I Will Always Find You

di samy_97_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dice il saggio: non cercare i guai, saranno loro a trovarti! ***
Capitolo 2: *** Dice il saggio: aspettati il peggio, non resterai deluso. ***
Capitolo 3: *** Dice il saggio: se vuoi avere salva la vita, mai utilizzare la frase “poteva andare peggio”. ***
Capitolo 4: *** Dice il saggio: colui che sa ridere quando va tutto male, è perché ha già pensato a chi dare la colpa. ***
Capitolo 5: *** Dice il saggio: se il mondo va a catafascio, sicuramente la colpa è tua. ***
Capitolo 6: *** Dice il saggio: se la montagna viene verso di te… corriii! E’ una franaaaa! ***
Capitolo 7: *** Dice il saggio: mai sospirare di sollievo: dietro l’angolo ti aspetta un’altra catastrofe. ***
Capitolo 8: *** Dice il saggio: non smettere mai di sperare che le cose migliorino, almeno avrai qualcosa da fare durante il giorno. ***
Capitolo 9: *** Dice il saggio: se il tuo nemico sta andando a fuoco e tu hai dell’acqua, bevila. ***
Capitolo 10: *** Dice il saggio: se qualcosa deve andare male, lo farà. ***
Capitolo 11: *** Dice il saggio: mai svegliare il can che dorme; potrebbe vendicarsi e allora sarebbero cazzi amari per tutti. ***
Capitolo 12: *** Dice il saggio: nudo è meglio, ma non fargli sapere che lo stai spiando. ***
Capitolo 13: *** Dice il saggio: quando il sole si alza, iniziano i problemi. ***
Capitolo 14: *** Dice il saggio: prima di insultare qualcuno contate fino a dieci, vi verranno in mente molti più insulti. ***
Capitolo 15: *** Dice il saggio: spaccare culi è sempre rinfrancante. ***
Capitolo 16: *** Dice il saggio: anche i vecchietti imbarazzanti sono utili. ***
Capitolo 17: *** Dice il saggio: la sfiga non dorme mai. ***
Capitolo 18: *** Dice il saggio: tutto è bene quel che finisce bene. ***



Capitolo 1
*** Dice il saggio: non cercare i guai, saranno loro a trovarti! ***


I Will Always Find You

 

 

1. Dice il saggio: non cercare i guai, saranno loro a trovarti!

 

Era una bellerrima giornata di sole, gli uccellini cinguettavano e l’amore della mia vita mi teneva teneramente tra le braccia.

Ahahahah, e voi ci credete anche!

Come se io potessi avere una giornata da normale mezzodemone diciottenne.

A dire la verità, c’è una nebbia che non si vede a un palmo dal naso -infatti sono un po’ preoccupata di sbattere la capoccia addosso ad un palo-, i pochi “uccellini” che volano nel cielo sono corvi e il loro orribile verso di sente a un miglio di distanza  -infatti sono leggermente preoccupata che mi cachino in testa- e l’amore della mia vita, alias Sesshomaru Il Barboncino Rabbioso, ha una di quelle giornate in cui è meglio stargli lontani -infatti sono molto preoccupata che, da un momento all’altro, decida di mangiarci tutti-.

-Non è proprio giornata, eh?-

Scuoto la testa. -La sua amata Volvo si è rotta sotto i nostri sederi, lasciandoci in mezzo all’autostrada deserta con decine di borse e tu pretendi che sia anche allegro?-

La mia amica Kagome  i guarda con gli occhi spalancati. -Non… non stavo parlando di lui.-

-Ah no?- chiedo, distratta.

-No, dicevo in generale…-

Annuisco: -Va bene Kacchan, va bene. No: non è proprio giornata.- sussurro leggermente irritata anche io, prima che Sesshomaru ringhi sommessamente.

Insomma, volete che una giornata già sfigata di suo non diventi ancora più sfigata con me nei paraggi?

-Maru?- lo chiamo, affiancandolo. -Possiamo… possiamo cercare un posto dove ci sia campo, così chiamiamo papà.-

-E’ in riunione, non ci risponderebbe comunque.-

-Ah… vuoi che parliamo un po’?- domando, titubante.

Sesshomaru mi lancia un’occhiataccia. -No.- dice, lapidario.

-Ok.- sussurro, avvilita al massimo. Che disperazione! Temo che Sesshomaru non ci accompagnerà mai più a fare shopping dopo oggi.

Inuyasha sbuffa per la centesima volta. -Possibile che non ci sia nessuno a quest’ora del giorno? Siamo in autostrada, perdiana!-

Io faccio spallucce.

La gente è strana.

Camminiamo ancora per qualche chilometro e più volte devo intimare a Sesshomaru di rallentare a causa di Kagome: insomma, lei si stanca facilmente, è pur sempre umana.

Ad un tratto il mio Sesshomaru ringhia e, pochi millesimi di secondi dopo, anche a me arriva alle narici un intenso odore di lupo.

-Kyosuke.- sussurro, mentre l’inquietudine si fa strada nelle mie vene.

Il lupo maledetto atterra davanti a noi con il suo solito triplo salto carpiato più posa da pirla, dopo la quale avrei voluto prenderlo a calci nel popoci solo per quel motivo. E togliendo ovviamente il fatto che il lupastro dei miei stivali -sporchi- ha osato ripresentarsi davanti a noi dopo tutto quello che aveva fatto al mio Sesshomaru.

-Ciao, honey.- dice, rivolgendosi a me e facendo un passo avanti.

Razza di… esserino retrocesso! Come si permette?

-Facci un piacere, Kyosuke: ucciditi!- esclamo, facendolo scoppiare a ridere.

A quel punto vedo Sesshomaru fare un balzo verso di lui e gettarlo a terra con un ringhio. Sento distintamente Kagome che caccia un urlo terrorizzato, mentre Inuyasha, dopo un attimo di iniziale stupore per il gesto impulsivo del fratello, fa per gettarsi nella mischia.

Tuttavia, all’improvviso, dal groviglio di corpi -no, non in quel senso, pervertiti!- esplode una luce bianca che mi costringe a serrare forte gli occhi.

Porca puttana, che è successo?

Riapro faticosamente gli occhi e quello che vedo mi fa spalancare la bocca talmente tanto che, per un attimo, temo seriamente di smascellarmi.

Oh per tutte le mutande di Merlino!

-Ma che diavolo..?- sussurro, mentre mi rendo conto di quello che è realmente successo. Kyosuke, da conto suo, scoppia a ridere e guarda il suo avversario con un sorriso trionfante.

Maledetto. Quanto vorrei prendere un coltellino svizzero e scuoiarlo lentamente e molto, MOLTO, dolorosamente!

-Sesshomaru!- esclamo, avvicinandomi alla sua figura inginocchiata e immobile. Non mi serve vederlo in viso per notare la mancanza dei suoi capelli argentati, dei suoi tratti demoniaci e, infine, dei suoi magnifici occhi dorati.

E’ umano..

-Questa- inizia Kyosuke -è certamente una delle cose più divertenti che io abbia mai fatto!-

Sento indistintamente Inuyasha gridare qualcosa, mentre continuo ad avvicinarmi circospetta a Sesshomaru; lui alza il viso verso di me e i miei occhi incontrano i suoi completamente neri e spalancati dalla sorpresa.

-Maru…- sussurro inginocchiandomi davanti a lui, mentre lui si fissa le mani e prova a muoverle lentamente. Capisco quello che sta provando: la diminuzione di tutti i sensi è qualcosa di davvero sconcertante e se lo dico io che ne sono abituata, non oso immaginare che shock sia per Sesshomaru. Ci mancherebbe solo che gli venga un crepacuore e che mi muoia qua!

Scuoto la testa e continuo a guardare Sesshomaru, che mi sembra ogni secondo più sperduto. Anche se, oggettivamente, l’aggettivo “sperduto” non è propriamente normale da affibbiare al Grande Principe Dei Demoni.

-Allora, Grande Sesshomaru, come ci si sente ad essere un inutile umano?-

Kyosuke ride nuovamente dopo questa battuta -che si creda davvero simpatico?- e a quel punto io non ci vedo più dalla rabbia: con un balzo gli sono addosso e gli prendo con entrambe le mani la gola, iniziando a stringere con tutte le mie forze. Non penso ad altro che al desiderio che ho di vedere la vita abbandonare i suoi occhi.

Tuttavia il lupastro maledetto non cede e, con un sorriso trionfante, mi mostra una gemma tonda e grande come una pallina da tennis -se non di più- che tiene tra le mani. Trattengo il fiato, allibita, e con un balzo mi riporto nuovamente al fianco del mio Maru.

-Cosa hai intenzione di fare?- ringhio, riuscendo a trattenere a stento il mio lato demoniaco che si ribella affinché lo lasci uscire.

-Cosa ho intenzione di fare, mia combattiva Ayame? Ho intenzione di fare un bel viaggetto nel passato e, udite udite, voi tutti sarete i miei accompagnatori.-

Gli lancio un’occhiataccia –anche se non serve poi a molto- e digrigno i denti, guardando con preoccupazione la grandezza della perla: quanto tempo sarebbe durato il viaggio? Settimane? Mesi?

Prendo la mano di Sesshomaru da una parte e quella di Inuyasha dall’altra, mentre Kagome si stringe spasmodicamente al suo ragazzo. Il tempo e lo spazio iniziano e deformarsi e io intreccio le dita con quelle del mio amore, intenzionata a non lasciarlo andare mai più.

 

 

 

 

Angolino dell’autrice: Non so cosa dire, davvero. E’ una grande emozione per me ritornare con il sequel di Set Fire To The Rain, anche se dopo anni: non so quanti di voi si ricordino di quella storia e in quanti avranno voglia di leggerla magari per la prima volta. Personalmente, l’ho amata immensamente e un sequel era già a quel tempo nella mia testa, ma ci ho messo molto per decidermi a scriverlo eppure eccomi qui. Durante questi anni il mio stile è cambiato e credo si sia evoluto –spero- in meglio, ma mi auguro di potervi emozionare ancora e che mi saprete dire cosa ne pensate.

Mando, per ultimo, un affettuoso saluto a tutti i “vecchi” lettori: vi ho sempre ricordati con affetto e spero mi consiglierete anche in questa nuova avventura ;)

Un abbraccio e al prossimo capitolo.

Sami

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Dice il saggio: aspettati il peggio, non resterai deluso. ***


I Will Always Find You

 

 

 

2. Dice il saggio: aspettati il peggio, non resterai deluso.

 

Non appena percepisco che tutto intorno a me è tornato alla normalità, mi azzardo a riaprire gli occhi. Ovviamente, la prima cosa che faccio è controllare se Sesshomaru sia al mio fianco e, quando noto che è così, tiro un sospiro di sollievo: sarebbe stata una tragedia titanica averlo perduto durante il viaggio.

Kamisama, grazie, grazie, grazie!!!

… Aspetta… grazie? Grazie di cosa? Grazie ‘sti cazzi! Dannati Kami, è colpa vostra se siamo finiti in questa situazione!

Altro che grazie!

Dopo tutte le volte che sono andata al tempio per pregarvi, voi mi fate questo? Dopo tutto quello che abbiamo passato l’anno scorso? Credevo avessimo instaurato un buon rapporto, nel frattempo!

Ma dov’è finito il classico “E tutti vissero per sempre felici e contenti”?

Io voglio tornare a casa cazzarola e voglio tornarci ADESSO!

-Ayame?- vengo interrotta dai miei pensieri insensati e scollegati dalla voce titubante di Inuyasha.

Mi giro verso di lui e non mi sorprendo per niente quando spalanca gli occhi alla mia vista: devo sembrare posseduta a causa del tic all’occhio che, lo sento, sta tentando di propagarsi per tutto il resto del corpo.

-Che cavolo vuoi?-

-Va… va tutto bene?-

Ma certo, guarda. E’ il mio hobby preferito viaggiare nel tempo e non sapere esattamente quando ritornerò a casa.

Prendo un grosso respiro. Stai calma, Aya-chan, calma e serena: non c’è bisogno di scoppiare. - Tu mi stai chiedendo se va tutto bene? NON VA TUTTO BENE PER NIENTE, RAZZA DI IDIOTA! QUELLA SOTTOSPECIE DI PALLA DI PELO IN GONNELLA CI HA SPEDITI NEL PASSATO E, PER QUELLO CHE NE SAPPIAMO, POSSIAMO ESSERE ANCHE ARRIVATI NELL’EPOCA DEI MAMMUTH E POTREMMO ESSERE MANGIATI DA UNA TIGRE DAI DENTI A SCIABOLA!!! COME SE NON BASTASSE, SESSHOMARU HA PERSO I SUOI POTERI DEMONIACI E CON LUI IN STATO DI SHOCK SIAMO NELLA MERDA FINO AL COLLO, non letteralmente certo, ma ci siamo.- dico, abbassando leggermente il tono di voce. -GIURO SULLA MIA SANITA’ MENTALE CHE QUANDO MI TROVO TRA LE MANI QUEL… QUEL... QUELLO SCHIFOSO INSETTO LO SPIACCICO FINCHE’ NON GLI ESCONO LE BUDELLA! E NON GUARDARMI CON QUELLA FACCIA, INUYASHA, CHE POTREI DECIDERE DI SFOGARE LA MIA FRUSTRAZIONE SU DI TE!-

Termino che sto ansimando.

Inuyasha e Kagome mi guardano con gli occhi e la bocca spalancati e, ne sono certa, anche Sesshomaru al mio fianco deve avere più o meno quell’espressione.

Kagome, dopo qualche secondo, alza le mani e si avvicina lentamente. -Caaalma, Ayame, va tutto bene, occhei? Rilassati, tranquilla Ayame, tranquilla.-

Mi sta trattando come un cane, oppure sono io che sto fraintendendo la situazione?

-Se vuoi, Aya-chan, chiamiamo un esorcista, sono sicuro che ce ne sono parecchi in questa zona.- dice Inuyasha sarcastico, iniziando a guardarsi in giro con le braccia incrociate.

-Non mi prendere per il culo, Inuyasha!- sbotto, ancora ansimante per lo sfogo di poco fa.

-State zitti.- ci interrompe Sesshomaru. Solo in quel momento, un po’ per la sorpresa, un po’ per il suo tono di voce, ho il coraggio di girarmi verso di lui.

Per la seconda volta nel giro di mezz’ora, temo di smascellarmi dalla sorpresa: l’unica cosa che il mio cervello è capace di ripetere come un mantra è bello bello bello bello bello bello. A quanto pare, non sono semplicemente i suoi graziosi tratti demoniaci a renderlo assolutamente meraviglioso. Perfetto. E’ perfetto anche da umano, con i capelli e gli occhi neri, così diversi dal solito. Perfetto.

-Che succede?- gli domando sottovoce, guardandolo come se lo volessi mangiare. Speriamo non se ne accorga.

Sesshomaru, decisamente più calmo di prima, con un cenno della testa ci indica un punto alla nostra destra. Noi ci voltiamo e, orrore degli orrori, vediamo un grosso, grossissimo, gigantesco, demone ragno scendere molto sciallamente da un albero roteando i suoi occhietti iniettati di sangue. Ho come la sensazione che ai suoi occhi abbiamo la forma di un bello spuntino.

In effetti, Sesshomaru è davvero un bel bocconcino.

I miei pensieri sono interrotti dall’urlo a squarciagola di Kagome, tanto forte da costringermi a tapparmi le orecchie con entrambe le mani e a ringraziare nuovamente i Kami per la grande fortuna concessami.

-Kacchan…- sussurro tra i denti, mentre Inuyasha con un balzo si para davanti a noi e si schiocca le nocche. Ammetto che, in un primo momento, avrei voluto anche io cacciare un urlo, ma ho cercato di trattenermi: d’altronde sono una mezzodemone, non posso abbassarmi a tanto.

-A noi due, dannato! Finalmente un po’ di azione!- esclama il mio fratellino, prima di gettarsi addosso al demone e farlo a fettine con la sola forza dei suoi artigli.

Non riesco a trattenermi dall’esclamare un “Yeah”, subito fulminata da uno sguardo di Sesshomaru. Ops!

-Invece di fare chiasso, ci conviene uscire da questa tana di demoni ragno.- dice, alzando lo sguardo verso le chiome più alte degli alberi. Io seguo il suo sguardo e un brivido mi scende lungo la schiena.

-Oh, per Kamisama- sussurro, vedendo decine, anzi centinaia di demoni scendere dai rami e avvicinarsi a noi, con tutta l’intenzione di mangiarci per cena.

Non voglio essere mangiataaaaaaaaaaa! Sigh!

-Ragazzi…- sussurro, cercando di costringere Kagome a non arrampicarsi addosso a me, poiché la cosa non avrebbe giovato a nessuna delle due. -dobbiamo darcela a gambe. E in fretta!- esclamo, prendendo la mia amica per mano e iniziando a correre più veloce della luce.

Vi prego Kami, vi prego, vi prego, vi prego…

-Basta uscire dalla loro tana, non ci seguiranno.- dice Sesshomaru, poco più dietro di me, mentre Inuyasha respinge i demoni dietro di noi e io cerco di aprirci la strada distruggendo rovi su rovi. Santo cielo, ma potarlo ogni tanto questo bosco, no?

-E dov’è l’uscita?-

-Non ne ho idea.-

A quel punto ho la tentazione di sbattermi una mano sulla fronte, ma non posso perché ho entrambe le mani occupate. -Kacchan, smettila di urlare, per favore!- esclamo ad un certo punto, proprio mentre ci abbassiamo per evitare un grosso e grasso demone che sta per atterrare sulle nostre teste.

-Scusa…- pigola lei, stringendomi più forte la mano.

Dopo qualche minuto di corsa sfrenata, mi rendo conto che gli alberi si stanno diradando e che la luce del sole è molto più forte e intimo Kagome a fare l’ultimo sforzo. Con una sensazione immensa di sollievo, usciamo dalla foresta e ci ritroviamo su un grande prato verde. Sesshomaru sbuca immediatamente dopo di Kagome e tutti ci voltiamo indietro, mentre io mi affianco ad Inucchan e lo aiuto a respingere gli ultimi schifosissimi e orribilissimi ragni.

-Magnifico! Magnifico!- esclama mio fratello, scuotendo le spalle e guardando i resti dei demoni con un sorriso soddisfatto, mentre io riesco solo ad arricciare il naso: il loro fetore è qualcosa di pestilenziale.

Fisso mio fratello con un sopracciglio alzato: tutta quest’euforia per aver combattuto contro dei mostri? Certo, posso capire che questa vita da selvaggio possa mancargli, ma fino a questo punto..

Quasi quasi me lo immagino a iniziare a saltellare e battere le mani, tutto contento. Oh, mi sarei fatta tante di quelle risate!

In ogni caso, Kagome deve pensarla proprio come me, perché guarda il suo ragazzo come se avesse appena detto di volersi fare il bidet con l’acido muriatico. -Stai scherzando?- domanda, con la voce più alta di un paio di ottave. -Magnifico? E’… è… è orribile!-

Inuyasha scuote le spalle. -Sei una donna, non puoi capire certe cose.- dice, con un’espressione di superiorità. Quanto mi piacerebbe tirarti quelle orecchiette batuffolose, Inucchan..

A quel punto, Kagome si volta verso di me, con le mani sui fianchi. -Ayame, tu sei una donna.- oh, grazie per essertene accorta! -Dacci la tua opinione.-

Io apro e chiudo la bocca un paio di volte, guardando Sesshomaru interrogativa. Chiedo l’aiuto del pubblico, Maru, cerca di comprendere e salva la tua Aya-chan!

Sesshomaru alza gli occhi al cielo, probabilmente chiedendosi per quale ragione si trovi in questa gabbia di matti.

Ah beh!

-Ehm… dico che è un bene che siamo usciti da questo pasticcio. Adesso, possiamo trovare un modo per tornarcene a casa.- rispondo, pratica e soddisfatta di me stessa. Potrei fare carriera in politica, io!

-Non direi proprio.- sbuffa Maru, voltando la testa verso il prato e guidando i nostri sguardi ad un gruppetto di persone, tra le quali spicca una macchia rossa e un grande demone drago a due teste.

Assottiglio gli occhi e distinguo chiaramente Inuyasha con addosso un enorme sacco rosso, una Kagome con una deliziosa divisa scolastica verde, Miroku e Sango, un graziosissimo demone volpe, Sesshomaru, Jaken, la piccola Rin e, infine, Ah-Uhn. E tutti che guardano sorpresi nella nostra direzione.

Ma voi credevate davvero che i nostri guai fossero finiti? Nossignore! Con Ayame Taisho i guai sono quotidiani! Ma, d’altronde, che problema c’è?, noi ridiamo in faccia al pericolo! Ahahahahahah!

-Ah cazzo…- sibilo, con tutta l’intenzione di prendere per mano Maru e tornare a farci mangiare dai ragni. Ugh, che fine orribile! -Ma perché a noi?!?- sussurro, guardando l’Inuyasha del passato avvicinarsi a passo spedito, tenendo sulla spalla un enorme spadone che, temo, debba essere anche molto affilato.

-Che razza di demoni mutaforma siete, voialtri dannati?- ci domanda arrogante, non appena è a distanza d’udito. Gli altri, come per riflesso, si stanno avvicinando dietro al mezzodemone; addirittura Sesshomaru, ma quest’ultimo non sembra molto sorpreso come tutti gli altri. Ah, quasi dimenticavo: se siamo molto ma molto sfortunati, siamo capitati in un tempo successivo a quello del mio precedente disastroso viaggio nel tempo. E visto che noi siamo davvero molto, ma molto sfortunati, sono ragionevolmente convinta che sia così.

-Oh, ciccio, dannato lo dici a tuo fratello, chiaro?!?- esclamo rivolta ad Inuyasha e il suo spadone, rendendomi conto subito dopo dell’enorme gaffe. -Ops, scusa, Maru.- sussurro, girandomi verso il ragazzo a fianco a me, che mi sta guardando male come mai in vita sua. No, beh dai, all’inizio della nostra convivenza mi guardava paggio: che magnifica notizia!

-Non mi prendere in giro, ragazzina! Chi diavolo siete?- ripete nuovamente il mezzodemone, continuando a minacciarmi con la sua spada. Vi dirò: le mie pantofole a orsacchiotto sono più terrificanti, ma probabilmente questo dipende solo dalla mia incapacità di provare paura di fronte a un tipo come mio fratello.

In ogni caso, non riesco a rispondere, perché Kagome mi tira tutta tremante una manica e sono costretta a voltarmi verso di lei, mentre Inucchan si avvicina al suo sé del passato e gli intima di abbassare l’arma. Ovviamente, sempre con le sue maniere da orso. Cosa vi aspettavate?!?

-Cosa c’è, Kagome?- le domando. Lei mi indica la Kagome del passato -santi Kami, che casino!- mentre quest’ultima ci guarda con gli occhi fuori dalle orbite.

-Sono io che non ci vedo più, oppure quella ragazza è identica a me?- mi sussurra, non riuscendo a distogliere lo sguardo dalla ragazza in verde.

Rimango zitta qualche secondo. Ritengo, dunque, che Inuyasha non abbia detto a Kacchan della Kagome del passato. Ottimo.

-Ehi, Inucchan.- lo chiamo, girandomi verso di lui e guardandolo con sufficienza. –Kagome, qui presente, si sta chiedendo se ha urgente bisogno di un paio di occhiali, perché non si spiega il fatto che ci sia un’altra ragazza identica spiccicata a lei. Cosa devo risponderle?- chiedo, vedendo lo sguardo di mio fratello passare prima a me, poi a Kacchan, poi alla Kagome del passato e infine al suo sé davanti a lui.

A quel punto, mi volto nuovamente verso la mia amica. -Ritengo che tu sia completamente sana, Kacchan.- le rispondo, guardandola girasi a destra e sinistra in cerca di una risposta. Poi lo sguardo, quasi casualmente, le cade su Rin, che si sta sbracciando per farsi notare da me. Ricordo: noi siamo molto, molto, molto sfortunati.

-Inuyasha, sei uno stronzo!- esclama, in un lampo di comprensione.

Sento Sesshomaru sbuffare alla mia sinistra, così faccio un passo vicino a lui tanto da far sfiorare almeno le nostre aure, mentre saluto Rin-chan con un cenno e passo lo sguardo sugli altri componenti dello strano gruppetto Sengokuiano. Gli unici che non hanno un’espressione sorpresa sono, sicuramente, Rin-chan e Sesshomaru, che fissa il suo sé futuro e decisamente non deve essere molto soddisfatto da quello che vede. Razza di Principino Barboncinoso

-Maru?- lo chiamo, sottovoce.

-Dimmi.-

-Prima della fine della giornata raccoglieremo polpettine di Inuyasha.- dico, sospirando a mia volta. No, non mi sento in colpa, se proprio volete saperlo.

-Sarebbe anche ora.- mi dice di rimando Maru, guardando Inuyasha avvicinarsi lentamente a Kacchan, alla quale stanno uscendo i fumi dalle orecchie.

-Non ti avvicinare, Inuyasha!-

-Ma Kagome…-

-Ma Kagome un corno!!! Vattene a quel paese, io con te non ho più intenzione di avere a che fare! Ho ben altro da fare che passare la mia vita come rimpiazzo!- urla, facendo trasalire la sua “gemella”, che sta alternando il suo sguardo interrogativo tra noi e Sango.

-Ottimo, davvero ottimo, Inuyasha.- dico, annuendo e guardando Kagome fare dietro-front e allontanarsi verso la foresta. -Questa è stata proprio una genialata, complimenti, davvero.- continuo asciutta, guadagnandomi occhiate disperate da mio fratello.

-Cosa…cosa…?-

-Cosa devi fare, Inuyasha?- domando, provando una voglia pazzesca di tirargli un pugno in faccia. -Fai meno il cretino, cretino! E, per questa volta, non ti dirò che te l’avevo detto. Mamma mia, che imbecille che sei!-

-Potresti aiutarmi, invece di stare qui a criticare, non credi?- ribatte lui, decisissimo a ignorare l’altro Inuyasha che sta chiedendo a gran voce spiegazioni, seguito da un Jaken che gracchia e da una Rin che tenta di ricordargli chi sono. Sono sicura che ci è arrivato da solo, Rin-chan.

-Aiutarti? L’unica cosa che ti aiuterebbe adesso sarebbe un miracolo, ma ti posso garantire che lassù sono finiti, perché è da almeno un’ora che li sto chiedendo!- mi trattengo dallo sbraitare, solamente perché Maru mi ha messo una mano sul braccio con l’intento di farmi calmare. -Vado dietro a Kagome: non vorrei che qualche coso la usasse come spuntino.-  concludo, lanciando uno sguardo a Maru.

-Ce la caveremo.- mi rassicura lui.

Annuisco e lancio un ultimo sguardo agli altri, prima di gettarmi all’inseguimento della mia amica.

-Per tutti gli déi dell’Olimpo! Kagome, aspettaaaaa!-

 

Raggiungo Kagome dopo qualche minuto, avendola lasciata allontanare appositamente per non essere più a portata d’orecchio e per poter parlare in santa pace.

Certo, come se in questo momento si potesse fare qualsiasi cosa in santa pace!

-Kacchan…-

-Vattene.-

-Kagome, per favore…-

-…-

-Kagome?-

-…-

-Kagome, per Zeus, parlami!-

Kagome alza il viso e vedo che le sue guance sono rigate di lacrime.

-Oh, Kagome!- esclamo, correndo ad abbracciarla. Kagome appoggia la testa sulla mia spalla e scoppia in un pianto disperato, che mi spezza il cuore.

Rimaniamo in quella posizione per parecchi minuti, seduti sull’erba di un bosco dell’epoca Sengoku, così lontane da casa eppure così vicine.

Ho come una sensazione di dejà-vù, che mi riporta ad alcuni mesi fa, dopo la malattia di Sesshomaru: se ci ripenso, sento ancora una tremenda e dolorosa stretta allo stomaco. Accarezzo i capelli della mia amica, finché non sento che si calma, poi mi alzo e aiuto lei a fare altrettanto.

-Ascolta, Kagome: potrò non essere nella testa di Inuyasha, ma so per certo che lui ti ama davvero e non ti ritiene un rimpiazzo. Vedi, Inuyasha ha fatto quello che Sesshomaru ha impiegato un po’ per capire: noi -io e te- siamo più che le ombre di coloro che eravamo in passato. Io non sono Rin, così come tu non sei quella ragazza. In noi c’è altro, c’è di più, c’è un’intera personalità da conoscere e comprendere e non ci si può basare su quello che eravamo. Inucchan l’ha capito prima di chiunque altro e ti ha amata ugualmente, così come ha fatto nostro padre con Izayoi -che è non è altro che la reincarnazione della vera madre di Inuyasha.- e come, infine, ha fatto Sesshomaru con me.-

La mia amica mi guarda con gli occhioni scuri spalancati e in essi vedo un lumicino di speranza, completamente assente nei minuti precedenti.

Faccio un sospiro di sollievo mentale e prendo la mia amica per mano, tirandola dolcemente verso il limitare del bosco.

-Andiamo, Kacchan: i Kami ci hanno assistito fino ad ora, ma tu non hai idea di quanti demoni ci siano in questo grumo di alberi.-

A quelle parole, Kagome si trasforma in una piovra e me la ritrovo completamente addosso.

-Kacchan, ti imploro! Staccati: soffoco!-

-Andiamocene di qui, perpiacereperpiacereperpiacere!-

Io annuisco e la prendo nuovamente per mano, conducendola verso il gruppetto che avevamo abbandonato poco prima. Spero che si siano spiegati in qualche modo, come spero che i due Inuyasha non abbiano preso a litigare: sarebbe uno spettacolo abbastanza inquietante. Oltre che pessimo.

-Senti… non sei obbligata a parlargli.- dico a Kagome, ben sapendo che il suo “ragazzo” è a portata d’orecchio. -E’ un idiota e come idiota devi trattarlo. Per lo meno finché non si prostra ai tuoi piedi e ti chiede scusa in tutte le lingue del mondo.-

-Dici che se lo procurerà un vocabolario?-

Scoppio a ridere vedendo il suo sguardo malizioso. -Sei adorabile quando fai così!- le dico, dandole un buffetto su una guancia.

Non appena siamo abbastanza vicine, spostiamo entrambe lo sguardo sui nostri amici -e non- e, non appena si accorgono di noi, ricambiano curiosi lo sguardo. Mio fratello Inuyasha, dopo aver visto la sua Kagome vicino a me, fa un sospiro di sollievo e io gli lancio un’occhiataccia, sicura che la veda anche da quella distanza.

Se pensa che abbia convinto Kagome a perdonarlo, starà fresco per un bel po’. Così impara a fare il gorilla senza cervello. Uh-uh-uh!

 

 

 

Angolino dell’autrice: Rieccomi con un nuovo capitolo! Ayame e i suoi amici sono finiti nell’epoca Sengoku e, ovviamente, non potevano evitare di incontrare le loro controparti passate; Inuysha e Kagome hanno litigato e, vi posso assicurare, che questa non sarà una faccenda che si risolverà in pochi capitoli; infine, dulcis in fundo, ecco un piccolo assaggio di Sesshomaru senza poteri demoniaci: le cose tra lui e Ayame riusciranno a rimanere uguali oppure sorgeranno difficoltà?

Vi ringrazio tantissimo per tutte le bellissime recensioni: ovviamente, avrete le risposte appena possibile. Ringrazio anche chi ha solo letto e chi ha messo questa storia in una delle liste.

Al prossimo capitolo!

Sami

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Capitolo 3
*** Dice il saggio: se vuoi avere salva la vita, mai utilizzare la frase “poteva andare peggio”. ***


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3. Dice il saggio: se vuoi avere salva la vita, mai utilizzare la frase “poteva andare peggio”.

 

Io e Kagome arriviamo in mezzo al gruppo di demoni e non, passati e futuri e tutti fanno un silenzio di tomba, incuriositi dal nostro arrivo e, probabilmente, dalla nostra stessa presenza. Come poco prima, lancio un’occhiata generale: la Kagome del passato è talmente confusa che non sa se contenere la sua stessa curiosità o darle sfogo, Inuyasha e Sesshomaru del passato ci guardano in cagnesco -santo cielo, devono essere stati proprio scioccati da questo mescolamento di identità!-, mentre Inucchan ha il faccino da cane bastonato. -Kagome…- sussurra, mentre la mia amica rivolge un sorriso a Sango e Miroku ignorando completamente il fidanzato.

Io non posso fare a meno di ghignare divertita, ma sono costretta a spostare la mia attenzione alla piccola Rin, che mi è corsa incontro e mi è saltata in braccio.

-Avevo tanta voglia di rivederti, Aya-chan.- mi dice, con la sua vocina sottile sottile.

Io ridacchio, abbracciandola. -Anche io, piccolina.- le sussurro all’orecchio, incontrando lo sguardo castano del mio Maru. Gli faccio l’occhiolino, mentre lui mi rivolge un microscopico sorrisino confuso.

Mi perdo per un attimo nei suoi occhi e solo le parole sussurrate di Miroku mi distolgono da lui.

-Guarda, Kagome:- dice alla studentessa vestita in verde -sembra che tra Sesshomaru del futuro e la ragazza assomigliante alla piccola Rin ci sia una certa affinità.- Kagome mi guarda spalancando gli occhi, mentre sento Inuyasha trattenere il respiro, infastidito: se solo sapesse che scenata ha fatto il suo sé del futuro quando l’ha saputo!

Non ho il coraggio di voltarmi verso il Principe dei Demoni Ghiacciolosi che, a causa di tutte le rivelazioni di quella giornata, avrebbe tranquillamente potuto avere una crisi di nervi dopo le parole del monaco: solo i Kami sanno quanto ci aveva messo il mio Maru per accettare tutta quella situazione e non sono nemmeno certa di come abbia realmente preso la perdita dei suoi poteri demoniaci.

Metto giù Rin-chan e sto per girarmi verso Miroku per ricordargli che, disgraziatamente per lui, anche io ho un nome, quando mi squilla il cellulare.

Guardo i miei fratelli e Kagome allibita per qualche attimo, poi mi affretto a rispondere.

-Pronto?-

-Ayame, tesoro, dove siete?- dice la voce di mio padre, dall’altra parte dell’apparecchio.

-Oh, papà!- esclamo, sentendo la speranza invadermi il cuore. Non avevo capito di quanto fossi stata tesa fino a quel momento.

-Ayame, cosa è successo?- mi chiede Inu Taisho, la voce un po’ distorta dal cellulare, ma sempre dolce.

-E’ successo un…un… una catastrofe!- dico, allontanandomi di qualche passo, nervosa e agitata.

-Come una catastrofe?!?- grida la voce di mamma, più alta di qualche ottava.

-La macchina di Maru si è fermata in mezzo all’autostrada e abbiamo fatto un pezzo di strada a piedi, e c’erano quei corvacci…-

-Corvacci?- chiede mio padre, stranito.

-Si!- dico, -ma non è importante. Ad un certo punto è spuntato Kyosuke e non-so-come ha… rubato i poteri demoniaci di Maru e…-

-Come rubato i poteri demoniaci?- esclamano forte gli altri due, costringendomi a togliermi il cellulare dall’orecchio, certa che l’urlo dei nostri genitori si sia sentito fin dall’altra parte del Giappone. Maru alza leggermente un sopracciglio.

-E poi ci ha spediti nell’epoca Sengoku.- termino.

Tre secondi di silenzio.

-Ma Sesshomaru sta bene, vero? Vero???- mi chiede trafelato papà, con un tremito nella voce.

-Si, sta bene. Fisicamente.- aggiungo, dopo averci pensato un attimo.

Sento mamma e papà sospirare.

-Ve lo passo?- chiedo loro, ben sapendo che sarebbe stata la loro prossima richiesta.

-Si, grazie cara.- mi risponde mamma, così io passo il cellulare a Maru.

Vedo con la coda dell’occhio un Inuyasha sorpreso guardare Sesshomaru: gli sguardi dei due fratellastri si incontrarono qualche secondo, entrambi con la stessa espressione confusa e sorpresa, sebbene, lo ammetto, sia abbastanza strano immaginare Sesshomaru con un’espressione. Tuttavia, mi dico, probabilmente ciò è dato al fatto che io abbia chiamato papà suo padre. E forse anche perché tale padre si è dimostrato molto più preoccupato per lui di come si sarebbe dimostrato a quel tempo.

-Figliolo? Stai bene?- sento nostro padre chiedere, così riporto tutta l’attenzione a Maru e al mio cellulare stretto tra le sue -bellissime- mani.

-Si… credo. Si.- aggiunge, sembrando più sicuro di sé.

-Ma sei sicurooo?- grida mia madre, probabilmente spaventata che lui non la senta.

-Certo, Izayoi. Non ti preoccupare.- risponde Maru, facendo trasalire l’Inuyasha del passato.

Certo: Izayoi era anche il nome della sua madre naturale e di certo non può sapere che nostra madre è la sua reincarnazione.

Sorrido dolcemente, cercando di non farmi notare, a causa del tono di voce e delle parole di Sesshomaru. Avendo le sue due “versioni” così vicine, è facile fare un confronto ed è altrettanto facile notare le enormi differenze.

-Figliolo.- sta dicendo papà. -Dovrei essere in Europa: se mi veniste a cercare…-

-No.- lo interrompe Maru. -Ce la caveremo.- assicura, con le stesse parole che aveva usato per convincermi ad andare a cercare Kagome pochi minuti prima.

Non sento la risposta di mio padre, distratta dal discorso che avevano intrapreso i due Inuyasha, Miroku, Sango e la Kagome del passato che, ogni tanto, si premurava di lanciare qualche occhiatina a Kacchan, probabilmente per chiedersi quale sarebbe stato il momento giusto per andarle a parlare.

-State attenti.- dice nostro padre. -E prendevi cura gli uni degli altri… specialmente di Inuyasha.- aggiunge dopo una piccola pausa. Io e Maru ci scambiamo uno sguardo d’intesa e dopodiché Maru tranquillizza nuovamente i nostri genitori.

-Certo. Staremo attenti noi a Inuyasha.- dice, mentre Inucchan si gira verso di noi sentendosi preso in causa.

-Cosa?!?- domanda, con una divertentissima espressione da trota ammuffita.

-Papà dice che ti dobbiamo tenere d’occhio.-

-Cosa? Ma non è vero!-

-Si, figliolo.- risponde Inu, accondiscendente.

-No!-

-Si.-

-Ayame è più piccola! Ha meno esperienza!-

E adesso cosa cavolo c’entro io?!?

-Tua sorella è più giudiziosa.- afferma lui, sempre con tono accondiscendente, come se stesse spiegando al figlio perché non doveva accettare caramelle dagli sconosciuti.

-Si, Inucchan, tua sorella è più giudiziosa.- ripeto io, sottovoce, guardandomi le unghie con finta modestia.

-Su questo ho parecchio da obiettare.-

-Cosa vorresti dire, imbecille?- esclamo io, già immaginando dove voleva andare a parare.

-Dico semplicemente che le tue scelte sono alquanto… discutibili.-

Io stringo i pugni. -Come ti permetti, razza di… di… pechinese rabbioso!- ringhio, avvicinandomi di qualche passo verso di lui con tutta l’intenzione di prenderlo a pugni.

Se si azzarda a insultare di nuovo l’amore della mia vita si sarebbe ritroverà senza denti in un batter d’occhio!

-Ayame, tesoro, sii giudiziosa.- dice mio padre, dalla cornetta.

Io mi blocco sul posto e ghigno rivolta a Inucchan, che assottiglia gli occhi e mi lancia un’occhiata terribile, prima di voltarsi a sua volta e andarsi a sedere a ridosso di un albero, imbronciandosi.

Roteo gli occhi, anche se ormai non mi stupisco più dei comportamenti di Inucchan, e prendo dalle mani di Maru il mio telefono che mi affretto a rimettere in borsa.

Non so per quale Kami, ma questa mattina prima di scendere dalla macchina ho avuto la geniale idea di portarmi dietro la borsa, con il cellulare, l’IPod e qualche altra utile cosuccia come la mia spazzola portatile e un paio di pacchetti di chewing gum alla menta. Si, li ho comprati proprio perché alla pubblicità dicono sempre che fanno diventare i denti color “biaco-accecante-come-una-luce-da-camera-operatoria”, ma credo che, alla fine, sia solo l’ennesima bufala. In ogni caso, sono buoni.

-Quindi voi siete… venuti dal futuro?- domanda titubante Kagome, aggrottando le sopracciglia.

Inucchan si limita ad annuire un volta sola, evitando di guardarla in faccia.

-Come avete fatto? Sono certa di non avervi mai visto al Pozzo Mangiaossa.-

-Pozzo Mangiaossa?- chiede Kacchan, guardando la sua gemella negli occhi. Entrambe si fissano per qualche secondo, poi distolgono lo sguardo quasi contemporaneamente.

-Siamo arrivati con una delle Perle Ako.- interviene Maru, squadrando tutti i presenti con i suoi penetranti occhi neri.

Perle Ako? Non credevo si chiamassero così.

-E che diavolo sono?- esclama Inuyasha, con tono tagliente e diffidente.

-Semplice:- risponde Maru, paziente. -sono perle che permettono di viaggiare nel passato per un periodo limitato di tempo.-

-Impossibile! Lo saprei sicuramente se esistessero gemme di questo tipo!-

-A quanto pare non lo sai, Inuyasha.- esclama Sesshomaru di questo tempo, tagliente, e guardando il fratellastro con la sua solita espressione gelida.

Rabbrividisco: sono quasi certa che Sesshomaru sarebbe capace di portare una tormenta di neve con la sola potenza del suo sopracciglio inarcato.

Scuoto la testa e mi vado sedere vicino a Kacchan, intrecciando le dita con le sue, per darle un po’ di conforto. Lei mi sorride e io mi limito a strizzarle l’occhio, complice.

-Quindi provenite dal futuro, come Kagome?- ci chiede Sango, parlando per la prima volta.

-Si.- dico io. -Dal ventunesimo secolo.-

-E tu… sei me?- chiede Kagome, girandosi nella nostra direzione e guardando la mia amica.

-No. Sono la tua reincarnazione.- le spiega, con un mezzo sorriso, cercando di non incontrare lo sguardo di Inucchan, che la sta ancora fissando da dietro Kagome.

Io incrocio le braccia sotto il seno.

-Qualunque sia la spiegazione, dovete tornarvene a casa! Siete assolutamente fuori luogo e qui ci sono parecchi problemi da sistemare: di certo non potete restare a disturbare Padron Sesshomaru!-

Ah, mi sembrava strano che il rospo non ci avesse ancora messo la lingua!

-Jaken, stai zitto.- lo zittisce immediatamente Sesshomaru.

-Ma padrone…-

-Il tuo padrone ha detto zitto.- dice a mezza voce Miroku, dandogli una botta in testa con il suo bastone da monaco.

Io ridacchio con una mano davanti alla bocca, seguita da Rin, che, probabilmente, ha visto quella scena mille volte.

-Tralasciando la rana, sapete come tornare a casa?- ci chiede Miroku, guardandoci alternativamente e, nello stesso tempo, tenendo d’occhio Jaken. Sapevo dai racconti di Inuyasha che avrebbe potuto purificarlo immediatamente, se avesse voluto.

-E’ la grandezza della perla che indica quanto tempo dura il viaggio nel passato.- dico.

-E questa quanto era grande?-

Io e Maru ci guardiamo per qualche istante e, ancora, non riesco a capacitarmi di quanto sia bello anche da umano. Io, al contrario suo, da umana sono talmente sciatta da fare paura.

-Parecchio.- concludo, dopo qualche secondo di silenzio. -E comunque, prima di tornare, dobbiamo recuperare i poteri demoniaci di Sesshomaru.- dico, evitando di usare il diminutivo: non è il caso di metterlo più in imbarazzo di quello che si sente.

-E perché mai?- chiede Inucchan, uscendo dalla sua nube di depressione e ostilità.

-Perché mai?- chiedo io, allibita. -Che domande sono, Inuyasha?-

Mio fratello non risponde, mentre Kacchan sbuffa e dice qualcosa che assomiglia terribilmente a un: -Che infantile…-

In ogni caso, io sono totalmente d’accordo.

-Inuyasha!-

-Sarà pericoloso.- sussurra, ma vedo già che non è convinto di quello che dice. Dopo tanti anni e specialmente negli ultimi mesi, deve essersi affezionato parecchio a lui.

-E chi se ne frega. E’ tuo fratello, più di quanto lo sono io.-

E qui il discorso cade.

 

-Chi?!?-

-Na-ra-ku.- mi fa lo spelling Miroku, mentre mi si avvicina lentamente da dietro. -Ma non ti devi preoccupare, dolce signorina: ci sono gli uomini che ti proteggeranno!- conclude, prima di palparmi il sedere. Il Miroku di quest’epoca deve adorare i jeans, dato che è tutto il tempo che fissa le mie gambe e quelle di Kagome.

Con un movimento fulmineo -prodotto di molti anni di allenamento- gli stampo una cinquina su una guancia, seguita da Sango che gli cala in testa una specie di boomerang gigante.

-Beeeello quello! Cos’è?- chiedo, indicando con il dito l’oggetto e ignorando il monaco che prende a scusarsi con Sango, usando lo stesso tono e gli stessi soprannomi di quello del mio tempo. Prevedibile.

-Si chiama Hiraikotsu ed è la mia arma da sterminatrice: è costruito con ossa di demone.-

-Oh.- sussurro, guardando ammirata Hiraikotsu e pensando che deve essere un’arma immensamente pesante. -Lo usi spesso su Miroku?- chiedo, gioviale, facendo scoppiare a ridere la giovane sterminatrice.

-Certo. La sua perversione non ha limiti.- mi risponde, alzando gli occhi al cielo.

-Comunque, saremmo felici se viaggiaste con noi.- dice Kagome, rivolgendosi alla sua gemella e sorridendole timidamente.

-Che cosa?!?- esclama Inuyasha, seguito a ruota da mio fratello. Le loro voci, identiche, si sovrappongono per qualche istante e mi sembra di sentire un eco.

Io e le due Kagome ci scambiamo occhiate ironiche.

-Non abbiamo assolutamente bisogno di viaggiare con loro! Recupereremo i poteri demoniaci di mio fratello e aspetteremo di tornare a casa!- ci dice Inucchan, facendo inarcare un sopracciglio a Maru. Effettivamente, ora che ci penso, sono rare le volte che Inucchan si rivolge a Maru chiamandolo “fratello”.

-Non avevi detto tu che “sarebbe stato pericoloso”? Più siamo, meglio è.- dico, incrociando le braccia.

-Ayame ha ragione.- dice Maru e sono certissima che quelle parole gli costino davvero molto. Per un attimo, mi rendo conto di ammirarlo davvero per come sta affrontando la sua situazione e mi riprometto di parlargli il prima possibile.

Inucchan sbuffa. -Perché diavolo oggi nessuno mi da retta?!?- chiede, senza rivolgersi a nessuno in particolare.

-Perché dici idiozie.- dice glaciale Kacchan, non guardandolo in faccia e chinandosi a prendere la sua borsa.

Rimango per un attimo a bocca aperta e fisso la mia amica. Wow, che caratterino ragazzi!

-Kacchan, mi sorprendi ogni momento di più.- le sussurro. Lei mi guarda maliziosa e io mi ritrovo con un espressione da trota: impossibile che quella sia la Kagome che conosco! Cosa le è successo da un momento all’altro? E’ stata sostituita e io non me ne sono accorta?

La guardo recuperare la sua borsa e avvicinarsi alla sua gemella. -Ci avviamo? Da qualche parte dovremmo pure iniziare a cercare, no?- domanda, mentre Miroku le si avvicina di soppiatto e le palpa il sedere, subito colpito da Sango. Ma non gli bastano tutte le botte che si prende durante il giorno, a quello là? E’ puro masochismo!

Rin mi si avvicina correndo e si volta in direzione di Sesshomaru.

-Signor Sesshomaru!- chiama con la sua vocina squillante. Il demone bianco si gira, mentre io alzo un sopracciglio in direzione della bambina.

-Signor Sesshomaru, la prego: andiamo anche noi con Ayame e gli altri?-

Spalanco gli occhi sorpresa e guardo anche io il demone supplicante: sarebbe stato splendido restare con Rin durante la mia permanenza nel Sengoku.

Mi sembra di sentire l’Inuyasha del passato protestare vivacemente, subito zittito da Kagome. In ogni caso, dubito che la sua opinione in questo ambito sarebbe stata importante.

-Non dire sciocchezze, Rin! Di certo il padrone non viaggerà mai con questa genta…-

-Si.-

Jaken si zittisce di botto, con la bocca ancora spalancata e si volta verso il suo padrone. Vedendo l’occhiataccia che quello gli sta rivolgendo, si sbriga a inchinarsi e a blaterare qualche scusa, che Sesshomaru prontamente evita.

Da parte sua, la piccola Rin mi sorride a trentadue denti e mi salta in braccio, cingendomi il collo con le due braccine. -Che bello, Aya-chan, viaggeremo insieme!-

Io non le rispondo, troppo occupata a fissare Sesshomaru che, dopo aver brillantemente esposto la sua idea, si incammina, seguito da Jaken tutto omaggi e inchini.

-Sesshomaru, dannato, dobbiamo andare dall’altra parte: Naraku è per di là!- esclama Inuyasha, indicando la direzione con lo spadone che in mano sua sembra leggero come una piuma.

-Non stiamo andando a cercare Naraku.- risponde lui, continuando a camminare e non degnandolo neanche di un’occhiata. Quando si dice freddo come un iceberg…

Mi giro verso il mio ragazzo e lo guardo con un sopracciglio alzato: che è preso al suo sé passato, tutto d’un tratto?

Lui fa spallucce e ci supera, andando dietro al gruppo che si stava iniziando a muovere.

-Io gli uomini non li capirò mai.- dico a Rin, mentre lei ridacchia ancora tra le mie braccia.

Mi incammino anche io, rimanendo in coda al gruppo. Dunque: due Sesshomaru, due Inuyasha, Miroku depravato, Sango sterminatrice, due Kagome, tra cui una incazzatissimissima, un nanetto rompiballe e come dimenticare la piccola Rin? Ah, si, ci sono anche io.

Insomma: gruppo vacanze Sengoku, si parte!!! Dopotutto, poteva andare peggio no?

 

 

 

Angolino dell’autrice: Buonasera a tutti! Non vedevo l’ora di pubblicare questo capitolo: Ayame e gli altri fanno conoscenza con gli abitanti del Sengoku, ovviamente interrotti da Inu e Izayoi, preoccupatissimi per i loro tre pargoli. Ho cercato di dare spazio a tutti i personaggi (anche a Jaken!), al meglio che ho potuto: spero di aver fatto un lavoro passabile.

Vi ringrazio infinitamente per le recensioni e per aver letto questa storia: siete dei tesori, tutti voi! Fatemi sapere cosa pensate del capitolo e alla prossima ;*

Sami

 

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Capitolo 4
*** Dice il saggio: colui che sa ridere quando va tutto male, è perché ha già pensato a chi dare la colpa. ***


I Will Always Find You

 

 

 

4. Dice il saggio: colui che sa ridere quando va tutto male, è perché ha già pensato a chi dare la colpa.

 

Dunque, avete presente quelle situazioni in cui ci si sente in pace con il mondo, talmente felici e gioiosi che viene voglia di mettersi a ballare la conga?

Ecco, questa di certo non è una di quelle occasioni.

Inuyasha, Inucchan (li chiamerò così per comodità, d’ora in poi. Problemi?) e Jaken stanno facendo gara a chi urla più alto e, parola d’onore, il rospetto ha una vocina talmente squillante che sovrasta quella degli altri due.

Sospiro l’ennesima volta e mi giro verso Kacchan che, sono sicura, stia per esplodere.

-Adesso basta! Inuyasha, a cuccia!- grida la Kagome del passato. In un secondo, il rosario che Inuyasha ha al collo si illumina e lo trascina a terra, facendolo sprofondare nella terra per due centimetri.

-Kagome, dannata…- sussurra lui, mentre si rialza tutto dolorante.

Kacchan guarda con occhi sbalorditi la sua gemella. -Wow, voglio anche io un rosario così!- mi sussurra, facendomi ridacchiare.

-Sono d’accordo.- le dico. -Deve essere mille volte meglio di un guinzaglio con la scossa!-

-Piantatela: li aiuteremo a recuperare i poteri demoniaci e a ritornare a casa! Non penso che Naraku scappi se non lo inseguiamo per qualche settimana! E poi- aggiunge Kagome, aggrottando le sopracciglia e ignorando allegramente i pesanti insulti di Inuyasha -è come se stessi aiutando te stesso.-

Inuyasha si zittisce di botto, probabilmente ponderando sul punto di vista di Kagome.

-D’accordo. Basta che ci sbrighiamo: prima finisce questa seccatura, meglio sarà per tutti.- dice scorbutico, alzandosi e tornando a camminare poco dietro Sesshomaru che, nel frattempo, era andato parecchio più avanti.

Inucchan, mio fratello, si imbroncia e incrocia le braccia. -Non capisco perché dobbiamo viaggiare con loro! Ma hai visto che gruppo? Non resisteremo mezza giornata.-

-Preferisci rimanere da solo con me, Maru e Kacchan?- chiedo retorica, mentre lui scuote spaventato la testa. -Ecco, quindi non ti lamentare. Vedrai che con il loro aiuto ce la caveremo in poco.- concludo, sebbene non ci creda più di tanto nemmeno io.

Inucchan sospira e incrocia le braccia e, se non fosse per i vestiti, i due mezzodemoni sarebbero identici in questo momento, con tanto di espressioni imbronciate e orecchiette battuffolose.

Roteo gli occhi: dopotutto, Inucchan ha ragione. Il nostro gruppo di certo non è ben bilanciato e, tra i vari doppioni e i connubi Sesshomaru-Inuyasha delle varie epoche, dubito che staremo tranquilli. Anzi: vedo e prevedo una guerra mondiale!!!

…Beh, in ogni caso, sono ragionevolmente convinta che con la forza di Fluffy e Fluffy II il ritorno (ovvero, per chi sia interessato a saperne di più, Sesshomaru e Inuyasha) elevata alla seconda, riusciremo a ritrovare Kyosuke prima che il nostro tempo in quest’epoca finisca.

-A che pensi, Aya-chan?- mi domanda Rin, tirandomi piano una ciocca di capelli. Scuoto la testa. -A nulla tesoro.- le rispondo, avvicinandomi ad Ah-Uhn e facendola montare in groppa.

Frugo per qualche secondo nella mia borsa, sempre continuando a camminare, e tiro fuori il mio IPod: se non ricordo male, a Rin-chan la musica piace parecchio, così le do l’apparecchio e le poso un bacino sul nasino, facendola ridacchiare.

Non so se sia perché so di essere la sua reincarnazione, ma mi sento legata tantissimo a quella bambina. D’altronde, io sono lei e lei è me. Ugh, che discorso incasinato!

Però, chissà quanti anni aveva quando è morta… non gliel’ho mai chiesto a Sesshomaru e, in effetti, credo sia una delle domande tabù che non mi devono assolutamente scappare nel remoto caso in cui un giorno mi dovessi ubriacare. Non che abbia come proposito quello di ubriacarmi, anche se un goccetto di rum con Jack Sparrow me lo farei volentieri… O con Johnny Depp, non sono mica così schizzinosa, io!

Ma sto divagando.

Vedo con piacere che tra le due Kagome si è rotto il ghiaccio, sicuramente grazie all’argomento “Miroku depravato” che sta ampiamente coinvolgendo anche Sango, così non me la sento di andarle a disturbare; di andare da Inucchan non se ne parla: non vorrei essere coinvolta dalle sue lamentele petulanti -alla faccia dei suoi cinquecento anni e passa- dato che il mio equilibrio mentale, per oggi, è già stato abbastanza squilibrato, quindi l’unica valida opzione è sicuramente Sesshomaru.

Quanto mi dispiace!

Trotterello vicino a Sesshomaru -ovviamente il mio- e gli sorrido. -Come stai?- gli domando, giusto per iniziare un discorso.

-Bene.- dice, anche se ho come la sensazione che non sia realmente così: la sua postura è molto tesa e mi rendo conto che è troppo rigido per essere rilassato. Beh, d’altronde posso capirlo: avere i sensi da umani, per chi come noi è abituato alla super-vista, super-udito, super-tutto, è un vero strazio e si è costretti a stare sull’attenti il più possibile, per cercare di compensare a quella mancanza.

-Posso farti una domanda?- gli chiedo, senza pensarci.

-Non ti aspettare una risposta.- mi dice lui, sulla difensiva.

Sbuffo. -Volevo solo domandarti per quale ragione sei così sicuro- indico Sesshomaru di questo tempo, che in questo momento sta guidando la spedizione -che dobbiamo andare da quella parte.-

-Naraku è troppo potente: uno come Kyosuke di certo non si getterebbe nelle sue grinfie con il rischio di essere assorbito.-

Rimango in silenzio qualche secondo. In effetti, il ragionamento non fa una piega.

-Chiaro?- mi domanda, girandosi leggermente verso di me.

-Limpido. A meno che non abbia fatto il nostro stesso ragionamento, convinto che anche noi avremmo ragionato così e quindi non sia andato proprio dall’altra parte dato che, visto che anche noi avremmo ragionato così, saremmo andati da questa parte e così lui sarebbe stato sicuro di averci preso per i fondelli con questo ragionamento e avesse pensato che…-

-Ayame. Basta.-

Mi zittisco di botto, riuscendo finalmente a prendere una boccata d’aria.

-Però il mio ragionamento ha un senso.- sussurro piccata, attirando l’attenzione di Jaken che, data la nostra vicinanza con lui e il suo padrone, ha sentito fino all’ultima sillaba del mio sproloquio.

-Osi supporre che il Grande Signor Sesshomaru si sia sbagliato?- mi chiede con la sua vocina acuta, facendo girare leggermente anche il suddetto Grande Signore verso di noi.

-Per carità! Lungi da me la sola idea di aver insinuato una scempiaggine come questa.- gli rispondo, alzando le mani verso l’alto e guardandolo con gli occhi spalancati. Spero che il Grande Signore non abbia notato l’ironia nella mia voce, altrimenti temo in una sua rappresaglia.

-Ti conviene, ragazzina!- esclama, sventolandomi senza alcun riguardo il suo raccapricciante bastone sotto il naso. -Altrimenti Padron Sesshomaru potrebbe…- e qui si lancia in una serie infinita di tutte le cose che Padron Sesshomaru potrebbe o non potrebbe farmi, ma che non ho la forza di ascoltare interamente. Spero possiate perdonarmi.

-… con la sua potentissima frusta di luce!- esclama ad un tratto il rospetto e io esco dal mio stato catatonico.

-Ah, ma davvero?- dico a mezza voce, disinteressata, iniziando ad armeggiare con il mio cellulare: chissà che riesca a trovare una canzone abbastanza alta da coprire le insulse chiacchiere di sto demonietto.

Dopo un paio di minuti mi arrendo e spengo l’apparecchio demoralizzata: non c’è modo al mondo per far cessare la fiumana di complimenti verso Sesshomaru, così mi limito a sospirare e a continuare a camminare, concentrandomi solo sulla presenza del mio Maru al mio fianco.

 

Ci fermiamo in una piccola radura solo al tramonto e, come è logico, quasi tutti ci accasciamo al suolo, sfiniti. Guardo con la coda dell’occhio Maru e lo vedo alquanto contrariato a causa della sua stanchezza. Quasi mi faccio scappare un risolino: dopotutto, Sesshomaru alla scoperta della scomodità di avere un corpo umano è piuttosto divertente.

-Non ne posso più.- sussurra il piccolo demone volpe -che mi pare si chiami Shippo- a Kagome, che era stata usata dal suddetto come mezzo di trasporto per tutto il tempo.

-Si, in effetti viaggiare con Sesshomaru è piuttosto faticoso…- gli risponde la ragazza, subito seguita da uno sbuffo di Kacchan, che si è distesa nel prato con le braccia spalancate.

-Ma se non hai mosso un muscolo per tutto il tempo, moscerino!- lo rimbecca Inuyasha, avvicinandosi con fare minaccioso.

Il cucciolo si nasconde dietro le spalle di Kagome. -Kagomeee, Inuyasha mi tratta maleeee!-

-Inuyasha! A cuccia!-

E come è prevedibile Inuyasha si schianta fragorosamente a terra.

Però… ha parecchi assi nella manica quel bambino. Riesce a infinocchiare Inuyasha come se niente fosse… dovrei farmi insegnare qualche trucchetto!

Scoppio a ridere, guadagnandomi qualche occhiata divertita da Kagome e da Sango, mentre Miroku, gambe e braccia incrociate, si limita a scuotere la testa.

-Non ridere tu, dannata!- mi sbraita Inuyasha, alzandosi e guardandomi minaccioso. Oh, proprio non sa con chi ha a che fare.

-Senti un po’, tu, in futuro diventerò pure tua sorella, ma vedi di trattarmi con un po’ di rispetto, hai capito?-

-Come osi tu…-

-…parlare così a me?!?- termino io, riconoscendo in quella frase il marchio di fabbrica di Inucchan. Ogni tanto lui e il fratello si assomigliano in modo tremendamente irritante.

-Tu lo sai chi sono io?- esclama l’altro tutto incazzato, tirando fuori Tessaiga che, immediatamente, si trasforma nello spadone inquietante di quella mattina.

-Sfortunatamente: si.- dico io, ignorando Inucchan che spalanca pollice e indice di entrambe le mani, nel gesto universalmente noto come “mi state rompendo i coglioni”. -Ti ho in casa ventiquattro ore al giorno.-

-Ehi! Non mettere di mezzo me, adesso!- dice il suddetto dalla sua posizione a gambe penzoloni sopra il ramo di un albero. Io alzo la testa e lo guardo ironica.

-Ti faccio vedere io…- attira la mia attenzione Inuyasha che, a quanto pare, ha assolutamente bisogno di un capro espiatorio per il suo nervoso di non poter più seguire Naraku e di dover viaggiare con suo fratello moltiplicato per due. E con Jaken, che secondo me è il trauma peggiore.

Io guardo con un sopracciglio alzato la punta della spada che è a due centimetri dal mio naso e, a quel punto, iniziano a scoppiarmi i nervi. Così prendo la lama della spada in mano e faccio forza per spostarla dalla sua attuale posizione.

-Ma fammi il piace…- mi interrompo perché la tale spada inizia a sfrigolare sotto le mie mani, prima di ritornare un semplice pezzo di ferraglia arrugginito.

-Oh, oh…- sussurro, mentre tutti intorno a me si zittiscono dalle chiacchiere. Ho come la sensazione che Miroku e Inucchan abbiano addirittura scommesso su chi dei due ce l’avrebbe avuta vinta.

-Cosa… cosa hai fatto a Tessaiga?!?- grida Inuyasha, guardando scioccato il suo ex-spadone.

-Ehehops…- borbotto, stringendomi le mani dietro la schiena e facendo un paio di passi indietro.

Miroku si avvicina lentamente e sfiora Tessaiga. -L’ha purificata!-

-Ha fatto cosa?!?- chiede Inuyasha scioccato a Miroku. -Hai fatto cosa?!?- dice poi verso di me, non lasciando tempo al monaco di ripetere.

-Non… non l’ho fatto apposta. E’ che quando provo emozioni forti i poteri spirituali vanno fuori controllo e…-

-Poteri spirituali?- mi interrompe Miroku. -Se sei una mezzodemone?-

-Mia madre era una sacerdotessa abbastanza potente e quindi…-

-Tu! Falla ritornare come prima!-

Sbuffo, interrotta per la seconda volta, e mi rigiro verso Inuyasha. Wow: se gli sguardi potessero uccidere sarei già decrepita in questo momento.

-Non posso. Non sono un Kami, non faccio miracoli: altrimenti di certo non sarei qui con te, ma in una villa con piscina o a bermi un cocktail in riva al mare…- con Sesshomaru. In costume, ovviamente. O anche senza. Oh, ma sto divagando di nuovo.

-Non mi prendere in giro, ragazzina!- sbraita Inuyasha, minacciandomi, questa volta, con il suo adorabile ditino demoniaco.

-Come se tu dimostrassi chissà che età!-

E’ che proprio non ce la faccio a trattenermi! Solo i Kami -e mamma e papà- sanno quanto ci abbiamo messo io e Inuyasha ad andare d’accordo quando sono andata ad abitare con loro.

Inuyasha, come d’altronde mi aspettavo, ringhia e mi salta addosso. Faccio un volo di un paio di metri e l’impatto con il terreno mi toglie il respiro per qualche secondo, tuttavia ciò che mi preoccupa di più è sicuramente il mezzodemone incazzato che mi sta inchiodando sull’erba.

Sento a mala pena il grido di Kagome, che intima ad Inuyasha di lasciarmi stare e lo sbuffo di Maru, ormai abituato a scene del genere.

-Oh, per cortesia Inuyasha…- sussurro, dandogli una ginocchiata pericolosamente vicina alle parti basse e togliendomelo di dosso. Immediatamente, arriva tempestivamente l’A cuccia di Kagome. E’ ogni volta uno spettacolo vedere questa macchia rossa schiantarsi a terra.

-A cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a

cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia, a cuccia…-

Mi alzo lentamente, guardando allibita Inuyasha sprofondare sempre di più nella terra.

-Ugh…- sussurro, mentre mi tolgo la polvere dai vestiti.

-Kagome, Kagome, basta!- esclama Inucchan, avvicinandosi a lei e prendendola per le spalle iniziando a scuoterla lentamente, preoccupato per il suo doppione maleducato. Io spalanco gli occhi, alla vista di Kacchan: sguardo più furioso non credo di averlo mai visto sul suo viso. Fortunatamente -o sfortunatamente- nemmeno Inucchan se ne accorge sicché, mentre l’imbecille si rialza dopo tutti gli A cuccia di Kagome, quello viene verso di me, guardandomi con rimprovero.

-Hai purificato Tessaiga!- dice, sottolineando l’ovvio, come per spiegarmi il gesto del suo gemello.

-Noooo! Giura!- esclamo io ironica, incrociando le braccia sotto il seno e facendo ridacchiare Sango, Kagome e Rin-chan.

-Non fare la spiritosa con me, Ayame.-

-Scusami sai se il tuo clone imbecille mi stava puntando addosso una spada che uccide cento demoni con un solo fendente! Scusami, eh!- grido, imitando maldestramente l’occhiataccia rivoltagli poco prima da Kacchan. Inucchan fa un paio di passi indietro.

-E comunque, giusto perché tu lo sappia anche se sono sicura che lo sai già, sei un grande imbecille.- decreto, prima di prendere Tessaiga arrugginita da terra -che non mi si venga a dire poi che Inuyasha ha cura delle sue cose!- e passarla ad Inuyasha, che si sta massaggiando dolorante la fronte.

Il mezzodemone mi strappa di mano la spada e la infila nuovamente nel fodero, mormorando un “Tsk” e andandosene con il nasino per aria, offeso. Io alzo gli occhi al cielo e, quando incontro lo sguardo di Maru, gli faccio l’occhiolino; poi mi vado a sedere tra Miroku e Kacchan e mentre il monaco mi passa il ramen istantaneo -portato da Kagome in quest’epoca- la mia amica mi si avvicina.

-Aya-chan…ma Inuyasha recupererà i ricordi di questi momenti quando torneremo a casa?- chiede, minacciando un tic all’occhio dovuto probabilmente all’atteggiamento intimo che poco fa ha avuto Inucchan nei confronti di Kagome.

Io annuisco, con la bocca piena di ramen: non ci crederete, ma litigare con Inuyasha mi fa sempre venire una gran fame! -Certo, come Sesshomaru.-

Kacchan si imbroncia. -Quanto mi piacerebbe poterlo mandare A cuccia…- sussurra, mescolando avvilitala sua cena.

-Beh, basta chiedere!- esclama la Kagome di questo tempo, dando una pacca sulla spalla a Kacchan. Lei la guarda un po’ di sbieco.

-Dici davvero?-

-Certo! Guarda: Inuyasha?-

Entrambi si girano nella sua direzione, curiosi.

-A cuccia!-

 

 

 

Angolino dell’autrice: Buon pomeriggio! Come avete trovato questo capitolo? Io, devo ammettere, sono un po’ perplessa: non mi convince moltissimo, ma a voi il giudizio!

In ogni caso, mi sono divertita tantissimo a descrivere Kacchan gelosa del suo Inuyasha, tanto che ho deciso di prolungare per qualche altro capitolo questo “litigio”.

Vi invito a lasciarmi il vostro parere e ringrazio tantissimo chi ha recensito lo scorso capitolo e chi ha inserito questa storia in una delle liste. Grazie infinite!

Alla prossima,

Sami

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Capitolo 5
*** Dice il saggio: se il mondo va a catafascio, sicuramente la colpa è tua. ***


I Will Always Find You

 

 

 

5. Dice il saggio: se il mondo va a catafascio, sicuramente la colpa è tua.

 

-…dieci, undici, dodici. Accidenti…- dice Miroku, dopo aver finito di contarci.

-Perché?- chiedo, guardando curiosa il monaco mentre assume un’aria pensosa, resa ancora più comica dal gioco di luci e ombre che il focolare crea sul suo viso.

-Perché abbiamo quasi finito il denaro e anche il cibo che Kagome ha portato al di là del pozzo è quasi terminato… dovrò fare un esorcismo al prossimo villaggio.-

Io spalanco gli occhi. -Come?-

-Miroku finge che ci siano demoni nei palazzi dei nobili, così ha la scusa per praticare un esorcismo e per farsi pagare profumatamente.-

-Lo dici come se fosse una cosa ignobile, Sango: dopotutto ci serve per sopravvivere e di certo noi non stiamo facendo un viaggio di piacere.-

-La cosa divertente è che tutto ciò sembra avere un senso.- dice Sango, finendo di bere il suo the. La Sango di questo tempo mi ricorda molto la mia amica, tuttavia la sterminatrice è molto più tesa e sembra che eserciti un controllo ferreo sulla sua persona, invece di lasciarsi andare come, invece, fa Sango-chan nel mio tempo.

Miroku, al contrario, pervertito è e pervertito rimane.

Piano piano, chi prima chi dopo, tutti decidiamo di andare a dormire. Kagome ci passa un sacco a pelo in più, ma io lo lascio a Kacchan e Sango dato che sta arrivando l’estate con  una temperatura decisamente più mite e non rischio di soffrire il freddo.

Do un bacio sulla guancia a Kacchan e a mio fratello, il quale si distende su un fianco dopo aver lanciato un’occhiata sofferente alla mia amica. Proprio non so come faccia Kacchan a non capire che mio fratello è pazzo di lei.

Sango si distende vicino a Kagome, con la sua micetta tra le braccia, Inuyasha e Miroku si mettono entrambi con la schiena appoggiata all’albero e si appisolano così, mentre Rin si accoccola tra le zampe di Ah-Uhn, probabilmente per restare al caldo. Jaken e Sesshomaru sono poco distanti, ma sinceramente non riesco a capire se dormono oppure no.

Per ultimo, mi giro verso Maru, che è ancora seduto vicino al fuoco. Ho così voglia di un suo abbraccio e di un suo bacio che sento quasi un dolore fisico, ma mi limito ad andargli vicino e a sorridergli.

-Sogni d’oro.- sussurro, mentre, per un attimo, mi incanto a guardare gli occhi dell’uomo che tanto amo. E’ splendido.

-Anche a te.- mi risponde, dopo qualche interminabile secondo, facendomi accelerare i battiti del cuore in maniera esponenziale.

Gli sorrido un’ultima volta, infischiandomene di quello che potrebbero pensare gli altri e mi avvicino a Rin, iniziando ad accarezzarle la testolina.

-La mia mamma mi cantava sempre una canzone prima di dormire.- mi sussurra, ad un certo punto, facendomi capire che non si è ancora riuscita ad addormentare. Io sorrido intenerita.

-Te la canterò anche io allora.- dico, pensando ancora una volta a quanto io e quella bambina ci assomigliassimo. Lei è me e io sono lei.

 

- I recognize the way you make me feel

It's hard to think that you might not be real

I sense it now, the water's getting deep

I try to wash the pain away from me

Away from me

 

'Cause you're everywhere to me

And when I close my eyes it's you I see

You're everything I know that makes me believe

I'm not alone

I'm not alone

 

And when I touch your hand

It's then I understand

The beauty that's within

It's now that we begin

You always light my way

I hope there never comes a day

No matter where I go

I always feel you so

 

'Cause you're everywhere to me

And when I close my eyes it's you I see

You're everything I know that makes me believe

I'm not alone

'Cause you're everywhere to me

And when I catch my breath it's you I breathe

You're everything I know that makes me believe

I'm not alone -

 

Quando finisco la canzone mi rendo conto che Rin ha il respiro regolare e tranquillo, così mi accoccolo a lei e, in pochi secondi, riesco ad addormentarmi anche io.

 

* * *

 

Corro, corro a perdifiato, ma so di non avere scampo. So che quelle bestie mi raggiungeranno e che mi faranno del male.

Continuo a correre, incurante del male ai piedi e alle gambe, incurante delle lacrime che mi annebbiano la vista e più di una volta rischiano di farmi inciampare.

Corro, corro a perdifiato, con i polmoni doloranti e, ad un certo punto, cado.

In un battito di ciglia le bestie mi sono addosso, tre, quattro, cinque, mi sommergono e i loro denti mi trafiggono la carne.

Urlo.

 

* * *

 

 

-Ayame! Ayame, svegliati!-

Spalanco gli occhi terrorizzata e ci metto un attimo a riconoscere il viso di Maru sopra di me e le sue mani che mi scuotono energicamente per farmi svegliare.

Con un rantolo spaventato, mi aggrappo a lui, come se fosse la mia unica ancora di salvezza e mi lascio abbracciare.

-Va tutto bene, è tutto finito.- mi sussurra.

-Era orribile.- piagnucolo, affondando il viso nell’incavo tra la sua spalla e il collo.

-Era solo un sogno.-

Io annuisco e, dopo qualche secondo, riesco a calmarmi. Erano mesi che non facevo più incubi, anche se mi sono resa conto che è sempre lo stesso: lupi che mi inseguono e che, alla fine, riescono ad uccidermi.

Rabbrividisco. Orribili.

Alzo la testa, con tutta l’intenzione di baciare appassionatamente il mio uomo, quando  mi rendo conto che tutti gli occhi -compresi quelli di Rin-chan e del piccolo Shippo- sono puntati su di noi. Arrossisco.

-Si, insomma…- sussurro alzandomi, imitata poi subito da Maru che, tuttavia, non si muove di un millimetro dalla sua posizione. -Vado a… uhm… fare una passeggiata. Scusate per il disturbo: potete tranquillamente tornare a dormire.- esclamo, prima di prendere Maru per una manica e tirarlo fino ad addentrarci tra gli alberi, giusto per non essere più a portata d’orecchio degli altri.

Camminiamo qualche minuto, fino a che gli alberi non si diradano e, improvvisamente, davanti a noi si apre una vista spettacolare: la luce della luna si riflette sulle acque di un laghetto e le rende argentee. Tutto l’ambiente è avvolto da un’aura magica e sembra quasi che ogni singolo essere vivente stia trattenendo il respiro, tanto l’aria è immobile.

-Wow…- sussurro incantata, dimenticandomi per un attimo l’incubo e la scena a cui i nostri compagni di viaggio, la maggior parte ignari o sicuramente contrari alla “relazione” tra me e Maru, hanno assistito pochi minuti fa. Se ci penso mi vengono i brividi.

-E’ bellissimo, vero Maru?-

-Si.- risponde, andandosi a sedere in riva al lago.

Io mi siedo vicino a lui. -Mi dispiace per… beh… presumo che l’abbiano presa in modo strano se… l’hanno capito, no?- chiedo, titubante.

-Non mi interessa.-

-Come?-

Lui si gira verso di me. -Non mi interessa che cosa pensano loro di noi.-

-Davvero?- gli chiedo, piacevolmente sorpresa, in particolar modo per il tono con cui ha pronunciato quel noi.

-Davvero.-

Al che, appoggio la testa sulla sua spalla e mi accoccolo a lui. -Nemmeno cosa pensi tu?- chiedo, riferendomi a Sesshomaru Grande Principe dei Demoni, che non ho avuto nemmeno il coraggio di guardare negli occhi.

-No.-

Sorrido, poi sospiro. -Come stai?- gli domando, ben sapendo che sarà difficile tirargli fuori qualcosa dalla bocca.

Come immaginavo, lo sento irrigidirsi sotto la mia guancia.

-Bene.-

-Maru? Anche se mi dici come ti senti veramente, non lo vado mica a sbandierare ai quattro venti, sai?- gli sussurro dolcemente, cercando a tentoni una sua mano e, quando la trovo, intreccio le dita con le sue.

Lui sospira. -Mi sembra di essere nel corpo di qualcun altro.-

-Troveremo Kyosuke, Maru, e ci riprenderemo il tuo potere demoniaco.-

-Lo so.- dice senza esitazioni, voltandosi verso di me e iniziando a fissarmi con quegli occhi scuri e profondi. Quando Sesshomaru mi guarda ha la capacità di farmi dimenticare tutto quello che mi sta intorno: i suoi sguardi sono così carichi di significato, che mi è impossibile non restare incantata, a cercare di capire veramente cosa mi voglia dire.

-Sesshomaru, in ogni caso…- sussurro, quando mi rendo conto che mi sto avvicinando troppo alle sue labbra. -Hai un corpo umano, con i suoi limiti. E’ normale essere stanchi, avere fame e sete. Non devi aver timore di dimostrare queste cose, ok?-

Lui annuisce solamente una volta e azzera la distanza tra di noi.

Finalmente.. penso, mentre mi faccio più vicina a lui e ricambio il suo bacio. Finalmente..

 

Il giorno dopo, Miroku ripete a gran voce il bisogno di fermarsi in un villaggio per un esorcismo. Inizialmente, Sesshomaru decreta freddamente che possiamo cibarci di quello che troviamo per strada, ergo radici, funghi e frutti; tuttavia, poi Kagome gli fa giustamente notare che noi non siamo piccoli come Rin e che abbiamo bisogno anche di carboidrati, minerali e si mette a snocciolare qualche parolona, che fa inarcare un sopracciglio al Re dei Barboncini. Alla fine, in un soffio, dice -o meglio, ordina- che, se proprio ne abbiamo bisogno, avremmo potuto farlo questa sera, al calar delle tenebre.

Io alzo gli occhi al cielo, quando mi rendo conto dello stato della luna, che si vede leggermente a causa del sole.

-Oh, no, Kamisama! NO!- esclamo, con un tremito nella voce.

-Che succede, Ayame?-

-La luna.-

Inucchan scoppia a ridere, al che mi sento costretta a rifilargli una gomitata nel fianco.

-Ridi poco, imbecille.- gli intimo, cercando di sembrare inquietante. Non credo di sortire l’effetto sperato.

-Che succede?- ci chiede Sango, avvicinandosi a noi.

-Questa notte la luna sarà piena: ciò, sfortunatamente, significa che per le successive ventiquattro ore perderò i miei poteri demoniaci.- spiego, cercando di ignorare le risate di mio fratello, il quale, sono sicura, tra poco morirà soffocato.

Sto per ricordargli acidamente che tra poche settimane toccherà a lui, quando il suo gemello emette uno sbuffo seccato.

-Tsk.-

Mi giro a fissarlo con un sopracciglio alzato. -Qual è il problema?- domando, sinceramente interessata.

-Arrenditi: è il destino di ogni mezzodemone, ragazzina.- dice, scontroso. Pff, come se non lo sapessi da me!

-Non dire idiozie, Inuyasha: non mi da fastidio diventare umana per un giorno al mese.- in effetti, mi da più fastidio il ciclo, ma, ragazzi, è la vita. -E’ che quando sono umana… com’è che posso dire…-

-Diventa paurosamente imbranata.- mi viene in soccorso Inucchan, indicandomi con il pollice.

-Paurosamente… imbranata?- chiede Sango, aggrottando le sopracciglia confusa. La stessa espressione si dipinge sui volti degli altri. O quasi.

-Già, inciampo sempre. In effetti, sono più stesa a terra che in piedi.- rispondo pensierosa, sperando che domani Sesshomaru mi dia il permesso di cavalcare Ah-Uhn. Anche se, effettivamente, una domanda mi sorge spontanea: Ah-Uhn si cavalca? Perché è un demone drago… quindi si dragonalca?

-Ha un pessimo equilibrio.- rincara la dose Kacchan.

-Si, Kacchan, hanno capito!- esclamo io, poco contenta che si sottolinei la mia tremenda e rovinosa imbranataggine.

-Insulsi mezzodemoni…- dice Jaken, non curandosi nemmeno di tenere bassa la voce.

Inuyasha si avvicina al demonietto, prendendolo per il suo strambo copricapo e portandoselo all’altezza del viso.

-Qual è il problema, ranocchio?- dice, iniziando a tirarlo, come a volerlo allungare, ignorando le sue accese proteste e le minacce.

-Inuyasha, va a cuccia.- dice Kagome con un sospiro, sistemandosi meglio l’arco in spalla che si era spostato a causa della corrente d’aria che Inuyasha aveva causato cadendo a terra.

Aridaje!

Scuoto le spalle mentre continuiamo a camminare imperterriti, sentendo le maledizioni che Inuyasha abbaia -e non per modo di dire!- contro a Kagome, mentre Sango, Miroku e Shippo commentano su come Inuyasha sia così stupido da dimenticare costantemente che non deve far arrabbiare la sacerdotessa. D’altro canto io mi ritrovo ad annuire, assolutamente d’accordo.

Verso l’ora di pranzo -lo so perché, chissà per quali Kami, l’orologio funziona ancora- ci fermiamo per mangiare qualcosa e io ne approfitto per giocare un po’ con la gattina di Sango.

-Oh, ma che brava micetta che sei! Si, proprio una brava micetta, Kirara!- le sussurro mentre le accarezzo il pancino e le faccio fare le fusa.

-Certo:- sussurra Inucchan, ridendo ironico. -tra gatti ci si capisce.-

Io gli lancio un’occhiataccia. -Sono una pantera, non un gatto!- esclamo, forse, per la millesima volta, mentre Kirara ringhia addosso al mio adorabile fratellone.

-Brava Kirara.- le dico nuovamente, riprendendo ad accarezzare il suo morbido pelo, mentre lei mi rivolge qualche dolcissimo miagolio.

Oh, io voglio una micina così!!!

 

 

Angolino dell’autrice: Buonasera a tutti! Intanto vi ringrazio per le recensioni, per aver messo questa storia in una delle liste e anche per averla semplicemente letta. Questo capitolo mi piace parecchio, soprattutto perché finalmente Aya e Maru si sono riusciti a prendere un po’ di tempo per loro, anche se hanno reso il gruppo a conoscenza –almeno in minima parte- di ciò che c’è tra di loro.

La canzone che Ayame canta a Rin è Everywhere di Michelle Branch, una canzone che adoro.

Beh insomma: a voi il verdetto finale!

Un abbraccio e alla prossima,

Sami

 

 

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Capitolo 6
*** Dice il saggio: se la montagna viene verso di te… corriii! E’ una franaaaa! ***


I Will Always Find You

 

 

 

6. Dice il saggio: se la montagna viene verso di te… corriii! E’ una franaaaa!

 

-Eddai, Sesshomaru, ferm…-

-No.-

Mio fratello viene zittito da un’occhiataccia del suo fratellastro del Sengoku, mentre Inuyasha sbuffa irritato.

-E’ inutile: lo dovresti sapere meglio di me.-

Inucchan rotea gli occhi al cielo, ma rimane zitto. Io sorrido: si vede lontano un miglio che il rapporto dei due fratelli è migliorato nei secoli. Soprattutto in quei momenti in cui si lanciano quelle occhiatine d’intesa che, di certo, non sono l’unica ad intercettare.

Per amor di cronaca, è da tutto il pomeriggio che camminiamo e Sesshomaru Io-Sono-Il-Principe-Dei-Demoni-Ghiacciolosamente-Ghiacciolosi è decisamente implacabile: non da ascolto nemmeno a Rin, che mi ha chiesto già più volte di aiutarla a salire in groppa ad Ah-Uhn perché non ce la fa più a camminare.

Per un paio di volte mi sono seduta a fianco alla bambina, ma poi ho ceduto il posto a Kacchan, decisamente poco abituata a camminare. -Quando torneremo a casa, Aya-chan, andò a farmi una sauna, ma una sauna...!!!-

In ogni caso, ho chiesto a Maru se si voleva sedere accanto a Rin-chan per riposarsi, ma non ho capito se abbia rifiutato perché lui è troppo macho per sentire la fatica -sebbene sia inevitabilmente umano- oppure se tema la vicinanza della bambina. Non chiedetemi il motivo, ma in queste ore di assoluta inattività mentale ho avuto il tempo di ideare queste piccole teorie. Idiote, ma sempre teorie.

E’ più o meno verso sera, mentre io sono incantata a guardare gli ultimi raggi di sole che spariscono dietro l’orizzonte, che Miroku gioisce alla vista di un villaggio lontano.

Ed è più o meno un quarto d’ora dopo che dalle labbra di Rin-chan esce un’esclamazione di puro stupore, alla vista dei miei capelli e dei miei occhi cambiare colore. Addirittura Sesshomaru, in capo al gruppo sin dal mattino, rotea il suo principesco busto di qualche grado per lanciarmi un’occhiata, prima di schioccare la lingua e fermarsi sotto un albero. Kacchan si avvicina a Miroku. -Andiamo al villaggio?- gli domanda, forse sperando in una bella e sostanziosa cena. Lui annuisce, mentre incarica Inuyasha a farci strada, come un cane da tartufo, grazie al suo (in)fallibile olfatto.

-Rin? Non vieni?- le domando, quando vedo che si è avvicinata a Sesshomaru e Jaken che, chiaramente, non ci avrebbero seguiti al villaggio.

-Io… non…- dice titubante, abbassando lo sguardo.

-Ayame, andiamo.- mi dice Maru, avvicinandosi di scatto a me e prendendomi per il braccio. Io lo guardo stranita. -Cosa? Ma…-

-Non puoi proprio fare a meno di controbattere in continuazione?- insiste brusco, iniziando a tirarmi in avanti.

E adesso che gli prende? penso, mentre mi giro indietro e guardo Rin salutarmi timidamente con la manina. Tuttavia, considerando lo stato in cui mi trovo -girata all’indietro e tirata in avanti-, il mio scarso equilibrio e la sfiga, inciampo. Sui miei stessi piedi.

Emetto un rantolo soffocato, mentre faccio un chek-up completo del mio corpo e mi rendo conto che, no, non ho nulla di rotto. Alzo la testa verso Maru.

-Il Karma.- dice semplicemente lui, alzando un sopracciglio e illuminandomi con un suo sorrisino di scherno.

Kamisama e il suo perverso senso dell’umorismo.

-Bla, bla, bla.- gli faccio il verso io, mentre cerco di rialzarmi, sbuffando.

-Come osi trattare in questa maniera…- inizia Jaken, in una folle difesa verso il suo padrone, prima che Miroku si avvicini e gli dia una bastonata sulla testa. Adoro quel monaco!

-D’accordo, d’accordo. Possiamo andare?- chiede Inucchan, attirando la nostra attenzione su di lui e indicando la strada con un cenno scocciato.

Noi annuiamo e ci avviamo, chi confuso, chi meno, chi divertito, chi meno, verso lo sfortunato villaggio che sfortunatamente questa notte sarà turbato da spiriti maligni e in cui, fortunatamente, agirà il monaco -depravato- Miroku.

 

-… sarei onorato di servire il vostro villaggio e la vostra famiglia, eliminando questi spiriti maligni…-

Guardo sconcertata il monaco, indecisa se illuminarmi d’immenso -ragazzi, questo palazzo è meraviglioso!- o se domandarmi se tutti i potenti di questo tempo sono così creduloni.

-Ed ecco la famigerata capacità di Miroku nel procurarci un tetto sulla testa.- dice ironicamente Sango: probabilmente la ragazza è parecchio contraria ai modi subdoli del monaco.

-Io non vedo l’ora di mangiare una graaaandissima ciotola di riso!- esclama invece Shippo, saltando dalle spalle di Kagome in braccio a Sango. -E’ da così tanto che non facciamo un pasto come si deve. Tutta colpa di quello stupido: è tutto preso dal suo inseguimento che non pensa a noi nemmeno per un attimo.- dice, con un’aria da saputello che fa, inaspettatamente, alzare un sopracciglio a Maru.

-Cosa dici, nanerottolo?!?- esclama Inuyasha, prendendo il bambino per la coda e iniziando ad agitarlo come una lattina di coca cola.

-Inuyasha, lascia stare Shippo! Voi che dica di nuovo quella parola?- lo minaccia Kagome, guardandolo minacciosa.

-Feh.- è la sua ultima parola, prima di fare cadere a terra Shippo e tornare verso Miroku, incitandolo a muoversi.

Kagome scuote la testa e prende in braccio il volpino. -Inuyasha è un tale arrogante ogni tanto…-

-E anche permaloso, borioso, maleducato, insensibile, bugiardo, presuntuoso, petulante, testardo e scostante!- aggiunge Kacchan, facendo un rapido elenco di tutti gli aggettivi negativi che le vengono in mente, che, casualmente, si adattano a lui. Casualmente.

Inuyasha si gira di scatto, fulminando la mia amica con lo sguardo, mentre mio fratello si gela sul posto, non osando muovere un muscolo.

Scoppio a ridere. -Andiamo, Kacchan, non essere troppo seve…- non termino la frase perché la suddetta Kacchan mi lancia uno sguardo talmente arrabbiato che trancia di netto ogni mio -inutile- tentativo di mettere in buona luce Inucchan.

Mi zittisco e mi faccio piccola piccola vicino a Maru. Non mi piacciono le occhiate di Kacchan quando è arrabbiata, proprio no.

Seguiamo tutti il padrone di casa, un signorotto con un panzone talmente gonfio che avrei tranquillamente potuto scambiarlo per Babbo Natale, che ci fa vedere ogni angolo dell’immensa magione, con il solo scopo di aiutare il monaco nel suo lavoro.

Tutte le stanze sono simili e, considerando la grandezza dell’abitazione, ci mettiamo un bel po’ a vederle tutte, ma Miroku si dimostra molto interessato e fa parecchie domande: spero solamente che non abbia intenzione di scappare durante la notte con i tesori del palazzo!

L’ultima stanza che il signore ci mostra -grazie, o Onnipotente!- è quella dove è racchiuso la pergamena con l’albero genealogico della sua famiglia.

Il padrone srotola con delicatezza la suddetta pergamena, iniziando immediatamente a investire il bonzo con la noiosissssima storia dei suoi antenati. Da canto mio, la sua voce diventa un bla bla bla di sottofondo che, dopotutto, potrei anche trovare piacevole.

-Oh santi Numi…- sussurro, tirando la manica di Sesshomaru. -guarda, Maru!-

Lui segue il mio sguardo sino alla pergamena srotolata, che copre parecchi metri del pavimento. -Quest’uomo ha un albero genealogico che risale a Pipino il Breve!- esclamo.

Kamisama, gli antenati di Babbo Natale fanno un baffo a quelli di Sirius Black!

Sesshomaru, tuttavia, non si degna di rispondere, così sbuffo: a quanto pare, i miei tentativi di strappargli un sorriso sono un totale spreco di energie.

Alla fine del luuuuunghissimo racconto, veniamo condotti in una stanza vuota e, dopo pochi minuti, ci viene consegnata la cena. Io spalanco gli occhi davanti al banchetto che ci viene proposto e la mia pancia brontola in risposta: beh, dopo quasi due giorni di ramen istantaneo, un po’ di riso, carne e pesce è come il pasto di un re. Solo dopo aver formulato questo pensiero mi rendo conto che in quest’epoca è davvero così.

Mangiamo chiacchierando del più e del meno e mi rendo conto che ci mettiamo un tempo infinitamente breve a consumare il pasto. Quando è fame…

-Come hai intenzione di muoverti, Miroku?- chiede Kacchan, finendo di masticare il suo ultimo pezzo di carne.

-Oh, non vi preoccupate.- risponde questo, sventolando una mano. -Penserò a tutto io, questa notte.-

-Tsk, vedi di non combinare qualche pasticcio, Miroku!- sbotta Inuyasha, di cattivo umore. -L’ultima volta ci hai costretti a scappare con la coda tra le gambe!-

-Inuyasha ha ragione.- sottolinea Sango. -Abbiamo davvero bisogno di quel denaro.-

-Ma certo, Sanguccia: farò del mio meglio.- promette il monaco, prima di girarsi verso di me e sorridermi raggiante, come colto da un’illuminazione.

Io aggrotto le sopracciglia. -Che c’è?- hai visto il Buddha?

-Ora che sei umana, dolce Ayame,- inizia, avvicinandosi a me. -mi sento molto più alla tua altezza, per questo sono in dovere di porgerti una domanda molto importante.-

Io arrossisco di botto, mentre lui prende le mie mani e avvicina il suo volto al mio.

-Vuoi avere dei figli con me?-

Che cosaaaa?!? Gli è andato di volta l’ultimo neurone che abitava la sua testolina bruna?

Non faccio nemmeno tempo a formulare una risposta, che una serie di “Miroku!”, “Sei un idiota!” e “Pervertito di un bonzo!” piovono da tutte le parti, assieme alle ciotole vuote della cena appena consumata.

Sango, dopo averlo sommerso di insulti -decisamente meritati, a mio parere.- si alza di botto ed esce dalla stanza sbattendo la porta, seguita di corsa da Kagome, che si premura di lanciare un’occhiataccia terribile al monaco, della serie “facciamo i conti più tardi!”. Al che, vedendomi totalmente allibita e scioccata, Inucchan è così cortese da spiegarmi che Miroku è solito a fare questa domanda a tutte le donne che incontra, con la stessa frequenza a cui tocca loro il sedere.

A quel punto, riesco a rilassarmi un pochino e addirittura ridacchio alla vista del bonzo che mi rivolge un sorriso di scuse, massaggiandosi la testa che è stata la parte del corpo cecchinata maggiormente dalla folla scandalizzata.

 -Beh, è ovvio:- dice Kacchan, ad un certo punto, attirando le occhiate di tutti quelli rimasti in sala. -voi uomini ragionate solo con… oh, lasciamo perdere.-

-Kagome!- esclamo scandalizzata, voltandomi verso la mia migliore amica e successivamente verso Inucchan, che ha la stessa espressione scioccata che, sicuramente, ho anche io.

-Che c’è?- chiede lei, santarellina. -E’ vero!-

-Certo che è vero.- le rispondo, ignorando le occhiatacce che tutti i maschi, ad esclusione di Shippo che non ci sta capendo un’emerita cippa lippa, povero cucciolo, mi rivolgono. -Ma di solito non sei tu a fare notare certe cose!-

-Beh, c’è sempre una prima volta, no?- mi risponde placida, alzandosi e seguendo le altre due fuori.

Noi rimaniamo per qualche minuto in silenzio.

-Che cavolo le prende?- domanda Inucchan, rivolgendosi, probabilmente, alla sottoscritta.

-Strano che tu me lo chieda, Inuyasha, dato che sei proprio tu la causa del suo malumore.-

Mio fratello aggrotta le sopracciglia. -Non dirmi che è ancora per quella storia della reincarnazione!- sbuffa.

-Certo che è per quello: crede di essere un rimpiazzo.- gli spiego pazientemente, per l’ennesima volta.

-Un rimpiazzo?-

-Oh, per Nicholas Cage!- esclamo, alzando gli occhi al cielo. -Dunque, vediamo se così ti è più chiaro: la tua ragazza è terrorizzata che tu stia con lei per il semplice fatto che senti la mancanza di Kagome e che, di conseguenza, tu finga di amarla solo per avere la parvenza di riaverla di nuovo al tuo fianco. Mi sono spiegata?-

Inucchan rimane zitto per qualche secondo. -E’ una sciocchezza.- decreta alla fine.

Io mi alzo in piedi di scatto. -Non è una sciocchezza, cazzarola! E’ una sciocchezza che tu non gliel’abbia detto prima, dato che la stai facendo soffrire per niente. E in ogni caso è normalissimo pensarla a questo modo, te lo garantisco!- esclamo, uscendo inviperita. Passando a fianco a Miroku, tuttavia, noto un particolare che mi fa sorridere: la ciotola di riso di Maru è accatastata assieme alle altre, segno che è stata ricevuta in testa dal monaco pervertito. Allora anche lui è geloso, ogni tanto…

Scuoto la testa e sospiro. -Mi chiedo: perché è capitato proprio a me un fratello così scemo?- borbotto, cercando le mie amiche. Le trovo tutte e tre sedute sotto il portico e, ovviamente, l’argomento di discussione è la stupidità degli uomini, in particolar modo di Miroku e Inuyasha.

Da parte mia, non ho nemmeno bisogno di annunciarmi: inciampo e faccio un gran fracasso.

-Ayame!- dice Kacchan, alzandosi subito per aiutarmi.

-Stai serena, Kacchan: ho detto talmente tante parole ad Inuyasha che uno di questi giorni verrà a scusarsi di certo.- le dico, dalla mia posizione con la faccia spiaccicata sul pavimento di legno.

Lei ridacchia. -Non ti preoccupare. Non ho intenzione di perdonarlo tanto facilmente.-

Faccio spallucce. -Lo so, ma tentar non nuoce, no?-

-Ayame?- mi chiede Sango ad un certo punto, attirando la mia attenzione. -Posso farti una domanda?-

-Certo.- le rispondo, sedendomi a fianco a lei.

-Tu sei la reincarnazione di Rin, giusto?-

Annuisco.

-E… tu e Sesshomaru…-

Io arrossisco e abbasso lo sguardo. -Io e Sesshomaru ci amiamo, per quanto possa sembrare strano. Però non ditelo a voce alta.- aggiungo, ridacchiando. -E’ molto orgoglioso e non gli piace sbandierare i suoi sentimenti al vento.-

Sango e Kagome mi fanno l’occhiolino.

Tuttavia, non fanno in tempo ad aggiungere altro, perché la porta dietro di noi si spalanca e Miroku esce di corsa, seguito da Maru e dai due Inuyasha.

-Ragazze, abbiamo un problema!- esclama trafelato, mentre Inuyasha estrae Tessaiga e la punta contro la porta, rimasta aperta.

Sango ne approfitta per tirare fuori il suo Hiraikotsu, mentre Kagome incocca una freccia.

Passano un paio di interminabili secondi, quando dalla porta spunta un enorme demone lupo, che sbava e punta i suoi occhietti iniettati di sangue su di noi.

Io rimango agghiacciata. -Un… demone lupo?- sussurro, nello stesso momento in cui Kagome esclama -Naraku!-

Ci fissiamo.

-Niente di tutto questo: è un demone che ai nostri occhi assume la forma di ciò che temiamo più al mondo.- ci spiega Miroku, puntando il suo bastone verso il demone.

-Oh, porca puttana!- esclamo, spalancando gli occhi sorpresa, seguita a ruota dalle espressioni scioccate di coloro che, probabilmente, non sono abituati a sentire simili oscenità uscire dalle labbra di una donna.

-Ci aggiungerei anche un “merda”.- mi spalleggia Kacchan, guadagnandosi a sua volta occhiate sorprese.

-Tsk. Niente può resistere alla mia Cicatrice del Vento!- esclama Inuyasha, ignorando la scurrilità delle sue due nuove compagne di viaggio.

-Fermo, Inuyasha!- urla Sango, per farsi sentire sopra al frastuono causato dal demone. -Distruggerai il villaggio: dobbiamo attirarlo lontano da qui!-

Inuyasha sbuffa, irritato, poi ci voltiamo in contemporanea e iniziamo a correre come dei disperati. Per tutto il tempo, Kagome e Sango attaccano il demone come meglio possono, cercando di evitare di colpire le case o i rari passanti che al nostro passaggio cacciano semplicemente un urlo e si rifugiano nella prima stalla disponibile. Beati loro che ne hanno la possibilità: non ci crederete, ma mi sto cacando sotto. Azz, volevo dire: sto morendo dalla paura.

In ogni caso, non ho molto tempo per pensare al mio stato d’animo, poiché sono assolutamente concentrata a mettere un piede davanti all’altro perché, sono sicura, inciamperò e mi farò davvero molto, ma molto male. E dato che la mia sfiga rasenta il massimo umanamente e demonemicamente possibile, sono assolutamente certa che succederà una catastrofe prima di domani mattina.

 

 

Angolino dell’autrice: Salve a tutti! Vi chiedo immensamente scusa del ritardo, ma sono in piena sessione d’esami e lo studio mi lascia ben poco tempo libero.

Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto! Alla prossima ;)

Sami

 

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Capitolo 7
*** Dice il saggio: mai sospirare di sollievo: dietro l’angolo ti aspetta un’altra catastrofe. ***


I Will Always Find You

 

 

 

7. Dice il saggio: mai sospirare di sollievo: dietro l’angolo ti aspetta un’altra catastrofe.

 

Nella nostra disperata fuga dal demone Trasformino -come ho affettuosamente ribattezzato lo squisito demone che ci ha fatti rinunciare ad una comoda notte con un tetto sulla testa-, ci avviciniamo pericolosamente al punto dove Rin, Jaken, Ah-Uhn e Sesshomaru ci stanno aspettando, ma ci metto mezzo secondo di troppo a rendermi conto che il Principe dei Barboncini Rabbiosi non è assieme agli altri. Porca paletta..

-Rin! Jaken!- grido, attirando la loro attenzione.

Il rospetto alza gli occhi e li spalanca terrorizzato, spostando lo sguardo dal demone a noi e poi di nuovo al demone; al contrario, Rin caccia un urlo talmente forte che temo per i miei timpani, anche se in questo momento -per una volta posso dire: grazie, Kamisama!- non ho l’udito demoniaco.

-Forza, scappate!- grida Miroku, intimando a Jaken e Rin di salire su Ah-Uhn e andarsene lontano da qui. Quelli non se lo fanno ripetere due volte, mentre noi continuiamo a correre come se non ci fosse un domani, affinché la Cicatrice del Vento di Inuyasha non rada al suolo tutto il villaggio assieme al demone.

Spero vivamente che tutto questo finisca in fretta, perché ho la mano completamente disossata a causa della stretta di Kacchan.

Mi giro leggermente guardando Sango lanciare per l’ennesima volta il suo Hiraikotsu e riuscendo, grazie alla sua fenomenale bravura da sterminatrice, a dirottarlo. Sfortunatamente -anche se è prevedibile, data la mia presenza nei dintorni- il demone vi-faccio-scagazzare-tutti-dalla-paura punta dritto dritto verso Ah-Uhn, che ha deciso proprio quel momento per librarsi in volo.

Dopo un paio di curve rocambolesche che non vi sto qui a spiegare perché sono troppo presa da 1) cercare di rimanere in piedi e, nello stesso tempo, guardare per aria e 2) cercare di non urlare per l’acutissimo dolore alla mano, Ah-Uhn riesce, non si sa come, a disarcionare Rin-chan.

Come se il tempo si fosse fermato, tutti guardiamo cadere la bambina con gli occhi spalancati finché, in un attimo di puro eroismo e coraggio (?), mi slancio verso di lei con l’intento di prenderla al volo. Alla fine, poiché Johnny Depp è più interessato a girare il suo nuovo film che ad aiutare me, la bambina non si fa niente, in compenso io mi trovo con un dolorosissimo peso sulla schiena che mi fa pensare che non avrò più la capacità di alzarmi da quella posizione per il resto della vita. Amen.

Tuttavia, sono costretta a rettificare la mia idea quando Trasformino si fionda verso di noi, facendoci schizzare sedute e facendo urlare di nuovo Rin-chan. Questa volta, lo sottolineo, il mio timpano non viene risparmiato.

L’unica cosa intelligente che riesco a fare a questo punto è alzare il braccio verso il lupacchiotto e urlare “NO!” con tutto il fiato che ho nei polmoni. Ora, non ho assolutamente idea di cosa avrei voluto concludere con questa mia trovata: insomma, non mi aspettavo di certo che il demone mi desse retta e si sedesse sulle zampe, iniziando a scodinzolare. Sta di fatto che, quando riapro gli occhi, il demone è totalmente scomparso. Non ne è rimasto nemmeno un pezzettino-ino-ino.

-Aya-chan…- sussurra Rin, prima di buttarmisi tra le braccia e affondare la testina nell’incavo tra la spalla e il collo. -Mi hai salvata, Aya-chan.-

-Eh?- riesco a dire solamente, prima di essere sommersa da voci urlanti, prima tra tutte quella di mio fratello Inuyasha. -Razza di idiota, cosa credevi di fare, eh? Volevi farti ammazzare, stupida di una ragazzina?-

-Stai zitto, Inuyasha!- sbotta Kacchan, dandogli uno spintone e inginocchiandosi di fronte a me. -Ayame, tesoro, state bene?-

Io mi concentro su di lei e annuisco. -Cosa è successo? Un attimo fa il demone era qui e poi… puff.- sussurro, spostando lo sguardo sugli altri e continuando a stringere Rin.

-L’hai purificato. Hai purificato il demone.- mi dice Kagome con un sorriso, continuando a stringere il suo arco. Io spalanco gli occhi: un conto è purificare per qualche tempo una spada demoniaca, un conto è purificare un pezzo di demone quale era Trasformino!

-State scherzando..- sussurro, talmente piano che non sono certa che gli altri mi abbiano sentita.

Inuyasha -non sono certa di quale dei due sia- prende nuovamente a gridarmi contro, mentre un Jaken decisamente incazzato strappa Rin dalla mia stretta iniziando a gridare qualcosa su quanto male Sesshomaru-sama prenderà questo “attentato alla vita di Rin e di sé medesimo”, ma nessuno gli fa caso più di tanto.

D’altro canto, ho ben altro di cui preoccuparmi che i blablabla di Jaken: la testa ha preso a girarmi in maniera esponenziale e un dolore acuto si propaga dalla schiena a tutto il resto del corpo. L’idea di alzarmi non mi sfiora nemmeno la mente, finché una mano pallida entra nella mia visuale.

Io l’afferro e mi faccio tirare in piedi con una forza che mi fa sbilanciare in avanti, ma Maru è rapido e mi afferra prima che cada. Alzo il mio sguardo su di lui e fisso i suoi occhi scuri, per qualche secondo.

-Mi spiace di averti fatto preoccupare..- sussurro, prima di cadergli tra le braccia, incosciente.

 

-Credo.. Kyosuke.. poteri.. no.. dopodomani.. Rin..-

Sono queste, più o meno, le prime parole che colgo al mio risveglio. Ci metto un po’ per capire che sono distesa su qualcosa di estremamente morbido e mobile.

Per un attimo, cerco di riportare la mente al momento in cui mi sono addormentata, poi spalanco gli occhi, spaventata.

-Ti sei svegliata.- asserisce una voce che proviene, più o meno, da dietro di me.

Mi volto lentamente, socchiudendo gli occhi per i raggi accecanti del sole, e vedo il volto di Maru in controluce. Il mio cuore prende a battere velocemente, prima che la mia attenzione venga attirata dalle esclamazioni felici dei miei amici.

-Aya-chan, ci hai fatti preoccupare moltissimo!- dice Kacchan con un sorriso a trentadue denti, avvicinandosi al mio mezzo di trasporto che, ora me ne rendo conto, non è altri che Kirara.

-Siamo così contenti che tu stia bene!- le da man forte Miroku, a pochi passi di distanza.

Io sorrido riconoscente ad entrambi, non fidandomi della mia voce che deve essere estremamente roca. Provo ad alzarmi lentamente, aiutata anche da Maru che mi tiene saldamente per il gomito. Ma quanto amo io, quest’uomo? Quanto?

Sbatto le palpebre un paio di volte. –Dunque.. vi andrebbe di raccontarmi per bene cosa è successo ieri?- domando a bassa voce: si, ho proprio una voce da vecchia rachitica. Quasi rabbrividisco: sembra provenire dall’oltretomba.

Miroku ridacchia e mi mostra un grosso sacco che porta su una spalla. -Grazie alla tua purificazione, Ayame, abbiamo tanto denaro che ci potremmo concedere più di una cena come quella di ieri.-

-Mi fa piacere.- sorrido. –Però.. non capisco come ho fatto a purificare in quella maniera quel demone.- sussurro, confusa.

-Ho una teoria in proposito.- dice Miroku. -Quando sei una mezzodemone, possiedi sia il potere spirituale che quello demoniaco. Ora: è ovvio che quello demoniaco predomina su quello spirituale, ma anche quello spirituale ha una certa influenza su quello demoniaco. Tutti noi qui, o quasi, possiamo renderci facilmente conto che hai molto potere in te, che non usi mai completamente.-

-L’uno influisce sull’altro.- aggiunge Maru, dalla sua postazione vicino a me. -E nello stesso tempo si contengono a vicenda. Non sei mai riuscita ad usare totalmente il tuo potere demoniaco, nemmeno quando hai combattuto con Kyosuke in questo tempo.- dice, alludendo al mio precedente viaggio nel passato.

-Tuttavia, quello di ieri sera è stato un valido esempio del tuo reale potere spirituale, possibile solamente perché eri umana e il tuo potere demoniaco non ha potuto frenare quello spirituale.- conclude Miroku.

Dopo quell’esauriente spiegazione, rimango con gli occhi spalancati. –Ah.- è l’unica, intelligente cosa che mi esce dalle labbra, tanto sono sorpresa.

Bestia, che saggezza!

-Ti dovrai allenare.- mi dice Maru. -Devi riuscire a usare entrambi i poteri, altrimenti dubito che saresti in grado di sconfiggere un nemico potente.-

A quel punto, non posso fare a meno di inarcare un sopracciglio ironica. -Grazie, è fantastico il modo in cui mi dimostri che sei felice che io stia bene.-

Sento i miei amici ridacchiare, abituati ormai al modo in cui io e Maru ci punzecchiamo.

-Avanti, sorellina, non prendertela: dopotutto, non è colpa di nessuno se Sesshomaru è emotivamente stitico.- interviene Inucchan.

Maru si gira e lo fulmina con lo sguardo. -Inuyasha, dimostra la tua intelligenza al mondo: ucciditi.- ringhia.

-Io sto con lui.- dico pacifica, guardando mio fratello che si imbroncia immediatamente.

-Tu dai sempre ragione a lui!- dice infatti incrociando le braccia e guardandomi in cagnesco.

-Certo che mi da ragione.- dice Maru.

-Ce l’ha: sarebbe un’ingiustizia altrimenti, non trovi?- sogghigno io, seguita a ruota da Maru. -Lascia perdere: la sua intelligenza nei secoli è diminuita in maniera esponenziale.-

-Ugh,- rabbrividisco fintamente. -se capiterà così anche a me, fammi rinsavire, ti prego!-

-Non ne dubitare.- dice lui, piatto, ma sento chiaramente una nota di divertimento nella sua voce.

-La smettete di spalleggiarvi?- quasi grida Inucchan, imbronciato all’inverosimile, mentre Kacchan, Sango e Kagome ridono senza ritegno, seguite dagli sghignazzamenti di Inuyasha e Miroku. Forse, di Miroku e basta.

-Non ci stiamo spalleggiando.- diciamo, insieme, poi ci guardiamo negli occhi e io scoppio a ridere.

A quel punto, tutti prendono a fissarci interrogativi. -Ehi,- sussurro io, divertita. -sapete come si dice: se non puoi convincerli, confondili!-

 

* * *

 

-Avanti, concentrati!-

-E’ facile da dire per te che sei lì a dare ordini!- sussurro, tesa fino all’inverosimile: non è facile concentrarsi con una decina di persone che ti fissano senza ritegno.

In ogni caso, non c’è bisogno che apra gli occhi per sapere che Maru ha alzato il suo Regal Sopracciglio e mi ha abbagliata con una delle occhiatacce migliori del suo catalogo.

Cerco di ignorarla, ma un brivido gelido mi percorre la schiena.

-D’accordo, d’accordo: mi concentro.- sbuffo, adottando di nuovo la tecnica della acque calme e rilassanti, che mi avevano aiutato quando il mio intero essere era in subbuglio per i nuovi e inattesi sentimenti verso Sesshomaru.

-Cosa vedi?- mi domanda, sussurrando.

-Il mio vortice demoniaco e il mio potere spirituale. Uno accanto all’altro, ma non mescolati. Riesco a controllarli molto meglio, ora.- aggrotto le sopracciglia. Il problema è capire come attingere all’uno e all’altro, separatamente.

Maru mi spiana delicatamente le rughe che mi si sono formate sulla fronte. -Rilassati.-

Io faccio un sospiro. -Il potere demoniaco è quello più facile da usare, ma è più difficile da gestire. Per quello spirituale è l’opposto.- spiego a voce bassa, concentrandomi per non perdere di vista l’interno della mia anima. Perché di quello, alla fine, si tratta.

-Forse dovrebbe imparare ad usarli separatamente: Kagome potrebbe allenarla ad usare i suoi poteri spirituali, mentre tu…- Inucchan si blocca. -…io, quelli demoniaci.-

-Non mi fido di te!- sussurro aprendo un occhio e guardando il sopracciglio di Inucchan schizzare pericolosamente verso l’alto.

-Sesshomaru-sama sarebbe un bravissimo insegnante per te, Aya-chan!- esclama Rin, intromettendosi nella conversazione e dandoci la soluzione dei miei problemi. Una soluzione pessima, in ogni caso: Sesshomaru mi ammazzerà, invece di allenarmi. Mi ucciderà lentamente, con gioia e divertimento.

Oh, povera me!

-Allora, cosa ne pensi, Sesshomaru-sama?- domanda di nuovo Rin, avvicinandosi al demone che la sta guardando con un’espressione a metà tra l’impassibile e l’impassibile.

Guardo Maru, in cerca di aiuto, ma dalla sua faccia credo non me ne darà molto. Boccheggio.

-Rin-chan, non preoccuparti e non disturbare Sesshomaru: ripensandoci, credo che Inuyasha sia un oooottimo maestro.-

Fantastico. Adesso Sesshomaru si sentirà liberissimo a rifiutare e io sono salva. Dopotutto, credo di essere stata abbastanza convinc

-D’accordo.-

Comeeeeeeee?!?

-Ma.. ma..- sussurro, terrorizzata, mentre il Re Dei Barboncini mi fissa con i suoi profondi occhi ambra.

Oh, Grande Demone Celeste! Sono nella merda fino al collo!

-In effetti, credo sia meglio. Dopotutto, Sesshomaru ha più esperienza.- ghigna Inucchan, facendo chiaramente sentire il suo tono ironico.

-Ma se hai l’età di Hammurabi!- sbotto, piccata e inacidita. -Devi scrivere le tue memorie in cuneiforme!-

Le due Kagome scoppiano a ridere, ben sapendo chi è Hammurabi, mentre tutti gli altri spalancano gli occhi sorpresi, ad eccezione di Inucchan che mi mostra i denti.

-Come ti permetti?-

Roteo gli occhi. -Dovreste cambiare cantilena.- riesco a sussurrare, prima che Inucchan mi si getti addosso per farmi capire che non è così vecchio come credo io.

Sento vagamente Kacchan e Maru che sibilano un “ancora!” parecchio scocciato, ma decido di lasciar perdere: da che mondo è mondo, amo le lotte con Inucchan.

Gli tiro un forte pugno sul naso, quando suona il mio cellulare. Ci fermiamo di botto, consapevoli che, se è nostro padre, dobbiamo approfittarne.

-Pronto?- domando, dopo aver preso l’apparecchio dalle mani di Kagome.

-Vi odio! Vi odio tutti!- sbraita una voce dall’altra parte, costringendomi ad allontanare il cellulare dall’orecchio.

-Che cos…? Sango?- sussurro stordita, mentre la Sango di questo tempo mi rivolge un’occhiata sorpresa.

-E’ tutta colpa vostra, accidentaccio a voi! Quella.. quella.. donna odiosa, quella strega, io la.. la..-

Io e Kagome ci guardiamo scioccate all’inverosimile.

-Di chi stai parlando, Sango?- domanda Kacchan, avvicinandosi a me e costringendomi a condividere il cellulare. -Di Kagura?-

-No, dannazione, no!!! Lei è un biscottino in confronto a quella strega!-

Io e la mia amica ci guardiamo nuovamente, chiedendoci con lo sguardo se sia il caso di mettere in dubbio la sanità mentale di Sango.

-Rimandatemelo a casa!!!- esclama, con una frustrazione nella voce che mi fa alzare un sopracciglio. -Per favore!!!-

-Ma chi? Inuyasha?- domando sempre più confusa, mentre anche Inucchan si avvicina per cercare di capirci qualcosa.

-No!!!- grida quasi la mia amica, di solito così seria e composta. Tuttavia, proprio grazie a quell’esclamazione disperata, capisco. E scoppio a ridere senza ritegno.

 

 

 

Angolino dell’autrice: Buonasera a tutti! E anche il settimo capitolo, finalmente, è arrivato. Ne mancano ancora molti, non temete ;)

Dunque, in questo capitolo si è vista la fine dell’avventura con il caro Trasformino: Ayame si è resa conto che l’eredità di sua madre è molto di più di quello che si immaginava e ora dovrà allenarsi con Sesshomaru per sviluppare i suoi poteri nel miglior modo possibile. Vi avverto, però, di non aspettarvi un’Ayame super potente che salva il mondo e sconfigge Naraku: sarà un altro quello con cui dovrà pareggiare i conti ;)

Spero il capitolo (con scenetta Aya-Maru inclusa) vi sia piaciuto e vi ringrazio nel caso commenterete o leggerete il capitolo. Prometto che appena ho un attimo risponderò anche a tutte le recensioni.

Un abbraccio,

Sami

 

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Capitolo 8
*** Dice il saggio: non smettere mai di sperare che le cose migliorino, almeno avrai qualcosa da fare durante il giorno. ***


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8. Dice il saggio: non smettere mai di sperare che le cose migliorino, almeno avrai qualcosa da fare durante il giorno.

 

Sono terribilmente consapevole di come certe cose siano estremamente difficili da capire sino a quando non ci vai addosso e ti rompi il naso. Per esempio: chi l’avrebbe mai detto che il Grande Principe di Tutte le Galassie avrebbe ricambiato il mio amore? Oppure, nessuno avrebbe mai immaginato che la Sango della mia epoca, la composta e saggia Sango, avrebbe dato di matto per la nuova assenza di Sesshomaru, che aveva costretto Kagura a chiamare nuovamente come supplente la professoressa Nakayama. La mia amica mi aveva pregata con parole sconnesse di fare tornare a casa Sesshomaru, finché Miroku non aveva preso in mano la situazione -e il cellulare- e ci aveva spiegato come la sua Sanguccia quel giorno fosse uscita dalla classe decisamente incazzata dal modo assolutamente zuccheroso e sconclusionato di spiegare la storia della Nakayama. Aveva anche aggiunto che voci di corridoio giuravano che la ragazza avesse corretto un paio di volte la professoressa, prima di risponderle indietro e uscire dalla classe. Tuttavia, Miroku non sapeva se dare credito o no a quelle voci e Sango, in quel momento, era troppo nervosa per parlarne.

Un altro esempio era da ricondurre alle ultime ore: l’allenamento con Sesshomaru super-incazzoso proposto da quell’idiota di mio fratello e approvato con gioia dal mio.. ragazzo. Era stato un suicidio volontario, premeditato e accolto a braccia aperte.

Proprio un gran colpo.

-Ehm… sorellina?- mi sussurra Inuyasha, trattenendosi dallo smuovermi con un bastoncino per testare se sono morta.

-Cazzo vuoi?- balbetto io, mentre mi giro dolorosamente su un fianco e fisso gli occhioni chiari e spalancati di Inucchan.

-Sembri uno zombie.- mi dice l’Inuyasha di questo tempo, mentre si ingozza ben poco elegantemente di riso.

-Mi ha tolto le parole di bocca.-

Io ringhio piano. -Peccato che non ti sia venuta via anche la lingua, fratellino.- sbotto, sperando che recepisca il messaggio vattene-e-non-rompermi-i-coglioni.

Inucchan scoppia a ridere. -Touchè!-

-Oh, my dearie, my poor unfortunate soul!- dice Kacchan divertita, avvicinandosi a me e imitando piuttosto bene Ursula, la strega del mare de La Sirenetta.

Io tento di alzare un sopracciglio, anche se quel solo misero movimento mi fa male. E non sto scherzando. -Kagome, sai quando quella donna mi inquieti. Non fare così, ti prego.-

-I can help you. Have we got a deal?- ghigna divertita, guardandomi dall’alto. Io storco il naso, decidendo di stare al gioco.

-Cosa vuoi?-

-I’m not asking much, my dearie. Just...- Io mi alzo a sedere e mi porto fintamente terrorizzata le mani alla gola. -canta una canzone.- conclude, facendomi l’occhiolino.

Alzo un sopracciglio. -Quale?-

-Questa.- dice, probabilmente riferendosi a quella che Ursula canta nel film della Disney.

-Scordatelo! Non sono così brava.- dico, incrociando le braccia sotto il seno, divertita da quel piccolo teatrino: è questo che adoro di Kagome. Lei è capace di farmi ridere, divertirmi e farmi cambiare umore in qualsiasi momento. O quasi.

-Per piacereeeeeeeee!- esclama, facendomi gli occhietti dolci.

-No.- dico, alzandomi in piedi con l’aiuto di Kacchan e avvicinandomi a Sango per farmi passare la mia porzione della cena. -E comunque tu non hai specificato che canzone: quindi, posso decidere io.-

La mia amica si imbroncia e si guarda un attimo in giro, sorridendo imbarazzata nel rendersi conto che quasi nessuno dei nostri compagni ha capito una cippa lippa di quello che ci siamo dette: le loro occhiate sono inequivocabili.

Miiii, che sbatta! Non si può più manco imitare Ursula!

Alzo gli occhi al cielo, pensando a una canzone decente, che non mi facesse risultare stonata come un violino scordato.

-Ho trovato!- esclamo, ingoiando l’ultimo boccone di riso.

Kacchan si avvicina e mi guarda piena di aspettativa, mentre io inizio a crearmi in testa il ritmo.

 

“I let it fall, my heart,

And as it fell you rose to claim it.

It was dark and I was over,

Until you kissed my lips and you saved me.

 

My hands, they were strong,

but my knees were far too weak,

To stand in your arms without falling to your feet,

 

But there’s a side to you that I never knew, never knew.

All the things you'd say, they where never true, never true,

And the games you'd play, you would always win, always win.

 

But I set fire to the rain,

Watched it pour as I touched your face,

well it burnt while I cried,

Cause I heard it screaming out your name, your name!

 

When I lay with you

I could stay there, Close my eyes,

feel you here forever,

You and me together, nothing is better!

 

Cause there’s a side to you that I never knew, never knew,

All the things you'd say they where never true, never true,

And the games you'd play, you would always win, always win.

 

But I set fire to the rain,

Watched it pour as I touched your face,

well it burnt while I cried,

Cause I heard it screaming out your name, your name!

I set fire to the rain

and I threw us into the flames

well it felt something died

Cause I knew that was the last time, the last time!

 

Sometimes I wake up by the door,

that heart you caught must be waiting for ya.

Even now when we're already over

I can’t help myself from looking for ya

 

I set fire to the rain,

Watched it pour as I touched your face,

well it burnt when I cried,

Cause I heard it screaming out your name, your name

I set fire to the rain,

and I threw us into the flames

Cause I knew that that was the last time, the last time!”

 

Termino la canzone, la mia preferita in assoluto, e mi arrischio a lanciare un’occhiatina a Maru: chissà se ricorda che gliel’ho cantata mentre aveva la febbre. Il mio ragazzo mi lancia un’occhiata indecifrabile, quindi non sono certa della risposta, ma d’altronde, è difficile leggerlo. Santo Nicolas Cage, potresti dare a Sesshomaru un po’ della tua formidabile capacità di estraniare i sentimenti?

-Oooh, sei così brava, Ayame cara!- esclama Sango, mentre mi rivolge un sorriso. Rin si alza in piedi e mi salta letteralmente in braccio, facendomi gemere: tutti i muscoli del mio corpo si sono ribellati nello stesso momento.

Dannato Principino Fluffluoso!

-Rin, tesoro… potresti alzarti?- domando e la piccola fa un saltino all’indietro, mentre storce la bocca dispiaciuta.

-Scusa, Aya-chan.- sussurra, rannicchiandosi di fianco al  fuocherello improvvisato e sbadigliando vistosamente: oggi è stata una giornata particolarmente dura per la bambina.

Io le accarezzo lentamente i capelli e poi la copro con un delle coperte di Kagome: così starà al caldo anche quando il fuoco si spegnerà.

-Ayame.- mi chiama ad un certo punto Sesshomaru, dalla sua postazione scostata dal gruppo, come al suo solito.

Io non posso fare a meno di fare un sospiro insofferente mentre mi alzo da terra, con il solo desiderio di seguire l’esempio di Rin e dormire almeno dieci ore di filata. Oh, quanto mi manca il mio confortevole lettino con le lenzuola azzurre…!

-… dovresti sentirti fortunata, ragazzina insolente, di avere il Grande Principe Sesshomaru come maestro e…-

-Taci Jaken, ti supplico: non ho la forza per sopportare i tuoi blablabla stasera.- dico, superandolo e lasciandolo a blablablare da solo. -Dimmi, Sesshomaru.-

-Potrai allenarti anche per tutta la vita, ma finché non imparerai ad attingere ai due diversi poteri non arriverai da nessuna parte.-

Io annuisco. -Cosa mi consigli?-

Sesshomaru mi guarda qualche secondo. -Siediti.- mi ordina perentorio, senza immaginare -o forse immaginando e ignorando il tutto volontariamente- che il mio corpo, più che sedermi, mi inviti a buttarmi a terra come un sacco di patate e dormire sino a domani mattina. Se non di più.

In ogni caso faccio come mi dice. -E adesso?- domando, chiudendo gli occhi.

-Arrangiati.-

 

-D’accordo. Incoccate la freccia e prendete la mira. Così.- ci mostra Kagome, incoccando la freccia nel suo arco e scoccandola nel centro preciso dell’albero che abbiamo usato come bersaglio provvisorio. Come bersaglio mobile, Kacchan ha proposto con forza Inucchan e sono certa che la smania che ha di fargliela pagare per le sue bugie sarà sufficiente a farla migliorare in fretta. Tuttavia, non sono certa che mio fratello sia d’accordo.

-Attenta!- grida ad un tratto Kacchan, mentre la sua freccia parte senza preavviso, diretta senza ombra di dubbio verso la nostra insegnante.

Kagome ha la prontezza di spirito di abbassarsi, un secondo prima che la freccia passi a tutta velocità sul punto in cui un secondo prima c’era la sua testa. Faccio un sospiro di sollievo e guardo la mia amica che è sbiancata.

-Se volevi ucciderla, Kacchan, dovevi trovare un metodo meno visibile.-

Lei mi lancia un’occhiataccia, prima di precipitarsi da Kagome. -Oddio, mi dispiace tantissimo! Sono così stupida, accidenti a me! Stai bene?-

Kagome si alza e annuisce. -Sono cose che capitano.- dice, girandosi per verificare la posizione della freccia. -Ottima mira, comunque.-

Kacchan scoppia a ridere, sollevata, e io alzo gli occhi al cielo, girandomi verso gli altri per far cenno a loro che è tutto ok: le maledizioni di Inuyasha verso la mia amica erano state piuttosto inquietanti.

Sospiro sollevata: al contrario di ogni mia rosea aspettativa, le due Kagome hanno fatto presto amicizia; è con Inucchan che la mia amica non ha ancora fatto pace, ma sono piuttosto fiduciosa che mio fratello stia ideando qualche piano per riconquistarla.

Mentre mi volto nuovamente verso le mie amiche, incrocio per caso lo sguardo di Sesshomaru e ricevo una di quelle occhiatacce da Guinness dei Primati. Il suo risentimento, più elevato del solito, arriva direttamente da ieri sera: dopo la sua esaustiva risposta, la mia stanchezza sommata all’attacco di nervi che mi aveva fatto venire, ha fatto si che gli rispondessi male.

Non so se Sesshomaru abbia capito il reale significato di “Grazie al cazzo, eh!”, ma il tono era di certo inequivocabile e, considerando che Sesshomaru ha una pazienza nettamente inferiore al mio ragazzo, sono certa di dover ringraziare il fatto di avere tutte le ossa integre. Probabilmente vuole vendicarsi al prossimo allenamento.

-Ayame?- mi chiama Kagome ad un certo punto, distogliendomi dai miei pensieri. -Perché tu e Sesshomaru vi state guardando in.. cagnesco?-

-Beh, Kagome, stiamo facendo una specie di lotta. Hai presente marchiare il territorio..? Ecco, non che io lo faccia nel senso reale del termine, ma diciamo che adesso abbiamo capito chi comanda.- le rispondo, facendole inarcare una sopracciglia.

Mi riporto davanti all’albero, cercando di concentrarmi.

Oh, eccome se si è capito chi comanda!

Date il benvenuto a Sesshomaru Taisho, sommo Signore delle Occhiatacce e del Digrignamento dei Denti, nonché Conte dei Monosillabi.

Tuttavia, sono un passo più avanti dal farmi rispettare da Sesshomaru: insomma, il fatto che non mi uccida e che abbia accettato di allenarmi è facilmente riconducibile al fatto che ho salvato Rin ben due volte e che sono la compagna del suo sé futuro, ma ho tutta l’intenzione di guadagnarmi il suo rispetto come ho fatto con il mio Maru. Anche se sono convinta che saranno dolori, e non per modo di dire.

Scocchiamo qualche altra freccia, poi Sesshomaru decide che è ora di avviarci e noi non possiamo fare altro che obbedirgli.

Non riesco a capire dove vuole andare a parare: dopotutto, non abbiamo nessuna meta precisa, quindi tanto vale fermarci e aspettare che Kyosuke arrivi da noi, farlo a fettine di lupastro e farci dire con la forza quando saremmo potuti tornare a casa. Insomma, mi sembra un piano abbastanza semplice, o no?

Probabilmente no.

Faccio spallucce e mi vado a sedere pacificamente su Ah-Uhn, ignorando tutti gli altri miei compagni di viaggio. Dopotutto, il consiglio di ieri sera di Sesshomaru, per quanto bastardo, non era così sbagliato: forse sedermi e pensare mi sarebbe servito per capire come attingere separatamente ai miei due poteri. D’altronde, solo io posso sapere come fare.

Dunque: potere spirituale e potere demoniaco, leggermente intrecciati, ma facilissimi da sciogliere. Ok, e adesso?

Rimango parecchio tempo in quella posizione, cercando di capire quale potrebbe essere la mossa successiva, ma non arrivo a nessuna soluzione soddisfacente.

Sfortunatamente -questa giornata non è iniziata molto bene e sono ragionevolmente convinta che finirà ancora peggio- ad un tratto sento Kyosuke che si dirige velocemente nella nostra direzione. Scendo da Ah-Uhn appena in tempo per vederlo spuntare all’orizzonte.

Non tengo il conto di quante maledizioni gli lancio nel giro di mezzo minuto, ma sono spiacevolmente sorpresa di vederlo arrivare vivo davanti a noi.

 

 

 

Angolino dell’autrice: Eccomi con un nuovo capitolo, gente! Dunque, il viaggio dei nostri ragazzi prosegue, non senza delle novità: l’allenamento di Ayame e Sesshomaru è stato parecchio duro e la mezzodemone è esausta; inoltre, qui ho voluto inserire un piccolo spaccato del rapporto tra le due Kagome che, come vedete, non è per nulla male: anzi, sono diventate molto amiche sin da subito. Il piccolo discorso comico che Kacchan ha fatto ad Ayame è ovviamente preso dalla versione in lingua inglese de La Sirenetta e sono le parole che Ursula rivolge ad Ariel prima di proporle di darle le gambe in cambio della sua voce; invece, la canzone che canta Aya-chan è Set fire to the rain di Adele, tra l’altro titolo della prima fic.

Non ho altro da dire, se non che spero che il capitolo vi sia piaciuto!

Un abbraccio e a presto :*

Sami

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Capitolo 9
*** Dice il saggio: se il tuo nemico sta andando a fuoco e tu hai dell’acqua, bevila. ***


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9. Dice il saggio: se il tuo nemico sta andando a fuoco e tu hai dell’acqua, bevila.

 

Rimango allibita, mentre Kyosuke atterra davanti a noi con un sorrisino irritante sul viso.

Ma pensa te sto infame!

-Salve, gente! Ehi, vi trovo bene!- esclama, guardandoci uno a uno con evidente soddisfazione.

-Hai addirittura la faccia tosta di venire qui, razza di idiota?- esclama Inucchan, mettendosi in posizione da combattimento. Io affianco mio fratello.

-Ayame cara, è un piacere vederti.-

-Il piacere è tutto tuo.- esclamo, nervosa.

-No, credimi.- mi risponde lui, iniziando a giocherellare con un ciondolo che, me ne rendo conto immediatamente, è proprio quello che contiene i poteri demoniaci di Sesshomaru. -Sono qui per proporti un accordo.-

-Non ci importa dei tuoi accordi!- esclama mio fratello, con un ringhio.

-Aspetta, lascialo parlare.- sussurro io, incantata dal ciondolo, mentre penso ad un modo per sottrarglielo.

Kyosuke ride. -Vedo che sei diventata più ragionevole.- la tua ragionevolezza te la infilo nel… -Dunque, questo è l’accordo: io vi cedo il ciondolo e in cambio tu vieni con me.-

Mi trattengo dallo scoppiare a ridere. Questo lupastro, evidentemente, ha bisogno di uno psicologo, uno psicoterapeuta, uno psichiatra e molte altre professioni che iniziano per “psico”.

Assottiglio gli occhi e lo studio per qualche secondo, avvicinandomi. Forse, se riuscissi a farlo venire più vicino, riuscirei a strappargli il ciondolo dalle mani.

-Vieni a prendermi.- gli sussurro maliziosa, avvicinandomi di più a lui. Sento i commenti sorpresi dei miei compagni, ma non ci faccio caso: mi faccio già abbastanza schifo da sola.

Kyosuke ghigna, come uno che sa di avere la vittoria in pugno, e si nasconde il ciondolo in una tasca, dove non posso prenderlo in nessun modo, poi si avvicina a me finché non siamo ad un palmo di distanza. Sto per vomitare.

-Verrai con me, dunque?- mi sussurra, guardandomi fisso negli occhi.

-Prima devo dirti una cosa.- gli dico io di rimando, avvicinandomi ancora di più. -Fottiti!- sussurro, prima di afferrarlo saldamente per le spalle e dagli una ginocchiata lì dove non batte il sole.

-Ggggggesùùùù, è da una vita che avevo voglia di farlo!- esulto, guardando il lupastro accasciarsi su sé stesso e gemere dolorante.

-Ayame!- esclama mio fratello, con il riso sulle labbra. -Sei tremenda!-

Gli sorrido soddisfatta, e sento Kacchan scoppiare a ridere senza ritegno, mentre Sango ridacchia tenendosi una mano davanti alla bocca.

-Dubito che potrà più avere figli.- dice Kagome, rivolgendosi ad un Inuyasha scioccato, con gli occhi spalancati e una vaga espressione di compassione nel viso.

-Me… la pagherai!- esclama Kyosuke, ancora piegato in due dal dolore, prima di scappare via con la coda tra le gambe. Beh, solo quella gli rimane tra le gambe, ormai.

Sorrido: per lo meno una piccola soddisfazione me la sono presa.

Guardiamo Kyosuke andarsene, seguito da un oceano di minacce. E sono quasi convinta che la sua voce sia più acuta del solito.

 

Tre quarti d’ora dopo, i miei compagni di viaggio stanno ancora commentando il mio calcio sui…

MA DICIAMOLO! DICIAMOLO! QUANDO CI VUOLE, CI VUOLE! Il mio calcio sui coglioni! Eeeeeeh là!

-Wow, sorellina, se l’allenamento con Sesshomaru da questi effetti… ricordami di non farti più arrabbiare!- mi dice Inucchan, in uno stranissimo slancio di affetto fraterno.

Sto per ribattere che non gli avrei mai fatto quello: sono convinta che Kagome ci tenga ad avere figli, e io non posso negare una cosa del genere alla mia migliore amica, ma il cellulare di Inucchan squilla.

-Ehilà papà!- esclama lui, con entusiasmo.

-A cosa devo tutta questa felicità?- domanda mio padre dall’altro capo del telefono, facendomi ridacchiare.

-Ayame ha castrato Kyosuke!-

Mio padre rimane zitto qualche secondo all’altro capo del telefono. -Beh, non posso dire che mi dispiaccia. E brava figliola!- dice, mentre Inucchan scoppia a ridere senza ritegno.

-Beh, non lodiamola troppo adesso, altrimenti poi si monta la testa!-

Io faccio la linguaccia a mio fratello e sento nostro padre ridere. Quanto mi mancano, lui e la mamma.

-A proposito, Inuyasha.- riprende papà, abbassando la voce ad un sussurro. -Come procede la ricerca?-

-Beh… sappiamo che ce l’ha Kyosuke. Ma per ora… non bene.- sussurra di rimando Inucchan, forse per non far sentire quella parte di conversazione a Maru: si deve sentire un peso così vulnerabile, povero il mio amore.

-D’accordo. Siate prudenti.- dice nostro padre, prima di sentire un rumore non ben identificato.

-Cos… Izayoi!- esclama papà, anche se capisco chiaramente che il cellulare non è più nelle sue mani.

-Ragazziiiiii.- si sente dall’altra parte dell’apparecchio. -Come stateee?-

-Bene, mamma, grazie.- dice Inucchan, trattenendosi dallo scoppiare a ridere.

-Ooh, caro! Sei certoo? Hai una voce così fiacca!-

-Izayoi.- dice papà, allibito. -Stai tenendo il telefono al contrario.-

Scoppio a ridere di cuore, sentendo la mamma borbottare qualcosa di indefinito, imbarazzata.

-Aya-chan?- mi chiama Rin, facendomi distogliere l’attenzione da mio fratello. -Mi presteresti, per favore, quell’oggetto carino con tutte le melodie?-

Sorrido, intenerita, e le passo il mio IPod: di questo passo, temo che nel giro di tre giorni sarà irrimediabilmente scarico.

Passo una mano tra i capelli di Rin e non riesco a trattenere un sospiro: sono molto preoccupata per Maru e non ho idea di come aiutarlo. Parlare ormai sembra inutile, così come stargli vicino fisicamente. Nulla sembra aiutarlo.

 

Occhei: acque calme e rilassate, cerchiamo di raggiungere uno stato mentale decente, eh Ayame? Dopotutto, anche se siamo qui da esattamente sei ore e mezzo, non vuol dire che tutta questa meditazione sia stata perfettamente inutile, giusto?

-Non ti stai concentrando!- mi comunica Sesshomaru, con un tono così scocciato che gli vorrei ricordare che non è lui quello seduto immobile da quasi sette ore per il terzo giorno di fila. Per non parlare degli allenamenti con Kagome il mattino: è quasi peggio di andare a scuola. La ragazza si mette davanti a me e a Kacchan, con una freccia tenuta sulla spalla a ‘mo di fucile e parla camminando avanti e indietro, facendo l’inquietante imitazione di un Sergente Hertman al femminile. La prima volta ero rabbrividita.

Al pomeriggio, invece, mi toccano gli allenamenti con Sesshomaru. Tuttavia, al contrario di come si potrebbe immaginare, non sono allenamenti veri e propri! No! Dopo la prima volta che avevamo combattuto, eravamo passati alla meditazione! Lunghe, infinite, noiosissime ore di meditazione che non hanno cavato un ragno dal buco!

Liberatemi! Uccidetemi!

Come se non bastasse, sento l’inquietante e opprimente presenza di Sesshomaru ogni secondo e sono certa che lui passi le sue ore a fissarmi intensamente, altrimenti non si spiegherebbe il fatto che capisca sempre quando non sono concentrata.

-Non ne posso più, Sesshomaru.- dico, aprendo finalmente gli occhi. -Sono sette ore che sono qui e non stiamo concludendo niente. Forse dobbiamo cambiare approccio.- commento, fissandolo  negli occhi ambra. Quasi avevo dimenticato che cosa si provasse.

Sesshomaru alza un sopracciglio. -Vuoi che ti alleni?- chiede retorico. -Fai come dico io.-

-E sei sicuro che funzionerà?-

-Dipende da te.-

Rimaniamo qualche altro secondo a fissarci.

Sono stanchissima, ma devo tenere duro: devo aiutarlo in tutti i modi possibili.

-D’accordo. Dammi solo dieci minuti.- gli dico, alzandomi in piedi e stiracchiandomi per bene. -Vado a prendere una bottiglia d’acqua e torno.-

Dopo qualche passo mi rigiro verso di lui. -Attento, Tigre:- gli dico, fintamente minacciosa. -ti tengo d’occhio!-

Vedo le labbra di Sesshomaru piegarsi in un microscopico sorriso e mi avvio soddisfatta verso il resto del gruppo, quando mi rendo conto che Jaken ha seguito tutta la scena. Inarco un sopracciglio e lo supero, facendo finta di niente.

-Cosa hai fatto, ragazzina incapace? Cos’era quella cosa?- inizia a urlare il nanetto, prendendo a corrermi dietro. Inutile dire che uno dei miei passi sono tre dei suoi.

-Si chiama sorriso, Jaken, non “quella cosa”.- sospiro io, mentre mi avvicino alla mia borsa e ne tiro fuori una bottiglia d’acqua.

-Come è andato l’allenamento, Ayame?- mi chiede Kagome, sorridendomi.

Io faccio spallucce. -Non tanto bene. Anzi, diciamo pure malissimo. Ma adesso continuiamo.-

-Non sei stanca?-

-Chi? Io? Ma se non so neanche cosa significhi stanchezza???- ahahahahahahahahah!!!

Kacchan alza un sopracciglio. -Certo, mia cara. Lascia solo che ti dica una cosa.-

-Cosa?- domando io, bevendo l’ultimo goccio dell’acqua nella bottiglietta. -Che i puffi non sono blu di natura, ma li hanno dipinti?-

Kacchan fa finta di non avere sentito. -Che la negazione è il primo passo per l’autodistruzione.-

Io spalanco gli occhi, continuando testardamente a ignorare i blablabla di Jaken: sa essere così petulante quando ci si mette! -E questa l’hai appena letta su Orgoglio e Pregiudizio?-

-No. Dico solo che dovresti riposarti, altrimenti potresti ammalarti!-

-Sei terribilmente simile a mamma quando fai così, Kacchan. Grazie di preoccuparti, ma sono sufficientemente grande da riuscire a regolarmi.- rispondo, leggermente irritata, tornando da Sesshomaru.

Kagome non capisce: sento il bisogno di fare di tutto per aiutare Maru. Lei forse non se ne rende conto, ma io riesco a capire benissimo quanto soffra per questa sensazione e ho terrore che faccia qualcosa di avventato: non credo che accetterebbe di vivere il resto della sua vita da umano. E io non posso perderlo.

 

 

 

Angolino dell’autrice: Salve. Sarò breve questa sera: come al solito, spero che il capitolo vi piaccia e che abbia soddisfatto le vostre aspettative.

Vi chiedo di lasciare una recensione per sapere cosa ne pensate.

Un abbraccio e grazie a tutti.

Sami

 

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Capitolo 10
*** Dice il saggio: se qualcosa deve andare male, lo farà. ***


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10. Dice il saggio: se qualcosa deve andare male, lo farà.

 

-Te l’avevo detto, io!-

-Taci, Kagome: ho solo bisogno di un paio di litri di caffeina, ma sfortunatamente in questo tempo non c’è!-

-No, Ayame: tu hai bisogno di sonno! Sono tre giorni che non dormi!-

Alzo gli occhi al cielo. -Macché sonno e sonno.- dico, trattenendo, mio malgrado, uno sbadiglio. -Sto benissimo.-

La mia migliore amica sbatte il piede a terra. -Ma perché sei così testarda?-

-Kagome ha ragione, Ayame, forse dovresti…- lancio uno sguardo di fuoco a Miroku, interrompendo il suo consiglio non desiderato.

-Ho detto che sto benissimo.-

Il monaco mi guarda per qualche secondo, corrucciato, poi annuisce e si scambia uno sguardo d’intesa con Inuyasha che mi fa letteralmente girare le scatole. E oggi non ne ho proprio bisogno: tra l’allenamento di stamani con Kagome (che è andato da schifo) e quello pomeridiano con Sesshomaru (che, se possibile, è andato anche peggio), ci manca solo la predica prima di andare a dormire e siamo a cavallo.

Mi alzo e mi allontano di qualche passo dal falò che mio fratello ha acceso qualche ora fa con l’aiuto di Miroku. -Non ho fame.- dico. -Vado a farmi un giro.-

Mi inoltro tra gli alberi senza aspettare la risposta dei miei amici. Sono irritata, perché so bene che Kagome ha ragione: ho bisogno di sonno e tanto anche.

Ma non posso dormire. Loro non possono capire, non possono.

Scuoto la testa, stanca, e mi dirigo verso Maru, che se ne è andato parecchio tempo fa: l’ho sentito passare a qualche metro mentre stavo meditando e adesso ho una voglia pazzesca di stare un po’ assieme a lui.

-Ehi.- sussurro, avvicinandomi lentamente e sedendomi accanto a lui e sorridendo leggermente. La verità è che mi è mancato da morire in questi giorni. -Che bella serata, vero?-

Aspetto qualche secondo che il mio ragazzo mi risponda, ma non sento un suono uscire dalle sue labbra. Mi giro verso di lui interrogativa e vedo che il suo sguardo è rivolto lontano. Aggrotto le sopracciglia.

-Cosa c’è Maru?- sussurro, appoggiandogli una mano sul braccio. -E’ da tanto che non stiamo un po’ insieme e…-

-Mi sembra che tu passi parecchio tempo con me in questi ultimi giorni.- sbotta, allontanando di scatto il braccio e sottraendosi al mio tocco.

-Sesshomaru?- sussurro, sentendo l’ansia stringermi lo stomaco. –Cosa c’è?- domando, con la voce incrinata.

Lui non risponde, ma si alza e se ne va, non degnandomi di uno sguardo.

Rimango pietrificata e lo guardo inoltrarsi tra gli alberi e scomparire. Sposto lo sguardo avanti a me e scoppio a piangere, disperata.

Non doveva andare così. Capisco come si sente, capisco tutto il nervosismo che deve aver accumulato in questi giorni, ma non capisce che tutto quello che sto facendo è per lui, per migliorarmi e per essere utile nella ricerca? Cosa gli passa nella testa? Crede che io passi del tempo con Sesshomaru in quest’epoca perché preferisco il suo essere demone che la sua umanità?

Non so per quanto tempo rimango a singhiozzare seduta a terra, ma quando le lacrime si esauriscono mi sento completamente sfinita. Mi ci vuole solo un minuto per scivolare a terra e addormentarmi.

 

-Ayame? Ehi, Ayame?-

Strizzo gli occhi, irritata, cercando di accoccolarmi più su me stessa: ho freddissimo.

-L’abbiamo persa.- asserisce la voce di mio fratello.

-Taci, Inuyasha! Continui a parlare a sproposito!- esclama Kacchan, prima di tornare a rivolgersi a me e scuotermi lentamente. –Forza, Aya-chan: il sole è ormai alto.-

Mugugno. –Come già alto? Cosa aspettavate a svegliarmi?-

Kacchan rimane zitta per qualche secondo. –Fai paura, Ayame. Mi viene quasi voglia di avvolgerti in un tappeto e venderti al primo mercato.-

Apro gli occhi e concedo un minuscolo sorriso. –Non è una brutta idea.- dico, alzandomi in piedi e stiracchiandomi.

-Cosa diavolo è successo ieri sera? Abbiamo visto mio fratello tornare incazzato nero e tu eri sparita…-

I ricordi mi piombano addosso con forza e sento gli occhi riempirsi di lacrime, così abbasso di scatto la testa, sperando che mio fratello non abbia visto niente.

-Ok, ok, ritiro la domanda! Non mi importa! Anzi, me ne vado, si?- inizia a balbettare, facendo dietro front e sparendo dalla nostra vista seguita da borbottii indistinti.

Io ridacchio tra le lacrime e alzo lo sguardo. –Beh… gli uomini si sentono impotenti davanti a una donna che piange.-

La mia amica mi sorride, poi mi prende per mano. –A qualche minuto da qui c’è un piccolo torrente: è ottimo per lavarsi un po’ il viso. E per parlare lontano da orecchie indiscrete.-

-D’accordo. Grazie, Kacchan.- sussurro, iniziando a seguirla.

Ed ecco tornare la maledizione dei due passi.

-Aiut…!-

Non ho neanche fatto due metri, che sono già a terra distesa.

-Per tutti i Kami, Aya-chan! Stai bene?-

Mugugno, alzandomi lentamente e aggrappandomi al braccio della mia migliore amica. –No.- asserisco, mettendo un piede davanti all’altro molto lentamente. –E’ passato molto tempo da quando sono stata peggio di così.-

Kagome rimane in silenzio qualche minuto, fino a che non arriviamo al ruscello. Io mi faccio una coda alta e prendo a strofinarmi con forza il viso e il collo, come se potessi lavare via tutte le cose successe la sera prima.

-Hai voglia di parlarne?-

Annuisco. –Si è arrabbiato. Non so esattamente il motivo, ma credo che tutta questa situazione stia mettendo a dura prova i suoi nervi ed è chiaro che non riesce più a gestire le sue emozioni, ma non si può fargliene una colpa. Ma il punto, Kagome, è che quell’idiota è convinto che adesso che è umano non mi piaccia più e che abbia trovato un ottimo ripiego con il Sesshomaru di quest’epoca. Come se a me piacesse essere trattata come un calzino tutto il giorno poi! Come se mi piacesse starmene seduta ore e ore a “meditare” senza arrivare a nessuna conclusione! Come se mi piacesse starmene con le mani in mano mentre l’uomo che amo soffre!-

Alla fine del monologo ho il fiatone e Kacchan mi guarda con gli occhi spalancati. L’ho scioccata, povera ragazza.

-Wow…- sussurra lei. –A quanto pare, i fratelli Taisho sono entrambi degli idioti. Per cose diverse, certo, ma pur sempre due idioti. Da chi avranno preso, secondo te?-

Rido talmente tanto che quando torniamo dagli altri sono piegata ancora in due. Immediatamente, sento tutti gli sguardi che si alzano su di noi.

-Salve gente.- dico, ricomponendomi e sorridendo. –I programmi della mattinata?- chiedo, facendo la finta tonta.

Sango e Kagome si guardano per qualche secondo.

-Veramente,- inizia la sterminatrice. –vorremo andare al villaggio più vicino a comprare un po’ di provviste e poi dobbiamo ritornare verso il pozzo Mangiaossa: Kagome deve dare un esame tra qualche giorno.-

Io guardo la sacerdotessa con tenerezza: alla fine di quest’anno deve fare gli esami per entrare al liceo e non è messa proprio magnificamente in quanto a studio.

-A proposito di scuola.- dico, rivolgendomi ad Inucchan, mentre prendo la mia borsa. –Come facciamo noi? Ci stiamo perdendo un sacco di roba.-

Mio fratello fa spallucce. –Non ci bocceranno per un mese di assenza.-

-Ah dici? Perché io me la immagino Kagura.- dico, alzando un sopracciglio. –Ti è piaciuto l’anno scolastico? Perché lo rifarai l’anno prossimo. Uguale.-

Inucchan ridacchia, mentre la mia amica fa un sospiro tremulo. –Ci boccerà tutti, lo so. Sarò una delusione per la mia famiglia!- sussurra, avvilita.

Io ridacchio, scuotendo la testa. –Avanti, non è la fine del mondo.- dico, divertita dall’inutile melodramma. –Dopotutto, non è colpa tua.-

-Però… un modo ci sarebbe.- sussurra, aggrottando la fronte e girandosi di scatto verso Kagome. –Se noi ti dicessimo i titoli e le edizioni dei nostri libri, tu riusciresti a procurarceli dal tuo tempo?-

-Ma che cazz…?- esclama mio fratello, spalancando gli occhi e iniziando a gesticolare, nella speranza che Kagome lo veda. Kagome, in effetti, lo vede, ma non da segno di volerlo accontentare.

-Certo, farò il possibile.-

-No!- esclama a quel punto mio fratello, facendoci voltare verso di lui. –Cioè… non è il caso che ti scomodi, Kagome.- dice, falso come Giuda.

Alzo gli occhi al cielo: Inuyasha è scemooooo!!!

Sento Rin ridere, così mi giro verso di lei e le faccio l’occhiolino: è adorabile, quella bambina.

-Ayame?- mi domanda Kacchan.

-Come? Cosa? Che c’entro io?- esclamo, terrorizzata.

-La tua opinione?-

Spalanco gli occhi: qualsiasi cosa dirò, sarà usata contro di me per il resto della mia vita. –Ehm… io sono neutrale, come la Svizzera. Detto questo, credo che andrò a dare un’occhiata dall’alto: ci metteremo meno a trovare il villaggio.- dico e senza aspettare la risposta di Kacchan, lascio che Rin si arrampichi sulla mia schiena e mi sollevo da terra.

-L’abbiamo scampata, Rin-chan.- ridacchio, quando siamo ad un’altezza abbastanza elevata. –Non ci dovremmo sorbire le litigate di quei due per la prossima mezz’ora.-

La bambina scoppia a ridere cristallina. –Mi sei mancata in questi ultimi giorni, Aya-chan.-

Io sorrido intenerita, incontrando gli occhi color cioccolato della bambina: se mi concentro solo su quelli, è come se mi stessi guardando allo specchio.

-Anche tu tesoro. Ma mi devo allenare: devo aiutare Sesshomaru. Devo fare tutto il possibile.- dico, con una stretta al cuore.

-Avete litigato?- mi chiede la bambina, dopo qualche secondo. –Sembrava tanto arrabbiato ieri sera.-

Annuisco, cercando di non pensare a quei momenti orribili: avevo la certezza che nulla potesse più distruggere il nostro rapporto, eppure abbiamo litigato alla prima difficoltà, proprio nel momento in cui saremmo dovuti rimanere più uniti.

-Un po’.- sussurro.

-Perché?-

Sospiro. –Perché Sesshomaru ha sempre basato la sua vita sulla sua forza demoniaca. Ora che l’ha perduta, crede che nel giro di poco tempo perderà anche tutto il resto; cerca di essere il primo a staccarsi, sperando di soffrire meno.- spiego, riconoscendo la verità in quelle parole che mi sono uscite quasi di getto.

Rin annuisce, anche se non sono troppo sicura che abbia capito. Bah, beata innocenza.

-Guarda, Aya-chan! Lì c’è un villaggio!- mi comunica Rin, dopo qualche minuto di giri in tondo sopra al nulla. Aguzzo lo sguardo e mi rendo conto che la bambina ha ragione: magnifico, sono troppo distratta anche per cercare un villaggio umano. Peggio di così si muore.

Beh sicuramente ci sono anche dei lati positivi negli avvenimenti degli ultimi due giorni.

Certo, bisogna pensarci un po’ su.

Ok, ci penserò domani. Se non mi viene una crisi di nervi prima.

-Ragazzi, c’è un villaggio ad un paio di kilometri ad ovest di qui.- asserisco, poggiando i piedi per terra. Noto con piacere che mio fratello e Kacchan non stanno litigando, ma non ho coraggio di far notare la cosa: temo in una rappresaglia.

 

 

 

Angolino dell’autrice: Dopo così tanto tempo, sono felicissima di tornare con questo nuovo capitolo dopo mesi interi. In effetti, raramente mi è capitato di fare così ritardo non è vero, per cui mi scuso tantissimo. Cercherò di essere più celere.

Spero tanto che questo capitolo vi piacerà e vorrei tanto sapere la vostra opinione, dopo così tanto tempo di inattività.

Un abbraccio e grazie a tutti!

Sami

 

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Capitolo 11
*** Dice il saggio: mai svegliare il can che dorme; potrebbe vendicarsi e allora sarebbero cazzi amari per tutti. ***


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11. Dice il saggio: mai svegliare il can che dorme; potrebbe vendicarsi e allora sarebbero cazzi amari per tutti.

 

Wow, questi villaggetti dispersi nel nulla sono anche più piccoli dei villaggetti dispersi nel nulla del nostro tempo. E’ un record.

-Avevi detto un paio di kilometri, Ayame!-

-Eeeh, ho sbagliato leggermente, non farne una tragedia apocalittica!-

-La tragedia apocalittica si abbatterà su di te se non impari le proporzioni!-

-Inuyasha?- ringhio, cercando di mantenere la calma. –Una parola dal profondo del cuore: impiccati.-

-Potreste smetterla, per favore?- esplode Sango, facendoci voltare di scatto nella sua direzione. –Siete così irritanti!-

-Concordo.- dice Kacchan, in tono così stanco da farmi pensare che si stia per addormentare in piedi. E per fortuna che sono io quella che ha passato una nottataccia.

Fortunatamente, dopo una ventina di minuti iniziamo ad intravedere il villaggio e Sango ordina a me, a Kagome e a Kacchan di seguirla. Mi vengono, per un attimo, in mente i pomeriggi di shopping tra ragazze… rabbrividisco.

-Ci vediamo tra qualche ora ragazzi. Rin, tesoro, sicura di non voler venire?- chiede Kagome, rivolgendosi alla bimba che ci sta salutando con la manina.

-No! Resto qui a giocare con Jaken e con Sesshomaru-sama.-

Vedo Kacchan alzare un sopracciglio: si, nemmeno io riesco ad immaginarmi Sesshomaru “giocare”. Bah, ribadisco: beata innocenza.

Prima di voltarmi per seguire le mie amiche, mi azzardo a lanciare un’occhiata a Maru: fissa il nulla con occhi vacui e stanchi. Probabilmente anche lui deve aver dormito poco questa notte. Non posso fare a meno di sospirare intristita e di sentire il cuore stretto in una morsa: non l’ho mai visto così sfiduciato.

-Aya-chan?- mi richiama la mia migliore amica, stringendomi un braccio. Io annuisco e la seguo placida: forse allontanarmi da tutto per un po’ potrebbe rivelarsi una cosa positiva.

 

-Oh, guardate che belle stoffe, ragazze!- esclama per la decima volta Sango, fiondandosi verso una bancarella, immediatamente seguita dalle due Kagome, altrettanto entusiaste.

Per Zeus, ma cosa ho fatto io di male? Certo, non posso dire che sia peggio dello shopping nel mio tempo – a causa della minore varietà di merci.- ma di certo ci va molto, molto vicino.

Alzo gli occhi al cielo, rifiutandomi categoricamente di seguirle, e mi inizio a guardare intorno per conto mio. Mi allontano dalle mie amiche di qualche metro, sentendo l’impellente bisogno di starmene un po’ per conto mio: dopotutto, riuscirò a rintracciarle facilmente nel caso ci perdessimo.

Ad un certo punto, vengo attratta da una piccola bancarella, davvero molto molto piccola, che è stipata in un angolino della via, addossata ad una casa abbandonata.

Si, so che come descrizione non è proprio il massimo della garanzia e dell’affidabilità, ma mi avvicino comunque colta da un’enorme curiosità. Neanche a farlo apposta, giusto per accentuare l’inquietudine che emana la bancarella, la proprietaria è una vecchietta piccolina e rugosa come poche.

-Oh, cara signorina, dolce signorina, ti stavo aspettando.- mi dice la suddetta, facendomi sentire come un qualche genere di eroe dei fumetti o, in alternativa, come una specie di Harry Potter predestinato.

Giusto per evitare figure dimmerda, mi guardo a destra e a sinistra, prima di voltarmi nuovamente verso la vecchina e indicarmi con un dito. –Aspettava me?-

Lei mi rivolge un sorriso sdentato. –Certo. Vedi altre signorine dolci e care qui intorno?-

Al che, mi viene il terribile dubbio che la vecchina rugosa sia pazza e temo di essermi impantanata in una conversazione senza capo ne coda.

-Ho quello che cerchi, dolce signorina.- mi incalza lei, iniziando a rovistare tra tutti i gingilli ammassati alla meno peggio sul bancone. Dopo un paio di minuti di ricerca –la montagna era più alta del previsto-, ne tira fuori un rosario, del tutto identico a quello che porta al collo Inuyasha in quest’epoca.

-Cosa..?- chiedo titubante, mentre la vecchina me lo mette in mano senza troppi complimenti. –Signora, ma io non…- cerco di dire confusa, passando titubante le dita sulla collana.

La vecchina mi interrompe con una risatina stridula, che ha la capacità di farmi rizzare i peli sulle braccia. –Sai di cosa si tratta?- chiede, fissandomi con due occhioni spalancati. Due occhioni azzurri come il cielo.

Annuisco, materialmente incapace di proferire parola, tanto sono scioccata da quella scena.

-Dunque vai, cara bambina. Le tue amiche ti staranno cercando.- esclama, puntando un dito ossuto verso un punto alle mie spalle. Io mi giro, credendo di trovare le mie amiche in attesa, ma vedo solo un via vai di persone indaffarate che non stanno prestando per nulla attenzione alla scena. Sto per chiedere alla vecchina se oltre alle cose di cui ho bisogno conosce anche i nomi delle mie amiche, tuttavia quando mi volto vecchina e bancarella non ci sono più.

-Che diavoleria è mai questa?- sbotto, mentre la mia frase rimbalza sul muro davanti a me e mi ritorna alle orecchie. Arriccio il naso: diavoleria? Mio padre usa questa parola e mio padre ha tanti di quegli anni che non oso pensarci. Poi che non li senta è tutto un altro discorso.

-Riformuliamo: che cazzo sta succedendo?-

Annuisco: ora mi riconosco!

-Ayame! Ehi Ayame, che stai facendo?- grida una voce dietro di me, che sono certa sia di Kagome. Quale delle due, non saprei dirlo.

Mi volto e vedo le mie amiche avviarsi pacificamente nella mia direzione, con dei sacchi sulle spalle: probabilmente contengono il cibo che dovevamo comprare al mercato.

-Che fai qui, Aya-chan?- mi domanda Kagome, avvicinandosi e sorridendomi. Poi il suo sguardo si posa sul Rosario che ho tra le mani. –E quello dove l’hai trovato?- esclama, immensamente sorpresa.

Io scuoto la testa. –Me l’ha dato una vecchietta. Dice che ne avevo bisogno.- rispondo, ben sapendo che come spiegazione è piuttosto insulsa. Ma che volete che vi dica? Sono la prima a non aver capito un accidente di questa storia.

-Te l’ha dato..?-

Scuoto le spalle. –Non farmi domande a cui non posso rispondere, Kacchan.- dico, continuandomi a rigirare distrattamente il Rosario tra le dita.

Sarebbe magnifico saperlo usare, peccato che non sia una sacerdotessa e che non sappia assolutamente come farla funzionare. Mia madre avrebbe di certo saputo come fare.

E’ proprio mentre sto pensando a lei che il Rosario si illumina di un’accecante luce bianca e mi sfugge dalle dita, scomparendo in mezzo secondo.

-Ma che cazz…?- sussurriamo io e Kacchan in contemporanea, mentre le altre mi fissano con gli occhi spalancati.

-Beh- farfuglio io, dopo qualche secondo, -di cose strane, nella vita, ne ho viste… ma questa le supera tutte di gran lunga!-

-Concordo. Dove credete che sarà finita?- domanda Sango, mentre riprendiamo lentamente la via che conduce fuori dal mercato.

-Non lo so. Potrebbe essere ovunque…- sussurra pensierosa Kagome. –Potremmo chiedere alla divina Kaede, la prossima volta che andiamo a Musashi.-

Io annuisco: non mi interessa più di tanto riavere il rosario indietro, ma vorrei decisamente sapere cosa è successo. Quella vecchina non me l’aveva raccontata giusta.

 

Non ho per nulla voglia di tornare dagli altri, ma siamo state via più di mezza giornata e temo di vedere Inucchan e il suo clone maleducato radunare una squadra di ricerca. Sarebbe decisamente inquietante.

Non appena arriviamo in prossimità della radura dove avevamo lasciato gli altri, mi rendo conto quasi subito che c’è qualcosa che non va: Inuyasha e Sesshomaru sono l’uno di fronte all’altro, in posizione di attacco e, dal quel che sento, il Principe dei Barboncini Hitleriani sta sputando addosso al fratello parecchio veleno. E fin qui, niente di anormale.

Inuyasha, ovviamente, sarebbe più incline a fare a botte, ma le parole di Sesshomaru lo bloccano sul posto.

-… inutile mezzodemone, sei l’onta della nostra famiglia e questo ne è solo l’ennesima prova.- sussurra ad un certo punto, sfiorandosi il collo.

Solo avvicinandomi di qualche altro metro riesco a scorgere, parzialmente nascosto dalle pieghe dell’abito, il Rosario della Soggiogazione che avevo tra le mani qualche ora prima

M’illumino di immenso: ecco dov’era finito! Ma che grandissima botta di culTURA!

Che strano, di solito non me ne va mai bene una. Finalmente la sorte ha deciso di riscattarsi: già mi immagino Sesshomaru sprofondare di una decina di centimetri nell’erba.

-Che sta succedendo?- sussurra Kagome, mentre ci avviciniamo velocemente alla scena patetica che si sta svolgendo. Da questa lontananza, sicuramente anche le altre riusciranno a sentire le offese rabbiose che sta rivolgendo Sesshomaru ad Inuyasha. Gli altri sono, giustamente, riuniti poco lontano e si astengono dai commenti: sanno che è meglio non intervenire in questi litigi familiari.

Tuttavia, c’è qualcosa che non mi torna: per quale motivo Inuyasha non reagisce?

E’, più o meno dopo il decimo insulso mezzodemone che decido che posso ritenere, più o meno, di far parte della loro famiglia.

-Oh, ma piantala! Sei terribilmente irritante!- esclamo rivolgendomi a Sesshomaru e sentendo i nervi che esplodono uno dopo l’altro. Quello si volta di scatto, fissandomi con un’espressione tra il sorpreso e l’incazzato.

-Non hai nessun diritto di trattare la gente in questo modo! Hai la presunzione di essere convinto di sapere tutto e di avere sempre ragione, ma non è così, dannazione!- ignoro l’occhiataccia di avvertimento di Maru –ah, si è degnato, eh?- e, dato che ormai sono partita in quarta, continuo. -Pretendi che gli altri ti portino rispetto, ma sei tu il primo a non rispettare gli altri. Ma chi cavolo credi di essere?!? Il re dell’universo???-

Quasi non faccio in tempo a finire la frase che il suddetto Re dell’Universo fa uno scatto verso di me e, con un ringhio, mi prende per il collo, sollevandomi da terra di diversi centimetri. Ho come un senso di dejà-vù.

-Come osi mancarmi di rispetto in questa maniera?- mi ringhia a un centimetro dal viso, iniziando a stringermi il collo. Si, è proprio un dejà-vù.  

Io ghigno. E si, lo so che non è il caso di irritarlo ulteriormente, ma lui ha già fatto un ottimo lavoro con i miei poveri nervi. Lui e il suo sé futuro: che grande coppia.

-Se credi che sia questo il modo con cui mi sottometterai, Sesshomaru-sama, ti sbagli di grosso. Non ci riuscirai ne ora ne in futuro.- sibilo velenosa, mentre sento il mio potere spirituale uscire. Mi lascio avvolgere, senza tentare di frenarlo come al solito, e in men che non si dica Sesshomaru fa uno scatto all’indietro con la mano che fuma.

-Oh, e a proposito: a cuccia!- esclamo, mentre il Rosario trascina Sesshomaru a terra. Cagnolino rabbioso dei miei stivali.

Ovviamente, le conseguenze di questo gesto mi perseguiteranno per il resto dell’eternità, ma cosa me ne importa? La possibilità di mandare Sesshomaru al tappeto ogni volta che voglio è la cosa più appagante che mi sia mai capitata.

Prendo un paio di respiri, rendendomi conto solo in quel momento del silenzio che ha seguito la mia sfuriata. Beh, che nessuno dica che non sono capace di sfogarmi.

Sesshomaru si rialza lentamente dopo qualche secondo e io fisso con un sopracciglio alzato Inucchan avvicinarsi a me e coprire parzialmente il mio corpo con il suo. Cos’ha paura, che suo fratello mi sbrani?

Beh, dal ringhio, potrei anche aspettarmelo. Rabbrividisco involontariamente, immaginandomi gli artigliucci demoniaci di Sesshomaru in qualche organo vitale del mio corpo. Per esempio il cuore.

Per questo motivo, mi sorprendo parecchio quando vedo il Principino lanciarmi una semplice occhiata gela-iceberg –ormai non mi fanno nemmeno più effetto, e lui lo sa bene.-, girare i tacchi e sparire nella foresta.

Mio fratello si rilassa e si allontana da me.

-Per quale diavolo di motivo ti sei intromessa? Non che tu non avessi ragione, per carità, ma dannazione a te, devi proprio metterti sempre nei guai?- mi dice Inucchan, alzando degli occhi al cielo e chiedendosi, probabilmente, perché gli fossi capitata io come sorella. Sottolineo, giusto perché non ci siano incomprensioni, che tra i due il più stupido è lui. Chiusa parentesi.

-Tu eri lì fermo a rognare: tanto valeva aspettare la glaciazione!- esclamo spalancando le braccia e chiedendomi se sia sufficiente gridare “A cuccia” per scoprire l’esatta ubicazione di Sesshomaru.

-Come ti sei permessa di trattare così irrispettosamente padron Sesshomaru? Meriteresti di provare sulla tua pelle la potenza degli artigli velenosi del padrone!-

-Stai zitto, rospaccio.- ringhia Inuyasha, dandogli un calcione e spedendolo tra i cespugli. Wow. Inuyasha non provava una profonda e scortese antipatia verso di me? Credevo che saremmo andati avanti a mugugni per tutto il resto del nostro viaggio, e invece…!

Non faccio in tempo a compiacermi per questa nuova scoperta, che Inuyasha, passandomi a fianco, mi da una botta sulla testa.

-Ahi!- esclamo io, ma sorrido quando vedo che le sue labbra sono piegate in un mezzo sorrisino. Al che, gli sorrido di rimando: credo di essermi appena guadagnata la sua simpatia.

-Inuyasha?- lo chiama Kagome, interrompendo il nostro scambio di sguardi. –A cuccia.-

SBOM!

-Dannata! E questo per che cos’era?-

Kagome scuote le spalle e si limita a prendere lo zaino da terra. –Per niente in particolare. Ma non vedo perché tuo fratello si e tu no.-

Scoppiamo tutti a ridere, e io mi devo asciugare le lacrime. L’unico che non ride, prevedibilmente, è Maru, ma sia io che Inucchan abbiamo il tacito accordo di lasciarlo stare: a questo punto, credo che cercare di confortarlo sarebbe controproducente.

E poi non ho nessuna intenzione di farmi trattare nuovamente male.

Tuttavia, non è solo Maru ad essere nervoso per la mancanza di progressi e nessuno se la sente di dargli contro. O meglio: Inucchan ed io non ce la sentiamo di dargli contro, le due Kagome si sentono troppo in soggezione, Inuyasha e Sesshomaru semplicemente lo ignorano, Miroku e Sango lo trattano con disinteressata cortesia. Shippo è semplicemente terrorizzato.

Jaken è l’unico che si azzarda a superare il metro quadrato di ostilità che lo circonda. E posso dire che inizio ad ammirare quel rospaccio rompiballe per questo.

 

 

 

Angolino dell’autrice: Buon pomeriggio a tutti gente! Finalmente, grazie ad una piccola pausa dalla sessione estiva, sono riuscita ad aggiornare.

Che ne dite di Sesshomaru alle prese con il suo nuovo Rosario? Ayame ne approfitterà oppure no? Ma ovviamente si.

Ad ogni modo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e che mi lascerete una vostra opinione.

Vi abbraccio tutti e ringrazio infinitamente chi ha lasciato una rescensioncina e chi ha inserito questa storia in una lista, come al solito.

Sami

 

 

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Capitolo 12
*** Dice il saggio: nudo è meglio, ma non fargli sapere che lo stai spiando. ***


I Will Always Find You

 

 

 

12. Dice il saggio: nudo è meglio, ma non fargli sapere che lo stai spiando.

 

Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum. Benedícta tu in muliéribus, et benedíctus fructus ventris tui, Iesus.

-Che fai, Ayame?-

-Sto recitando l’Ave Maria. In latino.-

-Perché?- chiede Kacchan, alzando un sopracciglio.

Io scuoto la testa, cercando di metabolizzare la scena appena vista.

-Ayame? Cosa hai visto?-

-Shhhhhhhhhhhhh!- dico energicamente. –Io non ho visto niente!-

Kacchan mi guarda con gli occhi spalancati, mentre a me ritorna in mente Sesshomaru in versione Principe dei Demoni Belli Come il Sole uscire dall’acqua dopo essersi fatto un bagno. E sicuramente il suo nuovo Rosario non è l’unica cosa che ho notato.

 

Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum. Benedícta tu in muliéribus, et benedíctus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei, …

 

-Ayame? Io… non credo che tu stia bene.-

-Shhhhhhhhhhh!- ripeto, facendo sobbalzare la mia amica. –Noi non siamo qui. Noi.Non.Siamo.Qui!- sussurro, proprio nell’esatto momento in cui Inuyasha sbuca da dietro un albero esclamando a gran voce i nostri nomi.

-Ayame, Kagome, Sango vi cerca.-

Ma porca… !

Non faccio in tempo a muovere un passo, che Sesshomaru mi passa di fianco senza degnarmi di uno sguardo; tuttavia, sento con chiarezza il gelo impadronirsi di me.

-Ma guarda te se devono sempre capitare tutte a me…- borbotto, mentre mi incammino incazzosa verso il nostro accampamento. Volevo solo andare a farmi un bagno, Santo Cielo, non spiocchiare Sesshomaru nudo ! Cioè, vorrei anche spiocchiare Sesshomaru nudo, ma di certo non appena dopo che ha cercato di strangolarmi ! Voglio dire, ci tengo alla mia vita.

Sento vagamente Inuyasha domandare a Kacchan cosa ho, ma sono troppo impegnata a cercare di far diminuire il rossore sulle mie guance per ascoltare davvero la risposta della mia amica.

Ho quasi la tentazione di scavarmi una fossa e seppellirmi. Sto morendo d’imbarazzo.

-Ehi, Ayame, cosa succede ?- mi domanda Miroku, probabilmente rendendosi conto del mio colore molto simile al rosso pastello acceso.

-Niente! Do l’impressione che stia succedendo qualcosa ?-

-In realtà: si.- interviene Inucchan, alzando un sopracciglio e fissandomi dall’alto in basso. –Sei rossa come un peperone.-

-NON E’ VERO!-

-Avanti, sorellina, calmati.-

-Lo sai che dire ad una ragazza di calmarsi è come cercare di battezzare un gatto?-

 

-Ayame ? Sei sicura di volerlo fare ?-

Annuisco, determinata. –Si. Non credo che Sesshomaru sarà così clemente da lasciarmi ancora in vita dopo ieri sera…-

Mio fratello annuisce. –Beh, in effetti ti assicuro che non è molto piacevole essere scaraventati a terra.-

Faccio spallucce: non è di certo un problema mio ed è da chiarire che non ho nessuna intenzione di togliere a Sesshomaru il Rosario.

-Cerca di capirmi Inuyasha: cerco di tutelarmi come meglio posso.- ridacchio, mentre mi schiocco le dita. Lascio andare il mio potere demoniaco come ho imparato ieri ed esso mi avvolge totalmente: sento le orecchie spuntarmi, i denti e le unghie farsi più affilati, ma le ignoro e mi scaglio contro mio fratello.

Inucchan evita prontamente il moi pugno facendo un balzo indietro. –Sei lenta sorellina.- mi sussurra con un ghigno.

Io socchiudo gli occhi e rilasso ulteriormente la mia mente, sforzandomi di lasciar uscire tutta la mia forza demoniaca. Maru aveva ragione: una volta capito come fare, utilizzare il mio potere demoniaco è una passeggiata.

L’adrenalina mi scorre a fiotti nelle vene e capisco immediatamente cosa era mancato a mio fratello in tutti questi anni: combattere in questa maniera è qualcosa di totalizzante. I muscoli che tirano, il battito forsennato del mio cuore, i movimenti veloci e precisi, calci, pugni, il sangue del mio avversario sugli artigli…

Totalizzante.

Un attimo… sangue?

Trasalisco e faccio un salto all’indietro, accucciandomi sul ramo di un albero. Respiro un paio di volte a pieni polmoni e sento che, lentamente, la mente si snebbia.

-Micetta, dove sei?- sussurra Inucchan, cercandomi tra le fronde degli alberi.

Io non rispondo e continuo a respirare lentamente.

Ho perso totalmente il controllo. Combattevo con Inuyasha con il preciso intento di fargli del male e, a quanto pare, ci sono riuscita: i miei vestiti sono imbrattati di sangue e ho le mani che sono totalmente rosse. Solamente, non sono certa se il sangue sia mio o di Inuyasha.

-Inuyasha?- sussurro, allibita e schifata da me stessa. –Inuyasha?- chiamo, con la voce più stridula, scendendo dall’albero.

-Dove ti eri cacciata?- mi rimprovera lui, avvicinandosi e aggrottando le sopracciglia.

-Cosa ho fatto? Io… ho perso totalmente il controllo…- sussurro, guardandolo con gli occhi vacui. Specchiandomi nelle sue iridi vedo chiaramente i tratti del mio volto deformati e rabbrividisco.

-E’ normale che tu ti sia lasciata andare Ayame. Sei un mezzodemone, è nella tua natura.- mi sussurra mio fratello, poggiandomi una mano –insanguinata- sulla spalla.

Scuoto la testa, facendo un passo indietro. –Io non sono così, Inuyasha, cazzo. Non perdo il controllo, io non…-

-Sorellina, calmati ok? Ti posso giurare che oggi non è accaduto assolutamente nulla di anormale. Siamo mezzodemoni. Perdiamo il controllo facilmente. Con un po’ di allenamento riuscirai a rimanere padrona dei tuoi istinti.-

Allenamento?

Istinti?

-Sto per andare in iperventilazione.- comunico a mio fratello, prima di iniziare a respirare pesantemente.

-Ohi, sorellina, non mi morire qui!- esclama Inucchan, allungando le mani verso di me e bloccandosi a mezz’aria.

-Oh, Inucchan, mi dispiace così tanto!- esclamo ad un tratto, saltandogli addosso e abbracciandolo con tutte le mie forze. –Non volevo farti male!-

Mio fratello rimane immobile qualche secondo, tanto che credo sia rimasto pietrificato dal mio gesto. Ah, quando si dice amore fraterno..

-No, tu non hai capito. Non mi hai fatto male; semmai sono io ad aver fatto male a te.-

Alzo la testa di scatto. –Non mi hai fatto male!- esclamo, oltraggiata. Ma chi si crede di essere? –Ero preoccupata perché credevo di essere io ad aver fatto male a te!-

Mio fratello scoppia a ridere. –I tuoi artigli sono quelli di una gattina, Ayame. La maggior parte del sangue che hai addosso è il tuo!-

Stringo i pugni, offesa. –Sai che ti dico? Vammi a chiamare la tua ex-ragazza, magari ha qualche vestito di ricambio: se vado in giro così mi stuprano.- affermo, rendendomi conto solo in quel momento dello stato pietoso in cui sono ridotti i miei abiti. Magnifico, e io cosa mi metto da oggi in poi?

Inucchan, con mia somma soddisfazione, mi volta le spalle e se ne va mogio mogio –probabilmente la frecciatina sulla ex-ragazza l’ha ferito più di tutte le mie botte- e io mi avvio verso il lago, cercando di non farmi tornare in mente la scena di Sesshomaru nudo. Oh cazzo, mi è tornata in mente!

 

Sembro. Una. Prostituta.

-Kacchaaaan? Vienii, c’è un problema!- urlo da dietro l’albero dove mi sono appostata per cambiarmi.

-Cosa c’è?- chiede la mia amica, avvicinandosi e guardandomi dalla testa ai piedi. –Sei bellissima, Ayame!- esclama ad alta voce, costringendomi a tapparle la bocca con una mano.

-Sssshhh!- sussurro. –Sono scurrile! Volgare! Guardami, Kagome: la gente qui va in giro con le gonne lunghe- dico, piegando le ginocchia e sfiorandomi le caviglie per sottolineare l’ovvio. –non posso andarmene in giro in minigonna!-

Maledetta la malsana idea di Kacchan di mettersi in borsa uno dei suoi acquisti più recenti. E fosse solo la minigonna poi! Questo vestitino è pure senza maniche!

-Non posso andare in giro per quest’epoca così, cazzarola!- ripeto, forse per la centesima volta.

La mia amica scuote le spalle. –Andiamo, anche Kagome ha la gonna della divisa.-

-Ho capito io, ma questa è leggermente più corta di quella della divisa!-

Ma sapete qual è la cosa più deprimente?

Ho le mutande con i cagnolini! E temo che, accidentalmente, si possano scorgere!

-Fatti forza.- dice Kacchan, prendendomi per un braccio e tirandomi. –E’ questione di un paio di giorni e poi ti compriamo qualcosa ad un villaggio.-

-Posso tranquillamente passare i prossimi due giorni qui dietro. Basta che vi ricordiate di portarmi da mangiare un paio di volte al giorno.-

Kacchan annuisce, ironica. –Dillo a Sesshomaru che è pronto per partire.-

Al nome di Sesshomaru, arrossisco come mai prima d’ora.

-Aya-chan?-

Voglio morire.

-Cosa diavolo ci fai vestita cosi?- mi aggredisce mio fratello non appena mi vede. Le sue orecchiette canine sono percorse da un fremito di rabbia.

Io indico Kacchan con fare accusatore. –Mi ha costretta lei.-

-Era l’unico cambio che avevo!- esclama la mia amica, punta sul vivo. –Il resto di vestiti li abbiamo lasciati in macchina di Taisho-sama!-

Vedo con la coda dell’occhio Kagome aggrottare le sopracciglia, forse per il modo in cui la sua reincarnazione ha chiamato Sesshomaru, ma non ci faccio caso.

-E quello dove l’hai trovato?-

-L’avevo in borsa. L’avevo preso per la festa della settimana prossima.- gli spiega Kacchan. Non posso fare a meno di pensare che è la prima conversazione che hanno da giorni.

-Tu volevi metterti quel coso?- sbraita mio fratello, lasciandoci tutti basiti.

Kacchan spalanca la bocca in modo poco femminile, per poi stringere la mascella e i muscoli. –Così vorresti anche decidere come mi dovrei vestire? Se fossi meno irritante potrei anche darti ascolto!-

-E se tu fossi meno permalosa forse riusciresti a capire il motivo del mio gesto!-

-Il motivo del tuo gesto? Il motivo del tuo gesto?!?- prende a urlare Kacchan con tutta l’aria che ha nei polmoni. –Non stai parlando con una bimbetta da quattro soldi! Sono abbastanza matura per sostenere il peso della verità anche se non ho i tuoi cinquecento anni suonati!-

Ho come la sensazione che non stiano più parlando dell’abito..

-E tu mi biasimi per non avertene parlato? Guardati, guarda che reazione esagerata!-

-Ho questa reazione a causa tua, razza di deficiente!-

-Deficiente a me?!?-

Ooook, qui c’è bisogno di un intervento..

Tuttavia, prima che possa fare qualsiasi cosa, mi sento afferrare per un polso. Mi volto di scatto, leggermente infastidita, quando noto il sorriso dolce che Sango mi rivolge prima di fare un cenno con la testa verso Sesshomaru: tutti i nostri compagni di viaggio si erano già incamminati dietro il Principe dei Demoni che, ormai parecchio distante dal punto in cui mi trovo, cammina imperterrito ignorando il litigio.

-Ma.. loro..- sussurro, riferendomi a mio fratello e alla mia amica che sono ancora intenti a urlarsi contro come dei forsennati.

-Ci raggiungeranno.- sorride nuovamente Sango.

Effettivamente, forse la cosa migliore è proprio lasciare che si sfoghino: le parole non dette sono sicuramente le peggiori. Anche io dovrei parlare con Maru, dirgli quanto mi manca, spiegargli che lo amerei in ogni caso, in ogni tempo, sotto ogni forma.

-Ehi, Aya-chan, a che pensi?- mi apostrofa Kagome, avvicinandosi e sorridendomi timidamente.

Scuoto la testa. –Spero che quei due facciano pace.-

Kagome annuisce. –Già. E’ triste vederli così arrabbiati. Tuttavia..- sussurra bloccandosi e arrossendo di botto. Lancia un’occhiata ad Inuyasha e sospira di sollievo quando nota che è fuori portata d’udito.

-Tuttavia..?-

Lei sospira. –Pensavo amasse solo Kikyo. Sono sollevata che nel futuro proverà qualcosa anche per me.-

Oh, cara Kagome, se fosse solo qualcosa tutto questo problema non sarebbe mai esistito.

Annuisco e le sorrido di rimando: non posso dirle l’importanza e l’intensità del sentimento del suo Inuyasha, dato che non posso rischiare di cambiare il passato ancora più di come stiamo facendo.

Mi guardo un attimo intorno finché non trovo Maru. Il mio cuore, come sempre, fa una capriola e si stringe, come a sottolineare l’ovvietà di quel sentimento che mi spinge a correre da lui e a non lasciarlo mai più.

Oh, cosa darei per poter di nuovo rifugiarmi tra le sue braccia o sentire le sue mani affusolate tra i miei capelli. Mi basterebbe anche un’occhiata o una parola gentile, ma sono giorni che mi tratta come niente.

Vi dico la verità: non so se considerare peggio il comportamento di Sesshomaru-sama –alias il Barboncino Rognoso.-  o di Maru. Ardua scelta.

Scuoto la testa e cerco di abbassarmi la gonna il più possibile: le occhiate di Miroku al mio fondoschiena non credo siano solo una mia impressione. Non vedo l’ora di trovare un posto dove accamparci per rifugiarmi sotto una coperta.

Ribadisco: sembro una prostituta!

 

 

Angolino dell’autrice: Buona sera gente! Rieccomi con un nuovo capitolo fresco fresco. Non ho molto da dire, in quanto capitolo di passaggio, ma spero che vi sia piaciuto ugualmente. Fatemi sapere cosa ne pensate.

Un abbraccio grande a tutti,

Sami

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Capitolo 13
*** Dice il saggio: quando il sole si alza, iniziano i problemi. ***


I Will Always Find You

 

 

13. Dice il saggio: quando il sole si alza, iniziano i problemi.

 

Non so se dovrei sentirmi divertita o depressa. Sta di fatto che questa scena è a dir poco esilarante.

Sesshomaru è seduto con la schiena contro un albero, impassibile, con Rin e Jaken rispettivamente alla sua sinistra e alla sua destra; Maru, Sango, Miroku e le due Kagome sono seduti pacatamente a bere un the davanti al fuoco, praticamente impassibili alla scena che si sta svolgendo in questo esatto momento.

I due Inuyasha, entrambi assolutamente umani, stanno discutendo –se così si possono chiamare le urla e gli sbraiti che volano da una parte all’altra della radura.- sulla futura direzione da prendere. Inuyasha insiste nel voler tornare indietro per cercare Naraku, e si premunisce nel nominare un paio di volte il nome di Kikyo, cosa che fa immediatamente intristire Kagome, mentre Inucchan vuole continuare nella direzione già intrapresa da Sesshomaru, sicuro della sua decisione.

Questo incontro-scontro di opinioni genera una scena che non ha precedenti. Non mi sorprenderei se Sesshomaru stesso scoppiasse a ridere da un momento all’altro. O li uccidesse entrambi.

-Non hanno ancora capito che è Sesshomaru che decide.- dice Kagome, pacatissima come il Buddha nel bel mezzo della sua ascesa verso il Nirvana.

Kacchan annuisce. –Dubito che questa conversazione influenzerà Taisho-sama.-

Sebbene avesse fatto pace con mio fratello, Kacchan aveva mantenuto il suo nuovo vizio di lanciargli frecciatine. E, sebbene ormai Maru non la trattasse più come sua allieva, lei non aveva perso nemmeno il vizio di chiamarlo per cognome.

Dopo quest’esperienza non riuscirò mai più a capirla interamente.

Ad un certo punto della litigata –più o meno quando i due litiganti passano alle mani- sento Sesshomaru sbuffare impercettibilmente prima di prendere il volo ed allontanarsi di tutta carriera seguito dalle urla ansiose di Jaken.

-Oh, Jaken, non gridare: Sesshomaru-sama tornerà presto, come sempre.- gli sussurra Rin, mesta, azzardandosi a battergli qualche pacchetta di consolazione sulla testa.

-Ragazzina impertinente, padron Sesshomaru potrebbe lasciarci qui senza una spiegazione! Ne ha tutto il diritto!- grida, prima di rivolgersi nuovamente al cielo. –Mio signoreee, sono il vostro umile servitore, portatemi con voiiiii!-

Sbuffo e roteo gli occhi, incontrando quelli perplessi di Rin. –Non dire idiozie Jaken. Sesshomaru non lascerebbe mai Rin qui.- dico, prima di sollevarlo da terra e lanciarlo dentro un cespuglio. Magari quello riuscirà a soffocare le sue suppliche finché Sesshomaru non torna.

Mi accoccolo a fianco a Rin, tornando a rivolgere la mia attenzione ai due litiganti. In effetti, inizio a capire perché Sesshomaru se ne è andato: quei due non hanno intenzione di farla finita tanto in fretta.

E’ dopo quasi dieci minuti che Miroku attira la nostra attenzione. –Fate silenzio, voi due!- esclama, con tono autorevole. –Ascoltate.-

Tendiamo tutti l’orecchio, mentre il silenzio scende opprimente. Ed è allora che sentiamo una fortissima aura demoniaca avvicinarsi a tutta velocità.

-Aya-chan, cosa succede?- mi domanda Rin, tirandomi una manica. Mi rendo conto che anche Maru ci sta guardando interrogativi, ma presumo che abbia già intuito l’imminente pericolo: dopotutto, ha combattuto moltissime battaglie nella sua vita.

-Rin, prendi Jaken e Kagome e rifugiatevi da qualche parte con Ah-Uhn.- ordina Inucchan, indicando la sua ragazza. Kacchan lo fulmina con lo sguardo, stringendo con determinazione il suo arco. –Io non me ne vado da nessuna parte.-

-Certo che te ne vai!- ribatte mio fratello, prendendo Kacchan per un polso. –Non permetterò che ti venga fatto del male!-

Nemmeno io sono d’accordo che la mia amica resti nel bel mezzo della battaglia –perché è di questo che si tratterà- ma d’altronde non è un nostro diritto proibirle di combattere: io per prima non voglio andarmene.

Sto per intervenire con questo proposito, quando Kagome si para davanti alla sua reincarnazione. –Lasciala combattere, Inuyasha. Non è così indifesa come credi.- dice, poi si gira leggermente verso di lei. –Non siamo la stessa persona, ma alcune cose le riconosco.-

Kacchan ricambia il sorriso e le stringe una spalla con affetto. –Grazie.-

Inucchan sbuffa frustrato, ma fa in tempo solo a guardare Ah-Uhn volare via assieme ad una Rin preoccupata, che il demone arriva davanti a noi. Prima che ci attacchi, noto con ribrezzo come assomigli, più che ad un demone unico, ad una poltiglia di vari mostri quasi amalgamati assieme a casaccio.

-Tsk, qui c’è lo zampino di Naraku!- esclama Inuyasha, nell’esatto momento in cui una delle molteplici teste del demone cerca di colpirlo. Immediatamente, egli tira fuori dal fodero Tessaiga, cercando di combattere come può: ho scoperto che, da umano, gli è impossibile usare il potere demoniaco della spada.

-Ayame!- grida Kagome, indicandomi un braccio di un Oni che si sta fiondando verso di me. Mi concentro per un secondo e, con un sorriso sornione, gli lancio addosso la palla di fuoco più grande mai fatta fino ad allora. Wow, sto migliorando!

Il mio sorriso svanisce nell’esatto momento in cui il fantomatico braccio si riforma, come se il mio attacco fosse andato a vuoto.

Ma che diamine…?

-Che diavolo succede?- sbraito, evitando un altro colpo. Quel braccio ce l’ha con me! –Perché si rigenera?-

-Naraku.- dice semplicemente Miroku, coprendo Sango mentre si presta a lanciare la sua arma. Certo che quei due sono proprio una bella squadra!

Mi impongo di concentrarmi sul mio pezzo di demone nell’esatto momento in cui riesce a spedirmi ad almeno dieci metri di distanza rifilandomi un pugnaccio in pieno stomaco. Oh, ma ti ridurrò in poltiglia, fosse l’ultima cosa che faccio!

Riesco a mettere in pratica quasi immediatamente tutte le cose che avevo imparato nei giorni precedenti con Inuyasha e Sesshomaru e riesco facilmente a calarmi in quello stato di assoluta esaltazione che mi aveva colta nell’ultima battaglia con mio fratello. Solamente che, questa volta, non mi sento in colpa a desiderare il sangue del mio avversario.

Con la coda dell’occhio tengo sempre d’occhio Kacchan e Maru, ma vedo che, la prima con il suo arco e le frecce, il secondo con una spada di fortuna, riescono a tenere abbastanza sotto controllo la situazione. Tranne quando, ad un certo punto, Kacchan prende male la mira e la sua freccia mi sfiora un orecchio. Ma sono dettagli.

Mi distraggo un attimo dai miei compagni quando al primo braccio dell’Oni se ne aggiunge un secondo: quel dannatissimo demone si è diviso in due! Come se il primo non fosse già abbastanza!

Ad un tratto, sento Kagome gridare qualcosa e, successivamente, l’urlo di mio fratello che mi fa gelare il sangue nelle vene. –Sesshomaru! Lascialo andare, dannato demone!-

Mi volto di scatto e vedo che la metà del demone contro cui non sto combattendo io, ha preso il mio Maru avvolgendolo in uno dei suoi tentacoli (?) e sta cercando di allontanarsi dalla battaglia.

Ecco perché si era diviso in due: uno doveva tenerci a bada, l’altro rapire Sesshomaru!

A quella scena, sento immediatamente il terrore salirmi per la spina dorsale e mi fiondo verso di lui, senza curarmi dell’altro mezzo demone. Demone che, nel più bello in cui sfioro il braccio di Maru, mi avvolge un tentacolo attorno alla gamba e mi sbatte violentemente addosso ad un albero. Sento la testa cozzare al tronco con un tonfo sordo e per qualche secondo una nuvola di puntini colorati mi annebbia la vista. Mi aspetto che il demone mi finisca, ma quando recupero la vista vedo che si sta allontanando in tutta fretta con Maru tra le sue grinfie.

Sto per alzarmi con tutta l’intenzione di inseguire il demone, ma sento qualcuno afferrarmi saldamente per un braccio e trattenermi a terra. Quando riesco a liberarmi è troppo tardi: il demone è sparito, portandosi Sesshomaru con sé.

Mi volto di scatto verso l’imbecille che si è permesso di tenermi a terra e tiro a vuoto un pugno, con tutta la forza che ho. Sento il setto nasale di Inuyasha rompersi con un sonoro crick.

-Come diavolo ti sei permesso?- grido, con rabbia. Come aveva osato trattenermi? Potevo salvare Sesshomaru! Potevo tenerlo qui con me e invece per colpa sua quel demone è riuscito a portarlo chissà dove! In questo momento potrebbe essere morto e io non ho nemmeno potuto provare a salvarlo! Il mio Maru..

-Non avevi possibilità contro quel demone Ayame!- ribatte il mezzodemone, stringendo la mascella. La sua frustrazione non mi suscita nessun sentimento di empatia.

Carico un altro pugno e, questa volta, lo colpisco dritto sullo stomaco, facendolo piegare in due. Dopotutto, rimarrà umano per ancora qualche ora. –Sei un bastardo!- ringhio. –Non avevi nessun diritto di impedirmi di andare! Potevo liberarlo!- stringo i denti e i pugni. Tutto il mio corpo è teso e l’unica cosa che riesco a pensare è che voglio fare del male ad Inuyasha. Voglio prenderlo a botte e vederlo soffrire. Lui mi ha impedito di salvare Sesshomaru!

Mi rendo a malapena conto della voce di Kacchan –o è Kagome?- che grida il mio nome, prima di fiondarmi addosso al mezzodemone. Inuyasha, colto alla sprovvista, finisce a terra, con le mie mani attorno al collo: sento distintamente l’odore di carne bruciata e i suoi occhi scuri si sbarrano.

-Ayame!- mio fratello grida, mentre gli altri gli fanno eco. Vengo quasi immediatamente strattonata via e bloccata con le braccia dietro la schiena, e, per quanto ci provi, non riesco a liberarmi.

-Lasciami!- ringhio a mio fratello, sentendo il suo respiro solleticarmi il collo. –Vi odio!-

-Piantala, sciocca ragazzina!- mi dice all’orecchio, stringendo la presa. –Cosa diavolo stai facendo?-

-Lasciami andare!- mi sembra irreale non riuscire a liberarmi.

Vedo Kagome correre da Inuyasha e sfiorargli preoccupata la bruciatura sul collo, ma lui la spinge gentilmente indietro e si mette di fronte a lei, iniziando a fissarmi guardingo. Come se potesse proteggersi da una delle mie palle di fuoco.

Miroku fa un paio di passi avanti, alzando le mani. -Ti prego Ayame, calmati. Capisco quello che provi, ma…-

-Tu non capisci proprio niente!- sbraito, tanto che addirittura Kacchan spalanca gli occhi. Mi sento totalmente fuori controllo. –Non avere la presunzione di credere di sapere cosa provo!-

-Credi di essere l’unica a rischiare di perdere le persone che ami?- dice Inuyasha, avvicinandosi di un passo, con una calma che non gli si addice. La scottatura spicca nel suo collo. –Non saresti stata in grado di sconfiggere quel mostro! Saresti morta, Ayame.-

Io scuoto la testa, guardandolo con collera. -Sarebbe stato meglio di questo! Meglio io che lui!-

Al che, Inuyasha abbassa le braccia e la testa, e, per la prima volta da quando l’ho incontrato in questa epoca, rimane zitto. Nessuno osa obbiettare e per qualche secondo l’unico suono che si sente è il mio sospiro affannato.

Mio fratello mi lascia andare le braccia, mentre quasi nello stesso istante la mia migliore amica corre verso di me per coinvolgermi in un abbraccio stritolatore. Io ricambio dopo qualche secondo, ma la stringo a me con tutta la forza che ho. E per qualche minuto rimaniamo solo io e lei, la mia piccola migliore amica che è diventata la ragazza più forte che abbia mai conosciuto.

-Non temere.- mi sussurra. –Lo ritroveremo.-

Non rispondo.

 

-Cosa diavolo vuol dire “dobbiamo ideare un piano”?- ringhio, sentendo nuovamente la mia rabbia aumentare. Sono già passate parecchie ore dal rapimento di Maru, e loro vogliono riunirsi attorno ad un falò e fare una chiacchierata?

-Cerca di ragionare, Ayame. Non possiamo metterci in viaggio alla cieca: saremmo troppo esposti e non dimenticare che per questa notte di Luna Nuova Inuyasha è senza poteri demoniaci. Entrambi.- dice Miroku, incrociando le braccia.

-E oltretutto dobbiamo aspettare Sesshomaru: con lui abbiamo di certo più possibilità di riuscita.- aggiunge Sango-chan, dando man forte al bonzo. –Inoltre, sono ragionevolmente convinta che l’obiettivo di Naraku fosse proprio quello di attirarlo nel suo rifugio: dopotutto, è risaputo che aspira da tempo al suo potere demoniaco.-

-Non mi sorprenderei se si facesse localizzare non appena Sesshomaru inizierà a dargli seriamente la caccia.-

Apro la bocca per obiettare, ma non trovo argomentazioni: hanno dannatamente ragione. Eppure, mi sembra solamente di perdere del tempo prezioso.

Scuoto la testa irritata e mi allontano dal gruppo. Mi sento così arrabbiata e così nervosa e non riesco a trovare un modo per sfogare la mia frustrazione.

Mi vado a rifugiare sul ramo di un albero, chiudendo gli occhi e cercando di riprendere il controllo di me stessa: se fossi riuscita a trasformare la mia rabbia in Potere, il maledetto che ha rapito Maru avrebbe di che temermi. Cerco disperatamente di concentrarmi su qualcos’altro, ma i miei pensieri non ne vogliono sapere di seguire la mia volontà.

Il mio Sesshomaru è in pericolo. Credo non ci sia altro a cui posso pensare in questo momento, se non a lui. Lui e il suo sguardo gelido e così dolce, lui e i suoi abbracci caldi, i suoi baci, i suoi meravigliosi occhi. Lui che si siede sempre vicino a me durante i pasti, che fa sempre “accidentalmente” sfiorare le nostre ginocchia, creandomi quel familiare senso di vuoto allo stomaco che mi fa battere forte il cuore. Lui che mi rimprovera ogni sacrosanta volta che prendo un brutto voto nella sua materia e che poi è il primo a venirmi a disturbare mentre studio o cerco di concentrarmi, sussurrandomi all’orecchio che, per prendere bei voti, potrei sempre corromperlo. Abbiamo faticato così tanto a trovarci, ad accettarci e ad imparare a stare insieme, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. E anche se in queste ultime settimane è stata dura, sia per me che per lui, il mio amore non è vacillato neanche per un istante. Sesshomaru è l’amore della mia vita e non ne sono mai stata più certa.

Sento le lacrime salirmi agli occhi, ma non riesco a piangere. Sento semplicemente una compressione al petto a causa della quale faccio fatica a respirare.

Dopo del tempo –non riesco a capire se siano ore o semplicemente pochi minuti- sento in lontananza la presenza di Ah-Uhn, Rin, Jaken e Sesshomaru. Sospiro, chiedendomi se sia il caso di raggiungere l’accampamento improvvisato, ma desisto subito: credo che un resoconto dettagliato dell’accaduto sia l’ultimissima cosa che mi serve.

Li lascerò che ideino un piano, come mi aveva più volte sottolineato Miroku. Nel frattempo tornerà la luna e mio fratello e Inuyasha riacquisteranno i loro poteri demoniaci e io mi risparmierò la noia di dover discutere sulla strategia.

Che decidano il loro dannato piano da soli: voglio solamente riavere Maru sano e salvo. E magari, già che ci sono, fare il culo a un bel po’ di demoni. Kyosuke compreso.

 

 

 

Angolino dell’autrice: Salve a tutti, gente! Mi sono resa conto che questa fic ha compiuto un anno da poco: sono così felice di essere riuscita a scrivere questo sequel di Set fire to the rain. Ce l’avevo in mente da un pezzetto, ma alla fine sono riuscita a metterlo “su carta” dopo più tempo del previsto e adesso non manca molto alla fine: solamente 6 capitoli. Spero di riuscire a pubblicare un pochino più velocemente in questo periodo.

Come al solito, ringrazio di cuore chi ha inserito questa storia in una delle liste e chi continua a leggerla e recensire: so che il ritmo con cui pubblico è molto lento, ma assicuro che faccio il possibile.

Un grande abbraccio e fatemi sapere cosa ne pensate.

Un abbraccio,

Sami

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Capitolo 14
*** Dice il saggio: prima di insultare qualcuno contate fino a dieci, vi verranno in mente molti più insulti. ***


I Will Always Find You

 

 

 

14. Dice il saggio: prima di insultare qualcuno contate fino a dieci, vi verranno in mente molti più insulti.

 

Mi sveglio di soprassalto a causa delle urla di Rin. In un primo momento, intontita, penso sia in pericolo, ma poi mi rendo conto che mi sta semplicemente cercando.

-Aya-chan, Aya-chan!-

Salto giù dall’albero atterrando proprio di fronte alla bambina. –Sono qui Rin.-

La bambina trasalisce, ma immediatamente corre ad abbracciarmi stretta. Non riesco a ricambiarla subito, ma dopo qualche secondo la prendo in braccio e la stringo forte a me, iniziando a dondolare sul posto, come se in quel modo riuscissi a scacciare un po’ il dolore.

-Sesshomaru-sama non è morto, Aya-chan.-

Scuoto la testa. –Come fai a saperlo?- sussurro, affondando ancor più il viso tra i suoi capelli. Sentivo il suo profumo così tanto distintamente da farmi girare la testa.

-Lui è con Inuyasha, Kagome e gli altri.- dice, innocentemente.

Scuoto la testa, sentendo le lacrime pungermi gli occhi. –Non è la stessa cosa, Rin-chan. Non sono la stessa pers..- mi blocco. Dannazione!!!

Rin ha ragione! I due Sesshomaru sono certamente collegati e se il Sesshomaru di questo tempo non è morto, significa che anche il mio Maru è vivo. Forse malridotto ma vivo!

Sorrido a Rin e le stampo un grande bacio sulla guancia. Credo sia giunto il momento di tornare dagli altri.

 

-Come sarebbe a dire che non ci sarà nessun piano?- sbotto sconvolta,  mentre sento i miei nervi saltare uno dopo l’altro. E cosa gli avevo detto io sin dal principio?

-Rilassati sorellina. Un’altra scenata come quella di ieri è l’ultima cosa che ci serve.- dice Inucchan, dalla sua posizione pacata.

Sospiro, ma cerco di calmarmi. Mi rendo conto che mi sto comportando proprio da bambina capricciosa: dopotutto non è colpa loro se Sesshomaru è stato rapito. Insomma, perfino Rin è meno irritante di me! E lei è una bambina!

-Annusa.- mi dice Sesshomaru e io obbedisco, ignorando la stretta al cuore. Mi alzo in volo di qualche metro ed ecco che, all’improvviso, mi arriva alle narici l’odore penetrante del demone –di Naraku- che nasconde, quasi totalmente, quello da umano del mio Maru. Ai miei sensi di demone, quell’odore diventa una traccia indelebile, un percorso chiaro come una strada di terra battuta.

-E’ comparso qualche ora fa, quando Sesshomaru è ritornato. Sango e Miroku avevano ragione: Naraku vuole attirarlo nel suo nascondiglio.-

Il demone maggiore sbuffa e ghigna. –Ci riuscirà.- afferma, ma il sorrisino di scherno non gli lascia il viso. Mi ritrovo a reprimere un brivido istintivo: eccolo, il guerriero, il demone con un potere così immenso da far tremare chiunque si trovi al suo cospetto.

-Partiremo domani mattina.- afferma, andando a sedersi alla base di un albero e chiudendo gli occhi, probabilmente per raccogliere tutte le sue forze, in vista dell’imminente battaglia.

A quel punto, mi sento libera di rabbrividire, senza essere notata. E’ la prima volta che lo vedo così, la prima in assoluto. Ed è così sensuale che mi sento girare la testa.

Ok, ho bisogno di cambiare aria.

-Io ho bisogno di un vestito nuovo. Questo da prostituta non mi lascia liberi i movimenti.- asserisco, vedendo in questa mia idea la via di fuga migliore: avrei preso due piccioni con una fava. E, magari, avrei placato la mia voglia di sesso sfrenato. Dannazione, mi sento una ninfomane!

-Ti accompagnamo noi!- esclama Kacchan, indicando con un ampio gesto del braccio la sua gemella e sorridendo calorosamente. Ricambio il sorriso che mi rivolge e mi avvicino a lei, prendendola per mano.

-Prendete pure Kirara.- ci dice Sango. –Vi porterà al villaggio più vicino in un batter d’occhio.-

Noi annuiamo e ci avviciniamo a Kirara che, con un’ondata di fuoco, si trasforma.

Amo questa gatta.

 

-Da dove cominciamo?- chiede Kagome, guardandosi in giro. Kirara è stata brava: al villaggio dove ci ha accompagnate c’è il mercato e abbiamo l’imbarazzo della scelta. E’ anche troppo, l’imbarazzo. Io alzo subito le mani, spaventata dalla prospettiva dello shopping. –Non ne ho idea, decidete voi. Mi serve qualcosa di comodo e di resistente, che non si rompa subito.-

Restare nuda nel mezzo della battaglia non è una prospettiva che mi alletta molto.

Le due Kagome annuiscono e si precipitano, senza una parola, alla prima bancarella. –Oh, Ayame, guarda che amore!-

Al che, decido di fare come la prima volta. Me la filo.

Quando riesco a distanziarle un po’, rallento il passo e inizio a guardarmi in giro. Troppe stoffe per i mei gusti. Ad un tratto, tuttavia, riesco ad adocchiare una bancarella di armi e mi fiondo verso di essa, come se fosse la mia ancora di salvezza.

Dietro il bancone in legno, c’è un omino girato di schiena che armeggia con qualcosa che non riesco a vedere. Lo fisso per qualche istante, riconoscendo qualcosa di familiare in quella sagoma.

-Dolce signorina, bella signorina, è un piacere rivederti.- esclama quello, e io spalanco la bocca, in modo ben poco femminile

-Ancora lei?!?- esclamo quando la vecchina si gira e mi sorride con la bocca sdentata. –Non aveva una bancarella di gingilli, l’ultima volta? E, a proposito, quel Rosario..-

-Vedo che sei capitata nel momento opportuno.- dice, ignorandomi senza problemi.  –Ho proprio quello che fa per te.-

Vedo che mi porge due spade una più bella dell’altra, insistendo perché faccia come vuole lei. Hanno l’aria di essere molto pesanti, ma non appena le prendo, una con una mano e una con l’altra, mi rendo conto che non lo sono affatto. Le studio per qualche secondo, riconoscendo la fattura pregiata: il metallo è lucido e ha l’aria di essere molto resistente e l’impugnatura è fatta in modo tale che combaci perfettamente con le mie dita. Queste spade sembrano essere state fatte apposta per me.

Noto poi, con una certa curiosità, che entrambe hanno una runa diversa poco più sotto dell’impugnatura, ma non faccio in tempo a chiedere cosa significhino che la vecchietta parla un’altra volta.

-Credo che le tue amiche ti stiano cercando.- dice, e sento che sta sorridendo.

-Oh no, non mi fregherai un’altra..- alzo la testa di scatto, ma vecchina e bancarella sono sparite. -..volta. Accidenti!- esclamo, stringendo le mani sulle spade. E ora queste dove me le metto? Se sapessi a cosa servono, forse potrebbero anche tornarmi utili, però.. Scuoto la testa, irritata. I doni di quella vecchietta sono apprezzatissimi, ma se mi spiegasse a cosa servono forse eviterei parecchie brutte figure.

-Ehi Ayame! Dove sei stata?-

Mi volto di scatto e vedo le mie due amiche strabuzzare gli occhi, mentre Kagome lascia cadere il pacchetto che tiene tra le mani. –E quelle da dove vengono?- esclama, facendo un passo avanti.

Faccio spallucce. –Ricordate la vecchina che mi ha dato il Rosario? E’ ricomparsa, come venditrice di armi. Poi è scomparsa.- dico, come se fosse una cosa normale. Normale sto cazzo.

-Oh..- sussurra Kacchan, raccogliendo il vestito da terra. –E..quelle due spade..?-

-Non ne ho la più pallida idea.-

Rimaniamo per qualche secondo in silenzio, poi Kagome si illumina. –Chiediamo a Totosai!-

-Chi?- esclamiamo io e Kacchan in coro.

-E’ un esperto di armi, saprà sicuramente dirti tutto su quelle due!- spiega, facendo un cenno frettoloso alla gattina, che si trasforma immediatamente. Saliamo tutte e tre in groppa al demone, che parte come un razzo alla volta dell’accampamento.

Tengo le spade sulle gambe, osservandole con attenzione. Sono praticamente identiche, se non fosse per la runa. La lama, decisamente affilata, è un po’ più larga verso il centro, per poi stringersi e terminare con una curva verso l’alto. Sono tentata di passarci un dito per vedere se è realmente così affilata come appare, ma mi limito a seguire i contorni della runa. Una è a forma di S, un po’ stretta, mentre l’altra assomiglia più ad una O, anche se è decisamente asimmetrica: ancora una volta mi domando cosa significhino.

-Inuyasha!- sbraita Kagome ad un certo punto, facendo scattare la testa del mezzodemone verso l’alto. –Devi andare a chiamare Totosai!-

Inuyasha sbuffa e ci viene incontro con le mani sui fianchi. –Ti sembra il momento, Kagome?- esclama, ma si blocca non appena scendo da Kirara con le spade in mano.

-E quelle da dove sbucano?-

Kagome scuote la testa con forza. –Non lo sappiamo, Ayame le ha ricevute da una vecchietta che poi è scomparsa. Devi andare a chiamare Totosai!-

Inuyasha sbuffa e annuisce, prima di salire sopra Kirara senza fare altre storie. Wow, sorella, complimenti per la velocità!

-Posso vederle?- mi chiede Miroku avvicinandosi assieme a Sango. Annuisco e gliele porgo: Sango afferra quella con la runa a forma di O, mentre Miroku l’altra.

-Mmmm..- dice il monaco, rigirandosela tra le mani e osservandola per bene. –Sento una netta forza spirituale provenire da questa spada.-

Io inarco un sopracciglio. Ora che me lo fa notare, la percepisco anche io.

Miroku, poi, tende il braccio per prendere quella in mano a Sango, e fa le stesse operazioni, scuotendo alla fine la testa: quella che tiene tra le mani sembra essere una semplice spada.

-Ayame?- mi chiama Kagome, mettendomi tra le mani i miei nuovi abiti. Io faccio spallucce, lasciando ai miei amici le due spade, e vado dietro un albero sentendo il bisogno impellente di cambiarmi: questo vestito mi si è appiccicato alla pelle e temo che abbia iniziato a segnarmi ancora di più di prima.

Apro il pacchetto che mi ha consegnato Kagome e dentro vi trovo un paio di pantaloni dell’epoca di una stoffa morbida ed elastica, e un corto kimono che, una volta legato attorno alla vita, scopro che mi arriva poco più sopra il sedere. Il tutto di un tenue azzurro pastello.

Sorrido soddisfatta e faccio un paio di piegamenti sulle gambe, scoprendo il completo morbido e comodo, adatto alle mie esigenze.

-Grazie ragazze.- esclamo, uscendo da dietro il mio camerino improvvisato. –E’ davvero perfetto.-

Non ricevendo risposta, alzo gli occhi dallo straccetto di Kacchan che sto cercando di piegare e vedo tutti i miei amici raccolti attorno alla sagoma di un vecchietto con un lungo martello poggiato su una spalla. Tale vecchietto sta pacificamente rigirando le spade, come se fossero di sua proprietà, emettendo qualche borbottio di tanto in tanto.

Mi avvicino lentamente, battendo un dito sulla spalla di Kacchan e indicandogli con gli occhi il tizio che, da quel che posso immaginare, è Totosai.

-Oh Ayame, sei arrivata!- esclama la mia amica, prendendomi dalle mani il vestito. Al che, Totosai alza di scatto la testa e inizia a squadrarmi da capo a piedi.

Dopo qualche secondo, la sua espressione si spalanca in un sorrisone. –Oh, ma guarda un po’ che bella ragazza!-

-Stupido vecchio!- borbotta mio fratello, dandogli un pugno in testa. –Sii serio, sennò ti rispedisco nel vulcano. E non sul vulcano, dentro!- ringhia.

Ma guarda te, pure il vecchietto pervertito.

-Allora, cosa sai dirmi su queste spade?- chiedo, incrociando le braccia e alzando un sopracciglio.

Il demone fa un paio di colpi di tosse, con fare professionale. –Era da molti secoli che non vedevo queste armi. Queste, signori, sono le spade gemelle Tai e Yue.- dice, sollevando prima la spada con la O e poi quella con la S. –Ed hanno una grossa particolarità: Tai, la spada demoniaca, canalizza il potere demoniaco, mentre Yue, la spada spirituale, canalizza il potere spirituale.-

Spalanchiamo tutti gli occhi. Due spade gemelle, l’una l’opposto dell’altra?

Lancio un’occhiata a Sesshomaru e lo vedo particolarmente attento: da quello che so, l’argomento spade gli è piuttosto caro.

-Queste due spade sono sempre state viste divise. Per motivi che tutti voi capirete, mai sono state usate dallo stesso essere, anche se ci sono stati molti tentativi. Tuttavia, come tra le mie mani Yue è inattiva, così in quelle del monaco è inattiva Tai.- conclude, annuendo lentamente. –Se sono capitate entrambe a te, cara Ayame, un motivo ci deve essere.-

-Ayame sa usare sia il potere spirituale che quello demoniaco, in contemporanea.- dice Miroku.

Beh, beh, beh… usare è una parola grossa, direi. La frase di Miroku è, infatti, accompagnata da un –Tsk.- di Sesshomaru.

Mi devo ricordare di mandarlo a cuccia più spesso.

-Diciamo che li possiedo entrambi, ma non sono ancora in grado di gestirli completamente.-

Totosai annuisce nuovamente e mi porge le due spade. –Se le cose stanno così, queste ti saranno di grande aiuto. Provale.-

Io le prendo in mano, Yue sulla sinistra e Tai sulla destra e provo a tirare qualche fendente. Chiudo gli occhi e cerco di concentrarmi, come mi aveva insegnato Sesshomaru: attingere dai due poteri separatamente è davvero difficile, ma con le spade è nettamente differente. Yue attira, come una calamita il potere spirituale, che si concentra verso sinistra e Tai fa lo stesso con quello demoniaco. A quel punto, non devo fare altro che lasciarmi andare.

Sento immediatamente dei pizzicorii sulle braccia e alzo Tai verso l’alto. –Dove devo mirare?- chiedo con voce roca.

Vedo Sesshomaru alzarsi lentamente ed avanzare verso di me. –Qui.- dice.

Non me lo faccio ripetere due volte: mi giro verso di lui e fendo l’aria con la spada. Immediatamente un lampo di luce rossastra si sprigiona da Tai e colpisce in pieno Sesshomaru, che viene scaraventato qualche metro più distante.

Sento Inucchan fischiare. –Wow, che forza!-

Sorrido divertita e faccio rotare Tai in una mano. E brava spada.

-Voglio provare anche l’altra.- affermo, e mi giro verso Totosai, alzando Yue e preparandomi a sferrare il colpo.

-No, no, no, no!- esclama il vecchietto, spalancando gli occhi e saltando dietro ad una sottospecie di mucca volante. –Vuoi uccidermi? Provala sulla sacerdotessa o sul monaco!-

Si, in effetti non sarebbe stata una mossa troppo intelligente testare una spada spirituale su un demone..

Faccio spallucce e mi volto verso Miroku. –Pronto, Miroku?-

Lui annuisce e piega leggermente il busto in avanti, per attutire il colpo. Al contrario di Sesshomaru, Miroku fa un volo all’indietro non indifferente, tanto che Sango non può trattenersi dal correre da lui. Sorrido: certe cose non cambiano mai.

-Scusami, Miroku!- esclamo, anche se nel profondo sono decisamente soddisfatta. Queste due meravigliose spade mi permettono non solo di controllare separatamente i miei due poteri, ma sviluppano una potenza che con un po’ di allenamento potrebbe diventare qualcosa di strepitoso.

-Aya-chan, sono fenomenali quelle spade!- esclama Kacchan dando voce ai miei pensieri e venendomi vicino per abbracciarmi di slancio. Io ricambio l’abbraccio come meglio posso: in effetti, quando non le uso, sono parecchio ingombranti.

-Ti servirebbe un fodero..- sussurra Sango, quasi leggendomi nel pensiero. –Totosai, credi di riuscire a forgiargliene uno prima di domattina?-

Io annuisco. –Si, qualcosa di comodo e non troppo ingombrante. Che possa tenermi sulla schiena, magari.-

Il demone scuote la testa con convinzione. –No, in così poche ore non è possibile: il fodero è tanto importante quasi come la spada stessa e..-

Sia io che Totosai vediamo, con la coda dell’occhio, che Sesshomaru fa cenno di estrarre la sua Bakusaiga.

-.. ci riuscirò sicuramente. A domattina!- esclama, mentre salta sulla mucca e parte in quarta verso il cielo.

Wow, il Barboncino Rabbioso riesce a convincere molto facilmente i vecchietti sfaticati. Credo sia una cosa che mi tornerà utile.

Mio fratello ridacchia e mi viene vicino, circondandomi le spalle con un braccio. –E’ un peccato che tu non le abbia trovate prima, sorellina. Con un po’ di pratica miglioreresti di certo con velocità.-

Ci penso un paio di secondi. Dannazione, ha ragione. La battaglia che affronteremo domani non sarà di certo una passeggiata e non posso rischiare di farmi trovare impreparata mentre cerco di capire come funzionano Tai e Yue. Dovrei trovare qualcuno con cui allenarmi.

-Un momento..- sussurro, mentre mi si accende la lampadina. –Kyosuke!-

 

 

Angolino dell’autrice: Buonasera! Mi auguro che questo capitolino, postato di sera tardi, vi piaccia ;)

Ringrazio molto chi sta continuando a seguire questa storia sebbene la stia tirando per le lunghe e vi mando un abbraccio.

Sami

 

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Capitolo 15
*** Dice il saggio: spaccare culi è sempre rinfrancante. ***


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15. Dice il saggio: spaccare culi è sempre rinfrancante.

 

-Che cosa?!?-

-E’ un’ottima idea, Inucchan.- dico, mentre mi preparo per partire. –Posso fare pratica, come tu mi hai giustamente consigliato, e darò una lezione a quella palla di pelo. –

-Non puoi andare da sola!-

Annuisco. –E’ esattamente quello che farò, invece.-

Mio fratello stringe i pugni. –Voi donne, siete così terribilmente irritanti! Come diavolo devo farvi capire che le battaglie non sono un dannatissimo gioco?- ringhia, riferendosi chiaramente a Kacchan. –Tu non andrai da nessuna parte, hai capito?-

Roteo gli occhi, annoiata. –Come sei dispotico, Inucchan.-

Sento Miroku e Sango ridacchiare e mi alzo in volo, scansandomi appena in tempo dalla presa di mio fratello, che viene immediatamente bloccato da Sesshomaru. Lo ringrazio mentalmente, chiedendomi per quale ragione abbia deciso di stare dalla mia parte in questa mia decisione. Che si sia reso finalmente conto che posso gettarlo a terra ogni volta che mi comoda?

Mi allontano in volo di parecchi metri –temo che Inuyasha decida di seguirmi- poi inizio a ponderare: dunque, dove potrebbe essere Kyosuke? In effetti, il ragionamento che Sesshomaru ha fatto sin dall’inizio non fa una piega: se Naraku è da una parte, di certo Kyosuke è dall’altra.

Decido di iniziare da questo e parto diretta più lontana possibile dall’aura del mezzodemone. Non credo di essere invincibile con queste armi, assolutamente: bisogna imparare ad usarle e di questo sono certa. Sono altrettanto certa, tuttavia, che il lupo allo spiedo sarà un piatto molto rinomato nei prossimi anni.

E’ dopo circa un quarto d’ora che riesco a individuare con chiarezza l’odore di Kyosuke e, quasi all’istante, il sangue demoniaco che ho in corpo si risveglia, sentendo la battaglia imminente.

Non faccio nulla per nascondermi ai sensi demoniaci di Kyosuke così, come avevo previsto, è lui stesso a venirmi in contro, risparmiandomi la fatica di cercarlo.

Bene: la mia voglia di perdere tempo è pari a quella che ho di fare bungee jumping senza elastico.

Mi abbasso, con Tai e Yue strette tra le mani, fino a arrivare alla sua altezza.

-Sapevo che saresti venuta, mia dolce Ayame.- dice, con un sorriso sul suo viso irritante che mi fa girare le scatole istantaneamente. Come se, tra parentesi, non fossi già nervosa di mio.

-Non sono né dolce né tua.- sibilo. Accidenti, i Kami solo sanno se non aspetto questo momento da mesi: voglio pregustarmelo tremendamente bene e, per Loki, non tornerò dagli altri senza aver fatto a fettine questo lupastro.

Non ho troppa voglia di iniziare un battibecco verbale, per cui mi fiondo verso di lui e non perdo tempo: affondo Tai in avanti e, nel frattempo, paro un suo calcio con Yue. Ghigno divertita quando vedo l’espressione basita di Kyosuke: devo ammettere che, per quanto pesanti siano queste armi, sono parecchio aerodinamiche. Ergo, mi muovo come un fottutissimo fulmine.

Il demone fa un salto indietro e inizia a studiarmi con circospezione. A quel punto, anche io mi perdo a guardarlo qualche secondo e, con mio estrema felicità –gioia e gaudio gente!-, vedo che il ciondolo con i poteri demoniaci di Maru legato attorno al collo.

-Bene, bene, bambolina. Vedo che siamo combattive: finalmente posso fare sul serio con te.-

-Perché, credi di riuscire a fare più di così?- sbotto indignata, mentre la mia mente lavora freneticamente.

-Oh, credimi. Quando sarai mia, mi pregherai di fare più piano.-

A quel punto, quasi perdo la concentrazione e inorridisco nell’intendere il vero significato di quella frase. Per tutti i Kami, che prospettiva schifosissima! 

-Non sarò mai tua.- esclamo, cacciando indietro i conati di vomito. –L’unica cosa che voglio ci sia tra di noi, è l’oceano!-

Alzo Tai e dalla spada, ad un mio piccolo sforzo, esce una lama di fuoco che sfiora il mio avversario, il quale si scansa prontamente; senza perdere altro tempo, faccio un balzo e agito Yue: un vento spirituale si alza e colpisce Kyosuke in pieno, mandandolo a sbattere contro un albero.

E brava piccola.

Sfortunatamente per me, quello si alza quasi immediatamente e iniziamo una danza fatta di fendenti e parate, stoccate e giravolte, che mi procurano numerosi lividi in tutto il corpo –per non parlare del doloroso graffio sulla guancia-, finché Kyosuke non riesce a farmi sfuggine di mano Tai.

In effetti, è quella che ho più usato durante il combattimento: come ho sempre affermato, il potere demoniaco è quello più facile da usare e quello per cui serve meno concentrazione. E’ per questo che, quando vedo la mia spada volare lontano, sento un moto di panico corrermi giù per la schiena.

Mi blocco tanto quanto serve al demone per prendermi per un polso.

-Sei mia, Ayame. Non dovevi avere dubbi, capisci? Mi ero ripromesso che, prima o poi, mi sarei preso la vendetta sul Generale Inu e l’avrei fatto soffrire tanto quanto lui ha fatto soffrire me. Gli prenderò due delle cose a cui tiene di più al mondo: tu e il tuo adorato Sesshomaru. Gli riporterò la sua figlioletta sottomessa a me e il corpo del suo figlio maggiore.-

Rimango in silenzio, qualche secondo, raccogliendo tutta la concentrazione che posso e faccio confluire tutta l’energia spirituale possibile giù per il braccio, fino alla spada. Tutto ciò richiede un notevole sforzo –che temo sia vanificato dalle parole che Kyosuke sta pronunciando con il chiaro intento di ferirmi-, ma quando sento la spada pesante di potere, con un movimento fulmineo, la pianto dello stomaco del mio avversario.

Quello spalanca gli occhi, lasciandomi lentamente il polso e cade in ginocchio.

-Parli troppo.- dico, mentre gli strappo il ciondolo dal collo e lo metto intorno al mio. Sorrido tra me e me sentendo il pulsare ritmico del potere di Maru sul mio torace e già pregusto il momento in cui esso tornerà al suo legittimo proprietario.

Estraggo la spada e mi affretto a prendere Tai e a stringerla forte. Poi lancio una singola occhiata a Kyosuke, riverso a terra e ansimante, e mi libro in aria per tornare dai miei amici.

 

Mentre sono in volo, -dove finalmente, grazie ai Kami, riesco a rilassarmi leggermente-, tiro un sospiro di sollievo: alla facciaccia tua, Inucchan, che volevi fermarmi!

Decido che, non appena arrivo all’accampamento, glielo dirò in faccia. Yeah!

Stringo tra le mani il ciondolo di Maru e mi sforzo di non pensare a lui e alla sua situazione, altrimenti tutta l’euforia e la soddisfazione che sto provando in questo momento si scioglierebbero come neve al sole.

Ragazzi, che poesia.

Distratta dai miei pensieri, quasi passo sopra al gruppo dei miei amici senza cagarli di striscio, ma sento l’urlo di Inuyasha –non so quale dei due, ad onor del vero.-; così mi abbasso verso di loro e rivolgo a Kacchan un sorriso vittorioso.

-Allora?- mi chiede lei, entrando in modalità mamma-chioccia. –Stai bene? Stai male? Hai bisogno di acqua, cibo, una coperta..?-

-Tu che dici?- le domando di rimando, indicandomi il collo. Per tutta risposta le due Kagome esultano e mi vengono ad abbracciare, mentre Sango e Miroku mi danno un buffetto sulla spalla.

-Brava Ayame!-

A quel punto, mi volto verso Inuyasha e vedo il primo –alias, mister fluffluoso in rosso- guardarmi malissimo, e il secondo –alias il mio adorato fratellino- indicarmi con il suo ditino demoniaco. –COSA. DIAVOLO. TI. E’. SALTATO. IN. MENTE.- ringhia, mentre si avvicina a passi lenti.

Io lo guardo con tanto d’occhi. –Pronto? Ma per mettermi in contatto con il tuo cervello ci sono fasce orarie o devo chiamare un numero verde? Non vedi che ho preso il ciondolo e sono tornata sana e salva?-

-Non fare dell’ironia con me.-

Come se non ne facessi mai.

-Inuyasha.- inizia Miroku, impedendomi di dare sfogo a tutti i complimenti che ho pensato in mezzo secondo. –Ayame ha rischiato, è vero, ma è tornata vittoriosa. Questo potrebbe essere un episodio positivo per tutti noi.-

Da parte mia, trovo il discorso interessante, ma Inucchan non sembra essere della stessa opinione. -Taci, bonzo.-

-Inuyasha..- sibila Kacchan, in un modo che fa venire la pelle d’oca anche a me. –Abbiamo altre cose a cui pensare ora.-

Mio fratello si sgonfia leggermente, ma mi rivolge un sorriso in tralice. –Noi due faremo i conti presto.-

-Oh, non vedo l’ora..- sussurro, facendo ruotare le mie spade. Mie.

Mi viene quasi da deliziare i miei amici con una risata malvagia ma mi trattengo per quando le userò per salvare il mio Maru. Mio, anche lui.

-Ayame? Hai capito quello che abbiamo detto?- mi riprende Sango, agitandomi la sua arma davanti al naso. Io scuoto la testa, uscendo dal mio stato catatonico e ponendo attenzione ai miei amici: stanno discutendo su come organizzarsi per il salvataggio di Maru e ciò mi riempie di gioia, oltre che di un’adrenalina infinita. Potrei spaccare tanti di quei culi che metà basta.

-Aspetteremo domattina..-

-Così io avrò i miei foderi!- esclamo, alzando al cielo Yue, mentre mio fratello fa un passo indietro.

Miroku annuisce e riprende a parlare: -E poi andremo verso ovest, dove Naraku ha portato Sesshomaru.-

Annuisco, soddisfatta da quella soluzione e per nulla spaventata dalla prospettiva di dover combattere contro Naraku e i suoi sgherri o demoni schifosi: avrei fatto di tutto per salvare Sesshomaru.

Aspettiamo tutti insieme l’ora di cena, divisi in gruppetti a chiacchierare di ciò che ci può aspettare l’indomani. Inuyasha, Miroku e Sango spiegano a me e a Kacchan come è solito a combattere Naraku –con tanto di tranelli e prese per il culo incluse-, affinché evitassimo di cadere in trappole sciocche o che potrebbero rallentarci.

Tuttavia, come mi aspettavo, le spiegazioni non sono poi così esaurienti perché, ovviamente, se lo fossero l’allegra combriccola avrebbe già catturato Naraku da un bel pezzo.

Sbuffo sonoramente mentre cerco di trovare una posizione comoda per riposare almeno qualche ora: nessuno vuole che la mia distrazione dovuta al sonno porti ad una fine prematura di qualcuno di noi, men che meno la sottoscritta.

-Aya-chan!- esclama Rin, zampettandomi vicino e guardandomi con occhi supplicanti. –Posso stare un pochino qui con te?-

Io mi trattengo dall’alzare gli occhi al cielo –dopotutto quella bambina è Rin, l’esserino pensante più carino sulla faccia della terra-, ma non posso fare a meno di pensare che con quelle continue interruzioni non riuscirò mai a prendere sonno.

Vabbè che probabilmente non ci riuscirei lo stesso.

-Certo piccola.- le sussurro, lasciando che si accoccoli sul mio grembo e iniziando a cullarla piano.

-Hai paura per domani?-

Socchiudo gli occhi e prendo un respiro profondo, cercando di trovare le parole giuste: non voglio che la piccola si spaventi o che sia in pensiero anche per me.

-Un pochino. Ma andrà tutto bene.- dico alla fine, sforzandomi di rivolgerle un sorrisino microscopico che, in ogni caso, deve assomigliare a quello di una medusa in agonia.

Ma le meduse hanno la bocca?

Stringo Rin tra le braccia e torno a guardare gli altri: mio fratello e Kacchan sono spariti –probabilmente hanno voglia di passare un po’ di tempo da soli-, Sesshomaru e Jaken sono in disparte in silenzio e gli altri si sono riuniti attorno al fuoco –tranne il piccolo Shippo che sta già beatamente dormendo-, per programmare le ultime cose per domani. Io vorrei riuscire ad andare da loro e partecipare attivamente a questo fantomatico “piano” o almeno ad essere un pochino allegra per tirare su i morali, ma non riesco a fare nulla di tutto ciò; anzi, il mio unico pensiero costante è Maru, rinchiuso chissà dove, forse ferito, sicuramente stanco e affamato.

Sesshomaru non è di certo, ne nella mia epoca e tantomeno in questa, la persona migliore del mondo: ha molti difetti e perfino io, che lo amo infinitamente, ogni tanto provo l’inarrestabile tentazione di dargli un pugnaccio sul naso –o, in quest’ultimo periodo, di farlo sprofondare di qualche centimetro nell’erba-, ma non è giusto quello che gli sta succedendo. Non è giusto per lui e non è giusto per me: dopo tutta la sofferenza che ho provato, quando finalmente riusciamo a crearci il nostro piccolo quotidiano in cui riusciamo a stare insieme e a volerci bene senza problemi, capita la disgrazia e rischio addirittura di perderlo per sempre.

Kagome si alza e mi viene incontro, cercando di fare meno rumore possibile per non svegliare i bambini. -Buonanotte, Ayame.- mi sussurra, prima di stringermi una spalla e andare a rannicchiarsi nel suo sacco a pelo vicino a Shippo.

Guardo Inuyasha e Miroku scambiare un cenno con Sango, mentre quest’ultima si copre per provare a dormire. Chissà se ci riusciranno: non so se ci si abitui mai a cose come questa.

No, stasera non c’è spazio per la leggerezza che ha sempre caratterizzato questo gruppo, sin da quando siamo arrivati.

-Buonanotte.-

 

 

Angolino dell’autrice: Buonasera! Devo ammettere che questo capitolo l’ho scritto con notevole facilità: la resa dei conti con Kyosuke la pensavo da tempo, così come Ayame insieme alle sue spade.

A proposito, forse non l’ho detto nello scorso capitolo, ma i nomi di Tai e Yue non sono stati scelti a caso: “Tai” significa sole (in cinese, mi sembra), mentre il significato di Yue è luna; ho sempre identificato i due poteri con gli astri del giorno e della notte, quindi questi nomi mi sembravano appropriati.

Spero che il capitolo vi piacerà, perché io ho amato tanto scriverlo.

Un abbraccio e a presto.

Sami

 

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Capitolo 16
*** Dice il saggio: anche i vecchietti imbarazzanti sono utili. ***


I Will Always Find You

 

16. Dice il saggio: anche i vecchietti imbarazzanti sono utili.

 

Quando apro gli occhi a causa dello scossone poco delicato di Inuyashati tiro quelle orecchiette pelose finché non te le stacco, giuro!- mi rendo conto che è da poco sorto il sole.

Faccio un paio di sbadigli ben poco femminili –lo capisco dal sopracciglio di Sesshomaru, che scatta in alto come se fosse dotato di vita propria-, ma mi alzo quasi all’istante, con tutta l’intenzione di prendere un immenso caffè per svegliarmi del tutto; ci metto quasi un minuto per rendermi conto che in quest’epoca non c’è il caffè e che mi dovrò accontentare di un semplice the.

Santo Johnny Depp aiutami tu.

-Dobbiamo aspettare Totosai.- dice Kagome, passandomi la fantomatica tazza di the. Faccio spallucce, iniziando a sentire l’eccitazione e l’aspettativa per l’imminente battaglia farsi strada nelle mie vene: non ho mai sentito il mio istinto da mezzodemone così in tensione come in questo momento. Do un’occhiata alla mia anima e, come immaginavo, i miei due poteri sono perfettamente ai loro posti –merito delle spade gemelle, non mio.- e aspettano pazientemente di essere usati: non posso fare a meno di sorridere, già pregustando il momento in cui avrei potuto dar loro sfogo.

E che non si dica che non sono diventata una mezzodemone degna dell’Epoca Sengoku.

I miei ragionamenti vengono interrotti da un muggito e pochi secondi dopo il vecchietto pervertito, Totosai, compare in groppa alla sua mucca demoniaca di dubbio senso.

-Totosai, sei in ritardo!- ringhia Inuyasha, trascinandolo giù dal suo mezzo di trasporto poco convenzionale.

Il demone sbuffa e agita il martello con fare che vuole sembrare minaccioso. –Sei sempre maleducato, Inuyasha!- esclama, oltraggiato. –Ho lavorato tutta la notte a questi foderi e…-

-Poche storie, Totosai!- lo interrompe mio fratello, affiancando il suo sé passato in un’accoppiata che fa rabbrividire il povero Totosai.

-Inuyasha..- sospira Kagome, apparendo molto, molto esaurita. –A cuccia.-

Tutti noi guardiamo Inuyasha sprofondare a terra, mentre mio fratello spalanca gli occhi e si allontana di un paio di passi; sento vagamente Kacchan borbottare che le piacerebbe moltissimo avere un Rosario come quello.

Io ridacchio, tesa, e mi avvicino a Totosai che nel frattempo ha preso i miei foderi da una bisaccia. Me li porge con un sorriso ambiguo: -Ti aiuto ad allacciarli.- dice, iniziando già ad allungare le sue manacce verso di me.

-Non ti azzardare.- ringhio, assottigliando lo sguardo e lanciandogli un’occhiataccia degna di Sesshomaru. Quello si blocca con le mani a mezz’aria e inizia a ridere nervosamente.

Ti conviene.

I foderi, fondamentalmente, sembrano semplici: sono incrociati tra di loro e sono fissati ad una cintura, che mi permette di metterli a tracolla, facendo si che aderiscano alla mia schiena; tuttavia, essendo fatti di un materiale demoniaco di cui non mi interessa conoscere la provenienza, sono incredibilmente leggeri e sembrano adattarsi a tutti i miei movimenti, anche quando inserisco le due spade.

-Sono perfette Totosai, grazie!- esulto, sorridendo sinceramente.

Il demone non fa in tempo a rispondere, perché Sesshomaru ci impone la sua Regale e Demoniaca presenza. –Andiamo.- asserisce, iniziando ad incamminarci.

Mi giro verso Kacchan per farmi trasmettere un po’ di sicurezza e lei mi guarda determinata. Annuisco e, dopo aver salutato frettolosamente Shippo, Jaken e la piccola Rin, seguiamo tutti il demone maggiore, affidandoci al suo istinto.

Camminiamo per un paio d’ore a passo parecchio sostenuto –che, sorprendentemente, Miroku e Sango riescono a mantenere-, finché non arriviamo di fronte ad una vecchia villa apparentemente abbandonata: in realtà dal suo interno proviene una forza demoniaca non indifferente e, in mezzo alla puzza di demone, c’è il profumo umano di Maru che sembra quasi richiamarmi verso la sua fonte.

-Andiamo.- dico con voce gutturale, prendendo Tai e Yue e liberando i miei poteri; come conseguenza, sento spuntarmi le orecchie sulla testa, i canini si allungano e tutti i miei sensi si amplificano.

Entriamo nella villa e sento Inuyasha dire qualcosa sulla puzza.

-Naraku, ridacci ciò che ci appartiene e non ti verrà fatto alcun male.- urla Miroku, avanzando davanti a Sango che impugna il suo Hiraikotsu, mentre entrambe le Kagome incoccano una freccia.

Mi guardo intorno e vedo che in ogni direzione ci sono centinaia di demoni –o parti di demoni- che non aspettano altro che farci a pezzi. Grazie ai miei sensi sviluppati sento i miei compagni iniziare a combattere per farsi strada attraverso quella casa che, ormai, di normale non ha più nulla: lo spazio sembra dilatarsi all’infinito e i demoni spuntano da tutte le direzioni. Trucchi da demone malvagio, immagino.

Chiudo gli occhi per qualche secondo e, conscia di quale sia il mio obiettivo, rintraccio l’odore di Maru tra il tanfo di Naraku; non appena lo trovo lascio andare totalmente il mio potere demoniaco e spirituale, mentre l’istinto prende il sopravvento sulla ragione.

Da quel momento tutto inizia ad essere confuso: procedo lentamente ma in modo costante, agitando Tai e Yue, graffiando, calciando, mordendo e ricoprendomi di sangue scuro da capo a piedi; più il combattimento procede, più l’adrenalina nelle mie vene fa il suo dovere, caricandomi di energia e di determinazione.

Mi fermo solamente quando arrivo davanti ad un porta scura e all’apparenza pesante, dalla quale proviene forte e chiaro l’odore di Sesshomaru.

E’ lì dentro.

Con uno scatto riesco ad arrivare alla porta e ad aprirla, per poi entrare nella stanza e chiudermela alle spalle: sento già i demoni iniziare a colpirla, ma –in facoltà di unica porta massiccia di tutta la “casa”- dovrebbe tenere ancora un po’. Riprendo fiato per qualche secondo, cercando di riprendere tutte le mie facoltà mentali e di distendere i muscoli, così da evitare movimenti scattosi o troppo repentini. Poi infodero le spade e mi volto.

Sesshomaru è addossato alla parete più lontana della porta, il volto sporco e i capelli scompigliati; fa un piccolo passo in mia direzione, mentre assottiglia lo sguardo per mettermi a fuoco e io non riesco a fare altro che corrergli incontro.

-Maru.- sussurrò, mentre lo abbraccio stretto, sentendo le lacrime pungermi gli occhi. Lui dopo qualche secondo ricambia l’abbraccio goffamente e io sento distintamente la mia coda che freme.

Aspetta.. cosa?!?

Maru sospira e mi distoglie dalle mie elucubrazioni sulla mia coda da pantera: -Sapevo che mi avresti trovato.- sussurra piano con una voce roca che mi fa rizzare i peli delle braccia. Sollevo leggermente la testa, giusto per riuscire a guardarlo negli occhi, e gli sorrido. –Sempre.-

Vedo che sta per dire qualcos’altro, ma un colpo più forte degli altri alla porta lo fa desistere: io mi volto e mi rendo conto che non ci vuole molto perché ceda e faccia entrare tutto quel grumo di demoni.

Torno a guardare Sesshomaru e –rendendomi conto che avrei dovuto farlo molto prima- mi sfilo il ciondolo con il suo potere demoniaco dal collo e lo metto intorno al suo: entrambi ci aspettiamo una qualche luce mistica o un ritorno improvviso di poteri, ma il ciondolo se ne sta poggiato sul petto di Maru inerme.

Sospiro nuovamente. –Pazienza.- dico, cercando di non dare peso all’espressione delusa del mio ragazzo. –Capiremo come farlo funzionare.-

-Come hai fatto a riaverlo?-

Faccio spallucce. –E’ una lunga storia.- dico, prima di voltarmi verso la porta. Ammetto che contavo un po’ su Maru per uscire da questa bolgia infernale, ma non fa niente: ho tenuto testa ai demoni di Naraku fino ad adesso, ci riuscirò per un altro po’.

Prendo le mie due spade dai foderi sulla schiena e le fisso per qualche secondo, poi passo Tai a Sesshomaru, pensando che avere un’arma in mano è pur sempre un passo avanti.

-E queste come le hai avute?- mi domanda e dal tono immagino abbia un sopracciglio alzato.

Belle le mie due piccole, eh?

Tuttavia faccio in tempo a rispondere solo: -Un’altra storia lunga.- che una luce abbagliante esplode da Maru: ben prima di riuscire a vedere la sua sagoma, riesco a sentire una forza demoniaca immensa che esplode dalla sua figura, tanto che perfino i demoni al di là della porta si zittiscono per qualche secondo.

-Finalmente.- ringhia lui, lasciando cadere a terra Tai e fiondandosi verso la porta. Nel giro di pochi minuti la via torna libera da tutti i demoni che mi avevano inseguita poco fa.

-Accidenti.- esclamo, muovendo nervosa le orecchie. –Mi hai proprio tolto tutto il divertimento.-

Maru ghigna e si avvia nella direzione da cui sono venuta, ormai totalmente libera; al contrario, nella stanza principale c’è il devasto: mi fiondo verso Sango che è appoggiata mollemente su una parete, mentre Miroku cerca di difenderla con fatica.

-Dobbiamo andarcene subito!- mi grida il monaco, mentre cerco di tenere i demoni lontani dalla mia amica.

Facile da dire, penso, mentre un grosso affare con i tentacoli tenta di afferrarmi; ne riesco a tranciare tre con Tai, ma è solo quando mi afferra e mi trascina verso la sua grande e bavosa bocca che riesco ad infilzarlo con Yue, facendolo dissolvere.

Ad un tratto, con la coda dell’occhio, riesco ad adocchiare Sesshomaru –quello di questo tempo- che sta combattendo con passione ed aggressività contro una specie di Oni senza un braccio –anche se ammetto che se la cava bene lo stesso-; tuttavia il demone maggiore non si rende conto, o non riesce ad evitare, un secondo mostro che sta dirigendo la sua clava dritta dritta verso la sua testa.

-A cuccia!- urlo e lui si schianta a terra, mentre la clava finisce nella testa dell’altro Oni, riducendolo ad uno spettacolo pietoso. Sesshomaru, d’altro canto, mi lancia una delle occhiatacce migliori del suo arsenale e io non posso fare a meno che fissarlo soddisfatta.

-Mi ringrazi dopo!- gli urlo, tornando alla mia battaglia.

Continuiamo di questo passo per un tempo che non riesco minimamente a quantificare, ma ad un certo punto Inuyasha riesce ad aprire una fenditura sulla parete con una Cicatrice del Vento; a questo punto Miroku si carica Sango sulle spalle e insieme ci dirigiamo verso l’uscita di fortuna.

-Ayame.- mi chiama Kacchan, raggiungendomi e prendendomi una mano. –Stai bene?-

Io mi giro e la guardo: non l’ho mai vista così donna come in questo momento, con i vestiti rovinati, i capelli spettinati, il viso graffiato e l’arco saldamente tra le mani.

-Si, tu?-

La mia amica annuisce e io le stringo di più la mano, iniziando a correre insieme ai miei compagni lontano da Naraku. Non ho bisogno di voltarmi per sapere che Maru è qualche metro dietro di me.

 

Ci dobbiamo arrestare più di qualche volta per eliminare i demoni che ci stanno inseguendo, ma fondamentalmente riusciamo a scappare. Miroku –durante la nostra folle corsa- ci spiega che probabilmente Naraku è ancora debole e per questo motivo non ha le forze per inseguirci.

-Deve aver approfittato di questa faccenda, ma non rientrava nei suoi piani: perciò ha miseramente fallito.- ci spiega, lanciando un’occhiata preoccupata a Sango che ha il capo appoggiato mollemente alla spalla di Inuyasha: ha perso abbastanza sangue e ha bisogno di molto riposo, anche se Kagome ha asserito che potrà curarla con i medicamenti lasciati nel suo immancabile zaino giallo-canarino-barra-semaforo-barra-limone.

Fortunatamente per Sango e per noi tutti, ci mettiamo poco ad arrivare nel luogo dove ci stanno aspettando i bambini, Jaken e Ah-Uhn; all’istante, le due Kagome si allontanano con Sango per cercare di curarla, mentre io –fanculo a tutti- mi volto verso Maru e gli salto al collo, baciandolo. Lui rimane allibito per qualche secondo, come probabilmente tutti coloro che stanno assistendo alla scena, ma poi mi circonda il busto con le sue braccia muscolose e mi abbraccia.

Non riesco nemmeno a pensare mentre sento le sue labbra sulle mie: questa sensazione di intimità e di vicinanza ritrovata ha il solo scopo di farmi girare la testa e tremare le gambe. Quando ci stacchiamo per bisogno d’aria, lo guardo negli occhi e sento che ho bisogno di dirgli talmente tante cose che per poco non sento il cuore scoppiare: vorrei dirgli quanto mi è mancato, quanta paura ho avuto quando pensavo che non l’avrei più rivisto, il dolore nel sapere che lui soffriva; tuttavia, rimango zitta e mi limito a guardarlo, sperando che capisca da solo tutto quello che si sta agitando nel mio cuore.

-Piantatela, voi due.- afferma Inucchan, venendoci vicino a passi pesanti. –State facendo venire il diabete a tutti.-

Rovinata l’atmosfera, mi allontano da Maru di un paio di passi e lancio un’occhiataccia a mio fratello, riconoscendo tuttavia che un minimo di ragione posso concedergliela –sebbene lui sia il primo a sussurrare paroline dolci a Kacchan quando pensa che nessuno lo senta-: dopotutto, non è il caso dare spettacolo davanti a tutti, specialmente in questo momento.

Mentre mi allontano diretta verso le mie amiche, sento Inucchan che sussurra qualcosa come “Sono felice che tu stia bene”, sicuramente rivolto a Maru. Sorrido sotto i baffi: è stato un bravo cagnolone.

Scommetto che se gli lanciassi un bastoncino me lo riporterebbe subito.

Mi siedo con la schiena appoggiata ad un albero e finalmente rilasso i muscoli e i nervi, sentendo all’istante la stanchezza –oltre che il sollievo- crollarmi addosso: a quanto pare, fare l’eroina (?) e salvare le persone consuma mooolte energie!

-Aya-chan.- mi chiama Rin, venendomi timidamente vicino e allungando le braccine verso di me. –Stai bene?-

La prendo in braccio e me la stringo al petto, ignorando il fatto che sono tutta sporca e ho i vestiti imbrattati di sangue. –Certo, piccola. Tu?-

Lei annuisce e si accoccola addosso a me.

-Siamo stati una bella squadra.- afferma Miroku ad un certo punto, lanciando un’occhiata a Sango che sta armeggiando col suo vestito per non rovinare la fasciatura che le ha fatto Kagome.

Sesshomaru, tuttavia, non può trattenersi dal dire la sua: -Siete stati tutti d’intralcio.- afferma, anche se non sono certa lo pensi: dopotutto abbiamo contribuito parecchio nella riuscita della missione, anche se ci siamo procurati non poche ferite.

-E’ difficile fare un lavoro di gruppo quando si è onnipotenti eh, Sesshomaru?- sussurro io, guadagnandomi un’occhiataccia in stile Iceberg-che-ha-affondato-il-Titanic sia dal demone in questione che da Maru.

Sbuffo. –D’accordo ragazze: andiamo a cercare una fonte termale per fare un bagno?-

 

 

Angolino dell’autrice: ED ECCO QUI IL GRANDE SALVATAGGIO! Sono tremendamente felice di aver riunito Maru e Ayame, questa volta senza alcun muro tra di loro.

Nei prossimi capitoli ci saranno dei momenti di dolcezza che non vedo l’ora di scrivere e che ho già in mente da un pezzo.

Non mi dilungo e ringrazio chi ancora mi sta seguendo e chi apprezza ancora le avventure di Ayame e dei suoi amici.

Un abbraccio grande e alla prossima.

Sami

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Capitolo 17
*** Dice il saggio: la sfiga non dorme mai. ***


I Will Always Find You

 

 

17. Dice il saggio: la sfiga non dorme mai.

 

Devo ammettere che dopo un bel bagno -con pulizia annessa- sono molto più padrona delle mie facoltà mentali e fisiche. Sempre se normalmente si può dire che io sia in possesso di facoltà mentali.

-Stai meglio Ayame?- mi chiede Kacchan, finendo di sfregare i suoi jeans nell’acqua e guardandomi più apprensiva del dovuto. So benissimo, dato che è la mia migliore amica, che deve essersi preoccupata moltissimo per me, tanto quanto mi sarei preoccupata io se le parti fossero state invertite.

Annuisco e le rivolgo un sorrisone a trentadue denti: avere la certezza che Maru sarebbe stato dietro l’angolo e che sarebbe stato in possesso dei suoi poteri demoniaci mi riempie di una gioia inesplicabile. Certo, non che con quella chioma corvina e gli occhi scuri mi facesse schifo: anzi, se avessi potuto gli sarei saltata addosso più di una volta, rischiando che il mio lato da maniaca sessuale uscisse fuori.

La mia amica lancia un urletto e mi si avvinghia addosso come un polipo. –Come sono felice!- mi sbraita su un orecchio, facendomi alzare gli occhi al cielo. Kamisama, il mio timpano!

-E’ stata una missione ben riuscita.- afferma Sango, anche se vedo che fa una smorfia toccandosi il fianco: per lo meno ha smesso di sanguinare.

Io sorrido nuovamente. –Non so davvero come ringraziarvi: senza di voi non ce l’avremmo mai fatta.-

Kagome sorride e mi viene ad abbracciare, riuscendo a bagnarmi nuovamente i vestiti che sono riuscita a far asciugare a stento. MA KAMISAMA!

-Non c’è di che.-

Sorrido mesta, ma non posso trattenere un sospiro: ora dobbiamo solo evitare guai e aspettare che il nostro tempo in questo mondo finisca. Facile da dire, dati gli ultimi avvenimenti, ma io sono ottimista: il bicchiere lo vedo mezzo pieno. Di sfiga.

Do, quasi per caso, un’occhiata al cielo e gemo sonoramente. Ecco appunto.

-Che succede?- mi chiede Kagome, mentre io mi lascio cadere avvilita su un sasso.

-Tra qualche ora diventerò umana.- affermo. –Non è il massimo della prospettiva.-

Kacchan mi si siede accanto e mi prende una mano per confortarmi. –Ci pensi che è già passato un mese dall’ultima volta? Sembra quasi impossibile.-

Annuisco: in effetti, l’ultima volta che c’è stata la luna piena è avvenuto lo scontro con Trasformino –lo ricordo sempre con grande affetto- e ho scoperto di avere dei poteri spirituali non indifferenti che mi hanno quasi portato alla morte.

Ora che ci penso seriamente, non è che in questo ultimo periodo la mia vita sia stata illuminata dalla fortuna, anzi: il Fato si è rivoltato contro di me in una maniera quasi ironica; mi auguro di aver toccato il fondo, perché non sarei in grado di sopportare qualcosa di peggio.

Non parlare Ayame, non parlare. Lo sai che poi ti attiri addosso le disgrazie.

Scuoto la testa e mi alzo, seguendo Sango e Kagome che stanno tornando all’accampamento: penso che filerò dritta dentro il sacco a pelo –magari abbracciando Rin- offerto gentilmente da Kagome, dormendo fino a domattina.

 

Quando riprendo leggermente i sensi, la prima cosa di cui mi rendo conto è la mancanza della piccolina di fianco a me; la seconda, che qualcuno mi sta scuotendo una spalla con energia. –Ayame, svegliati.-

Maru.

-Sesshomaru, lasciami dormire.- borbotto assonnata, senza degnarmi di aprire gli occhi. -A cuccia.- aggiungo, quando noto che lui non demorde.

Tuttavia, il ragazzo accanto a me rimane fermo nella sua posizione e sento un tonfo e un ringhio lontano. Ops, ho sbagliato Sesshomaru.

Apro pigramente un occhio, ma lo richiudo subito, troppo assonnata per riuscire a concentrarmi sui rumori e sulle voci attorno a me; inoltre, la mancanza dei miei sensi demoniaci non aiuta.

Mi giro su un fianco, sentendo che sto per cadere nello stato di dormiveglia, quando il ringhio -prima lontano- si avvicina tanto da farmi pensare di trovarmi la sua fonte ad una spanna dal viso. Poi una mano mi agguanta per la maglietta e mi solleva dalla mia posizione comoda, fino a farmi arrivare in verticale.

A quel punto apro gli occhi, trovandomi davanti il viso contorto dalla rabbia di Sesshomaru. –Toglimi questo affare dal collo.- mi ringhia ad una spanna dal viso. E giuro, sta davvero ringhiando.

-Mettimi giù.- lo correggo io, sbattendo più di una volta le palpebre per cercare di svegliarmi. Sesshomaru, per tutta risposta, mi scuote un paio di volte avanti e indietro con energia, manco fossi un sacco di patate.

-MA CHE DIAVOLO FAI?- grido, sentendo i miei nervi scoppiare uno dopo l’altro. Chiedo tanto se per una volta, una sola volta, desidero dormire e recuperare tutte le mie energie?

-Toglimi. Questo. Affare. Dal. Collo.- mi ripete lui, affilando lo sguardo fino all’inverosimile. Quasi casualmente, porto lo sguardo alle spalle del demone e quello che vedo mi fa quasi raggelare: in mezzo al solito gruppetto spicca, tra le due Kagome che stanno sussurrando qualcosa tra di loro e Inucchan che sta alzando gli occhi al cielo, Inu Taisho. Ovviamente quello di quest’epoca, con tanto di armatura e spadone sulla schiena; da questa distanza vedo la sua espressione curiosa, ma decisamente più truce di quella che avrebbe avuto in un’occasione del genere nella nostra epoca.

-Oh. Ecco perché stai avendo questa reazione esagerata.- borbotto, tornando a rivolgermi a Sesshomaru. –Ti chiedo scusa, stavo dormendo e non mi ero resa conto che non fossi tu.-

-Le tue scuse non mi interessano.- sibila, dandomi un’altra scrollata. Sto per rispondergli male, quando sento un movimento dietro di me.

-Mettila giù.- dice Maru e in un nanosecondo mi rendo conto della sua presenza abbastanza massiccia dietro di me.

Accidenti, che situazione imbarazzante.

Sesshomaru lancia un’occhiataccia in direzione del suo sé futuro e nel farlo allenta leggermente la presa: in questo modo riesco, tirando il pezzo di stoffa tra la sua mano, a liberarmi, cadendo a terra. Sul sedere.

-Ahia..- borbotto, prima di alzare lo sguardo sui due Sesshomaru che si stanno fissando con tutta la forza del loro Sguardo Glaciale: questi due non si sono mai parlati molto durante questo periodo, ma evidentemente non ne hanno mai avuto così tanto bisogno. Fino ad ora.

-Non ti intromettere.- sibila Sesshomaru, guardandosi malissimo. Chissà a cosa sta pensando: non può provare disgusto per se stesso, giusto?

Il mio ragazzo alza un sopracciglio. –Certo che mi intrometto.-

-Su ragazzi, non litigate per favore.- esclamo, cercando di calmare gli animi, anche se avrei voglia di urlare dalla frustrazione: non bastavano Inuyasha e Sesshomaru del passato, ora ci si mette anche Inu! Che diavolo ci fa qui, tra l’altro?

-Inu, tutta questa situazione è esilarante, non c’è che dire.-

Aggrotto le sopracciglia, mentre lo stomaco mi si stringe in una morsa dolorosa; cerco con lo sguardo la fonte di quella voce e riesco –con un po’ di fatica- ad individuare una sagoma seduta sul ramo di un albero poco distante da noi. Tuttavia, è solo quando si sporge dal suo posto, che riesco a capire chi è davvero e di conseguenza inizio a sentire le lacrime pungermi gli occhi.

Papà.

-Trovo che sia molto interessante, in realtà.- gli risponde Inu, non distogliendo lo sguardo da noi. –Non potevamo capitare qui in un momento migliore.-

Non riesco più a dire o pensare a niente, poiché sono terribilmente concentrata a trattenere le lacrime e non fare niente che possa dimostrare a tutti quanto io sia in realtà sconvolta. Non posso crede che il mio papà sia qui, non posso credere di poterlo rivedere di nuovo e non posso credere quanto questa sensazione sia un misto di terrore e sollievo: se capisse chi sono veramente, cosa potrebbe succedere in futuro? E come posso io non alzarmi e correre tra le braccia del mio papà, che mi è mancato immensamente?

-Ayame forza, alzati.- mi riprende Maru, mentre una sua mano pallida entra nella mia visuale. La afferro con forza e mi faccio tirare in piedi, cercando di distrarmi dalla voce di mio padre che sta parlando animatamente con Inu.

-Va tutto bene?- mi sussurra a voce bassa, ma abbastanza alta perché io possa sentirlo. Annuisco una volta sola, poi prendo un respiro profondo e mi volto verso Sesshomaru, iniziando a fissarlo.

-Allora?- sbotto dopo qualche lungo secondo. –Vuoi che ti tolga quel Rosario si o no?-

Lui –probabilmente trattenendosi dallo sgozzarmi sul posto- si avvicina di un paio di passi e abbassa leggermente il busto. Si, sono bassa.

-Non hai il permesso di uccidermi quando sarai senza, però.- gli dico, allungando le mani sul Rosario attorno al suo collo e indugiando qualche secondo. Accidenti, è proprio uno spreco.

-Non tentarmi.- sibila, ma non mi sembra più furioso come poco fa. Menomale: non ho proprio le forze per litigare con Sesshomaru in questo momento.

Gli poso tra le mani il Rosario e lo vedo ghignare, prima di chiudere il pugno e ridurlo in frantumi; io sussulto sgomenta, poi alzo gli occhi al cielo. –Sei proprio un gran cafone quando ti comporti così.- affermo, guadagnandomi l’ennesima occhiataccia.

In quel momento, Kacchan agita un braccio in mia direzione per attirare la mia attenzione e io le sorrido leggermente, felice di avere una nuova distrazione. –Vuoi del the, Ayame?- mi chiede, indicando la teiera messa sul fuoco a scaldare.

Annuisco e prendo Maru per una manica, portandolo con me verso gli altri e sedendomi vicino a lui. Vorrei sapere per quale ragione i due demoni –papà e papà- siano venuti qui, ma non mi azzardo a chiederlo –ho paura che la mia voce tremi troppo- così mi limito a bere il the, anche se ho lo stomaco stretto in una morsa. Per fortuna non mi hanno costretta a fare colazione.

-Ebbene, tu devi essere Ayame.- mi dice Inu, rischiando di farmi strozzare con il the.

“Ebbene”?

-Si.- dico semplicemente, evitando di incrociare il suo sguardo: fortuna che ci avevano detto di non cambiare il passato. Vedi te che le sfighe non vengono mai da sole?

Sfortunatamente per me, mio padre –quello naturale, fino ad ora in bilico su un ramo- salta giù e si avvicina a noi, sorridendo sghembo. Mi arrischio a guardarlo con la coda dell’occhio: è un demone bellissimo, con i capelli e gli occhi neri come la pece; non ha le orecchie sulla testa come succede a me quando rilascio i poteri demoniaci, ma ha una coda che tiene arrotolata in vita. Nel complesso, emana un’aura demoniaca non indifferente e credo ne sia perfettamente consapevole.

Sorrido mesta: mia madre ha sempre detto che era un uomo molto sicuro di sé.

-Non mi avevi detto, amico mio, che i tuoi figli viaggiavano in compagnia.- dice rivolto verso Inu ed io mi ritrovo ad abbassare ancora di più la testa, non riuscendo ad impedire alle mie guance di imporporarsi. Che razza di situazione!

Inu fa spallucce, mantenendo il suo comportamento austero. –Non conosco molte cose sui miei figli, temo. Ne sul perché si dilettino a compiere viaggi nel tempo.-

“Dilettino”?

Sento Inuyasha emettere un “tsk” irritato, mentre mio fratello scoppia a ridere: probabilmente anche lui sta facendo il confronto con un Inu leggermente più moderno.

-E’ meglio che resti all’oscuro sulle ragioni del nostro viaggio, padre.- dice Maru al mio fianco, parlando tranquillamente, senza ombra di astio nella voce. Per Inu deve essere un gran cambiamento. –Tu stesso ci hai consigliato di cambiare il passato meno possibile.-

-Si, probabilmente vi ho detto così.- risponde lui, studiandolo concentrato. –Tuttavia, non ci siete riusciti, evidentemente.-

Inucchan si avvicina e ridacchia. –Lo sappiamo, papà, ma non è stata colpa nostra.- sorride, giustificandoci.

Vedo Inu spalancare gli occhi sorpreso e guardare prima mio fratello e poi Inuyasha, che gli sta dando le spalle più o meno come Sesshomaru, entrambi senza dar cenno di voler avere nemmeno un minimo contatto con il genitore. Sono fratelli, si!

Noto con piacere come Inucchan e Maru si siano affezionati entrambi moltissimo ad Inu e come il loro comportamento sorprenda e sia apprezzato anche da quello di quest’epoca.

Abbasso lo sguardo sulla mia tazza di the e la stringo con forza: se non fossi umana, probabilmente sarebbe già in frantumi. Spero vivamente che se ne vadano a breve, altrimenti non so se riuscirei a resistere; inoltre, mi auguro che tutti abbiano l’accortezza di tenere nascosto il fatto che io sono la sorella acquisita di Inuyasha e Sesshomaru.

-Posso almeno sapere di chi sono queste spade?- domanda Inu, indicando con un cenno della testa Tai e Yue, addossate delicatamente ad un albero.

Malgrado il mio desiderio di passare inosservata, sono costretta ad alzare una mano. –Mie.- sussurro, rimanendo stranita dal tono della mia voce: sembro appena risorta dall’oltretomba.

-Impossibile!- esclama mio padre, avvicinandosi di un paio di passi e fissandomi intensamente. –Un umano non potrebbe mai usare le Spade Gemelle.-

Io mi muovo a disagio e non posso fare a meno di tornare a fissare concentrata la mia tazza si the.

-Ayame non è umana: sua madre era una sacerdotessa e suo padre un demone.- interviene Inucchan, guadagnandosi un’occhiata curiosa dai due nuovi arrivati e una fulminante da me.

Fortunatamente –e questa è una vera sorpresa, dato che la sfiga mi segue come un’ombra- Kagome cambia discorso affermando di dover partire per Musashi al più presto, a causa di qualche esame di matematica che sarebbe stata costretta a dare. Tutto ciò, ovviamente, causa l’ira di Inuyasha, prontamente mandato a terra con un A cuccia.

 

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Capitolo 18
*** Dice il saggio: tutto è bene quel che finisce bene. ***


I Will Always Find You

 

 

18. Dice il saggio: tutto è bene quel che finisce bene.

 

Sospiro per l’ennesima volta e alzo lo sguardo su Maru: non sono molto certa di quali siano state le dinamiche che ci hanno portati a passeggiare nel bosco da soli, ma sono felice che siano accadute.

-E’ tuo padre.- afferma ad un certo punto Maru, rischiando di farmi inciampare sui miei stessi piedi. Annuisco, tenendo la testa bassa per non fargli notare l’espressione triste sul mio viso.

Che palle.

-Hai intenzione di dirglielo?-

Spalanco gli occhi e scuoto la testa, quasi spaventata dalla prospettiva. –No, scherzi? Potrei cambiare il futuro e sicuramente i risultati sarebbero disastrosi.- con la sfiga che mi ritrovo.

-Non necessariamente: potresti metterlo in guardia.-

Rimango in silenzio per qualche secondo: se facessi come dice Sesshomaru, forse una volta tornata a casa potrei scoprire che i miei genitori sono vivi, potrei ritrovarmi nella nostra casa, in una nuova e al contempo vecchia vita. Ma non conoscerei Inu, Izayoi, Inuyasha e nemmeno il mio Sesshomaru.

-Maru?- lo chiamo in un sussurro, sentendo le lacrime pizzicarmi gli occhi. –Potresti darmi un bacio?-

Lui fa un mezzo sorriso –si, lo giuro!- e mi stringe per i fianchi, prima di sollevarmi da terra e bacarmi con molto più trasporto di quello che mi sarei immaginata. Allora gli sono mancata un pochino in questi ultimi giorni di muso lungo e ringhi immeritati!

Mi lascio andare completamente, perdendomi in lui in modo totalizzante, non lasciando che nessun pensiero offuschi la bellezza di quest’attimo: non posso immaginarmi di amare nessun’altro in tutta la mia vita che non sia Sesshomaru.

Restiamo soli per qualche ora e il mio demone si arrischia a tenermi abbracciata per quasi tutto il tempo, coccolandomi di tanto in tanto in modo, oserei dire, quasi tenero; ad un certo punto aggiunge anche un “non ti ci abituare”, ma decido di sorvolare e di far finta di niente. Ti ho addomesticato, mio caro.

Non accenniamo più al discorso di mio padre nemmeno una volta e, anzi, riesco ad accantonare il pensiero in un angolino della mia mente finché non torniamo all’accampamento dove sono riuniti quasi tutti. Quando sbuchiamo dal bosco, Rin ci corre incontro immediatamente, stringendo tra le manine dei mazzolini di fiori rossi che insiste per farci prendere: noto con tenerezza che sono dello stessa specie di quello che Sesshomaru custodisce tanto gelosamente nella sua agenda.

-Sono i miei preferiti!- ci comunica lei, prima di sorriderci e voltarci le spalle per tornare a giocare. Io mi volto verso Maru e gli sorrido a mia volta, intenerita: penso mi mancherà da morire, quando torneremo a casa. Come, probabilmente, mancherà ancora di più a Maru.

Prima di sedermi di fianco ad Inucchan, lancio un’occhiata al cielo: è tutto nuvoloso, ma ad occhio e croce tra poco più di un paio d’ore dovrebbero tornare i miei poteri demoniaci. Speriamo che le cose non si complichino ulteriormente.

-Hai fame Ayame?- mi domanda mio fratello, mostrandomi una confezione di carta al cui interno galleggiano spaghetti e verdure (?) di dubbia provenienza e, soprattutto, di dubbia cottura. Io arriccio il naso: -Non li avrai preparati tu, spero.-

Mio fratello mi lancia un’occhiataccia. –Si. E allora?- dice, quasi ringhiando: penso sappia che opinione ho sulla sua cucina.

-Sei un pessimo cuoco, Inuyasha.- affermo, alzando un sopracciglio davanti alla sua espressione mezzo offesa e mezzo incazzosa. –Lo sappiamo tutti e due. Non ci tengo a morire in quest’epoca.-

-Non ci vuole una laurea per riscaldare questa roba!-

Io ridacchio. –Ti ricordo che l’ultima volta che hai provato a scaldare un toast hai fatto esplodere il microonde!-

Lui, per tutta risposta, ringhia e mi si fionda addosso dimenticando, evidentemente, che non sono in grado di reagire: mi sento spingere all’indietro e sento distintamente il tonfo della mia testa che sbatte per terra.

-Cazzo Inuyasha!- sbraito, mentre serro gli occhi a causa dei puntini luminosi che mi oscurano la vista.

-Scusami..- borbotta lui, lasciandomi libera di respirare e di rialzarmi, anche se con molta difficoltà.

Gli faccio un gestaccio che non è degno di essere riportato. –Scusa un corno. Ti butterei volentieri nella fossa delle Marianne, guarda un po’!-

Ovviamente, Kacchan nel giro di qualche secondo è vicino a me, tutta preoccupata che mi sia procurata un trauma cranico che muoia nel giro di qualche ora, se non di qualche minuto. Beata ignoranza.

-Kacchan, tra qualche ora riavrò i miei poteri demoniaci e guarirò. Rilassati.- borbotto, passando una mano sulla parte offesa. Inuyasha non sa come lo offenderò io quando recupererò i miei poteri.

Distolgo lo sguardo da mio fratello –temendo che il mio istinto omicida cresca ulteriormente, così come la mia emicrania.- e prendo a chiacchierare con Sango e Miroku, alle prese con una delle loro solite discussioni.

Meglio le loro che le mie.

Dopo qualche minuto, tuttavia, la mia attenzione viene nuovamente attirata su mio padre, il quale si alza da terra e inizia a guardarsi intorno con aria annoiata. –Sesshomaru, tuo padre ha lodato molte volte la tua bravura in battaglia. Vorresti darmene una prova?- lo invita, in modo abbastanza sfrontato, come uno che sa di avere la vittoria in pugno.

Accidenti.

Sesshomaru non fa nemmeno in tempo ad aprire bocca –anche se sono sicura che avrebbe accettato volentieri la sfida.- perché il mio Maru si alza e gli si para davanti.

-Accetto.-

Mi sfugge un gemito strozzato e lancio un’occhiata spaventata a Inucchan, che mi risponde con un sopracciglio alzato: sinceramente, non riesco a capire se sia perché è mortificato che la scelta di mio padre sia ricaduta su Sesshomaru o se condivide la mia stessa perplessità. Entrambi spostiamo lo sguardo sui due demoni che si stanno allontanando da noi abbastanza per non creare danni, ma –ovviamente!- non appena iniziano a combattere io li perdo di vista, a causa della velocità che i miei occhi da umana non possono seguire; tuttavia, date le espressioni degli altri, posso capire che è una lotta che si avvicina all’epicità.

Sant’Ubaldo Baldassini, mio vecchio amico, potresti far si che i miei poteri demoniaci ritornino in fretta, così posso vedere anche io il mio ragazzo e mio padre che combattono?

…..

Ok, ho capito: i santi sono individui che hanno fatto di tutto pur di finire sui calendari. Non mi aiuteranno mai.

Lancio un’occhiata ad Inu e mi chiedo cosa ci dirà quando torneremo a casa: sicuramente, si lascerà scappare con mamma qualcuno dei suoi commenti a metà tra la saggezza e l’incomprensibilità, tipici di quando è in imbarazzo.

Rimango seduta vicino alle mie amiche, con lo sguardo che si sposta da Inu a mio padre e Sesshomaru –quando riesco a metterli a fuoco-, finché non sento un formicolio e, finalmente, i miei poteri demoniaci ritornare.

Tiro un sospiro di sollievo e mi alzo in piedi, alzando le braccia verso l’alto e tirando tutti i muscoli; inoltre, c’è da dire che il mal di testa che mio fratello mi ha procurato qualche decina di minuti fa è praticamente sparito.

A proposito..

Mi volto verso Kagome e la vedo pacificamente seduta nell’erba, attorniata dai suoi libri scolastici.

-Kagome, ti serve?- chiedo, indicando un tomo di matematica che la ragazza fissa incessantemente, indecisa se studiare oppure no.

-Mmm.. non credo.- borbotta.

Io prendo in mano il librone e, con immensa soddisfazione, lo abbasso sulla testa di Inucchan.

-Trauma cranico per trauma cranico.- ghigno, evitando una sua zampata e rifugiandomi sul ramo di un albero dietro di noi.

-Dannazione a te, Ayame! Scendi giù che ti spacco il culo!-

Volgarità innanzitutto. –Accidenti, Inuyasha, che vocabolario forbito. Il papà non ti ha insegnato che ad una ragazza non ci si deve rivolgere in questo modo?- ghigno, continuando in contemporanea ad arrampicarmi sui rami dell’albero con la speranza che mio fratello non mi raggiunga. Evidentemente, lui non è della stessa idea: non so come, ma riesce ad afferrarmi una caviglia ed a scaraventarmi giù dal ramo su cui sono appoggiata; trasalisco per un attimo, ma mi blocco quasi subito a mezz’aria, sfruttando la mia capacità di volare.

-Non usare il sarcasmo con me.-

Gli faccio la linguaccia. –Sai che vivo di sarcasmo. E, ad ogni modo, hai iniziato tu.-

Vedo che mio fratello sta per ribattere qualcosa, ma Kacchan lo precede: -VOLETE PIANTARLA VOI DUE?- sbraita, stroncando il suo ragazzo sul nascere.

Guardiamo entrambi verso il basso, con un brivido di inquietudine che ci percorre la schiena, e vediamo che gli sguardi di tutti si sono spostati dalla battaglia a noi.

Ok, forse è meglio non dare nell’occhio.

Inucchan deve pensarla più o meno come me, perché salta pacatamente a terra e si accuccia di fianco alla sua ragazza, come un bravo cucciolo.

Pochi secondi dopo si sente un botto: aguzzo lo sguardo e vedo mio padre e Maru in piedi l’uno di fronte all’altro; entrambi abbandonano la posizione di difesa, segno che la lotta è finita, poi si stringono la mano.

-Mi piaci, ragazzo.- dice papà, sorridendo al demone davanti a lui. Io sorrido a mia volta, esultando mentalmente: mio padre approva il mio fidanzato. Wow!

 

Il resto della serata trascorre in modo abbastanza confuso: non riesco a mangiare quasi nulla, ma in compenso Inuyasha è in grado di ingozzarsi per dieci –e secondo me potrebbe benissimo finire le scorte di Miroku in mezzo secondo netto-, tanto che Kagome più di una volta è tentata di mandarlo con le orecchiette pelose nella polvere.

Rin ed io ridacchiamo e ci guardiamo complici e, al momento di andare a dormire, non posso fare a meno di stringerla a me prima di cadere tra le braccia di Morfeo.

-Ti voglio bene, Rin-chan.-

Lei mi stringe il braccio con le manine. –Anche io, tanto.-

Non mi rendo nemmeno conto dello spazio e del tempo che si deformano introno a me –e qui qualcuno potrebbe dire che i miei sensi di demone lasciano molto a desiderare- e quando mi sveglio mi ritrovo accoccolata tra le braccia di Maru, che sta camminando ai lati di un’autostrada.

Spalanco gli occhi ed emetto un gemito strozzato: -Quando siamo tornati?- borbotto, contorcendomi fino a che Sesshomaru non mi permette di scendere a terra.

-Una decina di minuti fa.- mi sussurra Maru, evitando accuratamente di fare incrociare i nostri sguardi.

Ci metto qualche secondo a recuperare l’equilibrio, ma riesco a scacciare le ultime tracce di rincoglionimento ed a camminare dietro il mio ragazzo; getto un’occhiata dietro di noi e vedo Kacchan e mio fratello teneramente abbracciati e con le dita intrecciate: faccio loro un cenno con la testa e torno a guardare avanti per lasciare un po’ di intimità.

Per la successiva mezz’ora nessuno di noi dice una parola, ognuno assorto nei propri pensieri. Alla fine, non sono riuscita a dire a mio padre chi sono veramente e nemmeno a parlargli o ad abbracciarlo come avrei voluto: ero convintissima di vederlo domattina, non appena mi fossi svegliata nell’epoca Sengoku. Così come ero convinta di vedere la piccola Rin, Kagome, Sango, Miroku, il piccolo Shippo. Rin.

Improvvisamente la consapevolezza si fa strada tra gli strati di confusione che mi offuscano la mente e sento le lacrime che minacciano di traboccare dai miei occhi. Rin. Papà. Non li rivedrò mai più, non potrò più parlare con loro, dir loro quanto li ami, incondizionatamente.

Mi porto le braccia attorno al corpo e stringo, quasi temendo di crollare da un momento all’altro a causa di un dolore sordo nello stomaco, che sa di rimpianto, mancanza e nostalgia.

Mi azzardo a lanciare un’occhiata a Sesshomaru, che sta camminando imperterrito davanti a me: ho l’istinto di domandargli cosa sia successo dopo che ce ne siamo andati –oltre agli altri mille quesiti che mi opprimono-, ma ho la decenza di tenere la bocca chiusa e di rispettare il suo silenzio.

Tuttavia, penso sia quando arriviamo nel punto in cui, settimane fa, abbiamo lasciato la sua macchina e non la troviamo, che il Demone Maggiore perde del tutto la pazienza: senza dire una parola prende le sue sembianze demoniache e si volta verso di noi, degnandoci di uno dei ringhi più impazienti che gli abbia mai sentito fare.

Inuyasha e Kagome mi guardando interrogativi ed io non posso trattenermi dal fare spallucce, avvilita. –Vuole che gli montiamo sul dorso.- borbotto atona, dando il buon esempio e issandomi sulla sua schiena, prima che a Sesshomaru venga in mente di mangiarci per saziare il suo nervosismo. Gli altri due mi seguono docili.

Sesshomaru si alza da terra e inizia a volare in direzione della nostra casa; normalmente sarei stata affascinata dal panorama che mi circonda –le nuvole, le stelle così vicine che sembra di poterle toccare, il vento tra i capelli, la velocità-, ma in questo momento mi limito ad abbassare la testa e a fissare le mie mani, che stringono forte un paio di ciuffi del pelo di Sesshomaru.

-Ayame, come stai?- mi sussurra Kagome, girandosi leggermente verso di me e lanciandomi un’occhiata preoccupata. Io non le rispondo, temendo che al posto della voce escano dei singulti, e mi limito a fare spallucce.

Non riesco a capire per quale ragione mi senta così: sapevo che prima o poi saremmo ritornati a casa e sapevo che non avrei più rivisto Rin per ovvi motivi, come sapevo che sarebbe stato tremendo avere mio padre intorno, anche se per poco. Razionalmente lo so, ma nel mio cuore è come se stessi rivivendo per la seconda volta la morte dei miei genitori.

Persa nei miei pensieri, non mi accorgo che Sesshomaru inizia a scendere verso terra e mi riscuoto solo quando poggia le zampe sul giardino di casa nostra. Ovviamente Inu e Izayoi sono già fuori che ci aspettano.

-Ragazziiiii- urla la mamma, cercando di abbracciarci tutti insieme, cosa che risulta impossibile per una donnina così minuta. I successivi cinque minuti sono colmi da abbracci, coccole, frasi di sollievo e tante, tantissime domande, soprattutto a Sesshomaru: ad un certo punto mi sembra quasi stordito a causa di tutto quell’affetto in un colpo solo.

Anche io vengo stritolata, prima da Izayoi e poi da Inu –anche se il suo abbraccio è un pochino più lungo e carico di significato- e, fortunatamente, lei riesce a farmi scappare una risata spontanea a causa dei suoi soliti gridolini fuori luogo.

Quando sembra che le acque si calmino decido di entrare in casa, desiderosa di godermi una lunga doccia dopo essere stata costretta per settimane a lavarmi quando capitava, ma vengo bloccata da Inuyasha: lo vedo prendere frettolosamente le mani di Kagome ed inginocchiarsi davanti a lei, con una velocità tale che mi fa pensare che temi di non avere più il coraggio di farlo se avesse perso l’occasione.

-Kagome..- inizia, guardandola intensamente negli occhi. -so che non sono la persona ideale con cui stare, che sono impulsivo, testardo e molte volte mi comporto da sciocco, facendoti arrabbiare e stare male. E so anche che il tempo che abbiamo da passare insieme non è molto, non lo è mai stato, ma quello di cui sono assolutamente certo è che voglio passare tutto questo tempo insieme a te. Se per te è lo stesso.. sposami.-

I miei parenti ed io tratteniamo in respiro –si, anche Izayoi si astiene da commenti!-, e rimaniamo in silenzio, aspettando trepidanti la risposta di Kagome; io mi aspetto di vedere la mia amica scoppiare a piangere come una fontana e saltare addosso ad Inuyasha, invece lei si limita a fissarlo negli occhi, senza imbarazzo, con uno sguardo talmente maturo e consapevole che mi sembra estraneo nella sua persona.

-Certo che voglio sposarti, Inuyasha.-

Alla fine, l’unica che piange come una fontana sono io.

 

E che credevo di aver finito tutte le mie lacrime per oggi.

Guardo il fiorellino rosso che mi ha regalato Rin con una stretta al cuore e, tra le lacrime, riesco ad infilarlo in una busta trasparente per evitare che si rovini ulteriormente.

Kagome se ne è andata via da un pezzo e io ho fatto in tempo sia a farmi la doccia sia a vedere Inuyasha felice come se avesse appena vinto alla lotteria. Egoisticamente, non riesco a condividere totalmente la loro felicità, non in questo momento in cui l’unica cosa a cui riesco a pensare è il tremendo cratere che sento nello stomaco; non so come ho fatto –e probabilmente quando riacquisterò un filo di razionalità me ne pentirò-, ma nell’ultima mezz’ora ho chiesto sia a mia madre, che a mio padre che, ovviamente, ad Inuyasha di lasciarmi sola: sebbene una parte di me senta il bisogno immenso di restare con la mia famiglia, l’altra metà si ribella a qualsiasi cosa che non sia il pianto e il desiderio di sbattere i piedi per terra come una bambina.

L’unico con cui vorrei parlare e l’unico che sarebbe in grado di capire il mio dolore è Sesshomaru, ma ne ha passate tante –e ne sta passando tante anche ora- che non posso pretendere si sobbarchi anche di una parte del mio dolore.

Mi asciugo le lacrime con la manica del pigiama, che ancora non mi sembra vero indossare, e cerco di concentrarmi su qualcos’altro: appena sono entrata nella mia stanza ho dovuto spalancare la finestra per cercare di fare entrare un po’ d’aria in un luogo che altrimenti mi sarebbe sembrato fin troppo opprimente. I disagi di aver vissuto per troppo tempo all’aperto.

Vorrei provare a dormire qualche ora, ma sono certissima che il sonno non arriverebbe neanche a pagarlo oro, sebbene sia stata una mattinata parecchio impegnativa: in tutta risposta, il mio stomaco brontola in maniera imbarazzante.

Decido allegramente di ignorarlo e mi accoccolo sul letto, stringendo forte il cuscino e cercando di trovare dentro di me quella forza e quella razionalità per venire fuori da questo stato apatico verso il quale, me lo sento, sto scivolando velocemente.

Non so quanto rimango in questa posizione –forse un’oretta o poco più-, ma vengo riscossa solamente da un insistente battito alla porta; inizialmente penso di far finta di riposare e di ignorarlo –come ho fatto e sto facendo tutt’ora per la fame-, ma sono costretta ad alzarmi quando sento la voce di Sesshomaru che mi chiama. Prima di aprire la posta esito qualche secondo per asciugarmi le lacrime dalle guance anche se, data l’occhiata che mi da il demone davanti a me, le tracce devono essere comunque ben visibili.

Ottima figura Ayame, complimenti.

Sospiro e cerco di abbozzare un sorriso. –Sesshomaru. Cosa ti serve?- borbotto, chiudendo nuovamente la porta a chiave con molta nonchalance.

Lui rimane in silenzio per qualche secondo. –Le tue spade sono in soffitta: le ho portate con me quando sono tornato ad abitare qui.-

-Oh.- sussurro sorpresa, guardandolo con tanto d’occhi. –Le hai tenute per me.-

-Certo.- mi risponde lui, con un certo tono di ovvietà, andando a sedersi sul letto e facendomi cenno di imitarlo. Vedere il connubio Sesshomaru-mio letto è sempre un colpo al cuore, devo ammetterlo.

Mi siedo vicino a lui, leggermente a disagio, ma sorrido sinceramente quando Maru mi circonda le spalle con un braccio e mi attira a sé. Lo abbraccio a mia volta, rabbrividendo nel sentire il suo profumo di neve e inverno, mentre i suoi capelli mi coprono la spalla: mi sembra quasi di precipitare in una dimensione parallela, in cui ci siamo lui ed io soltanto.

-Manca molto anche a me.- sussurra ad un certo punto, con la voce attutita dal fatto che ha il viso immerso nei miei capelli.

Mi aspetto di sentire le lacrime premere di nuovo per uscire, tuttavia i miei occhi restano asciutti: non so se sia perché non ho più niente da piangere o perché con Sesshomaru non ne ho bisogno.

Non rispondo, perché non c’è bisogno di parole, e rimango ferma con la testa sulla sua spalla, ad ascoltare il battito regolare del suo cuore. So che il peso della mancanza e della nostalgia graverà per parecchio sulla mia anima, specialmente a causa della mia tendenza a rimuginare molto sulle cose e a non darmi pace, ma sono convinta che con Maru al mio fianco –in grado di capire il mio dolore e di condividerlo- sarò in grado di superare tutto. Saremo in grado di superare tutto insieme.

-Cosa è successo quando siamo andati via?- sussurro, dopo qualche minuto di silenzio.

Sesshomaru fa un sospiro talmente leggero che quasi penso di essermelo immaginato. –Abbiamo continuato la nostra ricerca di Naraku. Tutto è andato come doveva andare.-

Annuisco, sollevata: ora ho la certezza che il nostro viaggio nel tempo non ha causato troppi casini. –E.. mio padre?-

-Loro se ne sono andati il giorno stesso insieme ad Inuyasha, ma da quel che so si sono separati subito. Tuo padre deve essere tornato in Europa.-

Io sorrido, intenerita. –E’ lì che ha conosciuto mia madre, a Londra. Qualche anno più tardi.- “qualche”.

Maru mi da un bacio sulla fronte e io alzo la testa, per unire le mie labbra alle sue: non ho il coraggio di chiedergli di Rin e non avrei nemmeno il coraggio di sentire la risposta, probabilmente.

Cerco dentro di me quell’entusiasmo e quella voglia di vivere così tipici di lei e li afferro flebilmente; poi mi alzo e spingo Sesshomaru sul mio letto, mettendomi a cavalcioni su di lui e tornando a baciarlo con una risatina.

Lui per tutta risposta mi stringe i fianchi con forza, prima di mordermi il labbro e ribaltare le posizioni con un colpo d’anca; così, mi ritrovo schiacciata tra il materasso e il suo corpo, con la sua bocca che mi toglie il fiato e lo stomaco che mi si stringe in una morsa di piacere.

Sospiro e mi abbandono a lui: spero solamente che i nostri genitori non ci sentano!

 

 

(Ultimo) angolino dell’autrice: Buonasera e grazie a tutti per essere arrivati fin qui! Anche questa avventura è finita dopo tanto tempo e l’unica cosa di cui mi dispiaccio è di non essere stata abbastanza veloce. Sono una fan dei lieto fine e questo non è da meno: chissà che Sesshomaru e Ayame riescano a passare un bel po’ di tempo tranquilli adesso.

Grazie ancora se avete finito di leggere questa storia fino alla fine. Vi adoro.

Un abbraccio enorme,

Sami

 

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