Incubo o sogno?

di auaura
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio... ***
Capitolo 2: *** Contro Marshmallow ***
Capitolo 3: *** Ti odio! ***
Capitolo 4: *** Come te... ***
Capitolo 5: *** Fuori dalla grotta ***
Capitolo 6: *** Congelato ***
Capitolo 7: *** Ritorno ad Arendelle. ***
Capitolo 8: *** Il ballo ***
Capitolo 9: *** Il fantasma ***
Capitolo 10: *** La Profezia ***
Capitolo 11: *** Cos'è successo? ***
Capitolo 12: *** 1° notte-Non aver paura. ***
Capitolo 13: *** Palle di neve ***
Capitolo 14: *** 2° notte: la tortura. ***
Capitolo 15: *** Per sempre ***
Capitolo 16: *** Ricordi e malintesi ***
Capitolo 17: *** La pietra ***
Capitolo 18: *** 3°notte: Frusta ***
Capitolo 19: *** 3° notte: E' tutto un errore ***
Capitolo 20: *** Spiegazioni ***
Capitolo 21: *** NO, Signore ***
Capitolo 22: *** -2: Mooolti guai ***
Capitolo 23: *** 4 notte: le grida ***
Capitolo 24: *** 4° notte: i poteri. ***
Capitolo 25: *** Perfetto ***
Capitolo 26: *** Sorpresa...! ***
Capitolo 27: *** A noi due... ***
Capitolo 28: *** Le chiavi ***
Capitolo 29: *** Un'ultima volta ***
Capitolo 30: *** Libera ***
Capitolo 31: *** Torri e draghi ***
Capitolo 32: *** Porte. Luoghi sconosciuti. ***



Capitolo 1
*** Inizio... ***


Elsa si massaggiò le tempie, la corona le scivolò davanti al viso, la regina sbuffò. 
Poteva essere tutto perfetto, poteva, perchè ora doveva succedere tutto questo? Dei mostri d'ombra  avevano attaccato i paesi vicino, presto toccherà anche ad Arendelle.
Si sistemò la nuova corona sulla testa. Si, nuova, dopotutto l'ultima era nel suo castello di ghiaccio, dopo che lei l'aveva lanciata. Ridacchiò un po'. Poi questa nuova corona era bellissima, decorata con fiocchi di neve. Dopo l'   "estate ghiacciata"  il fiocco di neve era diventato il simbolo di Arendelle, quasi tutte le persone indossavano qualcosa di blu, era una specie di moda. Meglio così, il suo popolo l'adorava.


Anna corse nella sala del trono, spalancò le porte. Elsa fissò il viso rosso della sorella:-Novità?-chiese speranzosa la regina.
-Si..-disse Anna annuendo.  -Sarebbe?-chiese Elsa, stringendosi le mani.
Anna aprì la porta, Sven entrò nella sala del trono, Kristoff che gli accarezzava le corna. Elsa non capiva, poi vide. Vide il corpo di un ragazzo in groppa alla renna, non era messo bene, per niente. Il ragazzo spalancò gli occhi azzurri, ora sembrava più adulto, ma di sicuro non era più grande di Elsa.      -Non c'è tempo!-esclamò il giovane.     -C-Cosa?-domandò perplessa Anna.
Il giovane saltò giù dalla renna e s'inchinò davanti ad Elsa:-Sono il messaggero del paese vicino, sir Felix, i mostri si stanno avvicinando, poche persone sono sopravvissute, vi prego regina, permetteteci il soggiorno qui da voi.-
Elsa, agitata, si strinse le mani ancora più forte:-Certo che potete rimanere qui! Dove sono gli altri?-                -Già! Ti abbiamo trovato svenuto davanti al fiordo! Dove sono gli altri?-fece eco Anna.       Il giovane scosse la testa, triste:-Ecco...mi hanno mandato avanti per avvisarvi del nostro arrivo. Sono alla montagna del nord. Un mostro di neve li ha attaccati!!-disse scuotendo ancora di più la testa, e cominciando a zoppicare avanti e indietro.      -Marshmallow.-bisbigliò la regina.-Solo io posso fermarlo.-          -Certo. altrimenti quella povera gente morirà. Andiamo.- Affermò Anna aggrappandosi al braccio della sorella, non l'avrebbe lasciata andare da sola.  




Nonostante le proteste di Elsa, Anna e Kristoff prepararono la slitta, pronti a dirigersi verso la montagna del nord. Olaf si mise seduto sulla slitta dicendo:-Vengo anche io!- come se dovesse andare a fare una passeggiata. 
Una bufera di neve circondava la montagna del nord, e questo spaventava ancora di più la regina. Doveva distruggere Marshmallow, la sua creazione, o, meglio, la creazione della sua paura. Kristoff si mise accanto ad Anna:-Pronti?-chiese.   -Si -bisbigliò Elsa, con un filo di voce.












Strinse di più la piccola , stavano gelando, e  i cavalli non ce la facevano più.  La bambina dai capelli scuri spiaccicò il viso contro il petto del ragazzo.           -Q-Quanto ci v-vuole?!-chiese la piccola, battendo i denti. Il ragazzo strinse di più le coperte intorno a lei:-Non lo so.-mormorò, una nuvoletta bianca gli usci dalle labbra. Lei tremò, e si strinse ancora di più nelle coperte.
-Generale!! Qui si gelaa!-urlò poi, rivolto al capo della banda, una donna dai capelli biondi, nascosti da un folto berretto.  -Sopravvivi!-gli gridò di rimando lei, con rabbia. Erano tutte prese in giro, solo perchè era una donna. Suo padre, il vero generale, era morto nell'attacco dei mostri, lei si era tagliata i lunghi capelli, si era vestita da uomo e aveva preso il suo posto. Ma tutti sapevano che era una donna.
Una ventina di persone era sopravvissuta, il resto erano morti. 
Il ragazzo si passò una mano guantata sui capelli castani, per togliere la neve, aveva ceduto il suo berretto alla bambina, non poteva farla morire di freddo; sbuffò, un'altra nuvoletta bianca. 
Ad un certo punto il generale si fermò. Tutti si strinsero nei cappotti, no, quel mostro non poteva, non poteva tornare.
Silenzio.
Ripresero il viaggio, sempre con molta cautela, avevano perso molte provviste per colpa di quel mostro, stavano già morendo di fame e di freddo, ci mancava solo un attacco del mostro.
Accadde tutto così velocemente che non si capì nulla: il mostro altissimo sbucò fuori da una collinetta di neve, colpì il cavallo del ragazzo, lanciando la bambina chissà dove, nella neve gelida.

 

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Capitolo 2
*** Contro Marshmallow ***


Elsa continuava a torcersi le mani tremanti. Come doveva fare per eliminare Marshmallow? Deglutì lentamente, inspirò e respirò più volte ma sembrava inutile. Doveva calmarsi, o avrebbe peggiorato le condizioni atmosferiche.
Anna poggiò una mano sulla spalla della sorella:-Andra tutto bene, Elsa.- disse, sorridendo.
Elsa accennò un sorriso:-Lo spero.-
Kristoff prese varie strade contorte, ma li avrebbe aiutati ad arrivare prima, dovevano tener duro. Per quanto riguarda Olaf, se ne stava lì, a sfiorare le dita della sua creatrice, canticchiando per calmarla. La regina passò una mano sulla testa del pupazzo:-Grazie.-bisbigliò. Olaf sorrise.


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Il ragazzo faceva fatica a respirare. "Dove sei?" continuava a ripetersi. "Dove sei??!" 
Il pupazzo giganteso iniziò ad attaccare quelle poche persone, che cominciarono ad urlare e scappare, con una confusione incredibile.
Un grido sovrastò gli altri:-RAAALPHHH!!!-
-Vanellope!!-gridò di rimando lui. Dov'era? DOV'ERA?? Ralph cominciò a correre sotto le gambe del mostro, ma il pupazzo l'afferrò e lo lanciò contro una roccia, il moro scosse la testa per riprendersi. Il generale provava a bloccare il mostro con la spada, ma era quasi inutile.
Ralph sentì il battito cardiaco accelerare:-Lo so che non dovrei...ma..-      Si tolse quelle coperte imbottite dalle braccia, rivelando due mani enormi. Ringhiò  e si lanciò contrò il mostro. Il ragazzo colpì il pupazzo , facendolo cadere all'indietro.  Ne approfittò: corse nella neve, cominciando a cercare la bambina.    
 -Vanellope!-
Nessuna risposta.
Poi la vide: fra la neve, accanto al mostro. La prese in braccio, e la strinse al petto.
-Ho tanto freddo...-mormorò la bambina, mentre una ciocca bianca comparì fra i capelli neri. 
-Ma ...che cosa?- Ralph non capiva, cosa stava succedendo ai suoi capelli?
Mashmallow stava per attaccarli ma...qualcosa, cioè, qualcuno, fermò il gigante di neve, che si voltò.
-Fermo!-
Era una voce dolce, ma era anche dura come la pietra. Ralph non guardò chi era, sgusciò lontano dal mostro in più fretta possibile. 


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Elsa respirava lentamente. -Fermo!- ordinò ancora. La sua creazione si mise davanti a lei:- Io non ti ubbidisco piu!-gridò Marshmallow, con quella sua voce che metteva i brividi. Elsa unì le mani sopra la testa e iniziò a far girare una tempesta di neve intorno a lei.
Anna si strinse di più a Kristoff.    -Non aver paura, ce la farà.-la rassicurò lui.
 

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Capitolo 3
*** Ti odio! ***


La tempesta aumentò, fino a rendere difficile vedere Elsa. Anna strinse le mani di Kristoff, gli stava stritolando le dita, tanto era forte la presa. 
-Marshmallow!- gridò la regina -Lascia in pace queste povere persone!-                                                                         
-Già, lasciaci in pace!-fece eco una donna, piagnucolando. Elsa cercò di calmarsi, ma era impossibile, sentiva il suo battito cardiaco nelle orecchie, tremava.  Marshmallow si abbassò fino ad arrivare all'altezza di Elsa e ringhiò, una raffica di vento gli uscì dalla bocca, scompigliando l'acconciatura perfetta della regina. Elsa deglutì di nuovo, si portò le mani all'acconciatura e la sciolse, rivelando la treccia platinata:-Sai chi sono?- chiese.
Marshmallow annuì, facendo sussultare tutti i presenti, tranne la regina.
-Chi sono?-chiese dolcemente Elsa.
-Tu vuoi farmi del male!- esclamò il mostro-Come loro!- disse, indicando gli abitanti del villaggio. Le sue parole avevano un che di triste e malinconico.
-Io ti ho creato, ricordi? Come potrei farti del male?- chiese la regina, accarezzando un artiglio di ghiaccio del mostro.
-Ma tutti mi odiano!-piagnucolò il mostro. Da quella frase Elsa capì. Olaf rifletteva la sua gioia , Mashmallow la sua tristezza e la sua paura. La regina sospirò.
-Lo so.-disse-Ma io ti voglio bene, sai?-
Il mostro scosse la testa:-Non è vero! Vuoi solo che io...che io ti lasci passare con questa gente!-
Elsa fece un mezzo sorriso:-No, io ti voglio bene davvero; altrimenti ti avrei già fatto scomparire!-
-E vero.- disse il mostro.-E' vero!-ripetè.     
Elsa accarezzò le mani enormi del mostro:-Si,è vero.-
-Vai, Elsa, porta queste persone al sicuro, ma stai attenta.- fece il mostro accarezzando la testa di Elsa. La regina sorrise, Anna e Kristoff salirono sulla slitta, gli abitanti del villaggio, con i loro cavalli, si misero dietro la slitta, pronti per partire verso Arendelle. Poi accadde qualcosa di incredibile:il terreno si spaccò, facendo precipitare Elsa nel vuoto.
Si aprì un altro spacco,  una donna stava per cadere,  ma tre uomini la presero al volo.
Anna fece per correre verso la spaccatura in cui era caduta Elsa, ma questa si richiuse, prima che la principessa potesse fare qualcosa.



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Elsa aprì gli occhi, era in una specie di galleria sotterranea, non c'era molta luce. Però notò che la sua mano destra stava illuminando la galleria; infatti dal palmo usciva una specie di lampo di ghiaccio blu luminoso. Non sapeva di aver quel potere! Si mise faticosamente in piedi. Com'era arrivata lì? Ricordò di Marshmallow, e poi...e poi? Non ricordava, non ci riusciva. Sentì una specie di lamento, roteò la mano sinistra, creando una palla di neve e si avvicinò ad un paio di stalattiti, dietro c'era una ragazzina dai capelli neri, o meglio neri con qualche ciocca bianca. Aspetta! Ciocche bianche!? Elsa iniziò a respirare a fatica, quella bambina aveva ricevuto un lampo di ghiaccio in testa! Come Anna!  Si guardò le mani, un paio di fiocchi di neve le roteavano intorno:"Non sono stata io!"pensò "no, no,no".
Ma non poteva lasciarla lì! La prese in braccio, pesava un po', ma non poteva lasciar morire quella bambina.
Mentre camminava lungo la galleria vide una figura a terra, sembrava un uomo, ma era...strano.  Aveva due mani enormi, e questo la intimoriva, e tanto. Si mosse.
Elsa deglutì lentamente, e, tenendo la bambina dai capelli scuri con un braccio, con l'altro creò un lampo di ghiaccio, per difendersi da quel...quel mostro che aveva davanti. La figura si mise seduta e fissò un po' stordita Elsa, poi, quando notò i poteri della ragazza, alzò le braccia, terribilmente enormi, come per chiedere pietà.
La regina alzò un  sopracciglio. Aveva paura? Di lei? Sì, ormai era abituata a questo, ma lui...ma lui non dovrebbe! Insomma potrebbe spezzarle il collo con facilità!
L'espressione di questo "tipo" s'indurì, appena notò la bambina:-Lasciala.-sibilò, con voce roca.
-No, è tua figlia?- domandò la regina, stringendo di più la bambina svenuta.
-Uhm, no, cioè..si..no, non è mia figlia.-fece lui,  con un'espressione addolorata sul  viso.
-Tua sorella?-chiese ancora la regina.
Lui scosse la testa. Elsa sgranò gli occhi:-L'hai rapita!-gridò.




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Ralph sgranò gli occhi:-NO! Io non rapisco le bambine! E adesso lasciala a me!-
-No.- Quella donna era odiosa. Chi era lei per non darle Vanellope?  Che autorità aveva su di loro?
-Come ti chiami?- chiese la donna, dopo un po'.
-Ralph.-tagliò corto lui, mettendosi in piedi.
-E lei?-chiese guardando la bambina.
-Vanellope.-
-Tu chi sei?-chiese lui.
-Elsa.-rispose lei, gelida come aveva fatto lui.-Non l'hai rapita?-
-No! Lei..io..- Ralph sospirò- Diciamo che l'ho adottata.-
Elsa lo fissò perplessa.
-Senti..-cominciò Ralph-Usciamo da qui, e poi parliamo.-                  Elsa annuì.


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Girarono varie gallerie, per un' ora, forse anche due, ma sembrava tutto un labirinto, un enorme labirinto. Per tutto il tempo i due non dissero nulla, illuminati dal potere di Elsa avanzarono, il solo rumore che si udiva era quello dei loro respiri. Elsa cominciò ad essere stanca, ed odiava quel vestito! Anna le aveva fatto indossare un abito di stoffa e, bagniandosi con la neve sciolta era diventato appiccicoso e pesante. E il peso della bambina non l'aiutava. Scivolò all'indietro, ma Ralph l'afferrò prima che toccasse terra :-Stai attenta- sibilò lui- Hai un carico più prezioso di te fra le braccia.-            -Ti odio.-sibilò lei a denti stretti.       -Ricambio il sentimento.-ribattè lui.
Lei si tirò elegantemente in piedi.      -Guarda e impara.- disse, lasciando Ralph un  po' perplesso. Elsa scrocchiò le dita e sopra il vestito di stoffa si formò il suo solito, amato, abito ghiacciato. La stoffa era stata come dissolta dal potere della ragazza.
-D'accordo, facciamo gli esibizionisti, ma non sappiamo ancora come uscire- sbuffò lui.
-Zitto!-disse poi Elsa, si uno strano sibilo, poi si formò una spaccatura sopra le loro teste. 






 

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Capitolo 4
*** Come te... ***


Una piccola crepa comparve sopra le loro teste. La crepa fece un movimento quasi circolare, formando un piccolo buco, innaturale. Forse l'aveva fatto una forza magica?   Era grande quanto un pugno.
Elsa sorrise. Infilò il braccio nel buco, e mosse la mano.     "Forse Anna si accorgerà di me" pensò.
-Anna!!- gridò, ma nessuno rispondeva. La regina sbuffò. La bambina fra le sue braccia rabbrividì, un'altra ciocca comparve tra i capelli, lasciando solo tre ciocche nere. Ralph fissò sbalordito i capelli di Vanellope:-Che le succede?-chiese. Elsa deglutì lentamente.    -Lo sai, vero?-domandò di nuovo Ralph -Lo sai che le sta succedendo?!-
La regina annuì:-Si sta gelando, è stata colpita alla testa, se non la portiamo dai troll lei...- la voce le morì in gola.
-Lei?- Ralph stava impazzendo -Lei??!!-                  -Si..congelerà.- terminò lei, deglutendo il nodo alla gola.    -No...-bisbigliò Ralph.    Elsa porse la bambina al gigante:-Tienila tu, deve rimanere al caldo.-      Lui si tolse il mantello e vi avvolse Vanellope, con aria triste.


-Elsa!!-
La regina rimase senza fiato. Era Anna!     -Anna! Anna!- gridò la maggiore, mettendosi sotto il buco.   Elsa vide comparire l'occhio azzurro della sorella.  Anna era accovacciata sopra il buco:-Ti ho trovata!! Ti ho trovata!Kristoff!!!L'ho trovata!!!- 
Presto anche Kristoff comparve "davanti" alla regina.      -Anna-cominciò Elsa, seria-Questa bambina sta per morire congelata! Deve essere portata dai troll! Subito!-              Anna si tirò la frangia dietro l'orecchio:-Ma come vi facciamo uscire?-
Elsa si morse il labbro. Come? 
Ralph svegliò Vanellope; la bambina si stropicciò gli occhi, tremando.   -Lei può uscire.-disse serio il gigante.  -Non essere ridicolo!- ribattè la regina - Non passerà mai in quel buco!-         -Chi ti ha detto che deve passarci dentro?-disse lui, facendo spallucce.  Elsa inarcò le sopracciglia, come poteva passare?          
-Ralph- bisbigliò Vanellope- Ma hai detto che...e se loro...non devono scoprirlo.- disse allarmata.  Ralph scosse la testa:-Lei è come noi. Non vedi il suo abito? E' fatto di ghiaccio.-          Vanellope sollevò appena il collo:-E' come noi.-bisbigliò.-Ok, lo faccio.- 
Anna li fissava un po' perplessa.   -Preparati a prenderla tra le braccia.-fece Ralph alla rossa, che annuì.    Vanellope respirò profondamente:-Uno, due..-
-Che sta facendo?-chiese Elsa.   -Lo vedrai.-rispose Ralph.
Vanellope continuò:-Tre.....GLITCH!!-     Scomparve in tante lucine blu, lasciando Elsa di stucco.  Comparve tra le braccia di Anna, che fissava la bambina, sbalordita.
-Portala via!- ordinò Ralph-Noi troveremo un modo per uscire.-           -Ma..-protestò la rossa.     -Ma niente, Anna, portate ad Arendelle la gente del villaggio e  la bambina dai troll.- affermò Elsa.   Anna avvolse Vanellope anche nel suo mantello rosa, sapeva quanto si prova freddo, in quella occasione. 
Kristoff e Anna salirono, a malincuore, sulla slitta.







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Proseguirono per mezz'ora, in silenzio. Finchè Elsa non riuscì a trattenere tutte le domande che le affollavano la mente:-Cos'era quel...quella magia che ha fatto Vanellope?-                      -Glitch.-Rispose Ralph, come se fosse ovvio.    -Cos'è un glitch?- domandò ancora lei.        -Una specie di incantesimo di teletrasporto, si trasmette ogni tre generazioni di alcune famiglie.-rispose Ralph strofinandosi le mani per scaldarle.    -Oh..interessante-disse Elsa, arrancando dietro a lui, era sfinita, non ce la faceva più. 
Si ritrovarono davanti un vicolo cieco.

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Capitolo 5
*** Fuori dalla grotta ***


N.d.a: Auguri al fandom di Ralph Spaccatutto, il 2 novembre ha compiuto due anni.  :*

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Vicolo cieco. Il cuore di Elsa perse un battito: come poteva uscire di lì, ora?  Fissò per un po' Ralph, aveva cominciato a respirare più velocemente del normale. Molto più velocemente.
-Cos'hai? Tutto bene?- chiese la regina, un po' agitata.        -Ehm..si, perchè?-domandò di rimando lui, deglutendo.
-Sei un po'...spaventato.-rispose lei, arrotolandosi una ciocca della frangia intorno al dito.   Ralph agrottò la fronte:-Non ho paura, ho solo...niente.-         -Solo cosa?- Elsa non era mai stata così curiosa di sapere qualcosa come in quel momento.   Ralph scosse la testa. Elsa lo guardò storto.
-Brutti ricordi.-ribatte lui, con il viso cupo. -Devo dirtelo?-         -Magari.-           Ralph sbuffò, poi disse:-Io...sono stato chiuso da mio padre in una grotta, da piccolo.-        Elsa sgranò gli occhi:quale genitore sano di mente faceva una cosa del genere?         -Mi odiava.-mormorò poi lui, chiudendo gli occhi e sospirando.       -Cos'altro ti ha fatto? Se non vuoi non dirmelo, ma...magari sfogarti ti può essere di aiuto.-disse lei, incrociando le dita.     -Lui...era un pazzo, continuamente ubriaco, mi picchiava ogni giorno, mi insultava e...un giorno provò a farmi morire di fame in una grotta, e non riuscendoci, sono diventato il suo...schiavo, io...- Ralph sospirò e si mise seduto su una specie di masso un po' più in là. Elsa sentì il cuore stringersi in una morsa, era una cosa così triste.     -Mi frustava, alcune volte.-continuò il gigante, fissando il vuoto. Lui si alzò di scatto, andò verso la parete in pietra e tirò un pugno con tutta la forza che aveva in corpo. Una crepa si allungò come una ragnatela lungo tutta la parete, poi il tutto cadde a pezzi, a terra. Elsa era sconvolta: forte era forte, molto forte; la parete sopra di loro non era crollata, era un miracolo. Ralph avanzò nel buio:- Vieni, bellezza, o ti devo prendere in braccio?-           Elsa sbuffò:-Arrivo, Spaccatutto.-



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Spaccatutto. La gola di Ralph si seccò di scatto. Quel nomignolo continuava a tormentarlo. Quando era piccolo, tutti i bambini del suo piccolo paesino lo chiamavano così, ma con disprezzo. Rompeva le cose, involontariamente, non era colpa sua. Raramente era volontario. Avanzarono, illuminati dalla delicata luce blu del potere di Elsa. 
Era allora, che comparve. Una galleria. Andava verso l'alto. 
Elsa non aveva dubbi, la imboccò subito, seguita a ruota da un Ralph leggermente insicuro. Uscirono facilmente, strano, ma era meglio così, no? 
Un sole seminascosto, illuminò i loro volti.  Elsa si girò verso Ralph, un sorriso allegro, che partiva da un orecchio all'altro, comparve sul suo volto. Gli occhi di lei scivolarono instintivamente sulle nocche insanguinate del gigante, e il sorriso scomparve. Notando l'espressione sconcertata della ragazza, Ralph si guardò la mano, ma non era per nulla spaventato, era un'abitudine per lui, ormai.      -Le tue mani...-bisbigliò Elsa fissando il sangue scuro.     -Le mie mani non sono un tuo problema.-ribattè Ralph.    -M-Ma..-balbettò lei.   -Non farti tanti problemi, è tutto a posto.- disse lui.

-Elsa! Ti ho trovata! Ti ho trovata!- un buffo pupazzo di neve corse verso il duo.       -Olaf!- esclamò Elsa, abbracciando l'omino bianco. -Che ci fai qui?-            -Che ci faccio qui?- si chiese poi il pupazzo, battendosi un dito legnoso sul mento. Ralph si battè una manona sulla fronte:-Oh, ti prego!- gridò esasperato.          -Ah, già, ci sono!-disse Olaf, tutto contento-La bambina..Kristoff l'ha portata dai troll, Anna ha portato tutte quelle persone ad Arendelle.-         -Bene.-Elsa sorrise.        -Peròòò...-continuò il buffo omino, prolungando il suono della "o".-Qualcosa è andato storto con la bambina, il troll non l'ha salvata, non può...è in condizioni troppo gravi.- Olaf diventò triste.
-COSA?!- esclamarono Elsa e Ralph, in contemporanea.

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Capitolo 6
*** Congelato ***


Anna camminava sempre più velocemente avanti e indietro, avanti e indietro. Era corsa ad Arendelle, seguita da tutte le persone (o Belopstiani, come si volevano far chiamare), poi era corsa dai troll con il suo cavallo. Aveva mandato Olaf a cercare Elsa e il ragazzo, e ora li stava aspettando. La pelle della bambina aveva preso un leggero colorito bluastro,Kristoff aveva un leggero senso di deja-vu. Granpapà accarezzava il viso di Vanellope, l'aveva avvolta in una coperta di muschio; il calore rallentava il congelamento, ma di poco. Kristoff fermò Anna:-Basta così, o finirai per scavare una buca per terra.-  Anna annuii, e si mise seduta su una roccia, e cominciò a battere ritmicamente il piede per terra.

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Elsa si fermò, sfinita, su un masso, Ralph, invece, corse fino al corpicino di Vanellope, con Olaf che gli saltellava dietro.      -Allora? Cosa dobbiamo fare?-chiese immediatamente a Granpapà, senza presentarsi, ma, ovviamente, in quella situazione non è che poi importava più di tanto.  
Anna si mise accanto alla sorella e le due si misero a parlottare.       -Può farlo solo Elsa.-sospirò il troll.    Le due sorelle smisero di parlare e si fissarono.  
-No, Pabbie!- esclamò Elsa- Potrei farla morire...non mi prendo questa responsabilità!-     
-Cosa dovrebbe fare?- chiese poi Ralph, fissando Vanellope, le cui dita erano oramai blu. -Dovrebbe scongelarla.- rispose il troll.      -No, no. Ci ho già provato a congelare e scongelare le cose! Ma non ci riesco!- disse Elsa, deglutendo.  Anna si mordicchiò il labbro. Kristoff scosse la testa.     
Ralph alzò gli occhi al cielo:- Possiamo parlare Elsa?- lanciò un occhiata agli altri -In privato?-
Elsa sollevò un sopracciglio:-Va bene.- sbuffò.

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Erano un po' più in la degli altri.
-Provaci!- sbottò lui.
-No! I-io potrei..peggiorare le cose..no.- bisbigliò lei.
-Ti prego! Farò tutto quello che vuoi!- ribattè lui.-Io..ho bisogno di lei!-
Elsa vide un velo di tristezza negli occhi del gigante:-Io..potrei ...provarci, ma..-
-Non ti darò colpe se peggiori le cose o non ci riesci.- finì lui.     -D'accordo.-disse la regina, deglutendo più volte.
Si mise accanto al corpicino, la regina strinse le mani e poi le poggiò sulla fronte della bambina...doveva riuscirci.



 

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Capitolo 7
*** Ritorno ad Arendelle. ***


-Ma non ci vuole un atto di vero amore per sciogliere un cuore di ghiaccio?- bisbigliò Anna.
-Si. Ma qui è la testa congelata, non il cuore.- Rispose il troll- Deve essere Elsa a scioglierlo.-
  

Elsa continuava ritmicamente a far scorrere la mano sulla fronte di Vanellope.   "Non sono in grado" pensò.  "Ma devo farlo. Devo riuscirci." 
Degluti più volte. Doveva farcela. Ralph la fissava, ma non con severità, era più uno sguardo supplichevole. Elsa sospiro e poggiò le dita della mano destra al centro della fronte di Vanellope.  Perchè lo faceva? Sentiva di doverlo fare. Alzò l'altra mano al cielo.  "L'amore, l'amore scongela."   Poteva farcela. Sentì una strana forza correrle per le dita, erano come intorpidite, ma lei sentiva, sapeva, di essere potente. Poteva congelare e scongelare. Sentì il ghiaccio rientrarle nelle vene della mano destra e uscire con piccoli fiocchi di neve dalla sinistra. Risucchiò tutto il ghiaccio. Doveva pensare all'amore, non era difficile. Anna, lei le voleva bene. Kristoff amava Anna. Il suo popolo l'amava. Forse. Ralph voleva bene, moltissimo, a Vanellope. 
Sentì il ghiaccio arrivarle con una scossa al cuore, rabbrividì, era a terra, ora, in ginocchio. Troppo ghiaccio. Un qualcosa di caldo si appoggiò sulle sue spalle, con sua sorpresa vide le dita di Ralph.   -Grazie. Ti devo tanto, tantissimo.- le bisbigliò. Poi lui la lasciò e prese Vanellope fra le braccia, i capelli della bambina erano di nuovo neri. Ma era ancora addormentata.      -Si sveglierà tra qualche ora...tenetela al caldo.- Disse Granpapà a Ralph, che annuiva convinto.    Anna strinse leggermente la spalla della sorella:-Sei stata fantastica, sai?!-        Elsa annuì, anche se non prestava molta attenzione alle parole della sorella. Sentiva ancora quel ghiaccio morderle il cuore con quelle sue dita gelide, ma non disse nulla.     -Ah, già!- esclamò poi Anna.- Stasera c'è il ballo per trovare i nuovi alleati, ricordi? Dobbiamo correre ad Arendelle.-       Elsa si alzò di scatto:-Oh, no! Corriamo!-       
II gruppetto partì verso Arendelle.


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Arrivati ad Arendelle, Elsa corse in camera sua: era un disastro, e aveva solo mezz'ora per prepararsi! Sbuffò più volte e si mise la prima cosa che le capitò fra le mani: un abito azzurro con ricami blu sull'orlo della gonna. Si fissò allo specchio e notò con suo grande imbarazzo che aveva le spalline come l'abito di Anna alla sua incoronazione. Le spalle erano troppo scoperte per i suoi gusti; ma in fondo non poteva presentarsi in un abito di ghiaccio, e quella era la cosa meno..."rigida" che aveva in stoffa. Si scolse la treccia e intrecciò i capelli in una nuova treccia più stretta, e la legò arrotolata all'indietro, tipo chignon, poi sciolse un po' qui un po' la e rintrecciò in vari punti, fino ad avere qualcosa di decente.

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Anna, invece, finì di prepararsi in due minuti e , in segreto, si procurò qualche suo vecchio vestito e lo diede a Vanellope; le due, appena Vanellope si era svegliata, avevano fatto subito amicizia, e poi amava quella specie di incantesimo che faceva. Inoltre, aveva preso qualcosa per Ralph. Insomma, era stato troppo carino con sua sorella! O, almeno per quello che aveva visto, non sapeva cos'era successo nella grotta. Ma l'avrebbe chiesto presto a sua sorella. 

-Mmmm...-Anna si battè più volte l'indice sul mento.
-Come sto?- Vanellope continuava a ruotare. Trovava quel vestito giallo con la gonna larga odioso, ma era anche buffo.
-Bleah!- esclamarono le due insieme, scoppiando a ridere. Vanellope se lo sfilò ridendo, Anna le passò un altro vestito: era verde acqua, con una fascia nera e un piccolo fiocco.  Ad Anna non era mai piaciuto, non le era mai stato bene. Ma a Vanellope stava benissimo.     
Anna sorrise:-E' fatto proprio per te...-
-Tu dici? Mi sento un po' come...- disse lei.
-Un po' come?- chiese Anna.
-Una principessa.- rispose la bambina fissandosi allo specchio. Non le erano mai piaciute le principesse, ma ora si sentiva così...diversa. Ora le sue vecchie "amiche" del suo piccolo paesino non potrebbero più prenderla in giro perchè è un maschiaccio. Era bellissima. Taffyta sarebbe stata gelosa.
-E' un bene o un male?- domandò Anna fissando l'espressione un po' lontana della bambina.
-Un bene.-disse Vanellope con gli occhi lucidi. Avrebbe avuto una nuova vita lì, niente più bulli, nè per lei, nè per Ralph. Glitciò al collo di Anna:-Grazie.-le sussurrò in un orecchio-Grazie mille-   
Anna ricambiò l'abbraccio sorridendo:-Di niente.-





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Ralph scosse la testa:-E' molto persuasiva, la tua ragazza! Cioè, la principessa...-
Quando era arrivato ad Arendelle, e aveva visto tutti che si inchinavano davanti ad Anna ed Elsa, rimase sotto shock, nessuno si era degnato di dirgli che aveva davanti la regina e la principessa!
Kristoff ridacchiò:-Lo so, ma in fondo ti ha costretto a venire solo per Elsa. Insomma, non vuole che balli con quei vecchi bacucchi, come direbbe lei, dei ministri.- 
Ralph alzò gli occhi al cielo:-E allora?! Che c'entro io?!-
-Sei la prima persona accettabile che le è passata fra le mani.- Kristoff scoppiò a ridere.  Ralph sbuffò. 
Poi la mascella gli cadde quasi a terra: vide Elsa, sulla scala, era bellissima. Certo, nella grotta aveva quell'abito che le stava una favola, ma ...non aveva visto quanto fosse bella. Se ne rese conto solo adesso.  Vanellope gli comparve sulla spalla:-Hey, Ralphy, non emozionarti troppo o ti scoppia la testa.-         Ralph le diede un buffetto sulla guancia:-Ma finiscila!- poi continuò-E niente glitch stasera, chiaro?-       -Va bene!- esclamò Vanellope storcendo il naso e scivolò giù dalla spalla di Ralph.
Elsa scese, accompagnata da Anna. La regina guardò perplessa Ralph:-Che ci fai qui?-
-Tua sorella.- sbuffò Ralph.
-Oh, ho capito.- disse Elsa con imbarazzo.-Noto con piacere che le ferite sulle tue mani sono meno evidenti.-
-Ehm, si...- fece Ralph annuendo-Dobbiamo andare...penso.-
-Giusto.- Elsa annuì tremando.
-Non aver paura. Cosa potranno mai farti? Sei la regina!- Ralph le offrì il braccio-Aggrappati a me, se hai bisogno di una roccia.-
Elsa ridacchiò e si appoggiò a Ralph:-Sai, fuori dagli spazi piccoli sei più simpatico.-
Nota dolente. Ralph non ribattè, il suo sguardo si perse nel vuoto.
"Stupida! Lui ti aiuta e tu rispondi così! Stupida!" pensò la regina.
-Mi dispiace, scusami.- mormorò lei.
-Non importa, andiamo.- disse lui, con un sorriso triste.

I due si avviarono verso la porta.



 

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Capitolo 8
*** Il ballo ***


Ralph rimase leggermente nascosto, non gli piaceva farsi vedere, soprattutto con tutta quella gente importante. Elsa aveva già fatto molti accordi con vari paesi, anche se molti erano intimoriti dalla regina. Ralph fissò il cioccolato sopra il tavolo dei dolci scuotendo la testa.  "Vattene." pensava "stupido ricordo"
Ogni tanto allungava l'occhio su Elsa che tremava e rifiutava ogni invito a ballare. Ma un duca particolarmente insistente l'afferrò e la tascinò in pista.  Anna e Kristoff, o, meglio, Anna che trascinava Kristoff, si avvicinarono al gigante.    -Salvala.- disse la principessa che indicava freneticamente la sorella.
-Io?-
-No, la tenda!- esclamò spazientita Anna.
-D'accordo, d'accordo! Ma non uccidermi!- fece Ralph alzando le manone.
Kristoff si mise una mano davanti alla bocca per non farsi sentire, e poi scoppiò a ridere. Anna si unì a lui affermando:-Mai sfidare la principessa Anna di Arendelle!-

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Elsa cercò di staccarsi  dalle mani appiccicose del duca, ma lui non aveva intenzione di lasciarla. La fece roteare una volta e poi le mani fredde e sudate furono sostituite da mani calde e forti. Incontrò gli occhi scuri di Ralph. 
-Tua sorella.- si giustificò lui.
-Grazie.- bisbigliò lei -Altri cinque minuti e gli avrei congelato le mani.-
Ralph soffocò una risata. Cercava di stare dietro agli eleganti e precisi passi di Elsa, ma a fatica. Anche se nemmeno lei era poi così brava.
-Non mi inseguiranno con le torce e i forconi dopo avermi visto?- chiese Ralph mordendosi l'interno della guancia.
-Hanno una regina che controlla la neve e dovrebbero aver paura di te?- ribattè lei, con un sorriso amaro.
Entrambi si sentivano soffocare lì dentro, troppe occhiate, troppe persone vicine. 
-Vieni.- Elsa fece cenno a Ralph di seguirla.
Il gigante la seguì verso una specie di giardino, illuminato da lucciole e qualche lanterna, ma soprattutto dalla luce della luna piena. 
-Mi ricorda un po' il giardino della mia prima casa.- dichiarò lui, fissandosi intorno- Ovviamente, era molto più piccolo.-
Elsa incurvò le labbra:-Se continui a darmi spezzoni della tua vita così, mi ucciderai dalla curiosità.-
-No..non ti dico niente. Non voglio deprimerti con la storia della mia vita.-
-Deprimermi?- lei sorrise amaramente.- Non sai cos'ho passato io.-
-Ho sentito dire qualcosa, incoronazione, inverno eterno, estate ghiacciata...cose così.- commentò lui, osservando una lucciola.
-Oh.- Elsa sapeva che il popolo l'adorava, ma non completamente. Era tutto opera di Anna: la moda del blu, la nuova corona...Non era tutta spontanea volontà della gente.
-Va bene. Ti racconto qualcosa...solo perchè nessuno sa niente e...ho bisogno di sfogarmi..-
Elsa si mise seduta su una panchina e Ralph le si mise accanto, certo, non proprio vicino però.
Il gigante sospirò:-Sono nato in un paesino molto piccolo accanto a Belposto. Non ho mai visto mia madre, e per quanto riguarda mio padre...diciamo che non mi adorava.- Ralph fece una smorfia, come quando s'inghiotte un boccone amaro, poi continuò- Avevo sei anni quando mi rinchiuse in una grotta, per tre giorni. Non sono morto, così...cominciò a...- deglutì lentamente- A malmenarmi, e frustarmi, mi diceva che ero cattivo, ero un mostro, orribile, inguardabile.- 
Elsa accarezzò delicatamente il grosso braccio di Ralph:-Se non vuoi continuare capirò.-
Ralph scosse la testa:-Non importa...vado avanti.- Sospirò e continuò- Era sempre ubriaco. Io non ne potevo più, così a dodici anni sono scappato, sono stati tre giorni di viaggio a piedi, con poco o niente da mangiare. Poi sono arrivato a Belposto. E capii che mio padre aveva ragione:ero un mostro. Anche lì mi ignoravano.- Ralph fissò il vuoto, gli occhi persi e le mani strette a pugno. Riprese il discorso dopo un po' di silenzio.-Due mercanti con una figlia piccola mi presero con loro, per aiutarli nella bottega quando loro non c'erano. Loro erano così gentili con me...come nessun altro. Poi, quando loro figlia aveva tre anni...-
-Poi?-chiese lei.
-Un incidente- rispose Ralph- Avevo quindici anni e sono rimasto da solo, con la loro bambina da crescere: Vanellope.-
-Tu...Tu sei stato come suo padre...-
-No! Io..ero, sono, più un fratello.-
Elsa accarezzò le nocche ferite del gigante:-Capisco la paura che hai della parola "papà".-
Ralph annuii e riprese il racconto:- Lei era l'unica che non ha MAI avuto paura di me...Siamo stati insieme, poi ci sono stati i mostri...e siamo scappati qui, e ora lei è viva grazie a te.-
Lei sorrise e prima che potesse dire qualcosa, Anna la richiamò all'interno del palazzo.







 

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Capitolo 9
*** Il fantasma ***


N.d.a:Vi sarete chiesti il perchè del titolo della FF. Bene, ora capirete (più o meno).


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Elsa sgranò gli occhi. Anna si morse il labbro.
-Quindi...- ricapitolò Elsa- Tutti i Belpostiani sono in una locanda e saranno ospitati in cambio di aiuto. D'accordo. Ma come sarbbe a dire che non ci sono posti per Ralph e Vanellope?-
-In fondo- disse Anna, ignorando la sorella-Che fastidio potranno dare se li ospitiamo qui?-
-Non mi pare il caso.-
-Ma perchè?- Anna non riusciva proprio a capire. Dov'era il problema?
-Non mi piace averli qui...punto.-
Anna scosse contrariata la testa.La regina sbuffò. 
-Oh, bhè, non mi importa. Ora sento che ne pensano loro. E proprio non capisco perchè non vuoi!-
Prima che Elsa potesse fare qualcosa, Anna corse verso Ralph, che stava discutendo con Kristoff. Quei due erano strani, visti insieme. Sembravano due fratelli, e non solo per la stazza, ma anche per i modi di fare.


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Kristoff vide Anna aggrapparsi al suo braccio, con una smorfia divertita sul volto. -Ralph-cominciò la rossa- Tu e Vanellope sarete ospitati qui, per tutto il tempo necessario. Per te va bene, no?-
-Io non vorrei essere di disturbo, principessa.-
-Non sei di alcun disturbo.- rispose Anna con un ghigno, poi gli puntò l'indice contro:-Ma stai bene attento, se osi spezzare il cuore di mia sorella lei congelerà il tuo e... ti farò decapitare.- il ghigno di Anna si trasformò in un sorriso divertito.    Ralph si sentì avvampare:-Cosa intendete dire con questo?-
-Intendo dire che vi ho visto fare i romanticoni nel giardino.- Dichiarò lei, stringendosi al braccio di Kristoff, che se la rideva di gusto, oh se amava quella ragazza!
Ralph serrò le labbra con forza, per poi rilassarle:-Non è come immaginate, Vostra Altezza.-
- Certo che no!-ribatte sarcastica Anna.
-Invece vi ripeto che è così. Non ci si può innamorare di una persona che si conosce appena.-
Anna sentì come un pugno nello stomaco. Hans. Era lo stesso pensiero di Kristoff, che passò un braccio intorno alle spalle della ragazza, stringendola a sè. Fece per ribattere, ma la voce le morì in gola. Comunque ribattè in sussurro dopo un po':-Tu e mia sorella siete più simili di quanto immagini.-
Anna risentì la voce di Elsa, forte e chiara: "Non puoi sposare un uomo che conosci appena!"
Ralph scosse la testa:-Grazie per l'ospitalità, resteremo qui volentieri. Ma vi dico che io e vostra sorella siamo come cane e gatto, per poco non ci uccidevamo nella grotta.-






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Quella notte Elsa continuava  rigirarsi  nel letto, non riusciva a dormire. Aveva un forte mal di testa. Quando riuscì ad appisolarsi,verso mezzanotte, si alzò di scatto dal letto. Si osservo le mani con aria assorta, creò qualche fiocco di neve. Ghignò e con voce dura, che non era la sua disse:-Ti ucciderò.-





Ralph si alzò dal letto, osservò Vanellope che era raggomitolata nel lettino di fronte al suo. Ghignò, fissandosi le mani quadrate ed enormi:-Ti ucciderò.-

Si avviò per i coridoi, fino al giardino, sorridendo malvagiamente quando vide la sua rivale. Eccola lì, con la treccia platinata un po' rovinata appoggiata sulla spalla, l'abito di ghiaccio sporco di terra sull'orlo.
Anche lei sorrise al suo rivale, muovendo le dita intorpidite.
-VINCERO' IO!- esclamarono insieme.
Lui si tuffò di scatto addosso a lei e la sbattè per terra, lei gli sputò in faccia. Ralph fece per darle un pugno, ma lei lo colpì con un blocco di ghiaccio in faccia, facendolo cadere da sopra a lei. Elsa si alzò traballante e creò una lama di ghiaccio e gliela tirò nella spalla, trafiggendola. Ralph gridò, ma nessuno li sentiva, erano come in una arena fatta di fumo e buio, nessuno li avrebbe visti o sentiti. Il gigante si sfilò la lama dalla spalla, stringendo i denti. Il sangue usciva a fiotti. Si portò una mano alla spalla ferita, vide il sangue. Non avrebbe risparmiato la sua avversaria. Gli si lanciò contro e la spinse a terra, poi le diede un pugno sul viso. Lei gridò a denti stretti. Vide una specie di fantasma sopra di sè...sapeva chi era ma non ricordava. La figura mormorò:-Sai quale è il tuo scopo. Eliminalo. -  Le accarezzò il viso e il dolore sparì. Lei lo colpì in pieno viso con un pugno, lasciandogli una maschera di ghiaccio sul viso. Elsa era ancora un po' intontita dal pugno. Si lasciò cadere a terra. Ralph avanzava verso di lei stringendosi la spalla. Elsa gattonava all'indietro per scappare. Lei gli tirò in faccia una lastra di ghiaccio e una lancia ai piedi. Ralph li distrusse entrambi con un pugno, le nocche ripresero a sanguinare. Elsa si alzò, con gli occhi lacrimanti per il dolore. Lui le bloccò le braccia e la ributtò a terra. La testa di Elsa girava, vedeva doppio, un dolore lancinante corse lungo la sua spina dorsale. Lui le bloccò le gambe con le sue e strinse le mani intorno ai suoi avambracci e glieli bloccò accanto alla testa. Ralph avvicinò il viso a quello di Elsa e ghignò:-Sto vincendo.-

Poi un pensiero attraversò in contemporanea le loro menti:"Ma che sto facendo?"
Ralph fece per alzarsi ma le mani appuntite di un fantasma si strinsero suelle sue. Le sue, le loro mani si strinsero ancora di più attorno alle braccia di Elsa. Ralph vide il suo e il viso del fantasma sopra a quello di Elsa, lontani pochi centimetri. Il viso del fantasma scomparve. Ralph si chino ancora di più sul viso di Elsa ghignando. Lei rabbrividì fin dentro le ossa. Ralph fissò gli occhi azzurri di Elsa.  "Sferrale un pugno..." è la voce del fantasma. 
Ralph alzò un braccio e poi strinse ancora di più le dita, le nocche insanguinate diventate rosse e.................premette le sue labbra su quelle di Elsa.

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Capitolo 10
*** La Profezia ***


Entrambi sgranarono gli occhi, si fissarono qualche secondo. Nessuno dei due capiva cos'era successo o perchè erano lì. Ralph deglutì lentamente e si alzò, seguito da Elsa, anche lei un po' intontita. Non ricordava nulla, solo un qualcosa di caldo sulle sue labbra. Aspetta...Ralph prima era così vicino...Elsa arrossì e scartò il pensiero, no, non potevano essersi..no, no. Forse il pensiero arrivò in contemporanea nelle loro menti, perchè si fissarono, sgranarono gli occhi e si voltarono.

-Cavolo!- esclamò qualcuno-Se sapevo che finiva così, rimanevo a stringerti le mani altri due minuti, Ralph!-
Ralph fissò il fantasma con le mani tremanti. Ricordava quel tipo, sentiva di conoscerlo. Non lo vedeva da tempo. Ma dove lo aveva visto? Un pensiero sinistro lo fece rabbrividire.
Il fantasma diventò qualcosa di concreto davanti ai suoi occhi, non era più semi-trasparente. Le occhiaie scure, gli occhi gialli, la pelle talmente pallida da essere bianca, i capelli neri sudati e spiaccicati sulla fronte, un casco bianco con una scritta rosso sangue sotto il braccio, una tuta bianca sporca di terra sulle ginocchia e sul colletto, le mani ferite nei punti in cui si feriscono quando si colpisce qualcosa di troppo duro. Lo conosceva.
-Ehy, se non ti ricordi di me, mi offendo, sai?- disse il tipo - Vediamo se così mi riconosci se cambio l'abito.-
Si allungò di dieci metri, il corpo diventato viola, ma tipo quello di uno scarafaggio, era enorme e colorato, ma nonostante questo metteva paura.
-T-Tu...eri nei miei incubi!- balbettò Ralph.
-Buongiorno, genio!-esclamò l'altro, esasperato.    Elsa, involontariamente, si ritrovò a stringere il braccio di Ralph. Appena se ne accorse, lo lasciò, arrossendo.
-Ti chiami...mmm...Turbo! Si, Turbo!- affermò Ralph dopo qualche secondo.
-Re Candito per Vanellope.- ribattè Turbo con un ghigno, e il suo viso si trasformò nel volto che Vanellope descriveva a Ralph quelle volte che si svegliava nel bel mezzo della notte, gridando. Una specie di vecchio pazzo.
Ralph sentì un qualcosa che gli rodeva dentro, all'inizio pensava fosse paura, ma poi la riconobbe: era rabbia.
-Tormentavi anche lei, nei suoi incubi?!- gridò.
-Mi annoiavo.- si giustificò con uno sbadiglio Turbo.

-Oh, basta! Voglio divertirmi anch'io, Turb!- fece una voce, che Elsa conosceva anche troppo bene.
-D'accordo! Ma non chiamarmi Turb!- lo apostrofò il mostro.
-Si, si Turb!- ridacchiò la figura, facendo ringhiare Turbo.  Elsa lo vide uscire dall'ombra, la luna gli illuminò il volto, che faceva sembrare il suo sorriso il taglio di una lama.  
-Hans.- sussurrò lei, la gola diventata secca.
-Esatto. Ti sono mancato? Anzi...vi sono mancato? Di sicuro mancavo molto a tua sorella!- domandò Hans, sollevando le braccia come per abbracciarla. 
Elsa indietreggiò, fino ad andare a sbattere contro Ralph. -Dimmi che è un incubo.- mormorò Elsa, senza guardare Ralph, ma, ovviamente parlava con lui.    -Non lo so.- ribattè il gigante, scuotendo la testa.
Hans si avvicinò alla regina e le accarezzò il mento, dove precedentemente Ralph l'aveva colpita. Lei tremò. 
-Non ti ha rotto nulla, per fortuna, ti ho curata in tempo.-  
-Tu? Curata?- chiese Elsa, perplessa.
-Ero io il fantasma, zuccherino.- dichiarò Hans, sollevando un sopracciglio.


-Ma cosa è successo?- chiese la regina.
-E' una profezia, regina. Molto antica!- rispose Turbo.
-Sarebbe?- domandò Ralph, le sopracciglia che quasi si toccavano e formavano un'unica linea sopra gli occhi.
-Il nostro capo, il signore degli incubi, è il figlio di quel tizio che tutti chiamano "Uomo Nero" ed è il signore degli incubi. E' nato 900 secoli fa. E, secondo la profezia e quello che ci ha raccontato, dopo 300 anni provò a conquistare il mondo, ma da solo non ci sarebbe riuscito, così ha donoato dei poteri a due bambini...-
-E questo che c'entra?- lo interruppe Ralph.
-Zitto e ascolta.-lo azzittò Hans.
-Allora- continuò Turbo- Scelse a caso un maschio e una femmina e donò a lui la super velocità e lei poteva diventare invisibile. Lo scopo delle loro vite era uccidersi l'un l'altro. Il più forte sarebbe diventato il braccio destro del Capo. Ma morirono entrambi nello scontro. Il capo non aveva più energia, 300 anni dopo era di nuovo abbastanza potente da riprovarci. Donò ai due bambini dei poteri legati alla natura: lui il fuoco e lei i fulmini. Si rifiutarono di combattere. Li uccise entrambi. Ora ci ha riprovato con voi due, e non accetterà di perdere altra energia!-
Elsa si sentì mancare. I suoi poteri erano di origine oscura. In un certo senso se lo aspettava, ma sentirlo dire era orribile.
-Tutte quelle sensazioni, quando sentite di dover fare qualcosa- riprese Hans- E' lui che vi manda un messaggio.Siete sempre stati in suo potere.-
-Menti!- sibilò Ralph.
-Perchè dovrei!?- fece Turbo incrociando le dita aguzze.
-Io...Io non ucciderò mai qualcuno solo perchè lo vuole il vostro Capo. MAI!- gridò Elsa, stringendo i pugni.
-Nemmeno io!- gli fece eco Ralph.


Hans e Turbo si lanciarono uno sguardo complice. 
-Va bene.- fece il primo.
-Ma dovrete superare una prova- cominciò Hans girando intorno ad Elsa come un lupo gira intorno ad una preda-SE ci riuscirete, sarete liberi, in caso contrario, sarete ENTRAMBI nostri schiavi.-
-Ci sto.- disse il gigante.   -Anch'io.- fece la regina.
-Bene!- Turbo sghignazzò - Per le prossime cinque notti, da mezzanotte fino all'alba ritornerete qui, e affronterete le vostre peggiori paure.-
Hans si leccò le labbra:- Se le affronterete tutte vincete, e se non ci riuscite...-
Scoppiarono in una risata diabolica e scomparvero in una nuvola di fumo nero.


Elsa si piegò in due, il dolore delle ferite ritornò a farsi sentire. Premette le mani sulla mascella, gemendo. Ralph strinse la spalla per bloccare il sangue, mordendosi le labbra per non gridare. I due entrarono in silenzio nel castello.


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Le guardie che dovevano essere sveglie erano addormentate a terra, sfiorate da un leggero fumo nero, che pian piano stava scomparendo. 
-Non diremo a nessuno di questa storia, d'accordo?- mormorò Ralph.
-Ovviamente.- rispose Elsa - Ma non possiamo nemmeno farci curare, come le spieghiamo le ferite?-
-In effetti...Ehm, se vuoi..posso darti un'occhiata al mento, sai, è il minimo che posso fare. Certo, non sono un dottore, ma diciamo che di lividi sono esperto.- dichiarò Ralph.
Elsa arrossì ricordando le labbra del gigante sulle sue. Chissà se anche lui se lo ricordava quel bacio?
-Ehm, va bene.- disse Elsa entrando in una stanza degli ospiti.- Diamoci una sistemata, nessuno deve vederci così. Qui non ci troverà nessuno.-
Ralph annuii, e, senza accorgene, sfiorò il punto in cui aveva ferito la regina. Era stata una cosa istintiva, lei rabbrividì.
"Stupido."pensò "Stupido, stupido, stupido"   Lui le accarezzò il mento e la toccò in alcuni punti della mascella.
-Non hai nulla di rotto. Mi dispiace per..bhè, tutto.- bisbigliò lui.
-Non è colpa tua.- ribattè lei.
Lui si osservò la spalla e ridacchiò imbarazzato:-Non ti dispiace se...ecco..mi tolgo la maglietta per vedere la ferita sulla spalla, vero?-
Elsa si sentì le guance calde:-No, no! Fai come vuoi!- lo disse con troppa ansia e agitazione.
Ralph annuii e si voltò.
Elsa si costrinse a non guardarlo. Ma perchè ci teneva tanto a vederlo, poi? Si voltò pian piano, vide correre lungo la schiena di Ralph una cicatrice. Forse opera del padre. Lui si voltò e incontrò gli occhi di Elsa. Arrossirono tutt'e due.
-Potresti darmi del ghiaccio per la spalla?-
-Oh, oh. Certo!- disse lei, quasi istericamente. Creò un cubetto di ghiaccio e, istintivamente, senza pensarci, si avvicino a lui e gli acarezzò la spalla ferita:-Perdonami.-
Gli mise il cubo nelle manone e scappò fuori.
"Forse ora mi prenderà per matta" penso lei " Forse ho fatto una cavolata. Forse ne è valsa la pena"
 

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Capitolo 11
*** Cos'è successo? ***


Ralph premette il cubetto di ghiaccio sulla spalla. Non che fosse poi così utile, dato la ferita si stava rimarginando da sola. Anche se era una cosa piuttostosto strana, lui non ci stava prestando caso. Si era perso nei suoi ricordi, quei pochi bei ricordi. Erano legati al ghiaccio e alla neve. Quelle sere in cui nevicava e suo padre era troppo ubriaco per rimanere sveglio, per curare le sue ferite, Ralph si tuffava nella neve nel cortile dietro casa. E, alcune volte, riusciva anche a divertersi facendo pupazzi di neve. 
Quando ritornò sulla terra, il cubetto era solo una pallina di ghiaccio sciolta. I suoi ricordi erano stati sostituiti da una persona. Non riusciva a dimenticare la mano della regina che gli sfiorava la spalla. Le sue dita gelide e delicate...il suo sorriso timido e il suo sguardo. Sospirò. Voleva correrle dietro, voleva bloccarla e..e cosa? Non lo sapeva. Quel bacio...non sapeva se era successo o no, ma una parte di lui lo desiderava tanto. Perchè? Un brivido gli percorse la schiena, la mano di Elsa, le sue labbra, il suo tocco, i suoi occhi...voleva rivederla...no, no. Doveva dimenticarla
Si morse il labbro. Loro si dovevano uccidere, non avrebbero mai potuto...
Scosse la testa. Non le piaceva, no, no. Si rimise la maglietta e, cercando di non far rumore entrò nella sua camera.



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-Non lasciarmi!- gridò, il buio che la travolgeva. -Ralph, non lasciarmi!-
Si teletrasportò tavanti a lui, bloccandogli il passaggio:-Tu! Tu mi avevi promesso di non lasciarmi mai, da quando...-
Le lacrime le offuscarono la vista.     Ralph fece spallucce:- Mah, ho mentito.-
Detto questo, continuò ad avanzare, ignorandola.    -No, Ralph, non puoi farmi questo!-gridò, ribloccandogli il passaggio.
-Posso, Vanellope, sparisci.-


Scomparve nel buio, l'unico rumore che si udiva erano le risate. Vanellope li rivide tutti: Taffyta, Gloyd, Rancis... tutti quei ragazzini odiosi, che non facevano altro che prenderla in giro. Taffyta le si avvicinò, sorridendo malvagiamente:-Noi ti avevamo avvisato, Glitch, sei da sola. Come dovresti essere. Da sola.-
Le voci si mischiarono, il "da sola" si ripetè per cinque volte, aumentando di volta in volta intensità: sempre più forte.
-NOOOO!- Vanellope gridò più volte, ma la voce non le usciva dalla gola. Scoppiò a piangere, i bambini continuarono a ridere, il buio l'avvolse.

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Tremò e glitciò, qualcosa le sfiorò la spalla, lei gli tirò una sberla, singhiozzando.
-Sono io, Van, nessuno ti farà del male. Va tutto bene.-  La sua voce era calma e rassicurante. Vanellope sollevò lo sguardo, e fissò per qualche secondo Ralph, poi gli si gettò al collo.    -H-Ho avuto u-un i-incubo.- balbettò lei, fra i singhiozzi. Ralph l'abbracciò:-Anche io, sai?- mormorò lui, con un fil di voce.
Vanellope notò, alla luce della luna, il sangue asciutto sulla maglia di Ralph:- Che..che è successo?-
-Nulla, su, dormi.-
Vanellope era troppo stanca per opporre resistenza, si raggomitolò fra le mani di Ralph, e dopo un po' riuscì ad addormentarsi.



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Elsa si mise seduta, massaggiandosi una guancia, per svegliarsi. Anna si mise seduta davanti a lei, fissandola sospettosa.
-Non hai dormito molto.- constatò Anna, squadrandola più volte.
Elsa cercò una scappatoia, la prima cosa che le venne in mente fu:- Incubi, Anna.-
Anna strinse le labbra:-Hai un livido lungo tutto il mento. Non sono stupida, non mentirmi.-
La regina la fissò, cercando di non far tremare il labbro, e disse:-Sono caduta dal letto, ho sbattuto sul comodino e non sono riuscita più a dormire. Non te l'ho detto perchè è imbarazzante.-
Anna ridacchiò:-Davvero?-
-Ti sembro una che scherza?-
La rossa sorrise un po'.
Ralph entrò nella sala a testa bassa seguto da Vanellope che contemplava un quadro sulla parete, con le sopracciglia alzate.  
Gli sguardi di Ralph ed Elsa si incontrarono, involontariamente. Nessuno dei due riusciva a distogliere lo sguardo. Erano bloccati in quei pochi secondi, nessuno dei due voleva smettere di fissare l'altro. 
-Ehi, Ralph, io dico che Elsa era fantastica ieri sera, ma lei continua a dire di no, tu che ne pensi?- esordì Anna.
Ralph lasciò vagare lo sguardo lungo il viso di Elsa non soffermandosi su nulla in particolare. Deglutì:- Magnifica, se mi posso permettere.-
-Grazie- rispose timidamente Elsa.
Anna sorrise con un qualcosa di maligno, poi dichiarò:-Avanti Ralph, siediti, fai pure colazione, tanto io ho fatto e ora ho da fare...-
Corse accanto a Vanellope e la trascinò fuori.
-Ehi!- esclamò la bambina.
-Shh! Ti farò mangiare dopo, li voglio spiare per un po'..-
Le due ghignarono e si batterono il cinque.
Elsa e Ralph lasciarono vagare gli sguardi, non volevano guardarsi. Non più. Imbarazzo e paura li stavano uccidendo. 
-Fa male? ... La guancia, intendo.- ruppe il ghiaccio Ralph.
-Bhè, più o meno come la tua spalla, penso.-
-Già- mormorò lui.
I due sospirarono.
Elsa tirò fuori tutto il suo coraggio, solo per dire:- Io...lo ho solo immaginato quel..quel bacio?-
Ralph si morse l'interno della guancia:- No, non penso.-
Elsa si alzò e, prima di uscire, mormorò:- A stasera.-
 

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Capitolo 12
*** 1° notte-Non aver paura. ***


Quando i giorni dovrebbero durare mille ore, durano appena trenta secondi.
Non è vero, Elsa?
La giornata è  passata velocemente fra scartoffie e te'.
Non è vero, Ralph?
La giornata è passata velocemente girovagando con Vanellope per Arendelle.
Ora è tardi. Inizierà la prova. E' troppo tardi per preparasi; sempre se ci sia un modo per prepararsi ad affrontare le nostre peggiori paure. E' tardi. Troppo tardi.

Tic, toc, tic, toc, tic, toc, tic, toc...

Elsa non chiudeva occhio.


Tic, tac, tic, tac, tic, tac, tic, tac...

Ralph continuava a rigirarsi nel letto.



La mezzanotte scoccò, Arendelle era avvolta dalle tenebre, tutti dormivano profondamente, nessuno avrebbe potuto salvarli. Elsa andò in giardino stringendosi le mani e con una coperta sulle spalle per nascondere il suo tremolio. Ralph le comparve davanti, non aveva una bella cera, forse nemmeno lui era riuscito a dormire.
Un tuono il fece sobbalzare, e, in un battito di ciglia, erano spiaccicati l'uno contro l'altro in una specie di scatola.
La regina si ritrovò con l'orecchio contro il petto del gigante, riusciva a sentire il battito irregolare del suo cuore. Si voltò, ora aveva la schiena contro il petto di Ralph, almeno  poteva non farsi vedere mentre arrossiva.  
Elsa poteva comunque  sentire il petto del ragazzo abbassarsi e alzarsi troppo velocemente contro la sua schiena.
Ralph scoppiò in una risata roca:- Sai, conosco certa gente che pagherebbe per essere qui al mio posto, ora. Praticamente abbracciato a te. Quindi dovrei essere felice, ma sto andando nel panico.-
Elsa sentì le guance bollire, piccoli fiocchi di neve svolazzavano intorno a lei :- Ma che dici! No..io..no.. nessuno vorrebbe.-
Ralph si piegò leggermente mentre il sopra della scatola si abbassava su di loro:-Invece penso di si.- sussurrò accanto all'orecchio della regina. Lei tremò, il respiro di Ralph le stava solleticando il collo.
-Mi troverai ridicolo.- affermò dopo un po' di minuti lui.
-Tutti hanno delle paure Ralph!-
-Sì, ma questa è assurda!- fece lui, alzando gli occhi al cielo.
La regina delle nevi sospirò; il gigante iniziò a calmarsi, il suo respiro rallentò un po'. Piccoli fiocchi continuavano a roteare intorno ad Elsa, anche se non riusciva a capire cos' era quel peso che le opprimeva il petto.
Ralph bisbigliò:- Sai, Elsa, anche tu hai il respiro affrettato. Paura delle scatole? Ti danno fastidio gli spazi piccoli anche a te? O...sono io che ti faccio tremare?-
La regina sentì le guance in fiamme:-Cosa intendi, scusa?-
Ralph scoppiò a ridere, ma questa volta era una risata vera, la scatola si ruppe, erano liberi.
Aveva affrontato il suo incubo, superato la paura. Si era talmente concentrato nel parlare con Elsa che si era dimenticato della sua claustrofobia.

Ora erano in una casa, pulita, calda e ordinata. Un po' buia, la luce era presente solo intorno a loro, come un cerchio. Anche se non si capiva da provenisse. Ralph serrò le mani con così tanta forza da far defluire il sangue dalle nocche.
-Guarda guarda chi è tornato! Lo Scherzo della Natura!-
Elsa vide un uomo alto venire verso di loro. Era un po' robusto, ma non abbastanza per definirlo grasso, aveva i lineamenti simili a quelli di Ralph, i capelli grigi, tirati ordinatamente all'indietro. Aveva un sorriso malizioso dipinto sul volto, con delle rughe intorno agli occhi. A vederlo, non sembrava una cattiva persona.
-Come si dice, Mostro?-
-Salve, padre- ribattè Ralph a denti stretti.
-E questo fiore delicato qui con te chi è?- chiese il vecchio, avvicinandosi pericolosamente ad Elsa.
Ralph fece un passo avanti:- Questa è una cosa fra me e te... Lasciala in pace.-
Il vecchio girò intorno a Ralph, e intorno ad Elsa, le accarezzò il viso e si piegò su di lei; leccandosi le labbra:-Sei magnifica, lo sai?-
Elsa era incapace di agire, o di pensare. Aveva i piedi incollati a terra, i muscoli bloccati. 
-Non toccarla!- sibilò Ralph a denti stretti.
-Perchè?-
-Ho detto non TOCCARLA!- Spinse l'uomo a terra e, con un solo movimento del braccio, spinse Elsa dietro di se'.
L'uomo sputò sangue a terra e scoppiò a ridere, alzandosi:- Oh, povero Idiota, ti sei innamorato?!-
-Non sono affari tuoi!- gridò Ralph.
Il vecchio ghignò, una frusta gli comparve fra le mani:- Lo sai, che faccio, vero?-
Ralph deglutì.
-Lasciala a me.- disse, scandendo ogni parola, la voce rieccheggiò più volte.
-Non m'importa!- gridò Ralph- Pazzo ubriaco, questa è una faccenda fra me e te! Lei non c'entra nulla!!-
Un colpo, Elsa vide la frusta arrotolarsi intorno al braccio di Ralph, lui che si mordeva il labbro per non gridare, gli occhi che quasi gli lacrimavano.
Ralph aveva sempre portato rispetto, non aveva mai fatto del male a suo padre, aveva sempre subito in silenzio, ma ora basta. Diede un pugno al vecchio che cadde a terra, sputando altro sangue.
Il vecchio, troppo rapidamente per uno della sua età, si lanciò contro Elsa le afferrò il braccio e la fisso negli occhi.
Quello che Elsa vide negli occhi dell'uomo, faceva sembrare la sua vita una passeggiata. Vide tutta l'infanzia di Ralph:tutte le volte che veniva picchiato, frustato... e scoprì il perchè della cicatrice sulla schiena di Ralph. La lama di un coltello. Orribile solo da pensare. Le ginocchia della regina tremavano, gli occhi azzurri erano pieni di terrore. Senza lasciare il braccio di Elsa, l'uomo fissò il figlio:- Ora non fai più il coraggioso, vero?-
Ralph ringhiò, e diede un pugno sullo stomaco al padre, che finì a terra, lo prese a calci, dicendo:- Non temere, è solo per il tuo bene!!!-  Come sempre il padre gli diceva.
Poi dichiarò, con la rabbia che gli scorreva nelle vene al posto del sangue:- Questo è per tutte le volte che mi hai trettato male, è per la mamma e...- 
Si fermò, afferrò la frusta finita a terra e ci passò le dita sopra, ridendo malignamente. 
Elsa notò che era simile a sua padre, quando faceva quell'espressione.
Lo frustò una volta e l'uomo scomparve in frammenti di vetro nero. 
-E questo per Elsa.- finì, stringendo le labbra.


Elsa lo fissò, tremando:- Quante ne hai passate...- mormorò.
Ralph continuava a fissare il pavimento, poi cadde in ginocchio:-Aveva ragione! Sono un mostro!-
La regina si avvicinò:- Ma..ma che dici? Gli hai dato solo quello che si merita!-
Il gigante si prese la testa fra le mani:-Aveva ragione...-
La regina delle nevi gli prese il viso fra le mani:- No, non aveva ragione..capito? Grazie per avermi salvata...-
Ralph le fissò gli occhi azzurri, e, finalmente riuscì a calmarsi.
Un lampo di luce bianca.Un vetro s'inserì fra i due. Ralph prese a pugni il vetro, Elsa cercò di romperlo, ma nemmeno lei ci riuscì. Cadde in ginocchio, anche lui. E si fissarono per un po'. In perfetta sincronia, appoggiarono le fronti sul vetro. Poggiarono le loro mani l'una davanti all'altra, separati solo dal vetro. Ora dovevano continuare da soli...
-In bocca al lupo.- disse lui, lei lo capì leggendo le labbra.
-Anche a te!- rispose lei.
Chiuse gli occhi per pochi secondi e si ritrovò in una stanza bianca, vuota.
Davanti c'era Ralph. Aspetta, Ralph? MA LUI...lui non era lì...
Era diverso, aveva uno sguardo malizioso e divertito.
-Ma io non ho paura di te!- esclamò Elsa, ridendo nervosamente. Insomma, aver paura di Ralph? Lei? Era ridicolo!!!
-Ah, no?- fece il finto Ralph avvicinandosi a lei, avvolgendola con una manona e attirandola a sè. Elsa rabbrividì fin dentro le ossa.    -Tu hai paura di innamorarti di me.- sibilò il finto Ralph a un soffio dal suo viso.
La regina trasalì, come poteva superare quella paura?
Si morse il labbro. Le veniva in mente un solo modo. Una volta aveva funzionato, l'incubo era finito. Una bufera di neve avvolgeva i due, Ralph che ghignava con cattiveria: era troppo simile a suo padre.
Elsa prese il viso di Ralph fra le mani e lo baciò.
 

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Capitolo 13
*** Palle di neve ***


Tutto scomparve in un secondo, in una luce accecante. Elsa cadde in ginocchio, ridendo. Qualche lacrima accarezzò le sue guance delicate, lei le asciugò con il polso.
Un raggio di luce accarezzò il suo viso stanco, l'alba era lì. La prima notte era andata.
Si alzò, spazzolandosi l'abito.
Ralph era un po' più in là, aveva gli occhi persi. Vedeva ancora la sua paura davanti agli occhi...


Era su una piattaforma di pietra, sospesa sopra il mare, scuro e minaccioso.
Le onde sbattevano sui suoi piedi, procurandogli brividi.

Qualche secondo, poi la piattaforma era scomparsa, e lui era in mare. Nuotava bene, troppo. Rimaneva a galla perfettamente. Le onde diventarono più scure, sbattè su uno scoglio. Sangue caldo scivolò giù dalla mascella, procurandogli un gemito. Lieve. Non avrebbe fatto contento Turbo, non si sarebbe mostrato debole.
Le onde presero il colore del suo sangue.Affondò. Corpi senza volto riempirono le acque gelide in cui Ralph stava nuotando. Non trovava un modo per far finire quell'incubo. Così si impose di calmarsi, concentrarsi.
Rimase a galla, rilassando i muscoli. I capelli viscidi di un corpo gli passarono fra le dita. Tremò per un secondo. Affondò di nuovo. 
Lasciò perdere, si rilassò. Lasciò che quella schifosa roba entrasse nei suoi polmoni. Si sentiva pesante. La gola gli bruciava, affondava sempre di più, non respirava più, ora. 
Un lampo di luce.
E finì tutto.







Si avvicinò ad Elsa cercando di non far vedere quanto era agitato. Ma anche lei lo era.
Entrambi erano pallidi, con occhiaie che sembravano lividi e gli occhi stanchi. Ed era solo la prima notte. Almeno oggi non avevano lividi.
-Meno quattro.- mormorò Ralph.
-Meno quattro.- confermò Elsa.
I due, seguiti da un silenzio ingombrante, rientrarono nelle loro camere. Ma, appena Ralph poggiò la manona sul pomello, Elsa lo bloccò:- Grazie per...avermi salvata da tuo padre...è...-
Nella mente di Elsa, quello che voleva dire era facile, ma appena doveva dirlo, la gola bruciava come se avesse inghiottito fuoco, continuò:- E'...stato..molto coraggioso e dolce da parte tua, grazie.-
Fece per andare via, abbassando la testa, ma lui le prese una mano e le si avvicinò. Elsa rivide il Ralph dell'incubo, e la gola le si bloccò.
Ralph disse:-Tu...non meritavi quello che lui stava per farti.- scosse la testa -Non c'entravi nulla e lui stava per farti del male...Non..non potevo permetterlo.Dovevo proteggerti.-
Poi, c'era un'altra cosa che Ralph voleva dire, ma non sapeva se era giusto o no dirla:  "Ti proteggerò sempre"
Cosa voleva dire, con questa frase?  Che voleva aiutarla? Bhè, questo era ciò che pensava Ralph. Ma anche lui, si rendeva conto che forse, quelle tre, stupide, dolci, parole significavano molto, molto di più.
Non le disse.
Salutò la regina e i due rientrarono nelle loro camere. Sulla schiena il fardello di parole non dette.


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Vanellope aprì gli occhi color nocciola e fissò il soffitto. Voltò appena la testa e vide che Ralph dormiva profondamente.  Sgattaiolò fuori dalle coperte e si mise un lenzuolo sulle spalle. Tirò appena una tenda e la luce del giorno le fece male agli occhi, li stropicciò e fissò Sir Felix che di fuori spalava la neve davanti alla locanda in cui era ospite. Scosse la testa. Quel tipo era il figlio del sindaco di Belposto, ora sarebbe il sindaco se la sua città non fosse stata distrutta. Felix era quasi...felice. Possibile?
-Mah.- esclamò lei. 
Poi notò il viso inebetito del ragazzo, stava contemplando il generale Calhoun. Vanellope fece una risatina e lanciò uno sguardo all'amico addormentato.
-Tu una ragazza no, eh?- ridacchiò. In un certo senso, le sarebbe piaciuto vedere il suo Ralph fidanzato; forse la "lei" in questione poteva diventare una specie di mamma o sorella per Vanellope. L'idea le piaceva.
Un ghigno le si formò sul viso quando pensò che la "LEI" con i requisiti adatti poteva essere Elsa. 
Prese i suoi vestiti pensando alla orella della regina...forse non aveva tutti i torti.

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Ralph e Vanellope, dopo colazione, si diressero nel giardino sul retro del palazzo, dove tantissimi bambini giocavano con Olaf, nella neve creata dalla Regina.
Vanellope si tuffò nella mischia, tutta contenta. Ralph, seduto sulla scalinata dell'ingresso, infilò le dita nella neve, e prese a fare una pallina, sospirando. Olaf, con la sua nuvoletta, si mise seduto accanto a lui:- Perchè sei qui da solo?-
Ralph alzò le spalle:-Cosa dovrei fare?-
-Giocare con noi! Insomma, con quelle manone potresti fare un pupazzo di neve eeenorme!- rispose l'omonio di neve, allargando le braccia legnose.
Ralph sorrise:-Potrei? E se i bambini hanno paura di me?-
-Oh, su! Tu sei come Elsa! Hai paura di far del male a tutti!!! Ma basta l'amore e non farete mai del male!- dichiarò Olaf, tirando un dito del gigante.
Qualcosa nell'ingenuità e nella dolcezza di quel pupazzo lo convinse e si diresse verso i bambini.

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Elsa accarezzò la porta e si mise seduta elegantemente sulle scale, con la schiena dritta. La regina vide Ralph con un po' di bambini sulla schiena che correvano per il giardino, ridendo; anche lei rise.
Un bambino scivolò dalla spalla di Ralph e corse verso di lei. Gli sguardi di Ralph ed Elsa s'incontrarono per un secondo appena, ma, entrambi, sentirono una strana sensazione, misto di paura e gioia.
Il bambino chiese:- Regina Elsa...vi preghiamo! Volete fare una partita a palle di neve con noi? Maschi contro femmine. Che ne dite?-
Elsa sospirò:-Io..non saprei.-
I bambini lanciarono un'occhiata sconsolata a Ralph, che disse:-Avanti Elsa! Sono i bambini che lo chiedono!-
La regina sorrise, scuotendo appena la testa:-D'accordo.-



Una ciocca di capelli platinati le scivolò davanti agli occhi, con un gesto la tirò indietro. Tirò una palla e prese un bambino che scoppiò in una risata allegra e corse dietro una bambina urlando:-Vendettaa!!-
Scosse la testa, poi sussultò.
Due forti e grandi braccia la stavano stringendo da dietro. Ralph.
-Direi che i maschi hanno già vinto.- mormorò.
-Lasciami andare!- esclamò lei, ridendo.
-No, mia regina. Mai.- rispose lui.
Elsa diede un calcio al ginocchio di Ralph, si liberò dalla presa.
-Questo è giocare sporco!- fece lui, sorridendo maliziosamente. Lei era già corsa via. La seguì.
Nessuno dei due notò il ghiaccio spesso dove erano finiti e scivolarono a terra, rotolando insieme. Finchè non finirono fra gli alberi innevati. Elsa era sopra il petto di Ralph, i loro visi erano vicini vicini. I respiri affrettati. Scomparve tutto. Erano solo loro due, vicini che si fissavano, i cuori che martellavano nei loro petti. Ralph deglutì il nodo alla gola, Elsa fece un respiro profondo. 
-Chi ha vinto?- domandò lei.
-Entrambi, penso.- rispose lui.  
Sorrisero. Perchè no? Forse, dopotutto, poteva funzionare. Poi Elsa vide davanti ai suoi occhi Anna diventata di ghiaccio, per colpa sua. E si disse non avrebbe mai potuto funzionare. Ma non voleva alzarsi, voleva rimanere lì stretta a lui...per sempre.
 

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Capitolo 14
*** 2° notte: la tortura. ***


Ralph sentiva il battito del cuore di Elsa contro il suo. 
Così vicini.
Ma così lontani.
-Ralph hai visto cos...- Vanellope era glitciata davanti a loro, per poi arrossire.-A-Aehm, s-scusate...io me ne vado...-
Elsa si era alzata di botto, anche lei rossissima in volto:-Oh, ecco, non è nulla siamo..solo....-
-Caduti...-concluse Ralph spazzolandosi i vestiti.
-Ehm..Regina Elsa...un servo mi ha detto che vi cercava. Questioni politiche. E'...nel castello.-
Intorno alla regina svolazzavano piccoli fiocchi di neve:-D' accordo, vado. Sarà meglio. A dopo, Ralph.-
Ralph sapeva che quel "a dopo" si riferiva solo a quella sera. Alla 2° notte:-A dopo... Elsa.-
   
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Dieci minuti dopo, Ralph era stato "liberato" dai bambini, che, cosa molto strana, l'adoravano.
Era da solo nella sua stanza, ora. Pensava alle cinque notti. Quella sera sarebbe stata la seconda. Che sarebbe successo poi?
Che avrebbe fatto poi? Non poteva vivere lì per sempre; anche se lo voleva. E poi c'era Elsa.
Cos'era per lui? Un'amica? Forse.
Una compagna in quest'avventura, se così la si può definire? Ovvio.
Una probabile fidanzata? Certo che no! O...si?
Scosse la testa. Ma cosa andava a pensare!!! 
-Però, Ralph, è bella la tua rivale!- disse una voce alle sue spalle.
-Ciao...Turbo.- disse Ralph voltandosi con una smorfia.
-Ehi, dovresti essere felice di vedermi amico!-
-Come la peste.-fece Ralph, riducendo gli occhi a due fessure.
-Va bene, Va bene. Me ne vado...però ero venuto per dirti una cos...-
-Sarebbe?-lo bloccò Ralph.
-MI FAI FINIRE???!!- gridò Turbo, per poi schiarirsi la voce- Sei sicuro di voler affrontare le tue paure insieme a quel bel bocconc...Elsa? Puoi farlo da solo, se vuoi.-
-Perchè tutta questa gentilezza?!-
-Mah, io mi vergognerei...-
-Perchè?-
-Oh, niente. Faremo come ci pare, io e Hans. Ciao.- dichiarò Turbo, facendo spallucce.
-Asp...- Ralph provò a bloccarlo, ma Turbo scomparve in una nuvola di fumo viola, facendo tossire Ralph per cinque minuti buoni, con la gola che bruciava.


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Elsa si svegliò a mezzanotte, poi si trovò nel giardino, senza rendersene conto. Ancora intontita, fu avvolta da un fumo rossastro, era nella sua camera, di nuovo.  Si vide, era alla finestra, piccola. Vide se stessa, piccola, alla finestra!
Non ci credeva, stropicciò gli occhi, non poteva essere vero. Anna, adulta però, girava intorno alla piccola lei.
Elsa era incatenata alla parete, se ne accorse qualche secondo dopo. Che diavolo di paura era!?
Anna, tenendo la piccola lei per i capelli, si avvicinò ad Elsa:- Allora, Elsa, che cosa si prova a soffrire? Capisci ora cos'ho provato?-
Prese la piccola lei e la sbattè a terra, facendole sanguinare il naso. Si avvicinò ad Elsa, e le sfiorò una guancia con una lama, sbucata dal nulla:-Allora Elsa? Lo facciamo un pupazzo di neve?! NO! SEMPRE NO!!! Ora mi vendicherò! E' SOLO colpa tua se i nostri genitori sono morti!!! E' colpa tua!!!-
Elsa sentiva i senzi di colpa allo stomaco e la lama di Anna squarcarle il viso. 
-Vendetta...-sibilava la minore, facendo un taglio e dando calci alla piccola lei. Ogni calcio, pugno o ceffone che riceveva la piccola, Elsa lo sentiva risuonare nelle costole, sul viso e sulle gambe.

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Ralph era sospeso sopra una buca di lava, con le braccia strette nelle mani appuntite di Turbo. La gola secca, le gambe che quasi toccano il fuoco sotto di lui.
Vanellope che affondava.
Questa è la paura da affrontare:Vedere Vanellope che muore senza poter fare nulla.
La stretta era fortissima: era impossibile liberarsi. Strinse i denti, provò a chiudere gli occhi, ma non ci riusciva. Riuscì, con uno strattone, a buttarsi nel mare di lava, affondò con Vanellope. La prese, ignorando il dolore agli arti, e la lanciò fuori dalla pozza, fumo nero lo avvolse.


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Il ghiaccio ricopriva le pareti. Un altro taglio. Un' altra fitta di dolore sul mento. Un calcio sulla testa della bambina, una costola che quasi si rompe per il dolore.
Le grida di Anna:-E' colpa tua!-
Ora Anna non era più se stessa, aveva i capelli gonfi e rovinati, l'abito sporco di sangue di Elsa, gli occhi rossi. 
"Mi odia..." pensò Elsa "Ha ragione, mi merito tutto questo. E' colpa mia se i nostri genitori non ci sono più."
La sua paura più grande: sapere che sua sorella la odia.
Non riusciva ad affrontarla, se c'era un modo. C'era? Aveva la testa vuota. Elsa non riusciva a pensare a nulla, un martellante dolore alle tempie glielo impediva. 
-Basta.- supplicò Elsa, con un filo di voce.-Ti prego, Anna. Basta.-
Non si riferiva ai tagli o al maltrattamento della piccola lei, ma a tutte quelle colpe che le stava dando.
Abbassò la testa, lacrime salate le scesero dalle guance, bruciando a contatto con le ferite aperte. 
Si sentì un rumore, di macerie che si sgretolano. Elsa vide terra, polvere e mattoni scivolare contro i suoi piedi. Sollevò il viso quanto basta per vedere il muro distrutto.
-Elsa!!-
-Ralph?- Elsa lo fissò, tremando.-Che ci fai tu qui?!-
-Ti salvo.-
Con uno strattone ruppe le catene, Elsa fece per camminare, ma cadde. Non riusciva a tenersi dritta. La finta Anna si trasformò in un Hans furioso, il VERO Hans, la piccola Elsa scomparve.
Ralph, senza pensarci due volte, passò un braccio sotto le ginocchia di Elsa, l'altro sulla schiena e la tirò su. Corse fuori dalla camera, buttando giù la porta.
Si nascose in una specie di ripostiglio, mise giù Elsa:-Tutto bene?-
Elsa annui. Bugiarda.
-Non sai mentire.- affermò Ralph.
Elsa roteò le mani, creò una palla di neve e se la mise sulle guance, trattenendo le urla di dolore che tentavano di uscirle dalla gola. Elsa osservò lo stanzino e Ralph, gli occhi sgranati:-Ralph, siamo in uno sgabuzzino piccolissimo. S-Stai bene?-
-Certo- rispose lui, scrollando le spalle.
-Non sai mentire, Ralph- lo rimbeccò lei. Lui scosse la testa.
I tagli sulle guance di Elsa non perdevano più sangue, si vedevano i segni. Erano tanti, piccoli e profondi. Con la mano tremante provò a mettere un cubo di ghiaccio su un taglio, sussultò. Ralph glielo tolse dalle mani:- Peggiori le cose, smettila.-
-Ma....-
-Basta!- lo sguardo di Ralph era duro- Basta così, o ti fai più male.-
Elsa annuì, tremando:-Ci troverà, prima o poi.-
Silenzio.
-Hans.- specificò dopo la regina.
-Ah, che ci provi. Non vedo l'ora di spaccargli la faccia.- sibilò Ralph.
Elsa sospirò:-Sì, certo.-
-Lo farei!- sbottò il gigante- Lo farei per far finire questa tortura dell'uccidersi, affrontare paure e robe varie. Di sicuro è colpa di questo signore oscuro se la mia città è stata distrutta.-
-Lo farei...per avere una possibilità.- mormorò dopo un po'.
-Quale possibilità?- chiese lei.
-Non..non importa.- rispose lui.





 

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Capitolo 15
*** Per sempre ***





Elsa tremava, era terrorizzata. Molto più di quanto Ralph avesse mai visto.
-Ehi.-mormorò, dopo un po' il gigante -Cos'hai?-
-Anna.....mi ha detto cose orribili.-rispose Elsa, accarezzandosi una ferita e sussultando.
-Smettila di toccarle, potresti infettare le ferite.-
Elsa scosse la testa:-Lo faccio perchè il dolore fisico mi riporta alla realtà, mi impedisce di...diventare matta.-
Un rumore orribile, una spada che corre lungo una parete di pietra. Passi. Allo stesso ritmo dei battiti del cuore di Elsa.  -Ce la fai camminare?- domandò Ralph, quasi senza voce.
Elsa si mise in piedi, e ricadde a terra:-Sì...- fece lei, trattenendo le lacrime per il dolore. Si alzò di nuovo, stava per cadere, la caviglia non reggeva il suo peso. Ralph la prese al volo prima che potesse toccare terra:-Smettila! Non ce la fai.-
La prese in braccio come aveva fatto precedentemente, e uscì dal ripostiglio silenziosamente.  La spada di Hans continuava a stridere contro una parete, anche se nessuno dei due sapeva quale. 
-Trova un modo per affrontare la paura. Così usciamo.- bisbigliò Ralph.
-Come posso fare?- chiese Elsa.
Ralph si nascose dietro una parete:-Non lo so, forse...se ..affrontiamo Hans?-
La regina passò le braccia intorno al collo di Ralph, stringendosi a lui, con un sospiro:-Forse.-
Lui si sentì così...strano. Era una sensazione bella e così imbarazzante. Lei, con quei suoi occhi azzurri stanchi e tristi, quel viso magnifico ferito, ma pur sempre meravigliosa, così stretta a lui...forse... Eliminò quei pensieri, non era possibile provare quei sentimenti, non ora, non lì.
Un colpo secco, evitò la spada di Hans per miracolo. Gli rifilò un pugno, Elsa aggrappata al suo braccio per non cadere.
Turbo uscì dall'ombra, stringendo le braccia intorno ad Elsa strappandola dal gigante. Lei congelò il viso del mostro e corse in avanti, cercando di non urlare per il dolore.
-Elsa!- gridò Ralph- Tutto questo non è reale!-
Iniziò a lottare con Hans e Turbo contemporaneamente. Elsa capì, doveva convincersi che tutto quello era finto, non pericoloso.
-E' tutto finto!- gridò,una tempesta che l'avvolgeva.
-NON BASTA!- disse Ralph, beccandosi un pugno in faccia. Lui colpì Hans nello stomaco e lo sbattè contro il muro. Afferrò la coda di Turbo e lo fece ruotare, per poi scagliarlo contro Hans. Turbo tornò indietro e gli graffiò un braccio, rivoli di sangue scuro scivolavano fuori dai tagli. 
Elsa respirò profondamente:-Tutto questo non è reale!!!-
Ralph scagliò Turbo contro la parete e gli stappò un' ala, per poi lanciarla via e gli diede un calcio nel petto. Hans fece per colpirlo da dietro con la spada, ma Elsa lo colpì con una lama di ghiaccio.
La tempesta avvolse tutto, le parole di Elsa erano l'unico rumore udibile:-TUTTO QUESTO NON E' REALE!! IO NON HO PAURA!!-


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Scomparve tutto in un enorme lampo di luce.
Erano di nuovo nel giardino. La seconda notte era andata. Non era ancora l'alba, però. Le ferite dei due non c'erano più, era tutta un'illusione degli incubi. Ridendo e battendosi il cinque, i due entrarono nel castello.
Ma, appena entrò nella sua stanza, Elsa sentì il terrore che le si aggrappava allo stomaco. Si infilò la vestaglia con le mani tremanti, il cuore a mille. Si mise nel letto e si costrinse a dormire. Si svegliò urlando appena mezz'ora dopo. Incubi. Incubi ovunque.
Sentì bussare alla porta.
-Ralph?-sussurrò. 
-Sì.-
-E-Entra.-balbettò lei, in un momento aveva sperato in Anna, ma lui era sempre meglio di niente.
Lui entrò solo con la testa:-Tutto bene?-
-Non proprio. Incubi, ma niente di che.-
-Ah. D'accordo, io vado.-
In quel momento, Elsa non capì cosa fece, lo disse, tutto d'un fiato:-Rimarresti qui...con me?!-
Lui si voltò, e la guardò:-Ehm..vuoi?-
Elsa annuì.
Ralph sorrise un po':-Va bene. Li caccio io gli incubi.-
Elsa ridacchiò:-E come?-
-A forza di pugni.-
Elsa rise elegantemente con una mano sulle labbra, e Ralph pensò che era adorabile. Si mise seduto su una sedia accanto al suo letto.
-Mi vergogno così tanto...- bisbigliò lei -Non dovevo chiederlo.-
Ralph iniziò ad accarezzarle ritmicamente i capelli:-No, Elsa è normale aver paura.-
Lei si sentiva così...felice. Calma, rilassata. Con un sospiro si liberò dal peso che le opprimeva il petto:-Rimani con me...-mormorò, mentre il sonno se la portava via. Il suo petto si abbassava e alzava regolarmente, il viso sereno.
-Per sempre...-mormorò baciandole la fronte -Ti difenderò sempre.-
Un pensiero lugubre gli attraversò la mente:-E..se solo uno dei due deve sopravvivere...devi essere tu.-




 

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Capitolo 16
*** Ricordi e malintesi ***


Elsa aprì gli occhi azzurri, mentre una mano correva sopra le coperte e gli occhi vagavano per la stanza. Poi capì cosa stava cercando:una mano. La SUA mano e il SUO viso. Scosse la testa, non poteva innamorarsi, non ora, non di lui. -Tra l'altro, non era nemmeno un buon partito.- Ecco ciò che si disse -Io sono una regina e lui...e lui..-
Ringhiò, e, sgraziatamente, buttò a terra le coperte, per poi ammucchiarle sul letto. Si mise l'unico vestito che era nel suo armadio: l'abito dell'incoronazione, sbuffando. 
Si rifece la treccia fissandosi allo specchio, lasciò il mantello porpora nell'armadio, ma prima sfiorò la stoffa delicata, con le mani tremanti. Cercò un nastrino con cui legare la treccia e lo trovò. Insieme ai suoi guanti. Dopo aver legato i capelli color platino, prese quegli oggetti, orribili, di stoffa delicata. Un sottile strato di ghiaccio ricoprì i guanti, lei iniziò a tremare.
"No" pensò "Controllati, non dovrai metterli mai più"
-Invece sì.-un sibilo dietro di lei. Si voltò. Le mani di Hans erano strette sulle sue spalle:-Se vai avanti così, si.-
Elsa indietreggiò, andò a sbattere contro il muro:-C-Che s-Stai dicendo?- balbettò.
-Alla fine, Regina, sentirai il bisogno di rimetterli.-
-Non è vero!- esclamò Elsa -No!-
Hans sghignazzò:-Mah, io ci ripenserei. Non riuscirai a vivere sapendo di aver ucciso qualcuno.-
-IO non ho ucciso nessuno!- ribattè Elsa, mentre una sottile lastra di ghiaccio aveva ricoperto il pavimento.
-Non ancora.- la rimbeccò Hans.
Elsa fece per controbbattere, ma la sua gola si bloccò. Lei poteva farlo, poteva uccidere. Hans prese la sua treccia fra l'indice e il pollice:- Mmmm, tanta bellezza sprecata. Scommetto tutto il mio potere che lui ti spezzerà il collo.-
La regina sentì il viso in fiamme:-Scherzi? Lo faccio fuori in un colpo!!!-
Si tappò la bocca, tremando. Cosa stava dicendo?
-E il lato oscuro pian piano viene fuori.- disse Hans, per poi dissolversi in un fumo verde. Il fumo entrò nella gola di Elsa facendola tossire, le irritava anche il naso. Quando riprese a respirare normalmente, fiocchi immobili nell'aria avevano circondato Elsa. Doveva controllarsi. Fece un respiro profondo, poi un altro e...scoppiò in lacrime, cadendo in ginocchio. Una bufera avvolse la stanza per qualche secondo, per poi scomparire.
Lacrime fatte di neve scivolarono giù dagli occhi della regina.




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-Dai! Ci aspettano!- Vanellope trascinava Ralph per un dito, correndo verso il giardino innevato dove molti bambini li attendevano. Ralph alzò gli occhi al cielo, ma allo stesso tempo era molto felice, finalmente Vanellope aveva degli amici. Vanellope parlava di diecimila cose in trenta secondi, e il gigante non capiva nulla l'una frase che riuscì a capire era:-Puoi convincere la tua ragazza a venire?-
-EH?!- fece Ralph, bloccandosi di colpo.
-Puoi convincere Elsa a giocare ancora con noi?-
-Vedi, non lo so. E' una regina, Van, sarà piena d'impegni.- disse Ralph. -E cosa hai detto prima?-
Van brontolò delusa e poi affermò:-Ho detto che è la tua ragazza, insomma, ieri quando vi ho trovato in quel modo...-
Ralph scosse la testa:-NO, non lo è, Van, non farti strane idee.-
-Ma lo vorresti?-
Il gigante si piegò per diventare alto come lei:-Oh, Van...è molto più complicato di quanto pensi.-
Vanellope lo abbracciò forte:-Sai, per una volta pensa a te, fai l'egoista. Ti sei occupato di me da quando ho tre anni e lo hai fatto in modo magnifico. Forse...forse può essere lei, il tuo vero amore; pensa a dopo. Crescerò, forse mi sposerò. Che farai tu poi, da solo?- gli baciò una guancia e corse in giardino. Gli sembrava solo il giorno prima, quando Vanellope aveva tre anni e lo chiamava "Lap" perchè non riusciva a dire "Ralph", che i suoi genitori..erano morti..............

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"Sono morti..." pensò." Che faccio, ora? E la bambina? Ho solo quindici anni! E se le faccio del male?!"
Scoppiò a piangere. Si raggomitolò in un angoletto. La bambina camminando un po' male si mise davanti a lui:- Lap? Mam-ma? Pa-paa?- chiese, sedendosi.   -Va' via, Vanellope!- singhiozzò lui -Va' via!-     -No.- disse lei, provando a incrociare le braccia paffute. -VATTENE!- gridò Ralph, singendo la bambina. Lei  cadde,scoppiò a piangere.  Ralph si fissò le mani...era troppo forte! 
-N-No, non...-provò a dire, ma non c'era nulla da dire a una bimba di tre anni che ha appena perso i genitori. Lei piangeva, gli occhi nocciola arrossati. -Shh.- bisbigliò lui. La prese fra le braccia e piansero insieme.
-Sono proprio cattivo.-commentò Ralph - Brutto e cattivo.-       Vanellope battè le manine su quelle di Ralph:-Lap no butto e caivo, Lap buono.-     Ralph sorrise un po'.  -No piange più.- disse lei, toccandogli le guance.   -Già, non piango più, grazie.-    -Pego!-ribattè lei, battendo le mani. Rimasero un po' lì.
-Canti?- chiese lei, con gli occhi speranzosi
Lui sospirò e le canticchiò una ninnananna che le cantava sempre suo padre; che oramai non c'era più.



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-E' troppo complicato- bisbigliò Ralph. Si passò una mano fra i capelli, gli occhi persi nel vuoto. 



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Anche Elsa, però, aveva un bel po' di problemini.
-Davvero?-
-Si, posso? Cioè...ho il vostro permesso o no però..aspetta, che?!- Kristoff era nel pallone.
-E come glielo chiedi?-
-E' importante?-
-Molto.-Elsa incrociò le braccia.
-Oh, ehm...Anna mi vuoi..- s'inginocchiò -Sposare?-
Elsa storse il naso:-No.-
-Eh?! Così non mi aiuti!!!- Kristoff era esasperato.
-Non hai classe, allenati.-
-M-Ma..?-
-FALLO. E' un'ordine.-
Kristoff chinò la testa, Elsa ridacchiò:-Oh, su, scherzo! Riprovaci.-


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Anna stava per entrare nella stanza ma si bloccò e appoggiò l'orecchio sulla porta, non voleva infastidire probabili relazioni fra...
-E-Ehm...-
-Non  aver paura!- questa è Elsa.
-Oh...-un respiro profondo -Vuoi sposarmi?-  E questo è...K-Kristoff?!
-Sì!-
Anna indietreggiò:- Aspetta, che????!!!-









 

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Capitolo 17
*** La pietra ***








-Ralph!!!!- gridò Anna correndo per i coridoi enormi del palazzo:- Dov'è quel gigante, quando serve??!!-
Scosse la testa:-RAAALPHHHHH!!!!-
Le lacrime le offuscarono la vista. Una parte di lei era certa di essersi sbagliata, l'altra voleva a tutti i costi convincersi di aver capito bene. Perchè?
Per non soffrire come era successo con Hans.
"Che sciocca."pensò "In fondo l'ha detto Kristoff che il ghiaccio è la sua vita! Ed Elsa è il ghiaccio fatta persona!!! Ovviamente avranno una relazione!"
E se Ralph provava qualcosa per Elsa, doveva essere avvertito. Corse in giardino con i singhiozzi che lottavano per uscire dalla sua gola.
Era talmente persa nei suoi pensieri che andò a sbattere contro qualcosa. Cioè qualcuno.
-Scusi.- disse, la voce un po' incrinata.
-Principessa Anna?-
Lei alzò il viso:-Ralph! Ti..ti ho trovato.-
-Mi cercavate?-
Anna annuì:-Ho...ho sentito Kristoff che...-
Ralph piegò la testa di lato:-Che succede?-
-Kristoff a chiesto ad Elsa di sposarlo!- fece Anna, tutto d'un fiato, coprendosi il viso con le mani.
Ralph sentì uno strano sapore amaro in bocca:-Anna! Dovete aver capito male!-
Anna scosse la testa:-Primo: dammi del tu. Secondo: l'ho sentito!-
Lui la scrutò un po':-Forse...potresti aver frainteso.-
-Lo vorrei tanto...-
-Lo è di sicuro, Anna.- Ralph le diede una pacchetta su una spalla:-Ora vado a parlare con tua sorella, d'accordo? Almeno ci capiamo qualcosa.-
Anna annuì, silenziosamente. 




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Elsa sfogliò le varie scartoffie, camminando a testa bassa.
Non vedeva l'ora di vedere sua sorella inseguirla e dirle del matrimonio. "Oh, ma guarda un po' che sorpresa!" avrebbe detto Elsa. Sorrise ai fogli di carta. Allegri fiocchi di neve svolazzavano intorno a lei, rendendola ancora più bella del solito. 
-Cos'è questa storia?!-
La voce di Ralph la fece sussultare:-Che storia?-chiese, confusa.
-Del matrimonio fra te e Kristoff.- dichiarò Ralph, inghiottendo il sapore amaro che sentiva in gola.
-Il matrimonio fra me e Kri....-la voce di Elsa si spense. -Te l'ha detto Anna?-
-Sì.-
-NO!- la regina scosse la testa -Ecco fatto. Addio sorpresa.-
Il gigante sollevò un sopracciglio:-Che?-
-Lui stava facendo le prove per la dichiarazione che deve fare ad Anna.-
-Ah.- Un peso si sollevò dal petto di Ralph. Aveva un peso nel petto? Non se n'era accorto finchè non se n'era andato. -Allora è un bel guaio.-
La regina sbuffò:-Comunque ora non ho tempo- Indicò i fogli giallastri -Questa faccenda degli incubi mi sta distraendo dal mio compito di Regina.-
Elsa aprì la porta alla sua destra, entrò nello studio e poggiò i documenti su uno scaffale, borbottando.
Ralph si appoggiò allo stipite della porta e la fissò.
Elsa sistemò varie pile di fogli con il volto concentrato. Si fermò più volte a leggere qualcuno di questi e lo metteva in un cassetto o lo firmava. Si mise seduta sulla sedia e si piegò sulla scrivania, scrivendo qualcosa su un foglio.
Allungò l'occhio dal foglio e incontrò gli occhi color cioccolato di Ralph, riabbassò lo sguardo:-Puoi andare.-
Ralph rispose di scatto:-E se non volessi?-
Elsa sollevò il viso:-Non penso sia divertente fissarmi.-
-E' da maleducati, certo. Ma chi ha detto che non è divertente?- disse Ralph sorridendo.
Elsa sospirò. Poggiò il mento sulla mano e resse lo sguardo del ragazzo:-Lo sai che è sbagliatissimo tutto ciò?-
Il gigante incrociò le braccia:-Cosa?-
-Tutto! Insommma noi...dovremmo ucciderci...-sussurrò lei.
-E non essere....-   Essere cosa? Ralph si grattò la nuca:- Amici?-
Elsa sentiva un nodo alla bocca dello stomaco:-Già solo il fatto che ci parliamo è un problema, sai?-
Ralph si mise dritto e fece qualche passo avanti:-Mi piace essere ribelle.-
-Lo sai che ci vorrebbe un secondo a farti fuori e farla finita con questi incubi che non mi fanno dormire? Zac. Una bella lama di ghiaccio nel petto. Proprio qui, proprio ora...-disse lei con voce suadente, senza scomporsi.
Ralph poggiò le mani a pugno sulla scrivania:-Non ne avresti il coraggio.-
La regina fece spallucce:-Non conviene sfidarmi.-
Ralph ghignò:-Ti scoprirebbero.-
-Farei sparire il tuo cadavere.- Elsa incrociò le dita e le poggiò sul tavolo, strette forte, intanto la neve svolazzava avvolgendo i due.
Ralph avvicinò di più il viso al suo, erano a trenta centimetri di distanza:-Da sola? Come no! Poi anch'io potrei romperti quel bel faccino con due dita, sai?-
Elsa sollevò appena il collo. Quindici centimetri. Sorrise:-Non ne avresti il coraggio.- disse, imitando il tono di Ralph.
La neve girava come un anello intorno ai due, come per spingerli ad avvicinarsi. Bhè, stava funzionando.
Erano a un soffio dal viso dell'altro. 
-Sai, forse potremmo rompere le regole...solo per una volta.-bisbigliò Elsa.
Ralph si morse l'interno della guancia:-Perchè no?-
I loro nasi si sfiorarono appena.


-RAAAAAAAAAAAAAALLLLLLLLLLLPPPPPPPHHHHHHH!!!!!- 
Lui si ritrasse indietro di scatto:-Vanellope.- disse con rabbia.
La neve scomparve di botto, Ralph ed Elsa si raddrizzarono, Vanellope spalancò la porta:-C'è una cosa che devi vedere!- aveva il volto rosso e le mani tremanti. Qualunque cosa fosse non era uno scherzo.
Elsa e Ralph si scambiarono un'occhiata preoccupata.


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Una roccia appuntita. Anna agrappata al braccio di Kristoff la fissava tremando. Nel bel bezzo del giardino innevato era comparso questo strano megalito con una scritta. Fatta di sangue:

"In bocca al lupo per la 3° notte, vi servirà.
Potete sempre farvi fuori al volo e far finire tutto, lo sapete. Vi conviene prepararvi, rimarrete con il ricordo di questa notte per sempre"
T&H



 Turbo e Hans. Elsa tremava. -Che significa?-chiese Anna.
-Nulla. Vedo...vedo che hai fatto pace con Kristoff!-disse Elsa, con un falso sorriso.
-Sì, mi ha spiegato tutto, mi ha fatto la proposta.. e stavamo organizzando il matrimonio...ma poi è apparso questo "coso" e....- Anna fissò la lugubre scritta.
-Cos'è? O almeno per chi è?-finì Kristoff per la futura sposa.
Elsa aveva la gola bloccata:-Non....-
-E' di sicuro uno scherzo di qualche scemo, su.- intervenì Ralph.
-Ma...- Vanellope si teletrasportò sulla spalla del gigante:-Che vuol dire? Insomma, deve avere un significato...è così...macabro. E questo sembra sangue.-
-Non lo è.-disse Elsa toccando la roccia.
Non doveva farlo.
Una scarica corse lungo il suo mento mostrando il livido che le aveva fatto Ralph, che precedentemente era scomparso. La spalla di Ralph sputò un rivolo di sangue che attraversò i vestiti.  Ricomparvero i tagli e i lividi che si erano fatti negli incubi. Elsa staccò la mano dalla pietra. Le ferite scomparvero.
Vanellope glitciò accanto ad Anna:-Cos'è questa storia?- disse la prima.










 

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Capitolo 18
*** 3°notte: Frusta ***


Elsa sentiva gli occhi tristi di Anna che le facevano male, come un pugno nello stomaco.
-Mi avevi promesso di non mentirmi mai più...- disse Anna tristemente.
-Non ti sto mentendo!- esclamò Elsa, mentre tentava di non congelare tutto.
Vanellope fissò Ralph:-Chi sono T e H? Cosa vogliono da voi?-
La regina stava andando nel panico, stringeva sempre più forte i pugni per non crollare, non andare a pezzi.
-Cos'erano quelle ferite?- domandò ancora la principessa dai capelli rossi.
-E' un incantesimo ma non so perchè...insomma..non mi sono mai fatto quelle ferite e immagino che per Elsa sia lo stesso.- disse Ralph.
Elsa annuì. Anna socchiuse gli occhi:-Mmmm...d'accordo e questi tizi chi sono?-
-Degli scherzi.- ripetè Elsa.
Un fulmine attraversò la mente di Ralph. Una stupida idea. Forse poteva convincerle:-Oh, Elsa, devono essere venuti a saperlo...-
Elsa intuì che doveva stare al gioco, anche se non sapeva quale:-Oh, certo...per questo devono aver fatto questo scherzo...-
Vanellope si scompose in tante figure azzurre, poi tornò come prima:-Sapere cosa?-
Elsa fece finta di ignorarla e guardò il gigante:-In fondo, ci sono molte persone che mi trovano un po'...come dire...sbagliata per essere regina e devono aver fatto questa cosa di brutto gusto...-
-Sapere cosa????-domandò Anna.
Ralph mormorò:-Del nostro appuntamento.-
Elsa arrossì. "Che diavolo gli passa per la mente??" pensò. Ma il suo colorito non fece che convincere di più Anna della loro bugia.
-Non ci credo.- disse Anna.
-Dovresti.- ribattè Elsa.
-Dimostramelo.-
Non ci riflettè molto. Fu la prima scappatoia che il suo cervello le offrì. Prese il viso di Ralph fra le mani e lo baciò.
Anna rimase a bocca aperta.
Questo fu il primo bacio in cui entrambi lo facevano perchè volevano farlo. Nessuno dei due era in una specie di incubo. Erano entrambi consapevoli di quel bacio. Entrambi provarono qualcosa. 
I loro battiti accelerati; le mani tremanti di lei aggrappate al collo di lui per bloccare il fremito. Il sottile strato di ghiaccio che cominciava a ricoprire le spalle di Ralph. Lui invece teneva le mani enormi sulla schiena di lei, con il terrore di poterle fare del male, a lei, così fragile e delicata e, allo stesso tempo, forte e coraggiosa.
Quando Elsa si staccò da lui lo fissò per un po'. Non c'era più Anna, nè Kristoff, nè Vanellope. C'erano solo loro due.  Era così sbagliato innamorarsi l'uno dell'altro? Entrambi avrebbero risposto: "No"
Avrebbero cambiato idea quella notte stessa.


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Dormiva profondamente quella notte. Teneva un cuscino stretto fra le braccia, i capelli sciolti sopra l'altro. Un sorriso sulle labbra. Elsa si svegliò un quarto a mezzanotte, si preparò e aspettò l'ora degli incubi. 
Si diresse in giardino e arrossì quando incontrò gli occhi di Ralph:-Pronta?- chiese lui, porgendole una mano. Elsa poggiò la sua mano piccola e gelida sopra quella di lui, grande, forte e calda:-Sono nata pronta.-

Ralph aprì gli occhi. Era tutto buio intorno a lui. Un cerchio di luce a due passi da lui, Vanellope da una parte, stretta fra le braccia di Turbo, dall'altra Elsa, stretta fra le braccia di Hans.
-Scegli chi salvare!- tuonò una voce.
-NO!-gridò Ralph.
Non poteva perdere Vanellope...nè, tantomeno, Elsa. Cosa doveva fare? Il cuore gli batteva nelle orecchie.
-SCEGLI!- ripetè la voce.
Comparve una spada, gli sfiorava la gola:-Scegli o ti ammazzo!-
Ralph era senza fiato. No, non voleva. Non voleva scegliere. L'amore della sua vita o la bambina che aveva adottato come sorellina.
-No...-mormorò. -Non..non...non voglio.-
-Bene, facilitiamo le cose.- disse quella voce. Ralph lo sospettava, quella voce apparteneva al Capo. 
Il gigante si ritrovò con una spada fra le mani.
-Scegli chi eliminare.-
Adesso Elsa e Vanellope erano inginocchiate ai suoi piedi, incatenate a terra. 
-Capisco, Ralph.- bisbigliò Elsa -Uccidi me, non aver paura.-
-No, Ralph! Io sono totalmente inutile, vivi la tua vita con Elsa, uccidi me!- ribattè Vanellope.
Ralph scosse la testa. Doveva ucciderla una per vivere per sempre con l'altra. Amore o Famiglia?
Era tutto un ricatto per lui...ma lui poteva non stare al gioco.
-D'accordo. Ho scelto.....-
Silenzio.
-ME!- si trafisse il petto con la spada, il dolore che correva lungo il suo corpo.


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Anna le stringeva la mano, la città era bellissima, coperta di neve delicata. La trascinava per il mercato, smangiucchiando un dolcetto. Era tutto così bello...l'atmosfera allegra. Rotta in un paio di secondi da un grido orripilante. Anna corse verso la fonte di quel grido che faceva ghiacciare le vene. Salì su una scatola per vederci meglio, poi lanciò uno sguardo triste alla sorella:-Vai a casa, Elsa, ti raggiungo tra un po'.-
Un'altro grido.
-No, tu, no...- disse Elsa.
Corse fra la folla, che cercava, inutilmente, di mandarla via.
-Che fai?-
-Vuoi farti ammazzare?-
-Signorina, tornate a casa.-
Nessuno la riconosceva con quei vestiti scuri e la treccia sotto la mantella, che le copriva anche il capo.
Le sprofondò il cuore quando vide quella che, una volta, era la sua schiena. Ora era solo un pezzo di carne,pieno di sangue, putrefatto.Si sentì mancare. Suo padre dritto sopra di lui lo stava insultando. La frusta fra le mani. Un coltello alla cintura.
C'era chi rideva, chi scuoteva la testa e chi era neutrale.
-Ralph.- bisbigliò.
Fu vedere il sangue correre lungo la cicatrice a far tramutare tutto lo stupore e la paura in rabbia. 
-RALPH!- gridò, correndo verso di lui.
Il padre lanciò uno sguardo a Elsa:-Oh, guarda! Ralph! C'è il dolce fiorellino!-
Elsa vide la frusta solo arrivarle su una spalla, buttandola a terra. La mantella le scivolò via. Tutti riconobbero la regina.
-Ralph..-si rese conto di essere talmente sotto schock da riuscire a pronunciare solo il suo nome.  Si strinse a lui. A quel  pezzo di carne sanguinante e dolorante che ora era lui.  Lui gemette.
La folla rideva; di loro. 
-Elsa?- bisbigliò lui -La vera Elsa?-
-Sì.- singhiozzò lei -Sono io..-
-Vattene, ti prego...- sussurrò Ralph.
-No, io...rimango qui.-
-Ti uccideranno.-
-Tutto questo non è reale, Ralph.- rispose la regina -E' solo un incubo.-
Prese la mantella e la poggiò sulle spalle del gigante, inzuppandola di sangue:-Andiamo via...-
Un altro colpo di frusta, sulle mani di Elsa, facendole cadere la stoffa. Le lacrimarono gli occhi per il dolore.
-Lasciala in pace!- gridò Ralph con voce rauca.
Un'altra risata generale. Mentre il padre s'inchinava a ricevere gli applausi, Ralph si alzò di scatto e lo gettò a terra con un pugno al viso.
Tutto scomparve, Ralph cadde a terra. C'era solo buio. Euna piccola luce, ancora.
La regina delle nevi gli si avvicinò e gli accarezzò il viso:-Bravo, sei stato fantastico...-
-Grazie.-rispose lui con un fil di voce. -Sento dolore anche quando respiro, non è normale, giusto?- Sorrise un po'.
-No.- ridacchiò lei -Non è proprio normale.-
-Come stai, tu?- 
Elsa scosse la testa:-Shh. Pensa a te, va bene?-
-Come stai?-
La regina gli passò una mano fra i capelli castani:-Un po' male.-
Lui con fatica le accarezzò una guancia:-Non dovevo permetterglielo, non ancora.-
-Va tutto bene.-
-No, invece! Dovevo proteggerti! Non che tu non  ne sia capace da sola, ovviamente...ma...non meritav..- farfugliò. Lei l'azzittì con un bacio.
-Non potevi fare nient'altro.-
Un lampo di luce, e furono separati.






 

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Capitolo 19
*** 3° notte: E' tutto un errore ***


Le potenti braccia erano incatenate al muro. La luce fioca si affievoliva sempre di più. Come in gran parte degli incubi, il buio avvolgeva ogni cosa. Provò a liberarsi più volte, senza risultati. Il sudore gli colava lungo la tempia.
Le ferite alla schiena non c'erano più. 
Veramente non capiva lo scopo di quell'incubo...Qual'era la paura?
Capì.
Un' Elsa si trascinò sanguinante davanti a lui:-Aiutami...- lo pregò.
La ragazza tossì, sputò sangue e gattonò verso di lui. Aveva la pelle bianca come uno straccio, gli occhi pieni di lacrime:-Aiutami...-
Fece per correre verso di lei, cadde a terra di faccia:-Elsa!- mormorò.
Lei tremava, mentre il livido sotto il suo occhio si faceva più scuro. Lui provò in tutti i modi a rompere le catene. Non ce la faceva, non  ce la faceva! Ringhiò.   Elsa cominciò a spengersi davanti ai suoi occhi.   Ralph strizzò gli occhi, cercando di non guardare. Ora la regina gridava disperata:-AIUTAMI!!!!-
-NO!- gridò Ralph -Tutto questo non è reale! TU non sei reale! Sei solo un coso creato da Hans e Turbo per spaventarmi! VATTENE!-
-No, perchè la tua paura, Ralph, è quella di perdermi...-


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Elsa era in giardino. Sentiva delle risate.   -Anna?- chiese -Sei tu?-     Andò verso la voce:-Vanellope?-
Attraversò gli alberi, sfiorando le corteccie:-Ralph?-         Aumentò la velocità del passo:-C'è qualcuno??-      Anna si buttò al suo collo:-Aiutami!-
Le trecce rosse erano per metà bianche:-Elsa! Perchè mi hai fatto questo?-
Elsa tremava:-IO....io...non ti ho fatto nulla!-         -Sì, mi hai di nuovo gelato il cuore...-
-Non è vero!- esclamò la regina -Non ti ho fatto nulla!!!-
Le punta delle dita di Anna erano blu, come un blocco di ghiaccio.  -Aspetta! No!- disse Elsa, poggiandola a terra. La regina vide tutti i capelli della sorella diventare bianchi, come la neve.  Prima che potesse fare qualcosa, Anna era diventata  ghiaccio.   Elsa la strinse al petto:-NO! Cos'ho fatto? Di nuovo...no, no...-
-E' colpa tua, Elsa.- bisbigliò Hans stringendola da dietro.
Elsa si liberò con uno strattone:-Non è vero! Sei stato tu! Con i tuoi poteri!-
-Stavolta sì...ma lo sai anche tu che probabilmente lo rifarai...-
-NON E' VERO!-
-E chi ha congelato la piccola Vanellope?-
Elsa sentì il cuore perdere un battito; Hans continuò:-Pensa a cosa potresti fare al futuro marito di tua sorella? O al ragazzo che dici di amare?-
Elsa si alzò e indietreggiò:-Io non sono come dici tu!-
-Giusto: puoi fare di peggio.-
La regina si strinse le mani al petto, mentre la bufera cresceva intorno a lei. Ovunque si voltava vedeva bambini, sua sorella, Ralph, Vanellope e persone innocenti congelarsi. Gridava, la gola bruciava. Piangeva, supplicava a quelle immagini di fermarsi. Lei sentiva, sapeva di essere pericolosa .  Sapeva che tutto quello che stava vedendo sarebbe successo.
-NOOO!!!- gridò, per poi cadere in ginocchio.


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La vide, inginocchiata, alla luce della luna. Stava piangendo. Non era ancora l'alba, però gli incubi si erano fermati...Ralph non riusciva a capire. Si avvicinò lentamente a lei. Non sapeva cosa dire. Non sapeva cos'era successo o cosa doveva fare.  La guardò per un po', indeciso. Le si avvicinò e la prese in braccio, la senti sussultare e la strinse un po' più a sè.


Elsa voleva che Ralph la mettesse giù. Non doveva toccarla, poteva ferirlo. Provò a dire qualcosa, ma le uscì solo un verso strozzato e un singhiozzo. Finì per piangere sulla sua spalla. Ogni tentativo falliva miseramente. Una parte di lei non voleva essere lasciata, covinta di poter cadere a pezzi senza le sue braccia a tenerla insieme. Lui entrò nella camera della regina e la mise sul letto, fece per uscire. Così, in silenzio. Senza chiedere spiegazioni o domandare qualcosa.
-Ralph?-
IL gigante si voltò:-Sì?-
-Non mi trovi stupida?-
Il gigante si avvicinò a lei:-No, mai. Avere paura di qualcosa è più che normale.-
-Ralph...sto cadendo a pezzi. Mi sento come un vaso rotto, inutile, vuoto...-
-Non lo sei, Elsa.Tu sei fantastica.- lui si mise seduto accanto a lei e la strinse. Lei poggiò la sua testa sulla spalla di lui.  Le tornò in mente l'incubo, si staccò di scatto da lui:- No Ralph, è tutto sbagliato.-  Si alzò:-No...non possiamo stare insieme. Vattene.-
-Cosa? Perchè??-
-Perchè tu sei sbagliato, cioè..io sono sbagliata...-
-Non lo sei..-
-SI! TU DEVI ANDARTENE! Non voglio più vederti!-
-Non sono la persona adatta a te, è questo che vuoi dire?-
Questa era la scappatoia adatta:-Esatto. Non sei mica un ragazzo dai poteri del ghiaccio, con i capelli bianchi e occhi azzurri! Allora saresti perfetto.-
-Allora dovrei essere te, ma in versione maschile?- Ralph non capiva, sentiva di stare per scoppiare.
-Sì.-
Ralph andò alla porta e, prima di aprirla, disse:-Ora ci sei anche tu, fra le mie paure.-
Elsa lo fissò perplessa. Aveva paura di lei?
-Ho paura di perderti.-
 

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Capitolo 20
*** Spiegazioni ***


Elsa rimase immobile per qualche secondo, il cuore che batteva contro il petto con violenza. Una sola, piccola, silenziosa lacrima accarezzò le guance pallide. Si portò le mani sul cuore, pensando: "Cos'ho fatto?"
Cadde a terra violentemente, in ginocchio. Scoppiò in lacrime, non poteva più trattenersi. Il ghiaccio iniziò a coprire le pareti. Doveva controllarsi. Lo faceva per Lui; non doveva essere triste. 
Però lo era.
Voleva corrergli dietro, non lo fece. Si limitò a stringere nel pugno la stoffa del vestito. Trattenendo i singhiozzi. Mentre lingue di fuoco le bruciavano l'interno degli occhi, facendola piangere.


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Voleva solo rompere qualcosa, spaccarlo, sfogarsi. Entrò in camera sua con i pugni serrati, ma il viso triste. Che le aveva fatto? Non capiva, non capiva.  Voleva tornare da lei, chiederle cos'era successo. Abbracciarla, consolarla...e, forse, anche baciarla. Si grattò la nuca e si sdraiò sul letto, stringendo i denti. La schiena cominciò a bruciargli, ringhiò. Si mise seduto, fissò Vanellope nel suo lettino. Con i capelli sugli occhi e il cuscino sotto la schiena, in preda a glitch molto rapidi. La sollevò delicatamente e la sistemò, lei non aprì occhio, mormorò qualcosa nel sonno, impossibile da capire. Si posizinò davanti allo specchio alla parete, si sfilò la maglia e si osservò. Ralph seguì con gli occhi la linea di ogni taglio, erano almeno una decina e ancora sporchi di sangue. Deglutì, chiudendo gli occhi. Si buttò nel letto senza nemmeno pensarci e provò a dormire. Aveva perso molte ore di sonno, e spegnere il cervello era proprio quello che gli serviva. Cadde nelle braccia di Morfeo dopo mezz'ora.


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Elsa soffiò sulla tazza, per poi bere un sorso. Una ciocca color oro bianco le scivolò davanti al viso, la mise dietro l'orecchio; per poi sollevare appena lo sguardo verso Ralph, a tavola davanti lei. Lui continuava a rigirare il cucchiaino nella tazza, senza alzare lo sguardo. Anna e Vanellope parlavano animatamente.
-IO preferisco una festa a tema blu, come il ghiaccio..-
-Mah, forse per un matrimonio neve e ghiaccio è troppo scontato..-
"Guardami" suplicò mentalmente Elsa "Un'ultima volta. Ti prego"   
Niente.  Lui si alzò in silenzio e uscì a testa bassa; Elsa fu coinvolta nelle decisioni per il matrimonio.  
Lanciò un ultima occhiata alla sua schiena mentre chiudeva la porta e vide un segno della frusta sul collo; la regina si morse il labbro.

...

Camminiava a testa bassa, gli occhi lucidi. Stava andando nel suo studio, a fare qualcosa per distrarsi. Per non vagare come un fantasma per le stanza enormi.  Elsa fu afferrata di colpo per un braccio e tirata in una stanza. Era la stessa della prima notte, dove si era rifugiata con Ralph quando era ferito.
Rimase bloccata quando fissò gli occhi color cioccolato di lui, bloccati in quelli color ghiaccio di lei. Era contro il muro, un braccio di Ralph da un lato e un'altro dall'altro. Come per non farla scappare.
-Ora questa cosa me la spieghi!-
 

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Capitolo 21
*** NO, Signore ***


Elsa  aveva la gola secca; serrò le labbra e voltò il viso verso destra.  C'era qualcosa di strano nelle braccia di Ralph. Tremavano impercettibilmente. 

Ralph sentiva le parole di Turbo, nell'ultimo incubo, rimbombavano milioni di volte nella sua mente.
"Vuoi veramente farle del male? A lei, l'unica ragazza che ti ha mai calcolato?"
Le sue braccia tremavano, aveva il terrore di poterle fare del male.
"Pensa, Ralph! Un giorno potresti stritolarla fra le braccia o potresti ucciderla solo sfiorandola, non sei d'accordo? Sei troppo forte, troppo maligno."
Deglutì e abbassò lo sguardo:-Ho capito...perdonami.-
Elsa lo guardò di nuovo:-C-Capito cosa?-
-Hai ragione, sono io il problema, qui.-sussurrò Ralph.
La regina si morse la lingua, prima di dire qualcosa. Doveva dire che era così; per farlo andare via, per salvarlo.  Teneva il viso voltato di lato, strizzava gli occhi per nascondere le lacrime che le bruciavano gli occhi, lingue di fuoco maligne, pronte a far scendere quelle stupidissime lacrime che avrebbero rovinato tutto. 
Ralph poggiò la testa contro il muro, sopra quella della regina. Essendo molto più alto di lei ( Elsa arrivava massimo al collo di lui) non si sfioravano nemmeno. Ma c'era qualcosa che stava facendo esplodere il petto della regina e lei era certa che lui centrasse. 
Ralph si accucciò un po', praticamente Elsa era quasi stretta fra le braccia di Ralph. 
-Mi dispiace....Ma non posso lasciarti andare.-mormorò lui. 
Quella fu l'ultima goccia, Elsa scoppiò in lacrime e si tuffò fra le braccia del gigante; affondò il viso nel petto di lui, singhiozzando:-E' colpa di Hans, mi ha detto che farò del male a tutti voi, e io non voglio, non voglio, non voglio.-
Ralph la strinse un po':-Turbo mi ha detto la stessa cosa- poggiò la guancia sulla testa della regina -Forse...forse non dovremmo più dargli retta, a quegli idioti.-
Elsa sospirò:-Sono d'accordo.-
Ci furono un paio di minuti di assoluto silenzio, poi Elsa bisbigliò:-Non voglio lasciarti. Voglio rimanere qui, stretta a te...-
Ralph le accarezzò i capelli:-Sono d'accordo.- sospirò profondamente -Due notti e potremo, Elsa, per sempre. Io e te. Solo io e te.-
La regina sollevò il viso e guardò Ralph:-Non so se resisterò.-     Lui appoggiò la fronte su quella di lei:-Vedrai...sono certo che queste paure non potranno mai distruggerci, mai. Di sicuro vorranno separarci di nuovo e ci riempiranno di dubbi...non  crediamogli.-
Elsa sorrise appena:-Forse hai ragione.-
Lui la baciò dolcemente e quando lui si staccò dalle sue labbra, Elsa gli si aggrappò al collo e lo baciò ancora.

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L'ombra battè un indice ricurvo sulla sfera fatta di tenebre:-Oh, mio caro Ralph, non sai quanto ti sbagli... Turbo, Hans...-
I due si sollevarono di scatto dalle sedie fatte di nuvole nere.   -Vedete di non fallire questa volta..o...farete la fine del vecchio John, e voi non volete, vero?-
Hans fissò quel mucchio di cenere che era John e disse, con voce roca:-Certo che no, Signore.-

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Capitolo 22
*** -2: Mooolti guai ***


I due uscirono dalla stanza come se non fosse accaduto nulla: Elsa era stretta a Ralph, che le teneva un braccio intorno alle spalle. Non era successo nulla. Altre due notti, e davvero non sarebbe successo nulla. 

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"Non è un po' troppo facile, così?" pensò l'oscuro essere, strofinandosi le mani. Non era per nulla facile, per quanto volesse crederci; se i due avrebbero affrontato insieme le paure...no, non poteva pensarci! 
Quella maledetta pietra nel luogo dove vivevano i troll era falsa, Maledizione!

"L'oscuro signore sembra vincere; sta per trionfare
ma qualcosa tutto potrebbe rovinare:
E' inutile sperare
se il giovane e la ragazza si dovessero amare!
Ciò che il buio doveva creare
la luce farà cambiare.
Appena le loro mani si stringeranno,
i due il loro amore dichiareranno,
le mani al cielo alzeranno,
l'Oscuro sarà sconfitto.
Un lampo di luce pura
cancellerà ogni segno di forza oscura."


Ringhiò stringendosi la radice del naso scheletrico:-Non può essere!-
"Un lampo di luce pura cancellerà ogni forza oscura"
Non erano loro, non poteva dirsi altro per consolarsi. Battè le dita sul trono di fumo nero:-Devo separarvi..io DEVO!- 
Un fulmine gli attraversò la mente:-Ma certo! Userò le mie ultime riserve di potere...ma ne vale la pena.-

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Elsa s'intrecciava i capelli con aria grave fissando la sorella che saltellava per la stanza.
-Quindi domani?-
-Sì!- esclamò entusiasta Anna, battendo le mani.
Ora Elsa era veramente nei guai! Il matrimonio di Anna coincideva con la quinta e ultima notte! Ci aveva provato in tutti i modi, ma lei non voleva proprio saperne di cambiare data.
-Ma, Anna...- protestò l'ultima volta Elsa -Ci sono molte cose da organizzare..e ..in due giorni non ce la faremo mai!-
Ma Anna non voleva sentire ragioni; era tuttto inutile.
Appena la minore uscì dalla stanza, la regina si passò una mano sul viso e poggiò la testa sulla scrivania del suo studio, mordendosi il labbro:-Siamo nei guai.-
La porta della stanza si aprì subito dopo, Ralph entrò scuotendo la testa:-Me lo ha detto Kristoff.-
-Sono matti, io...io..non so cosa potrebbe accadere...- Elsa poggiò il viso sulle mani, i gomiti sul tavolo. -Non me lo potrei mai perdonare-
-Non accadrà nulla- le assicurò Ralph.
-Lo spero- disse Elsa.


Oh, quanto si sbagliavano.
 

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Capitolo 23
*** 4 notte: le grida ***


Mancavano una decina di minuti a mezzanotte ed Elsa aveva dormito più o meno mezz'ora. Continuava a fissare il vuoto, seduta a letto, nel buio. Una leggera luce argentea della luna entrava dalla finestra, illuminando fiocamente una fetta di pavimento. La luce sfiorava dei cristalli di ghiaccio che la regina aveva appeso sulle tende, creando dei riflessi arcobaleno sulle coperte azzurre. Teneva strette le ginocchia al petto, con i capelli color platino sciolti in morbidi boccoli, che le accarezzavano le esili spalle. Sospirò. Non aveva senso nemmeno provare a dormire. Sentì una trave scricchiolare fuori dalla porta, scese dal letto e con passo leggero e un lenzuolo sulle spalle, aprì lentamente la porta. Scoccò le dita, le comparì un abito di ghiaccio azzurro e viola sopra la veste da notte.
-Sei sonnambulo, per caso?- domandò al ragazzo, facendolo sussultare.
Ralph si voltò e la osservò, sorrise:-No, non credo.-
Elsa mormorò:-Com'è che ogni volta che desidero vederti, tu appari?-
Lui ghignò e le si avvicinò:-Sapete, mia regina, riesco a sentirlo.-
Lei sospirò e si appoggiò alla parete; lui le si mise davanti e soffocò una risata.   -Che c'è?- domandò lei, alzando un sopracciglio.
-Poco fa stavo pensando a una cosa- disse lui.      -A cosa?- chiese ancora la regina, incrociando le braccia.  Il gigante rise:- Bè, so che tu rischieresti la tua vita per me...ma non so cose tipo...mah, non lo so, la tua stagione preferita o...il tuo colore preferito.-
Elsa sorrise:-Eh, in effetti hai ragione. Mi sembra ovvio, l'inverno.-
Ralph annuii:-Sì, io ho bei ricordi riguardo la neve..quindi condivido.-
-Il colore...mmmm...sai, non ci ho mai pensato seriamente - fece la regina delle nevi -In genere non passavo il tempo a pensare a queste cose...ma credo..l'azzurro, come il ghiaccio.- lei fece un gesto elegante con una mano, creando un lampo di ghiaccio che illuminò i loro volti. Come era successo nella caverna. -E il tuo?- domandò dopo a Ralph.
-L'arancione, come la prima alba delle cinque notti.-
Si sorrisero:-E' ora.- dissero in coro.


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Era successo tutto più in fretta del solito. Eccoli lì, in una caverna. Si fissarono perplessi.
-E' una tua paura?- chiese lei.
-Non...non credo.- ribattè il gigante.
-No....è una paura di entrambi.- li rimbeccò una voce.
I due si voltarono. L'essere era fatto d'ombre, ogni pezzo dell' abito sembrava fatto di volti che erano immobili in espressioni straziate, il volto dell'essere era un teschio, nuvole nere gli fluttuavano attorno, mutando la sua forma.Seduto su un trono fatto di ossa annerite li osservava. Turbo a sinistra, Hans a destra del trono, sorridevano con espressioni divertite.
-Bravi.- fece l'oscuro essere.-Già alla quarta notte...-
-Tu..tu sei...-balbettò Ralph.
-Oh, bravo. Sei molto sveglio, ragazzo.- sorrise con la bocca dai denti aguzzi -Allora potrete cavarvela da soli, no?-
Soffiò, e una strana polvere viola avvolse i due.
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Elsa sentì il grido che le gelò il sangue rimbombare molte volte:- Elsaaa!- gridava la voce femminile con disperazione.   -Anna!- gridò di rimando la maggiore -Anna! Anna! Dove sei!!!???-
Poi un'altra voce di donna:-Elsa, figlia mia! Dove sei?-     Si aggiunse anche quella del defunto re:-Elsa! Elsa! Aiutaci!-       Elsa corse fra gli alberi enormi della foresta:-Mamma! Anna! Papà! Dove siete? Dove siete!?-
Stavolta un puro grido di dolore della sorellina seguito da un forte singhiozzo.   -Anna! Annaaa!!- gridò, quasi senza voce.  Si udirono anche le grida disperate di Olaf, Kristoff e anche qualche domestico, che gridava con disperazione il nome della regina. Per ultimo, con un'intensità maggiore e una disperazione enorme:-Elssaaaaaaa!!!!-
-Oddio, oddio. Ralph! Dove sei?- grido con le lacrime che le rigavano il volto. Tremava tutta.

-E per il ragazzo?- domandò Turbo.    -C'è solo una persona importante nella sua vita, poi Elsa; non ci sarebbe gusto.- rispose l'essere. -Per lui ho un'altra tortura.-



Battè con forza le mani sul vetro, ma quello non si rompeva. Vedeva la regina gridare, piangere e tremare; ma non avvertiva alcun rumore. Colpì il vetro fino a farsi sanguinare le nocche, che da poco erano guarite.  La vide cadere in ginocchio, dopo aver corso per un paio di minuti, con le mani sulle orecchie. Come per rompersi il cranio. Piangeva, con le spalle che tremavano in modo innaturale, gli occhi chiusi con forza. Scivolò lentamente a terra, mentre il ghiaccio ricopriva il prato e le corteccie degli alberi, che come un tetto si chiudevano su di lei.
-Elsa...-bisbigliò lui, cadendo in ginocchio. La fronte sulla parete trasparente e gelida:-No...non ti arrendere...-
Le aprì lentamente gli occhi, e incontrò quelli di lui. Si alzò di scatto, e corse verso la parete trasparente. Elsa la colpì con le mani e con i suoi poteri, ma quella continuava a starsene lì, dritta, nemmeno una crepa. Si fissarono, ed Elsa non sentì più nemmeno una voce, ma sentì delle potenti catene stringerle le mani. E Ralph non c'era più.



 

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Capitolo 24
*** 4° notte: i poteri. ***


-Ehi!- fece il gigante, battendo le mani sul vetro -Elsa io ti vedo! Tu mi vedi?-
Lei fissava con aria interrogativa le manette che le stringevano i polsi. Le mani erano libere, poteva utilizzare i suoi poteri. Era tutto troppo facile. La porta della cella si aprì, facendo entrare un Hans dal sorriso smagliante, insieme ad uno spiraglio di luce:-Come va, Regina?-
Elsa lo fissò; poi disse:-Sono stata meglio. Che vuoi?!-
-Niente. Da te, almeno.- il principe si pizzicò la radice del naso -Mi dispiace; io non volevo arrivare a tanto. Mai-
-A cosa?- chiese Elsa -E perchè? Tu ci odi.-
-Io odio lui- sbottò Hans, accarezzandole le mani. -Non te...-
Elsa si liberò con uno strattone:-Chi?-
-Lo sai...perchè lui e non io?- bisbigliò, avvicinandosi a lei -Perchè quel gigante deforme e non io?!!!-

Ralph battè con forza sulla parete trasparente:-Elsa! Elsa! Ti prego! Guarda qui! Ci sono io!-

Hans le prese le mani e la contemplò:-Tu non capisci....io ho attirato tua sorella in quel modo...per avere te.-
Elsa provò a liberarsi, ma i suoi piedi s'inchiodarono al suolo, le mani erano bloccate nella stretta ferrea di Hans, gli occhi azzurri pieni di terrore.   -Co-cosa vu-vuoi da me?- balbettò la regina delle nevi, provando a evocare del ghiaccio, invano. Le mani guantate di Hans impedivano alla regina di poter usare il suo potere.
Hans scosse la testa:-Cos'ha lui che io non ho, Elsa? Non sono forse migliore di lui?! Io ho tutto migliore di lui!-
Elsa rimase senza fiato:-No..non lo sei.-
Il principe avvicinò il volto a quello della regina:-Vuoi vedere?- mormorò. Elsa provò a tirargli del ghiaccio, o anche solo evocare della neve, ma era come se non avvesse più i poteri, Hans sogghignò. Le prese il volto fra le mani e la baciò.

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Ralph rimase di sasso. Hans non poteva...
Elsa si allontanò da lui, tremando:-Sparisci! - gridò -Vattene!-
Hans annuii e uscì dalla cella:-Potevo anche liberarti, beh, se tu vuoi rimanere in questa cella putrida, fai come vuoi.-
Chiuse la porta ed Elsa sprofondò nel buio. Si mise seduta, o meglio cadde, a terra, sotto schock, faceva fatica anche a respirare. Il pavimento gelido la fece gelare fin dentro le ossa. "Ma io non soffro mai il freddo" pensò. Le catene erano sempre più strette, le mani della regina diventarono bianche, il sangue defluiva dalle dita. Sentiva come una cintura di ferro e di spine intorno alla testa, che si stringeva intorno al cranio. Le orecchie le fischiavano. Sbattè la schiena a terra senza rendersene conto. Il freddo le accarezzava la carne. "Io ho...tanto freddo..." pensò.
Ralph battè ancora il pugno sul vetro, una piccola crepa si formò.

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-Ho fatto la mia decisione: lei è troppo debole, come pensavo.- disse la creatura -Voglio lui.-        Turbo annuii, e fissò la palla di vetro, guardando il ragazzo:-Mio signore...- cominciò -Io...io..-
-PARLA!-
-Ho un'idea- e disse il piano a bassa voce, come per non farlo sentire.
L'essere, l'Uomo Oscuro, si voltò e l'osservò:-Mmmh; hai visto tutti i suoi incubi, se un po' più competente di Hans, potrebbe funzionare.-
Hans apparve, avvolto in un fumo violaceo:-Ecco qua, ho fatto.-
-Ottimo lavoro, giovane.- fece l'essere, mentre i volti che formavano il suo abito si contorcevano.

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Il vetro crollò a terra, con del sangue che lo sporcava.  Ralph rimase immobile, guardando Elsa a terra con gli occhi socchiusi. Le si avvicinò silenziosamente.  Elsa aprì gli occhi:-Mi dispiace, tanto.-    Lui annuii e l'aiutò a mettersi seduta, ma lei crollò contro il petto di Ralph.    -Ho freddo.-disse lei, tremando come una foglia.   
La cella tremò e scomparve. Si trovarono nel giardino, nuvole grigie coprivano il cielo azzurro. Timidi raggi rosati apparivano fra le nuvole spumose.
Elsa sgranò gli occhi e una luce blu le uscì dal petto. I suoi capelli si fecero più scuri, il freddo le pizzicava con forza la pelle. La luce blu scomparve di colpo.
Ralph la teneva fra le braccia:-Elsa...-
Elsa sollevò le mani. Nè ghiaccio, nè neve uscivano, niente. Ralph la strinse mentre le lacrime le rigavano il viso. Avevano capito. Entrambi.

Aveva perso i suoi poteri.







 

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Capitolo 25
*** Perfetto ***


Sempre la sala degli ospiti, della prima notte, quella che nessuno calcola. La luce filtrava appena dalle finestre. Elsa passò la stoffa umida sulle nocche di lui, pulendole dal sangue. I suoi capelli della regina erano diventati castani. Come avrebbero spiegato tutto? Nessuno dei due ne aveva idea. Ralph le fissava le mani delicate, che gli pulivano le nocche insanguinate. Sospirarono entrambi. Lui la bloccò e le prese le mani, le accarezzò. Elsa rabbrividì. 
-Che facciamo?-
-Non lo so.-
Elsa teneva lo sguardo fisso sulle loro mani:-Forse...dovresti andare.-
-Solo perchè è me, che vuole?-
La regina annuii.
-Lo fai di nuovo.- sbottò Ralph.
-Cosa?-
Il gigante scosse la testa:-Allontanare a chi vuoi bene se hai paura.-
Anche lui osservò le loro mani. Elsa si morse il labbro:-Hai visto tutto, di quando ero in prigione?-
Ralph rispose con un:-Mmmm-mmmh.-
-Anche...-
-Sì.-
Elsa tremò tutta e iniziò a giocherellare con i capelli, facendo treccine, per poi scioglierle, con gli occhi bassi. Intanto Ralph disse:-Non devi sentirti in colpa.-
-Ma io...Hans...-
-Lo so; ma è stata colpa sua.- Ralph alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di lei. Non erano più color ghiaccio, ma blu, blu scuro. -Non so cosa darei per averlo fra le mani.-
Elsa smise di giocare con le ciocche e bisbigliò:-Dovrei aver paura?-
-Per te no, non  ora.-
Elsa alzò le sopracciglia:-Non ora?-
-Oh, sì. Lui sarà a terra in dieci secondi con la testa ridotta a una poltiglia, ma senza ucciderlo. Farlo morire lentamente, in agoinia e tu...-
-Beene, ora ho paura davvero.- dichiarò la regina delle nevi. 
Ralph sogghignò, avvicinando il viso a quello di Elsa.-Ho torture orrende per te.-
Elsa arrossì:-Ralph, non ora...su.-
Lui fece una smorfia, avvicinò di più il viso:-Invece sì.-
Lei gli poggiò due dita sulle labbra:-No.-
Ralph le tolse delicatamente la mano e la baciò rapidamente. Elsa ridacchiò.  -Vedo che non ti lamenti però.-ribattè il gigante.
-Oh, zitto.- sbottò Elsa, dandogli uno schiaffo su un braccio. Incrociò le braccia.
-Però...ci so fare con voi, Vostra Altezza.-
-Piantala.- ribattè lei, con finta noia.
-O dovrei chiamarvi Vostra Acidità?-
-Smettila!- lo rimbeccò lei, facendo un broncio finto.
Ralph le stava facendo tornare il buon umore; continuò:-Sei odiosa quando fai così..-
Lei lo azzittì con un bacio. Un brivido le percorse la schiena, si staccò lentamente ridacchiando:-Non ne posso più, di te. Dovrei essere triste! Dovrei pensare a...-
Stavolta fu lui a fermarla. Ralph la strinse di più, Elsa gli prese il volto fra le mani e approfondì il bacio. Avrebbero superato anche questo, ne erano certi.
Quando la regina riuscì a staccarsi dalle labbra del gigante, gli si accoccolò contro. Ralph affondò il volto nei capelli di lei, insipirò il suo profumo di fiori. Elsa poggiò la testa contro il petto di lui, sentì il battito forte e regolare, che le diceva che lui era lì, per lei.
Il gigante mormorò:-Supereremo anche questo.-
-Lo spero.-

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Anna sgranò gli occhi:-Hai perso i poteri???- l'abbracciò -Ma non è possibile!-
Elsa deglutì. Per fortuna, ciò che aveva creato cioè il suo castello, Olaf e la sua nuvola, la pista e il parco giochi di ghiaccio e il giardino innevato ed altre piccole cose, erano ancora presenti. Non si erano sciolte.
-Com'è successo?-domandò la principessa.
-Non lo so.- rispose Elsa -Ma Granpapà mi aveva detto che sarebbe potuto succedere-mentì.
-Ah.-
-Sì...forse te lo avrei dovuto dire. I poteri erano temporanei.- inventò la regina.
-Mi dispiace... vorrei annullare il matrimonio...-
-No, Anna! Non importa, d'accordo? Sarà una cerimonia spettacolare comunque.-
La rossa sorrise e annuii:-Va bene! Va bene!-
Il volto di Elsa s'illuminò:-E...so anche come fare.-
Prese la mano della sorella e la portò nella sala dove la sera precedente aveva curato le mani di Ralph. Aprì l'enorme armadio, dove, prima di andare via, la sera precedente, aveva trovato uno stupendo velo bianco. Lo passò ad Anna.
-Ma io ho un velo...ed è troppo corto...-ribattè la rossa.
Elsa sorrise e lo piegò più volte, in modi insoliti, per poi creare un fiore grande come una mano:-E' il velo della nonna della mamma. Possiamo metterlo come una decorazione dell'abito.-
-Perchè no? Mi piace veramente l'idea!- Anna sorrise -Davvero!-
-Andiamo!- esordì Elsa, prendendola a braccetto -Una stupidaggine non potrà rovinare il tuo grande giorno!-
Le due sorelle risero, correndo per le stanze, mettendo a posto gli ultimi dettagli per la cerimonia.

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-Oh, povera piccola Elsa! Ti senti strana?- l'Uomo Nero scoppiò in una risata orrenda.
Fece un gesto con la mano:-Turbo.-
-Sì?-
-Sai cosa devi fare.-
Il mostro annuii e scappò via. Hans seguì il suo esempio, ma il Capo lo bloccò:-Hans.-
Hans deglutì:-S-Sì?-balbettò.
-Non deludermi.-
Il principe annuii, si grattò il collo:-Non lo farò.-
Quando l'essere rimase solo, sfiorò la palla di vetro e osservò Kristoff e Olaf che scolpivano una statua di ghiaccio, o meglio, Olaf la fissava, e Vanellope che si teletrasportava qua e là, aiutando Kristoff.
L'essere sogghgnò:-Perfetto.-




 

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Capitolo 26
*** Sorpresa...! ***


Elsa sistemò l'acconciatura di Anna, nemmeno un capello fuori posto. Poi le mise il velo, accarezzandolo in più punti, per non farlo arrotolare o rovinare. Anna invece non la finiva di blaterare, di più cose in contemporanea, e la maggiore continuava a perdere il filo. Più volte Anna doveva richiamare la sua attenzione con un "Elsa?" o "Elsa; mi ascolti?"
Elsa annuiva e sorrideva. Ma il sorriso non le arrivava agli occhi, come faceva sempre quando si trattava di Anna. Elsa doveva essere sincera con se stessa, non riusciva a vivere senza i suoi poteri, ora. Inghiotti più volte dei singhiozzi esasperati; quando voleva fare qualcosa usando i poteri, muoveva le mani, ma non accadeva nulla. Nulla. Nulla. 
"E' questo che si prova ad essere normali?" si chiese la regina.
Quando finì, mise le mani sulle spalle della sorella e sorrise davvero. Un sorriso composto e delicato, ma molto più allegro di tutti gli altri. L'abito da sposa di Anna era da vera principessa, bianco con qualche ricamo rosa sul corpetto, e il fiore fatto con il velo su una spalla.
Elsa aveva l'abito dell' incoronazione, ma senza guanti e mantello. I suoi capelli erano legati in una treccia castana, che le cadeva fra le scapole. La regina faceva fatica anche a specchiarsi, non riusciva a vedersi con quei capelli e con gli occhi molto più scuri. Assomigliava tanto a sua madre. Ma sua madre aveva il volto molto più sottile e questo bastava per distinguerle. Più o meno.

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Ralph, mentre si sistemava la giacca lanciò varie occhiate a Vanellope che si fissava in cagnesco allo specchio. Sbuffò. Nemmeno lui aveva molta voglia di andare ad un matrimonio, ma Anna aveva insistito tanto. E anche Kristoff. Ma Vanellope stava esagerando. Aveva uno sguardo rabbioso, ma quando si accorgeva dello sguardo, perplesso, di Ralph, sorrideva. E in modo convincente!
-Sicura di stare bene?-domandò il gigante.
-Sì, sì, sì.- esclamò Vanellope -Ho...ho solo bisogno di una boccata d'aria...posso uscire?-
Ralph piegò la testa di lato e annuii. La bimba corse fuori.
"Strano" pensò dopo lui "Non ha glitciato nemmeno una volta per tutto il giorno. Non è da lei." Però scosse la testa e lasciò perdere, non era nulla di grave, no?
Il sole era alto e illuminava l'intera stanza. Ralph sbirciò fuori dalla portafinestra, e vide tutti i bimbi che correvano per il prato con Olaf, raccogliendo fiori, con cui decoravano un enorme cespuglio che sembravano due ragazzi che ballavano. Dopo averlo osservato per qualche minuto, capì che i due erano Anna e Kristoff. Si passò una mano nei capelli e quelli rimasero tirati all'indietro. Anche lui si guardò nello specchio dove si era guardata Vanellope, poi alzò gli occhi al cielo. Come poteva non notarlo nessuno?
Comunque, non gli importava. Lui ci andava solo per Elsa; punto. Pensò anche che di sicuro alla cerimonia avrebbe rivisto Calhoun e Felix. E i Belpostiani. Loro sarebbero partiti il giorno dopo. E lui? Cosa avrebbe fatto? Voleva rimanere lì, certo, ma non voleva essere un peso per Elsa. Si sarebbe trovato qualcosa da fare, un lavoro, magari? Era quella l'idea.
Pensò che avrebbe deciso il giorno dopo. Ora l'unica cosa che gli girava per la testa era la quinta notte. Aveva il presentimento che sarebbe stata la peggiore di tutte. Forse la peggiore della sua vita.
E non aveva torto.

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-Pronta?-
Anna esclamò un sì pieno di entusiasmo e strinse il braccio della sorella con più forza.
Sottobraccio, Elsa avanzò con la sorella verso l'altare. Anna teneva il mazzo di rose bianche con la mano tremante, gli occhi lucidi e vivaci. Elsa guardò il futuro marito della sorella e notò qualcosa di strano in lui, nel suo sorriso, nel suo sguardo. Aveva un'espressione che la regina era certa di aver già visto. Ma non ricordava dove. Anna sembrava non accorgersi di nulla. La regina cercò con gli occhi Ralph, senza risultati. Quando lasciò la sorella a Kristoff, vide il gigante, con Vanellope accanto.
Elsa fissò Ralph per qualche secondo, poi gli indicò con un lieve cenno della testa lo sposo. Il gigante sollevò leggermente le spalle e mimò con le labbra:"Emozione".
Elsa sollevò un sopracciglio e scosse la testa.
Si mise seduta accanto a lui:-Non è emozionato, è qualcosa di strano.-
Il gigante disse, tenendo lo sguardo fisso su Vanellope, in prima fila, accanto ad Olaf:-Cerchiamo di non pensare in negativo...-ma la strana sensazione continuava a tormentarlo.

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La cerimonia si svolse in fretta; quando arrivò il momento del bacio, era già il tramonto. Anna e Kristoff si fissarono e, prima che le loro labbra potessero sfiorarsi, lo sposo fu avvolto da uno strano fumo viola, che rivelò la sua vera identità.
-Hans!- si lasciò sfuggire Elsa in un grido. Molti iniziarono a scappare dalla chiesa.
Anna indietreggiò, con gli occhi lucidi e il cuore che batteva a mille:-Tu...Tu...tu dovresti essere in prigione!!!-
Hans lanciò un'occhiata annoiata a Elsa:-Pff! Non le hai detto nulla? Che sorella spregevole che sei!-
Elsa e Ralph si fissarono per tre secondi. Ecco qua la quinta notte.
Anna fece per scappare, ma Hans le afferrò il braccio.
-Dirmi cosa?- domando poi Anna, guardando i tre a turno.
-Nulla, Anna, tesoro. Non conta ora.- rispose Hans sogghignando. -Dobbiamo andare,  innamorati sfortunati.* L'ultima notte vi attende.-








N.d.A: *citazione.
 

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Capitolo 27
*** A noi due... ***


Elsa tremava come una foglia. Hans era troppo vicino ad Anna. Pericolosamente vicino ad Anna.
-Lasciala.- sibilò la regina a denti stretti -Non è lei che ti serve!-
-NO, infatti- ribatte Vanellope con voce annioata. Un fascio di luce, e Vanellope non c'era più...
-TU...Turbo!-  stavolta era Ralph quello sconvolto -Dove è Vanellope? E Kristoff?-
Il Mostro si arrotolò, con tutto il suo corpo da insetto colorato, lungo una colonna e sbuffò annoiato:-Ogni cosa a suo tempo, Ralph.-
Il terrore puro attraversava gli occhi chiari di Anna:-CHE STA SUCCEDENDO!?- domandò di nuovo tremando.
-Oh, mia dolce Elsa, perchè non hai detto nulla alla tua sorellina?- Hans prese con una mano il viso di Anna e le schiacciò le guance, le tenne il viso rivolto verso la sorella maggiore. Anna provò più volte a dimenarsi, ma la presa di Hans, che le teneva bloccate le braccia dietro la schiena con una sola mano, era fortissima. La principessa riusciva a sentire i lividi che presto si sarebbero formati. 
-Vedi, Ragazzina...- spiegò Turbo, passandosi gli artigli fra due denti -Per farla breve...Questi due hanno cinque notti per salvarsi la vita, questa è l'ultima notte che hanno per non essere uccisi. Ma falliranno.-
-Vai al Diavolo!- ringhiò Ralph.
-Già ci sono.- l'altro rise.
Hans alzò gli occhi al cielo:-Turbo, tu e le tue battute.-
Anna fissò il pavimento:-Ecco...ecco perchè eri sempre stanca e quelle occhiaie...e il lividi...e la pietra..- boccheggiò, come se stesse annegando -Il matrimonio che volevate farmi spostare....E il vostro rapporto che cresceva sempre di più, anche se non vi vedevate mai durante il giorno....- aveva gli occhi lucidi -Non ti fidi di me? Perchè non mi hai detto la verità??-
-Io...io..- iniziò Elsa.
-Oh, basta!- esclamò Hans.
-Già, già! Abbiamo da fare!- disse Turbo, battendo le mani.
Hans, lasciò Anna e la buttò a terra. Poi toccò il pavimento con i polpastrelli e tutto sembrò esplodere. 
Tutto era silenzioso e buio.


Elsa e Ralph si scambiarono un'occhiata. Erano seduti su due troni fatti di fumo nero, che sembrava muoversi e scivolare, intrecciarsi in anelli e poi ricominciare il giro. Due manette di fumo grigio tenevano le loro mani incollate ai braccioli. Erano uno davanti all'altro. Pochi metri di distanza.  Elsa respirava troppo rapidamente. Troppo.
-Che le faranno? Dove sarà? Starà bene? Che vogliono farle?!!- farfugliò, per poi abbassare il capo e fissarsi le scarpe scure. -No..perchè? PERCHE'? Lei....lei non c'entra nulla!!- soffocò un singhiozzo.
-Ehi. Ehi!- la richiamò Ralph -Non le faranno nulla, va bene? Non faranno nulla nemmeno a Kristoff o....- deglutì -Vanellope.-
-Come fai a SAPERLO!?- gridò Elsa con le spalle che tremavano. 
-CREDI CHE IO NON SIA PREOCCUPATO??!- gridò Ralph -Potrebbero togliermi l'unica persona che è la mia famiglia! Qui non si tratta solo di te, Elsa!-
-Solo di me?! Hanno Anna!-
-Hanno Vanellope!- la rimbeccò lui rabbioso.
Si fissarono con gli occhi pieni di rabbia.
-Wow, già le prime fratture! Niente coppia felice! Ma a nessuno frega di quel tale Christofer?-
-Muto! Mi dai fastidio! Devo sentire!-
Un lampo di luce illuminò Turbo e Hans seduti su una panca simile ai troni di Ralph ed Elsa. Turbo mangiava strani dolcetti a forma di insetti (o erano veri insetti?) e Hans beveva da un bicchiere d'oro.
Appena si accorsero di essere osservati, buttarono tutto a terra e si misero in piedi di scatto. Deglutendo rapidamente, più volte.
-Idioti! -gridò una voce bassa.
Dalle tenebre uscì l'Essere Oscuro, il cui nome era vietato nominare. I volti sulla sua veste gridarono, ma nessun umore si udì. -Fate quello che dovete fare!- tuonò -Muovetevi!-
-Oh, sì Capo, subito, Capo.- mormorò Turbo.
Hans si schiarì la gola ed esordì:-Elsa, di addio a Ralph...ah, no, aspetta...- ghignò -Non vi daremo nemmeno il tempo di far pace.-
Nè Ralph, nè Elsa, riuscirono a fare qualcosa. Accadde tutto velocemente.
Ralph si dimenò, provò a liberarsi dalle manette, il corpo da Scarafaggio di Turbo gli si arrotolò intorno, attaccandolo alla sedia. Elsa provò a dire qualcosa, ma Turbo fu più rapido, uno dei suoi artigli diventò di un verde luminoso. E sfiorò un lato del collo di Ralph.
Ralph abbassò lo sguardo.
Elsa sentì il terrore correre lungo le dita, sentiva il bisogno di congelare tutto, ma non poteva. Le mancavano da morire i suoi poteri. E Ralph? Non poteva essere morto...."Non puoi morire!" gridava la sua testa. Tremò tutta.
Ralph alzò di scatto il viso. Turbo e Hans si tolsero.
-E' un incantesimo fantastico...- cominciò Hans.
-Già, per non farci impossessare del corpo di qualcuno, che è mooolto stancante; questa magia offusca la mente del malcapitato e gli fa vedere gli amici come nemici e viceversa...Non è interessante?- spiegò Turbo -Dipende completamente da noi, ora..-
Elsa sussultò:-Non è possibile!-
Ralph si osservò perplesso le mani. Alzò di nuovo il viso:-Tu...- sibilò. Alzò di scatto le mani, e le catene si spezzarono. Elsa boccheggiò senza fiato:-Ralph?-
Lui per risposta le si tuffò contro.
Con le dita che premevano contro il collo delicato di lei.
I tre malvagi scoparvero ridendo, sbiadendosi poco a poco.
Il trono di Elsa scomparve e si trovò a terra. Per miracolo, in un secondo di distrazione di Ralph, scivolò dalla presa. Tutto intorno a loro cambiò: ora erano in un labirinto fatto di colonne di marmo, molte rotte e spezzate a terra.
E, in cima ad una colonna, si trovava un enorme fiocco di neve, grande quanto Elsa. 
-Rendiamo le cose interessanti....- la voce di Hans rieccheggiò -Quelli sono i tuoi poteri...puoi recuperarli, se vuoi...-
Elsa, correndo, si mise sotto la colonna.
-IO....-mormorò -Io sono Elsa, la Regina delle Nevi!- gridò e, per la prima volta, il nome le piaceva. Senza i suoi poteri, l'abito ghiacciato e i capelli chiari, non si sentiva più se stessa. Ralph arrivò contro di lei come una furia, pronto per sferrare un pugno. Lei si spostò di colpo. Lui centrò la colonna. Una crepa si allungo lungo il marmo, il fiocco di neve scivolò su Elsa.
Era di nuovo le Regina delle Nevi. E le piaceva.
Ma non riuscì a sorridere nemmeno per un secondo, Ralph era davanti a lei e mormorò:-A noi due, strega.-
 

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Capitolo 28
*** Le chiavi ***


-A noi due.- disse Elsa, indietreggiando e correndo fra quelle colonne di marmo bianco che sembravano sostenere il cielo. Quel cielo scuro scuro, tappezzato di stelle giallognole. E le colonne rotte a terra, che intralciavano il passaggio, sembravano sgretolarsi poco a poco, lasciando una polverina bianca che finiva fra le pietre che formavano il pavimento. Il brutto di quel labirinto è che non sembrava finire mai. Elsa sfrecciò fra quelle enormi costruzioni di marmo.
"Non posso ucciderlo!" pensò "Non posso!"
Ralph continuava a correrle dietro, erano ad un punto morto. Il labirinto sembrava non finire mai, sarebbero andati avanti finchè uno dei due si sarebbe arreso.
Elsa lo sentiva sempre più vicino. Come poteva rallentarlo, senza ferirlo?
Congelò il pavimento dietro a sè, ma Ralph sembrava non averlo notato; scivolava appena. La regina gli lanciò un paio di palle di neve. Lo rallentarono, ma giusto qualche secondo. Elsa continuava a correre, poi sentì una colonna sbattere contro quella alla sua destra. Si voltò appena e vide Ralph che le scagliava contro pezzi di colonne. Trasalì quando un blocco grande come tutto il suo braccio le finì accanto, con giusto un po' di centimetri di distanza da lei. Si nascose dietro una colonna, premendo le mani sul petto, il cuore le stava esplodendo.
"Non posso ucciderlo!"
La sua mente non riusciva ad elaborare un altro pensiero. Tremava di terrore.
-Dove sei?- la voce non sembrava affatto quella di Ralph; ma proveniva da lui.
Elsa uscì fuori dal suo nascondiglio:-Non mi ucciderai.- affermò.
Rimase lì, davanti a lui, dritta, senza tremare.
L'altro ghignò in modo sinistro.
-Tu sei lo stesso che ha affrontato con me tutte le sue peggiori paure; sei lo stesso che ha cresciuto una bambina da solo, sei lo stesso ragazzo...che..che...-
-Zitta, Strega!-
Elsa inditreggiò, mentre Ralph avanzava verso di lei.
-Sei lo stesso ragazzo che io amo!- gridò lei, lui sembrò fermarsi per un momento, ma poi alzò il pugno sopra di lei, come per volerla schiacciare. Elsa si tuffò di lato.
Ralph le andò contro, Elsa, istintivamente, gli tirò della neve in viso. Lui si pulì il volto con il dorso della mano, e ringhiò, rabbioso.
La regina non riusciva a respirare.
"Non posso fargli del male!" gridò una voce nella sua mente. Non ne aveva nè la forza, nè il coraggio. Così rimase ferma, contro una colonna, seduta.
-Uccidimi- mormorò. Sapeva che non l'avrebbe mai fatto. Era una sensazione che le donò calma per qualche secondo. Ma poi vide i suoi occhi...i suoi occhi erano...diversi.
-Ralph...-lo richiamò. -Ralph...lo so che sei lì...-
-Zitta!-
-Da qualche parte...-
Ralph gli si piazzò contro, sollevò i pugni.  Elsa poggiò una mano sul petto del gigante. Nemmeno il battito del suo cuore gli apparteneva più. Ralph esitò qualche secondo, non abbassò le mani. I suoi pugni tremavano.
-Sono immune alla tua bellezza, Strega...non cambierai nulla.-
Era solo un'impressione della regina, o la voce di Ralph tremò per un millisecondo?
Elsa chiuse gli occhi, mentre Ralph sollevava i pugni stretti stretti sopra la testa.
Fu un colpo, e la regina sentì uno strano calore avvolgerla.
Aprì gli occhi, e fissò l'enorme buco nella colonna, qualche millimetro sopra la sua spalla. Ma quella era intatta, non crollava. Ralph era piegato in avanti, le spalle incurvate, respirava affannosamente e mormorava:-Mi dispiace...mi dispiace...-
Elsa sentì un nodo alla gola quando, davanti ai suoi occhi, apparve un Ralph dodicenne incurvato, dalle spalle sanguinanti e le lacrime che gli rigavano il viso. Era una delle visioni che aveva visto negli occhi del padre di Ralph nella prima notte. Quando riuscì a vedere di nuovo il vero Ralph gli si buttò fra le braccia:-Shh...- bisbigliò lei.
-Mi dispiace...perdonami! Perdonami...- disse lui, stringendola.
Lei ridacchiò, mentre le lacrime le rigavano il viso:-Non è successo nulla!-
Ralph aveva il volto contro la spalla di Elsa e anche lui rideva fra le lacrime:-Non puoi capire come può essere orrendo essere controllati in quel modo.-
-Ma tu hai vinto...ce l'hai fatta.- bisbigliò la regina, tremando.
-A quanto pare...-
Piangevano, stretti in un abbraccio che li legava insieme, inginocchiati a terra, come per non separarli mai più. Elsa sollevò il viso dalla spalla di Ralph e avvicinò il viso al suo.
Risero, Elsa si aggrappò al colletto della maglia di Ralph e lo attirò verso di lei, verso le sue labbra. Un bacio dolce, pieno di lacrime e mani aggrappate disperatamente all'altro; per chiedergli di non andare più via. Si separarono con un sorriso triste.
-Dobbiamo trovarle...- mormorò Ralph, alzandosi.
Elsa annuì, alzandosi con l'aiuto di Ralph. Tutto intorno a loro iniziò a scolorirsi, fino a diventare bianco.
-Mi dispiace...per prima, sai...- disse lui, accarezzandole la mano.
-No, perdonami tu....- Elsa si mise in punta di piedi e gli scoccò un bacio su una guancia.


-VA BENE! STOP!- gridò la voce di Turbo -Questa non sarà come le solite notti. Avete fino all'alba per salvare i vostri cari, cioè sei ore da adesso. Se non riuscirete a salvarli tutti, verrete entrambi usati come servi del nostro padrone. Ma potete rinunciare.-
-Mai!- esclamarono Ralph ed Elsa insieme.
-Ahahahaha! Perfetto!- Turbo sembrava ridere di gusto -Cominciamo con il separarvi...dovrete trovare la chiave per aprire le celle dei vostri adorati ... cari. - sputò. -Cominciamo!-
Elsa e Ralph si fissarono.
-In bocca al lupo.-
-Buona fortuna-
E poi quel bianco chiarissimo e luminoso li risucchiò. Si fece tutto buio, per l'ultima volta, forse.
 


Elsa si trovò in una casa piuttosto grande, leggermente buia. Era distante qualche passo dalla porta d'ingresso, davanti a lei c'era solo un corridoio, con una porta a destra e una a sinistra. Alla fine del corridoio c'era un'enorme scalinata, ma non riusciva a vedere cosa c'era in cima. Avanzò, con un raggio di ghiaccio che fluttuava sopra il suo palmo destro, pronta a combattere se necessario.  Sentiva un lieve gemito, poi vari singhiozzi. Continuò ad avanzare, con le mani tremanti.  Salì la rampa di scale, i singhiozzi erano sempre di meno. La fonte di essi sembrava essere sempre più vicina.  Appena finì di salire le scale, aprì la prima porta che vide.
Tremò. La vista che aveva davanti metteva i brividi. Il bambino teneva le mani sul volto, era inginocchiato a terra, con le spalle ferite e tagli sulla schiena. Avrà avuto otto anni. Quando tolse le mani dal viso, il cuore di Elsa perse un battito. Era Ralph.
Il ragazzino prese la maglietta a terra e la fissò. Si toccò una ferita su una spalla ed emise un lieve gemito. Scacciò le lacrime. Quasi gridò quando vide Elsa sulla porta.
Il piccolo Ralph si tuffò all'indietro per lo spavento e gridò:-Ti...ti prego non farmi del male!-
Elsa si rese conto troppo tardi di avere ancora il lampo di ghiaccio in mano. Strinse il pugno ed esso scomparve:-Non voglio farti del male.- disse.
Ralph indietreggiò:-Davvero?-
-Certamente.-
Il ragazzino si alzò in piedi:-Chi sei tu?-
La regina dichiarò:-Io sono Elsa. E tu, chi sei?-
-Io sono Ralph- rispose l'altro, titubante.
Elsa roteò le mani, una piccola palla di neve le comparve sul palmo. Ricordò che Ralph le aveva detto che metteva sempre della neve sulle ferite, da piccolo. Ecco perchè adorava l'inverno. Poteva essere un modo per fargli abbassare la guardia, calmarlo. Così domandò:-Ne vuoi un po'?-
Ralph si avvicinò poco, e sfiorò la candida neve bianca, frutto del potere di Elsa:-Posso?-
-Certo.-
Il ragazzino la prese e se la mise sulle spalle doloranti con un sospiro di sollievo. Elsa sorrise.
-Perchè sei qui?- domandò il piccolo Ralph. Mettendosi la maglia, che s'inzuppò di neve sciolta e un po' di sangue.
Elsa si abbassò, fino a diventare alta come lui:-Sto cercando una chiave.-
-Che chiave?-
-Beh, non ne ho la più pallida idea...- mormorò la regina -Forse la riconoscerò quando la troverò.-
Il bambino annuì.
-Chi ti ha ridotto così, Ralph?- chiese la regina delle nevi.
Lui iniziò a torcersi le mani:-N-Non i-importa...- abbassò lo sguardo -Qualunque cosa stai cercando non la troverai qui, vai via, adesso.-
-M-ma...?-
-No. Grazie mille ma adesso vai via.-  Ralph uscì dalla camera e corse lungo il corridoio sopra le scale.
Elsa gli andò dietro:-Ehi! Che ti prende?-
-Devi andartene. E' per il tuo bene.-
-Cosa? E...per..- Elsa si bloccò, quando ricordò il padre di Ralph. Ecco perchè quel ragazzino era terrorizzato. Non riusciva a credere che quel timido e ferito bimbo fosse il suo Ralph. Quel ragazzo forte e coraggioso che chissà dov'era e cosa faceva. Sospirò.
-Ralph...- esordì -Andrà tutto bene...-
Il bambino scosse la testa, fece per dire qualcosa ma si bloccò. Senza fiato, fissò un punto indefinito sopra la spalla di Elsa. La regina si voltò e osservò la porta della stanza davanti a loro.  Una strana luce blu usciva da sotto la porta.
-Dov'è tuo padre?- domandò Elsa.
-Lui...è uscito.- disse l'altro.
-Uscito dove?-
-Di sicuro sarà in qualche locanda ad ubriacarsi...tornerà tra qualche ora e se ti trova qui, sarà arrabbiato, e se ancora si reggerà in piedi, non sarà una bella serata, nè per me, nè per te.- rispose il piccolo.
Come mai era così sincero? Insomma non sono cose facili da dire. Ma poi il modo in cui Ralph l'aveva detto, come se fosse una cosa normale, e con calma, come dire che ore sono o che tempo fa, aveva reso la regina delle nevi ancora più triste. Come poteva un bambino sopportare certe cose?
-Perchè mi dici queste cose?- Elsa si schiarì la gola, solo in quel momento notò un brutto livido sullo zigomo del ragazzino -Non sono cose che si ha il coraggio di dire a tutti.-
-Perchè non ho mai nessuno con cui parlare e ....se tu non hai paura di me...- sospirò -Non lo so, però sento che mi posso fidare di te.-
Elsa tornò a guardare la porta, la luce colorata si stava affievolendo:-Devo vedere cosa c'è lì...Vieni con me?-
Ralph annuì, e  andò verso la porta; l'aprì con la mano tremante. Era una stanza buia, vuota. O, almeno lo sembrava; non si vedeva nulla. Non si vedeva la fine. Era un tunnel nero, apparentemente infinito. Si vedeva solo una piccola luce blu notte, in fondo; ma non si riusciva a capire quanto potesse essere lontana.
-Cos'è questa stanza?!-
-Una volta era un ripostiglio....- sussurrò Ralph.
Elsa fissò il ragazzino:-A qualcosa a che fare con qualche tua punizione, questa stanza?-
-Sì.-
-E...quando venivi chiuso qui....tu vedevi così questa stanza?-
-Sì.-
Elsa annuì. Iniziò ad avanzare nel buio.
-Ehi - sbottò il bambino -Dove vai?-
-Credo che quella luce sia la chiave. Devo prenderla.-
-M-ma...-
-Tu resta qui.- affermò la regina, ormai a qualche metro di distanza da lui.
-Non puoi andare laggiù da sola!-
-Sto già andando là da sola.-
Ralph le corse dietro, affrontando quel buio e quei ricordi di quel luogo, che avrebbero terrorizzato ogni bambino. Poi appena arrivato da lei si bloccò, con gli occhi sgranati. Elsa lo trovò il gesto più coraggioso del mondo. Perchè il coraggio non è non aver paura, bensì affrontare le proprie paure, nonstante tutto. Elsa si abbassò e lo abbracciò:-Grazie...- mormorò.
-Non ho fatto niente di che.-
-Sì, invece.-
Elsa si alzò e continuò ad andare avanti. Creò un cristallo di ghiaccio luminoso come aveva fatto giusto una manciata di giorni prima in una grotta, con un Ralph adulto che teneva fra le braccia una bimba congelata. Sembrava essere accaduto una vita prima. Vide Ralph che tremava di terrore, ma cercava di non darlo troppo a vedere. Così gli prese una mano, grande due volte la sua. Doveva sostenerlo, ma voleva anche fargli rimanere un po' di dignità, voleva trattarlo come un suo pari.
-Io non ho paura.- affermò Ralph.
Elsa sorrise:-Ma io sì. Posso tenerti la mano?-
Il ragazzino sorrise e ricominciò a camminare. Se c'era una cosa che Elsa sapeva, era che Ralph diventava più coraggioso quando doveva difendere qualcun'altro.



La luce sembrava allontanarsi sempre di più. Caminarono per un quarto d'ora buono, senza risultati. Finchè la luce non sembrò fermarsi. Allora Elsa iniziò a correre, mentre Ralph le incespicava dietro.
Era a tre passi da lei.
Era facile.
Troppo facile, forse?
Arrivò davanti ad essa, una chiave grande come una mano blu scura, appesa ad una cordicella.  Allungò la mano.
-Elsa!-
Nemmeno il grido di puro terrore di Ralph fu abbastanza veloce.
Quella corda di pelle si strinse intorno al polso della regina, e la tirò di lato. Si trovò a terra, mentre la frusta si stringeva intorno al suo polso con molta più forza.  Elsa creò una lama di ghiaccio e la tagliò di netto; liberandosi. Si alzò di scatto e si parò davanti al bambino.
-Dov'è?- domandò, guardandosi rapidamente intorno, mentre creava un lampo di ghiaccio blu, muovendo freneticamente le dita.
-N-Non l-lo so...E' stato i-inghiottito dal b-buio.- balbettò l'altro, in risposta.
-Ralph..era...?-
-Sì, era lui.-
Una risata sinistra rieccheggiò:-Mostro?-
Ralph premeva le mani sulle orecchie:-Elsa...vai via, ti prego.-
La regina delle nevi scosse la testa:-No. Mai.-
Il padre di Ralph comparì dal buio. Aveva due buchi neri al posto degli occhi e un sorriso fatto di zanne, lungo da un orecchio all'altro; letteralmente.
Elsa gli lanciò il lampo, che l'uomo evitò senza troppa difficoltà.
L'uomo iniziò a sfregarsi le mani, cosa che fece singhiozzare il piccolo Ralph. Elsa capì solo in quel momento. Quello era uno degli incubi che Ralph aveva da piccolo, e lei vi era finita dentro. Quindi bastava che Ralph si svegliasse o affrontasse il sogno.
Elsa si voltò e guardò il bambino:-E' solo un incubo, Ralph. Svegliati.-
-Che cosa?-
Elsa gli diede un pizzico su una spalla.
-Ahi!- singhiozzò l'altro. -Sicura?-
Elsa annuì.
-Basta voi due!- gridò il vecchio.
-Io penso a lui, ma tu svegliati.-
-Aspetta..!-
Ma lei si era già lanciata contro l'uomo, creando un'enorme lama di ghiaccio, che scagliò come una lancia. Riuscì solo a sfiorargli una spalla. Fra le mani del vecchio apparve un'enorme spada affilata, con la punta uncinata. Un'affondo, e il fianco di Elsa gridò di dolore. Lei premette una mano sulla ferita, le dita le si colorarono di rosso. Inspirò profondamente, mentre sentiva la testa martellare. L'uomo menò un fendente e Elsa lo bloccò con rapidità grazie ad uno scudo di ghiaccio. La regina indietreggiò, sempre tenendo lo scudo davanti a sè.
-Ah, ah...sai, Fiorellino, sono certo di averti già vista.-
-Condivido.- Elsa strinse i denti per non gridare di dolore; teneva una mano contro la ferita. Con sua sorpresa, vide che dei piccoli fiocchi di neve si stavano attaccando al sangue e alla ferita, curandola, ricucendola. Fissò sbalordita quella magia, che durò appena qualche secondo. Non sentiva più nemmeno il dolore
Rumore di vetri infranti.
La spada dell'uomo coazzò contro lo scudo della regina, frantumandolo. Elsa rimase senza fiato. Non avrebbe mai vinto, non poteva, non da sola. Indietreggiò e lanciò un rapido sguardo al piccolo Ralph che sembrava pietrificato.
-Svegliati!- gridò, evitando un colpo della spada per miracolo.
Ralph strinse i pugni:-Smettila, papà.- disse, stringendo gli occhi e con il capo chino.
L'uomo colpì Elsa con una mano, scansandola con una forza sovrumana, e si avvicinò al figlio:-Cosa hai detto?!-
Elsa provò ad avvicinarsi ma i suoi piedi erano attaccati a terra. Doveva subire davanti ai suoi occhi il maltrattamento di quel bimbo. Sentì un'orribile stretta intorno alle braccia; si voltò appena, incontrò lo sguardo giallognolo di Turbo, rabbrividì.
L'uomo alzò la mano e forza colpì la guancia del figlio:-Che hai detto, Mostro?-
-Niente.-
-Non dire bugie!- un altro colpo.
Turbo lasciò scivolare una mano lungo la spalla di Elsa:-Simpatico, eh?-
La regina tremò a quel contatto:-Lasciami!- sibilò.
Turbo accarezzò il braccio della regina dalla spalla all'incavo del gomito più volte. Elsa strinse i denti per non vomitare.
-Che c'è? Può toccare il tuo bel corpo solo Ralph?- domandò.
-Mi fai schifo.- ringhiò la regina.
Il piccolo Ralph, dopo un paio di ceffoni, scivolò a terra con gli occhi lucidi. Osservò la regina delle nevi e il mostro che la teneva con uno sguardo triste.
-E' solo un sogno!- gridò Elsa, la cui bocca fu tappata con forza da Turbo.
-Non costringermi a tagliarti quelle belle labbra che ti ritrovi.-
Il padre fissò il figlio con quelle sue orbite vuote, un sopracciglio alzato.
Ralph si alzò e lanciò uno sguardo ad Elsa, poi parlò:-Ho provato a scappare, oggi. Per la prima volta e tu mi hai malmenato e poi frustato. Ma sai che ti dico?...- il bambino gli girò intorno e iniziò ad indietreggiare -Che non m'importa! Non m'importa!- deglutì con forza - Perchè io continuerò a provarci, finchè il mio cuore batte e ho aria nei polmoni!- indietreggiò finchè non aveva la schiena attaccata alla chiave, e suo padre avanzava minaccioso -Non mi fai paura!!!- gridò, poi afferrò la chiave e la lanciò ad Elsa.  Il padre iniziò a battere l'occhio sinistro velocemente, come un tic, gonfiò le guance, che diventarono rosse molto più di quanto può essere possibile e si dissolse in un lampo di fumo nero.
Elsa provò ad allungarsi per prendere la chiave. Turbo la bloccò, ma lei creò un raggio simile al vento che afferrò la chiave blu e gliela portò sulla mano. La regina provò a divincolarsi, senza risultati.
Pestò una delle zampe da scarafaggio di Turbo, facendolo sussultare e mollare la presa. Elsa corse verso il ragazzino e lo abbracciò.
Intanto intorno a loro tutto sembrava vorticare sempre più in fretta. Nebbia nera ricoprì Turbo fino a farlo scomparire. Era come essere dentro un ciclone. Elsa chiuse gli occhi e aumentò la stretta sulla chiave, il piccolo Ralph era stretto a lei. Mentre il nero cercava di rinchiuderli, la regina si concentrò: una piccola bufera di neve formò una cupola sopra ai due. La chiave scottava fra le dita della regina delle nevi, ma era troppo concentrata sull'incantesimo per farci caso.
Un lampo bianco.
Fine del primo incubo.
 
-Ahi.- borbottò, sfiorandosi la testa. Ralph non trovò ferite, ma gli girava la testa. Era seduto a terra, in una stanza piuttosto grande. Quando riuscì a mettere a fuoco, incontrò due occhietti color ghiaccio che lo fissavano sbalorditi.
-C-Chi s-sei?- domandò la bimba, tremante, schiacciata contro la porta.
-Uhhh...- la osservò. Aveva una trecciolina color platino che faceva contrasto con il vestito blu scuro. Due guanti azzurri le coprivano le mani. Chi era? Quando la treccia scivolò sulla spalla della ragazzina capì.
-Elsa?- sussurrò.
La bambina lo fissò:-Come fai a sapere il mio nome?-
-Io...ehm, lo sanno tutti il nome della futura regina, no?-
La piccola Elsa annuì:-Non mi hai ancora detto chi sei.-
-Uh, già...- si alzò in piedi e osservò la stanza, che iniziava già a ricoprirsi di ghiaccio. -Io sono Ralph.-
-Perchè sei qui?-
-Ecco...sto cercando una chiave.-
La bambina tremava contro la porta, con le mani strette al petto.
-Ehi.- cominciò il gigante -Va tutto bene, non ti farò del male.-
Elsa rimaneva al suo posto.
-Te lo giuro. Non ti sfiorerò nemmeno.-
La piccola Elsa sembrò fidarsi un po':-Che chiave cerchi?-
-Non ne ho la più pallida idea, sai.-
La bambina lo osservò perplessa. Lui si grattò la testa. Si guardarono l'un l'altro per un po'.
-Perchè sei qui?- esordì Ralph. -Da sola?-
-Non posso dirtelo.- la neve iniziò a ricoprire il pavimento.
Ralph piegò la testa di lato:- Va bene, non agitarti.-
Delle strane ombre ricoprirono le pareti. La luce del giorno che entrava dalla finestra dietro Ralph si affievolì pian piano, per poi sparire. La piccola Elsa si tormentò le mani, mentre il ghiaccio ricopriva le pareti, unendosi alle ombre formava degli spuntoni neri, che crescevano di secondo in secondo. Si udì una risata di puro divertimento.
-Hans...- disse il gigante fra i denti -Vieni fuori se ne hai il coraggio!-
Un ombra sulla porta iniziò ad accarezzare la bambina che rimase di sasso. Un braccio di fumo nero fece per acchiapparla, ma Ralph le si parò davanti e con un pugno lo fece dissolvere.
-Grazie.- mormorò la ragazzina per risposta. Ralph scrollò le spalle:-Niente di che.- le sorrise.
Gli spuntoni di ghiaccio coprirono l'intera stanza.
-No! Come nei miei incubi!- sussurrò la piccola.-I tuoi....oh..- Ralph si morse l'interno della guancia. Era un incubo di Elsa da piccola!
Non c'era più spazio per i due. Così Ralph buttò giù la porta con un pgno e fissò la bambina:-Lo vuoi affrontare, questo incubo?-

-Sì.-
-Però ti devi fidare di me, d'accordo?-
La bambina annuì. Ralph se la caricò su una spalla e corse fuori, per i corridoi del palazzo:-Reggiti forte!- disse.
Hans, nascostro fra le ombre, era certo solo di una cosa: non avrebbe fallito come Turbo.

 

 

 

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Capitolo 29
*** Un'ultima volta ***


Ralph correva piuttosto veloce, le ombre gli sfrecciavano accanto, ma lui le superava. La piccola Elsa, sulla sua spalla, si era aggrappata con forza all'orlo della maglia del gigante, respirando affannosamente. Inutile dire che una leggera brina gli stava coprendo il collo.
Sfrecciò a destra, corse fino alla fine del corridoio e svoltò a sinistra. Sulla spalla e anche sul collo si ritrovò un mucchio di neve. Elsa la gettò dietro a loro con le piccole manine tremanti; come per far capire che era tutto calcolato, tipo per far scivolare le ombre o cose simili. Ma Ralph sapeva che non era così. La conosceva troppo bene.
E in quel momento era ancora più terrorizzata e fragile dell'Elsa del presente. Ovvio, stava morendo di paura.
-Ehi, ehi!- esclamò, correndo verso la porta a destra e scivolando all'ultimo secondo nella sinistra, ottenendo qualche secondo in più di vantaggio -Va tutto bene, calmati.-
-No! Non va tutto bene.- rispose la bimba con la voce tremante, che rappresentava perfettamente tutto il terrore che stava provando.
-Sì, invece. E' solo un incubo, posso aiutarti.- ribattè Ralph, continuando a correre; più concentrato sulla conversazione che su dove andare. Scese una rampa di scale.
Silenzio.
Il sibilo delle ombre, i passi pesanti del gigante.
Questi due suoni si ripetevano in un eco agghiacciante, lungo quei corridoi che sembravano allungarsi e scurirsi, fino a diventare tunnel. Tunnel identici, coperti dal buio.
Avanzando al massimo della velocità, arrivò fino alla fine del tunnel, che si aprì di colpo, mostrando il paesaggio di Arendelle. Ah, già, erano nel castello. Elsa scivolò in avanti, Ralph l'afferrò al volo, poi la strinse al petto con un braccio:-Pronta?-
-Per cos...ahhhh!?-
Ralph si buttò giù, per poi aggrapparsi al bordo. Scese di un piano, aggrappandosi con il braccio libero ad un davanzale e poggiando un piede su un mattone sporgente. Elsa si ritrovò a circondare il collo di Ralph con le braccia piccoline. Le mani guantate erano immobili, non tremavano più.
Scese di un'altro piano, passando di davanzale in davanzale.
Un'altro ancora.
Un' ombra, che prese la forma di Hans, si affacciò dall'enorme apertura. Hans era completamente vestito di nero, sbucava dalle ombre, che sembravano avvolgersi intorno a lui come un enorme mantello. Aveva il volto piuttosto pallido, forse era solo un'impressione legata a tutto quel nero che lo copriva.
-Elsaaaa!- quel grido di bambina lasciò di stucco la piccola Elsa.
-A-Anna?-
Il visetto paffutello della principessina sbucò dalla finestra accanto a quella a cui Ralph era aggrappato. Le treccine rosse le accarezzavano le guance piene di lentiggini. Gli occhi azzurri erano luminosi, mentre un sorriso enorme le cresceva sul volto. Metteva felicità solo guardarla.  Solo quella ciocca bianca fece stringere il cuore della sorella più grande.
Ralph scese di un altro piano, la bimba aggrappata a lui continuava a tenere gli occhi incollati alla sorellina.
-Anna! Va via!- le sussurrò.
Il volto di Anna si rabbuiò:-Dove vai? Perchè mi ignori sempre?-
-E' per il tuo bene, Anna, scappa.-
-Perchè mi respingi? Perchè mi odi?-
Quelle domande erano come pugnalate per la piccola Elsa.
Ormai le separavano quattro piani.
Ralph non riusciva a capire, quanti maledetti piani doveva ancora scalare prima di toccare terra? Anna continuava a gridare, non più in lacrime, ma piena di rabbia, contro la sorella più grande. Elsa si era tappata le orecchie con forza e continuava a stringere gli occhi. Infatti, Ralph non poteva percepire come la voce di Anna appariva distorta e graffiante alle orecchie di Elsa. Era sgradevole, come delle unghie su una lavagna  o una forchetta che graffia un piatto, ed aveva un tono più che accusatorio. La piccola Elsa premette il volto contro la spalla di Ralph, lui la strinse e le mormorò:-Ricorda, è solo un incubo; nulla è reale. Pensalo intensamente, e tutto sparirà.-
 Mentre le onde di ombre correvano lungo il palazzo, la voce della principessina Anna si affievolì sempre di più. Le ombre si allargavano intorno alla finestra della bambina dai capelli rossi, come per salvarla e lasciarla immune al loro oscuro incantesimo.
Anna iniziò a schiarirsi, la sua pelle diventò sempre più chiara, fino a scomparire.
Un ostacolo in meno.
Ralph scese di un altro piano:-Tutto bene?-
La bambina staccò lentamente il volto dalla sua spalla:-Più..o..meno...-
Il gigante poggiò i piedi sull'ultimo davanzale, poi saltò giù. Atterrò in modo piuttosto brusco. Sentì come una scossa che lo attraversò dalla punta dei piedi fino alle spalle. Scesero dalla parete appena in tempo. Le ombre inghiottirono tutto il palazzo che scomparì davanti ai loro occhi. Erano in un infinito spazio bianco, anche troppo luminoso. Era come se qualcuno si fosse divertito a cancellare tutto intorno a loro, lasciando un foglio bianco.
Ralph mise a terra la piccola Elsa;  iniziò ad osservarsi intorno: non riusciva a vedere Hans.
-Vieni fuori!- gridò -Vigliacco!!-
 Nessun segno di vita.
Ralph iniziò a guardarsi intorno, con occhio vigile e attento. Si ritrovò ad aver paura del bianco, quel bianco purissimo che trovava orrendo, ora. Aveva una strana sfumatura, quel bianco. Non era come quello candido e pulito della neve o delle nuvole in estate; aveva un qualcosa di sinistro, di troppo luminoso e in un modo strano, sporco. Era veramente difficile da descrivere. Non c'erano ombre o suoni, o qualcos'altro.
Era tutto immobile e  ogni rumore bloccato.
La piccola Elsa si strinse le mani al petto. Si udì solo un fruscio, che attirò subito l'attenzione del gigante, che, isintivamente, si parò davanti alla bambina.
La risata di Hans rieccheggiò ovunque, in modo da rendere impossibile capire da dove provenisse.
Elsa sentì un respiro caldo sul collo, riusci a emettere un grido prima di essere tirata all'indietro di scatto. Ralph tirò un pugno proprio sopra ad Elsa, nel vuoto. Comparve, contro la sua mano stretta a pugno, Hans. L'aveva colpito allo stomaco, facendolo rimbalzare all'indietro e cadere a terra un metro più in là. La bambina si avvivicinò al gigante e lui si abbassò per poter essre al suo livello.
-L'hai vista?- chiese lei.
-Cosa?-
-La chiave al collo di quel tizio.-
Ralph osservò meglio il principe e notò la chiave rossa appesa con una cordicella al suo collo.
Intanto il ghiaccio ricoprì una buona parte di quel vuoto bianco sotto i loro piedi. Aumentava di secondo in secondo. Infatti, quando Hans provò ad alzarsi, non notando il ghiaccio, scivolò a terra di schiena. Strinse i denti per non far vedere che si era fatto male e si mise in piedi con più attenzione. Ma gli stivali gli slittarono e gli servì qualche secondo per acquistare un buon equilibrio. Ralph non lo trovò troppo difficile da attraversare. Con passo pesante, avanzò verso Hans. Ralph fece scoccare le nocche in modo sinistro:-Basta con i giochetti.-
Il principe alzò di scatto il braccio verso l'alto, e con esso si sollevò un'onda nera fatta di corpi dalle espressioni sofferenti. Come la veste del Signore Oscuro:-Non ho ancora cominciato, sai?!-Elsa si ritrovò bloccata, con gli occhi fissi su quella mostruosità, mentre una piccola bufera  dai fiocchi di un delicato azzurro s'impossessava di quel bianco che faceva male agli occhi, ora.
-Vuoi giocare davvero?- sputò Hans, sollevando anche l'altro braccio, enormi onde nere iniziarono a vorticare intorno a loro, scacciando ghiaccio e bufera -Allora giochiamo!-
Un uragano nero. Era come essere nell'occhio di un ciclone fatto di anime nere. Che ruotavano, ruotavano, ruotavano. La piccola Elsa trattenne a stento la bile che le saliva in gola. E la testa le girava come una trottola. Si accucciò a terra e si strinse le gambe al petto.
Ralph invece rimase in piedi. Si concentrò su un punto, per non farsi confondere. Non avrebbe perso. Non si sarebbe arreso così presto.
-Fatti vedere.- borbottò. -Avanti....-
Vide solo una piccola lucina rossa. Fra le tenebre. Sembrava così lontana...
Fissò Elsa:-Rimani lì, va bene?- sospirò -Se è necessario, attacca, capito? Togli i guanti e congelali!-
-C-cos-sa?- balbettò la bimba.
-Hai capito! Fallo e basta.- e detto questo, corse verso la luce rossa.
Arrivato a qualche centimetro da quel flusso di ombre oscure, vi allungò il braccio, affondandolo all'interno di quella poltiglia. Lanciò uno sguardo alla piccola che aveva tolto i guanti e li aveva gettati a terra. Le anime gli sfioravano la pelle, facendolo rabbrividire solo un po'. Deglutì e si spinse dentro quell'uragano nero di fantasmi sofferenti. Gli sfrecciavano contro, spingendolo di lato. Un vento incontrastabile, o quasi. Spinto qua e là, riuscì comunque ad avanzare, finchè non vide la luce rossa farsi sempre più vicina.
Era solo ad un metro da lui...
La...la prese!
-AAAAAAAAaaaaaaaaaaahhhhhhhhhhh!!-
Quelle urla lo terrorizzarono. Corse indietro, questa volta quel flusso di fantasmi sembrava essere in netto svantaggio, Ralph a malapena li notava. Arrivò di nuovo nel centro dell'uragano,  e gli si gelò il sangue nelle vene.
La piccola Elsa era stata presa da Hans, ed ora quel lurido mostro la teneva per la gola sopra un'abisso di fiamme che si formò ai suoi piedi. Aveva una guancia completamente tagliata, dal sopracciglio al mento, e un po' d'acqua gocciolava giù. Era sporco di neve sui vestiti, ed aveva qualche macchia di sangue qua e là.
Ralph non fiatò, ma Hans si volto verso di lui e con uno sguardo da pazzo, mentre un ghigno sinistro gli si formava sul volto, allungò la mano libera:-La chiave....- sibilò -E ti giuro che non le faccio niente.-
Ralph rimase immobile, ma il suo cuore martellava fortissimo.
Elsa quasi non respirava più.
-Va bene, ma metti giù prima lei.-  disse Ralph.
-Guarda che le finisce l'aria.-
-D'accordo! Va bene, va bene!- Ralph mise a terra la chiave, e, con il piede, la spinse verso Hans.
 Il principe si abbassò lentamente verso la chiave, la prese e ... lasciò la piccola Elsa.
Ralph si tuffò verso di lei.
Ma non fece in tempo.
Lei...cadde sulle fiamme....coperte di neve.
Elsa alzò lo sguardo verso Hans, gli occhi azzurri pieni di rabbia, e lo colpì con un raggio di ghiaccio. Facendolo finire a terra con le mani sul petto.
La bambina poi terrorizzata si osservò le mani e indietreggiò, finendo contro Ralph.
-Brava.- bisbigliò lui, avanzando verso Hans, a terra che si contorceva por il freddo e per il dolore.
-La chiave.- specificò Ralph.
-No.- l'altro la strinse al petto.
-Sei ridicolo.- Ralph gliela strappò dalle mani senza troppi complimenti.
La piccola Elsa venne accanto ai due:-E...non mi fai paura. Non più.-
Hans si dissolse in una nuvola di fumo, e tutto scomparve in pochi secondi. La piccola Elsa scivolò in ginocchio, e il gigante la seguì.
-Ce l'hai fatta!- esclamò Ralph fissando la bambina. -Sei stata fantastica!!-
La piccola sorrise in un modo così radioso da far sorridere anche Ralph.

 

-Ralph! Oh..sei qui davvero?!-
Ralph si alzò di scatto, non...non poteva essere vero.
-E-Elsa?- balbettò, alzandosi.
La vide correre verso di lui, era sporca, ferita, ma era sempre stupenda. Anche lui le corse incontro. Appena se la trovò distante solo pochi centimetri, la prese, sollevò e la fece roteare; facendola ridere. Poi i due si abbracciarono, quasi in lacrime.
Fronte contro fronte, avvamparono entrambi quando notarono il piccolo compagno dell'altro. E nel modo in cui i piccoli loro li stavano osservando. Si lasciarono come se non fosse successo nulla, rossi come pomodori in viso.
-E-Ehm...- esordì la regina delle nevi -Hai la chiave?-
Lui gliela mostrò, Elsa tirò fuori la sua e le osservarono. Erano ancora troppo vicini, secondo i bambini.
I piccoli Ralph ed Elsa fissarono le loro copie adulte.
-Ci siamo anche noi, eh?- esclamò il piccolo Ralph -Potete amoreggiare dopo.-
La piccola Elsa ridacchiò; cosa che fece sorridere il bambino, un po' imbarazzato.
-Va bene...ma cosa dobbiamo fare, ora?- domandò la regina delle nevi all'aria.
-Non lo so...-mormorò il gigante, rigirandosi la chiave tra le mani.
Ralph si morse l'interno della guancia, e si osservò intorno. Era tornato tutto bianco, infinito, senza muri o pareti; nemmeno trasparenti.  Sollevò la chiave rossa e la puntò nell'aria, come per inserirla in una fessura invisibile. Così, nel vuoto, si formò una spaccatura, che si aprì, mostrando una casa buia. L'interno di una casa buia. Ralph la riconobbe subito, era la sua vecchia casa. La riconobbe anche il piccolo Ralph che iniziò ad indietreggiare, con gli occhi persi nel vuoto. Elsa, dall'altra parte fecce la stessa cosa con la chiave, e apparve un portale per la sua camera, completamente congelata. Sentì un nodo alla gola, deglutì più volte prima di riuscire a liberarsene. La piccola Elsa rimase immobile, le mani tremanti, la neve che le svolazzava intorno.
Non è difficile capire le loro reazioni e il perchè.
-Devo tornare.- ragionò ad alta voce la bambina.
-A quanto pare...- mormorò l'altro ragazzino.
Elsa si avvicino al piccolo Ralph e si abbassò per arrivare alla sua altezza:-Andrà tutto bene, vedrai.-
-Mi picchierà ancora.-
-E molte volte, credo.- sospirò la regina -Ma lo vedi quel ragazzo? Quello sei tu.-
-Io?-
Elsa annuì.
-Quindi...l'altra bambina sei tu?-
-Esattamente.-
Il piccolo Ralph avvampò:-Quindi..noi...ohhhh.-
Elsa rise imbarazzata:-Spero di sì.- si schiarì la gola -Però è tutto quello che passerai che ti renderà in quel modo. Vedrai, presto si risolverà tutto.-


Ralph, intanto, stava facendo lo stesso discorso con la piccola Elsa.
-Io ed Anna staremo insieme? Di nuovo?-
-Certo.-
La piccola Elsa sorrise:-Allora...diventerò come lei? Sarò...-
-Perfetta.- concluse Ralph in un sussurro, guardando la regina, voltandosi appena.
-Tu la ami molto, non è vero?-
Ralph sorrise:-Tantissimo.-
-Come nelle favole?-
-Beh, diciamo  che non sono il principe azzurro...però sì.-
La piccola Elsa ridacchiò:-Tu mi hai salvata, non è questo che fa il principe?-
Ralph rise con lei:-Non tutte ne hanno bisogno, specialmente tu. Puoi farcela da sola, il principe ti è solo d'intralcio.- e le accarezzò i capelli.
La bambina rise e lo abbracciò. Si avvicinò al portale, felice, quasi.
-Andrà tutto bene, un giorno?- domandò, prima di entrare.
-Te lo giuro.- lanciò uno sguardo, rapidissimo, all'Elsa più grande -Non permetterò più a nessuno di farti soffrire. -
La piccola annuì e scomparve nel portale, che sparì con lei.

 

-Allora vado.- mormorò il piccolo Ralph, separandosi da Elsa, sciogliendo l'abbraccio:-Ciao.-
-Ciao.- Elsa lo salutò; poi il ragazzino scomparve con il portale.
Elsa si rialzò, e lanciò uno sguardo a Ralph. Lui le si avvicinò e l'abbracciò. Elsa si irrigidì in un primo momento, poi si rilassò e ricambiò l'abbraccio. Rimasero stretti, immobili. Quasi  per non voler rovinare il momento, non fermarlo. Non tornare a quegli incubi orrendi.
-Abbiamo quasi finito.- mormorò lui.
-Lo spero tanto.-
Ralph affondò il volto nei capelli della regina e si lasciò inebriare dal profumo. Elsa chiuse gli occhi, si concentrò sul battito di Ralph contro il suo orecchio.
Era solo la calma prima della tempesta.

Elsa fu avvolta con forza da un ricciolo di fumo e strappata dalle braccia del gigante.
Dovevano separarsi di nuovo.
Il fumo, in tanti candidi riccioli, avvolse entrambi, allontanandoli. Ralph provò ad allungarsi, ma sentì gli artigli di Turbo conficcarglisi nella carne, tirandolo all'indietro, verso il centro delle ombre e del fumo che gli roteavano intorno.
Elsa stava scomparendo, tra tutte quelle forze oscure. Solo la parte superiore del viso era visibile. I suoi occhi azzurri spalancati per il terrore, le lacrime che iniziarono ad uscire. Ralph si allungò verso di lei, e lei riuscì a far uscire le braccia da quell'orrore oscuro.
 "Devo toccarla...io...devo sfiorarla..almeno un'ultima volta.."la testa di Ralph aveva solo questo pensiero fisso.
Riuscirono ad aggrapparsi l'uno alle mani dell'altro, a fissarsi occhi negli occhi, prima di essere separati. Forse per non rivedersi mai più.
Ma avrebbero fatto di tutto per tornare dall'altro.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 30
*** Libera ***


~Elsa si alzò dal pavimento di pietra gelida, premendosi una mano sulla fronte, la testa che girava come una trottola. Si appoggiò al muro alla sua destra, sempre fatto di pietra, ma più chiara. Dopo qualche secondo riuscì a stare dritta da sola, e si guardò intorno, riuscendo a mettere a fuoco solo dopo una decina di secondi. Era in una enorme stanza, illuminata da torce, il cui fuoco era blu, con strani riflessi verdi. L'intera stanza, completamente in pietra, era vuota. Quando avanzò, con sua grande sorpresa, avvertì il pavimento freddo e duro. Si osservò i piedi e scoprì di non avere più le scarpe. L'orlo della gonna ghiacciata era strappato e sporco di fango.  A lei il freddo non aveva mai dato fastidio, solo quando aveva perso i poteri, ma in quel momento sentiva il gelo correre attraverso le caviglie, lungo le gambe e la schiena. Rabbrividì. Sentiva le ossa pesanti, ma non si lasciò scoraggiare, andò avanti.
-Elsa.-
Da dove proveniva quella voce? Fece una giravolta, ma non trovò nessuno. Elsa si morse il labbro. Roteò le mani, creando un raggio di luce azzurra. Fece altri passi in avanti, ad ogni passo la stanza sembrava allungarsi.
-Elsa.-
Stavolta la parola rieccheggiò più volte, in un modo sinistro. Non sembrava nemmeno il nome della regina. Sembrava un rumore, un mormorio cantato da un'ombra, un'anima sofferente.
-Chi c'è?- domandò la regina, guardandosi intorno, con il raggio pronto ad attaccare. -Chi c'è? Non mi fate paura! Uscite fuori!-
Indietreggiò:-Io, io non ho....- si bloccò, quando con la schiena incontrò qualcosa di duro. Si voltò e incontrò se stessa.
"Uno...uno specchio?" pensò. Così, fece scomparire il raggio dalla sorpresa. Elsa sollevò la mano, e la copia di sè stessa fece lo stesso, avvicinò le dita a quelle del riflesso. Quest'ultimo le sorrise e riportò la mano accanto al fianco. Non era un riflesso. Era lei. Un'altra lei. Sgranò gli occhi. L'altra lei, però, era diversa.  Aveva il vestito perfetto, aveva le scarpe, non aveva gli occhi terrorizzati e gli arti paralizzati. L'altra-Elsa la fissava con un sopracciglio alzato, quasi disgustata. La regina vedeva il mostro che tutti trovavano in lei. Elsa si voltò di nuovo, stavolta vide se stessa vestita come all'incoronazione, le mani guantate strette al petto. Si voltò ancora, e incontrò lo sguardo perso della sua copia senza poteri, i capelli castani legati una treccia senza un capello fuori posto, un sorriso tirato sul volto. L'ultima volta, si vide dopo la morte dei genitori, i capelli raccolti, gli occhi arrossati e il volto rigato dalle lacrime, l'abito viola coperto di brina.
Era circondata da quattro sue copie.
E lei era lì, al centro, schiacciata da quelle versioni diverse di lei, che sembravano volerle ricordare ogni istante di dolore o rabbia che aveva vissuto. Si sentiva a pezzi.
-Io non sono così.- si disse. -Io non sono questa!-
Ricordò le parole di Anna e di Ralph, quando le ripetevano che lei era buona, gentile, che i suoi poteri erano un dono, quando le ricordavano i suoi pregi, e l'aiutavano con i suoi difetti.
-IO.- scandì -Io non sono nessuna di voi. Io sono solo questa! Non ho paura di diventare come voi. Perchè non lo diventerò. Mai più.-
Era convinta di questo, moltissimo.
Passò fra le copie, quasi spingendole di lato. Decise di ignorarle. Piuttosto tentò di trovare una via d'uscita. Ma la stanza non aveva nè porte, nè finestre. La regina delle nevi si passò una mano fra i capelli; come poteva uscire? Forse era solo un incubo collegato alle copie, doveva affrontarle, per scappare. Si voltò e guardò di nuovo le Altre-Elsa, erano impassibili, bloccate al loro posto. Ricambiavano lo sguardo della regina, ma erano perlopiù sguardi vuoti, senza emozioni che altro. Elsa strinse le labbra, fece qualche passo in avanti. Non era sicura di come potersi liberare di quelle copie, lei era certa di non sentirsi per niente intimidita da loro. Era davvero così? Le squadrò tutte una per una. Che sentimenti provava a guardarle?
Vuoto. Sentiva solo vuoto. Quella non era più lei. Non più.
-IO non ho paura di voi. Non ho paura di essere come voi, perchè, semplicemente, non lo sono.- affermò, alzando il mento, come per darsi coraggio.
Le quattro rimasero immobili davanti a lei, non cambiarono nemmeno espressione. Erano del tutto impassibili, statue. Ed era questo che metteva i brividi. A malapena battevano le palpebre.
Elsa, con le mani strette a pugno lungo i fianchi, inspirò profondamente. Solo allora si accorse di avere un lembo del vestito incollato dal ghiaccio come una tasca. Così frugò nella stoffa, e trovò una chiave blu. In quel momento ricordò: serviva per liberare Anna, Kristoff e Vanellope.
Come poteva, in quel momento? Si morse il labbro. Era tutto così confuso...
-Non mi mettete paura.- sospirò, quasi stanca. Si avvicinò alla Elsa-Dell'Incoronazione e le sventolò la mano davanti al viso -Ehi..ci sei?-
L'altra-Lei era ancora impassibile. Una statua fatta di ossa e carne, bloccata. La regina delle nevi sospirò. Che poteva fare? Rigirò la chiave fra le mani, provò a muoverla nell'aria come per aprire una serratura, come aveva fatto la prima volta, ma non successe nulla. La chiave non era più luminosa...significava qualcosa?
Lanciò uno sguardo stanco alle copie, era molto stanca. Stanca di quegli incubi, del sonno perso, di Hans, di Turbo, di quel signore Oscuro, di tutto. Si mise seduta, mentre le gambe formicolavano, e strinse con forza la chiave.
Sentì un rumore. Un sospiro, leggero e quasi impossibile da udire. Non potevano essere le copie. Non sapeva il perchè, ma era certa che il suono non era stato prodotto da loro. Era troppo...umano, delicato, anche. Si alzò di scatto, e mormorò:-Ehi, c'è qualcuno?-
Silenzio.
Osservò meglio le pareti. Poteva esserci un buchino, una fessura tra una pietra e l'altra. Doveva pur venire da qualche parte quel suono, non poteva averlo immaginato! Invece non trovò nulla.
Sentì di nuovo il sospiro.
Le Altre-Elsa iniziarono a parlare, a ripetere qualcosa che la regina non capì. Le loro voci si ripetevano, riccheggiando, rendento incomprensibile ogni parola. Elsa cercava di nuovo quel lieve sospiro, ma le voci delle altre la infastidiva, le rendeva impossibile sentire altri rumori. Le fulminò con lo sguardo, però non cambiò molto. Sbuffò infastidita e iniziò a premere l'orecchio sulla parete, e percorse la stanza, non sentì più nulla.
Si passò una mano sul viso pallido, per poi spingere dietro l'orecchio una ciocca chiara sfuggita dalla treccia. Le altre continuavano a parlare in quel modo, in una lingua incomprensibile, che sembrava essere anche molto antica. Anche se pur sempre incomprensibile.
Udì un rumore metallico, sempre molto fiebile. Poggiò di nuovo l'orecchio sul muro gelido, anche stavolta non ottenne risultati, le voci erano troppo alte. Così rimase immobile, attacata ad una parete, ed aspettò. Sentì un rumore strano, tipo...tipo...qualcosa che batteva contro il ferro.
-Non è possibile!- esclamò. Doveva esserci qualcuno, di certo. Chissà come poteva passare....le voci solenni alzarono il tono, divennero più alte e incomprensibili, quasi parole cantate, formule magiche sacre. Elsa si staccò dalla parete. La curiosità ebbe la meglio e cercò di concentrarsi sulle parole delle Altre-Lei; voleva capirci qualcosa. Dalla parete a cui era attaccata con una spalla, vedeva le copie solo di spalle, esse non si erano mai mosse di un millimetro, solo le bocche si aprivano appena per lasciar uscire quelle inquietanti melodie. Scivolò lungo il muro di pietra, fino a finire in ginocchio. Si arrese, erano davvero incomprensibili. Non udì nessun rumore delicato come i precedenti, per quelli che sembravano minuti, un bel po' di minuti. Inoltre quelle parole incomprensibili sembravano così...dolci...? Era questo quello che voleva dire? Non...non riusciva a ricordare un termine adatto a quel canto. Non riusciva a ricordare molto, a dir la verità. Era tutto così confuso......che ci faceva lì?....come....come c'era finita? Non riusciva a...a ricordare...E poi le palpebre erano così pesanti, le ossa così stanche, voleva chiudere gli occhi, solo per poco. Una parte di lei sentiva che, però, se li avrebbe chiusi, non li avrebbe riaperti con facilità...Lo sapeva. Però era così stanca...Non riusciva a....
Battè più volte le palpebre, che si fecero ancora più pesanti.
Il canto era un sussurro delicato, ora che aveva gli occhi chiusi ed era poggiata alla pietra. Scivolò lentamente, fino a finire a terra, un braccio sotto la testa come cuscino. Deglutì lentamente. Era tutto così rilassante. Il canto era un soffio, adesso. Le voci non erano più un coro, erano un'unica voce, un unico soffio. Stava scivolando via, Elsa. Il sonno la stava divorando, pezzo dopo pezzo. Il freddo del pavimento, non lo sentiva quasi più. Man a mano che la stanchezza si impossessava di lei, il pavimento sembrava diventare sempre più caldo e confortevole. Le quattro copie, in contemporanea, ruotarono lentamente verso di lei, ed addolcirono la voce. Elsa chiuse gli occhi, l'oscurità la stava trascinando verso il buio totale. Eccola lì: la calma, la pace. Ci voleva davvero poco per ottenerla...ma, ma..cos'era? Cos'era quel piccolo filo che le impediva di cedere? La voglia di vivere, l'amore, la gioia, la famiglia...Un filo fragile di speranza che la tirava verso la veglia, ma il sonno era così forte, potente, immenso.
Un singhiozzo.
Elsa spalancò di colpo gli occhi, si svegliò con una velocità incredibile. Si mise seduta e fissò il muro, vi poggiò l'orecchio. Un altro singhiozzo, più debole.
Le copie alzavano di nuovo il canto, è più rapido, ancora più forte. Un coro di urla che risuonava, mentre i muscoli di Elsa si intorpidirono. Infatti, quando si alzò, crollò di nuovo a terra, scorticandosi le ginocchia. Si diede la spinda con le mani doloranti, ma riusci solo a mettersi seduta sui talloni, in ginocchio. Sentiva gli arti stanchi, la testa pesante, un peso sulle spalle. Doveva farcela...doveva.  Si tirò su e barcollò fino al muro, e vi si appoggiò, cercando di non crollare. "Avanti," pensò "avanti dammi un altro segno, so che ci sei..." Aspettò un altro lieve rumore, tenendosi una mano sulla fronte. Sperò. Sapeva che era quasi impossibile sentire altro che non fosse quel maledetto canto che la stava facendo crollare dalla stanchezza. Comunque continuò a sperare, con tutta sè stessa. Riuscì ad afferrare solo un lieve rumore metallico. Era quello che aveva già sentito prima, che era certa di aver sentito altre volte, nel castello. Ma non riusciva a collegarlo a nulla. Però aveva capito. Doveva esserci qualcuno, oltre quel muro. Così, provò ad indietreggiare un po', preparando un raggio di gelo.
Il canto continuò a salire, ed Elsa riuscì a comprendere un "Non osare!", non sapeva se l'avevano detto davvero o se era solo frutto della sua immaginazione. Alzò le mani sopra la testa, mentre il ghiaccio le formicolava fra le mani. Le tremavano le gambe, quel peso che il canto le stava mandando le stava opprimendo le spalle. Gettò le braccia in avanti, e, con sua grande sorpresa, riuscì ad abbattere la parete. Quel che vi trovò le gelò il sangue.
-Va..Vanellope?- mormorò.
La bambina, chiusa in una piccola cella, si mise seduta con fatica e osservò la regina. Le si illuminarono gli occhi. Aveva il viso un po' sporco, gli abiti scuciti e un livido violaceo su un gomito scoperto.
Elsa provò a correre verso la bambina, però il canto, diventato un urlo, le incollò i piedi a terra. Le copie avanzarono contemporaneamente, mentre gli occhi si scurivano sempre di più, fino a diventare profonde cavità nere. I denti delle Altre-Elsa si affilarono e capelli si sciolsero dalle rigide acconciature, diventado serpenti, che s'intrecciavano in una specie di danza raccapricciante, sibilando. Elsa raccolse tutte le sue ultime energie e colpì le copie con delle lame di ghiaccio, inchiodandole alla parete dietro di loro, e incollò le loro bocche con della brina per farle smettere di cantare. La regina delle nevi corse verso la cella. Vanellope tirò fuori un braccio fra le sbarre e indicò un lucchetto nel lato della gabbia. Elsa iniziò ad armeggiare con la chiave e il lucchetto, e Vanellope tossì, per poi dire:-Bel tempismo, avevo appena perso ogni speranza.-
-Visto? Non bisogna mai arrendersi.- rispose la regina, buttando a terra il lucchetto aperto. La gabbia si smaterializzò in due secondi.
 Vanellope si lanciò fra le braccia di Elsa, nascondendo in modo vano le lacrime -Grazie..-
La regina ricambiò la stretta, ma appena notò le copie infuriate che si stavano liberando, sciolse l'abbraccio e prese la bambina per le spalle:-Ora non abbiamo molto tempo, sai come uscire?-
Vanellope fissò la chiave fra le mani della ragazza. Indicò il muro:-Turbo ne aveva una rossa identica e ci ha chiuso quel muro. Lo so che sembra assurdo, ma ti giuro che è così.-
La chiave rossa? Era quella di Ralph! Elsa annuì:-Ti credo. Avanti.-
Si avvicinò al muro e provò a toccare con la punta della chiave il muro, che si riempì di increspature. La prima copia, quella dell'Elsa-SenzaPoteri, si era già liberata, e stava provando a correre verso di loro, ma ferita alle gambe, barcollava e cadeva a terra in malo modo. Elsa prese la mano di Vanellope e la trascinò dentro il muro, che ridiventò solido al loro passaggio. Giunte dall'altra parte, sentirono l'Altra-Elsa ringhiare, gridare e battere i pugni sulla parete.
Le due rabbrividirono, Elsa fece per sciogliere la presa fra le loro mani, ma si fermò non appena sentì la stretta forte della bambina. Così la lasciò fare. Avanzarono nel buio, a passi silenziosi e cauti. Con la mano libera, la regina era pronta a colpire con una palla di neve, la mano le tremava in modo incredibile. Quali altri orrori avrebbero visto? Quali altre prove dovevano affrontare?
Vanellope glitchiò, ed Elsa riconobbe il rumore metallico. Quando la ragazzina si scompose in tante figure blu e azzurre, emise una luce che illuminò la stanza per qualche secondo. La regina decise di illuminare quel luogo con un raggio di luce azzurra, come aveva già fatto a suo tempo un paio di volte; così, in caso di necessità, l'avrebbe usato come arma e scagliato contro i nemici. Sembrava una grotta. Sì, quel luogo era decisamente una grotta, profonda e stretta. Camminarono in silenzio, con le mani ancora allacciate.
-Elsa?- esordì Vanellope.
-Sì?- disse la regina delle nevi.
-Ehm, sai dove stiamo andando o che dobbiamo fare?-
-Vedi...dobbiamo trovare Kristoff ed Anna.-
-Ah.- Vanellope strinse le labbra, poi continuò -Dovremmo affrontarne altre di quei cosi?-
-Credo di sì.- rispose la regina.
-Tu...tu vivevi questi incubi con Ralph, vero?-
Elsa si fermò di colpo:-Come fai a....-
Vanellope la bloccò:-Me l'ha detto Turbo, mentre mi rinchiudeva là dentro.-
-Oh...E' vero. Lui ha la chiave rossa di Turbo.- dichiarò, riprendendo a camminare.
-Quindi, forse lui dovrà liberare tua sorella e il suo fidanzato. A questo hai pensato?- Vanellope si schiarì la voce -Se tu mi hai salvato, forse lui dovrà pensare a loro.-
-Forse.- concordò Elsa.
Nel buio, la regina riuscì a vedere un riflesso di luce.
-L'hai visto?- chiese la piccola.
-Certo...corri.-
Ed Elsa scattò in avanti, dando appena il tempo a Vanellope di registrare la parola, che le incespicò dietro. Arrivarono a quella che sembrava la fine della grotta, e si ritrovarono davanti ad uno specchio. Era un vicolo cieco. Non c'erano altre vie, passaggi, porte. Solo quello specchio grande quasi un metro, lucidissimo, con la cornice di legno pregiato.
Vanellope vedeva se stessa e, al posto della regina, un mostro verdognolo, con un centinaio di occhi gialli, fatto di una schifosa sostanza gelatinosa verde. "Invidia" soffiò una voce nel suo orecchio sinistro. La bambina fece un passo indietro e lanciò uno sguardo ad Elsa, che fissava concentrata lo specchio. Non c'era nessun mostro.
Elsa si vide circondata da enormi braccia dalle dita aguzze viola e blu scuro. La sfioravano, graffiandole appena la pelle, ma i graffi bruciavano. "Paura". Ecco cosa le soffiò la voce all'orecchio. Anche lei indietreggiò e si guardò le braccia, ma non vi trovò alcuna ferita.
-Sarà meglio procedere...- mormorò la regina, sfiorando la superficie dello specchio.
Lo specchio iniziò a incresparsi, era come un laghetto d'argento su cui correvano piccole onde dai riflessi bianchi, ed Elsa tirò indietro la mano di scatto.
-Allora?- domandò Vanellope -Non credo che abbiamo tempo da perdere, no?-
Elsa annuì e prese la mano dalla bambina ed entrò nello specchio, trascinandosela dietro.

 

Le due si ritrovarono in una stanza circolare, illuminata da un focolare al centro di essa. Non c'erano finestre, ed ogni parete era fatta di legno sporco di muffa e muschio. Vanellope guardò la regina che fece spallucce. Nonostante fossero vicine al fuoco, avevano entrambe freddo. La stanza era gelida. Si avvicinarono entrambe al fuoco, e, all'improvviso, una porta si formò nella parete davanti a loro. Le due si avvicinarono ad essa e la attraversarono.  Subito dopo, davanti a loro apparve un'altra stanza identica alla prima.
-Hai qualche idea di ciò che vedremo?-domandò Vanellope.
-No; ma di certo sarà qualcosa di orrendo...- rispose la regina delle nevi.
Sapeva che era brutto da dire ad una ragazzina, però non poteva mentirle, Vanellope non era stupida, la regina lo sapeva.
La stanza prese una forma ottagonale, e fu coperta da otto specchi grigi. Essi sembravano pieni di nebbia scura e riccioli di vento che la facevano muovere a destra e sinistra velocemente. Si sentì uno zampettio, e Vanellope rabbrividì fin nelle ossa. Strinse la mano della ragazza più grande:-Elsa, l'hai sentito?-
La regina delle nevi annuì, accarezzandole la manina calda:-Rimani concentrata, dobbiamo uscire di qui.-
-C'era un perchè....- sibilò una voce -C'era un perchè al riflesso dello specchio. C'era un perchè al mostro dell'Invidia e quello della Paura.-
Turbo piombò al centro della sala, a qualche passo dalle ragazze, passandosi un artiglio fra i denti appuntiti:-Trovate il perchè.-
-Che sign...?- prima che Elsa potesse finire la frase, apparve un mostro alto quattro metri, largo due, fatto di nuvole verdastre, dagli occhi rossi. E poi, occhi si fa per dire, dato che erano solo due fori grandi come un dito. Il mostro allungò una delle sue mani grassoccie verso le due, che si buttarono all'indietro ed evitarono il colpo. Elsa afferrò la mano di Vanellope e si tuffò a capofitto in uno specchio, trascinandola con sè.
Adesso erano in una enorme gabbia per uccelli fatta di ferro, illuminata da un cono di luce proveniente da chissà dove.
-Cosa avrà voluto dire?- chiese la regina all'aria. -Di sicuro ci avrà svelato come uscire, però...-
-ELSA!- Vanellope gridò, spingendo a terra la regina, facendole evitare la manona del mostro che si era infilata nell'unica entrata (e uscita): lo specchio, dalla quale loro erano arrivate.
Nella caduta, la chiave blu di Elsa scivolò fuori dalla tasca; Vanellope la prese e iniziò a muoverla nell'aria cercando di far apparire una apertura. Nel vuoto, si aprì una spaccatura e le due vi corsero dentro. Apparirono sulla cima di una enorme scala di mattoni rossicci. Ben illuminata dove erano loro, ma completamente buia alla base. Si udirono i lamenti del mostro, e le due iniziarono a correre lungo le scale, che si illuminavano al loro passaggio.
-Cos'hai visto riflesso nello specchio? Io un mostro fatto di paure.- affermò la regina, mentre i piedi scalzi iniziavano a mostrare le prime ferite.
-Anch'io ho visto un mostro.- Vanellope inspirò -Però fatto di invidia.-
Elsa si fermò di botto, si piegò in avanti a riprendere fiato:-Invidia? Perchè mai?-
Vanellope fece per aprire la bocca, ma fu interrotta da un muro alle loro spalle che crollò. I detriti arrivarono fino ai loro piedi. Ripresero a correre lungo le scale, che sembravano non finire mai.
Saltando uno scalino, la bambina mormorò:-Invidiosa di te.-
Elsa la guardò triste:-Davvero?-
-Sì. Insomma, guardati. Sei perfetta sotto ogni aspetto: bella, intelligente, dolce...-
-Non hai nulla da invidiarmi, inoltre non dovresti preoccuparti di queste cose, adesso.-
Vanellope rallentò il passo, così da avere due scalini di distanza dalla regina:-Mi porterai via Ralph.-
Elsa si fermò. Sentì gli arti pesantissimi. Voltandosi, la fissò, con gli occhi color ghiaccio velati di una tristezza immensa:-Io...non lo farei mai, Vanellope, mai.-
-Lo hai già fatto.-
Il muro davanti a loro si sgretolò, lasciando mattoni e spuntoni davanti ad Elsa e Vanellope. La regina proseguì, cercando di evitare il più possibile delle cose a terra; senza molti risultati: i piedi avevano iniziato a sanguinare. Vanellope le  saltellò dietro.
-Avevo paura di te, Vanellope.- disse la regina dopo qualche minuto.
-Di me?-
-Esatto. Di ciò che avresti pensato di me e Ralph, ed infatti avevo ragione a preoccuparmi, a quanto pare...-
Vanellope saltò due scalini ed atterrò pesantemente; Elsa continuò:-Lo so che Ralph è tutto ciò che rappresenta la tua vita: ti ha cresciuta, sostenuta, si preso cura di te. Tu sei un qualcosa per lui che io non potrò mai sostituire, capito?-
La bambina la fissò ed annuì, evitando le parti più rovinate degli scalini, corse giù.
-Vanellope.- Elsa le incespicò dietro -Io verrei tanto essere quello che lui è per te.-
-C-Come?- balbettò la bambina, voltandosi.
-Vorrei essere una sorella maggiore per te, anche io.-
Vanellope fece per rispondere, il muro accanto a lei crollò, e la mano aguzza di Turbo l'afferrò, imprecando:-Finalmente! Quell'idiota di un mostro non riusciva a trovarvi.-
-MOLLAMI!- gridò la ragazzina, cercando di sfuggire alla presa.
Elsa colpì fulminea la mano di Turbo, che mollò Vanellope. Elsa corse in avanti prese la bambina per un braccio e la trascinò giù per le scale.
-Una porta!- esclamò la bimba.
Elsa incespicò e spalancò l'enorme portone in legno e vi si tuffò dentro, subito dopo averci spinto vanellope.
Le mani di Turbo si aggrapparono alla maniglia dall'altra parte:-No, vi prego, no!-
Elsa strinse la maniglia e tirò verso di sè, Vanellope corse in suo aiuto.
-Lo so che non è un buon momento per parlarne.- dichiarò la ragazzina -Preferisco te per Ralph, rispetto ad altre ragazze. Sei perfetta per lui, e mi piacerebbe diventare una tua seconda sorella minore.-
Turbo sentì una scossa alla mano e mollò la presa:-NOOOO! Vi pregoo!-
Il mostro ignorò il dolore e infilò un braccio fra la porta e lo stipite, proprio mentre Elsa chiudeva la porta, e gli troncò il braccio in modo netto.
-NOOOOOOOOOOOO!- le grida di dolore erano terrificanti.
Erano in un corridoio fatto di muschio verde appiccicoso. Elsa e Vanellope corsero lungo il prossimo portone, ignorando le urla di Turbo.
-Morirò senza di VOOOOOOOOIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!-
Elsa sentiva che le urla del mostro scuotevano il corridoio, fu costretta ad ignorarle.
Vanellope aprì il secondo portone ed insieme ad Elsa vi scivolò subito appena attraversata la porta. La bambina era crollata sopra alla regina. Si rimisero in piedi in fretta ed avanzarono, a dita intrecciate, nel buio totale.
Non sapevano però delle dita che zampettavano alle loro spalle.








Angolo Autrice:
Okay, lo so che è tardi...ma ho un po' di problemi con la scuola, quindi aggiornerò di meno, da ora in poi...sorry. Povero Turbo. Povera Elsa, povera me, poveri tutti. Che orrore. Che casino di capitolo! =O
Beh, ditemi se vi è piaciuto; perchè è stato complicato scriverlo.
Byeee!

 

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Capitolo 31
*** Torri e draghi ***


L’erba giallastra creava uno stranissimo effetto contro il cielo blu, quasi nero.  L’aria era immobile, le stelle bianche spuntavano nel cielo come piccoli aghi fluorescenti. Se non fosse stata una prova, sarebbe sembrato di certo un sogno. Si alzò, lasciando scivolare le mani fra l’erba soffice. Si alzò, e il terreno sotto di lui si inaridì, diventando nero come la pece.
-Che ci faccio qui?-
Ralph si guardò intorno: non c’era nulla di troppo strano. Avanzò, trascinandosi dietro una scia nera di erba bruciata. Dove metteva i piedi, tutto appassiva. Osservò quell’oscurità nera, che inghiottiva quell’erba color sole, ne divorava i raggi, la sua essenza. Era un po’ ciò che gli incubi e il terrore avevano fatto con lui per anni interi. Lo avevano divorato, strappato la gioia, gli avevano lasciato solo un vuoto di oscurità. Non avrebbe permesso mai più a nessuno di calpestarlo. Mai più…
-Non male, eh?-
Si voltò.
Incontrò sé stesso.
Aveva i vestiti neri, bruciacchiati, lo sguardo crudele e i capelli sporchi. Se ne stava dritto, a petto in fuori, con le braccia muscolose incrociate.
Ralph invece era leggermente ricurvo in avanti, ferito e dolorante.
-Questa la chiamerei una giusta spiegazione.- esordì l’altro.
-Che intendi dire?-
-Quello che fai all’erba lo fai alle persone.- un ghigno –Si avvicinano troppo, e tu le uccidi.-
-Non è vero.- Ralph scosse la testa. –Io lo so.-
-Davvero?-
Ralph sospirò e si grattò il retro del collo. –Non ho tempo da sprecare con te, adesso.-
L’altro lo colpì alla mascella, Ralph barcollò e poi attaccò, facendolo cadere a terra con due pugni.
Si alzò il vento. La terra sotto i loro piedi si curvò leggermente. Si stava lentamente alzando da un lato e abbassando dall’altro, come una enorme moneta di terra. Ralph corse verso la parte più alta, mentre l’altro lui gli arrancava dietro. L’altro lui gli si lanciò contro, afferrandolo per i piedi e facendolo crollare a terra.
Ralph lo colpì con un calcio al viso, lasciando l’altro a terra, con la bocca piena di sangue. L’altro sputò, si pulì la bocca con un polso, lasciando una disgustosa scia di sangue e saliva sulla mano. Ralph riprese la sua scalata il più rapidamente possibile, affondando le dita fra l’erba cercando appiglio quando raggiunse la fine del blocco di terreno.
E ora?
Si voltò a guardare il rivale che procedeva sempre più rapidamente.
“E’ tutto frutto della mia testa…” pensò, guardando l’abisso nero subito dopo la fine del terreno. “Posso controllarlo, se voglio.” Tanto ormai la moneta di terra stava per sistemarsi verticalmente, sarebbe caduto nell’abisso comunque. Corse verso il bordo, si aggrappò alla sporgenza con le mani e si lanciò di sotto.
Si parò il viso con le mani.
“Concentrati.” Si disse. “Ora…ora…apparirà sotto di me…un..un…” beh, era difficile pensare a qualcosa mentre precipitava rapidissimo. “Un…un…”
Stava per cadere verso un lago nero, da cui uscivano vari sbuffi di fumo. La nuvola grigia sfiorò la superficie degli angoli color petrolio e l’intero lago prese fuoco nel giro di pochi secondi.
-Cuscino!- gridò, quasi d’istinto.
“Stupido! Stupido! Stupido!”
Un’enorme e soffice cuscino crollò sopra il lago, spegnendo l’enorme incendio. Ralph si ritrovò a fluttuare nello spazio, il cielo perse completamente colore e le stelle sparirono. Si guardò intorno. Tirò fuori la chiave dalla tasca e con uno scatto rapido tagliò l’aria, facendo apparire uno squarcio bianco fluttuante. Aprì lo strappo con entrambe le mani e si trovò davanti ad un  passaggio. Entrò respirando affannosamente. Era stato troppo facile.
 
Nel bianco della neve la figura della regina si ergeva rigida. I capelli e il vestito venivano leggermente mossi dal venticello freddo che correva intorno a loro.
-Ralph?-
La sua voce delicata rendeva l’apparizione ancora più angelica.
-Elsa?-
 Sembrava impossibile, era impossibile. Non c’erano dubbi. Ma lei era lì…
Ralph corse verso di lei:-Come…come puoi essere qui?-
Lei  corse piena di gioia, gli si buttò al collo prima che lui potesse rendersene conto:-Non lo so, stavo vagando per un corridoio buio e sono finita qui!-
Lui la strinse di più:-Sei qui…- mormorò, senza fiato. –Sei qui…-
-Dobbiamo trovare Anna…-
Ralph sorrise appena e sciolse l’abbraccio. La guardò, rattristandosi di colpo:-Mi dispiace.-
-Cosa ti dispiace?-
-Non è reale.-
-Lo so, Ralph, è tutto un maledettissimo incubo. Dobbiamo andare via.-
-No, non tutto questo.- Ralph fece un passo indietro –Tu….tu non sei reale.-
-Che cosa?!?- Lei scosse la testa con forza –Che diavolo stai dicendo Ralph?-
Lui inspirò profondamente:-Quasi ci avevo creduto sai?-
-Mi stai prendendo in giro? Dobbiamo trovare Anna e Kristoff e Vanellope, non c’è tempo per queste sciocchezze.- Elsa aggrottò le sopracciglia.
Ralph si incurvò leggermente, per permetterle di fissarlo negli occhi:-Se c’è una cosa che so di Elsa è che ha sempre il terrore di toccare qualcuno. Quelle poche volte che lei a prendere l’iniziativa, trema come una foglia. Lei non si sarebbe mai lanciata contro di me in quel modo. E se l’avesse fatto, l’avrei sentita tremare, avrei sentito le sue mani come percorse da piccole scosse. Anche solo impercettibilmente.-
“Elsa” sgranò gli occhi.
-Mi dispiace.-  Ralph sorrise tristemente –Mi dispiace per averti scambiato per lei. Perché Nessuna sarà mai come lei.-
La figura di Elsa tremolò e si frantumò in milioni di pezzetti di cristallo, mentre il suono delle parole di Ralph si ripeteva come una cantilena, diminuendo pian piano d’intensità: “ Nessuna sarà mai come lei…”
 
 
 
 
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-Elsa, sei certa che ci sia un modo per scappare?-
La regina delle nevi scrollò le spalle:-Non ci resta che sperare. Dobbiamo trovare mia sorella, Kristoff e Ralph, prima di tutto.-
Vanellope annuì:-Bene.-
Il silenzio ingombrante occupò ancora l’enorme tunnel nero, premendo sui petti delle due, costringendo i loro cuori a battiti rapidi e leggeri.
-E’ strano da dire in questo momento…- la voce di Vanellope, in genere squillante, era bassissima –Ma sono contenta che Ralph…cioè…..preferisco te ad altre, insomma sei una brava ragazza… donna! Ehm, comprendi, no? No…Io..io non so come…-
-Ho capito.- Elsa sorrise e annuì, guardando la bambina –Grazie.-
Vanellope sorrise, con una scossa di luce blu che la percorse da capo a piedi. Continuarono a camminare, quasi completamente al buio.
Tic, tic, toc, toc, tic…
-Cos’era?- Vanellope si voltò di scatto, tremando –L’hai sentito anche tu?-
Elsa scrollò le spalle:-No, non ho sentito niente.-
-Sicura?-
-Sì.- Elsa le prese una mano –Ne sono certa.-
Toc, toc, tic, tic, toc…
-E adesso?!-
-No, proprio niente.-
Vanellope guardò la regina con sguardo supplichevole:-Non posso essermelo immaginato.-
Elsa si abbassò per poterla guardare negli occhi:-L’hai immaginato.-
-Ma Elsa…ti giuro che l’ho sentito!- la bambina iniziò a tremare.
Tic, toc, tic, tic, crack…
-Sembra qualcosa che zampetta- Vanellope si guardo dietro.
Crack…scrak…
-Io direi qualcosa che gratta contro il muro.- bisbigliò la regina delle nevi. Poi alzò la voce:-Ma non sento niente...sei sicura di sentire qualcosa?- Elsa sgranò leggermente gli occhi, facendole appena intuire il suo piano.
-No.- Vanellope deglutì. –Non sento nulla.-
-Bene così. Continuiamo.- e la regina la trascinò in avanti.
Il rumore si ripeté, sempre più vicino. Le ragazze avanzarono senza mostrar timore, mentre la paura divorava i loro cuori.
Elsa si fermò,
crack, tic, toc…
Si voltò e congelò tutto dietro di sé, creando un’enorme muro. Una piccola mano aguzza colpì il ghiaccio e rimbalzò all’indietro.
-Stava per attaccarci…-mormorò Vanellope.
-Sì, volevo fargli credere che non lo sentivamo, ma non ha funzionato più di tanto. Forza, corri ora che abbiamo guadagnato tempo.-
 
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La giovane premette la fronte contro il vetro, mentre il gelo le divorava le gambe. Doveva esserci qualcuno, non poteva essere sola. Era stanca di tutto quel gridare e le faceva male la gola. Si premette le mani sul petto, dove era certa che il gelo sarebbe presto arrivato. Gridare ancora sarebbe stato totalmente inutile, lo sapeva, perciò si rassegnò. Il vetro si appannò, non permettendole di vedere molto, dietro la chiazza bianca. Le palpebre erano diventate pesanti, e lottare per rimanere sveglia era sempre più difficile, così crollò. Era tutto così calmo…e così….freddo…
 
 
 
-Anna?-
Aprì gli occhi, e la prima cosa che mise a fuoco furono tanti pezzi di vetro, ai suoi piedi. Poi sollevò leggermente lo sguardo e vide una sagoma, aspettò altre secondi e lo riconobbe:-Ralph? Che ci faccio qui?-
-Non lo so, ma dobbiamo trovare tua sorella, Kristoff e Vanellope.- Ralph scosse una mano intorpidita –Avanti, non abbiamo tempo da perdere.-
Anna annuì e si alzò, poggiandosi contro il vetro intatto dell’enorme scatola:-Ma dove andiamo?-
Ralph le mostrò una chiave rossa:-Penso di sapere come fare…-
La principessa sollevò un sopracciglio:-Che intendi dire?- domandò, toccandosi la testa dolorante.
-E’ con questa che ti ho trovata, quindi credo di poter trovare gli altri anche così.-
-Non è troppo facile?-
-Già.- Ralph scosse la testa –Ed è questo ciò che mi preoccupa.-
Ralph andò verso il buio, e mosse la chiave come un coltello, dall’alto verso il basso, aprendo uno squarcio arancione:-Prima le signore.- disse, con un gesto elegante di una manona.
 
 
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La porta apparve nel nulla, davanti alle due.
-E adesso? Che si fa?- Vanellope deglutì, nervosa.
-Non c’è molto altro da fare..- Elsa le lanciò uno sguardo. -Quindi entriamo-
Aprì la porta cigolante di legno massiccio. Entrò seguita subito dalla bambina. Si materializzò una enorme scalinata davanti alle due, che iniziarono a scendere titubanti. Alla fine della rampa di scale, delle luci si accesero lungo un corridoio roccioso pieno di ragnatele, e le due lo attraversarono   correndo. Il corridoio finiva con un’altra scala, ma stavolta di legno e a pioli. Scesero e si ritrovarono su un lungo ponte fatto di placche bianche, e da alcune nere fra una placca bianca e l’altra. Dall’altra parte c’era un enorme blocco di terra nera, apparentemente brulla.
Vanellope si mise sulla prima placca e saltò sulla seconda, che emise un sinistro rumore acuto. Elsa saltò sulla seconda e poi si lancio il più lontano possibile, finendo su una placca nera, che emise un rumore strano, tipo di un qualcosa di morbido che viene spappolato con un peso. L’enorme struttura   traballò:-Schiaccia mento tasti possibili. Non si sa mai.-
Vanellope annuì e saltò due placche, poi insieme ad Elsa ne superò altre tre, poi una sola, poi altre due.
Davanti a loro apparve un fungo enorme viola, poi un altro, e un altro ancora. Si voltarono ed intorno a loro si era formata una foresta di funghi viola alti dodici metri, con tanti piccoli arbusti e cespugli. Il sole era una grande macchia arancione e il cielo era giallastro e tremolante. Non c’erano nuvole, ma faceva molto caldo. Elsa si sentiva così piccola rispetto a quei funghi, e il caldo la stava soffocando, l’abito di ghiaccio non la rinfrescava molto. Il caldo però, sembrava dar fastidio solo alla regina, Vanellope non lo notò quasi.
-C’è del fumo!- esclamò la bambina indicando lontano -Che facciamo? Scappiamo o andiamo laggiù?-
Elsa guardò in giro:-Non c’è molto altro di significativo qua, andiamo verso il fumo.- creò una lunga spada di ghiaccio -Preparati, se c’è una cosa che ho capito di queste prove è che sono imprevedibili.-
Si diressero verso il fumo grigiastro. Esso saliva dalla terra fino al cielo, divorandone pezzi interi. Il cammino sembrava scorciarsi ad ogni passo, tanto che dopo nemmeno un minuto, quella che sembrava un ora di viaggio, si era ridotta a qualche minuto. Il fumo proveniva da un gruppo di sagome nere. Si avvicinarono ancora di più e scoprirono che il fumo veniva dal centro di un paese completamente distrutto dalle fiamme. Si addentrarono con i cuori in gola e piedi nella terra sporca, sfiorando le macerie di quello che una volta probabilmente era un paese felice.
Si diressero verso una casa, probabilmente l’edificio più grande. Doveva avere più piani, di cui ne erano rimasti solo due, e la polvere che lo circondava svolazzava in modo innaturale, troppo compatto e rapido. Una strana risata svolazzò nell’aria sporca. Echeggiò, e Vanellope sentì i brividi partire dalla punta dei piedi e scuoterla fino alla punta dei capelli.
-Andiamo via.-
Elsa scosse la testa:-E se ci fosse qualcosa di importante, qui?-
-Non m’importa.-
-Anche io ho paura. Ma è tutto basato sulla paura.- Elsa alzò le braccia, come a voler indicare tutto intorno a lei –Secondo te perché siamo qui? Vogliono metterci paura. Non glielo devi permettere.-
Vanellope strinse i pugni e annuì.
Elsa toccò un pezzo di parete intatta:-Chissà se c’è un modo per sapere cos’è successo.-
Vanellope le strinse il braccio:-Io…io…credo di saperlo.- sollevò un braccio tremante e indicò una enorme figura, illuminata dalla luce cocente, che faceva diventare la sua pelle squamosa color oro. Sembrava una gigantesca lucertola, sui dodici metri, con due ali grandissime e quattro zampe possenti. Era un drago. Il mostro girò in tondo e poi si adagiò sul terreno, con il collo leggermente alzato,  gli occhietti luccicanti che si guardavano intorno, come alla ricerca di un’ultima preda.
Elsa era certa che quella creatura fosse solo il tipico nemico di una favola, non avrebbe mai pensato di poterselo trovare davanti, in carne ed ossa. E non avrebbe mai pensato di potersi ritrovare in un incubo infinito, e in tutte quelle situazioni spiacevoli; ma adesso era lì, e non aveva tempo per perdersi nei suoi pensieri. La bambina indietreggiò e colpì con la schiena un muro tremolante che lasciò cadere alcuni mattoni a terra. Il drago sollevò l’enorme collo e guardò gli edifici fumanti con i suoi occhietti scuri.
-Che facciamo?- Vanellope si scompose in tante figure blu e guardò terrorizzata la compagna.
-Io…- Elsa si guardò intorno freneticamente –Nascondiamoci, ho bisogno di pensare.-
La regina entrò nel palazzo distrutto, seguita dalla bambina e  si nascose dietro un muro.  Rimasero in silenzio scervellandosi sul da farsi. Il drago ruggì in modo basso, stiracchiò il lungo collo, poi si adagiò di nuovo per bene a terra.
Dovevano scappare ma non potevano tornare indietro: avrebbero svegliato di certo l’animale. Dalla parte opposta non c’era niente, invece.
-Potremmo usare la chiave.- propose Vanellope in un sussurro –Quella luminosa che hai usato per liberarmi.-
Elsa la estrasse dalla tasca strappata che aveva creato per riporre la chiave e la fissò: non era più luminosa. Provò ad aprire serrature intorno a lei, ma fu inutile:-Non possiamo scappare a quanto pare.-
-Va bene, va bene..-la bambina si mise le mani fra i capelli –Deve esserci un altro modo.-
La regina si sporse appena oltre ciò che rimaneva delle parete, sentì una voce potente ringhiarle nella testa: “COMBATTI! Maledizione, è così difficile da capire?” strinse un pugno e un manico di ghiaccio le apparve fra le dita delicate. Dal manico si allungo una lama, e si ritrovò a stringere una spada. Inspiro  ed espirò più volte, per cercare di calmarsi. Il solo fatto di star impugnando un’arma le faceva venire i brividi. Però non aveva il tempo per lasciarsi sopraffare da sentimenti così forti.
-Devo ucciderlo.- mormorò, guardando il riflesso del suo viso pallido sulla lama.
-Cosa?- Vanellope quasi gridò –Che diavolo stai dicendo??-
-Hai un piano migliore? Sono aperta a suggerimenti.-
-No, non ho idee migliori, però è troppo rischioso.- Vanellope scosse la testa –Non possiamo farlo.-
-Dobbiamo.- Elsa creò un’altra spada più piccola e gliela diede cercando di sorridere –Vedila così: prima riusciamo ad andarcene da qui, prima troviamo gli altri e prima torniamo a casa.-
-Vorrei riuscire ad essere così positiva anche io.-
Elsa sorrise e le prese una mano:-Io vado, tu intervieni solo in caso di necessità.-
-Cioè?-
-Cioè non preoccuparti, non ce ne sarà bisogno.- e le fece l’occhiolino. Peccato però che il suo cuore non era poi così d’accordo, le stava esplodendo nel petto con la potenza di una bufera.
 
 
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-E’ piuttosto buio, qua…-
-Già.-
-E polveroso.-
-Sì.-
Anna stava cercando in tutti i modi di poter parlare con il gigante, ma le sembrò impossibile. Magari non era né il luogo, né il posto adatto per indagare sul “fidanzato” (adorava definirlo così) di sua sorella, però voleva provarci comunque. E poi voleva concentrarsi su qualunque cosa non fosse quel bosco buio. Nei seguenti due minuti si limitò a giocare con la gonna, a testa bassa. Cercò di resistere alla tentazione, ma voleva disperatamente parlare. Di qualunque cosa. Anche solo per distrarsi. Ralph, per quanto odiasse le chiacchiere inutili, la pensava allo stesso modo. Il silenzio rendeva il tutto ancora più inquietante. Però il silenzio era d’obbligo: dovevano sentire l’arrivo del pericolo o la presenza di Kristoff, Elsa o Vanellope.
Anna pensò ad ogni tipo di frivolezza pur di non concentrarsi su ciò che poteva star passando sua sorella o Kristoff in quel momento. Provò all’improvviso una pena assurda, che la colpì come uno schiaffo in pieno viso. La principessa sollevò la gonna dell’ingombrante vestito da sposa, e a fatica cercò di avanzare più velocemente, per stare al passo col gigante.
A un certo punto, dopo un bel po’ di cammino, gli alberi iniziarono ad abbassarsi e a diminuire. Era notte, il cielo era scuro e privo di stelle e nuvole.  Appena fuori dal bosco, si estendeva un piccolo sentiero di terra nera che conduceva a una torre. La struttura era grigia e alta, il tetto sembrava toccare il cielo. Continuarono a camminare fino ad arrivare sotto di essa. Dall’ultimo piano, dall’unica piccola finestra, proveniva un fortissimo rumore di ferro contro ferro, oltre a qualche grido di dolore o verso di sforzo.  Si udiva anche qualche parola, ma troppo deboli per comprendere frasi intere.
Anna indicò la finestra, con gli occhi lucidi:-Questo…questo è Kristoff!-
Ralph guardò lei e poi la torre:-Sei sicura?-
La principessa annuì con foga:-Sì! Dobbiamo aiutarlo.-
Il gigante toccò i mattoni della torre:-Non c’è una porta..- sbuffò –Stai indietro, butto giù il muro.-
-Non crollerà tutto?- Anna cercò di sollevarsi la gonna e fissarla al bustino per smettere di sembrare un pupazzo di neve che camminava.
Ralph osservò i tentativi goffi della ragazza di sistemarsi il vestito e scosse la testa:-Non preoccuparti, so essere piuttosto preciso.-
-Ah, va bene.- Anna si tirò indietro soffiando via i capelli dal viso –Fai pure, allora.-
Il gigante strinse le dita e tirò un pugno contro il muro, che si sfracellò in pochi secondi sollevando una polvere grigiastra. Si era formata una apertura perfetta per farli passare. Ralph le fece un cenno verso l’entrata:-Prima le signore, io ti sto dietro.-
 
 
 
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Elsa inspirò ed espirò, uscì appena dal muro e guardò l’enorme drago a qualche metro da lei. Lanciò uno sguardo a Vanellope, quattro edifici più giù e si convinse a combattere. Lentamente avanzò verso il drago dormiente. “Salirò sul suo collo e gli taglierò la testa” pensò “rapido ed indolore.” Si fermò appena fu a tre passi dalla bestia. Sollevò la lama e fece un altro passo.
Uno” contò “Devo ammazzarlo per salvare Vanellope”
Fece un altro lento, tremolante, passo: “Due, devo ritrovare Anna”
Fece l’ultimo passo e sentì le caviglie cederle, ma non crollò: “Tre; devo tornare da Ralph, dal mio regno, e tutto questo deve finire.”
Sollevò la spada sopra la testa. Fece per attaccarlo, ma il drago aprì di scatto gli occhi e la colpì con la coda, lanciandola all’indietro. Elsa finì  contro un muro, sfondandolo. La schiena faceva malissimo, aveva le gambe piene di graffi e sentì qualcosa di caldo scivolarle lungo la guancia. Si toccò proprio dove sentiva la sostanza scivolosa, si guardò la mano e la trovò sporca di sangue. Deglutì. Il drago torreggiò su di lei, ruggì con forza, schiacciandola contro i mattoni. Il mostro tentò di schiacciarla con una zampa, ma la regina delle nevi rotolò di lato, causando dolorossissime fitte alla schiena, e la zampa schiacciò solo un lembo del vestito azzurro. Elsa si alzò, la stoffa si strappò, finendo fra le unghie del drago. Lei strinse la spada e provò a colpirlo, ma riuscì solo a graffiargli il collo squamoso. Corse sotto il corpo dell’animale e affondò la spada nella pancia grigia e rugosa. Tirò via l’arma e scappò, nascondendosi fra i resti di una casetta di legno poco distante, per riprendere fiato. Il drago si ripiegò a palla, su sé stesso, ringhiando di dolore. Il sangue verde del mostro scivolò sul terreno, e a contatto con essa emise un fumo giallastro. Il drago ringhiò ancora, poi ruggì con così tanta potenza  da scuotere il terreno e ciò che rimaneva delle case. Elsa trattenne le lacrime di terrore. Fissò la spada di ghiaccio che si stava liquefacendo fra le sue mani e con un sobbalzo la lanciò via. Il sangue verde stava sciogliendo il ghiaccio, riducendolo ad acqua sporca. Ne creò un’altra, più appuntita e se la strinse al petto, in attesa di trovare il coraggio necessario per attaccare di nuovo.
Il drago sputò una palla di fuoco e ridusse in cenere un vecchio pagliaio poco distante. Poi con un colpo di coda abbatté due casette. Elsa si sporse appena per poter vedere, stringendo l’arma fino a far diventare le nocche bianche. Deglutì ancora. La ferita alla testa continuò a sanguinare, così si premette una mano sulla fronte, e congelò la ferita. Rabbrividendo si pulì la mano sporca sul vestito, lasciando una impronta rosso scuro.               Corse di nuovo verso il mostro. Esso ruggì ancora, sollevandole capelli e vestiti. Provò ad attaccarla con una palla di fuoco, ma lei gli tirò un lampo di ghiaccio nella gola. Il drago iniziò a fare versi strozzati, e per riflesso colpì Elsa con una zampa, non dandole nemmeno il tempo di rendersene conto. La regina finì di nuovo fra le macerie.
 
 
Vanellope guardò tremante la spada di ghiaccio conficcarsi a pochi metri da lei, poi sollevò lo sguardo e vide la regina svenuta fra un cumolo di mattoni, piena di lividi e graffi. Il drago si avvicinò alla figura priva di sensi di Elsa e provò a sollevare una zampa per schiacciarla.
-FERMO!- il gridò uscì potente e incontrollato dalla bocca della bambina. Ora non poteva tirarsi indietro. Corse e prese l’arma di ghiaccio, per poi scomporsi in tante figure blu e teletrasportarsi dietro il mostro. Tagliò la coda con un solo colpo ad occhi chiusi. Ma riuscì solo a provocare una grande e ferita e non a tagliarla di netto come aveva previsto. Si teletrasportò ancora sopra le macerie di un palazzo per essere all’altezza del muso del drago. Esso provò a mangiarla, ma lei si tirò indietro, poi si lanciò contro il mostro e gli affondò la spada fra le narici, poi la ristrasse con forza. Si teletrasportò sopra altre macerie, mentre il drago si buttava a terra facendo versi di dolore. Vanellope saltò giù verso il collo del mostro a spada sguainata e gli tagliò la testa. Era successo con così tanta velocità che quasi non se ne era resa conto. Indietreggiò e la spada le scivolò dalle mani, cadde a terra e si frantumò in milioni di cristalli di ghiaccio. Lanciò uno sguardo ad Elsa che stava cercando di mettersi seduta, con il cuore che le batteva nelle orecchie e rimbombava con forza nella testa. Si portò una mano alla fronte e cadde in ginocchio, fra il sangue verde, che le scivolò sulle ginocchia, fra i piedi. E a contatto con la pelle bruciava, ma non ci prestò attenzione, era troppo occupata a cercare di respirare in modo normale. Elsa si mise in piedi ignorando la sensazione di nausea e la testa che girava. Corse verso la piccola Vanellope, si buttò in ginocchio anche lei e la strinse forte:-Va tutto bene.-
Vanellope annuì:-Adesso sì, credo.-
-Mi dispiace non ti ho protetto come volevo. Stavi per morire e io non sono riuscita a….- Elsa si premette una mano sul viso e soffocò un singhiozzo –Mi dispiace…-
-Elsa,- Vanellope la guardò ancora un po’ tremante –Guarda come ti sei ridotta per salvarmi…stai scherzando?-
La regina delle nevi scosse la testa:-E’ che…è che…..- non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di sua sorella diventata una statua di ghiaccio. Vanellope, Anna, anche Kristoff stavano rischiando la vita per colpa di un potere che sembrava una maledizione che si divertiva a renderle la vita impossibile.
-Elsa, dobbiamo trovare gli altri.-
-Lo so…- la regina si asciugò il volto –Andiamo.-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Angolo Autrice:
Saaaalve. Come va? E' una vita che non scrivo e mi dispiace da morire, ma ultimamente avrò meno tempo, per cui aggiornerò di meno ma con capitoli più lunghi del solito. Comunque manca veramente poco alla fine, un po' mi dispiace, ma voi sarete sollevati, immagino. XD
Vorrei ringraziare chiunque ha recensito questa storia (e chi lo farà) e chi ha messo questo "coso" fra le storie
 preferite/da ricordare/seguite.
Grazie mille, ancora, grazie, grazie, grazie, grazie. 

A prestissimo (si spera).
CIAOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!


 
                                                   
 

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Capitolo 32
*** Porte. Luoghi sconosciuti. ***


-Kristoff?- Anna incespicava per le scale sollevando la pesante gonna –Mi senti?-
-Non mi pare la scelta più saggia chiamarlo, Anna.- ribatté Ralph, dietro di lei.
-Che intendi?-
-Fino a poco fa si sentiva rumore di lotta, ora c’è silenzio…è troppo sospetto, non trovi?-
-E allora?-
-Potrebbe essere una trappola.-
Anna si fermò di colpo, si voltò a guardarlo:-Devi per forza essere così negativo?-
-Non sono negativo, è che ho vissuto tanti di questi incubi…. è scontato pensare al peggio.-
La principessa riprese a salire la scalinata:-Dobbiamo continuare, non possiamo buttarci giù ora.-
Ralph annuì e continuò a salire.
La scala a chiocciola, completamente costruita con mattoni grigi, diventava sempre più stretta man a mano che salivano. Arrivati al decimo piano si trovarono davanti un portone di legno percorso da una lunga crepa. La maniglia era stata staccata, il legno era scheggiato, segni di artigli erano evidenti su quel pezzo di legno sporco che a tutto somigliava tranne che a una porta.
-Beh, sai Ralph credo di averci ripensato. Forse non si prevede nulla di buono.- Anna afferrò l’orlo sporco della gonna e lo strappò di netto. La gonna a palloncino adesso le arrivava fino alle ginocchia –Ora sto molto meglio. Vogliamo procedere?-
-Hai appena strappato il tuo abito da sposa?!-
-Sì e allora? Tanto era inutilizzabile, ormai.- la principessa poggiò una mano sulla porta e la spinse lievemente. Quella emise un cigolio, scivolò di lato tutta storta.
Anna e Ralph entrarono nella sala fatta interamente di pietra lentamente, senza fare rumore, come per paura di poter svegliare qualcuno (o qualcosa) di pericoloso. Il pavimento era pieno di cadaveri di lupi neri. Dalle loro ferite usciva fumo nero, che emetteva un odore disgustoso. I due fecero qualche passo, cercando di respirare con la bocca per evitare l’odore, ma appena quella sostanza entrava a contatto con la gola bruciava come il fuoco, quindi era meglio sopportare quell’odore nauseabondo. Entrambi si guardavano intorno cercando di capire cosa (o chi) aveva ridotto quei lupi in quel modo.
BAM!
Sobbalzarono entrambi. Si voltarono cercando la fonte di quel rumore, trovarono la porta da cui erano entrati a terra, ridotta a brandelli.
-Era...era…una porta pericolante.- Ralph deglutì –E’ normale che sia caduta…-
-Sì, di sicuro.- Anna annuì anche con troppo vigore.
-Sicuramente…- Ralph osservò i pezzettini di legno, quasi ipnotizzato.
Passi veloci risuonarono dietro di loro.
-L’hai sentito anche tu?- chiese Anna ruotando su sé stessa, tremando come una foglia.
Ralph avanzò fra i lupi, il cui tanfo era sempre più insopportabile, osservò fuori dalla piccola finestra. Il bosco non c’era più, erano sospesi nel vuoto, circondati dall’oscurità. Quasi gli venne da ridere.
-E’ tutto così scontato qui, potete impegnarvi un po’ di più, sapete?- mormorò, guardando il mondo inconsistente che li circondava.
I passi rimbombarono di nuovo dietro di loro.
Anna sapeva che era stupido, immaturo e da idioti, ma non riuscì a trattenersi dal domandare all’aria, aggrappandosi alla gonna con le dita tremanti:-Kristoff, sei tu?-
I passi erano sempre più vicini.
-Ehm, Ralph?-
Il gigante stava guardando i cadaveri dei lupi, con una mano a proteggere il viso da quell’odore soffocante:-Chissà che diavolo…- disse fra sé e sé.
-Raaalph?-
Lui si alzò tossicchiando:-Che hai visto?-
-Niente, ho solo una brutta, bruttissima, sensazione.-
Quasi non fece in tempo a terminare la frase che la fonte di quei passi sfuggenti, un lupo più grande di tutti gli altri, dalla pelliccia nera e gli occhi viola, fece per balzarle addosso.
Fu come vedere tutto al rallentatore per la principessa: quella massa di peli, orrore e malvagità si avvicinava a lei, ogni secondo più vicino. Aveva i piedi incollati a terra. Non poteva muoversi. Alzò le braccia per proteggersi il viso, chiuse gli occhi, aspettando il termine di quel lunghissimo secondo. Pronta ad avvertire quegli artigli affondarle nella carne, pronta a sentire il calore del sangue scivolarle lungo la pelle, pronta a trattenere l’urlo di dolore impastato di terrore che già minacciava di uscire.
Aspettò.
Tre, quattro infinti secondi.
Ancora nulla.
Abbassò le braccia tremando. Il lupo era a terra, con uno squarcio lungo il ventre che rivelava tutti gli organi verdastri. La principessa rischiò di vomitare. Bloccò l’impulso e si voltò a cercare il suo salvatore con lo sguardo.
-KRISTOFF!- urlò, gettandosi fra le braccia del suo fidanzato. –Sei vivo, mi hai salvato! Sei vivo! Sei vivo!-
Poi Anna si staccò di colpo da lui:-Sei tu tu, no? No tu incubo, vero?- gli prese il volto fra le mani e iniziò a guardarlo attentamente, muovendolo a destra e a sinistra.
-Sì..- Kristoff ridacchiò, le prese dolcemente le mani e se le tolse dal viso –Sono io.-
Ralph, dietro di loro osservò Kristoff attentamente: non voleva cadere in un brutto scherzo. Una parte di lui voleva disperatamente fidarsi dell’amico, l’altra voleva solo buttarlo giù dalla piccola finestra della torre, per evitare errori. Decise di eliminare la seconda opzione, Anna sembrava essere convinta, decise di fidarsi anche lui.
-Ehm- esordì il gigante –Mi spiace tantissimo interrompere questo momento…ma dovremmo andare dobbiamo trovare Vanellope ed Elsa e trovare un modo per andarcene da…tutto questo.-
-Beh, non so come uscire da queste allucinazioni.- disse Kristoff –Ma forse so come andarcene da qui.-
-E’ un inizio.- commentò Ralph cercando di scacciare la spiacevolissima sensazione di essere il terzo in comodo.
Il biondo andò verso la parete davanti a loro:-Tre mattoni verso l’alto, sei di altezza da quella crepa…-
Anna lanciò uno sguardo perplesso al gigante che si strinse nelle spalle.
Kristoff spinse un mattone e l’intera parete si aprì:-Ecco qua. Il problema è dopo.-
Davanti a loro si apriva una porta in legno massiccio, curata e levigata. Troppo bella per quel posto, decisamente. Ma Ralph capì che il problema non era quello quando Kristoff provò ad aprirla davanti a loro:-Serve una chiave.-
Ralph tirò fuori la chiave blu:-Finora questa ha sempre funzionato piuttosto bene.- la inserì nella serratura e girò il piccolo arnese un paio di volte.
La porta si aprì.
Davanti a loro si estendeva un cielo grigio, senza nuvole. Il sole era solo una macchia sbiadita arancione in lontananza. Non c’era pavimento. Solo una gigantesca, candida rosa bianca sui quattro metri di larghezza e sotto di essa il vuoto.
-Beh, che si fa?- chiese Anna, desiderosa di poter salire su quel fiore dal profumo invitante e lasciarsi dietro quel nauseante odore di organi, sangue stantii ed altre terribili “fragranze” che emanava quel posto pieno di bestie morte.
-Siamo costretti a procedere?- domandò Kristoff, osservando il gigante –Insomma sei tu l’esperto di questo posto, non io.-
-Esperto è un parolone.- Ralph si sporse per vedere meglio –Sappiate che qualunque cosa vedrete non è reale, ogni cosa è perfettamente studiata per farvi perdere il controllo, quindi cercate di non aver paura. E’ stupido da dire e terribilmente difficile, ma è di vitale importanza.-
-Questo ed altro per Elsa!- esclamò Anna, per poi tuffarsi a capofitto sulla rosa, che sembrò sopportare senza problemi il suo peso. Nessun petalo si afflosciò o rovinò.
-Quindi…- Kristoff prese un respiro profondo e seguì la fidanzata.
Ralph annuì e bisbigliò le stesse parole che aveva usato Anna per motivarsi:-Questo ed altro per Elsa…e Vanellope.- e seguì i compagni.
La rosa era sospesa nell’aria. Nonostante i tre vi fossero saliti sopra, quella era sempre immobile e perfetta. Aspettarono. D’altronde, che potevano fare? I secondi diventarono minuti e i minuti sembravano eterni.
Sotto di loro l’abisso emise un rumore simile ad un ruggito. Il fiore iniziò ad abbassarsi lentamente. Ralph deglutì. Voleva solo finirla con tutto. Non era sicuro di poter sopportare quell’ultima notte. Strinse i pugni. Osservò il buio e sentì quell’angosciante sensazione di essere osservato strisciargli lungo la schiena. Non poteva crollare. Non adesso, non ora che aveva quasi finito.
Anna era aggrappata al braccio di Kristoff, quasi gli conficcava le unghie nella carne. Non aveva mai provato tanta paura in vita sua. Ma non poteva provarla. Come era possibile? Come si poteva respingere un sentimento tanto oscuro e violento? Un sentimento che si aggrappa al cuore e lo stritola senza pietà? Respirò profondamente, concentrandosi. Non poteva darla vinta ad Hans, o chiunque ci fosse dietro quella storia.
La rosa si posò delicatamente sul terreno. Il buio davanti a loro si dissolse in una foschia scura. Il luogo che si trovarono davanti sembrava stranamente…normale. Il cielo grigio era pieno di nuvoloni che sembravano carichi di pioggia e la luna era seminascosta. L’erba aveva l’odore della pioggia, era secca, scura. A qualche passo da loro c’era un enorme cancello di ferro, in condizioni pessime, coperto di muschio e una strana specie di muffa viola.
-Non toccate nulla.- li ammonì immediatamente Ralph, passando sotto l’arco del cancello e osservando la foschia scomparire completamente per lasciare posto ad una grande struttura di mattoni e legno simile ad una casa a più piani. “Simile” perché era piena di buchi e coperta per gran parte da quella muffa violacea.
-Entriamo?- domandò Anna, le dita ancora ancorate al braccio del fidanzato.
-Non abbiamo molta scelta.- Ralph riprese a camminare, seguito subito dalla coppia. –L’unica cosa che mi dispiace è che vi abbiamo messo in questa storia. Voi non c’entravate nulla.-
-Il male colpisce chiunque. Non ha preferenze e non prova compassione.- commentò Kristoff, cupo.
-Non posso che darti ragione.- Ralph si fermò davanti al gigantesco portone di legno. Spinse la superficie ruvida con una mano e quello si aprì cigolando. Entrò. Voleva farla finita subito.
Era buio. La stanza veniva illuminata dalla fiamma tremolante di una candela poggiata in un angolo. L’odore di vecchio infastidì subito Ralph che si strofinò il naso.
Kristoff si guardò lentamente intorno. Ma riusciva a vedere poco.
Un fulmine squarciò il cielo, illuminando la stanza e fece  emettere ad Anna un verso strozzato, perlomeno aveva fermato il grido sul nascere.
Un tonfo proveniente dal piano superiore fece portare a tutti lo sguardo verso l’alto. Si scambiarono una occhiata silenziosa.
Non una parola” lasciò intendere Ralph portando l’indice alla bocca. Gli altri due annuirono.
Andarono verso le scale il cui corrimano dalla parte sinistra era completamente distrutto e riversato a terra, fra altre macerie. La scalinata era coperta da un lungo tappeto rosso scuro pieno di strappi e macchie che nascondeva dove gli scalini erano mancanti o rotti e ciò rendeva ancora più difficile avanzare. Le finestre polverose tremavano leggermente. Kristoff sentì il piede cadere nel vuoto per colpa di uno scalino rotto  e nascose un verso di sorpresa, riuscì a recuperare l’equilibrio e riprese a salire. Ralph tremava ad ogni passo, terrorizzato dall’idea del poter sentire il piede mancare uno scalino o beccarne uno rotto.
Si udì un altro rumore: era un verso sorpreso, simile ad un grido trattenuto.
Anna si voltò e fece per parlare ma Kristoff le bloccò la bocca con una mano. Tutti e tre portarono lo sguardo verso l’alto, come se sul soffitto pieno di muffa fosse presente una soluzione a qualunque problema esistente. Sentirono dei passi leggeri.
-Chiunque sia lassù non è un uomo.- disse piano Ralph. –Sono in due, secondo me.-
-Che intendi? Come fai ad esserne sicuro?- mormorò Anna, liberandosi dalla mano pesante del fidanzato.
-Fidati: so riconoscere passi di uomini.- deglutì scacciando un ricordo dalla testa che stava tornando terribilmente affollata –O sono due ragazze o uomini particolarmente gracili.-
Kristoff si abbassò e osservò una piccola impronta fangosa nell’ultimo scalino:-Credo che Ralph abbia ragione….e credo di sapere chi sia lassù.-
-Un piede così piccolo potrebbe essere di…- Anna sgranò gli occhi –Sono loro!-
-Shh. Abbassa la voce.- l’ammonì Kristoff –Non sperarci troppo, ogni cosa qui non è quel che sembra.-
La principessa frenò il suo entusiasmo e riprese a salire le scale:-Beh, saliamo o no? Avete di meglio da fare?-
I ragazzi si scambiarono uno sguardo confuso e poi ripresero a salire. Il gruppetto rimase in silenzio, ma non udirono più alcun rumore tranne la pioggia che aveva iniziato a battere incessantemente all’esterno. Arrivati alla fine della rampa di scale si trovarono davanti due porte.
La prima a parlare fu Anna, che riusciva ad avere una vocina squillante anche bisbigliando, o forse era solo un’impressione causata dal troppo silenzio e rumori ripetitivi. Quella voce stonava parecchio con il ticchettio della pioggia:-Ora che si fa? Ci dividiamo?-
-Mi sembra la cosa più adatta.- affermò Ralph –Specialmente se Elsa e Vanellope sono dietro una di queste porte. Le troveremo prima.-
-Scherzi?- Kristoff incrociò le braccia – E se, dividendoci non riuscissimo più a trovarci?-
-E se…- ribatté Ralph, con un’occhiata stanca alle porte –Andassimo tutti a sinistra e loro fossero a destra e l’altra porta scomparisse? O viceversa?-
Anna abbassò lo sguardo:-Sì…però…forse Kristoff ha ragione.-
-Ehi.- Ralph cercò di sembrare incoraggiante –Voi andrete da una parte e io dall’altra.-
-Da solo?-
-Ho affrontato più incubi di quanti tu possa immaginare da solo. Posso farcela.-
I fidanzati si scambiarono uno sguardo preoccupato. Kristoff annuì:-D’accordo. Possiamo farcela.-
Ralph poggiò la manona sulla porta di destra, Kristoff su quella di sinistra mentre Anna gli si era aggrappata al braccio.
-Al tre.- dichiarò Kristoff. –Uno.-
-Due.- continuò Anna.
-Tre.- Concluse Ralph, aprendo la porta e affondando per l’ennesima volta nell’oscurità.
 


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Era un semplice corridoio. Niente di particolare. Allungò una mano verso una parete e si graffiò la pelle sul legno. Un cono di luce sopra di lui si muoveva ad ogni suo passo, illuminando solo quello che era strettamente intorno a lui. Avvertì di nuovo rumore di passi. Erano leggeri e rapidi. Ralph ne ebbe la sicurezza: erano due persone. Sentì il rapido rumore di passi dietro di lui e si voltò rapido. Non vide nulla al di fuori della luce. L’unica fonte di luce era anche una grande fonte di svantaggio: lui non vedeva chi poteva attaccarlo, ma chi voleva attaccarlo poteva vederlo perfettamente. Serrò i pugni. Ruotò lentamente su sé stesso mordendosi l’interno della guancia. Era un gesto involontario che faceva per impedirsi di urlare. Avanzò di qualche passo. Avvertì un movimento davanti a lui. Fece un altro passo. Parlare o domandare “Chi sei? Che vuoi?” gli sembrava totalmente ridicolo, quindi non si limitò a fare un altro passo.
“Esci. Finiamola.” Pensò, cercando di scovare una figura nel buio. “Avanti.”
Rimase in silenzio, non si mosse, cercando di scovare rumori insoliti. Avvertì il rumore di una trave pericolante che si piegava sotto il peso di chissà quale figura e rabbrividì. Davanti a lui, frutto di un ricordo distorto, apparve suo padre, con una bottiglia scura in una mano e un lugubre sorriso stampato sul volto. Indietreggiò col fiato corto, assaporando il sangue in bocca per essersi morso la guancia con troppa forza. Scosse la testa, scacciando i ricordi. Le orecchie gli fischiarono, riempiendosi del rumore dei passi del padre nel corridoio verso la sua camera. Si premette le mani sulla testa, tappandosi le orecchie. I rumori degli schiaffi e le urla dei suoi genitori gli riempirono la testa. Si concentrò sul buio, maledizione, non aveva tempo per questo. Fece un tremolante passo in avanti.
 
 
-Ti ricordi qualcosa dei miei genitori?- lo sguardo pieno di speranza di una piccola e innocente Vanellope si puntò su di lui.
-Erano delle brave persone, sarei morto se non fosse stato per loro. Sono stati…quasi dei genitori per me.-
-Perché? Cos’è successo ai tuoi genitori?-
Il giovane, povero Ralph che già ne aveva passate tante nella sua vita le aveva scompigliato i folti capelli corvini:-E’ una storia molto complicata. Magari….magari te la racconterò quando sarai più grande.-
La piccola aveva annuito:-Mi spiace.-
-Eh? Perché?-
-Non volevo renderti triste.-
Ralph voleva negare, ma per quella ragazzina era un libro aperto. Sospirò e abbassò lo sguardo. Vanellope mise una manina su quelle grandi di Ralph, era così minuscola. Tutto di lei era piccolo. Sembrava fatta di porcellana, sembrava…fragile. Fu in quel momento che si promise per l’ennesima volta di proteggerla, sempre. Nonostante tutto e tutti.
 
 
 
Inspirò ed espirò. Non  stava affatto rispettando la promessa. Anzi, se tutti erano in pericolo era solo colpa sua.
-Attaccami, che diavolo aspetti?- urlò esasperato. Una parte di lui voleva disperatamente morire lì e smetterla con tutto. Incubi, paura, disperazione e quei maledettissimi ricordi che gli annebbiavano il cervello e non gli permettevano più di ragionare. Vide una figura muoversi nella penombra e attaccò, tuffandosi sull’avversario. Avvertì qualcosa di piccolo stringersi attorno al suo collo, sembravano due braccia, se ne liberò scrollandosi mentre le mani gelide di quello che aveva steso gli si aggrapparono ad una spalla, affondandogli le unghie nella carne. Non si lasciò sfuggire un verso di dolore, solo un sussulto. Il cono di luce era a qualche centimetro da lui, illuminando appena ciò che stava accadendo. Sollevò un pugno pronto a colpire la figura che stava schiacciando ma si bloccò con la mano a mezz’aria quando incontrò i suoi occhi.
-Elsa?-
 
 
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-Non siamo più nel corridoio.- affermò Anna, la mano premuta sulla parete.
-Sembra una grotta.- confermò Kristoff –Questa è roccia.-
La loro unica fonte di luce era una fiaccola tenuta dal ragazzo. Ma l’oscurità aveva un colore strano, violaceo. La principessa indicò l’altra parete, a qualche metro da loro:-Sono catene, quelle?-
Kristoff si avvicinò e illuminò:-Sì. Catene e manette.-
-Forse…forse si torturava la g-gente, q-qui.- balbettò Anna –Pensaci un attimo: una grotta buia e sconosciuta…perfetta per nascondere vittime.-
-E’ tutto finto, Anna, tienilo a mente.- le prese una mano –Va bene?-
L’altra annuì:-Va bene, non mi devo lasciare condizionare.- cercò di sembrare convinta.
Ripresero a camminare. Ma la principessa dai capelli rossi non riusciva a sopportare il silenzio:-Non mi sembra di aver mai camminato tanto in un incubo.-
-Dici? Nei miei incubi io camminavo sempre, senza meta. Lungo montagne, corridoi, a volte rampe di scale infinite.-
-Forse è questo che spaventa.- ragionò Anna –Proseguire senza avere una meta, senza sapere perché si va avanti e cosa si cerca.-
-Avrebbe senso.-
Anna osservò il soffitto dove tante lucine rosse li guardavano e deglutì:-Pipistrelli?- domandò.
Le lucine rosse erano grandi, troppo grandi. Kristoff alzò il braccio per illuminare il soffitto roccioso.
Erano pipistrelli, terribilmente enormi. Gli animali emisero uno strano verso e si lanciarono verso la coppia. Anna e Kristoff si gettarono a terra. Artigli affilati graffiarono la carne, strapparono pezzi di stoffa dalle vesti.
La principessa sentì il pavimento sotto di lei vibrare leggermente, lo sentì spaccarsi.
Sentì i muscoli irrigidirsi mentre precipitava nel vuoto. Provò ad urlare, ma nulla uscì dalla sua gola. Il vento le schiacciò i vestiti, appiccicandoli al corpo, i capelli le volavano all’indietro. Le braccia sembravano quasi volersi staccare dal corpo; provò a voltarsi per cercare Kristoff ma muovere il collo era impossibile. Chiuse gli occhi e aspettò che quell’agonia finisse.
 
 
 
Kristoff affondò nell’acqua. Giù giù, per alcuni metri. Con rapide bracciate tornò a galla. Annaspò per qualche secondo guardandosi intorno. L’acqua era scura, si muoveva in pesanti onde e rimanere a galla era difficile. Il cielo era pieno zeppo di nuvole grigie, presto ci sarebbe stata una tempesta. I capelli fradici si mossero in un soffio di vento particolarmente forte. Nuotò in avanti. In quel momento un pensiero lo colpì con la forza di una martellata:-ANNA!-
Si guardò intorno ancora, alla ricerca della ragazza, ma di lei non c’era traccia. Si immerse il più possibile e la cercò nell’acqua scura. Tornò su, quasi non fece in tempo a riprendere fiato che qualcosa si aggrappò alla sua caviglia.
E lo strattonò giù.
 
 
 
 
 
 
 
 


Angolo Autrice:
Non vi ho abbandonato sono qui!!!! Mi spiace tantissimo per la lunga assenza e spero davvero di poter riprendere presto i ritmi di una volta. Il punto è che tra mancanza di ispirazione, "problemi" scolastici e disastri vari tra cui quattro mini-libri che mi hanno fatto scrivere le mie amche convinte del mio innato talento per la scrittura e l'inizio di un "vero" libro che probabilmente finirà qui perchè nessuno lo vorrà pubblicare  non ho avuto un attimo di respiro. Grazie, grazie grazie per chiunque non ha perso la speranza e continua a seguirmi. Non mi sembra nemmeno vero di essere riuscita a pubblicare di nuovo qualcosa.
Fatemi sapere che ne pensate perchè ho faticato molto. Ditemi se ho rispettato bene i personaggi perchè credo che Anna sia uscita fuori tutta sbagliata.
A prestissimo, si spera.
Vi adoro!

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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