The wolf and the dragon

di emmejay
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Daenerys era grata di essere quasi arrivata. La cavalcata era stata faticosa e il continuo nevicare non l’aveva di certo aiutata. Avevano dovuto fermarsi più volte per cercare riparo, e così tre giorni si erano trasformati in un viaggio di una settimana. Due degli uomini della sua scorta erano morti assiderati, una paio di notti prima. I Dotraki non erano abituati a quel clima, né gli Immacolati, né tanto meno lei. Non sapeva nemmeno cosa fosse l’inverno, prima di arrivare nel continente occidentale, né mai aveva visto la neve. 

“Abbiamo bisogno del Nord, l’inverno è arrivato e si prospetta il più lungo degli ultimi mille anni. Non possiamo farcela da soli.” 

Ricordava ancora la faccia che lord Tyrion aveva fatto quando le aveva detto quelle parole. Per la prima volta da quando lo conosceva nei suoi occhi aveva visto la paura. 

Era grata di averlo al suo fianco, anche in quel momento, soprattutto in quel momento. Nonostante li avesse rallentati non poco aveva bisogno di lui per affrontare gli Stark, e così aveva lasciato Varys, Missandei e Verme Grigio a capo delle sue truppe e a prendersi cura dei suoi draghi ed era partita senza pensarci due volte.

“Cosa hai intenzione di dire agli Stark quando li incontreremo?” Le chiese Tyrion, spronando il suo cavallo affinché andasse più veloce, in modo da seguire il passo della regina, molto più abile a cavalcare di lui.

“Gli offrirò vendetta. Se è possibile odiano i Lannister ancor più di quanto li odi io.” Rispose, guardandolo in faccia.

“Vendetta? Gli Stark odiano i Lannister più di chiunque altro, ma odiano i Targaryen allo stesso modo.” Tyrion sapeva benissimo che il dolore per l'assassinio di Brandon e Rickon Stark erano ancora vivo nel cuore del Nord.

“Allora ricorderò loro di avere tre draghi con me. Ricorderò loro che il fuoco scioglie il ghiaccio.” 

La sua risposta e la fierezza con cui aveva pronunciato quella parole, fecero rabbrividire il Lannister. Ormai aveva imparato che nonostante le buone intenzioni della regina il sangue dei Targaryen in lei spesso era troppo forte per essere controllato. Inoltre era praticamente un’ estranea, non solo in queste terre, ma in tutto il continente. Non aveva idea di come funzionassero le cose, delle diverse tradizione delle varie casate, o dell’indole del popolo. Tutto ciò che sapeva lo aveva imparato da lontano, stando dall’altra parte del mondo. Inoltre con la guerra alle porte e l’inverno che imperversava, la regina si agitava sempre di più.

“Non funzionerebbe, non con gli uomini del nord. Troppo selvaggi e troppo numerosi, e soprattutto troppo cocciuti. Se ti presentassi lì dando ordini otterresti l’effetto contrario. Preferirebbero morire che cedere alle tue condizioni.” Per quanto poteva cercava sempre di farla ragionare, senza però contraddirla troppo.

“Allora cosa dovrei fare? Concedere loro l’indipendenza? Sei stato tu stesso a dirlo, abbiamo bisogno di loro. Non potremmo sopravvivere all’inverno senza di loro!” La rabbia cresceva in lei insieme all’insicurezza. Da quando erano sbarcati era stato tutto più difficile di quanto si aspettassero. Nonostante avessero conquistato l’appoggio delle masse molto in fretta e sconfitto i pochi che ancora si opponevano alla rinascita dei Targaryen, Approdo del Re non era ancora caduta. La regina avrebbe potuto usare i suoi draghi per espugnarla, ma portare fuoco e distruzione nella città in cui avrebbe dovuto regnare non sembrava il metodo di approccio ideale per farsi accettare e amare dal popolo. Così avevano deciso di cambiare strategia, e di prolungare l’assedio, fino a quando sarebbero caduti per fame, così che il popolino avrebbe visto Daenerys, la madre dei draghi, come la salvatrice che era, come colei che avrebbe riportato loro non solo la legittima successione al trono, ma la salvezza vera e propria.

“Suppongo che lo capiremo una volta incontrati il Re e la Regina del Nord. Mi domando proprio chi sia colui che ha sposato la mia mogliettina. Se fosse stata ancora nubile avremmo potuto sfruttare il nostro matrimonio per mettermi a capo di Grande Inverno, anche se dubito che avremmo avuto l’appoggio degli uomini del Nord. Tuttavia sarebbe stato già qualcosa.” 

Ci aveva pensato spesso Tyrion, a chi fosse seduto accanto a quella giovane e ingenua ragazza che per così poco era stata sua moglie. Tutto ciò che si sapeva a Sud era che un uomo era stato nominato Re del Nord e che poco dopo aveva sposato Sansa Stark, consolidando il suo titolo, conferitogli dai suoi stessi uomini. Nonostante tutto, sperava per Sansa che fosse un uomo buono e gentile, magari anche di bell’aspetto, proprio come la ragazzina aveva pensato che fosse Jeoffrey quando lo conobbe. Quanto si era sbagliata. Sperava allora che dopo tutto quello che aveva passato, la ragazzina avesse avuto un po’ di fortuna e che fosse al sicuro. Lo sperava davvero con tutto il cuore.

 

 

Quando Sansa fu informata dei visitatori alle mura un brivido le percorse la schiena. 

“Che siano venuti per riprendercii e riportarci a Sud? Che vogliano separarci?” 

Ma la paura sparì in fretta. Sansa non era più la stessa che era andata ad Approdo del Re con suo padre. Era diversa. Era di acciaio ora e non aveva più paura. Se volevano  prenderli avrebbero dovuto lottare e se lo avessero fatto li avrebbero distrutti, ne era certa.

Fu con questa convinzione che, gettandosi addosso la pelliccia con il simbolo degli Stark uscì dalle sue stanze e ordinò che i loro ospiti venissero scortati nella Sala del Re e che suo marito il Re venisse fatto chiamare. 

Era ancora sola quando le porte della sala si spalancarono. Ser Davos e Tormund accompagnavano uno dei gruppi più strani che Sansa avesse mai visto. C’erano alcuni uomini armati di spade dalle forme insolite, come Sansa non ne aveva mai viste, e guerrieri dalla carnagione scura e vestiti di pelli. 

“Questi uomini non hanno mai visto un inverno nelle loro vite. Probabilmente nemmeno sanno cosa sia” pensò scrutandoli di nuovo. I vestiti era troppo leggeri, i corpi troppo scoperti e le scarpe decisamente troppo leggere per camminare tra la neve. 

Davanti a loro il lord, una volta sua marito, Tyrion Lannister. Era assai diverso da come ricordava. La barba più folta e le rughe attorno agli occhi più marcate. Aveva l’aria stanca, eppure c’era una luce nei suoi occhi che Sansa non aveva mai visto. Guardandola l’uomo sorrise debolmente e timidamente e Sansa abbassò il capo, come a salutarlo. E poi c’era lei : Daenerys Targaryen. Era bellissima, proprio come aveva sentito dire, proprio come aveva sempre immaginato che fosse un Targaryen. A quel pensiero un piccolo sorriso le sorse sulle labbra. Non tutto è sempre ciò che sembra, e Sansa lo sapeva bene.

Daenerys Targaryen era una bellezza unica, una di quelle per cui vengono scritte le canzoni. Tutto in lei era bello e particolare, dagli occhi viola ai capelli argentei. Persino il modo in cui camminava, il modo in cui ora la fronteggiava, fissandola fieramente, era unico. 

“Inchinatevi davanti alla vostra regina!” Gridò Tormund, fissando gli altri guerrieri. La mano al fianco, pronto, come sempre, a sfoderare la spade.

“Lei non è la regina. Io lo sono.” Disse Daenerys, senza nemmeno voltarsi a guardare Tormund. “Siete voi che dovresti inchinarvi al mio cospetto”

Il bruto era  sul punto di estrarre la spada quando Sansa parlò “Tranquillo Tormund, non ho bisogno di questo genere di cose” poi si alzò e lentamente scese le scale su cui era posizionato il trono, fino ad arrivare dinanzi ai suoi ospiti “Piuttosto, accertati che mio marito sia stato chiamato. La sua assenza mi preoccupa e poi credo che i nostri ospiti non abbiamo mai visto un vero re.” Disse sorridendo. In un attimo Tormund fu fuori dalla stanza e Sansa già pregustava il momento in cui avrebbero saputo la verità.

“Mia signora” disse Tyrion prendendola per mano “è bello vedervi sana e salva”

“Anche voi, mio lord. Nonostante vi troviate dalla parte del trono sbagliata. Ho sempre sperato che un giorno sareste venuto qui, anche se immaginavo che avreste consigliato me.” 

Nonostante non si fossero rivolte la parola per tutto quel tempo Sansa e Daenerys non avevano fatto che studiarsi e scrutarsi, l’una a cercare di scoprire la pericolosità dell’altra solo guardandosi negli occhi. 

“Perché siete qui?” Chiese infine Sansa

“L’inverno è arrivato. I Setti Regni hanno bisogno del Nord, e il Nord ha bisogno dei Sette regni. Sono venuta con un’offerta di pace.” 

Tyrion non poté che essere sollevato che la sua regina avesse scelto la pace alle minacce, o agli ordini. 

“Magari il Nord avrà bisogno dei Setti Regni, ma sicuramente non quanto i Sette Regni hanno bisogno del nord. Riusciremo a sopravvivere all’inverno senza di voi, anche se significherà fare sacrifici, ma non so se lo stesso possa essere detto per la vostra gente. Quindi ditemi, regina, perché dovremmo aiutarvi?” 

Il modo in cui aveva sottolineato quella parola non piacque affatto a Daenerys e nonostante si fosse ripromessa di non lasciarsi irritare la rabbia stava cominciando a farsi sentire.

“Perché?” Chiese Daenerys con un ghigno stampato in faccia “ Volete sapere perché dovete aiutarci?” Gli occhi di Dany si chiusero in due fessure e la voce si riempì di fierezza “ Perché sono Daenerys Targaryen Nata dalla Tempesta, prima del suo nome, Regina degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, Madre di draghi, la Non-bruciata, Khaleesi del Grande Mare d’Erba, Distruttrice di catene e Regina di Mereen. Io sono una Targaryen, sono l’ultimo dei draghi e sono la legittima erede al trono, ecco perché! Il Nord è parte dei Sette Regni, quindi sono la vostra regina.”

Sansa sorrise, scuotendo la testa. “ Voi non siete la regina. Potete esserlo a Sud se volete, ma non qui, non nel Nord. Non sarete mai la regina qui, né..” Sansa si fermò un attimo, soppesando le sue parole, decidendo se dovesse o meno pronunciarle. Ne aveva il diritto? O avrebbe dovuto esser lui a dirle? No, doveva farlo, in quel momento. Lui sarebbe arrivato a momenti, e avrebbe capito che quello era il momento giusto. “nè siete la legittima erede al trono…” Era così piacevole dire finalmente quelle parole. Un sapore dolce le riempì la bocca, mentre la donna di fronte a lei cominciava a perdere il controllo. Fu proprio mentre vide che Dany stava che controbattere che pronunciò soddisfatta quelle parole “E di sicuro non siete l’ultimo drago.” 

Tyrion fissava la sua regina. Avrebbe voluto calmarla, avrebbe voluto dirle di non cedere nel tranello, ricordarle che avevano bisogno del Nord ma non osava parlare. Ogni suo gesto avrebbe potuto essere interpretato nel modo sbagliato da una delle due, complicando ulteriormente la situazione. Lentamente, come se il tempo avesse cominciato a scorrere in maniera diversa, vide l’espressione di Daenerys cambiare. La rabbia divenne disprezzo e poi confusione. 

“ IO sono la figlia di Aerys e Rhaella Targaryen. Mio padre è stato tradito e ucciso della sua stessa guardia. Mia madre è morta, sacrificando se stessa per permettere a ME di venire alla luce. Mio fratello Rhaegar è stato ucciso al Tridente, quando l’usurpatore gli ha fracassato il petto col suo martello, sua moglie e entrambi i suoi figli assassinati dall’ingrato leone, e mio fratello Viserys è morto anni fa, ucciso dalla sua stessa avidità. Io sono l’ultima della mia famiglia, l’unica sopravvissuta. Quindi ditemi, dov’è l’altro drago?” 

La porta della sala si spalancò e Jon Snow entrò, seguito dal fedele bruto.

“Proprio lì” Disse Sansa, sorridendo e indicandolo. 

Daenerys e Tyrion si voltarono contemporaneamente, mentre Jon avanzava a passo deciso verso di loro.

“Mio Re” Disse Ser Davos inginocchiandosi al suo cospetto.

“Jon Snow? Com’è possibile? Sei tu il re?” Per la prima volta in vita sua Tyrion era completamente, totalmente senza parole. Jon Snow, figlio bastardo dell’onorevole Ned Stark, e Sansa Stark sposati? Dopo tutto quello che il Nord aveva detto sulla sua famiglia avevano accettato la loro peccaminosa unione, dichiarandoli persino re e regina? 

“Aye.” Rispose Jon. “ Ma il mio nome non è più Jon Snow, non lo è mai stato in realtà.”

“Vi presento Jon Stark Targaryen, figlio di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark. Il risorto, Azor Ahai rincarnato, il principe che era stato promesso,sua è la canzone del ghiaccio e del fuoco. Ex Lord comandante dei guardiani della notte, il lupo bianco con il sangue di drago. Re del Nord e legittimo erede del trono di spade.”

Daenerys e Tyrion si fissarono. Doveva trattarsi sicuramente di un imbroglio, di un qualche tranello.

“Vi avevo detto che non eravate l’ultimo drago.” 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Daenerys era ancora stordita da quell’inaspettata rivelazione. Continuava a spostare lo sguardo, in attesa di un segno, di un cenno, di qualsiasi cosa le facesse capire che non stava sognando, che era tutto vero. In attesa di una spiegazione, perché le sembrava impossibile. Guardò prima Tyrion, poi Sansa e poi infine Jon. 

Non c’era niente in lui che dimostrava le sue origini. I capelli erano troppo scuri, troppo ricci, il fisico troppo robusto e i tratti del viso troppo duri e marcati per essere anche solo lontanamente simili ai suoi. Eppure c’era qualcosa, qualcosa di incredibilmente familiare nel suo aspetto. I suoi occhi. Erano del colore sbagliato, ma erano gli occhi dei Targaryen, ne era certa. Grigi e scuri, tenebrosi come la terra in cui si trovava, come l’inverno e impenetrabili come il ghiaccio, eppure lo vedeva chiaramente. Il fuoco. Era proprio lì, in quegli occhi misteriosi e bruciava con l’intensità di mille soli. Fiamme si dilatavano intorno alle sue iridi. Quel grigio non era ghiaccio, era fumo. Era fuoco. 

“Come può essere?” Disse in un sussurro. Furono le uniche parole che riuscì a pronunciare. Le uniche che riuscì a pensare.

“È una lunga storia” rispose Jon “un segreto lungo vent’anni.” Un’ombra gli attraversò il volto mentre pronunciava quelle parole. Daenerys sentì un impulso che mai aveva sentito, nemmeno con suo fratello. Qualcosa dentro le imponeva di avvicinarsi a lui, di abbracciarlo, ma invece si limitò a parlare. 

“Ho il diritto di saperlo. Rhaegar era mio fratello e se tutto ciò non è una vile menzogna, ciò fa di noi una famiglia.” 

Famiglia. Era una parola così strana da pronunciare e un concetto ancora più strano da capire. Lei una famiglia non l’aveva mai avuta. I suoi genitori erano morti e Viserys era troppo concentrato sui suoi piani per riprendere il potere per darle l’affetto di cui aveva da sempre bisogno. La sua unica famiglia erano stati Khan Drogo e il piccolo Rhaego, ma anche loro non erano stati che una timida illusione, un sogno che aveva appena accarezzato, spazzato via troppo presto dall’oscurità. Poi era diventata la Madre dei Draghi e i suoi figli erano diventati l’unica cosa al mondo che davvero amasse, ma mai come in questo momento si rendeva conto che l’amore di cui aveva bisogno era quello di un padre, di un fratello, di un essere umano. 

Nel frattempo il silenzio era calato nella sala. Il nano non si era ancora ripreso dalla stupore, sul suo viso si poteva notare lo sforzo immane a cui si stava sottoponendo per rimettere insieme i pezzi, per delineare correttamente la situazione. Persino una mente ardita e brillante come la sua si era trovata spiazzata di fronte a una rivelazione di questa portata.

Sansa, invece, nel frattempo si era avvicinata al suo Re e gli aveva posato delicatamente una mano sul braccio, per poi stringerlo improvvisamente, come a volergli dare la sua forza, sapendo che in quel momento ne aveva bisogno più di lei. Un gesto piccolo, semplice, ma sufficiente ad accendere un sorriso sul volto di Jon e a dargli il coraggio di parlare.

“Dopo la battaglia contro i Bolton, quando sono stato dichiarato Re del Nord, tutti gli alfieri degli Stark sono arrivati a Grande Inverno per celebrare la mia incoronazione, dai grandi signori ai Lord di piccole casate. Lady Sansa ha organizzato un banchetto in mio onore. Il castello grondava di vessilli e grida, e risate e io sedevo lì, al posto d’onore, quello del grande Ned Stark, al posto che da ragazzo guardavo con desiderio e tristezza, perché sapevo che non sarebbe mai stato mio, al posto a cui doveva sedere mio fratello Robb…mio cugino Robb.” In quel momento strinse la mano di Sansa, con tutta la forza che aveva in corpo. Era ancora strano, pensare che loro non fossero davvero i suoi fratelli e, nonostante fossero passati anni dalla sua morte, il pensiero di Robb lo rattristò indicibilmente. “Comunque, dicevo, mentre sedevo lì, scrutando i presenti in sala, incrociai lo sguardo di un uomo che non avevo mai visto, che l’intero Nord non vedeva da vent’anni.”

“Howland Reed!” esclamò Tyrion Lannister. Tutto nella mente del folletto si stava facendo più chiaro, mentre Jon parlava le ombre cominciavano a svanire. “Era con Ned Stark, alla Torre della Gioia, loro…loro sono stati gli unici superstiti, gli ultimi ad aver visto Lyanna Stark viva! Quindi è lì che tu…”

“Vorrei essere sveglio come voi, sapete mio lord?” Disse Jon ridendo. “Devo tristemente ammettere che mi ci è voluto ben più di voi per arrivarci”

“Dunque ti ha raccontato di tua madre. Ma come poteva sapere di Rhaegar?” Intervenne Dany, fremendo di curiosità.

“Quando sconfissero la guardia reale, lord Stark si fiondò nella torre, mentre Howland rimase ad occuparsi dei corpi. Quando entrò nella stanza mia…madre giaceva su un letto, circondata da rose blu, le stesse con cui vostro fratello l’aveva incoronata regina d’amore e bellezza. Era coperta di sangue e con le ultime forze che aveva raccontò come erano andate davvero le cose. Rhaegar non l’aveva rapita, era stata lei a decidere di scappare con lui. Il lupo e il drago si amavano, e quando Lyanna rimase incinta Rhaegar decise di sposarla, in modo dal legittimare il figlio che lei gli avrebbe dato.” Era ironico pensare che nonostante ciò fosse comunque cresciuto da bastardo.

“Ma poi Rhaegar morì e Lyanna era troppo debole per affrontare il parto. Sopravvisse quel poco che le servì per raccontare tutta la storia e per strappare una promessa al Lord di Grande Inverno, la promessa di proteggermi.” 

“E dovrei fidarmi della parola di un uomo che è rimasto nascosto che per vent'anni?” Chiese Daenerys

“Non ho ancora finito la mia storia, milady.” Rispose Jon calmo. “Dopo il suo racconto non sapevo più a cosa credere. Il pensiero che la mia intera vita fosse una menzogna mi era insopportabile e così scappai via e cominciai a vagare per il castello, finché non mi ritrovai nel Parco degli Dei. Fu come se una voce mi guidasse, come se la mia presenza in quel luogo fosse già scritta. Non sapevo bene come si facesse, ma per la prima volta in vita mia pregai gli dei, e per la prima volta gli dei risposero.” 

Il suo viso assunse un’aria strana, come mistica, quasi come quella dei mille profeti che in quei tempi giravano per le città, annunciando la fine del mondo per mano di questa o quella catastrofe, solo che la sua era vera. Doveva aver visto molto, pensò Daenerys, della vita e della morte e degli dei, molto più di quanto lei avesse visto.

“Sfiorai l’albero diga e all’improvviso mi ritrovai catapultato in quella stanza, in quella torre, con Bran al mio fianco. Lo so che magari sembrano parole di un folle, ma è andata davvero così. Ed ho visto ed ho sentito. Pensavo fosse un sogno, ma era tutto troppo vivido e reale per essere un frutto delle mia immaginazione, così ho finalmente capito che si trattava di una specie di visione.”

“Visioni, matrimoni segreti, fughe. Perché dovrei credere a quello che dici?” Chiese Daenerys “Hai delle prove per dimostrare quello che stai dicendo?”

“Nessuna, se non la parola di due uomini del Nord. Se qualcuno mi avessero raccontato una cosa del genere anni fa lo avrei fatto rinchiudere in una cella senza pensarci due volte, ma sappiamo tutti fin troppo bene che gli dei esistono, che questo mondo è pregno di magia. Io sono stato riportato in vita, tu sei la Non-Bruciata. Non mi sembra che la mia storia sia più improbabile di queste due cose” Rispose Jon, abbandonando definitivamente quei formalismi a cui si era legato fino a quel momento.  

“Tu gli credi?” Chiese Daenerys a Tyrion. Tutta quella situazione era troppo per lei. Per quanto assurda, credeva ogni ogni parola di quella di quella storia. Aveva bisogno di sapere cosa ne pensasse lui, che riusciva ad essere cinico e razionale in ogni situazione.

“Ha certamente più senso di Ned Stark che mette incinta una puttana” rispose il folletto, mostrando il suo sorriso sghembo e accarezzandosi la barba. “Sì, gli credo.” 

“Quindi saresti mio nipote.” Disse lei, avvicinandosi.

“Così sembra”

“Allora aiutami. Aiutami a riprendere il trono dei nostri padri, convinci il Nord ad unirsi a me e regneremo insieme come Re e Regina dei Sette Regni, e così faranno i nostri discendenti e i loro figli, e i figli dei loro figli, fino alla fine dei tempi.”

Sansa arretrò impercettibilmente quando la madre dei draghi pronunciò quelle parole. Una parte di lei temeva che lui avrebbe accettato, che avrebbe sentito il richiamo del sangue, del potere, della gloria eterna. Fu per questo che fu sollevata quando Jon rispose.

“No” disse, seccamente. Senza nemmeno pensarci.

“NO? Allora hai intenzione di prendere il Trono da solo, di governare senza di me, vero? Beh, non ho la minima intenzione di lasciartelo fare!”

“Non voglio sedere sul trono di spade, né lasciare Grande Inverno. L’ho già fatto una volta e sono finito con l’essere ucciso. Il mio posto è qui. È qui che vivrò ed è qui che morirò, e se avrò dei figli cresceranno tra le mura di questo castello,per essere principi o principesse del Nord. Cresceranno come Stark.”

“Cosa? Come puoi dire una cosa del genere? Si tratta del nostro destino! Del futuro della nostra casata, della nostra famiglia!!” Daenerys non riusciva a crederci. 

“Potrò anche essere il figlio di Rhaegar Targaryen, ma mio padre era Ned Stark. Il mio posto è il Nord.” Con la coda dell’occhio vide Sansa guardarlo felice e istintivamente le si avvicinò “E poi è al Nord che c’è bisogno di me e anche di te, zia!”

“Di me? Osi chiedermi aiuto dopo tutto quello che mi hai detto? Dopo il modo in cui sono stata trattata in questo posto? Dopo che ti ho offerto il Continente Occidentale su un piatto d’argento e l’hai rifiutato?” Daenerys gridava, la rabbia si era ormai impossessato di lei. Non si era mai sentita così umiliata e ferita. Ancora una volta si era illusa di poter avere una famiglia e ancora una volta quel desiderio le si era infranto davanti agli occhi in pochi attimi.

“Perché se non ci aiuti non ci sarà più nessun contiene occidentale. La vera battaglia è contro i morti, non tra i vivi! Raduna il tuo esercito e i tuoi draghi. Combatti con noi per mettere fine alla lunga notte, altrimenti non ci sarà nessuno da governare, poiché tutti moriremo. Il Re della Notte sta arrivando ed ha con sé l’esercito più grande che il mondo abbia mai visto.”

“Non ho nessuna intenzione di aiutarti.” Rispose Daenerys “Tyrion, andiamo. Dobbiamo tornare a Sud” 

Il folletto rimase immobile, seguendola con lo sguardo. “Mia regina” disse “ho paura che non abbiamo altra scelta. Se il ragazzo dice il vero allora dobbiamo combattere. Tutti noi.”

 




Ciao a tutti. Il capitolo l'ho scritto di getto, secondo il flusso dei miei insani pensieri. Vista l'ora tarda, la mole di studio e l'insonnia non sono certa del risultato. Fatemi sapere cosa ne pensate. A presto! -M

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


All’inizio del suo viaggio non avrebbe mai pensato che le cose sarebbero andate così. Ogni suo proposito era svanito in un attimo e tutto era cambiato quando aveva saputo le vere origini del Re del Nord. Di certo non erano quelli i suoi piani. Si era aspettata ostilità e ribellione, cose che ormai era in grado di gestire anche grazie alle ingegnose macchinazioni di Tyrion, invece si era trovata dinanzi a una parte di lei, a cui non avrebbe mai potuto far del male. Dopo la conversazione con suo nipote avrebbe voluto sparire, rimettersi in viaggio immediatamente, ma il suo primo cavaliere l’aveva convinta a restare, accettando l’ospitalità dei signori del Nord. Così ora si trovava in una delle stanza del castello. 

Era molto diversa dalle stanze a cui era abituata, molto più piccola di quella che aveva a Mereen. Il letto non era ornato di stoffe pregiate o colorate, bensì di pesanti coperte di pelliccia molto scure. Non c’erano tende di seta ricamate alla finestre, o specchi di fine fabbricatura appesi ai muri. La stanza era quasi spoglia, essenziale, composta solo dall’enorme letto, una cassettiera di legno massiccio e un grosso camino. Lady Sansa aveva dato l’ordine di accenderlo appena erano arrivati, immaginando che sarebbero restati, in modo tale da riscaldare la stanza, ma Dany sentiva brividi freddi su tutto il corpo. Per la prima volta in vita sua sentiva il suo intero corpo bruciare. Il freddo le entrava dentro, penetrando la pelle, scavando nelle ossa, salendo attraverso le sue vene.

Non riusciva a smettere di pensare al modo in cui Jon l’aveva respinta, a come avesse preferito quella landa fredda e desolata a un posto sul trono di spade, al suo fianco. 

“Un drago non dovrebbe mai crescere in mezzo ai lupi, finisce col credere di saper ululare, dimenticandosi che può sputare fuoco.” 

Eppure nonostante il risentimento che provava nei suoi confronti non poteva far a meno che essere grata agli dei per quella scoperta. Nel profondo del suo cuore sapeva che era ciò di cui aveva bisogno. Sapere di non essere sola, che lì fuori c’era qualcuno come lei. Avrebbe trovato il modo di convincerlo ad accettare la sua proposta, avrebbe fatto riemergere il drago che era in lui. D’altronde nemmeno lei era sempre stata un drago, o meglio lo era, ma non sapeva di esserlo. Ricordava bene cosa significava sentirsi deboli e indifesi, sentirsi fuori posto e non capire il proprio ruolo nel mondo. 

Fu mentre si accucciava vicino al fuoco che sentì qualcuno bussare alla porta. Non poteva che essere Tyrion.

“Vieni avanti” ordinò, senza nemmeno preoccuparsi di alzarsi.

Prevedibilmente il Lannister entrò, zampettando lentamente fino a raggiungerla.

“La stanza è di tuo gusto?” le chiese

“È fredda” rispose guardando il fuoco scoppiettare e aggiungendo un altro pezzo di legna.

“Non volevo mancarti di rispetto prima” disse poi, tutto d’un fiato “Ma se davvero gli Estranei stanno tornando, allora dobbiamo schierarci dalla parte degli Stark. Ne va della nostra sopravvivenza.”

“Lo so, non scusarti” rispose, girandosi a guardarlo per la prima volta. Quando stava seduta Tyrion riusciva a guardarla negli occhi e data l’importanza della conversazione era lieto che non si fosse alzata. La sua regina cercava sempre di dissimulare, ma ormai attraverso i suoi occhi aveva imparato a capire quando mentiva. “Non conosco molte storie sugli estranei. Da piccola mio fratello mi parlava delle storie del Sud, dei guerrieri e dei tornei, dei re e delle regine della nostra famiglia e dei loro draghi. Il nord non lo ha nemmeno mai nominato. Potresti raccontarmi qualcosa?” 

Tyrion pensò che in quel momento Daenerys somigliasse incredibilmente a una bambina che corre dalla mamma per farsi raccontare le favole. Ma quello che stava per dirle, ahimè, non era una favola.

“Sono creature mostruose. Esseri di ghiaccio, immortali, che combattono da millenni contro l’umanità. Non se ne conosce il motivo, o magari molto semplicemente è stato dimenticato. Tutti credevano che fossero scomparsi secoli fa, ma a quanto pare non è così” sospirò. Non aveva mai creduto a quelle storie, eppure ora si trovava a tremare al solo pensiero. “Dovunque vadano portano morte e distruzione e…oscurità. L’inverno è già abbastanza duro senza dover fronteggiare un esercito di non morti, non riesco nemmeno ad immaginare cosa succederebbe se riuscissero ad abbattere la Barriera.”

La Barriera. Daenerys l’aveva vista una volta, alla casa degli Eterni. Un’immensa parete di ghiaccio lunga miglia e alta centinaia di piedi e una rosa blu che cresceva proprio su di essa. Finalmente ne aveva capito il significato. 

  

 

 

 

Jon era distrutto. Non riusciva a capire cosa realmente provasse. Era felice di averla conosciuta, di aver avuto per la prima volta un assaggio del suo vero padre. Si chiedeva quanto lei gli somigliasse. Lui, di certo, non aveva niente di suo padre, niente dei Targaryen. Era uno Stark, in tutto e per tutto. Era un lupo. Lentamente si gettò sul letto e chiuse gli occhi. Pensava a sua madre, al coraggio che doveva avere e all’amore che provava per Rhaegar. Cosa avrebbe pensato se fosse stata ancora viva, se venendo al mondo non l’avesse uccisa? Sarebbe stata fiera di lui e di ciò che stava facendo? Poi si ricordò che sua madre aveva rischiato tutto quello che aveva per inseguire l’amore, mettendo a rischio i Setti Regni, solo per stare con l’uomo che amava. E allora pensò che sì, lo sarebbe stata, ma non per le sue scelte politiche o per il suo essere re, ma per la donna che aveva scelto di avere al suo fianco. 

L’unica cosa positiva nell’aver scoperto di non essere il figlio di Ned era stato l’aver capire che lui e Sansa non erano fratelli. I più pensavano che il loro matrimonio fosse solamente una scelta politica, un modo per per sopperire al suo non essere un “vero” Stark. Non potevano sbagliarsi di più. Lui l’aveva sposata perché l’amava, l’amava davvero. Da quando l’aveva riabbracciata, al Castello Nero, non poteva fare a meno di pensare a lei, in ogni attimo. All’inizio era convinto che ciò fosse dovuto al fatto che era tutto ciò che rimaneva della sua famiglia, ma con il tempo si era reso conto che non era così. Un fratello non guarda la sorella come lui guardava lei, non cerca il suo sguardo tra la folla, non sente il bisogno di sentirla al suo fianco in ogni momento, non sogna di baciarla e accarezzarla. Per mesi si era sentito un mostro per i suoi sentimenti, si era sentito sbagliato. E così quando ha scoperto che erano cugini era stata la prima a saperlo. 

L’espressione che sua moglie aveva fatto quando gli aveva raccontato la verità sarebbe rimasta impressa nella sua mente fino alla sua morte. Era confusa, sorpresa e c’era anche tristezza nel suo sguardo, tristezza per lui, per tutto l’odio e il disprezzo che aveva ingiustamente subito e attirato per tutta la sua vita.

“Allora non siamo fratelli.” Gli aveva sussurrato alla fine del suo racconto, guardandolo fisso negli occhi.

“No, non lo siamo” le aveva risposto lui, non riuscendo a reprimere un sorriso.

Era stato a quel punto che successe ciò che Jon non avrebbe mai immaginato, ciò che aveva osato solo sognare. Lei lo baciò. Un bacio breve e soffice, dolce e delicato, proprio come lei, come le sue labbra.

Nell’esatto momento in cui la ragazza si era resa conto del suo gesto, si era staccata da lui e, portandosi una mano alla bocca, aveva voltato la testa, abbassando lo sguardo.

“Io…io non avrei dovuto. Mi dispiace!” 

Si era alzata velocemente, dirigendosi verso la porta a passo spedito. Solo in quel momento Jon aveva realizzato ciò che era successo e istintivamente si era alzato e afferrandola per il braccio l’aveva stringa a sé e aveva posato le proprie labbra su quelle della ragazza. Era stato un bacio diverso dal primo, più lungo, più appassionato, quasi disperato. Non era capace di esprimere quello che provava a parole, così attraverso le sue labbra aveva cercato di trasmetterle tutto il suo amore, tutto il suo desiderio, tutta la passione e la voglia che lo ossessionavano da mesi. 

Fu solo quando entrambi rimasero senza respiro che finalmente si staccarono.

Lei aveva riaperto gli occhi lentamente, come se si stesse appena risvegliando da un lungo sonno, mentre lui, sorridendo, le aveva portato una mano tra i capelli, appoggiando la propria fronte alla sua.

“Tu mi ami.” le aveva detto.

“Anche tu mi ami.” gli aveva risposto lei.

Avevano parlato tutta la notte, confessandosi reciprocamente la disperazione e la colpa provata in quell’ultimo periodo, aggrappandosi l’uno all’altra come se ne andasse delle proprie vite e alla fine, tra un bacio e l’altro, si era addormentati alle prime luci dell’alba.

Il giorno dopo Jon e Howland Reed raccontarono ai lord del Nord ciò che Ned aveva nascosto al mondo intero per tutti quegli anni. Duecento selvaggi e chiassosi uomini del nord zittiti da un piccolo mangiatore di rane. Nessuno dei lord proferì parola per tutto il racconto, né nessuno osò mettere in dubbio la verosimiglianza dell’intera storia. Alla fine lord Manderly si alzò e guardando gli altri uomini esclamò “Il nostro re è un lupo, come lo è stato Robb Stark prima di lui, e forse anche di più. Non mi importa chi sia tuo padre!” disse poi, volgendosi verso il suo re “Che tu sia nato a Dorne, o a Volantis, o a Fondo delle Pulci non ha importanza. Il sangue di Ned Stark scorre nelle tue vene, il ghiaccio e l’inverno fanno parte di te. Mi sono inginocchiato al tuo cospetto quando il tuo cognome era Snow, continuerò a farlo se sarà Stark, o Waters, o Targaryen!” detto questo si inginocchiò e così fecero tutti gli altri.

“Basta che non sia Lannister” commentò Lord Glover, scatenando la risata di ogni uomo presente nella sala.

Più tardi, quello stesso giorno, lui e Sansa avrebbero annunciato il proprio matrimonio.

Una strana sensazione era nata in Jon quel giorno, qualcosa che non aveva mai provato in vita sua. Finalmente aveva scoperto di appartenere davvero a qualcosa, aveva finalmente capito che, nonostante tutto, lui era e sarebbe stato per sempre uno Stark. 

 

 

 

 

Ciao a tutti. Inizialmente avevo programmato questo capitolo in maniera diversa, ma ci tenevo a far capire che nella mia mente contorta Jon gode pienamente dell’appoggio della gente del Nord, e che la relazione tra lui e Sansa è puro amore (il mio animo da fangirl è più forte di me).

Nel prossimo capitolo dovrebbe cominciare la storia vera e propria. Fatemi sapere cosa ne pensate :)

-M          

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Il sole non era ancora sorto e la neve cadeva incessantemente, ammassandosi sui tetti e tra le strade, seppellendo i campi e inghiottendo intere città. Sansa osservava il panorama da una delle grandi finestre del castello, rabbrividendo davanti alla ferocia di quella tempesta. Da bambina passava ore intere davanti alla finestra, con la sola compagnia delle nevicate estive, soffermandosi sulla danza dei singoli fiocchi di neve, così leggeri e soffici, che si muovevano con un’eleganza che poche volte aveva potuto constatare in vita tua. Anche adesso, nonostante tutto, non poteva che ammirare quella distesa bianca, tanto devastante quanto affascinante.

La neve le riportava a galla tanti ricordi, di un tempo ormai remoto, quando era ancora innocente, quando non conosceva la paura e la morte. Nei fiocchi che scendevano dal cielo rivedeva i volti di coloro che aveva perduto per sempre, nell’ululare del vento sentiva le loro voci. Lady, Robb, Rickon, Septa Mordane, Jenye, suo padre, sua madre. Il loro ricordo non la lasciava mai sola, spronandola nei momenti di maggiore difficoltà. Lei sarebbe sopravvissuta a ogni costo, avrebbe vinto quel gioco crudele in cui coloro che più amava avevano perso la vita, avrebbe ottenuto la vendetta che loro meritavano. I lupi erano tornati, più forti e più feroci di prima e presto il mondo intero si sarebbe pentito di aver provato a distruggerli.

“Mia signora” una voce sottile alle sue spalle la risvegliò dai suoi pensieri. 

Quando si voltò trovò Tyrion Lannister, appena illuminato dalla flebile luce delle poche candele del corridoio.

“Lord Tyrion” rispose lei, nascondendo il fremito di paura che l’inatteso arrivo le aveva procurato “Cosa ci fate già sveglio?” gli chiese.

“Piuttosto ancora alzato” rispose lui, accennando una risata “Ho passato la notte a consultare la vostra biblioteca. Al Sud è raro trovare tanti libri sul nostro temuto nemico, soprattutto così dettagliati.” 

“Rimarrete, dunque?” chiese lei. Nessuna emozione le si manifestò in viso. Era diventata dannatamente brava a questo gioco.

“La regina non ha ancora espresso il suo comando” rispose lui, duro. “Ma posso garantirvi che, nonostante quello che ovviamente pensate di lei, non è stupida. Daenerys capisce perfettamente la gravità della situazione. Prenderà la decisione giusta.”

“Perché credete così tanto in lei? Cos’ha di tanto speciale da far sì che il grande Tyrion Lannister sia disposto a donarle tutto se stesso?” 

La domanda di Sansa arrivò diretta, senza filtri, senza falsità o diplomazia. Anche il suo modo di esprimersi era cambiato in quegli anni. Era così diversa da quando ad Approdo del Re era costretta a sopportare le torture di Joffrey, continuando a proclamare il suo amore per il re ragazzino. 

“E cos’ha di tanto speciale il grande Jon Snow? Come ha fatto a trasformare quella ragazzina spaventata che riusciva a pensare solo a se stessa in una donna capace di amare?”

Rimasero per un po’ così, fermi l’uno dinanzi all’altro, a guardarsi negli occhi, a riscoprirsi dopo tanti anni, o meglio, a scoprirsi per la prima volte. Non erano altro che due facce della stessa medaglia, due anime sole, reietti che avevano scoperto a caro prezzo quanto la vita possa essere crudele. Eppure eccoli lì, dove nessuno dei due si sarebbe mai aspettato, divisi, eppure uniti dalla consapevolezza di essere uguali. Due anime perse riportate alla vita dall’amore.

“Questi Targaryen finiranno per ucciderci” sentenziò lei alla fine, sorridendo al folletto, che ben presto ricambiò il suo sorriso.

“Se anche fosse, ne varrebbe la pena” rispose lui sicuro.

“Perdonatemi, ma si sta facendo tardi. Ho molte faccende da sbrigare” affermò Sansa, e, con un inchino, salutò il piccolo lord, avviandosi verso le stanze di Jon.

Quando entrò nell’immenso studio, che una volta era appartenuto a suo padre, lo trovò seduto sulla grande sedia di legno in legno massiccio, sormontata dal metalupo degli Stark, che osservava le carte sotto le quali il Re del Nord era sepolto con superbo cipiglio. Stringeva tra le mani una lettera ed era così preso dalla lettura che la sua giovane moglie dovette tossire più volte affinché lui si accorgesse della sua presenza. I loro sguardi si incrociarono e, nonostante fosse visibilmente agitato, per un attimo i suoi occhi diventarono limpidi. 

“Buongiorno mia signora” le disse sorridendole e lasciando cadere la pergamena sul vecchio tavolo.

“Buongiorno mio re” rispose lei ridacchiando. “Buone notizie?” chiese, spostando lo sguardo verso il tavolo.

“Ottime direi, Bran è arrivato alla Barriera. È con Meera Reed, sta tornando a casa, Sansa.”

Una gioia indescrivibile si impossessò di lei e in un attimo era stretta a Jon, come quel primo giorno alla Barriera. Sentiva le sue mani sui suoi fianchi e tra i suoi capelli, annusava l’odore dei suoi capelli, sentendo che tutto sarebbe andato bene.

“I lupi stanno tornando” gli sussurrò all’orecchio. 

Per tutta risposta lui scoppiò a ridere. Una risata fragorosa, sincera, irrefrenabile, che gli esplodeva dentro, facendolo tremare e lacrimare. Ben presto lei si unì a lui. 

Fu mentre ridevano forte, stringendosi al suo petto che si rese conto di non essersi mai sentita così felice e, soffermandosi su tale pensiero, si chiese per quanto quell'effimera felicità sarebbe passata inosservata all’invidia degli dei.

 

 

 

 

Daenerys aveva passato l’intera notte insonne, cercando di ricostruire ogni singolo momento della giornata, ripensando alle parole di suo nipote. 

Il re della notte sta arrivando.

Non capiva perché quelle parole la terrorizzassero. Aveva affrontato nemici di ogni sorta. Aveva superato la morte dell’unica persona che avesse mai amato, era rinata dalle fiamme, aveva superato congiure e tradimenti, aveva sconfitto eserciti e rivoluzionato un intero continente, eppure, dentro di sé, sentiva che nulla di quello che aveva affrontato era paragonabile a quella minaccia di ghiaccio. 

Sapeva che la cosa giusta da fare era affiancare Jon e il Nord, eppure non voleva farlo. Tutto ciò avrebbe portato qualcosa a lei? L’avrebbe resa più potente o più temibile? Avrebbe reso la sua pretesa al trono più solida? No. Lei sapeva che in quella battaglia c’era un solo e unico leader, un solo uomo che ne sarebbe uscito più forte : Jon. Offrirgli il suo aiuto significava anche, e soprattutto, sottomettersi a lui, al suo comando, alla sua esperienza. 

E se dopo la battaglia avesse deciso che il Trono di Spade spettava a lui? Il popolo si sarebbe stretto attorno al proprio salvatore e, ne era certa, anche coloro che l’avevano sempre sostenuta avrebbero acclamato a gran voce il drago cresciuto tra i lupi che avrebbe sconfitto l’oscurità. 

Un serie di scenari le si prospettavano in mente, ma in nessuno di essi lei ne usciva come vincitrice, a meno che non fosse riuscita a strappare Jon dalle braccia della regina del Nord. Quella era la sua unica speranza. Aveva sedotto molti uomini durante il suo cammino, nessuno era mai riuscito a rimanere immune al suo fascino. Jon non sarebbe di sicuro stato il primo.

Già si immaginava la scena. Loro due, insieme, nella sala del trono e migliaia di stendardi dei Targaryen sparsi per tutto il continente, da Dorne a Alto Giardino, da Nido dell’aquila alle Torri dei Frey e poi su, sempre più su, fin sulla tomba di Sansa Stark. 

 
 
 
 
Spazio Autrice
Imploro umilmente perdono per il lunghissimo ritardo e spero che, nonostante sia passato più di un mese, abbiate ancora voglia di seguire la storia! Fatemi sapere cosa ne pensate :)
-M
P.s Ringrazio di cuore tutti coloro che seguono, ricordano, hanno recensito o, addirittura, hanno aggiunto tra i preferitila storia. Siete magnifici!

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