The returns of... di Annoiata (/viewuser.php?uid=66826)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo primo ***
Capitolo 2: *** capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo (parte prima) ***
Capitolo 4: *** Capitolo terzo (parte seconda) ***
Capitolo 5: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 6: *** capitolo quinto ***
Capitolo 7: *** capitolo sesto ***
Capitolo 8: *** capitolo settimo ***
Capitolo 9: *** Capitolo ottavo (parte prima) ***
Capitolo 10: *** Capitolo ottavo (parte seconda) ***
Capitolo 11: *** Capitolo ottavo (parte terza) ***
Capitolo 1 *** capitolo primo ***
Questa storia l'ho cominciata
un pomeriggio di qualche mese fa, e mai finita. Spero di farlo adesso.
Oh, e spero anche che vi piaccia! ^^
Capitolo
1
-Vieni
con me-
L’ordine
arrivò alle orecchie dell’uomo dandogli un
fastidio
inimmaginabile. Si girò di scatto e si mise in posizione. La
brutta faccia di
Heihachi Mishima gli si parò davanti, in tutta la sua
spavalderia. Il vecchio
guardava Kazuya ghignando, cosa che quest’ultimo non
sopportava. Odiava con
tutto se stesso qell’uomo. Dal momento che era venuto al
mondo non gli era
sembrata una brava persona. Da piccolo Kazuya aveva sempre cercato di
accattivarsi la simpatia del padre. Di suo padre. Ma quel vecchio
presuntuoso
l’aveva sempre evitato. Lo scostava bruscamente quando si
avvicinava a lui, lo
buttava giù dalle sue ginocchia quando voleva solo stare un
po’ con suo padre,
lo mandava a giocare da un’altra parte quando voleva parlare
con lui. Kazuya
non piangeva per questo, ma avrebbe voluto farlo. Com’era
possibile che un
padre rinnegasse così un figlio? Che Heihachi lo odiasse? Le
sue paure
trovarono conferma quando suo padre lo buttò giù
da quel burrone. Da
quando Heihachi con il suo comportamento
idiota aveva tolto
la sicura a quella
bomba che era la maledizione della stirpe Mishima.
Si rivedeva bambino, ogni
volta che suo padre gli si
avvicinava. Precipitava nei suoi ricordi, andando a rispolverare i
più brutti.
Ogni volta che Heihachi
gli si parava davanti con quel
sorriso beffardo, lui era solo un bambino che cadeva da un precipizio.
Quest’idea gli
balenava nella testa per un secondo, poi si
rendeva conto della realtà. Heihachi era vecchio. E
bastardo. E lui era
cresciuto, pronto a batterlo. Era diventato il capo della Mishima
Zaibatsu,
spodestando il padre. Heihachi non aveva più alcun potere su
di lui. Kazuya Non
era più un bambino di cinque anni. Se la stirpe Mishima
fosse continuata,
Heihachi non era previsto. Era
il tempo
di Kazuya.
Il vecchio gli si
avvicinò con cautela, temendo un attacco
improvviso da parte di quell’imprevedibile figlio. Ma Kazuya
non si mosse.
Rimase immobile a fissarlo, sostenendo lo sguardo del padre.
-Kazuya…figlio
mio-
disse Heihachi avvicinandosi. Kazuya arretrò di
un passo, lasciando il
padre sorpreso. Heihachi rise sotto i baffi.
-Andiamo… non
avrai mica paura di me?- pronunciò la parola
paura ghignando divertito. Gli piaceva da morire stuzzicare il ragazzo,
come
era solito chiamarlo lui. Per Heihachi il figlio era ancora un
ragazzino, un
ingenuo giocattolo da utilizzare a proprio piacimento. Un bambino
impaurito da
terrorizzare. Non sembrava però che Kazuya avesse paura.
Kazuya
indietreggiò ancora, beffandosi del vecchio.
–Perché
mai dovrei avere paura…- lasciò cadere quella
parola dalle proprie labbra
lentamente. Pronunciata da lui era ancora più inquietante.
–Su avanti, dimmi
perché…- Kazuya stavolta si avvicinò
al vecchio, alzando il pugno. Heihachi
indietreggio come prima aveva fatto il figlio.
-…Perché dovrei avere paura di
uno come te?!- Con
uno scatto si
avvicinò ad Heihachi e scagliò un potente pugno.
Prima di arrivare a colpire la
faccia del padre però, si girò e con un grido
scagliò il pugno contro il sacco
che usava per allenarsi. Lo squarciò in due parti, la sabbia
che c’era dentro
cadde silenziosa per terra. Continuò
a
parlare al padre stando di spalle, mantenendo la sua solita espressione
corrucciata.
-Parla vecchio, cosa vuoi?-
Heihachi tirò
un sospiro di sollievo. Non voleva darlo a
vedere, ma per un attimo aveva temuto il colpo di Kazuya. Si
avvicinò ancora di
più e, ormai non più intimorito
dall’irruenza del figlio, e poggiò una mano
sulla sua spalla. Quel gesto che poteva sembrare d’affetto,
si rivelò l’ennesimo
tentativo da parte di Heihachi d’intimidire Kazuya.
-Non ti conviene scherzare
con me, figlio- ringhiò Hehihachi
stringendo la presa sulla clavicola dell’uomo.
-Vale anche per te, padre-
Kazuya resistette all’impulso di
prendere quella mano poggiata sulla sua spalla e stritolarla,
incrociando le
braccia al petto.
-Smettila di fare lo
sbruffone Kazuya-
-Lasciami-
-Porta più
rispetto a tuo padre, capito?-
-Io non ti considero un
padre-
-Mi hai sentito Kazuya?!-
-Adesso basta!-
urlò Kazuya. Prese la mano che stringeva la
sua spalla e scagliò Heihachi mandandolo a sbattere contro
il muro. Prima che
il vecchio potesse farci un buco, Kazuya si lanciò verso di
lui e lo colpì a
mezz’aria con un calcio in pieno stomaco. Il padre
sbattè contro il muro,
sollevando un polverone. Si alzò a fatica, portandosi via
pezzi d’intonaco.
Kazuya stava immobile in posizione da combattimento a pochi metri da
lui, con
un ghigno sulla faccia. Aspettava soltanto che suo padre si alzasse e
cominciasse
a combattere con lui. Non era forse venuto lì per questo
motivo?
Hehihaci invece
non
fece una piega, non aveva alcuna intenzione di scontrarsi con suo
figlio. E poi
quel colpo non l’aveva nemmeno scalfito. Certo, era stata una
sorpresa.
-Alzati e combatti
vecchio- lo intimò Kazuya.
- Non sono qui per questo-
-Eh? Come sarebbe? Allora
che cosa vuoi da me?-
-Devo farti vedere una
cosa. Ho bisogno che tu mi segua-
Kazuya non sapeva che
fare. E se fosse stato uno dei soliti
trucchetti del vecchio? Cosa doveva fare? Seguire il padre oppure
mandarlo al
diavolo? Tuttavia, quel fare misterioso di Heihachi gli metteva addosso
una
morbosa curiosità. Cosa nascondeva?
-E va bene-
Hehihachi sorrise
soddisfatto e invitò il figlio a seguirlo.
–Mi fa piacere che tu abbia accettato- disse. Kazuya
socchiuse gli occhi con
aria interrogativa. –Che cos’è che mi
dovresti mostrare?-
-Lo scoprirai a tempo
debito- rispose sogghignando il padre –Ah,
Kazuya…-
-Che
c’è ancora?- rispose seccato l’uomo.
-Dovresti migliorare i
tuoi colpi, figliolo- Kazuya strinse
i pugni irritato, trattenendosi ancora
una volta dal massacrare di botte l’odiato padre.
Bene,
ho finito. C’erano tante cose che avrei
voluto mettere in questo primo capitolo, ma poi si sarebbe rivelato
troppo
lungo. Aspettatevi di conoscere quelle cose nel prossimo, tra i
corridoi della
Mishima!
Ovviamente le
recensioni sono moooolto ben accette!
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Capitolo 2 *** capitolo secondo ***
Grazie per
le recensioni, non mi aspettavo così tanto entusiasmo!
Cleindori:
Anche se le nostre sono solo supposizioni, è certo
che Kazuya odia tremendamente suo padre Heihachi. Ho solo cercato di
scrivere quello che ho sempre avuto in mente quando avevo davanti padre
e figlio.
Grazie della
recensione, mi piace davvero tanto^^
Silver Princess:
ho scritto una ff su Jun proprio perchè non l'ha fatto quasi
nessuno! E poi era una stroria su cui stavo rimuginando già
da tempo...^_^ Tra l'altro devi sapere che io me la cavo meglio a
scivere che a parlare XP
Ringrazio tantissimo Elilly, che
segue la mia fanfiction su tekkengirls e che l'ha messa tra i preferiti!
Capitolo
2
Kazuya camminava per i
corridoi della Mishima Zaibatsu con
suo padre, tenendosi a debita distanza da quest’ultimo. Aveva
ancora qualche
dubbio sull’invito del padre, anzi temeva il peggio. Non che
lui avesse molto
da temere, non ci sarebbe voluto molto a mettere a tappeto il vecchio
padre. Il
problema era che forse Heihachi non intendeva battersi con lui
lealmente.
Peccato, avrebbe davvero voluto combattere con suo padre senza usare
trucchetti. Qualche momento prima, quando Heihachi gli aveva afferrato
la
spalla, l’adrenalina gli aveva attraversato tutto il corpo,
come un’enorme ma
piacevole scarica elettrica. Si sentiva sempre così in vista
di uno scontro.
Aveva davvero sperato che Heihachi desiderasse battersi. Non desiderava
altro
che fronteggiarsi per l’ennesima volta con il padre.
Già pregustava il momento
della vittoria, credendo ingenuamente che quello sarebbe stato il
giorno
fatidico in cui avesse sconfitto suo padre. L’avrebbe voluto
umiliare, gettare
al tappeto, colpirlo fino a che non l’avrebbe implorato di
smetterla. Sorrise
sadico a quei pensieri, senza che Heihachi lo vedesse. Purtroppo per
lui,
Heihachi preferiva morire
con dignità
piuttosto che pregare in ginocchio l’odiato figlio.
Hehihachi camminava
davanti a Kazuya, conducendolo per i
corridoi della sua azienda, guidandolo verso quella che probabilmente
sarebbe
stata una delle rivelazioni più scioccanti della vita del
ragazzo. Prima,
quando Kazuya l’aveva attaccato senza preavviso, aveva temuto
il peggio.
Avrebbe voluto reagire, fronteggiarsi una volta per tutte con il
figlio, senza
ricorrere ad oscuri mezzucci. Combattere lealmente, solo una volta. Non
sapeva
se ne sarebbe stato davvero capace, ma in cuor suo Heihachi sperava che
il
figlio barasse a sua volta, così da avere un pretesto per
essere finalmente
sleale. Non che a lui piacesse combattere così, è
solo che ah Heihachi piaceva
umiliare il filgio, ed avrebbe usato qualsiasi mezzo a sua disposizione
per
farlo. Lecito o illecito che sia, questa per lui era una guerra. Una
guerra che
andava combattuta, vissuta, e vinta. Ma questo era solo un piccolo
particolare.
Nella sua mente aveva ben chiara l’immagine del figlio che
chiedeva pietà,
sanguinante e distrutto dalla potenza del padre. Kazuya che soccombe
sotto i
suoi colpi, una soddisfazione come poche. Ma neanche il vecchio sapeva
che suo
figlio non aveva la benché minima intenzione di arrendersi.
Avrebbe combattuto
fino allo stremo delle forze, e avrebbe vinto.
-Su adesso dimmi, che cosa
vuoi da me?- disse Kazuya ,
sempre pronto a combattere se ci fosse stata qualche trappola da parte
del
padre.
-Sei troppo impaziente,
figlio. Possibile che tu sia una
frana anche sotto questo aspetto?- disse Heihachi stuzzicandolo
-Tsk- Kazuya
voltò la testa con uno scatto e distolse lo
sguardo dal padre. –Non sarei così impaziente se
non fossi stato tu a propormi
quest’invito. Perché, come ben sai, la correttezza
non è il tuo forte, padre-
-Credi davvero che
escogiterei un modo così meschino per
toglierti di mezzo? Si vede che non mi conosci poi così
bene. Se ti ho chiesto
solamente di seguirmi e non ho risposto al tuo primo attacco, un motivo
ci
sarà, no? E comunque sappi che la correttezza non
è roba di famiglia. I Mishima
hanno sempre cambiato le regole del gioco a loro favore. Jinpachi mi ha insegnato
che se vuoi
qualcosa, te la devi prendere. Con ogni mezzo, giusto o ingiusto che
sia. Devi
essere disposto ad uccidere, pur di ottenere quello che vuoi. Questa
più o
meno, era la filosofia di vita di tuo nonno. Ed io la trovo
tremendamente
esatta. Spero che la adotterai anche tu, Kazuya-
-Non m’interessa
cosa pensavate tu e il nonno. È vero che i
Mishima hanno sempre commesso reati, mirando ad ottenere quello che
desideravano. Me compreso. Ricordi quando ti ho lasciato a morire
nell’Honmaru?- Kazuya ghignò, rinfacciando
l’episodio al padre. Quello era
stato davvero un colpo basso. Una piccola scorrettezza, che
però aveva fatto la
felicità di Kazuya. Abbindolare così il padre,
facendogli credere di essersi
finalmente schierato dalla sua parte, per poi pugnalarlo alle
spalle… Sorrise,
ancora più compiaciuto al ricordo di quell’idea
diabolica.
Anche Heihachi sorrise,
continuando a camminare. -Anch’io avevo
intenzione di tradirti, figlio, ma tu mi hai preceduto. Se non fosse
stato per
il numero impressionante di quei maledetti Jack, ci saresti finito tu
in mezzo
all’esplosione. Mi domando, Kazuya, saresti riuscito a
salvarti come ho fatto
io?-
-Indubbiamente. Io sono
capace di fare cose che tu nemmeno
immagini, grazie a Devil-
-Ah, il gene
Devil… dimenticavo che tu e tuo nonno possedete
questo incredibile potere…- disse Heihachi sarcastico
–se non sbaglio…-
continuò –anche
quel bastardo di tuo
figlio ne è infetto- usò proprio questa parola,
“infetto”, come per far
assomigliare il gene Devil ad un virus. In realtà, Heihachi
desiderava
morbosamente essere travolto anch’egli da quell’
“infezione”.
-Jin…- disse
pensieroso Kazuya, ripetendo il nome del figlio
nella sua mente, per non scordarlo. Era da tanto tempo che non usava
quel nome.
Suonava tremendamente bene alle sue orecchie. Jin Kazama. Si chiamava
come sua
madre.
-Tutti i Mishima tranne me
hanno questo diavolo in corpo. Mi
ricordo molto bene di mio nipote Jin… specie quando
l’ho buttato giù da
quell’aereo. O quando gli ho sparato. Ti assomiglia molto,
Kazuya- sghignazzò
Hehihachi. Kazuya strinse i pugni. Fortunatamente, dopo quegli episodi
Jin era
sopravvissuto. Ce l’aveva fatta. Dopotutto era suo figlio.
-Mi somiglia
così tanto solo perché cerca anche lui di farti
fuori, vecchio?- disse Kazuya. Poi, dopo aver formulato questa frase di
scherno, rivolse un pensiero a suo figlio. Non l’avrebbe mai
ammesso, ma era
orgoglioso di lui. Non che adesso Kazuya iniziasse a voler bene a quel
ragazzino, solo… Jin prometteva bene.
Heihachi si
voltò, irritato dalle parole del figlio.
Possibile che i membri della stirpe Mishima cercassero costantemente di
annullarsi l’un l’altro? Doveva davvero restarne
solo uno? Era così, ed
Heihachi desiderava ora più che mai essere
quell’uno.
-Che
c’è adesso?- ghignò Kazuya.
-Nulla- rispose Hehihachi
–siamo quasi arrivati. Preparati a
scendere-
Kazuya osservò
la grande porta d’acciaio che gli stava
davanti. Era davvero enorme, dava l’idea di qualcosa di
pesante non appena vi
si posava lo sguardo. Chissà quante diverse leghe di metalli
avevano usato per
costruirla. Si accorse che sulla porta era disegnato un numero,
più piccolo,
posizionato sulla destra della porta d’acciaio. Era rosso,
come incastonato lì
dentro. Sopra di esso una parola in inglese. Kazuya inarcò
un sopracciglio.
“Livello 5? Mai sentito.” Pensò sorpreso.
Bene,
con questo è finito anche il secondo capitolo. Non sono
tanto convinta della storia dell'Honmaru, perchè non riesco
a capire se quello di Kazuya era un piano premeditato o una decisione
presa all'improvviso. Ovviamente nella storia ho messo la prima
opzione... poi... boh? Ditemi voi ^_^
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Capitolo 3 *** Capitolo terzo (parte prima) ***
Salve a
tutte! Devo dire che questa storia sta riscuotendo un
discreto successo... Spero però che qualcun
altro si accorga... bhe, si accorga che almeno esiste XD! Vorrei
ringraziare tantissimissimissimo Elilly, che
mi sta incoraggiando davvero molto, Nefari, che
segue la fanfiction su tekken girls, e Silver Princess
che sembra una vera esperta del mondo di tekken! Continua a seguire la
mia ff, io leggerò alcune delle tue^^ ne hai scritte su
tekken 5? Ah, e poi un piccolo grz anche a gurnie!
Capitolo
3
Il
livello cinque. Mai, da quando
Kazuya era stato alla Mishima Zaibatsu l’aveva mai visto.
Pensandoci bene, fin
qui la cosa poteva essere normale, da lui ci si aspettava che fosse
solito
passare il tempo ad allenarsi piuttosto che in quegli angusti
laboratori. Il
problema era che Kazuya nei laboratori della Zaibatsu c’era
stato eccome. Li
aveva girati quasi tutti quando era affascinato dal gene Devil.
L’aveva voluto
studiare a fondo, anche a costo di fare esperimenti
su se stesso. Ma non gli importava. Avrebbe
riso in faccia alla morte pur di comprendere a fondo i segreti di quel
misterioso gene. E lo faceva, sfidava il dolore, se ne infischiava
delle
cicatrici e delle ferite, delle scariche elettriche, dei prelievi di
sangue,
faceva tutto questo sperando si capirci qualcosa in più. A
Kazuya non piaceva
restare nell’ombra. Non era come suo figlio Jin, che cercava
di liberarsi del demone.
Lui l’aveva studiato, capito, compreso finalmente…
ed era riuscito ad
utilizzarlo a suo piacimento. Gli esperimenti non avevano dato molti
risultati.
Avevano solo saputo spiegare che il gene Devil non aveva nulla di
umano. Non
assomigliava a nessuna materia presente in natura, non era nemmeno
dello stesso
tessuto degli organi umani. Sembrava provenisse da un altro mondo.
Inoltre
emanava un’energia terribile. Un’energia negativa,
a parere degli scienziati,
qualcosa che a malapena poteva essere contenuta dentro qualcosa. Aveva
l’instabilità di una bomba. Eppure Kazuya lo
portava tranquillamente in corpo.
Forse il gene Devil aveva bisogno di un essere umano per vivere e
svilupparsi,
come aveva fatto con Kazuya. Era contenuto nel suo corpo da quando
aveva cinque
anni ma si era manifestata solo molto tempo dopo... Magari era successo
così
anche agli altri portatori del gene…
Ad
ogni modo, Kazuya non aveva
tempo da perdere con tutte quelle spiegazioni. Non gli avevano dato
nessuna
risposta, solo altre domande. Per questo aveva deciso di scoprire i
segreti del
gene da solo. Ormai sapeva utilizzarlo bene e riusciva a trasformasi in Devil ogni
volta che ne aveva
bisogno. Si avvicinò al portone del livello cinque,
affiancando così suo padre.
-Cosa
c’è dietro questa porta?-
chiese. Per la verità era quasi più che un
sussurro, una domanda che non
avrebbe avuto risposta, detta più a se stesso piuttosto che
rivolta al padre.
Voleva davvero saperlo. Nulla in vita sua l’aveva incuriosito
più di questo. E per
di più era un quesito di cui solo Heihachi conosceva la
risposta. Non avrebbe
mai pensato che una cosa posta dal padre avrebbe potuto interessargli a
tal
punto.
Heihachi
sentì quello che aveva
detto Kazuya, ma non rispose.
Dal
canto suo era già in
trepidazione. Sapeva di aver incuriosito per bene il figlio. Era sempre
stato
un bambino curioso, Kazuya. Fin troppo per i suoi gusti. Ma in quel
momento
quel sentimento infantile gli faceva comodo ora più che mai.
L’avrebbe
sfruttato fino a quando non avrebbe ottenuto dal figlio ciò
che voleva. Passò
le ruvide mani sulla scritta “level” in rilievo,
poi scese giù con l’indice
percorrendo il freddo metallo. Premette il numero cinque, che si
rivelò essere
un tasto per aprire quel misterioso portone.
Assieme,
affiancati, entrarono
nei meandri del fantomatico livello 5.
Mi scuso
perchè questo capitolo è un po' cortino, ma l'ho
diviso in due parti perchè era molto lungo! Quando scrivo
non mi so fermare... Aspettate il prossimo^^
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Capitolo 4 *** Capitolo terzo (parte seconda) ***
Ed ecco
qui la seconda parte del terzo capitolo cheeeeee... NON vi
rivelerà ancora quali sono le intenzioni di Heihachi, ma
almeno vi chiarirà un po' le idee (o no?) ad ogni modo, care
Silver Princess,
Elilly
e Cleindori,
prima o poi ci arriverò al succo della cosa, statene certe!
Voglio solo girarci un po' intorno per creare la suspance, che poi dopo
un po' annoia, ma sappiate che nel prossimo capitolo si
arriverà quasi al nocciolo della questione.
Capitolo
3 parte seconda
Kazuya
aveva cominciato a farsi
starne domande riguardo il livello 5. Si era fatto una certa idea.
Prima di
tutto questo era un laboratorio situato nei sotterranei,
perché non l’aveva mai
visto. Per quanto ne sapeva i laboratori si trovavano, nessuno escluso,
al
terzo piano. E non erano ordinati per livello. Logicamente, essendo
tutti sullo
stesso piano non c’era ragione per dividerli in questo modo.
Nella Mishima i
laboratori erano contraddistinti da un simbolo, lo schema di un atomo,
che si
trovava disegnato sulle porte d’acciaio. A proposito di
porte, quella di poco
fa era sembrata a Kazuya a dir poco inverosimile. Era enorme, di una
lega
d’acciaio troppo spessa. Era fatta per nascondere, se non
proteggere, qualcosa.
Ma che cosa? Un oggetto pericoloso di certo. Magari qualcosa che non
sarebbe
dovuta cadere nelle mani sbagliate. Kazuya sussultò.
Non
erano già quelle di Heihachi
le mani sbagliate?
La
risposta a questa domanda
arrivò immediatamente. Heihachi si voltò e
squadrò Kazuya ghignando. Aveva uno
sguardo da folle.
Decisamente,
se Heihachi
nascondeva qualcosa, era qualcosa di terribile.
Che
fosse un altro dei folli
progetti del padre? Magari Heihachi voleva coinvolgere anche lui in una
delle
sue ennesime opere di “dominio del mondo”? Ad ogni
modo, qualsiasi proposta gli
avrebbe fatto Heihachi lui non avrebbe accettato. Chissà, se
fosse stato un
progetto accettabile e perlomeno “funzionante” ci
avrebbe fatto un pensierino.
Se ne sarebbe
appropriato dopo aver
ucciso Heihachi. Quale momento migliore per farlo se non ora?
-Sbrigati
Kazuya- intimò
Heihachi. Kazuya aveva rallentato il passo per riflettere ed osservare
quello
strano posto. Il corridoio era simile agli altri della Zaibatsu, un
lungo
tunnel di un uniforme grigio metallico illuminato solo da delle potenti
luci al
neon. L’unica cosa diversa era che alcune di queste erano
rotte in mille pezzi,
come esplose per un qualche sovraccarico di energia. Kazuya si sorprese
nel
vedere che alcuni cocci di vetro erano ancora sparsi per terra, come se
nessuno
avesse ripulito quel disastro.
-Cammina
Kazuya- disse pacato
Heihachi.
-Sta
zitto- ringhiò Kazuya.
Heihachi si voltò lentamente verso suo figlio.
–Sta zitto tu e cammina- Kazuya
fulminò con uno sguardo il padre e riprese a camminare
-Sto
solo osservando. Non ho mai
visto questo posto prima d’ora-
-Ci
credo. te l’ho tenuto
nascosto da sempre. E devo dire che ho fatto un buon lavoro- disse
Heihachi, e
sorrise malignamete.
-Ah
è così?-
-Si.
In verità temevo che tu una
volta preso il controllo dell’azienda l’avessi
scoperto. Beh, ho temuto per
nulla, ti facevo diverso, sai? Credevo che tu avresti scovato e
cancellato ogni
traccia del mio precedente dominio qui alla Zaibatsu. Sono contento di
ammettere che mi sbagliavo-
-Mi
è sfuggito un punto- disse
Kazuya a denti stretti.
Heihachi
sorrise ed aumentò il
passo. Kazuya lo seguì senza problemi. Camminarono a per un
po’, senza
incontrare né ostacoli né cambiamenti di
paesaggio. Fino a quando Kazuya notò
una porta, anche se ben mimetizzata, sulla parete del corridoio. Si
fermò e con
lui anche Heihachi.
Il
padre si avvicinò e bussò alla
porta.
Bene, ho
finito, vado subito a scrivere il prossimo capitolo!
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Capitolo 5 *** Capitolo quarto ***
Ho fatto
più in fretta che ho potuto, ecco il quarto capitolo. Domani
avrete il quinto, adesso scusatemi ma devo andare a scriverlo prima che
l'ispirazione vada via! Ciaoooooooooooo
Capitolo
4
Dopo
aver bussato Heihachi si
scostò, seguito dal figlio, sempre più stranito
che si era avvicinato a lui. La
porta emise un sibilo e si aprì lentamente, dalla piccola
fessura sottostate
uscì del fumo ghiacciato, che si disperse
nell’aria qualche secondo dopo.
-Depressurizzazione?-
pensò
Kazuya ancor più incuriosito.
La
porta scivolò di lato e ne
uscì una persona con una tuta bianca, simile in tutto e per
tutto a quella
antiradiazioni usata nei laboratori della Mishima che Kazuya conosceva
bene.
Era la stessa che utilizzavano i dottori durante gli esperimenti sul
gene
Devil.
L’uomo
guardò per un attimo verso
i due Mishima, poi si apprestò a togliersi tempestivamente
il copricapo che
impediva di far intravedere la sua persona. Il misterioso uomo si
rivelò essere
un ragazzo dall’aria giovane. Sorrideva e indossava un paio
di occhiali. Aveva
corti capelli color miele e due occhi verdi. Non aveva l’aria
da scienziato, ne
tantomeno quella di un dottore. Sembrava un ragazzino.
“Un
rammollito” pensò Kazuya. Ma
doveva avere sicuramente qualche qualità
se
era al servizio di Heihachi
-Salve
capo- disse il ragazzo
rivolto ad Heihachi. -È
successo
qualcosa?-
Heihachi
non rispose ma indicò Kazuya.
Il ragazzo, che prima non aveva badato a Kazuya lo guardò
con insistenza, poi,
come se improvvisamente si fosse ricordato di qualcosa di importante,
alzò la
testa di scatto sorpreso e rientrò da dove era venuto. Ne
uscì pochi secondi
dopo privo della tuta e con una cartelletta in mano.
Kazuya notò che
adesso portava un lungo camice
nero, proprio come quello dei suoi tecnici. Il ragazzo si occupava
delle
macchine, di questo ormai ne era sicuro. Ma era un interrogativo a cui
aveva
saputo rispondere alquanto misero. Sapere che ora sarebbe stato
scortato da un
tecnico da strapazzo oltre che dal padre non risolveva certo il mistero.
-Devo
portarvi là?- chiese
titubante il ragazzo
-Per
sua sfortuna dottor
Miyamoto, credo proprio di sì- rispose Heihachi seccato.
Sapeva che al ragazzo
non piaceva il posto dove stavano per andare. Satoshi Miyamoto, un novo
arrivato, ma una vera promessa nel campo della tecnologia.
L’aveva assunto non
appena aveva scoperto le meraviglie che riusciva a realizzare. Insieme
a quel
ragazzino avrebbe realizzato un incredibile progetto, forse il
più grande che
gli era mai venuto in mente. Inizialmente il ragazzo si occupava solo
della
manutenzione di alcuni marchingegni
e
non gli era concesso di prender parte ai progetti più
segreti. Era solo un
ragazzino, un tipo facile da influenzare. Se avesse saputo cosa davvero
studiava la Zaibatsu… perciò era meglio che non
ne venisse mai a conoscenza. Chiunque
avrebbe potuto estorcergli
informazione riguardo i
piani di
Heihachi, anche Kazuya. Soprattutto Kazuya. Un
giorno però, anzi, quel giorno, quello in
cui Heihachi aveva fatto la più grande delle sue scoperte,
il piccolo Satoshi
si era rivelato molto utile, e anche piuttosto fedele e taciturno. Il
progetto
era in buone mani. Mani che però erano spesso titubanti ed
avevano paura di
quel che facevano. Per questo Miyamoto aveva timore di tornare ad
occuparsi del
folle piano di Heihachi. Il ragazzo si sentiva orgoglioso di quello che
faceva,
ma non poteva fare a meno di pensare alle conseguenze. C’era
da aspettarselo in
fondo. Era ancora un ragazzino.
Satoshi
si sistemò il nondo alla
cravatta, anch’essa nera, poi strinse convulsamente la
cartelletta nella mano
destra.
–Subito signore,
andiamo- disse con enfasi.
FINE
QUARTO CAPITOLO^^
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Capitolo 6 *** capitolo quinto ***
Salve a
tutte! Come promesso, ecco qui il quinto capitolo! Ho fatto
più in fretta che potevo! Ringrazio tutti voi che state
seguendo la mia ff, e anche pigna che
l'ha messa tra i preferiti^^Un grande grz a Diamondeyes, della quale mi sono accorta solo adesso...XP
Capitolo 5
Satoshi, Heihachi e
Kazuya, camminavano in ordine per il
corridoio principale del livello cinque, avvolti da un silenzio di
tenebra.
Kazuya non riusciva a
credere ai suoi occhi. Il corridoio
grigio sembrava interminabile, così com’era,
uniformemente tappezzato da pareti
grigie, sembrava un lungo tubo d’acciaio, una trappola
mortale. Kazuya era
sempre più confuso. Durate tutto il tragitto non avevano
incontrato che pareti
metalliche. L’unica variazione nel
tetro
paesaggio era stata quella porta dalla quale era uscito quel ragazzo,
quel
Miyamoto.
“Chi
sarà mai questo ragazzino? Perché il vecchio lo
tiene
con sé?” si chiese ancora una volta. E ancora una
volta, nessuna risposta, ma
solo altre domande si fecero spazio nella sua testa. Gli interrogativi
erano
troppi, e dovevano avere una risposta. Era stanco di tutto questo
mistero, ma
non osava ammettere che la curiosità cresceva ad ogni passo.
Cercava risposte?
Ebbene, le avrebbe avute.
-Ehi Miyamoto, cosa
c’era in quella camera?- chiese Kazuya
bruscamente. Heihachi non si voltò, continuò a
camminare, deciso a lasciar fare
al figlio.
-Uh?- Il ragazzo si
girò sorpreso. A
Kazuya
non sfuggì il suo sguardo ingenuo.
–Intende dire la stanza del
nocciolo?- rispose.
Il nocciolo? Heihachi
adesso si cimentava nel campo del
nucleare? Pensò Kazuya. Possibile. Tutto era possibile a
quel punto. -Quella da
dove sei uscito- intimò Kazuya.
-Non c’era nulla
d’importante, stavo solo conducendo qualche
esperimento-
-Ed eri da solo
lì dentro?-
-Beh,
sì… mi piace stare da solo… era da
tempo che volevo
provare a scindere un atomo in più parti di quanto si
potesse fare normalmente-
rispose con naturalezza.
-Normalmente?- chiese
Kazuya con un sorriso sarcastico
-Non è
l’aggettivo più appropriato, eh? In effetti qui si
fanno esperimenti che vanno al di là del
convenzionale… e poi, la fisica
nucleare è così affascinante…- disse
il ragazzo volgendo la testa al soffitto.
-Già- rispose
Kazuya glaciale. Ci fu un silenzio
imbarazzante subito dopo, che dette a Kazuya il tempo di notare ancora
altre
luci esplose. Decise di rompere quel
distacco.
-Che
è successo a quelle luci? Ne
ho viste altre simili prima…- chiese. In realtà
avrebbe voluto fare molte altre
domande, ma si dovette accontentare. Satoshi volse la sua attenzione a queste ultime.
-Un
sovraccarico di energia
dovuto alla…-
-Basta!-
sbottò Heihachi. –Adesso
smettila Satoshi, mi sembra che abbiate parlato abbastanza, non ti
pare? Kazuya
saprà quello che vuole fra pochi istanti-
-Si
signore, certamente, mi
scusi-
-Bene.
Adesso puoi anche
smetterla di fare domande Kazuya, siamo arrivati-
Kazuya
alzò lo sguardo e notò che
il corridoio non proseguiva più in linea retta, ma
c’era uno svincolo. Le
pareti di freddo metallo i piegavano paurosamente e svoltavano a
sinistra.
“Finalmente” pensò. Presero quella
specie di deviazione e si trovarono davanti
ad una porta simile a quella di prima. Heihachi vi poggiò
sopra la mano,
attivando così uno scanner di riconoscimento per le impronte
digitali. I tre
entrarono con cautela, ritrovandosi in un’enorme stanza
lugubre e spoglia.
Satoshi, non appena mise piede lì dentro, non
potè astenersi dal
-Girati,
Kazuya-
Kazuya
si girò, come gli aveva detto il padre. Davanti a lui c'era
un vetro
trasparente, che dava su una stanza dalle pareti completamente bianche.
C'era
poca luce. -Guarda bene, Kazuya...- disse sottovoce Heihachi. -Guarda e
stupisciti- Kazuya si appoggiò al vetro, cercando di
intravedere quello che
c'era dentro. Nella stanza si accesero delle potentissime luci al neon,
che
costrinsero Kazuya a chiudere per un attimo gli occhi. Quando
però li riaprì,
ciò che vide nella camera, lo lasciò sconcertato.
Una
figura umana, coperta
a malapena da
alcune bende candide, era adagiata lievemente per terra. Kazuya la
guardò bene.
Non era possibile, quel viso, quei capelli… era proprio lei,
ancora come se la
ricordava.
Jun
Kazama.
Bene,
finito! ditemi che ne pensate, io vado a scrivere il prossimo capitolo^^
|
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Capitolo 7 *** capitolo sesto ***
Capitolo
6
Il nome
della sua donna vagava nella mente di Kazuya da tempo. Non aveva mai
smesso di
pensare a lei in tutti questi anni. Come stesse, che cosa facesse
mentre lui
governava alla Mishima… Non aveva saputo più
nulla riguardo la sua Jun. Era
arrivato addirittura a credere che fosse morta. Invece eccola
lì.
Viva.
O no?
Kazuya
sussultò. Effettivamente, ora che la guardava bene Jun
sembrava un corpo senza
vita. Immobile come una statua, eterea, o più che altro
bianca… bianca come un
cadavere. E per di più sembrava ferita. Tutte quelle bende
implicavano
qualcosa. Un combattimento finito male, magari. Kazuya fissava la
figura inanimata
della donna, pieno d’interrogativi. Ma il più
ricorrente era:
che
diavolo ci faceva Jun lì dentro?
Mentre
Kazuya guardava sconcertato attraverso il vetro, Heihachi gli si
avvicinò.
-Bella
vero?- disse. Kazuya strinse i pugni e si voltò arrabbiato
verso suo padre.
Rispose ad Heihachi con un ringhio.
-Ehi,
calmati figliolo! Ho solo detto la verità. La tua Jun
è senza dubbio una delle
più belle donne che io abbia mai visto in vita mia-
-Allora
lei è davvero…-
-Jun
Kazama. Sì, è lei. a dire la verità neanche io ci credevo. La
sua identità è
rimasta dubbia fino all’esame del DNA. Satoshi è
stato molto bravo in questo…-
Kazuya
guardò oltre le spalle di suo padre e si accorse che il
ragazzino era sparito.
Heihachi notò la sorpresa del figlio.
–L’ho
mandato via. Non volevo che ci
disturbasse, questa è una questione di famiglia. Tu non hai
notato nulla,
imbambolato com’eri- gli disse ridacchiando. Kazuya
ringhiò e si rivolse al
padre.
-Che ci
fa lei qui?- disse indicando la stanza dove si trovava la donna.
Heihachi
gignò.
-Preparati
ad una lunga storia Kazuya. Devi sapere che nel livello cinque si
conducono da
sempre esperimenti che vanno al di là di ogni immaginazione.
Ho fatto costruire
questi laboratori sotterranei quando ancora eri poco più che
un bimbetto. Avevi
cinque anni, se non sbaglio. Ed eri solito ficcare il naso dappertutto,
mettendomi i bastoni fra le ruote nonostante
l’età. Che ragazzino impertinente-
Kazuya sospirò e incitò il padre a continuare.
Non gli importava nulla delle
marachelle della sua infanzia.
-Ebbene,
qualche giorno fa, io ed i miei tecnici stavamo conducendo esperimenti
sul gene
Devil. No, non devi essere sorpreso Kazuya, molti dei tuoi sottoposti
lavorano
segretamente per me. Mi passano tutti i dati degli esperimenti su di
te, sai? Sono
proprio dei tecnici fedeli…- continuò
ridacchiando –era già da un paio di
giorni che gli esperimenti erano fermi sullo stesso punto. Per quanto
ci
provassimo, non riuscivamo ad andare avanti. Nessuno riusciva a cavare
un ragno
dal buco, non c’era dottore o scienziato che sapeva darmi una
risposta. Fino a
quando scoprii quel ragazzino. Satoshi ha un bel talento, te ne sei
accorto tu
e me ne ero accorto anch’io. Inoltre era pieno di idee
innovative,
rivoluzionarie. I miei, anzi i tuoi scienziati non erano nulla in
confronto a
lui. Il genio di quel ragazzo sovrastava completamente le idee obsolete
di quel
branco di idioti. Era perfetto… ma cosa credi,
l’ho sfruttato e lo sto
sfruttando ancora- Kazuya provò un momentaneo dispiacere per
quel ragazzino.
L’ennesima persona sfruttata dal malvagio padre.
-Comunque…-
disse Heihachi schiarendosi la voce –Con lui ero riuscito a
trovare qualcosa.
Avevamo condotto un esperimento sulla strana energia emanata dal gene.
E,
grazie ad un marchingegno messo a punto da Miyamoto, eravamo riusciti
ad
identificarne una simile. Un’energia negativa, ma che mi
affascinava
moltissimo. L’unico problema era che l’energia non
proveniva dalla nostra
dimensione. Ti sto meravigliando, vero? Ma aspetta di conoscere il
seguito…-
Kazuya era rapito dalle parole del padre. Un’energia negativa
simile a quella
di Devil? Ma esisteva al mondo una cosa del genere? Ormai, da quando
Kazuya
aveva rivisto la sua Jun, era disposto a credere a tutto. A proposito
di Jun,
da lei ancora nessun segno di vita.
-Bene-
disse Heihachi –noi non riuscivamo a credere
all’esistenza di questa dimensione
parallela, tuttavia facemmo un tentativo. Satoshi, grazie alle sue
capacità,
riuscì ad inventare una macchina per creare uno squarcio
dimensionale, che ci
avrebbe messo in comunicazione con la dimensione X, così la
chiamammo. Si, so
che sembra impossibile, ma noi ci riuscimmo. Non so dire con precisione
se era
ambizione o pazzia, fatto sta che io dovevo attingere
quell’energia. Ti rendi
conto di quello che avrei potuto fare? Sarei riuscito anch’io
a diventare
potentissimo, proprio come te e quel bastardo di tuo figlio Jin!-
c’erano
sadismo e follia pura nelle parole di Heihachi. Tuttavia Kazuya decise
di
rimanere ad ascoltare, intento a scoprire il segreto che si celava
nella
perversa mente del padre.
-Ad
ogni modo, noi ci riuscimmo. Aprimmo un varco nella parete dello spazio
tempo.
Non so bene come descriverti quello che esattamente vedemmo, sappi solo
che dal
buco ne uscì quella donna. Era avvolta da un misterioso
alone nero, nuda,
ferita e priva di sensi. Rimanemmo a bocca aperta quando scoprimmo che
l’energia negativa proveniva da lei. La tenemmo qui per un
paio di giorni,
anche se era inavvicinabile. Perché quell’oscura
nebbia che la ricopriva faceva
fuori ogni cosa si avvicinasse più di qualche centimetro a
lei. il primo a
pagarne le conseguenze fu un dottore venuto a medicarla. Ere ridotta
proprio
male, anche se non oso dirti che fine ha fatto il medico. Per alcuni fu
orribile. Io invece come ben sai, sono abituato alla vista del sangue.
Nessuno
si avvicinò alla ragazza per più di una
settimana. Quando finalmente decidemmo
di riprovare, perdemmo un altro dottore e ben due scienziati. Miyamoto
cominciava a pensare che fosse meglio rispedire la creatura da dove era
venuta.
Io no. A me interessava tantissimo quell’incredibile potere.
Se solo avessi
visto cosa sapeva fare… sarei stato invincibile se solo
fossi riuscito ad
appropriarmi dell’energia della ragazza…-
-Ma…?-
intimò Kazuya. Sapeva che le cose non erano andate come
voleva il padre,
l’aveva capito dal suo tono rassegnato. Ed era davvero
compiaciuto di tutto
ciò. Il vecchio aveva fallito. Tutto merito di Jun.
-Un
giorno, l’energia oscura sparì.
Abbandonò il corpo di quella donna
improvvisamente. Sentimmo delle urla provenire dal livello cinque. La
ragazza
era in piedi, in preda a quello che doveva essere un dolore straziante. L’alone nero si
espandeva a dismisura,
provocando molteplici sovraccarichi di energia. Esplosero quasi tutte
le luci.
Poi l’energia oscura si levò in alto e si disperse
nell’aria. La donna si
accasciò a terra, come morta. Da quel giorno non ci fu
più alcun segnale dell’energia
negativa. Potevamo avvicinarci alla ragazza però. Non appena
la vidi ravvisai i
tratti di una partecipante al secondo Tekken. Non c’erano
dubbi, era proprio
lei. Jun Kazama, la madre di tuo figlio. La tua donna. La credevi
morta, eh?
Invece eccola qui. Non te lo aspettavi Kazuya… E poi
stranamente la ragazza è
rimasta giovane come un tempo. Abbiamo attribuito questo fenomeno
all’energia
oscura. Probabilmente se me ne fossi appropriato avrei potuto godere di
una
grande longevità, se non vivere per sempre. Ma ormai
è troppo tardi…-
-Perché
la tenete ancora qui allora? Lasciala subito andare Heihachi, lei non
ha nulla
a che fare con te!-
-Vedi,
il fatto è che i risultati del DNA sono molto interessanti.
In lei si cela una
strana forza che è capace di eliminare il gene Devil. Ma una
cosa che mi
soddisfa pienamente è che ho preso ancora una volta
ciò che era tuo- disse
Heihachi ghignando compiaciuto. Kazuya sussultò, irato,
pronto a colpire il
padre.
-Non l’avrai
mica…-
-Non l’ho
toccata nemmeno con un dito. Almeno finora… L’ho
lasciata ai miei uomini però. Qualcuno
di loro voleva vendicarsi della morte dei propri colleghi, altri
avevano verso
di lei un desiderio… non è facile per loro
resistere ai piaceri della carne…
Non so cosa le abbiano fatto, ma posso immaginarlo…-
concluse sadico. Kazuya si
lanciò furiosamente contro il padre, pronto ad ucciderlo.
-Kazuya!
Fermo, non farlo!- gridò una voce. Heihachi e Kazuya si
voltarono verso quel
suono. Era stata Jun a parlare, appoggiata
al vetro e malferma sulle gambe,
guardava i due con le lacrime agli occhi.
Allora?
che ve ne pare? Forse l'idea dell'altra dimensione è troppo
scontata? O troppo stupida? Che faccio, continuo o lascio stare?
|
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Capitolo 8 *** capitolo settimo ***
Capitolo
7
Salve a
tutte! Mi dispisce per non aver aggiornato subito ma adesso che la
scuola è
finita finalmete posso scrivere in santa pace! Allora, veniamo a noi...
Katie Hinamori e Cleindori: non vorrei anticiparvi la storia, ma non
è detto
che le parole di Heihachi sul presunto stupro siano del tutto vere...
del resto
ha già detto che lui stesso non l'ha neanche toccata! Ancora
una cosa,
seriamente, anche io certe volte ho pensato che Kazuya se ne fragasse
altamente
di Jun, ma preferisco pensarla diversamente, come fanno anche molte
altre. E
poi, non credo proprio che Jin sia stato una semplice svista sessuale,
semplicemente, Jun non mi dà l'idea di una ragazza facile...
ecco tutto^^
Vi lascio alla storia^^
Kazuya
aveva ormai abbrancato per il collo Heihachi e quest’ultimo
si dibatteva
inutilmente. Ma
quando sentirono quel
grido, padre e figlio si voltarono all’unisono.
Jun
Kazama li fissava. Anzi, fissava Kazuya. Non poteva credere che lui
fosse qui.
Non si ricordava quasi più di lui, anche perché
la sua mente era
fortemente annebbiata.
Era come se un
periodo della sua vita fosse stato completamente cancellato, rimosso. I
suoi
ricordi arrivavano alla sera della sua morte. O almeno, quella che fino
ad ora
Jun aveva creduto che fosse. L’ultima cosa che ricordava era
la faccia
spaventata del suo bambino, il suo piccolo Jin, che la chiamava con
tutta la
voce che aveva in corpo. Ricordava le sue lacrime di terrore, la sua
posizione
accucciata e tremante, le sue urla… Jin aveva provato a
difenderla da Lui. Ma
era solo un bambino, non ha potuto fare nulla. E lei era caduta tra le
grinfie
di Ogre, un demonio di quelli peggiori. Da quel momento vide solo buio.
Poi
aveva aperto gli occhi. E la luce si era insidiata sotto le sue
palpebre
bruciandole e costringendola a richiuderle immediatamente.
Era
stato come svegliarsi dopo un lungo sonno. Anche se aveva gli occhi
chiusi
sentiva tutto quello che accadeva attorno a sé. Era distesa
su qualcosa di
freddo, sul pavimento o su un tavolo di acciaio. E non riusciva a
muoversi. Nonostante
capisse dove si trovava, sentiva qualcuno che le si avvicinava, ogni
giorno,
alla stessa ora. Jun rimaneva immobile ed aspettava che quel qualcuno
facesse
una mossa. Magari le avrebbe detto dov’era. Le avrebbe detto
che non era morta,
o che non era più all’inferno. Invece
“qualcuno” non si muoveva, restava lì
accanto a lei, ad osservarla probabilmente, poi tornava da dove era
venuto. Un
giorno però il misterioso individuo si avvicinò a
lei più del solito e le
sollevò delicatamente la testa. Jun avvertì un
brivido lungo la schiena, fino a
quando non lo sentì parlare.
-Mi
dispiace, vedrai che quando Heihachi avrà quello che vuole
ti lasceranno in
pace- la rassicurò la voce. Apparteneva ad un uomo, anzi, ad
un ragazzo. Jun
ebbe l’istinto di aprire finalmente gli occhi per ringraziare
quel ragazzino,
quando qualcosa le perforò il collo. Sentì uno
strano liquido scorrerle nelle
vene.
Quel
ragazzo gentile le aveva iniettato qualcosa. Stava per reagire, ma poi
l’uomo
smise di sorreggerla e lei sprofondò nuovamente nelle
tenebre.
D’un
tratto ricordò tutto quello che l’aveva portata a
fare quella fine.
Tranquilli,
aggiornerò subitissimo! Da domani comincia la storia di Jun!
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Capitolo 9 *** Capitolo ottavo (parte prima) ***
Ecco il
seguito! I tre prossimi capitoli (forse di più) parleranno
di Jun Kazama, ovvero, di tutto quello che le è successo
prima di giungere misteriosamente nei laboratori di Heihachi.
Comunque... x Cleindori, non ho minimamente pensato al periodo in cui
collocare la storia... se non ne trovo uno dovrò sicuramente
sggiungere l'avvertimento AU...?
La
storia di Jun
È
mattina presto, lo
scenario che si
staglia davanti a noi è quello di una stazione ferroviaria,
ai limiti di un
bosco rigoglioso. Il treno sorge in mezzo la foresta, dividendola a
metà,
spaccandola, emergendo dalla dura terra sulla quale ormai non
crescerà più
niente. Una donna, alta, lisci capelli neri che le cadono sulle spalle,
legati
da uno sfilacciato nastro bianco, sta in piedi sotto un cartello che
dice
“STAZIONE DI YAKUSHIMA”. Indossa un dei pantaloni
neri al ginocchio ed un gilet
bianco. Osservandola bene, si può notare che ha
l’aria davvero stravolta, con i
vestiti impolverati e la faccia triste. Quella donna si chiama Jun
Kazama, e
sta così male perché ha scoperto una
verità troppo scomoda. Una verità che fa
male.
Ieri
Jun stava facendo la doccia. Da sola, nella sua tranquilla camera
d’albergo, si
stava rilassando sotto il perpetuo getto d’acqua calda. Si
era buttata sotto la
doccia sperando di calmare l’impetuoso flusso dei suoi
pensieri. Era infatti da
un paio di giorni che non si sentiva tanto bene. Vomito e nausea erano
i
sintomi più ricorrenti. Jun aveva incominciato a pensare, a
farsi la sua idea.
E non era una bella idea.
Per
questo, nel pomeriggio Jun era uscita di casa per recarsi
immediatamente in
farmacia. Ed ora era lì, nella doccia, sotto
quell’infinita pioggia bollente,
che stringeva quel dannato test di gravidanza in mano.
l’aveva già fatto, ma
non aveva il coraggio di scoprire il risultato. Incominciò a
pensare.
“È
negativo” si diceva. Ma poi prendendo coraggio aveva
guardato. Altro che esito
negativo.
Jun
aspettava un bambino.
Immobile,
con il test di gravidanza in mano e gli occhi sbarrati, Jun se ne stava
rannicchiata in posizione fetale, seduta sul freddo marmo del pavimento
della
doccia. L’acqua cadeva sulla sua testa bagnandole i capelli,
raggiungendo la
faccia, formando lacrime d’acqua sul suo viso terrorizzato.
Ormai il mistero
era risolto. Jun non aveva la più pallida idea di che fare.
Non sapeva se l’avrebbe
tenuto, se avrebbe dovuto abortire... le piacevano i bambini, ma averne
uno
tutto suo… come sarebbe stato allevarne uno? Doveva smettere
si combattere, di
partecipare a tornei come il tekken? La testa le girava e gli occhi
spalncati
le bruciavo per via dell’acqua bollente che gli scorreva
sopra. Non era
possibile. Un bambino. Il figlio di Kazuya Mishima.
“E
adesso?” pensò Jun, e dischiuse leggermente la
mano lasciando cadere il test di
gravidanza.
.::FiNe
PrImA PaRtE::.
|
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Capitolo 10 *** Capitolo ottavo (parte seconda) ***
Salve a tutti! Come
promesso, ho aggiornato più in fretta che potevo! Ora
però tremo al pensiero di cosa mi faranno i lettori
dell'altra ficci che sto scrivendo... E da un po' che non aggiorno
più quella per lavorare su questa ehehe XD -.-^
And by the way, by the way...
X Elilly: Grazie
di tutto!!! Spero che continuerai a seguire l' ff, ricordo ancora il
tuo primo commento^^
X yukino_lang08:
Mi dispiace se alcuni miei capitolo alle volte sono un po' cortini...
il fatto è che ho troppe idee per la testa e metterle tutte
assieme provocherebbe il caos più totale.
Ecco a voi la seconda parte dell'ottavo capitolo ed un grande abbraccio
alla più grande fan della coppia KazuyaxJun! Dovete sapere che sto basando la storia sia sull'anime che sul videogioco^^
Ah, le parti in corsivo appartengono ai ricordi.
La
storia di Jun-parte seconda
Jun era scappata.
Non sapeva esattamente
perché, sapeva, o meglio credeva soltanto che quella fosse
l’unica cosa da fare. Perciò, come se il lieve
rumore che il test aveva fatto cadendo fosse una sorta di sveglia, Jun
si alzò di scatto ed uscì dalla doccia. Grondante
d’acqua, prese un telo e vi si asciugò alla meno
peggio. Si apprestò a richiudere i rubinetti della doccia.
Mise un braccio dentro, senza nemmeno guardare e Il contatto con
l’acqua bollente le provocò un brivido,
costringendola a ritirare velocemente il braccio. Chiuse finalmente i
rubinetti e indossò i primi vestiti che le capitarono sotto
mano. Si vestì in fretta
e uscì di colpo dalla stanza sbattendo violentemente la
porta. E corse via dall’albergo.
Jun correva senza fermarsi ormai da un
po’ di tempo. Dopotutto era pur sempre una combattente,
questo implicava una maggiore sopportazione del dolore e della fatica.
Ma tutta la sua esperienza nella
lotta questa volta non sarebbe bastata a tirarla fuori dai guai. Era
arrivata quasi alla meta, stanca e spaventata, durante tutto il
tragitto non aveva minimamente badato alla gente che le stava intorno.
Solo quando aveva urtato involontariamente una bambina si era fermata a
consolarla, poi era ripartita a razzo.
Ed ora correva e ansimava diretta
verso la stazione. Non riusciva a capire il perché di quella
fuga improvvisa, era come se forse scappando si sarebbe lasciata i
problemi alle spalle. Invece quel fantasma che sembrava la inseguisse
sarebbe rimasto sempre con lei, dentro di lei. Quel bambino che non
sarebbe dovuto arrivare così d’improvviso. In
realtà le sarebbe piaciuto rimanere con Kazuya a crescere
assieme il piccolo. Ma in cuor suo sapeva che non sarebbe mai successo.
La nascita di quel bambino non era prevista. Lei e Kazuya si
conoscevano da poco, eppure erano già arrivati
così lontano… si erano spinti troppo oltre. O
forse era lei che si era lasciata andare. Amava troppo Kazuya.
Ricordava benissimo il momento del concepimento del bambino…
Era successo poche settimane prima,
alla fine del Tekken. Lei non si era ancora svegliata dopo la caduta
dal burrone. Quando aveva aperto gli occhi però una cosa
l’aveva colpita particolarmente. Kazuya era seduto sul
pavimento, appoggiato alla porta. Era lontano dal letto in cui lei
riposava un attimo prima, ma abbastanza vicino da far capire a Jun che
stava dormendo. Jun aveva sorriso “Ha ancora
quell’espressione. È serio anche quando
dorme” aveva pensato. Il cuore le aveva fatto un sussulto ne
petto quando aveva realizzato che Kazuya era rimasto lì per
lei. Stette a fissarlo per un bel po’ fino a quando non lo
vide aprire gli occhi. Kazuya aveva guardato il soffitto e poi si era
girato verso il letto di Jun. Faceva così ormai da giorni,
per controllare che quella ragazza stesse bene, sperando che si fosse
svegliata. Quando l’aveva vista finalmente in piedi, un
sorriso si era allargato sul suo volto, ma era sparito dubito dopo per
far posto alla sua solita e severa espressione.
L’aveva scrutata e aveva detto:
-Ti sei svegliata finalmente. Ora che
stai bene posso anche andarmene…- si
era alzato ma Jun, vedendo che stava per essere lasciata di nuovo sola,
aveva provato a fermarlo:
-No! Kazuya aspetta io…-
aveva gridato, poi si era bloccata, incerta su cosa dire. In effetti
per la verità lei aveva le idee ben chiare su cosa chiedere
a Kazuya. Ma non ne aveva il coraggio. E sapeva che non
l’avrebbe mai avuto.
Kazuya aveva richiuso la porta e si
era voltato. Le si era pericolosamente avvicinato, ormai erano occhi
negli occhi. Jun faceva fatica a controllare il suo respiro e
soprattutto, i battiti del suo cuore. Kazuya le aveva fotto provare
questa sensazione già una volta, al torneo del tekken. Ma
quella volta era diverso. Il suo cuore aveva sussultato per via
dell’apparizione dell’energia negativa che
risiedeva in Kazuya. Adesso era tutta un’altra cosa. Non era
Devil che la faceva stare così. Era Kazuya. Che in quel
momento le era quasi addosso.
-Che c’è? Hai
bisogno di qualcosa?- aveva chiesto Kazuya leggermente irritato. Jun
aveva dischiuso leggermente le labbra, ma non era riuscita a spiccicare
parola. Kazuya aveva scosso la testa e sussurato:
-E va bene, adesso basta- poi aveva
afferrato Jun per le spalle e l’aveva baciata. Jun era
rimasta di sasso. Ma era stranamente felice. Non appena aveva sentito
le loro lingue entrare in contatto, un brivido le aveva percorso tutto
il corpo fino ad arrivare al basso ventre. Una strana sensazione in
mezzo le gambe l’aveva costretta a chiudere gli occhi,
facendo morire il suo gemito nella gola di lui. Kazuya aveva interrotto
bruscamente quel piacevole contatto che si era creato tra i due.
L’aveva guardata insistentemente, come per chiederle il
permesso di continuare. Jun inizialmente non aveva detto nulla, poi
aveva capito le intenzioni di Kazuya. Aveva spalancato gli occhi e si
era rannicchiata contro il muro. Kazuya allora le si era avvicinato
ancora di più, poggiando un ginocchio sul letto e le braccia
contro il muro. Ormai l’aveva in pugno. Lei aveva provato a
divincolarsi ma Kazuya le aveva serrato i polsi sopra la testa. Dopo
l’aveva stretta a sé e baciata di nuovo.
L’aveva spinta delicatamente costringendola a sdraiarsi.
Entrambi si erano guardati per un altro interminabile istante. Kazuya
si era chinato verso di lei. erano nella stessa posizione di prima, lui
con le braccia ai lati del suo viso, lei inerme e paurosamente rossa in
volto. C’erano un uomo e una donna. E c’era un
letto. Era successo quello che doveva succedere. E Jun non aveva fatto
assolutamente nulla per evitarlo.
Ed eccola qui ora. Corse ancora per un
po’ nella foresta, il fiocco che aveva tra i capelli
s’impigliò tra i rami di un albero e
cominciò a disfarsi. Si voltò e
strappò il filo che era rimasto impigliato, poi
ricominciò la corsa. Una radice che emergeva dal terreno la
fece inciampare. Prima di cadere, stando bene attenta a non farsi
troppo male, con le mani toccò il terreno fece una ribaltata
per non rovinare a terra. Si guardò le mani: qualche
graffio, ma niente di più. Era tutto a posto.
Continuò a correre fino ad arrivare alla meta.
Scostò un cespuglio di foglie e si ritrovò alla
stazione ferroviaria. Si fermò prendendo un bel respiro, poi
s’inginocchiò a terra, sospirando affannosamente.
Camminò e si appoggiò ad un cartello. Jun
alzò gli occhi. C’era scritto “STAZIONE
DI YAKUSHIMA”. Chiuse gli occhi e pensò ancora una
volta a Kazuya.
.::FiNe
SeCoNdA PaRtE::.
Ok, è
ufficiale. Questa storia mi sta prendendo tantissimo,
arriverò a sognare il continuo dei capitoli di notte!
Ammetto che così facendo sta diventando tutto una sorta di
"storia nella storia" e scrivere tutto quanto al trapassato
prossimo è snervante...Beh? Che ne pensate (della storia non del flashback demente)? Continuo
a fare un buon lavoro? O sto semplicemente imbrattando le
bianche pareti di EFP con il mio inchiostro nero indelebile? Oh
tranquilli, posso sempre farlo diventare inchiostro simpatico^^
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Capitolo 11 *** Capitolo ottavo (parte terza) ***
Ok...
sono... sono di nuovo qua.
Vi prego
non uccidetemi! Vorrei tanto dirvi che non ho potuto continuare la fic
per motivi personali,o per problemi di qualsiasi genere, ma non
è così. Non riuscivo più a scrivere
nulla. Vi è mai venuto il famigerato "blocco dello
scrittore?" è più o meno una cosa del genere.
Oggi sono tornata prima da scuola e ho ripreso a scrivere. Sono come un
fiume in piena. Adesso vi lascio a questo capitolo e ne scrivo subito
un altro, e dopo mi occuperò dei vari temi lasciati in
sospeso durante le vacanze :P
Sono tornata!
La
storia di Jun-parte terza
Per un
attimo si dimenticò di tutti i problemi, i motivi che
l’avevano portata a
quella decisione, e si concentrò solo nel riprendere fiato.
Scivolò lentamente
a terra fino a sedersi a terra. Si rigirò su un fianco e
poggiò la fronte al
palo che sosteneva il cartello. Il metallo era freddo e arrugginito, ma
lei lo
trovò comunque confortante. Dopo quella corsa, si sarebbe
volentieri accasciata
a terra per non risvegliarsi mai più. Respirò a
fondo, una, due, tre volte. Pi
si rialzò da terra.
Si
appoggio nuovamente al palo d’acciaio e si guardò
intorno. Oltre ai binari del
treno non sembrava esservi nulla. Camminò fino ad arrivare
di fronte alle
rotaie, per poi accucciarsi a terra e sfiorare il terreno brullo. Il
treno era
stato costruito pochi mesi fa, come un altro pretesto per sfruttare le
nuove
tecnologie. Per far vedere ancora una volta come l’uomo
può modificare tutto a
suo piacimento. La stazione infatti sorgeva esattamente in mezzo alla
foresta.
Dove finiva la città e i suoi rumori venivano inghiottiti
dal dolce suono della
natura, l’uomo aveva pensato bene di deturpare il paesaggio
edificandoci
qualcosa sopra.
Ed ecco
a voi l’ennesima “STAZIONE DI YAKUSHIMA”.
Jun
Ricordava i numerosi tentativi da parte
degli ecologisti di bloccarne la costruzione, ai quali però
lei non aveva preso
parte. Durante quei mesi era impegnata a combattere nel tekken.
Un
passerotto atterrò proprio accanto e lei e si
guardò intorno spaesato. Dove
probabilmente prima c’erano gli alberi, adesso non
c’era più nulla. Provò una
forte empatia verso quell’animale, e allungò
timidamente una mano verso di lui.
Il passerotto si fermò, come se volesse guardarla, ma i suoi occhi neri che
guizzavano da tutte
le parti tradivano il suo vero stato d’animo.
Piegò la testa di lato e volò
via, prima che Jun potesse avvicinarsi ulteriormente. Jun si
rialzò e guardando
il volo irrequieto del passerotto, proseguì per la sua
strada.
Aveva
deciso di seguire il corso dei binari, non importava quanto le ci
sarebbe
voluto. Aveva
camminato per molto,
troppo tempo. Ed era stanca, ma non doveva cedere. Si era accorta che,
qualche
metro dopo lo scambio si ergeva uno strano edificio, probabilmente la
vera e
propria sede della stazione. Quando arrivò alla porta la
aprì con un calcio ed
entrò ansimando.
Le
poche persone che erano lì dentro ammutolirono
all’istante, voltandosi verso di
lei. Una bambina che stava sgranocchiando una barretta di cioccolata
restò con
le mascelle aperte, la tavoletta sollevata a mezz’aria. Un
gruppo di ragazze
ridacchiò indicando dalla sua parte, mentre un uomo seduto
in disparte con una
ventiquattrore poggiata sul tavolo si limitò a gettare un
occhiata fugace
imitando gli altri, per poi tornare a parlare al cellulare. Jun non
badò a
tutti gli sguardi incuriositi che le si posavano addosso, si diresse al
bancone
dove vi erano esposte leccornie di ogni tipo. Avrebbe voluto afferrarne
una e
correre via, ma si dette un contegno. Non aveva soldi, non poteva
soddisfare la
sua fame, anche se lo voleva tremendamente. Da quant’era che
non mangiava
qualcosa? Due giorni? Tre? Non riusciva proprio a ricordare.
“Forse
anche il bambino ha fame” pensò. Già,
il bambino. Non aveva più pensato a lui
fino a quel momento. Si domandò a sarebbe potuto somigliare.
Se più a lei o a
Kazuya…
-Signorina?-
Jun si
voltò. Una ragazza dai capelli rossi la stava fissando,
fingendo
preoccupazione. In realtà era solo intimorita da quella
strana donna che era
appena entrata. Jun la squadrò da capo a piedi. Aveva gli
occhi verdi e
tantissime lentiggini.
-Si
sente bene, signorina?- disse timidamente la ragazza
-N… no.
È tutto apposto. Sa… sa
dov’è il bagno?- chiese Jun rassettandosi i
pantaloncini sporchi di terra.
La
ragazza le indicò velocemente la direzione. Jun corse verso
il bagno e non
appena vi fu entrata aprì il rubinetto del lavandino e
cominciò a lavarsi la
faccia. L’acqua fredda servì a calmarla un
po’.
A
qualche chilometro da lei un uomo arrancava per la strada seguendo i
binari .
Maledisse mentalmente chi aveva piantato quel cartello che diceva
“STAZIONE DI
YAKUSHIMA” a chilometri di distanza dal vero e proprio
edificio, traendo in
inganno gli ignari passanti. Sapeva bene che anche questa era una
strategia.
Era certo che, dopo aver scarpinato per così tanto, chiunque
sarebbe stato
preso dai crampi allo stomaco per la fame, oltre che dal bisogno
impellente di
darsi una ripulita. Avrebbe trovato il posto dove rifocillarsi,
l’unico posto
nel raggio di miglia dove avrebbe trovato cibo e acqua. E non avrebbe
badato a
spese. L’agente Lei Wulong odiava queste sottigliezze, eppure
non vedeva l’ora
di entrare lì dentro. Arrivò davanti la porta e
la aprì lentamente. Non appena
gettò un’occhiata dentro l’edificio, non
potè fare a meno di spalancare gli
occhi e la bocca dalla sorpresa. Una donna stava uscendo dal bagno,
scostando le
ciocche di capelli corvini che le ricadevano disordinate sul viso,
tentando
invano di rimetterle al loro posto, ordinate, raccolte dietro il
candido fiocco
sfilacciato. Si guardava intorno nervosamente, e i suo occhi neri erano
lucidi
e arrossati, come se avesse pianto.
-Jun?-
Mmm...
questa storia di Jun sta risultando piuttosto lunga. Mi sa che ne
avrò ancora per due capitoli. E poi devo far entrare in
scena un personaggio moooolto particolare *_*
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