Finalmente a Casa

di BarbaraCenere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Finalmente a Casa. ***
Capitolo 2: *** Finalmente a casa ***



Capitolo 1
*** Finalmente a Casa. ***


                                                                         FINALMENTE A CASA

 

Aprì gli occhi, e si concentrò su una macchia del soffitto,troppo pigra per muovere anche solo un muscolo.
Rose voleva essere intrappolata in quel limbo che separa lo stato sognante dalla ragione, non voleva ricordare cosa avrebbe dovuto fare oggi, quali commissioni avrebbe dovuto sbrigare. Voleva godersi quell'istante il più a lungo possibile.
Qualcosa alla sua sinistra mosse il letto. Si voltò appena per vedere il Dottore. O meglio, John.
Non riusciva a capacitarsi. Era così sbagliato.
Stare con una sorta di clone, mentre il "vero" Dottore era chissà dove con chissà chi. Quell'idea le fece sentire un dolore acuto all'addome.
Magari era più felice così... Magari era quello il suo posto, stare con John. Lui glielo ricordava così tanto, e allo stesso tempo non era proprio lui. Era un concetto difficile da capire, ma lei quasi si rifiutava. Quello che vedeva era il Dottore in versione essere umano.
E lei non si era innamorata di lui. Si era invaghita dell'alieno Gallifreyano, dell'essere misterioso, divertente, spericolato che viaggia a bordo del Tardis.
C'era sempre stata una soluzione, tutto si era sempre risolto al meglio. Che aveva questa situazione di così differente dalle altre? Perché il Dottore, sfruttando qualche risorsa spazio-temporale (che Rose non sarebbe comunque riuscita a capire) non riappariva?
Forse non lo voleva. Rose faceva spesso questi pensieri. Forse era stato un modo carino per dirle addio.
Carino... Non avrebbe mai dimenticato i suoi occhi lucidi, la sua posa così stabile, e allo stesso tempo sembrava che un soffio di vento potesse far cadere la sua barriera protettiva. No, lui soffriva almeno tanto quanto lei. Voleva riabbracciarla quanto lo voleva lei. Quante volte aveva sognato di rivederlo, di riabbracciarlo, di...
Non ci avrebbe pensato due volte a lasciare questo posto, questa casa, John, per tornare a viaggiare col Dottore. I ricordi di quelle mille avventure a bordo del Tardis riaffiorarono, e quasi pensò che quel rumore fu la sua mente ad averlo provocato.
Invece no.
Era il suono inconfodibile del Tardis. A Rose quasi balzò il cuore in gola. Troppe volte lo aveva immaginato, troppe volte l'aveva sognato.
Era un sogno? Si sarebbe risvegliata affianco di John nel suo solito letto?
Senza farsi altre domande che non avrebbero comunque portato a nulla, si mise la prima cosa che trovò, forse anche dalla storta, e si precipitò fuori.
Rose guardò ovunque. Fece il giro della casa più e più volte, ma senza risultati. Aveva quasi le lacrime agli occhi. Come aveva potuto essere così stupida? Sicuramente era stata qualche macchina dal suono ambiguo. Non doveva illudersi così. Doveva ringraziare quello che aveva, John, un ragazzo che la amava alla follia. Sospirò lentamente, godendosi l'aria fresca ancora frizzante.
-Rose.- Una parola. Prima di voltarsi verso John rimase immobile. Quello non era John. Non avrebbe potuto esserlo. Quel tono deciso, quell'amore nelle sue parole, quelle sensazioni che provocavano dentro Rose, come se il suo corpo lo avesse riconosciuto, John non le aveva mai suscitate. Era come se lei lo riconoscesse, ma avesse paura a girarsi e scoprire che era John, uscito dal letto, ancora in pigiama, che la incitava di tornare a letto. Si fermò ancora un attimo ad osservare l'alba. Il sole illuminava appena il volto di Rose, ma non era abbastanza forte per riuscire a scaldarla.
Niente lo era.
Solo una cosa, ma quella cosa era sparita da molto tempo.
Non sentiva neanche un fruscio dietro di se. Sicuramente si era immaginata pure quello. Avrebbe dovuto solo capire e accettare che...
-Rose.- Ripetè. Questa volta non c'erano dubbi. Rose si voltò di scatto. Davanti a lei c'era quell'uomo, Il Dottore, unico e irripetibile. Mille sue copie non avrebbero mai eguagliato quello sguardo. Era nella stessa posizione dell'ultima volta che lo aveva visto. Ebbe però un fremito quando i suoi occhi si posarono su di lui.
Rose non poteva crederci. Si avvicinò lentamente al Dottore. Forse era incorporeo come l'ultima volta. Forse voleva finire quella frase lasciata a metà. Forse le avrebbe finalmente detto che l'amava. Lui rimase immobile mentre lei gli sfiorava una mano.
Calore. Era lì, non era solo uno stupido ologramma. Era lì in carne ed ossa. Rose si sentì quasi svenire quando lui gli rivolse un sorriso triste.
Rose gli gettò istantaneamente le braccia al collo. Era così bello, esattamente come se lo ricordava. Lui la stringeva ancora più forte. In quell'abbraccio quasi persero se stessi. Erano anni che si amavano, erano anni che si erano persi. Erano anni... che le loro labbra si attraevano come una calamita, che in un certo modo la ragione li separava.
Si staccarono un istante da quell'abbraccio, tanto da permettere di vedere a Rose che il suo Dottore stava... piangendo. Il suo cuore esplose a quella vista. Era una persona così fragile, aveva subito fin troppe perdite, che Rose non poteva neanche lontanamente immaginare. Ma in quel momento lui non voleva tutte le persone che aveva perso. In quel momento voleva solo lei. E lei lui.
Con un gesto inaspettato, Rose portò la mano al volto del Dottore, in lacrime. Era sopraffatto dalla gioia, e Rose era sicura che anche lei stava piangendo, anche se ormai non voleva sentire altro se non lui. Con l'indice gli asciugò una lacrima. Erano così vicini da poter respirare la stessa aria.
-Rose Tyler.- Disse ancora il Dottore. Il suo nome non era mai stato pronunciato meglio.
-Corri.- Instantaneamente le presa la mano e la portò di corsa all'interno del Tardis. Iniziava tutto così come era iniziato la prima volta. Aveva aspetto e voce diversa al'epoca, ma le abitudini non sparivano mai. Mentre lei correva dietro di lui, ammirava le sfaccettature del suo cappotto, i colori dei suoi indomabili capelli illuminati dal poco sole mattutino. Era così felice. A stento teneva il suo passo, ancora visibilmente scossa.
Attraversarono alcuni viali e... Lo vide. Il Tardis. Quel suo blu così blu, quelle scritte così familiari. Ne conservava ancora la chiave. La portava sempre al collo. La tirò giù con un semplice gesto e la infilò nella serratura. Lui entrò per ultimo.
Era così NORMALE. È incrdibile come una cosa tanto assurda come una cabina telefonica più grande all'interno e che viaggia nello spazio e nel tempo possa diventare la normalità di qualcuno.
-Dove ti porto, Rose?- Disse il Dottore mentre le prendeva una mano. Lei si girò verso di lui. Incastonò i suoi occhi in quelli di lui e il Dottore sembrò fare altrettanto.
-Non ricordavo fossi così.- Disse lui.
-Così come?- Chiese in un soffio, chiedendosi se dovesse prenderlo come un insulto.
-Così...-Si fermò un attimo a guardarla prima di proferira altre parole. -...da esplorare.- Era assurdo come complimento. Eppure qualcosa dentro lo stomaco di Rose si mosse. Una sensazione che non provava più da quando lui era scomparso. Era proprio da lui.
Era nel posto più bello del mondo con l'uomo (anche se letteralmente non lo era) più bello del mondo. La sua vita suonava perfetta già così. Era ancora più perfetto sapendo che quell'uomo era suo. Sapeva benissimo che non si può possedere un Signore del Tempo, che sono al di sopra dei desideri carnali. Eppure sembrava non essere mai stato attratto da nulla più che dalle sue labbra, al momento. Le fissava, e Rose scommetteva che si stava chiedendo che sapore avessero avuto. Non si erano mai spinti così in là. La ragione li aveva sempre fermati. Ma nel Tardis, la ragione non sembrava avere molto senso di esistere. Le luci blu e verdi dell'interno del Tardis lo facevano sembrare così a suo posto. Anche Rose voleva che questo, voleva che Lui, fosse il suo posto.
-Sai, l'altra volta avrei davvero voluto dirtelo.- Le sue labbra proferivano queste parole ad una distanza di pochissimi millimetri da quelle di Rose. Si sentiva perdutamente innamorata di lui.
Ed era ora. Le stava per dire che l'amava. Le stava per confessare il suo amore. Rose era stata in grado di amare due corpi della stessa persona, e aveva fatto la sua parte, confessandoglielo. Ma lui era sempre rimasto così, lasciando le frasi più importanti incompiute. Quasi che Rose pensò che forse non doveva pronunciarle. Per un Signore del Tempo amare un'umana... Forse era una specie di tradimento  verso la sua patria, verso i suoi simili. Magari era proprio DESTINO che lui non dicesse quelle tre parole.
-Rose Tyler. Io...- Rose lo interruppe.Aveva già sentito abbastanza. Sapeva che stava seriamente per dirlo, e tanto le bastò. Le sue labbra sfiorarono quelle del Dottore in una specie di danza paradisiaca.
Non aveva mai pensato che il corpo umano potesse trarre così tanto sollievo da un bacio. Aveva baciato John mille volte. Eppure non aveva MAI provato in tutta la sua vita quelle sensazioni. Si lasciò cullare dalle sue braccia che la avvolsero. Si abbandonò totalmente in quel bacio.
Lentamente gli sfiorò i capelli, e giurò di non aver mai toccato nessuno con così tanta passione. Il suo corpo era in balia di sensazioni indescrivibili. Non era l'amore che tutti si aspettano, di cui tutti gli scrittore scrivono e di cui i cantanti cantano.
Era molto, MOLTO di più. E pensare che fino a qualche anno fa non credeva a queste cose futili. C'erano soltanto il lavoro, la madre e i suoi pochi amici. Non avrebbe mai immaginato di riuscire a provare quelle sensazioni.
Le labbra del Dottore sembravano ardenre, riscuotevano avidi quei baci che le avrebbe voluto rubare in tutto questo tempo. Non si era nemmeno chiesta come avesse fatto a ritrovarla.
Perché lì, in quella sala di controllo gigantesca, non esisteva più nulla di importante se non lei e il Dottore.
Lui le sfiorava la schiena provocandole brividi che le scuotevano tutto il corpo. Quel bacio sembrò durare anni. Stavano sfogando tutto il loro amore, lo stavano manifestando. Avrebbero voluto che la gente capisse che QUESTO era amore. Nulla che si incontra in una normale vita umana può essere paragonato a questo. Rose si sentiva proprio così. Un po' la "prescelta". Era speciale. Lei sapeva quante compagne e compagni il Dottoreavesse avuto. Non aveva idea di quel che provava per ciascuna, ma era sicura che un bacio del genere poteva essere dato solo alla persona che si ama di più in tutto l'Universo. E lui più di tutti sapeva quanto questo fosse grande.
-Ti amo Rose Tyler.- Lui sussurrò queste parole sulle sue labbra, così piano che quasi lei pensò di essersele immaginate. Lei si sentì avvampare. Nessuno le aveva mai detto qualcosa di così importante credendoci con tutto se stesso.
Lui la abbracciò, interrompendo quel lungo bacio. Quell'abbraccio però sembrava ancora più intimo del bacio di prima.
E allora accadde. Per un istante, per un solo momento, tra le sue braccia, a contatto con il suo corpo, con quel subbuglio dentro di se, Rose si sentì finamente a casa.


 

Spazio Autrice: Salve! Questa è la prima ff su Rose e il 10 Dottore che io abbia mai scritto, sebbene io li abba amati fin dalla prima puntata. Nel prossimo capitolo mi concentrerò un po' di meno sulle sensazioni, sperando di mantenermi sempre poco esplicita.
Ringrazio anche la mia amica Ilaria che mi aiuta e apprezza i lavori che faccio, anche diversi dal campo della scrittura. Senza di lei mi sarei fermata molto prima (e forse sarebbe stato meglio!)


Buona lettura!

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Capitolo 2
*** Finalmente a casa ***


                                              FINALMENTE A CASA


Il Dottore si staccò all'improvviso da quell'intimo abbraccio. Aveva una faccia più che confusa. Quasi più di Rose.
-Scusa.- Disse allontanandosi da lei qualche passo. Rose non capiva.
-Scusa.- Ripetè, con lo sguardo basso. Rose lo stava squadrando cercando di capire se si riferisse al bacio.
-Non volevo ripiombare nella tua vita. Sei scampata alla morte per un soffio più di una volta quando viaggiavamo insieme... Sapere che sei lontata da me, ma viva mi ha dato un po' di forza e adesso...- Si passò una mano sul viso, fino ad arrivare a scompigliare i capelli. Poi sospirò. -Sono stato debole. Tu non hai idea di quante volte ho pensato e ripensato a come tornare... Ti ho rovinato la vita...-
Rose gli afferrò una mano, costringendolo a guardarla negli occhi. -Con TE ho trascorso il tempo migliore della mia vita. La mia vita sarebbe stata identica alle altre, ma tu l'hai resa speciale. Dimmi, è meglio vivere una vita lunghissima ma monotona o una vita piena di rischi, ma con la consapevolezza di essere in costante pericolo?- Quante volte il Dottore ci aveva pensato. Aveva pensato a come sarebbe stata la sua vita da Essere Umano. Magari sarebbe stato padre, insengante, avvocato, operaio, magari avrebbe amato una donna per tutta la sua vita. Di sicuro avrebbe perso di meno.
Sapeva cosa provava Rose. Eppure sapeva che col tempo si sarebbe abituata. Ci si abitua a tutte le assenze. Avrebbe dovuto essere molto più forte per dimenbticarlo. Avrebbe sempre sperato di rivederlo ancora. Non poteva portarla con se. Allora voleva godersi più tempo possibile con lei. La tirò a se, e si mischiarono in un bacio interminabile.
Rose percorreva la nuca del Dottore su e giù, mentre lui accarezzava il profilo del suo corpo per intero, con un tocco mai volgare. Aveva una tale capacità di farti sentire a tuo agio anche nelle situazioni più assurde.
Rose gli sfiorò le orecchie -Sai, quasi preferivo le vecchie- Entrambi risero mentre il Dottore la spingeva verso i comandi del TARDIS. La sollevò prendendola dai fianchi e la fece sedere velocemente sulla console. Rose avvolse le gambe attorno ai suoi fianchi. Volevano consumare il loro amore che scoppiava nei loro cuori. Rose si sentiva in Paradiso. Il Dottore dolcemente le baciava il collo mentre le sue mani si infiltravano sotto la maglia di Rose.
Lei si pentì di non aver idossato biancheria più adatta. Quasi ebbe una crisi di risa pensando all'assurdità della situazione. Le venne una pelle d'oca istantanea appena il Dottore le accarezzò la schiena nuda sotto la maglia.
Lei si adoperò per togliergli la giacca marroncina che portava costantemente. Appena fu per terra rimase un secondo interdetta.
Si sentiva una strana sensazione al centro del ventre, forse quello che la gente chiama "farfalle nello stomaco". Non aveva visto spesso il Dottore senza cappotto.
Allungò la mano e gli accarezzò il torace. Scendendo lentamente iniziò a sfilargli la maglia. Lui rendeva il tutto più difficile ritornando a baciarla lentamente. Era così maledettamente eccitante.
Sentiva i battiti accelerati dei suoi due cuori. Mise una mano fra loro, allontanandolo appena. Lui rimase immobile cercando di interpretare il suo gesto. Lei si abbassò fino a portare il suo orecchio sul suo petto.
Quattro battiti. Bum Bum Bum Bum. Ad una velocità impressionante. Quasi non si capiva a quale dei due cuori appartenesse il terzo o quarto battito. Sembrava inverosimile che un corpo potesse tenere quel ritmo senza conseguenze. Il cuore gli esplodeva, il sangue pompava nelle vene. Solo per lei.
Avrebbe voluto rimanere appoggiata ai suoi due cuori e sentirli battere per lei per sempre. Ma alzò lo sguardo e incrociò quello del Dottore. Con le lacrime a gli occhi gli sussurrò: -Mi erano mancati...- Poi sorrise.
Lui portò la mano destra sulle labbra di Rose accarezando con un dito il suo sorriso. -A me era mancato questo.- Poi si chinò regalandole un ennesimo, preziosissimo bacio lento.
Assaporava le sue labbra bacio dopo bacio. I loro corpi si incastravano come pezzi di un Puzzle. Perfetti.
-Voglio mostrarti una cosa.- Disse il Dottore. Si staccò da lei per tornare ad armeggiare con i comandi. Quel rumore. Quel suono raschiante che collegava immediatamente al TARDIS, al Dottore... Lei rimase lì un attimo ancora.
Lui le sorrise. Le si avvicinò in fretta. Le infilò un braccio sotto le ginocchia e uno dietro la schiena, la sollevò senza fatica e la fece scendere dolcemente. Allora premette alcuni pulsanti colorati che un attimo prima erano nascosti dalla schiena di Rose.
Appena ebbe finito prese Rose per mano. La portò davanti alle porte chiuse del TARDIS. -Chiudi gli occhi.- Lei ubbidì, curiosa. Sentì che si posizionò dietro di lei, cingendole la vita con le braccia. L'inconfondibile cigolio delle porte del TARDIS che si spalancano davanti a lei. Fuori neanche un rumore. -Aprili.-
Davanti ai suoi occhi c'era una galassia. Miliardi di puntini luminosi, misti a corpi celesti senza meta, pianeti in lontananza che seguivano la loro orbita. Poi una luce in lontananza si spense, per ricomparire l'attimo dopo. Solo che questa volta si espanse sempre di più, e sempre più velocemente.
-Che cos'è?- Gli chiese, curiosa.
-Rose Tyler.- Le sussurrò con le labbra a contatto del suo collo. -È una Supernova. Stiamo per assistere alla morte di una stella.- Rose non seppe mai se i brividi che le scuoterono in corpo furono per la bellezza davanti ai suoi occhi o per il delicato respiro della persona che amava sulla sua pelle.
-L'energia cinetica del materiale espulso in questo momento è pari all'energia che il vostro Sole rilascerebbe in tutta la sua vita, che si aggira intorno ai dieci miliardi di anni.- Lo spettacolo che si presentò davanti ai due fu incomparabile. Eppure il Dottore non guardava. Era troppo impegnato a guardare Rose, lasciandole qualche bacio fugace ogni tanto. Sentì i suoi due cuori battere tanto quanto prima. Eppure c'era così silenzio, così tanta pace in quell'istante, che era impossibile non essere calmi.
Velocemente la luce divenne abbagliante, avvolgendo tutto, e Rose fu costretta a girare la testa per riparare gli occhi. Dopo un attimo tutto tornò buio. I suoi occhi ci misero un istante ad abituarsi a quel cambio improvviso di luci. Vide dei nuovi pezzi di materiale spaziale ruotare senza meta fra le galassie.
-Questi pezzi, rilasciati dall'esplosione, continueranno a viaggiare finché non si aggregheranno e formeranno altri corpi più grandi, a volte formano anche pianeti.-
-Perché mi hai portata qui?- Chiese Rose, stampandosi nella mente quell'immagine meravigliosa.
-Volevo che capissi la metafora.- Dal suo tono di voce lei capì che stavano per iniziare un discorso triste. Si voltò. Gli occhi del Dottore erano lucidi.
-Che... Che metafora?- Chiese timorosa lei.
Lui espirò piano. -Noi siamo come quella Supernova quando stiamo assieme. Il nostro amore brucia così tanto che ci consumerà.- Le accarezzò i capelli. -Se ci separiamo soffriremo, fino a scoppiare, così com'è esplosa quella stella.- Rose prese fiato per contraddirlo, lui riuscì a fermarla con uno sguardo. -Dobbiamo riuscire a trarne qualcosa di positivo, però.- Si girò e indicò un frammento fuori dal TARDIS. -Così come dalla morte... È nata la vita.-
-Non voglio lasciarti.- Gli disse piangendo sulla sua spalla.
-Rose.- La costrinse a guardarlo tenendola per le spalle. -Io ti amo più di qualunque cosa. E questo mi spaventa.-
-Se mi portassi con te...-
-Se lo facessi... Potrei non riuscire a scegliere oggettivamente. Potrei non riuscire a mettere la vita di miliardi di persone in primo piano rispetto a te. Ti salverei a qualunque costo. E io non sono un assassino.- Vedeva la paura nei suoi occhi.
Lui le poggiò una mano sul cuore, quasi per sentire la sua umanità. Gli sembrò di riuscire a sentire il suo cuore soffrire. Stava esplodendo proprio come quella stella. -Non voglio obbligarti. Voglio che tu capisca.-
-Capisco... Ma perché non lasci che il mondo se la cavi da solo? Che tutto l'universo e quello che c'è dopo proceda da solo? Non puoi continuare a salvare sempre tutti. Non ci riuscirai. Non sempre, non tutti. Voglio che tu passi la tua vita con me.-
-Rose..- Fece una smorfia come per trattenere le lacrime. -Io ho più di mille anni. Ti vedrei crescere, invecchiare, ti vedrei morire... SO di non poterlo sopportare. Come ti dissi tempo fa, tu puoi trascorrere il resto della tua vita con me, ma io non potrò mai.
Più tempo passo con te e più ti amo. Non potrei mai andare avanti. Chissà cosa potrei...- Alzò la testa, reprimendo la sofferenza di quello scenario in qualche modo. Lei si sentiva così impotente contro la sua sofferenza... -Il mondo ha bisogno di me. Tutti hanno bisogno di aiuto. Io sono l'aiuto che la gente ha paura di chiedere. È la mia natura indagare, cercare il problema e risolverlo. Non potrei mai, per quanto disperatamente io lo voglia, passare la vita come un umano.-
Lei gli rubò un bacio, cercando di alleviare quel dolore che dava la parvenza di sembrare immenso.

Lui la accompagnò in silenzio fuori casa sua, dopo essersi rimesso il cappotto. Si trascinò pesantemente davanti la porta chiusa del TARDIS. Lui le prese una mano.
Stettero qualche minuto immobili, a guardare la porta color bianco antico della porta interna. Poi all'improvviso lui la tirò dalla sua parte. I loro corpi si scontrarono.
-Permettimi solo di prendere l'ultima cosa che... Se non lo... Io me ne pentirei per... So che è sbagliato secondo quello che ho detto ma...- Lei interruppe il suo balbettio imbarazzato con un bacio.
Erano entrambi consapevoli che era l'ultimo bacio che i due si sarebbero mai più scambiati. Si strinsero morbosamente, quasi come se fosse un'unica persona che torna a casa.
Adesso aveva capito. Mentre baciava in quel modo il Dottore aveva capito. Rose aveva capito che casa sua era con John. Quell'addio le aveva insegnato di apprezzare quel che si ha. Le era mancato terribilmente il Dottore, eppure ce lo aveva lì.
Aveva lì, a casa, nel suo letto,tutto ciò che aveva sognato. Il Dottore con il quale invecchire, il Dottore con il quale ivecchiare INSIEME. Si staccarono da quel bacio, e lei si guardò attorno per l'ultima volta.
Non avrebbe mai più rivisto il TARDIS. Le sarebbe mancata quella vita, ma quell'altra vita, al fianco dell'uomo che amava e che avrebbe messo lei davanti a tutto... la aspettava fuori da quella porta.
-Addio Dottore.- Gli sussurrò. -Grazie di tutto.-
-Grazie di tutto.- Ripetè lui.

Rose sentì il rumore del TARDIS dietro di se e capì che era scomparso. Questa volta non si voltò indietro. Doveva guardare solo avanti. Sorrise mentre tornava finalmente a casa, lasciando la piazza nella quale era arrivato il TARDIS.

Ma qualcosa catturò la sua attenzione. Una parete. No, tutta la casa. Completamente ricoperta da una scritta. Fu assalita dal panico. Si mise ad urlare. Tremava talmente tanto che a stento si reggeva in piedi. Sapeva cosa volevano dire. Quelle due parole.



BAD WOLF


Spazio Autrice: ADORO lasciare le mie storie aperte, non creare un finale preciso, perché essendo una serie tv non sono nessuno io per permettermi di creare una fine alternativa. La mia è un'ipotesi. Mi piace pensare che voi, dopo aver letto questi due capitoli, ci pensiate un po'. Riflettiate, specialmente se amate il personaggio di Rose tanto quanto me. Create voi la vostra fine personale. Nella vostra mente, immaginate un finale. Scrivetelo se volete... Io preferisco sempre i finali aperti, perché li trovo più interattivi. Spero che vi sia piaciuta la mia prima storia su Efp, ne pubblicherò altre anche di altre serie o con temi completamente diversi molto presto ;)

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