The returns of...

di Annoiata
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo primo ***
Capitolo 2: *** capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo (parte prima) ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo (parte seconda) ***
Capitolo 5: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 6: *** capitolo quinto ***
Capitolo 7: *** capitolo sesto ***
Capitolo 8: *** capitolo settimo ***
Capitolo 9: *** Capitolo ottavo (parte prima) ***
Capitolo 10: *** Capitolo ottavo (parte seconda) ***
Capitolo 11: *** Capitolo ottavo (parte terza) ***



Capitolo 1
*** capitolo primo ***


Questa storia l'ho cominciata un pomeriggio di qualche mese fa, e mai finita. Spero di farlo adesso. Oh, e spero anche che vi piaccia! ^^

Capitolo 1

 -Vieni con me-

L’ordine arrivò alle orecchie dell’uomo dandogli un fastidio inimmaginabile. Si girò di scatto e si mise in posizione. La brutta faccia di Heihachi Mishima gli si parò davanti, in tutta la sua spavalderia. Il vecchio guardava Kazuya ghignando, cosa che quest’ultimo non sopportava. Odiava con tutto se stesso qell’uomo. Dal momento che era venuto al mondo non gli era sembrata una brava persona. Da piccolo Kazuya aveva sempre cercato di accattivarsi la simpatia del padre. Di suo padre. Ma quel vecchio presuntuoso l’aveva sempre evitato. Lo scostava bruscamente quando si avvicinava a lui, lo buttava giù dalle sue ginocchia quando voleva solo stare un po’ con suo padre, lo mandava a giocare da un’altra parte quando voleva parlare con lui. Kazuya non piangeva per questo, ma avrebbe voluto farlo. Com’era possibile che un padre rinnegasse così un figlio? Che Heihachi lo odiasse? Le sue paure trovarono conferma quando suo padre lo buttò giù da quel burrone.  Da quando Heihachi con il suo comportamento idiota  aveva tolto la sicura a quella bomba che era la maledizione della stirpe Mishima.

Si rivedeva bambino, ogni volta che suo padre gli si avvicinava. Precipitava nei suoi ricordi, andando a rispolverare i più brutti.

Ogni volta che Heihachi gli si parava davanti con quel sorriso beffardo, lui era solo un bambino che cadeva da un precipizio.

Quest’idea gli balenava nella testa per un secondo, poi si rendeva conto della realtà. Heihachi era vecchio. E bastardo. E lui era cresciuto, pronto a batterlo. Era diventato il capo della Mishima Zaibatsu, spodestando il padre. Heihachi non aveva più alcun potere su di lui. Kazuya Non era più un bambino di cinque anni. Se la stirpe Mishima fosse continuata, Heihachi non era previsto.  Era il tempo di Kazuya.

Il vecchio gli si avvicinò con cautela, temendo un attacco improvviso da parte di quell’imprevedibile figlio. Ma Kazuya non si mosse. Rimase immobile a fissarlo, sostenendo lo sguardo del padre.

-Kazuya…figlio mio-  disse Heihachi avvicinandosi. Kazuya arretrò di un passo, lasciando il padre sorpreso. Heihachi rise sotto i baffi.

-Andiamo… non avrai mica paura di me?- pronunciò la parola paura ghignando divertito. Gli piaceva da morire stuzzicare il ragazzo, come era solito chiamarlo lui. Per Heihachi il figlio era ancora un ragazzino, un ingenuo giocattolo da utilizzare a proprio piacimento. Un bambino impaurito da terrorizzare. Non sembrava però che Kazuya avesse paura.

Kazuya indietreggiò ancora, beffandosi del vecchio. –Perché mai dovrei avere paura…- lasciò cadere quella parola dalle proprie labbra lentamente. Pronunciata da lui era ancora più inquietante. –Su avanti, dimmi perché…- Kazuya stavolta si avvicinò al vecchio, alzando il pugno. Heihachi indietreggio come prima aveva fatto il figlio. -…Perché dovrei avere paura di uno come te?!-  Con uno scatto si avvicinò ad Heihachi e scagliò un potente pugno. Prima di arrivare a colpire la faccia del padre però, si girò e con un grido scagliò il pugno contro il sacco che usava per allenarsi. Lo squarciò in due parti, la sabbia che c’era dentro cadde silenziosa per terra.  Continuò a parlare al padre stando di spalle, mantenendo la sua solita espressione corrucciata.

-Parla vecchio, cosa vuoi?-

Heihachi tirò un sospiro di sollievo. Non voleva darlo a vedere, ma per un attimo aveva temuto il colpo di Kazuya. Si avvicinò ancora di più e, ormai non più intimorito dall’irruenza del figlio, e poggiò una mano sulla sua spalla. Quel gesto che poteva sembrare d’affetto, si rivelò l’ennesimo tentativo da parte di Heihachi d’intimidire Kazuya.

-Non ti conviene scherzare con me, figlio- ringhiò Hehihachi stringendo la presa sulla clavicola dell’uomo.

-Vale anche per te, padre- Kazuya resistette all’impulso di prendere quella mano poggiata sulla sua spalla e stritolarla, incrociando le braccia al petto.

-Smettila di fare lo sbruffone Kazuya-

-Lasciami-

-Porta più rispetto a tuo padre, capito?-

-Io non ti considero un padre-

-Mi hai sentito Kazuya?!-

-Adesso basta!- urlò Kazuya. Prese la mano che stringeva la sua spalla e scagliò Heihachi mandandolo a sbattere contro il muro. Prima che il vecchio potesse farci un buco, Kazuya si lanciò verso di lui e lo colpì a mezz’aria con un calcio in pieno stomaco. Il padre sbattè contro il muro, sollevando un polverone. Si alzò a fatica, portandosi via pezzi d’intonaco. Kazuya stava immobile in posizione da combattimento a pochi metri da lui, con un ghigno sulla faccia. Aspettava soltanto che suo padre si alzasse e cominciasse a combattere con lui. Non era forse venuto lì per questo motivo?

Hehihaci  invece non fece una piega, non aveva alcuna intenzione di scontrarsi con suo figlio. E poi quel colpo non l’aveva nemmeno scalfito. Certo, era stata una sorpresa.

-Alzati e combatti vecchio- lo intimò Kazuya.

- Non sono qui per questo-

-Eh? Come sarebbe? Allora che cosa vuoi da me?-

-Devo farti vedere una cosa. Ho bisogno che tu mi segua-

Kazuya non sapeva che fare. E se fosse stato uno dei soliti trucchetti del vecchio? Cosa doveva fare? Seguire il padre oppure mandarlo al diavolo? Tuttavia, quel fare misterioso di Heihachi gli metteva addosso una morbosa curiosità. Cosa nascondeva?

-E va bene-

Hehihachi sorrise soddisfatto e invitò il figlio a seguirlo. –Mi fa piacere che tu abbia accettato- disse. Kazuya socchiuse gli occhi con aria interrogativa. –Che cos’è che mi dovresti mostrare?-

-Lo scoprirai a tempo debito- rispose sogghignando il padre –Ah, Kazuya…-

-Che c’è ancora?- rispose seccato l’uomo.

-Dovresti migliorare i tuoi colpi, figliolo- Kazuya strinse i pugni irritato, trattenendosi  ancora una volta dal massacrare di botte l’odiato padre.

Bene, ho finito. C’erano tante cose che avrei voluto mettere in questo primo capitolo, ma poi si sarebbe rivelato troppo lungo. Aspettatevi di conoscere quelle cose nel prossimo, tra i corridoi della Mishima!

Ovviamente le recensioni sono moooolto ben accette!

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Capitolo 2
*** capitolo secondo ***


Grazie per le recensioni, non mi aspettavo così tanto entusiasmo!
 Cleindori:  Anche se le nostre sono solo supposizioni, è certo che Kazuya odia tremendamente suo padre Heihachi. Ho solo cercato di scrivere quello che ho sempre avuto in mente quando avevo davanti padre e figlio.
Grazie della recensione, mi piace davvero tanto^^

Silver Princess: ho scritto una ff su Jun proprio perchè non l'ha fatto quasi nessuno! E poi era una stroria su cui stavo rimuginando già da tempo...^_^ Tra l'altro devi sapere che io me la cavo meglio a scivere che a parlare XP

Ringrazio tantissimo Elilly, che segue la mia fanfiction su tekkengirls e che l'ha messa tra i preferiti!

Capitolo 2

Kazuya camminava per i corridoi della Mishima Zaibatsu con suo padre, tenendosi a debita distanza da quest’ultimo. Aveva ancora qualche dubbio sull’invito del padre, anzi temeva il peggio. Non che lui avesse molto da temere, non ci sarebbe voluto molto a mettere a tappeto il vecchio padre. Il problema era che forse Heihachi non intendeva battersi con lui lealmente. Peccato, avrebbe davvero voluto combattere con suo padre senza usare trucchetti. Qualche momento prima, quando Heihachi gli aveva afferrato la spalla, l’adrenalina gli aveva attraversato tutto il corpo, come un’enorme ma piacevole scarica elettrica. Si sentiva sempre così in vista di uno scontro. Aveva davvero sperato che Heihachi desiderasse battersi. Non desiderava altro che fronteggiarsi per l’ennesima volta con il padre. Già pregustava il momento della vittoria, credendo ingenuamente che quello sarebbe stato il giorno fatidico in cui avesse sconfitto suo padre. L’avrebbe voluto umiliare, gettare al tappeto, colpirlo fino a che non l’avrebbe implorato di smetterla. Sorrise sadico a quei pensieri, senza che Heihachi lo vedesse. Purtroppo per lui, Heihachi preferiva  morire con dignità piuttosto che pregare in ginocchio l’odiato figlio.

Hehihachi camminava davanti a Kazuya, conducendolo per i corridoi della sua azienda, guidandolo verso quella che probabilmente sarebbe stata una delle rivelazioni più scioccanti della vita del ragazzo. Prima, quando Kazuya l’aveva attaccato senza preavviso, aveva temuto il peggio. Avrebbe voluto reagire, fronteggiarsi una volta per tutte con il figlio, senza ricorrere ad oscuri mezzucci. Combattere lealmente, solo una volta. Non sapeva se ne sarebbe stato davvero capace, ma in cuor suo Heihachi sperava che il figlio barasse a sua volta, così da avere un pretesto per essere finalmente sleale. Non che a lui piacesse combattere così, è solo che ah Heihachi piaceva umiliare il filgio, ed avrebbe usato qualsiasi mezzo a sua disposizione per farlo. Lecito o illecito che sia, questa per lui era una guerra. Una guerra che andava combattuta, vissuta, e vinta. Ma questo era solo un piccolo particolare. Nella sua mente aveva ben chiara l’immagine del figlio che chiedeva pietà, sanguinante e distrutto dalla potenza del padre. Kazuya che soccombe sotto i suoi colpi, una soddisfazione come poche. Ma neanche il vecchio sapeva che suo figlio non aveva la benché minima intenzione di arrendersi. Avrebbe combattuto fino allo stremo delle forze, e avrebbe vinto.

-Su adesso dimmi, che cosa vuoi da me?- disse Kazuya , sempre pronto a combattere se ci fosse stata qualche trappola da parte del padre.

-Sei troppo impaziente, figlio. Possibile che tu sia una frana anche sotto questo aspetto?- disse Heihachi stuzzicandolo

-Tsk- Kazuya voltò la testa con uno scatto e distolse lo sguardo dal padre. –Non sarei così impaziente se non fossi stato tu a propormi quest’invito. Perché, come ben sai, la correttezza non è il tuo forte, padre-

-Credi davvero che escogiterei un modo così meschino per toglierti di mezzo? Si vede che non mi conosci poi così bene. Se ti ho chiesto solamente di seguirmi e non ho risposto al tuo primo attacco, un motivo ci sarà, no? E comunque sappi che la correttezza non è roba di famiglia. I Mishima hanno sempre cambiato le regole del gioco a loro favore.  Jinpachi mi ha insegnato che se vuoi qualcosa, te la devi prendere. Con ogni mezzo, giusto o ingiusto che sia. Devi essere disposto ad uccidere, pur di ottenere quello che vuoi. Questa più o meno, era la filosofia di vita di tuo nonno. Ed io la trovo tremendamente esatta. Spero che la adotterai anche tu, Kazuya-

-Non m’interessa cosa pensavate tu e il nonno. È vero che i Mishima hanno sempre commesso reati, mirando ad ottenere quello che desideravano. Me compreso. Ricordi quando ti ho lasciato a morire nell’Honmaru?- Kazuya ghignò, rinfacciando l’episodio al padre. Quello era stato davvero un colpo basso. Una piccola scorrettezza, che però aveva fatto la felicità di Kazuya. Abbindolare così il padre, facendogli credere di essersi finalmente schierato dalla sua parte, per poi pugnalarlo alle spalle… Sorrise, ancora più compiaciuto al ricordo di quell’idea diabolica.

Anche Heihachi sorrise, continuando a camminare. -Anch’io avevo intenzione di tradirti, figlio, ma tu mi hai preceduto. Se non fosse stato per il numero impressionante di quei maledetti Jack, ci saresti finito tu in mezzo all’esplosione. Mi domando, Kazuya, saresti riuscito a salvarti come ho fatto io?-

-Indubbiamente. Io sono capace di fare cose che tu nemmeno immagini, grazie a Devil-

-Ah, il gene Devil… dimenticavo che tu e tuo nonno possedete questo incredibile potere…- disse Heihachi sarcastico –se non sbaglio…- continuò  –anche quel bastardo di tuo figlio ne è infetto- usò proprio questa parola, “infetto”, come per far assomigliare il gene Devil ad un virus. In realtà, Heihachi desiderava morbosamente essere travolto anch’egli da quell’ “infezione”.

-Jin…- disse pensieroso Kazuya, ripetendo il nome del figlio nella sua mente, per non scordarlo. Era da tanto tempo che non usava quel nome. Suonava tremendamente bene alle sue orecchie. Jin Kazama. Si chiamava come sua madre.

-Tutti i Mishima tranne me hanno questo diavolo in corpo. Mi ricordo molto bene di mio nipote Jin… specie quando l’ho buttato giù da quell’aereo. O quando gli ho sparato. Ti assomiglia molto, Kazuya- sghignazzò Hehihachi. Kazuya strinse i pugni. Fortunatamente, dopo quegli episodi Jin era sopravvissuto. Ce l’aveva fatta. Dopotutto era suo figlio.

-Mi somiglia così tanto solo perché cerca anche lui di farti fuori, vecchio?- disse Kazuya. Poi, dopo aver formulato questa frase di scherno, rivolse un pensiero a suo figlio. Non l’avrebbe mai ammesso, ma era orgoglioso di lui. Non che adesso Kazuya iniziasse a voler bene a quel ragazzino, solo… Jin prometteva bene.

Heihachi si voltò, irritato dalle parole del figlio. Possibile che i membri della stirpe Mishima cercassero costantemente di annullarsi l’un l’altro? Doveva davvero restarne solo uno? Era così, ed Heihachi desiderava ora più che mai essere quell’uno.

-Che c’è adesso?- ghignò Kazuya.

-Nulla- rispose Hehihachi –siamo quasi arrivati. Preparati a scendere-

Kazuya osservò la grande porta d’acciaio che gli stava davanti. Era davvero enorme, dava l’idea di qualcosa di pesante non appena vi si posava lo sguardo. Chissà quante diverse leghe di metalli avevano usato per costruirla. Si accorse che sulla porta era disegnato un numero, più piccolo, posizionato sulla destra della porta d’acciaio. Era rosso, come incastonato lì dentro. Sopra di esso una parola in inglese. Kazuya inarcò un sopracciglio. “Livello 5? Mai sentito.” Pensò sorpreso.

 Bene, con questo è finito anche il secondo capitolo. Non sono tanto convinta della storia dell'Honmaru, perchè non riesco a capire se quello di Kazuya era un piano premeditato o una decisione presa all'improvviso. Ovviamente nella storia ho messo la prima opzione... poi... boh? Ditemi voi ^_^

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo (parte prima) ***


Salve a tutte! Devo dire che questa storia sta riscuotendo un discreto successo... Spero però che qualcun altro si accorga... bhe, si accorga che almeno esiste XD! Vorrei ringraziare tantissimissimissimo Elilly, che mi sta incoraggiando davvero molto, Nefari, che segue la fanfiction su tekken girls, e Silver Princess che sembra una vera esperta del mondo di tekken! Continua a seguire la mia ff, io leggerò alcune delle tue^^ ne hai scritte su tekken 5? Ah, e poi un piccolo grz anche a gurnie!

Capitolo 3

Il livello cinque. Mai, da quando Kazuya era stato alla Mishima Zaibatsu l’aveva mai visto. Pensandoci bene, fin qui la cosa poteva essere normale, da lui ci si aspettava che fosse solito passare il tempo ad allenarsi piuttosto che in quegli angusti laboratori. Il problema era che Kazuya nei laboratori della Zaibatsu c’era stato eccome. Li aveva girati quasi tutti quando era affascinato dal gene Devil. L’aveva voluto studiare a fondo, anche a costo di fare esperimenti  su se stesso. Ma non gli importava. Avrebbe riso in faccia alla morte pur di comprendere a fondo i segreti di quel misterioso gene. E lo faceva, sfidava il dolore, se ne infischiava delle cicatrici e delle ferite, delle scariche elettriche, dei prelievi di sangue, faceva tutto questo sperando si capirci qualcosa in più. A Kazuya non piaceva restare nell’ombra. Non era come suo figlio Jin, che cercava di liberarsi del demone. Lui l’aveva studiato, capito, compreso finalmente… ed era riuscito ad utilizzarlo a suo piacimento. Gli esperimenti non avevano dato molti risultati. Avevano solo saputo spiegare che il gene Devil non aveva nulla di umano. Non assomigliava a nessuna materia presente in natura, non era nemmeno dello stesso tessuto degli organi umani. Sembrava provenisse da un altro mondo. Inoltre emanava un’energia terribile. Un’energia negativa, a parere degli scienziati, qualcosa che a malapena poteva essere contenuta dentro qualcosa. Aveva l’instabilità di una bomba. Eppure Kazuya lo portava tranquillamente in corpo. Forse il gene Devil aveva bisogno di un essere umano per vivere e svilupparsi, come aveva fatto con Kazuya. Era contenuto nel suo corpo da quando aveva cinque anni ma si era manifestata solo molto tempo dopo... Magari era successo così anche agli altri portatori del gene…

Ad ogni modo, Kazuya non aveva tempo da perdere con tutte quelle spiegazioni. Non gli avevano dato nessuna risposta, solo altre domande. Per questo aveva deciso di scoprire i segreti del gene da solo. Ormai sapeva utilizzarlo bene e riusciva a  trasformasi in Devil ogni volta che ne aveva bisogno. Si avvicinò al portone del livello cinque, affiancando così suo padre.

-Cosa c’è dietro questa porta?- chiese. Per la verità era quasi più che un sussurro, una domanda che non avrebbe avuto risposta, detta più a se stesso piuttosto che rivolta al padre. Voleva davvero saperlo. Nulla in vita sua l’aveva incuriosito più di questo. E per di più era un quesito di cui solo Heihachi conosceva la risposta. Non avrebbe mai pensato che una cosa posta dal padre avrebbe potuto interessargli a tal punto.

Heihachi sentì quello che aveva detto Kazuya, ma non rispose.

Dal canto suo era già in trepidazione. Sapeva di aver incuriosito per bene il figlio. Era sempre stato un bambino curioso, Kazuya. Fin troppo per i suoi gusti. Ma in quel momento quel sentimento infantile gli faceva comodo ora più che mai. L’avrebbe sfruttato fino a quando non avrebbe ottenuto dal figlio ciò che voleva. Passò le ruvide mani sulla scritta “level” in rilievo, poi scese giù con l’indice percorrendo il freddo metallo. Premette il numero cinque, che si rivelò essere un tasto per aprire quel misterioso portone.

Assieme, affiancati, entrarono nei meandri del fantomatico livello 5.

Mi scuso perchè questo capitolo è un po' cortino, ma l'ho diviso in due parti perchè era molto lungo! Quando scrivo non mi so fermare... Aspettate il prossimo^^

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Capitolo 4
*** Capitolo terzo (parte seconda) ***


Ed ecco qui la seconda parte del terzo capitolo cheeeeee... NON vi rivelerà ancora quali sono le intenzioni di Heihachi, ma almeno vi chiarirà un po' le idee (o no?) ad ogni modo, care Silver Princess, Elilly e Cleindori, prima o poi ci arriverò al succo della cosa, statene certe! Voglio solo girarci un po' intorno per creare la suspance, che poi dopo un po' annoia, ma sappiate che nel prossimo capitolo si arriverà quasi al nocciolo della questione.

Capitolo 3 parte seconda

Kazuya aveva cominciato a farsi starne domande riguardo il livello 5. Si era fatto una certa idea. Prima di tutto questo era un laboratorio situato nei sotterranei, perché non l’aveva mai visto. Per quanto ne sapeva i laboratori si trovavano, nessuno escluso, al terzo piano. E non erano ordinati per livello. Logicamente, essendo tutti sullo stesso piano non c’era ragione per dividerli in questo modo. Nella Mishima i laboratori erano contraddistinti da un simbolo, lo schema di un atomo, che si trovava disegnato sulle porte d’acciaio. A proposito di porte, quella di poco fa era sembrata a Kazuya a dir poco inverosimile. Era enorme, di una lega d’acciaio troppo spessa. Era fatta per nascondere, se non proteggere, qualcosa. Ma che cosa? Un oggetto pericoloso di certo. Magari qualcosa che non sarebbe dovuta cadere nelle mani sbagliate. Kazuya sussultò.

Non erano già quelle di Heihachi le mani sbagliate?

La risposta a questa domanda arrivò immediatamente. Heihachi si voltò e squadrò Kazuya ghignando. Aveva uno sguardo da folle.

Decisamente, se Heihachi nascondeva qualcosa, era qualcosa di terribile.

Che fosse un altro dei folli progetti del padre? Magari Heihachi voleva coinvolgere anche lui in una delle sue ennesime opere di “dominio del mondo”? Ad ogni modo, qualsiasi proposta gli avrebbe fatto Heihachi lui non avrebbe accettato. Chissà, se fosse stato un progetto accettabile e perlomeno “funzionante” ci avrebbe fatto un pensierino. Se ne  sarebbe appropriato dopo aver ucciso Heihachi. Quale momento migliore per farlo se non ora?

-Sbrigati Kazuya- intimò Heihachi. Kazuya aveva rallentato il passo per riflettere ed osservare quello strano posto. Il corridoio era simile agli altri della Zaibatsu, un lungo tunnel di un uniforme grigio metallico illuminato solo da delle potenti luci al neon. L’unica cosa diversa era che alcune di queste erano rotte in mille pezzi, come esplose per un qualche sovraccarico di energia. Kazuya si sorprese nel vedere che alcuni cocci di vetro erano ancora sparsi per terra, come se nessuno avesse ripulito quel disastro.

-Cammina Kazuya- disse pacato Heihachi.

-Sta zitto- ringhiò Kazuya. Heihachi si voltò lentamente verso suo figlio. –Sta zitto tu e cammina- Kazuya fulminò con uno sguardo il padre e riprese a camminare

-Sto solo osservando. Non ho mai visto questo posto prima d’ora-

-Ci credo. te l’ho tenuto nascosto da sempre. E devo dire che ho fatto un buon lavoro- disse Heihachi, e sorrise malignamete.

-Ah è così?-

-Si. In verità temevo che tu una volta preso il controllo dell’azienda l’avessi scoperto. Beh, ho temuto per nulla, ti facevo diverso, sai? Credevo che tu avresti scovato e cancellato ogni traccia del mio precedente dominio qui alla Zaibatsu. Sono contento di ammettere che mi sbagliavo-

-Mi è sfuggito un punto- disse Kazuya a denti stretti.

Heihachi sorrise ed aumentò il passo. Kazuya lo seguì senza problemi. Camminarono a per un po’, senza incontrare né ostacoli né cambiamenti di paesaggio. Fino a quando Kazuya notò una porta, anche se ben mimetizzata, sulla parete del corridoio. Si fermò e con lui anche Heihachi.

Il padre si avvicinò e bussò alla porta.

Bene, ho finito, vado subito a scrivere il prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Capitolo quarto ***


Ho fatto più in fretta che ho potuto, ecco il quarto capitolo. Domani avrete il quinto, adesso scusatemi ma devo andare a scriverlo prima che l'ispirazione vada via! Ciaoooooooooooo

Capitolo 4

Dopo aver bussato Heihachi si scostò, seguito dal figlio, sempre più stranito che si era avvicinato a lui. La porta emise un sibilo e si aprì lentamente, dalla piccola fessura sottostate uscì del fumo ghiacciato, che si disperse nell’aria qualche secondo dopo.

-Depressurizzazione?- pensò Kazuya ancor più incuriosito.

La porta scivolò di lato e ne uscì una persona con una tuta bianca, simile in tutto e per tutto a quella antiradiazioni usata nei laboratori della Mishima che Kazuya conosceva bene. Era la stessa che utilizzavano i dottori durante gli esperimenti sul gene Devil.

L’uomo guardò per un attimo verso i due Mishima, poi si apprestò a togliersi tempestivamente il copricapo che impediva di far intravedere la sua persona. Il misterioso uomo si rivelò essere un ragazzo dall’aria giovane. Sorrideva e indossava un paio di occhiali. Aveva corti capelli color miele e due occhi verdi. Non aveva l’aria da scienziato, ne tantomeno quella di un dottore. Sembrava un ragazzino.

“Un rammollito” pensò Kazuya. Ma doveva avere sicuramente qualche qualità               se era al servizio di Heihachi

-Salve capo- disse il ragazzo rivolto ad Heihachi. -È  successo qualcosa?-

Heihachi non rispose ma indicò Kazuya. Il ragazzo, che prima non aveva badato a Kazuya lo guardò con insistenza, poi, come se improvvisamente si fosse ricordato di qualcosa di importante, alzò la testa di scatto sorpreso e rientrò da dove era venuto. Ne uscì pochi secondi dopo privo della tuta e con una cartelletta in mano.

 Kazuya notò che adesso portava un lungo camice nero, proprio come quello dei suoi tecnici. Il ragazzo si occupava delle macchine, di questo ormai ne era sicuro. Ma era un interrogativo a cui aveva saputo rispondere alquanto misero. Sapere che ora sarebbe stato scortato da un tecnico da strapazzo oltre che dal padre non risolveva certo il mistero.

-Devo portarvi là?- chiese titubante il ragazzo

-Per sua sfortuna dottor Miyamoto, credo proprio di sì- rispose Heihachi seccato. Sapeva che al ragazzo non piaceva il posto dove stavano per andare. Satoshi Miyamoto, un novo arrivato, ma una vera promessa nel campo della tecnologia. L’aveva assunto non appena aveva scoperto le meraviglie che riusciva a realizzare. Insieme a quel ragazzino avrebbe realizzato un incredibile progetto, forse il più grande che gli era mai venuto in mente. Inizialmente il ragazzo si occupava solo della manutenzione di alcuni marchingegni  e non gli era concesso di prender parte ai progetti più segreti. Era solo un ragazzino, un tipo facile da influenzare. Se avesse saputo cosa davvero studiava la Zaibatsu… perciò era meglio che non ne venisse mai a conoscenza.  Chiunque avrebbe potuto estorcergli informazione riguardo  i piani di Heihachi, anche Kazuya. Soprattutto Kazuya.  Un giorno però, anzi, quel giorno, quello in cui Heihachi aveva fatto la più grande delle sue scoperte, il piccolo Satoshi si era rivelato molto utile, e anche piuttosto fedele e taciturno. Il progetto era in buone mani. Mani che però erano spesso titubanti ed avevano paura di quel che facevano. Per questo Miyamoto aveva timore di tornare ad occuparsi del folle piano di Heihachi. Il ragazzo si sentiva orgoglioso di quello che faceva, ma non poteva fare a meno di pensare alle conseguenze. C’era da aspettarselo in fondo. Era ancora un ragazzino.

Satoshi si sistemò il nondo alla cravatta, anch’essa nera, poi strinse convulsamente la cartelletta nella mano destra.

 –Subito signore, andiamo- disse con enfasi.

FINE QUARTO CAPITOLO^^

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Capitolo 6
*** capitolo quinto ***


Salve a tutte! Come promesso, ecco qui il quinto capitolo! Ho fatto più in fretta che potevo! Ringrazio tutti voi che state seguendo la mia ff, e anche pigna che l'ha messa tra i preferiti^^Un grande grz a Diamondeyes, della quale mi sono accorta solo adesso...XP

Capitolo 5

Satoshi, Heihachi e Kazuya, camminavano in ordine per il corridoio principale del livello cinque, avvolti da un silenzio di tenebra.

Kazuya non riusciva a credere ai suoi occhi. Il corridoio grigio sembrava interminabile, così com’era, uniformemente tappezzato da pareti grigie, sembrava un lungo tubo d’acciaio, una trappola mortale. Kazuya era sempre più confuso. Durate tutto il tragitto non avevano incontrato che pareti metalliche. L’unica variazione nel  tetro paesaggio era stata quella porta dalla quale era uscito quel ragazzo, quel Miyamoto.

“Chi sarà mai questo ragazzino? Perché il vecchio lo tiene con sé?” si chiese ancora una volta. E ancora una volta, nessuna risposta, ma solo altre domande si fecero spazio nella sua testa. Gli interrogativi erano troppi, e dovevano avere una risposta. Era stanco di tutto questo mistero, ma non osava ammettere che la curiosità cresceva ad ogni passo. Cercava risposte? Ebbene, le avrebbe avute.

-Ehi Miyamoto, cosa c’era in quella camera?- chiese Kazuya bruscamente. Heihachi non si voltò, continuò a camminare, deciso a lasciar fare al figlio.

-Uh?- Il ragazzo si girò sorpreso.  A Kazuya  non sfuggì il suo sguardo ingenuo. –Intende dire la stanza del nocciolo?- rispose. 

Il nocciolo? Heihachi adesso si cimentava nel campo del nucleare? Pensò Kazuya. Possibile. Tutto era possibile a quel punto. -Quella da dove sei uscito- intimò Kazuya.

-Non c’era nulla d’importante, stavo solo conducendo qualche esperimento-

-Ed eri da solo lì dentro?-

-Beh, sì… mi piace stare da solo… era da tempo che volevo provare a scindere un atomo in più parti di quanto si potesse fare normalmente- rispose con naturalezza.

-Normalmente?- chiese Kazuya con un sorriso sarcastico

-Non è l’aggettivo più appropriato, eh? In effetti qui si fanno esperimenti che vanno al di là del convenzionale… e poi, la fisica nucleare è così affascinante…- disse il ragazzo volgendo la testa al soffitto.

-Già- rispose Kazuya glaciale. Ci fu un silenzio imbarazzante subito dopo, che dette a Kazuya il tempo di notare ancora altre luci esplose. Decise di rompere quel  distacco.

-Che è successo a quelle luci? Ne ho viste altre simili prima…- chiese. In realtà avrebbe voluto fare molte altre domande, ma si dovette accontentare. Satoshi volse la sua attenzione a queste ultime.

-Un sovraccarico di energia dovuto alla…-

-Basta!- sbottò Heihachi. –Adesso smettila Satoshi, mi sembra che abbiate parlato abbastanza, non ti pare? Kazuya saprà quello che vuole fra pochi istanti-

-Si signore, certamente, mi scusi-

-Bene. Adesso puoi anche smetterla di fare domande Kazuya, siamo arrivati-

Kazuya alzò lo sguardo e notò che il corridoio non proseguiva più in linea retta, ma c’era uno svincolo. Le pareti di freddo metallo i piegavano paurosamente e svoltavano a sinistra. “Finalmente” pensò. Presero quella specie di deviazione e si trovarono davanti ad una porta simile a quella di prima. Heihachi vi poggiò sopra la mano, attivando così uno scanner di riconoscimento per le impronte digitali. I tre entrarono con cautela, ritrovandosi in un’enorme stanza lugubre e spoglia. Satoshi, non appena mise piede lì dentro, non potè astenersi dal

-Girati, Kazuya-

Kazuya si girò, come gli aveva detto il padre. Davanti a lui c'era un vetro trasparente, che dava su una stanza dalle pareti completamente bianche. C'era poca luce. -Guarda bene, Kazuya...- disse sottovoce Heihachi. -Guarda e stupisciti- Kazuya si appoggiò al vetro, cercando di intravedere quello che c'era dentro. Nella stanza si accesero delle potentissime luci al neon, che costrinsero Kazuya a chiudere per un attimo gli occhi. Quando però li riaprì, ciò che vide nella camera, lo lasciò sconcertato.

Una figura umana,  coperta a malapena da alcune bende candide, era adagiata lievemente per terra. Kazuya la guardò bene. Non era possibile, quel viso, quei capelli… era proprio lei, ancora come se la ricordava.

 Jun Kazama.

Bene, finito! ditemi che ne pensate, io vado a scrivere il prossimo capitolo^^

 

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Capitolo 7
*** capitolo sesto ***


Capitolo 6

Il nome della sua donna vagava nella mente di Kazuya da tempo. Non aveva mai smesso di pensare a lei in tutti questi anni. Come stesse, che cosa facesse mentre lui governava alla Mishima… Non aveva saputo più nulla riguardo la sua Jun. Era arrivato addirittura a credere che fosse morta. Invece eccola lì.

Viva.

O no?

Kazuya sussultò. Effettivamente, ora che la guardava bene Jun sembrava un corpo senza vita. Immobile come una statua, eterea, o più che altro bianca… bianca come un cadavere. E per di più sembrava ferita. Tutte quelle bende implicavano qualcosa. Un combattimento finito male, magari. Kazuya fissava la figura inanimata della donna, pieno d’interrogativi. Ma il più ricorrente era:

che diavolo ci faceva Jun lì dentro?

Mentre Kazuya guardava sconcertato attraverso il vetro, Heihachi gli si avvicinò.

-Bella vero?- disse. Kazuya strinse i pugni e si voltò arrabbiato verso suo padre. Rispose ad Heihachi con un ringhio.

-Ehi, calmati figliolo! Ho solo detto la verità. La tua Jun è senza dubbio una delle più belle donne che io abbia mai visto in vita mia-

-Allora lei è davvero…-

-Jun Kazama. Sì, è lei. a dire la verità  neanche io ci credevo. La sua identità è rimasta dubbia fino all’esame del DNA. Satoshi è stato molto bravo in questo…-

Kazuya guardò oltre le spalle di suo padre e si accorse che il ragazzino era sparito. Heihachi notò la sorpresa del figlio.

 –L’ho mandato via. Non volevo che ci disturbasse, questa è una questione di famiglia. Tu non hai notato nulla, imbambolato com’eri- gli disse ridacchiando. Kazuya ringhiò e si rivolse al padre.

-Che ci fa lei qui?- disse indicando la stanza dove si trovava la donna. Heihachi gignò.

-Preparati ad una lunga storia Kazuya. Devi sapere che nel livello cinque si conducono da sempre esperimenti che vanno al di là di ogni immaginazione. Ho fatto costruire questi laboratori sotterranei quando ancora eri poco più che un bimbetto. Avevi cinque anni, se non sbaglio. Ed eri solito ficcare il naso dappertutto, mettendomi i bastoni fra le ruote nonostante l’età. Che ragazzino impertinente- Kazuya sospirò e incitò il padre a continuare. Non gli importava nulla delle marachelle della sua infanzia.

-Ebbene, qualche giorno fa, io ed i miei tecnici stavamo conducendo esperimenti sul gene Devil. No, non devi essere sorpreso Kazuya, molti dei tuoi sottoposti lavorano segretamente per me. Mi passano tutti i dati degli esperimenti su di te, sai? Sono proprio dei tecnici fedeli…- continuò ridacchiando –era già da un paio di giorni che gli esperimenti erano fermi sullo stesso punto. Per quanto ci provassimo, non riuscivamo ad andare avanti. Nessuno riusciva a cavare un ragno dal buco, non c’era dottore o scienziato che sapeva darmi una risposta. Fino a quando scoprii quel ragazzino. Satoshi ha un bel talento, te ne sei accorto tu e me ne ero accorto anch’io. Inoltre era pieno di idee innovative, rivoluzionarie. I miei, anzi i tuoi scienziati non erano nulla in confronto a lui. Il genio di quel ragazzo sovrastava completamente le idee obsolete di quel branco di idioti. Era perfetto… ma cosa credi, l’ho sfruttato e lo sto sfruttando ancora- Kazuya provò un momentaneo dispiacere per quel ragazzino. L’ennesima persona sfruttata dal malvagio padre.

-Comunque…- disse Heihachi schiarendosi la voce –Con lui ero riuscito a trovare qualcosa. Avevamo condotto un esperimento sulla strana energia emanata dal gene. E, grazie ad un marchingegno messo a punto da Miyamoto, eravamo riusciti ad identificarne una simile. Un’energia negativa, ma che mi affascinava moltissimo. L’unico problema era che l’energia non proveniva dalla nostra dimensione. Ti sto meravigliando, vero? Ma aspetta di conoscere il seguito…- Kazuya era rapito dalle parole del padre. Un’energia negativa simile a quella di Devil? Ma esisteva al mondo una cosa del genere? Ormai, da quando Kazuya aveva rivisto la sua Jun, era disposto a credere a tutto. A proposito di Jun, da lei ancora nessun segno di vita.

-Bene- disse Heihachi –noi non riuscivamo a credere all’esistenza di questa dimensione parallela, tuttavia facemmo un tentativo. Satoshi, grazie alle sue capacità, riuscì ad inventare una macchina per creare uno squarcio dimensionale, che ci avrebbe messo in comunicazione con la dimensione X, così la chiamammo. Si, so che sembra impossibile, ma noi ci riuscimmo. Non so dire con precisione se era ambizione o pazzia, fatto sta che io dovevo attingere quell’energia. Ti rendi conto di quello che avrei potuto fare? Sarei riuscito anch’io a diventare potentissimo, proprio come te e quel bastardo di tuo figlio Jin!- c’erano sadismo e follia pura nelle parole di Heihachi. Tuttavia Kazuya decise di rimanere ad ascoltare, intento a scoprire il segreto che si celava nella perversa mente del padre.

-Ad ogni modo, noi ci riuscimmo. Aprimmo un varco nella parete dello spazio tempo. Non so bene come descriverti quello che esattamente vedemmo, sappi solo che dal buco ne uscì quella donna. Era avvolta da un misterioso alone nero, nuda, ferita e priva di sensi. Rimanemmo a bocca aperta quando scoprimmo che l’energia negativa proveniva da lei. La tenemmo qui per un paio di giorni, anche se era inavvicinabile. Perché quell’oscura nebbia che la ricopriva faceva fuori ogni cosa si avvicinasse più di qualche centimetro a lei. il primo a pagarne le conseguenze fu un dottore venuto a medicarla. Ere ridotta proprio male, anche se non oso dirti che fine ha fatto il medico. Per alcuni fu orribile. Io invece come ben sai, sono abituato alla vista del sangue. Nessuno si avvicinò alla ragazza per più di una settimana. Quando finalmente decidemmo di riprovare, perdemmo un altro dottore e ben due scienziati. Miyamoto cominciava a pensare che fosse meglio rispedire la creatura da dove era venuta. Io no. A me interessava tantissimo quell’incredibile potere. Se solo avessi visto cosa sapeva fare… sarei stato invincibile se solo fossi riuscito ad appropriarmi dell’energia della ragazza…-

-Ma…?- intimò Kazuya. Sapeva che le cose non erano andate come voleva il padre, l’aveva capito dal suo tono rassegnato. Ed era davvero compiaciuto di tutto ciò. Il vecchio aveva fallito. Tutto merito di Jun.

-Un giorno, l’energia oscura sparì. Abbandonò il corpo di quella donna improvvisamente. Sentimmo delle urla provenire dal livello cinque. La ragazza era in piedi, in preda a quello che doveva essere un dolore straziante.  L’alone nero si espandeva a dismisura, provocando molteplici sovraccarichi di energia. Esplosero quasi tutte le luci. Poi l’energia oscura si levò in alto e si disperse nell’aria. La donna si accasciò a terra, come morta. Da quel giorno non ci fu più alcun segnale dell’energia negativa. Potevamo avvicinarci alla ragazza però. Non appena la vidi ravvisai i tratti di una partecipante al secondo Tekken. Non c’erano dubbi, era proprio lei. Jun Kazama, la madre di tuo figlio. La tua donna. La credevi morta, eh? Invece eccola qui. Non te lo aspettavi Kazuya… E poi stranamente la ragazza è rimasta giovane come un tempo. Abbiamo attribuito questo fenomeno all’energia oscura. Probabilmente se me ne fossi appropriato avrei potuto godere di una grande longevità, se non vivere per sempre. Ma ormai è troppo tardi…-

-Perché la tenete ancora qui allora? Lasciala subito andare Heihachi, lei non ha nulla a che fare con te!-

-Vedi, il fatto è che i risultati del DNA sono molto interessanti. In lei si cela una strana forza che è capace di eliminare il gene Devil. Ma una cosa che mi soddisfa pienamente è che ho preso ancora una volta ciò che era tuo- disse Heihachi ghignando compiaciuto. Kazuya sussultò, irato, pronto a colpire il padre.

-Non l’avrai mica…-

-Non l’ho toccata nemmeno con un dito. Almeno finora… L’ho lasciata ai miei uomini però. Qualcuno di loro voleva vendicarsi della morte dei propri colleghi, altri avevano verso di lei un desiderio… non è facile per loro resistere ai piaceri della carne… Non so cosa le abbiano fatto, ma posso immaginarlo…- concluse sadico. Kazuya si lanciò furiosamente contro il padre, pronto ad ucciderlo.

-Kazuya! Fermo, non farlo!- gridò una voce. Heihachi e Kazuya si voltarono verso quel suono. Era stata Jun a parlare,  appoggiata al vetro e malferma sulle gambe, guardava i due con le lacrime agli occhi.

Allora? che ve ne pare? Forse l'idea dell'altra dimensione è troppo scontata? O troppo stupida? Che faccio, continuo o lascio stare?

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Capitolo 8
*** capitolo settimo ***


Capitolo 7

Salve a tutte! Mi dispisce per non aver aggiornato subito ma adesso che la scuola è finita finalmete posso scrivere in santa pace! Allora, veniamo a noi...
Katie Hinamori e Cleindori: non vorrei anticiparvi la storia, ma non è detto che le parole di Heihachi sul presunto stupro siano del tutto vere... del resto ha già detto che lui stesso non l'ha neanche toccata! Ancora una cosa, seriamente, anche io certe volte ho pensato che Kazuya se ne fragasse altamente di Jun, ma preferisco pensarla diversamente, come fanno anche molte altre. E poi, non credo proprio che Jin sia stato una semplice svista sessuale, semplicemente, Jun non mi dà l'idea di una ragazza facile... ecco tutto^^
Vi lascio alla storia^^

Kazuya aveva ormai abbrancato per il collo Heihachi e quest’ultimo si dibatteva inutilmente.  Ma quando sentirono quel grido, padre e figlio si voltarono all’unisono.

Jun Kazama li fissava. Anzi, fissava Kazuya. Non poteva credere che lui fosse qui. Non si ricordava quasi più di lui, anche perché la sua mente era fortemente  annebbiata. Era come se un periodo della sua vita fosse stato completamente cancellato, rimosso. I suoi ricordi arrivavano alla sera della sua morte. O almeno, quella che fino ad ora Jun aveva creduto che fosse. L’ultima cosa che ricordava era la faccia spaventata del suo bambino, il suo piccolo Jin, che la chiamava con tutta la voce che aveva in corpo. Ricordava le sue lacrime di terrore, la sua posizione accucciata e tremante, le sue urla… Jin aveva provato a difenderla da Lui. Ma era solo un bambino, non ha potuto fare nulla. E lei era caduta tra le grinfie di Ogre, un demonio di quelli peggiori. Da quel momento vide solo buio.

Poi aveva aperto gli occhi. E la luce si era insidiata sotto le sue palpebre bruciandole e costringendola a richiuderle immediatamente.

Era stato come svegliarsi dopo un lungo sonno. Anche se aveva gli occhi chiusi sentiva tutto quello che accadeva attorno a sé. Era distesa su qualcosa di freddo, sul pavimento o su un tavolo di acciaio. E non riusciva a muoversi. Nonostante capisse dove si trovava, sentiva qualcuno che le si avvicinava, ogni giorno, alla stessa ora. Jun rimaneva immobile ed aspettava che quel qualcuno facesse una mossa. Magari le avrebbe detto dov’era. Le avrebbe detto che non era morta, o che non era più all’inferno. Invece “qualcuno” non si muoveva, restava lì accanto a lei, ad osservarla probabilmente, poi tornava da dove era venuto. Un giorno però il misterioso individuo si avvicinò a lei più del solito e le sollevò delicatamente la testa. Jun avvertì un brivido lungo la schiena, fino a quando non lo sentì parlare.

-Mi dispiace, vedrai che quando Heihachi avrà quello che vuole ti lasceranno in pace- la rassicurò la voce. Apparteneva ad un uomo, anzi, ad un ragazzo. Jun ebbe l’istinto di aprire finalmente gli occhi per ringraziare quel ragazzino, quando qualcosa le perforò il collo. Sentì uno strano liquido scorrerle nelle vene.

Quel ragazzo gentile le aveva iniettato qualcosa. Stava per reagire, ma poi l’uomo smise di sorreggerla e lei sprofondò nuovamente nelle tenebre.

D’un tratto ricordò tutto quello che l’aveva portata a fare quella fine.

Tranquilli, aggiornerò subitissimo! Da domani comincia la storia di Jun!

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Capitolo 9
*** Capitolo ottavo (parte prima) ***


Ecco il seguito! I tre prossimi capitoli (forse di più) parleranno di Jun Kazama, ovvero, di tutto quello che le è successo prima di giungere misteriosamente nei laboratori di Heihachi. Comunque... x Cleindori, non ho minimamente pensato al periodo in cui collocare la storia... se non ne trovo uno dovrò sicuramente sggiungere l'avvertimento AU...?

La storia di Jun

È mattina presto,  lo scenario che si staglia davanti a noi è quello di una stazione ferroviaria, ai limiti di un bosco rigoglioso. Il treno sorge in mezzo la foresta, dividendola a metà, spaccandola, emergendo dalla dura terra sulla quale ormai non crescerà più niente. Una donna, alta, lisci capelli neri che le cadono sulle spalle, legati da uno sfilacciato nastro bianco, sta in piedi sotto un cartello che dice “STAZIONE DI YAKUSHIMA”. Indossa un dei pantaloni neri al ginocchio ed un gilet bianco. Osservandola bene, si può notare che ha l’aria davvero stravolta, con i vestiti impolverati e la faccia triste. Quella donna si chiama Jun Kazama, e sta così male perché ha scoperto una verità troppo scomoda. Una verità che fa male.

Ieri Jun stava facendo la doccia. Da sola, nella sua tranquilla camera d’albergo, si stava rilassando sotto il perpetuo getto d’acqua calda. Si era buttata sotto la doccia sperando di calmare l’impetuoso flusso dei suoi pensieri. Era infatti da un paio di giorni che non si sentiva tanto bene. Vomito e nausea erano i sintomi più ricorrenti. Jun aveva incominciato a pensare, a farsi la sua idea. E non era una bella idea.

Per questo, nel pomeriggio Jun era uscita di casa per recarsi immediatamente in farmacia. Ed ora era lì, nella doccia, sotto quell’infinita pioggia bollente, che stringeva quel dannato test di gravidanza in mano. l’aveva già fatto, ma non aveva il coraggio di scoprire il risultato. Incominciò a pensare.

“È negativo” si diceva. Ma poi prendendo coraggio aveva guardato. Altro che esito negativo.

Jun aspettava un bambino.

Immobile, con il test di gravidanza in mano e gli occhi sbarrati, Jun se ne stava rannicchiata in posizione fetale, seduta sul freddo marmo del pavimento della doccia. L’acqua cadeva sulla sua testa bagnandole i capelli, raggiungendo la faccia, formando lacrime d’acqua sul suo viso terrorizzato. Ormai il mistero era risolto. Jun non aveva la più pallida idea di che fare. Non sapeva se l’avrebbe tenuto, se avrebbe dovuto abortire... le piacevano i bambini, ma averne uno tutto suo… come sarebbe stato allevarne uno? Doveva smettere si combattere, di partecipare a tornei come il tekken? La testa le girava e gli occhi spalncati le bruciavo per via dell’acqua bollente che gli scorreva sopra. Non era possibile. Un bambino. Il figlio di Kazuya Mishima.

“E adesso?” pensò Jun, e dischiuse leggermente la mano lasciando cadere il test di gravidanza.

 

.::FiNe PrImA PaRtE::.

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Capitolo 10
*** Capitolo ottavo (parte seconda) ***


Salve a tutti! Come promesso, ho aggiornato più in fretta che potevo! Ora però tremo al pensiero di cosa mi faranno i lettori dell'altra ficci che sto scrivendo... E da un po' che non aggiorno più quella per lavorare su questa ehehe XD  -.-^
And by the way, by the way...
X Elilly: Grazie di tutto!!! Spero che continuerai a seguire l' ff, ricordo ancora il tuo primo commento^^

X yukino_lang08: Mi dispiace se alcuni miei capitolo alle volte sono un po' cortini... il fatto è che ho troppe idee per la testa e metterle tutte assieme provocherebbe il caos più totale.
Ecco a voi la seconda parte dell'ottavo capitolo ed un grande abbraccio alla più grande fan della coppia KazuyaxJun! Dovete sapere che sto basando la storia sia sull'anime che sul videogioco^^ 
Ah, le parti in corsivo appartengono ai ricordi.

La storia di Jun-parte seconda

Jun era scappata.

Non sapeva esattamente perché, sapeva, o meglio credeva soltanto che quella fosse l’unica cosa da fare. Perciò, come se il lieve rumore che il test aveva fatto cadendo fosse una sorta di sveglia, Jun si alzò di scatto ed uscì dalla doccia. Grondante d’acqua, prese un telo e vi si asciugò alla meno peggio. Si apprestò a richiudere i rubinetti della doccia. Mise un braccio dentro, senza nemmeno guardare e Il contatto con l’acqua bollente le provocò un brivido, costringendola a ritirare velocemente il braccio. Chiuse finalmente i rubinetti e indossò i primi vestiti che le capitarono sotto mano.  Si vestì in fretta e uscì di colpo dalla stanza sbattendo violentemente la porta. E corse via dall’albergo.

Jun correva senza fermarsi ormai da un po’ di tempo. Dopotutto era pur sempre una combattente, questo implicava una maggiore sopportazione del dolore e della fatica. Ma  tutta la sua esperienza nella lotta questa volta non sarebbe bastata a tirarla fuori dai guai. Era arrivata quasi alla meta, stanca e spaventata, durante tutto il tragitto non aveva minimamente badato alla gente che le stava intorno. Solo quando aveva urtato involontariamente una bambina si era fermata a consolarla, poi era ripartita a razzo.

Ed ora correva e ansimava diretta verso la stazione. Non riusciva a capire il perché di quella fuga improvvisa, era come se forse scappando si sarebbe lasciata i problemi alle spalle. Invece quel fantasma che sembrava la inseguisse sarebbe rimasto sempre con lei, dentro di lei. Quel bambino che non sarebbe dovuto arrivare così d’improvviso. In realtà le sarebbe piaciuto rimanere con Kazuya a crescere assieme il piccolo. Ma in cuor suo sapeva che non sarebbe mai successo. La nascita di quel bambino non era prevista. Lei e Kazuya si conoscevano da poco, eppure erano già arrivati così lontano… si erano spinti troppo oltre. O forse era lei che si era lasciata andare. Amava troppo Kazuya. Ricordava benissimo il momento del concepimento del bambino…

Era successo poche settimane prima, alla fine del Tekken. Lei non si era ancora svegliata dopo la caduta dal burrone. Quando aveva aperto gli occhi però una cosa l’aveva colpita particolarmente. Kazuya era seduto sul pavimento, appoggiato alla porta. Era lontano dal letto in cui lei riposava un attimo prima, ma abbastanza vicino da far capire a Jun che stava dormendo. Jun aveva sorriso “Ha ancora quell’espressione. È serio anche quando dorme” aveva pensato. Il cuore le aveva fatto un sussulto ne petto quando aveva realizzato che Kazuya era rimasto lì per lei. Stette a fissarlo per un bel po’ fino a quando non lo vide aprire gli occhi. Kazuya aveva guardato il soffitto e poi si era girato verso il letto di Jun. Faceva così ormai da giorni, per controllare che quella ragazza stesse bene, sperando che si fosse svegliata. Quando l’aveva vista finalmente in piedi, un sorriso si era allargato sul suo volto, ma era sparito dubito dopo per far posto alla sua solita e severa  espressione. L’aveva scrutata e aveva detto:

-Ti sei svegliata finalmente. Ora che stai bene posso anche andarmene…-  si era alzato ma Jun, vedendo che stava per essere lasciata di nuovo sola, aveva provato a fermarlo:

-No! Kazuya aspetta io…- aveva gridato, poi si era bloccata, incerta su cosa dire. In effetti per la verità lei aveva le idee ben chiare su cosa chiedere a Kazuya. Ma non ne aveva il coraggio. E sapeva che non l’avrebbe mai avuto.

Kazuya aveva richiuso la porta e si era voltato. Le si era pericolosamente avvicinato, ormai erano occhi negli occhi. Jun faceva fatica a controllare il suo respiro e soprattutto, i battiti del suo cuore. Kazuya le aveva fotto provare questa sensazione già una volta, al torneo del tekken. Ma quella volta era diverso. Il suo cuore aveva sussultato per via dell’apparizione dell’energia negativa che risiedeva in Kazuya. Adesso era tutta un’altra cosa. Non era Devil che la faceva stare così. Era Kazuya. Che in quel momento le era quasi addosso.

-Che c’è? Hai bisogno di qualcosa?- aveva chiesto Kazuya leggermente irritato. Jun aveva dischiuso leggermente le labbra, ma non era riuscita a spiccicare parola. Kazuya aveva scosso la testa e sussurato:

-E va bene, adesso basta- poi aveva afferrato Jun per le spalle e l’aveva baciata. Jun era rimasta di sasso. Ma era stranamente felice. Non appena aveva sentito le loro lingue entrare in contatto, un brivido le aveva percorso tutto il corpo fino ad arrivare al basso ventre. Una strana sensazione in mezzo le gambe l’aveva costretta a chiudere gli occhi, facendo morire il suo gemito nella gola di lui. Kazuya aveva interrotto bruscamente quel piacevole contatto che si era creato tra i due. L’aveva guardata insistentemente, come per chiederle il permesso di continuare. Jun inizialmente non aveva detto nulla, poi aveva capito le intenzioni di Kazuya. Aveva spalancato gli occhi e si era rannicchiata contro il muro. Kazuya allora le si era avvicinato ancora di più, poggiando un ginocchio sul letto e le braccia contro il muro. Ormai l’aveva in pugno. Lei aveva provato a divincolarsi ma Kazuya le aveva serrato i polsi sopra la testa. Dopo l’aveva stretta a sé e baciata di nuovo. L’aveva spinta delicatamente costringendola a sdraiarsi. Entrambi si erano guardati per un altro interminabile istante. Kazuya si era chinato verso di lei. erano nella stessa posizione di prima, lui con le braccia ai lati del suo viso, lei inerme e paurosamente rossa in volto. C’erano un uomo e una donna. E c’era un letto. Era successo quello che doveva succedere. E Jun non aveva fatto assolutamente nulla per evitarlo.

 

Ed eccola qui ora. Corse ancora per un po’ nella foresta, il fiocco che aveva tra i capelli s’impigliò tra i rami di un albero e cominciò a disfarsi. Si voltò e strappò il filo che era rimasto impigliato, poi ricominciò la corsa. Una radice che emergeva dal terreno la fece inciampare. Prima di cadere, stando bene attenta a non farsi troppo male, con le mani toccò il terreno fece una ribaltata per non rovinare a terra. Si guardò le mani: qualche graffio, ma niente di più. Era tutto a posto.  Continuò a correre fino ad arrivare alla meta. Scostò un cespuglio di foglie e si ritrovò alla stazione ferroviaria. Si fermò prendendo un bel respiro, poi s’inginocchiò a terra, sospirando affannosamente. Camminò e si appoggiò ad un cartello. Jun alzò gli occhi. C’era scritto “STAZIONE DI YAKUSHIMA”. Chiuse gli occhi e pensò ancora una volta a Kazuya.

.::FiNe SeCoNdA PaRtE::.

Ok, è ufficiale. Questa storia mi sta prendendo tantissimo, arriverò a sognare il continuo dei capitoli di notte! Ammetto che così facendo sta diventando tutto una sorta di "storia nella storia" e  scrivere tutto quanto al trapassato prossimo è snervante...Beh? Che ne pensate (della storia non del flashback demente)? Continuo a fare un buon lavoro? O  sto semplicemente imbrattando le bianche pareti di EFP con il mio inchiostro nero indelebile? Oh tranquilli, posso sempre farlo diventare inchiostro simpatico^^


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Capitolo 11
*** Capitolo ottavo (parte terza) ***


Ok... sono... sono di nuovo qua.
 Vi prego non uccidetemi! Vorrei tanto dirvi che non ho potuto continuare la fic per motivi personali,o per problemi di qualsiasi genere, ma non è così. Non riuscivo più a scrivere nulla. Vi è mai venuto il famigerato "blocco dello scrittore?" è più o meno una cosa del genere. Oggi sono tornata prima da scuola e ho ripreso a scrivere. Sono come un fiume in piena. Adesso vi lascio a questo capitolo e ne scrivo subito un altro, e dopo mi occuperò dei vari temi lasciati in sospeso durante le vacanze :P
Sono tornata!

La storia di Jun-parte terza

Per un attimo si dimenticò di tutti i problemi, i motivi che l’avevano portata a quella decisione, e si concentrò solo nel riprendere fiato. Scivolò lentamente a terra fino a sedersi a terra. Si rigirò su un fianco e poggiò la fronte al palo che sosteneva il cartello. Il metallo era freddo e arrugginito, ma lei lo trovò comunque confortante. Dopo quella corsa, si sarebbe volentieri accasciata a terra per non risvegliarsi mai più. Respirò a fondo, una, due, tre volte. Pi si rialzò da terra.

Si appoggio nuovamente al palo d’acciaio e si guardò intorno. Oltre ai binari del treno non sembrava esservi nulla. Camminò fino ad arrivare di fronte alle rotaie, per poi accucciarsi a terra e sfiorare il terreno brullo. Il treno era stato costruito pochi mesi fa, come un altro pretesto per sfruttare le nuove tecnologie. Per far vedere ancora una volta come l’uomo può modificare tutto a suo piacimento. La stazione infatti sorgeva esattamente in mezzo alla foresta. Dove finiva la città e i suoi rumori venivano inghiottiti dal dolce suono della natura, l’uomo aveva pensato bene di deturpare il paesaggio edificandoci qualcosa sopra.

Ed ecco a voi l’ennesima “STAZIONE DI YAKUSHIMA”.

 Jun Ricordava i numerosi tentativi da parte degli ecologisti di bloccarne la costruzione, ai quali però lei non aveva preso parte. Durante quei mesi era impegnata a combattere nel tekken.

Un passerotto atterrò proprio accanto e lei e si guardò intorno spaesato. Dove probabilmente prima c’erano gli alberi, adesso non c’era più nulla. Provò una forte empatia verso quell’animale, e allungò timidamente una mano verso di lui. Il passerotto si fermò, come se volesse guardarla,  ma i suoi occhi neri che guizzavano da tutte le parti tradivano il suo vero stato d’animo. Piegò la testa di lato e volò via, prima che Jun potesse avvicinarsi ulteriormente. Jun si rialzò e guardando il volo irrequieto del passerotto, proseguì per la sua strada.

Aveva deciso di seguire il corso dei binari, non importava quanto le ci sarebbe voluto.  Aveva camminato per molto, troppo tempo. Ed era stanca, ma non doveva cedere. Si era accorta che, qualche metro dopo lo scambio si ergeva uno strano edificio, probabilmente la vera e propria sede della stazione. Quando arrivò alla porta la aprì con un calcio ed entrò ansimando.

Le poche persone che erano lì dentro ammutolirono all’istante, voltandosi verso di lei. Una bambina che stava sgranocchiando una barretta di cioccolata restò con le mascelle aperte, la tavoletta sollevata a mezz’aria. Un gruppo di ragazze ridacchiò indicando dalla sua parte, mentre un uomo seduto in disparte con una ventiquattrore poggiata sul tavolo si limitò a gettare un occhiata fugace imitando gli altri, per poi tornare a parlare al cellulare. Jun non badò a tutti gli sguardi incuriositi che le si posavano addosso, si diresse al bancone dove vi erano esposte leccornie di ogni tipo. Avrebbe voluto afferrarne una e correre via, ma si dette un contegno. Non aveva soldi, non poteva soddisfare la sua fame, anche se lo voleva tremendamente. Da quant’era che non mangiava qualcosa? Due giorni? Tre? Non riusciva proprio a ricordare.

“Forse anche il bambino ha fame” pensò. Già, il bambino. Non aveva più pensato a lui fino a quel momento. Si domandò a sarebbe potuto somigliare. Se più a lei o a Kazuya…

-Signorina?-

Jun si voltò. Una ragazza dai capelli rossi la stava fissando, fingendo preoccupazione. In realtà era solo intimorita da quella strana donna che era appena entrata. Jun la squadrò da capo a piedi. Aveva gli occhi verdi e tantissime lentiggini.

-Si sente bene, signorina?- disse timidamente la ragazza

-N… no. È tutto apposto. Sa… sa dov’è il bagno?- chiese Jun rassettandosi i pantaloncini sporchi di terra.

La ragazza le indicò velocemente la direzione. Jun corse verso il bagno e non appena vi fu entrata aprì il rubinetto del lavandino e cominciò a lavarsi la faccia. L’acqua fredda servì a calmarla un po’.

A qualche chilometro da lei un uomo arrancava per la strada seguendo i binari . Maledisse mentalmente chi aveva piantato quel cartello che diceva “STAZIONE DI YAKUSHIMA” a chilometri di distanza dal vero e proprio edificio, traendo in inganno gli ignari passanti. Sapeva bene che anche questa era una strategia. Era certo che, dopo aver scarpinato per così tanto, chiunque sarebbe stato preso dai crampi allo stomaco per la fame, oltre che dal bisogno impellente di darsi una ripulita. Avrebbe trovato il posto dove rifocillarsi, l’unico posto nel raggio di miglia dove avrebbe trovato cibo e acqua. E non avrebbe badato a spese. L’agente Lei Wulong odiava queste sottigliezze, eppure non vedeva l’ora di entrare lì dentro. Arrivò davanti la porta e la aprì lentamente. Non appena gettò un’occhiata dentro l’edificio, non potè fare a meno di spalancare gli occhi e la bocca dalla sorpresa. Una donna stava uscendo dal bagno, scostando le ciocche di capelli corvini che le ricadevano disordinate sul viso, tentando invano di rimetterle al loro posto, ordinate, raccolte dietro il candido fiocco sfilacciato. Si guardava intorno nervosamente, e i suo occhi neri erano lucidi e arrossati, come se avesse pianto.

-Jun?-

 Mmm... questa storia di Jun sta risultando piuttosto lunga. Mi sa che ne avrò ancora per due capitoli. E poi devo far entrare in scena un personaggio moooolto particolare *_*

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