Memories: cronache di un amore nato per errore

di princess_sweet_94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Amnesia ***
Capitolo 2: *** Tentativo ***
Capitolo 3: *** Incubo ***



Capitolo 1
*** Amnesia ***


Erano due giorni, oramai, che la cosa andava avanti. Ed era insopportabile.
Non si era mai comportata così perciò era tutto nuovo ai suoi occhi, come se non bastasse erano due giorni che si scervellava per tentare di capire cosa effettivamente avesse fatto per meritarsi quel trattamento.
Ma non poteva aver fatto nulla di male: era stato via per tutta la settimana!
Sospirò e poggiò il gomito sul tavolo, posando la testa sulla mano, guardando imbronciato la ragazza parlare tranquillamente con la Coniglietta.
Lei lo stava ignorando. E di proposito, anche!
Da quando era tornato dalla missione lei non gli aveva rivolto più la parola o anche solo uno sguardo; era andato subito alla Gilda appena sceso dal treno, ancora scombussolato per il viaggio, desideroso di bersi qualcosa di tonico prima di tornare a casa. Si era seduto al tavolo dopo aver chiesto un boccale di resuscita-morti al bancone (più che altro aveva biascicato a Mira di portargli qualcosa che alleviasse le sue sofferenze e si era letteralmente stravaccato sul tavolo), lei era entrata subito dopo di lui e, invece di salutarlo come era solita fare e chiedergli come fosse andata la missione, gli era passata davanti senza degnarlo di uno sguardo diretta verso le altre ragazze.
Lì per lì non ci fece molto caso anzi, l’aveva mentalmente ringraziata per non aver fatto nulla che implicasse fargli aprire bocca: aveva ancora lo stomaco sottosopra. Ma quando la cosa era continuata anche il giorno dopo e quello dopo ancora, il ragazzo cominciò seriamente a sospettare che ci fosse qualcosa che non andava.
Lily si era limitato a scrollare le spalle quando lui gli aveva detto, serio e schietto, quello che pensava: lei si stava comportando come se lui non esistesse.
Ci doveva essere per forza un motivo: eppure quando se n’era andato era tutto normale. Però, e lo aveva notato col trascorrere del tempo, lei non sembrava né arrabbiata né stizzita né offesa; era la solita ragazza allegra e spensierata, si comportava come tutti i giorni, non aveva nulla che non andava. Tranne che ignorava la sua presenza, ovvio.
Cosa poteva essere successo?
Il movimento della ragazza che si alzava lo destò da quei pensieri, sorrise in direzione di Lucy per una qualche ignota ragione e si diresse verso la bacheca dove salutò Nab, ancora lì dove lo aveva lasciato la settimana prima, e si mise a scrutare attentamente gli avvisi alla ricerca di una missione.
Lui si gettò un’occhiata furtiva intorno e, constatando che fossero tutti impegnati a darsele come se non ci fosse un domani, si alzò e si avvicinò alla ragazza.
Lei aveva appena adocchiato un foglio e si allungò per prenderlo quando quello gli venne soffiato da sotto il naso, stupita alzò gli occhi e si ritrovò a fissare due sottili iridi cremisi che sembravano rispecchiare tutta la serietà della terra. Sbatté le palpebre un paio di volte, curiosa.
“Che cosa ho fatto?” domandò lui, diretto. Non sapere il motivo di quella commedia lo irritava, non aveva alcuna voglia di girarci attorno.
Levy si guardò intorno, confusa, poi tornò a guardare lui: “Ehm… mi hai appena soffiato la missione?” domandò, esitante. Gajeel sgranò gli occhi e passò il proprio sguardo dal foglio a lei diverse volte prima di aprire bocca: “Mi prendi per il culo?” chiese.
Stavolta fu il turno di lei sgranare gli occhi, sorpresa e un po' infastidita da quel linguaggio: “No” rispose “Mi hai praticamente tolto la missione di mano” aggiunse, piccata.
Mi sta prendendo per il culo. Fu tutto ciò che pensò.
“Non adesso” ringhiò “Perché mi ignori?” chiese “Sappi che detesto essere ignorato, senza una buona motivazione oltretutto” la informò, infastidito.
La turchina lo guardò perplesso per qualche istante, quasi non capendo, e sembrava indecisa su cosa rispondere: “Ehm, posso capire il tuo disappunto…” cominciò, incerta “…ma io non so chi tu sia” disse. Seria, schietta, decisa.
Gajeel non si mosse di un millimetro, fermo davanti a lei a sovrastarla con la sua altezza, lo sguardo neutro, il foglio ancora in mano.
“Ho capito, mi stai prendendo per il culo” disse infine. E Levy assunse un’espressione irritata.
“Io non sto prendendo “per il culo” proprio nessuno” disse marcando bene quelle parole facendo delle virgolette con le dita “Non ho la più pallida idea di chi tu sia, pertanto non posso ignorarti dato che non ti conosco. Al momento sei solo uno scorbutico quanto volgare ragazzo che mi ha fregato la missione” buttò fuori, irritata, alzando la voce lasciandolo letteralmente di stucco, col risultato di trovarsi tutta la gilda che li guardava.
“Che sta succedendo?” domandò Lucy sgusciando verso di loro, attirata dalle urla dell’amica.
“Il gamberetto è impazzito, ecco cosa” rispose Gajeel in un ringhio.
“Gamberetto?!” sbottò l’altra “Come ti permetti, maleducato!” esclamò infervorata “Lucy, si può sapere chi è questo cafone?” chiese girando la testa verso la bionda, indicando il suo interlocutore.
Lucy guardò l’amica allibita, sorpresa e perplessa da quella domanda.
“Come chi è? Lui è… è… Gajeel” disse, quasi spontaneamente. Levy inarcò le sopracciglia e scrutò attentamente il ragazzo, il suo sguardo si posò sul suo braccio sinistro dove, ben in vista sulla spalla, spiccava il simbolo di Fairy Tail.
“È nuovo?” chiese poi.
Stavolta a guardarla stralunati furono tutti i presenti, confusi di fronte all’atteggiamento della compagna: ma che le prendeva?
“Levy, ma che stai dicendo?” domandò Lucy perplessa “Lo conosci da anni, praticamente”
Lo sguardo confuso della ragazza fu il tocco finale.
“L’ho detto che è impazzita” sbottò il ragazzo incrociando le braccia al petto.
“Levy, sei sicura di stare bene?” chiese Erza, affiancando Lucy in quell’assurda conversazione che sembrava non avere né capo né coda.
“Hai battuto la testa per caso?” domandò Gajeel, tra l’ironico e l’irritato, battendo un paio di colpi sulla sua testa. Per tutta risposta lei si scostò, guardandolo male.
“Sto benissimo” ribatté, acida.
“Però la testa l’hai battuta” intervenne Natsu all’improvviso, attirando l’attenzione, quasi avesse avuto un flash.
“Oh, è vero!” esclamò Lucy, battendosi il pugno sulla mano.
“Che cosa?” Gajeel guardò i due confuso “Che significa? Cosa mi sono perso?” domandò, non capendoci nulla.
“È successo durante la missione, la settimana scorsa” intervenne Gray “Ci siamo scontrati con alcuni maghi e Levy… beh, diciamo che ha preso una botta in testa in piena regola” spiegò.
“Però è stata bene fino ad ora” asserì Lucy “Quando si è ripresa era un po' confusa ma non ha dato segno di essersi dimenticata di qualcuno” constatò, pensierosa.
“Volete dire che sono l’unico di cui si è dimenticata?” domandò Gajeel, le sopracciglia alzate.
Erza si avvicinò alla ragazza e le passò una mano tra la ribelle chioma azzurra, tastando la nuca con lo sguardo rivolto verso l’alto: “Non ci sono segni di contusioni” disse infine “E se una parte del suo cervello fosse andata in pappa ce ne saremmo accorti prima” proseguì “La cosa che però lascia perplessi è perché si è dimenticata solamente di lui”
Gray, che fino a quel momento se ne era stato con sguardo crucciato a tentar di cercare una risposta logica, ebbe un’illuminazione. Svelto allungò una mano, afferrò un’ignara Juvia per un braccio e le spinse le spalle, trascinandola davanti alla ragazza.
“Di lei ti ricordi?” domandò a bruciapelo mentre Juvia era con la mente ancora in mezzo alla folla. Le ci volle qualche secondo per capire la situazione e voltare lo sguardo verso il “suo Gray-sama” ma, prima che potesse sclerare perché lui la stava toccando, Levy parlò.
“Certo che mi ricordo di Juvia, perché non dovrei” asserì semplicemente.
“Quindi ti ricordi di Phantom Lord” constatò il ragazzo.
“Si” rispose lei “Ma che centra?” domandò confusa.
“Anche Gajeel-kun faceva parte di Phantom Lord” intervenì Juvia, lasciando perdere per un momento lo sclero “Lo ha portato Juvia qui” continuò.
“Non è che…” cominciò Erza sospettosa “… centra quella cosa” disse facendo un cenno a Gajeel che all’inizio la guardò confuso poi, una volta capito, sbarrò gli occhi.
“Credevo fosse acqua passata!” esplose.
“Infatti è così” intervenne Lucy, prima che scoppiasse il putiferio “Però…”
“Però cosa?” abbaiò lui, che cominciava ad innervosirsi da tutta quella faccenda.
“Però, per quanto possa essere acqua passata, il suo inconscio potrebbe esserne rimasto comunque traumatizzato” puntualizzò Mira, guardandolo severa.
Gajeel stava per ribattere quando una voce li sovrastò: “Insomma, volete far capire anche me?!” sbottò Levy infervorata, li aveva osservati e ascoltati per tutto il tempo non capendo nulla di quella discussione: ogni parola per lei era priva di significato… però era proprio di lei che parlavano!
Tutti smisero di parlare all’istante, alcuni spostarono lo sguardo altrove per evitare di guardarla, altri (come Lucy, Erza, Gray e Natsu) la guardarono indecisi su cosa fare, Juvia aveva lo sguardo basso e Mira era preoccupata. Solo Gajeel sembrava più irritato dalle insinuazioni delle due ragazze che dallo stato di salute di Levy.
“Vi dico che non è così” ringhiò, poi afferrò Levy per un braccio e la trascinò fuori dalla Gilda.
“Gajeel, dove la stai portando?” tuonò Erza.
“Io sono il problema e io risolvo” fu tutto ciò che disse ignorando le proteste di Levy che tentava di divincolarsi dalla sua stretta.
“Non penso sia una buona ide…” ma Erza venne fermata da Natsu proprio mentre si apprestava ad inseguirli “Natsu!” sbottò ma il ragazzo fece un cenno di diniego con la testa e tornò a guardare la porta.
“Fidiamoci” fu tutto ciò che disse, Erza sembrò sul punto di ribattere ma cambiò idea e sospirò, fulminandolo.
Se fosse successo qualcosa a Levy avrebbe fatto a pezzi Gajeel, su questo era certa, ma anche a Natsu non avrebbero fatto male un paio di calci nel sedere.
 
 
 
princess_sweet says:
sì, ok, allora… non ho la più pallida idea di cosa scrivere .-.
Matt: Magari puoi presentare la storia?
Ah, sì… grazie.
Allora, non ho la più pallida idea di dove mia sia uscita questa storia.


Matt: Partiamo bene.
Zitto, tu, e torna a giocare ai Pokemon!
Matt: Despota
Lasciando a parte i miei scleri, oggi mi sono piazzata davanti al foglio di word, un sacchetto di patatine e una bottiglia di coca cola, pronta a scrivere qualunque stronzata il mio cervello avesse partorito di lì ad un’ora. E, infatti, è nata questa storia.
Non so come la continuerò o che finale avrà, so solo come e perché Levy ha perso la memoria e le circostanze nel quale si terrà la parte “hot” *sguardo da pervertita*
Matt: *si allontana lentamente*
Quindi… boh, spero vi piaccia e che non scriva troppe idiozie tutte insieme xD
Abbracci,
princess_sweet_94

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Capitolo 2
*** Tentativo ***


“Insomma, vuoi lasciarmi!” strillò la ragazza per l’ennesima volta, la mano che tentava di strappare quella del ragazzo dal suo braccio, i piedi puntati a terra nel tentativo di arrestarlo… con poco successo dato che veniva trascinata per tutta Magnolia come se nulla fosse. Capendo di non poter liberarsi, e di non essere ascoltata, prese aria nei polmoni ed iniziò ad urlare con tutto il fiato che aveva in corpo sperando che qualcuno la sentisse e venisse in suo soccorso.
“AIUTO! RAPIMENTO! MI STANNO RAPENDO! QUALCUNO MI AIUTI!”
Gajeel si tappò l’orecchio con la mano libera, imprecando.
“Piantala di strillare!” esclamò “Sveglierai tutto il quartiere!”
“Appunto!” ribadì lei, rossa e con la voce roca per le grida “Razza di cafone maleducato! Lasciami o mi metto a strillare di nuovo!” ribadì, incollerita.
“Cafone maleducato?!” sbottò lui fermandosi in mezzo alla strada e voltandosi a guardarla, innervosito.
“Si! Sei un cafone, maleducato, rozzo, privo di tatto e buon senso!” inveì “Chissà perché ti stupisci tanto che mi sia dimenticata di te!” sputò fuori prima di potersene rendere conto. Un lampo attraversò gli occhi del ragazzo che la lasciò andare come se si fosse scottato. Levy sentì un lieve senso di colpa misto a disagio quando lui si allontanò da lei, che si massaggiava il braccio quasi viola dove lui lo aveva stretto.
“Non lo posso accettare” disse lui, quasi in un mormorio.
“Cosa?” domandò lei, incerta.
“Non posso accettare che tu ti sia dimenticata di me per quel motivo!” sbottò a voce più alta, lasciandola confusa.
“Quale motivo?” chiese, in parte anche curiosa. Gajeel non disse nulla per alcuni, interminabili, istanti poi indicò davanti a sé. Levy alzò lo sguardo e notò che erano in un parco, fermi davanti ad un grande albero. “E allora?”
Il ragazzo sospirò, lo sguardo rivolto altrove.
“Non ti viene in mente nulla?” domandò.
Levy tornò ad osservare davanti a sé per alcuni minuti, sforzandosi di capire, ma tutto ciò che vedeva era un grosso albero dal tronco rovinato ed alquanto vecchio. Scosse la testa.
“Nulla” disse infine “Cosa mi devo ricordare?”
Gajeel si passò una mano sugli occhi, sempre più stanco e confuso dall’assurda situazione che gli era capitata tra capo e collo all’improvviso.
“Quando la Gilda fu distrutta…” cominciò “…ricordi dov’eri?”
Levy ci pensò su e si accorse che, no, non ricordava dove si trovava. Non ricordava proprio nulla. Aveva un vuoto di memoria assoluto.
“No” rispose “Non ricordo. Ricordo solo la Gilda distrutta e poi la battaglia contro Phantom per riprendere Lucy, nient’altro” ammise.
“Però di Juvia ricordi” le fece notare lui quasi stizzito. Levy fece una smorfia.
“Si, di lei ricordo” confermò, acida “Ricordo il giorno in cui è entrata a Fairy Tail, perfettamente” aggiunse, altezzosa.
“Beh, non tanto perfettamente visto che lì c’ero anche io” ringhiò Gajeel in risposta.
Scese il silenzio per qualche attimo poi lui parlò di nuovo: “L’esame di Classe S?” chiese e la ragazza alzò gli occhi su di lui, confusa. “Chi ti ha accompagnata?” specificò.
“Beh…” Levy rifletté, tornando indietro con la mente a Tenroujima “…da sola, mi sembra” rispose incerta me non ne era sicura, c’erano dei buchi nella sua mente, qualcosa che non le faceva tornare i conti: ricordava perfettamente di essere stata attaccata da due membri di Grimoire Heart, e stavano anche per ucciderla, se non fosse stato per… per… per chi? Si passò una mano sugli occhi, un mal di testa improvviso si era impossessata di lei.
Guardò il ragazzo, che ancora le dava le spalle, di sottecchi: “Tu?” domandò. Lui si voltò di scatto, un lampo di speranza negli occhi cremisi, che lei stroncò con una semplice parola.
“Intuito” disse scrollando le spalle e facendo abbassare le sue. Gajeel si limitò ad annuire, un po' affranto, e Levy tornò a guardare l’albero.
“Perché mi hai portata qui?” domandò.
“Beh…” Gajeel si grattò il collo, a disagio “È qui che ci siamo… uhm, conosciuti” esitò un attimo su quella parola: non poteva definirlo proprio conoscere traumatizzare e crocifiggere una persona, ma non voleva neanche dirglielo lui. Se ne sarebbe ricordata lei, insieme al motivo per cui lo aveva perdonato, ignaro persino a lui.
Certo, più di una volta aveva dimostrato all’intera Gilda che si potevano fidare di lui, aveva trovato il modo di farsi perdonare dai lacchè di Levy (efficace, non indolore, ma efficace), persino Erza aveva smesso di diffidare di lui, e aveva rischiato la vita facendo il doppio gioco con José per aiutare Makarov. Insomma, più chiaro di così!
“È successo qualcosa di particolare, qui?” domandò avvicinandosi all’albero e notando che lui volgeva lo sguardo altrove.
“Forse” rispose “Pensavo che tornare qui ti avrebbe aiutato a ricordare… qualcosa” confessò.
Levy esaminò bene l’albero, voleva ricordare, doveva… vederlo lì, con quello sguardo affranto le faceva uno strano effetto. Quasi si sentiva in colpa. Alzò il braccio e provò a toccare il tronco dell’albero ma appena lo sfiorò con le dita una spiacevole immagine le apparve nella mente, sussultò e si voltò con un improvviso senso di terrore, aspettandosi di vedere alle proprie spalle un’ombra scura e minacciosa… ma tutto ciò che trovò fu lui, ancora immobile, a pochi metri da lei.
Questo non la rassicurò. Nemmeno un po'. Tornò a guardare il tronco e rabbrividì.
“È successo qualcosa di… spiacevole, qui?” domandò, una nota esitante nella voce un po' tremante.
Gajeel sussultò e si ritrovò a guardare la sua schiena, tutto ciò che la ragazza gli offriva in visuale. Deglutì l’aria e trovò il coraggio di rispondere un flebile: “Alquanto”.
Levy alzò gli occhi e notò dei segni sul tronco, poco più su, i brividi la percossero e un'altra immagine spiacevole le attraversò la mente… un ghigno… il più spaventoso che avesse mai visto.
“Ehi, Gamberetto…?” Gajeel le posò una mano sulla spalla e lei sussultò allontanandosi di scatto, si portò una mano al braccio quasi d’istinto mentre lo osservava ad occhi sgranati ricevendo uno sguardo vacuo e incerto.
Non il ghigno.
Lui non lo aveva.
Non in quel momento.
“Io…” mormorò lei, un po' sotto shock “Io… sto bene” riuscì ad articolare riprendendo il controllo “Voglio solo tornare a casa” aggiunse.
Gajeel fece per raggiungerla ma lei, presa da un moto di panico, disse la prima cosa che le passò per la mente, ovvero un “No” detto con fin troppa enfasi che lo bloccò sul posto.
“No” ripeté, stavolta in un tono di voce più calmo “Ci vado da sola” aggiunse.
Gajeel la guardò con uno sguardo indecifrabile e per un secondo, un interminabile secondo, ebbe paura di veder comparire quel ghigno… ma ciò non accadde.
“Capisco” fu tutto ciò che disse.
Levy si rilassò mentalmente, tentando di non darlo troppo a vedere all’esterno, e annuì: “Allora… buonanotte”. Senza aspettare risposta si girò e si allontanò.
Voleva solo tornare nella sua camera a Fairy Hills e pensare con tranquillità ma, soprattutto, sola.
Fece profondi respiri e si trattenne dal voltarsi per controllare se fosse seguita, uscendo svelta dal parco.
Gajeel era rimasto lì, non si era mosso di un centimetro mentre la vedeva allontanarsi velocemente; solo quando fu sparita dalla sua vista azzardò un sospiro stanco.
Lo aveva capito perché si era comportata così, non era stupido, e ciò faceva male in un certo senso ma non se ne pentiva. Certo, non era il miglior ricordo con cui cominciare, ma almeno avevano cominciato.
Gettò un ultimo occhio all’albero maledetto, poi si voltò anche lui e se ne andò.
 
 
 
Levy era stata in ansia per tutto il tragitto dal parco al Dormitorio Femminile della Gilda, solo una volta in camera sua, con la porta chiusa a chiave e le finestre serrate con tanto di tende tirate, si sentì davvero al sicuro.
Sospirò e si lasciò scivolare a terra, con la schiena poggiata contro la porta.
Che cos’erano quelle immagini che aveva visto quando aveva toccato l’albero? Perché lei, Jet e Droy vi erano appesi? E perché il viso di quel ragazzo continuava ad aleggiargli nella mente accompagnato da quel ghigno che tanto la terrorizzava?
Si strinse nelle spalle rannicchiandosi contro la porta, affondando la testa nelle ginocchia. Aveva paura, di cosa esattamente non lo sapeva, ma quel sentimento la stava divorando.
Voleva correre da Lucy e chiederle cosa fosse successo, voleva sapere, voleva che gli spiegassero… ma al contempo non voleva uscire. E se lo avesse incontrato? E se quel ghigno fosse riapparso?
E se… se non avesse ricordato?
 
 
Angolino della tizia2:
Yeee, ho scritto il secondo capitolo!
Matt: Yeee, ho trovato un Pidgeotto!

Ma che centra?
Matt: Così, a caso.
Lasciando perdere il nerd…
Matt: Ehi!
…sono riuscita a sfornare il secondo capitolo e sto avendo molte idee in merito al resto della storia.
Non so di preciso quanti capitoli avrà, forse cinque o sei, boh. Dipende dalla mia ispirazione che in questi giorni sta scorrendo a fiumi.
Matt: Almeno hai smesso di shippare me e Mello.
Questo mai! Continuerò a farvi accoppiare come due conigli per il resto dei vostri giorni!
Matt: Psicopatica!
Nerd!
Tornando a noi, ringrazio MaxB per la recensione e tutti coloro che hanno letto, in silenzio.
E dopo questo sclero-time, vi lascio. Alla prossima!
princess_sweet_94

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Capitolo 3
*** Incubo ***


E’ notte. Io, Jet e Droy stiamo camminando per le strade di Magnolia dopo aver chiuso la Gilda.
Gli altri si stanno riprendendo dalle missioni appena affrontate ed hanno lasciato a noi il compito di chiuderla; le chiavi tintinnano nella mia tasca e mi ricordano che domattina devo alzarmi presto per aprire. Mira è sempre la prima ad arrivare in Gilda ed è l’ultima ad andarsene, mi chiedo come possa farlo tutti i giorni.
Sto camminando sul muretto che cinge il fiume, le braccia aperte per darmi equilibrio, mentre Jet e Droy conversano del più e del meno alle mie spalle; una serata normale, tutto sommato.
Eppure c’è qualcosa che non mi torna: io tutto questo l’ho già fatto.
Vorrei dirlo, vorrei dire ai ragazzi che discutono su chi possa essere il miglior fidanzato per me che io questo momento l’ho già vissuto, vorrei girarmi e dire: “Ehi, ho un déjà-vu” ma non lo faccio. Non ci riesco.
Mi limito a sorridere, senza neanche voltarmi, dicendo un: “Su, non litigate” alquanto materno. Perché non riesco a dire ciò che penso? Perché non sono padrona delle mie azioni? Mi sembra di star vedendo una specie di film nel quale io non sono altro che una spettatrice benché sia quella cammina, che parla e che sorride. Come se tutto fosse già stato deciso, come se fosse già stato fatto.
E’ notte, e l’aria di marzo è ferma e tiepida. O meglio, lo era.
Una gelida folata di vento mi taglia la pelle, facendomi rabbrividire, sento i miei due compagni gemere e mi volto di scatto: tutto ciò che incontro sono un paio di freddi occhi rossi prima di venire sbalzata indietro. Cado dal muretto e finisco in acqua, mi fa male la pancia e ho la nausea dovuta sia al colpo che all’acqua penetrata nelle mie narici. Apro gli occhi ma me ne pento subito dopo poiché mi bruciano tantissimo, li stringo e cerco di risalire in superficie, almeno per riprendere aria; una mano affonda a pochi centimetri del mio viso, avverto lo spostamento dell’acqua e vengo presa per i capelli. Cavolo se fa male!
Con poca grazia vengo gettata fuori, cozzo col ginocchio sul muretto e gemo dal dolore mentre mi accascio al suolo. Se pesco il responsabile… lo eunuco!
“Tsk!” è tutto ciò che percepisco in quel mare di dolore in cui sto affondando: la pancia, il ginocchio, la testa… mi fa male tutto. Non riesco a ragionare lucidamente, non penso nemmeno ad usare la mia magia, tiro fuori tutta la mia rabbia unita al mio lato represso: il peggiore.
Impreco. E anche in modo abbastanza colorito. Non sono quel tipo di persona volgare e scontrosa, ma anche io ho il mio repertorio e se lo tiro fuori sarei capace di far sbiancare i capelli di Erza!
Avete presente quando vi dicono di non far arrabbiare le persone timide perché sono le peggiori? Beh, non hanno tutti i torti.
Getto una maledizione in lingua antica a chiunque mi stia trascinando per un braccio, i sassolini e il terreno mi graffiano le gambe e le ferite bruciano. Avverto dei tonfi e vengo gettata su qualcosa di morbido, a stento capisco che sono i corpi privi di sensi di Jet e Droy.
Una figura mi sovrasta e, quando alzo lo sguardo tutto ciò che intravedo è il ghigno più orrendo che abbia mai visto in vita mai, probabilmente avrò gli incubi per una settimana.
Aspettate… ma io lo sto già avendo l’incubo!
E’ solo quando me ne rendo conto che il tempo si ferma, quasi avessero schiacciato il tasto pausa, e tutto ciò che mi circonda si frantuma come uno specchio, dissolvendosi nell’aria.
 
Levy sbarrò gli occhi, rigida nel proprio letto, la bocca semi aperta e la gola bruciante per l’urlo che doveva aver trovato via libera quando era ancora nel sonno. La stanza era immersa nel buio più totale e lei era spaventata, respirava affannosamente e tremava, ancora scossa dal sogno.
Fu così che la trovarono Erza, Bisca e Juvia quando piombarono in camera sua sfondando la porta: la prima armata fino ai denti e con l’Armatura del Paradiso già addosso, la seconda puntando le proprie pistole ovunque alla ricerca di un bersaglio e Juvia che spuntava timidamente dalla porta, una sfera d’acqua già pronta in mano. Vedendo che l’unica pericolo presente era una Levy prossima ad una crisi di pianto misero giù le armi e corsero in suo soccorso.
La ragazza stette male per tutta la notte, o quello che ne rimase, a nulla valsero le rassicurazioni delle compagne, le tisane dopo-sbornia preparate da Cana o le cure di Wendy; più volte Bisca l’aveva sostenuta mentre rimetteva in bagno ed Erza l’aveva quasi soffocata col proprio seno nel tentativo di darle conforto.
Fu solo quando il sole era ormai alto che la ragazza riuscì a calmarsi e, finalmente, ad addormentarsi.
 
 
 
La calca che si era radunata intorno a Erza e Wendy appena varcarono il portone della Gilda, con gli evidenti segni della notte in bianco sul viso, non si poté descrivere: di solito le ragazze erano tra le prime ad arrivare perciò non era normale che, alle undici passate del mattino, si vedessero solo loro due. Cana era passata un paio d’ore prima ma solo per prendere due grossi barili di saké e andarsene di nuovo, senza nemmeno salutare.
“Si può sapere che è successo?” chiese Lucy, tra quella massa di voci, mentre Erza riportava il silenzio con un semplice sguardo.
“Levy stanotte è stata male” rispose Wendy “Credo abbia avuto una crisi di panico, non riuscivamo a calmarla”
“Levy cosa?” domandò Natsu, spuntando da sopra Grey e Alzack, abbassandogli il capo a forza con le mani.
“E levati!” sbottò Grey togliendoselo di dosso con un pugno “Stiamo cercando di capirlo, quindi sta zitto!” lo riprese.
“Ma ora come sta?” chiese Lucy, visibilmente preoccupata.
“Adesso sta bene” rispose Erza “Si è addormentata un paio di ore fa… quindi non pensate nemmeno di andare da lei” li avvertì, minacciosa “Bisca e Cana sono rimaste al dormitorio, non c’è bisogno di preoccuparsi. Adesso levatevi di torno, ho bisogno di torta” aggiunse facendo ritrarre tutti per potersi dirigere al bancone. L’unico che era rimasto in disparte fu Gajeel che venne presto raggiunto da Wendy, ben attenta a non farsi notare. Tutto ciò che fece fu rivolgerle un’occhiata di sbieco continuando a masticare dei bulloni.
“E’ meglio se non ti fai vedere da Erza” gli sussurrò piano, sapendo che col suo udito poteva sentirla benissimo. Il ragazzo smise di masticare e voltò gli occhi verso di lei, nulla fece trasparire l’interrogativo che aveva e l’ansia nel sentire la risposta. Ma Wendy capì, quella bambina capiva sempre più del dovuto. “Quando ha avuto la crisi, Levy-san ha iniziato a parlare, diceva frasi sconnesse ma abbiamo capito tutte a cosa si riferiva… credo che abbia ricordato quella notte”
Gli occhi cremisi del ragazzo si dilatarono per un solo istante prima di tornare inespressivi: “Cosa dovrei fare?” ringhiò, ma lei percepì la richiesta di aiuto dietro quella parole.
“Innanzitutto resta fuori dalla portata di Erza e Cana… è da quando è tornata a Fairy Hills col saké che ti sta lanciando maledizioni” spiegò, in risposta al suo sopracciglio (se così si può chiamare) alzato “Credo che non sia l’idea migliore che sia tu ad aiutarla a recuperare la memoria, se ti vedesse come minimo scapperebbe urlando”
“E allora cosa…?”
“Aspetta” rispose lei “Prima a poi potrebbe esserci bisogno di te”
Gajeel la guardò per un attimo, senza parlare, prima di alzarsi. Le lasciò una pacca sulla testa ed uscì a grandi passi dalla Gilda.
Il vociare sommesso che ne seguì fece da sottofondo alla Gilda per il resto della giornata, solo verso sera si ebbero notizie di Levy, quando Juvia finalmente si decise ad arrivare. Senza staccarsi un attimo dal braccio del suo Grey-sama spiegò che la ragazza si era ripresa abbastanza bene ma non voleva lasciare la camera, era ancora scossa e si rifiutava di parlare.
Oltretutto chiese al Master di chiamare un vetraio poiché Cana aveva rotto la finestra della camera di Bisca gettandogli contro un barile di saké: allo sguardo stralunato di tutti Juvia abbozzò un sorriso e si mise a raccontare gli eventi del pomeriggio…
 
 
Levy si era svegliata solo verso le due, Cana le aveva preparato il bagno e Bisca era scesa nella cucina per vedere se riusciva a trovare qualcosa di commestibile che non fossero torte, liquori o biscotti a forma di Grey. Levy non aveva proferito parola per tutto il tempo, aveva semplicemente annuito o scosso la testa alle domande delle compagne, si era fatta un bagno caldo ed aveva mangiato la vellutata con le verdure che Bisca era riuscita a trovare. Aveva detto qualche parola solo per dire che stava bene, che aveva avuto solo un incubo e che voleva stare a letto ancora un po’. Nessuna delle due aveva obbiettato, quelle poche cose che si era lasciata sfuggire durante la notte erano chiarissime a tutte, sapevano cosa aveva sognato, o meglio, ricordato, e decisero di lasciarla nel riposo assoluto.
Alle tre Levy si era riaddormentata e Cana era rimasta accanto a lei mentre Bisca si prendeva un paio d’ore di sonno, per poi dare il cambio all’amica. La donna aveva avuto il privilegio di farsi appena un’oretta sul letto prima di essere bruscamente svegliata dal picchettio insistente contro la propria finestra.
Potete solo immaginare il suo stupore nel trovarsi Gajeel che bussava oltre il vetro. Maledicendo quell’idiota di un Dragon Slayers gli andò ad aprire, regalandogli anche qualche insulto.
“Dov’è la bisbetica ubriaca? chiese lui, guardandosi intorno spaventato. Bisca alzò gli occhi al cielo.
“In camera con Levy” sospirò.
“E Levy?”
“Dorme” si limitò a rispondere lei, fattasi seria. I due si guardarono in cagnesco per qualche secondo: non erano state molte le volte che si erano rivolti la parola, qualche volta la donna gli aveva chiesto di tenere Asuka mentre lei e Alzack andavano in missione ma nulla di più. Nonostante il pessimo carattere, tutti in Gilda sapevano che Gajeel era il migliore a trattare coi bambini.
“E’ vero quello che ha detto la piccoletta? E’ stata male per quello?” chiese, quasi tentennando.
“Si” rispose lei, senza remore “Ha parlato poco al suo risveglio ma stanotte sembrava un fiume in piena e ha detto… molte cose” concluse, non andando oltre “Certo, un po’ confuse, ma il concetto lo abbiamo capito”
Gajeel fermò lo sguardo sul comodino della donna, trovando improvvisamente interessanti le pistole poste su di esso: sapeva che lei lo stava guardando e sapeva di non poter reggere lo sguardo. Si sentiva un tantino in colpa.
Ma solo un tantino.
“Che cosa hai intenzione di fare?” domandò Bisca, incrociando le braccia sotto il seno, lo sguardo tagliente come lame.
“Nulla” rispose lui, neutro “E’ meglio che non mi faccia vedere per un po’, visto che lei praticamente mi odia e sia la bisbetica che l’isterica voglio uccidermi” commentò.
“Non vogliono ucciderti… forse Erza sì, ma lo sai com’è fatta. Cana è solo stressata per non aver dormito” scrollò le spalle, lei.
“Desidererei vedere le prossime albe” rispose lui, ironico.
“Allora è meglio che te ne vai: Erza ti ucciderebbe per essere entrato nel dormitorio femminile senza permesso” gli ricordò lei.
“La bisbetica mi ucciderebbe perché non l’ho fatta dormire, i due idioti mi ucciderebbero per aver fatto soffrire la loro dea e il Pistolero mi ucciderebbe per essere entrato in camera di sua moglie… dovrei mettere una biglietteria” disse, sarcastico, voltandosi per raggiungere la finestra. Ma ebbe appena il tempo di afferrare la maniglia che la porta venne aperta senza troppe cerimonie, la chioma castana di Cana fece la sua comparsa accompagnata da un grosso barile di saké mezzo vuoto che stava trascinando.
“Ehi, Bisca, per caso è tornata Erza…?”
Gajeel s’irrigidì e Cana si fermò sulla porta. Bisca guardò dall’uno all’atro, con orrore, togliendosi fulmineamente dalla traiettoria della compagna: era troppo presto perché Asuka restasse vedova di madre.
Il ragazzo si voltò lentamente, deglutendo alla vista dell’aura nera intorno alla ragazza.
“TU!” urlò puntandogli il dito contro “Io ti ammazzo!” sibilò, inviperita, e Gajeel si appuntò mentalmente di non far mai arrabbiare una Cana insonne e ubriaca.
“Mettiti in fila” rispose lui ma se ne pentì. Cana assottigliò lo sguardo e afferrò il barile con entrambi le mani, gettandolo contro di lui che si scansò. Il rumore del vetro infranto scosse l’intera costruzione mentre Gajeel se la dava a gambe, inseguito dalle urla della dolcissima figlia del mago più potente di Fairy Tail.
 
“Juvia ha visto tutto dalla sua camera e ha mandato subito Cana-san a dormire” terminò “Si è occupata Juvia di Levy-chan finché Lucy-san non le ha dato il cambio” concluse.
“In effetti mi chiedevo che fine avesse fatto la ferraglia” commentò Grey guardandosi intorno, come a marcare il fatto che Gajeel non si fosse fatto vedere per tutto il giorno.
“Quindi adesso c’è Lucy con Levy?” domandò Natsu e Juvia annuì.
“Juvia spera che Levy-chan si rimetta in fretta” mormorò la ragazza. Quasi nello stesso istante, lo stesso pensiero attraversò la mente dei presenti.
 
 
“Sicura che non vuoi leggere qualcosa?” domandò Lucy porgendole un libro “Di solito ti aiuta” ritentò. Levy guardò il libro e scosse la testa.
“Grazie, Lu-chan, ma adesso non ho proprio voglia di leggere” mormorò. Lucy si sedette sulla sedia accanto al letto e posò il libro sul comodino, non volendo insistere.
Levy alzò lo sguardo sull’amica e la osservò per un po’, in attesa di qualcosa.
“Vuoi chiedermi qualcosa, Levy?” domandò la bionda, dopo un po’. La turchina abbassò lo sguardo e prese un profondo respiro.
“Quello che ho sognato… insomma, me, Jet e Droy appesi all’albero… è successo davvero?” domandò, con voce tremante “Insomma, lui… ha davvero…?” lasciò la frase in sospeso, incapace di continuare. Lucy la guardò tristemente ma annuì.
“Si” rispose in un sussurro “E’ successo quando faceva ancora parte di Phantom Lord” spiegò “Ha attacco voi tre, ha distrutto la Gilda e ha rapito me”
Levy sussultò: gli ultimi due punti le erano sconosciuti. Alzò gli occhi sull’amica, sbarrati dall’orrore.
“E’ successo otto anni fa, Levy… è acqua passata” si affrettò a dire “Lo abbiamo perdonato tutti, tu per prima” disse, indicandola “Il Master lo ha accolto in Gilda e noi lo abbiamo accettato… ma solo perché lui è riuscito a farsi accettare. Tu non puoi ricordarlo ma ha fatto molto per noi” concluse.
Levy si guardava le mani, incapace di replicare.
“Ha fatto tutto quello che ha fatto solo perché gli è stato ordinato, in quando membro di quella gilda ha assoldato i compiti che gli sono stati assegnati, come facciamo anche noi” continuò. Levy si limitò ad annuire, persa in chissà quali pensieri, finché un rumore sordo proveniente dalla camera accanto non le fece sobbalzare entrambe.
Dopo qualche secondo la voce esasperata di Bisca arrivò attutita alle loro orecchie.
“Cana! Metti subito giù quella lampada… Gajeel, per la miseria, ESCI DALLA MIA CAMERA!”
Le due si guardarono per un istante, scioccate, prima di puntare nuovamente lo sguardo sulla porta chiusa dal quale si udivano le imprecazioni del ragazzo contro “la bisbetica ubriaca” e sul fatto che avrebbero dovuto farla dormire di più prima che la voce di Erza sovrastasse tutto. Il rumore che fece lo stivale della donna sul fondoschiena del Dragon Slayer quando lo gettò fuori dalla finestra lo udì tutta Magnolia.


Angolino della tizia3:
ok, questo capitolo è uscito un po' demenziale.
Matt: Ma esilirante... inizio ad amare Erza.
TRADITORE DEL TUO SANGUE!
Matt: PIANTALA CON QUESTA STORIA, IO E MELLO NON STIAMO INSIEME!
Si, invece, io sono la scrittrice ed io decido!
Matt: Ma porco..ddfhewuhfubfkjhriuhw! *si getta da un ponte*
Come stavo dicendo, il capitolo mi è uscito un po' demenziale verso la fine, ma non importa: tra tante disgrazie qualche sorrisino ci vuole. Ringrazio come sempre i recensori (MaxB, Gallade01 e angelo_nero) per aver speso parte del loro tempo a leggere i miei scleri: vi voglio bene *si asciuga una lacrima*.
Ebbene, cosa accadrà nel prossimo capitolo?
Non lo so nemmeno io ma ok! xD
Abbracci,
princess_sweet_94

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