The World Under Us

di Fedecchan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The fall ***
Capitolo 2: *** Brothers ***
Capitolo 3: *** Snowdin Town ***
Capitolo 4: *** A genocidal temptation. ***
Capitolo 5: *** The Guy who loved her ***
Capitolo 6: *** The old man ***
Capitolo 7: *** How he fell in love with her ***
Capitolo 8: *** Tears of feelings ***
Capitolo 9: *** The hooded guy ***
Capitolo 10: *** Finally Together ***
Capitolo 11: *** The angel ***



Capitolo 1
*** The fall ***


Alla fine era caduta sotto terra. Non pensava che sarebbe sopravvissuta, ma era riuscita a scappare dal mondo crudele in cui abitava, era quello l'importante.

 

Latha era una ragazza di vent'anni che era diversa da qualunque essere umano.

Lei era per metà mostro ed era stata adottata e cresciuta in superficie, ma tutti erano sempre stati crudeli con lei perché era diversa da loro fisicamente. Aveva gli occhi di colore diverso, il destro rosso acceso, il sinistro verde smeraldo, i capelli neri come il carbone con striature rosso sangue e dal cranio le spuntavano due corna curve, come quelle di un toro, di color grigio scuro. Ma la cosa più strana era che le emergevano delle bellissime ali da pipistrello tra le spalle, sulla schiena, nere come le piume dei corvi, lucide e imponenti, ma riusciva a spiegarle unicamente quando non c'era la luce del sole.

I suoi genitori le avevano sempre voluto bene, ma qualcuno quella notte era entrato in casa loro, aveva cercato di rapirla e, in seguito, aveva ucciso la coppia... la madre, in punto di morte, le aveva urlato “Scappa, Latha, scappa!”, ma la figlia non la ascoltava, voleva salvarla.

Suo padre, in un disperato atto di salvezza, la buttò dalla finestra e Latha istintivamente, ma contro la sua stessa volontà, spiegò le ali e, tra lacrime e urla di disperazione, volò in cielo.
A quel punto avrebbe voluto evocare l'incantesimo più forte che conosceva, le fiamme immortali, ma era troppo tardi quando iniziò a pronunciarlo con la voce tremante e singhiozzante. Loro erano già morti, non percepiva presenze in casa, pure il killer probabilmente lo era...

Aveva iniziato a imprecare contro l'umanità, insultava ogni essere vivente di quel mondo che aveva deciso di lasciarla sola.

Le lacrime di disperazione le rigavano il viso e si mischiavano con il sangue che le colava dalla fronte, uscente da un taglio che le aveva causato l'assassino.

Il dolore che provava per la perdita della sua famiglia, le uniche persone che le avessero mai voluto bene, era ineguagliabile, aveva un vuoto immenso dentro di sé, voleva morire perché nessuno più l'avrebbe accettata, si sentiva sola e persa. Voleva scomparire e, mentre le sue urla cessavano e le lacrime smettevano di scendere per sfinimento, si era rifugiata sotto un ponte, ma la polizia era arrivata poco dopo cercando di arrestarla, credendola artefice dell'omicidio.

Non aveva più nessuno per cui rimanere in quel mondo orribile, quindi era scappata.

Volò più in alto che mai, vedeva degli elicotteri inseguirla ma erano talmente lontani che sembravano moscerini, allora desiderò di fuggire e di svanire nel nulla... decise di chiudere le ali e di lasciarsi cadere.

 

E così si ritrovò lì.

 

 

Latha si svegliò ma tenne gli occhi chiusi, non aveva la forza di aprirli. Nel frattempo ascoltava delle voci giovani, una maschile e una femminile.

-Dici che è viva?- Disse il primo, con un tono basso e preoccupato.

-Sicuramente! Respira!- Rispose la ragazza, fiduciosa che prima o poi quell'essere dalle ali nere si sarebbe svegliato.

-Ma non si sveglia!-

-Vedrai che prima o poi si sveglierà.- Disse lei, seccata, notando nel suo compagno uno sguardo addolcito e meravigliato dalla vista della ragazza esanime.

-Speriamo... è davvero bella... non ho mai visto un mostro di questo tipo...- Disse il ragazzo guardando quella creatura così meravigliosa.

-Eh? Ti sei forse innamorato, Calibri?- Insinuò l'amica, divertita, con sguardo malizioso.

-EH?! N-No! Ma ti sembra che io mi possa innamorare di qualcuno senza nemmeno conoscerlo?!-

-Dicono tutti così...- Sbuffò lei, facendo finta di fare il broncio.

All'improvviso Latha aprì gli occhi. Aveva ancora la sensazione delle guance rigate dalle lacrime. Appena metabolizzò ciò che era successo il suo sguardo si spense.

-Oh, si è svegliata.- Esclamò improvvisamente la voce femminile, fingendosi stupita e fissando in modo severo il compagno, con uno sguardo che diceva evidentemente: “Te l'avevo detto!”

-Ehi! Mi chiamo Calibri, mentre lei è Arial, piacere di conoscerti!-

-D-Dove mi trovo...?-

Finalmente la ragazza iniziò a vedere bene. Davanti a lei c'erano due individui umanoidi, la femmina sembrava un gatto marrone molto alto eretto su due zampe, con lunghi capelli color castano scuro e occhi felini verdi, mentre il ragazzo aveva squame blu-grigio su tutto il corpo, quasi fosse un pesce, aveva corti capelli neri e occhi di un blu mare intenso.

-Sei nel sottosuolo! Hai per caso picchiato la testa? O hai perso in qualche modo la memoria?-

-No... sfortunatamente la mia testa funziona ancora bene...-

-Sfortunatamente...?- Chiese Calibri, confuso. Come poteva esserne triste? A suo parere sarebbe peggiore non riuscire a ricordare il proprio passato.

-Chi siete voi?- Domandò Latha preoccupata che potessero farle del male. Erano mostri, dopotutto.

-Come ha detto prima, lui è Calibri e io sono Arial, piacere di conoscerti. Come ti chiami e come sei finita qui?-

I due mostri la fissavano incuriositi, non avevano mai visto una creatura come Latha.

-Stavo fuggendo e volavo nel cielo... poi ho desiderato di sparire... ed eccomi qui... credo...-

-Cielo...? Quindi tu vieni dalla superficie?! Cosa ci fa un mostro in superficie?!- Calibri era sempre più confuso, quasi a pensare che quella ragazza fosse pazza.

-Degli umani mi avevano presa quando ero piccola, ma non so le dinamiche dell'adozione.-

-Umani... Che strana razza...- Commentava Calibri, disgustato da sempre da quegli esseri “superficiali”.

-Stai bene?-

-Non ne ho idea... Ah... Il mio nome è... Latha.-

-Piacere Latha, sei un mostro davvero strano, sai?-

-Questo è perché sono mezza umana...-

-EH?!-

Urlarono i ragazzi, stupiti e scandalizzati, dopo essersi guardati e aver rivolto nuovamente lo sguardo terrorizzato verso Latha.

-Giuro che non volevo offenderti! Scusa!-

Gridò Calibri in preda alla confusione.

-Non ho mai sentito parlare di un mostro per metà...-

-Sono peggio di un mostro o di un umano... non appartengo a nulla... l'unica cosa che posso fare è implorare che voi non mi uccidiate...- Latha si inginocchiò di fronte a loro due, i quali, osservando la scena, scoppiarono in una risata.

-Certo che sei strana! Perché dovremmo ucciderti? Perché non sei del tutto un mostro? Sai, è abbastanza strano vedere un mezzo umano qui, ovviamente, ma non ti vogliamo uccidere, sembri davvero innocua!-

-Vorrei esserlo... Piuttosto... ho perso la mia famiglia e qualunque cosa avessi a cuore, potete aiutarmi a scoprire chi sono? È l'unica cosa che non mi è mai stata spiegata...-

Calibri la guardava studiandola, non capiva cosa intendesse, allora Arial intervenne, come per cercare di instaurare un discorso in quell'imbarazzante momento di silenzio.

-Forse potremmo chiedere ad Andalus, no?-

-Andalus...? Sì... potrebbe aiutarci!-

I due si girarono verso di Latha sorridendole sinceramente.

-Allora è deciso.-

-Grazie mille! Ve ne sarò eternamente grata!-

I tre iniziarono dunque ad incamminarsi, Latha finalmente riconobbe che qualcuno poteva essere simile a lei e che riusciva a compatirla. Delle lacrime di gioia le scesero giù per le guance lavando gli ultimi rimasugli di quelle che aveva versato tempo prima.

-Perché piangi, Latha?-

-Perché finalmente mi sento a casa.-

 

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Capitolo 2
*** Brothers ***


Durante il percorso i due mostri chiesero a Latha tutta la sua storia e lei, mentre raccontava, decise di celare le sue ultime ore nella superficie, erano troppo dolorose per lei.

Poi Calibri volle dire la sua, si rivelò un mago nell'utilizzare armi da fuoco e che fosse il discendente di un grande comandante della Guardia Reale, mentre scoprì poi che Arial era promessa sposa di un ragazzo della sua stessa razza e età, il quale li aspettava all'entrata della caverna in cui si trovavano, infatti i tre mostri erano entrati all'interno di essa per cercare gli “Echo flower”, ovvero dei fiori azzurri e fosforescenti che ripetono all'infinito ciò che sentono come ultima frase e spesso si sentono vere e proprie conversazioni tra i mostri passati vicino ad essi.

-...Però l'unica zona in cui li puoi trovare questi fiori è la Waterfall, ovvero qui, dove ti abbiamo trovato. Penso che la gita alla ricerca degli Echo flower verrà rimandata per un altro giorno...- Concluse Calibri, un po' rammaricato.

-Non essere triste, Calibri! Non sarà sicuramente l'ultima volta in cui torneremo, anzi, la Waterfall è talmente bella... che voglio sposarmi qui!- Disse Arial fantasticando sulle nozze.

-Sembra che tu tenga molto al tuo matrimonio...-

-Già! D'altronde è l'uomo che amo.- Ormai Arial si era persa nel suo mondo fantastico e perfetto.

-Beata te che hai la tua vita ideale...-

-Oh... Latha, troverai pure tu l'uomo che fa per te! ...- Poi si avvicinò alla ragazza e le sussurrò all'orecchio -... Calibri è single... potrebbe scoppiare la scintilla!-

In quel momento, tra le risate maliziose di Arial, Latha avvampò e Calibri se ne accorse subito, capendo subito ciò che era successo.

-ARIAL! Cosa le hai detto?!-

-Niente, niente...- Disse la ragazza, mentre rideva sguaiatamente.

-Effettivamente...- Sussurrò Latha, bloccandosi immediatamente.

-Effettivamente...?- Domandarono i due amici in contemporanea.

-Eh? Niente!-

-Oh... Hai fatto centro, Calibri!-

-Eh?! Ma smettila!-

E nel frattempo che i due litigavano, Latha sorrise e fece un leggero sbuffo ridendo.

-Siete davvero strani, voi.-

-Siamo semplicemente... noi!- Esclamò Arial prendendo sottobraccio Calibri.

-Quando ero tra gli umani nessuno mi rivolgeva la parola... le uniche volte che qualcuno mi parlava era per insultarmi... si credevano tanto forti a stuzzicare una diversa da loro, volevano che reagissi, così avrebbero potuto prendersi gioco di me e picchiarmi, ma io non potevo fare nulla: i miei genitori non volevano che provassi a far del male a qualcuno, sarebbe stata la volta buona che delle famiglie avrebbero deciso di farmi rinchiudere o di uccidermi. Non mi sono mai veramente divertita al di fuori di casa mia...-

-Oh... Beh! Ora sei con noi! Quindi... ti divertirai!- Disse Calibri per cercare di rincuorarla.

All'improvviso si sentì una voce riecheggiare nella caverna.

-Divertirsi...?-

A quel punto avvertirono una risata malvagia avvicinarsi a loro, sempre di più.

-...Chi sta parlando...?- Disse Latha con voce tremante.

-...Non lo so...- Rispose insicura Arial, con gli occhi pieni di paura

-... Andiamocene.- Decise Calibri all'improvviso.

-L'unica cosa che sentirete ora è...-

-Girati.- Disse una voce da dietro Latha.

-Latha... Scappa!- Urlarono i due amici.

-Non puoi scappare.-

La ragazza si girò, intimorita.

-Oh! Cosa saresti tu?-

In quel momento la tensione di tutti si arrestò.

-Eh?- Rispose intontita la ragazza.

-Non sembri un mostro, né un umano!-

Uno scheletro basso e... grasso stava guardando Latha con aria curiosa.

-Ci senti? Cosa sei?-

-Ehm... un mostro...?- Disse Latha, confusa.

-Ehi! Non mi inganni! Quei capelli... i mostri non hanno dei capelli così, sono molto... diversi! E non ho mai visto una creatura simile a te! Cosa sei?-

-Un mezzo mostro...- Si corresse lei.

-Oh... un ibrido tra un umano e una creatura del sottosuolo... Peccato che mi hai stupito. Avrei voluto tanto farti lo scherzo della scossa alla mano. Comunque... piacere, mi chiamo Sans, Sans lo scheletro.-

-P-Piacere...-

Sans stava per porgerle la mano ma Latha non volle stringerla.

-Non vuoi stringermi la mano?- Chiese stupito lo scheletro.

-La scossa... Togli i guanti.-

-Oh! Certo... pensavo che non te ne fossi accorta. Wow! Sei una ragazza intelligente!- Disse Sans imbarazzato, togliendosi i guanti frettolosamente, per poi porgerle la mano scheletrica. Quella volta però Latha ricambiò.

-... Grazie?-

-Ah, giusto, voi due! Chi siete?- Esclamò lo scheletro

-I-Io mi chiamo Arial...- Disse la ragazza sottovoce, un po' intimorita.

-Io sono Calibri.- Rispose sicuro.

-Oh! Calibri! Sei il nipote di Undyne!-

-Conosci Undyne...?-

-La conosceva mio fratello. Sarebbe felice di incontrare il suo discendente e... una creatura come la giovane fanciulla qui presente... dimmi, che mostro era tuo padre... o tua madre...?-

-Non li ho mai conosciuti... sono stata adottata da una famiglia in superficie...- Rispose abbassando lo sguardo, triste.

-In superficie?!- Esclamò Sans.

-Già... non so il motivo per cui sono stata cresciuta lassù, dato che assomiglio più ad un mostro che ad un umano...-

Una voce da lontano iniziò all'improvviso a chiamare lo scheletro.

-Sans! Quante volte ti ho detto che la salsa di pomodoro va messa in frigo?! Poi si scalda e va a male!-

-Oh... è arrivato.- Disse Sans, divertito.

-Sans?! SANS!- Urlò un'ombra avvicinandosi e venendo alla luce. Era uno scheletro molto alto, magro e... portava una corazza, degli stivali e una sciarpa rossi.

-Oh, ciao Pap.-

-Non è il momento di chiamarmi “Pap”! Sans! È una cosa seria! Serissima! Non hai messo in frigo la salsa di pomodoro!-

-Dai, Pap, non andrà a male per qualche giorno...-

-QUALCHE GIORNO?! Allora sarà andato a male di sicuro! Sans! Tornia...-

A quel punto lo scheletro più alto guardò i ragazzi incuriosito.

-E voi chi siete?-

-Oh, Pap, te li presento. Sono Latha, Calibri e... Arya? Ariette?- Domandò Sans facendo un occhiolino.

-Arial.- Disse seccata.

-Oh... Ciao! Io sono Papyrus!-

-Pap... hai capito chi è lui?- Chiese indicando Calibri, aspettando la reazione del fratello.

-Ca... CALIBRI?! Quel... CALIBRI?!-

-S-sì... Sono il nipote di Undyne...-

-Oddio... è da una vita che non vedo i suoi discendenti! Che ricordi... Il generale Undyne, colei che voleva uccidere gli umani per dare la loro anima ad Asgore... Quanti anni che sono passati, eh!-

-Uccidere gli... umani?- Intervenne spaventata Latha.

-Oh, certo! Qui gli umani non sono mai stati accettati! Ma tu...-

Papyrus si mise a fissarla in modo inquietante e Latha sentì il sangue gelarsi nelle vene.

A quel punto Sans le si avvicinò.

-Stai tranquilla, mio fratello non è cattivo, non ti farà nulla di male.-

-...HAI DELLE ALI STUPENDE!- Esclamò emozionato lo scheletro.

-Oh... grazie...-

-Oh... Pap, vuoi vedere che bei capelli che ha?- Disse Sans in tono malizioso, guadagnando occhiatacce da tutti e tre i ragazzi.

Che cosa sta facendo...?” Si chiese Latha preoccupata.

-SANS! Non mi interessano dei capelli! Ora dobbiamo andare a casa! Così butti via i barattoli di salsa di pomodoro!-

-Sicuro di non volerli guardare più da vicino...?-

Se non la smette gli brucio una mano...” Sbuffò nella mente Latha.

-Non c'è tempo! Andiamo a casa, ora!-

-Okay, Pap... è stato un piacere, ragazzi!- 

-Già, è stato un vero piacere! Spero che ci rincontreremo presto!- Disse infine Papyrus.

A quel punto i due fratelli se ne andarono mentre il più alto rimproverava il più basso descrivendogli l'importanza della salsa di pomodoro.

 

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Capitolo 3
*** Snowdin Town ***


Dopo che i fratelli furono lontani i tre ragazzi ripresero il cammino per uscire dalla caverna e si misero a parlare dei due, chiedendosi per quale motivo Sans avrebbe dovuto indurre Papyrus a guardare i capelli di Latha. Voleva farla scoprire?

Tra le varie domande e chiaccherate alla fine arrivarono all'uscita della Waterfall, il paesaggio all'esterno era bellissimo, montagne e pini innevati con un tramonto senza sole di sfondo che faceva brillare la neve bianchissima e, stranamente, non faceva troppo freddo.

All'entrata della caverna c'era un ragazzo con orecchie e coda da gatto bionde che li aspettava. Tutto ad un tratto Arial si mise a correre velocemente e gli saltò tra le braccia baciandolo dolcemente.

-Siamo tornati!- Disse lei sorridente.

-Oh... chi è lei?- Domandò il ragazzo mentre abbracciava la fidanzata.

-Lei? Si chiama Latha, l'abbiamo trovata svenuta all'interno della caverna, la stiamo portando con noi perché non ha più un posto dove stare, si è persa...- Rispose Calibri.

-Oh, capisco... in questo caso, mi chiamo Aharoni, sono il promesso sposo di Arial, molto piacere.-

-Il piacere è mio...- disse timidamente la ragazza.

-Potremmo anche andare ora, torniamo a Snowdin.- Intervenne Calibri, seccato dalla situazione.

-Snowdin...?- Chiese Latha, confusa.

-È una città, andremo a riposarci, ormai è tardi...- Rispose il mostro, con un dolce sorriso.

-Oh... possiamo riposare?-

-Ovvio che sì, andremo nella locanda che si trova proprio dall'altra parte della città, così potrai rilassarti un po'.- Disse lui, mantenendo quel grande sorriso, quella ragazza le faceva tanta tenerezza.

-O-okay!- Esclamò Latha, dopo essere arrossita alla vista del suo sorriso.

Nel frattempo i due fidanzati sogghignavano, avevano capito che i due amici già si piacevano e quando Calibri se ne accorse si mise a urlare arrabbiato e imbarazzato.

Aharoni intervenne chiedendogli di smetterla perché erano ormai vicini alla città, l'altro ragazzo abbassò quindi lo sguardo e si mise a camminare vicino a Latha la quale, per tutto il tempo che lui aveva sclerato, se l'era risa sotto i baffi. A quel punto, con sorriso sincero, si avvicinò a lui.

-Scusa... non dovevo urlare troppo...-

-Non fa niente, mi sono divertita, sei davvero carino quando ti arrabbi!-

Entrambi, essendosi accorti di essere molto vicini, troppo vicini per due amici, avvamparono e voltarono lo sguardo da un'altra parte. I due però non si accorsero che i fidanzati li stavano fissando nuovamente, divertiti dalla situazione.

Finalmente arrivati al lato più esterno di Snowdin, videro una casa enorme, con due cassette della posta, una piena, traboccante di lettere e l'altra completamente vuota; Latha intravide con la coda dell'occhio i due nomi incisi su di esse: “Sans” e “Papyrus”.

In quel momento i quattro sentirono urlare dalla casa.

-Sans! Non azzardarti a tornare senza aver comprato la salsa di pomodoro!- Urlò da dentro Papyrus

-Okay, Pap...- Rispose Sans mentre usciva. Poi si accorse che davanti ad essa, rimasti impalati a guardare la scena, c'erano i quattro.

-Oh! Siete voi!-

-Sans?- Dissero i quattro in coro. Calibri si girò a guardare l'altro ragazzo, confuso.

-Aharoni, come fai a conoscerlo?-

-Vengo spesso qui per incontrare amici e parenti, a volte lo incontro da Grillby's.- Spiegò lui.

-Oh! Aharoni! Da quanto tempo!-

-Ci siamo incontrati fuori dalla grotta!- Disse il ragazzo stupito e imbarazzato.

-Oh... giusto! Comunque... cosa ci fate qui?-

-Stiamo andando alla locanda così riposeremo e domani partiremo per andare da Andalus.-

-Andalus? Oh! Il vecchio! Salutatemelo quando ci passate! Piuttosto... prima di dormire vi va di andare da Grillby's a mangiare e bere qualcosa?- Chiese infine lo scheletro, sorridendo.

-A me va bene... e a voi, ragazzi?- Disse Aharoni, voltandosi verso i tre. Arial e Calibri annuirono subito mentre Latha fece le spallucce.

-Allora è deciso!-

I cinque si avviarono verso il locale. Calibri e Latha si erano messi a parlare insieme seguendo gli altri tre, dato che essi chiacchieravano allegramente lasciandoli indietro.

Arrivati al locale, pieno di gente, il barista, un uomo fatto di fuoco di nome Grillby, preparò immediatamente delle patatine con ketchup, piatto solito di Sans.

-Voi non ordinate?-

-Io e Arial prendiamo due hamburger!- Disse Aharoni, entusiasta.

Latha e Calibri invece erano talmente assorti dalla loro chiacchierata che si dimenticarono di ordinare.

-Ehi, Latha, dato che sei... quello... ti volevo dire, se hai bisogno di qualsiasi cosa chiamami... ecco il mio numero.- Disse Sans, interrompendo il discorso tra i due ragazzi.

-Sbaglio o siete... molto intimi?- Chiese quindi lo scheletro.

-Eh?! No... ci siamo conosciuti solo poco fa...- Rispose Latha la quale era diventata subito rossa.

-Ma avete legato in poco tempo! Wow... formereste una bella coppia!-

I due avvamparono all'improvviso.

-Sans! Cosa ci fai qui?!- Gridò una voce dall'entrata del locale all'improvviso, la quale si rivelò poi Papyrus.

-Ehm... Ho incontrato i nostri nuovi amici e... li ho portati qui!-

-Ti avevo detto di comprare la salsa!-

-Lo faccio dopo, forse.-

A quel punto il fratello più alto si arrabbiò seriamente.

-Sans! Se non fai ciò che ti dico...-

-Cosa fai?- Disse l'altro ridacchiando.

-Non lo so! Ma qualcosa farò!- Concluse lo scheletro.

Dopodiché uscì dal locale e Sans sospirò.

-Grillby, puoi darmi un barattolo di salsa di pomodoro?-

L'uomo di fuoco gli lanciò immediatamente ciò che lo scheletro gli aveva chiesto.

-Ecco, così sarà felice. Quanto è figo mio fratello, eh?-

E di seguito uscì dal locale salutando tutti, mentre Arial e Aharoni finivano di mangiare i loro hamburger.

-Ora che abbiamo finito possiamo andare?- Chiese Latha timidamente.

-Certo!- Rispose Arial, sorridendole.

Quindi pure loro pagarono e uscirono dal locale, salutando il barista.

Si diressero alla locanda per dormire e Latha, un po' imbarazzata, chiese se le stanze fossero singole o per più persone.

-Penso che siano per due persone... però possiamo chiederne tre diverse, una per me e Aharoni, una per te e una per Calibri.-

-O-okay...-

Dopo essere arrivati entrarono e richiesero le loro stanze.

-Allora, io e Arial siamo nella camera 116.-

-Io sono nella 121.- Disse Calibri.

-E io... nella 132.- Concluse Latha.

-Bene, domani mattina ci verremo a chiamare tutti, okay?-

Gli altri annuirono e si diressero verso le loro stanze.

Latha entrò nella sua camera, era piccola, calda e accogliente, il letto era matrimoniale e comodo, decise di sdraiarsi immediatamente e di cercare di dormire ma, sfortunatamente, venne tormentata da incubi e brutte visioni causate, forse, dal trauma che aveva vissuto fino a poche ore prima.

Dopo parecchi tentativi di dormire decise di alzarsi e a chiedere a qualcuno avesse potuto farla dormire con lui, così non si sarebbe sentita sola.

Prima andò davanti alla porta dei due fidanzati, ma un pensiero le passò per la testa e decise di andarsene immediatamente, prima di beccarli e disturbarli mentre erano in un loro momento intimo e decise, imbarazzata, di andare a chiedere a Calibri.

Bussò alla porta.

-Chi è?-

-So-sono Latha...-

Sentì quindi passi veloci accorrere alla porta ad aprire. Uscì il mostro, rosso in faccia, abbastanza confuso e imbarazzato.

-Oh! Anche tu sei sveglia? Cosa succede?-

-No-Non riesco a dormire... continuo ad avere gli incubi...- E a quel punto avvampò per la domanda che stava per proporgli.

-Ah! …Ehm... Se... ti va... potresti do-dormire qui...!- Disse il ragazzo tutto rosso e in preda al panico.

-Oh... mi farebbe piacere...- Rispose Latha, tenendo la testa bassa.

-Davvero?! Oh... volevo dire... Certo! Vieni!-

Calibri la fece entrare e gentilmente la aiutò a sistemarsi, poi andarono a letto.

Finalmente si sentiva protetta e iniziò ad assopirsi sorridendo dolcemente, si era resa conto di provare qualcosa per il ragazzo.

“Aspetterò il momento giusto per dirgli cosa provo... Ora penso che sia troppo presto, ci conosciamo da troppo poco... però potrei fare qualcosa per ringraziarlo...”

E quindi gli si avvicinò e lo abbracciò facendolo diventare rosso.

Il cuore di Calibri iniziò a battere a mille. Perché lo stava abbracciando?

“Si è addormentata?”

Non capiva, gli piaceva quella situazione, il corpo caldo di Latha premeva affettuosamente sulla schiena del ragazzo senza lasciarlo andare, come se volesse chiedergli protezione.

-Sei stato davvero gentile... grazie...- Gli sussurrò lei all'orecchio, avvicinandosi ancora un po' e appoggiando la sua testa a quella del ragazzo.

-Oh! Ehm... di nulla!-

Dato che lei non mollava la dolce stretta da lui, Calibri le prese le mani e se le portò al petto senza lasciarle e le accarezzò dolcemente come per tranquillizzarla e farla addormentare, cosa che fece effetto anche su di lui, infatti, poco dopo si abituò ad averla stretta e il suo battito tornò normale, anche se nello stomaco continuavano a svolazzare le farfalle.

-Sei davvero dolce...- Bisbigliò infine Latha, con un sorriso che non si spense più, ormai addormentata.

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Capitolo 4
*** A genocidal temptation. ***


Latha si svegliò. Era mattina e si trovava a letto, abbracciata a Calibri, il quale dormiva ancora profondamente e le teneva le mani. La ragazza, sorridendo, lasciò la presa, gli accarezzò una guancia guardandolo teneramente e infine si alzò. Aveva pensato di approfittare del fatto che il compagno fosse ancora addormentato per andare a lavarsi e cambiarsi. Probabilmente era molto presto, dato che nessuno era sveglio e quindi, prima di andare a fare ciò che doveva, si avvicinò alla finestra e guardò fuori. La luce era ancora molto poca e quindi si rassicurò dal fatto che nessuno sarebbe andata a cercarla in camera sua, quindi entrò nel bagno della camera per fare una doccia.

Entrata, si mise a pensare e a rilassarsi. Era felice di aver trovato qualcuno con cui poter stare, delle persone che le volevano bene, anche se il vuoto che i genitori le avevano lasciato non poteva essere colmato, sarebbe stata una ferita nel suo cuore che con il tempo si sarebbe rimarginata, ma avrebbe comunque lasciato una cicatrice.

Dopo essersi lavata e asciugata iniziò a rivestirsi, si mise dei vestiti che la sera prima le aveva prestato Arial.

“Sarebbe stato il cambio nel caso mi fossi sporcata o bagnata all'interno della caverna... ma puoi tenerli tu, per un po'!” Le disse, porgendole una maglietta, una felpa e un paio di jeans, ma purtroppo le stavano larghi, dato che l'amica era molto più alta di lei e portava qualche taglia in più.

Dopo essersi preparata uscì dal bagno e notò con piacere che Calibri dormiva ancora, ma per sbaglio inciampò nel letto e lo fece svegliare.

-Oh! Scusa! Ti ho fatto svegliare!- Disse lei, imbarazzatissima.

-No, non preoccuparti, tanto tra poco si sveglieranno pure gli altri...- La rassicurò lui, ancora un po' assonnato.

-Oh... Okay.-

-Hai dormito bene?-

-Sì... grazie ancora...-

-Non ringraziarmi! È quello che farebbe un...- All'improvviso Calibri si bloccò diventando rosso.

-Un...?- Chiese Latha, interessata alla risposta che avrebbe dato il ragazzo.

-...Una persona che ti vuole bene...-

-Oh... sei la prima persona che non fa parte della mia famiglia che me lo dice...-

-Non capisco perché una ragazza così gentile sia stata emarginata... gli umani a volte sono terribili...-

-Già... ma avevano paura di me...-

-Dovevano provare a conoscerti prima di giudicarti!-

-L'aspetto colpisce prima delle parole a volte...- Appena finì la frase a Latha scese una lacrima

A quel punto Calibri si zittì. Era arrabbiato, pensava a quanta ingiustizia era dovuta sottoporsi Latha, come quella gente le avesse rovinato la vita.

-Ora sei con noi e non ti lasceremo soffrire, okay?-

Lei annuì sorridente, facendo sorridere pure lui.

-Oh... ora devo andare a prepararmi! Se devi, torna pure nella tua stanza!-

-S-Sì!-

Latha uscì quindi dalla camera del ragazzo e tornò nella sua per prendere ciò che aveva lasciato. Notò che nella sua stanza c'era un balcone e decise di uscire per prendere un po' d'aria.

-Oh... ti incontro finalmente, mezza umana.- Disse una voce molto acuta e stranamente inquietante.

-Chi sei?- Chiese Latha, terrorizzata, mentre cercava di capire da dove derivasse il suono.

-Oh... io sono te. Mi chiamavano “l'umano caduto” tempo fa... sono il cosiddetto “Chara”-

-D-Dove sei?!- Domandò lei indietreggiando.

-Dappertutto... io sono sempre dappertutto... sono chi ti tormenta di notte... chi ti osserva... chi ti ha fatto cadere qua sotto... e per te ho dei piani. Tu devi fare ciò che il tuo predecessore non ha fatto. Tu dovrai distruggere questo mondo. D'altronde... chi può mettere la sua forza contro la tua? Chi? Coraggio... non saresti felice di vedere la morte di tutti i mostri? Vederli soffrire e piangere in preda al panico... Urlare dal dolore che infliggi loro... scommetto che lo faresti... non è così? Oh... andiamo... so che vorresti unirti subito a me... uccidi i tuoi amici e...-

-Latha? Dove sei?- Chiamò da lontano Arial.

-È il momento che io vada... ci vedremo presto.-

In quel preciso istante Latha svenì.

 

-... Dove mi trovo...?-

-Ehi! Ciao!-

-Chi sei...?-

-Io sono Flowey, Flowey il fiore.-

-Do-Dove mi trovo?!-

-Con calma... Prima di tutto, oggi ti insegnerò una cosa molto importante.-

-... Eh...?-

-In questo mondo esiste una sola legge.

Uccidere o essere uccisi.

Tu devi ucciderli tutti. Tutti loro devono morire.-

-Non voglio farlo.-

-STUPIDA. VUOI MORIRE, FORSE?-

-Io...-

 

-... Latha! Svegliati... ti prego...- Disse Arial.

-Oh... dove mi trovo...?-

-Sei a letto, nella tua stanza...- Rispose Calibri, seduto accanto a lei con gli altri due ragazzi.

-Cosa è successo?-

-Eri svenuta e abbiamo chiesto al padrone della locanda se avessimo potuto restare qui con te...- Dichiarò Aharoni.

-Stai bene?- Chiese Calibri preoccupato.

-Credo di sì...-

Uccidere o essere uccisi...”

-Ora dobbiamo ripartire, abbiamo una lunga strada da percorrere.- Disse Aharoni.

-Già! Dai, Latha, prepariamoci!- Concluse la fidanzata.

I ragazzi quindi si alzarono dal letto e uscirono dalla stanza.

Uccidere o essere uccisi...”

La ragazza cadde a terra ansimando. Stava sudando tantissimo e lacrime di terrore le sgorgavano dagli occhi. A quel punto si accorse che Calibri era rimasto lì, ad osservarla.

-Latha... cosa è successo, quando sei svenuta?-

-... Io...-

Le lacrime continuarono a scendere e, a gattoni, andò da lui e lo abbracciò, sfogandosi e facendosi aiutare a calmarsi.

-Latha... stai meglio ora?-

-Sì...-

-Allora prova a spiegarmi cosa è successo.-

Le lacrime ricominciarono a scendere, però più lentamente, così da lasciarle modo di parlare.

-C'era qualcuno... mi parlava nella testa... diceva che dovevo uccidervi tutti... e poi quando svenni c'era un fiore che parlava e mi diceva... mi diceva...-

-Cosa, Latha?-

-“Uccidere... o essere uccisi”-

I due ragazzi si guardarono. Le lacrime di lei ricominciarono a scendere, quella frase che continuava a riecheggiarle nella mente la terrorizzava, non poteva neanche immaginarsi a uccidere innocenti, dopo quello che era successo alla sua famiglia.

Il ragazzo la fissava preoccupato e alla fine decise di abbracciarla ancora una volta, però più forte e più a lungo della prima.

-Latha... non sei più da sola, ci siamo noi, e so che può sembrare una cosa strana detta da uno che hai conosciuto da un giorno ma... io ti voglio bene davvero, come gli altri d'altronde, e se hai un qualsiasi problema vieni da me, da Arial o da Aharoni, saremo sempre disposti ad aiutarti, okay?-

-O-okay...-

-Latha... non piangere più ora, supereremo questa cosa insieme e se avrai bisogno di una spalla su cui appoggiarti, vieni da me, io per te ci sarò sempre.-

-Va bene...-

A quel punto i due ragazzi si staccarono dall'abbraccio e tornarono a fissarsi. Gli occhi di lei erano rossi e gonfi di lacrime, ma ogni volta che lui la guardava, che fosse felice o triste, sentiva qualcosa dentro. Voleva proteggerla a tutti i costi, vederla piangere lo avrebbe spinto a fare cose che non avrebbe fatto per nessun altro. La guardò ancora dritta negli occhi, vide la sua bellezza e il terrore che teneva dentro di sé, voleva esserle vicino, il più vicino. A quel punto chiuse gli occhi e tutto il mondo fu come se si fosse fermato.

Calibri si avvicinò a lei e non si fermò finché le sue labbra non ebbero toccato quelle della ragazza e cercò di godersi quella cosa il più possibile, il tocco dolce delle labbra calde della ragazza impregnate di lacrime, fu come se fosse un sogno, fino a quando la ragione non intervenne e lo fece regredire.

-Oh... ehm... come posso spiegare... no, non posso spiegare...-

Non aveva il coraggio di guardarla, pensava alla sua reazione, chissà cosa avrebbe detto.

Non ci posso credere che tu lo abbia fatto! Ci conosciamo da un giorno e pensi che basti?!”

Si stava facendo del male da solo pensandoci, quindi si fece forza e la guardò come un cucciolo bastonato ma, quando vide lo sguardo di Latha, cambiò espressione.

Le lacrime erano cessate, gli occhi della ragazza erano rimasti fissi nel punto in cui stava guardando al momento del bacio. Però... le era piaciuto. Dopo qualche istante iniziò a meditare su quel momento, che ormai le aveva riempito i pensieri e infine un grande sorriso, che non poteva smettere di fare, le si creò in volto e si girò verso il ragazzo che aveva un'espressione molto imbarazzata, come se avesse fatto qualcosa di sbagliato, ma quando i due incrociarono lo sguardo tutto si risolse.

-È stato... bello...-

-D-D-D-Davvero?!-

-Sì...-

E a quel punto, il ragazzo, preso dall'entusiasmo, la abbracciò nuovamente, rosso mentre lei si strinse nella sua stretta e gli baciò la guancia.

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Capitolo 5
*** The Guy who loved her ***


Arial entrò nella stanza e i due saltarono improvvisamente in piedi.

-Cosa sta succedendo qui? Sbaglio o vi avevamo detto di andare?- Disse seccata picchiando un piede per terra.

-Adesso arriviamo...- Rispose Calibri con il batticuore, l'amica l'aveva davvero spaventato.

I due uscirono a testa bassa dalla stanza e in seguito Arial sbuffò divertita, dato che aveva capito la situazione.

“Vogliono tenermelo nascosto, eh! Ma non si sono accorti che sono più esperta di loro in amore?” Pensò stupita intanto che scendeva le scale della locanda.

All'entrata c'era Aharoni che stava pagando le stanze e a quel punto a Latha venne in mente di non aver neanche una moneta.

-Ma io... non posso pagare...-

-Pagheremo noi per te, un giorno ci ripagherai.- Disse Aharoni facendole l'occhiolino, mentre Calibri lo guardava male.

“Volevo pagarle io la stanza... maledetto!” Pensò il ragazzo, ancora su di giri per ciò che successe poco prima.

-Grazie...- Rispose lei, con un sorriso accennato e la testa bassa.

Dopo aver finito di pagare i quattro uscirono dalla locanda e si diressero verso la casa dei fratelli scheletro per salutarli ma stranamente in casa non c'era nessuno.

-Uff... volevo sentire qualche battuta di Sans...- Disse Aharoni, demoralizzato.

-Beh, sarà per un'altra volta! Andiamo, su!- Gli rispose la fidanzata, rincuorandolo

Decisero di riprendere il viaggio e di passare per una zona complicata da superare, infatti, a largo di Snowdin, c'era un fiume in cui venivano lanciati dei cubi di ghiaccio giganteschi, raggiunsero il posto e lì si chiesero cosa fare.

-Non abbiamo una barca né qualcosa per aggrapparci al ghiaccio...- Realizzò Arial, rammaricata.

-Se volete... posso trasportarvi io con le ali...- Disse Latha all'improvviso, spostando l'attenzione di tutti su di sé, cosa che la metteva molto a disagio.

-Sicura di riuscire a trasportarci? Non saremo troppo pesanti?-

-Sono resistenti, ce la posso fare!- Esclamò entusiasta.

La ragazza prese quindi in braccio Arial, si mise a volare e riuscì tranquillamente a portarla dall'altra parte del fiume, poi toccò ai ragazzi. Latha era molto sicura di se stessa e infatti non tentennò nel trasportarli.

-Sei fantastica!- Le disse Calibri facendola arrossire e, appena i due fidanzati si furono girati, le stampò un bacio sulla guancia, lasciando Latha con uno sguardo stupito e perso che si riprese solo dopo alcuni secondi.

-Oh... grazie...- Rispose lei abbassando lo sguardo e sorridendo tutta rossa.

-Ehi, piccioncini, siamo quasi arrivati!- Urlò Arial, facendoli sobbalzare e allontanare di qualche centimetro.

A quel punto da sotto la neve, davanti a Latha, comparve un fiore. Quel fiore.

-Oh, ciao! Ti ricordi di me? Sono Flowey! Non hai capito quello che ti avevo detto mentre eri svenuta? Invece di ascoltarmi, hai preferito flirtare ed essere felice con loro... IDIOTA. Se non mi ascolterai... io...-

Una spada venne scagliata verso il fiore e questo tornò da dove era venuto.

-Oh... ti ho salvata in tempo! Quel fiore... lo stiamo cacciando da tempo, sai?- Urlò una voce da lontano avvicinandosi a lei.

-Ah... grazie...- Disse Latha, imbarazzata.

-Non c'è bisogno di ringraziarmi! Piacere, mi chiamo Consolas.- Si presentò il ragazzo, una sorta di capra su due zampe dal pelo bianco e senza zoccoli ma con mani e piedi ricoperte di pelliccia. Aveva iridi bianche e limpide, capelli e due corna, curvate all'indietro, dello stesso colore degli occhi.

Per concludere la sua presentazione, si inchinò alla ragazza e le baciò la mano come un vero gentil uomo.

-Come ti chiami, fiammella?- Disse il ragazzo, alzandosi.

Latha rimase stupita dal fatto che aveva subito capito il suo tipo di incantesimo e, soprattutto, perché l'aveva baciata.

“Mi ha baciato una mano?!” Pensò lei.

“Si è azzardato a baciarle una mano?!” Realizzò Calibri, scandalizzato, geloso e arrabbiato.

-Mi chiamo Latha.-

-Latha... la fiammella mezza umana, giusto?-

-C-c-c-c-come l'hai scoperto?!-

-Io riesco a riconoscere gli umani, sono uno dei pochi che sia mai andato in superficie... dalla morte di Asgore...-

-As... gore?-

-Era il mio prozio, fu il re del sottosuolo prima che l'ultimo umano caduto lo uccise...- Si fermò a sospirare, come se quello che stesse dicendo non fosse esatto. -...Dopo un breve periodo, Malgun, suo fratello, salì al trono al suo posto. Asgore era un grande re... i successivi non lo furono... io sarò l'erede al trono e cercherò di ristabilire il rapporto tra le due razze... ma tu... tu sei la perfetta unione... sei una creatura stupenda, piccola fiammella...- Disse con occhi sognanti.

Calibri nel frattempo lo guardava con sguardo assetato di sangue, sembrava quasi che gli si fosse creata un'aura nitida intorno al corpo, nera e densa.

-Sono venuto per proteggerti, sei in pericolo. Mio padre si è alleato a quel fiore che hai visto e ad un'entità che ti perseguita negli incubi e che probabilmente hai già avuto modo di incontrare, non è così?-

“Ma questo è sensitivo?!” Si chiese Calibri, sempre più infuriato.

Latha era imbarazzatissima, aveva notato lo sguardo di Calibri e nel frattempo cercava di reggere quel “Fiammella” che continuava a ripetere.

-Io... non ho bisogno che tu mi protegga...-

-Ne sei sicura? Penso che Calibri sappia bene cosa hai passato, in camera tua.- Disse Consolas, quasi con tono malizioso.

-Come fai a sapere tutto questo?! Sei una specie di stalker?!- Urlò infuriato il ragazzo che ascoltava il principe.

-Latha non ha bisogno di te! Io... e gli altri bastiamo per proteggerla!- Continuò poi.

-Non mi sembra proprio, dato che sono dovuto intervenire io per fermare Flowey.-

-Flowey...?- Calibri cessò di urlare. Quel nome... lo aveva già sentito, da qualche parte. Solo a sentirlo gli evocava terrore.

-Quel demone vi blocca, in modo che voi non possiate fare nulla. Ora se potete scusarmi... Fiammella, potresti venire con me un secondo?- Chiese Consolas, sorridendo.

-Cosa?-

-Devo parlarti.-

Il mostro le prese la mano e la portò lontano dagli altri, mettendosi dietro degli alberi.

-Io sono il figlio legittimo del re Sylfaen, il primo figlio e il suo preferito. Lui sa già che tu sei arrivata, lo sapeva già da tempo. Vuole punirti per essere venuta al mondo e l'unico modo per cui tu potrai salvarti sarà fingere di essere la mia fidanzata, mio padre mi adora e se penserà che io mi sia fidanzato con te allora ci benedirà e potrai girare senza che nessuno cerchi di ucciderti.-

-Fi-fi-fidanzata?!-

-Shh... non gridare... non devono sentirci. Io ti amo, fiammella, ma probabilmente tu non ricambierai. Io mi innamorai di te tanto tempo fa, quando mio padre progettava come ucciderti... con me tu sarai al sicuro e voglio che tu davvero possa essere protetta.-

-Ma... Calibri...-

-A Calibri piaci, eh? Lo so... gli spezzeremo il cuore... potrai spiegargli tutto, te lo prometto, fiammella.-

-...Davvero?-

-Sì... vogliamo provarci?-

-Se è per il bene di tutti...-

-Proteggeremo tutti i tuoi amici, se Flowey starà lontano, non ci sarà il rischio che tu impazzisca e che li uccida.-

-Allora... potrei farlo.-

A quel punto la prese per i fianchi e la baciò intensamente.

Le labbra carnose del mostro si appoggiarono su quelle della ragazza, lasciandola intontita e sbigottita.

Il ragazzo, sorridente e rosso, la prese in un abbraccio e portò il viso vicino al suo orecchio, per poi sussurrarle una vera dichiarazione.

-Perdonami... l'ho fatto senza pensarci... io ti amo davvero, fiammella.-

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Capitolo 6
*** The old man ***


I due uscirono da dietro gli alberi, Latha aveva totalmente cambiato espressione. Dalla spaventata ragazza che era entrata là dentro ne era uscita un'altra con lo sguardo perso e triste, confuso e disperato, che guardava per terra.
“Cosa le ha fatto...?” Calibri già iniziava a tremare dalla rabbia, pensare che qualcuno potesse trattarla così gli faceva ribollire il sangue nelle vene.
-...Possiamo continuare...- Disse lei con voce tremante.
Calibri era confuso, la vedeva completamente fuori di sé. Ad un certo punto la ragazza alzò il viso e guardò verso di lui con uno sguardo che sembrava ripetere continuamente “Scusa” e “Aiutami” in modo malinconico. 
Il ragazzo era passato dall'essere più felice del mondo al più confuso.
Consolas era lì, la fissava. 
“Le ho fatto del male, dopotutto... spero di riuscire a farmi perdonare...”
Il mostro era veramente innamorato di lei, il suo affetto per la ragazza era sincero e dolce, in quel momento il suo cuore si stava spezzettando in mille pezzi, l'aveva ferita, aveva agito d'impulso.
-Calibri... puoi venire un secondo...?- Chiese all'improvviso Latha a sguardo basso, attirando l'attenzione di tutti.
-Lo sai che non puoi dire loro ciò che ti ho detto?- Le sussurrò Consolas all'orecchio.
-N-non è quello...- Rispose lei, senza alzare lo sguardo.
Calibri nel frattempo era arrivato dalla ragazza.
-Cosa c'è, Latha?-
-Vieni.- Gli disse passivamente.
Tornarono indietro verso il fiume e la ragazza si assicurò che nessuno potesse vederli.
-Io non voglio essere brutale con te... ti dirò ciò che devo dirti ora. Io ti amo, Calibri. Sei stata la prima persona che ha mostrato affetto verso di me da quando sono caduta quaggiù e mi sono innamorata. Qualsiasi cosa accada, qualsiasi, io ti amerò sempre. Ti prego... non odiarmi per quello che farò in futuro...- Disse lei, con ormai le lacrime che iniziavano a scenderle dal volto. Lei sapeva come avrebbe reagito al momento della dichiarazione di Consolas, quindi voleva mettere subito le cose in chiaro.
-Cosa stai dicendo, Latha? Non potrei mai odiarti!-
La ragazza non poteva dirgli molto di ciò che sarebbe successo, quindi l'unica cosa che poté fare fu prendergli il viso tra le mani e avvicinarsi a lui, prima appoggiando la sua fronte contro quella del mostro, poi baciandolo tra le lacrime.
-Non ti odierò mai, per nessun motivo.-
-Io ti amo, Calibri...-
-Anche io ti amo, Latha.- 
Quanto era strano dire ad un ragazzo che conosceva da un giorno che lo amava? Era stato tutto molto improvviso, una crescita di passione e sentimento che in un giorno era esplosa, per poi essere distrutta in un istante per colpa di un ragazzo che saltò fuori all'improvviso. Forse Latha e Calibri non si conoscevano, ma le loro anime si erano già unite, era il destino ad averli fatti incontrare, si amavano davvero anche se chiunque avrebbe potuto dire che non era così. Calibri era disposto a tutto per salvarla e Latha si fidava di lui più che di ogni altra persona al mondo, d'altronde il cuore dei mostri era diverso da quello degli umani, era fedele e non aveva secondi fini, mostrava sempre le proprie emozioni e nonostante gli umani usassero quel termine che li definiva in modo dispregiativo, in realtà i mostri erano le creature dall'anima più pura che esistesse.

I due tornarono indietro, Latha era ancora amareggiata, non riusciva a pensare a cosa sarebbe successo dopo che avesse dichiarato il fidanzamento con Consolas.
-Oh! Siete tornati alla fine.- Esclamò Aharoni, un po' seccato dalle interruzioni continue.
I ragazzi chiesero immediatamente scusa e ripartirono nel cammino verso la casa del vecchio Andalus e dopo qualche decina di minuti finalmente arrivarono alla dimora dell'anziano signore. Era un'abitazione molto grande, costruita interamente di legno come una baita enorme, "un castello" si potrebbe definire. Aveva ampie finestre e tanti balconi per i tre piani che possedeva e un lago piazzato davanti all'entrata, l'unico modo per oltrepassarlo era un ponte di legno ad arco che passava proprio sopra di esso e portava al cancello della dimora.
-Andalus? Sei in casa?- Urlò Arial, chiamando l'uomo da fuori dalla cancellata.
-Oh! C'è qualcuno per me?- Chiese una voce profonda e anziana dalla casa.
-Sono Arial!-
-Oh! Nipotina mia!- 
Dalla porta d'ingresso spuntò un mostro anziano con delle grandi orecchie scurissime e una folta coda con la punta bianca. I peli che gli ricoprivano il corpo si erano sbiaditi a causa dell'età e aveva grandi occhi felini color giallo. 
-Sei cresciuta dall'ultima volta che ci siamo visti!-
-Ma se sono venuta a salutarti una settimana fa...-
-In una settimana una ragazza giovane come te cresce a vista d'occhio!-
-... non penso funzioni così...- sussurrò lei, imbarazzata.
-Oh! Chi sono questi ragazzi?-
-Ehm... Si chiamano Calibri, Latha e Consolas, poi c'è Aharoni, il mio ragazzo.- Disse lei indicandoli uno ad uno.
-Aharoni! Come stai?- Esclamò il vecchio riconoscendolo.
-Bene, signore, e lei?-
-Ottimamente! Oh... ma lui... Vostra Altezza!- Urlò il vecchio inginocchiandosi immediatamente.
-Cosa ci fa uno come lei, qui?- Chiese poi.
-Sono qui per commissioni di mio padre, signor Andalus.- Rispose Consolas.
-Oh, le fa già fare dei lavori?-
-Sì... anche molto complicati...- E picchiò il gomito contro Latha che, di tutta risposta, gli pestò il piede.
“Fa male!” Pensò lui, avendola sottovalutata.
Probabilmente doveva aver fatto una faccia molto sofferente dato che la ragazza lo guardò come per dire “Prova a rifarlo, se ne hai il coraggio”.
-Comunque... perché siete venuti?-
-Questa ragazza...- Disse Arial spingendola in avanti -... voleva  chiederti qualcosa sul suo conto.-
-Ehm... ecco... io...- Iniziò a balbettare Latha.
-Tranquilla, non mangio!- Rispose lui ridendo.
-Volevo sapere qualcosa di più su di me! Vede... sono mezza umana e di mezzi umani non se ne sente parlare spesso... saprebbe dirmi qualcosa sui miei genitori o sulla mia famiglia...?-
-Oh... so che tempo fa ci fu un'esecuzione pubblica di una donna che aveva fatto qualcosa di sbagliato ma nessuno sa nulla a riguardo tranne il re... potrebbe chiedere al principe, magari sa qualcosa...- 
-No... mio padre non mi ha mai parlato di questa esecuzione... ero piccolo o non ero ancora nato probabilmente...- Rispose Consolas, meravigliato dal padre.
-Quindi mia madre... potrebbe essere stata un mostro... ucciso... e allora mio padre... era un umano!-
-Comunque... a giudicare dall'aspetto sei uno di quei mostri che vivono all'interno delle Rovine, lì ne ho visto uno incappucciato con corna e ali uguali alle tue.-
-Eh?! E l'ha visto in faccia?- 
-No, è scappato appena mi ha notato, probabilmente sono una razza molto timida.-
-Oh...- Disse lei abbassando la testa, triste.
-Nelle Rovine?! Nonno, come ci sei entrato?!- Chiese Arial, quasi arrabbiata. 
-Ho ricevuto le chiavi della porta che conduce lì dentro da mio padre tanti, tanti anni fa. Non te l'ho mai detto ma... forse ora è il momento migliore. Dovete cercare Estrangelo, il prete che cura le Rovine, lui saprà sicuramente aiutarvi.-
-Capito... quindi partiremo da lui subito!-
-No, dato che sei tornata, oggi restate qui a mangiare!-
-Ma... nonno!- Esclamò lei seccata.
-Niente obiezioni! La nonna preparerà dei piatti deliziosi per voi!- Disse lui incrociando le braccia e voltando la testa.
-A voi va bene...?-
-Ovvio!-
-Per me va bene!- Disse sorridente il principe.
-Sarà un onore, Vostra Altezza.-
La giornata si concluse nella casa di Andalus, il quale parlò di tutta la storia del sottosuolo a Latha, dato che non conosceva niente di esso e la ragazza lo guardava come una bambina che ascolta una favola fantastica e magica. 
Arrivata la sera il vecchio invitò i ragazzi a dormire nella casa, c'erano stanze a sufficienza e Latha si trovò in un letto matrimoniale da sola. Prima di fare qualsiasi cosa, prese i suoi vestiti e li lavò nel bagno con l'aiuto di Arial, poi tornò nella camera e li appese sul balconcino che c'era all'esterno di essa. 
“Chissà se riuscirò a dormire...” Si domandò lei preoccupata rientrando nella stanza.
-Toc toc?- Disse Consolas entrando.
-Cosa ti serve?- Chiese lei, seccata.
-So che il nostro rapporto non è dei migliori ma... se hai bisogno di qualsiasi cosa...-
-Andrò da Calibri.-
-Mio padre ti vede! Se tu dovessi andare a dormire da Calibri e lui lo scoprisse capirebbe che è tutta una farsa e potrebbe anche ucciderti all'istante e tutti i tuoi amici che ti proteggono finirebbero come te, dato che “hai tradito suo figlio e sei andata a letto con un altro”.-
-Cos... Io non-!-
-Lo so che non lo faresti seriamente... ma lui esagera sempre. Fidati.-
-Uff... se avrò bisogno di qualcosa chiamerò te...- Concluse lei seccata.
-Brava... buonanotte, fiammella!-
-'Notte.- 
Latha cercò di addormentarsi ma, come la volta prima, non ce la fece. Si alzò e d'istinto andò alla camera di Calibri ma poi si ricordò delle parole di Consolas 
“... potrebbe anche ucciderti all'istante e tutti i tuoi amici che ti proteggono finirebbero come te...”
E decise di tornare in camera sua, però, girandosi, sbatté contro qualcosa.
-... Piuttosto non dormiresti, eh?- Chiese Consolas, con un sorriso malinconico.
-Non è quello...-
-Non vuoi tradirlo... lo so... potremmo almeno provarci? Solo per stanotte?- 
-Ma... -
“... e tutti i tuoi amici che ti proteggono finirebbero come te...”
-Va bene... però vieni in camera mia.- Disse infine, rassegnata.
-Okay, fiammella.-
Si sdraiarono sul letto e Latha si girò dalla parte esterna di esso per non guardarlo ma lui di tutta risposta si avvicinò a lei.
“Come posso provare a dormire con uno che tra poco...”
-Pensi troppo, lasciati andare.- Sussurrò lui.
Lei sbuffò, seccata.
A quel punto le braccia di lui le cintarono il bacino facendola avvampare.
-Che fai?!- Esclamò arrabbiata.
-Ehm... quello che hai fatto tu con Calibri...-
-... Calibri è Calibri!-
-Capisco... allora facciamo così...- Le si avvicinò e le baciò la fronte.
-Ora nessuno ti potrà disturbare.-
Consolas si girò all'esterno del letto e si mise a dormire.
“Tiene parecchio a me...” Disse lei intristendosi un po' a causa del suo comportamento freddo.
-... Grazie... forse potremmo... diventare amici...- Disse infine.
Poi si girò e si mise a dormire pure lei e, fortunatamente, sognò tranquilla.

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Capitolo 7
*** How he fell in love with her ***


Latha era nel cielo, volava da sola, nessun volatile, nessun aereo o elicottero, solo lei. Le piccole goccioline di acqua che formavano le nuvole le finivano sulla faccia rinfrescandola, il vento invece le asciugava e il sole la scaldava. All'improvviso un tuono, poi un altro, rimbombarono nell'immensità dell'atmosfera. In lontananza c'era un temporale, quindi Latha decise di tornare indietro.

Indietro... dove...?” Si chiese d'un tratto.

 

-Buongiorno fiammella!- Disse una voce.

La ragazza fece dei versi incomprensibili come risposta.

-Hai fatto un brutto sogno?- Chiese Consolas, quasi preoccupato.

-... se così possiamo definirlo...-

-Ma io ti avevo...-

-Non era un brutto sogno causato da loro, ma dalla mia mente. È normale che succeda, sono scossa, è da solo pochi giorni che i miei genitori sono morti e sono finita nel sottosuolo...-

-Capisco...-

-Che ore sono, piuttosto?-

-Le cinque e mezza, credo.-

-Oh... Allora non è tardi... io mi cambio...- Disse Latha ancora assonnata.

-Va bene, io resto qui!- Rispose lui deciso.

-No, tu torni nella tua stanza immediatamente prima che gli altri ci becchino, okay?-

-Uff... va bene fiammella...- Disse Consolas facendo un finto broncio, cercando di indurre un po' di pietà nella ragazza, ottenendo scarsi risultati.

Latha allora uscì sul balconcino e prese i vestiti che aveva lasciato asciugare la sera prima, li indossò e preparò gli altri per restituirli ad Arial.

A quel punto sentì bussare alla porta.

-Cosa vuoi ancora, Consolas?- Chiese lei sempre più seccata, ma per sua gioia non era Consolas quello che entrò, bensì fu Calibri. Latha gli saltò tra le braccia.

-Scusa... pensavo fossi lui...-

-Vedo che non sta molto simpatico nemmeno a te... e pensare che il suo prozio era in ottimi rapporti con mia nonna... le cose cambiano con i tempi...-

-Già... ti devo dire una cosa...-

-Sì...?-

Rimase zitta per qualche secondo abbassando lo sguardo, poi lo rialzò con un falso sorriso e gli parlò.

-... me ne sono dimenticata... scusa...-

-Va bene... quando ti verrà in mente dimmelo, okay?-

-... okay...-

Non ci era riuscita, era troppo difficile dirlo. Come poteva pensare di riuscirci così a cuor leggero? D'altronde lei lo amava davvero.

“Prima o poi dovrò riuscirci...”

Calibri uscì dalla stanza e poco dopo rientrò Consolas, provocando noia alla ragazza.

-Sono tornato!-

-Non ti stavo aspettando.-

-Io invece sì! Non vedevo l'ora che Calibri uscisse per poter tornare da te!-

-Sei davvero insensibile...-

-Non sono insensibile, se lo fossi ti avrei già baciata davanti a lui. Piuttosto sono un giovane follemente innamorato di una ragazza che voleva vedere da molto tempo!-

-Spiegami come hai fatto a innamorarti di me... Cioè... non mi hai mai conosciuta di persona, come puoi innamorarti di qualcuno che non sai nemmeno come è fatto?-

-Semplicemente, quando mio padre venne a sapere che la bimba mezza umana era in superficie grazie a Flowey e a Chara, decise di iniziare a seguirti e a studiare la tua personalità, in modo che potesse trovare un modo per... credo ucciderti? Comunque... dato che sono l'erede del regno mi disse che anche io dovevo iniziare a fare questo lavoro e in breve tempo cominciai a osservarti ogni secondo della tua vita.-

-Quindi mi hai vista nuda?!-

-No... Non tutta tutta, quando ti spogliavi disattivavo il video, sarebbe stato meschino da parte mia... probabilmente mi innamorai di te quando ti vidi piangere davanti a quei ragazzini che ti stavano picchiando... quella volta che dissi: “Perché dovete essere così ostili, sono uguale a voi, dentro”.

Era una frase che non mi sarei mai aspettata da te, eri una bambina... avevi solo circa otto anni e volevi vivere come chiunque altro, se ti avessi incontrata allora ti avrei sicuramente promessa in sposa ma ora è diverso... vorrei che tutto questo non fosse mai accaduto... io ti amo da tanto tempo... contiamo che ora ho ventidue anni, due in più di te, sono passati circa dodici anni da quando mi sono innamorato di te... quanto passa in fretta il tempo... mi ricordo che una volta quando avevo tredici anni scrissi pure un romanzo che parlava di noi due... fu anche promosso da mio padre e venduto in tutto il sottosuolo... pensa...- Si mise a ridere solo al pensiero di quanto controsenso aveva quella cosa.

In quel momento, vedendolo così, Latha iniziò ad addolcirsi, aveva una risata e un sorriso incredibilmente teneri.

-Uh, cosa stai guardando?- Chiese lui improvvisamente, notando lo sguardo della ragazza.

-N-Niente!- Rispose frettolosamente arrossendo.

Lui sorrise e le diede un bacio sulla guancia facendola arrossire più di quanto lo fosse già.

-Dovevi proprio? Stavo quasi iniziando a ripensare sul tuo conto.- Disse lei cercando di non far notare l'imbarazzo che stava provando.

-Oh... allora la prossima volta chiederò!- Esclamò lui, con un sorriso sempre più dolce.

-E se invece... evitassi e basta?- Propose lei, quasi contraria a quello che stava dicendo.

-No, questo no, non potrei sopportare di non coccolarti ogni volta che posso!- Concluse lui senza distogliere lo sguardo divertito da lei.

In quel momento Latha ripensò al bacio che le aveva dato dietro gli alberi, era talmente shockata che non si era resa conto del fatto che lui aveva un aspetto diverso, in quel momento.

-Ma... tu eri diverso quando mi hai baciato... le tue labbra erano...-

-... umane? Già... era per dare un effetto migliore, d'altronde Calibri, non avendo un muso, è molto più facilitato a dare un bacio a una meticcia... invece io... uff... mi sono dovuto inventare di tutto per trovare un modo per baciarti! Dovevo cogliere l'occasione! Quando ero piccolo la scienziata reale Alphys, molto anziana, ma anche molto intelligente, era quasi una nonna per me, passavo tanto tempo con lei e un giorno le chiesi di fare una cosa quasi proibita, creare una sostanza che mi potesse rendere simile ad un umano... lo feci solo per te, aspettando il momento di vederti. Qualche anno dopo iniziai a riuscire nell'impresa di mutare in umano e di controllare questa cosa. Non sarebbe legale, né per l'orgoglio di noi mostri né per il conflitto che c'è tra noi e gli umani, ma per te avrei davvero fatto qualunque cosa...- Disse lui sognante.

-Non dovevi... hai rinnegato la tua anima di mostro per una ragazza...-

-La ragazza della mia vita, che non avrei mai scambiato per nessun altra cosa al mondo.-

-Già...-

I due si fissarono, lei aveva uno sguardo di colpa, come se si fosse assunta la responsabilità di ciò che lui aveva fatto, mentre lui aveva un sorriso malinconico, non voleva che lei si preoccupasse delle scelte che aveva fatto in passato.

Ad un tratto lei gli tirò un pugno, non troppo violentemente, ma abbastanza per sfogarsi con lui.

-Se hai bisogno di sfogarti su di me, fai pure.- Disse lui ridendo, l'espressione che fece lei mentre lo colpiva gli era piaciuta, mostrava l'essenza della ragazza: non voleva che gli altri notassero quanto in realtà tenesse a loro.

-L'ho fatto solo perché ti... ti... odio!- Gridò lei balbettando con un tono molto poco credibile.

-Anche io ti voglio bene, fiammella.- Ribadì lui, abbracciandola tra le sue risate e i mugolii della ragazza, che nel frattempo si dimenava per cercare di uscire dalla stretta, anche se più tardi smise e si abbandonò all'abbraccio.

 

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Capitolo 8
*** Tears of feelings ***


Consolas si alzò e andò verso la porta.

-È meglio che esca dalla stanza in fretta, gli altri saranno probabilmente giù ad aspettarci.- Disse lui prendendo la maniglia.

-Arrivo tra un minuto...- Rispose lei.

Appena il ragazzo fu uscito le lacrime iniziarono a scendere veloci giù dalle guance di Latha, i piani per la sua nuova vita iniziavano a crollare.

-Come farò? Come potrò andare avanti così?!- Si chiedeva continuamente tra le lacrime e i singhiozzi, mentre il suo unico pensiero era Calibri.

Fuori dalla stanza intanto Consolas non se n'era andato, era rimasto appoggiato alla porta ad ascoltare la ragazza. Nonostante fosse felice di essere riuscito a dirle tutto ciò che provava, sentire la ragazza piangere gli faceva provare sgomento e, lentamente, iniziò a piangere anche lui.

-Scusa fiammella... ti sto facendo soffrire... ti sto facendo soffrire...- Continuava a ripetere.

“Eppure devo proteggerla... almeno fino a quel giorno” Si disse poi. Non voleva farla soffrire, voleva solo proteggerla, proteggerla da Chara e da Flowey.

“... Almeno finché non riuscirò a salvarlo...”

-Lo sai che non puoi, principe.- Disse una voce sottile. Il fiore era spuntato dal pavimento e aveva ascoltato la sua conversazione.

-Ci riuscirò, As... Flowey.- Ribatté Consolas, con un attimo di esitazione.

-Non credo proprio.- Esitò il fiore, con una nota di tristezza mischiata a rabbia.

-Il mio destino non è andare al trono, devo fare ciò che Alphys mi disse tanto tempo fa. A qualunque costo.- Dichiarò il ragazzo

-Non avrai mai il coraggio di farlo.-

-Lo pensi davvero? Eppure dovresti sapere bene che cos'è la determinazione. La timeline è già stata scritta, il mio destino è quello che è.- Continuò ribadendo lui, con un tono impassibile e subito dopo il fiore se ne andò facendo una smorfia quasi disgustato.

-Ce la farò...-

In quel momento riprese a camminare e andò dagli altri che lo aspettavano all'uscita della casa.

-Hai visto Latha?- Chiese Calibri preoccupato appena vide il ragazzo arrivare.

-No... probabilmente è rimasta nella sua camera... vuoi andare a controllare?-

“Vediamo se posso concedergli di stare con lei...” Pensò Consolas.

-Se mi permettete...- Disse frettolosamente il ragazzo correndo verso la stanza, quindi percorse tutta la strada a ritroso fino a trovarsi davanti alla porta d'entrata.

-Latha...? Ci sei?- Chiese bussando.

La ragazza era rimasta tutto il tempo a piangere e a fissare il soffitto, mentire non le piaceva, dover far ciò che stava facendo non le piaceva.

-Latha...?- Sentì chiamare da fuori dalla camera.

Si precipitò fuori ad aprire, ma non c'era nessuno, solo un petalo giallo per terra che la terrorizzò facendola cadere e piangere nuovamente, di paura quest'ultima volta.

-Non ce la posso fare... Non ce la posso fare...-

Uccidere o essere uccisi”

... e tutti i tuoi amici che ti proteggono finirebbero come te...”

Uccidere o essere uccisi”

... sono uguale a voi, dentro...”

Uccidere o essere uccisi”

Indietro... dove...?”

Queste parole rieccheggiavano e continavano a ripetersi e a sovrapporsi ai suoi pensieri, sovrastandoli.
Una voce da fuori la porta, intanto, la chiamava, ma non le dava retta.

-Indietro... voglio tornare quando tutto questo non era ancora successo...- Disse rispondendo ai suoi pensieri.
A quel punto sentì la porta aprirsi e una voce dolce parlarle. 

-... Lo so che sarebbe meglio ma... non puoi... però ci sono io... non so se basto più... dato che c'è Consolas che è mille volte meglio di me...-

Latha si girò verso l'entrata. C'era Calibri, con uno sguardo rammaricato che guardava verso il basso.

Appena lo vide, la ragazza si alzò d'istinto e si buttò tra le sue braccia, rimanendo così per molto molto tempo.

-Calibri... tu basti! Tu sei l'unico! E Consolas... Consolas... non vorrei che fosse mai venuto da noi...- Disse lei tra le lacrime che non smettevano di scendere.

-Oh...? Perché?-

-Perché... perché... io dovrò fidanzarmi... con lui.-

-Cosa?! No... dimmi che è uno scherzo! Non è possibile che...- Il ragazzo guardò la faccia di Latha. Aveva cambiato espressione ed era triste, ma non piangeva più. 
-Perché...- Cercò di formulare una frase ma era troppo sconvolto. Anche a lui iniziarono a scendere lacrime amare dagli occhi.

-Pensavo... pensavo che saremmo potuti stare insieme! Perché... perché è dovuto arrivare lui?!-

-Calibri...-

-Scusa... non è colpa tua, vero?-

-Non è colpa sua, né colpa mia, è colpa di mio padre e di nessun altro.- Intervenne Consolas, entrato nella stanza.

Calibri avvertì che la presa di Latha si era fatta sentire più di prima, si stava irrigidendo.

-Tu... Cosa vuoi da noi?!-

-Io voglio ciò che vuoi tu, proteggerla. Ma tu non sai nulla di lei, dico bene? Lei è molto più potente di quanto tu pensi. Riesce a governare le fiamme eterne, anche conosciute come fiamme dell'inferno, quelle che bruciano le anime peccatrici. Mio padre la brama, per via del suo potere, della sua origine e di motivi sconosciuti pure a me. Io e lei dobbiamo fidanzarci per il suo bene e non solo... lui ucciderà anche te, Sans, Papyrus, Arial, Aharoni e forse anche Andalus, tutti coloro che vengono coinvolti con lei. Se vuoi proteggerla allora falla stare con me. Non durerà molto, il tempo di preparare un piano per sconfiggerlo.-

-Non posso regalare la donna che amo come un oggetto al primo che passa.-

-Sfortunatamente, questo caso è più importante di un classico “regalo”.-

-Non posso accettarlo... non se lei non acconsente...-

La ragazza, che fino a quel momento stava attaccata a Calibri tra le lacrime, alzò lo sguardo verso di lui.

-Se serve per proteggere te e tutti gli altri... lo farò... non voglio che soffriate per colpa mia...- La ragazza piangeva, piangeva e non smetteva di piangere.

-Latha...- Cercò di introdurre una frase lui ma poi lei si toccò il petto con la mano destra e subito dopo appoggiò la sinistra nello stesso punto sul ragazzo. Lo guardò mentre le lacrime continuavano a scendere sempre più veloci.

-Calibri... fa male... fa tanto male...-.

 

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Capitolo 9
*** The hooded guy ***


Quel giorno nessuno parlò, Arial e Aharoni, infatti, data l'atmosfera imbarazzante, stettero zitti e diressero il gruppo verso le rovine. Percorsero varie strade innevate e incontrarono molti mostri, tanti facevano parte della guardia reale e guardavano sospettosi la ragazza che stava al fianco del principe chiedendosi che tipo di mostro fosse, ma l'unica risposta che ricevevano in cambio erano le occhiatacce del giovane dal sangue reale. La strada fu abbastanza lunga, soprattutto a causa della pressione e noia che si era creata tra tutti, i due promessi sposi volevano chiedere il motivo per cui nessuno più si parlava ma non avevano quasi il coraggio di parlare.

Finalmente dopo lunghe ore di silenzio arrivarono al luogo destinato, un tempo arrivarci era molto più semplice, ma con gli anni il sentiero che si usava seguire si era degradato e per arrivare all'entrata di quel luogo dovettero fare strade tortuose e pericolose, ma ne uscirono indenni, fortunatamente.

Il portone d'ingresso delle rovine era vecchio e corroso dagli anni, ma a causa di qualche strano incantesimo riusciva ancora a reggersi in piedi.

-Ci siamo...- Disse sottovoce Arial guardando tutti, uno ad uno.

Prese le chiavi che Andalus le aveva dato e le avvicinò alla serratura ma non appena queste la sfiorarono, la porta si aprì e li fece passare, per poi richiudersi appena entrati all'interno.

Il luogo era molto diverso dall'esterno, era un tunnel scuro molto lungo. Mentre camminavano, sentivano i loro passi rieccheggiare nel silenzio e poi, all'improvviso, videro spuntare una figura incappucciata con un lungo mantello che gli copriva tutto il corpo ma che aveva delle fessure sulla schiena da cui uscivano delle ali che erano simili a quelle di Latha, ma molto più imponenti e dal cappuccio spuntavano due corna imponenti. La figura creò un cerchio di fuoco intorno a loro.

-Chi siete voi? Come avete fatto entrare?- Chiese con tono minaccioso.

-Siamo venuti per il prete Estrangelo che vive nelle rovine... ho usato queste chiavi, mi sono state date da mio nonno!- Rispose Arial, intimorita dalla figura oscura.

-Per quale motivo cercate... il prete?- Disse mentre ebbe un attimo di esitazione.

-Dobbiamo chiedergli alcune informazioni su questa ragazza! Vede signor... incappucciato...? Siamo qui perché lei vuole scoprire qualcosa di più sulla sua storia...!- Esclamò cercando di stare il più calma possibile, nonostante le tremasse la voce.

D'un tratto il fuoco scomparve e la figura si avvicinò a Latha, facendo apparire un fuoco nelle sue mani e avvicinandolo minaccioso alla ragazza, che indietreggiò all'istante.

-Non ti voglio far del male. Affare fatto, vi porterò dal prete.-

-... ci è voluto meno di quanto credessi...- Sussurrò Arial fissando la scena.

-Cosa hai detto?- Chiese il mostro incappucciato girandosi verso di lei.

-N... niente!- Esclamò lei.

A quel punto tutto il tunnel si illuminò, delle torce appese al muro vennero accese da fiamme che Latha riconobbe immediatamente, erano uguali alle sue.

-T-tu... tu sei il mostro di cui parlava Andalus!- Disse Latha all'improvviso attirando l'attenzione di tutti che la guardarono sbalorditi, era come se la ragazza, alla vista del mostro incappucciato, avesse ripreso vita.

-Eh?- Chiese lui girandosi.

-Sì... Quello che fa parte della mia specie!-

-Ma... sì... della tua specie...- Disse con un tono molto confuso.

Latha era curiosa di vedere come era fatto in faccia.
“Magari mi assomiglia... o forse è completamente diverso da me!”

Seguirono il mostro fuori dal tunnel e si trovarono in una casa vecchia polverosa.

-Restate qui e non fate casino.- Disse lui uscendo da essa.

-Abbiamo trovato un mister simpaticone...- Sbuffò Arial.

-Lui... è come me...!-

-L'abbiamo notato, Latha, ti assomiglia, in fatto di corna e di ali.- Commentò l'amica.

-Chissà come è in faccia...-

La ragazza si mise a girovagare per la casa che era direttamente collegata al tunnel tramite delle scale che portavano all'entrata di essa. Notò che sulla sinistra c'era un corridoio con tre camere chiuse e con tante piante in vaso davanti alle porte, mentre a destra c'era una sala con una poltrona molto vecchia, un camino e tanti libri su uno scaffale.

Dopo quella stanza Latha poté intravedere un'altra stanza che era probabilmente la cucina dato l'odore di cibo che ne fuori usciva.

Appena però si avvicinò ad essa sentì la maniglia della porta d'ingresso aprirsi, il mostro incappucciato era entrato accompagnato da una creatura che aveva lunghe orecchie da coniglio e un lungo mantello indosso.

Appena entrato vide Latha e i suoi occhi si addolcirono.

-E così sei arrivata...- Disse lui quasi come se stesse per piangere.

Nel frattempo il mostro incappucciato se ne andò nella prima delle tre stanze nell'ala sinistra della casa.

-Perdonate David... è molto schivo con chi non conosce. Piacere, mi chiamo Estrangelo, ma probabilmente saprete già chi sono.- Si presentò la creatura dalle fattezze da coniglio.

-Come fa a conoscermi, signor prete...?- Chiese la ragazza, confusa.

-Oh, Latha... sei cresciuta tantissimo dall'ultima volta...- Disse lui, ignorando la domanda della ragazza.

-Ultima... volta?-

-Vuoi sapere tante cose, non è così?- Chiese il prete sorridendole dolcemente.

-Per favore... mi spieghi tutto quello che sa...-

-Dammi pure del tu, d'altronde posso considerarmi... tuo padre?-

-Padre...?-

-Sarà molto lungo da spiegare...-

Il prete chiamò David e gli chiese di portare i ragazzi in un'altra stanza, in modo che potesse rimanere solo con lui e Latha.

Appena tutti gli altri furono portati in una delle tre camere, la ragazza, Estrangelo e il mostro incappucciato entrarono nel salotto.

-Da dove posso iniziare...? Uhm... proviamo così...-

-Don... non ancora...-

-Oh... andiamo per gradi, David, stai tranquillo.-

-Per prima cosa, Latha, devi sapere che il tuo padre biologico era umano... ma venne ucciso dal re insieme a tua madre, ultima della sua specie. Loro avevano fatto un torto, ovvero innamorarsi e far nascere due gemelli. Lei venne giustiziata davanti a tutti i mostri mentre tuo padre venne buttato giù da un burrone e in seguito, dato che in qualche modo era sopravvissuto, venne bruciato vivo, in modo che di lui non rimanesse traccia. Ebbero una fine orribile, davvero...

Il re sapeva che era nato un figlio da loro due e decise di dargli la caccia. Tuo padre ti affidò a me e io ti tenni all'interno delle rovine con il tuo fratello gemello. Solo che a quest'ultimo comparvero ali e corna subito ai primi mesi di nascita mentre tu... tu eri completamente priva di geni da mostro quindi decisi di portarti in superficie e farti vivere felice... e invece anche a te, come vedo, sono cresciute ali e corna... Mi dispiace, Latha... mi dispiace...- Queste ultime parole ebbero un velo di tristezza.

-... hai detto che ho... un fratello gemello...?- Chiese Latha, come se fosse l'unica cosa importante, non le importava se il prete l'avesse portata in superficie, se era come diceva il prete, non era sua la colpa di ciò che le era successo, quindi si concentrò sulla fatidica domanda.

-Esattamente... tu non sei l'unica mezza umana...-

All'improvviso David iniziò ad allontanarsi a testa bassa, come se non riuscisse ad affrontare l'argomento, ma il prete lo prese per il mantello e glielo sfilò, rivelando il suo volto.

-Latha, ti presento il tuo fratello gemello, David.-

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Capitolo 10
*** Finally Together ***


-Avevi detto che saresti andato per gradi...- David aveva lo sguardo basso e arrabbiato, Latha non riusciva ancora ad intravederlo.

-Sono andato per gradi anche se sapevo che avresti reagito così, non saresti riuscito comunque ad affrontare l'argomento.-

Il ragazzo non rispose, teneva la testa bassa mentre i capelli biondo scuro con striature rosso sangue gli coprivano il viso.

-Dovresti farti forza, non potrai restare zitto in questa posizione per sempre.-

I due non avevano ancora notato la reazione della ragazza, la quale, nel frattempo si era appoggiata al muro. Aveva sempre pensato di essere unica al mondo con questa maledizione e invece qualcuno con cui poterla condividere c'era ed era pure suo fratello. Le gambe iniziarono a tremarle e si lasciò accasciare sul pavimento.

David, preoccupato, cercò di andare verso di lei ma una forza involontaria lo fece regredire.

“Non so come comportarmi con lei... magari non mi vuole neanche vedere...”

Appena si girò verso di lei si poté intravedere il suo viso. Aveva gli occhi di colore diverso, il destro verde smeraldo e il sinistro rosso acceso, opposti a quelli della sorella e possedeva delle lentiggini che gli punteggiavano il naso e gli zigomi.

-Latha... vorresti che ti lasciassimo sola a riflettere?- Chiese il prete rompendo il silenzio.

La ragazza scosse la testa, non voleva che se ne andassero, voleva solo provare a rialzarsi e ad abbracciare la famiglia che aveva scoperto di avere, sapeva che poteva fidarsi di loro, in qualche modo. Provò con tutte le sue forze a rimettersi sulle gambe ma con scarsi risultati, le braccia e le gambe erano deboli e non riuscivano a sostenere il peso del suo corpo, ma non voleva restare lì a terra, quindi iniziò a far forza sugli arti finché finalmente non ce la fece e, subito dopo, perse l'equilibrio, quindi David le corse incontro in modo che la potesse prendere senza cadere. Lei gli cintò le braccia intorno al collo perché finalmente lo riusciva a vedere bene, era molto più alto di lei, ali e corna più imponenti e aveva capelli molto meno morbidi dei suoi. Latha continuava a stringersi a lui sempre di più, era l'unico modo che aveva per mostrare quello che provava per lui.

-I due gemelli finalmente insieme, eh? Ora c'è una sorpresa per voi...- Disse il prete dopo qualche decina di secondi, avviandosi verso la cucina.

-Sorpresa? Don, non mi hai mai parlato di sorprese...- Commentò poi David mentre lasciava andare sua sorella.

-Non te ne ho mai parlato perché era una sorpresa per entrambi.-

Il prete, arrivato nella stanza accanto, si girò verso un muro e disegnò un segno su di esso, un infinito che non si chiudeva. A quel punto si mise a dire delle parole in una lingua sconosciuta e tutta la casa iniziò a tremare.

Nel frattempo nella stanza da letto i ragazzi si erano messi a perlustrare in giro e ad un certo punto Consolas aprì la porta.

-Mi sto annoiando, io vado a vedere come vanno le cose da Latha.- Disse uscendo.

-V-Vengo anche io!- Esclamò Calibri, alzandosi dal letto dove si era seduto.

I due uscirono senza proferire parola l'uno con l'altro e notarono che dalla sala non si sentiva un suono.

“Cosa sta succedendo? L'hanno rapita? L'hanno uccisa?!” Si chiesero entrambi, in preda al panico e quindi, senza far rumore, aprirono leggermente la porta che conduceva al soggiorno e spiarono la situazione. Videro Latha ed il mostro incappucciato, senza il suo mantello, intenti ad abbracciarsi e richiusero immediatamente la porta.

“E questo cosa significa?!” Si chiesero all'unisono.

A quel punto dalla stanza iniziarono a sentirsi dei borbottii non riconoscibili che si allontanavano sempre di più e ad un tratto tutto si mise a tremare.

-Che succede?!- Si chiesero i due, esclamando in coro. Di seguito corsero nella stanza dagli altri per portarli fuori, avevano paura potesse succedere loro qualcosa ma, appena arrivati, il terremoto finì.

-State bene?!- Chiese Consolas spalancando la porta.

Arial era a terra rannicchiata che si teneva la testa con le mani mentre Aharoni la abbracciava.

-S-Sì... credo di sì...-

I quattro si avviarono verso la sala per controllare che fosse tutto in ordine e, appena entrati, notarono che Latha e il mostro incappucciato erano davanti alla porta della cucina, i quali fissavano qualcosa proveniente da quella stanza.

-Che cosa sta succedendo qui?!- Chiese Calibri gridando.

-Calibri...?- Domandò Latha girandosi.

-Cosa ci fai con lui?! Vi abbiamo visti, mentre vi abbracciavate!- Sbraitò Consolas, erano entrambi gelosi della ragazza.

David si girò di scatto e vedendoli, recuperò il suo mantello e se lo mise immediatamente, anche se non abbastanza in fretta per far realizzare a tutti che i suoi capelli assomigliassero molto a quelli di Latha.

-Vi avevo detto di stare nell'altra stanza.- Disse poi, severo.

-Ma tu... chi sei?- Chiese Consolas sconcertato dalla visione.

-Avete frainteso... lui è... il mio fratello gemello, David.-

-Fratello... gemello?!- Esclamarono in coro tutti e quattro, sbalorditi.

-Sì... l'ho scoperto circa qualche minuto fa... insomma, cosa c'è che non va nell'abbracciare il fratello che ho ritrovato?-

-Come potevamo sapere che fosse tuo fratello? Insomma, va bene, i suoi capelli hanno le striature rosse come i tuoi, ma se esistesse una razza che ha questo genere di capelli?!-

Latha stava per togliere a David il mantello ma lui fu più veloce, si fiondò davanti ai ragazzi e si sfilò il cappuccio, mostrando gli occhi e i lineamenti che assomigliavano in tutto e per tutto a quelli della ragazza.

-Latha, la tua versione maschile è inquietante.- Commentò Calibri, spaventato dallo sguardo furioso e seccato del ragazzo.

-E anche molto attraente...- Aggiunse Arial, fissandolo curiosa e inducendo Aharoni a guardarla male.

-E-ehi!- Gridò dopo qualche secondo.

La ragazza si girò e lo baciò sulla guancia.

-Tu sei molto più che attraente, tu sei il mio sposo.- Gli disse sorridendo.

A quel punto dalla cucina apparve Estrangelo che chiamò tutti.

-Bene! Siete arrivati pure voi! Venite, dobbiamo scendere delle scale.-

Tutti lo guardarono perplessi.

-Che c'è? Andiamo in un posto speciale!- Disse lui incoraggiandoli.

-Don... non era una sorpresa per noi due?- Chiese David, confuso.

-Più siamo, meglio è!- Esclamò il prete.

A quel punto entrarono tutti nella cucina e notarono che si era formata un buco nel muro.

-Qui sotto c'è la vostra sorpresa, andiamo.- Concluse Estrangelo iniziando a scendere, creando una catena di tutti i ragazzi che scendevano uno dietro l'altro.

-Va bene, Don.- Disse David.

-A proposito, David, perché chiami Estrangelo “Don”?- Chiese incuriosita Latha.

-Perché il suo nome non mi piace... è imbarazzante.-

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Capitolo 11
*** The angel ***


La scalinata proseguiva da molto, sembrava non finire più. Durante la discesa Consolas e Calibri continuavano a fare a gara per chi potesse restare dietro a Latha, la quale, imbarazzata, spiegava le ali in modo da non vederli litigare come dei bambini per un giocattolo.

-Eccoci arrivati.- Disse Estrangelo fermandosi.

Davanti al gruppo c'era un'enorme porta decorata con rune indecifrabili e disegni antichi, la quale, appena il prete l'aprì, rilasciò una quantità di luce assurda, come se fossero arrivati in superficie.

-Scusate... dentro c'è un po' di luce...-

-Solo un po'?- Chiese David in modo sarcastico, preso dallo stupore.

-Lascerò perdere il tuo commento, entriamo.- Disse il prete appoggiando una mano sulla fronte.

Appena entrati i loro occhi dei giovani si meravigliarono a causa della bellezza di quel posto. Era una grande sala rivestita di marmo bianco levigato e i muri erano decorati con disegni d'oro e argento con piccole pietre preziose incastonate in essi. Sul soffitto della struttura c'erano dei lampadari di cristallo che emettevano una luce fortissima, creando un'atmosfera simile ad una giornata di sole a cielo limpido.

I ragazzi iniziarono a girare per tutta la sala per ammirarne la bellezza da tutti i lati e una decina di minuti dopo il prete li chiamò davanti ad un altare di marmo al centro della grossa struttura; al di sopra di esso c'era un pilastro scolpito in cui erano rappresentati angeli che suonavano dei corni.

-Che cosa sarebbe questo...?- Chiese Arial con un tono tra la meraviglia e il timore.

-Ora lo vedrai... Adesso... Latha, David, venite qui davanti.-

Il prete, dopo che i due fratelli si prostrarono di fronte al grande monumento, pronunciò alcune parole in una lingua che nessuno dei giovani conosceva e a quel punto dall'altare iniziò ad uscire una luce. Un suono di corni iniziò a rieccheggiare in tutta la sala e Latha vide che gli angeli scolpiti nel pilastro si stavano muovendo girando intorno ad esso.

-Cosa sta succedendo...?- Chiese Latha indietreggiando intimorita.

Dal centro dell'altare una pietra si illuminò di un bagliore intenso e d'un tratto tutto si zittì.

-Latha... non dovresti avere paura, sono qui per te!- Le sussurrò una voce mentre del vento le girava intorno.

A quel punto dietro di lei si materializzò una forma, una creatura dalle grandi ali bianche con un lungo mantello dello stesso colore picchiettò con la mano sulla spalla della ragazza.

-Ehi, Latha!- Disse appena quest'ultima si girò, con un grande sorriso stampato sulle labbra.

-Ci conosciamo?- Chiese lei.

-Beh... era ovvio che non mi conoscessi... come ho fatto a non pensarci... Ehm... in qualunque caso... Io sono Gulim, l'angelo delle predizioni. Sono rimasto sigillato in questo altare attraverso una pietra che è stata incastonata nel marmo, in attesa che arrivasse il momento della svolta, ovvero quando i due gemelli fossero cresciuti e pronti per affrontare il loro destino.-

-Destino...?- Chiesero i fratelli in contemporanea.

-Non siete nati per caso... la timeline diceva che prima o poi sarebbero arrivati i due gemelli che avrebbero rivoluzionato il mondo. Io sono qui per proteggervi e portare a compimento la vostra missione. Nessuno mi può vedere oltre a voi due, nemmeno Consolas... sono destinato a stare solo con voi due, consideratemi come un amico di vecchia data di famiglia.- Disse lui facendo un occhiolino. Latha sentiva che si poteva fidare di lui, mentre David era più sospettoso.

-Se quello che dici è vero... allora significa che tutti in questa sala pensano che stiamo parlando al nulla, giusto?-

-Ah, perché non lo stavate facendo?- Disse all'improvviso Arial.

-Oh...-

-Ragazzi, Latha e David sono in contatto con l'angelo Gulim, noi non possiamo vederlo.- Spiegò il prete.

-Sarò al vostro cospetto fino alla fine del vostro progetto, poi tornerò all'interno della pietra.- Concluse la creatura inchinandosi davanti ai due.

-N-Non c'è bisogno di inchinarsi! Siamo... amici di vecchia data... giusto...?- Disse Latha imbarazzata, nessuno si era mai inchinato in segno di rispetto, come se fosse una persona importante.

-Ma allora... a quanto dici... noi dovremo fare qualcosa di importante?- Chiese David.

-Esattamente... la profezia dice che attraverso i legami che creerete potrete riportare il mondo al governo del vero re, Asriel Dreemurr.-

-Asriel... Dreemurr...?- Disse David indietreggiando con gli occhi sbarrati, terrorizzato.

-Asriel Dreemurr? Non era il figlio di Asgore? Il bambino che morì dopo aver assorbito l'anima del fratellastro umano?-

Consolas, che stava ascoltando la conversazione tra i fratelli e la creatura invisibile, sobbalzò al sentire il nome del principe morto molti anni prima.

-Cosa vi ha detto?- Chiese con tono serio e preoccupato.

-Diteglielo, deve sapere...- Disse Gulim.

-Ci ha detto che il principe Asriel verrà riportato in vita e salirà al trono...-

-La profezia si sta avverando veramente allora...- Sentenziò Consolas a bassa voce. Il ragazzo aveva cambiato espressione, da preoccupata a pensierosa.

-Gulim, ci potresti dire questa “profezia”?- Chiese in seguito David, quasi spazientito dal fatto che non la conoscesse.

-Certamente...

Un giorno le razze torneranno unite.

Quando i gemelli seguiranno il loro destino

E quando il giorno della morte arriverà

i principi si riuniranno,

l'anima dell'antico erede verrà restituita

e l'ultimo umano cadrà.

Quando tutti questi tasselli verranno messi al loro posto e il puzzle sarà completo, allora finalmente questa timeline sarà completa.- Disse Gulim.

-Che cos'è una “timeline”?- Chiese ignara Latha.

-È il destino che ci tocca affrontare attraverso le scelte che facciamo, secondo ciò che sta accadendo ora, stiamo seguendo la timeline della profezia.- Le rispose Consolas.

-Chi possiede l'anima di Asriel?- Chiese d'un tratto David, spostando l'attenzione su di sé.

-Eh?!- Esclamò Consolas.

-Da quanto dice la profezia: “...l'anima dell'antico erede verrà restituita...”, quindi si può dedurre che ora lui non la possiede ma che gli sia stata tolta o rubata... dove si troverà adesso quest'anima? Finché non verrà trovata, non troveremo Asriel, non è così?-

-Esattamente... Purtroppo nessuno sa dove si trovi...- Rispose Consolas sempre più pensieroso, ma questa volta con una nota malinconica nelle sue parole.

-Comunque sia... ora dovrete richiamare tutti, dobbiamo andare, il momento della grande battaglia si avvicina e Latha non è ancora pronta per combattere. David, tu dovrai insegnarle a padroneggiare le fiamme eterne, in modo che potrà attaccare e difendersi da sola e in più dovrete imparare ad utilizzare almeno un'arma, nel caso che ciò non accadesse rischiereste di venir uccisi dal re.-

-Il re ci vuole attaccare?!- Esclamarono i gemelli.

-Cosa?!- Dissero in coro Calibri e Consolas, fissandosi per qualche istante, persi.

-Esattamente, sta preparando una guerra contro di voi, perché Chara e Flowey lo stanno inducendo a fare ciò. State attenti a Chara, è lui il vero nemico, colui che manovra tutto questo... e io sarò colui che lo sigillerà per sempre...-.

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