastasse, era anche ben illuminato. Non
potevano assolutamente attraversarlo, avrebbero rischiato la vita. Le serviva un
posto di osservazione migliore se voleva sperare di trovare un percorso più
nascosto. Si girò verso il suo compagno.
-
Mad! Riesci a vedere qualcosa?
-
Altroché!
Eve
lo guardò, aspettando. Mad continuò a osservare col
binocolo.
-
Mad? Saresti così gentile da dire anche a me quello che
vedi?
-
Eh? Ah si! Beh… non so come descrivere… è come se…
-
Come se?
-
Ehm… insomma… mi vergogno a dirlo!
Eve
fece un’espressione stravolta.
-
Cosa? Ma sei scemo? Cosa vuol dire che ti vergogni?
-
Ecco.. …mi sembra…cioè… anzi, sono sicuro… che..
-
Che?? – Eve cominciava a perdere la pazienza.
-
Che… che si stiano baciando!
In
quel momento sarebbe stato impossibile distinguere la faccia di Eve da quella di
uno stoccafisso. Poi si girò lentamente verso il ponte e cambiò espressione.
Chiuse gli occhi e si voltò verso l’altro.
-
Mad…
-
Cioè, mi sento in imbarazzo a guardarli! Mi sembra di
essere..
-
Mad…
-
Uno di quei cosi… come si chiamano… “voieurs”!!
-
MAD!! Non devi osservare quei due SUL ponte, ma quelli SOTTO al ponte!! Là in
fondo!!
-
Ah, cavolo! Scusami! Ma non mi avevi indicato dove…
-
TACI!! Ascoltami bene, io ora salgo su questo affare per vedere di trovare un
percorso con cui avvicinarsi al ponte! Se vedi che quei due là – e tirandolo per
un orecchio lo fece guardare nella direzione del suo dito – fanno qualcosa di
strano, avvertimi subito! Capito??
-
Ahiii!! Si, si, si, mollamollamollamollamolla!!
Lasciò
Mad a controllare e si arrampicò su per le scale di sicurezza del capannone.
Arrivata in cima, poté finalmente rendersi conto della zona in cui si trovavano
e studiare un buon tragitto per avvicinarsi di nascosto. L’ideale era passare
attraverso un edificio in disuso, poi tagliare per la strada lì vicino, ed
infine…
-
Eeeeeeve!
Non
ci poteva credere. Quell’idiota aveva urlato per
chiamarla.
-
Sshhht! – lo zittì, poi cercò di guardare verso i due uomini vicino al ponte.
Sembrava che non si fossero accorti di niente, per
fortuna.
Scese
le scale in fretta e furia. Arrivata giù, si piazzò davanti a Mad, trattenendo
la rabbia.
-
Cosa. Cazzo. Urli.
-
Eve, è terribile!! – il tono della voce di Mad era
preoccupatissimo.
-
Cosa c’è? Che hai visto?
-
Quei due, ho visto chiaramente cosa stavano facendo!
-
E cosa stavano facendo?
-
Eve, stanno preparando una bomba!! Vogliono fare saltare il
ponte!
I
due uomini vicino al pilone si fermarono per un attimo quando sentirono un forte
rumore metallico provenire dal capannone in fondo al piazzale. Poi si
tranquillizzarono al suono del miagolio spaventato di un gatto a poca distanza e
ripresero il loro lavoro.
-
…e se oserai farmi un’altra volta uno scherzo del genere, la prossima volta
mirerò alle tue parti basse!! – disse Eve sottovoce, con una spranga di ferro in
mano. – Ora seguimi e vediamo di raggiungerli prima che facciano saltare
tutto!
Mad
le andò dietro, tenendo fra le mani la testa dolorante, e continuando a mugolare
di dolore. Sembrava proprio un gatto quando lo faceva, notò Eve. Avrebbe dovuto
farlo più spesso. Le piacevano, i gatti.
Ore
4:08, Distretto Industriale di Midgar
Erano
finalmente riusciti ad arrivare ad una ventina di metri dai loro obiettivi.
Purtroppo a quanto pare era troppo tardi: i due avevano finito di posizionare
l’esplosivo e si stavano già allontanando dal pilone.
-
Mad, non possiamo fare altro che provare il tutto per tutto… dobbiamo uscire e
colpirli senza farci notare!
-
D’accordo! Io prendo quello a destra, tu quello a
sinistra!
-
Va bene! Prepariamoci!
Indossarono
i caschi e sfoderarono le armi: l’una la katana, l’altro il
gunblade.
-
Pronto? – Madison annuì. - Al mio via… tre…due…uno…via!
Partirono
entrambi verso sinistra.
-
Mad!! Tu dovevi prendere quello di destra!! – disse Eve,
correndo.
-
E io che sto facendo? Sei tu che hai sbagliato strada! – rispose
l’altro.
-
Ah, lascia perdere! Ci penso io a quello! – e scartò bruscamente verso
destra.
Purtroppo
la loro conversazione non passò inosservata agli uomini, che si girarono verso
di loro e li videro. Avevano entrambi un casco che copriva completamente il
volto, e uno di loro aveva in mano quello che sembrava un piccolo
detonatore.
-
Cazzo! Ci hanno scoperto! – esclamò il primo.
-
Fermi! – Urlò Eve, sempre correndo - Gettate le armi e nessuno si farà male!
(almeno credo!)
-
Non avvicinatevi! Se no faccio saltare tutto! – urlò il secondo, alzando il
detonatore.
Eve
e Mad si fermarono, ansimando. Il maledetto aveva il coltello dalla parte del
manico.
-
Abbiamo riempito il pilone di esplosivo C-47, e basta che io sfiori questo
pulsante perché il ponte crolli, portandosi dietro il treno che sta per
passare!
I
due SOLDIERs alzarono lo sguardo: effettivamente si sentiva in lontananza un
treno che stava arrivando a forte velocità.
-
Maledetti copioni! – disse sottovoce Mad – Come possono rubare le nostre idee
così spudoratamente?
Eve
non lo sentì nemmeno. Si limitò ad abbassare la katana e a
dire:
-
Aspettate, voi non potete…
Ma
fu interrotta dall’uomo, che urlò:
-
No, siete voi che non potete fare nulla per fermarci! Noi distruggeremo i vostri
folli piani di dominio e fermeremo tutto il male che state facendo al nostro
pianeta!
-
Ascoltami! – ritentò Eve – Non puoi…
-
Il treno che sta arrivando contiene almeno cento SOLDIERs e funzionari Shin-Ra!
Pagheranno per quello che hanno fatto con la morte!
-
Ma sei pazzo? Stammi a sentire…
In
quel momento il rumore del treno si fece assordante. Stava per passare sul
ponte.
-
Così finiscono i nemici del pianeta!! – Urlò l’uomo, e premette il pulsante del
detonatore.
Ci
fu una forte esplosione alla base del pilone, seguita da altre piccole
esplosioni in rapida successione. Tutto fu coperto da una fitta coltre di
fumo.
Quando
questa si diradò, i quattro si girarono e videro che il ponte era assolutamente
illeso, ed il treno vi stava passando tranquillamente sopra, come se niente
fosse successo.
-
Ma …ma come… - balbettò l’uomo.
-
Se mi avessi ascoltato – cominciò Eve, che era rimasta assolutamente immobile
nonostante l’esplosione – ti avrei spiegato che solo un cretino può pensare di
distruggere un ponte rinforzato con il C-47! E’ l’esplosivo che usano per fare i
fuochi artificiali delle sagre di paese!
-
Cosa? Ma com’è possibile? – l’uomo si girò verso il suo
compagno.
-
Te l’avevo detto di non comprarlo al discount degli Slums! Costava troppo poco
per non essere una fregatura! – ribatté l’altro.
-
Ma che diavolo potevo saperne io? Mi avevano detto che “era una
cannonata”!
-
Sei il solito coglione! Ti fai abbindolare dalle pubblicità, come quell’altro
idiota di…
-
Scusate se vi interrompo… - si intromise Eve - adesso che avete fatto il vostro
bello spettacolino, che ne direste di venire con noi? Siete in arresto per
tentato omicidio plurimo ai danni della Shin-Ra!
-
Mai! – urlarono i due all’unisono, e fuggirono al di là del
ponte.
-
Presto! Non dobbiamo lasciarceli scappare! – urlò Eve a Mad, che la seguì a
ruota.
I
due SOLDIERs sparirono nel buio, dietro ai fuggiaschi.
Poco
dopo, un’ombra atterrò silenziosa nel luogo dove si trovavano pochi minuti
prima. Si rialzò, aggiustò i lunghi capelli argentei con un cenno del capo e
continuò a seguirli, senza dire una parola.
La stalla degli autori! Rob @
Roy4ever: eccoti accontentata! Questa è la missione di cui parlavamo...
ora, tutto verrà alla luce. Rob @ White Shadow: a me
commuove vedere le tue recensioni! ç_ç Così entusiaste... allietano la giornata,
più di un Pandistelle... L'ovomaltina è una bevanda con latte, cacao, orzo
ecc ecc che di solito si usa per dare tantissima energia! xD Rob @
Lirith: meno male, dolcezza (xD), che riusciamo a
mettere un po' d'allegria! Se questa ff facesse piangere ci
dispereremmo... Rob @ Eris_96: ohmmioddio, che caos la tua
recensione! Giuro, ci siamo dovuti prendere 5 minuti e decifrarla... però è
stato divertentissimo! Sembrano la sceneggiatura di un anime! Ahahah! Adesso hai
visto che voleva Sephy? Rob @ Lady Snape: più lunghini? Beh,
facciamo quello che possiamo, in modo direttamente proporzionale al nostro tempo
libero... (io che parlo di matematica?!) Però vedremo di fare qualcosa anche per
questo! Rob @ KuRoNeKoChAn: certo che avrebbe potuto contattarlo di
persona (sempre che non fosse svenuta alla prima sillaba)! Però non sapeva dove
si trovasse, il nostro bel Generale, a quell'ora tarda della notte e in più
avrebbe dovuto confermare nell'immediato il tutto dopo averne parlato con Mad. E
lei, nel panico, non ha chiesto il numero. Poco importa, nello studio di Lazard
c'erano tutti! E a proposito di numeri di cellulare... vedrete cosa accadrà nei
capitoli seguenti!
Grazie come sempre a tutti!
:D
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=349472
|