Vite

di Eylis
(/viewuser.php?uid=44358)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Parte Seconda ***
Capitolo 3: *** Parte Terza ***
Capitolo 4: *** Parte Quarta ***
Capitolo 5: *** Parte Quinta ***
Capitolo 6: *** Parte Sesta ***
Capitolo 7: *** Parte Settima ***
Capitolo 8: *** Parte Ottava ***
Capitolo 9: *** Parte Nona ***
Capitolo 10: *** Parte Decima ***
Capitolo 11: *** Parte Undicesima ***
Capitolo 12: *** Parte Dodicesima ***
Capitolo 13: *** Parte Tredicesima ***
Capitolo 14: *** Parte Quattordicesima ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***


Vite - Parte Prima

Paola
Lei era là, e la guardava. Paola cominciò a correre in quella direzione, ma quando la vide voltarsi e fuggire si fermò, gli occhi sgranati. Non voleva vederla. Non voleva vederla, e questo la feriva al di sopra di ogni altra cosa. Lì, tra la folla, pianse.

Valeria
“Ascoltami, ti prego!” Valeria l’aveva presa per le braccia, l’aveva scossa cercando di vedere il suo viso, poi aveva rinunciato. Paola non riusciva a trattenere il proprio corpo, scosso dai singulti, non era in grado di controllarsi per poterla ascoltare. Eppure avrebbe voluto poterle spiegare, poterle dire ciò che provava… Dopo tutti quegli anni passati l’una accanto all’altra, dopo che l’amicizia lentamente aveva lasciato il posto a qualcosa di molto più profondo, dopo che erano riuscite a dichiarare l’una all’altra quanto da tempo si nascondevano reciprocamente… ora lei si sentiva vuota, immensamente e irrimediabilmente vuota. Negli occhi di Paola leggeva il più profondo amore, quell’amore che sapeva di non più meritare, perché non trovava risposta dentro di lei.

Così era fuggita. L’aveva vista, quando meno se l’aspettava, ed era fuggita pur sapendo quanto male le avrebbe fatto. Ma non poteva evitarlo, non poteva vedere sul viso di quella persona che un tempo aveva tanto amato mute suppliche di annullare un incubo. Se solo avesse potuto dimenticare ogni cosa, se solo avesse potuto… annullare ciò che c’era stato fra loro. Allora non avrebbe passato tanto tempo a tormentarsi nei ricordi, cercando di scacciarli da sé. Era finita, lo sapeva bene, ed era stata lei a volerlo. Era stata lei a trovarsi costretta a cancellare tutto, con quelle parole tanto semplici quanto difficili da pronunciare. “Non posso più stare con te.” Era finita.

Paola
Non poteva credere fosse davvero finita. Non poteva accettarlo, ecco tutto. Non poteva dimenticare le parole dette, le ore passate l’una nelle braccia dell’altra, gli sguardi, le volte che avevano fatto l’amore. Semplicemente non era possibile che ora quei sentimenti non esistessero più. Eppure Valeria era stata chiara, fin troppo… l’aveva stretta, nonostante lei non riuscisse a far altro che rompere in pianto, aveva cercato di spiegarle. Ma spiegare che cosa? Cosa c’era da spiegare? Come si possono raccontare dei sentimenti? Ancora una volta Paola si perse in quel filo di pensieri che come sempre l’avrebbe condotta a rivedere i momenti più felici della loro storia, per poi cancellare il tutto con cruda durezza per soffocarla nel dolore di quel giorno. Per un attimo si chiese quanto tempo era passato. Un mese? Poco di più, in effetti. Ed ora Valeria non voleva neppure vederla…

Una persona le si avvicinò, le chiese se stava bene, tentò di scostarla dal mezzo della piazza. Le lacrime le rigavano le guance, ancora non si era mossa, avvolta dai ricordi. Senza neppure farvi caso si incamminò, diretta verso casa. Come tutte le sere si sarebbe immersa nel sonno sperando potesse darle un attimo di pace, desiderando di poter dormire fino a che ogni traccia di dolore non sarebbe passata.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Parte Seconda ***


Vite - Parte Seconda

Un anno dopo

Paola
“Ciao bellissima!”
“Paola, come stai?!”
“Bene, bene… Ascolta, Vale, non è che potemmo vederci? Volevo parlare un attimo con te… sai, di Quella Persona…”
“Uh uh, a quanto pare ci sono novità! Beh, io oggi non ci sono, però domani si può fare… Ci troviamo in centro, magari?”
“Perfetto! Alle 14.00, ok? A domani allora! Ciao!” Paola appese il telefono e si guardò allo specchio. Un timido sorriso si affacciò sul suo viso. Non era da molto tempo che aveva ritrovato serenità, ma ora tutto sembrava andare a gonfie vele. Aveva conosciuto una ragazza, e… ormai sembravano vicine all’innamorarsi l’una dell’altra! Al pensiero sentì il proprio cuore battere lievemente. Era una bella persona, gentile, simpatica, anche divertente. Sarebbe stata felice, con lei. E poi… era tornata ad essere amica di Valeria, ormai poteva incontrarla senza più soffrire, anche se era stato lungo e difficile chiudere quei sentimenti in una scatola e nasconderli al proprio cuore. Ciò che forse più l’aveva fatta penare era stato il momento in cui aveva scoperto che Valeria aveva trovato una nuova ragazza. A quel tempo ancora non si vedevano, e Paola aveva pianto a lungo, pur avendo giurato di non cadere più in quello stato.

Poi, un giorno, si era alzata e si era resa conto che il suo primo pensiero non era andato a lei. Allora si era sentita più leggera, era uscita di casa ed aveva percorso ogni via del paese sentendo la lieve brezza sul suo viso. Alla fine, tornando verso casa, era passata da lei. Aveva suonato al suo campanello e quando lei le aveva aperto, prima che potesse dire una singola parola le aveva sorriso.

Valeria
Non se lo aspettava, quando aveva aperto la porta, e per una frazione di secondo era stata tentata di richiudere. Poi aveva visto il suo sorriso. Ed aveva capito che qualcosa era cambiato, in Paola. Non avrebbe più dovuto temere quegli occhi che tanto la sconvolgevano, imploranti e carichi di dolore. Allora l’aveva abbracciata, le aveva sussurrato un “grazie” e l’aveva invitata ad entrare. Da quel giorno avevano iniziato a frequentarsi di nuovo, ad uscire con gli amici, a scambiarsi confidenze. Le aveva anche presentato Giulia, la sua nuova ragazza.

Ora forse anche Paola avrebbe presto avuto una nuova ragazza. Valeria era curiosa, l’amica le aveva detto d’aver bisogno di parlare con lei, ma non gliene aveva spiegato il motivo… sapeva solo che si trattava di Quella Persona, una sorta di nome in codice con la quale definivano quella ragazza, Siria. Poco prima delle 14.00 già era al luogo dell’incontro, pronta ad investire di domande Paola. Poco dopo l’amica arrivò, si sedettero al tavolino di un bar ed iniziarono a chiacchierare. Paola rimaneva di tono leggero, non affrontava l’argomento che più premeva ad entrambe… Fino a che Valeria sbottò.
“E allora?! Che mi dici?” Paola arrossì fino alla radice dei capelli.
“Mi ha invitata alla sua festa di compleanno…” nel pronunciare quelle parole, il suo viso si illuminò in un grande sorriso.
“Wow! Ma allora fai progressi, eh?! E dimmi, sarà una festa… intima?” Ridacchiò. Le era sempre piaciuto prendere in giro Paola, per vedere le sue guance diventare come due peperoni e sentirla balbettare coma una bambina.
“Ma cosa dici! Comunque… no, ha invitato anche altre persone, ovviamente…”
Valeria mostrò appieno la sua delusione. Già fantasticava sulle avventure amorose dell’amica, pronta a costruire piani per lei…
“Però… mi ha detto che se voglio poi posso rimanere da lei…”
Impiegò un paio di secondi per assimilare il colpo, limitandosi a guardare Paola esterrefatta. Poi scoppiò in una grande risata.
“Cosa c’è da ridere?! E comunque… sto pensando di rifiutare…”
“Che cosa?! Ma sei matta? No mia cara, tu andrai a quel compleanno e soprattutto… rimarrai lì quanto più ti è possibile! Uh, già vi vedo… quella notte… chissà cosa succederà!” Per un attimo, nella mente di Valeria scorsero, come in un film, immagini frammentate di quelle che erano state le Loro notti magiche, in cui tutto era successo. Scosse il capo per scacciare ogni cosa. A volte le succedeva, e la cosa la prendeva sempre alla sprovvista. Come se provasse una sorta di gelosia verso quella persona che un tempo aveva considerato sua.

Paola
Tornata a casa, si gettò sul letto con espressione sognante. Siria… quel sabato ci sarebbe stata la sua festa. doveva prepararsi per bene… Si rialzò e corse all’armadio per scegliere cosa avrebbe indossato per quella serata. Aprendo l’anta si trovò a fissare la propria immagine nello specchio appeso al suo interno. Si osservò, si perse per un attimo nel riflesso dei propri occhi. Ricordò quel giorno, poco più di un anno prima, in cui aveva pensato che mai sarebbe riuscita a superare il dolore della perdita di Valeria. Eppure ce l’aveva fatta, era stato difficile, ma ormai Valeria era per lei unicamente una cara amica. Ed ora… ora aveva conosciuto Siria! Per un istante si chiese quale delle due avrebbe potuto renderla più felice, poi si fermò. Quella era la questione più sciocca ed egoista che poteva porsi. Erano diverse, semplicemente. E ad ogni modo, Valeria era il passato, Siria il futuro. Solo a questo doveva pensare.

Siria
Ogni cosa doveva essere perfetta per il suo arrivo, quella serata era la sua occasione, lo sentiva. Per l’ennesima volta si osservò per sistemare il vestito, sorrise, poi corse in bagno a pettinarsi ancora una volta, quei capelli che Paola definiva sbarazzini non volevano stare al loro posto! E per fortuna li aveva lisci, se fossero stati arricciati sarebbe stato un disastro! Quando finalmente fu riuscita nel proprio intento scese nella sala, già addobbata per l’occasione, e si diresse verso la cucina dove sua madre, molto gentilmente, stava arrangiando le ultime cibarie al suo posto. L’agitazione di sua figlia si percepiva lontano un miglio, e questo poteva significare una sola cosa: alla festa ci sarebbe stata Paola.

Il campanello squillò, e Siria corse ad aprire la porta. I primi invitati erano arrivati! Fu un attimo delusa dal non vedere tra di loro quel viso, ma dopotutto era ancora presto… sarebbe arrivata puntuale, come al solito. Lei era sempre puntuale… quasi perfetta, in un certo senso. Si accorse che una sua amica le stava sventolando la mano davanti al viso per risvegliarla dalle fantasticherie in cui era caduta.
“Nel caso non l’avessi notato, fuori fa freddo! È inverno, Siria, chiudi quella porta!” L’amica entrò ridendo. Siria, imbarazzata, richiuse la porta. Per riaprirla pochi secondi dopo, erano arrivate nuove persone. La festa prese il via.

Paola
Era in ritardo, in terribile ritardo! Corse quanto più veloce poteva, diretta verso la casa di Siria. Perché aveva impiegato tanto tempo per prepararsi? Sapeva che avrebbe dovuto chiamare Valeria perché le desse una mano, ma aveva voluto evitare le sue battutine maliziose che l’avrebbero messa ancor più in agitazione. E se solo quella maledetta gonna non si fosse strappata proprio mentre stava per partire, costringendola a tornare dentro per ripararla… era la sua gonna preferita, non avrebbe potuto indossare altro per quell’occasione!

Suonò il campanello, ansimante, il volto arrossato dalla corsa e dall’aria pungente. Si sentiva una sciocca, ma non poteva impedirsi di sorridere con ogni poro del viso intero. La porta si aprì, e le scuse le morirono in gola. Semplicemente rimase immobile.
“Paola!” Siria la abbracciò, e Paola percepì il suo dolce profumo avvolgerla. Odorava di mandarino, non in modo eccessivo, era un’essenza fresca e leggera, come lo era Siria. Si staccarono, e Paola la ammirò. Era dolcissima, con le ghette colorate ed i codini, quei codini sbarazzini che la facevano sempre sorridere. Ma la cosa che amava di più di Siria erano quegli occhi scuri, brillanti come due stelle. Siria la prese per mano per farla entrare, e Paola sentì il proprio cuore mancare un battito a quel contatto. Sì, decisamente si stava perdutamente innamorando di lei…

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Parte Terza ***


Vite - Parte Terza

Giulia
“Vale, tesoro, a cosa pensi? Ti vedo un attimo assente questa sera…”
Valeria si riscosse, passandosi la mano sugli occhi, e sorrise alla sua interlocutrice.
“Scusami… è che pensavo a Paola, a quest’ora sarà sola soletta con la sua Siria…” Giulia rimase un attimo in silenzio, cercando di capire cosa stava dietro a quelle parole.
“Sei gelosa?”
“No, figurati… o forse sì… non lo so… Scusami, non voglio dire che non sto bene con te…”
“Non preoccuparti, questo lo so!” Giulia le sorrise, poi le si avvicinò e la abbracciò da dietro, cullandola tra le sue braccia.
“Sai cosa credo? Io credo che tu per la prima volta stia davvero sperimentando cosa vuol dire non più essere al primo posto per una persona che ti è cara, e questo, malgrado tu non lo voglia, ti ferisce.” Rifletté un attimo, poi aggiunse:
“In fondo è anche questa una forma d’amore, una parte di te ne è ancora innamorata, anche se non lo vuoi ammettere. E quindi ne sei gelosa. Ma… per mia fortuna è solo una parte piccola piccola che presto dimenticherai!”
“Ah sì? E come farò a dimenticarla?” Il tono di Valeria ora era malizioso.
“Ora te lo dimostro…” Un sussurro. Si avvicinò a quelle labbra morbide, piene, le sfiorò con la punta delle dita. Le sorrise accattivante, la attirò a sé. Un bacio. Profondo, inestricabile. Poi si alzò, la prese per le mani e la trascinò verso la propria camera, mentre Valeria rideva.

Siria
Salutò l’ultimo invitato, poi si girò lentamente verso Paola, nascondendo le mani dietro di sé. Tremavano. Fece un cenno con il capo verso la madre che la osservava dalla porta della cucina per ringraziarla, poi si rivolse all’amica.
“Andiamo di sopra?”
Paola annuì. Timidamente, porse la mano a Siria, che la prese con cautela, quasi fosse un oggetto fragile e prezioso. In fondo per lei proprio questo era Paola. Fragile e preziosa, una gemma rara che aveva scovato per puro caso e che ora non voleva perdere. Paola la rendeva forte, nonostante non si conoscessero da moltissimo tempo, con lei si sentiva migliore. Voleva essere migliore, voleva renderla felice, vedere il sorriso sul suo volto. Piano piano, un gradino alla volta, salirono le scale fino al piano superiore, dove c’erano tutte le camere. Siria aveva una famiglia numerosa, era la terza di quattro fratelli. Paola invece aveva solo un fratello maggiore.

Si sedettero sul letto, imbarazzate.
“Rimani qui?” Le parole di Siria risuonarono nella camera silenziosa quasi come una supplica, e la ragazza si accorse di essersi praticamente lanciata su Paola, seduta accanto a lei. Si ritrasse, guardandola. Per qualche secondo Paola non rispose, poi annuì con un timido sorriso.
“Ottimo! Perfetto!” Siria balzò in piedi, e corse a prendere il materasso che usavano per gli ospiti. Per qualche minuto furono impegnate a sistemare il giaciglio così approntato, e si rilassarono ridendo e scherzando. Poi il tutto fu pronto, e nuovamente si ritrovarono senza attività a tenerle occupate. Erano inginocchiate l’una da una parte e l’altra dall’altra del materasso, dopo aver posto le coperte. Il gesto le venne spontaneo.
“Io…” bisbigliò Paola.
“Ssssht…” Siria allungò una mano per sfiorarle le labbra, in gesto di silenzio. Poi, lentamente, prese a carezzarle il viso. Si fissavano, come sotto incantesimo, senza più riuscire a staccare gli occhi l’una dall’altra. Paola ancora non si era mossa, ma d’un tratto perse l’equilibrio, per essersi sporta un po’ troppo. Siria la prese appena in tempo, ritrovandosela tra le braccia. Presero a ridere come due bambine, scherzando sulla situazione a dir poco comica.
“Se solo non fossi caduta..!” esclamò Paola.
“Se solo non fossi caduta?” Siria la fissò, e Paola ammutolì, rendendosi conto di quanto aveva detto. Poi, vide solo il viso di Siria che si avvicinava a lei, e finalmente le loro labbra si incontrarono.

Paola
Siria le stava sorridendo dolcemente, e Paola, presa da uno slancio improvviso, la abbracciò. Poi cercò nuovamente quelle labbra, buone come il profumo che la avvolgeva, il profumo di Siria. Si baciarono, a lungo, sfiorandosi il viso, i capelli, la schiena. Poi Siria si scostò, improvvisamente timida.
“Credo di essermi innamorata di te…”
Paola scoppiò a ridere, non aveva mai visto Siria così. Le sembrava un cucciolo, e glielo disse. Siria arrossì, nascondendo il viso tra le mani e scuotendo il capo, i codini che volavano di qua e di là.

Siria
Osservò Paola, addormentata sul materasso ai piedi del suo letto, e sorrise ancora una volta. Cucciola… così l’aveva chiamata, quando le aveva augurato la buona notte. Era proprio fortunata ad averla trovata… La sua vita era stata solitaria, fino a quel momento, ma ora davanti a lei si prospettava solo felicità. Nel pensare a questo, in contraddizione, per un attimo ebbe un momento di panico. E se non fosse durata? Se Paola si fosse stancata presto di lei, lasciandola? Come poteva meritarla? Si nascose sotto le coperte, come se questo avesse potuto allontanare la paura. Ma dopo qualche minuto l’aria iniziò a farsi pesante, e fu costretta ad aprire uno spiraglio… uno spiraglio dal quale poté vederla. Sembrava tanto innocente, addormentata… eppure i baci di poco prima non erano stati così casti… Il suo cuore si tranquillizzò, e finalmente cadde a sua volta addormentata.

Giada
La osservò, oggi era diversa dal solito… Sembrava più… più viva. Era lunedì mattina, le lezioni stavano per iniziare, non era normale che Siria fosse così sveglia… Le si sedette accanto e la salutò.
“Che ti succede oggi?”
Siria arrossì, ultimamente sembrava che quel fenomeno imbarazzante e allo stesso tempo felice le accadesse spesso…
“Niente, niente…”
“Certo, come no. E ovviamente sei diventata come un pomodoro giusto perché ti ho salutata.” Parole che avrebbero voluto trovare conferma nella risposta, pensò il suo inconscio. La osservò nuovamente, non c’era dubbio. Era successo qualcosa.
“Allora?”
“È solo che… promettimi che non lo dirai a nessuno!”
“Promesso.”
Siria si avvicinò al suo orecchio per sussurrarle il suo segreto.
“Io… mi sono innamorata!” La guardò, sprizzando felicità d’ogni poro. Thump. Qualcosa dentro Giada si arrestò, il volto le si fece improvvisamente freddo.
“Scusami, devo andare in bagno…” Si alzò e corse via, lasciando Siria un poco stupita da quella reazione.

“Che diavolo ti succede?” Stava fissando lo specchio, in bagno, dopo essersi sciacquata la faccia. Quelle parole le stava rivolgendo a sé stessa. Perché quella reazione, alla rivelazione della compagna di banco?
“Davvero, tu sei tutta matta. Giada! Svegliati!” Doveva essere un ragazzo stupendo… Tornò in classe, con espressione neutra. Il professore le chiese spiegazione del ritardo, lo squadrò con espressione assente, poi si scusò. Si sedette al suo posto, Siria la osservava preoccupata.
“Stai bene?” Parlava piano, la lezione era già iniziata da una decina di minuti.
“Sì, sì… ho solo avuto un crampo improvviso, mi succede a volte…” Era vero, le succedeva a volte. Quando qualcosa la feriva. Era il modo del suo organismo di dichiararle l’offesa subita. Di nuovo si chiese che diavolo le stava succedendo.

Il tiepido sole invernale si era alla fine affacciato anche alla finestra della loro aula, e stava illuminando la nuca candida di Siria. Quel giorno l’amica aveva fatto la coda, e Giada non si rese conto che la stava osservando, in ogni minimo particolare, mentre scriveva concentrata. Il suo sguardo vagò da quella pelle morbida ai suoi capelli, che come al solito sfuggivano dall’acconciatura in deliziosi ciuffetti che scendevano sul viso. Poi corse verso i polsi della ragazza, fini, com’era fine lei. La mano delicata che tracciava parole inclinate sulla carta. Sospirò, ancora una volta. E sospirò di nuovo per quel sospiro di cui non capiva il motivo.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Parte Quarta ***


Vite - Parte Quarta

Due mesi dopo

Paola
“Salve, mia dolce stellina! Come stai?”
“Ciao Paola! Che bello sentirti!” La voce di Siria le giunse allegra e gioiosa, nel sentirla.
“Ascolta, hai voglia oggi di venire qui? Magari potrei pure convincere mia mamma ad invitarti a cena… Mi manchi, è tutta la settimana che non abbiamo modo di vederci!”
“Hai ragione… e mi manchi molto anche tu, sai? Solo che oggi ho promesso ad una mia compagna di classe di uscire con lei… Sai, è qualche tempo che si comporta in modo strano, ho paura che abbia qualche problema. Così quando mi ha chiesto se poteva parlarmi le ho detto di sì. Mi dispiace, molto, che ne dici se ci vediamo domani? Oppure… facciamo questa sera!”
Il volto di Paola si illuminò, alla proposta.
“D’accordo! Hai voglia di andare a vedere un film al cinema? Ci troviamo alle otto lì davanti?”
“Perfetto! A questa sera allora!”
Paola salutò la ragazza ed appese il telefono. Si poggiò contro la parete, seduta sul letto. Era così contenta! Finalmente l’avrebbe rivista, dopo quella settimana in cui a causa di vari impegni non ne avevano avuto possibilità.

Siria
Arrivò davanti alla propria scuola con qualche minuto d’anticipo. Era lì che lei e Giada si erano date appuntamento, era venuto spontaneo, dato che si vedevano quasi unicamente in quel posto. Malgrado fossero compagne di banco e Siria si trovasse molto bene con lei, non era mai stata una delle sue migliori amiche. Ora che ci pensava era curioso, l’aveva sempre considerata una compagna di scuola, più che un’amica. E la differenza era evidente, anche se agli occhi di tutte, persino i loro, apparivano legate.

La vide avanzare verso di lei, le mani intrecciate, i capelli chiari raccolti mollemente sulla nuca in una coda. Le sorrise allegra, come sempre, e le andò incontro. Giada la salutò con un cenno che le sembrò nervoso.
“Ci sediamo su una panchina nel prato?”
“D’accordo, andiamo!” Si diresse decisa verso il retro della scuola, dove c’era una distesa erbosa riparata. Vicino scorreva un fiume, nascosto dagli alberi. Ascoltò il suo scorrere per qualche secondo, chiudendo gli occhi, poi si rivolse nuovamente verso Giada.
“Allora, di cosa volevi parlarmi?”

Giada
Ripensò alle ultime settimane, e si sentì tremare per quanto stava per fare. Eppure non poteva impedirselo… Dopo aver scoperto che Siria aveva un ragazzo, di cui ancora non le aveva rivelato il nome, aveva riflettuto a lungo. Aveva trascorso molte notti insonni, tormentandosi in pensieri che non capiva.
“Io… come stai?” La voce le tremava, inveì contro sé stessa per la propria debolezza. Siria la osservò interrogativamente, poi le sorrise.
“Sto bene, molto bene. E tu? Mi sembri strana in questi giorni, sai?”
Dunque l’aveva notato. Il suo cuore fece un balzo, forse teneva a lei, forse non tutto era perduto. Ma cosa stava facendo? Stava sicuramente commettendo la più grossa sciocchezza che potesse fare.
“Sto bene anch’io.” Una risposta secca, brusca. Se ne pentì immediatamente nel vedere l’espressione un poco avvilita di Siria. Ma non sapeva come iniziare a parlare, in verità non era neanche sicura di ciò che voleva dire… Come spiegarle che in quei due mesi aveva riflettuto tanto da capire, lentamente, dei sentimenti di cui prima non si era resa conto e che non pensava di poter provare?

“Siria, io… ho voluto parlarti perché… sai, credo di essermi innamorata di una persona.”
“Ma è bellissimo! E dimmi, chi è?” Siria le sorrise, gioiosa. Giada capì che le sarebbe stato ancora più difficile parlarle, non se l’aspettava minimamente. E l’avrebbe persa, lo sapeva.
“È una persona che conosci. Fa parte della nostra classe. È una persona che…” prese un grosso respiro, o si lanciava subito o non l’avrebbe mai fatto. “…è una persona che si siede vicino a me durante le lezioni!”
Siria impiegò qualche secondo a capire, poi chiese piano:
“Ti sei… innamorata di me?”
“Sì.” La guardò, ora i suoi occhi erano pieni di tristezza. Ecco, l’aveva persa, come aveva previsto. Si alzò in piedi e corse via senza ascoltare i richiami di Siria.

Valeria
“Che cosa?! Hai una concorrente?”
“Smettila Vale, già mi è difficile non essere preoccupata… Sai, ho visto una foto di questa ragazza, ed è davvero carina… Occhi azzurri, capelli biondi e tutto il resto. E se… e se riuscisse a portarmi via Siria?”
“Ma lei cosa ti ha detto?”
“Non se l’aspettava assolutamente, e non ha avuto modo di parlarle… a quanto pare dopo aver fatto la sua dichiarazione è scappata come un fulmine e Siria non è riuscita a ritrovarla. Ora spera di vederla a scuola fra due giorni in modo da poterle spiegare.”
“E cosa vuole spiegarle?”
“Non lo so… forse perché non può stare con lei, o il fatto che ha una ragazza… Ora ti lascio, fra poco sarà qui.”
“Ok… Paola, ascolta: non lasciarti demoralizzare, chiaro? Tu e Siria siete una bellissima coppia, non sarà questa nuova venuta a separarvi! Da come conosco Siria è davvero innamorata di te, non preoccuparti!”
“Grazie Vale… buona serata, ci sentiamo.”
Sospirò. Povera Paola, non aveva un attimo di pace… Avrebbe voluto poter fare qualcosa per lei, teneva molto a quell’amica che un tempo era stata la sua ragazza.

Fu un attimo, un pensiero attraversò la sua mente. Se questa Giada avesse conquistato Siria Paola sarebbe stata nuovamente libera… Subito si riscosse, che diamine andava pensando? Che continuazione avrebbe dovuto avere quella constatazione? In quegli ultimi tempi le era capitato più volte di pensare a Paola in un modo strano, e quei pensieri la spaventavano. Alzò nuovamente la cornetta del telefono che aveva appena appoggiato.
“Pronto?”
“Ciao amore mio, avevo voglia di sentirti…”
“Ciao Vale, piccolina, che ti succede? Hai una voce un po’ giù mi sembra!”
Giulia aveva ragione, ma Valeria ora si sentiva già più sollevata. Sentirla le era ogni volta di conforto e le dava una grande gioia. Non aveva mai dubitato dei propri sentimenti nei suoi confronti, sapeva di voler rimanere sempre al suo fianco. Sorrise mentre le raccontava la propria giornata, e presto ebbe dimenticato Paola.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Parte Quinta ***


Vite - Parte Quinta

Paola
Alla fine era riuscita ad ottenere dalla madre il permesso perché Siria rimanesse per la notte, nonostante la sua famiglia non sapesse della loro relazione. Quando la ragazza fu arrivata si sedettero entrambe sul letto, in silenzio. Nonostante le parole di Valeria Paola non poteva fare a meno di essere preoccupata, forse perché era la prima volta che le capitava un’esperienza simile.
“Allora, cosa pensi di fare?”
Siria si girò e vide la sua preoccupazione, nonostante Paola stesse cercando di nasconderla. Le sorrise dolcemente, sfiorandole il viso con la punta delle dita.
“Non lo so ancora, volevo chiedere consiglio a te. Paola, tu sei la cosa più bella che mi sia mai capitata! Dovrò parlare con Giada e farò il possibile per evitare che stia male perché in fondo le voglio bene, ma niente mi porterà via da te.”
Un’ondata di sollievo la invase, come aveva potuto dubitare della sua dolce Siria? La abbracciò per sentire il suo fresco profumo, il suo esile corpo stretto al proprio. Era davvero minuta, ma non l’avrebbe voluta in altro modo.
“Che ne dici se ne discutiamo domani mattina?” Le chiese, con un sorriso negli occhi. Siria capì, ricambiò lo sguardo felice. Un bacio. Poi Paola le sfilò lentamente la maglia, e pian piano, con delicatezza, gli altri indumenti mentre Siria faceva lo stesso a lei.

Sdraiata sul letto, guardava il soffitto della camera. Sentiva un senso di benessere invaderle il corpo intero, quel corpo che fino a poco prima aveva provato sensazioni così forti. Girò il capo e vide Siria, nuda, raggomitolata su sé stessa con un sorriso sulle labbra. I suoi capelli sparsi sul cuscino, gli occhi chiusi, la mano che sfiorava la sua. Ancora una volta Paola si meravigliò della propria fortuna. Si girò su un fianco, l’abbracciò piano, avvicinò il proprio viso al suo baciandole la fronte.
“Ti amo”
“Mmmh…”
Si trattenne a stento dal ridere nel sentire quella sorta di risposta mugugnata nel sonno. Poi arrossì leggermente ripensando ai momenti appena trascorsi. Non succedeva spesso che Siria, timida, prendesse tanta iniziativa… Capì che con quei gesti aveva voluto dimostrarle i suoi sentimenti. Si addormentò tenendo stretto quel cucciolo fra le sue braccia, senza più timori.

Siria
Si svegliò a causa dei raggi del sole che entravano dalla finestra superando le tende leggere. Aveva l’impressione di dover dire qualcosa di molto importante, di non aver dato una risposta… Si girò sull’altro fianco e vide Paola. Poi si accorse d’essere nuda sotto il lenzuolo. S’illuminò, ricordando le ultime parole della ragazza la sera prima. Le si avvicinò, la osservò nel sonno, le carezzò piano i capelli scuri.
“Ti amo!”

Giada
La sveglia suonò. Era lunedì mattina, doveva alzarsi ed andare a scuola. Si girò dall’altra parte nascondendosi sotto le coperte.
“Giada! Muoviti, o arriverai in ritardo!” La voce della madre la raggiunse dalla cucina, dovette alzarsi o ne avrebbe sentite quattro.
“Arrivo, arrivo…” Aveva gli occhi rossi e gonfi, si accorse guardandosi di sfuggita allo specchio. Avrebbe inventato un incubo, o una scusa qualsiasi per dire d’aver dormito male. Ad ogni modo, prima di uscire di casa si tamponò a lungo il viso con una salvietta impregnata d’acqua fredda.

Come diavolo doveva comportarsi?! Ed erano pure sedute vicine… Non poteva rimanere indifferente! Siria l’avrebbe sicuramente guardata malissimo. O forse l’avrebbe ignorata… Per un attimo le gambe parvero cedere, poi si raddrizzò. Non aveva alternative, doveva entrare in aula. Siria non era ancora arrivata. Con un sospiro di sollievo, si sedette al proprio posto e preparò i libri per la lezione. Forse era malata, forse avrebbe potuto rimandare il confronto… O forse no. Pochi secondi prima che la campanella suonasse Siria entrò in classe, il viso arrossato, il respiro affannato. Aveva corso, pensò, ed ebbe un moto di tenerezza verso la ragazza che la spinse a farle un sorriso. Poi si rese conto di come aveva agito e l’espressione si trasformò in una smorfia non identificabile. Sei una stupida Giada, una stupida! Chinò lo sguardo sul banco.
“Ciao! Uff, che corsa, ero a dormire da un’amica e non ho calcolato che ci avrei messo di più ad arrivare fin qui!”

Sollevò lo sguardo, incredula. Siria l’aveva salutata come se niente fosse successo? Ed ora le stava sorridendo? Doveva essere un sogno. A fatica tirò fuori una mezza risata.
“Sei la solita… sempre all’ultimo minuto!”
“Hai ragione, sono un disastro…” La ragazza ebbe un’espressione avvilita per una frazione di secondo. “Ma l’importante è che io sia qui, no?! Guarda, il professore arriva solo ora!” Di nuovo il suo sorriso, quel sorriso così luminoso del quale, ora sapeva, si era innamorata.
“Sì…” Fortuna che la lezione era iniziata subito. Fortuna che non poteva più continuare la conversazione. Poi, dopo qualche minuto, un bigliettino arrivò sulla sua parte del banco.
- Mangiamo assieme oggi? Così parliamo un po’. Siria -

Giulia
Appena arrivata al lavoro, prese il cellulare per mandare un messaggio a Valeria. Negli ultimi tempi le era sembrata malinconica, ci doveva essere qualcosa che la turbava. Le scrisse per augurarle una buona giornata, le mandò un bacio attraverso le parole promettendole una buona cenetta per quella sera. Ormai Valeria quasi viveva da lei, dato che aveva un appartamento tutto per sé.
“Buongiorno Giulia, passato un buon weekend?”
“Sì, grazie. Ora mi metto subito al lavoro, devo scrivere questa relazione entro mezzogiorno!” Sorrise alla collega e si sedette, iniziando a battere sui tasti. A volte il suo pensiero tornava a Valeria, la sua piccola e testarda Valeria, ma la sua professionalità le impedì di lasciarsi distrarre da questi pensieri. Continuò a lavorare per molte ore, in attesa di rivederla quella sera.

Siria
“Buon appetito!” Attaccò il proprio pranzo con foga, aveva una gran fame dopo tutte quelle ore di lezione. Paola si meravigliava sempre di come potesse riempirsi di cibo ogni volta e rimanere sempre così piccolina, pensò. In effetti gli altri membri della sua famiglia la sorpassavano di molto in altezza, e sicuramente non erano tutti così magri. Solo sua madre le rassomigliava, pur essendo più alta. Quando l’abbracciava Siria poteva sentire il suo cuore, una cosa che le era sempre piaciuta, fin da piccola. Beh, doveva essere uno di quei misteri della natura di cui non le importava scoprire le cause. Mangiarono in silenzio, sedute sul prato nella tiepida brezza primaverile. Quando ebbe finito si distese sull’erba osservano il cielo e ridendo delle danze delle nuvole, fino a che anche Giada non ebbe più niente che la tenesse impegnata.
“Giada?”
“Mmmh…” Preoccupazione. Siria la avvertì chiaramente. Si rialzò seduta, gambe incrociate, e la guardò negli occhi.
“Ehi… non fare quella faccia! Sai, ho pensato a quello che mi hai detto, e ti ringrazio perché grazie a questo mi sono accorta che tengo davvero a te, non sei solo una compagna di classe. Quindi non voglio che tu stia male a causa mia!”
Giada impiegò qualche tempo ad assimilare quelle nuove informazioni. Non la stava accusando e anzi le stava dicendo di volerle bene? In pochi secondi in lei scorsero sentimenti contrastanti, dall’incredulità ad un’assurda speranza.
“Non… non ti dà fastidio?”
“No, certo che no. Tu sei tu, non sarà questo a cambiarti ai miei occhi.” Le sorrise, stringendole una mano. Poi però ritornò seria. “Però lo sai, io sono innamorata di un’altra persona. Mi dispiace, Giada…”
“Io… io non credevo fosse possibile, non volevo crederci, ma invece è proprio così! Anche se è da quando ho saputo che hai un ragazzo che ho capito di essere innamorata di te non lo posso sopportare, vorrei che lui non ci fosse!” Giada scoppiò a piangere. Per un attimo Siria ebbe l’istinto di ritrarsi, non avrebbe permesso a nessuno di parlare così di Paola. La sua Paola, colei che aveva reso la sua vita completa. Ma presto capì che Giada aveva parlato solo mossa dalla disperazione di quei sentimenti che ancora faticava ad accettare e che eppure erano così prepotenti.
“Giada, dimmi cosa posso fare perché tu possa stare meglio, ma ti prego, non chiedermi di lasciare questa persona, non potrei mai farlo…”
Giada la guardò, fra le lacrime. Un lampo di sfida negli occhi.
“Baciami!”

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Parte Sesta ***


Vite - Parte Sesta

Paola
“Che cosa?! Ti ha chiesto questo? E tu cosa le hai risposto?”
“Le ho risposto che non potevo, lo sai che non lo farei mai.” Siria la guardò triste.
“Scusami, lo so… è solo che a volte ho ancora paura che possa portarti via da me.” Chiuse un attimo gli occhi, sospirando. L’ultima cosa che voleva fare era rendere triste Siria, ma ora quello che leggeva in volto non era certo la sua solita allegria. La attirò a sé, la baciò leggera sulle palpebre, la strinse.
“Ti voglio bene, Paola.”
“Anch’io te ne voglio, tanto. Mi dispiace, non volevo ferirti.”
“Non l’hai fatto, è solo che sono preoccupata e non so come comportarmi… Non mi era mai successo prima!”
“E se… e se tu l’accontentassi?”
Siria la guardò, sorpresa. Poi scosse decisa il capo.
“No, non lo voglio fare, le voglio bene ma per me sarà sempre solo un’amica. E soprattutto so che se lo facessi non ne saresti per niente contenta, anche se ora fai la coraggiosa.”
Paola non poté fare a meno di sentirsi sollevata interiormente. Le era costato molto pronunciare quelle parole, ma voleva che Siria sapesse che era libera di agire come meglio credeva.

Abbandonò il parco nel quale si erano trovate per avere un riparo tranquillo e si diresse verso casa. Siria l’aveva salutata in un modo così dolce che il suo cuore ancora batteva più velocemente del normale.
“Forza Paola, domani è un altro giorno e tu lo passerai ancora accanto a lei!” Rise di sé stessa per essersi messa a parlare ad alta voce in mezzo alla strada. Il giorno dopo, martedì, eccezionalmente non avrebbe avuto una lezione e questo le avrebbe permesso di pranzare con Siria. In quei giorni erano state davvero fortunate, nel weekend avevano passato ben due notti assieme ed ora le attendevano ancora delle ore vicine l’indomani. Voleva farle una sorpresa, voleva vedere quel sorriso stupito che le riservava in quelle occasioni. Doveva solo trovare il modo adatto.

Giada
Si sarebbe presa a schiaffi per quella richiesta tanto assurda che le era uscita di bocca senza riflettere. Come aveva potuto dire una cosa simile? Ora Siria doveva disprezzarla davvero. Si coprì gli occhi con le mani, trattenendo l’istinto di urlare. Sua madre era in casa, non poteva certo lasciarle capire che qualcosa non andava. Si alzò, mise una musica molto veloce e cattiva nello stereo, alzò il volume quanto più poteva permettersi senza ricevere reclami dal piano inferiore. Poi si gettò nuovamente sul letto nella camera scura e pianse, mescolando lacrime di rabbia e di tristezza.

Valeria
Suonò il campanello dell’appartamento e presto sentì dei passi che si avvicinavano.
“Eccoti! Entra, su!” Giulia le prese la giacca per appenderla accanto alle sue, come faceva sempre, anche se a Valeria sarebbe bastato poggiarla su una sedia. “Ti voglio un mondo di bene, sai?” Si era girata ed aveva abbracciato Giulia, stringendola quanto più poteva.
“Ehi, ehi, piccola, che ti prende?”
“Niente, è solo che volevo dirtelo subito. Mangiamo? Sto morendo di fame, oggi ho avuto ben poco tempo per pranzare!” Non sapeva neppure lei cosa l’avesse spinta a quel gesto, solo voleva che Giulia sapesse quanto teneva a lei. Si sedette a tavola e Giulia portò in tavola la cena servendola.

Giulia
L’aveva osservata tutta la sera, senza che lei se ne accorgesse. Ad un primo sguardo sembrava come al solito, ma ormai la conosceva, quando si dimostrava così allegra senza un vero motivo stava nascondendo una sua preoccupazione. Non disse nulla, non era ancora il momento. Quando fu tardi e Valeria doveva prepararsi per andare a casa la fermò.
“Aspetta, ti porto a casa io questa sera, non scappare. Vieni qui…”
Valeria la guardò interrogativamente, ma lasciò che Giulia la attirasse a sé e la facesse sedere sulle sue gambe, sul divano.
“Tu sei il mio piccolo tesoro, lo sai? Voglio che tu sappia che qualsiasi preoccupazione tu possa avere ne puoi parlare con me, quando vuoi, e vedremo di risolverla assieme.” La baciò sulla fronte, cullandola come una bambina. Le fece appoggiare il capo sul suo petto e le sussurrò all’orecchio. “Anch’io ti voglio bene, ricordatelo sempre.”

Percorrevano le strade illuminate solo da pochi lampioni e dalla luna in silenzio. La sua macchina, piccolina, quasi non faceva rumore correndo sull’asfalto, e la radio era spenta. Ma non era un silenzio pesante, entrambe avevano bisogno di riflettere. Sapeva che Valeria aveva bisogno di parlare, ma non voleva insistere. Era cocciuta a volte la sua piccola, forzarla a tirar fuori certi pensieri rischiava di causare solamente un litigio che non sarebbe servito a niente. Sapeva aspettare, prima o poi sarebbe arrivato il momento. Come in risposta a quei pensieri, quando erano quasi a destinazione, Valeria si voltò verso di lei parlando piano.
“Io… avrò bisogno di parlarti, prima o poi. Ma ho bisogno di spiegare a me stessa certe cose prima di farlo. Puoi aspettare un po’?”
“Ma certo tesoro, non preoccuparti. Quando avrai bisogno ci sarò, ok?”
Valeria annuì.
“Grazie.”
Poco dopo arrivarono alla casa di Valeria, e Giulia fermò la macchina lì vicino. Le carezzò il viso con un sorriso, poi la baciò dolcemente.
“Buonanotte piccolina mia, ci sentiamo domani.”
“Buonanotte!”

Tornata a casa riordinò velocemente l’appartamento e si cambiò per andare a letto, il giorno dopo aveva ancora il lavoro e doveva alzarsi presto. Si infilò fra le coperte con un sospiro di piacere, era stata una giornata impegnativa ed era stanca. Incrociando le mani sotto la testa guardò il soffitto pensando a Valeria. Lei donava colori più intensi alla sua vita, per questo teneva tanto a lei. Proprio in quell’istante il cellulare poggiato sul comodino vibrò. Un nuovo messaggio.
- Grazie ancora, sei sempre tanto gentile e sei la mia forza. Ti amo -
Sorrise fra sé nel leggere quelle parole, istintivamente si raggomitolò su di un fianco stringendo la coperta a sé come fosse stata Valeria. Si addormentò così, serena.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Parte Settima ***


Vite - Parte Settima

Paola
A lezioni del mattino terminate si diresse finalmente verso la scuola di Siria, dopo aver fatto una corsa per non perdere il bus. Nella tasca della giacca un piccolo pacchetto, un pensiero per la persona che stava andando a trovare. Siria amava acconciare i capelli ogni giorno in modo nuovo, sicuramente quella molletta così particolare e colorata le sarebbe piaciuta. E le avrebbe regalato quel suo sorriso speciale, per il quale avrebbe fatto qualsiasi cosa. Arrivata davanti all’edificio però la sua felicità si arrestò per un attimo. Aveva visto Siria, ma non era sola. Una ragazza dai capelli colore del grano pallido le stava parlando. Era vicina, poteva sentire abbastanza bene la loro conversazione.
“Mangiamo assieme oggi?” Paola fu colpita da quella bella voce, molto fine.
“Non posso, mi dispiace. Ho già un impegno.”
Giada abbassò il capo e disse qualcosa che Paola non riuscì a sentire. Poi guardò nuovamente Siria.
“Esci con lui?” Il tono apparentemente di sfida nascondeva tristezza, la sentiva bene.
“Pranzo con una mia amica, eravamo già d’accordo. Non fa questa scuola, capita raramente che possiamo vederci sul mezzogiorno.” La spiegazione non faceva una grinza, Siria era stata quasi completamente onesta. Certo aveva omesso quel piccolo particolare sulla loro “amicizia”…
“Non posso…” di nuovo delle parole quasi sussurrate, non arrivarono fin lì. Le stava chiedendo di pranzare con loro? Forse, o forse no. Siria l’aveva sempre descritta come persona gentile e opportuna, non sembrava nel suo stile una simile richiesta. Certo però negli ultimi tempi aveva dimostrato tutt’altro…
“Ci vediamo oggi pomeriggio per le lezioni, d’accordo? Ora vado, buon appetito!” Siria salutò Giada con una pacca leggera sul braccio, poi si girò. La vide e s’illuminò, senza che Giada se ne accorgesse, era girata. Corse da lei.

“Certo che se fai così Giada non ci metterà molto a capire…” Parlava con tono malizioso, voleva provocare Siria.
“Smettila, sciocca…” La ragazza arrossì. Stavano pranzando nel parco, non molto distante dalla scuola.
“Comunque è davvero carina, sai? Anche se nessuno può battere te! Tu… hai qualcosa di speciale, sì.”
Ancora una volta Siria scosse forte il capo, imbarazzata. Si girò verso di lei con sguardo di sfida.
“Sei tu che mi rendi così!” D’improvviso la baciò, lasciando questa volta Paola senza parole. Finirono di mangiare guardandosi sottecchi, scosse dalle risatine che non riuscivano a trattenere. Infine Paola si ricompose.
“Chiudi gli occhi!”
Sguardo interrogativo in risposta.
“Forza, dai!”
Siria l’accontentò, e Paola estrasse dalla tasca il pacchetto con la molletta. Lo aprì e fermò un ciuffo di capelli della ragazza con il monile. La baciò perché riaprisse gli occhi. Siria si toccò la testa finché non trovò quel che cercava, se lo tolse per vederlo. Ed eccolo, quel sorriso che Paola aspettava. Il cuore prese a batterle più forte nel vederla, era così bella! Ed era sua, solo sua! La abbracciò in uno slancio d’affetto.
“Non lasciarmi mai!”
“Certo che no, come potrei?”
La distaccò da sé per guardarla in viso, nei propri occhi c’era riconoscenza ed amore. Pochi secondi muti, che però esprimevano così tanto. Poi, dopo essersi rimessa la molletta, Siria si sdraiò a terra poggiando il capo sulle sue ginocchia. Le carezzò i capelli ed il viso a lungo, senza mai stancarsi, finché dovettero rialzarsi perché Siria potesse tornare alle proprie lezioni.

Giada
Non sapendo cosa fare si unì ad un gruppetto di compagne per pranzare con loro. Ma seguiva solo vagamente i loro discorsi, e spesso si perdeva seguendo il filo dei propri pensieri. Non pensava potesse fare così male vivere un amore non corrisposto. Ma era soprattutto il sapere Siria innamorata di qualcun altro a darle quel senso di soffocamento. Non poteva sopportare il pensiero che qualcuno all’infuori di lei potesse toccarla, vivere momenti d’intimità con lei, conoscere ogni cosa di lei. Ai propri occhi, in un certo senso Siria era pura, chiunque fosse quel ragazzo non poteva che “sporcarla”.

Come aveva potuto innamorarsi di una ragazza? Com’era possibile? Senza rendersene conto aveva iniziato a giocare con i propri capelli sciolti, attirati sopra una spalla, li stava intrecciando avvolgendoli attorno alle proprie dita.
“Giada, sei ancora con noi?” La raggiunsero le risate delle compagne più che le parole che le avevano rivolto.
“Sì, scusatemi… stavo pensando.”
“Confessa, chi è lui?!”
“Non è nessuno… non è nessuno con cui posso avere delle speranze.” La voce le tremò.
“Come potresti non avere speranze tu? Hai idea di quanti ragazzi ti corrano dietro? Se solo tu ti aprissi un po’ di più te ne saresti accorta da un pezzo!”
Alzò le spalle scandalizzando le compagne, la cosa le giungeva nuova ma al momento non le importava molto. Le ragazze iniziarono a bersagliarla di domande per scucirle delle informazioni sul misterioso amore, ma lei non rispose. Riteneva certe cose personali, ed in ogni caso non avrebbero potuto aiutarla. Alla fine le compagne rinunciarono e presero a parlare fra di loro lasciandola ai propri pensieri. Avrebbe voluto fare qualcosa per conquistarla, avrebbe voluto dimenticarla… avrebbe voluto vedere chi fosse il suo ragazzo.


Sabato

Valeria
“Arrivano!”
Giulia si girò nella direzione indicata e vide Paola e Siria che camminavano verso di loro. Conosceva Paola, ma aveva visto Siria solo in fotografia.
“Sono proprio contenta che abbiamo organizzato questa uscita, sai? Hai avuto una bella idea!” La guardò, gli occhi brillavano. “Grazie!” Si trovavano davanti al cinema, dove sarebbero andate a vedere un film appena uscito. Giulia le aveva proposto di vederlo con le due amiche, per stare un po’ in compagnia. Poi avrebbe passato la notte nel suo appartamento.
“Ciao Paola, ciao Siria!” Le abbracciò contenta, presentò Giulia a Siria e infine invitò tutte ad entrare. “Prendiamo i biglietti? Poi avremo modo di parlare!”
Le quattro ragazze entrarono e presero posto, Giulia,Valeria, Paola e Siria in fila. Ognuna con qualcosa pronto da sgranocchiare o da bere, da scambiarsi durante la proiezione, chiacchierarono allegramente per una decina di minuti. Poi la sala venne oscurata e dovettero tacere.

“Mi passi i pop corn?” Una domanda sussurrata.
“Certo, eccoli!”
Prendendo una manciata di pop corn sfiorò la mano di Paola. Si trovò a pensare che un tempo quel contatto l’avrebbe mandata sulle nuvole. Ora invece non provava più nulla. Ma allora cos’erano certi pensieri che a volte l’attraversavano a riguardo dell’amica? Si girò verso Giulia, osservò il profilo del suo viso nell’ombra. Seguì con gli occhi la linea tracciata dalla fronte, le ciglia appena visibili, la curva fine e in un certo senso raffinata del naso, le labbra che sembravano formare un adorabile broncio. Il mento che continuava verso il basso a formare il collo. Ebbe l’impulso di baciarlo, ma si trattenne. In quel momento Giulia si girò e vedendo il suo sguardo le sorrise. Allungò una mano sopra il bracciolo della poltroncina, le prese la sua. Valeria si sentì subito tranquilla, felice. Era come se Giulia le leggesse nel pensiero e arrivasse sempre là dove aveva bisogno.
“Ti piace?” I capelli neri e piuttosto corti di Giulia le solleticarono il viso, annuì.
“Sì, molto. Zitta ora, che la coppietta qui davanti si è già girata un paio di volte guardandoci malissimo!”
Giulia rise silenziosamente, solleticandole la mano con la punta delle dita. Ripresero a seguire il film, piuttosto avvincente, ma ogni tanto Valeria la guardava di sottecchi. Quando era vicina a lei certi pensieri riguardo Paola non la sfioravano minimamente. Amava Giulia, di questo era certa.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Parte Ottava ***


Vite - Parte Ottava

Siria
Prese timidamente la mano di Paola mentre camminavano sulla stradina buia, dirette alla fermata del bus. Avevano da poco salutato Giulia e Valeria, ed ora stava pensando al film appena visto.
“È stata proprio una bella serata, vero?”
Paola annuì, sorridendole. Si fermò trattenendola, e lei si girò con sguardo stupito.
“Cosa c’è?”
“Non ti capita mai di pensare ancora a Valeria?”
“Dovrei?” Il tono di Paola era sinceramente sorpreso.
“Non lo so…” Abbassò il viso guardando per terra e strusciando i piedi sulla terra battuta. Ma Paola le prese il volto fra le mani perché la guardasse. Poi avvicinò le sue labbra alle proprie e la baciò, dolcemente, senza fretta, per poi sfociare in una quieta passione. Quando si staccarono Siria, senza respiro, già sapeva cosa Paola le stava dicendo attraverso quelle parole.
“No, non mi è mai più capitato di pensare a lei da quando sono con te. Rimane una mia cara amica e lo sai bene, non te l’ho mai nascosto, ma ho smesso da tempo di vederla in altro modo.”
La abbracciò nascondendo il proprio viso nella sua giacca, e sentì Paola carezzarle i capelli. Ma quel momento malinconico durò poco, si riprese presto. La prese nuovamente per mano e ripartirono, contente.

Giulia
“Sono stanchissima…” Scalciò via le scarpe senza badare troppo a dove finivano, lasciò cadere la giacca a terra e si gettò sul divano mandando a finire sul tappeto un paio di cuscini. I vantaggi dell’avere un proprio appartamento, nessuno reclamava per un eventuale disordine o per comportamenti poco civili. Guardò Valeria svestirsi a sua volta ed avvicinarsi a lei per poi sedersi ai suoi piedi sul divano.
“Vuoi andare subito a letto?”
“Non ti dispiace?”
Valeria scosse il capo. Tenendosi sotto braccio come due vecchiette, fra le risate, si diressero verso la camera da letto. Giulia lanciò una maglietta a Valeria e si cambiò a sua volta mettendosene un’altra. Quando furono pronte si rimirano a vicenda per farsi un’altra risata: Giulia aveva una maglietta bianca con la testa di un’anatra multicolore davanti e la relativa coda dietro, Valeria invece si era ritrovata con il disegno di Brontolo, uno dei sette nani di Biancaneve. Si spostarono in bagno per lavarsi e finalmente prepararono le coperte. Profumavano di buono, erano state cambiate proprio quel giorno.
“Vuoi mettere un po’ di musica?”
“Perché no!” Valeria le sorrise annuendo. Giulia inserì un CD nello stereo e lo accese, lasciando il volume basso, perché le note potessero cullare dolcemente il loro sonno. Si infilarono nel grande letto al centro della camera e Giulia attirò a sé Valeria abbracciandola.
“Buonanotte topina mia!” Valeria rise.
“Buonanotte gattina, dolci sogni.” Si addormentarono presto, sulle note di una lieve nenia celtica.

Si svegliò di soprassalto, nel cuore della notte. Trovandosi nel silenzio del buio impiegò qualche istante a capire cosa l’aveva destata dal suo sonno. Poi ricordò il sogno. Valeria in una camera bianca, asettica. Un letto dalle sbarre metalliche. Suoni strani. Una sedia di plastica traballante, sulla quale era seduta. Lacrime. Era stato un incidente? Di che tipo? Si sforzò di ricordare lo sfondo dell’incubo, ma senza successo. Ricordava solo l’angoscia provata nel vedere la ragazza che amava inerte, fra le lenzuola pallide come la morte. Si alzò, piano per non svegliare Valeria, uscì dalla camera accendendo la luce nel salotto dopo aver chiuso la porta. Si coprì d’istinto gli occhi con le mani, momentaneamente accecata dal ritorno dei colori dopo la scura penombra. Il sonno ancora irrigidiva il suo corpo, ma arrivò fino al frigorifero e lo aprì alla ricerca del latte. Se ne preparò una tazza dopo averlo riscaldato, e sedendosi al tavolo bevve a piccoli sorsi. Tanti pensieri l’attraversavano, eppure era come se non stesse pensando a nulla.

Tornata in camera dopo qualche tempo fece ripartire il CD terminato da tempo e si infilò nuovamente sotto le coperte. Si avvicinò a Valeria, che dormiva su di un fianco rivolta verso di lei. Le sollevò un braccio e vi si rannicchiò sotto, accoccolandosi accanto a lei quanto più vicina poteva senza disturbare il suo sonno. Questa volta non sognò più, riposando tranquillamente mentre la dolce melodia riempiva la camera.

Ushag veg ruy ny moanee doo,
Moanee doo, moanee doo,
Ushag veg ruy ny moanee doo,
C'raad chaddil oo riyr 'syn oie?

Giada
Non poteva credere a quel che stava facendo. Era sempre stata una persona onesta, semplice, senza troppe pretese. Non si era mai sognata di muoversi in certi modi. Ed ora si ritrovava a fare questo. Vide Siria uscire di casa. Quel giorno a scuola, durante le lezioni del mercoledì mattina, grazie a delle domande studiate le aveva detto senza pensarci che quella sera l’avrebbe visto. Si asciugò velocemente le lacrime che contro la sua volontà erano scese lungo le guance. Non poté fare a meno di pensare a quanto fosse carina. Indossava una gonna corta di jeans e una giacchetta nella medesima foggia, mentre sotto portava una maglia bianca e delle ghette colorate. Aveva i capelli acconciati in un modo bizzarro, con una ciocca di capelli raccolti da un lato da una molletta particolare e multicolore. Sentendosi una persona ignobile la seguì, incapace di fermare i propri passi.

Camminava. Lentamente, a distanza. Nascondendosi dietro i muri con aria indifferente. Doveva essere un ragazzo molto bello, lo immaginò coi capelli scuri, corti, acconciati grazie a del gel. Gli occhi verdi e luminosi, divertiti ma anche gentili. Siria non avrebbe potuto scegliere un ragazzo diverso. Allo stesso tempo però gli dava un animo supponente, arrogante, tipico di chi con mille moine ammalia la propria preda traendola in inganno. Ed era alto, sicuramente, per proteggerla. Avrebbe voluto essere al suo posto. Impiegò qualche tempo a capire.
Vide Siria illuminarsi mentre iniziava a correre. Vide una figura appoggiata ad un albero del parco giochi in cui erano arrivate. Proprio lì Siria si stava dirigendo, non c’era nessun altro nei dintorni. La vide abbracciare questa persona, salutarla dolcemente. La vide ricambiare un bacio, leggero. Conosceva quella persona, l’aveva intravista un paio di volte, l’aveva vista fra le foto degli amici di Siria. Era Paola. Era una ragazza.




Credits: lo spezzone di ninnananna celtica fa parte del brano "Little Red Bird" di Emma Christian

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Parte Nona ***


Vite - Parte Nona

Primavera

Giulia
“Come sarebbe che non sono affari miei? Arrivi qui come una furia, mi scaraventi addosso una valanga di rabbia e quando cerco di capire cosa c’è che non va mi dici che non sono affari miei? Spiegati Vale, altrimenti come faccio ad aiutarti?”
“E chi ti dice che io voglia il tuo aiuto?!”
“Spiegami altrimenti perché saresti venuta qui, senza preavviso, tu che mi chiami sempre per assicurarti che ci sono e che puoi venire…”
“Forse ho deciso di iniziare ad ascoltarti ed a comportarmi come se fossi a casa mia, entrando quando mi pare e piace, non è forse questo quello che volevi?”
“Sai bene che puoi venire quando vuoi, ma non ti permetto di trattarmi in questo modo!” Si alzò di scatto e bloccò Valeria contro la parete, stupendola per quel gesto di forza.
“Lasciami!!”
Giulia scosse il capo in segno di diniego, ed a rafforzare quel gesto andò a prenderle i polsi stringendoli fermamente, cosciente di farle del male, mentre con le gambe le impediva di allontanarsi dalla parete.
“No, non ti lascio, non fino a che sei in questo stato. Guardami, Vale!”
Valeria non poté sfuggire a quell’ordine perentorio. Giulia rimaneva apparentemente calma, ma c’era una grande forza dietro questa tranquillità.
“Ora ti calmi, ti siedi sul divano e mi spieghi cosa sta succedendo. Siamo in chiaro?” Ebbe un leggero cenno del capo in risposta. Allora si scostò senza lasciare la presa su di un polso e la condusse al divano facendola sedere. Era finalmente arrivato il momento di tirar fuori ogni pensiero inespresso, di chiarire cosa negli ultimi quattro mesi si era lentamente infiltrato nel loro rapporto.

Valeria
Come poteva spiegarle? Come poteva dirle ciò che provava, quando nemmeno lei capiva cosa stava succedendo? Come poteva ferire in quel modo la persona che amava? Vide che Giulia ancora aspettava. Si massaggiò lievemente i polsi ora liberi, osservando distaccata i segni rossi che vi erano rimasti. Giulia aveva stretto forte, forse questo più che le sue parole l’avevano ricondotta alla ragione. Si sentì prendere nuovamente per mano, ebbe l’impulso di ritrarsi. Poi lasciò vincere il proprio egoismo e si lasciò carezzare lievemente, perché quel contatto aveva il potere di calmarla.

Poche ore prima era distante da lì, era in un’altra casa. Poche ore prima aveva rischiato di rovinare ogni cosa. Mentre aspettava il bicchiere di the freddo promesso aveva visto delle foto in un cassetto lasciato aperto, le aveva guardate. Si era vista sorridente, abbracciata alla proprietaria delle foto. Aveva ricordato momenti che aveva dimenticato. Aveva richiamato sensazioni che erano state messe da parte. Poi la sua ospite era tornata, si era avvicinata a lei inconsapevole. Un profumo. Immediato, non le aveva lasciato via di scampo. Un mondo passato era tornato presente, in un attimo di lucida follia. D’improvviso l’aveva abbracciata e, se non si fosse fermata all’ultimo momento nel vedere quegli occhi istintivamente spaventati, l’avrebbe baciata.

Era corsa via, senza una parola di spiegazione, e si era ritrovata davanti alla porta dell’appartamento di Giulia senza nemmeno ricordare come aveva fatto ad arrivarci. Appena entrata aveva sfogato quei sentimenti così assurdi sulla sua ragazza, gettando ogni cosa a terra ed inveendo contro di lei fino a che Giulia le aveva chiesto spiegazioni. Ora, dopo che lei l’aveva costretta a sedersi, iniziò finalmente a piangere.
“Aiutami…” Si sentì stringere in un abbraccio.
“Piccola mia, ti aiuterei più che volentieri, ma prima devo capire che ti sta succedendo!”
Era così facile, era una sola parola. Lei avrebbe capito. Ma impiegò molto tempo prima di racimolare il coraggio per pronunciarla.
“Paola.”

Siria
Entrò nella camera di Paola e si accorse subito che qualcosa non andava. Lei era seduta sul letto, ed impiegò qualche secondo prima di rendersi conto della sua presenza, alzare il capo e salutarla con un triste sorriso. Corse da lei.
“Cos’è successo?”
“Prima è venuta Valeria…”
“Lo so, mi avevi detto che vi sareste viste oggi.”
“Ha tentato di baciarmi.”
Silenzio. Tanti pensieri le attraversavano la mente, così veloci che non aveva neppure il tempo di afferrarli. E forse era meglio così. Poi, timidamente, prese una mano di Paola fra le sue.
“È ancora innamorata di te?” chiese piano, sbirciando fra le ciglia di Paola per intravedere il colore dei suoi occhi socchiusi. Paola scosse il capo.
“Non lo so, non so perché l’ha fatto… È capitato all’improvviso, non me l’aspettavo, ed è subito corsa via senza una parola…” Un sussulto scosse il suo corpo. Siria le carezzò i capelli, e non parlò a lungo. Pensava, pensava a tutto ciò che sapeva della loro storia, a Paola, a Valeria.
“Credo che dovresti parlarle, per capire cos’è successo, non puoi lasciare le cose in sospeso…” Mentre pronunciava queste parole ebbe paura, paura che qualunque cosa fosse successa potesse cambiare Paola, o addirittura portargliela via. La abbracciò forte, sentendo un nodo alla gola. Ma poi si riscosse. Prese il telefono, glielo porse. Paola compose il numero.
“Sì, sono Paola. Cercavo Valeria… Non è ancora tornata? Allora richiamerò più tardi, la ringrazio… Arrivederci.”
“Da quanto tempo è partita da qui?”
“Da un paio d’ore…”
“E se fosse andata da Giulia?”
Paola rifletté, poi annuì. Per come conosceva Valeria era possibile, Siria aveva probabilmente ragione.
“Richiamala domani, vedrai che la troverai e chiarirete ogni cosa!”
Nuovamente, Paola annuì, trovando sensata la proposta. Poi mormorò qualcosa a Siria.
“Scusami…”
“Ehi, non hai niente di cui scusarti… Vieni, stringimi un po’, ho bisogno di coccole…” Paola l’accontentò e Siria ne approfittò per immergere il naso nei suoi capelli scuri. Le sussurrò all’orecchio. “Non preoccuparti, presto sarà tutto a posto. Ti voglio bene!”

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Parte Decima ***


Vite - Parte Decima

Giulia
“La ringrazio signora, arrivederci! … Come dice? Ha chiamato Paola a cercarla? D’accordo, glielo riferirò. Domani riporterò io a casa Valeria. Buona serata!” Appese il telefono e si girò verso Valeria. “Le ho detto che non stai bene, che dormirai qui e che domani ti riporterò a casa io. Paola ha chiamato per cercarti…” Valeria annuì, senza alzarsi dal divano.
“Parliamo un po’? Credo sia ora, ormai.” Aveva sempre saputo che si trattava di Paola, anche se ben poco avrebbe potuto lasciarlo supporre.
“Non so come spiegarti…”
“Non importa, provaci. Vedrai che ci riuscirai, basta iniziare.”
“D’accordo…”

Parlarono a lungo, soprattutto Giulia ascoltò a lungo. Seppe ogni cosa della storia fra Paola e Valeria, molto di più di quel che già aveva sentito, perché Valeria aveva sempre voluto lasciar da parte quella relazione che riteneva parte del passato. Riconobbe alcuni suoi atteggiamenti e scoprì altre parti che non conosceva, perché con lei non emergevano. Quando arrivarono al punto del racconto in cui si trovò a descrivere la rottura la voce di Valeria tremò. Giulia la guardò facendole un cenno d’incoraggiamento, ma non la fermò e non la toccò, sarebbe equivalso a bloccarla nuovamente. La storia continuò, a tratti a grandi passi, a volte fermandosi sui minimi particolari, e in altri momenti ancora tornando indietro per riprendere dei dettagli o ricordare qualcosa che era stato dimenticato. Fino a che, con molta fatica, Valeria le descrisse le emozioni provate negli ultimi mesi e finalmente quanto era successo qualche ora prima.
“Io non riesco a capire, Giu, tu sei tutto per me, eppure a volte quando penso a Paola è come se una parte di me vorrebbe poter tornare con lei, vorrebbe averla… ancora per sé… E oggi… non so perché l’ho fatto, non ero io a decidere come muovermi, il mio corpo si è spostato da solo… Mi dispiace, tanto! Aiutami ti prego, non voglio perderti…” Finalmente pianse, e finalmente Giulia la strinse a sé. Dentro di sé era scossa da quel racconto, ma prevalse la sua parte razionale. Non poteva arrabbiarsi con la sua piccola Valeria, le voleva troppo bene, e capiva che era qualcosa di troppo forte per lei perché potesse controllarlo. Ma c’era un problema da risolvere, prima che fosse troppo tardi. Ammettendo che non fosse già tardi…

Ormai era tardi, la notte avanzava, e Valeria era esausta. Giulia la portò in camera e la mise a letto come fosse stata un bambina, rimanendole accanto fino a che si fu addormentata. Poi tornò nel salotto, prese il telefono e dopo averlo cercato nell’elenco compose il numero.
“Pronto?”
“Paola?”
“Sì, chi è?”
“Sono Giulia…” Per qualche secondo dall’altra parte non si sentì nemmeno un respiro, poi una lieve risposta.
“Ciao…”
“Scusami per l’orario, ma avevo bisogno di parlarti. Vale mi ha… è arrivata qui qualche ora fa quasi sconvolta e dopo qualche insistenza sono riuscita a farle raccontare tutto.”
“Mi dispiace Giulia, non volevo che succedesse, davvero!” La voce di Paola era quasi angosciata.
“Non preoccuparti, so bene che non lo volevi, ti ho vista con Siria… Ma sono molto preoccupata per Vale, mi ha raccontato anche tutta la vostra storia e credo ci sia qualcosa di irrisolto fra voi, qualcosa che l’ha portata a questo. Credo sia stato il fatto che hai conosciuto Siria a far uscire il tutto, perché prima non ha mai percepito nulla…”
“Io non lo sapevo, non mi aveva mai detto nulla… con me si è sempre comportata normalmente…”
“Anche con me perlopiù, anche se a volte era un poco strana. Ma credo abbia tenuto tutto dentro di sé fino a scoppiare, come al solito. Cercherò di capire cosa c’è che non va perché tutto si possa risolvere, ma credo avrò bisogno del tuo aiuto…”
“Certo, è ovvio… Ma… ora come mi devo comportare con lei? Io… proprio non me l’aspettavo…”
“Come sempre, se puoi. Lei rimane comunque una tua amica, spero…”
“Sì, tengo molto a lei, non me ne allontanerò per questo.”
“Grazie Paola, ti farò sapere qualcosa appena possibile.”
“Grazie a te, ero davvero molto preoccupata, ora mi hai rassicurata, avrei dovuto sapere che poteva contare su di te…”
Giulia sorrise nel sentire queste parole.
“Sì. Ora ti saluto, torno da lei. Buonanotte!” Quando Paola l’ebbe salutata a sua volta riagganciò il telefono e tornò nella camera immersa in una piacevole penombra. Si cambiò velocemente e si mise a letto, stringendo Valeria. Aveva ancora i capelli umidi per il pianto, li carezzò scostandoglieli dal viso. Si dice che la notte porta consiglio, pensò, speriamo che questa notte ci porti davvero qualche buona parola…

Paola
Tornò nella propria camera e si sdraiò sul letto, meditabonda. Siria se ne era andata da poco, rimanevano solo lei ed i suoi pensieri. Ora che aveva avuto del tempo per riflettere sugli eventi del pomeriggio ed aveva parlato con Giulia era molto più tranquilla, ma ancora non capiva cosa aveva spinto Valeria a comportarsi in quel modo. Secondo Giulia si trattava di qualcosa rimasto in sospeso fra di loro, ma cosa? E anche se avesse saputo di cosa si trattava, come avrebbero potuto risolverlo? Come si poteva tornare indietro nel tempo? Sospirò ed abbracciò istintivamente il cuscino. Avrebbe voluto che Siria fosse ancora con lei, per farsi coccolare fino a dimenticare ogni cosa.

Giada
Da quando aveva scoperto che Siria aveva una ragazza ogni genere di pensiero l'aveva attraversata, al punto che non aveva ancora trovato una soluzione. Inizialmente ne era rimasta tanto sconvolta quanto felice. Aveva anche meditato di minacciarla di raccontarlo a tutti, senza avere un chiaro scopo. Poi aveva pensato d'avere dunque speranza, ma ogni giorno vedeva la ragazza tanto innamorata che non credeva che avrebbe lasciato Paola tanto presto. Non senza un aiuto, almeno. Alla fine era giunta alla conclusione che non avrebbe fatto nulla, soprattutto perché temeva di ferirla, ed aveva ripreso a comportarsi normalmente con la ragazza. A volte Siria le chiedeva come stava, e non le negava mai l'affetto quando capiva che ne aveva bisogno. Ma quegli abbracci per Giada erano pericolosi, le facevano venire alla mente strane tentazioni, decisamente fuori luogo. Aveva paura di quello che avrebbe potuto fare. Soprattutto temeva quel pensiero che sempre più spesso la sfiorava. Ora che aveva aperto gli occhi si rendeva conto che effettivamente era ammirata da molti ragazzi nella scuola, nonostante questo non le importasse minimamente. Questo significava che aveva un certo fascino. Da qualche tempo una vocina dentro di lei la incitava a sfruttare questa sua peculiarità per fare un tentativo verso Siria.

Una volta arrivata a scuola si infilò nell'aula ancora vuota, si sedette al proprio banco e tremante estrasse un piccolo foglio dalla propria cartella. Lo spiegò e lo rilesse, poi lo infilò fra le cose di Siria ed attese che questa arrivasse. Ben presto l'aula iniziò a riempirsi, pian piano arrivarono tutti i membri della classe, ed un istante prima che la campanella suonasse giunse anche Siria.
"Ciao!" Giada le sorrise.
"Buongiorno Siria. Sempre in ritardo vedo, eh?" Siria ebbe un mugolio di protesta.
"Ma non è vero, oggi sono puntuale, non essere cattiva!" Giada rise.
"Hai ragione, però ammetterai che arrivi sempre all'ultimo minuto!"
"Mmmh... mi sa che hai ragione, purtroppo..." Siria si finse avvilita, e Giada le sorrise dolcemente. Non poteva fare a meno di amarla, non poteva, era così bella ed innocente... Al suo confronto si sentiva un mostro. Avrebbe solo voluto poterla sfiorare piano e farla sua, ed invece fingeva una semplice amicizia. In quel momento Siria trasse a sé ciò che le occorreva per la lezione e scorse il biglietto infilato fra le sue cose. "Cos'è?" Curiosa lo aprì.
"Non è nulla di speciale, davvero... L'ho scritta ieri durante una lezione e volevo che tu la leggessi."
"Oh, grazie!" La ragazza prese a leggere la breve poesia sotto lo sguardo attento di Giada. Quand'ebbe finito rialzò lo sguardo. "Ma è splendida! Non sapevo tu fossi una così brava scrittrice!" Giada si schermì.
"Suvvia, ora non esagerare... Non è niente, davvero, però ci tenevo che tu l'avessi." Siria le sfiorò una mano in un segno di gratitudine che fece perdere un battito a Giada, poi volse la propria attenzione sul professore. L'amica invece continuò ad osservarla. Era così felice in quel momento, avrebbe voluto poter fermare il tempo.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Parte Undicesima ***


Dopo una lunga assenza a causa dei troppi impegni e della scarsa ispirazione... rieccomi! In due giorni ho finito di scrivere Vite, ed ora sto continuando L'amore di Eileen. Quindi un po' alla volta pubblicherò i nuovi capitoli, promesso! Purtroppo a causa soprattutto della scuola e del lavoro il tempo per scrivere è effettivamente poco, ma come già detto... Non ho intenzione di abbandonare nessuna delle mie storie! Ringrazio tantissimo chi mi segue sempre, nonostante tutto.


Vite - Parte Undicesima

Dieci giorni dopo

Paola
Aveva promesso a Giulia che avrebbe continuato a comportarsi normalmente con Valeria, ma non ci riusciva. Non poteva più guardarla negli occhi senza ricordare quanto era successo pochi giorni prima e senza pensare a loro due. Aveva sofferto così tanto, aveva lottato duramente per ritrovare la pace prima di conoscere Siria ed ora… ora le sembrava che Valeria volesse rovinare tutto. Non poteva negarlo, era arrabbiata con lei, terribilmente. Per questo aveva iniziato ad evitarla, ma con lei aveva quasi tagliato i ponti anche con Giulia e con la sua dolce Siria. Trascorreva ogni giorno rinchiusa in camera a covare quella rabbia crescente, a ricordare e distruggere nella sua mente ogni attimo che aveva vissuto con quella ragazza che un tempo tanto amava. I primi giorni Siria l’aveva chiamata spesso, poi non si era più fatta sentire, pensando probabilmente fosse meglio lasciarla in pace. In realtà Paola non avrebbe voluto altro che stringersi nelle sue braccia fino a dimenticare ogni cosa, ma il suo orgoglio complice alla paura non sapeva come muovere il primo passo in quella direzione. Ogni ora trascorsa in quei pensieri le rendeva più difficile tornare indietro, e ormai non sapeva più cosa fare.
E poi qualcosa cambiò. Un giorno, mentre era sola in casa, qualcuno suonò al campanello. Avrebbe voluto ignorarlo, chiunque fosse, ma sapeva che se la madre rientrando l’avesse scoperto si sarebbe arrabbiata molto, così con stizza si trascinò fino alla porta d’entrata e l’aprì.
“Ciao…” Lo sguardo corrucciato, la voce bassa Valeria stava davanti a lei. Ebbe l’impulso di richiudere, ma qualcosa la trattenne.
“Cosa vuoi?” Di nuovo quella rabbia, incontrollata, si accorse dai suoi occhi che Valeria ne era stata ferita. Quest’ultima volse lo sguardo verso la strada, e Paola si accorse che la macchina posteggiata davanti a casa era quella di Giulia. E la proprietaria era poggiata alla portiera in attesa.
“Puoi venire un attimo? Io… vieni, per favore…” Paola si accorse che Valeria la stava praticamente supplicando, cosa che non era quasi mai successa. Indecisa sul da farsi indietreggiò di un piccolo passo, e vide Valeria riempirsi di paura mista a sollievo. Forse fu quel sentimento a farla decidere. Voleva spaventarla, non le avrebbe permesso di evitarla e di non giustificarsi per quanto le aveva fatto. Finalmente le avrebbe detto quanto le aveva fatto male con quel semplice gesto.
“Metto le scarpe, arrivo.” Richiuse la porta e ricacciò in gola le lacrime in silenzio, asciugandosi gli occhi con una manica.

Giulia
Aveva la netta impressione che si stava cacciando in un grosso, grosso guaio. Ma quando la sua dolce Valeria le aveva chiesto quel favore non aveva saputo negarglielo. Ed ora stava guidando per portare lei e Paola in un luogo che per loro era stato speciale, dove avevano vissuto un episodio importante del loro amore. La sua razionalità le diceva che per Valeria era importante quel momento, che in quel modo avrebbe risolto quel conflitto interiore che la tormentava da mesi, ma il suo cuore le urlava di fare retromarcia. Nonostante all’apparenza si mostrasse tranquilla era terrorizzata dall’idea di perdere ciò che lei ormai considerava parte della sua anima.
Guardò nello specchietto retrovisore, e vide Paola che inquieta si tormentava le dita, guardando in qualsiasi direzione pur di non incrociare lo sguardo di Valeria. Quest’ultima a sua volta infatti usava lo specchietto per osservare la ragazza, senza mai distogliere lo sguardo dal suo volto. Giulia pensò che avrebbe dato il suo stipendio, appena ricevuto, per sapere cosa le due stessero pensando. Ma poi si rese conto che non era necessario sborsare quella somma che le serviva per vivere: lo poteva benissimo immaginare da sola. La tensione era palpabile, e il motivo era uno solo. Quel giorno avrebbe dato una svolta definitiva al rapporto tra Valeria e Paola, qualunque fosse.

Valeria
Scese dalla macchina con un mesto sorriso verso Giulia, poi aprì la portiera posteriore ed invitò Paola a scendere per seguirla. Aveva programmato ogni minimo dettaglio di quel momento, ma ora le sembrava d’aver scordato ogni cosa… Si inoltrarono tra le sterpaglie e le piante fino a che scomparvero alla vista di Giulia. Quest’ultima allora prese il telefono e compose il numero di Siria. Le aveva promesso che l’avrebbe chiamata quando tutto fosse finito, perché lei non aveva voluto che Paola sapesse che era a conoscenza di quel momento, ma ora che aveva visto Valeria andarsene aveva bisogno di sentire una voce amica anche se non avrebbe potuto dirle nulla.
Arrivate alla capanna Valeria aprì con qualche sforzo la porta, che si mosse con un cigolio sinistro. Ricordò la prima volta che vi erano entrate. Dall’esterno sembrava un luogo umido e buio, ed avevano esitato prima di avvicinarsi, ma quando avevano messo piede in quel luogo erano rimaste stupefatte. Pareva un luogo incantato. Il pavimento era cosparso di cuscini, forse lasciati da chi aveva abbandonato il posto, forse da altri ragazzi che prima di loro avevano scoperto quel segreto. Le pareti erano interamente dipinte di un motivo delicato, pieno di piccole stelle azzurre. E al centro delle assi che le separavano dalla terra una pianta era riuscita a farsi largo fra il legno, crescendo sempre di più. Erano le sue fronde il tetto di quella capanna, verdi foglie che in quella stagione lasciavano filtrare la luce nascondendole allo sguardo degli uccelli curiosi. Valeria si volse verso Paola, timidamente la prese per mano e la fece entrare nella loro Casa Incantata. Così l’avevano soprannominata, quando l’avevano scoperta, ed ora Valeria lesse nello sguardo dell’amica che questa non aveva scordato quel nome.
“Vieni…”
“Vale, io…” Le mise una mano sulla bocca, in segno di silenzio.
“Mi dispiace.” Incapace di contenere quelle emozioni così forti che l’avevano invasa nel tornare in quel luogo Paola non riuscì più a trattenere le lacrime.
“Perché l’hai fatto? Non capisco! Mi hai fatto così male!”
“Mi dispiace, Pao…”
“Anche a me dispiace! Tu sai quanto ho dovuto lottare per liberarmi dei sentimenti che provavo per te, sei tu che hai voluto lasciarmi, allora perché tutto questo?!” Valeria sospirò.
“Non lo so neppure io.”

Si sedette su uno dei cuscini ed invitò Paola a fare altrettanto, ma questa rimase in piedi. A quel rifiuto sospirò, ed abbassò lo sguardo incapace di guardarla oltre. Cosa le stava succedendo? Perché stava facendo tutto questo, pur sapendo che stava rischiando di rovinare ogni cosa? Avrebbe perso l’amicizia di Paola e l’amore di Giulia, lo sapeva bene. Eppure non riusciva ad evitarlo. Doveva dirglielo, doveva dirle ogni cosa. L’aveva sempre negato, pur sapendo che era la verità, ed ora ne pagava le conseguenze… Sospirò nuovamente, cercando il coraggio di affrontare quel discorso, poi rialzò lo sguardo per incrociare quello di Paola che attendeva in silenzio.
“Io… Mi hai sempre chiesta perché ti ho lasciata, e non ti ho mai risposto.” Paola annuì, incerta. “È solo che… temevo che se ti avessi detto il vero motivo di quella mia decisione tu mi avresti fatto cambiare idea, e non potevo più tornare indietro… Non potevo, mi capisci?” Paola sospirò a sua volta.
“A dire il vero no, Vale… Non lo posso capire, perché non mi hai mai parlato di tutto questo. Mi hai detto che non eri più innamorata, che ti sentivi vuota stando con me, che le cose erano cambiate… Non mi hai mai detto che avresti potuto cambiare idea. Sei scappata e non ti ho più vista per tanto tempo, fino a che non ti ho cercata io stessa.” Valeria sentì la frustrazione assalirla per quanto aveva fatto, ma non poteva cambiare il passato. Doveva andare avanti. Ma per farlo doveva risolvere quel problema, e risolverlo significava parlarne.
“Mi dispiace Pao, mi dispiace per tutto questo…” Le prese una mano e la tirò dolcemente verso di sé. “Siediti, ti prego… Non posso parlarti se te ne stai lì così distaccata…” Finalmente Paola si sedette al suo fianco, e Valeria si decise a raccontarle ogni cosa.
“Non era vero. Non era vero che non ti amavo più, non era affatto vero… Ti amavo troppo, e per questo ho iniziato ad avere paura. Temevo che ti avrei schiacciata con i miei sentimenti, che ti avrei ferita, fatto del male… Ho iniziato a sentirmi così vuota davanti a te perché quell’impetuosità di ciò che provavo nei tuoi confronti mi portava a pensare che tu non mi avresti mai ricambiata a quel modo, avrei voluto sempre di più da te e non era giusto. Ogni volta che mi sfioravi, quando camminavamo in città, io avrei voluto stringerti a me così forte da soffocarti, incurante di chiunque altro… E non potevo più continuare così. Ho riflettuto a lungo, e alla fine sono giunta alla conclusione che…” Paola la interruppe, posandole la punta delle dita sulle labbra.
“Che era meglio lasciarmi o mi avresti ferita.” Valeria annuì, mesta. “E non credi sarebbe stato meglio provare almeno a parlarmene, invece di tentare di tenerti dentro tutto fino poi a scoppiare?” L’amica annuì nuovamente, e delle lacrime leggere le rigarono il volto. A quella vista allora Paola sentì tutta la propria rabbia, accumulata in quei giorni, sciogliersi come neve. Le si avvicinò e la abbracciò, dolcemente.
“Mi dispiace Pao, ma non sapevo cosa fare e ho pensato fosse la cosa migliore per tutte e due…” Paola la cullava come fosse una bambina.
“Forse hai ragione, ma avrei voluto che tu mi dicessi tutto questo tempo fa, capisci?”
“Sì…” Si strinse all’amica e lasciò per un lungo momento che i battiti del suo cuore la tranquillizzassero come un tempo. Il vento leggero fuori dalla capanna sembrava quasi comporre una melodia per loro, e si sentì in pace, finalmente, dopo tutti quei mesi in cui si era tormentata in quei ricordi. E poi seppe di poterglielo chiedere.
“Pao?”
“Mh?” Paola riaprì gli occhi e la guardò, serena.
“Tu… mi ami ancora?” L’amica le sorrise, le carezzò la fronte e la strinse leggermente.
“No tesoro, ormai non posso più recuperare il passato. Ti ho amata tantissimo, molto più di quel che credi, ma ho imparato a riporre questi sentimenti. Per te ora provo una grandissima amicizia, perché nel mio cuore ora c’è Siria.” Valeria sospirò, e la strinse brevemente. E poi inaspettatamente rise, sollevata. “Grazie Paola, sei una persona fantastica! Hai fatto tanto per me… Spero di poterti ricambiare un giorno.”
“Vale… tu lo fai sempre, ogni giorno! Ti voglio bene, sciocca!”

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Parte Dodicesima ***


Vite - Parte Dodicesima

Siria
Si sentiva al medesimo tempo inquieta e tranquilla, e quella sensazione non le piaceva molto. Giulia l’aveva chiamata per dirle dov’erano e per avere un suo incoraggiamento, e lei aveva fatto quanto aveva potuto per rassicurarla, ma in realtà era la prima ad avere un nodo allo stomaco che non la lasciava. Non faceva altro che percorrere le scale di casa andando da un piano all’altro, eppure allo stesso tempo sapeva di potersi fidare di Paola. Sarebbe tornata presto. Ma quanto ci sarebbe voluto ancora? E cosa le avrebbe raccontato al suo ritorno? Le avrebbe detto cosa aveva fatto e, soprattutto, cosa stava succedendo? Avrebbe voluto rivederla finalmente, dopo quei giorni di lontananza che l’avevano privata della sua luce?

Finalmente il campanello suonò, e Siria corse alla porta. Non aveva dubbi su chi potesse essere, doveva essere Paola! Ma si sbagliava.
“Valeria!” Era tanto sorpresa da non sapere come reagire, così rimase sull’entrata a bocca aperta.
“Ciao… Posso entrare, per favore?” Siria si scostò dalla porta e le fece un cenno leggero.
“Cosa… cosa c’è? Come sta Paola?” Valeria sorrise, ed il suo volto sembrò essere un misto di felicità e malinconia.
“Sta bene, almeno credo… Sta arrivando. Voleva… voleva prima passare a casa a cambiarsi, diceva di non essere presentabile, anche se non ho capito perché…”
“Oh, io… d’accordo. E…” Valeria si girò all’improvviso, guardandola finalmente negli occhi.
“Mi dispiace per quello che è successo, scusami!”
“Ehi, così inizi a spaventarmi… Cosa…?” I suoi capelli, solitamente raccolti, ora erano sciolti e continuavano a caderle davanti agli occhi. Li scostò ancora una volta e guardò Valeria, sentendo una sgradevole scossa in tutto il corpo. Valeria comprese la sua paura e la rassicurò.
“Non preoccuparti, Paola… lei ti ama, con tutta sé stessa, e sta venendo qui per vedere te. Ma io volevo arrivare prima di lei perché… perché giorni fa ho tentato di baciarla e non volevo, non dovevo, e per questo ti chiedo scusa.” Le ultime parole della ragazza erano state lanciate d’impulso ed erano terminate in un sussurro, a testa bassa. Siria si sentì inondare di sollievo.
“Lo so, Paola me l’ha raccontato…”
“Davvero? E… non sei arrabbiata?” Il tono di Siria era sereno, e Valeria ne era rimasta sorpresa. La ragazza scosse il capo.
“A dire il vero all’inizio un po’ sì, non capivo, ma poi Paola mi ha spiegato e poi ho anche sentito Giulia, e così… ho riflettuto e ho capito che c’era qualcosa da risolvere fra di voi.” Valeria annuì, timidamente. “Spero… Spero che ora si sia risolto?”
“Sì! Io… da troppo tempo le nascondevo qualcosa di molto importante, e il fatto di non dirglielo mi tormentava. Alla fine non ho più resistito e questo conflitto dentro di me mi ha spinta a credere di volermi riavvicinare a lei, ma mi sbagliavo… Sai, poco fa Paola mi ha detto che non mi ama, perché per lei ora ci sei solo tu. Ed io mi sono sentita libera e felice!” A quelle parole Siria si illuminò, e sorrise piena di gioia a Valeria.
“Allora… allora è tutto finito?” Valeria annuì.
“Sì. E… grazie, Siria.”
“Per cosa?”
“Per la tua pazienza, e per il tuo amore per Paola… Lei lo merita.” Messo da parte ogni timore Siria aveva recuperato il suo animo, così si gettò in avanti e abbracciò con calore l’amica.
“Grazie a te! Ti prometto che farò di tutto per renderla felice!”

Giulia
Aveva aspettato Valeria davanti alla casa di Siria fino a che non ne era uscita, poi si erano dirette verso casa sua. Per quel giorno ne aveva abbastanza di guidare, e soprattutto di scarrozzare in giro tante persone. Si accorse che Valeria la guardava sottecchi, lo sguardo colpevole, ma non fiatò. Gliene aveva fatte passare tante in quei mesi, in fondo poteva anche sentirsi in pensiero per lei per un po’! anche se vederla con quell’espressione le faceva venir voglia di scoppiare a ridere…
Arrivarono a casa senza aver ancora detto una sola parola, e Valeria ormai si dimostrava terrorizzata. Fingendo indifferenza Giulia andò a sedersi sul divano ed accese la televisione. Sul canale rimasto impostato dalla volta precedente davano un documentario sui pinguini, e per quanto adorasse quelle buffe creature Giulia non amava i documentari. Ma si dimostrò estremamente interessata alla trasmissione, e Valeria non aveva la testa per rendersi conto che si trattava evidentemente di una farsa. Rimase ad osservarla così per qualche minuto, appena appoggiata al tavolo dietro al divano, poi sbottò.
“Non mi chiedi niente?” Giulia si girò, e si stupì di sé stessa per il suo talento nel recitare.
“Che cosa?” Chiese, con grande sorpresa.
“Di me, di Paola.. di quel che è successo.”
“Oh, devi raccontarmi qualcosa?” Valeria, stupita da quella risposta, rimase un attimo senza parole.
“Se… se è così, allora me ne vado!” Ma Giulia si aspettava una simile reazione e non aveva la minima intenzione di trarla dall’imbarazzo di quella situazione. Le avrebbe raccontato tutto, ma l’avrebbe fatto da sola. Non aveva intenzione di supplicarla, era tempo che Valeria smettesse di fuggire da tutto ciò che le sembrava troppo complicato per essere affrontato.
“Ok, fa pure, ci sentiamo allora.” Ancor più sorpresa Valeria si immobilizzò, senza più sapere cosa dire. Poi mesta si diresse verso la porta ed uscì. Trascorsero un paio di minuti, e Giulia, che pure non aveva sentito i passi della ragazza allontanarsi dall’entrata, iniziò a preoccuparsi. Avrebbe dovuto cedere ed andare da lei? Avrebbe dovuto abbracciarla e permetterle di sfogarsi come sempre, coccolandola? Ma quello non era il modo per renderla forte… Se non avesse percorso i suoi passi da sola non avrebbe mai superato i suoi problemi. Poi, un rumore improvviso interruppe quel filo di pensieri.
“Giu, ascoltami!”

Valeria
Aveva chiuso la porta, intenzionata ad andarsene, ma d’improvviso la paura aveva bloccato i suoi piedi là dov’erano e non era più riuscita a muovere un passo. Se se ne fosse andata l’avrebbe persa. Quella consapevolezza l’aveva invasa all’improvviso, come non aveva fatto quando le cose con Paola non erano ancora risolte, per la prima volta si rese conto di quanto davvero amasse Giulia. Una fila di immagini dedicate a lei aveva attraversato la sua mente, l’aveva vista in ogni sua sfaccettatura, e si era accorta di quanto fosse preziosa nella sua vita, molto più forse di quanto non avesse mai pensato. Non poteva permettersi di andarsene, era ora di affrontare le sue paure di petto e chiedere perdono anche a Giulia per le preoccupazioni e il dolore che sicuramente le aveva dato. Così d’impulso aveva riaperto la porta ed era entrata nella casa a grandi passi.
“Giu, ascoltami!” L’interpellata si volse con sorpresa.
“Sei già tornata? Cosa c’è?” Valeria venne presa da un tremito.
“Smettila di fare così, non ti sopporto! Io… io ho bisogno di te!”
“Davvero?”
“Mi dispiace per quello che è successo, sono stata una stupida, ma non me ne pento perché così ho sistemato le cose con Paola. Però ti ho ferita e lo so, e nonostante tutto avrei voluto poterlo evitare.” Giulia si fece meditabonda e diede segno di riflettere profondamente, eppure quando parlò la sua voce mascherava a stento il divertimento.
“Uhm… e non potevi?”
“Io… no, cioè sì, ma… Se non ti avessi ferita avrei ancora delle faccende in sospeso e non sarei qui così…”
“Così come, Vale?” La voce di Valeria tremò, ma la ragazza strinse i pugni, determinata a continuare. Sollevò il viso per guardare la sua ragazza negli occhi.
“Così come mi vedi, me stessa, completamente per te, se mi vuoi ancora. Giulia, io ti amo!” E la giovane donna finalmente scoppiò a ridere. Si alzò e corse verso Valeria, abbracciandola stretta.
“Da quanto tempo non sentivo più queste parole…” Allora Valeria si accorse del sollievo di cui quel corpo che la stringeva era appena stato inondato, grazie alle sue parole.
“Mi dispiace, Giu…” La donna la scostò leggermente da sé e la guardò con occhi brillanti di felicità. La baciò leggera sulla fronte, e poi le disse quelle parole che Valeria mai avrebbe scordato nella sua vita.
“Io voglio sposarti, Vale!”

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Parte Tredicesima ***


Vite - Parte Tredicesima

Giada
Ormai conosceva ogni minimo aspetto di Siria, la osservava continuamente e con una sola occhiata era in grado di capire quale fosse il suo stato d’animo. Per questo si era subito accorta negli ultimi giorni che qualcosa la preoccupava, ed una parte di lei malignamente le aveva sussurrato che forse il suo dolce amore aveva problemi con la ragazza. Certo non poteva chiedergliene conferma, ma quella parte di lei lo sperava… Fortunatamente era riuscita a far prevalere la parte buona, ed aveva tentato in ogni modo di consolare Siria spingendosi anche a fare la buffona per lei. I suoi compagni erano davvero stupiti da quel comportamento. E poi un giorno Siria arrivò a scuola e Giada capì che tutto era tornato alla normalità. Anzi ebbe la conferma che il problema che l’aveva tormentata in quei giorni era stato davvero legato a Paola, perché ora che era passato Siria le sembrava ancora più felice, ancora più…innamorata. Era impossibile non riconoscere quell’espressione, così come era impossibile non desiderare, nei sogni, di esserne la causa. Vederla ed essere consapevole di non avere speranze aveva così spinto Giada a prendere una decisione definitiva.

“Ciao!” La voce squillante di Siria la raggiunse destandola immediatamente dai suoi pensieri, e Giada si volse di scatto verso di lei.
“Buongiorno poltrona.” Le sorrise, e dentro di sé ridacchiò per la solita reazione di Siria nel sentirsi chiamare in quel modo. Non avrebbe mai imparato ad alzarsi prima… Era così dolce anche in questo! Senza rendersene conto assunse nuovamente un’espressione pensierosa, e per questo si ritrovò il viso di Siria a pochi centimetri dal suo.
“Va tutto bene?” Si riscosse, lievemente arrabbiata per aver fatto preoccupare la sua principessa.
“Sì sì, scusami, stavo solo pensando…” Siria si sedette finalmente al suo posto allontanandosi dal suo volto che aveva assunto una bella colorazione infuocata. “Senti… dopo scuola potesti venire da me un momento? Avrei bisogno di parlarti…” L’amica parve riflettere un attimo, poi nel vedere lo sguardo ansioso di Giada annuì.
“D’accordo! Avrei un impegno ma… credo di poterlo posticipare.”
“Grazie!” Si chiese se avesse dovuto vedere Paola, ed il suo cuore ebbe un balzo nel pensare che Siria avesse acconsentito alla sua richiesta ritenendola più importante della ragazza.

Siria
Aveva scritto un messaggio a Paola chiedendole se potevano vedersi più tardi. Le dispiaceva molto aver dovuto prendere quella decisione, ma le era sembrato che Giada avesse davvero bisogno di parlarle, e Paola aveva capito. Non era mai stata a casa dell’amica, ed ora che si trovava nella sua camera si guardò attorno estremamente curiosa. Scoprì che Giada era appassionata di danza classica, la sua camera era tappezzata di poster di famose ballerine. O almeno credeva fossero famose, dato che non si intendeva assolutamente di quell’argomento. Si accorse che il letto di colei che a scuola era considerata “La Bella di Ghiaccio” era cosparso di teneri, morbidissimi peluches. Non che lei avesse mai considerato Giada una persona fredda, ma la sua riservatezza dava spesso questa impressione ai loro compagni. Ma la cosa che più la stupì fu il trovare una scrivania ingombra di fogli simili alla pergamena, pennini e pennelli di ogni tipo e varie boccette di inchiostro.
“Wow! Che cosa sono questi?!” Giada sorrise e le si avvicinò. Nel suo regno la sua timidezza era scomparsa, notò Siria, anche se rimase sorpresa quando la ragazza le scostò con grande disinvoltura la solita frangetta dal viso.
“È un po’ il mio hobby… Mi piace l’arte della calligrafia, e cerco sempre nuovi modi di scrivere. Ho anche seguito dei corsi, sai?”
“Davvero? È una cosa così particolare!” La ragazza rise leggermente di fronte all’ammirazione sincera sul viso di Siria.
“Guarda, ora mi sto esercitando nella scrittura giapponese. Vuoi che scriva il tuo nome?” L’amica batté le mani, entusiasta.
“Sì, ti prego!” Allora Giada prese un nuovo foglio e con un pennello di grandezza intinto accuratamente nell’inchiostro tracciò alcuni segni. A Siria quei movimenti parvero una danza delicata, e sorrise trattenendo quasi il respiro.
“Ecco… Prendi, tienilo tu!” Siria prese il foglio, ancora umido, quasi con venerazione. Non si accorse che nella pila di pergamene già usate ce n’erano molti altri quasi uguali… Giada scriveva il suo nome ovunque con la scusa di esercitarsi.
“Grazie, grazie mille! È bellissimo, lo conserverò con cura!” Di fronte a quell’entusiasmo Giada però ebbe una reazione inaspettata. Si allontanò da lei e si lasciò cadere sdraiata sul letto, fissando il soffitto. Siria capì allora che era arrivato il momento di sentire quanto l’amica aveva da dirle, così timidamente si accovacciò ai piedi del letto ed attese.

“La ami così tanto?” Non si aspettava una domanda simile, per questo impiegò qualche secondo a realizzare. Giada aveva usato un pronome femminile!
“Tu… tu sai?” L’amica sospirò.
“Vi ho viste, non era difficile capire.”
“Io…”
“Scusami, a dire il vero ti ho seguita… Non riuscivo ad accettare che tu avessi qualcun altro e volevo sapere chi fosse ad ogni costo.” La ragazza continuava a parlare fissando il soffitto, così non vide la sorpresa di Siria. Ma questa decise di sorvolare, in fondo non era così importante come l’avesse saputo.
“Grazie per non aver detto niente agli altri…” A quelle parole Giada si sollevò poggiandosi sui gomiti per guardarla in viso.
“Avrei voluto, sai?” Siria sussultò. L’amica era così diversa, ora che era su un terreno che le era caro… “Ma poi ho capito che non avrei ottenuto altro che allontanarti da me.” Pur non avendone motivo Siria si sentì in colpa nei confronti dell’amica. Capiva che i suoi sentimenti erano così forti, e non poterli accettare in un certo modo la angosciava.
“Mi dispiace…”
“No, no! Ti prego, non devi dispiacerti di nulla, piuttosto sono io a dovermi scusare con te! Tu sei…” Si mosse per carezzare dolcemente il viso dell’amata, e Siria abbassò lo sguardo senza sapere come reagire. “…sei così speciale.”
“Giada, io…” Rialzò il capo per dire qualcosa, nonostante non sapesse che cosa. E sentì le labbra di Giada, di una morbidezza estrema, carezzarle le sue. A malapena sentì quello che Giada le bisbigliò nell’istante successivo.
“Ti amo.”

Giada
Non aveva pensato prima di agire, aveva semplicemente permesso al suo corpo di muoversi verso l’oggetto dei suoi desideri ed aveva finalmente sentito quel sapore tanto agognato. Ora non doveva fare altro che attendere quella risposta che già conosceva. Ma non si aspettava di vedere delle lacrime sul bel volto dell’amata.
“Siria!” La ragazza si lasciò sfuggire un singhiozzo, e subito corse ad asciugare quel pianto che le era sgorgato improvviso ed inaspettato.
“Io… mi dispiace, non posso Giada, non posso!” Pentita per un attimo di quel gesto che le era sembrato tanto perfetto scese dal letto con un balzo e la circondò con le braccia, cercando di calmarla. La strinse a sé e si sentì inondare di affetto per quel corpicino in quel momento affidato interamente a lei.
“Lo so tesoro, lo so… Avevo solo bisogno di averne una conferma prima di decidere. Mi dispiace se ti ho spaventata, non intendevo farlo, non piangere…” Si chiese se non avesse appena compromesso ogni cosa, ma sentiva in cuor suo che non era così. Ormai aveva deciso, avrebbe chiesto quella borsa di studio per quell’università, così avrebbe potuto trasformare la sua passione in un vero mestiere. E soprattutto si sarebbe allontanata da lei. Dopo qualche istante Siria si staccò delicatamente da lei e, ancora triste, la guardò dubbiosa.
“Cosa intendi?” Giada le rispose con un sorriso malinconico.
“Me ne vado, non appena la scuola sarà finita. Andrò a studiare lontano da qui, così…” Non ebbe più il coraggio di continuare, ma capì che Siria aveva intuito quelle parole che erano rimaste nel suo animo.
“Mi mancherai.”
“Anche tu… E dicevo sul serio, sei davvero speciale, l’ho sempre pensato. Anche prima di innamorarmi di te.” Siria la abbracciò, e Giada si permise per un attimo di lasciarsi cullare da quel profumo lieve che l’aveva incantata. Poi con delicatezza le prese le mani e la fece alzare, levandosi a sua volta. “Ora vai, sono sicura che Paola ti starà aspettando!” L’amica arrossì leggermente, poi annuì con slancio.
“Sì!” Lasciò le mani di Giada e corse verso la porta, ma quando fu sul punto di andarsene dalla camera si voltò nuovamente.
“Giada?” La ragazza, che nel vederla andare si era sentita scuotere da un tremito, riprese il sorriso per risponderle.
“Dimmi.” Allora Siria le si avvicinò nuovamente, la abbracciò piano e le diede un timido, inaspettato bacio sulla guancia.
“Grazie di tutto. Sei speciale anche tu.” Poi corse via. Quando sentì la porta d’entrata richiudersi ed il silenzio ebbe infine avvolto la casa Giada si lasciò nuovamente cadere sul letto, la testa nascosta dal cuscino, e pianse.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Parte Quattordicesima ***


Vite - Parte Quattordicesima

Tre anni dopo

Giulia
“Viva le spose!!!” Si riparò appena in tempo dall’enorme manciata di riso che Siria le aveva appena tirato addosso, e il suo sorriso parve illuminare tutti i presenti. La pacata, razionale Giulia ora era fuori di sé dalla gioia. D’impulso afferrò Valeria per la vita e se la prese in braccio di peso, senza nessun preavviso.
“Giu, sei pazza?!” Valeria cacciò un urlo nel sentirsi agguantata e sollevata a quel modo, poi rise anche lei per la loro felicità.
“Sì amore mio, sono pazza… Pazza di te! Ho appena sposato la donna più meravigliosa del mondo!” E incurante di tutte le persone che le circondavano, perché erano venute ad assistere a quel momento per condividere la loro gioia, la baciò con grande trasporto.

Ricordava perfettamente il giorno in cui aveva detto a Valeria di volerla sposare, e rammentava anche l’espressione allibita della ragazza a quelle parole. Ma non aveva mollato la presa, e pian piano era riuscita a condividere con lei quel sogno meraviglioso: una volta che Valeria avrebbe finito gli studi si sarebbero sposate. Ed ora quel momento era arrivato! In realtà era solamente una cerimonia informale, condotta da un loro caro amico che nulla aveva di religioso, ma per loro era più importante di qualsiasi rito ufficiale. Assieme avevano acquistato delle fedi, semplici, in oro bianco. Ognuna di loro aveva poi preparato, in gran segreto, una promessa che nel gran giorno avrebbe recitato all’altra per giurarle il suo amore eterno. Avevano trovato uno splendido posto all’aperto, dove il vento carezzava leggero le loro vesti ed i fiori estivi decoravano naturalmente il luogo, ed i loro amici avevano composto un gruppo un poco sgangherato ma di grande allegria per accompagnare con tanta musica il tutto.
E poi il grande momento era arrivato, e loro si erano trovate lì, di fronte a tutti, le mani incrociate e una corona di fiori sui capelli sciolti. Giulia aveva permessi ai propri di crescere, e quei colori delicati sul suo caschetto nero risaltavano con grande eleganza. Ma pensava che l’effetto sulla capigliatura di Valeria, chiara e leggermente mossa per l’occasione, fosse di gran lunga migliore. Le aveva sorriso, tremante, poi aveva recitato unicamente per lei quella promessa che conosceva a memoria grazie alle innumerevoli riletture di quei giorni.

Dopo tanto cercare il sogno è divenuto realtà,
e da quel momento la realtà è divenuta sogno.
Dopo tanto cercare ti ho trovata,
ed a te mi sono legata senza ritorno.
Dopo tanto cercare mi hai trovata,
e con tenera dolcezza mi hai conquistata.
Abbiamo sofferto, abbiamo pianto,
ma quei momenti ci hanno fatte crescere.
Abbiamo riso, siamo state felici,
e quei momenti sempre rimarranno in me.
Ci siamo amate, ci amiamo tuttora.
Per questo io oggi ti chiedo,
mio splendido sogno d’estate,
di diventare la mia Promessa,
e di legarti a me per sempre,
così che io possa fare altrettanto.


Aveva visto la commozione negli occhi di Valeria, ma fu lei ad essere incapace di trattenere lacrime di gioia quando fu il turno della sua amata di recitare quella Promessa per loro tanto vincolante.

Ci terremo per mano e percorreremo
la strada assieme, guardandoci negli occhi
sempre e con tanta sincerità.
Supereremo ogni ostacolo col sorriso
perché tu sarai con me ed io con te.
Vivremo ogni istante, bello o brutto che sia,
con tanta fiducia l’una nell’altra.
Giocheremo col sole e con la luna
sfidandoli a non illuminare il nostro sentimento
perché nessuno potrà oscurarlo,
raccoglieremo tutte le stelle
perché cospargano il nostro mondo,
ci avvolgeremo di cielo in morbide sete
per essere sempre unite anima e corpo.
Mio amore, ti chiedo di essere la mia Promessa,
perché io possa avere sempre la tua dolcezza.

Quando anche le ultime parole si erano spente le due donne si erano abbracciate incapaci di resistere oltre, e si erano date quel nuovo primo bacio che nessuna delle due avrebbe mai dimenticato.

Siria
Finiti i festeggiamenti si era avvicinata alle due amiche per abbracciarle nuovamente, e queste l’avevano stretta con grande solidarietà. Sapevano che l’attendeva un compito molto difficile, e nonostante la loro felicità ci tenevano che lei capisse che le erano vicine e che non l’avrebbero dimenticata. Avevano riflettuto accuratamente prima di scegliere quella data per il loro matrimonio, ed era stato solo dopo aver parlato con l’amica che si erano decise. Nonostante la loro incertezza, Siria era certa che non avrebbero potuto farle regalo più bello. Baciò sulle guance entrambe le spose e poi si allontanò, improvvisamente presa dalla malinconia.
Il cimitero era ad un paio di chilometri dal luogo dei festeggiamenti, ma in onore della bella giornata e dei pensieri decise di percorrere la distanza a piedi, con calma. A volte ancora non riusciva a credere a quello che era successo, eppure era così reale… Una fitta la scosse, e si fermò un attimo prima di riprendere il cammino. Doveva farlo, le era necessario, l’avrebbe resa felice.
Finalmente arrivò, ed aperto il cancello si diresse con passo sicuro verso un angolo di quel luogo di eterno riposo. La tomba, di pietra grezza, era cosparsa di fiori. Riconosceva quelli portati da lei, ma c’erano molti altri mazzi, ed era certa che Giulia e Valeria avevano trovato il modo di passare prima della cerimonia, nonostante l’agitazione. Si inginocchiò nell’erba che circondava la pietra e ancora una volta pianse, sfiorando delicata le lettere che componevano il nome di Paola, la fotografia incorniciata che la vedeva così sorridente come amava ricordarla. Rimase a lungo in quel posto, ricordando. Poi, quando iniziò a farsi buio, si rialzò con il sorriso di chi ha ritrovato la pace, e dopo aver lasciato una lettera sulla tomba si allontanò per tornare a casa. Era certa che il vento avrebbe aperto quella busta ed avrebbe portato le sue parole all’amata….

Mia Paola,
è ormai trascorso un anno esatto da quando quell’orribile incidente ti ha portata via da me. Ogni giorno i miei pensieri vanno a te, poiché vivi ancora nel mio cuore, e a volte svegliandomi ho l’impressione che se solo chiuderò gli occhi tu ricomparirai al mio fianco, per magia. So bene che questo non ho possibile, ma sono certa che tu, in un qualche modo, mi rimani comunque vicina. Sento la tua voce nell’aria, vedo il tuo sguardo nelle nuvole… Per questo amo tanto stare all’aria aperta.
Mio dolce amore, qui la vita prosegue nonostante tutto, ad alti e bassi com’è normale. Oggi è un giorno molto speciale, sono certa che lo senti, perché Giulia e Valeria hanno finalmente realizzato il loro sogno. Ormai sono sposate, e la loro felicità è palpabile nell’aria che le circonda. Anche loro ti rammentano sempre, e spesso quando ci troviamo ci raccontiamo tutti gli episodi più stupidi che ci ricordiamo su di te! Non immagini le risate che ci facciamo alle tue spalle… Anzi, probabilmente lo sai già, vero? E sono certa che non te la prendi per questo, perché è solo una delle tante dimostrazioni del bene che tutti noi ti vogliamo, sempre.
Ricordi la mia vecchia compagna di classe, Giada? Ha iniziato a scrivermi, ormai ha quasi finito l’università. Mi ha raccontato d’aver finalmente trovato l’amore anche lei, pare sia una ragazza orientale, molto dolce e gentile. Dice che le ricorda un pochino me, ma da come la descrive mi sembra di avere ben poco della sua grazia… Figurati, è una ballerina di danza classica! Sono tanto felice per lei, ora sta bene e dice che mi ricorda sempre con tanto affetto.
Tesoro mio… Mi manchi. Mi manchi immensamente, e vorrei tanto poterti abbracciare anche una volta soltanto. Ma so che prima o poi ci rincontreremo, ne sono certa, lo leggo nelle tue parole che il vento mi sussurra all’orecchio quando passeggio pensandoti. Per questo ti prometto che andrò avanti, serbandoti nel mio cuore, e cercherò di essere felice anche per te così come hanno fatto Giulia e Valeria oggi. Ricordati di me.
Ti amo.
Tua Siria





E così si conclude anche questa storia... Lo so, il finale è molto triste e ve l'assicuro, ho pianto io per prima nello scriverlo. Ma doveva andare così, anche se non so spiegarvene il motivo... Paola, Siria, Valeria, Giulia e Giada contengono in loro tante piccole parti di me, e allo stesso tempo sono personaggi indipendenti. Un piccolo segreto: le promesse che Valeria e Giulia si sono scambiate le avevo scritte già tempo fa... in orgine erano un testo unico, la promessa che io avrei voluto recitare alla mia principessa, ho solo modificato un paio di versi. Spero che questi scorci delle Vite di queste cinque magiche ragazze vi siano piaciuti. Ringrazio di cuore Cecia chan, chica KM, DanteINFERNO, hacky87, HarryEly, jaja_chan, nicolevaidisova e skry per aver recensito questa storia e Auri, Cecia chan, chica KM, DanteINFERNO, HarryEly, Katiya, KIba sensei, nicolevaidisova e shirok per averla inserita fra i preferiti!!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=258885