Svolte inaspettate

di Larrystattoos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-Non possiamo più stare insieme, Sirius.-
Sirius sente il cuore spezzarsi un altro po’. Sapeva da tempo che non ci sarebbe stato futuro per loro, lo sapeva da quando aveva notato che James guardava Lily nello stesso modo in cui aveva guardato lui per tanto tempo, tuttavia, non era pronto a questo. Annuisce, distogliendo lo sguardo da quella figura così familiare che per nulla al mondo avrebbe confuso con altre. –È la cosa giusta per entrambi- dice, odiandosi nello stesso momento in qui quelle parole lasciano le sue labbra.
Lo sguardo di James si illumina, e questo, se possibile, fa ancora più male. –Sapevo avresti capito- sussurra, e la sua voce è così piena di sollievo che Sirius si chiede come abbia potuto anche solo pensare che egli mettesse la propria felicità davanti alla sua.
-Meriti di essere felice, Jamie. E Lily può darti tutto ciò che meriti.- Tutto ciò che io non sono in grado di darti.
James, finalmente, sorride. E, nonostante tutto, il dolore di Sirius si placa. Perché nulla al mondo può farlo stare bene come il sorriso di James. Ma, quando parla, il lieve conforto dato da quel sorriso si dissolve.
-Non staremo più insieme, ma sarai sempre il mio migliore amico, Sirius.-
Migliore amico. Mai delle parole avevano fatto più male. Sirius si costringe a ricacciare indietro le lacrime e a sorridere. –Ovviamente, Ramoso. Altrimenti che fine faresti senza di me?- Che fine farei io, senza di te?
James lo abbraccia, e Sirius cerca di ignorare il colpo che il suo cuore perde ogni volta che lui e James si toccano. Cosa ho sbagliato? Si chiede. Perché non mi ami come io amo te, James?
 
15 anni dopo
È una calda sera di inizio Agosto quando un grosso cane nero attraversa Magnolia Crescent. Sta fiutando l’aria in cerca di qualcosa, un indizio, qualsiasi cosa possa ricondurlo alla sua meta, quando li sente. Passi frettolosi che si fondono con l’inconfondibile cigolio delle ruote di un baule. I suoi sensi da cane fanno in tempo a scorgere una figura alta e allampanata attraversare la strada e fermarsi, guardandosi intorno. Se fosse stato un uomo, Sirius è sicuro che avrebbe avuto un infarto, o qualcosa del genere. Ma, quando è trasformato, i suoi sentimenti da umano si attutiscono, per fortuna. Perché la figura che fruga nel suo baule a pochi metri dal punto in cui si trova è identica a lui. James. Istintivamente fa un passo avanti per osservarlo meglio, ma una luce accecante gli permette solo un’altra occhiata al viso del ragazzo prima che si allontani velocemente da lì.
Quando, lontano da Privet Drive e ritornato umano, ripensa a quell’incontro,un dolore inimmaginabile gli dilania il petto. Per un istante è stato sicuro di vedere James, ma, nel momento in cui ha incrociato i suoi occhi, verdi, ha dovuto tornare in sé. James non è qui, e lui non è James. È Harry, suo figlio. Il figlio suo e di lei. Il mio figlioccio.
Razionalmente, dovrebbe odiarlo, perché gli ricorda il suo fallimento, perché alla fine James ha scelto lei, ma non può, non ci riesce. Harry è parte di James, è tutto ciò che resta di lui, inoltre lui è il suo padrino. Non può odiarlo.





 

*rispunta dal suo angolino* Ciao gente!
Sono tornata con questa mini-long Harry/Sirius. Non chiedetemi il motivo di questo pairing, visto che non è tra i miei preferiti (infatti shippo da morire Drarry e Prongsfoot). Semplicemente, avevo quest'idea da tempo e ho deciso di darle forma. È già finita, quindi gli aggiornamenti saranno recenti. Ho preferito dividerla nonostante di solito scriva OS perché è piuttosto lunga e non voglio diventi una lettura pesante.
Il prologo è molto breve, ma i prossimi capitoli saranno più lunghi. Non è granché, a mio parere, ma spero vi piaccia comunque. :) 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Ecco qui il primo capitolo della storia vera e propria. Dovrebbero essercene altri 6/7 credo, non ho ancora deciso.

Ho cercato di mantenere le vicende piuttosto fedeli al libro, ma, ovviamente, ho dovuto prendermi qualche "licenza poetica" hahah 

 Anyway, basta parlare (scrivere) e vi lascio al capitolo. :) 







È passato poco più di un anno da quel giorno alla Stamberga Strillante in cui Harry ha conosciuto Sirius. Da allora non hanno avuto modo di vedersi spesso, a causa della scuola e della condizione da latitante di Sirius, ma quelle poche volte che si sono incontrati, Sirius ha capito una cosa: per quanto possa somigliare a James fisicamente, Harry è molto più maturo e responsabile di suo padre. Tuttavia, ha dei modi di fare così simili a lui che lo portano spesso a dimenticare (o meglio, ignorare) che Harry non è James.

Rinchiuso a Grimmauld Place, Sirius ha avuto modo di pensare spesso a Harry. Si erano lasciati il giorno stesso del ritorno di Voldemort, quando lui aveva avuto il compito di riunire i vecchi membri dell’Ordine. Harry gli aveva stretto una mano e gli aveva detto di andare, nonostante vi avesse letto negli occhi il desiderio di averlo a fianco. Stupidi Potter, sempre a pensare prima agli altri. Pensa con un sorriso. Una vocina nella sua testa, però, gli sussurra: tranne quando si tratta di te, vero?

Sirius la scaccia immediatamente. Sono passati quasi vent’anni da quando io e James abbiamo rotto, è ora di smetterla. Nello stesso tempo, però, un brivido gli corre lungo la spina dorsale al ricordo della mano di Harry sulla sua. Piccola e calda, ma con una stretta potente. Ricaccia indietro anche quel pensiero. Azkaban ti ha rimbecillito o cosa, Black?

Sirius è così preso dai suoi pensieri che a malapena sente Molly chiamarlo. Sobbalza quando la donna lo scrolla violentemente e la guarda male. –Che c’è?- ringhia.

-Ma non hai sentito nulla di quello che ho detto? Harry è stato attaccato da due Dissennatori.-

Oh, merda. Sirius scatta in piedi. –Come sta?- 

-Bene, anche se l’hanno espulso. Vieni, ne parliamo alla riunione, qualcuno deve andare a prenderlo.-

 

-Ho detto che voglio venire anche io!- urla Sirius, alzandosi in piedi e battendo le mani sul tavolo della cucina, dove l’Ordine è riunito. –Sono il suo padrino, è mio dovere proteggerlo!-

-Ne abbiamo già parlato, Sirius. Silente non vuo..-

-AL DIAVOLO SILENTE!- Sirius è fuori di sé. Proprio non capiscono? È stanco di vedere gli altri rischiare la vita e lui restare in casa come un vigliacco, soprattutto se c’è in ballo Harry.

Remus interviene, avvicinandosi a lui e mettendogli una mano sulla spalla. –Pad, Harry sarà al sicuro con noi. Tra poche ore sarà con te, ma tu devi aspettare qui. Nessuno te ne farà una colpa se rispetti gli ordini di Silente.-

Sirius, furente, si arrende. –Ma se succede qualcosa ad Harry…-

-Non succederà nulla, Black!- sbotta Malocchio. –Fidati di noi!-

In cuor suo, Sirius è consapevole che tutti faranno di tutto per proteggerlo, così rinuncia e aspetta.

Le ore che passano prima dell’arrivo di Harry sono piene di tensione mista ad esaltazione. Gli è mancato, più di quanto potesse immaginare.

 

Nel momento in cui Malocchio e il resto dell’Ordine sono tornati con Harry, il suo primo istinto è stato quello di corrergli incontro e tenerlo stretto a sé, tuttavia si limita a sorridergli da lontano e si costringe a restare in cucina fino alla fine della riunione.

Quando Harry fa il suo ingresso nella stanza, le guance arrossate e l’espressione cupa, il cuore di Sirius perde un battito. È così simile a James... si maledice da solo per quelle reazioni così poco consone al suo ruolo. Per questo, quando si avvicina ad Harry, non lo abbraccia come tutto il suo corpo gli implora di fare, gli dice solo, con espressione cupa: -Hai passato una bella estate finora?-

Harry lo guarda come se fosse impazzito. –No, schifosa.-

Un ghigno attraversa il volto di Sirius, che si ritrova a scompigliare i capelli del figlioccio dicendo: -Non so proprio di che ti lamenti. Almeno hai potuto uscire, io sono bloccato qui. Ordini di Silente- la voce gli esce più aspra di quel che pensava.

La comprensione sul volto di Harry è come un balsamo per la sua anima. Sapeva che lui avrebbe capito, solo lui.

Si guardano per un tempo che a Sirius sembra infinito, prima che Remus si intrometta tra loro.

-La cena è pronta- dice solo, ed Harry si affretta a seguirlo a tavola. Sirius si riscuote dalla trance in cui non si era nemmeno reso conto di essere caduto e non può evitare di fare altrettanto.

 

Durante la cena, Harry chiede più volte che gli vengano fornite spiegazioni. Sirius non può biasimarlo, tuttavia sembra l’unico favorevole al fatto che Harry sappia tutto quello che ha bisogno di sapere.

-Non è un bambino, Molly!- replica ad un certo punto, spazientito dalle continue negazioni della donna.

-Non è nemmeno un adulto!- risponde a tono Molly, infervorandosi ancora di più. –Non è James, Sirius!-

Sirius sente di poter affermare a se stesso di essere perfettamente consapevole di ciò, tuttavia, sentire qualcuno che non sia Remus pronunciare il nome di James così improvvisamente è come ricevere una coltellata in pieno petto. Sente lo sguardo di Remus su di sé e sa che si aspetta di vederlo dare di matto. Lancia un’occhiata ad Harry, e il suo sguardo è piacevolmente sorpreso del fatto che stia prendendo così apertamente le sue difese. È per via dell’espressione del suo figlioccio che trova la forza di rispondere di nuovo.

–Mi è perfettamente chiaro chi è, grazie Molly.- dice, e la sua voce suona gelida persino alle sue orecchie.

Molly, però, sembra non accorgersene. –Non mi sembra. A volte, a sentire come parli di lui, è come se fossi convinto di riavere il tuo migliore amico!-

Sentire le parole migliore amico accostate a James fa sempre male, soprattutto se dette da qualcuno che non sa cosa sono stati. Sirius sente le lacrime pungergli gli occhi al pensiero. Sta per alzarsi ed andarsene, quando, inaspettatamente, Harry prende le sue difese. –Cosa c’è di sbagliato?- chiede.

-C’è di sbagliato, Harry, che non sei tuo padre, per quanto possiate assomigliarvi!- risponde Molly.

 C’è di sbagliato che io ti guardo e vedo lui, ma allo stesso tempo sono consapevole che non sei lui, pensa invece Sirius. C’è di sbagliato che mi sento come quando stavo con tuo padre, eppure, quando siamo insieme, non penso a James. Non in quel senso.  

È un pensiero fugace, eppure quella consapevolezza lascia Sirius senza fiato.

Nel frattempo, Molly continua a parlare e a spiegare perché Harry non avrebbe dovuto sapere. –Silente ha le sue ragioni per non volere che Harry sappia troppo, parlo da persona che ha a cuore il bene di Harry...-

Certo, perché nessun altro a parte te vuole solo il meglio per Harry, dice tra sé e sé Sirius amaramente. –Non è tuo figlio.- sbotta.

-È come se lo fosse, chi altri ha?-

-Ha me!- Sirius stesso è sorpreso dall’impeto con cui lo ha detto. È il mio figlioccio, è normale che voglia che sappia che può sempre contare su di me si dice, ma sa che c’è dell’altro. Cosa, non si azzarda neanche a pensarlo.

Remus lo scruta intensamente. Sirius non è sicuro di cosa abbia visto, ma qualcosa sul suo viso deve avergli fatto capire cose che nemmeno lui ha compreso fino in fondo. Infatti prende la parola, appoggiando Sirius. Questi gli rivolge un sorriso grato quando finalmente Molly cede.

 

Il giorno dopo, mentre tutti sono intenti a pulire, Harry si avvicina a Sirius. –Grazie per avermi appoggiato, ieri sera. Non credo che saprei qualcosa a quest’ora senza il tuo aiuto.-

Sirius sorride, ed è il suo primo vero sorriso da molto tempo. –Meritavi di sapere. Tu più di chiunque altro.- gli dice, passandogli un braccio sulle spalle e tirandolo verso di sé. Sono spalle esili, da ragazzo non ancora pienamente cresciuto. Quasi si sorprende di ciò. Harry è così maturo per la sua età, che a volte dimentica che ha appena quindici anni.
Harry gli sorride e Sirius si sente a casa.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Harry, durante la sua permanenza a Grimmauld Place, si è avvicinato moltissimo a Sirius. Il ragazzo ha cercato la sua compagnia più di quella di Ron ed Hermione e, nelle pause dalle sfiancanti ore di pulizie, resta al suo fianco e parla. Di tutto quello che gli viene in mente. Sirius non si stanca mai di ascoltarlo. Non immaginava che Harry potesse essere così prolisso, ma non gli dispiace. La sua voce ha un effetto calmante su di lui.
Sono sempre più rare le volte che lo paragona a James ormai, perché è chiaro che Harry non ha per nulla il carattere di quello che era stato molto più di un amico, per lui. Tuttavia, negli ultimi tempi, Sirius si sente strano quando è con Harry. Non saprebbe dire né in che modo né per quale motivo, ma sa che, in certo senso, Harry è diverso.
 
Lo ha cercato, la sera prima del processo. È entrato in camera sua con la mascella serrata e le spalle tese. Sirius ha capito subito e si è seduto sul letto, battendo la mano accanto a sé. Il ragazzo si è avvicinato senza una parola e lui lo ha attirato a sé, facendo del suo meglio per tranquillizzarlo e combattendo contro quella parte di sé che avrebbe voluto che fosse espulso affinché restasse con lui. Harry alla fine si rilassa contro il petto del padrino, annuendo, e in poco tempo si addormenta. Sirius rimane a guardarlo per parecchi minuti. Lo osserva e ancora una volta si chiede perché ha preferito la sua compagnia a quella dei suoi inseparabili amici. Forse perché tu sei quanto più vicino ad un padre abbia? Gli sussurra sarcastica la voce nella sua testa. Questo pensiero lo fa sentire come se avesse un macigno sul petto. È piuttosto sicuro che dovrebbe sentirsi felice del fatto che Harry si fidi di lui abbastanza da cercarlo nei momenti di bisogno, ma non è sicuro di voler essere come un padre per lui. Un fratello maggiore, magari. Un amico. Ma non un genitore. Gli sembra troppo… strano.
Stringe più forte Harry contro di sé e si stende, attento a non svegliarlo. Harry si muove nel sonno, e la sua mano gli stringe il fianco. Sirius sente distintamente il suo cuore accelerare i battiti e il respiro mozzarsi nel suo petto. Cosa succede? Quella sensazione dura pochi secondi, ma è in grado di portare Sirius a pensare, pensare e ancora pensare. Non è James, coglione. Non. È. James. È suo figlio e smettila di immaginare cose strane su di lui. Resta immobile per quella che gli sembra un’infinità, fin quando, sfinito, non si addormenta, una mano a circondare la vita di Harry e l’altra tra i suoi capelli.
 
Quando si sveglia, Harry è ancora addormentato. Deve essersi spostato durante la notte, perché ora si trova al suo fianco, eppure la sua mano è ancora lì, come la sera prima. Vorrebbe restare così per sempre e non capisce perché. O meglio, non vuole capire.
Si costringe ad alzarsi, facendo il possibile per non svegliare il ragazzo, e si dirige in cucina. Trova Molly già in piedi e iperattiva, nonostante sia a malapena l’alba, e lei lo manda a svegliare Harry perché “prima arriva al Ministero e meglio è”, gli dice affannata mentre gli passa accanto con due vassoi pieni di cibo che dirige verso il tavolo con un movimento della bacchetta.
Sirius avrebbe voluto lasciar dormire Harry ancora un po’, vista la tarda ora in cui si era presentato in camera sua la sera prima, ma per qualche motivo a lui ignoto non vuole che nessuno sappia che ha dormito con lui. Quindi, si dirige in camera preparandosi a svegliarlo. Con sua sorpresa, per poco non gli finisce addosso sulle scale.
Harry gli rivolge un timido sorriso, e Sirius sente spontaneamente nascerne uno sul suo viso. –Buongiorno.-
-‘Giorno.-  risponde Harry, iniziando a scendere le scale. Sirius lo segue.
È teso, riesce a vederlo perfettamente. Per un attimo è tentato di stringerlo tra le sue braccia e rassicurarlo, ma poi scuote la testa incredulo. Cosa diavolo mi prende ultimamente?
Si siede a fianco a lui e gli scompiglia i capelli. –Andrà tutto bene Harry. Tutto bene.- gli sussurra.
Lui annuisce, più pallido del solito. Non tocca cibo nonostante le continue esortazioni di Molly e dei suoi amici, scesi in cucina per sostenerlo e, al momento di andarsene, a malapena li saluta. Lancia però un lungo sguardo a Sirius, ed egli cerca di infondergli un po’ di sicurezza con il suo, di sguardo, e un lieve sorriso. Harry annuisce impercettibilmente, prima di varcare la porta del numero 12 di Grimmauld Place.
Ora deve solo sperare. Che Harry non venga espulso. Che Harry venga espulso. Si sente una persona orribile per quei pensieri egoistici che non riesce a trattenere. Scusa James, se non sono il meglio che Harry possa avere. Scusa se non riesco ad essere per Harry quello che avresti dovuto essere tu e se non riesco ad agire come faresti tu.
 
Quando Harry è tornato, sorridente e scagionato, Sirius non ha potuto fare a meno di sentirsi un po’ tradito. Il pensiero di lui ed Harry soli in quella casa lo aveva sfiorato più volte, pentendosene subito dopo. Gli ha stretto la mano e rivolto un largo sorriso, sperando che non notasse le ombre nei suoi occhi. E infatti, per fortuna, Harry ha ben altro per la testa, dato che gli riferisce di Malfoy e Caramell insieme. Sirius annuisce distrattamente, ripromettendosi di riferirlo a Silente, ma la sua mente è altrove.
Non resterà con me. Andrà via e io sarò di nuovo solo.
 
Nei giorni seguenti, Sirius ci prova davvero ad essere felice, ma più passano i giorni più la tristezza prende il sopravvento. Arriva anche ad allontanare Harry, non sopportando il fatto che nel giro di un paio di settimane non potrà più parlargli, vederlo, toccarlo… Frena Sirius, si ripete per l’ennesima volta, esasperato da quei pensieri che ultimamente gli stanno frullando in testa.
Harry, però, si accorge che il padrino si sta progressivamente allontanando, così un pomeriggio lo prende da parte.
-Mi spieghi che ti prende?- gli chiede arrabbiato, trascinandolo nel salotto.
Lo sguardo di Sirius si oscura. –Niente, cosa dovrebbe prendermi?- risponde, accennando un sorriso strafottente che non convince nessuno dei due.
-Sei sempre arrabbiato, a malapena ti fai vedere e quando lo fai sembri un morto vivente, e questo sarebbe niente per te?- Harry è fuori di sé e continua a spingerlo fino a quando la schiena di Sirius tocca la parete.
Sirius inizialmente non reagisce, sorpreso dalla veemenza del figlioccio. Poi una rabbia cieca lo inonda. –Cosa vuoi che ti dica, eh, Harry? Vuoi che sorrida, che partecipi alla festa per il fatto che te ne andrai e resterò solo di nuovo? Vuoi sentirmi dire che sono felice per te quando non è del tutto vero? Cosa vuoi davvero, Harry?-
Harry sembra quasi spegnersi. Abbassa il viso e le spalle gli si incurvano. Sirius prova una sensazione orribile. Cosa ho fatto? Perché non so mai tenere quella stupida bocca chiusa? Sirius si stacca dal muro e allunga una mano verso Harry, che si allontana.
-Non volevo, scusami Harry…-
-Perché non puoi semplicemente essere felice per me, Sirius?- sussurra, sempre a testa bassa.
-Ma io lo sono. È solo che…- Sirius si blocca, incapace di continuare.
Harry alza la testa, guardandolo negli occhi. –Solo che..?-
Di fronte a quello sguardo, Sirius si sente nudo, come se Harry lo stesse spogliando di tutti i suoi segreti. Il suo cervello, semplicemente, si blocca. Non risponde.
Harry non demorde. C’è così tanta determinazione nel suo sguardo, come in quello di James quando stavano per farne una delle loro… Smettila.
Il ragazzo fa un passo avanti, senza smettere di fissarlo. -Solo che cosa, Sirius?-
È un momento. Sirius non sa come né perché, ma all’improvviso si ritrova con le mani tra i capelli di Harry e le labbra incollate alle sue. Non è un vero e proprio bacio, è più uno scontrarsi di labbra, e nel momento in cui si rende conto di ciò che sta facendo, Sirius si stacca di botto e fugge via da quella stanza. Via da Harry.




Finalmente, dopo due capitoli, vi è un bacio. 
Sirius ha capito di provare qualcosa per Harry e, dato che è la persona più impulsiva del pianeta, che fa? Lo bacia. Così, all'improvviso. Un genio, eh? No, è vero. 
Ed Harry come la prenderà? 
Le conseguenze le scoprirete in seguito ehehe 
Okay, stop al momento psicopatico (studiare anche d'estate ti uccide) e torniamo seri per un attimo.
Devo ammettere che la caratterizzazione di Sirius mi ha dato non pochi problemi e spero non appaia troppo surreale andando avanti. Tuttavia, è uno dei personaggi che amo di più nella saga di zia Jo e mi auguro di rendergli almeno un po' di giustizia.
Prima che le note diventino più lunghe del capitolo la smetto hahaha Al prossimo capitolo! :) 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Quando Sirius si avventa sulle sue labbra, Harry resta immobile, incapace di reagire. Da quanto tempo sognava questo momento? Quante volte aveva cercato di fargli capire i suoi sentimenti?
Non fa in tempo a rendersi conto fino in fondo di ciò che sta accadendo che Sirius si stacca di colpo e, senza guardarlo negli occhi, si gira e corre via.
Harry cerca di fermarlo, ma la voce non gli esce.
Da quando è arrivato a Grimmauld Place non ha fatto altro che cercare di far capire a Sirius che voleva di più. Che l’avesse finalmente capito? Non ne era sicuro. E allora che gli era preso così improvvisamente? E perché era scappato via senza dargli il tempo di chiarire?
Scuote la testa, ancora incredulo, sfiorandosi le labbra con le dita. Sirius mi ha baciato si ripete, non riuscendo ancora a crederci del tutto.
Si siede sul divano con il cuore a mille e la testa piena di pensieri, in preda a sentimenti contrastanti. Da una parte, la consapevolezza che forse, anche per Sirius, c’è qualcosa di più del rapporto padrino-figlioccio; l’altra parte della sua mente, invece, continua a ripetergli che Sirius è scappato e che quindi, quasi sicuramente, ha frainteso tutto.
Resta lì fin quando Hermione, la sera, lo chiama per la cena. Harry esita, non sicuro di voler vedere Sirius, almeno non fin quando non avranno parlato di ciò che è successo, ma alla fine la segue.
 
Sirius non si fa vedere a cena, e nemmeno a pranzo il giorno seguente. Harry è stranamente taciturno e assente. Remus, osservandolo, capisce che deve essere successo qualcosa. Cerca di parlarne con Harry, ma il ragazzo, nel momento in cui il licantropo fa il nome del padrino, con una scusa si allontana velocemente dicendogli: -Ne parliamo dopo!-
Decide così di parlarne con il suo amico.
 
Quella sera stessa, dopo cena, Remus bussa alla porta della sua camera. –Pad, ti ho portato la cena.-
-Non ho fame- si sente dire.
Ignorando la risposta, Remus apre la porta.
Non sapeva cosa aspettarsi, ma di certo non si era preparato a quella visione pietosa: Sirius, gli occhi rossi e gonfi di chi non chiude occhio da un pezzo (o di chi ha pianto a lungo) abbandonato sul letto e il disordine più totale nella camera.
Si blocca sulla soglia. Sirius continua a giacere semi sdraiato sul letto sfatto, senza dare segno di averlo visto o sentito. Dopo un momento di esitazione, Remus entra, poggiando il vassoio con il cibo sulla scrivania, in biblico su una pila di libri, e si avvicina a Sirius. –Cosa c’è che non va?- la sua voce è bassa e calma, e spera che quel tono lo aiuti a parlare.
Sirius inspira rumorosamente. –Niente- dice, ma la voce gli esce strozzata.
Remus non commenta. Gli passa un braccio attorno alla vita e aspetta, semplicemente.
Non passa molto quando Sirius apre di nuovo bocca. –Ho fatto un casino- è l’unica cosa che esce fuori.
-Come se fosse una novità- sorride Remus, tornando subito serio quando Sirius non reagisce. -Ti va di parlarne? C’entra Harry? Potrei aiutarti- dice, sempre usando quel tono calmo che di solito lo aiuta a farlo sfogare.
Sirius, al sentire il nome del figlioccio, si irrigidisce. –Non puoi aiutarmi- scatta.
Remus inizia a preoccuparsi. –Non può essere tanto grave, ti pare?- chiede, cercando di convincere l’amico, e, deve ammetterlo, anche se stesso. Non ha idea di cosa possa essere successo di tanto grave da rendere l’amico così disperato.
Sirius lo guarda, la tempesta nel suo sguardo. –Ho baciato Harry- confessa infine.
Il lupo mannaro sussulta. Cosa? –Cosa?-
-Non so perché l’ho fatto. Per un attimo è stato così simile a James... anche lui era così determinato nel voler sapere sempre cosa mi succedesse, anche lui mi guardava così… e semplicemente non ho pensato...- Sirius sente le lacrime premere per uscire, ma le trattiene.
Remus è senza parole. –Ed Harry?- sussurra.
-Non lo so. Mi sono staccato subito e sono scappato come un codardo...-
-Oh, Sirius...- Remus lo stringe più forte contro di sé. Sa cosa ha significato James per lui e non riesce ad immaginare la sua confusione in quel momento. –Pad, non so come dirtelo diversamente, ma Harry non è James.-
-Lo so, Moony, non so che mi è preso. – Sirius alza lo sguardo lucido di lacrime non versate verso Remus.
Quando parla di nuovo, la sua voce è decisa. -Harry non è James e non sarà mai come James. È uguale a lui fisicamente, ma di carattere non è né come lui né come Lily. È… Harry. Semplicemente Harry. Quando lo guardo me ne accorgo subito, nonostante tutto. Non riesco a vederlo come James. -
-Cosa provi per lui?- Remus non è sicuro di voler sapere la risposta.
 Sirius esita. –Non lo so…- dice infine.
Remus sospira. –Ascolta, Sirius. Non confondere i sentimenti per Harry con quelli di James. Ci stareste male entrambi. Quello che è successo... non deve verificarsi più. Per il tuo bene, e per quello di Harry.-
Sirius annuisce, abbassando la testa. Remus non l’aveva mai visto così abbattuto, così… docile, in un certo senso. Lentamente, scioglie l’abbraccio e gli lascia un bacio sulla fronte. –Dormi, ora, e domani chiarisci con Harry. Non ha senso che roviniate il vostro rapporto per questo- gli dice, e, con un sorriso che spera essere rassicurante, abbandona la stanza, lasciando Sirius ai suoi pensieri.
 
È lo stesso Harry, il giorno dopo, ad avvicinarsi a Sirius. –Dobbiamo parlare- dice solo, ed esce dalla cucina, senza verificare se lo stia seguendo. Dopo una rapida occhiata a Remus, che annuisce incoraggiante, Sirius si alza e lo segue.
-Spiegami- gli dice seccamente Harry, una volta soli.
Sirius non sa cosa dire. Tutto il discorso che si era preparato è scivolato via dalla sua mente. Guarda Harry che, a braccia conserte davanti a lui, aspetta un chiarimento, e non riesce a parlare.
Dopo alcuni istanti di silenzio, Harry sbuffa. –Perché mi hai…- arrossisce. –Perché l’hai fatto?-
-Non lo so…- è la risposta incerta di Sirius. –Non ho pensato, semplicemente. In te c’era... qualcosa... e non ce l’ho fatta a trattenermi.-
Harry fa un passo avanti. –Sei pentito?- gli chiede.
-No- la risposta gli esce prima che possa rendersene conto.
Il ragazzo sorride. Fa un altro passo verso Sirius e gli poggia le mani sul petto. –Se ti baciassi, ora, scapperesti di nuovo?- gli mormora contro le labbra.
Il cuore di Sirius sembra voler sfondare la cassa toracica. È tentato dal negare di nuovo, ma il viso di James si fa spazio nella sua mente. Non posso. Non posso fare questo a James. È suo figlio!
Chiude gli occhi e, con tutta la sua forza di volontà, prende delicatamente i polsi di Harry e glieli riporta sui fianchi.
-Non sai quel che fai, Harry- dice, cercando di suonare ragionevole. Lui, ragionevole. Gli viene quasi da ridere.
Harry sembra sorpreso, ma poi si dimena per liberare i polsi e lo guarda arrabbiato. –E per quale motivo? Illuminami.-
-Sei un ragazzino, Harry, e io sono un uomo adulto. Sono il tuo padrino!- quasi urla.
Harry gli prende le mani. -E se a me non importasse?-
-Importa a me. Dio, Harry, tu non hai idea...-
-Spiegami, allora.- Sirius vede la stessa determinazione di pochi giorni prima nel suo sguardo e la sente di nuovo, quella sensazione di calore al centro del petto. Sta per cedere e dirgli tutto, ma all’ultimo secondo si ferma. –Non posso...- sussurra. Cerca di liberare le mani dalla stretta del ragazzo, ma quello stringe la presa. –Non ti lascerò andare via senza una spiegazione valida- dice, incatenando i suoi occhi a quelli di Sirius.
Sirius sospira, arrendendosi sotto quello sguardo. –Io e tuo padre siamo stati insieme.- confessa. –L’ho amato dal primo momento in cui ci siamo conosciuti, e in un certo senso continuo ad amarlo...-
 Harry lo guarda a bocca aperta, lasciandogli le mani. –Mio padre?-
Sirius non risponde. Harry si allontana.  –Mi hai baciato perché ti ricordo mio padre? Sono solo un rimpiazzo?- chiede, e la sua voce è un misto tra l’arrabbiato e il deluso.
-No- scatta Sirius, afferrando un braccio di Harry per riportarlo più vicino. -Non pensare che ti abbia baciato per questo. Cioè, a parte l’aspetto e pochi altri atteggiamenti, non somigli a James più di quanto Ron somigli agli altri suoi fratelli. Semplicemente...- e qui si blocca, sopraffatto. Harry lo guarda, incitandolo a continuare. –Semplicemente non posso fare questo a James, non posso fare questo a te.- conclude, lasciandolo andare e abbassando la testa.
Sirius non sente il ragazzo avvicinarsi, fin quando due dita non gli sollevano il mento e i suoi occhi si fissano in quelli verdi del suo figlioccio. –Lascia decidere me se puoi farlo o no, Sir...- gli mormora sulle labbra, prima di farle combaciare con le sue.
È un contatto lieve, ma Sirius sente subito il bisogno di averne di più. Le sue mani si serrano intorno alla vita di Harry e se lo tira contro, approfondendo il bacio. Il ragazzo, in risposta, porta le mani tra i suoi capelli, tirandoli leggermente. Sirius cammina all’indietro, fino ad incontrare con le gambe il divano. Ci si lascia cadere e porta Harry con sé, senza far staccare le loro labbra. Si staccano solo quando il bisogno di ossigeno è impellente. –Harry...- Sirius si stupisce della sua voce rauca.
-Non pensare- è l’unica cosa che dice Harry prima di riprendere a baciarlo. Sirius gli dà ascolto.
 
I giorni seguenti sono tutto un rubare baci e tocchi furtivi sotto il tavolo. Hanno parlato molto, anche di James, e hanno chiarito tutto quello che poteva generare compromessi tra loro. Non hanno detto a nessuno della loro relazione. Sirius non sa se definirla tale.
Sirius si sente di nuovo giovane, vivo. A volte il senso di colpa nei confronti di James torna a manifestarsi prepotentemente, ma la maggior parte delle volte cerca di non pensarci e godersi quei momenti con Harry.
Crede però che Remus abbia immaginato qualcosa e aspetta il momento in cui lo prenderà da parte per squartarlo. Tuttavia i giorni passano e Remus sembra relativamente tranquillo, anche se Sirius si accorge delle occhiate sbieche che lancia spesso a lui ed Harry. È preoccupato della sua reazione, non vuole deludere l’unico amico che gli sia rimasto.
 Harry, d’altro canto, sembra vivere in una bolla. È tornato ad essere un semplice quindicenne in vacanza, sorridente e spensierato. Nemmeno gli articoli tutt’altro che gentili nei suoi confronti della Gazzetta del Profeta sembrano turbarlo. Passata la sorpresa iniziale, la notizia che Sirius fosse il ragazzo di suo padre non sembra minimamente disturbarlo. Sirius lo invidia per questo.
La sera, quando si incontrano nella camera del più grande, glielo chiedeva sempre: -Come fai?-
Harry inizialmente lo guardava scettico, ma ogni volta ripeteva sempre più sicuro: -Ci sono cose più importanti, mi concentro su quelle- e, come a rafforzare il concetto, lo baciava fin quasi a fargli dimenticare il suo nome.





Rieccomi. Terribilmente in ritardo, ma ci sono (di nuovo).
Beh, qualcosa si è mosso a Grimmauld Place. Harry ha preso in mano la situazione e Sirius ha combattuto la sua battaglia interiore lasciandosi andare.
Fa il suo ingresso anche quel sant'uomo di Remus, che è un po' il guru della situazione hahah
Spero non vi stiate annoiando. Alla prossima :) 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Mancano tre giorni al primo Settembre quando il malumore di Sirius si ripresenta in tutta la sua violenza. Anche la felicità di Harry va man mano scemando: il ragazzo è diviso tra la gioia di poter tornare ad Hogwarts e il rammarico di dover lasciare Sirius solo in quella casa che tanto odia.
-Potrei venire con te, vivere da Felpato a Hogsmeade come l’anno scorso- propone Sirius quella sera.
Sono stesi in camera di Sirius, stretti l’un l’altro. Harry alza la testa dalla spalla dell’altro per poterlo guardare negli occhi. –No- dice categorico.
Sirius sussulta impercettibilmente. Si aspettava qualche tentennamento, almeno un po’ di felicità, ma non quel rifiuto netto. Quello, fa male.  –Perché?-
-È troppo pericoloso.-
Sirius allontana Harry dal suo corpo e si alza, dirigendosi verso la finestra. -So badare a me stesso.-
Harry lo segue, fermandosi dietro di lui. –Lo so, Sir. Ma preferisco saperti al sicuro qui piuttosto che là fuori. Probabilmente Codaliscia ha riferito a Voldemort che sei un Animagus. E poi servi all’Ordine- gli sussurra tra le scapole, portando le sue mani a cingergli la vita.
Sirius sospira, stringendo le mani di Harry. –Vorrei poterti stare più vicino…-
-Ehi…- il ragazzo preme affinché si volti. –Non credere che io non ti voglia con me, nessuno sa quanto vorrei restarti vicino ogni ora del giorno e della notte... Ma voglio di più che tu sia al sicuro. Chiaro?-
Con il cuore che sembra volergli scoppiare, Sirius sorride. –Chiaro- dice, prima di coinvolgerlo in un bacio. Non sa quando questo sentimento per Harry sia cresciuto a dismisura, sa soltanto che, più passano i giorni, più il pensiero di James non fa più così male.
 
Il mattino della partenza, Harry si sveglia e Sirius non è al suo fianco. Alza leggermente il busto, cercando a tentoni i suoi occhiali, e quando li inforca si guarda intorno. L’uomo non è in camera, poco ma sicuro. Lentamente si alza, con l’intento di dirigersi in cucina. Ma, arrivato alle scale, sentire pronunciare il suo nome da due voci familiari lo fa fermare.
-… Harry lo sa?- È sicuramente Remus quello.
-Sì, gliel’ho detto. Non ne ha mai fatto un problema, anche se mi aspettavo che quando gliel’avessi detto non mi avrebbe parlato più.-
-Sirius, te lo dico chiaramente: non sono sicuro che sia una buona idea. Insomma, Harry è poco più che un bambino! Hai l’età di suo padre!- Remus sembra fuori di sé, anche se Harry non può vederlo.
-Abbassa la voce!- dice vagamente allarmato Sirius. –Ascolta, so cosa pensi, e posso dirti con certezza che non mi sono buttato in questa... relazione, con Harry perché mi ricorda James. Te lo ripeto: Harry è diverso.-
Harry, al sentire quelle parole, viene invaso da una sensazione di calore al petto, mentre un sorriso si fa largo sul suo volto senza che se ne accorga.
Può distintamente sentire Remus sospirare. –Mi fido del tuo giudizio, Pad. Solo… Sta’ attento. Potreste soffrire entrambi.-
-Non ho la minima intenzione di far del male ad Harry.- e, agli occhi di questi, suona come una dolce promessa.
Sente i due salire le scale e si affretta a tornare silenziosamente in camera. Nel momento in cui Sirius entra, solo, fa finta di essersi appena alzato. –Tutto bene?- gli chiede, avvicinandosi per stampargli un bacio su quelle labbra carnose che ama tanto.
Sirius sorride triste. –Andrebbe tutto benissimo se non fosse che tra poche ore te ne andrai.-
-Verrò qui a Natale, lo sai.-
-Ti aspetterò. Per il momento, però, vorrei darti una cosa.-
Detto questo, Sirius si avvicina al comodino e apre un cassetto, prendendo un pacchetto incartato alla meno peggio. –Aprilo- lo incoraggia, porgendoglielo.
Harry, titubante, rimuove la carta. Ne viene fuori uno specchietto dall’aria antica.
-Questo è uno specchio a doppio senso- gli spiega il padrino vedendo la sua espressione perplessa. –Io ho l’altro. Se pronunci il mio nome, io apparirò nel tuo specchio e tu nel mio e potremo parlare. Così riusciremo a tenerci in contatto.-
Harry sposta lo sguardo dallo specchio agli occhi di Sirius, mentre un sorriso si fa largo sul suo viso. –È… perfetto. Grazie, Sir- mormora, sporgendosi per lasciargli un lieve bacio.
Sirius sorride sulle sue labbra. Ama quando Harry lo chiama così, nessuno lo fa e questo lo rende speciale, in un certo senso. È una cosa solo loro ed ama quella sensazione.
–Non è nulla. Ora scendi, prima che qualcuno noti la tua assenza- dice, interrompendo i suoi pensieri e spingendolo leggermente verso la porta.
Il ragazzo è quasi uscito quando Sirius lo prende per un braccio e lo spinge verso la porta chiusa, intrappolando le sue labbra in un bacio famelico. –Ti accompagnerò da Felpato, quindi ti saluto ora come si deve- gli dice con voce roca. –Fai buon viaggio, Harry.-
Il “grazie” del ragazzo è un altro bacio tutt’altro che casto, ed entrambi vi infondono tutte le parole non dette. 
 
È tardo pomeriggio e, sull’Espresso per Hogwarts, Harry è in un binario con Neville, Luna e Ginny, nell’attesa di Ron ed Hermione. Negli ultimi mesi ha passato davvero molto poco tempo con loro, se ne rende conto solo ora, troppo preso dallo stare col padrino. Quando ci pensa un po’ si sente in colpa nel sapere che sta tenendo loro nascosta una cosa tanto importante, ma spera che, appena lo sapranno, capiranno.
Neanche li avesse chiamati, in quel momento i due amici entrano nel vagone. Ron si lascia cadere esausto al suo fianco. –Non è che hai qualcosa da mangiare? Mi sono perso il carrello.-
Harry, ancora perso nei suoi pensieri, non risponde. Soltanto una lieve spinta del rosso lo scuote. –Oh, sì. Cioè, no, non ho nulla da mangiare- risponde distrattamente.
Ron lo fissa sbalordito: -Ma dove hai la testa ultimamente? Sembra tu stia in un altro mondo!-
Harry arrossisce leggermente e spalanca gli occhi, allarmato dal fatto che abbiano capito qualcosa. Mentre cerca velocemente una scusa plausibile, interviene Luna. –Probabilmente avrà dei gorgosprizzi in testa. Sapete, tendono a confondere.-
Tutti si girano verso di lei. –Cos’è un gorgosprizzo?- chiede Neville.
-Oh, sono delle creature che...-
Mentre tutti guardano scettici la ragazza bionda, Harry tira un lieve sospiro di sollievo, grato che l’attenzione di tutti si sia spostato da lui a Luna. Tranne quella di Hermione, che lo scruta socchiude gli occhi, ma non dice nulla per il momento, ripromettendosi di parlare con Harry nel momento in cui loro due e Ron saranno soli.
 
L’occasione non si presenta per molto tempo. Le lezioni, quell’anno, sono durissime, e, se si aggiunge il fatto che il primo giorno Harry si è già beccato una settimana di punizione, Hermione non trova proprio il momento giusto per parlargli. Soltanto circa due settimane dopo il loro arrivo a Hogwarts, la ragazza trova il modo di aprire la conversazione. –Allora Harry, hai sentito Sirius da quando siamo qui?-
Al nome del padrino, Harry sussulta e le sue guance cominciano a scaldarsi. Si guarda intorno per verificare che nella Sala Comune non vi sia nessun altro a parte loro, e poi risponde: -No, perché?- con quello che spera essere un tono disinvolto ma che invece appare titubante. Hermione se ne accorge. –Perché magari lui sa dov’è Hagrid. Potresti chiederglielo, no?-
In verità Harry gliel’aveva chiesto già la prima sera, quando, una volta che si erano addormentati tutti, aveva tirato fuori lo specchio e aveva parlato a lungo con Sirius, anche di Hagrid, ma lui non aveva voluto dirgli nulla. Però, per non far insospettire Hermione, risponde: -Hai ragione. Domani gli scrivo e glielo chiedo.-
-Salutamelo, Harry. Digli che lo vorremmo qui- si intromette Ron. Harry annuisce, sorridendo leggermente. Certo che lo vorrei qui, più di quanto voi immaginiate. Hermione vede l’espressione dell’amico cambiare a quell’affermazione e un dubbio si fa spazio nella sua mente. Non sarà mica che... inizia a ragionare, ma poi scuote la testa decisa. A volte leggo troppo.
 
-Hermione non fa che chiedermi di te- sussurra Harry allo specchio, guardando gli occhi grigi di Sirius, a metà tra il preoccupato e il divertito.
Sirius ridacchia. –Nessuno riesce a resistermi.-
-Io credo che sospetti qualcosa di noi...- ribatte Harry, ignorando quell’ultima affermazione. Nonostante gli anni ad Azkaban, Sirius rimaneva un uomo molto bello, con quegli occhi grigi e quei lunghi capelli scuri. Harry è sicuro che, se fosse uscito più spesso di casa, avrebbe avuto un sacco di ammiratori e ammiratrici e questa cosa lo mandava fuori di testa.
Sirius lo guarda, tornando serio. –E sarebbe un problema per te se sapesse?-
-No, non proprio. È solo che... non sono sicuro che lei e Ron capiscano...- risponde Harry affranto.
-Ehi, guardami- gli occhi di Sirius sono intensi anche attraverso quello specchio opaco e vecchio. Harry sente di nuovo quell’ormai familiare sensazione di calore quando incrocia il suo sguardo. –Capiranno. Magari non subito, ma lo faranno.- Sembra esitare un istante prima di continuare: -Remus lo ha fatto.-
Harry non può dirgli di aver origliato la loro conversazione il primo Settembre, così cerca di fingersi sorpreso. –Remus sa?-
-Sì. Non è stato facile dirglielo, ma lo ha accettato. Vuole bene ad entrambi e vuole la nostra felicità. Capiranno anche loro, ne sono sicuro.-
Il ragazzo sente il peso sul cuore alleviarsi. –Allora parlerò con loro. Spero non la prendano male.-
Il sorriso di Sirius è luminoso. –Non lo faranno. Adesso vai, è tardi.-
-Buonanotte, Sir.- Sirius continua a sorridergli, e c’è così tanto amore in quello sguardo che Harry si sente mancare la terra sotto i piedi. -Notte, piccolo.-
Nel momento in cui la connessione si interrompe, però, il sorriso di Sirius vacilla. Conosce Ron ed Hermione e sa che staranno al fianco di Harry qualunque cosa accada, ma è anche consapevole dell’astio che la ragazza nutre nei suoi confronti. Spera che ella capisca quanto Harry sia importante per lui e che non tenti di dissuaderlo dal troncare quella relazione, tuttavia non può saperlo.
Va a dormire con la mente piena di incertezze.
 
Passano solo tre giorni prima che Harry raccolga il coraggio di parlare ai suoi amici. Stanno finendo il tema di Pozioni, ma Harry non riesce a concentrarsi. Così, posa di scatto la piuma ed esordisce: -Devo dirvi una cosa.-
Entrambi alzano lo sguardo, Ron con espressione sorpresa, mentre Hermione sembra quasi sollevata. Infatti, -Finalmente ti sei deciso a parlare!- dice.
Harry arrossisce. Ron non sembrava aver fatto caso a nulla, perché se ne esce con: -E tu come facevi a sapere che Harry aveva qualcosa da dirci?- Hermione lo ignora, concentrandosi su Harry. –Riguarda Sirius, vero?-
Il moro annuisce. –Ecco, io...- Il coraggio sembra averlo abbandonato sul più bello. Avanti, sei un Grifondoro, non comportarti da vigliacco! si dice per farsi coraggio. Hermione lo guarda con l’aria di chi ha capito tutto ma cerca di convincersi di star sbagliando, l’espressione di Ron invece è ancora interrogativa.
Avanti, Harry! Via il dente, via il dolore, no? –Io e Sirius, ecco... diciamo che, ehm… stiamo insieme- mormora, arrossendo violentemente.
Silenzio. Nessuno dei due parla. Harry non è neanche sicuro che respirino. Non è sicuro di respirare lui stesso.
Sono attimi in cui Harry inizia a pensare alle possibili giustificazioni da poter dar loro, al fatto che non cambia nulla, ma Hermione lo precede. –Lo immaginavo…- sussurra. Non riesce a capire se sia delusa o solo riflessiva.
-E…?- si azzarda a chiedere.
-Non lo so, Harry, cioè, è un uomo adulto, ha l’età di tuo padre!  È strano...-  dice, guardandolo frastornata.
Ron non parla, continua solo a fissarlo con la bocca spalancata. Se la situazione non fosse così seria, Harry riderebbe di cuore della sua espressione.
Il moro la guarda. –Credi che non lo sappia? Credi che non ci abbia pensato a lungo prima di decidere di buttarmi in questa relazione? È il mio padrino Hermione, ma è anche colui che mi fa sentire in pace, che mi fa sentire giusto. Non sono mai stato più sereno, nonostante tutto. So che è difficile da accettare, ma io lo amo e non ho intenzione di lasciarlo andare!-
-Oh, Harry...- Hermione lo abbraccia. –Io ci sarò sempre, lo sai. È... strano, tutto qui. Ma col tempo mi ci abituerò.-
Harry la stringe, ricambiando l’abbraccio. Quando si stacca, i suoi occhi volano su Ron, ancora fermo nella stessa posizione. –Ti prego, di’ qualcosa…- lo supplica.
Ron continua a guardarlo in tralice, ma improvvisamente si scuote. –Miseriaccia, te e Sirius insieme, chi l’avrebbe mai detto?- dice. Poi allunga una mano e dà una forte pacca sulla spalla di Harry. –Se tu sei felice, lo sono anche io.-
Harry scoppia a ridere, sollevato. Si appunta mentalmente di ringraziare Sirius, ma i suoi pensieri vengono interrotti da Hermione. –Com’è cominciata? Chi ha iniziato? Da quanto dura?-
Nell’ora successiva, Harry racconta tutto. Hermione appare di nuovo turbata. –Ha amato tuo padre per tutto questo tempo, e ora dice di amare te?- chiede. –Hai pensato che forse sei solo, come dire... un sostituto di tuo padre?-
Harry la fissa, più serio che mai. –Ne abbiamo parlato. Lui inizialmente non voleva stare con me per questo motivo, perché credeva che fosse interessato a me solo per la mia somiglianza con mio padre, ma poi mi ha detto che a parte l’aspetto non somiglio molto a mio padre.- Piccola pausa, piccolo sorriso. –Quello che hanno avuto Sirius e mio padre è stato intenso, non lo nego e non l’ha negato lui, ma è stato Sirius a dirmi che la nostra relazione è diversa ma ugualmente forte, se non di più. È una cosa strana e può sembrare malata, o innaturale, lo so. Può sembrare che io confonda il mio affetto fraterno con amore, o che lui cerchi mio padre in me, ma non è così. Ne siamo sicuri entrambi e vorremmo soltanto che voi lo accettaste- conclude, con le lacrime agli occhi.
-Io lo accetto.- Ron è il primo a parlare, sorprendentemente. Harry gli sorride grato. –Grazie, amico.-
Anche Hermione sorride. –Anche io.- dice, prima di coinvolgerlo in un abbraccio, a cui si unisce un imbarazzato Ron. Harry non è mai stato più grato ai suoi amici della loro fiducia.
 
La volta successiva che Harry si mette in contatto con Sirius, Ron ed Hermione sono con lui. Nel vederli, Sirius sembra un po’ sorpreso, ma, dopo uno sguardo ad Harry che annuisce, sorride. –Quindi ora sapete- dice.
-Già- è la laconica risposta di Hermione.
-Lo ami davvero?- chiede invece Ron, diretto come sempre.
–Ron!- lo rimbecca Hermione. –Possibile che tu non sappia cos’è il tatto?-
Harry, alla domanda dell’amico, ha strabuzzato gli occhi, puntandolo poi sul riflesso dello specchio, dove gli occhi del padrino lo guardano lievemente allarmati. Sono passati più di due mesi da quando hanno intrapreso quella relazione, ma non se lo sono mai detti esplicitamente, nonostante tutto, non ne hanno mai sentito il bisogno. Sanno che è così.
Sirius sposta la sua attenzione da Harry a Ron, che lo guarda leggermente nervoso, e risponde. –Sì, Ron. So che è difficile credermi, ma non ho mai amato nessuno così intensamente. Nemmeno James.-
A quell’affermazione, Harry lo guarda sorpreso attraverso lo specchio, con il cuore che batte forsennato. Si guardano così intensamente che non si accorgono che Hermione ha silenziosamente fatto un cenno a Ron lasciando poi la camera.
-Lo pensi davvero?- chiede Harry, e non perché non si fidi delle sue parole, semplicemente non riesce a capacitarsene.
-Te lo giuro, piccolo. C’è qualcosa, in te, che mi ha cambiato. Non provo più per James quello che provavo prima, perché ora ci sei tu, soltanto tu riesci a farmi sentire in questo modo. E poi, chi lo dice che nella vita abbiamo un unico grande amore?-
Nel dire quelle parole, Sirius si chiede distrattamente quando esattamente è diventato così romantico, lui che non ne ha mai, mai voluto saperne di smancerie. Questi pensieri gli scivolano velocemente via dalla testa quando vede Harry che si sforza di dire qualcosa. –Ehi, amore, non devi dire nulla se non te la senti...-
Il ragazzo lo interrompe. –Ti amo anche io- sono le uniche parole che dice, ma per Sirius valgono più di un lungo discorso.




Hello! 
Come probabilmente avrete notato (o forse no) questo capitolo è mooolto più lungo del solito. Non ho voluto spezzarlo e spero di non avervi fatto venire la carie con tutto questo fluff hahaha (lo amo, è più forte di me). Temo però che anche il prossimo capitolo sarà quasi tutto all'insegna del fluff, perciò preparatevi hahaha
Anyway, non mi dilungherò oltre, credo che tutto si spieghi da solo.
Al prossimo aggiornamento. :) 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Il rientro a Grimmauld Place non è stato esattamente come avevano immaginato. Quando uno sconvolto Harry arriva con i fratelli Weasley, Sirius non riesce ad esserne completamente felice. Nell’attesa di notizie sulla condizione di Arthur, vorrebbe solo stringere a sé Harry e togliergli quell’espressione colpevole dal viso a forza di baci, ma sa che non può farlo, non davanti i Weasley, così l’unica cosa che fa è guardarlo sperando capisca il suo messaggio. Non è colpa tua. Ti amo. Harry lo guarda solo un attimo prima di attaccarsi alla sua bottiglia di Burrobirra.
Quando, la mattina dopo, arrivano le buone notizie e tutti si preparano per andare a trovare Arthur, Harry si permette di seguire Sirius in cucina e, finalmente, baciarlo, aggrappandosi a lui come un naufrago ad un salvagente. Quando i loro polmoni sono a corto di ossigeno, si staccano. –Bentornato- è la prima cosa che dice Sirius prima di baciarlo di nuovo, incapace di stargli lontano per troppo tempo.
Harry si perde nei baci di Sirius, scollegando la sua mente. Non riesce tuttavia a tenersi dentro il peso che gli grava sulle spalle, così confessa a Sirius la verità sul sogno. –Io ero il serpente. È colpa mia- continua a ripetere, le mani strette alla maglietta di Sirius mentre il padrino lo stringe a sé.
-Ehi, non è colpa tua. Capito? Non. È. Colpa. Tua.- mormora Sirius tra i suoi capelli. Continua a ripeterlo fin quando non sente Harry rilassarsi contro il suo corpo e pronto a tornare dagli altri.
 
Man mano che i giorni passano e il signor Weasley guarisce, l’umore degli abitanti di Grimmauld Place migliora notevolmente e il Quartier Generale si riempie, rendendo più complicato per Harry e Sirius stare un po’ da soli. Dato che nessuno sa della loro relazione, sono costretti ad essere furtivi al massimo ed evitano di isolarsi in altre stanze in presenza di Moody.
La Vigilia di Natale, Remus fa il suo ingresso a Grimmauld Place, salutando tutti con un abbraccio. Harry, al solo pensiero che lui sa,arrossisce. Il lupo mannaro ridacchia a quella reazione. –Va tutto bene.-
Soltanto dopo cena, con la scusa di chiedergli di raccontare cosa è successo ad Arthur, lo prende da parte. Sirius fa per seguirlo, ma Remus scuote leggermente la testa e l’uomo si siede di nuovo, rassegnato.
Remus conduce Harry in salotto e lo fa sedere, prima di sedersi a fianco a lui.
-Non vuoi parlare del signor Weasley, vero?- chiede Harry.
Remus sorride. –No. Voglio sapere se sei felice.- Quel con Sirius rimane non detto, ma entrambi sanno che è quello il vero argomento della conversazione.
Harry sorride pensando al suo padrino. –Sì- dice deciso.  –Sirius mi rende davvero felice, Remus. Non mi sono mai sentito così in pace, nonostante tutto quello che sta accadendo. Probabilmente ti sembrerà strano dato che tu lo hai visto anche con mio padre, ma lo amo davvero. E sono sicuro che lui ama me, e se mi ama anche solo la metà di quanto amava mio padre mi basterebbe.-
Remus lo guarda senza parlare per lungo tempo, a tal punto che Harry si chiede se ha detto qualcosa di sbagliato, quando l’uomo comincia a parlare.
-Hai ragione. Inizialmente mi sembrava una situazione assurda e, lo ammetto, per un po’ ho pensato che Sirius ne avesse fatta una delle sue. Non volontariamente, certo- si affretta a dire quando Harry sembra sul punto di interromperlo, -Ma vedi, Sirius amava davvero tuo padre. Ed è stato malissimo quando James l’ha lasciato. Non l’ha mai dimenticato, ma tu hai fatto in modo che tornasse ad amare e credimi, se ti dico che ti ama molto più di quanto abbia mai amato James. Da quando state insieme, Sirius è molto più felice. Tu l’hai reso più felice di quanto l’abbia mai visto.-
Dopo aver fatto un respiro profondo, conclude. –Anche se inizialmente non lo pensavo, si vede che siete fatti l’uno per l’altro. Conosco Sirius e credimi se ti dico che nessuno ha mai avuto un effetto tanto positivo su di lui. Perciò, contate su di me per qualunque cosa.-
Harry lo guarda con il cuore a mille, non sapendo cosa pensare. Sapeva che Remus li appoggiava, ma quello che gli ha detto è molto più di quanto avesse mai sperato. Non solo li supportava, credeva in loro. E, inspiegabilmente, il suo giudizio per lui valeva molto. Così lo abbraccia di slancio, affondando il viso nella sua spalla. –Grazie, Remus.-
Si staccano e Remus gli sorride. –Meglio andare, prima che Sirius pensi che ti ho ucciso.-
Mentre tornano in cucina incrociano Sirius, che si rilassa visibilmente vedendoli entrambi tranquilli. Harry allunga automaticamente una mano e Sirius fa incrociare le loro dita. –Andiamo- mormora l’uomo. –Voglio darti il mio regalo.-
-Non è ancora mezzanotte e non ho salutato i Weasley- sussurra Harry di rimando, arrossendo quando incrocia lo sguardo di Remus, che li sta osservando con un sorriso dolce sulle labbra.
-Li saluto io per te, dico loro che eri esausto e sei andato a letto- si intromette il lupo mannaro.
Con un sorriso di ringraziamento, Harry si lascia condurre nella stanza di Sirius.
 
Il pacchetto che Sirius porge ad Harry è molto piccolo. Sirius tentenna un po’ prima di darglielo ed Harry se ne accorge, ma non dice nulla. Lo apre con cautela e, in una scatolina, c’è una chiave. Harry alza gli occhi, la domanda ben evidente, e trova Sirius intento a fissarlo.
-È la chiave della casa in cui ho vissuto dopo la scuola- spiega l’uomo. –Harry, so che è presto per chiedertelo, so che tu sei giovane e hai già una casa, ma... vieni a vivere con me. Quest’estate. In un posto che non sia pieno di brutti ricordi o persone ad ogni ora, in un posto che non ci ricordi la guerra. Un rifugio sicuro in cui nascondersi quando tutto è troppo. Vorrei avere un posto solo nostro, e tu?- chiede, abbassando la testa e prendendogli una mano.
Nel momento in cui Sirius alza gli occhi, trova Harry in lacrime. –Oddio, forse sto correndo troppo- si allarma. –Scusa piccolo, non volevo farti stare mal...-
-Sì- dice Harry, e la sua voce suona decisa nonostante le lacrime. –Sì, voglio venire a vivere con te. Sì, voglio un posto che sia solo nostro. Ti amo, Sirius Black, e questo è il regalo migliore che potessi farmi.-
Sirius non esita ulteriormente e si lancia sulle sue labbra. Immediatamente il bacio assume connotati diversi. Le mani di Harry scivolano sotto il maglione, accarezzandogli tutta la schiena.
-Fai l’amore con me- sussurra Harry sulle sue labbra, avvicinandolo a sé.
Sirius si allontana leggermente. –Sei sicuro?-
In risposta, Harry si stende, trascinando il padrino su di sé. –Mai stato più sicuro.-
Sirius, con un sorriso, torna a baciarlo.
 
-Non vedo l’ora che sia estate- sospira Harry, lo specchio tra le mani.
-Non dirlo a me. Voglio passare ogni singolo minuto di quei mesi fuori da qui, a casa nostra- e quel nostra suona così bene che Harry si sente scaldare. Sorride in direzione di Sirius e vede che l’uomo lo sta guardando assorto.
-Cosa c’è?- chiede, arrossendo leggermente.
-Nulla, pensavo…-
Il ragazzo gli lancia un’occhiata interrogativa, spronandolo silenziosamente a continuare.
-È che… Potremmo essere già in guerra, in estate… anche domani, anche tra un mese… E voglio che tu sia al sicuro- dice, dopo qualche istante di pausa.
Harry ride sarcastico. -È me che Voldemort vuole, lo sappiamo bene. Non sarò mai al sicuro, non finché questa guerra non sarà finita.-
-Farò di tutto affinché tu non corra rischi, lo sai.-
-Non se tu rischi la vita per me…- mormora Harry.
-Ehi- Sirius sfoggia la sua migliore espressione rassicurante. –Non ho intenzione di morire, ma se proprio devo, sarò felice di farlo proteggendo le persone che amo.-
Nel vederlo ancora incerto, Sirius continua. –Ascolta, Harry- dice, -Sconfiggeremo Voldemort e avremo una vita normale, in cui non preoccuparsi per un pazzo sadico che vuole farci fuori, okay?-
Guardando gli occhi grigi di Sirius che lo implorano di credergli, il peso sul suo petto si allevia leggermente. –Okay- sorride. 
 
I mesi successivi passano velocemente per Harry, tra lo studio e le riunioni dell’E.S., e prima che riesca a rendersene conto, arrivano le vacanze di Pasqua. Contro il volere di Hermione (“I G.U.F.O. si avvicinano Harry, devi studiare se vuoi passare gli esami!”), Harry decide di tornare a Grimmauld Place per stare qualche giorno con Sirius. L’uomo non potrebbe essere più felice e, in quei giorni, fa di tutto affinché lui ed Harry possano trascorrere quel poco tempo insieme senza pensare ad altro che a loro due. Ancora si stupisce dell’effetto che quel ragazzo ha su di lui, di come Harry sia stato in grado di cambiarlo, di renderlo meno impulsivo e orgoglioso e più simile all’uomo che era prima di Azkaban. È tuttavia ancora arrabbiato perché non può rendersi utile durante le missioni dell’Ordine e questo ha provocato non poche discussioni con Harry che, pur comprendendo la sua frustrazione, è internamente felice del fatto che il suo uomo non rischi la vita ogni giorno. Particolarmente accesa, però, era stata quella discussione di metà giugno.
Harry aveva chiamato Sirius con il suo specchio e aveva notato subito l’aura scura che emanava l’uomo.
-Cos’è successo?- si era allarmato.
-Niente, cosa vuoi che succeda? Questo è il punto: non succede mai niente qui, non per me!- era scattato.
Harry aveva sospirato. Non era la prima volta che ne parlavano ma non arrivavano mai ad una vera e propria svolta. -Lo sai, Sir, è per il tuo bene.-
-Il mio bene un corno! Sono chiuso qui, nella casa da cui sono fuggito a sedici anni, da mesi. MESI! Mi sembra di essere ritornato ad Azkaban!- ed Harry lo sa, come ci si sente, ma non può fare nulla per cambiare le cose. –Sirius, amore, calmati, ti prego. Vedrai che quando Voldemort uscirà allo scoperto e ci sarà da combattere, sarai in prima linea, ma ora, quando nessuno sa o crederebbe mai alla tua innocenza, è meglio così, per quanto terribile possa essere!- dice Harry, come ogni volta. Ed ogni volta crede, spera, che Voldemort non cominci ad attaccare. Non tanto presto. Non finché non avranno trovato un modo per ucciderlo. E, come sempre, Sirius sembra spegnersi a quelle parole ad Harry vorrebbe solo stringerlo tra le braccia e consolarlo, perché, anche se è un uomo adulto, non vuol dire che non abbia bisogno di sicurezze e di amore, soprattutto dopo 12 lunghissimi anni ad Azkaban.
Si guardano negli occhi attraverso lo specchio, gli occhi in tempesta dell’uomo in quei pozzi verdi, calmi e sicuri.
-Ti amo- esala Sirius, e quest’affermazione è così fuori luogo e distaccata dalle parole precedenti che, per Harry, suona ancora più perfetta. Perciò, sorride. –Ti amo anche io.-
E la discussione finisce lì.



Hello popolo di EFP! 
Sono tornata con un nuovo capitolo e, per la vostra gioia (?), vi comunico che il prossimo sarà l'ultimo. Un po' mi dispiace mi ero affezionata a questa storia, nonostante tutto.
Un piccolo avviso: tra poche ore parto e tornerò giovedì, quindi prima di allora non potrò pubblicare :( Pazientate qualche altro giorno e conoscerete il finale!
Grazie a tutti voi che state leggendo, ci si rivede giovedì! :) 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Passano pochi giorni prima che accada.
Sirius sta pigramente giocherellando con lo specchio doppio, nell’attesa della chiamata di Harry dopo il suo G.U.F.O. in Storia della Magia, quando Kreacher entra in salotto. –Padrone, la bestia sta male.-
Sirius scatta in piedi. -Fierobecco è ferito?-
-Sì, padron Black.-
-Zitto e portami il necessario per medicarlo- sbotta, lasciando cadere lo specchio sul divano e dirigendosi verso l’Ippogrifo.
L’elfo aspetta che Sirius sia uscito prima di ghignare. –Come vuole, padron Sirius.-
 
Nel frattempo, un Harry fuori di sé cerca di ragionare riguardo al sogno –no, alla visione- che ha avuto. Vedere Sirius torturato da Voldemort lo ha mandato fuori di testa.
Dopo aver tentato più volte, invano, di contattarlo attraverso lo specchio, con l’aiuto dei suoi amici cerca di parlargli tramite il camino della Umbridge. Il suo cuore si ferma quando un Kreacher particolarmente felice gli rivela che Sirius è all’Ufficio Misteri e lì non ci vede più. Vorrebbe solo precipitarsi a salvarlo, ma la Umbridge e la sua Squadra d’Inquisizione lo tengono bloccato a scuola e lui non può far altro che appellarsi a Piton nella speranza che l’Ordine intervenga. Lui tuttavia non ha intenzione di arrendersi e nel momento in cui riesce a liberarsi anche della Umbridge si precipita, con i suoi amici, al Ministero.
 
Quando Severus manda un Patronus al Quartier Generale informandolo del presunto rapimento di Sirius ed è proprio l’uomo a rispondere, capisce immediatamente cos’è successo. –Maledetto Potter, incapace come suo padre- sbotta, allertando Silente dell’accaduto.
Nel frattempo, i membri dell’Ordine disponibili si preparano alla battaglia, Sirius compreso.
-Vengo anch’io- annuncia, alzandosi.
-Sirius…- inizia Moody.
Lupin gli poggia una mano sul braccio. –Harry preferirebbe saperti al sicuro- mormora, in modo che solo lui possa sentirlo.
-Harry si vergognerebbe ad avere un padrino e un fidanzato vigliacco- ringhia di rimando, scrollandosi di dosso la mano di Remus. –Io vengo- ripete, alzando la voce. –È del mio figlioccio che stiamo parlando! Non sappiamo quanti Mangiamorte siano, più siamo meglio è!-
Moody acconsente, seppur riluttante. –Hai ragione, Black. Ma mi raccomando, non fatevi ammazzare. Vigilanza costate!-
 
Con il cuore in gola, Harry passa attraverso le file di profezie aspettando di sentire le urla di Sirius da un momento all’altro o di vederlo, legato o forse... no Harry, non ci pensare nemmeno. Lui è vivo. Se fosse… lo saprei già.
Arrivato alla fila 97, non c’è nessuno. Dov’è? Si chiede, attraversando febbrilmente il corridoio. Dove sei, amore?
Controlla anche i corridoi accanto, più e più volte, ma di Sirius non c’è traccia. La sua mente è combattuta tra il sollievo perché Sirius non è lì e il senso di vergogna che lo pervade nell’aver allarmato inutilmente i suoi amici. Sei vivo, Sirius. Sei vivo... I suoi pensieri vengono interrotti da Ron. –Harry?-
-Cosa c’è?- scatta. Non si sente pronto ad affrontare i rimproveri dei suoi amici, il rimorso lo divora già senza il loro aiuto.
-Harry, qui sopra c’è il tuo nome- dice invece Ron.
Harry si avvicina alla sfera e la prende. In quel momento, figure nere appaiono dal nulla a circondarli e la voce di Lucius Malfoy risuona nella stanza. –Molto bene, Potter. Ora voltati lentamente e dammela.-
-Dov’è Sirius?- chiede invece, conoscendo già la risposta. Le risatine dei Mangiamorte confermano ciò che già aveva capito. Fa perciò l’unica cosa che gli viene in mente: prendere tempo mentre cerca una soluzione per scappare.
 
Della fuga e di tutto ciò che è successo ricorda molto poco, se non che tutti i suoi amici sono stati feriti più o meno gravemente.
Si trova nella stanza con l’arco, circondato da Mangiamorte, quando i membri dell’Ordine fanno irruzione nella sala. E tra essi c’è…
-Sirius…- 
Non si rende conto che l’ha sussurrato davvero, fin quando l’uomo non si lancia contro di lui e lo butta a terra mentre uno Stupeficium passa ad un palmo dalle loro teste.
-Sirius, stai bene? Kreacher aveva detto che eri qui...-
-Shh, lo so, sto bene. Ti spiego dopo- gli mormora, prima di lasciargli un breve bacio sulle labbra e buttarsi nella mischia.
Harry lo guarda assorto, prima che Bellatrix gli si avvicini. –La profezia, Potter. Dammi quella dannata profezia!-
-Scordatelo!- urla Harry, rialzandosi pronto a lanciarle uno Schiantesimo.
Bellatrix lo guarda fuori di sé. –Accio pro...-
-No!- Sirius si pone in mezzo lanciando uno Scudo tra Harry e la donna e lo porta dietro una roccia. –Harry, raduna gli altri e andate via!- gli dice affannato, prendendolo per le spalle.
-No, io resto qui con te- protesta Harry, ma il padrino lo blocca. –Va’ via, ti prego. Ci vediamo dopo.-
Harry annuisce e, dopo un altro veloce bacio, esce dal nascondiglio. Un Anatema che Uccide lanciato da Bellatrix lo manca per un soffio. Sirius, fuori di sé, si dirige verso la cugina.
 
Harry sta cercando di portare Neville, colpito da un Tarantallegra, su per le scale per uscire e raggiungere gli altri, quando arriva Silente. Si bloccano tutti, tranne i due Black, che si stanno lanciando contro incantesimi su incantesimi.
-Avanti, puoi fare di meglio!- sente dire da Sirius, nel momento in cui un altro colpo lo raggiunge in pieno.
Harry lo vede sgranare gli occhi e cadere lentamente oltre il velo, un attimo dopo aver incrociato il suo sguardo.
Senza pensarci, lascia andare Neville e si fionda nel punto in cui Sirius è sparito. Viene però trattenuto da Remus. –Non puoi fare più nulla per lui, Harry. Se n’è andato.-
Harry lo ignora, rifiutando di credergli. Continua a chiamare il nome di Sirius aspettandosi che, da un momento all’altro, esca da dietro il velo con il suo solito sorriso strafottente, pronto a riprendere la battaglia.
Ma Sirius non riappare.
 
Mentre sta duellando con Bellatrix, Sirius pensa a James. Sta combattendo per suo figlio, per il suo più grande amore. Perché, se ne rende contro mentre schiva l’ennesimo Anatema che Uccide, quello per James era solo il risultato di eventi più grandi di lui che ha frainteso, che lui e James hanno frainteso. Il sentirsi amato profondamente per la prima volta nella vita, l’avere a fianco una persona su cui contare per qualunque cosa, tutto ciò che avevano condiviso, dalle più stupide alle più serie, è stato ciò che l’ha portato a credere per anni che James fosse il suo vero amore. Ma, soltanto con Harry, Sirius ha capito che quello non basta. Perché Harry ha quel qualcosa in più che non ha mai riscontrato in altre persone. Harry lo fa sentire speciale.
Si accorge dell’arrivo di Silente, ma non si ferma. Si sposta di lato per evitare un incantesimo di Bellatrix e ghigna. –Avanti, puoi fare di meglio!-
Non finisce di parlare che un getto rosso lo colpisce al petto. Sirius capisce immediatamente di essere spacciato. Mentre cade, incrocia gli occhi di Harry con lo sguardo. Non vuole lasciarlo solo. Non anche lui. Non prima di avergli detto ciò che ha capito. Perdonami, Harry. Ti amo. Poi, il buio.
 
-SIRIUS… SIRIUS!- Harry lotta per liberarsi dalle braccia di Remus. –REMUS LASCIAMI, È APPENA PASSATO, POSSIAMO ANCORA SALVARLO!-
-È troppo tardi Harry..- A malapena si rende conto delle lacrime di Remus mentre continua a chiamare il padrino. Dove sei, Sir? Avanti, esci da lì, smettila di scherzare.
In fondo, però, lui sa che Lupin ha ragione. Lui non ti farebbe mai aspettare così tanto, non per cose così. Ed è in quel momento che realizza. L’ho perso. Stavolta per davvero.
Smette di divincolarsi e si gira, affondando il viso già rigato di lacrime nel petto di Remus, che lo stringe forte.
 
I giorni seguenti, Harry li passa a letto. Non si alza, non mangia, non parla, non va a trovare i suoi amici in Infermeria. Si crogiola nel rimorso. È colpa mia. È solo colpa mia si ripete.
La sua mente ripercorre più e più volte il momento in cui Sirius viene colpito, rifiutandosi di pensare ad altro. in quel momento, le parole di Silente sul suo destino sono nulla, perché Sirius non è con lui e non tornerà più. A meno che...
Si alza di scatto, provocandosi un lieve capogiro. Si addentra nei corridoi alla ricerca di Nick-Quasi-Senza-Testa. Affretta il passo quando lo vede scivolare verso una porta. –Ehi, Nick!- lo chiama con voce roca.
Nick si gira e, al vederlo, assume un’espressione quasi rassegnata. –Immaginavo saresti venuto a cercarmi.-
Il ragazzo gli si avvicina velocemente, col respiro affannato. –Già... volevo sapere... come si diventa fantasmi? Nel senso, c’è un criterio specifico o...?-
Il fantasma sospira. –Lui non tornerà.-
Il cuore di Harry perde un battito. –Chi?- si ritrova a chiedere stupidamente.
-Sirius Black.- Nick lo fissa compassionevole. –Lui è... andato avanti.-
-Come andato avanti? Che vuol dire? Perché?-
-I maghi lasciano una traccia di sé soltanto se hanno paura della morte. E lui non ne aveva- spiega.
Harry si sente morire. Il crollo di quell’ultima speranza è troppo. –Io... Va bene. Grazie, Nick- mormora,tornando sui suoi passi.
Perché è andata così? Cos’ho fatto di male per meritarmi questo?
 
Il giorno dopo sta facendo le valigie quando, nel comodino, trova un cofanetto. Le chiavi.
Lo apre e ripensa a quella Vigilia di Natale, la migliore che abbia mai trascorso. Gli viene in mente il sorriso di Sirius quando gli ha chiesto di vivere insieme, con i capelli a coprire gli occhi come sempre. Vorrei avere un posto solo nostro, aveva detto. Avevano fatto progetti sull’estate che sarebbe arrivata, sulla loro vita... progetti che non si realizzeranno mai. Preso da uno scoppio di rabbia, lancia il cofanetto attraverso la stanza. –Me l’avevi promesso!- urla, prendendo a calci il baule. –Mi avevi promesso che saremmo stati insieme, che non mi avresti abbandonato, che saremmo stati felici!-
In quel momento entra Ron che, vedendolo in quelle condizioni, esita. Ma quando Harry, ignaro dell’amico sulla porta, si siede sul letto con la testa tra le mani, si avvicina cautamente, sedendosi vicino a lui.
-Mi dispiace, amico- dice solo, passandogli un braccio sulle spalle.
Il moro non risponde, ma poggia la testa sulla spalla di Ron e lo tiene stretto. Non piange, ma Ron lo sente tremare.
Non sanno dire per quanto restano così prima che Hermione faccia la sua comparsa.
-Oh, Harry…- mormora. Harry la guarda, cercando di sorriderle.
La ragazza si avvicina e gli lascia un bacio su una guancia, prima di sedersi anche lei sul letto e stringergli una gamba. Restano in silenzio per un bel po’, fin quando Harry smette di tremare e si scioglie delicatamente dal contatto con gli amici. –Scusate- sussurra.
-Non dirlo nemmeno- risponde Hermione.
Harry li guarda, sentendo il senso di colpa farsi strada nel suo animo. –Non sono nemmeno venuto a trovarvi in Infermeria. Ed era colpa mia se eravate lì…-
-Ehi, amico- si intromette Ron. –Va tutto bene, okay? Possiamo a malapena immaginare cosa stai passando in questi giorni.-
Con il primo vero sorriso dopo giorni, Harry annuisce. –Ora come state?- cambia discorso.
-Oh molto meglio, Madama Chips sa il fatto suo.-
E mentre parlano di cose futili, il moro si rende conto di una cosa: è fortunato ad avere due amici come loro.
Il suo pensiero vola a Sirius. Sarebbe felice di vederlo reagire, finalmente. E, mentre l’immagine del suo sorriso e la sensazione del suo abbraccio lo avvolgono, un pensiero irrompe prepotentemente nella sua mente. Lo sconfiggerò per te, e per i miei genitori. Ti vendicherò, Sirius. Te lo giuro. 




E così, siamo giunti alla fine di questa storia. So che non è un capolavoro, ma ho amato scriverla e ci ho messo 
veramente il cuore.
Per prima cosa, vorrei ringraziare tutti voi che avete trovato un po' di tempo per leggere questa piccola storia, voi che l'avete messa tra le preferite/seguite/ricordate e voi che avete commentato. Grazie di cuore, davvero.
Non sono solita chiederlo, ma mi piacerebbe avere un parere su come vi è sembrata, se vi è piaciuta, se vi ha fatto schifo, dove posso migliorare... qualunque cosa in pratica hahah
So che probabilmente non vi interessa, ma tornerò sicuramente a scrivere su questo fandom, ho già qualche idea in mente. Alla prossima e di nuovo, grazie! :)
 

 

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