For your eyes only di eppy (/viewuser.php?uid=134402)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 34: *** AVVISO NUOVA PUBBLICAZIONE ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Se
qualcuno si fosse azzardato a interpellarla quel pomeriggio di fine
dicembre, probabilmente Jane Collins avrebbe dato di matto.
Non
riusciva ancora a credere a quanto fosse accaduto, a quanto stesse
accadendo proprio in quelle ore. E si augurò che a nessuno
venisse la brillante idea di telefonarle o anche solo mandarle un
banale messaggino per chiederle come avrebbe trascorso l'ultima sera di
quel disastrato quanto inaspettato duemilaquindici, perchè
in quel caso non avrebbe risposto delle proprie azioni, e avrebbe
scaricato sul povero malcapitato o malcapitata tutte le tensioni di
quella giornata fuori dal comune.
E pensare che si era svegliata con un sorriso che le andava da un
orecchio all'altro!
Si
era concessa un'abbondante colazione con tanto di stracalorici 'pan di
stelle' letteralmente immersi in una tazza di latte, e poi, con gli
occhi che le ridevano dalla felicità, aveva salutato i suoi
genitori prima di salire sull'autobus che in una mezzoretta buona
l'avrebbe condotta all'aeroporto di Belfast. E lì, secondo i
suoi piani, avrebbe dovuto aver inizio il suo sogno di trascorrere il
Capodanno nella città che amava più al mondo.. e
non un disastro che in quel momento le pareva di proporzioni bibliche.
Il
volo per la bella quanto multietinica e affollatissima capitale
britannica, sarebbe dovuto partire a mezzogiorno in punto di quel
trentuno dicembre, e circa un'ora più tardi, Jane avrebbe
finalmente riabbracciato la sua amica Annie. Aspettava quel
giorno da mesi e mesi, e proprio non le andava giù il fatto
che tutto fosse andato dall'aria. Teneva
così tanto a quel viaggio per due motivi: il primo era
sicuramente rivedere l'amica londinese che aveva conosciuto in vancaza
a Brighton l'anno prima, e tutta la sua famiglia, per non dire suo
fratello Jonas e basta; e il secondo era da attribuire al fatto che non
avesse mai avuto prima di allora l'opportunità di ammirare
l'affascinante megalopoli in tutto quel tripudio di luci e decorazioni
natalizie.
Aveva sempre pensato che Londra a Natale fosse in grado di offrire uno
di quegli spettacoli imperdibili per gli occhi, e per il cuore di chi
come lei aveva sempre avuto un debole per quella città.
Peccato che in quel momento si sentisse lontana anni luce dal poter
realizzare quel sogno...
La
giornata aveva cominciato a prendere la piega sbagliata quando, proprio
mentre si accingeva a fare la fila per il check-in, era stato annuciato
che il volo per Londra sarebbe partito con un ritardo di qualche
ora, causa le condizioni meterologiche: pareva
infatti che la capitale britannica fosse stata investita da una
tempesta di neve che aveva mandato in tilt la rete dei mezzi di
trasporto pubblici e persino gli aeroporti.
Di
fonte a quella notizia, Jane non si era fatta prendere dal panico,
anzi, aveva immaginato quanto sarebbe stato bello assistere a una
nevicata con i fiocchi, letteralmente, proprio nella sua
città preferita; non le importava di tardare di qualche ora
rispetto alla tabella di marcia, anche perchè aveva sempre
amato la neve....fino a quel momento.
Il
problema si era fatto drasticamente più serio quando i
fiocchi avevano cominciato a volteggiare indisturbati nel cielo di
Belfast.
Aveva
controllato le previsioni meteo più volte, proprio per
scongiurare ostacoli soffici e bianchi come quello, e poteva giurare
che nessuno avesse previsto una nevicata nella città
Irlandese proprio per quel giorno.
Jane
aveva capito che la situazione si stava mettendo male, non appena i
fiocchi avevano cominciato a disporsi ordinatamente sull'asfalto, ma di
nuovo, era stata la voce metallica, come l'aveva sempre chiamata lei,
ad annunciarle l'inizio del disastro. Il volo era stato ovviamente
cancellato, ma gli operatori, le hostess e i piloti, si auguravano di
riuscire a toccare il suolo londinese prima dell'inizio del nuovo anno.
La
ragazza decise che non si sarebbe mossa da lì fino a quando
non sarebbe salita su quell'aereo (anche perchè era
impossibilitata persino di tornare a casa dei suoi, e in ogni caso non
aveva nessuna intenzione di arrendersi così facilmente) e
pensando alla piega che avesse preso quella giornata che avrebbe dovuto
essere perfetta, si avviò verso il distributore automatico
in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti per placare la fame e il
nervosismo.
Erano
ormai quasi le diciotto, e fuori continuava a nevicare fitto, quando a
pochi passi da lei, sentì per caso la conversazione
telefonica di un ragazzo suppergiù della sua età.
Il
tipo, a metà tra il divertito e il seccato, stava
palesemente chiacchierando con un amico, e altrettanto palesemente
avrebbe dovuto essere un suo compagno di volo, dato che sembrava star
spiegando al suddetto amico proprio i disagi dovuti in primo luogo alla
nevicata a Londra, e poi a quella a Belfast, alla quale tutti
stavano ancora assistendo.
Christopher
Leeds era girato di spalle, e fu solo quando chiuse la telefonata con
il suo amico Brian, che avrebbe dovuto fargli compagnia in quella
situazione se solo non si fosse ammalato, che si accorse di una ragazza
seduta nella sala d'aspetto insieme ad altri cento viaggiatori, che in
quell'esatto istante stava guardando proprio lui. I loro occhi si
incrociarono per meno di un istante, perchè lei distolse
velocemente i propri da quelli di lui per controllare ancora una volta
la situazione all'esterno del prefabbricato nel quale da ore erano
entrambi rinchiusi. Lui pensò di avere alzato un po' la voce
parlando al telefono, e di conseguenza aver attirato l'attenzione della
bruna.
Senza
pensarci troppo, Chris prese posto proprio accanto a lei, accomodandosi
su una delle poche siede rimaste ancora libere, e con quel sorriso un
po' irriverente che lo aveva sempre caratterizzato, le rivolse la
parola, pur senza minimamente conoscerla.
" Scusa..hai un accendino?" domandò, attirando la sua
attenzione
In quel momento Jane alzò lo sguardo, ma invece di
rispondergli immediatamente, si perse per un istante a contemplare
quegli occhi che la scrutavano con malcelato interesse.
" No..mi dispiace, non fumo" disse educatamente, sforzandosi per
ritornare a concentrarsi sulla neve che cadeva fitta fuori dal
finestrone
" Oh non importa, grazie lo stesso" ribattè lui con un
sorriso
" Figurati" riuscì a sussurrare Jane, ancora scossa dalla
bellezza di lui, e dall'intensità di quello sguardo.
Aveva sempre avuto un debole per gli occhi chiari, verdi in
particolare...ma quel tipo non aveva solo gli occhi belli: era
oggettivamente un gran figo! Indossava un cappotto invernale
sui toni del beige con il colletto in pelliccia, sotto un maglione
altrettanto pesante abbinato a dei jenas scuri, e ai piedi degli
scarponi dello stesso colore del cappotto..ma avrebbe anche potuto
conciarsi nel peggior modo del mondo, di fatto non sarebbe cambiato il
suo giudizio sull'aspetto di lui.
Forse aveva fatto pure la figura della scema soffermandosi per qualche
istante più del dovuto con gli occhi nei suoi, ma nel
momento esatto in cui lui le aveva rivolto la parola, costringendola a
voltarsi nella sua direzione, Jane non era proprio riuscita a impedirsi
di pensare a quanto fosse bello. E poi aveva un sorriso così
impertinente, e aveva persino notato delle tenere fossette ai lati
delle sue labbra, che combinate con quei capelli castani arruffati per
natura, gli davano un'aria da ingenuo ammaliatore.
Nel momento stesso in cui Jane concepì quel pensiero, si
diede mentalmente della stupida: primo, perchè lei era
innamorata da un anno di Jonas, fratello maggiore di Annie; e secondo,
perchè per quanto ne sapeva, il bel ragazzo seduto accanto a
lei poteva essere uno stronzo con i fiocchi, visto che non lo conosceva
affatto.
L'aspetto fisico non conta? Ma dai! A chi volevano darla a bere quelli
che consumavano fiumi d'inchiostro con l'intento di convincere la gente
dell'importanza assoluta della bellezza d'animo...lei non si era mai
ritenuta un tipo superficiale, eppure aveva appena giudicato un ragazzo
'bello' ,basandosi soltanto sul suo viso; ma era stato
inevitabile: l'aspetto fisico è ciò che salta
all'occhio prima di ogni altra cosa. E soltanto in un secondo momento
Jane si era accorta di non poter sciogliersi in un brodo di giuggole
per uno sconosciuto.
Avrebbe incontrato Jonas nel giro di qualche ora ( a patto che il cielo
di Belfast sarebbe tornato sereno) e finalmente, lo avrebbe stretto
forte come tante volte aveva fatto nei suoi sogni.
" Pronto!!..Ma mi stai ascoltando?" tornò alla
realtà, soltanto quando lo sconosciuto la scosse
delicatamente afferrandole il braccio
" Scusa..ero sovrappensiero. Dicevi?" si sforzò di apparire
del tutto indifferente
" Ti ho chiesto dove sei diretta" continuò lui, probabimente
intenzionato a ingannare il tempo in qualche modo, anche chiacchierando
con lei
" A Londra. Trascorrerò il Capodanno lì insieme
a-" " Al tuo ragazzo?" domandò Chris
" Beh..non proprio" ammise a quel punto lei, e visto che il tipo pareva
interessato alla faccenda, proseguì "Sto
raggiungendo una mia amica, e suo fratello" spiegò un attimo
dopo, sentendosi andare le guance a fuoco soltanto nel pensare a Jonas.
" Tu invece?" domandò subito dopo, pur sapendo, grazie alla
telefonata, che fosse diretto proprio nello stesso luogo.
" Londra" sorrise lui "E a quest'ora non sarei stato solo qui, se il
mio amico non mi avesse dato buca" aggiunse, quasi divertito dalla
faccenda
" Ti ha dato buca?" chiese conferma Jane, senza ruiscire a liberarsi
dell'effetto che quegli occhi verdi avevano su di lei, e senza
minimamente sospettare che anche lui la trovasse decisamente carina
" Ma come è possibile dare buca a Londra?..Voglio dire,
è la città più bella al mondo" ammise
con un sorriso sognante che non si accorse nemmeno di avere, ma che
Chris colse subito
" Brian si è ammalato...non le ha dato buca di proposito.
Persino un pantafolaio come lui si renderebbe conto che è
una pazzia rincunciare a un viaggio così" ammise Chris
" Ammesso che questo viaggio non resti soltanto un sogno" aggiunse lei
con un sorriso leggermente maliconico
" Prima o poi smetterà" le strizzò l'occhio lui,
riferendosi ovviamente all'evolversi della situazione metereologica
" Sì..ma tra quattro ore saremo nel duemilasedici, e io non
avrò potuto festeggiare con Annie e-"
" E non avrai nemmeno un bacio sotto il vischio da parte del fratello"
concluse Chris al suo posto, al che Jane lo guardò rossa di
imbarazzo
" Ma che dici? E poi..come lo sai che io- insomma come fai a saperlo?"
tentò di dissimulare, fallendo miseramente
" Se prima lo sospettavo soltanto, adesso lo so" e di nuovo quegli
occhi fissi nei suoi, per un folle istante, le fecero dimenticare
persino del bacio della mezzanotte che effettivamente sperava di
ricevere da Jonas
" Questo è un colpo basso, lo sai..." e le mancarono le
parole per continuare la frase
" Chris, mi chiamo Chris" disse lui ridendo, accorgendosi solo in quel
momento che non si erano presentati. Avevano semplicemente iniziato a
parlare a ruota libera,come al giorno d'oggi la maggior parte dei
giovani fa con i propri coetanei..era stato così naturale
ritrovarsi a chiacchiarare in quel modo e addirittura prendersi in
giro, quasi come se si conoscessero da anni, e non da pochi minuti.
" Piacere, Jane" sorrise lei, porgendogli la mano "..ma quello resta
comunque un colpo basso" decretò, un attimo prima che Chris
gliela stringesse. La mano di lui era più grande della sua,
e la stretta decisa e tremendamente piacevole, ma la ragazza
si staccò prima di rendersi conto che pure lui
avesse gradito più del lecito quel contatto.
Finirono per trascorrere l'intera serata di San Silvestro a
chiacchierare del più e del meno, seduti in una sala
d'attesa dell'aeroporto internazionale di Belfast. A tratti
maledicevano quella nevicata con i fiocchi che gli stava impedendo di
raggiungere Londra e trascorrere il Capodanno in quell'esplosione di
vita, luci, e colori; a tratti ridevano senza controllo per
qualcosa che l'uno raccontava all'altro, e in altri momenti ancora,
restavano in un confortevole, ma proprio perchè tale, strano
silenzio.
Tra una battuta e l'altra, Jane gli aveva raccontato di aver da poco
cominciato l'università, e di essere già
terribilmente in ansia per i primi esami, nonostante avrebbe avuto
ancora una ventina di giorni buona per prepararsi ( e anche se lei
stessa si ostinava a lamentarsi con le sue amiche e compagne di corso
dicendo di non ricordare niente, in fondo in fondo sapeva di essere a
buon punto). Tuttavia, confidò a Chris, che per quanto
quegli esami avessero il potere di mandarla in paranoia, non appena
l'opportunità di quel mini-viaggio le si era aperta davanti
agli occhi, aveva praticamente rimosso dalla mente qualunque cosa che
non avesse a che fare con la vista del Big Ben, delle
strade più famose, e degli angoli più nascosti
addobbati a festa.
Lui invece le raccontò di aver semplicemente assecondato
l'amico nella scelta della meta.. e in quel momento, non gli importava
poi più di tanto il motivo per il quale si trovasse
lì.
Il punto era che c'era, e che ..così, praticamente dal
nulla, aveva cominciato a chiacchierare con quella ragazza, e un po'
per passare il tempo, un po' per effettivo interesse alla
conversazione, quasi non si accorse del tempo che scorreva, senza che
nessuno si preoccupasse di dare informazioni sul volo.
Quando le propose di fare due passi, Jane accettò
volentieri, ma fu solo quando si ritrovarono sotto un albero di Natale
che era stato piazzato in una delle ale dell'aeroporto, non molto
distante dall'ennesima vetrata che dava sulla pista di atterraggio e
decollo, in quel momento completamente bianca, che entrambi si
accorsero che mancava soltanto un quarto d'ora alla mezzanotte.
Sotto quell'albero sia Chris che Jane concordarono sul fatto che fosse
semplicemente assurdo ritrovarsi lì, praticamente due
estranei, costretti a dire addio all'anno in corso in una sala d'attesa
d'aeroporto, al tempo stesso furiosi e grati a quella neve che in fin
dei conti aveva fatto in modo che le loro strade si incrociassero per
quel breve tratto.
Jane si autoconvinse di essere completamente impazzita, quando
addirittura, per un folle e isolato istante, pensò che tutto
sommato non le dispiaceva poi così tanto perdere il
Capodanno nella sua città preferita, a patto che Chris,
sì, proprio lui, il ragazzo dagli ipnotici occhi verdi, e
dalla battuta sempre pronta, fosse suo compagno di sventura
fino alla fine.
A distrarla da quel pensiero fu proprio la risata di lui.
" Che succede adesso?" gli domandò incrociando le braccia al
petto
" Pensavo che ricorderò a lungo questo Capodanno" rispose il
ragazzo, senza smettere di ridere
" Come il peggiore della tua vita?" domandò Jane
" Sicuramente come il più folle" sviò Chris
" Anche il più originale" gli fece eco lei
" Ma non il peggiore" ammise a quel punto lui, mentre emtrmbi tenevano
gli occhi fissi sulle decorazioni dell'albero di Natale.
" Ma sei serio? Siamo bloccati in un aeroporto da una giornata intera,
e non avremo via di fuga fino a quando le strade non saranno di nuovo
praticabili..e non abbiamo nemmeno nulla con cui festeggiare l'inizio
del nuovo anno. E considerato tutto questo, tu mi dici che non
è il peggiore?" Jane enfatizzò un po' troppo le
parole, per essere credibile
" Tanto so benissimo che sotto sotto, questa situazione diverte anche
te" la provocò Chris, e a quel punto lei si voltò
a guardarlo
" Già" sorrise "mi diverte molto più di quanto
avrei creduto possibile qualche ora fa" ammise subito dopo
Chris sorrise a sua volta. " Mi dispiace che sia andata a finire
così...tu ci tenevi davvero a questo viaggio"
" Me ne farò una ragione" la ragazza scrollò le
spalle
" Ci puoi sempre riprovare l'anno prossimo...neve permettendo" e a quel
punto si beccò un'occhiata non tanto amichevole da parte di
Jane
" Non mi fiderò mai più delle previsioni meteo"
scherzò lei
" E del destino, ti fiderai?" domandò Chris, in quello che
fu poco più di un sussurro coperto da esclamazioni di gioia.
Iniziò a pensare davvero che quel birbante centrasse
qualcosa con il fatto che si trovasse alle 23.58 del trentuno dicembre
in compagnia di una ragazza che quel giorno era stata vittima dei suoi
stessi disagi dovuti a quella nevicata abbondante e imprevista; una
ragazza con la quale era facile parlare, ridere e scherzare.
Ma Jane non sentì nemmeno quell'ultima domanda, attirata dal
gruppo di persone che per un vero e proprio miracolo erano riuscite ad
atterrare a Belfast e si stavano rincongiungendo ai propri cari. ..Come
il loro aereo fosse riuscito nell'impresa restò un mistero
per tutti.
Jane si guardò intorno con aria un po' spaesata, quando gli
altri viaggiatori che quella sera condividevano lo stesso destino suo e
di Chris, e anche coloro i quali erano appena atterrati, presero a fare
il conto alla rovescia, alzandosi dalla propria postazione e
unendosi agli altri in prossimità del grande albero, come se
si trattasse di una numerosissima e multietinica famiglia.
Sorrise e si voltò verso Chris, perchè in fondo
non si stava così male in quell'aeroporto, e quando il count
down finì, ancora prima di potersene rendere conto, si
sentì afferrare per i fianchi; l'attimo successivo le sue
labbra furono catturate in un dolce bacio, ma Jane impiegò
qualche istante prima di realizzare cosa stesse succedendo davvero.
Tuttavia, permise a Chris di baciarla a mezzonotte in punto, come se
fosse stata la spontanea conclusione di quella giornata assolutamente
fuori dal comune.
" So che non c'è il vischio, e che avresti preferito che al
mio posto ci fosse Jonas...però..tutte le ragazze meritano
di essere baciate allo scoccare dei dodici rintocchi, e io non potevo
permettere che a te non accadesse stasera" provò a
giustificarsi al termine del bacio
" Se proprio vuoi saperlo, penso che questo sia stato il Capodanno
più bello che abbia vissuto fino ad ora. Certo, diverso ma
come me lo aspettavo, ma speciale a modo suo" ammise lei, permettendo a
quegli occhi verdi di scioglierle il cuore.
" Buon anno Jane"
" Buon anno Chris"
E di nuovo, si sorrisero a vicenda, mentre la neve cadeva fitta e le
luci dell'albero si riflettavano sui loro visi, e loro due, occhi negli
occhi, si persero in un istante che avrebbe fatto parte di loro per
sempre.
BUONASERAA :)
Vi avevo promesso una sorpresa prima di Capodanno, ed eccola
qui...spero che sia stata di vostro gradimento ;)
Mi raccomando, non esitate a farmi sapere cosa ne pensate di questi due
(s)fortunati ragazzi che sono stati costretti a trascorrere la sera di
San Silvestro in aeroporto, e che se vorrete, ci faranno compagnia per
tutto il 2016.
Mi spiego meglio: visto che 'cinque giorni' volge ormai al termine e io
senza scrivere non ci posso stare, nonostante tutti gli impegni, ho
pensato che a partire da febbraio (dopo gli esami) potrei iniziare a
scrivere un seguito per quest'unico capitolo, trasformando la one-shot
in una storia vera e propria.
Che ne pensate? Siete curiosi di scoprire come si articolerà
la loro storia? Io ho già in mente qualcosina ;)
Fatemi sapere tutto quello che vi passa per la testa, come sempre..un
bacione, vi auguro un felice 2016, e a prestooooooooo
<3<3<3
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
"
Dai, Jane! Sbrigati" Sophie incitò l'amica con tono
supplichevole
"
C'è solo una persona davanti a me nella fila..ce la
facciamo" la rassicurò lei sussurrando, e pregando in cuor
suo che quella signora dovesse solo ritirare la sua ordinazione, e non
guardare incantata i cupcakes per mezzora senza riuscire a decidersi in
merito al gusto o all'aspetto, come molto spesso capitava a lei.
"
Se perdiamo questo autobus, ci toccherà aspettare un'ora" le
ricordò Sophie, in piedi sulla soglia della pasticceria,
metà dentro e metà fuori dal negozio
"
Vieni qui, e dimmi quali sono i preferiti di tua madre piuttosto"
rispose lei
"
Prendili misti, va bene qualunque cosa...e non esagerare con le dosi
come al tuo solito" disse, per poi tornare alla sua postazione.
Da
lì poteva controllare la strada, e di conseguenza
l'eventuale transito del bus sul quale sarebbero dovute salire per
raggiungere casa sua.
Sophie
aveva invitato Jane a pranzo da lei, e la ragazza non aveva alcuna
intenzione di presentarsi a mani vuote, soprattutto perchè
quella sarebbe stata la prima volta che incontrava i genitori
dell'amica.
Aveva
conosciuto Sophie soltanto pochi mesi prima, una settimana dopo
l'inizio dei corsi all'università, ma avevano legato in
fretta, e si capivano a vicenda come a Jane non era mai capitato con
nessuno prima di allora. Forse solo con Annie, ma non poteva mettere la
cosa sullo stesso piano: quest'ultima viveva a Londra, e anche se si
sentivano spesso su whatsapp e si trattenevano al telefono
chiacchierando per ore, da quando aveva conosciuto Sophie, Jane si era
resa conto che avere la possibilità di trascorrere
effettivamente del tempo insieme a un'amica, era molto meglio
che sentirla soltanto grazie alle invenzioni tecnologiche del
ventunesimo secolo.
Certo,
non ci voleva certo un genio per arrivare a una conclusione del
genere...ma il rapporto che Jane aveva instaurato con le ragazze del
suo paese d'origine non era minimamente paragonabile all'amicizia che
la legava a Sophie in particolare, ma anche a Elisabeth (per tutti
Lizzie), Rose e persino Federica (l'taliana del loro gruppo), e prima
di conoscere loro, Jane aveva trovato in Annie un'ottima alternativa
alle deboli e in certi casi false amicizie della sua infanzia.
Aveva
conosciuto Sophie, Lizzie, Rose e Fede all'università, e si
trovava bene con tutte loro, però c'era qualcosa che si
dall'inizio l'aveva avvicinata molto a Sophie. Avevano cominciato
leggendo insieme i libri assegnategli dai professori, in biblioteca o
sulle panchine di fronte la facoltà, così, per
farsi compagnia prima dell'inizio delle lezioni o durante una classica
ora buca; poi avevano studiato insieme per un test, e per quello dopo,
e ancora prima che entrambe potessero rendersene conto, erano passate
dall'essere compagne di corso all'essere amiche.
"
Fatto!" soddisfatta, e con un pacco tra le mani, Jane raggiunse l'amica
che la stava aspettando fuori dalla pasticceria
"
Tra quanto passa l'autobus?" si informò subito dopo
"
Due minuti...ma la fermata è dall'altra parte della strada,
dobbiamo correre!" riflettè l'amica
"
Correre Soph?" domandò lei, con aria scettica
"
Ok, forse non proprio correre" si corresse l'altra, rendendosi conto
che se avessero corso i cupcakes appena acquistati avrebbero fatto una
brutta fine
"
Camminare a passo svelto, ce la possiamo fare" decretò Jane,
prendendo la situazione in mano e mettendo in pratica ciò
che aveva appena proposto
"
Ma non potevi comprare qualcosa di meno delicato di una scatola di
capcakes?" la domanda le sorse spontanea
"
Cosa? Una bottiglia di vino?" ribattè Jane, al che Sophie
farve riflettere sulla proposta
"
Sai..poteva essere un'idea! Al massimo sarebbe diventato spumante a
furia di essere agitato, ma anche in quel caso, non sarebbe stato un
problema: avremmo pututo conservarlo fino a Capodanno"
Jane
scoppiò a ridere " Certo Soph...tua madre considerebbe
normale una che a marzo le porta un vino/ pseudo spumante da utillizare
praticamente dieci mesi dopo"
"
Ok..hai ragione tu come al solito" ammise a quel punto Sophie
"
Oddio..ma è quello il nostro autobus?" e in quel momento si
guardarono entrambe in preda al panico, e presero a correre...al
diavolo i cupcakes! L'aria era ancora molto fredda, la mezza era
passata da un pezzo, e loro due non avevano alcuna intenzione di
aspettare un'altra ora in quelle condizioni.
Per
un attimo Jane dimenticò la fragilità di
ciò che stava trasportando, e nella fretta di raggiungere
l'autobus, ne combinò addirittura una peggiore.
Si
scontrò corpo a corpo con qualcuno.
Sophie,
che aveva raggiunto il mezzo prima dell'amica grazie a una corsa che
l'aveva letteralmente sfiancata, fece segno all'autista di aspettare un
minuto.
Intanto,
pochi metri più indietro, la scatola dei dolcetti si era
aperta e giaceva a terra, ma ciò che Jane temeva di
più era che parte della panna montata dei capcakes fosse
finita addosso allo sconosciuto, o alla sconosciuta..non aveva il
coraggio di guardare con chi si fosse scontrata. Si sentiva un'emerita
stupida.
"
Jane Collins?" si sentì chiamare, e in quell'esatto istante
fu colpita da un dejavù.
Sophie,
che aveva preso il posto ad entrambe all'interno dell'autobus, si stava
sbracciando nella sua direzione, accortasi del disastro.
Ma
Jane aveva in testa quella voce e basta, era certa di conoscerla, e in
cuor suo sapeva anche a chi appartenesse...solo, le pareva impossibile.
"
Christopher Leeds?" domandò, alzando timidamente lo sguardo
per puntarlo in quegli occhi verdi che le avevano regalato un Capodanno
fuori dal comune.
"
Jane" ripetè lui, ormai erano faccia a faccia
"
Chris" e non potè fare a meno di concedersi un sorriso,
prima di realizzare quanto grossa l'avesse combinata.
"
Scusami, mi dispiace un sacco" disse, rossa d'imbarazzo. Gli aveva
praticamente buttato addosso i dolci macchiandogli tutto il giubotto
"
Non ti preoccupare...lo porterò in lavanderia" la
rassicurò lui, gli occhi verdi ancora puntati nei suoi
"
Davvero, perdonami. E' che andavo di fretta per non perdere-" e si
bloccò di colpo, realizzando "l'autobus" aggiunse sconsolata
"
Quale autobus?" domandò lui, per niente irritato
dall'accaduto, solo piacevolemente sorpreso di averla rivista
"
Quello che è appena partito" già, l'aveva
definitivamente perso
"
Oddio..Sophie!" esclamò a quel punto, portandosi una mano
sulla fronte in un gesto al contempo incredulo e disperato
"
E i capcakes! Il pranzo! Sua madre!" sì, diceva cose
apprentemente sconnesse tra loro, seguendo un filo logico tutto suo che
Chris faticava a interpretare
"
Ei, ei, Jane...aspetta un secondo!" e così dicendo, le
afferrò gentilmente un braccio, costringendola a focalizzare
la propria attenzione su di lui.
Quanto
era bello! Esattamente come la sera di San Silvestro...indossava
addirittura lo stesso giubbino, quello al quale lei si era
automaticamente aggrappata quando Chris l'aveva baciata a mezzanotte in
punto.
Scosse
la stessa per scacciare quel pensiero..non era assolutamente quello il
momento di pensarci, e poi era chiaro che si era trattato di un
episodio isolato, sicuramente condizionato dal contesto particolare in
cui si trovavano. Insomma, si rendeva perfettamente conto da sola del
fatto che non fosse stato Capodanno, se non ci fosse stato mezzo metro
di neve a impedire il decollo del loro aereo, loro due non avrebbero
trascorso il pomeriggio e la serata insieme, non avrebbero
chiacchierato così tanto, e sicuro come il fatto che avesse
appena combinato un disastro, non si sarebbero baciati.
"
Non ci sto capendo nulla" e in quel modo, con quel maledetto e
dolcissimo sorriso che le regalò, Chris la
riportò al presente
"
Devi aver pensato che sono una pazza" esclamò lei, di nuovo
terribilmente imbarazzata
"
No..no! " la smentì subito lui, passandosi distrattamente
una mano tra i capelli ricci e scompigliati
"
Invece sì" e nonostante tutto, Jane sorrise
"
No, non è questo" ritentò lui, senza
però riuscire a nascondere un'espressione piuttosto
divertita che diceva il contrario
"
Dai Chris ammettilo" lo spronò lei, parlandogli come si
trattasse di un vecchio amico, e non del più bell'esemplare
di maschio che avesse mai avuto la fortuna di incontare, e
sottolineamo, nel caso qualcuno non avesse ancora capito, baciare.
Grazie a una sventurata occasione, va bene, ma quelle labbre avevano
lambito le sue per qualche istante, ed era stato bello.
Accidenti,
ma a che diavolo stava pensando?!
Jonas.
Lei doveva pensare soltanto al suo Jonas.
"
Ok, va bene...per un attimo l'ho pensato, ma sono più che
sicuro che hai delle ragioni validissime per sclerare così"
ammise, beccandosi un'occhiataccia dalla ragazza
"
Addirittura sclerata?" domandò Jane, alzando un sopracciglio
"
Moltissimo..non ho mai visto niente di simile. Sei praticamente da
manicomio" stette al gioco lui
"
Forza, andiamo, ti ci accompagno proprio ora...sei un pericolo
pubblico, non puoi assoluatamente camminare per strada come se niente
fosse. Dovrebbero esserci i manifesti in questa città:
attenzione, Jane Collins è libera di circolare come
qualcunque altro essere umano sano di mente. Non lasciate uscire i
vostri bambini da soli, potrebbero ritirarsi a casa ricoperti di panna
montata"
"
Ma quanto sei scemo!" Jane respirava a fatica a causa delle troppe
risate...aveva completamente dimenticato quanto fosse divertente Chris.
Lui
sorrise calorosamente, nonostante fosse stato appena chiamato
'scemo'...almeno era riuscito a farla ridere, e il suono della sua
risata era goioso, coinvolgente.
"
Allora" e la prese per le spalle
Jane
fu di nuovo costretta a guardarlo negli occhi, e fingere di non
avvertire uno strano calore nei punti dove le mani di lui entravano in
contatto con i suoi indumenti....ma che diavolo le prendeva? Doveva
darsi una calmata! Era semplicemente Chris, il ragazzo conosciuto per
puro caso all'aeroporto, e che si era autoconvinta di non rivedere mai
più, dimenticando di conseguenza ciò che avevano
vissuto insieme in quelle ore.
Fino
a pochi minuti prima, lei era convinta di aver archiviato
quell'episodio il giorno successivo a quello in cui era accaduto, e le
era capitato molto raramente di soffermarsi a pensare a
lui...praticamente soltanto quando veniva tirata in ballo l'esperienza
di quella sera. Quando Sophie e il resto delle ragazze la prendevano in
giro chiamandola 'sfigata' per come aveva trascorso la notte di
Capodanno, per poi rendersi conto che da sole che tutto sommato era
stata quasi una fortuna che su Belfast si fosse abbattuta una tempesta
di neve di proporzioni bibliche...alla fine Jane aveva
rimediato un dolce bacio da quello che lei stessa aveva sempre
descritto come un figo pazzesco.
Lo
stesso ragazzo che in quel momento la guardava fisso negli occhi.
"
Si può sapere a cosa pensi? " si incuriosì il
suddetto, notando quanto la ragazza fosse distratta da altri pensieri
"
Nulla" replicò molto velocemente lei, terrorizzata dall'idea
che Chris potesse intuire anche solo una minima percentuale delle sue
sensazioni
"
Ok, allora...hai detto quattro cose: Sophie, cupcakes, pranzo
e madre" decretò, e Jane aspettò che dicesse altro
"
Devi darmi qualche altro indizio...non riesco proprio a collegare le
cose" disse lui divertito, curvando subito dopo le labbra in un altro
caloroso sorriso
"
La madre di Sophie, la mia migliore amica, mi ha invitato a pranzo da
loro"
"
Vai avanti" la incitò lui, fingendosi alquanto pensieroso
"
Non volevo presentarmi a mani vuote, quindi siamo andate a comprare dei
cupcakes" proseguì Jane, divertita dall'atteggiamento del
ragazzo
" Ma la smetti di fare lo scemo?" e suo malgrado, Jane gli sorrise
" Continua" e con quel dito che picchiettava sulle labbra, Chris
rischiò di farle perdere di nuovo il filo del discorso.
" Abbiamo perso tempo in pastecceria, e quando siamo uscite
ci siamo messe a correre per non perdere l'autobus...solo che io sono
talmente imbranata che nella fretta non mi sono accorta di te, ti sono
finita addosso con tutti i cupcakes..e niente, ho perso l'autobus,
perdendo di conseguenza anche Sophie" finì di spiegare
" Quindi se io ora ti accompagnassi dalla tua amica sarebbe tutto
risolto, giusto?" si informò lui, capendoci finalmente
qualcosa
" Beh..tutto ad eccezione del tuo giubotto! Mi dispiace Chris"
...davvero: come era riuscita a mettersi in quel casino? Con lui, poi!
" Lascia perdere per un attimo questo giubotto...e vieni con me, ti
accompagno da Sophie" si offrì, le sue labbra curvate in un
sorriso sincero, i suoi occhi ancora fissi in quelli di Jane
" No, non c'è bisogno. Non voglio farti perdere altro
tempo...tra" alzò il braccio per guardare l'ora
sull'orologio al suo polso "tra quaranta minuti dovrebbe passare un
altro autobus" spiegò
" Ma non ho nessun impegno improrogabile..posso accompagnarti io,
davvero" ritentò lui
" Ti ho già incasinato abbastanza oggi...non ti preoccupare"
ok, a onor del vero, protestò piuttosto debolmente, di colpo
dispiaciuta di fronte alla prospettiva di doversi separare da lui
" Appunto! Sai quanti casini ancora protesti combinare in questi
quaranta minuti? Non abbiamo appena stabilito che sei un pericolo
pubblico?" la prese in giro, sfruttando palesemente la situazione a suo
favore
Jane non potè fare a meno di ridere di nuovo.
Dio, non aveva mai riso così tanto come in quel lasso di
tempo piuttosto limitato, quale quello che aveva trascorso con Chris.
Era bello da mettere in imbrazzo persino Brad Pitt, gentile e
divertente...doveva trovarglielo qualche difetto! E fu questo il motivo
che la spinse ad accettare quel passaggio, o almeno così si
disse.
Ok, sapeva che avesse tutte quelle qualità anche prima di
rivederlo, ma il punto era proprio quello: non pensava di rivederlo,
perciò aveva resettato la sua mente in modo tale da
dimenticare qualsiasi cosa potesse in qualche modo riportarla a quella
serata di qualche mese prima.
Prese posto in macchina sul sedile del passeggero e si mise la cintura,
pronta a partire, ma poi si accorse che Chris la stava guardando, e si
voltò nella sua direzione.
" Che c'è?" domandò confusa
" Pensavo che sei una delle poche ragazze che indossa ancora un
orologio" disse lui, come si trattasse di una riflessione profonda.
E Jane si lasciò andare per l'ennesima volta a una risata
spensierata, poi scosse la testa divertita, guardandolo con la coda
dell'occhio e scoprendo che anche lui rideva.
In quel momento capì che durante quel breve tragitto,
avrebbe fatto meglio a trovare quanti più difetti possibili
in lui... altrimenti rischiava grosso!
BUONSALVEEEEE!!!
Innanzi tutto, vi voglio dare il benvenuto nel mondo di
Jane, Chris, Sophie, Jonas e tanti altri :)
Questo è il primo vero e proprio capitolo di questa storia,
e spero con tutto il cuore che vi abbia incuriosito. Ovviamente non
abbiamo avuto modo di capire se dove si trovano i protagonisti,
nè come Chris sia finito proprio in quel luogo, e per quale
motivo..ma rimedierò con il prossimo capitolo, promesso :)
Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, perciò non
siate timidi, e scrivetemi tutto quello che volete <3
Non ho ancora deciso se aggiornare una volta alla settimana o ogni due
settimane...probabilmente però propenderò per
quest'ultima alternativa. Tra poco inzieranno i corsi, e di nuovo non
avrò molto tempo libero, quindi vorrei evitare di
accavallarmi o farvi aspettare troppo.
Un bacione, e al prossimo capitolooooooooo<3<3<3
Ps. Recensite, recensite, recensiteeee!!! ;)
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
"
Dove siamo diretti?"
Ovviamente
fu quella la prima domanda che Chris le pose non appena ebbe ingranato
la prima.
Ma
Jane, in quell'esatto istante, si rese conto che non lo sapeva nemmeno
lei.
Oddio,
sapeva di dover raggiungere la casa di Sophie, ma non essendoci mai
stata prima, non aveva la più pallida idea di come arrivarci.
Ma
perchè non ci aveva pensato prima? Dio..la presenza di Chris
l'aveva distratta fino a quel punto? Evidentemente sì...e
ora avrebbe fatto la figura della scema, di nuovo, in quella giornata
piuttosto insolita.
"
Promettimi di non ridere, nè di pensare che sono pazza sul
serio"
"
Perchè?" domandò lui, voltandosi verso la
ragazza, nei suoi occhi e nel suo sorriso già una nota di
divertimento e d'ilarità nonostante l'ammonimento
"
Non so dove andare" ammise a quel punto Jane.
Lui
la guardò sbigottito, ma anche in quel frangente la ragazza
non potè fare a meno di pensare a quanto fosse bello. Erano
i suoi occhi, e il suo sorriso, e le sue fossette, e quella
capigliatura non ben definita, e soprattutto il suo senso
dell'umorismo, a scatenare qualcosa dentro di lei.
Jonas.
Doveva semplicemente focalizzarsi su di lui. Come aveva fatto prima di
incontrate Chris, e come aveva continuato a fare anche dopo,
praticamente fino al momento dello scontro con i cupcakes.
"
Scherzi, vero?" domandò lui, tornando a fissare la strada
"
No..non ci sono mai stata a casa sua. Sì, lo so che suona
strano dato che ti ho detto che Sophie è la mia migliore
amica, ma non ci conosciamo da molto...voglio dire, ci siamo legate
subito, ma sono soltanto pochi mesi, e ogni volta che abbiamo studiato
insieme, lo abbiamo fatto da me, al campus, mai da lei" parlava
ininterrottamente
"
Se qualcuno mi avesse detto che non solo ti avrei rivista, ma mi
avresti rovesciato dei dolci addosso, e poi mi avresti concluso con il
farmi girare in tondo per tutta la città, non ci avrei mai
creduto!" e così dicendo, accostò di lato.
"
Nemmeno io" concordò Jane, in quel momento addirittura
divertita
"
Davvero Chris...non voglio farti perdere altro tempo, me la cavo da
sola, grazie di tutto" e in un repentino cambio d'umore, aveva
già afferrato la maniglia della portiera dell'auto, quando
lui la bloccò.
"
Ma dove vai? " le afferrò delicatamente un braccio
costringendola a voltarsi nella sua direzione, costringendola a
sostenere il suo sguardo
"
Avanti..non fare sciocchezze. Resta qui, Jane" sussurrò, i
suoi occhi verdi fissi in quelli scuri di lei
"
Non ti lascio fino a quando non saremo arrivati a casa della tua amica"
disse subito dopo, scatenando un qualcosa di non ben definito nel cuore
della ragazza.
Ci
teneva a lei, quello era inequivocabile. Nonostante avessero trascorso
non più di un pomeriggio e una serata insieme, in qualche
modo le voleva bene. Chissà, magari sarebbero potuti
diventare amici.
Che
poi, pensandoci, come mai Chris, che le aveva detto di essere
originario di una cittadina irlandese distante più cento
miglia da Belfast, si trovava lì?
Jane
vi si era trasferita qualche mese prima, per iniziare lì la
propria carriera universitaria. Il suo paesino d'origine era
raggiungibile in circa novanta minuti di treno, partendo da Belfast, ma
si trovava dal lato opposto rispetto al luogo natio di Chris.
"
Sono felice di essermi scontrata proprio con te" ammise candidamente,
ma l'attimo dopo si pentì di quella confessione, e si
affrettò a riportare la conservazione sull'argomento
principale.
Non
gli diede nemmeno modo di rispondere, ma quel cambiamento di rotta fu
così veloce, che Chris non potè non interrogarsi
sul motivo di quella scelta improvvisa.
"
Il telefono è quasi scarico, ma penso di riuscire a chiamare
Sophie e chiederle informazioni riguardo alla strada da seguire"
E
perchè diavolo non ci aveva pensato subito, non appena era
salita in macchina con Chris? Jane preferì non
indagare su quella sua improvvisa sprovvedutezza, perchè
sapeva bene che se lo avesse fatto, avrebbe finito per ammettere a se
stessa che ancora una volta, era stata lui a distrarla.
Non
appena recuperò il dispositivo dalla tasca del suo parka, si
accorse dei sei messaggi e delle due chiamate perse, tutte da parte
dell'amica.
Era
stato stupido da parte sua non mettersi subito in contatto con lei, ma
che poteva fare se tra tutti gli abitanti, gli studenti e persino i
turisti di Belfast, aveva beccato proprio lui? Lo stesso ragazzo che
non molto tempo prima e in una circostanza piuttosto singolare, le
aveva dato un bacio che continuava a ricomparire nella sua testa nei
momenti più inopportuni.
Poteva
giurarlo sul suo amore incondizionato per Londra: prima dello scontro
di quel pomeriggio, lei a Chris non ci aveva mai pensato.
Che
le prendeva adesso?!
"
Jane! Ma dove sei finita? Tutto a posto? Mi sono accorta che avevi
rovesciato tutti i cupcakes quando ero già sull'autobus, e
ho provato ad attirare la tua attenzione, ma tu sembravi rapita dal
tipo al quale sei andata addosso! Che è successo...classico
colpo di fulmime? E poi il bus è partito, e io non sono
riuscita a fermarlo...però mi aspettavo che saresti arrivata
con il successivo. Dove diavolo sei?"
"
Scusa scusa scusa..davvero, perdonami Soph. In effetti è
successo un casino, ma ti racconto tutto quando arriverò da
te...so che sono in ritardissimo e mi auguro che abbiate già
pranzato senza di me, anzi, chiedi scusa ai tuoi da parte mia, mi
dispiace un sacco."
Chris
si chiese chi delle due fosse più logorroica, ma trovava
adorabile il modo in cui Jane si scusasse per delle piccolezze, come
aveva fatto con lui.
"
No no tranquilla...ho spiegato ai miei cosa è successo,
è tutto a posto. Ma tu dove sei?"
"
Siamo praticamente fermi sul lato della strada, a pochi metri della
fermata del pullman..solo che non sappiamo come arrivare da te"
"
Oh beh, non è difficile, praticamente-" e si
bloccò di colpo
"
Scusa, ma perchè parli al plurale? Con chi sei?"
"
Ciao Sophie, mi chiamo Chris" fu lui stesso a rispondere, e di colpo
Jane si rese conto che avesse sentito praticamente tutta la
conversazione. Anche la parte in cui l'amica le aveva detto che pareva
rapita dal tipo al quale era andata addosso. Non
riuscì a impedire alle sue gote di tingersi di rosso, mentre
Sophie, a sua volta presa in contropiede, moromorò un timido
'ciao'.
"
Soph, dimmi che strada dobbiamo seguire" tentò di
recuperare, facendo del suo meglio per apparire indifferente
"
Si si mamma. E' Jane..sta bene, stanno..cioè sta arrivando"
la sentì parlare con la mamma
"
Sophie, ti prego, il cellulare è scarico! Dimmi dove andare"
la pregò Jane
"
E scusami ancora con tua madre, anche per questo" disse, sconsolata.
Chris
non riuscì a reprimere un sorriso, e per rassicurarla,
poggiò una mano all'altezza del ginocchio di lei. Era
evidente che Jane si sentisse in colpa per tutto per casino, ma
insomma, anche lui non era stato attento a scansarla, e tutto sommato,
ne era pure felice. Altrimenti avrebbero praticamente camminato fianco
a fianco, in direzioni opposte, senza accorgersi l'uno della presenza
dell'altro.
"
Allora. Seguite la strada fino al primo incrocio, a quel punto girate a
destra, proseguite ancora fino a quando non arrivate alle Poste
Centrali, e girate a sinistra, poi andate ancora avanti per un po', e
svoltate in Posdem Street. Casa mia è la seconda sulla
destra. Spero di aver spiegato bene" concluse Sophie
"
Destra, alle Poste a sinistra, e poi Posdem Street..ce la possiamo
fare" decretò Jane
"
Se non ci vedi arrivare entro mezzora, attivati per venirci a
recuperare" si inserì Chris, avvicinandosi all'apparecchio
per farsi sentire da Sophie, e di conseguenza avvicinandosi anche a
Jane.
Durò
soltanto qualche istante, ma la ragazza percepì chiaramente
l'odore del suo dopobarba alla menta. Dio, quanto era buono!
Comunque,
giusto per la cronaca, stava fallendo miseramente nella sua missione di
trovare quanti più difetti possibili in Chris.
Fu
l'arrivo di un messaggio whatsapp sul suo cellulare ormai al 2% di
carica a distrarla.
"
Prega che Sophie non si sia accorta di aver dimenticato un incrocio"
disse, aprendo il messaggio, e zittendosi di colpo. Non era la sua
migliore amica.
"
Allora, devo tornare indietro?" domandò lui qualche istante
dopo, incuriosito da quell'improvviso silenzio da parte di Jane
"
No, no..è giusto" rispose, sentendosi leggermente a disagio.
Non sapeva nemmeno lei perchè.
"
Non è Sophie?" si informò candidamente il
ragazzo, fortunatamente non la guardava per tenere sotto controllo la
strada
"
No, è-" e si bloccò di nuovo: doveva dirglielo o
no?
Ma
certo che doveva dirglielo, non c'era nulla di strano nel fatto che
avesse un fidanzato. Beh, non ci sarebbe stato nulla di
strano se non avesse trascorso l'ultima mezzora a pensare a quanto
fosse bello Chris.
"
E' Jonas. Mi ha chiesto cosa mi ha preparato la mamma di Sophie" disse,
esponendo persino il contenuto del messaggio per dimostrare a se stessa
che non ci fosse nulla da tenere segreto
"
Cupcakes. Non glielo hai detto?" le rispose lui, prendendola ancora una
volta in giro, e facendola ridere di nuovo.
"
Questa cosa resterà nella storia, vero?" si
assicurò Jane a quel punto, fingendo di guardarlo storto
"
Certo! Sarai ricordata nei secoli a venire come quella che non
è capace di avanzare con una scatola di dolci tra le mani"
la provocò Chris
"
E smettila una buona volta" gli tirò un leggero pugno sul
braccio
"
Sei tu che te le cerchi" le fece notare, rivolgendo di nuovo
l'attenzione a lei, prima di strizzarle l'occhio..e mozzarle il respiro.
Una
cosa era certa: Chris era consapevole del proprio fascino, e sfruttava
spudoratamente la situazione a suo vantaggio, come avrebbe fatto
chiunque d'altronde.
"
Gli racconterò tutto stasera...così conosceranno
la mia triste storia anche a Londra" esclamò, prendendosi in
giro da sola
"
Aspetta, ma quindi è lui? Proprio quel Jonas? State..voglio
dire, è il tuo fidanzato?"
Il
tono di Chris non era cambiato, ma c'era qualcosa che le suggeriva una
certa ansia nell'attendere la risposta. Decise di raccontargli come
fossero andate le cose.
"
Sì, non stiamo insieme da molto, ma è il mio
fidanzato"
Era
strano ammeterlo ad alta voce con lui: soltanto Sophie, il resto delle
ragazze, e ovviamente Annie, erano a conoscenza di quella relazione.
"
Sono riuscita ad andare a Londra un paio di settimane dopo Capodanno.
Ci siamo rivisti, e beh...praticamente stiamo insieme da allora"
spiegò
Aveva
sognato tante volte di lasciarsi baciare e coccolare da Jonas, ma per
qualche strano motivo, quando ne aveva finalmente avuto
l'opportunità, non era stato come si aspettava. Si rifiutava
categoricamente di ammetterlo a sè stessa, perchè
insomma, si trattava di Jonas, lo stesso ragazzo che aveva aspettato di
incontrare per più di un anno, quello per il quale si
distraeva così facilmente in facoltà iniziando a
fissare il vuoto con occhi sognanti, ma la realtà l'aveva in
qualche modo delusa.
"
Lo sa che ti ho rubato un bacio la notte di San Silvestro?"
E
lì Jane rischiò sul serio di andare a fuoco. Ok,
era ovvio che Chris ricordasse quel bacio, ma sentirselo dire ad alta
voce, no..a quello non era proprio pronta.
"
No..ma che centra. Allora non stavamo insieme" spiegò
subito, prendendo a strofinare i palmi sulle gambe coperte dai jeans
"
E tu, ce l'hai una ragazza?" sì, si salvò da
quella situazione, rivolgendogli lo stesso tipo di domanda
"
Si chiama Megan" rispose Chris, continuando a guidare "siamo usciti
insieme diverse volte, e siamo stati bene, ma non è una cosa
seria"
Accortosi
dell'espressione non proprio rassicurante di Jane, che lo aveva
guardato per tutto il tempo con la coda dell'occhio credendo di non
essere notata, pensò di spiegarsi meglio.
"
Non frainterdermi...voglio dire soltanto che sono lontano dal
considerla l'amore della mia vita. Ho vent'anni, e penso sia troppo
poco per fare promesse riguardo il futuro...poi, ora che sono qui,
insomma, non posso prevedere cosa succederà"
spiegò, senza sapere di aver assolutamente ragione rispetto
all'impossibiltà di prevedere gli eventi.
"
Sì, penso di aver capito cosa intendi" In effetti nemmeno
lei riusciva a vedersi al fianco di Jonas per sempre, ma quel pensiero
lo tenne per sè.
"
Ma, a proposito...che cosa ci fai qui? Come ci sei finito?"
Solo
allora si rese di nuovo conto di non saperlo, e di non averglielo
nemmeno chiesto.
"
Sono arrivato a Belfast quanche giorno fa, insieme a Zack, mio amico e
compagno di corso. Siamo qui per un progetto della nostra
università, e resteremo almeno per i prossimi sei mesi" e
inspiegabilmente, quella fu per Jane una buona notizia. Forse
dopottutto si sarebbero rivisti sul serio, magari spesso, avrebbero
trascorso del tempo insieme e sarebbero diventati amici.
Sì,
perchè nonostante Chris fosse obiettivamente bello, gentile
e simpatico, lei aveva già un fidanzato, altrettanto carino,
gentile e simpatico. Forse..le suggerì una vocina che si
preoccupò di zittire immediatamente.
"
Chris, le Poste Centrali! Dovevi girare a sinistra" realizzò
in quel preciso istante, quando era già troppo tardi
"
L'ho fatto apposta a sbagliare strada..speravo non te ne accorgessi" la
spiazzò lui
"
E perchè?" domandò, il cuore che le martellava
nel petto nonostante non ci fosse un bel niente per cui martellare
"
Perchè mi sto divertendo, e vorrei poter chiacchierare
ancora un po' con te" aggiunse subito dopo, come se fosse la cosa
più ovvia del mondo
Jane
lo guardò di sottecchi "bel modo di nascondere la tua
memoria da pesce rosso" borbottò, sinceramente divertita
"
La mia che?" si informò Chris
"
Lascia perdere, e torna indietro." lo incitò lei, e dopo un
paio di minuti finalmente scorsero la casa Sophie.
"
Vuoi entrare? Sono sicura che Soph voglia conoscerti" butto
lì Jane, non sapendo nemmeno lei come comportarsi. Comunque
le sembrava scortese non invitarlo a restare, dopo tutto quello che gli
aveva fatto passare quel giorno.
"
No, non preoccuparti, devo andare. Sarà per un'altra volta"
declinò lui l'invito, riaccendendo il motore dell'auto.
"
Va bene, allora...non so davvero come ringraziarti per oggi, Chris"
sorrise lei, concedendosi di perdersi nel verde di quegli occhi, prima
di separarsi da lui
"
Un modo ci sarebbe" e senza fare una piega, il ragazzo
picchiettò con un dito la propria guancia, in un esplicito
invito. Jane, imbarazzatissima, ma intenzionata ad accogliere la
proposta, si avvicinò lentamente a lui, fino a posare
delicatamente le labbra sulla guancia di Chris.
"
Grazie" disse di nuovo, recuperando in fretta le distanze, uscendo
dall'abitacolo e lasciandolo lì, a sorridere
inconsapevolmente tra sè.
BUONSALVEEEEE!!!
Eccomi tornata con i nuovo capitolo di questa storia che
ci terrà compagnia sicuramente per tutta la primavera :)
Abbiamo avuto modo di conoscere il motivo per il quale sia Chris che
Jane si trovano a Belfast..e beh, seembra che tra i due ci sia
già una certa complicità. Ma le cose non
fileranno affatto lisce, e tra qualche capitolo, quando entreremo nel
vivo della storia, ve ne recendete conto da soli.
Godetevi questi capitoli per così dire 'tranquilli',
perchè dopo si innescerà una catena di eventi
impossibile da arrestare. Basta, sto parlando troppo.
Ci sto mettendo cuore e anima per scrivere questa storia, e per me
rappresenta anche una sfida, perchè come noterete
più in là tratterà degli argomenti un
po' più delicati del solito...spero di essere all'altezza
degli obiettivi che mi sono posta, e voi, mi raccomando, non
esitate a recensire ;) <3<3<3<3
Grazie ovviamente ca chi l'ha già fatto, e a chi lo
farà...per me è davvero importante ;)
Un bacione, e a lunedì porssimooooooooo
|
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Circa
un'ora più tardi, Jane e Sophie, dopo essersi intrattenute
con la mamma di quest'ultima, salirono le scale che conducevano alla
stanza della ragazza.
Sophie
si chiuse la porta alle spalle dopo aver fatto entrare l'amica.
"
Adesso.Tu.Mi.Racconti.Tutto" disse subito dopo aver preso posto sulla
sedia girevole
"
E' incredibile" riflettè l'altra, seduta sul letto di Sophie
"
Cosa è incredibile?" domandò la proprietaria
della stanza, gli occhi fuori dalle orbite per la curiosità
e una biro blu in mano puntata scherzosamente contro l'amica come se si
trattasse di un'arma
"
Chris" e Jane non potè fare a meno di sorridere nel
pronunciare il suo nome.
"
Io proprio non capisco perchè queste fortune devi averle
tutte tu. A Capodanno resti sepolta nella neve e trovi un figo che ti
bacia allo scoccare della mezzanotte, sotto l'albero di Natale
addobbato nell'aeroporto. Ora, rovesci tutti i cupcakes addosso a un
altro figo ( perchè ero sull'autobus, ma mi sono accorta che
fosse figo)...e il tizio cosa fa? Ti offre un passaggio, per
ringraziarti di averlo imbrattato tutto di panna. Anzi, per quanto ne
so potrebbe averti baciato anche questo"
"
Veramente l'ho baciato io" ammise Jane, senza riuscire a tenersi la
cosa per sè
"
Tu cosa?" urlò Sophie, saltando sulla sedia
"
..sulla guancia, per ringraziarlo del passaggio" chiarì Jane.
"
Sì, ok, ma dai..non è giusto!" si
lamentò l'amica " perchè a me queste 'sventure'
non capitano mai? Sto iniziando a invidiare il tuo essere sfigata, lo
sai?" aggunse subito dopo
"
Ma se tu hai Scott che stravede per te" le ricordò l'amica,
senza rendersi conto di essersi tirata la zappa sui piedi da sola
"
E tu hai Jonas, se è per questo"... ecco, appunto.
Ovviamente
Sophie aveva ragione, quasi su tutto, e purtroppo Jane lo sapeva bene.
"
Infatti, anche io ho un ragazzo....e poi Belfast è grande,
noi non ci siamo scambiati i numeri, ed è quindi altamente
probabile che io e Chris non ci rivediamo mai più, sul serio
questa volta" riflettè ad alta voce
"
Che vuoi dire con 'sul serio questa vo-" e si interruppe da sola
"
Oh no, non dirmelo" sì, stava facendo due più due
"
E' proprio come pensi" ammise Jane, pensando a quante fosse assurdo
quello che fosse accaduto, e a quante possibilità c'erano
che si scontrasse proprio con lui.
"
Cioè, aspetta, tu mi stai davvero dicendo che hai rovesciato
i dolci addosso allo stesso Chris che ti ha baciato all'aeroporto?"
Jane
non potè far altro che annuire, e Sophie scoppiò
in una risata incontrollabile.
"
C'è poco da ridere Soph! Io ancora non ci credo..non
può essere successo sul serio" diede voce ai propri pensieri
"
No scusa, ma è esilarante...mi sto immaginando la scena:
l'espressione sulle vostre facce quando vi siete riconosciuti" disse
continuando a ridere
"
E' stato imbarazzante, volevo morire" le confidò Jane,
naturalmente esagerando
"
Non hai idea di come ho ridotto quel giubbotto, e poi lui è
stato così gentile, e io mi sono scusata mille volte,
talmente tanto che lui ha iniziato a prendermi in giro, e dopo abbiamo
riso e-"
"
Ok, ti piace. Ora che hai intenzione di fare?" domandò
Sophie, pratica
"
Ma no che non mi piace, motivo per cui non farò proprio
nulla" così dicendo, Jane fece tutto ciò che era
in suo potere per convincere anche se stessa delle frottole che stava
raccontando.
"
No, tu non hai capito. La mia non era una domanda, ma un'affermazione:
Chris ti piace, e tanto" Sophie la guardava dritta negli occhi, con
l'unico scopo di metterla a disagio per farle ammettere la
verità
"
No, io ce l'ho già un fidanzato, non può piacermi
un altro" protestò, volgendo lo sguardo alle pareti della
camera dell'amica
"
Sì, a rigor di logica è così. Ma
sappiamo tutte e due che la logica non va applicata a tutto" la
invitò a riflettere Sophie
Jane
sbuffò, perchè sapeva troppo bene che l'amica
avesse ragione.
"
Tutto questo non ha senso" si lamentò, tenendosi la testa
tra le mani
"
Insomma..sei proprio tu quella che mi ha visto perdere il senso dello
spazio e del tempo immaginando di essere con Jonas; sei tu quella che
mi ha riportato alla realtà innumerevoli volte strappandomi
da quel mondo che mi ero creata, dove esistevamo noi due e basta; sei
tu che mi hai ascoltata delirare, perchè non ce la facevo
più, e volevo vederlo, abbracciarlo, stargli
vicino...e ora, che diavolo sta succedendo?"
"
La vita ti sta sconvolgendo i piani, a volte succede Jane" sorrise
Sophie, circondandole le spalle con un braccio
"
No senti, io non ci posso credere che tra me e Joans non esista niente,
non dopo tutto il tempo che abbiamo aspettato per riabbracciarci"
"
Non sto dicendo che non c'è niente...solo, che forse hai
preso un abbaglio" cercò di spiegarle, non sapendo nemmeno
lei se facesse bene o meno a esprimere i propri dubbi in quel momento
"
Che vuoi dire?" le domandò all'amica, ormai visibilmente
confusa
"
Che quando hai scoperto che Annie avesse un fratello di un paio d'anni
più grande, per giunta obiettivamente carino.. indovina?
E'
successa la cosa più naturale al mondo per una
diciassettennne: ti sei invaghita di lui! Hai cominciato a vederlo con
occhi diversi, e a sperare che succedesse qualcosa tra voi durante
quella vacanza. Però avete avuto troppo poco tempo per
conoscervi, e quando l'estate è finita, vi siete separati
senza nemmeno mai esservi baciati.
Avete
continuato a sentirvi nei mesi a seguire, e deve essere entrato in
gioco uno strano meccanismo che ti ha spinto quasi a idolatrarlo. Forse
sto dicendo una cazzata, ma certe volte penso che tu abbia perso la
testa per lui anche e soprattutto perchè non potevi averlo.
Ti piaceva sognare il momento in cui lo avresti abbracciato e magari
baciato, e spendevi così tanto tempo a immaginare come
sarebbe stato al punto tale che tutto appariva perfetto nella tua
mente. Poi, la realtà ha deluso le tue aspettative, forse
perchè erano semplicemente troppo alte, irrealizzabili, o
forse per altre ragioni, ma...ammettilo Jane: non è stato
affatto come ti aspettavi. Stare insieme a Jonas è diverso
da come te lo eri sempre immaginato" concluse Sophie, all'improvviso
molto più seria e saggia di quanto lo fosse di solito
" Va bene, forse è diverso" ammise lentamente la ragazza
" Ma più probabilmente sono io che non ho la minima idea di
come funzioni una vera relazione...dopottutto lui è il mio
primo ragazzo" riaddrizzò il tiro subito dopo
" Posso dirti come la penso io?" domandò a quel punto l'amica
" Se ti dico di no, staresti zitta o cambieresti argomento?" tentò
lei
" Ma assolutamente no!" si schernì Sophie, fingendo di
essersela presa, anche se entrambe sapevano che non fosse
così
" E allora che me lo chiedi a fare?" chiese retoricamente Jane, al che
l'amica scrollò le spalle come a dire 'così, per
educazione'
" Io credo che tu ti sia innamorata dell'idea di avere un ragazzo, e in
questo caso, Jonas" e Sophie non era mai stata più sicura di
nulla in vita sua.
Aveva iniziato a pensarla in quel modo da quando Jane era tornata da
Londra, dopo che le cose tra lei e Jonas fossero diventate
più serie. Prima della partenza dell'amica, non aveva
dubitato nemmeno per un secondo che quei due fossero fatti l'un per
l'altra, ma da quando avevano effettivamente deciso di darsi una vera
possibilità, era come se la magia fosse svanita tutta d'un
colpo.
Jane non se ne era accorta, o più probabilmente faceva tutto
ciò che era in suo potere pur di non essere costretta ad
ammetterlo.
" Ma che stronzata è mai questa?" si alterò
infatti di fronte a quell'affermazione da parte dell'amica
" E poi, tu dici che ho preso un abbaglio per Jonas. Io penso di averlo
preso al massimo per Chis...solo ed esclusivamente un abbaglio, una
stupida attrazione che sparirà così come
è venuta. Nel c'è nulla di strano nel fatto che
lo trovi carino, gentile e anche divertente: sono tutte
qualità che lui possiede, non sono io a decantarle"
provò a sostenere la propria tesi
" Dire che un ragazzo è carino, è un conto Jane.
Raccontare alle amiche che è un figo pazzesco,
però è un'altro...ed è proprio
così che ce l'hai descritto dopo averlo incontrato in
aeroporto"
" Allora non stavo non Jonas" si difese lei
" Vero" l'accontentò Sophie " comunque resta il fatto che
Scott mi ucciderebbe se mi sentisse parlare di un ragazzo come tu parli
di lui" non potè fare a meno di aggiungere
" Soph, ti prego, dammi tregua" quasi la supplicò Jane
" Sono soltanto sorpresa di averlo rivisto, e proprio come il giorno
dopo Capodanno, non posso negare l'evidenza: è dannatamente
bello, ok? Ma questo non significa che io sia innamorata di lui o roba
simile, ed esattamente come è successo allora, lo
dimenticherò molto presto. Te l'ho detto...non ho nemmeno il
suo numero, ed è probabile che non ci vedremo mai
più, quindi, è tutto sotto controllo"
" Scommettiamo che ti sbagli? Su tutta la linea?...Non lo so Jane, ma
ho un sesto senso che mi dice che c'è qualcosa che ti lega a
questo Chris" tornò alla carica Sophie
" Ok, va bene, la smetto" aggiunse subito dopo, accortasi
dell'impazienza di Jane di cambiare argomento.
Forse, dopo tutto, era ancora troppo presto per saltare a conclusioni
del genere.
Lei, che aveva sempre creduto nel destino, non riusciva proprio a
credere che l'aver rovesciato il vassoio di cupcakes proprio addosso a
Chris potesse essere definita una coincidenza, tuttavia tenne per quel
pensiero per sè.
" Hai ragione, hai avuto una giornata già abbastanza
complicata di suo, e non voglio mettermici anche io" disse invece,
sorridendole e abbracciandola subito dopo
" Apprezzo che tu ti preoccupi per me, Soph, non ti so nemmeno dire
quanto..ma davvero, lasciamo perdere questa cosa, e ti prego non farti
scappare nulla con Jonas"
" Quando mai io parlo con il tuo fidanzato?" rispose lei, ridendo
" No, lo so...è che, sai, se dovesse capitare.."
probabilmente avrebbe fatto meglio a chiedersi perchè
volesse nascondere l'incontro con Chris, e cosa ci fosse davvero da
nascondere.
Diamine..non era successo nulla!
Avevano soltanto chicchierato un po', prendendosi in giro come
avrebbero fatto due vecchi amici; poi lui si era offerto di
accompagnarla, e per ringraziarlo Jane lo aveva salutato con un bacio
sulla guancia. E quello era tutto ciò che era successo tra
loro, quello che qualunque testimone sarebbe stato in grado di vedere e
constatare.
Come si erano guardati invece, era qualcosa che non sapeva spiegare
nemmeno lei, perchè quando si è troppo dentro
qualcosa, non la si riesce a giudicare lucidamente. E nonostante tutto
quello che avesse raccontato a Sophie, Jane sapeva che in certi
momenti, c'era stata davvero dentro ai suoi occhi.
Ma non aveva importanza, non doveva avere importanza, perchè
lei aveva Jonas, ed era certa di provare per lui gli stessi sentimenti
di sempre. Si era imbattuta in un ragazzo carino, ben due volte, con
degli occhi che avevano il potere di farle perdere la testa, e allora?
Una relazione era fatta di molto altro, e Jonas era ancora quello che
avrebbe saputo renderla felice. Doveva essere lui.
La mattina successiva, prima delle lezioni, le due amiche si
incontrarono come sempre a metà strada tra la fermata
dell'autobus e la residenza di Jane all'interno del campus
universitario.
La
ragazza viveva infatti per conto proprio da qualche mese, e tornava a
casa dai suoi genitori soltanto per il weekend, a differenza di Sophie
che invece abitava non troppo lontano dalla sede
dell'università e utilizzava l'autobus sia all'andata che al
ritorno.
Come
ogni mattina, prima dell'inzio delle lezioni, chiacchierando del
più e del meno, si avviarono verso i distributori di
ingegneria. Sophie non era in grado di iniziare la giornata senza il
suo consueto caffè, e Jane non poteva far altro che
accompagnarla in quella routine (senza però prendere il
caffè) prima che entrambe raggiungessero l'aula, dove di
solito le aspettavano il resto delle ragazze, insieme a un'altra
cinquantina di persone che Jane non si sentiva di chiamare amici, ma
che comunque conosceva e con cui chiacchierava ogni giorno...in breve,
i suoi compagni di corso.
"
Guarda Soph!" attirò l'attenzione dell'amica puntando il
dito contro un manifesto appeso al muro, proprio accanto al distributore
"
Cosa?" domandò l'altra, girando con un cucchiaino di
plastica il proprio caffè
"
Danno 'Shatter Island 2' al cinema. Andiamo?" propose immeditamente
Aveva
visto la prima parte della saga in compagnia di suo cugino, la vigilia
di Natale...sì, ok, non era esattamente il tipico
cinepanettone, ma d'altronde Jane aveva sempre odiato quel genere di
film, e suo cugino non aveva altro sul computer, quindi era stata
costretta a guardare quello. Era uscito l'anno prima al cinema, e Dylan
lo aveva scaricato sul proprio portatile.
"
Quando?" domandò casualmente Sophie
"
No, non ci credo..oggi è l'ultimo giorno. Ti prego Soph, ci
andiamo?" ci
ritentò Jane, appendendosi al braccio dell'amica come una
bambina farebbe per convincere la propria mamma a comparle un giocattolo
" Non prendertela Jane, ma oggi sono esattamente tre anni e otto mesi
da quando io e Scott siamo ufficialmente una coppia, e pensavamo di
andare a cena fuori" spiegò Sophie, sentendosi tuttavia in
colpa per non poter accompagnare la propria migliore amica a vedere
quel film
" Oh è vero, scusa, non me lo ricordavo. Va bene allora"
sorrise Jane, facendo del suo meglio per non apparire delusa
" Perchè non chiedi a Lizzie?" propose l'altra, lottando
contro una ciocca di capelli neri che continuava a caderle davanti agli
occhi impedendole di finire il caffè
" E' ancora in punizione" le ricordò Jane
" Dio..in punizione! Ma non ha dodici anni...non può farsi
trattare dai suoi come se fosse ancora una bambina" ed effettivamente
Sophie aveva ragione
" Sì, sono d'accordo e lo sai..ma le cose non possono
cambiare dall'oggi al domani" rispose Jane
" Allora..Rose e Fede?" ritentò Sophie
" Le ho sentite parlare ieri..penso che trascorreranno la serata sui
libri" raccontò la ragazza
" Che divertimento! ..Beh, chedi a qualcuno in aula" "Non sono
così disperata Soph" le fece notare amica, anche se non ne
era più così sicura
" Benissimo, allora non ti resta che sperare che appaia di nuovo
tu-sai-chi, come un coniglio fuori dal cappello di un prestigiatore"
scherzò Sophie.
Sapeva che non avrebbe dovuto tirarlo in ballo, proprio quando pareva
che tutto fosse tornato alla normalità, come se il
pomeriggio precedente non fosse mai esistito, ma era stato
più forte di lei.
Jane le schioccò un'occhiataccia, come a dirle 'stavamo
così bene senza pensare a lui, perchè hai dovuto
anche solo nominarlo'?
" Non ho nemmeno detto il suo nome" rispose Sophie, come se l'avesse
letta nel pensiero " io stavo parlando di Jonas" aggiunse subito dopo,
al solo scopo di provocarla
" Sì, certo" face finta di crederle l'amica, e non fece in
tempo a dire nient'altro.
" Ciao Jane" ed eccolo di nuovo...sbucato così, dal nulla,
proprio come il famoso coniglio, solo che Chris aveva più
effetto su di lei di quanto ne avrebbe potuto avere un roditore,
ovviamente
" Hei" disse soltanto lei, voltandosi contemporaneamente, mentre Sophie
osservava la scena con gli occhi fuori dalle orbite
" Anche tu fai parte di quelle che non riescono ad affrontare la
giornata senza caffeina?" domandò lui casualmente, senza
tuttavia distogliere l'attenzione dal suo viso
" No, ma la mia amica Sophie sì" rispose, indicandola e
accorgendosi che si era distanziata di qualche metro da loro...tipico
di lei
" Soph, vieni, ti voglio presentare Chris" la chiamò, e i
successivi due minuti trascorsero senza troppi intoppi.
Si stavano per salutare, ognuno diretto verso la rispettiva aula,
quando il ragazzo attirò la loro attenzione "Ma danno
'Shatter Island 2'! Stasera...come mai non lo sapevo?" si chiese da solo
" Piace anche a te?" non potè fare a meno di chiedere Jane,
e proprio in quell'istante, maledetta lei e maledetto film, si perse in
quegli occhi verdi
Aveva resistito fino ad allora...non trovava giusto l'essere caduta in
trappola proprio alla fine.
" Certo, è fenomenale! Andate a vederlo anche voi?" si
rivolse ovviamente a entrambe, ma inutile dire che guardasse solo Jane
A quel punto la ragazza non seppe cosa rispondere: dirgli la
verità significava rischiare di andarci con lui, e dirgli
una bugia significava rinunciare a 'Shatter Island'.
Naturalmente ci pensò Sophie a mettere le cose in chiaro.
" Sì, ci piacerebbe molto, ma io purtroppo non posso,
quindi-" non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase
" Quindi posso venirci io con te Jane, che ne dici?" propose con un
sorriso di fronte al quale sarebbe stato impossibile non cedere, almeno
per la diretta interessata
" Zack è già impegnato con una ragazza stasera,
quindi pensavo che-" e stavolta fu Jane a non lasciaro finire
" Sì, possiamo andarci insieme" disse, senza riuscire a
impedirsi di sorridere a sua volta
E mentre lei e Chris si mettevano d'accordo riguardo il posto dove si
sarebbero incontrati e l'ora, Sophie chiese mentalmente scusa
a Jonas, perchè era stata lei a dare l'imput.
BUONSALVEEEE!!!
Mi dispiace di aver fatto così tardi, ma sono ripresi i
corsi, e il mio tempo libero praticamente non esiste più.
Fortunatamente sono risciuta a portarmi avanti con i capitoli durante
la pausa, quindi almeno per il momento, la storia non ne
risentirà.
Allora? Che ne pensate?
Come sempre vi invito a scrivermi tutto quello che vi passa per la
testa mentre leggete la storia di questi due pazzi ;)
Grazie di cuore a chi recensisce...davvero, il vostro sostegno per me
è molto importante <3<3
E Grazie ovviamente anche a chiunque legga o inserisca questa storia in
una qualsiasi lista..non siate timidi e fatevi sentire :))
Scappo, devo ancora cenare, un bacione a tutti e...al prossimo
capiotolo che, vi anticipo già, sarà cruciale per
lo sviluppo degli eventi!
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Prima
ancora che raggiungessero l'aula, Jane si rese conto della cazzata che
aveva appena fatto.
Ok,
va bene, non si trattava di un appuntamento, nè nulla di
simile, però restava il fatto che avrebbe trascorso
un'intera serata in compagnia di Chris. E non c'era nemmeno nulla di
male in quello, volendo, solo che, beh, stava andando contro tutti i
suoi piani. Fino a qualche minuto prima, aveva addirittura pensato e
forse sperato di non rivederlo mai più, e ora si ritrovava a
dover andare al cinema con lui.
Chiariamo:
Jane voleva andare al cinema con lui, altrimenti non avrebbe
acconsentito così in fretta...ma era proprio quello che si
rimproverava: il non aver saputo trattenersi un solo istante di fronte
a quella proposta.
Con
senno di poi, e come le aveva fatto notare anche Sophie, aveva detto di
sì così velocemente e con così tanta
convinzione nella voce, che era stato facile credere che non avesse
aspettato altro che quello.
E
invece non era così...lei aveva dimenticato ciò
che era accaduto il pomeriggio predecente, o perlomeno era sulla buona
strada per riuscirci; poi, lui era comparso di nuovo e aveva rovinato
tutto.
Dopo
aver salutato i compagni di corso alla fine delle lezioni, le due
ragazze si recarono alla mensa dove trascorsero l'ora successiva; poi
Jane tornò alle residenze.
Pensò
di mettersi a studiare, perchè la settimana successiva ci
sarebbe stata una prova intercorso e intendeva passarla con il massimo
dei voti, ma non appena sistemò i libri sulla scrivania si
accorse di non riuscire a concentrarsi.
Non
c'era un momento particolare che le vorticava in testa impedendole di
comprendere effettivamente ciò che si apprestava a leggere e
sottolineare..era l'intera situazione che cominciava a non piacerle
affatto. Soprattutto perchè aveva paura che potesse
sfuggirle di mano.
Non
aveva la minima intenzione di preoccuparsi di che cosa avrebbe
indossato quella sera, non doveva fare colpo su nessuno,
perchè un fidanzato ce l'aveva già..eppure, non
potè non ammettere a sè stessa che per qualche
strano motivo voleva che Chris la trovasse carina.
Fu
tentata di chiamare Sophie e renderla partecipe di tutte le paranoie
che la stavano tornturando in quel momento, ma pensò che se
lo avesse fatto le avrebbe dato modo di pensare che effettivamente
Chris non le fosse indifferente, e non era proprio il caso. Per ovvi
motivi non poteva parlarne nemmeno con Annie.
Con
la testa che rischiava di scoppiarle si buttò sul letto,
letteralmente, in cerca di un po' di tregua.
Era
sempre stata un tipo piuttosto riservato, non aveva avuto tanti ragazzi
nè problemi connessi al genere maschile prima di allora...e
anche se negli anni addietro qualche cotta se l'era presa, il suo primo
vero ragazzo era stato Jonas, e, strano ma vero, il suo primo bacio
Chris.
Già:
non aveva mai baciato un ragazzo prima di quel Capodanno in aeroporto,
nemmeno per gioco.. semplicemente non ne aveva mai sentito il desiderio
prima di conoscere Jonas. Ma proprio in quel momento,distesa sul letto,
con i libri e gli appunti abbandonati sulla scrivania, e la testa che
cominciava a pulsare sul serio, con estrema lucidità, prese
atto del fatto che dall'estate durante la quale aveva conosciuto il suo
fidanzato, fino a quando lui non lo era diventato sul serio, c'era
stato Chris. Inevitabilmente in mezzo c'era stato Chris.
Forse era
per quel motivo che il pomeriggio precedente la mente l'aveva riportata
indietro alle ultime ore del duemilaquindici...perchè lui
era stato il suo primo bacio, e come dicono tutti i proverbi, quello
non si dimentica mai davvero. Che stupida che era stata a non averla
messa prima così: ovviamente il bacio era saltato fuori
quando l'aveva rivisto, non che poteva che essere quella la ragione, e
non c'era nulla di cui preoccuparsi.
Non
che per tutto il resto del tempo avesse semplicemente rimosso il suo
primo bacio...era solo che da quando c'era Jonas, da quando lui era
diventato una presenza importante nella sua vita, tutto il resto era
stato sostituito da un'immagine sbiadita. O almeno così era
stato nelle prime settimane, quando Jane era così felice e
entusiasta di avere un fidanzato, di avere Jonas per fidanzato, che era
diventata cieca pure nei confronti della loro stessa relazione.
Non
che andasse male, ma era difficile e in certi frustrante aver voglia di
abbracciarsi e rassegnarsi di fronte alla presenza di quei chilometri
che costantemente li tenevano lontani.
Ma
d'altronde, tante coppie vivevano una relazione a distanza, e ne
uscivano vittoriosi. Proprio non concepiva il motivo per il quale per
loro due sarebbe dovuta andare diversamente.
Fu
proprio l'arrivo di un messaggio da parte di Jonas, a riportarla alla
realtà.
Lo
aprì immediatamente, desiderosa di parlare con lui un po'
per sapere come fosse andata la sua giornata, e un po' per non
pensare alla propria.
"
Ei. Sei tornata a casa?" lesse il contenuto del messaggio whatsapp
"
Sì, sono appena rientrata" rispose subito lei
" E ora che fai?" continuò il ragazzo
" Mi riposo..ho un po' di mal di testa oggi" almeno, disse la
verità
"
Come mai? Giornata pesante?" si informò lui
"
Non più del solito... penso che stia iniziando ad arrivare
l'ansia per la prova della settimana prossima"..ecco, quella era una
prima mezza bugia, e Jane maledì sè stessa per
averla scritta
"
Non ti preoccupare, andrà bene come sempre" provò
a rassicurarla lui
"
Lo spero" si limitò a rispondere, con l'aggiunta di un paio
di emoticons con le dita incrociate.
"
A te come è andata amore?" digitò
subito dopo
"
Sono ancora a lezione..ma mi sto annoiando a morte" ammise il ragazzo
"
Tanto per cambiare eh?" lo prese in giro Jane
"
Non vedo l'ora che arrivi stasera" le confidò Jonas
"
Perchè?" si incuriosì la ragazza
"
Perchè è giovedì...svegliaaaa!
C'è la festa del campus" le ricordò lui
"
Ah, è vero" sì, nell'univeriistà che
frequentava Jonas venivano organizzate quelle che venivano chiamate
'serate di socializzazione' una volta alla settimana...la
verità era che si trattava di feste vere e proprie con tanto
di musica ad alto volume e alcool.
A
Jane non dava fastidio che il proprio fidanzato vi partecipasse quasi
sempre, si fidava ciecamente di lui, e poi, le feste, anche se con meno
frequenza venivano organizzate anche a Belfast, e Jonas non si era mai
opposto al fatto che lei ci andasse, a patto che lo chiamasse
una volta tornata a casa.
Vivendo
distanti, non potevano e non riuscivano a starsi troppo addosso e
controllare ogni singola mossa, e non erano nemmeno una di quelle
coppiette che passano un'altra ora al telefono dopo aver deciso di
attaccare, solo per liberarsi dalla responsabiltà di
chiudere per primi la chiamata. Certo, avevano anche loro dei momenti
di dolcezza mielosa, ma accadevano di solito quando l'uno o l'altra era
giù di tono e bisognava spingerlo/a a sorridere di nuovo. Magari
si trattava di sciocchezze, ma era bello poter contare su qualcuno,
poter afferrare il telefono senza la paura di star disturbando. Era una
bella sensazione sapere che l'altro ci sarebbe stato sempre e comunque.
Anche se, ovviamente, nemmeno la più potente delle
tecnologie inventate dall'uomo, avrebbe potuto sostituire il calore di
un abbraccio, purtroppo troppo raro.
Infatti,
a parte il viaggio di Jane a Londra, si erano visti una sola volta da
quando stavano insieme, poco più di un paio di mesi, e
proprio nei giorni precedenti avevano iniziato ad organizzare
mentalmente i propri impegni in modo tale da poter trovare un po' di
tempo per rivedersi di nuovo.
Vedete?
Non c'era nulla che non andasse in quella relazione...forse non era
l'amore travolgente che Jane aveva sempre e segretamente sognato di
vivere, come le protagoniste dei suoi romanzi preferiti, ma era
più che certa che il tutto andasse attribuito alla
lontananza. Se Jonas avesse vissuto nella sua stessa città,
lo sarebbe stato, passionale oltre ogni limite, e travolgente.
"
Comunque ti chiamo lo stesso stasera" scrisse lui dopo un po', a quel
punto a Jane cominciarono a sudare le mani
"
Non ti preoccupare, se c'è la festa possiamo sentirci anche
domani" provò a scoraggiarlo
"
No, no..ci sentiamo come abbiamo sempre fatto" la rassicurò
il ragazzo, e lei fu costretta a metterlo al corrente dei propri
programmi
"
In realtà anche io stasera esco" cominciò, cauta
"
Con Sophie e le ragazze?" eh certo, era ovvio che le avrebbe fatto
quella domanda
"
Sì, andiamo a vedere un film" e per fortuna che lo scrisse
soltanto, altrimenti oltre alle mani le sarebbe tremata pure la voce.
Era
la prima volta in assoluto che gli raccontava una bugia, e si sentiva
tremendamente a disagio.
" D'accordo, allora ci sentiamo domani tesoro" la rassicurò
lui, ignaro praticamente di tutto
" Certo" digitò subito lei, ansiosa di chiudere quella
conversazione, come se il continuare a parlare con lui potesse in
qualche modo fargli scoprire tutto.
Che poi, alla fine sarebbe semplicemente andata al cinema in compagnia
di un ...amico? Vabbè, diciamo di un ragazzo che non era il
suo fidanzato, ma stava esagerando con i sensi di colpa. Anche se
avrebbe dovuto rendersi conto da sola del fatto che se fosse
letteralmente divorata da questi ultimi, forse qualche motivo per
preoccuparsi c'era.
Si fece trovare all'ingresso del campus all'orario stabilito.
Si impose di indossare la prima cosa che fosse riuscita ad afferrare
nell'armadio, forse per dimostrare a sè stessa che quella
serata non aveva la minima importanza, ma quando fu il turno di
pettinarsi, trascorse dieci minuti davanti allo specchio nel tentativo
di dare una forma quantomeno accettabile a quei capelli castani mossi:
nè lisci, nè ricci. Sia quando lo aveva
incontrato in aeroporto, sia il giorno precedente, quando gli aveva
rovesciato addosso i cupcakes, non aveva pensato nemmeno un secondo
all'abbigliamento o ai capelli sconvolti, che sicuramente doveva aver
avuto, in tutti e due casi.
Ma quella sera era diverso, perchè sapeva che lo avrebbe
incontrato...e maledetta lei e maledetto tutto, non era proprio
riuscita a impedirsi di desiderare di essere carina.
Chris arrivò puntuale, parcheggò l'auto proprio
di fronte al cancello principale dell'università, scese e le
andò incontro.
Jane riuscì a mala pena a seguire con gli occhi la
sua figura che si avvicinava sempre di più, stordita dal suo
profumo. Prima che potesse prenderne atto, percepì le labbra
di lui sulla propria guancia.
" Buonasera signorina" la salutò con quel sorriso che
avrebbe potuto sciogliere pure la calotta polare artica
" Prego" aggiunse subito dopo, invitandola ad appendersi al suo
braccio, e conducendola verso la macchina
" Chris, stai provando ad immedesimarti nella parte?"
domandò Jane lasciandosi condurre dal ragazzo, al contempo
divertita e lusingata da quelle attenzioni
" Non ricordo una scena del genere in 'Shatter Island'..ma non si sa
mai" e così dicendo, lui le strizzò l'occhio
ingranando la marcia.
Partiamo male, molto male. Fu tutto quello che riuscì a
pensare la ragazza mentre faceva del suo meglio per guardare fuori dal
finestrino, e non concentrarsi sulle sue mani: una sul volante e
l'altra sul cambio.
Accidenti, pure quelle avevano il potete di sconvolgerle l'ordine degli
organi interni!
Ma d'altronde, non era mai stata seduta accanto a Jonas mentre lui
guidava e non poteva sapere cosa avrebbe provato...e può
sembrare una cosa stupida, banale, e addirittura senza senso, ma Jane
aveva sempre osservato le mani in un ragazzo, e il modo migliore per
farlo indisturbata, era sicuramente farlo quando il tipo in questione
guidava. Tuttavia, con Chris non lo fece, almeno non più di
qualche istante...c'erano troppe cose in lui che in qualche modo le
piacevano, e non si potevano aggiungere pure le mani.
" Giusto per curiosità" la distrasse il ragazzo, e Jane fu
costretta a voltarsi verso di lui per non farlo insospettire
Si stava comportando da stupida: perchè diavolo non poteva
chiacchierare tranquillamente con lui guardandolo negli occhi? Era pure
relativamente buio nell'abitacolo della sua auto, ma la cosa non
aiutava, anzi.
" Sei una di quelle che parla durante i film?" domandò lui,
e per qualche ragione, bastò quella domanda così
innocua a sciogliere tutta la tensione.
" No" rispose convinta "e non mi piace che qualcuno lo faccia con me"
aggiunse subito dopo, giusto per mettere in chiaro le cose
" Allora siamo d'accordo" sorrise lui, voltandosi a guardarla.
Non indossava nemmeno un filo di trucco, e Chris ne fu sorpreso. Di
tutte le ragazze che conosceva e che aveva conosciuto, nessuna sembrava
essere in grado di uscire senza della roba sulla faccia. A lui i
cosmetici avevano sempre dato fastidio, per non parlare del fatto che
era allergico alla cipria, e si scostava persino quando sua madre
tentava di baciarlo con quella roba sul viso.
Jane non era truccata quella sera in aeroporto, non era truccata il
pomeriggio precedente quando si erano scontrati, e non si era
preoccupata di farlo nemmeno per andare al cinema con un ragazzo.
Gli piaceva che fosse una ragazza semplice, lo apprezzava molto di
più di quanto i suoi amici sarebbero mai stati in grado di
capire...e poi era dannatamente carina, trucco o non trucco.
E solare, divertente, persino dolce, come quando quella sera, sotto
l'albero di Natale, aveva candidamente ammesso che quel Capodanno fosse
speciale.
Eh certo che lo era stato..il migliore che lui avesse vissuto da
qualche anno a quella parte. Ma esattamente come lei, Chris era
convinto di non rivederla mai più.
" Ti piacciono i popcorn?" si sentì domandare, e quando la
guardò si accorse che lei si stesse trattenendo dal ridere,
ma in fondo anche quello era un modo per conoscersi
" Non moltissimo sinceramente" ammise altrettanto divertito, tornando a
concentrarsi sulla strada
" Quindi di solito non li compro...però ti avviso: spesso
infilerò la mano nel tuo sacchetto perchè in
certe scene, quelle di suspance, c'è bisogno di mettere
qualcosa sotto i denti" spiegò
" E se lo sai, perchè ti ostini a non comprarli?" si
incuriosì Jane
" Perchè è più divertente scroccare
dagli altri" le fece notare lui, voltandosi di nuovo nella sua
direzione, senza nascondere un'espressione birichina sul viso.
" Bene, mi hai appena autorizzato a chiamarti 'scroccone'"
scherzò la ragazza, e Chris scoppiò a ridere. Una
risata talmente melodica, ma al tempo stesso roca e profonda, quella
che in inglese si chiama 'boyish laugh', e che fa inevitabilmente e
disgraziatamente battere forte il cuore.
" Ti prego, dimmi che quando porti al cinema la ragazza che ti piace,
in macchina non le dici che le ruberai tutti i popcorn" lo disse
ridendo, ma Chris ne fu colpito lo stesso
" E se lo avessi appena fatto?" la provocò lui con quel
sorriso
" Ho detto con la ragazza che ti piace..non con me" e per sua
fortuna, Jane non colse l'allusione nascota in quelle parole, o non
volle coglierla. Aveva capito che Chris fosse un tipo giocherellone, e
di conseguenza aveva deciso di non soppesare ogni singola parola o
frase. Lui stesso le aveva detto di star uscendo con una ragazza, e non
poteva essere serio con lei.
" Vai spesso al cinema?" domandò lui a quel punto
" Solo se non posso guardare quel film a casa...altrimenti preferisco
il mio divano, e la mia tazza di cioccolata calda, o il gelato, dipende
dalle stagioni"
" Ohhh vedi? Non è molto meglio la cioccolata calda o il
gelato rispetto ai pop corn?"
Jane sorrise....ma di che stavano parlando? E quanto era bello parlare
con lui anche delle cose più insulse? Quando era salita in
macchina era tesa, forse a causa di quel bacio sulla guancia
inaspettato, ma in quel momento, era semplicemente sè
stessa. E stava bene in compagnia di Chris. Non ci pensava nemmeno
più alla bugia che aveva raccontato a Jonas: sentiva di
essere nel posto giusto.
" Decisamente! E il divano è più comodo delle
poltrone del cinema" "anche il pigiama è più
comodo dei jeans" aggiunse subito dopo
" Ma che pantofolaia!" la prese in giro lui, fingendosi sconvolto per
quelle dichiarazioni
" Scroccone" lo rimbeccò lei, tornando subito dopo a
guardare fuori dal finestrino, perchè nonostante fosse
più rilassata, considerava comunque più prudente
non perdersi in quel verde
" Pantofolaia" l'accusò di nuovo il ragazzo, ridendo
spensierato
" Scroccone" Jane non si arrese
" Pantofolaia" ed entrambi ridevano sempre più forte
" Scroccone" e se non fossero stati in macchina, probabilmente Chris le
avrebbe fatto il solletico fino a farla tacere. Risero entrambi a
crepapelle, per così poco, con così poco.
" Ok, ti dimostrerò che oltre a essere scroccone, so anche
essere un cavaliere" sentenziò lui dopo che si furono ripresi
" E come? Mi permetterai di poggiare il braccio sul bracciolo in
comune?" domandò Jane piuttosto divertita, ma quando lui la
guardò si rese conto di aver fatto centro, e
scoppiò di nuovo a ridere.
" Non ci posso credere che stavi per dirlo sul serio!" lo prese in giro
lei, praticamente aveva le lacrime agli occhi per le troppe risate
" Se riesci a leggermi nella mente, sei davvero pericolosa" ammise lui,
e anche se lo disse in tono leggero, cominciava a pensarlo davvero.
Pericolosa perchè iniziava a far breccia nel suo cuore,
anche se non lo avrebbe mai ammesso così facilmente.
Fortunatamente raggiunsero il cinema qualche istante dopo, ed
esattamente come si erano promessi in macchina, nessuno dei due
parlò durante il film. Jane acquistò i popcorn e
lui infilò la mano nel suo sacchetto a intervalli regolari
senza il timore di essere giudicato, quindi la ragazza si
appropriò del bracciolo senza fare troppi complimenti.
Chris si voltò più volte per guardare lei, e Jane
distolse spesso l'attenzione dal grande schermo per guardare lui, ma
furono attenti a non voltarsi l'uno verso l'altra nello stesso momento.
Entrambi apprezzarono il film, e la silenziosa ma confortante compagnia
dell'altro.
Durante il viaggio di ritorno verso l'università,
commentarono le scene che li avevano più colpiti
chiacchierando, ridendo e scherzando con una complicità che
nessuno dei due si aspettava di poter trovare nell'altro
così in fretta. Quando si fermarono all'ultimo semaforo,
puntualmente rosso, prima dell'università, Jane non
potè fare a meno di dirgli quanto si fosse divertita. Doveva
farlo, prima di arrivare a casa, perchè era stata bene sul
serio, e sentiva il desiderio di farglielo sapere.
" Grazie per la bella serata Chris" sussurrò, e facendosi
coraggio si protese verso di lui per dargli un bacio sulla guancia.
Chissà, forse avrebbero potuto davvero diventare amici,
dopotutto le piaceva l'idea di avere un amico a Belfast.
Le sue labbra erano talmente vicine alla guancia di lui che a momenti
l'avrebbero sfiorata, quando Chris, senza concedersi di pensarci un
secondo di più, girò il viso in modo tale da
poterla baciare sul serio.
Seppur molto sorpresa, Jane proprio non riuscì a tirarsi
indietro e non ricambiare quel bacio: nel momento in cui le labbra di
lui premettero sulle sue, le schiuse immediatamente, e senza concedersi
il lusso di ragionare sulla natura irrispettosa e spaventosamente
spontenea di quel gesto, si lasciò baciare.
La bocca di lui incollata alla propria, era morbida, bollente, e le
sensazioni che quel contatto così irruento le
trasmise furono tremendamente eccitanti. In quel folle istante,
baciarlo e lasciarsi baciare in quel modo un po' dolce ma al tempo
stesso rude e passionale, era ciò che più
desiderava, e per una manciata di secondi, fu tutto perfetto.
Ma il sorriso tenerissimo e leggermente imbarazzato di Jane, fu
l'ultima cosa che Chris vide, prima di cercare disperatamente e
inutilmente di scansare quel tir.
BUONSALVEEEEE!!!!!
Mi scuso per non essere riuscita ad aggiornare ieri come
vi avevo promesso. Giuro che questa volta non è dipeso da
me: internet non ha funzionato per tutto il giorno impedendomi di
accedere al sito.
Fortunatamente stasera tutto si è risolto, perciò
ecco a voi il nuovo capitolo! :)
Che ne pensate?
Vi avevo anticipato che ci sarebbe stata una svolta, ed è
contenuta proprio nelle ultime righe. Nel prossimo avremo modo di
capire cosa è successo; intanto vi ringrazio di cuore per
tutte le recensioni e vi invito (a continuare) a rendermi
partecipe delle vostri opinioni e idee sulla storia. Sapete che adoro
fare quattro chiacchiere con voi, perciò non siate timidi e
scrivetemiii ;)
Devo scappare, ma vi do appuntamento a lunedì con il
prossimo capitolo...preparatevi a tutto!
Un bacione, e a prestooooooooo
<3<3<3<3
.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Jane
giaceva immobile in un letto d'ospedale, bianco come la sua pelle e
triste come l'assenza di un'espressione sul suo viso.
Intorno
a lei il più religioso silenzio, interrotto soltanto da
singhiozzi sommessi, deboli speranze e il lento ma continuo ticchettio
provocato dai tanti macchinari legati al suo ormai esilissimo corpo.
Non
era morta, ma non era nemmeno viva.
Erano
trascorsi tre giorni dall'incidente che l'aveva ridotta in quel modo;
tre giorni in cui i medici non erano mai stati in grado di dichiararla
fuori pericolo; tre giorni in cui lei aveva vissuto in un limbo
comunemente conosciuto come coma cerebrale.
I
suoi genitori, sconvolti e più addolorati che mai per la
loro unica figlia, erano accorsi immediatamente, assieme a Sophie,
Lizzie, Rose, Federica, Scott e diverse ragazze e ragazzi del suo corso.
Nessuno
riusciva ancora a credere all'accaduto, nessuno riusciva ad accettare
che quel corpo inerme e di colpo così piccolo da sembrare
quello di un bambino, fosse proprio il suo. Era così strano,
e ingiusto, non trovarla ogni mattina seduta al solito posto insieme
alle amiche, intenta a prendere appunti, a ridere, scherzare, prendere
in giro e maledire i professori, e persino lamentarsi della
difficoltà di un esame in particolare.
Era
assurdo non incontrarla ogni mattina, in biblioteca, ai distributori, a
mensa, al bar o da qualsiasi altra parte all'interno del campus, ed era
assurdo soprattutto perchè a Jane non era mai piaciuto
essere al centro dell'attenzione, e non c'era mai stata realmente,
però, da quando era costretta in quel letto d'ospedale, la
sua mancanza si sentiva, molto di più di quanto non si fosse
avvertita la sua presenza.
In
aula si respirava un'aria diversa, più pesante,
più tesa, e spesso, di punto in bianco, Sophie correva in
bagno nascondendosi tra le lacrime.
Ovviamente
era lei quella che era stata più duramente colpita
dall'accaduto, e proprio a lei era toccato il compito di avvisare Jonas
e Annie delle condizioni dell'amica. D'altronde, i genitori di Jane,
pur avendo intuito qualcosa, non vivendo più ogni giorno
accanto a lei, non erano nemmeno al corrente degli ultimi sviluppi
della vita sentimentale della figlia. Lei si era rimpromessa di
dirglielo nelle vacanze di Pasqua, e sperava di potergli presentare
il fidanzato direttamente in quell'occasione.
Poi,
le cose le erano sfuggite di mano.
E
nel corso di poco più di ventiquattro ore, tutto aveva preso
una piega imprevista. Disperata, per utilizzare un eufemismo.
Anche
la vita continuava a sfuggirle di mano, e la cosa peggiore era che lei
nemmeno se ne accorgeva.
Da
quando Jane era arrivata in ospedale, le sue condizioni erano state
stabili, ma ciò, contrariamente a quanto si potrebbe
pensare, non era di conforto a nessuno.
Non
era peggiorata, ma nemmeno migliorata, e i medici continuavano a
esprimersi a monosillabi, per non abbattere di più coloro
che le volevano bene, e non dargli nemmeno false speranze.
E
in qualche modo, non assistere a evoluzioni della sua condizione,
nè in un senso, nè nell'altro, aveva reso quei
giorni letteralmente agonizzanti.
I
genitori della ragazza non avevano lasciato il suo capezzale nemmeno un
minuto, ma spesso anche Sophie aveva trascorso la notte accanto
all'amica, perfettamente lucida e sveglia, terrorizzata anche solo
dall'idea di perderla di vista per un secondo; in un momento delicato
come quello, tutto avrebbe potuto esserle fatale.
Dopo
avergli dato la brutta notizia, Sophie si era sentita regolarmente con
Jonas, il quale le ripeteva ogni giorno di essere disperato,
perchè avrebbe tanto voluto esserle vicino, e invece non
poteva lasciare Londra prima di aver dato un'esame che preparava da
mesi e mesi, e che avrebbe condizionato la sua carriera per sempre. E
ogni volta che lui le rifilava quelle parole, la ragazza doveva
trattenersi dal chiudergli il telefono in faccia.
Semplicemente
si chiedeva come Jonas riuscisse anche solo a concentrarsi, sapendo la
propria ragazza in quelle condizioni.
Lei
stessa, aveva saltato tantissime lezioni (come del resto avevano fatto
anche le altre ragazze del loro gruppo) e quando andava
all'università, era soltanto perchè la sua
famiglia la costringeva: dicevano che le avrebbe fatto bene distrarsi
un po', ma puntualmente, arrivava un momento in cui Sophie non riusciva
più a sopportare l'idea di starle lontano e non sapere cosa
potesse succederle da un momento all'altro, e scappava via. Si
asciugava le lacrime in bagno, e poi saliva sul primo autobus diretto
all'ospedale. Scott le stava vicino il più possibile, e lei
gli era grata, ma non bastava...rivoleva Jane indietro.
Tutti
rivolevano Jane indietro, e nessuno sapeva se sarebbe mai accaduto. Se
quella speranza potesse mai trasformarsi in una rassicurante certezza.
Finchè
una mattina apparentemente uguale a tutte le altre, la ragazza non
cominciò a dare i primi segni di vita.
Durò
poco meno di un minuto, ma bastò a rincuorare tutti. Mosse
leggermente il mignolo della mano destra, poi aprì
lentamente la bocca, e dopo ricrollò nel suo sonno profondo,
come se quei lievissimi movimenti fossero stati soltanto il frutto di
un desiderio disperato di tutti i presenti in quella stanza, di vederla
in qualche modo reagire.
Lei
stessa fu cosciente per quel minuto, e percepì chiaramente
tuttto quello che succedeva intorno, ma non potè fare di
più, a parte essere presente, partecipare di nuovo alla vita
per quel brevissimo tratto.
I
medici accorsero immediatamente, la visitarono con estrema cura, e
soltanto dopo aver terminato, si sentirono in grado di dire che con un
po' di fortuna Jane si sarebbe risvegliata.
Accade
in piena notte. In quel momento suo padre era l'unico presente nella
sua stanza; la signora Collins era stata a sua volta sedata dai medici,
lo avevano fatto per darle un po' di pace. E Sophie dopo due giorni e
due notti di veglia ininterrotta, era finalmente crollata tra le
braccia di Scott. Tuttavia, aveva fatto promettere al fidanzato che non
l'avrebbe portata a casa per nessun motivo al mondo: aveva acconsentito
a dormire, ma voleva restare in ospedale a tutti i costi.
Nell'esatto
istante in cui Jane abbandonò lo stato di coma,
percepì il respiro di suo padre accanto a lei.
Non
poteva sbagliarsi: da piccola si era addormentata con la mano stretta
nella sua così tante volte, che aveva imparato a
riconoscerne persino il ritmo del respiro. E quando dopo giorni di
agonia, il signor Collins si sentì chiamare di nuovo
papà, scoppiò in lacrime, e pianse molto
più forte e più disperatamente di quanto avesse
fatto la primissima volta in cui si era sentito chiamare in quel modo.
"
Papà" la voce era flebilissima , ma reale. Tremolante,
spaventata, ma per lui fu il suono più bello al mondo.
"
Sono qui piccola mia" sussurrò, stringendole forte la mano,
le lacrime che scorrevano sul suo viso
"
Papà, che succede? Non vedo nulla!" cominciò ad
agitarsi la ragazza
"
E' buio amore, sono le tre di notte...ecco perchè non vedi
nulla" disse carezzandole lentamente i capelli
"
Papà ..allora sono viva?" e la stessa Jane fu sul punto di
piangere
"
Sì bambina mia, sei tornata" e la baciò sulla
fronte, pianissimo, spaventato dalla fragilità
della ragazza.
Un
miracolo: quella fu per tutti la conferma che i miracoli possono
accadere sul serio.
"
Sono tanto stanca" farfugliò lei, prima di abbandonarsi al
sonno di nuovo
"
Dormi amore, dormi. Ci vediamo domani mattina, e ci sarà
anche la mamma" ma prima che potesse terminare la frase, Jane si era
già riaddormentata.
Pochi
istanti dopo le porte della stanza si spalancarono di colpo e i due
medici che avevano seguito la ragazza per tutto il tempo irrupperro
senza troppe cerimonie.
"
Si è svegliata! Cioè ora dorme...ma ha parlato,
mi ha rinosciuto, era cosciente!" comunicò il signor
Collins, talmente felice da sembrare ubriaco
"
Doveva chiamarci subito" lo raffeddarono i dottori "poteva essere
pericoloso" aggiunse uno, senza riuscire a trattenersi
"
Mi dispiace, sono mortificato, in quel momento volevo godermi un po'
mia figlia da solo" spiegò, più agitato che mai
"
La capisco Signor Collins" esclamò a quel punto lo stesso
dottore che poco prima lo aveva rimproverato
"
Ma che non succedere più...per qualasiasi cosa, deve
chiamare immediatamente noi" chiarì il collega
"
Comunque ci sono buone notizie: sua figlia è definitivamente
fuori pericolo, e fuori dal coma. Ora sta solo dormendo" lo
rassicurarono gentilmente.
Il
padre della ragazza tirò a quel punto un sospiro di sollievo
talmente lungo e rumoroso, che si stupì che non l'avesse
sentito Sophie, quella che aveva capito essere la migliore amica della
sua bambina. Ero grata a quella ragazza più che a chiunque
altro, perchè pur conoscendola da soli pochi mesi, non
l'aveva abbandonata un solo secondo. Jane aveva bisogno di incontrare
una persona come lei.
"
Ha aperto gli occhi?" domandò cautamente uno dei due ragazzi
in uniforme...sì, erano poco più che ragazzi,
medici giovanissimi
"
Grazie al cielo, sì!" e nel pronunciare quelle parole, David
Collins rivolse davvero lo sguardo verso l'alto
"
Ha detto qualcosa in particolare?" continuarono con le domande i medici
"
Che non vedeva nulla ovviamente, perchè la stanza era buia"
replicò lui, senza nemmeno chiedersi il perchè di
quelle domande...era troppo felice che Jane si fosse risvegliata, per
poter badare ad altro!
"
Va bene. Noi abbiamo bisogno di tenere la ragazza sotto stretta
ossevazione per un po'...lei intanto, dica pure a sua moglie, a Sophie,
e al resto degli amici di Jane che si è svegliata. Non
aggiunga altro però, la situazione continua ad essere
piuttosto delicata, anche se siamo tutti ottimisti"
"
Può aver riportato danni al cervello? Danni irreperabili?" e
di colpo, si rese conto di quella tristissima possibilità
"
Non lo sappiamo ancora signor Collins" non potevano aggiungere altro,
perchè effettivamente non lo sapevano nemmeno loro
"
Per ora si accontenti di sapere che Jane è viva, e che
quando si sveglierà domattina, avrà bisogno di
tutto l'amore e la delicatezza possibile per fronteggiare la vita"
spiegarono i dottori, chiudendosi nella stanza assieme alla giovane
paziente.
"
Noooo! No....no! Nooooo! Perdonami....noooo!"
Nel
sentire quelle ormai familiari urla, Zack si alzò dal letto,
e senza nemmeno curarsi di indossare le pantofole, si
precipitò nella stanza accanto.
Esattamente
come si aspettava, trovò l'amico in un bagno di sudore. Si
contorceva nel sonno, disperato e arrabbiato.
Lo
afferrò per le spalle costringendolo a fermarsi, e poi gli
parlò, intenzionato a svegliarlo per liberarlo dall'incubo
che lo affliggeva tutte le notti della sera dell'incidente.
"
Chris" lo chiamò, scuotendolo
"
Chris" ci ritentò, un po' più forte, mentre il
ragazzo continuava a lottare nel sonno contro chissà chi, o
chissà cosa.
"
Chris, ti prego!" e quasi urlò, fino a ricevere l'attenzione
dell'amico.
Il
ragazzo a quel punto smise finalmente di divincolarsi dalla sua presa,
e prese un respiro profondo, aprendo finalmente gli occhi.
Quei
bellissimi occhi verdi ora perseguitati dai tormenti
più neri.
"
No! Di nuovo" esclamò sconsolato, riferendosi alla
preoccupante frequenza con quale si abbandonava a quell'incubo, sempre
lo stesso.
Strinse
le mani a pugno e le sbattè violentemente sulle lenzuola
bagnate fradice, contemporaneamente serrò le labbra in una
linea dura per impedirsi di scoppiare in lacrime di fronte all'amico.
Non
si era mai sentito tanto impotente e tanto stupido come lo era in quei
giorni.
A
differenza di Jane che aveva abbandonato il mondo rifugindosi nel sonno
pesante e imperturbabile del coma, lui aveva subito soltanto uno shock.
Era stato cosciente per tutto il tempo, dall'inizio alla fine, e per
certi versi era stato addirittura peggio del non esserci affatto.
Continuava
a rivivere quel momento a rallentatore nel sonno e quando era sveglio,
e a seconda di quella condizione, si contorceva urlando o tremava come
se stesse per morire di ipotermia; a volte addirittua entrambe le cose.
Era il ricordo del sorriso di Jane a ridurlo in quel modo: il
ricordo di quel sorriso conseguente a quel bacio, e stroncato dal tir
che gli era andato addosso.
Lui
aveva visto tutto, troppo bene, ma si era accorto del
pericolo troppo tardi, e anche se aveva tentato l'impossibile pur di
mettere entrambi al sicuro da quella furia, non ci era riuscito.
Ma
quale imbecille, per utilizzare un insulto leggero, sicuramente meno
infame di quelli che gli erano già stati rivolti
contro...quale razza di imbecille baciava una ragazza a un semaforo
rosso?! E soprattutto, perdeva il senso dello spazio e del tempo,
mentre era alla guida, fermo a uno stramaledettissimo semaforo?
Pure
i bambini sapevano che era pericoloso distrarsi mentre si era al
volante, e lui, proprio come un bambino capriccioso, non aveva saputo
aspettare.
Aveva
capito che quella che gli si stava presentando sarebbe stata
un'occasione più unica che rara per capovolgere la
situazione, perchè era inutile negare che avesse provato
l'assurdo e il fortissimo desiderio di baciare quelle labbra
praticamente per tutta la serata, ma per seguire quell'impulso, aveva
fatto ciò che di più azzardato la mente umana
potesse concepire. Aveva fatto in modo le sue labbra combaciassero con
quelle di Jane approfittando del semaforo rosso... ma sarebbe dovuto
durare un istante! Non avrebbe dovuto perdere il controllo della
situazione in quel modo, così facilmente.
E
invece, avevano entrambi perso la testa non appena si erano sfiorati, e
il tutto il resto era stata una terribile conseguenza.
Che
cosa era successo? Era scattato il verde mentre loro due si baciavano,
e l'auto di Chris era rimasta ferma lì invece di proseguire.
Nel frattempo era sopraggiunto un tir, che vedendo da lontano il
semaforo verde non si era preoccupato di rallentare nemmeno un po', e
si era accorto della pochissima distanza che lo separava dalla macchina
stranamente ferma al semaforo soltanto quando era già troppo
tardi. Il camionista non aveva nemmeno fatto in tempo a suonare il
clacson...era stato questione di attimi.
L'auto
era stata travolta alla velocità di più cento
kilometri all'ora, e l'impatto era stato talmente violento, che l'audi
di Chris era finita a centro strada, e il tir, ormai fuori controllo,
l'aveva colpita ancora più forte dal lato di Jane.
I
due ragazzi erano fermi nel posto giusto al momento sbagliato, e il
camion aveva decisamente superato il limite di velocità
consentito su quella strada, ai mezzi pesanti e non, quindi la colpa
era distribuita da tutti e due i lati, ma Chris, e purtroppo
non solo lui, non la pensava affatto così.
Perchè
se lui non l'avesse baciata in quel momento così
inopportuno...non sarebbero successe un sacco di cose.
Non
si sarebbe innescato quel domino, quella reazione a catena, che aveva
portato il corso degli eventi fino a un punto di non ritorno.
Se
non l'avesse baciata non si sarebbe distratto; se non si fosse
distratto si sarebbe accorto che era scattato il verde; se si fosse
accorto che era scattato il verde sarebbe partito; se fosse partito la
carreggiata sarebbe stata libera; e se la carreggiata fosse stata
libera quel tir avrebbe proseguito la sua corsa...magari si sarebbe
schiantato lo stesso poco dopo, perchè andava davvero troppo
veloce, ma almeno non avrebbe quasi ammazzato Jane.
Era
un pensiero egoistico quello, ma erano giorni che Chris non riusciva a
pensare ad altro che a lei.
Quel
camionista frettoloso s'era cavata con molto meno rispetto a loro due,
ma entrambi i mezzi erano andati praticamente distrutti.
Jane
era stata trasportata in ospedale già in coma, Chris sotto
shock, l'altro soltanto ferito a un braccio e una gamba.
Ed
ecco come un banalissimo attimo, aveva profondamente segnato le loro
vite.
Un
minuto prima rideva e scherzava con lei, commentava il film che avevano
appena visto, e un minuto dopo, rischiava di perderla per sempre.
Non
se lo sarebbe perdonato mai se davvero fosse successo, poco ma
sicuro...motivo per cui non riusciva nemmeno a prendersela con chi
l'aveva allontanato dal letto di Jane: in fondo sapeva che avessero
ragione.
Era
solo colpa sua se quella ragazza stesse coraggiosamente lottando tra la
vita e la morte, e il minimo, per lui, era essere tormentato da quegli
incubi.
Anche
Chris era stato tenuto sotto osservazione per un paio di giorni, ma poi
era stato dimesso, perchè non aveva riportato alcun danno
visibile o curabile...le sue ferite erano soltanto emotive, e parte
prescrivergli delle medicine e del calmanti, in ospedale non avevano
potuto fare molto.
I
suoi genitori, accorsi immediatamente, avevano provato in tutti i modi
a covincerlo a tornare a casa con loro, ma il ragazzo aveva chiaramente
detto loro che gli impegni universitari lo avrebbero aiutato a superare
il trauma, e poi, in cuor suo, non poteva sopportare l'idea di
abbandonarla dopo tutto quel casino. Anche se, a ben pensarci, pur
trovandosi sempre nella sua stessa città, e a pochi
kilometri di distanza fisica da lei, la sentiva lontana anni luce. Roba
che se Jane si fosse trovata su Marte, probabilmete l'avrebbe sentita
più vicina.
Si
odiava anche per aver involontariamente coinvolto Zack in quella
situazione, ma non sapeva che altro fare: da solo, non ci poteva stare,
i medici stessi avevano detto che la cosa era fuori discussione, e a
casa non ci voleva proprio tornare; nelle sue precarie condizioni
psicofisiche non era consigliabile nemmeno affrontare parenti e amici
che lo sarebbero andati a trovare, e gli avrebbero posto domande su
domande.
Una
notte, quando si trovava appena a qualche metro di distanza da Jane,
aveva provato a raggungerla.
Si
era intrufolato nella stanza, e stando ben attento a non svegliare
nè la mamma della ragazza, nè Sophie, si era
inginocchiato per terra, le aveva preso una mano tra le sue, l'aveva
stretta forte, baciata disperatamente, e poi aveva cominciato a
piangere in silenzio.
All'inizio,
ci era riuscito a non farsi notare da nessuno, ma poi le lacrime
avevano preso il sopravvento, i singhiozzi si erano fatti
più rumorosi e disperati, e la signora Collins si era
svegliata.
Allarmata
dalla presenza di quel ragazzo accanto alla figlia, aveva urlato
svegliando anche Sophie, la quale, riconoscendo Chris, aveva spiegato
alla mamma di Jane chi fosse il ragazzo, senza sapere di star
commettendo un errore madornale. Non appena aveva realizzato che sua
figlia si fosse trovata in macchina proprio con lui quando era avvenuto
l'incidente, visibilmente sconvolta, la signora Collins si era
scagliata contro Chris, urlando, al punto tale da far intervenire suo
marito e i medici di turno.
Il
risultato era stato l'allontamento forzato del ragazzo, cacciato dalla
stanza dopo aver subito i peggiori insulti da parte dei familiari di
lei, e uno sguardo addolorato da parte di Sophie.
Da
quel momento in poi, Chris era stato praticamente bandito dalla camera
e della vita ( o quel che ne restava) di Jane.
All'università
ovviamente non aveva potuto più metterci piede in quelle
condizioni, e una volta aveva costretto Zack ad accompagnarlo a casa di
Sophie ( perchè nemmeno mettersi al volante era un'opzione
possibile al momento) ma anche lì aveva ricevuto solo porte
in faccia. La ragazza non era in casa, ma era stato cacciato
via dai genitori, e in quel modo aveva buttato al vento anche l'unica e
ultima possibilità di sapere come stesse Jane, di starle in
qualche modo vicino. Ma non si sarebbe arreso, mai.
BUONSALVEEEE!!!
Eccomi con il nuovo capitolo :)
So che non è esattamente 'una botta di vita' come si suol
dire, ma è inutile che vi dica che le cose non resteranno
così per sempre.
In ogni caso spero che lo abbiate apprezzato e abbiate capito come
siano andate le cose dopo quel bacio...
Scappo, grazie di cuore per tutto il supporto, davvero
<3<3<3<3<3
Un bacione, e a lunedì prossimoooo
Ps. Recensiteeeeeeee perchè adoro scambiare opinioni con
tutte voi, non siate timide! ;)
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
"
Buongiorno signorina Collins"
La
prima voce che Jane sentì quella mattina, fu quella di un
medico.
Si
stiracchiò lentamente e fece uno sforzo per issarsi a sedere
sul letto; dopo un paio di tentativi ci riuscì.
"
Sono sola? E' ancora buio fuori?" domandò immediatamente la
ragazza, nonostante tutto ludicissima.
Era
davvero un miracolo che dopo essere stata in coma per cinque giorni,
avesse recuperato così in fretta ...quasi del tutto.
"
E' mattina, e in questo momento nella stanza ci siamo solo io e lei. Ma
fuori da questa porta ci sono i suoi genitori, e i suoi amici che
aspettano di entrare" spiegò il medico
"
Tuttavia, ho preferito venire a svegliarla io, per metterla al corrente
di una cosa...è il mio dovere" continuò il
giovane uomo in camice, ormai sedutosi sul letto accanto a lei
"
Senta...io l'ho detto anche a mio padre ieri...non vedo nulla" si
decise a confessare Jane
"
Lui mi ha risposto che era notte, e quindi era normale, e io mi sono
fidata, perchè mio padre non mi ha mai raccontato una bugia
in vita sua..e poi ero stanchissima, e non mi andava di fare domande.
Ma adesso lei mi ha fatto capire che è mattina, e io non
vedo lo stesso...è tutto nero" la voce le si
incrinò verso la fine della frase
"
Che succede?" domandò, sull'orlo di una crisi di pianto.
Sentì
il dottore sospirare forte,e prenderle le mani tra le sue per
tranquillizzarla.
"
Jane, posso darti del tu, vero?" e la ragazza si limitò ad
annuire, sempre più preoccupata
"
Cosa ricordi? Sai perchè sei qui?" le domandò
lui, anche se sapeva che fosse una domanda piuttosto inutile
"
L'ultima cosa che ricordo è di essere stata in macchina con
Chris, siamo andati al cinema, e stavamo tornando, e a un certo punto
l'ho ringraziato della serata e poi lui-" e si
bloccò.
Non
poteva confidare al medico che lui l'avesse baciata, per la seconda
volta, e fosse stato anche più bello della prima.
"
Chris è il tuo fidanzato?" si informò l'uomo
"
No no! E'..beh, lui..è un amico" si costrinse a dire...come
poteva chiamarlo altrimenti?
"
Abbiamo fatto un incidente, vero? Questo l'ho capito, e sono stata
mentalmente assente per giorni, giusto?"
Era
veramente strano per un dottore fare una chiacchierata così
perfettamente lucida e razionale con una ragazza da poco uscita dal
coma. Ma Jane ricordava tutto, e suo padre poteva stare tranquillo
sotto quel punto di vista : nessun danno cerebrale permanente. Il
problema però poteva riguardare altro.
"
Sì, giustissimo. Te la sei vista brutta Jane, te lo posso
assicurare, ma sei stata forte e ce l'hai fatta...non ricadrai
più in quel sonno profondo" la rassicurò il
dottore
"
Ma perchè non vedo?" comcinciò a riagitarsi la
ragazza
"
Perchè hai una benda sugli occhi" rispose di getto, anche se
era la verità: glie l'avevano sistemata la notte precedente,
dopo averla fatta riaddormentare
"
Hai subito un'operazione agli occhi..la benda è per
proteggerli" continuò, non riuscendo ad aggiungere altro
"
E quando me la toglierete?" domandò a quel punto la ragazza,
decisamente più sollevata
"
Tra qualche giorno Jane" e fortunatamente non si accorse del groppo in
gola che aveva impedito al dottore di dirle di più.
"
Adesso io vado, e faccio entrare la tua famiglia. Ci vediamo
più tardi" e così dicendo, in un impulso
incontrollabile, si avvicinò fino a posarle un leggero bacio
sulla fronte, prima di uscire dalla stanza.
Non
c'era nulla da fare...quel giovane medico si era affezionato alla
vivacità della sua paziente, e per quel motivo, non era
nemmeno riuscito a compiere il suo dovere fino in fondo.
Non
appena fu uscito dalla sua stanza, si trattenne per qualche minuto a
parlare con i genitori di lei, ma i toni erano molto pacati, e nessuno
riuscì a captare nulla.
Sophie
arrivò giusto in tempo reggendo tra le mani un
caffè caldo per la signora Collins, ma contrariamente a
quanto si fosse aspettata, la mamma dell'amica pareva più
abbattuta di quanto lo fosse stata nelle ore precedenti.
Pensò che fosse colpa della stanchezza e della tensione
accumulata nei giorni, e con un sorriso che le andava da un'orecchio
all'altro, seguì i coniugi nella stanza dell'amica. Non
vedeva l'ora di rivederla!
Scott
aveva lasciato l'ospedale poco prima, e si era preso l'incarico di
andare all'università e comunicare che Jane fosse uscita dal
coma e stesse recuperando: parole dei dottori.
"
Tesoro mio!" e l'attimo dopo la ragazza si sentì avvolgere
da un paio di braccia che conosceva troppo bene
"
Mamma" esclamò stringendola forte, asciugando lei le lacrime
della donna
"
Oh grazie al cielo ti posso riabbracciare, Jane" farfugliò
tra le lacrime, senza smettere di stringerla
"
E' tutto a posto ora, no? Il medico mi ha raccontato tutto" disse lei,
e il quel momento ci fu un attimo di silenzio.
I
coniugi Collins si scambiarono uno sguardo preoccupato, e Sophie che
era stata zitta fino a quel momento per lasciare spazio alla mamma
della ragazza, cominciò a intuire che qualcosa non andasse.
O
meglio, che qualcosa le stesse sfuggendo. Che c'era qualcosa che
non sapesse.
"
Dico della benda, e dell'operazione agli occhi"
spiegò Jane, ignara del gioco di sguardi tra i
presenti in quella stanza
"
Oh certo, certo amore" e in quel momento fu il padre a intervenire
"
Ciao papi" sorrise lei, allungando un braccio, per invitarlo a unirsi
all'abbraccio.
Sophie
guardò quella scena quasi con le lacrime agli occhi...non
sarebbe mai stata capace di esprimere a parole quanto fosse stato bello
assistere a quell'abbraccio di famiglia.
"
C'è qualcun altro che in questi giorni ha sofferto quanto
noi e merita di essere stretto forte" le disse la mamma, facendo cenno
alla ragazza di avvicinarsi.
Per
un folle e assurdo istante Jane si chiese chi fosse, ma non appena
l'amica fu vicina al suo letto, non ebbi più dubbi.
"
Soph! Vieni qui" esclamò allargando le braccia, e l'attimo
successivo si strinsero forte
"
Come hai fatto a sapere che ero io?" le domandò l'altra,
senza interropere l'abbraccio
"
La puzza del tuo Dolce & Gabbana è inconfondibile"
ammise...era stato proprio quello a farle percepire la presenza
dell'amica
"
Non è una puzza" si difese lei, ridendo di cuore,
perchè finalmente dopo giorni di agonia, tutto stava
tornando come prima.
Fu
in qualche modo confortante anche per i genitori di Jane, sapere che la
figlia ricordasse tutto dopo un trauma del genere..persino il profumo
utilizzato dalla sua migliore amica.
"
Ma quanto mi sei mancata!" e l'abbracciò di nuovo
"
Anche tu Jane..sei mancata a tutti, non puoi capire quanto" e Sophie
fece uno sforzo immane per non piangere
"
La tua amica è stata qui con te giorno e notte, non ti ha
abbandonata mai" la informò suo padre, e Jane
sussurrò un grazie sommesso. La sentì soltanto
Sophie, che la stava ancora stringendo forte.
"
Anche Lizzie, Rose, Fede, e Alex, Brian, Matt..persino Jess e Nicole,
sono venuti a trovarti. Eravamo qui tutti per te" le
raccontò l'amica.
E
a quel punto, Jane non riuscì più a trattenersi
dal porre una domanda della quale aveva paura di conoscere la risposta.
Le
era ronzata in testa per tutto il tempo, praticamente da quando si era
svegliata, e aveva fatto il possibile per cacciarla via...non aveva
avuto il coraggio di porla nemmeno al dottore. Ma non poteva
più aspettare, e pur temendo quella risposta più
di qualsiasi altra cosa al mondo, doveva sapere.
"
E Chris?" domandò in un filo di voce
I
genitori impallidirono, e Sophie per un attimo fu fortemente a disagio.
Jane era a sua volta tesissima, e percepì chiaramente che
l'atmosfera intorno a lei non fosse più la stessa.
"
Ditemelo, per favore" pregò tutti, pensando naturalmente al
peggio
Visto
che lei era stata in coma per giorni, ed era salva quasi per miracolo,
a Chris..beh, lui, non ce la faceva nemmeno ad ammettere ad alta voce
quella possibilità.
"
Non ce l'ha fatta?" domandò, scoppiando in lacrime
senza attendere una rsposta
A
quel punto Sophie non riuscì più a trattenersi, e
carezzandole i capelli per calmarla, le parlò.
"
Jane, ti giuro sul bene che ti voglio che Chris è vivo"
sussurrò, e inizialmente la ragazza non la sentì
nemmeno, scossa dai singhiozzi
"
E' vivo, Jane" ripetè Sophie, ma lei continuava a piangere
Si
era dimostrata forte fino a quel momento, ma pensare che il ragazzo non
ce l'avesse fatta, le provocò un dolore al petto talmente
forte che finì per sfogare tutto ciò che sentiva
dentro in quel preciso momento. La spossatezza dovuta sia al coma che
ai medicinali, la paura di ricascarci, le forti emozioni provate quando
aveva abbracciato i genitori e Sophie, e quella maledetta benda che le
impediva di vedere...sfogò tutto in quel momento.
I
genitori accorsero a tranquillizzarla a loro volta, e visto che lei
continuava a piangere, e non sapeva più se fosse
solo per Chris o per la situazione in generale, suo padre non
potè fare a meno di prenderla per le spalle e gridarle
addosso che il ragazzo stesse bene.
"
Ha subito soltanto uno shock, bello forte ovviamente...ma sta molto
meglio di te" continuò la signora Collins. Sophie,
combattuta, non accennava a replicare.
Quando
finalmente Jane si calmò, la domanda più la
più spontanea del mondo "dov'è ora?"
E
alla velocità della luce, prima che qualcun'altro potesse
dirle la verità, la madre le diede una risposta che se
possibile, le fece ancora più male.
"
Non lo abbiamo mai visto" disse, decisa.
"
Che significa? Non era in ospedale anche lui?" si informò la
ragazza
"
Sì, probabilmente..ma di qui non è passato" si
affrettò ad aggiungere
"
Mai?" domandò ancora lei, spiazzata e delusa da quella
notizia molto di più di quanto i suoi genitori potessero
immaginare.
"
No tesoro...noi ti siamo stati sempre accanto, e se fosse venuto, lo
avremmo di sicuro visto" si sforzò di agiungere il signor
Collins.
E
Sophie, in quel momento, odiò entrambi.
Perchè?
Perchè dirle una bugia come quella, grande quanto il mondo,
che la stava soltanto facendo stare peggio?
Se
non volevano farle sapere che l'avevano cacciato via come se fosse
stato un criminale pazzo, potevano dirle che era venuto, almeno una
volta...
Perchè
volevano farle credere che a lui non fregasse nulla di Jane?
I
signori Collins avevano parlato con il tizio alla guida del tir quando
quest'ultimo era uscito dall'ospedale, il quale aveva raccontato loro
la dinamica dell'incidente, e vista da quella prospettiva ovviamente la
colpa ricadeva tutta su Chris, che era alla guida di un'auto ferma ad
un semaforo verde. Avevano tutti e tre concordato sul fatto che non
avrebbero denunciato il ragazzo, ma allo stesso tempo era stato
tassitavamente deciso che il suddetto non dovesse mai più
avvicinarsi a Jane, per nessun motivo. Era un tipo pericoloso:
così lo avevano definito.
"
Soph...davvero non è venuto nemmeno una volta?"
Per
qualche ragione, Jane faticava a credere alle parole dei genitori.
Insomma, loro non sapevano quanto era stata bella quella serata, la
complicità che si era creata tra loro in così
poco tempo, e alla fine, quel meraviglioso bacio. Intuiva che
l'incidente potesse avere a fare con quel momento, perchè
era l'ultimo che ricordava, ma a differenza di tutti gi altri, lei,
l'unica a conoscenza dei fatti, l'unica che avrebbe potuto avercela
davvero con Chris, non si era fatta passare neanche per l'anticamera
del cervello che fosse colpa sua.
Sophie
stava per rispondere, per dirle qualcosa, non sapeva nemmeno lei cosa,
quando fu interrotta di nuovo dai genitori di lei che la distrassero
abilmente con un altro argomento.
"
Jonas si è tenuto in contatto con Sophie per tutto il
tempo..non ci avevi detto di avere un fidanzato" iniziò sua
madre
"
Si beh..non stiamo insieme da molto, ma volevo presentarvelo a Pasqua"
disse lei, realizzando in quell'esatto istante di aver pensato prima a
Chris
Ma
certo..era lui quello coinvolto nell'incidente, quello che aveva
rischiato la vita, e che era di nuovo sparito dalla sua...mica Jonas,
si disse.
Ed
era vero che a lui non ci avesse proprio pensato, ma lo avrebbe fatto
il minuto successivo, ne era sicura! D'altronde si era svegliata dal
coma quella stessa notte, e non si poteva pretendere che riacciuffasse
immeditamente tutti i fili della sua esistenza, si disse.
"
Raccontaci un po' di lui" la spronarono i genitori
"
E' il fratello di Annie, la ragazza che a conosciuto quando sono andata
in vacanza a Brighton due anni fa. L'ho conosciuto allora e ci siamo
tenuti in contatto per tutto il tempo, ma stiamo insieme soltanto da
quando sono andata a Londra...loro vivono lì"
spiegò " nemmeno lui è mai venuto?"
domandò a quel punto
Se
le avessero fatto credere che quell'idiota fosse stato lì e
Chris no, Sophie era piuttosto sicura che avrebbe mandato in frantumi
quel vaso pieno di fiori sul comodino di Jane.
"
No tesoro, ha un esame importantissimo tra un paio di settimane e non
si è potuto muovere...ma è molto dispiaciuto, e
in ogni caso telefona alla tua amica tutti i giorni per sapere come
stai"
Era
vero, ma per quale stramaledetto motivo i genitori di Jane stavano
deliberatamente componendo un puzzle tutto a favore di Jonas, con
l'unico e il preciso intento di screditare Chris agli occhi della
figlia?
Non
lo conoscevano nemmeno il fantomatico fidanzato, e per quel che ne
sapevano, poteva essere molto peggio di quello che avevano chiamato
'pericoloso'.
Sophie
aveva incontrato Jonas una sola volta, ma quella le era bastata per
decretare che non fosse come Jane lo aveva visto quell'estate, e
soprattutto nei suoi sogni...era convinta che l'amica si fosse creata
un'immagine di lui che non corrispondesse alla realtà, ma
Jane si ostinava a non capirlo.
Anche
Chris lo aveva incontrato una sola volta, per due minuti, ma aveva
capito subito, da come quei due si guardavano, probabilmente
inconsciamente, che come il suo sesto senso le aveva suggerito, c'era
qualcosa che li legava. E adesso quel legame rischiava di spezzarsi per
via di fastidiose interferenze esterne. Doveva dire a Jane la
verità sulle visite di Chris all'ospedale, glielo
doveva...ma che come faceva a metterla contro i genitori in un momento
come quello? Perchè la vita doveva essere così
dannatamente complicata?!
Qualche ora più tardi, Sophie uscì dall'ospedale
sconvolta dai singhiozzi.
Non poteva e non voleva crederci.
Si riufitava anche solo di prendere la cosa in considerazione.
Non poteva essere vero, non stava succedendo sul serio, non alla sua
migliore amica.
Prima di allora non aveva mai conosciuto una persona piena di vita come
Jane..e non ce la faceva proprio ad accettare la realtà dei
fatti, gli ultimi sviluppi.
Lei che era capace di divorare libri di mille pagine in due
giorni solo perchè le storie dei protagonisti la
coinvolgevano al punto tale da impedirle di chiudere il volume in
questione prima della conclusione; lei che amava fotografare i tramonti
e sorridere di fronte a un paesaggio innevato; lei che aspettava ogni
dieci agosto per vedere una stella cadente; lei che amava semplicemente
guardare il mare e perdersi negli occhi di un ragazzo; lei che amava
esplorare il mondo, viaggiare assorbendo con lo sguardo anche il
più piccolo particolare di quel luogo ....no, non lo trovava
giusto.
" Sophie! Sophie, aspetta un attimo" si sentì chiamare,
mentre era intenta a correre, a fuggire da quel luogo maledetto, e non
potè che voltarsi verso la direzione dalla quale proveniva
quella voce
" Chris?" esclamò, incredula, portandosi contemporaneamente
le mani al viso per tentare di asciugare le lacrime
" Che ci fai qui? Sai che i genitori di Jane.." disse, avvicinandosi
lentamente al ragazzo
" Si è svegliata dal coma?" domandò lui, come se
non avesse sentito nient'altro, come se non gli importasse di
nient'altro
Sophie si limitò ad annuire, ma non aggiunse altro, non ce
la faceva.
" Mi ha telefonato Zack, e mi ha detto che un tipo ha diffuso
la voce del risveglio di Jane all'università...e non mi sono
trattenuto, sono arrivato qui nella speranza di incontare almeno te"
spiegò lui
" Sì, si è svegliata...sta bene, diciamo. L'ho
abbracciata e abbiamo chiacchierato un po'... ricorda tutto, e ha
chiesto anche di te, anzi, soprattutto di te"
" E i suoi cosa le hanno detto?" e in quel momento il sollievo che era
comparso sul volto di Chris, sparì di nuovo
" Che stai bene, e che non sei mai andato a trovarla...mi dispiace
Chris, ma io non posso metterla contro i genitori, non ora"
continuò la ragazza
" Sì sì, fa male, fa dannatamente male, ma
è molto meglio che odi me e non sua madre e suo padre.
Immagino che ora abbia più bisogno di loro"
" Vorrei soltanto che sappia che la penso giorno e notte, e che spero
di riuscire a farmi perdonare un giorno" aggiunse subito dopo, la
sofferenza provata in quei giorni dimorava nei suoi occhi verdi
" Perdonare, perchè? Lei non ce l'ha con te...o meglio, ce
l'ha con te, ma solo per via della bugia che le hanno rifilato i suoi"
riflettè Sophie
E a quel punto, Chris le raccontò l'intera dinamica
dell'incidente, ogni dettaglio, compreso il bacio.
Nonostante tutto, la ragazza non se la sentì di incolparlo a
sua volta, o giudicarlo. per lui era già abbastanza
frustrante essere costretto a tenere una distanza di sicurezza, e non
occorreva che ci si mettesse altro.
" Ti sto invidiando tantissimo in questo momento, lo sai?" la
spiazzò il ragazzo, quando ebbe terminato di raccontare
"...Tu c'hai trascorso praticamente tutta la mattinata insieme, e si
vede lontano un miglio che hai pianto dalla felicità di
poterla riabbracciare"
Il dolore negli occhi di Chris era sconcertante, reale,
incommensurabile... a e quel punto Sophie non potè che
crollare. Aveva retto fino a quel momento, ma aveva bisogno di dirlo a
qualcuno, di sfogarsi con qualcuno che inequivocabilmente tenesse a
Jane, anche se la conosceva da così poco tempo.
" Non sono lacrime di felicità" sussurrò a bassa
voce, e poi senza ragionare un secondo di più, si
buttò tra le sue braccia.
" E' cieca, Chris!" urlò, riprendendo a piangere di nuovo
" Cosa? No..non è possibile..che dici" e lui la strinse
ancora più disperatamente, la voce tremante.
Sperava con tutta la sua anima di aver capito male, ma temeva di aver
sentito fin troppo bene, e perciò la paura, il terrore e lo
sgomento lo stavano investendo senza lasciargli respiro.
" Sì, i medici non sono ancora sicuri che si tratti di una
cosa definitiva, ma non vede nulla..e la cosa peggiore è che
lei non lo sa ancora. Le hanno messo una benda sugli occhi, e Jane
pensa di aver subito un'operazione, e che quando tra qualche giorno
gliela toglieranno, tornerà tutto come prima"
spiegò, senza darsi il tempo nemmeno per riprendere fiato
" No" Chris tremava tutto tra le braccia di Sophie
" No..no...noooo" ripetè, sempre più sconvolto,
tanto che non fu più possibile capire chi stesse consolando
chi.
La disperazione e la rabbia per quella situazione erano ormai equamente
distribuite tra loro due.
" Non tornerà nulla come prima, Chris"
" Ho bisogno di starle vicino...io ne ho bisogno, non posso
abbandonarla, non ci riesco" parlarono quasi contemporaneamente,
singhiozzando abbracciati per non crollare di fronte alla scoraggiante
realtà.
" Ti prego Sophie, aiutami a trovare il modo di andare da lei" la
pregò il ragazzo
" Dille che..dille che.."
" Cosa, Chris?"
" Che le voglio bene" sospirò, facendo chiaramente capire
alla ragazza di ripiegato all'ultimo sulla scelta di quelle parole.
Non era quello ciò che le voleva dire, non lo sapeva nemmeno
lui ciò che le voleva dire.
" E se mi dessi il suo numero?" continuò Chris, mentre
nessuno dei due accennava a staccarsi dall'altro o smettere di
respirare a fatica
" Non..non penso sia il caso...i messaggi non li può
leggere, e se i genitori scoprono che le telefoni-" non ci fu bisogno
che continuasse la frase
" E allora dammi il tuo! Perfavore..almeno posso sapere come sta
tramite te" propose
" Ti prego Sophie, te lo chiedo in ginocchio" e non era mai stato
così serio, e così disperato
" Ti sei innamorato di lei, Chris?" la domanda le sorse spontanea.
La ragazza si allontanò quel tanto necessario per poterlo
guardare negli occhi, ma non fu abbastanza veloce, perchè
lui abbassò lo sguardo prima che lei provasse a leggere tra
le righe.
Per Sophie si trattava di una spegazione piuttosto ovvia...bisognava
essere ciechi sul serio per non accorgersi che Chris fosse stato
travolto dal dolore.
Averlo sentito tremare tra le sue braccia, aver percepito lo strazio
che gli dilaniava il cuore nei suoi singhiozzi e nelle sue suppliche,
erano per lei prove più che evidenti dei sentimenti di Chris
per Jane.
" Ti sei innamorato di lei, Chris?" ripetè la domanda
" Io... mi sento terribilmente in colpa, rivivo quell'istante
ininterrottamente, di giorno e di notte.. e sto male, perchè
non posso nemmeno starle vicino!
Mi sento morire se penso che non potrà mai più
guardarmi negli occhi, e che mi odierà per sempre per il
casino che sono stato capace di combinare...ma come si fa a essere
così fottutamente stupidi?!
Vorrei solo stringerla forte al petto e dirle che mi dispiace, che sono
stato un'incoscente..ma anche che non ho nessuna intezione di lasciarle
combattere da sola la battaglia da ora in poi diventerà la
sua vita" deviò lui la domanda
" Segnati il mio numero, e contattami quando vuoi. Non appena
sarà dimessa dall'ospedale, Jane tornerà a casa
sua con i genitori, almeno per i primi tempi, e con ogni
probabilità io andrò con loro" disse
Sophie, ritenendosi in cuor suo più che soddisfatta per
quella risposta.
Per
quanto incredibile potesse essere una roba del genere, e per quando lui
non fosse ancora arrivato al punto di ammetterlo a sè
stesso, non c'erano dubbi che Chris a Jane ci tenesse sul serio ( e
viceversa).
BUONSALVEEEEEEE!!!!
Come vi avevo anticipato e promesso, ecco il nuovo
capitolo di questa storia che sinceramente mi sta prendendo tantissimo.
Spero con tutto il cuore che per voi sia lo stesso, e colgo ancora una
volta l'occasione di ringraziavi per tutto il supporto. Grazie davvero
<3<3<3
So che questi capitoli non sono il massimo dell'allegria, ma vi
prometto che le cose non resteranno così per sempre..diamo
solo un po' di tempo a Jane per abituarsi, se possibile, a questa nuova
condizione.
Probabilmente molte di voi avevano già intuito la perdita
della vista, ma vi chiedo ugualmente cosa ne pensate. Ovviamente si
tratta di un argomento delicato, e ho deciso di trattarlo, sperando di
riuscire a fare del mio meglio per non esasperarlo o al contrario,
banalizzarlo, proprio perchè desidero che questa non sia la
solita storiella. C'è in ballo molto di più.
Adesso devo scappare (che novità, eh?), ma vi do
appuntamento a lunedì prossimo ;)
Un abbraccio forte forte, e a prestoooooooo<3<3
Ps. Recensiteeeeee perchè amo leggere i vostri commenti ;)
<3
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
Da
quando Jane era stata messa al corrente della sua nuova condizione,
ogni mattina per lei rappresentava l'inizio di un'ardua sfida.
Se
solo si soffermava a pensare a quante volte negli anni e nei mesi
passati, si era lamentata di ciò che avrebbe dovuto
affrontare durante la giornata, si sentiva una stupida, un in'ingrata.
Messo
a confonto con la prospettiva di svegliarsi al mattino e non vedere
nemmeno la luce del sole, quello era il paradiso.
Erano
trascorsi pochissimi giorni da quando medici e genitori erano stati
costretti a confidarle quella triste verità, e lei, dopo
pianti disperati, rabbia contro il mondo intero, ostinazione a non
voler credere a una simile possibilità e rifiuto di quella
nuova vita che l'attendeva, non era ancora riuscita a fare dei passi
avanti. O forse li faceva, giorno dopo giorno, ora dopo ora, ma erano
così piccoli e apparentemente insignificanti, e lei stessa
era così convinta del fatto che da allora in poi tutto
sarebbe stato estramemamente difficile e imbarazzante, che non li
notava nemmeno.
Era
stata dimessa dall'ospedale una settimana dopo essersi risvegliata dal
coma, e non aveva potuto far altro che dare ascolto i suoi genitori:
era tornata a casa con loro, e fortunatamente anche con Sophie.
Però,
a distanza di soli tre giorni, era già diventata
insofferente a quella situazione.
Non
che le dispiacesse essere a casa, quello era il posto in cui aveva
vissuto praticamente per tutta la vita e che conosceva come le sue
tasche, ma nella sua mente, quel tornare stabilmente nel suo paese
d'origine non poteva che essere visto come un passo indietro. In
qualche modo ci era affezionata a quel paesino, ovviamente, ma se lo
era sempre sentito addosso come un po' troppo stretto, e quando dopo
aver terminato le scuole superiori, aveva accarezzato l'idea di
trasferirsi a Belfast per frequentare lì
l'università, aveva avuto l'impressione di poter finalmente
respirare a pieni polmoni.
Per
dirla sempre in questi termini, la città in cui si era da
pochi mesi stabilita, le calzava molto meglio, a pennello, si sarebbe
addirittura azzardata a dire. Almeno fino al momento dell'incidente.
Si
era ambientata subito, aveva stretto amicizie meravigliose, come quella
con Sophie, e aveva ben presto cominciato ad apprezzare la sua nuova
vita da studentessa universitaria fuorisede..si era sentita libera,
responsabile, indipendente, e in una sola parola: matura.
Sì,
un po' come tutti gli studenti che avevano percorso la sua stessa
strada, sentiva di star crescendo emotivamente giorno dopo giorno. E le
piaceva, le piaceva da matti la consapevolezza di essere finalmente in
grado di cavarsela da sola, di costruirsi lentamente un proprio
progetto di vita.
Quindi,
considerato tutto questo, immagino che non vi stupirete affatto se vi
dico che per Jane tornare a vivere a casa con i suoi, e tornare a
dipendere da loro in tutto e per tutto, assumeva approssimativamente la
forma del tornare bambina. Ma peggio: da piccola aveva avuto bisogno di
quelle attenzioni e le aveva naturalmente apprezzate...ma a quasi
vent'anni compiuti, le sue esigenze erano cambiate, i suoi desideri
coincidevano piuttosto vagamente con quelli della sè
bambina, e l'inevitabile risultato derivato dalla razionalizzazione di
quella serie di dati era per lei mortificante.
Le
mancava il canpus, le mancava la nuova routine che si creata su misura,
quasi perfetta per lei, e più di ogni altra cosa le mancava
semplicemente... vedere.
Vedere,
guardare, osservare, sbirciare, ammirare, adocchiare, focalizzare,
percepire, figurare, contemplare.
....Ma
avete mai fatto caso a quanti verbi e quante accezioni di ognuno di
questi esistono, tutte connesse al senso della vista?
Jane
non se ne era mai conto prima di allora, e mai si era soffermata a
pensare a quanto era fortunata nel poter fare tutte quelle cose in modo
così spaventosamente spontaneo e naturale, come se non
potesse essere diversamente da come era stato per tutti quegli anni.
Non le aveva mai apprezzate davvero quelle qualità, quelle
possibilità della natura umana, e come spesso accade, si
sentiva più che pronta a farlo allora...quando sarebbe stato
ormai troppo tardi.
Per
lei tutti i giorni erano diventati perfettamente uguali, si
susseguivano senza che intercorresse tra loro alcuna significativa
differenza.
Non
avrebbe mai più potuto distinguere un giorno soleggiato da
uno nuvoloso; non avrebbe mai più chiuso gli occhi ed
espresso un desiderio al passaggio di un aereo sulla sua testa; non
avrebbe mai più visto la neve...quella maledetta e benedetta
coltre bianca, che in fondo in fondo, aveva fatto in modo che gli
eventi prendessero quella piega e la conducessero dove si trovava.
Se
era per quello, non avrebbe nemmeno mai più visto gli occhi
verdi di Chris, di quello stronzo che, ormai poteva ammetterlo a
sè stessa, era arrivato a un passo così dal farle
perdere completamente la testa, e poi, era sparito senza aggiungere una
sola parola, dopo aver combinato quel disastro. Jane non lo capiva il
suo comportamento, non sapeva cosa lo avesse spinto praticamente a
scomparire dalla sua vita così velocemente e così
prepotentemente come ci era entrato, non sapeva più nulla
ormai....solo che faceva dannatamente male sentirsi abbandonata
così.
Aveva
Jonas che le telefonava ogni giorno e si sforzava di farle tornare il
sorriso, ma paradossalmente, adesso che davvero non vedeva nulla, sia
in senso figurato che fattuale, iniziava lentamente a liberarsi di quei
paraocchi che l'avevano spinta tra le braccia del ragazzo.
Probabilmente
non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma proprio quella maledetta
sera dell'incidente, in macchina con Chris, aveva realizzato, forse
troppo tardi, che non c'era storia.
Che
lei voleva un bene dell'anima a Jonas, e contava i giorni che la
separavano dal riabbracciarlo, ed era sempre curiosa di sapere
cosa avesse fatto durante la giornata, e le piaceva raccontargli la
propria, ma d'altronde poteva dire lo stesso della sorella di lui.
Allora,
se così stavano le cose, aveva lentamente eleborato durante
quella serata perfetta condivisa con Chris, l'amore era tutt'altra cosa.
Aveva
letto centinaia, forse addirittura migliaia di storie d'amore,
incasinatissime e al tempo stesso passionali e sensuali allo stato
puro... e quando aveva incontrato Jonas su quella spiaggia, aveva
ingenuamente pensato di poter finalmente fare la conoscenza di quel
selvaggio di cupido. Incauta gli si era avvicinata, e gli aveva
permesso di intrappolarla nella sua rete, per poi rendersi conto molto
tempo dopo, che quello che lei aveva incontrato quell'estate a
Brighton, non era che uno squallido surrogato del dio dell'amore.
Era
stata colpa sua, indubbiamente: lo aveva scambiato, confuso,
lasciandosi influenzare così tanto, al punto tale da credere
che il batticuore che ti scassa la gabbia toracica e ti rimbomba nelle
orecchie come un martello pneumatico, e il respiro che si blocca in
gola, e quel tremore dappertutto, non esistessero davvero. Nei libri
forse, ma non nella realtà.
E
poi, di punto in bianco, quando meno se lo sarebbe aspettata, Chris le
aveva dimostrato di aver torto.
Perchè
per quanto le facesse comodo negare tutto, e per quanto avesse
riconosciuto quelle sensazioni troppo tardi, lei sapeva di averle
provate solo quando quell'idiota l'aveva baciata.
La
prima volta i sintomi si erano manifestati in forma molto
più lieve, ed era bastato poco a dimenticarli, ma la
seconda...ciò che aveva percepito sulla pelle e
sul cuore, quando le labbra di lui avevano toccato e giocato con le sue
per una seconda volta, non era riuscito a cancellarlo nemmeno il coma.
Comunque,
il pericolo di perdere letteralmente la testa appresso a Christopher
Leeds, nolente o volente, era stato scansato, dato che lui non si era
fatto più vedere, nè sentire.
E
Jonas..no, Jane non lo avrebbe mollato. Era un pensiero egoistico, ma
in quel fragente forse poteva esserle perdonato: aveva bisogno che lui
le stesse accanto.
Quella
mattina si svegliò quasi alle undici (non che potesse in
qualche modo rendersi conto da sola di che ore fossero). Ma stava ormai
prendendo la sconsigliabile e viziosa abitudine di alzarsi sempre
più tardi, tanto non aveva nulla da fare durante il giorno,
malaguratamente era impossibilitata nel fare tutte le cose che le
piacessero per intrattenersi, e non le restava che attendere l'arrivo
della sera, quasi come se fosse una liberazione dalla
sofferenza..perciò si era convinta del fatto che
svegliandosi più tardi, avrebbe in qualche modo accorciato
quelle giornate tristi e noiose.
I
signori Collins avevano ripreso a lavorare regolarmente dopo essersi
presi due settimane di ferie per starle accanto in ospedale, quindi
l'unica a trascorrere tutta la giornata con Jane era Sophie.
E
forse, proprio per quel motivo pareva essere anche l'unica ad
accorgersi che l'amica non stesse affatto reagendo come tutti speravano.
Alzarsi
a mezzogiorno, molto spesso direttamente per il pranzo, e tornare a
riposare il pomeriggio, e costringersi ad andare a letto presto persino
la sera, poteva andare bene all'inizio, per riprendersi totalmente dal
coma, ma Jane lo stava prendendo come abitudine e lei non ne era
affatto contenta.
Evitare
del tutto di vivere, staccare semplicemente la spina e rifugiarsi nel
sonno, di sicuro non era la soluzione migliore.
Però
in un certo senso Sophie capiva Jane, perchè quel posto
effettivamente non offriva nessuno stimolo persino a chi godesse di
tutti i cinque i sensi al massimo delle loro possibiltà di
sviluppo, figuriamoci quanto potesse essere di conforto a una
non-vedente. Non lo aveva ancora fatto presente ai genitori,
perchè temeva di apparire arrogante e di essere
accusata di immischiarsi troppo in decisioni che non la riguardavano
direttamente, ma Sophie iniziava a pensare che Belfast potesse
perlomeno provare a offrire a Jane la possibiltà di
continuare a vivere.
Perchè
quella che stava conducendo, non poteva di certo chiamarsi vita.
Perfettamente
all'insaputa dell'amica, ne aveva parlato sia con il resto delle
ragazze, con alcuni compagni di corso, e soprattutto con Chris.
Il
ragazzo le mandava messaggi con la frequenza almeno di tre volte al
giorno, per sapere come stesse Jane, cose stesse facendo, e se in
qualche modo accennasse ancora a lui, e Sophie, poteva giurare che alle
volte, arrivava al punto di raccontare tutta la verità
all'amica, ma paradossalmente, dopo averla incoraggiata, era proprio
Chris a trattenerla.
Non
potevano allontanarla dai genitori in un momento delicato come
quello... non potevano proprio purtroppo.
Certe
volte Sophie trovava curioso il fatto che Chris si prendesse il
disturbo di scrivere a lei praticamente ogni cinque/sei ore, pregandola
di dargli buone notizie, e invece Jonas, il fidanzato ufficiale, si
accontetasse di sentire Jane una volta al giorno, per pochi minuti.
Sembrava quasi che quest'ultimo avesse paura di chiederle
come stesse, che avesse paura di dirle qualsiasi cosa,
perchè in un modo e nell'altro le avrebbe ricordato la sua
condizione. E secondo il modesto parere di Sophie, Jane aveva bisogno
di tutto il contrario di ciò che lui era in grado di
offrirle..aveva bisogno di essere distratta, e soprattutto necessitava
di essere resa partecipe della sua vita come lo era stata sino a poco
tempo prima. Forse Jonas non se ne rendeva nemmeno conto, ma in quel
modo, per paura di ferirla, la stava tagliando fuori dalla sua
quotidianità, il che pareva essere addirittura peggio.
Trattarla
con tutta quell'accortezza, parlarle con quella delicatezza esagerata,
non l'aiutava, anzi, la faceva sentire diversa, e di conseguenza sempre
più sola.
Ecco
perchè Sophie non si faceva troppi problemi a spronarla con
le buone e con le cattive, e persino a rimproverarla di tanto in
tanto...e forse, tra tutti, lei era l'unica persona ad aver capito
davvero come prenderla.
E
il tutto, anche grazie a un segretissimo e costante consulto con Chris,
che dalla sua continuava ad essere tormentato dagli incubi, ma si
sentiva in qualche modo più vicino a Jane di quanto non lo
fosse stato negli ultimi giorni, per merito della corrispondenza e
dell'amicizia che stava instaurando con la migliore amica della ragazza.
Nel momento in cui Sophie sentì provenire un rumore
dal bagno, lasciò il cellulare e corse. Esattamente come si
era immaginata, trovò Jane per terra, con solo un
asciugamano legato intorno al corpo, e naturalmente in lacrime.
Le spezzava il cuore vederla in quelle condizioni, ma doveva trovare la
forza di fingere che andasse tutto bene, doveva farlo per lei.
" Ti sei fatta male?" fu la prima domanda che le pose, inginocchiandosi
accanto a lei
Jane si limitò a scuotere la testa, ma dentro si sentiva
morire: era oltremodo umiliante non essere nemmeno in grado di farsi
una doccia senza cadere rovinosamente a terra.
" Su, dai, rimettiamoci in piedi" la spronò l'amica,
utilizzando il verbo al plurale per farle capire che non stava solo
aiutando lei a rialziarsi, lo stesso valeva anche per se stessa
" Capita a tutti di scivolare" aggiunse subito dopo
" Non tutti però scivolano dopo aver visto che a terra
è bagnato...perchè, appunto, lo hanno visto"
replicò Jane, al tempo stesso stizzita a sconsolata
" Non è vero, lo sai? Conosco gente che sarebbe capace di
scivolare su una buccia di banana dopo averla vista" provò
ad allegerire la tensione Sophie
A volte funzionava, e altre volte putroppo no.
" Hai capito che intendo" sospirò Jane, e da lì
l'amica capì che quello era il giorno 'no'. In certi momenti
diventata intrattabile, ma Sophie non riusciva a prendersela con lei
davvero..insomma, chiunque nelle sue condizioni avrebbe dato di matto!
Se poi ci si aggiungeva il fatto che il responsabile fosse sparito nel
nulla, almeno secondo Jane, la sua rabbia era più che
giustificabile.
L'unica cosa veramente singolare, secondo Sophie, era che l'amica ce
l'avesse con Chris soltanto per averla abbandonata dopo l'incidente, ma
non lo incolpasse assolutamente dell'accaduto, come invece parevano
fare tutti gli altri.
" Sì, l'ho capito cosa intendi..ma che vogliamo fare?
Piangerci addosso? " non era arrabbiata davvero, e quel tono duro era
solo una farsa..a volte necessaria
" Per te è facile" ..ecco, adesso era passata alla fase di
autocommiserazione
" No, Jane...per me non è niente facile vederti
così, ma che possiamo fare?"
" Niente, non posso fare più niente di niente. A volte penso
che sarebbe stato meglio morire sul colpo piuttosto che finire
così"
A quel punto Sophie si spaventò, perchè pensieri
del genere non avevano mai attraversato la mente dell'amica fino a quel
momento, ma evidentemente, più passavano i giorni e
più Jane si rendeva effettivamente conto di quella nuova
condizione, e di conseguenza non riusciva a darsi pace e
ad accettare la realtà.
" No, non dirlo neanche per scherzo Jane. Esistono
probabilmente..milioni di persone non vedenti al mondo, e quasi tutte
riescono a vivere serenamente" provò a spiegarle Sophie
" Allora io probabilmente faccio parte di quelle che non ci riescono"
borbottò la ragazza
" Ma lo vedi anche tu, no? L'altro giorno a momenti Kitty mi uccideva,
e mi sono buttata il riso bollente addosso, e stavo per rotolare dalle
scale, e faccio fatica persino a trovare il bagnoschiuma nel box
doccia, e ora sono caduta, e probabilmente domani ne
combinerò un'altra, e sarò per sempre dipendente
da qualcuno, e tutti mi tratteranno sempre diversamente...e non
potrò fare più nulla di quello che mi piace, e le
persone che mi stanno vicino si stancheranno di questo mio
attenggiamento e finiranno per lasciarmi sola, tutti, perchè
lo so che sto diventando insoppoortabile! Ma io...io vorrei solo
svegliarmi domani matttina e vedere di nuovo, tutto, anche le cose
più insignificanti, quelle a cui non avevo mai fatto caso
prima..vorrei solo che questo incubo finisca, perchè te lo
giuro Soph, io non riesco proprio a immaginare niente di peggio.
E dovrei convivere con questa cosa per il resto dei miei giorni? Non so
se ce la faccio...non lo so davvero" si sfogò piangendo,
seduta sul pavimento del bagno
" Certo che ce la farai! Adesso..è solo l'inizio Jane, devi
abituarti, credimi..tra qualche mese riuscirai ad affronatare il tutto
con un atteggiamento diverso. E nessuno ti abbandonerà..te
lo garantisco"
" Non puoi saperlo, non puoi sapere come andrà....e io, ora
come ora, non lo so Sophie, io-" l'amica la interruppe prima che
potesse dire ciò che stava per dire
" Non ti azzardare a dirlo di nuovo, ok? " l'ammonì, a un
passo dallo scoppiare in lacrime pure lei, ma tentando l'impossibile
pur di resistere
" A che serve vivere così?"
"
Jane, sei solo scivolata a terra..non è morto nessuno, per
l'amor del cielo! Non puoi abbatterti così per una simile
sciocchezza..
Sai
qual'è il vero problema? Che tu sei talmente impegnata ad
autocommisertarti, e piangere, e continuare ad essere arrabbiata con il
mondo, che non ci stai provando nemmeno a rialzarti...e non intendo da
terra"
A
quel punto esplose anche Sophie...purtroppo era umana anche lei, e dopo
tutta quella negatività, non poteva che rispondere con altra
negatività.
"
Non ci sto provando? Vorrei vedere te" le urlò addosso
l'amica, per poi coprirsi la bocca subito dopo, consapevole di aver
oltrepassato il limite.
Il
pianto di Jane si trasformò in singhiozzi convulsi,
pregò Sophie di perdonarla, muovendo le mani nel vuoto, in
cerca di quelle dell'amica.
"
Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace. Lo so che ho detto una cosa
cattivissima, ma me ne sono resa conto troppo tardi..scusa Soph, ti
prego perdomani, perfavore. Tu sei davvero l'unica persona al mondo che
si sta prendendo cura di me, più di quanto stiano facendo
mia madre e mio padre, non mi lasci un secondo, e sopporti tutto senza
battere ciglio, mi sproni e mi incoraggi a reagire.. e io come ti
rispondo?
Sono
proprio una stupida...perdomani, scusa, scusa, scusa, scusa. Se mi
abbandoni anche tu per me sarà davvero finita.
Stai
perdendo lezioni su lezioni, prove ed esami, stai rinunciando
praticamente alla tua vita per risollevare la mia, e non è
una cosa da tutti, lo so, e so anche che non ti ringrazio abbastanza, e
che ti faccio impazzire con le mie paranoie..però ti prego
Soph, non voltarmi le spalle..promettimi che non lo farai. Perfavore"
Non
si concesse nemmeno il tempo per riprendere fiato, le strinse le mani
tra le sue e per la prima volta dal giorno dell'incidente
ringraziò Dio, perchè le aveva dato un'amica
meravigliosa come Sophie. Più di un'amica, per Jane stava
diventando una sorella, e proprio come le sorelle, alle volte loro due
si scontravano per poi porre rimedio a ogni litigio con un abbraccio.
Fu
esattamente quello che fecero in quella situazione: si strinsero
fortissimo, e restarono in quella posizione per tanto tempo, l'una tra
le braccia dell'altra.
"
Mi dispiace, non solo per oggi...mi dispiace per tutto,
perchè lo so che non è facile stare dietro ai
miei cambiamenti d'umore...mi odio io stessa quando mi rendo conto di
come mi comporto, come non potrebbero farlo gli altri?! Mi dispiace
Soph...io non ero così, tu lo sai...e non voglio essere
così, ma è così dannatamente difficile"
"
Va tutto bene, ne usciremo insieme Jane, te lo prometto"
"
Vorrei soltanto riavere indietro i miei occhi"
"
Lo so, lo so" e non potè aggiungere altro, perchè
non c'era da aggiungere altro.
I
medici erano stati attenti a non dare false speranze, e lei non poteva
permettersi di commettere quell'errore.
La
strinse soltanto di più a sè, sperando con tutta
se stessa che le cose sarebbero presto migliorate.
BUONSALVEEEEEE!!!
Eccomi qua con il nuovo capitolo!
Mi rendo conto che anche questo non sia stato affatto leggero, ma come
potrebbe esserlo, viste le condizioni?
Spero di non essermi spinta troppo in là nell'analizzare i
pensieri di Jane: purtroppo siamo umani, tutti, e per quanto mi
riguarda troverei forse strano se in una situazione del genere, non si
arrivasse a pensare al peggio. E' un argomento pesante e lo so, ma mi
sto impegnando al massimo, e prometto che non dovrete attendere troppo
per uno spiraglio di luce ;)
Come credo di aver già scritto nello spazio autore dello
scorso capitolo, non vorrei cadere nell'esasperazione, nè
nella banalità, ma non voglio nemmeno pormi freni...voglio
che la storia sia il più realistica possbile, e qui stiamo
parlando di una ragazza che da un giorno all'altro non vede
più. Non penso di sapere cosa significhi, e prego Dio di non
scoprirlo mai, ma da me, all'università, è
arrivata da poco una una ragazza cieca, la vedo tutti i giorni, e provo
soltanto a immanginare quanto possa essere difficile per lei. Poi mi fa
una tenerezza assurda, perchè sembra avere tanta voglia di
vivere persino il lunedì mattina alle 8.30, quando tutti noi
sembriamo zombie viventi e daremmo oro nel tornarcene nel letto.
Ovviamente non è facile arrivare ad affrontarla con questo
atteggiamento, e scommetto tutto che all'inizio anche lei, come Jane,
abbia attraversato momenti davvero poco felici. Il suo arrivo sembra
essere caduto a pennello, perchè io avevo già in
mente tutta la storia, ma standoci a contatto tutti i giorni, penso di
essermi fatta un'idea un pochino più chiara di cosa voglia
dire non vedere, che mi è d'aiuto per questa
storia..nemmneno l'avessi programmato, o voluto!
Ad ogni modo, vorrei riuscire a parlare della cecità in modo
immediato, diretto, senza troppi giri di parole e aforismi, e
penso di non poter farlo in nessun altro modo se non facendo parlare e
agire la stessa Jane.
Però vi prego, se dovessi scadere nella banalità
o nell'esaspeazione, come ho detto prima, fatemelo notare.
Intanto vi ringrazio di cuore per tutto il supporto che mi date con le
vostre rencensioni....io vi adoro, davvero <3<3<3
Tengo tantissimo a questa storia, perciò, continuate a farvi
sentire, perchè per me è davvero importante ;)
Grazie anche a chi ha inserito 'for your eyes only' in una qualsiasi
lista, e a chi l'ha solo letta: non siate timidi e scrivetemi
<3<3
Un bacione, e a prestoooooooooooooo ;)
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Una
settimana dopo.
"
Jane, squilla il tuo cellulare"
Le
fece notare l'amica, mentre erano entrambe sedute sul letto di lei, una
intenta a sentire la tv, l'altra a guardarla.
Sophie
glielo mise in mano subito dopo aver premuto il tasto per rispondere
alla chiamata in arrivo.
"
Ei! Buongiorno" la salutò Jonas dall'altra parte
"
Ciao, come stai?" replicò lei, sforzandosi di fingere che
fosse una conversazione normale, nonostante quelle tra lei e il suo
fidanzato non potevano più definirsi tali dopo l'incidente.
Era
praticamente impossibile che dopo un colpo di quella portata, tutto
restasse uguale a come era prima: la vita di Jane era stata
praticamente capovolta, e con essa anche la maggior parte delle
relazioni e dei legami delle quali essa si nutriva. Ad eccezione
dell'amicizia con Sophie, che era ormai diventata il punto di
riferimento principale della ragazza, tutto il resto era cambiato in
peggio.
"
Bene" rispose Jonas "cioè insomma..come al solito" si
corresse in un attimo, guardandosi bene dal non chiederle 'e tu come
stai?'
Era
ovvio che Jane non avrebbe mai potuto rispondere allo stesso modo, ma
il fatto che lui non le desse nemmeno la possibilità di
formulare una risposta alla domnda più comune e banale del
mondo, la feriva più di quanto si potesse immaginare.
Perchè la faceva sentire diversa.
"
Sei con Sophie?" si informò invece il ragazzo
"
Sì, siamo davanti alla tv" disse lei, senza utilizzare il
termine 'guardare' perchè l'avrebbe fatta sembrare una
stupida, visto che lei non poteva guardarla quella maledetta tv.
"
Io sono a mensa invece" continuò il ragazzo, in tono
piuttosto neutro
"
Come è andata oggi all'università?"
domandò Jane, facendo l'impossibile per tentare di rendere
quella chiacchierata disinvolta e naturale
"
Bene.." disse Jonas, incerto sul continuare o meno
Jane
odiava quando le dava risposte del genere: approssimative. Odiava il
fatto che avesse smesso di raccontarle delle cazzate che facevano i
suoi compagni di corso e pure i professori..perchè doveva
ridurre il tutto a uno sterile e stentato 'bene', quasi come se le
facesse un favore anche solo a risponderle? Ormai le loro
conversazioni andavano avanti così da giorni, e diventavano
sempre più brevi, e fastidiosamente generiche,
perchè Jonas temeva di dire sempre la cosa sbagliata.
Ciò che però gli sfuggiva era che non dire nulla
fosse, approssimativamente, mille volte peggio.
"
Come sta andando la preparazione dell'esame?" lo stesso che ti ha
impedito di venire qui da me anche quando rischiavo di morire, avrebbe
voluto aggiungere
"
Non lo so, continuo a studiare, ma non mi sento affatto sicuro. E'
difficilissimo...tutti quegli schemi da ricordare, e le sigle, e i dati.
Ogni
sera mi addormento con la testa che mi scoppia..e non vedo l'ora di
darlo..non ce la faccio più, sono praticamente due mesi che
non penso ad altro"
Finalmente,
finalmente una risposta che non fosse monosillabica!
Finalmente
una frase, un' esclamazione, anche un'imprecazione che le facesse
capire come stesse davvero, come trascorresse le giornate dopo il
disastro.
"
Sono proprio un cretino...scusa tesoro..tu hai tanti di quei problemi a
cui pensare, e io ti assillo con i miei che in confronto sono solo
piccolezze" aggiunse subito dopo.
Grazie
Jonas, grazie davvero per essere riuscito a farmi ricordare della mia
disabilità, anche nell'unico momento in cui non ci stavo
pensando, avrebbe dovuto dirgli a quel punto, ma ancora una volta Jane
abbozzò e andò avanti.
"
Mi fa piacere se mi racconti della tua giornata" gli confidò
sinceramente, sorvolando intenzionalmente la parte dei 'problemi'
"
Sono a mensa, sto facendo la fila per i secondi proprio ora, e
c'è una roba strana che non ho mai visto in vita mia, e ho
paura di fare la figura dell'idiota nel chiedere cosa sia" disse lui, e
Jane stava già per scoppiare a ridere, felice che le cose
stessero riprendendo lentamente la loro piega naturale, con Jonas che
le raccontava sempre tutto, soprattutto le sciocchezze, quando lui
rovinò di nuovo ogni cosa, facendo bruscamente crollare
anche quel debolissimo equilibrio che forse stavano finalmente
riuscendo a creare settimane dopo l'incidente.
"
No davvero, sono assurde! Dovresti vederle Jane" lo disse senza nemmeno
pensarci, e se solo non fosse tornato sull'argomento l'attimo
successivo, la ragazza non avrebbe probabilmente nemmeno notato quelle
parole.
"
Sono un cretino, mi dispiace" ammise mestamente, sentendosi di nuovo
terribilmente a disagio
"
Sì, lo sei, ma non per il motivo per il quale pensi tu"
sbottò la ragazza, mentre Sophie esultava tra sè
perchè finalmente era riuscita a dirglielo.
Quella
era la prima volta in assoluto che Jane gli desse del cretino, e non lo
facesse in tono scherzoso..praticamente non avevano mai litigato sul
serio da quando stavano insieme, e forse quel particolare avrebbe
dovuto far riflettere entrambi sulla loro relazione.
Come
diavolo era possibile che non si fossero mai, e sottolineo mai,
scontrati in quei due mesi? Nemmeno per una stupidaggine...
Fino
a poco prima Jane avrebbe detto che era così
perchè loro due andavano d'amore e d'accordo, con il senno
di poi avrebbe forse ammesso che l'amore non c'era proprio. O almeno
non nella sua forma più impetuosa, passionale, viscerale,
come lo aveva sempre sognato e immaginato lei.
"
Che vuoi dire?" non capiva..come poteva non capire?
"
Voglio dire che sei un cretino perchè ti scusi continuamente
per niente. Lo sappiamo tutti e due che non vedo più, e ogni
azione che tu o qualunque altra persona compie ha inevitabilmente a che
fare con il senso che a me ormai manca, ma non per questo devi
trattenerti dal dire ciò che mi diresti normalmente, o
tenerti tutto per te.
Te
ne rendi conto che non parliamo più?"
"
Ma come non parliamo più? Che stai dicendo amore?"...se
pensava che utilizzando la parolina magica alla fine della frase
l'avrebbe addolcita, Jonas di sbagliava di grosso, almeno in quella
circostanza, perchè ebbe esattamente l'effetto contrario
"
Sto dicendo che quando ti chiedo della tua giornata mi rispondi a
monolissabi, e non mi racconti più nulla..a volte mi sento
come se mi avessi tagliata fuori dalla tua vita. Comportandoti in
questo modo probabilmente pensi di proteggermi, ma la verità
è che mi ricordi costantemente la mia condizione, quando io
mi sforzo di fare l'impossibile per non pensarci almeno quando parlo
con il mio fidanzato"
Il
tono di Jane era basso, nella normalità, ma ansioso, ferito,
e per niente rassicurante.
"
Sono davvero io quello che ti sta tagliando fuori dalla sua vita? E tu,
allora? " perse le staffe anche il ragazzo, riportando a galla in conto
rimasto insospeso
"
Ti pare normale che debba venire a sapere dalla tua migliore amica che
quando hai fatto l'incidente eri in compagnia di un ragazzo? Che
stavate facendo, eh? Dove stavate andando, e soprattutto,
perchè mi hai detto che saresti andata al cinema con Sophie,
quando invece ci sei andata con tale Chris? Chi è lui?" si
infervorò Jonas.
Non
aveva mai avuto il coraggio di sollevare quella questione, sempre per
paura di infierire sulle sue condizioni, ma a quel punto non poteva
più tenerselo dentro.
Jane
restò per un attimo di sasso, rimpiangendo la sua vista
anche solo perchè in quel modo avrebbe potuto scoccare
un'occhiataccia indirizzata all'amica.
"
Ok, va bene...ho sbagliato a non dirti che al cinema ci sarei andata
con un..amico" già, in quel momento non le vennero in mente
altri termini per definirlo, anche se Chris non lo era mai stato
davvero, un amico
"
Ma l'ho fatto unicamente per evitare una reazione del genere da parte
tua...non abbiamo fatto nulla di male, siamo soltanto andati a vedere
un film"
Se
si escludeva il bacio, sì, le cose erano andate proprio
così.
"
Da soli" precisò Jonas, anche se il suo tono le fece capire
che fosse più tranquillo
"
Sì, da soli, perchè erano impegnati tutti quella
sera, e questo Sophie può confermarlo. Poi non abbiamo mica
visto un film romantico tenendoci per mano...era semplicemente l'ultimo
giorno che davano 'Shatter Island 2' ed entrambi volevamo vederlo.
Fine." decretò la ragazza, impedendo anche a sè
stessa di pensarla diversamente.
"
Va bene, ma avresti comunque dovuto dirmelo" sospirò lui
"
Scusa" mormorò Jane..sapeva che in quel caso Jonas avesse
ragione
"
Scusa anche tu per..sai, per averti dato l'impressione di tagliarti
fuori dalla mia vita" disse lui
"
E' tutto così difficile"
"
Non appena avrò dato l'esame verrò, promesso.
Nelle vacanze di Pasqua sicuramente" la rassicurò Jonas
"
D'accordo" si limitò a dire lei, per poi salutarlo subito
dopo, con la consapevolezza che mancassero ormai soltanto tre di
settimane alla Pasqua. E per la prima volta nei suoi quasi vent'anni di
vita, non avrebbe potuto girare tra le corsie dei supermercati in cerca
dell'uovo di cioccolata più grande, più buono, e
possibilmente con la sorpresa migliore all'interno.
Poteva sembrare una cosa stupida e insignificante, un capriccio, ma per
lei significava molto di più...era una specie di tradizione
che era inziata quando la sua nonna paterna era ancora in vita. Pochi
giorni prima della domenica di Pasqua, la portava con
sè al supermercato, e mentre lei faceva la spesa spuntando a
poco a poco ogni ingrediente subito dopo averlo messo nel carrello,
Jane si perdeva tra le uova di cioccolato...certe volte era capace di
girare in tondo per ore senza riuscire a sceglierne una; la nonna la
raggiungeva aitandola a decidere quale fosse la più bella, e
spesso uscivano dal supermercato con delle uova talmente grandi che a
fatica riuscivano a portarle fino a casa.
Da quando sua nonna non c'era più, Jane aveva continuato a
tener fede a quella tradizione da sola, scegliendo però di
portare a casa l'articolo che sarebbe piaciuto di più
all'anziana signora, che specialmente negli ultimi anni di vita, era
diventata golosissima di cioccolato e dolci in genere.
E quello sarebbe stato il primo anno che non avrebbe potuto scegliere,
per ovvi motivi, l'uovo di Pasqua per sua nonna...non lo
aveva ancora realizzato prima di allora, prima che Jonas citasse la
festività, ma si trattava di un dettaglio, molto meno
dettaglio di quanto tutti credessero.
" Non sei arrabbiata con me per aver detto a Jonas di Chris?"
domandò Sophie, strappandola da quei pensieri
Jane si limitò a scuotere la testa " Mi pare ovvio che abbia
voluto sapere ogni dettaglio dell'incidente...ciò che non
capisco è il motivo per il quale io non abbia mai pensato di
raccontarglielo personalmente, e non mi sia nemmeno resa conto che in
un modo e nell'altro sarebbe venuto a galla che non ero con te in quel
momento" riflettè subito dopo
" Menomale che non gli detto del bacio" scherzò a quel punto
l'amica, accorgendosi un attimo troppo tardi di aver fatto capire a
Jane di essere a conoscenza di qualcosa che lei non le aveva detto
" Cosa?" e se solo avesse potuto, in quel momento avrebbe sbarrato gli
occhi
" Tu..sai? Come lo sai?" non potè fare a meno di domandare,
anche se la possibiltà era una sola, e se non glielo aveva
confidato lei, doveva averlo fatto...lui
" Perchè non me lo hai detto?" si incuriosì Sophie
" Chi te lo ha detto?" l'amica le rispose con un'altra domanda
" Avrei voluto che me lo dicessi tu" non poteva non ammettere che un
pochino ci fosse rimasta male, anche se la delusione era durata meno di
un istante..Jane aveva bisogno di lei e non poteva assolutamente
permettersi di fare l'arrabbiata o la schizzinosa
" Hai parlato con lui?" andavano praticamente avanti a domande, senza
curarsi di darsi a vicenda risposta
" Perchè non me ne hai parlato tu?" oddio, sembrava che
viaggiassero su frequenze praticamente opposte e non riuscissero a
trovare un punto di incontro, ma vista da fuori la scena poteva
apparire addirittura come comica
" PERCHE' E' STATO TROPPO BELLO!" urlò Jane, sfinita da quel
giochino
E a quel punto Sophie si ammulotì, desiderosa che Chris
l'avesse sentita ammetterlo, nonostante tutto.
" Sì, è stato il bacio più
coinvolgente e intenso che abbia ricevuto e dato in vita mia, ma devo
dimenticarlo, e parlarne con te non mi avrebbe di certo aiutato" ammise
la ragazza, dandole finalmente la risposta che l'amica cercava da
quando era iniziata quella conversazione.
" Ho parlato con lui Jane"
" Maddai" a quello ci era già arrivata da sola
" In realtà parlo spesso con lui..cioè, via
whataspp" ammise Sophie subito dopo
" Tu e Chris?" il tono di Jane era incredulo e forse anche vagamente
ferito
" Sì, e parliamo di te. Lui ..sa tutto, e mi chiede
costantemente come stai" almeno era riuscita a raccontarle una piccola
parte di verità
" E perchè lo chiede a te e non a me? E
perchè tu non me lo hai detto?"
" E' molto più complicato di quanto tu possa immaginare
Jane...senti, io non so come dirtelo e non so nemmeno se dovrei
dirtelo-"
" Cosa? Vi piacete?" e da quegli occhi totalmente inespressivi
scorgarono delle lacrime vere
" No..no! Non è assolutamente questo...figuriamoci! Sai
benissmo che sto con Scott e lo amo, e poi a lui piaci tu! Che diavolo
vai a pensare?" e di nuovo, Sophie non riuscì a controllare
le proprie parole
" A lui cosa?" Jane ovviamente si era fermato a quello, non aveva
ascoltato proprio tutto il resto
" Vabbè, è una mia supposizione..esattamente come
sono convinta del fatto che a te piaccia lui, ti posso dire che a lui
piaci tu" si affrettò ad aggiustare il tiro.
Non poteva assolutamente mettere in bocca a Chris parole e frasi che
non aveva mai detto, anche se lei non aveva dubbi sul fatto
che le pensasse.
" Scusa Soph, ma io non ci capisco nulla. Voglio dire...che senso ha
tutto questo, io non ci arrivo!
Non si degna nemmeno di venirmi a trovare in ospedale per settimane,
non mi telefona, nè mi scrive un maledetto messaggio per
chiedermi almeno se sono ancora viva, praticamente sparisce come dalla
mia vita come se tra noi non ci fosse mai stato niente di niente,
nemmeno per un fottutissimo secondo.
E poi scrive a te per chiederti come sto? Ma che razza di problemi ha?"
E proprio in quel momento, quando Sophie era combattuta sul raccontarle
tutto quello che era successo quella notte in ospedale, senza
tralasciare nemmeno il più piccolo particolare, entrambe
sentirono chiaramente un rumore di passi, e furono costrette a
interrompere quella conversazione.
Sophie non seppe se considerarla una fortuna o una disgrazia, ma Jane
non ebbe modo di sapere la verità, e nessuno
riuscì a farle cambiare idea sul fatto che Chris con lei si
fosse comportato comunque da stronzo. Da vigliacco che scappa a gambe
levate non appena la situazione si mette male..perchè ai
suoi occhi, in senso molto figurato, era proprio quello che lui aveva
fatto in quelle settimane.
" Ragazze, è pronto il pranzo" e così dicendo la
signora Collins irruppe nella stanza, e aiutò la figlia a
scendere al piano di sotto, mentre Sophie si rendeva conto del disastro
che avrebbe causato se solo avesse confidato all'amica che erano stati
i suoi genitori a far allontanare Chris minacciandolo, e non lui ad
averla abbandonata.
Contemporaneamente il ragazzo era alle prese con una fidanzata che si
era sentita trascurata ed era inevitabilmente diventata gelosa: la
specie peggiore in assoluto.
" Sì, Meg, me lo hai già detto cento volte" le
ricordò con un sospiro
" Perchè tu sembri proprio non capirlo il problema"
replicò lei acida a stizzita
" Mi dispiace, davvero..non volevo ferirti" provò a
rabbonirla lui
" Ma tu non hai idea di quanto siano complicate le cose qui..."
continuò subito dopo
" E allora torna, Chris...chi diavolo ti costringe a startene
lì? Rinuncia al progetto e riprenditi la tua vita" e se lei
lo avesse detto con un altro tono, un po' meno irritato e spazientito,
forse lui sarebbe di conseguenza riuscito a risponderle in modo diverso
" Non posso..non-tu non capisci, io non posso muovermi di qua" e quella
era l'unica verità che conosceva
" Perchè? Dopo l'incidente ti farebbe bene cambiare aria"
insistè la ragazza, e non sapeva nemmeno nulla di quegli
incubi che lo tormentavano ogni notte
" Megan, perfavore...ti ho detto che è complicato, e che in
questo momento non posso lasciare Belfast" cercò di non
utilizzare un tono troppo duro, ma fu quasi inevitabile
" Sai che c'è Chris? Che cosa penso davvero?
Che non è Belfast che non puoi, o meglio ancora, non vuoi
lasciare..ma lei: la ragazza coinvolta nell'incidente. E qui centrano
davvero poco i sensi di colpa" quasi gli urlò addosso
Megan sapeva che quella maledetta sera Chris fosse andato al cinema in
compagnia di amici, e si trovasse con tale Jane soltanto
perchè la stava accompagnando a casa dopo il film, visto che
per rititarsi, come lui le aveva fatto credere, praticamente passava
davanti casa di lei.
" Tu continui a dire che è complicato, ma a me pare tutto
molto semplice, forse troppo : tieni decisamente più a lei
che a me.
E io sono la stupida che continua a chiamarti e starti dietro,
nonostante sappia bene che a te non della sottoscritta non è
mai fregato nulla"
" Questo non è vero Meg" protestò lui, ma aveva
un mal di testa pazzesco, e l'ultima cosa che gli serviva in quel
momento era litigare con lei..tanto per cambiare poi, visto che
sembravano non riuscire più a fare altro negli ultimi tempi,
complice forse anche la lontananza
" Ancora con questa storia che tengo più a Jane che a te?"
" Dimmi che non è vero, e io la faccio finita" lo
sfidò lei a quel punto, e Chris sospirò
pesantemente, senza dire nulla, o almeno senza rispondere
immediatamente.
Si sentivano ogni giorno (lei lo chiamava ogni giorno) e finivano
sempre per discutere della stessa cosa. Chris non ce la faceva
più..e forse si rendeva anche conto di star sbagliando nei
confronti di Megan, ma non aveva nè la forza e la
nè voglia di sistemare le cose in quel momento. Lo so, suona
male, ma la verità era che a lui non intessava
più nulla dopo il disastro, nulla ad eccezione delle
risposte che gli forniva Sophie sulle condizioni dell'amica.
Dal giorno dell'incidente non era stato in grado di smettere di pensare
a lei nemmeno per un secondo, e per lui quella rappresentava
un'assoluta novità.
Non era esattamente il tipo di ragazzo che si strugge per amore, ed era
abituato a prendere anche quello alla leggera, come d'altronde
dimostrava la sua storia con Meg.
Sì va bene, lei lo attraeva, e quando erano usciti insieme
erano stati bene, benissimo, ma forse un po' troppo tardi, Chris si
accorgeva che la ragazza si fosse fatta un film da sola sulla loro
relazione. Forse era stato lui a farglielo credere, anzi, sicuramente
le cose erano andate proprio così...ma essere
così disponibile, gentile, simpatico e alla mano era nella
sua natura.
Non lo faceva perchè si trattava di Megan, era lui ad essere
così... e la ragazza doveva invece aver travisato tutto..non
c'era altra spiegazione.
Chris non aveva mai pensato alla loro storia come doveva averla vista
lei sin dall'inizio...erano entrambi giovani, belli e discretamente
incasinati da poter permettersi di divertirsi un po' insieme, ecco
tutto. Lui non aveva mai creduto di poter starci insieme tutta la vita,
non per cattiveria, ma semplicemente perchè era troppo
presto dal suo punto di vista per 'sistemarsi'...lui voleva viaggiare,
conoscere il mondo, fare esperienze nuove, e spassarsela fino a quando
la condizione di studente universitario glielo avrebbe permesso.
Ecco perchè aveva accettato di trascorrere del tempo a
Belfast senza pensarci due volte, perchè sarebbe stata una
nuova esperienza che in un modo o nell'altro avrebbe ricordato negli
anni a seguire...voleva aver qualcosa di interessante da raccontare ai
figli, quando un giorno ne avrebbe avuti.
Ora, tutto questo non significa che il suo modello di serata perfetta
corrispondesse a una sbronza in discoteca, e non significa nemmeno che
fosse il tipo da cambiare ragazza una volta alla settimana, e
nè tantomeno gli piaceva illudere quelle con le quali era
uscito, che comunque si potevano ancora contare sulle dita delle
mani....tutto ciò che lui desiderava era godersi il
più possibile la gioventù, senza però
strafare in nessun senso.
Tutti coloro che lo conoscevano lo reputavano un tipo
in gamba, una bella persona e non soltanto un bel faccino,
perchè effettivamente Chris era tutto questo....e accidenti,
avrebbe dovuto stare più attento e capire subito che per una
ragazza era un gioco da ragazzi perdere la testa per uno
così.
Quando lui e Meg si erano salutati prima della partenza per Belfast,
lui non le aveva promesso nulla riguardo al futuro, semplicemente
perchè non era nel suo stile, ma da lì a dire che
non gliene fregasse nulla di lei ce ne passava di acqua sotto i ponti.
Se davvero fosse stato così, di certo non ci sarebbe stato
insieme in quei mesi. Non provava quel sentimento focoso e
incontenibile di cui si nutrivano le storie d'amore nei libri e in tv,
e non aveva intenzione di portarla presto all'altare, quello
sì, era innegabile, ma non stava con lei solo
perchè non aveva nulla di meglio da fare in quel momento.
Certamente lei gli piaceva, ma se davvero Meg si era presa una sbandata
tanto forte per lui, era meglio non illuderla oltre.
Lui
la rispettava, l'aveva fatta conoscere ai suoi amici, e non mancavano
le volte in cui aveva preferito stare da solo con lei, a chiacchierare
o fare una passeggiata, e non si sognava minimanente di
tradirla alla prima occasione con una più carina...Chris non
era quel tipo di ragazzo, e forse
il suo atteggiamento può risultare difficile da comprendere
visto dall'esterno...ma in fondo che c'è di male nel stare
con una ragazza, a vent'anni, senza per questo doverle prometterle
amore eterno?
Però se la ragazza in questione non la pensava allo stesso
modo, e tra non molto, di quel passo, avrebbe cominciato a parlare di
bomboniere, allora era meglio mettere le cose in chiaro..soprattutto
per il suo bene.
Perchè Chris, non poteva definirsi nemmeno un ragazzo
egoista, e anche se quel maledetto incidente lo aveva sconvolto
più del dicibile e dell'immaginabile, continuava ed essere
sempre lui.
" Lo vedi? Non riesci a dirlo perchè sai che ho ragione" si
lamentò lei, a un passo dallo scoppiare in lacrime
" Meg, ascoltami...è un periodo per me molto particolare, e
penso che la cosa migliore per tutti e due sia smettere di continuare a
litigare ogni giorno per telefono, perchè è
così che va ultimamente tra noi.
Tu sei gelosa di una ragazza che ha appena perso la vista, che ha
subito le conseguenze di un'incidente di cui io sono responsabile...e
scusami, scusami davvero, ma ora come ora non riesco a pensare ad altro
che a questo"
" Quindi? Questo significa che non puoi pensare anche a me? Mi stai
davvero mollando, Chris?"
" Considerami pure uno stronzo, ma in questo momento ho bisogno di
stare da solo, di perdonare me stesso, se mai ci riuscirò, e
riprendere in mano la mia vita.
Non voglio illuderti Meg, non voglio farti credere di provare cose che
non provo"
E quello ovviamenete fu il colpo finale per la ragazza.
" Ma io l'ho sempre saputo in fondo...non mi hai mai amato quanto ti ho
amato io. E me lo avevano detto tutti che non sei il tipo da relazione
durature e sentimentalismi vari, ma io non ho voluto crederci.
Che diavolo deve fare una ragazza per essere degna di te, per farsi
spazio nel tuo caldo e confortevole ma lunatico cuore?"
" Nulla Meg..probabilmente sono io a non essere degno di te in questo
momento, ma questo non cambia le cose, non cambia quello che provo,
come mi sento.
Mi dispiace, ma non riesco più ad andare avanti
così" disse sinceramente.
Da quando era arrivato a Belfast, lei lo assillava, e inevitabilmente
finivano per litigare..perchè a Chris non piaceva sentirsi
in gabbia come stava iniziando a farlo sentire lei, e
perchè, poco ma sicuro, in quel caso era proprio lui ad
essersi preso una sbandata per una ragazza. Comunque non glielo disse,
per non peggiorare le cose. A malepena riusciva ad ammetterlo a
sè stesso, figuriamoci con qualcun'altro.
Non ottenne più alcuna risposta, segno che Meg gli avesse
praticamente attaccato il telefono in faccia.
BUONSALVEEE!!!
Stavolta sarò breve perchè devo scappare, ma
quasi sicuramente aggiornerò anche lunedì
prossimo ( il giorno di Pasquetta)!
Vi ringrazio di cuore per tutto il sostegno e l'interesse che state
mostrando per questa storia. Per me è davvero importante,
perciò grazie <3
Continuate così, continuate a dirmi cosa ne pensate, a
suggerirmi nuove idee, o anche a rimprovermi qualcosa ne
necessario!
Un bacione, buona Pasqua, e a prestoooooooooooo
<3<3<3
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
Dopo
vari e vani tentativi finalmente Sophie ce l'aveva fatta: era riuscita
a convincere i genitori di Jane a lasciarla tornare al campus, a
Belfast.
Naturalmente,
prima di affrontare il discorso per l'ennesima volta, e determinata a
far valere la sua opinione, la ragazza aveva provato mille volte le
eventuali risposte in compagnia della stessa Jane, che dal canto suo
non vedeva l'ora di poter uscire da quella casa che l'aveva vista
crescere, e all'interno della quale si era reclusa come una prigioniera
per settimane.
Praticamente
non aveva mai messo il naso fuori da quando era arrivata: conosceva la
gente del posto, il loro modo di fare gossip sulla vita e sulle
disgrazie degli altri, e non aveva la benchè minima
intenzione di essere al centro della loro attenzione, anche se in quel
caso forse sarebbe stata compassione e basta.
Ma
Jane Collins non voleva nemmeno quella: le dava nausea anche soltanto
l'idea di passeggiare per i vicoli, le stradine e la villa comunale al
braccio di Sophie, come se non sapesse nemmeno più reggersi
in piedi, ed essere additata dai passanti, o fermata dai conoscenti che
le avrebbero chiesto come stava e si sarebbero offerti di
aiutarla in ogni modo solo per essere con la coscienza a posto. Solo
perchè in quel paese piccolissimo tutti si conoscevano per
nome e cognome, e tutti si sentivano in dovere di 'fare la mossa', come
si diceva lì.. giusto per salvare le apparenze.
Inizialmente,
quando Sophie le aveva proposto di tornare all'università,
l'amica non si era mostrata tanto convinta o più che altro
sicura di essere nelle condizioni di farlo, ma più passavano
i giorni e più si rendeva conto di star praticamente
sprecando la sua vita letteralmente buttata su un divano o su un letto
dalla mattina alla sera.
Non
che potesse aspirare a fare molto con la sua cecità,
però l'amica l'aveva ormai convinta del fatto che fosse
molto meglio per lei ritornare a Belfast, perchè nolente o
volente avrebbe dovuto imparare a cavarsela da sola...e poi le lezioni
l'avrebbero tenuta impegnata durante la giornata, l'avrebbero aiutata a
non pensare sempre e solo alla stessa cosa, e avrebbe passato del tempo
in compagnia di altri ragazzi e ragazze, e in poche parole, forse
avrebbe iniziato a condurre di nuovo una vita degna di essere chiamata
tale. Ovviamente avrebbe trovato mille ostacoli e
difficoltà, ma con un po' di pazienza, forza di
volontà e persone accanto che le volevano bene, sarebbe
riuscita a superare anche quelli.
Sophie
aveva portato tutte le suddette agomentazioni a favore della propria
tesi nella disputa con i genitori di lei, con l'aggiunta del pericolo
che Kitty, la loro gatta, costitiusse per Jane, così come le
scale che conducevano in camera della ragazza, e soprattutto il
supporto e le suppliche della diretta interessata.
A
quel punto i signori Collins erano stati costretti ad ammettere che
effettivamente Kitty, strusciandosi contro le gambe della ragazza senza
che lei potesse accorgersi in tempo del sopraggungere del felino, aveva
rischiato più di una volta di farle perdere l'equilibrio con
conseguenze che non avrebbero fatto altro che complicare le cose a
Jane...e le scale, beh, anche quelle sicuramente erano tutto
fuorchè una sicurezza. Se poi ci si aggiungeva il fatto che
la diretta interessata mostrasse chiaramente l'intenzione di voler
perlomeno provare a tornare al campus, e l'amara consapevolezza
condivisa da entrambi i genitori, che a casa trattata come se fosse di
nuovo bambina si stesse lasciando andare sempre di più
dimenticandosi di reagire e lottare per andare avanti...allora forse
valeva la pena dare ascolto a Sophie.
"
Va bene: puoi tornare a Belfast per due settimane, fino a Pasqua, per
vedere come va"
Era
stato quello il verdetto alla fine del confronto, ed entrambe la
ragazze si erano dichiarate più che soddisfatte del
compromesso raggiunto.
Nei
giorni successivi la signora Collins aveva preparato sughi, secondi e
contorni, tutta roba congelabile e di conseguenza scongelabile che Jane
avrebbe potuto cuocere e mangiare, nel caso in cui non avesse avuto
voglia di andare alla mensa. Si era inoltre preoccupata di farle avere
tutte quelle piccole cose che le avrebbero in qualche modo facilitato
le cose, come ad esempio un tappeto piuttosto particolare con disegnate
sopra, in rilievo, le impronte dei piedi, in modo tale che Jane avrebbe
potuto servirsene per camminare all'interno del monolocale senza
rischiare di mettere un piede in fallo e cadere.
E
finalmente il weekend successivo, David Collins aveva personalmente
accompagnato le due ragazze a Belfast.
Ovviamente
avevano lasciato Sophie a casa sua, dopo quasi venti giorni di assenza,
con due valigioni pieni di vestiti, accessori che si era portata
dietro, e tante prelibatezze preparate dalla mamma di Jane e tipiche
del loro paese..era stato uno dei modi per ringraziarla di essersi
presa cura della figlia in quel momento difficile.
Dopo
averle promesso che sarebbe passata da lei l'indomani mattina, e
insieme sarebbero scese a lezione, Sophie aveva salutato l'amica con un
abbraccio; Jane e suo padre erano invece tornati al campus. Il signor
Collins le aveva fatto compagnia per un po', assicurandosi che tutto
andasse bene e raccomandandosi praticamente per qualsiasi cosa, e la
ragazza gli aveva promesso mille volte di stare attenta. Prima di
lasciarla, visto che si era fatta sera, suo padre l'aveva accompagnata
alla mensa, premurandosi di ricordarle che non avrebbe dovuto far altro
che domandare a qualcuno di accompagnarla a casa quando avesse
terminato il pasto. Il suo monolocale distava meno di cinquanta metri
della zona ristorazione, ma era meglio se qualcuno, una ragazza o un
ragazzo qualunque, avesse sprecato due minuti contati del proprio
tempo, accompagnandola gentilmente fino alla porta...in fondo non gli
sembrava di chiedere troppo.
Sophie
aveva a malepena salutato i propri genitori rispondendo alle domande di
questi ultimi sulle condizioni di Jane, prima di correre al piano
superiore a godersi il bagno caldo le sua madre le aveva premurosamente
preparato, immaginando che sarebbe tornata a dir poco distrutta.
La
ragazza si era lentamente liberata di tutti gli indumenti, ed era
entrata nella vasca, lasciandosi finalmente andare e rischiando di
addormentarsi seriamente lì, se suo padre non avesse bussato
alla porta per chiederle scherzosamente se fosse ancora viva; a quel
punto lei aveva aperto gli occhi e sospirato a lungo, costringendosi a
uscire da quel caldo paradiso.
Senza
nemmeno preoccuparsi di indossare qualcosa di diverso dall'acappatoio e
con le punte dei capelli neri bagnati, nonostante li avesse tirati su
in uno chignon alla buona durante il bagno, si era diretta in camera
sua, buttando la valigia a terra senza nemmeno disfarla, per avere il
letto tutto per sè.
Per
quanto lo avesse fatto con piacere, mettendoci ogni minuto tutto il
cuore, stare accanto a Jane in quelle settimane non era stato facile.
Non
si era concessa tregua nemmeno nel sonno, sempre terrorizzata dall'idea
che l'amica potesse cadere, farsi male, o magari anche solo fare degli
incubi come stava succedendo a Chris.
Aveva
vissuto praticamente in simbiosi con lei, ventiquattr'ore al giorno, a
anche se con Jane non l'avrebbe mai ammesso per non ferirla e non farla
sentire un peso ancora di più di quanto di quanto
già si sentisse, Sophie aveva agognato il momento in cui si
sarebbe potuta rilassare sul proprio letto, senza pensare a lei, senza
percepire il suo respiro nell'aria, almeno per un po'.
Stava
quasi per addormentarsi definitivamente, ancora con l'accappatoio
addosso, quando percepì un leggero bacio sulla fronte;
inizialmente pensò che fosse suo padre o sua madre venuti a
darle la buonanotte, ma quando aprì gli occhi si rese
piacevolmente conto di aver sbagliato su tutta la linea.
"
Bentornata a casa amore" sussurrò Scott, guardandola
dolcemente
"
Ciao" si sciolse lei in un sorriso altrettanto dolce
"
Non ti aspettavo così presto" ammise, facendo spazio al
ragazzo accanto a sè
"
Vuoi che me ne vada? Preferisci riposare un po'?" domandò a
quel punto lui
"
Ma no! Resta qua scemo" e così dicendo Sophie si
accoccolò contro il suo petto
"
Mi sei mancata tanto lo sai?" mormorò lui, nonostante la
ragazza avesse richiuso gli occhi, sfinita
"
Anche tu" rispose debolmente, sbadigliando, senza nemmeno provare a
trattenersi.
La
loro storia durava da anni, da quando entrambi frequentavano il secondo
anno di liceo, ma nonostante le piccole incomprensioni e le discussioni
inutili in cui spesso si cimentavano entrambi, erano riusciti a
resistere per tutto quel tempo. Lei e Scott erano praticamente
diventati grandi insieme, tenendosi per mano, e nessuno dei due
arrivato a quel punto, riusciva a immaginare la propria vita senza
l'altro.
Erano
stati un punto di riferimento l'un per l'altra durante le turbolenze
dell'adolescenza, e potevano ormai dire di aver capito come far
funzionare le cose: il loro segreto stava nel concedersi i propri spazi
e le proprie libertà, senza essere assillanti e senza starsi
con il fiato sul collo; pur vivendo a meno di dieci chilometri di
distanza, infatti, non sentivano la necessità di
vedersi e stare insieme di giorno e di notte...piuttosto si
incontravano due o al massimo tre volte alla settimana, distribuendo il
resto del tempo tra impegni vari (soprattutto lo studio) e ovviamente
le uscite con i rispettivi amici.
Sophie
si fidava ciecamente di Scott e viceversa, al punto tale da lasciarsi
andare completamente con lui, sia che questo significasse concedergli
tutta se stessa per la prima volta e tutte le successive, sia non
riuscire a far altro che addormentarsi sul suo petto pur non avendolo
visto, nè baciato, o sfiorato per venti giorni.
E
la cosa più rassicurante, e forse più incredibile
di tutte, era che lui non se ne stesse affatto lamentando, anzi, le
carezzava i capelli tenendola stretta a sè, come se in quel
momento non fosse stata altro che una sorellina da proteggere.
Scott
immaginava che per lei quelle settimane fossero state inverosimilmente
pesanti, ma vederla ridotta così, lo aveva intenerito molto
di più di quanto avrebbe mai pensato: era perfettamente in
grado di capire che in quel momento lei avesse soltanto bisogno di
riposare cullata dal ritmo del suo respiro, per riprendere tutte le
forze e radunare le energie per affrontare di nuovo la vita al campus
insieme a Jane.
"
Ma non mi dai nemmeno un bacio?" mormorò la ragazza,
stringendosi ancora di più a lui
"
Pensavo stessi dormendo" quasi si scusò
"
Non ancora Scottie" e lo chiamò con quel nomignolo che
utilizzava solo in occasioni davvero speciali.
A
quel punto lui abbassò il viso nello stesso momento in cui
lei lo alzò, Sophie sorrise, distrutta ma felice, e si
concesse di guardarlo per un po', carezzandoli il mento e il collo,
prima che le loro labbra si unissero in un dolce e leggero bacio,
seguito da altri più lunghi, ma altrettanto dolci e privi di
pretese.
Nonostante
non si vedessero da settimane, non era quello il momento di pensare a
recuperare il tempo perduto: Sophie aveva soltanto un disperato bisogno
di dormire, e forse, lasciarsi rapire da Morfeo mentre era intenta a
chiacchierare sottovoce con il proprio fidanzato.
"
I tuoi genitori mi hanno dato il permesso di restare con te stanotte"
disse lui, quando si furono staccati
"
Tanto non ti avrei lasciato andare...sei troppo comodo come cuscino" lo
prese in giro lei, sbadigliando di nuovo il momento successivo
"
Dio...sei davvero sfinita" osservò il ragazzo, piantandogli
addosso quegli occhi castano rovente
"
Spero che Jane riesca ad abituarsi presto a ...tutto"
sospirò la ragazza
"
Non lo accetta ancora, vero?" si informò Scott
"
E' difficile, difficilissimo...posso solo immaginare cosa significhi
non vedere più da un giorno all'altro, e ti giuro che
è una cosa che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico"
ammise Sophie.
Lui
era l'unico con il quale poteva parlarne liberamente, l'unico al quale
potesse dire quanto le facesse male vedere l'amica in quelle
condizioni. Farlo presente alla stessa Jane, non avrebbe fatto altro
che ingrandire il disastro, e invece ciò che lei si era
proposta di fare in quelle settimane era stato l'esatto contrario.
Proprio
in quel momento Sophie realizzò quanto fosse
fortunata ad avere un fidanzato con il quale aveva ormai raggiunto un
livello di complicità che forse non avevano nemmeno le
coppie sposate, e che soprattutto andasse d'accordo con i propri
genitori, i quali lo conoscevano ormai da anni, ed erano abbastanza
svegli da capire che se pure avessero vietato a Scott di pernottare in
casa loro perchè poco ortodosso, non sarebbero comunque
riusciti in nessun modo ad evitare l'inevitabile. Era ovvio agli occhi
di tutti che Sophie e il suo fidanzato, stando insieme da
così tanto, avessero superato quel famoso confine tanto
tanto tempo prima.
"
Ei..hai sempre detto che Jane è una forza della natura! Ce
la farà" la rassicurò il ragazzo
Già,
quando l'aveva conosciuta, si era trovata subito così bene
con lei per il suo saper ridere di sè stessa
anzichè degli altri, per il suo saper affrontare ogni cosa
cercandone il lato positivo, per il suo modo di sdrammatizzare la vita,
per la sua risata coinvolgente e così facile da scatenare, e
per quel suo aver sempre le parole giuste a risollevare
l'umore di un'amica.
Jane
era tutto questo, prima che il mondo le crollasse addosso in un secondo.
"
Sembra un'altra Scott, stento quasi a riconoscerla a
volte....è sempre arrabbiata con tutti e perde le staffe per
un nonnulla, e quando si butta giù ( e ultimamente succede
un po' troppo spesso) rialzarla richiede una fatica enorme. Io rivoglio
indietro la mia migliore amica, la persona che era prima di questo
maledetto incidente" ammise finalmente Sophie, un tono di voce appena
udibile
"
Devi aver pazienza, devi darle tempo...io sono sicuro che lei sia
ancora quella persona che tu hai conosciuto, la sua vecchia
sè deve solo trovare la forza di uscire dalle macerie che
hanno rischiato di seppellirla viva"
"
Certo, se il suo fidanzato fosse più presente aiuterebbe"
riflettè ancora lui
"
Chi, Jonas? Non non lo dire nemmeno per scherzo...lui ha paura persino
di chiederle come sta, e facendo così continua ad
allontanarla invece che avvicinarla. E poi non la ama sul serio,
altrimenti avrebbe scalato motagne a mani nude e attraversato oceani a
piedi pur di esserle vicino, vicino davvero, fisicamente. Lui...non
è lui quello di cui Jane ha bisogno, fidati"
"
E invece, di Chris che mi dici?" domandò a quel punto Scott
"
Gli ho detto che saremmo tornate tutte e due oggi, ma la situazione per
lui non cambia poi molto...Jane è contemporaneamente
giustamente e ingiustamente incazzata con lui, io non riesco a dirle la
verità, e lui continua a star male ogni notte. Mi ha detto
che ha persino mollato la ragazza." raccontò Sophie, la voce
sempre più stanca e più bassa
"
Va bene, per oggi basta preoccuparsi per il resto del mondo amore.
Addormentati, ci penserai domani a quello che verrà"
mormorò lui, posandole un altro bacio sulla fronte.
Meno
di un minuto dopo, Scott sentì il respiro di Sophie farsi
sempre più pesante, segno che si fosse finalmente lasciata
andare a una sana dormita, o almeno era quello che lui sperava.
Tra i difetti di Jane, la testardaggine non era da sottovalutare.
Ecco il motivo per il quale dopo aver cenato, per puro e semplice
orgoglio personale, e per dimostrare a sè stessa di non
essere un'invalida, non aveva seguito il consiglio datole da suo padre
di farsi accompagnare fino al monocolace, preferendo invece cavarsela
da sola.
Tuttavia, un'ora dopo, ferma e completamente sola non si sa dove, aveva
capito che non fosse affatto stata una buona idea.
Passo dopo passo, inizialmente convinta di star seguendo la strada
giusta, aveva finito per allontanarsi dal campus e riversarsi in
strada. L'unico rumore che avvertiva insieme a quello generato dal
traffico automobilistico di Belfast, era quello del fiume, cosa che le
fece intuire più o meno a che altezza si trovasse...non che
quello potesse esserle utile per capire come tornare indietro, comunque.
Aveva paura di allontanarsi ancora di più e finire davvero
chissà dove, se avesse continuato a camminare,
perciò si era seduta su quella che supponeva fosse una
panchina, e inevitabilmente era scoppiata in lacrime.
Non voleva chiamare Sophie, non voleva allarmare tutti e dimostrare che
non fosse capace di stare da sola nemmeno per un'ora, ma d'altro canto
non poteva far altro che arrendersi all'evidenza dei fatti: si era
persa.
Solo allora si rese conto di quanto fosse stato stupido e infantile da
parte sua voler farcela da sola a tutti i costi, quando chiaramente
avrebbe avuto biosgno di aiuto.
Che disastro...lei stessa era ormai diventata un disastro, un rottame,
un pericolo costante, un peso per tutti quelli che le stavano intorno.
E a che serviva vivere così? A che serviva trascorrere le
giornate lottando contro tutto e tutti per riuscire a compiere anche le
cose più semplici? I gesti e le abitudini più
banali, insignificanti, le stesse che non molto tempo prima avrebbe
giurato di saper fare ad occhi chiusi. Sbagliando clamorosamente.
Quello che attraversò, completamente sola, perduta e in
lacrime, fu uno di quei momenti di sconforto totale in cui l'idea di
farla finita per sempre si riaffacciò nella sua mente.
Sapeva che i genitori ne sarebbero stati distrutti, così
come gli altri familiari, e ovviamente la sua migliore amica, e magari
anche Jonas ed Annie, ma il sole sarebbe continuato a sorgere per loro
ogni mattina, il mondo avrebbe continuato a girare lo stesso, e lo
spettacolo della vita sarebbe andato avanti anche senza di lei. Con il
tempo ci avrebbero fatto l'abitudine, avrebbero accettato la sua
scelta, magari non l'avrebbero mai compresa fino in fondo, ma si
sarebbero rassegnati, tutti.
Jane non voleva vivere, se questo significava vedersi scivolare dalle
mani tutto ciò che fino al giorno dell'incidente aveva
costituito l'essenza della sua vita.
Perfettamente lucida e cosciente di quella consapevolezza, si
alzò in piedi su quella panchina, e si voltò
verso il fiume...o almeno credeva di trovarsi in quella posizione. Era
umiliante e mortificante non essere a conoscenza nemmeno di quel
piccolo particolare, e il solo pensare che da quel momento in poi la
sua esistenza non sarebbe stata che caretterizzata da quei due scomodi
aggettivi, umiliante e mortificante, la spinse ad avanzare fino al
bordo della panchina, poggiando la pianta del piede per metà
sul legno e per metà nel vuoto.
Un solo attimo di coraggio e avrebbe liberato se stessa e tutti coloro
che le stavano intorno dal peso che sapeva di essere diventata.
Un solo istante e non avrebbe più avuto la
possibiltà di tornare indietro, di cambiare idea.
Un battito di ciglia, e con un po' di fortuna, sarebbe caduta dal lato
del fiume. Si sarebbe lasciata alla spalle la vita, in tutti i sensi e
le accezioni.
" JANE!" e fu proprio allora che sentì qualcuno gridare il
suo nome, e si immobilizzò
Sarebbe stato sufficiente che quella voce avesse tardato di qualche
secondo, e non ci sarebbe stato più nulla da fare.
" JANE, FERMATI! PERFAVORE!" la sentì di nuovo pochi secondi
dopo, sempre più chiara e più vicina. Poi quel
qualcuno le afferrò la mano, senza esitazioni.
" Chris?" domandò, prima incredula, e l'attimo successivo
furiosa
" Lasciami stare..non mi toccare! Vattene, lasciami sola" e si
liberò da quella presa talmente in fretta che
rischiò di cadere all'indietro sul serio
" Non sono Chris. In realtà non so chi sia questo Chris..io
mi chiamo Harry" si sentì dire, e a quel punto davvero non
capì più nulla
" Ma-ma..come è possibile" farfugliò lei,
pensando subito dopo che evidentemente stava impazzendo sul serio se
scambiava la voce di uno sconosciuto con quella di Chris, che, detto
per inciso, non aveva nessuna voglia di vedere.
" Come sai il mio nome?" domandò con fare diffidente e
circospetto, che fece quasi sorridere il ragazzo
" Ti ho vista all'università, e a mensa, e ho sentito le tue
amiche chiamarti in questo modo" spiegò, quasi con
naturalezza
" Il tuo timbro di voce assomiglia a quello di..una persona che
conosco" disse lei a quel punto
" Davvero? Non me lo aveva mai detto nessuno" lui lo prese quasi come
un complimento, o almeno così diede a vedere, tanto che Jane
non riuscì a impedirrsi di sorridere debolmente.
" Avanti, scendi da lì...ti accompagno io a casa" e
così dicendo le afferrò di nuovo la mano,
lentamente, per paura che lei potesse ritrarsi
" Mi sono persa" ammise candidamente, permettendogli di aiutarla a
scendere dalla panchina
" Ma proprio non ci ero arrivato, guarda!" la prese in giro lui, come
se fosse la cosa più naturale del mondo comportarsi in quel
modo in una situazione delicata come quella
" Sono seria...ero disperata" e lei si stupì di come le
parole le uscissero di bocca senza filtri, senza che potesse in qualche
modo fermarle
" Talmente tanto da volerti buttare giù?"
Jane annuì soltanto, pensando che ci fosse qualcosa di
assolutamente..strano e sorprendente nel riuscire quasi a scherzare con
uno sconosciuto su un simile argomento. Sul suo quasi tentato suicidio.
Ma per qualche strana ragione, Harry...(aveva detto di chiamarsi Harry,
vero?) era arrivato giusto in tempo per impedirle di commettere quella
sciocchezza che sarebbe costata cara a tutti.
Giusto in tempo per salvarla dalla fine.
E lei, aveva appena lasciato che un perfetto sconosciuto la prendesse
per mano, conducendola al sicuro.
Davvero strana la vita!
Soprattutto perchè si rendeva conto che paradossalmente,
sarebbe stato molto più difficile per chi la conosceva
davvero, riuscire a farsi ascolare in una situazione del genere.
" Stai tremando tutta...che ne dici di una cioccolata calda prima di
tornare a casa?" la distrasse lui, parlandole in tono rilassato e
naturale, come se non avesse appena assistito a ciò che
aveva assistito
" Va bene" sussurrò debolmente la ragazza, lasciandosi
guidare per le strade di Belfast da tale Harry.
BUONSALVEEEEE e BUONA
PASQUETTA!!!
Ecomi
puntuale con un nuovo capitolo, che spero abbiate apprezzato ;)
Non mi dilungo questa volta dato che è un giorno di festa
e..niente, fatemi sapere cosa ne pensate, perchè mi fa
sempre molto piacere <3
Godetevi questi giorni di pausa e mangiate tanta cioccolata! Un
bacione, e a prestissimooooooooo<3<3<3
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
Jane
lasciò che il ragazzo la tenesse per mano per tutta la
durata del tragitto. Se non altro perchè temeva di non
essere capace di compiere un solo passo senza finire contro un muro, o
peggio, sotto un'auto.
Non
sarebbe mai stata in grado di dire dopo quanto tempo si fermarono
o quali delle strade di Belfast avessero percorso per giungere
fino a lì, ma riconobbe il luogo in cui Harry l'aveva
portata non appena ne ebbero varcato la soglia. Non avrebbe potuto
confodere uno Starbucks con nient'altro al mondo.
"
Vieni..ho visto un tavolo libero" disse lui, tenendola per mano e
trascinandola con sè all'interno del locale.
Lei
non potè far altro che annuire con la testa e seguirlo,
sorridendo debolmente tra sè e sè,
perchè aveva proprio voglia di una cioccolata calda,
nonostante tutto.
"
Ecco, mettiamoci qui" continuò il ragazzo, allontanando la
sedia dal tavolo per lei, e aiutandola a prendere posto
"
Grazie" sussurrò Jane, e non fece in tempo ad aggiungere
altro a causa del cameriere già pronto a prendere le loro
ordinazioni.
Spiegò
al ragazzo in uniforme cosa gradisse in modo così specifico
e dettagliato (cioccolata calda in una 'tall' con latte di soia e panna
montata sulla superficie..roba che solo in uno Starbucks si sarebbe
potuta ordinare!) che il suo accompagnatore non potè fare a
meno di notare che nonostante Jane non potesse in un alcun modo avere
la conferma di essere proprio in uno dei tanti bar della famosa catena,
fosse assolutamente certa riguardo al luogo in cui si trovasse.
"
Ma come hai fatto?" le domandò infatti, sbarrando gli occhi,
quando furono di nuovo soli
"
A fare cosa?" replicò lei, un tantino confusa
"
L'ordinazione...come hai fatto a capire che siamo in uno Starbucks e
non in un bar qualunque?"
E
a quel punto la ragazza sorrise, spiegando a quello sconosciuto che le
aveva da poco salvato la vita, le proprie validissime intuizioni.
"
Prima di tutto l'odore..un misto tra caffè, cioccolato e
panna montata: roba da far vinire l'acquolina in bocca pure dopo un
ricchissimo pranzo natalizio" e lui sorrise a sua volta, curioso di
sapere il resto
"
E poi?" domandò infatti
"
Spezzoni delle ordinazioni degli altri clienti, dettagliate proprio
come le mie" disse alla fine, scatenando la risata del ragazzo che le
stava seduto di fronte
"
Ma così non vale! Mi stavi quasi convincendo con la
questione degli odori" si lamentò scherzosamente
"
Beh, ma anche quelli hanno giocato la loro parte" si difese lei,
chiedendosi il motivo per il quale trovasse così...semplice,
così spontaneo chiacchierare e lasciarsi prendere in giro da
Harry.
In
quel momento il cameriere ritornò al loro tavolo con le
bevande.
"
Ah sì?" la sfidò lui "allora vediamo se sai
elencarmi tutti gli ingredienti presenti nella tua cioccolata calda..io
li controllo dal menù" propose, rivolgendole un sorriso del
quale purtroppo Jane sarebbe rimasta per sempre all'oscuro.
"
D'accordo, accetto la sfida" sentenziò la ragazza, pur non
avendo la più pallida idea di ciò che avrebbe
potuto dirgli
Cercò
la tazza e non appena l'ebbe trovata la strinse saldamente tra le mani,
la sollevò avvicinandola al viso, vi soffiò
all'interno per far raffreddare un po' la bevanda, e poi
l'annusò delicatamente.
"
Penso che ci sia del cioccolato" emise il verdetto dopo quelli che
sembrarono essere attimi di attenta riflessione
"
Non l'avrei mai detto" non si fece scappare l'occasione di prenderla in
giro lui
"
Cioccolato fondente" continuò Jane senza scomporsi
"
Percentuale?" scherzò il ragazzo
"
Tra il 62% e il 64%" sparò lei, come se fosse davvero a
conoscenza di quel piccolo particolare, che ovviamente aveva tirato a
indovinare nel modo più assoluto
"
Ceeerto" sorrise il suo interlocutore, facendole chiaramente capire di
averla smascherata
"
E poi c'è del latte, di soia come l'ho chiesto, suppongo"
proseguì la ragazza, avvicinando di nuovo la bevanda al
naso, come se in quel modo riuscisse davvero a percepire gli aromi dei
singoli ingredienti
"
E sicuramente polvere di cacao, e zucchero...e ovviamente la panna
montata" concluse, non sapendo che altro aggiungere
"
Perspicace" si sentì prendere ancora in giro da Harry
"
Allora dimmi tu cosa c'è, sapientone" si arrese lei, senza
tuttavia riuscire ad impedirsi di sorridere.
Perchè
tutto sommato, trovava piacevole bere una cioccolata calda in compagnia
di quel tipo, senza che nessuno dei due si azzardasse a toccare
argomenti più seri e spinosi, come i motivi che l'avevano
spinta meno di mezzora prima a un quasi tentato suicidio.
Lui, da perfetto sconosciuto, non si azzardava a tirare in ballo la
faccenda, e lei preferiva di gran lunga tirare a indovinare sulla
consistenza della cioccolata calda di Starbucks, piuttosto che pensare
alla propria condizione.
Anzi,
per la verità quest'ultima era esattamente al centro del
loro discorso, anche se in modo velato...ma ciò che
più sorprese e al tempo stesso fu gradito a Jane
fu il semplice fatto che lui sapesse in qualche modo
addirittura scherzare sull'argomento, chiedendole di tirare a
indovinare quali fossero gli ingredienti del gustoso composto,
perchè lei ovviamente non avrebbe potuto in alcun modo
leggerli dal menù. Il punto però era che nessuno
prima di quel momento, e da quel maledetto giorno dell'incidente con
Chris, era più riuscito ad avviare e portare avanti una
simile conversazione con lei.
Una chiacchierata senza impegno e talmente superficiale, da sembrare a
tutti gli effetti normale.
Pareva
proprio che nessuno fosse in grado di scherzare ancora con lei...non lo
facevano per paura di innervosirla con chiacchiere inutili, per paura
di urtare involontariamente la sua sensibilità tirando in
ballo la cecità, per paura di ottenere da lei una reazione
esasperata, addirittura violenta. E invece, non riuscivano a capire che
Jane altro non chiedeva che essere trattata come sempre, come quella
ragazza sempre incline alle battute e alle risate che era stata fino a
quella sera.
Aveva
decisamende dell'assurdo il fatto che l'unica persona in grado di
comprendere almeno una parte di tutto quel casino che le vorticava in
testa, fosse un perfetto sconosciuto, ma d'altronde quella era la
verità: Harry sapeva scherzare con lei, portare avanti una
conversazione leggera, per alcuni versi persino insulsa, ma appunto,
normale. Lui non stava attento a ogni parola che gli usciva dalla
bocca, non dava l'impressione di trovarsi a disagio nel prendere una
cioccolata calda con una ragazza cieca che per poco non aveva
abbandonato il mondo davanti ai suoi stessi occhi, anzi.. non riusciva
a trattenersi dal prenderla in giro, come se la conoscesse da molto
più tempo e ne avesse il diritto, e pur riservandole tutte
quelle attenzioni come il condurla al tavolo tenendole la mano e
aiutarla a prendere posto, in qualche modo, in quelle ore, aveva
saputo farla sentire speciale senza farla sentire diversa.
E
in quel momento, una cioccolata calda e una chiacchierata spensierata,
erano tutto ciò di cui Jane avesse bisogno.
"
Non hai ascoltato nemmeno una parola di quello che ho detto, vero?"
A quel
punto, colta in fallo, la ragazza non potè far altro che
riprendere in mano la tazza e riportarla alle labbra per poter
finalmente bere, evitando in quel modo anche di rispondere alla domanda
di lui.
Dire che quella fosse la miglior cioccolata calda del mondo sarebbe
stato oltremodo riduttivo.
Amava
le bavande targate Starbucks sin da quando le aveva assaggiate a Londra
da bambina per la prima volta, e pur essendosi abituata nel
corso degli anni a quel sapore ormai familiare, non poteva fare a meno
di gustarla ogni volta con tutta la calma e un'espressione quasi
sognante dipinta sul viso.
Per
ovvi motivi, gli occhi non potevano più prendere parte a
quel processo, ma le fossette ai lati della bocca piegata in un sorriso
dolce e appagato, e quella cioccolata che inevitabilmente finiva per
posarsi poco più sopra delle sue labbra
a mò di baffi, erano indizi sicuri su quanto
apprezzasse quel fanstastico intruglio. Se poi ci si aggiungeva il
fatto che quella volta, finì per incipriarsi persino il naso
di panna montata, si può facilmente intuire il motivo per il
quale il ragazzo che le stava tenendo compagnia,
scoppiò in una risata incontrollabile non appena si accorse
delle 'decorazioni' sul viso di Jane.
Di
tutta risposta, lei rise a sua volta, consapevole della panna sul naso
grazie a uno strano solletico che avvertì proprio in quel
punto. Afferrò il tovagliolo di carta per pulirsi, ma
inspiegabilmente finì per imbrattarsi di panna anche il
mento.
Sentì
Harry ridere ancora più forte e paragonarla a Babbo Natale a
causa di quella specie di soffice barba bianca, e senza che nessuno dei
due se ne accorgesse trascorsero ancora un po' di tempo ridendo per via
di quella circostanza e di altre simili che si crearono in seguito;
così quando lui le propose di accompagnarla a casa come le
aveva promesso all'inizio, Jane era ormai stanchissima, e non fece
alcuna obiezione.
Lasciò
che il ragazzo chiamasse un taxi per entrambi (lui le spiegò
che era uscito a piedi quella sera quindi non c'era altro modo di
ritirarsi, dato che le corse dei pullman erano terminate già
da un pezzo), ma poco dopo avergli dato il proprio indirizzo, lei si
lasciò andare al sonno piegando la testa di lato, che
inevitabilmente finì sulla spalla di lui, seppur Jane non se
ne accorse nemmeno, tanto quella giornata l'aveva sfinita.
Il
viaggio in macchina con suo padre e Sophie, e tutte le preoccupazioni e
le raccomandazioni che questo aveva richiesto, il trauma di essersi
persa, le lacrime, i pensieri poco felici che le avevano attraversato
la mente, per poi arrivare alla cioccolata calda in compagnia di un
ragazzo appena conosciuto e che durante quelle ore si era rivelato
essere simpatico, gentile, alla mano...quasi come Chris.
Chissà
che ne avrebbe pensato Jonas dell''intera faccenda...ma se lui ci fosse
stato, se ci fosse stato davvero, forse per Jane sarebbe stato tutto
diverso.
Circa
un quarto d'ora più tardi, il ragazzo pagò il
tassista, e stando attento a non svegliarla, la prese tra le braccia
con facilità. Avanzò
per i corridoi delle residenze del campus nel silenzio più
assoluto, mentre lei, nel sonno, si aggrappava ancora più
forte a lui seppellendo la testa nell'incavo del suo collo. Con un po'
di difficoltà, Harry riuscì a trovare il badge
nella tasca del cappotto di lei, e lo avvicinò al sensore
elettrico per far sì che la porta si aprisse. A quel punto
lo inserì nell'apposita fessura per accendere la luce, e
capire dove fosse il letto.
Tirò
giù le lenzuola, dopo di che adagiò delicatamente
la ragazza sul materasso.
Le
sfilò gli stivali che indossava e si guardò
intorno per adocchiare il pigiama, intenzionato a spogliarla e
infilarle quello, ma poi ci ripensò limitandosi a coprirla e
basta, lasciandola dormire perfettamente vestita.
Lui
prese posto sulla sedia di fronte alla scrivania, sulla quale giacevano
ancora libri evidenziati e appunti vari esattamente come Jane li aveva
lasciati quella sera prima di andare al cinema, e dopo qualche attimo
si esitazione, cercò la manovella per distendere un po' di
più lo schienale, intenzionato ad addormentarsi
lì.
Tanto
se avesse avuto un comodo letto a disposizione, le cose non sarebbero
cambiate, e il sonno sarebbe stato tormentato lo stesso.
Rivolse
un ultimo sguardo alla ragazza sopprimendo a fatica un tenero sorriso,
e poi chiuse gli occhi.
Qualche
ora dopo Jane si svegliò nel proprio letto.
Per
qualche istante le parve tutto assolutamente normale, ma esattamente
come le accadeva ogni mattina da un mesetto a quella parte, le bastava
pochissimo per prendere coscienza della situazione.
Tirandosi
a sedere sul letto, ricordò di essere tornata a Belfast la
sera precedente, di essere andata a mensa, di essersi persa, di aver
incontrato un ragazzo di nome Harry che l'aveva portata a prendere una
cioccolata calda in uno Starbucks, e poi...come ci era finita a letto?
Ma
certo! Avevano preso insieme il taxi, e lei, esausta dopo quella
giornata, doveva essere crollata durante il tragitto.
Al
pensiero di lui che si fosse preoccupato di accompagnarla a casa e
metterla persino sotto le coperte, le scappò un sorriso,
perchè non tutti i ragazzi si sarebbero comportati
così, non con una sconosciuta praticamente. Si, va bene, lui
le aveva detto di conoscerla di vista, di averla notata alla mensa
dell'università o comunque all'interno del campus, ma
restava il fatto che non si fossero mai parlati prima di allora,
confermando perciò di essere sostanzialmente degli estranei.
Che avevano trascorso una serata insieme a bere cioccolata calda.
Un
po' imbarazzata per essersi resa conto di essergli crollata in braccio,
si tastò addosso per capire se indossasse il pigiama o
ancora i vestiti del giorno precedente, ma con un certo sollievo
scoprì di avere ancora i jenas e il maglioncino colorato,
elementi dai quali dedusse che Harry l'avesse messa a letto senza
spogliarla. Per fortuna.
D'altronde, restava pur sempre uno sconosciuto, ed era giusto che non
si fosse preso certe libertà, soprattutto considerando il
fatto che lei avesse un ragazzo.
Senza
sapere che ore fossero, ma immagianndo che Sophie sarebbe presto venuta
a bussare alla porta, si alzò con l'intenzione di andare
prima di tutto in bagno, e poi afferrare una scatola di biscotti per
fare colazione. Ancora non si azzardava a riscaldare il latte, per
paura di finire per sparlmarsi il liquido bollente addosso nel
tentativo di versarlo nella tazza.
Fece
qualche passo ripetendo in mente la disposizione degli spazi nel suo
monolocale, ma evidentemente qualcosa andò storto, dato che
finì per scontrarsi contro quella che doveva essere la sedia
della scrivania.
Una
sedia unica nel suo genere, di una forma relativamente morbida e
piuttosto irregolare, che praticamente la imprigionò nel
momento esatto in cui lei gridò, spaventata.
"
Jane..ei, ei, tranquilla. Sono solo io" si sentì dire da una
voce piuttosto roca e addormentata
"
Harry?" domandò a quel punto, incerta e incredula
Lui
parve prendere un respiro profondo e concedersi qualche attimo prima di
risponderle in modo affermantivo.
Ormai
sveglio, fece in modo di adagiarla meglio sulle proprie gambe, e
carezzandole lievemente il viso, le sorrise.
"
Sei ancora qui?" si assicurò a quel punto la ragazza
"
Sì, sono ancora qui" confermò lui, senza
accennare ad allentare la presa
"
Perchè?" domandò Jane
"
Non me la sono sentita di lasciarti sola" disse semplicemente
"
Sto bene...quello a cui hai assistito ieri è stato un attimo
di debolezza, non accadrà più" lo
rassciurò lei, sperando con tutto il suo cuore che fosse
vero, che non le capitasse mai più di sentirsi come si era
sentita quella sera, prima che lui arrivasse.
"
Me lo prometti?" sussurrò il ragazzo, maledicendo tutto e
tutti perchè desiderava guardarla negli occhi più
di qualsiasi altra cosa al mondo
"
Perchè ti preoccupi così tanto per me?" e la
domanda le sorse spontanea
"
Non lo so, Jane" ammise flebilmente, senza smettere di tenerla tra le
braccia
"
E' così e basta" aggiunse subito dopo, cercando a sua volta
una spiegazione che forse, sotto sotto conosceva già da un
po' di tempo.
"
Grazie per...beh, per tutto! Non saprei da dove cominciare" disse a
quel punto lei
"
Se non fosse stato per te...sappiamo entrambi come sarebbe finita" e
tremò al solo pensiero di ciò che stava per fare
"
Lo avresti fatto sul serio?" domandò il ragazzo
"
E' difficile dare una risposta. Ora...no, ora non lo farei di sicuro;
ma ieri sera, probabilmente sì.
La
mia paura più grande è quella di crollare ancora,
di arrivare a formulare pensieri come quelli, di nuovo, di non fermarmi
in tempo. Perchè ci sono dei momenti in cui mi sembra mi
impazzire per questa cosa di non vedere, e lì la faccenda si
fa seria, e diventa pericolosa, perchè paradossalmente
quella che pensa di farla finita non sono più io. La parte
razionale e accondiscenente di me viene sopraffatta dal peso di una
vita in queste condizioni...e non lo so, te l'ho detto, impazzisco"
Si
rese conto di tutto quello che gli aveva appena confessato soltanto
dopo averlo fatto.
"
Anche a me capita, lo sai?" la spiazzò lui
"
Sai..sono stato coinvolto in un incidente d'auto, e nessuno
potrà mai togliermi dalla testa che la colpa è
solo mia" disse in un mezzo sussurro
"
Cosa è successo?" domandò Jane, senza neanche
più pensare al fatto che fosse seduta in braccio a lui, a
sua volta suduto alla sedia della sua scrivania
"
Un disastro" ammise il ragazzo
"
E' per quello che sono diventata cieca...un incidente d'auto"
confessò a quel punto lei, rendendosi conto che per qualche
strana ragione, si fidava di quel ragazzo
"
Lo so..le voci girano all'università" si limitò a
rispondere lui, senza aggiungere altro.
Senza
dirle 'mi dispiace', 'deve essere difficile per te', 'ma non ti
preoccupare, ti abituerai'...cose che le avevano detto tutti e che Jane
non riusciva a credere. Non aveva bisogno di quelle parole di
circostanza e frasi fatte, non voleva compassione, e Harry le parve
l'unico in grado di capirlo, capace di starle accanto come purtroppo
nessun altro pareva essere in grado di fare.
Sapeva
dell'incidente, sapeva della cecità, ma non stava sempre
lì a sottolineare la cosa, anzi, la trattava
semplicemente come un dato di fatto, qual'era.
Non
si rivolgeva a lei con eccessiva delicatezza o premura, le parlava
liberamente, scherzava con lei come se nulla fosse, e non si faceva
problemi nello stringerla tra le braccia come se lei non fosse fatta
d'argilla. Era sempre e costantemente consapevole della sua condizione,
ma riusciva a non fargliela pesare, aiutandola in quel modo ad
accettarla.
Forse
era l'unico ad aver compreso, che se coloro che le stavano accanto
avessero smesso di considerare la sua cecità un mostro con i
tentacoli che le stava prosciugando le energie vitali, anche lei si
sarebbe convinta del fatto che quella fosse un'esagerazione,
un'esasperazione della situazione. Anche lei avrebbe creduto di
potercela fare a vivere così.
"
Tu dove abiti?" domandò la ragazza, curiosa
"
E che facoltà frequenti?" aggiunse subito dopo, smaniosa di
un'altra conversazione semplicemente normale
"
Ingegneria" rispose lui senza esitazioni
"
Ahh...ecco da dove viene tutta questa puzza di matematca!"
scherzò lei, ridendo e coinvolgendo nella risata anche lui.
Di
tutta risposta, il ragazzo, senza concedersi di pensarci due volte, la
strinse a sè più forte, al che lei
tentò di divincolarsi, senza risultati.
"
Così ti impregni meglio di questa puzza" la
provocò
"
Non provare a contaminarmi" lo minacciò Jane, puntandogli un
dito contro il petto. Lui
rise ancora, e lei lo seguì a ruota.
Furono interrotti soltanto da qualcuno che stava bussando alla porta.
Jane a quel punto si rimise in piedi aiutata da Harry, e
andò ad aprire all'amica cercando di non fare troppi danni.
"
Buongiorno!" esclamò Sophie sulla soglia, poi
notò la figura alle spalle dell'amica e restò
inderdetta.
"
Tu-" e si bloccò, assecondando per un istante il ragazzo che
le aveva fatto cenno di tacere
"
Tutto bene, Jane?" corresse la frase, chiedendosi che diavolo fosse
successo in quelle ore nelle quali si era concessa il lusso di dormire
un po'.
BUONSALVEEEE!!!
Mi spiace essermi ridotta ad aggiornare a quest'ora, ma meglio tardi
che mai, no?
Sono curiosissima di sapere cosa pensate di questo capitolo, e
soprattutto di Harry, un personaggio che come potete facilmente
immaginare farà compagnia alla nostra Jane per un po'.
E di Sophie sbigottita alla vista di lui, che mi dite?
Spero che abbiate apprezzato questo capitolo, e vi do naturalmente
appuntamento al prossimo, non prima però di avervi
ringraziato sinceramente per tutto il vostro supporto. Grazie <3
Un bacione, e a prestissimooooo ;) Recensiteeeeeee
<3<3<3
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
"
Si, tutto bene" e sorprendentemente Jane sorrise.
Sophie
non riusciva a credere ai propri occhi: era trascorso più di
un mese dall'ultima volta in cui l'amica le aveva risposto di stare
bene, senza mentire, increspando le labbra in un sorriso a conferma di
quelle parole.
Non
potè fare a meno di chiedersi quale potentissimo incantesimo
lui le avesse fatto in meno di ventiquattr'ore per renderla
così meravigliosamente simile alla ragazza che aveva
conosciuto prima dell'incidente.
"
Scusa se non sono ancora pronta..in realtà mi sono svegliata
da poco e, beh è una lunga storia. Ti spiego tutto dopo"
continuò Jane
"
Intanto ti presento Harry" aggiunse subito dopo, tastando l'aria con le
mani alla ricerca del ragazzo
"
Molto piacere" esclamò prontamente lui, stringendo la mano a
una confusissima ed esterrefatta Sophie.
Prima
che la nuova arrivata avesse l'opportunità di replicare, lui
le mimò qualcosa con le labbra, molto simile a un 'ti prego,
reggimi il gioco'.
"
Piacere mio, sono Sophie" rispose, non capendoci più nulla
di nulla.
"
Posso chiederti come vi siete conosciuti, Jane?" domandò
subito dopo all'amica...doveva assolutamente capire cosa fosse
successo, come fosse possibile che lui si trovasse in camera
dell'amica, e soprattutto il motivo per il quale le avesse detto di
chiamarsi Harry. Ma che...?
"
Beh..non è così facile da spiegare.."
iniziò la diretta interessata
"
E' stato ieri sera, per puro caso..abbiamo preso una cioccolata calda
insieme" le venne in aiuto il ragazzo, senza specificare nulla di
più, iniziando invece a gesticolare per far segno
a Sophie di darci un taglio...ne avrebbero parlato in altro momento,
poteva stare tranquilla.
"
Da Starbucks" precisò a quel punto Jane, accompagnando il
tutto con un altro sorriso. E a quel punto la sua migliore amica non
potè non ammettere che in qualunque modo fossero andate le
cose, per Jane era stato solo un bene incontrarlo...quella mattina
sembrava rinata, e le fece quasi rabbia rendersi conto che fosse
bastato così poco per vederla sorridere di nuovo.
Quel
poco che nessuno era stato in grado di darle, nessuno a parte lui
naturalmente.
"
Oh, ora si spiega tutto!" scherzò Sophie, seppur ancora
piuttosto confusa sull'accaduto
"
Se centra Starbucks e la loro cioccolata, allora capisco da dove spunta
fuori quel sorriso" aggiunse subito dopo, al che gli altri scoppiarono
a ridere, chiudendo la faccenda in quel modo.
"
Se mi dai dieci minuti, mi faccio una doccia e dopo scendiamo" propose
Jane all'amica
"
Certo..fai con calma" le rispose lei, con gli occhi praticamente fuori
dalle orbite. Perchè si sarebbe aspettata di trovarla quella
mattina in tutte le condizioni possibili, ma non così.
Immaginava
che avrebbe dovuto faticare parecchio per convincerla a tornare a
lezione, ed era già pronta a combattere contro il suo muso
lungo praticamente per tutto il giorno, perchè si rendeva
perfettamente conto del fatto che non sarebbe stato per lei un gioco da
ragazzi riprendere le vecchie abitudini, e invece, pareva che quella
mattina Jane avesse deciso di rendersi le cose più
semplici.
Almeno
si era svegliata di buon umore, e già quello sarebbe stato
un evento da segnare sul calendario: si potevano davvero contare sulle
dita di una sola mano le volte in cui durante quel mese terribile aveva
effettivamente trovato pace, provando ad accettare una situazione che
purtroppo non sarebbe stata temporanea.
Dopo
l'ultimo controllo, i medici avevano detto che c'erano poche
possibiltà che Jane riaquistasse del tutto la vista, e
soprattutto non si erano sentiti di dare nessun tipo di indicazione sui
tempi, se mai quel meraviglioso momento in cui avrebbe visto di nuovo
il mondo a colori sarebbe arrivato.
Era
già un miracolo che fosse viva dopo quello che aveva
vissuto, avevano precisato, sottointendo che i genitori potevano
già considerarsi fortunati per non averla persa.
"
Che stai facendo?" fu la voce di lui a riportarla alla realtà
"
Un esperimento" disse soltanto Sophie, continuando a tenere gli occhi
chiusi, seduta sul letto dell'amica
"
Cioè?" insistette lui, a quel punto confuso
"
Volevo essere sicura di non star sognando tutto quello che è
appena successo in questa stanza" ammise la ragazza, abbandonando la
meditazione per rivolgersi direttamente a lui
"
Avanti, spara: adesso possiamo parlare" le diede il via libera
"
Allora, punto primo: come hai fatto a trovarla Chris?"
"
Shh..abbassa la voce" l'ammonì lui
"
Come avete fatto ad incontrarvi ieri sera? Sei venuto qui, l'hai
aspettata a mensa...che diavolo è successo?"
domandò, evitando di ripetere il suo nome
"
Questo non vuoi saperlo" sussurrò il ragazzo, rivivendo
quella terribile scena
"
Oh sì, che voglio saperlo" insistette Sophie, di colpo
preoccupata
"
Non sono venuto al campus" disse cautamente lui "Ero uscito per cavoli
miei e stavo passeggiando senza meta quando l'ho vista"
spiegò subito dopo
"
Dove? Che ci faceva fuori...ci sono un sacco di pericoli!" si
scaldò Sophie
"
Lo so, ed è per questo che appena ho realizzato
che fosse davvero lei le sono corso incontro" rispose Chris, ma la
ragazza continuava a non trovare il nesso che li avesse portati a
sedersi l'uno di fronte all'altra da Starbucks.
"
Senti, era in piedi su una panchina e aveva il viso rigato di lacrime"
spiegò lui, intuendo quali sarebbero state le prossime
domande da parte di Sophie
"
Non aveva la minima idea di dove si trovasse, era disperata, non sapeva
più come tornare al campus...e ho avuto paura. Paura che
potesse commettere qualche sciocchezza"
Non
le disse che praticamente l'aveva salvata per i capelli, e che non
osava nemmeno provare a immaginare cose sarebbe successo se
digraziatamente nessuno l'avesse fermata in tempo. Aveva capito che
Jane si vergognasse di quel comportamento, che provasse imbarazzo per
le condizioni in cui l'aveva trovata, ed era intenzionato a mantenere
quel segreto, anche con Sophie.
Per
qualche strano motivo, gli piaceva l'idea che ci fosse qualcosa che
coinvolgesse soltanto loro due e nessun altro.
Certo,
era la peggior cosa che si potesse immaginare, ma forse, proprio quel
particolare la rendeva ancora più intima, e importante.
"
Ma..non ti ha riconosciuto? Perchè...perchè ti
chiama Harry?" domandò a quel punto la ragazza
"
Sì, mi ha riconosciuto. E mi ha urlato addosso di starle
lontano, di andarmene e di lasciarla sola...ma proprio in quel momento
mi sono reso conto di aver peggiorato le cose, se possibile.
Era
chiaro che fosse incazzata nera con il sottoscritto, e vista la
situazione, ho pensato che avrebbe potuto mettere in piede in fallo,
magari senza nemmeno volerlo, solo per convincermi a tenere le
distanze..e allora le ho detto la prima cosa che mi è venuta
in mente"
"
Che ti chiami Harry?" Sophie cominciò finalmente ad
incastrare tutte le tessere del puzzle
"
Sì! In quel momento Chris era l'ultima persona al mondo che
avrebbe voluto vedere, e ho pensato che paradossalmente avrebbe dato
più retta a uno sconosciuto..che a me"
"
Ma come hai fatto a convincerla? La tua voce..." cominciò a
dire Sophie
"
Non lo so, nemmeno io pensavo che se la sarebbe bevuta così
facilmente..ma avrà pensato di essersi semplicemente
sbagliata.
Non
avendo più la possibilità di constatare la
verità con gli occhi, Jane tende a non fidarsi
più nemmeno degli altri sensi" aggiuse poi, con un sorriso
amaro e lo sguardo quasi assente
"
E dopo, cosa avete fatto?"
"
Abbiamo preso una cioccolata calda, abbiamo chiacchierato un po' ..da
sconosciuti, senza esserlo davvero e senza sentirci tali, e
dopo ho chiamato un taxi per accompagnarla a casa" spiegò lui
"
E come avrebbe fatto questo Harry a convincerla a farlo restare a
dormire?" domandò a quel punto la ragazza
"
Non c'è ne è stato bisogno. Jane si è
addormentata in taxi, e si è svegliata direttamente nel suo
letto stamattina, poco prima che arrivassi tu" spiegò Chris
"
Bene" esclamò Sophie, alzandosi in piedi
"
Ti rendi conto di aver combinato un casino, vero?" si
assicurò, come se non fosse già abbastanza ovvio
"
Sì" ammise Chris, portandosi le mani tra i capelli ricci
"me ne rendo conto" confermò
"
Ma io dovevo fare qualcosa Sophie, non potevo lasciarla sola" aggiunse
subito dopo, il suo tono di voce e il suo sguardo trasudavano una
sincerità disarmante
"
Non posso lasciarla sola" mormorò con un groppo in gola
"
Non voglio lasciarla sola" e quasi aveva le lacrime agli occhi.
"
Lo so Chris, lo so" e a quel punto la ragazza gli passò un
braccio intorno alle spalle avvicinandolo a sè per consolarlo
"
Sono convintissima che lei abbia bisogno di te più di
chiunque altro al mondo, credemi. E quel sorriso che aveva stampato in
faccia quando mi ha aperto la porta ne è la dimostrazione.
La tua sola presenza la fa rinascere...e anche se in questo momento
probabilmente pensa che il suo eroe si chiami Harry, Harry sei tu, e
tutto quello che dici sono tue parole, tutto quello che fai
sono tuoi gesti, e tutto quello che provi sono i tuoi
sentimenti, di Chris e nessun altro.
Ma
come puoi pensare di portare avanti questa storia? Hai le intenzioni
più nobili al mondo, e sono la prima a rionoscerlo, sono
dalla tua parte e lo sono sempre stata, ma non posso rendermi complice
di una bugia così grande. Non possiamo prenderla in giro
così..perchè quando lo scoprirà,
è esattamente così che si sentira' : raggirata
dalle persone di cui si fida di più"
"
Non può odiarmi più di quanto mi odia
già" riflettè lui
"
Ma hai ragione...portando avanti questa storia di Harry,
finirò per coinvolgere troppe persone, e alla fine, per
colpa mia, ci andranno di mezzo tutti. Non posso farle questo"
continuò
"
Ma che razza di disastro sono?" ed era più una domanda
rivolta a sè stesso che a Sophie.
Lo
disse ridendo, anche se dentro si sentiva morire.
"
Sei il tipo di disastro che si adatta perfettamente al suo disastro"
gli sorrise lei.
"
L'ho pensata così sin da quando Jane mi ha detto di aver
rovesciato i cupcakes addosso allo stesso ragazzo che l'ha baciata in
aeroporto...non è stata una coincidenza, non c'ho mai
creduto. In qualche modo, in qualche forma, sei destinato a far parte
della sua vita, ma solo come Chris, non sotto mentite spoglie"
insistè Sophie
"
Io volevo raccontarle la verità stamattina, quando si
è svegliata. Ma lei mi ha chiamato Harry dopo essermi caduta
tra le braccia, e io ho pensato che non avrebbe mai permesso a Chris di
starle accanto in quel modo, e lo ammetto, sono stato egoista, ho
preferito tacere per poterla tenere sulle mie ginocchia ancora un po'.
Ho
avuto paura della reazione che avrebbe potuto avere...e poi avevo quel
disperato bisogno di sentirla vicina, che ha fatto passare tutto il
resto in secondo piano" spiegò lui
"
Ti rendi conto di quanto fa schifo pensare di essere il solo e unico
responsabile di tutto il casino che è successo?"
E
in quel momento una lacrima scivolò sul suo viso.
Poche
volte si era concesso di piangere da quella maledetta sera, ma non
riuscì più a trattenersi.
"
Non me lo perdonerò mai di averle rovinato la vita"
singhiozzò
"
E ti assicuro che vivere con un senso di colpa come questo...non lo
auguro nemmeno al mio peggior nemico. Ti svegli ogni mattina, e la
prima cosa che pensi è che grazie alla tua stupida voglia di
baciarla, quella ragazza non riuscirà mai più a
guardarti negli occhi. Non riuscirà più a fare
nulla di tutto quello che le piaceva fare, e non avrà
più la possibilità di vivere la vita che desidera.
E
questo pensiero, più pensante di un mattone di piombo e
più asfissiante pure della mancanza d'aria, ti
accompagna per tutta la giornata. Non ti abbandona nemmeno per un
istante, non ti da tregua nemmeno per un minuto, e ti rende scontroso,
intrattabile, insopportabile. Zack deve essere un santo per non aver
fatto ancora le valigie ed essere sparito dalla circolazione.
Non
riesco più a fare niente, a concentrarmi su nulla, su
nessuno, a parte lei.
E
la notte, paradossalmente, è ancora peggio del giorno a
causa degli incubi. Sai però qual è la cosa
veramente strana? Che solo stanotte non li ho avuti, e non mi spiego il
perchè"
"
Te lo spieghi benissimo il perchè" gli fece notare Sophie
"
E' che non vuoi ammetterlo, perchè probabilmente ti fa
paura, ma sapppiamo tutti e due che non ti sei messo in questo casino
ieri sera solo perchè ti senti in colpa"
"
Io non ho idea di cosa sto combinando Sophie" ammise a quel punto,
senza più alcun freno
"
Non so come mi ci sono ritrovato in questo vortice....non mi sono
accorto quando tutto questo è iniziato, nè come.
Ne sono stato praticamente travolto, e non vedo via d'uscita"
"
Non so perchè l'ho invitata al cinema, non so
perchè mi è venuta voglia di baciarla quella
sera, e men che meno so cosa provo ora.
Tutto
quello che posso dirti è che ho rotto con Megan..non aveva
senso stare con lei se era diventata l'ultimo dei miei pensieri. E
voglio stare accanto a Jane, forse per espiare in qualche modo la mia
colpa, forse perchè ci sto perdendo la testa appresso a
quella ragazza, te lo ripeto..io non lo so"
"
Non ci capisco più nulla...solo che a prescindere da tutto,
e nonostante la conosca così poco (una giornata trascorsa
insieme in aeroporto, un giro in macchina con il giubotto imbrattato di
panna, e una serata al cinema) tengo a lei tantissimo,
più di quanto tenga a me stesso. Non so se centra l'amore in
tutto questo, o se si tratta di un intruglio molto più
elaborato persino della cioccolata calda preferita di Jane, ma ti giuro
che non ho mai provato nulla di simile prima d'ora, eh si, forse un po'
mi fa paura.
Ma
chi non ne avrebbe? Chi non si sentirebbe così scombussolato
dopo aver combinato un casino del genere?"
E
per la prima volta in vita sua, Sophie restò a corto di
parole.
Perchè
immaginava che nemmeno per Chris le cose fossero semplici, ma nei
messaggi che si erano scambiati in quelle settimane, avevano parlato
sempre e solo di Jane, e lei non aveva capito nulla.
Era
all'oscuro del caos presente nella testa di quel ragazzo, e forse anche
nel cuore.
Per
lei era stato semplice arrivare alla conclusione che lui fosse
irrimediabilmente innamorato dell'amica, ma c'era molto molto di
più dietro ciò che a lei pareva quasi ovvio.
Continuava
a credere che lui provasse qualcosa per Jane..insomma, sarebbe stato
impossibile pensare il contrario, considerati anche gli ultimi
sviluppi, ma le cose non erano così chiare, semplici e
definite come lei le aveva immaginate fino a quel momento.
Jane
non era l'unica ad essere nel bel mezzo di un'uragano, e lei non sapeva
più che fare.
"
Si sistemerà tutto Chris" furono le sole parole che uscirono
dalle sue labbra..non poteva aggiungere altro, non sapeva nient'altro,
non aveva nulla a parte quella debole speranza.
"
Che cosa devo fare?" domandò lui, gli occhi ancora lucidi di
lacrime
"
Non farla affezionare a una persona che non esiste, ti prego. Parlale
con il cuore in mano...capirà se lo fai ora"
provò a rassicurarlo
"
Dio..che casino assurdo!" si lamentò il ragazzo, rivolgendo
un mezzo sorriso a Sophie e adottando la psicologia inversa: ridere per
non piangere
"
Ne usciremo. Tutti." disse lei, sperando con tutta l'anima che fosse
vero.
"
Stasera..stasera le dico la verità" promise Chris, proprio
un attimo prima che Jane ricomparisse nella stanza.
Sophie
fece segno al ragazzo di uscire per evitare che la situazione
precipitasse proprio allora, e facendo un respiro profondo
andò incontro all'amica.
"
Pronta?" le domandò, prendendola sotto braccio
"
Forse" ammise Jane, leggermente più tesa di prima
"
Harry dov'è?" si informò un attimo dopo, non
sentendo più la sua voce, per qualche strana ragione
così maledettamente simile a quella di Chris.
"
E' dovuto andare via, ma mi ha detto che passerà stasera" le
antcipò
"
E' stato davvero gentile ieri sera, e stamattina" aggiunse Jane
"
Hai sentito Jonas?" e così Sophie, spezzò sul
nascere il sorriso dell'amica. Non poteva permettere che si
affezionasse a 'Harry'.
"
Non ancora" mormorò la ragazza, sempre più
convinta di essersi sbagliata sin dall'inizio sul conto del suo
fidanzato, e sempre più convinta di non essere pronta ad
ammettere apertamente quella verità.
Non
voleva perdere pure lui...in qualche modo, il semplice fatto di avere
qualcuno che le telefonasse tutti i giorni, anche facendola innervosire
con il mutismo,come sempre più spesso accadeva, era meglio
che non avere nemmeno quella misera possibilità. Forse non
lo amava, forse non si amavano, ma erano diventati una costante l'uno
nella vita dell'altra, e sarebbe stato destabilizante sconvolgere anche
per già precario equilibrio.
BUONSALVEEEE!!!
Vi chiedo scusa per questo ritardo assolutamente non
previsto: purtroppo ho contratto un virus e ho trascorso a letto gli
ultimi tre giorni, motivo per il quale non sono nemmeno riuscita a
risondere alle recensioni che avete lasciato allo scorso capitolo.
Comunque rimedierò proprio ora :)
Fortunatamente ora va meglio, la febbre è scesa e penso di
essermi più o meno ristabilizzata anche con lo stomaco; la
pancia ancora mi fa male, ma spero che passi in fretta anche questa :)
Spero con tutto il cuore che abbiate apprezzato questo capitolo dove la
verità riguardo Chris/Harry esce finalmente allo scoperto, e
non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate, perciò
scrivetemiiii <3<3<3<3
Come ho già scritto molte volte adoro scambiare quattro
chiacchiere con voi lettori, e vi aspetto :))))
Grazie per tutto il sostegno, scusate di nuovo, un bacione forte forte,
e a prestooooooooo<3<3<3<3
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
Non
appena Jane fece il proprio ingresso in aula accompagnata da Sophie, il
vivace chiacchiericcio tipico dei minuti prima della comparsa del
professore e dell'inizio della lezione, cessò di colpo.
Lei
stessa si rese immediatamente conto di essere la ragione di
quell'improvviso mutismo, e sforzandosi di sfoggiare un sorriso,
continuò ad avanzare accanto all'amica.
Quest'ultima
fece segno ai propri compagni di stare calmi e non addossarsi alla
ragazza come se fosse stata una nuova attrazione da circo,
così che Jane non avrebbe trovato troppe
difficoltà nell'impatto con la sua vecchia routine e sarebbe
uscita indenne da quella giornata.
Secondo
la tabella degli orari affissa alla bacheca poco distante dalle aule,
il lunedì prevedeva ben sei ore di lezione, ma come Sophie
le aveva già anticipato mentre percorrevano insieme il breve
tragitto dalle residenze fino alla sede dell'università,
avrebbero potuto tornare a casa in qualunque momento Jane l'avesse
ritenuto opportuno. Era già tanto che la ragazza avesse
acconsentito a partecipare alle lezioni, perlomeno tentando di
riprendere in mano le redini della propria vita.
Non
avrebbe potuto restarsene ancora a casa dei genitori a non fare nulla
tutto il giorno, ed essere compatita e trattata da invalida per la
maggior parte del tempo...ovviamente i signori Collins agivano in buona
fede, e altro non volevano che il bene della figlia, ma comportandosi
in quel modo non le avrebbero giovato, e fortunatamente Sophie era
riuscita a convincerli a permettere a Jane di ritornare al campus,
prima che i genitori di lei se ne uscissero con qualche strana idea
come un centro sociale, o peggio ancora, un centro di recupero per non
vedenti.
Frequentare
uno di quei posti dove avrebbe potuto fare la conoscenza di persone
nella sua stessa condizione, poteva essere positivo da un lato, ma
dall'altro, l'avrebbe maggiormente allontanata dall'ordinaria esistenza
che conducevano tutti i ragazzi e le ragazze della sua età,
e secondo l'amica ( e secondo Chris, che diversamente da come lei ormai
credeva, non l'aveva mai abbandonata davvero) tutto ciò di
cui Jane avesse bisogno per accettare la perdita della vista, era avere
la conferma di poter riuscire in qualche modo a frequentare
l'università. Detta così, avere la
possibilità di frequentare l'università per
essere felice, sembra quasi assurdo, e riduttivo, e infatti, non era
per la struttura in sè e per sè e per il suo
ruolo nella vita degli studenti, quanto per continuare a coltivare
rapporti e amicizie con ragazze e ragazzi perfettamente vedenti, per
continuare a fare quello che facevano loro, e per capire che nessuno
l'avrebbe allontanata o considerata diversa, escludendola solo
perchè cieca.
Poteva riaverla la vita di prima (circa), doveva soltanto volerlo lei
stessa; volerla talmente tanto da trovare la forza per superare tutti
gli ostacoli che di certo ci sarebbero stati.
Jane
era la stessa e identica persona che tutti avevano conosciuto e
imparato ad apprezzare all'inizio del semestre, e sempre lo sarebbe
stata: era questo ciò che non avrebbe mai dovuto dimenticare.
E
rinchiudersi in una struttura specializzata, costruirsi una vita che
girasse soltanto intorno a quella, lasciando fuori tutto il resto,
tutte le cosiddette normali abitudini e interessi di una ragazza di
vent'anni, non avrebbe potuto farle un granchè bene. Almeno
secondo il parere di Sophie, di Chris, e persino di Scott che
inevitabilmente era stato coinvolto dalla situazione, e naturalmente
portava le parti della sua fidanzata.
Tutti
e tre desideravano semplicemente che Jane riuscisse a riprendersi la
sua vita di prima, per quanto possibile...che tornasse a sorridere, non
chiedevano altro.
Soltanto
Lizzie, Rose, Federica e un altro paio di ragazzi riuscirono ad
avvicinarsi a lei prima dell'inizio delle lezioni, per chieserle
delicatamente come se la stesse cavando.
La
ragazza, sorprendentemente ancora di buon umore anche grazie a un certo
Harry, rispose a tutte le domande e riuscì a reggere la
pressione di essere al centro dell'attenzione di tutti molto meglio di
quanto Sophie si sarebbe mai aspettata. Era innegabile che ce la stesse
mettendo tutta, probabilmente perchè si era stancata di
aspettare che i giorni si susseguissero gli uni uguali agli altri, o
probabilmente perchè un incontro piuttosto singolare aveva
risvegliato in lei la voglia di vivere.
Sia la sua migliore amica, che il diretto interessato, avevano
clamorosamente sottovalutato quanto fosse stato importante per lei
incontrare 'Harry'.
A prescindere dal fatto di chi fosse tale persona nella
realtà dei fatti, a prescindere da tutto quello che fosse
successo tra lei e Chris in quelle settimane, stare con lui era la cura
perfetta a tutti i suoi mali.
Perchè quel maledetto ragazzo, era stato in grado di
salvarla così facilmente quando lei era stata troppo vicina
a un punto di non ritorno; e non si era limitato a quello, a
convincerla a scendere dalla panchina e tornare a casa ancora viva.
L'aveva portata a prendere una cioccolata calda, aveva riso e scherzato
con lei, le aveva permesso di addormentarsi sulla sua spalla e l'aveva
portata a letto tenendola tra le braccia, stando attento a non
svegliarla. Non contento, era rimasto a dormire con lei, trascorrendo
l'intera notte sulla sedia della sua scrivania, e quando la mattina
dopo lei gli era praticamente andata addosso inciampando, lui le aveva
impedito di cadere tenendola stretta a sè.
E tutto questo dal punto di vista di Jane era contemporaneamente
assurdo, incredibile e meraviglioso, perchè un ragazzo
così dolce, gentile e divertente, era piombato nella sua
vita proprio quando era a un passo dal credere che nemmeno ce l'avesse
più una vita.
E invece lui l'aveva fatta ricredere, e un po' prendendola in giro, un
po' tenendola tra le braccia, l'aveva fatta stare bene. Le aveva fatto
capire che forse è vero che le cose più belle non
si vedono con gli occhi, ma si sentono con il cuore, come aveva letto
diverse volte nelle pagine dei suoi romanzi preferiti; e che forse,
dopotutto, pur essendo ormai difettiva, poteva ancora
attirare l'attenzione di qualcuno, di un ragazzo, e in qualche modo
trascorrerci del tempo insieme senza annoiarlo, senza sentirsi diversa.
Sì: difettiva. Esattamente come un verbo a cui manca il
participio passato o il gerundio, ma che tutto sommato riesce a
inserirsi lo stesso nella frase in tutti gli altri modi e tempi nei
quali è possibile coniugarlo. Così si sentiva
anche lei, digraziatamente difettiva; eppure l'aver incontrato Chris
nelle vesti di Harry, le aveva fatto tornare alla mente quei maledetti
verbi della grammatica italiana, che pur essendo privi di una o
più voci continuano a esistere accanto agli altri, e a dare
significato alle frasi in tutti i modi a loro concessi. Allo stesso
modo Jane, pur senza l'ausilio dei suoi occhi, poteva prendere parte al
periodo costituito dalla vita, e completarlo, negarlo, accentuarlo,
sovvertirne il significato e la direzione, con tutte le forze che
ancora le restavano.
Perchè era chiaro che Harry fosse rimasto a farle compagnia
di sua spontenea scelta, ed era chiaro che la compassione o sentimenti
del genere centrassero ben poco, dato che in quello Starbucks lui aveva
addirittura scherzato, in qualche modo giocato con la sua
cecità, come nessuno aveva avuto il coraggio di fare fino ad
allora.
Ok, fare questi discorsi con la consapevolezza di avere un fidanzato
non le faceva onore, e Jane lo sapeva, ma non poteva farci
assolutamente niente se con lui c'era stata bene, e viste le condizioni
in cui versava prima di incontrarlo, visto che quel ragazzo appena
conosciuto pareva essere davvero l'unico in grado di farle tornare il
sorriso, non aveva la minima intenzione di allontanarlo.
Si rendeva anche conto del fatto che tra lei e Jonas le cose fossero
cambiate e continuassero a cambiare di giorno in giorno, ma nessuno dei
due, in quella situazione particolare, sembrava avere il coraggio di
ammetterlo ad alta voce con l'altro.
E in tutto quel pasticcio Harry non centrava nemmeno...era
semplicemente il loro essere costretti a stare lontani a non
funzionare, come si dicevano entrambi, per non ammettere che invece
quel sentimento che pensavano di provare l'un per l'altra, non era mai
stato tanto forte quanto loro avevano creduto all'inizio.
Durante la pausa tra una lezione all'altra, finì per parlare
di nuovo di Harry con Sophie: non era stupida e ci accorgeva di star
probabilmente immaginando una serie di cose che non c'erano affatto
solo perchè lui era stato carino e gentile la sera
precendente e quella stessa mattina, ma non poteva nemmeno negare che
il semplice fatto di pensare di poter anche solo ipoteticamente piacere
a un ragazzo, nelle sue condizioni, le dava una marcia in
più per affrontare la giornata.
Perchè, converrete con me sul fatto che per una ragazza,
sapere di essere al centro dell'attenzione di un ragazzo, è
sempre una bella sensazione. Superficialità o frivolezza,
chiamatela come vi pare, ma mi pare più vigliacco tentare di
negare la realtà.
Sophie provvide a smontarla con delicatezza, perchè stava
succedendo proprio quello che lei si era augurata di evitare: Jane si
stava affezionando a una persona che non esisteva nemmeno, e non poteva
permetterglielo, così la spinse a ridemensionare la
questione, trattendosi dal dirle tutta la verità.
Perchè si rendeva conto che effettivamente, vista dal punto
dell'amica, quell'Harry appariva come l'unico perfetto incastro in quel
puzzle ormai distrutto; perchè lui, a dispetto di tutta la
confusione che le aveva confessato di provare, a Jane ci teneva
davvero, e tanto! E maledizione, persino lei stessa si era accorta, che
per quanto incredibile fosse, quel ragazzo si era preso spontaneamente
cura di lei la sera in cui ne aveva bisogno sul serio. E cancellare
quel piccolo particolare per Jane non era affatto semplice.
E poi tra di loro si era instaurata un'intesa così in
fretta, che le ricordava tanto il rapporto tra lei e Chris.
...Inizialmente lo aveva addirittura scambiato per lui, da vera
stupida. Era perciò impossibile dal suo punto di vista, non
correre troppo con la fantasia e immaginare chissà cosa,
addirittura dimenticando il legame che la univa a Jonas, e che
paradossalmente, da quando Jane aveva fatto la conoscenza di Harry,
Sophie sottolineava sempre più spesso.
Nel complesso quella prima giornata all'università non
andò troppo male, e quando la sua migliore amica la
lasciò dopo averla accompagnata a casa, si augurò
con tutto il cuore che Chris fosse in grado di farle ingoiare la
pillola nel modo più indolore possibile. Era lui l'unico al
quale spettava dirle la verità sulla faccenda della sera
precedente.
Jane trascorse il resto del pomeriggio distesa sul letto, completamente
distrutta da quella giornata che nonostante non si fosse rivelata un
disastro completo, non era stata di certo facile da affrontare.
Era piuttosto soddisfatta di come fosse andata, anche se non poteva
negare che avesse trovato tutto...strano, e finì per
raccontare tutto per filo e per segno al suo fidanzato quando
quest'ultimo le telefonò come faceva di solito. Era felice
di aver finalmente qualcosa da dirgli, di avere avuto anche lei una
giornata più o meno normale, e di poter riempire i silenzi
mettendolo al corrente di tutto quello che era successo. Ovviamemente
tutto, ad eccezione della vera ragione del suo buonumore: Harry.
Perchè la riuscita di quella giornata, volente o nolente,
era intrinsicamente collegata all'incontro con quel ragazzo, che senza
nemmeno dirglielo, l'aveva spinta a reagire, molto più
energicamente di quanto Sophie, i suoi genitori, i medici e tutti
coloro con i quali aveva parlato in quelle settimane fossero riusciti a
fare con immensa fatica.
E invece era arrivato lui, e toh, come per autentica magia, Jane aveva
ripreso a sorridere molto più spesso...se solo avesse saputo
quanto Chris tenesse a quel sorriso!
Qualche ora più tardi, dopo aver chiacchierato anche con i
genitori, lasciando stupiti anche loro del suo buonumore,
cominciò ad avvertire un certo languorino allo stomaco, e
decise di telefonare alla mensa, come la sua migliore amica le aveva
suggerito, chiedendogli la cortesia di consegnarle una pizza a
domicilio.
Ora, comporre il numero non era compresa tra le attività
più semplici dato che non vedeva i tasti ( i suoi le avevano
rifilato un vecchio cellulare privo di touchscreen convinti, non a
torto, che i tasti posti in rilievo potessero aiutarla nell'impresa,
qualora avese avuto bisogno di chiamare qualcuno e non soltanto
rispondere come ormai si era abituata a fare), quindi prese l'aggeggio
tra le mani con determinazione, e poggiando lievemente l'indice su ogni
pulsante iniziò a farsi un'idea di come fossero disposti
nello spazio.
Impiegò quasi un quarto d'ora per assicurarsi di star
componendo il numero nel modo giusto, ma proprio quando dall'altra
parte il telefono aveva cominciato a squillare, fu costretta a mettere
giù perchè stavano bussando alla sua porta.
Riuscì ad andare ad aprire iniziando a muoversi con
più disinvoltura nello spazio del suo monolocale, ma quando
le sue narici furono stimolate dall'odore di pizza, restò
per un attimo interdetta.
" Consegna a domicilio per la signorina Collins"
E a quel punto, la signorina Collins non potè che sorridere.
Sophie le aveva detto che Harry sarebbe passato in serata, ma
paradossalmente, pur avendo pensato a lui più volte durante
la giornata, si era dimenticata di quel particolare.
" Ma io non ho ordinato nulla" disse, spostandosi per farlo entrare
" Cioè, non ancora" si corresse un secondo dopo, facendo
sorridere Chris, perchè aveva evidentemente fatto centro con
l'idea della pizza
" No? Davvero? " parve farsi serio lui
" Allora hai una memoria da pesce rosso!" disse subito dopo, scrollando
le spalle divertito come se lei potesse vederlo.
Sotanto un momento dopo si accorse dell'allusione che aveva appena
fatto e sperò con tutto se stesso che Jane non la collegasse
a quel pomeriggio in macchina trascorso con Chris, quando era stata lei
ad affibbiargli quel buffo paragone con il pesce rosso, nel momento in
cui lui aveva dimenticato le indicazioni per raggiungere l'abitazione
di Sophie.
Quanto tempo era passato da allora? Un mese? Sì,
più o meno erano trascorsi trenta giorni, e faceva paura
pensare a quanto radicalmente e drasticamente tutto fosse cambiato per
colpa di un istante, di un bacio che nessuno dei due avrebbe mai
più potuto dimenticare.
Jane la fece quell'associazione, ma come ogni volta che veniva in
qualche modo tirato in ballo Chris, la scacciò
immediatamente dalla mente, concentrandosi invece su Harry.
Rise, senza sapere nemmeno perchè, forse per il tono di voce
che lui aveva utilizzato o forse perchè era felice che fosse
di nuovo lì con lei e non riusciva a pensare ad altro.
" Tendi le mani" esclamò a quel punto il ragazzo, e quando
lei lo fece, le consegnò le pizze
" Reggile, mentro io apparecchio questa specie di tavolo" aggiunse in
tono pratico e al tempo stesso leggero
" Ei! 'Questa specie di tavolo' lo dici a qualcun'altro" lo
rimbeccò la ragazza
" Mica l'ho detto a te" le fece notare di lui, di colpo più
vicino
" Non che ci sia molta differenza tra me e questo tavolo"
sussurrò Jane "a lui mancano delle caretteristiche per
essere considerato un tavolo vero, e a me mancano per essere
considerata una persona-" e non aggiunse altro. Si accorse di
ciò che aveva detto soltanto dopo averlo fatto, e
provò l'impulso di mordersi la lingua, perchè il
fatto che si compatisse da sola in quel modo dava fastidio a tutti gli
altri, e poteva dar fastidio anche a lui.
Però non era riuscita a trattenersi, aveva parlato a ruota
libera, senza freni, e quel pensiero la spaventò
ulteriormente.
" Non sai quanto ti sbagli, Jane" sussurrò lui con un groppo
alla gola che lei percepì chiaramente
" A differenza del tavolo, tu hai la facoltà di parlare, che
in questo momento mi torna utile, perchè non ho la minima
idea di dove siano i bicchieri" e con quell'affermazione per certi
versi sciocca e addirittura fuori luogo, riuscì ad allievare
la tensione
" Sono nel secondo cassetto della credenza" rispose lei, dimenticando
velocemente la questione, solo perchè era lui a non
fargliela pesare, e a scherzarci su
" Ma hai portato anche da bere?" domandò a quel punto,
sempre in piedi al centro della stanza con le pizze in mano, mentre il
ragazzo trafficava con i suoi utensili da cucina
" Tu mi sottovaluti" replicò divertito, prima di prenderla
per le spalle e accompagnala gentilmente a quella specie di tavolo. La
liberò delle pizze e l'aiutò a prendere posto,
prima di sedersi di fronte a lei.
E Jane in quel momento pensò a quando fosse strana la
vita....perchè Harry sembrava essere sbucato fuori
praticamente dal nulla, ma lo aveva fatto con un tempismo perfetto.
" Che pizza mi hai preso?" domandò, divertita e curiosa
" E' una margherita, ma proprio accanto a te c'è una
vaschetta di patatine fritte, nel caso volessi aggiungerle"
" Wow, sei un genio!" scherzò lei, piacevolmente sorpresa da
quell'idea...perchè lei adorava le patatine fritte, con o
senza pizza, e in quel modo poteva mangiarle in tutti e due i modi.
Chris sorrise dolcemente, e si prese un minuto per gaurdarla, mentre
lei cercava di tagliare in pezzi la suddetta pizza.
Naturalmente era impacciata, e stava combinando un distastro, ma pareva
concentrata e per niente determinata ad arrendersi. Era a suo modo
tenerissima.
" La goemetria non è mai stato il tuo forte, vero?" se ne
uscì lui, spostando lo sguardo sulla pizza
" La odiavo al liceo...figuriamoci ora" ammise la ragazza, inizialmente
senza capire il motivo di quella domanda
" Però sono sicuro che te lo hanno insegnato a riconoscere
le varie forme...non mi puoi confondere un triangolo con..con quella
roba lì!" continuò lui piuttosto divertito, e a
quel punto Jane comprese tutto.
" Addirittura? Che ho combinato?" si informò subito dopo,
per niente turbata
" Volendola vedere dal lato positivo..potresti aver appena inventato
una nuova figura geometrica" scherzò ancora lui, riferendosi
ovviamente al modo in cui Jane stesse tagliando quella pizza
" Quanti lati?" domandò a quel punto, timorosa della
risposta, ma per qualche strano motivo perfettamente incline a
lasciarsi prendere in giro
" Cinque" le confidò il ragazzo, abbassando il tono di voce
come se fosse un segreto da non confessare a nessuno
" Angoli?" continuò lei, e a quel punto Chris/Harry
scoppiò a ridere sguaiatamente, riempendo l'aria con quella
risata che lei associò a un suono meraviglioso, forse
già sentito, ma bello, talmente tanto da farle dimenticare
tutto il resto.
" Ma allora eri proprio una schiappa in matematica...non lo dici per
dire!" esclamò, tra una risata e l'altra, e Jane lo
seguì a ruota, resasi conto un po' troppo tardi di essere
caduta proprio in basso con la domanda sul numero degli angoli, dopo
aver chiesto quello dei lati.
" Allora, io per la matematica sono sempre stata negata e questo
è un dato di fatto...però lo so che le figure
geometriche devono avere per forza lo stesso numeri di lati e di
angoli" precisò, senza smettere a sua volta di ridere
" Poligoni" la corresse lui, giusto per provocarla ancora un po', e se
avesse potuto in quel momento Jane gli avrebbe rifilato
un'occhiataccia: avrebbe fatto molto più effetto del
semplice sbuffare, tentando di nascondere quel sorrisetto divertito che
non accennava ad andarsene.
" Poligoni" ripetè a sua volta, come per accontentarlo
"Einstain" aggiunse subito dopo,una punta di divertita ironia colorava
la sua voce
" Euclide, o al massimo Pitagora" e volutamente, Chris, fece il pignolo
anche su quello.
Ovviamente aveva ragione: Einstain era il padre della
relatività e non centrava un fico secco con la geometria,e
Jane lo sapeva, perciò nel momento in cui lui la corresse,
si coprì il viso con le mani e giurò di non
aprire mai più bocca se l'argomento era la matematica. Lui
non potè fare a meno di ridere ancora, rendendosi conto di
colpo del fatto che non trascorreva una serata così
praticamente da una vita, a parte il giorno prima da Starbucks, che
poteva considerarsi un'anticipazione di ciò che stava
accadendo in quel momento.
Tutte le volte che era uscito con Megan, o con altre ragazze prima di
lei, non aveva mai riso così tanto, e le loro conversazioni
erano state diverse, più impegnative, per così
dire, ma anche molto meno spontanee. E poi, a essere onesti, lo scopo
di quelle chiacchierate non era altro che quello da fare da intermezzo,
da diversivo tra i baci e le effusioni.
Con Jane...era tutta un'altra cosa, e lo era stata sin dall'inizio, da
quel Capodanno trascorso in aeroporto; con lei gli veniva spontaneo
parlare, ridere, prenderla in giro persino in quelle condizioni, e
sì, moriva dalla voglia di abbracciarla e non mollarla mai
più (inutile continuare a negarlo), ma appunto, era quella
la differenza: gli sarebbe piaciuto coccolarla, giocare con i suoi
capelli, tenerla stretta tra le braccia, addormentarsi seguendo il
ritmo del suo respiro..e non portarsela a letto e basta.
La cosa che sorprendeva più di ogni altra, era che lui, pur
essendo un ragazzo appena ventenne decisamente affascinante, non era
quello che prendeva l'iniziativa riguardo quella faccenda. Erano state
le ragazze che aveva avuto che praticamente gli si erano spalmate
addosso facendogli chiaramente capire di non avere intenzioni troppo
caste, e Chris, proprio perchè era un ragazzo nel pieno
della tempesta ormonale, di certo non si era sognato di rifiutarle. Ma
non era uno con il pallino fisso per il sesso, come molti dei suoi
coetanei. Non lo disdegnava affatto, ma fortunatamente, era anche
capace di impegnarsi per fare altro durante la giornata, e in ogni
caso, non aveva mai mancato di rispetto a nessuna delle ragazze con le
quali era uscito. Semplicemente, dopo un po', si stancava di stare
dietro a tutte le loro paranoie, spesso completamente insulse, e le
lasciava libere di inseguire qualche altro belloccio.
Forse, con il senno di poi, poteva dire che la cosiddetta 'stanchezza
nei confronti di una relazione' era più qualcosa di simile a
'oltre a saltarmi addosso appena ne ha l'occasione, e fantasticare
già sul meraviglioso giorno del nostro matrimonio, questa
qui che cosa mi dà? cosa mi fa provare?' e quando la
risposta assumeva una forma del tipo 'pressochè nulla, non
sa farmi perdere la testa', allora decideva di darci un taglio.
Sì, perchè non appena lui le concedeva un minimo
di attenzione, le ragazze si mettevano strane idee in testa, iniziavano
a sognare di vivere un 'per sempre' talmente perfetto da non essere
relamente possibile, e il più delle volte gli facevano
credere di essere innamorate perse; poi, non appena smettevano di
uscire insieme, quasi sempre per volere suo, perchè appunto
si stancava della cosa, parevano riprendersi molto in fretta, ed era
inevitabile che a Chris venisse il dubbio sul loro 'essere pazze di
lui'. Che poi, probabilmente, dopo aver avuto diverse esperienze di
quel tipo, lasciarle dopo un po' di tempo era diventata per lui non
solo un'esigenza perchè sentiva che non esistesse un legame
profondo ad unirli, ma anche una sorta di prova del nove: voleva vedere
quanto tempo ci avrebbero messo a farsi consolare da qualcun'altro, e
spesso, il tutto accadeva in una settimana o poco più.
Però dal giorno dell'incidente, aveva messo da parte tutto
quello che aveva costituito la sua vita, e sensi di colpa o non sensi
di colpa, si erano ritrovato a pensare a Jane giorno e notte; ad
arrovellarsi il cervello per lei come non aveva mai fatto per nessuna.
Solo per lei, per quella ragazza che gli stava seduta di fronte, e che
non era ancora riuscita a tagliare la pizza. Solo a quel punto si
ricordò di dover intervanire, altrimenti la pietanza si
sarebbe raffreddata troppo, e sarebbe diventata immangiabile.
" Forse è meglio se la matematica la lasci a chi
è del mestiere" concordò con lei, e prima che
Jane potesse rendersi conto di ciò che stava accadendo,
avvertì i suoi passi dietro di sè, e l'attimo
dopo, il peso del corpo di lui appoggiato al proprio.
In quel momento intuì che Harry avesse intenzione di
tagliarle la pizza, quindi lasciò cadere forchetta e
coltello e aspettò che lui li prendesse al suo posto.
Le braccia del ragazzo delicatamente poggiate sulle sue spalle, le
trasmisero un improvviso e piacevolissimo senso di protezione, che non
aveva mai provato nemmeno tra le braccia di Jonas, per quel poco che si
erano visti da quando stavano insieme. Solo con....maledizione, lo
aveva provato solo nel baciare Chris, insieme a un'altra miriade di
constrastanti e violentissime emozioni.
Non capiva perchè le veniva così facile
paragonarli, e sperava con tutto il cuore che Harry non sparisse di
punto in bianco, come aveva fatto il suo compare.
Fu proprio lui a impedirle di addentrarsi maggiormente in pensieri che
l'avrebbero di sicuro ferita..perchè non poteva non sentirsi
abbandonata pensando a Christopher Leeds.
" Riprendi quelle posate in mano! Guarda che anche gli ingegneri hanno
bisogno di un'assistente" e così dicendo il ragazzo
portò entrambe le mani sulle sue e la guidò nel
tagliare la pizza. Jane lo lasciò fare, e in silenzio
godette di quel contatto, delle sue mani calde perfettamente adagiate
sulle proprie, e del respiro di Harry che si infrangeva sul suo collo
durante quella delicata operazione.
Intanto, lui pensava a un modo per dirle la verità, come
aveva promesso a Sophie.
BUONSALVEEEEE!!!
Eccomi qua con il nuovo capitolo che spero abbiate apprezzato
;)
Vado di fretta (come al mio solito) perciò non posso
dilungarmi oltre. Sappiate solo che mi fa immensamente piacere venire a
conoscenza delle vostre opinioni sulla storia e che come ogni volta vi
ringrazio infinitamente per tutte le recensioni, tramite le quali mi
sostenete e mi spronate a scrivere anche in periodi come questi, dove a
malapena c'è il tempo per prendere una boccata d'aria.
Scappo, un bacione a tutte voi e al prossimo capitolooooo!
Ps. Recensiteeeeeeeeeee <3<3<3<3<3
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 ***
Come
potete facilmente immaginare, Jane la pizza quella sera la
mangiò fredda, ma solo perchè aveva riso per
tutto il tempo con Harry invece che mangiarla, quindi, considerato
quest'ultimo dettaglio, non le dispiacque poi più di tanto.
La stessa sorte subirono le patatine, e ovviamente la pizza
di lui, ma nessuno dei due lo considerò un problema.
C'era
molto altro a cui pensare.
Dopo
essere tornato al proprio posto, il ragazzo le chiese della giornata
trascorsa all'università.
"
E' stata...strana" già, in quel momento non le venne in
mente un aggettivo più appropriato per descriverla
"
Strana in senso positivo, o negativo?" si incuriosì lui
"
Non lo so..forse in entrambi" ammise a quel punto Jane, rendendosi
conto che effettivamente le cose fossero andate proprio in quel modo
"
In negativo perchè a volte perdevo il senso
dell'orientamento. Hai presente quando mentre dormi tranquillo e beato,
dal nulla, ti senti come se stessi cadendo nel vuoto?
Ecco,
quella è una sensazione che ormai mi è diventata
familiare, con l'unica differenza che non posso svegliarmi di
soprassalto, aprire gli occhi e sospirare di sollievo nel realizzare
che si è trattato appunto soltanto di una sensazione
amputabile a chissà cosa. Magari pure all'aver mangiato
pesante.
E
invece no..la differenza sta nel fatto che la mia non è
immaginazione, è realtà quotidiana."
parlò, senza nessun freno inibitore
E
Chris provò l'impulso di alzarsi da quella sedia, andare da
lei e stringerla forte tra le braccia per non lasciarla mai
più. Per sussurrarle nell'orecchio che se solo lei glielo
avesse permesso, l'avrebbe tenuta per mano per sempre, impedendole di
perdere di nuovo il senso dell'orientamento e cadere a picco, anche in
senso figurato.
Ma
non fece nulla di tutto questo, non poteva...perchè per Jane
lui era Harry, un semi-sconosciuto che dopo averla salvata da una morte
certa nel fiume, aveva deciso di prendersi cura di lei.
Era così che la ragazza doveva considerare l'intera
faccenda, e anche se almeno l'ultima parte dell'ipotesi che lei doveva
aver formulato corrispondeva alla verità nel modo
più assoluto, doveva andarci piano, non poteva farle
promesse del genere, semplicemente perchè sarebbero
risultate un po' troppo superficiali, e Jane non ci avrebbe creduto.
"
E poi, a parte questo, è stato strano anche ascoltare la
lezione e non poter prendere appunti..mi sentivo perfettamente inutile
in quell'aula a dire la verità, ma almeno non sono scappata
via in lacrime, e ho cercato di chiacchierare con i miei compagni di
corso facendo finta di nulla. E' stato difficile, ma Sophie mi
è sempre stata accanto, e ho resistito fino alla fine.
Forse
me l'aspettavo peggio, anzi, sicuramente me l'aspettavo molto peggio di
così, perciò, paradossalmente è stata
strana anche in senso positivo come giornata" continuò a
raccontare
"
Domani farai un secondo tentativo?" domandò lui a quel punto
"
Sì, penso proprio di si" rispose Jane, piuttosto convinta di
volerci riprovare
"
Anche se sinceramente non capisco proprio l'utilità di
andare all'università e seguire le lezioni senza poter
prendere appunti" espose subito dopo quel dubbio
"
Non dirmi che non ti sei mai accorta che c'è un sacco di
gente che sta lì solo a riscaldare la sedia"
esclamò Chris, il tono di nuovo leggero
"
Sì, lo so" concordò lei "ma non l'ho mai capita
quella gente..voglio dire: nessuno ti obbliga a seguire se non vuoi. E
poi come fai a stare lì e non prendere appunti? Io non ci
riuscirei, mi sentirei in colpa" ammise subito dopo
"
Senti, solo perchè tu sei una secchiona e sei abituata a
trascivere ogni parola del professore per ripeterla fedelmente
all'esame e accaparrarti la lode, non significa che tutti conoscano
questi trucchetti"
"
Esatto! Sono trucchetti..che spesso funzionano però"
replicò lei con un sorriso furbetto che intenerì
il suo interlocutore
"
Confermo" ammise Chris con un tono leggermente colpevole, che la fece
sorridere di nuovo. Perchè evidentemente anche lui li
utilizzava.
"
Comunque, altrettanto spesso entro a far parte della categoria degli
sfaticati e non prendo appunti nemmeno io...a volte, dopo ore e ore di
lezione, proprio non mi va" aggiunse subito dopo
"
Ma a quel punto entra in gioco un apparecchietto fantastico chiamato
registratore"
"
Mai sentito" stette al gioco lei
"
Pensa che premendo un semplice pulsante puoi registrare ogni parola
detta dal prof, e puoi addirittura sentirti praticamente la lezione a
casa, ogni volta che vuoi"
"
Rivoluzionario!" scherzò Jane, e lui rise di cuore
"
Guarda che pensandoci lo è sul serio" ed ecco che il suo
spirito da ingenere fece capolino
"
Oh no, ci risiamo!" esclamò la ragazza, fingendosi
infastidita
"
Cosa?" si incuriosì Chris/Harry
"
Non raccontarmi come è fatto un registratore con le leggi
della fisica o della meccanica elaborate da chissà chi, ti
prego"
"
Va bene, te la risparmio. Ma solo perchè mi è
venuta in mente un'altra cosa" l'accontentò lui
"
Comunque prenderò in considerazione la faccenda delle
registrazioni" disse a quel punto Jane, perchè
effettivamente, dato che era impossibilitata nel prendere appunti,
quella restava la cosa più sensata da fare.
Non
l'aveva mai sperimentato quel metodo, restando affezionata al caro
vecchio raccoglitore evidenziato e pasticciato con tutti i colori per
far risaltare meglio i concetti chiave, ma l'idea di Harry non era male.
"
Conosci l'alfabeto braille?" le domandò, tornando serio
"
Sì..cioè, so cos'è, ma non come
funzioni" replicò Jane, immaginando dove volesse arrivare lui
"
Potresti impararlo, così non dovresti rinunciare ai tuoi
cari appunti" le suggerì il ragazzo
"
Ma come? Dovrei seguire un corso...e poi sono convinta che non sia
tanto facile" argomentò lei, non troppo convinta della
faccenda
"
Potrei venire con te" buttò lì Harry, prendendola
alla sprovvista
"
A imparare l'alfabeto per ciechi? A che ti servirebbe?" si
incuriosì
"
Solo a farti compagnia"
"
E perchè vorresti farmi compagnia?"
"
Non te ne accorgi sul serio, o vuoi solo che te lo spiattelli in
faccia?" la provocò lui
"
La seconda" ammise timidamente Jane
"
Mi piace trascorrere del tempo con te. Ci sto bene" le disse almeno
parte della verità
"
Anche io Harry" sussurrò debolmente a quel punto,
mostrandogli un dolce sorriso. " Per quanto non ti conosca affatto, e
per quanto mi sembri tutto assurdo, compreso il fatto che tu ora sia
qui con me a mangiare la pizza quando potresti avere di meglio da fare,
sono contenta che le cose stiano così, e non ti
ringrazierò mai abbastanza per avermi fermato, ieri sera"
"
Non me lo sarei mai perdonato se non ci fossi riuscito" e di nuovo,
quel groppo in gola
"
Grazie Harry" ripetè lei, provando quasi l'impulso di
alzarsi e gettargli le braccia al collo, perchè la
verità era una sola: a prescindere da quanto quel ragazzo
fosse gentile e divertente, e a prescindere dal fatto che lei stesse
davvero bene in sua compagnia, lui le aveva davvero salvato la vita. Se
non fosse arrivato in tempo, probabilmente Jane in quel momento sarebbe
stata contata tra gli abitanti dell'altro mondo.
Per
Chris, quella di averla salvata, non era che una mera consolazione,
considerando quanto si sentisse colpevole di tutto, ma lei non poteva
saperlo. Perchè era stato talmente idiota e al contempo
talmente geniale da inventarsi una falsa identità per starle
accanto... però quella farsa non poteva durare a lungo, e
Chris sapeva di dover mantenere la promessa fatta a Sophie: la
verità prima di tutto.
"
Jane" attirò la sua attenzione
"
C'è una cosa che devo dirti" aggiunse subito dopo, non
sapendo come meglio intavolare il discorso, forse perchè il
modo giusto per dirle una cosa simile non esisteva affatto
"
Cosa?" e di colpo anche il tono di voce di lei
cambiò, lasciando spazio a una nota intrisa del terrore di
sentirsi dire ciò che non voleva assolutamente sentire
"
Ti prego, dimmi tutto quello che vuoi, ma non che è finita
qua. E' difficile essere amico di una ragazza cieca, e lo so, me ne
accorgo..ma perfavore, non te ne andare anche tu"
'Harry'
restò spiazzato da quelle parole, perchè non se
le aspettava, e perchè pensava che dopo averle detto
chiaramente che apprezzava la sua compagnia, non potessero affacciarsi
nella sua mente pensieri del genere. Ma evidentemente, Jane godeva di
un equilibrio sin troppo delicato, e lui rischiava di mandarlo in
frantumi dicendole ciò che le doveva dire.
Perchè
lei era giustamente furiosa con Chris per essere sparito dalla sua
vita, praticamente volatilizzato, e lui aveva capito sin troppo bene
che quel 'anche tu' fosse riferito proprio al ragazzo al quale aveva
buttato addosso i cupcakes. Da una parte avrebbe voluto dirle tutta la
verità, per farle capire che Chris, che lui, non l'aveva mai
abbandonata e non aveva alcuna intenzione di farlo, ma dall'altro,
intuiva perfettamente che una notizia del genere l'avrebbe travolta,
sconvolta, proprio quando sembrava che stesse iniziando a reagire sul
serio.
Sicuramente
Jane si sarebbe arrabbiata, l'avrebbe respinto, allontanato,
perchè lui non sarebbe stato in grado di spiegarle tutto
come si deve, e lei si sarebbe sentita presa in giro da tutti, persino
da Sophie.
Quella
notizia sarebbe stata per lei un fulmine a ciel sereno, anzi, un
fulmine che squarcia il cielo proprio quando il primo raggio di sole
sembra voler far capolino.
E
che avrebbe potuto dirle?
'Hey
Jane, in realtà Harry non esiste, è solo un falso
nome che l'unico vero colpevole di tutto questo casino si è
inventato su due piedi, per non averti definitivamente sulla coscienza'
Magari
avrebbe potuto dirla in modo diverso, sicuramente più
delicato, ma non aveva dubbi sul fatto che alle orecchie di Jane
sarebbe arrivata proprio in quel modo, giustamente.
Il vero problema di Chris, era che il suo senso di colpa era talmente
grande, che aveva iniziato a immaginarselo come un mostro che prende
piano piano forma e gli si scaglia contro, allontanandolo per sempre da
Jane. Sì, lo sapeva che quell'immagine fosse frutto di un
delirio, ma proprio non poteva fare a meno di pensare che nel momento
in cui lei avrebbe realizzato di trovarselo di fronte, la
realtà dei fatti l'avrebbe colpita, e se pure fosse riuscita
a perdonarlo per essersi fatto passare per Harry, non avrebbe mai
potuto passare sopra alla semplice e dolorosa costastazione che il
colpevole di tutto fosse proprio lui.
E
allora l'avrebbe allontanato, gli avrebbe detto di lasciarla in pace e
di non farsi più vedere, come d'altronde aveva fatto la sera
precendente prima che lui si inventasse di essere un'altra persona,
inesistente.
E
Chris non poteva sopportare nemmeno l'idea di perderla di nuovo; non
riusciva neanche a immaginare di starle ancora lontano come era stato
costretto a fare in quel maledetto mese: era troppo doloroso.
"
Harry? Che succede?" domandò lei riportandolo alla
realtà, il panico nella voce
Fu
a quel punto che lui si alzo' e la prese per mano, conducendola verso
il letto; fece in modo che si stendessero entrambi, l'uno accanta
all'altro, e poi finalmente parlò.
"
Non me ne vado" sussurrò soltanto, trattenendosi dal
cingerla in un abbraccio che avrebbe provato a dimostarle che stava
dicendo la verità.
Percepì chiaramente il sospiro di sollievo generato
in lei da quelle semplici parole, ma inutì pure la sua
domanda successiva.
"
E allora che mi devi dire?" Jane, pur consapevole di essere sdraiata
sul proprio letto, si accorse di averlo proprio accanto,
pericolosamente vicino, solo nel momento in cui il ragazzo
intrecciò le dita con le sue
"
Nulla di importante" mentì, spudoratamente
"
Non è vero" e lei ovviamente se ne accorse
" E' tutto a posto Jane..io non ti abbandono" la rassicurò,
parlandole a bassa voce, tenendola ancora per mano
" Ma volevi dirmi qualcosa" insistè lei, senza scostarsi di
un solo millimetro.
Se solo si fosse resa conto di quanto i loro visi e i loro corpi
fossero vicini in quel momento, molto più di quanto lo
fossero stati persino qualche attimo prima, poco ma sicuro, sarebbe
arrossita.
" Volevo solo dirti che mi hai fatto prendere uno spavento enorme"
rimediò Chris
" Ieri sera, intendo. Io non so davvero cosa avrei fatto se ti avessi
vista un solo istante più tardi, quando fermarti non sarebbe
più stata una possibilità" e quella era un'altra
verità
" Ma perchè poi? Non mi conoscevi nemmeno"
sussurrò lei, stringendogli di più la mano senza
nemmeno accorgersene
" Perchè non si può restare indifferenti di
fronte a scene del genere, e perchè quella non era la prima
volta che ti vedevo" ammise, voltandosi a guardarla anche se lei non
avrebbe potuto ricambiare
" Ma chi sei?" e quella domanda restò sospesa nell'aria per
qualche istante
Chris sentiva il cuore martellargli nel petto, e aveva la gola secca.
Non sapeva proprio che dirle.
" Se tu mi hai visto a mensa, al bar o da qualche parte all'interno del
campus, vuol dire che anche io devo aver visto te" continuò
la ragazza
" Dammi qualche indizio, Harry...aiutami a capire chi sei"
" Ho i capelli castani, gli occhi verdi, e frequento ingegneria....sai,
nel caso ti fosse sfuggito" provò a buttarla di nuovo sullo
scherzo.
Ma Jane si era fermata a quegli occhi verdi, che ovviamente le
ricordavano Chris. E poi, di punto in bianco, realizzò che
anche il suddetto frequentava ingegneria, e insieme all'amico era
coinvolto in un progetto particolare che lo aveva portato proprio a
Belfast.
" Conosci un certo Chris?"
E a quelle parole, il ragazzo sbiancò. Ora, raccontarle la
verità, era proprio fuori discussione. Non poteva
più farlo.
" Il ragazzo per il quale mi hai scambiato ieri sera?" e Jane si
limitò ad annuire
" Mi dispiace, ma non so chi è" si constrinse a rispondere
"Ma perchè ti interessa di lui?" non potè
trattenersi dal domandarle subito dopo
" Perchè è uno stronzo, e spero che se ne sia
tornato da dove è venuto. Anzi, non so nemmeno
perchè ti chiedo di lui, dovrei solo dimenticarlo per sempre"
Chris non rispose, ma sospirò profondamente, desiderando con
tutto se stesso di poter tornare indietro e cambiare il corso degli
eventi.
Avrebbe ceduto la sua stessa vita pur di ridare a lei gli occhi.
" Che ne dici se ascoltiamo un po' di musica?" trovò le
forze di proporle dopo qualche minuto.
Normalmente avrebbe preferito guardare un film, ma per ovvi moivi Jane
non poteva, e lui non aveva alcuna intenzione di ricordarglielo o farla
sentire diversa.
" Sì, va bene" acconsentì subito lei, desiderosa
a sua volta di distrarsi per non ritornare a percorrere sempre gli
stessi sentieri della mente.
Chris prese il cellulare dalla tasca insieme agli auricolari, gliene
infilò uno nell'orecchio sfiorandole la pelle, e poi
selezionò la riproduzione casuale. Non appena riconobbe la
canzone che era partita, trattenne il respiro, perchè il
testo aveva un significato profondo e speciale, almeno per
lui.
If
I could fly, I'd be coming right back home to you
I think I might give up everything, just ask me to
Pay attention, I hope that you listen cause I let my guard down
Right now I'm completely defenceless
For your eyes only, I show you my heart
For when you're lonely
And forget who you are
I'm missing half of me when we're apart
Now you know me, for your eyes only
For your eyes only
I got scar, even though they can't always be seen
And pain gets hard, but now you're here and I don't feel a thing
Pay attention, I hope that you listen cause I let my guard down
Right now I'm completely defenceless
For
your eyes only, I show you my heart
For when you're lonely
And forget who you are
I'm missing half of me when we're apart
Now you know me, for your eyes only
For your eyes only
I can feel your heart inside of mine
I feel it, I feel it
I've been going out of my mind
I feel it, I feel it
Know that I'm just wasting time and I
Hope that you don't run from me
For
your eyes only, I show you my heart
For when you're lonely
And forget who you are
I'm missing half of me when we're apart
Now you know me, for your eyes only
For your eyes only
For your eyes only
Chris
aveva ascoltato per la prima volta quella canzone pochi giorni dopo
aver saputo della cecità di Jane.
L'aveva
trovata per puro caso, ma se ne era immediatamente innamorato,
perchè pareva proprio che riuscisse a parlare al suo posto,
a tirar fuori tutte quelle emozioni che gli stavano divorando il cuore.
Ma
se quando l'aveva ascoltata allora, l'aveva utilizzata come valvola di
sfogo, quella sera, mentre era steso a pancia in sù sul
letto di Jane accanto a lei, si immesimò nel testo fino al
midollo.
Pareva
che fosse stata scritta apposta per loro due.
'
Fai attenzione, spero che tu mi stia ascoltando, perchè sto
abbassando la guardia
Ora
sono completamente indifeso..
Soltanto
per i tuoi occhi, mostro il mio cuore
Per
quando ti senti sola
e dimentichi chi sei
Mi manca l'altra metà di me stesso quando siamo lontani
Adesso mi conosci, solo per i tuoi occhi
Solo per i tuoi occhi'
Potevano
esistere parole che gli calzassero meglio? Chris era convinto di no.
Perchè
era vero che avesse abbassato la guardia e si sentisse completamene
indifeso, talmente tanto da arrivare a inventarsi l'esistenza di un
altro ragazzo e cacciarsi in un simile impiccio, solo per i suoi occhi.
Solo
a lei stava mostrando il proprio cuore, solo per lei era disposto a
mettersi a nudo, a farsi conoscere davvero. Perchè
paradossalmente, nonostante si spacciasse per Harry, Chris le stava
mostrando senza remore la parte più intima e vera di
sè. Solo per i suoi occhi.
"
E' una canzone meravigliosa..veramente, non ho parole.."
" E' bellissima!"
Fu
Jane a prendere la parola, la voce che le tremava per l'emozione.
Anche
per lei quella canzone aveva evidentemente un significato speciale: in
qualche modo si sentiva come se Harry gliela avesse dedicata, e in quel
preciso istante non riusciva a immaginare niente di meglio.
Invece
di risponderle, lui le si avvicinò ulteriormente, e senza
mai lasciarle la mano, la baciò dolcemente sulla fronte.
Non
se lo dissero ad alta voce, ma i respiri accelerati e il viso inondato
di lacrime, erano chiari segnali che quella fosse appena diventata la
loro canzone.
BUONSALVEEEEE!!
Mi scuso per il ritardo assolutamente non
previsto...è inutile che vi spieghi le ragioni, la storia
è sempre la stessa:l tempo non mi basta mai....
In ogni caso sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate di questo
capitolo, che sopratutto nell'ultima parte contiene un chiaro indizio
sul titolo stesso della storia. Sì, lo ammetto, è
stata proprio quella canzone ad ispirare la stesura di questo racconto,
che spero stiate apprezzando ;)
Grazie di cuore a tutti coloro che recensiscono: il vostro supporto per
me è davvero importante, credetemi <3
E grazie anche a chiunque abbia inserito la storia in una lista, o l'abbia
anche solo letta :)
Un bacione, e a prestooooooooooo <3<3<3<3
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 ***
Quando
Jane si svegliò la mattina successiva, tastò il
materasso con i palmi delle mani, come aveva preso l'abitudine di fare
da quando era stata brutalmente privata del privilegio di aprire gli
occhi.
Lo
faceva per rassicurarsi: sapere che il materasso giacesse sotto il suo
corpo, e avere la possiblità di aggrapparsi ad esso per
issarsi a sedere sul letto, in qualche modo la faceva sentire al sicuro.
Ma
quella mattina, le sue mani finirono per tastare qualcos'altro, di
consistenza diversa rispetto a quanto si aspettasse e insolitamente
più caldo.
Per
un attimo ebbe paura, ma poi ricordò la serata precedente, e
un timido sorriso fece capolino sulle sue labbra.
"
Harry?" chiamò a bassa voce, non sapendo se il ragazzo si
fosse già svegliato o no
"
Mm" quello che ottenne fu poco più di un grugnito, che
tuttavia fece in modo che quel sorriso si allargasse
"
Hai dormito qui con me?" va bene, non avrebbe potuto porgli una domanda
più stupida, ma non sapeva che dire.
A
quel punto lo sentì muoversi legggermente, come se si stesse
stiracchiando, e poi le mani di lui finirono sulla sua schiena, e la
strinsero lievemente, nel modo più naturale possibile.
"
Sì...ci saremo addormentati ascoltando la musica"
spiegò lui con un tono di voce basso e profondo, che per
qualche ragione la imbarazzò
"
Hai delle belle canzoni sul cellulare, lo sai?" sussurrò a
quel punto lei, senza preoccuparsi di scostarsi o allontanarsi
Il
ragazzo sorrise, trattenendosi dalla voglia di carezzarle i capelli, e
il viso, il contorno degli occhi, le labbra, e il collo. Non sapeva
cosa diavolo gli stesse prendendo da un po' di tempo a quella parte, ma
stringerla, coccolarla e proteggerla, era diventata la sua
priorità più assoluta.
"
Ma ci siamo addormentati con il maglione e i jeans?" fu tutto quello a
cui Jane riuscì a pensare, dopo essersi resa conto della
situazione
"
Sì" anche lui se ne rese conto in quel momento, e
inevitabilmente scoppiarono a ridere entrambi
"
Da piccola a volte lo facevo, dormire vestita, non so per quale motivo
era uno sfizio che ogni tanto mi toglievo..ma quando mia madre lo
scopriva mi faceva passare la voglia di riprovarci" ricordò
lei, non sapendo nemmeno perchè stesse raccontando una cosa
tanto intima a quel ragazzo
"
E dopo un po' puntualmente ci ricascavi" la prese in giro lui, sempre
con quella voce roca
"
Esatto! ..Ero testarda, e quando mi mettevo qualcosa in testa non era
facile farmi cambiare idea" gli confidò la ragazza
"
E adesso, Jane? " quella domanda restò sospesa nell'aria per
una manciata di secondi
"
Adesso cosa?" domandò lei, non capendo
"
Sei ancora così testarda?" Chris voleva prenderle la mano e
stringergliela, ne sentiva l'assurdo bisogno, ma si impose di
trattenersi.
Lei
pensava di essere in compagnia di Harry, e conosceva Harry da troppo
poco tempo per raggiungere quel genere di confidenza. Certo, detto da
uno che l'aveva baciata sulla bocca soltanto poche ore dopo averla
conosciuta in un aeroporto, e da uno che in quel preciso momento era
coricato sul letto accanto a lei, quella frase stonava di brutto.
Ma
fu quello che lui disse a sè stesso, per fermare in qualche
modo quell'impulso e non combinare altri casini.
Immaginava
già quante gliene avrebbe dette Sophie per non essere stato
capace di dirle la verità...ma come diavolo faceva a
raccontarle di aver spudoratamente approfittato della figura di questo
fantomatico Harry per poterle stare accanto, e addirittura dormire nel
suo stesso letto?
Raramente
Chris aveva dormito in compagnia di una ragazza prima di allora; forse
lo aveva fatto solo recentemente, con le ultime due ragazze con le
quali era stato, tra le quali anche Meg, ma per qualche strana ragione
si sentiva come se quella con Jane fosse stata la prima volta. Forse
perchè non era stata lei a trattenerlo, a chiedergli di
restare; forse perchè non era stata una spontanea
conseguenza dell'essere stati a letto insieme; forse perchè
lei non lo aveva riempito di baci decisamente troppo poco casti a prima
mattina inducendolo in quel modo a ripetere l'esperienza della notte
precedente...con Jane non era successo nulla di tutto quello, eppure,
ci aveva dormito insieme.
Nessuno
dei due lo aveva programmato: avevano lasciato che Morfeo prendesse il
sopravvento mentre ascoltavano la musica sdraiati sul letto, quasi come
due bambini un po' troppo cresciuti. Ed era stato ancora più
bello per quello: perchè era successo per caso, senza un
motivo apparente , in modo imprevedibile e del tutto innocente.
"
Non lo so sinceramente..dal giorno dell'incidente mi sembra di aver
perso anche la mia personalità" rispose lei, era
estremamente e acutamente lucida
"
Lo sai che non è vero: potrei descriverti in mille modi e
parole diverse" gli scappò, quello non riuscì
proprio a tenerselo per sè
"
Solo perchè tu sei un ingegnere filosofo"
borbottò la ragazza
"
Non so se prenderla come un complimeto o un'offesa" la
provocò Chris, palesamente divertito
"
Dovresti capire cosa penso della filosofia" stette al gioco lei
"
Odi anche quella oltre alla matematica?" domandò il ragazzo
a quel punto
"
No, non la odio affatto...però, dai, ci sono certi pensatori
che dicono cose proprio campate in aria.. non è possibile
prenderli sul serio! E poi ce ne sono altri di cui ti innamori"
"
Non so se mi sono spiegata: voglio soltanto dire che a momenti
preferivo svolgere un algoritmo piuttosto che studiare Zenone e le sue
toerie sullo spazio diviso in tante piccolissime unità...e
credimi, è grave!
Però
oltre a Zenone e i suoi pazzi compagni, c'è Aristotele,
Platone, e poi i quasi contemporaeni Bergson, Freud, Nietzsche,
Shopenhauer..non si può dire che non abbiano ragione
praticamente su tutto, o perlomeno che ti spingano a riflettere sul
senso stesso della vita. Quando ho letto per la prima volta la
divisione che Bergson applica al 'tempo della scienza' e al 'tempo
della vita', non ho potuto fare a meno di pensare: accidenti, ma questo
qui è un genio! E' vero quello che dice!
Ma della categoria dei filosofi fa parte anche Zenone, e tutti gli
altri in cui non sono mai riuscita a immedesimarmi, perciò
non riesco a fare di tutta l'erba un fascio..non sarebbe nemmeno giusto
se lo facessi, credo"
"
Ce sono alcuni che amo, e altri che odio: bianco o nero,
senza vie di mezzo."
Chris
ascoltò con attenzione tutto il discorso, senza perdersi una
virgola, chiedendosi come una ragazza così potesse anche
solo pensare di essere senza personalità.
Tra
tutte le persone che conosceva, quante si sarebbero perse in un
discorso di quel tipo, a prima mattina, coricate nel letto in compagnia
di un ragazzo? Naturalmente nessuna, ad eccezione di lei.
Gli
piaceva da matti il semplice chiacchierare con lei, che si
trattasse di filosofia, di matematica, di ricordi risalenti
all'infanzia, schiocchezze, sentimenti o problemi seri.
Jane
non restava mai zitta, aveva sempre una scorta inifnita di argomenti su
cui esprimirsi a parte le cosiddette 'cose da ragazze', che alla lunga
l'avevano portato a stancarsi di tutte quelle con le quali era uscito.
Jane
era diversa: da quello che Sophie gli aveva raccontato, da qualche
tempo più spigolosa, più suscettibile, irascibile
e incazzata con il mondo, ma anche terribilmente vera.
Non
gliene fregava niente di impressionare gli altri, di passare per chi
non era solo per compiacere qualcuno, di ridere per le cose
più sceme o di rischiare di apparire noiosa parlando di
filosofia insieme a un ragazzo...era sempre stata nient'altro che se
stessa, e fortunatamente, quel lato di sè si era conservato
intatto anche dopo l'incidente.
E
non era capace nemmeno di nacondere la tristezza, il dolore e la rabbia
per essere costretta a sentir soltanto parlare del mondo, senza
guardarlo con i suoi occhi. Capitava sempre che nel bel mezzo di una
conversazione tirasse fuori una di quelle osservazioni al limite del
pessimismo, ma come se niente fosse stato, sapeva riprendersi e
continuare a ridere e scherzare. E una volta acquisita un po' di
confidenza, poteva diventare addirittura logorroica, ma era una forza.
Quella
ragazza era una vera e propria forza della natura, e non se ne rendeva
minimamente conto.
"
L'ingegnere filosofo dove lo inseriresti? Nella lista bianca o nera?"
si informò a quel punto Chris, provocandola scherzosamente
"
Dipende il soggetto in questione a quale filone si sente più
affine" rispose lei, volutamente enigmatica
"
Zenone lo odiavo anche io al liceo!" ammise il ragazzo, strappandole un
sorriso
"
Allora hai appena guadagnato un punto" scherzò Jane
"
In realtà delle materie umanistiche mi interessava poco e
niente, ma per passare l'anno, la filosofia dovevo studiarla lo stesso.
E quando ho sentito la cazzata della tartaruga che parte in ritardo e
vince la corsa...dai! Non si può pensare che un tipo del
genere abbia tutte le rotelle a posto!"
"
Infatti!" gli diede ragione lei
"
Probabilmente le teorie di Zenone sono l'unica cosa che ricordo di
tutta la filosofia del terzo anno, e l'unico motivo per i quale le
ricordo è perche erano assurde" ammise Chris
"
Poi Shopenhauer, Nietzsche, Freud e i grandi del Novecento hanno
conquistato anche un matematico come me...mi rifiutavo ugualmente di
studiarli, ma dopo averlo fatto, qualche giorno prima della terza prova
della maturità, mi sono quasi pentito di aver trattato
così male quei libri di filosofia" continuò a
spiegarle
"
Scommetto quello che vuoi che ero io a trattare male i libri, non tu.
Li sottolineavo di mille colori diversi, e facevo le orecchie alle
pagine...i tuoi saranno stati immacolati"
"
Touchè! Ma quelli di matematica e fisica non si potevano
guardare"
Jane
fece una faccia esageratamente schifata che non potè che far
ridere di cuore Harry.
"
Via via, allontana da me quelle manacce che hanno toccato calcolatrici
e scritto equazioni differenziali..bleah" scherzò ridendo a
sua volta.
Di
tutta risposta, lui rafforzò la presa e la strinse ancora di
più a sè con il pretesto di farle dispetto. E lei
non si ribellò affatto, anzi.
"
Non mi hai ancora detto a che categoria appartengono gl ingegneri
filosofi" ritornò alla carica l'attimo successivo, le
braccia ancora avvolte attorno a lei, gli occhi fissi sul suo viso per
non perdersi nemmeno la più piccola sfumatura delle sue
espressioni, dei suoi sorrisi
"
Non lo so...è un'accoppiata bizzara" ammise Jane
"
La peggiore che abbia mai sentito a dire la verità" le diede
man forte lui
"
Esatto....suona malissimo! Sarebbe da aggingere alla lista nera in
effetti: la matematica e la filosofia parlano due linguaggi diversi, se
non opposti.
E da che mondo è mondo è difficile conciliare il
lato umanistico con quello scientifico, ma forse... non è
del tutto impossibile" ammise Jane
"
Ogni regola ha la sua eccezione che la rende tale" si intromise lui,
completamente d'accordo
"
Quindi tu potresti essere l'unico ingegnere filosofo ad essere
risparmiato dalla carneficina della mia lista nera" e mentre lo disse,
abbassò il tono di voce, di colpo più timida.
Era
esattamente ciò che Chris avrebbe voluto sentire, e non
riuscì a impedirsi di sorridere come un cretino,
perchè era prima mattina, le tapparelle erano ancora
abbassate, e loro due si erano lanciati in uno di quei discorsi al
tempo stesso insulsi e profondi da far venire i brividi sotto la pelle.
"
Perchè penso che sotto sotto la matematica ti piaccia?" si
azzardò a domandare lui
Parlava
troppo spesso di quella disciplina per essere una che la odiava con
tutto il cuore, come diceva lei.
"
Perchè ogni tanto mi piace, tipo ogni morte di Papa, che
è esattamente la cadenza con la quale mi esce un
esercizio..in quei momenti mi sento Einstein in persona, ma esaurito
l'entusiasmo riprendo fedelmente a odiarla. Ho sempre avuto un rapporto
contraddittorio con la matematica" gli spiegò
"
Come me e la filosofia, o meglio ancora, la letteratura" disse lui
"
Hai appena bestemmiato Harry, sappilo" scherzò la ragazza, e
risero ancora insieme.
"
Scommetto che riuscirò a farti innamorare di tutte quelle
formule lunghissime e incomprensibili"
'
E' molto più facile che mi innamori di te..che tu sia uno
scrittore o un fisico nucleare, me ne importa poco'
E
fortunatamente lo pensò soltanto, senza azzardarsi a dirlo
ad alta voce. Sarebbe stato un disastro...anzi, in realtà,
anche il solo concepire un pensiero del genere era un disastro,
perchè lei aveva già un fdanzato, ma non poteva
negare a se stessa che si stesse affezionando a Harry veramente tanto.
Se
solo avesse potuto guardare negli occhi il ragazzo che si era insinuato
senza alcun permesso nella sua vita e nei suoi pensieri...
Amava
chiacchierare con lui più di qualsiasi altra cosa al mondo:
Harry la prendeva in giro di continuo, e la faceva ridere. Per qualche
strano motivo riusciva a comportarsi con lei normalmente, e a trattare
l'incidente e tutte le conseguenze di quello in un modo tale da non
farglielo pesare..ma la cosa più incredibile di tutte, era
che la capiva.
"
Non è possibile che siano solo le otto di mattina"
esclamò improvvisamente lui, dopo aver controllato l'ora
sullo schermo del cellulare
"
Davvero? Così presto?" gli fece eco Jane, altrettanto
incredula
"
Ma si può sapere a che ora mi hai svegliato?"
domandò il ragazzo, ribaltando le posizioni e finendo sopra
di lei per farle il solletico
"
Non ne ho idea" rispose lei, tra una risata e altra. Soffriva da morire
il solletico sulla pancia e sui fianchi, ma se a farglielo era un
ragazzo, trovava la cosa addirittura dolce, oltre che divertente
all'ennesima potenza.
"
A che ora hai lezione oggi?" continuò Chris, senza darle
tregua con quelle mani
"
Martedì...alle 10.30. Tu?" si informò, parlando a
fatica, travolta da quel formicolio al tempo stesso un po' fastidioso e
terribilmente piacevole
"
A mezzogiorno, quindi dormiamo" e così dicendo le si
accasciò addosso poggiando la testa sui suoi seni, mentre le
teneva entrambe le mani strette tra le sue, distese lungo i fianchi.
Dopo
un po' Jane lo chiamò di nuovo.
"
Se non sono almeno le nove e mezza, giuro che ti blocco su questo letto
per tutta la giornata" si lamentò, rendendosi conto un
attimino troppo tardi del doppiosenso che poteva essere nascosto in
quelle parole
"
A suon di solletico ovviamente" aggiunse subito dopo, mentre la ragazza
portava una mano a scompigliare i suoi capelli, come se fosse stato il
gesto più naturale del mondo.
Senza
preoccuparsi di cambiare posizione rispetto a quando si erano
addormentati, Chris allungò un braccio per afferrare il
telefono e controllare l'ora; dopo di che si abbandonò
ancora di più su di lei, pregando con tutto se stesso che
Jane continuasse a toccargli i capelli.
"
Sono ricci" contastò lei, esaudendo il suo desiderio
"
Già" replicò soltanto il ragazzo, godendo di quel
tocco molto di più di quanto avrebbe mai creduto possibile.
"
Allora? Che ore sono?" si informò subito dopo la ragazza
E
Chris tirò un sospiro profondo prima di dirglielo,
perchè sapeva che nel momento esatto in cui lo avrebbe
fatto, lei sarebbe scivolata via da quell'abbraccio, e voleva rimandare
quel momento il più possibile. Perchè stava
dannatamente bene così, in quella posizione, avvinghiato a
lei.
"
Le dieci" ammise a quel punto
"Cosa?
E quando volevi dirmelo, domani? Tra pochi minuti Sophie
sarà qui...devo farmi una doccia! E fare colazione!"
Ed
esattamente come lui aveva previsto, Jane lo scostò per
potersi mettere a sedere sul letto e alzarsi.
"
Dio, ma è tardissimo" si affrettò lei, per
qualche istante incurante persino della cecità, e rischiando
di cadere pur di raggiungere il bagno il prima possibile.
"
Non credo che Sophie verrà oggi" lo sentì urlare
a intermittenza, tra il rumore provocato dalle tapparelle che si alzano
"
Che vuoi dire?" gridò a sua volta, per farsi sentire
"
Vieni con me" e un secondo dopo si sentì prendere per mano e
trascinare
"
Ma dove?" si incuriosì
"
Fuori, sul balcone" replicò semplicemente lui
"
Anzi, metti questo prima..scommetto che si muore di freddo" aggiunse,
afferrando il proprio cappotto e poggiandoglielo addosso
"
Aiuto! Si gela" ammise la ragazza, senza tuttavia capirci
granchè
"
Sporgiti dalla ringhiera, tendi le mani verso il vuoto...
così" la incitò, accompagnandola lui stesso con i
gesti
E
l'attimo dopo Jane avvertì qualcosa sfiorarle la pelle, e
poi accadde di nuovo, più volte, innumerevoli, gelidi e
leggerissimi granelli le si posarono sulle mani.
"
Quanta ce n'è?" gli domandò, rivolgendogli un
sorriso radioso
"
Tantissima...ed è bellissima" si lasciò sfuggire
Harry a quel punto, senza riuscire a trattenersi
"
Ho sempre amato la neve" gli condifò Jane "anche se una
volta mi ha giocato un brutto scherzo" aggiunse subito dopo, ripensando
irrimediabilmente a Chris.
Chissà
dov'era, che fine aveva fatto, chissà come stava, quello
stronzo. E chissà perchè Harry pareva avere su di
lei lo stesso effetto del suo compagno di sventura.
"
Anche a me ha giocato un brutto scherzo l'anno scorso...ma non si
può avercela con la neve a lungo"
"
Ogni volta che arriva, è uno spettacolo assicurato. I disagi
che porta sono tantissimi, ma forse è bella proprio per
questo: perchè se ne frega di tutto, ferma l'inarrestabile
corsa del mondo per un po', e ti fa incantare a guardarla con gli occhi
di un bambino"
"
Già...puoi avere anche un impegno improrogabile, alla neve
non gliene importa niente. Quando arriva, non c'è
più posto per nulla..è come se imponesse una
tregua ai ritmi serrati della vita"
" E
ti costringe a restare dove sei, con chi sei" aggiunse lui guardandola
intensamente
"
Ed è un male secondo te?" domandò candidamente
Jane
"
Secondo me quella ci vede più lungo di tutti noi esseri
umani messi insieme!" replicò Chris, pensandolo sul serio
"
Può darsi" gli concesse lei, senza tuttavia smettere di
sorridere.
Era
partito tutto da lì: se non avesse mai incontrato Chris la
sera di Capodanno, non sarebbe successo nulla di tutto quello che le
era capitato. E pensò che se non avesse provato a gettarsi
nel fiume qualche sera prima, non avrebbe mai conosciuto Harry. Se lui
non fosse stato costretto a fermarla, probabilmente non si sarebbero
mai parlati.
Perciò
sì, in qualche modo, concordava con lui sul fatto che la
neve ci vedesse lungo.
Era
dispiaciuta di doversi limitare a toccarla e sentirla sul viso e sui
vestiti, ma si sforzò di non pensarci per non rattristarsi.
Harry
la reggeva per le spalle alternando lo sguardo da lei, con le braccia
tese intenta a lasciarsi contaminare dalla neve, e il paesaggio
tipicamente invernale che si estendeva di fronte a loro, quando
entrambi sentirono il cellulare squillare, e furono costretti a tornare
dentro.
"
E' Sophie" le disse lui, passandole l'apparecchio
"
Sohp, so già quello che mi vuoi dire" esclamò
lei, rispondendo alla chiamata
"
E chi te lo ha detto che siamo sommersi di neve?" si informò
a quel punto l'amica
"
Harry" Jane sorrise tra sè
"
Ti ha telefonato?" domandò l'altra, intuendo che Chris non
le avesse ancora raccontato la verità
Prima
che Jane potesse replicare, si sentì un tonfo "Che succede?
ti sei fatto male?" non potè fare a meno di domandare,
rivolgendosi ovviamente al ragazzo
"
Tutto a posto, è solo caduto il giarretto" la
rassicurò lui
"
Stai riscaldando il latte?"
"Non avevi detto di dover fare colazione? E comunque, sto
preparando un cappuccino"
E
a quelle parole, Jane corse da lui lasciando che i suoi passi fossero
guidati soltanto dall'istinto, lo raggiunse, e dopo essersi assicurata
di essere proprio dietro di lui tastandolo con le mani,
riuscì persino a baciarlo su una guancia. " Grazie"
sussurrò, mentre Chris rischiava di far cadere tutto di
nuovo, visto quanto gli tremavano le mani per quel gesto inaspettato.
"
Jane?" la richiamò l'amica al telefono
"
Sì, scusami Soph. Comunque lui è qui"
spiegò, come se l'altra non lo avesse già capito
da sola
"
Ma va!" disse infatti "allora posso stare tranquilla...ero preoccupata
che dato che le lezioni oggi non ci sono, e io non posso in alcun modo
raggiungerti, saresti stata sola. Ma non avevo calcolato Harry..anzi, a
proposito, me lo passi un secondo?"
"
Va bene, ma stai tranquilla, sto bene" la rassicurò l'amica
porgendo il cellulare al ragazzo
"
Pronto?" rispose incerto lui
"
Si può sapere che stai combinando Chris? Perchè
sei a casa sua di prima mattina? Avete dormito insieme?"
partì con le domande Sophie
"
Una domanda alla volta Soph, ti prego!" disse scherzosamente lui nel
ricevitore
"
Perchè non le hai ancora detto che Harry non esiste?" e la
ragazza scelse ovviamente di porgli la peggiore
"
Non ci sono riuscito, non ci riesco! Ma ti assicuro che stiamo
benissimo, entrambi" "a noi la neve ci fa un baffo!" scherzò
subito dopo, accorgendosi dell'espressione un po' confusa sul viso di
lei
Sophie
rise dall'altra parte "La neve vi fa un baffo Chris, davvero? A voi
due? Ti devo ricordare come vi siete conosciuti?"
"
No, me lo ricordo benissimo" sospirò, prima di aggiungere il
resto ".. non ti preoccupare Soph, mi prenderò cura di lei"
e suonò tanto come una promessa.
Per
un attimo ci fu silenzio dall'altra parte, ma poi Sophie
tornò alla carica.
"
Se ti azzardi di nuovo a negare di essertene perdutamente innamorato,
giuro che le racconto tutto io!" e in quel modo tutto suo, la ragazza
chiuse la telefonata, non prima di avergli fatto intendere che
nonostante tutto gli avrebbe retto il gioco. Solo perchè lui
era palesemente pazzo di lei.
BUONSALVEEEE!!!
Eccomi qua con un nuovo capitolo che spero abbiate apprezzato! ;)
So che non è proprio il massimo parlare di neve a maggio,
per come sono messa io in questo momento, devo ammettere che non
è del tutto fuori luogo. E in ogni caso la storia
è ambientata a marzo, quindi una nevicata con i fiocchi, nel
vero senso della parola, non è da escludere. Non so
perchè, ma volevo precisare questa cosa ;D
Per tutto il resto, attendo di venire a conoscenza del vostro parere!
Come ho già avuto modo di scrivermi diverse volte, per me
è importantissimo, e apprezzo tantissimo ogni parola che
decidete di lasciarmi. Motivo per cui ringrazio come sempre di cuore
chi ha recensito, chi recensisce e chiunque vorrà farlo in
futuro. Non siate timidi ;)
Scappo, un bacione, e a prestoooooooooooooo
<3<3<3<3
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 ***
"
Ma che avete da dirvi, tu e Sophie?"
Non
riuscì a trattenersi dal porgli quella domanda, fu
più forte di lei.
"
Sei gelosa?" la provocò lui con tono divertito, ma sotto
sotto parecchio compiaciuto
"
No" si affrettò a rispondere Jane, utilizzando un po' troppa
enfasi perchè lui potesse crederle al cento per cento
"
Ti sto solo avvisando" aggiunse subito dopo, tentando di recuperare
"
E perchè?" Chris stette al gioco, e senza riuscire a
evitarlo, le si fece più vicino, lasciando perdere il latte
che rischiava di bollire abbandonato a sè stesso
"
Perchè se combini qualcosa con Sophie, dopo dovrai vedertela
con Scott" disse lei, in tono pratico
"
E questo Scott assomiglia per caso all'Incredibile Hulk?" gli piaceva
da matti prenderla in giro
"
Beh, oddio..un po' sì" ammise la ragazza ridendo, al che
Harry restò completamente spiazzato
"
E' molto alto, e muscoloso, e tiene a Sophie più di
qualsiasi altra cosa al mondo, quindi ti consiglio di stare attento"
concluse lei.
Chris
trattenne una risata sotto i baffi mentre finalmente si ricordava di
spegnere il fornello sul quale aveva messo a riscaldare la colazione
per entrambi, e poi tornò di nuovo a concentare la propria
attenzione sulla ragazza. Le si avvicinò talmente tanto che
avvertì il respiro di lei farsi più veloce,
perchè poteva anche non vedere, ma stava imparando a
percepire chiaramente tutto quello che le succedeva intorno.
"
Jane" e posò delicatamente entrambe le mani sulle sue spalle
"non ho nessuna intenzione di mettermi nella condizione di essere
menato da Hulk"
"
Non ho nessuna intenzione con Sophie, per inciso" ammise subito dopo,
notando un lievissimo sorriso contornarle la bocca dopo aver udito
quella frase
"
Perfetto, allora puoi ritenerti fuori pericolo" decretò la
ragazza, strappandogli un altro sorriso compiaciuto.
Non
avrebbe mai amesso di essere gelosa, e forse lei stessa non era nemmeno
consapevole di esserlo, ma per qualche strana ragione a Chris piaceva
che fosse così, perchè significava che anche lei
ci teneva. Nonostante fosse convinta di aver di fronte un'altra
persona, e nonostante avesse conosciuto la suddetta persona
praticamente due giorni prima.
Ma
in casi come quelli, in situazioni al limite dell'assurdo come quelle,
il tempo contava poco o niente.
C'era
spazio soltanto per le sensazioni, e nelle ultime quarantotto ore, con
lui, grazie a lui e al rapporto che stavano instaurando, Jane ne aveva
provate di infinite.
"
Per quanto ne sai tu, potrei essere all'altezza di Scott alias Hulk..
fisicamente intendo"
Se
ne uscì lui, mentre la ragazza era concentrata nel bere il
cappuccino.
"
Mmmh..non credo" disse, senza accorgersi dei baffi di schiuma che le si
erano formati poco più sopra delle labbra.
Ovviamente
Chris scoppiò a ridere, e senza permettersi di pensarci due
volte, afferrò un tovagliolo di carta e delicatamente la
ripulì dalla schiuma.
"
Non è fenomenale la macchinetta per il cappuccino? E' un
peccato che abbia dimenticato di comprare i 'pan di stelle'..anche se
è diventato un'impresa persino inzupparli nel
latte, senza vederli" ammise, pentendosi l'attimo successivo
di essersi di nuovo fatta influenzare da pensieri negativi
"
Ho capito che sono carini, perfettamente tondi, con lo sfondo marrone e
le stelline di zucchero bianche...ma da quando in qua la funzione
primaria dei biscotti è quella di essere appetibili allo
sguardo? Devi mangiarli, e puoi farlo anche senza contemplarli per la
loro bellezza"
"
Ma quanto sei scemoooo" e malgrado tutto, rise di cuore
"
E il bello è che te ne esci con queste perle, e pare quasi
che sia io quella che dice cose assurde..quando invece sei tu!" e Jane
rise ancora, sempre più forte, dimenticando in un baleno il
motivo che l'avesse spinta a essere triste.
Si
rendeva conto che non ci fosse nulla di logico, razionale o quantomeno
normale, nel modo in cui si stesse legando a quel ragazzo..ma, ditemi,
davvero, ditemi come è possibile non perdere la testa per
uno che pur di titarti su il morale e vederti sorridere di nuovo, spara
le cazzate più assurde.
Non
sapeva per quale ragione quel ragazzo avesse deciso di prendersi cura
di lei, di punto in bianco, ma gli era immensamente grata
perchè lo stava facendo.
"
Non cerchi di cambiare discorso signorina Collins...stavamo parlando
della sua convinzione riguardo al fatto che io sia una mezza calzetta"
" Lo so che non sei muscoloso quanto Scott" confermò Jane,
di nuovo divertita
" E come lo sai?" si informò lui a quel punto
" Harry, mi hai dormito addosso stamattina" gli fece notare, e di tutta
risposta fu il ragazzo ad arrossire.
Perchè lo aveva fatto davvero, aveva poggiato la testa sul
suo petto ed era rimasto in quella posizione fino a quando Morfeo non
lo aveva riaccolto tra le sue braccia; le si era addormentato addosso
come se fosse stata la cosa più naturale del mondo.
" Se fossi stato pesante quanto Scott, mi avresti ucciso"
continuò lei divertita, trattenendosi a stento
dall'aggiungere che proprio per quel motivo era sempre Sophie che si
accoccolava contro di lui e mai il contrario. In fondo sospettava da
sempre che la sua migliore amica l'avesse scelto anche
perchè era l'unico davvero in grado di offrirle un senso di
protezione. E poi, per stare accanto a Sophie, ci voleva uno tosto.Uno
che sapesse starle dietro e comprenderla senza mai invadere troppo i
suoi spazi.
Lei in amore era diversa, o almeno, sapeva che lo sarebbe stata quando
sarebbe arrivato quello giusto.
Ormai era consapevole del fatto ciò che la legasse a Jonas
non fosse nemmeno lontamente simile ai sentimento propompente che
parevano aver provato tutte le protagoniste dei suoi romanzi preferiti,
ma non sapeva proprio come muoversi a riguardo. Forse, se solo Chris le
avesse dato la possibilità di conoscerlo
meglio..chissà, lei sentiva che avrebbe potuto davvero
perderci la testa, perchè quello che aveva provato quando le
labbra di lui si erano poggiate sulle proprie era stato talmente forte
e talmente bello da spaventarla. E per qualche strano motivo che
davvero faceva fatica a comprendere, quando era con Harry e rideva e
scherzava con lui, le pareva quasi di essere di nuovo con Chris. Ma non
doveva confonderli, avrebbe sbagliato se li avesse confusi
così facilmente; e soprattutto non doveva permettere che il
suo nuovo amico sparisse dalla sua vita come quello stronzo.
" Va bene, effettivamente è vero. Ma penso che tu abbia
bisogno di altre conferme" sentenziò il ragazzo,
riportandola di nuovo alla realtà.
" Che vuoi dire?" domandò lei, non capendo
Il ragazzo la prese per mano e l'aiutò ad alzarsi, e poi
senza alcun preavviso portò quella stessa mano all'altezza
del suo avambraccio, invitandola a tastare la consistenza dei muscoli.
" Ma fai sul serio?" domandò lei, un po' sconvolta e un po'
troppo imbarazzata
" Certo" si limitò a risponderle, sussurrandoglielo con il
viso sin troppo vicino a quella della ragazza.
Jane avvertì un tiepido e piacevolissimo calore infiammarle
le guance, e non fu in grado di capire se fosse dovuto al respiro di
lui che le si stava infrangendo sul volto, o alle sue gote che con ogni
probabilità erano diventatate rosso fuoco per via di
quell'inaspettata vicinanza.
" Allora? Sei ancora convinta della tua idea?" la provocò
Chris, di punto in bianco desideroso di farle letteralmente perdere la
testa per lui
" Il vasetto di spinaci che hai mangiato oggi non ha ancora fatto
effetto" fu la risposta di lei, palesemente divertita e al tempo stesso
spudoratamente provocatoria
" Ah sì?" e con un scatto, guidò la mano di Jane
all'altezza del bordo inferiore del maglione che indossava, e fece in
modo di tirarlo sù, scoprendosi parte del torso, senza
abbandonare la presa sulla mano della ragazza. E fu così che
prima che potesse rendersene effettivamente conto, Jane si
ritrovò costretta a tastargli il petto, a diretto contatto
con la pelle di lui.
Visto che Harry pareva insistere con quella storia, lei, figendo di non
essere terribilmente imbazzata e al tempo stesso tremendamente
eccitata, lo accarezzò lentamente, lasciandosi guidare
soltanto dall'istinto dato che gli occhi non avrebbero potuto
più esserle utili, e senza dire una parola per paura di
ingarbugliarsi da sola, continuò nella propria impresa, a
palmi aperti, sfiorandogli ogni muscolo con le dita.
" L'hai voluto tu" sussurrò lui, il respiro mozzato
" Non ne sarei così convinta" replicò lei, le
guance di sicuro in fiamme e la voce tremolante
Ma che diavolo stava facendo?
Come ci era finita in quella situazione così poco ortodossa?
Ad accarezzare e tastare il petto di un ragazzo conosciuto solo due
giorni prima?
Era la prima volta in assoluto che si ritrovava a condividere momenti
tanto intimi con un ragazzo...e accidenti se le stava piacendo!
Il punto era che con Jonas aveva solo immaginato di farci di tutto, ma
avevano avuto così poche occasioni di stare insieme da
quando erano ufficialmente diventati una coppia, che non si erano mai
spinti al di là di qulache bacio un po' più
intenso. Lui le aveva messo le mani sui fianchi, e aveva cercato di
intrufolare le dita al di sotto del tessuto dei suoi indumenti, e lei
gli aveva più volte accarezato lascivamente la schiena, ma
pelle contro pelle non si erano assolutamente mai trovati.
Jonas non aveva mai avuto accesso diretto a una porzione del suo corpo
diversa dal viso, dal collo o dalle braccia, e di sicuro, Jane non gli
aveva mai accarezzato il petto come stava facendo con Harry.
Anzi, con Chris.
Era totalmente inesperta in quella faccenda e lo sapeva,
così come doveva essersene accorto lui, ma forse proprio per
quel motivo, proprio perchè era la prima volta che toccava
realmente un ragazzo, le sensazioni che provava erano amplificate
all'ennesima potenza, e ogni secondo che passava, prendeva
più confidenza, e le piaceva un po' di più.
Soprattutto perchè lui reagiva trattenendo il respiro e
parlandole con quel tono che di casto non aveva nulla.
Dio che avrebbe dato per poterlo guardare negli occhi in quel
momento...ricordava che lui le aveva detto che fossero verdi, e per
qualche motivo se li immaginava proprio come quelli in cui
più volte si era persa.
E non ci vuole certo un genio per intuire che non erano del suo
fidanzato gli occhi che immaginava sul volto di Harry..Jonas li aveva
azzurri, e per quanto fossero belli, lei aveva ormai capito che ogni
qual volta avrebbe pensato a degli occhi gliene ne sarebbero venuti in
mente un altro paio. Nonostante tutto, era felice che quella
meraviglia, quella sfumatura di verde così intensa e
così brillante, fosse stata l'ultima cosa che avesse visto.
" Verdetto finale?" la distrasse di nuovo lui, prendendola totalmente
alla sprovvista
" Sei una mezza calzetta" disse dopo qualche istante di recupero,
rifiutandosi di dargliela vinta per il puro piacere di provocarlo.
Perchè i muscoli c'erano...certo, non erano grossi ed
evidenti come quelli del fidanzato di Sophie, ma d'altro canto, lei non
era mai stata attratta da tipi così. Al contrario, la cosa
cominciava davvero a diventare pericolosa, perchè era per
quelli come Harry che lei aveva sempre avuto un debole.
" So che stai mentendo"
" Devi imparare anche a perdere ogni tanto, sai?" ribattè
Jane divertita
" E tu devi imparare a non dire bugie"
" Altrimenti ti cresce il nasino come Pinocchio" e a quel punto Chris
non potè fare a meno di sorridere mentre glielo sfiorava in
un tenero gesto.
" Andiamo a fare una passeggiata nella neve?" propose lei a quel punto,
l'entusiasmo pari a quello di una bambina
E Chris non potè non accontentarla.
Minuto dopo minuto, secondo dopo secondo, si stava lentamente rendendo
conto che in compagnia di Jane, lui era una persona diversa, migliore.
Non gli importava di nulla, se non di essere se stesso, e di renderla
felice, di strapparle un sorriso con ogni modo o mezzo esistente. Anche
accontentandola nelle cose più semplici, come prepararle la
colazione e uscire con lei a giocare nella neve ancora fresca. In vita
sua, non aveva mai regalato a una ragazza così tante
attenzioni quante ne stava dedicando a lei.
Prima di Jane, praticamente tutte le ragazze con le quali era uscito,
gli erano cadute ai piedi, annientate dal suo fascino e dal suo innato
carisma, e non gli avevano mai dato modo, o soddisfazione di
conquistarle.
E nonostante Chris fosse stato sempre gentile con loro, dolce a livello
diabetico come rischiava di diventarlo con Jane non lo era stato mai.
Semplicemente perchè non era dolcezza quella che le ragazze
cercavano da lui, piuttosto il contrario, e lui finiva per adeguarsi.
Non che le avesse trattate in modo rude e comunque poco consono alla
sua indole da bravo ragazzo ( a parte quando si trattava di rubare
popcorn al cinema, era un perfetto cavaliere)..il punto era che loro
non volevano essere trattate da principesse, e a lui un po' dispiaceva.
Piuttosto che essere abbracciate strette, preferivano essere baciate
languidamente ovunque, e inutile dire che a una chiacchierata
tranquilla, persino a una risata, preferissero una..beh, avete capito,
no?
Non che lui, come tutti i ragazzi della sua età, potesse
lamentarsene più di tanto, però cavolo, una
relazione, una storia d'amore vera, doveva trovare un buon compromesso
tra quello, e tutto il resto.
Chris era il genere di ragazzo a cui piace provocare a non finire,
ridere, scherzare, semplicemente parlare, persino battibeccare, e
baciare per fare pace. E con Jane gli veniva tutto così
spontaneamente naturale, come se non avesse aspettato che una persona
come lei praticamente da tutta la vita.
L'aiutò a inbaccuccarsi per bene, dalla testa ai piedi, e
soltanto dopo aver finito, uscirono insieme dal monolocale.
Senza pensarci, Jane cercò la mano di lui, preoccupata di
cadere rovinosamente a terra a causa del ghiaccio che poteva essersi
formato, o della stessa neve, che purtroppo non le rendeva affatto
facile avanzare.
Chris la strinse immediatamente e saldamente, senza riuscire a
impedirsi di sorridere, perchè era bello camminare nella
neve tenendola per mano.
Con un po' di difficoltà, riuscirono a oltrepassare il
cancello delle residenze e addentrarsi nella sede
dell'università vera e propria: non fu un gioco da ragazzi
per Jane scavalcare quell'impalcatura senza vedere un accidenti di
nulla, ma nemmeno per un secondo pensò di tirarsi indietro e
rinuciare; al contrario, si affidò completamente a lui,
senza la minima esitazione o la minima paura.
E per Chris, quella rappresentò una prova di fiducia
impareggiabile.
Contro ogni logica e raziocinio, Jane si fidava di Harry come se le
fosse stato accanto per tutta la vita, e non solo per qualche giorno.
In così poco tempo si era legata a lui come non le era mai
capitato con nessun altro, ad eccezione di Chris, che per qualche
oscuro motivo continuava ad occupare prepotentemente la sua mente, e
una piccola, delusa, malconcia parte del suo cuore.
Non poteva farci niente: non riusciva a non paragonare ciò
che stava nascendo tra lei e Harry e quello che era ormai finito tra
lei a Chris.
I due ragazzi si somigliavano parecchio a suo parere, nel modo di
ridere, di parlare, di prenderla in giro e di prendersi cura di lei
(almeno come uno dei due aveva fatto all'inizio). Ma per Jane questa
somiglianza era un arma a doppio taglio: se da un lato era felice di
aver trovato una persona tanto gentile, disponibile, divertente e dolce
come il Chris che aveva conosciuto in aeroporto e che l'aveva
accompagnata a casa di Sophie dopo il disastro che era stata capace di
combinare con i cupcakes, dall'altro era terrorizzata dall'ipotesi, per
nulla remota, di farsi coinvolgere troppo e soffrire quando lui se ne
sarebbe andato, nel caso in cui lo avesse fatto. E le sue erano paure
del tutto fondate, perchè di quel passo capiva che ci
avrebbe perso la testa sul serio per Harry, e non voleva assolutamente
che accadesse..perchè lui poteva cambiare idea da un giorno
all'altro, poteva rendersi conto che la compagnia di una ragazza
vedente è di gran lunga più piacevole, e Jane non
ci teneva proprio a sentirsi abbandonata un'altra volta.
Però, cavolo..quanto era stato difficile fingere perfetta
indifferenza mentre le sue dita tastavano il petto di lui.
E quanto si sentiva stupida per aver anche solo creduto di amare Jonas;
non era bello nè da pensare, nè da dire, ma lui,
il suo fidanzato ufficiale, scompariva se messo a confronto con lo
scombussolamento degli organi interni che solo certi occhi verdi
riuscivano a provocarle, e con le sensazioni per nulla innocenti che
aveva provato nell'accerezzare il petto nudo di Harry.
Maledizione! Non capiva perchè in suo cuore in qualche modo
collegasse le due cose, quasi come se quei due fossero una persona
sola...
Jane rise da sola per quel pensiero decisamente assurdo, ma fu
costretta ad ammettere a se stessa che purtroppo, per quanto si fosse
comportato da stronzo dopo l'incidente, Chris avesse lasciato il segno.
E Harry, beh, era come se Harry avesse preso il suo posto, e lei...lei
faticava a capirci qualcosa in tutto quello che le stesse succedendo.
Fu il ragazzo a riportarla bruscamente alla realtà
servendosi di una classica palla di neve che colpì Jane di
sorpresa, inducendola a ricambiare.
Lentamente si chinò a terra e dopo essersi assicurata di
potercela fare, gli ricambiò il favore. Lui rise di cuore, e
prima se potessero rendersene conto, iniziarono una classica battaglia
di palle di neve.
Nonostante tutto, Jane riusci più volte a colpirlo, e tra
una risata, una minaccia scherzosa e il rischio costante di perdere
l'equilibrio, la ragazza realizzò che per quanto non potesse
capirci nulla di quello che provava per l'uno e per l'altro, Harry era
quello che le stava restituendo quel sorriso che per un po' di tempo le
era mancato.
" Ma che fai?" domandò, un attimo prima di ritrovarsi
praticamente a terra, stesa sulla coltre bianca
" Ti spingo nella neve!...Altrimenti che sfizio c'è?"
controbattè lui, come se fosse la cosa più
naturale del mondo.
E l'attimo dopo cadde su di lei, con la chiara intenzione di utilizzare
quella scusa per starle più vicino possibile.
" Aglia!" si lamentò la ragazza, non appena
avvertì il peso di lui gravare su di sè
" E questo è per dimostrarti quello che può fare
una mezza calzetta!" la provocò Chris, e lei
scoppiò a ridere
" Veramente te la sei presa così tanto?" gli
domandò un attimo dopo
" E tu veramente mi credi un pappamolle?"
" Non l'ho mai pensato, era tutta scena" ammise a quel punto,
sorridendo mentre le sue dita giocavano con la neve.
E sorridendo a sua volta, Chris si chinò su di lei per
liberarle una ciocca di capelli dai fiocchi. Ma dopo averlo fatto,
incapace di trattenersi, spostò le dita fredde sul suo viso
per carezzarlo dolcemente.
E fu proprio quando Jane avvertì su di
sè le sue mani come bollenti, nonostante fossero palesamente
gelate, che intuì ciò che stava per succedere. E
anche se non poteva averne una conferma visiva, lo sentì
sempre più maledettamente vicino, al suo corpo, al suo viso
e alle sue labbra.
" Adesso che hai ottenuto ciò che volevi, possiamo
rimetterci in piedi...sto congelandoooo" si constrinse a dire, prima
che fosse troppo tardi, e un bacio potessse complicare le cose.
Un bacio che lei non sarebbe stata capace di non ricambiare, e che per
quel motivo si doveva assolutamente evitare.
E a quel punto, quando lui era quasi arrivato a sfiorarle le labbra con
le proprie, fu costretto a fare marcia indietro, limitandosi a baciarla
solo sulla guancia, prima prenderla tra le braccia per aiutarla ad
alzarsi come lei gli aveva chiesto.
" Grazie" sorrise Jane, e lui si trattenne a stento dall'avventarsi su
di lei e rubarle quel bacio.
BUONSALVEEE!!
Mi scuso per non essere riuscita ad aggiornare ieri..sono stata fuori
tutta la giornata, e quando mi sono ritirata ho preferito non
pubblicare perchè il capitolo aveva bisogno di essere
revisionato.
In ogni caso, spero che sia stato di vostro gradimento :))
Non esisate a farmi sapere cosa ne pensate <3<3<3
E ovviamente, un grazie enorme va a voi che non mancate mai un
appuntamento ;) Grazie davvero <3<3<3
Devo scappare, un bacione, e a alla settimana prossimaaaaaaaa
<3<3<3
Vi Aspettooooo!!! ;)
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Capitolo 17 *** Capitolo 16 ***
Nel
momento in cui Jane e Chris si rimisero in piedi, riprese a nevicare.
Il
ragazzo le domandò se preferisse tornare a casa, al caldo,
ma lei scosse vigorosamente la testa, spiegangogli quanto le piacesse
che i fiocchi la imbrattassero da capo a piedi, finendole sui vestiti,
sui capelli e sul viso.
Gli disse che avrebbe dato un occhio pur di poter assistere ancora una
volta a quello spettacolo, al che Chris rise amaramente, stringendole
di più la mano.
Non
era giusto. Non era giusto che le cose fossero andate in quel modo.
Avrebbe
consegnato a sè stesso il premio per l'idiota non solo
dell'anno, ma anche di tutti i secoli passati e futuri.
Era
solo ed esclusivamente colpa sua se Jane non riusciva più a
sorridere come prima, ed era suo dovere quantomeno provare a restutirle
la vita di prima.
All'inizio
era stato quello il motivo che lo aveva spinto a tutta quella messa in
scena: starle accanto per espiare il senso di colpa che lo tormentava
per aver fatto involontariamente del male a una persona alla quale
teneva, pur non conoscendola così bene. Non a caso, gli
incubi sparivano quando si addormentava anche solo nella stessa stanza
in cui c'era lei: era accaduto la sera in cui l'aveva riaccompagnata a
casa dopo averla salvata da una morta quasi certa, ed era accaduto pure
la notte seguente, quando avevano addirittura dormito nello stesso
letto.
Ma
bastava che si soffermasse a guardarla anche solo per un secondo per
rendersi conto che fossero tutte patetiche scuse.
Scuse
per non ammettere che Sophie avesse ragione, su tutta la linea,
perchè per quanto lui catalogasse come incomprensibile quel
sentimento che provava nei confronti di Jane, sapeva bene che in
realtà fosse chiaro e limpido come nient'altro al mondo. E
maledizione, era proprio amore.
Nulla
che avesse provato in precedenza, o almeno mai in modo così
impetuoso, ma che per qualche strana ragione aveva riconosciuto nel
momento stesso in cui l'aveva baciata sulle labbra, proprio come era
accaduto a lei. Anche la prima volta, in aeroporto, quando si erano
scambiati quello che in realtà era stato molto di
più che un bacio di circostanza, un bacio di Capodanno, come
loro stessi avevano creduto.
In
quell'esatto istante doveva essere successo qualcosa che nessuno
avrebbe mai potuto definire e comprendere a fondo, ma che li
aveva inconsapevolmente spinti l'uno a far parte della vita
dell'altra, a partire dal tardo pomeriggio di quel trentuno dicembre
che nessuno dei due avrebbe mai più dimenticato.
Dopo
quella nevicata, la vita di entrambi pareva essere andata avanti
seguendo linee parallele, che a un certo punto però erano
sfuggite alle regole finendo per diventare
incidenti, scontrandosi, una seconda volta.
E
poi ancora una terza, quando per un preciso disegno del destino, Chris
si era ritrovato nel posto giusto al momento giusto.
Esisteva
un qualcosa che lo legava profondamente a Jane, che non poteva essere
ignorato, e che gli impediva di desiderare qualcosa di diverso dal
tenerla stretta a sè e proteggerla con tutte le sue forze.
E
non aveva idea dei grovigli che con la sua duplice presenza (
Chris/Harry) stava creando nella mente e nel cuore di lei.
Perchè
per quanto volesse fingere di essere un'altra persona, continuava a
essere Chris, ad avere il suo senso dell'umorismo, la sua risata, la
sua dolcezza, il suo modo di parlare e ogni suo atteggiamento, cose che
a Jane non erano sfuggite affatto.
Se
lei non lo avesse fermato in tempo l'avrebbe baciata nella neve,
perchè lo desiderava con tutto se stesso.
" A cosa stai pensando?" fu lei a riportarlo alla realtà
" All'ultima volta che ha nevicato" ammise il ragazzo, senza nascondere
un sorriso
" Hai dei bei ricordi?" si azzardò a chiedere lei, pensando
ai propri
" Veramente è stato un disastro, ma uno di quelli che si
presentano come tali, e che in fondo in fondo si rivelano essere
esperienze indimenticabili" disse lui
" Sì, capisco perfettamente che intendi!" sorrise la ragazza
" E se ti raccontassi quello che è successo a me-" non le
fece nemmeno terminare la frase
" Racconta, sono curioso" quasi la pregò, desideroso di
rivivere dalla sua prospettiva quell'insolito Capodanno.
" Va bene, ma ti avviso che è una storia molto lunga e che
purtroppo non ha un lieto fine perchè si concude con
l'incidente che mi ha reso cieca" disse la verità
" A maggior ragione ti ascolterò. Voglio conoscerti Jane"
E con quelle parole intendeva dire che gli sarebbe piacuto entrare
nella sua mente e districare i suoi pensieri in modo tale da capire
cosa davvero provasse per Chris.
" Era la vigilia del nuovo anno, e io ero in aeroporto in attesa di
salire sull'aereo diretto a Londra, dove avrei trascorso qualche giorno
con una mia amica e il mio attuale ragazzo, quando è stato
annunciato che il volo sarebbe partito con qualche ora di ritardo a
causa di una nevicata che pareva aver messo KO la capitale del Regno
Unito.
Inizialmente non mi sono preoccupata, ma quando ha cominciato a
nevicare anche a Belfast, le cose hanno iniziato a prendere una piega
diversa"
" Che è successo?" domandò lui, nonostante fosse
perfettamente a conoscenza dei fatti
" E' successo che ha continuato a nevicare per ore, ed è
diventato impossibile per gli aerei prendere il volo con un cielo
così" spiegò la ragazza
" Per carità, io l'ho sempre amata la neve e la amo anche
adesso, ma quel giorno...dai, mi stava impedendo di andare a Londra, e
io ci tenevo veramente tanto a quel viaggio.
La verità è che a prescindere da Anne e da Jonas,
per cui stravedevo, ho sempre avuto un debole per quella
città, e la prospettiva di rinuciarci solo ed esclusivamente
per colpa della neve, non mi andava proprio giù. Soprattutto
considerato quanto avessi sudato per convincere i miei a lasciarmi
partire da sola"
" Comunque, il punto è che mentre ero in aeroporto, in
attesa di notizie riguardo il volo cancellato, e impossibilitata pure
nel tornare a casa, anche se comunque non lo avrei voluto, ho
incontrato Chris"
" Sempre lui? Quello per il quale mi hai scambiato all'inizio?" si
finse sorpreso
" Già, sempre lui" ammise a quel punto Jane
" E' stato proprio in quella sala d'attesa dell'aeroporto
internazionale di Belfast che è iniziato tutto"
" Tutto cosa?" non potè fare a meno di domandarle
" L'ho sentito parlare al telefono con un amico, i nostri sguardi si
sono incrociati per mezzo secondo..davvero, è stato mezzo
secondo, e un attimo dopo me lo sono ritrovato seduto accanto"
raccontò lei, ricordando ogni minimo particolare di quel
pomeriggio
" A quel punto ti ha detto che eri bellissima e che era una vera
fortuna che i vostri rispettivi aerei non fossero partiti, altrimenti
non vi sareste mai incontrati...giusto?"
Chris si divertiva a prenderla in giro, immaginando che cosa sarebbe
successo se davvero le avesse parlato in quel modo
" Completamente errato" rise Jane
" In realtà mi ha chiesto se avessi una sigaretta da
prestargli, io gli ho detto di no..e dopo, boh, non so nemmeno come, ma
abbiamo iniziato a chiacchierare, e si è fatta mezzanotte"
Già..la sigaretta! La verità era che si stava
annoiando da matti in quel maledetto aeroporto e doveva pur trovare una
scusa più o meno plausibile per intrattenersi con qualcuno.
Non sapeva perchè tra tanta gente avesse scelto proprio lei
come ideale compagna di sventura; forse era stato quello scambio di
sguardi, o forse, era stato semplicemente il destino.
Adesso cominciava a crederci sul serio a tutte quelle sciocchezze sul
famoso, infallibile e impertinentissimo fato.
" E a mezzanotte cosa è successo?"
" Mi ha baciata" continuò lei, sorridendo senza nemmeno
rendersene conto
" Sì, lo so che eravamo praticamente due estranei, e di
sicuro se la situazione fosse stata diversa non sarebbe
successo...però eravamo lì, davanti a
quell'albero di Natale gigante e luminoso, fuori continuava a nevicare
e in fondo quella neve era così bella, e poi stava
iniziando un anno nuovo, e noi ci eravamo fatti compagnia a vicenda
nelle ultime ore di quello vecchio e... boh, mi è quasi
sembrato naturale, giusto, baciarlo"
" Non so perchè, davvero non riesco a spiegarmelo,
è stata una sensazione veramente strana, insolita, assurda,
non lo so...ma era come se quel momento di passaggio dall'anno vecchio
e quello nuovo non fosse stato completo se non avessi baciato quel
ragazzo conosciuto in aeroporto" raccontò apparentemente
calma, mentre dentro di lei si stavano scatenando una serie di rezioni
a catena dovute al ricordo di quel bacio.
Il suo primo bacio.
" Probabilmente centrava il fatto che fosse il mio primo bacio"
aggiunse infatti subito dopo, rischiando quasi di far inciampare Chris
per quella rivelazione
" Hai dato il tuo primo bacio a uno sconosciuto?" si
accertò, dopo essersi concesso un attimo per recuperare il
respiro
" Sì" ammise a quel punto Jane
" Ma in quel momento Chris non mi pareva più nemmeno
tale...non lo so, forse ero ubriaca o qualcosa del genere, ma
è stato meraviglioso" non potè trattenersi
dall'aggiungere
" Quindi lui è stato il tuo primo primo bacio?"
" Ma sei sordo per caso? Ti ho detto di sì" quasi
urlò, ma lui non se ne accorse nemmeno tanto era felice di
quel semplice dettaglio
Accidenti...era stato proprio lui il suo primo bacio!
Sorrideva come un cretino, pensando che gli sarebbe piaciuto da matti
essere anche la sua prima volta.
Non sapeva se fosse già troppo tardi, e di certo non poteva
domandarglielo in quel momento, ma cavolo, desiderava davvero saperlo,
e sperava con tutto se stesso in un particolare tipo di risposta.
E fu proprio in quel momento, quando si immaginò il corpo di
lei nudo e aggrovigliato al proprio, che si rese conto di essere a un
punto di non ritorno.
Perchè voleva che accadesse, lo desiderava con una tale
intensità che ne era quasi spaventato...non gli era mai
capitato prima. Aveva sempre avuto senza il minimo sforzo, e non
conosceva nemmeno lontanamente quella sensazione, che tra l'altro si
era presentata lì di punto in bianco mentre lei gli stava
semplicemente raccontando di un innocente bacio, il loro bacio..aveva
sempre avuto, e adesso gli era venuta voglia di dare.
Di dare tutto a lei, a quella ragazza che giorno dopo giorno, ora dopo
ora, e persino minuto dopo minuto, si era fatta spazio nel suo cuore,
adagiandosi sempre meglio.
Non esisteva un momento preciso, esatto, definibile in cui lui se ne
fosse innamorato, ma era successo.
Non una sbandata, nè una cotta, perchè i sintomi
di quelle li aveva avuti sin dal primo istante, e aveva iniziato a
sentirsi confuso come aveva confessato anche a Sophie..in quel momento
le aveva detto la verità, non pensava di amarla, amarla
davvero, senza mezzi termini e mezze misure; ma poi, standole accanto
come Harry, ci aveva perso la testa.
Perchè l'aveva vista fragile, indifesa, arrabbiata, confusa,
triste, e al tempo stesso più agguerrita, forte e
determinata che mai a lasciar prelavere le risate su tutto il resto.
Crollava con un niente, ma l'attimo dopo si pentiva di esserci ricaduta
e gli permetteva di raccontarle le stronzate più assurde pur
di avere una scusa per tornare a ridere di nuovo.
Jane non voleva stare male, ma ciò che Chris non sapeva era
che avesse cambiato atteggiamento soltanto dopo che Harry l'avesse
salvata dall'insalvabile.
" Non ti aspettavi di rivederlo dopo quel Capodanno, vero?"
" Nel modo più assoluto" ammise lei
" Pensavo che la nostra storia insieme fosse iniziata e si fosse
conclusa in quell'aeroporto. Pensavo che avrei avuto un solo e unico
ricordo di lui, tutto riassumibile in quella serata"
" E invece un bel giorno di inizio marzo, gli ho rovesciato addosso
un'intera scatola di cupcakes"
Chris rise ricordando quell'episodio, e lei, ancora una volta, si
imbarazzò per quel disastro che aveva combinato.
" Quando ci siamo riconosciuti, è stato come se non fosse
trascorso un solo istante dal giorno di Capodanno! Abbiamo trascorso
buona parte del pomeriggio insieme, e abbiamo riso e scherzato, e siamo
stati davvero bene. Poi il giorno dopo ci siamo incontrati
all'università, abbiamo scoperto che davano 'Shatter Island'
al cinema e che quello fosse pure l'ultimo giorno..non sapevo nemmeno
che gli piacesse!"
A quel punto Jane si concesse un respiro profondo.
" Pareva che quel giorno tutti avessero un impegno, e così
al cinema ci siamo andati io e lui da soli.
E' stata una serata perfetta..in macchina abbiamo riso tantissimo e non
siamo stati zitti nemmeno per un secondo, il film è stato
bellissimo....te l'ho detto, è stata una serata perfetta,
quasi fino alla fine"
Lei fece uno sforzo non indiferrente per continuare, e lui per non
chiederle scusa in ginocchio svelando la sua vera identità.
" A un certo punto io mi sono avvicinata per dargli un bacio sulla
guancia, per ringraziarlo della bella serata, ma Chris si è
girato, facendo in modo che ci baciassimo sulle labbra, di nuovo.
Siamo stati fermi a baciarci a quel semaforo rosso per non so quanto
tempo...alla luce dei fatti, probabilmente troppo"
" I suoi occhi verdi a distanza ravvicinata, sono stati l'ultima cosa
che ho visto...poi il buio più nero"
Jane era a un passo dallo scoppiare in un pianto disperato, e lui non
si azzaradava a proferire parola per non correre lo stesso rischio.
" Ma sai qual è la cosa peggiore? Che lui è
sparito nel nulla..come se non gliele fosse mai fregato nulla di me.
Come se non avessimo mai condiviso niente, come se quei baci avessero
mozzato il respiro solo a me.
E forse è andata proprio così...forse ho
immaginato e creduto che potesse nascere qualcosa, quando in
realtà non c'erano i presupposti per nulla.
Me ne sono fregata di Jonas, e di tutto il resto del mondo quando Chris
mi ha baciata, ma evidentemente per lui non è stato lo
stesso...lo ha dimostrato, che non è stato lo stesso"
E paradossalmente, il ragazzo in questione stava facendo esattamente
l'opposto: addirittura si era inventato una falsa identità
pur di poterle stare accanto. Ma questo lei non poteva nemmeno
immaginarlo..
Finalmente Chris trovò il coraggio di parlare, dopo essere
rimasto a deglutire a vuoto per tutto il tempo.
" E se fosse sparito solo perchè si sente colpevole di
tutto?"
" Sarebbe uno sciocco" fu la risposta secca di lei
" Il bacio ce lo siamo dati in due, e sempre in due abbiamo perso la
cognizione dello spazio e del tempo nel momento più
sbagliato che potesse esistere..ma appunto, abbiamo perso la testa.
O perlomeno per me è stato così. Quindi se
davvero c'è da condannare qualcuno per quello che
è successo, allora gli imputati sono due. Siamo colpevoli
nella stessa e identica maniera"
Chris la guardava, e non riusciva ancora a credere alle proprie
orecchie.
Quelle parole, pronunciate da lei, con quella naturalezza e quella
semplicità, erano state migliori di qualsiasi altra medicina
che gli psicologi gli avevano pescritto per imparare a convivere con
quel senso di colpa.
' Se davvero c'è da condannare qualcuno per quello che
è successo, allora gli imputati sono due. Siamo colpevoli
nella stessa e identica maniera'
Improvvisamente si sentì molto più leggero, come
se un macigno pesantissimo gli fosse stato appena tolto dal petto, dal
cuore.
Ma a quel punto fu lei a scoppiare in lacrime, esausta.
" Non è giusto! Non è giusto che sia
così alto il prezzo da pagare per averlo baciato!
Anche se è stato talmente bello da sembrare irreale e
talmente intimo da farmi venire i brividi sulla pelle"
Fu allora, di fronte a quelle lacrime, a quella dolcezza, di fronte a
quell'ostinazione nel voler comunque considerare quel momento fatale
ancora meraviglioso, nonostante tutte le conseguenze...fu allora che
Chris non rispose più delle proprie azioni.
Le prese il viso tra le mani e le baciò la fronte, gli
occhi, il naso, le labbra.
Jane fu presa totalmente alla sprovvista, perchè
non pensava che sarebbe arrivato fino alla bocca, e non immaginava
nemmeno che lui premesse con una tale urgenza e una tale
intensità.
Come se ne avesse bisogno per continuare a respirare, per continuare a
vivere.
Quel contatto era stato talmente esigente, irruento, quasi violento,
spaventosamente disperato, che l'aveva indotta a schiudere le labbra
senza nemmeno accorgersene, lasciandosi baciare come se da quello
dipendesse la propria vita. Si baciarono con la bocca, la lingua, la
saliva, e l'anima.
Come se non avessero atteso altro dal momento stesso in cui erano stati
messi al mondo. Come se potessero morire in quell'istante.
Tuttavia, quando Jane prese effettivamente atto della situazione e di
quanto quel bacio le ricordasse quelli che aveva appena descritto, si
staccò,spaventata.
" Scusami...io" balbettò
" Dio..io non ci sto capendo più niente" ammise, vulnerabile
più che mai
" No scusami tu. Mi sono fatto prendere da non so cosa...davvero,
perdonami" e Chris si costrinse a dire proprio così, quando
in realtà avrebbe solo voluto continuare a baciarla,
all'infinito.
BUONSALVEEEE!!!
Fortunatamente anche questa volta sono riuscita a rispettare
l'appuntamento del lunedì. Ammetto che fino a sabato non ero
sicura di farcela, perchè mercoledì ho un'esame e
il tempo è veramente poco, ma mi sono resa conto che
scrivere mi rilassa tantissimo, oltre ao cinvolgermi totalmente, e in
tempi come questi, dove l'ansia praticamente diventa una mia fedele
compagna, non può che farmi bene distrarmi un po' .
Spero con tutto il cuore che abbiate apprezzato il capitolo ;)
Mi racommando, fatemi sapere tutto quello che pensate, che vi passa per
la testa, senza alcun freno, perchè come ho detto
più volte amo scambiare quattro chiacchiere con voi <3
Grazie per tutto il sostegno, un bacione, e a prestooooooo
<3<3<3
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Capitolo 18 *** Capitolo 17 ***
Qualche
giorno dopo...
"
Promettimi che appena arrivi a casa, me lo fai sapere"
"
E visto che ci sei, promettimi pure che proverai a goderti questi
giorni di festa come hai sempre fatto: partecipa al pranzo di famiglia,
aiuta tua madre nella preparazione delle pastiere, e mangia quanta
più cioccolata possibile" le raccomandò Sophie in
tono piuttosto divertito, mentre le braccia dell'amica erano avvolte
attorno al suo collo
"
Quando torni, ti voglio ingrassata di almeno due chili...altrimenti
significa che non hai festaggiato la Pasqua" continuò sempre
nello stesso tono, senza che nessuna delle due riuscisse a interrompere
quell'abbraccio che le vedeva coinvolte.
Jane
rise di cuore di fronte a quelle affermazioni da parte della propria
migliore amica, ma intuì perfettamente che dietro
quell'intonazione della voce casuale e divertita, si celava la seria e
opprimente preoppupazione di sentirla depressa persino in un giorno in
cui bisogna essere allegri per definizione, un giorno festivo.
"
Farò del mio meglio Soph...tranne per quanto riguarda il
mettere su i due chili" scherzò lei, baciandola su una
guancia
"
Perchè? E' legge non scritta che nelle feste si ingrassi!
Perchè vuoi sottrarti a una regola fondamentale?"
scherzò l'altra
"
Guarda che se temi che Ch-" si bloccò di colpo "se credi che
Harry-" si corresse repentinamente da sola "se pensi che lui non ti
vorrà più solo perchè mangi come se
non esistesse un domani ai pranzi di famiglia, allora non ne vale
proprio la pena di starci dietro" sentenziò, convinta delle
proprie parole
"
Ma io non sto dietro a nessuno" protestò Jane, al che Sophie
la guardò come se la sapesse lunga, e nonostante lei non
ebbe in alcun modo la possibilità di notare quel particolare
tipo di sguardo, reagì come se l'avesse visto. Ecco cosa
arrivava a fare la complicità tra due persone..sorprendente!
"
Voglio dire..lo sai Soph, è un casino assurdo" ammise subito
dopo, senza riuscire a impedirsi di pensare al bacio che pochi giorni
prima lui le aveva dato
"
Chissà per quale motivo però, da quando
c'è lui sorridi di più" le fece notare l'amica
"
A volte mi pare quasi di parlare con la stessa Jane di qualche mese fa"
si fece scappare subito dopo, sottovoce
"
Ma io sono sempre la stessa! E' stato un periodo molto difficile e tu
lo sai meglio di chiunque altro, ho più volte provato
l'impulso di mollare tutto, e non posso negare che anche oggi mi capita
di attraversare dei momenti particolarmente negativi..ma sto imparando,
sto imparando lentamente ad accettare la cosa, e a conviverci in
qualche modo"
Jane
si sforzò di trattenere le lacrime che rischiavano di
colarle sul viso, slanciandosi di nuovo verso l'amica per stringerla
ancora una volta.
"
Lo so, lo noto ogni giorno, ogni secondo, stai facendo passi
da gigante e io sono fiera di te. L'unico aspetto di questa faccenda
che mi rende un po' triste è essere perfettamente
consapevole del fatto che nonostante ci abbia provato con tutte le mie
forze a riportarti il sorriso, chi ci è riuscito davvero
è stato qualcun'altro.
Volevo
semplicemente poter dire di essere stata capace di risollevare la mia
migliore amica da un buco nero, e invece è tutto merito suo"
ammise Sophie, senza che fosse necessario specificare altro.
"
Vuoi sapere come la penso davvero, Soph?"
"
Non ci sono dubbi sul fatto che da quando abbia conosciuto Harry le
cose siano migliorate, sarei un'ipocrita se mi rifiutassi di ammettere
che quel ragazzo sia diventato in pochissimo tempo una presenza
fondamentale nella mia vita..ma mi odio io stessa per questo: per aver
permesso praticamente a uno sconosciuto di salvarmi così
facilmente, così naturalmente da un precipizio come quello
in ero caduta, rischiando di finire sempre più in basso,
sempre più a fondo. Harry è arrivato nel momento
peggiore, e non te l'ho mai detto questo, ma non mi salvato solo in
senso figurato...quella sera stavo per buttarmi giù,
sì nel fiume,e lui, semplicemente prendendomi per mano e
proponendomi una cioccolata calda, mi ha distolto da quella malsana
idea.
E
sono convintissima che se fossi arrivata tu, i miei gentitori, o
chiunque altro di mia conoscenza al suo posto, avrebbe sudato sette
camicie prima di convincermi a scendere da quella panchina.
Invece lui ci è riuscito senza il minimo sforzo, come se
fosse stato esattamente il suo compito quello di portarmi in salvo.
Ne
sono perfettamente consapevole e come ho detto mi odio per questo
motivo, ma non posso farci nulla..è stato così
maledettamente naturale lasciarmi condurre da lui, che ancora fatico a
credere a quanta strada abbia percorso da quella sera.
Però,
ciò che tu dimentichi, o che forse non consideri affatto,
è che molto probabilmente io non ci sarei nemmeno arrivata a
quel punto se tu non ci fossi stata.
Tu
mi sei stata accanto dal primo istante, hai trascorso notti insonni
all'ospedale quando io ero in coma, e senza pensarci un secondo sei
venuta a casa con me e i miei genitori. Ti sei trattenuta per venti
giorni, sopportando il mio buono e molto più spesso cattivo
umore, hai retto a tutto, e non te la sei presa con me nemmeno quando
davvero me lo meritavo.
Io non lo dimentico tutto questo.
E
poi, hai fatto per me forse ciò che di più bello
e altruista una mente unama sia in grado di concepire: tu pensi
semplicemente di aver rotto abbastanza le scatole ai miei tanto da
convincerli a lasciarmi provare a tornare a Belfast, ed effettivamente
è proprio quello che hai fatto Soph...senza renderti nemmeno
conto, che darmi la possibilità di riavere quella routine
tutta mia alla quale mi stavo perfettamente abituando prima di questo
incidente, è stato proprio come riconsegnarmi in mano la
vita.
Perchè
sappiamo entrambe che in quel posto che chiamo casa, io sarei potuta
solo marcire.
E
se proprio vuoi saperla tutta la verità, allora
renditi conto del fatto che se non fossi mai tornata a Belfast grazie
alle tue insistenze, Harry non l'avrei nemmeno mai conosciuto."
Quell'ultimo
dettaglio non corrispondeva affatto alla verità...era stata
la neve galeotta del loro incontro, di certo non lei, ma purtroppo
Sophie non poteva dirlo all'amica.
"
Quindi direi che è stato piuttosto un lavoro di squadra. Ma
sei stata tu, il tuo prenderti cura di me, a permettermi di giungere al
punto in cui lui mi ha stretto la mano.
E
a prescindere da quello che possa esserci tra noi, tra me e Harry, che
ancora non l'ho capito nemmeno io, sono sicura di non poterti mai
ripagare di tutto quello che hai fatto per me. E' una delle poche
certezze che sostengono l'instabile equilibrio della mia vita, se non
l'unica vera certezza che ho"
"
Ma sei scema? Mi vuoi far piangere sul serio?" si
limitò a risponderle l'amica, la voce tremula e gli occhi
pericolosamente lucidi.
"
Ti ho solo detto la verità" si giustificò Jane
'
E io vorrei tanto poter fare lo stesso con te, ma non me la sento,
scaterenei un'onda forza nove, e non posso assolutamente permettermelo.
Potresti
reagire bene, perdonarlo e capire che non hai mai amato nessuno
all'infuori di lui-' oddio le sembrava di star recitando quasi la Bibbia
'
Ma potresti anche prendertela con Chris e con me, e allontanarci
entrambi, perchè anche se con le migliori intenzioni del
mondo, ti stiamo prendendo in giro Jane'
"
No, hai esagerato...mi hai quasi descritto come una santa, e non sono
perfetta. Sbaglio anche io, lo sai?"
Furono
quelle le uniche parole che fuoriuscirono dalle sue labbra, come
patetico surrogato di una scusa che l'amica non poteva in alcun modo
comprendere
"
E allora? Non ho mai detto che sei perfetta Soph...sei semplicemente
una persona speciale"
"
Beh, se è per quello anche tu" sorrise la ragazza, un attimo
prima che l'arrivo dei genitori di lei le distraesse.
I signori
Collins parcheggiarono l'auto di fronte al cancello principale
dell'università, dove entrambe le ragazze con tanto di
bagagli li stavano aspettando.
Abbracciarono Jane rassicurandosi e compiacendosi del fatto che fosse
tutta intera, e poi fecero lo stesso anche con la migliore amica della
loro figlia. Si trattennero per qualche minuto a chiacchierare e dopo
aver promesso a Sophie di riportarla indietro subito dopo le vancanze
di Pasqua, aiutarono Jane a salire in macchina e partirono alla volta
di casa.
Durante il tragitto le riempirono la testa di domande, alle quali lei
cercò di rispondere il più esaurientemente
possibile: le domandarono tremila volte come stesse, come si sentisse,
come fosse stato ritornare a seguire le lezioni e persino se riuscisse
a prendere appunti.
Ovviamente Jane spiegò loro che non fosse in grado di farlo,
e soprattutto che fosse piuttosto inutile dato che non avrebbe mai
avuto modo di consultarli e rileggerli, al che i signori Collins
riconobbero di essersi fatti prendere dalla foga di sapere come stesse
procedendo la sua vita in ogni dettaglio, tanto da arrivare a porle
quella domanda piuttosto stupida.
E lei non potè proprio fare a meno di pensare a quella
serata in cui aveva avuto una conversazione simile con Harry.
A quel punto si morse il labbro da sola, perchè si rendeva
conto che più cercava di non pensare a lui, o perlomeno
considerarlo un amico o nel suo caso, angelo custode, e più
si rendeva conto di volerlo accanto in modo diverso: quelle labbra che
si piegavano in un sorriso a metà tra l'imbarazzato e il
palesemente sognante, erano un indizio più che sufficiente
per intuire quanto quel ragazzo le fosse entrato dentro.
Fu così evidente che persino i genitori si accorsero di
quella meravigliosa piega che si era formata sulle sue labbra, e le
chiesero delucidazioni in merito.
O meglio, collegarono il tutto a Chris, fallendo clamorosamente secondo
il punto di vista di Jane, ma mettendo esattamente a segno il bersaglio
alla sua perfetta insaputa.
Quello in cui le sue labbra si erano curvate era un sorriso
inconfondibile, quel tipo di sorriso che può essere
scatenato soltanto dal pensare a un ragazzo, e fu proprio sua madre ad
accorgersene per prima.
D'altronde una mamma certe cose le capisce, e purtroppo in quel caso
Katherine Collins intuì perfettamente che Jonas non
centrasse nulla, e si chiese se lei e il marito avessero fatto la
scelta giusta da quel punto di vista...ma in ogni caso era ormai troppo
tardi per tornare indietro, quindi inutile rimuginare su qualcosa che
non poteva più essere cambiato e sarebbe accaduto comunque.
" Tesoro, si è fatto più sentire il ragazzo
dell'incidente?"
Bisognava avere proprio il prosciutto ben spalmato sugli occhi per non
accorgersi di quanto Jane fosse rimasta male nell'apprendere che lui
non fosse mai andato a trovarla, almeno secondo quanto le era stato
raccontanto. Ma la preoccupazione della signora Collins era che Chris
si sarebbe fatto vivo lo stesso, perchè a dispetto di tutto,
doveva ammettere che pareva che ci tenesse davvero a lei.
Ragionando a mente fredda e lucida, e ricordando il modo in cui lui
singhiozzava tenendole stretta la mano allora completamente inerme,
tutto sembrava fuorchè indifferente alla faccenda. Ma era
solo ed esclusivamente colpa sua se Jane adesso si ritrovava in quella
scomoda e frustrante condizione, e allontanarlo era decisamente stata
la scelta più saggia, per non farle correre altri rischi.
Qualcuno avrebbe dovuto però ricordarle che 'saggio' non
è sempre sinonimo di 'migliore'.
Perchè se solo i genitori di lei avessero avuto modo di
sapere che Jane fosse ancora viva e vegeta solo grazie a Chris, allora
forse avrebbero cambiato idea.
" Intendi Chris?" domandò, sorpresa di quella domanda
" Sì, lui" confermò la donna
" Non l'ho più visto, nè sentito. Non so che fine
abbia fatto..sparito nel nulla" ammise Jane, senza riuscire a
nascondere una punta di amarezza nella voce.
Davvero non lo capiva.
" Eh certo, dopo aver combinato un simile disastro...l'unica cosa
sensata da fare è starti lontano" ...volontariamente,
avrebbe dovuto aggiungere.
Jane non se ne accorse, ma i genitori sospirarono di sollievo
nell'apprendere che non fosse proprio lui il responsabile di quel
sorriso.
Ma non avevano idea di quanto si sbagliassero.
" Ma perchè, pensate sia colpa sua?" e Jane parve
cadere dalle nuvole
" E di chi altro dovrebbe essere, tesoro?"
" Perchè deve per forza essere colpa di qualcuno?" rispose
con un'altra domanda, incredula di fronte a quelle accuse mosse a Chris
dai suoi genitori
" Beh, il camionista coinvolto nell'incidente insieme a voi ci ha
raccontanto che Chris era fermo a un semaforo verde...è
ovvio che sia stata tutta colpa sua" le spiegò suo padre
" Non c'è nessuna valida ragione per restare fermi al centro
carreggiata, Jane" proseguì il signor Collins
" Noi forse una ragione però ce l'avevamo" disse sottovoce,
quasi a se stessa
" Vorrei tanto sapere perchè ti ostini a difenderlo"
argomentò a quel punto la madre
" Perchè in macchina con lui c'ero io, e so benissimo
ciò che è successo" ecco, stava per dire tutto
quello che aveva sempre voluto tenere per sè
" E allora raccontacelo"
" Eravamo fermi a quel semaforo perchè-" si concesse un
secondo per prendere un respiro profondo, non era facile ripensare a
quegli istanti
" ..perchè ci stavamo baciando, e in quel momento non ce ne
fregava un accidenti di tutto il resto" sputò tutto d'un
fiato.
Suo padre fece fatica a mantenere il veicolo sotto controllo, e sua
madre restò letteralmente a bocca aperta. Solo allora
entrambi si resero conto davvero di ciò che avevano fatto.
Sì, avevano immaginato che ci fosse qualcosa a legarli, ma
non pensavano che potesse essere tanto forte, tanto coinvolgente da
avergli praticamente fatto perdere la cognizione del tempo. E se
possibile, gli fece ancora più male sapere che tutto fosse
successo a causa di un bacio.
Un maledetto bacio che doveva essere stato così intenso e
rovente da aver mandato entrambi fuori di testa.
Però, a quel punto, bisognava considerare il fatto che se
lui si fosse lasciato intimorire e scoraggiare così in
fretta da loro, senza più provare a riavvicinarsi a Jane in
nessun modo, per tutto quel tempo, allora non poteva esserne
innamorato. Se davvero lo fosse stato, lo avrebbe trovato il modo per
aggirarli e starle accanto, e invece, a prescindere dalla bugia che
loro potevano averle rifilato appena si era svegliata dal coma, tale
Chris non meritava una seconda chance, non dopo essere davvero svanito
nel nulla.
Ciò che i signori Collins ovviamente non potevano nemmeno
lontanamente immaginare era che lui fosse addirittura arrivato al punto
di fingersi un altro per amore di Jane.
" Perchè non ci hai mai raccontato come è andata
davvero?" si informarono, quando si furono ripresi
" Perchè voi non me lo avete mai chiesto..ma se avessi
saputo che per tutto questo tempo avete addossato tutta la colpa a
Chris, quando è chiaramente anche mia, ve lo avrei detto
prima. Che si sia comportato da stronzo dopo non ci sono dubbi, ma
attribuirgli la responsabilità dell'incidente, no, questo
non lo trovo giusto"
Che poi proprio non capiva per quale motivo anche Harry avesse tirato
in ballo quella faccenda della colpa...ma che avevano tutti?
E a proposito di Harry, era proprio a lui che bisognava attribuire il
merito di quel sorriso.
Lo stesso ragazzo che, maledizione, quasi al pari di Cris era entrato
come un uragano nella sua vita..l'unica differenza era che quel suo
vento era servito a rimetterla in piedi, piuttosto che buttarla
giù.
Il tornado Harry però, a dispetto dalla velocità
con la quale le aveva sconvolto e stravolto l'esistenza, era giunto
alla sua pelle leggero e dolce come una brezza marina. Era stato un
alito di vento fresco, dopo un periodo di insopportabile afa e secca
calura estiva che le aveva inaridito corpo e cuore.
Ed era solo quando si era azzardato a sfiorarle, o meglio divorarle le
labbra con quel bacio, che si era mostrato in tutta la sua potenza:
erano ormai trascorsi diversi giorni da quell'istante, e tra loro le
cose non si erano mai più compromesse in quel senso, dopo
quell'episodio, ma paradossalmente, più lui faceva finta di
nulla comportandosi da amico, più lei si ritrovava a pensare
a quel bacio.
Sì, se lo state pensando, avete perfettamente ragione: la
vita è davvero strana. Per non dire che è
soltanto un inestricabile labirinto di casini.
Perchè ogni scusa doveva essere buona per perdersi in
quell'istante?
Perchè se si mordeva il labbro le pareva di sentire quel
sapore?
E perchè quel suo sapore le pareva essere così
familiare?
E soprattutto, perchè, a distanza di qualche giorno, pensava
che avrebbe reagito diversamente se lui avesse riprovato a baciarla?
Perchè Harry invece non lo aveva più fatto?
Erano tutte domande che le vorticavano in testa praticamente senza
sosta, alle quali si sforzava invano di dare una risposta che non
implicasse il provare qualcosa per quel ragazzo.
Fortuna che Jonas le aveva detto che sarebbe andato a trovarla dopo le
feste, almeno in quel modo avrebbe avuto a disposizione ancora quel
giorno per tentare di raccogliere le idee. Anche se in fondo sapeva
bene che ci fosse ben poco da riordinare, e che a prescindere da Harry
e da ciò che avrebbero potuto essere insieme, aveva smesso
di vedersi insieme a Jonas già da un po' di tempo.
Ma aveva bisogno di un altro po' di tempo per decidere come glielo
avrebbe detto e quali parole avrebbe dovuto usare, perchè
non voleva ferirlo...solo, non ce la faceva più a stare con
lui in quel modo, solo formalmente, senza mai sentirlo vicino, nemmeno
emotivamente. Non poteva continuare così.
" Siamo arrivati tesoro" fu la voce di suo padre a riportarla alla
realtà.
A quel punto sua madre l'aiutò a scendere dalla macchina,
mentre il marito si occupava di portare dentro i bagagli. Jane stava
per entrare in casa avvolta sotto l'ala protettrice della propria
mamma, quando quest'ultima le annunciò che ci fosse una
sorpresa per lei.
" Che sorpresa?" domandò curiosa come non mai, pensando
immediatamente a un uovo di Pasqua gigante che avrebbero potuto
mangiare tutti insieme la domenica a pranzo, rispettando in
pieno la regola che le aveva imposto Sophie riguardo il mettere su
qualche chiletto. Aveva sempre amato le uova di Pasqua!
" Bentornata a casa, Jane" ma non aveva calcolato che da uno a
grandezza naturale, come lo desiderava lei, sarebbe potuto sbucare
qualcuno, una persona in carne e ossa.
" Jonas..sei tu?" ebbe solo il tempo di domandare, spiazzata, presa
completamente alla sprovvista dalle braccia di lui che in quel momento
la strinsero forte.
BUONSALVEEEEEE!!!!
Mi spiace di essermi ridotta a pubblicare così
tardi, ma non riesco proprio a fare di meglio. Mi scuso anche per non
aver ancora risposto alle recensioni...lo farò prestissimo,
ve lo prometto ;)
E' che è iniziata la sessione estiva e come potrete
immaginare sono con l'acqua alla gola! Anche se devo dire che nemmeno a
scuola questo periodo è molto tranquillo..anzi!
Teniamo tutti duro, ce la faremo, e poi potremo goderci un po' di
agognata estate! :DDDD
Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto,
e come sempre vi ringrazio per tutto il sostegno, che per me
è davvero importante <3<3<3<3
Continuate a farmi sapere cosa ne pensate..mi fa un sacco piacere
leggere le vostre opinioni a riguardo, anche se a volte (come in questo
caso purtroppo) non riesco a rispondere in fretta :(
Ma voi scrivetemi <3<3<3<3
Scappo, un bacione, e a prestoooooooooooooooo ;)
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Capitolo 19 *** Capitolo 18 ***
"
Ancora non riesco a credere che tu sia qui"
"
Non potevo aspettare ancora"
"
Ma come sei ruscito a metterti in contatto con i miei? E poi, non mi
avevi detto che il giorno di Pasqua saresti dovuto essere a casa per
festeggiare l'ottantesimo di tua nonna?"
Jane ancora
perfettamente incredula rispetto alla visita del proprio fidanzato, e
seduta con le spalle appogiate alla spalliera del proprio letto, lo
stava tartassando di domande.
"
Mi sono inventato una balla...non c'è nessun ottantesimo in
vista" spiegò lui a quel punto
"
In qualche modo dovevo pur depistarti e trovare una scusa da rifilarti
quando mi avresti chiesto perchè non sarei venuto"
continuò subito dopo
"
Quindi quando mi hai detto del finto compleanno, avevi già
in programma di farmi una sorpresa?" domandò lei, iniziando
a collegare i pezzi
"
Sì..ma è successo tutto per puro caso"
raccontò il ragazzo
" E'stato qualche giorno fa: non riuscivo a contattarti sul cellulare,
perciò mi sono preoccupato e ho chiamato a casa tua. Mi ha
risposto tuo padre, abbiamo chiacchierato un po'..oddio, in
realtà lui faceva domande e io rispondevo e basta, ma alla
fine della telefonata ho rimediato un invito per Pasqua. I tuoi mi
hanno proposto di venire dicendo che sicuramente ti avrebbe fatto molto
piacere se lo avessi fatto, ma io sospetto che mi abbiano invitato per
assicurarsi che sia un tipo a posto"
" Se avessi tatuaggi e piercing in posti strani di sicuro non
approverebbero" sentenziò lei ridendo
" Tu sei felice di vedermi, vero?" si assicurò
Jonas l'attimo successivo.
Perchè Jane si era lasciata abbracciare e baciare
più volte sulle labbra, ma lui si aspettava che si sarebbero
chiusi in camera e avrebbero in qualche modo recuperato il tempo
perduto ad attendersi, nel modo più comune del mondo,
invece..lei non pareva per niente intessata alla faccenda.
" Certo! La sorpresa è riuscita benissimo"
esclamò lei, trattenendosi dall'aggiungere che sarebbe stata
davvero felice solo se avesse avuto la possibilità di
vederlo sul serio.
" Ti sono mancato?" continuò lui con le domande
" La verità è che mi è mancato, e mi
manca da morire quello che avevamo prima dell'incidente" e finalmente
trovò il coraggio di ammetterlo ad alta voce
" Ma siamo sempre noi..non è cambiato niente, almeno da
parte mia" provò a convincerla il ragazzo
" Non ci credi nemmeno tu"
ribattè lei
" Che succede Jane?" e nel domandarglielo le carezzò
dolcemente una guacia
" La verità?" chiese, giusto per prendere tempo,
perchè non sapeva proprio da dove cominciare
" Certo, la verità. Ti prego, parlami, confidati con me,
altrimenti non riesco a capirci nulla" la supplicò Jonas
" Bene, allora siamo in due" ammise la ragazza
" Che significa?"
" Che sono confusa" confessò a quel punto
" E cos'è che ti confonde?" domandò con tutta la
delicatezza possibile
" Farei prima a dirti ciò che non mi confonde in questo
periodo..." disse lei, sottointendendo che quella lista sarebbe stata
di sicuro più breve
" Lo so che hai trascorso in momentaccio, e hai tutte le ragioni del
mondo per essere arrabbiata e confusa, ma se c'è una cosa su
cui non dovresti mai avere dubbi è quanto tengo a te"
" E invece li ho avuti" ammise a bassa voce
" Perchè non sono venuto a trovarti prima? Ti ho spiegato
mille volte che è stata tutta colpa di quel maldetto esame!
Io avrei voluto correre da te..ma se non lo davo, sarei finito fuori
corso, e in questi mesi hai avuto modo di capire anche tu che
è un casino, per tutto" si giustificò lui
" Sì, so lo, e credimi, all'inizio ci sono rimasta un po'
male, ma poi ho capito: non era giusto che ti trovassi nei casini per
colpa mia"
" Ma?" continuò lui, intuendo che c'era dell'altro
" Senti..non lo so perchè, ma il nostro rapporto
è cambiato" prese un respiro profondo
" Per colpa mia? Se ti ho fatto qualche torto, ti chiedo scusa..."
" Ma che avete tutti con la questione delle colpe? Perchè
ogni volta che accade qualcosa per voi la cosa fondamentale
è smasherare il colpevole?"
E a quel punto Jane si concesse di alzare un po' la voce, stanca di
continuare a sentire quella parola. Colpa. Ormai la odiava.
" Voi chi?" si informò Jonas, il tono di voce più
distaccato
" Tu, i miei.. e persino Harry!" non riuscì a trattenersi
" E chi sarebbe questo Harry?"
" Un amico" rispose lei sin troppo velocemente
" E perchè scopro solo ora che esiste?" stava iniziando ad
alterarsi anche lui
" Perchè io e te non parliamo più!"
sbottò la ragazza, al che seguì il silenzio. Per
un attimo temette che Jonas fosse uscito dalla stanza, ma le parole di
lui la smentirono subito dopo.
" Ma se ti ho telefonato tutti i giorni..e ora, ho colto l'occasione al
volo per venire da te. Che posso fare di più?"
" Puoi semplicemente trattarmi come facevi prima, come se non fossi
diventata cieca" ammise, senza alcun pelo sulla lingua.
Non era affatto preparata ad affrontare una conversazione del genere,
ma non poteva trascorrere del tempo con lui come se fosse tutto a
posto, come se non si fosse accorta di quanto fragile fosse diventato
il loro rapporto.
" Ma non ti tratto in modo diverso" obiettò Jonas
" Probabilmente non lo fai di proposito, anzi, sono sicura che sia
così...però, ti posso assicurare che mi tratti in
modo diverso"
" Ok, forse sto più attento a quello che dico, ma lo faccio
solo per non farti sentire maggiormente il peso della sua
disabilità"
" Facendo così ottieni l'effetto opposto! E mi sembrava di
avertelo anche già detto" ribattè la ragazza
" E allora che devo fare? Dimmelo tu" sbottò lui, iniziando
seriamente ad agitarsi
" Ma è questo il problema: non esiste un etichetta da
seguire, e nè posso essere io a dirti come ti devi
comportare...dovresti semplicemente essere spontaneo con me come lo eri
prima"
" Ok, lo ammetto: non ce la faccio, va bene?"
" Non va affatto bene" sussurrò lei, più sincera
che mai.
" Però anche tu Jane...se ti accorgi che non ti chiedo della
tua giornata, perchè non me lo racconti di tua
iniziativa..non mi sognerei mai di non ascoltarti, e lo sai"
" Perchè ti sento sempre più distante.. come se
quella maledetta telefonata giornaliera non fosse che un'abitudine
ormai consumata, una scomoda prassi da seguire. La verità
è che ogni volta che parliamo mi sento come se tu lo facessi
per dovere, perchè ti senti in dovere di starmi accanto in
un momento del genere, ma non perchè lo vuoi realmente"
" E' questa l'impressione che dò?" e a quel punto lei si
limitò ad annuire
" Mi dispiace, ma non è semplice starti accanto. E lo
è ancora di meno farlo con centinaia di chilometri nel mezzo"
" Io questo non lo metto in dubbio, Jonas" già, se ne
rendeva perfettamente conto da sola di quanto pesante fosse diventato
sopportarla
" E allora che c'è? Ti prego, dimmelo chiaramente,
perchè così mi sto solo innervosendo!" ...e addio
delicatezza!
" Tu mi ami davvero?"
Fu lei a porre quella domanda, in quel momento più spinosa
di un cactus nel deserto
" Ma che domande sono? Jane..ragiona perfavore"
" Mi puoi rispondere prima?" e di colpo diventò impaziente,
forse perchè temeva di conoscere già la risposta
" Sono stato in fissa per te per più di un anno, e quando
finalmente ci siamo rivisti a Londra e ci siamo baciati, Dio, mi
sembrava un sogno"
" E poi che è successo?"
" Tutto e niente. Diciamo che è stato un periodo un po'
particolare anche per me, ma non ho intenzione di mollare alla prima
difficoltà. Posso imparare a far funzionare le cose, devi
solo darmi il tempo di abituarmi a tutto questo. Non hai idea di quanto
vorrei stringerti e dirti che si tratta solo un fottutisimo incubo,
senza alcuna ripercussione sulla realtà.
Ci tengo a te Jane, ed è tutto molto
incasinato...però ti prego, possiamo inuire le forze e
lottare insieme?"
" Ora ho capito che non è stato il massimo da parte mia
comportarmi come ho fatto, e ti chiedo scusa. Possiamo semplicemente
ricominciare da qui?"
E come si poteva avere il coragggio di rispondere di no?
Jane, che aveva sempre avuto un cuore debole di fronte alla dolcezza,
non ce la fece proprio.
Si lasciò convincere da lui che si trattasse soltanto di un
brutto periodo, che sarebbe passato, a patto che lo avessero combattuto
insieme. E poi, non era stata lei quella che aveva sempre creduto che
non bisognasse lasciarsi intimidire dalle difficoltà,
nè arrendersi senza nemmeno averci provato?
" Va bene, riproviamoci" disse soltanto, sperando con tutta se stessa
di star facendo la cosa giusta.
Forse, dopotutto, era stata lei la prima a sbagliare, giudicando
così in fretta la propria storia con Jonas.
Forse, dopotutto, anche avere dubbi era ammesso nella sfera semantica
dell'amore, e non era affatto detto che tutto dovesse sempre per forza
filare liscio come l'olio tra due persone che si amavano. Anche gli
alti e bassi probabilmente avevano un proprio fascino, e in
quell'occasione scoprì pure quanto potesse essere piacevole
un bacio cosiddetto riparatore.
Sì, perchè Jonas la baciò intensamente
sulla labbra, e per quei pochi istanti, lei riuscì a
concentrarsi solo su quello.
Durò pochissimo,dato che un attimo dopo le
squillò il cellulare e il fidanzato si trovò
costretto a riferirle che fosse Harry quello che la stava cercando,
interrompendo ovviamente il bacio.
" Lascialo suonare" decise lei, rendendosi conto in quell'esatto
istante che se davvero voleva dare una seconda possibiltà
alla sua storia con Jonas, doveva chiarire anche un altro piccolo
dettaglio.
Non se la sentì comunque di rispondere e chiacchierare con
lui con il fidanzato nella stessa stanza, intento ad analizzare ogni
parola, e misurare l'ampiezza di ogni sorriso.
" Senti...prima di ricominciare, io devo dirti una
cosa" raccolse tutto il proprio coraggio
" Riguarda questo tipo, vero?" intuì immediatamente lui
" Ci siamo baciati" ammise tutto d'un fiato
" E' successo una sola volta ed è stato solo un bacio. Ma
oggi siamo stati completamente sinceri l'uno con l'altra, e io dovevo
dirtelo"
" Perfavore..non restare zitto! So di aver sbagliato, ma ti prometto
che non succederà più"
" Anch'io..una sera..in cui ero parecchio giù..sono uscito,
ho bevuto un po' troppo, e la mattina mi sono ritrovato senza mutande
nel letto di un'altra. Me ne vergogno, e ne sono pentito, non ero
cosciente quando l'ho fatto...io-"
" Ci hai fatto l'amore?" non seppe nemmeno lei dove la trovò
la voce per domandarglielo
" Ci ho fatto sesso, che è diverso" tentò di
giustificarsi lui
" Tu mi hai tradito" non riusciva nemmeno ad elaborare quel pensiero
" Sì, ma non ero in me. Invece quando tu hai baciato quello,
eri perfettamente cosciente da quanto ho capito" aveva
un'abilità unica nel rigirare la frittata
" Ma è stato un bacio...tu, ci sei andato a letto. Forse
è un po' più grave, non credi?"
" Ho cercato di farti capire che non è stato facile nemmeno
per me...ed intendevo proprio questo, maledizione! E' stato un sbaglio,
enorme"
" Me lo avresti detto se io non ti avessi detto del bacio tra me e
Harry?"
" Non lo so , Jane. E' una cosa di cui mi vergogno....ma ora che te
l'ho detto mi sento molto meglio, come se mi fossi liberato di un peso.
Avevi il sacrosanto diritto di saperlo"
" E tu avevi il sacrosanto dovere di non farlo" ribattè lei,
troppo sconvolta persino per piangere o urlare
" Nemmeno tu dovevi baciare un altro, volutamente e coscentemente"
colpì duro lui
" Non sai come è andata, basta rigirare la colpa su di me" e
a quel punto però lei alzò la voce
" Non vedi che non funzioniamo insieme..che ci facciamo solo del male a
vicenda?" non potè trattenersi dall'aggiungere subito dopo
" Va bene, abbiamo fatto entrambi degli sbagli, ma siamo stati
abbastanza maturi da ammetterlo, il che rappresenta già un
grandissimo passo avanti..siamo pronti per ricominciare"
tentò di convincerla ancora una volta
" Forse non ti rendi conto che, come hai specificato tu, hai fatto
sesso con un'altra mentre stavi con me. Non riesco a passarci sopra se
se niente fosse....andrei contro me stessa, e non ce la faccio" ammise
Jane
" Ma è come se non fosse mai successo, perchè io
non mi ricordo un cazzo di quei momenti!
E invece tu il bacio che hai dato al tuo Harry..scommetto che ricordi
ogni fottuto dettaglio! Ed evidentemente lo ricorda anche lui, visto
che continua a chiamarti"
Beh, non si poteva dire che avesse del tutto torto da quel punto di
vista, però...no, non sarebbe riuscito a passare dalla parte
della ragione dopo essere stato con un'altra.
" Non credo di doverti delle spiegazioni a questo punto, ma se tanto
insisti, allora sappi che è successo quasi una settimana fa,
che un secondo dopo ci siamo chiesti scusa a vicenda, e che da allora
siamo e continuiamo a essere amici. Noi ci siamo fermati a un maledetto
bacio!" calcò sulle ultime parole
" Sai qual è la differenza però? Che quella per
me non conta nulla, non l'ho più rivista...non so nemmeno
come cazzo si chiama!..E invece voi siete grandi amici!"
sbottò Jonas
" Che vuoi che faccia?! Dimmelo!
Devo voltare le spalle all'unica persona che in questa situazione di
merda riesce a strapparmi un sorriso?"
" L'unica eh?"
" A parte Sophie naturalmente" e subito dopo averlo detto si rese conto
di essersi tradita da sola
" E io dove sono? Sullo stesso livello di Kitty la gatta, giusto?"
" Tu che cosa hai fatto concretamente, a parte parlarmi ogni giorno per
due minuti?"
E a quel punto buttò fuori davvero tutto, forse l'unica
verità che contava davvero.
" Forse hai ragione, sai? Non ci capiamo più"
sputò lui con altrettanta rabbia
" Allora è meglio finirla qua"
" Probabilmente sarebbe stato meglio non averla mai cominciata"
Ma a quello Jane non potè replicare, perchè dopo
quella frase tagliente, Jonas si dileguò, sbattendo
violentemente la porta della camera di lei per farle capire che se ne
era andato.
Che bella Pasqua che si prospettava!
BUONSALVEEE!!
Mi scuso per questo ritardo nell'aggiornare (giuro che è
stato assolutamente non previsto)...ero straconvinta di potercela fare,
ma con gli esami di mezzo, le prime giornare estive, i lavori a casa,
penso di aver perso il controllo della situazione, e perlomeno dello
scorrere del tempo.
Spero con tutto il cuore che il capitolo sia stato di vostro
gradimento, e come sempre, attendo le vostre opinioni a riguardo, che
sono e continuneranno a essere apprezzatissime.
Ve l'aspettavate questa discussione tra Jane e Jonas? Pensate che sia
finita così? Suuu..non vedo l'ora di leggere tutto quello
che spero mi scriverete <3
Grazie di cuore per tutto il sostegno, un bacione, e a
prestooooooooo<3<3<3
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Capitolo 20 *** Capitolo 19 ***
Dopo
averla stretta forte contro il suo petto, la allontantò di
quel tanto necessario a guardarla in viso.
Avrebbe ceduto qualunque cosa, avrebbe rinunciato a qualunque cosa, pur
di avere la possibilità di parlarle senza l'ausilio di
parole, solo con la forza dello sguardo: il resto del mondo non aveva
la più pallida idea di quanto fosse fortunato, anche solo
perchè poteva guardare negli occhi la parsona che amava.
Ma fortuna o sfortuna, l'amore non si sceglie, e volente o nolente,
vedente o non-vedente, lui si era innamorato proprio di lei.
E fu allora che, forte di quella consapevolezza, le sfiorò
le labbra con le sue, prima in un bacio leggero, appena accennato,
quasi a chiederle silenziosamente il permesso di quel gesto, e poi con
un bacio più profondo, più esigente,
più vero.
E lei non esitò un solo istante prima di rispondere con la
stessa passione e la stessa intensità a quel contatto che
sotto sotto desiderava da molto tempo.
" Mi sei mancata tanto" le sussurrò il ragazzo subito dopo,
quando tutti e due furono a corto di fiato.
E poi l'abbracciò di nuovo, talmente forte da farle quasi
male, a sottolineare la veridicità delle parole appena
pronunciate.
"
Ragazzi, siamo
tornati!" la voce della signora Collins riecheggiò nelle
scale
"
Che fate? Tutto bene?" continuò, perfettamente ignara di
tutto quello che fosse successo durante la sua assenza e quella di suo
marito
"
Cosa preferite per cena? Oggi non dovremmo esagerare, perchè
è sabato santo, e come da tradizione domani si
mangerà parecchio, perciò-" e in proprio in quel
momento si bloccò, subito dopo aver aperto la porta della
camera della figlia
"
Jane, tesoro! Ma stavi dormendo?" non potè che intuire,
notando la ragazza distesa sul proprio letto e avvolta dalle coperte
Lei
si limitò ad annuire, sovraccarica di emozioni per riuscire
a parlarle senza scoppiare in un pianto liberatorio.
"
Ma Jonas dov'è?" domandò a quel punto la mamma,
al che la ragazza fu costretta a dare una risposta
"
Se ne è andato" ammise a quel punto, riprendendo lentamente
contatto con la realtà circostante
"
Come se ne è andato? Dove è andato? Che
è successo, Jane?"
"
Abbiamo discusso" rispose, senza aggiungere altro
"
Avete litigato? Ma..perchè? Voglio dire, è venuto
a trovarti, ti ha fatto una sorpresa, e..finite per litigare. Non
capisco"
"
Non fa niente mamma..capisco io, e ti assicuro che non ci siamo
lasciati per capriccio"
"
Vi siete addirittura lasciati?" il tono incredulo
"
Credo di si" ammise Jane, reputandola una risposta piuttosto ovvia dopo
tutto quello che si erano sputati addosso
"
Ma..non può essere un litigio e basta? Un momento in cui
eravate tutti e due accecati dalla rabbia e vi siete detti cose che non
volevate? Guarda che a volte succede..." provò a farla
ragionare la donna
"
Le cose non andavano più bene già da un po',
quindi non penso che si tratti di una crisi passeggera"
"
Ti ha fatto qualcosa? Gli hai fatto qualcosa tu?"
"
Non mi va di parlarne, perfavore.." e con quel tono la
supplicò silenziosamente di uscire da quella stanza
"
Va bene..lo capisco" borbottò la donna
"
Solo..mi chiedo quando tu abbia smesso di essere una bambina e abbia
cominciato ad avere problemi di cuore" sussurrò, prima di
baciarla sulla fronte e andare via.
Quando
fu sicura di essere sola, Jane sospirò pesantemente,
rimettendosi di nuovo a dormire, perchè se almeno nei sogni,
le cose parevano essere più semplici quel giorno.
Come
poteva spiegare alla mamma che aveva discusso con Jonas per tutto il
pomeriggio sul suo trattarla diversamente a partire dal giorno
dell'incidente, e che alla fine avevano addirittura deciso insieme di
darsi una seconda possibilità, completamente compromessa
solo pochi minuti dopo dall'ammissione di un reciproco tradimento?
E
nonostante quello di lui fosse concretamente più grave,
forse, come Jonas stesso le aveva fatto notare, a livello emotivo lei
poteva addirittura averlo superato. Soprattutto se si considerava che
fino a pochi minuti prima, stesse sognando di essere abbracciata e
baciata da Harry. Che cosa era in grado di combinare quel
sub-inconscio...
Come
poteva spiegare tutto quel gran casino alla propria mamma?
In
casi come questi esiste una figura specifica con la quale confidarsi, e
in quel momento Jane desiderò che Sophie fosse lì
con lei.
La Pasqua non era mai stata per lei così deprimente come lo
fu quell'anno. Non riuscirono a risollevarle l'umore nemmeno le battute
al limite dell'assurdo di suo zio, i dolci preparati dalle mani della
zia, e le ore trascorse in compagnia dei cugini.
Già
non poter vedere nulla, e di conseguenza non poter partecipare a quasi
nessuna delle attività organizzate in famiglia come ogni
anno, era piuttosto umiliante; se poi ci si aggiungevano il resto dei
casini che aveva in testa e nel cuore, allora si poteva essere certi
che quella domenica di Pasqua sarebbe stata ricordata a lungo, e
purtroppo non in senso positivo.
Quando
il pranzo più ufficialmente terminato, e tutti i parenti
tolsero il disturbo, Jane se ne tornò in cemera propria,
impedendo qualsiasi tentativo da parte dei genitori di interagire con
lei. Non lo faceva per cattiveria, o perchè desiderava
deliberatamente escluderli dalla sua vita, ma soltanto
perchè sapeva che se fosse rimasta in salotto, il discorso
sarebbe ricaduto su Jonas, e lei non aveva alcuna voglia di parlarne,
nè di ammettere di aver rotto con lui, perchè
nella loro storia erano diventati in tre, e forse addirittura quattro.
Come
cavolo avevano fatto ad arrivare a quel punto? Crescere e diventare
adulta, iniziava a farle paura sul serio.
Ed
essere costretta a farlo senza vedere un accidenti di nulla, era
davvero il peggio che si potesse immaginare.
L'inevitabile
risultato di quei pensieri furono calde e il più possibile
silenziose lacrime che le indondarono il viso non appena fu certa di
essere di nuovo sola.
Era
stato difficile, difficilissimo, fingere con tutti i parenti che tutto
andasse per il meglio e che si fosse ormai abitutata a quella nuova
condizione, ma aveva resistito per tutto il tempo; si era addirittura
sforzata di ridere e scherzare con loro come se niente fosse, come
aveva sempre fatto in quelle rare occasioni in cui tutta la famiglia si
riuniva, e non sapeva se si fosse calata tanto bene nella
parte da prendere in giro tutti, pure quelli che la conoscevano
praticamente da quando era ancora in fasce e gattovana per casa in
pannolino, e se piuttosto, i suddetti avessero evitato di fare
domande,intuendo perfettamente che le sarebbe bastata una sola goccia
per far traboccare il vaso.
Si
sentiva di nuovo sull'orlo di un precipizio, come quella maledetta sera
a Belfast, e sarebbe bastato che qualcuno l'avesse anche solo sfiorata
per farla cadere.
Quella
volta si era sarebbe trattata di una caduta del tutto metaforica, ma
questo non le assicurava affatto che si sarebbe fatta meno male.
Stava
ancora combattendo in lacrime contro quel cuscino, resistendo alla
tentazione di chiamare Sophie per non rovinarle persino il giorno di
Pasqua, quando il telefono prese a squillare.
Lo
afferrò, premendo il tasto per chiudere la chiamata,
perchè in quel momento, in quelle condizioni, proprio non
aveva voglia di parlare con nessuno, e si abbracciò
più stretta al cuscino respirando a fatica.
"
Buona Pasqua Jane"
E
inspiegabilmente, udire quella voce fece saltare un battito al suo
cuore.
Solo
allora si rese conto che invece di aver terminato la chiamata, aveva
premuto il tasto per attivare il vivavoce, e adesso, la voce roca di
Harry riecheggiava nella sua stanza, talmente forte e chiara, come se
fosse proprio lì vicino a lei.
"
Solo tu ci mancavi oggi" disse, quasi senza accorgersene e senza
preoccuparsi di apparire maleducata.
Di
tutta risposta, lui rise di cuore, e per un attimo Jane
sentì il suo più leggero.
"
Che succede? Non è uscita la sorpresa che volevi nell'uovo
di Pasqua? " le domandò subito dopo, perfettamente cosciente
del fatto che il problema doveva essere decisamente più
serio.
"
Veramente è uscito un monopoli in miniatura" ammise lei a
quel punto, di nuovo senza pensarci
"
Figo!" ribattè lui divertito
"
Già, e la cioccolata era fondente con la nocciole: la mia
preferita" continuò la ragazzai, senza curarsi di
disattivare il vivavoce, perchè in quel modo riusciva quasi
a credere che Harry fosse lì con lei, e in quel momento
scoprì di desiderare che fosse proprio così.
"
Allora sei triste perchè è già finita"
decretò lui, avvicinandosi in modo delicato e per nulla
insidioso al nocciolo della questione.
Perchè
si era accorto che lei stesse piangendo, ma non voleva costringerla a
parlarne, se non voleva.
"
Figurati! Temo che a ferragosto ce ne sarà ancora" e si
stupì da sola, quando si ritrovò a ridere
"
Ah.. ho capito! Sei arrabbiata perchè hai giocato a monopoli
con i tuoi cugini e ti hanno stracciata"
"
Ma non sei tu quella che non molto tempo fa mi ha detto che bisogna
imparare ad accettare la sconfitta?" continuò subito dopo,
riportandole inevitabilmente alla mente quella mattina in cui, da un
momento all'altro, Jane si era ritrovata ad accarezzargli il torace nudo
"
Dipende quanto è pesante la sconfitta però" e da
quel momento in poi entrambi capirono di star più parlando
di un gioco da tavola, ma di quello della vita
"
Quanto hai perso?" la domanda gli sorse spontanea
"
Approssimativamente 100-0" ammise flebilmente la ragazza
"
C'è sempre una possibilità di riscatto"
sussurrò lui dolcemente, e per un folle istante,
lei credette che fosse vero.
Che
la sua possibilità di riscatto fosse proprio quel ragazzo
che le aveva telefonato la sera del giorno di Pasqua e che aveva il
potere di regolarizzarle i battiti del cuore. Quelli negativi
perlomeno..perchè gli altri li infurivava e basta.
"
Ho litigato con Jonas, e in questa storia centri anche tu"
Non
pensava che glielo avrebbe detto, ma quella frase le scivolò
dalla labbra prima che potesse fare qualcosa per fermarla.
"
Cosa?" e naturalmente Harry fu sconvolto da quell'ammissione
"
Lui è venuto qui e abbiamo discusso quasi per tutto il
tempo...la cosa più assurda è che alla fine
avevamo trovato un punto di incontro e avevamo deciso di riprovarci,
quando per essere sincera con lui fino in fondo, gli ho detto che ci
siamo baciati" spiegò, la voce pericolamente tremolante
"
E lui ti ha mollato per questo?" in un certo senso quasi lo sperava,
anzi, senza quasi
"
No, mi ha risposto che è andato a letto con un'altra"
"
Bastardo" fu il commento di Harry
"
Mi ha giurato che era ubriaco quando è successo, e che non
sa nemmeno il nome della ragazza con cui è stato..e ha
cercato di rigirare la frittata, finendo per farmi sentire in colpa
perchè io invece ero cosciente quando..quando ci siamo
baciati" spiegò, senza riuscire a trattenersi
"
Non so nemmeno perchè ti sto raccontando tutto
questo..vorrei tanto poterne parlare con Sophie ma non ho alcuna
intenzione di rovinarle pure la Pasqua, e tu mi hai chiamato, e
accidenti, è così facile confidarsi con te, che
mi è scappato tutto, tutti i particolari"
"
Vuoi saperla una cosa, Jane? Mi sto mordendo le mani, perchè
sto morendo dalla voglia di abbracciarti stretta, perchè mi
manchi da morire, e perchè sono felice che Jonas si sia
tolto dai piedi"
E
a quel punto nemmeno lui riuscì più a trattenersi.
Per
un attimo ci fu silenzio: per Jane fu estrememamente difficile
metabolizzare ciò che Harry aveva appena ammesso.
'
Sto morendo dalla voglia di abbracciarti stretta, mi manchi da morire,
e sono felice che Jonas si sia tolto dai piedi'...più
diretti di così non si poteva essere.
Ma
lei, in una situazione come quella, in cui fino a qualche minuto prima
le era sembrato un'impresa persino respirare senza piangere, non poteva
credere alle proprie orecchie.
"
Perchè mi hai baciato?"
"
Perchè ho perso la testa per te"
"
E perchè mi hai chiesto scusa subito dopo?"
"
Perchè lo hai fatto tu"
Solo
a quel punto si concesse di tornare a respirare. Dire le stava
sfuggendo la situazione di mano, non rendeva affatto l'idea di quello
che stesse succedendo.
"
Harry.. " sussurrò flebilmente
"
Che c'è?" e nonostante tutto, il suo tono era dolce,
rassicurante
"
Mi sento come se stessi sulle montagne russse" ammise, concedendosi un
sorriso
"
E hai paura?" si sentì riecheggiare nella stanza
"
Da matti, come sempre, anche se tutti quelli che ci sono saliti, mi
hanno detto che è sensazionale!"
"
Non hai mai fatto un giro sulle montagne russe?" si informò
a quel punto lui
"
Solo su quelle per bambini" ammise Jane " perciò ho un vago
ricordo di quella discesa mozzafiato che mi ha fatto urlare come una
pazza assatanata" rise lei
"
Allora è arrivato il momento di salire su quelle di grandi"
"
Quelle mi terrorizano"
"
Ho sentito dire che se stringi la mano a qualcuno che ami, persino il
giro della morte fa meno paura"
" Ed è vero?" domandò lei
" Non lo so" ammise il ragazzo
"
Ma..tu non l'hai già provato?" e per qualche motivo
sperò in una risposta negativa
"
Voglio provarlo con te"
Quelle parole le sfiorarono la pelle, facendole sentire brividi che non
avevano nulla a che fare con il freddo.
"
Quindi è deciso: Pasquetta al luna park!" esclamò
Harry un secondo dopo, recuperando quel tono allegro e borioso
"
Cosa? Ma se serio?"chiese conferma la ragazza
"
Non scherzo mai su queste cose" e di nuovo il tono si
abbassò.
"
Tu non ti preoccupare, ce la vediamo io, Sophie e Scott. Ti veniamo a
prendere a casa tua e ti portiamo sulle montagne russe"
"
Non sembra rassicurante detta così, sai?" scherzò
Jane
"
Lo so, ma a volte il rischio non può che far bene"
"
Il rischio di morire intendi?"
"
No..quello è roba per i deboli. Quelli tosti corrono il
rischio di vivere"
E
lo disse con quel tono leggero e spensierato che arrivò al
suo cuore come un piacevole alito di vento fresco.
Poco
dopo le telefonò anche Sophie, alla quale Jane
raccontò in una carrellata tutto quello che era successo dal
pomeriggio precedente, momento in cui si erano salutate al campus.
Ne
erano successe così tante da allora che pareva assurdo ad
entrambe che fossero trascorse ventiquattro ore, o poco più.
Nonostante
i buoni propositi di Jane, di trattenere poco l'amica al telefono per
non rubarle del tempo in famiglia, la chiacchierata durò
più di un'ora, perchè tra migliori amiche, gli
argomenti non si esauriscono mai del tutto, e quando si decide di
chiudere è solo per non rischiare di consumare in un solo
colpo tutti i minuti dell'offerta telefonica che pare essere diventata
un vero e proprio must per tutti gli adolescenti e non.
Inutile
dire che Sophie non si era stupita più di tanto
nè nel venire a conocenza del comportamento di Jonas, e
tanto meno dell'ammissione di Harry.
"
L'unica a non averlo ancora capito eri tu" confidò infatti
all'amica, in tutta naturalezza.
"
Quindi, da quello che ho potuto capire, domani andiamo tutti a
scorrazzare al parco felici come delle Pasque?" si accertò
Sophie un attimo dopo, e Jane capì che la faccenda fosse
più seria del previsto.
Non
che quando Harry glielo avesse proposto, lei non ci avesse creduto,
però..se davvero ne aveva parlato con Sophie, e quest'ultima
sembrava piuttosto sicura che la visita al parco divertimenti avrebbe
avuto luogo, allora forse avrebbe fatto meglio ad abituarsi all'idea di
salire su quelle montagne russe.
Sui
roller coaster della vita, e non solo su quelle del parco tematico.
"
Pessima battuta!" la prese in giro Jane riferendosi allo 'scorazzare
felici come delle Pasque'
"
Non è vero, era azzecatissima" ribattè Sophie, e
poi tutte e due risero.
"
Senti...ma secondo te posso farcela ad andare sulle giostre, nelle mie
condizioni, intendo?" le domandò poi, tornando seria
"
Io penso solo che possa farti bene trascorrere una giornata in
compagnia....e poi dai, è Pasquetta, non puoi stare a casa a
deprimerti, non hai scuse!"
"
Ma io non sto cercando delle scuse..voglio solo assicurarmi di non star
facendo il passo più lungo della gamba" ammise a quel punto
Jane
"
Fidati..le due cose sono perfettamente sincronizzate"
scherzò l'amica, sapendo perfettamente di star affrontando
un argomento ben più spinoso, anche se in senso metaforico.
Non c'era assolutamente nulla di male in quella Pasquetta piuttosto
alternativa, organizzata all'ultimo minuto. Non c'era nulla di male
nemmeno nell'avvicinarsi a Chris, nonostante tutto. Per Sophie batteva
Jonas 1000-0.
" Perfetto, allora è deciso: passiamo a prenderti domani
mattina alle otto...ben presto dato che per arrivare al parco ci
impiegheremo più di un'ora.
E
sai che ti dico? Che non vedo l'ora che sia domani...gli amici di Scott
avevano organizzato la solita grigliata in campagna, ma noi siamo
più che felici di avere una scusa per defilarci. E' da una
vita che non vado sulle montagne russe...ci divertiremo un sacco Jane"
esclamò Sophie, piuttosto entusiasta di fronte alla
prospettiva della giornata seguente
"
Che poi non capisco come a Harry sia venuta questa idea...voglio dire,
è una cosa talmente da bambini... da essere meravigliosa!
Un
po' di sano divertimento è proprio quello di cui tutti
abbiamo bisogno dopo questo periodaccio, vero?"
"
Verissimo" sospirò Jane, sorridendo subito dopo
"
Come gli è venuta quest'idea?" non si perse d'animo Sophie
"
E che ne so..perchè lo chiedi a me?" fece finta di nulla
lei, nel disperato tentativo di fingere che non stesse cambiando nulla
tra di loro.
"
Perchè la sua intera esistenza ormai ruota intorno a te, nel
caso non lo avessi ancora capito! Mi ha telefonato e mi ha detto: 'Ho
pensato una cosa Soph, voglio portare Jane sulle montagne russe, e
voglio farlo domani stesso. Voglio che trascorra una giornata diversa
dal solito, spiensierata se possibile..e quale occasione meglio della
Pasquetta?
Che
ne dite di unirvi anche tu e Scott?'
"
Ha detto così?" si assicurò la ragazza, senza
riuscire a fermare quel muscolo a forma di pugno umano che aveva preso
a battere come impazzito.
"
Sì, quindi preparati al giro della morte, perchè
quello è il motivo principale per il quale ci andiamo"
scherzò l'amica
"
Quanto fa paura da 1 a 100?"
"
Più di mille, ma in fondo il bello è proprio
questo!" le confidò Sophie.
E
lei si ritrovò a pensare che quello stesso discorso potesse
essere applicato anche alla vita, e alla sua manifestazione
più impetuosa: l'amore.
BUONSALVE!
In extremis, ma ce l'ho
fatta!
Spero che il capitolo sia
stato di vostro gradimento, e come sempre, non vedo l'ora di leggere le
vostre opinioni a riguardo.
Mille volte grazie per il
vostro sostegno, senza il quale probabilmente non mi sentirei
così spronata a mandare avanti questa storia.
Un bacione, a presto, e
buona notte a tutti <3<3<3<3<3
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Capitolo 21 *** Capitolo 20 ***
Jane
si destò da quello stato di dormiveglia, nel quale era
caduta nell'attesa dell'arrivo degli amici, soltanto quando
avvertì il rombo del motore di un'auto farsi sempre
più vicino.
Non
abitando in una strada particolarmente trafficata, ed essendo poco
più che le sette del mattino, quello non poteva che essere
il segno dell'arrivo di Sophie, Scott ed Harry.
"
Hai preso tutto, tesoro?" si preoccupò per l'ennesima volta
la signora Collins, alzatasi anche lei di buon ora per aiutare la
figlia a prepararsi uno zaino da viaggio con tanto di pranzo a sacco
all'interno.
"
Si mamma" rispose lei, mentre la donna le dava una mano nel metterselo
in spalla
"
Allora Jane, siamo intesi: stai attenta, non salire su nessuna giostra
sotto forzatura, e soprattutto resta sempre vicino a Sophie e ai tuoi
amici. Ti ho messo il cellulare in borsa, quindi per qualunque cosa
chiama" continuò con le solite raccomandazioni da mamma,
nella fattispecie un po' più esasperate del solito a causa
di quel piccolo dettaglio che costituiva la cecità della
ragazza.
"
Divertiti!" furono invece le uniche parole che biascicò suo
padre, arrivato in cucina giusto in tempo per salutarla e ancora mezzo
addormentato
"
Oh ma andiamo! Così sembra che la paranioca sia solo io qui
dentro" si lamentò la signora Collins con il marito
"
Appunto, basti tu per tutta la famiglia. Prova a pensare che
andrà tutto bene" le suggerì a quel punto lui
"
Beh, io lo spero...è che quelle giostre mi sono sempre
sembrate delle macchine da guerra per quanto sono imponenti. O dei
tritacarne" ammise la donna
"
Jane, ti prego, non ascoltare tua madre quando dice queste cose!"
intervenne il signor Collins, poggiandole teatralmente le mani sulle
orecchie per non farla sentire
" Ovviamente
devi stare attenta e non allontanarti dal gruppo, nè fare
nulla che tu non desideri di tua spontanea volontà, ma tutto
questo lo sai già da sola. Divertiti, va bene?" e
così dicendo le schioccò un bacio sulla fronte,
proprio mentre qualcuno bussava al loro portone d'ingresso.
"
Tua madre ha paura persino di andare sul pedalò..ecco
perchè considera le giostre dei tritacarne"
sussurrò sottovoce, mentre un'altrettanto assonnata Sophie
faceva il proprio ingresso in casa loro.
"
Buongiorno famiglia Collins" nonostante tutto, salutò
allegramente i tre in quel modo per poi abbracciarli uno alla volta
"
Che si dice?" domandò subito dopo, con una voce sin troppo
squillante che mal celava un po' di stanchezza
"
Siamo alle solite: mia figlia e mio marito confabulano contro di me, e
mi prendono in giro perchè io ho paura delle giostre"
rispose la madre della ragazza con sconvolgente naturalezza
"
Adesso capisco perchè Jane non è mai salita sulle
montagne russe" riflettè a quel punto la nuova arrivata,
facendo ridere tutti.
E
per attimo, per un meraviglioso e inafferabile istante fu come se nulla
fosse accaduto, come se le loro vite non fossero mai state sconvolte da
quel maledetto incidente.
Effettivamente
Jane e suo padre si erano presi gioco della mamma, e lei li aveva
scoperti facendo finta di prendersela, proprio succedeva nella loro
famiglia.. prima. Prima di quella telefonata arrivata in piena notte
che aveva avuto l'ingrato compito di informarli del fattaccio.
Da
quel giorno, per quanto i signor Collins si fossero sforzati con tutti
se stessi per fingere che nulla fosse cambiato, avevano fallito
miseramente. La mamma di Jane era diventata molto più
apprensiva di quanto lo fosse mai stata, il che la portava
inevitabilmente ad essere ansiosa e preoccupata per qualsiasi cosa, e a
voler sapere con curiosità quasi morbosa ogni particolare
della vita della figlia per sapere chi fosse la gente che le girasse
intorno. Di contro, a suo padre, toccava fare la parte di quello
spiensierato e giocherellone, per bilanciare la situazione.
La
signora Collins in cuor suo sapeva che quegli atteggiamenti che aveva
cominciato ad assumere dopo l'incidente, potessero farla passare per
una persona che non era mai stata, ma non riusciva a fare a meno di
adottarli da quando la sua unica figlia aveva smesso di vedere il mondo
a colori a causa ...a causa di un maledetto bacio dato a quel maledetto
ragazzo che loro avevano pure allontanato da lei.
Più
pensava a quella faccenda, e meno si sentiva il cuore in pace,
nonostante si fosse poi detta che se Chris davvero avesse tenuto a
Jane, un modo per aggirare l'ostacolo lo avrebbe trovato.
Ma
ciò che loro avevano fatto all'ospedale restava sbagliato da
ogni punto di vista, e ora che ci pensava rivedendo la migliore amica
della figlia, anche Sophie doveva pensarla in quel modo.
Ma
che figura ci avrebbero fatto loro, gentori, a confessarle una cosa del
genere?
A
dirle che accecati dalla rabbia e dal dolore, non avevano capito
più nulla, e non avevano nemmeno ipotizzato che quella sera
le cose potessero essere andate come effettivamente erano andate?
Come
minimo Jane li avrebbe incolpati di averle fatto perdere Chris per
sempre, e oltre ai vari problemi legati alla sua nuova condizione, ci
si sarebbe messa pure un'aria pesante da sopportare in casa.
E
non ci voleva proprio.
Non
allora che per qualche meraviglioso gioco del destino, erano riusciti a
comportarsi tutti e tre come sempre. Dopo una domenica di Pasqua a dir
poco disastrosa.
"
Jane, se sei pronta andiamo..i ragazzi ci stanno aspettando in macchina"
"
Quali ragazzi?" e quella volta fu suo padre a balzare sull'attenti
ancora prima della moglie
"
Ma come...non gli hai detto che andiamo al parco divertimenti con Scott
e con..Harry?" domandò Sophie all'amica
"
Tanto non li conoscono, fa poca differenza che sappiano i loro nomi"
rispose Jane, pratica
"
Già" si limitò a convenire l'amica, nonostante
sapesse che uno di loro lo conoscessero sin troppo bene
"
Sono amici dell'università?" si informò a quel
punto la signora Collins
"
Scott è il mio ragazzo, mentre Harry..sì,
è un nostro amico" si constrinse a dire Sophie
Davvero
non riusciva a credere che Jane non avesse parlato ai genitori di
'Harry', ma con Jonas che le era piombato in casa all'improvviso e
tutto quello che ne era conseguito, capiva bene che non ce ne fosse
stato nemmeno il tempo.
"
Va bene, non vogliamo trattenervi oltre ragazze...ci vediamo stasera, e
miraccomando!" fu l'ultima raccomandazione che il signor Collins si
prese la briga di fare ad entrambe, sostutuendo per un attimo la moglie
nel ruolo del paranoico. Quando entravano in gioco i ragazzi, non c'era
nulla da fare, diventava geloso della propria bambina come qualsiasi
altro padre al mondo.
Aveva
fatto uno sforzo non indifferente per accettare prima l'esistenza e poi
addirittura la presenza di Jonas, per non parlare di quanto l'avesse
scioccato sapere che Jane si trovasse in quelle condizioni
perchè come lei stessa aveva confessato in macchina qualche
giorno prima, lei e Chris si stavano baciando e in quel momento non
gliene fregava nulla del resto del mondo.....gli pareva che la
cecità della ragazza non fosse un ostacolo da quel punto di
vista, dato che nemmeno due giorni dopo la rottura con il fantomatico
Jonas che aveva pure invitato a casa sua, un altro tizio sembrava
girarle attorno come l'ape fa con il miele.
La
velata incertezza nella voce e nelle esigue spiegazioni fornite da
Sophie su tale Harry, lasciavano chiaramente intendere che lui non
fosse uno dei tanti, non per Jane almeno.
Al
pari della moglie, si chiedeva soltanto quando quel batuffolo che era
stata la sua bambina, era cresciuta al punto tale da creare casini con
l'altro sesso.
Il viaggio in macchina fu tutto fuorchè tranquillo e
ordinario. Scott era alla guida, Chris seduto al posto del passeggero e
le due ragazze nei sedili posteriori. Tennero la musica al alto volume
per tutto il tempo, cantando a squarciagola e ridendo come pazzi mentre
quel lunedì di Pasquetta il sole splendeva indisturbato.
Erano talmente entusiasti di fronte alla prospettiva della giornata che
di lì a poco sarebbe cominciata, e i loro zaini erano
talmente zeppi di roba (commestibile e non), che quasi quasi pareva che
stessero andando al mare. E pensare che solo una decina di giorni prima
quelle stesse strade che stavano percorrendo a cento all'ora erano
state ripulite dalla neve...
Pareva tutto talmente perfetto quella mattina, al punto tale da rendere
difficile scoprire quell'unica nota stonata.
Il semplice fatto che Jane non avrebbe mai più potuto godere
a pieno della propria giovinezza, della propria vita.
Giunsero al parco divertimenti alle nove del mattino, poco dopo
l'apertura dei cancelli, e furono tra i primi ad entrare. Jane
camminava sotto braccio a Sophie, entrambe con indosso un jeans e una
t-shirt a manica lunga, converse ai piedi e occhiali da sole sugli
occhi, chi per un motivo, chi per un altro.
I due ragazzi avanzavano qualche passo più avanti di loro,
facendole strada e guardandosi intorno alla ricerca di una piantina
grafica del parco divertimenti, così da non impazzire per
trovare questa o quell'attrazione particolare. Per Harry non c'era
ancora stata occasione di avvicinarsi da solo a Jane, ma avevano
l'intera giornata a disposizione e prima e poi sarebbe arrivato quel
momento che attendeva praticamente dal giorno in cui lei era partita da
Belfast per tornare a casa.
Gli era mancata all'inverosimile. L'aveva pensata talmente spesso, da
pensare di essere diventato matto, e aveva desiderato poterla stringere
forte, e regalarle anche la luna se possibile, pur di renderla felice.
Sapeva che lei non chiedesse altro che l'esaudimento di un solo
desiderio, ma essendo purtroppo del tutto impotente da quel punto di
vista, era ben determinato a fare l'impossibile per darle ogni altro
mezzo e pretesto per sorridere. Più riusciva ad ammettere a
se stesso di averci perso la testa per quella ragazza, e più
si sentiva un perfetto imbecille...ma solo perchè lui non
era mai stato innamorato di nessuna.
Ci era uscito con le altre, e non solo, ma non aveva mai associato a
quei rapporti la parola 'amore'.
E invece, Jane Collins gli era entrata dentro sin dal principio, e lo
aveva rivoltato come un calzino senza nemmeno rendersene conto.
Se solo si soffermava a pensare a come e cosa si fosse ridotto a fare
pur di starle accanto, non poteva rifiutarsi di dar ragione a Sophie,
la quale aveva sempre creduto che i sensi di colpa nascondessero in
realtà un principio di innamoramento. Che a quel punto non
era nemmeno più tanto principio, dato che agognava il
momento in cui sarebbero stati finalmente soli, loro due e nessun altro.
Non aveva più scuse ormai: ci aveva perso la testa, e con
una sincerità disarmante lo aveva confessato pure alla
diretta interessata la sera precedente, per telefono.
" Aspettate un attimo..mi sta squillando il cellulare" fu proprio Jane
a richiamare l'attenzione del resto del gruppo che continuava ad
avanzare nel parco, indeciso a quale fila di quale attrazione unirsi
" Sono i miei?" domandò all'amica, reggendo l'apparecchio
tra le mani, prima di rispondere
" Veramente qui c'è scritto Annie" la informò a
quel punto Sophie
" Che faccio? Non so che dirle..." ammise Jane con un leggero sbuffo
" Senti cosa vuole lei prima, no?" disse l'altra, con fare piuttosto
ovvio
" Mi ha già chiamato ieri sera, e ho risposto
perchè non sapevo fosse lei. Chiama per dirmi che il
fratello sta male..per via di tutto quello che è successo"
spiegò a quel punto
" E perchè non lo fa direttamente il fratello?" non
potè fare a meno di intromettersi Chris
" Voglio dire...se avessi litigato con la mia ragazza, anche se questa
è amica di mia sorella, non ci penserei proprio a metterla
in mezzo. Rischierei pure di farle litigare.." aggiunse subito dopo
" Beh, ha ragione. Sono cose che riguardano te e Jonas e basta"
asserì Scott
E dopo quell'ultima battuta, la ragazza rimise il cellulare in tasca
borbottando uno 'scusa Annie, ma penso proprio che tuo fratello non sia
il mio Mr. Right"
" Il tuo che?" la prese in giro Sophie, mentre i ragazzi erano di nuovo
qualche passo più avanti
" Il mio Mr. Right, quello giusto in pratica. Io voglio bene a Jonas,
ma standoci insieme ho capito che amare è tutt'altra cosa.
Non potevo saperlo, perchè lui è stato il mio
primo ragazzo, ma in questi mesi sono successe un paio di cosette, che
paradossalmente mi hanno aperto gli occhi"
" Christopher Leeds" asserì l'amica, sicura, facendo voltare
il diretto interessanto
" Harry" ammise Jane, abbassando ancora di più il
tono di voce.
Sfortunatamente per lei, 'Harry', attirato dalla conversazione tra le
due ragazze che pareva avere per oggetto proprio lui, aveva fatto un
passo indietro giusto in tempo per captare l'ultima frase, e sorridere
sghembo di fronte a un'ignara Jane e un'incazzata Sophie.
" Sparisci" lo minacciò, mimando quella parola soltanto con
le labbra, e spingendolo in avanti, a far compagnia a Scott che
emozionato come un bambino, fissava le montagne russe.
" Mi è mancato in questi giorni, lo sai? E poi è
talmente dolce, simpatico, alla mano, un po' giocherellone.."
confessò Jane all'amica
" E' anche bello" le fece presente l'altra
" Su questo devo crederti sulla parola" si sforzò di fare
una battuta, non sapendo che non fosse affatto così. Non
sapendo che 'Harry' avesse quegli stessi occhi verdi che in macchina,
quella maledetta sera, l'avevano fatta vacillare di brutto.
" Amore! Basta chiacchiere...le montagne russe ti stanno aspettando!" e
Sophie fu salvata in calcio d'angolo dal proprio fidanzato, che
prendendola sotto braccio la trascinò con sè
nella fila, lasciando volontariamente Jane e Chris da soli.
Senza pensarci nemmeno un secondo, il ragazzo la prese per mano, e
subito dopo le schioccò un tenero bacio sulla guancia.
Notando l'accennato rossore sulle gote di lei dopo quel gesto, e la sua
espressione stupita, si limitò a giustificare quel bacio
dicendo che non aveva avuto modo di salutarla per bene quella mattina.
Il che era vero.
" Da dove vuoi iniziare? Ci sono diverse giostre ad acqua, montagne
russe un po' meno ripide e veloci, la torre, centinaia di scivoli e
persino le tazzine ballerine" le spiegò
" Non ne ho idea..basta che lasciamo le peggiori per la fine" propose
la ragazza
" Io direi che sono le migliori quelle, ma concordo: lasciamole alla
fine" disse lui, sorridendo
" Cominciamo con quelle ad acqua" esclamò lei a quel punto
" Preparati a una battaglia navale con i fiocchi allora!" e
così dicendo prese a correre verso l'attrazione
trascinandola con sè.
" Harry" richiamò la sua attenzione mentre facevano la fila
" Si?" disse lui, tenendola per la spalle, un po' per guidarla, un po'
per avere una scusa per sentirla pelle contro pelle
" Grazie per questa giornata" disse soltanto, sorridendo tra
sè
" E' merito anche di Scott e di Sophie" scrollò le spalle il
ragazzo
" Lo so, ma l'idea è stata tua" gli ricordò Jane,
concedendosi un altro sorriso
" E questo sarebbe un modo carino per dirmi che se rimetti dopo essere
andata sulle montagne russe, la colpa è mia?" la
buttò sul ridere, come sempre
" Veramente non ci stavo nemmeno pensando...però
sì: effettivamente il ragionamento fila" scherzò
a sua volta Jane
A quel punto lui le cinse i fianchi facendole il solletico, e lei
sobbalzò ridendo, proprio qualche istante prima di salire
sulla 'battaglia navale'.
Fu divertentissimo, e quando circa venti minuti più tardi si
ricongiunsero a Scott e Sophie, grondavano d'acqua dalla testa ai
piedi. Quindi decisero tutti e quattro di proseguire con i scivoli, e
tutte quelle giostre un po' più soft, fino a quando Sophie,
avventuriera nello spirito e nel sangue, non ne ebbe
abbstanza di 'questa roba da bambini', e riportò Scott sulle
montagne russe. Inutile dire che fossero le sue preferite, e che il suo
fidanzato le amasse allo stesso modo.
Jane insistè invece per andare sulla ruota panoramica, anche
se di certo non avrebbe potuto godere del panorama; disse che non le
importava di quel dettaglio, e che anzi, così era anche
meglio, perchè ad occhi chiusi avrebbe potuto fingere di
trovarsi ovunque volesse, su qualunque impalcatura di quel genere
installata da qualche parte nel mondo.
" Che cosa vedi?" domandò a Harry, mentre percepiva
chiaramente l'avanzamento nel vuoto della capsula nella quale erano
rinchiusi
" Una spiaggia bellissima, e infinita, che si estende a perdita
d'occhio" sussurrò lui, approfittandone per cingerle di
nuovo la vita
" Ma dai..è impossibile! Non fare lo scemo" rise Jane
" E invece è meravigliosa, è piena estate, e fa
tanto caldo!" continuò, imperterrito
" Sicuramente..." lo prese in giro la ragazza
" Allora io vedo lo skyline di Londra, e il palazzo del Parlamento con
il Big Ben in primo piano" sognò a occhi aperti
" Esattamente" le diede man forte lui, stringendola di più a
sè
" Ora invece vedo Las Vegas, con tutte le sue luci a neon, e i famosi
casinò" continuò l'attimo successvo
" Wow! Deve essere veramente bello....io invece penso di essere finita
su quella di Tokyo" esclamò Jane divertita
" Non male...anche se scommetto che questa qui in Australia le supera
tutte" ammise Harry
E Jane rise di cuore, spensierata come non si sentiva da un po' di
tempo. Continuarono a fantasticare per l'intera durata del giro sulla
giostra, immanginando di essere in un posto diverso ogni volta che la
loro capsula si fermava in una certa posizione, entrambi rigorosamente
con gli occhi chiusi.
Non avrebbero raccontato a nessuno di quei minuti così
intimi che avevano condiviso, durante i quali si erano concessi di
sognare e girare il mondo con la sola forza della fantasia'.
" Perchè lo stai facendo?" non potè fare a meno
di domandare lei, portando le mani all'altezza del viso di lui per
controllare che avesse gli occhi chiusi come le aveva fatto credere
" Cosa?" finse di non cogliere Chris
" Tu puoi goderti il panorama come qualsiasi altra persona al mondo, e
invece hai tenuto gli occhi chiusi per tutto il tempo, come me"
spiegò la ragazza
" Avrei voluto davvero trovarmi in tutti quei luoghi, con te" si
limitò a rispondere lui, lasciandola a corto sia di parole
che di fiato.
" Ora però, vieni sulle montagne russe" aggiunse un attimo
dopo, forse dopo essersi reso conto di ciò che le aveva detto
" Non possiamo prima fare un giro su questa roba qua?"
improvvisò lei, visibilmente disperata, indicando con il
dito qualcosa che caso..tutto, pur di rimandare le famose montagne
russe.
" Non c'è niente lì, Jane...solo un laghetto.
Vuoi farti un giro nel laghetto? Andiamo!" la spronò lui,
trascinandola dalla parte opposta
" E come faccio a sapere che non mi stai mentendo, e lì non
ci sono le tazzine ballerine?" domandò la ragazza, piuttosto
divertita
" Posso sempre buttartici dentro per convincerti" buttò
lì il ragazzo
" No grazie! Mi sono appena finita di asciugare dopo la battaglia
navale" gli ricordò Jane
" Appunto...le tazzine ballerine comunque sono da quella parte, le vedo
già da qua..quanto sono odiose!" ammise a quel punto
" Ti sei appena incastrato da solo, mio caro Harry" rise lei
" No..no ...no, tutto, ma non le tazzine ballerine. Ti prego..sono un
ragazzo!" cercò di impietosirla
" Dai, io non ci sono mai salita..persino per i miei genitori erano una
giostra troppo stupida, ma è un'esperienza da fare, almeno
una volta nella vita" farneticò
" Ti stai confondendo con le montagne russe.." le fece presente lui
" Dai" e rise ancora "ti giuro che dopo di quelle andiamo sui
tritacarne" promise
" Tritacarne" analizzò lui il termine
" Mia madre le chiama così!" si giustificò Jane
"abbiamo provato praticamente tutte le giostre del parco da quello che
ho capito, o almeno tutte le tipologie..non possiamo saltare proprio le
tazzine", e senza aspettare una risposta, si incamminò nella
direzione nella quale credeva ci fossero le famose tazzine.
" Di qua" la guidò lui "Ma perchè non chiamiamo
Sophie, così ci vai con lei?" era seriamente disperato
all'idea di salire lì sopra, e non a torto, ma Jane
insisteva così tanto per andarci unicamente per quel motivo.
Perchè aveva capito se lui avrebbe preferito camminare sui
carboni ardenti piuttosto che trascorrere un paio di minuti in una
tazzina ballerina, e per qualche strano ragione la divertita
all'inverosimile provocarlo.
Non aveva mai instaurato con nessun ragazzo quel tipo di rapporto che
aveva con Harry, e quel piccolo dettaglio le piaceva molto
più del lecito.
" Sophie non ci verrebbe nemmeno morta...hai visto com'è
fatta, avrà già fatto dieci giri sulle montagne
russe" ammise, rendendosi conto che lei fosse praticamente l'opposto
dell'amica da quel punto di vista.
Aveva trascinato Harry su tutte le giostre possibili e immaginabili,
pur di posticipare il più possibile il momento in cui
sarebbe salita su quelle più famose.
Ne aveva sentite di tutti i colori sulle montagne russe, sia in
positivo che in negativo, ma inutile dire che la sua condizione, le
rendeva anche questo più difficile.
" Che cosa non farei per te" sussurrò Chris, talmente a
bassa voce, che davvero lei non lo sentì.
Un minuto dopo erano entrambi seduti in una tazzina animata. Lei
più divertita che mai, e lui sul punto di tagliarsi le vene.
" Ti odio" disse, senza tuttavia lasciarle la mano
" Gli altri passeggeri sono tutti bambini..non so nemmeno come ci
abbiamo fatto entrare. Dovrebbe essere vietato ai maggiori di otto
anni" e quelle parole lei rise ancora di più
" E' imbarazzante, non immagini qua-" e non potè terminare
la frase, perchè la ragazza nell'arco di qualche millesimo
di secondo, gli prese il viso tra le mani e premette delicatamente le
labbra su quelle di lui.
Le venne una voglia matta di baciarlo e lo fece, senza concedersi il
lusso di pensare a nient'altro.
" Che brontolone che sei" sorrise, un attimo prima che Harry le
lambisse di nuovo le labbra con le proprie. Un bacio altrettanto dolce,
ma più lungo e più consapevole del precedente.
Si baciarono lentamente, con lo stesso ritmo di quelle tazzine che si
muovevano sul piedistallo girando in tondo. Ballarono per un po' anche
le loro labbra, le une completamente coinvolte e succubi delle altre.
Si staccarono soltanto per riprendere fiato, tutti e due con un sorriso
sghembo e leggermente imbarazzato.
" Temo che tutti questi bambini abbbiano assistito allo
spettacolo...ci fissano!" le confidò il ragazzo, guardandosi
intorno, cercando una distrazione, un pretesto qualsiasi che gli
impedisse di tornare a baciarla come Dio comanda su quelle maledette
tazzine ballerine!
Se avesse saputo sin dall'inizio che sarebbe finita così,
avrebbe fatto molto meno storie per salirci...perchè in
fondo, desiderava coccolarla e baciarla da tutta la giornata, o da
tutta la vita. Perlomeno da quando l'aveva conosciuta. ..Non sarebbe
salito sulle tazzine ballerine con nessun'altro, ad eccezione di lei,
che ce lo aveva portato e lo aveva pure zittito nel modo più
dolce e più bello.
Per quanto riguarda Jane..beh, lei non ci stava capendo più
nulla: sapeva solo che ci stava perdendo la testa per Harry, e che
avrebbe voluto baciarlo ancora.
Quando era successo, non aveva pensato nè a Jonas, e
nè a Chris..esisteva Harry e basta, lui, la sua dolcezza, la
sua spontaneità, la sua risata, e i suoi baci.
" Non ci posso credere..le tazzine ballerine!" e Sophie e Scott
arrivarono proprio nel momento meno opportuno
" Non puoi esserti davvero fatto abbindolare così amico" lo
prese in giro Scott
" Guarda che ti salvi solo perchè la tua ragazza odia queste
maledette giostrine più di te" gli fece presente lui,
aiutando Jane a scendere dalla tazzina
" Infatti mi ritengo molto fortunato per questo" ribattè
Scott
" Noo!" urlò Sophie "Non gli abbiamo fatto nemmeno una foto,
e ora sono scesi...abbiamo perso un'occasione irrepetibile" si
crucciò
" Pazienza" scrollò le spalle Jane, piuttosto divertita
dalla situazione
" Hai mai sentito parlare del 'carpe diem', Soph?" continuò
Harry, prendendola in giro
" Quella è mia filosofia di vita, caro" gli rispose per le
rime "vero, amore?" chiese conferma a Scott un attimo dopo
" Verissimo. Infatti è per questo che ora rischiamo di
vomitare dopo essere andati dieci volte sulle montagne russe.
Perchè tanto'una volta veniamo al parco divertimenti, tanto
vale godercele il possibile queste giostre" la scimmiottò a
sua volta divertito
" Grazie per essermi stato fedele nella buona, e nella cattiva sorte"
se ne uscì Sophie rubando un bacio al proprio fidanzato, che
pur non capendo che diavolo avesse voluto dire con quella frase, la
ricambiò con tutto l'amore del mondo.
" Intendi dire che andrete a vomitare insieme?" domandò
Jane, incerta, facendo ridere il resto del gruppo
" Adesso è il turno principessa" e così dicendo,
Harry se la caricò sulle spalle incamminandosi verso ..i
tritacarne, nello stesso momento in cui Scott e Sophie gli urlavano
dietro che li avrebbero aspettati al chiosco, per mangiare il panino.
Jane toccò di nuovo terra soltanto un attimo prima di essere
incastrata definitivamente in uno di quei vagoncini. Harry
l'aiutò ad allacciarsi le cinture e le strinse
più forte la mano, prima che il suddetto vagoncino
cominciasse a percorrere una lenta e ripidissima salita.
" Urla più che puoi, non ti trattenere...e goditi questo
giro della morte!"
" Ma vuoi tranquillizzarmi o farmela pagare per averti portato sulle
tazzine ballerine?" lo provocò lei
" Su quello mi riprenderò la rivincita in un altro
modo..reggiti forte!" fece appena in tempo a dire lui, prima che il
vagoncino rallentasse in cima, e l'attimo dopo si caapultasse
giù a velocità supersonica. Urlare a squarciagola
e sentirsi come se qualcuno li avesse presi per i piedi e messi a testa
in giù a guardare il mondo da un'insolita prospettiva, fu
davvero il minimo per Jane e Chris.
Ma tutto sommato, quando il giro terminò, erano entrambi
ancora vivi, anche se barcollavano ridendo a crepapelle.
" Allora?" le domandò il ragazzo quando i loro piedi
toccarono di nuovo terra
" Wow!" fu la sola cosa che fu in grado di rispondere lei, ancora
stordita, ma con l'adrenalina che le scorreva a mille
" Mia madre non ha tutti i torti a chiamarle 'tritacarne'...a un certo
punto pensavo di morire sul serio, ma è stato fantastico!"
ammise subito dopo, reggendosi a lui per non cadere rovinosamente a
terra.
Harry rise di cuore, e l'attimo successivo, senza che nessuno dei due
ci capisse più nulla, si ritrovarono di nuovo labbra contro
labbra.
Visti da qualche metro di distanza, potevano benissimo essere scambiati
per due ubriachi, che tra un delirio e l'altro, avevano finito per
baciarsi incuranti del resto del mondo.
Lui le cinse immediatamente i fianchi, e lei portò le
braccia attorno al suo collo per reggersi meglio, mentre si lasciava
baciare le labbra, ogni secondo con un po' di passione in
più e un po' di autocontrollo in meno.
E forse, ubriachi dopotutto lo erano davvero. Di quella Pasquetta di
sole, di quei sorrisi che in quelle ore non avevano mai abbandonato i
loro volti, e di quella voglia di stringersi e appartenersi.
BUONSALVEEE!!!
Anche questa volta ad un'ora quasi indecente, ma ce l'ho fatta! :)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e come sempre aspetto di sapere
tutto ciò che pensate a riguardo. Purtroppo non
sono ancora riuscita a rispondere alle recensioni, ma conto di farlo al
più presto.
Grazie per tutto il vostro sostegno, per me è fondamentale
<3
Un bacione, a presto, e recensiteeeeeeeee ;)
(Io giuro che domani troverò il tempo di rispondere a tutte
voi) <3<3<3
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Capitolo 22 *** Capitolo 21 ***
Dopo
essersi concessi un secondo per respirare, ripresero a baciarsi con
più foga di prima. Come se entrambi non avessero atteso
altro che quel momento da tempo immemorabile.
Chris
teneva una mano saldamente ancorata al fianco di lei, e con l'altra le
carezzava la schiena attirandosela sempre più addosso, per
niente intenzionato a mettere fine a quei baci.
Non
gliene fregava niente di essere appena sceso dalle montagne russe, di
sostare nel bel mezzo del parco e probabilmente pure al centro del
sentiero che conduceva alle varie attrazioni, e quindi essere
d'intralcio agli altri visitatori...in quel momento non esisteva
nient'altro che la voglia di baciarla e stringerla, tenerla premuta
contro di sè, per farle capire che se solo lei glielo avesse
permesso non l'avrebbe lasciata mai più.
Perchè
ormai non poteva farci più nulla: Jane gli era entrata
dentro, sotto la pelle, gli scorreva nelle vene al posto del suo stesso
sangue.
E
pur essendo letteralmente terrorizzato dal semplice provare quelle
sensazioni che lo accompagnavano da qualche tempo a quella parte, non
poteva più permettersi di fare un passo indietro; non voleva
nemmeno tirarsi indietro, per niente al mondo.
Più
le stava accanto, e più la baciava, più si
rendeva conto di essersi fatto fregare molto peggio di un ragazzino
alle prime armi.
E
non se lo spiegava il motivo logico, ammesso sempre che ci fosse, per
il quale si fosse affezionato a quella ragazza così tanto e
così in fretta, ma forse non aveva nemmeno senso
chiederselo, forse l'amore era così e basta. Forse anche lui
lo stava conoscendo per la prima volta, nonostante tutti avrebbero
messo la mano sul fuoco sul fatto che avesse esperienza.
Quando
era insieme a lei si sentiva un perfetto novellino, non riusciva a
controllarsi, e ciò che lo spaventava ancora di
più dell'essere finito nella ragnatela tessuta dall'amore,
era la pura constatazione del fatto che in fondo gli piacesse, gli
piacesse da morire sentirsi così.
Non
aveva scuse: Sophie aveva avuto ragione sin dall'inizio riguardo i suoi
sentimenti per Jane: lei lo aveva capito ancora prima che lui riuscisse
ad ammetterlo a sè stesso.
Sì,
perchè solo una settimana prima avrebbe giurato sul
desiderio di vederla vedere di nuovo, di essere davvero confuso.. sul
serio aveva fatto fatica nel capire se fossero più forti i
sensi di colpa o quell'attrazione che aveva provato per lei sin
dall'inizio e che l'aveva spinto ad arrivare ad inventare di sana
pianta una nuova identità pur di poterle stare accanto, ma
poi, nel giro di una sola settimana, la seconda componente aveva
nettamente prevalso su tutto il resto, si era moltiplicata in modo
esponenziale, fino a passare allo stadio successivo, e quello dopo
ancora, facendo passi da gigante e saltando, senza seguire nessuna
logica e nessun ordine..solo le ragioni del cuore. E prima che Chris
potesse rendersene conto, si era ritrovato ad essersi innamorato di lei.
Se
ne era innamorato standole accanto, sentendola ridere, parlare,
scherzare, deprimersi, prendersi in giro e lasciarsi abbracciare.
Ecco
dov'era la differenza: quando l'aveva baciata in aeroporto, e anche in
macchina, quella maledetta sera dell'incidente, lo aveva fatto
perchè si era comportato da ragazzino con gli ormoni a
mille...ma a quel punto, dopo tutta la faccenda legata a 'Harry' era
ben conscio di provare per lei qualcosa di nemmeno lontamentente simile
a una cotta. Quelle
le conosceva, e poteva giurare che ciò che provasse per Jane
fosse nettamente diverso, più forte, più vero,
più intenso, più folle, più tutto.
Per
quanto riguarda lei...si stava ubriacando di quel bacio esattamente
allo stesso modo.
Stentava
a credere a quanto in fretta tutto stesse succedendo e cambiando tra
loro, ma non aveva la minima intenzione di opporsi allo sponteneo
avanzamento di quell'affiatamento unico nel suo genere che aveva
caratterizzato da sempre il loro rapporto, sin dal primissimo istante,
da quando lui l'aveva presa per mano un attimo prima che si lasciasse
cadere giù nel fiume.
Con
Harry ci stava bene.
Con
Harry riusciva a ridere, a scherzare, a comportarsi come ogni ventenne
sempre pronta a lamentarsi per questa o per quell'altra cosa, ma in
fondo innamorata pazza della vita.
Con
Harry riusciva persino a piangere. Una volta era capitato, e non se ne
era vergonata, nè sentita fuori posto.
Perchè
di lui si fidava quasi più che di sè stessa, e
con una naturalezza piuttosto sorprendente avrebbe potuto confidargli
anche il più oscuro dei segreti.
Perchè
con quel suo modo di prenderla in giro e punzecchiarla, provocarla per
tutto, le rendeva facile parlare senza peli sulla lingua.
Più facile di quanto lo fosse con chiunque altro, persino
con la sua migliore amica.
E
se si soffermava a pensarci, al loro rapporto, a quanto quel ragazzo
fosse diventato importante per lei pur conoscendosi realmente da
così poco tempo, le pareva tutto assurdo, e forse proprio
per quel motivo ancora più bello.
Era
stata lei a prendere l'iniziativa quel giorno, a premere le labbra su
quelle di lui senza darsi il tempo di fermarsi a pensare se fosse
giusto, sbagliato, o semplicemente e totalmente fuori luogo.
Non
aveva resisitito: quella era l'unica verità.
Aveva
pensato a Harry incessantemente dopo quella chiacchierata al telefono
in cui il ragazzo le aveva apertamente confessato di star perdendo la
testa, e nonostante avesse litigato con Jonas soltanto il giorno
precedente, non era stata in grado di far finta di non avvertire quei
brividi sulla pelle nel pensare all'unico bacio ( per quanto ne sapeva
lei) che si erano scambiati, e persino agli abbracci successivi, che
avrebbero tutti dovuto avere una connotazione amichevole. Che
evidentemente quegli scapestrati dei loro cuori avevano interpretato a
modo loro.
Jonas
non l'aveva mai baciata in quel modo, come se ne andasse della propria
vita, e lei non pensava nemmeno che si potesse baciare così.
Impetuosamente, sfacciatamente, disperatamente.
Nessuno
l'aveva mai tenuta stretta così forte, premuta contro di
sè con così tanta urgenza e decisione, da farle
dimenticare persino come respirare.
Mai
prima di allora si era sentita desiderata, nel corpo e nell'anima, ed
era una sensazione talmente bella che aveva paura potesse svanire in un
sogno.
Un
sogno che stava vivendo da sveglia insieme a Harry. Lo
stesso ragazzo che dall'oggi al domani pareva essere piombato nella sua
vita e insediatosi nelle fibre più profonde del suo
essere.
Fu
proprio in quel momento, che baciando e lasciandosi baciare senza
pudore da lui, Jane ebbe la conferma del fatto che con Jonas fosse
stato tutto una forzatura. Un terribile abbaglio, che proprio come
aveva cercato di farle notare Sophie sin dall'inizio, aveva accecato
tutti e due e distorto la percezione dei sentimenti.
Avvrebbe
potuto e voluto continuare così, a baciare Harry, anche per
tutta la vita. Perchè per quanto potesse essere assurdo
l'essersi presa una bella sbandata per lui, che ogni secondo che
passava si trasformava in qualcosa di più, l'unica
e innegabile verità era che voleva lasciarsi travolgere. E
dopo aver dato un morso alla torta, voleva tutto il pezzo per
sè. Voleva scoprirlo cosa significasse amare ed essere
amati, e voleva farlo solo con lui. Perchè ci stava troppo
bene stretta tra quelle braccia, così dannatamente bene, per
non pensare a quanto tempo avesse sprecato a immaginarsi di vivere
l'amore insieme a Jonas.
Le
farfalle nello stomaco, le mani sudate, il respiro accelerato, il
tremore nelle gambe e le labbra arrossate e gonfie di baci: finalmente
i sintomi si erano palesati tutti, e Jane, lentamente, stava
realizzando di essersi innamorata davvero, per la prima volta.
Allora
capì: l'amore raccontato nei libri non si limitava a far
parte del mondo romanzato, bisognava solo essere talmente fortunati da
trovarlo nella realtà.
Non
conosceva parole che potessero dare giustizia alle sensazioni che quei
baci le stavano dando, ma si sentiva talmente bene e talmente viva, da
non aver bisogno di nient'altro. Forse soltanto degli occhi, ma solo
per conoscere i lineamenti del viso del ragazzo che le stava rubando il
cuore.
Harry.
Ormai non esisteva nessun'altro, il cuore aveva deciso così.
" Amici, eh?"
E quelle due misere e banalissime parole furono in grado di raggelarla.
" Ma amici un cazzo!"
Jane non riusciva a credere che lui fosse lì e li avesse
visti proprio in quel momento. Come al solito, la sfiga spaccava il
secondo.
" Jonas, sei tu?" balbettò piuttosto confusa, dopo
aver repentinamente preso le distanze da Harry, come se fosse stata
appena colta con le mani nel sacco.
" Sì, sono proprio quel coglione che si è fatto
seicento fottutissimi chilometri per venire da te e..oh, lascia
perdere!" ribattè lui seccato
Jane, con il viso rosso per l'imbarazzo generato da quella situazione,
per un attimo non seppe proprio che dire.
Non si aspettava minimente di ritrovarselo lì, a
metà tra lo sconvolto e l'irritato, a inveire ad alta voce
contro se stesso, e il suo rivale.
" Ti posso spiegare" furono le uniche parole che fuoriuscirono dalle
sue labbra. Ma si maledisse da sola, quando si accorse di averle
pronunciate con un tono quasi colpevole.
Era davvero tanto sbagliato ciò che aveva fatto? Anche se
l'aveva fatta sentire così dannatamente bene?
Jane era certa che dopo la litigata a casa sua, la loro storia fosse
giunta definitivamente al capolinea, e l'impulso di baciare a lasciarsi
baciare da Harry era stato talmente forte e così
spaventosamente naturale...non si era sentita in difetto in quei lunghi
e magici istanti durante i quali le loro labbra si erano assaporate e
volute a vicenda.
Era stato così bello, un momento troppo perfetto per durare,
e non essere bruscamente interrotto e distrutto senza pietà.
" Penso proprio di non aver bisogno di nessuna spiegazione" la
gelò Jonas
" E invece sì, dobbiamo chiarire una volta per tutte"
insistè lei, resistendo alla tentazione di tastare l'aria in
cerca di Harry. Dov'era finito?
" Ho già recepito il messaggio, sin troppo bene, okay? "
sbottò il ragazzo
" Mi hai preso in giro per tutto questo tempo...e io cretino, che mi
sforzavo di essere all'altezza, di starti accanto nel modo giusto...che
imbecille!
Forse hai ragione: è vero che non sono riuscito a dare del
mio meglio in questi mesi, ma la colpa è solo tua"
La lucidità e lapidaria freddezza con la quale l'accusava di
aver sempre giocato con i suoi sentimenti, spaventò Jane.
" L'unica ragione per cui tra di noi non ha funzionato, è
perchè tu non ti sei sforzata per farlo funzionare.
E il motivo per il quale tu non volevi farlo funzionare, è
il coglione che ti stavi beatamente baciando"
" Eh si, facile rigirare la frittata..dopotutto ho capito essere la tua
specialità. Tutta colpa mia
dopo quello che hai fatto tu? Bella questa! " ribattè la
ragazza, convinta della propria posizione
" La verità è che ti credevo diversa, Jane"
" Beh, a questo punto anche io, ti credevo diverso"
" Oh ti prego, adesso non ti mettere a fare la vittima,
perchè non lo sopporto. E non provare nemmeno a farmi
sentire in colpa per quello che ho fatto o non ho fatto, con la storia
dell'incidente.
Non puoi tirarla in mezzo per giustificare ogni tuo fottuto sbaglio!
Non centra un cazzo il fatto che tu abbia perso la vista, con il modo
in cui hai tradito la mia fiducia per tutto questo tempo"
" No scusa, ma ti stai davvero rinfacciando di aver tradito la tua
fiducia? Dopo quello che mi hai raccontanto sulla tua notte brava?"
" Ti ho già spiegato che non so nemmeno chi cazzo
sia quella!" si agitò lui
" Ma forse ti fa comodo non credermi per provare a giustificare il tuo
comportamento!" continuò subito dopo, puntandole un dito
contro e alzando sempre di più il tono di voce, incurante di
tutto il resto
" Senti, mi sono trattenuto fino ad adesso, perchè mi rendo
conto che sono faccende che riguardano solo voi, ma mi pare che stai
esagerando" e inspiegabilmente, nel momento in cui Harry prese la
parola, Jane si sentì più protetta. Le dava un
senso di sicurezza la semplice consapevolezza di
averlo accanto, anche fisicamente.
" Appunto, sono fatti nostri : stanne fuori" lo minacciò
Jonas
" Se pensi che Jane si sia messa con me alle tue spalle,
ti sbagli di grosso. Non ha preso in giro proprio nessuno, te lo posso
assicurare. Tra di noi non è accaduto nulla prima di...ora"
" E tu davvero ti aspetti che ti creda?" rise, ma di allegro non c'era
nulla in quella risata
" E'
così che stanno le cose" ripetè Harry, fermo
nella propria posizione.
Avrebbe tanto voluto potergli sbattere in faccia di aver rubato il
cuore di Jane, ma non aveva la presunzione di sapere che fosse
effettivamente così.
Era facile arrivare a crederlo dopo quei baci, ma a quel punto non era
sicuro più di nulla, da quando era ricomparso lui. Dal
momento in cui Jane aveva quasi provato a giustificare quel gesto, che
forse aveva iniziato a considerare un errore. Magari il più
bello che avesse mai commesso, ma pur sempre uno sbaglio.
" Ma fammi il favore di tacere prima che ti spacchi la faccia" lo
aggredì Jonas, sempre più violento
" Basta! Non spaccherai la faccia proprio a nessuno, Jonas" mise in
chiaro le cose lei, con voce per niente tranquilla, dato che si rendeva
ben conto del fatto che non vedendo un accidenti di nulla, non avrebbe
in alcun modo potuto fermarlo in tempo, se davvero il ragazzo si fosse
scagliato contro Harry.
" No? Sicura? Perchè io ne ho proprio voglia, e di certo non
puoi impedirmelo tu..per ovvi motivi" disse, sprezzante.
Jane sussultò, perchè non pensava che potesse
essere così cattivo, non immaginava che riuscisse ad
arrivare a tanto.
Si chiese se davvero avesse mai conosciuto il vero Jonas, o fosse stata
così maledettamente stupida da invaghirsi dell'immagine che
si era creata di lui durante l'anno in cui si erano solo sentiti.
" Vergognati..sei caduto proprio in basso" la difese Chris, a sua volta
sconvolto da quell'ultima affermazione
" Ho solo detto la verità"
" Ma ci sono modi e modi"
" Bene, allora sceglilo tu il modo in cui preferisci essere menato,
Harry"
" Smettetela!" gridò lei, spaventata dal modo in cui la
situazione stesse degenerando.
" Harry, non rispondere alle sue provocazioni, per favore! E tu, puoi
farmi il favore di non dare altro spettacolo e parlarne con me in
privato e con calma?" si rivolse a entrambi, sperando di riuscire a
farsi ascoltare.
Quanto avrebbe voluto che in quel momento ci fosse Sophie con lei...la
sua migliore amica avrebbe potuto prestarle gli occhi.
" Sai, non riesco proprio a restare calmo, dopo quello che ho visto" le
fece presente il ragazzo
" Va bene, scusa!" sbottò lei, e a quelle parole, Chris si
fece da parte sul serio, abbasando la testa, mortificato ed
emotivamente distrutto.
Probabilmente un pugno tirato da Jonas, gli avrebbe fatto meno male di
quelle due parole pronunciate da Jane.
Si era pentita di tutto, ormai era più che evidente.
" E' troppo tardi per chiedere scusa" rispose lui, lapidario
" E allora che devo fare?" domandò candidamente la ragazza
" Chiediti piuttosto ciò che non avresti dovuto fare,
esattamente dieci minuti fa" e ritenne di poter concludere la
conversazione esattamente con quelle parole.
" Se ne è andato?" non potè fare a meno di
domandare Jane a quel punto
" Sì" si limitò a rispondere il ragazzo, non
sapendo più che altro aggiungere dopo aver sentito quelle
parole fuoriuscire proprio dalle labbra di lei.
Aveva davvero chiesto scusa a Jonas per aver baciato lui?
Faticava ancora a crederci, eppure era proprio così. Anche
se in quel momento avrebbe dato tutto perchè la situazione
fosse diversa da quella reale.
Non ci capiva praticamente più nulla.
Gli era parso che quei baci li avesse ardentemente voluti anche lei,
anzi, era stata lei la prima a poggiare le labbra sulle sue su quelle
tazzine ballerine, per essere precisi. E se lo aveva fatto, se non era
riuscita a trattenersi come i fatti dimostravano, allora voleva dire
che a Jonas non ci stesse più pensando. E allora
perchè dopo tutte quelle cattiverie gratuite che lui le
aveva rivolto contro, gli aveva addirittura chiesto scusa?
" Allora Jane ti stai diver" e persino Sophie, comparsa insieme al
fidanzato proprio in quel momento, non riuscì
più a proseguire notando l'espressione sconvolta sul viso
dell'amica, e abbattuta su quello di Chris.
" Che è successo?" fu Scott a prendere la parola
" Jonas" ammise la ragazza, torturandosi le dita delle mani
" Che ha fatto? Ti sta tempestando di telefonate come la sorella?" si
informò a quel punto Sophie
" Molto peggio" anche Chris riuscì a spiccicare mezza parola
" Cioè?" domandò in coro la coppia di fidanzati
" E' piombato qui all'improvviso, e ci ha visti insieme"
spiegò Jane, ancora piuttosto inquieta
" E allora? Non pensaerà mica che tu debba stare reclusa in
casa? ..E poi, non vi eravate lasciati?"
" Sì si...ma...è arrivato nel momento sbagliato!
Ci ha visto, e ha iniziato a dare di matto....voleva picchiare Harry!"
spiegò lei
" Aspetta, misà che ci siamo persi un paio di passaggi!"
ironizzò Scott
" Perchè voleva addirittura menarlo?" gli fece eco la sua
ragazza
" Perchè ci ha visti mentre ci stavamo baciando" e quasi
urlandolo, Chris sputò fuori quella verità, che
ammutolì tutti per qualche istante.
Sophie ci mise pochissimo per elaborare la cosa, perchè se
lo aspettava dall'inizio della giornata che sarebbe successo...anzi, in
realtà se lo aspettava esattamente da quando era arrivata
nel monolocale di Jane quella prima mattina di corsi e l'aveva trovata
inspiegabilmente sorridente. Cosa che non accadeva dal giorno
dell'incidente in cui era stata coinvolta insieme allo stesso ragazzo
che ora le stava aiutando a riaggrapparsi alla vita, quella vera, fatta
sì di responsabilità, impegni, ansie e tante,
troppe scocciature, ma anche di momenti irripetibili, ricordi
indimenticabili, e sentimenti inquantificabili.
" Soph...mi aiuti a cercarlo? Devo parlargli"
E dopo quelle che parvero ore di silenzio, Jane
avanzò quella richiesta, che ovviamente la sua migliore
amica non potè rifiutare.
Si limitò a prenderla sotto braccio e aguzzare la vista il
più possibile per adocchiare Jonas, trattenendosi dal
domandarle davanti a Harry che diavolo stesse combinando.
Non appena le due ragazze furono sparite dalla sua vista, Chris
sbattè violentemente il pugno contro il primo muro a portata
di mano, senza minimamente preoccuparsi del sangue fresco che gli
colava sulle nocche. Quello non era nulla rispetto al dolore che gli
stava divorando il petto.
Un attimo prima l'aveva sentita così dannatamente vicina e
sua, e l'attimo dopo lei stava rincorrendo un altro.
Capiva perfettamente che si conoscessero da un bel po' di tempo e
avessero condiviso molto, anche se erano diventati ufficialmente una
coppia solo da pochi mesi a quella parte, ma non c'era stato un solo
istante che aveva trascorso insieme a Jane in cui gli si fosse
affacciato alla mente il minimo dubbio che la ragazza stesse pensando a
Jonas o ne sentisse la mancanza.
Se quei due erano rimasti insieme fino ad allora, era stato solo per
forza d'inerzia.
Perchè nessuna delle due parti aveva trovato il coraggio di
guardarsi dentro senza aver timore di scoprire verità
sgradite, e mettere un punto a quella storia che mal imitava un amore
vero.
Non riusciva proprio a concepire come avesse fatto Jonas a non farsi
vedere in ospedale nemmeno una volta, lui che poteva ed era il
benvenuto nella stanza, quando Jane rischiava di non risvegliarsi mai
più dal coma. E non capiva proprio nemmeno come riusciva ad
accontentarsi di sentirla una sola volta al giorno, per pochi minuti,
senza dirle nulla che riuscisse a farla sorridere.
Come cavolo resisteva alla tentazione di salire su una maledetta
macchina e correre da lei? A stringerla forte?
Di certo Chris non poteva considerarsi un esperto in faccende amorose,
ma da quando aveva ammesso a se stesso di aver perso la testa per Jane,
aveva capito che cosa significasse amare una persona al punto tale da
non riuscire a non pensarla nemmeno per un minuto, e Jonas...lui non
poteva essere innamorato di lei sul serio, altrimenti l'avrebbe
tormentata di telefonate, e soprattutto sarebbe corso ad abbracciarla.
Era sicurissimo del fatto che se lui si fosse trovato al suo posto, se
Jane fosse stata la sua ragazza, non avrebbe permesso a niente e
nessuno di portargliela via. Perchè l'amava, a differenza
del suo presunto fidanzato che si era ridotto a una patetica scenata di
gelosia, alimentata probabilmente solo dalla difficoltà
dell'accettare che lei stesse bene con un altro.
Pensavano davvero di star vivendo una storia d'amore quei due, in quel
modo?
Non era quello che li legava, l'amore, quello raccontato dai grandi
scrittori, o semplicemente quello che avevano vissuto e stavano vivendo
i suoi genitori, i suoi nonni e la maggior parte della gente che nel
corso della vita era riuscita a far funzionare quel meraviglioso
compromessso insieme a qualcun'altro.
Perchè Jane si era accontentata di quel surrogato
di sentimento?
Forse il vero problema era che lei pensava che quel tipo di sentimento
esistesse solo nei film, in tv, o nei migliori romanzi, e non negava
che lui stesso l'avesse pensata in quel modo fino a poco tempo prima,
ma a quel punto era cambiato tutto. Nel famoso punto zero, si era
scontrato proprio con quella dolce, testarda, bellissima, ironica,
sensibile, determinata e meravigliosa ragazza, e da allora nulla era
più stato paragonabile a prima. Prima di lei.
" Questo pugno? A cosa lo dobbiamo?" fu Scott a riportarlo alla
realtà
" A quell'imbecille che ci ha rovinato la giornata" sbottò
Chris
" E al fatto che lei gli sia corsa dietro" aggiunse l'amico, cogliendo
il bersaglio in modo incredibilmente preciso, e devastante.
Ciò che Chris non riusciva minimamente a considerare,
acceccato da ciò che aveva sentito da quelle stesse labbra
che lo avevano baciato senza tanti complimenti, era che Jane avesse le
idee abbastanza chiare sui sentimenti che la legavano a Jonas e a
Harry. Sapeva fossero diversi, e non pensava più che l'amore
travolgente non fosse realmente possibile nella realtà.
Almeno, non da quando lo aveva conosciuto quel gran furfante, ad occhi
chiusi.
BUONSALVEEE!!
Mi scuso per il ritardo, ma allo stesso tempo sono felice di essere
riuscita a pubblicare anche questa settimana!
Spero con tutto il cuore che il capitolo vi sia piaciuto, e vi
ringrazio come sempre per tutte le recensioni alle quali
risponderò al più presto
<3<3<3<3
Voi continuate a farmi sapere cosa ne pensate, perchè vi
assicuro che in un periodo incasinato come questo, le vostre parole
sono per me una bella carica :DDD
Grazie di nuovo, un bacione, e a prestooooooooooo
<3<3<3
|
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Capitolo 23 *** Capitolo 22 ***
"
Jane..abbiamo girato questo benedetto parco in lungo e in largo, quindi
rassegnati: Jonas se ne è andato!"
Con
quelle parole Sophie decise di mettere fine a quella che era stata una
faticosa e inconcludente ricerca.
"
E' la seconda volta che lo fa" ammise l'altra
"
Cosa?" si informò a quel punto l'amica
"
Scappare senza darmi la possibilità di replicare e finire il
discorso. Odio quando si comporta così!" le
confidò Jane
"
Non se lo merita, di essere corso dietro" constatò Sophie
"
Lo so, ma ti ho già spiegato il motivo per il quale lo sto
facendo...non mi piace lasciare le cose insospeso" spiegò lei
"
Però lo stai facendo" le fece notare l'amica
"
Certo! Se non riusciamo nemmeno più a parlare
civilmente..."
"
E poi sinceramente io pensavo che dopo quello che ci eravamo detti a
casa mia, non ci fosse molto altro da aggiungere" disse subito dopo
"
E allora perchè diamine gli hai chiesto scusa?"
domandò a quel punto Sophie, non ancora convinta di come
effettivamente fossero andate le cose durante la sua asssenza, e
facendo fatica a seguire il filo della conversazione
"
Perchè..perchè..non lo so! Mi ha fatto sentire in
colpa, e cercavo un modo per calmarlo...minacciava di picchiare Harry!"
spiegò confusamente
"
Già, Harry" ribattè l'amica
"
Mi stai per caso rifilando una di quelle occhiate che dovrebbero
aprirmi gli occhi su qualcosa?"
Si
ritrovò a domandarle lei, mentre entrambe passeggiavano nel
parco, e Sophie prendeva decisoni per tutte e due riguardo il tragitto
da seguire per tornare dai ragazzi.
"
Esattamente" le rispose, rendendosi ancora una volta conto di quanto
fossero ormai in simbiosi.
Jane
riusciva a leggere tra le righe di ogni sfumatura delle frasi
da lei pronunciate, senza guardarla in viso.
" Soph..io credo proprio di averci perso la testa" ammise candidamente
" E lo so che è assurdo, perchè lo conosco da
pochissimo e non ho la più pallida idea di come sia
fisicamente, ma è così dolce, divertente,
gentile, e mi fa stare così bene...non posso non amarlo,
capisci?
Di lui mi fido ciecamente, sento di potergli raccontare tutto..e quello
che provo quando mi stringe a sè è
indescrivibile. Sono una scema, perchè all'inizio non
riuscivo a non paragonarlo a Chris, e non so nemmeno perchè,
ma ora, quando mi bacia, esiste lui e basta. Mi sconvolge
ciò che provo quando sono con Harry, e l'unica cosa che so
in questo momento è che lo voglio accanto.
La verità è che avevi ragione su tutto, quando
cercavi di farmi riflettere sul mio rapporto con Jonas..non che abbia
improvvisamente cancellato ciò che mi ha legato a lui, e non
posso nemmeno dire che lo odio, e non gli augurerei mai del male
nonostante tutto, ma non lo amo, non l'ho amato e non credo di non
poterlo amare mai.
Con lui non ho mai provato ciò che sto provando ora, e
questa apparentemente semplice constatazione è sufficiente
per spingermi a cercarlo e chiarire una volta per tutte.
Perchè tengo a Annie, e anche a lui, seppur non
così intensamente come mi sono illusa di credere, e non
voglio che il tutto si concluda con un scenata di gelosia."
" E hai detto tutto questo a Harry?"
" Che mi piace da impazzire?"
" Che l'unico motivo per il quale stai rincorrendo Jonas è
per chiudere con lui civilmente" asserì Sophie
" No..non ce ne è stato il tempo. Ma l'ho baciato e mi sono
lasciata baciare, e penso che abbia capito che non lo farei con
chiunque, e soprattutto non lo farei se non ne sentissi il viscerale
bisogno"
" Sai Jane, quando si è innamorati si ha un continuo bisogno
di conferme, soprattutto all'inizio" la spiazzò a quel punto
l'amica
" Quando ti accorgi di amare qualcuno, il mondo diventa improvvisamente
un posto felice, totalmente diverso da quello in cui eri abitutata a
vivere, e non puoi proprio fare a meno di chiederti se quello che stai
vivendo non sia un sogno ad occhi aperti. E un pizzicotto
può tirartelo chiunque, per rassicurarti sul fatto che non
stai dormendo, ma l'unico al quale crederai sul serio è quel
qualcuno che ami. Deve essere proprio quella persona a darti continue
conferme, per tutti gli altri è fiato sprecato"
" Ora, Harry è innamorato di te, e tu lo hai mollato
lì dopo averlo baciato, per rincorrere un altro: trai pure
le conclusioni"
A Sophie piaceva un sacco fare l'avvocato del diavolo, ma a
volte, come in quel caso, lo faceva soprattutto perchè lo
reputava necessario.
Nella maggior parte dei casi toccava a Jane farla ragionare sulla
stragrande maggioranza degi argomenti e delle situazioni, ma quando si
trattava d'amore, l'amica pareva essere totalmente e meravigliosamente
inesperta. C'era qualcosa di alquanto bizzarro, e al contempo
tenerissimo, nel semplice considerare che Jane non si fosse mai
innamorata sul serio,davvero, profondamente e inequivocabilmente prima
di conoscere un certo Chris, e non avesse perciò la
più pallida idea di come comporarsi in situazioni delicate
come quelle...addirittura contesa da due ragazzi, e chi se lo sarebbe
mai aspettato!
" Sono una cretina" e nel pronunciare quelle parole, si
colpì da sola la fronte facendo ridere l'amica
" Deve aver pensato che mi sono pentita del bacio..ma quanto sono
stupida?!" continuò ad insultarsi da sola
" Mi dispiace dovertelo dire, ma non aveva una bella cera quando io e
Scott siamo arrivati" le confidò Sophie
" Ho combinato un disastro" si lamentò a quel punto Jane,
portandosi nuovamente le mani al viso
" Per il mio stupido voler a tutti i costi rincollare i cocci di un
rapporto già rotto, rischio di lasciarmi cadere dalle mani
quello che desidero proteggere e custodire"
" Non farla così tragica...sicuramente ci è
rimasto male, ma ti basterà dirgli che ti sei innamorata di
lui, e quel ragazzo non staccherà mai più le
labbra dalle tue.
E' cotto Jane, ti assicuro che è proprio cotto a puntino!"
le confidò l'attimo successivo
" E io mi chiedo ancora come sia possibile una cosa del genere!
Insomma, come può un ragazzo così dannatamente
perfetto, innamorarsi di una come me?"
No, non se ne faceva proprio capace, era più forte di lei.
" Lui potrebbe pensare esattamente lo stesso" esclamò a quel
punto Sophie
" Beh, io sono tutto tranne che perfetta..."
" Perchè non vedi? Ma fammi il favore Jane..hai un cuore
talmente grande che compensa tutto il resto!
Probabilmente non te ne sei mai resa conto, e io non te l'ho mai detto
chiaramente, perchè ...mi conosci, non sono il tipo che si
perde in romanticherie, lo faccio a stento persino con il mio
fidanzato...le odio quelle coppie sdolcinate, e le amiche che si
chiamano 'amore' e 'tesoro', ma non c'è giorno in cui non
sia felice di averti conosciuta.
Te lo ricordi quello che è successo a dicembre?
Non mi piace riparlarne, e tu lo sai meglio di chiunque altro,
perchè pur conoscendomi da più o meno un mese, mi
sei stata accanto come non mi sarei mai aspettata. I miei genitori
litigavano in continuazione, in casa volavano piatti e urla, noi
eravamo in periodo di esami e io non riuscivo nemmeno a studiare, e tu,
senza pensarci nemmeno un secondo, mi ha proposto e hai insistito
perchè venissi a stare da te al campus, fregandotene delle
regole che ce lo avrebbero impedito. Ti importava solo di non sentirmi
e vedermi così giù di morale. E' lì
che ho capito di doverti tenere stretta, perchè sei
speciale."
" Sei dannatamente impulsiva e testarda, questo non lo nego, ma sei una
delle persone migliori che conosca. Non dovresti stupirti
più di tanto se Ch-Harry si è innamorato di te. E
poi neanche lui è perfetto, Jane, nessuno lo è
davvero"
" Proprio non ti rendi conto di quanto hai fatto e continui a fare ogni
giorno per me, eh?" sorrise lei, ma Sophie non ci trovò
nulla da ridere
" Sono qui per te esattamente come tu sei stata lì per me
quando ne ho avuto disperatamente bisogno.
E se vogliamo parlare di perfezione, io ne sono proprio lontanissima,
fidati"
Ovviamente, si riferiva alle bugie che si era trovata costretta a
raccontarle e alle verità che le aveva taciuto riguardo la
doppia identità di Chris, ma Jane non poteva nemmeno
lontanamente immaginarlo un discorso tanto contorto. Oltre ad essere
impulsiva e testarda, era anche decisamente troppo ingenua.
Vedeva del buono anche dove non c'è ne era neanche l'ombra,
e tendeva ad affezionarsi e fidarsi abbastanza in fretta della gente.
D'altronde lo aveva dimostrato anche con Harry, seppur ci fosse una
remota possibiltà che il suo cuore continuasse a
riconoscerlo come Chris, senza minimamente preoccuparsi di far arrivare
quell'informazione anche al cervello.
Per quanto riguardava invece l'episodio evocato da Sophie, beh, doveva
ammettere che erano diventate effettivamente migliori amiche proprio
durante il periodo natalizio, lo stesso in cui i genitori della ragazza
parevano essere a un passo dal divorzio, che poi, per qualche miracolo
divino, era stato scansato.
La sua amicizia con Sophie era praticamente nata dall'oggi al domani.
Quando si erano incontrate a lezione quel giorno di fine ottobre,
entrambe avevano già conosciuto altre persone. Si erano
semplicemente ritrovate a studiare insieme in un'aula prima dell'inizio
di un corso che avrebbero dovuto seguire entrambe, e senza rendersene
nemmeno conto, avevano iniziato a chiacchierare riguardo i programmi
che avrebbero dovuto affrontare, e i futuri esami.
Quel giorno stesso, era un venerdì, si erano scambiate i
numeri di telefono, e dalla domenica successiva, era iniziata quella
che a loro piaceva chiamare 'conversazione senza fine' su whatsapp. Si
erano messe d'accordo per studiare insieme il lunedì
pomeriggio, e in quell'occasione avevano riso così tanto,
che era stato naturale per entrambe darsi appuntamento per il giorno
successivo, e quello dopo ancora.
Si erano legate l'una all'altra talmente in fretta, senza nemmeno avere
il tempo di rendersene effettivamente conto, e prima che potessero
darsi la possibilità di pensarci due volte, si erano
raccontate tutto.
Quando a casa di Sophie l'aria era diventata pesante e la tensione tra
i genitori era salita alle stelle, la ragazza glielo aveva confidato
immediatamente; Jane era stata la prima persona a cui ne aveva
parlato dopo Scott, ed era stato esattamente in quel momento
che senza nemmeno dirselo, avevano iniziato a considerarsi a vicenda
'migliori amiche'.
Se qualcuno glielo avesse domandato, non avrebbero saputo dire che cosa
le avesse spinte inesorabilmente l'una verso l'altra, a partire da quel
primo pomeriggio in cui avevano studiato insieme, ma entrambe avevano
percepito la netta sensazione che si fosse instaurato tra loro qualcosa
destinato a durare.
Ne avevano passate così tante insieme in un lasso di tempo
piuttosto limitato, che non potevano fare a meno di pensare a quanti
altri guai avrebbero combinato continuando ad avanzare sottobraccio.
Dopo l'incidente, Jane pareva aver dimenticato il modo per assumere di
nuovo quella prospettiva, ma c'era da ammettere che dopo più
di un mese, cominciava ad accorgersi da sola di star tornando quella di
una volta. E la maggior parte del merito era proprio della sua migliore
amica, che l'aveva condotta al punto in cui Chris era riuscito a
riafferrarle la mano, in tutti i sensi.
" Eccoli!" esclamò Sophie, riferendosi ovviamente a Chris e
a Scott
" Allora?" le domandò immediatamente il fidanzato quando le
due ragazze si furono avvicinate abbastanza
" Non siamo riuscite a trovarlo" spiegò Jane
" Deve essere già ripartito" continuò Sophie
" Quindi ora che hai intenzione di fare?" domandò ancora
Scott, parlando al posto dell'amico, che di colpo, pareva essere
diventato apatico e taciturno
" Boh..in qualche modo devo parlargli" rispose lei
" Non voglio che finisca così" aggiunse l'attimo successivo.
Ma fu soltanto dopo aver pronunciato quelle parole che si rese conto di
quanto lontamente dal loro vero significato, potessero essere
interpretate da Harry.
" Voglio dire...non mi va che tra noi resti rancore. In fondo, siamo
stati l'una parte della vita dell'altro per diverso tempo, e anche se
non abbiamo mai saputo amarci e non abbiamo mai saputo costruire
ciò che credevamo di volere insieme, non posso odiarlo di
punto in bianco.
Prima ha esagerato, perchè era arrabbiato, e persino quando
mi ha confessato di avermi tradito...in fondo gli credo quando mi dice
di non sapere nemmeno il nome di quella tizia. Tra noi evidentemente
non ha funzionato, forse ci siamo invaghiti a vicenda dell'immagine che
ci eravamo creati dell'altro durante quell'estate, e ci siamo sforzati
di essere ciò che non eravamo solo per poter in qualche modo
combaciare l'un con l'altra, sbagliando, sbagliando tutto, ma sono
certa che nessuno di noi due lo ha fatto in mala fede..semplicemente
è andata così, e io non voglio serbare un cattivo
ricordo di lui"
" Allora è finita sul serio?" fu solo a quel punto che Chris
trovò il coraggio di domandarglielo
" Era già finita, prima di oggi, per quanto mi riguarda"
specificò lei, sperando che capisse, che intuisse da solo
che era pronta a lasciarsi cullare proprio dalle sue braccia.
" Quindi possiamo tornarcene a casa" intervenne a quel punto Sophie,
dato che sia Jane che Chris parevano non riuscire ad aggiungere altro
" Sì, penso di sì" le fece eco il suo fidanzato
" Jane, ti accompagniamo dai tuoi o al campus?" si informò
il ragazzo subito dopo, e in quel momento 'Harry' sperò con
tutto se stessso che lei propendesse per la seconda ipotesi.
Perchè aveva così tanto da dirle, e non sapeva
quanto avrebbe resistito ancora.
Non era stato capace di farlo lì, nel parco divertimenti,
con Sophie e Scott come testimoni e l'ombra di Jonas che incombeva
ancora su di loro. Desiderava follemente restare da solo con lei.
Perchè nel giro di una mezzoretta al massimo, erano successe
tante di quelle cose da fargli girare la testa. Come una trottola
impazzita.
Era passato dal paradiso che aveva provato nel premere le labbra contro
le sue, all'inferno anticipato dall'improvvisa apparizione del suo ex
ragazzo e condito delle scuse che lei gli aveva rivolto, e da quella
corsa che aveva intrapreso per fermarlo e parlargli.
Quando Jane aveva apertamente ammesso che tra lei e Jonas fosse finita,
il suo cuore aveva ripreso il proprio regolare battito, ma
lì per lì, su due piedi, era stato talmente
felice e al tempo sorpreso di sentirle pronunciare quelle parole
(perchè lui era stato così scemo da fraintendere
ogni cosa prima di quella meravigliosa verità) che
non aveva trovato parole per confessarle ciò che provava.
E poi restava comunque il fatto che la ragazza non avesse mai accennato
a lui, e la cosa continuava a tenerlo sulle spine.
Certo, aveva chiuso con il suo ragazzo, ma chi lo diceva che era pronta
a buttarsi tra le braccia di un altro?
Però c'erano stati quei baci...e quella
complicità, e tutte e due le cose non facevano altro che
confonderlo ancora di pù. Perciò doveva
assolutamente parlarle. Un parlare nettamente diverso da quello che la
ragazza desiderava intraprendere con Jonas.
Dal canto suo, Jane sapeva di avergli confessato solo una parte della
verità: avrebbe dovuto continuare dicendogli che non si era
affatto pentita di quei baci, e che forse forse, aveva finito per
innamorarsi di lui, totalmente e incodizionatamente. Si era innamorata
della sua voce, della sua risata, del suo senso dell'umorismo, della
sua dolcezza e della sua simpatia, ma non voleva sbatterglielo in
faccia in quel modo.
Desiderava soltanto un momento intimo da trascorrere insieme a lui.
Loro due e basta.
Ecco perchè aveva desistito dall'aggiungere altro, a parte
il fatto che con Jonas, quella specifica sezione del suo
cuore, avesse chiuso da un po'.
Probabilmente il ragazzo aveva anche un po' ragione a pensare che il
loro rapporto non avesse funzionato perchè Harry l'aveva
distratta. Certo, quello non era l'unico e il solo motivo per il quale
si erano ritrovati a quel punto, e dare la colpa solo a Jane della fine
della loro storia, era da vigliacchi..però, un fondo di
verità in quelle parole c'era.
E lui aveva sicuramente sbagliato i modi, ma non aveva proprio tutti i
torti.
" Jane, ma ci stai ascoltando?" l'amica la riportò sul
pianeta terra scuotendola delicatamente
" Eh?" domandò lei, come se davvero non ci stesse capendo
nulla
" Vuoi andare a casa o al campus?" ripetè la domanda Scott
" Dopodomani riprendono le lezioni, giusto?" chiese conferma lei
" Sì" e fu Harry a risponderle, sperando tanto che non
volesse tornare a casa. In quel caso, sarebbe stato quasi del tutto
impossibile parlarle in tempi brevi, con pure i genitori di lei di
mezzo, che tra l'altro lo conoscevano benissimo e potevano
riallontanarlo dalla figlia senza battere ciglio. Come avevano
già fatto una volta.
" Allora al campus" decise finalmente lei, concedendosi un mezzo
sorriso, perchè sperava proprio che Harry sfruttasse
l'occasione per starle incollato addosso.
Fu l'unica a non rendersi conto del sospiro di sollievo che lui
tirò in quell'esatto istante.
" Perfetto, allora devi girare a destra per Belfast" disse Sophie al
fidanzato, con tono pratico, ma a sua volta contenta di quella scelta.
Perchè era ovvio che quei due avessero bisogno di stare un
po' da soli, e forse, finalmente, lo avevano capito entrambi.
Che poi ci fosse anche un altro tipo di discorso, ancora più
spinoso, da dover affrontare prima o poi, in quel momento era un altro
paio di maniche. E pur
sapendo perfettamente di andare contro uno dei principi in cui aveva
imparato a credere sin da piccola, ovvero la verità, Sophie
proprio non riusciva a non spingere l'amica tra le braccia di Chris,
che in fin dei conti, con quel giochetto della falsa
identità era riuscito a starle accanto e riportarle il
sorriso molto più in fretta e in modo molto più
spontaneo di quanto avrebbe fatto chiunque altro.
Sophie non aveva idea di quanto quella bugia potesse reggere, ed era
stata la prima ad intimare a Chris di darci un taglio con la storia di
Harry, perchè voleva assolutamente evitare che Jane si
affezionasse a una persona praticamente inesistente, ma non aveva avuto
nemmeno il tempo di ragionarci su un secondo di più, che il
danno era già stato fatto.
Che poi non era giusto nemmeno definire 'Harry' come inesistente. Lui
c'era, era molto più presente di chiunque altro nella vita
della sua amica.
E in fondo, non era altri che Chris: i modi, le parole, gli
atteggiamenti, la dolcezza, l'iralità, quel suo continuo
prenderla in giro e provocarla, apparteneva solo a Chris.
L'unica vera differenza stava nel nome, per il resto Harry e Chris
erano esattamente la stessa persona, e forse, sotto sotto, e in modo
del tutto inconscio, il cuore di Jane lo aveva capito.
" Ci siamo" annunciò poco dopo Sophie, scoccando un'occhiata
significativa al ragazzo.
Perchè si era ormai resa conto che sarebbe stato da folli
allontanare due persone che si volevano in quel modo. Non poteva farlo,
nonostante tutte le implicazioni che ciò comportava.
Lei non aveva mai avuto niente contro Chris, anzi..era Harry a non
starle del tutto simpatico per ovvi motivi, ma era più che
certa che lui rappresentasse il meglio per la sua migliore amica, e in
quel momento, non c'era nulla che le importasse di più di
vederla finalmente felice, con accanto un ragazzo che l'amava e che si
sarebbe preso cura di lei sul serio.
" Posso accompagnarti, Jane?" le domandò Harry, la
voce che tradiva una certa impazienza, quasi ansia nell'attendere una
risposta
" Certo che puoi" sorrise la ragazza, un attimo prima che entrambi
salutassero Scott e Sophie, incamminandosi insieme verso le residenze.
BUONSALVEEE!!! :)
Eccomi qua con un nuovo capitolo che spero abbiate apprezzato. Non me
ne vogliate per averlo concluso in questo modo: lo ammetto, un po' l'ho
fatto perchè mi piace aumentare la suspance, ma questa volta
è stata soprattutto una necessità. Il capitolo
successivo a questo sarà importante e impegnativo, quindi
preferisco avere più tempo per scriverlo, perchè
penso che abbiate ormai capito che il mio, di tempo, scarseggia
causa esami. Proprio oggi ne ho dato uno, perciò vi lascio
immaginare.
Grazie di cuore per tutto il supporto espresso attraverso le
recensioni, vi adoro, davvero <3<3<3
Grazie anche a tutti coloro che hanno inserito la storia in una
qualsiasi lista. Fatevi sentire se ne avete voglia ;)
Scappo, un bacione, e a prestooooooo <3<3
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Capitolo 24 *** Capitolo 23 ***
"
Allora, come descriveresti questa giornata?"
Jane
e Chris erano entrambi in piedi proprio di fronte alla porta del
monolocale che era stato assegnato alla ragazza all'inzio dell'anno.
Lei
era impegnata a tastarsi addosso per trovare il badge che le avrebbe
permesso di entrare 'nella sua casetta', come ormai si era abitutata a
chiamarla dopo averci trascorso diversi mesi all'interno, e lui doveva
pur trovare il modo di ingannare quell'attesa che per qualche motivo lo
stavo divorando vivo.
"
Me lo stai chiedendo sul serio?" si limitò a rispondere la
ragazza, piuttosto scettica
"
Sì! Così, a caldo, quale sarebbe il tuo commento
su questa giornata?" insistè Harry
Gli
piaceva un sacco semplicemente chiacchierare con lei, sapere come la
pensasse riguardo tutto, dai problemi che affiggono il mondo
fino a un piccolo particolare perfettamente soggettivo come la giornata
che avevano trascorso insieme; voleva scoprire come si sentisse
realmente. Adorava ascoltarla, qualcunque fosse l'argomento al centro
della conversazione.
"
Burrascosa" ammise a quel punto lei
"
Lo trovi azzeccato?" gli domandò subito dopo, continuando
quella che ormai stava diventato un'affannosa ricerca di quel badge
Ma
dove era finito? Doveva averlo messo per forza in una delle tasche
dello zainetto che per tutto il tempo aveva tenuto sulle spalle...
"
E se non fosse arrivato tu sai chi?" la provocò Chris, quasi
senza accorgersi di quanto stessero impiegando per trovare le chiavi
Jane
parve pensarci su qualche istante, poi emise il verdetto.
"
Ugualmente burrascosa" dichiarò subito dopo
"
Per via delle montagne russe, giustamente" riflettè il
ragazzo
"
Tu penserai che sono esagerata a classificare una giornata in questo
modo considerando solo i due minuti che abbiamo trascorso su quei
tritacarne. Sì..mia madre ha decisamente ragione a chiamarle
'tritacarne'" spiegò, parlando in modo talmente spedito, da
non dargli la possibilità di interromperla prima di quel
momento
"
Ma?" azzardò Chris, nascondendo a stento un sorriso
"
Come fai a sapere che c'era un ma?" ribattè la ragazza,
scatenando la risata di lui. Roca, e profonda da farti tremare pelle e
cuore.
"
Se ho imparato a conoscerti almeno un po'..non sei una che si
accontenta di fornire spiegazioni semplici e veloci. Ti piace parlare,
e a me piace che a te piaccia"
"
Davvero?" e in preciso istante Jane si voltò verso di lui,
abbandonado per un attimo ogni altro proposito
"
Sì. E' tanto strano?" si incuriosì il ragazzo
"
Che qualcuno me lo dica sì. Però mi piace" ammise
concedendosi un dolce sorriso
Sarebbe
stato proprio da commedia romantica da quattro soldi se a quel punto
Chris se ne fosse uscito con un 'e a me piaci tu!'? Probabilmemte
sì, perciò lo evitò.
"
Comunque..cos'è che stavi dicendo?" esclamò
invece, cercando di ritrovare un contegno, e rendendosi
contemporaneamente conto di star lasciando troppe cose in sospeso.
Desiderava
parlarle, dirle tutto, tutto quanto, ma proprio perchè
teneva troppo alla sua reazione e conseguente risposta, aveva paura di
intraprendere quel discorso. Anche se fino a cinque minuti prima aveva
sperato che Jane scegliesse di tornare al campo, così da
poterle finalmente confessare i suoi sentimenti.
Quella
ragazza gli mandava in pappa il cervello anche senza fare nulla, e la
cosa cominciava a diventare pericolosa, ed oltremodo eccitante.
"
Non me lo ricordo più" se ne uscì lei
"
Non è vero"
"
Sì che vero!" ma quel sorriso a stento trattenuto la
tradì spudoratamente
"
Burrascosa perchè mi sono sentita per tutto il tempo sulle
montagne russe, dal primo all'ultimo secondo, e non solo quando abbiamo
fatto il giro della morte. Tra parentesi, ancora stento a crederci di
essere salita" ammise con naturalezza
"
Se racconti a qualcuno che le tazzine ballerine ti hanno fatto lo
stesso effetto dei roller coaster, perderai tutta la tua
credibilità" lo provocò lui, nominando
intenzionalmente proprio le tazzine ballerine
"
Ma è lì che sono stata con il fiato sospeso" lo
disse con un filo di voce, però Chris era talmente vicino
che la sentì ugualmente.
Tuttavia,
quel momento in cui tutto e nulla sarebbe potuto accadere non
durò a lungo.
Il
badge, che evidentemente aveva finito di giocare a nascondino,
saltò fuori.
"
Se mi avessi permesso di aiutarti a cercarlo saremmo entrati mezz'ora
fa, lo sai vero?" la prese in giro lui
"
Probabilmente anche un'ora fa" ammise lei ridendo
"
Ma non sei proprio tu, assieme a Sophie..non siete proprio
voi che mi dite ogni giorno che devo imparare a cavarmela da
sola?" argomentò la ragazza, lasciandolo di stucco ancora
una volta.
Perchè gli pareva che ne sapesse sempre una in
più del diavolo?
Perchè doveva essere così maledettamente
intelligente a al tempo stesso provocatoria?
Di quel passo c'era il serio e concreto rischio che quella ragazza gli
rubasse il cuore per sempre.
"
Riuscirò mai a spuntarla con te?" si riprese lui,
porgendogli quella domanda in tono retorico e palesemente divertito
Ma Jane non riuscì a rispondergli, perchè il
tesserino le cadde dalle mani, finendo a terra. A quel punto
anche lui si chinò per raccoglierlo, e proprio mentre
entrambi si accingevano a compiere quel gesto, le loro mani si
sfiorarono. E indugiarono un po', il tempo necessario per far
sì che le interrompesse quel contatto, di colpo preoccupata.
"
Ma che hai fatto?" domandò infatti
"
Nulla. Nulla di grave" la rassicurò lui
"
Dammi quella mano, Harry" e di colpo lei si fece seria
"
Ma non è niente.. " insistè lui
"
Niente un corno! La sento tutta scorticata al tatto..che hai combinato?"
Ecco
la risposta alla sua precedente domanda: non sarebbe mai riuscito a
spuntarla con lei. E per qualche motivo non gli dispiaceva affatto.
"
Potrei.." azzardò, lentamente "..aver tirato un pugno a un
muro" completò la frase, riluttante
"
E perchè?" fece la finta tonta lei, in attesa che lui
dicesse qualcosa
"
Perchè il tuo ex-ragazzo mi ha fatto davvero incazzare"
"
Anche a me" Jane non si scompose minimamente
" Però non me la sono presa con un muro" aggiunse subito
dopo, cercando di spezzare la tensione cresciuta in seguito a quelle
ultime battute
" Avresti preferito che me la prendessi con lui direttamente?"
domandò Harry
" No, a questo punto meglio il muro" disse soltanto la ragazza
" Perchè? Sennò gli avrei rovinato il bel faccino
che si ritrova?" la sfidò lui
" No. Solo perchè voglio sperare che tu sia diverso da lui"
ammise Jane
" Vuoi sapere se ho mai fatto a botte con qualcuno?" domandò
lui, in tono più scherzoso
" Hai mai fatto a botte con qualcuno?" glielo domandò ridendo
" Certo che sì! Da bambino menavo mio cugino ogni qual volta
mi batteva a un videogioco, ma quando mia madre mi toglieva
da sotto il naso la fetta di torta che ci preparava sempre quando
passavamo i pomeriggi insieme, ho capito che non ne valeva proprio la
pena di menarlo"
" Doveva essere proprio buona quella torta" lo prese in giro lei a quel
punto, e lui rise di cuore.
" Puoi dirlo forte!" esclamò Chris, ricordandone per un
attimo il sapore
" Se ti fai dare la ricetta, possiamo provare a prepararla insieme
qualche volta" propose Jane, smaniosa di assaggiarla
" Ma da quand'è che questa testolina partorisce idee
geniali?" la prese in giro Chris, toccandole il capo con tenerezza
" Da sempre!" asserì lei, scoppiando a ridere subito dopo
" Però devi promettermi che la prossima che ti incazzi per
qualcosa, eviti di spappolarti una mano..o qualunque altra parte del
corpo" riflettè l'attimo successivo
" E posso-" gli impedì di continuare
" No, non puoi nemmeno spaccare le ossa a qualcun'altro. Questo era
sottointeso...altrimenti niente torta"
" Affare fatto!" sorrise lui, scatenando quello di lei
" Adesso però non pensare che sia un tipo violento....a
parte mio cugino, non ho mai messo le mani addosso a nessuno,
perciò ti informo che con questo patto ci ho solo guadagnato
la mia torta" disse subito dopo
" Fidati, anche io ci ho solo guadagnato" rise la ragazza
" Hai capito la furbacchiona!" la prese in giro Harry, trattenendosi a
stento dallo spingerla contro un muro per baciarle le labbra
"
Adesso pensiamo alla tua mano: dobbiamo assolutamente medicarla" e in
quel modo Jane lo riportò alla realtà, entrando
finalmente nella casetta insieme a lui
"
Ma come? Con che cosa?"
"
Lascia fare a me Harry. Tu siediti sullo sgabello in bagno" lo sorprese
la ragazza
"
Che hai intenzione di fare?" indagò lui, eseguendo e
guardandola mentre appoggiata al lavabo, pareva riflettere attentamente
sulla prossima mossa.
"
In effetti potrei avere bisogno del tuo aiuto" ammise a quel punto, e
lui trattenne a stento un sorriso.
" Allora, da parte dovrebbe esserci una scatola con tutto
l'occorrente..una specie di kit da pronto soccorso" spiegò
la ragazza
" Devi aiutarmi a trovarla, e poi a vedere cosa c'è dentro"
continuò subito dopo
" Vuoi dirmi che in questi due metri quadri ci va pure un kit per
le emergenze?" domandò lui, a metà tra
il divertito e lo stupito, perchè proprio non immagianva che
Jane fosse fornita anche di quel tipo di occorrente, nel suo grazioso e
piccolo monolocale
" Stai percaso denigrando la mia casetta?" domandò,
fingendosi offesa
" Non mi pemetterei mai..è solo che trovo strano che in uno
spazio così angusto tu sia riuscita a metterci
così tante cose. In ogni angolo c'è un oggetto,
un libro, persino una borsa o un semplice portachiavi che in qualche
modo parla di te"
" E' la mia casetta, il mio rifugio, e se voglio potrei farci entrare
di tutto..un posto lo troverei" dichiarò lei con una
naturalezza che non potè far altro che intenerirlo
" Anche il disordine che sicuramente regna qui dentro, parla di me"
disse subito dopo, prendendosi in giro da sola
" Ma è quel tipo di disordine che odora di vissuto, e a me
piace un sacco" ammise il ragazzo
" Non immagini che darei per poterlo constastare con i miei occhi,
questo caos!
La verità è che adoro questo posto come pochi
altri al mondo..mi ci sono affezionata immediatamente, lo sentivo e
continuo a sentirlo come se fosse stato fatto apposta per me. E'
piccolo, ma io lo trovo accogliente, si riscalda subito, e
sorprendentemente, riesce davvero a contenere tutto ciò di
cui ho bisogno. Qui, negli armedietti del bagno ci sono i prodotti per
i miei capelli, il profumo che mi ha regalato Sophie, i trucchi che
prima o poi ammuffiranno, visto che non li uso mai; e poi le scorte di
sapone, shampoo e detersivi vari che ogni volta che mia madre viene mi
porta. E da qualche parte, forse nel cassetto a destra dello specchio,
dovrebbe esserci anche la famosa scatola con i cerotti, le tachipirine,
il termometro, il disinfettante..insomma questo genere di cose, che ora
ci tornerà utile.
E di là, nella camera, c'è quella scrivania piena
zeppa di libri, quaderni, matite, evidenziatori, il mio computer con
annessi cd, portachiavi ricordi dei viaggi che ho fatto, e i miei
occhiali da sole. Sulle mensole ci sono più o meno le stesse
cose, con l'aggiunta di un plaid che non so nemmeno perchè
tengo lì. Sul comodino c'è la mia sveglia blu,
quella che ho comprato all'inizio dell'anno, i miei elastici per
capelli, alcuni dei miei bracciali preferiti, e se non ricordo male
anche l'ultimo libro che stavo leggendo e che non ho più
finito.
Persino l'angolo cottura lo sento dannatamente mio. Pieno zeppo di
tutte le tipologie di posate, mestoli, utensili vari, e aromi utili per
cucinare. Ti giuro che mi sento una cretina quando lo penso, ma mi
manca persino aprire il frigo senza avere la più pallida
idea di cosa mangiare, osservare tutto il cibo per un po' e poi
preparare le insalate più assurde.
Voglio tornare a tagliuzzare tutto, a preparare piatti con le mie mani,
pure a cucinare roba al limite della commestibilità, ma
perlomeno provarci, fare un tentativo senza aver la costante paura di
affettarmi un dito"
" Jane" e all'improvviso avvertì quella voce un po' roca
vicinissima
" Sei bellissma. Sei una persona meravigliosa. Quando parli
così, mi fai venir voglia di darti i miei di occhi, e Dio
solo sa, che se solo potessi lo farei"
" Te lo giuro" aggiunse subito dopo, un sussurro così
dannatamente sincero, che le fece sciogliere il cuore
" Lo farei anche adesso" e per dare anche più enfasi a
quelle parole, le prese entrambe le mani stringendogliele forte tra le
proprie
" E io non te lo permetterei mai" ammise la ragazza, desiderando
follemente buttarsi tra quelle braccia e annergarci per sempre
" Cosa?" soffiò lui, sempre più piano e sempre
più vicino
" Proprio perchè so cosa significa, non te lo permetterei
mai. Non potrei sopportare di vederti così come tu mi stai
vedendo adesso...e anzi, ti chiedo scusa, perchè io vorrei
davvero fare finta di nulla e non pensarci più, almeno per
un po', ma purtroppo non ce la faccio proprio a evitarlo"
" Forse però..io lo conosco un modo per farti
dimenticare di tutto"
" E allora svelami questo segreto perchè ne ho davvero
bisogno"
" E' molto più facile di quanto immagini, se solo gli
permetti di funzionare. Dipende tutto da te" sussurrò il
ragazzo, guardandola così intensamente e maledicendosi
perchè non poteva essere ricambiato
" Io voglio farlo funzionare. Lo desidero con tutta me stessa, Harry"
disse lei, non capendoci nulla, ma aggrappandosi a quella speranza
" Anche io. Anch'io desidero follemente che funzioni" ammise Chris, in
piedi di fronte a lei, con mani intrecciate alle sue, e bramoso e al
tempo stesso timoroso di fare quel passo in più che avrebbe
azzerato le distanze
" E allora dimmi che devo fare, perfavore" lo pregò Jane,
impaziente più che mai, e in qualche modo cosciente di
quella vicinanza che le faceva galoppare il cuore come un pazzo.
Fu proprio allora che Harry si chinò leggermente per essere
alla sua altezza, e senza pensarci un secondo in più le
sfiorò le labbra con le proprie, lentamente, come a
chiederle il permesso di poterla baciare.
" Devi solo baciarmi, Jane. Nient'altro" sussurrò piano,
dandole il tempo di capire che quei baci che si erano scambiati al
parco non erano stati casuali, sporadici, occasionali....solo
dannatamente veri.
Lei sorrise, e quello fu la conferma che Chris aspettava.
Staccò le mani da quelle delle ragazza per attirarla a
sè e baciarla come Dio comanda.
Jane si lasciò andare, completamente, senza opporre alcuna
resistenza, perchè finalmente era perfettamente consapevole
di volere esattamente ciò che stava accadendo. A livello
inconscio lo aveva capito già da un po' di tempo, ma era
arrivato il momento di farlo sapere a lui. Voleva che sapesse quanto
fosse diventato importante, quanto il suo sorriso dipendesse da lui.
" Te l'avevo già detto che ho perso la testa per te, no?"
domandò retoricamente, quando furono costretti a staccarsi
per recuperare fiato
" Sì, tu me lo hai detto; io ancora no" sussurrò
lei sulle sue labbra
" Mi sto innamorando di te" ammise, con un sorriso dolcissimo e
terribilmente imbarazzato, perchè in quel modo,
così diretto, non lo aveva mai detto a nessuno. Nemmeno a
Jonas.
" Però adesso dobbiamo medicare la tua mano" aggiunse subito
dopo, forse per uscire uscire da quel tenero imbarazzo
" Non ti preoccupare..ho trovato tutto. Mi basterà mettere
una garza e poi la mia mano tornerà come nuova" rispose lui,
trafficando con il famoso kit di emergenza, dopo essersi allontanato di
qualche passo da lei, con gli occhi che gli brillavano dalla
felicità.
Gli aveva davvero detto che si stava innamorando di lui!!
" Hai finito?" domandò la ragazza un minuto dopo
" Sì...ecco fatto" la rassicurò lui, poggiando
sul lavabo l'occorrente che aveva utilizzato, e facendo leggermente
traballare lo sbagello sul quale si era seduto momentaneamente seduto
per medicarsi.
Fu proprio da quel lieve scricchiolio che Jane si accorse della
posizione di lui rispetto a tutto il resto, e potè
agire di conseguenza. Andò dritta dritta dal suo
Harry e con una naturalezza che sorprese persino lei, si
ritrovò seduta a cavalcioni sulle sue gambe.
" Menomale, perchè ho bisogno del mio personalissimo
antidoto" ebbe appena il tempo di sussurrarre, prima che lui
riprendesse a baciarle avidamente le labbra, dando tregua a quella
guerra che la ragazza che amava si ritrovava a combattere ogni giorno.
BUONSALVE!
Mi scuso per il ritardo (come sempre) ma davvero non riesco a fare di
meglio per il momento. Studiare non mi è mai pesato
così tanto come in queste giornate soleggiate in cui l'unica
cosa da fare sarebbe buttarsi in piscina...ma purtroppo, ora non me lo
posso proprio permettere, e per questo motivo non vedo l'ora che
finisca questa maledetta sessione!
Comunque, non mi va di tediarvi con le mie lamentele, perciò
me ne torno a studiare e aspetto come sempre di leggere le vostre
opinioni, che sono senza dubbio un piacevolissimo diversivo
ai libroni da imparare a memoria. Grazie di tutto il sostegno, un
bacione, e a prestoooooooooooo <3333
|
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Capitolo 25 *** Capitolo 24 ***
Quando
la mano di lui si intrufolò sotto la sua felpa e prese e
carezzarle lentamente la schiena, Jane si staccò,
riprendendosi dallo stordimento provocatole da quei baci.
"
Cosa crede di fare questa mano?" domandò ridendo, con le
labbra arrossate e ancora troppo vicine a quelle di lui
"
Non ho proprio idea di cosa abbia in mente" ribattè Chris, a
sua volta divertito
"
Beh, dille di restare al proprio posto" continuò
lei, sforzandosi di darsi un tono risoluto
"
Perchè? Ti da fastidio?" si incuriosì il ragazzo
"
No! Ma è infortunata...dovrebbe stare a riposo" sostenne la
ragazza
"
Ah..per quello! Fidati, ho letto che fa molto bene alle dita
infortunate quel tipo di movimento. Sai, per riacquistare la
normale...mobilità"
"
E dove lo avresti letto?" domandò lei, curiosa
"
Su un giornale..c'era un articolo di cui non mi ricordo il
nome che parlava pro-"
Jane
poggiò dolcemente le labbra su quelle di lui, rubandogli un
altro tenero bacio.
"
Non pensavo fossi una che ama prendere l'iniziativa" la
provocò il ragazzo
"
L'ho fatto solo per farti smettere di dire cavolate, che ti credi?"
rispose a tono Jane, lasciandosi stringere
"
Bene, ora che abbiamo detto una bugia a testa, siamo pari"
scherzò il ragazzo
"
Iniziamo male, mio caro" aggiunse lei divertita, la testa poggiata
sulla sua spalla e le braccia ancorate a lui
"
Malissimo" sorrise Chris, inclinando di poco la propria per lasciarle
un umido bacio sul collo.
Non appena Jane avvertì la presenza delle labbra di lui su
quell'anfratto di pelle così delicato, gemette per
il piacere.
Aveva sempre amato i baci sul collo, ma anche in quel caso doveva
ammettere che esistessero baci e baci.
Si sentiva un verme nel pensare certe cose, ma non si era mai sentita
così tremendamente bene quando Jonas le aveva dedicato
quelle attenzioni. E oltre al suo ex fidanzato, conosceva soltanto un
altro termine di paragone, che reggeva piuttosto bene il confronto, ma
si convinse da sola che fosse solo perchè Chris fosse stato
il suo primo bacio: era ovvio che fosse stato speciale e l'avrebbe
ricordato per sempre!
Per quanto riguarda invece il secondo bacio che si erano scambiati in
macchina, beh, quello lo ricordava per un altro motivo, e maledizione,
nella sua testa era stato piacevole come quelli che le stava dando
Harry, ma probabilmente, le suggerì in quel momento il
cervello, lo ricordava così mozzafiato perchè era
stato l'ultimo istante di vita vera che avesse vissuto prima della
catastrofe.
Sì, doveva essere andata per forza così..oppure
qualcuno ai piani alti aveva avuto pietà per lei, e le aveva
mandato un meraviglioso sostituto di quello che se l'era data a gambe
levate...
" Rilassati Jane" fu la voce roca di lui a distrarla da quei pensieri
assurdi
" Prova a non pensare a nulla" ripetè il ragazzo, senza
smettere di baciarle quel tratto di pelle
E lei decise di dargli ascolto. Si rese conto che sarebbe sul serio
ammattita se avesse continuato a paragonare presente, passato e futuro.
Con Jonas non aveva funzionato perchè quello che c'era tra
loro non era tanto forte come loro due si erano beatamente illusi che
fosse. Punto.
Con Chris..basta! Doveva lasciarlo perdere una volta per tutte quel
maledetto ragazzo...se ne era andato, l'aveva abbandonata nel momento
peggiore della sua vita, e non c'era nient'altro da aggiungere.
Harry..beh, Harry era quello che le era stato accanto praticamente
giorno e notte negli ultimi tempi, che le aveva riportato il sorriso a
suon di battute idiote, gesti premurosi, simpatia innata, e tanto tanto
affetto che secondo dopo secondo si stava tramutando in amore.
Sì, perchè si era innamorata di quel ragazzo
senza nemmeno sapere come diavolo fosse fatto, e non desiderava altro
che lasciarsi baciare da lui.
" Non hai idea da quanto tempo desideravo baciarti così"
Chris parve fare eco ai suoi pensieri
" E' bellissimo..ti prego, continua" sussurrò lei,
inclinando sempre di più il collo per lasciargli
più spazio.
Era
vero: essere baciata languidamente sul collo da Harry si stava
rivelando un'esperienza paradisiaca.
Ancora
stentava a credere a tutto quello che stava accadendo e a quanto
rapidamente le cose si stessero evolvendo.
Pensò
che poco più di due settimane prima nemmeno lo conosceva
quel ragazzo che le aveva stravolto la vita.
Non
sapeva cosa fosse stato a indurla a fidarsi da lui sin dal primissimo
istante, ma lo aveva fatto, senza la minima esitazione. Gli aveva
permesso di stringerle le mano, portarla a bere una cioccolata e
prenderla in giro come se fosse stata la cosa più naturale
del mondo.
E
poi, tutto il resto, si era susseguito senza che lei avesse il tempo di
rendersene conto.
La
serata in cui avevano mangiato la pizza insieme e poi si erano
addormentati l'uno accanto all'altra ascoltando la musica; la mattina
successiva, quando avevano chiacchierato di filosofi e ingegneri ancora
avvolti nelle coperte, e si erano risvegliati un paio d'ore
più tardi scoprendo che ci fosse la neve. Poi lui le aveva
preparato il cappuccino, e a causa della telefonota di Sophie era
pericolosamente degenerato il tutto, al punto tale che Jane si era
ritrovata a tastare la consistenza dei muscoli di lui e accarezzargli
lentamente il petto nudo.
Per
non parlare di quando avevano riso e scherzato nella neve, e per poco
non si erano baciati distesi su quella candida coltre bianca. Quello
stesso giorno Jane gli aveva raccontato di lei e di Chris, del viaggio
mancato a Londra, di Belfast sepolta dai fiocchi, areoporto compreso, e
del bacio di Capodanno.
Inevitabilmente
era arrivata al momento dell'incidente, e avevano parlato anche di
quello, fino a quando lei non era scoppiata in lacrime, esausta, e lui
di tutta risposta l'aveva baciata.
Ecco,
era da quel momento che Jane aveva iniziato a pensare ininterrottamente
a Harry.
Nel
frattempo Jonas si era fatto trovare a casa sua in occasione delle
vacanze di Pasqua, ma avevano litigato, e guarda caso, era stato
proprio Harry a starle accanto anche in quella circostanza, anche se
solo per telefono. E poi gli era venuta l'idea delle montagne russe, e
detto fatto, il giorno successivo si erano ritrovati tutti al luna park.
Ovviamente
Scott a Sophie li avevano lasciati soli per la maggior parte del tempo,
e Jane era stata così bene con lui, che sulle tazzine
ballerine non era proprio riuscita a trattenersi e l'aveva baciato
sulla bocca.
E
poi si erano baciati anche dopo essere scesi dalle montagne russe, solo
che come nelle commedie romantiche, era apparso Jonas praticamente dal
nulla, e proprio in quel momento lei aveva rischiato di rovinare tutto.
Per fortuna che Sophie le aveva aperto gli occhi, e lei era riuscita a
far capire a Harry che avesse definitivamente chiuso con il suo ragazzo.
E
a quel punto, beh, a quel punto lui si era offerto di accompagnarla
nella sua casetta, e tra una battuta, una risata e una provocazione, in
qualche modo si era dichiarato...e Jane stentava ancora a credere di
essere seduta a cavalcioni di lui che continuava a baciarle il collo, a
stringerla forte a sè.. pure con quella mano infortunata.
Faceva
fatica a credere di sentirsi come effettivamente si sentiva.
Per
la prima volta dopo mesi, stava bene. Ma bene per davvero..si sarebbe
quasi azzardata a dire di essere felice.
Solo
perchè si sentiva amata e capita da quel ragazzo, per il
quale rischiava seriamente di arrivare a un punto di non ritorno.
Proprio
in quei momenti, realizzò che non gliene fregava un fico
secco del prima e del dopo, con tutte le persone dalle quali erano
state caratterizzate le due dimensioni temporali...e giurò a
se stessa che non avrebbe nemmeno mai più fatto
paragoni..non avrebbe avuto senso dato che Harry li avrebbe vinti tutti.
La
voleva, l'agognava con tutta se stessa quella spensieratezza, e quel
sorriso ebete che si era stampata in faccia da quando aveva capito di
essersi irrimediabilmente innamorata di lui.
In
così tempo, avevano condiviso tantissimo, e Jane si lasciava
coinvolgere da quella meravigliosa intesa, e da quei baci, ogni secondo
un po' di più del precedente.
Le
erano bastati dieci minuti accoccolata tra le sue braccia, trascorsi a
baciarlo come se nemmeno esistesse un domani, per realizzare che era
quello che aveva segretamente sempre voluto e sognato. Anzi, dal vivo
era ancora più bello che nei sogni. Essere innamorati, e per
la prima volta in vita sua, quel cuore che batteva sempre
più veloce, quelle gambe tremolanti, le mani sudate e il
respiro sospettosamente affannato le fecero capire cosa quella parola
volesse dire sul serio, era la sensazione più bella al
mondo.
Era
bellissimo lui, anche se non lo aveva mai visto; ed erano bellissimi
quei baci sul collo che con un mix letale di tenerezza e passione, le
stavano permettendo di scopire come fosse fatto il paradiso.
L'ultimo:
giurò a se stessa che quello sarebbe stato l'ultimo pensiero
rivolto al passato..ma non poteva proprio esimersi dall'ammettere che
per quanto ci avesse sperato, per quanto si fosse illusa e per quanto
avesse creduto di esserci vicina, in quel posto etereo non ci fosse mai
stata prima di Harry.
No,
nemmeno con Chris, perchè quel bacio che era stato capace di
provocare un cataclisma nella sua vita, non era che un misero accenno
di quello che Harry le stava donando in quel momento.
Dio..ma
come era umanamente possibile sentirsi così dannatamente
bene?
Pensava
che fosse roba da romanzi, da film, da sogni e basta...e invece, per
tutto quel tempo si era sbagliata alla grande sul conto dell'amore, e
non poteva essere più felice di essere stata smentita.
"
Sta funzionando?" ancora una volta, fu la voce di lui a riportarla sul
pianeta Terra
"
Cosa?" domandò candidamente, e lui rise, deviando per un
attimo la traiettoria dei baci, percorrendole il viso con le labbra
fino a raggiungere la fronte
Anche
quel gesto: Jane si ritrovò a credere che non esistesse
nulla di meglio di un ragazzo che oltra a baciarti la bocca, ti bacia
la fronte come farebbe un fratello.
"
Era esattamente questa la risposta che volevo" ammise lui, senza
riuscire a nascondere un dolcissimo sorriso
"
E perchè?"
"
Perchè significa che sì, sta funzionando"
spiegò sussurrando
" E da cosa lo capisci?" si incuriosì la ragazza
" Dal fatto che ti stai sicuramente chiedendo che senso abbia questo
discorso" e la baciò di nuovo sulle labbra
" In effetti.." ammise lei, quando si staccarono per rimprendere fiato
" Voglio solo provare a renderti felice" le sussurrò
all'orecchio, spostandole teneramente una ciocca di capelli dal viso
"
Mi stai dicendo che vuoi essere il mio ragazzo?" lo provocò
lei, il cuore ormai sciolto da quella dolcezza
"
No guarda...ti sto baciando da mezzora per movimentare un po' questa
Pasquetta!" ribattè lui
"
Certo che voglio stringerti, coccolarti, ridere con te, baciarti,
abbracciarti, provocarti e farti impazzire per tutto il giorno, se tu
me lo permetti"
"
Permesso accordato" disse, senza nemmeno darsi il tempo di riflettere
sulla proposta.
Era
ciò che desiderava anche lei: essere stretta, coccolata,
presa in giro, baciata, abbracciata, provocata e resa sua. Solamente
sua.
"
Non riesco a crederci" ammise a quel punto Harry, emozionato e
stralunato quanto lei da quelle sensazioni
"
Tu? ...E io allora?" e a quel punto scoppiarono entrambi a ridere, per
poi inevitabilmente finire labbra contro labbra.
Quanto
era bello semplicemente starsene lì, seduti su uno sgabello
in bagno, a baciarsi, stringersi, ridere, e amarsi senza una sola
preoccupazione al mondo.
"
Mi sta venendo fame, lo sai?" beh, almeno senza nessuna preoccupazione
rilevante
"
La mensa è chiusa oggi" le fece presente il ragazzo,
sorridendo
"
Cavolo, è vero! E' sempre Pasquetta" rise Jane, realizzando
che Harry le avesse fatto perdere la cognizione spazio-temporale, e non
solo in senso figurato
"
Cucinanimo qualcosa noi" propose a quel punto lui
"
Tu sai cucinare?" domandò la ragazza
"
Assolutamente no" ammise Chris
"
Allora sarà un disastro" 'viste le mie condizioni' si
trattenne dall'aggiungere, perchè lui lo avrebbe sicuramente
capito
"
Sarà divertente" tentò di convincerla il ragazzo
"
Ma mangeremo domani se tutto va bene!" esclamò lei
"
Ok, ricevuto. Hai fame e hai fame adesso..vediamo che posso fare a
riguardo" sentenziò Chris, mentre entrambi uscivano dal
bagno per entrare nella stanzetta, nella quale c'era pure l'angolo
cottura
"
Tu non hai fame?" si incuriosì Jane
"
Certo che sì..e credo proprio di aver trovato la soluzione
perfetta per un cena gustosa e veloce"
"
Davvero, Harry?"
"
Ti stupirò" disse soltanto
"
Ti prometto che domani cuciniamo insieme.... non te la
prendere, oggi è stata una giornata parecchio
impegnativa, e ora sono stantichissima" spiegò la ragazza
" Te l'ho proposto perchè mi hai detto che non vedevi l'ora
di metterti a tagliuzzare tutto" ammise lui
" Beh, sì, questo è vero" tentennò
lei, quasi ripensandoci
" Chi la spunterà ora: la stanchezza o la voglia di fare a
fettine tutto?" scherzò a quel punto Harry, facendola ridere
di cuore
" Una cena preparata da noi due potrebbe non essere commestibile, e la
stanchezza potrebbe solo contrubuire a tale risultato,
però......" riflettè ad alta voce la ragazza
" Però abbiamo fatto i conti senza l'oste...anzi, senza
frigo" constatò Harry
" E' vuoto, vero?" gli domandò Jane, portandosi una mano
alla fronte come per darsi della scema
" E' che prima di partire per le vecanze di Pasqua io e Sophie lo
avevamo svuotato, e non era affatto previsto che tornassi qui stasera"
spiegò
" Non sempre gli imprevisti sono da considerarsi negativi"
argomentò lui
" Questo di sicuro non lo è" sussurrò Jane
accompagnando quelle parole con un dolcissimo sorriso
" Comunque alla fine sarei dovuta tornare qui domani sera, magari con
la spesa, ma a parte quello non sarebbe cambiato molto. Mio padre si
è anche risparmiato il viaggio in macchina....è
convenuto a tutti"
" Ah quindi hai deciso di tornare per motivi che non hanno nulla a che
vedere con me?" la provocò Chris
" Sono qui solo ed esclusivamente per motivi che hanno a che fare con
te" ma lei scelse di non cogliere quella nota divertita nella sua voce,
ed essere sincera in un modo che lui trovò disarmante
" Dopo tutto il casino al parco, speravo che tu cogliessi l'occasione
per stare da solo con me" continuò subito dopo, ammettendo
quella verità con delle guance rosse rosse
" Io speravo di riuscire a dirti a parlarti non appena ci saremmo
ritrovati da soli...ma al momento giusto, mi sono mancate le parole"
ammise il ragazzo
" Io non
cambierei una virgola di quello che è successo oggi, dopo
essere scesi dalla macchina di Scott" sussurrò lei
"
Posso restare a dormire con te?" la stupì Harry
"
Mi stai sul serio chiedendo il permesso? Ma ti senti bene? Sei rimasto
a dormire con me persino la sera in cui ci siamo conosciuti!" non
potè fare a meno di ricordargli lei
"
Vero" fu costretto ad ammettere lui
"
Ma stanotte è diverso. Sono il tuo ragazzo" disse subito
dopo, l'entusiasmo e l'emozione percepibili persino nel tono di voce
"
Perciò mi farai ufficialmente da cuscino" scherzò
Jane, arrossendo in ogni caso.
Chris
ovviamente lo notò, e le circondò il corpo con le
braccia baciandole l'angolo delle labbra " sono pazzo di te"
sussurrò, così, di punto in bianco.
E
lei arrossì ancora di più, oltre a sfoderare un
sorriso meraviglioso.
Si
vedeva che era totalmente inesperta in quelle faccende nonostante
avesse già avuto un ragazzo, almeno formalmente, e per
qualche motivo la cosa lo inteneriva e lo eccitava da matti.
"
Allora..come facciamo per la cena?" lo distrasse Jane
"
Tu accomodati. Due minuti e sarai servita"
"
Sono proprio curiosa di sapere cosa hai intenzione di combinare"
"
Ti fidi di me?" scherzò lui
"
Più di chiunque altro al modo" ma la risposta di Jane fu
tremendamente seria, e in quel momento Chris capì che lei lo
amava.
Che
non era riuscita ad essere così sfacciata da dirglielo, e
nemmeno sussurrarglielo, almeno non ancora, ma lo amava proprio come
lui amava lei.
Pensandoci,
nemmeno lui aveva ancora pronunciato quelle paroline magiche che ogni
ragazza si aspetta, ma gli pareva che fossero banali, superficiali,
quasi vuote rispetto a ciò che provava per Jane.
"
Ecco a te" un minuto successivo posò due piatti pieni sulla
penisola che faceva da tavolino a casa della sua ragazza
"
Cosa sono?" si incuriosì lei
"
Assaggia" ribattè lui, avvicinando qualcosa alla sua bocca
Lei
obbedì, e prima ancora che potesse realizzarlo si
ritrovò inbrattata di nutella.
"
Ma ti devo insegnare proprio tutto? Questa è una merenda,
non una cena" protestò debolmente, gustando quella fetta di
pane e deliziosa crema alla nocciole
"
Hai lasciato il frigo vuoto, quindi ora ti becchi la nutella"
"
Che punizione crudele" scherzò lei
"
Domani andiamo a fare la spesa" decretò il ragazzo, e per
qualche ragione, Jane sorrise.
Era
bello stare insieme, si poteva parlare di tutto e di niente con la
stessa naturalezza, e si potevano fare progetti per il futuro, anche se
questi per il momento includevano soltanto una visita al supermercato.
"
Tieni, prendine ancora" e così dicendo, Chris immerse il
proprio dito nel barattolo e poi lo avvicinò alle labbra di
lei, che lo accolsero prontamente, prima di realizzare che non si
trattasse di un cucchiaio
"
Avrei potuto morderti, lo sai?" lo ammonì, un pochino
imbrazzata per via della situazione
"
Sei ancora più bella quando arrossisci" ammise lui
"
Ma questa cosa che arrossisco per ogni minima cosa deve finire" si
lamentò lei, intenerendolo ancora una volta
"
Perchè? E' così tenera...e..."
"
Che stai cercando di dirmi?"
"
Che faremo un passo alla volta" asserì lui, convinto.
A
quel punto Jane si alzò dalla propria sedia e
andò a sedersi in braccio a lui: non poteva negarlo, le
piaceva troppo questa cosa di mettersi sulle sue ginocchia e lasciarsi
stringere.
"
Possiamo cominciare così?" domandò, prendendogli
il viso tra le mani e percorrendolo tutto con i polpastrelli delle
dita, prima di poggiare le labbra sulle sue, ancora imbrattate di
nutella.
Lo
baciò lentamente, ma con passione, circondandogli il collo
con le braccia e prendendo a giocare con i suoi capelli ricci, mentre
quel bacio diventava ogni secondo più profondo ed esigente.
Sentiva
in cuor suo che quello fosse l'inizio di un'avventura spericolata e
bella da mozzare il fiato.
Harry,
Harry, Harry e ancora Harry. Il suo mondo si era improvvisamente
ridotto a girare intorno a lui, a ciò che erano loro due
insieme, ed era altrettanto improvvisamente diventato meraviglioso.
BUONSALVEEEEE!!!!!
Mi scuso per il ritardo nell'aggiornare, ma vi informo che la sessione
estiva è finita (almeno per me), quindi ora sarò
un po' più libera.
Spero di essermi fatta perdonare con questo capitolo :)))
Grazie per tutto il vostro sostegno, non potete immaginare quanto
apprezzi ogni singola parola che mi scrivete, perciò
continuate sempre così <3<3<3
Un bacione a tutti voi, e a prestooooooooooo
<3<3<3<3
|
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Capitolo 26 *** Capitolo 25 ***
..Tre
mesi più tardi
"
Avevi detto che mi avresti portato a cena da Hills, e adesso, mi
dispiace per te, ma dovrai farlo"
"
Non vale quella promessa...l'ho fatta in un momento particolare e lo
sai anche tu"
"
Resta il fatto però che me lo hai promesso" gli fece notare
Sophie
"
Ti serviva un incentivo per studiare, e io te l'ho dato"
ribattè lui
"
In effetti ha funzionato! Chi si aspettava che avrei preso 28!"
esclamò la ragazza, visibilmente su di giri
"
Io non ho mai avuto dubbi" disse a quel punto lui
"
E allora sei stato molto imprudente Scottie, perchè adesso
devi mantenere la promessa" insistè lei
"
Pensaci: preferisci utilizzare tutti i nostri risparmi per trascorrere
un paio d'ore in un ristorante di lusso, oppure prenotare un volo low
cost e sparire dalla circolazione per un po'?"
"
Sei sleale, lo sai? Non puoi far sempre leva sulla mia anima vagabonda"
sentenziò Sophie, mettendo un broncio destinato a non durare
"
Ti porterò in un posto bellissimo" rise lui
"
Dopo le fatiche della sessione estiva ce lo meritiamo, no?" e Sophie
dimenticò completamente l'esistenza di Hills, già
proiettata verso l'estate
"
Affermativo, tenente" scherzò Scott
"
E potremmo chiedere a Jane e Chris se gli va di unirsi"
buttò lì lei sull'onda dell'entusiasmo,
rendendosi conto un secondo dopo di quanto meravigliosa fosse quell'idea
"
Sarebbe sicuramente divertente" riflettè il ragazzo
"
Non sono mai andata in vacanza con Jane! Sarebbe fantastico!"
argomentò lei
"
Amore, promettimi che andremo in vacanza noi quattro..non me ne frega
niente del posto, promettimi solo che sarà indimenticabile"
lo pregò subito dopo
"
Hai già ingranato la quarta, eh?" la prese in giro lui,
senza impedirsi di sorridere a sua volta, contagiato dalla
felicità della propria fidanzata.
Sophie
era così: non conosceva mezze misure. E uno dei tanti motivi
per i quali Scott l'amava dai tempi del liceo era proprio questo.
"
La sesta, baby" gli fece l'occhiolino lei. Un attimo dopo il barista
gli servì le coppe gelato che avevano ordinato.
Ebbene
sì: era piena estate, per la precisione fine luglio, gli
esami finalmente erano finiti, e la voglia di scrollarsi di dosso lo
stress accumulato durante i mesi precedenti era incontenibile.
Naturalmente, l'università non era la sola responsabile di
quella stanchezza fisica e mentale....era stata la cecità di
Jane a dare del filo da torcere a tutti, ma fortunatamente, da quando
lei e Chris avevano deciso di ammettere apertamente i propri sentimenti
e di provare a star bene insieme, le cose erano sensibilmente
migliorate.
La
ragazza era praticamente rinata grazie all'amore, e tutto sembrava
procedere a gonfie vele, eccetto per un piccola macchia in quel dipinto
che dopo mesi finalmente si apprestava a tornare perfetto. Tutti erano
consapevoli del fatto che prima o poi sarebbe arrivato il momento di
affrontare quel discorso, ma nessuno voleva prendersi la
responsabiltà di decidere quando, perchè la paura
di rovinare ogni cosa e far del male a Jane riusciva puntualmente a
scacciare ogni altro pensiero.
"
Dove potremmo andare?" domandò Sophie, gustando il proprio
gelato
"
Non ne ho idea" ammise lui " ci sono così tanti posti da
poter visitare" aggiunse l'attimo successivo
"
Quindi dobbiamo fissare delle prorità" continuò
Sophie, pratica
"
Del tipo?" si incuriosì Scott, senza però
afferrare bene il concetto
"
Vogliamo andare in america?" propose lei, senza filtri, senza
freni...era praticamente già partita
"
Se Obama ci paga il viaggio e l'hotel volentieri..." ribettè
il ragazzo
"
Appunto..! Quindi converrai con me sul fatto che anche Asia, Africa e
Oceania siano da escludere...i biglietti ci costerebbero un occhio
della testa" argomentò la ragazza
"
E cosa ci resta? ....toh: l'europa! Ma tu guarda" la prese bonariamente
in giro Scott
"
Io eviterei le capitali..."
"
Con questo caldo non riusciremmo a godercele" convenne lui
"
Cosa non riuscireste a godervi?" si intromise a quel punto una voce che
i due conoscevano benissimo
"
Chri-" Scott alzò una mano in segno di saluto e diede una
pacca sulla spalla all'amico.
Per
un attimo il mondo parve fermarsi, cristallizzarsi, congelarsi,
disgregarsi, frantumarsi.
Almeno fino a quando Sophie non prese in mano la situazione.
"
Cricket..stavamo pensando di andare a giocare a cricket" disse
frettolosamente, non sapendo che altro inventarsi per correggere quella
gaffe che avrebbe potuto sconvolgere e distruggere in un secondo
l'equilibrio che finalmente Jane si era riuscita a creare intorno.
"
E perchè?" domandò candidamente la ragazza, per
nulla insospettita dalla faccenda, sia perchè il silenzio
era durato un secondo prima che Sophie salvasse per l'ennesima volta la
pelle a Chris, e sia perchè da quando aveva Harry, lei a
Chris non ci pensava più.
"
E' lo sport nazionale degli inglesi...ci sarà pure un motivo
per il quale lo amano tanto" se ne uscì Scott a quel punto
"
Se c'è, lo conoscono in pochi!" obiettò a quel
punto l'altro, facendo ridere l'amico e chiuedendo lì quella
strana conversazione, per non parlare troppo e lasciar
emergere il suo sangue puramente british.
Eggià..perchè Harry aveva deciso di essere
Irlandese come il resto della compagnia, pur di camuffare meglio ( a
suo parere) i punti in comune che aveva con Chris.
Aveva
raccontato a Jane di essere figlio della repubblica, ma di aver
trascorso gran parte della sua vita nel regno, motivo per il quale
aveva anche perso il tipico accento irlandese (quello che in
realtà non aveva mai avuto).
Più
passavano i giorni e più diventava difficile tenere in vita
quella bugia....il semplice fatto che Scott fosse stato a un pelo dal
chiamarlo con il suo vero nome, la diceva lunga sulla
precarietà della situazione, e Chris era il primo a
rendersene conto, ma allo stesso tempo fingeva di non vedere e non
sentire, pur di non essere costretto a far qualcosa a riguardo.
Tornando
al cricket, lui non lo aveva mai amato, quindi in quel caso
non era stato costretto a mentire.
Ora,
per evitare che vi venga in mente di credere che la sua intera storia
con Jane si basasse su un milione di bugie, vi basterà
sapere che a dispetto di tutta l'impalcatura, non viveva la sua vita
come se fosse stata un'opera teatrale, una realistica finzione. Non
mentiva mai su ciò che gli piaceva o non gli piaceva, anche
se si trattava di dettagli insulsi come il suo colore preferito o il
condimento che preferisse sulla pizza; non alterava mai le sue opinioni
riguardo a nulla, e naturalmente, riservava lo stesso nobile
trattamento ai sentimenti.
Semplicemente,
aveva cambiato nome e città d'origine. In tutto il resto non
aveva mai smesso di essere Chris.
"
Allora, come è andata oggi?" fu la domanda che Sophie
rivolse all'amica a riportare tutti al presente
"
Abbastanza bene a dire il vero...ci sto prendendo gusto con questa cosa
del braille, e non vedo l'ora di poter tornare a leggere e scrivere di
nuovo!" spiegò Jane, evidentemente piuttosto soddisfatta
della lezione.
Aveva
cominciato a frequentare quel corso un paio di mesi prima, sempre sotto
incoraggiamento di Harry, e doveva ammettere di essere pentita di non
aver iniziato molto prima.
In
più, era anche riuscita a dare tutti gli esami previsti per
quel semestre dal suo corso di laurea, ad eccezione di uno, che aveva
scelto di rimandare a settembre, ormai stremata.
Aveva
studiato spesso in compagnia di Sophie, e occasionalmente anche di Rose
e Federica, due ragazze con le quali aveva stretto amicizia durante
l'anno accademico.. e anche se all'inizio non ci avrebbe scommesso
nemmeno un centesimo, ce l'aveva fatta.
Quando
Sophie e il resto delle ragazze non potevano darle una mano, poteva
sempre contare sul suo Harry, che negli ultimi giorni si era ridotto a
studiare di giorno con Jane per gli esami di lei, e di notte da solo
per i propri. Facile non lo era stato, per nessuno, ma alla fine quelle
verbalizzazioni sul libretto li avevano ripagati della fatica.
Era
stata una grandissima soddisfazione, oltre che una merirata
liberazione, sapere di avercela fatta, nonostante tutto quello che gli
era piovuto addosso a partire da una sera di marzo.
A
distanza di quattro mesi, Jane aveva raccolto i cocci del
disastro insieme all'indispensabile aiuto di Harry, Sophie e Scott, e
poteva quasi azzardarsi a dire di stare bene di nuovo.
I
primi autentici segni di ripresa si erano fatti evidenti la sera stessa
di Pasquetta. Quel 'possiamo cominciare così' che era
fuoriuscito dalle sue labbra tra un bacio e l'altro, era stato
tutt'altro che metaforico.
Perchè era partito per davvero tutto da lì, da
quelle tenere coccole e disarmanti promesse che si erano fatti a
vicenda quella sera.
Nei tre mesi che li separavano dal momento presente, le loro vite si
erano indissolubilmente legate le une alle altre, così come
avevano fatto le loro mani, e più nel profondo, le loro
anime.
Harry le era stato accanto nel modo più spontaneo possibile,
e lei si era in fretta ritrovata a ricambiare il suo amore proprio
nello stesso modo. Non che non ci fossero mai state discussioni e
qualche muso lungo di tanto in tanto, ma si meravigliavano loro stessi
del modo in cui avessero terribilmente bisogno l'un dell'altra. A quel
punto diventava del tutto irrilevante chi avesse cominciato a discutere
e per cosa, e semplicemente, correvano l'una tra le braccia dell'altro
come se necessitassero di quel contatto, di quella certezza, per
riprendere a respirare.
Come potete facilmente immaginare, il più delle volte era il
malumore di Jane a scatenare qualche imcomprensione...perchè
non si poteva pretendere che una ragazza che era stata provata di punto
in bianco della possibilità di vedere il mondo, riuscisse a
fare sempre finta di nulla. Si verificavano degli episodi in cui
crollava ancora, e a volte lo faceva accanendosi contro di lui, pur
senza volerlo sul serio. Harry lo capiva, lo sapeva che non stava
cercando altro che un pretesto per aver diritto a rinchiudersi nella
sua bolla di tristezza per un po', ma essendo imperfettamente umano
anche lui, certe volte sbottava.
Era capitato pure che si urlassero contro, per poi sussurrarsi parole
dolci e appigliarsi l'uno all'altra il minuto successivo.
E gli abbracci in cui affondavano quei due dopo una discussione,
facevano invidia al mondo.
Si stringevano talmente forte e talmente a lungo che quasi quasi
temevano di restare paralizzati in quella posizione, ma per qualche
ragione, quella prospettiva non faceva più paura
nè a lei, nè a lui.
Era pur vero però, che i momenti no di Jane si verificavano
con una frequenza molto meno alta da quando Harry era entrato nella sua
vita: la maggior parte delle volte ridevano, scherzavano, si prendevano
in giro, chiacchieravano di tutto e di di più, ascoltavano
la musica insieme, si facevano il solletico e si baciavano.
Jane amava più di ogni altra cosa quando lui le alzava la
maglietta, e le faceva pernacchie sul ventre...non poteva farci niente,
l'adorava!
E Harry si sentiva sulla soglia del paradiso quando lei
immergeva le dita tra i suoi capelli nel bel mezzo di un
bacio appassionato, e ci giocava messaggiandoglieli lentamente.
In quei tre mesi non si erano ancora spinti al punto di giacere
completamenti nudi l'uno sull'altra, l'uno nell'altra...un po'
perchè Jane non riusciva ancora a rassegnarsi al fatto che
la sua prima volta sarebbe stata completamente diversa da come l'aveva
sempre sognata, perchè non avrebbe potuto perdersi negli
occhi del ragazzo che l'avrebbe resa sua; e un po' perchè
Chris non era affatto sicuro di poter reggere il fatto che lei avrebbe
gridato il nome di Harry e non il suo al culmine dell'eccitazione.
Esattamente come lui le aveva promesso al ritorno dal parco
divertimenti, stavano facendo un passo alla volta.
Erano capaci di trascorrere ore e ore stesi a letto a coccolarsi e
baciarsi dappertutto, e spesso si erano ritrovati a tanto
così dal fare l'amore, ma sempre di comune accordo avevano
deciso di aspettare.
Jane non ne andava affatto fiera, ma il suo era ormai diventato una
specie di blocco emotivo...desiderava poterlo guardare negli occhi e
farsi rivoltare da lui come un calzino anche all'infinito, ma non ci
riusciva proprio in quelle condizioni. Sapeva che fosse tutto un po'
assurdo, e che prima o poi avrebbe dovuto oltrepassare quella barriera
(perchè oltretutto lo voleva lei stessa) ma
chissà per quale stupido motivo ogni volta che si spingevano
in quella direzione, si agitava e tremava tutta, e a volte piangeva,
perchè si sentiva una cretina, una fallita, un'impedita che
non riesce nemmeno a fare l'amore con il ragazzo che ama.
Ma non c'era stata una singola volta in cui lui le avesse fatto pesare
la cosa..anzi, per quanto la desiderasse con tutto se stesso, voleva
che la prima volta della sua Jane fosse con Chris, e non con Harry.
E poi, detta proprio sinceramente, era perfettamente in grado di farsi
bastare tutto il resto che lei sapeva donargli. La amava con tutti i
pregi e difetti, e se fosse stato per lui, non avrebbe permesso che un
solo istante passasse lasciandoli fisicamente distanti. L'amava come
non aveva mai amato nessuno in vita sua, e sentiva l'impellente bisogno
di dimostrarglielo ogni secondo.
Era perfettamente conscio di non riuscire nemmeno a immaginare di
trascorrere le sue giornate senza lei, i suoi sorrisi e i suoi bronci,
anche quando discutevano, e forse era proprio quella la sua fortuna:
aver trovato tra sette miliardi di persone, l'unica in grado di
rincitrullirlo al punto tale da fargli credere nella magia dell'amore e
nella felicità.
Sì, perchè nonostante gli alti e bassi di un
normalissimo rapporto di coppia, non c'era stato un solo istante in cui
gli si fosse affacciato alla mente il pensiero che non ne valesse la
pena.
Per Jane avrebbe fatto di tutto, e non gli si poteva proprio dire che
non avesse dimostrato la veridicità delle proprie parole.
Se solo gli fosse stato concesso di svegliarsi una mattina e scoprire
che lei aveva saputo la verità sulla faccenda della doppia
identità e per una specie di miracolo non se la fosse presa,
finendo per amarlo ancora di più per il geniale disastro che
era stato capace di mettere in piedi pur di starle accanto, allora non
avrebbe chiesto più nulla alla vita.
Beh, a parte la restituzione degli occhi di lei, naturalmente.
Ma pure sensi di colpa si erano attenuati assieme al malumore di Jane,
ed entrambi si sentivano ogni giorno un po' più forti e
sicuri di prima. Non c'era alcun dubbio che fossero diventati davvero
l'uno l'antidoto dell'altra, e credetemi, non esiste al mondo
consapevolezza più rassicurante di sapere di poter correre
tra le braccia di qualcuno che sarà sempre pronto a
stringerti...anche nel caso in cui un attimo prima era
incazzato nero con te. Questa è la vera favola,
questo è il vero amore..non quell'ossessivo andare sempre
d'accordo su tutto e tutti e aver timore di dissociarsi dal pensiero
dell'altro per paura di finire per litigare.
Ecco: secondo me il confronto resta in ogni caso un modo di
relazionarsi senza dubbio costruttivo, che aiuta a crescere insieme, e
paradossalmente persino a rafforzare la solidità di un
rapporto e nutrire una maggiore fiducia nel 'noi'. Sì,
perchè volete mettere quell'incentivo di sicurezza che ti da
l'essere uscito indenne da un litigio? Volete davvero far finta di non
accorgervi di quanto sia bello fare pace dopo?
Quando si arriva al punto da non temere più le piccole
imcompresioni, è allora che si può tirare in
ballo l'amore: quella consapevolezza mischiata ai baci e alle effusioni
di non essere disposti a fare a meno di quella quella persona,
con tutti pregi e tutti i difetti, e di quella quotidianità
creata su misura, con tutti i suoi pro e contro.
Perchè quelli che vantano di avere un rapporto di coppia
senza la minima fastidiosa grinza, perfettamente stirato come un
elegante abito da sera, forse dovrebbero rivedere le proprie
convinzioni. E' facile essere attirati da un capo perfetto, no? E'
quasi automatico pensare che faccia al caso nostro, perchè
indubbiamente, a prima vista ci piace. E ci innamoriamo di
quell'immagine così eterea che ci offre, così che
quando lo sbadato barman ci butta il ponce addosso macchiandolo,
andiamo su tutte le furie, perchè ormai è
rovinato, ed assieme ad esso l'intero evento. E così,
impovvisamente, il vestito perfetto è diventato il prossimo
ospite della pattumiera. Perchè quella maledetta macchia
spicca troppo sul tessuto, e più la guardiamo con
espressione disgustata, più si allarga rendendoci
impossibile recuperarlo.
Basta una grinza per incrinare anche le storie apparentemente perfette,
così come i vestiti perfetti, che non a caso sono quelli che
si indossano una volta, che durano poco, che diventano presto
inutilizzabili perchè sono fatti di un tessuto troppo
delicato per sopportare l'effetto della macchia di ponce. Al contrario
di una maglietta di cotone, magari un po' consumata a causa dei troppi
giri in lavatrice, ma all'occorenza sempre pronta e abbinabile alla
vita. Al contrario di un rapporto un po' consumato e smussato a
lati, a causa di troppi scambi di opinione, ma anche quello
all'occorrenza sempre pronto a salvarci le giornate.
Per carità, è possibile pure che un giro in
lavatrice con un panno colorato rovini completamente la nostra
maglietta, così come una pericolosa omissione rovini la
nostra storia..ma fortunatamente, la lavatrice non fa questo genere di
disastri molto spesso.
Che senso ha conservare questo vestito perfettissimo nell'armadio e
tenerlo con tanta cura, terrorizzati dalla prospettiva anche solo di
stropicciarlo, e magari finire per non esporlo mai alla luce del sole
per proteggerlo?
A quella maglietta di cotone non basta sporcarsi di caffè,
rossetto, cioccolata o erba verde per diventare inutilizabile. Non
abbiamo paura di lavarla e rilavarla per riaverla come nuova, e alla
fine, proprio per il suo saper stare bene con tutto, finaimo con
l'indossarla continuamente, sporcarla, lavarla, rindossarla, per un
milione di volte, affezionandoci inevitabilmente a quel pezzo di stoffa
che è ormai tutt'altro che perfetto.
Preferendolo persino all'abito da sera, perchè quella
maglietta odora ormai di vissuto, e la sentiamo intimamente nostra.
E quando mamma ci chiede il permesso di regarlarla alla cuginetta
più piccola di qualche anno, ce la stringiamo al petto e
diciamo di no, perchè quella maglietta l'abbiamo messa
quella volta al mare, quando siamo caduti dalla bicicletta, quando
giocavamo spiensierati in giardino, quando abbiamo dato il primo bacio
e quando abbiamo avuto la prima delusione...ormai ce la sentiamo legata
addosso e non la daremmo via per nessun motivo al mondo.
Allo stesso modo, non siamo disposti a rinuciare a una persona con la
quale ne abbiamo passate tante, e proprio per quel motivo amiamo ogni
giorno un po' più di quello precedente
Che poi questo amore decantato da scrittori e poi non è
nulla di astratto, anzi, è forse il sentimento
più concreto che ci sia, e non dovremmo mai dimenticare che
concreto significa reale,e reale significa ontologicamente imperfetto,
proprio come ognuno di noi.
Qualche minuto più tardi, il cameriere portò al
loro tavolo anche le ordinazioni di Jane e Chris, e fu a quel punto,
mentre Sophie e Scott avevano già esposto la propria idea
riguardo il viaggio estivo ai nuovi arrivati e tutti e quattro in ugual
misura entusiasti si accingevano a trasformare quella prospettiva in
realtà... fu a quel punto che accadde una cosa per certi
versi strana.
Jane allungò le braccia per afferrare la coppa gelato dalle
mani del cameriere, quasi come se l'avesse vista.
La conversazione era stata talmente fitta fino a quel momento che
nessuno si era accorto dell'arrivo del tizio, nè costui
aveva aperto bocca per segnalare la propria presenza.
Per un attimo tutti trattennero il respiro, non sapendo proprio che
pensare, ma quando lei chiarì che si era trattato soltanto
di un'ombra sfocata che le aveva suggerito dove fosse precisamente
collocata nello spazio quella coppa gelato, gli altri tre ripresero le
normali funzioni vitali.
Soprattutto nelle ultime due settimane le era capitato più
volte di vedere delle ombre, cosa che l'aveva spinta a fare subito una
visita medica, ma in quell'occasione i dottori avevano dichiarato che
non c'era nulla di strano: a volte succedeva ai non vedenti di
localizzare delle ombre, ma questo non doveva per forza stare a
significare qualche cambiamento nella loro condizione.
Certo, esisteva anche quell'eventualità, ma non era
assolutamente attendibile collegare la percezione di ombre a un
miglioramento. La loro esperienza gli faceva invece constatare che il
più delle volte non portava proprio a niente. Ecco
perchè nessuno di loro ci fece troppo caso, una volta
appurato di cosa si trattasse.
" A questo punto non ci resta che tornare a casa e vedere i
prezzi dei voli dal computer"sentenziò Sophie, prendendo
come al solito le redini della situazione.
Chris aveva proposto la Spagna, Jane l'Italia, Sophie la Croazia, e
Scott la Germania. Intenzione comune era di evitare città
troppo affollate e scegliere una meta vicino al mare, o un lago, quindi
nell'ordine: Palma di Minorca, una delle spiagge salentine, una
cittadina affacciata sulla costa croata, e infine una bagnata da un
lago tedesco.
E alla fine, con buona sorpresa da parte di tutti, l'aveva spuntata
un'isoletta della Grecia.
Grazie all'aiuto dei siti web delle compagnie aeree avevano cercato
voli per tutte e quattro le mete proposte, nel
periodo compreso tra fine luglio e inizio settembre, e dopo
una buona mezzora erano stati costretti a chiudere la ricerca
rendendosi conto che era impensabile sperare di viaggiare spendendo
poco in alta stagione. Allora avevano optato per un tipo di ricerca
diverso: avevano digitato il loro budget e atteso le proposte del
sistema, il quale non aveva tardato a offrirgli su un piatto d'argento
una vacanza in Grecia.
Non l'avevano minimamente considerata come possibilità fino
a quel momento, ma all'improvviso era diventata un'alternativa
piuttosto allettante. Sole, mare, brezza leggera, borghi
caratteristici, buon cibo e tanto divetimento...non suonava affatto
male. Sì, decisero che poteva decisamente fare al caso loro.
Solo dopo la transazione del pagamento per l'andata, Sophie, con un
certo disappunto, si accorse che la data di partenza era fissata per il
ventisei luglio, e non il ventisei agosto come credevano. Praticamente
il giorno dopo!
" Non possiamo partire domani" argomentò Scott, come a
convincersi da solo dell'impossibilità dell'evento prima di
iniziare a pensarla diversamente
" Sarebbe un po' assurdo in effetti" constatò Chris, senza
però riuscire a impedirsi di sorridere immaginandosi su
quelle spiaggie cristalline
" Non abbiamo nulla di pronto" realizzò Jane, seguendo il
filo del discorso degli altri due
" E non l'abbiamo nemmeno detto a casa" riflettè Sophie,
quasi scoppiando a ridere per la follia che si stavano avvicinando a
compiere.
" Praticamente.." iniziò Chris
" ..è una pazzia! Abbiamo meno di dodici ore per preparare
tutto" concluse Jane
" Allora si fa? Si parte?" domandò a quel punto Sophie,
prendendosi la responsabilità di quella proposta
" E' necessario un passaporto per la Grecia?" le fece eco il ragazzo
" No, idiota" lo rassicurò Chris
" Beh, allora io non vedo altri ostacoli" sorrise Scott, sorridendo
convinto
" Jane, che ne pensi?" domandò Sophie all'amica
" ... che siamo matti! Cioè, sto per partire per un posto
che non posso nemmeno vedere, non ho nemmeno costumi e tutta la roba da
mare da potermi portare, e non abbiamo prenotato un albergo"
" Per quello non ci sono problemi. Basta andare un attimo su booking ed
è fatta" constatò Chris
" E un paio di costumi li compriamo lì" aggiunse la sua
migliore amica
" Jane, se mi dai l'ok, prenoto il ritorno" dichiarò Scott.
La ragazza parve rifletterci ancora un secondo, anche se in
realtà aveva già deciso da almeno dieci minuti.
" Vedi di stare attento ai mesi questa volta!" lo prese in giro,
rendendo chiaro a tutti che nemmeno lei aveva la minima intenzione di
rinunciare a quella vacanza.
Sophie, Scott e Chris urlarono un grido d'approvazione ed entusiasmo
che coinvolse anche lei. Poi, mentre i primi due si
accingevano a completare il pagamento, controllando mille volte tutti i
dati, Jane si appartò per qualche minuto con Harry.
" Davvero domani a quest'ora saremo distesi su quelle spiagge?"
domandò, incredula ma felice
Lui le rispose con un dolce bacio, e con la tacita promessa di
raccontarle la verità una volta rientrati a Belfast.
BUONSALVEEEEE!!!!
Eccomi con il nuovo capitolo! Spero con tutto il cuore che sia stato di
vostro gradimento :)
Purtroppo mi trovo costretta a dirvi che il prossimo non
arriverà prima di Ferragosto...venerdì parto, e
tornerò a casa tra un paio di settimane. Non avrò
il computer con me, motivo per cui non potrò scrivere nulla.
Quindi ci risentiamo al mio ritorno :DDD
Grazie per tutto il vostro sostegno, per ogni parola che mi scrivete e
spero continuerete a scrivere...semplicemente grazie a tutti voi, per
tutto. <3
Un bacione, e a prestooooooooo<3<3<3<3
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Capitolo 27 *** Capitolo 26 ***
"
Sì, mamma. Va bene! Ti ho già detto che
starò attenta...tranquilla, me la caverò"
"
Ok, allora ci sentiamo quando atterriamo" e così dicendo,
Jane chiuse la telefonata.
"
E' molto preoccupata?" le domandò Harry, mentre tutti e due
attendevano che Sophie e Scott uscissero da un negozio nel quale la sua
migliore amica si era praticamente fiondata dentro
"
Tu che dici? Abbiamo deciso di partire per una vacanza letteralmente
dall'oggi al domani, non abbiamo avuto il tempo di preparare nulla, e
per di più... non vedo nulla!"
"
Fino a quando ci sono io con te non potrà accaderti niente"
la rassicurò il ragazzo, baciandole dolcemente una spalla
lasciata scoperta dalla maglietta che aveva indosato quella mattina,
sotto suo consiglio
"
Che vuol dire 'fino a quando sarò con te'?..Hai intenzione
di abbandonarmi in Grecia per caso?" scherzò Jane
"
Oh si, in realtà questo viaggio è tutta una messa
in scena...il vero motivo per il quale ci andiamo è
liberarci di te" stette al gioco il ragazzo
"
Beh, ora che me lo hai detto, puoi stare certo che non mi
staccherò nemmeno un secondo da te...non riuscirai a
sfuggirmi per niente al mondo" ribattè lei, e a quel punto
Harry la baciò sulla bocca.
"
Andrà tutto bene, te lo prometto" sussurrò,
quando le loro labbra si furono staccate.
"
Pensa che non gli ho nemmeno detto che per due giorni saremo solo io e
te" ammise Jane
"
Non voglio essere cattivo, ma secondo me quei giorni saranno
i migliori della vacanza" disse lui
"
Non farti sentire da Scott e Sophie" rise la ragazza
"
Tanto sono sicuro che per loro sarà lo stesso...."
"
Beh, non credo amore, visto saranno ospiti degli zii di lui, e non so
quanto tempo avranno per fare i piccioncini"
"
Piccioncini a chi? Ma senti chi parla" e proprio in quel momento i
diretti interessati tornarono nella sala d'attesa
"
Hai trovato quello che cercavi?" cambiò discorso Jane,
catturando immediatamente l'attenzione dell'amica
"
Sì! Quel negozio è stupendo...non è
giusto che ci sia solo in aeroporto!" si lamentò Sophie
"
In effetti è molto grande, me lo ricordo bene"
argomentò Jane, zittendosi subito dopo, di colpo.
"
Ei, che hai?" fu naturalmente Chris a rendersi conto del cambiamento
d'espressione sul suo viso
"
Niente..mi è solo venuta in mente l'ultima volta che sono
stata qui. Allora era tutto diverso, eppure, non è trascorso
così tanto tempo" spiegò
"
Almeno sta volta non c'è il rischio che nevichi"
cercò di sdrammatizzare Scott.
Anche
Chris se lo ricordava quel negozio: l'avevano girato in lungo e in
largo pur di ingannare il tempo quella maledetta sera di dicembre.
"
Scottie, ma ci dobbiamo proprio andare dai tuoi zii?"
ritentò Sophie, per l'ennesima volta.
"
Amore, lo sai che si offendono facilmente quelli..." spiegò
lui
"
Ma dico io, giusto la nostra isola dovevano scegliere per affittare una
casa vacanze?" e con quell'uscita seguita da uno sbuffo, la ragazza
fece ridere tutti.
"
E' uscito il gate! Andiamo!" annunciò Chris, e qualche
minuto dopo, tutti e quattro superarono il metal detector.
Dopo
aver completato tutte le procedure necessarie, salirono sull'aereo:
Jane e Sophie presero posto vicine, e i due ragazzi si sistemarono nei
posti dietro di loro.
"
So che non avete nessuna fretta e che sapete farvi bastare quello che
avete, ma se posso darti un consiglio Jane" cominciò l'amica
"
Ho già capito quello che mi vuoi dire" rispose subito lei
"
E cosa e pensi a riguardo?" si informò Sophie
"
Che lo amo da impazzire e vorrei davvero riuscire a donargli tutta me
stessa"
"
Approfitta dei due giorni in cui sarete soli" continuò
Sophie, sempre sotto voce
"
Ma non sono le occasioni che ci sono mancate...lo sai, è
più complicato di così" si limitò a
dire lei
"
Si, lo so..ma forse, l'essere in vacanza, sotto il sole della Grecia,
spensierati...può aiutarti a lasciarti andare" le
consigliò l'amica
"
Forse" rispose lei, piuttosta pensierosa.
La
verità era che non poteva raccontare proprio tutto a Sophie:
voleva tenerele per sè tutte le volte in cui si erano
baciati avidamente sul letto e si erano spogliati quasi fino a restare
nudi. Era vero che non erano mai riusciti ad andare fino in fondo, e
Jane pensava che la colpa fosse tutta sua e non ci fosse nessun piccolo
freno ad inibire lui, ma non è che non avessero mai
condiviso momenti di intimità.
Dopotutto
stavano ufficialmente insieme da tre mesi, e tranne quando lei era di
tanto in tanto tornata a casa dai genitori, non c'erano stati giorni in
cui avessero avuto la possibilità di vedersi e
stare insieme, e non l'avessero colta al volo.
Lentamente,
e nel modo più spontaneo possibile, Jane aveva imparato ad
essere più audace, e ormai non si scandalizzava
più se Harry le faceva assaggiare del cibo direttamente
dalle sue dita, o se quando l'abbracciava e la baciava in assenza di
altre persone nei paraggi, spesso e volentieri finiva per esplorarla
tutta, perlomeno con le mani. E poi, un sacco di volte le aveva baciato
e stuzzicato la pelle delicata del seno, della coscia..in effetti era
diffiicile credere che non lo avessero mai fatto. Ma quel
passo era molto importante, e Jane avrebbe tanto voluto poterlo vivere
a occhi aperti.
La
stessa Sophie, se non si fosse fidata ciecamente della propria migliore
amica, avrebbe potuto metterlo in dubbio. E a proposito di quella
faccenda, nonostante la bugia di Chris che continuava ad aleggiare
nell'aria, pensava che a Jane avrebbe potuto solo far bene lasciarsi
andare. Non aveva molto senso continuare a trattenersi, dato che la sua
cecità era ormai considerata una condizione permanente.
Quanto
a se stessa, Sophie era costretta a sacrificare due giorni della loro
vacanza a causa dei già citati parenti del suo fidanzato che
li avevano prepotentemente invitati a passare qualche giorno a casa
loro, dopo aver casualmente scoperto di aver scelto per le vacanze
proprio la stessa meta del nipote e della sua bella fidanzata.
Prima
che avessero il tempo di annoiarsi del viaggio, il loro aereo
atterrò in Grecia, e a quel punto i quattro amici furono
costretti a separarsi e darsi appuntamento a qualche giorno
più tardi.
Scott
e Sophie salirono sulla macchina dei parenti di lui, mentre Harry e
Jane si servirono di un taxi per raggiungere l'hotel.
"
Come ti sembra la Grecia?" si informò la ragazza, durante la
corsa
"
Oh è mera-" e Chris si bloccò di colpo "carina,
ma niente di che" mentì spudoratamente, e lei lo
baciò intuendo perfettamente le sue intezioni
"
Puoi dirlo che è meravigliosa, non ti trattenere" lo
rassicurò
"
Vorrei tanto prestarti i miei occhi, anche solo per un po'"
sussurrò lui, stringendola di più a sè
"
Descrivimi tutto quello che vedi...così posso almeno
immaginarlo" si sforzò di sorridere Jane
"
Ti amo tanto, lo sai?"
"
Anche io Harry"
Ormai
si era talmente abituato a quel nome, che a momenti si chiedeva se non
gli calzasse meglio di Chris, ma sapeva che prima o poi la favola
sarebbe finita, e anche se a malincuore, sarebbe stato lui stesso a
decretarne il termine ultimo: una volta rientrati a Belfast le avrebbe
confessato tutto, e sarebbe stato disposto a qualunque cosa pur di non
perderla.
La
prima cosa che Jane fece non appena si furono sistemati in albergo, fu
stendersi sul letto, senza nemmeno disfare le valigie.
Lo
spossamento naturale che comporta un viaggio in aereo nel suo caso
particolare era ovviamente accentuato, e poi, percorrere diverse
centinaia di metri a piedi, con le valigie, sotto il sole cocente di
una caldissima mattinata greca, non poteva di certo considerarsi
rilassante.
Un
attimo dopo anche Harry la raggiunse, stanco quasi quanto lei.
"
Che vergogna..nemmeno i miei nonni si butterebbero a mò di
sacco di patate sul letto, appena arrivati in un posto come questo"
ammise divertita, coinvolgendo ovviamente anche lui.
"
La prima cosa da fare è recarsi a qualche bancarella qui in
giro a comprare un paio di costumi" argomentò subito dopo il
ragazzo
"
Mi aiuterai a sceglierlo?" domandò Jane, nel momento esatto
in cui lui le avvolse il corpo con le braccia attirandola a
sè
"
Certo! Come lo vuoi amore?" si incuriosì il ragazzo
"
Blu e bianco...da marineretta" sorrise Jane
"
Ne troveremo uno perfetto" le assicurò baciandole prima la
fronte, e poi le labbra
"
Non so se fidarmi di te, sai?" scherzò lei
"
E perchè mai?"
"
Queste sono cose che si fanno con le amiche, soprattutto se la ragazza
in questione non vede come me"
"
Hai paura che scelga un tanga o qualcosa del genere?" rise lui,
beccandosi una gomitata da parte della fidanzata
"
Meglio per te se non lo fai" si limitò a dire
"
Andrebbe contro i miei interessi: di certo non voglio che tutti i
possessori di cromosomi Y si girino a guardarti mentre cammini"
spiegò
"
Hai detto una stronzata enorme!" rise a quel punto lei
"
Tu ti sottovaluti troppo signorina" rispose Chris, un attimo prima di
spostarsi a baciarle il collo
"
No, non hai capito. Non si tratta di quello...hai detto una stronzata
davvero!"
"
Non potrà mai aver superato il tuo attribuire ad Einstein le
regole della geometria" la prese in giro Harry
"
Amore mio, sarai anche un genio in matematica, ma la biologia non fa
per te, perchè anche le donne hanno i cromosomi Y nel loro
DNA" spiegò lei, parecchio divertita
"
Ma che centra..non è quello predominante!" tentò
di giustificarsi Chris
"
Ah beh allora sì che cambia tutto" lo prese in giro la
ragazza
"
Ma sentila , la saputella...vieni un po' qua, vieni" e così
dicendo l'attirò ancora di più contro di
sè riprendendo a baciarla, questa volta senza alcuna
intenzione di fermarsi così presto.
Non
si sbagliava affatto quando per la prima volta il giorno di Pasquetta,
aveva pensato che con lei non l'avrebbe mai avuta vinta.
Ma
l'amava anche per quello, perchè lo faceva impazzire,
sempre, in tutti i modi e in tutte le accezioni e significati del
termine.
"
Hai bisogno di ripetizioni di biologia" continuò a prenderlo
in giro lei tra un bacio e l'altro
"
Sono perfettamente d'accordo con te. Penso di aver iniziato ad
arrancare al quarto anno, quando si inizia a studiare l'anatomia" la
provocò lui
"
Uhm..e quindi? Che proponi di fare?" stette al gioco la ragazza
"
Riprendere esattamente da lì" sussurrò sulla sua
pelle, infilando contemporaneamente le mani al di sotto della sua
maglietta e alzandogliela pericolosamente.
La
ragazza lo lasciò fare con piacere, e finirono per rotolarsi
su di un letto immacolato, mezzi vestiti, e incapaci di darsi un
contegno.
Forse
Sophie l'aveva influenzata un po' troppo con quei discorsi, o forse
effettivamente l'aria della Grecia, la presenza irruente del mare e del
sole, la inducevano davvero a lasciarsi andare.
Harry
la baciò avidamente su ogni centimetro di pelle lasciato
scoperto dagli short di jeans e da quella cosa arrotolata che era
diventata la sua maglietta, e lei si aggappò a lui con le
gambe e con le braccia, avvinghiandosi al suo corpo con le stessa
naturalezza con la quale respirava. Gemevano entrambi di piacere a ogni
tocco un po' più deciso e profondo, perfettamente incuranti
di tutto il resto.
E
forse, se non avessero bussato alla loro porta per consegnargli una
pila di asciugamani, avrebbero finito per trascorrere l'intera giornata
a baciarsi, a consumarsi di tenerezza e passione su quel letto.
"
I costumi" esclamò la ragazza, come per darsi un contegno,
quando il terzo incomodo li lasciò di nuovo soli
"
Già..dobbiamo comprare i costumi" gli fece eco lui, e con
perfetta incoerenza le loro labbra finirono per incollarsi di nuovo le
une alle altre.
In
presenza di terzi, anche si trattava solo di Scott e Sophie, tutti e
due evitavano di dare spettacolo con effusioni troppo frequenti, ma
quando restavano soli era tutta un'altra storia.
Fortunatamente però, non erano così stupidi da
non rendersi conto che sprecare tutto il tempo in vacanza in quel modo,
sarebbe stato da perfetti imbecilli. Quindi alla fine optarono per
uscire alla ricerca di quei famosi costumi.
Non impiegarono molto a trovarli: nella lingua di terra in cui il
destino pareva averli portati, un po' isolata da tutto e da tutti, la
vita brulicava allegramente in tutte le sue forme. C'erano negozietti,
bancarelle e mercatini praticamente ovunque, oltre che tanta bella e
ricca vegetazione, e naturalmente tanto mare.
Non c'è che dire: erano finiti proprio in un piccolo angolo
di paradiso terrestre, e l'unica nota stonata che impediva a entrambi
di essere pienamente felici, era il fatto che Jane non potesse goderne
a pieno. Perchè è inutile, e forse persino da
ipocriti girarci intorno, e fare finta che viaggiare a occhi chiusi non
sia frustrante. L'obiettivo primario di ogni viaggiatore che si
rispetti consiste proprio nell'assorbire quante più
sfumature possibili di colore, di storia, di cultura e di emozioni
servendosi di quello sguardo famelico che corre da un lato all'altro
della città, del paesino sperduto di montagna, del mare blu
che si confonde con il cielo, alla stimolante ricerca di un qualcosa,
di un dettaglio, un angolo, un viale, un attimo, o uno
scorcio da fotografare con il cuore.
E
non poteva che apparire tutto terribilmente ingiusto, se si considerava
quanto Jane amasse viaggiare, sia con la fantasia, che con le sue
inseparabili converse.
In
ogni caso, riuscirono a raggiungere la spiaggia un'oretta dopo essere
usciti dall'hotel, approfittarono dei bagni per infilarsi il costume, e
poi si recarono all'ombrellone che era stato loro riservato in quanto
ospiti di un hotel, che per loro immensa fortuna praticamente era
situtato sulla spiaggia.
Infatti
avevano dovuto allontanarsi un po' solo per addentrarsi nei mercatini
tipici del luogo, comunque poco distanti.
Dopo
essersi cosparsi di protezione solare, avanzarono verso la riva
tenendosi per mano. Era ormai mezzogiorno e l'acqua era caldissima,
oltre che piacevolissima al contatto ad eccezione dei primi dieci
secondi.
Quindi
optarono per un bagno immediato: si fermarono soltanto quando l'acqua
gli arrivò fin sotto il seno, e a quel punto Chris
adocchiò una specie di grotta poco distante, quasi
completamente immersa nell'acqua, e vi ci trascinò la
ragazza senza troppi complimenti.
"
Ma dove stiamo andando?" si incuriosì subito lei, non
capendoci nulla
"
Vieni..ti assicuro che è un posto meraviglioso" e lo era sul
serio. Peccato che Jane non potesse in alcun modo esprimere la propria
opinione a riguardo.
"
Harry ma l'acqua diventa sempre più alta...io ci tocco a
stento" continuò lei
"
Questo perchè sei una nenetta" la prese teneramente in giro
lui
"
Non è vero..sei tu che sei un gigante" borbottò
la ragazza
"
E comunque non ci tocco più davvero ora!"
realizzò un secondo dopo.
Okay
che da piccola aveva imparato perlomeno a mantenersi a galla, ma
comunque avanzare fino ad arrivare al punto di non toccare
più la sabbia sottostante nemmeno con le punte, non la
faceva stare tranquilla. Tuttavia, non pensò nemmeno un
secondo di tirarsi indietro..il semplice fatto che lui la tenesse per
mano, e che le fosse accanto, era un motivo più che
sufficiente per spingerla a fidarsi. Anche se quel minimo d'agitazione
non riusciva a farla stare un attimo zitta, e la induceva a
farneticare.
"
Amore, sto iniziando a preoccuparmi...non è intendi davvero
darmi in pasto agli squali?"
"
Semmai sono io quello che vuole divorarti"
"
E questo dovrebbe tranquillizarmi?" a quel punto Harry
ridacchiò
"
Avvolgi le gambe intorno alla mia vita" disse soltanto, e Jane lo fece
senza pensarci nemmeno un secondo
"
Bene, ora non puoi più lamentarti di stare per affogare" la
prese in giro
"
Ei, io non l'ho mai fatto! Dico solo che non capisco perchè
ci tieni tanto a stare nell'acqua alt-" e non ebbe il tempo di
terminare la frase, perchè in quell'esatto istante le labbra
di lui si impossesarono prepotentemente delle sue. Fu un bacio lungo,
salato, bagnato, che la spinse immeditamente a circondargli anche il
collo con le braccia, e ad immergere le dita tra i capelli di lui.
"
Questo è un posto speciale" fu l'unica cosa che
fuoriuscì dalle labbra di Chris dopo quel bacio
"
Perchè?" domando lei, quasi sussurrando
"
Perchè ti ho portata in una grotta marina" spiegò
il ragazzo
"
Allo scopo di?" e a quel punto Jane iniziò ad intuire le sue
intenzioni
"
Divorarti..te l'ho detto" scherzò Harry, un attimo prima di
riprendere a baciarla. Jane sorrise sulle sue labbra, avvertendo il
cuore che si scioglieva al pensare che il suo fidanzato l'avesse
portata in una grotta, lontana da tutto, per poterla baciare, baciare e
ribaciare in tutta tranquillità.
E
nonostante il luogo fosse del tutto atipico, non era affatto la prima
volta che Chris si inventava trovate del genere, solo per poterla avere
per un po' tutta per sè. E quelli che agli occhi e alle
orecchie della gente potevano sembrare battibecchi, in
realtà non era altro che il loro personalissimo modo di
amarsi. Non erano una di quelle coppiette che si sforza di andare
d'accordo du tutto, praticamente con un cervello solo...loro due
avevano opinioni diverse su molti argomenti, a cominciare dalle materie
scolastiche, ma erano in grado di fare di quelle divergenze dei punti
di forza.
Tutto
si poteva dire tranne che la loro relazione fosse piatta....e se non ci
fosse stato un certo segreto, piuttosto ingombrante, comunque non
sarebbe stata più speciale di quanto fosse già.
Harry
l'attirò a sè al punto tale da far scontrare i
loro corpi e quasi mischiare le loro pelli, e le accarezzò
lascivamente la schiena bagnata premendosela sempre più
addosso, mentre con le labbra baciava quelle di lei, senza riuscire a
fermarsi. E Jane gli andava incontro con il bacino, gli lasciava fare
tutto, e si abbandonava totalmente a lui.
E
a quel punto il pensiero che ci fosse davvero qualcosa nell'aria,
qualcosa di terribilmente e inequivocabilmente afrodisiaco, a spingerli
l'una verso l'altro, sfiorò la mente di entrambi.
Perchè era vero che erano sempre riusciti a ritagliarsi
momenti del genere, che li avevano cercati sin da primo giorno, ma
sempre con la ferma consapevolezza di non potersi spingere troppo
oltre. La passione tra loro due non era mai mancata, ma
quell'impazienza di baciarsi ovunque e di avvianghiarsi così
freneticamente, costituiva una bella e inaspettata novità.
Forse,
dopotutto, quella vacanza era ciò che ci voleva per condurli
ad un punto di non ritorno, e poco più tardi verificarono
loro stessi la vericidità di quanto detto.
Non
nel modo che state immaginando però.
Nella
foga dei baci, il ragazzo scivolò dal sasso sul quale si era
stabilito, persero per un secondo l'equilibrio, entrambi, e finirono
tutti e due sott'acqua. Harry continuò a tenerla stretta
anche in quel frangente, e riemersero subito, ridendo tutti e due per
l'inconveniente.
Jane,
che fino a quel momento aveva indossato gli occhiali da sole, si
ritrovò senza, e strizzò gli occhi per istinto,
per liberarsi dal sale del mare. Ma la conseguenza di quel gesto fu
incredibile, inaudita, quasi impossibile da credere, e si riassunse
nell'espressione praticamene sconvolta di entrambi, e nella sola parola
che lei riuscì a pronunciare in quel momento, con una certa
esitazione.
"
C-Chris?"
BUONSALVEEE!!!
Ammetto di essere mancata per un po', ma spero proprio di
essermi fatta perdonare con questo capitolo!....Sempre se non volete
uccidermi per come l'ho concluso D:
Ma un po' di suspance ci vuole, no?
Sono curiosissima di sapere cosa ne pensate, e come sempre vi ringrazio
infinitamente per tutto il sostegno ricevuto fino ad ora <3
Non mi abbandonate, perchè Jane, Chris e tutti gli altri
hanno ancora un sacco di cose da raccontarvi ;)
Grazie ancora, un bacione, e alla prossima settimana
<3<3<3<3<3
|
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Capitolo 28 *** Capitolo 27 ***
Per
un secondo nessuno dei due capì nulla.
Jane
si limitò a fissarlo, a guardarlo finalmente negli occhi,
senza sapere che diavolo pensare, e Chris ricambiò quello
sguardo con infinita sopresa e dolcezza. Si ritrovò a
sorriderle nello stesso istante in cui, dopo avervi sperato
praticamente sin dal principio, riuscì finalmente a
stabilire un contatto visivo con lei.
Non
ci volle un genio per fargli prendere atto del fatto che fosse appena
avvenuto una specie di miracolo, e guardarla negli occhi fu talmente
bello, così maledettamente emozionante, che
dimenticò completamente tutto il resto. Le sorrise con le
labbra e con gli occhi lucidi, incapace di muoversi o di dire nulla per
timore di rendersi conto che si trattasse di un sogno.
Ma
Jane era lì, e con quegli occhi castani stava disperatamente
cercando di dare un senso a ciò che le si parava davanti.
Anche lei era perfettamente immobile, e perfettamente avvinghiata a
lui, troppo sconvolta per muovere anche un solo muscolo.
"
Jane" un sussurro che fece fatica a pronunciare, non riuscivano a
smettere di guardarsi come se all'improvviso fosse sparito tutto il
resto
"
Tu ci vedi?" soltanto pronunciare quelle parole gli provocò
un magone allo stomaco fortissimo
"
Io.." fu il suo turno di rispondere, ancora esitante, a corto di fiato,
e con il battito acceleratissimo
"
Si" sussurrò appena, sciogliendosi lentamente in un sorriso
che si faceva più ampio e consapevole secondo dopo secondo
"
Si, ci vedo" confermò subito dopo, come se non ci credesse
nemmeno lei
"
O mio Dio!" e a quel punto fu impossibile distinguere chi fosse
più frastornato tra i due .
Respirarono
a fatica per un paio di secondi, entrambi a labbra dischiuse, incapaci
di reagire in qualsiasi modo che escludesse il contatto visivo. E poi,
senza pensarci, Jane, che gli era già praticamente addosso,
affondò il viso nell'incavo della spalla di lui, e
scoppiò in lacrime.
Pianse
talmente forte, e Chris la tenne ancorata a sè talmente
stretta, senza dire una sola parola, che se qualcuno li avesse sentiti
o visti, avrebbe certamente pensato che quella ragazza, che pareva
essere in preda alle convulsioni, avesse appena avuto la sfortuna di
sapere una delle più terribili notizie.
E
invece era stata appena miracolata.
Il
ragazzo, dal canto suo, di certo non si aspettava un gesto del genere,
e nel momento in cui lei gli si abbandonò completamente tra
le braccia, singhiozzando disperatamente, e lasciandosi abbracciare
così forte, si sentì talmente leggero, con il
cuore in pace, che non si sarebbe sopreso se fosse riuscito a librarsi
in volo.
Nessuno
seppe dire per quanto tempo restarono in quella posizione, e nessuno
saprà mai spiegare per quale motivo Jane ci
impiegò così tanto a comprendere
ciò che le succedeva intorno.
Pianse
nascondendo il viso nel suo collo, mantenne le gambe intorno al suo
bacino con chissà quale forza, e si aggrappò a
lui con talmente tanta convinzione e disperazione, da illuderlo che
fosse tutto a posto.
Ma
inevitabilmente, dopo aver esaurito tutte le lacrime e dopo aver fatto
durare quell'abbraccio talmente a lungo da impedirsi da sola di provare
a dimenticarlo, la realtà dei fatti la colpì come
un secchio d'acqua gelata, e lo spinse via, allontanandolo, confusa e
furiosa.
Malaguratamente
(almeno per lei), si trovavano ancora nella grotta, nell'aqua alta, e
se non voleva morire affogata doveva tenersi a lui. Ma non era ancora
pronta ad ammetterlo a sè stessa.
Nel
momento in cui lo spinse via, a Chris crollò il mondo
addosso, con la stesso peso di quando i genitori della ragazza che
amava l'avevano allontanato senza concedergli alcuna
possibilità, e Sophie gli aveva detto della
cecità di Jane. Anzi, forse quella volta il colpo fu
amplificato, ancora più pesante, perchè a quel
punto aveva l'assoluta certezza di amarla con ogni fibra del suo
essere, e di non essere disposto a perderla per nessun motivo al mondo.
Non
dissero niente, bastarono gli sguardi a chiarire tutto.
Jane
era come pietrificata, il cervello le urlava di mettersi a nuotare come
una pazza e scappare lontano da lui, lontano da tutte quelle bugie, ma
il suo corpo non reagiva. Se ne restava lì, in bilico tra il
restare a galla o andare a fondo, e non solo in senso
metaforico. Fissava quegli occhi verdi sui quali aveva tanto
fantasticato, con i suoi ancora velati di lacrime e talmente spenti da
apparire di nuovo quasi morti.
Non
poteva essere vero...non poteva essere stata raggirata in quel
modo...Chris non poteva averle fatto tutto quel casino, e Sophie,
Scott, e chiunque altro, non potevano essere tutti stati suoi complici.
Nel
momento esatto in cui la colpì la cruda e dolorosissima
consapevolezza di non potersi fidare di nessuno, rischiò di
affogare sul serio.
Ma
Chris sarebbe morto al suo posto piuttosto che vederla in quello stato.
La afferrò al volo, tirandosela di nuovo addosso con tutte
la forze che fino a quel momento parevano averlo completamente
abbandonato.
"
Non mi toccare" non urlò nemmeno, non ce la fece
"
Stavi affogando" si giustificò lui, lottando contro la
voglia di lei di divincolarsi
"
Sto ancora affogando" realizzò in quel momento
"
Con me sei al sicuro, lo sarai sempre" mormorò lui, e a
quel punto Jane smise persino di divincolarsi
"
Non ti rendi conto che non sto parlando del mare? Sto affogando nelle
tue bugie, Chris"
"
Posso spiegarti tutto, te lo giuro"
"
Ti chiedo un'ultima cosa: portami a riva e non farti vedere mai
più"
Chris
deglutì, come se avesse appena ricevuto una coltellata nel
petto, ma capì di non poter insistere in nessun modo. Quindi
fece ciò che la ragazza gli aveva chiesto, ma a ogni passo
la strinse più forte, quasi da farle male. Se quelli erano
gli ultimi istanti per tenerla tra le braccia, ne avrebbe approfittato
a ogni fottutissimo costo.
Senza
concedersi di pensarci su per un solo istante, si fermò nel
bel mezzo del mare, in un posto in cui a malapena ci toccava lui con le
punte, e si avventò con le labbra sul collo di lei.
"
Ma che fai? Sei impazzito? Smettila!" e questa volta Jane
urlò, ma non servì a nulla, perchè
erano ancora lontani dalla riva, e lei sapeva bene di non aver scampo.
Di
non poter in alcun modo sfuggire a quelle braccia, a quelle labbra, a
quei baci, e a quei maledetti occhi.
"
Io ti amo da impazzire Jane Collins" sussurrò lui, a un
passo dallo scoppiare in lacrime, senza smettere di baciarle avidamente
il collo, risalendo fino alla mandibola, con le labbra e la lingua,
entrambe salate e bagnate.
"
Lasciami Chris...basta..basta, ti prego!" riprovò a
sfuggirgli lei
"
Sto giocando sporco e lo so, perchè siamo in mezzo al mare,
e sei costretta a starmi addosso....ma tu devi saperlo, devi saperlo
che tengo a te più che alla mia stessa vita. Che non ce la
faccio nemmeno a immaginarmi senza te accanto, e che ho fatto tutto
questo perchè era l'unico, disperato modo che avevo per non
perderti per sempre.
Ti
amo Jane. Cristo, ti amo come non ho mai amato nessuno, e mai
amerò nessuno. Ti amo da morire amore mio"
E
senza darle di tempo metabolizzare quella dichiarazione così
disarmante e violenta, sussurrata con le lacrime agli occhi in mezzo al
mare, Chris posò con forza le labbra su quelle di lei.
Jane
si irrigidì, ma non si sottrasse, e lui tentò il
tutto per tutto staccandosi e guardadola negli occhi.
C'era
stato qualcosa che sin dal quel primo scambio di battute in aeroporto,
l'aveva fatta innamorare di quel verde smeraldo...qualcosa che
evidentemente esisteva ancora, a dispetto di tutto.
Perchè
si guardarono per un istante, e l'attimo dopo, senza nemmeno sapere
come, si stavano baciando.
Ma
non era un bacio normale, nè tantomeno un modo di
fare pace. Era più simile all'esssere posseduti da una foga
e una passione inaudite che zittivano con sorprendetemente
facilità e violenza ogni pensiero o tensione contraria.
Sapeva
bene che fosse da pazzi, da manicomio, da stupidi, Jane sapeva
benissimo che permettergli di baciarla dopo tutto quel casino,
equivaleva praticamente ad annullare se stessa e la sua
dignità, ma decise che non gliene fregava nulla. Ogni volta
che lui aveva detto 'ti amo' , lei avrebbe voluto rispondere 'ti odio'
...'ti odio da morire Chris'. Ma lo baciò lo stesso.
Ci
aveva sperato così tanto in un suo maleddissimo ritorno,
aveva pregato così tante volte affinchè le fosse
concessa la possibilità di specchiarsi di nuovo in quegli
occhi, e si sentiva così maledettamente stupida per aver
creduto a 'Harry' per tutto quel tempo, e c'era stata così
dannatamente bene con quello stronzo, che lasciare che le divorasse la
bocca di baci per nulla casti, le parve davvero il minimo per essere
ripagata di tutta la sofferenza causatole.
Perchè
aveva capito da tempo, anche grazie al fantasma Harry, che i suoi baci
avevano il potere di impostarle il cervello a zero e il cuore a dieci
miliardi di milioni di battiti al secondo, e voleva goderselo tutto per
paradiso, prima di maledirlo e rimpiangerlo per sempre.
Era
indubbiamente da masochisti torturarsi in quel modo, permettergli di
baciarla, leccarla e assoporarla così disperatamente e
così intensamente come forse non si era mai spinto a fare
prima di allora, ma non le importava nemmeno di quello. E invece di
allontarlo finì per avvinghiarsi di più a lui,
gli tirò i capelli, forte, e lo maledisse per tutto il tempo
perchè sapeva ancora donarle il paradiso.
Le
braccia e le mani di lui la strinsero sempre più
possessivamente, e loro labbra arrivarono addirittura a mordersi dalla
rabbia e dal desiderio, prima che fossero costretti a staccarsi per non
morire soffocati dalla loro stessa irrazionale e folle passione.
Ma
Chris non era un cretino, e in quel bacio c'aveva messo il centodieci
per cento di se stesso e della propria anima, perchè sapeva
che non le avrebbe più potute toccare quelle labbra.
"
Te lo chiedo in ginocchio: portami a riva....io...non ce la
faccio più"
E
a quella supplica, Chris non potè che obbedire, non
rinuciando comunque a stringerla fortissimo.
"
Io..capisco che se potessi mi daresti in pasto agli squali ora come
ora, ma quando vorrai, quando sarai disposta ad ascoltarmi, anche solo
per due minuti....ti prego Jane, non può finire
così!"
Lei
non trovò le forze di rispondere, esausta, sconfitta dalle
proprie emozioni, e si limitò a saltare giù dalle
sue braccia non appena fu certa di toccare con i piedi.
E
si allontanò, senza azzardarsi a voltarsi indietro.
Corse a perdifiato fino alla camera d'albergo che gli era stata
assegnata soltanto poche ore prima, quando tutto era diverso, e
soltanto dopo essersi assicurata di essere sola, scoppiò in
un pianto talmente intenso e violento che ebbe paura di strozzarsi con
le sue stesse lacrime.
Erano state decisamente troppe le emozioni vissute in quegli ultimi
minuti, e il modo migliore che trovò per sfogarsi e
perlomeno tentare di liberarsi di tutto fu piangere con la testa
immersa nel cuscino poggiato sul letto che fino a poco prima sognana di
dividere con il suo ragazzo.
Prese disperatamente a pugni il materasso fino a quando ne ebbe le
forze, rendendosi conto soltanto in un secondo momento di non aver
nemmeno avuto il tempo di pensare alla portata del cambiamento che era
appena avvenuto. Aveva di nuovo i suoi occhi, aveva di nuovo
ciò che negli ultimi mesi aveva agognato più di
qualunque altra cosa al mondo, eppure era tutt'altro che felice.
Si sentiva tradita dalle persone a lei più care, e aveva
soltanto voglia di piangere fino a consumare tutte le lacrime.
E le faceva rabbia il fatto di non riuscire a godersi la vista offerta
da quella specie di paradiso terrestre in cui erano capitati quasi per
caso...ma che se faceva del mare, del sole, della gente, degli odori,
dei colori se non poteva condividerli con nessuno?
Certamente guardare fuori dalla finestra, compiacersi in silenzio della
meraviglia di quel posto l'avrebbe aiutata a calmare il respiro,
ma quell'eventualità Jane non riuscì
nemmeno a immaginarla, e in preda a un pianto disperato finì
per addormentarsi.
Negli ultimi istanti in cui era stata cosciente aveva pensato di
chiamare a casa, raccontare tutto ai propri genitori e continuare a
piangere al telefono con loro, ma poi aveva cambiato idea rendendosi
conto del fatto che in quelle condizioni, con quella voce e quei
lacrimoni avebbe soltanto fatto preoccupare all''inverosimile mamma e
papà. Doveva calmarsi prima di fare qualunque cosa.
Nemmeno parlare con Sophie era contemplato tra le scelte possibili,
dato che la ragazza ce l'aveva con l'amica quasi quanto ce l'aveva con
Chris.
Si svegliò due ore dopo, con gli occhi ancora lucidi, le
labbra secche e il cuore ridotto in frantumi. Non si alzò
nemmeno dal letto, e trovò un po' di conforto nel semplice e
banale estraniarsi per un po' dal suo mondo, scoprendo una briciola di
piacere nell'aprire dopo mesi il proprio account instagram e bearsi
delle meravigliose foto scattate da gente in quel momento
più felice di lei.
Il fatto che avesse letteralmente a portata di mano la
possibiltà di ammirare panorami mozzafiato, e si limitasse a
carcarne di digitali, virtuali, costituiva un perfetto controsenso, ma
al tempo stesso la diceva lunga sul suo stato d'animo: affacciarsi alla
finestra e guardare fuori, significava entrare in contatto con la
realtà, e lei voleva illudersi di poterne fare a meno per un
po'.
Ma se Sophie continuava a tempestarle di telefonate puntualmente
ignorate, la cosa poteva rivelarsi piuttosto complicata.
La quarta volta che sentì squillare quel maledetto
cellulare, in un impeto di rabbia scagliò il dispositivo
contro il muro, mandandolo in frantumi e pentendosene un momento dopo,
perchè a quel punto poteva davvero dire di essere sola in
un'isola sconosciuta, senza gli strumenti necessari per poter tornare
indietro.
Risalire su un'aereo e allontanarsi da Chris e tutto quel casino
sarebbe forse stata la soluzione migliore, ma senza nemmeno un
dannatissimo cellulare, dove poteva andare tutta sola? E a quel punto
sola lo sarebbe stata sul serio.
C'è chi dissentirà e dirà che sentirsi
soli quando c'è qualcuno accanto a noi, è molto
peggio che esserlo sul serio...ma se quel qualcuno si chiamasse per
caso Chris e nonostante tutto fosse innamorato della ragazza sola in
questione, e disposto a tutto per lei, beh, a quel punto forse ci si
può sentire al sicuro lo stesso. Nonostante tutto.
Ma Jane non arrivò a formulare questi pensieri in un momento
critico come quello che stava vivendo, e se decise di restare
lì, chiusa nella loro camera d'albergo, fu forse solo per la
forza della disperazione che le rendeva impossibile reagire.
Soltanto quando riuscì persino a contagiare il cielo con il
suo pessimo umore, che da blu diventò grigio e si mise a
piangere a suo modo insieme a lei, che si chiese dove fosse finito
Chris.
Nel frangente in cui il temporale diventò insostenibile e la
pioggia accompagnata dal gelo della notte in arrivo sempre
più pesante, fu allora, che fregandosene altamente di agire
contro la parte razionale di se stessa, lasciò quella camera
senza nemmeno una giacca addosso e corse all'esterno della struttura.
Si servì dei ritrovati occhi per abbracciare con lo sguardo
tutto ciò che poteva, e non appena scorse una figura nella
notte tempestosa, come se fosse entrata in uno stato di trance, vi si
avvicinò molto lentamente, incurante di essere fradicia da
capo a piedi.
Non fece alcun rumore, avanzò verso quella duna sulla quale
aveva riconosciuto Chris seduto come se nemmeno si accorgesse di essere
grondante di pioggia, di rischiare di prendere una polmonite per colpa
di quel cretino; in una lotta furente tra il cervello che le urlava di
tornarsene indietro, al riparo, di lasciarlo perdere, e le gambe che
continuavano ad avanzare verso di lui, come spinte da una forza
estranea alla sua volontà, probabilmente la stessa che
l'aveva mandata in trance e fatta arrivare fin lì, lo
raggiunse.
Quando il ragazzo si accorse della sua presenza, quasi
sobbalzò per la sorpresa, perchè proprio non si
aspettava che lei si preoccupasse di cercarlo. Ma ciò che
c'era stato tra loro non poteva essere cancellato così
facilmente, il legame che li teneva uniti non poteva essere spezzato
così in fretta, e quella che ne fu la prova evidente.
Perchè Jane era ferita, incazzata, furiosa con lui, ma non
riusciva a sopportare l'idea di saperlo solo, al buio, sotto la pioggia
scrosciante.
" Ma sei pazza? Rischi di prenderti una polmonite così!"
Furono le uniche parole un po' sconnesse che fuoriuscirono dalle labbra
di lui.
La rimproverò, ma gli occhi gli brillavano, e lei a quel
punto non poteva più non accorgersene.
" Quindi dovevo farla prendere a te e basta?"
Sbottò a sua volta la ragazza, con la pioggia che continuava
a cadere fitta.
" Jane" un sussurro dolcissimo, seguito da un sorriso
" Chris" un altro sussurro, decisamente diverso dal precedente, ma
forse percepito come simile dal diretto interessato, che non
potè trattenersi dall'allargare le braccia per poterla
stringere forte.
Ma lei si scostò come scottata, e abbassando lo sguardo per
evitare di guardarlo negli occhi, fece un passo indietro.
" Torna in camera" aggiunse subito dopo, accertandosi che lui la
seguisse, prima di riprendere la strada del ritorno, con la testa bassa
e il cuore in fiamme.
BUONSALVEEEEEE!!!!
Ecco il nuovo capitolo, che spero con tutto il cuore apprezzerete :)
Intanto, colgo l'occasione per ringraziarvi come sempre di tutto il
sostegno ricevuto, in ogni modo. Sappiate che ogni giorno con le vostre
parole mi spronate a scrivere, e non vi ringrazierò mai
abbastanza per questo.
Un bacione, e a prestooooooooo <3<3<3<3
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Capitolo 29 *** Capitolo 28 ***
I
loro passi erano praticamente della stessa lunghezza, e i loro respiri
si confondevano, ma lo stesso non si poteva dire dei loro sguardi e
delle loro mani.
Jane
temeva le reazioni che avrebbe potuto suscitare in lei un contatto
fisico con Chris tanto quanto lui agognava anche un semplice
sfioramento.
Non
riuscirono nemmeno a scambiare mezza parola sulla via del ritorno: lei
ancora arrabbiata e troppo orgogliosa per lasciarsi il passato alle
spalle, lui terrorizzato dalla possibiltà di essere
rifiutato, o peggio ancora, ignorato. Date le premesse, va da
sè che quei pochi minuti furono testimoni del disagio di
entrambi.
Oltre
alla delusione, la sfiducia, e la terribile nostalgia dei giorni
precedenti, quando tutto era ancora tranquillo e la bolla di sapone
perfettamente integra, a svantaggio di Chris, ci si metteva anche il
fatto che lei fosse in continua lotta contro se stessa, ovvero che il
cervello avesse già rimproverato a dovere il cuore per
essere andato a cercarlo sotto la pioggia battente, che a proposito,
pareva avergli concesso una breve tregua.
Uscire
dalla camera d'albergo con il solo scopo di trovare Chris e riportarlo
indietro sano e salvo, dopo ciò che la ragazza aveva
scoperto riguardo la sua identità, era già stato
troppo sconsiderato secondo il parere della parte razionale di lei...e
di certo, se gli avesse permesso di parlarle come se niente fosse, o
addirittura prenderla per mano, il proprio orgoglio ne sarebbe uscito
molto ferito. Perciò Jane fece tutto il possibile per
restare sulla difensiva, fino a quando non furono all'interno della
struttura che li ospitava, e più precisamente, della camera
a loro riservata.
"
Ha ripreso a piovere!" fu Chris a spezzare il ghiaccio
"
Già. Siamo rientrati giusto in tempo" commentò
lei, la voce piatta e disinteressata
"
Grazie per...per esserti preoccupata per me" disse a quel punto
lui, subito dopo essersi sfilato la maglietta resa fradicia
dal temporale
" Sei stato uno stupido a restare sotto la pioggia" lo
rimproverò velatamente lei, senza guardarlo in faccia,
casualmente o volutamente girata di spalle
" Lo so" ammise Chris, facendosi più vicino, ancora a torso
nudo.
Jane trafficava con la propria valigia, alla ricerca di qualcosa che
non sapeva nemmeno lei cosa fosse, giusto per tenersi occupata, quando
Chris le sfiorò delicatamente un braccio.
A quel punto la ragazza si voltò, ma i suoi occhi non
arrivarono a incontrare quelli di lui. Non era ancora pronta.
Però se lo ritrovò a petto nudo a un palmo di
naso, e ne restò destabilizzata.
Dopo mesi e mesi durante i quali era stata costretta a immaginarselo
soltanto quando lo accarezzava, di punto in bianco, poteva vederlo,
imbambolarsi ad ammirarlo. E lo fece, lo fissò per qualche
istante, senza riuscire a impedirsi di pensare a quanto fosse sexy quel
ragazzo che si era cacciato in un guaio più grande di se
stesso.
" Avevo paura che se fossi venuto qui, mi avresti cacciato"
sussurrò, il petto che si alzava e abbassava velocemente per
un batticuore che non riusciva a nascondere
" Probabilmente l'avrei fatto" replicò lei, ma la voce le
tremava e lo sguardo non abbandonava il corpo di lui
" Ecco, appunto" e nonstante tutto Jane percepì l'ombra di
un suo sorriso
Moriva dalla voglia di alzare gli occhi fino a incrociare quelli di
lui, perchè era certa che avesse i capelli ancora un po'
bagnati, quindi più scuri, e di conseguenza quel verde
sarebbe risaltato ancora di più.
Sarebbe stato più brillante, più bello..e le
avrebbe fatto più male.
Jane sapeva bene che specchiarsi in quegli occhi sarebbe stata la fine,
sapeva bene che fossero in grado di leggerle dentro, e non poteva
permetterlo.
" Puoi metterti una maglietta perfavore?" si ritrovò a
chiedergli, le guance in fiamme
" Perchè?" ma Chris aveva capito tutto, e colse la palla al
balzo per provocarla un po'
" Perchè non ho alcuna intenzione di prendermi cura di te,
se ti ammali"
" Non mi lasceresti mai solo, Jane" disse lui con dolcezza.
Fu in quel momento che entrambi si resero conto di quanto quelle parole
rispecchiassero la verità. Dopotutto Jane aveva appena
dimostrato di tenerci ancora, riportandolo in hotel.
" Invece è proprio quello che meriteresti"
ribattè invece, passandogli una maledetta maglietta, senza
guardarlo negli occhi, affinchè se la infilasse.
Sentiva di non poter resistere a lungo in quelle condizioni, e prima
che lui potesse replicare, continuò a parlare.
" E' vero: probabilmente se fossi venuto ti avrei urlato contro,
però tu non lo hai fatto e io ti sono corsa
dietro...coerenza zero! Devo essere impazzita!" ragionò ad
alta voce
"
Ti sei preso bellamente gioco di me per tutto questo tempo..e io che
faccio? Ti vengo a cercare sotto la pioggia...ma che ci posso fare?
L'ho detto che sono impazzita! " continuò
"
No, non sei impazzita, e non sei nemmeno incoerente. Semplicemente
lasci che qualche volta il cuore abbia la meglio sulla
razionalità. Sei impulsiva...e sei speciale. L'ho capito sin
dal primo istante" sussurrò lui
"
Lascia perdere i complimenti Chris...non è proprio il
momento" tagliò corto lei, più infastidita che
lusingata da quelle parole
"
Mi darai la possibiltà di spiegarti come sono andate le
cose?" la pregò a quel punto lui, mentre erano ancora in
piedi, poco distanti dalla porta
"
Non penso ci sia qualcosa da aggiungere" ribattè amaramente
la ragazza, senza permettere a quegli occhi verdi di incrociare i suoi
"
Sono stata per mesi con un ragazzo che nemmeno esiste! Ho baciato,
abbracciato e amato praticamente il fantasma di colui che..che-"
"
Avanti, dillo! Tanto sappiamo tutti che è la
verità, che sono responsabile di tutto questo
casino!"
"
Beh, di questo casino sicuramente...ma non dell'incidente come continui
a credere tu. Almeno in quel momento, posso giurare che eri solo te
stesso" continuò Jane
"
Io non ho mai finto con te. Te lo giuro" e parve quasi una supplica
"
Mi sono solo fatto chiamare con altro nome, ma quello che hai
abbracciato, baciato, amato è sempre stato solo Chris"
"
Mi sono fatto chiamare solo con un altro nome? Ma proprio non te ne
rendi conto, eh?" alzò il tono di voce quasi senza
accorgersene
"
Ti devo forse ricordare che nella mia condizione il nome era tutto
quello su cui potessi basarmi? Tu hai finto di essere un'altra
persona...ti sei approfittato della mia cecità
per...per...beh, non lo so nemmeno perchè" sbottò
la ragazza
"
Perchè mi sentivo terribilmente in colpa e volevo starti
vicino.
Perchè
pensavo a te tutto il giorno senza darmi pace.
Perchè
prima che me ne rendessi conto, ci avevo già perso la testa
per te"
"
Non capisco comunque che centra Harry" gli fece presente lei, tentando
mantenere il sangue freddo e non lasciarsi travolgere da quelle dolci
parole
"
Forse davvero non realizzi ciò che hai fatto...forse nemmeno
ti rendi conto di come mi sono sentita quando un attimo prima pensavo
di essere in vacanza in Grecia con Harry, il mio ragazzo, e ci stavamo
baciando spenserati e felici, e l'attimo dopo capisco che in
realtà Harry nemmeno esiste, ed è soltanto un tuo
stupido travestimento.
Ma
io voglio proprio sapere che sfizio ci hai trovato nel fare una cosa
del genere... E' da pazzi, Chris! Non è giustificabile..."
"
Pazzo lo sarei stato se non avessi fatto nulla per averti"
"
Hai giocato sporco"
"
In amore non esistono regole..non si dice così?"
ribattè il ragazzo
"
Sì, ma non bisogna prenderlo alla lettera" si
spazientì ancora di più lei
"
Ciò che conta è che ti amo. Io ti amo da morire,
Jane...e ho combinato tutto questo casino solo per te, per amor tuo"
"
Credimi" la pregò, quasi con le lacrime agli occhi
"
Ma per amor mio, cosa? Come fai a parlare d'amore, a dirmi che mi ami,
dopo avermi tenuto nascosto una cosa così per tutto questo
tempo. Se questo per te è l'amore Chris, mi dispiace, ma
allora le nostre visioni non combaciano affatto, e non combaceranno
mai" lo gelò, delusa e ferita.
Eppure, nel profondo, sapeva che lui l'amasse.
Lo sentiva dentro, anche se non era disposta ad ammetterlo per via
della rabbia che l'accecava.
Ma
fu a quel punto che Chris l'afferrò per un braccio, in un
gesto molto impulsivo, e inaspettato da parte di lei.
"
Lasciami"
"
Solo se mi permetti di spiegarti tutto, senza interrompermi. Mi ci
vuole un minuto, te lo prometto" sospirò lui
"
Dovevo lasciarti sotto la pioggia" si limitò a rispondere
lei, e nonostante il tono serio e sempre un po' risentito, a Chris
scappò un sorriso.
Perchè
realizzò ancora una volta, in quell'istante, che il semplice
fatto che lei si fosse assicurata di saperlo sano e salvo, e che gli
permettesse di restare nella sua stessa camera, significava molto di
più di quanto Jane fosse disposta ad ammettere.
Gli aveva praticamente urlato addosso di aver perso la
fiducia in lui, nel suo amore, ma se davvero così fosse
stato, non si sarebbe mai chiusa la porta alle spalle.
Non
avrebbe mai acconsentito a restare sola con lui.
Avrebbe
potuto aver paura, di tutto o di niente. Di qualche gesto inconsulto,
di essere spinta contro un muro e baciata contro la sua
volontà, di essere intrappolata tra le sue braccia con
forza, senza via d'uscita.
Quando
uno non si fida, non si fida e basta.
E
invece, benchè lei fosse molto lontana da tale conclusione,
di Chris non avrebbe mai avuto timore. Paradossalmente, lo conosceva
meglio di chiunque altro, e la parte più intima e profonda
di sè, sapeva che qualsiasi cosa sarebbe successo, lui non
le avrebbe mai fatto del male di proposito. E se ne avesse avuto
bisogno, l'avrebbe protetta. Sempre.
Se
qualcuno si fosse avvicinato a lei con cattive intenzioni, lui
l'avrebbe fatto fuori difendendola a spada tratta, e lei, se si fosse
davvero trovata in difficoltà, gli sarebbe saltata al collo
senza pensarci due volte, si sarebbe stretta a lui anche se un momento
prima aveva desiderato prenderlo a schiaffi.
Nonostante
tutto, Chris sarebbe stato il suo porto sicuro.
Nonostante
tutto, solo con lui, tra le sue braccia, si sarebbe sentita protetta
sul serio.
"
Te lo ricordi il nostro primo incontro?" fu la sua voce a riportarla
sul pianeta Terra
Jane
annuì soltanto, non capendo dove il ragazzo volesse andare a
parare.
"
Tuo e di Harry, intendo" specificò Chris subito dopo,
visibilmente a disagio
"
Sì, me lo ricordo" rispose lei, asciutta, sfuggendo alla sua
presa.
Era
un miracolo che fosse riuscita a non incrociare direttamente i suoi
occhi, per tutta la durata della discussione.
"
Eri a un passo dallo buttarti giù in quel maledetto fiume,
ma per fortuna sono arrivato in tempo. Quando ti ho riconosciuto, in
piedi sul ciglio di quella panchina, mi è saltato il cuore
in gola per lo spavento, e senza nemmeno pensarci ti ho chiamato per
nome. E tu mi hai riconosciuto a tua volta, ma mi hai intimato di
starti lontano, di lasciarti sola, e a quel punto..beh, a quel punto di
starti lontano non se ne parlava proprio, e al tempo stesso non potevo
semplicemente ignorare ciò che mi avevi detto e precipitarmi
a salvarti, perchè eri talmente vicina a un punto di non
ritorno, che temevo che un solo passo da parte mia, ti avrebbe dato
l'incentivo che cercavi per buttarti. Perchè eri
arrabbiatissima con me, e troppo poco lucida per comprendere che stavi
per commettere la stronzata più grossa della tua vita.
Per
un attimo non c'ho capito più niente nemmeno io, e prima
ancora di rendermi conto di averlo pensato, ti avevo già
detto che non ero Chris, che mi avevi confuso con qualcun'altro.
Non
sapevo che fare....ero disperato Jane. Se ti fossi buttata, non me lo
sarei mai perdonato, mai.
E
a quel punto sei stata tu a fidarti di chi credevi un'estraneo, sei
stata tu che mi hai reso le cose molto più facili di quanto
pensassi.
Non
pensavo che ti saresti lasciata prendere per mano, non immaginavo che
mi avresti permesso di portarti da starbucks a bere una cioccolata
calda.
Quella
sera mi stupii anch'io di quella complicità si
creò così in fretta tra noi...oggi penso solo che
forse, in qualche modo, il tuo cuore non aveva mai smesso di credere
che fossi io, Chris, a tenerti compagnia, e che per quel motivo si
sciolse subito, proprio come quella cioccolata "
Prese un respiro profondo prima di continuare.
"Ora
mi capisci? Non ho inventanto un'altra identità
perchè ero annoiato e mi andava di farlo...è
stato l'unico modo che ho trovato per impedirti di fare una
sciocchezza, e anche l'unico modo in cui mi era concesso starti
accanto. E io non desideravo altro Jane: soltanto poterti stare vicino,
giorno e notte"
"
Ma allora perchè non mi hai detto la verità il
giorno dopo? Perchè hai continuato con quella farsa?"
domandò lei, concedendosi per la prima volta di guardarlo
negli occhi.
E
pentendosene un attimo dopo, perchè quel verde non l'aiutava
a pensare luidamente.
E
ora che era venuta a conoscenza di quella parte della storia, e che
iniziava a prendere in considerazione l'idea di vedere il tutto sotto
un'altra prospettiva, non poteva lasciarsi distrarre e attrarre dai
suoi occhi.
Anche
se non poteva negare a se stessa, che rivederli dopo tutto quel tempo,
era un po' come tornare a casa, sentirsi a casa, al sicuro.
"
Ho avuto paura...questa è l'unica verità.
Tu
ce l'avevi a morte con Chris, ma ti lasciavi abbracciare da Harry..e a
questo punto potrei dirti che avevi bisogno di qualcuno che ti tenesse
stretta, ma la verità è che forse ero
più io ad aver bisogno che ti lasciassi stringere.
Perchè mi sentivo dannatamente in colpa per l'incidente, o
almeno questa era la scusa ufficiale...la verità
è che già iniziavo a perdere la testa
per te.
Non
potevo permetterti di allontanarti di nuovo, non volevo starti lontano.
Te
l'ho detto: ho avuto paura di perderti, e ho lasciato che la faccenda
legata ad Harry mi sfuggisse di mano.
Perchè
stavamo così bene insieme, e la sola ipotesi di rovinare
tutto, di darti un motivo per spingermi lontano da te, mi era
insopportabile. Persino da pensare.
E
non hai idea di quante Sophie abbia tentato di farmi ragionare e mi
abbia salvato la pelle...ma io ti amavo con tutto me stesso, ti amo con
tutto me stesso..e sapevo che nel momento in cui fossi venuta a
conoscenza della verità, avresti ragito esattamente
così, e io volevo tenerti stretta al mio petto Jane"
A quel punto la ragazza sospirò.
" Dovevo immaginarlo che una volta soli, qui dentro, in un modo o
nell'altro, avremmo finito per discuterne, e alla fine, avresti fatto
in modo che ti ascoltassi. E l'ho fatto, Chris..nonostante tutto non mi
sono chiusa a chiave in bagno, non ti ho impedito di parlarmi come tu
desideravi. Te l'ho data la possibilità di spiegarti,
perchè...beh perchè, sarei veramente una stupida
se ti dicessi che non voglio vederti mai più, che non voglio
sapere più niente di te. Prima, nella grotta, ero talmente
sconvolta che quelle parole mi sono uscite di bocca così,
senza alcun filtro.
Ma l'hai capito che per me non è affatto facile lasciarti
andare, no? Non lo è mai stato"
" Non devi farlo. Possiamo ripartire da zero, o da dove eravamo
rimasti, perchè in fondo te l' ho detto...Harry sono io, le
sue parole sono le mie, le sue opinioni sono le mie, le sue mani, le
sue braccia, le stesse che ti hanno tenuta stretta, sono le mie. E la
sua bocca, quella che hai divorato di baci, è la mia Jane.
Per tutto questo tempo, siamo sempre stati io e te"
" L'ho capito...ma ciò che stavo cercando di dirti,
è che non riesco a metabolizzare questa cosa come se niente
fosse!
Ci credo che ci tieni a me, che non l'hai fatto per capriccio. Me lo
ricordo bene come stavo quella sera, e resterai sempre il mio eroe, per
avermi salvato da una morte praticamente certa.
Non posso non credere a quello che mi hai detto, ora che ti guardo
negli occhi, Chris.
Ma non posso ignorare nemmeno come mi sento: presa in giro, e purtroppo
non solo da te"
" Non prendertela con Sophie...lei è arrivata quella mattina
a casa tua, quando il danno era già stato fatto"
" Ma è la mia migliore amica! Avrebbe dovuto dirmelo...come
ha fatto a tenermi all'oscuro dell'identità del ragazzo per
il quale stavo perdendo la testa!"
" Perchè mi ha permesso di innamorarmi di una persona che
non esiste? Non lo capisco...." continuò lei
" Smettila di dire che non esisto. Guardami!" e di nuovo le si
avvicinò pericolosamente
" Sono proprio di fronte a te Jane, ti sto pregando di perdonarmi, e ti
sto dicendo che ti amo" sussurrò, molto più
dolcemente, stringendole il mento tra le dita
" Tu li conosci questi occhi. Mi hai detto che ti piacevano la seconda
volta che ci siamo visti..ti è scappato così, e
probabilmente l'attimo dopo volevi rimangiartelo.
Ma sai qual è il punto?
Sono occhi verdi...per me non hanno mai avuto nulla di speciale, nulla
degno di nota. Ma per te sì. Tu forse ci hai visto qualcosa
prima ancora che io trovassi la stessa cosa nei tuoi. E quel qualcosa
è ancora lì, tu e solo tu, lo troverai sempre
lì ad aspettarti. Te lo prometto" e quegli stessi
occhi verdi si riempirono di lacrime
" Io adesso non lo vedo" sussurrò, a fatica, il respiro in
gola.
Bugia. Ma non poteva arrendersi a lui così facilmente.
" Lo sai anche tu che non è vero" ribattè il
ragazzo, senza lasciarle il mento.
Ecco..appunto.
Permettergli di leggere tra le righe del suo sguardo e starle
così vicino, era un passo che non avrebbe dovuto compiere.
Jane l'aveva saputo sin dall'inizio, ma alla fine aveva ceduto.
Esattamente come aveva detto a lui pochi istanti prima, non poteva
più fingere di non credere alle sue parole, al suo amore nei
propri confronti, non se lo guardava negli occhi.
Ma era sbagliato, perchè lui l'aveva combinata grossa, e non
poteva passarla liscia.
" Non ce la faccio Chris. Non ce la faccio....io ho davvero bisogno di
stare un po' da sola ora" lo pregò, allontanandosi subito
dopo da lui, e stendendosi sul letto. Senza riuscire a trattenere i
singhiozzi.
Si coprì il viso con le mani, non riuscendo a comportarsi
più dignitosamente, e prima che avesse il tempo di
scostarsi, Chris la raggiunse con una specie di corsa, le si
buttò praticamente addosso, e nascose il viso inondato a sua
volta di lacrime, nel ventre di lei.
" Mi dispiace, amore mio" singhiozzò, pregando che Jane non
lo cacciasse via
" Mi dispiace di aver combinato tutto questo gran casino. Ma ho portato
avanti tutto questo perchè volevo riportarti il sorriso,
perchè volevo essere io il motivo della tua ritrovata voglia
di vivere"
" Lo sei stato" si limitò a rispondere lei, non provando
nemmeno a scostarlo, perchè in fondo sentirselo addosso era
una delle sensazioni più piacevoli che avesse mai provato
" Senza Harry non so dove sarei adesso....ma il problema è
che Harry non c'è"
" Harry sono io. Jane...accettalo, per favore" sussurrò
aggrappandosi alla sua maglietta e continuando a bagnarla delle sue
lacrime
" Ma se non lo avessi scoperto da sola, tu....tu me l'avresti mai detta
la verità?" domandò a quel punto lei, sempre
nella stessa posizione
" Avevo giurato a me stesso di farlo una volta tornati dalla Grecia.
Non volevo comprometttere la nostra vacanza...doveva essere perfetta,
indimenticabile"
" Pensi che riuscirei mai a dimenticarla?" ribattè la
ragazza, il respiro inevitabilmente accelerato a causa del contatto tra
i loro corpi
" No, ma non volevo che la ricordassi così"
" Chris" sospirò, senza trattenersi dall'immergere le dita
tra i capelli di lui e prendere a carezzerglieli leggermente, con
grande sopresa e piacere di lui.
" Ma come devo fare con te? Invece di sbatterti fuori e lasciarti sotto
la tempesta, ti lascio piangere sul mio ventre e ti accarezzo i
capelli...mi stai facendo impazzire!" ammise più a
sè stessa che a lui.
Non si era mai trattenuta dall'esprimere tutto quello che pensava, con
lui non c'era mai riuscita, e continuava a non riuscirci.
" Tutti gli innamorati sono pazzi" sorrise lui
"Ma basta fare il filosofo! Ti preferivo quasi quando mi parlavi di
matematica e fisica!"
" Una volta hai detto che l'ingegnere filosofo era un'accoppiata
bizzarra, ma io facevo eccezione" le ricordò lui
" Tu fai eccezione per tutto" rispose senza nemmeno pensarci
" Sai essere il mio antidoto e il mio veleno nello stesso istante. Ora,
proprio in questo momento, sei antidoto e veleno"
" E poi il filosofo sarei io..." borbottò il ragazzo, e per
la prima volta da quando aveva riacquistato la vista, Jane si concesse
un sorriso.
" Posso dirti un'ultima cosa?" la pregò, senza spostare la
testa dalla sua pancia
" So che sei arrabbiata con Sophie, ma ti giuro che la colpa
è solo mia. Lei ha provato a farmi desistere, mi ha intimato
di raccontarti la verità, ma io l''ho pregata di stare al
gioco"
" E perchè lei ha ceduto?"
" Perchè ha capito che ci amavamo la prima volta che ci ha
visti insieme. Quando nemmeno noi, quella mattina
all'univeristà, avevamo la più pallida idea di
ciò che sarebbe successo"
" Hai parlato con lei? Sa tutto?" chiese Jane
" Ho provato a contattare sia lei che Scott, ma non mi hanno risposto.
Poi ho spento il telefono perchè non voglio sentirmi dire
'te lo avevo detto'. Perchè so che hanno ragione" ammise
lui, più sincero che mai
" Infatti hanno provato a chiamare me, e io ho lanciato il cellulare
contro il muro"
" Tu cosa?" domandò Chris, sconvolto
" Ero incazzata" si giustificò Jane
" Eri?"
" Lo sono...ma forse un po' meno di prima" ammise la ragazza, come
sempre senza filtri
" Vuoi parlarle?"
" Ora no..meglio domani mattina. Sono stanchissma" aggiunse,
sbadigliando
" Però le mandiamo un messaggio, sarà di sicuro
molto preoccupata, visto che non ci siamo più fatti
sentire...ci avranno dati per dispersi!"
" Va bene" acconsentì lei "ma dille che è tutto a
posto, non voglio che si preoccupi..ci chiariremo a voce" aggiunse
subito dopo
" Jane" la chiamò lui " uh?" "sono le tre di mattina"
" Puoi spostarti? Così non starà comodo nessuno
dei due"
" Dove vuoi che vada?" domandò lui, abbandonando
controvoglia quella posizione
" Ma dove vuoi Chris...dobbiamo solo dormire qualche ora" gli disse
lei, girandosi di lato.
" A volte sembriamo una vecchia coppia sposata" esclamò
divertito, stendendosi dall'altra parte del letto, attento a non
sfiorarla, altrimenti non avrebbe più risposto delle proprie
azioni.
E malagrado tutto, Jane sorrise. Senza un motivo
preciso...forse solo perchè nonostante tutto con lui
continuava a starci bene.
BUONSALVEEEE!
Mi scuso per il ritardo e vi prometto che risponderò al
più presto alle recensioni che avete lasciato allo scorso
capitolo.
Mi sento in dovere di avvisarvi che stiamo arrivando alla conclusione
di questa storia; non so dirvi quanti capitoli mancano con certezza, ma
non molti.
Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate dello sviluppo del rapporto
tra Jane e Chris, dopo la scoperta della
verità...perciò recensiteee come sempre
<3<3
Io risponderò a tutte appena avrò un minuto,
promesso :)
Un bacione, grazie di tutto, e a
prestoooooooooo<3<3<3<3
|
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Capitolo 30 *** Capitolo 29 ***
La
mattina successiva, Chris aprì gli occhi prima di lei.
Il
sole brillava già alto nel cielo, e i suoi raggi giungevano
attraverso le fessure delle persiane azzurre alle gambe scoperte di
Jane.
Non
c'era traccia del temporale di quella notte, come se non fosse mai
esisitito. Come se fosse stato solo un brutto sogno.
Ancora
mezzo addormentato, il ragazzo si girò di fianco
per guardarla. Era bellissima...non trovava parole più
appropriate per descriverla.
Jane
indossava il pantaloncino di jeans e una semplicissima canotta bianca,
e aveva ancora i capelli raccolti in una coda piuttosto
disordinata...ma ai suoi occhi era la più bella creatura che
esistesse al mondo.
Gli
scappò un sorriso, quando vedendola in quel modo, gli venne
in mente quella strana conversazione che avevano avuto qualche tempo
prima, nella quale lei a un certo punto aveva ammesso che amava
addormentarsi vestita, e che lo aveva fatto un sacco di volte da
piccola, non senza essere rimproverata dai suoi genitori per questo.
Era
una cosa stupida, Chris se ne rendeva conto, ma per qualche motivo lo
inteneriva tantissimo.
Non
riuscì a trattenersi oltre: le sfiorò le gambe
nude con i polpastrelli delle dita risalendo il suo corpo. Si
bloccò all'orlo dei pantaloncini, e trattenendo il respiro,
le scostò delicatamente la canottiera, carezzandole il
ventre. Senza riuscire a fermarsi o darsi un contegno, si spinse sempre
più sù, fino a raggiungere i seni, che
scoprì solo in quel momento, non protetti dal reggiseno.
A
quel punto ritrasse la mano come se bruciassero, e respirò
profondamente. Senza nemmeno aver bisogno di guardarsi nelle parti
basse, seppe di essersi terribilmente eccitato.
Bel
problema, considerato come stavano le cose tra di loro.
Certo,
non avrebbe mai immaginato che lei, ferita e delusa, dopo averlo
cercato nella pioggia, l'avrebbe ascoltato dandogli la
possibilità di spiegarsi, e gli avrebbe accarezzato i
capelli mentre lui si disperava per essere stato così
cretino. Gli aveva addiruttura permesso di dormire nel suo stesso
letto....insomma, avrebbe potuto costringerlo a uscire dalla camera, e
raggiungere la reception dell'albergo che li ospitava per chiedere
disponibilità per un'altra camera, ma Jane non lo aveva
fatto.
Forse perchè sapeva bene che fosse alta stagione e non
potessero esserci stanze libere; forse perchè aveva
realizzato che alle tre di notte non sarebbe stato l'ideale uscirsene
con una richiesta come quella; o forse semplicemente perchè
non voleva che lui se ne andasse.
Soprattutto negli ultimi minuti, quando aveva acconsentito a mandare un
sms a Sophie, per poi permettergli tacitamente di stendersi dall'altro
lato del letto, Jane gli aveva dato l'impressone di essersi arresa.
Era come se non le importasse più di tutto quello che stava
succedendo, come se volesse farselo scivolare addosso..ma probabilmente
era stata solo la stanchezza a renderla così docile e
passiva.
Tuttavia per Chris, averla così vicina e non poterla
toccare, baciare e amare, era una punizione anche peggiore di essere
lasciato alla porta.
Che
poi, non poteva fare a meno di chiedersi quando si fosse liberata di
quel reggiseno e perchè...era più che certo che
fino a quando lui era stato sveglio, la ragazza non si fosse mossa.
Poi
lo vide, appeso alla spalliera del letto dalla parte di lei, e prima di
pensare che fosse veramente un gesto da disperati, lo
afferrò, e immerse il naso nelle coppe.
Per
quanto assurdo fosse, sì, quel maledetto pezzo di stoffa,
sapeva di lei.
Quando
tornò a guardarla, si accorse che dopo essere stati
solamente sfiorati dalle sue mani, i suoi seni si erano inturgiditi e i
capezzoli erano perfettamente visibili sotto la canottiera.
In
quel momento, l'unica soluzione per calmarsi sarebbe stata una doccia
fredda, ma ancora prima che quell'ipotesi potesse essere trattata dal
cervello, le sue mani erano di nuovo su di lei.
Non
se ne faceva niente di quel cavolo di reggiseno, voleva di
più.
Per
diverse ragioni, era riuscito a resistere per mesi, e ora, temeva di
non farcela più. Aveva ormai raggiunto il limite..qualsiasi
altro uomo al suo posto sarebbe impazzito, nel ritrovarsi disteso
accanto alla donna che ama, in short e canottiera e senza niente sotto,
senza poterla rendere sua.
Nell'istante
in cui le sue mani si chiusero a coppa sui seni di lei, anche
se al di sopra del tessuto della canottiera, Jane decise di finirla con
quel gioco, perchè stava diventando troppo pericoloso.
Sì,
era stata sveglia quasi per tutto il tempo, aveva percepito ogni suo
movimento...e sì, lo aveva lasciato fare, però
aveva continuato a tenere gli occhi chiusi, per non ammettere a se
stessa e a lui, quanto le piacesse la dolce tortura che le stava
infligendo.
"
Tieni le mani a posto" biascicò, senza però
preoccuparsi di sembrare convinta, e Chris fece esattamente l'opposto.
Prima
che lei avesse il tempo di realizzarlo, si chinò su di lei e
le rubò un bacio sulle labbra
"
Anche la bocca, possibilmente" replicò lei, quando si furono
staccati.
Non
aveva ricambiato il bacio, ma non lo aveva nemmeno respinto. Chris non
le aveva dato il tempo di fare nè l'una, nè
l'altra cosa. Era stato troppo veloce.
"
Tu mi vuoi morto" disse soltanto, e lei lo guardò accigliata
Se
la situazione fosse stata diversa, lui le sarebbe saltato addosso in
quell'esatto istante...perchè con gli occhi finalmente
aperti ma ancora assonnati, quell'espressione confusa, quella
canottiera che le copriva ben poco, le gambe nude e i capelli
sconvolti, era davvero la visione più sexy che gli fosse mai
stata offerta.
Non
era da lui, essere così arrapato...ma da quando erano in
Grecia, non riusciva più a controllarsi. Quello era ormai un
dato di fatto.
Senza
dire una parola, prese il reggiseno e glielò
passò. Jane avvampò.
"
Perchè ce l'hai in mano?"
"
E perchè tu non ce l'hai addosso?" fu la sua risposta
"
Perchè il gancio mi dava fastidio, e per stare
più comoda l'ho tolto....ma comunque non sono fatti tuoi" si
indispettì lei
"
Eri sveglia mentre ti toccavo?"
Più
diretto di così Chris non poteva esserlo.
E
più imbarazzata di così Jane non poteva
diventarlo.
"
Non è mica un crimine, Jane" le fece notare lui, notando
quelle guance tingersi di rosso, e non potè proprio
impedirsi di pensarlo, renderla ancora più attraente
"Significa solo che mi vuoi come ti voglio io" sussurrò un
attimo dopo
" Non c'è niente di sbagliato in questo..anzi, non potrei
esserne più felice" ammise l'attimo successivo con un
sorriso sghembo che lei finse di non notare
" E' tutto sbagliato, invece" si limitò a dire, tirandosi a
sedere sul letto
" Perchè?"
" Ma come perchè Chris" lo canzonò, e lui di
tutta risposta, sorrise ancora più apertamente
" Mi piace un sacco quando mi chiami Chris, lo sai?"
" E' il tuo nome" ribattè lei, e lui sbuffò
" Lo sai quello che intendevo" le disse, intrappolandole
definitivamente gli occhi nei suoi
" Sì, lo so...ma non è mica colpa mia se
negli ultimi tempi ti sei sentito chiamare solo Harry"
osservò la ragazza
" No, è solo unicamente colpa mia. Ne sono perfettamente
consapevole, ma l'ho fatto solo perchè-" lei non
gli lasciò finire la frase
" Ho perso il conto di quante volte me lo hai detto: lo hai fatto
perchè mi ami, e volevi starmi accanto" completò
la frase al posto suo
" E non ti fa nessun effetto sentirti dire così tante volte
che ti amo?" tornò alla carica lui
" Veramente...no" sminuì la faccenda
" Non è vero" disse lui, sicuro di sè, e Jane
scoppiò a ridere.
" E perchè ne sei così certo?" domandò
a quel punto
" Ok, l'hai voluto tu. Facciamo una prova." decretò Chris
" Cosa?" Jane gli prestò di nuovo tutta la sua attenzione
Chris le prese le mani tra le sue, cogliendola di sorpresa.
" Ti amo, Jane Collins. Sei tutta la mia vita" sussurrò,
lentamente, senza mai distogliere lo sguardo dal suo viso, e dai suoi
occhi.
Lei fu costretta a fare uno sforzo enorme per restare più o
meno impassibile, ma proprio quando pensava di esserci riuscita, Chris
la smentì.
" Ti stanno tremando le mani" le fece notare con un sorriso sornione
" E allora?" provò a dissimulare lei
" E allora si tratta di una reazione inequivocabile"
continuò il ragazzo
" Ma sei andato da uno strizzacervelli, Chris?"
" Stai un attimo zitta, o sarò costretto a tapparti la bocca
in un altro modo" le intimò lui
" Come sei autoritario" lo canzonò la ragazza, quasi
divertita, e lui dovette fare appello a tutto il suo buonsenso per non
zittirla davvero con un bacio, o mille
" Non era ancora finito l'esperimento" disse soltanto, recuperando un
po' di autocontrollo
" Per dimostrarti che ho ragione, ho bisogno che tu faccia lo stesso
con me"
" Lo stesso cosa?" domandò lei, confusa
" Devi dirmi che mi ami, nello stesso e identico modo in cui l'ho fatto
io" spiegò, beccandosi un'occhiata alquanto interdetta da
parte di lei.
" Tranquilla, non sarò così stupido da
credermelo" disse un attimo dopo, prendendola chiaramente in giro
" Voglio proprio vedere dove vuoi andare a parare" borbottò
lei, e Chris sorrise tra sè.
Gli prese le mani tra le sue, proprio come aveva fatto lui poco prima,
e dopo aver preso un respiro profondo, pronunciò quelle
parole. Non ci fu bisogno di alcuno sforzo: le bastò
specchiarsi in quegli occhi verdi, e quelle parole fuoriuscirono dalle
sua labbra con un naturalezza disarmante.
Restarono entrambi in silenzio, per una manciata di secondi, come a
imprimersi quel momento nella mente e nel cuore per sempre.
Guardarsi finalmente negli occhi e confessarsi a vicenda il proprio
amore, anche se quasi per sfida o per gioco, non aveva prezzo.
" Lo vedi?" sussurrò lui, scuotendosi da quell'istante quasi
incantato
" Adesso sono le mie mani a tremare" le spiegò
" E quindi?" si incuriosì lei
" Quindi adesso ti racconto una cosa. Quando sono cresciuto e le
ragazze hanno iniziato a rapire la mia attenzione, mia nonna mi ha dato
un consiglio. Mi ha detto che alla ragazza che mi avrebbe amato
sarebbero tremate le mani quando le avrei confessato i miei sentimenti.
A lei era successo così con il nonno...e sono stati insieme
per sessantasette anni.
Qualche anno dopo la sua morte, mi sono ritrovato ad affrontare quasi
lo stesso discorso con mio nonno. E indovina che mi ha detto?
Sì, che avrei capito di amarla sul serio questa ragazza, e
di voler costruire una famiglia con lei, se quando lei mi avesse detto
che mi amava, mi sarebbero tremate le mani."
" Capisci perchè ho iniziato a crederci sul serio a questa
cosa delle mani?"
" Capisco anche perchè ogni volta, prima di dirmelo, cerchi
le mie" realizzò lei in quel momento
" E' una cosa molto dolce, Chris" ammise subito dopo
" Tutte le volte che sono riuscito a prendertele, ti sono tremate
sempre. E oggi, ho avuto modo di scoprire che tremano anche le mie
quando sei tu a dirmi che mi ami..anche se comunque non avevo dubbi"
" E ti dico un'altra cosa" continuò subito dopo
" Questo metodo non funziona con le bugie" sorrise, e lei distolse lo
sguardo, perchè sapeva bene di non aver detto una bugia
Con lui proprio non riusciva a fingere....se quel 'ti amo' fosse stata
una forzatura, non sarebbe riuscita nemmeno a pronunciarlo guardandolo
negli occhi. Lo stesso valeva per lui, e lo sapevano entrambi.
" E tutti i nostri casini?"
" Quelli non si creano da soli..sei tu a renderli tali. Sei arrabbiata
con me perchè è giusto, è naturale,
è logico che tu lo debba essere dopo quello che ho fatto. Ma
se dovessi dare ascolto solo al cuore?" le domandò, quasi
porgendole il proprio tra le mani.
" Io...Chris, io" balbettò " starti vicino in questo momento
mi confonde" disse alla fine
" Non sono mai riuscita a nasconderti niente e non mi illudo di poterlo
fare adesso: la verità è questo nostro
battibeccare continuo non fa altro che farmi innamorare di te, ogni
secondo un po' di più.
La verità è che in questo momento non me ne frega
niente del macello che hai combinato...vorrei solo restare tutto il
giorno tra le sue braccia, a lasciarmi viziare.
Non so come tu faccia, ma mi rendi dipendente da questi occhi verdi e
dal tuo sorriso.
Hai la capacità di farmi dimenticare tutto quando mi baci, e
in questo momento non so se sia un bene o un male.
Perciò non posso lasciartelo fare; lo devo a me stessa"
ammise lei
" Di questo passo, entro stasera finiremo per fare l'amore, tanto si
è capito che lo vogliamo entrambi.
E non è un fatto di convenzioni, di giusto o sbagliato...io
ho bisogno di allontanarmi da te perchè sento di aver messo
il turbo. Perchè prima di ricominciare, voglio assicurarmi
di aver fatto pace.
Non con te, con me stessa" continuò
" Mi hai preso in giro per tutto questo tempo, e che faccio io? Ci
manca solo che ti venga a ringraziare!
Devi capire che hai sbagliato, di grosso, e io non posso fare finta di
niente. Altrimenti ti trasmetto il messaggio sbagliato...è
come se ti dicessi, tranquillo, continua pure a prendermi in giro
quando vuoi, tanto ti basta così poco per farti perdonare.
Tanto io sono innamorata di te, e calpesterò me stessa pur
di non pedere te" gli stava parlando a cuore aperto, e Chris lo
apprezzò moltissimo.
" Se adesso mi lasciassi andare, sarei comuque ancora in lotta con me
stessa. Dobbiamo rallentare, ricostruire tutto nel modo giusto,
smussare ogni spigolo, altrimenti rischiamo di farci male"
Non poteva obiettare a quella richiesta di spazio, sapeva che sarebbe
stato davvero da stupidi.
" Io penso di aver compreso le tue ragioni, davvero, e lo sai benissimo
anche tu che quando ti ho detto che ti amo, non è stato solo
per scommessa, non prendiamoci in giro...però Chris, questa
scoperta della doppia identità mi ha letteralmente
scioccato, e fatto incazzare di brutto. Ho bisogno di stare da sola per
metabolizzare la cosa.. se tu mi stai così appiccicato, non
lo riesco a fare nel modo giusto"
La sua sincerità lo disarmò, completamente.
" Che vuoi che faccia?" domandò lui dolcemente
" Lasciami sola per oggi...fa come se non esistessi"
" Hai detto per oggi, giusto?" si assicurò lui, tirando un
sospiro di sollievo perchè pensava che non avesse intenzione
di vederlo per un periodo di tempo più lungo
" Dovrai pur tornare a dormire" disse lei, roteando gli occhi come se
fosse una cosa ovvia
" E a cenare" ribattè lui
" No Chris, non ti allargare troppo" lo ammonì la ragazza
" Va bene, a dormire allora" acconsentì lui, perfettamente
consapevole del fatto che gli stesse andando sin troppo di lusso.
Ma solo perchè nonstante tutto, quella ragazza l'amava
all'inverosimile, e mani o non mani, sapeva ormai per certo di provare
lo stesso.
" Farò tutto quello che vuoi per farmi perdonare. Ti
dimostrerò che puoi fidarti ciecamente di me, che sei
l'unica che voglio nel mio mondo. Te lo giuro, Jane"
Ancora una volta, lei fece uno sforzo non cadergli fra le braccia e
smentire il discorso che gli aveva appena fatto.
Era convinta che trascorrere una giornata da sola l'avrebbe aiutata a
scharirsi le idee, ma non poteva più negare a se stessa che
la prospettiva di scendere in spiaggia con lui, fare il bagno e
baciarlo sotto l'ombrellone sorrideva di più al suo cuore.
Ma doveva mantenere la sua posizione, doveva farlo per entrambi.
" Intanto ti posso chiedere di lasciarmi il cellulare? Il mio l'ho
distrutto, e vorrei fare una telefonata ai miei" spiegò
Jane, cambiando volutamente discorso
" Certo, tieni" glielo passò prontamente lui
" Magari manda qualche segno di vita anche a Sophie....non voglio che
la vostra amicizia vacilli per causa mia" aggiunse subito dopo
" Preferirei parlarle di persona. Anche con i miei in
realtà, ma visto che siamo qui, sono costretta a farlo con
il cellulare. Mentre Sophie e Scott domani arriveranno"
" D'accordo" sorrise lui
" Allora...io vado...e ci vediamo stasera" si vedeva che non era felice
di fronte a quella prospettiva, ma non aveva altre alternative
" Non azzardarti a venire qui digiuno nella speranza di riuscire a
convincermi a uscire, perchè digiuno resti" l'ammonì
lei
" In tal caso, non saprai mai cosa ti sei persa...volevo portarti in un
posto fantastico" disse, un attimo prima di baciarle dolcemente una
guancia e allontanarsi da lei.
" Ciao Chris " disse lei, con quella guancia che le andava a fuoco per
così poco
" Posso dirti un'ultima cosa? A me piace persino discutere con te"
" Parliamo proprio tanto noi due...straparliamo" ribattè lei
" E' sempre stato così, no?"
" Già" ammise Jane, senza riuscire a impedirsi di sorridere.
Qualcuno doveva averle tirato una botta in testa, e bella forte, per
farla rincitrullire così per un ragazzo: era l'unica
spiegazione plausibile.
BUONSALVEEE!!!
Mi scuso per il ritardo. Spero che possiate perdonarmi con questo
capitolo :)
Ne mancano ormai soltanto due alla fine secondo i miei calcoli, ma non
mi sento pronta ad abbandonare questi personaggi, quindi stavo pensando
di scrivere un seguito.
Che ne direste di curiosare nella vita di Jane, Chris, Sophie, Scott e
qualcun'altro ancora per un po'?
Ho tante idee in mente, e non vedo l'ora di poterle mettere nero su
bianco, se anche voi non vi sentite ancora pronti a un addio.
Tuttavia, devo avvisarvi del fatto che se pure il seguito ci
sarà, dovrete aspettare un po'.
A Ottobre inizierà l'università, e voglio prima
stabilizzarmi con i nuovi impegni e orari, altrimenti rischio di
aggiornare ogni morte di papa e non mi va.
Quindi...aspetto di sapere la vostra opinione a riguardo ;)
Grazie di cuore per tutto il vostro sostegno, un bacione, e a
lunedì prossimooo <3<3<3<3
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Capitolo 31 *** Capitolo 30 ***
Nonostante
fosse stata lei a chiedergli di lasciarle un po' di spazio, non appena
Chris uscì dalla stanza, avvertì un lieve senso
di solitudine.
Aveva
fantasticato sul trascorrere quelle giornate in spiaggia, o in giro per
i caretteristici vicoletti del posto mano nella mano con Harry, aveva
immaginato che lui le descrivesse quel luogo magico in tutti i
dettagli, che la tenesse stretta al tramonto, che la prendesse
tra le braccia e corresse verso il mare, che la portasse in
quei ristorantini ad assaggiare zuppa e yogurt greco senza una sola
preoccupazione a ronzarle nella testa....e invece, doveva fare i conti
con la realtà.
In
un secondo, quello in cui aveva miracolosamente riacquistato la vista,
il suo mondo si era praticamente capovolto.
Si
era ritrovata a guardare negli occhi proprio Chris, lo stesso ragazzo
dal quale credeva di essere stata abbandonata e ormai dimenticata, e
lì per lì non c'aveva capito più
niente.
Poi
aveva pian piano realizzato cosa fosse sucecsso davvero, chi le fosse
stato accanto per tutto quel tempo, e non c'aveva visto più
dalla rabbia. Si era chiusa in camera e aveva pianto fino a non avere
più lacrime, e poi, era venuto a piovere. Si era ritrovata
ad essere preoccupata per lui, ed era uscita a cercarlo;
inevitabilmente una volta rientrati in hotel avevano discusso, ma
Chris, con quei suoi modi di fare,e quelle dichiarazioni spassionate,
l'aveva convinta a farsi ascoltare. Lei lo aveva guardato negli occhi,
e gli aveva creduto.
Quindi
si erano addormentati, ma la mattina dopo la situazione si era fatta
bollente e rischiava di sfuggire di mano a entrambi, perciò
Jane aveva deciso di prendersi quella giornata per sè.
Perchè
con lui accanto, non sarebbe riuscita a metabolizzare la cosa nel modo
giusto.
Chris
l'avrebbe disarmata, come sempre, e poi l'avrebbe baciata fino a farle
dimenticare tutto il resto... ma se non l'avesse masticata prima di
ingerirla, la realtà le avrebbe fatto male ancora.
Rischiava
ancora di scoppiare in una risata isterica se si soffermava a pensare
che Chris e Harry fossero la stessa persona! Ecco perchè
prima di compiere passi importanti, voleva essere sicura di essere
pronta.
Non
prendiamoci in giro: si sarebbe lasciata stordire volentieri dalle sue
parole, e viziare dalle sue labbra..sapeva bene che non avrebbe avuto
alcuna difficoltà ad abbandonarsi totalmente a lui,
perchè nonostante tutto lo amava, perchè quegli
occhi la stregavano ancora, ma sapeva che dimenticare tutto nella foga
della passione, non fosse la soluzione.
Perdonarlo. Quella sarebbe stata la cosa forse più
saggia da fare, e naturalmente anche la più difficile.
Aveva capito le sue ragioni, ma proprio non ce la faceva a lasciarsi il
passato alle spalle come se niente fosse: va bene, lui aveva fatto
ciò che aveva fatto per salvarla da una morte certa nel
fiume, e aveva continuato ad indossare quella maschera per tutti i
giorni seguenti perchè aveva avuto paura che la
verità l'avrebbe allontanata di nuovo.
Di nuovo. Ecco cosa non le tornava.
Lei non ricordava di averlo allontanato una prima volta, nè
di essersi separata spontaneamente da lui.
Era stato Chris a sparire dopo l'incidente. Di quello ne era
più che certa.
Sicuramente lo aveva fatto perchè si era sentito
responsabile del suo stato d'infermità...Jane ricordava
benissimo la conversazione che avevano avuto a riguardo, quando lei
credeva di star parlando con Harry, e lui di punto in bianco l'aveva
baciata. Era stato in quel momento che effettivamente aveva sentito un
qualcosa di familiare, ma lo aveva presto ignorato e dimenticato,
convincendosi del fatto che stesse semplicemente iniziando a impazzire
d'amore per lui, e in quello stato di pura eccitazione e meraviglia,
non era il caso di fidarsi troppo della ragione che comunque la
spinegeva a pensare cose un po' assurde.
Dai....come era possibile che baciare Harry l'avesse riportata per un
attimo a Chris? Si trattava di pura follia!
Almeno in quel momento.
Però...accidenti, era stato proprio dopo quel bacio che le
cose con Jonas erano immancabilmente precipitate e lei si era ritrovata
a pensare a 'Harry' giorno e notte.
Comunque c'era ancora qualcosa che le sfuggiva.
Invece di sparire e basta, autoincolpandosi di tutto, perchè
non aveva nemmeno provato a parlarle?
Perchè non era mai nemmeno entrato nella sua stanza nei
giorni in cui era stata in coma e aveva rischiato la vita?
Se come lui aveva giurato, ci teneva...perchè diamine non lo
aveva dimostrato, invece di abbandonarla a se stessa in un momento come
quello?
Sarebbe bastato un attimo, un passaggio veloce, e magari le cose
sarebbero andate diversamente tra loro.
Jane gli avrebbe detto che non lo riteneva responsabile dell'incidente,
perchè quel bacio se lo erano dati in due, e la testa
l'avevano persa in due nel momento più sbagliato che potesse
esistere...se solo le avesse dato la possibilità di
spiegarglielo, forse lui non si sarebbe sentito così in
colpa da doversi allontare.
E invece aveva preferito farsi da parte.
Accidenti quante gliene aveva dette dietro! Ferita, rabbiosa, delusa e
abbandonata.
E poi, si era improvvisamente ritrovata a guardarlo di nuovo negli
occhi, e in quel preciso istante, ogni altra cosa era passata sullo
sfondo. In primo piano c'era di nuovo soltanto Chris.
Lo amava più di quanto credesse possibile, ormai non aveva
alcun senso negarlo, ma faticava ancora a comprendere a pieno il suo
comportamento.
Basta! Starsene seduta sul letto a rimuginare non l'avrebbe portata a
nessuna conclusione. Anzi, forse avrebbe complicato di più
le cose.
Ed erano già abbastanza difficili così.
Aveva detto a Chris di aver bisogno di una giornata da trascorrere con
se stessa, ma non l'aveva immaginata di certo in quel modo. Desiderava
uscire, fare un giro nei mercatini, fotografare con i ritrovati occhi
ogni angolo mozzafiato di quell'isola, ogni colore, ogni sfumatura,
ogni raggio di sole. E magari, con un po' di fortuna, in quel modo le
si sarebbe un po' allegerito il cuore.
Forse, smettendo di pensarci ossessivamente, sarebbe riuscita a
guardare alla situazione con una prospettiva diversa...insomma, era
cosa risaputa che rilassarsi un po'aiutava ad allentare la
tensione.
Però non doveva dimenticare di fare una telefonata a casa, e
di farsi viva con Sophie...altrimenti si sarebbe potuta aspettare di
finire sulla prima pagina dei quotidiani inglesi e irlandesi, come
dispersa.
Per prima cosa, si infilò sotto la doccia, e una volta
asciutta, indossò un prendisole; poi scese nella hall
dell'albergo per fare colazione.
Venti minuti più tardi, si riversò in strada alla
ricerca di bei posti da poter finalmente guardare.
Passeggiò per le tipiche viuzze dell'isola, con gli occhiali
da sole sulla testa, a mò di fermacapelli, e non
più sugli occhi, e si fermò quasi a ogni passo
per fare una foto con il cellulare di Chris. Si innamorò di
ogni singolo scorcio, e per la prima volta da quando aveva riacquistato
la vista, sorrise di fronte al meraviglioso spettacolo offerto dalla
natura.
Poi decise di deviare e si addentrò nei mercatini tipici del
luogo...aquistò un paio di cosette da portare a casa, e
decise di riportarle in albergo prima di recarsi in spiaggia.
Passò da un bistrot e acquistò una tipica
insalata greca, e dopo essersi sistemata sotto l'ombrellone, la
gustò guardando il mare.
Si sentiva la tipica turista in vacanza, intenta solo a fare foto, a
passeggiare con gli occhi incantati da tanta bellezza, a comprare roba
a caso come ricordo, e assaggiare prelibatezze del luogo.
Per quelle due ore, proprio come chi parte per staccare la spina dalla
quotidianità, riuscì a relegare i problemi in un
angolino.
La Grecia era meravigliosa, e aveva tutte le intenzioni di godersela
almeno un po'.
Il tutto funzionò senza nessun intoppo fino a quando non lo
intravide a riva.
Inspiegabilmente sentì il battito accelerare, e pur volendo,
non riuscì a staccare gli occhi dalla sua figura.
Chris passeggiava a piedi e torso nudo, e ogni tanto scuoteva la testa,
come per strizzarsi i capelli, sicuramente umidi dopo aver fatto il
bagno.
Forse a un certo punto lui si sentì parecchio osservato,
perchè si voltò nella sua direzione per
accertarsi della cosa. E nonostante quella caletta fosse piena piena di
gente, i suoi occhi incrociarono immediatamente quelli di Jane, e come
diretta conseguenza, le sue labbra si stesero in un sorriso. Finalmente!
Alzò una mano in segno di saluto, al quale lei
ricambiò senza pensarci, e qualche secondo dopo, se lo
ritrovò accanto.
" L'acqua è stupenda oggi! E' veramente limpida...una
meraviglia" esordì in piedi di fronte a lei, con solo il
costume addosso e quelle maledette goccioline che scorrevano sul collo
e sul petto.
Naturalmente i capelli erano fradici, e quegli occhi dannatamente
verdi, proprio come quando si erano ritrovati in camera la sera prima,
dopo il temporale.
" Allora più tardi andrò sicuramente a fare il
bagno! Ho appena finito di pranzare" rispose Jane, sforzandosi di
continuare a guardare il mare e non lui
" Cosa hai mangiato?" le domandò Chris a quel punto
" Ho provato l'insalata greca...non è niente male" ammise la
ragazza
" Posso stare un po' qui?" le chiese il permesso
" Chris" sospirò la ragazza
" Che cosa avevamo detto?" gli ricordò un attimo dopo
" Sì, me lo ricordo. Però..vedi..il fatto
è che abbiamo a disposizione un solo ombrellone"
spiegò lui
" Bella scusa" e malgrado tutto, Jane rise
" Non è una scusa. Davvero...io ho provato a chiedere al
bagnino, ne volevo affittare un altro, ma lo vedi anche tu che sono
tutti occupati. Ho provato a convincerlo a cedermi quello di Sophie e
Scott, ma si libererà solo domani per il loro arrivo...qui
è tutto incastrato alla perfezione"
" Non è mica l'unica caletta questa" buttò
lì Jane a quel punto
" E con ciò che vorresti dire?" così dicendo,
Chris le si avvicinò pericolosamente con fare provocatorio
" Che avresti potuto provare a sistemarti da un'altra parte"
ribattè lei, senza suonare troppo convinta, e guardando
volutamente altrove per fingere indifferenza.
Grave errore. Guardare tutto tranne lui e i suoi movimenti, fu un grave
errore. Ebbe modo di rendersene conto poco dopo.
" Allora, adesso ti spiego il mio ragionamento" e prima che Jane
potesse fare qualcosa per impedirlo, il ragazzo si sporse fino a
stendersi sul suo corpo
" Chris! Sei tutto bagnato" protestò lei ritrovandoselo
improvvisamente addosso... ma lui non fece cenno di muoversi
" Dai, perfavore...Chri" e le parole le morirono in gola, quando il
ragazzo si strusciò contro il suo corpo fino a trovarsi
faccia a faccia con lei.
Jane si ritrovò con il ventre bagnato a causa del contatto
del costume di lui, e il respiro mozzato perchè Chris aveva
poggiato le braccia ai lati della sua testa impedendole di spostarsi e
sfuggire alla sua presa.
" Sei in trappola" rese chiaro il concetto, nella remota
possibilità in cui lei non lo avesse ancora afferrato
" E' pericoloso" mormorò Jane
" Cosa?" domandò lui
" Ho appena mangiato, e non dovrei avere la pancia bagnata"
protestò
" Rischi una congestione solo in presenza di un eccessivo sbalzo
termico...l'acqua qui è caldissima!" le fece notare il
ragazzo
Jane sbuffò, perchè sapeva che avesse ragione, e
Chris la baciò.
O perlomeno ci provò, prima che la ragazza riuscisse a
fermarlo.
" Non puoi baciarmi quanto ti pare e piace!" lo ammonì,
puntandogli un dito contro il petto
" Ok, allora ti chiedo il permesso" la provocò lui
" Posso baciarti?" sussurrò l'attimo sucessivo, gli occhi
fissi in quelli di lei che rischiava di morire per un attacco di
cuore....altro che congestione!
" No" si constrinse a dire
" Uno solo?" le fece gli occhi dolci, già preparato a quella
risposta
" No Chris" ribattè la ragazza, cercando di mantenere i
nervi saldi
" Ma dai.." non si arrese, e si infilò con la testa
nell'incavo della sua spalla
" Ho detto di no" protestò ancora, ormai debolmente, mentre
lui aveva già iniziato a lasciarle piccolissimi baci sul
collo.
" Chris..stavamo parlando" trovò le forze di scostarlo, ma
guardarlo di nuovo in quegli occhi pieni di tenerezza e desiderio, fu
anche peggio.
" Sì, giusto..l'ombrellone! Allora, io avevo pensato di
lasciarlo a te tutta la mattinata, per poi mettermi casualmente a
passeggiare dopo pranzo a riva, nella speranza di scorgerti e avere una
maledetta scusa per venire da te, a tastare il terreno" ammise, senza
troppi giri di parole
" Bene, il terreno non è ancora fertile"
" Lo sarà stasera?" tentò lui
" Chris!" quasi urlò Jane, facendolo ridere
" Adoro quando ti scandalizzi per i doppi sensi" ammise lui, con
dolcezza
" Uffa"
" Cosa?"
" Perchè finiamo sempre così io e te?"
" Perchè ci amiamo... te lo vuoi mettere in testa? Con
nessun'altra persona al mondo riuscirei a parlare senza freni
inebitori come faccio con te"
" E menomale!" si lasciò scappare lei
" Oh..ma allora sei gelosa?" colse la palla al balzo per provocarla
" No, sei tu che passeresti per un pervertito, quando invece, a parte
quando te ne esci con queste sparate che mi fanno uscire di testa, sei
dolce"
Jane si rese conto di quello che aveva detto, soltanto dopo averlo
fatto.
Accidenti...ma che incantesimo le aveva fatto quel ragazzo?!
" Va bene, con questa frase ti sei guadagnata la libertà"
disse lui, spostandosi con un sorriso compiaciuto stampato in faccia.
Una che ti dice una frase del genere, non può restare
arrabbiata con te a lungo, giusto?
Non appena le fu permesso, Jane si alzò, e
indossò il prendisole.
" Che fai?" domandò prontamente lui
" Vado a fare una passeggiata, e ne approfitto per chiamare i miei.
Così ti lascio l'ombrellone libero"
" Ma ci sono due lettini" le fece notare Chris, e lei lo
guardò come se la sapesse lunga.
" C'erano anche prima due lettini, eppure ti sei buttato addosso a me,
perciò non mi fido" dichiarò, scherzando solo a
metà
Chris a quel punto rise di cuore sapendo che lei avesse ragione...e
quel suono così cristallino rischiò di farla
tornare sui propri passi.
Facendo uno sforzo per non dargliela vinta come al solito, la ragazza
raggiunse la riva. Lasciò che l'acqua le bagnasse i piedi e
le caviglie, seguendo le onde con lo sguardo.
Aveva sempre amato il mare, sin da bambina, anche se da sola non si
sarebbe mai spinta fino a dove non si toccava più.
Lo amava e lo temeva nella stessa misura.
Le piaceva nuotare ed essere investita dalle onde e dalla schiuma, a
patto che il tutto si svolgesse non troppo lontano dalla riva. Si
lasciava cullare e trasportare via, con la promessa di non essere
condotta a largo.
E fino a quando quell'unica condizione fosse stata rispettata, lei si
sarebbe fidata del mare.
Aveva quasi l'impressione che si trattasse di un tacito accordo
stipulato chissà quanto tempo prima, una sorta di
compromesso tra lei e la forza selvaggia della natura.
E fu in quell'esatto istante, che guardando incantata quell'azzurro
così intenso, si rese conto che nessuno poteva
garantirle che Chris non le avrebbe più nascosto nulla in
futuro, che non ci sarebbero più state
tempeste..così come nessuno poteva garantirle che le onde
non l'avrebbero portata alla deriva.
Però con la volubilità del mare aveva imparato a
conviverci, e pensò che fosse ridicolo non concedere una
possibilità a Chris, che a differenza della natura, le
promesse poteva fargliele davvero.
Da lui si era persino lasciata condurre nell'aqua alta. Abbracciata a
lui aveva sconfitto ogni suo limite. Sopratutto nei mesi in cui non
aveva potuto fare affidamento sugli occhi.
Di lui si fidava, perchè se così non fosse stato
non avrebbe nemmeno ascoltato le sue ragioni.
Il punto era capire se fosse pronta a rischiare, a buttarsi a capofitto
nella loro storia, a credere nel noi che formavano insieme, nonostante
quello scossone che aveva rischiato di distruggere tutto.
Realizzò in quel momento che forse aveva paura
perchè lo amava troppo.
Perchè si trattava di Chris, lo stesso ragazzo che
più di una volta le aveva fatto fare follie, a partire dal
bacio in aeroporto sotto l'albero di Natale, a quello in macchina che
aveva provocato l'incidente.
Perchè era sparito dalla sua vita una volta (per poi
ricomparire travestito, ok) e lei ne aveva già sofferto
abbastanza.
Ancora una volta fu costretta a dare un freno ai propri pensieri, e lo
fece componendo finalmente il numero di casa.
" Pronto? Mamma?"
" Oh grazie al cielo, Jane! Ma che fine hai fatto? Sei impazzita per
caso? Non ti fai sentire da ieri mattina...e hai il telefono staccato!
Io e tuo padre eravamo preoccupatissimi...non lo fare mai
più, eh!"
" Mi dispiace mamma..ho il telefono rotto" provò a spiegare
lei
" E allora? Siamo nel XXI secolo, e non sei nel deserto...sono sicura
che esista un modo per mettersi in contatto con la propria famiglia
quando il proprio telefono non funziona!" continuò la donna
" Per esempio, sai, proprio per dirtene una..potevi fartelo prestare da
Sophie o-!" no, la filippica non era ancora conclusa
" Infatti ti sto chiamando da quello di Chris!" urlò quasi
lei, per interromperla
" Siamo stati così in pensiero! Devi capire che sei lontana
da casa, purtroppo non vedi e noi-" si bloccò di colpo
" Aspetta un secondo: hai detto Chris?" sua madre parve realizzarlo
solo in quel momento
" Sì...ma è una lunga storia" tentennò
lei
" Una lunga storia, Jane? Ma mi prendi in giro?" si infervorò
" Tu parti per una vacanza in Grecia organizzata praticamente il giorno
prima, con Sophie, Scott e Harry...e adesso, dopo essere sparita per
due giorni, mi dici che mi stai chiamando dal cellulare di Chris?"
Ok, probabilmente doveva suonare un po' assurdo.
" Tu in questo preciso istante mi dici dove sei, voglio le coordinate
precise, e soprattutto con chi sei"
" Va bene, va bene...giuro che ti racconto tutto mamma. Però
calmati...sto bene"
" Che diavolo sta succedendo Jane?"
Chissà, forse, sfogarsi con qualcuno non le avrebbe fatto
male.
" Allora...giuro che sono in Grecia, e giuro che sono partita con
Sophie, Scott e Harry" iniziò lei
" E poi?"
" Sophie e Scott sono stati invitati da alcuni parenti di lui in
un'isola vicina, solo per un paio di giorni...ci raggiungono domani
infatti"
" Quindi sei da sola con Harry? Ma Chris...che centra?" no, nessuno
sarebbe riuscito ad arrivarci da solo
" Mamma, tieniti forte perchè sto per darti una notizia
sconvolgente"
" Eh?" si sentiva dal tono di voce che fosse sul punto di avere un
infarto
" Avrei voluto dirtelo guardandoti negli occhi, ma purtroppo sono qui e
non possiamo più aspettare" farfugliò
" Jane, perfavore" la pregò lei
" Ho recuperato la vista" sussurrò, scoppiando in lacrime
subito dopo, perchè il semplice annunciarlo alla sua
famiglia lo rendeva sempre più reale.
Con tutto il casino che ne era conseguito, non aveva nemmeno avuto il
tempo di esultare e godere di quella inaspettata e meravigliosa
novità.
" Mamma? Ci sei?" la chiamò asciugandosi le lacrime
" Come...come ...è possibile?" riuscì a
rispondere la donna, sopraffatta a sua volta dall'emozione
" Non lo so..non ne ho idea"
" Ero con Chris-volevo dire Harry...stavamo facendo il bagno, a un
certo punto siamo finiti sott'acqua, e quando siamo riemersi ci vedevo.
E' stato...assurdo!"
" O mio Dio, tesoro....non puoi immaginare quanto sia felice!
Papà ora non c'è, ma vedrai che quando glielo
dirò, scoppierà di gioia anche lui...ancora non
ci credo!"
" No...voglio dirglielo io"
" D'accordo, allora manterrò il segreto. O mio Dio,
Jane...ci vedi!!"
" Aspetta ma Chris?"
" Beh, quando ho aperto gli occhi...al posto di Harry, ho trovato lui.
C'e' sempre stato lui. Harry non è mai esistito...era lui"
ammise semplicemente
" Cioè? Ha finto di essere Harry per tutto questo tempo, per
starti accanto?" ovviamente sua madre era sconvolta
" Già.."
" Dio...quel ragazzo ti ama tantissimo!"
" Sì, lo so, infatti mi sono arrabbiata, abbiamo
discusso...mi ha mentito per tutti questi mesi...e lo ha fatto anche
Sophie reggendogli il gioco!"
" Jane, quel ragazzo ti ama tantissimo se è arrivata a fare
una cosa del genere per te" ripetè la mamma
" Che cosa? " tutto si aspettava, tranne che quelle parole, tranne che
sua madre prendesse le difese di Chris
" Avevo ragione, capisci? Io avevo detto a tuo padre che se davvero
fosse stato innamorato di te avrebbe trovato il modo per aggirarci, e
lo ha fatto"
Avrebbe voluto mangiarsi la lingua un secondo dopo.
" Aggirarvi? Che cosa intendi?"
" Nulla..è un modo di dire tesoro. Adesso avete fatto pace?"
domandò, ansiosa di cambiare argomento
" Mamma...ho sentito benissimo, e non è un modo di dire"
Si sentì un respiro profondo dall'altra parte.
Poi qualche istante di silenzio. Teso e pesante.
" Lui non ti ha mai voluto abbandonare" ammise debolmente, rendendosi
conto che in un modo o nell'altro la verità sarebbe uscita
fuori prima o poi.
I signori Collins si erano pentiti da tempo di aver trattato male quel
ragazzo, ma non avevano mai avuto in coraggio di raccontare come
fossero andate davvero le cose. Poi sua madre aveva cercato di
allegerire i propri sensi di colpa, pensando che se Chris avesse amato
Jane, l'avrebbe trovata a qualunque costo...e adesso, le sembrava tutto
così romantico, ciò che quel ragazzo aveva fatto
per sua figlia.
" Che cosa?" Jane rischiò di strozzarsi con il suo stesso
respiro
" Tesoro, eravamo arrabbiati e feriti. Il dolore ci ha fatto perdere la
testa. Cercavamo qualcuno da incolpare per quel maledetto incidente...e
lui, era il bersaglio più facile"
Entrambe deglutirono a vuoto, per motivi diversi.
" Così, quando lo abbiamo visto seduto sul tuo letto, mentri
tu eri in coma" sospirò "con le lacrime agli occhi e le mani
intrecciate alle tue, non c'abbiamo visto più....e lo
abbiamo cacciato via"
" Non era giusto che tu stessi rischiando la vita, e lui, il vero
responsabile, fosse lì, perfettamente sano...con qualche
graffio. Mentre tu rischiavi di morire."
" Così gli abbiamo intimato di non farsi vedere mai
più, altrimenti lo avremmo allontanato per vie legali"
" E' stata una scena bruttissima, che mi perseguita quando non riesco a
prendere sonno. Lui che scalciava disperato, urlava e piangeva, e i
medici che lo portavano via con la forza, come se fosse un pazzo
scappato dal manicomio"
" Sophie ha assistito a tutto allibita, ma quando siamo rimaste sole
io, lei e tuo padre con te, ci ha guardato con un disprezzo che non
potrò mai dimenticare. Nei giorni in cui è stata
a casa nostra, ha provato più volte a dirti la
verità, ma l'abbiamo sempre fermata in tempo"
" Poi sono passati dei giorni, io e tuo padre abbiamo lentamente
imparato ad accettare la tua cecità, e abbiamo capito di
aver sbagliato con Chris. Ma a quel punto era già comparso
Harry, e così ci siamo raccontati la storiella che se lui ci
avesse tenuto davvero a te, avrebbe trovato il modo di raggiungerti"
Jane non l'ascoltava nemmeno più ormai.
Piangeva come poche volte aveva fatto in vita sua. Non aveva parole per
esprimere ciò che sentiva, e non riusciva a smettere di
singhiozzare, disperatamente.
Non aveva nemmeno le forze di prendersela con i suoi genitori....le
importava soltanto di aver travisato tutto. Tutto.
" Amore mio, ti sei innamorata dello stesso ragazzo due volte"
E a quelle parole pianse ancora di più. Calde lacrime che
andarono presto a confondersi con le gocce del mare, furono l'unico
modo che trovò per liberarsi di tutta la tensione
accumulata, di tutti i sentimenti repressi.
" Perchè?" sussurrò
" Perchè cosa?"
" Perchè Chris non mi ha detto di essere stato cacciato
dalla mia stanza? Perchè, quando mi ha raccontato il momento
il cui è nato Harry, non mi ha detto che fingere di essere
un altro era l'unico modo per starmi vicino, perchè voi gli
avevate proibito di farlo essendo se stesso? Perchè non vi
ha tirati in ballo, visto che è tutta colpa vostra?"
" Ma non lo capisci? Perchè deve aver pensato che in un
momento terribile delicato come quello che stavi vivendo, avevi bisogno
del sostegno della tua famiglia, più di quanto avessi
bisogno del suo.
Perchè ti ama al punto tale da mettere la tua
felciità prima della sua. Adesso lo so."
" Ma come avete potuto trattarlo così? Separarci in un modo
così brutale?!"
" Non dimenticare che tu avevi un fidanzato..."
" Jonas? Davvero? Non l'ho mai amato nemmeno la millesima parte di
quanto amo Chris"
" Lo so"
" Io....non posso crederci di essermela presa con lui, quando in
realtà è partito tutto da voi...sangue del mio
sangue!"
" Mi dispiace" ammise sinceramente sua madre " noi volevamo solo
proteggerti"
" E da cosa? Dal ragazzo che mi amava?" urlò
" Scusa Jane" e a quel punto anche sua madre scoppiò in
lacrime
" Scusa? Ma ti rendi conto che cosa abbiamo passato io e Chris per
colpa vostra?"
" Tesoro...noi" e non ebbe la possibilità di aggiungere
altro, perchè Jane staccò la chiamata.
BUONSALVEEE!!!!!
Non chiedetemi come,
perchè non lo so nemmeno io, ma sono riuscita a pubblicare
questo capitolo nonostante l'esame che imcombe.
Spero con tutto il cuore
che vi sia piaciuto :DD
Non vedo l'ora di sapere
cosa ne pensate...finalmente tutta la verità è
venuta fuori. E per i miei gusti Jane ha reagito anche troppo bene!
Grazie di cuore per tutto
il vostro sostegno, davvero <3<3<3
Un bacione, e alla
prossima settimana con l'ultimo capitolo!!!!!
|
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Capitolo 32 *** Capitolo 30 ***
Nonostante
fosse stata lei a chiedergli di lasciarle un po' di spazio, non appena
Chris uscì dalla stanza, avvertì un lieve senso
di solitudine.
Aveva
fantasticato sul trascorrere quelle giornate in spiaggia, o in giro per
i caretteristici vicoletti del posto mano nella mano con Harry, aveva
immaginato che lui le descrivesse quel luogo magico in tutti i
dettagli, che la tenesse stretta al tramonto, che la prendesse
tra le braccia e corresse verso il mare, che la portasse in
quei ristorantini ad assaggiare zuppa e yogurt greco senza una sola
preoccupazione a ronzarle nella testa....e invece, doveva fare i conti
con la realtà.
In
un secondo, quello in cui aveva miracolosamente riacquistato la vista,
il suo mondo si era praticamente capovolto.
Si
era ritrovata a guardare negli occhi proprio Chris, lo stesso ragazzo
dal quale credeva di essere stata abbandonata e ormai dimenticata, e
lì per lì non c'aveva capito più
niente.
Poi
aveva pian piano realizzato cosa fosse sucecsso davvero, chi le fosse
stato accanto per tutto quel tempo, e non c'aveva visto più
dalla rabbia. Si era chiusa in camera e aveva pianto fino a non avere
più lacrime, e poi, era venuto a piovere. Si era ritrovata
ad essere preoccupata per lui, ed era uscita a cercarlo;
inevitabilmente una volta rientrati in hotel avevano discusso, ma
Chris, con quei suoi modi di fare,e quelle dichiarazioni spassionate,
l'aveva convinta a farsi ascoltare. Lei lo aveva guardato negli occhi,
e gli aveva creduto.
Quindi
si erano addormentati, ma la mattina dopo la situazione si era fatta
bollente e rischiava di sfuggire di mano a entrambi, perciò
Jane aveva deciso di prendersi quella giornata per sè.
Perchè
con lui accanto, non sarebbe riuscita a metabolizzare la cosa nel modo
giusto.
Chris
l'avrebbe disarmata, come sempre, e poi l'avrebbe baciata fino a farle
dimenticare tutto il resto... ma se non l'avesse masticata prima di
ingerirla, la realtà le avrebbe fatto male ancora.
Rischiava
ancora di scoppiare in una risata isterica se si soffermava a pensare
che Chris e Harry fossero la stessa persona! Ecco perchè
prima di compiere passi importanti, voleva essere sicura di essere
pronta.
Non
prendiamoci in giro: si sarebbe lasciata stordire volentieri dalle sue
parole, e viziare dalle sue labbra..sapeva bene che non avrebbe avuto
alcuna difficoltà ad abbandonarsi totalmente a lui,
perchè nonostante tutto lo amava, perchè quegli
occhi la stregavano ancora, ma sapeva che dimenticare tutto nella foga
della passione, non fosse la soluzione.
Perdonarlo. Quella sarebbe stata la cosa forse più
saggia da fare, e naturalmente anche la più difficile.
Aveva capito le sue ragioni, ma proprio non ce la faceva a lasciarsi il
passato alle spalle come se niente fosse: va bene, lui aveva fatto
ciò che aveva fatto per salvarla da una morte certa nel
fiume, e aveva continuato ad indossare quella maschera per tutti i
giorni seguenti perchè aveva avuto paura che la
verità l'avrebbe allontanata di nuovo.
Di nuovo. Ecco cosa non le tornava.
Lei non ricordava di averlo allontanato una prima volta, nè
di essersi separata spontaneamente da lui.
Era stato Chris a sparire dopo l'incidente. Di quello ne era
più che certa.
Sicuramente lo aveva fatto perchè si era sentito
responsabile del suo stato d'infermità...Jane ricordava
benissimo la conversazione che avevano avuto a riguardo, quando lei
credeva di star parlando con Harry, e lui di punto in bianco l'aveva
baciata. Era stato in quel momento che effettivamente aveva sentito un
qualcosa di familiare, ma lo aveva presto ignorato e dimenticato,
convincendosi del fatto che stesse semplicemente iniziando a impazzire
d'amore per lui, e in quello stato di pura eccitazione e meraviglia,
non era il caso di fidarsi troppo della ragione che comunque la
spinegeva a pensare cose un po' assurde.
Dai....come era possibile che baciare Harry l'avesse riportata per un
attimo a Chris? Si trattava di pura follia!
Almeno in quel momento.
Però...accidenti, era stato proprio dopo quel bacio che le
cose con Jonas erano immancabilmente precipitate e lei si era ritrovata
a pensare a 'Harry' giorno e notte.
Comunque c'era ancora qualcosa che le sfuggiva.
Invece di sparire e basta, autoincolpandosi di tutto, perchè
non aveva nemmeno provato a parlarle?
Perchè non era mai nemmeno entrato nella sua stanza nei
giorni in cui era stata in coma e aveva rischiato la vita?
Se come lui aveva giurato, ci teneva...perchè diamine non lo
aveva dimostrato, invece di abbandonarla a se stessa in un momento come
quello?
Sarebbe bastato un attimo, un passaggio veloce, e magari le cose
sarebbero andate diversamente tra loro.
Jane gli avrebbe detto che non lo riteneva responsabile dell'incidente,
perchè quel bacio se lo erano dati in due, e la testa
l'avevano persa in due nel momento più sbagliato che potesse
esistere...se solo le avesse dato la possibilità di
spiegarglielo, forse lui non si sarebbe sentito così in
colpa da doversi allontare.
E invece aveva preferito farsi da parte.
Accidenti quante gliene aveva dette dietro! Ferita, rabbiosa, delusa e
abbandonata.
E poi, si era improvvisamente ritrovata a guardarlo di nuovo negli
occhi, e in quel preciso istante, ogni altra cosa era passata sullo
sfondo. In primo piano c'era di nuovo soltanto Chris.
Lo amava più di quanto credesse possibile, ormai non aveva
alcun senso negarlo, ma faticava ancora a comprendere a pieno il suo
comportamento.
Basta! Starsene seduta sul letto a rimuginare non l'avrebbe portata a
nessuna conclusione. Anzi, forse avrebbe complicato di più
le cose.
Ed erano già abbastanza difficili così.
Aveva detto a Chris di aver bisogno di una giornata da trascorrere con
se stessa, ma non l'aveva immaginata di certo in quel modo. Desiderava
uscire, fare un giro nei mercatini, fotografare con i ritrovati occhi
ogni angolo mozzafiato di quell'isola, ogni colore, ogni sfumatura,
ogni raggio di sole. E magari, con un po' di fortuna, in quel modo le
si sarebbe un po' allegerito il cuore.
Forse, smettendo di pensarci ossessivamente, sarebbe riuscita a
guardare alla situazione con una prospettiva diversa...insomma, era
cosa risaputa che rilassarsi un po'aiutava ad allentare la
tensione.
Però non doveva dimenticare di fare una telefonata a casa, e
di farsi viva con Sophie...altrimenti si sarebbe potuta aspettare di
finire sulla prima pagina dei quotidiani inglesi e irlandesi, come
dispersa.
Per prima cosa, si infilò sotto la doccia, e una volta
asciutta, indossò un prendisole; poi scese nella hall
dell'albergo per fare colazione.
Venti minuti più tardi, si riversò in strada alla
ricerca di bei posti da poter finalmente guardare.
Passeggiò per le tipiche viuzze dell'isola, con gli occhiali
da sole sulla testa, a mò di fermacapelli, e non
più sugli occhi, e si fermò quasi a ogni passo
per fare una foto con il cellulare di Chris. Si innamorò di
ogni singolo scorcio, e per la prima volta da quando aveva riacquistato
la vista, sorrise di fronte al meraviglioso spettacolo offerto dalla
natura.
Poi decise di deviare e si addentrò nei mercatini tipici del
luogo...aquistò un paio di cosette da portare a casa, e
decise di riportarle in albergo prima di recarsi in spiaggia.
Passò da un bistrot e acquistò una tipica
insalata greca, e dopo essersi sistemata sotto l'ombrellone, la
gustò guardando il mare.
Si sentiva la tipica turista in vacanza, intenta solo a fare foto, a
passeggiare con gli occhi incantati da tanta bellezza, a comprare roba
a caso come ricordo, e assaggiare prelibatezze del luogo.
Per quelle due ore, proprio come chi parte per staccare la spina dalla
quotidianità, riuscì a relegare i problemi in un
angolino.
La Grecia era meravigliosa, e aveva tutte le intenzioni di godersela
almeno un po'.
Il tutto funzionò senza nessun intoppo fino a quando non lo
intravide a riva.
Inspiegabilmente sentì il battito accelerare, e pur volendo,
non riuscì a staccare gli occhi dalla sua figura.
Chris passeggiava a piedi e torso nudo, e ogni tanto scuoteva la testa,
come per strizzarsi i capelli, sicuramente umidi dopo aver fatto il
bagno.
Forse a un certo punto lui si sentì parecchio osservato,
perchè si voltò nella sua direzione per
accertarsi della cosa. E nonostante quella caletta fosse piena piena di
gente, i suoi occhi incrociarono immediatamente quelli di Jane, e come
diretta conseguenza, le sue labbra si stesero in un sorriso. Finalmente!
Alzò una mano in segno di saluto, al quale lei
ricambiò senza pensarci, e qualche secondo dopo, se lo
ritrovò accanto.
" L'acqua è stupenda oggi! E' veramente limpida...una
meraviglia" esordì in piedi di fronte a lei, con solo il
costume addosso e quelle maledette goccioline che scorrevano sul collo
e sul petto.
Naturalmente i capelli erano fradici, e quegli occhi dannatamente
verdi, proprio come quando si erano ritrovati in camera la sera prima,
dopo il temporale.
" Allora più tardi andrò sicuramente a fare il
bagno! Ho appena finito di pranzare" rispose Jane, sforzandosi di
continuare a guardare il mare e non lui
" Cosa hai mangiato?" le domandò Chris a quel punto
" Ho provato l'insalata greca...non è niente male" ammise la
ragazza
" Posso stare un po' qui?" le chiese il permesso
" Chris" sospirò la ragazza
" Che cosa avevamo detto?" gli ricordò un attimo dopo
" Sì, me lo ricordo. Però..vedi..il fatto
è che abbiamo a disposizione un solo ombrellone"
spiegò lui
" Bella scusa" e malgrado tutto, Jane rise
" Non è una scusa. Davvero...io ho provato a chiedere al
bagnino, ne volevo affittare un altro, ma lo vedi anche tu che sono
tutti occupati. Ho provato a convincerlo a cedermi quello di Sophie e
Scott, ma si libererà solo domani per il loro arrivo...qui
è tutto incastrato alla perfezione"
" Non è mica l'unica caletta questa" buttò
lì Jane a quel punto
" E con ciò che vorresti dire?" così dicendo,
Chris le si avvicinò pericolosamente con fare provocatorio
" Che avresti potuto provare a sistemarti da un'altra parte"
ribattè lei, senza suonare troppo convinta, e guardando
volutamente altrove per fingere indifferenza.
Grave errore. Guardare tutto tranne lui e i suoi movimenti, fu un grave
errore. Ebbe modo di rendersene conto poco dopo.
" Allora, adesso ti spiego il mio ragionamento" e prima che Jane
potesse fare qualcosa per impedirlo, il ragazzo si sporse fino a
stendersi sul suo corpo
" Chris! Sei tutto bagnato" protestò lei ritrovandoselo
improvvisamente addosso... ma lui non fece cenno di muoversi
" Dai, perfavore...Chri" e le parole le morirono in gola, quando il
ragazzo si strusciò contro il suo corpo fino a trovarsi
faccia a faccia con lei.
Jane si ritrovò con il ventre bagnato a causa del contatto
del costume di lui, e il respiro mozzato perchè Chris aveva
poggiato le braccia ai lati della sua testa impedendole di spostarsi e
sfuggire alla sua presa.
" Sei in trappola" rese chiaro il concetto, nella remota
possibilità in cui lei non lo avesse ancora afferrato
" E' pericoloso" mormorò Jane
" Cosa?" domandò lui
" Ho appena mangiato, e non dovrei avere la pancia bagnata"
protestò
" Rischi una congestione solo in presenza di un eccessivo sbalzo
termico...l'acqua qui è caldissima!" le fece notare il
ragazzo
Jane sbuffò, perchè sapeva che avesse ragione, e
Chris la baciò.
O perlomeno ci provò, prima che la ragazza riuscisse a
fermarlo.
" Non puoi baciarmi quanto ti pare e piace!" lo ammonì,
puntandogli un dito contro il petto
" Ok, allora ti chiedo il permesso" la provocò lui
" Posso baciarti?" sussurrò l'attimo sucessivo, gli occhi
fissi in quelli di lei che rischiava di morire per un attacco di
cuore....altro che congestione!
" No" si constrinse a dire
" Uno solo?" le fece gli occhi dolci, già preparato a quella
risposta
" No Chris" ribattè la ragazza, cercando di mantenere i
nervi saldi
" Ma dai.." non si arrese, e si infilò con la testa
nell'incavo della sua spalla
" Ho detto di no" protestò ancora, ormai debolmente, mentre
lui aveva già iniziato a lasciarle piccolissimi baci sul
collo.
" Chris..stavamo parlando" trovò le forze di scostarlo, ma
guardarlo di nuovo in quegli occhi pieni di tenerezza e desiderio, fu
anche peggio.
" Sì, giusto..l'ombrellone! Allora, io avevo pensato di
lasciarlo a te tutta la mattinata, per poi mettermi casualmente a
passeggiare dopo pranzo a riva, nella speranza di scorgerti e avere una
maledetta scusa per venire da te, a tastare il terreno" ammise, senza
troppi giri di parole
" Bene, il terreno non è ancora fertile"
" Lo sarà stasera?" tentò lui
" Chris!" quasi urlò Jane, facendolo ridere
" Adoro quando ti scandalizzi per i doppi sensi" ammise lui, con
dolcezza
" Uffa"
" Cosa?"
" Perchè finiamo sempre così io e te?"
" Perchè ci amiamo... te lo vuoi mettere in testa? Con
nessun'altra persona al mondo riuscirei a parlare senza freni
inebitori come faccio con te"
" E menomale!" si lasciò scappare lei
" Oh..ma allora sei gelosa?" colse la palla al balzo per provocarla
" No, sei tu che passeresti per un pervertito, quando invece, a parte
quando te ne esci con queste sparate che mi fanno uscire di testa, sei
dolce"
Jane si rese conto di quello che aveva detto, soltanto dopo averlo
fatto.
Accidenti...ma che incantesimo le aveva fatto quel ragazzo?!
" Va bene, con questa frase ti sei guadagnata la libertà"
disse lui, spostandosi con un sorriso compiaciuto stampato in faccia.
Una che ti dice una frase del genere, non può restare
arrabbiata con te a lungo, giusto?
Non appena le fu permesso, Jane si alzò, e
indossò il prendisole.
" Che fai?" domandò prontamente lui
" Vado a fare una passeggiata, e ne approfitto per chiamare i miei.
Così ti lascio l'ombrellone libero"
" Ma ci sono due lettini" le fece notare Chris, e lei lo
guardò come se la sapesse lunga.
" C'erano anche prima due lettini, eppure ti sei buttato addosso a me,
perciò non mi fido" dichiarò, scherzando solo a
metà
Chris a quel punto rise di cuore sapendo che lei avesse ragione...e
quel suono così cristallino rischiò di farla
tornare sui propri passi.
Facendo uno sforzo per non dargliela vinta come al solito, la ragazza
raggiunse la riva. Lasciò che l'acqua le bagnasse i piedi e
le caviglie, seguendo le onde con lo sguardo.
Aveva sempre amato il mare, sin da bambina, anche se da sola non si
sarebbe mai spinta fino a dove non si toccava più.
Lo amava e lo temeva nella stessa misura.
Le piaceva nuotare ed essere investita dalle onde e dalla schiuma, a
patto che il tutto si svolgesse non troppo lontano dalla riva. Si
lasciava cullare e trasportare via, con la promessa di non essere
condotta a largo.
E fino a quando quell'unica condizione fosse stata rispettata, lei si
sarebbe fidata del mare.
Aveva quasi l'impressione che si trattasse di un tacito accordo
stipulato chissà quanto tempo prima, una sorta di
compromesso tra lei e la forza selvaggia della natura.
E fu in quell'esatto istante, che guardando incantata quell'azzurro
così intenso, si rese conto che nessuno poteva
garantirle che Chris non le avrebbe più nascosto nulla in
futuro, che non ci sarebbero più state
tempeste..così come nessuno poteva garantirle che le onde
non l'avrebbero portata alla deriva.
Però con la volubilità del mare aveva imparato a
conviverci, e pensò che fosse ridicolo non concedere una
possibilità a Chris, che a differenza della natura, le
promesse poteva fargliele davvero.
Da lui si era persino lasciata condurre nell'aqua alta. Abbracciata a
lui aveva sconfitto ogni suo limite. Sopratutto nei mesi in cui non
aveva potuto fare affidamento sugli occhi.
Di lui si fidava, perchè se così non fosse stato
non avrebbe nemmeno ascoltato le sue ragioni.
Il punto era capire se fosse pronta a rischiare, a buttarsi a capofitto
nella loro storia, a credere nel noi che formavano insieme, nonostante
quello scossone che aveva rischiato di distruggere tutto.
Realizzò in quel momento che forse aveva paura
perchè lo amava troppo.
Perchè si trattava di Chris, lo stesso ragazzo che
più di una volta le aveva fatto fare follie, a partire dal
bacio in aeroporto sotto l'albero di Natale, a quello in macchina che
aveva provocato l'incidente.
Perchè era sparito dalla sua vita una volta (per poi
ricomparire travestito, ok) e lei ne aveva già sofferto
abbastanza.
Ancora una volta fu costretta a dare un freno ai propri pensieri, e lo
fece componendo finalmente il numero di casa.
" Pronto? Mamma?"
" Oh grazie al cielo, Jane! Ma che fine hai fatto? Sei impazzita per
caso? Non ti fai sentire da ieri mattina...e hai il telefono staccato!
Io e tuo padre eravamo preoccupatissimi...non lo fare mai
più, eh!"
" Mi dispiace mamma..ho il telefono rotto" provò a spiegare
lei
" E allora? Siamo nel XXI secolo, e non sei nel deserto...sono sicura
che esista un modo per mettersi in contatto con la propria famiglia
quando il proprio telefono non funziona!" continuò la donna
" Per esempio, sai, proprio per dirtene una..potevi fartelo prestare da
Sophie o-!" no, la filippica non era ancora conclusa
" Infatti ti sto chiamando da quello di Chris!" urlò quasi
lei, per interromperla
" Siamo stati così in pensiero! Devi capire che sei lontana
da casa, purtroppo non vedi e noi-" si bloccò di colpo
" Aspetta un secondo: hai detto Chris?" sua madre parve realizzarlo
solo in quel momento
" Sì...ma è una lunga storia" tentennò
lei
" Una lunga storia, Jane? Ma mi prendi in giro?" si infervorò
" Tu parti per una vacanza in Grecia organizzata praticamente il giorno
prima, con Sophie, Scott e Harry...e adesso, dopo essere sparita per
due giorni, mi dici che mi stai chiamando dal cellulare di Chris?"
Ok, probabilmente doveva suonare un po' assurdo.
" Tu in questo preciso istante mi dici dove sei, voglio le coordinate
precise, e soprattutto con chi sei"
" Va bene, va bene...giuro che ti racconto tutto mamma. Però
calmati...sto bene"
" Che diavolo sta succedendo Jane?"
Chissà, forse, sfogarsi con qualcuno non le avrebbe fatto
male.
" Allora...giuro che sono in Grecia, e giuro che sono partita con
Sophie, Scott e Harry" iniziò lei
" E poi?"
" Sophie e Scott sono stati invitati da alcuni parenti di lui in
un'isola vicina, solo per un paio di giorni...ci raggiungono domani
infatti"
" Quindi sei da sola con Harry? Ma Chris...che centra?" no, nessuno
sarebbe riuscito ad arrivarci da solo
" Mamma, tieniti forte perchè sto per darti una notizia
sconvolgente"
" Eh?" si sentiva dal tono di voce che fosse sul punto di avere un
infarto
" Avrei voluto dirtelo guardandoti negli occhi, ma purtroppo sono qui e
non possiamo più aspettare" farfugliò
" Jane, perfavore" la pregò lei
" Ho recuperato la vista" sussurrò, scoppiando in lacrime
subito dopo, perchè il semplice annunciarlo alla sua
famiglia lo rendeva sempre più reale.
Con tutto il casino che ne era conseguito, non aveva nemmeno avuto il
tempo di esultare e godere di quella inaspettata e meravigliosa
novità.
" Mamma? Ci sei?" la chiamò asciugandosi le lacrime
" Come...come ...è possibile?" riuscì a
rispondere la donna, sopraffatta a sua volta dall'emozione
" Non lo so..non ne ho idea"
" Ero con Chris-volevo dire Harry...stavamo facendo il bagno, a un
certo punto siamo finiti sott'acqua, e quando siamo riemersi ci vedevo.
E' stato...assurdo!"
" O mio Dio, tesoro....non puoi immaginare quanto sia felice!
Papà ora non c'è, ma vedrai che quando glielo
dirò, scoppierà di gioia anche lui...ancora non
ci credo!"
" No...voglio dirglielo io"
" D'accordo, allora manterrò il segreto. O mio Dio,
Jane...ci vedi!!"
" Aspetta ma Chris?"
" Beh, quando ho aperto gli occhi...al posto di Harry, ho trovato lui.
C'e' sempre stato lui. Harry non è mai esistito...era lui"
ammise semplicemente
" Cioè? Ha finto di essere Harry per tutto questo tempo, per
starti accanto?" ovviamente sua madre era sconvolta
" Già.."
" Dio...quel ragazzo ti ama tantissimo!"
" Sì, lo so, infatti mi sono arrabbiata, abbiamo
discusso...mi ha mentito per tutti questi mesi...e lo ha fatto anche
Sophie reggendogli il gioco!"
" Jane, quel ragazzo ti ama tantissimo se è arrivata a fare
una cosa del genere per te" ripetè la mamma
" Che cosa? " tutto si aspettava, tranne che quelle parole, tranne che
sua madre prendesse le difese di Chris
" Avevo ragione, capisci? Io avevo detto a tuo padre che se davvero
fosse stato innamorato di te avrebbe trovato il modo per aggirarci, e
lo ha fatto"
Avrebbe voluto mangiarsi la lingua un secondo dopo.
" Aggirarvi? Che cosa intendi?"
" Nulla..è un modo di dire tesoro. Adesso avete fatto pace?"
domandò, ansiosa di cambiare argomento
" Mamma...ho sentito benissimo, e non è un modo di dire"
Si sentì un respiro profondo dall'altra parte.
Poi qualche istante di silenzio. Teso e pesante.
" Lui non ti ha mai voluto abbandonare" ammise debolmente, rendendosi
conto che in un modo o nell'altro la verità sarebbe uscita
fuori prima o poi.
I signori Collins si erano pentiti da tempo di aver trattato male quel
ragazzo, ma non avevano mai avuto in coraggio di raccontare come
fossero andate davvero le cose. Poi sua madre aveva cercato di
allegerire i propri sensi di colpa, pensando che se Chris avesse amato
Jane, l'avrebbe trovata a qualunque costo...e adesso, le sembrava tutto
così romantico, ciò che quel ragazzo aveva fatto
per sua figlia.
" Che cosa?" Jane rischiò di strozzarsi con il suo stesso
respiro
" Tesoro, eravamo arrabbiati e feriti. Il dolore ci ha fatto perdere la
testa. Cercavamo qualcuno da incolpare per quel maledetto incidente...e
lui, era il bersaglio più facile"
Entrambe deglutirono a vuoto, per motivi diversi.
" Così, quando lo abbiamo visto seduto sul tuo letto, mentri
tu eri in coma" sospirò "con le lacrime agli occhi e le mani
intrecciate alle tue, non c'abbiamo visto più....e lo
abbiamo cacciato via"
" Non era giusto che tu stessi rischiando la vita, e lui, il vero
responsabile, fosse lì, perfettamente sano...con qualche
graffio. Mentre tu rischiavi di morire."
" Così gli abbiamo intimato di non farsi vedere mai
più, altrimenti lo avremmo allontanato per vie legali"
" E' stata una scena bruttissima, che mi perseguita quando non riesco a
prendere sonno. Lui che scalciava disperato, urlava e piangeva, e i
medici che lo portavano via con la forza, come se fosse un pazzo
scappato dal manicomio"
" Sophie ha assistito a tutto allibita, ma quando siamo rimaste sole
io, lei e tuo padre con te, ci ha guardato con un disprezzo che non
potrò mai dimenticare. Nei giorni in cui è stata
a casa nostra, ha provato più volte a dirti la
verità, ma l'abbiamo sempre fermata in tempo"
" Poi sono passati dei giorni, io e tuo padre abbiamo lentamente
imparato ad accettare la tua cecità, e abbiamo capito di
aver sbagliato con Chris. Ma a quel punto era già comparso
Harry, e così ci siamo raccontati la storiella che se lui ci
avesse tenuto davvero a te, avrebbe trovato il modo di raggiungerti"
Jane non l'ascoltava nemmeno più ormai.
Piangeva come poche volte aveva fatto in vita sua. Non aveva parole per
esprimere ciò che sentiva, e non riusciva a smettere di
singhiozzare, disperatamente.
Non aveva nemmeno le forze di prendersela con i suoi genitori....le
importava soltanto di aver travisato tutto. Tutto.
" Amore mio, ti sei innamorata dello stesso ragazzo due volte"
E a quelle parole pianse ancora di più. Calde lacrime che
andarono presto a confondersi con le gocce del mare, furono l'unico
modo che trovò per liberarsi di tutta la tensione
accumulata, di tutti i sentimenti repressi.
" Perchè?" sussurrò
" Perchè cosa?"
" Perchè Chris non mi ha detto di essere stato cacciato
dalla mia stanza? Perchè, quando mi ha raccontato il momento
il cui è nato Harry, non mi ha detto che fingere di essere
un altro era l'unico modo per starmi vicino, perchè voi gli
avevate proibito di farlo essendo se stesso? Perchè non vi
ha tirati in ballo, visto che è tutta colpa vostra?"
" Ma non lo capisci? Perchè deve aver pensato che in un
momento terribile delicato come quello che stavi vivendo, avevi bisogno
del sostegno della tua famiglia, più di quanto avessi
bisogno del suo.
Perchè ti ama al punto tale da mettere la tua
felciità prima della sua. Adesso lo so."
" Ma come avete potuto trattarlo così? Separarci in un modo
così brutale?!"
" Non dimenticare che tu avevi un fidanzato..."
" Jonas? Davvero? Non l'ho mai amato nemmeno la millesima parte di
quanto amo Chris"
" Lo so"
" Io....non posso crederci di essermela presa con lui, quando in
realtà è partito tutto da voi...sangue del mio
sangue!"
" Mi dispiace" ammise sinceramente sua madre " noi volevamo solo
proteggerti"
" E da cosa? Dal ragazzo che mi amava?" urlò
" Scusa Jane" e a quel punto anche sua madre scoppiò in
lacrime
" Scusa? Ma ti rendi conto che cosa abbiamo passato io e Chris per
colpa vostra?"
" Tesoro...noi" e non ebbe la possibilità di aggiungere
altro, perchè Jane staccò la chiamata.
BUONSALVEEE!!!!!
Non chiedetemi come,
perchè non lo so nemmeno io, ma sono riuscita a pubblicare
questo capitolo nonostante l'esame che imcombe.
Spero con tutto il cuore
che vi sia piaciuto :DD
Non vedo l'ora di sapere
cosa ne pensate...finalmente tutta la verità è
venuta fuori. E per i miei gusti Jane ha reagito anche troppo bene!
Grazie di cuore per tutto
il vostro sostegno, davvero <3<3<3
Un bacione, e alla
prossima settimana con l'ultimo capitolo!!!!!
|
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Capitolo 33 *** Capitolo 32 ***
Solo
dopo aver chiuso la chiamata, si accorse che le mani le stavano
tremando.
Questa
volta per la rabbia, per l'indignazione, l'incredulità, lo
sgomento.
Tutto
era partito dai suoi genitori: se loro due non avessero allontanato
Chris dalla sua stanza, lui le sarebbe stato accanto senza aver bisogno
di farlo fingendosi qualcun'altro.
Lui
non aveva mai voluto abbandonarla.
E
anche se Jane non poteva sapere come sarebbero andate le cose se Chris
fosse stato sempre solo Chris per lei, non era giusto che
fossero stati i suoi genitori a privarla della possibilità
di scoprirlo.
Non
avrebbero dovuto intromettersi, poco ma sicuro.
Sua
madre aveva tirato in ballo Jonas, ma non occorreva di certo un genio
per rendersi conto che nonostante uno fosse il fidanzato ufficiale, e
l'altro, praticamente un conoscente (si erano visti troppe poche volte
per definirsi amici) il primo dei due, scompariva di fronte al secondo.
Anche se si sarebbe dovuto verificare il contrario.
Ma
nel momento in cui Jane gli era piombata addosso con i suoi cupcakes e
l'aveva riconosciuto come il ragazzo con il quale aveva trascorso il
Capodanno in aeroporto, dentro di lei era scattato qualcosa che non
sarebbe mai stata in grado di spiegare. E nonostante fosse stata restia
ad ammetterlo a sè stessa per via di Jonas, quando la
mattina dopo aveva realizzato che sarebbero andati insieme al cinema,
loro due e basta, un po' di agitazione le era venuta. Ma in sua
compagnia si era talmente rilassata da aver dimenticato tutto il resto,
fino al bacio che si erano scambiati con le ben note e disastrose
conseguenze.
Poi
Chris era sparito nel nulla, o almeno così le avevano fatto
credere, e naturalmente lei aveva deciso di dare una chance alla storia
con Jonas.
Anche
se ripensava e sognava quegli occhi verdi molto più spesso
di quanto fosse lecito.
Era
comunque certa del fatto che se Chris non fosse stato
allontanato, con Jonas non sarebbe andata avanti tanto a lungo.
Poi,
nel bel mezzo della tempesta emotiva che stava vivendo, era arrivato
'Harry', e le aveva ridato il sorriso e la voglia di vivere, oltre a
farle perdere la testa. All'inizio Jane aveva fatto il possibile per
considerarlo solo un'amico, ma si era innamorata lo stesso.
Ciò
che è incredibile è che lei aveva sempre
immaginato gli occhi di Chris sul viso di Harry, e forse solo allora ne
comprese veramente il motivo.
Però
si era trattato di un collegamento del tutto inconscio....che potessero
essere la stessa persona non le era mai passato neanche per
l'anticamera del cervello, nonostante alcuni indizi ci fossero. Ma lei
non li aveva mai notati, o almeno non lo aveva mai fatto coscientemente.
Su
un punto sua madre c'aveva preso però: si era innamorata due
volte della stessa persona.
E
per come stavano le cose poteva innamorarsene da capo ogni giorno.
Se
ne stava seduta sulla sabbia, a riva, con le spalle lievemente
abbronzate rivolte agli ombrelloni, i capelli legati in una morbida
coda, un prendisole addosso e le braccia avvolte intorno alle
ginocchia, a cercare di metabolizzare ciò che sua madre le
aveva confessato, quando si sentì sfiorare una spalla.
Non
ebbe bisogno di voltarsi per sapere che fosse lui. Conosceva ormai a
memoria quel tocco delicato ma al tempo stesso caldo e rassicurante.
"
Ei" sussurrò dolcemente Chris "va tutto bene?" aggiunse,
prendendo posto accanto a lei
"
Sì e no" ammise la ragazza, alzando il viso
"
Ho parlato con mia madre...e mi ha raccontato tutto" spiegò
subito dopo
"
Tutto...cosa?" si informò lui, guardingo
"
Tutto Chris" confermò Jane, guardandolo dritto negli occhi
"
Finalmente ora so tutta la verità: ogni tessera del puzzle
è tornata al suo posto, e adesso il quadro è
completo..solo che non è nemmeno lontanamente
simile a come l'ho immaginato per tutto questo tempo"
continuò, tornando a fissare il mare
" E questo è un bene o un male?" domandò Chris
" Ci sono più zone d'ombra di quante ne avrei mai potute
immaginare" confessò a sè stessa e a lui
" Però a guardarlo più da vicino, si notano anche
dei punti di luce. Sono un po' nascosti dietro quegli alberi scuri e
imponenti, ma se scosto i rami, quei raggi mi colpiscono in pieno viso"
" Raggiungono i tuoi occhi?" Chris la guardava con una tenerezza
indicibile
" Sì" ammise lei, voltandosi di nuovo a guardarlo
" E allora resta ferma lì, con le mani tra i rami, nel punto
esatto in cui riesci a vedere il cielo"
"Ma io non posso spostarli davvero quei rami"
" Hai detto tu di averlo fatto poco fa"
" L'ho soltanto immaginato, perchè so benissimo che quelle
fronde nascondono la luce, lasciandomene vedere solo un piccolo
spiraglio.
Ma è di un dipinto che stiamo parlando, è fisso,
immutabile, non lo si può mettere in movimento scostando i
rami"
" Ed qui che ti sbagli" sussurrò lui
" Che vuoi dire?"
" Che è l'artista a decidere se e quando terminarlo"
" A me lo hanno regalato già bello e pronto. Non l'ho
nemmeno scelto...mi è stato consegnato in mano e basta,
già concluso"
" Però noi possiamo comprare le tempere, e colorarlo come
più ci piace. Nulla è immutabile sul serio, Jane.
Possiamo ancora rendere quel dipinto il più bello del mondo"
"Io e te?" lo guardava dritto negli occhi
" Io e te" ripetè lui, senza interrompere il contatto visivo.
E Jane sorrise, grata di averlo al suo fianco.
" Sono io uno degli artisiti del tuo dipinto, e ho utilizzato
contemporaneamente colori scuri e colori chiari, pensando di poter
creare il giusto contrasto. Forse abbiamo usato un po' tutti la
tavolozza con troppa leggerezza, sovrapponendo sfumatura su sfumatura,
fino a renderlo così innaturalmente pieno di tinte non
più veritiere. Nessun colore è più se
stesso, e la sensazione che danno tutti insieme, mischiati,
è cupa" ammise Chris " ma nessuno di noi aveva intenzione di
rovinarlo, neppure chi ha usato il nero. Al contrario, cercavamo tutti
disperatamente di salvarlo, ognuno a modo proprio e in disaccordo con
gli altri artisti. Ecco perchè è venuta fuori una
cosa del genere" le spiegò, entrambi sapevano di star
parlando di qualcosa di molto più profondo
" Ora sei di nuovo in grado di occuparti tu stessa del tuo quadro, e
sei libera di farci quello che vuoi" proseguì
" Adesso anche tu puoi diventare un artista, anzi, devi farlo. Io
sarò soltanto immensamente felice se mi lascerai poggiare la
mano sulla tua mentri disegni la tua vita. Sarai tu a decidere se vuoi
montagne o pianure, se vuoi una lingua di mare o una striscia di
deserto, se vuoi il giorno, la notte, il sole o la neve. Io
seguirò i tuoi movimenti, se mi vorrai. E quando sarai
stanca per continuare da sola, quando sarai un bivio e sarai indecisa
sulla direzione da imboccare, la mia mano sarà ancora sulla
tua, esattamente come quando traccerai le stelle, ti
sosterrà e ti consiglierà, ma più di
ogni altra cosa ti proteggerà e ti accarezzerà.
Voglio disegnare con te Jane, non per te. Insieme a te, non al tuo
posto."
La ragazza assorbì quel discorso senza dire una parola, e
soltanto quando Chris ebbe terminato, riuscì ad esprimersi,
a fatica.
" E dopo una roba del genere io che dovrei dire?" aveva quasi le
lacrime agli occhi, e questa volta non erano di rabbia o tristezza
" Non dire nulla" sorrise lui "lasciati solo..." e le sfiorò
le dita con le proprie "lasciami solo poggiare la mano sulla tua"
concluse, facendolo sul serio. Poggiando la propria mano su quella di
lei.
" Sul tuo dipinto però, i ruoli si invertiranno" mise in
chiaro lei
" Nemmeno quello è messo tanto bene, sai?"
ironizzò Chris
" Ma possiamo sempre
comprare nuove tempere, giusto?" sorrise lei
" Possiamo sempre darci nuove possibilità"
tradusse lui, abbandonando le metafore.
"
Stamattina mi sono arrovellata il cervello chiedendomi perhè
fossi sparito dopo l'incidente, per quale motivo ti fossi autoincolpato
di tutto, senza darmi la possibilità di rassicurarti sul
fatto che non fosse tua la colpa ...e adesso scopro che ti hanno
cacciato, che tu non hai mai voluto andartene"
"
Perchè non mi hai raccontato anche questa parte della
storia? Sarebbe stato molto più facile darci una nuova
possibilità se avessi saputo tutto questo"
"
Non spettava a me dirtelo. Io ti posso chiedere scusa solo per i miei
errori"
"
Sono io che ho travisato tutto sin dall'inizio...è che non
avrei mai immaginato che i miei potessero fare una cosa del genere"
"
Sei arrabiata con loro?"
"
Ho sbattuto il telefono in faccia a mia madre..non lo avevo mai fatto
prima" ammise
"
Allora sei davvero una ribelle" la prese in giro lui, facendola ridere
"
Non scherzare. E' una cosa seria" lo ammonì, tra una risata
e l'altra
"
Abbiamo sbagliato tutti in questa storia, Jane. Chi più e
chi meno. Io, i tuoi, in minima parte Sophie"
"
Anche io" lo interruppe lei, e Chris la guardò stranito
"
Con te. Te ne ho dette di tutti i colori senza sapere un accidenti di
nulla. E un po' anche con Sophie..divisa tra te e i miei genitori, che
poteva fare?"
"
Non poteva dirti che mi avevano cacciato, perchè sarebbe
stato da pazzi metterti contro i tuoi nel momento in cui ne avresti
avuto più bisogno.
E
non ti ha detto di 'Harry' perchè era certa del fatto che
spettasse a me farlo..non ci avrebbe mai messi l'uno contro l'altra
volontariamente"
"
E io avrei voluto farlo con tutto me stesso, dirti chi ero realmente,
ma avevo dannatamente paura di perderti" ammise ancora una volta
"
E i tuoi Jane..loro pensavano di proteggerti, pensavano di fare il tuo
bene. Ma erano ovviamente sconvolti, troppo arrabbiati per pensare
lucidamente, e avevano un terribile bisogno di dare la colpa a qualcuno
per spiegarsi ciò che ti era successo. E chi meglio di me?
In fondo anche io mi sono dato la colpa per tanto tempo, e un po'
continuo a darmela ancora"
"
Non devi" disse lei, inchiodando gli occhi in quelli di lui
"
E' più forte di me" ammise Chris
"
Ma adesso vedo di nuovo..non ha più senso"
"
Mi sembra tutto una specie di miracolo"
"
Anche a me" sorrise di nuovo la ragazza.
"
Mi prometti che da ora in poi mi dirai tutto tutto? Anche se dovesse
farmi male, o coinvolgere le persone a me care...voglio la
verità" lo implorò Jane
"
Te lo prometto" e si portò la sua mano alle labbra per
poterle baciare il dorso, e poi le nocche, a una a una.
"
Certo non si può dire che la nostra sia una storia
monotona..o noiosa" Chris cercò di buttarla sullo scherzo
"
In effetti non è roba da tutti i giorni" convenne lei
"
Ci potrebbero quasi fare un film, sai?"
"
Certo..la ragazza che dopo aver perso la vista è stata presa
in giro dai genitori, dal ragazzo che ama, dalla migliore
amica...fortunata, vero?" scherzò lei
"
Ei, mi stai rubando la scena!" protestò Chris " il vero
protagonista dovrebbe essere il ragazzo che si inventa una nuova
identità pur di starle accan-"
Jane
si sporse verso di lui, e premette le labbra sulle sue, che dopo un
attimo di sorpresa e stordimento, ricambiarono il bacio con
passione e tenerezza. Contemporaneamente.
"
Sai una cosa? Forse fortunata lo sono davvero, se tutte queste persone
si mobilitano a creare casini per me. A modo loro mi voglione bene"
riflettè lei, quando si furono separati
"
Una in particolare ti vuole molto più che bene"
sussurrò Chris
"
Ma davvero?" lo provocò lei
"
Sì, e in questo preciso istante vorrebbe portarti in camera
e perdersi in te"
Per
un secondo si guardarono negli occhi, incantati, poi Jane
diventò paonozza e Chris le fece una tenera carezza.
"
Lo voglio anche io" disse lei, sicura come non lo era mai stata prima.
E
allora corsero fino a raggiungere l'hotel, tenendosi per mano ridendo
come bambini, ma quando furono protetti dalla mura della loro camera,
di infantile non restò più nulla.
Chris
le afferrò saldamente i fianchi e la attirò
contro di sè, mentre lei gli legava le braccia al collo e si
lasciava baciare. Baci infuocati, da mozzare il respiro.
Nella
foga Jane finì per urtare il muro con la schiena, ma non se
ne curò affatto. La parete era fredda e le labbra di lui
premute sulle sue, e poi sul collo, bollenti.
Un
contrasto che la mandò fuori di testa, fino a farle
stringere le gambe, impreparata a quelle vampate e quel solletico.
Forse
prima di allora, in quel modo non si erano mai baciati,
perchè sapevano a cosa quella passione sregolata avrebbe
portato, e sapevano di non potersi spingere fin là. Fino al
piacere più acuto e più vero.
Non
che non lo avessero voluto, ma Jane non accettava di doverlo fare senza
guardarlo negli occhi, e lui non avrebbe sopportato di essere chiamato
con un altro nome.
Chris
voleva che la prima volta di Jane fosse...Chris. E lo voleva anche lei,
in un modo che le faceva quasi male per quanto era intenso.
La
prese tra le braccia e l'adagiò sul letto, stendendo
contemporaneamente un asciugamano sotto di lei.
Poi
si liberò della maglietta, un attimo prima di chinarsi su di
lei per baciarla ancora, sulla fronte, sugli occhi, sul naso, sul mento
e sulle labbra.
"
Lo vuoi davvero?" domandò gaurdandola dritto negli occhi.
Quasi commosso, perchè pensava che non sarebbe mai arrivato
quel momento, o perlomeno che fosse lontano anni luce il
momento in cui ci avrebbe fatto l'amore, occhi negli occhi.
"
Sì Chris, ti voglio" sussurrò lei senza il minimo
dubbio
"
E ti amo. Ti amo da impazzire" aggiunse subito dopo, senza interrompere
il contatto visivo
"
Ti amo anche io amore" e lentamente prese a baciarle le cosce nude,
mentre lei ansimava, scossa dal desiderio.
Quando
giunse all'orlo del prendisole, guardandola in viso, infilò
le dita al di sotto dell'indumento. Un secondo dopo le mutandine del
costume erano sul pavimento, e il vestito ancora addosso.
Tornò
a baciarla sulle labbra e poi sul collo, mentre con le mani slacciava
anche il reggiseno, facendolo volare via.
Non
sapeva spiegarsi il motivo per il quale stesse procedendo in quel modo,
ma il solo pensare che sotto quel leggero prendisole di lino bianco
fosse completamente nuda, lo eccitava da pazzi.
Lentamente
le abbassò le bretelline del vestito, e gliele fece
scivolare sulle braccia. Jane mosse il bacino verso di lui,
probabilmente senza nemmeno rendersene conto e Chris capì
che era pronta.
Tornò
a baciarla con inadudita passione e tenerezza sulle labbra, e poi la
guardò di nuovo negli occhi, mentre le mani di lei gli
accarezzavano la schiena nuda, scendendo lentamente sempre
più in basso.
"
Sei bellissima" disse, quasi emozionato.
E
lo pensava con ogni fibra del suo essere: aveva in viso in fiamme, le
pupille dilatate del desiderio, le labbra gonfie dei suoi baci, i
capelli arruffati, e iniziava a dimenarsi sotto di lui, quasi
completamente nuda.
Chris
era assolutamente certo che al mondo non esistesse una visione
più bella di quella.
E
al tempo stesso, guardandolo in quegli occhi che si erano fatti di un
verde più intenso, le labbra gonfie di baci, i capelli
sparati da tutte le parti, il sudore che gli imperlava la
fronte e gli gocciolava sul collo, e solo un paio di calzoncini
addosso, Jane pensò che non fosse mai stato tanto bello. Ed
era tutto solo. Solo suo.
In
un solo colpo tirò giù pantoloncini e costume,
mentre lui faceva lentamente scendere il prendisole lungo le sue gambe,
fino ai piedi.
In
quel momento si resero conto entrambi di avere ancora gli infradito da
mare, e risero tornando a guardarsi negli occhi.
Poi,
come se il vero impedimento fossero state le ciabatte, Chris si
munì delle dovute precauzioni, e subito dopo
tornò a baciarla. Scese con le mani lungo i suoi fianchi
finalmente nudi, e prese a carezzarle l'interno coscia, spingendola
contemporaneamente a lasciargli più spazio. Con le labbra
percorse il collo, scendendo sempre più in basso fino a seni.
Ci
si immerse di testa, baciando, soffiando e leccandole la pelle, alzando
subito dopo gli occhi fino a incrociare quelli di lei, per non perdersi
nemmeno una delle sue espressioni e sospiri di puro piacere.
Jane
scoprì che le piaceva un sacco il fatto che lui la toccasse
e la baciasse così intimamente, e contrariamente a quanto
aveva sempre pensato, non provava alcuna vergogna o imbarazzo.
Lo
voleva dentro di sè.
Urlò
di piacere e dolore quando finalmente lo sentì, e lui fu
pronto a carezzarle il viso e i capelli, rassicurandola e baciandola
dolcemente.
"
Non ti farò del male" le promise in un sussurro, e seppero
entrambi che non si stava riferendo soltanto a quel momento.
Lei
annuì, come a dire ' lo so che non mi farai del male',
troppo scombussolata ed eccitata per dire qualcosa di senso compiuto. Ma pian
piano il suo corpo si abitò a quella nuova condizione, e il
piacere divenne talmente intenso da farle gridare il nome di Chris
senza ritegno.
E
la realtà, fu molto meglio delle fantasie.
La mattina dopo, di buon'ora, Chris fu svegliato da un deciso bussare
alla porta.
Mugulando qualcosa, ma stando attento a non farsi sentire da Jane,
andò ad aprire con un lenzuolo legato alla meglio attorno
alle parti basse.
" Chris!" Sophie non potè proprio fare a meno di guardarlo
divertita e totalmente impreparata alla faccenda, poi si
coprì la bocca, sperando di non aver fatto una gaffe
" Siete già arrivati?" fece lui, più a bassa
voce, come se l'essere chiamato con il proprio nome fosse stata cosa da
tutti i giorni in quegli ultimi tempi
" Così pare" scherzò Scott, a sua volta sorpreso
di aver trovato l'amico così rilassato e poco preoccupato
del fatto che il suo vero nome fosse stato appena urlato da Sophie
" Ho la vaga impressione che abbiamo interrotto qualcosa qui.."
continuò la ragazza, facendogli l'occhiolino e dimenticando
per un attimo la faccenda della doppia identità
" Soltanto una meravigliosa dormita" ammise lui, con un sorriso che
però lasciava intendere altro
" Sì certo. Comunque siamo venuti ad accertarci sulle vostre
condizioni, quelle di Jane in particolare visto che ieri non ci siamo
per niente sentiti...ma ora mi rendo conto che siete stati piuttosto..
occupati" disse Sophie con tono birichino
" Jane non ti ha scritto?" e lui non se ne rese conto, ma sia Sophie
che Scott lo guardarono allibiti.
La loro amica non si azzardava a scrivere un messaggio da...beh,
dall'incidente.
" Vabbè, se ne sarà dimenticata. Ci vediamo tra
mezz'ora nella hall, va bene? Abbiamo un sacco di cose da raccontarvi"
sorrise da un orecchio all'altro mentre lo diceva
" Okay" rispose Scott per entrambi, perplesso tanto quanto la sua
ragazza.
Si chiesero che diavolo stesse succedendo.
Chris che non si precipitava a tappargli la bocca dopo essere
stata chiamato per nome.
Jane che avrebbe dovuto scrivere un messaggio.
Per un attimo Sophie pensò che la sua migliore amica avesse
recuperato la vista per miracolo, e avesse scoperto il gioco di Chris.
Però se così fosse stato, lei e Scott non
avrebbero dovuto trovarlo mezzo nudo con l'aria di uno che se
l'è spassata alla grande!
Se Jane avesse davvero scoperto la verità, di sicuro non
glie l'avrebbe fatta passare liscia....quindi no, doveva esserci
dell'altro. L'unica cosa che sapeva era che il cellulare
dell'amica si fosse rotto, e che i due avevano mandato un messaggio da
quello di Chris per dire che fosse tutto apposto. Questo
però, la sera in cui erano arrivati sull'isola.
" Amoree"
Una volta ritornato a letto, Chris prese a baciarle dolcemente il collo
per svegliarla
" Ho ancora sonno" borbottò lei, allargando le braccia per
stringere il ragazzo a sè. Lui la lasciò fare, ma
non smise di baciarla, passando dal collo al mento, e poi alle labbra.
Anche se mezza addormentata, Jane ricambiò il bacio, e poi
aprì finalmente gli occhi, rendendosi conto di non poter
dormire ancora.
" Sono arrivati Scott e Sophie" sussurrò lui, tra una
coccola e l'altra
" Cosa? Di già? Quando? Ma che ore sono?" e all'improvviso
fu perfettamente sveglia. Chris rise per l'mproponibile
quantità di domande.
" Sono solo le otto di mattina, ma hanno appena bussato alla nostra
porta" le spiegò, poggiando la testa sul suo seno coperto
solo dal lenzuolo
" Ci hai parlato? E ti hanno visto....così?"
domandò lei a quel punto
" Sono andato ad aprire con il lenzuolo legato alla vita, quindi
sì, credo che si sia fatti una vaga idea della situazione"
" Bene..adesso non me la leverò più di torno"
ribattè lei, scherzando solo a metà,
consapevole del fatto che Sophie l'avrebbe tempestata di domande
" Erano sconvolti" raccontò lui
" Per averti trovato mezzo nudo?"
" Anche..ma soprattutto perchè non ho battuto ciglio quando
per sbaglio Sophie mi ha chiamato Chris, e quando le ho detto che tu
avevi intenzione di scriverle ieri..."
" Alla fine me ne sono dimenticata...ma sei stato tu che mi hai
distratto con metodi poco ortodossi" sorrise la ragazza, immergendo le
mani tra i capelli di lui
" Come ti senti?" si informò Chris, tornando a guardarla
negli occhi
" Un po' intorpidita...ma non sono mai stata meglio di così
amore" ammise Jane con disarmante sincerità.
Un attimo dopo avevano ripreso a baciarsi incuranti del resto del
mondo. Almeno fino a quando non squillò il cellulare di
Chris.
" E' un numero che non conosco" disse lui, quando controvoglia, fu
costretto a staccarsi da Jane per rispondere
" Sì, sono Chris, con chi parlo?" e ci fu un attimo di
silenzio
" Oh, signora Collins! Buongiorno!" e a quelle parole la ragazza si
drizzò a sedere sul letto
" Sì, Jane è qui. Ora gliela passo, d'accordo?"
continuò, fissando lei che lo guardava preoccupata
" ..Non importa. Sì, certo.. arrivederci allora" e
passò il telefono alla fidanzata.
" Mamma.." rispose lei, esitante
" Tesoro, ho chiamato perchè io e tuo padre non abbiamo
chiuso occhio stanotte ripensando a tutta la faccenda. Siamo
consapevoli di aver sbagliato, l'ho appena detto anche a Chris, e
vorremmo rimediare" spiegò
Vedendo che dall'altra parte c'era silenzio, la donna
proseguì.
" Sei molto arrabbiata?"
" Non ne ho il diritto forse?"
" No, no, certo che ce l'hai. Però concedici la
possibilità di rimediare al nostro errore. Io e tuo padre
vorremmo che tu e Chris veniste a pranzo da noi, magari la settimana
prossima, quando tornate dalla Grecia. Tanto a quel punto non avrai
più l'alloggio al campus, e dovrai tornare per forza a casa,
no?
Porta Chris con te, e se poi vorrà trattenersi per qualche
giorno, sarà il benvenuto. Te lo prometto" parlò
tutto d'un fiato.
Jane si voltò verso Chris, che essendo accanto a lei aveva
ascoltato tutto, e le bastò scorgere il suo sorriso, per
accettare la proposta della mamma.
Dopotutto, se li aveva perdonati lui, poteva farlo anche lei.
" Vogliamo mettere una pietra sotto questo periodaccio, e ricominciare
tutto da capo" la pregò la mamma
" Papà può venirci a prendere sabato
all'aeroporto?" domandò lei, sorridendo
" S'...sì, certo!" e a quel punto anche la signora Collins
si concesse di sorridere
" Ci sentiamo per l'orario allora" e con quelle parole chiuse la
telefonata, con il cuore un po' più leggero di prima.
Buttò le braccia intorno al collo di Chris e lo
baciò con tutto l'amore del mondo "grazie" disse soltanto,
comunicandogli con gli occhi e con quell'unica parola quanto lo amava.
" Voglio fare le cose per bene con te. Voglio fare sul serio" disse
lui, baciandola ancora e stringendola forte a sè
" Anch'io" sussurrò la ragazza
" Perciò aspettati di essere invitata a casa mia molto
presto" e invece di agitarsi, Jane lo strinse più forte.
Con un lieve ritardo, raggiunsero Scott e Sophie nella hall
dell'albergo.
Le due ragazze ovviamente si abbracciarono, e soltanto quando
l'intreccio di corpi di sciolse, Sophie si rese conto che l'amica non
portava gli occhiali da sole come al solito...e la stava guardando
negli occhi.
" Ho..ho bisogno di sedermi" disse soltanto, rischiando di svenire per
la sorpresa
" Jane! O mio Dio...Jane!Ma che è successo?"
farfugliò Scott, precipitandosi ad abbracciarla senza
capirci nulla, a parte il fatto che avesse recuperato la vista.
Miracolosamente.
" Ma cosa...? Come?....O mio Dio, ma non sto sognando vero?"
sussurrò una Sophie ancora piuttosta sconvolta
" No, è tutto vero" sorrise Chris, mettendo un braccio
intorno alle spalle della fidanzata
" Quindi tu sai..che lui..Harry..e non gli hai spaccato la faccia? E
non la stai spaccando neanche a me, che..che sono stata sua complice?"
Sophie non si era mai persa in giri di parole
" Mi sono arrabbiata e tanto, con tutti e due" ammise a quel punto Jane
"e anche con te Scott" aggiunse un secondo dopo
" Però Chris aveva pensato bene di prendersi una bronchite
per via del temporale, quindi sono dovuta andare a recuperarlo per
impedirglielo. E abbiamo discusso, tanto, alla fine ci siamo
addormentati però, e ieri mattina gli ho detto di aver
bisogno di un po' di tempo per metabolizzare la cosa. Poi per quello
stupido ombrellone ci siamo incontrati in spiaggia, e mi sono resa
conto di star per cedere perchè è impossibile
resistere alla sua dolcezza, ma è stato quando ho parlato
con mia madre che sono crollate tutte le barriere anti-Chris che stavo
cercando di costruire"
Sophie non c'aveva capito granchè da quel racconto, a parte
il fatto di essersi persa un sacco di cose.
" Per quanto riguarda te invece, devi ringraziare Chris che mi ha
ripetuto mille volte che gli hai retto il gioco solo perchè
hai sempre creduto in noi" aggiunse subito dopo, più
chiaramente.
" E la settimana prossima, i miei ci hanno invitati a pranzo...vogliono
ripartire da zero" concluse, emozionata e logorroica come
poche volte lo era stata.
" Wow" fu tutto quello che fu in grado di dire Sophie, seguita da Scott
" Quindi possiamo dire addio a Harry?" domandò subito dopo
la sua migliore amica
" Io non lo dimenticherò Harry" disse a bassa voce Jane
" Nemmeno io" la rassicurò Chris altrettanto a bassa voce.
" Allora adesso non ci resta che iniziare a goderci questa vacanza,
giusto?" proprose Scott, scatenando l'entusiasmo di tutti.
Avrebbero avuto poco meno di una settimana per aggiornarsi con calma su
tutto.
" La Grecia è meravigliosa! Anche quel posto in cui siamo
stati noi, ospiti degli zii di Scottie, Dio era fotonico..il mare, le
spiagge, il sole, tutti quei colori e" Sophie fece l'errore di voltarsi
verso Jane e Chris, che li seguivano a pochi passi di distanza.
Non la stavano ascoltando: erano fermi nel bel mezzo del sentiero a
baciarsi.
" Dio! Come a Pasquetta...al luna park" esclamò,
rivolgendosi a Scott
" Ei..voi due? Non è carino bloccare il passaggio in quel
modo...e misà proprio che lo state prendendo a vizio"
gridò Scott, attirando la loro attenzione.
Jane e Chris risero al ricordo,guardandosi negli occhi per un istante,
per poi tornare a baciarsi.
" Sono proprio carini!" ammise Sophie in un moto di tenerezza, un
attimo prima che il suo fidanzato l'afferrasse per i fianchi
contribuendo alla causa-ostruzione della strada.
E così, quella mattina, il sole di quella terra straniera
assistè allo spettacolo più bello di tutti:
l'amore fresco, puro, folle, e meraviglioso di due giovani coppie che a
qualche metro di distanza l'una dall'altra, parevano aver dimenticato
l'esistenza del resto del mondo.
" Visto, è andato tutto bene alla fine" mormorò
Scott, carezzando il viso della sua fidanzata. E Sophie sorrise,
incredula ma innegabilmente felice.
Faceva ancora fatica a metabolizzare tutto quello che era successo
nelle precedenti quarantott'ore, ma l'unica cosa che contava davvero
era che Jane avesse riacquistato la vista (anche se nessuno sarebbe mai
stato in grado di fornirne una spiegazione logica) e che non l'avesse
irradiata dall'albo degli amici per aver coperto Chris per tutto quel
tempo. Forse, in fondo in fondo, doveva ringraziare la signora Collins,
che finalmente aveva avuto il coraggio di dire la verità,
contribuendo a gettare definitivamente Jane tra le braccia del ragazzo
che amava e che l'amava.
Miracolosamente, tutto si era concluso per il
meglio...almeno quel capitolo delle loro vite.
Perchè era più che evidente che proprio su quella
spiaggia ne stava iniziando uno nuovo, che chissà dove li
avrebbe portati. Tutti e quattro, e Jane e Chris in particolare, non
vedevano l'ora di scoprirlo, ma per il momento si godevano il sole e il
mare della Grecia.
" Non riesco a crederci!!" esclamò Sophie, portandosi le
mani davanti agli occhi per ripararsi dai raggi, mentre era stesa in
spiaggia accanto all'amica
" Finalmente è tornato tutto come prima, anzi...meglio di
prima" sorrise Jane
" E scommetto che il meglio è identificabile con quegli
occhioni verdi" i ragazzi stavano facendo il bagno, a qualche metro di
distanza
" Credo di essermi innamorata di lui, naturalmente senza rendermene
conto in quel momento, quando ha iniziato a prendermi in giro e
sorridermi in quel modo con il cappotto imbrattato della
panna dei cupcakes"
" E io ho capito che non si trattava di uno sconosciuto qualunque,
quando il bus è partito e tu non mi hai raggiunta,
già persa in quei occhi"
" Beh, in effetti avrei dovuto capire che si trattava di un
sintomo già da quello" convenne Jane
" Non si perde l'ultimo bus per chiunque, giusto?"
" Lo si perde solo se lo si vuole perdere" e con quelle parole, Jane
disse più di quanto avrebbe mai potuto raccontare sulla loro
storia.
BUONSALVEEE!!!
Finalmente sono riuscita a pubblicare quest'ultimo capitolo, e non vedo
l'ora di scoprire cosa ne pensate in proposito.
Putroppo ho avuto diversi poblemi questa settimana, anche tecnici
(telefono e computer che non andavano) e non sono riuscita a farmi viva
prima. In ogni caso, mi dispiace dirvi che nell'immediato futuro non ci
sarà un seguito di questa storia. Mi sono presta resa conto
che il nuovo anno all'università sarà molto molto
più impegnativo del previsto, e mi toglierà ogni
energia per fare altro, almeno fino alla fine della prima sessione.
Mi dispiace dover in qualche modo smentirmi su questo, ma credetemi,
non posso proprio fare altrimenti.
Comunque Jane e Chris torneranno quasi sicuramente..non subito
però.
Colgo l'ultima occasione (per ora) per ringraziarvi di tutto il
sostegno ricevuto, di ogni parola e minuto che avete speso per me e la
mia storia.
GRAZIE DI CUORE <3
Ringrazio naturalmente anche chi ha solo letto la storia in silenzio, e
chi l'ha inserita in una qualsiasi lista. Apprezzerei tantissimo se mi
lasciaste un parere almeno per quest'ultimo capitolo :)
Grazie a tutti, un bacione, e spero di risentirvi presto
<3<3<3<3<3
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Capitolo 34 *** AVVISO NUOVA PUBBLICAZIONE ***
Ciao a tutti! Come state?
Mi dispiace essere sparita per un bel po' di tempo, ma purtroppo negli ultimi mesi sono stata molto impegnata e non sono riuscita a fare altrimenti.
Ad ogni modo, sono tornata, e spero proprio che non mi abbiate abbandonato.
Volevo semplicemente segnalarvi la mia nuova storia. Il titolo è :Un monolocale a Norfolk Square, e se avete voglia di leggerla e dirmi cosa ne pensate, la trovate già sulla mia pagina.
Vi aspettooooo!!
Un bacione, e a prestissimo <3<3<3 |
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