Il principe illegittimo e altre storie

di YukiWhite97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Facciamo un pupazzo di neve? ***
Capitolo 2: *** Che la festa abbia inizio ***
Capitolo 3: *** A volte ritornano ***
Capitolo 4: *** Sogni o ricordi? ***
Capitolo 5: *** Segno perenne ***
Capitolo 6: *** Scoperte ***
Capitolo 7: *** Bacio mancato? ***
Capitolo 8: *** Imprevisti ***
Capitolo 9: *** Il bacio della verità ***
Capitolo 10: *** La verità ***
Capitolo 11: *** Salvataggio ***
Capitolo 12: *** Come una famiglia ***
Capitolo 13: *** Amore e odio ***
Capitolo 14: *** Voglio andarmene ***
Capitolo 15: *** Inaspettato ***
Capitolo 16: *** Rivelazioni ***
Capitolo 17: *** Cuore di ghiaccio ***
Capitolo 18: *** Il cuore di Aurora ***
Capitolo 19: *** Un cuore per due ***
Capitolo 20: *** Luce oscura ***
Capitolo 21: *** Tutto è bene quel che finisce bene... per ora [END] ***



Capitolo 1
*** Facciamo un pupazzo di neve? ***


 1 - Facciamo un pupazzo di neve?


Essere la regina di un regno grande come Arendelle è un compito difficile. Essere madre lo è altrettanto, se non di più. Quando poi queste due cose finiscono con il mescolarsi tra di loro, allora può divenire impossibile. 
Questo era il caso di Elsa. Ormai aveva fatto l'abitudine a quel tenore di vita tanto impegnativo. Nel corso degli anni aveva imparato a regnare e a venire incontro ai bisogni dei propri sudditi, nonostante i primi tempi di smarrimento totale. Nello stesso periodo poi, aveva dovuto fare i conti con una cosa che, al contrario della prima, non aveva programmato: diventare la madre di suo figlio Helge.
Elsa era decisamente una donna ed una sovrana diversa da tutte le altre. Portava avanti il regno in autonomia, senza avere alcun uomo accanto, senza aver mai preso marito, nonostante i suoi ventisette anni. Eppure il piccolo principe di Arendelle era venuto al mondo, chi era dunque il padre si quest'ultimo?
Ciò avrebbe costituito un problema per la successione al trono. Il bambino era nato da una relazione clandestina, metà d'egli era nascosta nell'ombra. Ciò lo rendeva un principe illegittimo, agli occhi di tutti gli altri.
Ma per il momento, questo pareva non importare ad Helge. Quest'ultimo somigliava in tutto e per tutto alla madre, aveva ereditato i suoi occhi azzurri, la sua pelle chiara e i capelli biondi, così come aveva ereditato anche i suoi poteri, che stava ancora imparando a gestire.
La regina amava moltissimo il figlio e l'avrebbe protetto da ogni male. I suoi occhi sempre gioiosi e luminosi come il sole infatti, nascondevano una tempesta. Allo stesso tempo però, le piaceva sperare e pensare che non ci fosse nulla di cui preoccuparsi.
Quel giorno Elsa era come sempre indaffaratissima, poichè, essendo la sola a regnare, vi era il doppio dei regali compiti e doveri  da svolgere, nonostante molto spesso sua sorella, la principessa Anna, si offrisse di aiutarla.
"Molto bene - disse l'albina indicando con il dito un punto del giardino - quella fontana sistematela qui. Il tavolo invece disponetelo al centro. Forse, mmmh... Sì, direi che delle statue di ghiaccio ci starebbero bene"
Ben presto, dai movimenti delle sue mani, ne fuoriuscirono una miriade di mini cristalli, simili a brina, che andarono poi a formare due statue di trasparitissimo ghiaccio, a forma di cigno.
"Oh, Elsa! - esclamò Anna entusiasta - sono davvero bellissime! Ma sarà davvero necessario mettere un paio per ogni decorazione?"
"Mi sembra ovvio - disse allargando le braccia - dopotutto qui si festeggia un doppio compleanno. E a proposito di doppio compleanno, hai visto le due torte che ho fatto cucinare?"
"Sì - rispose la sorella avvicinandosi al tavolo - le ho viste"
Le torte, disposte l'una accanto all'altra, erano costituite da almeno dodici strati ciascuna, erano ricoperte da una glassa bianca e decorate con miriadi di ghirigori argentati. Guardandole però, Anna dovette accorgersi che qualcosa mancava.
"Emh... Elsa - sussurrò - questi buchi nel pan di spagna fanno parte dell'insieme?"
"COSA?! - esclamò la regina - no! Erano così perfette! Chi potrebbe essere stato?"
La minore ad un tratto avvertì delle risatine soffocate provenire da sotto il tavolo. Così si chinò, scostando la lunga tovaglia che arrivava al pavimento.
"Bene, abbiamo trovato i colpevoli a quanto pare. Helge, Aurora, Olaf, uscite da quel tavolo"
"Non è colpa mia! - piagnucolò il pupazzo di neve - mi hanno costretto a farlo"
"Ma non è vero! - intervenne la piccola principessa - sei stato tu a suggerirci di farlo!"
"Va bene, d'accordo! - sospirò Elsa, cercando di non farsi venire un esaurimento nervoso - non importa chi è stato. Solo vi prego, miei cari, potreste... non toccare più nulla?"
"Scusaci madre - rispose il figlio - e che avevamo fame"
La regina a quel punto, intenerita, si chinò, donandogli un bacio sulla fronte.
"E' tutto apposto, tesoro - sussurrò - magari potete andare a giocare fuori"
"Oh, oh! - esclamò Aurora finendo addosso al cugino - Helge, Helge, possiamo fare un pupazzo di neve? Ti prego, possiamo?"
Elsa trattenne una risata, rivolgendosi poi alla sorella.
"Che dici Anna? Possono?"
"Beh... se si comporteranno bene e faranno attenzione, forse potranno"
"Faremo i bravi, promesso, promesso!" - esclamarono i due bambini, come a supplicarle.
"Va bene allora - decise la regina - andate pure. Olaf ti prego, dà loro un'occhiata"
"Anche due! - esclamò - hey voi, aspettatemi!"
Le due sorelle osservarono sorridendo i rispettivi figli che si allontanavano. Helge e Aurora non erano solo nati lo stesso giorno, erano anche cresciuti insieme e passavano la maggior parte del tempo insieme. Lei era identica ad Anna da bambina, aveva gli stessi lineamenti e lo stesso colore dei capelli, i quali preferiva tenere però sciolti. Aveva inoltre il suo stesso carattere, molto diretto, ingenuo e simpatico. Le era stato dato il nome Aurora perchè, la notte in cui era nata, oltre essere stata la notte più fredda dopo almeno vent'anni, l'Aurora Boreale aveva preso a danzare nei cieli.
I due cugini, dal giorno in cui erano venuti al mondo, avevano sempre avuto un legame molto stretto e profondo. Sia Elsa che Anna si rispecchiavano molto in loro. Con la differenza che Helge era più giudizioso e restio dall'usare i propri poteri, più di quanto non fosse la madre alla sua età. 
Usciti dal castello, i due bambini si erano diretti ad ovest, dove il sole si preparava a tramontare. Lì vi erano delle splendide colline imbiancate dove spesso giocavano.
"Dai Helge, dai! - trotterellò Aurora - fai quella cosa con la magia!"
"Devo proprio? - domandò - e se è pericoloso?"
"Uffa, non essere noioso! Fallo solo una volta, ti prego"
Il biondino alzò gli occhi al cielo.
"E va bene - sospirò - una volta sola però"
Helge prese così a far roteare le mani. Dopodichè le distese, ricoprendo il terreno innevato di una lastra di ghiaccio.
"Waaa! - esclamò la principessa afferrando Olaf, che a fatica li aveva raggiunti - andiamo a pattinare, forza!"
Helge rise, facendo per seguire i due, ma qualcosa lo interruppe. Ebbe ad un tratto la sensazione che qualcuno li stesse osservando. Non era qualcosa di maligno, piuttosto qualcosa che lo incuriosiva. Si guardò attorno, finchè qualcosa di gelido non gli colpì la cute: una palla di neve.
"Hey! - esclamò - chi è stato?!"
"Chi è stato a fare cosa?" - domandò Aurora, facendo poi una giravolta.
Il principe tirò su lo sguardo. C'era qualcuno che stava in piedi su un ramo, qualcuno che, non appena si accorse di essere osservato, spalancò gli occhi, volando via.
"Hey tu! - esclamò iniziando a correre - aspetta!"
"Helge! - lo chiamò la cugina - dove stai andando?! Oh no, zia Elsa e mamma si arrabbieranno tantissimo, dobbiamo seguirlo, vieni Olaf!"
Chiunque fosse colui che stava inseguendo, era incredibilmente veloce, come se stesse volando.
Corse talmente tanto che Helge sentì ben presto i polmoni bruciargli. Quando poi si fermò, dovette rendersi conto che si era allontanato più di quanto avesse dovuto. Auorora gli era venuta dietro e adesso ella era tanto stanca che non riusciva neanche a parlare.
"Ah, Helge - si lamentò - ma perchè sei scappato via? Non abbiamo neanche più fatto un pupazzo di neve!"
"Lo so, è che... - fece guardandosi intorno - c'era qualcosa che volava e quindi... Oh, eccolo lì!"
"Aspetta! - provò a fermarlo la cugina - non sappiamo neanche più dove siamo, torniamo indietro, ti prego"
"Non-non - balbettò Olaf, spaventato  - non mi piace queste storia"
Il principe aveva preso a correre nuovamente. Questa volta a frenare la sua corsa era stata la vista di un burrone innevato che si estendeva sotto i suoi piedi. Helge si trovava infatti sulla punta di un precipizio. Quando se ne rese conto, gli si raggelò il sangue nelle vene.
"HELGE! - esclamò Aurora - torna immediatamente qui, è pericoloso!"
"Oh, non è pericoloso! - esclamò a sua volta  - piuttosto perchè non vieni tu? O forse hai paura?"
"Io paura? - domandò stringendo i pugni - d'accordo, ora ti faccio vedere io!"
Il bambino prese a ridere mentre l'altra gli si avvicinava. Poi sollevò lo sguardo. Aveva notato qualcosa di strano nella montagna che aveva davanti. Da quest'ultima, la neve si era staccata e adesso stava prendendo a cadere verso il basso, a grande velocità e investendo tutto ciò che trovava, rocce, alberi e quant'altro.
Gli mancò il respiro, mentre i suoi occhi si spalancavano.
"Aurora - chiamò piano, per poi alzare la voce - Aurora, corri!"
La bambina ebbe appena il tempo di voltarsi, ma prima che potesse anche solo provare paura, il cugino l'aveva afferrata per mano e se la stava trascinando dietro.
"Corri, corri, veloce! Se ti fermi è finita! Olaf, svelto!"
"Aspettatemi, vi prego! - esclamò il pupazzo di neve - con questi piedi tozzi mi è difficile correre!"
"Helge, aspetta! - lo supplicò la bambina - io ho paura, dove stiamo andando?"
"Non lo so, ma dobbiamo ripararci!"
Il principe avrebbe voluto utilizzare la propria abilità del ghiaccio per aiutarsi in qualche modo, ma sua madre gli aveva raccomandato di non usarla mai in caso di paura estrema, poichè guidati dalla paura, a  volte i poteri potevano sfuggire al proprio controllo. Ora i due bambini e il pupazzo di neve correvano più veloci che potevano ma la valanga di neve era molto più veloce e a momenti li avrebbe raggiunti.
"Oh no! - urlò Olaf - la neve mi ha preso!"
"Ah, Olaf! - gridò Aurora - che facciamo ora?"
Helge si guardò intorno. Se non poteva salvarsi lui, avrebbe almeno salvato Aurora. Così scorse tra tanto candore, il marrone di un albero spoglio. Gli si avvicinò, trascinandosi dietro la bambina dal polso. Infine, una volta lì vicino, le fece segno di salirgli sulle spalle.
"Sbrigati - le disse - salimi sulle spalle e poi arrampicati lì". Aurora obbedì, abbracciando a grande fatica il tronco e prendendo a salire, aiutandosi con le mani e con i piedi.
"Helge, e tu?"
"Non preoccuparti per me! - esclamò prendendo a correre- troverò un modo!"
"Ti prego, sta attento!" - lo supplicò.
In realtà il bambino aveva detto una bugia bella e buona. Lì  intorno era pieno di dirupi che davano sul nulla e l'unica soluzione per sfuggire alla valanga sarebbe stato gettarsi da lì, nonostante non sapesse cosa  avrebbe trovato una volta fatto ciò.
Ma non aveva altra scelta. Così chiuse gli occhi, strinse i pugni, compì un grande salto e...
Il nulla più totale. Non avvertì il freddo pungergli il viso nè la sensazione di vuoto avvolgergli lo stomaco. Sentì una sensazione diversa, come se qualcuno lo stesse tenendo in braccio. Ebbe il coraggio di aprire gli occhi solo dopo qualche secondo. Anzi, più che aprirli li spalancò per lo stupore. C'era effettivamente qualcuno a reggerlo tra le braccia, lo stesso qualcuno che aveva provato ad inseguire. Aveva l'aspetto di un ragazzo, che con una mano lo reggeva e con l'altra reggeva un bastone. Inoltre stava in piedi sull'aria, come se nulla fosse. Rimase immobile, con il fiato sospeso, mentre questa strabiliante e sconosciuta persona si levava in aria e la neve sotto di loro scorreva fino a cadere giù per il dirupo. Helge rabbrividì al solo pensiero di quello che stava per fare. Sicuramente sarebbe morto se non fosse stato salvato.
"Dovresti fare più attenzione, ragazzino" - gli disse lo sconosciuto. Lui rimase immobile ancor più. Avrebbe voluto chiedergli così tante cose, ma non ne ebbe il tempo. Veloce come un fulmine, il ragazzo lo adagiò su una pietra sporgente, dove sarebbe stato al sicuro. Dopodichè si sollevò in aria, scomparendo assieme al vento ghiacciato che pareva averlo trascinato via.
Nel momento in cui Aurora aveva visto il cugino gettarsi da lì, aveva preso ad urlare, in preda al panico più totale. Come se non bastasse, la valanga sotto di lei continuava a scorrere indisturbata.
"Helge! - esclamò mettendosi in piedi su un ramo - Helge dove sei?!"
Quella fu la mossa più sbagliata che potesse fare. La bambina difatti scivolò, riuscendo sì ad aggrapparsi con le mani, ma rimanendo comunque appesa a penzoloni.
"AIUTO! - esclamò - AIUTO, NON VOGLIO CADERE!"
Provò a tirarsi su, ma i suoi tentativi furono vani. Non avrebbe retto ancora per molto.
Fortunatamente, in suo aiuto intervenne proprio Kristoff, il quale in quel momento stava tornando a una delle sue escursioni in montagna, cose in genere non adatte ad un principe, ma in seguito ringraziò Dio per non aver mai smesso di farle.
Il montanaro infatti afferrò la bambina con un braccio, mentre con l'altro si teneva al tronco.
"Aurora! - esclamò - ti ho presa!"
"Padre mio! - piagnucolò lei - sono così contenta di vederti!"
Il ragazzo aspettò che la valanga si fermasse. Quando ciò accadde, poggiò saldamente i piedi al suolo innevato, mentre la bambina gli si stringeva addosso infreddolita e tremante.
"Oh, ma guardati - sussurrò dolcemente - è meglio che ti copra prima che  ti prenda un raffreddore. Cosa facevi qui tutta sola? Eppure ti ho insegnato a non viaggiare mai per monti in solitudine"
"Ma io non sono sola. Ero con Helge e Olaf, ma non so più dove sono"
"Come sarebbe a dire? Oh no, Elsa si arrabbierà di brutto e non oso pensare a cosa succederà! Dobbiamo trovarlo assolutamente - dicendo ciò mise giù la figlia, pendendo a guardarsi intorno - Helge, Helge dove sei?"
Aurora lo imitò, compiendo qualche passo. Poi ad un tratto intravide qualcosa muoversi sotto la neve.
"Helge?" - domandò.
"Mmmh, non sono Helge, sono Olaf! - piagnucolò - perchè nessuno si preoccupa mai per me?"
"Oh, Olaf - sospirò - mi dispiace, ma non trovo più Helge"
Il pupazzo di neve si voltò, indicando poi qualcosa.
"Ma è lì"
La principessa seguì l'indicazione del suo dito. Incredibilmente, il principe si trovava in piedi, sano e salvo, dall'altro lato da cui si era buttato. Lei gli corse immediatamente incontro, abbracciandolo.
"Oh Helge! - esclamò - stai bene, meno male! Quando ti ho visto buttare mi sono così spaventata... Ma stai bene?"
Egli aveva infatti un'espressione troppo stralunata.
"Sì... credo di sì.."
"Meno male! Padre l'ho trovato!"
"Helge - sospirò Kristoff inginocchiandosi - mi hai fatto morire di paura. Potevate farvi molto, molto male"
"Emh, ci dispiace" - si scusò  torturandosi le dita.
"Va bene - sospirò ancora - adesso è meglio che andiamo... potrebbe essere pericoloso stare qui"
Qualche ora dopo...
"COSA VI E' SALTATO IN MENTE?!"
Le voci della regina Elsa riecheggiavano per tutta il castello. Dopo aver saputo quello che era successo, era andata su tutte le furie e si era presa anche un bello spavento. Anna era del suo stesso avviso, solo che, al contrario della sorella, tendeva ad essere meno severa.
"Ma ho già detto che mi dispiace" - si scusò nuovamente Helge.
"Helge, le scuse non bastano! - disse Elsa - avete rischiato di morire, ti rendi conto?"
"Ti prego zia Elsa, non ti arrabbiare troppo! - supplicò Aurora - Helge ha anche cercato di mettermi al sicuro"
"Oh - fece Anna - beh, principe fino in fondo. Suvvia Elsa, non dannarti in questo modo"
"Sì infatti - intervenne Kristoff - e poi come vedi non è successo nulla. Helge e Aurora sono.. in gamba"- disse poi facendo l'occhiolino alla figlia. la quale rise.
"Va bene, d'accordo, per questa volta mi limiterò ad un rimprovero, ma solo perchè è il vostro compleanno! - esclamò massaggiandosi le tempie - siete anche arrivati tardi. Forza, andate a vestirvi, i vostri ospiti già vi aspettano"
I due bambini non se lo fecero ripetere due volte ed immediatamente corsero nelle loro stanze. Elsa scosse il capo, con una mano sul viso.
"Dai Elsa, è tutto apposto adesso" - disse la sorella.
"Lo so, ma sai anche io come sono"
"Dovresti essere più rilassata mia cara cognata, proprio come me" - intervenne Kristoff.
"Certo - rise Anna - aspetta che Aurora cresca e poi vedremo quanto starai tranquillo"
"Aspetta, in che senso?"
"Nulla - rise dandogli un bacio sulla guancia - piuttosto è meglio che anche tu ti dia  una sistemata, mio adorato principe. Forza, vai a toglierti la neve dai pantaloni"
"Devo proprio?" - borbottò. Elsa si lasciò scappare una risata. 
Doveva sbrigarsi a raggiungere la Sala del Trono, dove la festa di compleanno del principe e della principessa si sarebbe svolto.









Nota dell'autrice
Come promesso, eccomi qua con una nuova storia! ^^
Questa volta, la fanfiction si rifà completamente all'opera originale, è pensata in realtà come una sorte di sequel. Questa è stata la prima storia che avrei voluto pubblicare su "Frozen", ma per motivi X non l'ho mai pubblicata... bene, adesso finalmente ho cambiato idea U_U
Da quello che si può evincere leggendo, Elsa è regina e ha avuto un figlio (non si sa da chi), che ha i suoi stessi poteri. Anna e Kristoff sono sposati e hanno anche loro una bambina. Ovviamente il "nuovo" personaggio non è tardato ad arrivare.
Bene, non c'è molto da dire in realtà XD
Aspetto impazientemente una vostra opinione ^^

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Capitolo 2
*** Che la festa abbia inizio ***


2- Che la festa abbia inizio

Helge aveva appena finito di vestirsi, seppur molto lentamente e distrattamente. Non riusciva a togliersi dalla testa quello che era successo qualche ora prima. Qualcuno lo aveva salvato ed era certo che non poteva trattarsi di una persona normale. Di mezzo vi era qualcosa che conosceva molto bene, la magia. Peccato che se lo avesse raccontato, nessuno gli avrebbe creduto. Era intelligente e lo sapeva: nessuno crede alle storie raccontate da un bambino di sei anni.
Poco dopo qualcuno bussò alla portà, e senza neanche aspettare una risposta, Aurora entrò. Indossava un abito color ciliegia, molto semplice ed elegante.
"Helge - lo chiamò  - sei pronto?"
Lui si voltò, mostrando la propria espressione stralunata.
"Emh, sì, credo di sì" - rispose.
"Che hai? - domandò - è da quando siamo tornati che sei strano, è successo qualcosa?"
Il principe ci pensò un pò su. Forse poteva parlare con Aurora, dopotutto lei sapeva tutto di lui ed era anche molto brava a mantenere i segreti. Ed inoltre, gli avrebbe creduto senza battere ciglio.
"In realtà qualcosa è successo - ammise - oggi, quando mi sono buttato dal dirupo... non sono caduto, qualcuno mi ha preso. Qualcuno che volava"
"Volava? - domandò con gli occhioni spalancati - ma nessuno può volare"
"Lui però ci riusciva. E poi... i suoi occhi erano dello stesso colore del ghiaccio. Secondo me era uno spirito o qualcosa del genere"
"Uuh - fece la principessa rabbrividendo - ho paura degli spiriti"
"Ma io intendo uno di quegli spiriti buoni. Volevo parlargli ma non ho avuto il tempo. Forse potrei rincontrarlo se andassi nuovamente su quella montagna"
"Non possiamo andarci - ribadì la cugina - ti sei dimenticato cosa è successo?"
"Non l'ho dimenticato. E sì, possiamo andarci stasera. Con tutta quella confusione nessuno se ne accorgerà"
Aurora si contorse la mani, distogliendo lo sguardo.
"Non lo so... è pericoloso"
"Oh, va bene - sbuffò - allora ci andrò da solo"
Helge l'aveva provocata apposta. Aurora non riusciva a resistere al richiamo dell'avventura, cosa che aveva nel sangue.
"Va bene, va bene! - esclamò - vengo con te!"
"Sono contento che hai cambiato idea - disse sorridendo e porgendole una mano - adesso però, principessa, dobbiamo andare"
La principessa arrossì leggermente, per poi stringergli la mano.
La sala del trono era già piena e straripante di persone accorse da tutto il regno per il compleanno del principe e della principessa. 
Anna si era acconciata i capelli e aveva indossato un abito blu. Pareva molto entusiasta.
"Oh, Aurora sarà così carina! Spero che non sia troppo emozionata... Kristoff!"
"Che c'è?! - sussultò il ragazzo, il quale era più impegnato a rubare del cibo dal buffet che ad ascoltare la moglie - sono sicuro che sarà più tranquilla di quanto non sia tu"
La regina intanto era seduta sul suo trono, apparentemente molto nervosa. Sembrava che ad innervosirla fosse tutta quella folla, ed inoltre non faceva altro che guardarsi intorno, quasi cercando una rassicurazione. Non poteva però mostrarsi impaurita. Lei era la sovrana, bisognava che possedesse un certo decoro.
Così si sgranchì la voce, sollevandosi in piedi e attirando l'attenzione di tutti i presenti.
"Abitanti di Arendelle, vorrei ringraziarvi per essere accorsi alla festa di compleanno da me organizzata. Diamo adesso il benvenuto agli indiscussi festeggiati di questa sera: il principe Helge e la principessa Aurora!"
Squilli di trombe si levarono in aria. Helge camminava sicuro, ma Aurora ben presto si aggrappò a lui, un pò tremante.
"Che succede?" - domandò.
"Ho paura... e se cado?"
"Non cadrai - la rassicurò - in caso, reggiti a me"
La principessa seguì il suo consiglio, prendendolo sottobraccio. Non appena i due bambini comparvero da dietro le grandi tende che fin ora li avevano coperti, i sudditi presero ad applaudire. Entrambi arrossirono leggermente, ricambiando con un sorriso.
"Oh, com'è carina la mia bambina! - cinguettò Anna entusiasta - sono sicura che tutti i bambini qui presenti stasera moriranno dalla voglia di ballare con lei"
"Frena, frena - le disse Kristoff - nessuno ballerà con Aurora, non senza il mio consenso almeno"
"Ahi - fece la principessa alzando gli occhi al cielo - la tua gelosia non è tardata ad arrivare, vedo"
I bambini raggiunsero la regina, posizionandosi ai lati di quest'ultima.
"Buon compleanno, miei cari - disse dolcemente Elsa - e adesso, aprite le danze"
Finalmente il brusio delle chiacchiere lasciò posto ad una melodia che man mano divenne sempre più alta. Il centro della sala iniziò a riempirsi di coppie che presero a danzare, tra cui Aurora ed Helge, i quali, ancora un po' timidi, avevano deciso per il momento di non staccarsi l'uno dall'altro.
"Mh, mh - fece Kristoff sgranchendosi la voce e porgendo una mano ad Anna - mia principessa, mi fareste l'onore di concedermi questo ballo?"
"Non mi sognerei mai di rifiutare"- rispose ella sorridendo. Il biondo principe condusse quindi per mano la sua sposa e dopodichè presero a danzare, seguendo le note della musica.  Anche Helge e Aurora non erano meno, con l'unica differenza che si stavano un pò annoiando. Loro preferivano di gran lunga correre fuori e e giocare piuttosto che stare lì. Ed inoltre avevano un piano da portare a termine.
"Pss - chiamò ad un tratto il principe - Aurora! Adesso ci allontaniamo piano, senza dare nell'occhio"
"Adesso?" - domandò lei.
"Sì, adesso - fece lanciando un'occhiata alla madre - tu continua a ballare, vedrai che non se ne accorgono"
In realtà Elsa stava osservando molto bene i due bambini. Adesso tutti i suoi pensieri  e preoccupazioni erano spariti. Tutto sarebbe stato perfetto quella sera, d'altronde aveva passato anni a preoccuparsi e non era mai successo nulla.
"Davvero una festa incantevole, mia regina"
Ella si voltò piano. Dovette scavare nei meandri più profondi della sua memoria per poter ricordare la voce che apparteneva al principe Hans, delle Isole del Sud.
Nel vederlo fu scossa da un brivido che quasi la portò ad urlare, ma dovette trattenersi. Qualsiasi cosa, ma doveva assolutamente mantenere il controllo. Si chiese cosa quell'uomo ci facesse lì e soprattutto perchè le stesse così vicino.
"Principe Hans - disse piano - non mi aspettavo di vedervi"
"Mi sono preso la libertà di venire a rendere omaggio al vostro adorabile bambino - disse avvicinandosi a lei, con le mani dietro la schiena - e anche voi, questa sera siete incantevole"
La regina dovette trattenere un conato di vomito, sforzando un sorriso.
"Vi ringrazio molto. E voi, siete qui da solo? O avete per caso preso moglie?"
"Non ancora in realtà - ammise - non ho trovato nessuna. Forse perchè l'unica donna che voglio mi rifiuta"
Un altro brivido le percosse la colonna vertebrale. Aveva l'impressione che il suo fiato le fosse sempre più vicino al collo. Voleva scappare, aveva paura, non aveva mai smesso di provarne.
"Non credo sia il momento per ricordare certe cose - disse - inoltre, è passato tanto tempo"
"Proprio così - disse - Non è strano? Sono passati sei anni dal nostro ultimo incontro... ed il principe Helge ha proprio sei anni"
Lei si voltò a guardarlo piano. Che Hans sapesse? D'altronde non era impossibile, anche se viveva nel sud, certe notizie volavano in fretta, solo che lei aveva sempre creduto che l'avrebbe lasciata in pace.
Ma era decisa a non demordere.
"Sì, effettivamente è strano" - disse guardando dinnanzi a sè.
"Non ho ancora avuto l'occasione di conoscerlo - disse poi - non credo vi dispiacerà se mi presento a lui"
Adesso la stava spaventando ulteriormente. Ma non potè a farsi vedere impaurita o avrebbe soltanto dato una conferma ai suoi dubbi.
Così sforzò un altro sorriso.
"Non mi dispiace affatto"
Hans sorrise a sua volta, un sorriso che la regina non seppe come interpretare.
"Bene, ne sono molto felice, mia regina" - rispose languido, per poi fare un inchino. Poco dopo sparì dalla sua vista, permettendole di ritornare a respirare. Ella si portò una mano sul petto, notando come il proprio cuore battesse all'impazzata. Anna si era resa conto, mentre danzava, di come Hans fosse andato vicino la sorella. Con grande apprensione, quando quest'ultimo si era allontanato, le era andata incontro, trascinandosi dietro Kristoff.
"Elsa - la chiamò - quello era... Hans? Dopo tutto questo tempo?"
"Non so cosa dirti - sospirò con lo sguardo chino - pensavo che si fosse dimenticato di me, ma temo che non mi dimenticherà mai... come io purtroppo non potrò mai dimenticarlo"
"Oh, non dire così! - la supplicò afferrandola per mano - non può farti nulla, sei nel tuo regno adesso! Anzi, mi domando proprio come quello stolto abbia osato presentarsi qui. Se fossi al posto suo tremerei sapendo di poter essere punito"
"Sai che non posso farlo - sospirò nuovamente - e poi io sto bene. Non è per me che ho paura, ma di Helge"
"Aspetta, lui sa di Helge?" - domandò Kristoff, poggiando una mano sulla spalla della moglie.
"Non sa chi è realmente, ma credo che abbia qualche dubbio. Ho cercato di essere calma dinnanzi a lui, ma quando mi ha chiesto se avrebbe potuto presentarsi ad Helge, io ho..."
"Cos'è che ha fatto?! - esclamò la sorella - oh, no! Elsa, devi mettere al sicuro Helge, Hans potrebbe fargli qualsiasi cosa!"
A quel punto Elsa serrò le labbra e delicatamente afferrò la corona della testa, per poi posarla. Era chiaro che qualcosa era cambiato nel suo sguardo, ora freddo, determinato, simile a quello di una leonessa.
"Lui non lo toccherà - dichiarò scendendo dal proprio trono - perchè io ho promesso di proteggerlo"
La regina non sapeva di dover aver ben altro per cui preoccuparsi. Helge e Aurora erano infatti riusciti a scivolare fuori dal castello senza attirare troppe attenzioni. Adesso, mano nella mano stavano correndo, con il fiato corto e affondando i piedi nel soffice manto di neve. Per entrambi risultò scomodo correre con degli abiti così eleganti addosso, ma non demorsero. Giunsero in cima al monte buio, illuminato soltanto dal chiarore della luna. Aurora tremava a causa del freddo e della paura, di certo non aveva dimenticato della brutta avventura di poco prima.
"Helge - chiamò - sei proprio sicuro che quel tuo amico-spirito sia qui? Fa freddo, ed è buio, e se ci sono i lupi?"
"Vuoi stare zitta almeno per un momento?! - la rimproverò l'altro, nervoso - sto cercando di sentire..."
Non concluse la frase. Tese le orecchie, cercando di scorgere qualcosa, un suono, un minimo suono. Spalancò anche gli occhi, ma non vi era nulla che potesse attirare la sua attenzione.
Aurora intanto aveva preso ad indietreggiare, sfregandosi le mani nel tentativo di scaldarsi. Non si accorse però di aver messo un piede nel punto sbagliato. La principessa infatti, nel compiere un altro passo, si era dovuta rendere conto che sotto la neve non vi era terra, non vi era nulla, come una sorta di buca nel terreno. Così cadde, all'indietro, con un urlo e un fragoroso tonfo.
"Aurora! - esclamò Helge correndo - Aurora, stai bene?"
"No - si lamentò la bambina - mi sono fatta male e poi qui si gela, aiutami!"
"Va bene, va bene - rispose tremando - allora... allora aspetta"
Il bambino si tirò su, prendendo a pensare velocemente. Con i suoi poteri avrebbe potuto creare qualcosa per permettere alla cugina di risalire in superficie. Ma era impaurito e se ne fosse riuscito a controllarsi? Poteva essere pericoloso, ma Aurora era in pericolo, non poteva lasciarla lì. Purtroppo i suoi pensieri vennero interrotti da un suono che lo fece rabbrividire da capo a piede.
Ululati, quindi lupi. Guardò dritto davanti a sè. Da un gruppo di alberi scuri e rinsecchiti, era comparso un vero e proprio branco di grigi e decisamente arrabbiati lupi, i quali lo stavano puntando, digrignando denti.
"Oh no! - esclamò portandosi le mani sul viso - e ora che faccio, che faccio?! Insomma, non puoi venire a salvarci adesso?"
Si pentì amaramente di aver lasciato le sicure mura del suo castello per andare a cercare qualcuno che sicuramente non esisteva e che doveva avere immaginato. Ma se nessuno poteva salvarlo, allora si sarebbe salvato da solo.
Così strinse i pugni, tendendo il braccio.
"Va bene, l'avete voluto voi!" - esclamò. Dalle sue dita fuoriuscì una scia di ghiaccio, il quale sbagliò però mira, andando a colpire il ramo di un albero e congelandolo.
"Accidenti! - esclamò - non di là!" Nel frattempo il branco di animali aveva preso ad avvicinarsi, accerchiandolo. Aurora invece, ancora imprigionata, poteva udire gli strani rumori che provenivano dall'esterno.
"Helge, Helge, che succede?!" - domandò battendo i pugni sul muro di terra, senza però ottenere alcuna risposta. A quel punto il principe pensò a qualcos'altro. Si chinò, poggiando una mano sul suolo. A quel tocco tutto ciò che aveva davanti avrebbe dovuto gelarsi, animali compresi. E in effetti qualcosa accadde. Il ghiaccio prese ad estendersi, fermandosi però quasi subito. Helge sbuffò sonoramente, possibile che non riuscisse più a controllarsi?
E come se non bastasse, se non pensava immediatamente a qualcosa, sarebbe stato divorato in meno di un secondo. Si guardò intorno, portandosi poi le mani sul cuore, chiudendo gli occhi.
"Insomma, ti sei cacciato di nuovo nei guai?"
Quella voce gli arrivò all'istante, una voce che aveva già sentito da qualche parte. Riaprì gli occhi, voltandosi piano. Dietro di lui, estremamente tranquillo, vi era lo stesso ragazzo che già una volta lo aveva salvato e  che per la seconda volta era stato capace di zittirlo.
Elsa, Anna e Kristoff erano nel frattempo più preoccupati che mai. Avevano preso a cercare i bambini per tutto il castello, ma non li avevano trovati da nessuna parte. La regina era già stata colta dal panico e temeva il peggio.
"Perchè non lo trovo da nessuna parte?! - esclamò - dov'è andato? E se Hans l'ha preso?"
"Cosa stai dicendo, queste sono assurdità, e poi è sparita anche Aurora! - fece notare la sorella - non credo proprio abbia rapito anche lei!"
"Sono talmente uniti che temo sia andata proprio così!"
Kristoff invece non parlava, si limitava soltanto a stare zitto e a pensare dove quelle due piccole pesti si fossero cacciate.
"Hey! - disse ad un tratto Olaf,  il quale si stava come sempre ingozzando di torta - perchè quelle espressioni così tristi?"
"Olaf - fece il biondo - non è che hai per caso visto Aurora ed Helge?"
"Eh? Ma certo, li ho visti andare verso la montagna poco fa!"
"CHE COSA?!" - esclamarono i tre all'unisono. Il pupazzo di neve battè ripetutamente le palpebre.
"Avrei dovuto dirlo prima?"
"Non posso crederci! - esclamò Elsa, furiosa - cosa sono andati a fare lì?!"
Helge intanto si era alzato in piedi, ed aveva trovato la forza di parlare.
"Ti prego, aiuto! - supplicò - non farmi mangiare!"
"Tranquillo - lo rassicurò il ragazzo - qui nessuno verrà mangiato" . Il principe fece caso a come quello strano individuo avesse un bastone tra le mani. Oggetto che poco dopo poggiò sul terreno, facendo sì che tutto ciò si estendesse dinnanzi i loro occhi, si ghiacciasse. E pensare che lui non ci era neanche riuscito.
"Forza, andiamo!" - esclamò prendendolo in braccio e facendo per volare verso l'alto.
"Aspetta! - esclamò indicando un punto - Aurora è ancora lì dentro!"
Seguendo le sue indicazioni, il ragazzo scese nuovamente di quota, affacciando poi il capo dalla buca in modo da poter vedere la bambina.
"Aurora!" - la chiamò Helge.
"Helge! E umh... uno strano ragazzo... vi prego, tiratemi fuori!"
"Ci penso io - sussurrò l'albino allungando il bastone - aggrappati qui"
"Fermo e se la congeli?!" - esclamò Helge.
"Non accadrà - disse ridendo - se voglio, posso controllarlo"
Aurora non ebbe tempo di avere paura, stava già morendo di freddo e tutto ciò che voleva era essere tirata fuori. Così si aggrappò al bastone ed immediatamente venne tirata su. Il ragazzo se li caricò quindi tutti e due in braccio, per poi prendere nuovamente a volare verso l'alto, lasciando finalmente quella vasta landa desolata. La principessa spalancò gli occhi, mentre si aggrappava forte a quello sconosciuto e mentre cercava di tenere a bada le vertigini. Al contrario suo, il cugino sorrideva, pareva stare incredibilmente bene adesso che era al sicuro. Dopo qualche minuto di volo, i tre atterrarono una decina di metri più giù dalla montagna, tant' è che il castello era perfino visibile. 
"Visto? - esclamò Helge saltando sul terreno - te l'avevo detto io che volava!"
"Sì emh - balbettò - ma... ma tu chi sei?"
"Io? Mi chiamo Jack Frost" - rispose  sorridendo.
Helge scandì a mente il nome, per poi puntargli il dito contro.
"Stupido!"
"Cosa?!" - esclamò l'altro.
"Stupido - riepetè gonfiando le guance - non potevi venirci a salvare prima, ho avuto paura?"
"Questa poi - fece Jack contrariato - sei tu che ti sei cacciato nei guai, per la seconda volta"
"Beh, io mi sono cacciato nei guai solo per trovarti!"
"Per trovare me? E perchè?"
"Beh, perchè hai i miei stessi poteri!"
"I tuoi stessi poteri? - domandò inginocchiandosi - non è possibile, tu sei un umano"
"Perchè tu no? - domandò - allora sei uno spirito, lo sapevo io, te l'avevo detto Aurora!"
"Va bene, va bene - fece l'altro rirandosi su - io adesso devo andare però"
"No, no, no! - esclamò il bambino aggrappandosi alla sua gamba - dopo tutta la fatica che ho fatto non te ne puoi andare!"
"Hey, ragazzino, lasciami andare"
"Innanzitutto io non sono un ragazzino, ma sono Helge, il principe Helge. Seconda cosa non ti lascio stare, prima devi spiegarmi come fai ad essere così bravo con la magia!"
"Ma io...!"
"Cosa?"
Jack si era fermato nel vedere delle ombre apparire alle spalle dei due bambini. Qualche secondo dopo una delle ombre assunse la figura di una ragazza, di una bellissima ragazza dall'espressione molto arrabbiata.
"Helge, sei nei guai! Come hai potuto disobbedirmi!"
"Oh no! Madre ti prego, posso spiegare!"
"Oh, si sono proprio curiosa di sapere cos'hai da spiegarmi! - esclamò afferrandolo per una spalla - e non..."
Anche la regina fu costretta ad interrompersi non appena i suoi occhi si incrociarono con quelli di Jack Frost. Entrambi sussultarono, immobilizzandosi. In realtà si fissarono per un pezzo, senza neanche accorgersene. Helge però se ne accorse immediatamente e non si poteva certo dire che la cosa gli facesse piacere.
Ciò che Jack ed Elsa non sapevano e che si erano trovati, come due spiriti affini.









Nota dell'autrice
Salve gente, eccomi qui con il secondo capitolo!!! Voglio ringraziare tutte coloro che hanno recensito il primo capitolo, mi ha fatto molto piacere u.u
Come vedete Elsa ha finalmente incontrato Jack (per merito di Helge)
Ed ha fatto la sua comparsa anche Hans. Lo so, sembra inquietante, ma vi posso assicurare che non avrà la parte del cattivo, anzi, anche lui ha avuto le sue sofferenze in tutto ciò XD
Cosa accadrà adess? Sboccerà immediatamente l'amore tra i due ghiaccioli? Ed Helge sarà d'accordo o no? o:
Alla prossima ;)


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Capitolo 3
*** A volte ritornano ***



3 -  A volte ritornano
Helge aveva capito che vi fosse qualcosa che non andava: il modo in cui sua madre stava guardando Jack Frost. Lei non aveva mai guardato nessuno in quel modo strano, aveva un' espressione a lui sconosciuta, che mai aveva riservato ad alcuno.
Elsa sembrò inizialmente impaurita, tant'è che fu per lei naturale cingere a sé il figlio.
"Chi sei tu?" - domandò.
Jack parve altrettanto sorpreso.
"Tu... tu riesci a vedermi? Ma com'è possibile?"
"Non dovrei forse? - domandò con una punta di severità - e poi ti ho fatto una domanda, dovresti imparare a rispondere come si deve ad una regina"
Il ragazzo corrugò la fronte, questa volta più indispettito. Decise però di rispondere gentilmente.
"Il mio nome è Jack Frost. Tu sei..."
"Elsa, regina di Arendelle - proclamò interrompendolo - sei tu che hai portato mio figlio e mia nipote qui, non è vero?"
"Madre, non è così! - esclamò Helge - siamo stati noi a cercarlo. Lui, come me e te, ha dei poteri, può controllare il ghiaccio!"
Alquanto stralunata, la regina guardò prima il figlio, poi il ragazzo.
"Davvero puoi?"- domandò rivolgendosi a quest'ultimo.
"Sì - annuì l'altro - fin ora non mi è mai capitato di incontrare esseri umani con poteri del genere. Certo è.... sorprendente.  Mio malgrado non ho tempo da perdere qui, non posso. Ho altro da fare, l'inverno non va avanti senza di me"
"Aspetta! - esclamò Helge - ti rivedrò ancora?"
"Se vorrai vedermi mi vedrai - rispose Jack voltandogli le spalle - cerca di non cacciarti più nei guai, Helge"
Ignorando completamente Elsa o  una qualche eventuale risposta da parte del bambino,  Jack Frost venne trascinato verso l'alto, guidato da una scia di vento congelato come il ghiaccio. 
Il principe era rimasto piuttosto sbalordito e dovette rendersi conto che anche la madre doveva essere dello stesso avviso. Ella aveva gli occhi spalancati, era immobile e quasi pareva che non respirasse. Il suo sguardo era fisso, lì nello stesso punto dove il ragazzo era scomparso.
Improvvisamente sopraggiunse loro una voce.
"Aurora!"
Ad aver urlato era stata Anna, la quale, con il fiato corto, stava correndo incontro alla figlia, mentre tentava di non inciampare sul suo stesso vestito, seguita da Kristoff. Quando arrivò vicino alla bambina, l' abbracciò.
"Oh Aurora, ho avuto così paura! - sospirò - non farlo più, ti prego!"
"No, madre" - la tranquillizzò l'altra, ricambiando l'abbraccio. Mentre la stringeva, Anna sollevò gli occhi al cielo, riuscendo a  scorgere una figura umana in lontananza, che pareva stare volando su nei cieli. Spalancò la bocca, rivolgendosi poi alla sorella.
"Elsa? - domandò - ma chi era quello?"
La maggiore fu distratta finalmente dal suo stato di trance.
"Nessuno - rispose - è meglio se torniamo indietro"
Ci volle un po' di tempo prima che la famiglia riuscisse a tornare al castello, dove nessuno pareva essersi accorto della loro assenza. Helge però si sentiva in colpa sapendo di aver fatto prendere l'ennesimo spavento alla madre.
"Madre - la chiamò infatti - mi spiace per quello che ho fatto. Avevi organizzato tutto questo per me"
Intenerita, la sovrana si chinò, accarezzandogli la testa.
"Va tutto bene, Helge. Non sono arrabbiata. L'importante è che tu e Aurora stiate bene e poi la festa non è ancora finita"
Il bambino sorrise nel vedere l'espressione più tranquilla della madre.
"Regina Elsa"
La sovrana si alzò immediatamente in piedi, capendo subito che quella voce appartenesse ad Hans. Ed effettivamente non aveva torto. Hans era lì davanti a lei, pareva starla cercando. 
Elsa poggiò immediatamente una mano sulla spalla del figlio, con forza, quasi con paura, cosa che però il bambino non notò. Anzi, quest'ultimo pareva molto incuriosito da quel principe sconosciuto. Hans sorrise nel vedere il ragazzino, dopodiché gli si avvicinò, porgendogli un piccolo inchino.
"E' un piacere conoscervi, principino Helge. E buon compleanno"
"Oh, grazie emh... voi chi siete?" - domandò.
L'uomo si lasciò andare ad una risatina.
"Principe Hans delle Isole del Sud. E' un regno lontano da qui, dove vi è sempre il sole"
"Sembra molto bello - sussurrò incantato - io non sono mai uscito da Arendelle"
"Vi piacerebbe visitare il mio regno, un giorno?"
"Davvero? Sì che mi piacerebbe!"
Elsa si era soffermata a guardare i due che parlavano, non aveva mai immaginato di poter assistere ad una scena del genere. Sospirò.
"Helge, perché non vai dentro adesso?"- gli consigliò ad un tratto.
Il bambino annuì.
"E' stato bello conoscervi, principe Hans"
"Anche per me" - rispose lui salutandolo con la mano. I due rimasero ad osservare il principe che rientrava nel proprio castello, in silenzio. Elsa, tutta impettita, sapeva che adesso Hans le avrebbe fatto delle domande.
"Ti somiglia - sussurrò egli - è diverso da come me lo immaginavo"
"Beh, mi spiace per te" - rispose l'altra, con freddezza.
"Immagino... che lui non sappia di me" 
"No, infatti. E non lo saprà mai"
"Perché no? Lui è mio figlio ed io ho il diritto di potergli stare accanto"
"Tu non hai alcun diritto - fece fulminandolo con lo sguardo - mi ha fatto del male e questo è il motivo per cui ho portato Helge lontano!"
"Sai che non gli farei mai del male. Con te ho sbagliato, ma non puoi condannarmi per sempre - disse avvicinandosi a lei - un tempo mi amavi, anzi, so che mi ami ancora nonostante tutto. Se così fosse, allora il mio sentimento sarebbe ricambiato"
Elsa batté le ciglia. Lo stargli così vicino le provocava sensazioni contrastanti, timore, nostalgia, felicità e ribrezzo. Lui le aveva fatto male, troppo male per far sì che potesse essere perdonato. L'aveva ferita fisicamente e nello stesso tempo aveva spezzato il suo cuore. Eppure come faceva quel cuore spezzato a battere ancora, dopo tutto quel tempo, per Hans?
Ebbe quasi l'impressione che le lacrime volessero scivolarle dagli occhi.
"Questo non ha importanza - sussurrò - non importa quello che ci lega, noi tre non saremo mai una famiglia"
Deluso, il principe indietreggiò.
"Non ti sto chiedendo necessariamente di perdonare me, ma almeno fammi conoscere Helge. Lui è mio figlio, è un principe delle Isole del Sud, non puoi tenermelo lontano, ho già perso troppo, ho già perso te. Che ti piaccia o no, se non avessi sbagliato quella volta, lui non sarebbe neanche nato"
Quello era troppo da sopportare per la regina, la quale non riuscì comunque a trovare la forza di rispondere. Ricordi, sia belli  che brutti, avevano preso a riaffiorare nella sua mente, ricordi che ogni giorno provava a nascondere nelle parti più nascoste del suo essere. E poi, così dal nulla, era arrivato lui, che con una semplice parola aveva mandato all'aria tutto. 
Elsa sapeva esattamente cosa stava facendo, ma non le importava quanto fosse sbagliato. La paura l'aveva costretta a proteggere Helge in tutti i modi che conosceva, anche tenendolo nascosto dal suo stesso padre. Non riusciva più a  fidarsi di quest'ultimo. Dopo tutto ciò che era successo, dopo che aveva imparato a riaprirsi con il mondo e  con la sua famiglia, ecco che sembrava tornata al punto di partenza. Dimostrarsi forte, anche quando dentro di sé si sentiva solo morire, non era facile.
Hans si allontanò dalla sua vista mentre lei gli voltava le spalle. 
Stava male, aveva bisogno di stare da sola, non poteva permettere che la propria famiglia e i propri sudditi la vedessero in quello stato. Così andò nel suo personalissimo giardino che da qualche anno a questa parte aveva preso a coltivare, proprio dietro il castello. Quel luogo recintato e pieno di fontane, era ricco di piante e fiori tipicamente invernali: stelle di natale, crisantemi, erica, gelsomini e e quant'altro.
I suoi preferiti e quelli a cui prestava maggior attenzione, erano i bucaneve, fiori così semplici, bianchi, delicati eppure così forti al contempo, in grado di crescere e resistere anche alla neve e alle temperature più fredde. Ne erano cresciute un bel po', ma non osava staccarne neanche uno, al massimo si limitava a sfiorarne con le dita.
Senza neanche accorgersene, le lacrime avevano preso a scivolarle giù per le guance. Lì almeno nessuno avrebbe potuto vederla.
"Non ho mai visto una regina piangere"
In quel momento Elsa sussultò violentemente. Girò il capo. Seduto comodamente sul recinto, tra i gelsomini e i crisantemi, vi era lo stesso ragazzo di poco prima. Adesso che lo aveva davanti poteva osservarlo meglio: la sua pelle era pallida, i suoi occhi azzurri, i capelli bianchi come la neve. Era vestito in modo strano ed inoltre era scalzo, oltre a portare uno strano bastone ricurvo tra le mani. 
Ella non si era certo dimenticata della sua "uscita di scena" molto suggestiva, in cui il vento lo aveva portato via. Anche lei aveva dei poteri magici, ma non pensava potesse esistere qualcuno in grado di volare. Anzi, non credeva potesse esistere qualcuno uguale a lei e ad Helge.
"Tu! - tremò puntandogli il dito contro - tu sei il tipo di poco fa? Cosa fai qui, pensavo che l'inverno non andasse avanti senza di te!"
"Qualche ora di pausa non mi farà male - dichiarò - direi che ci siamo presentati in modo un pò brusco. A tuo figlio piace cacciarsi nei guai, è già la seconda volta che lo salvo"
"Oh... beh, se vuoi dei ringraziamenti allora... grazie!"
"Non voglio dei ringraziamenti - disse alzandosi in piedi - sono solo curioso. Come fa Helge ad avere dei poteri? L'ho visto sai, non è ancora molto bravo, ma è sulla buona strada"
"Questa poi - fece alzando gli occhi al cielo - se proprio vuoi saperlo, è nato così, proprio come. E' una cosa di famiglia"
"Incredibile - costatò assottigliando lo sguardo - e suo padre? E' come voi?"
Elsa si incupì nuovamente, tant'è che anche Jack se ne rese conto.
"Mi spiace, ho detto qualcosa che non va?"
"No - sussurrò - è tutto apposto. Ma ora se permetti sono io che devo farti una domanda. Cosa intendevi poco fa quando hai detto che non avrei dovuto vederti?"
Jack sorrise.
"Non so se riesci a credermi"
"Mettimi alla prova" - dichiarò a braccia conserte.
"D'accordo - sospirò - diciamo che... non sono quello che sembro"
La regina lo guardò da capo a piede.
"A me sembri solo un ragazzo un pò matto"
"Beh, non è così. Nonostante il mio aspetto, ho la bellezza di trecento anni sulle spalle. Questo perché ho smesso di essere un umano da molto, molto tempo. Sono uno spirito, più precisamente lo spirito dell'inverno e sono anche un guardiano, il mio compito è proteggere i bambini e portare la gioia nei loro cuori e..."
"Aspetta, aspetta! - esclamò - ricominciamo da capo. Tu... non sei un umano, sei molto più vecchio di quello che sembri e sei una specie di ... protettore dei bambini? Ma è ridicolo"
"In realtà non è per niente ridicolo. Mi vedi perché credi alla magia, se credi alla magia puoi credere al fatto che io esista. Ti sembra troppo contorta, come cosa?"
La regina si portò una mano sulla testa: in realtà era una cosa più che plausibile, in un mondo in cui la magia esisteva, non ci sarebbe stato nulla di strano.
"No, forse no. E in quanto protettore dei bambini non hai esitato dal salvare Helge"
"Proprio così. Non avrei potuto lasciarlo morire"
Ella si voltò a guardarlo nuovamente.
"Allora... allora grazie di nuovo - sussurrò - mi piacerebbe parlare ancora con te, ma ho degli impegno di cui tener conto.
"Va tutto bene, Elsa - le disse in tono confidenziale - va pure. E' stato bello rivederti e parlarti, non pensavo sarebbe successo"
Quella frase la colpì particolarmente. Cosa intendeva dire? Si voltò nuovamente per chiedergli informazioni, ma quando lo fece lui era già sparito.
 Incredibile, aveva fatto la conoscenza di uno spirito, di un guardiano, di un qualcuno simile a lei.
Sospirò profondamente. Adesso stava decisamente meglio ed era pronta e rientrare a palazzo. Jack, dal canto suo, non era affatto scomparso, anzi, era ricomparso, dopo che la regina si era allontanata. Era rimasto a fissarla, quasi incantato. A riportarlo alla realtà fu una palla di neve, lanciata da qualcuno.
"Eh? - sussurrò - ma cosa?"
Voltandosi, si rese conto che ad averlo colpito era stato Helge, il quale aveva pensato bene di seguire la madre e quando l'aveva vista parlare con Jack, se n'era rimasto in disparte a guardare e ad origliare.
"Così impari! - esclamò - anche tu mi hai colpito una volta"
"Oh - sbuffò alando gli occhi al cielo - da quanto tempo eri lì? Sai che non è buona educazioni origliare?"
"Nemmeno tu mi sembri molto educato - borbottò - ho sentito tutto. Così sei un guardiano? Ecco perché hai i poteri. Com'è che li hai avuti?"
"Ragazzino, ti prego, non ne voglio parlare"
"Ho detto che mi chiamo Helge! - fece gonfiando le guance - e poi perché sei tornato? Questa volta non ero in pericolo"
"Lo so - rispose - non ero qui per te, ero qui per tua madre"
"Per mia madre? - domandò - ah ho capito, ecco perché la guardavi in quel modo. Tanto tu non gli piaci"
Jack sbuffò nuovamente. I bambini, anime innocenti che dicono tutto ciò che pensano, davvero adorabili.
"E tu che ne sai?" - domandò.
Si mise a braccia conserte, imbronciato.
"Lo so e basta" - borbottò ancora.
"Va bene, Helge, come vuoi - sospirò sollevandosi - forse faresti meglio a rientrare, tua madre si preoccuperà"
"Va bene, vado - disse sgambettando - e comunque io sono bravissimo a gestire i miei poteri. Fa attenzione Jack Frost, se voglio so essere bravo quanto te!"
Jack rimase a bocca spalancata. Era stato appena minacciato da un bambino di sei anni? Era inutile, Helge aveva la stessa testardaggine della madre.
E  per quest'ultima sarebbe tornato ancora, ne era certo.

Anna teneva le mani congiunte, come se stesse pregando. Non si era ancora ripresa dallo spavento, soprattutto dopo ciò che Aurora le aveva raccontato.
"La mia povera bambina stava per diventare cibo per lupi.."- sussurrò.
"Hey - la tranquillizzò Kristoff - va tutto bene, Aurora è sana e salva, non ha neanche un graffio"
"Lo so! - esclamò - è solo che ho avuto paura. E se non fossero stati salvati?"
"Ma come vedi è successo. Piuttosto, non mi hai ancora detto chi è stato a salvarli"
Anna ci pensò su. Aurora le aveva detto che ad accorrere  in loro aiuto era stato uno strano tipo con dei poteri magici ed effettivamente anche lei aveva visto, anzi, intravisto, qualcosa di strano su nel cielo. Fece  per rispondere, ma fu interrotta dall'entrata di Elsa.
"Elsa! - esclamò afferrandola per mano - che fine hai fatto, va tutto bene?"
"Hans ed Helge hanno parlato" - dichiarò.
"Che cosa? Come?"
"Non ho potuto fare niente. Helge però non ha capito nulla, vorrei dire lo stesso di Hans. Mi ha detto che non posso tenergli suo figlio lontano, ma non ha insistito più di tanto. Anna, perché mi guardi così?"- domandò ad un tratto, vedendo l'espressione stralunata della sorella.
"Beh, adesso che Hans sa, non sono sicura che si tirerà indietro. Effettivamente però lo farei anche io se fossi al suo posto"
"Lo stai difendendo, forse?"
"Non lo sto difendendo. Sto solo dicendo che malgrado tutto, non posso biasimarlo. Nessuno vuole essere tenuto lontano dal proprio figlio"
"E' per proteggerlo"
"Ad Helge non succederà nulla se provi solo a svelargli l'identità di suo padre. Soltanto perché non te l'ha mai chiesto, non significa che non sia interessato" - le consigliò. Elsa si contorse le mani. Dire ad Helge della vera identità di Hans? Era fuori discussione, era troppo piccolo, era certa che non avrebbe capito. E poi, tutto quel tempo passato a cercare di crescerlo da sola, senza fargli pesare nulla, non poteva mandare tutto all'aria.
Adesso che era quasi arrivata la mezzanotte, al centro della sala del trono erano state disposte le due gigantesche torte che Elsa aveva fatto cucinare apposta. Helge e Aurora soffiarono le candeline nello stesso momento e le due sorelle, commosse, li guardarono, mentre compivano un altro anno, un altro passo nella loro vita.
Vita che sicuramente da quel momento sarebbe stata molto diversa.








Note dell'autrice
Bene, eccoci qui dunque con il terzo capitolo :D Finalmente è ben chiara l'identità di Han, il quale ha a suo tempo fatto breccia nel cuore di Elsa. Ma adesso quest'ultima deve anche fare i conti con il guardiano Jack Frost. Ci sarà qualcosa di più fra i due che la regina non so o magari... non ricorda?
Spero che il capitolo sia venuto fuori abbastanza bene, per adesso sto sperimentando nuovi stili/nuovi metodi di scrittura, per trovare quello che mi piace di più.
E niente, questo è tutto, aspetto i vostri pareri ^^

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Capitolo 4
*** Sogni o ricordi? ***


4- Sogni o ricordi?

"Elsa, Elsa!"
Era inverno o almeno doveva essere così, a giudicare dal candore che ricopriva tutto ciò che era visibile. Si trattava però di un bianco fin troppo splendente, tanto da accecare quasi completamente la regina.
Aveva portato le mani in avanti, per assicurarsi di non cadere, mentre s'incamminava seguendo la scia di quella voce a lei familiare, ma anche troppo lontana per poterla riconoscere.
"Chi sei?" - domandò. La propria voce appariva strana, quasi un sussurro. Non era infatti certa che quel qualcuno l'avesse sentita, ma poco dopo sorprendentemente ricevette una risposta.
"Sono io, Elsa! Mi hai trovato!"
"Cosa? - domandò - in che senso ti ho trovato?"
"Significa che mi hai trovato! - insistette - devi soltanto ricordare"
"Ricordare... ricordare che cosa?" - fu l'ultima cosa che domandò. Infatti, poco dopo, tutto ciò che aveva intorno scomparve come risucchiato da un vortice invisibile e ben presto il candore stranamente caldo della neve lasciò posto ad un gelido buio.


La regina si svegliò, esalando un lungo respiro, come se fosse stata in apnea.
Si era trattato solo di un sogno...  un sogno strano. Era nella sua camera, al buio, mentre fuori i fiocchi di neve si poggiavano sul davanzale.
Sospirò. Ciò che le era rimasto impresso di quel sogno ora più sbiadito era quella voce che continuava a chiamarla. Ma cosa voleva significare?
Era da quando aveva incontrato Hans e Jack che si sentiva strana ed ora quelle sue sensazioni influivano anche sul proprio sonno.
Sbuffò, mettendosi seduta sul materasso. Adesso il sonno le era passato. Osservò gli aliti di freddo condensati poggiati sul vetro della finestra. Immediatamente il suo pensiero andò al guardiano. Incredibile, pensò, non avrebbe mai immaginato di conoscere una persona del genere, una persona diversa e simile a lei al contempo. 
Mentre continuava a tormentarsi, alzò lo sguardo. Adesso sul vetro erano apparsi dei ghirigori in vetro che prima non c'erano. Si alzò, avvicinandosi ad essa. Dopodiché poggiò una mano sulla finestra. In quel momento, dal lato opposto, si materializzò la figura di Jack, cosa che le fece sussultare.
"Oh, cielo! - disse cercando di non gridare - tu? Non è possibile!"
Aprì a finestra ed immediatamente Jack si sedette sul davanzale, guardandola.
"Perdonami, non volevo crearti spavento" - disse.
"Beh, avresti dovuto pensarci prima di rimanere lì a fissarmi. Sai che è una cosa piuttosto inquietante?"
"Non per me. Io non posso dormire quindi mi piace osservare gli altri mentre dormono"
"E fra tutti proprio me devi osservare?"
"Beh... sì - rispose facendo spallucce - solo che poi ti sei svegliata. Qualcosa mi dice che hai avuto degli incubi"
"Non era un incubo era soltanto un sogno. Mi trovavo in mezzo alla neve e sentivo qualcuno che... mi chiamava... Oh, ma perché ne sto parlando con te?"
"Non preoccuparti, io sono molto bravo ad ascoltare. Pensi che questo sogno voglia dirti qualcosa?"
"Non lo so. La voce diceva "mi hai trovato", ma non capisco, io non sto cercando nessuno"
"Magari non è necessario che tu stia cercando qualcuno, magari è quel qualcuno che vuole essere trovato da te" - sussurrò.
"E tu che ne sai? Mi parli come se mi conoscessi da sempre"
Il guardiano non rispose, distogliendo lo sguardo.
Elsa alzò gli occhi al cielo.
"Non importa. Vuoi rimanere lì a fissarmi tutta la notte?"
"Se vuoi posso infilarmi nel tuo letto" - scherzò con una punta di malizia. Elsa capì quest'ultima eppure non riuscì a dispiacersene. Per quanto volesse rimanergli indifferente, sapeva di non poterci riuscire del tutto, per un motivo a lei sconosciuto.
"Aspetta - fece ad un tratto l'albino guardandosi intorno  - perché dormi da sola? E tuo marito?"
La regina corrugò la fronte. Jack non riusciva proprio a non farle domande che potessero ferirla. Ma dopotutto, che cosa poteva saperne lui?
"Insomma, che razza di curioso che sei - sbuffò - se proprio vuoi saperlo, non sono sposata, adesso, se non ti dispiace, vorrei tornare a dormire"
"Aspetta, che vuol dire che non sei sposata? Tu sei una regina, hai un figlio, devi avere per forza un marito!"
"Vedo che sei abbastanza esperto, ma non sono affari tuoi"-  tagliò corto.
"Io... va bene - disse avvicinandosi al suo viso - ma almeno posso potrò tornare?"
"Mh - fece inarcando un sopracciglio, per poi ridacchiare - ho l'impressione che  anche se ti dico di no lo farai lo stesso"
"Potrei, ma voglio chiederti il permesso"
Elsa lo guardò negli occhi. Adesso ne aveva avuto la conferma, non aveva mai incontrato nessuno come lui, così particolare, così testardo, con due occhi carichi di gioia, storia e tristezza dietro. Una tristezza molto antica, probabilmente quanto gli anni che il guardiano si portava sulle spalle.
Ciò la incuriosiva, la affascinava. Non sapeva cosa la portasse a trovarsi così bene con lui. Sì perché, anche se non lo avrebbe ammesso facilmente, si trovava bene con Jack, come ormai non accadeva da tanto tempo con nessun altro.
Aveva dell'incredibile.
"Se proprio ci tieni - sospirò - ma rimani fuori"
"Ai tuoi ordini, vostra maestà" - disse sorridendo, mettendosi in piedi sul davanzale esterno. Elsa chiuse la finestra. Adesso che sapeva che Jack la guardasse, pareva molto più tranquilla. E questo poteva permetterle di tornare a dormire con un sorriso sulle labbra.

La principessa Anna stava giocando assieme alla sorella nei loro giardini. Era inverno, la stagione preferita di entrambe. Ogni volta era un divertimento con la sorella maggiore, la quale creava dal nulla splendidi pupazzi di neve e decorazioni di ghiaccio. Elsa era donata di un potere straordinario. L'unica cosa un pò triste, era quella di essere l'unica in famiglia a possedere simili doni. La bambina più grande non si lamentava mai di questo, ma la più piccola, nella sua ingenuità e bontà d'animo, sapeva che doveva essere triste non avere nessuno con cui condividere certe cose. Se solo avesse potuto trovare un amico per sua sorella, un amico simile a lei.
Era abbastanza improbabile, lo sapeva, dopotutto la magia era una rarità.
In fondo però, per delle bambine con tanta gioia di vivere, la magia era ovunque, viveva nei loro stessi occhi.
Le due principesse  corsero per il giardino, dovevano aver avuto sette e cinque anni rispettivamente. 
"Dai Elsa, falla ancora, fallo ancora!" - esclamò la più piccola battendo le mani e incitando la più grande a costruire ancora quelle bellissime statuine di ghiaccio. Dopodiché presero a giocare a palle di neve. Nessuna delle sue sapeva chi avesse cominciato per prima, ma oramai erano troppe assorte nel gioco per pensarci. 
Con la neve gelata negli occhi e i polmoni che bruciavano, Anna aveva preso a correre senza una meta precisa. per sfuggire ai colpi della sorella.
"Anna! -la chiamò Elsa - fa attenzione a dove vai!"
Anna però parve non averla sentita. Solo quando avvertì il silenzio si rese conto di essere da sola. Si guardò intorno. Poi ad un tratto ecco un'altra  palla di neve gelida colpirla sulla testa.
"Hey! - esclamò - ma chi è stato?"
Non poteva essere stato nessuno, poiché non vi era effettivamente nessuno.
Poi guardò verso l'alto. Seduto comodamente su un ramo vi era un ragazzo. Doveva essere lui il colpevole.
"Tu! - esclamò - guarda che ti ho visto, sei stato tu a tirarmi la palla di neve!"
"E anche se fosse? - domandò - è così divertente"
"Allora se è per questo scendi da quel ramo e vieni a giocare come si deve" - borbottò gonfiando le guance. Sorpreso da tanta decisione, il ragazzo le diede retta.
"Non hai freddo?" - gli domandò Anna.
"Assolutamente no- rispose - il freddo è mio amico, guarda"
Dicendo ciò poggiò una mano sul tronco dell'albero, coprendolo di ghiaccio.
. La bambina spalancò gli occhi.
"Wow! - sussurrò - ma tu sei magico, proprio come Elsa!"
"Elsa? Chi è Elsa?" - chiese.
"E' mia sorelle maggiore! - esclamò afferrandolo per mano - lei è nata con dei poteri come i tuoi, sono sicura ce andrete molto d'accordo, le farà piacere avere un amico simile a lei, dai vieni!"
"Cosa? - domandò - emh, va bene, magari posso venire solo per qualche minuto"


Anche Anna si svegliò in seguito in modo simile a quello della sorella, con un grande sospiro. Si era trattato di un sogno. Anzi, più che un sogno sembrava un ricordo, uno di quelli sbiaditi e dimenticati.
"Woah - sussurrò - ma che succede?"
"Anna? - la chiamò ad un tratto Kristoff allungando una mano verso di lei - è tutto apposto? Ti ho sentita agitarti nel sonno"
"Oh, emh sì Kristoff, è tutto apposto, ho solo  fatto un sogno un po' strano, non sono neanche sicura che fosse un sogno"
"Che intendi?"- domandò sollevandosi appena.
"Era come se fosse qualcosa che ho già vissuto, qualcosa che avevo dimenticato.. della mia infanzia.."
"Non so, forse è successo perché è necessario che ricordi qualcosa"- suggerì.
"Sì, può essere... ma non preoccuparti, torniamo pure a dormire" - disse stampandogli  un bacio sulle labbra. Kristoff poggiò  nuovamente la testa sul cuscino, non potendo però ignorare quanto la moglie fosse diventata strana.

La mattina seguente, sia Elsa che Anna a colazione sembravano molto stanche, probabilmente  a causa del sonno interrotto. Helge e Aurora invece erano pimpanti e  allegri come sempre, e non mancavano di fare baccano.
"Io voglio il pane tostato!" - esclamò Aurora.
"E' l'ultima fetta, ti prego lasciala a me!" - sbuffò Helge.
"Ma tu ne hai già mangiate due! Madre ti prego, fai smettere Helge!"
"Eh... cosa?" - domandò Anna distrattamente.
Kristoff notò immediatamente quel suo essere così sovrappensiero. Forse non sembrava, ma tendeva ad osservare tutto ciò che gli interessava, soprattutto se si parlava di Anna. E dalla notte precedente, aveva trovato alcuni dei suoi atteggiamenti strani.
"Suvvia bambini, andate pure a giocare - disse infatti egli  voltandosi verso Anna - noto che sei un po' con la testa tra le nuvole"
"Oh, ma che, non sono per niente con la testa sulle nuvole - fece alzandosi - ora se volete scusarmi, vado fuori anche io"
Il marito avrebbe voluto chiederle qualcosa, ma non ne ebbe tempo.
La principessa se ne andò, lasciandolo da solo con Elsa.
"Ohi - sospirò - Elsa, tu sai qualcosa dei comportamenti strani di Anna?"
"Che.. intendi con comportamenti strani?"
"E' dalla scorsa sera che si comporta diversamente dal solito. Forse è a causa dei sogni che fatto, quelli riguardanti la sua infanzia..." 
La regina sussultò. Anche lei aveva fatto dei sogni strani, seppur diversi.
Nei suoi, qualcuno continuava a chiamarla. Quelli di Anna invece, cosa volevano significare?
"Oh emh.. sta tranquillo Kristoff - cercò di rassicurarlo, per poi alzarsi - sono sicura che non è niente di che"
"Lo spero" - borbottò l'altro.

Helge e Aurora intanto erano corsi fuori a giocare. Aveva nevicato tutta la notte e ora il manto sul terreno appariva  morbido e pieno di neve umida,  perfetta per creare palle e pupazzi di neve.  Olaf invece se ne stava lì a guadare,  prendendo  ogni tanto parte  ai giochi dei due.
"Pff, "deve migliorarsi" - sbuffò Helge imitando Jack - non ho bisogno che me lo dica, gli faccio vedere io!"
"Stai ancora pensando a Jack? Beh, forse non hai torto, non sei bravo come lui"- puntualizzò la cugina.
"Lo diventerò allora! - esclamò - guarda!"
Dicendo ciò tese le braccia, concentrandosi. Dopo qualche secondo però dovette rendersi conto che non era accaduto nulla.
"Oh - sbuffò - ma che succede?"
Ad un tratto avvertì una risata provenire da sopra la sua testa.
"Ci sarà un motivo per quello che ho detto" - disse Jack
"Tu..." - fece il principe assottigliando lo sguardo.
"Oh, è Jack! - fece Aurora con aria sognante - com'è bello!"
"Bello? Pff. Perché ci stavi guardando? Sei in cerca di guai?"
Jack sorrise, raggiungendolo.
"Che spirito combattivo, ragazzino. Se vuoi controllare il tuo potere devi essere concentrato e non devi farti influenzare dalle tue emozioni. Coraggio, prova a colpirmi"
"Potrebbe essere pericoloso!" - disse Aurora.
"Io provo  lo stesso!" - borbottò Helge. Il bambino quindi si concentrò. Cercò di non pensare a nulla, di esternare ogni emozione ed ogni sensazione. Effettivamente qualcosa questa volta  accadde: dalle sue mani ne uscirono dei candidi e delicati fiocchi di neve, che non avrebbero causato a Jack neanche un graffio e cosa che causò delle risatine da parte di Aurora ed Olaf.
"Aurora, Olaf smettetela di ridere!" - esclamò arrossendo violentemente
"Olaf? - domandò Jack indicandolo - tu sei Olaf?"
"Emh.. - rispose il pupazzo di neve - sì perché? Ci conosciamo"
"Oh - sussurrò il ragazzo - non... importa"
"Mamma!" - esclamò ad un tratto Aurora. Il guardiano si voltò. Davanti a lui vi era la principessa, la sorella di Elsa. Si fece avanti sorridendo.
"Ciao - salutò - tu... sei Jack, giusto? Colui che ha salvato mia figlia"
"Sì - rispose alzandosi in piedi - sono io"
"Io mi chiamo Anna - si presentò -  E' la prima volta che vieni qui ad Arendelle?"
"Io... sì, credo di sì.."- rispose vago.
"Penso allora che vorrai visitarlo. Che ne pensi di fare un giro?"
Jack rimase parecchio stupito da quella proposta. Tuttavia non se la sentì di rifiutare.
"Io.. ecco... penso che potrebbe andare bene" - rispose portandosi una mano sulla testa.
"Bene allora - disse Anna sorridendo - seguimi"
Così, la principessa e il guardiano si incamminarono verso la direzione opposta, mentre i due bambini li osservavano con tanta sorpresa negli occhi.
I due uscirono dal castello, prendendo a passeggiare lungo le strade, in mezzo a tanta folla.
"Vedo che hai fatto la conoscenza di mia sorella Elsa - esordì ad un tratto Anna -  Sai, voi siete così identici"
"Questo l'ho notato anche io"- ammise l'altro.
"Perdona il suo carattere un pò indisponente. Era riuscita a cambiare,  ma poi è tornato tutto come prima.."
"Come  mai?"
Anna si fermò, morendosi le labbra. Non aveva mai parlato con nessun estraneo di una cosa così importante ed effettivamente non se la sentiva di portare avanti quella discussione.
"Diciamo solo che qualcosa l'ha segnata - tagliò corto - Sai, mia sorella al contrario mio non crede nell'amore"
"E' una cosa triste, l'amore è il senso della vita"- rispose alzando gli occhi al cielo.
"Lo penso anche io! In questi anni ho sognato e sperato che potesse incontrare qualcuno. Sai, crescere un figlio da sola non è neanche tanto facile"
"Il padre di Helge.. perchè Elsa non sta con lui?"
"Non è... possibile che stiano insieme. Non è l'uomo giusto per Elsa. Per lei ci vorrebbe qualcuno  simile a te"
"Simile a me? Mi spiace ma non credo che ne esistano di persone simili a me
"Allora forse dovrò accontentarmi dell'originale" - disse distogliendo lo sguardo.
"Cosa? E che dovrei fare io?"
"Non ti sto dicendo mica di portarla all'altare. Solo... vorrei che passassi il tuo tempo con lei... le farà bene stare con qualcuno con cui ha tanto in comune... " 
Jack si portò una mano sulla testa. Se c'era una cosa che un guardiano o un essere immortale non doveva fare, era passare troppo tempo con un mortale, con il rischio di affezionarsi o di creare un legame. Ovviamente Anna non sapeva della sua vera natura di guardiano ed inoltre Jack, per la seconda volta, non riuscì a dirgli di no.
"Va bene, ci proverò"- sospirò
"Davvero? Oh, sei così gentile! Prima però dovresti conquistare Helge, sai è molto geloso nei confronti di sua madre"
"Sì... ho notato"

Kristoff aveva fatto caso all'assenza della moglie. Aveva cercato di starsene tranquillo, ma non sapeva quanto ancora avrebbe potuto trattenere le sue preoccupazioni. E poi non era da Anna sparire senza dire nulla!
Aveva pensato quindi di uscire fuori, nei giardini, sparando di poter quietare le sue ansie. Lì vi trovò sua figlia e suo nipote che ancora, dopo ore, non si erano stancati di giocare. 
"Aurora - la chiamò ad un tratto, un pò incerto - hai visto tua madre?"
"Sì, è uscita dal castello assieme a Jack Frost! - esclamò assumendo poi un'espressione sognante - Oh, lui è così bello" 
"Cosa..? - domandò - chi è Jack Frost?"
"E' quello che ha salvato me ed Helge!" - rispose ingenuamente.
Ma certo, era plausibile come spiegazione, dopotutto Anna non gli aveva detto nulla circa il salvatore dei due bambini. Ma la vera domanda era... perché sua moglie non gli aveva detto nulla e soprattutto perché si trovava fuori con quello lì?
In quel momento l'ansia lasciò posto alla gelosia. In realtà non era mai stato geloso, perché non vi era stato motivo, ma adesso, il pensiero di immaginarla accanto ad un uomo che non fosse lui, lo faceva ribollire di rabbia.
Decise però di trattenersi e di aspettare che Anna tornasse.
Questo accadde verso metà pomeriggio. Jack ed Anna si erano ritrovati a parlare come due amici di vecchia data, strappandosi ogni tanto qualche risata a vicenda. 
"E' incredibile la quantità delle cose che hai visto, sembra quasi che tu abbia vissuto una vita intera!"- esclamò Anna, mentre varcavano i cancelli della reggia.
"E' un pò come se fosse così" - rispose facendo spallucce. La principessa rise nuovamente, zittendosi poi di colpo. Si era soffermata nuovamente a pensare al sogno che aveva fatto. Il ragazzo che aveva visto era identico a Jack. Era sicura di non conoscere quest'ultimo, ma allo stesso tempo non lo sentiva per niente distante.
Forse avrebbe potuto raccontargliene.
"Jack... come te la cavi con l'interpretazione dei sogni?"
"Beh... dipende... perché?"
"E che... forse è un pò ridicolo, ma ho fatto un sogno in cui..."
"Ah, eccoti qui!" - esclamò ad un tratto una voce. 
Ad aver parlato era stato Kristoff, il quale si stava dirigendo a grandi passi verso i due.
"Kristoff! - esclamò Anna, sorpresa - Jack, ti presento mio marito, Kristoff"
"Emh... salve" - salutò il guardiano un pò incerto, nel vedere come l'altro lo stesse fissando in malo modo.
"Il piacere è mio" - borbottò mentre continuava a fissarlo.
" E' stato lui a salvare Aurora" - disse poi la principessa.
"Beh, almeno ha fatto qualcosa di utile!" - sbuffò il biondo.
"Kristoff! - lo rimproverò la moglie - scusalo Jack.."
"E' tutto apposto, davvero - la rassicurò - piuttosto, per me si è fatto veramente tardi, è meglio che vada!"
Così, il ragazzo si allontanò. Quando ciò accadde, Anna si girò a guardare il marito, con aria di rimproverò.
"Ma si può sapere che ti è preso?" - domandò.
"Era un segreto così importante? Potevi dirmi sin dall'inizio chi era stato a salvare Aurora e magari potevi anche dirmi che uscivi di nascosto proprio con lui!"
"Uscire di nascosto, ma di che parli? - domandò - ho soltanto voluto approfondire la sua conoscenza. Credo che lui possa aiutarmi con il mio sogno"
"Oh, certo, la scusa del sogno" - sbottò.
"Guarda che non è una scusa! Ti ho capito molto bene, tu sei geloso!"
"E anche se fosse?" - domandò a braccia conserte.
Anna sospirò, andandogli vicino.
"E' soltanto un amico, credimi. Non hai motivo di essere geloso. Anche se ammetto che questo tuo modo di fare è piuttosto tenero"
"Ma non voglio essere tenero"
"Mi spiace, ma non ci riesci" - disse dolcemente, per poi baciarlo. Un gesto semplice che bastò a sciogliere completamente la freddezza di Kristoff.
Forse era stato un pò precipitoso. Ma ciò non toglieva il fatto che era geloso e che una prossima volta non sarebbe stato altrettanto gentile.

Quando giunse la sera, Anna pensò bene di andare a trovare la sorella nelle sue stanze. La regina si stava preparando per andare a dormire, non prima però di aver pettinato i suoi biondi capelli.
Ella avvertì ad un tratto bussare alla porta.
"Sorellina, posso entrare?" - domandò la minore.
"Ma certo, vieni pure" - rispose l'altra. Anna entrò, accomodandosi sul letto.
"Non ti ho vista oggi, dove sei stata?" - domandò Elsa, continuando a spazzolarsi.
"In realtà sono... stata con Jack..."  - ammise.
"Cosa? Jack? - domandò - Ma lui.. è.. insomma.. come mai?"
"L'ho visto giocare con i nostri bambini, così ho deciso di andare lì e parlargli. Sai, si vede che è un ragazzo speciale, è così... simile a te"
"Più di quanto immagini" - sussurrò.
"E tu... insomma.. perché non provi a stringere amicizia con lui? Secondo me potreste andare d'accordo.."
"Anna - disse duramente -  so bene dove vuoi andare a parare. Ma non posso, non posso permettermi di legarmi tanto a lui"
"Andiamo Elsa, non puoi andare avanti così! - esclamò - tu devi darti una seconda possibilità!"
"Io vorrei! - rispose - ma non posso! Sai bene anche tu quanto ho sofferto, sai bene anche tu delle ferite che mi porto dietro..."
Anna a quel punto, nel vedere la sorella sul punto di piangere, si zittì. Non voleva riportarle alla mente dei ricordi spiacevoli.
In realtà però, Elsa ci pensava in continuazione. E l'idea di ricostruire un rapporto di quel genere, la faceva tremare. Aveva la netta sensazione che l'amore non facesse per lei.





Nota dell'autrice
Ciriciao a tutti :)
Allora, come potete vedere i primi pezzi del puzzle iniziano ad incastonarsi tra di loro, Tengo a precisare che il ricordo di Anna è "ambientato" prima degli eventi narrati del film, prima che la principessa venisse colpita da Elsa eccetera.
Non per niente lei e Jack sono portati a fare amicizia così in fretta, anche se ciò a causato la gelosia di Kristoff.
Nel prossimo capitolo racconterò nel dettaglio del passato di Elsa ed Hans, sperando di essere esaustiva :D
Per oggi questo è tutto, ci rivediamo la prossima volta (:

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Capitolo 5
*** Segno perenne ***


5- Segno perenne

Diversi anni prima...

Erano passati alcuni mesi da quando Elsa era diventata la legittima regina di Arendelle. Tutto era tornato alla normalità, il regno era prospero ed inoltre, di lì a poco, si sarebbero festeggiate le nozze della principessa Anna. 

Quello non era però un giorno tranquillo, o almeno non come gli altri. Anna ed Elsa si ritrovavano infatti a discutere animatamente nella sala del trono.
"Non posso crederci! - esclamò la più piccola - d'accordo che sei tu la regina e puoi fare ciò che credi, ma addirittura dare la grazia all'uomo che ha provato ad ucciderci!"
La sorella maggiore sospirava senza dire una parola. Era normale che Anna fosse contraria a quella sua scelta, dopotutto ella non sapeva il perché lo avesse fatto e forse sarebbe stato meglio continuare a tenerglielo nascosto, almeno per il momento.
"Lo so che sembra assurda come cosa - spiegò - ma credo che tutti meritino una seconda possibilità"
"Non Hans! - esclamò - tutti ma non lui! Ti prego Elsa, cerca di ragionare, certe persone non cambiano mai. E se prova di nuovo a fare qualche passo falso?"
"Io credo che questo non accadrà - rispose alzandosi in piedi - bisogna saper vedere oltre ciò che la gente ci mostra"
Anna la guardò, senza riuscire però ad incrociare il suo sguardo. Elsa era strana, il suo tono di voce e la sua espressione erano diversi dal solito. Ne era sicura, doveva esserci sicuramente un altro motivo, uno più importante, se la sorella aveva deciso di lasciare libero Hans. Ma cosa le aveva fatto mai cambiare idea?
"Ed io sono d'accordo! - disse - però non capisco che motivo hai di andare fino alle Isole del Sud"
Elsa continuò a darle le spalle, senza dire una parola. Già, che spiegazione avrebbe potuto darle? Non ci sarebbe stato motivo di compiere un viaggio tanto lungo se non per volerlo vedere.
"Non... capiresti..."
"Mettimi alla prova! - disse Anna andandole davanti e guardandola finalmente negli occhi - ti prego Elsa, non voglio che mi tieni nascosto nulla!"
La regina chinò lo sguardo. Anna aveva ragione, meritava di sapere cosa le passasse per la testa, dopo averla tenuta lontana per anni. Eppure, incredibilmente, Elsa aveva paura, paura di una sua rezione e di un suo giudizio.
Le sue labbra si mossero piano.
"Io... credo di provare qualcosa nei suoi confronti..."
"Se parli dell'odio non c'è niente di strano!" - la interruppe.
"No, Anna - rispose sollevando il capo - non sto parlando dell'odio"
La regina non aggiunse altro, ma il suo sguardo bastò per far intendere alla sorella cosa volesse dire. Anna spalancò gli occhi, indietreggiando leggermente. Sperò di aver capito male, ma ovviamente non era così.
"No - sussurrò - ti sei innamorata di Hans?!"
"Anna! - esclamò esasperata - non lo so! Non so se si tratta di amore, cosa posso saperne io di questo sentimento? So solo che quello che provo mi ha portata a lasciarlo andare. E se voglio capirne qualcosa di più, devo andare da lui"
La principessa tremò appena.
"Io... ecco... non me lo aspettavo - ammise - ma quand'è che successo? E soprattutto... come?"
"Nemmeno io sono in grado di trovare una risposta a queste domande - sospirò - ascolta, so che per motivi ovvi preferiresti che lo tenessi lontano. E dopotutto, io non ho di certo detto che lo sposerò o cose del genere. Però ho bisogno di capire"
"Oh, Elsa - disse l'altra afferrandola per mano - è giusto che tu voglia capire e non te ne faccio una colpa. Perché l'amore non ha senso ed è giusto che sia così. Se vuoi andare fin lì per renderti conto dei tuoi sentimenti, io non ti fermerò, anzi. Però ti prego... fa attenzione"
Sorridendo, Elsa ricambiò la stretta delle mani.
"Non preoccuparti - la rassicurò - so come difendermi"
Anna sorrise.
"Però... sarai presente al mio matrimonio, vero?"
"Assolutamente sì! - esclamò - non me lo perderei per nulla al mondo. Per questo partirò oggi stesso, così tornerò prima. Non temere, mia cara Anna, tutto andrà per il meglio"
La sorella minore sorrise nuovamente, solo che questa volta sorrise per nascondere la propria preoccupazione. Si fidava di Elsa e voleva che seguisse il suo cuore, ma non poteva fare a meno di pensare che forse non stesse facendo la scelta giusta. Temeva per l'incolumità della sorella, nonostante sapesse che non vi fosse motivo. Ciò che le creava spavento era che, essendo il primo amore di Elsa, quest'ultima  potesse essere troppo vulnerabile, sentimentalmente parlando. 
E lo sapeva, un cuore spezzato può essere più doloroso di qualsiasi ferita.
Tuttavia non parlò con lei di queste sue preoccupazioni. Quel pomeriggio la regina di Arendelle salpò sulla sua nave, lasciando il regno nelle mani di Anna, la quale era abbastanza agitata, nonostante si trattasse solo di pochi giorni.
Mentre l'imbarcazione si allontanava, con le mani congiunte, la principessa sperò di rivedere la sua amata sorella al più presto.
E difatti l'avrebbe rivista, solo che non sarebbe più stata come prima.

Per i due giorni seguenti, Elsa non vide altro che mare e cielo. Ciò fu però un bene, poichè le diede l'opportunità di pensare a ciò che avrebbe dovuto dire una volta giunta al cospetto di Hans. Non si era mai sentita tanto nervosa e ciò in parte la faceva sentire stupida. Insomma, dannarsi tanto per un uomo?
Per un uomo che tra l'altro aveva provato ad uccidere sia lei che Anna. Doveva aver visto dietro quell'animo qualcosa di molto particolare per portarla a tanto.
Ma si trattava realmente di amore? Semplice desiderio? Senso di colpa?
Elsa non lo sapeva ancora. Dopo anni rinchiusa nella propria camera ad autocommiserarsi, non è che fosse molto esperta nei rapporti interpersonali.
Il tempo che ebbe però non le sembrò abbastanza. Quando infatti poté vedere in lontananza le Isole del Sud, ebbe un tuffo al cuore. Era lì che lui si trovava e ben presto le sue paure e i suoi dubbi si sarebbero materializzati. Quel luogo era molto diverso da Arendelle e le terre erano bagnate dai raggi del sole. Elsa era certa che lì dovesse essere estate tutto l'anno.  Non ebbe però modo di gingillarsi troppo: il suo obiettivo era raggiungere il palazzo della famiglia reale. Una volta giunta lì, chiese di poter parlare con il principe Hans. La sua richiesta fu ben accolta  e mentre l'aspettava, si contorceva  le mani ricoperte dai guanti e faceva piccoli passi per la sala dove si trovava, lanciando ogni tanto occhiate al lampadario sul soffitto e al paesaggio oltre la finestra. Non sarebbe stato poi così male vivere lì. Magari, se un giorno si fosse sposata con Hans, avrebbe potuto vivere sia lì che ad Arendelle.
Poi scosse il capo. Si stava già lasciando andare alla fantasia e non era un bene.
Ad un tratto, ecco quella voce che la fece rabbrividire.
"Elsa"
In un primo momento ella rimase immobile, sentendo il proprio respiro mozzarsi. Dopodiché si voltò piano. Davanti a lei, Hans, il suo quasi assassino che aveva cercato di rubarle il trono. Non sapeva se lo stargli vicino le provocasse strane sensazioni per questo motivo  o per ben altro. Sta di fatto che cercò di rimanere composta, anche se evidentemente le sua guance bollenti e gli occhi lucidi la tradivano.
"Principe Hans" - lo chiamò a sua volta. Lui,con le mani dietro la schiena, si avvicinò.
"Non mi aspettavo di vedervi qui nelle mie terre" - disse calmo.
"Io non mi aspettavo che ci saremmo rincontrati in un contesto così tranquillo. State bene?"
"Adesso che sono tornato a casa mia, sì. Ma c'è una domanda che non posso non porvi: perché? perché mi avete dato la libertà? Io ho provato ad uccidere voi e vostra sorella, ho provato ad usurpare il vostro trono... e voi mi avete graziato. Cosa vi fa pensare che non possa rifarlo?"
Il respiro di Elsa, adesso che Hans si era lentamente avvicinato, era divenuto irregolare, così come il proprio battito. Cercò comunque di mantenere la sua compostezza.
"Penso che bisogna sempre dare una seconda possibilità, anche in casi gravi come questo. E poi ne sono sicura, non avete intenzione di farlo, o lo avreste già fatto"
"Questo è vero - disse l'altro sorridendo - così com'è vero che deve esserci un altro motivo. Sono certo che non mi avete lasciato andare solo per pietà o senso di giustizia. Deve esserci qualcos'altro dietro"
"Non è necessario che voi lo sappiate"
"Allora vi chiedo un'altra cosa: perché siete qui? Non crederò che siete venuta soltanto per chiedermi come sto"
"Infatti non... non è così" - sussurrò pianissimamente, chinando lo sguardo. Hans a quel punto si avvicinò ancora. Le emozioni della regina erano fin troppo trasparenti, tanto da tradirla. Senza chiedere alcun permesso, le afferrò delicatamente il viso fino a costringerla a guardarlo.
"Una regina non dovrebbe mai abbassare lo sguardo davanti a nessuno" - dichiarò
Lei tremò.
"Ma con voi... non ci riesco.."
"Allora il motivo è lo stesso. Il motivo per cui mi avete perdonato, per cui siete quei e per cui non riuscite a guardarmi. Nei miei confronti non provate pietà. Provate..."
"Non ditelo - sospirò - io non ho idea di cosa sia quel sentimento. Non sono neanche sicura che sia giusto provarlo nei vostri confronti. Io dovrei odiarvi"
"Dovreste, dovremmo entrambi in verità. Ma forse... le cose non devono essere così. Dopotutto, siamo esseri umani"
"Ma voi.. voi avete provato ad uccidermi... non avrebbe senso amarvi"
"Ma l'amore non ha un senso - sussurrò - chi vi dice che non potrei provare lo stesso?"
Elsa si lasciò andare ad un sorriso amaro.
"Così come avete amato mia sorella?"
"Quello non era amore, era finzione e lo sapete bene"
Lo guardò negli occhi.
"Io sono pericolosa, l'avete detto anche voi. Per i miei poteri, ricordate?"
"Ed io vi dico che ho avuto il  tempo di pensare, in questi mesi. Non ho mai conosciuto una donna come voi, ma ovviamente credevo impossibile che poteste ricambiare. Non vi costringerò a stare qui se non volete. Se ve ne andate, io non vi disturberò mai più"
Elsa si sentiva divisa in due: da un lato l'orgoglio e la paura per quel sentimento folle, da un lato i brividi che quel contatto ravvicinato le provocava.
Voleva scappare e rimanere al contempo.
A un tratto smise di essere rigida, lasciandosi andare ad un respiro per rilassarsi.
"Non posso stare con un uomo che ha cercato di uccidermi"
Hans sorrise.
"E'più che equa come risposta. Allora, visto che volete andarvene, permettetemi almeno di darvi il mio addio come si deve"
Elsa aveva già capito a cosa volesse alludere, ma nonostante ciò non trovò il coraggio di spostarsi. Lui si avvicinò, poggiò le labbra sulle sue. La regina dapprima sussultò, poi sentì il cuore battere così forte da avere quasi paura che potesse esplodere. Quello era il suo primo bacio e a donarglielo era colui che aveva sempre considerato un nemico, una persona pericolosa.
Ma ora vedeva soltanto il bene in lui e nulla più.
Ricambiò il bacio, avvolgendogli le spalle con le braccia, lasciandosi trasportare da quella follia.
Elsa fino a quel momento non aveva voluto crederci, ma ora voleva credere al fatto che quello poteva essere amore.

I giorni che seguirono furono alcuni dei più gioiosi per Elsa. Tutto ciò che stava vivendo sembrava surreale, impossibile, quasi faceva fatica a crederci. 
Stava davvero creando un legame sentimentale con Hans, dopo tutto quello che era successo. Adesso che lo stava conoscendo meglio, si era resa conto che il principe possedeva molti lati nascosti che fu ben felice di scoprire. Passarono le ore a passeggiare per i giardini del castello o sulle spiagge dove si affacciava il mare che abbracciava le isole. La regina adesso avvertiva la leggerezza che fin ora le era mancata, la leggerezza del primo amore che stava vivendo felicemente. Rimaneva però sempre una persona attenta e poco precipitosa, voleva quindi fare le cose con calma. Sarebbe tornata ad  Arendelle per il matrimonio della sorella e solo dopo avrebbe a lei annunciato della sua relazione appena nata con Hans. Non sapeva come avrebbe reagito, ma alla fine era sicura che sarebbe stata contenta.  Oramai poteva in parte capirla. Quelle emozioni nuove le facevano provare cose strane, come le farfalle allo stomaco, sorrisi immotivati e batticuori. Si sentiva un pò una ragazzina in realtà.
Non aveva mai pensato che l'amore potesse fare per lei. Oltretutto, l'aveva trovato con il più improbabile degli uomini.
Il tempo trascorso insieme era sembrato così poco e adesso la regina Elsa doveva tornare nel suo regno. Sarebbe partita l'indomani. Adesso era sera ed ella aspettava impazientemente l'arrivo di Hans, visto il poco tempo che avevano da passare insieme prima della partenza. Più però i minuti passavano e lui non arrivava. Alla fine, a furia di aspettarlo, Elsa si addormentò sul letto. Si risvegliò qualche tempo più tardi, che era notte fonda. A destarla dal suo sonno era stato il fracasso causato da qualcuno che era entrato in camera.
 Quel qualcuno era Hans.
"Hans? - domandò Elsa - Hans sei tu?" 
Il principe, senza dire nulla, chiuse la porta. Dopodiché  si avvicinò a lei e senza alcun preavviso la baciò , in modo un po' diverso dal solito, in modo più violento, privo di sentimento.
"Hans! - esclamò ancora Elsa, scostandosi - mi spieghi che ti prende?"
"Qual'è il problema? - mugugnò - non posso neanche baciarti adesso?"
La regina a quel punto lo guardò, aveva gli occhi rossi e come se non bastasse i suoi vestiti erano impregnati di puzza di alcol.
"Che cos'hai fatto? Ti sei dato al bere, sei ubriaco!"
"E dai, non ti scaldare tanto, mi sarà concesso ogni tanto"
"Ma Hans, tu sei un principe, non puo ridurti così!"
"Come sei noiosa - sbottò afferrandola per un braccio - perché non vieni qui, così ci divertiamo un po'?"
Istintivamente lei si staccò dalla sua presa, impaurita. Hans non era in sé e questo significava che avrebbe potuto farle qualsiasi cosa.
"No, Hans - disse severa - sei ubriaco, adesso ti stendi e ti riposi, mentre io chiamo qualcuno"
Dicendo ciò si diresse verso la porta, la quale però non raggiunse mai. Hans infatti l'aveva bloccata, afferrandola per la vita. Molto lentamente, lei voltò il capo.
"Mi lasci andare?"- domandò.
"Perché dovrei?  - ghignò - coraggio Elsa, perché non vuoi divertiti un pò con me, dopotutto è normale". Infine mosse una mano, indirizzandosi al di sotto del suo vestito.
Elsa però provo a scalciare.
"Hans, fermati immediatamente!"
"Sssh, fa silenzio! - esclamò tappandole la bocca con una mano - vedrai che dopo ti piacerà, te lo farò piacere per forza"
La presa sulla sua bocca era tanto forte da impedirle di respirare. Elsa sapeva che per difendersi avrebbe potuto usare i suoi poteri. Nello stesso istante in cui ci provò però, Hans infilò la mano sotto il vestito, cosa che la portò ad avere una paura tremenda. Iniziò ad agitarsi e a scalciare, impossibilitata dal pensare lucidamente e dall'usare i suoi poteri. Anzi, non era neanche sicura che ci sarebbe riuscita. Lei non voleva ferirlo, ma lui stava ferendo lei... la stava violentando, la stava prendendo contro la sua volontà.
Ciò che accadde in seguito, rimase un segreto tra quelle quattro mura. 
Nessuno è buono o cattivo, ognuno ha un lato di luce e uno di oscurità.
Questo Elsa lo aveva imparato a sua spese. Hans le aveva inferto una delle sofferenze più grandi. Ed  inoltre, ella si era sbagliata: non era vero che lui non l'avrebbe uccisa. L'aveva già uccisa, questa volta per sempre.

Ad Arendelle era intanto arrivato il tanto atteso giorno delle nozze. Anna si era alzata di buon' ora per prepararsi. Mentre però si acconciava i capelli davanti allo specchio, non riusciva a non pensare ad Elsa. Lei avrebbe dovuto essere già lì, non poteva credere che volesse davvero perdersi il suo matrimonio. Tutto ciò che desiderava era averla accanto nel giorno più importante della sua vita.
Improvvisamente, qualcuno bussò alla porta. Sussultò, pensando che si trattasse di Elsa, gridando:
"Avanti!"
Ad aver bussato era però stato Kristoff.
"Hey" - salutò.
"Oh - fece delusa - sei tu"
"Sì, sono io, ma non sembri tanto felice"
"Lo so, scusa, è per mia sorella. Lei non è ancora qui. E se le fosse successo qualcosa?"
"Sono sicuro che c'è un motivo se ritarda tanto. Però devi stare tranquilla, è il nostro matrimonio"
"Beh, questo non mi aiuta affatto! - esclamò nervosa - forza, adesso esci, porta sfortuna vedere la sposa poco prima delle nozze"
"Va bene, ti aspetto all'altare - disse Kristoff ammiccando - non darmi buca"
Anna ridacchiò, sedendosi e riprendendo nuovamente ad acconciarsi i capelli. 
Poco dopo avvertì nuovamente bussare.
"Kristoff - borbottò alzandosi in piedi e afferrando la maniglia - avanti, non fare scherzi" 
Quando però aprì, quasi le venne un colpo. Dinnanzi a lei non vi era il futuro marito, bensì la sua amata sorella.
"Elsa! - esclamò abbracciandola - che bello, sono così contenta che tu sia qui!"
"Ciao Anna" - sussurrò l'altra, affondando il viso sulla sua spalla e non riuscendo a trattenere il suo tono di voce diverso dal solito.
"Hey, va tutto bene? Hai una faccia..."
Elsa sforzò un sorriso.
"Oh, certo che va tutto bene! - esclamò - ti racconterò dopo del mio viaggio. Piuttosto, prendi il vestito, così ti aiuto a metterlo..."

Circa un' ora e mezza dopo, anche Elsa aveva infilato un abito azzurro e luminoso, aveva acconciato i capelli e si era truccata, sperando di coprire gli occhi gonfi. Aveva poi raggiunto la sala dove si sarebbe svolto il matrimonio. Kristoff era un fascio di nervi, bastava guardarlo per capirlo.
Elsa  era felice di essere lì, peccato che non potesse godersi appieno quel giorno. Nella sua mente ancora i ricordi di quella notte erano vividi. Ogni sensazione, ogni respiro, ogni parola era terribilmente vivida. Quando le veniva in mente, provava un brivido lungo la schiena e a fatica tratteneva le lacrime.
Non si era mai sentita tanto umiliata e cosa peggiore non aveva avuto la forza di difendersi. Voleva che quel segreto le morisse dentro. Non voleva far preoccupare Anna, le aveva già causato troppi problemi.
I suoi pensieri vennero interrotti da una visione molto più piacevole. Tutti i presenti si sollevarono: Anna comparve con un mazzo di fiori tra le mani. Indossava un abito molto semplice, bianco, con un velo del medesimo colore e con dei ricami. I capelli erano acconciati in uno chignon, con alcuni ciuffi liberi lasciati sul davanti. La principessa era raggiante. Strappò un sorriso alla sorella a Kristoff, il quale ricambiò il gesto nervosamente. Anna lo raggiunse, non riuscendo a non mostrare la propria espressione felice. Ben presto la cerimonia ebbe inizio. Era possibile avvertire una grande emozione nell'aria e quando si arrivò allo scambio dei voti, pareva quasi che Kristoff si fosse dimenticato come si parlasse.
Sia lui che Anna erano molto teneri ed era palese l'amore che vi fosse tra loro. Elsa era felice che sua sorella avesse  trovate l'amore. Era giusto che almeno lei lo avesse trovato.
Quando il prete annunciò: "Vi dichiarò marito e moglie", i due si donarono un bacio leggero e molto casto. Elsa applaudì, distogliendo lo sguardo. 
Perché ormai ne era certa. Lei non avrebbe mai potuto vivere quella felicità. Non più.
Dopo la cerimonia, al castello era stata organizzata una grande festa in onore dei due novelli sposi.  Tutti i presenti festeggiavano e brindavano, tutti tranne Elsa, la quale non riusciva a prendere parte alla serata. Dopotutto, come avrebbe potuto?
Per non creare disturbo, decise di andare nella terrazza del castello.
Guardò il cielo stellato.
Ancora molte parti del colpo le dolevano, come a ricordarle ciò che aveva dovuto passare. E come se non bastasse si sentiva sporca, si sentiva un oggetto, usato e gettato via. Ma sopratutto... aveva il cuore spezzato. Per questo era andata via dalle Isole del Sud. Per una volta che aveva trovato il coraggio di lasciarsi andare all'amore, ecco cosa le era successo.
Una lacrima le rigò la guancia.
"Elsa" - la chiamò una voce.
La regina sussultò, voltandosi.
"Anna - disse asciugandosi una lacrima - Perdonami, non ti ho neanche detto quanto stai bene con quell'abito"
"Oh, va tutto bene, mi spiace più che altro che non abbiamo avuto tempo di parlare. Com'è andato il viaggio? E con Hans? Hai finalmente fatto chiarezza sui tuoi sentimenti?"
Elsa chinò lo sguardo. Il solo pensarci le faceva venire voglia di piangere come una bambina.
"Sì.." - sussurrò.
"Bene! - esclamò entusiasta - dunque... ?"
Come poteva fingere che fosse tutto apposto? Come poteva tenerle nascosto ciò che le era capitato? Non voleva vivere un'altra volta con un segreto tanto grande sulle spalle.
Iniziò a piangere, con più foga, facendo per accasciarsi al suolo.
"Elsa!  - esclamò la principessa, afferrandola - cos'hai, ti senti male?"
"Il mio cuore... il mio cuore è stato spezzato"- sussurrò.
"Perché? Elsa cos'è successo?"
"Lui mi ha - sussurrò ancora più piano, portandosi una mano sul cuore - mi ha violentata"
L'espressione di Anna cambiò del tutto. Spalancò gli occhi, avvertendo il respiro mancarle. In quel momento il flusso dei suoi pensieri venne interrotto.
"Cosa?" - ebbe la forza di domandare.
Elsa però non riuscì a rispondere. Tutto ciò che poté fare fu stringerla in un abbraccio e dare libero sfogo a tutte le sue lacrime, mentre la sorella, sconvolta, tentava di ricambiare l'abbraccio.
Le difficoltà per Elsa non erano che all'inizio.










Note dell'autrice:
Ebbene, questo è, in sostanza, ciò che è accaduto tra Elsa ed Hans. Ho immaginato che, dopo la fine del film, la regina abbia voluto concedere la libertà al principe, scelta che non poteva non sconvolgere Anna.
Ho voluto insistere sul fatto che, in quanto si è trattato del primo amore, Elsa fosse piuttosto insicura ma che alla fine si lasciasse andare, malgrado il suo essere un tantino diffidente.
Anche se si era già capito, la "teoria" sull'essere stata violentata è esatta. Ovviamente non sono scesa nei dettagli, perché altrimenti questa storia sarebbe andata dal rating verde direttamente al rosso e onestamente voglio mantenermi su qualcosa di "leggero". Malgrado ciò, spero che si evinca la sofferenza di Elsa, anche se  sicuramente emergerà meglio più avanti.
Dal prossimo capitolo torneremo nel presente, con Jack, Helge, Aurora e compagnia bella. Penso però che continuerò ad inserire flashback (anche se non dedicherò ad essi interi capitoli), in cui parlerò sia dell'infanzia delle due sorelle, sia sul periodo successivo alla violenza che Elsa ha subito. Magari parlerò della gravidanza sua  e di Anna, delle emozioni provate e delle difficoltà affrontate, insomma, cose così.
Come vedete, alla fine Hans non è propriamente il cattivo, visto che quel che fatto l'ha fatto quando non era in sé. Ma sfido chiunque a non avere paura.
Direi che oggi ho scritto abbastanza, quindi mi congedo e vi saluto ^-^

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Capitolo 6
*** Scoperte ***


6- Scoperte
Erano passati alcuni giorni dalla piccola discussione tra Elsa ed Anna. La secondogenita aveva infatti deciso di lasciar perdere l'argomento, almeno per adesso. Conosceva da poco Jack, eppure sentiva che fosse proprio il tipo giusto per la sorella. Il guardiano, dal canto suo, continuava a venire a trovare Elsa ogni sera. Così i due si ritrovavano a parlare degli argomenti più svariati. Se inizialmente la regina aveva voluto mantenersi fredda e distaccata, adesso si stava lentamente sciogliendo, seppur badasse bene a non lasciar trapelare nessuna emozione.
Helge non sapeva degli incontri tra i due, ma presto sarebbe venuto a conoscenza di questo ed altro.
Quella sera il cielo era coperto da nuvole da cui adesso stavano cadendo degli splendi fiocchi di neve. Quando Elsa se ne accorse, si affacciò alla finestra, tirando fuori un sospiro di meraviglia.
"Wow" - sussurrò.
"Ti piace?" - domandò la voce di Jack.
"Jack - lo chiamò lei, accorgendosi di come quest'ultimo le si fosse materializzato davanti - quando la smetterai di sbucare così all'improvviso?"
"Ormai dovresti esserci abituata. Allora, che ne pensi principessa delle nevi? Ho fatto un buon lavoro?"
"io potrei.. farei di meglio..."
"Cos'è, una sfida forse?"
"Può darsi- rispose accennando un sorriso - Oh, ricordo che quando Helge è nato nevicava in questo modo"
"Perché mai lo dici con quel tono così triste? Dovrebbe essere un ricordo piacevole"
"Lo è infatti. E solo che... i mesi prima della sua nascita non sono stati affatto facili"
"Perché no?"
"Non capiresti"
"Magari sì. Ti conosco meglio di chiunque altro"
"Cosa? - domandò - in che senso...?"
"Nulla... non è nulla - rispose - se vorrai parlare, io sarò qui..."
La regina lo guardò, studiandolo attentamente. Le stava forse chiedendo di fidarsi di lui?

Nel silenzio del castello e della sua camera, Helge continuava a girarsi e a rigirarsi nel letto. A volte gli capitava di soffrire di insonnia e quando ciò accadeva non vi era nulla che potesse quietarlo. Nulla a parte dormire con Elsa. La sua presenza era in grado di calmarlo e di aiutarlo a scivolare in un dolce sonno.
Così, come molte altre volte spesso aveva fatto, era scivolato via dal proprio letto ed a passi veloci aveva attraversato i corridoio bui della reggia. Quando arrivò alla camera da letto, trovò come sempre la porta socchiusa. Quindi vi si avvicinò. Ci fu però qualcosa che lo trattenne. Nel guardare dentro, scorse la figura di Elsa. Era sveglia, ma la cosa più strana era che stesse parlando con qualcuno. Helge non poté vedere di chi si trattasse, ma riconobbe quasi subito la voce di Jack.
"Ebbene? - gli sentì domandare - ti va di dirmelo oppure no?"
"Pensavo che avrei dovuto parlarti solo se avessi voluto" - rispose la regina.
"E' ovvio che vuoi. Nessuno vuole tenersi il dolore dentro, altrimenti si finisce con lo stare male - disse sedendosi a gambe incrociate nel letto - Ti ascolto"
Elsa sospirò ancora. Magari poteva raccontargli di quelli che erano stati e continuavano ad essere i suoi problemi, omettendo però la parte della violenza. Quello rimaneva ancora una questione troppo delicata da affrontare con chiunque.
"C'è... un motivo se sono da sola - cominciò a dire - in realtà non sono mai stata sposata. Ero innamorata un tempo. Direi molto innamorata. Le cose però non sono andate come credevo..."
"Ti ha spezzato il cuore?" - domandò il guardiano.
La regina spostò lo sguardo, osservando con gli occhi vitrei un punto della stanza.
"Diciamo pure di sì - sussurrò - Hans  non è ai stato troppo bravo con le relazioni"
Nell'udire quel nome, Helge cercò di non fare rumore. Fu infatti costretto a trattenere il suo stupore: quel nome non gli era di certo nuovo. Ricordava perfettamente del suo incontro con il principe delle Isole del Sud, il quale si chiamava per l'appunto Hans. Ma cosa c'entrava lui? Era forse stato con sua madre, un tempo?
Il principe tese un orecchio, in modo da ascoltare meglio.
"... Comunque sia, dopo che le nostre strade si divisero, tornai qui ad Arendelle. Ed è stato.... solo poco dopo che ho scoperto... di essere incinta..."
In quel momento, senza saperlo, sia Jack che Helge spalancarono gli occhi.
"E suppongo che il bambino fosse..."
"Helge - rispose precedendolo - Avevo così paura quando lo scoprii. Non ero sola, poiché avevo la mia famiglia, ma non aveva con me un compagno che avrebbe potuto aiutarmi. Non avevo idea di come prendermi cura di un altro essere umano così piccolo, che in tutto e per tutto sarebbe dipeso da me. I mesi successivi li passai nell'ansia e nello sconforto più totali. Quando però lui nacque io... capii che non ci sarebbe stato più tempo per avere paura o altro. Mio figlio aveva bisogno di me e così mi sono fatta forza e l'ho cresciuto da sola"
"Perché da sola? - chiese Jack - tu ed Hans non eravate più una coppia, ma penso che lui avrebbe dovuto sapere che..."
"Non lo sapeva. Adesso però ha scoperto tutto - sospirò - e ciò non è un bene. Ho i miei motivi per cui non voglio che si avvicini a mio figlio, io devo proteggerlo perché non voglio che soffra come ho sofferto io.
Helge non dovrà mai sapere che Hans è suo padre. Ho i miei motivi per dire ciò"
Davanti lo sguardo carico di rabbia di Elsa, Jack fu costretto a zittirsi. Apprezzava però il fatto che lei si fosse aperta con lui.
Tuttavia, dopo alcuni secondi di silenzio, non riuscì a trattenersi dal dire la sua.
"Non potrai proteggerlo per sempre - le disse - prima o poi capirà"
"Certo, come no - sbottò - probabilmente dici così perché non hai avuto persone importanti nella tua vita"
Solo successivamente Elsa si rese conto della gravità della cosa che aveva appena detto. Quando si voltò a guardare Jack, infatti, quest'ultimo aveva preso a guardarla malamente. Dopodiché si era sollevato.
"Tu non sai niente di me - proclamò freddo - per tua informazione, io avevo delle persone importanti nella mia vita.  Prima, perché adesso, a differenza tua che hai una famiglia... io che cos'è che ho? Il nulla più totale"
Questa volta a zittirsi era stata la regina. Non aveva mai visto Jack, di solito così spavaldo e giocoso, così arrabbiato.
Chinò lo sguardo, senza aggiungere una parola. Non cercò neanche di fermare il guardiano, quando lo vide indirizzarsi verso la finestra, per poi scomparire.
Helge, intanto, si era accasciato al suolo, con gli occhi spalancati e lucidi e il respiro affannoso. Il petto aveva preso a bruciargli dal dolore, ma non un dolore fisico, bensì un dolore dell'anima.
Perché per sei anni era cresciuto senza un padre, pensando che fosse giusto così, Adesso aveva invece scoperto che sua madre lo aveva appositamente tenuto lontano, solo per proteggerlo. Ma proteggerlo da cosa?
Il bambino continuava  domandarselo, ma non avrebbe potuto capire. Non aveva idea di quante cose brutte potessero esserci nel mondo e non poteva immaginare le motivazione della madre.
Tutto ciò che sentiva era rabbia, delusione e tristezza. Era stato praticamente ingannato.
Con i pugni chiusi si sollevò, asciugandosi poi una lacrima che gli scivolò giù per il viso. Dopodiché corse via. 
Quella sera non sarebbe riuscito a dormire, ne era certo.

Elsa aveva perso di vista la sorella. Effettivamente era un po' preoccupata. E se si fosse cacciata nei guai?
Allungò il capo. Dopo qualche attimo, ecco comparire due figure che ben si distinguevano da tutto quel candore.
"Anna! - esclamò correndole incontro - ma dov'eri finita, mi hai fatto preoccu..."
La bambina si interruppe nello stesso istante in cui vide il ragazzo accanto alla sorella. Batté le ciglia ripetutamente, prima di indicarlo con un dito.
"E lui chi è?" - domandò.
"Un mio nuovo amico! - esclamò Anna - si chiama Jack Frost e hai tuoi stessi poteri!"
"Davvero?" - domandò ancora la principessa.
"Davvero - rispose Jack - Anna mi ha detto che sei nata con dei poteri che ti permettono di controllare il ghiaccio"
"E' così! - rispose alzando le mani - guarda!"
A quel suo movimento, l'aria circostante prese a riempirsi di ghiaccio, il quale si materializzava dal nulla e assumeva le forme più svariate.
"Visto? - domandò Anna rivolgendosi al guardiano - te l'avevo detto io"
"Davvero sorprendente. Non pensavo esistessero persone con certi doni"
"Perché? Non sei anche tu una persona?" - domandò la principessa più grande.
"Non esattamente - spiegò - Diciamo che lo ero. Adesso sono un guardiano"
Alla parola "guardiano", le bambine presero a guardarlo con gli occhi lucidi.
"Che cos'è un guardiano?" - domandò la principessa più piccola.
"Beh... un guardiano è... qualcuno che si occupa di proteggere e donare gioia ai bambini. Ci sono io, la Fata del Dentino, il coniglio di Pasqua, Sandman e Babbo Natale..."
"Babbo Natale?! - squittì Anna - lavori con Babbo Natale? Wow, che bello!"
Lo stupore di Elsa invece era stato tanto da impedirle di parlare, I suoi occhioni erano ora fissi su Jack. Lui era completamente diverso da lei, ma era tanto anche tanto simile. Ciò la faceva sentire decisamente meno sola.
Così prese coraggio e lo afferrò per mano.
"Giochi con noi?" - gli domandò.
Sul viso del ragazzo apparve un sorriso.
"Molto volentieri" 
Fu così che i tre si persero completamente a giocare nella neve, a ridere e a scherzare.
"Elsa! - esclamò Anna alzando le braccia - vediamo se riesci a prendermi!"
"Ci riuscirò sicuramente!" - esclamò facendo comparire dalle sue mani una palla di neve. Dopodiché assottigliò lo sguardo, cercando di prendere la mira.
"Lanciala - la incoraggiò Jack - sono certo che non mancherai il bersaglio"
Seguendo il suo consiglio, la principessa sollevò il braccio, lanciando la palla. Nello stesso istante, Jack sollevò lo strano bastone ricurvo che portava con sé, quasi come se stesse guidando ciò che la bambina aveva lanciato poco prima.
Ed effettivamente fu così, poiché la palla andò a colpire Anna dritta sul viso.
"Hey! - esclamò - ma così non vale!"
Jack ed Elsa si lasciarono andare ad una risata. Poco dopo, la principessa più grande, assieme alla sorella, si gettò sul soffice manto di neve, cercando di lasciare la propria sagoma impressa nella neve. Jack, invece, le stava seduto accanto.
"Jack! - esclamò ad un tratto la bambina, sollevandosi in piedi - ho preso una decisione! Quando sarò grande ti sposerò!"
"Sposare me? Ma tu sei una principessa, dovresti sposare un principe"
"Sì, ma tu sei uguale a me - rispose inginocchiandosi - purtroppo adesso sono troppo piccola, però puoi aspettarmi finché non sarò abbastanza grande"
Jack sorrise di fronte l'ingenuità della bambina. Quest'ultima non poteva immaginare quanto in realtà la situazione fosse difficile. Lui ero uno spirito, era immortale. Lei invece una comune mortale.
Ma dopotutto, perché infrangere il sogno di una bambina?
"Va bene, Elsa - le disse - allora ti sposerò"
Elsa sorrise.
"Sì! E' una promessa!"


Anna si svegliò nuovamente di soprassalto, mettendosi seduta.
Aveva fatto nuovamente uno di quegli strani sogni.
Anzi, non poteva trattarsi di un sogno, doveva necessariamente trattarsi di un ricordo dimenticato che stava cercando di riaffiorare.
Si portò una mano sulla testa, cercando di ragionare.
Era impossibile che avesse già conosciuto Jack quando era bambina. Ma d'altro canto, se lui non fosse stato un essere umano, ciò avrebbe avuto senso.
Si spostò, mettendosi seduta sul bordo del letto. Se voleva capirci qualcosa doveva parlarne con Jack, una volta per tutte.





Nota dell'autrice
Buon pomeriggio a tutti voi! Allora, qui ci sono scoperte, su scoperte, su scoperte. A partire da Helge, che in modo molto brutto ha scoperto che Hans è suo padre, non potendo ovviamente immaginare ciò che c'è dietro. Grazie al sogno che fatto, Anna ha finalmente intuito che probabilmente Jack non è un semplice umano e che ancora più probabilmente ha a che fare sia con lei, ma soprattutto con Elsa...
Non ho resistito dallo scrivere quella parte super fluff tra Jack ed Elsa, secondo me poteva starci.
Anche se... fra i due le cose si sono un pò raffreddate per una parola di troppo.... Ma tranquilli, non rimarrà così per molto.
Anna scoprirà la verità? Ed Helge come si comporterà adesso?

 

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Capitolo 7
*** Bacio mancato? ***


7 - Bacio mancato?

Un'altra notte insonne,  tanti altri pensieri. Anna aveva bisogno di parlare con Jack. 
Era mattina presto quando la principessa si destò, dirigendosi verso i propri giardini. Non aveva idea del perché, ma era certo che lo avrebbe trovato lì. 
Così raggiunse il luogo desiderato. La neve brillava illuminata dai tiepidi raggi del sole. Anna però non rimase sola per molto. Ad un certo punto avvertì infatti una presenza alle sua spalle. Si voltò molto lentamente fino a scorgere la figura di Jack sospesa a mezz'aria.
"Sapevo che ti avrei trovato qui"- disse lei.
"E io impaginavo che tu mi stessi aspettando. Hai l'espressione di una persona che ha tanto da chiedere"
"Infatti è così - dichiarò - Jack. Io, tu ed Elsa ci siamo già incontrati, vero?"- domandò a bruciapelo.
Il guardino parve sorpreso, ma al contempo felice di quella sua deduzione.
"Cosa te lo fa credere?"
"E' da quando ti ho incontrato che non faccio altro che sognare cose strani. Anzi, più che sogni direi che sono ricordi, ricordi che fin ora non sapevo di possedere. Ma se quello che dico fosse vero, sarebbe anche vero che non sei un umano, dico bene?"
Jack sospirò.
"Ebbene sì. Non sono un essere umano, sono uno spirito. Per questo motivo in tutto questo tempo non sono cresciuto o cambiato. Mi sorprende il fatto  che tu sia riuscita a ricordare"
"In realtà non è ancora tutto molto chiaro. Io non capisco, Elsa si comporta come se non ti conoscesse"
"E' perché non ricorda di avermi conosciuto"
"Ma perché no?"
"Molto spesso le persone, quando crescono, tendono a dimenticare di essere stati bambini e della magia vissuta a quei tempi. Questo non vale per te, Anna. Tu sei stata in grado di ascoltare la bambina che era in te"
"Wow - sorrise - ma se è così perché non glielo dici e basta?"
In quel momento l'espressione di Jack divenne improvvisamente più triste.
"Non posso. E' stata lei a volersi dimenticare di me"
"Cosa? Spiegami il motivo.!"
"Ascolta... non è necessario che tu sappia"
"Insomma, ma perché tutti questi segreti?  Sono stanca di essere tenuta all'oscuro di tutto!"- esclamò andandogli addosso.
In quello stesso istante, Kristoff si era appena affacciato dal balcone, ancora piuttosto assonato. Ciò che gli saltò immediatamente all'occhio, fu la figura della moglie che era praticamente avvinghiata a Jack. Già una prima volta non aveva resistito ad un attacco di gelosia e dubitava che adesso le cose sarebbero state diverse.
Strinse i denti, decidendo di raggiungerli.
"Avanti Jack, smettila di fare il misterioso!" - esclamò la principessa.
"Non voglio fare il misterioso, ma non credo che Elsa vorrebbe che te lo dicessi"
"E allora? Tanto non può ricordarsi nulla!"
"Scusate, vi  disturbo forse?"
I due si voltarono dopo aver udito quella voce, vedendo l'espressione poco piacevole di Kristoff.
"Buongiorno Kristoff!" - lo salutò Anna.
"Buongiorno - salutò rivolgendosi poi all'albino - ma il tuo amico ha per caso dormito in giardino per essere qui così presto?"
"Oh, Kristoff, sei davvero uno spasso - fece la moglie, ridendo imbarazzata - in realtà io e Jack stavamo parlando di una questione, ma suppongo che potremmo anche continuare un'altra volta. Coraggio, andiamo a fare colazione"
"Vai, vai, ti raggiungo dopo"- disse serio.
Ad Anna non piaceva l'idea di lasciare queidue da soli, ma alla fine si vide costretta  a farlo, dopotutto che male avrebbe potuto fargli Kristoff, era già morto! 
Quando la principessa se ne andò, Kristoff, a braccia conserte, si avvicinò al guardiano.
"Che intenzioni hai?"- domandò.
"Io? Nessuna, credo"- rispose confuso.
"Ho capito che c'è intesa tra te ed Anna. Ma lei è sposata con me"
"D'accordo, ma stai fraintendendo. Io non ho strane intenzioni con Anna"
"Allora perchè sei sempre tra i piedi?"- domandò poco gentilmente.
Jack abbassò lo sguardo, piuttosto infastidito.
"Perché... non ti riguarda"
"Mi riguarda eccome invece"
"Senti, lasciami in pace"- sbottò improvvisamente.
"D'accordo, sei fortunato perché non sono un tipo troppo aggressivo - dichiarò puntandogli il dito contro - ma se ti vedo di nuovo avvinghiato a lei, non sarò molto gentile"
Il guardiano sospirò. Meglio sparire prima di causare altri guai.

Helge aveva passato una nottataccia. Come avrebbe potuto riprendere a dormire dopo ciò che avve scoperto? Si sentiva tradito. Non poteva però tenersi tutto dentro. Aspettò quindi pazientemente che la cugina si svegliasse e venisse  a trovarlo in camera come faceva ogni mattina.
Ciò accadde dopo poco. Aurora era allegra e briosa.
"Buongiorno Helge! - salutò - dormito bene?"
Il principe però non rispose, limitandosi a scuotere leggermente il capo che teneva chino.
"Helge - lo chiamò ancora Aurora - che cosa hai?"
"Sono triste... e arrabbiato"
"E perché?"
"Ho scoperto che la mia mamma mi ha tenuta una cosa importante nascosta per tutto questo tempo - dsse mostrando uno sgaurdo che di certo non apparteneva ad un bambino della sua età  - su mio padre"
"Aspetta, tu hai un padre?"
"Che sciocca, tutti ce l'abbiamo! E gli ho anche parlato! Se solo avessi saputo che era lui. Ma perché mia mamma non ha voluto dirmi niente?" - domandò poggiando le mani sulle ginocchia. Aurora non seppe cosa rispondere, ma poteva in parte immaginare perché il cugino si stesse ponendo quel tipo di problema. Gli andò vicino.
"E che cosa vuoi fare?"
"Io non lo so! - esclamò nervoso - cosa posso fare io? Sono solo un bambino! E sono stanco che tutti continuino a credere che io sia stupido!"
Dopodiché si alzò, prendendo a correre.
"Hege aspetta!" - esclamò Aurora provando ad andargli dietro, ma invano.
Decisamente più veloce, il principe l'aveva lasciata indietro, giungendo all'esterno, nei giardini. Se fosse stato più grande avrebbe capito che ciò che stava provando era una sorta di cristi esistenziale. Chi era lui veramente?
Questa domanda troppo difficile continuava a ronzargli per la testa. Era talmente assorto nei suoi pensieri che non si accorse neanche di inciampare su una roccia coperta dalla neve. Cadendo si graffiò le ginocchia, che ora avevano preso a bruciargli. Si mise seduto, massaggiandosi il punto dolorante con le dita.
"Ahi - si lamentò con le lacrime agli occhi - accidenti"
In quel momento, proprio accanto al ragazino, passò Jack, il quale era stato gentilmente invitato ad andarsene da Kristoff. Nel vederlo in difficoltà, il guardiano gli era andato immediatamente vicino.
"Helge? - domandò - tutto bene?"
Il principe si asciugò immediatamente una lacrima, mettendosi a braccia conserte.
"Tutto bene! - esclamò - non ho bisogno del tuo aiuto!"
"Ma sei ferito" - disse provando ad allungare una mano.
"Lasciami stare - fece ritraendosi immediatamente - non voglio parlare con te"
"Perché no?"
"Perché siete tutti dei bugiardi, ecco perché. Pensate che sia stupido"
"Nessuno qui pensa che tu sia stupido"
"Ed invece sì! - borbottò alandosi in piedi - ma si sbagliano tutti quanti. Io ho anche capito le tue intenzioni. Sei innamorato della mia mamma, dì la verità!"
Le guance di Jack a quel punto si colorarono di rosso. Come faceva un bambino così piccolo ad elaborare certi pensieri?
"Ti sbagli" - rispose vago.
"Visto, continui a prendermi per stupido! Se non ne fossi innamorato non verresti sempre qui. Io però non voglio che stiate insieme"
"Noi non stiamo insieme" - disse con una punta di severità.
"Lo spero! Perché non fai parte di questa famiglia!"
Jack non si arrabbiò più di tanto, poteva capire le reazioni di Helge. Era cresciuto senza un padre, era ovvio che fosse geloso, anche senza accorgersene, della madre. Però su una cosa ci aveva preso: i suoi sentimenti. Che si stesse davvero innamorando?
Jack non seppe darsi una risposta né quella volta né i giorni successivi. Non andò a trovare Elsa, dopo la loro disuccionse. D'altro canto, la regina lo aspettava ogni volta. Sapeva di aver detto qualcosa di sbagliato, ma magari il guardiano non era poi troppo arrabbiato.
Alla fine però dovette arrendersi all'evidenza. Non sarebbe venuto e ben le stava!
Una sera era affacciata alla finestra. Nevicava lentamente, con calma. Lei sospirò.
Chi glielo faceva fare? Stava seriamente aspettando il suo ritorno solo per chiedergli scusa. Aspettò per due ore circa, ma alla fine, vinta dal sonno, chiuse il tutto, preparandosi per andare a dotmite. Poco dopo, un rumore la face sussultare. Voltandosi, si accorse che il guardiano stava battendo il proprio bastone contro il vetro della finestra.
"Jack! - esclamò aprendo la finestra - sei qui!"
"A quanto pare sì - rispose - mi stavi aspettando forse?"
"Io... emh... no... assolutamente no..." - rispose distogliendo lo sguardo.
"Certo, come no. Ti ho vista malinconica alla finestra"
"Beh, e allora? Non ti sei fatto vivo per giorni, temevo ti fosse successo qualcosa!"
"Che onore, la regina  che si preoccupa per me!" - disse con una leggera punta di ironia.
Elsa arrossì.
"Io... volevo chiederti scusa per l'altra volta"
Il guardiano a quel punto sorrise.
"Sai perché mi sono arrabbiato? Perché quello che hai detto non era vero. Io avevo una famiglia. Avevo anche una sorella. Salvando lei dalla morte, sono di conseguenza divenuto un guardiano. Purtroppo... lei è morta comunque... molto tempo fa..."
"Mi...  mi dispiace... - sussurrò - Come si chiamava?"
"Emma - rispose - Non devi dispiacertene. E' il destino dei mortali, morire quando giunge il momento."
"E che anche io ho una sorella. Penso che se dovesse succederle qualcosa morirei"
"Sì, me ne sono accorto la prima volta in cui hai per sbaglio colpito Anna con i tuoi poteri"
Elsa si sollevò, spalancando gli occhi.
"Come fai a saperlo?"
Jack si diede mentalmente dello stupido per essersi fatto scappare quell'informazione di troppo.
"Come faccio a sapere cosa?"
"Mi stai prendendo in giro? - domandò  - come fai a sapere di quell'incidente?"
"Io... credo che sia troppo presto per dirtelo.."
"Per dirmi cosa? Cosa sono tutti questi segreti all'improvviso?"
Lui si avvicinò al suo viso. Adesso che la guardava si rendeva conto che al suo posto non c'era più la bambina di tanti anni fa. C'era una donna, fatta di carne e sangue.
"Saprai quando vorrai sapere"- sussurrò - non sta a me decidere"
Elsa non capì cosa volesse dire, ma rimase comunque inebriata dal suo tono di voce. Istintivamente lui le accarezzò una guancia, bollente, dopodiché  si soffermò sulle labbra.  Non sapeva neanche lui perché stesse agendo in quel modo, ma era come se per un attimo avesse perso il controllo. Elsa chiuse gli occhi,tremando appena:  era tanto tempo che nessuno la sfiorava così.
"Perché... perché sento tutto questo?"- sussurrò.
"Non lo so... magari, proviamo le stesse cose"
Erano vicini. Si guardavano languidi e sicuramente si sarebbero baciati di lì a poco. Volevano baciarsi, un desiderio che fino a quel momento avevano cautamente tenuto nascosto. Proprio in quell'attimo però  la mente di Elsa prese a riempirsi di orribili pensieri risalenti a quella notte.
 Così si staccò, con violenza. Quel gesto servì a risvegliare i due dal loro apparente stato di trance.
"Beh, se non vuoi dirmelo, d'accordo"- dichiarò ella, fingendo che non fosse successo nulla.
"Non è che non voglio dirtelo - sbuffò -  E poi non sei l'esempio migliore per dirmi una cosa del genere. Anche tu stai mantenendo un segreto importante"
"E' per proteggerlo"
"Magari anche io voglio proteggerti. Dal dolore. Ascolta, fammi un favore. Cerca di parlare con Helge, lui ti vuole bene e ci tiene a te"
"Lo so, anche io gli voglio bene. Hai parlato con lui?"
"Un breve incontro. E credo abbia frainteso. Pensa che ci sia del tenero tra noi. Assurdo vero?"
Elsa arrossì nuovamente, sorridendo nervosamente.
"I bambini... A loro piace viaggiare con la fantasia"
Jack si lasciò andare ad un sorriso dolce amaro. Si aspettava una risposta simile da quella donna che un tempo era stata una bambina e che ingenuamente aveva dichiarato di volerlo sposare, come se fosse un gioco.
Era stato un gioco, dopotutto, ma forse l'aveva preso troppo sul serio. Lei invece pareva essersene dimenticata, come tutto del resto.
Quando il guardiano se ne andò, Elsa rimase ad osservarlo fin quando i suoi occhi glielo permisero. Un sorriso ingiustificato era stampato sulle sue labbra.
Erano passati anni dall'ultima volta che aveva provato un batticuore e un emozione tanto forte. Questo sarebbe bastato a guarire il suo cuore spezzato e fragile?



Nota dell'autrice
Salve a tutti. Ho finalmente deciso di far avvicinare, seppur non molto, Jack ed Elsa. Anche se, insomma, erano sul punto di baciarsi... ma ciò accadrà quando lo riterrò opportuno (sono una persona malvagia).
Sono malvagia anche perchè sono tutti contro Jack: Kristoff lo minaccia perchè ha capito chissà cosa e Helge (che invece ha capito tutto) gli dice graziosamente che non intende averlo tra i piedi. Cose carine insomma.
Dal prossimo capitolo la storia presente si intreccerà con quella passata, inserirà infatti diversi flashback, alternandoli.
Purtroppo starò via qualche giorno per il Ferragosto, quindi ci vediamo al mio rientro. E mi raccomando divertitevi ;)

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Capitolo 8
*** Imprevisti ***


8- Imprevisti

Sei anni prima ...
Il dolore era forte. Faceva ancora tanto male, non solo il suo intero corpo, ma anche il pensiero di cosa l'avesse portata a stare così male. Elsa era cambiata e ciò era evidente. Sembrava essersi chiusa nuovamente in sé stessa.
Raramente parlava con qualcuno e il suo sorriso si era ormai spento. Anna la vedeva star male, sapendo che questa volta non ci sarebbe stato nulla in grado di farla stare meglio. Le ferite della sorella erano qualcosa di profondo, che solo il tempo avrebbe potuto guarire. La regina sembrava ora essere costantemente impaurita ed inoltre teneva lo sguardo sempre basso  come se avesse timore di chiunque. Ed effettivamente aveva paura. Paura di non poter dimenticare il male che le era stato fatto. Hans, l'unica persona a cui avesse mai deciso di aprirsi, l'aveva violata, lasciando su di lei il proprio segno indelebile. Ciò che invece Elsa non sapeva ancora era che il segno che il principe aveva lasciato su si lei, sarebbe stato ancora più indelebile. Da quella volta erano passate sei settimane, quasi sette. Quelli erano stati giorni d'ansia per la regina, la quale temeva che quell'unico rapporto avesse portato a qualcosa di irrimediabile. Aveva sperato tanto si sbagliars,i ma quando si era accorta del proprio ritardo, l'angoscia aveva preso ad attanagliarle lo stomaco. Non potevaessere incinta, non di lui, non sarebbe stata pronta né mentalmente né fisicamente. Ciò che le avrebbe tolto ogni dubbio sarebbe stata una visita medica. Al solo pensiero di ricevere però una risposta positiva, tremava. 
Si lasciva andare a respiri profondi, dicendosi che sarebbe andato tutto bene e che sicuramente era tutto frutto della sua immaginazione, non sapendo di starsi sbagliando di grosso.
Al contrario suo, la sorella non vedeva l'ora di costruirsi una famiglia. Aveva scoperto di essere incinta proprio quel giorno e la notizia l'aveva resa piacevolmente sorpresa. Adesso, scalpitante, si stava dirigendo verso Kristoff, impaziente di dargli la notizia.
"Kristoff, Kristoff! - esclamò la principessa ansimando ed entrando nella propria camera da letto - devo dirti una cosa importante!"
"Che succede? - domandò - siamo in guerra forse?"
"No, no, quale guerra! - esclamò - è una notizia bellissima! Per me e per te intendo!"
Il biondo inarcò un sopracciglio.
"Ovvero?"
Anna sorrise, prendendo un lungo respiro.
"So che è ancora molto presto, ci siamo praticamente sposati solo due mesi fa quasi, ed effettivamente non me lo aspettavo, però sono contenta e..."
"Anna - la chiamò afferrandola per le spalle - cosa succede?"
"D'accordo - sospirò - la notizia è che sono incinta!"
Il biondo spalancò leggermente gli occhi. La principessa non aveva idea di come l'altro avrebbe reagito. In effetti si aspettava di tutto.
"Tu? - domandò - davvero?"
Ella annuì. A quel punto Kristoff sorrise, stringendo il suo corpo tra le proprie braccia, tanto da sollevarla da terra.
"E' una cosa fantastica, Anna! - esclamò baciandola - è la notizia migliore che potessi darmi!"
"Davvero? - domandò ridendo - bene, questa tua reazione mi fa molto piacere! Sono contenta anche io!"
"L'hai già detto ad Elsa?" - chiese mettendola giù.
"A dire il vero non ancora! - esclamò - ma non sto più nella pelle, sono sicura che sarà felicissima!"
In realtà la regina era tutto tranne che felice. La sua visita medica era appena terminata e l'esito l'aveva completamente spiazzata. Adesso stava seduta sul proprio letto, gli occhi arrossati  fissi verso il vuoto, il respiro flebile, il viso completamente bagnato di lacrime . Avrebbe voluto dire o fare qualcosa, ma in realtà non sarebbe riuscita a fare nulla. Era completamente spiazzata.
Proprio in quel momento, qualcuno bussò alla porta.
"Elsa? - domandò Anna afferrando la maniglia - oh, sei sveglia, meno male! C'è una cosa importante che devo dirti. Cosa... cosa succede?"
La principessa aveva infatti notato l'espressione indescrivibile sul viso della sorella. Nello stesso istante in cui le si sedette accanto, la regina annaspò, prendendo a piangere come una bambina.
"Elsa - sussurrò - che succede? Mi stai facendo preoccupare"
Elsa ebbe la forza di voltarsi a guardarla e sussurrare solo poche parole sottovoce.
"Io... sono incinta"
Anna sussultò nel ricevere quella notizia,  provando inizialmente  un senso di gioia.
"Davvero?! - esclamò - oh Elsa, sono così..."
Poi si soffermò a pensare meglio. L'unico che aveva mai messo mano su Elsa era stato Hans. 
"Aspetta - sussurrò - è... è di Hans..."
"Sì - sussurrò lei - non può essere vero... non può essere..."
"Hey, hey, non disperarti, non ce n'è bisogno"
"Vorrei vedere te al posto mio! - esclamò - portare dentro al tuo grembo il figlio di qualcuno che ti ha fatto del male!"
"Io... lo so che è difficile, ma il bambino non ha alcuna colpa!"
La regina non rispose, portandosi una mano sulla testa che le doleva a causa dei pianti convulsivi.
"Io non posso - proclamò - non posso farlo!"
"Elsa, ma cosa dici, certo che ce la puoi fare!"
"No invece! Io non ho idea di come si cresca un bambino, non so nulla, sono  piena di dubbi ed incertezze! Andrà male, andrà molto male!"
Anna a quel punto sorrise, avvinandosi e asciugandole le lacrime.
"Allora impareremo. Anche io, come te, non sulla, dovrò quindi mettermi sotto"
"Anche... anche tu Anna?"
"Beh, avrei voluto dirtelo in modo diverso - disse sorridendo - Elsa, ti prego, non essere arrabbiata o triste. So che quello che ti è successo è orribile, ma se anche da questo può nascere qualcosa di bello, allora non può essere per te una seconda possibilità?"
Lei abbassò lo sguardo.
"Io non avrò una seconda possibilità"
"Sì che ce l'avrai - disse abbracciandola - è giunto per noi il momento di diventare grandi insieme"


Elsa si distrasse da quel suo pensiero proprio quando Anna la chiamò per chiederle qualcosa. Lei aveva risposto distrattamente, poiché in quel momento si era resa conto dell'espressione dipinta sul volto di Helge. Era da un poì che suo figlio era imbronciato, un po' scorbutico, tutte cose che non facevano decisamente parte del suo carattere. Forse lei era stata troppo distratta per rendersene conto?
Magari poteva provare a chiedergli cosa ci fosse che non andava, adesso che si ritrovavano tutti assieme seduti per il pranzo e il principino giocherellava distrattamente con il cibo nel piatto.
"Emh, emh, Helge - lo chiamò piano - sei sicuro che vada tutto bene?"
Helge a quel punto sollevò il viso, mostrando la propria espressione. C'erano tante cose che provava, cose a cui non avrebbe saputo dare un nome, tante cose che avrebbe voluto dire, ma non sapeva come.
"Va tutto benissimo - borbottò
"Tesoro, se te l'ho chiesto è perché sei strano per adesso"
"Beh, mi fa piacere che tu te ne sia accorta! - esclamò puntandogli il dito contro - perché per adesso di me sembra non importartene!"
"Helge, non usare quel tono con me!" - lo rimproverò.
"Io lo uso, invece! - esclamò - ti arrabbi perché è la verità"
"Adesso basta! - concluse - vai a chiuderti nelle tue stanze e restaci!"
Anna, a bocca spalancata, osservava allibita la scena. Era molto raro che Elsa perdesse le staffe e soprattutto era molto raro che si arrabbiasse con Helge. A quest'ultimo erano venute le lacrime agli occhi.
Così si era alzato e con i pugni chiusi si era allontanato. Aurora si alzò a sua volta, correndogli dietro. La regina si sedette, prendendo un sospiro.
"Elsa?" - la chiamò Anna.
"Va tutto bene" - rispose freddamente.

Il principe intanto non era corso in camera sua, bensì nei giardini, dove avrebbe potuto in caso dare libero sfogo ai suoi poteri, i quali parevano divenire ingestibili ogni qualvolta che si arrabbiava.
"Helge! - esclamò Aurora con il fiato corto - aspettami! Ma cos'è successo?"
"E' successo che sono stanco! - esclamò - non posso tenermi tutto questo dentro ancora per molto!"
"Allora perché non ne parli e basta?"
"E se la mia mamma mi mente di nuovo? L'ha già fatto una volta!"
"Sicuramente deve esserci un motivo" - cercò di giustificarla l'altra.
"Non mi interessa - proclamò a braccia conserte - a lei non importa più niente di me. Ha trovato qualcun'altro a cui volere più bene"
"Ma cosa dici! - fece esasperata - adesso stai esagerando!"
"Pff - borbottò - voi femmine non capire mai nulla!"
"Cosa?! - esclamò offesa, votandosi - bene, io non ci parlo più con te!"
"Bene!" - urlò l'altro.
La principessa gonfiò le guance, pensando che i ragazzini come Helge fossero insopportabili alle volte. Poi sollevò lo sguardo e improvvisamente il suo viso si illuminò.
"Oh, ciao Jack!" - esclamò ella.
"Oh, no! - si lamentò Helge - ci stavi spiando, vero?"
Il guardiano a quel punto si fece avanti.
"Io non spio, mi limito ad osservare. Una donna non va mai trattata così, non lo sai Helge?"
"Aurora non è una donna, è solo mia cugina - proclamò - e poi tu cosa ne sai delle donne?"
"Beh... nulla in realtà - ammise - però so che a nessuna ragazza piace essere trattata così"
"Ah - sospirò la principessa - è anche intelligente"
"Voi siete pazzi - borbottò allontanandosi - pazzi tutti e due!"
"Helge...!" - provò a chiamarlo Jack, il quale fu però interrotto da Aurora, che lo frenò per un braccio.
"Forse è meglio che lo lasci da solo - gli consigliò - è un po' nervoso"
"Cosa... e perché?"
Aurora distolse lo sguardo, mordendosi le labbra.  Non poteva dirgli il motivo, lei ed Helge avevano fatto un patto. Magari poteva dire una mezza verità.
"E che... ti odia - rispose - lui pensa che Elsa voglia più bene a te che a lui"
"Oh, ma questo è ridicolo - sbuffò alzando gli occhi al cielo - ma suppongo che parlargli sarebbe inutile"
Jack osservò il ragazzino allontanarsi di qualche metro. Quest'ultimo si trascinò a fatica nella neve, mentre borbottava parole incomprensibili.
"Quello stupido! - esclamò . io un giorno di questi... giuro che lo congelo!"
Nel lamentarsi, non si accorse di andare a sbattere contro qualcuno di molto più alto.
"Hey, ma cosa...?" - provò a chiedere, interrompendosi ad un tratto quando i suoi occhi s' incrociarono con quelli dell'uomo davanti a lui.
"Oh, salve principe Helge, è un piacere rivedervi"
Spalancò gli occhi, tremando appena.
"Voi siete...?" - sussurrò.
"Il principe Hans. Vi siete dimenticato di me?"
"Io - fece scuotendo il capo - no, non mi sono dimenticato! E'.. .un piacere rivedervi!"
Helge si sentiva nervoso come non mai. Davanti a sé aveva un estraneo che era in realtà un padre. Chissà se anche lui sapeva. Aveva voglia di chiedergli tante cose, ma non sapeva da dove cominciare.
"Perché siete qui?"- domandò a bruciapelo.
"Sono qui per un periodo di vacanza - ammise - e poi sono venuto a trovare vostra madre, la regina Elsa. La trovo al castello?"
"Mia... mia madre? - sussultò - Sì certo!"
"Bene - rispose Hans sorridendo - allora conto che ci rivedremo a breve. A presto, principe"
"A presto" - salutò osservandolo con gli occhi che gli brillavano. Trovava incredibile come a volte il destino giocasse strani scherzi. Forse, in qualche modo, la famiglia che aveva sempre sognato, era proprio lì a portata di mano.
D'altro canto, anche Jack ed Aurora si erano accorti dei due che parlavano.
"Chi... è quello?" - domandò il guardiano.
"Oh.. non ci credo! - esclamò - quello è il papà di Helge!"
Solo dopo Aurora si rese conto di essersi fatta scappare una parola di troppo.
"Cosa?" - domandò.
"Io non ho detto niente! - esclamò allontanandosi - niente di niente!"

Elsa si stava sistemando i capelli dinnanzi uno specchio. Sussultò all'improvviso quando si rese conto di una figura dietro di sé.
"Jack - sospirò guardandolo attraverso lo specchio - grazie per la privacy"
"Suvvia, ormai siamo intimi, no? - sbuffò - come mai ti fai bella? Aspetti qualcuno?"
"In realtà no - disse voltandosi - e tu? Così'è quell'aria presuntuosa che hai addosso?"
"Io non ho alcuna aria presuntuosa addosso! - borbottò - sai... oggi ho conosciuto il padre di tuo figlio..."
Elsa in quel momento si immobilizzò.
"Cosa.... cosa...?" - sussurrò.
"Sì... beh, non l'ho proprio conosciuto, l'ho solo visto da lontano. Ma perché è qui, non ti aveva spezzato i lcuore?"
La regina era così preoccupata che non si accorse neanche del suo tono di gelosia. Per quale motivo Hans si trovava lì ad Arendelle? Che avesse deciso di portargli via Helge?
"E' esatto - rispose cercando di mantenersi composta - in effetti è una sorpresa anche per me. Scoprirò cosa vuole da me"
"Pff, che può volere se non proprio  te?"
"Cosa? - domandò - io ed Hans non stiamo insieme ormai da anni!"
"Sì, come no" - borbottò.
"Jack... lo so che sei preoccupato - sospirò - ma non devi, andrà tutto bene"
Solo in quel momento il guardiano si rese conto che solo le rassicurazioni potevano farlo stare tranquillo. Forse i suoi sentimenti stavano diventando fin troppo trasparenti.
"Beh... se lo dici tu. Non posso immischiarmi in queste faccende di voi comuni mortali"
Elsa si fece scappare un sorriso, divertita dalla sua reazione.
"Grazie Jack"
"Per cosa?"
"Perché mi fai ridere"
"Oh, è un piacere" - disse. Elsa stava sorridendo adesso, al punto che neanche lui riuscì a rimanere imbronciato ancora per molto. Poi però un pensiero gli venne alla mente. Se Aurora sapeva della vera identità di Hans ,era probabile che anche Helge sapesse, altrimenti come si sarebbe spiegato?
E forse era il caso di dirlo ad Elsa, nonostante non volesse darle preoccupazioni.
"Elsa... ascolta..."
"Scusa, Jack, me lo dirai dopo - lo interruppe - ti farò sapere com'è andata. A dopo"
Il guardiano la osservò allontanarsi, senza dire nulla. Aveva addosso una strana sensazione che aveva il nome di gelosia e la voglia di correrle dietro. Ma non poteva, soprattutto, non adesso. Cosa sarebbe stato lui davanti il primo amore della ragazza?

Hans era entrato al castello e stava aspettando impazientemente l'arrivo della regina. Quest'ultima comparve poco dopo, sempre con la sua solita espressione seria. Il principe tirò fuori un sospiro, pensando a quanto fosse bella, dopo tutto quel tempo, nonostante la sua freddezza.
"Regina Elsa" - salutò inchinandosi.
"Principe Hans - rispose - salve. A cosa devo questa vostra visita?"
"Mi trovo in vacanza qui nel vostro regno. Dopotutto qui l'inverno è davvero spettacolare"
"E siete venuto qui  a trovarmi perchè...?" - domandò.
Hans sospirò.
"Beh, in realtà c'è un motivo. Da quando ho conosciuto Helge... insomma... ho iniziato a pensare che magari potrei entrare a far parte della sua vita"
"Hans, ne abbiamo già parlato - disse con fare più confidenziale - non me lo porterai via"
"Non voglio portartelo via, voglio solo conoscerlo, non deve necessariamente sapere chi sono. Anche così, mi piacerebbe stargli accanto, sapere cosa gli piace, conoscere il suo carattere, i suoi sogni. Questo diritto non puoi togliermelo"
Elsa sospirò. Effettivamente non era nessuno per decidere. Hans era il padre di Helge e lei non poteva mettere un freno a quel legame.
"Oh - sospirò - giuro che se gli fai del male..."
"Non gli farò del male - la rassicurò - e poi con i suoi poteri sono io quello in pericolo. Vuol dire che mi lo concedi?"
Ella distolse lo sguardo. Averlo così vicino le faceva ancora troppo male.
"Sì - sussurrò - ma non dirgli nulla"
Sul viso di Hans comparve un sorriso.
"Grazie Elsa. Sono sicuro che in qualche modo riusciremo ad essere una famiglia"
"Ho detto che puoi stare con lui, non con me. E' diverso" - puntualizzò.
"Giusto - rispose deluso - allora... Io tolgo il disturbo. Per me è stato un vero piacere parlarti. Spero di poterlo fare ancora"
La regina non rispose, semplicemente distolse lo sguardo. 
Cosa stava succedendo? Che anche per lei, la famiglia che aveva sempre sognato fosse a portata di mano?
Ma no, era ovvio che non lo era. No aveva idea di cosa sarebbe successo ora che avrebbe praticamente avuto sempre accanto Hans.




Nota dell'autrice
Salve a tutti! Spero abbiate passate un bel Ferragosto. Adesso che sono tornata sono pronta a riprendere la storia. Allora, come ho scritto, ci sarà un grande cambiamento. Elsa ha deciso di concedere ad Hans del tempo da passare con Helge. Quest'ultimo ovviamente sa della vera identità di Hans, al contrario del resto del mondo, mentre Jack invece ha capito che lui sa... non so se mi sono spiegata XD
Intanto i sentimenti del guardiano diventano sempre più forti, pensate un pò cosa succederà se Hans proverà di nuovo a riconquistare Elsa. Inoltre ho anche isnerito un flashback dove ho descritto le reazioni opposte di Elsa ed Anna alla stessa notizia.
Bene, spero che il capitolo sia decente, io vi saluto e vi dico a presto! ^^


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Capitolo 9
*** Il bacio della verità ***


9 - Il bacio della verità

Jack aveva lasciato Elsa da sola e adesso si stava addentrando silenziosamente nei pressi del palazzo, lasciandosi andare ai suoi pensieri. Ultimamente non faceva altro che pensare ad Elsa. I loro desini si erano incrociati per la seconda volta, forse vi era un motivo, forse erano destinati. o forse no. Non si sarebbe dimenticato della volta in cui si erano separati.

Molti anni prima...
La principessa Elsa dormiva beatamente, tant'è che non si accorse neanche la sorella minore le fosse finita addosso.
"Elsa! - esclamò - sveglia, sveglia, sveglia, sveglia!"
"Cosa c'è Anna? E ancora presto!"- mugugnò, ancora addormentata.
"Il sole è sorto ed io voglio giocare!"
"Uffa... dai lasciami in pace..."- sbuffò spingendola.
"Avanti... andiamo a fare un pupazzo di neve? Io, tu e Jack insieme"
A quel punto Elsa aprì un occhio, sorridendo. Come avrebbe potuto dire no? 
Erano trascorsi alcuni anni da quando le due sorelle avevano conosciuto il guardiano. Elsa aveva stretto con quest'ultimo un legame molto forte ed egli le aveva anche insegnato a gestire  i suoi poteri.
"Jack! - esclamò Anna - vieni fuori!"
"Già in piedi a  quest'ora?"
Le due bambine entusiaste andarono incontro al guardiano ed immediatamente presero a giocare. Elsa era diventata molto abile con i suoi poteri, si poteva tranquillamente afferrarne che la maggior parte delle cose che sapeva gliele avesse insegnante proprio Jack.
 La principessa Anna rideva mentre  la sorella maggiore si divertiva a creare statue di ghiaccio  e costruzione dove la sorella più piccola si divertiva a saltare su.
"Ancora più in alto, più in alto!" - esclamò. Elsa sorrise, voltandosi poi  guardare il ragazzo.. Jack sentiva di starsi legando particolarmente a quella bambina che stava crescendo. Di recente aveva iniziato a fantasticare molto su quello che avrebbe potuto essere il loro futuro, se mai vi fosse stato. Ma improvvisamene qualcosa venne spezzato. Distrattamente, al principessa lanciò un incantesimo, il quale andò a colpire proprio la testa della sorella, la quale cadde al suolo.
"Oh, no! - esclamò andandole contro - cosa ho fatto?! Anna! Anna, ti prego, svegliati!"
"Fa vedere - disse Jack - è stata colpita alla testa, ha bisogno di essere curata subito!"
"Anna... lei morirà per colpa mia?". Jack non rispose. Non poteva trovare una riposta, non aveva idea di cosa ne sarebbe stato del destino della principessa più piccola. Improvvisamente i due avvertirono qualcuno entrare.
"Sono i miei genitori! - esclamò - vai via Jack"
"Non ti lascio qui da sola!"
"Ho detto vai via!" - esclamò con le lacrime agli occhi. Colpito dal suo tono brusco, il guardiano quindi di allontanò, senza dire una parola in più. In seguito, il re e la regina di Arendelle, spaventati dalle condizioni della figlia, decisero di far curare quest'ultima dai trolls. Essi la guarirono,  cancellandole anche i ricordi riguardanti i poteri della sorella. Quello sarebbe stato il giorno in cui la vita di Elsa sarebbe cambiata. Da quel momento infatti, non avrebbe più visto il suo potere come qualcosa di benevole, bensì come qualcosa di malvagio e e pericoloso da tenere nascosto, per il bene di chi amava, per il bene di sua sorella, dalla quale si sarebbe allontanata per proteggerla.
Quando era tornata si era chiusa in camera, piangendo. Poiché i suoi poteri dipendevano molto dalle sue emozioni, la stanza si era completamente gelata.
"Elsa - la chiamò ad un tratto una voce - cos'è successo?"
Ella sollevò lo sguardo, tremando.
"Io... non posso più avere questi poteri"
"Che intendi? Anna non sta di nuovo bene?" - domandò Jack.
Elsa annuì.
"Però non posso rischiare di farle nuovamente del male. Io voglio proteggere, lei e tutti gli altri, per questo devo  celare il mio potere"
"Ma non è necessario che tu lo nasconda. Devi solo imparare ad usarlo, io potrei aiutarti"
"Hai già fatto abbastanza - dichiarò ritraendosi in sé stessa - io e tu non possiamo più essere amici"
Jack rimase sorpreso da quella sua reazione di cui avrebbe dovuto importargli poco ma che invece lo stava facendo star male.
"Cosa? - sussurrò - ma... dopotutto quello che abbiamo passato insieme?"
"Lo so! - esclamò - ma è così che dev'essere! Vai via! Voglio dimenticare di averti conosciuto! Sono sicuro che se non ti avessi conosciuto le cose sarebbero andate diversamente"
Il guardiano chinò lo sguardo.
"Se vorrai potrai dimenticarmi quando vorrai"
Elsa tirò su con il naso, circondandosi le ginocchia con le braccia.
"Adesso vai via"
Il guardiano non aveva detto una parola. Silenzioso come un'ombra si era alzato ed era voltato via dalla finestra. Elsa lo osservò con gli occhi lucidi, forse cominciando già a pentirsi. Ma non sapeva che non lo avrebbe rivisto mai più. Jack infatti non tornò . Vagò per il mondo, continuando a fare quello che aveva sempre fatto, nonostante avesse lasciato un pezzo del suo cuore ad Arendelle, il luogo dove, a sua insaputa, un bel giorno sarebbe tornato.

Jack teneva ora il capo chino. Tutti quegli anni passati a cercare di dimenticarsi di lei e adesso improvvisamente iniziava a provare emozioni a cui si rifiutava di dare un nome. Proprio quando aveva creduto che per entrambi ci fosse possibilità, ecco che le cose cambiavano di nuovo. Chissà, forse non era destino che stessero insieme.
"Oh, ciao Jack! - esclamò Anna - stavo osservando il paesaggio innevato, non è meraviglioso? Cosa stai facendo tu qui?"
"Ero con Elsa" - biascicò a bassa voce.
"Davvero? Questa è una cosa meravigliosa! Com'è andata?"
Lui sollevò lo sguardo, a braccia conserte.
"A quanto pare il suo vero amore è tornato"- disse con aria sarcastica.
"Oh, molto diverten... aspetta che? - esclamò - non stai parlando di Hans, vero?"
"E di chi se no" - sbuffò.
"Oh, no, no, no, questo non va bene ben niente! Cosa fa lui qui?"
"E' inutile ce ti agiti tanto. E' il padre di Helge, immagino che Elsa sia ancora innamorata di lui"
"Ma cosa stai dicendo?! Tu non hai idea di cosa lui le abbia fatto!"
"So che le ha spezzato il cuore. E' così?"
Anna fece per dire qualcosa, ma si zittì. In realtà c'era molto altro, solo che non sapeva se fosse il momento giusto per dirglielo.
"C'è... dell'altro..." - sussurrò.
Jack si avvicinò.
"Ovvero? Anna, non tenermi nascosto nulla. Sappiamo entrambi che anche tu odi quando qualcuno ti tiene nascosto qualcosa"
La principessa sospirò, molto combattuta.
"Lei... Lei era davvero innamorata di lui - spiegò piano - Però... Helge non è nato da un gesto d'amore come si può pensare...."
"Cosa...?" - sussurrò.
"Lui l'ha fatta sua con la forza"- dichiarò guardandolo negli occhi. Nell'udire quelle parole, Jack indietreggiò, quasi come se stesse per avere un mancamento. Quella frase aveva spiegato tutto, tutti gli atteggiamenti della regina. Il solo pensiero di come Elsa potesse essere stata trattata lo faceva rabbrividire dalla rabbia. E poi iniziò a sentirsi in colpa. Se avesse continuato a vegliare su di ei negli anni successivi all'incidente, forse avrebbe potuto fare qualcosa. Ed invece se n'era andato.
Si portò una mano sul viso.
"Jack, ti prego - sussurrò - non dirle nulla. Lei non avrebbe voluto che te lo dicessi"
"Perché me lo ha tenuto nascosto?"
"Beh... per lei sei un estraneo - disse - so che sei sconvolto, ma devi promettermi che non farai idiozie"
Jack la guardò. Non sapeva cosa l'altra intendesse con "idiozie", ma di certo non se ne sarebbe rimasto lì senza fare niente.
"Te lo prometto" - dichiarò.

Hans si sentiva decisamente più tranquilla, adesso che aveva ricevuto il consenso di Elsa. Era tornato fuori, dove ancora i due bambini stavano giocando, insieme ad Olaf.
"Vorrei tanto creare un pupazzo di neve - poclamò il bambino - così potresti avere un amico, Olaf"
"O magari un' amica - scherzò Aurora - dai provaci!". Helge si concentrò, ma ciò che ne venne fuori  in seguito fu sì un pupazzo di neve, seppur sformato e molto brutto a guardarsi.
"Oh... è davvero brutto" - disse Olaf.
"Beh, perché non ci provi tu allora!" - borbottò il principe offeso.
"Io credo invece che tu sia molto bravo" - disse improvvisamente una voce alle sue spalle. Si voltò, vedendo che si trattava di Hans.
Sul suo viso comparve un sorriso.
"Davvero?" - domandò.
"Certamente, anche se non sono proprio un grande esperto. Le uniche persone che conosco dotate di simili poteri siete voi e vostra madre"
"Wow, sono contento che vi piaccia! - esclamò compiaciuto - però non sono ancora bravo come vorrei, mi piacerebbe tanto migliorarmi"
"Sono sicuro che crescendo imparerete  molto - lo tranquillizzò - principe Helge, che ne direste di scambiare quattro chiacchiere con me?"
A d Helge l'invito del principe sembrò molto amichevole. Per questo accettò subito. Nonostante la poca confidenza iniziale, non ci volle molto prima che iniziasse a tempestare il più grande di domande.
"Come fate a conoscere mia madre?"
"Oh beh - disse nervosamente - ci siamo conosciuti in circostanze strane. Io avrei dovuto sposare vostra zia, la principessa Anna. Vostra madre non era molto entusiasta di ciò. Di fatti poi, come potete vedere, le cose sono andate diversamente"
"Oh - rispose - non conoscevo questa storia"
"Ci sono tante cose che non conosciamo, mio caro principe"
"Io più di altri - sbuffò, cercando di attirare l'attenzione di Hans - per esempio, metà di me è avvolta nell'ombra. Perché ho una madre ma non ho un padre. Mi chiedo perché"
A quel punto Hans si fermò, guardandolo. Aveva promesso ad Elsa che non avrebbe detto nulla ad Helge, ma si era reso conto che fosse molto più difficile di quel che pensava.
"A voi... piacerebbe conoscerlo?"
"Credo di sì - rispose spazientito - e vorrei anche chiedergli perché non è qui, perché è lontano da noi"
"Sono sicuro che è molto più vicino di quello che pensiate - rispose sorridendo - e che gli dispiace molto di non esservi stato accanto"
Ad Helge vennero le lacrime agli occhi, le quali asciugò subito dopo.Helge avrebbe tanto voluto che Hans la smettesse di comportarsi da estraneo, poiché era sicuro che sapesse lui chi era in realtà. D'altro canto gli sarebbe piaciuto potergli dire che in realtà sapeva, sapeva tutto, ma aveva paura. Sapeva però, che le parole del principe erano sincere ed erano indirettamente indirizzate a lui.
"Grazie - sussurrò - mi fa piacere sentirmelo dire"
Hans adesso aveva preso nuovamente ad osservarlo. Non gli somigliava per niente, era identico a sua madre, aveva i suoi occhi, il suo sguardo e molto probabilmente anche parte dei suoi atteggiamenti. Eppure, anche se non poteva sembrare, era anche una parte di sé, il legame che ancora li univa, dopo tanti anni.
"Principe Hans, io...
Le parole del principe furono ad un tratto interrotte, così come la quiete. Ad un tratto la neve prese a cadere, non lentamente, bensì in modo fitto, quasi come se si stesse scatenando una tempesta.
"Ma che succede?" - domandò il bambino.
"Si prevede una brutta tempesta. Forse faremmo meglio a rientrare, principe" - suggerì Hans.
Helge non era riuscito a dire la verità, ma ci era andato così vicino. La prossima volta però, avrebbe preso coraggio e avrebbe detto tutto, poiché quei momenti passati con Hans, anche se brevi, erano stati intensi. Non voleva più fingere, voleva finalmente una famiglia, come tutti i bambini!
Helge non immaginava che quella tempesta improvvisa fosse la conseguenza della rabbia dello spirito dell'inverno, il quale no se ne sarebbe rimasto in disparte.
Che fosse un intromissione da parte del destino?

"E' una cosa assurda! - esclamò Anna camminando avanti ed indietro -  non puoi averlo fatto, non ci credo!"
"E cosa avrei dovuto fare? - domandò Elsa - non potevo continuare a negarglielo, non ho tutti questi diritti.
"Si ma... Insomma, deve esserci un motivo se hai accettato di averlo qui intorno per chissà quanto tempo. Elsa... non sarai ancora innamorata di lui spero!"
La regina spalancò gli occhi. Nessuno glielo aveva mai chiesto da quella volta e il sentirselo domandare adesso la metteva in difficoltà. Era innamorata? Poteva amare ancora qualcuno che l'aveva ferita nel profondo in quel modo?
Era forse quella la seconda possibilità che tanto bramava?
"Assolutamente no! - esclamò - è soltanto una questione tra lui ed Helge"
"Dubito che ne rimarrai fuori ancora per molto - sbuffò - allora è deciso. Sarò costretta a vedere quel principe da strapazzo parlare amichevolmente con mio nipote?"
"Anna... le cose andranno per il meglio, vedrai" - disse cercando di convincerla e cercando di convincere soprattutto se stessa.  Ma lo sapeva, le cose non sarebbero migliorate, anzi, sarebbero solo degenerate.
Dopo quella chiacchierata, la regina si ritirò nelle proprie stanze. Quelli erano stati giorni pesanti come non le capitavano da tanto, avrebbe soltanto voluto cadere in un sonno profondo e ristoratore.
"Ciao Elsa"
La regina sussultò. Jack questa volta si era appostato nell'ombra, senza farsi vedere.
"Jack - lo chiamò - scusa, ma non sono proprio dell'umore per scherzare"
"E chi ha detto che sono qui per questo?" - domandò serio, facendosi avanti e mostrando la propria espressione piena di rabbia, così come il proprio tono.
"E... e perché sei qui dunque?"
"Perché - domandò iniziando a respirare pesantemente - perché non mi hai detto nulla? Su te ed Hans intendo"
"Io non so di cosa tu stia parlando"
"Invece lo sai - rispose afferrandola - perché non mi hai detto che ti aveva preso con la forza? Perché?"
Elsa a quel punto sentì di rabbrividire. Il braccio iniziò a formicolarle, avrebbe tanto voluto colpirlo in quel momento.
"Come fai a ...?" - mormorò.
"Il come non ha importanza - dichiarò - non posso crederci, com'è potuto succedere! Io... io giuro che lo ucciderò!
"Fermo! - esclamò furiosa - chi diamine sei tu per venire qui ed iniziare a domandare e a dire cose del genere? Tu non sei nessuno!"
"Io non sono nessuno, non sono nessuno? - domandò avvicinandosi a lei - questo è quello che credi tu. Ma lascia che ti sveli un segreto. Il tuo primo amore non è stato Hans"
Elsa avrebbe tanto voluto chiedergli quali idiozie stesse dicendo, ma non ne ebbe il tempo.  Jack la afferrò per il viso, con determinazione ma anche con dolcezza. Le sue labbra stranamente calde sfiorarono le proprie, unendosi in un bacio casto ma che scatenò in Elsa, oltre ad una miriade di emozioni, il ricordo, la cosa più preziosa che fin ora aveva tenuto nascosto nella sua memoria, senza saperlo. Per un attimo si sentì mancare e chiuse gli occhi, completamente inerme di fronte quel bacio che la stava facendo fremere dall'emozione.





Nota dell'autrice
Bene gente, ecco finalmente svelato il "mistero" su Jack ed Elsa, anche se non è poi chissà quale mistero. Tuttavia, come si può capire, nno rimarrà un segreto ancora per molto, poiché Jack ha baciato Elsa... e sì sa, il bacio del vero amore può fare miracoli. Peccato che per Elsa non sarà facile fare i conti con il suo passato e  e le sue emozioni e il suo cuore sarà diviso in due, perché complicarsi la vita è bello.
Helge d'altro canto si ritrova a passare del tempo con Hans, ma nessuno dei due è riuscito a dire la verità all'altro. Questo però durerà poco e allora sì che saranno guai XD
Bene, spero che il capitolo vi sia piaciuto, a presto! ^^

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Capitolo 10
*** La verità ***


10 - La verità

Elsa tremò profondamente. Improvvisamente la sua mente parve schiarirsi e tutti i ricordi riguardanti la sua infanzia e il suo legame con Jack, saltarono fuori. Quasi ebbe paura, sia per i ricordi che per l'avventato gesto in sé. Così si staccò, prendendo un grande respiro. Jack rimase a guardarla in silenzio, aspettando che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa.
La regina si sentiva confusa. Per tutto questo tempo aveva avuto a che fare con qualcuno che già conosceva e a quanto pare anche molto bene.
Ciò le provocava però rabbia. Perché lui non le aveva detto niente?
"Non capisco - sussurrò - io e tu..."
"Non siamo esattamente due estranei, non trovi? - domandò avvicinandosi - adesso ricordi?"
Ella annuì debolmente.
"Ero solo una bambina... quando sei entrato nella mia vita - sussurrò, cambiando poi espressione - aspetta... perché mi hai baciata?"
L'altro sbuffò.
"Il bacio del vero amore può fare miracoli alle volte"
"Cosa? Vero amore? Tu? Non dire assurdità?"
"Ti sei già dimenticata del legame che ci lega? Quando eri piccola hai detto che mi avresti sposato"
"Ero una bambina! - esclamò - non dicevo sul serio!"
"Sì che dicevi sul serio - ribatté - e che tu lo voglia o no, io e tu siamo legati dal destino"
"Oh, no, no, destino un bel niente! Io non mi lego proprio a nessuno! Tra l'altro come hai potuto baciarmi? Io non ho mai permesso a nessuno di toccarmi"
"Nessuno tranne che ad Hans, a quanto pare" - sbottò.
Elsa corrugò la fronte.
"Come osi? - domandò - come puoi venir qui dopo tanti anni e pensare di poter dire e fare quello che vuoi?"
"Sei tu che mi hai mandato via! - esclamò puntandole il dito contro - se fosse stato per me non me ne sarei mai andato, ma ho dovuto! Tu mi hai poi dimenticato ed io non potevo farci proprio nulla! Non darmi quindi la colpa per quello che è successo"
La ragazza prese un profondo respiro. Adesso era confusa, troppe emozioni tutte in una volte, quel bacio, quei ricordi venuti alla luce, la consapevolezza di essere legata a Jack: era troppo per lei.
"D'accordo - sospirò - io adesso vorrei restare da sola"
"Sì, d'accordo - sbottò - comunque sia una cosa l'ho capita: non hai tenuto Helge lontano da Hans per proteggerlo. L'hai fatto per proteggere te stessa dal dolore. Arriverà il giorno in cui dovrai reagire"
Elsa lo osservò andare via senza dire una parola. Come poteva saper leggere così a fondo quelli che erano i suoi segreti più oscuri?
Era tutto sbagliato. Anche volendo, non avrebbe potuto legarsi a nessuno, oramai non si fidava più del prossimo, né voleva innamorarsi ancora. Tuttavia, quel bacio aveva scatenato in lei non solo una miriade di ricordi, ma anche un'emozione già provata in passato e mai dimenticata, le stesse cose che un tempo aveva provato Hans, che forse provava ancora. O forse, di lui non amava altro che il suo semplice ricordo. Fra tutti i problemi che aveva, adesso doveva anche tenere conto dei problemi di cuore. Quest'ultimo si trovava nuovamente troppo esposto al mondo esterno ed era tanto facile che Elsa era sicura che avrebbe sofferto.
Si sedette, sconsolata. Se proprio doveva darsi una seconda possibilità, allora con chi? Con il padre di suo figlio o con quello che, a detta di Jack, era il suo primo amore?
Era una decisione troppo difficile da prendere e soprattutto se prendere.

Come promesso, Jack aveva lasciato da solo Elsa. Era anche lui furioso e dovette trattenersi per non scatenare una vera e propria bufera di neve. Inoltre aveva bisogno di parlare con qualcuno. La persona più adatta sarebbe stata quella che oramai considerava quasi come una sorella, ovvero Anna. Quest'ultima era dalla sua parte e sperava che tra lui ed Elsa nascesse qualcosa, ma non immaginava quanto fosse difficile. Il guardiano si avvicinò alla camera da letto della principessa, bussando sul vetro. Non appena Anna se ne accorse, andò immediatamente ad aprire.
"Ciao Jack - salutò - tutto bene? La tua espressione ti tradisce immediatamente"
Entrò, sedendosi a mezz'aria.
"Io... io l'ho baciata" - sussurrò.
"Davvero? - cinguettò - è una cosa fantastica! E com'è andata?"
"Ha riacquistato i suoi ricordi. Adesso sa chi sono... ma a quanto pare non è molto felice di ciò..."
"Oh, non preoccuparti, devi solo darle tempo..."
"Non è questo il problema, Anna! - esclamò - non sono neanche più sicuro di essere il suo vero amore, insomma, le cose sono cambiate, lei è cambiata e c'è qualcun'altro al posto mio!"
"Pensi davvero che Elsa preferirebbe Hans al posto tuo?"
"Potrebbe accadere. L'amore è illogico, non segue ragioni" - sospirò.
Quella frase non suonò nuova alla principessa. Era infatti la stessa identica cosa che aveva detto anni prima alla sorella. D'accordo, forse poteva essere vero, ma conosceva Elsa: per nessun motivo sarebbe tornata da Hans. Era sicura che fosse Jack la persona giusta per lei, nonostante quest'ultimo fosse uno spirito immortale, tra l'altro in grado di provare emozioni tipicamente umane. Poteva vedere le lacrime brillar enei suoi occhi. Gli si avvicinò, poggiandogli una mano su una spalla.
"Non abbatterti Jack - gli sussurrò - se è destino non hai nulla da temere"
A quel punto il guardiano sorrise.
Il caso volle che Kristoff entrasse nella camera da letto proprio in quel momento. I visi di Jack ed Anna erano vicini, e nella sua mente egli immaginò che i due stessero per baciarsi. Immediatamente spalancò gli occhi, stringendo i pugni.
"Tu!" - esclamò. La principessa si sollevò immediatamente.
"Kristoff! - esclamò lei - prima che tu faccia qualsiasi cosa, lasciami spiegare"
"Non c'è niente da spiegare! - esclamò rivolgendosi al guardiano - ti avevo detto di starle lontano, ma a quanto pare non hai voluto ascoltarmi!"
Jack si sollevò in piedi, indietreggiando.
"Ti prego, è meglio se non mi attacchi - gli suggerì - potresti farti male"
"Ah, è forse una sfida? - domandò - bene, adoro le sfide?"
Anna si portò le mani sul viso, certa che sarebbe finita molto male.
Kristoff infatti fece per lanciare un pugno a Jack, il quale si parò immediatamente con il proprio bastone, sfiorandogli la mano e facendo sì che quest'ultima si congelasse completamente. Nell'accorgersene, il biondo spalancò di nuovo gli occhi, gettando fuori un urlo di dolore e paura.
"CHE DIAMINE E' QUESTA COSA?!" 
"Kristoff! - lo chiamò Anna - non gridare, sveglierai tutti!"
"Ma... ma... hai visto cos'ha fatto questo qui?"
Jack sospirò.
"Credo che sia il caso che tu ti sieda. Ci sono delle cose che dobbiamo spiegarti"
Così, Anna e Jack spiegarono ad un confuso Kristoff, tutta la storia del guardiano e del legame che lo univa ad Elsa da sempre. Kristoff ascoltò tutto senza dire una parola, mentre il ghiaccio sulla sua mano cominciava a sciogliersi.
"Quindi tu - domandò ad un tratto - non sei un umano?"
"Lo ero, molto tempo fa. Sono uno spirito dell'inverno. Mi spiace per la mano, ma temo che sia stato l'unico modo per farti capire"
"Già, e assolutamente non è innamorato di me - puntualizzò Anna - è Elsa il suo vero amore, solo che mia sorella non vuole accettarlo"
"Oh - fece l'altro portandosi una mano sulla testa - beh... allora credo di doverti delle scuse. Ti ho anche minacciato... mi rendo conto che tendo a diventare un po' aggressivo quando sono geloso"
"Oooh! - fece Anna - non preoccuparti tesoro, lo trovo molto romantico!"
"Ha ragione lei, è molto romantico. E sai cosa sarebbe altrettanto romantico? Eliminare Hans"
"Jack, no! - lo fermò la principessa - non puoi farlo. Elsa non ti perdonerebbe mai. E per quanto abbia sbagliato è pur sempre il padre di Helge. Quindi fallo per loro..."
"E cosa dovrei fare allora? Accettare il fatto che lei ama un altro e andarmene di nuovo?"
"Vedrai che tutto andrà per il meglio. Come ti ho già detto prima, se c'è di mezzo il destino, possiamo stare tranquilli. E poi il legame che vi unisce è forte... Elsa lo capirà da sé"
"Pff - sbuffò l'altro - spero tanto che tu abbia ragione"

Passò la notte, una notte che ovviamente la regina passò insonne. Continuò a pensare a quel bacio e alla sciocchezza che aveva fatto da bambina. Se avesse potuto tornare indietro, non avrebbe mai detto a Jack di andarsene. 
Lui aveva ragione, non poteva dargli la colpa, era lei l'unica da incolpare. Inoltre, quel destino di cui il guardiano parlava tanto, la spaventava. Dopo aver avuto Helge, aveva sempre detto che sarebbe rimasta da sola, che non aveva bisogno di un uomo a suo fianco. Anche se Jack non era proprio un uomo.
Aveva due possibilità dinnanzi a sé, seppur insicure. da un lato Hans, che già una volta l'aveva ferita profondamente, e da un lato Jack, il quale l'aveva sempre protetta ma era di una natura troppo diversa dalla sua.
Si sentiva in obbligo di fare una scelta.
La mattina, dopo la colazione e aver sbrigato un paio di faccende, Elsa si diresse nella Sala del Trono, dove sperava di trovare un po' di tranquillità, lontana da tutti. Ultimamente preferiva stare sola, tra il fatto che Hans si trovasse lì e il fatto che Helge ce l'avesse con lei senza un apparente motivo, si sentiva abbastanza giù di corda.
Evidentemente però non era nei suoi piani il rimanere da sola. Qualcuno bussò delicatamente all'enorme porta.
"Avanti" - biascicò debolmente. Ad aver bussato era stato Hans. Nel momento in cui lo vide entrare, la regina si tirò immediatamente su, molto agitata.
"Principe Hans - salutò - cosa fate qui"
"Sono solo venuto a trovarvi - rispose avvicinandosi - Helge in questo momento gioca con la cugina"
"Oh... capisco... - rispose - avete passato del tempo insieme?"
"Abbastanza, direi - rispose sorridendo - è un bambino davvero in gamba ed il potere di cui è dotato è strabiliante. Beh... dopotutto ha preso da voi..."
"Io...vi ringrazio - sussurrò spostando lo sguardo - sono contento che almeno con voi si sia aperto, visto che è qualche giorno che non mi rivolge la parola"
"Qualunque sia il problema sono sicuro che passerà - la rassicurò - sei una madre fantastica Elsa, e si vede"
Elsa si accorse di come Hans si fosse avvicinato. Non sembrava intenzionato a farle alcun male, anzi, eppure non poté fare a meno di provare paura.
"Non sono per niente una brava madre - costatò mestamente - io... gli ho tenuto nascosto la verità su di te"
"Ma come, te ne stai pentendo? Pensavo l'avessi fatto per proteggerlo"
Chiuse gli occhi.
"Per proteggere me"
Hans si zittì a quella frase, sospirando dispiaciuto.
"Io so che probabilmente non ne vuoi parlare e non ti do torto - si inginocchiò - però... vorrei chiederti perdono. So benissimo che le scuse non cancelleranno mai il male che ti ho fatto, né potranno cambiare le cose. Però io voglio farlo ugualmente. Elsa..."
Lui afferrò la sua mano e lei tremò. Se solo avesse potuto lo avrebbe perdonato all'istante, ma non ci riusciva, per paura e per Jack.
"Capisco - disse scostandosi - il male che mi hai fatto ha comunque portato qualcosa di buono. Come mi dicesti una volta, se non l'avessi fatto, Helge non sarebbe qui. E questo è vero. Tuttavia... io vorrei capire perché. Perché lo hai fatto?"
"Non ero in me Elsa - sussurrò chinando il capo  - ti amavo veramente... il vero problema è che non mi sentivo all'altezza"
"... Tu?" - domando sorpresa.
"Sì, proprio io. La mia spavalderia è tutta finzione. Il pensiero di non essere all'altezza mi tormentava, forse per questo mi sono lasciato andare all'alcol. Ammetto anche che aveva il desiderio di farti mia, ma non ti avrei mai toccato contro la tua volontà. Le poche settimane che abbiamo passate insieme sono state per me le migliore della mia vita e non sai quanto mi pento di aver rovinato tutto..."
Elsa lo ascoltò, senza dire una parola. 
In quello stesso istante, il principe Helge si aggirava fuori dalla porta della Sala del Trono, poiché lui e Aurora avevano deciso di giocare a nascondino.
"Dunque... dove può essersi nascosta?" - si domandò. Le sue attenzioni furono ad un tratto catturate da delle voci che provenivano dalla porta semichiusa. Così si avvicinò, guardando attraverso la fessura. Si stupì molto di trovare la madre in compagnia di Hans. Vide come lui stava inginocchiato, quasi come se le stesse facendo una dichiarazione. A quel pensiero i suoi occhi si illuminarono.
"Ti prego, alzati Hans - sussurrò lei - va bene così..."
Il principe si levò in piedi, afferrandola per mano.
"Non va affatto bene così. Probabilmente non mi crederai, ma il mio sentimento nei tuoi confronti non è sparito in questi anni. Ti prego Elsa, dimmi che un giorno, anche molto lontano, ci sarà la possibilità che io, tu ed Helge potremo essere una famiglia"
Helge fremette in silenzio, sperando che sua madre dicesse di sì. Sarebbe stato il realizzarsi di un suo sogno, avere due genitori come tutti i bambini.
Elsa non ebbe neanche il coraggio di guardarlo negli occhi.
"Mi dispiace Hans. Se vuoi continuare a frequentare Helge, puoi farlo. Ma te l'ho già detto. Noi non saremo una famiglia. Ed io... non posso ferire ancora il mio cuore..."
Deluso da quelle parole, Hans indietreggiò. Sperava di poter convincere Elsa, dopotutto era cambiato, era maturato, ma ciò la regina pareva non vederlo. Vedeva solo il male che lui le aveva fatto.
"Come vuoi - sospirò - è un peccato però... sono sicuro che Helge ne sarebbe stato felice"
Il bambino spalancò gli occhi. Hans aveva capito tutto, al contrario di sua madre, che si ostinava a voler rimanere da sola. Vide il principe adulto porgere i suoi saluti alla regina, prima di indirizzarsi verso la porta.
Helge si nascose, in modo da non farsi vedere. Poté scorgere l'espressione estremamente triste di Hans. In quel momento provò una rabbia che non sarebbe stato in grado di trattenere.
Elsa, girata di spalle, non poteva immaginare che il figlio avesse ascoltato tutto. Difatti, si sorprese nel sentire la sua voce.
"Perché l'hai fatto?" - domandò lui, senza alcun preavviso.
"Helge! - esclamò Elsa - cosa fai qui?"
"Voglio sapere perché l'hai fatto - rispose facendosi avanti con i pugni chiusi - perché non hai detto di sì?"
Cercò di rimanere calma.
"Helge, le cose non funzionano così. Non posso accettare il primo uomo che mi chiede una cosa del genere"
"Ma lui non è un uomo qualunque! Io so lui chi è veramente!"
"Cosa... intendi?"
"Intendo che Hans è mio padre e che tu mi hai sempre mentito!" - esclamò rabbioso.
Elsa sentì in quell'istante tutte le sue certezze crollare. Dovette auto controllarsi per cercare di non svenire, ma fu impossibile nascondere lo stupore.
"Come fai a..."
"Ti ho sentito mentre ne parlavi con Jack. E' per questo che non vuoi stare con mio padre, perché ami lui. Se scegli di rimanere con lui però io non sarò più tuo figlio!"
"Helge, ritira immediatamente quello che hai detto! - esclamò - come puoi dire una cosa simile?"
"E tu come hai potuto mentirmi? - domandò - ora basta bugie. Io voglio sapere la verità"
Elsa si portò una mano sul cuore. Temeva che quel giorno sarebbe arrivato, ma non immaginava sarebbe arrivato così presto. Anni di bugie presto sarebbero stati abbattuti, ma non aveva idea di come Helge avrebbe reagito.













Nota dell'autrice
Salve a tutti lettrici. Come vedete siamo alla resa dei conti. Elsa ormai è messa alle strette ed Helge pretende la verità (vai a spiegare ad un bambino che il padre ha violentato la madre, ma sarò delicata, promesso XD)
Come avevo già accennato, Elsa ha ovviamente il cuore diviso in due e pertanto è tormentata. Non sa che sarà proprio Helge a far avvicinare ancora di più lei e Jack, nonostante il principino odi il guardiano.
Detto questo, baci e abbracci, a presto ;))


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Capitolo 11
*** Salvataggio ***


11 - Salvataggio

Elsa trattenne il fiato per un tempo indefinito. Dire adesso la verità ad Helge significava fare i conti  con il suo passato. Dicendogli la verità non avrebbe più avuto modo di proteggerlo, anzi, di proteggersi.
Ma non aveva altra scelta, i suoi occhi parlavano chiaro.
Si chinò sul trono, come per sorreggersi.
"Va bene, Helge - sospirò - è come dici tu. Hans è tuo padre"
Il principe strinse i pugni.
"Adesso voglio sapere perché non me l'hai detto"
Questa volta fu Elsa ad agitarsi. Abbassò lo sguardo, prendendo un lungo respiro.
"Non è facile da spiegare. Hans si è... preso tutti di me... mi ha spezzato il cuore... mi ha presa con la forza... adesso sei troppo piccolo per capire"
"Ed è così quindi che sono nato? Con la forza?" - domandò.
Elsa lo guardò con gli occhi sbarrati, era quasi come se lui avesse in qualche modo intuito come le cose fossero realmente andate.
"Helge... non mi aspettavo di averti, ma ciò non toglie il fatto che ne sono stata felice. Ed ora capisci perché volevo che gli stessi lontano. Avevo paura che potesse farci di nuovo del male..."
"Quindi lui è una persona cattiva?" - domandò tremando.
Elsa non sapeva cosa rispondere. Chi era lei per poter giudicare buono o cattivo qualcun'altro? Hans aveva le sue colpe, così come le aveva lei.
"Nessuno è buono o cattivo..." - cercò di spiegare, allungando una mano sulla sua testa. Helge però si scostò prontamente, mostrando il proprio sguardo lucido e sofferente,
"Allora siete cattivi tutti e due! - esclamò - e nessuno dei due mi voleva, avreste fatto prima ad abbandonarmi!" 
Dicendo ciò si voltò, prendendo a correre.
"Helge!" - lo chiamò Elsa, invano. Si era già immaginata una sua reazione così violenta. Helge era intelligente, nonostante fosse un bambino pareva aver capito da quale sporco gesto fosse venuto al mondo.
Ora come ora a regina si pentiva amaramente di averglielo detto, sapeva che la verità molto spesso mette in pericolo e ti porta a fare cose strane, specie quando sei un ragazzino sconvolto. Doveva assolutamente andargli dietro.

Nel frattempo fuori stava incombendo una tempesta. La neve cadeva fitta, agitata dal vento, tanto forte da risultare quasi impossibile camminare. Helge però avanzava tranquillo, con la fronte corrugata e i pugni chiusi. Era furioso, come mai si era sentito in vita sua, talmente furioso che poteva sentire una strana energia scendergli giù dalle dita delle mani. Aveva l'istinto di congelare tutto ciò che gli capitasse a tiro. In momenti come quelli il suo autocontrollo diveniva inutile. Avrebbe tanto voluto sfogarsi, almeno una volta tanto.
Si fermò un attimo, posando poi lo sguardo vitreo dinnanzi a sé. Chi era allora lui? Helge di Arendelle o semplicemente il Principe Illegittimo? O magari era entrambe le cose. Non lo sapeva, ma avere un identità gli sarebbe piaciuto.
"Nessuno capisce - sussurrò - nessuno capisce"
Per la prima volta egli provò la sensazione di sentirsi completamente solo. In seguito decise di sfilarsi i minuscoli guanti che spesso tendeva a portare. Se nessuno poteva vederlo, nessuno poteva dirgli niente.
Mosse una mano con violenza e a quel suo gesto una lastra di ghiaccio altra tre metri prese ad accrescere. Ma ciò non bastava, voleva di più. Quindi si concentrò, utilizzando tutte e due le mani. Riuscì a creare non una, bensì altre tre lastre di vetro che lo circondarono, quasi come una prigione in cui si sarebbe trovato molto bene. Dopodiché si sedette sul pavimento gelido, lasciandosi andare ad un pianto solitario.

Elsa aveva cercato Helge per tutto il castello, ma del principino neanche l'ombra. Ormai era notte ed il pensiero che potesse essere uscito con quel tempaccio, la faceva fremere dalla paura. Anna, dalla sua camera, udì la sorella chiamare il figlio.
"Elsa? - sussurrò aprendo la porta - che succede?"
"Helge - rispose - non lo trovo da nessuna parte. Credo sia scappata"
"Che? E perché?"
Sospirò.
"Gli ho detto tutto" - disse mestamente. Anna non rispose, rimase a fissarla. Nello stesso istante, poco più indietro, Aurora stava ascoltando ogni cosa, con il capo affacciato dalla porta socchiusa.
"L'ha presa male?" - domandò poi la sorella più piccola.
"Molta, ho paura che faccia qualche stupidaggine e poi sai quanto i suoi poteri potrebbero essere instabili in questo momento. Devo andare a cercarlo"
"Io vengo con te!" - esclamò prontamente Aurora, lasciando sbigottite le due.
"Non vai da nessuna parte! - disse Anna - fuori è buio e pericoloso!"
"Ma assieme alla zia Elsa non mi accadrà niente! Ti prego, fammi andare fuori a cercare Helge!" - supplicò mostrando due teneri occhioni da cucciolo.
Le due sorelle si guardarono.
"Puoi stare tranquilla, me ne prenderò cura"
"Eh va bene - fece Anna - allora andate, che aspettate?"

Anche Jack si era reso conto che qualcosa non andava. Da quando aveva baciato Elsa, era in grado anche di avvertire i suoi cambiamenti d'umore e le sue sensazioni. Era ancora arrabbiato con lei, ma malgrado ciò decise di appostarsi fuori il castello. Poco dopo vide la regina, accompagnata dalla principessa.
"Dove può essere andato?" - domandò quest'ultima.
"Non lontano, almeno spero - sospirò - stammi vicina, mi raccomando"
Una voce improvvisa li fece sussultare entrambe.
"Cosa state cercando?"
Jack, comparso davanti a loro, stava in piedi a mezz'aria. Questa volta Elsa non si sorprese, si limitò a distogliere lo sguardo, poiché non si era certo dimenticata della loro discussione.
"Helge - dichiarò - è scappato"
"E' scappato? - domandò - per quale motivo"
"Senti, è una cosa lunga da spiegare. Se vuoi darci una mano bene, altrimenti, noi dobbiamo andare comunque!"
"Certo che vi do una mano - disse - con me farete prima. Controllerò dall'alto se riesco a vederlo"
Dicendo ciò si levò in altro, praticamente indisturbato dal controvento. Lei lo osservò allontanarsi. Possibile che in un modo o nell'altro finissero sempre con lo stare vicino?
"Forza Aurora - disse poi alla nipote - andiamo"

Helge non aveva idea che fossero addirittura in tre le persone che lo stavano cercando. In quel momento però non avrebbe voluto vedere nessuno, neanche Aurora, la persona che più voleva bene al mondo. Voleva solo sprofondare e nulla in più. Teneva le braccia attorno alle gambe e il viso poggiato sulle ginocchia.
Rabbrividì ad un tratto. Non per il freddo, ma per la sorpresa. Sentiva qualcuno accanto a sé.
"Bene, alla fine ti ho trovato". Il principe sollevò lo sguardo: Jack Frost, come sempre del resto. Sbuffò.
"Che cosa vuoi? Lasciami in pace"
"Coraggio Helge, torna a casa - gli disse gentilmente - tua madre è davvero preoccupata"
"Non mi importa! - esclamò drizzandosi in piedi - perché non mi lasciate qui? Così siete felici tutti e due!"
"Questo non è assolutamente vero - dichiarò - Elsa avrà fatto i suoi errori ma non puoi mettere in dubbio il suo amore per te"
"Stai indietro! - esclamò - tu non sei mio amico, sei mio nemico! Da quando ti ho conosciuto le cose sono andate male!"
Jack riuscì a schivare in tempo l'attacco di Helge.
"Notevole, sei migliorato - costatò - ma non puoi accusarmi per le tue sventure. Sono cose che capitano, lo capirai anche crescendo"
"Smettila di parlarmi in quel modo! - esclamò lanciandogli un'altra scia di potente ghiaccio - tu non sei mio padre! La mia famiglia è disastrata! Tu non sai niente, non capisci niente!"
Il guardiano a quel punto si avvicinò, tanto in fretta che Helge non se ne rese neanche conto. Adesso lo aveva a pochi centimetri da viso e lo guardava serio.
"Tu credi che io non capisca niente, ma ti sbagli. Dici di avere una famiglia disastrata, ma almeno ne hai una. Io ho perso tutto, molto tempo fa. Avevo dei genitori e anche una sorella che avrei voluto continuare a proteggere, se solo non fossi morto. Non ti permetto di mandare tutto all'aria, né di sprecare la felicità che ad altri non è concessa"
Il bambino non riuscì a controbattere. Il suo tono era severo, fermo, ma gentile al contempo. In quel momento non riusciva a vederlo più come un nemico, ma come una persona più grande che cercava di dargli un insegnamento.
Helge era stanco, fisicamente e psicologicamente. Per lui tutto ciò era troppo. Si lasciò cadere in ginocchio, con un sospiro leggero. Jack lo afferrò appena in tempo. Aveva chiuso gli occhi, probabilmente aveva perso i sensi per la stanchezza.
Elsa arrivò proprio in quell'istante e nel vedere il bambino tra le sue braccia, provò paura.
"Cos'è successo?!" - esclamò.
"E' tutto apposto, ha solo perso i sensi  - spiegò - credo che una dormita gli farà bene. Però è meglio se lo portiamo al riparo"
Così, ignaro di tutto, Helge fu portato nel caldo della sua camera, davanti ad un fuoco acceso. Dormiva profondamente, mentre Elsa lo guardava con apprensione e tenerezza. Si sentiva decisamente in colpa, dopotutto era a causa sua se era arrivato a quel punto. Fortunatamente però, Jack aveva mantenuto il sangue freddo, l'aveva aiutata. Il guardiano stava accanto a lei, con gli occhi fissi sul principe.
"Sembra stare meglio - dichiarò - allora, cos'è che l'ha portato a tanto?"
Elsa si contorse le mani, senza degnarlo di uno sguardo.
"Gli ho detto la verità su Hans - disse tutt'ad un fiato - anzi, ho più che altro confermato i suoi dubbi. Helge non è poi così ingenuo come sembra"
"Capisco - rispose - allora non ha reagito proprio benissimo"
"No, perché crede che entrambi  i suoi genitori siano pessimi - sospirò avvilita - forse ha ragione. Ma non so se sono una madre cattiva... o una cattiva madre"
"Nessuno dei due - rispose - una cattiva madre non si preoccuperebbe tanto. E' comprensibile che Helge sia arrabbiato, ha solo bisogno di tempo. E continuo a pensare che abbia bisogno di una figura paterna che lo guidi, ogni bambino ne ha bisogno"
"Non credo voglia saperne di Hans, per adesso..."
"Beh, non è esattamente di lui che parlavo"
Elsa spalancò gli occhi.
"Parli di te?"
Fece spallucce.
"Sono bravo con i bambini. Anche se lui mi detesta, ma riuscirò a fargli cambiare idea"
Elsa a quel punto sorrise, lasciandosi scappare una battuta.
"Vuoi fare colpo su mio figlio per arrivare a me?"
Solo dopo si rese conto della cosa imbarazzante che aveva appena detto.
"Chissà, magari funzionerà - rispose l'altro tranquillamente - ma a parte ciò, mi dispiace per quel bacio. Immagino che ti abbia dato fastidio"
No che non le aveva dato fastidio, ed era proprio questo il punto. Se Jack l'avesse baciata nuovamente, dubitava che gli avrebbe resistito.
"Va tutto bene - rispose tremando - era necessario. E poi la mia reazione è stata esagerata. Non... parliamone più..."
"Come vuoi, Elsa - dichiarò - senza impegno, ma voglio proteggervi entrambi, sia a te che ed Helge"
"Intendi, come se fossimo una famiglia?"
"Puoi interpretarlo come vuoi. Questo me lo permetterai?"
Elsa sentì le proprie guance divenire bollenti, si sentì morire. Più lui si dimostrava gentile nei suoi confronti, più lei sentiva il proprio cuore perdere un battito.
"Ma certo - fece sgranchendosi la voce - puoi farlo"
"Bene - rispose leggermente imbarazzato - adesso però, vi lascio da soli. Ci vediamo domattina al sorgere del sole, regina"
Elsa sorrise. Quando Jack se ne fu andato, tirò fuori un sospiro.
"Ma che mi succede?" - si domandò. In realtà lo sapeva benissimo. Si stava innamorando e stava imparando a non averne più paura, nonostante avesse ancora tanti dubbi. Si voltò a guardare Helge, il quale dormiva profondamente. Gli portò poi una mano tra i capelli, accarezzandolo. Forse era vero che in un modo o nell'altro sarebbe sempre rimasta legata ad Hans, dopotutto era il padre di Helge. Ma forse, poteva concedersi una seconda possibilità.
"Non preoccuparti, Helge - sussurrò - riuscirò a darti la famiglia che hai sempre sognato"
Dicendo ciò si chinò, donandogli un bacio sulla fronte. Con tutte le buone intenzioni che aveva, Elsa non sapeva che non sarebbe stato tanto facile.






Angolo mio
Ciao gente! Tanto fluff, non c'è da sorprendersi che Elsa si stia innamorando, io al posto suo l'avrei già fatto da un pezzo. Come ci si aspettava, Helge ha reagito male e le cose al suo risveglio non andranno bene. Jack, da brava persona responsabile, si è "accollato" la responsabilità di un ragazzino che praticamente lo detesta, ma questo gli servirà per far colpo sulla sua mamma, seriamente u.u
Elsa vuole dare quindi una famiglia ad Helge... ma alla fine dovrà scegliere se darsi una possibilità con Jack oppure con Hans, visto che entrambe le situazioni sono difficili (in quanto uno è immortale e l'altro l'ha stuprata)
Insomma, chi vivrà vedrà"

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Capitolo 12
*** Come una famiglia ***


12 - Come una famiglia

Sei anni prima ...

In un modo o nell'altro, la vita era andata avanti. Elsa sapeva di non avere scelta, non poteva di certo lasciarsi andare alla paura o alla tristezza, dopotutto aveva un regno da governare. E di lì a poco avrebbe avuto anche una responsabilità più grande. Oramai tutti ad Arendelle sapevano della sua gravidanza e riguardo ciò si erano cominciate a vociferare tante cose. Elsa però aveva cercato di non farci caso, nonostante alcune di queste chiacchiere la ferissero profondamente. Niente però era paragonabile al dolore che si portava dietro da mesi: Hans. Lui non sapeva e non doveva sapere del figlio che aspettava. Ma i suoi sentimenti erano ancora forti, nonostante tutto, e ciò la feriva ulteriormente. Fortunatamente non stava vivendo quella situazione da sola: anche sua sorella Anna aspettava un bambino e le era stato accanto. Elsa però la invidiava silenziosamente, lei era fortunata, aveva accanto a sé un uomo che l'amava e con cui avrebbe formato una famiglia. Lei invece cosa sarebbe stata? Una regina senza un  matrimonio e con un figlio illegittimo avuto dal principe di un altro regno.
Oramai doveva essersi abituata a questo lungo appellativo. E al pensiero che tra poco sarebbe diventata madre, tremava. Non aveva idea di come affrontare ciò, né di quello che sarebbe successo dopo. E continuava a chiedersi fin quando la paura l'avrebbe tormentata.
Anna invece viveva molto diversamente la situazione. Non stava più nella pelle, la gravidanza l'aveva resa raggiante oltre che ancora più vogliosa di cioccolato, soprattutto la notte, per la gioia di Kristoff. 
Si era fatta cucire appositamente una miriade di vestitini di vari colori diversi e  adesso li osservava con gli occhi lucidi.
"Oh, come sono carini! - esclamò - ma ci penso che qui dentro può entrarci un bambino tanto piccolo? Sono sicura che le staranno benissimo"
"Lui" - aggiunse Kristoff.
"Lei - ripeté la principessa - sono sicura che sia una femmina, me lo sento. Vuoi fare una scommessa?"
Lui però si sollevò leggermente, sfiorando le sue labbra con le proprie.
"Non scommetto che con mia moglie". Anna rise arrossendo.
"Oh, oh certo..."
Era già parecchio tardi ed Elsa avrebbe dovuto dormire, ma non ci riusciva. Era stesa nel letto al buio, con gli occhi spalancati  verso l'alto e una mano poggiata sul ventre. Quando il bambino prendeva a scalciare diveniva difficile anche stare stesa.
"Ti prego - sussurrò - non è che mi lasceresti dormire?"
Per un attimo Elsa sentì di essere stata ascoltata. Ma per tutta risposta le arrivò un calcio, ancora più forte dei precedenti. Dal dolore fu costretta a tirarsi su.
"Accidenti - ansimò - questo era piuttosto forte..."
Dopodiché gliene arrivò un altro, seguito da un'altro ancora. La regina dovette rendersi conto che quelli non fossero calci, bensì contrazioni.

"Dobbiamo ancora pensare ad un nome" - bisbigliò Kristoff ad Anna.
"Oh, giusto - rispose lei nervosamente - forse però potrei pensarci io..."
"Perché? - domandò - non vuoi che ci pensa io?"
"No, no, è solo che... non vorrei che scegliessi un nome strano.."
"Strano io? Ma per chi mi hai preso? Guarda che io ho molto gusto!"
"Oh, ne dubito" - fece alzando gli occhi al cielo.
In quel momento i due udirono bussare alla porta. Era Elsa, della quale non riuscirono a vedere la sua espressione indescrivibile.
"Scusate se vi disturbo. E' che..."
"Scusa una attimo, Elsa - la interruppe Kristoff - come sarebbe a dire "ne dubito"? Mi stai prendendo per uno stupido?"
"Oh, smettila, non sto dicendo che sei stupido, ho detto solo che voglio pensarci io!"
"Ma il figlio è di entrambi, abbiamo il cinquanta per cento di scelta l'uno!"
"Ah, adesso ti sei messo a fare matematica, ma pensa!"
Elsa a quel punto corrugò la fronte. Quei due non l'avrebbero ascoltata mai continuando così. Quindi strinse i denti.
"RAGAZZI!" - esclamò. Anna si voltò di scatto.
"Cosa?"
La regina prese un lungo respiro.
"Non ne sono sicura, ma credo che il bambino stia per arrivare" Nell'udire quelle parole, Kristoff ed Anna saltarono immediatamente in piedi.
"Hai dolore da qualche parte? - chiese immediatamente la principessa - vuoi stenderti? Vuoi  un bicchiere d'acqua?"
"Non sto proprio benissimo - gemette - e non voglio nulla, voglio solo stendermi. Vi prego chiamate il medico di corte... qualcuno..."
"Oh, d'accordo, d'accordo - fece la sorella sorreggendola- ti accompagno io"
Poco dopo Anna accompagnò la sorella nella propria camera. Elsa si rese conto che più il tempo passava e più le contrazioni divenivano ravvicinate e intense, provocandole dolore. Respirava profondamente, lasciandosi andare a dei gemiti quando il dolore diveniva insopportabile.
"Tranquilla sorellina! - lan rassicurò Anna - andrà tutto bene, vedrai! Io e Kristoff non ci allontaneremo un attimo per assicurarci che sia tutto ok!"
"Ah... vi ringrazio" - sospirò
"Anna - sussurrò Kristoff - sicura che sia il caso?"
"Oh, sta tranquillo, dobbiamo solo fare da sostegno morale. E poi non posso non essere presente a questo momento importante nella vita di mia sorella"
Anna aveva appena finito di parlare, che immediatamente fu colta da un malore che la costrinse a far fuoriuscire un lamento.
"Anna?" - domandò il biondo.
"E' tutto apposto - disse sorridendo - ho solo... qualche... strano dolore... oh, molto forte in effetti, ma non preoccuparti, sono sicura che passerà..."
"Anna, sei sicura?" - domandò Elsa.
"Certo! Niente può abbattermi... ah!" - esclamò costringendosi a piegarsi.
"Non sforzarti! - disse Kristoff - hai le contrazioni anche tu? Ma non sei in anticipo?"
"Forse il bambino ha deciso di nascere adesso!" - esclamò.
"Non posso crederci, anche tu?! Avanti, andiamo... ti accompagno a stenderti"
Elsa tirò un lungo sospiro.
"Kristoff, sai questo cosa significa? Che i bambini nasceranno entrambi stanotte"
"Beh, grazie per avermelo ricordato!" - rispose agitato. Il biondo accompagnò la principessa nella propria camera, la quale però, abbastanza sicura di sé, affermava di non avere bisogno del suo aiuto.
"Kristoff, dovresti andare da Elsa"
"Cosa? Come? Non posso lasciarti qui da sola!"
"Avrai tutta la vita per stare con me, Elsa in questo momento ha bisogno di qualcuno e l'unico sei tu. Ti prego... fallo per me..."
Kristfof, combattuto, si guardò intorno.
"D'accordo, starò con entrambe allora. Anche se non so ancora come - si avvicinò, dandole un bacio in fronte - torno subito"
Possibile che il più nervoso dei tre dovesse essere proprio lui?
"D'accordo - si disse-  calma Kristoff, hai affrontato situazioni ben peggiori. Devi solo tenere compagnia ad entrambe. Elsa?"
"Kristoff, che fai qui? Dovresti essere con mia sorella"
"Lo so, ma lei vuole che stia con te"
"Oh - fece alzando gli occhi al cielo - tipico di Anna...". La regina si interruppe, colta da un malore atroce.
"Va bene, va bene!-  esclamò Kristoff, andandole incontro e stringendole la mano - passerà, respira, respira!"
"Kristoff!" - esclamò la voce di Anna dall'altra parte.
"Arrivo! Elsa, tutto bene adesso?"
"Sì, vai" - si lamentò. Correndo letteralmente, il biondo raggiunse la moglie.
"Anna" - ansimò. La principessa aveva uno sguardo sofferente.
"Hey... mi sono resa conto che in realtà è più doloroso di quel  che sembra"
"Beh, era ora" - fece allargando le braccia.
"Però voglio che torni da lei"
"Che cosa?! Accidenti!". Due secondi dopò, scivolò immediatamente nella camera della cognata.
"Tutto bene?" - domandò.
"No - ansimò - il medico dice che tra poco dovrò iniziare a spingere e non so cosa mi aspetta"
"Non dirlo a me" - fece portandosi una mano sulla testa.
"Devi andare da Anna"
"Che cosa?! E' l'ennesima volta che faccio avanti e indietro"
"Kristoff, sono la tua regina e sono in travaglio, quindi se non vuoi che ti  congeli va da lei!"
"Va bene, va bene" - piagnucolò. Anna si sorprese un po'nel vederlo tornare.
"Kristoff?"
"Non drimi niente, mi ha cacciato!"
"Oh, orgogliosa fino all'ultimo. Comunque se ti interessa ci siamo quasi"
"Vi siete accodate per farmi impazzire?! Che devo fare?!"
"Torna da lei e restaci!"
Kristoff ebbe l'impressione di avere una crisi di nervi. Borbottando, corse di nuovo verso Elsa, con il fiato corto.
"Elsa, so che mi avevi cacciato, ma Anna insiste..."
Quando incrociò il suo sguardo, egli si rese conto che Elsa doveva essere davvero spaventata come diceva. Dopotutto era sola, inesperta e fragile.
"Mia sorella è proprio testarda - disse sorridendo - ma è giusto che tu le stia accanto, la ami e io  non voglio che perdi un momento tanto importante"
"Ma Elsa..."
"Va tutto bene - lo tranquillizzò - me la caverò..."
Kristoff fece un cenno con il capo, allontanandosi poi con lo sguardo basso. Quando tornò da Anna, si rese conto come questa fosse in procinto di spingere.
"Kristoff"-  chiamò.
"Anna! - esclamò - tua sorella mi ha detto di stare qui"
"Lo so... - sussurrò- ammetto che un po' sono sollevata... fa parecchio male..."
"Lo so, lo so - disse stringendole la mano - puoi stare tranquilla tesoro, sono qui"
Anna iniziò a spingere e man mano che il tempio passava, diveniva tutto terribilmente doloroso. Passò un po' di tempo, non seppe quanto in realtà.
"Non ce la faccio più" - ansimò ad un tratto.
"Dai Anna, resisti ancora un po'!"
"E' tutta colpa tua, brutto idiota! Tu mi hai messo incinta"
"Ecco che cominciano gli insulti... me lo aspettavo"- sospirò. A quel punto Anna strinse maggiormente la sua mano, lasciandosi andare ad un gemito prolungato. Quando prese il respiro, udì un vagito.
"Congratulazioni - disse il medico - è una bambina, perfettamente sana"
"Una... una bambina? - chiese Kristoff - ho una figlia?"
Anna sorrise con gli occhi lucidi, allargando le braccia e prendendo la piccola, stringendola.
"Oh, ciao, benvenuta piccola! Kristoff, avresti perso la scommessa"
"Sì - sussurrò afferrandole una mano - com'è bella... aveva davvero fretta di conoscerci"
"Già - disse ridendo - Mi spiace per gli insulti di prima"
"Non fa niente - disse facendo spallucce - credo sia normale"
"Sai... io credo che dovresti tu a scegliere il nome"
"Io? Ma io non so cosa scegliere, fallo tu!"
"Sono sicura che farai al scelta giusta"- affermò sorridendo.
Kristoff si guardò intorno. Quale nome sarebbe potuto essere adatto pe la sua dolce bambina? Poi una luce attirò la sua attenzione. Andò verso la finestra: l'Aurora Boreale aveva tinto il cielo di verde e bianco, un po' come una sorta di augurio. Lì gli venne un'idea.
"Aurora - sussurrò - Aurora sarà il suo nome"
"Aurora? - domandò - è un nome bellissimo e anche adatto. Benvenuta piccola Aurora". In quel momento,  Anna sussultò nell'udire un vagito provenire dalla camera accanto.
"Elsa!"- esclamò.
"Va tutto bene, vado io" - disse prendendo Aurora in braccio .
Quando tornò da Elsa, vide quest'ultima, stanca, con un fagottino poggiato sul seno.
"Emh, emh - fece sgranchendosi la voce - ciao neo mamma... e anche neo zia..."
"Kristoff - sussurrò - quello è... tuo figlio...?"
"In realtà è una femmina"
"Oh.. com'è... bella"
"Ti ringrazio .E lui...?"
Elsa accarezzò i capelli biondissimi del piccolo, il quale stava dormendo beatamente.
"Non pensavo si potesse amare così tanto un essere umano. Anche se è stato del tutto inaspettato, anche se è stato concepito nel peggiore dei modi, anche se  è suo figlio... Non posso non amarlo"
"E' normale che sia così. Come lo chiamerai?"
"Credo che lo chiamerò... Helge... è un nome fortunato. E di fortuna gliene servirà... tanta" Aveva detto queste parole guardando il bambino, come se stesse parlando con lui. Aveva avuto paura, era stata male. Adesso era felice, ma sapeva che il difficile sarebbe iniziato proprio adesso.


Elsa aveva passato tutta la notte a vegliare su Helge, il quale non accennava ancora a svegliarsi. Aveva pensato a lui e alle parole che Jack le aveva detto. Perché mai prendersi tante responsabilità? Non poteva davvero credere al fatto che fossero destinati, non pensava neanche che fosse possibile.
Continuava a domandarsi perché non poteva avere una vita normale.
Stava quasi per addormentarsi, quando un gemito catturò la sua attenzione. Helge teneva ancora gli occhi chiusi, ma si era mosso. Ella si avvicinò immediatamente, accarezzandogli il viso.
"Helge" - sussurrò. Nel sentirsi chiamare, il principe aprì pian piano gli occhi, ancora terribilmente stordito.
"Madre...?" - mormorò.
"Oh, sei sveglio finalmente - sospirò - non sai quanto sono felice"
"Cosa... è successo?"
"Hai perso i senti. Ma adesso è tutto apposto, devi solo riposare"
"Non voglio riposare - disse serio - ricordo il motivo per cui sono svenuto. E' perché sono scappato, perché ero arrabbiato. Pensi che non lo sia più?"
Elsa tirò un sospiro.  Non poteva sperare di cavarsela così facilmente con Helge, data la sua intelligenza.
"No che non lo penso - ammise - ma la soluzione non è scappare. Sono davvero dispiaciuta di non averti detto la verità. Sicuramente quando saresti stato più grande ti avrei detto tutto, ma le cose sono andate diversamente. Volevo solo proteggerti"
Helge a quel punto si sedette, guardandola a lungo. Ovviamente era ancora arrabbiato, ma sua madre non era cattiva e lo sapeva bene.
Distolse lo sguardo.
"Potete volervi bene di nuovo?" - domandò. Elsa strabuzzò gli occhi, certa di non aver capito bene.
"Chi?"
"Tu ed Hans - disse chinando lo sguardo - così saremo una famiglia"
Elsa poteva leggere chiaramente la tristezza negli occhi del figlio. Helge non poteva capire che in realtà le cose funzionassero molto diversamente. Se avesse potuto, lo avrebbe accontentato, ma dimenticare era difficile, soprattutto adesso che Jack si era insinuato nel suo cuore.
"Amh - rispose - prometto che ci penserò... d'accordo?"
Sul viso del principe comparve un sorriso.
"Va bene. Adesso che sono sveglio però posso andare a giocare!"
"Fermo! - esclamò - dovresti risposare!"
"Ma io sto benissimo!" - esclamò saltando giù da letto. In men che non si dica, Helge era corso in giardino, dove Aurora lo aspettava già.
"Helge! - esclamò correndogli incontro e abbracciandolo - che bello, sono così contento che tu stia bene!"
L'altro ricambiò il gesto, arrossendo però violentemente. Gli abbracci erano roba da femmine o da fidanzati.
"Sì, sono contento anche io - ammise - ma cosa facevi qui da sola?"
"Non ero da sola, infatti!" - disse indicando un punto con il dito. Helge seguì l'indicazione della cugina, rendendosi conto che, come sempre, non erano affatto soli.
"Ben sveglio, bell'addormentato" - lo salutò Jack.
"Uffa - si lamentò a braccia conserte - e tu cosa vuoi, adesso? Non ti è bastato riportarmi a casa?"
"Non mi è bastato - rispose - non so se Elsa te l'ha detto, ma d'ora in poi io mi occuperò di te"
"Occuparmi di me?! - esclamò - in che senso?!"
"Beh, io ho insegnato a tua madre tutto ciò che sa fare, quando era bambina. Potrei fare lo stesso con te"
"Pff, io non ne ho bisogno" - disse facendo una linguaccia.
Jack, facendo spallucce e fingendosi dispiaciuto, allora rispose:
"Oh che peccato, si vede che hai troppa paura"
La reazione di Helge fu proprio quella che voleva ottenere.
"Io non ho paura! Adesso ti faccio vedere io!" - esclamò.
"Bene" - sentenziò l'altro. Aurora, ad occhi spalancati, poté vedere i due fronteggiarsi.
"Allora, piccoletto? - domandò il guardiano - cosa vuoi fare, un pupazzo di neve?"
Per tutta risposta, Helge gli puntò il dito contro, facendo fuoriuscire una scia di ghiaccio che assunse la forma di una stalattite. Jack dovette scostarsi per non essere colpito, guardando poi il principe.
"Stai molto attento, Jack Frost - disse - se voglio so essere bravo più di te!"
"Sfida accettata" - disse sorridendo.
Mentre i due si sfidavano, quasi giocando in realtà, Elsa li osservava seduta sul bordo di una fontana, con accanto alla sorella. Già se li immaginava quei due a coalizzarsi per farla impazzire. Era certa che, malgrado tutto, sarebbero potuti andare d'accordo. Anche se forse ci stava ricamando troppo sopra. 
Eppure le veniva così naturale.
"Oh, guardali! - cinguettò Anna - sono così carini! Tutti e tre insieme sembrate quasi una famiglia!"
"Già - fece portandosi una mano sulla testa - se solo Helge non odiasse Jack"
"Inizio a credere che il problema non sia Helge, ma tu. Hai paura di lasciarti andare ed è normale. Ma dovresti andare avanti. Io credo che la possibilità ti sia stata offerta"
"Tu.. credi veramente che io e Jack potremmo...?"
"Beh, non lo saprai finché non ci provi, non credi?". Elsa non rispose, limitandosi a guardare i due. Adesso Helge pareva quasi essersi dimenticato di tutta la rabbia provata fin ora. Rideva di cuore e pareva che la compagnia del guardiano non gli dispiacesse nemmeno tanto.
"Hey Helge - sussurrò ad un tratto - che ne dici se chiamiamo anche Elsa?"
"Ci sto! - esclamò - madre, vieni anche tu!"
La regina si sollevò in piedi, alquanto stralunata, andando loro incontro.
"Si?" - domandò.
"Stai anche tu con noi. Jack mi ha dato dei consigli su come controllare il mio potere. Dice che ci vuole moooolta concentrazione e che devo imparare a tenere sotto controllo le mie emozioni. Però continua a dirmi che sono troppo debole" - disse lanciando un'occhiata complice al guardiano.
Elsa sorrise.
"Ah sì? - domandò togliendosi i guanti - mio figlio non è affatto debole"
"Oh, oh, cosa vuoi fare? - disse l'altro - vuoi colpirmi forse? Prima devi prendermi!" - esclamò infine levandosi in alto.
"Lo prenderemo! - esclamò Helge prendendo per mano la madre - andiamo!"
Anche Elsa adesso aveva dimenticato ogni paura o dubbio. Stare lì a giocare con Helge e Jack la faceva sentire bene. Chiunque li avesse visti avrebbe sicuramente pensato che fossero una famiglia. E ad Elsa non sarebbe dispiaciuto se fosse stato così. Era quello che aveva sempre voluto: momenti di semplice tenerezza con suo figlio e con una persona da amare. Non pareva tanto impossibile la visione di loro tre come una famiglia.
"Jack! - esclamò Elsa ridendo - se ti prendo sei finito! Helge! Helge dove sei?"
La regina si rese conto che il bambino era sparito dalla sua vista.
"Ti ho preso!"- esclamò ad un tratto il bambino afferrandola da dietro e facendola cadere sul manto di neve. La regina rise ancora, rendendosi conto solo dopo che Jack le si era avvicinata dall'alto, bloccandole le braccia delicatamente.
"Ti ho presa anche io" - sussurrò sorridendo. Le guance di lei si colorarono leggermente.
"Dite la verità, eravate d'accordo?"
"Helge ha sempre delle buone idee - ammise - e insieme facciamo una bella squadra, vero Helge?"
"Sì - disse a braccia conserte - perché il capo sono io, ovviamente"
La ragazza rise, guardando dritto negli occhi Jack, che si trovava tanto vicino al suo viso. Per la prima volta dopo anni, ebbe l'intenso desiderio di baciare qualcuno. E forse l'avrebbe fatto se solo...
"Elsa?"
Il flusso dei suoi pensieri si interruppe immediatamente. Si sollevò appena, scorgendo Hans, con un'espressione stralunata sul viso.
"Hans!"








Angolo mio
Buonsalve a tutti! Non ho resistito dal raccontare del parto di Elsa ed Anna. Diciamoci la verità, quello che ha sofferto di più è stato il povero Kristoff XD
E ho voluto inserire delle scene molto fluff, perché ogni tanto sono tenera anche io. Sembrava stare andando tutto per il meglio, ma sono una persona orribile, quindi amen. Il prossimo capitoo sarà decisivo per una cosa che non sto qui  spoilerare.
Bacioniii :D

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Capitolo 13
*** Amore e odio ***


13 - Amore e odio

"Hans!" - ripeté ancora una volta Elsa, completamente incredula.
"Elsa - sussurrò l'altro - ma cosa... stai facendo?"
La regina si levò immediatamente su, togliendosi la neve di dosso.
Proprio il momento più adatto.
"Emh... posso presentarti il mio amico Jack Frost?" - domandò nervosamente.
Il guardiano si fece avanti, con un'espressione poco piacevole sul viso. Non aveva certo dimenticato del ruolo che, secondo lui, Hans occupava, ovvero quello del cattivo di cui si sarebbe vendicato.
"Jack" - lo chiamò Elsa, scorgendo il suo sguardo stranamente attonito.
"Sì, emh.. piacere mio" - borbottò quest'ultimo assottigliando lo sguardo.
"Principe Hans delle Isole del Sud - si presentò a sua volta l'altro - e tu da quale regno vieni? Non mi pare di averti mai visto"
"Io non vengo da nessun regno" - mormorò impercettibilmente.
"Ah, molto divertente - rise l'altro - Elsa, scusa se ti ho interrotto, ma avrei bisogno di parlare con te"
"Con me? Un'altra volta?
"Emh sì - disse l'altro porgendogli la mano - è proprio necessario. Fidati di me"
Nello stesso istante in cui Elsa sfiorò la sua mano, Jack avvertì gli occhi e l'intero viso andargli in fiamme. Non avrebbe più permesso ad Hans né a nessun'altro di toccarla, nonostante non avesse alcun diritto, nonostante fosse rimasto lontano per anni, avrebbe rimediato all'errore che aveva fatto, ovvero quello di andarsene.
Helge, con gli occhi spalancati, si rese effettivamente conto del cambiamento d'espressione di Jack Quest'ultimo rimase immobile, non fece nulla mentre i due facevano per allontanarsi da lui. O almeno apparentemente.
I fiocchi di neve, che fino a quel momento erano scivolati con dolcezza sul terreno, avevano preso a cadere più forte, quasi con violeza, come premunire un'imminente tempesta. Il principe intuì immediatamente che quella fosse opera del guardiano.
"Jack! - esclamò - aspetta, cosa stai facendo?"
L'altro però parve ignorarlo completamente. In quel momento non vedeva nulla, accecato dalla gelosia e dalla voglia di vendicare la ragazza che si era ripromesso di proteggere.
Gli puntò il bastone contro. Come avrebbe voluto raggelargli il cuore. Con questo pensiero, andò per colpirlo. In quello stesso istante Elsa si rese conto di ciò che stava accadendo. Si voltò e le bastò una frazione di secondo per capire cosa stesse succedendo. A sua volta mosse la mano, cercando almeno di deviare quell'attacco. Riuscì nel suo intento, ma Hans fu comunque preso di mira. Per sua fortuna però, il suo cuore non fu sfiorato. Il principe si limitò ad accasciarsi al suolo, più debole che mai.
"Oh, Hans! - esclamò Elsa cercando di sorreggerlo - Jack! Che cosa hai fatto?"
Solo in quell'attimo il guardiano si rese conto del gesto di odio a cui si era lasciato andare. Quelli come lui avrebbero dovuto proteggere il prossimo, buono o cattivo che fosse. Lui invece si era lasciato guidare da dei sentimenti quali odio e amore.
Avvertì alle sua spalle la pesante presenza di Helge, che lo fissava con gli occhi spalancati ed un'espressione spaventata.
"Helge"- lo chiamò allungando una mano.
"Tu - sussurrò - tu sei cattivo. Perché l'hai fatto?"
Il guardiano a quel punto si chinò, poggiandogli una mano sulla spalla.
"Ascolta - disse tenendo lo sguardo basso - sono uno spirito, ma non sono perfetto. Anche io posso commettere errori, specie se sono guidato dai sentimenti. E che a volte... per proteggere chi amiamo finiamo con il fare cose stupide"
Helge lo guardò ancora, non riuscendo a capire cosa volesse dire. Non poteva sapere che dietro le sue parole vi si nascondesse un grande sentimento nei confronti di Elsa. Tutto ciò che vedeva era soltanto qualcuno che aveva provato a fare del male a suo padre.
"Sei cattivo - ripeté nuovamente - e sei pericoloso!"
Dicendo ciò si sciolse dalla sua presa, correndo via.
"Helge!" - provò a richiamarlo, invano. Alle sue spalle, Elsa stava aiutando Hans, aveva assolutamente bisogno di cure, al caldo.
Il guardiano rimase lì, immobile, in balìa della sua stessa tempesta.

Elsa rientrò a fatica a palazzo, e quando fece ciò, ad accoglierla vi fu sua sorella Anna.
"Elsa - la chiamò - hai lasciato i bambini a giocare da sol.... CHE COSA SUCCEDE?!"
"E' una storia lunga - si limitò a rispondere - ho bisogno di portarlo in un posto al caldo"
"Hans... qui?" - balbettò.
"Anna, sta molto male!" 
"Va bene, va bene, allora va!" - rispose nervosamente. La principessa più piccola ebbe la sensazione che quell'evento non avrebbe portato a nulla di buono.
La regina riuscì a condurre Hans in una delle stanze, facendolo poi stendere. Sembrava stare molto male, la sua pelle era gelida e il respiro flebile.
"Anrà tutto bene, Hans - gli disse - fortunatamente ho deviato l'attacco. Vuoi qualcosa di caldo da bere? Se vuoi posso andare a prendertela"
Ella fece per muoversi, ma prontamente Hans, nonostante fosse senza forze, allungò il braccio, afferrandola da un polso. La ragazza rimase immobile, assolutamente stupita.
"Rimani... qui..." - gemette l'altro. Nell'udire quella flebile richiesta, Elsa sentì il proprio cuore cominciare a battere a mille. Hans la voleva a suo fianco e non aveva idea se ciò le facesse piacere o meno. Sapeva solo che lui la stava toccando e questo scatenava in lei mille mila sensazioni diverse.
Decise di rimanergli accanto, come aveva richiesto.

Poiché assieme al gelo anche la notte era calata, Anna era andata in camera di sua figlia per darle la buonanotte. Aveva provato anche ad andare a trovare Helge, ma niente da fare, il bambino si era chiuso in camera e non aveva intenzione di uscire.
"Il principe Hans morirà?" - domandò ingenuamente Aurora.
"Oh tesoro, no che non morirà. Non è nulla di grave" - cercò di tranquillizzarla.
"Ma allora perché Helge si è tanto arrabbiato. Io non riesco a capire" - sospirò avvilita.
Anna si portò una mano sul viso, abbastanza in difficoltà. Era palese dell'affetto che Aurora provasse nei confronti del cugino e sapeva che il non poterlo aiutare la faceva star male.
"Purtroppo la situazione di Helge non è facile. Ha bisogno di qualcuno che gli stia accanto, che gli dia consigli... e tu sei la persona più adatta"
"Ma non mi ascolta mai!" - borbottò a braccia conserte.
La principessa ridacchiò.
"Beh, tu devi continuare a insistere. Vedrai che un giorno, al momento opportuno, ti restituirà il favore"
Aurora sorrise contenta a quelle parole.
"Oh, cielo! - esclamò a quel punto Anna, sussultando - Jack, ti sembra modo di comparire?"
Aurora sollevò leggermente il capo, rendendosi effettivamente conto che il guardiano si trovava in piedi sul davanzale della finestra.
"Scusate" - sussurrò tristemente.
"Ciao Jack! - salutò allegramente Aurora - sei venuto a darmi la buonanotte?"
"In realtà, piccola Aurora, sono venuto qui a darvi il mio addio"
"Aspetta, che? - domandò Anna - perché dovresti andartene?"
"Hans - sussurrò - è colpa mia se sta male. Ha ragione Helge, io sono pericoloso, sono instabile e non riesco a controllarmi"
"Fermo, fermo, fermo! Tu non sei pericoloso! Lo vuoi sapere cos'hai? Sei innamorato, ecco, l'ho detto! E non sopporti l'idea di vedere Elsa con un altro, è più che normale!"
"Anche se fosse non possiamo stare insieme - sospirò - è evidente che nel suo destino vi è lui"
Anna a quel punto, dinnanzi a quel suo tono, non seppe più cosa dire. Un'espressione di tristezza dipinse il suo volto.
"Ti prego, Jack - lo supplicò Aurora - non te andare. Abbiamo tutti bisogno di te, soprattutto Helge!"
"Starà meglio senza di me, sia lui che Elsa - sospirò - mi dispiace"
Anna si portò le mani sul cuore, mentre lo osservava andare via. Davvero poteva finire tutto così? No, non poteva crederci. Elsa e Jack erano legati da un legame indissolubile  e nel profondo sapeva che neanche ciò che stava accadendo li avrebbe separati.

Elsa era rimasta accanto ad Hans, il quale pareva stare dormendo. La regina lo aveva osservato a lungo, ricordando tutti i bei momenti passati... e anche quelli brutti. E pensare che il principe aveva lasciato le sue terre solo per lei, per Helge.
Lui stava cercando di riconquistarla. Ma lei non sapeva cosa pensare. Non era solo il problema delle sue ferite, ce n'era uno ancora più grande, i suoi sentimenti.
Stare con Hans sarebbe stato "giusto" poichè avrebbe completato la sua famiglia. Ma stare con Jack avrebbe significato seguire il suo istinto, il suo batticuore ogni volta che il guardiano la sfiorava. Avrebbe significato seguire quella promessa, fatta da bambina, per quanto assurda potesse essere.
Udì ad un tratto il principe tossire.
"Hans?" - lo chiamò.
Egli sollevò lo sguardo, sorridendo.
"Grazie per essermi rimasta accanto"
"Oh, non ringraziarmi. Mi spiace per quello che è successo. Non so cosa sia preso a Jack..."
"Io invece credo che qualcuno si sia preso una bella cotta per te"
"Per me? Non dire assurdità"
"Perché è un'assurdità? Da quello che ho potuto vedere siete molto simili... e lui deve tenerci molto a te se è arrivato ad attaccarmi"
Incredibile, adesso anche Hans stesso si metteva a parlare di cose strane.
"Beh... comunque non accadrà più..." - rispose semplicemente.
"Elsa - fece Hals prendendole una mano - sono venuto fin qui per voi e non ho intenzione di arrendermi tanto facilmente. Ai tempi sono stato uno stupido, irrimediabilmente. So che mi hai già detto di no, ma te ne prego. Potresti provare ad immaginare un futuro... insieme a me?"
Quella semplice richiesta rappresentava per Elsa qualcosa di impossibile. In quegli ultimi tempi si era resa conto di volere bene ad Hans, probabilmente non gli portava neanche più troppo rancore, nonostante un po' di paura che provasse nello stargli troppo vicino.
Ma quella cosa chiamata amore... Lei l'aveva provata un'altra volta, dopo sei anni. E l'aveva provata anche molti anni prima, quando era bambina, sol oche ai tempi non era stata in grado di capirlo.
C'era sempre stato Jack. Ogni cosa, ogni momento, aveva portato a questo e lei lo sapeva bene.
Chiuse gli occhi, allontanandosi dalla sua presa.
"Mi spiace Hans - sussurrò - non posso. Puoi essere il padre di Helge. Ma non puoi essere il mio amore, oramai"
La regina lesse negli occhi del principe una chiara delusione. Non poteva rimanere ancora con lui. Gli voltò le spalle e se ne andò.
Lo aveva fatto, lo aveva rifiutato, questa volta per sempre. Non poteva crederci.
Andò nelle sue stanze, richiudendosi dentro, affannata. Ci sarebbe stata una cosa di cui avrebbe avuto bisogno...
"Elsa..." - la chiamò un sussurrò. Ella si voltò.
"Jack..." - lo chiamò a sua volta, osservando la sua espressione triste.
"Come sta Hans?"  - domandò.
"Se la caverà. Ma tu? Che cos'hai?"
Egli tirò fuori un lungo respiro.
"Vado via, Elsa. Questa volta per sempre"
Elsa sentì il suo cuore spezzarsi.
"Cosa? Perché?"
"Per quello che ho fatto, è ovvio! - esclamò - io non dovrei fare del male a nessuno! E anche tu, starai molto meglio lontano da me. E' con Hans che devi stare"
Il suo tono la feriva, così come quelle parole. Non aveva avuto idea di ciò di cui aveva bisogno, finché non ce l'aveva avuto. E adesso, il pensiero di doverlo andare via per sempre, la faceva impazzire.
I suoi occhi si riempirono di lacrime e per la prima volta sentì dopo anni sentì di lasciarsi andare ad un gesto in particolare.
"No!" - esclamò abbracciandolo.
Jack rimase interdetto per qualche secondo.
"Elsa...?"
"Egoista - gemette l'altra, mentre le lacrime le rigavano il viso - come puoi andartene? Dicevi che ti saresti preso cura di me, di Helge, che ci avresti protetto! Vuoi rimangiarti la parola data?! Io non sopporto i bugiardi! Non puoi andartene"
"Elsa perché... perché..."
La regina sollevò lo sguardo e per qualche attimo si fissarono intensamente.
"Dillo che mi ami. So che è così" - sussurrò lei sulle sue labbra. Jack si sorprese molto nel sentirle dire ciò.
"Non importa ciò che provo io, ma ciò che provi tu"
"Io sento di amarti - sussurrò - da sempre"
"Davvero?" - domandò sorridendo.
Lei annuì, stringendo le braccia attorno al suo collo. Nonostante le violenze subite, con lui le veiniva incredibilmente naturale lo stargli così vicino.
"Ho bisogno di sapere che anche tu provi lo stesso"
Lui ricambiò la stretta, ancora più forte.
"Ti amo, Elsa" 
Da quella frase ne scaturì tutto. Questa volta fu Elsa stessa a baciarlo, lasciandosi andare ad una sensazione incontrollabile. Non era un bacio casto, ma uno di quelli passionali che in genere vanno dati solo alla persona che si desidera. Jack la stringeva gentilmente ma saldamente, come se non avesse voluto più lasciarla.
"Elsa - ansimò - non so se riuscirò a fermarmi"
"Non voglio che ti fermi"
"Ma... io non voglio toccarti... dopo tutto quello che..."
"Va tutto bene - lo tranquillizzò - non ho paura. Non con te. Con te mi sono sempre sentita al sicuro"
Il guardiano sorrise, baciandola nuovamente, certo di avere il suo consenso, la cosa più importante. Quella volta nessuno dei due sarebbe tornato indietro e, anche se ancora non lo sapevano, ciò li avrebbero resi ancora più uniti, in modo perenne.










Angolo mio
E danno fu fatto, gente! Mentre il povero Hans è in convalescenza, Jack ed Elsa se la spassano alla grande (mica scemi loro)
Ma adesso che i due si sono per così dire, uniti in anima e corpo, cosa succederà? E cosa più importante, Helge si asterrà dal fare qualche stupidaggine? Io dico prorpio di no U_U
a presto, gente! ^^


 

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Capitolo 14
*** Voglio andarmene ***


14 - Voglio andarmene

Helge si assicurò che tutti dormissero quando uscì dalla propria camera. Non voleva essere disturbato da nessuno, per questo quando aprì la porta badò bene a guardare prima a destra e poi a sinistra: completamente via libera.
Si mosse a piccoli passi, indirizzandosi verso la camera dove avrebbe dovuto trovarsi Hans. Quando vi arrivò, vide il principe intento a sonnecchiare, ma era palese che non dormisse. Rimase dapprima immobile, incerto su cosa dire.
Fortunatamente non ebbe bisogno di pensare a lungo. Fu lo stesso Hans ad aprire gli occhi e ad accorgersi della presenza del piccolo principe.
"Principe Helge" - chiamò.
"Principe Hans - sussurrò un po' incerto - state bene?"
"Oh, non preoccupatevi per me. Credo che l'unica conseguenza sarà un brutto raffreddore e nient'altro"
Helge gonfiò le guance, distogliendo lo sguardo.
"Voleva uccidervi" - sussurrò.
"Chi?" - domandò.
"Jack Frost! - esclamò - è geloso di voi, perché è innamorato di mia mia madre!"
"Beh, in fondo chi non ucciderebbe per vostra madre..."
"Vi prego, portatemi con voi!" - esclamò ad un tratto.
Hans strabuzzò gli occhi.
"Con me? Intendete nel mio regno? Mi piacerebbe molto ma... questo è impossibile"
"Perché è impossibile? - domandò Helge avvicinandosi - dopotutto voi siete mio padre"
"Sì, ma...." - Hans fece per rispondere, ma dovette interrompersi quando si rese conto di cosa il principe avesse detto. Lui sapeva tutto, ma com'era possibile? Non era certo stato lui a dirglielo.
"Voi - sussurrò - come fate a..."
"L'ho sentito dire alla mia mamma - spiegò tristemente - per tutto questo tempo ho pensato che non avrei mai avuto una famiglia normale perché fosse giusto così, invece... è stata lei a tenermi nascosto tutto..."
"Non è esattamente così" - cercò di spiegare.
"Mi ha detto che le avete fatto del male. E' vero?"
Il principe adulto a quel punto chinò lo sguardo.
"Ahimè, sì è vero. Per questo motivo non vi ha mai detto nula di me. Vi prego di non farne una colpa a vostra madre"
"Ormai non mi importa - dichiarò freddamente - ha altro  a cui pensare. Per questo voglio venire con voi! Conoscervi meglio e voglio conoscere il vostro regno. Per favore non ditemi di no!"
Hans si portò una mano sulla testa, parecchio in difficoltà. Se fosse dipeso da lui, avrebbe portato con sé Helge immediatamente. Ma sapeva anche che Elsa non sarebbe stata d'accordo e l'ultima cosa che voleva era crearle problemi.
"D'accordo - sospirò - ma prima voglio che ne parliate con vostra madre. Non vi rapirò di nascosto"
"Uffa e va bene - sbuffò sgambettando verso la porta - ma verrò, con o senza il suo permesso!"

La notte passò dolcemente, soprattutto per la regina. Non si lasciava andare ad un sonno così piacevole ormai da anni ed inoltre aveva passato la notte più bella della sua vita. Finalmente aveva lasciato fuori le sue paure e aveva aperto il cuore a Jack, dopo anni a credere che non sarebbe riuscita ad amare. Eppure adesso amava e intensamente anche.
A svegliarla furono i caldi raggi del sole che, entrando dalla finestra, andarono a sfiorarle il viso. Infastidita si lasciò andare ad un gemito, per poi aprire gli occhi. Quando fece ciò, si rese conto che Jack la stesse fissando, sorridendo.
"Buongiorno dormigliona" - le disse.
"Buongiorno - sussurrò lei - sei rimasto a fissarmi in quel modo tutta la notte?"
"Beh, io non ho bisogno di dormire. Quindi sì, ho pensato di fare qualcosa di piacevole.
Elsa sorrise.
"Non avrei mai pensato di rivivere questo tipo di esperienza E' stato... magico, oserei dire"
"La cosa positiva è che potrai avere questo tipo di magia quando vuoi" - sussurro con un velo di malizia. La regina si lasciò andare ancora una volta ad una risatina.
"Credo che dovremmo dire ad Helge di noi" - disse poi.
"Non sono sicuro che la prenderà bene. Lui mi odia, dopotutto sono colui che si è intromesso nella relazione fra i suoi genitori"
"Oh, non è colpa tua e lo sai bene - spiegò - gli parlerò io. Solo che..."
"Solo che?"
"Non è nulla - fece scuotendo il capo - stavo solo pensando che. Tutto questo è meraviglioso e assurdo al contempo. Tecnicamente io e te stiamo insieme ma... Come possiamo stare insieme realmente? Io sono un'umana e tu... uno spirito.. immortale..."
"Ci... sarebbe un modo in realtà..." - mormorò Jack.
"E quale?" - chiese. Il guardiano fece per rispondere, ma non appena aprì bocca, qualcuno bussò energicamente alla porta.
"Elsa!" - esclamò Anna.
"Accidenti! - fece Elsa saltando giù dal letto - è mia sorella! Vola via di qui, adesso!"
"Va bene, d'accordo, sparisco. Però sta notte posso tornare, vero?"
"Sì, sì, tutto quello che vuoi! - esclamò - avanti dai, vai via!"
Prima di andare via però, il guardiano le posò un passionale bacio sulle labbra, tanto da lasciarla interdetta.
"E adesso, posso andare veramente - disse sorridendo - a dopo"
La regina rimase a fissarlo con fare attonito e con il sorriso stampato in viso. Solo l'incessante bussare di Anna la riportò alla realtà.
"Elsa! - esclamò ancora la principessa - ma insomma, stai dormendo ancora?"
"Eccomi" - rispose ad un tratto la regina, aprendo la porta.
"Finalmente, ma cos'hai combinato? E' già tardi! E poi hai fatto una lotta con i cuscini? Sei completamente in disordine"
Elsa si sgranchì la voce. Effettivamente non si era neanche preoccupata di essere un minimo presentabile, ma non ne aveva avuto il tempo. E poi era ancora presa dalla sua "lotta coi cuscini" della sera prima.

Aurora aveva gli occhi spalancati e le mani sul viso.
"Come sarebbe a dire che vuoi andare via?!" - esclamò.
"Sssh, non urlare! - la zittì Helge - è solo per un po'! Mio padre è d'accordo, sarà difficile solo convincere la mia mamma!"
"La zia Elsa non ti farà mai andare lontano" - borbottò l'altra.
"Grazie, sei molto d'aiuto - sbuffò - vedrai che andrai come dico"
Aurora non rispose, limitandosi a gonfiare le guance. Sinceramente sperava il contrario. Non voleva che il suo adorato cugino, nonché migliore amico, se ne andasse, anche se per poco.
Intanto, in un tavolo più avanti, Elsa, Anna e Kristoff stavano facendo colazione, nonostante quest'ultimo si sentisse abbastanza fuori luogo, visto gli argomenti di discussione delle due sorelle.
"No, non posso crederci! - esclamò Anna entusiasta - tu e Jack, finalmente! Oh, sapevo che sarebbe finita bene. Adesso vi sposerete e farete dieci bambini, è perfetto!"
"Piano, piano - fece Elsa arrossendo - stai viaggiando troppo di fantasia. E come se non bastasse, bisogna dirlo ad Helge, prima di tutto"
"Oh, andiamo, sarete una famiglia perfetta e... Posso fare da testimone al tuo matrimonio? Magari Aurora può farti da damigella"
"Anna..." - la chiamò imbarazzata.
"Amh, scusala, sai come si esalta quando si parla di matrimonio" - sbuffò Kristoff.
"Beh, scusa se sono un'anima romantica! - esclamò - anzi, sai che ti dico? Sarò io ad organizzare il suo matrimonio, sì, e farò anche un buon lavoro"
"Oh, mamma...."- sospirò il biondo. Elsa trattenne una risata. Nonostante si imbarazzasse, quelle attenzioni da parte della sorella le piacevano. E poi non era male fantasticare su un possibile matrimonio con Jack.
La conversazione dei tre fu interrotta da Helge, il quale si fece avanti con le mani dietro la schiena.
"Madre" - chiamò.
"Helge - lo chiamò l'altra - buongiorno, mi chiedevo dove fossi... C'è una cosa importante di cui devo parlarti..."
"Emh... in realtà anche io" - rispose dondolandosi.
"Oh - rispose sorpresa - allora parla prima tu"
"Va bene - sospirò - io... volevo dirti che... Vorrei tanto lasciare Arendelle però un po'..."
"Cosa? - domandò con un sorriso nervoso - ma di che parlo?"
"Di andare con il principe Hans. Dopotutto lui... saprà prendersi cura di me. Ed è anche d'accordo"
"Helge - rispose, parecchio in difficoltà - questo non è possibile. Tu sei un abitante di Arendelle e sei mio figlio"
"Ma sono anche suo figlio. Mi hai avuto con te per sei anni, non puoi lasciarmi andare?"
"No! - esclamò questa volta più severa - non posso! Sei ancora troppo piccolo per decidere per te cosa è giusto o meno!"
"E allora? Tu sarai grande ma sbagli comunque! Perché devi essere così cattiva"
"Non sono cattiva, Helge. Mi preoccupo per te, che è diverso"
"No, non è vero - rispose puntandole il dito contro - tu pensi solo per te, non ti importa di cosa voglio io. Non è giusto, non è affatto giusto!"
Come di solito faceva quando era arrabiato, Helge corse via. Elsa rimase lì a fissarlo, accasciandosi poi sulla sedia. Non poteva crederci, erano addirittura arrivati a quel punto, Helge che le chiedeva di andare via.
Che si fosse realmente stancato di stare lì con lei? Era assurdo, se la sua vita amorosa stava iniziando ad andare bene, quella familiare stava divenendo un vero disastro.
"Emh... Elsa..." - sussurrò Anna.
"Lascia stare, Anna - sospirò - va bene così..."

La piccola Aurora, assieme ad Olaf, aspettava che il cugino uscisse dal palazzo per giocare come sempre. Quando però la principessa lo vide arrivare, con la fronte aggrottata e i pugni chiusi, intuì immediatamente che vi fosse qualcosa che non va.
"Helge! - chiamò - va tutto bene?"
"Lasciami stare - sbottò - voglio rimanere da sola"
"Uffa! - piagnucolò l'altra - ma perchè ogni volta che mi prometti di fare un pupazzo di neve poi non lo fai mai? Sei cattivo Helge, cattivo!"
Il principe ignorò le lamentele della cugina, camminando spedito sulla neve umida. Era di nuovo arrabbiato e nuovamente poteva sentire la magia che quasi lo supplicava di venir fuori. Sentiva le dita pizzicargli, una sensazione che aumentò il suo fastidio.
"Basta, basta! - esclamò - ora basta!"
Nel dire ciò, aveva istintivamente alzato un braccio, congelando un ramo che era poi caduto. Nel vedere ciò il bambino sussultò, più sconsolato che mai.
Riprese a camminare, lasciando che la rabbia lasciasse posto ala tristezza.
Anche Elsa non era dell'umore migliore. Dopo la sua sfuriata con Helge, era andata nei suoi giardini e si era seduta su una panchina, contemplando il paesaggio innevato. Non sapeva più come comportarsi. Il legame fra lei e suo figlio era sempre più incrinato... anzi, forse era già spezzato da un po'.
Le parole del bambino la facevano pensare... Possibile che davvero avesse sol pensato a lei, per tutto quel tempo?
"Suppongo che sia andata male" - disse poi una voce a a lei familiare. Elsa alzò il capo. Jack si era materializzato accanto a lei.
"Jack - sussurrò - no, ma che male. Non gli ho parlato di noi"
"Allora cosa mai di turba?" - domandò.
"Helge... vuole... andare via con Hans - spiegò - ma io non posso lasciarlo andare. L'ho cresciuto per sei anni, lui è sempre stato solo mio. E poi... ho la paura che non possa più tornare... o che non voglia..."
"Ma cosa vai a pensare? Tu sei sua madre"
"Sì, una madre che gli ha tenuto nascosto una parte importante della sua vita. Forse è giusto così Jack, forse è giusto che Helge cresca con qualcuno che possa volergli bene"
"Hey - sussurrò afferrandola per un braccio e avvicinandosi - non conosco nessuno che potrebbe volergli più bene di te Dovresti smetterla di darti delle colpe"
Il caso volle che proprio in quel momento, Helge si stesse ritrovando a passare di lì. Adesso che si era un po' calmato, pensava che forse, se avrebbe spiegato bene ad Elsa quali fossero le sue intenzioni, questa l'avrebbe lasciato andare se troppi problemi. Ma sì, poteva funzionare, doveva solo mantenere la calma.
Fu attratto ad un certo punto, da delle voci che provenivano da un ampio cespuglio. Sì avvicinò a quest'ultimo, facendosi spazio tra le foglie. Quando cacciò l'occhio dentro gli spazi aperti, vide Jack ed Elsa incredibilmente vicini, più del solito.
"Oh Jack - sussurrò la regina - fortuna che ci sei tu..."
"Sono io quello fortunato ad averti" - rispose l'altro.
Helge spalancò gli occhi, mentre il cuore batteva a mille. Si sorridevano, si guardavano come in genere facevano le persone innamorate.
Poi li vide avvicinarsi e baciarsi. Quel gesto fu una chiara risposta che però lo deluse altrettanto. Loro stavano insieme per davvero, non era più solo sua immaginazione. Allora non si era sbagliato: sua madre aveva trovato la felicità con qualcun'altro, non aveva bisogno di lui. Non aveva bisogno di sapere se fosse o no andato via...
Indietreggiò, con le lacrime agli occhi. Era stanco di piangere e stare male. Da quel momento in poi avrebbe agito come voleva e nessuno lo avrebbe fermato.






Angolo mio
Eh allur. Hans sa che Helge sa ed Helge, da bravo bambino ribelle, vuole andare con lui. ,Ma ovviamente Elsa non vuole. D'd'altronde quest'ultima è presa dalla sua nuova relazione con Jack (chi non lo sarebbe), ma Helge, al solito, scopre le cose in malo modo, quindi si è arrabbiato e... niente, guai in vista, per lui, per Elsa e anche per Jack, uo-uo, come sono cattiva XP

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Capitolo 15
*** Inaspettato ***


15 - Inaspettato

Un mese. Trenta, lunghi, silenziosi giorni. Elsa li aveva passati in balìa di due sentimenti opposti, quali l'amore e la preoccupazione. Jack riempiva le sue giornate di gioia, ma il pensiero che il figlio non potesse godere della sua stessa felicità, la faceva stare male. Helge, d'altro canto, si era completamente chiuso in sé stesso, oltre che nella sua camera. Usciva di rado, non giocava più neanche con Aurora, era diventati praticamente intrattabile.
L'unica cosa che poteva fare era aspettare, aspettare che Hans fosse pronto a partire. Quest'ultimo infatti, si era ripreso circa due settimane prima. Non aveva avuto conseguenze dopo quell'attacco da parte di Jack, ma pensava che sarebbe stato meglio tornare nel proprio regno. Ormai doveva metterci una pietra sopra. Elsa non sarebbe tornato da lui, per quanto ci avesse provato. Ma almeno qualcosa l'aveva ottenuta, ovvero la benevolenza di Helge.
Ed era a causa di ciò, se la regina non riusciva a darsi pace. Helge desiderava andare via, lontano, ma non se la sentiva di lasciarlo andare. Era troppo piccolo e poi... non voleva separarsene. Ma questa sua scelta aveva portato suo figlio ad odiarla. In realtà ella non sapeva che il principe fosse in collera per ciò che aveva visto. Quel bacio, segno che tra lei e Jack dovesse essersi instaurato un rapporto molto forte. Uno strano, improbabile, ma comunque intenso, legame.
Voleva crearsi una famiglia... ma come fare?
Doveva assolutamente chiarire con Helge. Se ci era riuscita una volta, poteva riuscirci anche una seconda... o almeno così sperava.
Bussò in camera del figlio, il quale non rispose neanche. Dopo alcuni minuti allora, decise di entrare. Helge stava seduto sul letto, immobile, con la fronte corrugata. Le parete intorno a lui erano gelate, così come il tetto e il pavimento.
Elsa aveva intuito subito. Anche lei era stata solita a congelare tutto, quando si era ritrovata costretta nella sua stanza. Si avvicinò con cautela.
"Helge" - sussurrò.
"Che vuoi?" - domandò brusco.
"Sono settimane che stai chiuso qui - sospirò - non ti fa bene, dovresti uscire"
"E a te che importa? Tu pensi solo a te stessa"
"Te l'ho già detto, non me la sento di lasciarti andare..."
"Non è solo per quello - borbottò - ti ho visto, sai. Tu e Jack vi amate"
Elsa sospirò.
"Ebbene sì, Helge. Ma non c'è nulla di male"
"Tu dovresti amare mio padre" - rispose.
La regina chiuse gli occhi.
"Non è così facile come credi tu. Mi sarebbe piaciuto, ho provato ad amarlo, ma non ci riesco. I sentimenti non possono essere controllati. Lo capirai anche tu, quando sarai più grande. Io ho bisogno di darmi una seconda possibilità e voglia darla anche a te. Perchè non provi a farti piacere questa famiglia?"
"Perché non è la famiglia che voglio - dichiarò stringendo i pugni - preferirei essere orfano"
Quelle parole colpirono profondamente la regina, la quale rimase completamente interdetta. Provò ad allungare una mano verso i capelli biondi del figlio, ma quest'ultimo si scostò, adirato.
Helge era cambiato, su questo non aveva dubbi. E il sentirsi dire che avrebbe preferito essere orfano, era la chiara dimostrazione che le parole sarebbero servite a poco.
Con un nodo in gola, si sollevò, dando le spalle al bambino. Due lacrime rigarono il suo volto. Non poteva saperlo, ma anche Helge, girato in modo che non potesse vederlo, si stava lasciando andare ad un pianto silenzioso.

Quello era lo stesso giorno in cui Hans sarebbe tornato alle Isole del Sud. Prima di andarsene però, aveva richiesto un incontro con la regina per porgerle i suoi saluti, certo che non sarebbe più tornato.
"Sono mortificata per quanto è successo - si scusò Elsa - hai rischiato grosso..."
"No, sto magnificamente adesso - la tranquillizzò - è stato un piacere per me poter godere della tua compagnia e quella di Helge. Lui... avrebbe voluto venire con me..."
"Lo so - sospirò - ma non posso..."
"Lo immaginavo. Beh, forse è meglio così"
"Tu però... puoi tornare quando vuoi"
"Sono felice di questo. Spero tanto che tu trovi la felicità, qualsiasi essa sia"
Elsa annuì.
"Lo spero anche per te" - sussurrò. Hans a quel punto le donò un breve inchino, per poi allontanarsi. Elsa rimase a guardarlo con fare attonito. Forse anche Hans in fondo era un po' cambiato. Sembrava maturato in qualche modo, e ciò le faceva piacere.
Proprio alle sue spalle, la figura di Jack si materializzò.
"A quanto pare ti piace guardarlo" - affermò con un leggero velo di gelosia
"Jack - rispose sorridendo - non è buona educazione origliare"
"Non mi permetterei mai di origliare - disse a braccia conserte - allora se n'è andato?"
"Già... e adesso rimaniamo io, te... ed Helge. Temo che mi odi davvero"
"Non ti arrendere così in fretta. Helge ha scoperto troppe cose tutte insieme, ed è ancora piccolo. Sarà il suo modo di reagire..."
"Io provo a renderlo felice, ma temo di non essere in grado"
Il guardiano a quel punto si avvicinò, afferrandole dolcemente il viso con due dita, costringendola a guardarla negli occhi.
"Se continui così sarò costretto a zittirti"
Elsa a quel punto fu portata a sorridere.
"Beh, se è per questo non smetterò di parlare"
Entrambi si avvicinarono, facendo per baciarsi. Quando però le loro labbra furono in procinto di sfiorarsi, accadde qualcosa. Elsa fu costretta ad indietreggiare, portandosi un mano sull'addome, in preda a dolori atroci.
"Elsa? - domandò Jack, cercando di sorreggerla - che ti prende?"
"Io... non lo so - gemette - stavo bene fino a pochi secondi fa... e adesso..."
Non finì la frase. Un altro dolore, ancora più forte del primo, la costrinse ad inginocchiarsi al suolo. Era come se qualcuno la stesse prendendo a calci da dietro.
"Ce la fai ad alzarti?" - domandò il guardiano.
"Non riesco neanche a respirare" - ansimò con gli occhi spalancati.
"Sarà meglio chiamare qualcuno allora" - rispsoe cercando di mantenere la calma.

Ignaro di tutto quel trambusto, Helge si era finalmente deciso ad uscire dalla propria camera, ma per un motivo in particolare. Dopo essersi guardato attentamente attorno ed essersi accertato che non vi fosse nessuno, prese a camminare sulle punte, cercando di non fare rumore. Doveva assolutamente uscire dal palazzo prima che Hans si imbarcasse, ma sicuramente sarebbe passato in osservato, inoltre era anche abbastanza tardi, la luce all'esterno stava infatti divenendo più fioca.
Era tanto concentrato nel cercare di non far rumore e il suo respiro talmente azzerato, che sussultò violentemente quando si sentì chiamare.
"Helge" - lo chiamò Aurora. Il principe si voltò, notando come la cugina avesse un'espressione delusa.
"Aurora! - esclamò l'altro - cosa fai, perdo tempo così! Mi devo sbrigare!"
"Allora è così - disse a braccia conserte - scappi veramente. Da me, da tutti"
"Non ho altra scelta - cercò di giustificarsi - sono costretto a scappare. Ti prego Aurora, fa finta di non sapere nulla"
La principessa, con lo sguardo basso, annuì.
"E se poi non torni?"
"Ma che dici - disse sorridendo - certo che torno". Il principe si accorse solo in quel momento di come la principessa stesse piangendo. Quest'ultima infatti aveva sollevato lo sguardo, mostrando gli occhi ricolmi di lacrime.
"Stupido Helge! - esclamò - sei uno stupido! Ti caccerai nei guai e non potremmo più giocare insieme! Non ti importa niente di me,  non ti mancherò neanche!"
Immediatamente dopo quella sfuriata, la bambina lo abbracciò, continuando a versare lacrime. Helge non poté fare  altro che ricambiare, portandole una mano sulla testa.
"Non è vero che non mi importa e non è vero che non mi mancherai - sussurrò - io ti voglio bene, Aurora. Ti prometto che quando tutto questo sarà finito  faremo un pupazzo di neve insieme?"
"Questa volta per davvero?" - domandò guardandolo.
"Per davvero, promesso! - esclamò portandosi una mano sul cuore - adesso vado via. Ci vediamo presto!"
Aurora rimase a guardarlo, mentre lo salutava con la mano, fin quando non lo vide sparire del tutto. Poi sospirò. Non poteva lasciarlo andare... o quanto meno non poteva lasciarlo andare da solo!

Elsa intanto era stata portata nelle sue stanze. Anna l'aveva fatta visitare da alcuni medici, ma nessuno di questo parve individuare la vera causa del suo malessere. La regina intanto continuava però a stare male, anzi, più il tempo passava e più il dolore diveniva intenso, tanto da portarle quasi le lacrime agli occhi.
"Non capisco - sussurrò Anna - non hai mai avuto problemi di salute? Che cosa mai sarà? Cosa senti?"
"Non lo so spiegare - gemette la sorella maggiore - è un dolore che mi viene da dentro, tanto forte da impedirmi quasi di respirare. E' quasi come se... la mia energia venisse risucchiata..."
"Oh, non va bene - tremò Anna spaventata - non so come comportarmi..."
"Lascia, faccio io - disse a quel punto Jack, sollevandosi - forse riuscirò a carpire qualcosa che gli umani non possono sentire... Dov'è che ti fa male?"
Elsa gli indicò il punto, proprio al centro del ventre. Non appena però Jack lo sfiorò con le mani, si ritrasse immediatamente, quasi come se si fosse scottato, lasciando scappare un gemito di sorpresa. Le due sorelle rimasero a fissarlo, in attesa che dicesse qualcosa.
"Allora? - domandò Elsa - che cosa c'è che non va?"
"Elsa... tu - sussurrò sconvolto - c'è qualcosa dentro di te..."
"Qualcosa dentro di lei?! - esclamò Anna - forse qualcosa che ha mangiato?"
"No - cercò di spiegare il guardiano - è ancora piccolo, quasi invisibile ma... hai un bambino dentro di te"
Nell'udire la parola "bambino", per un attimo Elsa si dimenticò del dolore stesso. Provò delle sensazioni già provate una volta, come la sorpresa, la felicità e la paura e soprattutto smarrimento. Non immaginava che sarebbe successa una cosa del genere, non pensava neanche che fosse possibile una cosa del genere, non con Jack, che non era neanche più un umano.
"Un bambino? - sussurrò appena - noi avremo un bambino?"
Jack annuì, ancora completamente senza parole.
"Ma è - sorrise - è... fantastico! Jack, avremo un bambino!"
L'altro a quel punto sorrise, non aspettandosi una reazione tanto positiva da parte della ragazza. Il suo buon umore però fu stroncato all'istante, da un altro malore, ancora più intenso del primo.
"Ma è normale che stia così male?" - domandò Anna.
"No, non è normale - disse Jack, circondando le spalle di Elsa con un braccio - d'accordo che stiamo parlando di magia, ma non dovrebbe soffrire così tanto"
"Ma le passerà? - domandò preoccupata - voglio dire... la gravidanza andrà avanti... e se starà più male?"
"No - sussurrò Elsa - non starò male. Vi prego, ho già vissuto una gravidanza preoccupandomi e soffrendo, almeno questa volta vorrei... poterla vivere serenamente"
"Ti prometto che sarà così, Elsa" - la rassicurò Jack, stringendole una mano.

Insieme al buio che era ormai calato, la nave dove il principe Hans si trovava, aveva lasciato il porto di Arendelle ormai da un po'. Si stava lasciando alle spalle un cuore infranto e dei rimpianti, ma tuttavia era meglio così. Aveva guadagnato l'affetto di suo figlio e questo gli bastava per essere felice. Ciò che il principe non sapeva era che Helge non si trovava affatto lontano da lui, anzi, era più vicino di quel che pensava.
Con lo sguardo rivolto verso dove il suo regno si trovava, Hans non aveva idea di cosa quel ragazzino avesse combinato. Si era infatti insinuato abilmente nell'imbarcazione, senza che nessuno se ne accorgesse. Ce l'aveva fatta e adesso nessuno avrebbe potuto dirgli cosa fare o meno.
"Helge - sussurrò Hans - chissà come sta..."
Dopo averlo cercato a lungo, il principino lo aveva visto voltato di spalle ed era arrivato giusto in tempo per udire quella frase. Sorridendo e fremendo dall'eccitazione, si avvicinò.
"Sto benissimo adesso!"
Hans tremò, voltandosi immediatamente. Quella non era una visione, né un miraggio... era proprio Helge, in carne ed ossa!
"Helge? - domandò sconvolto - cosa... tu... ma che ci fai qui? Come...?"
"Te l'avevo detto che sarei venuto!" - rispose.
"Sì ma... tu non dovresti essere qui. So per certo che Elsa non era d'accordo"
"Infatti lei non sa che sono qui - disse facendogli l'occhiolino - sono scappato"
Hans spalancò la bocca. Come poteva un bambino tanto piccolo arrivare a fare gesti tanto avventati?
"No! - esclamò - questo non va bene! Non puoi stare qui! Devo riportarti immediatamente indietro!"
"Non puoi riportarmi indietro! - protestò - sappiamo tutti e due che ti fa piacere che io sia qui"
"Infatti mi fa piacere, ma la tua casa è ad Arendelle!" 
"No, non è vero! - esclamò - la mia casa è dove lo decido io!"
"Siamo in vena di fare i saggi, vedo - disse afferrandolo - ma i saggi di sei anni dovrebbero imparare ad ascoltare"
"No! - esclamò dimenandosi - io a casa non ci torno!"
"Poche storie Helge, si fa quello che..."
"HELGEEEE, TI HO TROVATO FINALMENTE!"
Una voce femminile e totalmente inaspettata. Padre e figlio alzarono il viso nello stesso momento: davanti a loro, un'allegra Aurora si guardava intorno, con gli occhi lucidi.
"Aurora?! - esclamò Helge - ma cosa fai qui?!"
"Beh, io sono la tua compagna d'avventura! Non potevo lasciarti andare da solo!"
"Ma sei completamente pazza! - esclamò - tu avresti dovuto coprirmi! Adesso ci scopriranno di sicuro! Torna indietro!"
"Ma perchè devi fare il guastafeste! - si lamentò - volevo venire con te, che c'è di male?"
"Queste non sono cose da femmine!"
"Uffa, sei fissato!" - borbottò facendogli una linguaccia.
Hans si portò una mano sul viso, sospirando rumorosamente. Quelle due piccole pesti gli avrebbero fatto passare dei guai...

Intanto, ad Arendelle, la situazione non migliorava di certo. Elsa stava cercando in tutti i modi di controllare il dolore, ma ogni tentativo pareva vano. E le veniva anche difficile pensare che tutto quel dolore fosse causato da quella gravidanza inaspettata ma che aveva stranamente ben accettato. Jack ed Anna non capivano cosa ci fosse che non andava.
"Possibile che non c'è una spiegazione logica?" - domandò la principessa.
"Il bambino che Elsa porta in grembo ha dei poteri magici, questo è poco ma sicuro, non ho mai avvertito una forza del genere. Però è strano, non ho mai sentito nulla del genere"
"E' pericoloso, potrebbe morire?!"
"Non lo so, ti dico! - esclamò Jack, nervoso - ne so quanto te!"
"Per favore, smettetela di litigare!" - li supplicò Elsa. I due decisero di non farsi prendere dal panico, ma solo per amore della regina, in apparente difficoltà, ignara del fatto che il proprio figlio avesse lasciato il regno.
"Non so Helge come potrà prenderla" - sussurrò.
"Finché non troviamo una risposta ai tuoi malori sarà meglio non diglielo - suggerì Jack - anche se sarà difficile"
In quel momento, Kristoff fece il suo ingresso, con il fiato corto.
"Kristoff - lo chiamò Anna - ma che hai fatto?"
"I bambini - ansimò - non li trovo da nessuna parte"
"Come sarebbe a dire non li trovi da nessuna parte? Hai guardato nel palazzo? O nei giardini e d'intorni?"
"Il problema è questo, non si trovano nei dintorni - ansimò - temo si siano cacciati in qualche guaio"
In quel momento Elsa fu colta da un pensiero: se Helge era scappato, c'era solo un posto dove sarebbe potuto andare. Fece per dire qualcosa, ma troppo sconvolta e fragile per farlo, si lasciò cadere con la testa sul cuscino, priva di sensi.






N.D.A
E ciriciao! bene, bene, com'era prevedibile, Elsa è incinta ma... non è tanto questo a sconvolgere lei e Jack, ma piuttosto i suoi strani sintomi legati alla gravidanza. A cosa sarà dovuto e sarà davvero pericoloso?
Intanto, Helge ha preso la sua decisione, è scappato, e per non lasciarlo solo Aurora l'ha seguito.... quindi povero Hans XD

 

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Capitolo 16
*** Rivelazioni ***


16 - Rivelazioni

La nave avanzava imperterrita e senza interruzioni verso le Isole del Sud. Hans era esasperato: Helge e Aurora fin ora non avevano fatto altro che discutere, e adesso si erano zittiti, imbronciati, seduti gli uni lontani dagli altri, a braccia conserte.
Doveva assolutamente trovare un modo per riportarli indietro. Le rispettive famiglie dei due bambini dovevano sicuramente essere  già sulle loro tracce ed il principe non aveva intenzione di passare dei guai.
Così prese un respiro profondo, sgranchendosi la voce.
"Umh, bambini - li chiamò - ascoltate, voi non potete stare qui. Mi piacerebbe, ma non è possibile. Voi appartenete ad Arendelle"
"Io appartengo ad entrambi a i regni - puntualizzò Helge - rimarrò con te solo per un po', ti prego, per favore!"
Nel vedere la sua espressione supplichevole, il principe adulto si sentì parecchio in difficoltà. Non poteva negare che il fatto di avere suo figlio lì gli facesse molto piacere. Forse avrebbe potuto prendersi cura di lui, per un periodo di tempo.
"Va.. va bene - sospirò - ma quando tua madre verrà a saperlo, ti riporterà indietro"
Il principino scosse il capo.
"Non lo farà - rispose tristemente - non le importa di me"

In realtà ad Elsa importava fin troppo di Helge, tanto che aveva perfino perso i sensi. Almeno ciò l'aveva aiutata ad ignorare il dolore. Anna, Kristoff e Jack però parevano abbastanza preoccupati. Quest'ultimo non faceva altro che passeggiare nervosamente.
"Stupido ragazzino - sbottò - cosa gli è saltato in mente? Se mi capita tra le mani giuro che lo rinchiudo a vita dentro questo palazzo!"
"Calma Jack, non è il caso di farsi prendere dal panico - suggerì la principessa - mentre noi stiamo qui a parlare, Helge e Aurora potrebbero essere arrivati già lontani. Dobbiamo assolutamente andare a prenderli"
In quel momento i tre udirono un lamento. Quando si voltarono si accorsero che Elsa si era risvegliata.
"Elsa" - sussurrò Jack, andandole vicino.
"Helge - chiamò - devo andare da lui, dobbiamo trovarlo... adesso!"
"Non puoi andare da nessuna parte! - esclamò il guardiano - guarda in che condizioni ti ritrovi!"
La regina sorrise debolmente, cosa che si contrappose alla sua espressione sofferente.
"Io sono sua madre. Devo"
Jack sospirò, sapendo che non ci fosse modo per convincere Elsa. Quest'ultima però continuava a star male, ancora senza un apparente motivo.
"Allora è deciso - disse Kristoff - si va?"
"Sì, ma.... - rispose Jack - prima... non c'è un modo per scoprire cosa Elsa abbia?"
"E' incinta! - spiegò brevemente Anna - e sta molto male, sembra che si tratti di magia!"
"Magia, eh? - domandò il biondo - non ne sono sicuro, ma forse i Trolls potranno aiutarci"
"Davvero? - chiese speranzosa la moglie - allora dobbiamo andarci subito! E poi andremo a cercare Helge e Aurora!"
Jack avvicinò delicatamente la mano al viso di Elsa, portandola a guardarlo negli occhi.
"Va bene per te?"
Elsa annuì debolmente, cercando di regolarizzare il respiro.
Fu così che i quattro lasciarono Arendelle per indirizzarsi verso le Terre del Ghiaccio, dimora dei Trolls.
In realtà ci volle quasi un giorno e mezzo, più di quanto avessero previsto, poiché Elsa alternava momenti di sofferenza a momenti di tranquillità assoluta. Ed inoltre la regina era esausta, preoccupata per Helge e si sentiva estremamente debole.
"Quanto manca ancora?" - domandò impazientemente Jack.
Kristoff si guardò intorno, rispondendo.
"Ci siamo, lasciate fare a me"
Si fece avanti, seguito da Anna, mentre la neve continuava imperterrita a depositarsi al suolo. Quando il biondo fu abbastanza vicino, prese a chiamare:
"Granpapà!"
Pochi attimi dopo, le rocce lì presenti si trasformarono in dei buffi e tozzi Trolls, che parvero molto felici di rivederlo.
"Ciao  Kristoff, sei tornato!"
"Da quanto tempo!"
"Hai portato anche Anna con te!"
Un coro di voci lo accolse immediatamente. Kristoff rispose gentilmente a tutti, rivolgendosi poi a Granpapà, il quale si era fatto avanti.
"Kristoff - lo chiamò - Anna, è un piacere rivedervi. Suppongo che ci sia un motivo se siete giunti fin qui"
"Si tratta di mia sorella! - esclamò prontamente la principessa - sta molto male, forse tu puoi aiutarla!"
Dopodiché la principessa fece segno a Jack si avvicinarsi. Quest'ultimo infatti sorreggeva Elsa, che tentava inutilmente di stare in piedi sulle proprie gambe.
"Cosa le è successo?" - domandò il Troll.
"E' incinta - spiegò Jack - cosa c'è che non va?"
"Cercherò di capirlo" - rispose avvicinando una mano al ventre di Elsa. La regina rimase immobile, così come gli altri tre, aspettando una sentenza.
Qualche secondo dopo, Granpapà scostò la mano: nella sua espressione si poteva leggere chiaramente che sapesse quale fosse il problema.
"Allora?" - domandò Jack.
"E' magia oscura - rispose senza girarci troppo attorno - il bambino che porti in grembo è dotato di poteri magici come voi, ma a differenza vostra, è magia che uccide"
Non appena ebbe udito quelle parole, Elsa ebbe nuovamente l'impressione di svenire. Era preparata a tutto, meno che a questo. Non riusciva a spiegarsi perchè una cosa così assurda dovesse accadere proprio a lei... però era successo!
Jack pareva sconvolto tanto quanto lei.
"Non è possibile - mormorò - sia la magia mia, che quella di Elsa, è magia di luce. Come può essere la sua magia oscura?"
"A volte capita, non sempre dal bene nasce altro bene - sospirò il Troll - e il motivo per cui stai male è chiaro. La tua magia di luce cerca di contrastare quella oscura del bambino, che è sorprendentemente forte. Purtroppo non c'è modo di evitare la cosa. Andrà a peggiorare, man mano che il piccolo crescerà. Diventerà difficile"
"Ma non può essere! - esclamò Jack, questa volta più adirato - ci deve essere un modo per farla smettere di soffrire!"
"Non essere incinta, solo questo potrebbe aiutarla" - affermò duramente.
"No - gemette la regina - io...voglio andare avanti"
"Elsa, cosa stai dicendo?" - domandò il guardiano. Lei gli sorrise, accarezzandogli il viso.
"Voglio che questo bambino nasca. Forse la sua sarà anche magia oscura, ma questo non vuol dire che non possiamo correggerlo in tempo. Sarà di animo buono e quindi anche il potere di cui è dotato sarà usato per il bene. E poi... non posso non amare ciò che mi unisce così tanto a te"
L'altro avvertì gli occhi pizzicargli per la commozione. Doveva ammettere di sentirsi in colpa nei confronti di Elsa, ed il fatto di aver udito quelle parole, era per lui molto importante.
"Io amo te Elsa... Ma non so se riesco ad amare qualcosa che ti fa stare così male..." - ammise.
"Il bambino non ha alcuna colpa - cercò di spiegargli - ti prego, sappi che io nonostante tutto sono felice"
Sul viso di Jack a quel punto comparve l'accenno di un sorriso.
"C'è anche un'altra cosa - disse poi Granpapà - durante il parto... Elsa potrebbe morire"
"Cosa? - domandò la regina - io... morire?"
"Non è detto. Ma dovrai essere forte. Magia oscura e magia di luce tendono sempre a lottare tra di loro"
"Non accadrà - dichiarò Jack - io non permetterò che questo accada. Ho promesso di prendermi cura di te e lo farò. Riporteremo a casa Helge e saremo una famiglia, hai la mia parola, Elsa"
Quest'ultima, emozionata, si portò una mano sul cuore, sorridendo. Pareva aver trovato finalmente ciò che stava cercando ormai da tempo.

Hans, Helge e Aurora erano intanto arrivati alle Isole del Sud. Il principino parve molto contento, a giudicare da come si guardava intorno, dopotutto quello era un regno molto diverso dal suo.
"Wow! - esclamò - e così questo è il tuo regno! Diventerai re di tutto questo, un giorno?"
Hans sbuffò nervosamente: non amava quando qualcuno infieriva su quella questione, ma dopotutto Helge era un bambino ed era normale che facesse tante domande.
"In realtà no - rispose - ho tredici fratelli prima di me"
"Tredici? Così tanti? - domandò - oh, beh, fa niente"
Aurora, ancora imbronciata e a braccia conserte, camminava accanto al cugino senza rivolgergli la parola. Pensava che sarebbe stato contento di vederla lì con lui, ed invece le aveva anche detto di tornarsene a casa. Proprio non lo capiva... e poi erano le femmine quelle ad essere complicate.
Dopo un breve giro per il regno, i tre arrivarono al palazzo del principe.
"Quindi questa è un po' come se fosse casa mia - disse Helge incantato - che bello!"
"Sì, ma vi prego, non... esagerate, d'accordo?" - fece Hans, per nulla abituato ad avere bambini intorno. 
Oramai Helge pareva stare al settimo cielo. Quasi non pensava più alle parole di sua madre, al fatto che suo padre le avesse fatto del male. Era felice di trovarsi lì e più di una volta il pensiero di rimanervi per sempre gli attraversò la mente. Poi però un pensiero triste interruppe il suo flusso di felicità: probabilmente gli sarebbe piaciuto se Elsa si fosse preoccupata al punto di venirlo a cercare. Ma dubitava che ciò sarebbe accaduto e per questo doveva farsene una ragione.

Se solo avesse saputo quanto si sbagliava! La regina, assieme a Jack, a Kristoff e all'amata Anna, era salpata da Arendelle già da un pezzo, direzione, Isole del Sud.
"Pff - sbuffò Kristoff guardando l'orizzonte - la mia povera Aurora! Continuando a frequentare Helge mi domando che fine potrà fare, un giorno!"
"Kristoff! - lo rimproverò Anna - non dire queste cose!"
"Va bene Anna, va bene così - sussurrò Elsa - dopotutto, Aurora è scappata per seguire Helge. Loro sono molto uniti, un po' come lo eravamo noi"
"Oh, ma lo siamo ancora- disse sorridendo - vedrai che andrà tutto bene Elsa, promesso. Adesso ti lascio un po' da sola con Jack, mentre cerco di calmare i nervi di Kristoff" - concluse ammiccando. La sorella maggiore sorrise.
Dopodiché si accarezzò il ventre. Adesso stava un po' meglio, riusciva a stare in piedi e a respirare senza problemi, ma avvertiva comunque una sensazione di pesantezza immane. Jack le si avvicinò.
"Allora? - domandò - come stai?"
"Sicuramente meglio di prima - rispose - cielo, sono stata presa completamente alla sprovvista. Non pensavo avrei mai avuto un altro figlio... Mi chiedo come Helge la prenderà. Sarà contento?"
"Non so. Forse inizialmente no. Ma sono sicuro che alla fine ne sarà felice. Adesso so di avere delle responsabilità. Già, proprio io, chi l'avrebbe mai detto"
"Ma come? - domandò ella guardandolo - tu sei uno spirito. Come potrai stare con noi come una persona normale?"
Jack chinò leggermente lo sguardo.
"Come ti ho già detto una volta, un modo ci sarebbe. Vedi... è stata la Luna a darmi i poteri e l'immortalità. E la Luna può togliermeli, se è per un motivo del genere"
"Cosa? - domandò - no... non voglio, non è giusto. Non devi rinunciare al tuo essere uno spirito solo per me!"
"Infatti non è solo per te. E per voi. Per questo sarei felice di farlo" - sussurrò avvicinandosi al suo viso. Elsa si commosse parecchio a quelle parole, che l'avevano però spaventata. Cosa sarebbe accaduto se Jack avesse rinunciato a tutto? Sarebbe cambiato, sarebbe sopravvissuto? Nessuno dei due in realtà lo sapevano. Avevano troppi dubbi sul futuro, se mai ci fosse stato. Ma non voleva prendere in considerazione quest'opzione.
Ed Anna pareva dello stesso avviso. Era terribilmente preoccupata per la sorella. Non voleva perderla e il solo pensiero le faceva venire le lacrime agli occhi. Nonostante ciò però cercava di essere positiva.
"Mh - sbuffò Kristoff - sono impaziente, non mi piace il fatto che Aurora si trovi con Hans, insomma, lui è il tuo ex fidanzato! Anna...?"
"Eh? Cosa?" - domandò distrattamente.
"A cosa stai pensando? E perché hai gli occhi arrossati?"
"Non è niente" - rispose.
"Anna, io ti conosco molto bene - disse poggiandole le mani sulle spalle - qual'è il problema?"
La principessa sospirò, chinando lo sguardo.
"E' dura - spiegò - ho così tanta paura di perdere Elsa. Eppure sto cercando di non pensarci, di essere positiva. Perché è tutto quello che so fare. E mi sento così stupida per questo"
"Non dire queste cose - disse l'altro sollevandole il viso - sei di grande supporto morale per lei. Sei forte, molto più di quanto immagini"
Anna sorrise, non potendo ancora trattenere le lacrime.
"Davvero?"
"Ma certo, è per questo che mi sono innamorato di te" - disse dolcemente.
"Oh, Kristoff" - sussurrò con fare sognante, lasciandosi stringere dalle sue braccia e baciandolo.

La notte era passata. Helge aveva dormito benissimo e si era svegliato tanto presto da poter osservare l'alba. Purtroppo Hans quel giorno sarebbe stato impegnato, ma per il principino non vi sarebbero stati problemi. Avrebbe passato il suo tempo a scoprire le tante cose che ancora non conosceva di quel posto, e poi era in compagnia di Aurora. Beh, non esattamente. La principessina infatti era ancora parecchio adirata, non gli aveva ancora rivolto la parola, nonostante il cugino stesse cercando di prendere un discorso.
"Guarda  questi fiori - disse indicando una delle tante aiuole presenti in giardino - ad Arendelle non ne crescono, magari potrei porrtarne un po' con me"
Aurora però rispose con un'espressione accigliata.
"Ma insomma - borbottò - si può sapere perché continui a tenermi il broncio!"
"Perché te lo meriti! - rispose finalmente - io mi sono messa nei guai solo per seguire te e tu cosa fai? Mi dici di andarmene! Non è affatto giusto!"
"Ti avevo detto di rimanere ad Arendelle, ma tu non mi ascolti mai!"
"No, tu non ascolti mai, a nessuno - borbottò - io rivoglio la mia mamma e il mio papà"
"Loro sicuramente si stanno cercando..." - sospirò.
"Stupido Helge! - esclamò - sei proprio testardo! Ma non capisci che la tua mamma ti vuole bene allo stesso modo di prima? Che c'è di male se, oltre a volere bene te, vuole bene anche a qualcun'altro?!"
"E tu cosa ne sai?"
"Io so molto più di te! - disse con rabbia - perchè al contrario tuo, che hai visto solo quello che volevi vedere, io ho visto dell'altro. Lei è davvero felice, non ha più lo sguardo triste. Ma tu non te ne accorgi, perché pensi sempre e solo a te stesso! Sei cattivo!"
"Aurora!"
Helge provò a chiamarla inutilmente. La principessa era corsa via piangendo. Odiava i suoi piagnistei, ma odiava di più quando Aurora aveva ragione, come in quel caso. Probabilmente era vero, aveva sempre pensato solo a sé stesso.
Sospirando si sedette sul terreno. Per qualche strano motivo, adesso iniziava a sentire un pizzico di nostalgia di casa...

Fortunatamente la sua casa era molto più vicina di quel che pensava. Dopo aver passato una notte un tantino turbolenta, Elsa e gli altri tre erano giunti nel regno. Per la regina fu una vera e propria stretta al cuore. Erano ben sei anni che non veniva lì, nello stesso luogo dove la sua violenza si era consumata. E adesso era tornata, per recuperare il frutto di quella violenza, che amava con tutta sé stessa.
Il palazzo di Hans non distava molto dal porto, tant'è che fu facile raggiungerlo a piedi. Quando furono arrivati di fronte però, non entrarono immediatamente.
"Forse è meglio se non andiamo  tutti insieme - disse Kristoff - così sembrerà un'incursione"
"Parli come se fossimo in guerra - gli fece notare Anna - Hans sicuramente capirà, non li ha mica rapiti"
"E tu che ne sai?" - domandò a braccia conserte.
"Forse è meglio se vado solo io - disse Elsa - prima di tutto ho bisogno di parlare con Helge"
"Non vuoi che venga con te?"- domandò Jack.
"No - rispose - è una cosa tra me e mio figlio. Se solo sapessi dove si trova precisamente"
Poi, i quattro udirono un lamento, anzi, più precisamente un pianto, che si avvicinava sempre di più. Si trattava di Aurora, la quale era scappata da Helge e stava correndo con i pugni chiusi.
"Aspetta - fece Anna - ma quella è..."
"Aurora!" - esclamò Kristoff. Nel sentirsi chiamare, la principessa si fermò di colpo. Sollevò gli occhi ancora ricolmi di lacrime, che poi spalancò.
"Madre, padre! - esclamò sorpresa - non ci posso credere, siete voi, siete venuti veramente!"
Mentre diceva ciò la bambina era corsa incontro ai genitori, abbracciandoli con foga.
"Tesoro, sono così contenta di vedere che stai bene. Come ti è venuto in mente di scappare?" - le domandò Anna.
"Mi spiace - rispose Aurora, che si trovava in braccio a Kristoff - volevo seguire Helge. Lui però è testardo, i maschi sono troppo stupidi, non mi piacciono!"
"Brava bambina - sospirò Kristoff- continua a pensarla così per molto, molto tempo!"
"Tesoro, dov'è adesso Helge?"- domandò Elsa.
"Si trova in giardino, precisamente da quella parte! - disse indicando un punto con il dito - ti prego zia Elsa, fa in modo che cambi idea!"
"Speriamo bene" - sospirò.

Helge intanto si trovava ancora seduto, mentre le parole di Aurora gli rimbombavano nella testa. Sicuramente Elsa doveva essere un minimo preoccupata. E poi doveva ammettere che mai l'aveva vista così felice da quando c'era Jack. Ciò però non toglieva nulla all'affetto che provava nei suoi confronti.
Sì, probabilmente, pensando razionalmente, tutto ciò aveva un senso. Ma allora perché era scappato? Forse era stato un po' troppo impulsivo. Magari sarebbe dovuto tornare a casa... e chissà, forse tutto si sarebbe aggiustato.
"Helge!"
Il principe sollevò immediatamente il capo. Come poter non riconoscere la voce di sua madre?
Una visione che lo sconvolse parecchio. E lui che pensava non l'avrebbe mai cercato. Invece lei era lì, apparentemente più sollevata.
"Madre" - la chiamò. Elsa si avvicinò, circondandogli il corpo con le braccia e stringendolo.
"Oh, Helge! - sussurrò - sono così felice di vederti"
"Io sono sorpreso" - ammise.
"Perchè sei scappato? - domandò guardandolo - poteva essere pericoloso, hai idea dello spavento che mi hai fatto prendere?"
"Mi dispiace, ma io volevo solo stare con mio padre - disse scostando lo sguardo - e tu non volevi..."
"Lo so, lo so - sospirò - magari avrei dovuto dirti di sì, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente. Lui è tuo padre e deve far parte della tua vita. Però fai anche parte della mia"
"Questo vuol dire che mi vuoi ancora bene?"
Elsa sorrise dolcemente.
"Che domande, certo che ti voglio bene! Coraggio Helge, torniamo a casa. Possiamo essere una famiglia, se anche tu lo vuoi!"
Il principe la guardò a lungo. L'idea di tornare non gli dispiaceva troppo. Impegnandosi forse sarebbero stati tutti felici. Insomma, non voleva essere un egoista, come Aurora lo aveva chiamato. Così fece per allungare una mano, cercando di afferrare quella di Elsa.
In quello stesso istante però, la regina fu colta da un malore che la costrinse ad indietreggiare.
"Madre! - esclamò Helge - cos'hai? Ti senti male?"
"E'... tutto apposto Helge - sussurrò portandosi una mano sul ventre - purtroppo starò male per un po' di tempo..."
"Cosa? Sei malata?!"
"No, Helge - disse sorridendo - aspetto un bambino"
Quella frase prese completamente alla sprovvista il piccolo principe, il quale rimase immobile con lo sguardo vitreo.


Ciò avrebbe cambiato qualcosa?













N.D.A
Bene, mistero svelato! Il bambino di Jack ed Elsa, si presuppone, dovrebbe essere cattivo, visto che è dotato di poteri oscuri, ma i due sembrano decisi a non demordere!
E ora Elsa sa che Jack può vivere con lei... sì, ma a che prezzo?
E finalmente Aurora ne ha dette quattro ad Helge, direi che era ora!
Almeno questa volta il principino ha saputo una cosa decentemente... la prenderà bene o male secondo voi?
(ah beh, che domande XD)




A presto, bye!


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Capitolo 17
*** Cuore di ghiaccio ***



17 - Cuore di ghiaccio
"Che cos'hai detto?"
Helge tremò appena. Non riusciva a credere a ciò che Elsa avesse detto. Lei aspettava un bambino, ma perché? Forse aveva avuto intenzione di sostituirlo?
Questo fu il primo pensiero che gli attraversò la mente.
"Ma perché? - domandò poi con rabbia - perché un altro bambino, non ti bastavo io?"
"E' stato qualcosa di inaspettato Helge... io e Jack..."
"E' figlio di quello lì, allora! E' per questo che ti fa stare male!" - esclamò indietreggiando.
"Helge, aspetta..."
"No - esclamò portando una mano in avanti - non ti avvicinare"
"Che cosa vuoi fare?" - domandò.
"Sono stanco di essere ingannato. Io ti voglio bene madre, ma non posso pensare che vorrai bene a qualcun'altro!"
"Vorrò bene ad entrambi! - cercò di spiegargli - Helge, ti prego, non lasciarti sopraffare dalle emozioni!"
"Non ti ascolterò più! - esclamò - d'ora in poi  chiunque voglia farmi del male, userò i miei poteri per proteggermi!"
Dicendo ciò si voltò. Elsa allungò una mano con disperazione, cercando di afferrarlo. L'unica cosa che però ottenne fu un giramento di testa tale da farla cadere al suolo, privo di sensi. Ed intanto il piccolo principe si era allontanato, in compagnia del proprio malumore e della propria rabbia.

Anche Jack era entrato find entro l'abitazione di Hans, leggero come una piuma. Si era guardato intorno, svolazzando appena sopra il pavimento e sperando che le cose tra Helge ed Elsa si risolvessero nel migliore dei modi. Ed inoltre si sentiva abbastanza inutile, poiché sapeva che non ci fosse nulla che potesse fare.
"Allora è proprio vero - disse improvvisamente una voce - gli abitanti di Arendelle sono qui al mio cospetto"
Jack si voltò immediatamente, scorgendo la figura di Hans per metà avvolta nell'ombra, il che gli dava un aspetto piuttosto inquietante.
"Hans" - lo chiamò l'altro, freddamente.
"Jack Frost - rispose chiamandolo alla stessa maniera e facendosi avanti - a quanto pare non avete tardato. Il fatto è che Helge non vuole tornare"
"Lo so, ma deve stare con sua madre"  - rispose semplicemente.
"Oh, ma certo. Ed io allora?"
"Tu non hai alcun diritto di parlare. Non hai diritto su niente. Sei solo un vile che ha preso l'innocenza di Elsa con la forza e questo non posso perdonartelo!"
Il guardiano aveva letteralmente sputato fuori la sua rabbia e tutto ciò che pensava A Hans però la cosa non parve andare bene, poiché si avvicinò, con fare abbastanza minaccioso.
"Ebbene? - domandò - io ho provato a farmi perdonare. E sarebbe stato molto più facile se solo non ci fossi stato tu!". Nel dire ciò lo aveva spinto a terra. Jack gliel'aveva lasciato fare, poiché non avrebbe mai usato i suoi poteri per fare del male a qualcuno, specie ad un essere umano, specie ad Hans, a cui già una volta aveva arrecato del male. Tuttavia provava una voglia immane di spazzarlo via come niente.
"Io ed Elsa eravamo destinati - disse a denti stretti - non sono io il problema"
"Oh, certo, certo - rispose l'altro avvicinandosi - voi eravate destinati, pertanto l'intruso sono io. Ho cercato di fare la mia parte, ho cercato di essere buono. Ti sei preso la donna che amo, ora vuoi prenderti anche mio figlio?"
"Helge ha bisogno di una famiglia come si deve"
"Sono d'accordo con te - disse l'altro sorridendo con cattiveria - e chi credi che sia più adatto? Il suo vero padre, che è anche un essere umano, oppure un estraneo, uno spirito immortale che non potrà mai adempiere al suo compito?"
Quello per Jack fu troppo. Sapeva di dover lasciar correre quelle che erano semplici parole, ma non vi riuscì. Si sollevò in piedi, facendo per lanciargli un incantesimo contro, come aveva già fatto una volta. L'arrivo di Helge, in quell'istante, fu più che provvidente.
"Cosa stai facendo?" - domandò. Attratto dalla sua voce, il guardiano lo guardò: il bambino aveva un'espressione stralunata, sconvolta. Vedendo quell'immagine, la sua mente aveva elaborato chissà quali strane eposite.
"Helge - lo chiamò lui - niente, non stavo facendo niente"
"Stavi per attaccarlo, di nuovo!" - lo accusò.
"Non l'avrei mai fatto!"
"Sì invece! - esclamò - stai indietro padre, ci penso io"
"Helge, di cosa stai parlando?" - domandò Hans.
"Ti ricordo che sono dotato di poteri magici. Ma non li ho mai usati come si deve" - sussurrò assottigliando lo sguardo, in direzione di Jack.
"Adesso calmati - disse il guardiano - non vorrai davvero provare a sfidarmi, vero?"
"Esattamente, è proprio così! Perché sono arrabbiato! E non ho intenzione di trattenermi ancora! Avanti, colpiscimi anche tu se ci riesci!"

Elsa si trovava ancora stesa al suolo. Pian piano aveva riacquistato i sensi e quando era tornata lucida, si era sollevata leggermente su. Il dolore adesso era diminuito, ma era costante. Aveva l'impressione che non sarebbe mai passato del tutto e che l'agitarsi non avrebbe migliorato la situazione. Ma non aveva altra scelta se non proprio quella di lasciarsi andare all'esasperazione. Anche Helge, come tutti, aveva rivelato una parte oscura. E la cosa peggiore era non potere affrontarla. Dopotutto si trattava di suo figlio, era solo un bambino, ma proprio per questo la sua magia poteva diventare ingestibile. La regina fu distratta dal rumore di piccoli passi, che si rivelarono poi appartenere ad Aurora.
"Zia Elsa, eccoti! - esclamò la bambina - madre, padre, l'ho trovata!"
La principessa Anna seguì la figlia e non appena vide la sorella quasi stesa al suolo, le andò immediatamente incontro.
"Elsa! -la chiamò - che è successo?"
"Quello che temevo - sospirò - ho detto ad Helge della mia gravidanza e si è arrabbiato. Ero così vicina dal convincerlo ed invece..."
"Su, su, non devi preoccuparti adesso - cercò di tranquillizzarla - nelle condizioni in cui sei non dovresti fare sforzi simili"
"Emh, emh, scusate se vi interrompo - disse Kristoff - ma in tutto questo... Helge dov'è?"
Le due sorelle si guardarono negli occhi, avvertendo entrambe una brutta sensazione.

Jack era senza parole. Helge sembrava completamente impazzito. Non poteva di certo attaccarlo, era l'ultima persona a cui avrebbe voluto fare del male.
"Helge, stai indietro - gli disse - non riesci a controllarti, rischiamo di farci male entrambi"
"Silenzio! - esclamò l'altro avvicinandosi a passo sicuro - tu non mi dici cosa fare! Perché non sei nessuno! Tu mi hai rovinato la vita!"
"Io ti ho rovinato la vita? - domandò - ma che stai dicendo?"
"Stavamo benissimo io e la mia mamma! Ma tu ti sei intromesso quando nessuno ti ha chiesto niente!"
"Aspetta un momento! - esclamò - io ti ho salvato, se non fosse per me saresti morto!"
"Oh beh, sarebbe stato meglio allora!"
Nell'udire quelle parole, neanche Jack riuscì a controllarsi. Sapeva che Helge fosse ancora un bambino, ma aveva anche lui fatto i suoi sbagli. E la pazienza del guardiano si era già esaurita da tempo.
"Sarebbe stato meglio? - esclamò andandogli contro e facendolo indietreggiare - sei un egoista! Non pensi a quanto tua madre avrebbe potuto soffrire? A quanto sia soffrendo adesso? Scappando e dicendole tutte quelle cose orribili le hai spezzato il cuore! Sei tu che hai rovinato il vostro rapporto, non io!"
"Non è vero!" - esclamò Helge lanciandogli un incantesimo con la mano, guidato dalla paura e dalla rabbia, emozioni per cui non riusciva a controllare bene i suoi attacchi. Per questo Jack riuscì a scansarlo quasi subito. E non si trattenne dal puntargli il bastone contro.
"Invece è vero - sussurrò - volevo prendermi cura di lei e di te, di entrambi, saremmo stati una famiglia, ma tu hai pensato bene di rovinare tutto!"
"Io non ho rovinato niente, TI ODIO!" - urlò questa volta con le lacrime agli occhi, lanciando un altro incantesimo. Anche Jack si lasciò trascinare dalla rabbia, rabbia per tutto e per quella parola "ti odio", che gli aveva procurato ancora più ira. Lo colpì a sua volta, ma qualcosa andò storto. Ad essere colpito fu il cuore di Helge, il quale si accasciò al suolo, esalando un lungo, sofferente respiro. Quello fu il momento in cui Jack si rese conto di cosa aveva fatto.
"Helge" - lo chiamò.
"Maledetto! - esclamò Hans - che cosa hai fatto? L'hai ucciso?!"
Jack andò immediatamente incontro al bambino, sollevandogli il capo.
"Helge! - esclamò - sveglia! No, no, no, non chiudere gli occhi, non chiudere gli occhi!"
In realtà il piccolo principe lo udiva appena. Tutto appariva ovattato, la vista era annebbiata. Aveva freddo, e l'unico suono che udiva intensamente era il proprio cuore, battiti lunghi, lenti e sofferenti. Pareva che anche quello si fosse gelato.
Gli occhi erano semiaperti, ma le pupille erano fisse nel vuoto, come se fosse diventato cieco.
"Helge! - lo chiamò ancora Jack - ti prego, non può essere!"
"E' tutta colpa tua! - lo accusò Hans - se non lo avessi attaccato non sarebbe successo nulla!". Il guardiano avrebbe tanto voluto rispondere a modo, ma non poteva, non poteva per il semplice fatto che Hans aveva ragione. Questa volta non aveva scusanti. Se Helge era sul punto di morire, era colpa sua.
"Jack, Jack!" - esclamò ad un tratto la voce di Elsa.
"Elsa" - sussurrò lui con gli occhi lucidi. Quando la regina si ritrovò davanti la drammatica scena di suo figlio steso al suolo con lo sguardo vitreo, non potè fare a meno di cacciare un urlo.
"Oh mio Dio! Helge, cosa gli è successo?" - domandò inginocchiandosi.
"E' colpa mia - rispose Jack chinando lo sguardo - io ho... congelato il suo cuore ..."
La regina lo guardò, iniziando a scuotere il capo.
"No - sussurrò - Jack, no..."
"E' meglio se lo portiamo al caldo - suggerì Hans prendendo il braccio al bambino - Frost, direi che hai fatto abbastanza"
Altre parole che lo uccisero nel profondo. Aurora, con gli occhi spalancati e le mani poggiate sulle guance, osservò il principe che portava via il suo amato cugino, immobile e inerme. Elsa rimase in ginocchio, sconvolta e con le lacrime sospese in bilico tra le ciglia. Perché ad Helge era dovuto succedere questo?
Cercò una risposta negli occhi di Jack, il quale non riuscì a reggere lo sguardo.
Il compito di un guardiano è quello di proteggere i bambini.
Ma lui non aveva protetto un bambino, lui lo aveva ferito. E per questo non era più degno del suo nome.

 










 
N.D.A
Ahi, ahi, ahi, Jack ha fatto danno sta volta, anche se c'è da dire che Helge se l'è cercata. Che vogliamo farci, tutti abbiamo un lato oscuro. Helge è stato colpito al cuore, quindi gli aspetta più o meno lo stesso destino di Anna... a meno che come quest'ultima non venga salvata. Jack si farà avanti per rimediare?
E' possibile u.u Inoltre nel prossimo capitolo faranno la loro comparsa anche gli altri guardiani :D
Detto ciò mi ritiro, ciauz!

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Capitolo 18
*** Il cuore di Aurora ***



18 - Il cuore di Aurora

Tutto adesso era silenzioso, immobile. Helge era stato portato al caldo in una delle tante stanze del palazzo, ma non accennava né a muoversi né a migliorare. Stava immobile e con gli occhi chiusi, mentre la pelle diveniva ogni secondo più fredda e i capelli si schiarivano, diventando bianchi. Elsa gli reggeva una mano, cercando invano di riscaldarla. Stava china sul figlio, senza muoversi di un millimetro. Ormai non le importava più di sentire dolore a causa dell'oscurità che stava crescendo dentro di lei. L'unica cosa che le importava era che Helge aprisse gli occhi, che parlasse, che facesse qualsiasi cosa, purché fosse stato bene.
Ricordi terribili presero a riaffiorarle alla mente. Già una volta aveva rischiato di perdere Anna, ma l'aveva poi salvata. Sorprendentemente, adesso non sapeva come salvare Helge.
Avvertì dei passi dietro di sé. Jack era sconvolto tanto quanto lei. Si era lasciato andare alla rabbia e le conseguenze erano state disastrose. Quale guardiano faceva una cosa del genere? Soprattutto, adesso Elsa con che occhi l'avrebbe guardato?
"Elsa" - la chiamò. Udì un flebile respiro provenire da ella.
"Il suo cuore batte così debolmente" - le sentì dire. 
Jack sospirò ancora.
"E' colpa mia, è tutta colpa mia. Se non fosse per me adesso Helge non starebbe rischiando la vita. Ti prego Elsa, perdonami se puoi!"
Elsa però si era voltata a guardarlo con un triste sorriso stampato sul volto.
"Non ce l'ho con te. Anche io una volta ho commesso il tuo stesso errore. So per certo che non è nella tua natura fare del male ad un bambino"
"Sì, ma Helge sta comunque male. Ti prego, dimmi che non morirà"
"Non lo so - sospirò avvilita - solo un Atto di Vero Amore può salvarlo. Se solo sapessi come. Forse... forse potrei dare la mia vita per..."
"Tu hai già fatto abbastanza! - esclamò - se c'è qualcuno che caso mai deve sacrificarsi quello sono io! Io l'ho ferito ed io devo salvarlo, anche se non so come!"
In quel momento qualcuno bussò alla porta. La testa della piccola Aurora fece timidamente capolino.
"Posso entrare?" - domandò.
"Ma certo tesoro, vieni pure" - le disse gentilmente Elsa. Aurora si avvicinò quindi al cugino, il quale pareva star soffrendo molto a giudicare dall'espressione contratta sul viso. Era molto triste per quello che era successo: Helge era per lei non solo un cugino, ma anche un fratello, un amico, un compagno di avventure. E non poteva accettare il fatto che stesse male o che, peggio, sarebbe morto. Il solo pensiero le faceva venire le lacrime agli occhi.
"Helge - sussurrò sfiorandogli una mano - ti prego, non puoi non svegliarti. Mi avevi promesso che avremmo fatto un pupazzo di neve. Le promesse si mantengono!"
Il suo tono di voce era spezzato dal pianto. Le lacrime aveva preso imperterrite  a scivolarle giù per le guance. Nel vedere quella scena, Elsa avvertì il proprio cuore spezzarsi. Dovette portarsi una mano sul viso, per tentare di nascondere invano il suo dolore. Per quanto riguarda Jack, invece, non aveva intenzione di starsene lì a guardare, doveva assolutamente trovare un modo per rimediare all'errore commesso. Poggiò con determinazione una mano sulla spalla di Elsa.
"Io troverò il modo di salvarlo" - sussurrò a denti stretti.
"Jack... come?"- domandò.
"Non lo so, ma stando qui non troverò alcuna risposta. Devo andare via di qui..."
"Oh, voglio venire anche io! - esclamò Aurora alzando una mano - se stai cercando un modo per salvarlo, voglio partecipare!"
"Aurora, forse è meglio di no - suggerì Elsa - hai visto cos'è successo? Non possiamo rischiare di perdere anche te!"
"Ma sarò con Jack, non mi accadrà niente!"- tentò di spiegare. La regina, parecchio in difficoltà, si guardò intorno.
"Io dico di lasciarla venire - suggerì il guardiano - l'affetto che prova nei confronti di Helge ci aiuterà di sicuro!"
"E va bene! - sbuffò - ma bisogna avvertire Anna e Kristoff"
Detto fatto, i due furono avvertiti. In realtà l'idea di lasciare andare la loro bambina non piaceva loro molto, specie a Kristoff, iperprotettivo per com'era.
"Aurora, ti prego di fare attenzione - le disse infatti - e tu, Jack Frost, se le succede qualcosa, conoscerai un lato di me non molto gentile"
"Grazie per la fiducia - rispose ironico, voltandosi poi verso Elsa - Elsa... sii forte"
"Cercherò di esserlo ma... non impiegarci troppo tempo. Più quest'ultimo passa e più rischio di perdere Helge... ed io non posso permettermi di perderlo"
"Non accadrà - sussurrò afferrandole il viso - te lo prometto"
Lei gli sorrise, per poi avvicinarsi e baciarlo. Poco distante da loro, Hans li guardava a braccia conserte. Per ovvi motivi ce l'aveva a morte con Jack. Quest'ultimo però, ad un certo punto, gli si avvicinò.
"Cosa vuoi? - domandò il principe - vuoi raggelare anche me?"
"In realtà sono qui solo per chiederti una favore - gli disse - mentre non ci sono, prenditi cura di Elsa... e soprattutto di Helge"
Hans sollevò gli occhi al cielo.
"Pensavo che non ti fidassi di me"
"Infatti è così. Ma Helge è tuo figlio, e per quanto tu possa essere pessimo, so che vuoi solo il suo bene. Allora? Puoi farlo sì o no?"
"Posso - sbottò - ma lo faccio per loro, non per te"
"Questo mi basta" - rispose mestamente.
"Jaaaack! - chiamò Aurora - allora andiamo?"
"Arrivo Aurora - disse avvicinandosi e caricandosela sulle spalle - vieni qui, volando faremo sicuramente prima"
"Oh, mi raccomanda, andate piano! - esclamò Anna - e tornate presto!"
"Tranquilla madre, facciamo presto!" - la rassicurò la principessa. Jack si voltò a guardare Elsa.
"A dopo, mia amata". Dicendo ciò si sollevò in aria, mentre gli altri quattro li osservavano da giù. La regina si portò una mano sul cuore, sperando di non dover rivivere per la seconda volta un dolore tanto grande come quello della prima volta.

Jack si era intanto levato in aria e aveva preso a volare nel cielo. Aurora, saldamente aggrappata a lui, si guardò intorno, totalmente incantato. Da lassù, il mondo appariva totalmente diverso.
"Dov'è che andiamo?" - domandò ad un tratto la principessa.
"A trovare dei mie vecchi amici" - rispose.
"Amici? Con amici intendi gli altri guardiani, quelli come te?"
"Esatto - rispose - loro proteggono i bambini, quindi sicuramente sapranno aiutarmi. Adesso aggrappati più forte, devo andare più veloce".
Dicendo ciò si indirizzò verso l'alto, tanto veloce che Aurora fu costretta a chiudere gli occhi, tanto il vento la infastidiva. Quando, qualche minuto più tardi, aprì gli occhi, la principessa si rese conto di trovarsi non nel cielo, ma in un luogo ancora più in alto, un luogo che sicuramente non doveva essere raggiungibile per gli esseri umani.
"Wow - sussurrò guardandosi intorno - siamo arrivati?"
"Sì - rispose - guardati bene intorno, a nessun bambino è stato mai concesso di venire qui". Era un luogo tranquillo, che non doveva sicuramente trovarsi in una dimensione temporale: quello era il luogo dove dove tutti i guardiani vivevano. Quando arrivarono, Aurora poggiò i piedi sul pavimento, inesistente in realtà, fatto di nuvole color oro.
"Ma non c'è nessuno?" - domandò ella.
"No, è impossibile - disse Jack guardandosi intorno - dove diamine...".
Prima che potesse finire di parlare, il guardiano cadde, anzi, più precisamente, fu atterrato da qualcuno. Aurora era rimasta a bocca spalancata.
"Ah, ma guarda un po' chi si vede. Ciao Jack, è un pezzo che non ti fai vedere!"
"Calmoniglio, cosa stai facendo? - sbuffò - vuoi lasciarmi stare?!"
"Jack, qualcuno ha detto Jack? - domandò ad un tratto una voce femminile - per tutti i molari, è proprio lui, Jack Frost!"
"Ciao anche a te, Dentolina" - rispose l'altro salutandolo con la mano. Ad unirsi anche ai tre,  vi fu anche Sandman, il quale pareva sprizzare gioia, anzi, sabbia, da tutti i pori.
"Cosa ci fai qui? - domandò Dentolina a Jack - dove sei stato per tutto questo tempo?"
"Oh, è una storia lunga, molto lunga. Vedete, io e Aurora..."
Nell'udire quel nome, i tre guardiani si voltarono a guardare la bambina, la quale sussultò.
"Ma guarda, una bambina!" - esclamò la fata.
"Non posso crederci! - fece Calmoniglio - hai portato una bambina qui, sei impazzito?"
"No, no, no, lasciatemi spiegare! - esclamò - se solo..."
Il guardiano si interruppe di nuovo nell'udire dei pesanti passi alle sue spalle. Una figura mastodontica e all'apparenza anche minacciosa, fece il suo ingresso,  per poi parlare.
"Cose essere questo baccano?"

Tutto ciò che Elsa poteva fare, in attesa che Jack e Aurora tornassero, era vegliare su Helge. Si fidava del guardiano, ed era certo che avrebbe trovato una soluzione.
Doveva essere così, non voleva pensare a nessun'altra opzione. Gli accarezzò i capelli, che adesso sembravano ricoperti di brina.
"Andrà tutto bene, Helge - sussurrò - non ti lasceremo morire"
Dop qualche attimo, un flebile suono uscì dalle sue labbra.
"Madre" - sussurrò.
"Helge, sei sveglio allora! Ti prego, non parlare, non devi sforzarti!"
"E' colpa mia - ansimò - Jack non c'entra nulla"
"Tesoro, stai delirando"
"No - disse sforzandosi - sono stato io. Io ho voluto sfidarlo, perché ero arrabbiato. Non avercela con lui, ti prego"
Elsa sorrise dolcemente.
"Non ce l'ho con lui. Anzi, se può farti sentire meglio, adesso si trova con Aurora a cercare un modo per salvarti"
"Perché? - domandò - dopo tutto quello che ho fatto. E dopo tutto quello che ti ho detto..."
"Sssh, va bene così - sussurrò rimboccandogli le coperte - non hai nulla da farti perdonare"
"Madre - la chiamò ancora - lui ti vuole bene e anche tu gliene vuoi. Se ti fa felice, non lasciarlo andare"
La regina sorrise di nuovo, questa volta più commossa. Adesso che Helge le aveva detto quelle parole, era felice. E lo sarebbe stato ancora di più se solo suo figlio non fosse stato in pericolo.
"Stai tranquilla, Helge. Tutto si risolverà e torneremo ad essere felici. Soprattutto tu"

Aurora non aveva ancora trovato il coraggio di muoversi, era fin troppo incantata. Gli altri guardiani invece non si muovevano neanche, ma per un motivo ben diverso. Nord poteva essere molto inquietante quando voleva, ma immediatamente la sua espressione severa lasciò postò ad un'espressione più cordiale.
"Oh, oh, Jack!  Essere tu! Ma che bella sorpresa!"
"Eh, ciao Nord" - salutò sollevato.
"E tu? - domandò poi indicando Aurora - chi essere tu?"
"Emh... mi chiamo Aurora! - esclamò - voi siete... siete gli altri guardiani?"
"Giusto, lascia che te li presenti, anche se sicuramente li conosci già - disse Jack - lui è Nord, anche più comunemente detto Babbo Natale. Lei è la Fata del Dentino, l'Omino del Sonno e... il coniglietto di Pasqua!"
"Coniglietto?!" - domandò quest'ultimo adirato.
"Wow! - esclamò con gli occhi lucidi - non ci posso credere! Voi... voi esistete veramente! lo sapevo io, l'ho sempre saputo! Oh mamma mia, se solo Helge fosse qui, sarebbe così felice...!"
"Chi è Helge?" - domandò Dentolina.
"Il motivo per cui siamo qui - sospirò Jack - è... il figlio della donna che amo..."
"Donna? - domandò Nord - intendere... donna umana?"
"Sì - sospirò ancora - e se non faccio immediatamente qualcosa, quel bambino morirà. Io gli ho... congelato il cuore..."
Aurora a quel punto si fece avanti, con le mani congiunte.
"Vi prego, dobbiamo trovare una soluzione! - supplicò - Helge è il mio migliore amico, gli voglio bene, dobbiamo fare un pupazzo di neve insieme!"
"Cara, piccola Aurora - rispose Nord -  tuoi sentimenti essere sinceri. Ma solo Atto di Vero amore può sciogliere cuore di ghiaccio"
"E se io volessi sacrificarmi per lui?" - domandò Jack.
"Ma non è giusto! - esclamò la principessa - dovrei sacrificarmi io per lui, tu hai un compito troppo importante!"
"Non ho intenzione di lasciartelo fare, sei solo una bambina!"
"Calma, calma - l'interruppe l'altro - nessuno sacrificherà propria vita. Basterà sacrificare solo una parte... ad esempio... il cuore..."
"Allora prendi il mio cuore!" - lo supplicò lo spirito dell'inverno.
"Il tuo cuore non battere ormai da tanto tempo. Occorre un cuore che batte, un cuore puro... - disse poi indicando con il dito Aurora - il tuo"
La principessa si portò una mano sul punto il cui il cuore doveva trovarsi.
"Il mio?" - sussurrò con gli occhi lucidi.

 






 
N.D.A
Ebbene sì, tutto dipenderà da Aurora, ma in che modo? Come farà a sacrificare il proprio cuore senza sacrificare la propria vita?
Questo lo si vedrà nel prossimo capitolo, sperando che vi piacerà, perché è una cosa molto fluff [?]
Mi ritiro, fatemi sapere cosa ne pensate :D

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Capitolo 19
*** Un cuore per due ***



19 - Un cuore per due

Aurora era rimasta sbigottita. Come avrebbe potuto il suo piccolo ed insignificante cuore, salvare Helge dalla morte?
Jack pareva del suo stesso avviso. Aveva promesso che avrebbe riportato la principessa a casa sana e salva, l'ultima cosa che voleva era che fosse proprio lei a sacrificarsi.
"Il mio cuore?"- domandò incerta.
"Questo è... ridicolo - sussurrò il guardiano - non è giusto che Aurora si sacrifichi, è soltanto una bambina, non c'è un altro modo per salvarlo?"
"Avere detto che nessuno sacrificare propria vita - ripeté Nord - un cuore sarà sufficiente per entrambi". A quel punto fece segno alla bambina di avvicinarsi, la quale aveva un'espressione abbastanza stralunata ed incerta. Tuttavia non provava paura. Il suo unico pensiero era far sì che Helge sopravvivesse.
"Dimmi, piccola Aurora, tu volere molto bene ad Helge, vero?"
"Oh sì - rispose prontamente - tantissimo bene"
"Allora... tu essere disposta a donare lui un pezzo del tuo cuore?"
Aurora batté le palpebre ripetutamente. Non sapeva perché, ma quella frase aveva un non so che di poetico, quasi romantico.
"Io... credo di sì - rispose - ma come...?"
"Lasciare fare me - la rassicurò - chiudere gli occhi. Farà leggermente male"
"Nord, cosa stai facendo? - esclamò Jack - vuoi per caso strapparle il cuore?"
"Se tu dare tempo me di agire, io fare vedere te!" - rispose duro, tanto da costringere il guardiano a zittirsi. Aurora si fece coraggiosamente avanti, nonostante non sapesse quale destino le spettasse. Jack osservò Nord allungare una mano verso il suo piccolo petto, attraversandolo. Sconvolto, si lasciò andare ad un sospiro. Se Aurora avesse potuto si sarebbe lasciata andare come lui alla sorpresa, ma era troppo occupata a tenere gli occhi chiusi. In realtà non avvertiva tutto questo dolore, era più che altro una sensazione strana, di invasione, di pesantezza sul cuore. Quando poi Nord tirò indietro la mano, su quest'ultimo troneggiava un cuore, rosso, brillante e vivo, aveva quasi l'aspetto di un rubino.
Nel sentirsi totalmente svuotare, Aurora ansimò. Dopodiché spalancò gli occhi, meravigliandosi enormemente.
"Ma.. quello è?" - domandò Jack.
"E' il mio cuore?" - chiese Aurora indicandolo.
"Proprio così - rispose il guardiano - adesso io dividere in due. Una parte, rimanere a te. Un'altra parte, andare ad Helge"
"Adesso ho capito - sussurrò Jack - vuoi dividere il suo cuore in due e darne metà ad entrambi, giusto?"
"Esatto" - rispose l'altro. Aurora aveva praticamente perso la capacità di parlare. In così poco tempo aveva avuto l'occasione di vedere delle cose così straordinarie, era accaduto tutto troppo velocemente.
"E facendo questo Helge si salverà?" - domandò poi. Dopotutto, era questo ciò che le interessava maggiormente.
"Probabilmente sì, ma bisogna fare presto. Questo tuo gesto, unirà te ed Helge per sempre. Un cuore che batte per tue. Voi condividere lo stesso destino"
Ancora parola che sapevano di poesia. Se Aurora fosse stata un po' più grande, probabilmente avrebbe intuito il significato dietro quelle parole. In futuro però, avrebbe avuto modo di capirlo.
A quel punto Nord strinse il piccolo cuore tra le mani, e con un movimento delicato ma deciso, lo divise in due metà perfettamente uguali. Dopodiché si avvicinò ad Aurora, rimettendole nel petto la sua metà,
"Questo essere per Helge - disse poi porgendole l'altra metà - tu custodire molto attentamente. Questo tuo sacrificio non sarà vano"
La principessa sorrise. Ancora una volta, data la sua ingenuità, Aurora non capì. Vivere con la sola metà di un cuore rendeva forti quanto fragili, ti legava e ti allontanava dalla persona a cui veniva fatto il dono. Ma era ancora troppo presto per lei, per capirlo.
"Allora è fatta - disse a quel punto Jack - possiamo tornare indietro ed Helge sarà salvo!"
"Sì, ma dovete sbrigarvi! - esclamò Nord- tempo volare!"
"Assolutamente! - rispose l'altro - forza Aurora, andiamo, non sei impaziente?"
"Molto! - rispose aggrapandosi a lui - è stato bello conoscere tutti voi, spero di rivedervi presto!"
I guardiani salutarono calorosamente i due, fino a vederli scomparire del tutto.
"Credi che si rifarà vivo?" - domandò poi Calmoniglio a Nord.
"Più di quanto tu immaginare - rispose l'altro, serio - periodo di grande sventura stare per abbattersi su di lui..."

Se Elsa avesse saputo che Jack e Aurora fossero già sulla strada di ritorno, sarebbe stata sicuramente meglio. Invece no, avvilita vegliava su Helge, il cui respiro era sempre più flebile. Neanche la regina era al meglio delle sue forze: in quei giorni non si era riposata affatto e la gravidanza non l'aiutava di certo. In quel momento Hans comparve alle sua spalle, avvicinandosi silenziosamente.
"Allora, come sta?" - domandò.
"Non migliora, ovviamente - sospirò - dovresti sapere bene anche tu quali sono le conseguenze"
"Sì beh, grazie per averlo ribadito - disse imbarazzato - come si è salvata Anna, si salverà anche lui"
"Ma io sono sua madre. Dovrei essere io lì fuori a cercare una soluzione, invece me ne sto qui a...."
"Vegliare su tuo figlio, come ogni buona madre dovrebbe fare" - terminò la frase.
"Dubito di essere una buona madre - disse mestamente - Helge ha preferito scappare"
"Sono soltanto dei capricci, Elsa, non dovresti pensarci troppo"
"Io ci penso eccome. Non sono stata una buona madre con Helge e temo che non lo sarò neanche con il bambino in arrivo"
Hans spalancò gli occhi, sinceramente sorpreso.
"Oh... vuoi dire che tu e Jack...?"
"E' stato inaspettato, lo ammetto. Ma non voglio commettere per la seconda volta gli stessi errori, come il dire bugie o il tenere nascosto qualcosa"
"Capisco - rispose l'altro deluso - allora immagino che ci sia un grande sentimento che vi unisce"
Elsa sollevò lo sguardo. Era chiara la delusione negli occhi di Hans. Lui provava ancora qualcosa per lei. Lei gli voleva bene, nonostante tutto era sempre il padre di suo figlio. Ma non lo amava. Sentiva che il suo cuore e la sua anima sarebbero sempre appartenuti allo spirito dell'inverno.
"Hans - sussurrò portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio - tu sei stato importante. Sarai sempre importante. Lo sarai soprattutto per Helge, lui ha bisogno anche di te e me ne sono resa conto solo adesso. Io però amo Jack. Voglio costruirmi una famiglia con lui, una nuova vita. E credo che dovresti fare lo stesso"
Hans sorrise tristemente.
"Questo lo so, ma dubito che troverò l'amore"
"Non dire queste cose - disse l'altra - l'amore arriva per tutti. E poi... tu farai sempre parte di questa famiglia"
Nel dire ciò, la regina aveva portato una mano sulla sua. Il principe questa volta sorrise con più felicità nello sguardo. Pareva che entrambi avessero finalmente risolto i loro conti in sospeso.
Ad un tratto udirono dei rumori provenire dall'esterno, rumori simili ad un vento impetuoso. 
"Che succede?" - domandò Hans. Elsa si levò immediatamente in piedi.
"Jack?" - domandò incerta, avendo ormai imparato a riconoscere la sua presenza. Qualche secondo dopo, la figura di Jack apparve con violenza sul vetro della finestra, facendo sussultare i due.
"Oh mio Dio, Jack! - esclamò andando ad aprire la finestra - Jack, sei già qui? Ma com'è possibile?"
"Non c'è tempo per spiegare! - esclamò entrando dentro - Aurora, ce l'hai il cuore?"
"Sì, è proprio qui!" - rispose la bambina.
"Cuore, ma di cosa stai parlando?". Ignorandola completamente, Jack afferrò il cuore dalle mani di Aurora, dirigendosi verso Helge. Lo sfiorò appena: la sua pelle sembrava ghiaccio, il suo respiro era gelido come il vento e il suo battito estremamente flebile. Sospirò, avvicinandosi.
Sperò che non fosse troppo tardi, sperò che funzionasse. Non si sarebbe mai perdonato il contrario.
Gli portò una mano dietro la schiena, sollevandolo leggermente. Sperava di vedere ancora quei grandi occhi riaprirsi, sperava ancora di udire la sua voce, anche solo per sentirsi insultare. Voleva che stesse bene e voleva che Elsa non soffrisse.
Così avvicinò la metà del cuore della principessa, al suo petto.
"Coraggio Helge - sussurrò - adesso starai meglio. Dopotutto, tu non ti arrendi mai". Dicendo ciò, con una leggera spinta, riuscì ad infilargli nel petto la sua speranza di sopravvivere. Elsa, Hans e Aurora, rimasero in silenzio totale, aspettando che accadesse qualcosa. Passarono alcuni, interminabili secondi, in cui non accadde nulla. Jack fissava il suo viso, sperando di vederci di nuovo un'espressione sorridente. Nel suo cuore iniziò a provare paura, una paura inimmaginabile, che mai aveva provato. Respiro lentamente, aggrappandosi all'unica cosa che gli era rimasta, ovvero la speranza. Dopodiché si avvicinò alla sua fronte, posandogli un leggero bacio con le labbra.
Non poteva perderlo. Gli voleva bene, lui era un bambino ancora più speciale e straordinario di tutti quelli che aveva avuto occasione di conoscere.
Fu proprio quando scostò il capo, che accadde qualcosa. La pelle di Helge ricominciò a colorarsi di rosa, così come le guance. I capelli iniziarono a tornare al suo colore originale, ed il suo nuovo cuore, anzi, la nuova metà del suo cuore, aveva preso a battere con vigore. Aprì le iridi azzurre, sollevando il capo. 
Nel sentire i suoi occhi addosso, Jack fece lo stesso. I due si fissarono a lungo. Non vi nulla, né reazioni sproporzionate né salti di gioia, semplicemente delle parole sussurrate.
"Ciao Jack" - sussurrò Helge accennando un sorriso.
L'altro sorrise a sua volta, cercando di trattenere le lacrime.
"Ciao piccolo principe"
"Helge! - esclamò Elsa - Helge, sei sveglio!"
"Madre, padre! - esclamò il bambino sorridendo gioiosamente - sì, sto bene!"
Elsa si precipitò immediatamente dal figlio, abbracciandolo e riempiendogli il viso di baci. Tutto ciò che era successo tra di loro fu dimenticato in un attimo. Hans si unì a quell'abbraccio, felice che suo figlio si fosse salvato.
"Helge, sta bene, sei salvo, sei sveglio! - esclamò Aurora saltandogli addosso - sono così contenta di rivederti!"
Il principe sorrise, facendo a quel punto una cosa che fino a quel momento si era rifiutato di fare, poichè la trovava una cosa da "femmine". Si avvicinò alla cugina, donandole un bacio sulla guancia. Aurora avvertì il viso accaldarsi e le guance arrossarsi a quel gesto.
"Sono felice anche io di rivederti!" - esclamò.
Dopodiché la principessa rise, abbracciandolo. Jack aveva indietreggiato, osservando quel perfetto quadro di una scena familiare. Una scena che gli sarebbe dispiaciuto interrompere. Era felice che Helge fosse salvo, era riuscito nel suo intento, lo aveva salvato.
Eppure non riusciva ad essere del tutto felice. Per la prima volta, Jack si rese conto che, probabilmente, quella famiglia sarebbe stata perfetta anche senza di lui.

 





 
N.DA
Eeeeh Helge è salvo! Aurora le ha dato il suo cuore, atto di amore più grande di questo u..u Tuttavia l'idea non è farina del mio sacco, l'ho preso dalla seria tv OUAT che adoro! ^^
Quindi, il principino è salvo, lui e Aurora condividono le stesso cuore. Hans e Elsa sembrano aver risotlo le loro divergenze, tutto sembra essere tornato alla normalità ma.... Cosa mai starà passando nella mente di Jack?
Non dimentichiamo poi che ad Elsa aspetterà un parto un po'... doloroso, probabilmente ^^

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Capitolo 20
*** Luce oscura ***




20 - Luce oscura
Andava tutto bene. Jack sapeva di aver fatto tutto ciò che fosse in suo potere. Ed era contento di vedere Helge finalmente felice, con la famiglia che aveva sempre sognato. Chi era dunque lui per poter porre fine a quella felicità?
Amava Elsa più di qualsiasi altra cosa al mondo, e voleva bene a quel bambino. Tuttavia, si insinuò in lui la costante sensazione di essere "di troppo". Senza badare al fatto che già una volta aveva rischiato quasi di uccidere il piccolo principe. Per questo motivo aveva deciso che se ne sarebbe andato. Silenziosamente, senza dire nulla a nessuno. Elsa aveva trovato chi potesse prendersi cura di lei.
Con l'angoscia nel cuore, il guardiano si stava preparando a lasciarsi alle spalle quella meravigliosa, fantastica, unica avventura.
Ma c'era una cosa che Jack non aveva tenuto di conto. Il destino comanda e vince su tutto, anche sugli esseri immortali.
"Jack!"
Era stata la voce di Elsa a chiamarlo. Quando si era voltato per guardarla, si era reso conto che la sua regina sorrideva.
"Elsa - sussurrò chinando lo sguardo - cosa...?"
"Beh? - domandò avvicinandosi, con le mani dietro la schiena - dove pensi di andare? Vuoi abbandonarmi?"
"Non ti sto abbandonando - rispose sorridendo - non sei da sola. Hai Hans, hai Helge"
"E' vero - rispose - ma la persona che amo sei tu, Jack. Perchè vorresti andartene?"
"Io ho - rispose distogliendo lo sguardo - soltanto paura di poter fare male di nuovo, come una volta ho già fatto"
Elsa gli si avvicinò, accarezzandogli una guancia con la mano.
"Sai, questo mi ricorda una storia. La storia di una bambina che, per paura di far del male alla propria sorella, si è impedita di volerle bene. Non commettere lo stesso errore con me. Abbiamo bisogno l'uno dell'altra"
Il suo tono era passionale e le loro mani si erano intrecciate.
"Allora sei decisa? - domandò lui - è me che vuoi? Nonostante tu possa avere di meglio?"
La ragazza scosse il capo, sorridendo.
"Sei tu il mio meglio e il mio per sempre, Jack Frost. E' sempre stato così" - aveva sussurrato queste ultime parole sulle sue labbra. Ne seguì un bacio pieno di passione, in cui i loro corpi si strinsero con ardore.
Caso volle che, come sempre, Helge fosse il testimone di quel bacio. Quando Jack se ne accorse si staccò immediatamente, sgranchendosi la voce.
"Ah, emh - sussurrò - Helge. Ti trovo in forma"
Il principe gli si avvicinò, con il suo solito fare imbronciato e a braccia conserte.
"Jack Frost! - lo chiamò - che cosa stavi pensando di fare?"
Il guardiano sospirò. E pensare che si era convinto che le cose tra lui ed Helge si fossero sistemate, ma a quanto pare si era sbagliato.
"Hey, sto parlando con te! - esclamò puntandogli il dito contro - dove stavi andando? Dovresti afferrare nuovamente la mia mamma e baciarla come stavi facendo poco!"
"Helge, io.... ASPETTA, CHE?!" - esclamò.
A quella sua reazione, madre e figlio si lasciarono andare ad una risata.
"Sei proprio un bravo attore, Helge" - si congratulò Elsa.
"Voi eravate d'accordo? - domandò incredulo - e tu non ce l'hai con me?"
Helge scosse il capo, sorridendo.
"Come potrei avercela con te dopo tutto quello che hai fatto? Caso mai sono io a dovermi scusare! Tu... sei proprio perfetto per la mia mamma - disse porgendogli una mano - ho capito una cosa molto importante. Non abbiamo bisogno di un legame di sangue, tu sei mio padre"
Jack fu sinceramente sorpreso da quella frase, che lo colpì nel profondo. Mai avrebbe pensato di udire da Helge quelle parole.
"Io? - domandò - ma tu non hai già un padre?"
Helge annuì di nuovo.
"Infatti io ho due papà - disse sorridendo - nel mio cuore c'è spazio per tutti"
Quella fu la frase definitiva, la frase che convinse del tutto Jack. Era riuscito nell'intento più difficile della sua lunga vita: proteggere e farsi accettare da un bambino. Elsa li osservò commossa, mentre i due si lasciavano andare ad un abbraccio. Aveva sognato quel momento da tanto...
"Allora adesso possiamo tornare ad Arendelle! - esclamò il principe afferrandoli entrambi per le mani - io, voi e... il mio futuro fratellino"
"Però - sussurrò Jack rivolgendosi ad Elsa - l'ha presa meglio di quanto pensassi"
Elsa si lasciò andare ad una risata, abbracciando i due uomini più importanti della sua vita.
Era sera quando Elsa ed Anna, insieme alle rispettive famiglie, si stavano imbarcando verso la nave che li avrebbe riportati ad Arendelle. Ovviamente, Hans era lì per salutarli. Quando lo vide, Helge gli saltò addosso, cingendolo in un abbraccio che il principe adulto ricambiò volentieri.
"Ricordati di venirmi a trovare! Almeno una volta al mese! E per le feste, per il mio compleanno compreso! Farò sette anni l'anno prossimo, mi aspetto di trovarti ad Arendelle!"
"Ma certo che verrò a trovarti, tutte le volte che potrò" - ripose l'altro ridendo. Elsa in quel momento si avvicinò ai due.
"Anche io conto di rivederti presto - disse ad Hans - qual'ora vorrai  venire, mi preoccuperò di darti un'accoglienza come si deve, questa volta"
"Grazie, Elsa - rispose - nonostante tutto ciò che è successo, non posso non ringraziarti. Sei tu che hai messo al mondo Helge. E grazie a te, io ho una famiglia"
La regina sorrise, facendo un cenno con il capo. Oramai i fantasmi del loro passato si erano sbiaditi. Si erano amati e si erano odiati. Avevano fatto sì che la vita nascesse e ciò li avrebbe sempre legati, in un certo senso. Ma adesso era arrivato il momento per Elsa, di ricominciare.
Quella sera la nave salpò, con rotta fissa verso Arendelle, dove l'inverno si preparava a lasciare posto alla primavera...

Passarono i mesi. Finalmente Helge mantenne la sua promessa e fece un pupazzo di neve insieme ad Aurora. I due erano diventati molto più uniti di prima, nonostante a volte litigassero ancora. Elsa tornò a regnare, nonostante le difficoltà date dalla gravidanza. Più infatti la gestazione andava avanti, più i dolori divenivano insopportabili. Fortunatamente Elsa aveva pian piano imparato a contrastare la magia oscura dentro di sé, con quella di luce di cui era naturalmente dotata. Era affiancata da Jack, che amava come non mai, e da Anna, che l'aveva aiutata molto in quel periodo, standole accanto e rassicurandola.
Anche le cose tra Jack ed Helge andavano bene. Quest'ultimo non vedeva l'ora di diventare fratello maggiore, e nella sua testa progettava già le mille cose che avrebbe potuto insegnare al suo fratellino. Sperando ovviamente che non fosse una femmina, gli bastava già Aurora.
Oramai mancava poco al grande giorno. Elsa aveva vissuto quella gravidanza in modo diverso, con più serenità, malgrado le preoccupazioni che ogni tanto incombevano. E più il tempo passava, più le preoccupazioni divenivano... reali.
Era sera quando Elsa si ritrovò nelle proprie stanze per riposare. Ovviamente Jack era lì con lei per assicurarsi che non si sforzasse o stancasse. Il guardiano aveva poggiato una mano sul suo ventre, udendo, sotto il suo palmo, dei sonori calci, motivo per cui, molto spesso, la ragazza non riusciva a prendere sonno.
"Però - disse ad un certo punto Jack - se è già così vispo lì dentro pensa come sarà quando comincerà a camminare"
"Già" - rispose distrattamente ella.
"Sono sicuro che sarà una buona compagnia per Helge e... Elsa?" - la chiamò.
"Cosa?"
"Mi sembri distratta. A cosa stai pensando?"
"A niente Jack, a niente" - sussurrò accarezzandosi il ventre.
"Elsa..." - la chiamò assottigliando lo sguardo.
"D'accordo - sbuffò alzando gli occhi al cielo - sono solo preoccupata. Non hai dimenticato quello che ci hanno detto i trolls, vero? Il bambino è dotato di poteri oscuri"
"No che non l'ho dimenticato. L'hai detto anche tu, non gli insegneremo a controllarsi. Dopotutto, quanta forza vuoi che abbia un neonato?"
La regina fece per ribattere, ma fu frenata da un intenso dolore al ventre, simile ad un calcio, seppur dieci volte peggio.
"Elsa?" - domandò Jack.
"Oh... è... è tutto apposto - ansimò - i soliti dolori, adesso.. adesso passa..."
"Sei sicura? Vuoi che faccia qualcosa per te?"
"N-no - gemette stendendosi sul letto - solo, ah..."
Tremando completamente, Elsa sollevò la mano. Quest'ultima era macchiata di sangue, una visione che fece raggelare il sangue nelle vene sia a lei che a Jack.
"No - sussurrò quest'ultimo - cosa... cosa?"
"Oh, no - si lamentò - temo che... che... stia per nascere..."

Helge fu svegliato da tutto il baccano che proveniva dai corridoi, nonostante l'ora tarda. Aprì la porta, affacciando il capo, ancora assonnato. Scorse Anna camminare con agitazione, mentre Aurora le trotterellava dietro.
"Aurora, torna a dormire!" - le ordinò.
"Ma io voglio vedere il bambino nascere!" - esclamò.
"Non è una cosa per bambini - cercò di spiegarle - se proprio vuoi stare sveglia, allora và da tuo padre"
Nell'udire quella conversazione, Helge si avvicinò piano.
"Zia Anna, tutto bene?" - domandò. La principessa si voltò a guardarlo, cercando invano di nascondere la sua espressione preoccupata.
"Ma certo caro - cercò di rassicurarlo - e che la tua mamma sta per dare alla luce il bambino e... beh, sì sa, questo mette molta agitazione. Puoi farmi il favore di stare buono e di tenere d'occhio Aurora?". Il piccolo rispose con un cenno del capo. Anna gli posò un bacio in fronte, dopodiché si sollevò, dirigendosi nella camera della sorella.
Quest'ultima si trovava stesa a letto, con dei dolori lancinanti, mentre Jack le stringeva una mano, cercando di farle forza.
"Che devo fare? - domandò Anna - devo chiamare un medico o no?"
"Assolutamente no! - esclamò Jack - nessun medico umano saprebbe gestire questa cosa!"
" << Cosa >>, Jack? - ansimò Elsa - stiamo parlando di nostro figlio!"
"Sì, scusa, era soltanto un modo di dire. Ascolta Anna, devi farlo nascere tu"
"Io?! - esclamò - ma sei completamente impazzito?! Perchè non lo fai tu?"
"Io non so niente su come si fanno i bambini!"
"Beh, nemmeno io!"
"Ma se hai una figlia, come fai a non saperlo?!"
"Non guardavo mica quando è nata Aurora!"
Stufa di tutte quelle urla, Elsa decise di far sentire la propria presenza: lanciò una stalattite di ghiaccio tra i due, che poi andò a conficcarsi sul muro. Anna e Jack si voltarono a guardarla, sconvolti.
"Smettetela di litigare! - esclamò - se non ve ne foste accorti, io sto soffrendo! Anna, ti prego, sei la mia unica speranza, ti prego!"
La principessa si portò una mano sulla testa, parecchio in difficoltà. Nonostante si sforzasse di non darlo a vedere, anche lei era spaventata. Tuttavia non poteva tirarsi indietro.
"Va bene, d'accordo! - sospirò - ci provo!"
Malgrado la propria ansia, Anna si adoperò per portare a termine il suo compito. Prese ad incitare Elsa, per far sì che spingesse. Il parto stava infatti procedendo molto velocemente, il problema era che stava perdendo molto, forse troppo, sangue. La regina infatti si sfinì quasi immediatamente, si sentiva debole e le mancava l'aria, inoltre, ogni qualvolta che provava a spingere, sentiva come se le ossa le si stessero frantumando. Sapeva motlo bene a cosa ciò fosse dovuto: la magia oscura, che imperterrita stava continuando a lottare contro la magia di luce, nella speranza di sconfiggerla. Jack strinse Elsa da dietro, piuttosto preoccupato nel vedere tutto quel sangue spargersi sul materasso.
"Ma è normale?" - domandò.
"No - ansimò Anna - non è normale. Non può perdere troppo sangue, rischia di morire!"
"Che cosa?! - esclamò - non dire assurdità, non può morire!"
"Jack - la chiamò debolmente Elsa, aggrappandosi al suo braccio - non farti prendere dal panico. Ho superato cose ben peggiori
Il guardiano le portò una mano sul viso pallido e imperlato di sudore. Si domandò perché tutto ciò dovesse accadere proprio a loro. Non erano malvagi, allora perché loro figlio doveva possedere della magia oscura? Pareva quasi che il destino volesse giocare loro un brutto scherzo.
"Forza, Elsa!  -la incitò Anna - sei esausta, lo so, ma devi spingere più che puoi, cerca di resistere, so che ce la fai!"
La sorella maggiore annuì, chinando il capo e spingendo, malgrado la spiacevole sensazioni di sentirsi svenire.
"Oh mio Dio, ci siamo, vedo la testa! - esclamò Anna, improvvisamente più motivata - avanti, avanti, ci siamo!"
"Coraggio Elsa - le sussurrò Jack - andrà tutto bene, adesso e anche dopo. Te lo prometto"
La ragazza si aggrappò a lui, chiudendo gli occhi. Pregò solo di poter stringere suo figlio tra le braccia. Spinse, molto più forte delle altre volte, non riuscendo a trattenere un grido in grado di far raggelare il sangue nelle vene.
Poi vi fu un attimo di silenzio. Elsa aprì gli occhi soltanto quando udì un vagito, che poi divenne un pianto fragoroso. Anna infatti stringeva tra le mani una bambina.
"Oh.. è...  nata! - esclamò - sono riuscita a farla nascere! Non ci credo! Ed è... una bambina, bellissima! Oh, congratulazioni ad entrambi!"
Dopo aver detto ciò avvolse la piccola, la quale protestava piangendo e urlando a pieni polmoni, in una copertina, porgendola poi alla madre. Non appena Elsa l'ebbe stretta tra le braccia, la piccola sembrò quietarsi improvvisamente.
"Oh - sussurrò Elsa - benvenuta principessina... sei... bellissima"
La piccola era paffuta, per niente gracile, mostrava già due vispi occhi azzurri e tanti, tantissimi capelli dello stesso colore di quelli del padre. Ancora in preda all'emozione, Jack le accarezzò la testa, domandandosi come fosse possibile che qualcosa di così bello, quasi angelico, potesse nascondere una magia di fatto oscura?
"Benvenuta - sussurrò Jack, accarezzandole una manina chiusa a pugno - hai ragione, è splendida. Ti somiglia ma ha... gli occhi di entrambi"
"Avete già pensato ad un nome?" - domandò Anna impaziente.
I due si guardarono.
"Io credo che... forse dovrebbe essere proprio Elsa a decidere. Dopo aver sofferto così tanto mi sembra il minimo. Che dici, Elsa?"
La ragazza guardò negli occhi la bambina. Quale nome sarebbe stato perfetto per sua figlia, unica e speciale per com'era?
In quell'attimo le venne un'idea. Si voltò a guardare Jack.
"Emma - sussurrò - si chiamerà Emma"
Jack riconobbe immediatamente quel nome. Il nome della sua amata sorella, un nome che sarebbe stato più che perfetto per la sua bambina. Si avvicinò, donando un bacio sulle labbra di Elsa e poi uno sulla fronte alla piccola Emma.

Helge aspettava impazientemente, ma come aveva promesso ad Anna, se n'era rimasto buono per tutto il tempo. Kristoff, accanto a lui e mezz'addormentato, teneva sulle ginocchia Aurora, la quale era particolarmente vispa.
"Insomma, quanto ci vuole per far nascere un bambino?" - domandò spazientita.
"Più di quanto ci vuole per farlo" - borbottò Kristoff, non rendendosi effettivamente conto di cosa stava dicendo.
Il principe sussultò quando vide Jack venire fuori dalla camera, con un fagottino bianco tra le braccia.
"Hey - lo chiamò - c'è qualcuno qui che vuole conoscerti!"
Helge, seguito da Aurora, si avvicinò. Jack si chinò in modo che potesse guardarla in viso.
"Lei è tua sorella, Emma" - gli disse. Helge rimase a guardarla. Di solito i neonati non gli piacevano particolarmente, ma Emma era carina e poi trovava che gli somigliasse almeno un po'.
"E' una femmina" - costatò Helge, con lo sguardo vitreo.
"Eh già - rise Jack - ti aspetta un arduo compito, Helge. Sai, non sempre avere una sorella minore è facile. Perché hai tante responsabilità e devi starle attento. Anche io avevo una sorella più piccola, una volta. Aveva il suo stesso nome"
Helge sollevò il capo, intuendo immediatamente che quel fatto avesse qualcosa di speciale. Era come se la storia si stesse ripetendo, un'altra volta. 
"Posso... tenerla?" - domandò incerto.
"Certo che puoi - sussurrò Jack - d'ora in poi  è anche compito tuo proteggerla. L'amore che può darti una sorella, è unico"
Con l'aiuto del guardiano, Helge riuscì a tenere in braccio Emma. Quest'ultima si lasciò andare a più di un sorriso, quasi come se sapesse di trovarsi tra le braccia di suo fratello. Helge, dal canto suo, sentì di volerle subito bene. E silenziosamente, promise che l'avrebbe protetta.
Quella notte, Arendella fu allietata dalla nascita di una nuova principessa. Ma le cose non sarebbero state semplici come poteva sembrare ...











 
N.D.A
La piccola Emma è finalmente venuta al mondo. Nonostante sembri una bambina adorabile, non bisogna dimenticare che è portatrice di magia oscura. Per questo, nel prossimo ed ultimo capitolo, accadrà una cosa, anzi due cose inaspettate!
Spero vi sia piaciuto :D

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Capitolo 21
*** Tutto è bene quel che finisce bene... per ora [END] ***



21 - Tutto è bene quel che finisce bene... per ora
La nascita della piccola Emma era stata una vera e propria ventata d'aria fresca nella vita della famiglia reale. Nonostante il parto difficile, Elsa si era ormai ripresa e  finalmente poteva tornare a vivere senza avere addosso dolori o sofferenza. La piccola principessa, nonostante avesse solo pochi giorni di vita, aveva già mostrato segni di magia, proprio come quella dei genitori e del fratello maggiore. In lei pareva non esserci traccia di alcuna magia oscura, e a volte Jack ed Elsa pensarono che probabilmente i trolls dovevano essersi sbagliati. Emma era una bambina buona, candida, ricordava la vera essenza della luce.
Helge era poi molto impaziente. Non vedeva l'ora che sua sorella crescesse, così avrebbero potuto giocare insieme. Poggiato alla sua culla la osservava.
"Insomma, quanto ci vuole a crescere?" - sbuffò. Jack sorrise, avvicinandosi.
"Beh, ci vuole un po', ma non temere, non te ne accorgerai neanche"
Elsa era molto felice di osservare Jack assieme au due bambini. Erano una famiglia, seppur molto strana. Dopotutto lui non era umano e questo portava la regina a non avere certezze per il futuro. C'erano così tante cose che ancora non sapeva. Fuori vi era una tempesta, non di neve, bensì di pioggia, con fulmini tanto forti da far tremare il tutto.
"Che temporale - sussurrò Jack - sarà meglio che non usciate di qui". Non appena finì di parlare però, i muri tremarono nuovamente, non per i fulmini però. Ad un certo punto, qualcosa prese a materializzarsi dal nulla. Helge sussultò immediatamente, andando a nascondersi dietro la madre. Jack invece era rimasto in piedi... che cosa stava succedendo?
Qualche secondo dopo si rese conto che non si trattava di nulla di preoccupante: erano soltanto gli altri guardiani!
"Eh? - domandò Jack - voi...?"
"Loro?" - domandò Helge sorpreso. Aurora gli aveva infatti raccontato del suo incontro con i quattro guardiani, ma in verità lui non le aveva creduto più di tanto. Adesso però si rendeva conto che aveva avuto ragione.
Tuttavia essi non parevano molto felici date le loro espressione, soprattutto Nord.
"Hey, cosa... perché siete qui?" - domandò ancora lo spirito dell'inverno.
"Noi avvertire una grande oscurità - rispose - provenire da qui"
"Oscurità? - domandò vago - tu non mentire noi, sappiamo tutto"
Elsa a quel punto, prese Emma in braccio, abbastanza spaventata.
"Jack, che succede?"
"E' lei la portatrice dell'oscurità? - domandò Dentolina - ma è una bambina adorabile!"
"Sì, per l'appunto! - esclamò Jack - non capisco, che succede?"
"Il potere della bambina va fermato - tagliò corto Calmoniglio - perché è troppo forte e va incatenato adesso che vi è la possibilità"
"Non ce n'è bisogno! - esclamò l'altro - sapremo come affrontare la cosa!"
"No che non lo saprete! Non capisci? L'oscurità attira altra oscurità, e tu sai bene quanto l'oscurità sia pericolosa"
Jack indietreggiò. Calmoniglio aveva ragione. Si voltò verso Nord.
"E' vero?" - domandò. Nord annuì mestamente.
"No! - esclamò Jack - l'oscurità non prenderà Emma, io non lo permetterò"
"Di cosa stai parlando?" - gli domandò a quel punto Elsa.
"E' una storia lunga - sospirò - già una volta io e gli altri guardiani siamo riusciti a intrappolare l'oscurità. Essa distrugge tutto, distrugge la luce, e se mai dovesse liberarsi... Emma sarebbe il suo prossimo bersaglio"
"No! - esclamò la ragazza stringendo la figlia - questo non può accadere!"
"Per questo essere necessario intrappolare l'oscurità in lei! Non perderà i poteri, ma la maggior parte della sua forza sarà tenuta sotto chiave! Io chiedere a te Jack, di ragionare!"
Il guardiano a quel punto sospirò avvilito. Cosa fare? Sarebbe stata la soluzione più logica, quella di intrappolare il suo potere oscuro. Tuttavia non riusciva a convincersi del tutto. Fu Elsa a poggiargli una mano su una spalla.
"Jack, forse dovremmo fare come dicono"
"Non sono sicuro! - esclamò - e se dovesse succedere qualcosa?"
"Peggio di questo, cosa potrebbe esserci? Non voglio che Emma un giorno possa cedere all'oscurità! Per questo dico che mo va bene. Io stessa sono stata costretta a celare il mio potere, ma questa volta è diverso!"
L'altro sospirò.
"Temo che... temo che tu abbia ragione. D'accordo allora. Così sia"
"Tu no preoccupare - disse ad un tratto Nord, rivolgendosi ad Elsa - dentro piccola bambina esserci anche tanta luce. E la luce vincere sempre sull'oscurità"
Elsa sorrise, visibilmente più tranquilla. Helge, che si trovava ancora lì immobile, osservò con gli occhi spalancati la scena: Nord mosse una mano, e a quel suo movimento,  una densa luce nera fuoriuscì dal corpo di Emma, la quale ridacchiava. La cosa più strana fu vedere quell'energia oscura cercare di combattee il potere del guardiano. Tuttavia quest'ultimo riuscì ad avere la meglio. La luce ritornò dentro il corpo della bambina.
"Che... che è successo?" - domandò Elsa.
"Magia nera essere incatenata dentro suo stesso corpo. Essere nascosta. Lei non dovrà mai sapere di suo grande potere. Perchè suo cuore potrebbe cedere al richiamo di oscurità"
Elsa e Jack a quel punto si guardarono negli occhi, preoccupati. L'unico desiderio che la regina aveva, era quello di non commettere gli stessi sbagli del passato, di non nasconderle niente. E invece si ritrovava costretta a farlo, per proteggerla e per proteggere tutti loro.
"Non dovrà mai sapere" - sussurrò Elsa, avvilita. Altrettanto dispiaciuto, Jack alzò il capo.
"Allora adesso è salva? - domandò - non c'è pericolo, vero?"
"Questo nessuno può dirlo. Avere fatto  ciò che potevamo" - rispose Nord. 
Helge era rimasto senza parole. Non avrebbe mai immaginato che il potere della sorella potesse essere così devastante. Come avrebbe fatto a proteggerla se mai fosse accaduto qualcosa?
Queste erano domande che in seguito, ognuno di loro avrebbe dimenticato, con il passare degli anni. Adesso era arrivato per i guardiani il momento di andare via. Un'idea però attraversò la mente del principino. Non potevano ancora considerarsi una vera e propria famiglia. Così corse dietro Nord.
"Signor Babbo Natale!" - esclamò.
"Dire me, piccolo Helge" - rispose l'altro.
"Ecco... - rispose - può rendere Jack umano? Così lui e la mia mamma potranno stare insieme per sempre!"
"Oh, Helge - sussurrò Elsa imbarazzata - sei molto dolce, ma non credo esista un modo. Vero?"
Jack a quel punto si voltò a guardarla, un po' imbarazzato.
"Beh... in realtà sì - ammise - ricordi, te lo accennai già una volta. Se un guardiano si innamora veramente di un essere umano, può rinunciare al proprio ruolo... e alla propria immortalità"
"Ma... no - sussurrò ella - non voglio che tu rinunci a tutto"
"Manterrei comunque il mio potere, solo che diverrebbe più simile al tuo. Elsa, preferire vivere una vita mortale con teche una vita immortale e vuota senza il tuo amore"
Quella era la frase più bella che lui le avesse riservato. Lui era disposto a rinunciare a tutto, solo per lei. E d'altro canto, lei sarebbe stata felice di averlo a suo fianco per sempre.
"Che bello! - esclamò Helge - allora può farlo?"
"Non io, ma Luna. Luna avere dato a Jack immortalità, Luna può toglierla, se davvero lo vuole"
"Lo voglio davvero! - esclamò il guardiano - sono pronto!"
Dopo aver detto ciò, Jack si avvicinò alla finestra, il cui vetro era attraversato dai caldi raggi della luna. Rimase immobile per qualche secondo. Dopodiché avvertì una grande energia sprigionarsi dal suo corpo e levarsi verso l'alto. Avvertì il bisogno di respirare profondamente, quasi come se fosse il primo respiro di tutta la sua vita. Ed effettivamente era così, quella sarebbe stata la sua rinascita.
La Luna si riprese la sua immortalità, concedendogli i suoi poteri, in modo da renderlo un umano un po'... speciale, proprio come Elsa, Helge ed Emma.
Dopo che ciò avvenne, Jack si accasciò al suolo, sentendosi decisamente più debole. Non sarebbe più esistita un'esistenza statica e vuota... ma una vita, breve ed intensa. Elsa gli andò immediatamente vicino.
"Jack... Jack, stai bene?" - domandò. Lui si tirò su, sorridendo.
"Era un po' che non mi sentivo così. Ma sì, direi che sto bene"
Sollevata, Elsa gli sorrise a sua volta, abbracciandolo. Nord si lasciò andare ad una risata.
"Adesso tu non essere più guardiano. Ma inverno non andare avanti senza di te, quindi... non dimenticare di utilizzare tuoi poteri come si deve! Ricordare: farai sempre parte di noi guardiani!"
"Grazie, ricorderò entrambe le cose - rispose - voglio che tutti voi assistiate alla mia prima azione da umano. Verso te, Elsa"
La regina lo guardò, senza però riuscire a capire. Soltanto quando lo vide inginocchiarsi, allora i suoi occhi iniziarono a divenire lucidi.
"Elsa di Arendelle - le disse - una volta mi facesti una promessa, mi dicesti che mi avresti sposato. Beh, le promesse si mantengono. Per questo ti chiedo: vuoi mantenerla e concedermi l'onore di diventare mia moglie?"
Helge li guardava con gli occhi lucidi, sperando che la madre dicesse immediatamente di sì.
"Jack - sussurrò - sì! Voglio sposarti!"
Dopodiché lo abbracciò forte. Il matrimonio, non avrebbe mai pensato di riuscire a sposarsi.
"Evviva!"- esclamò Helge correndo incontro i due e lasciandosi prendere in braccio da Jack.
Adesso sì che era una famiglia come aveva sempre sognato!

Qualche tempo dopo ....

Il matrimonio arrivò solo tre mesi più tardi, ed insieme ad esso, anche l'incoronazione di Jack come re. Non che quest'ultima cosa lo entusiasmasse più di tanto, ma per stare accanto ad Elsa avrebbe fatto di tutto.
Ovviamente, Anna era stata entusiasta nel ricevere quella notizia e si era assicurato che fosse tutto perfetto.
Inutile dire che la più emozionata fosse proprio Elsa. Dopo anni a pensare che non avrebbe mai trovato l'amore, ecco che i suoi sogni stavano finalmente per realizzarsi!
La cerimonia si svolse a palazzo e tutti furono invitati, anche Hans, e perfino i guardiani (che avevano attirato non poca attenzione)
Jack era un pò nervoso mentre sull'altare aspettava la sua sposa. Da bravo guardiano qual'era stato, sapeva che proteggere le persone che si amano è un compito arduo.
"Accidenti - si lamentò Helge tirandosi il colletto - questo vestito è scomodo!"
"E dai Helge, sii più felice! Sono così contenta da fare da damigella!" - esclamò Aurora, mostrando il suo abito rosa confetto. Il principino sbuffò, anche se doveva ammettere che Aurora era molto carina.
"Permesso, permesso, fatemi passare! - esclamò Anna, tenendo tra le braccia Emma e andando a sedersi accanto a Kristoff - oh, che faticaccia! Elsa era un po' nervosa"
"Lo eri anche tu" - le fece notare il marito.
"Senti chi parla" - sbuffò. Kristoff sorrise, afferrandole una mano.
"Sei stata molto coraggiosa"
"Eh? Ma ho soltanto organizzato un matrimonio!"
"Non m i riferivo a quello. Ma a tutto il resto. Hai affrontato tutto con un grande coraggio. Sono proprio fortunato ad averti"
"Ooooh, mio amato Kristoff!" - esclamò felice, per poi avvicinarsi e baciarlo.
Qualche minuto, Elsa fece il suo ingresso. Jack si irrigidì subito nell'udire la marcia nuziale. Poi sollevò il capo: Elsa era avvolta in un abito bianco e aveva uno sguardo raggiante come mai ne aveva avuto. Era semplicemente bellissima.
La regina gli sorrideva da lontano, preceduta da Aurora ed Helge. Si avvicinò piano, con il cuore che batteva a mille. Era felice perchè sapeva di essere nuovamente in grado di amare. Quando arrivò all'altare, Jack le si avvicinò, porgendole un bacio sulla fronte e sussurrandole un "ti amo".
Dopodiché iniziò la cerimonia. Si poteva percepire una grande gioia e una grande emozione nell'aria. Helge era completamente su di giri visto che portava le fedi, ma fortunatamente riuscì a non farle cadere. Era soltanto uno il momento che tutti attendevano con trepidazione.
"Vuoi tu, Elsa di Arendelle, prendere il qui presente Jack Frost, come tuo sposo, ed amarlo e onorarlo finchè morte non vi separi?"
"Lo voglio" - rispose dolcemente Elsa.
"E vuoi tu, Jack Frost, prendere la qui presente Elsa di Arendelle, come tua sposa ed amarla e onorarla finchè morte non vi separi?"
Jack si avvicinò al viso dell'amata.
"Lo voglio"
"Con i poteri che mi sono stati conferiti, vi dichiaro marito e moglie. E Re e Regina di Arendelle. Puoi baciare la sposa"
Più emozionati che mai, i due si avvicinarono, baciandosi dolcemente, mentre gli applausi si levavano alti in loro onore.
L'intero regno e la stessa famiglia reale festeggiò fino a notte fonda. Elsa si rese conto che, dopo la nascita dei suoi figli, quello era stato il giorno più bello della sua vita. E Jack si rese conto che, nel corso ella sua vita immortale, non era mai stato così felice.
Finalmente le cose andavano come dovevano andare e la promessa di Elsa era stata mantenuta.


Dieci anni dopo ...

"Sicuro di non voler fare un pupazzo di neve, Helge?"
Il principe Helge e la principessa Aurora stavano vivendo l'inverno dei loro sedici anni. Oramai era un po' che avevano smesso di giocare, ma insieme si divertivano sempre comunque. Adesso erano cresciuti e i loro caratteri erano cambiati. Aurora non era più una bambina fastidiosa, ma una ragazza dal carattere forte e intraprendente. Helge invece aveva un indole più tranquilla rispetto a quando era stato bambino,  ma aveva anche lui un carattere e un carisma molto forte.
Lui e la cugina stavano ora seduti sul manto di terra innevata.
"Ne abbiamo già fatti tanti, non credi?"- domandò l'altro.
"Oh beh, e come vuoi passare il resto dell'inverno? A guardarmi negli occhi?"
"Non vedo cosa ci sarebbe di sbagliato" - rispose assottigliando lo sguardo.
Aurora sorrise. Era chiaro che il loro rapporto fosse cresciuto assieme a loro, in maniera un po' diversa da come si erano aspettati.
Ad interrompere il momento dei due fu un'enorme, gigantesca palla di neve, che andò a catapultarsi proprio sulla testa di Helge. Furioso, quest'ultimo si alzò in piedi.
"Emma! - esclamò - so che stata tu!"
La principessa era sbucata dal nulla e con fare dispettoso gli stava facendo una linguaccia.
"Oh, oh, provi a prendermi se ci riesci!" - esclamò.
"Non sarà necessario prenderti  - disse alzandosi una manica - mi basterà impedirti di muoverti! Vieni qui!"
Ridendo, la principessa corse via, inseguita dal fratello, mentre Aurora li osservava, ridendo. Nel correre, i due avevano urtato Kristoff.
"Hey, volete fare attenzione?" - sbottò.
Anna accanto a lui, rise di gusto, prendendolo sotto braccio.
"L'età comincia a farsi sentire, vero mio amato?". Il biondo rispose sbuffando sonoramente.
Ormai erano passati dieci anni dal loro matrimonio, eppure Elsa e Jack si amavano esattamente come la prima volta.
"Il panorama di qui è sempre mozzafiato" - sospirò la regina.
"Tu mi fai mancare decisamente di più il fiato" - sussurrò Jack abbracciandola da dietro e baciandole il collo. I due si sarebbero lasciati andare sicuramente a qualche attimo di passione se solo i loro figli non li avessero interrotti.
"Aaaah, te l'ho detto che non riuscivi a prendermi!" - esclamò Emma.
"Smettila di prendermi in giro!" - esclamò l'altro.
"Ciao madre, ciao padre!" - li salutò la principessa, continuando a correre.
"Ciao - sospirò Elsa - oh mamma, quei ragazzi danno sempre un gran da fare"
"Anche la loro madre non è da me - sussurrò afferrandole il viso - Ti amo"
"Ti amo anche io, Jack" - sussurrò l'altra. I due si lasciarono andare ad un bacio, mentre davanti a loro, Emma correva lontana, inseguita da Helge, incontro a chissà quali avventure ....



 






 
N.D.A
Ed ecco la fine! Elsa si è sposata con Jack, Emma è per il momento salva, e tutti sembrano felici e contenti! Però non è finita qui. Domani pubblicherò il sequel, ho ancora tanto da raccontare. Intanto spero che questa prima parte vi sia piaciuta :)
Ringrazio tutti coloro che hanno letto e recensito, in particolare ringrazio
Evy1991, che mi accompagna sempre in tante, taaante avventure e apprezza molto tutto ciò che scrivo ^^
Godetevi questo lieto fine, per qualche ora XD

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