Through the memory

di Thiare
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuvole ***
Capitolo 2: *** Vento ***
Capitolo 3: *** Tuoni ***
Capitolo 4: *** Pioggia ***
Capitolo 5: *** Sereno ***



Capitolo 1
*** Nuvole ***


 
Through the memory



Una volta aveva letto un libro di un filosofo svedese, uno dei soliti depressi che trovano la presenza di una verità superiore anche nelle doppie punte di una sedicenne, ma quello aveva detto qualcosa di estremamente malinconico eppure allo stesso tempo bellissimo.

Chissà com'è che tutte le giornate più tristi cominciano con una mattinata di sole.

Si rigirò i galeoni che aveva in tasca tra le dita, sovrappensiero. Il pensiero del marchio gli prudeva ancora sull'avambraccio destro, eppure c'era qualcos'altro di sbagliato in quella giornata.
Quella mattina si era svegliato con la sensazione di dover fare qualcosa, ma poi aveva finito per rigettarsi tra le coperte e fissare il soffitto. Gli servivano sempre quei quindici minuti, ogni mattina, per fissare il soffitto.
Quel giorno nel suo ufficio c'erano poche scartoffie e ciò faceva di quel momento un vero miracolo, quindi aveva preso la sua giacca di cotone nero, se l'era buttata su una spalla ed era uscito.

Certe volte non ti accorgi nemmeno dei demoni che ti porti a presso, compaiono così, quando meno te l'aspetti, tra un pensiero e l'altro. Tu sei lì, a fissare il sole, a pensare a cosa dovresti mangiare per cena, a grattarti la nuca, e quei tuoi fantasmi compaiono alla coda dell'occhio, in quell'angolo della palpebra in cui non ti capaciteresti mai che possano apparire, perché quella è la parte in cui ci butti i pensieri che non vuoi ricordare. Per questo mentre camminava per le stradine di una Londra meno affollata del previsto in un pomeriggio di mezza estate, con l'afa della mattina che ancora permeava tra i vicoli, si era chiesto come mai quel pensiero l'avesse colto in modo così improvviso. Trish, la sua collega della sezione Creature Fantastiche - bassetta, non troppo magra -, l'aveva però subito riscosso da quei pensieri beccandolo all'angolo della strada mentre faceva clandestinamente una pausa. Vedendolo così acciaccato che gironzolava per quelle parti a quell'ora, non poté fare a meno di dire la sua.
« Dovresti fumarti una sigaretta. » gli aveva suggerito allungandogli quella che teneva in mano, pronta a prenderne un'altra dal pacchetto che portava nella piega nel mantello.
Lui aveva storto il naso e fatto una faccia schifata. « E tu dovresti smetterla di usare roba babbana. Soprattutto se può ucciderti. »
« Woah, Re Ghiaccio che si preoccupa per me, che questa storia del surriscaldamento globale sia vera e ti abbia davvero scaldato un po' il cuore? »
Lui, in risposta, la fulminò con uno dei suoi migliori sguardi inceneritori, mentre la superava e si incamminava verso la fine della strada.
« Devi smettere di vivere la vita tanto seriamente, Draco, così morirari vecchio dentro! » gli aveva gridato Trish, ma lui aveva fatto finta di non aver sentito.

Draco guardò verso il cielo. Il giorno prima si era finalmente conclusa la fatidica pratica contro cui stava combattendo da un anno esatto. Mentre passeggiava per Kilburn Park strinse la bacchetta che teneva nascosta nella tasca posteriore dei pantaloni e si chiese se sarebbe ancora stato costretto ad usarla per difendersi da qualcosa che non poteva controllare. Aveva tirato un altro sospiro, quella bacchetta non era neanche la sua, era stato costretto ad usarla perché non poteva sopportare il senso di nausea che gli saliva in petto ogni volta che impugnava l'altra - l'ultimo incantesimo che aveva fatto era penetrato fin troppo nella carne.
Il filo di pensieri venne nuovamente riscosso dal semaforo che avvertiva con un bip! insopportabile lo scatto del verde e lui attraversò con tranquillità mentre un paio di autobus a due piani si fermavano al rosso. Pensò che doveva tornare al più presto da Harry per buttar giù un nuovo piano d'attacco, magari questa volta sarebbe andata meglio.

Harry gli piaceva, era giovane, sì, ma aveva scalato le cariche del Ministero della Magia con così tanta facilità che ad un certo punto si era trovato a rifiutare la carica di Ministro, a lui non piaceva mettersi così tanto in mostra, ma era bravo nel suo lavoro da Auror. Lui l'aveva aiutato molto in quell'ultimo anno e, sebbene all'inizio non potesse sopportarlo, alla fine aveva trovato in lui un valido compagno. Entrambi erano tipi schivi e non parlavano molto della loro vita privata, per questo il lavoro tra loro era ancora più fluido.

Era successo un anno prima, esattamente, la divisione di Harry aveva intercettato un gruppo di maghi che non risultava registrato all'interno della comunità magica e, nonostante all'inizio gli Auror avevano avuto il buon cuore di chiuderci un occhio, dopo gli atti vandalici di cui era colpevole decisero di dare loro la caccia per arrestarli. Il gruppo, come poteva essere previsto, scomparì nel nulla, nessuno lo temeva più, nessuno pensava che potesse costituire una minaccia così grande - poi quel giorno arrivò.

Draco si grattò istintivamente il punto in cui il marchio era stato finalmente rimosso; avrebbe dovuto tornare a casa per un orario decente: erano tre giorni che faceva l'alba al lavoro e sua madre non poteva continuare così - non voleva che lei vedesse come suo figlio si stava logorando lentamente.
Draco Malfoy, il signorotto di SoHo, come lo chiamavano in città, aveva tutte le ragioni per essere temuto, servito, riverito e anche, molte volte, odiato, ma poche persone - e in quella cerchia ristretta rientrava anche Harry - sapevano che in realtà sotto quella dura crosta si celava un animo insicuro e spaventato di perdere le poche persone a cui teneva veramente. Mai comunque gli era capitato di pensare che tutta quella sua ricchezza e potenza lo avrebbe poi condotto ad una posizione così scomoda. Mentre quella mattinata di sole sfumava in un nuvolone grigio, gli avvenimenti dell'anno precendente gli riaffioravano in mente.



Harry era entrato freneticamente nel suo ufficio rompendo quel velo di pacatezza che sempre gli era solito, seguito a ruota da Ronald Weasley, il peldicarota che non poteva neanche vedere.
« Draco, ho motivo di credere che i Fuoricli saranno in città a breve, sono stati avvistati nei pressi di Richmond. » Fuoricli era il nome che avevano dato a quel gruppo di villani potenziati.
Draco si era alzato dalla scrivania prendendo la sua bacchetta, la sua fidata amica, quella che dodici anni prima l'aveva scelto a Diagon Alley. Hermione, seduta alla scrivania alla sua destra, si era alzata insieme a lui e in quelle curve e in quei boccoli aveva espresso tutta la sua bellezza.
« Qual è la prossima mossa? » aveva chiesto concitata ma Draco aveva fatto presto a puntarle contro un dito e sussurrarle come un ammonimento:
« Tu non vieni. »
« Andiamo, Draco, non sei mia madre, non ho bisogno che mi proibisca di venire con te. » aveva soffiato con sufficienza prendendo il trench appoggiato allo schienale della sedia. I tre ragazzi erano rimasti a fissarla. « Allora... quale diamine è la prossima mossa? »
Harry si rivolgeva sempre a loro due perché, pur non essendo Auror, erano due dei migliori maghi e duellanti che avesse mai conosciuto. Erano andati a scuola insieme e avevano frequentato lo stesso anno, seppur in Case diverse, quando si conobbero, Draco era l'unico tra di loro a non essere Grifondoro e quando camminava per il castello stringeva al collo la sua sciarpa verde argento. Hermione e Draco, a differenza di lui e Ron, non erano diventati Auror ma si erano rinchiusi in quell'ala del Ministero che ha a che fare con le guerre e i problemi dei maghi all'esterno del Regno Unito, così ogni tre per due partivano, partner, come ambasciatori sui luoghi della rivolta.
Nel giro di pochi minuti i quattro stavano già correndo verso il quartier generale degli Auror per richiedere rinforzi, poi cavalcato le proprie scope avevano volato verso Richmond.




Mentre ripensava a quei momenti, Draco raggiuse un tabacchino all'angolo della strada e chiese il quotidiano locale, il venditore strappò uno scontrino di un pound e venti pence e lui gli consegnò distrattamente due galeoni.
« Mi stai prendendo in giro, ragazzino? »
« Mi scusi » disse appena scambiando le monete.
Si avviò verso un altro passaggio pedonale ma non fece in tempo ad attraversare sulle strisce che una Chevrolet color moka degli anni 70 gli passò davanti e il suo cuore perse un battito.

Mio Dio quegli occhi... da quanto tempo.


 
« Stupeficium! »
« Sectumsempra! »
Un grido.
« E' l'unica soluzione. »
« HERMIONE! »



Si riscosse dall'apnea appena in tempo da udire il suo cuore andare in frantumi.

La loro storia era cominciata tra le ore caotiche dell'Hogwarts dei primi di settembre e quegli occhi color castagna gli erano rimasti dentro come se l'avessero marchiato a fuoco.

Draco Malfoy si era innamorato di Hermione Granger in tre tappe e nessuno l'aveva mai scoperto.

La prima volta nel giardino botanico, mentre lei accarezzava una Mandragola, al secondo anno.



« Buttala via, è una lagna! »
« Non dovresti trattare così le persone, Draco, questo atteggiamento poi ti si rivolterà contro. »
« Ma se quella è solo una stupida pianta! »
« E secondo te perché piange allora? »

Certo, il pianto ci rende incredibilmente uomini, avrebbe potuto rispondere ora.



La seconda volta quando l'aveva battuto in un combattimento offensivo.


 
« Everte Statim! »
« Protego! Stupeficium! »
E lui era crollato svenuto sotto l'onda d'urto dello Schiantesimo, il professore si era complimentato con lei, gli altri avevano riso: il grande Malfoy si era fatto battere da una femmina. Lei invece gli era corsa in contro e gli si era accucciata accanto aiutandolo ad alzarsi.
« Bel duello, pivellino. » Lui aveva sorriso con un filo di stizza mentre riapriva gli occhi.
« E' solo perché sono un gentiluomo, ragazzina. »
Ma non era vero.



La terza volta al ballo d'inverno dell'ultimo anno.

 
A pretendere di essere migliori amici non ci voleva molto, soprattutto quando lui era convinto che lei non provasse lo stesso. Per Re Ghiaccio una simile disfatta non poteva essere pubblica, per questo anche era rimasto in silenzio. Quella sera però era così tardi e non c'era più molta gente nella Sala Grande e lei emanava un profumo così buono. Hermione aveva riscoperto che le spalle larghe di Draco erano l'unica cosa a cui voleva appigliarsi e la sua testa appoggiata su una di esse rendeva tutto il più perfetto. Draco si limitò a non stringere troppo le mani sui suoi fianchi e gli pareva che la spalla su cui era poggiata la sua testa stesse per andare a fuoco. Chiuse gli occhi, pensò soltanto "Ti prego non andare via."





E senza dubbio c'era stata anche una quarta volta in cui si era innamorato di lei, proprio in quel momento, mentre la Chevrolet passava indisturbata e alla guida una ragazza dai boccoli castani, bella come poche persone al mondo possono esserlo e negli occhi quello sguardo che per lui significava Se volessi, potrei salvare quella Bestia dal suo baratro.

Era circa un anno che la vedeva quasi ogni mattina andare al lavoro, sempre alla stessa ora e con la stessa macchina - ma con occhi diversi - e mentre gli sfilava davanti come un sogno irraggiungibile, il suo cuore si fermò da qualche parte nella gabbia toracica e si chiese se avesse fatto davvero bene a prendere quella decisione.














N.d.a.
Vorrei dedicare questa storia alla mia Becky_99, a cui l'avevo promessa mesi e mesi fa, piccola sorpresina.
Prima fanfiction Dramione e vogliatemi scusare se è uscito un obbrobbrio, comprendetemi.
L'idea è nata grazie alla challenge #mettiunacanzoneacasoescriviciunastoria e nel mio caso era uscita "L'universo tranne noi" di Pezzali - per questo ci ho messo trent'anni a finirla - di cui però la storia ha solo la prima strofa, ovvero il pezzo:
"Ti ho incontrata ma tu non mi hai visto, eri in macchina, è stato un attimo, ma il mio cuore si è come bloccato, o era fermo prima e ha ripreso a battere."
Spero che questa mia vi sia piaciuta, sempre dedicata alla persona fantastica e al contempo rompiballe *sì ti adoro, devo finire la seconda puntata di DeCento ma mi metterò in pari* che mi sopporta sempre, loveyou.
Just words, fantasies and fortune
Erika








 

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Capitolo 2
*** Vento ***


 


Capitolo due





Stava per alzare la mano e salutarla ma non lo fece e la lasciò scappare via, ormani lei non gli apparteneva più. Lasciò quindi che i ricordi lo riempissero del tutto.



Richmond era un quartiere estremamente bello e fiorente di Londra, le case vittoriane sbocciavano come papaveri in primavera su un campo fiorito ed era così piccolo rispetto al centro della capitale che non gli ci volle molto per scovare finalmente quel gruppo.
Erano una decina, tra Auror e loro due, Hermione sembrava quasi scomparire con il suo trench tra quegli omoni ma fu di sicuro la prima a trovare la posizione dei vandali. Si era messa a capo del gruppo, bacchetta spianata, ma lui l'aveva presa per una spalla e tirata nelle retrofile.
« Non sei mia madre, Draco. »
« Ho comunque il compito di proteggerti, ragazzina. »
« Oh ma smettila, continui a trattarmi come se non fossi in grado di prendermi cura di me stessa, sono stanca della tua iperprotettività! »
« Scusa se mi preoccupo per te. »
Hermione lo guardò come se fosse disgustata.
« Dovresti essere sincero almeno con te stesso, Draco, perché io mi sono stufata. »
Draco stava per ribattere ma uno scoppio in lontananza lo fece destare. Si voltarono tutti e due mentre il resto del gruppo correva verso quella direzione.

I Fuoricli erano dei maghi pericolosi, non come i Ghermidori, loro erano furbi, sapevano giocare bene le loro carte e tutto ciò di cui avevano bisogno ora, per accrescersi, erano affiliati potenti e ricchi, per ribaltare la perfetta comunità magica in una società tutta loro, in cui le persone avrebbero seguito solo il loro ordine.


L'Ordine del Chaos.

Tra i vicoletti di Richmond il gruppo di Auror cominciò a disperdersi per circondare i Fuoricli che si erano riuniti in una piccola piazzetta, Draco ed Hermione nelle retrofile, tutti con le bacchette spianate.
Mentre controllavano il giardino di una casa mezza diroccata, Draco ripensò alle parole della ragazza di poco prima. « Che intendevi dire con quel "devi essere sincero con te stesso" prima? »

Hermione sembrò imbarazzata in un primo momento, poi fece un respiro profondo e riprese la sua naturale compostezza. « Non importa. »
« Avanti, dimmelo. »
A quel punto la giovane si fermò sul posto e lo guardò dritto negli occhi.
« Da quanti anni siamo amici, Draco? »
Lui sembrò rifletterci un po' su. « Da più di dieci anni. »
« Ecco. » fu la sua risposta secca, poi si girò e riprese a camminare.
« Hey hey aspetta, che intendi dire? » L'aveva richiamata lui e lei si era girata come stravolta.
« Intendo dire che mi piacerebbe che mi dicessi la verità una volta tanto! »
« Davvero non riesco a seguirti. » Hermione fece un sorriso triste.
« Come pensavo... »
« No, no, aspetta! » la prese per un braccio e la fece voltare, per un attimo rimasero così vicini.
« Che cosa c'è? » se non si fossero allontanati quasi subito avrebbero potuto sentire i cuori di entrambi battere all'impazzata.

« Non allontanarti, ti prego. » soffiò lui, stringendole ancora il braccio.

Lei sospirò per controllarsi. « Io non vado da nessuna parte, Draco. »

Poi non ricorda bene cosa sia successo, era stato solo tutto molto veloce. La piazzetta, i maghi nemici, gli Auror a terra, Harry che lanciava Schiantesimi e loro due ancora in piedi.

Lo spiazzo non era molto grande ma abbastanza perché i corpi privi di sensi del resto della cavalleria non occupasse molto spazio. Harry teneva ancora la bacchetta alzata mentre poco a poco il mago contro cui stava combattendo cedeva ai suoi incantesimi, Draco si lanciò su un altro mentre Hermione schiantò una donna e pietrificò un ragazzo.


Non siamo qui per uccidere.

Poi nessuno seppe più descrivere cosa fosse successo. Un uomo da dietro, le strinse un braccio intorno al collo e lei gridò. Draco si voltò immediatamente, Harry era stato messo al tappeto, incatenato con catene invisibili a pochi metri da lui, in piedi c'erano soltanto tre persone.
« Lasciala. » il suo era un ordine. L'uomo che teneva la ragazza lo guardò e rise.
« Tu non sai perché sei realmente qui oggi, Signor Malfoy. » Draco l'aveva guardato come se stesse parlando russo.
« Che intendi dire? »
« Questa farsa del vandalismo? Era solo per attirare la vostra attenzione. La
tua attenzione. »
« Non capisco. » Hermione sotto la stretta ferrea del mago gemette, Draco strinse la mascella.
« Abbiamo bisogno di te, tu ti unirai a noi. Ci serve la tua ricchezza e la tua fama, così tutti i maghi saranno più convinti della nostra buona causa. »
« Chiudi la bocca, non mi unirò mai a voi. »
L'uomo rise stringendo di più la ragazza che ora si sentiva soffocare. « Non sei nella posizione di tirarti indietro. »
Draco gemette internamente. « Posso darvi il mio denaro, quello che volete, lasciala andare però. »
« Io ti ho detto quello che voglio, Draco » Hermione era diventata tutta rossa sotto la stretta dell'uomo.
« Va bene, va bene, lasciala andare però! »
L'uomo rise e un secondo dopo scaraventò Hermione di lato per terra, la ragazza cadde rovinosamente e Draco si lanciò per soccorrerla, ma l'uomo gli puntò contro la bacchetta.
« Tu farai parte del nostro gruppo, che tu voglia o meno. »
« Sì, ho detto di sì! »
« Un sì non mi basta, ragazzino, il nostro ordine non si basa sui sì. »

Hermione si massaggiò il collo tirandosi leggermente su con le braccia e fissò la scena incredula cercando la sua bacchetta ma non la trovò da nessuna parte.
« Draco no! Non accettare, risolveremo tutto. » gli gridò la ragazza ma proprio in quel momento l'uomo le puntò contro la sua bacchetta.
« E' un Avada il prossimo incantesimo che farò, Draco, quindi pensaci bene. » la bacchetta prese ad illuminarsi di una sinistra luce verde.
« Ho già accettato, ora smettila! » gridò il biondo allarmato e l'altro sorrise malignamente di nuovo.
« Bene, avvicinati lentamente. » Fece come gli disse. « Dammi il braccio destro. » E così fece. L'uomo lo strinse e con la bacchetta fece velocemente un incantesimo per poi ripuntarla velocemente sulla ragazza.
Draco sentì la pelle sfrigolare e bruciare all'altezza della mano dell'uomo che gli stringeva l'avambraccio. Sentì un grido nascere dentro di sé e crescere finché non lo esternò con dolore.
Hermione gridò e sentì le lacrime bagnarle le guance.
« NO! » ma era troppo tardi.
Draco crollò a terra un secondo più tardi e lei si affrettò a raggiungerlo carezzandogli il viso. Lui la guardò negli occhi mentre l'uomo si avvicinava.
« Che scenetta dolce... » sussurrò prendendola per i capelli e sbattendola di lato.
« HERMIONE! » Draco si alzò in piedi e fece per correre verso di lei ma l'uomo lo bloccò con una mano sul petto.
« Quel marchio significa che ora appartieni a noi e che devi seguirmi, se proverai a tradirmi, a scappare o a disubbidire, il marchio stesso ti ucciderà e poi penserò io ad uccidere lei. Quindi è meglio che ci incamminiamo... e che lei non ci segua. A proposito, » concluse con un macabro sorriso soddisfatto. « io sono Dimitri. »

Draco sentiva tirare tutti i muscoli del suo corpo per la rabbia e la paura e sentiva che la sua vita era stata violata in un modo che non avrebbe mai potuto sistemare.
Harry poco più in là aveva osservato tutta la scena ma ancora non poteva muoversi. Hermione, che aveva sentito quelle ultime parole, era accovacciata più in là e piangeva.

Draco annuì all'uomo che si stava già incamminando, ma invece di seguirlo, prese la sua bacchetta caduta un po' più in là, poi si diresse verso Hermione e le si accovacciò accanto. Dimitri si era fermato a vedere la prossima mossa della sua ultima recluta, pronto ad uccidere l'uno o l'altra.

Draco, dal canto suo, si era inginocchiato accanto a lei portandosi alla stessa altezza. Le carezzò la testa ed Hermione si sentì morire sotto quel tocco.
« Non voglio che tu mi veda andare via con quell'uomo. »
Lei cercò di trattenere le lacrime. « Non voglio che tu vada via con quell'uomo. »
« Non ho altra scelta. »
Hermione avrebbe voluto dirgli che avrebbe potuto lasciarla là e rifiutare l'offerta di Dimitri, non importava cosa le avrebbe fatto, ma era certa che lui non aveva mai preso neanche in considerazione questa possibilità.
Lei allungò la mano e gli accarezzò una guancia, la barbetta bionda si sentiva appena sotto il suo tocco delicato.
« Hermione » cominciò lui.
Le si illuminarono gli occhi. « Sì? »
Ma lui richiuse subito la bocca, in pensiero.
Dimitri più in là si stava spazientendo. « Andiamo, playboy. »
« Un attimo! » gridò lui di rimando, poi tornò a Hermione. « In dieci anni non avrei mai pensato che sarebbe potuta finire così. » ammise e sentì le lacrime che montavano. Non sapeva se voleva ancora ricordare quello che era successo dopo, certo era che alla fine aveva chiuso gli occhi, si era messo in piedi e aveva lanciato uno sguardo ad Harry dall'altra parte della piazza. In un secondo, era davvero finito tutto.




 

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Capitolo 3
*** Tuoni ***


 
Capitolo tre




Riemerse con un rantolo da quella verità che non avrebbe voluto mai più rivivere solo per accorgersi che la Chevrolet color moka si era fermata sul ciglio della strada e la donna bellissima al suo interno ne era uscita sbuffando allungando le chiavi ad uomo seduto vicino a quella che sembrava una pompa di benzina. Non si era accorto di aver fatto tanta strada, soprattutto perché quella pompa desolata sembrava l'unica stazione di servizio o comunque negozio ancora in uso nel raggio di un chilometro.

Distava da lei qualche decina di metri, abbastanza da non farle notare che era completamente rivolto verso di lei con le mani in tasca a fissarla, ma forse la distanza non bastava, visto che, come se gli avesse letto nel pensiero, la ragazza si voltò verso di lui e cominciò a sbracciare per attirare la sua attenzione. Lui sgranò gli occhi di fronte a quella vista e lei continuò a farsi notare facendogli segno di avvicinarsi.
Draco sentì il cuore staccarsi dalla sua postazione imbellettata nel petto e salire piano verso la trachea aumentando sempre di più il battito. Lo sentì rimbombare nelle orecchie quando fece il primo passo e il rumore accelerò man mano che lei si faceva sempre più vicina.

Un anno.
Un anno, maledizione.
Era da un anno che non le stava a meno di duecento metri di distanza e quel giorno la distanza si abbassò vertiginosamente.

Arrivò ad un passo da lei con uno sguardo interrogativo, o almeno sperò che così sembrasse, mentre sostava davanti a quel viso da cerbiatto spruzzato di lentiggini, con le sopracciglia un po' inarcate e l'aria stufata di chi sta parlando con una persona che non capisce cosa dice.

« Perdonami, non volevo disturbarti » iniziò con nochalance Hermione cercando il portafogli nella borsa. « Ho solo cinquanta sterline intere e non devo fare il pieno, » gli disse mostrandogli la banconota che aveva appena cacciato dal portafogli, l'uomo della benzina, povero e lercio, le guardò come se fossero la salvezza. « avresti per caso da cambiare? »

Draco la fissò inebetito per qualche secondo prima di destarsi, continuava a pensare se quello stesse accadendo veramente o se fosse solo un sogno, se magari Hermione lo stesse prendendo in giro e poco dopo si sarebbe messa a ridere del suo sorriso innocente gridandogli che era stato uno stupido e che non avrebbe mai dovuto sacrificarsi in quel modo, che lei si era sempre ricordata tutto. Oppure d'altro canto gli sarebbe piaciuta molto l'opzione di svegliarsi da quel grande incubo per poi ritrovarsi nel suo letto caldo e comodo, in un anfratto della sua vita, quello che non mostrava mai a nessuno, e venire salutato da una vocina e da due labbra che gli mandavano un bacino soffice dicendogli che era stato tutto un sogno.

La verità era che Hermione Granger gli mancava più di quanto fosse stato disposto ad ammettere.

Dopo che quel giorno ebbe lasciato i suoi compagni nella piazzetta, il marchio che gli era stato inferto contro la sua volontà al braccio destro aveva cominciato a pizzicare e a farsi strada nella sua vita come quegli scomodi cambiamenti permanenti. Aveva seguito Dimitri fin al loro covo e poi quello lo aveva presentato a tutti con grande gioia come il nuovo membro, portatore di conoscenza e ricchezze.
I Fuoricli, aveva constatato, non sono intelligenti come i maghi normali, avevano un qualcosa di diverso, ma erano comunque molto efficaci nelle strategie e nelle minacce.
Il marchio fino ad allora era cresciuto fino ad espandersi per tutto il braccio e anche se ora era ormai morto, il suo avambraccio rimaneva ricoperto di un grosso tatuaggio dai ghirigori scuri.
Con lei negli occhi e nei ricordi era andato avanti, non disubbidendo mai e mai facendo il doppiogioco, fino, ovviamente, a quando dovette tornare a lavorare.

Le menti sue e di Harry si erano sforzate per mesi di capire quale potesse essere la mossa giusta da fare per impedire a Dimitri e la sua banda di uccidere Hermione e al marchio di uccidere Draco, la risposta era arrivata solo poche settimane prima e l'impazienza nata sul volto del biondo era una sensazione del tutto nuova.
Ripensando a tutto ciò che era capitato, tutto, tutto in una volta, Draco sbatté gli occhi davanti a quella domanda così bizzarra posta da una persona così importante - aveva paura di romperla persino usando le parole, per questo parlò un secondo più tardi.

« Hey, hai da cambiare quindi? » ripeté la mora.

« Oh sì » rispose lui mettendosi una mano nella tasca posteriore dei pantaloni ed estraendone il portafogli. Lui e Hermione erano così vicini che lei poteva benissimo vedere tutto il contenuto di quell'astuccetto.
Buttati alla rinfusa in quella scatola di latta che fungeva da portafogli, c'erano banconote da venti sterline, quattro o cinque accartocciate in un lato, mentre sul fondo vagavano eretiche monete d'oro o d'argento, così luminose anche con il sole oscurato dal solito tempaccio dell'Inghilterra.
Hermione strizzò un occhio e si accorse un secondo più tardi di cosa fosse ciò che stava fissando.

Galeone.
Un galeone.

Alzò lo sguardo verso il ragazzo in camicia e cravatta e con la giacca appoggiata in spalla: oltre a quella barbetta ispida che lo invecchiava un po' aveva ancora i lineamenti di un ragazzino, non doveva avere più della sua età.

Mago.
Era un mago, per l'amor di Dio! E lei non l'aveva mai visto in giro, né riconosciuto. Di solito i maghi si riconoscono a vicenda, ma lei non riusciva ad associare il suo viso a nessuno.
Voleva aprire la bocca per dire qualcosa, ma all'improvviso qualcosa dietro di loro, o meglio qualcuno, cominciò a urlare e quando si voltarono videro solo l'uomo della benzina del tutto diverso da come si era presentato, la sua vecchia pelle stava scendendo giù verso i piedi lasciando spazio ad una figura del tutto nuova.
Aveva i capelli tendenti al grigio e ispidi, come impregnati di salsedine, i denti rotti e una cicatrice che correva dallo zigomo sinitro fino al mento. L'uomo alzò la becchetta contro di loro e Draco si fece istintivamente indietro trascinando Hermione dietro di sé.
« Dimitri! » urlò il ragazzo riconoscendo l'avversario e quello stirò un sorriso sudicio tra i denti marciti.
« Pensavo che fossi morto, Draco. » sussurrò tagliente quello, tendendo la bacchetta contro di loro mentre continuavano a parlare.
Draco prese la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni e la puntò davanti a sé. « Anche io ho i miei assi nella manica, dopotutto. Sei tu ad essere nella merda, vecchio amico. »
Dimitri indicò con la punta della bacchetta Hermione, che sembrava ora terrorizzata.
« E' tornata anche la moretta, vedo... Beh Draco, ti avevo avvertito un anno fa. » E in quel momento due bacchette si alzarono contemporaneamente.





L'aveva stretta forte, prima di andare via.
« Quando pensavo a questo momento me lo immaginavo del tutto diverso. » Hermione cominciò a piangere e lo strinse forte in un abbraccio, quando lei allentò la presa, lui le carezzò il mento e avvicinò le labbra alle sue, in un soffice e leggero, se non primo, bacio d'addio.
« Draco... »
« Mi dispiace tanto, Hermione, ma non è così che voglio che mi ricordi e di sicuro non voglio che tu venga a cercarmi. »
Lei era troppo confusa per capire ma quando lui la strise di nuovo forte in un abbraccio e quando quel fastidio alla base della schiena si concretizzò nitido nella sua testa come la presenza di una bacchetta puntata contro di lei, era troppo tardi per protestare.
« Oblivion »
La formula uscì dalle sue labbra come una melodia e così anche le sue lacrime, che sembravano bambine danzanti nella tempesta. I ricordi di Hermione Granger vennero intrappolati a poco a poco nella sua bacchetta e quando anche l'ultimo sorriso, l'ultima parola e il primo e ultimo bacio di Draco Malfoy fu cancellato, lui l'abbandonò sul terreno di tufo lasciandole un bacio sulla testa.




Dimitri entrò nel covo con un urlo esasperato.
« Portatemi lo smilzo! » ordinò a qualcuno e si sedette su una grande sedia al centro dello stanzone sotto Westminster Palace.
Draco era placidamente seduto ad un tavolo addossato contro il muro a firmare carte e a controllare bacchette quando un paio di grosse mani lo presero per le ascelle e lo trascinarono a forza nella stanza attigua; lui non fece un fiato. Quando arrivò davanti a Dimitri alzò la testa e lo guardò con un'aria saccente.
« La nostra società non è cresciuta per niente, Draco. » annunciò a tutti come un'inestimabile verità.
« Voi siete molto impazienti, Dimitri. » replicò calmo.
« Sono passati tre mesi da quando ti abbiamo reclutato. »
« Non decido io le regole del tempo. »
« Ma sei tu che devi convincere i maghi a venire dalla nostra parte! » urlò il capo a quel punto.

Draco lo fulminò, una rabbia indescrivibile che maturava in lui.
« Io ci sto provando, ma a quanto pare i maghi sono troppo intelligenti per abbracciare una causa inutile. »
Dimitri diventò tutto rosso, poi guardò Draco senza emozioni. « Il Ministero mi ha tolto tutto quello che avevo, mia moglie, la mia casa e il mio lavoro. Perché le persone dovrebbero voler accettare
quella causa? »

Draco a quel punto gli corse contro e gli sbatté entrambe le mani sul petto. « E' quello che hai fatto tu a me, brutto farabutto, come pretendi che la gente abbracci questa causa, eh? Che cosa offri tu più del Ministero? » gli urlò in faccia e Dimitri lo guardò paonazzo in volto, stringendogli il colletto della camicia in un pugno.
« Io offro loro una scelta. »
« La offri a coloro che non sono io. » sputò con disprezzo.
Dimitri rise e lo lasciò andare. « Sappi che ho sempre la vita di quella troietta nelle mani, quindi vedi di metterti a lavoro o manderò qualcuno ad occuparsene. »
Draco, lo sentiva, stava morendo dentro. Strinse forte i denti e la mascella fece un guizzo, dopodiché si cacciò la bacchetta dai pantaloni ed uscì dalla porta.
Il giorno dopo il numero degli affiliati era raddoppiato e nella comunità magica erano avvenute strane scomparse e morti, sconosciuto era il colpevole.










 

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Capitolo 4
*** Pioggia ***



Capitolo quattro



« Va bene » cominciò Harry con un sospiro. Si erano rintanati nella sala di comando degli Auror ormai vuota, vista la tarda ora al Ministero, ormai Draco evitava di farsi vedere in pubblico dopo quello che era successo e quando andava, raramente, a lavoro, lo faceva con una bella dose di Pozione Polisucco. « ecco che cosa faremo. »
Erano passati più di cinque mesi da quando era avvenuto l'attacco e ormai il biondo aveva perso i contatti con la maggior parte delle persone che vedeva prima, persino Trish si era chiesta che fine avesse fatto Re Ghiaccio. Ormai Draco frequentava regolarmente il covo dei Fuoricli e dopo cinque mesi di riti e insegnamenti e finanziamenti, era diventato un membro onorario. Ogni volta che tornava a casa e sua madre tentava di parlargli, lui, lo sentiva, moriva dentro. Dal disgusto, dalla rabbia, dalla paura, dal rimpianto.
Quanto avevano bruciato le costrizioni di Dimitri sulla pelle.
Quanto aveva bruciato quell'ultimo bacio sulle labbra.
Draco incrociò le mani sul tavolo davanti a sé ed Harry prese la sua bacchetta.
« Ho fatto molte ricerche ultimamente, mi è servito un po' di tempo ma forse c'è una soluzione. » aveva affermato e Draco per la prima volta dopo cinque mesi sembrava vivere di nuovo.
« Dici sul serio? » aveva chiesto incredulo e Harry aveva annuito. « Quanto farà male? »
« Ne potresti morire. »
« Possibilità che succeda? »
« Visto che io sono molto bravo, beh, circa il sessanta percento. »
« COSA? Cerchiamo una risposta che mi salvi, cervellone, non che mi uccida. » protestò il biondo irritato.
Dal canto suo Harry si strofinò la fronte con entrambe le mani. « Senti io ci sto provando, okay? Non parlo con Ginny da giorni e Ron non mi vede quasi più. Le ho provate tutte, Draco, ma questa soluzione sembra la più adatta. » alzò un po' la voce per sottolineare la sua frustrazione e quando si zittì Draco si lasciò andare ad un lungo sospiro.
« In che consiste? » chiese poi piano dopo un po', così Harry riacquisì speranza.
« Beh, è molto complicato e non c'è margine di errore. Dovremmo creare un tuo perfetto clone di carne a cui trasferire parte della tua anima, in particolare quella colpita dalla maledizione. »
Draco annuì piano. « Sembra semplice, dopo che si fa? »
« Beh, dopo... ecco, lasceremo morire il clone. » annunciò e Draco strabuzzò gli occhi.
« Ciò non mi farà direttamente del male, vero? »
« Diciamo che se non ti uccide prima il trasferimento dell'anima, uccidere il secondo te non sarà che una carezza. »
Il biondo restò a pensarci per qualche minuto, poi alzò lo sguardo verso Harry. « Bene, facciamolo. Quanto ci vorrà per creare il clone? »
L'Auror si strofinò le mani. « Ci vorranno mesi e mesi, ma ho chi potrebbe aiutarci. »
« Ti ringrazio, amico mio. »





Quando Draco abbassò finalmente la bacchetta loro due si erano smaterializzati in una piccola cittadina a nord di Londra. Il ragazzo mise subito la bacchetta in tasca e prese Hermione per mano cominciando a camminare disinvolto tra gli abitanti della cittadella.
Fecero non più di qualche passo prima che Hermione strappasse via la propria mano da quella di Draco e lo fissasse come fosse un Mangiamorte.
« Ma tu chi sei? » urlò quindi. « Chi era quell'uomo e che cos'è successo un anno fa? »
Draco rimase in silenzio non sapendo come rispondere, così le riprese nuovamente la mano e continuò a camminare. Lei però lo strattonò via una seconda volta più che mai in preda al panico.
« Non mi muovo finché non mi dici che cosa sta succedendo. » incrociò le braccia al petto.
Lui la fissò nuovamente senza una vera espressione sugli occhi. « Merlino mio, Granger. » sibilò solo prima di piantarle una spalla in mezzo allo stomaco e buttarsela sulla schiena come un sacco di farina.
« Ora stai ferma e lascia che ti salvi. »


Quando Draco la mise finalmente giù lei aveva uno sguardo che se solo l'avesse guardato più attentamente avrebbe potuto causargli un Avada istantaneo. « Chi sei tu? » chiese di nuovo la ragazza e lui scoppiò a ridere.
- Merlino quanto mi eri mancata, Granger -
« Sono Draco Malfoy, piacere di fare la tua conoscenza. » disse in tono di falso piacere allungandole una mano. Lei la fissò con circospezione finendo per non stringergliela.
« Non ho mai sentito questo nome. »
« Certo che no. »
« Perché no? »
« Perché non l'hai voluto. »
« E se l'avessi voluto dovre avrei dovuto cercare? » gli chiese poi in tono di sfida.
- Nei tuoi ricordi - voleva dirle lui ma poi si trattenne, chiuse la bocca e si voltò. Si trovavano in una casa abbandonata, il pavimento pieno di polvere e giornali, le finestre mezze rotte, tre stanze al massimo.
« Dove siamo? » domandò di nuovo lei.
- Tra tutte le domande che potevi farmi, Mione, hai scelto la meno appropriata. -
« Vivevo qui con i miei genitori quando ero piccolo. » disse mentre entrava in quella che era stata la sua stanza. Hermione annuì e tornò all'attacco.
« Chi era quell'uomo? »
Draco si mise in ginocchio a cercare una scatola sotto il letto. « Gli dovevo i soldi di una vincita. »
La ragazza sbuffò. « Dimmi Draco, quanto mi credi stupida? »
Finalmente sospirò di sollievo quando trovò la scatola e la aprì. « E tu quanto mi credi stupido? »
Tornò in soggiorno stringendo in una mano tra i lembi di un fazzoletto una bacchetta logora dalla polvere e dall'umidità, Hermione lo fissò ancora più confusa quando questi l'allungò a lei.
« Tienila tu, se vuoi sapere qualcosa devi custodirla bene, arriverà il giorno in cui deciderai se svelare i suoi segreti oppure no. »
Hermione lo guardava smarrita, quant'era bella in quella sua maschera confusa, Draco pensò che sarebbe stato tutto più facile se le avesse detto subito la verità, ma l'amore che provava per lei gli impedì di mostrarsi per quello che era diventato nell'ultimo anno, ovvero il fautore di tante tragiche morti e tragedie, solo per proteggersi e proteggerla.
- Non mi amerebbe mai allo stesso modo. Un giorno, se sarà pronta, lo scoprirà da sé. -

Hermione prese la bacchetta un secondo più tardi e se la mise nella tasca interna del trench, quella che si era cucita da sola per nasconderci le bacchette.
« Dopo di ciò non risponderò a nessun'altra domanda, fiorellino. » disse Draco e sparì nel cucinino solo per prendersi la testa fra le mani e trattenersi dal piangere.
Hermione rimase a fissare le proprie mani inerme, zittita per la prima volta.



Quando il clone di Draco entrò nel covo dei Fuoricli, nessuno notò la differenza, tantomeno Dimitri che aveva imparato a conoscere quel viso meglio del proprio. Harry e Trish avevano fatto proprio un buon lavoro.
- Perfetto Draco 2.0, sei vivo da neanche un giorno e adesso morirai. Ok, è una giusta causa, è una giusta causa. -
Con un paio di parole fece riunire tutti gli uomini e, prima che qualcuno potesse fare qualcosa, fiotti di tutti i colori uscirono dalla sua bacchetta colpendo molti degli adepti. In pochi secondi ci fu il putiferio e il clone non durò moltò di più perché, tutta insieme, ricevette la luce di decine di Avada Kedavra lanciati da tutti coloro ancora in piedi. Morto, Draco rimase steso a terra finché Dimitri non venne a prenderlo a calci.
« Ti avevo avvertito, idiota. E ora andate a prendere quella troia della sua ragazza e portatela a me! » ordinò.
Quello che Dimitri non sapeva era che Harry e Trish avevano creato più di un clone. E la Hermione Granger che avrebbe violentato e ucciso non era quella vera.




Quando Draco ebbe recuperato alcuni soldi che aveva nascosto precedentemente nella camera dei suoi, strinse al volo la mano di Hermione - brucia, quanto brucia sulla pelle, è dappertutto, la Granger, sulla pelle - e si smaterializzò davanti alla fontana del Ministero dove tutto era sempre così affollato.
« Harry! » urlò. « Harry! »
« Hey cosa vuoi da Harry insomma? Ma chi sei tu? »
« Basta con le domande! »
« Non sei mia madre, Malfoy! »
Lui sorrise.
Lei non lo notò.
Continuarono a correre verso gli ascensori prendendone al volo uno e salendo su fino all'ufficio del vice Ministro e Auror Potter.
Appena si aprirono le porte Draco volò fuori dall'ascensore portandosi dietro anche Hermione e in pochi secondi spalancò la porta dell'ufficio di Harry irrompendo malamente. Il ragazzo alzò dalle scartoffie lo sguardo tra il terrorizzato e il deciso.
« Harry il momento è arrivato. » annunciò Draco annuendo quando gli occhi dell'Auror incontrarono i suoi.
Harry allora aprì il primo cassetto della scrivania e tirò fuori la sua bacchetta, per poi alzarsi.
« Ho aspettato tanto che quello stronzo cadesse nella nostra trappola. » disse finalmente il ragazzo.
Draco emise un fischio. « Il verginello che dice parolacce, dev'essere un'occasione importante. »
I due risero mentre dietro di loro Hermione diventava sempre più rossa.
« MI VOLETE SPIEGARE CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO? » urlò e i due si voltarono.
« Perdonami Hermione, mi sono lasciato prendere dal momento. » si scusò Harry ma lo sguardo della ragazza non sembrò più addolcito.
« Potresti gentilmente dirmi chi è questo spilungone che sembra esserti tanto amico? »
Draco mise entrambe le mani in tasca e Harry sapeva che, mentre parlava, lui stava pensando - Dio quanto la amo quando fa così -
« Se il nostro piano riesce, potrei essere quello che ti salva la vita, zuccherino. »


Harry e Draco allora cominciarono a correre verso l'uscita del Ministero, Hermione li seguiva a ruota alcuni passi più distante.
« Non hai intenzione di dirle la verità? » chiese Harry ad un certo punto, stavano per entrare in un camino.
Draco si voltò momentaneamente verso di lui. « Credi che riuscirebbe mai ad amarmi allo stesso modo dopo quello che sono dovuto diventare durante quest'anno? » rivelò intristendo gli occhi.
« Ti ha amato quando eri la serpe Malfoy e il Mangiamorte di Voldemort, pensi che questo nuovo te la spaventerebbe? Se davvero tiene a te non si tirerà indietro per questo. »
Draco vide Hermione entrare dietro di loro nel camino e tutti e tre si strinsero le mani. « Non voglio correre il rischio. » mormorò prima di venire schiacciato e rimodellato insieme agli altri due fuori dal camino e su nel mondo dei babbani.


« Va bene » cominciò Harry rivolto ai due. « Sappiamo che il loro covo è sotto Westminster Palace e che probabilmente si aspetteranno che noi li raggiungiamo lì. »
Hermione era ancora incredula. « Non potete portarmi in uno scontro di cui io non so nulla! » protestò.
Harry si voltò verso di lei. « Gente cattiva, i nuovi ghermidori, mira al più grasso. » spiegò velocemente, poi si rivolse a Draco. « Come ci muoviamo? »
Draco restò in silenzio per qualche minuto. « Se si aspettano di vederci lì, beh, perché non accontentarli? »






 

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Capitolo 5
*** Sereno ***


 




Capitolo 5





Perfezionarono il loro piano in una decina di minuti e poi attraversarono di corsa la strada per intrufolarsi in un vicolo stretto, oscurato alla vista, lunghissimo e probabilmente l'unica scorciatoia possibile per attenersi al piano. Draco ed Harry aprivano la fila mentre Hermione restava a bacchetta sguainata nelle retrovie, poi successe tutto velocemente.
Due Fuoricli spuntarono alle spalle della ragazza, che subito si protesse con un incantesimo, mentre i due Stupeficium si spegnevano sullo scudo invisibile.
I due ragazzi si voltarono immediatamente e riuscirono a vedere appena in tempo gli altri due uomini che li avrebbero attaccati. I due assalitori caddero sotto l'effetto dell'Everte Statim dei ragazzi e Dimitri, che era appena comparso da dietro un cassonetto, rise di gusto davanti a quella scena.
« Uccidervi sarà un piacere. » disse sprezzante.
I tre ragazzi rimasero per un attimo paralizzati, ma puntarono contro di lui, quasi per abitudine, le loro bacchette.
« Stupeficium! » urlarono insieme, ma gli incantesimi si spensero sullo scudo di Dimitri. Mentre guardavano la scena orripilati e cercavano di proteggersi a loro volta, un quarto mago comparve alle spalle di Hermione e la schiantò.
La ragazza cadde all'indietro e i due amici rabbrividirono. « Hermione! » urlò Harry e corse da lei pietrificando il Fuoricle, mentre Draco andava a fronteggiare Dimitri.
Dopo alcuni minuti la ragazza si alzò piano con l'aiuto di Harry e gli rivolse un lieve sorriso. « Sto bene, non morirò per una causa che non conosco per niente. » rise, poi si tastò l'addome.
« Tutto bene? » chiese l'amico preoccupato.
« Sì, è solo... » mormorò e tirò fuori dalla tasca interna la bacchetta avvolta nel pezzo di stoffa che Draco le aveva donato quel giorno. Aprì i lembi del panno e le si raggelò il sangue quando scoprì che quella era completamente spezzata in due. « Oh no... »



Intanto poco più in là Dimitri aveva fatto cenno ai suoi compagni appena ripresisi di non intervenire mentre Draco gli puntava la bacchetta alla gola, Harry ed Hermione lo guardavano da lontano come se non lo riconoscessero più.
« Avanti » sussurrò Dimitri. « fallo, uccidimi, qual è il problema? Vuoi davvero che la tua ragazza ti ricordi come un assassino? E' questo che vuoi? Perché lei è proprio lì, che si chiede chi diavolo sia il ragazzo che sta puntando contro una persona una bacchetta e che minaccia di ucciderla. Come pensi che ti guarderà quando io sarò morto per terra e tu tornerai da lei? Pensi che sarà di nuovo la ragazza che ti ha amato così tanto per così tanto tempo? Che illuso, quando tu sei diventato così, è cambiata anche lei. E non sei tu quello per cui l'ha fatto. »
Adesso Draco rafforzò ancora di più la presa sul collo dell'uomo che l'aveva fatto penare tanto per un anno. Poi, piano, lo lasciò andare lentamente.
« Io non sono come te. » gli disse sprezzante. Poi si voltò verso Harry.
« ORA! » urlò, e sotto le luci dei loro incantesimi Dimitri e il suo apprendista stramazzarono a terra colpiti dal Petrificus Totalus.
Ci fu un silenzio immane poi, nei secondi che seguirono, Draco si avvicinò piano a quei corpi e li guardò con disprezzo.
« Occhio per occhio, smilzo. »
Sorrise e, piano, con tutta la soddisfazione che poteva avere in corpo, pronunciò:
« Oblivion »
Quando si voltò Harry era riuscito a vedere di nuovo, sotto tutte quelle maschere di sensi di colpa e rimorsi e perdita e solitudine, a vedere di nuovo risorgere il vecchio Draco, come la più bella delle fenici.





Harry era rientrato subito al Ministero per avvisare gli altri Auror, aveva preso una ciocca di capelli di Dimitri e aveva intenzione di smantellare il guppo dei Fuoricli dall'interno, con una bella caraffa di Pozione Polisucco. Draco l'avrebbe certamente aiutato.
Due maghi erano appena andati via portandosi dietro i corpi pietrificati e Draco ed Hermione erano rimasti nel vicolo in un silenzio carico di mille promesse, così profondo da non sfiorare mai l'imbarazzo.
Hermione si avvicinò tutto d'un colpo al ragazzo.
« Mi dispiace » disse mostrandogli poi la bacchetta spezzata in due.
In un primo momento Draco si sentì morire dentro, adesso era ufficiale: aveva perso per sempre la sua Hermione, quella con cui era cresciuto, quella che si era innamorata di lui.
Poi pensò che non avrebbe comunque voluto che riacquisisse la memoria, quindi andava bene così.
« Non fa niente. » disse piano scuotendo la testa.
« Forse potrai svelarmi tu i suoi segreti un giorno... » mormorò lei accennando ad un sorriso e gli si portò più vicino, allungando una mano per sistemargli una ciocca di capelli.
« Ma chi sei tu? » soffiò lei e in quel momento lui capì che lei avrebbe potuto essere chiunque e non riacquisire la propria memoria, ma, come diceva Harry, non poteva davvero dimenticarsi dell'amore che gli aveva donato.
« Piacere, Draco Malfoy. »
E lei rise, con due occhi che, sì, volevano definitivamente significare Salverò quella Bestia dal suo baratro.








N.d.A.
E così finisce qui questa piccola storia.
Spero che sia piaciuta, so che non era un granché ma dovevo pubblicarla per una scommessa e un prompt lontano; tutto per te, scricciolo!
Vorrei dedicare inoltre questo capitolo a Thiare, in onore di oggi che festeggia la terza compliscrizione, spero di stare qui a rompere le balle ancora per molto.
Un bacione a chiunque abbia letto e apprezzato e inserito nelle preferite, seguite e ricordate.
Just words, fantasies and fortune
Erika






 

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