History

di Signorina Granger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Scelta OC ***
Capitolo 3: *** Un gioco particolare (Parte 1) ***
Capitolo 4: *** Un gioco particolare (Parte 2) ***
Capitolo 5: *** Arrivo a Malfoy Manor ***
Capitolo 6: *** Riflessioni ***
Capitolo 7: *** Prendi il suo posto ***
Capitolo 8: *** Dopo la prova ***
Capitolo 9: *** Un ingegno smisurato per il mago è dono grato ***
Capitolo 10: *** Caccia all'uomo ***
Capitolo 11: *** La festa ***
Capitolo 12: *** Conversazioni sospette ***
Capitolo 13: *** Dog-sitter ***
Capitolo 14: *** Pozionisti provetti (o quasi) ***
Capitolo 15: *** Cambiamo forma ***
Capitolo 16: *** Abbassando le difese ***
Capitolo 17: *** Lavori forzati ***
Capitolo 18: *** L'ultima prova ***
Capitolo 19: *** La fine della Storia ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


~~History


Prologo



“Dai zio Charlie, per favore!”

Gli occhi della sua figlioccia sono come quelli di un cucciolo abbandonato, e Charles Malfoy sospira: quella bambina sta diventando troppo simile a suo padre… sa esattamente come rigirarselo a suo piacimento, è una vera ruffiana.     Ma Charlie non può non sciogliersi davanti agli occhioni castani di Rebecca, molto simili a quelli di sua madre Scarlett.

Maledice mentalmente quell’idiota del suo migliore amico per averlo messo in quella situazione, seduto sul tappeto e circondato da bambini di età compresa tra i tre e gli otto anni.
Tra questi ci sono anche i suoi figli, che lo guardano in attesa esattamente come gli altri.

Gli occhi di Jane Elizabeth sono neri come la pece, così simili a quelli di sua madre da sembrare i suoi, mentre Scorpius ha i tipici occhi grigi dei Malfoy. Il che non è proprio una fortuna, per Charles: la sua primogenita ha otto anni, non può che sperare che non diventi una bambina ad orologeria come sua moglie, che lo guarda con cipiglio divertito dalla sua sedia, seduta al tavolo insieme ai loro amici.

“E’ una storia lunga ragazzi… vi annoierebbe!”

Un coro di no e di proteste si solleva dalla ciurma di bambini, specialmente i gemelli Alexander e Aaron, che gli chiedono quella storia ogni volta che lo vedono… i figli di Nessie sono testardi come la madre, ma grazie al cielo la sorella minore di tre anni Lilian è ancora innocua e si limita a giocherellare con i capelli biondo grano di Serena, sua coetanea e figlia di Margaret.

Intanto Irina si protende sul tavolo verso Declan per sussurrargli qualcosa.   Entrambi ridacchiano e a Charlie sale il nervoso, intuendo di cosa stiano parlando sua moglie e il suo migliore amico: di certo lo staranno prendendo in giro.

A quel punto, Charles non può che sperare in un aiuto, così lancia ad Haidi uno sguardo implorante, sperando che la donna abbia il buon cuore di soccorrerlo:

“Bambini, Charlie è stanco… non assillatelo.”        Charles sorride ad Haidi, che in tutta risposta gli rivolse un sorriso gentile.
La faranno santa, poco ma sicuro.

“Ma mamma!  Noi vogliamo sentire la storia delle Sacre 28!”     Protesta sonoramente Fabian per poi ricevere uno sguardo carico d’avvertimenti dalla madre, mentre anche suo fratello Christopher gli suggerisce di stare zitto.

Isabelle e Isaac sono stranamente calmi e anche la temibile coppia di gemelli, Gillian e Gabriel: probabilmente hanno avuto molte raccomandazioni dai Generali Hydra e Scarlett prima di andare a cena da “Zio Charlie e Zia Irina”.

“Papi… per favore, poi non te lo chiederemo più.”    Alle parole di Jane Elizabeth tutti gli altri annuiscono e Charles Malfoy contrae la mascella, sapendo di essere in trappola.

La sua principessa può chiedergli qualunque cosa… e purtroppo lo sa.

“Ok, e va bene. Ma ascoltate bene, perché è lunga e complicata…”

Charles guarda i suoi amici seduti comodamente al tavolo, e li maledice mentalmente: possibile che nessuno tra Declan, Scarlett, Hydra, Haidi, William, Simone, Nessie, Margaret e nemmeno sua moglie abbia intenzione di dargli una mano? A quanto pare dovrà raccontare tutto lui…

Il silenzio di tomba scende sul grande salotto di Malfoy Manor e Charles alza lo sguardo su un quadro appeso: Abraxas Malfoy, il suo trisavolo, gli sorride con la stessa insolenza di ogni membro della sua famiglia.
Ed e proprio la storia che parla di lui, che sta per raccontare…. O meglio, di lui e dei trisavoli dei suoi amici.









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Angolo Autrice Autolesionista:

Buongiorno!   Salve, per chi non mi conoscesse sono Signorina Granger, malata di Fanfiction Interattive.

Questa è la mia seconda storia sulle Sacre 28 ed è il prequel di "Sacre 28"... tuttavia anche se non l'havete letta, potete tranquillamente partecipare, dopotutto si tratta di un prequel e non di un sequel.
I protagonisti saranno appunto gli antenati degli OC di Sacre 28 ma non solo...  Come chi ha letto la storia infatti sa, nella prima edizione della competizione erano presenti tutte e 28 le famiglie, sono solo la metà.

Vi elenco qui sotto i nomi delle famiglie:

Abbott
Avery
Black
Boulstrode
Burke
Carrow
Crouch
Fawley
Flint
Gaunt
Greengrass
Lestrange
Paciock
MacMillan
Malfoy
Nott
Ollivander
Parkinson
Prewett
Rosier
Rowle
Selwyn
Shacklebolt
Shafiq
Lumacorno
Travers
Weasley

Yaxley

I vostri OC dovranno quindi far parte di una di queste famiglie, nella recensione indicate quella che volete eccetto Malfoy, naturalmente.
La storia tratterà appunto di una competizione tra i vari membri delle varie famiglie, tuttavia gli OC non saranno 28: non sarei mai in grado di gestirne tanti, quindi i protagonisti della storia saranno in numero minore, gli altri saranno giusto delle comparse.

Regole

- Massimo due OC a testa
- Nella recensione indicate il sesso dell'OC, l'età che deve essere compresa tra i 18 e i 20, e naturalmente la famiglia
- Avete tempo fino al 5 per mandarmi la scheda, solo dopo la mia conferma
- Prenderò UN SOLO OC per famiglia, quindi non mandatemi dei gemelli perchè NON saranno presi
- Gli OC devono essere della Gran Bretagna, non proponetemi personaggi dalla Groelandia
- Se partecipate dovrete essere costanti, questo significa rispondere a mie eventuali domande/richieste e recensire almeno a capitoli alterni, altrimenti sarete eliminati


Scheda

Nome:
Età:
Ex Casa:
Carattere:
Aspetto:
Prestavolto:
Paure/debolezze:
Passioni/talenti:
Molliccio:
Amortentia:
Patronus:
Cosa ama/odia:
Relazione:
Amicizie/Inimicizie:
Altro:* (segreti, cenni sulla famiglia ecc)

Tutti i punti non dovranno superare le 8 righe e cercate di non mandarmi Mary Sue e Gary Stue.

Infine, ecco Abraxas Malfoy:

                                        
                                                   Abraxas Malfoy, 20 anni, ex Serpeverde e Portiere, Disponibile per relazione
                                            Arrogante, sicuro di se, intelligente e un po' calcolatore: ama vincere, è competitivo
                                             e farà di tutto per primeggiare.  Si fida di poche persone, i suoi amici sono scelti con
                                                        attenzione e gli piacciono le persone sveglie, sarcastiche e determinate

              


Spero che parteciperete in tanti!

Signorina Granger
 

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Capitolo 2
*** Scelta OC ***


~~Scelta OC


 

Prima di mettervi la lista degli OC scelti, non starò qui a dirvi quanto fossero tutti perfetti e fantastici e quanto io li abbia adorati tutti… perché sarebbe veramente una cretinata.
Ovviamente i gusti son gusti, alcuni non mi hanno fatto entusiasmare, altri li ho scartati perché molto simili ad altri OC o ce n’erano più per la stessa famiglia (Specialmente i Selwyn, ai due autori che non troveranno i loro OC nella lista voglio dire che mi piacevano, ma ne avevo 3 tra cui scegliere), altri ancora mi piacevano ma non ero sicura di riuscire a rappresentarli decentemente.
E conoscendomi, è meglio non scegliere OC che non mi piacciono molto perché poi scriverei di loro molto, molto poco… e non avendone molti riesco anche a gestirli meglio.

Perciò, mi spiace per chi non è stato scelto, i gusti son gusti!

Qui sotto c'è la lista degli OC scelti... alcuni sono senza Prestavolto perchè come sempre il mio caro PC non mi fa pubblicare se il capitolo contiene più di qualche immagine... quindi ho messo solo quelli dei ragazzi, troverete quelli delle ragazze nel prossimo capitolo.

 

 

 


Aerin Ollivander, 20 anni, Ex Tassorosso

 
Ariadne Shafiq, 19 anni, Ex Serpeverde

 
Elizabeth Abbott, 20 anni, Ex Tassorosso


Costance Prewett, 18 anni, Ex Grifondoro


Imogen Selwyn, 19 anni, Ex Corvonero



Altair Black, 20 anni, Ex Serpeverde


Elliott Boulstrode, 20 anni, Ex Corvonero


Ian Nott, 20 anni, Ex Corvonero


Maximilian Shacklebolt, 19 anni, Ex Grifondoro



Eccoli qui, sono 9 OC più Abraxas... quindi 10 personaggi.   In genere ne scelgo di più ma questa volta ho preferito così, in modo da riuscire a gestirli meglio visto il numero minore.
Gli OC non scelti saranno delle comparse e verranno ovviamente nominati di tanto in tanto, ma niente di più.

Ci vediamo al primo capitolo, che spero arriverà presto!

Signorina Granger

 

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Capitolo 3
*** Un gioco particolare (Parte 1) ***


~~Capitolo 1: Un gioco particolare (Parte 1)


 

Abraxas sbuffò sonoramente, le braccia conserte e la schiena appoggiata al freddo muro di pietra del corridoio, seduto su un divanetto di pelle scura e i piedi che tamburellavano con impazienza sul pavimento in parquet di noce.

Di che accidenti stavano parlando?   Odiava non sapere, Abraxas Malfoy aveva sempre detestato essere all’oscuro di qualcosa… e quando suo padre o sua madre lo tagliavano fuori da qualche decisione, s’innervosiva non poco.

Quando aveva sentito delle voci dal primo piano aveva fatto per scendere nel grande ingresso ma si era fermato sulle scale, stupito: avevano un ospite… e lui non ne sapeva nulla.

Aveva visto suo padre accogliere e salutare Cantankerus Nott, che il ragazzo conosceva di fama e di vista: alle feste dei Malfoy naturalmente era sempre stato invitato, era coetaneo di suo padre e ai tempi di Hogwarts erano stati compagni di scuola… tuttavia Abraxas l’aveva visto di rado ospite del padre senza un particolare ed apparente motivo.

Ovviamente aveva cercato di estorcere informazioni a sua madre, ma Harphya Gaunt non aveva rivelato quasi niente, limitandosi a dire al figlio che Gideon e Cantankerus dovevano discutere di alcune questioni su richiesta di quest’ultimo.

A quel punto Abraxas si era praticamente appostato davanti alla porta dello studio del padre, cercando invano di origliare qualcosa.  Pochi anni prima Nott aveva pubblicato una specie di saggio, “Sacre 28, doveva aveva elencato le uniche ed autentiche famiglie Purosangue inglesi, quelle più antiche e che esistevano fin dai tempi dei Fondatori di Hogwarts.

Naturalmente i suoi genitori avevano ben apprezzato il lavoro dell’uomo… possibile che avesse a che fare con questo? O almeno, in parte.

Abraxas sobbalzò quando la porta si aprì all’improvviso e, alzando lo sguardo, il ragazzo si ritrovò a guardare gli occhi grigi di suo padre… che non sembrava per niente sorpreso di vederlo lì.

“Abraxas. Vieni dentro per favore… dobbiamo parlarti di una cosa.”

Il biondo non se lo fece ripetere due volte e si alzò subito, entrando quasi di corsa nella stanza.   Cantankerus era seduto su una delle due poltrone davanti all’antica scrivania del padre e gli rivolse un cenno del capo mentre il ventenne sedeva nella poltrona di pelle affianco.

Cantankerus aveva un paio d’anni più di suo padre, ma la barba che portava ormai brizzolata come i capelli gli davano un’aria un po’ più vecchia… ma lo rendevano anche più intimidatorio, senza dubbio.

I suoi occhi, Abraxas sì che li ricordava bene: erano di un verde quasi inquietante, cerulei ed opachi… poteva quasi sembrare un cieco ma invece ci vedeva benissimo, anzi: suo padre diceva sempre che Cantankerus Nott vedeva anche troppe cose, più di quanto non fosse necessario.

Era intelligente, sveglio e furbo: si vedeva da come si guardava intorno
Elegante e sicuro di se: si vedeva da come teneva le gambe accavallate, da come sorrideva in modo cortese ma allo stesso tempo quasi minaccioso
E soprattutto era consapevole di essere tutto ciò già elencato, si vedeva da come impugnava il suo bastone da passeggio e dal suo linguaggio del corpo, guardando chiunque dritto negli occhi e tenendo costantemente la schiena e il capo dritti.

“Buongiorno, Abraxas.”

“Signor Nott… Lieto di vederla.”

Intanto Gideon Malfoy si era nuovamente seduto sulla sua sedia e guardava il figlio e l’ospite quasi in attesa, aspettando che l’uomo parlasse per primo.
Cantankerus si schiarì la voce e poi parlò, rivolgendosi al ragazzo seduto accanto a lui e che lo guardava con curiosità:

“Allora, Abraxas… come suppongo tu sappia, un paio d’anni fa ho reso noto l’elenco delle famiglie Purosangue della Gran Bretagna… Le “Sacre 28”, come vennero soprannominate nel Rinascimento.   Tuttavia negli ultimi tempi ci sono anche troppe riforme a favore dei Babbani e dei Nati Babbani… e credo sia compito di noi Purosangue salvaguardare i nostri diritti, tuo padre è d’accordo con me e suppongo anche tu.  Perciò, ho fatto una proposta a Gideon e lui ha accettato: diversi anni fa i membri abbastanza giovani delle famiglie si riunivano in una specie di competizione, che alla fine portava ad un vincitore.  Questa tradizione si è lentamente persa nel tempo e ormai non viene celebrata più da molto tempo, ma ho pensato che sarebbe arrivato il momento di riproporla a te e ai tuoi coetanei, mio nipote incluso. Giusto per ricordare ai Nati Babbani e ai Mezzosangue che saremo sempre un gruppo distinto e diversi gradini sopra di loro.”

“Beh… mi sembra una buona idea, ma perché ne ha parlato proprio con noi?”

Alla domanda di Abraxas Cantankerus sorrise appena, come se si aspettasse quelle parole da parte del ragazzo:

“Perché ho fatto una richiesta a tuo padre… Se è disposto a rendere disponibile il Manor per questo “gioco”.  Gli altri ragazzi vi raggiungerebbero qui, dopotutto avete abbastanza spazio… Allora, che cosa ne dici Abraxas? Saresti disposto a prendere parte a questa competizione tra giovani Purosangue?”

Il biondo postò lo sguardo da Cantankerus a suo padre, che lo scrutava a sua volta. 
Il ragazzo non era del tutto certo di avere scelta, ma in ogni caso aveva già una risposta alla domanda di Nott: sorrise, rivolgendosi nuovamente al suo ospite prima di annuire con un cenno del capo:

“Ovviamente, Signor Nott… non me la perderei per nulla al mondo.”






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Angolo Autrice:

Buonsalve a tutti!
So che vi aspettavate di vedere gli OC ma prima volevo scrivere questa piccola introduzione... ma non temete, la seconda parte con gli OC arriverà domani!
Anche perchè ora sono cominciate le vacanze (*.*) e quindi avrò molto più tempo da dedicare alla scrittura... per chi ha esami in arrivo, gli faccio i miei auguri e per chi invece non ne ha... godetevi queste vacanze.
Ci vediamo domani con la seconda parte e con la presentazione dei vostri OC, spero che vi piaceranno!

Intanto, ecco i Prestavolto delle ragazze, come avevo predetto:




Aerin Ollivander, 20 anni, Ex Tassorosso


Ariadne Shafiq, 19 anni, Ex Serpeverde


Elizabeth Abbott, 20 anni, Ex Tassorosso


Costance Prewett, 18 anni, Ex Grifondoro


TatianaRomanova... non odiarmi, mi spiace non aver messo il PV di Imogen ma questo PC maledetto NON mi fa mettere più di quattro immagini! La beneamata immagine arriverà nel prossimo capitolo, lo prometto! Scusa ancora!


Signorina Granger

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Capitolo 4
*** Un gioco particolare (Parte 2) ***


~~Capitolo 1: Un gioco particolare (Parte 2)


 

Una doccia, qualcosa da mangiare… e un divano comodo.

Ecco tutto quello che voleva Maximilian Shacklebolt in quel momento, mentre planava verso il campo da Quidditch sfinito. Aveva appena finito il terzo allenamento della settimana ed era decisamente felice che fosse finalmente venerdì sera… relax, era anche ora.

Il ragazzo scese dalla scopa e si avviò verso gli spogliatoi con il manico in mano e la fronte madida di sudore come i suoi compagni, ma venne fermato dal vice-allenatore dei Cannoni di Chudley, che gli si avvicinò con una busta in mano:

“Shacklebolt, è arrivato un gufo per te da tua madre… dice che le è arrivata questa stamattina e te l’ha subito mandata.”

Maximilian prese la lettera accigliato, chiedendosi chi gli avesse scritto… e quando girò la busta per leggere il mittente, per poco non perse qualche anno di vita: aveva ricevuto una lettera dall’ultima persona che si aspettava o che voleva anche solo lontanamente sentire o rivedere.

Abraxas Malfoy gli aveva scritto… probabilmente si era bevuto il cervello, o era sotto la Maledizione Imperius. O più probabilmente era uno scherzo di quell’idiota di Malfoy, che non aveva altro da fare se non ficcare il naso nelle faccende altrui o infastidire il prossimo.

Aveva un anno più di lui ma Maximilian se lo ricordava molto bene, quel pallone gonfiato dai capelli platinati… suo padre diceva che i Malfoy erano fatti con lo stampo, tutti uguali. E in fin dei conto lui aveva studiato insieme a Gideon Malfoy, il padre di Abraxas: i motivi per dire così doveva averceli.

Se sua madre glie l’aveva spedita doveva aver pensato anche lei che fosse strano, e Maximilian aprì la busta mentre entrava nello spogliatoio, quasi non sentendo le parole dei suoi compagni mentre la stanchezza praticamente svaniva di fronte alla curiosità che l’ex Grifondoro provava in quel momento.

Molto probabilmente si trattava di una stupidaggine, o almeno così credeva il ragazzo… non poteva sapere quanto invece fosse importante, il contenuto di quella lettera.

                                                                                 *

Imogen Selwyn si annoiava.
Imogen Selwyn avrebbe tanto voluto darsela a gambe in quel momento.
Imogen Selwyn avrebbe voluto occuparsi del giardino, invece di stare chiusa in un salottino in compagnia di sua madre e di sua zia.
E soprattutto, Imogen Selwyn odiava il the.

Sua madre storceva il naso quasi ogni giorno da anni, quando puntualmente la figlia declinava la tazza di the che la donna, nella vana speranza che la ragazza iniziasse a berlo, l’accettasse.

Era inglese e odiava il the… beh, era la prova che gli stereotipi non valgono in ogni circostanza.

Tuttavia, anche se la ragazza non lo beveva mai, sua madre insisteva perché alle 17 in punto la figlia diciannovenne si presentasse nel salottino e le tenesse compagnia mentre lo beveva.

Imogen spesso immaginava che, un giorno, sarebbe arrivata nel salotto e avrebbe rovesciato la teiera addosso a sua madre e al suo bel vestito dalla gonna svasata… ma per ora rimaneva solo un sogno, una specie di piccola vendetta che la ragazza covava silenziosamente, cerca che un giorno o l’altro l’avrebbe portata a termine.

Noia, noia, noia…
Perché sua madre la torturava in quel modo?  Imogen stava seduta come una bambolina sulla poltrona, le gambe accavallate come sua madre le aveva insegnato e le mani che tamburellavano con impazienza sui braccioli.  Gli occhi chiari della ragazza erano fissi sull’orologio a pendolo, pregando che quella mezz’ora passasse in fretta: non vedeva l’ora di poter tornarsene in camera sua in santa pace, senza doversi sorbire i pettegolezzi che uscivano come fiumi dalle bocche della madre e della zia.

Quando la porta della piccola stanza si aprì e spuntò uno dei loro elfi domestici, Imogen sorrise e per poco non andò ad abbracciare Kollins, che teneva una lettera stretta in mano.

Finalmente era successo qualcosa in mezzo a quella noia!   Di qualunque cosa si trattasse, Imogen ne era comunque lieta… se non altro le due pettegole sedute di fronte a lei avevano smesso di parlare, anche solo per pochi istanti.

“Kollins, che cosa c’è? Sai che non voglio essere interrotta mentre bevo il the.” 

Imogen fulminò la madre con lo sguardo, irritata come sempre dal tono gelido e altezzoso che la donna usava quando parlava con il povero e servizievole elfo, che chinò il capo e si avvicinò di qualche passo parlando con un filo di voce:

“Chiedo scusa, signora… ma è arrivata una lettera per la Signorina Imogen e…”

Per una volta, al diavolo le buone maniere, al diavolo il bon ton e anche sua madre!
Imogen non se lo fece ripetere due volte e si sporse sulla poltrona per prendere la busta dalle mani dell’elfo, sorridendogli e ringraziandolo prima di congedarlo, dicendogli che poteva andare.

L’elfo s’inchinò e poi sparì nel nulla, mentre Imogen girava la busta per leggere il mittente e sua madre la fulminava con lo sguardo:

“Imogen Alice Selwyn! Ti sembra il modo di comportarti? Io di certo non ti ho insegnato così… per tua fortuna tua zia non è tipo da scandalizzarsi per cose simili.”

Imogen avrebbe tanto voluto dirle che non le sarebbe importato anche se al posto della zia ci fosse stato il Ministero della Magia… però si morse la lingua e preferì non farlo, limitandosi invece a sorridere in direzione della madre, mentre alzava la lettera e la ruotava in modo che anche le due donne potessero leggere il nome del mittente, scritto nell’elegante e stretta calligrafia che Imogen conosceva bene.

“Scusa, mamma… ma è una lettera di Abraxas e sono impaziente di leggerla. Se non vi dispiace, torno nella mia stanza e vi lascio sole.”

Colpito e affondato.

Imogen sorrise mentalmente al vedere i lineamenti della madre addolcirsi all’istante, quando la figlia aveva nominato il rampollo dei Malfoy che la donna tanto aveva in simpatia.

Perché sì, se c’era una cosa che Imogen aveva fatto bene agli occhi di Elizabeth Selwyn, era stato proprio iniziare una relazione con Abraxas Syberius Malfoy.

“In questo caso, hai il permesso di leggerla da sola… ma fammi sapere, in caso di notizie importanti!”

Imogen sorrise e si alzò, ringraziando la madre e congedandosi in fretta, aprendo la busta non appena la porta del salottino si chiuse alle sue spalle: non vedeva Abraxas da un paio di settimane e non vedeva l’ora di sapere che cosa le aveva scritto…

Di certo Imogen non si sarebbe mai aspettata il reale contenuto della lettera del fidanzato.

                                                                        *

Altair era seduto comodamente sulla sua preziosa sedia, dondolandosi mentre teneva le mani giunte e gli occhi fissi sulla lettera appena letta, appoggiata sul ripiano in mogano della scrivania intagliata.

Quando uno degli elfi era spuntato in camera sua con una lettera di Abraxas, Altair non era rimasto troppo sorpreso: i due erano coetanei ed erano stati entrambi smistati a Serpeverde 9 anni prima. Alla fine erano diventati anche buoni amici, con gran gioia delle rispettive famiglie: un’amicizia tra un Malfoy e un Black poteva portare ad ottimi riscontri… se uno dei due fosse stato una ragazza, di certo i genitori avrebbero anche combinato un fidanzamento.

Il contenuto della lettera, ecco che cosa aveva lasciato sorpreso Altair.
Sorpreso, ma anche divertito: aveva ovviamente sentito parlare delle Sacre 28 qualche anno prima, quando era stato pubblicato il saggio di Cantankerus Nott dov’erano state elencate le famiglie Purosangue della Gran Bretagna.

Ovviamente i Black e anche i Malfoy ne facevano parte, ma Altair non ci aveva dato troppo peso sul momento e non avrebbe mai pensato che il lavoro di Notta avrebbe portato a quello: una competizione tra tutti gli eredi delle 28 famiglie che si erano diplomati da poco… interessante, davvero interessante.

Prima Altair e Abraxas non si vedevano d qualche tempo… e al giovane Black non sarebbe dispiaciuto passare qualche tempo al bellissimo ed austero Malfoy Manor.
Senza contare che l’idea di una sfida non lo lasciava indifferente… Ad Altair Black vincere era sempre piaciuto e riuscire ad avere la meglio su altri 27 Purosangue suoi coetanei nonché ex compagni di scuola lo attirava non poco.

Altair sorrise, prendendo la sua piuma di pavone per rispondere al vecchio amico: se sarebbe andato a Malfoy Manor per quel gioco?  Ci poteva giurare, che ci sarebbe andato.

E poi, se c’erano tutti gli eredi di tutte le famiglie… ci sarebbero state anche diverse ragazze, tutte Purosangue e circa sue coetanee.

Aveva un’occasione decisamente succulenta per divertirsi parecchio, non c’era alcun dubbio.

                                                                         *

“Stephen, sai che potrei ucciderti per avermi svegliato alle 8 nel mio primo giorno di ferie, vero?”

Alla domanda decisamente retorica della sorella minore Stephen Abbott sorrise, mentre tirava le tende e la sorella si rigirava nel letto, borbottando qualcosa sui fratelli rompiscatole che non lasciavano dormire.

“Scusa Lizzy… ma è arrivata una lettera per te e a giudicare dal mittente, credo che sia abbastanza importante.”

“Perché, chi mi scrive? Aerin?”

Domandò la ragazza sospirando, alzandosi a sedere sul letto e passandosi una mano tra i capelli castano scuro arruffati dal sonno:

Il fratello di un paio d’anni più grande scosse la testa, lasciando la busta alla sorella senza dire altro: voleva godersi la reazione di Elizabeth, quando avrebbe letto il nome del mittente:

Lizzy girò la busta e quando lesse il nome scritto in nero sgranò gli occhi, non riuscendo a credere: Malfoy?

“Che? Sei sicuro che sia per me?”

“Beh, c’è scritto il tuo nome… a meno che non abbiamo una cugina tua omonima, ma non mi risulta Lizzy.”

Elizabeth fulminò il fratello con gli occhi scuri e gli ordinò di andarsene, assestandogli anche una cuscinata.

Quando fu sola, Lizzy abbassò lo sguardo sulla busta, confusa: conosceva Abraxas Malfoy, certo… ma di certo non si erano mai scritti, non lo vedeva dal diploma e di certo non le era mancato negli ultimi due anni.
Avevano la stessa età ma non erano di certo mai stati amici, anzi… probabilmente era uno dei Serpeverde che aveva detestato di più e la cosa era sempre stata reciproca verso l’ex Tassorosso.

Elizabeth aprì la busta e spiegò la lettera, quasi certa che il bell’imbusto le avesse scritto per scherzo o qualcosa di simile.

Man mano che leggeva però dovette ricredersi: no, purtroppo non era affatto uno scherzo… o almeno lo sperava per lui, perché se Abraxas Malfoy l’aveva attirata a casa sua per scherzo doveva prepararsi a soffrire. E parecchio, anche.

                                                                                   *

Abraxas Malfoy gli aveva scritto una lettera.

Già quello di per sé era strano, considerando che avevano in comune solo l’età… e a quanto pare l’appartenenza ad una specie di cerchia, le “Sacre 28”.

Ad Elliott non era mai importato molto dell’essere Purosangue: certo era un Boulstrode, ma anche se suo padre avesse avuto un cognome diverso la sua vita non sarebbe stata poi molto diversa.

Però a quanto pareva Malfoy non la pensava allo stesso modo.  Elliott appoggiò la lettera sul tavolo dopo averla letta per la seconda volta, mentre pensava sul da farsi: era sempre bravo a prendere le decisioni migliori, manteneva sempre la calma in qualunque situazione ed era sempre stato un ragazzo piuttosto razionale.

Accettare l’invito strampalato di Abraxas? Non erano mai stati amici ma d’altro canto neppure si odiavano, anche se il biondo non era esattamente tra le più grandi simpatie per Elliott.
Lo aveva invitato solo per il suo cognome… perché, come lui, faceva parte delle Sacre 28.  

La lettera di Abraxas era abbastanza fredda e formale e Elliott ebbe il sentore che ne avesse scritte diverse tutte uguali… se aveva invitato lui dopotutto doveva aver scritto anche a tutti gli altri membri loro coetanei delle varie famiglia.

Elliott fece mentalmente un riepilogo dei cognomi che ricordava comparire nella lista delle 28 famiglie che aveva letto un paio d’anni prima, associando ai vari cognomi un volto.  Conosceva almeno di vista quasi tutti, era amico di alcuni e conosceva appena altri… per altri ancora invece era un perfetto estraneo.

Il ragazzo prese un foglio di pergamena e intinse la piuma nel calamaio, sapendo cosa e a chi scrivere: Sacre 28 era un’opera di Cantankerus Nott… quindi il suo migliore amico doveva saper per forza qualcosa sulla faccenda: Ian era suo nipote, dopotutto!

                                                                               *

“Aerin, è arrivato Sky con la posta e c’è una lettera per te.”

Aerin Ollivander se ne stava comodamente seduta sul divano di pelle nero nel salotto di casa sua, intenta a leggere un libro quando sua madre spuntò dalla cucina con una busta in mano… e la faccia strana.

Aerin abbassò il libro e guardò la madre con curiosità, chiedendole il perché della sua faccia confusa.

“Beh… leggi il mittente.”

La figlia obbedì, voltando la busta per leggere il nome del mittente misterioso… che altri non era che Abraxas Malfoy!

“MALFOY? Dev’essere uno scherzo!”

Sbottò la ragazza sgranando gli occhi, aprendo la busta confusa: non si erano decisamente mai scritti, lei e Malfoy… figuriamoci! Anzi, era stata ben contenta di non doverlo più vedere, quando si erano diplomati!

In effetti Aerin aveva perso i contatti con diversi ex compagni di scuola, tranne ovviamente Elizabeth e pochi altri.

Malfoy e lei non erano mai stati amici, provavano anzi un reciproco sentimenti di antipatia che non avevano mai tentato di mascherare.
Quindi, perché ora le scriveva, quando oltretutto non si vedevano da due anni?

Aerin lasciò la busta sul divano e lesse in fretta la lettera non molto lunga, cercando di decifrare la calligrafia stretta di Abraxas mentre sua madre continuava a guardarla, visibilmente confusa e curiosa quanto l’ex Tassorosso.

“Mamma… Abraxas Malfoy mi ha invitato a casa sua.”

“Che?”

“Hai sentito bene… Abraxas Malfoy mi ha invitato a casa sua per qualcosa a che fare con le “Sacre 28” … ricordi il saggio di Nott, quello che è uscito qualche anno fa? A quanto pare lui e il paparino di Malfoy hanno avuto la brillante idea di convocare tutti noi delle famiglie a casa loro… disgraziatamente, tra queste fortunate famiglie ci sono anche gli Ollivander e quindi anche io.”

Sua madre sedette accanto a lei sul divano, guardandola accigliata:

“E pensi di accettare? Insomma, di andare nella tana dei serpenti?”

“Non lo so… prima di accettare, voglio scrivere a Lizzy. Se questa storia è vera, Malfoy deve per forza aver invitato anche lei.”

Aerin sorrise appena, pensando a ciò che aveva appena detto: Malfoy che invitava lei ed Elizabeth a stare a casa sua… qualcosa le diceva che non era farina del suo sacco, quella lettera.

Probabilmente era stato costretto dal padre, o comunque non ne era troppo contento nemmeno lui.
Tuttavia Aerin voleva vederci più chiaro in quella storia e l’ipotesi di rifiutare la proposta si stava sempre più allontanando dalla sua testa… 

Doveva parlarne con la sua migliore amica, e in fretta. Insieme avrebbero deciso sul da farsi, come sempre.

                                                                               *

Ian si rigirava la lettera tra le mani, seduti sul divano e lo sguardo fisso sul camino spento davanti a lui.
In realtà davanti al ragazzo era seduto suo zio, ma Ian stava riflettendo e preferiva non guardare negli occhi l’uomo… Cantankerus Nott aveva il potere di intimidire chiunque con lo sguardo, convincendolo a fare ciò che voleva.  Suo padre diceva sempre che il fratello maggiore non aveva bisogno della Maledizione Imperius e Ian non poteva che trovarsi d’accordo con il padre.

“Suppongo di non avere scelta, giusto zio?”

Domandò Ian dopo diversi attimi di silenzio, spostando finalmente gli occhi scuri sull’uomo.   Cantankerus sorrise amabilmente, segno che il ragazzo aveva appena detto una cosa giusta:

“Corretto. Sei sempre stato molto sveglio, Ian… ero certo che avresti capito in fretta. Sei mio nipote e l’erede dei Notti, ragazzo… sei decisamente l’ultimo che può mancare in questa circostanza.”

“Già, perché tu hai scritto Sacre 28… sarebbe un bello smacco se io mancassi, non è così zio?”

Ian assottigliò gli occhi mentre parlava con lo zio, che annuì con un lieve cenno del capo:

“Ovviamente… e infatti non mancherai, sono sicuro che tuo padre sarà d’accordo con me.”

Ian quasi rise alle parole dello zio, che ovviamente se ne rese conto: sapevano entrambi che Albert Nott finiva sempre per assecondare le decisioni del fratello.  Dopotutto Cantankerus era il maggiore e il padre di Ian cedeva sempre, alla fine… forse anche perché l’altro era molto insistente e continuava finché non otteneva ciò che voleva.

Peccato che Ian fosse un gran testardo, esattamente come suo zio… e aveva intenzione di dargli filo da torcere, se proprio doveva accettare per forza l’invito di Abraxas Malfoy.

“Bene, allora scriverò a Malfoy… Come vuoi tu zio, come sempre.  Finisce sempre così, no?”

Cantankerus sorrise e un luccichio illuminò gli occhi verdissimi dell’uomo che il nipote non aveva ereditato, prendendo invece gli occhi neri di sua madre…  E forse non gli dispiaceva poi molto: gli occhi dello zio e del padre erano un po’ terrificanti, specialmente se accoppiati con i sorrisi minacciosi di Cantankerus.

L’uomo si alzò con l’aiuto del bastone in avorio che si portava sempre dietro, anche se ovviamente non gli era strettamente necessario: non era certo vecchio e camminava benissimo anche da solo…
Una volta Ian, da bambino, gli aveva chiesto perché lo usasse.    Lo zio si era messo a ridere, rispondendo che anche suo padre lo usava sempre… diceva che si addiceva a uomini del loro rango… uomini come i Nott.

Se voleva dire che un giorno avrebbe dovuto usarlo anche lui, se lo poteva anche scordare.   Ian l’aveva pensato molte volte, ma non aveva ancora avuto il coraggio di dirlo apertamente allo zio.

“Saper ottenere quello che si vuole è un’arte, Ian... forse un giorno lo capirai. Ti saluto, ma ci vedremo presto a Malfoy Manor… vedi di essere puntuale, a differenza di tuo padre.”

Detto questo l’uomo sparì, Smaterializzandosi senza aggiungere altro.    Ian quasi sospirò di sollievo, alzandosi non appena lo zio fu sparito: le Sacre 28 a raccolta… se non altro dovevano essere stati invitati anche alcuni vecchi amici di scuola, Elliott incluso.

Ian prese la lettera di Malfoy e corse nella sua stanza, impaziente di scrivere all’amico anche se, ne era certo, stava per ricevere a sua volta una lettera da Elliott: conoscendolo, non appena letta la lettera di Malfoy gli avrebbe scritto in cerca di spiegazioni.  

Spiegazioni che sarebbe stato in grado di dargli?   Ian non ne era del tutto certo, dopotutto suo zio non si era poi spiegato più di tanto… si era solo limitato a dire che non poteva non accettare e che era una questione importante.

Ian sbuffò, lasciando la lettera sulla sua scrivania prima di buttarsi sul letto matrimoniale: non aveva una gran voglia di ritrovarsi bloccato tra suo zio e Abraxas a Malfoy Manor… ma non aveva molta scelta e almeno avrebbe potuto passare un po’ di tempo con qualche amico.

Si era diplomato da due anni e l’ex Corvonero non vedeva alcuni vecchi compagni da un po’… magari alla fine si sarebbe pure potuto divertire o fare qualche simpatico scherzetto al caro, autoritario zio Cantankerus.

Con quella prospettiva in mente Ian sorrise, lo sguardo sul soffitto della sua stanza: avrebbe scritto a Malfoy, chiedendogli quando doveva recarsi a casa sua… conoscendo suo zio quel pallone gonfiato di Abraxas avrebbe risposto con una data molto vicina, giusto per non lasciare il tempo a qualche poveretto di cambiare idea.

Ian però si chiese se qualcuno avrebbe rifiutato: dopotutto lui era praticamnete con le mani legate per via dello zio… ma gli altri?   Qualcuno avrebbe declinato l’offerta?

Da un lato sperava di sì per quei poveracci, ma d’altro canto Ian pensava a come avrebbe reagito lo zio… sarebbe anche stato capace di andare lui stesso a prenderli e a trascinarli fino a Malfoy Manor a suon di bastonate, probabilmente.

                                                                        *

Lei stava benissimo da sola, non aveva bisogno di nessuno.

Quante volte aveva ripetuto quella frase? Molte, moltissime.    A se stessa, alla sua famiglia, ai suoi compagni di scuola… l’aveva detto molte volte.

Ariadne era seduta sul suo letto, le braccia conserte e la lettera appena letta appoggiata sul copriletto davanti a lei: poteva stare da sola, non aveva bisogno di nessuno…

Ma aveva appena ricevuto una lettera, una lettera di Abraxas Malfoy che le offriva un soggiorno a casa sua insieme ad altre 26 persone… 26 ex compagni di scuola che Ariadne conosceva già, chi più e chi meno.

L’ex Serpeverde si era diplomata un anno prima e non vedeva molte di quelle persone da diversi mesi… aveva invece visto Abraxas un paio di settimane prima, quando lei e i suoi genitori erano come sempre stati invitati ad una delle loro feste.
Avevano parlato brevemente e il ragazzo non aveva minimamente accennato niente riguardo alle Sacre 28 o ad un ritrovo tra loro… doveva essere quindi una trovata recente.

E probabilmente non era nemmeno del ragazzo, ma di suo padre Gideon.

In effetti il rampollo dei Malfoy non poteva vedere diverse persone tra quelle invitate… tra gli eredi delle varie famiglie.   Perché quindi invitarle a casa sua?   No, doveva esserci per forza lo zampino di Gideon Malfoy, poco ma sicuro.

Ariadne sorrise appena, quasi divertita dalla situazione che si era creata.  Aveva capito chi le aveva scritto non appena un elfo le aveva portato la busta, riconoscendo lo stemma impresso nel sigillo di cera verde scuro.

Un raduno con i 28 rampolli delle famiglie più influenti del mondo magico inglese… Ariadne aveva il sentore che si sarebbe anche divertita, se avesse accettato l’invito.

La ragazza si passò una mano tra i lisci capelli biondi, mentre l’idea di rifiutare l’invito si allontanava sempre di più dalla sua mente: no, non sarebbe mai potuta mancare… era un’occasione che di certo non le sarebbe ricapitata molto presto.

La bionda si alzò dal letto con la lettera in mano e uscì dalla sua camera, scendendo in fretta le scale per raggiungere la madre giù in salone:

“Mamma! Ci sono novità!”

                                                                                   *

L’allegria faceva parte di lei, lo era sempre… quasi 24 ore su 24.  
Quando però aveva letto il nome del mittente sul retro della busta, il sorriso era scomparso dal volto di Costante Prewett: quando mai Abraxas Malfoy le aveva scritto?  

Perché le scriveva, che cosa voleva?   Constance non poteva nemmeno dire di odiarlo o altro, praticamnete non lo conosceva nemmeno!

Lei si era appena diplomata mentre lui era più grande, aveva due anni in più di lei… e non erano nemmeno stati in Casa insieme: lei Grifondoro, lui Serpeverde. Non si erano praticamente mai parlati e la cosa non era pesata a nessuno dei due… perché le scriveva?

Forse l’aveva confusa per qualcun’altra…

Constance aveva così aperto in fretta la busta senza nemmeno alzarsi da tavola, con gli occhi dei genitori puntati addosso mentre facevano colazione tutti insieme, come ogni sabato.

La ragazza lesse in fretta il contenuto della lettera, che era stata scritta a mano ma in modo formale e distaccato: Abraxas doveva averla scritta uguale per diverse persone… probabilmente quasi tutti i 27 membri delle Sacre 28, che in gran parte di certo Abraxas non conosceva così bene da scrivere una lettera in modo personale.

“Allora Connie? Che succede? Sembra che tu abbia appena letto una notiziona.”

Alle parole del padre Connie sollevò lo sguardo dalla lettera che teneva in mano, ancora leggermente confusa:

“Emh… Abraxas Malfoy mi ha scritto, mi invita a casa sua.”

Ovviamente il porridge per poco non andò di traverso all’uomo, ma Connie non ci fece troppo caso mentre tornava a posare gli occhi sulla lettera: che razza di trovata era, quella di una competizione tra 28 ragazzi appena diplomati?

Evidentemente, presto avrebbe scoperto qualcosa di più sulle “Sacre 28”.






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Angolo Autrice:

Salve a tutti!
Come promesso, ecco finalmente i vostri OC, anche se brevemente presentati per ora.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, presto avrete modo di conoscere meglio tutti i personaggi che, devo dire, già mi piacciono molto... sento che mi divertitò con questa storia.

Ho voluto seguire lo stesso schema di Sacre 28, scrivendo delle loro reazioni al ricevere le lettere... se vi state chiedendo se ucciderò senza pietà Cantankerus come ho fatto con il povero Scorpius Malfoy, la risposta è no, state tranquilli!


O almeno per ora... sono abbastanza imprevedibile e chi mi conosce già lo sa, ma per adesso non credo proprio di uccidere Cantankerus.
In ogni caso, ecco anche l'ultima immagine... il Prestavolto di Imogen Selwyn:


 


Imogen Selwyn, 19 anni, Ex Corvonero


Ed ora sono tutti!  *Autori esultano* già, era ora!
Detto questo vi saluto, fatemi sapere come vi sono sembrati i vostri OC!

Signorina Granger

 

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Capitolo 5
*** Arrivo a Malfoy Manor ***


~~Capitolo 2: Arrivo a Malfoy Manor


 

“Ciao, Abraxas.”

Abraxas Malfoy era così concentrato sui suoi pensieri che non aveva nemmeno sentito qualcuno entrare nella stanza… si rese conto della presenza di Imogen solo quando la ragazza gli fiorò la spalla con la mano, salutandolo.

Il giovane Malfoy aveva quasi sussultato, voltandosi di scatto e rilassandosi subito quando aveva incontrato gli occhi azzurri di Imogen, sorridendole:

“Imogen… sapevo che saresti arrivata per prima.”

“Diciamo che volevo vederti prima che una massa di ex compagni di scuola invadano casa tua… E poi una signorina non è mai in ritardo.”

Abraxas sorrise mentre circondava la vita della ragazza con le braccia, divertito dall’imitazione che Imogen aveva fatto della madre.

“Verranno tutti?”

“Si, hanno tutti risposto affermativamente alla mia lettera… ti dirò tesoro, quasi mi dispiace… speravo di poter stare un po’ da solo con te a dire il vero.”

La bocca rosea di Imogen si piegò in un sorriso mentre delle voci dal piano di sotto facevano sottintendere che qualcuno era già arrivato a Malfoy Manor:

“Rilassatevi Signor Malfoy… sono sicura che troveremo il tempo anche per starcene un po’ in pace, lontano da occhi indiscreti.”

Abraxas accennò una risata alle parole della mora, accarezzandole una lunga ciocca di capelli scuri che era uscita dalla treccia olandese della ragazza:

“Non sai quello che dici, Imogen… questa casa ha occhi e orecchie ovunque. Ma sono certo che presto te ne renderai conto.”

                                                                                       *

“Grazie al cielo ti ho trovato! Hai idea di che cosa ho appena passato? Lucille Flint e Gillian Rowle ad illustrarmi la loro vita nei minimi dettagli, ecco cosa!”

Aerin si lasciò cadere sulla poltrona accanto a quella di Elizabeth, che rivolse all’amica un sorrisetto divertito:

“Si, anche io sono felice di vederti Aerin… e non preoccuparti, quelle due care ragazze mi hanno trattenuta per raccontarmi di come proceda la loro vita sentimentale. Secondo te pensano davvero che ce ne importi?”

“No, penso che secondo loro noi rosichiamo perché i nostri paparini non sono ricchi sfondati come i loro, e non abbiamo matrimoni programmati per convenienza. Sono felice che anche tu sia qui, Lizzy… altrimenti non so se sarei venuta.”

Elizabeth sorrise alle parole dell’amica, che le mise una mano sulla spalla in segno quasi di gratitudine.

Anche lei era contenta di rivedere l’ex compagna di scuola, anche se si trovavano spesso non era comunque la stessa cosa di vivere insieme 24 ore su 24…. Probabilmente l’unica nota positiva di aver accettato l’invito di Malfoy era poter essere di nuovo sotto lo stesso tetto.

Di nuovo il terribile duo che aveva accumulato rimproveri e punizioni di qualunque altro Tassorosso.

Ormai dovevano essere arrivati tutti, il salone dei Malfoy era pieno di volti noti, anche se la maggior parte erano conoscenze superficiali, persone che avevano conosciuto di sfuggita ad Hogwarts per differenza d’età.

Da quel che aveva potuto capire Lizzy, l’età di tutti i presenti era compresa tra i 18 e i 20 anni… quindi c’erano studenti che si erano appena diplomati e chi, come lei, Aerin e lo stesso Abraxas, aveva lasciato Hogwarts già da più di due anni.

“Secondo te hanno accettato tutti? A giudicare dal numero di persone, temo di sì…”   Osservò Aerin inarcando un sopracciglio mentre si guardava intorno, comodamente seduta accanto a lei con le gambe accavallate, come se fosse a casa sua.

“Vorrei poter dire che alcune persone hanno rifiutato l’invito… ma sfortunatamente non posso. Ed eccone una, tanto per iniziare.”

Aerin seguì l’indicazione di Lizzy e gli occhi della ragazza si posarono sull’ex compagno di scuola Isaac Burke… aveva la loro stessa età e sfortunatamente erano stati anche in Casa insieme. 

Un pallone gonfiato che sarebbe stato molto meglio a Serpeverde, decisamente… Lizzy si chiedeva ancora che cosa avesse pensato il Capello Parlante per metterlo a Tassorosso.

“Merda… avevo scordato che si chiama Burke di cognome. Vedi qualche altro volto noto che cercheremo di evitare?”

Lizzy stava per rispondere che la temibile coppia Flint- Rowle di stava pericolosamente avvicinando, ma la sua attenzione fu catturata da qualcos’altro: un volto l’aveva individuato, in effetti… solo che questa volta si trattava di un amico.

“Ehy, c’è Ian! Ian!”

Il giovane Nott, che stava parlando con un ragazzo che nessuna delle due ex Tassorosso riconobbe con un nome preciso, si voltò nella loro direzione al sentirsi chiamare.

Il moro sorrise quando vide chi l’aveva chiamato e, congegnatosi dal ragazzo con cui stava parlando, si avvicinò alle due:

“Salve, ragazze… non ci vediamo da un po’! Come state?”

“Bene! Dai, siediti qui con noi.”     Aerin accennò alla poltroncina di fronte a quella di Lizzy e il moro prese posto, già sapendo che cosa stava per chiedergli una delle due vecchie amiche:

“Senti Ian… visto che Cantankerus Nott è tuo zio… tu SAI perché siamo qui?”

Domandò Aerin con un sorriso innocentissimo, mentre Ian sorrideva beffardo come se stesse per prenderle in giro:

“Come, i vostri brillanti cervelli non ci sono ancora arrivati, signorine?”

“No, siamo desolate ma siamo delle semplici Tassorosso, non siamo munite del quoziente intellettivo altolocato tipico di voi Corvonero. Avanti Nott, parla.”

Elizabeth sfoggiò il suo sorriso fin troppo dolce ed innocente che suggeriva di seguire ciò che aveva detto: meglio non contrariare Elizabeth Abbott, Ian lo sapeva anche troppo bene.

Il moro stava per rispondere quando una voce molto familiare alle sue spalle lo interruppe ancor prima di inziare:

“Si Nott, spiegaci perché siamo qui… Non l’ho capito nemmeno io, con il mio altolocato quoziente intellettivo da Corvonero.”

Elliott Boulstrode sedette sulla poltrona di fronte a quella di Aerin, che sorrise divertita dalla frase del ragazzo, che aveva ovviamente riutilizzato le parole di Elizabeth in chiave ancor più ironica di quanto la ragazza stessa non avesse fatto:

“Ciao Elliott! Beh, se non c’è arrivato nemmeno lui siamo giustificate, giusto Lizzy?”    Elizabeth annuì, sorridendo ad Elliott che salutò le due ragazze prima di rivolgersi ad Ian:

“Grazie per avermi aspettato Nott, grazie davvero! Non dovevamo vederci all’ingresso?”

“Lo so scusa… ma sono stato praticamnete trascinato dentro dalla massa e non sto scherzando. Ad ogni modo, non ho nemmeno io ben capito cosa vuole farci fare mio zio, so solo che saremo impegnati in una specie di competizione tra noi e alla fine ci sarà un vincitore.”

“VINCITORE? Ma quale competizione, ci scommetto il valore di questo Maniero che alla fine vincerà Malfoy, è casa sua dopotutto no?”

Osservò Lizzy inarcando un sopracciglio forse a voce un po’ troppo alta, perché diverse teste, nonché amici del suddetto padrone di casa, si voltarono nella direzione dei quattro ragazzi.

“Vedo che i tuoi toni sono soavi come sempre e che non hai abbandonato il cinismo, Lizzy… ma sono d’accordo. Accetto la scommessa, Elizabeth.”

Ian le rivolse un sorriso e la ragazza ricambiò, certa di avere ragione: si sbagliava spesso su molte cose, ma ci avrebbe scommesso qualunque cosa che alla fine sarebbe vinto il padrone di casa.

                                                                                        *

“Meno male, finalmente un ex compagno di Casa! Ciao Maximilian!”

Maximilian si voltò, sorridendo a sua volta di fronte alla ragazza che l’aveva appena salutato che lo stava guardando con vivaci occhi verdi:

“Ciao Costanc- Connie!”

Stava per chiamarla Constance e ciò gli avrebbe probabilmente procurato una frattura ad un qualche arto. Connie Prewett era la persona più gentile e buona del mondo… ma odiava essere chiamata con il nome intero.

La ragazza infatti gli rivolse un sorriso, che era quasi stato una smorfia quando Maximilian stava per chiamarla Constance:

“Connie, esatto. Senti, ma siamo gli unici Grifondoro o è una mia impressione?”

“No, ho visto Heather MacMillan e Chad Weasley poco fa, ma a parte loro… sì, siamo pochissimi direi. Credo che su 28 ci siano almeno 14 Serpeverde, o almeno ho avuto questa impressione. Come te la passi? I M.A.G.O.?”

Connie sorrise con fare rilassato al sentire il nome degli esami che erano finalmente passati, e anche bene tra l’altro:

“Bene, non sono stata la migliore del corso ma se non altro sono sopravvissuta! Ma tu non dovresti iniziare con il campionato?”

La bocca di Maximilian si piegò in una smorfia alle parole della ragazza, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni neri e annuendo con un cenno del capo con aria contrariata, come se quello che stava per dire lo seccasse parecchio:

“Già… ma dovranno fare a meno di me, tempo. Il tempismo di Malfoy è stato ottimo, non c’è che dire.”

Connie stava per dire qualcosa, ma si bloccò alla vista proprio di Abraxas, che era appena entrato nel salone insieme a quella che la Grifondoro riconobbe come la ragazza del biondo, aveva un anno più di lei era stata a Corvonero, se non ricordava male… peccato che il suo nome fosse del tutto scomparso dalla sua memoria.

“Parli del diavolo e spuntano le corna… c’è il tuo amico Malfoy, Maximilian.”

Il giovane Shacklebolt si voltò, guardando il ragazzo quasi con disgusto: non era cambiato affatto… non lo vedeva da quasi due anni, ma era rimasto esattamente lo stesso fisicamente. E Maximilian aveva la sensazione che non fosse cambiato poi molto nemmeno caratterialmente.

                                                                               *
Abraxas era entrato nel salone insieme ad Imogen e ben presto erano stati raggiunti anche da Cantankerus, che rivolse al giovane Malfoy un cenno del capo che venne silenziosamente ricambiato.

“Un tipo loquace.”   Osservò Imogen inarcando un sopracciglio, mentre seguiva con gli occhi chiari i movimenti dell’uomo, guardandolo con curiosità.

“Non è un tipo da grandi discorsi… anche se, a mio parere, non sempre è un difetto.”

Aggiunse Abraxas con un mezzo sorriso, accennando alla quasi antipatia che provava per le persone eccessivamente estroverse e chiacchierone.
Imogen, che ovviamente sapeva benissimo quali persone invece preferiva il fidanzato non disse niente, mentre continuava a guardare Cantankerus quasi in attesa.

L’uomo si era fatto strada con disinvoltura tra i ragazzi presenti nella sala e si era avvicinato al camino di marmo bianco, davanti al quale c’era una singola poltrona di pelle… quella che veniva occupata dal padrone di casa.

Nessuno l’aveva mai detto apertamente, ma era una specie di legge non scritta a casa Malfoy e chiunque avesse fatto visita ad Abraxas almeno un paio di volte ne era a conoscenza… Imogen inclusa, quindi.

La ragazza inarcò un sopracciglio vedendo Cantankerus che sedeva sulla comoda poltrona: beh, la sfacciataggine non gli mancava, visto che di certo Nott sapeva benissimo che quello era il posto di Gideon Malfoy.

La ragazza si voltò verso Abraxas, che però non disse nulla, limitandosi ad alzare gli occhi al cielo: 
Suo padre era via e lui non aveva nessuna voglia di mettersi a far polemica per una stupidaggine simile… Che Nott sedesse dove gli pareva, a lui non importava poi molto.

“Pensi che ora ci illuminerà con qualche spiegazione? Perché io sono davvero curiosa.”  Osservò Imogen in tono lievemente seccato: era passata una settimana da quando aveva ricevuto la lettera di Abraxas… e da quando l’aveva letta non vedeva l’ora di scoprire di più.

“Non sei l’unica… Posso interrompere?”

Abraxas si voltò, sorridendo con fare rilassato al trovarsi davanti uno dei suoi migliori amici. Altair Black sorrise di rimando, salutando Imogen facendole l’occhiolino.

Ormai ci era abituata e la ragazza si limitò a salutarlo con tono un po’ distante: Altair non le era mai stato particolarmente simpatico, in realtà… era un po’ troppo pieno di se, anche per i suoi gusti. E se le piaceva Abraxas Malfoy, il che era tutto dire.

O forse a renderglielo non proprio simpatico era anche l’antipatia che un paio di sue amiche nutrivano per lui… o chissà, magari anche il fatto che quando era a scuola tutte le sue compagne di Casa gli morivano dietro.

A furia di sentirne parlare praticamente giorno e notte, Altair Black era praticamnete diventato fonte di nausea per Imogen Selwyn.

“Era ora, mi stavo chiedendo dove ti fossi cacciato… si può sapere che fine avevi fatto?”

Alla domanda dell’amico Altair si limitò a sorridere con una nota beffarda, stringendosi nelle spalle con fare angelico che non convinse affatto né Abraxas e tantomeno Imogen, che non disse niente ma aveva come la sensazione di sapere che cosa avesse tenuto impegnato Altair.

“Diciamo che mi sono trattenuto a salutare qualche vecchia conoscenza.”

Altair sorrise e Imogen roteò gli occhi: certo, non era difficile immagine quale genere di vecchia conoscenza… diciamo, tutte le ragazze presenti in sala?

“Se dovete parlare delle conquiste di Altair, io levo le tende signori.”

Imogen stava effettivamente per girare sui tacchi ma Abraxas la prese per un braccio mentre Altair ridacchiava proprio quando Cantankerus si schiarì la voce.  Tutti smisero all’istante di parlare o muoversi, restando in silenzio e con gli occhi puntati sull’uomo.

Anche Imogen si bloccò, la mano di Abraxas ancora stretta sul suo braccio.
Al diavolo Altair, non voleva perdersi nemmeno una parola di ciò che aveva da dire Nott.

                                                                      *

Mentre Cantankerus parlava, gli occhi azzurri di Ariadne vagarono sulla sala, osservando tutti gli altri ospiti di Abraxas. Vide il ragazzo in piedi accanto alla porta, ovviamente insieme a Black e alla sua ragazza, Imogen Selwyn.

Lei e Imogen avevano la stessa età, ma erano state smistate in Case diverse… lei Serpeverde e la Selwyn Corvonero. Ariadne non era mai stata tipo da avere molti amici, ma le persone sveglie le erano sempre piaciute… e Imogen Selwyn era decisamente una persona acuta.

Ovviamente non si poteva dire che fossero migliori amiche, ma erano sempre andate d’accordo, esattamente come con Abraxas.

Lei e il giovane Malfoy si erano conosciuti prima di inziare la scuola, quando lei aveva 9 anni e lui 10. Inizialmente non le era piaciuto perché le tirava i capelli e le saltellava intorno quasi con fare irritante, ma alla fine avevano trovato un compromesso ed erano riusciti a fare amicizia: lui non le avrebbe più tirato i capelli e lei non l’avrebbe preso a calci.

Un ottimo compromesso.

Ariadne vide Abraxas accorgersi che lo stava guardando e le rivolse un sorriso e un breve cenno con la mano, che la ragazza ricambiò mentre anche Imogen si era accorta della sua presenza e l’aveva salutata.
Altair aveva seguito la direzione degli occhi dei due e l’aveva guardata a sua volta, senza però salutarla o prestarle troppa attenzione… come sempre, del resto.

Ariadne non si scompose minimamente: ormai ci era abituata… lei e Black erano stati in Casa insieme ma, mentre lei parlava con Abraxas, lui non le prestava mai grande attenzione: non sapeva dire se gli stava antipatica o semplicemente ad Altair non interessasse troppo conoscerla.

Ad ogni modo, lei aveva avuto modo di capirlo almeno un po’ e si era sempre detta che non ci perdeva più di tanto: Altair Black poneva anche troppa attenzione sulle donne… lei si sarebbe decisamente infastidita con un continuo di sorrisetti, battutine e occhiolini. No, probabilmente l’avrebbe affatturato una volta o l’altra, decisamente.

A proposito di ragazze che affatturavano Black… Ariadne posò lo sguardo su quattro poltrone vicine, riconoscendo Ian Nott, Elliott Boulstrode, Elizabeth Abbott e Aerin Ollivander. Erano tutti di un anno più grandi di lei e non poteva dire di conoscerli troppo bene, ma per sentito dire o anche di vista non poteva dire di trovare simpatiche le due ragazze Tassorosso, anche se il ricordo del leggendario scontro tra la Abbott e Black la faceva quasi ridere ogni volta che ci pensava.

Di certo erano entrambe due ragazze sveglie, ma il fatto che fossero… Tassorosso e molto inclini a fare amicizia con chiunque, Nati Babbani inclusi, non aveva contribuito a renderle simpatiche agli occhi di Ariadne, che invece preferiva persone un po’ più riservate, diciamo.

Quanto a Ian Nott, le era sempre sembrato un ragazzo tutto fuorché riservato e con Elliott Boulstrode non ci aveva mai parlato… aveva sentito parlare di lui anche troppo, però, dalle sue irritanti compagne di Casa che sbavavano o per lui o per Altair Black.

In una angolo c’erano anche i noti Maximilian Shacklebolt, con il quale si era praticamnete fatta la guerra per sette anni, e Constance Prewett, che aveva un anno in meno di lei e che praticamente non conosceva.

Maximilian invece lo conosceva molto bene: Grifondoro, stesso anno ad Hogwarts. L’antipatia era scattata subito, alla prima lezione: erano stati disgraziatamente messi a lavorare insieme da Silente a Trasfigurazione ed erano stati subito… fuoco e fiamme.  

Lui, fin troppo estroverso e socievole.
Lei, non aveva troppa voglia di attaccare bottone o anche solo chiacchierare… lui aveva finito quasi con l’offendersi ed erano volate, nel giro di due ore di lezione, parole molto poco gentili che non erano mutate nel corso degli anni.

Gli opposti si attraggono? Chi aveva inventato quel detto probabilmente non aveva mai avuto a che fare con persone come lei e Shacklebolt.

                                                                          *

“Quindi ci dividerà in due squadre! Beh, speriamo di non capitare con gente poco gradita…”

Osservò Ian a mezza voce, zittendosi subito all’occhiata fulminea di Elliott che era deciso a sentire tutto il discorso di Cantankerus.

L’uomo aveva appena spiegato brevemente ai ragazzi perché erano lì, che una specie di competizione tra giovani Purosangue era una tradizione risalente quasi al Medioevo ma che si era lentamente persa nel tempo… ed era il momento di rimediare, anche perché erano pur sempre appena usciti da una guerra e quello poteva essere quasi un modo per festeggiare.

“Beh, se non altro sarà divertente! Adoro le sfide!”

Elizabeth sorrise allegramente mentre Aerin la guardava con un che di eloquente: in realtà a Lizzy piaceva vincere, più che le sfide in se… ma la Tassorosso decise che era meglio non dirlo ad alta voce, non quando c’era un silenzio quasi di tomba nel salone, fatta eccezione per la voce di Cantankerus.

Dal canto suo, ad Aerin bastava essere in squadra con persone gradevoli… probabilmente sarebbe scappata a gambe levate se fosse capitata insieme a Lucille e a Gillian.  Quando seppero che le squadre erano già state preparate da Nott, tutti furono scossi da un brivido: chissà con chi erano stati messi dall’uomo.

Ian fu l’unico a rimanere impassibile, guardando lo zio come se si aspettasse quelle parole: conoscendolo, non si sarebbe mai fatto scappare l’occasione di metterli in difficoltà. Era certo che non avesse formato le squadre in base alle simpatie tra i ragazzi, poco ma sicuro.

Ian rivolse uno sguardo ad Elliott, sperando essere con l’amico anche se infondo era certo che lo zio li avesse divisi.

E infatti, quando poco dopo Cantankerus iniziò ad elencare la divisione, si sentirono diverse proteste da ogni angolo della sala:

“La prima squadra è composta da Abraxas Malfoy, Imogen Selwyn...”

“To’, non l’avrei mai detto.”   Osservò tra i denti Elizabeth con cipiglio quasi divertito mentre Aerin la zittiva: Elizabeth Abbott era testarda e forse cinica… ma era convinta che quella gara fosse almeno un po’ pilotata e avrebbe cambiato idea solo quando avrebbe visto sul podio qualcuno di diverso da Abraxas Malfoy.

“… Lucille Flint, Aghata Lumacorno, Fabian Gaunt, Sean Avery, Ian Nott, Heather MacMillan, Derick Lestrange, Amelia Rosier, Annabeth Greengrass, Elizabeth Abbott…”

Ian si voltò verso l’amica e le rivolse un sorriso quasi sollevato, felice di avercela in squadra insieme. 
Elizabeth però aveva gli occhi scuri puntati su Imogen, che si era voltata verso di lei e le aveva rivolto un sorriso sincero, che la ragazza aveva ricambiato.  Abraxas si era girato a sua volta, senza sforzarsi troppo di mascherare la scontentezza di averla in squadra insieme.  Ovviamente Elizabeth non batté ciglio, sapendo che l’antipatia era reciproca… ma Imogen assestò al fidanzato una gomitata e gli sussurrò qualcosa, mentre la Tassorosso rideva sotto i baffi: conoscendo Imogen, era certa che stesse ordinando ad Abraxas di provare almeno ad essere gentile con lei.

Apprezzava gli sforzi dell’ex Corvonero per instaurare un rapporto civile tra lei e il ragazzo… ma era tutto inutile, e sia Lizzy che Abraxas lo sapevano benissimo.

“… Gabriel Paciock e Altair Black. Gli altri sono tutti nella seconda squadra.”

Aerin cercò di trattenere una risata mentre Lizzy quasi si strozzava con la sua stessa saliva:

Abbott, Malfoy, Black.

Tre cognomi che, messi vicini, erano visibilmente un errore… un grosso errore.
Abraxas si voltò verso l’amico e gli assestò una pacca sulla spalla, visibilmente felice di essere insieme ad Altair mentre invece Elizabeth probabilmente sarebbe scappata da una finestra se non si fosse consolata con l’avere, almeno, Ian con lei.

“Peccato però, sarebbe stato bello essere insieme… dici che tuo zio l’ha fatto apposta?”

Domandò Elliott rivolgendosi all’amico e ignorando la faccia sgomenta che aveva assunto Lizzy, mentre Aerin sghignazzava.

“Ovvio che l’ha fatto apposta, si sarebbe tagliato un braccio piuttosto che mettermi con i miei amici… pazienza, io e Lizzy cercheremo di consolarci.”

“CONSOLARCI? Ma hai sentito con chi ci ha messi tuo zio? Malfoy, Black… per non parlare della Flint e di quel cretino di Fabian! In ogni caso hai poco da ridere tesoro, ricorda che tu hai la Rowle con te. E PURE Ariadne Shafiq.”

Aerin smise immediatamente di sorridere, piegando invece le labbra in una smorfia: decisamente, non ci aveva pensato… forse non era messa male quanto l’amica, ma nemmeno lei poteva dirsi al settimo cielo.

“Beh, guarda il talo positivo però… almeno il caro Signor Nott ha diviso le due arpie, così nessuna di noi due dovrà sorbirsi Lucille e Gillian insieme.”

Elizabeth si strinse nelle spalle con nonchalance, quasi lieta che fosse il suo turno per prendere un po’ in giro l’amica.

La ragazza fece saettare lo sguardo sulla biondissima Ariadne, che la stava guardano a sua volta e decisamente non stava mascherando il disappunto.

“Beh, se non altro ci sono Maximilian e Chad… almeno loro sono simpatici.”  Sospirò Aerin in tono quasi rassegnato, accennando ai due Grifondoro.

Elliott invece sembrava piuttosto rilassato e tranquillo, come se la divisione delle due squadra quasi non gli importasse: in fin dei conti non gli interessava troppo con chi era stato messo, anche se ovviamente un po’ gli dispiaceva di non essere con Ian: era una persona che tendeva a non dare confidenza a molti, però in generale riusciva ad instaurare rapporti pacifici un po’ con tutti anche se spesso veniva preso per timido per il suo modo di fare tranquillo e un po’ silenzioso.

“Beh, guardate il lato positivo: Nott ha detto che il gioco è ad eliminazione… alla fine rimarremo in poco più di 10. E questo vuol dire che quasi tutti i presenti in questa sala presto se ne torneranno a casa.”

Alle parole di Elliott due ghigni identici comparvero sui bei volti di Aerin ed Elizabeth, che si guadagnarono dai due ragazzi due sguardi quasi preoccupati:

“Giusto… beh, allora credo che forse potrò anche divertirmi.”   Elizabeth sorrise amabilmente schioccando la lingua, mentre teneva lo sguardo fisso in una direzione precisa.

Ian e Elliott si guardarono preoccupati, quasi non volendo pensare a cosa avrebbero combinato le due ragazze… anzi, era quasi una fortuna che Cantankerus le avesse divise… insieme, quando volevano combinare qualcosa, erano più temibili di un’intera banda di Serpeverde assetata di sangue.

“Perché ho la sensazione che non ci sarà da stare tranquilli?”   Domandò Elliott con un filo di voce rivolgendosi all’amico, che rispose sorridendo un po’ nervosamente:

“Tranquillo, non sei l’unico… mi sa che dovremo tenerle d’occhio, Elliott.”

                                                                    *

“Beh, non ci poteva andare meglio direi! Sono insieme alla mia bellissima ragazza e al mio amico… non mi posso lamentare.”

Imogen rivolse ad Abraxas uno sguardo divertito, sapendo che aveva chiesto a Nott di metterlo insieme a lei e ad Altair… anche Black sembrava abbastanza contento della divisione delle squadre e l’ex Corvonero, così come Abraxas, poteva facilmente dedurne il motivo:

“Fammi indovinare Altair… stai sorridendo perché in squadra con noi ci sono Amelia Rosier, Lucille Flint e Heather MacMillan?”

Alla domanda di Imogen Altair si limitò a sorriderle come un bambino che ha rubato delle caramelle sotto gli occhi di sua madre, cosa che fece ridacchiare Abraxas e alzare gli occhi al cielo ad Imogen: avrebbe dovuto ascoltare le moine di Altari Black in azione per tutte le sfide… già temeva il peggio.

“Indovinato Imogen… in effetti non mi posso lamentare della squadra, credo che andrò a ringraziare Cantankerus più tardi!”

Imogen inarcò un sopracciglio e rivolse ad Abraxas uno sguardo confuso, senza capire: pensava che Altair si sarebbe lamentato di essere insieme ad Elizabeth… ma il biondo scosse la testa, suggerendole di lasciar perdere e la mora non aggiunse altro, anche se in cuor suo era curiosa di vedere i due costretti a stare fianco a fianco.

Cantankerus infine li congedò, suggerendo ai ragazzi di sistemare i bagagli nelle varie stanze prima di uscire a sua volta dal salone, annunciando che si sarebbero rivisti a cena e che le sfide darebbero cominciate il giorno successivo.


“Bene, allor ti saluto, credo che andrò a scoprire dove mi hanno sistemata… ci vediamo a cena, tienimi un posto libero!”   Connie rivolse un sorriso a Maximilian prima di allontanarsi, sperando di non essere stata messa in stanza con qualcuno che non poteva sopportare.

Sfortunatamente, di ragazze della sua età ce n’erano ben poche e la Grifondoro si ritrovò a dover dividere la stanza con l’odiatissima Annabeth Greengrass, ex Serpeverde del suo stesso anno.

Quando Connie lesse il nome della ragazza accanto al suo sul foglio appeso nell’ingresso, piegò per un momento le labbra in una smorfia.  Tuttavia l’allegria che la caratterizzava ritornò in fretta, dicendosi che dopotutto in camera avrebbe dovuto passarci poco tempo… e Annabeth in fin dei conti non era nemmeno in squadra sua.

Poteva sempre sperare che la eliminassero in fretta!

“Ti è andata male, Connie?”   Domandò sghignazzando Maximilian, che invece era stato messo insieme all’amico Chad Weasley. La giovane Prewett assestò al giocatore di Quidditch una gomitata, suggerendogli di stare zitto o l’avrebbe trasformato in un colibrì.


“Se mi hanno messa con la Flint, giuro che vado da Nott e gli faccio un bel discorsetto!”   Osservò Elizabeth mentre, sgomitando, lei e Elliott cercavano di farsi strada per leggere la divisione delle stanze.

La Tassorosso sorrise con sollievo quando lesse il nome di Aerin accanto al suo: se non altro, l’avevano messa con la sua amica, esattamente come Elliott che era stato messo insieme ad Ian.

Chiunque avesse organizzate lo stanze aveva avuto un po’ di pietà.

“Scusa Altair, tu che sei alto riesci a vedere con chi sono io? Non vedo un accidenti con tutte queste teste!”

Sbuffò Imogen a voce alta, in piedi accanto ad Altair che sorrise, leggendo il nome che interessava alla Corvonero:

“Sei con Ariadne Shafiq… beh, poteva andarti peggio direi!”

“Già, lo penso anche io… e tu invece? Avrei detto che saresti stato con Abraxas, ma lui è da solo.”

“Naturale, figurati se il Principe rinuncia alla sua stanza singola! Comunque sono con Starkey Yaxley, non mi posso lamentare… pensa se mi avessero messo con un Grifondoro!”

Imogen roteò gli occhi ma non disse nulla: non avrebbe mai capito l’ossessione di Abraxas e Altair verso la divisione delle Case… per lei no faceva troppa differenza, era sempre stato del parere che ci fossero persone intelligenti o meno in tutte e 4 le Case di Hogwarts.

Senza dubbio, persone come Fabian Gaunt, Isaac Burke, Gillian Rowle, Sean Avery e Amelia Rosier ne erano la prova inconfutabile.











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Angolo Autrice:

Buongiorno, come state?
Avrei voluto aggiornare ieri sera ma non ho fatto in tempo a finire il capitolo, scusate il lieve ritardo! Detto ciò... spero che il capitolo vi sia piaciuto, scusate se non è venuto al massimo ma era la prima volta in cui mi trovavo con i nuovi OC tutti insieme, devo ancora inquadrarli bene.

Ho preferito non mettere tutti gli OC in squadra insieme ma li ho divisi 5 e 5, in ogni caso non preoccupatevi perchè anche se la gara è ad eliminazione NON verranno ovviamente eliminati i vostri OC, ma i personaggi di contorno!
Certo, a meno che qualcuno non decida di sparire... ma questo è un altro discorso.

Nell'altra storia alla prima cena abbiamo trovato una testa sul vassoio della portata principale... andrà così anche stavolta?
In ogni caso, ho una richiesta da fare e gradirei che rispondeste TUTTI:

Qual è la persona a cui il vostro OC tiene di più? 

Può essere un fratello, una sorella, un genitore o un amico... può anche essere un altro OC, se volete! Sbizzarritevi e per favore scrivetemi anche un paio di righe su questo personaggio: magari il nome, il suo rapporto con l'OC... cose del genere, giusto per farmi capire.

A presto!

Signorina Granger  

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Capitolo 6
*** Riflessioni ***


~~Capitolo 3: Riflessioni


 

Charlie s’interrompe, mentre Margaret solleva delicatamente sua figlia dal tappeto, prendendola in braccio mentre i capelli biondi della bambina oscillano a mezz’aria come una cascata dorata.
Margaret rivolge all’uomo un lieve sorriso come a volerlo invitare a continuare prima di voltarsi e, sotto invito di Irina, portare la piccola Serena in una delle numerosissime stanze di Malfoy Manor: non sanno che farsene, di tutte quelle camere da letto… almeno quella sera saranno occupate dai bambini che sono crollati durante il racconto.

Charles ha appena iniziato la storia, ma i più piccoli si sono già addormentati: Serena, Lilian, Lucille, Alexander ed Aaron, Fabian, Christopher e anche suo figlio Scorpius.

Gli unici rimasti svegli sono i più grandi di 8, 7 e 6 anni: sua figlia Jane Elizabeth, Heather, Walter, Isabelle, Isaac, i gemelli Gillian e Gabriel più la sorella Rebecca.

Charles guarda la figlia e quelli che sono quasi dei nipoti, sperando di avere una scusa per svignarsela mentre il salone è ora silenzioso senza metà dei bambini e Margaret, Nessie, Haidi, Hydra e Simone a metterli a letto e William a recuperare altro vino insieme ad Andrew e Ryan, i mariti di Margaret e Nessie. 

“Beh ragazzi… credo che non sia giusto continuare la storia se i vostri fratelli e gli altri dormono… non vi pare?”

Loro lo guardano senza dire nulla: no, evidentemente non sono dello stesso avviso.

Ma Charles non fa in tempo a dire altro, perché viene interrotto da una voce allegra:

“Tranquillo Malfoy, continuo io la storia se vuoi!”

Un coro entusiasto segue le parole di Scarlett Abbott (in realtà Shafiq, ma è solita linciare chiunque la chiami con il cognome del marito), che si sfila i tacchi a spillo e siede sul tappeto accanto al biondo, che la guarda di traverso: conoscendola, sarebbe capacissima di modificare la storia…

“Che hai Charlie, credevo che fossi stanco, no? Vai a sparecchiare, qui ci penso io.”

Charles sbuffa e si alza mentre sua moglie Irina invece se la ride sotto i baffi: adora vedere Scarlett mettere suo marito alle strette.

“Che hai da ridere, tu? Il prossimo turno è il tuo, tesoro.”   Sbuffa il biondo avvicinandosi alla moglie, che gli sorride divertita mentre accarezza i capelli chiarissimi del marito che si addolcisce all’istante, come sempre.

“Con piacere… Scarlett, quando vuoi ti do il cambio!”

Scarlett sorride e annuisce, mentre gli occhi dei tre figli e degli altri sono tutti puntati su di lei, pronta ad ascoltarla:

“D’accordo, dov’eravamo rimasti… nel pomeriggio i ragazzi si sistemarono nelle loro stanze, quando arrivò l’ora di cena prestabilita ognuno uscì dalla sua camera per raggiungere la sala da pranzo, ma…”

“Sei sicura che fosse la cena? A me pareva il pranzo a dire il vero…”

Scarlett solleva lo sguardo, piegando le lebbra carnose in un sorriso dolce indirizzato al marito che la guarda rigirandosi il calice di vino tra le mani, visibilmente divertito nell’infastidirla.

Stanno insieme da tredici anni ormai, ma non sono cambiati poi molto… sono sempre Declan e Scarlett.

E lui sa bene cosa significa quel sorriso: taci o stanotte dormi sul divano, Shafiq.

Così l’uomo non aggiunge altro, strizzando l’occhio alla moglie che, facendo finta di nulla, riprende il suo discorso…

                                                                                *

“Cavoli, che serataccia! Qui si che ci starebbe ‘era una notte buia e tempestosa’…”

“Finiscila con le citazioni letterarie, ho fame!”

“Non è certo colpa mia se ci siamo perse! Dovrebbero fare una cartina per case del genere!”

Elizabeth sbuffò, incrociando le braccia al petto come a volersi mettere sulla difensiva.  Pioveva a dir poco a dirotto e grosse gocce s’infrangevano quasi con violenza sui vetri delle finestre di Malfoy Manor, avvolta quasi del tutto nell’oscurità e illuminata solo da candele.

“Potresti proporlo a Malfoy stasera… sempre che riusciamo a trovare quella cavolo di sala da pranzo!”

Aerin alzò gli occhi al cielo mentre, sospirando, procedeva nel lungo corridoio seguita dall’amica, che si guardava intorno visibilmente a disagio: quella casa sembrava uno di quei lugubri castelli dei romanzi dove muoiono gli ospiti… ma non teneva a far sapere la sua opinione all’amica.

Elizabeth fece appena in tempo a cogliere l’ombra di una figura che si stava avvicinando alle sue spalle prima che una voce familiare le raggiunse:

“Eccovi, finalmente.”

Forse fu la mano che Ian le mise su una spalla, o il silenzio tombale interrotto all’improvviso… fatto sta che tutte e due le Tassorosso ebbero una specie di mezzo infarto, voltandosi di scatto e quasi urlando verso il Corvonero, che invece le guardò quasi ridendo:

“IAN! Che cavolo fai, idiota!”   Sbottò Aerin mentre invece il ragazzo tratteneva le risate, sapendo che se avesse riso le due l’avrebbero probabilmente picchiato:

“Scusate, non volevo spaventarvi… sono venuto a cercarvi, immaginavo che vi sareste perse… avete il senso dell’orientamento di un istrice, comunque.”

“E’ colpa di Lizzy, con le sue chiacchiere mi distrae!”

“Si può sapere perché è sempre colpa mia alla fine?”

Le due iniziarono a discutere sul fatto che Lizzy fosse, alla fin fine, messa in mezzo in ogni situazione mentre invece Ian sospirava, evitando di ascoltare nuovamente una conversazione alla quale aveva assistito già diverse volte: quelle due non sarebbero mai cambiate… di certo non si sarebbe annoiato in loro compagnia.

                                                                                 *

“Chi stai cercando?”

Elliott faceva vagare lo sguardo sul lunghissimo tavolo imbandito, cercando con gli occhi i suoi amici ma senza esito positivo: ma dove diamine si erano cacciati?  Ian era sparito a cercare Aerin e Lizzy almeno venti minuti prima… chissà che stavano combinando quelle due.

“Ian, Aerin e Lizzy… probabilmente si sono perse.”   Rispose Elliott alzando gli occhi al cielo, mentre Amelia, la sua ragazza, soffocava un sorrisetto divertito: non conosceva benissimo le due amiche del ragazzo, ma da quello che aveva potuto capire dai discorsi di Elliott e Ian a volte si cacciavano nei pasticci.

A contribuire all’idea che si era fatta delle due erano stati anche Abraxas Malfoy, Altair Black e anche Ariadne Shafiq: i suoi tre ex compagni di Casa ogni tanto parlavano delle due che, da quel che ormai aveva potuto appurare, non stavano particolarmente simpatiche né ad Abraxas né ad Ariadne.

Amelia aveva come la sensazione che nemmeno lei suscitasse simpatia dalle due Tassorosso, ma nessuno l’aveva mai detto apertamente per non infastidire Elliott, probabilmente.

“Di certo staranno per arrivare… Sono sicura che Ian le ha trovate.”     Elliott sospirò alle parole della ragazza, riprendendo a mangiare mentre dalla porta spalancata della sala da pranzo facevano il loro ingresso anche Heather MacMillan, Gabriel Paciock e Chad Weasley: a quanto pare diversi avevano fatto fatica a trovare la sala.

“Sono arrivate, te l’avevo detto Elliott.”   Amelia sorrise, accennando col capo alla porta da dove erano appena spuntati i magnifici tre, Ian silenzioso e le altre due intente a parlare come al solito.

Il Corvonero vide Elliott e Amelia e si diresse subito nella loro direzione, sedendo nel posto che l’amico gli aveva tenuto libero:

“Scusate il ritardo! Ciao, Amelia. Ho dovuto andare a pescare quelle due, tanto per cambiare.”   Sospirò Ian mentre prendeva posto, facendo sorridere Elliott che s’immagina senza difficoltà le due ragazze che si perdevano nei corridoi di Malfoy Manor:

“Non preoccuparti, la prossima volta al massimo andrò io a cercarle… sperando che ora abbiano imparato la strada, ovviamente.”

                                                                   *

“Ian è lì, andiamo anche no- “Lizzy fece per avvicinarsi al Corvonero, ma venne bloccata da Aerin che la afferrò per un braccio e la trattenne:

“Aspetta, vicino ad Elliott c’è la Rosier… col cavolo che ceno con quella, cerchiamo un altro posto Lizzy.”

Elizabeth alzò gli occhi al cielo ma non disse nulla, sapendo che la sua amica avrebbe difficilmente cambiato idea… e non aveva nessuna voglia di perdere altro tempo, cercando di convincerla.

Nemmeno a lei Amelia stava simpaticissima, ma non era niente di insopportabile… sempre meglio di Ariadne, poco ma sicuro.

“Emh, ragazzi… possiamo sederci qui?”

Aerin sfoggiò un gran sorriso mentre si rivolgeva al piccolo gruppetto di Grifondoro seduto a circa metà tavolo insieme a Gabriel Paciock, loro ex compagno di Casa.

“Certo ragazze, sedetevi pure.”     Heather MacMillan rivolse un sorriso gentile alle due, che presero immediatamente posto davanti a lei e a Connie.

“Come mai non vi siete sedute con Ian ed Elliott?”      Alla domanda di Gabriel Lizzy lanciò uno sguardo molto eloquente ai due, vicino ai quali c’era la ragazza del secondo.

“Ah, giusto… Amelia!”   Connie scoppiò a ridere, comprendendo il gesto delle due Tassorosso: Amelia Rosier era del suo anno, nonché amica di Annabeth Greengrass. Non era così male per essere una Serpeverde, ma evidentemente non suscitava molta simpatia nelle due ragazze.

“Hai poco da ridere!  E poi sono assolutamente certa che non ci sopporta…”  Borbottò Aerin mentre si serviva di purè e carne.

“Dici? Cosa ve lo fa pensare?”   Alla domanda di Connie le due ragazze risposero in coro, come se avessero sentito diverse volte quella domanda:

“Tassorosso.”

Connie guardò le due ragazze con cipiglio interrogativo per un attimo prima di capire: ma certo, Tassorosso… i Serpeverde erano soliti discriminare un po’ tutti, ma gli eredi di Tosca in particolar modo.

“Capisco… beh, non è poi così male, sapete? Sempre meglio della sua amichetta che si crede una First Lady.”   Sbuffò Connie infilzando con forza un pezzo di carne e guardandolo male, come se avesse davanti proprio la ragazza in questione.

Maximilian soffocò una risatina del calice, guadagnandosi un calcio sotto al tavolo da parte di Connie:

“Hai poco da ridere, Shacklebolt! Voglio proprio vederti da domani, quando sarai in squadra con la tua cara amica Shafiq!”

Colpito e affondato

Maximilian smise immediatamente di ridere, assumendo invece un’espressione quasi cupa mentre Aerin guardava i due Grifondoro quasi con sollievo, ricordandosi che era in squadra con loro:

“Beh, almeno siamo insieme, noi tre più Chad…”

“In effetti sono l’unica Grifondoro nella prima squadra, che bello.”

Heather ed Elizabeth si rivolsero un’occhiata quasi come se si compatissero a vicenda: erano finite circondate da Serpeverde, praticamente…

“In effetti non vi è andata molto bene… avete Malfoy, Black, sia la Greengrass che la Rosier (vi faccio le mie condoglianze), la Flint, Sean Avery, Derick Lestrange, Aghata Lumacorno… quasi tutti Serpeverde. Poi chi altro è con voi? Non ricordo, onestamente.”

Connie inarcò un sopracciglio, cercando di ricordare per bene la divisione delle due squadre senza però esito positivo: erano davvero in troppi e qualche nome continuava a sfuggirle.

“Oltre a quelli che hai detto ci siano io, Heather, Ian e Gabriel… grazie al cielo. Più quel simpaticone di Fabian e Imogen. Beh, almeno lei è simpatica.”

Sospirò Elizabeth in tono quasi rassegnato, mentre invece Aerin gioia mentalmente: a parte Ariadne e Gillian Rowle non le era andata poi così male, in effetti…

Malfoy Manor, quella sera, sembrava una specie di raduno di ex Serpeverde capeggiato da Cantankerus Nott, che stava ovviamente seduto a capotavola con Abraxas alla sua destra.  Probabilmente l’uomo avrebbe voluto che Ian sedesse accanto a lui, ma il nipote aveva avuto l’accortezza di darsela a gambe, prendendo invece posto infondo al tavolo.
 
Più di metà dei 28 ragazzi convocati erano ex Serpeverde con l’aggiunta di 4 Grifondoro, 4 Tassorosso e 6 Corvonero.
Il fatto che molti Purosangue venissero Smistati a Serpeverde forse non era poi una leggenda metropolitana…

                                                                                 *

“Come mai così di buonumore?”

Imogen rivolse un sorriso rilassato in direzione di Altair, che era seduto di fronte a lei e aveva appena finito di mangiare, mentre accanto a loro Abraxas stava parlando con Nott della casa.

“Non hai idea di quanto sia un sollievo per me essere qui… sono praticamente corsa a Malfoy Manor! Non ce la facevo più a stare in casa con mia madre.”

Imogen rabbrividì all’idea di cosa stesse facendo sua madre in quel momento: era capacissima di andare a spiarla per vedere cosa stesse combinando a casa di Abraxas…

La Corvonero cercò di scacciare quell’idea dalla mente, mentre Altair sorrideva divertito:

“In effetti le famiglie possono essere ingombranti… le nostre in particolar modo.”
 
Imogen annuì, sapendo che almeno su quel frangente Altair probabilmente la capiva meglio di molti altri: tutti i presenti appartenevano a famiglia Purosangue, ma non tutte erano ricche e legate alle vecchie tradizioni come i Black, i Malfoy o i Selwyn.

Ognuno viveva la sua situazione a modo suo e a volte Imogen avrebbe preferito rimanere in scozia con i nonni invece di vivere con sua madre che per i primi anni di vita quasi l’aveva snobbata per occuparsi dei tre fratelli maggiori di Imogen e della loro vita sociale… non che alla fine Elizabeth Selwyn non fosse riuscita nel suo intento: Melissa e Charlotte, le due sorelle di Imogen, si erano entrambe sposate quando lei aveva solo 12 anni.

Imogen aveva 19 anni e si stava avvicinando all’età in cui le sorelle si erano sposate.
Naturalmente la madre pensava allo stesso destino per la piccola di casa, ma Imogen aveva ben altro in testa: probabilmente finito il percorso di studi ad Hogwarts sarebbe corsa di nuovo in Scozia dai nonni… se non fosse stato per Abraxas, certo.

I due stavano insieme ormai da tre anni, quando lei era alla fine del quinto anno e lui stava per diplomarsi. I genitori di entrambi erano certi che ben presto si sarebbero sposati ma Imogen preferiva prendersela comoda e Abraxas pure: sarebbe durata per sempre? Nessuno poteva dirlo con certezza, ma intanto potevano vivere il presente con serenità.

“Dimmi, come sta la nobile e antichissima casata dei Black?”

Imogen rivolse ad Altair un sorrisetto beffardo, prendendolo come sempre in giro per il motto della famiglia del ragazzo. Altair a fulminò con gli occhi mentre beveva un sorso di vino rosso, prima di parlare:

“Bene, direi.”

“Tua sorella?”

Come sempre quando veniva citata sua sorella, Altair distese il volto in un sorriso sincero e rilassato, molto diverso dai ghigni maliziosi o i sorrisetti beffardi che il giovane Black era solito manifestare:

“Sta bene, pensavo di scriverle domani… ho promesso di tenerla aggiornata su cosa succede qui.”

“Salutamela, allora. E dille di tenersi pronta, ho il sospetto che ne vedremo delle belle.”

Imogen sorrise con un che di divertito negli occhi chiari mentre faceva correre lo sguardo sul lungo tavolo pieno di persone e Altair, davanti a lei, si affrettava a servirsi una fetta della torta al cioccolato appena portata dagli elfi domestici.

Si, ne era certa: sarebbe stata un’estate decisamente movimentata.

                                                                      *

Maximilian sbuffò, gli occhi scuri fissi sul soffitto: odiava quando non riusciva a dormire… lo rendeva nervoso.  Gli capitava spesso di dormire fuori casa in realtà e solitamente non aveva troppi problema ad ambientarsi… ma quella era la casa di Abraxas Malfoy e si sentiva tutto fuorché a suo agio.

Il ragazzo si girò, guardando Chad dormire nel letto infondo alla stanza e chiedendosi come facesse a dormire così profondamente… beato lui.

Maximilian tornò a guardare il soffitto, chiedendosi cosa avrebbero dovuto fare il giorno seguente… Cantankerus aveva detto di farsi trovare in biblioteca alle 9 in punto per la prima sfida e il giovane giocatore di Quidditch stava cercando di capire cosa aveva in mente: una sfida in biblioteca… cosa mai poteva aver organizzato quell’uomo?

Ovviamente non conosceva Cantankerus Nott, ma aveva sentito molto parlare di lui… e da quel che aveva potuto capire, era una persona abbastanza imprevedibile.

                                                                               *

“Ariadne, sei sveglia?”

“Si.”

“Stai pensando anche tu alla prova di domani?”

“Già… tu ne sai qualcosa?”

Ariadne di girò su un fianco, guardando Imogen che invece era seduta sul suo letto a gambe incrociate, benché fosse ormai notte fonda. Nessuna delle due sembrava aver sonno, prese a pensare alla sfida del giorno dopo.

“No, non credo che nemmeno Abraxas sappia che cosa dovremo fare… ma ho idea che non sarà niente di troppo piacevole, anche se è la prima prova. Conosco le persone come Nott, chissà che avrà in mente…”

Ariadne non potè non sorridere alle parole della mora, annuendo: certo che conosceva le persone come lui… la sua famiglia era così e anche quella di Ariadne.

“A me lascia un po’ stupita il fatto che sia in biblioteca… che ci farà fare, spolverare i libri?”

Alle parole di Ariadne Imogen sorrise divertita, immaginandosi Abraxas che spolverava degli scaffali… no, non era decisamente una cosa che gli si addiceva.

“Ne dubito, anche se preferirei spolverare che fare chissà cosa Nott ha in testa. Sono abbastanza sicura che, essendo la prima sfida, voglia metterci alla prova con qualcosa di particolare, magari una cosa abbastanza sul personale. Ma sono solo ipotesi, ovviamente… magari sto prendendo un granchio, chi lo sa.”

Imogen si strinse nelle spalle, lasciandosi cadere sul letto e appoggiando il capo sul morbido cuscino di piume mentre Ariadne rifletteva sulle sue parole: 

“Non lo so, ma lo scopriremo domani mattina, suppongo… e ora credo che sia meglio dormire o a questa fantomatica prima prova, di qualunque cosa si tratti, arriveremo dormendo in piedi.”

                                                                             *

“Insomma, tu conosci tuo zio… che cosa potrebbe avere in mente, secondo te?”

La voce di Elliott arrivò ad Ian nella completa oscurità della stanza, facendo sorridere appena il giovane Nott: era certo che Elliott non stesse dormendo… probabilmente nessuno dei 28 rampolli Purosangue stava dormendo, in quel momento. La mente di tutti era rivolta solo verso una cosa: la prova del giorno dopo.

“Non saprei, non mi ha detto assolutamente nulla… anche se, ne sono certo, in cuor suo vorrebbe che vincessi io.”

“Naturale, sei suo nipote… se vincesse un Nott per lui sarebbe solo un bene, no? Credi che farà favoritismi?”

“Può darsi, ma non li accetterò di certo… se devo vincere sarà perché me lo merito, non perché mio zio si chiama Cantankerus Nott. Conoscendolo però, sono sicuro che non ci vuole far pulire la biblioteca di Malfoy domani… a cena ho sentito di tutto e di più sulla prima prova: molti sostengono che essendo la prima sarà clemente, ma io sono di una altro parere: forse sarà dura proprio perché è la prima. Mio nonno solitamente ragione in questo modo, anche se è una persona abbastanza imprevedibile.”

Elliott non disse nulla per qualche istante, mentre rifletteva sulle parole dell’amico: anche lui aveva sentito discorsi simili a cena… ma come Ian non era completamente d’accordo, sarebbe stato troppo bello avere una prova semplicissima. Forse Cantankerus voleva metterli alle strette fin da subito per capire chi fosse più all’altezza tra tutti e 28… giusto per farsi un’idea generale, insomma.

“Beh, vedremo… tra poche ore scopriremo che cosa ha in mente.”

Elliott si mise le mani dietro la nuca, pensando alla divisione delle squadre: gli dispiaceva non essere con Amelia, Ian e Lizzy… sperava ovviamente che nessuno dei tre fosse eliminato fin da subito, anche se il fatto di essere insieme ad un gruppo non indifferente di Serpeverde non giocava esattamente a loro favore.    Cantankerus non era stato ancora molto chiaro su come si svolgessero le eliminazioni, ma di certo il giorno dopo avrebbero scoperto di più… o almeno il ragazzo lo sperava.
 
                                                                               *

Biblioteca… alle 9 in biblioteca.

Altair si accigliò, continuando a non capire: che accidenti aveva intenzione di far fare a lui e agli altri nella biblioteca dei Malfoy?  Altair c’era stato diverse volte e non ricordava che ci fosse chissà quale fonte per una prova…

Era certo molto grande e piena di libri di ogni genere, da quelli più antichi a quelli più recenti… c’erano libri su ogni argomento, alcuni si diceva che fosse meglio non aprirli perché potevano avere qualche fastidioso effetto collaterale come un repentino cambio della personalità o perdita dei sensi.

Ma Altair aveva la netta sensazione che la prova non avesse niente a che vedere con i libri… forse Cantankerus l’aveva scelta perché era una delle stanze più grandi della casa dopo l’enorme sala da ballo e la sala da pranzo, quella per le grandi occasioni.

Abraxas non gli aveva accennato assolutamente nulla sulla prova e il giovane Black si chiedeva se fosse come gli altri all’oscuro delle idee di Nott oppure se al contrario sapesse qualcosa…
In fin dei conti era casa sua e finché il padre era assente il padrone di casa era lui. Cantankerus doveva per forza avergli chiesto qualcosa in particolare per l’organizzazione della prova…

Nott era una persona intelligente e un mago potente, un mix abbastanza allarmante considerando che li teneva tutti in pugno: dopo cena Cantankerus aveva fatto firmare a tutti un contratto magico che li vincolava alla casa e alla competizione, Abraxas incluso. Non si era dilungato troppo a spiegare cosa volesse dire “vincolati alla casa” ma Altair aveva un pessimo presentimento…

Probabilmente non avevano modo di allontanarsi da Malfoy Manor: erano quasi in trappola, in un certo senso… erano nelle mani di Cantankerus Nott.

E ad Altair non piaceva non avere via di scampo, in nessun caso.

                                                                            *

“Secondo te che cosa ha in mente Mr Simpatia?”

“Non ne ho idea, ma sono curiosa di scoprirlo… anche se temo che non ci farà leggere i libri di Malfoy, sfortunatamente.”

Osservò Elizabeth in tomo aspro, certa che la Biblioteca nascondesse una fregatura grande come il maniero: ovviamente non voleva far pulire e nemmeno leggere i libri… chissà che cosa c’era sotto.

“Chi lo sa, magari la Biblioteca dei Malfoy è disseminata di trappole.”

“Dici? Beh, in tal caso non ci resta che sperare di vedere qualcuno poco gradito finire dentro ad una fossa e tenere gli occhi aperti. Non so tu Aerin, ma io dello zio di Ian non mi fido… saranno anche parenti, ma ho la sensazione che sono diversi come il giorno e la notte.”

Aerin sorrise al buio, immaginandosi chiaramente Lucille Flint che precipitava in una botola nascosta nel pavimento… beh, non era affatto male come visione.

Ovviamente scherzava quando aveva nominato le trappole, ma non era impossibile che le sue parole avessero un fondo di verità: come Lizzy aveva detto chiaramente, di certo l’intendo dell’uomo non era fargli leggere i preziosi libri antichi dei Malfoy… c’era per forza qualcosa sotto e ben presto avrebbero scoperto cosa.

                                                                                   *

Connie si rigirò tra le coperte, maledicendo chiunque avesse organizzato la divisione delle stanze: Annabeth Greengrass non le stava certo simpatica da sveglia, ma nell’ultima ora aveva potuto constatare che anche di notte non la reggeva: non parlava, ma in compenso russava.

La Grifondoro sospirò, passandosi una mano sugli occhi: di quel passo l’indomani si sarebbe presentata a colazione modello panda, altro che faccia riposata!

Non sapeva dire se non riusciva a dormire per via di Annabeth o perché aveva completamente la mente altrove, sveglia e vigile nonostante l’ora tarda: tutti avevano iniziato a pensare al peggio quando Nott aveva dato appuntamento a tutti loro in Biblioteca, ma lei era rimasta piuttosto ottimista, ribadendo che non era un mostro assetato di sangue e che di certo non aveva in mente di ucciderli nella Biblioteca dei Malfoy… o almeno lo sperava.

                                                                                *

Abraxas continuava a rigirarsi l’anello d’argento che portava sempre alla mano sinistra: ormai era quasi una specie di tic, lo faceva sempre quando rifletteva e quasi non se ne rendeva nemmeno conto.

Non lo toglieva mai, nemmeno per dormire… era di suo padre, ma Gideon glie l’aveva passato quando aveva compiuto 17 anni e quindi era diventato maggiorenne.

L’immagine di suo padre balenò nella testa del biondo, che si chiese se l’uomo era a conoscenza dei piani di Cantankerus…  Di certo Nott aveva parlato con lui per organizzare le sfide, dopotutto suo padre conosceva il Maniero meglio di chiunque altro.

La Biblioteca… Abraxas non amava leggere e non ci si recava spesso da quando era bambino, quando prendeva lì lezioni private prima di andare ad Hogwarts.

Che lui sapesse la Biblioteca non nascondeva niente di troppo interessante, ma conoscendo la sua famiglia e la sua casa, era tutto da vedere… magari anche quella grande sala aveva qualche mistero nascosto: Malfoy Manor non era senza passaggi segreti e cose simili, Abraxas lo sapeva molto bene.

Il biondo chiuse finalmente gli occhi chiarissimi che fino a quel momento erano stati fissi sul soffitto buio, decidendosi a provare a dormire e lasciar perdere i pensieri sulla prova del giorno seguente: serviva a ben poco scervellarsi… doveva solo aspettare qualche ora, poi avrebbe avuto la sua risposta.












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Angolo Autrice:

Buongiorno a tutti, come state?
Come avete visto ad inizio capitolo abbiamo qualche vecchia conoscenza... spero non vi dispiaccia, ho deciso che ogni tanto inserirò qualche paragrafo sul presente, ossia quando Charles e Company raccontano la storia a turni.
Ad ogni modo, grazie per le informazioni che avevo richiesto e per le recensioni, sono felice che per ora la storia vi piaccia e spero che continuerà ad essere così.

Nel prossimo capitolo ci sarà ovviamnete la prima prova che avrà ovviamente a che fare con le informazioni che mi avete mandato, perciò chiedo ad Inazumiana01 di mandarmele il più presto possibile.
Spero che vi sia piaciuto, a presto!

Signorina Granger

 

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Capitolo 7
*** Prendi il suo posto ***


 

Capitolo 4: Prendi il suo posto



Ho un pessimo presentimento.”

“Wow, quanta allegria di prima mattina... Smettila di fare la musona, magari non è niente di che.”


Ian sorrise in direzione di Lizzy, che camminava affianco a lui con le braccia conserte e l'aria un po’ preoccupata: non si fidava affatto dello zio dell’amico e non prevedeva nulla di buono per la prova imminente.

Dietro di loro Elliott, Connie, Aerin e Maximilian stavano discutendo sulla prima sfida e su chi avrebbero voluto che fosse eliminato in caso di sconfitta:

“Nott non è stato chiarissimo su questo punto... Secondo voi deciderà lui chi mandare a casa?”

“Spero di no, altrimenti ci saranno non pochi favoritismi... Incrociamo le dita, magari saremo noi a scegliere.”

Suggerì Maximilian in tono speranzoso: non vedeva già l'ora di buttare fuori Ariadne... Si erano incontrati di sfuggita a colazione e avevano già avuto modo di discutere quando lei gli aveva quasi rovesciato addosso una caraffa di succo di zucca.


Aerin, che aveva assistito alla scenetta, sorrise con l'aria di chi la sa lunga prima di rivolgersi al ragazzo in tono eloquente:

“Di la verità, non vedi l'ora di sbattere fuori la Shafiq.”

“Beh, credo che sia ovvio...”



Un colpo di tosse che suonò molto come “la cosa è reciproca” fece voltare il Grifondoro, che quasi esibì una smorfia al vedersi davanti gli occhi chiarissimi e gelidi proprio di Ariadne, che lo fulminò con lo sguardo senza però aggiungere altro.

Non velo di mettersi a litigare di nuovo nel bel mezzo del corridoio Maximilian ebbe il buon senso di passarci sopra e voltarsi senza dire altro, borbottando qualcosa di poco comprensibile a mezza voce.


“Che bello vedere ex compagni di scuola che si amano...”

“Taci, Prewett. Ti ricordo che tu condividi la stanza con la Greengrass.”


“Non nominarla! Le vedete queste occhiaie? Beh, devo ringraziare lei se sembro una specie di panda!”

Elliott soffocò a stento una risata al paragone della Grifondoro, che fulminò la Serpeverde con lo sguardo. La bionda camminava qualche metro davanti a lei, fianco a fianco con Amelia Rosier.

Non sapeva se gioire del non averle in squadra insieme oppure rattristarsi... Certo in quel modo non doveva sorbirsi la cara Annabeth fuori dalla loro camera, ma allo stesso tempo non avrebbe avuto la soddisfazione di eliminarla dalla competizione.


In effetti la Grifondoro non invidiava per niente Elizabeth: in squadra con la Greengrass e Amelia... Quest'ultima era piuttosto sopportabile se presa singolarmente, ma la presenza dell'altra aveva sempre un’influenza a dir poco pessima, risultando irritabile quando era in sua compagnia.


“Ma quanto grande è questa casa? Dobbiamo andare in una biblioteca, non attraversare la Gran Bretagna!”


Osservò Elliott inarcando un sopracciglio, mentre Aerin ringraziava silenziosamente Cantankerus per aver sottolineato che dovevano presentarsi tutti insieme per la prova: di certo si sarebbe persa se avrebbe dovuto trovare la biblioteca da sola...


Il numeroso gruppo era ovviamente guidato da Abraxas, che stava parlando con Yaxley, Avery e Lestrange.
Il Corvonero inarcò un sopracciglio, stupito che non fosse in compagnia di Black o di Imogen... Anzi. Dove accidenti era finito Black? Imogen era poco dietro di lui e parlava con Ariadne, ma dell'altro nessuna traccia.

Elliott si voltò confuso, ma ben presto i suoi occhi verdi si posarono proprio su Altair Black.

Il Corvonero sorrise appena istintivamente, mentre Connie gliene chiedeva il motivo:


“Niente... Ma in questo momento mi trovo d'accordo con chi ha detto che le persone non cambiano mai.”

Connie inarcò un sopracciglio, leggermente confusa da quella strana risposta. Tuttavia non domandò altro, lasciando il Corvonero a ridere sotto i baffi mentre Aerin e Maximilian si lamentavano della distanza considerevole tra la sala da pranzo e la fantomatica biblioteca.



                                                                               *

“Abraxas?”


“È davanti, con Starkey, Derick e qualcun altro...”


Altair non rispose affatto alle parole di Ariadne, rimanendo impassibile e con lo sguardo fisso davanti a se prima di superare lei e Imogen con due ampie falcate.

La Corvonero sembrò non farci troppo caso, ma Ariadne inarcò un sopracciglio, leggermente seccata:

“Io proprio non lo capisco. Un momento prima fa le moine a quelle due imbecilli” –iniziò accennando con il capo alla Flint e alla Rowle- “e poi mi ignora completamente. Gli sto così antipatica secondo te?”


“No... Non credo che provi antipatia per te. Semplicemente non gli interessi... Ma ti dirò una cosa Ariadne: non è strettamente una cosa negativa.”

 

Imogen sorrise con cipiglio divertito e all’occhiata interrogativa di Ariadne accennò col capo in direzione di Ian ed Elizabeth, che camminavano fianco a fianco poco davanti a loro.

 

La bionda guardò i due senza capire subito, accorgendosi solo dopo un paio di secondi che Altair, mentre avanzava per raggiungere Abraxas, si era avvicinato al Corvonero e alla Tassorosso.

 

                                                                              

Ariadne sorrise istintivamente, prestando immediatamente attenzione ai tre: se la Abbott aveva intenzione di prendere nuovamente a cazzotti Altair Black, di certo non voleva perdersi la scena.

 

                                                                                   *

 

“Non abbiamo ancora avuto modo di salutarci… Come stai, Lizzy?”

 

Benissimo, prima che un idiota venisse a parlarmi

 

“Ciao Black… fino a poco fa bene.”

 

Elizabeth fulminò Altair con gli occhi, ordinandogli silenziosamente di smetterla di chiamarla Lizzy: le piaceva il suo soprannome, ma lui non era certo suo amico e il tono canzonatorio e fin troppo gentile che usava ogni volta la irritava non poco.

 

Ian rivolse ai due un’occhiata divertita, non osando nemmeno parlare per non interromperli e perdersi la scenetta: non l’avrebbe mai detto pena l’ira di Lizzy, ma trovava sempre molto divertenti gli scontri tra i due.

 

Altair Black aveva l’innata capacità di irritare Elizabeth Abbott, su questo non c’erano dubbi… forse perché era una delle poche a non sbavargli ai piedi.

 

Altair sorrise e Ian ammirò sinceramente la sua… come definirla? Testardaggine, determinazione, perseveranza… insieme all’istinto suicida, certo.

 

“Non tenermi il muso Lizzy… anche se è davvero carino, te lo concedo. Sono sicuro che ci divertiremo molto, in squadra assieme.”

 

Altair salutò Ian con un cenno del capo e si allontanò dopo aver fatto l’occhiolino ad Elizabeth, che si voltò immediatamente verso il suo ridente amico:

 

“Ian. Ti voglio bene, lo sai… ma smettila immediatamente di ridere o ti trasformo in una lepre!”

 

Ian sembrò non sentire la minaccia dell’amica e continuò a ridacchiare, guadagnandosi un pugno sul braccio da parte della ragazza.

 

Su una cosa Altair aveva di certo ragione agli occhi del rampollo dei Nott: si sarebbero indubbiamente divertiti in squadra insieme.

 

                                                                               *

 

“Ce ne avete messo di tempo…”

 

Abraxas fulminò Cantankerus con lo sguardo senza però dire nulla, trattenendosi notevolmente dall’informarlo su quanto fosse difficile trascinarsi dietro 27 ospiti rumorosi e in gran parte indesiderati.

 

Cantankerus, seduto ad un tavolo al centro della sala, sembrò intuire i pensieri del ragazzo perché sorrise appena prima di alzarsi, invitando il biondo ad avvicinarsi e ad aprire il libro che era appoggiato sul tavolo, accanto a lui.

 

Abraxas esitò, facendo saettare lo sguardo dall’uomo al libro: aveva la copertina nera, sembrava vecchio e non l’aveva mai visto… forse era uno di quelli che suo padre teneva infondo agli scaffali, uno di quelli che preferiva non venissero trovati.

 

“Andiamo, Abraxas… è solo un libro. Non morde mica.”

 

Cantankerus sorrise e Abraxas inarcò un sopracciglio di rimando: beh, in realtà c’era veramente qualche libro che mordeva in quella grande stanza… se non anche peggio.

 

Alle sue spalle intanto c’era un silenzio di tomba, mentre tutti prestavano la massima attenzione ad Abraxas e a Cantankerus.

 

Il giovane Malfoy, stanco di quella recita e ansioso di scoprire che cosa aveva in mente Nott, si avvicinò al tavolo e appoggiò la mano pallida sulla spessa e ruvida copertina del libro, un po’ titubante: non c’era alcun titolo… niente di niente. Che razza di libro era?

 

Conscio degli sguardi su di se e dell’impazienza generale, Abraxas aprì finalmente il libro… e poi tutto divenne buio.

 

                                                                                  *

 

“Rex?”

 

La sua voce squarcia il silenzio come una lama sulla tela.

Il ragazzo si gira e la guarda, confermando la sua ipotesi: è proprio lui… è suo fratello.

 

Ma questo non ha senso. Cosa ci fa suo fratello lì, con lei?  Connie non è a casa… è a Malfoy Manor, da Abraxas Malfoy. Perché c’è suo fratello, davanti a lei?

“Cos’è quella faccia imbambolata Connie? Non sei contenta di vedere il tuo fratellone?”

 

Rex le rivolge un sorriso e lei si sforza di ricambiare mentre si avvicina, camminando con passo un po’ incerto: tutto intorno a lei è buio… le sembra di essere in un sogno, ma la voce di suo fratello è così realistica da confonderla.

 

Non c’è nulla sotto i suoi piedi… sta camminando nel vuoto e i suoi passi non provocano alcun rumore.

 

“Che… che cosa ci fai qui, Rex?”

 

“Che domande, sono venuto a salutarti.”

 

 

Rex sorride ancora e solo quando Connie è a dieci metri da lui riesce a mettere a fuoco la situazione: tutto non ha alcun senso… lui è lì, circondato dal nulla.

 

Solo quando Connie riesce a vedere dov’è suo fratello si ricorda di Cantankerus, della sfida, del libro che Abraxas ha aperto prima che tutto diventasse buio.

 

E’ quella la sua sfida? Ma cosa centra suo fratello?

 

“Rex… Rex perché sei lì? Spostati.”

 

Connie deglutisce a fatica, facendo saettare gli occhi castani dal fratello alla specie di pedana dov’è seduto. Rex è seduto su una pedana circolare del diametro di due metri e le sorride, come se fosse seduto su una normalissima panchina e non ci fosse assolutamente nulla di strano.

 

“Perché? Che c’è che non va Connie?”

 

C’è che sei seduto su una specie di pedana che potrebbe crollare da un momento all’altro.

 

Rex si alza, continuando a guardare sua sorella e tendendo una mano verso di lei:

 

“Vieni, Connie… c’è un bel panorama, da qui. Da quest’altezza si possono vedere un sacco di cose.”

 

Altezza.

 

Connie ha sempre odiato l’altezza, soffre di vertigini da anni.

 

L’ex Grifondoro deglutisce, scuotendo appena il capo senza riuscire a parlare.

 

“Mi deludi, Connie… ti facevo più coraggiosa. Coraggio, devi solo fare un piccolo salto… fidati di me, Connie.”

 

Rex assottiglia gli occhi, non accennando ad abbassare il braccio che tiene ancora protesto verso di lei. Ma Connie non muove nemmeno un muscolo e il ragazzo sospira, quasi come se fossero arrivati ad un punto spiacevole.

 

“Peccato…”

 

Dopo un attimo la paura di Connie si avvera: la pedana sembra svanire da sotto i piedi di Rex e il ragazzo la guarda un’ultima volta prima di sparire.

 

“REX! Rex, dove sei?”

 

Connie ‘inginocchia, mettendo le mani sul bordo dell’invisibile pavimento nero che però riesce a toccare: è come se fosse sull’orlo di un precipizio invisibile.

 

“Rex!”

 

Di suo fratello, nessuna traccia… né urla, ne altro. Niente. Dov’è?

 

Una scritta rossa appare accanto a lei, su quello strano pavimento:

 

Puoi salvarlo, se vuoi… ma devi prendere il suo posto

 

Prendere il suo posto… significa che deve saltare, buttarsi per aiutare Rex?

 

Connie ha il respiro affannoso, mentre i pensieri si accavallano troppo velocemente nella sua testa, impedendole di formulare qualcosa di coerente… che cosa deve fare, buttarsi?

 

Ma lei odia l’altezza… e ha paura.

 

Connie guarda di nuovo già, ma questa volta non vede soltanto il buio: questa volta è davvero sull’orlo di un precipizio e sotto di lei si estendono metri e metri di una parete rocciosa.

 

“Rex…”

 

Il volto di suo fratello compare di nuovo davanti a lei e all’improvviso non le importa più di nulla: non le importa di quella situazione del tutto insensata, non le importa delle vertigini… però pensa a suo fratello, la persona che ama di più al mondo.

 

Così Connie si butta, quasi si tuffa in avanti come se sotto di lei ci fosse una distesa d’acqua.

 

E mentre urla, precipitando e con i capelli che quasi le schiaffeggiano il viso, Connie chiude gli occhi, sperando che finisca presto. Qualunque cosa sia.

 

                                                                                  *

 

“Ciao, Imogen.”

 

Sbatte le palpebre un paio di volte, certa di avere un’allucinazione.

 

C’è un signore anziano seduto su una sedia, a poca distanza da lei. Tiene un bicchiere in mano e la guarda, sorridendo con gli occhi chiari scintillanti.

 

“Nonno… che ci fa qui?”

 

“Volevo salutare la mia nipotina preferita, naturalmente.”

 

Alexander le sorride, bevendo un sorso del contenuto del bicchiere sotto lo sguardo attonito della nipote, che sta cercando di capire cosa sta succedendo: Abraxas ha aperto il libro e poi nulla… è come se avesse perso i sensi.

 

Imogen continua a guardare suo nonno, mentre un pessimo presentimento si fa strada nella sua mente… sta per succedere qualcosa. Sa che è così… quella è la sua prova, anche se non le è ancora chiaro che cosa deve fare.

 

Nonno Alexander è di certo una delle persone che ama di più… quindi ha a che fare con questo? Devono interagire in qualche modo con una persona a cui tengono?

 

Ma Imogen Selwyn non fa in tempo ad elaborare una qualunque ipotesi, perché poi la sua attenzione è presa da altro: suo nonno.

 

Il bicchiere cade dalle mani del nonno e cade su quella specie di pavimento indistinguibile, frantumandosi.

Ma Imogen quasi non ne accorge e nemmeno sente il rumore del vetro che s’infrange, perché i suoi occhi chiari sono posati su suo nonno, che si porta entrambe le mani alla gola mentre annaspa, il volto improvvisamente arrossato.

 

“Nonno… nonno, che cosa c’è? Che cos’hai?”

 

Imogen gli si avvicina immediatamente, consapevole che una delle sue paure più grandi si sta avverando… perdere suo nonno, colui che l’ha cresciuta e l’unico membro della sua famiglia ad amarla per quello che è davvero.

 

“Nonno! Nonno, che cosa hai bevuto!”

 

Imogen deglutisce, non sapendo cosa fare… veleno? Suo nonno è stato avvelenato?

 

Che cosa deve fare, qual è la sua prova? Salvarlo? Ma come?

 

Panico. La mente di Imogen è invasa dal panico mentre non riesce, per quanto si sforzi, a formulare un pensiero di senso compiuto… che cosa deve fare?  Suo nonno sta soffocando sotto i suoi stessi occhi e lei non fa niente per aiutarlo.

 

Poi gli occhi azzurri di Imogen vengono attratti da qualcosa, l’unica nota di colore nell’oscurità completa.

 

Una scritta, scintillante nel suo rosso sangue.

 

Puoi salvarlo, se vuoi… ma devi prendere il suo posto

 

Imogen non se lo fa ripetere due volte, senza nemmeno riflettere per un istante: è suo nonno… qualunque cosa per salvarlo.

 

“Come? Cosa devo fare?”

 

La scritta rimane lì, invariata sotto i suoi occhi… però un bicchiere compare davanti a lei, galleggiando a mezz’aria. Dentro c’è un liquido trasparente, come quello che il nonno stava bevendo poco prima.

 

E Imogen lo afferra, guardando suo nonno che sta per morire prima di bere il contenuto del bicchiere tutto d’un fiato, sentendo il liquido insapore a contatto con la lingua.

 

Ha appena bevuto quando un senso di vuoto la invade e perde l’equilibrio all’improvviso. Quasi nemmeno sente il bicchiere scivolarle dalle dita e non si accorge che suo nonno è scomparso velocemente com’è apparso… Imogen crolla sul pavimento e i suoi occhi si chiudono, non sapendo che ha appena superato la sua prova e che non sta affatto morendo.

 

                                                                                     *

 

“Coraggio Elliott… vieni qui.”

 

Elliott deglutisce a fatica, scuotendo appena il capo e rifiutando nuovamente la proposta di Amelia, guardandola dritta negli occhi:

 

“No… non posso.”

 

Dannate vertigini…

 

Amelia gli rivolge un sorriso dolce, continuando a protendere la mano pallida verso il fidanzato che però non accenna a muoversi: non vuole andare su quella pedana, anche se c’è lei… non vuole fare quel salto, anche se piccolo.

 

“Non ti fidi di me, Elliott? Eppure mi conosci bene…”

 

Non è di lei che non si fida… non si fida di Abraxas Malfoy, di Cantankerus Nott e dei libri nella biblioteca dei Malfoy.

 

Elliott non è stupida, sa che sta per succedere qualcosa… quella è la sua prova, di certo sta per esserci un colpo di scena.

 

Non si muove e tiene gli occhi fissi su Amelia, che abbassa il braccio lentamente, consapevole che non si muoverà verso di lei. E’ la sua ragazza e tiene a lei più di chiunque altro, ma non si fida di Nott.

 

“Peccato, davvero peccato…”

 

Dopo un attimo Amelia è sparita agli occhi di Elliott: la pedana scompare e la ragazza precipita nel buio, nell’ignoto.

 

“AMELIA!”     Elliott sbarra gli occhi, non aspettandosi nulla del genere. Si avvicina al bordo restando in piedi ma senza sbilanciarsi troppo per paura di cadere… che cosa è successo, dov’è Amelia?

 

Una parte della sua mente gli dice che non era lei, che tutto questo non è reale… che è solo una prova.

Ma quella era la sua voce, era il suo volto… sembrava davvero lei, la sua Amelia.

 

Con la coda dell’occhio vede una scritta rosso acceso comparire sul pavimento scuro accanto a lui e subito abbassa lo sguardo per leggerla:

 

Prendere il suo posto… deve saltare, deve buttarsi?  Per salvare Amelia deve precipitare, malgrado la sua paura e la sensazione che potrebbe non svegliarsi più da quello strano sogno…

 

Ma improvvisamente quasi si dimentica di soffrire di vertigini, si dimentica della sfida, di Malfoy Manor… di tutto.

Nella sua testa c’è solo un nome: Amelia Rosier.

 

E al diavolo tutto il resto.

 

Così Elliott si butta, non pensando alla prova e senza chiedersi se tutto è reale o meno.

 

                                                                                       *

 

Elizabeth ha appena il tempo di chiedersi dove si trova e cosa è successo quando la sua attenzione viene catturata dal altro: non è sola.

 

C’è un ragazzo, in piedi a qualche metro da lei: suo fratello Stephan.

 

“Stephan?”

 

La voce di Lizzy rompe il silenzio, il suo sussurro provoca un eco che arriva fino al fratello maggiore, che le sorride:

 

“Ciao Lizzy… perché quella faccia? Non sei contenta di vedermi?”

 

Normalmente lo sarebbe eccome… ma la presenza di suo fratello non ha alcun senso, non in quel momento.

 

Intorno a lei tutto è buio, sembra che lei e Stephan siano in mezzo al vuoto… è dentro fino al collo nella prova di Cantankerus, ma non le è chiaro che cosa deve fare.

 

Perché mostrarle suo fratello?

 

Perché Lizzy lo sa, che quello non è altro che un ologramma… Stephan è a casa, nel Sussex. Non è certo con lei a Malfoy Manor. 

Ci vuole altro per farle perdere la lucidità, ma Cantankerus ancora non la conosce.

 

“Perché sei qui, Stephan?”

 

Lui le rivolge un sorrisetto ironico e per un attimo Lizzy ha quasi il sentore di averlo davvero davanti a se… ma l’illusione dura solo pochi attimi.

 

“Credo che tu lo sappia, Lizzy… non è difficile.”

 

Elizabeth lo guarda, odiando quell’ologramma: odia quando suo fratello fa il sibillino con lei… che razza di magia è quella, se oltre ad avere l’aspetto di suo fratello parla anche come lui?

 

Poi Lizzy si ricorda del libro… e quasi sorride, pensando a tutte le diavolerie che devono essere nascoste da qualche parte nella grande casa dove si trova.

 

Ama sinceramente suo fratello, probabilmente per lui farebbe di tutto… è questo che Nott vuole sapere? Fino a che punto si spingerebbe per amore di qualcuno?

 

Ma i pensieri della ragazza s’interrompono bruscamente e smette di chiedersi, di pensare e ragionare.

Perché all’improvviso non è più circondata dal buio… ora tutto ha preso luce.

 

Fuoco

 

Lizzy odia il fuoco, da sempre…

L’ustione che ha sul braccio quasi torna a bruciare con violenza quando il calore improvviso le invade il corpo e le fiamme spuntano ovunque nel buio… specialmente intorno a suo fratello che però nemmeno si scompone, come se fosse una cosa del tutto normale.

 

“Stephan! Levati da li, idiota!”

 

Ma suo fratello sorride, anche se Lizzy scorge quel sorriso con fatica a causa delle fiamme e del fumo che sta cominciando a sollevarsi.

 

“Non posso… devi aiutarmi tu, Elizabeth.”

 

 

Lizzy tossisce, sentendosi quasi soffocare… una sensazione che non ha nulla a che vedere con il fumo che sta iniziando a circondarla.

 

Ma non è questo il momento, non può avere un attacco di panico… non adesso.

 

Dimentica che è una prova, che quello non è suo fratello… perché tra lei e il fuoco c’è una questione in sospeso che dura anche da troppo.

E’ quasi una faccenda a livello personale, per lei.

 

Cammina, quasi arranca mentre sente gli occhi diventarle lucidi… suo fratello non è più in piedi ma inginocchiato a terra, e tossisce.

 

Che cosa deve fare?

Per la prima volta non ha un’idea, non ha un piano… niente, vuoto totale.

 

Poi i suoi occhi scuri vengono attratti da qualcosa, una scritta di un colore impossibile da non notare: rosso acceso e scuro, quasi color sangue…

 

Puoi aiutarlo, se vuoi… ma devi prendere il suo posto

 

 

Il suo posto… Lizzy guarda Stephan, circondato dalle fiamme. Per prendere il suo posto le deve per forza attraversare in qualche modo.

 

“L-Lizzy… aiutami!”

 

Le fiamme, la richiesta d’aiuto… è tutto così tremendamente, orribilmente familiare.

 

Elizabeth ha appena il tempo di maledire la crudeltà di Cantankerus Nott prima di avventarsi in mezzo alle fiamme, il braccio che torna a far male quasi come se si fosse scottata.

 

Di nuovo

 

                                                                                  *

 

Dove diamine sono finito?

Che cavolo di magia conteneva quel libro?

 

                                                                                                           

Abraxas sbuffa, guardandosi intorno seccato.  Che razza di prova ha architettato Nott? Intorno a lui è tutto buoi… spunterà una specie di mostro da un momento all’altro?

 

Ma non spunta proprio alcun mostro… anzi.

 

All’improvviso davanti a lui c’è una ragazza dai capelli scuri, seduta sul bordo di una specie di laghetto.

 

Anche di spalle, Abraxas la riconosce ed è quasi sollevato di vederla, così le si avvicina:

 

“Imogen!”

 

Lei si volta, gli sorride e tutto sembra andare improvvisamente meglio.

 

“Ciao, Abraxas…”

 

“Sono contento di vederti… ma che ci facciamo qui?”

 

“Credo che lo scopriremo presto… Perché non ti siedi qui, accanto a me?”

 

Imogen alza lo sguardo su di lui e i suoi occhi azzurri sono luminosi e rilassati… perché dovrebbe preoccuparsi? Imogen sembra tranquillissima, eppure lui è come a disagio.

 

Il biondo abbassa lo sguardo sull’acqua trasparente, potendo vedere chiaramente i piedi di Imogen.

 

La ragazza gli fa cenno con la mano di sedersi accanto a lei e lui, un po’ titubante, lo fa ma senza infilare le gambe in acqua come ha fatto lei.

Imogen se ne accorge e ridacchia, guardandolo divertita:

 

“Non dirmi che hai ancora paura dell’acqua, Abraxas! Non vedi com’è limpida? E’ anche piacevolmente fresca.”

 

Abraxas non dice nulla, facendo saettare con attenzione gli occhi grigi sull’acqua: c’è qualcosa che non lo convince affatto… che ci fa dell’acqua lì, in mezzo al nulla? Oltre a quella specie di piccolo lago non c’è nient’altro intorno a loro… e Imogen non sembra affatto preoccuparsene.

 

Abraxas lancia alla ragazza un’occhiata, chiedendosi all’improvviso se sia davvero lei… dopotutto quella è una prova e non ha idea di cosa ha scaturito quando ha aperto il libro.

 

Potrebbe benissimo trattarsi di un’illusione, ma ovviamente non ha il coraggio di esprimere i suoi dubbi a voce alta.

 

“Sai che ti dico? Tu resta pure qui, io mi faccio una nuotata.”

 

Imogen gli rivolge un sorriso e Abraxas sgrana gli occhi, guardandola lasciarsi scivolare completamente in acqua.

 

“Imogen! Che fai, torna qui… potrebbe essere pericoloso!”

 

“Smettila di preoccuparti Abraxas, non sei tu quello che mi dice sempre di rilassarmi? Coraggio, vieni… non è alta, sono sicura che ci tocchi.”

 

Lei sorride e solleva dell’acqua con le mani per bagnarlo mentre ridacchia.

 

A lui non piacciono quei giochi… e non gli piace nemmeno l’acqua.

 

Abraxas non si muove, guardando con attenzione i movimenti della ragazza che sguazza nell’acqua fresca e limpida come se si trattasse di una piscina… completamente incurante.

 

“Imogen, ti prego… vieni fuori. Ho una brutta sensazione.”

 

Imogen si gira verso di lui e sembra sul punto di dirgli qualcosa quando, all’improvviso, non sembra più in grado di stare a galla.

 

Boccheggia e scivola sott’acqua come se qualcuno l’avesse presa e trascinata verso il basso.

 

“Imogen!”

 

Abraxas si alza quasi senza accorgersene, gli occhi fissi sul punto dove fino a pochi attimi prima c’era la sua ragazza… la testa di Imogen riemerge dall’acqua solo per pochi istanti mentre sembra cerchi di divincolarsi da una presa, di nuotare via… non ha il tempo di parlare ma lo guarda in una muta, chiara richiesta di aiuto.

 

“Imogen…”

 

La ragazza scompare nuovamente sott’acqua mentre una scritta rossa e innaturale compare proprio davanti a lui, come se le lettere galleggiassero sulla superficie azzurrina dell’acqua:

 

Se vuoi salvarla, devi prendere il suo posto

                                                         

Buttarsi in acqua… e lui non sa nuotare.

Forse se si tuffa non uscirà più dall’acqua, ma all’improvviso non gli importa… non è un Serpeverde codardo in quel momento, non è il solito Abraxas Malfoy.

 

Il ragazzo senza quasi pensare si butta in acqua pronto quasi ad affogare, ma ciò non avviene.

Nel momento stesso in cui la sua testa è sott’acqua tutto torna ad essere buio, non sente e non vede più nulla prima di perdere i sensi.

 

                                                                                 *

 

“Ciao, Ariadne… ne è passato di tempo.”

 

Ariadne quasi sobbalza al sentire la voce e si volta verso la sua fonte che fino a poco prima non c’era.

C’è un ragazzo, davanti a lei.      E’ seduto su una sedia davanti ad un piccolo tavolo quadrato, dov’è appoggiata una scacchiera.

 

Ariadne lo guarda di rimando, scrutando quel ragazzo che sembra conoscerla… ma è abbastanza certa di non averlo mai visto.

 

O almeno, l’ultima volta che l’ha visto non aveva quell’aspetto.

Perché ha ragione: è passato davvero molto tempo.

 

Un’ipotesi, un’idea si fa strada nella mente della bionda mentre si avvicina al ragazzo:

 

“Miquel?”

 

Lui le rivolge un sorrisetto come se avesse indovinato e annuisce:

 

“Avevo paura che non mi avresti nemmeno riconosciuto, Ariadne… vieni, siediti qui davanti a me.”

 

La bionda deglutisce e gli si avvicina, sedendo come le ha detto.

Quanti anni sono passati? 9… l’ultima volta che si sono visti lei aveva 10 anni e lui 12.

 

Ariadne guarda il suo ex vicino di casa, chiedendosi che ci fa davanti a lei… non avrebbe mai pensato di rivederlo, da quando si è trasferito con la sa famiglia a Barcellona.

 

Vorrebbe chiedergli come sta, che cosa ha fatto in tutto quel tempo… non si sono nemmeno potuti salutare prima che lui partisse ma Ariadne, anche se ha immaginato come volte di rivederlo, non sa cosa dire… perché non ci crede, come può essere lì?  

 

Lui la guarda come se sapesse a cosa sta pensando ma non dice nulla, accennando invece alla scacchiera che sta tra di loro.

 

“Giochiamo?”

 

Ariadne abbassa lo sguardo: è da un po’ che non gioca a scacchi… e non l’ha mai fatto contro di lui. Non sa se Miquel è bravo o meno, all’improvviso si rende conto che non sa quasi più niente di lui, anche se un tempo è stato il suo migliore amico.

 

“Si, certo.”

 

Ariadne Shafiq non si tira indietro. Mai.

Ariadne Shafiq non demorde, Ariadne Shafiq non perde.

 

Lui le sorride e, come di consueto, fa la prima mossa avendo i bianchi…

 

E quando Miquel appoggia il pedone su uno dei tasselli scuri, Ariadne sa che questa volta non può perdere.

Deve vincere questa partita, lo sa e basta.

 

A suggerirglielo è la scritta rossa che compare sulla scacchiera poco dopo, quando ognuno ha fatto qualche mossa.

 

La bionda sgrana gli occhi con orrore, non potendo e riuscendo a credere a ciò che ha appena letto:

 

Se perdi lui muore. Se vinci muori tu

 

Ariadne alza lo sguardo su Miquel, che però sembra non aver notato affatto la scritta color rosso sangue… forse può vederla soltanto lei.

                                                                                                           

La bionda sposta lo sguardo sulla scacchiera, rendendosi conto che la scritta è sparita velocemente com’è apparsa.

 

Ariadne Shafiq odia perdere, ama vincere… e questa sarà la sua ultimo vittoria, a quanto pare.

 

                                                                                    *

 

“Ciao, Max.”

 

Maximilian sbatte le palpebre un paio di volte, non riuscendo a credere a ciò a che vede: davanti a lui c’è la sua ragazza, Danielle.

 

“E’ da un po’ che non ci vediamo… come stai?”

 

Maximilian deglutisce, non capendo. E’ vero, è da un po’ che non si vedono per via del suo lavoro… e per quanto sia felice di rivedere il suo sorriso, non può fare a meno di chiedersi perché è lì. C’è qualcosa di sbagliato e il Grifondoro lo sa.

 

“B-bene… ma che ci fai qui, Danielle?”

 

“Vengo a salutarti e tu mi accogli così? Che galantuomo.”

 

Danielle sorride divertita ma Maximilian non accenna a rilassarsi mentre si guarda intorno con attenzione: qual è la sua prova? Uccidere un qualche mostro che comparirà all’improvviso? 

 

Non riesce a capire perché Nott ha messo in mezzo la sua ragazza… ma da quel poco che ha potuto vedere già lo ritiene viscido e non ha un buon presentimento sulla prova che ha ideato.

 

“Dico davvero Danielle… perché sei qui?”

 

“Te l’ho detto, volevo salutarti! Non ci vediamo spesso di recente… ma se vuoi posso sempre andarmene, posso sparire.”

 

Maximilian ovviamente non vuole questo… ma non vuole neanche che sia in pericolo.

Muove un passo verso la ragazza e la situazione all’improvviso muta: Danielle non è più in piedi davanti a lui a parlargli tranquillamente, ora è a terra.

 

Distesa a pancia in giù, le braccia protese in avanti mentre urla.

 

Veloce, troppo veloce…  Maximilian guarda la scena per un attimo, mentre qualcosa sta trascinando Danielle nel buio e lei urla, lo implora di aiutarla con gli occhi improvvisamente lucidi.

 

“Danielle!”

 

Si butta su quello che dovrebbe essere un pavimento mentre lei si dimena e scalcia, cercando di aggrapparsi a qualcosa per non essere trascinata via.  Maximilian afferra le mani della ragazza e la spinge verso di se, ma sembra non bastare… qualcosa la sta trascinando nel buio, lontano da lui.

 

“Maximilian, aiutami!”

 

Lei lo guarda implorante e Maximilian deglutisce, non sapendo cosa fare… non ha la bacchetta e non sa nemmeno che cosa sta succedendo. Non sa che cosa sta cercando di portargli via Danielle.

 

Le gambe di Danielle sono sparite alla vista del ragazzo: è come se ci fosse una pozza di buio dentro alla quale Danielle è stata infilata per metà… e ben presto sparirà del tutto, se non si sbriga.

 

Maximilian si guarda intorno in cerca di qualcosa, ma l’unica cosa che vede è un colore che attira il suo sguardo immediatamente: rosso.

 

Maximilian ha sempre amato il rosso, è il colore di Grifondoro, del Natale, dell’amore… e lo è anche del sangue, come la sfumatura della scritta che è apparsa davanti ai suoi occhi.

 

Se vuoi salvarla, devi prendere il suo posto

 

Prendere il suo posto… e come?

 

Senza mollare la presa sulle mani di Danielle Maximilian si volta a guardarla quasi con disperazione, non sapendo come fare per prendere il suo posto.

Intanto anche metà del busto della ragazza è sparito e lei non la smette di piangere, in silenzio mentre lo guarda chiedendogli di aiutarla.

 

“Ok, va bene! Prendo il suo posto, ma lasciala stare!”

 

Come se avesse detto una formula magica, Danielle scompare. Tutto intorno a lui torna ad essere buio, il nulla. La scritta rossa è scomparsa e Maximilian ha appena il tempo di chiedersi se l’ha salvata prima di crollare con il capo sul pavimento, perdendo i sensi.

 

                                                                                    *

 

“Ma dove diamine sono finita? Maledetto Nott…”

 

Aerin sbuffa sonoramente, protestando e invenendo contro Cantankerus Nott, le sue prove contorte e i libri di Malfoy Manor.

 

Poi però la sua attenzione è presa da altro. Non è più sola nel buio, a qualche metro da lei c’è una ragazza molto familiare.

 

“Kristen!”

 

Aerin sorride istintivamente, avvicinandosi alla sorella minore che le sorride di rimando, senza però dire nulla.

 

Aerin si avvicina e fa per abbracciarla, ma qualcosa glielo impedisce. L’ex Tassorosso si acciglia, appoggiando entrambe le mani su quella che sembra una superficie di vetro… che la divide da sua sorella.

 

Anche Kristen appoggia le mani sul vetro e anche lei sembra confusa, come se fino a poco prima non ci fosse alcuna barriera davanti a lei.

 

“Kristen, che diamine è questa?”  Domanda Aerin cercando la bacchetta nella tasca dei pantaloni, senza però trovarla…

 

Maledetto Nott, le ha tolto la bacchetta per la prova.

 

Aerin si trattiene dall’imprecare contro quel simpaticone, imponendosi di pensarci dopo e concentrarsi invece su sua sorella, che intanto ha spostato le mani dal vetro che le separa: le braccia di Kristen sono sollevate e le mani appoggiate alla sua destra e alla sua sinistra… appoggiate su una superficie dura.

 

Altro vetro…  E’ come se sua sorella fosse dentro ad una scatola gigante.

 

La mano di Aerin percorre il vetro e si accorge che non è una barriera come aveva pensato, s’interrompe infatti dopo appena tre metri… è esattamente una scatola gigante.

                        

Le due sorelle si guardano e Kristen le dice qualcosa, senza però che la sua voce arrivi alle recchie di Aerin… non la sente, è come se il vetro la isolasse.

 

Kristen sembra capire che sua sorella non la sente e, disperata, sbatte entrambe le mani sul vetro cercando romperlo, sostituendo ben presto i piedi alle mani.

 

Aerin la guarda completamente impotente, non avendo nemmeno la bacchetta e certa che nemmeno sua sorella riesce a sentirla, lì dentro.

 

Poi entrambe si accorgono di qualcosa: la lunghezza delle lastre di vetro sta diminuendo, quella specie di gabbia dove Kristen è rinchiusa si sta lentamente rimpicciolendo.

 

Entrambe sbarrano gli occhi e si guardano, mentre Kristen, disperata, continua a cercare di rompere il vetro aiutata dalla sorella: ma quello rimane integro, senza nemmeno una crepa.

                                                                                           

Aerin sta veramente cominciando a pensare che sua sorella morirà lì dento per assenza di aria e schiacciata dal vetro, quando qualcosa appare davanti a lei: una scritta rossa.

 

Se vuoi aiutarla, devi prendere il suo posto

 

Prendere il suo posto… Aerin deglutisce, guardando sua sorella che sembra non aver visto la scritta. 

Aerin è claustrofobica, impazzirebbe lì dentro… ma quella è la sua sorellina, che va ancora a scuola.

 

Non può lasciarla lì.

 

La scritta scompare ma questa volta, quando Aerin sfiora il vetro, si rende conto che qualcosa è cambiato… può passarci attraverso.

Tuttavia è chiaro che non può fare uscire sua sorella, a meno che lei non entri al suo posto.

 

La scatola continua a rimpicciolirsi, mentre le lacrime rigano il volto di Kristen, che la guarda implorante e chiedendole di aiutarla.

Così Aerin lo fa, senza pensare che soffre di claustrofobia e che probabilmente avrà una crisi quando sarà dentro al posto suo.

Passa completamente attraverso il vetro e non appena è dentro la gabbia sua sorella scompare, senza però apparire al suo posto fuori da quella scatola.

 

Aerin appoggia entrambe le mani sul vetro ai suoi lati, chiudendo gli occhi mentre l’aria comincia a mancarle, non sa se a causa dell’ossigeno che scarseggia o se per la paura.

 

Non ha però tempo di rifletterci su o chiedersi dove sia finita sua sorella, perché subito dopo tutto diventa buio e Aerin prende fiato un’ultima volta prima di svenire: la sua prova è terminata… e l’ha passata.

                                          

                                                                         *

 

“Ciao, fratellone.”

 

Il volto di Altair si distende in un sorriso e per un attimo si dimentica che è nel bel mezzo di una prova… quando vede sua sorella tutto inizia ad andare meglio, sempre.

 

Cassiopea risponde al sorriso, in piedi a qualche metro da lui.

Altair vorrebbe andare da lei e abbracciarla, ma non ci riesce.

 

Non può muoversi, non riesce a fare nemmeno un passo e muovere semplicemente le braccia.

 

Il ragazzo abbassa lo sguardo, rendendosi orribilmente conto di essere legato da dei grossi lacci scuri… è legato a qualcosa, come un palo di legno… non può muoversi.

 

“Cassy, aiutami… non posso muovermi!”

 

Altair guarda la sorella minore, chiedendosi per un secondo se non l’abbia legato proprio lei.

Tuttavia Cassiopea lo sta guardando confusa, come se nemmeno lei capisse la situazione. No, non è stata lei…

                                              

La ragazza fa per muoversi verso il fratello maggiore per aiutarlo, ma ben presto qualcuno la blocca e anche Altair se ne accorge.

 

Cassiopea sgrana gli occhi per la sorpresa, mentre una figura scura alle sue spalle l’ha afferrata e ka tiene ferma, una mano le blocca i polsi e l’altra è appoggiata sulla sua palla… e ha qualcosa in mano, qualcosa di orribilmente luccicante.

 

Un coltello.

 

“CASSY! Toccala e giuro che ti ammazzo!”

 

Le corde che lo tengono legato si tendono mentre il ragazzo cerca di liberarsi, gli occhi carichi di rabbia e preoccupazione che non mollano sua sorella nemmeno per un istante.

 

Il coltello appoggiato sulla pelle di Cassiopea è l’unica cosa visibile della persona che la tiene immobilizzata.

 

La ragazza rivolge al fratello una muta richiesta d’aiuto, guardandolo con gli occhi chiari imploranti mentre lui cerca invano di liberarsi… ma le corde non cedono e non accennano a spezzarsi. E’ completamente impotente, bloccato davanti a sua sorella che rischia la vita per mano di qualcuno che non riesce nemmeno a vedere, eccetto la mano scura che tiene il pugnale in mano.

 

“Cassy! Uccidi me, ma lascia stare mia sorella!”

 

Cassiopea lo guarda come a dirgli di tacere, come fa spesso quando a suo parere sta facendo l’idiota… e in quel momento sta mettendo a repentaglio la sua vita per lei.

 

Altair continua a guardare il coltello luccicante, pericolosamente vicino al collo della sorella minore mentre non la smette di divincolarsi.

 

Non ha nemmeno bisogno della scritta: sa già che deve prendere il suo posto ed è pronto a farlo, se necessario.

 

L’aggressore di sua sorella spinge la ragazza, che cade a terra con violenza per poi rivolgere al fratello maggiore un ultimo sguardo con gli occhi lucidi.

 

“Altair…”

 

Lui le rivolge un piccolo sorriso mentre anche i suoi occhi si inumidiscono per la prima volta dopo anni, come a volerle dire che è tutto ok: se lei sta bene, allora per lui è tutto perfetto.

 

Il giovane Black sposta lo sguardo davanti a se, guardando l’ombra e di conseguenza anche la morta dritta in faccia.

 

Il coltello si solleva, segno che la mano che lo tiene stretto sta per lanciarlo verso di lui e a quel punto Altair chiude gli occhi, appoggiando con rassegnazione il capo alla specie di sbarra al quale è legato: se sua sorella sta bene, allora è tutto perfetto.

 

E’ questo che conta.

 

                                                                                    *

 

“Elliott! Sono davvero felice di vederti amico! Ma dove siamo finiti?”

 

“Non saprei Ian… secondo te dove ci ha spediti suo zio?”

 

Ian si stringe nelle spalle, guardandosi intorno senza vedere nulla: buio, solo quello li circonda.

 

Lui e Elliott sono in piedi uno di fronte all’altro e quest’ultimo sembra molto più rilassato dell’altro, che non si fida troppo di suo zio e temeva sull’idea che ha avuto per la prova: chissà che ha architettato il caro zio Cantankerus…

 

“Boh, che razza di situazione… sembra di essere nel nulla, non si sente o vede niente.”

 

Ian guarda in basso e quello che dovrebbe essere il pavimento… sente la superficie rigida sotto i suoi piedi, ma non provoca alcun rumore quando cammi e non lo si vede.

 

“Beh, che la biblioteca dei Malfoy contenta libri un po’ strani ce l’aspettavamo… sembra di essere in una specie di limbo, vero?”

 

Osserva Elliott guardandosi intorno con fare rilassato, come se stesse parlando del tempo atmosferico.

 

Ian rivolge all’amico un’occhiata dubbiosa, non molto convinto dalla tranquillità del ragazzo: Elliott non è mai stato una persona impulsiva o che si fa prendere dal panico facilmente, ma quella calma lo lascia comunque perplesso.

 

Sono pur sempre in una prova da superare, alla fin fine.

 

Ricordandosi della prova, Ian guarda l’amico con maggiore attenzione: in effetti loro sono in squadre separate… perché sono insieme?  Forse la prova è proprio quella, affrontare un avversario?

 

Tuttavia Ian non ha la bacchetta con se e molto probabilmente nemmeno Elliott… quindi non devono di certo duellare o cose del genere.

 

Il Corvonero non ha però modo di indugiare troppo su quell’idea, perché qualcosa è improvvisamente cambiato:

 

Elliott. Elliott sta…scomparendo.

 

“Oh mio dio… che sta succedendo?”

 

Ian si volta di scatto, attirato dalle parole dell’amico per poi sgranare gli occhi con orrore: la figura del ragazzo era come diventata opaca, come se fosse un’immagine proiettata e non una persona in carne ed ossa.

 

Elliott rivolge ad Ian un’occhiata terrorizzata, chiedendogli aiuto e l’altro gli si avvicina subito, cercando di toccargli un braccio.

Con orrore il giovane Nott si rende conto che non può nemmeno toccarlo… sta svanendo, come una nuvola di vapore.

 

“Ian, aiutami!”

 

“Non… non posso, non so come fare! Stai sparendo!”

 

“Grazie per l’illuminazione Nott, me n’ero accorto!”

 

Ian si guarda intorno disperato, cercando qualcosa o qualcuno che possa aiutarli… ma niente. Elliott sta svanendo sotto i suoi stessi occhi e lui è fermo senza fare nulla.

 

Non può accettarlo, non può arrendersi così… è come un fratello per lui, non può non aiutarlo in qualche modo.

 

Gli occhi scuri di Ian vengono attratti dall’unica nota di colore presente in quella specie di sala, mentre le gambe di Elliott iniziano a sparire. Una scritta rossa, ecco cos'ha catturato l’attenzione di Ian:

 

Se vuoi salvarlo, devi prendere il suo posto

 

Ian sposta lo sguardo sull’amico, che lo guarda quasi implorante. Non può lasciare che sparisca così, davanti a lui e senza provare a fare nulla.

                        

Quasi senza riflettere Ian annuisce con un cenno del capo, rispondendo a voce alta alla richiesta della scritta rossa:

 

“Ok, prendo il suo posto.”

                                                                     

Nessuna esitazione: ha messo da parte la razionalità, agendo per mano dell’affetto che prova per il suo amico.

Ha superato la sua prova.

 

Elliott sparisce completamente e Ian si chiede per una attimo se sia riuscito ad aiutarlo prima di venire sopraffatto da un fastidioso senso di vertigini… e poi cade sul pavimento buio, chiudendo gli occhi e restando incosciente.

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Angolo Autrice:

Salve! Scusate il ritardo, ci ho messo un po' ad aggiornare ma è stato un capitolo abbastanza laborioso da scrivere (nonchè credo uno dei più lunghi che abbia mai scritto) e negli ultimi due giorni ho preferito concentrarmi sulle altre mie Interattive che, al contrario di questa, sono molto più sviluppate e vicine alla fine.   Spero davvero che vi sia piaciuto perchè è stato una specie di parto, il prossimo arriverà più velocemente ve lo prometto.


Perdonatemi gli errori che di certo ci saranno ma l'ho terminato davvero in fretta e volevo aggiornare senza perdere un altro secolo.

Tranquilli ovviamente gli OC sono vivi e vegeti, era solo la prova del simpatico Cantankerus... spirito di sacrificio per salvare chi si ama, affrontando anche le proprie paure per diversi OC.

E' un capitolo abbastanza introspettivo, spero che vi sia piaciuto... ditemi che ne pensate!

A presto, spero!

Signorina Granger

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Capitolo 8
*** Dopo la prova ***


Capitolo 5: Dopo la prova 



Abraxas si alzò di scatto, tenendo una mano sul freddo pavimento della biblioteca e l'altra appoggiata sulla sua gola, come per assicurarsi di non essere sul punto di soffocare.


Gli occhi chiari del ragazzo saettarono istintivamente su Imogen, che era stesa sul pavimento ad un paio di metri da lui.

Sembrava ancora incosciente e Abraxas si protese verso di lei, sfiorandole la spalla e chiamandola a bassa voce per evitare di farla sussultare. 

Cosa che comunque avvenne, visto che la ragazza spalancò gli occhi all’improvviso e si mise subito a sedere sul pavimento, respirando affannosamente per un attimo prima di rendersi conto che era a Malfoy Manor... E che non c'era il cadavere di suo nonno davanti a lei.


“Che razza di... Di sfida era?”   Mormorò Imogen rivolgendosi al ragazzo, che sollevò entrambe le sopracciglia: non lo sapeva nemmeno lui... Chissà che razza di libro gli aveva fatto aprire Nott. 

Il biondo si guardò intorno, osservando i 26 ospiti che stavano reagendo circa tutti allo stesso modo mentre si svegliavano: confusi, spaventati... Anche un po’ seccati, in qualche caso. 


“L’hai superata?”      Alla domanda del ragazzo Imogen inarcò un sopracciglio, l’immagine del nonno che stava per soffocare perfettamente netta nella sua mente.

“Beh, credo di sì...” 

Gli occhi azzurri di Imogen cercarono Cantankerus, trovandolo esattamente dove lo avevano lasciato: seduto sulla sedia, il bastone in mano e l'aria quasi divertita e allo stesso tempo impaziente mentre aspettava che tutti i ragazzi prendessero pienamente conoscenza.

Non le sarebbe affatto dispiaciuto lanciargli contro una bella fattura... Ma probabilmente non era il caso: sua madre l'avrebbe diseredata per aver ‘importunato un uomo rispettabile come Cantankerus Nott’ e poi si sarebbe ritrovata tagliata fuori da quella competizione... E Imogen non voleva nessuna delle due cose, l'ultima in special modo. 


Abraxas invece si guardò intorno in cerca di Altair, trovandolo a pochi metri da lui. Aveva ripreso conoscenza leggermente dopo di lui e ora si era alzato a sedere come quasi tutti gli altri, leggermente pallido in volto e lo sguardo vacuo come se avesse la mente altrove.


Abraxas preferì non disturbarlo, sapendo chi aveva dovuto salvare nella sua prova... Di certo sua sorella Cassiopea, quindi doveva essere abbastanza sottosopra in quel momento. 


Dall'altra parte della stanza invece Lizzy si stava dilettando in un monologo di parolacce contro Cantankerus, sfiorandosi nervosamente il braccio coperto come sempre dalla manica della camicia bianca. 

“Fuoco?” 


Alla domanda di Aerin Elizabeth annuì, preferendo non aggiungere altro mentre osservava l'amica: conoscendola, era probabile che avesse visto sua sorella... Chissà che prova aveva dovuto affrontare, però.


“Io mio zio lo strozzo. Davvero... E menomale che era la prima prova!”      Sibilò Ian a denti stretti mentre aiutava Lizzy ad alzarsi, appena prima che Nott iniziasse a parlare nel tono più calmo e rilassato (e quindi irritante, vista la situazione) possibile:


“Bene, ora che avete ripreso tutti conoscenza... Veniamo alle cose serie. Vi faccio i miei complimenti, avete superato quasi tutti la prova che non era delle più semplici, salvando la persona che amate di più. Per questa prima prova le squadre non hanno alcun valore e sono stati eliminati dal gioco tutti quelli che non sono riusciti a superarla... Ergo, 8 di voi. Non faccio nomi perché ognuno sa quello che ha fatto... Agite di conseguenza, chi è stato eliminato faccia i bagagli e lasci il Manor al più presto.” 


Cantankerus fece per alzarsi, ma la voce di Abraxas lo bloccò, facendo spostare gli occhi chiari dell'uomo sul ragazzo:


“Come ha fatto a seguire le prove?” 

“Non pensavo che tuo padre ti avesse nascosto così tante cose, Abraxas... Il libro, ovviamente. Ho letto tutto quello che ognuno di voi ha fatto. Siete stati incoscienti per circa due ore e  per oggi non c'è altro... La seconda prova vi aspetta domani, vi darò maggior dettagli questa sera a cena.” 

Cantankerus si alzò e se la filò ad una considerevole velocità, lasciando i ragazzi praticamente imbambolati nella stanza. 

“Si, grazie tante... Facile, filarsela.”   Borbottò Abraxas in tono seccato, seguendolo con lo sguardo insieme ad Imogen:

“Beh tesoro, non puoi certo dire che il coraggio sia caratteristica tipica di voi Serpeverde...” 


Osservò la mora con un sorrisetto divertito, guadagnandosi uno sguardo inceneritorio dal biondo che poi si rivolse ad Altair, in piedi accanto a lui:


“Amico, tutto bene? Mi sembri un po’ scosso.”

Per tutta risposta Altair annuì distrattamente prima di fare qualche passo avanti, diretto alla porta della biblioteca da dove era appena uscito Cantankerus.


“Ma dove vai adesso?”


“Da Nott... Voglio chiedergli se posso andare da mia sorella.” 


Alla risposta di Altair gli occhi chiari di Imogen s’illuminarono e lo seguì, intimandogli di aspettarla.

Nel giro di pochi secondi i due erano riusciti a raggiungere la porta della biblioteca zigzando tra gli altri ragazzi, lasciando Abraxas solo di punto in bianco:


“Abraxas, tu stai bene vero? Sì certo ragazzi, non sono affatto turbato dall'aver appena visto la mia ragazza annegare... Sto davvero benissimo.” 

Il biondo incrociò le braccia al petto, scimmiottando a mezza voce quello che avrebbe voluto sentirsi dire da Imogen e Altair... E quasi sobbalzò sentendo una voce alle sue spalle:


“Parli da solo, Abraxas? Andiamo bene.” 


Il giovane Malfoy si voltò di scatto, sorridendo alla vista di Ariadne. La ragazza lo guardava con un sopracciglio inarcato, a metà tra il preoccupato e il divertito.

“No Ariadne tranquilla, non sono ancora a quel punto... Ma l’avere tutti questi graditi ospiti per casa potrebbe portarmici credo. Superata la prova?” 

Ariadne rivolse al ragazzo uno sguardo eloquente mentre questi le posava un braccio intorno alle spalle, raggiungendo insieme la porta della biblioteca per lasciare la stanza. 
Quasi tutti gli altri erano ancora dentro a discutere sulla prova, ma nessuno dei due aveva voglia di molta compagnia in quel momento.


Abraxas sorrise allo sguardo di Ariadne, interpretando il messaggio alla perfezione: ‘Ti pare che io possa fallire?’ Quelle parole risuonarono quasi nella mente del ragazzo con la voce della bionda, che gli rivolse un sorrisetto prima di rifilargli la stessa domanda. 


“Certo, figuriamoci se mi faccio abbattere dalla prima prova... Vieni, andiamo a fare due passi in giardino, non mi va di vedere o parlare con nessuno.” 

Ariadne non disse nulla ma osservò l'amico mentre scendevano le scale per raggiungere il piano terra, chiedendosi che cosa avesse dovuto affrontare. Conoscendolo, probabilmente aveva avuto a che fare con l’acqua... Ma la ragazza non poteva fare a meno di chiedersi se la persona che Abraxas aveva dovuto salvare fosse Imogen o no. 

Non le venivano in mente molte altre opzioni, in realtà: Abraxas era figlio unico e di certo non poteva essersi trattato dei genitori... La fidanzata era un’opzione più che plausibile, ma preferiva non chiederglielo. Non subito, almeno.

E a quanto pare Abraxas aveva fatto lo stesso ragionamento, perché non fece domande sulla prova per tutta la durata della loro passeggiata nei giardini. Cosa insolita vista la curiosità del ragazzo, ma Ariadne stava pensando ad altro: la cosa più strana era che Abraxas Malfoy stava dimostrando un briciolo di sensibilità, per una volta. 

Lo conosceva da diversi anni e poteva contare sulle dita le occasioni in cui aveva tenuto un comportamento simile. 

                                                                                       *


Altair aprì la porta di scatto, sbattendosi con rabbia la porta alle spalle e fregandosene se il gesto avrebbe dato fastidio o meno a Cantankerus. Imogen si alzò dalla sedia dove si era seduta mentre aspettava e gli si avvicinò, immaginando già cosa avrebbe detto: non era difficile, vista la faccia del ragazzo.

“Allora?” 

“Non possiamo lasciare il Manor, per via di quello stupido contratto... Gli ho chiesto se potevo far venire qui mia sorella, ma ovviamente ha detto di no.”

Imogen sospirò, delusa a sua volta anche se infondo si era aspettata una risposta del genere da Nott... Di certo non voleva persone in più a girare per il Manor.

“Pazienza, vorrà dire che scriverò a mio nonno invece che vederlo di persona. E credo che dovresti fare lo stesso, Altair... Ieri sera mi hai dett che volevi farlo comunque, no?” 


Imogen rivolse al ragazzo un sorriso gentile e lui annuì, anche se non con troppa convinzione prima di sospirare con delusione:

“Beh, allora ci vediamo dopo, Imogen... Vado in camera mia.” 


Altair girò sui tacchi, allontanatosi nel corridoio con le mani in tasca. Imogen seguì con lo sguardo il ragazzo finché non sparì dietro un angolo, accigliata: Altair Black aveva appena nominato la sua camera da letto davanti ad una ragazza senza fare nessuna allusione...   

La prova doveva davvero averlo scosso parecchio, non c'era alcun dubbio.

                                                                                    *

Elizabeth si era seduta sul davanzale interno della finestra, le braccia strette intorno alle ginocchia mentre seguiva distrattamente con lo sguardo il percorso di due ragazzi biondi, giù in cortile.

Probabilmente erano Abraxas e Ariadne ma la ragazza aveva la mente da tutt’altra parte e di certo non si stava preoccupando di chi si trattasse... 


Dopo la prova tutti si erano un po’ dispersi in giro per il Manor e mentre Ian si era trascinato dietro Aerin per “investigare” su chi non avesse superato la prova lei aveva preferito, come Elliott, tornare in camera sua. 

In realtà non le dispiaceva per niente poter stare un po’ da sola prima di pranzo, dove sarebbe stata nuovamente circondata da un mucchio di persone.

Non sapeva se scrivere o meno a suo fratello... Che cosa gli avrebbe detto? ‘Mi hanno fatto immaginare la tua morte e io dovevo tirarti fuori dalle fiamme’? 

Probabilmente suo fratello avrebbe riso, conoscendolo... Le avrebbe detto di non preoccuparsene troppo, che era stata solo un’illusione.
Incredibile come potesse avere così scarsa sensibilità, a volte.

Eppure, per qualche strano motivo, gli voleva davvero bene... Più che a chiunque, come la prova aveva dimostrato. 


La ragazza prese il bordo della manica della camicia e la sollevò leggermente, guardando la parte finale dell’ustione che dalla spalla scendeva lungo a metà avambraccio. 

In quella specie di sogno, se così poteva chiamarlo, se era davvero sembrato di sentire il braccio bruciare... Un’illusione davvero riuscita, senza alcun dubbio.

Elizabeth si chiese se anche il fumo fosse stato frutto della sua immaginazione o se fosse sempre opera di quel dannati libro.

Non ne aveva idea, però di una cosa era più che certa: non voleva mettere più piede nella biblioteca dei Malfoy per un bel po’ di tempo.

                                                                                   *

Elliott aprì la porta della sua stanza e poi se la chiuse subito alle spalle, avvicinandosi al letto quasi sospirando.

Aveva appena finito di parlare con Amelia della prova, scoprendo con sollievo che anche la ragazza era riuscita a passarla. 
Le aveva chiesto chi avesse dovuto salvare ed era rimasto piacevolmente sorpreso dalla risposta della ragazza: anche lei aveva dovuto salvare lui, nella sua prova. 

Fino al giorno prima non avrebbe giurato di essere la persona più importante per la ragazza, ma a quanto pare era così... E ovviamente ne era molto felice.


Il Corvonero però non fece nemmeno in tempo a mettersi comodo sul letto per riposarsi e leggere in pace che la porta si spalancò, facendo entrare Ian e Aerin e con loro un bell’insieme di chiacchiere. 


“Ah, eccoti! Speravamo di trovarti qui, abbiamo scoperto quasi tutti i nomi di quelli che dovranno lasciare il Manor.” 

Aerin rivolse al ragazzo un sorriso, sedendo sulla poltrona di velluto mentre Ian annuiva, sedendosi sul bordo del letto di Elliott.
Quest’ultimo sospirò e si alzò a sedere, riponendo il libro sul comodino: ovviamente sarebbe stato impossibile leggere con quei due nella stessa stanza... Se non altro mancava Lizzy, altrimenti non ne sarebbe uscito vivo, da quella camera. 

“Dov’è Lizzy?”

“In camera nostra... Credo volesse stare un po’ in pace.”


Non dispiacerebbe nemmeno a me


Elliott inarcò un sopracciglio ma non disse nulla, mentre Ian rideva sotto ai baffi intuendo alla perfezione i pensieri dell’amico, che invece gli riservò un’occhiataccia mentre Aerin riprendeva il discorso:


“Allora... Nott ha detto che ci sono stati 8 eliminati. Sappiamo che tra questi ci sono Isaac Rowle, non che la cosa mi dispiaccia, Derick Lestrange, Starkey Avery, Heather MacMillan, Sean Avery,, Chad Weasley e Alayne Travers. Sono 7, quindi ne manca uno... Chissà chi è.” 


“Non ne ho idea, ma spero vivamente che sia qualcuno di poco simpatico!” 

Rispose Ian con nonchalance, seduto anche fin troppo comodamente sul letto di Elliott che cercò di smuoverlo, ma invano.

Il ragazzo ci rinunciò e sospirò, mentre Aerin esprimeva la sua speranza sulla Burke o sulla Flint... Non le avrebbe rette a lungo, nessuna delle due. 

“Perché dici? No dai... Non sono così male.”

“Fammi il favore Nott, lo dici solo perché sono attraenti!” 


Ian per tutta risposta sorrise, facendo ridacchiare Elliott e alzare Aerin dalla poltrona mentre alzava gli occhi al cielo, quasi esasperata:

“Lasciamo stare... Io torno da Lizzy, ci vediamo dopo a pranzo.”


“Sei sicura di riuscire a trovare la tua camera, Aerin?” 


Per tutta risposta la Tassorosso prese il cuscino appoggiato sulla poltrona e lo lanciò verso Ian, colpendolo in piena faccia mentre Elliott prendeva il suo libro quasi speranzoso di riuscire a leggere un paio di pagine. 


“Ridi Nott, ridi... Alla fine conoscerò questa casa tanto bene da poter esserne la guida, vedrai!” 


Con quella promessa Aerin uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle e lasciando Ian a ridere, ancora seduto sul letto di Elliott. 

                                                                                  *

Connie aprì la porta della sua stanza abbastanza scura in volto: non moriva dalla voglia di fare due chiacchiere con la sua compagna... Però quello che vide la fece sorridere.

Il baule di Annabeth Greengrass era aperto, ai piedi del letto della ragazza... Che ci stava infilando magicamente tutte le sue cose, svuotando l'armadio che aveva riempito appena il giorno prima.

“Sei stata eliminata?” 

Annabeth si voltò verso la Grifondoro e la fulminò con lo sguardo, cosa che costrinse Connie a levarsi il gran sorriso (e decisamente inopportuno) che le era comparso sul volto quando aveva aperto la porta. 

“No Prewett, sto mettendo via le mie cose perché non ho altro da fare.” 


Connie non aggiunse altro, avvicinandosi alla scrivania per scrivere s suo fratello Rex. Non aveva nessuna voglia di chiacchierare e nemmeno discutere con Annabeth... Meglio lasciarla fare i bagagli in pace visto che di certo era di pessimo umore.

Tuttavia, mentre le dava le spalle e quindi Annabeth non poteva vederla, Connie si lasciò sfuggire un sorriso quasi compiaciuto: le sue preghiere erano state esaudite... Chissà che quella notte non riuscisse a dormire per più di 5 ore. 

                                                                                         *

La porta si chiuse alle spalle di Starkey ma Altair quasi nemmeno se ne accorse, gli occhi e l'attenzione puntati sul foglio di pergamena appoggiato sulla scrivania. 

Aveva appena finito la lettera per sua sorella Cassiopea e la stava rileggendo prima di sigillarla e spedirla.

Aveva preso in considerazione l'idea di usare il camino per mettersi in contatto con lei... Dopotutto la sorella ne aveva uno in camera sua. Tuttavia era estate e non poteva mettersi ad accendere camini in giro per Malfoy Manor... Abraxas l'avrebbe ucciso, o in alternativa preso per pazzo. 


Ovviamente scriverle non era come vederla, certo, ma era già qualcosa. 

Il giovane Black sorrise, immaginando si quasi sua sorella che leggeva la lettera e faceva per piombare a Malfoy Manor per vederlo. Ne sarebbe stata perfettamente capace, la sua piccola rompiscatole.

Sua sorella era una delle poche persone che riusciva davvero a tenergli testa, così come anche una delle poche a cui lui dava retta e amava sinceramente.
La vita di Altair Black era stata, fino a quel momento, piena di relazioni... Non si poteva certo negarlo.


Ma quante avevano avuto reale importanza per lui? Poche, pochissime... Nessuna delle ragazze che aveva fatto cadere ai suoi piedi e poi finire nel suo letto aveva avuto importanza per il ragazzo. 


Persino Abraxas si era innamorato... Lui invece no. 
A volte si chiedeva se non fosse per il matrimonio dei suoi genitori, dove il quasi disinteresse della madre verso suo padre era più che evidente da sempre.


Altair Black voleva bene a poche persone e sua sorella era certamente al primo posto da sempre. 

L’ex Serpeverde quasi sorrise mentre ricordava Hogwarts: il forte legame tra i due era sempre stato noto a tutta la scuola (anche grazie a discussioni anche forti che Altair aveva fatto nascere per gelosia verso Cassiopea) e ad un certo punto qualche idiota aveva persino messo in giro la voce che lui fosse innamorato di sua sorella minore. 

Che grandissima cazzata...   Era geloso e di certo iperprotettivo, ma non lo si poteva accusare d’incesto.


Altair ripiegò il foglio di pergamena e poi sigillò la lettera, uscendo dalla camera per trovare Abraxas e chiedergli il suo gufo in prestito.     Non aveva nessuna voglia di aspettare, voleva spedire subito la lettera a sua sorella... Non poteva far altro che sperare di trovare l'amico in fretta. 


                                                                                      *


“Oh, to’ guarda chi si vede... Sai, speravo sinceramente che non avessi superato la prova.” 

Maximilian si fermò, esitando prima di voltarsi e rivolgere ad Ariadne un sorriso fintissimo: doveva contare fino a 5 per evitare di affatturare l’ex compagna di scuola.

“È sempre un piacere, Shafiq. E ovviamente la cosa è reciproca.” 


Ariadne rivolse al ragazzo uno sguardo carico d’antipatia scarsamente celata, come sempre: non avevano mai provato a mascherare il disprezzo reciproco, fin dal primo anno discutevano e si lanciavano frecciatine ad ogni incontro, anche se breve.


“Chi hai dovuto salvare, la tua ragazza forse?” 


“Se permetti Shafiq, questi non sono affari tuoi... Però mi stupisce che tu abbia superato la prova, non ti facevo tipo da sacrificarsi per qualcuno.” 


Ariadne fulminò il Grifondoro con gli occhi chiari, mentre i due si ritrovavano malauguratamente a camminare uno accanto all’altro per raggiungere la Sala da Pranzo.

Ma perché non avevano ideato una strada secondaria per arrivarci? O forse c'era ma nessuno dei due ne era a conoscenza, sfortunatamente.


“Pensi davvero di conoscermi sul serio, Shacklebolt?” 


“No, ma nemmeno mi interessa farlo e sono sicuro che tu pensi lo stesso, quindi continuiamo ad odiarci senza conoscerci a fondo, grazie.” 

“Pensala come vuoi, ma siamo comunque nella stessa squadra, caro.” 


Maximilian a quelle parole si voltò verso la Serpeverde, rivolgendo le un sorrisetto prima di parlare:


“Vero, ma bisogna vedere per quanto sarà così.” 

Il Grifondoro accelerò il passo e superò leggermente la ragazza, che sorrise di rimando: per una volta si trovava d'accordo con lui... Perché infondo entrambi morivano dalla voglia di buttare fuori da Malfoy Manor a calci l'altro. 








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Angolo Autrice:


Che volete farci, ultimamente ho preso l'abitudine di scrivere tardi... E quindi eccoci qui.
Il capitolo è di passaggio e gli OC compaiono tutti brevemente, ma spero che vi sia piaciuto comunque. 
Nel prossimo capitolo ci sarà ovviamente la seconda prova e spero di aggiornare in fretta, vedremo se l’ispirazione non mi abbandonerà.
Siccome è mezzanotte passata non mi dilungo troppo e vi saluto, augurandovi la buonanotte (anche se di certo molti leggeranno domani, ma dettagli).


Signorina Granger 



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Capitolo 9
*** Un ingegno smisurato per il mago è dono grato ***


Capitolo 6: Un ingegno smisurato per il mago è dono grato

 

“Buongiorno ragazze… pronte per la prova di oggi?”

 

Ian rivolse alle due amiche un sorriso, ricevendo però come risposta due versi non ben definiti:

 

“Basta solo che non sia come quella di ieri… altrimenti tuo zio farà una brutta fine.”  Sbadigliò Elizabeth mentre mangiava quasi nervosamente una fetta di torta.

 

La sera precedente, a cena, Cantankerus aveva chiesto ai ragazzi di presentarsi nel salone dopo colazione, alla stessa ora del giorno prima.

 

Inutile dire che tutti e 20 erano leggermente ansiosi di scoprire che cos’avrebbero dovuto fare.

In cosa consisteva la seconda prova?

 

“A me basta che non ci siano gabbie o stanze piccole di mezzo… per il resto mi va tutto più che bene.”

 

Borbottò Aerin prima di bere un sorso di the, ricordando fin troppo bene l’illusione del giorno prima: anche se aveva superato la prova la sua claustrofobia era ancora tutta intatta… e non aveva nessuna voglia di dover rivivere una cosa simile.

 

“Rilassatevi, conosco mio zio… Non è ripetitivo e non gli piace essere banale o prevedibile. Sono sicuro che la prova di oggi sarà totalmente diversa da quella di ieri.”

 

Il tono di Ian era così pacato e tranquillo che le due ragazze non poterono non credere alle parole dell’amico, che non aveva idea di cosa avesse architettato suo zio ma era fermamente convinto su ciò che aveva detto: Cantankerus odiava la banalità… non avrebbe mai organizzato due prove simili vicine.

 

Chissà però cosa avrebbero dovuto fare… aveva quasi paura di raggiungere suo zio nel salone.

 

“Scusatemi… Non voglio interrompervi, ma sono venuto a prendere un po’ di torta prima che qualcuno la faccia sparire.”

 

Il ‘qualcuno’ era così poco velato che sia Lizzy che Aerin capirono immediatamente a chi si riferiva Altair, che prese il piatto con la torta alla vaniglia mentre la diretta interessata lo inceneriva con gli occhi:

 

“Ha parlato quello in dieta perenne…”   Borbottò Elizabeth a mezza voce, beccandosi da Ian uno sguardo d’avvertimento: forse non era il caso di iniziare a scaldarsi già a colazione… altrimenti sarebbe stata una prova davvero lunga.

 

Aerin rivolse all’amico uno sguardo pieno di compassione, non trattenendo però un sorrisetto divertito mentre gli altri due iniziavano come da manuale a discutere sulla supremazia dei dolci essendo uno più goloso dell’altro.

 

“Tienila d’occhio, Ian… non vorrei che si ripetesse la storia del sesto anno. E sai a cosa mai riferisco.”

 

Osservò Aerin a mezza voce, facendo attenzione a non farsi sentire da Altair e dall’amica.  Ian capì all’istante di cosa stesse parlando la ragazza e si limitò ad annuire con un cenno del capo: come dimenticare… dopotutto c’era anche lui, quel pomeriggio.

 

Ogni tanto Lizzy, quando le moine di Altair la facevano innervosire parecchio, se ne usciva ancora con quella storia, sostenendo che ‘ti ho dato un cazzotto una volta Black, posso farlo di nuovo! ’

 

“Beh, sono passati tre anni… non credo arriveranno nuovamente a tanto.”  Osservò Ian con però scarsa convinzione e Aerin inarcò un sopracciglio come a chiedergli se fosse serio: da come stavano procedendo le cose, sembrava che nessuno dei due fosse cambiato molto anche se era passato qualche anno.

 

“Ti prego. Mia sorella Kristen sostiene che ancora se ne parla, quando gli studenti passano davanti all’aula di Trasfigurazione.”

 

“Se non altro Lizzy si è attenuta alle regole.”    Osservò Ian con un sorrisino, ricordando l’episodio come se si trattasse del giorno prima: avevano appena finito una lezione di Trasfigurazione e Lizzy quel giorno aveva una giornata abbastanza storta… si era decisamente alzata con il piede sbagliato.

E quando Altair Black aveva continuato per due ore di lezione ad infastidirla, la Tassorosso si era stufata e gli aveva assestato un pugno sul naso.

 

E doveva averlo fatto anche bene, perché aveva quasi rotto il perfetto setto nasale di Altair.

 

Se non altro però, si era attenuta alla regola di “niente magia nei corridoi” e Abraxas ogni tanto lo rinfacciava ancora all’amico, che era sempre stato molto ligio alle regole.

 

Vinta la battaglia per il dolce, Altair Black tornò con soddisfazione a sedersi accanto ad Abraxas, appoggiando la torta sul tavolo:

 

“Ho vinto la battaglia… chi vuole una fetta di torta?”

 

Imogen sorrise e fece un cenno al Serpeverde, che la accontentò.

 

“Sai Altair, per un attimo ho temuto che vi sareste di nuovo presi a pugni…”

Osservò Abraxas in tono leggermente canzonatorio, rivolgendo all’amico un sorrisetto divertito. Sorrise che decisamente non venne ricambiato, infatti il giovane Black fulminò il biondo con lo sguardo prima di replicare in tono piatto:

 

“Non ci siamo mai presi a pugni. LEI mi ha dato un pugno… e ti assicuro che non ricapiterà.”

 

“Giusto, scusa. Dimenticavo, sei troppo gentleman per colpire una fanciulla… Anche se si chiama Abbott di cognome.”

 

Abraxas sorrise appena ma cambiò subito espressione di fronte alla faccia di Imogen, che lo guardava come a volergli chiedere se trovasse tanto strano che un ragazzo si rifiutasse di picchiare una ragazza.

 

“Abraxas, ti consiglierei di tenere la bocca chiusa…” Mormorò Ariadne rivolgendosi all’amico in tono divertito. Il biondo seguì il consiglio dell’amica e tenne effettivamente la bocca chiusa per tutto il resto della colazione, lasciando la conversazione ad Imogen e Ariadne…. O quasi.

 

“Però, davvero… Ogni tanto mi chiedo COME abbia fatto a colpirti in faccia! Insomma, sei molto più alto di lei!”

 

“Malfoy? ZITTO.”

 

                                                                                   *

 

“Beh, se non altro vedo che oggi ce l’avete fatta senza problemi… Ben venga.”

 

Cantankerus sorrise amorevolmente, ignorando le 20 occhiatacce che ricevette in risposta alle sue parole.

Esattamente come due giorni prima Cantankerus era seduto davanti al camino in marmo bianco sulla poltrona di pelle scura, il bastone in mano appoggiato sul parquet di mogano e gli occhi chiarissimi fissi sui ragazzi.

 

Sempre rimanendo seduto l’uomo continuò a parlare, spiegando agli impazienti giovani Purosangue la seconda prova di quel particolare gioco:

 

“Come diceva la saggia Priscilla Corvonero, ‘Un ingegno smisurato per il mago è dono grato’.  Oggi dunque vedremo come ve la cavate con la logica... Sarete messi di fronte a 10 enigmi, la squadra che riesce a risolverne correttamente il maggior numero, vince. Avrete un’ora di tempo per risolverli tutti e 10 e dovrete scrivere la risposta sotto all’indovinello. All’interno della squadra perdente verranno eliminate due persone.”

 

Il silenzio calò nella stanza quando Cantankerus smise di parlare, osservando le reazioni dei ragazzi: sembravano tutti abbastanza sollevati di aver a che fare con una prova di intelligenza… probabilmente tutti temevano in una prova nello stesso stile della prima.

 

Cantankerus invitò le due squadre ad accomodarsi lontane l’una dall’altra, intorno ad un paio di tavoli da caffè in vetro ai due lati opposti della sala.

 

“Una prova di logica… buono a sapersi! Fortunatamente abbiamo un paio di Corvonero e pochi Tassorosso.”

 

Abraxas sorrise allegramente, guadagnandosi da Elizabeth, Gabriel Paciock e Fabian Gaunt tre occhiate piuttosto torve.  Imogen alzò gli occhi al cielo ma ebbe il buonsenso di non dire nulla, mentre Lizzy guardava il biondo inarcando un sopracciglio:

 

“Scusa, stai dicendo che i Tassorosso sono stupidi?”

 

“Non esattamente… ma insomma, si sa che i Corvonero sono quelli più intelligenti, voi Tassorosso siete più, come dire… anonimi.”

 

“Sono solo Case, Malfoy. Sono tutti stereotipi! I Grifondoro non sono tutti coraggiosi, i Corvonero non sono tutti dei geni, i Serpeverde non tutti codardi e noi non degli idioti come voi pensate. Sono solo idee, non corrispondono sempre alla realtà.”

 

Negli anni 40 la discrepanza tra le quattro Case di Hogwarts era molto vivida e non era raro che gli studenti si disprezzassero a vicenda anche solo per lo stemma che portavano ricamato sulla divisa.

Lizzy e Abraxas is fulminarono reciprocamente con lo sguardo, mentre Ian pregava mentalmente affinché la prova iniziasse in fretta o avrebbe già dovuto trattenere Lizzy dall’uccidere qualcuno alla seconda prova.

 

Fortunatamente ben presto i fogli con scritti gli enigmi planarono ben presto sui due tavolini insieme ad una penna d’oca e un calamaio. Cantankerus diede il via e le due squadre poterono inziare a concentrarsi sui quesiti, mettendo da parte i dissapori tra Case.

 

                                                                                 *

 

“Ok, vediamo il primo… In una stanza ci sono un fiammifero, una candela, una lampada ad olio e un camino. Quale accendi per primo?”

 

Dopo che Maximilian ebbe letto la frase il silenzio calò per un momento sulla squadra, mentre tutti e 10 i membri riflettevano sulla risposta.

 

“Emh… non ha senso accendere il camino, visto che produce molta più luce degli altri?”

 

Domandò Aerin inarcando un sopracciglio, ma Elliott sorrise e scosse appena il capo:

 

“No, è il fiammifero… Perché se accendi il fiammifero puoi accendere anche tutto il resto. La prossima?”

 

“Sei sicuro, Elliott?”

 

“Assolutamente… è il fiammifero. Beh, questa era facile, speriamo lo siano anche le altre.”

 

“Questa era facile… il solito Corvonero secchione.”      Aerin roteò gli occhi e Elliott sorrise, colpendola leggermente sul braccio.

 

Maximilian scrisse la risposta indicata dal Corvonero e poi passò alla domanda successiva, leggendola a voce alta per far sì che tutti i compagni potessero sentire:

 

“Tutti ce l’hanno, tutti la vedono ma nessuno può toccarla. Qualche idea?”

 

“Questa la so io… E’ l’ombra.”      Connie esibì un gran sorriso dopo aver parlato e tutti si voltarono verso la ragazza, che inarcò un sopracciglio come a chiederne il motivo:

 

“Beh? Solo i Corvonero possono rispondere giusto? Tutti hanno un’ombra, la si può vedere… ma non certo toccarla, è immateriale.”

 

“Beh, non fa una piega quindi suppongo che sia la risposta giusta… Stiamo andando bene, stranamente.”

 

“Scusa Shafiq, ti spiacerebbe chiarire cosa intendi per “stranamente”? Troppi membri di altre Case per i tuoi gusti?”

 

Ariadne stava per rispondere ma fortunatamente Elliott si mise in mezzo, suggerendo a Maximilian di riprendere a leggere le domande per evitare di perdere tempo… e che due compagni di squadra si uccidessero sul prezioso tavolo da caffè dei Malfoy.

 

                                                                              *

 

“Ok, ecco la terza… Prima entra e poi apre. Che cos’è?   Emh… Imogen, Ian?”

 

Gli occhi chiari di Abraxas si posarono prima sulla fidanzata e poi su Ian, che rivolse alla mora uno sguardo accigliato: che cosa prima entra e poi apre?

 

“Non saprei… le altre due erano più facili. Una cosa che entra e poi apre qualcosa… Che può essere?”

 

Domandò Imogen inarcando un sopracciglio, un po’ confusa.   Il silenzio calò nel gruppo, mentre ognuno analizzava la domanda e cercava la risposta.

 

Dopo un minuto Ian sorrise come se gli si fosse accesa una lampadina, schioccando le dita:

 

“Una chiave! Prima la metti nella serratura, quindi entra... poi la giri e apre la porta!”

 

“Io non ci sarei mai arrivato.”   Ammesse Abraxas mentre scriveva e Lizzy dava il cinque ad Ian prima di rivolgere un sorriso dolce ad Serpeverde:

 

“Ma davvero? Beh, mi raccomando Malfoy… cerca di non sforzare troppo il tuo povero cervello.”

 

Alle parole della Tassorosso ad Altair sfuggì una mezza risata, che venne però tramutata in un colpo di tosse all’occhiataccia che Abraxas gli rivolse. Ovviamente il biondo fece per replicare, ma Imogen ebbe il buonsenso di interromperlo, invitandolo a scrivere la risposta di Ian e leggere la domanda successiva.

 

“Ok, lasciamo perdere… Allora: E’ tuo, ma lo usano quasi sempre gli altri.”

 

“Ok, questa non lo so, passo a voi il testimone.”   Decretò Ian alzando le mani quasi in segno di resa, mentre tutti riflettevano in silenzio: una cosa tua che però non usi mai… bensì ne fanno uso gli altri.

 

“Beh, magari possiamo andare avanti… possiamo saltarla e tornarci alla fine invece di perdere tempo a rifletterci.”

 

“No, aspettate, ce l’ho!”   Saltò su Altair sorridendo, guadagnandosi immediatamente l’attenzione di tutti su di se:

 

“Il nome! Insomma, gli altri lo usano per chiamarti o parlare di te… ma tu non lo usi mai, tranne quando ti presenti.”

 

Altair non smise di sorridere, soddisfatto di se stesso per essere l’unico ad aver trovato la risposta mentre i compagni di squadra riflettevano sulle sue parole.

 

“Beh, Altair ha ragione! E poi non mi viene in mente altro, quindi credo che sia giusto come dice. Bravo, Black.”

 

Altair sorrise di rimando a Lucille Flint, strizzandole l’occhio e facendola arrossire leggermente mentre Abraxas scriveva la risposta sul foglio di pergamena.

 

Lizzy e Ian si scambiarono invece uno sguardo leggermente preoccupato: dovevano vincere la prova, o sarebbero stati nei guai… Cantankerus non aveva ancora fatto capire con che criterio sarebbero state effettuate le eliminazioni, ma se i due eliminati dovevano essere scelti all’interno della squadra… allora erano a rischio. Ovviamente non avrebbero mai votato l’uno per l’altro e avevano dalla loro anche Gabriel e probabilmente Amelia… Ma la Flint, Black, Malfoy e probabilmente anche Fabian Gaunt avrebbero tranquillamente votato per loro e forse si sarebbe trascinato dietro anche Imogen.

 

Ergo, dovevano vincere o assicurarsi che la Corvonero non assecondasse il fidanzato.

 

                                                                                   *

 

“Ok, fate silenzio e sentite la quinta! La getti quando ti serve e la riprendi quando non ne hai più bisogno… Suggerimenti utili?”

 

Aerin, che moriva dalla voglia di riscattarsi dal primo fallimento, si spremette le meningi pensando ad ogni oggetto che le veniva in mente, chiedendosi se assecondasse la domanda quando le venne l’illuminazione:

 

“Ci sono! L’ancora. Quando la nave si ferma la buttano in mare, no? E per andare via e far muovere la nave la tirano su.”

 

“E brava la nostra Aerin! Visto, non solo i Corvonero possono risolvere un indovinello.”    Elliott rivolse un sorriso all’amica, che ricambiò allegramente mentre Maximilian si affrettava a scrivere, felice di aver azzeccato anche lei una domanda.

 

“Già, anche noi Tassorosso abbiamo un cervello, anche se probabilmente mezza Gran Bretagna non lo pensa…”

 

“Solo perché siete leali, sinceri e pazienti non vuol dire che siate stupidi. Sono solo pregiudizi, amica mia…. Credo che tu e una nostra conoscenza lo dimostriate perfettamente.”

 

Osservò Elliott con un sorrisetto mentre accennava appena in direzione dell’altra squadra, riferendosi ovviamente ad Elizabeth.  Aerin sorrise e annuì, non potendo certo negare di essere una Tassorosso un po’ originale, esattamente come la sua migliore amica… anzi, Lizzy era effettivamente una Testurbante, anche se non aveva mai detto per quale Casa fosse indeciso il Capello Parlante oltre a Tassorosso.

 

“Bene, siamo a metà… muoviamoci, dobbiamo vincere!”

 

“Se la smetti di parlare e interrompermi Shafiq, magari vado anche avanti a leggere!”

 

“Beh, mi piacerebbe tanto sapere quando si è detto che dovevi leggere tu…”

 

Ancora una volta i membri della squadra invitarono gentilmente Maximilian e Ariadne di smetterla di battibeccare, così che il ragazzo potesse effettivamente leggere il quesito successivo.

 

“Ok, abbiamo capito… andiamo avanti. A teatro ci sono 8 posti liberi e 3 madri hanno 2 figlie ciascuna. Riescono tutte a prendere posto in sala, perché?”

 

“Emh… una è incinta?”   Azzardò Connie in tono non troppo convinto mentre anche gli altri provavano a rifletterci su, incerti sulla proposta della Grifondoro.

 

Dopo un paio di minuti Ariadne sbuffò, roteando gli occhi come se la risposta fosse ovvia e loro dei poveri idioti:

 

“Andiamo, è facile… Il totale farebbe 9, ma in realtà è giusto 8: sono tre madri con due figlie… una delle madri è nonna, quindi sua figlia ha a sua volta due figlie.”

 

Le parole della biondo furono seguite da un breve silenzio, mentre i nove compagni di Ariadne elaboravano le sue parole.

Qualche secondo dopo dei mormorii di assenso percorsero il gruppo che si era trovato d’accordo con la Serpeverde, che sorrise compiaciuta mentre Maximilian scriveva la sua risposta sotto alla domanda:

“Hai visto, Shacklebolt? I miei interventi servono.”

 

Il Grifondoro contorse la mascella, costringendosi a non replicare per evitare di perdere altro tempo mentre teneva il capo chino per non farsi vedere dai compagni. Ariadne invece sorrise compiaciuta e lo invitò con un sorrisetto a leggere il quesito successivo.

 

“Non ne sono sicurissima, ma credo che Maximilian stia mettendo la sua pazienza a dura prova.”  Osservò Connie a bassa voce rivolgendosi ad Aerin, che come la Grifondoro piegò le labbra in un sorriso divertito:

 

“Credo anche io… Poveretto, non dev’essere facile. In ogni caso, se gli va bene potrebbe eliminare presto la cara Ariadne. A proposito, com’è stato dormire senza la presenza della Greengrass?”

 

Alla domanda di Aerin Connie tirò quasi un sospiro di sollievo, ricordando piacevolmente le 7 ore di sonno della notte precedente:

 

“Benissimo, finalmente ho dormito come si deve… niente più compagna di stanza che russa, grazie al cielo!”

 

“Menomale che Lizzy non lo fa, se no sarei già morta al secondo anno… Io o lei, non saprei dire.”

 

“Signorine, gradite anche un the post colazione? Smettetela di chiacchierare!”

 

Le due fulminarono all’unisono la simpaticissima Gillian Rowle con gli occhi, ma non osarono aggiungere altro e si misero nuovamente all’ascolto di Maximilian, pronte per il settimo quesito.

 

                                                                              *

 

“Sentite questa… Chi si spoglia quando comincia a fare freddo?”

 

“L’albero.”  Imogen abbozzò un sorriso dopo aver risposto in modo quasi annoiato alla domanda appena letta da Abraxas, che le rivolse uno sguardo leggermente stupito.

 

“Oh andiamo, era semplicissima! L’albero perde le foglie in Autunno… Scommetto che ci sono arrivati anche gli altri.”

 

“Beh, in ogni caso buon per noi se le risolvi in fretta… Passiamo alla prossima, è un po’ più lunga: Ci sono tre fratelli.
A volte sono brutti, mentre altre volte sono belli.
Il primo non c'è perché sta uscendo, il secondo non c'è perché sta venendo, c'è solo il terzo che è il più piccolo dei tre, ma quando manca lui nessuno degli altri due c'è.
Chi sono?”

 

Quando Abraxas finì di leggere il silenzio calò sul gruppo, mentre ognuno pensava ai fantomatici tre fratelli.  Imogen chiese al fidanzato di rileggere l’enigma un’altra volta e poi Lizzy rispose a bassa voce:

 

“Passato, Futuro e Presente.”

 

Tutti le rivolsero uno sguardo interrogativo tranne Ian, che sorrise e annuì come se avesse capito a sua volta:

 

“Beh, senza il presente non ci sono né il futuro né il passato… e il passato è quello che sta “uscendo” mentre il futuro quello che sta arrivando.”

 

“Beh… non fa una piega, quindi è giusto pe forza… Brava Elizabeth!”   Imogen rivolse alla Tassorosso un sorriso, che ricambiò prima di lanciare un’occhiata soddisfatta ad Abraxas, che sbuffò appena prima di scrivere.

 

Già, chi l’ha detto che i Tassorosso sono stupidi?

 

                                                                            *

 

“Ok ragazzi, è la penultima! Appaiono senza essere chiamate alla sera e spariscono senza essere cacciate. Chi sono? Questa la so io… Sono le stelle.”

 

Maximilian sorrise con soddisfazione, lanciando ad Ariadne un’occhiata di sfida prima i scrivere la risposta sulla pergamena. La bionda buffò appena ma ovviamente non disse nulla, mentre i compagni di squadra riflettendo si trovavano d’accordo con il Grifondoro.

 

“Bene, passiamo all’ultima… abbiamo nemmeno cinque minuti ed è lunga, dobbiamo fare in fretta!”

 

“E allora leggi Shacklebolt, per l’amor del cielo!”

 

                                                                           *

 

“Avanti ragazzi, diamoci una mossa, è l’ultima. Davanti a te hai tre interruttori posizionati su off e una porta chiusa.
Solo uno dei 3 interruttori accende la lampadina nella stanza oltre la porta.
Puoi aprire la porta una volta sola. Non puoi premere gli interruttori mentre la porta è aperta.
Come fai a capire quale interruttore accende la lampadina?

 

Ian sbuffò, maledicendo mentalmente suo zio: tipico di lui… mettere uno dei più difficili alla fine.

 

Nessuno parlò per qualche secondo prima che si iniziasse a sparare le ipotesi più assurde, mentre l’unico a non parlare era Abraxas. Il biondo teneva lo sguardo sulla pergamena mentre rileggeva il quesito, riflettendo. Insomma, non aveva studiato Babbanologia per niente a scuola… qualcosa sull’elettricità l’aveva imparato e se lo ricordava.

 

“Ok, allora… silenzio, fatemi parlare!”  Cominciò il giovane padrone di casa alzando leggermente il tono di voce per sovrastare i compagni e farsi sentire. Gli altri tacquero e lo guardarono in attesa di una risposta prima che il biondo parlasse:

 

“Allora, accendo il primo interruttore e non apro la porta, l’apro dopo aver premuto il secondo. Le la lampadina è accesa quello giusto è il secondo, se è spenta entro nella stanza e tocco la lampadina: se è calda vuol dire che è stata accesa, quindi quello giusto è il primo. In caso contrario è il terzo.”

 

Abraxas piegò le labbra in un sorriso, rivolgendo a sua volta uno sguardo eloquente in direzione di Elizabeth prima di scrivere.

 

“Beh, io non so proprio niente di elettricità e cose simili… ma se sei sicuro Abraxas, scrivi pure.”

 

Assentì Altair lanciando uno sguardo leggermente nervoso alla squadra avversaria, che sembrava aver finito di rispondere agli enigmi proprio in quel momento.

Altair scrisse in fretta sulla pergamena e sbavando un apio di volte, ma non ci badò e andò avanti fino ad aver finito, alzandosi un secondo dopo di Maximilian.

 

“Avete finito? Bene, anche con qualche minuto d’anticipo… Coraggio, datemi i fogli. In caso di parità vi farò un’ultima domanda di spareggio.”

 

Cantankerus appellò con un colpo di bacchetta i due fogli di pergamena, che planarono verso di lui per essere esaminati.

Abraxas si rimise seduto, lanciando sguardi d’impazienza all’uomo come tutti gli altri ragazzi nella sala.

 

Nessuno aprì bocca mentre Cantankerus leggeva le risposte delle due squadre, alzando alla fine gli occhi chiari sui ragazzi:

 

“Una squadra ha sbagliato una domanda… l’altra invece le ha fatte tutte giuste, vale a dire la numero 2.”

 

Maximilian esultò, dandosi il cinque con Connie mentre invece Abraxas sbuffava sonoramente, imprecando a mezza voce e imitato dal resto della squadra.

 

Ian e Lizzy si scambiarono uno sguardo incerto mentre Cantankerus riprendeva a parlare, sovrastando le voci di Maximilian, Connie, Elliott, Aerin e Ariadne:

 

“I vincitori possono andare… quanto a voi, tra dieci minuti dovrete tornare qui con un nome scritto su un pezzo di carta… Le due persone nominate più volte saranno eliminate. Tutto chiaro?”

 

“Aspetta, stai dicendo che farai tu il conto?”   Domandò Ian inarcando un sopracciglio, guardando lo zio con un che di preoccupato negli occhi scuri.

L’uomo lo guardò quasi seccato, ringraziandolo della fiducia per poi informalo che avrebbe mostrato i nomi scritti anche a loro.

 

I 20 ragazzi fecero per uscire dalla sala e Lizzy assestò una gomitata ad Ian, accennandogli Imogen con il capo. L’amico le rivolse un cenno d’assenso e affrettò il passo, raggiungendo l’ex compagna di Casa insieme all’amica:

 

“Imogen… possiamo parlarti un momento?”

 

“Certo… Una cosa veloce però, devo parlare con Abraxas.”

 

“Tranquilla, non ti ruberemo molto tempo… dobbiamo solo chiederti un favore.”    Elizabeth le sorrise e l’altra annuì, intuendo cosa stavano per dirle: non che la scelta fosse sua, ovviamente… alla fine avrebbe deciso quel testone del suo fidanzato, come sempre.

 

                                                                            *

 

“Non sei contento di aver vinto?”   Aerin rivolse all’amico uno sguardo confuso, vedendo Elliott pensieroso mentre camminavano fianco a fianco nel lungo corridoio illuminato, dalla luce che filtrava dalle finestre.

 

“Si, certo… Però sono un po’ preoccupato per Ian, Lizzy e anche Amelia… anche se è più improbabile che venga eliminata lei rispetto a loro.”

 

“In effetti si sono ritrovati in mezzo al covo dei serpenti… Sicuro che Amelia non voterà per loro, piuttosto?”

 

“No, non credo… Ian le sta simpatico e non odia Lizzy… Anche se potrebbe essere convinta da Malfoy o da Black, in effetti.”

 

Aerin ed Elliott si scambiarono uno sguardo e il ragazzo annuì, girando sui tacchi per scendere di nuovo le scale e trovare Amelia: doveva assicurarsi che non votasse per i suoi amici.

 

“Se non ci fossi io, dove finirebbero tutti? Mah…”

 

Aerin sorrise tra se, avviandosi verso la sua stanza e sperando a sua volta che i due amici non venissero eliminati: non si sarebbe più divertita senza Lizzy… Non voleva certo che l’amica venisse eliminata già da subito.

 

                                                                                     *

 

“Sentite, sarò breve perché non abbiamo molto tempo: Possiamo votare per la Abbott, per favore? Perché non so per quanto riusciremo a sopportarci.”

 

Altair sorrise appena, come se si aspettasse quelle parole dall’amico. Era seduto su una delle due poltrone in camera di Abraxas, che era seduto sul suo letto mentre Imogen aveva occupato la seconda poltrona.

 

“No Abraxas… non voteremo per lei.”

 

Malfoy rivolse all’amico uno sguardo stralunato, come se non lo riconoscesse:

 

“Emh, Altair… Hai presente di chi stiamo parlando? Una ragazza non molto alta, capelli lunghi, Tassorosso… Hai presente?”

 

“Si Abraxas, ho perfettamente presente Elizabeth Abbott.”

 

“E allora perché non la vuoi votare, scusa?”

 

Altair sorrise appena, come se fosse divertito dalle parole dell’amico mentre si stringeva nelle spalle:

 

“Oh, andiamo Abraxas… Questo è un gioco. E giocando ci si deve divertire… Vuoi togliermi da subito il divertimento?”

 

Imogen colse ovviamente la palla al balzo e prese la parola, sorridendo in direzione del giovane Black:

 

“Anche io preferire non votarla… E poi è davvero una ragazza intelligente Abraxas, credimi. Se proprio vuoi mandare a casa un Tassorosso puoi votare Fabian Gaunt… non mi sembra che ti stia molto simpatico.”

 

“Certo, ma almeno non ha il sarcasmo e la lingua biforcuta della Abbott! Siete sicuri?”

 

“Io sì. Altair?”

 

Imogen si rivolse al ragazzo che annuì con un cenno del capo prima di voltarsi verso Abraxas, che stava guardando i due come se fossero impazziti:

 

“Scusa amico… due contro uno.”

 

“Come volete… Ma secondo me non state bene.”

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Angolo Autrice:

Buonasera! Eccomi finalmente con la seconda prova, spero che vi sia piaciuta!  

Come spero di non essere l'unica ad aver azzeccato metà indovinelli... altrimenti sono io ad essere problematica.

Ad ogni modo, grazie per le precedenti recensioni come sempre!

La buona notizia è che ho recentemnete concluso due Interattive che avevo in corso, quindi avrò ovviamente più tempo da dedicare a questa! (In realtà ne ho appena iniziata pure un'altra, ma sorvoliamo sul mio masochismo)

Spero che non ci siano troppi errori, inoltre d'ora in poi sono abbastanza sicura di riuscire ad aggiornare un capitolo al giorno, o uno si e uno no.

A presto!

Signorina Granger

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Capitolo 10
*** Caccia all'uomo ***


Capitolo 7: Caccia all’uomo



“Quindi non hanno eliminato Elizabeth?”

“Tesoro, no! Liberarsi di una Abbott non è facile… Lo zio Charlie ne sa qualcosa.”

Scarlett sorrise alla domanda del figlio Gabriel, che sorrise con sollievo mentre la madre accennava appena con il capo in direzione del padrone di casa.

Charles sbuffò appena mentre Irina, Declan e William ridacchiavano, così come i bambini seduti sul tappeto davanti a Scarlett.

“E poi cos’è successo mamma?”

“Poi… beh, Cantankerus per la terza prova decise di far giocare i ragazzi ad una partita di Quidditch e alla fine vinse la squadra 1.”

Alle parole di Scarlett Irina, Charles, Declan e William si rivolsero un’occhiata, ricordando perfettamente quando anche loro avevano dovuto giocare a Quidditch.

“Non certo grazie al contributo della tua pro-pro zia oserei dire.”

“Declan, smettila d’interrompermi! Vuoi venire tu a raccontare, se vuoi.”

Scarlett rivolse al marito uno sguardo seccato, che per tutta risposta continuò a dondolarsi sulla sedia con il bicchiere di vino bianco in mano. Declan le rivolse un sorrisetto ma scosse appena il capo prima di rispondere:

“Lo farei con grande piacere tesoro, ma temo che Irina si sia già prenotata.”

“Dec ha ragione, tocca a me! Dalla quarta prova vado avanti io.”

Irina sorrise, alzandosi dalla sedia per avvicinarsi al camino e prendere il posto di Scarlett, sfilandosi i tacchi e sedendo davanti alla figlia e agli altri bambini.

“Mamma, chi è stato eliminato dopo la terza prova?”

Jane guardò sua madre con i grandi occhi scuri che condividevano e Irina sorrise mentre Scarlett si alzava, uscendo a sua volta dal salone per vedere come procedeva il mettere a dormire dei bambini più piccoli.

“Beh, se non sbaglio Burke e Crouch. Corretto?”
Irina inarcò un sopracciglio e si rivolse al marito e ai due amici seduti al tavolo. Charles alzò le mani come a voler dire che non lo ricordava, mentre Declan lanciava un’occhiata a William.
L’ex Corvonero si limitò ad annuire con un cenno del capo, sorridendo e invitando l’amica a continuare il racconto.

“Si, proprio loro. Ad ogni modo, per la quarta prova Cantankerus volle testare nuovamente l’arguzia dei concorrenti… organizzò una caccia al tesoro.”


                                                                                                                *


“Buongiorno, Aerin! Che fine ha fatto la tua compare?”

Elliott sorrise e sedette accanto all’amica e compagna di squadra, che si strinse nelle spalle mentre riempiva una fetta di pane di marmellata:

“Non ne ho idea. Sono uscita prima di lei perché non si muoveva ad alzarsi… Dite che si è persa?”

“Può darsi… ha sempre avuto un pessimo senso dell’orientamento.” Elliott rise sotto i baffi, immaginando le imprecazioni che stavano volando in un corridoio, da qualche parte ai piani superiori dell’enorme casa.

“Non vorrei risultare antipatico, signori, ma nemmeno voi brillate sotto questo punto di vista. Ricordate quando avete girato in tondo per un’ora, cercando la serra giusta al primo anno?”

Alle parole di Ian il moro si beccò due occhiatacce da entrambi gli amici, che si affrettarono a ricordargli che lui era con loro, quello stesso giorno.

Ian però sorrise appena, alzando le mano come a volersi difendere da un’accusa:

“Certo ero con voi… ma vi ricordo che IO continuavo a dire di andare da una parte ma voi non mi ascoltavate, andando dritti in tutt’altra direzione. Ergo, non avete diritto di replica.”

La Tassorosso e il Corvonero lo guardarono per un attimo senza dire nulla, poi si scambiarono un’occhiata quasi d’intesa prima che Aerin si sporgesse leggermente verso di lui per parlare a bassa voce:

“Ian, devo dirti una cosa… ma forse non ti farà piacere.”

Il giovane Nott inarcò un sopracciglio, guardando l’amica quasi con cipiglio preoccupato e invitandola silenziosamente a parlare:

“… stai parlando praticamente come tuo zio.”

Alla faccia sgomenta dell’amico Elliott soffocò una risata nella tazza, mentre la bocca di Aerin si piegava in un sorriso soddisfatto, rimettendosi seduta dritta per continuare la colazione mentre Ian borbottava qualcosa di poco comprensibile sul non essere affatto come lo zio paterno.


                                                                                                   *


“Qualcuno sa dove accidenti è finito Black? Sono andato in camera sua, ma non c’era.” Abraxas sbuffò, sedendo a capotavola con accanto Imogen e Ariadne. La prima si strinse nelle spalle, sostenendo che di certo stava arrivando e che magari si era fermato a parlare con qualcuno mentre scendeva al piano terra.

“Imogen ha ragione, di certo starà arrivando… Ma perché ti preoccupi scusa? Non è un bambino!”

“Lo so benissimo, ma non voglio fare tardi per la prova! Cantankerus ha detto alle nove in Salone e noi alle 9 saremo nel Salone. E non mi va di dover aspettare Altair Black…”

Ariadne e Imogen si scambiarono uno sguardo esasperato da un lato all’altro del tavolo, ma ebbero il buonsenso di non dire nulla visto che entrambe conoscevano anche fin troppo bene il soggetto che di cognome faceva Malfoy (Tutti uguali sono Nda).


                                                                                                                   *


“Come mai quel muso lungo?” Connie occupò la sedia vuota accanto a Maximilian, che in effetti aveva un po’ un faccia da funerale mentre mescolava svogliatamente il caffè.

“Non ho dormito bene…”

“Oh, ti capisco, anche io la prima notte non ho chiuso occhio… Menomale che Annabeth è stata eliminata subito!”
Connie sorrise allegramente mentre prendeva del pane dal cestino, allegra anche di prima mattina.

Forse proprio per questo motivo Maximilian le rivolse un’occhiata stralunata, chiedendosi che cosa la facesse essere così di buon umore perennemente. Non ricordava di averla mai vista triste, ansiosa, delusa… Constance Prewett sorrideva, sempre e comunque.

“Coraggio, su con la vita! Certo ieri abbiamo perso… ma sono sicura che oggi ci rifaremo, qualunque sia la prova di Cantankerus.”

“Già… Ricordami come hai fatto a convincermi a non votare per qualcuno, ieri.” Maximilian sbuffò leggermente, lanciando un’occhiata seccata in direzione della prima parte del tavolo ovviamente indirizzata ad una certa biondina.

Connie per tutta risposta roteò gli occhi, chiedendosi se quei due avrebbero continuato con la stessa solfa fino alla fine del gioco… o finché uno dei due non sarebbe stato eliminato.

“Beh, io, Elliott e Aerin abbiamo convenuto che non fosse saggio eliminarla. Lo so che non ti sta particolarmente simpatica, ma non puoi negare che sia davvero sveglia! Secondo me sarebbe stata bene anche in Corvonero. E poi conosce molto bene Abraxas… chissà, magari questo potrebbe tornarci utile, non pensi?”

“Se lo dici tu… Però su una cosa ti sbagli Connie: Ariadne Shafiq è stata Smistata a Serpeverde… ed è stata una scelta più che azzeccata.”

Connie inarcò un sopracciglio, guardando l’ex compagno di Casa e cercando di capire a cosa si stesse riferendo il ragazzo:

“Ti riferisci a qualcosa in particolare?”

“No… Dico solo che è una Serpeverde con i fiocchi, credimi.”


                                                                                                              *


Odiava Cantankerus Nott per averla trascinata in quella situazione.
Odiava quella casa.
Odiava la sua migliore amica per essere scesa senza di lei perché quella mattina aveva fatto più fatica del solito ad alzarsi (o meglio rotolare) giù dal letto.
E soprattutto odiava se stessa per non riuscire mai ad orientarsi.

Le sembrava di essere tornata indietro di nove anni, al suo primo anno ad Hogwarts quando trovare le aule era sempre un’Odissea nei primi tempi.

Elizabeth sbuffò, tenendo le braccia conserte mentre percorreva l’ennesimo corridoio.

Possibile che si assomigliassero tutti in quella dannata casa? Quadri, tappeti scuri, pavimento di mogano, porte intagliate con motivi particolari… I corridoi di Malfoy Manor sembravano fatti con lo stampo.

La giovane strega sospirò, non volendo nemmeno pensare alla figura che si sarebbe fatta arrivando di sotto per ultima quando tutti avevano già finito di fare colazione.

Nott l’avrebbe fulminata, Ian presa in giro a vita e Malfoy anche, ovviamente in modo più sgradevole.

Sentendo delle voci Elizabeth sentì quasi un’incudine sollevarsi dal suo stomaco e sorrise istintivamente, praticamente esultando al sentire una traccia di vita: allora non erano tutti stati uccisi da un meteorite!

L’ex Tassorosso accelerò il passo e svoltò l’angolo con un gran sorriso stampato in faccia… sorriso che si spense per tramutarsi quasi in una smorfia alla vista delle fonti delle voci.


Oh no, loro no


A pochi metri di distanza, circa a metà corridoio, c’erano Altair Black e Lucille Flint.

Un’accoppiata vincente, non c’è che dire

Non avendo nessuna voglia di parlare con i due o comunque di sentire Black fare il cascamorto con la Flint, Lizzy fece dietro front per tornare indietro (fregandosene altamente del chiedere indicazioni, sarebbe rimasta in quella casa per l’eternità piuttosto che finire in mezzo alle moine di Altair Black con quell’oca) ma sfortunatamente uno dei due si accorse appena in tempo della presenza della ragazza:

“Abbott?”

Lucille inarcò un sopracciglio, in piedi mentre guardava il punto dove un momento prima era certa di aver visto l’ex Tassorosso. Incuriosito, anche Altair si voltò mentre Elizabeth faceva capolino da dietro l’angolo, maledicendo mentalmente la Flint per non cucirsi mai quella boccaccia:


“Emh… ciao.”

Lizzy si sforzò di apparire disinvolta davanti ai due, mentre Lucille la guardava quasi con sospetto:

“Che ci fai qui? Ci spiavi?”

“No Flint, potrà sembrarti strano ma ho ben altri interessi oltre alla tua vita privata… In realtà sto cercando la sala da pranzo ma sfortunatamente non la trovo.”

La Tassorosso rivolse uno sguardo impassibile alla ragazza, usando come suo solito il sarcasmo di fronte ad una domanda a suo parere idiota.
La bocca di Altair invece si piegò in un sorrisetto, divertito dalla lingua biforcuta della ragazza o dal fatto che si fosse persa… Lizzy non fu mai certa della risposta.

“E cosi ti sei persa, eh? Vai pure Lucille, ti raggiungo subito.”


Altair rivolse il suo solito sorriso smagliante alla Serpeverde, che ricambiò leggermente prima di girare sui tacchi e allontanarsi nel corridoio, non prima di ave rivolto all’altra uno sguardo seccato.

“Credimi Black, non era mia intenzione interrompere la tua corte… in realtà me ne stavo andando.”

Detto questo Lizzy fece per superare il ragazzo, che sbuffò e la bloccò prendendola per un braccio:

“Ma dove vuoi andare, così da continuare a gironzolare senza senso! Fortunatamente per te Lizzy io aiuto sempre una fanciulla in difficoltà… anche se mi interrompe mentre ne intrattengo un’altra.”

Altair le rivolse un sorrisetto, mentre lei invece si divincolò di scatto dalla sua presa quasi come se si fosse scottata, allontanandosi istintivamente di un passo.

“Scusa… ho per caso stretto troppo?”


Altair guardò la ragazza con cipiglio leggermente accigliato, chiedendosi sinceramente perché si fosse scostata in quel modo tanto improvviso mentre lei si sfiorava appena l’avambraccio con la mano.


“No… no, non è per questo. E’ solo che non mi piace mi si tocchi il braccio. Vogliamo andare o resteremo davvero qui per sempre? Non so tu, ma non ho nessuna voglia di sentirmi le prediche di Malfoy!”

L’ombra di debolezza che aveva attraversato gli occhi di Elizabeth sparì in un lampo, cedendo il posto alla solita barriera gelida che riservava a persone come Altair.
Il ragazzo rimase per un attimo in silenzio ad osservarla, ma poi il volto si distese nel suo solito sorriso, tornando a sua volta lo stesso di sempre:


“Naturalmente… mi segua, mademoiselle.”

Altair porse il braccio alla ragazza, che guardò lui, il braccio e infine decise di ignorare entrambi, tirando dritto.

“Mademoiselle dillo alla Flint…”


Altair non poté fare a meno di sorridere, andando dietro alla ragazza mentre faceva sprofondare le mani nelle tasche dei pantaloni: Elizabeth Abbott gli dava filo da torcere, su questo non c’era alcun dubbio.


                                                                                                                   *


“Bene, visto che finalmente ci siete tutti, direi che possiamo entrare.” Abraxas lanciò uno sguardo eloquente in direzione di Altair e di Elizabeth, che però non batterono ciglio mentre il giovane padrone di casa apriva la porta del salotto:

Cantankerus, la sera prima, aveva detto ai ragazzi di presentarsi nella stanza alle 9… ma tutti insieme, esattamente come per la prima prova.

Aerin lanciò uno sguardo interrogativo all’amica, chiedendole silenziosamente dove accidenti si fosse cacciata e perché era spuntata dalle scale insieme ad Altair.
Lizzy per tutta risposta aveva scosso il capo, come a volerle dire di lasciar perdere e che le avrebbe spiegato dopo.


“Secondo te cosa ci farà fare tuo zio oggi?” Alla domanda di Elliott Ian si strinse nelle spalle, non sapendo sinceramente cosa rispondere: conosceva suo zio molto bene e proprio per questo non sapeva che cosa aveva organizzato... Era una persona poco prevedibile.


In effetti, quando i 16 ragazzi entrarono senza vedere la minima traccia di Cantankerus, rimasero decisamente di stucco.

Alcuni pensarono dovesse ancora arrivare, ma non certo Ian: suo zio non tollerava i ritardi e non ricordava di averlo mai visto tardare ad un appuntamento... La sua assenza doveva per forza aver a che fare con la prova.

“Abraxas, c'è un foglio sul tavolo.” Osservò Imogen rivolgendosi al fidanzato e accennando con gli occhi in direzione di un tavolo antico posto sotto ad una finestra.

Il biondo annuì e raggiunse il tavolo, sperando che quel foglio fosse un messaggio di Cantankerus... È infatti fu così:

Abraxas lo prese e lesse le righe visibilmente scritte da Nott in fretta, sorridendo quasi con divertimento una volta finito.

Si voltò a guardare i suoi ospiti, che lo guardavano in attesa di una risposta:


“Cantankerus non è in ritardo... La sua assenza fa parte della prova. Qui dice che la quarta sfida consiste in una specie di caccia al tesoro...”

“Fammi indovinare, il “tesoro” è lui vero?” Domandò Ian con uno sbuffo, roteando gli occhi quando il biondo annuì prima di continuare a parlare:


“Esattamente... Dobbiamo trovare Cantankerus, la squadra che ci riesce per prima vince la sfida. Ci ha lasciato il primo indizio comune da cui partire, ve lo leggo... ‘Il secondo indizio per trovarmi si trova nel luogo dove le luci sono più forti’.”


Abraxas si avvicinò alla sua squadra, mentre gli avversari avevano già cominciato a discutere sulle possibili opzioni.


“Beh, siamo a casa tua Abraxas... Qualche idea?”

Alle parole di Altair Abraxas non rispose subito, riflettendo sul breve indizio di Cantankerus.

Un luogo dove c'è molta luce... Qual era il posto più luminoso della casa?


“Potrebbe essere la terrazza del quarto piano... È uno dei punti più alti della casa, entra molta luce di giorno. Mia nonna la fece costruire per poter guardare le stelle di notte.”


“Beh, è un’opzione... Possiamo provare. Coraggio, fai strada.” Imogen invitò a bassa voce il fidanzato a guidarli fino alla terrazza, in modo da non farsi sentire dall'altra squadra.

Lizzy si attaccò il braccio di Ian, ordinandogli di non staccarsi da lei nemmeno per un istante o sarebbe stata capace di imboccare un corridoio sbagliato e non uscirne più mentre il gruppo lasciava il salone.


“Beh, non mi stupisce che abbiano già un'idea, hanno il padrone di casa in squadra!”

Sbuffò Aerin incrociando le braccia al petto, lanciando un'occhiataccia al foglio lasciato da Cantankerus, come se fosse colpa sua.

“Beh, in effetti non si può dire che siano in svantaggio... Ok, chi di noi è stato qui diverse volte e conosce abbastanza la casa?” Alle parole di Elliott tutti si voltarono istintivamente verso Ariadne, che li guardò interdetta per un attimo prima di sbuffare:


“Non conosco la casa così bene, non certo come Abraxas!”

“Certo che no, ma almeno sei stata qui altre volte! Per noi invece è la prima volta, quindi siamo praticamente nelle tue mani Ariadne.”

Alle parole di Elliott la Serpeverde annuì, riflettendo sull’indizio.

Dove c'era sempre luce nella casa? La ragazza esaminò mentalmente tutte le stanze che le vennero in mente, cercando quale fosse quella con più finestre.


“Non ne sono sicura... Ma potrebbe essere la Sala da Pranzo.”

“Quella dove mangiamo? Ma non c'è così tanta luce, non più di qui!”

“No Shacklebolt, non quella... Ce ne sono due, una più grande per le occasioni particolari e quella che i Malfoy usano ogni giorno. Quella che usano quando hanno molti ospiti ha moltissime finestre... Potrebbe essere quella.”


“Beh, non avendo altre idee credo che dovremmo ascoltare Ariadne... Perciò faccia tarda, ti seguiamo.”

Connie rivolse alla bionda un sorriso, invitandola a guidarli alla fantomatica Sala da Pranzo dove loro non avevano mai messo piede.
Ariadne annuì, girando sui tacchi per uscire in fretta dal salotto, diretta alla parte est della casa dove c'erano le due stanze più grandi: il Salone che venne adibito come Sala da Ballo e la Sala da Pranzo ad esso collegata.


Ovviamente la ragazza sperava di aver ragione, perché in caso contrario non aveva molte idee... Però era curiosa, si chiedeva dove fosse andata l'altra squadra... Chissà se Abraxas aveva fatto il suo stesso ragionamento.

Una cosa però era certa: Ariadne odiava perdere... Specialmente contro uno dei suoi veri amici. E il fatto di essere stata sconfitta nella prova precedente la spingeva maggiormente a volersi rifare.


                                                                                                     *


“Maledizione, non abbiamo trovato nulla!” Ian sbuffò, rimettendo insieme a Lizzy a posto il tappeto che avevano sollevato, sperando che l'indizio fosse lì sotto.

Avevano setacciato da cima a fondo la spaziosa terrazza di marmo bianco, ma non avevano trovato nemmeno l'ombra di un un indizio.

“A questo punto credo che non sia questo il posto giusto... Vi viene in mente altro?” Domandò Altair sospirando, mentre Imogen sollevava i cuscini appoggiati sui due diva netti di vimini per assicurarsi che il secondo indizio non fosse lì.

Abraxas sbuffò, sedendo su una delle due poltroncine mentre rifletteva sull'indizio, facendo mente locale sulla casa: se non era quello il luogo più luminoso, qual era?

“Abraxas, mi è venuto un dubbio... Non hai con te l'indizio, vero?”

Alla domanda di Imogen il biondo scosse il capo, rispondendo che l'aveva lasciato in salotto come richiesto da Cantankerus per far sì che anche l'altra squadra potesse leggerlo.


La mora si morse il labbro, mentre rifletteva e cerca di ricordare con precisione le parole che il ragazzo aveva letto ad alta voce: sul momento non ci aveva pensato, ma ora aveva un dubbio... Le luci. Era quasi certa di aver sentito Abraxas dire ‘le luci’ e non ‘la luce’.


“Vi ricordate per caso se c'era scritto la luce oppure le luci?”

Alle parole di Imogen tutti le rivolsero l'attenzione, smettendo di cercare per ricordare a loro volta le parole precise dell’indizio.


“In effetti ora che mi ci fai pensare è possibile che fosse ‘le luci’... Però non ne sono sicurissimo.”

Rispose Ian a mezza voce, la fronte corrugata mentre cercava di ricordare grazie al dubbio che gli aveva messo Imogen.
Anche Lizzy annuì, trovandosi d'accordo l'amico mentre lei e Imogen si guardavano... Pensando la stessa cosa.


“Beh, fa molta differenza?”

Domandò Abraxas inarcando un sopracciglio, non capendo chiaramente il dubbio della fidanzata. Ian si limitò ad annuire, mentre Imogen sorrideva appena:

“Si Abtaxas... Fa differenza. Per luce s'intende solitamente la luce naturale, quindi quella del sole... Ma se sull'indizio c'era scritto ‘le luci’ allora non si riferisce a quello a cui abbiamo pensato noi. Che razza di idiota sono stata...”

“Imogen ha ragione. ‘Le luci’ si riferisce appunto ad un plurale, quindi più fonti di luminosità... Luci artificiali. Abraxas, dobbiamo muoverci: qual è la stanza con più fonti di luce della casa?”


Lizzy parlò guardando il biondo usando un tono fermo che non ammetteva repliche e il ragazzo rispose subito, capendo finalmente a sua volta:

“La Sala da Ballo.”


“Beh, diamoci una mossa allora, prima che gli altri ci soffino il secondo indizio da sotto il naso!”


Alle parole di Altair tutti e 8 lasciarono in fretta la terrazza, iniziando a scendere le scale per tornare al piano terra.

“Beh, devo dire che mi hai stupito Abbott... Io non ci sono arrivato subito.”


Lizzy rivolse a Malfoy uno sguardo quasi torvo, replicando che se era Testurbante Corvonero un po’ di cervello doveva pur avercelo... E non aveva tutti i torti.


                                                                                                *


“Sentite, non per fare il pessimista perché di norma non lo sono... Ma io ci rinuncio, qui non c'è nulla secondo me.”

Obbiettò Maximilian aprendo l'ennesimo cassetto della terza credenza, sbuffando: stavano setacciando la sala da un pezzo e non avevano ancora trovato nulla...

Connie e Aerin si erano persino messe a scuotere le tende, nella speranza che Cantankerus avesse infilato il biglietto lì in cima.


“Beh, allora fatti venire un'idea su dove potrebbe essere l'indizio Shacklebolt! Ti assicuro che qui ci sono più finestre che in qualunque altro posto della casa, non mi viene in mente altro.”


Ariadne sbuffò, sedendo su una delle numerosissime sedie mentre rifletteva, cercando di capire a cosa si stesse riferendo Cantankerus nell’indizio. Era sicura che fosse da qualche parte a ridere di loro e la cosa l’irritava moltissimo.


“Beh, Ariadne ha ragione... Nemmeno a me viene in mente altro, anche perché non conoscendo la casa è difficile. Non è molto corretto, è ovvio che Malfoy è avvantaggiato!”

Elliott sbuffò sonoramente, appoggiandosi con le braccia ad una sedia mentre si chiedeva dove accidenti potesse essere l'altra squadra... Nessuno di loro immaginava che stessero setacciando una stanza accanto alla loro proprio in quel momento.

La Serpeverde stava per dire qualcosa, ma s’interruppe sentendo delle voci provienenti dalla Sala da Ballo.
La bionda di voltò a guardare la grande porta a doppia anta chiusa, chiedendosi se se lo fosse immaginato o meno.


“Avete sentito anche voi?”

“Voci? Si... A quanto pare i nostri amici sono proprio dietro la porta.” Osservò Aerin e,nutre si avvicinava quasi di corsa alla porta, aprendo un’anta e lasciandosi scappare un’imprecazione:

“Non ci credo... Era a dieci metri da noi e ce lo siamo fatti fregare da sotto al naso!”


“Aspetta, che? L'indizio era nella Sala da Ballo?”

Elliott la raggiunse subito e la seguì dentro la grande sala, imitato da Connie, Ariadne, Maximilian e dagli altri pochi compagni di squadra.


Una lampadina si accese nella testa di Elliott e Ariadne, che sbuffò con frustrazione: come aveva fatto a non farci caso? La Sala da Ballo era piena di lampadari...

“Merda. Mi odio per non averci pensato... Maledetto Abraxas.” Sbuffò la bionda mentre si avvicinava ad un tavolino rotondo dove la squadra avversaria aveva gentilmente lasciato il secondo indizio, in modo che anche loro potessero leggerlo anche se in ritardo.


“Coraggio, non abbiamo tempo da perdere! Cosa dice?”

Ariadne iniziò a leggere l'indizio, mentre Maximilian la raggiungeva e si metteva dietro di lei per leggere oltre la sua spalla.


“Non starmi così appiccicato!”

“Voglio soltanto leggere, Ariadne!”

La bionda sbuffò ma decise di non perdere tempo a discutere, leggendo ad alta voce l'indizio in modo che anche gli altri potessero sentirlo:

Il terzo indizio è nel luogo dove, per compiacere qualcun altro, si impiega tempo e fatica.


“Qualcuno ha un’idea? Perché possiamo ancora raggiungere gli altri se ci sbrighiamo.”

Alle parole di Aerin Elliott sorrise, mentre un'idea si faceva lentamente largo nella sua mente:


“Beh, per risolvere questo non serve conoscere la casa... Ariadne, sai per caso dove sono le cucine?”


                                                                                                       *



“Secondo me vi state sbagliando...”

“Abraxas, lascia stare...”


“Sono d'accordo con Black, per una volta! Malfoy, ti informo che dopo averci fatto salire 7 rampe di scale per niente, non hai diritto di parola.”

Abraxas fulminò Lizzy con lo sguardo ma non osò replicare, mentre davanti a loro Ian e Imogen camminavano in testa al gruppo nel corridoio semi-buio, discutendo sull’indizio e sull’idea che aveva avuto il ragazzo non appena letto l'indizio:

“Insomma, si impegna tempo e fatica per compiacere qualcuno... Sono sicuro che siano le cucine, altrimenti mi dichiaro un imbecille e lascio fare a voi.”


Imogen rivolse all’ex compagno di Casa un sorriso come a volergli dire che non era affatto un imbecille e che anche secondo lei la soluzione erano le cucine della casa, che si trovavano sotto alla Sala da Pranzo.


Quando arrivarono finalmente alla fine del corridoio e raggiunsero la destinazione, per poco ai poveri elfi non venne un infarto.
Iniziarono subito a saltellare intorno ai ragazzi, facendo inchini esagerati e chiedendo se avessero bisogno di qualcosa:


“Però, che accoglienza! Malfoy, dovresti chiudere ai tuoi elfi di insegnarti come si tratta un ospite.”

Alle parole di Lizzy Abraxas le rivolse uno sguardo velenoso, dicendole che se voleva qualche dolce gli elfi sarebbero stati ben felici di accontentarla.

Per tutta risposta lei gli fece notare che non era una mangiatrice compulsiva e i compagni di squadra decisero saggiamente di lasciarli fare, iniziando invece a chiedere agli elfi se per caso un uomo non fosse sceso recentemente in cucina e avesse messo un pezzo di carta da qualche parte.


Stavano quasi per abbandonare le speranze quando un elfo si fece avanti, sostenendo di aver ricevuto un messaggio che doveva ripetere per conto del Signor Nott.

“Oh, finalmente! Cominciavo a pensare che avessimo preso un granchio.” Disse Ian con un sorriso sollevato, mentre Imogen chiedeva gentilmente all’elfo di ripetere le parole di Cantankerus.


In quel momento nella stanza fecero la loro comparsa anche i membri della seconda squadra, che esultarono vedendo gli avversari: erano riusciti comunque a raggiungerli alla fine.


“Si sì bravi, ma fate silenzio altrimenti non sentiamo niente!” Esclamò Abraxas cercando di sovrastare le esaltazioni degli avversari, che tacquero mentre gli occhi di tutti erano posati sull’elfo.

“Avanti Gilby... Parla pure.”

“Il Signor Nott ha detto che lo troverete nel cuore dei Malfoy.”


                                                                                                        *


“Io non capisco... Ero sicuro che l'avremmo trovato qui! Cos'altro può intendere?”

Maximilian sbuffò, seduto su uno dei divani tra Connie ed Elliott.


Non appena Gilby aveva parlato le due squadra avevano pensato di trovare Cantankerus dove avevano iniziato ogni prova... Il salotto, che si trovava al piano terra in mezzo alla Sala da Ballo e la Sala da Pranzo più piccola.


Quando avevano aperto la porta del salotto però erano rimasti delusi: non c'era nessuno... Di Cantankerus, nemmeno l’ombra.


Tutte e due le squadre al completo erano nella stanza, alcuni seduti, altri in piedi e chi, come Abraxas, non stava fermo un momento e continuava a fare avanti e indietro davanti al camino spento, cercando di capire dove potesse essere Cantankerus.

Nel cuore dei Malfoy... Cuore stava per centro, ma non gli veniva in mente nessuna stanza che potesse essere al centro esatto della casa.

A meno che con non intendesse la tenuta e non l'edificio vero e proprio... Forse non era il centro della casa a dovergli interessare.

All’improvviso Abraxas smise di misurare la stanza a grandi passi, fermandosi mentre un sorriso si faceva lentamente strada sul suo bel volto.

Forse un'idea ce l'aveva, dopotutto.

Fece cenno ai compagni di squadra di seguirlo, uscendo quasi di corsa dal salotto per poi precipitarsi nell’ingresso e uscire dalla casa.
Arrivò sotto al portico e scese i pochi gradini che lo separavano dal piazzale di ghiaia che precedeva la casa mentre i compagni lo raggiungevano:

“Dove diamine stai andando, Abraxas?”


Il biondo si limitò a sorridere, facendo cenno di seguirlo mentre iniziava a camminare in fretta sulla ghiaia per raggiungere il viale.

“Abraxas, aspetta! Dove stiamo andando?”


Imogen lo raggiunse accelerando il passo, camminando accanto a lui e guardandolo con cipiglio quasi preoccupato. Il fidanzato le rivolse un sorrisetto soddisfatto prima di rispondere, felice di essere arrivato alla conclusione della caccia al tesoro:

“Nel cuore dei Malfoy, Imogen... Al centro del labirinto.”

“Ok, in effetti si può dire che il labirinto sia al centro della tenuta, ma forse è un’ipotesi un po’ azzardata, non credi?”

“No Imogen... Vedi, forse non ti ho mai detto che visto dall’alto il labirinto ha una forma specifica... Lo stemma dei Malfoy. Perciò se Cantankerus non è al centro del labirinto, non so proprio dove altro andarlo a cercare.”


“Ok, probabilmente hai ragione... Ma ti prego, dimmi che conosci la strada perché altrimenti chissà quanto impiegheremo per trovare Cantankerus!” Osservò Altair quasi con una smorfia, non avendo nessuna voglia di girovagare per ore nell’intricato labirinto dei Malfoy sotto il sole.

“Rilassati amico... Mi ci sono perso abbastanza volte da aver imparato la strada, alla fine. Seguitemi e muovetemi, così magari riusciamo a seminare gli altri.”


In effetti i membri dell'altra squadra, intelligentemente, avevano seguito gli avversari quando li avevano visti uscire dalla casa attraverso le finestre del salotto... Ma Abraxas e compagnia rimanevano comunque in vantaggio di diversi metri mentre s’inoltravano nel labirinto.


“Certo che è proprio un tipo, tuo zio... Mettersi apposta al centro di un labirinto...”

Osservò Lizzy rivolgendosi ad Ian, che si strinse nelle spalle per poi ribadire ancora una volta che non avrebbe mai potuto comprendere appieno quell'uomo, anche se erano parenti stretti.

Il fatto che avesse lasciato tre indizi però non aveva stupito affatto Ian, anzi: suo zio riteneva il 3 il numero perfetto e il nipote era stato certo fin da quando aveva scoperto la modalità della sfida che ci sarebbero stati tre indizi, non uno di più e non uno di meno.

Cantankerus Nott stava perdendo colpi... Stava quasi diventando prevedibile, o almeno per il nipote.


                                                                                                                   *


“Però, ce ne avete messo di tempo...”


Ian contrasse la mascella, trattenendosi dal rispondere in modo poco carino allo zio.

Non sapeva se ridere di fronte a ciò che aveva davanti oppure iniziare a sbattere la testa contro le siepi che lo circondavano.

Suo zio era seduto su una sedia con accanto un piccolo tavoli i circolare dalle gambe lunghe, su cui erano appoggiati un giornale e tazza ormai vuota.

Lui praticamente si era goduto una mattinata di relax mentre loro correvano avanti e indietro per la casa.

Roba da non credere...


Di certo Ian non era l'unico a pensarla così, a giudicare dalle facce di compagni di squadra e non... I membri della squadra 2 avevano infatti appena raggiunto il resto del gruppo, in ogni caso sconfitti anche se per pochi secondi di differenza.


“Beh, noto con piacere che non c'è una gran differenza tra vincitori e vinti... Tuttavia, anche se per pochissimo, ha vinto la prima squadra per la seconda volta. Esattamente come al solito la squadra che ha perso ha 10 minuti per de divedere chi votare e poi presentarsi in salotto... A tra poco.”

Cantankerus prese il giornale con tutta calma e, dopo aver fatto evanascere sedia e tavolino, sparì.


“Cioè, fatemi capire... Lui puoi Smaterializzarsi a destra e a sinistra e noi no?”


Domandò Maximilian in tono quasi offeso, gli occhi scuri fissi sul punto dove Cantankerus si era Smaterializzato.
Per tutta risposta Connie gli assestò una pacca quasi consolatoria sulla spalla, suggerendogli di avviarsi insieme agli altri: non era una grande idea perdere di vista Abraxas in quel momento... A meno che non volessero rimanere bloccati nel labirinto per ore, certo.


“Ok, allora... Per chi votiamo oggi?” Domandò Aerin rivolgendosi ad Elliott con un filo di voce, camminando piano in modo da lasciare che gli altri li superassero. Erano entrambi piuttosto seccato dall'aver perso di nuovo... Anche perché ormai le persone che volevano mandare a casa cominciavano a scarseggiare, visto che erano rimasti solo in 8 e presto in 6.

Il Corvonero non disse nulla, limitandosi ad accennare con gli occhi in direzione di Jonathan Parkinson.
La Tassorosso capì e annuì, raggiungendo Connie e Maximilian per informarli: Avevano in squadra Ariadne, Gillian Rowle e Parkinson che di certo si sarebbero messi d'accordo... Dovevano votare tutti e 4 la stessa persona per avere la maggioranza.


Maximilian sembrò non esattamente felice di non poter votare di nuovo per Ariadne, ma dovette desistere di fronte alla decisione dei tre compagni: tre contro uno, era decisamente in minoranza.

Il Grifondoro lanciò uno sguardo alla suddetta bionda, che stava camminando a qualche metro di stanza mentre parlava la Rowle... Di certo stavano discutendo su chi avrebbero votato.  Alla fine Connie aveva convinto lui e Ariadne a stringere una specie di tregua... non si sarebbero votati a vicenda ma avrebbero cercato di collaborare.

In effetti doveva ritenersi fortunato: probabilmente il giorno prima solo l'antipatia che correva tra Amy Burke e Ariadne l'aveva salvato dall’eliminazione.  Quel giorno però lui e la giovane Shafiq non erano uno contro l'altro (stranamente) e lui, Connie, Aerin ed Elliott avrebbero votato per Parkinson, mentre Ariadne e la Rowle per Alexandra Fawley. Anche per quella sfida era salvo, come i suoi amici.


Se non altro, poteva dirsi parzialmente soddisfatto.

















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Angolo Autrice:

Buonasera!

Ok, emh... prima che iniziate a lanciare i pomodori, dico davvero: ci ho provato.

L'idea di fare una caccia al tesoro mi piaceva molto e non ho resistito... il fatto è che io con queste cose sono pessima, non sono brava ad inventare enigmi, indovinelli ecc....

Perciò davvero, io ci ho provato... il risultato è quel che è.


Ad ogni modo spero che il capitolo vi sia piaciuto, ho anche inserito un piccolo flashfoward e spero abbia fatto piacere agli autori che avevano preso parte anche a Sacre 28.

Ultima cosa, questa volta ho una domanda per voi:  se volete, potete inviarmi una descrizione di cosa indosserebbe il vostro OC ad una festa... una serata di gala, più precisamente.
Scrivetemi anche cosa farebbe e/o come si comporterebbe, così sarò perfettamente fedele ai personaggi e nel capitolo ci sarà anche del vostro.  (il vestito no, ma questo è obbligatorio)

A presto!

Signorina Granger

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Capitolo 11
*** La festa ***


Capitolo 8: La festa


Abraxas stava sfogliando un libro in tranquillità, seduto in Biblioteca quando la sua attenzione si spostò dalle pagine ingiallite: c’erano dei fogli infondo al libro che spuntavano dal bordo delle pagine.

 

Incuriosito, il giovane mago aprì il libro all’ultima pagina, avendo la conferma della sua ipotesi: c’erano diversi fogli scritti a mano, molto più recenti del libro.  Prendendoli e osservandoli, Abraxas potè constatare che era la scrittura di suo padre… Ma perché aveva messo degli appunti lì?

 

Se non voleva che fossero trovati quello non era proprio il luogo più adatto… O forse Gideon aveva scritto quelle righe mentre leggeva proprio quello stesso libro e li aveva infilati lì preso dalla fretta.

 

Ad Abraxas bastò leggere poche righe per capire di che argomento fossero quegli appunti e ben presto un sorriso comparve sul volto del ragazzo, mentre un’idea si faceva strada nella sua mente, spinta dalle righe che il padre aveva gentilmente lasciato a sua disposizione.

Era pomeriggio inoltrato e di certo tutti i stavano preparando per la festa… Ma quella sera avrebbe avuto modo di parlare con i suoi compagni.

 

                                                                               *



Ariadne s’infilò lentamente il guanto color oro, tenendo gli occhi chiari fissi sullo specchio mentre, un lampo di stoffa stretto nella mano sinistra già guantaia, faceva scorrere la pregiata stoffa sulla pelle pallida.

I guanti erano, in effetti, molto lunghi: arrivavano leggermente sotto le spalle, coprendole interamente le braccia.
Anche se era giugno però, non le davano fastidio: in Inghilterra non faceva mai troppo caldo agli inizi dell'estate e poi con la magia la temperatura era sempre piacevole, in quelle occasioni.

Senza contare che, anche se fosse stato agosto inoltrato, non si sarebbe mai potuta presentare ad una serata come quella con un abito senza maniche, senza spalline e con una scollatura simile... Almeno non senza guanti.


La bocca della bionda, per l’occasione ricoperta di un sottile strato di rossetto rosa antico, si piegò in un sorriso mentre Ariadne si guardava allo specchio, soddisfatta del risultato: non amava particolarmente le feste come quella a cui stava per prendere parte, ma almeno era contenta del suo aspetto.

Senza contare che il suo bellissimo vestito color oro avrebbe quasi brillato di luce propria sotto i bellissimi candelabri di cristallo della Sala da Ballo.

Ogni anno Malfoy Manor, la sera del 15 Giugno, era animata ed illuminata da una grande festa per celebrale il compleanno del padrone di casa, Gideon Malfoy.
Nonostante la presenza sua e degli altri ragazzi, quell'anno non aveva fatto eccezione e i genitori di Abraxas erano tornati dalla casa in Irlanda per festeggiare, come sempre.

Non che facesse molta differenza, in effetti: lei e tutti gli altri venivano invitati ogni anno per la festa insieme alle rispettive famiglie, quindi la loro presenza non era di gran disturbo in ogni caso.

Quando Cantankerus li aveva avvertiti Ariadne, che non si era portata appresso nessuna abito per un'occasione simile, aveva scritto subito a sua madre chiedendole di spedirle quel vestito in particolare, regalatole a Natale dai genitori e che non aveva ancora avuto modo di indossare... Quella era l'occasione perfetta per “inaugurarlo”, diciamo.

Ariadne si mise gli orecchini d'oro giallo impreziositi da piccoli diamanti e si sistemò per un'ultima volta la tiara d'oro che portava tra i capelli sciolti prima di allontanarsi dallo specchio a pavimento proprio mentre la porta del bagno si apriva, permettendole di vedere Imogen.


“Però... Che eleganza. Hai intenzione di accecare tutti gli invitati dei Malfoy?”

Un sorrisetto increspò le labbra di Imogen mentre si chiudeva la porta del bagno alle spalle, già truccata e l'abito di seta rosso scuro aderente già addosso.


“In realtà non è questo il mio intento, no... Bel vestito.”

“Grazie, anche il tuo... Sembri una vera principessa.” Imogen rivolse alla bionda un sorriso mentre infilava le décolleté nere ai piedi, non potendo fare a meno di chiedersi come facesse l'amica a resistere con quei guanti addosso... Lei se li sarebbe strappati dalle braccia, molto probabilmente.

Anche l'abito di Imogen era senza maniche, però a differenza di quello di Ariadne aveva le spalline a coprirle le spalle... Anche se era abbastanza scollato dietro, lasciando parte della schiena scoperta.


In effetti erano davvero diverse quella sera: una bionda, l'altra mora, una con un abito con gonna ampia da principessa e l'altro più aderente; Ariadne aveva i capelli sciolti, mentre Imogen non aveva rinunciato nemmeno per quell'occasione alle sue solite trecce, che però aveva attorcigliato sul capo formando una specie di cestino tenuto fermo da un prezioso fermaglio.

 

“Credo che sia ora di scendere, meglio non arrivare tardi o Abraxas mi ucciderà…”

 

“Ci ucciderà, vorrai dire!”    Ariadne rivolse uno sguardo eloquente ad Imogen mentre la mora apriva la porta della loro camera e le due streghe uscivano, sentendo già delle voci proveniente dal piano di sotto:

 

“Ti prego. Tu sei la sua Imogen, sei intoccabile. Io sono l’amica d’infanzia, ergo quella sacrificabile!”

 

“Ma non dire sciocchezze, ti adora… Che Abraxas mi uccida o no però dobbiamo assolutamente essere puntuali, altrimenti ci penserà la mia dolce mammina a mettermi in croce!”

 

“La Signora Selwyn verrà? Le cose si fanno interessanti.”

 

Ariadne sghignazzò e Imogen la fulminò con lo sguardo, appuntandosi mentalmente di stare alla larga da sua madre mentre le due percorrevano il corridoio deserto, la loro presenza anticipata dal suono dei tacchi a spillo sul parquet.

 

                                                                         *

 

“Sei sicura che non possiamo darci malate o cose simili?”

 

“Non credo… il dolce zietto di Ian ci verrebbe a prendere e ci trascinerebbe al piano terra per i capelli.”

 

Lizzy sbuffò, borbottando qualcosa sui suoi capelli intoccabili mentre si sistemava, un po’ a disagio, la tiara d’argento composta da fili che s’intrecciavano tra loro e che aiutava a reggere i capelli che la ragazza aveva raccolto sulla nuca.

 

“Detesto queste feste…”

 

“A chi lo dici! IO CHE BALLO? Mai nella vita.”

 

“Lo so Aerin, diventi più rigida del tronco di un albero quando si tratta di ballare.”

 

Elizabeth sorrise mentre si sistemava gli orecchini pendenti guardandosi al grande specchio a figura intera, guadagnandosi una cuscinata alla schiena da parte dell’amica:

 

“Ha parlato la ballerina provetta! Ti voglio proprio vedere ballare, più tardi.”

 

Lizzy non rispose, guardandosi allo specchio quasi con aria cupa mentre Aerin la osservava, sapendo a cosa stesse pensando: qual era l’ultima festa a cui la giovane Abbott aveva preso parte? Se lo ricordavano entrambe.

 

“In effetti… Non ballo da due anni, non so cosa potrei combinare.”    Elizabeth si voltò verso l’amica, dando le spalle allo specchio e rivolgendole un sorriso che, Aerin lo sapeva, era forzato.

 

La giovane Ollivander si alzò dal letto, già perfettamente vestita come la sua amica.  Si avvicinò a Lizzy e senza dire altro l’abbracciò, sapendo che non aveva nessuna voglia di solcare l’argomento… e chi era lei per farla parlare di qualcosa di spiacevole?

 

“Sai, avrei voglia di picchiarti visto l’abito che hai addosso, ma per questa sera sarà buona e sei salva dalla mia ira.”

 

Le due si staccarono e Lizzy inarcò un sopracciglio, come a voler chiedere cosa avesse il suo abito di sbagliato.

 

“E’ inutile che fai quella faccia, Abbott! LE MANICHE. Avrei voglia di strappartele.”

 

Aerin si mise le mani sui fianchi a mo’ di mamma arrabbiata, mentre Lizzy si faceva piccola piccola e mormorava qualcosa d’incomprensibile, abbassando lo sguardo per guardare l’orlo della gonna in chiffon color bianco perla.

 

“Non mi va di fare il fenomeno da baraccone… Non con tutta la gente che ci sarà stasera.”

 

Aerin sospirò e prese l’amica sottobraccio, decidendo di lasciar perdere mentre le due si avvicinavano alla porta della stanza:

 

“Ok, per questa volta passi. Ma se al prossimo ballo ti presenti con un abito con le maniche lunghe, ti confino a parlare con Malfoy per tutta la sera!”

 

Una smorfia di orrore attraversò Lizzy, che piegò la bocca dipinta di rosso in un modo così buffo che fece ridacchiare Aerin mentre le due uscivano dalla loro camera.

 

“Non preoccuparti, Aerin… Non ci saranno molti altri balli per me.”

 

“Non puoi evitarli per il resto dei tuoi giorni, tesoro! Rassegniamoci, fanno parte della nostra cultura, del mondo in cui viviamo… Lasciati alle spalle tutto una volta per sempre e guarda avanti.  E ora… Fammi strada fino all’Ingresso, voglio proprio vedere se hai finalmente imparato la strada.”

 

“Ancora con questa storia?  Ti dico che ho imparato come sia arriva di sotto… e ora te lo dimostro. Seguimi, Ollivander.”

 

                                                                                  *

 

Mentre camminava in quello che tutti chiamavano “il corridoio degli specchi” Connie osservava il suo riflesso, soddisfatta del risultato: indossava un abito lungo e abbastanza ampio, aveva sempre odiato le gonne aderenti, color rosso bordeaux che si abbinava perfettamente alla rosa di seta che si era sistemata tra i capelli, tenuti sciolti e fermi su una spalla.

 

Si era preparata in tutta calma, grata più che mai alla provvidenza per l’eliminazione di Annabeth: prepararsi con lei nella stessa stanza? Piuttosto avrebbe passato la serata in una tenda…

 

Ormai era abituata a serate di quel genere e non le dispiaceva prendervi parte, considerando che adorava ballare… in più avrebbe di certo attaccato bottone con chiunque, non si era mai fatta problemi a socializzare, nemmeno in serate come quella.

 

Connie sorrise, per nulla agitata o nervosa alla prospettiva della serata mentre scendeva le scale tenendosi al corrimano (meglio evitare di scivolare e rompersi una gamba causa tacchi), sentendo distintamente voci provenienti dall’ingresso: di certo gli invitati stavano arrivando.

 

Come sempre, i coniugi Malfoy erano in piedi nell’ingresso, poco distanti dalla porta d’entrata ed elegantissimi mentre accoglievano i loro ospiti.

 

La bellissima madre di Abraxas, Harphya Gaunt in Malfoy, la vide scendere nell’ingresso e le rivolse un sorriso luminoso che la ragazza ricambiò prima che la donna si voltasse nuovamente verso il Capo degli Auror che stava parlando con il marito, Kenneth Harris.

 

Già, non si facevano mancare mai nessuno, i Malfoy… Del resto però erano la famiglia più in vista del mondo magico inglese insieme ai Black, come dargli torto.

 

Gli occhi di Connie vagarono nella sala, cercando i suoi amici con lo sguardo.   Quando intravide Elliott e Ian parlare in un angolo sorrise istintivamente, avvicinandosi nella loro direzione mentre scorgeva anche Imogen con la coda dell’occhio… Tuttavia stava parlando con quella che, se non errava, era sua madre e probabilmente non era il caso di interromperle.

 

“Ciao! State aspettando qualcuno?”

 

Connie sorrise, fermandosi di fronte ai due ex Corvonero che annuirono, mentre Elliott borbottava qualcosa sul fatto che a prepararsi le donne fossero lentissime.

 

“Ovviamente stiamo aspettando Aerin e Lizzy… Dici che si sono perse?”

 

Ian sfoggiò un sorrisetto come se fosse divertito dall’eventualità, ma Connie smentì l’idea sostenendo che erano arrivate puntuali a colazione il giorno precedente… Quindi dovevano per forza aver smesso di perdersi.

 

“Beh, lo spero per loro… A proposito Connie, credo di aver visto tuo fratello prima, è appena entrato.”

 

Alle parole di Ian la Grifondoro non se lo fece ripetere due volte e partì alla ricerca di suo fratello Rex, mentre una seconda figura familiare faceva il suo ingresso nella sala.

 

Elliott assestò una gomitata all’amico, che si voltò nella direzione indicatagli.  

 

“E’ venuto, allora… Ma non suo padre.”

 

“Me l’aspettavo e di certo Lizzy la penserà allo stesso modo. In realtà credo che nemmeno lei sarebbe venuta, se non fosse che è stata costretta visto che si trovava già qui.”  Osservò Elliott a bassa voce tenendo gli occhi fissi sul fratello maggiore di Elizabeth, che si avvicinò ai padroni di casa con un sorriso e una compostezza che aveva la sorella minore di rado presentava: il più bravo in quelle situazioni era sempre stato Stephen, decisamente.

 

Stephen alzò lo sguardo sugli amici della sorella e, riconoscendoli, rivolse a Ian ed Elliott un cenno di saluto prima di spostarsi nella Sala da Pranzo, come tutti gli altri invitati.

 

“Parli del lupo e spunta la coda… Sono arrivate, finalmente.”

 

Alle parole di Elliott Ian si voltò, sorridendo alla vista delle due amiche che stavano scendendo gli ultimi gradini della rampa principale in marmo, rivolgendo due sorrisi ai ragazzi prima di andare nella loro direzione.

 

“Non ci credo, ce l’avete fatta allora! I miei complimenti.”    Ian sorrise con fare divertito, mentre Lizzy ricambiava camminando verso di lui con un passo disinvolto e armonioso benché portasse i tacchi alti.

 

“Che credete, siamo piene di sorprese io e Lizzy… Voi sembrate due pinguini.”

 

Osservò Aerin senza tante cerimonie osservando i due amici, facendo ridacchiare Lizzy mentre Ian ed Elliott la guardavano quasi offesi:

 

“Grazie tante! Credi che mi diverta con questa roba addosso?”   Domandò Ian sbuffando appena, tormentandosi il nodo della cravatta e maledicendosi mentalmente per non aver seguito l’esempio di Elliott, che aveva avuto ilo buonsenso di non mettersi la giacca del completo, rimanendo in camicia bianca e panciotto nero lucido.

 

Elizabeth sorrise, prendendolo sottobraccio mentre i quattro si avvicinavano alla porta che collegava l’ingresso all’enorme Sala da Pranzo.

 

“Amelia?”        Domandò Aerin rivolgendosi ad Elliott, sorpresa che l’amico con fosse con la fidanzata.

 

“Stava parlando con i suoi genitori e non volevo interromperla… La cercherò dopo.”

 

Ian invece, che stava camminando accanto a Lizzy davanti a loro, stava guardando l’amica quasi come se stesse cercando di capire qualcosa:

Lei se ne accorse e gli rivolse uno sguardo confuso, chiedendogli se avesse per caso un ragno in mezzo ai capelli.

 

“No, non hai niente in testa… E’ solo che mi sembri come diversa…”

 

“Se è un modo contorto per dirmi che sto bene vestita così, ti ringrazio.”    Asserì Lizzy in tono piatto, roteando gli occhi mentre Ian invece sorrideva, come se gli si fosse accesa finalmente una lampadina:

 

“No, non è questo… Non fraintendere, sei molto bella ma io mi riferivo ad altro: con i tacchi superi finalmente il 1,70! Sei più alta, ecco cos’è.”

 

Ian sorrise vivacemente, mentre invece la ragazza lo incenerì con gli occhi scuri che sapevano essere gentili quanto glaciali.

 

“GRAZIE TANTE, sottospecie di spilungone. Vado a cercare mio fratello, tenetemi un posto al vostro tavolo…”

 

Lizzy accelerò il passo, superando Ian mentre entrava nella Sala da Pranzo con la gonna in chiffon che le svolazzava tra le gambe.

 

“Sono stato per caso offensivo?”

 

“No Ian… forse poco sensibile, ma sei un maschio e non ci possiamo aspettare nulla di diverso.”  Decretò Aerin in tono quasi consolatorio, dando una pacca sulla spalla dell’amico mentre cercavano un tavolo vuoto tra i numerosissimi che occupavano la sala, tutti rotondi e perfettamente apparecchiati con l’argenteria e le tovaglie più pregiate.

 

Ian rivolse ad Elliott uno sguardo quasi confuso, ma l’amico sollevò entrambe le sopracciglia senza dire nulla, come a voler fargli capire di lasciar stare l’argomento.

 

                                                                                  *

 

“Grazie al cielo è finita, quella dannata processione! Mi si sono indolenziti i muscoli della faccia!”

 

Ariadne sbuffò, sistemandosi la cinturina d’oro che portava in vita mentre Abraxas invece ridacchiava, entrando nella Sala da Pranzo insieme all’amica.  I due erano stati “gentilmente incaricati” di accogliere e salutare gli ospiti dei genitori del ragazzo e non avevano potuto scamparla…

 

Così mentre Altair se l’era filata e Imogen era rimasta bloccata da sua madre a tradimento, loro due avevano passato venti minuti infernali a sorridere come imbecilli.

 

“Beh, dovresti farci l’abitudine… Probabilmente un giorno lo dovrai fare ad ogni festa, come mia madre e la tua.”

 

Osservò Abraxas in tono non troppo felice, mentre Ariadne in tutta risposta piegava le labbra in una smorfia quasi schifata.

 

Ariadne fece per avvicinarsi ad un tavolo dove Imogen aveva già preso posto, ma l’amico la prese per un braccio, chiedendole di aspettare:

 

“Perché? Cosa c’è?”

 

“Devo parlarti Ariadne… devo chiederti una cosa… Dopo balla con me, ok?”

 

La bionda rivolse all’amico uno sguardo accigliato ma annuì, chiedendosi di cosa dovesse parlarle Abraxas.  I due si avvicinarono ad Imogen, che rivolse all’amica e al fidanzato un sorriso sollevato, invitandoli a sedersi accanto a lei:

 

“Sono felice di vedervi! Mia madre mi ha incastrata a parlarle per un’infinità, ma alla fine sono riuscita a sfuggirle! Com’è andata la processione di benvenuto?”

 

Abraxas sedette accanto a lei, baciandola su una guancia prima di borbottare qualcosa di poco definito che la fece ridacchiare, sapendo quanto il ragazzo odiasse quelle situazioni.

 

“Oh, io e Abraxas ci siamo divertiti un mondo…”     Asserì Ariadne in tono ironico mentre tamburellava con le dita sul tavolo, in attesa che la cena comparisse sul tavolo davanti a loro.

 

“Immagino, immagino…”    Mormorò Imogen mentre puntava gli occhi chiarissimi su sua madre, quasi come se volesse ordinarle con il pensiero di sedersi il più lontano possibile da lei. Con suo gran sollievo la madre di Abraxas invitò Elizabeth Selwyn a sedere accanto a lei, a diversi tavoli di distanza… Se non altro non si sarebbe dovuta sorbire i suoi commenti per tutta la cena.

 

“Grazie al cielo, mia madre non è a portata d’orecchio!”

 

Imogen sorrise con sollievo, felice di non dover giocare alla ragazza modello per tutta la sera… almeno a cena avrebbe potuto parlare con tranquillità, seduta con i suoi amici.

 

Era sempre stata brava a comportarsi quando era ad eventi simili: era consapevole della sua posizione e di non potersi permettere figuracce o cose simili e ormai era quasi diventato tutto un gioco per lei…. Sorridi, sii gentile con tutti ma non dare troppa confidenza se non a poche persone.

 

Era la filosofia per ragazze come lei o Ariadne, in eventi come quelli… Entrambe ci erano abituate e non risultava difficile comportarsi come gli altri si aspettavano.

 

Imogen poi, aveva un portamento che la recava sembrare ancora più elegante e posata di quanto non fosse… Quasi una vera nobildonna d’altri tempi.

 

“Sai Ariadne, mi ha stupito che nella prova di ieri abbiate eliminato Gillian Rowle… avrei scommesso che avresti votato per Shacklebolt.”

 

Alle parole di Abraxas Ariadne si strine nelle spalle, sostenendo che erano in tregua temporanea per evitare di danneggiarsi a vicenda nelle prove. Dopotutto sarebbero stati divisi nelle squadre ancora per poco, quindi dovevano andare d’accordo per pochi giorni.

 

Imogen soffocò una risata, guardando la bionda con cipiglio divertito prima di parlare:

 

“Davvero ce l’avete ancora per quella storia? Sono passati due anni, non potreste lasciar perdere?”

 

Ariadne non rispose, lanciando uno sguardo ad un tavolo poco distante dove aveva preso posto il suddetto Maximilian in compagnia di Connie, Elliott, Ian e Aerin.

 

“Probabilmente siamo entrambi troppo orgogliosi per farlo.”

 

Si limitò a rispondere Ariadne in tono neutro, mentre Abraxa alzava gli occhi al cielo e Imogen non la smetteva di sorridere, ricordando fin troppo bene come era iniziata quella specie di eterna battaglia tra il Grifondoro e la Serpeverde.

 

Erano al loro sesto anno ad Hogwarts e durante una lezione di Pozioni in due si ritrovarono a lavorare allo stesso banco.

Si erano sempre presi un po’ in giro a vicenda con frecciatine, commenti e battute e alla fine uno dei due doveva essersi stancato: ad un certo punto degli ingredienti strani erano finiti nel calderone di entrambi, finendo per causare non pochi danni ai calderoni in sé e anche all’aula…

 

Erano ovviamente finiti entrambi in punizione, avevano fatto perdere molti punti alle rispettive Case e a Maximilian era pure stato vietato di giocare a Quidditch per due mesi, facendogli perdere la finale proprio tra Serpeverde e Grifondoro… Forse anche per la sua assenza Serpeverde aveva vinto e il ragazzo non aveva mai perdonato ad Ariadne di, a detta sua, averlo fatto finire in punizione. Le ore passate a lucidare insieme la Sala dei Trofei avevano solo peggiorato le cose: entrambi sostenevano che fosse colpa dell’altro… e la cosa non era mai finita.

 

Chi aveva realmente iniziato? Probabilmente non avrebbero mai avuto quella risposta, ma entrambi erano fermamente convinti che fosse stato l’altro.

 

                                                                                   *

 

Dopo aver salutato i suoi genitori che, con suo gran dispiacere, non avevano portato alla festa sua sorella, Altair aveva fatto un giro di saluti tra gli invitati: non avrebbe mai sfigurato evitando di salutare le personalità importanti presenti alla festa, molti dei quali anche amici di suo padre. Il Ministro, il Capo degli Auror (nonché suo futuro superiore, visto che studiava all’Accademia), funzionari importanti del Ministero, ex campioni di Quidditch e anche il preside di Hogwarts, Armando Dippet.

 

Non perdeva ovviamente però nemmeno l’occasione per sfoggiare la sua “galanteria” al massimo ed era appena andato a prendere due calici di Champagne… uno per se e uno per la “vittima” della serata, la bellissima Lucille Flint.

 

Il giovane Black prese due calici dal tavolo degli alcolici e alzò lo sguardo, posando quasi involontariamente gli occhi su due persone che stavano parlando in un angolo e a bassa voce, come se fosse una discussione privata.

 

Altair non era mai stato un ficcanaso e molto probabilmente non ci avrebbe badato se non avesse riconosciuto la ragazza dai capelli scuri in piedi e di profilo davanti a lui, che indossava un vestito dalla gonna bianca come la cinturina sottile che portava in vita, mentre la parte superiore del vestito aveva le maniche lunghe ed era composta da uno strato di tulle trasparente ricoperto quasi interamente da perle e piccoli diamanti.

 

Non riusciva a sentire cosa stesse dicendo Elizabeth Abbott, ma era abbastanza certo che il ragazzo con cui stava parlando fosse suo fratello maggiore Stephen, che aveva incontrato più di una volta ad eventi come quello.

 

I due fratelli smisero di parlare all’improvviso, entrambi apparentemente nervosi come se avessero appena discusso mentre ognuno prendeva una direzione diversa.

Elizabeth prese a camminare con falcate lunghe, decide ma allo stesso tempo armoniose dritta davanti a se, incontrandosi così con Altair che stava andando nella direzione inversa per raggiungere Lucille infondo alla sala.

 

Lui ovviamente le rivolse un sorrisetto prima di parlare:

 

“Oh, to’ guarda chi si vede… Sei riuscita a trovare la strada anche senza di me, allora.”

 

“Già… A quanto pare la tua presenza non è così indispensabile. O almeno, non per me… Vai pure da qualunque ragazza ti stia aspettando.”

 

Lizzy parlò in tono neutro, accennando ai due calici che il ragazzo teneva in mano. Altair per tutta risposta le sorrise, strizzandole l’occhio mentre la superava:

 

“Rilassati Lizzy… Dopo passerò del tempo anche con te.”

 

 

“Non sentirti obbligato…”  Mormorò Lizzy mentre puntava il tavolo occupato dai suoi amici, consapevole che Altair non potesse sentirla.

 

 

“Oh, eccoti qui! Cominciavo a pensare che ti fossi persa!”  Esclamò Ian con un sorriso, mentre accanto a lui Elliott parlava con Amelia con aria rilassata mentre Aerin si abbuffava, come suo solito.

 

“Scusate, mio fratello non mi mollava più… Bel vestito, Connie. Max, che ci fai qui? Non ti siedi accanto ad Ariadne?”

 

Connie rivolse un gran sorriso alla ragazza prima di ringraziarla e ricambiare il complimenti, mentre invece il Grifondoro lanciò uno sguardo eloquente alla Tassorosso: ok che erano in tregua, ma stando comunque nei limiti.

 

“Non esageriamo… Solo perché abbiamo temporaneamente smesso di discutere non vuole dire che siamo diventati migliori amici.”

 

Lizzy rise appena, servendosi la cena sul piatto prima di guardare Aerin per qualche secondo, che aveva il piatto così pieno che la carne quasi trasbordava.

 

“Che c’è?”   Domandò l’amica voltandosi verso Lizzy, che senza battere ciglio rispose con due semplici parole:

 

“Ti odio.”

 

Aerin le rivolse un sorriso colpevole prima di farle l’occhiolino, approfittando della sua fortuna di non ingrassare mai (La odio anche io Nda) mangiando tutto quello che voleva.

 

“Bene… visto che io adoro ballare e non posso certo invitare Elliott, chi delle mie due più care amiche mi farà il piacere, più tardi?”

 

Alla domanda di Ian Aerin si finse molto interessata alla conversazione tra Amelia ed Elliott, mentre Lizzy osservava con disinvoltura il lampadario di cristallo sopra le loro teste.

 

Ian, capendo l’antifona, roteò gli occhi e si rivolse a Connie quasi con fare speranzoso:

 

“Ok, lasciamo stare… Connie, balli tu con me?”

 

“Ma certo! Io adoro ballare!”    Connie rivolse al Corvonero un gran sorriso, sinceramente felice che il ragazzo le avesse chiesto di ballare: aveva paura di passare la serata a guardare e basta… Per quanto fosse socievole, non era nemmeno tipo da andare a chiedere in giro di ballare.

 

“Perfetto, voi ballate… Io mi intratterrò con gli stuzzichini.”   Annunciò Aerin facendo ridacchiare tutto il tavolo, mentre tutti intorno a loro cenavano nell’enorme ed illuminata Sala da Pranzo.

 

Essendo tutti cresciuti in famiglie Purosangue, ognuno dei ragazzi ospiti a casa Malfoy sapeva come ci si comportava in quelle occasioni… Che le amassero o meno.

 

Non era affatto una situazione nuova per nessuno di loro, anche se sia Lizzy che Aerin non andavano matte per quel tipo di feste… la prima in particolare le aveva puntualmente evitate negli ultimi due anni, mandando sempre suo fratello al posto suo ad usare le scuse più disparate per giustificare l’assenza sua e di suo padre.

 

“Perché non sei più venuta alle feste? Ci si diverte molto di più, con te.”      Ian scrutò la sua migliore amica con attenzione, mentre Lizzy masticava nervosamente un pezzo di carne pensando a cosa rispondergli:

 

“Io… Non mi sentivo di lasciare da solo mio padre. E poi non mi sono mai piaciute queste feste, lo sai.”

 

Ian annuì, ricordando quando quel tipo di feste si tenevano a casa sua e passava la serata a convincerla a ballare con lui e a chiacchierare… Ma dopo la morte di sua madre il padre di Elizabeth non aveva, come diceva lei, “più voglia di festeggiare” e la figlia solitamente restava a casa con lui, non volendolo lasciare da solo.

 

“Spero che prima o poi tu ricominci a venire, Lizzy… Fallo per tua madre: lei adorava queste feste.”

 

Elizabeth sorrise quasi amaramente, mentre gli altri discutevano sulle prossime sfide che li aspettavano per la competizione e non prestavano attenzione alla loro conversazione.

 

“Lo so. Chi lo sa, magari è arrivato il momento di ricominciare… Ma non chiedermi comunque di ballare, Nott!”

 

                                                                                  *

 

“Dannazione Altair, se continui così ti finirai tutta la torta! Dammene subito una fetta!”

 

Ordinò Abraxas in tono quasi minaccioso, mentre Ariadne e Imogen si scambiavano uno sguardo esasperato: sembravano due bambini dell’asilo, a volte… altro che ventenni.

 

“Dammela? Scusa, non te la sai tagliare da solo?”    Domandò Altair sbuffando appena, agitando la bacchetta e facendo planare un pezzo di torta fino al biondo, che gli rivolse un sorrisino come a volergli dire “sì, ma è più comodo se lo fai tu.”

 

“Cambiamo argomento, mi sembra di aver a che fare con dei bambini… Dove ti eri cacciato, prima? In queste serate tu hai il potere di svanire nel nulla.”  Osservò Imogen rivolgendosi ad Altair, che per tutta risposta le rivolse un sorriso e una strizzatina d’occhio.

 

Afferrando perfettamente il concetto Imogen decise di non indagare oltre, intuendo chi avesse puntato il ragazzo per quella sera. Gli occhioni verdi e le lunghe gambe di Lucille Flint avevano fatto centro, a quando pareva.

 

Il giovane Black si versò l’ennesimo bicchiere di vino bianco e la Corvonero rivolse ad Abraxas uno sguardo accigliato, come a volergli chiedere se non stesse bevendo troppo. Ma il biondo scosse la testa, invitandola a lasciar perdere: conosceva abbastanza bene Altair da sapere che reggeva molto bene l’alcool… Beveva spesso come una spugna a quelle feste, ma aveva imparato a lasciarlo fare.

 

Nel frattempo gran parte degli invitati aveva finito di cenare e si era spostata nella sala adiacente tramite la porta che collegava la Sala da Pranzo con la Sala da Ballo e Abraxas invitò la fidanzata ad imitarli per ballare un po’.

 

Imogen accettò e si alzò con un sorriso, avviandosi mano nella mano con il biondino verso la grande porta.  Abraxas si voltò verso Ariadne e le rivolse uno sguardo eloquente, come a volerle ricordare che dovevano ballare insieme… chissà che cosa voleva dirle.

 

Ariadne spostò lo sguardo sul ragazzo seduto ad un posto di distanza, che trangugiò il contenuto del calice di cristallo prima di guardarsi intorno, come se stesse cercando qualcuno.

 

“Cerchi qualcuno, Altair?”   Domandò la bionda con tono quasi divertito, intuendo chi fosse la fonte del suo interesse.

 

“In effetti sì… Ma forse si è spostata nell’altra Sala.” 

 

Ariadne annuì, informandolo che la Flint aveva già raggiunto la Sala da Ballo insieme alla sua famiglia. 

 

“Beh, in tal caso chi sono per farla aspettare? Scusami Ariadne, vado a raggiungere la cara Lucille… Sarà persa senza di me.”

 

“Oh, non ho alcun dubbio… Dimmi un po’, quanto di diverti a queste feste?”     Domandò Ariadne in tono ironico, ottenendo come risposta solo un sorriso da parte del ragazzo, che si alzò dalla sedia lasciando il tovagliolo sul tavolo.

 

“Abbastanza, in effetti… Sembra che le donne si sciolgano come neve al sole di fronte ad un ragazzo in smoking con un’ottima retorica.”

 

“Forse… Ma prima o poi ti piacerà qualcuno Altair, e allora dovrai tenere a frano la lingua… In ogni senso.”

 

Ariadne si alzò a sua volta e, con quell’ultima allusione si allontanò dal tavolo, superando il giovane Black per aggiungere la Sala da Ballo da dove iniziava a sentirsi la musica degli archi.

 

Il ragazzo esitò per un momento, riflettendo sulle parole della bionda prima di piegare le labbra in un sorriso: probabilmente aveva ragione… prima o poi sarebbe successo.

Ma per il momento continuava a vivere come aveva sempre fatto, godendosi l’attimo.

 

                                                                           *

 

“Scordatelo.”   Asserì Aerin in tono piatto, rifiutandosi categoricamente di ballare con Ian. Il moro sbuffò e si rivolse a Lizzy, che fece per tirarsi indietro mentre sulla pista stavano già ballando Abraxas con Imogen, Elliott con Amelia e Connie con Maximilian, che era andato in soccorso dell’amica quando un ragazzo aveva iniziato a provarci con lei… che ovviamente era diventata dello stesso colore del suo vestito, imbarazzatissima.

 

“Non ci provare! Muoviti, Abbott.”    Con quelle parole Ian prese l’amica e se la trascinò dietro senza tante cerimonie, ignorando le sue proteste sibilate tra i denti.

 

Quando furono in mezzo alla pista ovviamente non poteva tirarsi indietro e la ragazza sbuffò, maledicendo l’amica a bassa voce che invece le rivolse un sorriso allegro.

 

Accanto a loro stavano ballando anche Abraxas e Imogen, mentre lui teneva la guancia appoggiata al capo della ragazza.   Gli occhi chiarissimi di Abraxas vagarono sugli invitati, alla ricerca di un abito dorato.

 

Fortunatamente Ariadne non passava inosservata e il ragazzo intravide subito l’amica, che annuì con un cenno del capo in segno che aveva capito: quando la canzone sarebbe finita, avrebbe ballato con lui.

 

 

“Che cos’hai, Abraxas? Mi sembri più serio del solito stasera.”

 

Alla domanda di Imogen Abraxas esitò, mentre lei lo osservava con gli attenti occhi azzurrissimi: in quelle serate tendeva a fare un po’ l’idiota, a volte… invece quella sera sembrava quasi che stesse pensando ad altro.

 

“No, è solo che ho la testa da un’altra parte… Niente di importante, te l’assicuro.”

 

Abraxas le rivolse un sorriso, ma Imogen era troppo sveglia per farsi fregare, specialmente da lui visto che lo conosceva come le sue tasche.

 

Tuttavia la ragazza decise di non insistere oltre e rimase in silenzio, chiudendo gli occhi e lasciandosi guidare dalla musica e dal fidanzato: tanto l’avrebbe scoperto comunque, prima o poi.

 

Quando le note cessarono Imogen aprì gli occhi, puntandoli in quelli di Abraxas mentre attorno a loro si diffondeva un appaluso generale.

 

“Scusami, ma ho promesso ad Ariadne che avrei ballato con lei… Ti dispiace?”

 

“No, fate pure… Ma solo perché è lei, ovviamente.”

 

Imogen gli rivolse un sorriso angelico che andava interpretato come “balla con qualcun'altra e ti strozzo nel sonno” mentre Ariadne si avvicinava ai due, guardando l’amico con gran curiosità: ormai moriva dalla voglia di sapere cosa voleva dirle Abraxas.

 

La giovane Selwyn si spostò dalla pista, confondendosi tra gli altri invitati mentre Altair le passava affianco con la Flint avvinghiata al suo braccio, diretti verso la pista da ballo.

 

Gli occhi azzurri di Imogen si posarono su Lizzy e Ian, che si stavano avvicinando a lei mentre la ragazza aveva un’aria leggermente contrariata: conoscendo Ian, di certo l’aveva costretta a ballare con lui.

 

“Anche questa volta me l’hai fatta Nott, ma che sia l’ultima! Vado a cercare Aerin… Ciao Imogen! Per caso hai visto Aerin qui intorno?”

 

Elizabeth rivolse alla Corvonero un gran sorriso, che però scosse la testa e negò ma si propose per aiutarla a cercare la Tassorosso mentre Ian andava in cerca di qualche altra ragazza da trascinare in pista per ballare.

 

“Come mai la cerchi, se posso chiedere?”

 

“Beh, diciamo che è l’unica che condivide l’odio per questo genere di feste… E poi devo trovarla prima che finisca tutti i dolci.” 

 

Imogen rise, assicurando che anche Altair faceva la sua parte su quel fronte mentre le due si avvicinavano al tavolo carico di vino e dolcetti, certe di trovare lì l’esuberante e golosa Aerin.

 

“Oh, non ho dubbi… Anche se stasera credo che sarà più impegnato in altro.”  Asserì Lizzy alzando gli occhi al cielo, ricordando fin troppo bene quando aveva lasciato per un attimo la Sala da Ballo per andare in bagno e si era imbattuta nel caro Black che si dava alle effusioni insieme alla Flint in una angolo, fuori dalla porta della Sala.

 

Imogen rivolse alla Tassorosso uno sguardo interrogativo e Lizzy si limitò a rispondere semplicemente, mentre finalmente i suoi occhi si posavano sulla sua amica:

 

“L’ultima volta che l’ho visto aveva la lingua nella gola della Flint.”

 

                                                                          *

 

“In effetti non ti facevo timida… Dovevi vedere la tua faccia, quando quel tipo è venuto a parlarti.”

 

Maximilian sghignazzò, guadagnandosi un’occhiata funerea da Connie, seduta su un divanetto accanto a lui dopo aver ballato.

 

“Ridi, ridi… Non sono timida, però mi sono sentita a disagio! Scusa se parlare con un estraneo dell’altro sesso non mi viene facile come a te. Cosa direbbe Danielle se sapesse che hai chiacchierato amorevolmente con metà delle invitate nostre coetanee?”

 

Connie piegò le labbra in un sorrisetto e l’amico sgranò gli occhi scuri, guardandola con sospetto mentre teneva un bicchiere di champagne in mano:

 

“Non oseresti…”

 

“Oh sì. Oserei eccome, se non la smetti di prendermi in giro.”

 

Connie gli rivolse un sorriso prima di rifiutare il vino offertole da un cameriere: non reggeva fatto l’alcool… solo due bicchiere erano capace di metterla KO.

 

Afferrando perfettamente il messaggio Maximilian optò per lasciar cadere l’argomento, facendo divagare la conversazione: si, Connie Prewett avrebbe osato perfettamente.

 

                                                                            *

 

“Stai scherzando? Da quando spii gli appunti di tuo padre?”

 

“Non li ho spiati, erano in un libro di Alchimia che stavo leggendo! Deve averli scordati lì… Oh andiamo Ariadne, non dirmi che la cosa non ti tenta almeno un po’. Ti conosco e so che l’idea di piace… E poi sei mia amica, devi aiutarmi!”

 

Ariadne sospirò, guardando l’amico non troppo convinta: le stava chiedendo di aiutarlo in un progetto che aveva iniziato suo padre… tipico di Abraxas Malfoy.

 

La sua presunzione e la sua ambizione lo spingevano a prendere e continuare le iniziative di qualcun altro… anche di un Alchimista brillante come suo padre.

 

“Non lo so Abraxas, è una cosa grossa… E’ vero ero molto brava a scuola…”

 

“Era la migliore del tuo anno, Ariadne. E sei mia amica da anni, se non mi aiuti tu chi dovrebbe farlo? Insomma, pensaci!  Abbiamo l’opportunità di scoprire, inventare una cosa del genere… Tutti consoceranno il nostro nome, finiremo dei testi di Alchimia per questo!”

 

La bionda abbassò lo sguardo, non sapendo cosa fare: Abraxas sapeva essere molto persuasivo… otteneva sempre ciò che voleva e conoscendolo sapeva che l’avrebbe tartassata finché non avrebbe detto sì.

 

“Ok, possiamo provarci magari… Ma non credo comunque che riusciremo a venirne fuori.  In ogni caso non credo che da soli possiamo combinare granché, devi chiedere anche a qualcun altro. Finché siamo tutti qui non desteremo alcun sospetto, dopotutto.”

 

“Beh, posso chiedere ad Aghata… era molto brava in Alchimia, a scuola. E poi c’è Nott… Dici che ci aiuterà?”

 

Abraxas guardò l’amica con cipiglio dubbioso, chiedendosi se il Corvonero avrebbe acconsentito ad aiutarli in un progetto simile.  Ariadne però sfoggiò un sorrisetto, con un’idea precisa già in testa:

 

“Beh, se chiediamo ad una certa persona e la convinciamo ad aiutarci, ci penserà lei a Nott… E sai a chi mi riferisco, anche se forse non ti fa piacere.”

 

Abraxas ovviamente capì al volo, sbuffando e limitandosi a borbottare il nome a cui si stava riferendo l’amica:

 

“Abbott…”

 

Fortunatamente o sfortunatamente per lui, anche Elizabeth Abbott era eccelsa in Alchimia quando studiavano ad Hogwarts… e lei avrebbe di certo potuto convincere anche Ian, essendo molto amici.

 

Non gli faceva piacere naturalmente… Ma doveva accettare un compromesso.

 

                                                                                    *

 

“Ok, basta… con il ballo per stasera ho chiuso.”   Dichiarò Elliott lasciandosi cadere sul divanetto accanto ad Ian, che sorrise trovandosi d’accordo con l’amico: entrambi aveva fatto numerosi giri… era il caso di mettersi seduti per un po’.

 

“Aerin e Lizzy?”

 

“Aerin è con sua sorella da qualche parte mentre Lizzy è andata ad accompagnare suo fratello all’ingresso qualche tempo fa… Non so dove sia finita. La tua ragazza invece che fine ha fatto?”

 

Elliott si passò una mano tra i lisci capelli castani, mentre teneva gli occhi fissi sulle coppie che ancora ballavano sulla pista.

 

“E’ andata a salutare i suoi genitori, stavano andando a casa… Secondo te per quanto continuerà ancora?”

 

“Non saprei… ma considerano il numero degli invitati ancora presenti, direi per almeno un paio d’ore.”

 

“Allora è il caso che di bere qualcosa…” Borbottò Elliott facendo cenno ad un cameriere, che si avvicinò ai due tenendo il vassoio con i calici di vino, di cui entrambi si servirono con piacere mentre le note di “Sul bel Danubio blu” rimbombavano nella grande sala.

 

                                                                                *

 

“Che ci fai qui tutta sola?”

 

Lizzy alzò lo sguardo sul suo interlocutore, inarcando un sopracciglio al vedersi davanti l’ultima persona che si sarebbe aspettata.

Senza tante cerimonie Altair prese posta sulla sedia parallela a lei oltre il tavolo circolare, che gli rigirò la stessa domanda:

 

“Beh, va contro il mio codice morale lasciare una bella ragazza da sola ad una festa… E poi te l’ho detto Lizzy, avrei trovato del tempo anche per te.”

 

Elizabeth lo sguardo quasi con divertimento, rendendosi conto che il tono di Black era leggermente diverso dal solito… più rilassato e meno ironico.

Probabilmente aveva bevuto parecchio, visto che si era anche allentato il nodo del papillon per slacciarsi un paio di bottoni della camicia bianca.

 

“Se proprio ci tieni, Black… Ma dov’è finita la tua amica?”

 

Altair si strinse nelle spalle senza aggiungere altro, tenendo gli occhi azzurri fissi davanti a se, guardando la piccola porzione della Sala da Ballo visibile attraverso la porta a doppia anta aperta.

 

I due restarono in silenzio per qualche istante, prima che il ragazzo lo infrangesse:

 

“Sai… mi ricordo l’ultima volta in cui ti ho vista ad un galà. Era a casa tua, due anni fa. Perché non sei più venuta, Lizzy?”

 

Adesso sta seriamente vaneggiando

 

Pensò Elizabeth guardandolo accigliata: non che le sue parole non fossero correte… Ma che accidenti gliene fregava a lui della sua presenza? Era anche strano che si ricordasse di non averla più vista ai galà delle varie famiglie Purosangue.

 

Probabilmente era l’alcool a palare al suo posto… e non aveva nessuna voglia di discutere o mentire ad un Black mezzo brillo, quindi decise di dire la verità senza scomporsi troppo:

 

“Mio padre non va più a queste feste e preferisco rimanere a fargli compagnia a casa, in genere. Mio fratello viene per entrambi.”

 

Non volentieri, in effetti... discutevano spesso della questione, sul fatto di convincere il padre a tornare a farsi vedere in quelle serate, visto che veniva puntualmente invitato.

 

“E perché lui non viene più?”

 

Altair si voltò a guardarla con tanto d’occhi e Lizzy esitò, chiedendosi se dire la verità o meno… Ma probabilmente l’indomani non si sarebbe ricordato neanche di quella conversazione se non a spezzoni. Tanto valeva essere sincera, per una volta.

 

“Mia madre adorava i galà… Lui non ci vuole più venire da quando è morta, dice che senza di lei non ha senso.”

 

Lizzy si strinse nelle spalle, non potendo fare a meno di pensare che niente sembrava avere più molto senso per suo padre, da quando la moglie era morta nell’incendio che aveva coinvolto la loro casa.

 

Altair invece le rivolse un debole sorrise, per una volta distante dai ghigni beffardi o maliziosi che le rivolgeva:

 

“E’ una cosa bella, però… Che lui l’amasse tanto. Io farei a cambio volentieri, sai Lizzy? A mia madre non è mai importato di mio padre, è stata costretta a sposarsi da mio nonno.”

 

Lizzy lo guardò, confusa dalle sue parole e chiedendosi perché lo stesse dicendo proprio a lei: non l’aveva mai sentito parlare della sua famiglia. Probabilmente il bere gli aveva sciolto la lingua.

 

“Beh… Mi dispiace per tua madre.”

 

Mormorò Lizzy guardandolo finire il contenuto del suo calice prima di appoggiarlo sul tavolo, annuendo con un debole cenno del capo:

“Anche a me per la tua.”

 















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Angolo Autrice:

Buongiorno, cari lettori/autori di OC!
Finalmente sono riuscita a finire questo capitolo, non finiva mai... In effetti è abbastanza lungo, ma spero che vi sia piaciuto.
Grazie per le informazioni, siete stati tutti molto gentili!

Quanti mi piace per i nostri ragazzi in tiro? Io li adoro... Grazie per le descrizioni degli abiti!

Piccola domanda per voi, giusto per rompervi le scatole: in quali materie il vostro OC andava bene e in quali faceva schifo?
Così, potrebbe servirmi in futuro... Ma non anticipo niente e vi saluto!

A presto!

Signorina Granger

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Capitolo 12
*** Conversazioni sospette ***


Capitolo 9: Conversazioni sospette 




“Che prova del cavolo... È stata quasi peggio della prima.” Sibilò Aerin chiudendosi la porta del salotto alle spalle, dove la squadra 1 avrebbe votato a breve l'ultimo eliminato.


Erano rimasti in 13 e presto sarebbero stati in 12: l'ultima prova con la divisione delle squadre si era appena conclusa, quindi stavano per decretare l'ultimo eliminato del gioco.


“In effetti non è stata piacevole... Devo dire però che il tuo Molliccio era quasi divertent-“


Elliott però non finì la frase, fulminato dagli occhi dell'amica che lo costrinse a tacere con lo sguardo: un clown armato di ascia era tutto fuorché divertente, o almeno dal suo punto di vista.


Elliott colse l'antifona e decise di tacere, cambiando argomento e sperando che l'amica non gli rinfacciasse a sua volta il suo Molliccio: i cadaveri di Amelia e dei suoi amici, lei compresa.


“Ok, lasciamo stare. Piuttosto... Chi pensi che elimineranno?”

Con gran sollievo della squadra 2 infatti quell'ultima prova con la divisione valida era stata vinta da loro dopo tre sconfitte di seguito: avrebbe vinto la squadra con più componenti che avrebbero superato il loro Molliccio e fortunatamente tutti ci erano riusciti.


“Non saprei, ma ovviamente spero la Flint. Quanto mi sta antipatica... Ma la vedi come si atteggia? Mio padre possiede questo, mio padre possiede l'altro... Beh, suo padre avrà anche il mondo intero, ma a lei manca il cervello!”

Elliott soffocò una risata, mentre accanto a loro Ariadne sfoggiava un sorriso a trentadue denti: finalmente le squadre non avevano più valore... Non avrebbe più dovuto collaborare con quel simpaticone di Maximilian Shacklebolt, che dalla faccia sembrava pensare la stessa cosa.


“Ti vedo allegra Ariadne... Sei così felice per la vittoria?” Domandò Connie inarcando un sopracciglio, guardando la bionda come se di rado l'avesse vista così allegra. Quest'ultima le rivolse un sorriso, annuendo con un cenno del capo:


“Beh, ovviamente sì... Ma sono anche contenta che le squadre non avranno più valore dalla prossima prova. Niente di personale ovviamente, il problema è più qualcun altro...”


Non era un grande enigma capire a chi la ragazza si riferisse ma Connie abbozzò comunque un sorrisetto, quasi triste all'idea di non sentire più i due battibeccare per divergenze di opinioni.

Maximilian inarcò un sopracciglio e le rivolse uno sguardo eloquente, come a volerle dire che la cosa era reciproca mentre la bionda riprendeva a parlare:

“In ogni caso mi chiedo chi voteranno... Abraxas è impossibile, e anche Altair o Imogen... Chi lo sa.”

Ariadne si strinse nelle spalle, mentre pensava a ciò che le aveva detto l'amico la sera prima, alla festa mentre ballavano.

Voleva il suo aiuto, ma non sarebbe bastato... Serviva anche quello di qualcun altro.
Ariadne sorrise con cipiglio divertito, immaginando il giovane Malfoy in crisi: avrebbe ovviamente preferito votare per Elizabeth, ma non poteva visto che voleva anche il suo aiuto... Ironia della sorte, alla fine lei gli serviva.


Perciò ne era sicura, Abraxas non avrebbe votato per la giovane Abbott.. E se non l'avrebbe fatto lui, di certo Imogen l'avrebbe imitato.


Avevano vinto la prova ed era anche riuscita a superare il suo Molliccio (se stessa in condizioni di povertà)... La giornata era iniziata splendidamente.


Chissà che non prendesse una brutta piega.

 

                                                                                         *

 

“Sai che non ti vedevo sorridere così dal Diploma?” 

 

Lizzy si voltò verso Ian, sfoggiando effettivamente un gran sorriso allegro che ne fece scaturire uno anche sul volto del ragazzo.

 

“In effetti non posso dire che l’eliminazione della Flint mi dispiaccia… In realtà credo sia più che altro la soddisfazione di essere resistita più a lungo di lei.”

 

“Beh, da 28 siamo rimasti in 12… e ce la sia cavata fino a questo punto con l’accoppiata Malfoy-Black alle calcagna. Dobbiamo esserne fieri, anche se abbiamo perso questa prova.”

 

Ian appoggiò un braccio sulle spalle dell’amica, che sorrise e annuì:

 

“Beh, anche grazie alla tua strana paura…Non sapevo avessi paura delle anatre!”

 

La ragazza rise e l’amico la fulminò con lo sguardo, sostenendo che ognuno aveva le sue paure e i suoi motivi. In realtà il suo Molliccio non era stata una semplice anatra… bensì una specie di ibrido munito di zanne affilatissime. Inquietanti a dir poco, agli occhi del ragazzo.

 

Dietro di loro Abraxas aveva l’aria pensierosa e teneva lo sguardo sui due ragazzi, mentre Imogen parlava con Amelia Rosier e Altair… Altair era Altair e faceva le avances ad Aghata Lumacorno.

 

Il giovane padrone di casa, mentre il gruppo si accingeva ad andare a pranzo, stava pensando agli appunti trovati il giorno prima di suo padre e alla conversazione con Ariadne mentre ballavano.

 

Secondo l’amica doveva chiedere sostegno anche ad Elizabeth Abbott… Non che la cosa gli facesse piacere, ma ricordava perfettamente le lezioni di Alchimia. E la Tassorosso era davvero schifosamente brava.

 

Suo padre stava studiando una pietra, la Sodalite. Tutti gli alchimisti sapevano quali poteri si vociferava possedesse, ma nessuno era mai riuscito a ricavarne un estratto… Se quelle “leggende” erano vere, una pozione del genere avrebbe avuto gli effetti di una Maledizione Imperius, praticamente.

 

Un modo più elegante, più pulito e meno confusionario di farsi obbedire da chiunque… Tipico di suo padre.

 

La sala da pranzo era a pochi passi… e lui e la Abbott da quel momento non erano più ufficialmente in squadra insieme. Avrebbe avuto altri momenti per parlarle senza destare troppi sospetti?

 

“Emh… Abbott?”

 

La ragazza, che stava per entrare nella sala insieme ad Ian, si voltò verso il biondo imitata dall’amico, guardandolo come se fosse certa di aver sentito male.

Inarcò un sopracciglio con fare quasi scettico, come a volergli chiedere che cosa volesse.

 

“Posso parlarti per un momento? Non ti ruberò molto tempo, non preoccuparti… Potrai andare a strafogarti entro dieci minuti al massimo.”

 

Elizabeth lo guardò e contrasse pericolosamente la mascella: per un momento Abraxas temette sul serio che l’avrebbe affatturato per la parte del strafogarsi.  Ian trattenne un sorrisetto e si dileguò anche se parecchio curioso: avrebbe fatto il terzo grado all’amica in ogni caso.

 

Lizzy si voltò e fece per afferrare il braccio del Corvonero, che però era già schizzato dentro la stanza.

No, non aveva molta voglia di parlare da sola con Abraxas Malfoy.

 

Amelia e Aghata passarono accanto ai due ed entrarono dietro ad Ian, seguite da Imogen e Altair; entrambi rivolsero al biondo uno sguardo a dir poco confuso, ma lui li invitò con un cenno del capo ad andare e lasciarli soli.

 

Anche se con un po’ di riluttanza e uno sguardo che prometteva domande, l’ex Serpeverde e l’ex Corvonero entrarono nella sala da pranzo, lasciando soli i due eterni antagonisti.

 

Elizabeth incrociò le braccia al petto, guardando Abraxas in attesa.

Il biondo, che non moriva esattamente dalla voglia di doversi piegare a chiedere qualcosa proprio a lei, si rigirò nervosamente l’anello d’argento che portava sempre prima di parlare:

 

“Allora Abbott… So che non siamo mai stati esattamente amici, ma devo chiederti una cosa. Un favore, diciamo.”

 

Lizzy lo guardò con gli occhi scuri pieni di sorpresa, drizzando immediatamente le orecchie: Abraxas Malfoy che chiedeva qualcosa a LEI? Le cose si facevano decisamente interessanti…

 

                                                                           *

 

“Aspetta. Ho capito male per forza. MALFOY sta parlando con Lizzy?”

 

Ian annuì e si strinse nelle spalle, mentre la mascella di Aerin sfiorava il tappetto che ricopriva la stanza. Gli occhi della ragazza saettarono sulla porta socchiusa, chiedendosi di che accidenti stessero parlando quei due: quando conversavano era più per lanciarsi frecciatine e lo facevano comunque in pubblico… Non era mai successo che Abraxas le chiedesse di parlare da soli.

 

“Che la voglia avvelenare o qualcosa del genere? Magari la vuole distrare per farle mettere qualcosa nel piatto…”    Mormorò Aerin in tono dubbioso, riferendosi più a se stessa che ad Ian e Elliott, che si scambiarono uno sguardo confuso:

 

“Emh… Non credo che il motivo sia questo, a dire il vero. Però sono curioso… Chissà cosa le deve dire. Comunque non mi stupirei se la cosa finisse male, con uno dei due Schiantato.”

 

Osservò Elliott riprendendo a mangiare con disinvoltura, mentre invece Ian e Aerin si scambiarono uno sguardo quasi preoccupato: quando Lizzy andava in escandescenza era capacissima di affatturare qualcuno… o di prenderlo a cazzotti, come qualcuno seduto a quel tavolo sapeva fin troppo bene.

 

“Non fatevi paranoie, sono sicura che non è niente di che. Magari le deve chiedere qualcosa… oppure vuole approfittare del fatto di non essere più in squadra insieme per ricominciare a detestarsi.”

 

Il tono disinvolto di Maximilian lasciò Ian, Connie e Aerin leggermente confusi ma nessuno aggiunse altro sull’argomento, anche se tutti e tre continuavano a lanciare occhiate in direzione della porta, non vedendo l’ora che i due sbucassero fuori.

 

Aerin in realtà si aspettava di sentire da un momento all’altro insulti o incantesimi volare per l’atrio, invece non si sentiva assolutamente nulla… O stavano parlando con calma o i Malfoy avevano insonorizzato l’ingresso.

 

Le domande sullo strano bisogno improvviso di parlare con Elizabeth di Abraxas destava domande e sospetti anche dall’altra parte del tavolo, occupata come sempre da Imogen, Ariadne e Altair.

 

La bionda in realtà rideva sotto i baffi, poiché era l’unica a sapere il vero motivo di quella conversazione mentre tutti gli altri se lo chiedevano.  Tuttavia cercava di apparire dubbiosa e un po’ confusa mentre mangiava, giusto per non destare sospetti negli sguardi attenti di Imogen e Altair.

 

“Ma di che cavolo staranno parlando? Capirei se stesse parlando con te, ma loro non sono certo amici! Insomma, Abraxas detesta Elizabeth… o almeno che io sappia.”  Osservò Imogen prima di far saettare gli occhi chiari su Altair, come a chiedergli se lui sapeva qualcosa in contrario.

 

L’ex Serpeverde però sollevò le sopracciglia come a dire che ne sapeva esattamente quanto lei, mentre Ariadne si sforzava di non scoppiare a ridere: forse non era stata una grande idea parlare con Elizabeth proprio prima di pranzo… Chissà che cosa avrebbe risposto l’amico alle domande che di certo Imogen gli avrebbe rivolto.

 

“Io non se no niente Imogen… Conoscendo Abraxas, può essere di tutto. Da una cavolata ad una cosa seria… Ariadne?”

 

I due si concentrarono sulla bionda, che si strinse nelle spalle con disinvoltura e restando impassibile di fronte alle parole di Altair.

 

“Non saprei… però forse state facendo un dramma inutile, se fosse una cosa seria Abraxas l’avrebbe detto a tutti… Magari è solo uno scherzo e poi non stanno urlando o cose simili: non sarà niente di grave.”

 

Imogen e Altair si scambiarono un’occhiata dubbiosa prima che il ragazzo si voltasse leggermente verso la porta socchiusa: Ariadne da una parte aveva ragione… ma forse era proprio l’assenza di rumori ad insospettirlo.

 

Imogen invece si stava concentrando sull’amica, osservandola con attenzione.

 

Non era facile fregare Imogen Selwyn, Ariadne lo sapeva bene… di certo intuiva che sapesse più di quanto non volesse far credere.

 

Avrebbe anche parlato del progetto di Abraxas, ma lui le aveva chiesto di non farlo, specialmente con Imogen e Altair… E chi era lei per andare contro la sua volontà? Dopotutto erano la sua fidanzata e il suo migliore amico, la scelta era sua.

 

Dopo un paio di minuti la porta della stanza si aprì, facendo entrare nella stanza Abraxas e Lizzy. Senza guardarsi i due raggiunsero ognuno il suo posto, ignorando gli sguardi curiosi degli amici come se non fosse successo niente di insolito.

 

Ovviamente Lizzy non fece nemmeno in tempo a sedersi che si ritrovò bombardata di domande… riuscì infatti a mormorare ad Ian un fugace “dopo ti devo parlare” prima di inventarsi al più presto una scusa da rifilare ad un’Aerin e una Connie in cerca di informazioni.

 

Ian rivolse all’amica un’occhiata confusa, chiedendosi di che dovesse parlargli… di certo aveva a che fare con quello che le aveva detto Abraxas, se non altro avrebbe scoperto cosa stesse succedendo.

 

Sia Elliott che Maximilian non si dilungarono troppo in domande, limitandosi a rivolgere due occhiate eloquenti alla Tassorosso: Abraxas Malfoy che chiedeva di parlare gentilmente con Elizabeth Abbott?

 

C’era sicuramente qualcosa sotto.

 

 

Naturalmente, nemmeno il giovane padrone di casa non se la passava diversamente: Imogen e Altair l’avevano guardato come se avesse sbattuto la testa da qualche parte prima di chiedergli di cosa avesse parlato con Elizabeth. Anche Ariadne si preoccupò di chiederglielo, giusto per non destare sospetti negli altri…

 

“Ragazzi, non è successo niente! Infondo ci conosciamo da anni, capiterà una volta nella vita di dover parlare con qualcuno, no?”

                                                                  

Abraxas sbuffò, roteando gli occhi chiarissimi.  Altair inarcò un sopracciglio, guardando l’amico in modo molto eloquente: sapevano entrambi che viceversa lui si sarebbe comportato esattamente allo stesso modo… Anzi, quando l’aveva trovato a parlare proprio con Elizabeth la sera prima era quasi svenuto ma poi aveva dato la colpa all’alcool di cui l’amico si era abbastanza riempito.

 

“Non dico questo, sono sempre stata la prima a dire che, a differenza di quello che pensi, sia una persona davvero piacevole. Ma di grazia, che cosa avevi urgenza di chiederle?”

 

Già, che cosa avevo urgenza di chiederle?

 

Di fronte alle parole, agli occhi inquisitori e al tono fermo di Imogen Abraxas si ritrovò a far lavorare gli ingranaggi del cervello alla velocità della luce, maledicendosi per non essersi preparato una scusa prima.

 

“Ieri sera mio padre mi ha chiesto di chiederle… Di chiederle come stesse suo padre. A scuola erano amici ma non lo vede da un paio d’anni, sapendo che la figlia è qui mi ha chiesto di chiederle di lui. Tutto qui, ok?”

 

Il tono di Abraxas era stato così serio e quasi esasperato che non potè non convincere la ragazza, che dopo un momento di estrazione distese il volto in un sorriso rilassato:

 

“Beh, in questo caso… Capisco. Scusa, diciamo che ero davvero curiosa e sorpresa allo stesso tempo. E' una novità, voi due che parlate senza maledirvi.”

 

Sospirando mentalmente di sollievo Abraxas iniziò a mangiare, ringraziando la scusa che gli era balenata in testa all’improvviso… E che aveva comunque un fondo di verità, visto che suo padre e quello di Elizabeth erano stati effettivamente compagni di scuola.

 

Ariadne gli rivolse una fugace occhiata divertita, come a volersi complimentare della scusa lampo e anche credibile che si era inventato.

 

Non potendo dire nulla o anche solo rispondere allo sguardo dell’amica, il biondo fece finta di niente mentre si sentiva osservato… e non serviva chissà che intuito per sapere chi lo stava fissando.

 

Abraxas alzò gli occhi dal suo piatto per posarli su quelli chiari e attenti del suo migliore amico, rivolgendogli uno sguardo leggermente perplesso:

 

“Che c’è?”

 

“Niente…”  Mormorò Altair senza smettere di guardare l’amico per un attimo, prima di abbassare a sua volta gli occhi e concentrandosi sul pranzo.

 

Non l’aveva convinto affatto… E lo sapevano entrambi. Da un certo punto di vista Altair forse lo conosceva meglio di Imogen e qualcosa gli diceva che c’era qualcosa sotto.

 

 

 

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Angolo Autrice:

Ed eccomi qui con questo capitolo schifoso  capitolo di dubbia qualità. Mi scuso anche per il leggere ritardo ma ieri e l'altro ieri non sono riuscita a scrivere niente. 

Non è molto lungo ma è un capitolo un po' di transizione, non me la cavo benissimo a scriverne di questo tipo...

Questa volta non ho nessuna domanda per voi quindi vi lascio in pace, ci vediamo presto con il seguito!

Signorina Granger

 

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Capitolo 13
*** Dog-sitter ***


Capitolo 10: Dog-sitter

 

“Che giornata… credo che finirò col sciogliermi. Ma come fai con questo caldo ad innaffiare le piante?”

 

Imogen si voltò verso Ariadne, l’annaffiatoio in mano mentre invece l’amica se ne stava comodamente stesa sulla sdraio di legno di Abraxas, gli occhiali da sole davanti agli occhi.

 

“Mi piace il giardinaggio… Sai, non credo che Abraxas sarà molto felice di vederti sulla sua sdraio.”

 

Imogen ridacchiò, dando nuovamente le spalle alla bionda per continuare ad innaffiare i gelsomini che lei stessa aveva piantato nel giardino dei Malfoy l’anno prima.

 

“Gli passerà…”    Replicò la bionda con nonchalance, prendendo una fragola dalla ciotola che si era fatta portare dalle cucine.

Imogen non trattenne un sorriso, immaginando il fidanzato furioso perché la sua amica aveva osato fregargli il posto… ma quello lui stesso diceva sempre, chi primo arriva meglio alloggia.

 

“ARIADNE. Alzati dalla mia sdraio!”

 

Appunto

 

Imogen si voltò, mentre Abraxas arrivava a passo di marcia dalle due ragazze.  La bionda però sembrò non sentirlo mentre prendeva altra frutta dalla ciotola, non accennando ad alzarsi:

 

“Scordatelo… E poi non c’è scritto il tuo nome sopra.”

 

Il tono di Ariadne era così rilassato e noncurante da far ridere Imogen e irritare maggiormente Abraxas, che fece cadere il giornale sull’erba mentre sbuffava:

 

“D’accordo. Allora userò le cattive, visto che con le buone non ascolti.”

 

“Vale a dire? … ABRAXAS, NON OSARE! Non provare neanche a ribaltare la sdraio! Imogen, aiutami!”

 

Esclamò Ariadne in tono allarmato, cercando di spingere l’amico lontano dalla sua sdraio mentre la Corvonero non batteva ciglio, continuando ad innaffiare le sue amate piante:

 

“Scusa… preferisco non immischiarmi nelle vostre discussioni.”

 

                                                                                 *

 

Gli occhi scuri di Lizzy vagarono da Connie, stesa sul prato a leggere, Aerin nella sua stessa situazione con del gelato accanto, Elliott e Amelia intenti a dividersi i residui di una torta, Ian con una scodella di nachos grande come una casa e Maximilian con dei biscotti al cioccolato.

 

C’era qualcosa che non tornava

 

“Ok, qualcuno mi spiega perché sono l’unica senza cibo?”

 

Aerin si voltò verso l’amica, che se ne stava seduta su una roccia a gambe incrociate e l’aria un po’ contrariata… sembrava una bambina a cui hanno rubato un giocattolo.

 

“Scusa, ho finito il gelato…”

 

Lizzy sbuffò mentre Ian rideva sotto i baffi senza smettere di leggere, soddisfatto di essere riuscito a fregare gli stuzzichini da sotto il naso dell’amica, che lo fulminò con lo sguardo.

 

Cantankerus aveva deciso che per quel giorno avrebbe li avrebbe lasciati in libertà fino alle 3 del pomeriggio… ergo, l’ora più calda. Il caro Nott voleva vederli sciogliere sotto il sole durante la prova, visto che quel giorno un caldo soffocante si era impossessato di Malfoy Manor, costringendo tutti gli ospiti a piantare le tende in giardino per evitare il soffocamento.

 

Lizzy scivolò giù dal sasso dove si era appollaiata, avvicinandosi a Maximilian e chiedendogli gentilmente se poteva prestarle, per un momento, la sua bottiglietta d’acqua.

 

Lui le lanciò uno sguardo perplesso ma non obbiettò, avendo però la sensazione che Lizzy non voleva affatto bere…

 

Lizzy gli rivolse un sorrisino diabolico mentre si avvicinava a piedi scalzi e con passo felpato al gruppetto steso sull’erba… e rovesciò l’acqua in testa ad Ian, bagnando i lisci e lunghi capelli neri.

 

Mentre Aerin e Connie sgranavano gli occhi alla scena e cercavano di non ridere, il ragazzo alzò lentamente lo sguardo sull’amica, che gli sorrise mentre chiudeva il libro.

 

“Elizabeth… Inizia pure a correre.”

 

“Fossi in te, io me la darei a gambe Lizzy…”  Osservò Connie con un gran sorriso, immensamente divertita dalla scena mentre la Tassorosso, senza trattenere una risata, iniziava effettivamente a correre verso il Manor con Ian alle calcagna, deciso a prenderla di peso e a buttarla nella fontana.

 

                                                                            *

 

“Sicuro che non vuoi niente? Io vado a prendermi qualcosa di fresco o mi scioglierò.”

 

“No grazie, ti aspetto qui… e vedi di non tornare con altra acqua da buttarmi addosso.”

 

Lizzy rivolse all’amico un sorrisetto, facendogli però notare che si era comunque vendicato lanciandola nella fontana… Anche se poi lei se l’era trascinato dietro di peso.

 

Avrebbero anche potuto asciugarsi con la magia, ma visto il caldo atroce a nessuno dei due dispiacevano i vestiti e i capelli bagnati, così avevano deciso di asciugarsi al sole.

 

Elizabeth iniziò a scendere le scale che portavano alle cucine, decisa a non tornare fuori a mani vuote: avrebbe ucciso per una granita o cose del genere, in quel momento.

Se solo Aerin non le avesse soffiato tutto il gelato rimasto…

 

In effetti non era la sola ad aver fatto un ragionamento, infatti dalla cucina era appena uscito qualcuno con un’enorme bicchiere colmo di granita al cioccolato (Non devo scrivere queste cose, mi viene fame Nda).

 

 

Sapeva di avere un gran sorriso stampato in faccia, soddisfatto com’era: era finalmente riuscito a farsi fare una granita… a casa sua gli elfi non erano così bravi, poco ma sicuro.

 

Uscì gongolando dalla cucina con l’intenzione di raggiungere Abraxas e company in giardino quando la sua attenzione venne catturato da qualcosa… o meglio qualcuno.

 

Il suo primo pensiero fu: che cosa ci fa qui?

 

Il fatto che stesse cercando lui gli attraversò la mente solo per un attimo, ma poi il ragazzo la scacciò: l’idea era poco verosimile, decisamente.

No, molto probabilmente era lì per il suo stesso motivo: caldo soffocante uguale voglia di qualcosa di fresco.

 

“Ciao Lizzy… cercavi me?”     Altair le rivolse un sorrisetto, che la ragazza ricambiò appena prima di annuire:

 

“Naturalmente… Non te l’ho mai detto, ma in realtà adoro la tua compagnia.”

 

“Davvero?”

 

“Non proprio, no. Quella è una granita al cioccolato, per caso?”       Lizzy adocchiò il bicchiere che il ragazzo teneva in mano, avvicinandoglisi di un passo.  Lui alzò appena gli occhi al cielo, per niente sorpreso da quella domanda prima di concentrarsi maggiormente sulla ragazza: i capelli castani erano completamente bagnati e li aveva raccolti alla meno peggio sulla testa… e anche i vestiti erano fradici.

 

Lui non rispose alla domanda, limitandosi ad annuire per poi rivolgerle uno sguardo interrogativo, riferendosi ovviamente a capelli e vestiti.

 

“Ian mi ha buttata nella fontana.”      La ragazza si strinse nelle spalle come se fosse una cosa del tutto normale prima di sfoggiare un sorriso divertito, inclinando leggermente il capo:

 

“Senti… Non è che me la cederesti, la granita?”

 

Lui la guardò, combattuto: da una parte non voleva separarsene ma dall’altra la sua indole da “signore” gli suggeriva di accontentarla.

In effetti Elizabeth Abbott non gli aveva mai chiesto nulla… ma quel pomeriggio Altair Black seppe che la ragazza aveva ottimi metodi di persuasione: dannatissimi occhioni da cerbiatta.

 

“Tieni…” 

 

Sospirò lui porgendole il bicchiere, che venne preso dalla ragazza quasi con sorpresa, come se non si aspettasse un esito positivo dalla sua richiesta: lo guardò infatti con perplessità prima di distendere le labbra carnose in un sorriso rilassato.

 

“Grazie, a buon rendere. Non sei troppo gentile con una che ti ha quasi rotto il naso?”

 

“Per tua fortuna non me l’hai rotto… E poi se non ricordo male tu finisti in infermeria con due dita fuori uso, quindi siamo pari. E poi dimentichi che io aiuto sempre…”

 

Una fanciulla in difficoltà… sì Black, lo so. Forse un giorno capirai che io non bisogno di essere salvata dal principe azzurro. Grazie per la granita, ci vediamo dopo!”

 

Lizzy accelerò e lo superò, diretta nell’atrio per raggiungere Ian. Altair non provò a raggiungerla, seguendola però con lo sguardo e sorridendo con un luccichio divertito negli occhi chiari: beh, meno male… perché lui non era affatto il principe azzurro. E in ogni caso, sentiva che quel “a buon rendere” gli sarebbe tornato utile.

 

                                                                         *

 

“Ti odio.”

 

“Non è vero, mi adori alla follia.”          Abraxas guardò l’amica in cagnesco, che sguainò invece un sorrisino beffardo: adorava vincere… specialmente quando si trattava di Abraxas Malfoy.

 

Alla fine, dopo una lotta all’ultimo sangue, Ariadne era riuscita a non mollare e a stabilire il dominio sulla comoda sdraio, costringendo Abraxas a farne comparire un’altra.

 

“Smettetela, sembrate due bambini dell’asilo.”      Osservò Imogen senza però trattenere un sorriso, mentre accarezzava distrattamente i capelli biondi del fidanzato, che era steso e la teneva seduta sulle sue gambe.

 

“Non è colpa mia. Non sono io quella che pensa di avere il possesso su ogni cosa che vedo.”

 

“Scusa tesoro, ma t’informo che siamo a casa MIA.”

 

“Appunto. E’ così che tratti un’ospite?”

 

“Cosa ti fa credere di essere ben accetta qui?”

 

“Oh, piantala Malfoy. Vengo qui 5 volte all’anno da quando avevamo il pannolino… Anche se forse tu ce l’hai ancora, visti certi comportamenti.”

 

Abraxas aprì la bocca per, di sicuro, rispondere per le rime ma vennero interrotti da una quarta voce che si avvicinò al trio:

 

“Credimi Ariadne, a volte mi chiedo la stessa cosa.”

 

“Ti ringrazio, Black. Davvero, è bello sapere di avere un amico su cui contare.”

 

Abraxas fulminò il ragazzo con lo sguardo mentre quest’ultimo faceva comparire dal nulla una sedia, dove prese posto per poi inziare a dondolarsi distrattamente, gli occhi azzurri persi come se stesse pensando ad altro.

 

Mentre Ariadne e Abraxas facevano “pace” (erano soliti discutere e poi dimenticare tutto nel giro di due secondi tornando pappa e ciccia) Imogen si rivolse ad Altair, notando che non aveva niente in mano:

 

“Ma non dovevi prenderti qualcosa?”

 

A quella domanda Altair si riscosse, posando gli occhi sulla Corvonero prima di stringersi nelle spalle, sostenendo che le cose “non erano andate come aveva previsto”.

Imogen sorrise, intuendo cosa fosse successo nelle cucine:

 

“Fammi indovinare, qualcuno te l’ha presa da sotto il naso. Credo di avere anche un nome in mente… Lizzy?”

 

Altair non rispose, continuando a dondolarsi con la sedia e accennando un sorrisetto alle parole della ragazza, che scoppiò a ridere avendo ricevuto conferma della sua ipotesi:

 

“Me l’aspettavo… E’ la solita. Però quasi mi stupisce che tu ti sia fatto fregare qualcosa da mangiare! Altair, che ti succede?”

 

“Stanne certa Imogen, se non avessi voluto che Elizabeth mettesse le mani sulla mia granita, non ci sarebbe mai riuscita.”

 

“Quindi glie l’hai ceduta? Wow… Altair Black ha ceduto di fronte al sorriso dolce di Elizabeth Abbott. Mi chiedevo quanto ci avresti messo.”

 

Altair inarcò un sopracciglio, guardando la mora in cerca di spiegazioni. Fece per chiederle di ripetere l’ultima parte ma Imogen se l’era già svignata, avvicinandosi ad Ariadne per chiacchierare con lei prima della sfida.

 

Altair guardò la ragazza per un istante, cercando di capire appieno il significato delle sue parole per poi concentrarsi su Abraxas, che se ne stava in panciolle sulla sdraio.

 

Il giorno prima l’aveva tartassato parecchio, per nulla convinto sulla scusa che aveva dato per aver chiesto ad Elizabeth di parlargli.

Era deciso a scoprire cosa ci fosse dietro davvero, ma per qualche strano motivo si era completamente dimenticato di chiederlo alla ragazza quando l’aveva incontrata davanti alle cucine… Gli era davvero passato di testa, maledizione.

 

Oh beh. Urgeva un’altra chiacchierata con Lizzy, allora…

 

                                                                         *

 

“Buongiorno, ragazzi… Un po’ caldo, non trovate?”

 

Cantankerus sfoggiò un sorriso rilassato e cordiale, in netto contrasto con le facce accaldate e nervose dei ragazzi che gli stavano di fronte: nessuno era molto felice di dover affrontare una prova sotto quel caldo…

 

“Gentile tuo zio, a farci inziare alle 3 del pomeriggio…”   Sibilò Elliott rivolgendosi ovviamente al suo migliore amico, che fece una smorfia prima di rispondere tra i denti:

 

“Da lui non mi aspettavo niente di diverso. Conoscendolo, potrebbe anche farci fare qualcosa di faticoso e che ci farà sudare come non mai…”

 

“Questa è la prima prova che affronterete individualmente… Da questo momento siete tutti contro tutti. Tutte le prove da questa in poi avranno un solo o al massimo due vincitori, che guadagneranno dei “punti” … Alla fine vincerà chi di voi ne avrà accumulati di più.”

 

Diversi sorrisi attraversarono i ragazzi rimasti in gioco, tutti decisi a dare il massimo e ovviamente a vincere.

Peccato che Cantankerus Nott avesse tutta l’intenzione di divertirsi… non gli avrebbe di certo permesso di vincere facilmente.

 

In effetti i ragazzi, eccetto Abraxas che aveva già capito le intenzioni dell’uomo, erano leggermente preoccupati: Cantankerus li aveva portati vicino ad un recito… avrebbe forse dovuto combattere con qualche strana e pericolosa creatura?

 

“Emh… Abraxas. Non allevate cose strane qui, vero?” Domandò Imogen in un sussurro rivolgendosi al fidanzato, che scosse la testa senza però aggiungere altro. Altair e Ariadne tenevano invece gli occhi fissi su delle enormi cucce infondo al recinto… Erano sicuri di essere già stati lì, ma nessuno dei due ricordava che cosa vivesse lì dentro.

 

Poteva essere qualunque cosa, trattandosi di Cantankerus Nott che aveva una vena abbastanza sadica.

 

“Io comincio ad essere un po’ nervosa… cosa sarà?”   Mormorò Connie in tono leggermente allarmato, pregando di non trovarsi davanti chimere, ragni giganti o mostri del genere.

 

“Abraxas vi ha detto che qui allevano Crup? Beh, state per fare la loro conoscenza…”   Cantankerus sorrise e colpì leggermente il recinto con il pastone da passeggio, quasi invitando gli animali ad avvicinarsi.

 

Una frotta di Crup uscì dalle piccole casette, precipitandosi verso di loro e iniziando ad abbaiare e saltare in direzione dei ragazzi.

 

Maximilian, Connie e Aerin tirarono un gran sospiro di sollievo avendo temuto seriamente il peggio, mentre un sorriso a trentadue denti si faceva largo sul volto di Lizzy, che adorava cani e Crup.

 

“Zio, dimmi che scherzi, ti scongiuro. Cosa dobbiamo fare, i Dog-sitter?”    Domandò Ian in tono esasperato, sperando vivamente che lo zio li stesse prendendo in giro. Tuttavia l’uomo sembrava serio anche se stava ridendo sotto i baffi…

 

Maledetto. Un giorno gli avrebbe reso tutte quelle simpatiche prove.

 

                                                                           *

 

“Sono l’unico che si sente un idiota? Tra l’altro queste specie di cani sfiniscono da quanto saltano e corrono!”     Maximilian si lasciò cadere sull’erba, sfinito.

 

Il Crup che Cantankerus gli aveva assegnato, Jack, non stava fermo un attimo.

E tenere al guinzaglio un cane così esuberante sotto il sole cuocente non era poi il massimo… già aveva caldo prima, ora stava per prendersi un’insolazione.

 

“Beh, almeno non si può dire che oggi ce ne siamo stati in panciolle! Il mio si è buttato nelle aiuole 6 volte e sono dovuto andarlo a ripescare di continuo!”  Borbottò Elliott sedendo accanto a lui, guardando il giovane e vivace Theo che saltellava davanti a loro come se avesse delle molle sotto le zampe bianche.

 

Essendo una specie di incrocio con i Jack Russell, i Crup erano estremamente vivaci ed esuberanti… Non stavano fermi un momento e loro erano costretti a fargli da baby-sitter per tutto il giorno, portandoli in giro, dandogli da mangiare… Avrebbero anche dovuto lavarli e pettinarli, più tardi.

 

All’ora di cena Cantankerus avrebbe decretato il vincitore… Ossia il padrone del Crup in migliori condizioni.

 

Che sfida contorta…

 

“Beh, credo che non avrò mai un cane, dopo questa simpatica esperienza… Secondo te li ha drogati o incantati? Non posso essere così esuberanti, anche loro si stancheranno, no?”

 

Alle parole di Maximilian Elliott sorrise, immaginandosi Cantankerus che incantava gli animali per far sì che non fossero mai stanchi mentre guardava Lilly e Noelle rincorrersi sull’erba mentre Ariadne e Connie tentavano invano di recuperarle per dar loro da mangiare.

 

“Non saprei… ne sarebbe anche capace.”

 

Maximilian sbuffò, passandosi una mano sul viso: non vedeva l’ora che quella giornata finisse… Se non altro erano riusciti a rilassarsi prima della tempesta.

 

“Max… credo che il tuo cane sia appena finito dentro il labirinto.”

 

“COSA? Merda… Devo prenderlo o chissà dove si andrà ad imbucare!”  Imprecando, il giovane giocatore di Quidditch si alzò e corse dietro a Jack, che era effettivamente appena saltato dentro una delle siepi esterne del labirinto.

 

“Boulstrode! Prendilo, per favore!”    La voce di Ariadne distolse l’attenzione di Elliott da Maximilian e dal suo cane, voltandosi verso la ragazza.  In effetti il suo Crup stava correndo dritto verso di lui, probabilmente per leccargli la faccia.

 

“Ok, ci penso io…”   Rispose l’ex Corvonero appena prima che Lilly gli saltasse addosso scodinzolando. Il ragazzo la prese e le accarezzò il muso, mentre Ariadne lo raggiungeva con aria sollevata:

 

“Grazie, è da mezz’ora che cerco di prenderla… Ma il tuo dov’è?”

 

“Sarà qui in giro, da qualche parte.”   Ariadne agganciò il collare di Lilly al guinzaglio mentre Elliott si alzava, guardandosi intorno con attenzione e cercando Theo: ma dove si era cacciato?

 

“Connie ha detto che ne visto uno poco fa calpestare le aiuole di orchidee…”

 

Elliott sospirò, annuendo alle parole della bionda: si, era decisamente Theo allora…

 

“E’ lui di sicuro… Beh, vado a recuperarlo allora. Buona fortuna Ariadne!”

 

“Grazie, ne avrò bisogno…”

 

                                                                           *

 

“Secondo te mangiano la carne?”

 

“Credo di sì, sono come dei cani… Ma Abraxas ha detto che mangiano praticamente tutto, quindi credo che con la carne andiamo sul sicuro.”

 

Imogen e Ian, entrambi con un piatto di spezzatino in mano, guardavano i due Crop accucciati davanti a loro, sul tappeto della sala da pranzo più piccola dove erano soliti mangiare.

 

Forse per via del cibo, Gulliver e Venere erano fermi con gli occhi fissi sui due ragazzi, in attesa di ricevere da mangiare.

 

“Beh, proviamo allora.”   Ian si chinò e appoggiò il piatto sul tappeto, sperando che Venere gradisse. Imogen lo imitò e poi i due si rialzarono, osservando le reazioni dei due animali.

 

Dopo aver annusato brevemente la carne i due Crup ci si buttarono praticamnete sopra, ripulendo il piatto alla velocità della luce per poi guardare i due ragazzi ai quali erano stati assegnati come in attesa di avere altro.

 

“Emh… credo che dovremmo chiedere agli elfi di darci altro cibo… sei d’accordo?”

 

Imogen sorrise e annuì, facendo cenno a Gulliver di seguirla. Stranamente quello obbedì e seguì la ragazza fuori dalla stanza, diretti insieme alla coppia formata da Ian-Venere giù nelle cucine.

 

In effetti forse gli elfi non sarebbero stati troppo felici di avere degli animali intorno… Ma piuttosto che fare avanti e indietro mille volte, era meglio portarseli dietro.

 

                                                                                *

 

“La smetti di saltare? Tranquillo, non ti farò morire di fame…”

 

Lizzy rise, cercando di non far cadere la ciotola piena di carne arrosto che teneva in mano. Storm, il cucciolo che le era stato affidato, non la smetteva di saltarle intorno con aria allegra.

 

“Appena vede del cibo scatta… Vi siete proprio trovati, non c’è che dire.”

 

“Ah-ah, simpatica. Quando vincerò, riderò io!”

 

Aerin esibì un sorrisino mentre si avvicinava all’amica, che stava accarezzando il pelo corto e maculato di Storm.

 

La sua cucciola, Hestia, le stava trotterellando accanto e per un momento Lizzy invidiò l’amica: Nott aveva avuto la grande idea di affibbiarle il cucciolo più casinista…

 

Aveva la mezza idea che non fosse stato un caso, a dirla tutta.

 

“Lizzy… sei sicura che vada tutto bene, vero?”

 

Aerin sedette sul tappeto quasi come se fosse sfinita dopo una giornata di lavoro… e in effetti badare, rincorrere e lavare un Crup le era valsa parecchia fatica.

 

Elizabeth la guardò accigliata come a volerle chiedere il perché di quella domanda mentre l’altra si stringeva nelle spalle:

 

“Beh… Ti trovo a trascinare Altair Black per un corridoio alle tre di notte…”

 

“Era praticamente ubriaco, stava per andare in cucina invece che in camera sua e per poco non delirava. Non credo che se lo ricordi quindi lascia perdere.”

 

“… Ti intrattieni in conversazioni sospette con Abraxas Malfoy…”

 

“Te l’ho detto, mi ha chiesto una cosa… non è niente di che!”

 

“Sei sicura Lizzy? Perché l’ultima volta che hai detto questa frase sei scomparsa per due mesi.”

 

“Non ero scomparsa, Aerin! Ero solo… beh, avevo da sistemare un paio di cose.”   Lizzy sbuffò, guardando il camino spento con aria torva.  Aerin intuì che per “un paio di cose” intendeva “mio padre e mio fratello” e decise di non indagare oltre, sapendo che la sua amica si faceva in quattro da due anni per cercare di far andare d’accordo i due uomini di casa Abbott, compito che prima d’allora si era sempre presa sua madre.

 

Aerin rivolse comunque uno sguardo dubbioso all’amica, certa che ci fosse qualcosa che non le stava dicendo… capiva sempre quando mentiva o meno.

Non gliela raccontava giusta… Chissà cosa aveva voluto dirle Abraxas… Fatto sta che quella mattina l’aveva beccata a parlare a bassa voce con Ian e si era insospettita ancora di più, iniziando a fare domande anche al ragazzo che si era dileguato all’istante.

 

“Quindi… Nulla del tuo strano comportamento ha a che fare con il fatto che domani è domani, vero?”

 

Aerin parlò con leggera titubanza, guardando l’amica sperando di non averla turbata con le sue parole. Lizzy esitò per un momento, ma poi si girò verso l’amica e sorrise appena:

 

“No Aerin. Non ha niente a che vedere con domani, te l’assicuro. Ti stai facendo un mucchio di seghe mentali per niente, davvero!”

 

Aerin la guardò con sospetto alzarsi, sostenendo che portava Storm a fare un’ultima passeggiata prima dell’”esame” di Cantankerus.

Lizzy poteva anche dire di essersi lasciata alle spalle la morte di sua madre… In compenso però aveva ancora paura del fuoco e non mostrava mai l’ustione che le ricopriva gran parte del braccio.

 

Non era proprio il comportamento di chi si è lasciato qualcosa alle spalle.

 

                                                                            *

 

“NON. DITE. NULLA.”     Connie e Maximilian sgranarono gli occhi mentre Altair entrava nella stanza, accompagnato dal Crup Oliver.

 

Il ragazzo aveva metà dei vestiti bagnati e anche i capelli, ma asciugò tutto in fretta con un colpo di bacchetta.

 

“Scusa ma… sei caduto nella fondata anche tu come Lizzy, per caso?”    Domandò Connie con un risolino, mentre Maximilian cercava di non ridere: Oliver era completamente asciutto mentre il suo padrone temporaneo era entrato fradicio.

 

“No, ma mentre lo lavavo questo caro cane o quel che è non stava fermo un attimo e mi sono bagnato quasi più io di lui…”

 

Altair si lasciò cadere su una sedia, aspettando che tutti gli altri e Cantankerus raggiungessero la Sala da Pranzo.

 

Non amava particolarmente i Crup, troppo esuberanti per i suoi gusti… Non stavano fermi un attimo.

Il ragazzo prese a tamburellare le dita sul tavolo, mentre Maximilian e Connie discutevano su come avevano passato il pomeriggio in compagnia dei loro nuovi “amici”.

 

A quanto pareva nessuno aveva avuto vita facile con quegli animali… Tutti avevano finito col sudare come una capra di montagna o infangarsi fino al collo.

 

Dopo aver ordinato, sperando che ascoltasse, ad Oliver di restare fermo e non seguirlo Altair lasciò la stanza per fare una capatina in bagno prima che arrivasse Cantankerus… Ma si bloccò sulla soglia della sala da pranzo, stupito dalla scena che gli si presentò davanti.

 

Abraxas stava parlando con una ragazza… non era Imogen e nemmeno Ariadne. No, era l’ultima persona con cui avrebbe dovuto parlare: Elizabeth Abbott.

 

Erano in piedi uno davanti all’altro, a circa un metro di distanza e sembrava che stessero discutendo dal modo in cui Elizabeth gesticolava…

 

Beh, si sarebbe stupito maggiormente di vederli parlare amorevolmente…

 

Attorno a loro stavano gironzolando due Crup ma i due sembravano non curarsene, presi dalla discussione. Purtroppo parlavano a voce troppo bassa e Altair non riusciva a sentire nulla… Peccato, avrebbe tanto voluto sapere cosa si stessero dicendo.

 

Anche perché ora aveva la conferma che Abraxas gli aveva detto una cazzata.

Elizabeth fece per allontanarsi, probabilmente esasperata dalla conversazione e incontrò lo sguardo di Altair, bloccandosi all’istante.

 

Il Serpeverde fece qualche passo avanti, avvicinandosi ai due con aria accigliata mentre, lo sapeva, Abraxas faceva mentalmente il giro di tutte le parolacce che conosceva.

 

“Scusate, non volevo interrompervi…”

 

Bugiardo

 

Lizzy piegò le labbra quasi in una smorfia, parlando in tono piatto prima di superarlo:

 

“Tranquillo Black, non stai interrompendo nulla.”

 

Senza dare il tempo a nessuno dei due di aggiungere altro, la ragazza sparì nella sala da pranzo, lasciando i due amici soli.

 

“Mi vuoi dire che sta succedendo, Abraxas? E non cercare di appiopparmi una scusa, ho praticamente inventato io i giri di parole.”

 

Abraxas fece per dire qualcosa, ma l’arrivo di Imogen e Ariadne lo bloccò. Le due ragazze si trascinarono dietro i due Serpeverde e Altair, mentre entravano nuovamente nella sala da pranzo, rivolse uno sguardo d’avvertimento all’amico: aveva avuto fortuna… ma prima o poi avrebbe dovuto parlare.

 

                                                                                 *

 

“Mamma, ma che cosa stava architettando Abraxas?”

 

Irina sorrise, lanciando uno sguardo al marito, Scarlett, Margaret e Declan.

 

Lo sapevano bene, che cosa avesse architettato… e a loro aveva causato non pochi problemi, anni prima.

 

“Lo scoprirete presto, tesoro.”

 

Jane sbuffò, manifestando l’impazienza che caratterizzava il padre mentre gli altri chiedevano a gran voce chi avesse vinto la prova, alla fine.

 

“Sapete una cosa? Ve lo racconterà Meg… Cara, è il tuo turno di fare la narrastorie.”

 

Irina si alzò e fece un cenno alla bionda, che sorrise mentre si avvicinava ai bambini per prendere il posto della Signora Malfoy.

 

Con diverse paia d’occhi addosso Margaret Nott (ora Jacobsen) riprese a raccontare da dove Irina si era interrotta, spiegando ai “nipoti” che la prima prova individuale era stata vinta da Elizabeth che, a detta della pro-pro-pro nipote Scarlett adorava cani e Crup.

 

“E nella prova successiva cosa è successo?”       Alla domanda di Isabelle Meg sorrise, ricordando benissimo che cosa aveva architettato il suo stesso antenato dopo la sessione da Dog-sitter:

 

“Beh… il giorno dopo i nostri trisavoli si sono cimentati nelle Pozioni, ragazzi.”

 

 

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Angolo Autrice Accaldata:

Questo capitolo esce dalla giornata afosa che mi ha investito, quindi spero che il sole non mi abbia dato alla testa e che sia decente.

Nel prossimo capitolo i nostri cari ragazzi si cimenteranno nel piccolo chimico... che carini, non vedo l'ora di scriverlo XD 

Spero come sempre che vi sia piaciuto,  grazie per le recensioni...

Devo dire che siete davvero puntuali, non mi era mai capitato di scrivere un'Interattiva dove nessuno si perdesse per strada! Perciò, grazie, mi risparmiate il triste dovere di uccidere brutalmente OC innocenti.

A presto, spero!

Signorina Granger

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Capitolo 14
*** Pozionisti provetti (o quasi) ***


Capitolo 11: Pozionisti provetti (o quasi) 



“Ahia!”


“Non lamentarti, o ti lascio qui! Sai, spostare uno come te non è facile per una come me!”


Lizzy sbuffò sonoramente, ignorando il borbottio di Altair: si stava decisamente pentendo di aver pensato di aiutarlo. Quel marcantonio non stava zitto nemmeno quando aveva bevuto troppo, evidentemente.

L'idea di dargli una botta in testa l'aveva sfiorata, peccato solo che fosse troppo bassa per arrivarci, alla testa di Altair Black.


“Mi dici dov’è la tua camera, per favore?”

La ragazza sospirò mentre si fermava nel corridoio buio, cercando di non inciampare nella lunga gonna del vestito mente si trascinava dietro Altair. Il ragazzo fece vagare lo sguardo per il corridoio con aria persa prima di borbottare qualcosa che la ragazza interpretò come “terza porta a destra.”


“Grazie al cielo, credo che mi stia per venire un’ernia al disco...” Brontolò Lizzy mentre, sempre con un braccio di Altair intorno alle sue spalle, avanzava nel corridoio e pregando di non incontrare nessuno: era già stato abbastanza imbarazzante imbattersi in Aerin, la quale reazione era stata una fragorosa risata mista ad una faccia stralunata quando aveva visto la sua amica trascinarsi dietro Altair Black che non la smetteva di ridacchiare e parlare. Senza contare che la gentilissima Ollivander aveva pensato bene di filartela senza aiutarla, lasciandola sola e al buio con quel chiacchierone di Altair appresso.


“Te l'ho detto Lizzy, posso benissimo camminare da solo... Sei testarda come un mulo.”

“Senti chi parla! Non sono io quella che ha continuato a bere per tutta la sera e che stava per rotolare giù dalle scale...”

Altair le rivolse un sorrisetto, gli occhi azzurri ridenti dall’alcool e dalla situazione in se.

La ragazza invece di divertente non ci trovava proprio niente, mentre teneva un braccio sulla schiena del ragazzo e continuava ad avanzare nel corridoio un po’ a tentoni, con Altair che non si risparmiava le moine nemmeno in quel momento e biascicava qualcosa sul profumo dei capelli della ragazza che lo fulminò invece con lo sguardo, non potendo fare a meno di chiedersi se quel cretino non avesse un po’ forzato la situazione apposta...

Ormai però che avesse fatto tutti intenzionalmente importava poco: si era già spezzata la schiena e ormai avevano finalmente raggiunto la camera del ragazzo.
Altair aprì la porta con la spalla mentre Lizzy esultava mentalmente, lasciandolo scivolare sul letto perfettamente vestito.

“Meno male, non ce la facevo più...” Sospirò la ragazza passandosi una mano sulla schiena dolorante, mentre le scarpe bianche con tacco alto volteggiavano magicamente dietro di lei: trascinarsi dietro un ragazzo che era tre volte lei con i tacchi alti? Neanche morta.


Altair invece stava armeggiando con il nodo del papillon, cercando di levarselo ma senza troppi successi vista la posizione scomoda. Lizzy sbuffò e gli si avvicinò, sentendosi più che mai una baby-sitter mentre glielo sfilava:

“Lascia stare o finirai per strozzarti, faccio io...”


Lui le sorrise sornione senza staccarle gli occhi di dosso mentre la ringraziava.

“Figurati... Beh, io me ne vado a letto se il principe me lo permette.”


“Ma come, non rimani a farmi compagnia?” Altair inarcò un sopracciglio con un luccichio divertito negli occhi, mentre Lizzy si tratteneva dal prenderlo a sberle prima di rispondere in tono pacato:

“No, mi spiace ma per stasera non avrai compagnia... E ora zitto e dormi, Black.”


Lizzy si girò e fece per uscire dalla camera, mentre un ultimo borbottio sommesso del ragazzo giungeva alle sue orecchie mentre Altair si rigirava sul materasso, mettendosi a pancia in giù:

“Ogni tuo desiderio è un ordine, Lizzy...”


Certo, come no


                                                                                                               *


“Sveglia!”


Lizzy alzò la testa di scatto, sussultando alle parole di Elliott che le aveva anche schioccato le dita davanti agli occhi.
Il Corvonero rivolse all’amica uno sguardo divertito, chiedendole perché stesse praticamente dormendo sulla sua colazione.

“Non ho dormito molto ieri notte... La cara Aerin la smetteva di parlare nel sonno.” Borbottò la Tassorosso stringendosi nelle spalle, spostando di lato il piattino con i biscotti al cioccolato che aveva davanti.

Elliott inarcò un sopracciglio, guardando la ragazza seduta davanti a lui e chiedendosi se stese bene: da quando non mangiava dei dolci?


Aerin invece si stava strafogando... Tutto normale, insomma.

Ian invece teneva lo sguardo fisso sul muro davanti a lui, riflettendo: il giorno prima Lizzy gli aveva dato gli appunti di Gideon Malfoy perché li leggesse a sua volta, come avevano già fatto sia la Tassorosso che Ariadne.

Nonostante l'uomo avesse una scrittura stranissima, Ian era riuscito a leggere tutto la sera prima e nonostante non praticasse Alchimia da un paio d'anni aveva capito quasi tutto... In realtà il più esperto era Abraxas, ma a sentire il biondo aveva bisogno di qualche aiuto visto che non era minimamente bravo come suo padre.

Il giovane padrone di casa aveva poi chiesto agli altri di raggiungerlo nel laboratorio del padre in tarda sera per iniziare... Chissà se sarebbero riusciti a combinare qualcosa.


                                                                                                                      *


“È inutile che fai quella faccia, Altair. Da me non sentirai una sillaba.”


Il giovane Black incrociò le braccia al petto, guardando il suo migliore amico con stizza: detestava non sapere le cose... E non gli piaceva affatto quello che stava succedendo.
Abraxas lo stava escludendo da qualcosa e non la cosa non gli piaceva per niente.


“Cosa può essere di così grave da non farne parola con me? Mi hai sempre detto tutto! A meno che...”

Altair sgranò gli occhi azzurri, quasi terrorizzato anche solo dall'idea che gli era appena balenata in mente. Il biondo si voltò a guardarlo accigliato, chiedendosi cosa avesse pensato e temendo già il peggio... È infatti:

“... C'è qualcosa tra te ed Elizabeth?!” 


Abraxas sgranò gli occhi, guardandolo come se avesse appena detto di aver visto Ariadne rotolarsi nel fango:

“EH? Ma cosa ti sei bevuto a colazione? Nel caso non te ne fossi accorto sono felicemente fidanzato, Altair... E anche se fosse, non mi avvicinerei alla Abbott neanche se fosse l'ultima persona sulla faccia della Terra.”

Altair lo guardò per un attimo come se volesse essere sicuro che stesse dicendo la verità, ma poi annuì appena con un cenno del capo: ok, era sincero.

Grazie al cielo


“Ma come ti è venuto in mente, santo cielo? Mi hai traumatizzato per il resto della giornata!”

“Scusa tanto, cosa avrei dovuto pensare? Ti ho visto due volte parlare con lei da soli, cosa che non era mai successa... e non mi si vuoi spiegare seriamente perché e nemmeno ad Imogen!”



Il ragazzo guardò l'amico quasi con cipiglio offeso mentre un sorrisetto faceva capolino sulla faccia di Abraxas:


“Perché non lo chiedi alla Abbott, visto che ti interessa tanto?”

“Ora sei tu che vaneggi. Non sono interessato alla Abbott!”


Abraxas inarcò un sopracciglio, guardando l'amico che aveva parlato quasi sulla difensiva.
Dopo un momento di esitazione il biondo parlò guardando Altair di sottecchi, quasi come se fosse sospettoso:


“Io mi riferivo alla situazione generale, Altair... Perché hai subito pensato a lei?”


Touché


                                                                                           *


“Ok, ora basta. Che sta succedendo tra voi due?”


Le parole di Ariadne, quasi accusatorie, fecero volgare anche Imogen verso Altair e Abraxas, seduti vicini sul divano anche se non si rivolgevano la parola.

Il primo sfoggiò un sorrisino mentre si voltava appena verso l'amico, che rimase invece impassibile: da una parte Altair era irritato perché Abraxas non si decideva a sputare il rospo e dall'altra lo infastidiva la cantilena del biondo, che aveva iniziato a prenderlo in giro perché “era interessato ad una Tassorosso”. Testuali parole.


“Niente... Sarebbe bello se qualcuno usasse un po’ più il cervello, però.” Borbottò Altair prima di alzarsi, deciso a prendere alla lettera le parole di Abraxas: avrebbe esattamente fatto come aveva detto lui, sarebbe andato s chiedere spiegazioni ad Elizabeth.


Quando il ragazzo fu sparito dietro la porta del salotto le due ragazze puntarono gli occhi su Malfoy, che le guardò non capendo i loro sguardi sospettosi e accusatori:

“Che c'è? Non ho fatto niente!”


“Cosa pensi, che abbiamo la perspicacia di due Troll di montagna? Abraxas, parla.”


Abraxas sbuffò e provo a replicare, ma le parole gli morirono in bocca davanti allo sguardo fermo di Imogen: non aveva scampo, lo sapeva.

*

“Stasera a che ora?”

“Non l'ha detto chiaramente... Per le 23 penso, così gli altri dormiranno.”

Lizzy annuì alle parole di Ian, seduta sul bracciolo della poltrona dove il ragazzo si era accomodato.
I due restarono in silenzio per un po’, gli occhi di entrambi fissi sulla partita di Gobbiglie disputata tra Aerin, Elliott, Connie e Maximilian. Erano tutti e 4 decisamente desiderosi di vincere, vista l'energia e l’enfasi che ci stavano mettendo.


“Si, si.. SI! Alla faccia tua!” Connie esultò con un gran sorriso, mentre la sua Gobbiglia superava quella di Elliott, che invece sbuffò sonoramente mentre anche Maximilian lanciava una delle sue biglie.

“Che razza di gioco... Credo che mi dedicherò solo al Quidditch, questa roba non fa proprio per me,”. Borbottò il Grifondoro con amarezza, mentre Connie improvvisava una specie di danza della vittoria.


“Oh beh, non si può vincere sempre... Rivincita?” Domandò Aerin sollevando tutte le Gobbiglie con un colpo di bacchetta, mentre lì accanto Ian proponeva a Lizzy di fare una partita a scacchi.

La Tassorosso accettò ma non appena si alzò dal bracciolo di pelle una figura molto alta e familiare fece capolino sulla soglia della stanza.


Non avendo nessuna voglia di discutere o anche solo parlare Lizzy pregò che non stesse cercando lei... E ovviamente, con la sua fortuna Altair puntò proprio nella sua direzione con falcate lunghe e decise.


La ragazza non ebbe nemmeno il tempo di filartela perché lui le fu dubito davanti: il vantaggio di avere le gambe lunghissime.


“Ciao Elizabeth... Posso parlarti?”

Lizzy inarcò un sopracciglio con aria scettica, come a volergli chiudere se per caso aveva scelta: dal sorriso del ragazzo no, non ce l'aveva.


“Ti spiace se te la rubo per un attimo?” Altair si rivolse ad Ian, che ricevette dall’amica uno sguardo quasi implorante:

Si, dì di sì!


Ian però sorrise appena, rivolgendo alla ragazza uno sguardo quasi di scuse prima di rispondere che era liberissimo di parlarle.
Il Corvonero non trattenne un sorrisetto all'occhiata omicida che gli lanciò Elizabeth prima di già far sui tacchi, promettendo vendetta mentre il Serpeverde la prendeva delicatamente per un braccio per allontanarla leggermente dagli altri.


“Che cosa c'è, Altair?”

Elizabeth incrociò le braccia al petto, quasi sospirando mentre lo guardava in cerca di spiegazioni.
Lui sfoggiò un sorriso come sempre, allungando una mano per sfiorarle i capelli scuri:


“Mi chiedevo se potessi... Diciamo ricambiare il favore che ti ho fatto ieri. Sai, la granita.”

“Ah, giusto... E sentiamo signor Black, che cosa vuole?”


Lizzy inarcò un sopracciglio, non sapendo bene cosa aspettarsi dal ragazzo che aveva di fronte. Lui le sorrise, parlando a bassa voce:


“Niente di complicato. Vorrei solo che tu mi dicessi che cosa sta succedendo tra te e Abraxas. Cosa state architettando?”


La Tassorosso non rispose subito, guardandolo quasi combattuta mentre gli ingranaggi del cervello elaboravano le parole del ragazzo e pensavano ad una risposta.
Poi la bocca carnosa della ragazza di distese in un sorriso quasi divertito:


“Beh... In effetti credo di non doverti una risposta. Io ti ho già fatto un favore, ricordi? Perciò siamo pari. Non se eri davvero messo così male o se l'hai fatto di proposito Altair, fatto sta’ che ti ho accompagnato per due piani fino alla tua camera. Credo che non abbiamo nessun conto in sospeso, quindi scusami ma una partita a scacchi mi attende...”


Rivolgendogli un ultimo sorrisetto tremendamente simile a quello del ragazzo stesso, Lizzy si congedò senza aggiungere altro per avvicinarsi ad Ian mentre Altair la seguiva con lo guardò, la mascella serrata e gli occhi chiari socchiusi.


Quando le aveva offerto il braccio e lei aveva tirato dritto...
Quando l'aveva accompagnato in camera sua e si era dileguata alla velocità della luce...
Quando dopo avergli soffiato la granita aveva lasciato il corridoio per tornare di sopra...


Elizabeth Abbott non faceva altro che sfuggirgli da sotto al naso. Ma non sarebbe durato in eterno.


                                                                                          *


“No, vi prego... Tutto ma non questo!”

Connie gemette con sofferenza, guardando i calderoni disposti sui banchi che Cantankerus aveva fatto comparire dal nulla.

Pozioni non le era mai piaciuta e non era mai eccelsa in quella materia, in effetti.

Ariadne e Maximilian invece si lanciarono uno sguardo, intimandosi reciprocamente di stare alla larga dal calderone dell'altro: nessuno dei due aveva scordato l'episodio di qualche anno prima e il fatto che entrambi se la fossero sempre cavata molto bene in Pozioni li rendeva ancora più decisi a stare alla larga dall'altro.
I più felici sembravano Ian e Abraxas, i migliori ai tempi della scuola mentre Aerin stava insultando mentalmente Cantankerus per aver scelto una prova simile: faceva pena, a pozioni.

Di certo Lizzy non aveva scordato quando aveva quasi fuso il suo calderone...


Nemmeno quest'ultima sembrava particolarmente felice, più per il fatto che sarebbero morti dal caldo che per la sfida in se: non era mai stata una cima in Pozioni ma non se la cavava nemmeno malissimo... Non al livello della sua migliore amica, almeno.

Imogen e Altair invece sfoggiarono un sorrisetto, entrambi piuttosto bravi in quella materia quando andavano a scuola... Anzi, si poteva dire che fossero stati bravi praticamente in tutto.


“Bene ragazzi, come avrete capito oggi dovrete cimentarvi nel campo delle Pozioni... vediamo come ve la cavate. Non potrete collaborare tra di voi, quindi non sedetevi accanto ad un vostro amico. Shafiq e Shacklebolt, vi voglio in prima fila.”


Connie, Imogen e Abraxas soffocarono delle sonore risate mentre due smorfie facevano capolino sui volti dei due citati. Ariadne alzò la mano come se avesse davvero davanti un professore, cercando di convincere Cantankerus:

“Signor Nott, non credo che sappia cosa è successo l'ultima volta in cui ci hanno messo vicini a Pozioni...”


“Naturale che lo so, ecco perché vi voglio davanti! Così posso tenervi d'occhio. Ian, hai ben poco da ridere... Tu nella prima fila affianco insieme ad Abraxas. Dietro di voi Imogen e Constance...”

“CONNIE...”


Cantankerus ignorò il mezzo ringhio della ragazza, che si trascinò dietro ad Imogen verso il loro banco: se non altro era vicino ad una brava... Poteva sempre copiare le sue mosse, dopotutto.


Mentre Nott metteva vicine anche Aerin e Amelia, Lizzy teneva lo sguardo fisso sull’uomo quasi con fare inespressivo: sapeva già con chi sarebbe finita. Dopotutto quella era la sua giornata sfigata per antonomasia...


“In terza fila Altair ed Elizabeth.”


Ecco, appunto


Altair ovviamente le sorrise e la ragazza non ricambiò, guardandolo invece leggermente dubbiosa mentre tentava di ricordare se lui fosse bravo o meno in Pozioni ai tempi della scuola.


“Tu eri bravo, giusto?”

“Naturalmente!”


“Bene... Così potrai renderti utile.”


Felice di aver modo di fare due chiacchiere con lei senza che potesse filarsela Altair la seguì fino al loro banco... Sembrava davvero di essere tornati a scuola, anche se lui non aveva ancora finito di studiare, praticamente: sfortunatamente la strada per diventare Auror era davvero lunga.


“Quindi rimangono Elliott e Aghata... Bene, la ricetta che dovete preparare la trovate alle mie spalle e gli ingredienti sono infondo alla stanza. Potete cominciare, il primo che riesce a preparare la pozione ovviamente vince la prova.”

Cantankerus schioccò le dita e alle sue spalle comparve una lavagna che fece rabbrividire tutti i presenti: si sentivano praticamente sotto esame, con banchi e lavagna... Sembrava di essere tornati nei sotterranei di Lumacorno, anche se Cantankerus metteva di certo in maggiore soggezione rispetto al professore.

La pozione che dovevano preparare, il Distillato Sviante, non era nuova a nessuno dei ragazzi: l'avevano già preparata tutti una volta, verso la fine del settimo anno... Lumacorno stesso l'aveva classificata come abbastanza complessa ed articolata, quindi non era esattamente il massimo riprendere in mano un calderone proprio con una pozione come quella. Il più avvantaggiato era cercate mente Abraxas, d'altronde faceva quello di lavoro.


“Sangue di salamandra? Bleah...” Borbottò Connie con aria schifata mene tornava al suo banco con gli ingredienti tra le braccia, appoggiando una minuscola filetta di liquido rossastro sul ripiano di legno.

Imogen invece sfoggiò un sorrisetto, per nulla impressionata dagli ingredienti che avrebbe dovuto maneggiare: le era capitato ben peggio del sangue di salamandra, prima d'ora.

La Corvonero versò un litro d'acqua nel calderone dopo aver acceso il fuoco con la bacchetta, imitata dalla Grifondoro più giovane di un anno.

“Come te la cavavi in pozioni, Imogen?”

Connie inarcò un sopracciglio, abbastanza certa della risposta... Ma voleva esserne sicura al 100%. Mentre aspettava che l'acqua bollisse Imogen si strinse nelle spalle prima di rispondere con sincera noncuranza, senza alcuna falsa modestia:

“Abbastanza bene... E tu?”

“Diciamo che non brillavo per il mio talento. Credo che Lumacorno tremi ancora quando sente il mio nome.”

Imogen rise anche se Connie sembrava serissima, ricordando l'esasperazione del professore che puntualmente si manifestava ad ogni lezione.


Non era l'unica, comunque: nell'ultimo banco nemmeno Aerin era molto entusiasta della prova e mentre aspettava che l'acqua bollisse teneva gli occhi sulla lavagna, leggendo la ricetta per cercare di memorizzarla.

Aveva sempre fatto disastri in Pozioni... Non si aspettava minimamente di vincere, ma almeno voleva evitare di combinare danni.

La Tassorosso si guardò intorno nella stanza adibita ad aula, osservando gli altri.
Quando gli occhi della ragazza si posarono su Ariadne e Maximilian la sua bocca si inclinò in un sorriso: di certo entrambi erano decisi a darsi da fare per battere l'altro.

Avrebbe sinceramente voluto esserci quando aveva praticamente causato un’esplosione ma Imogen aveva sempre garantito, ridendo, che fosse stata una scena epica.

Chissà se anche quel giorno sarebbe successa una cosa del genere.


                                                                                                         *


Caldo
Troppo caldo


Mentre l'acqua nei vari calderoni bolliva il vapore aveva cominciato ad aleggiare nella stanza... E Lizzy stava andando in escandescenza.

Di certo poi la parlantina fluente del ragazzo che le stava accanto non aiutava a rilassarla, tanto che dopo un po’ la Tassorosso si voltò verso di lui per la prima volta da quando aveva preso posto al banco, parlando in tono quasi esasperato:

“Altair, io apprezzo le persone che parlano parecchio, dico davvero. Ma con una sfida in corso e un caldo soffocante di certo non mi aiuti! Ma te le porti davvero così le ragazze, a letto? Funzionano veramente tutte queste moine?”

Elizabeth inarcò un sopracciglio mentre Altair sorrideva, stringendosi nelle spalle:

“Solitamente si, anche se qualche... Esemplare reagisce tirando pugni.”

“Beh, meno male, altrimenti il genere femminile sta cadendo dentro una fossa, se mi permetti!”


Altair non riuscì a trattenere un sorrisetto, divertito dalla spigliatezza della ragazza.

Quasi però era contento che lei non reagisse come le altre... Dopo un po’ ci si annoiava, dopotutto. Avere una gatta da pelare era piacevole, per una volta.


“Ma non hai caldo?” Domandò il ragazzo accennando alla camicia della ragazza, che teneva con le maniche abbassate senza averle arrotolate come aveva fatto lui.

Lei gli lanciò uno sguardo obliquo, inarcando un sopracciglio prima di parlare:

“È questo il tuo metodo per far spogliare una donna? Perché se si ti consiglio di cambiarlo.”


“Ma quale metodo, ne ho ben altri! Dico sul serio, non hai caldo?”

Lei si strinse nelle spalle, non accennando a sollevare le maniche della camicia.
In realtà stava morendo dal caldo... Quasi sentiva di essere sul punto di sciogliersi ma non aveva molta voglia di mostrare il braccio, specialmente ad Altair Black.


Un sonoro colpo di tosse fece voltare la ragazza, che incontrò lo sguardo di Aerin. L’amica le rivolse un’occhiata omicida in un muto ordine di smetterla di farsi le paranoie, per una volta.

Lizzy inarcò un sopracciglio, chiedendosi come accidenti potesse aver sentito la conversazione tra lei e Altair: aveva l'udito bionico, per caso?


“Che ha Aerin?”

“Niente, solo un po’ di tosse...”

Lizzy fece finta di non aver capito cosa intendesse l'amica e si voltò nuovamente, mentre finalmente l'acqua cominciava a bollire in modo decente permettendo di iniziare a preparare la pozione. Altari la guardò leggermente dubbioso per un momento, ma poi si affrettò ad aggiungere nel calderone una foglia Starnutaria mentre, come da manuale, Ariadne e Maximilian litigavano perché a detta del ragazzo lei gli aveva fregato la sua foglia.


“Litigano ancora? Però, andiamo alla grande...” Borbottò Imogen lanciando un'occhiata ai due ragazzi, chiedendosi quando l'avrebbero fatta finita: sembrava però che il prepara nuovamente una pozione fianco a fianco avesse riacceso maggiormente i dissapori tra i due.


“Lascia perdere, io ormai ho deciso di ignorarli... Lasciamoli litigare, prima o poi si stancheranno, no?” Domandò Connie in tono quasi speranzoso, rivendendo come risposta uno sguardo scettico di Imogen: lei ne dubitava fortemente.


“Secondo te chi vincerà?”

“Non saprei, ma Abraxas ha ottime probabilità... In più è molto competitivo, sono certa che cercherà di vincere ad ogni costo.” Imogen accennò un sorriso mentre parlava del fidanzato, lanciando uno sguardo al banco al banco davanti al suo dove Ian e Abraxas stavano lavorando fianco a fianco senza proferir parola, entrambi piuttosto concentrati e decisi a vincere.


“Ma non c'è una finestra, qui?” Sospirò Elliott ad alta voce guardandosi intorno quasi con disperazione, passandosi una mano sulla fronte imperlata di sudore: ma non potevano tipo preparare le pozioni all’aperto?


Non c'era nemmeno una finestra nella stanza... E Cantankerus intanto se la rideva sotto i baffi, guadagnandosi un paio di sguardi furiosi da parte del nipote.

Tanto per cambiare loro sudavano e lui se ne stava in panciolle...



“Mi passi la Coclearia?” Domandò il Corvonero rivolgendosi ad Abraxas che eseguì all’istante senza nemmeno alzare gli occhi dalla poltiglia di forte che stava amalgamando, la fronte leggermente aggrottata dalla concentrazione: quella era casa sua e quello era il suo campo... Non avrebbe permesso a nessuno di batterlo, non in quella prova.

Era sempre stato parecchio competitivo, facendo spesso a gara con Altair a lezione a chi finiva una pozione per primo.
Quelle stupide sfide alla fine gli erano però tornate utili, rendendolo effettivamente veloce nel preparare intrugli.


Accanto ai due, Ariadne era riuscita ad averla vinta e ad utilizzare le foglie di che, secondo lui, aveva rubato a Maximilian. Dopo aver creato una specie di poltiglia con le foglie la bionda versò dell'acqua in un recipiente e ci unì quella specie di appetta verde scuro, amalgamando il tutto per poi versarlo nel calderone fumante.

Non era certa di riuscire a battere Abraxas... Ma la sua sete di vittoria si sarebbe placata anche solo riuscendo a finire il Distillato Sviante prima di Maximilian.

Ovviamente l’ex Grifondoro stava pensando giusto la stessa cosa e si dava da fare per non farsi superare da Ariadne, mentre dietro di loro Elliott si lamentava a mezza voce perché non riusciva a decifrare la pessima calligrafia di Cantankerus.

Il Corvonero non era mai stato una cima in Pozioni, ma nemmeno a livelli disastrosi come Aerin... Che in quel momento sembrava leggermente nervosa, mentre lanciava occhiate al calderone di Amelia. Elliott sorrise sommessamente mentre guardava la sua amica spiare le azioni della sua ragazza, scuotendo appena il capo prima di tornare a concentrarsi sul Distillato: non sarebbe mai cambiata... E nemmeno diventata brava a preparare pozioni.


Dal canto suo il ragazzo se la stava prendendo abbastanza tranquillamente, non permettendo al nervosismo o all’ansia di assillarlo.
Il ragazzo si tirò ancora più su le maniche della camicia, sbuffando appena mentre versava due gocce di sangue di Salamandra nel calderone, che aveva assunto un colore strano mentre un odore dolciastro gli pizzicava fastidiosamente il naso.
Elliott iniziò a mescolare in senso orario come indicato nella ricetta, cercando di non starnutire mentre era a contatto con quello strano odore che quasi gli dava la nausea.

Dopo quasi venti minuti le pozioni erano quasi pronte e il vapore aveva quasi riempito la stanza... E il fatto che fosse pieno pomeriggio di certo non aiutava a rinfrescare.


Dopo aver aggiunto la polvere di radice Starnutaria Lizzy sbuffò, arrotolandoli la manica sinistra della camicia per far prendere aria al braccio. La mano della ragazza sfiorò l'orlo della manica destra, un po’ titubante... Le parole che Aerin le aveva ripetuto milioni di volte le ritornarono in mente, sentendola ripeterle di fregarsene e di non dare peso alle ustioni che le fungevano perennemente da promemoria.

Lizzy diceva sempre che non voleva farle vedere perché si vergognava, ma secondo l'amica era più perché lei stessa non voleva vederle visto che le ricordavano la morte della madre.


La Tassorosso sbuffò sommessamente, iniziando ad arrotolarmi la manica della camicia bianca: al diavolo le ustioni, dopotutto non era in mezzo ad una strada ma tra persone che conosceva da anni.

Riprese a mescolare con noncuranza, lanciando uno sguardo incerto al suo braccio ma poi decise di non pensarsi per concentrarsi sulla pozione ormai quasi pronta.
Con la coda dell’occhio si accorse che Altair, dopo aver spento il fornello, aveva lanciato un’occhiata nella sua direzione e si era soffermato con gli occhi sul suo avambraccio, trovandolo quasi completamente deturpato dalle ustioni.
Lizzy serrò la mascella, costringendoli a rimanere impassibile mentre Altair, con gran sollievo della ragazza, distoglieva lo sguardo senza fare domande spiacevoli.


Quasi nello stesso momento Abraxas si rivolse a Cantankerus con un sorriso, annunciando che il suo Distillato era bell’e pronto.

Il silenzio calò improvvisamente nella stanza, interrotto solo dai leggeri borbottii degli intrugli mentre l'uomo si avvicinava al calderone del ragazzo, esaminando la pozione prima di annuire con un lieve cenno del capo:

“Il colore e l'odore sono quelli giusti... I miei complimenti Abraxas, hai vinto questa prova.”


Ian sbuffò leggermente, imitato da Ariadne anche se la ragazza rivolse comunque uno sguardo soddisfatto in direzione di Maximilian: era comunque riuscita ad arrivare più avanti di lui nella preparazione della pozione... Poteva comunale definirsi soddisfatta del risultato.

Cantankerus fece evanascere tutti i calderoni e anche il vapore caldo rilasciato da questi finì col sparire in fretta. Lizzy si abbassò le maniche della camicia mentre usciva dalla stanza insieme ad Aerin, che si definì soddisfatta per non aver fatto esplodere nulla... E poi fece i complimenti alla sua amica perché si era finalmente decisa a mostrare il braccio anche se solo per pochi minuti.


Imogen si avvicinò al fidanzato per complimentarsi con lui, mentre Connie si rivolse ad un Maximilian leggermente imbronciato:

“Come mai quella faccia? Dai, non è cosa grave... Infondo era solo una prova come altre.”

“Non mi dà fastidio aver perso, insomma era ovvio che Abraxas fosse il migliore... In ogni caso, spero che questa sia stata davvero l'ultima volta in cui ho dovuto preparare una Pozione con la presenza di Ariadne Shafiq.” Maximilian sbuffò e Connie rise, dandogli una pacca sulla spalla mentre i due uscivano dalla stanza e ritornando, come disse Elliott, a respirare decentemente.


“Sono certa che non ricapiterà... Però sono curiosa, chissà che cosa architetterà Cantankerus per la prossima prova!”

“Non oso pensarlo Connie... Non oso pensarlo.”
                                                                 

 

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Angolo Autrice:

Per un pelo, ma ce l'ho fatta ad aggiornare stasera! Questo capitolo proprio non ne voleva sapere di uscire dalla mia testa.

Siccome un paio di persone me l'hanno chiesto ho deciso di inserire il flashback su Lizzy e Altair, non potevo non metterlo XD

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e grazie come sempre per le recensioni!
Spero di aggiornare presto, buonanotte!


Signorina Granger

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Capitolo 15
*** Cambiamo forma ***


Capitolo 12: Cambiamo forma

 

Sperando vivamente di non incontrare nessuno (non si poteva mai sapere, in quella casa la gente puntava e spariva da ogni angolo) Lizzy salì silenziosamente le scale per andare in camera sua, non vedendo l’ora di buttarsi a letto e dormire…

 

Peccato che, nel momento stesso in cui si chiuse la porta alle spalle, la luce nella stanza si accese.

Aerin era seduta sul suo letto e la osservava attentamente, uno sguardo serio che non prometteva proprio nulla di buono.

 

Oh cacchio

 

“Ciao Lizzy… Mi vuoi dire, di grazia, dove sei stata?”

 

                                                                                    *

 

“Era ora… cominciavo a pensare che avresti dormito da un’altra parte.” 

 

Abraxas trasalì, voltandosi di scatto e trovandosi davanti Altair, che se ne stava comodamente seduto su una poltrona con le gambe accavallate, vestito e apparentemente per niente stanco.

 

“Che diamine ci fai qui?”

 

“Non è ovvio? Aspettavo che tornassi… e ora non hai nessuna via di scampo, mio caro amico."

 

Altair gli sorrise quasi dolcemente, rigirandosi la bacchetta nelle mani mentre il biondo contraeva la mascella, avvicinandosi e sedendo sulla poltrona accanto a quella occupata da Black.

 

“E va bene… Come vuoi, razza di rompipalle.”

 

Altair sorrise, pronto a non perdersi nemmeno una sillaba delle spiegazioni che il suo amico stava per dargli: otteneva sempre quello che voleva, alla fine.

 

                                                                                   *

 

Abraxas prese posto di fronte ad Imogen, facendo saettare lo sguardo su Altair che, sedendo accanto alla ragazza, gli lanciò un’occhiata eloquente per invitarlo a parlare una volta per tutte con la fidanzata.

 

Il biondo, sapendo di non avere scelta, si schiarì la voce e fece per inziare a spiegarsi:

 

“Imogen… devo dirti una cosa.”

 

La ragazza alzò gli occhi dal suo piatto, puntando le iridi chiarissime in quelle grigie del ragazzo. Un lieve sorriso fece capolino sul bel volto della ragazza, che guardò Abraxas quasi con divertimento:

 

“Lascia stare Abraxas… so già tutto.”

 

“Come? Ma chi…”      Abraxas fece saettare lo sguardo su Altair, guardandolo con un che di omicida. Il ragazzo però sgranò gli occhi e alzò le mani come a voler dire che non c’entrava nulla:

 

“Io non ho aperto bocca, giuro!”

 

Abraxas tenne per un attimo lo sguardo sull’amico come per essere certo che stesse dicendo la verità, cosa che gli venne assicurata da una ridente Imogen: non era stato Altair a metterla a corrente su quanto stava succedendo.

 

“Ok, ma se non sei stato tu allora…”        Le parole morirono in bocca al giovane padrone di casa, che si voltò lentamente verso una certa ragazza dai capelli biondi che stava bevendo una tazza di the.

 

“Ariadne…”

 

La ragazza alzò lo sguardo sull’amico, rivolgendogli un sorriso innocente:

 

“Scusa Abraxas… qualcuno doveva farlo, e aspettando te probabilmente Imogen l’avrebbe saputo al vostro matrimonio.”

 

Altair soffocò una risata mentre Abraxas invece sbuffava leggermente, fulminando la ragazza con lo sguardo mentre invece Imogen sorrideva appena:

 

“Rilassati Abraxas, non sono arrabbiata… Ognuno ha i suoi segreti, dopotutto.”

 

Imogen prese la tazza di ceramica e ci nascose dietro un sorrisetto, mentre il ragazzo seduto davanti a lei inarcava un sopracciglio quasi con fare allarmato:

 

“Che intendi?”

 

“Niente in particolare Abraxas… E’ solo un dato di fatto.”

 

                                                                        *

 

“Non lo devi dire in giro però, ok? Nemmeno ad Elliott!”

 

“Perché?”

 

“Perché Sua Altezza Reale il Principe Malfoy non vuole che lo diciamo e non mi va di sorbirmi le sue pantomime… Quindi mia cara, bocca cucita.”

 

Aerin sbuffò mentre entrava nella sala da pranzo insieme a Lizzy, andando a sedersi come sempre di fronte ad Elliott e Ian.

La ragazza non rispose al saluto dei due, rivolgendo ad Ian uno sguardo quasi offeso visto che non le aveva raccontato nulla… Lizzy l’aveva fatto, anche se costretta visto che l’amica l’aveva aspettata alzata la sera prima.

 

“Che c’è Aerin?”   Domandò Elliott guardandola con cipiglio confuso, chiedendosi che avesse di prima mattina. Lei borbottò un “niente” sommesso, abbassando lo sguardo mentre Lizzy lanciava un’occhiata eloquente ad Ian, facendogli capire che le aveva raccontato in cosa Abraxas li aveva coinvolti.

 

Il moro sorrise appena prima di sporgersi sul tavolo, mormorando all’amica che Abraxas aveva sputato il rospo con Black e che anche Imogen sapeva… a quel punto, tanto valeva non dirlo anche ad Elliott.

 

Quest’ultimo stava guardando i tre amici con aria leggermente confusa, certo che ci fosse qualcosa che non gli stavano dicendo:

 

“Ho l’impressione che ci sia qualcosa di cui non sono stato messo al corrente… Dovete per caso dirmi qualcosa, ragazzi?”

 

“Beh, io l’ho già raccontato ad Aerin… Ian, a te l’onere.”

 

                                                                           *

 

“Perché tutti sembrano complottare qualcosa stamattina?”

 

Connie fece correre lo sguardo sul lungo tavolo, un po’ accigliata: aveva la sensazione che ci fosse qualcosa che stava passando di bocca in bocca tra i suoi compagni.

 

“Probabilmente c’è qualche storia che sta venendo a galla, Connie…”

 

Maximilian si strinse nelle spalle mentre finiva di fare colazione, come se non gli importasse molto di segreti o pettegolezzi. La Grifondoro invece era certa che ci fosse qualcosa sotto, come era certa che l’avrebbe scoperto, di qualunque cosa si trattasse.

 

“Ad ogni modo… secondo te che cosa ha architettato il caro Cantankerus oggi?”

 

“Non ne ho idea, ma prego che non sia qualcosa di faticoso da fare sotto il sole… Speriamo che non sia un’altra caccia al tesoro.”

 

“Io spero invece di aver chiuso definitamente con le pozioni! Ne ho avuto abbastanza per sette anni di scuola, direi che ho dato a sufficienza.”

 

Connie sbuffò, incrociando le braccia al petto mentre ricordava con orrore le lezioni di Lumacorno: la materia non le era mai andata giù ed era sempre stata un po’ un disastro, come di sicuro il professore ricordava.

 

“Beh, se ti consola dubito che Nott ci proporrà due sfide simili… Chissà, magari oggi rispolvereremo un’altra cara vecchia materia.”

 

“Beh, se così fosse prego affinché si tratti di Erbologia o Astronomia! Almeno quelle mi piacevano… Se dovesse essere Trasfigurazione mi chiudo in camera, o in alternativa scappo da qui alla velocità della luce.”

 

Maximilian rise, immaginandosi l’amica filarsela a gambe levate di fronte alla materia che aveva detestato di più insieme a Pozioni, ovvero Trasfigurazione. Nemmeno la pazienza, la gentilezza e la bravura di Silente erano riuscite a far amare la materia alla ragazza ai tempi della scuola.

 

“Non ti piace l’idea di trasformare qualcuno in una cassettiera?”

 

“No Max, ma se non stai zitto ti trasformo in un cactus.”

 

“Non ne saresti in grado.”

 

“Vogliamo scommettere?”

 

                                                                          *

 

“Ma che piacere vedervi arrivare puntuali… Ieri vi stavo dando per dispersi.”

 

“Zio, non è colpa nostra se ti eri imbucato nella stanza più remota della casa.”   Ian fulminò lo zio con lo sguardo, che però non smise di sfoggiare il suo sorrisetto beffardo e sarcastico nemmeno per un istante: sembrava che le parole e le frecciatine velate del nipote gli scivolassero addosso… o in alternativa ci era abituato, visto che da quel punto di vista aveva preso da lui.

 

“Ad ogni modo, spero sarete felici di sapere che oggi non vi farò faticare troppo. Almeno non fisicamente…”

 

Un sospiro di sollievo generale manifestò la gioia dei ragazzi, mentre Ariadne, che odiava il caldo, faceva comparire un ventaglio per farsi un po’ di aria.

 

Ovviamente Abraxas se ne accorse e, non denigrando affatto l’idea dell’amica, fece per sottrarglielo mentre Cantankerus illustrava la prova senza che i due ascoltassero, ormai presi da una silenziosa lotta per la supremazia del ventaglio.

 

“Molla l’osso, è mio!”

 

“Mollalo tu!”

 

Imogen si voltò lentamente verso i due con aria esasperata, mentre Altair si premeva una mano sulla bocca per mascherare la risata che, se non l’avesse fatto, sarebbe esplosa per tutto il giardino dei Malfoy.

 

“DEVO INTERVENIRE IO?”     Domandò Imogen con un filo di voce in tono seccato, guardando i due biondi come se fossero due bambini capricciosi.  La mora agitò appena la bacchetta e fece comparire un ventaglio, che consegnò sena aggiungere altro al fidanzato.

 

Ariadne riprese soddisfatta a sventolarsi, mentre Abraxas guardava il ventaglio con orrore:

 

“Ma… Ma è rosa!”

 

“Beh, o quello o niente.”

 

 

Abraxas sbuffò sommessamente prima di far cambiare magicamente colore al suo ventaglio, che divenne blu scuro.

 

“Sembri una dama del secolo scorso...”

 

Abraxas fulminò con lo sguardo un Altair sghignazzante, colpendolo con forza sulla spalla con il suddetto ventaglio.

 

“Signori, avete finito di conversare o volete che vi lasciamo da soli per qualche minuto?”

 

Cantankerus sollevò un sopracciglio nerissimo con aria scettica, osservando Abraxas, Altair e Ariadne.

I tre abbassarono lo sguardo mentre Ariadne e Altair non la smettevano di ridere sotto i baffi.

 

“Che bello, per una volta non rimproverano noi!”    Osservò Aerin con un sorriso allegro rivolgendosi a Lizzy, che annuì: a scuola erano sempre loro ad essere riprese perché chiacchieravano.

 

“Vi consiglio di tacere allora, se non volete che la cosa si ripeta… Mio zio ha un udito finissimo.”

 

Sibilò Ian quasi senza nemmeno muovere le labbra, gli occhi scuri puntati sull’uomo in piedi davanti a loro.

 

Cantankerus schioccò le dita e tra lui e i ragazzi comparve uno sgabello dalle gambe lunghe e sottili, dov’era appoggiata una bocca di vetro piena di bigliettini di pergamena ripiegati.

 

“Ognuno di voi dovrà pescare un bigliettino, dove c’è scritto in cosa dovrete trasformarvi… vediamo come ve la cavate con l’auto Trasfigurazione.”

 

Cantankerus sfoggiò un sorriso, mentre Connie sentiva la mascella precipitare verso il terreno: TRASFUGURAZIONE?  Doveva essere uno scherzo… oppure Nott la odiava, non c’era altra spiegazione.

 

Maximilian sembrò pensare la medesima cosa mentre trattenne a stento una risatina, sapendo che l’amica stava facendo mentalmente il giro di tutte le parolacce che conosceva.

 

“Sei ancora dell’idea di scappare, Connie?”   La Grifondoro si avvicinò alla boccia di vetro con una faccia da funerale, irritata a dir poco dal sorriso beffardo che aveva fatto capolino sul volto di Maximilian:

 

“No, però non mi dispiacerebbe schiantare una certa persona.”

 

“Oh, credimi. Non riusciresti nemmeno a puntargli contro la bacchetta.”   Mormorò Ian passandole accanto per pescare un bigliettino dalla boccia di vetro, guadagnandosi uno sguardo perplesso da parte della ragazza: parlava forse per esperienza personale?

 

                                                                                   *

 

“Dovrei trasformarmi in una cassettiera?”     Lizzy guardò il foglietto che teneva in mano con aria stralunata, mentre Altair ridacchiava sommessamente, mormorando di quanto sarebbe stata di certo una bellissima cassettiera.

 

“Black, stai zitto o ti trasformo in un bidè.”

 

Lizzy gli rivolse un sorriso dolce e minaccioso allo stesso tempo, rigirandosi pericolosamente la bacchetta tra le dita.   

 

“Beh, in tal caso sarei il bidè più bello che si sia mai visto.”

 

“Chi sono io per smontare la tua esagerata autostima?”

 

Elizabeth roteò gli occhi e si avvicinò ad Ian, che stava maledicendo e accusando lo zio di avergli fatto pescare in qualche modo apposta il biglietto con scritto “anatra”.

Ovviamente Elliott trovava la cosa estremamente divertente e si stava quasi rotolando dalle risate sul prato, ignorando gli sguardi assassini che l’amico gli lanciava.

 

“Tu che hai pescato?”    Domandò Lizzy rivolgendosi ad Aerin, che si limitò a mostrare il biglietto con scritto “tappeto”.

 

“Tappeto?”

 

“Si. Tappeto. Comincio a pensare che Nott voglia calpestarmi…”

“Beh, se così fosse allora vorrebbe usarmi per tenere le sue preziose camicie ricamate…”

 

Aerin sorrise alle parole dell’amica, mentre Cantankerus chiedeva ai ragazzi chi volesse cominciare.

Poiché nessuno ne aveva voglia tutti si voltarono istintivamente verso Abraxas in un muto invito che il ragazzo non potè ignorare, così si limitò a sbuffare mentre faceva qualche passo in avanti, fermandosi tra Cantankerus e i compagni.

 

Dopo un paio di secondi al posto di un ragazzo biondo c’era una sedia intagliata di mogano e Cantankerus controllò l’orologio, cronometrando il tempo che ognuno di loro avrebbe impiegato per riprendere le proprie sembianze.

 

Dopo venti secondi circa Abraxas ricomparve, in piedi e leggermente frastornato:

 

“E’ stato… strano. Era dal settimo anno che non mi auto-trasfiguravo…”

 

“Beh, ci hai messo 22 secondi Abraxas… Chi è il prossimo?”

 

Ariadne si fece avanti, prendendo il posto dell’amico per poi trasformarsi in un tavolino in vetro da caffè.

 

“Però, è anche più bello del nostro!”   Osservò Abraxas inarcando un sopracciglio, guadagnandosi uno sguardo sospettoso da Imogen: cos’è, voleva usare la sua migliore amica come tavolo?

 

“Rilassati tesoro, non ho intenzione di sfruttare Ariadne in versione mobile.”    Abraxas rivolse alla mora un sorriso, posandole un braccio sulle spalle mentre Ariadne ritornava normale, guardando Cantankerus come a volergli chiedere quanto ci avesse messo:

 

“30 secondi.”

 

Il biondo rivolse all’amica un sorrisino soddisfatto, che invece lo guardò in cagnesco: tra i due c’era sempre molta rivalità… entrambi odiavano perdere contro l’altro e prendevano tutto come una sfida.  Ariadne, sfortunatamente, a differenza dell’amico non era mai andata troppo bene in Trasfigurazione, trovandola una materia decisamente inutile: a che serviva, nella vita, saper trasformare un corvo in un bicchiere?

 

“Beh, se non altro non mi è rimasta qualche scheggia di vetro impigliata tra i capelli, per me è già un miracolo!”

 

Imogen rivolse all’amica uno sguardo comprensivo, visto che nemmeno a lei la materia era mai andata molto a genio… Se l’era comunque sempre cavata essendo brava in tutto, ma aveva sempre odiato Trasfigurazione.

 

“Ok, vado io… via il dente, via il dolore.”     Ian sbuffò e, rivolgendo un’occhiata di fuoco allo zio che invece lo guardò come un angioletto innocente, fece del suo meglio per trasformarsi nell’animale che odiava di più.

 

“Beh, se non altro è un’anatra carina!”    Sghignazzò Elliott guadagnandosi un’occhiata furiosa da Ian-anatra, che dopo qualche istante tornò in forma umana con un brivido.

 

“Raccapricciante… Non chiedermi di rifarlo mai più, zio. Quanto ci ho messo?”

 

“18 secondi… Se non altro sei stato veloce.”

 

Ian sorrise con sollievo e tornò verso gli amici, assestando ad Elliott uno scappellotto mentre Aerin si faceva avanti per trasformarsi in quel cavolo di tappeto. Fortunatamente era sempre stato molto brava in Trasfigurazione, non poteva fare altro che sperare di andare bene anche in quell’occasione.

 

                                                                               *

 

Quando tutti ebbero completato la prima parte della prova, vinta da Aerin che era riuscita a ritornare normale in soli 15 secondi.

Connie invece aveva avuto qualche problema a tornare in forma umana dopo essersi trasformata in una poltrona di pelle… E dopo dieci minuti continuava a grattarsi le braccia come se le dessero fastidio, borbottando insulti contro la Trasfigurazione in generale mentre Maximilian se la rideva, anche se nemmeno lui aveva brillato nella prova e il comodino in cui si era trasformato aveva i cassetti messi al contrario.

 

“Bene ragazzi… la migliore finora è stata Aerin, ma non abbiamo ancora finito.”

 

“NO?”    Connie gemette, trattenendosi dal cominciare a sbattere la testa contro un albero mentre anche Ariadne piegava le labbra in una smorfia, a sua volta poco entusiasta dalle parole di Cantankerus.

 

“No… adesso ognuno di voi dovrà pescare un altro bigliettino ma questa volta dovrete trasformare un vostro compagno in quello che troverete scritto. Questa prova ha due vincitori, vediamo chi oltre Aerin si guadagnerà dei punti oggi.”

 

Aerin sorrise allegramente mentre si avvicinava alla boccia di vetro, felice e sollevata allo stesso tempo di essere riuscita a vincere. Certo, l’idea di doversi affidare ad uno dei compagni non la entusiasmava troppo, ma almeno aveva già i punti in tasca.

 

“Possiamo fare noi le coppie questa volta?”    Alla domanda di Ariadne Cantankerus annuì e la bionda afferrò prontamente Imogen per un braccio, mormorando che non si fidava minimamente di Abraxas e che temeva potesse trasformarla in un ornitorinco.

 

Imogen sorrise immaginandosi la scena ma non si oppose, avvicinandosi con l’amica alla boccia di vetro per sapere in cosa ognuna avrebbe dovuto trasformare l’altra.

 

“Aerin… potresti stare con me?”    Domandò Connie in tono quasi implorante e con una faccia da cucciolo smarrito in mezzo alla tormenta di neve, facendo affidamento sulla bravura della ragazza in Trasfigurazione. La Tassorosso annuì, anche se un po’ aveva paura che la Grifondoro potesse sbagliare e farla tornare normale con qualcosa di strano che le usciva dalla fronte o cose simili.

 

Lizzy stava per chiedere ad Ian di stare con lei quando una lampadina le si accese e un sorrisetto faceva capolino sul volto della ragazza: poteva farsi sfuggire un’occasione simile?

 

No di certo.

 

“Black!”

 

Lizzy si stampò un gran sorriso sul volto, praticamente saltellando in direzione del ragazzo che si voltò e la guardo leggermente stralunato, di certo chiedendosi che cosa l’avesse spinta a rivolgersi a lui:

 

“Si, cara?”

 

Chiamami ancora così e ti rompo il naso per la seconda volta

 

“Ti va di stare con me?”

 

Altair sbattè le palpebre per un attimo, continuando a guardarla e chiedendosi se per caso non avesse sbattuto la testa o cose simili… Aveva sentito male, probabilmente.

Doveva essere per forza un’allucinazione.

 

Lei invece lo guardò come se fosse in attesa, inarcando un sopracciglio:

 

“Sei rimasto scioccato?”

 

“Forse un po’… Sapevo che non mi puoi stare lontana Lizzy, ma non fino a questo punto.”  

 

Sogna tesoro, sogna

Altair le rivolse un sorrisetto, mentre alle sue spalle Abraxas guardava la ragazza chiedendosi se per caso non avesse annusato o toccato qualcosa di velenoso la notte prima mentre lavoravano con la Sodalite.

Che fosse tossica?

 

“Fingerò di non aver sentito l’ultima parte… Coraggio, vieni con me.”

 

Elizabeth prese il ragazzo sottobraccio e se lo trascinò senza tante cerimonie verso la boccia di vetro, mentre Connie ed Aerin avevano appena estratto i loro bigliettini.

 

“CHE? Devo trasformarti in un tavolo? Non so se ne sarà in grado…”

 

Connie guardò nervosamente ilo suo bigliettino, mentre invece Aerin sospirava di sollievo: doveva trasformare Connie in un gatto. Poteva decisamente andarle peggio.

 

“Sono sicura che ce la farai, pensa positivo!”

 

“Ci proverò…”  Aerin diede una pacca sulla spalla della ragazza con fare incoraggiante, mentre anche Maximilian e Ian arrivavano sulla scena.  Dopo aver preso due bigliettini entrambi li aprirono, curiosi e leggermente ansiosi di leggerne il contenuto:

 

“Un sasso? Ma chi ha scritti questi bigliettini si dev’essere bevuto qualcosa di stran- “

 

Ian interruppe Max, mormorando qualcosa che suonò molto come “mio zio” e facendolo tacere all’istante, visto che come il Corvonero stesso aveva detto Cantankerus aveva un “udito finissimo”.

 

“A te com’è andata invece?”

 

“Pare che dovrò trasformarti in un cane… Beh, almeno se non dovessi riuscire a farti tornare in forma normale non avresti un aspetto orrendo… Meglio cane che mobile.”

 

Maximilian lo fulminò con lo sguardo, ordinandogli silenziosamente di non provare nemmeno a pensare a cose simili: col cavolo che avrebbe passato la vita da quadrupede!

 

 

“In cosa dovrai trasformarmi?”   Ariadne si sporse verso Imogen, leggermente nervosa: non era troppo impaziente di farsi trasfigurare da qualcuno… Un conto era farlo da sola, un altro era affidarsi ad altri.

 

“Rilassati, niente di preoccupante. Ti trasformerò in una cassapanca! Tu invece?”

 

“Un armadio… E mi conviene farti tornare tutta intera in forma umana, altrimenti Abraxas mi ucciderà.”

 

“Non dire stupidaggini… Non lo farebbe mai!”

 

Ariadne aprì la bocca per dire che era tutto d vedere quando il biondo fece capolino alle spalle della fidanzata, annuendo con fare serio:

 

“Infatti… Non lo farei mai. Ma niente mi impedirebbe di trasformarti in un colibrì.”

 

“Diventi ogni giorno più simpatico Abraxas, dico davvero.”

 

Mentre anche Abraxas ed Elliott pescavano due bigliettini, Lizzy osservava il contenuto della boccia di vetro quasi come se si stesse concentrando.

 

“Non vorrei metterti fretta Lizzy… ma cosa stai aspettando?”    Altair inarcò un sopracciglio e per tutta risposta la ragazza alzò una mano, come a volerlo zittire.

 

“Mi sto concentrando…”

 

“Stai aspettando che un biglietto urli “se peschi me potrai trasformare Altair Black in un cactus”?”

 

“No, in effetti preferirei un rospo.” Lizzy mise la mano nella boccia e pescò un bigliettino, aprendolo sotto lo sguardo quasi ansioso di Altair: l’idea che Elizabeth Abbott potesse avere la scusa di trasformarlo in un rospo non lo allettava per nulla.

 

“Mm… peccato, un pappagallo. Ma visto come sei chiacchierone, credo che possa andar bene lo stesso. Tu in cosa avrai il piacere di trasformarmi?”

 

Altair sorrise, mostrandole il foglietto che aveva estratto poco prima: un gatto.

 

“Grandioso… io li odio, i gatti. Beh, cerca di farmi tornare normale in fretta, ok?”

 

Lizzy diede al ragazzo una pacca sul braccio prima di superarlo, non volendo perdersi per nulla al mondo Ian che veniva trasformato in un sasso da Maximilian.

 

Altair sorrise mentre le andava dietro, non vedendo l’ora che arrivasse il suo turno per vedere Lizzy sotto forma di gatto… sperando che non avrebbe provato a graffiarlo.

 

                                                                                *

 

“Sto morendo di fame… voi no?”      Ian tamburellò le dita sul tavolo, non vedendo l’ora di mangiare mentre stranamente Aerin non reclamava il pranzo a gran voce, probabilmente ancora euforica per via della vittoria. Lizzy, Maximilian ed Elliott invece non sembravano troppo entusiasti del fatto che insieme a lei avesse vinto anche Malfoy, per la seconda volta di seguito…C’era solo da sperare che la prova successiva avrebbe trattato qualcosa dove il giovane padrone di casa facesse pena, come il giardinaggio o cose simili.

 

“Mi andrebbe bene che vincesse chiunque, ma non lui… Ha già un ego smisurato, direi.”  Borbottò Maximilian versandosi dell’acqua gelida nel bicchiere, cercando di attenuare il caldo che negli ultimi tre giorni aveva infestato Malfoy Manor.

 

“Concordo pienamente… almeno Malfoy non avrebbe la soddisfazione di vincere in casa.”

 

Osservò Lizzy con una scrollata di spalle, mentre invece Connie, seduta di fronte a lei, non sembrava minimamente turbata dalla vittoria di Abraxas: lei era solo felice di essere tornata in forma umana in fretta grazie alla bravura di Aerin e di essere sopravvissuta a quella sfida infernale… Aveva avuto una buona dose di sfortuna ultimamente, chissà che le cose cambiassero nelle prove successive.

 

“Beh, intanto però è in testa… Direi che dobbiamo cercare di impegnarci!”    Aerin sorrise allegramente rivolgendosi agli amici, mentre il pranzo compariva magicamente su vassoi, teglie e zuppiere.

 

Ian borbottò un “era ora” prima di servirsi, imitato ben presto da tutti gli altri mentre Lizzy non la smetteva un attimo di grattarsi nervosamente un braccio: avere il pelo era stato quasi traumatico, anche se per meno di un minuto… E per i suoi gusti Black se l’era presa fin troppo con clama per farla tornare al suo vero aspetto, trovandolo persino ridacchiante mentre diceva qualcosa su quanto fosse una gattina adorabile.

 

Anche Maximilian non aveva gradito la sua trasformazione, anche perché aveva provato un caldo allucinante nel poco tempo in cui aveva avuto l’aspetto di un cane. Un cane molto carino, come Connie gli aveva gentilmente fatto notare, ma il pelo l’aveva quasi ucciso in ogni caso.

 

“Dopo facciamo una passeggiata?”   Domandò Aerin rivolgendosi a Lizzy, che però declinò l’offerta anche se con un po’ di rammarico: Abraxas l’aveva praticamente incastrata per continuare a lavorare sull’estratto nel pomeriggio, esattamente come Ian.

 

“Beh, pazienza… Connie, Maximilian, Elliott?”

 

“Scusa, ma ho promesso ad Amelia che avrei passato il pomeriggio con lei…”

 

Elliott rivolse all’amica un sorriso di scuse e la Tassorosso annuì, rivolgendosi ai due Grifondoro che invece acconsentirono.

 

“Bene, perfetto! Meno male che ci siete voi, visto che Ian e Lizzy devono giocare agli scienziati e Elliott ci snobba per la sua ragazza.”

 

“Io non vi snobbo affatto, paino con le parole!”

 

“E noi di certo non moriamo dalla voglia di passare il pomeriggio con Malfoy… Ma prima finiamo e meglio è, dopotutto.”

 

Ian annuì, guardando male Lizzy per averlo trascinato in quella storia: non aveva praticamente avuto scelta, costretto dagli occhioni imploranti dell’amica che gli aveva vietato di lasciarla sola con Ariadne e Abraxas.

In ogni caso, Lizzy aveva ragione… prima finivano e meglio era, quindi non restava che darsi da fare per il resto della loro permanenza a Malfoy Manor, cioè solo pochi giorni.

 

 

 

“Dì la verità, ti mancheremo quando la casa sarà di nuovo vuota.”

 

Ariadne sorrise, rivolgendosi ad Abraxas che per tutta risposta le riservò uno sguardo scettico:

 

“Beh, Imogen sì… Gli ospiti poco desiderati invece…”

 

Ariadne sbuffò, conoscendolo troppo bene per prenderlo sul serio e sapendo che si, infondo si sarebbe annoiato senza tutti quegli ospiti intorno.

Non che la giovane Shafiq non gli facesse spesso visita… Anzi, si vedevano con le rispettive famiglie diverse volte all’anno.

 

“Oh, smettila! Lo so che sei contento quando sono qui… Adori la mia compagnia.”

 

“Diciamo che senza la mia biondina acida, starei molto più in pace.”

 

“Lo prenderò come un complimento, grazie Malfoy.”

 

Ariadne rivolse al ragazzo un sorriso che venne, dopo un momento di esitazione, ricambiato: a volte se ne dicevano di tutti i colori… ma proprio perché erano molto legati.

Di certo Abraxas non si sarebbe mai sognato di parlare con Imogen come faceva con Ariadne, avevano un rapporto ed una confidenza completamente diversi. Quasi da fratelli.

 

                                                                         *

Altair stava praticamente facendo il giro della casa, scendendo rampe su rampe di scale senza però raggiungere il suo obbiettivo: dov’era?

Il ragazzo sbuffò senza smettere di percorrere con lunghe falcate il corridoio deserto, le parole e le risate di Abraxas ancora perfettamente impresse nella mente.

 

“Non credevo che l’avrei mai detto, davvero Altair… Ma non smetti di pensare ad una Tassorosso! Fattene una ragione, amico.”

 

Non smetti di pensare ad una Tassorosso

 

Già, nemmeno lui avrebbe mai pensato di trovarsi in una situazione del genere…

 

Risentiva distintamente la risata del suo migliore amico, quasi prendendolo in giro perché per la prima volta in vita sua sembrava interessato ad una ragazza… proprio quella che gli aveva quasi rotto il naso.

Alle parole di Abraxas lui aveva replicato, dicendo che vaneggiava e che le cose non stavano affatto così…

 

“Io non smetto di pensare a lei? Sei fuoristrada.”

 

“Davvero, Altair? Stai convincendo me o te stesso? In ogni caso… Dimostralo allora.”

 

Non era facile ammetterlo, ma Abraxas Malfoy aveva schifosamente ragione… Stava convincendo lui o se stesso?

Dura per Altair Black ammettere che gli piaceva davvero una ragazza, e non solo per una questione fisica.

 

In realtà non sapeva bene nemmeno lui cosa provava… e non aveva intenzione di tirarsi indietro di fronte al “dimostralo” di Abraxas.

Se solo quella maledetta ragazza si degnasse di farsi vedere… Ma dove si era cacciata?

 

Sapeva che nel pomeriggio Abraxas voleva lavorare sulla Sodalite… ma ormai dovevano aver finito.

 

Altair scese velocemente la rampa di marmo, arrivando nell’ingresso quando finalmente fu pervaso dal sollievo: Elizabeth Abbott era appena uscita dalla porta del salotto, il capo chino e gli occhi fissi su un foglio di pergamena dove stava scarabocchiando qualcosa che aveva di certo a che fare con l’Alchimia.

Senza esitare Altair prese a camminare nella sua direzione, non facendo minimamente caso alla presenza di Aerin, Maximilian e Connie che erano appena entrati dalla porta d’ingresso.

 

Lizzy, sentendo dei passi che si avvicinavano, alzò gli occhi dalla pergamena per posarli sul ragazzo senza fare in tempo a dire qualcosa o a spostarsi: due secondi dopo sentì i piedi staccarsi da terra… e non era una sensazione: Altair l’aveva effettivamente sollevata e portata alla sua stessa altezza mentre la baciava, una mano tra i suoi capelli scuri e l’altro braccio che la sorreggeva.

 

Le mascelle di Maximilian e Connie sfiorarono il pavimento dell’ingresso mentre Aerin osservava la scena con tanto d’occhi, certa di essere sul punto dello svenimento o di una crisi nervosa: aveva per caso le allucinazioni adesso?

 

Quando si staccarono Lizzy allontanò il volto da quello del ragazzo di un paio di centimetri, guardandolo dritto negli occhi azzurri prima di parlare a voce bassa, in modo che solo lui potesse sentirla:

 

“Sa’, signor Black… per essere uno che ha la fama di essere stato con un numero indefinito di donne, non bacia poi così bene.”

 

“Ah no?”

 

“No…”

 

“Beh, mi permetta di riprovare e rimediare, allora…”

 

Con le braccia di Lizzy intorno al suo collo Altair accennò un sorriso, tenendole una mano sul viso prima di baciarla nuovamente, completamente incurante degli spettatori e sentendo, forse per la prima volta in vita sua, qualcosa svolazzargli nello stomaco.

 

Beh, aveva appena dimostrato a se stesso e ad Abraxas che quest’ultimo aveva ragione, in fin dei conti.

 

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Angolo Autrice;

Buonasera!  Eccomi di nuovo, spero sarete felici di sapere che ho completamente snobbato Freud e la sua interpretazione dei sogni per scrivere questo capitolo... e al diavolo il ripasso. 

Comunque.... Spero che ci vi sia piaciuto, fatemi sapere! :)

Tengo anche a dire che mi sento particolarmente realizzata perchè ho finalmente fatto baciare quei due, testoni quanto schifosamente carini. *.*  Sto tornando in modalità smielata come in "La Confraternita di Hogwarts", non va bene. 

In ogni caso... Come suppongo avrete intuito, non mancano molti capitoli alla fine della storia...   Stavo pensando di, come per "Le Sacre 28", pubblicare un sequel (si, sarebbe il sequel del prequel... lo so, faccio casino) formato da una raccolta di One Shot... che ne pensate? 

 

Spero di pubblicare presto il seguito, buonanotte!

Signorina Granger

 

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Capitolo 16
*** Abbassando le difese ***


Capitolo 13: Abbassando le difese

 

Elizabeth Abbott avrebbe ucciso Altair Black. Su questo la ragazza non aveva alcun dubbio.
Dopo che il ragazzo l'aveva baciata, era stata bersaglio delle battutine dei suoi amici non solo per l'intero pomeriggio, ma anche per buona parte di quella giornata.
E lui aveva pensato bene di sparire, lasciandola in quella situazione del cavolo... da sola.
Esattamente come in quel momento, in cui era seduta nel cortile di Villa Malfoy, accanto a Aerin e Ian, che non la smettevano di ridacchiare e lanciarle frecciatine.

Ed ecco che all'improvviso sentì quella voce, la sua voce, chiamarla. "Lizzy!"
La Tassorosso non avrebbe voluto, ma il suo corpo non era più in grado di rispondere correttamente ai comandi. Fu così che si girò a guardare con aria perplessa Altair Black, che era appena ricomparso. Dopo quasi venti ore durante le quali era scomparso nel nulla.

Dove diamine era stato fino a quel momento? Quel ragazzo aveva la rara capacità di scomparire senza lasciare traccia.

Elizabeth lo guardò con un sopracciglio inarcato, come a volergli chiedere che altro volesse da lei.
E nel giro di pochissimo si ritrovò nella stessa situazione del giorno precedente: il Serpeverde si era chinato, le aveva afferrato il viso e l'aveva baciata, incurante del pubblico. E Lizzy si era trovata a rispondere quasi con foga, mentre percepiva le braccia del ragazzo spostarsi verso la sua vita.

Quando si staccarono - nessuno dei due capì con esattezza quanto tempo fosse passato - la Tassorosso notò un luccichio strano negli occhi del ragazzo. Quasi... divertito.
"Sai Liz" Iniziò lui con tono leggermente ironico "la prova di ieri di Cantankerus mi ha dato un'idea. E non avrò pace finché non la realizzerò."
Tutti i campanelli d'allarme risuonarono nella testa della ragazza, ma prima di poter minimamente reagire percepì Altair intensificare la stretta e poi puntarle la bacchetta contro.

Poco dopo il giovane Black girava con aria soddisfatta per il cortile di Malfoy Manor trasportando e coccolando una - a suo dire - bellissima gattina dal pelo marrone alquanto soffice, che continuava a soffiare irritata contro di lui, mentre Ian ed Aerin non riuscivano neanche a respirare a causa delle troppe risate.
La Lizzy-gatta, a forza di agitarsi, riuscì a liberarsi dalla presa del Serpeverde, graffiandolo sul dorso della mano destra. Poi - con notevole sforzo - riacquistò la sua forma umana.

"Grazie mille per l'aiuto voi due!" Borbottò in maniera sarcastica raggiungendo quelli che fino a poco tempo prima avrebbe definito i suoi migliori amici e recuperando la bacchetta. "Black! Questa me la paghi!" Ululò all'indirizzo del giovane, prima di tramutarlo... in un rospo. Che si girò verso di lei emettendo un debole "cra".
"Al prossimo esperimento di Alchimia ti uso come cavia." Esclamò gongolante prima di afferrarlo.

Ian, che stava ormai lacrimando, riuscì solo a balbettare "Vi siete... proprio... trovati!" Continuando a sghignazzare senza ritegno. "Sai che adesso ti toccherà baciarlo di nuovo, vero?" Chiese riuscendo finalmente a tornare serio, ma assumendo un tono ironico.
Lizzy si girò verso di lui, con ancora l'Altair-rospo in mano, inarcando un sopracciglio. Cosa diamine stava farneticando il Corvonero?
Davanti alla sua faccia perplessa, il ragazzo ricominciò a ridere. "Ma come Lizzy non lo sai? Secondo una fiaba Babbana, se baci un rospo si trasforma nel principe azzurro!"

 

                                                                                 *

 

“Oh, andiamo Abraxas! Quel muso lungo non ti dona affatto, cerca di sorridere.”   Imogen rivolse al fidanzato un gran sorriso, prendendolo sottobraccio e iniziando a camminare accanto a lui.

 

Il biondo sbuffò appena, deluso dalla sconfitta: non aveva mai amato perdere… e stando alle parole di Ariadne, non aveva mai imparato a farlo da quando erano piccoli.

 

“Parla lei” Diceva sempre il ragazzo, ma infondo sapevano entrambi che la ragazza aveva ragione: Abraxas Malfoy faceva sempre molta fatica ad ammettere una sconfitta.

 

“Non sei felice per me?”   Il tono di Imogen era così rilassato e quasi gioioso che Abraxas non potè non annuire, rivolgendole un sorriso prima di darle un bacio sulla nuca:

 

“Certo… sono felice che abbia vinto tu, te lo sei meritato. E poi io sono sempre stato negato in Erbologia, non poteva andare diversamente.”

 

“Veramente più+ che Erbologia qui si trattava anche di semplice botanica… ma lasciamo perdere, d’altronde tu invece del Pollice Verde hai il Pollice Nero.”

 

“Come scusa? Potrei anche offendermi!”

 

“Non è colpa mia se tutte le piante a cui ti avvicini appassiscono!”

 

Imogen rise appena, mentre Ariadne soffocava una sonora risata alle loro spalle, trovandosi più che d’accordo con l’amica.

 

“Beh, diciamo che ho ben altri interessi… Mi aspettavo che avresti vinto tu, sono contento per te. Se non altro non ha vinto una certa ficcanaso che origlia le conversazioni altrui…”

 

Abraxas marcò generosamente le ultime parole del discorso in un riferimento assai poco velato rivolto ad Ariadne, che sbuffò e in due falcate gli fu accanto:

 

“Io non orgoglio, io ascolto!”

 

“Sai che differenza!”

 

“Fa divergenza tesoro, sei tu che parli a voce alta… pure le talpe che scavano sottoterra ti avranno sentito!”

 

Imogen alzò gli occhi al cielo, ormai abituata a quel teatrino a cui doveva far da spettatrice molto spesso negli ultimi tempi: quei due litigavano esattamente come fratello e sorella, discutendo per ogni minima cosa… ma tutto durava sempre pochissimo e poi, come se nulla fosse, Abraxas e Ariadne tornavano a parlare normalmente.

In effetti un po’ quasi li invidiava… Abraxas era figlio unico, ma aveva comunque trovato una sorella, alla fine. Lei invece, che aveva due sorelle e un fratello biologici, non aveva mai avuto un rapporto del genere con nessuno di loro. Le sue sorelle avevano diversi, forse troppi anni più di lei per poterci stringere un legame… ed erano davvero diverse, Melissa al limite dell’arroganza e Charlotte fin troppo gentile. Quando a suo fratello Edward, aveva cinque anni più di Imogen ma i loro genitori l’avevano fin da subito messo su un piedistallo: lui era il maschio, era l’erede… era l’unico che contava davvero per loro, lo sapevano tutti.

 

L’aver passato metà della sua vita lontana da loro non aveva certo contribuito… ma la cosa non le dispiaceva tropo, in realtà: nona avrebbe di certo scambiato gli anni passati in Scozia con i nonni per un legame più profondo con i suoi fratelli.

 

Forse qualcun altro si sarebbe arrabbiato con i genitori per averla lasciata dai nonni senza tante cerimonie quando nemmeno camminava bene… ma Imogen no. No, in effetti ce l’aveva con loro per ben altro motivo: per il nome, a suo parere orribile, che le avevano affibbiato.

 

“Senti, non importa… facciamo una partita a scacchi dopo!”

 

“Certo! Io prendo i bianchi!”

 

Ecco, appunto

 

                                                                                 *

 

“Bene, ora non mi alzerò da qui finché non sarà ora di cena… il caldo mi sta uccidendo.”

 

Aerin si lasciò cadere sul letto, sprofondando con la faccia sui cuscini mentre Lizzy sedeva sul bordo del suo letto quasi con sollievo: beh, almeno fors non avrebbe fatto battutine…

 

“Quindi tu va pure a slinguazzarti Black, per me non ci sono problemi.”

 

“Aerin, piantala!”

 

“Oh scusa, hai ragione… in effetti tutte e due le volte, anzi no tre, è lui che ha preso l’iniziativa. Devi ancora spiegarmi quando ha cominciato a piacerti, ma sta’ pur certa che ne parleremo.”

 

Lizzy inarcò un sopracciglio, non nutrendo alcun dubbio sull’argomento.

 

Tuttavia… non avrebbe sinceramente saputo cosa rispondere ad una domande del genere, a chiunque glie l’avrebbe rivolta.

Quando aveva cominciato a piacerle Black? 

 

Non ne aveva la minima idea… di certo però da quando aveva messo piede in quella casa, non prima visto che a scuola non lo sopportava e dopo il diploma praticamnete non si erano mai visti, se non di sfuggita al Ministero in un paio di occasioni.

 

“A che stai pensando?”

 

“A niente… ma che hai oggi, sei diventata Sherlock Holmes?”

 

“CHI?”

 

“Niente… lascia stare Aerin, niente.”

 

“Come ti pare… in ogni caso, davvero mi sembra strano.”   Aerin rotolò sui gomiti per riuscire a guardare l’amica in faccia, che inarcò un sopracciglio come a volerle chiedere a cosa si stesse riferendo:

 

“Non tanto a te e Black… cioè sì. Quello è molto strano… Più che altro al fatto che LUI sia appunto Altair Black. Insomma, credo che sia una delle famiglie più conservatrici di tutte e più attaccate a cose anche stupide, come il fatto che i Serpeverde siano il meglio del meglio e noi Tassorosso dei poveri imbecilli. E gli piaci tu.”

 

“Wow Aerin, grazie… ti fa così strano che io possa piacere a qualcuno? Sono così orrenda ai tuoi occhi?”

 

Il tono scettico di Lizzy fece scoppiare a ridere l’amica, che le tirò un cuscino scuotendo la testa sorridendole:

 

“Ma no, scema! Dico solo che è strano… Tu sei una Tassorosso e probabilmente tutto fuorché quello che la sua famiglia si aspetta. Penso solo questo.”

 

“Io invece penso che sia tutta una gran stupidaggine… Tassorosso, Serpeverde, Corvonero, Grifondoro… santo cielo, sono solo Case di una scuola, dei gruppi per dividerci, identificarci! Sono solo quattro simboli su uno sfondo colorato… Non è l’avere la divisa sul verde o sul giallo che dice chi siamo, ci Smistano ad 11 anni dopotutto. Chi lo sa, magari sottoponendoci al Capello Parlante adesso non ci rimetterebbe a Tassorosso, siamo cambiate negli ultimi 9 anni… Tutti cambiano, dopo lo Smistamento.”

 

Lizzy si lasciò cadere sul letto, posando gli occhi sul soffitto della stanza mentre invece Aerin continuava a guardarla, elaborando per bene ciò che aveva appena detto quasi senza nemmeno riprendere fiato:

 

“Però… e da quando fai la filosofa?”

 

“Da mai. Però spero davvero che un giorno tutto questo smetta di avere tanta importanza, così come la faccenda del sangue puro. Critichiamo i Babbani definendoli stupidi perché hanno appena posto fine ad una guerra atroce contro persone di una religione diversa dalla loro… Ma forse noi non siamo tanto meglio, no?”

 

“Già Lizzy… forse non lo siamo.”

 

                                                                           *

 

“Scacco in 5 mosse. Ariadne, dove hai la testa?”

 

Abraxas inarcò un sopracciglio, gli occhi puntati sulla ragazza seduta di fonte a lui oltre il tavolo. La bionda si strinse nelle spalle, spostando lo sguardo sul vetro della finestra.

 

“Ero un po’ distratta… ma non preoccuparti, tra poco mi prenderò la rivincita. Sai, stavo pensando a quello che stiamo facendo… La Sodalite, insomma. Secondo te perché tuo padre ha iniziato un progetto del genere?”

 

“Non saprei…Non me ne aveva mai parlato. Forse vuole una specie di assicurazione. Grindelwald finalmente ha tirato la corda, ma chi lo sa… le minacce sono sempre dietro l’angolo, mio padre lo dice sempre.”

 

“E ha ragione. Però questa cosa è davvero grande… insomma, se riusciamo a portarla a termine nel modo corretto avrà effetti impressionanti. Tu… la vorresti usare?”

 

Ariadne osservò Abraxas con una nota quasi preoccupata nella voce, incerta sulla risposta che lui stava per darle. Il ragazzo la guardò per un momento prima di distendere il volto in un sorriso quasi divertito, guardandola come se avesse appena detto una barzelletta:

 

“Dio, no! Per chi mi hai preso, per un terrorista? No, è solo che… Sarebbe un modo per dimostrare a mio padre che non è l’unico in grado di fare qualcosa. E poi diventeremmo davvero, davvero famosi per questo! Nessuno ha mai realizzato una cosa del genere, dopotutto.”

 

Ariadne sbuffò, appoggiandosi quasi stancamente allo schienale della sedia guardando l’amico quasi con esasperazione: ne avevano parlato milioni di volte… il discorso non cambiava mai.

 

“Per l’ultima volta. Tu SEI in grado di fare qualcosa, Abraxas. SEI in grado di fare qualunque cosa faccia tu padre. Lui è più bravo naturalmente, ma ha molti anni di esperienza! Sono certa che quando avrai la sua età sarai bravo come se non più di lui.”

 

Abraxas a quelle parole inclinò leggermente il capo, guardandola quasi dubbioso prima di parlare:

 

“Davvero? E quando quel momento arriverà tu sarai ancora qui ad implorarti di darti la rivincita a scacchi?”

 

“Oh, certo. Sarò qui e ti straccerò a scacchi, te lo assicuro.” 

 

Sorridendo, Ariadne fece tornare magicamente tutti i pezzi al punto di partenza, pronta ad iniziare un’altra partita.

 

                                                                              *

 

“Pozioni, Trasfigurazione, Erbologia… Chissà cosa ci aspetta domani.”

 

“Beh, se non altro me la sono cavata in questa prova, a differenza di ieri! Spero che la prossima sia su Storia della Magia!”

 

Connie sorrise e per tutta risposta Maximilian inarcò un sopracciglio, guardandola come se la ritenesse una pazza:

 

“Sei l’unica persona che abbia mai conosciuto ad aver adorato quella materia… Insomma, di per sé non è così male ma con Ruf diventa una formula per il sonno!”

 

“Beh, ammetto che è noioso… ma a me piace la storia, mi è sempre piaciuta!”

 

Connie sfoggiò un sorriso, seduta su una poltrona di fronte all’ex Grifondoro, che si limitò a roteare gli occhi scuri invece di dire qualcosa.

 

“Cos’è quella faccia? Beh, vedremo quanto l’aver sempre studiato bene Storia della Magia mi tornerà utile quando la prova si baserà su quello.”

 

“Scusa ma come fai a dire che ci sarà una prova basata su questo? Magari domani Cantankerus ci farà fare tutt’altro!”

 

“Beh, speriamo di no! Perché in quel caso avrei la vittoria in tasca…”

 

Connie sorrise mentre Maximilian pregava mentalmente affinché l’amica si sbagliasse: una prova sulla materia più noiosa? Aveva già dovuto sopportare Trasfigurazione il giorno prima…. Fortunatamente se l’era sempre cavata bene in Erbologia, ma Imogen aveva decisamente stracciato tutti nella prova un paio d’ore prima, riconoscendo all’istante tutte le piante (magiche e non) che Cantankerus aveva messo davanti ai ragazzi.

 

“Beh, ormai non mancano nemmeno molte prove… quante saranno, tre?”

 

“Credo di sì… e vorrei tanto avere la soddisfazione di vincere, almeno una volta.”   Connie sorrise e Maximilian seppe che stava dicendo sul serio... si sarebbe davvero messa d’impegno per vincere.

 

                                                                              *

 

“Ah, eccoti! Mi stavo chiedendo dove fossero finiti tutti…”

 

Elliott andò a sedersi accanto ad Ian, che sbuffò e borbottò qualcosa sul fatto che dopo dieci minuti avrebbe dovuto vedere Malfoy e ovviamente non ne aveva nessuna voglia.

 

“Alchimia?”

 

“Si… non mi è mai stato simpatico lo sai, ma ultimamente è snervante. Fai questo, fai quello, ci vediamo a quell’ora… ma chi si crede di essere, il mio capo? In realtà mi stupisce che Lizzy non lo abbia ancora affatturato!”

 

Elliott sorrise, trattenendosi dal dire che gli sarebbe davvero piaciuto assistere ad una di quelle “lezioncine” di Alchimia… vedere Malfoy che dava ordini a destra e a sinistra con Lizzy e Ian che si trattenevano dal rispondergli male sarebbe stato impagabile.

 

“A proposito di Lizzy… mi dici che è le è successo? Magari ha sbattuto la testa da qualche parte…”

 

Osservò Elliott in tono pensieroso, mentre Ian piegava le labbra in un sorrisetto, ricordando la scenetta di quella mattina quando l’amica aveva trasformato Black in un rospo… una delle scene migliori a cui avesse mai assistito.

 

“Non saprei… Forse Black le ha fatto un incantesimo.”

 

Elliott rise alle parole dell’amico, scuotendo il capo come se escludesse l’idea a prescindere:

 

“No, direi di no. Lizzy non si fa fare incantesimi da chiunque, specialmente dagli ex Serpeverde arroganti.”

 

“Beh… non hai visto cosa è successo stamattina.”

 

“Scusa, a che ti riferisci?”

 

“Diciamo che, a quanto pare, Altair Black adora i gatti.”

 

                                                                         *

 

“Se vuoi sederti qui, metti la bacchetta sul tavolo.”

 

“Ma…”

“Bacchetta sul tavolo, ora. Voglio essere sicura di non ritrovarmi a camminare a quattro zampe per la terza volta in due giorni!”

 

Altair sfoggiò un sorriso divertito ma ubbidì e appoggiò la bacchetta sul tavolo prima di avvicinarsi al divano, sedendosi accanto a Lizzy che era intenta a leggere un libro.

 

“Com’è andata con il Circolo degli Alchimisti?”

 

“Bene… tralasciando il tuo migliore amico che si diverte a fare il dittatore. E’ una cosa normale o lo fa solo con me e Ian?”

 

La ragazza alzò gli occhi dalle pagine ingiallite per guardare Altair, che dopo aver finto di rifletterci decretò che era una cosa del tutto normale e che non aveva a che fare solo con lei e Ian.

 

“Non so come fa Imogen a sopportarlo.”   Sospirò la ragazza tornando a leggere mentre Altair invece sorrideva, suggerendo che ad Imogen piaceva Abraxas esattamente come a lei piaceva lui.

 

Lizzy roteò gli occhi ma non osò dire nulla, sapendo che Altair aveva ragione.

Il silenzio calò tra i due mentre la Tassorosso ritornava a leggere e Altair posava gli occhi sulle pagine del libro prima di spostare lo sguardo sul braccio sinistro di Lizzy, quello più vicino a lui che era parzialmente coperto dalla manica della camicia.

Il polso e una piccola parte di avambraccio erano visibili… così come un inizio di ustioni color rosso acceso.

 

Quasi senza riflettere Altair prese delicatamente il polso di Lizzy, che quasi sobbalzò ma non ritrasse il braccio, lasciando che il ragazzo glielo sollevasse leggermente per poter vedere meglio i segni.

 

“Posso?”

 

Lizzy si limitò ad annuire appena con un cenno del capo, dandogli silenziosamente il permesso di sollevare la manica della camicia per poter vedere completamente le ustioni.

 

Gli occhi azzurri di Altair percorsero l’avambraccio ora completamente scoperto di Lizzy quasi con orrore, seguendo le ustioni che avevano martoriato parte del gomito e continuavano anche sul braccio.

 

“Ma come…”

 

“Quando mia madre è morta. Mio fratello non si era svegliato e… beh, l’ho aiutato ad uscire diciamo.”

 

Altair annuì appena, sentendosi quasi in colpa per aver dimenticato… Solo ora ricordava quando aveva letto la notizia sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta, due anni prima. Un incendio a casa degli Abbott… e Catherine Abbott non si era salvata.

 

“Mi dispiace.”

 

Lizzy si strinse appena nelle spalle, abbassandosi la manica della camicia a facendo scivolare il braccio dalla presa di Altair prima di parlare:

 

“Non importa… Sono passati due anni dopotutto e poteva andare peggio. E’ solo un braccio e mio padre e mio fratello stanno bene.”

 

Lizzy sorrise debolmente, quasi volendo convincere se stessa invece che chi le stava davanti.

Poi abbassò lo sguardo, faticando a reggere il contatto visivo con gli occhi azzurrissimi di Altair che la osservavano con attenzione quasi volendo capire che cosa provasse o pensasse.

 

Il braccio di Altair si spostò sulle spalle di Lizzy, attirandola a se e appoggiando la tempia sul suo capo, sfilandole il libro dalle mani e appoggiandolo sul tavolino per poi abbracciarla completamente. Con suo gran sollievo lei non disse nulla e lo lasciò fare, appoggiandosi alla sua spalla e chiudendo gli occhi quasi come se sentisse di potersi rilassare e abbassare le difese con lui.

 

“Lo so… Ma poteva anche andare meglio, infondo.”

 

 

 

 

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Angolo Autrice:

Buongiorno, cari lettori! 

No, tranquilli non ero morta... solo che ho altre due storie e ho avuto un paio di giornate un po' piene, ma sono molto soddisfatta di essere riuscita a finire questo capitolo!

Spero che vi sia piaciuto, voglio ringraziare la carissima Nene_92 per aver contribuito scrivendo il bellissimo pezzo iniziale su Lizzy e Altair e le loro... metamorfosi XD 

Approfitto di questo aggiornamento per dirvi anche che... sarà l'ultimo per un po' di tempo.

Mi dispiace dover mettere la storia un po' in stallo visto che siamo praticamente alla fine, ma non ho molta scelta.

No, mettete giù i forconi non abbandono la storia, però per le prossime tre settimane sarò al mare, ergo non riuscirò ovviamente a scrivere molto... Tuttavia so che stare tre settimane senza i miei capitoli e le mie meravigliose Note vi farebbe piangere il cuore, perciò cercherò comunque di farmi viva, lo prometto. Fino al 23 non ci sarà alcun aggiornamento ma nelle successive due settimane, fino al 5, cercherò di scrivere qualcosa e pubblicare un paio di capitoli! 

Detto ciò vi saluto, ci vediamo tra una settimana!

Signorina Granger

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Lavori forzati ***


Capitolo 14: Lavori forzati



“Sapete come si chiama questo? Sfruttamento! Ci hanno preso per elfi domestici?”

“Oh, piantala una buona volta! Non ti ucciderà certo lavare dei vetri!”



Ariadne fulminò Maximilian con lo sguardo, maledicendo mentalmente sia il ragazzo che stava in piedi accanto a lei sia Cantankerus, che li aveva rifilati ai lavori forzati.

Il tutto perché, all’alba, si erano rifiutati di cimentarsi in una prova... Con gran sorpresa di tutti, Nott non aveva cercato di costringerli, limitandosi ad accoglierli con secchi, stracci e scope tre ore dopo in salone.


“Smettila di fare il povero sguattero Shacklebolt, non dirmi che ti stai divertendo a lavare i vetri!”

“Certo che no, ma non è la fine del mondo... Meglio i vetri che i bagni, secondo la mia modesta opinione.”

Maximilian si strinse nelle spalle, intingendo la spugna nel secchio pieno di acqua saponata e continuando a lucidare i vetri.
Ariadne non replicò, trovandosi d'accordo con lui... Ma non l'avrebbe di certo ammesso, non in sua presenza.

Alle loro spalle, nell’enorme sala da pranzo, Connie e Aerin stavano lavando il pavimento... Certo, a modo loro naturalmente: le due ragazze si cimentavano in una specie di gara, facendo scivolare gli stracci con sopra le scope lungo il parquet di noce.

“Bisogna dire che è divertente! Non pensavo avrei mai usato una scopa per pulire invece di giocare a Quidditch... Lo devo raccontare a mio fratello, anche se mi prenderà in giro per il resto dei miei giorni.”

Un gran sorriso fece capolino sul bel volto di Connie, allegro persino in quella situazione che molti suoi compagni definivano spiacevole... Sembrava che pulire non le pesasse molto, specie se in compagnia di Aerin e quindi con la possibilità di chiacchierare.

Dal canto suo, l’ex Tassorosso ringraziava Cantankerus per averla rifilata a pulire i pavimenti... No, non invidiava affatto Abraxas ed Imogen a potare le siepi sotto il sole oppure Amelia, rifilata a pulire i bagni mentre Elliott lucidava l’argenteria.


“Mia sorella farà lo stesso, probabilmente... Però non è così male, anche se immagino che farlo tutti i santi giorni sia snervante. Poveri Babbani, non immaginano cosa si perdono!”

“A mio parere farlo anche solo una volta nella vita è troppo.” Osservò Ariadne piegando le labbra in una smorfia e guardando la spugna che teneva in mano quasi come se fosse tutta colpa sua se stava facendo dei lavori di casa.

Ma come gli era venuto in mente, a Cantankerus, di rifilarli a pulire? Chissà dov'era in quel momento il loro caro esaminatore... Probabilmente in qualche angolo fresco a rilassarsi.


La bionda sbuffò, immaginandosi Nott magari steso sotto il sole ad abbronzarsi... Non che ne avesse bisogno, vista la carnagione olivastra di natura, ma sembrava che lo zio di Ian amasse il calore dei raggi solari.

Mentre sfregava la spugna sul vetro un sorrisino increspò però le labbra della ragazza, che si concentrò maggiormente sul panorama: a diversi metri di distanza, vicino al labirinto, c'era il suo caro amico Abraxas... Che non sembrava affatto contento mentre potava con irritazione la siepe.

Lo conosceva troppo bene e anche da quella distanza la smorfia sul suo volto era perfettamente visibile, almeno agli occhi di Ariadne.

In effetti non doveva essere il massimo dover fare economia domestica in casa propria... Ariadne non invidiava per niente Abraxas e neanche la povera Imogen, che doveva sorbirselo in quel momento.

Se ci fosse stata lei al suo posto, di sicuro lei e il biondino sarebbero finiti a minacciarsi con le cesoie a vicenda nel giro di dieci minuti... Imogen però aveva sempre una pazienza formidabile, specialmente quando si trattava del fidanzato.

Che gli volesse talmente bene da non badare ai suoi difetti? Probabilmente era così, oppure era una Santa.


                                                                                                      *


“Ehi, idea! E se mettessimo tipo delle mandorle da qualche parte?”

“Non dirmi che tuo zio è allergico!”

“Ma certo che no Lizzy, ti pare che avvelenerei mai mio zio? No, però le odia... Sarebbe almeno una piccola soddisfazione.”


Lizzy sorrise mentre Ian svitava con un ghigno il barattolo con la frutta secca, gongolando mentre si immaginava la smorfia che avrebbe fatto capolino sul volto di suo zio una volta assaggiate le lasagne.


I due amici erano stati spediti quasi a calci in cucina per preparare il pranzo... E se entrambi erano stati rincuorati dal fatto di essere insieme e di non dover pulire, un'ora dopo avevano decisamente cambiato idea.

Gli elfi non potevano aiutarli per ordini precisi di Cantankerus, che aveva oltretutto fornito al nipote e alla più piccola degli Abbott un menù lungo quanto, a detta della ragazza, “la lista di nozze del matrimonio dei suoi genitori”.


Elizabeth prese della farina per cospargerla sul matterello, riprendendo a stendere l'impasto per il dolce energicamente... Ian non osava chiederlo, ma supponeva che l'amica stesse immaginando che al posto dell'impasto ci fosse la faccia di suo zio.


“Sei sicura che si faccia così?”


Lizzy smise di muovere il mattarello e alzò lentamente lo sguardo sulla fonte della voce, che teneva i ridenti occhi azzurri fissi su di lei, seduto su uno sgabello e un gomito appoggiato sul ripiano della cucina con la mano che sorreggeva il mento.


“So che tu hai altri hobby, Black... Come ad esempio tradurre testi in Rune, cosa che non comprenderò mai... Ma preparo dolci da quando ho imparato a leggere, quindi smettila di puntualizzare tutto quello che faccio! Anzi, mi spieghi che cosa ci fai qui?”


Un sorrisetto fece capolino sul volto del ragazzo, che rispose senza staccare gli occhi da Lizzy: era estremamente divertente stare lì a fare il corvo, osservandola e facendo continuamente commenti di proposito per farla irritare. Quando Cantankerus aveva assegnato i compiti e aveva saputo che la Abbott avrebbe dovuto cucinare insieme ad Ian aveva cercato di finire il suo lavoro in fretta per poter assistere allo spettacolo.


“Non mi perderei per nulla al mondo il vederti preparare da mangiare... Chissà, magari per il mio prossimo compleanno mi farai una torta.”


“Tesoro, ti farei una torta solo per potertela tirare dritta in faccia... E comunque, se proprio devi stare qui almeno renditi utile!”


Ian rise sommessamente di fronte al teatrino messo su dai due, guadagnandosi un'occhiata truce da Elizabeth che lo costrinse a tacere all’istante.
Altair aveva fatto la sua comparsa in cucina poco meno di mezz'ora prima, piantando le tende su uno sgabello accanto a Lizzy e sgraffignando qualcosa di tanto in tanto.


“Ti aiuterei volentieri, ma non voglio certo rovinare il tuo lavoro... Mi limiterò ad osservare.”

Lizzy alzò gli occhi al cielo con aria esasperata,facendo per prendere la ciotola dove aveva sciolto il cioccolato... Trovando la crema quasi dimezzata.


La ragazza posò lo sguardo su Altair, trovandosi davanti ad un’espressione da angioletto innocente che non sa cosa stia succedendo.


“BLACK! Prima ti intrufoli qui e poi mangi! Vergognati, come aiuto-cuoco fai veramente pena.”

“Io NON sono un aiuto-cuoco, Liz... Sono uno spiluccatore, tienilo bene in mente.”


Ian corse nella dispensa per mascherare l’attacco di ilarità che l'aveva colpito dopo la puntualizzazione di Altair, che aveva incrociato le braccia al petto come se avesse detto qualcosa di importanza estremamente rilevante.


Lizzy non disse invece nulla per qualche momento, gli occhi fissi sul bel volto del ragazzo che la osservava a sua volta, quasi in attesa di una sua qualche reazione.

Quasi senza pensarci e in modo automatico, le mani di Lizzy volarono sulla ciotola della farina, immergendo le dita nella sottile polvere bianca... E due secondi dopo le aveva sbattute con forza davanti al volto del ragazzo, riempiendolo di conseguenza di farina.

Una risatina echeggiò nella cucina mentre Altair, rimanendo impassibile, si levava dalla bocca e dagli occhi la farina sempre tenendo gli occhi azzurri sulla mora, che sorrise beffarda prima di domandare se la farina fosse di suo gradimento.


“Si, è di mio gradimento... Sai una cosa Liz? Non si è mai sentito di un cuoco che non assaggia ciò che prepara... Serviti pure.”

La mano di Altair volò nella ciotola con la crema al cioccolato prima di spalmarla senza tante cerimonie sulle guance e sulla bocca di Lizzy, sorridendo e cercando di non ridere.

Lizzy, rimanendo impassibile, si passò un dito sul labbro superiore per poi assaggiare la crema:

“Beh, però è buona sul serio! Tu che ne dici, caro il mio spiluccatore?”


Lizzy sorrideva divertita, mentre invece Altair assottigliò leggermente gli occhi prima di parlare in tono serio:

“A dire il vero non saprei... Per darti un giudizio, dovrei riassaggiarla.”


E senza nemmeno darle il tempo di dire qualcosa o anche solo muoversi il ragazzo l’afferrò per i fianchi, trascinandola verso di lui e baciandola con trasporto.

Ian uscì dalla dispensa proprio in quel momento, rimanendo spiazzato per un attimo davanti allo spettacolo gentilmente offerto dai due, che si baciavano con Altair ancora seduto sullo sgabello mentre teneva le braccia strette intorno alla vita di Lizzy.
Il moro rimase a guardarli per un attimo prima di sospirare, alzare gli occhi neri al cielo e girare sui tacchi: sarebbe rimasto nella dispensa per un altro paio di minuti, aspettando che finissero.


                                                                                                         *


“Sai che sei anche bravo? Potrei consigliarti a mia madre come giardiniere!”


Imogen rise di fronte allo sguardo inceneritorio di Abraxas, che teneva in mano il paio di cesoie che Cantankerus gli aveva rifilato.

“Simpatica... Sai che odio il giardinaggio. E con questo caldo mi verrà un’insolazione, oltre il danno anche la beffa!”


“Smettila di lamentarti, preferivi pulire i pavimenti o cucinare? Chissà come se la stanno cavando Ian ed Elizabeth!”

Imogen sorrise mentre continuava a potare la siepe, immaginandosi i due alle prese con il pranzo... Chissà che riuscissero a ricavarne qualcosa di decente.

“Ti dirò, da una parte quasi spero che le portate vengano orribili, così almeno Nott non avrà la soddisfazione di mangiare bene!”


“In quel caso, credo che farebbe rifare tutto da capo a quei due poveretti... Ad ogni modo guarda il lato positivo, tutto questo sta per finire! Tra due giorni la tua casa sarà di nuovo libera da ospiti indesiderati.”


Abraxas annuì, non riuscendo a non provare almeno un po’ di... Nostalgia, forse?
Aveva chiesto ad Imogen di rimanere per qualche giorno in più, ma la ragazza aveva declinato l'offerta anche se con dispiacere: era riuscita ad ottenere da sua madre il permesso di andare in Scozia a far visita a suo nonno... Diciamo che era stato il risultato del compromesso tra le due Selwyn: prima avrebbe fatto la brava ragazza Purosangue, recandosi a Malfoy Manor... E poi sarebbe tornata in quella che definiva la sua vera casa, la Scozia.


“Già... Sarà strano, a dire il vero. Niente più prove, niente più Ariadne che mi ruba la sdraio... Devo dire però che le effusioni di Altair con la Abbott non mi mancheranno, affatto.”

Imogen rise mentre invece il ragazzo piegò le labbra in una smorfia, non avendo ancora metabolizzato completamente la “relazione” leggermente contorta tra i due.

A volte sembrava che niente fosse cambiato, con Altair che se la rideva mentre Lizzy lo minacciava praticamente di morte per averle soffiato l'ultima fetta di torta... Altre invece sembravano davvero una coppia di fidanzatini, con lei seduta sulle sue ginocchia... E in quei momenti Abraxas veniva colpito da un diabete momentaneo.


“Lo so che lei non ti piace, ma Altair è tuo amico da anni... Dovresti essere felice per lui, no?”

“Non saprei... In effetti ero convinto che non lo avrei mai visto guardare una ragazza allo stesso modo in cui guarda una torta al cioccolato... È quasi strano sapere che gli piace davvero una ragazza.”


Imogen guardò il ragazzo con un sopracciglio inarcato, leggermente stralunata dal paragone che aveva usato... Che accidenti centravano le torte?

“Abraxas, hai appena paragonato la relazione tra il tuo migliore amico ed una ragazza con quella con una torta! Che sia goloso lo so, ma a tal punto?”


“Tu dici così perché non l'hai mai visto correre per prendersi l'ultima fetta di un dolce... Credimi, non l'ho mai visto muoversi così in fretta.”


Abraxas aveva parlato con un tono e un’espressione talmente seri da far quasi ridere Imogen, che si limitò però a scuotere il capo per poi continuare a potare la siepe: forse non avrebbe mai compreso del tutto i ragionamenti maschili, nemmeno quelli del suo fidanzato storico.


                                                                                                                  *


“Qualcuno sa come si apparecchia?”

“Come sarebbe a dire, metti il piatto e le posate intorno, no? Mai visto un tavolo, Boulstrode?”


Elliott lanciò uno sguardo leggermente seccato in direzione di Ariadne, che stava facendo il giro del tavolo con dei calici di cristallo in mano. Cantankerus aveva avuto l’accortezza di sequestrare a tutti le bacchette, così dovevano fare tutto manualmente...

Il ragazzo alzò tre forchette di dimentico one diverse, inarcando un sopracciglio con fare interrogativo:

“Intendo dire l'ordine... Come si mettono tutte queste posate?”


“Magari devi partire dalla più grande e scendere verso la più piccola... O almeno credo, se devo essere sincera non ci ho mai fatto molto caso.” Osservò Connie in tono dubbioso, confrontando due coltelli.


“Si vede, quello è un coltello da burro.” Ariadne roteò gli occhi mentre Connie invece sbuffava, borbottando qualcosa sull’inutilità di avere 5 coltelli a disposizione quando uno sarebbe andato benissimo.
Maximilian invece era alle prese con i piatti insieme ad Aerin, cercando di racimolare tutti i pezzi del servizio con il bordo dorato che Cantankerus aveva gentilmente, espressamente richiesto.


“Ma quello non è oro Max, è bronzo!”

“Oro, bronzo, sempre metalli sono!”


Maximilian sbuffò, rimettendo il piatto nella credenza sotto invito di Aerin, che continuò a cercare il tanto agognato servizio... Sembrava che i piatti fossero stati sparsi per tutte le credenze della sala.


“Come sempre brilli per perspicacia Shacklebolt...” Cantilenò Ariadne mentre gli passava alle spalle, guadagnandosi come da manuale un’occhiata truce da parte del ragazzo, che però ebbe il buonsenso di non replicare per evitare di scatenare una discussione che avrebbe probabilmente portato ad una guerra a base di piatti di porcellana e argenteria.


Alla fine Elliott e Connie optarono per seguire la strategia delle misure, anche se probabilmente sbagliarono il senso dei coltelli o il lato su cui piegare i tovaglioli... Ma ad entrambi non importava troppo: avevano comunque apparecchiato la tavola, dopotutto.



Al piano di sotto, nel frattempo...



“Cosa? Ma per chi mi hai preso, per un cameriere?”

“Perché io secondo te sono una cuoca? Su, coraggio! A che ti servono i bicipiti altrimenti? Prendi i piatti e portali di sopra!”


Altair e Lizzy si guardarono in silenzio per qualche istante, entrambi a braccia conserte e decisi a non mollare... Lui non aveva nessuna voglia di fare il cameriere e lei sosteneva che, avendo già cucinato, non le spettava il compito di portare i piatti.


Ian osservava la scena a distanza di sicurezza, sapendo che non era una buona idea mettersi in mezzo a quei due... Erano pur sempre una bimba ad orologeria e non aveva nessuna voglia di saltare in aria a vent’anni.


“Perché non può farlo Ian?”

“Ma che dici, lui mi ha aiutato a cucinare... Tu invece ti sei sbafato mezzo impesto della torta, ho anche dovuto rifarlo!”

“Esagerata...”


“Sarò esagerata, ma tu nelle ultime due ore oltre a parlare non hai fatto nulla...”


“Parlare e ficcarti la lingua in gola...”

“IAN!”


Il moro alzò le mani in segno di resa e si cucì la bocca, ordinandosi mentalmente di stare zitto finché uno dei due non avesse lasciato perdere.
Altair e Lizzy si guardarono per un paio di istanti prima che la ragazza si voltasse verso l'amico, sospirando:


“E va bene... Dopotutto non ho una bacchetta a disposizione quindi, sfortunatamente, non posso affatturare gli scansafatiche... Ian, dato che io ho la forza fisica di un micetto potresti portare tu i vassoi principali, per favore?”

Ian sgranò gli occhi, stupito non tanto dalla richiesta quanto dal fatto che Lizzy, la stessa che conosceva da anni e che al primo anno di scuola aveva dato filo da torcere a studenti di sei anni più grandi, avesse ceduto... E di fronte ad Altair Black, per giunta.

Quest’ultimo invece era leggermente scettico sulla parte della “forza fisica da micetto”... Gli aveva pur sempre quasi rotto il naso in passato.

La giovane Abbott si avvicinò ad Ian sguainando il sorriso più dolce del suo repertorio, sapendo che alle fine avrebbe ottenuto ciò che voleva... Come sempre.

Dopo essersi riscosso Ian annuì, guardandola comunque con leggero sospetto:

“Certo, non c'è problema Lizzy... Porto io di sopra questa roba.”


Le labbra carnose di Lizzy si sciolsero in un largo sorriso di gratitudine, avvicinandosi all'amico e dando le spalle ad Altair che osservava la scena con un sopracciglio inarcato:


“Grazie, ti adoro... Tu si che sei un gentiluomo, Ian.”

Elizabeth si alzò in punta di piedi, abbracciandolo per poi dargli un bacio sulla guancia, facendogli strabuzzare gli occhi... Anche se nemmeno lontanamente come Altair, che dopo un attimo di esitazione e ribollendo leggermente si avvicinò ai due quasi con uno scatto mentre Lizzy scioglieva l’abbraccio con Ian.


“Ok, li porto io... Guai a mettere in dubbio la galanteria di Altair Black, chiaro Elizabeth?”

Altair afferrò i manici del vassoio con gli antipasti, assottigliando gli occhi e puntandoli su Lizzy, che gli rivolse un sorrisetto soddisfatto mentre anche Ian piegava le labbra, capendo perché l'amica l'avesse abbracciato.


“La galanteria e anche la gelosia, vero amica mia?”

Domandò l’ex Corvonero quando Altair sparì fuori dalla cucina, ricevendo come risposta una strizzatina d'occhio da parte della ragazza.


                                                                                                    *


“Sai Ian, non pensavo sapessi cucinare...”


“In effetti non sono uno chef zio, per tua fortuna Lizzy se la cava meglio di me.”


Zio e nipote si scambiarono un’occhiata di sbieco mentre Cantankerus appoggiava le posate sul piatto ormai vuoto prima di far scorrere gli occhi verdi-azzurri su tutti i ragazzi che erano allineati e in piedi di fronte al tavolo... Forse erano quegli occhi penetranti o la personalità dell’uomo, ma si sentirono tutti orribilmente sotto esame in quel momento, prima che Cantankerus parlasse:


“Bene, direi che avete superato la “prova” di oggi... Domani vi attende l'ultima, sperando che non vi rifiuterete come avete fatto oggi. Altrimenti, passerete un altra mattinata a fare le pulizie, a voi la scelta. Grazie per il pranzo ragazzi, ora devo scrivere ad un paio di persone... Ci vediamo stasera a cena.”


Cantankerus si alzò e rivolse un sorrisetto si ragazzi prima di congedarsi, anticipato come sempre dal suono quasi rintoccante del bastone da passeggio d’avorio sul parquet.


Solo quando Nott sparì dietro la porta del salone i ragazzi si concessero di parlare... O anche di tornare a respirare normalmente.


“Ma mette sempre così tanta soggezione o in famiglia è diverso?”

Aerin inarcò un sopracciglio, voltandosi verso Ian che accennò un debole sorriso mentre abbassava lo sguardo:

“È fatto così... Ma immagino che i miei nonni l'abbiano cresciuto in questo modo, dopotutto.”

“Quindi i tuoi parenti sono tutti come lui? Tanti auguri, mio caro.”


Ian non disse nulla alle parole di Aerin, quasi non accorgendosi che Elliott gli aveva messo una mano sulla spalla e lo stava conducendo fuori dalla sala...
In realtà non poteva rispondere con chiarezza alla domanda di Aerin, visto che non aveva una conoscenza approfondita della sua famiglia.


A volte suo zio lo irritava davvero molto, ma aveva più ricordi legati a lui che agli altri zii, ai nonni e anche a suo padre stesso...


                                                                                                   *


“Sentite, secondo me dovremmo scrivere da qualche parte quello che abbiamo fatto... Insomma, non è certo una cosa da poco!”


Alle parole di Abraxas il silenzio calò per un attimo nella stanza prima che Ariadne replicasse, puntualizzando che non avevano fatto ancora nulla... O meglio, non l'avevano ancora portato a termine.


“Grazie per l’illuminazione Ariadne, so che non siamo giunti alla soluzione efficace al 100%... Ma avete sentito Cantankerus, no? Domani c'è l'ultima prova, ergo dopodomani voi ve ne andrete. Non fraintendetemi, non mi dispiace troppo, ma credo che dovremmo trascrivere i passaggi che abbiamo portato a termine con successo... Prima o poi arriveremo alla soluzione, abbiamo fatto grandi progressi solo in poco tempo.”

“Ok, ma dove vorresti scrivere la “ricetta”? Ti ricordo che non è una cosa strettamente... Legale. In effetti non stiamo agendo con grande moralità, visti gli effetti che ha questo Estratto sulle persone.”


Lizzy inarcò un sopracciglio, guardando il biondo con aria scettica.
Abraxas sosteneva che il loro sarebbe stato un grande lavoro... Forse non ai livelli della Pietra Filosofale, ma di certo l’Estratto di Sodalite avrebbe riscosso una buona dose di successo, dando di certo vita a numerose storie e leggende in futuro.


Dopo qualche momento di silenzio, mentre riflettevano su dove poter scrivere la ricetta, un sorriso comparve un volto di Ian, che schioccò le dita come se avesse avuto un’illuminazione:


“Beh, in effetti IO avrei un posto dove scrivere la ricetta... E visto il contesto in cui l’Estratto è stato creato, direi che è una buona idea.”


                                                                                                          *


Abraxas si era seduto da poco su uno dei divani del salotto quando sentì due mani appoggiarsi delicatamente sulle sue spalle, facendogli alzare in automatico la testa.
Il ragazzo sorrise istintivamente nel ritrovarsi davanti gli occhi chiari e rassicuranti di Imogen, che rispose al sorriso prima di sedersi accanto a lui:


“Eccoti, finalmente... Com’è andata con gli altri? Avete cavato il ragno dal buco?”


“In un certo senso... Diciamo che siamo sulla buona strada per stanarlo.”

Le lunghe dita di Abraxas si intrecciarono con quelle di Imogen, che sorrise con fare incoraggiante:

“Ce la farai, ne sono sicura. E quando tuo padre vedrà che sei riuscito dove anche lui ha fallito sarà molto orgoglioso di te.”


“Tu dici? Io credo che se la prenderà perché ho osato rubargli il posto sul palcoscenico...”

“Non si può essere sempre protagonisti, tesoro. Per una volta, lascia a tuo padre il ruolo da personaggio secondario... Ha fatto la sua parte, ha percorso la sua strada e ha avuto grandi risultati e grandi soddisfazioni... Ora è il tuo turno Abraxas, sono certa che lo sa anche lui.”


Abraxas annuì sommessamente con un debole cenno del capo, gli occhi grigi fissi sulle dita di Imogen intrecciate con le sue. Dopo qualche attimo di silenzio le passò un braccio dietro la schiena e l'attirò a se per abbracciarla, appoggiando il mento sulla sua spalla:

“Grazie Imogen... Non so come farei senza la mia saggia Corvonero.”

“E io senza il mio ambizioso, insicuro Serpeverde.”


                                                                                                       *


“A cosa stai pensando?”


Lizzy scosse leggermente il capo, mormorando un “niente” tenendo lo sguardo sul vetro della finestra, lucidato un paio d'ore prima da Ariadne e Maximilian.

Altair sbuffò leggermente, alzandosi dalla poltrona per sedersi di fronte alla ragazza sulla finestra per leggere:


“Andiamo, ti conosco. Non stai parlando, non stai mangiando, non stai leggendo e non mi stai rimproverando. Quindi hai per forza la testa da qualche parte Liz... Che cosa c'è?”

Elizabeth si strinse debolmente nelle spalle, appoggiando il capo al muro e stringendo un cuscino tra le braccia mentre Altair si era seduto davanti a lei, guardandola quasi in attesa.

“Niente, sono solo le mie paturnie mentali Altair...”

“Beh, rendimi partecipe allora. Sai che non ti mollerò un attimo finché non parlerai, Lizzy. Potrei anche trasformarti in una tenera gattina e riempirti di coccole per farti parlare, sai?”


Un brivido percorse la schiena della ragazza anche solo all’idea, guardando Altair dritto negli occhi per accertarsi che stesse dicendo sul serio... E sfortunatamente era così.
La mora emise uno sbuffo che somigliava molto ad un sospiro prima di parlare, appoggiando il capo al vetro della finestra e tornando a guardare il parco:

“Prima ho visto Imogen e Abraxas, in salotto. Erano seduti sul divano e si stavano abbracciando.”

“E la cosa ti ha sconvolto tanto? Ammetto che Abraxas non è solito mostrare affetto, ma rimanere scioccati...”


Lizzy sbuffò e colpì leggermente il ragazzo sulla spalla con il cuscino, facendolo sorridere:

“Idiota! No, non sono scioccata... Però vedendoli abbracciati mi sono resa conto che stanno davvero bene insieme e sono sicura che tutti la pensano così. Anche le loro famiglie.”

“Su questo non ci piove, credo che la madre di Imogen si sia messa a saltare per tutta la casa quando ha saputo che la figlia minore aveva avuto la bella idea di innamorarsi del rampollo dei Malfoy, due anni fa... Ma dove vuoi arrivare?”

Altair inarcò un sopracciglio, guardando la ragazza e cercando di capire che cosa le stesse passando per la testa. Lizzy abbracciò nuovamente il cuscino rosso con cui l'aveva colpito, stringendosi nelle spalle:

“Da nessuna parte, è quello che ho detto. Le loro famiglie sono di certo felici che stiano insieme, probabilmente prima o poi si sposeranno e la Signora Selwyn morirà di gioia.”

“Non è da escludere. Ma perché questo ti fa riflettere? Pensi che per noi non sarebbe lo stesso?”


Lizzy esitò alle parole del ragazzo, abbassando gli occhi scuri e muovendosi quasi nervosamente, come se fosse a disagio dal fatto che Altair avesse fatto centro.
Con la consapevolezza di aver indovinato Altair sorrise dolcemente, allungando le mani per prendere delicatamente il viso della ragazza e far sì che lo guardasse:


“Oh, andiamo Lizzy... Forse non sarebbe lo stesso, ma a chi importa? A me no di certo, quindi non deve importare nemmeno a te. Probabilmente mio padre non urlerà di gioia perché sperava in altro, ma se la metterà via. Sei una Abbott, sei Purosangue e questo basterà alla mia famiglia... In caso contrario, me la vedrò io con loro.”


“Ma stai scherzando, non devi scegliere tra me e la tua famiglia! Certo sono Purosangue è vero... Ma dimmi Altair, sono abbastanza per la Nobile e antichissima Casata dei Black?”

Lizzy inarcò un sopracciglio, le ultime parole pronunciate trasudavano sarcasmo da tutte le parti... E questo allargò maggiormente il sorriso di Altair, che annuì appena con un cenno del capo prima di parlare:

“Non lo so Lizzy. Ma di sicuro sei più che abbastanza per me. È vero, non ti chiami Greengrass, Flint, Nott, Burke, Malfoy o Rosier... Ma credimi, è meglio così... Non resisterei due settimane con una di loro, conoscendole.”


È una specie di modo per dirmi che ti sei portato a letto tipo una ragazza per ogni famiglia Purosangue?”


Lizzy inarcò un sopracciglio rimanendo impassibile mentre Altair sorrideva con aria colpevole, suggerendole di dimenticare l'ultima frase:

“Lascia stare, concentrati sulla prima parte della frase Abbott... Forse non sei abbastanza per i Black perché la mia famiglia è solita fermarsi alle apparenze. Ma per me, Altair, sei ben più che abbastanza. Testona, sarcastica e insopportabile Tassorosso.”

Altair sorrise mentre al contrario Lizzy sbarrava gli occhi quasi con orrore, come se le fosse venuto in mente un altro punto poco piacevole:


“Oh dio. Altair, mi sono appena resa conto che sono anche Tassorosso! Ai tuoi genitori verrà un infarto!”

“Forse. Ma se può farti stare meglio, mia sorella troverà tutto questo molto divertente! Anzi, credo che tu le piaceresti parecchio...”


Altair sorrise con sincero divertimento, immaginandosi le risate che si sarebbe fatta Cassiopea quando la loro cara madre sarebbe svenuta sapendo che il suo unico figlio maschio, nonché primogenito, si era innamorato di una Abbott Tassorosso... La stessa che gli aveva quasi rotto il naso un paio d'anni prima.


“Lo spero! Posso gestire un Black contro di me, non 500!”

Elizabeth sbuffò leggermente, immaginandosi la spiacevole scena: se stessa lapidata dalla cara, di buon cuore famiglia Black... Una gran bella fine, senza dubbio.


“Lizzy. Adesso vorrei baciarti, se me lo permetti... Stai zitta per un pochino, ok?”

Altair sbuffò e la guardò serio, quasi seccato prima che Lizzy annuisse con un debole sorrisetto, sporgendosi leggermente verso di lui e appoggiando le labbra sulle sue.










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Angolo Autrice:


Rieccomi! Vi sono mancata?

*suono di grilli*

Va beh, in ogni caso sono qui, la vostra vacanza è finita mi dispiace.

Non avendo nessuna ispirazione per una prova, ho deciso di mettere i nostri cari ragazzi a pulire Malfoy Manor dalla cantina fino alla soffitta... Insomma, che sgobbino un po’ pure loro!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, l'ho scritto un po’ di fretta dato che sono tornata solo ieri e domani riparto... Ho praticamente svuotato la valigia in lavatrice e poi ho rificcato tutto dentro.

Come avrete capito manca molto poco alla fine della storia... Per la precisione, altri tre capitoli (epilogo incluso).
Nel prossimo ci sarà l'ultima prova, chi la vincerà e in cosa consisterà? Spero che lo scoprirete presto ma non ho idea di quando aggiornerò visto che domani riparto e ho altre storie in corso... Tuttavia, poiché è la mia preferita sta per finire, credo che darò precedenza ad History... Quindi aspettatevi sorprese del mio stampo nei prossimi giorni.

A presto, spero!

Signorina Granger




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Capitolo 18
*** L'ultima prova ***


Capitolo 15: L'ultima prova 



“Siamo agli ultimi assi della storia ormai... Chi vuole il testimone per l'ultima prova e il finale?” 

Margaret alzò lo sguardo sul tavolo, osservando i suoi vecchi amici:  Scarlett alzò le mani come a voler dire che aveva già fatto la sua parte e Irina annuì, così come Charlie.


Gli occhi della bionda si posarono quindi su Declan, che inarcò un sopracciglio e poi sbuffò, come se non avesse una gran voglia di farlo... Tuttavia lo sguardo di sua moglie sembrò persuaderlo, così appoggiò sul tavolo il calice di cristallo e si alzò quasi con un sospiro, avvicinandosi al tappeto per prendere il posto di Meg:

“Suvvia Dec, per completare il cerchio manchi solo tu, no?”     La bionda gli sorrise e si alzò, assestando a Shafiq una pacca sul braccio prima di tornare a sedersi tra Hydra e suo marito Andrew. Il primo Capo degli Auror donna della storia rivolse alla Medimaga un sorrisetto, quasi congratulandosi con lei per aver incastrato Declan.


Lumacorno, Malfoy, Abbott, Nott e Shafiq... Quasi quindici anni prima erano stati loro a scoprire il segreto che Scorpius Malfoy teneva nascosto nel suo studio, un segreto seppellito proprio dai loro trisavoli un secolo prima dentro ad un libro. 


Declan sedette sul tappeto, ricordando fortunatamente benissimo il finale della storia: Cantankerus Nott aveva trascritto tutto in Sacre 28 e ognuno dei presenti aveva letto quel libro almeno tre volte da quando l'avevano scoperto in quella maledetta scrivania... Dimenticare quella storia sarebbe stato impossibile per tutti.


Sua figlia Rebecca gli rivolse un gran sorriso, invitandolo a finire il racconto che aspettava con trepidazione da anni... Sfortunatamente la sua figlia in piccola aveva imparato l'arte dell’arruffianarsi la gente proprio da lui e ora ne pagava le conseguenze. 


“Ok , vediamo di finire questa storia una volta per tutte... Così dopo la finirete di assillarci ogni volta che ci troviamo tutti insieme.” 

“Datti una mossa Dec, così posso andarmene a letto!”


“Charlie, non rompere o vieni TU a fare il cantastorie!” 


Irina rivolse al marito uno sguardo che trasudava “stai zitto” da tutte le parti e il Signor Malfoy sbuffò, tamburellando le dita pallide sul tavolo: quella cena si stava prolungando parecchio... E vista l'ora avrebbe di certo ospitato tutti gli amici per la notte, visto che metà dei figli già dormiva.


William borbottò qualcosa sul fatto che gli stesse tornando la fame a furia di rimanere svegli e Simone, per zittire il marito, fece comparire dal nulla una fetta di torta senza aggiungere altro, gli occhi verdi fissi su Declan in attesa di sentirlo parlare. 


“Come stavo dicendo prima che lo zio Charlie mi interrompesse... Meg è rimasta a quando Cantankerus fece tirare a lucido la casa da quei poveri cristi. Il giorno dopo, come Nott aveva predetto, ci fu l'ultima prova... Molto simile ad una che abbiamo dovuto affrontare anche noi, in effetti.” 


                                                                                         *


“Non avete idea di quanto sia felice che oggi ci sia l'ultima prova! Non vedo l'ora di tornare a casa.” 

Maximilian si stiracchiò con un sorriso rilassato dipinto in volto, mentre invece Aerin trasudava nervosismo da tutti i pori: aveva l'ansia dal giorno prima su quella prova... La prima era stata orribile e aveva il terrore che l'ultima potesse rivelarsi anche peggiore. 


Connie invece sembrava allegra e rilassata a tal punto da darle il nervoso: ma come faceva a sorridere sempre, quella ragazza? 

“Anche io, in effetti! Mi manca mio fratello e questa cosa delle prove mette un po’ a disagio, dopo un po’.” 


La faccia della Prewett non mostrava affatto un qualche nervosismo, così Aerin inarcò un sopracciglio con aria scettica: o era una grande attrice o aveva uno strano modo di mostrare il sentirsi a disagio. 

Maximilian sembrò pensarla allo stesso modo perché il Grifondoro e la Tassorosso si scambiarono uno sguardo perplesso, senza però dire nulla.


Accanto a loro, Ian aveva una faccia da funerale: non che fosse malinconico dalla fine di quella avventura, ma non osava pensare a cosa avessi organizzato suo zio... La sera prima, come risposta alla sua domanda, Cantankerus gli aveva rivolto un sorriso divertito e si era limitato a dire che “si sarebbero indubbiamente divertiti”. 


Loro si sarebbero divertiti? Oppure LUI si sarebbe fatto quattro risate nel vederli in pericolo di vita, sgobbare in qualche modo o urlare per il terrore?

Era difficile prevedere cosa gli passasse per la testa... E quel giorno aveva anche una “missione” da portare a termine: doveva entrare in camera dello zio e rubargli da sotto al naso una delle cose a cui teneva di più.

Doveva “prendere in prestito” Sacre 28... E non voleva minimamente pensare a cosa avrebbe fatto Cantankerus se se ne fosse accorto. 


                                                                                      *

“Sai Abraxas, il fatto che tu questa mattina sia più felice di quanto non ti abbia mai visto da quando siamo arrivati non è affatto lusinghiero.” 


Ariadne parlò in tono piatto, gli occhi chiari fissi sul volto sorridente di Abraxas. Il ragazzo si strinse nelle spalle con nonchalance, ribadendo che non c'era nulla di male ad essere di buon umore.

“Non sei tu quella che mi dice “smettila di fare il musone”? Non lamentarti, allora!”

“Mi lamento eccome, se sei felice proprio quando noi ce ne dobbiamo andare!” 


Imogen sospirò ma nessuno dei due biondini se ne accorse, troppo impegnati a scrutarsi a vicenda, Ariadne sembrava quasi offesa, mentre Abraxas guardava l'amica quasi con aria divertita:

“Beh, ovviamente il fatto che Imogen se ne vada mi dispiace, e anche Altair...”


La mora rivolse al fidanzato uno sguardo esasperato, quasi volendogli dire di finirla di fare il cretino quando sapevano benissimo entrambi che Ariadne gli sarebbe mancata.

Ma Abraxas Malfoy aveva sempre trovato molto, troppo divertente far innervosire la sua amica d'infanzia... Fin da piccolo aveva iniziato a darle fastidio, tirandole i capelli o prendendola in giro per il suo vestito nuovo. 


A distanza di anni il rampollo dei Malfoy aveva imparato è scoperto nuovi modi per irritare la sua più cara amica, che spesso e volentieri lo mandava a quel paese o gli lanciava contro una mezza maledizione. 

“Smettila Abraxas! Se non ti piace avermi qui, vedrò di accontentarti.” 


Ariadne si alzò con aria seccata, lasciando la sala da pranzo mentre Imogen beve a una tazza di caffè (rifiutava con insistenza il the) e Abraxas la seguiva con lo sguardo.

“Dici che ho esagerato?” 

“No, figurati.”  Imogen tenne lo sguardo sulla fetta di pane che stava riempiendo di marmellata, il tono ironico perfettamente papabile. 


Il giovane padrone di casa sbuffò, alzandosi e trotterellando dietro all'amica chiamandola a mezza voce, pronto a scusarsi e a fare pace per poi ricominciare a romperle le scatole...

Era la loro tradizione, dopotutto.


Imogen alzò gli occhi al cielo quando il fidanzato lasciò la stanza, persistendo a non capire del tutto il rapporto tra i due:   forse i fratelli facevano davvero così... Lei non ne sapeva molto, visto il rapporto che aveva con i suoi.


Abraxas era sarcastico, ma usava le prese in giro praticamente solo con Ariadne... E la ragazza ormai ci aveva fatto l'abitudine, anche se ogni tanto perdeva la pazienza e iniziava a versare su di lui la sua ira. 
In quei momenti Imogen aveva il buon senso di non schierarsi e di tacere, osservando la scena da un angolo senza intervenire... E lasciando che i “bambini” facessero pace, a modo loro. 



“A mio parere, mi spetta di diritto.” 

“Ah sì? Posso sapere il motivo, di grazia?”          Lizzy inarcò un sopracciglio, guardando scettica il ragazzo che era seduto di fronte a lei. Altair le sorrise, le braccia conserte appoggiate sul tavolo e la schiena leggermente piegata in avanti, esattamente la stessa posizione in cui si era messa Elizabeth:


“Facile. Poiché non sto mai fermo, ho bisogno di zuccheri...” 

“Beh, allora beviti un stucco di frutta!”  


Altair sorrise, non riuscendo a trattenersi: senza volerlo, Lizzy ai suoi occhi risultava incredibilmente divertente... Il tono pacato, sarcastico con cui parlava abbinato ad un’espressione impassibile o scettica a seconda dei casi lo faceva sempre sorridere, qualunque fosse il contesto.


“Che hai da ridere? Sono comica?”   Lizzy sfoggiò una faccia indignata grazie alla sorprendete è sviluppata mimica facciale di cui era dotata e Altair annuì appena con un cenno del capo:

“Forse un po’.” 


La ragazza sbuffò e abbassò lo sguardo sul piatto che era appoggiato sul tavolo tra lei e Altair: sopra c'era, ovviamente, l'ultima fetta di crostata.


“Sono lieta di farti ridere Black, ma ciò non toglie che l'ultima fetta è mia!” 

“Forniscimi una spiegazione adeguata e non obietterò.” 


“Beh, è facile! Il resto della torta te lo sei praticamente sbafato tu, quindi spetta a me l'ultima fetta!” 


“Non è vero che l'ho mangiata tutta io, Aerin mi ha aiutato. Dico bene!”    Altair si voltò verso la ragazza con un gran sorriso, invitandola a dargli corda. La povera Ollivander spostò gli occhi dal ragazzo a Lizzy, non sapendo bene cosa fare... Ma perché la tiravano in mezzo, cosa centrava lei?


“Beh, in effetti si.” 

“Bene, allora visto che io ho un gran bisogno di zuccheri vista la stazza e il fatto che non sto mai fermo, mi prendo la torta. Insomma, dopo abbiamo una prova da affrontare e tu non vuoi che il tuo caro Altair si senta male per carenza di zuccheri, no?  Grazie Aerin.” 


Altair sorrise allegramente, estremamente di buonumore mentre mangiava la crostata all’albicocca davanti a Lizzy. Quello era il loro penultimo giorno a Malfoy Manor ed era iniziato decisamente bene... C'era solo da sperare che non continuasse nel verso sbagliato. 

Elizabeth lo osservò impassibile prima di annuire e alzarsi con nonchalance: 


“Come ti pare... Ti lascio alla tua torta, allora.” 


“Dove vai?”  Domandò il ragazzo inarcando un sopracciglio dopo aver mandato giù il boccone, osservando la ragazza stringersi nelle spalle e rivolgergli un sorriso angelico:


“Non saprei... Mi troverò qualcosa da fare, tipo scrivere qualche lettera. Tu invece vai pure a farti una corsetta, così smaltisci la torta.”


Lizzy sorrise al ragazzo prima di girare sui tacchi e uscire dalla sala da pranzo con gli occhi di Altair ed Aerin puntati addosso. 

“Dici che andrà a scrivere davvero o era una scusa?”  

Altair si rivolse ad Aerin, che si strinse nelle spalle e alzando le mani come se non volesse essere messa in mezzo:

“Non saprei... Ma non pensiamoci troppo, io mi preoccupo di più per la prova!” 


Aerin sbuffò, più a disagio ora che la colazione era finita di quando si era alzata: Elliott e Ian avevano avuto l'accortezza di mettersi a discutere su alcune possibili prove a colazione... E le ipotesi dei due erano una più terrificante dell’altra, giusto per tirarla su di morale. 


“Oh andiamo, non sarà di niente di che... O almeno lo spero. In ogni caso, se non la vinco Abraxas mi prenderà in giro per il resto dei miei giorni, ergo oggi vincerò io... Di qualunque cosa dovesse trattarsi.” 


                                                                                  *

“Eccoti, finalmente! Ti ho portato dei biscotti.” 

Ariadne alzò lo sguardo, trovandosi davanti un Abraxas sorridente con un piattino in mano. Il ragazzo sedette accanto a lui sul gradino di pietra, caldo a causa del sole cuocente.


“Grazie... Ti manda Imogen?”  

La ragazza inarcò un sopracciglio, trovando difficile che Abraxas si fosse presentato di sua spontanea volontà... Era più probabile che ci fosse lo zampino della Selwyn.

“No, che ci creda o no sono qui senza che lei me l’abbia... Consigliato. Tieni.” 


Ariadne esitò, guardandolo come per accertarsi che fosse sincero prima di allungare la mano per prendere i biscotti che l'amico le porgeva, borbottando un “grazie”. 


“Ma ti sei offesa sul serio? Dai Ariadne, lo sai che ti prendo in giro... Mi piace averti qui, ormai dovresti saperlo. Ti ho anche cercato per venti minuti!” 


“Non è certo colpa mia se dopo 15 anni ancora non sai quale posto della casa preferisco!” 


La bionda roteò gli occhi prima di voltarsi, puntando lo sguardo sul viale che si estendeva davanti a loro. Si era seduta sui gradini dell'ingresso, fuori dalla casa è appena sotto il grande portico... Da lì si poteva vedere buona parte del parco, il viale che portava ai cancelli di metallo e una facciata del labirinto. 


Quando erano piccoli si sedevano lì di sera, durante le feste... Quando non ce la facevano più a sorridere e a fare i bravi bambini uscivano e si sedevano su quei gradini, mangiando quello che avevano sgraffignato. 


“Ti ricordi quando rubammo i biscotti allo zenzero, a Natale? Solo dopo scoprimmo che mia madre li aveva fatti fare appositamente per la zia di Altair...”


Senza riuscire a trattenersi Ariadne rise, ricordando il putiferio nato dalla loro marachella: loro avevano pensato fossero biscotti come altri quando invece sembravano i preferiti della simpatica, gentilissima Astrid Black... Che per poco non li aveva presi per le orecchie quando li aveva scoperti.


“Certo che me lo ricordo... Eravamo seduti qui quando tua madre ci beccò al momento del dessert, sospettando che centrassimo noi. Poi grazie alla tua brillante idea per scappare ci siamo nascosti nel labirinto e siamo rimasti lì per ore.” 


“In realtà sapevo benissimo come uscirne nel giro di dieci minuti, ma volevo vedere quanto ci avresti messo tu.”    Abraxas sorrise e Ariadne lo colpì sul braccio, vendicandosi di un torto subito dieci anni prima. 

“Brutto traditore! Quindi tutte le volte in cui ci siamo persi tu te la ridevi alle mie spalle!” 


“Forse un po’... Però ora hai imparato la strada, no?” 

“Si beh, tutto merito tuo. Ti ricordo che una volta siamo rimasti chiusi in cucina per ore, visto che il signorino non voleva stare alla festa.”

“Avevo i miei motivi, mio padre e mia madre non facevano che presentarmi docili ragazzine Purosangue che avrei dovuto sposare! E smettila di ridere, non è divertente!” 


Oh, eccome se lo era.   Abraxas, che a 8 anni non aveva alcun interesse a fidanzarsi, era solito nascondersi in cucina quando la serata prendeva una brutta piega... Era l'unico posto dove sua madre non l'avrebbe mai cercato, visto che non avrebbe mai messo piede in una cucina piena di elfi.  Si portava sempre appresso la sua compagna di giochi preferita, coinvolgendola quindi in qualche guaio che aveva a che fare con piatti bruciati o pentole che saltavano in aria. 


“Ti ricordo che una volta hanno pure preso in considerazione l'idea di fidanzarci! Avresti dovuto vedere la tua faccia, sembrava che ti avessero chiesto di mangiare un piatto di cavolfiori!” 

Ariadne addentò un biscotto, tornando quasi una bambina che rubava i dolci e poi li mangiava di nascosto su quei gradini in compagnia di un esuberante bambino dagli occhi grigi,  temendo di essere scoperta dai genitori.

“La tua non era diversa. Menomale che hanno abbandonato l'idea... Io e te insieme? Credo che in una settimana Malfoy Manor cadrebbe a pezzi.” 


Abraxas roteò gli occhi, mentre invece Ariadne abbassava lo sguardo sul piattino di biscotti, guardandoli meglio. Possibile che...

“Abraxas...” 


“Si?” 

Ariadne alzò lo sguardo sul l'amico, che si voltò a sua volta inarcando un sopracciglio e guardandola in  attesa. Lei non disse nulla per un momento prima di sorridere, prendendo un biscotto e ficcandoglielo in bocca:

“Tieni, prendine uno.” 


Mentre Abraxas rischiava quasi di soffocare Ariadne sorrideva, addentando né un altro: erano biscotti allo zenzero. 


Che volesse ammetterlo, mostrarlo o meno, forse Abraxas Malfoy non era poi così insensibile. 


                                                                                *


“Buon pomeriggio, ragazzi. Ieri vi siete cimentati nei lavori domestici, ma oggi mi sembrava doveroso farvi confrontare con qualcosa dal calibro magico visto che è la vostra ultima prova... Spero che tutti voi abbiate fatto un minimo di pratica a scuola, perché oggi voglio vedere come ve la cavate nei duelli.” 


Altair sorrise con sollievo e soddisfazione allo stesso tempo, già pregustandosi la vittoria: non si sarebbe fatto battere da nessuno, non in una prova simile.
All’Accademia l'avevano fatto duellare fino allo sfinimento ed era il momento di sfruttare tutte quelle esercitazioni.


Nott stava per dire qualcosa quando la mano di Elizabeth scattò in aria per richiedere la parola. Cantankerus la guardò con perplessità e annuì, invitandola silenziosamente a parlare:


“Scusi se la interrompo... Non posso auto-squalificarmi dalla prova, vero?” 


Ian soffoco una risatina, strano fata sul nascere da una dolorosa gomitata allo stomaco di Lizzy, che teneva gli occhi scuri fissi su Cantankerus quasi con aria speranzosa. 

Quest’ultimo esitò per un attimo, prendendo in considerazione la domanda.l. Non ci aveva pensato,m effettivamente.

Tuttavia non voleva perdersi il divertente spettacolo e rispose negativamente, facendo sospirare leggermente Lizzy.


“Paura di perdere, tesoro?”    Altair le rivolse un sorrisino, guadagnandosi un’occhiata torva da parte della ragazza: non le era mai piaciuto duellare, fin da Hogwarts. Non da quando un suo compagno di Casa le aveva rotto diverse costole.

“Non tanto il perdere, più che altro vorrei finire questa competizione con le ossa al loro posto...” 


“In ogni caso, non preoccupatevi... Dovrete solamente disarmarvi, non dovete uccidervi o torturavi.”


“Ehm... Ma non dovrebbe essere scontato?”   Mormorò Maximilian con aria leggermente attonita rivolgendosi ad Elliott, che alzò gli occhi al cielo prima di borbottare qualcosa su come “non si potesse mai sapere, parlando dei Nott”. 


“Possiamo scegliere noi le coppie e o le lei?” 

Alla domanda di Abraxas Cantankerus si strinse nelle spalle, rispondendo che potevano formare loro le coppie per il primo turno... Quando qualcuno perdeva era eliminato, avrebbe vinto l'ultimo rimasto.


Alle parole dell'uomo Malfoy e Ariadne si scambiarono un sorrisetto, pensando la medesima cosa mentre Imogen si appuntava mentalmente di stare alla larga dai due... Meglio lasciare che si scannassero a vicenda piuttosto che intromettersi. 


Al sentire quelle parole Elizabeth si voltò verso Aerin, afferrandola per un braccio e sibilando qualcosa che suono molto come una minaccia:

“Tu stai con me, chiaro?” 

“Certo... Ma perché tanta preoccupazione?” 


Aerin inarcò un sopracciglio, non capendo il comportamento dell’amica che sbuffò, accennando col capo ad Altair:

“Col cavolo che duello con lui! Non amo perdere, specialmente contro Black!”


“In effetti credo che sia molto bravo... Ma dubito che ti romperebbe le costole come ha fatto Zack al sesto anno.” 

“Grazie per avermelo ricordato...” 

“Beh, è vero! Sono sicura che non ti torcerebbe un capello... A meno che non ci sia qualche torta di mezzo, ma per tua fortuna il premio di questa sfida NON è un dolce, quindi sei al sicuro.”  

Lizzy rivolse all'amica un'occhiata eloquente, facendole capire che le sue parole non le erano state di grande aiuto e spingendola a completare in fretta la frase: 

“Ad ogni modo, io non uno un asso, per tua fortuna.”   Il tono voleva essere rassicurante e la Tassorosso si stupì nel vedere il sorriso sul volto di Lizzy, che scosse il capo prima di parlare a bassa voce, in modo che solo lei potesse sentirla:


“Oh no tesoro. TU adesso mi disarmi, chiaro?” 

“Cioè ti fai eliminare apposta?” 

“Ovvio! E al diavolo lo spirito competitivo, odio duellare e prima vengo eliminata, meno dovrò farlo.” 


Aerin non disse nulla, limitandosi ad alzare gli occhi al cielo: adorava Elizabeth Abbott, ma a volte proprio non la capiva. Quest'ultima però sorrideva con aria rilassata, fregandosene altamente della competizione e desiderando solo che quella prova finisse in fretta. 


                                                                            *


“Tutta fortuna... Mi sono distratto un attimo.”    Abraxas sbuffò sonoramente, incrociando le braccia al petto mentre Ariadne se la rideva, avvicinandosi con aria trionfante ad una Imogen che cercava di non ridere, con scarsi risultati. 

“Ma quale fortuna, ho vinto e basta! Lo so che ti irrita mio caro, ma devi ammettere che sono più brava di te.” 

Abraxas rivolse alla ragazza un’occhiataccia mentre Imogen invece sorrideva, appoggiando una mano sulla spalla del fidanzato con aria consolatoria. Ariadne invece stava gongolando parecchio, soddisfatta di aver battuto il suo più vecchio amico. 


Deciso a non badare alla sua amica Abraxas spostò lo sguardo, puntandolo quasi senza accorgersene su Elliott e Ian, che stavano parlottando a mezza voce poco distante. Sembrava che nessun altro se ne fosse accorto, tutti troppo presi a prestare attenzione a Connie e Maximilian che sembravano divertirsi parecchio nel lanciarsi, schivare e parare incantesimi, specialmente la ragazza. 

Abraxas inarcò un sopracciglio, chiedendosi di che cosa stessero parlando i due ex Corvonero. Ian stava gesticolando leggermente, come se stesse spiegando all’amico qualcosa... Il biondo vide Elliott annuire con un lieve cenno del capo prima di voltarsi, puntando gli occhi sui due ex Grifondoro che duellavano a cinque metri da loro e facendo finta di nulla, esattamente come Ian. 


A meno che non avesse a che fare con quello che avevano concordato... Abraxas lanciò un’occhiata a Cantankerus, che non stava minimamente badando al nipote.

In effetti non era una cattiva idea... Al posto di Ian, di certo non avrebbe voluto farsi trovare a rovistare nel suo studio. 


                                                                                         *


“Azzardati a ridere e vedi cosa ti succede.”    


Ma non ci riusciva... malgrado la minaccia e il tono secco di Lizzy, Altair rideva sotto i baffi.


“Scusa, ma... Che accidenti era quel “oh, che peccato, sono stata eliminata!” ?” 


“Come cos’era? Era la lamentela di una ragazza affranta dalla sconfitta, non ti pare?”    Lizzy lo guardò con aria innocente, stringendosi nelle spalle per poi piegare le labbra in un sorrisetto. Altair la imitò, scuotendo appena il capo come se non la capisse:


“Sei veramente un personaggio, Lizzy... Farsi eliminare apposta è veramente il colmo.” 

“Solitamente non lo farei mai, ma l'idea di perdere contro di TE non mi alletta per niente. Perdere contro la mia migliore amica è molto più gratificante.” 


Altair roteò gli occhi ma non aggiunse altro, tornando a concentrarsi su Elliott ed Ian. 
Solo che c'era qualcosa che stonava, in quel quadretto...


Altair si accigliò, osservando la scena leggermente confuso: si, c'era qualcosa che stonava. 
Ma che avevano tutti quel giorno? Sembrava che facessero a gara a chi si faceva eliminare apposta per primo... 


Infondo Ian non se la cavava male a scuola nei duelli, lo ricordava benissimo... Perché diamine si stava facendo battere praticamente apposta? 


Quando, qualche minuto dopo, la bacchetta volò dalle mani di Ian, il giovane Nott fece uso della sua migliore interpretazione da rabbia post sconfitta... Ma ad Altair Black di rado sfuggiva qualcosa, nemmeno occhiata piuttosto eloquente che il Corvonero lanciò a Lizzy. 


“Perché ti ha guardato in quel modo?”       Altair assottigliò gli occhi, parlando senza smettere di guardare Ian con sospetto. Lizzy però si strinse nelle spalle, replicando che non sapeva di cosa stesse parlando.

Il Serpeverde le lanciò un’occhiataccia dal chiaro significato: “parla o ti faccio parlare io”, ma per una volta il tempismo di Cantankerus Nott fece centro, chiamando Black per il suo turno.

Un sorriso innocente increspò il volto di Elizabeth, che accennò col capo all’uomo:

“Senti? Tocca a te... Coraggio, vai a stendili tutti.” 


“Certo che li stendo tutti. Ma dopo io e te dobbiamo parlare, Elizabeth Abbott. Ho la sensazione che tu stia combinando qualcosa.” 


Lizzy si limitò a sorridere innocentemente per poi voltarsi verso Ian non appena Altair le diede le spalle. La ragazza annuì con un cenno prima di muoversi con uno scatto verso l'amico, prendendolo per una spalla:


“Bene. Muoviti Ian, dobbiamo fare in fretta.”

“Paura di essere scoperta da mio zio?” 


“No, mi spaventa più la reazione di qualcun altro a dire il vero... Ripeto, muoviamoci.” 


                                                                          *


“Mi terrai il muso ancora a lungo?” 

“Non ti sto tenendo il muso!” 

“Si invece!”    Maximilian sbuffò, roteando gli occhi scuri mentre Connie lo guardava con un’espressione leggermente divertita dipinta in volto: eccome se le stava tenendo un po’ il muso... A Max a quanto pare non piaceva perdere, specialmente se contro una delle sue migliori amiche. 


“Su dai, tutti perdono di tanto in tanto! Ricordi, io sono un disastro in Pozioni! Se non fossi stata in “banco” con Imogen di certo avrei fatto esplodere il Manor!” 


Quelle parole fecero istintivamente ridere il ragazzo, ricordando la prova di qualche giorno prima. In effetti a Connie era andata male tra Pozioni e Trasfigurazione... Almeno aveva la soddisfazione di averlo battuto duellando.


“Cambiando argomento... Hai idea del perché Lizzy non avesse nessuna voglia di duellare? È una persona competitiva, eppure si è quasi auto-eliminata.” 

“Da quello che ho capito da Elliott, pare che abbia avuto un... Incidente, un paio d'anni fa. Se non altro è abbastanza autoironica da farsi battere apposta senza problemi.” 


Connie stava per dire qualcosa, ma venne interrotta da Cantankerus: Imogen aveva appena battuto Amelia... Quindi toccava a lei “battersi” con l’ex Corvonero. 
La ragazza sorrise e si alzò dal gradino dove si era seduta accanto a Maximilian, chiedendogli allegramente di farle gli auguri prima di avvicinarsi alla mora, che aspettava sullo spiazzo ricoperto di ghiaia davanti all’ingresso della casa. 


“Auguri...” 


Molto probabilmente Connie non lo sentì, essendosi già allontanata di qualche passo, ma Maximilian le fece ugualmente gli auguri prima di far vagare lo sguardo sui compagni disseminati nei paraggi: chi era in piedi, chi seduto, chi in un angolo per cercare ombra... 

Però qualcuno mancava, effettivamente. Dov’erano finiti Ian e Lizzy?


                                                                                   *


“Ian, muoviti! Odio fare il palo... Non puoi farlo tu?” 


“No, perché è la stanza di mio zio... Ergo cerco io il libro.” 


Elizabeth sbuffò, guardandosi intorno con un certo nervosismo: anche quando, da bambini, lei e suo fratello saccheggiavano la dispensa il ruolo del palo toccava sempre a Lizzy... E aveva ogni volta il terrore di venire beccata, sia che si trattasse di sua madre sia di Cantankerus Nott.


Per Ian era diverso, visto che erano parenti stretti... Ma lei? Niente avrebbe impedito a Nott di fulminarla se l'avesse beccata a frugare nella sua stanza. 


“S che punto sei?”    Pregando che nessuno facesse troppo caso alla loro assenza Lizzy si sporse sulla porta per sbirciare all’interno della stanza, rimanendo scioccata di fronte a ciò che vide: non tanto per il lusso atroce della camera... Ma per il fatto che Ian fosse in piedi davanti ad una cassettiera, sistemandosi distrattamente i capelli neri davanti ad uno specchio.


“IAN NOTT! Che cavolo fai? Smettila di mulinare i capelli e cerca quel libro!” 


Le parole – anzi, il ringhio – di Lizzy sembrarono riscuotere il ragazzo, che si affrettò a continuare a cercare. 

Quando aprì l'ultimo cassetto un sorriso comparve sul volto del ragazzo, che da un angolo tirò fuori un libro rilegato in pelle nera.
Lo aprì, ma basti vedere la prima pagina e lo stemma disegnato sopra dallo stesso Cantankerus per avere la conferma: aveva tra le mani Sacre 28.


“Trovato! Ora filiamo prima che mio zio faccia un salto qui...” 

Lizzy tirò un sospiro di sollievo, agitando la bacchetta affinché tutto tornasse come l'avevano trovato quand’erano entrati. Curiosa di vedere quel famoso libro la ragazza si avvicinò ad Ian, chiedendogli di poterlo vedere: per tutta risposta il ragazzo glielo porse e fece per dire qualcosa, ma si bloccò di colpo avendo sentito un rumore che somigliava orribilmente a dei passi.

Ian si zittì di colpo, borbottando subito dopo un “merda” a mezza voce.

“È mio zio, maledizione!” 

“Come fai a saperlo, magari è uno degli altri che è venuto a cercarci!” 


Ian però scosse il capo con fermezza, sibilando qualcosa che suono molto come “bastone da passeggio” mentre scattava verso la porta.  Lizzy si morse il labbro, imprecando mentalmente con il libro ancora in mano mentre Ian, sulla soglia della stanza, si voltava verso l’amica:

“Ok, tu resta qui... Io lo allontano e poi torno a tirarti fuori.” 


“CHE? Mi lasci qui? Ian, aspet-“ 


La porta però si chiuse senza darle il tempo di finire la frase è a quel punto Elizabeth non tenne più le imprecazioni nella sua testa, esprimendo a parole tutti quello che pensava della famiglia Nott che, ne era certo, entro il giorno dopo si sarebbe trovata con due componenti in meno. 


                                                                                        *

Quando tornò nel piazzale davanti alla casa, Ian colse perfettamente lo sguardo interrogativo che gli lanciò Abraxas. Tuttavia non gli si avvicinò, limitandosi a guardarlo con eloquenza senza dire nulla: diciamo che il piano era andato a buon fine a metà. 

Lizzy l'avrebbe massacrato, ne era certo... Ma aveva già fatto fatica a giustificare la sua presenza nel corridoio, se ci fosse stata anche Lizzy con lui sarebbe stato impossibile convincere suo zio... Era riuscito ad allontanarlo e a non farlo entrare in camera sua, portandolo nuovamente in cortile con la piena consapevolezza che suo zio incantava sempre le porte delle stanze dove alloggiava, in modo che un qualche intruso potesse entrare ma non uscire se si chiudeva la porta alle spalle. 

Perciò, aveva praticamente incastrato la sua migliore amica nella stanza di suo zio... Grandioso, decisamente.


Elliott, non vedendolo tornare con Lizzy, lanciò al moro uno sguardo confuso ricevendo come risposta un’occhiata funerea e capí che qualcosa doveva essere andato storto: chi poteva prevedere che Cantankerus avrebbe pensato bene di farsi un giretto nel Manor per appoggiare la giacca? 

Ian però doveva ringraziare la mania dell'uomo di usare il bastone da passeggio... Si era fatto riconoscere proprio grazie a quello dal ragazzo. 

Gli occhi neri di Ian si posarono su Ariadne e Altair, che dalle facce dovevano aver appena finito di duellare: la ragazza aveva una faccia da funerale mentre il ragazzo sembrava decisamente soddisfatto.
Il sorriso di Altair però si smorzò leggermente alla vista di Ian, avvicinandoglisi con qualche falcata.


Merda... Che gli dico adesso?


Un attimo dopo si trovò davanti all’ex Serpeverde, che ovviamente lo guardò come se fosse in cerca di qualche risposta:


“Dov’é Lizzy?” 


Bene. Se gli dico che l'ho chiusa in una stanza mi uccide...


“Non ne ho idea. Io sono andato in bagno, non so dove si sia cacciata... Conoscendola, magari si è persa da qualche parte.” 

Ian si strinse nelle spalle, cercando – e sperando – di risultare il più credibile possibile agli occhi di Altair, che dopo un momento di esitazione annuì con un cenno del capo, leggermente dubbioso.


“Andrei a cercarla, ma devo andare avanti con la prova...” 

“Oh beh, salterà fuori... Fossi in te non mi preoccuperei, Lizzy se la sa cavare egregiamente.” 


Con quelle parole il Corvonero pensò bene di defilarsi, puntando al gradino dove si era seduto Maximilian mentre Elliott prendeva il posto di Ariadne in mezzo allo spiazzo per duellare con Altair, che lanciò al giovane Nott un’occhiata leggermente sospetta prima di concentrarsi sul duello imminente. 


A qualche metro di distanza Abraxas si stava prendendo la sua rivinta verbale su Ariadne, rinfacciandole l'aver perso contro l’amico: 

“Hai visto, tesoro? Mi avrai anche battuto, ma tu hai perso contro Altair!” 

“Per l'amor del cielo Abraxas, piantala. Tutti noi perderemmo contro di lui, lo sai benissimo.” 


Dalle parole della bionda partì ovviamente la solita cantilena e Imogen sospirò, accarezzandosi distrattamente la treccia con cui aveva raccolto i lunghi capelli scuri. 

Tutto sommato non era dispiaciuta che quella strana avventura stesse per finire... Se non altro non avrebbe sentito quei due discutere per un po’. 

Nemmeno lei aveva brillato nella prova, rimanendo sconfitta da Connie... Ma a differenza dell’amica e del fidanzato non ne faceva una questione di stato, non dandoci poi tanta importanza: non era mai stata una cima a duellare e non aveva mai pensato di vincere quella prova... Si era impegnata, l'importante era quello. 


Spostando gli occhi c hai di sui due biondi che discutevano accanto a lei però, Imogen Selwyn appurò che non tutti erano della sua stessa opinione.


                                                                                 *


“Hai preso quel cavolo di libro o ti sei fatto battere apposta da me per niente?”   Elliott inarcò un sopracciglio, sedendosi accanto ad Ian e abbassando la voce perché nessuno li sentisse. Il moro sbuffò, borbottando qualcosa di poco comprensibile che però l'amico interpretò benissimo: qualcosa non era andato secondo i piani.

Lui la sua parte l'aveva fatta: aveva battuto Ian come d'accordo e aveva fatto finta di niente quando l'amico era sparito insieme a Lizzy e ora aveva appena finito di duellare con Altair, uscendone sconfitto. In realtà il Serpeverde si era come volatilizzati dopo aver vinto, ma Elliott non ci fece troppo caso: accadeva spesso che Altair Black sparisse e poi facesse la sua comparsa all’improvviso, senza far capire del tutto dov'era stato. 

Ovviamente Elliott aveva capito che qualcosa era andato storto quando aveva visto Ian tornare insieme a Cantankerus e senza Lizzy al seguito... Poveraccia, di certo in quel momento stava maledicendo metà della popolazione mondiale e Ian Lowell Nott in primis.    


“Beh, ti consiglierei di andare a tirarla fuori, Ian... Perché primo, se tuo zio la trova i camera sua non vorrei essere nei suoi panni; secondo, non vorrei essere nei TUOI quando ti metterà le mani addosso.” 


Ian sospirò e annuì, perfettamente consapevole che si sarebbe beccato un paio di maledizioni dall’amica quando sarebbe andato a tirarla fuori. 

E menomale che non soffriva di claustrofobia, altrimenti sarebbe stata la fine...


I due ragazzi tenevano gli occhi sul duello tra Connie e Aerin senza però vederlo davvero, mentre entrambi pensavano alla medesima cosa: andare a tirare fuori Lizzy senza destare sospetti. 

“Secondo te posso andare ora?” 


“No Ian. DEVI andare adesso, quando la prova finirà Cantankerus tornerà di sicuro in camera sua e non vorrei essere nella nostra Lizzy quando questo succederà. Perciò, se vuoi avere tutti gli arti quando stanotte andrai a dormire, ti consiglio di muoverti.” 


“Ok, ok, ho afferrato il concetto... Vado.”    Ian sbuffò e si alzò, appuntandosi mentalmente di non prendersi mai più l'incarico di sequestro un qualche oggetto a nessuno, suo zio in particolar modo.

In effetti Nott stava prestando attenzione alla prova... C'era solo da sperare che non decidesse di farsi un altro giretto dentro il Manor.


Solo quando Ian si alzò e fece per tornare dentro la casa, si rese conto che mancava qualcuno... 


Merda 


                                                                                 *


Misurava la stanza a grandi passi, come suo solito quando era nervosa o stava riflettendo. 

Poteva sempre chiuderlo dentro uno stanzino delle scope...
O magari rasargli i capelli a zero mentre dormiva, visto quando ci teneva alla sua “chioma fluente”...


Elizabeth Abbott stava esaminando tutti i modi possibili per farla pagare al suo suddetto migliore amico, che aveva avuto la geniale idea di chiuderla dentro una stanza e non una qualunque, bensì la stanza di suo zio che sarebbe potuto tornare, trovarla lì e maledirla in quattro e quattr’otto.

Lizzy smise di camminare, stringendo ancora il libro in mano mentre sospirava: da quanto tempo era lì? Non ne aveva idea... Ma di certo qualcuno doveva aver notato la sua assenza! 


Poco male, visto il tuo scarso senso dell’orientamento penseranno che ti sei persa o finita in una trappola mortale disseminata per la casa...


Quando però sentì dei passi nel corridoio, Lizzy sentì quasi un’incudine sollevarlesi dal petto: grazie al cielo, allora c'era qualcuno di vivo nei dintorni! 

E nessun rumore da bastone da passeggio.. Ergo, non era Cantankerus. E se era lui senza bastone, allora poteva dichiararsi la persona più sfigata del pianeta.

La ragazza incantò frettolosamente il libro per farlo sparire e poi si avvicinò alla porta, bussando energicamente dall’interno e pregando che nel corridoio ci fosse Ian:


“Ian! Aprimi, maledizione... Se sto qui per altri dieci minuti quando ti trovo ti rado i capelli a zer-“ 


Non aveva nemmeno portato a termine la minaccia che la porta si aprì di colpo, rischiando di farle prendere una bella botta in testa. 
Fortunatamente la ragazza fece un passo indietro appena in tempo, sorridendo istintivamente per essere finalmente libera. Sorriso che sparì subito quando mise a fuoco CHI aveva davanti.


Si, era veramente sfigata quel giorno 


“Altair! Ciao... Che fai da queste parti?” 


Se da una parte non era mai stata così felice di vederlo, dall'altra voleva farsi lo stesso incantesimo che aveva usato per il libro e sparire nel nulla: aveva i due fari azzurri di Altair Black puntati addosso con aria inquisitoria, facendole capire che stava per passare sotto un interrogatorio. 


“Se permetti, te lo chiedo io questo. Che accidenti ci facevi chiusa qui dentro Elizabeth?” 


Già, che ci faceva chiusa lì dentro? 


“Beh, lo sai come sono no? Stavo cercando un bagno ma non sono mai stata in questa parte della casa e mi sono persa... Sono entrata qui per curiosare e sono rimasta chiusa dentro.” 


Lizzy sorrise con leggero nervosismo, pregando affinché Altair se la bevesse... Cosa che ovviamente non accadde, visto che, come ho già detto, quel giorno era immensamente sfigata:

“E perché, di grazia, cerchi un bagno proprio nella parte della casa che non conosci?” 


Beh, non fa una piega


“Ho accompagnato Ian... Doveva prendere qualcosa in camera di suo zio.” 


Ti prego fa che non sappia che è QUESTA la camera di Cantankerus 


Altair inarcò un sopracciglio, ricordando perfettamente quando Ian aveva detto di non sapere dove fosse Lizzy.., quindi o aveva mentito lui o lo stava facendo lei.

“Lizzy, Ian ha detto che non sapeva dove fossi... Ma lasciamo perdere, intanto usciamo da qui.” 


Altair la prese per un braccio e se la trascinò dietro fuori dalla stanza, chiudendole la porta alle spalle. Lizzy sorrise con sollievo e alzò lo sguardo sul ragazzo, rendendosi piena,mete conto solo allora che anche lui non sarebbe dovuto essere lì: 


“Scusa ma... Che ci fai qui? Non dovresti essere alla prova?” 


“Oh beh, ho lasciato che prima si scontrassero Connie ed Aerin, io dovrò vedermela in “finale”  con chi delle due vincerà... Diciamo che sentivo che ti eri cacciata nei guai e sono venuto a cercarti.” 

Il ragazzo roteò gli occhi mentre invece Lizzy sorrise, guardandolo quasi intenerita:

“Beh, menomale che ci sei tu allora! Ti ringrazio, senza di te sarei persa... Letteralmente.” 


“In effetti è già la seconda volta che ti scorto fino a destinazione... Ti serve una cartina, tesoro.” 

“Beh, ma io una volta ti ho trascinato fino alla tua camera alle due del mattino, ergo siamo pari.” 


 Altair sorrise alle parole della ragazza mentre le appoggiava un braccio sulle spalle, ricordando benissimo l'episodio dopo il ballo... Si era immensamente divertito a farsi scortare da Lizzy per tutte quelle scale e corridoi. Poveretta, doveva aver avuto mal di schiena per i tre giorni successivi.


“In effetti, devo confessarti che non ero poi così ubriaco... Diciamo che l'idea di farmi accompagnare da te non mi dispiaceva.” 

La ragazza alzo gli occhi al cielo, borbottando un “l'avevo sospettato” proprio mentre, svoltato un angolo, i due si trovavano faccia a faccia con Ian Nott.


Ian e Lizzy su scambiarono uno sguardo leggermente allarmato, consapevoli che quel giorno il tempismo non fosse affatto dalla loro parte. Altair invece puntò gli occhi su Ian, chiedendogli spiegazioni chiare sulla situazione visto che ancora non ci aveva capito un granché.


“Oh andiamo Black... Non fare quella faccia, non è successo nulla di grave! Ti assicuro che non mi sono fatto la tua ragazza o cose del genere mentre eravamo nella camer-“ 


Lizzy avrebbe tanto voluto sbattere la testa contro il muro, ancora e ancora. 
Oppure uccidere Ian Nott, zittendolo per sempre. 

Ma perché usava l'ironia proprio nel momento più sbagliato? 


Altair si voltò con calma, forza anche troppa, verso la ragazza, che lo guardò con nervosismo crescente mentre parlava:


“Liz... Perché, di grazia, non hai detto che eravate nella stanza insieme? Quante a te Nott, ringrazia che non devo duellare con te o rischieresti di non arrivare all’ultimo giorno di permanenza qui con quello che hai detto.” 


Ian spostò gli occhi scuri su Lizzy, guardandola quasi con esasperazione: come potenza sapere lui che l'amica non aveva detto ad Altair che erano stati insieme nella stanza e poi lui l'aveva lasciata lì? 

Elizabeth ebbe il buonsenso di trascinarsi Altair – con fatica, visto che lui sembrava aver tutta l'intenzione di fare quattro chiacchiere con Ian su cosa avessero o non avessero fatto in quella camera – lungo il corridoio, capendo che era proprio il caso di raccontare per filo e per segno cos'era successo e perché si erano imbucati bella camera di Cantankerus per “prendere in prestito” Sacre 28. 











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Angolo Autrice:

Buona...sera? Boh, è mezzanotte passata quindi vedete voi.

Il capitolo è abbastanza lungo e spero sia decente, non ho idea del risultato perché l'ho scritto quasi tutto in aereo con l’ipad che mi corregge tutto quello che scrivo... Perciò, se trovate scritto “Altari” invece di Altair, sapete con chi prendervela. 

Sono troppo rimbambita per rileggerlo tutto di nuovo, spero che non ci siano troppi erroracci... Al limite domani lo rivedrò. 

In ogni caso... Spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere e ci vediamo, spero in fretta, con il penultimo capitolo! 

Buonanotte! 
Signorina Granger 

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Capitolo 19
*** La fine della Storia ***


Capitolo 16: La fine della Storia 

 
Per gli amici che ci sono da anni e anni, nonostante tutto;
Per chi ride quando cado ma poi mi aiuta ad alzarmi: grazie

 
 
Ad Altair Black non piaceva studiare, quando era piccolo. Alla fine però si era dovuto adeguare ed essere il figlio perfetto che i Black si aspettavano...

Aveva sempre avuto voti molto alti ad Hogwarts, era stato Prefetto prima e Caposcuola poi con gran prese in giro da parte di Abraxas Malfoy, che al settimo anno era solito chiamarlo “Caposcuola provetto”. 

Si era diplomato due anni prima, eppure non aveva ancora finito di studiare... Purtroppo. 

Ma aveva scelto la strada più intricata, quindi doveva mettersela via e studiare un’ultima volta per il suo ultimo esame teorico all’Accademia, che avrebbe dovuto dare due settimane dopo. 

La sua “avventura” a casa di Abraxas si stava concludendo giusto in tempo per dargli il tempo di studiare e ripassare:  nel tardo pomeriggio lui e tutti gli altri sarebbero tornati alle loro vite e alle loro case, dalle rispettive famiglie. 

In effetti l'idea di tornare dai genitori non lo allettava poi molto, anche se non vedeva l'ora di riabbracciare sua sorella. 

Altair teneva una mano sulla fronte, sorreggendo il capo con il braccio mentre rileggeva per la milionesima volta le stesse righe: avrebbe preferito passare l'ultima mattinata in compagnia, ma se non si fosse dato una mossa il suo esame sarebbe andato non come lui e tutti si aspettavano. 


Stava per passare al capitolo successivo quando sentì una mano posarglisi su una spalla, facendogli alzare lo sguardo. 
Incontrando un paio di grandi occhi castani Altair sorrise, imitato dalla proprietaria della mano:

“Ciao... Studi?” 

“Si, mi tocca proprio... Per fortuna tra meno di un mese sarò un Auror a tutti gli effetti e non dovrò più aprire un libro per studiarne il contenuto.” 

“Beh, non ti invidio per niente. Ad ogni modo, non voglio disturbarti... Ti lascio studiare in pace.” 


Elizabeth fece per allontanarsi dalla scrivania, ma la mano di Altair le afferrò un polso e la fece sedere senza tante cerimonie sulle sue ginocchia, sorridendole:

“Non disturbi, tranquilla... Così ho la scusa per fare una pausa.” 


“Come credi, ma poi non voglio trovarmi tuo padre sulla soglia di casa mia pronto ad uccidermi perché suo figlio è stato bocciato!” 

Il tono di Lizzy era serio ma Altair rise, immaginandosi la scena... La cosa peggiore – o migliore a seconda del punto di vista – era che non sapeva chi avrebbe avuto la meglio tra Lizzy e suo padre... 

Cepheus Black non scherzava, ma nemmeno la sua docile ragazza... 


“Cosa ridi, scemo! Io sono serissima!”    Lizzy sbuffò e gli diede una leggera pacca su un braccio, sorridendo però all’occhiata eloquente che le rivolse Altair. 

Lizzy intrecciò le braccia dietro al collo del ragazzo, che invece le appoggiò un braccio intorno alla vita per non farla cadere e appoggiando il capo sulla sua spalla prima di parlare:


“È strano tornare a casa, tutto sommato... Non trovi?” 

“Oh sì, moltissimo. Sarà strano riuscire finalmente a mangiare una fetta di torta senza che un certo spilungone me la soffi.”

“Potrei dire lo stesso sulle granite, tesoro.” 

“Che c'entra... Quella che me l'hai gentilmente ceduta, non te l'ho rubata!” 


Altair roteò gli occhi ma non disse nulla mentre Lizzy invece sorrideva e gli accarezzava distrattamente i capelli biondi. 

“Ridi pure... Lo so che ti mancherò. Manco a tutte.” 


Alle parole di Altair i ruoli si invertirono e fu Lizzy a roteare gli occhi per poi fulminarlo, mentre lui sorrideva divertito:


“Fingerò di non aver sentito le ultime tre parole o rischi di trovarti con un braccio in meno Black... Anzi, con il naso rovinato. Sai, messa così sarei davvero comoda a darti un pugno in faccia!” 

“Non ho mai capito come hai fatto a colpirmi quella volta... Sei molto più bassa di me!” 


A quelle parole Lizzy sorrise, strizzandogli l'occhio:

“Cosa credi, Black? Sono piena di risorse, io.”


“Lo so, è per questo che ti adoro. Ma seriamente, mi mancherà non vederti ogni giorno, con le tue occhiatacce glaciali seguite da un abbraccio. Io ti mancherò?” 


“Oh beh, con hai detto tu ‘manchi a tutte’, quindi datti da solo una risposta.” 


Lizzy lo guardò inarcando un sopracciglio, facendolo sbuffare leggermente per poi darle un bacio sulla guancia:

“Che ti porta se manco alle altre? Tanto a me manchi solo tu quando non ci sei...” 


“Ti conviene tesoro, ti conviene davvero.” 


                                                                                         *


“Ma quanta roba ti sei portata?”     Imogen sgranò gli occhi mentre i vestiti di Ariadne planavano dall’armadio alla sua valigia che aveva ovviamente subito un incantesimo per farci stare tutta la roba della ragazza al su interno.

La bionda le rivolse un sorrisino quasi colpevole per poi citare testualmente sua madre: quando si è fuori casa bisogna avere l’occorrente per ogni occasione.

“Beh, lo capisco... Ma nemmeno le mie sorelle si portavano dietro così tanti abiti, hai battuto un record Ariadne.” 

“se devo essere sincera, credo che se fossi stata ospite di qualcun altro mi sarei contenuta... Ma visto che si tratta di casa di Abraxas, meglio scroccare tutto il necessario.”


Ariadne sorrise prima di sparire nel bagno collegato alla stanza per raccogliere i trucchi, facendo ridere l’amica che aveva già le valigie pronte e si era appollaiata sul suo letto. 

Avevano da poco finito di pranzare e tutti si erano ritirati nelle rispettive stanze per fare i bagagli con calma..l specialmente chi si era portata dietro un mucchio di roba, come la sua cara compagna di stanza. 


“Volevo fare una passeggiata ma fa troppo caldo, direi... Tu dopo devi fare qualcosa in particolare?” 

Alle parole di Imogen la testa di Ariadne fece capolino dal bagno con una smorfia stampata in volto:

“Vorrei starmene a non fare un bel niente, ma il tuo dolce fidanzatino mi ha incastrato... Dobbiamo trascrivere la “ricetta” prima di andare via, ordini del padrone di casa.” 

“Trascriverla? E dove scusa?”  


Imogen guardò l’amica leggermente accigliata, chiedendosi dove potessero scrivere una cosa del genere: non era di certo una cosa legale... È molto probabilmente nessuno voleva farne una questione di dominio pubblico, anche perché in quel caso Gideon Malfoy avrebbe ucciso il figlio con le sue stesse mani, probabilmente.

Ariadne però non rispose, limitandosi a strizzarle l'occhio prima di sparire nuovamente nel bagno, lasciandola sola e con mille dubbi in testa. 


                                                                                    *


“Hai già fatto le valige? Oddio, devo darmi una mossa allora! Sono indietro, maledizione...” 


Aerin sbuffò, aprendo l'armadio e incantando i vestiti perché cominciassero a piegarsi da soli dentro la valigia (quanto mi farebbe comodo un incantesimo così... Nda) mentre Lizzy chiudeva la sua, soddisfatta dall’essere riuscita a fare tutto in tempo forse per la prima volta in vita sua. 


“Rilassati, l'unico motivo per cui ho già finito è che devo vedermi con Ian, Malfoy, Aghata e la Shafiq...” 

“Ancora lavorate a quell’affare? Non avete finito?” 

“No, non ancora... E Malfoy vuole trascrivere la nostra “impresa”, non posso mancare.” 

Aerin si voltò verso l’amica, assottigliando leggermente gli occhi e osservando quasi con sospetto:

“Questa cosa ha per caso a che fare con la misteriosa sparizione di ieri? Sai, mentre duellavo con Connie non ho potuto fare a meno di notare che tu, Ian e Altair eravate misteriosamente spariti.” 


“Beh, forse se invece di pensare a me ti fossi concentrata di più sulla prova Connie non ti avrebbe battuta... Non credi?” 

Lizzy le rivolse un sorrisetto e per tutta risposta Aerin le fece la linguaccia per poi informarla che diventava ogni giorno più tagliente di lingua. 


“Seriamente... Dove eravate finiti?” 

“Diciamo che io e Ian dovevamo recuperare una cosa... E Altair è finito in mezzo, non chiedermi come sia successo... Ovunque vada, me lo trovo sempre davanti.” 

“Che ci vuoi fare, si sarà impostato una specie di sensore su quando tu ti metti nei guai, vale a dire due volte alla settimana in media.” 

Lizzy afferrò un cuscino dal letto dell'amica e glielo lanciò dritto in testa per poi venire ripagata con la stessa moneta, colpita in piena faccia dal medesimo cuscino. 


“Mi piacerebbe molto fare a guerra di cuscini Aerin, ma devo muovermi... Altrimenti Malfoy chi lo sente? Ci vediamo dopo, cerca di farci stare tutto in quella valigia!” 


Con un ultimo sorriso canzonatorio Lizzy uscì dalla camera, lasciando l’amica in balia dei bagagli da preparare. 


                                                                                  *


“Malfoy, ti hanno mai detto che scrivi malissimo?”  

Abraxas fulminò Ian con lo sguardo mentre Ariadne e Lizzy invece ridevano sotto i baffi: Ariadne ripeteva lo stesso da anni e anni, ma Abraxas non aveva mai voluto ammettere di avere una pessima scrittura.

“Beh, allora scrivi tu visto che sei tanto bravo, Nott!” 


Il biondo porse al moro la penna d’oca, che venne presa da quest’ultimo prima di intingerla nel calamaio. 

Stavano scrivendo con più precisione possibile i passaggi per ottenere l’Estratto di Sodalite, aggiungendo anche qualche disegno esattamente come aveva fatto Gideon negli appunti che Abarxas aveva trovato precedentemente. 

Fortunatamente erano riusciti a mettere le mani su “Sacre 28” senza troppo intoppi e, sotto proposta di Ian, stavano scrivendo la ricetta sulle ultime pagine del libro, rimaste bianche. 


“Unico appunto... Cosa dirà tuo zio quando se ne accorgerà? Non so quanto ne sarà felice, Ian.” 

Ariadne inarcò un sopracciglio con aria scettica, ma il ragazzo si strinse nelle spalle senza smettere di scrivere sulle pagine di pergamena fino a poco prima bianche:


“Non credo sarà un problema... Mio zio, come “premio” per aver vinto, vuole regalare a Malfoy il libro. Ergo, molto probabilmente non si accorgerà mai delle nostre aggiunte. E poi abbiamo concordato di farci un incantesimo, no?” 


Un sorrisetto soddisfatto che fece irritare leggermente sia Lizzy che Ariadne comparve sul volto di Abraxas, decisamente soddisfatto di aver vinto giocando in casa: la prova del giorno prima era stata vinta da Altair – senza gran sorpresa di nessuno –, ma avendo vinto ben due prove Abraxas aveva accumulato più punti di tutti gli altri, risultando quindi il vincitore di quel “gioco”. 


“Smettila di ridertela, Malfoy. Almeno ti terrai tu il libro, così se qualcuno dovesse scoprire di questa storia non verranno ad incolpare ME.” 

Alle parole di Lizzy il biondo fece una leggera smorfia, non avendo considerato la questione sotto quel punto di vista... Tuttavia avevano deciso di incantare le pagine, in modo che solo un membro delle loro famiglie potesse leggere quello che stavano scrivendo: salvo imprevisti spiacevoli, quelle righe non sarebbero mai cadute nelle mani di estranei. 


Ian smise di scrivere a passò la penna ad Ariadne, che proseguì la trascrizione con una calligrafia nettamente più chiara di quella del giovane padrone di casa. 
Dopo aver infatti discusso parecchio, avevano concordato con diplomazia che ognuno avrebbe scritto un pezzo visto che nessuno aveva fatto più degli altri e avevano sempre collaborato: se fosse stato per Abraxas, ovviamente avrebbe scritto tutto lui. 


“Cosa hai intenzione di fartene? Del libro, intendo.” 

Alle parole di Ian Abraxas si strinse nelle spalle, non avendoci riflettuto a lungo nei giorni precedenti:

“Non saprei... Credo che ne parlerò solo con mio padre. E poi chissà, se avrò un figlio gli mostrerò cosa abbiamo fatto... Così sarà una questione strettamente familiare e nessuno, oltre noi, saprà mai nulla di questa storia. O almeno, non conoscerà i dettagli.” 


“Sono d'accordo... Meno persone sono a conoscenza di un segreto e meno probabilità ci sono che venga allo scoperto. Tieni, Abbott.” 

Ariadne passò la penna d'oca a Lizzy, che dopo averla intinta nel calamaio continuò a scrivere da dove la bionda si era interrotta, vale a dire gli ultimi passaggi a cui erano arrivati: non erano riusciti ad arrivare alla soluzione completa in quel poco tempo, ma avevano deciso di comune accordo di continuare a vedersi di tanto in tanto anche dopo aver lasciato Malfoy Manor per riuscirci; nessuno di loro voleva lasciare quella questione in sospeso, erano troppo vicini all’esito per fermarsi e gettare la spugna.


“Esattamente... Speriamo quindi che i nostri amici tengano la bocca chiusa, anche se non sanno di preciso tutta la storia. Ci manca solo che mezza comunità magica venga a sapere di questa storia!” 


Povero Abraxas Malfoy. Non poteva immaginare che quasi un secolo dopo il suo bis nipote sarebbe morto per proteggere il suo segreto, che aveva appena segnato la sua famiglia e quelle dei presenti nel laboratorio.


*


“Mi spieghi perché diamine ti sto facendo da palo davanti alla camera di tuo zio? Mi sento un perfetto idiota.” 

Elliott sbuffò, appoggiato con la schiena al muro accanto alla porta socchiusa della camera di Canta ke rush dentro alla quale Ian stava rimettendo “Sacre 28” esattamente dove l'aveva trovato il giorno prima.

“Semplice.”   Esordì il giovane Nott uscendo dalla camera e chiudendosi la porta alle spalle, parlando con il tono plateale di chi sta facendo un annuncio importante:

“Lizzy si è rifiutata, quindi eccoti qui.” 

“Oh, ma grazie. Quindi cosa sono, il rimpiazzo di Lizzy?” 


“No, ma mi sembrava più giusto chiederlo a lei visto che a differenza tua è coinvolta in questa storia! Ma visto l’intoppo di ieri si è rifiutata categoricamente... E riflettendoci non posso dire che mi dispiaccia completamente, vista la faccia non esattamente felice che aveva Black quando ha completamente frainteso cos’era successo..” 

“Mi sembrava che non fosse proprio allegro... Che hai combinato?” 


Elliott sorrise, guardando l'amico con curiosità senza però ricevere una risposta precisa: Ian preferì rimanere sul vago mentre insieme percorrevano il corridoio per tornare nella loro stanza a prendere i bagagli. 

Nott in effetti aveva sinceramente ringraziato il fatto di essersi praticamente auto-eliminato: probabilmente se non l'avesse fatto avrebbe dato ad Altair Black l'occasione valida per lanciargli contro una maledizione, e Ian non aveva molta voglia di passare a miglior vita per via della gelosia nei confronti della sua migliore amica. 


Fortunatamente per lui e meno per lei, era toccato invece a Connie l’onere di duellare con Black il giorno prima e quest’ultimo non si era fatto scappare la vittoria da sotto al naso. 


“Beh, ad ogni modo diamoci una mossa... Tra un’ora tuo zio ci vuole fuori dal Manor e non credo sarebbe felice di trovarci in ritardo pure all’ultimo giorno.” 


Ian sorrise appena alle parole di Elliott mentre iniziava a salire le scale insieme a lui: no, decisamente a Cantankerus non avrebbe fatto piacere dover attenderli anche un’ultima volta... Però d'altra parte sarebbe stato molto divertente farlo aspettare apposta, viste tutte le prove che gli aveva rifilato.


                                                                                       *


“Non sono una persona particolarmente impaziente... Ma perché siamo fermi qui?” 

Quando, circa dieci minuti prima, si erano tutti riuniti nello spiazzo davanti alla casa, Cantankerus li aveva salutati, aveva consegnato ad Abraxas “Sacre 28” e prima di tornare dentro l'enorme villa aveva suggerito ai ragazzi di non Smaterializzarsi subito a casa loro ma di aspettare qualche minuto. 

Alle parole di Maximilian Connie, che si era seduta accanto a lui su un gradino, si strinse nelle spalle prima di parlare


“Chi lo sa... Non so tu, ma io Nott ancora non lo capisco. Però devo dirlo, il sorrisetto che aveva prima di sparire dentro la casa non mi è piaciuto. Proprio per nulla...” 

“Ci credo! Non so se te lo ricordi Connie, ma l'ultima volta in cui gli abbiamo visto quel sorriso in faccia è stato prima di metterci a pulire la casa da cima a fondo! Ho quasi paura a pensare a cosa abbia architettato questa volta...” 


Connie non disse nulla, trattenendosi dall’esternare all’amico la sua idea sul fatto che Cantankerus avesse organizzato una specie di “regalo d’addio”... Se il motivo dell’attesa era quello, allora c'era da preoccuparsi.

Nel frattempo Elliott e Amelia ci accingevano a salutare tutti visto che, prima di arrivare in cortile, Cantankerus aveva fermato il Corvonero e la Serpeverde per informarli  di non prendere in considerazione le sue parole... Ergo, loro potevano andarsene tranquillamente, anche se avevano aspettato un po’ per la curiosità di vedere cosa avesse architettato il loro gentile esaminatore. 


Ian, mentre Elliott gli dava una pacca sulla spalla con un gran sorriso divertito in volto, aveva una faccia da funerale: non aveva idea di cosa stesse parlando lo zio, ma già temeva il peggio. 

Che avesse organizzato un attacco di anatre assassine?

Ne sarebbe stato capace 

Che avesse scoperto che avevano preso il suo prezioso libro in prestito senza permesso e volesse fagliela pagare? 


Sopratutto, a nessuno era ben chiaro il motivo per cui Amelia e Elliott potevano andare via subito e gli altri no... Nemmeno i due suddetti interessati sapevano spiegarselo. 


“Ci vediamo presto, ragazze... Ora dobbiamo andare, ma domani vi scriverò per sapere che accidenti è successo.”   Elliott rivolse ad Aerin e Lizzy un sorriso prima di abbracciare entrambe le Tassorosso, che nel frattempo si stavano facendo un milione e mezzo di film mentali. 

Lizzy già si vedeva un mostro spuntare da dietro l'angolo, non a caso teneva la bacchetta sotto tiro di continuo...


“Smettila di ridere, Boulstrode! Non capisco perché per voi questa faccenda non valga... Non è giusto!” 

Aerin sbuffò, facendo sorridere Elliott prima che il Corvonero raggiungesse anche Maximilian e Connie per salutarli. 

Il più tranquillo era ovviamente Abraxas, che era rimasto fuori per non perdersi la scena, di qualunque cosa si trattasse. Ariadne era impaziente come non mai e teneva le braccia conserte mentre tamburellava di continuo il piede sulla ghiaia, in attesa. 

Amelia e Elliott si erano appena Smaterializzati – il contratto che avevano dovuto firmare il mese prima non aveva più valore da quel giorno – quando qualcosa, o meglio qualcuno, comparve nel viale che collegava i cancelli del Manor fino all’ingresso, passando in mezzo al labirinto e al giardino. 


Aerin, che stava parlando ininterrottamente con Ian su cosa stesse succedendo, si beccò una gomitata da Lizzy in petto:  la Tassorosso si voltò verso l'amica, guardandola come a chiederle che accidenti volesse. 

Elizabeth però non parlò, limitandosi ad accennare con il capo alla persona che si stava avvicinando al gruppo.
Aerin seguì lo sguardo dell'amica e sgranò gli occhi quando mise a fuoco chi le stava andando incontro con un gran sorriso stampato in volto.

“Oh mio dio... Kristen!” 


Un sorriso si allargò velocemente sulle labbra di Aerin, che in un attimo era corsa incontro a sua sorella e l'aveva abbracciata – o meglio stritolata – ignorando le sue proteste. 


“Ma chi è?”     Connie, che si era alzata per veder è meglio, fece capolino accanto a Lizzy, guardando la ragazza più piccola di lei di uno o due anni con aria accigliata, cercando di riconoscerla ma senza buoni risultati:

“È sua sorella minore.”    Rispose Lizzy sorridendo mentre guardava l'amica abbracciare e parlare con Kristen, chiedendole che accidenti ci facesse lì.

“Ah... Quindi è di questo che parlava Cantanke- REX!” 


Connie era scattata verso il viale così velocemente da far quasi muovere l'aria intorno a lei e i capelli di Lizzy, che insieme a Maximilian sorrise nel vederla saltare praticamente in braccio al fratello maggiore che non cadde solo perché ormai ci aveva fatto l'abitudine.


“Fatemi capire... Nott ci ha fatti venire a prendere da dei nostri parenti? E chi se l’aspettava!” 

Ariadne sollevò un sopracciglio, sorpresa da quanto stesse succedendo: si era aspettata un po’ di tutto, ma non quello. 

Accanto a lei Imogen si stava torturando le mani, tendendo il collo come se fosse quasi speranzosa 
 di vedere qualcuno... Inutile dire come le sue labbra si piegarono in un sorriso quando un uomo fin troppo familiare si Materializzò ad una ventina di metri di distanza, accanto alla soglia del labirinto. 

Imogen, che in genere manteneva un atteggiamento è un comportamento piuttosto tranquillo e pacato come sua madre le aveva inculcato, quasi corse verso suo nonno Alexander prima di stringerlo in un abbraccio. 

L'avrebbe comunque rivisto presto, ma non poteva non farla felice trovarlo a Malfoy Manor per tornare insieme in Scozia... Quando c'era suo nonno nei dintorni Imogen Selwyn tirava fuori una parte di se che spesso seppelliva sotto un abito elegante e un sorriso cortese, ritornando la ragazzina che rideva e si arrampicava sugli alberi sotto gli occhi dei nonni, in Scozia. 


“È suo nonno?”   Ariadne si rivolse ad Abraxas, che annuì senza staccare gli occhi dalla sua fidanzata che sorrideva a suo nonno mentre gli diceva qualcosa di incomprensibile per via della distanza. 

Sapeva benissimo quanto la ragazza fosse affezionata ai nonni che l'avevano cresciuta da quando, a circa due anni, i genitori l'avevano spedita in Scozia perché non avevano tempo o voglia di crescere una bambina con altri tre figli già grandicelli. 

Malfoy stentava quasi a credere che fosse stato Cantankerus Nott a contattare i loro cari per chiedere che li venissero a prendere... Ma era ovviamente felice per la sua ragazza, vedendola sorridere come di rado capitava.

Altair invece non stava facendo troppo caso a cosa succedeva intorno a lui, gli occhi fissi sul viale con impazienza crescente: Connie era stata raggiunta dal fratello, Aerin da sua sorella e Imogen da suo nonno... Per Maximilian era appena arrivata una ragazza che doveva essere la sua fidanzata, quindi non poteva non sperare che sua sorella Cassiopea si facesse viva. 


Ian stava invece in piedi accanto a Lizzy, salutando quasi distrattamente Aerin e Connie prima che le due si Smaterializzarono insieme ai rispettivi fratelli: possibile che centrasse SUO ZIO? Probabilmente era una specie di sogno, oppure Cantankerus aveva preso una brutta botta in testa... 

Doveva esserci una spiegazione, perché non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere... E credeva di conoscere suo zio abbastanza bene. 

“Chi l'avrebbe mai detto, eh? Tutti hanno un cuore da qualche parte... Anzi, sai una cosa Ian? Credo che spesso le persone che lo nascondano siano quelle più buone, infondo.”

Alle parole di Lizzy Ian annuì distrattamente, ancora stentando a credere a cosa stesse succedendo... Quando poi comparve anche, poco dopo, Cassiopea Black che praticamente saltò in braccio al fratello maggiore, Ian Nott ebbe quasi la certezza che suo zio si fosse bevuto il cervello.


Lizzy poteva anche aver ragione, ma l'immaginarsi suo zio come un tenero agnellino proprio gli riusciva difficile. 


“Mi sei mancata moltissimo, Cassy...”   Altair sorrise rimettendo la sorella a terra, che ricambiò vivacemente:

“Anche tu, mi sentivo sola a casa con mamma e papà! Ad ogni modo... Ti sei divertito? Aspetta, vado a salutare Abraxas e Ariadne...” 

Cassiopea fece per partire alla volta dei due biondi ancora fermi sulle scale e intenti a parlare tra loro, ma Altair la bloccò prendendola per un braccio:

“Aspetta, dopo... Prima ti voglio presentare una persona.” 


La più piccola di casa Black inarcò un sopracciglio, non capendo chi volesse presentarle il fratello con tanta urgenza: non era solito presentarle i suoi amici probabilmente per gelosia, eccetto Abraxas che conosceva da prima di andare a scuola per via delle loro famiglie... Di chi stava parlando? 


Gli occhi azzurri di Cassiopea si posarono sui due ragazzi verso i quali il fratello stava andando: un ragazzo alto moro e una ragazza più bassa dai capelli di un castano così scuro da sembrare quasi neri. 

I due stavano parlando ma, sentendoli arrivare, si zittirono e si voltarono contemporaneamente verso di loro prima che Altair parlasse:

“Lizzy, lei è mia sorella Cassiopea...”


Elizabeth guardò la ragazza che le stava davanti per un attimo prima di sorriderle mentre le porgeva la mano, certa di averla già vista a scuola anche se aveva un paio d'anni in meno. 
D'altro canto, anche Cassiopea stava osservando con cipiglio assorto l'altra, assolutamente certa di averla già vista: non ricordava come si chiamasse ma la sua faccia non le era nuova...

“Cassy, ti presento Elizabeth Abbott... La mia fidanzata.” 


Cassiopea parve come illuminarsi sentendo quel nome, collegando subito i pezzi: ma certo, era la ragazza che aveva preso a cazzotti suo fratello al sesto anno! Aveva deriso Altair per un sacco di tempo per quella storia...

Solo mentre stringeva la mano di Lizzy Cassiopea realizzò appieno cosa avesse detto il fratello, sbattendo le palpebre un paio di volte e guardando prima lui e poi Lizzy con gli occhi sgranati:

“Molto piacere... Aspetta. Che? Lei è...” 


Elizabeth esitò, guardando la ragazza con un sopracciglio inarcato e chiedendosi se fosse per caso sotto shock o meno.
Ian nel frattempo se ne stava in silenzio, non perdendosi una sillaba del discorso che aveva preso una piega decisamente interessante:

Cassy infine sorrise, assestando al fratello una piccola pacca sul braccio e uscendosene con un “beh, era anche ora!”


Suo fratello le aveva accennato qualcosa su una ragazza in un paio di lettere... Ma lei non ci aveva fatto molto caso: era ormai abituata all’attenzione scrupolosa che Altair rivolgeva alle donne. Non avrebbe però di certo pensato che quella ragazza gli piacesse veramente, trattandosi oltretutto della stessa che una volta gli aveva quasi rotto il naso. 

Altair Black era solito stufarsi in fretta delle ragazze... Chissà che Lizzy non durasse. 


Cassiopea aveva già iniziato a tartassare fratello e futura cognata di domande quando Ian sfiorò la spalla di Lizzy, accennando con il capo a qualcosa oltre i fratelli Black. 

La mora si sporse leggermente, sorridendo lievemente quando vide chi aveva catturato l'attenzione dell’amico prima di congedarsi con gentilezza da Cassiopea. 

Lei però non si scompose, limitandosi a sorriderle con aria divertita e promettendo che avrebbero perfettamente avuto modo di conoscersi... Figuriamoci, aveva tutta l'intenzione di passare ai raggi X la ragazza che era riuscita ad accalappiarsi suo fratello: doveva per forza essere un osso duro se aveva scatenato il suo interesse, poco ma sicuro.



“Beh, mi spiace deluderti mio caro... Ma Abraxas ha presentato Cassiopea alla Abbott... E sai cosa significa, no?” 

Alle parole di Ariadne Abraxas rispose con un mezzo grugnito, evitando di replicare che ovviamente aveva capito cosa intendesse: di tutte le ragazze che aveva avuto, Altair non ne aveva mai presentata nessuna alla sua famiglia... Figuriamoci a sua sorella, a cui era legatissimo. 

Se aveva tenuto a presentare Lizzy a Cassiopea, voleva dire che ci teneva veramente... Ergo, Abraxas poteva anche considerarla ufficialmente sua cognata. 


“Beh, anche Imogen è andata via... Però sono felice per lei, adora stare con suo nonno.” 

“È normale, Ariadne. Conosci sua madre, no?”    Ariadne sorrise alle parole dell’amico, annuendo con un cenno del capo mentre si chiedeva mentalmente se qualcuno sarebbe venuto per lei, visto che ormai solo lei e Ian sembravano essere rimasti soli. 
    


“Ciao.” 

Lizzy accennò un sorriso, puntando gli occhi in quelli verde chiarissimo di suo fratello Stephen, che rispose per poi allargare le braccia come a richiedere un abbraccio.

La sorella obbedì, appoggiando il capo sulla spalla del fratello senza evitare di provare un po’ di delusione. Ci aveva quasi sperato, ma nemmeno stavolta era andata come aveva pensato.

“Non è voluto venire, immagino.” 


Stephen si limitò ad annuire debolmente, sciogliendo l'abbraccio con la sorella e guardandola con due parole scritte negli occhi ereditati dalla defunta madre: ‘Mi dispiace’. 

Già, dispiaceva anche a lei.
Di certo sarebbe dispiaciuto anche a Catherine...

Forse l'unico a cui in fondo non importava era il padre. 


Lizzy si costrinse a sorridere, non volendo farsi rovinare ancora una volta la giornata da suo padre e il suo egoismo:

“Non importa. Sai una cosa? Peggio per lui. Sono felice di vederti fratellone, mi sei mancato... Dai vieni, così saluti Ian e ti presento un paio di persone.” 


Stephen annuì, sollevato che la sorella non avesse preso troppo male il fatto di aver visto lui e non il padre... O forse, come spesso capitava, Elizabeth si era schiaffata in faccia un sorriso e aveva nascosto la delusione in un angolo. 

Però, mentre le metteva un braccio intorno alle spalle e si avvicinava ad Ian e a quelli che riconobbe come Altair e Cassiopea Black, Stephen Abbott poté giurare di averle visto gli occhi illuminarsi è un sorriso sincero incresparle il volto.

Chissà, forse quell’esperienza a Malfoy Manor le aveva fatto solo bene...


                                                                                    *


Ian teneva lo sguardo sul viale deserto, seduto su un gradino mentre si teneva i gomiti appoggiati sulle ginocchia. Altair e Lizzy erano andati via qualche minuto prima con i fratelli al seguito e Abraxas era tornato dentro il Manor in compagnia di Ariadne che aveva reclamato la “pausa per il the”. 

Quando anche Maximilian si era Smaterializzato con Danielle, Ian Nott era rimasto solo. 

Non gli era difficile capire con che criterio suo zio avesse scritto a destra e a sinistra:  la prima prova. Infondo Lizzy aveva di certo visto suo fratello e Elliott Amelia... Ecco perché Cantankerus aveva detto ai due che potevamo andare via, perché erano la cosa più importante l'uno per l'altra. 


Quanto a lui... Beh, forse nessuno della sua famiglia lo aveva tanto a cuore, visto che nessuno si era fatto vivo. 

Ian sospirò, quasi invidiando la sua migliore amica: certo Lizzy era senza madre e non aveva un vero legame con suo padre da anni, ma almeno aveva suo fratello... Lui aveva entrambi i genitori, ma poteva dire di avere un forte attaccamento con loro? Probabilmente no. 

Stava quasi per alzarsi e andare via, certo che non sarebbe venuto nessuno, quando sentì un rumore alle sue spalle. 

Un rumore familiare, nel bene e nel male.

Un sorriso comparve quasi involontariamente sul volto del ragazzo, che non si mosse ma parlò senza alzare lo sguardo:

“Ciao zio... Sei venuto a vedere se sono ancora qui? Beh, mi spiace deluderti ma è così.” 


“Sai Ian, stavo quasi pensando dii smetterla di usare il bastone o di insonorizzando... È fin troppo riconoscibile.” 

Cantankerus Nott piantò il bastone d’avorio su un gradino, sedendo accanto al nipote senza tante cerimonie. Nessuno dei due si voltò verso l'altro, tenemmo gli occhi ognuno davanti a se:

“Io te lo dico da anni, ma quando mai Cantankerus Nott ascolta qualcuno?” 


“Vero, faccio sempre di testa mia... E tu non sei tanto diverso, Ian. Tra vent'anni ne riparleremo, magari.” 


Ian non disse nulla è per qualche minuto tra i due regnò il silenzio, finché Cantankerus non si alzò e invito il nipote a fare lo stesso:

“Coraggio, andiamo.” 

“Andiamo? Dove?”


“Beh, hai intenzione di restare dai Malfoy a vita? Non per offendere, ma a me piace casa mia... Ed è ora di tornarci, non trovi?” 


Ian guardò lo zio con stupore crescente mentre questi gli appoggiava una mano sulla spalla e lo spingeva con leggera pressione giù per i pochi gradini, scendendo sulla ghiaia e iniziando a camminare verso il lungo viale. 

Nessuno dei due parlò nel breve tragitto, ma Ian non poté fare a meno di pensare a cosa stesse facendo: tutti gli altri erano stati raggiunti ed erano andati via con le persone che li amavano di più... E lui era con suo zio, ancora una volta. 

Poteva anche criticarlo o prenderlo in giro, ma la verità era semplice: Cantankerus Nott l'aveva cresciuto e infondo si volevano bene, anche se a nessuno dei due piaceva ammetterlo. 

E forse non sbagliava, forse Ian somigliava più a suo zio che a suo padre... Di certo lo conosceva meglio. 

Molte persone si lamentano delle proprie famiglie e, purtroppo, non sempre si è fortunati sotto questi punto di vista.
Ma non possiamo scegliere con chi avere un legame vincolante come il sangue, quindi mettiamocela via e cerchiamo di vedere il lato positivo in tutto: non possiamo scamparla, accettiamo quello che ci è capitato e non facciamone un dramma... Perché anche lo zio più scontroso spesso può nascondere un grande affetto per noi, più di quanto non immaginiamo. 


                                                                                 *


Ariadne Shafiq teneva gli occhi chiusi, circondata solo dal silenzio e da un leggero venticello che le accarezzava i capelli biondi e il viso. 

Il sole stava tramontando e il cielo era variopinto da bellissime sfumature di arancio e rosa, ma lei se le stava perdendo...
Se le stava perdendo perché aveva altro a cui pensare. 


Ariadne pensava a quando, anni prima, il suo vicino di casa nonché migliore amico se n'era andato senza che potessero salutarsi. 
Pensava a tutte quelle volte in cui avevano parlato, riso, giocato insieme.

Pensava a come fosse possibile che qualcosa finisse così, talmente in fretta da non darti il tempo di rendertene conto. 

Non aveva mai potuto dire addio a Miquel e si chiedeva come fosse diventato, se quello che aveva visto nella sua ormai lontana prima prova fosse solo una sua idea, un’immagine... O era davvero diventato così, crescendo? 

Si chiedeva se anche lui, ogni tanto, si chiedesse che fine avesse fatto la sua bionda vicina di casa... 

Ma Miquel si era diplomato a Beauxbatons, in Francia. Probabilmente non si sarebbero mai più rivisti. 

Dicono che se un’amicizia va oltre i sette anni, è destinata a durare per sempre. 
Non so se sia davvero così, ma so una cosa: a volte le amicizie più dure da mandare avanti sono proprio quelle che coltiviamo da molto tempo.

Continuare a voler bene, ad essere amico ad una persona che abbiamo conosciuto a 20 anni non è minimamente difficile come mantenere un legame con qualcuno che conosciamo da una vita: i bambini crescono, le persone cambiano e a volte le amicizie finiscono...   Perché semplicemente siamo cambiati, siamo diversi e niente ci rende più affini come un tempo.


“Ehi... Credevo fossi andata via.” 


Ariadne Shafiq aprì gli occhi, voltandosi verso un bambino viziato, un ragazzo arrogante, un giovane uomo ambizioso e pieno di insicurezze. 
Ariadne Shafiq si voltò verso Abraxas Malfoy, il suo migliore amico è quasi un fratello.

Sorrise, stringendosi nelle spalle:

“Beccata... Mi ero persa nei miei pensieri, sai che adoro stare qui.” 

“Beh, ma dovresti andare a casa... La tua famiglia ti starà aspettando. Coraggio, vieni: ti accompagno io fino ai cancelli, ti va?” 

Abraxas le porse la mano e senza nessuna esitazione lei la prese, lasciandosi aiutare a rialzarsi.

Senza che le loro mani si allontanassero i due si incamminarono nel viale, percorrendo una strada ormai conosciuta. 

Ma infondo è questo il bello degli amici: ci terranno per mano, sempre e comunque. 
Il sangue non è sempre una garanzia e a volte i membri di una famiglia non crescono nemmeno sotto lo stesso tetto... 

Abbiamo la fortuna di poter scegliere i nostri amici e, se l'abbiamo fatto bene, questi ci resteranno accanto così a lungo da non poter immaginarci senza di loro, da non poter ricordare con precisione come eravamo quando loro non c'erano a tenerci per mano, a ridere di noi quando siamo caduti per poi aiutarci a tirarci su. 

L’amicizia è un terno all’otto, è un po’ come la scatola di cioccolatini di Forrest Gump: non sai mai quello che ti capita, ma qualunque cosa sia... Prova e guarda come andrà a finire. 


                        
A volte va bene, altre va male.

Nessuno lo sapeva bene come Ariadne Shafiq... O quel bastardo di Cantankerus Nott, che l'aveva schifosamente fatto apposta a non far venire nessuno per lei in modo da poter restare sola con il suo “fratello acquisito”. 


Che volete che vi dica... Questi Purosangue, quante ne combinano. 










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Angolo Autrice Assonnata:


Buonasera, o quel che è visto che ormai è quasi l'una. 
Volevo pubblicare prima ma non ho fatto in tempo prima di uscire, quindi l'ho fatto appena tornata.

Che ne dite, vi è piaciuto? 

Spero ovviamente di sì visto che è l'ultimo capitolo vero e proprio... Naturalmente ci sarà l’Epilogo ma sarà in un contesto leggermente differente XD tuttavia, non voglio fare spoiler quindi meglio tacere.


Non ci metterò molto a scriverlo quindi arriverà di certo prestissimo... Non assicuro per domani ma di certo dopodomani al massimo potrete leggerlo :) 

Risparmio i ringraziamenti e i discorsi per il prossimo capitolo, altrimenti mi addormento sull’ipad... Perciò buonanotte, ci vediamo presto e fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo! 

Signorina Granger 

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Capitolo 20
*** Epilogo ***


History 


Epilogo 
 
Malfoy Manor, 1 Luglio 1947


Altair Black teneva lo sguardo dritto davanti a sè, osservando una casa che conosceva quasi come fosse la propria.
Malfoy Manor non era affatto cambiata nel corso degli anni: tornando indietro con i ricordi, Altair era sicuro che rispetto a quindici anni prima non fosse cambiato molto nell’enorme dimora dei Malfoy. 

Eppure, quel giorno c'era qualcosa di diverso. 

Forse era nell'aria, oltre che nelle decorazioni di rose bianche che adornavano il contorno del viale dove stava camminando. 

Quel giorno non era come gli altri, si sentiva anche solo guardando l'austera casa.

Il viale era pieno di persone eleganti che si salutavano a vicenda o che procedevano con calma sulla ghiaia, a differenza del giovane Black che avrebbe preferito camminare a passo svelto... Peccato che qualcosa, o qualcuno, glielo impedisse.


Faceva davvero molto caldo e quasi ringraziò se stesso per aver deciso di indossare un completo color carta da zucchero e non uno nero... Non invidiava nemmeno lontanamente Abraxas, nonostante fosse una giornata molto speciale per il suo amico. 


Altair Black si voltò verso la persona che quasi si stava trascinando dietro da quando si erano Materializzati davanti ai cancelli spalancati della villa, tenendola a braccetto.

“Davvero non riesci a camminare più in fretta?” 


Elizabeth Abbott sbuffò sonoramente, guardando il fidanzato come se avesse detto di aver visto un ufo: no, ovvio che non poteva... E per tutta risposta si limitò ad accennare alle décolleté color avorio che portava ai piedi, abbinate alla sottile cintura che adornava la vita dell’abito corto color crema.


Altair afferrò il concetto e sospirò, capendo che la ragazza non si sarebbe mai messa a camminare in fretta con quei tacchi, quel vestito e quel caldo.

Tuttavia non voleva e non poteva arrivare tardi... Abraxas l'avrebbe ucciso prima di arrivare all’altare, probabilmente.

Peccato che, essendo molto alto e la differenza tra le loro gambe fosse notevole, Altair camminasse molto più velocemente della ragazza... Che con i tacchi alti di certo non era al massimo della sua agilità.


“Ok, ho capito. Facciamo così allora.” 


Altair si fermò all’improvviso, rischiando quasi di far finire Lizzy addosso al suo petto. La ragazza si fermò ed ebbe appena il tempo di guardare il fidanzato con cipiglio interrogativo prima che questi la prendesse in braccio, sollevandola e ignorando le sue proteste mentre riprendeva a camminare sulla ghiaia.


Lizzy, che era diventata di una discreta tonalità di rosso, implorò a bassa voce il ragazzo di metterla giù senza però essere accontentata: Altair finse di non averla sentita, ignorando deliberatamente gli sguardi che si stavano guadagnando dagli altri invitati... Molti dei quali li riconobbero come la coppia più chiacchierata degli ultimi anni. 


“Altair, ti prego! Mettimi giù, ci guardano tutti...” Lizzy sospirò, passando si una mano tra i capelli mentre invece lui le sorrise come se non gli importasse minimamente:

“E tu lascia che ci guardino... Infondo siamo proprio belli, non credi?” 


                                                                                                                                                   *


“Mia madre?” 

“Tranquilla, sono riuscita ad allontanarla... Non ti disturberà.” 


Imogen sorrise ad Ariadne attraverso lo specchio a pavimento, in piedi con i capelli perfettamente acconciati e il volto truccato.

La bionda si chiuse la porta alle spalle, osservando la sua amica e non potendo non provare un moto di felicità per lei: benché fosse la prima a ripetere quanto il suo migliore amico fosse un cretino, era sinceramente felice che si sposassero... Finalmente, anche. 

Dopotutto ormai stavano insieme da quattro anni e quando Abraxas si era deciso a chiedere ad Imogen di sposarlo i suoi genitori avevano tirato un gran sospiro di sollievo. 


“Sei bellissima, Imogen... Abraxas rimarrà pietrificato.” 

“Grazie... Non è un modo per dirmi che hai intenzione dii incantarlo durante la cerimonia, vero?” 


Ariadne rise sinceramente alla domanda dell'amica, scuotendo il capo e promettendo che avrebbe fatto la brava: infondo erano i suoi migliori amici ed era davvero felice per loro... E poi era pure la damigella d'onore, non poteva combinare guai quel giorno... Anche perché Abraxas l'avrebbe uccisa se avesse fatto qualcosa al di fuori dagli schemi. 

Imogen si sistemò distrattamente la tiara che portava tra i capelli, osservandosi con un’aria critica che Ariadne non comprese: era davvero bellissima, con quel vestito bianco stile impero.


“Rilassati, stai benissimo... Ascolta, ti dispiace se passo a vedere come se la cava lo sposo? Mi piacerebbe salutarlo, così mi assicuro anche che non scappi o che non si faccia male il nodo alla cravatta.” 

“Tranquilla, vai pure... E se per caso cerca di darsela a gambe, prendilo per i capelli e trascinalo da me. Poi ci penserò io...” 


Il tono della Corvonero era così serio che Ariadne sorrise, immaginandosi perfettamente la scena prima di uscire dalla stanza. Percorse il corridoio con quanta fretta le permettessero i tacchi, zigzando tra parenti vari e camerieri che sistemavano a destra e a sinistra. 


Quando finalmente raggiunse la camera di Abraxas Ariadne bussò aprendo subito dopo la porta, senza dare all’amico il tempo di rispondere.

Abraxas era in piedi e sembrò leggermente sorpreso nel vederla, sorridendole nervosamente mentre Ariadne si chiudeva la porta alle spalle. Era solo nella stanza e la bionda non poté che esserne felice: se non altro, potevano fare in pace la loro ultima chiacchierata. 

“Ehi... Come va? Vedo che ti sei fatto un nodo decente, bravo!” 


Abraxas rivolse all’amica uno sguardo seccato, come a volerle dire di evitare di bacchettarlo pure il giorno del suo matrimonio. Ariadne invece sorrise mentre gli si avvicinava, guardandosi intorno e notando una certa assenza:

“Ma dov’è finito Altair?” 

“Me lo chiedo anche io. Beh, se non arriva vorrà dire che mi farai tu da testimone.” 


“Col cavolo, devo già fare la damigella! Non ho intenzione di sdoppiarmi o cose simili, quindi dovrai arrangiarti... Ma tranquillo, sono più che sicura che il nostro amico spilungone si farà vivo. Piuttosto... Come va? Nervoso?” 


Abraxas si strinse nelle spalle, sedendosi su una poltrona e tenendo gli occhi chiarissimi fissi sul vetro di una finestra, osservando il cielo azzurro e sgombro da nuvole.

“Un po’... Ma tranquilla, non ho intenzione di filarmela.” 


Ariadne sorrise e sedette accanto a lui, evitando di dire che era esattamente quello che Imogen aveva pensato... Quei due si capivano sempre al volo, anche se erano lontani sapevano sempre cosa stesse pensando l'altro in una qualche situazione. 

“Lo credo bene! Non troverai un’altra pazza disposta a sposarti, te l’assicuro.” 


Abraxas spostò gli occhi dalla finestra per posarli sulla sua più vecchia amica, che rimase stupita nel vederlo sorriderle divertito invece di replicare: quante volte era successo che Abraxas non le rispondesse a tono? Probabilmente mai da quando aveva compiuto 10 anni.


“Sempre dolcissima, vero Ari? Però mi fa piacere vederti... Grazie per esserci.” 

“In realtà mi ha praticamente mandata la sposa per assicurarsi che tu ti faccia vivo alla cerimo-“ 


“Ariadne. Grazie.” 


Abraxas calcò leggermente il tono sull'ultima parola e la bionda sorrise appena, capendo cosa volesse dire e tacendo di conseguenza: in pratica, ‘ti ringrazio per essermi vicino perennemente nonostante litighiamo, però per una volta stai zitta e non replicare o inizieremo a discutere’.

Così Ariadne non disse nulla, obbedendo giusto perché era il giorno del suo matrimonio e si era ripromessa di fare la brava e di non mettere sù discussioni... Ma quella magia sarebbe durata solo ed esclusivamente per un giorno, lo sapevano entrambi anche mentre Abraxas tendeva la mano verso la ragazza e lei la stringeva nella sua, rimanendo in silenzio e ascoltando distrattamente le voci e i rumori che provenivano dal corridoio.


                                                                                                                                                  *


“Tu li vedi, per caso?” 

Aerin sbuffò, cercando di vedere qualcosa oltre due tizi altissimi che avevano avuto la brillante da di fermarsi proprio davanti a lei.
Connie scosse il capo mentre tendeva il collo, cercando un paio di figure familiari in mezzo ai numerosissimi invitati che stavano prendendo posto o erano già seduti.

Nell’enorme giardino dei Malfoy una grande tenda bianca fungeva da ambientazione per la cerimonia, adornata da un lungo tappeto contornato da decorazioni di fiori bianchi e blu. Eleganti sedie color avorio erano distribuite in file ordinate lungo la “navata” dove gli invitati si stavano sedendo in attesa che la cerimonia iniziasse... Peccato che le due ragazze stessero avendo qualche difficoltà nel trovare i loro amici.

“Aspetta, mi è sembrato di vedere i capelli di Ian! Seguimi!” 

Senza tanti preamboli Connie afferrò Aerin saldamente per un braccio e se la trascinò dietro, rischiando di farla inciampare per via dei tacchi a spillo che si era infilata ai piedi.

Trattando qualche imprecazione mentre rischiava di andare addosso alle persone più importanti della comunità magica, Aerin si fermò accanto a Connie vicino ad una fila di sedie, dove avevano preso posto un ragazzo dai capelli neri e uno di colore dai capelli corti.

Quest’ultimo alzò lo sguardo e sorrise, smettendo di parlare con l'amico per rivolgersi alle due ragazze:

“Bene, siete vive allora! Cominciavamo a darvi per disperse.” 

“Ah ah ah... Come vedi siamo sane e salve Maxi, grazie per l’interessamento.” 


Connie prese posto sulla sedia accanto al ragazzo con Aerin di fianco, mentre la Tassorosso si guardava intorno prima di sporgersi verso Ian:

“Tracce di Lizzy?”


“Non saprei dirti... Conoscendola, sarà inciampata da qualche parte e ora starà tirando giù il cielo con qualche imprecazione.” 

Ian aveva appena finito di parlare quando una figura molto alta e vestita di un azzurro sfrecciava sul tappeto accanto a loro, facendo voltare sincronicamente i quattro.


“Ma quello non era...” 


Connie non ebbe nemmeno il tempo di finire di parlare perché una voce decisamente familiare parlo alle loro spalle, facendoli voltare nuovamente:


“Si, era lui. Scusate il ritardo, ma sono comunque viva e vegeta... E non sono caduta da nessuna parte, per di più.” 

Lizzy lanciò un’occhiata significativa in direzione di Ian, che sfoggiò un sorrisetto mentre Aerin chiedeva all’amica di sedersi con loro:

“Tranquilli, ci sono solo due posti liberi... Li lascio per Elliott e Amelia.” 


“Generoso da parte tua, ma dove pensi di sederti? Accanto a Lucille Flint per caso?” 

Maximilian sollevò le sopracciglia, trattenendosi dal ridere di fronte alla smorfia disgustata che comparve sul volto della ragazza, che scosse il capo prima di parlare:

“Nemmeno sotto tortura. No, credo che andrò a sedermi accanto a Cassy. Poveretta, se non vado a salvarla sua madre le rifilerà un milione di possibili futuri mariti... Ci vediamo dopo!”


Lizzy sorrise e avanzò sul tappeto proprio mentre Elliott e Amelia raggiungevano il quartetto, salutando tutti e domandando dove stesse andando la Tassorosso:


“A salvare sua cognata, a quanto pare... Su, sedetevi. Credo che non manchi molto all'inizio.” 

“Beh, lo spero, io ho fame!” 

“Ma Aerin, hai mangiato un panino mezz'ora fa!” 

Di fronte alle parole e alla faccia sbigottita di Connie Aerin si strinse nelle spalle, liquidando il discorso con la mano come a voler dire che non centrava un bel niente e che aveva fame comunque. 

Elliott intanto si era seduto accanto ad Ian, che gli aveva rivolto uno sguardo eloquente: sarebbe stata una giornata molto lunga, poco ma sicuro.


                                                                                                                                                 *


“Ah, sei vivo! Sono arrivati prima io di te, vergognati!” Altair roteò gli occhi alle parole di Abraxas, fermandosi accanto a lui e borbottando qualcosa sui “tacchi che impediscono di muoversi velocemente”. Abraxas lanciò all’amico uno sguardo curioso ma non chiese nulla, quasi non volendo sapere cosa intendesse. 


Lo sposo si torturò invece il nodo della cravatta, guardando male l'amico e invidiandolo da morire: perché diamine lui doveva vestirsi di scuro? Se non altro aveva ottenuto di vestirsi di blu e non di nero, altrimenti sarebbe morto entro la fine della giornata. 


“Non fare quella faccia, Imogen mi ha detto che potevo vestirmi come volevo... Se hai problemi con il caldo perché non vi siete sposati in inverno?” 

Alle parole di Altair Abraxas borbottò qualcosa che somigliava molto a “me lo chiedo anche io” e l'amico decise saggiamente di non indagare oltre, intuendo che la scelta della data non era stata del tutto un'idea sua... Probabilmente ci avevano messo il naso le madri degli sposi, conoscendole.

Abraxas aveva qualche problema con la suocera, in effetti... Lei stravedeva per lui, anche se forse non tanto per la persona che era quanto per come si chiamava di cognome. Lui invece proprio non la sopportava, Elizabeth Selwyn. Una volta aveva persino detto ad Altair di ritenersi fortunato per non avere una suocera da sopportare e con quelle parole si era guadagnato una sonora strigliata dalla fidanzata, che gli aveva dato dell’insensibile nei confronti di Lizzy. 


Abraxas rivolse uno sguardo ai numerosi invitati, che ormai erano quasi tutti seduti. In prima fila, a destra, c'erano sua madre e suo padre mentre a sinistra i genitori con i suoi fratelli e i vari cognati dietro di loro.

In realtà Abraxas sapeva che, fosse stato per lei, Imogen avrebbe messo i genitori fuori dalla tenda... Peccato che non potesse farlo, visto che cerano giornalisti da tutte le parti e di sicuro quel matrimonio avrebbe fatto grande notizia sulla Gazzetta del Profeta, che già quando era stato annunciato l'aveva definito “il matrimonio dell’anno”... L'ultima cosa che volevano era far parlare di come i genitori della sposa fossero quasi ospiti indesiderati. 


Una cosa però la giovane sposa era riuscita ad ottenerla e tutti gli invitati ebbero modo di notarlo qualche minuto dopo, quando Imogen Selwyn fece la sua comparsa infondo all’entrata della tenda ornata da un arco di gelsomini, i suoi fiori preferiti. 

Abraxas sorrise, ignorando i leggeri mormorii che si erano propagati: Imogen era al braccio di suo nonno Alexander, non di suo padre.
Fortunatamente Alexander Selwyn era un uomo anche troppo rispettato nella comunità magica inglese perché qualcuno potesse fare domande indiscrete... 

Non sembrava però che ai genitori della sposa la cosa desse fastidio: o meglio, forse li irritava che la faccenda avrebbe suscitato scalpore ma non che la figlia avesse voluto farsi accompagnare dal nonno e non dal padre. 


Ovviamente però nessuno osò dire nulla mentre la sposa avanzava sul tappeto con un gran sorriso stampato in volto, gli occhi chiari e luccicanti fissi sul suo fidanzato.

Altair diede all’amico una leggera pacca sulla spalla mentre anche Ariadne sorrideva, in piedi parallelamente a loro con il vestito azzurro addosso e i capelli biondi raccolti sulla nuca. 

Imogen diede all’amica il suo bouquet dopo aver dato un bacio sulla guancia di Alexander, che dopo averle sorriso quasi con commozione era andato a sedersi accanto al figlio in prima fila.

Abraxas non ne era certo, ma probabilmente era l'unico della sua famiglia che Imogen avrebbe voluto invitare... Era stata legatissima anche a sua nonna, che però era morta diversi anni prima quando la nipote aveva 16 anni. 


Imogen rivolse al biondo un sorriso prima di prenderlo per mano, non curandosi minimamente degli invitati alle loro spalle: non le importava dei suoi genitori o di cosa pensassero quelle persone che erano state invitate solo per volere dei genitori di entrambi... Infondo contavano solamente loro due. 


                                                                                                                                                 *


Altair, dopo aver posto la sua firma, diede la penna d'oca ad Ariadne e alzò lo sguardo, puntando gli occhi azzurri su due persone in particolare che erano sedute vicine circa a metà della colonna di sinistra. 

Le due ragazze, le sue “due donne” stavano parlottando a bassa voce e Altair ancora una volta sorrise, non potendo che essere felice nel vederle andare d'accordo. 

Quasi sentendo il suo sguardo Cassiopea smise di parlare e alzò gli occhi, sorridendo di rimando al fratello maggiore e venendo imitata da Lizzy.

Altair si allontanò dall’altare, lanciando alla sorella uno sguardo indagatore: Cassiopea sembrava anche troppo contenta, a suo parere... Quasi gli venne il dubbio che stesse complottando per organizzare il suo, di matrimonio.


Probabilmente ai loro genitori la cosa non sarebbe andata giù facilmente, ma come la ragazza era solita dire al fratello “se te la fai scappare ti ammazzo, pensi davvero di trovarne un’altra così?” 

Altair non sapeva se lo diceva perché Lizzy le stava simpatica o perché li vedeva veramente bene insieme, però sapeva per certo che glie l'avrebbe chiesto, prima o poi... E a quel punto Cassiopea Black avrebbe stappato lo champagne per poi prenotarsi immediatamente un posto da damigella. 


Mentre anche gli sposi firmavano e Imogen diventava ufficialmente una Malfoy, gli invitati iniziarono ad alzarsi per lasciare la tenda e aspettare fuori mentre gli sposi si facevano fotografare con la famiglia e i testimoni prima di spostarsi al ricevimento. 

Tra questi c'era anche un certo gruppetto ormai conosciuto agli sposi: Ariadne e Altair dovevano rimanere dentro per le foto ma Maximilian, Aerin, Elliott, Connie e Amelia stavano raggiungendo l'uscita chiacchierando. Lizzy li raggiunse e si avvicinò ad Aerin, prendendola a braccetto mentre facevano per uscire insieme dalla tenda, parlando e ridendo esattamente come avevano sempre fatto. 

Si conoscevano da 11 anni ma non era cambiato molto: avevano lasciato Malfoy Manor due anni prima dopo quel gioco che tutti loro ricordavano e per la prima volta da quel lontano giorno, erano di nuovo tutti insieme in quella stessa casa.


Il fotografo, prima di fare alcuni scatti agli sposi da soli e con le famiglie, chiese ad Imogen si ci fosse qualche invitato particolare con cui volesse immortalare quel momento... E a quella parole Imogen Selwyn in Malfoy sorrise, annuendo appena con il capo prima di parlare, chiamando quelle persone che stavano per uscire:

“Ragazzi! Aspettate... Dai, facciamoci una foto tutti insieme!” 


Il gruppetto si fermò e tutti si voltarono sincronicamente verso la sposa, certi di aver sentito male o che non stesse parlando con loro... Ma il sorriso di Imogen li convinse del contrario e gli eredi delle Sacre 28 si avvicinarono all’altare per farsi fotografare tutti insieme per la prima volta. 



Nessuno di loro sapeva che cosa il futuro gli riservasse, o che diversi anni dopo i loro nipoti si sarebbero incontrati per lo stesso motivo che li aveva spinti a passare un mese a Malfoy Manor...

Nessuno di loro sapeva che quella foto non sarebbe mai stata persa e che un giorno qualcuno ci avrebbe messo le mani sopra, riconoscendo quelle persone sorridenti immortalate in bianco e nero come i loro bis bis bis nonni o pro pro pro zii... 

Non sapevano che un libro chiuso in un cassetto a qualche piano di distanza avrebbe causato più problemi di quanto non avrebbero mai pensato, ma mentre l’obbiettivo della macchina fotografica scattava nessuno pensò a niente di tutto questo, concentrandosi invece sulla bella giornata che li aspettava...

E perché no, anche una vita intera. 


                                                                                                                                                                 *

 
Malfoy Manor, 1 Luglio 2099 


“E finisce così?” 

“Beh, si tesoro... Ogni storia ha una fine, per quanto bella o vera possa essere.” 


Alle parole di Declan Shafiq un coro di domande si solleva, dimostrando che i bambini non sono ancora del tutto soddisfatti:

“Ma cosa è successo dopo?”

“Che fine ha fatto il libro?” 

“Ci raccontate cosa è successo a voi quando eravate qui?” 

“Altair e Lizzy si sono sposati?” 



“Ok, credo che per stasera possa bastare ragazzi... E non accetterò proteste: volevate la vostra storia, l'avete avuta.” 

“Ma mamma, vogliamo sapere cosa è successo dopo!” 


Jane Elizabeth sbuffa, lanciando alla madre uno sguardo quasi implorante. Irina però rimane impassibile, avvicinandosi al tappeto mentre Declan si alza con la figlia più piccola, Rebecca, in braccio.

La padrona di casa aiuta la figlia ad alzarsi prima di parlare con un tono fermo che non ammette repliche ma gentile allo stesso tempo, decisa a non cedere:

“Tesoro, quello che è successo dopo è un’altra storia... Magari un giorno vi racconteremo anche la nostra avventura, ma non stasera. Ora tutti a letto, è tardissimo e domani non voglio vedere zombie per casa...” 

Brontolando i bambini si alzano ed escono dalla grande sala parlottando a bassa voce su quanto hanno appena sentito, discutendo sulle ipotesi più disparate riguardo a cosa sia successo dopo il matrimonio tra Abraxas ed Imogen, episodio con cui Declan ha concluso il racconto.


“Sai che presto vorranno anche sentire la nostra storia, vero?” 

Alle parole di Charlie Irina annuisce quasi sospirando, lanciando uno sguardo al dipinto che raffigura Abraxas Malfoy e Imogen Selwyn, appeso accanto al camino. 


“Suppongo di sì... Ma spero che avendo sentito quella con cui tutto ha avuto inizio si calmeranno per un po’.” 

Il marito sorride come se non ne sia poi tanto sicuro, appoggiandole un braccio intorno alle spalle e avviandosi alla porta per seguire i loro amici fuori dalla sala. 

Uscendo Irina Lumacorno in Malfoy si chiude la porta alle spalle dopo aver lanciato un’occhiata al grande salotto, sorridendo appena mentre quasi le sembra di percepire il ricordo dei loro antenati che parlano, ridono e cenano insieme esattamente come avevano appena fatto loro.


Quando si suol dire che la storia si ripete... 














 
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Angolo Autrice:


*scena stile ‘Momenti di gloria’ con tanto di spiaggia e musichetta*

Ok, lasciamo stare, la sola idea di correre sulla sabbia mi mette caldo... Meglio una granita al cioccolato, vah. *Altair gliene passa una sbuffando* 

Bene, ora che ho la mia granita posso cominciare.


Concludiamo anche questa storia insieme al mese di Luglio... (Nota per Erika alias Slytherin2806, se stai leggendo: tanti auguri!) 

In Sacre 28 avevo concluso raffigurando gli OC a cena insieme e non volendo essere ripetitiva ho deciso di ambientare l’epilogo al matrimonio tra Abraxas e Imogen... Spero che vi sia piaciuto! 

Ho voluto inserire un breve passo dedicato agli OC dell'altra storia con un parallelismo, ambientato nello stesso posto e nello stesso giorno “qualche anno” più tardi. 


Ringraziamenti 


Grazie a:


Sesilia Black 
HadleyTheImpossibleGirl 
Nene_92
TatianaRomanova 
Coco
Inazumiana01
Moontastic
Forever_night7


Per aver partecipato... Grazie anche per essere state sempre tutte molto presenti, credo sia la prima volta in cui concludo una storia dove nessun autore è scomparso nel nulla!


Grazie a:

TatianaRomanova
Nene_92
Slytherin2806
Sesilia Black 
Inazumiana01
Fenicebook
Forever_night7 



Per aver messo la storia tra le Preferite e grazie a: 


Nene_92
PrettyLittleQueen
HadleyTheImpossibleGirl 
Sesilia Black 
C o c o 
Moontastic
Leda_ 
Chia_baroni 


Per averla messa tra le Seguite. 


Grazie per chi ha solo letto, spero che la storia vi sia piaciuta! 


Ho adorato tornare a scrivere sulle Sacre 28, grazie per avermi mandato degli OC veramente fantastici con cui mi sono divertita molto... Spero che la storia complessivamente vi sia piaciuta e anche il finale.

Ovviamente come sapete non è proprio finita del tutto visto che voglio pubblicare anche la raccolta di OS... premetto che sarò molto veloce come l'altra volta con grande probabilità, ergo tenete d'occhio la pagina di Harry Potter perché vi troverete facilmente una OS al giorno. 


E con questa concludo un’altra Interattiva... Dopo due mesi di stesura sono soddisfatta del risultato e spero che lo siate anche voi. In caso questo finale vi faccia schifo, siete autorizzati a presentarvi sotto casa mia con torce e forconi.

Ora, so che alcune di voi sperano che io scriva anche un Sequel vero e proprio di Le Sacre 28... La mia risposta è, sinceramente, che non lo so. 
Più che altro perché non ho in mente un’idea ben chiara su cosa poter far succedere in questa ipotetica storia, che avrebbe come protagonisti i figli di Charlie e Company che avete incontrato brevemente nel corso di History. 

Perciò non vi dico che la scriverò ma nemmeno che non lo farò... Stiamo a vedere, chissà che non mi venga un lampo di illuminazione divina! Si accettano consigli, comunque XD 

A questo punto vi saluto, ci vediamo domani con la prima OS! 


 
Signorina Granger

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