Weird-The Sorceress

di Tefnuth
(/viewuser.php?uid=564885)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Geist ***
Capitolo 2: *** Il mercato dei Troll ***
Capitolo 3: *** Andrew Biersack ***
Capitolo 4: *** Luce e ombra ***
Capitolo 5: *** La negromante ***
Capitolo 6: *** Forgotten memories ***
Capitolo 7: *** Il passatempo di Weiss ***
Capitolo 8: *** Vento gelato ***
Capitolo 9: *** I am bulletproof ***
Capitolo 10: *** Set the world on fire ***
Capitolo 11: *** Padri ***
Capitolo 12: *** In the end ***



Capitolo 1
*** Geist ***


“Forza, ancora un piccolo sforzo” disse l’agente Bradley al suo compagno, il corpulento agente Johnas; l’odore di fumo che emanava la sua divisa gli stava facendo solleticare il naso, ma non poteva grattarselo perché entrambi avevano le mani occupate. Stavano trasportando una teca che richiedeva tutte e quattro le loro mani, anche se il suo ospite era uno soltanto. Quando entrarono nell’obitorio lo stralunato dottor Cheash li stava già aspettando, tutto contento di avere un nuovo coinquilino
“Fate piano ragazzi” ribadì il dottore ai due agenti, indicando loro dove avrebbero dovuto appoggiare il contenitore
“E’ tutto suo, dottore” affermò Bradley, contento di essersi tolto quella patata bollente; anche se ormai era deceduto il cadavere di Hans gli faceva ancora paura
“Grazie signori. Permettetevi di offrirvi un caffè, così potrete approfittarne per riposarvi” si offrì Cheash, un invito che i due agenti non si fecero fare due volte
“Tanto qua non entra nessuno” commentò Johnas, mai parole furono tanto sbagliate.
Appena i tre svoltarono l’angolo per raggiungere la piccola saletta dove era stata allestita la postazione caffè, una presenza si materializzò all’interno dell’obitorio: una donna, con lunghi capelli bianchi e suture sul corpo; portava una veste leggera, sporca di sangue sulla gonna, e la sua presenza non sembrò sollecitare l’allarme, che rimase muto.
“Quanto sei stato ingenuo Hans: davvero pensai di poter competere con il maggiore dei tuoi figli? Ti avevo avvertito della forza sopita in lui” la donna soffiò sulla teca (riducendola in un mucchio di polvere finissima), scoprendo il cadavere, e una nebbia grigia si sollevò da esso. Quando tutto il fumo fuoriuscì, apparve lo spirito di Hans
“Padrona, siete qui” si inchinò lo spirito
“Mi hai deluso, profondamente. Ti ho gentilmente prestato i miei cuccioli adorati, ti ho indicato la via, e tu ti fai ridurre a questo modo. Sei un essere inutile” lo rimproverò lei
“Mi dia un’altra possibilità, non la deluderò” la implorò Hans
“Sono stufa di giocare, specie se so di non avere i pedoni vincenti” la donna fece comparire una nebbia nera che inglobò lo spirito dell’ex telecineta, poi a sua volta lei inspirò il fumo e sparì senza lasciare traccia.
Potete immaginare la faccia del dottore e degli agenti, quando videro il cadavere trasformarsi in cenere.
 
Mentre di sotto si scatenava un piccolo putiferio, nella sala allenamenti Georg stava provando ad esercitare i suoi poteri in forma astrale; a fargli da spalla era Gustav il cui corpo, in forma demoniaca, era costituito di pura elettricità. Lo scopo dell’allenamento era creare dei campi di forza equivalenti, e mantenerli stabili; una cosa più difficile da fare, quando si ha un corpo di pura energia
“Attenti ragazzi: avete dei picchi troppo alti” dall’altoparlante la voce di Elizabeth li avvertì che stavano perdendo il controllo dell’energia
“Merda! Georg stai emanando delle onde che mi disturbano” gridò Gustav al moro, poteva sentire l’energia del fratello spingerlo indietro
“Mi spiace, non riesco a…” prima ancora che il moro terminasse la frase, il suo campo di forza distrusse quello del biondo prima di deflagrare.
“Simulazione fallita, per oggi basta così ragazzi” disse Abraham, prima di spengere tutti i computer.
“Mi dispiace Gus, non sono riuscito a tenermi sotto controllo” si scusò Georg, appena lui e il fratello furono usciti dallo spogliatoio
“Tranquillo Hobbit, tutti fanno degli sbagli: anche io stavo perdendo il controllo” lo rincuorò Gustav, dandogli un paio di pacche sulla spalla.
Avendo già avuto il permesso da Abe di prendersi libero il resto della giornata, Georg e Gustav percorsero il corridoio che portava al nodo centrale dell’edificio; era impressionante il viavai degli agenti, e il rumore dei loro sussurri aveva raggiunto livelli così alti da diventare quasi insopportabile.
Sembrava che tutti stessero parlando di un’unica cosa: era successo un qualcosa nell’obitorio, qualcosa cui nessuno sapeva dare una spiegazione; non riuscirono a cogliere altro. Mentre cercavano di superare il fiume di persone che occludeva il corridoio, Georg si scontrò contro la tuta che racchiudeva lo spirito di Johann
“Entschuldigung Georg, ero sovrappensiero” si scusò il medium
“Non c’è problema. Ma che succede qua?” domandò il moro mentre conduceva Johann in un posto appartato, dove non correvano il rischio di essere investiti da qualche passante
“E’ una cosa stranissima: il corpo di vostro padre si è ridotto in cenere, senza alcun apparente motivo” spiegò il medium
“Ma come è potuto accadere? E’ morto, ed era in una teca” domandò Gustav
“E’ questo il punto: non si sa! I due agenti che hanno portato la vetrina all’obitorio hanno detto di aver trovato il cadavere in queste condizioni, dopo averlo lasciato appena cinque minuti. Ho già provato a controllare le registrazioni delle telecamere, ma si vede solo la teca che si dissolve e la decomposizione del corpo” continuò Johann sbuffando un paio di volte
“Possiamo vedere i nastri?” chiese Georg, forse le sue capacità potevano servire a qualcosa
“Ja. Ora li stanno esaminando Lyz ed Hellboy; sono nella sala riunioni, e ci sono anche Manning e i gemelli” indicò loro il medium.
 
La sala riunioni, in realtà la numero tre delle dieci che erano nell’edificio, era una stanza con pareti e arredo tutto in color argento; su una delle pareti c’era un grande schermo collegabile al pc, ed era su quello che i gemelli, Manning e i tutori dei fratelli stavano scrutando i nastri dell’obitorio. Quando Georg fece aprire la porta scorrevole fece sobbalzare colore che vi erano dentro, tanto che erano concentrati sul video
“Scusate, sono quelli i nastri?” domandò il moro
“Indovinato, ma non riusciamo a cavare un ragno dal buco” rispose Bill comodamente seduto sulla sua sedia girevole e con i piedi sul tavolo, il suo gemello era sulla sedia vicina nella stessa posizione
“Qualunque cosa sia successa, le telecamere hanno ripreso solo gli eventi fisici” disse Elizabeth, che aveva appuntato tutto ciò che aveva visto su un quadernino
“Abbiamo utilizzato ogni tipo di filtro: raggi x, ultravioletti, spettro. Niente da fare” aggiunse Manning, gli facevano male gli occhi per quante volte aveva visto il video
“Possiamo dare un’occhiata?” chiese Gustav.
Immediatamente Hellboy fece ripartire la registrazione: gli agenti che posano la teca, parlano col dottore prima di andare nell’altra stanza, poi la teca che si dissolve e infine il corpo che di decompone. Nessun intruso.
“Con questo non andremo da nessuna parte, ci conviene fare un sopralluogo” disse Gustav
“Stiamo aspettando il permesso dalla scientifica: Abe ci chiamerà non appena saranno pronti” li informò il pelato
“Sarà meglio che lo siano già: io vado là sotto” riferì Georg uscendo dalla stanza, non sapere nulla su come fosse successo tutto ciò lo faceva andare fuori di testa: poteva anche essere opera di Hans, magari si era solo finto morto e ora stava vagando indisturbato per il bureau, con chissà quali intenzioni.
Aveva quasi l’intenzione di teletrasportarsi direttamente nell’obitorio, ma poiché no sapeva ancora controllare il luogo di materializzazione, e anche per dare più tempo alla scientifica, fece tutto il percorso come un normale essere umano. Una buona cosa, dal momento che presto lo raggiunsero anche Gustav, i gemelli e Hellboy
“Non serviva che veniste in così tanti” affermò il moro
“Vogliamo vederti mentre fai le tue magie, e magari potrei darti una mano anch’io. Inoltre i tre qua dietro volevano sgranchirsi le gambe” disse Gustav
“Come volete voi” si arrese il telecineta, sarebbe stato impossibile provare a far desistere i gemelli o Red.
 
Quando arrivarono l’obitorio era gremito di agenti, ognuno intento nel proprio lavoro: fotografie, rilievo impronte, spettrometria, ecc. Al centro di tutto c’era Abraham, che stava parlando con il professor Cheash il quale sembrava ancora più lunatico del solito.
“Trovato niente, Blu?” domandò Georg interponendosi tra i due
“Salve Georg, in effetti c’è qualcosa – l’uomo pesce prese un mucchietto di cenere, contenuto in un sacchetto di plastica-. Ho avuto una visione, toccando le ceneri di tuo padre: il suo spirito ci ha lasciato, per sempre” rispose Abe tenendo bene in vista la prova
“Quindi è stato lui, a rompere la teca” ipotizzò Gustav, sembrava che anche gli altri seguissero il suo stesso ragionamento
“Non è esatto: è impossibile per uno spirito ridurre in polvere una teca di cristallo, non ne avrebbe la forza; inoltre mi p sembrato di percepire uno strappo nella dimensione spaziale. Ciò vuol dire che qualcuno si è introdotto qui, usando il teletrasporto e senza far scattare gli allarmi, ha infranto la teca e…ha condannato vostro padre all’oblio” spiegò meglio l’uomo-pesce, prendendo un sospiro prima di enunciare l’ultima frase con molta tristezza
“Non hai visto chi sia stato?” chiese Hellboy, incrociando le braccia
“Mi dispiace fratello Red, chiunque sia è riuscito a nascondersi a me” si scusò Abe, chinando un poco la testa
“E se provassi io?” propose Georg, voleva far luce sulla faccenda il prima possibile
“Certo, fai pure” acconsentì Abe.
Dopo aver fatto scostare gli agenti che stavano lavorando sul tavolo che, fino a poco tempo prima, ospitava il corpo di Hans, Georg posò le mani sul freddo materiale di cui era fatto il supporto; chiuse gli occhi per potersi concentrare al massimo e invitò tutti i presenti di stare in perfetto silenzio. Dopo pochi istanti le ceneri di Hans fuoriuscirono dai sacchetti in cui erano state riposte, ed iniziarono a gravitare attorno alla testa del telecineta facendo sibilare l’aria con un ritmo cadenzato.
“Ecco la magia” si dissero telepaticamente i gemelli, scambiandosi anche un piccolo sorriso, dimenticandosi che quando faceva certe cose il fratellastro poteva sentire ciò che si dicevano
“Per favore ragazzi, mi disturbate” li rimproverò infatti il moro.
Dopo qualche giro le ceneri si allontanarono dal telecineta, volteggiando in mezzo alla stanza; poi si fermarono e composero una figura semovente in mezzo alla stanza, dove poteva essere vista da tutti: sembrava una donna, data la gonna e i capelli lunghi, ma non se ne vedeva il volto.
“Dannazione! Riesco a vedere solo la sua sagoma, non il suo viso” sussurrò Georg riaprendo gli occhi
“Nessun dettaglio in particolare? Qualunque cosa potrebbe esserci utile, almeno per iniziare le ricerche” domandò Tom
“Solo una cosa: lunghi capelli bianchi” rispose il telecineta.
 
Nota autrice:
E io che pensavo che fosse finita, e invece no. Ma ne sono felice perché mi sto divertendo un mondo a scrivere questa ff. Innanzitutto, onde evitare repliche per la mancanza del personaggio: Andy entrerà in scena dal terzo capitolo. Naturalmente non sarà un comune essere umano, ma non voglio spoilerarvi troppo, altrimenti vi rovinerei la sorpresa e questo non è bene. Spero che il capitolo non sia stato noioso, d’altronde sarebbe stato brutto inserire fin da subito uno scontro. Questa volta cercherò di dare un tono dark-horror ancora più visibile al racconto, perché si addice di più ai nuovi personaggi. Comunque, aspetto fiduciosa i vostri commenti.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il mercato dei Troll ***


“Mi sento molto più tranquilla, ora che ho sistemato quel buono a nulla di Hans” disse la donna dai lunghi capelli bianchi nel suo rifugio; sembrava che non ci fosse nessun’altro oltra a lei e al suo animale domestico: un basilisco le cui squame erano color smeraldo, con riflessi argentei.

“Hiiiiiissssss” sibilò il serpente, quasi volesse rallegrarsi assieme alla sua padrona

“Devo dire, tuttavia, che quel Georg mi ha stupito. Avevo previsto che fosse più forte del padre, ma non che avrebbe utilizzato la sua forma demoniaca; il suo risveglio è stato prematuro. Sta diventando pericoloso, così anche il fratello e i figli di Amun-Un-Rama. Penso proprio che li ucciderò, e magari potrei tenermi qualche pezzo o creare un nuovo fratellino per te; che ne pensi?” chiese la strana donna al grosso rettile

“Hiiiissss, hiiiiis” un sibilo che la padrona interpretò come un sì.

 

STONK.

“Hey! Attento Georg” gridò Tom al fratellastro, dopo che il libro che il moro aveva lasciato cadere a terra gli era caduto sulla testa

“Scusa, non vedo da quassù” si scusò il telecineta dall’alto dello scaffale superiore della biblioteca.

I ragazzi si erano rinchiusi nella biblioteca appena risaliti dall’obitorio, con loro c’erano anche Abraham e Johann mentre Lyz e Red avevano cominciato a fare altri tipi di indagini.

“Sicuro che fossero capelli bianchi, e non qualcos’altro?” domandò Bill mentre poggiava l’ennesimo libro scartato su una delle due pile che aveva impilato ai suoi piedi

“E’ l’unica cosa di cui sono certo, il resto è tutto confuso” rispose il moro volando dall’altra parte della stanza

“Temo che dovremo cambiare la nostra modalità di ricerca: non trovo alcun riferimento, né ricordo di aver mai letto di un demone con i capelli bianchi” constatò Abe, chiudendo il 20° libro della sua lista

“A questo punto forse dovremmo aspettare che lei abbia voglia di uscire allo scoperto, sempre se è una donna” aggiunse Johann sbuffando un paio di volte dalla tuta.

Dlin, dlin, dlin.

I cercapersone che i ragazzi portavano sempre appesi alle cinture si accesero contemporaneamente, ciò voleva dire che avrebbero dovuto sospendere temporaneamente la loro indagine. Si diressero nell’hangar, dove trovarono Nahila e Manning pronti ad informarli dell’accaduto

“Sono tornati! Quei dannati cosi sono di nuovo in circolazione” si lamentò Manning adirato

“Ci è stato segnalato che uno strano essere si è intrufolato al mercato dei troll. Sono fuggiti in massa, ma forse ci sono stati dei feriti. Temo possa essere un nuovo attacco di ibridi” spiegò meglio Nahila che, negli ultimi tempi, aveva preso l’abitudine di tingere di verde le punte dei capelli

“Possiamo partire anche ora” affermò Georg, che poi chiese a Johann se volesse andare con loro; il medium non si rifiutò.

 

Il mercato dei Troll si trovava sotto l’ala est del ponte di Brooklyn, e la sua entrata era all’interno di un magazzino ben nascosto ad occhi indiscreti. Poiché la combinazione d’accesso era stata cambiata di recente e Tom non la conosceva, solo Johann poteva superare il particolare congegno che chiudeva l’ingresso al mercato; senza di lui ci sarebbero volute settimane prima di capire la giusta combinazione di simboli da utilizzare. Entrando il gruppo ritornò con la mente al momento in cui Manning aveva fatto vedere loro le foto dei resti dei troll delle fondamenta, che erano stati orribilmente trucidati dai demoni ibridi: similmente i corpi di quei pochi che non erano riusciti a scappare giacevano a terra, confondendosi l’uno con l’altro.

“Non avrei mai immaginato di vederlo vuoto” commentò il pirocineta che spesso aveva visitato quel luogo, così disarmante ora nella sua desolazione.

Fu un rumore di masticazione ad attirare la loro attenzione, era debole perché chi stava mangiando lo stava facendo con tutta calma. Era un animale a tre teste, delle dimensioni di una tigre, con una spessa corazza di scaglie rosse e arancioni che tintinnavano quando cozzavano le une con le altre; anche la coda e le orecchie erano ricoperte delle medesime squame, erano solo più piccole.

“Non credo che questo sia un ibrido” osservò immediatamente Johann, sussurrando appena “E’ un cane demoniaco, ma dovrebbe trovarsi solo sul piano astrale, o quantomeno nell’aldilà”

“E invece ne abbiamo uno qua davanti. Informazioni ne abbiamo?” chiese Gustav

“Le squame sono in acciaio, taglienti come rasoi, e la testa di mezzo lancia degli aculei esplosivi” li informò il medium

“Una cosuccia da niente” ironizzò Georg, tuttavia mentre parlava il palo in legno su cui aveva appoggiato la mano si inclinò, facendo scivolare a terra la paglia di cui era fatto il tetto dello stand. Allarmata dal rumore, la bestia smise di mangiare e si voltò verso il gruppo; i suoi sei occhi puntavano dritti verso di loro

“Almeno abbiamo rotto il ghiaccio” disse Bill preparando la propria armatura.

Il gruppo si disperse tra i banchi rovesciati, anticipando il balzo del cane a tre teste che andò a sbattere contro un pancale di legno

“Come si fa ad ucciderlo, Johann?” domandò Georg al medium

“Non lo so! Dovremo improvvisare” gridò il tedesco evitando una selva di aculei intrisi di saliva che, quando toccarono terra, esplosero (essere colpiti da più spilli insieme sarebbe stato fatale).

Nonostante l’importante stazza, la bestia era abbastanza agile da riuscire ad evitare gli ostacoli che incontrava per la strada; non sembrava avere un obiettivo specifico, poiché inseguiva e attaccava chiunque gli capitasse a tiro. Quando lo capirono i ragazzi e Johann si riunirono in un unico punto, in modo che Georg potesse proteggerli dagli aculei con la sua barriera

“Dobbiamo trovare una soluzione, e in fretta: non possiamo farci mettere sotto da un cane” disse Gustav al moro, a voce alta per superare il rumore delle esplosioni dei dardi

“Sono d’accordo con te. Se solo si fermasse un attimo potremmo finirla in un paio di colpi” suggerì il telecineta

“Aspetta, ho un’idea!” propose Bill, che pose una mano a terra e congelò il suolo sotto i piedi della creatura demoniaca; l’essere fu costretto a fermare il suo attacco per tentare di rimanere in piedi

“Ora Gustav!” ordinò il criocineta.

Su ordine del fratellastro il biondo colpì la creatura con un fulmine

“Kaiiiiiiii” lamentarono le tre teste, ma ancor di più gridarono quando Georg strappò a forza buona parte delle squame prima che Tom la finisse investendola con una fiammata che fuse sulla pelle quelle rimaste. La creatura morì per il dolore.

“Sehr gut, Leute” si congratulò Johann, che si era subito avvicinato al cerbero per osservarlo al meglio

“Vuoi che lo portiamo a casa?” domandò Georg

“Mi fareste un piacere, vorrei esaminarlo a fondo; devo accertarmi di una cosa” spiegò il medium.

Fu buffo vedere come gli agenti si spostavano inorriditi, vedendo il cadavere del cane a tre teste che Georg stava facendo galleggiare davanti a sé

“Dobbiamo proprio portarlo con noi?” commentò uno di loro

“Johann vuole fargli l’autopsia, e io non voglio contraddire un suo ordine; se vuoi fallo tu” rispose il moro con una faccia seria che diceva tutto

“N…no, fa niente”.

 

L’autopsia iniziò appena rientrarono al Bureau, poiché Johann voleva subito confermare i suoi sospetti; ad assistere c’erano anche i ragazzi, Hellboy, Elizabeth ed Abraham  

“E’ la seconda volta che vediamo un cerbero. Potrebbe significare qualcosa?” domandò Georg a Johann mentre lo osservava esaminare il corpo assieme al dottor Cheash

“Credo proprio di sì: anche se il primo apparteneva ad un’altra specie, i cani a tre teste si trovano solo nell’oltretomba. Solo chi conosce i più oscuri recessi delle arti occulte può portare sul nostro piano una simile creatura; equivarrebbe a riportare in vita un morto. E ora non ho più dubbi: quest’essere non è un ibrido” spiegò Johann, l’autopsia era stata fondamentale per lui poiché potendo osservare la creatura dall’interno non aveva visto organi fuori-posto

“Date le circostanza, temo che abbiamo fatto un errore madornale nel credere che la morte di Hans avrebbe posto fine alla nostra missione” si intromise Abraham

“Del tipo?” chiese Hellboy

“Pensateci: Hans era un telecineta, perciò non aveva le abilità necessarie per creare nuovi mostri mettendo insieme i loro organi; allo stesso modo non poteva evocare un cane a tre teste. Eppure più volte lo abbiamo visto in compagnia degli uni e degli altri. Ciò significa che qualcuno glieli procurava, e con ogni probabilità si tratta della stessa persona che si è introdotta nell’obitorio” ipotizzò l’uomo-pesce

“Può anche darsi che lui fosse manovrato da questa persona, e che sia stato punito per il suo fallimento” osservò il moro, il puzzle cominciava a prendere forma

“Qualcuno che ora è uscito allo scoperto” aggiunse Elizabeth

“E che conosce le arti dell’aldilà; la faccenda è ben lontana dall’essere risolta” concluse Johann.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Andrew Biersack ***


Il giorno seguente all’autopsia i ragazzi decisero di rilassarsi con una seduta di allenamento, dal momento che non avevano ancora altri elementi su cui indagare né emergenze da risolvere; a guardarli, nella sala comandi, c’erano Hellboy ed Elizabeth (solo per controllare che i quattro non rompessero niente).

Questa volta Georg e Gustav optarono per allenarsi in forma umana, proprio perché non volevano fare disastri, e passarono i minuti a loro disposizione a fare giochetti simili a quelli che facevano da bambini; tirandosi a vicenda dei globi di energia da schivare o bloccare a piacere. Ciò nonostante Gustav si accorse presto che i pensieri del fratello erano rivolti a ben altro e così, quando una delle sue elettro-sfere colpì il moro al braccio, propose di fare una pausa e andare a fare gli spettatori. Dal canto loro i gemelli trasformarono presto l’allenamento in un gioco, solo un po’ più terrificante del solito dato che non si erano fatti scrupoli nel prendere le sembianze demoniache; e coloro che li osservavano vedevano due creature infernali che si stuzzicavano mentre cercavano di farsi il solletico e cose simili

“Come al solito” commentò Hellboy, gli piaceva vedere i figli che giocavano ma avrebbe preferito che prendessero gli allenamenti un po’ più seriamente

“E che vuoi farci? In fondo sono ancora cuccioli di demone” scherzò Gustav.

“Qualcosa non va” disse Elizabeth dopo alcuni minuti, anche il monitor del computer aveva iniziato a lampeggiare più del solito

“E’ entrato qualcuno – aggiunse Red, leggendo i dati sulla macchina -. Se ne sono accorti i ragazzi?” domandò poi il gigante rosso

“Non credo, sono troppo impegnati a giocare” ipotizzò Lyz mentre cercava di scovare l’intruso, sia ad occhio nudo che col pc. Era un piccolo difetto dell’empatia: quando si è troppo concentrati sull’altro, non si ha percezione di ciò che si ha intorno.

“E non se ne accorgeranno mai, se il nostro intruso resta invisibile. Vado io” disse Georg.

Tuttavia nello stesso istante in cui il moro stava per materializzarsi nella sala d’allenamento, la porta si aprì di scatto per far entrare Johann e Abraham

“Warte! Quello non è un nemico” dichiarò il medium tutto trafelato

“E allora chi è?” domandò Gustav accigliato

“Una mia conoscenza. L’ho chiamato io per darci una mano” rispose Johann avvicinandosi al vetro di protezione, dal modo in cui lo aveva fatto sembrava preoccupato per il suo ospite

“E ha bisogno di fare certe scene per presentarsi? Sa del rischio che corre?” chiese Hellboy al tedesco

“L’ho avvertito, ma a lui piace fare così. Ora dico ai gemelli di fermarsi, prima che succeda un macello” asserì il medium mentre già allungava la mano per accendere il microfono e fare il suo annuncio, tuttavia Georg lo immobilizzò appena prima che il dito spingesse giù il tasto

“Che fai?” reclamò Johann

“Voglio vedere se il tuo ospite è così sicuro di se da stuzzicare i gemelli; aspettiamo che si accorgano di lui e lo scovino, voglio vedere che succede” affermò il moro, mantenendo la sua presa mentale sul tedesco per evitare che facesse scherzi

“M…ma, lui…. Hellboy digli qualcosa” il medium pregò il gigante rosso, senza però ottenere il risultato sperato

“Lasciali fare, interverremo se sarà necessario” ribatté Red lasciando Johann stupefatto (in fondo era una risposta prevedibile)

“Ti prego, ripensaci!” ripeté il medium nella speranza di far cambiare idea a qualcuno dei presenti

“Forse sarebbe meglio fare come dice Johann” suggerì Abraham con la sua solita flemma

“SONO IO IL CAPOSQUADRA! Io decido se i miei compagni devono fermarsi o no” affermò a gran voce il moro, reclamando per la prima volta il titolo di leader, Johann non ribattè oltre

“A quanto pare abbiamo un vincitore” sentenziò Elizabeth, mettendo così la parola fine al dibattito.

Nell’arena, intanto, i gemelli erano così intenti a divertirsi che si accorsero dell’intruso solo quando Tom sentì che qualcuno gli stava bloccando i piedi. All’inizio credeva che fosse Georg, ma quando abbassò lo sguardo e vide che i piedi erano sprofondati in un’ombra nel pavimento un campanello d’allarme suonò nella sua testa

“Che diavolo è?” ringhiò il pirocineta mentre tentava, invano, di liberarsi dopo aver intimato al gemello di allontanarsi di qualche passo “Qualcuno qui vuol giocare, eh? Ora ti sistemo io”. Il demone di fuoco intensificò il proprio calore interno, in modo che le minuscole fiammelle che si ergevano appena dal suo corpo diventassero un rogo blu. Non si fermò finché non diventò tanto caldo da indurre la misteriosa ombra a lasciarlo libero, trasferendosi dal pavimento al soffitto passando temporaneamente allo stadio di fumo nero, per attraversare l’aria che separava i due muri.

“Fiuuu, ancora poco e mi sarei seriamente ustionato” esclamò sollevata una misteriosa voce, maschile, proveniente dall’ombra

“Hai caldo? Ora ti rinfresco un po’” ruggì Bill, prima di espirare un fascio di aria gelida verso l’intruso, il quale però fu abbastanza veloce da schivare l’attacco

“Mi spiace, ma devo rifiutare l’offerta: odio l’inverno ancor più del caldo” ribatté la voce prima di schivare una pirosfera

“Tu vuoi proprio morire!” lo minacciò Tom

“Non succederà mai, se continuate di questo passo” li canzonò la voce.

Stanchi di essere presi in giro dall’intruso, i gemelli si scambiarono un’occhiata veloce: stavano elaborando un piano per liberarsi dello scocciatore. Bastarono loro pochi istanti per escogitare la strategia che andasse bene ad entrambi, al che Bill si lasciò lanciare dal gemello contro il muro (avevano deciso così perché, tra i due, il criocineta era il più leggero e perché poteva attaccarsi al muro col ghiaccio). Grazie alle forza impressa dal pirocineta, Bill atterrò proprio nel punto in cui si era fermata l’ombra e la colpì al centro lasciando che parte del braccio destro svanisse

“Ti ho preso, e ora che farai?” affermò la voce, esultante

“Tu credi?” domandò ironico il criocineta. L’intruso infatti non si era accorto che i gemelli gli avevano appena fatto scacco matto: in quella posizione Bill poteva congelarlo dall’interno, grazie al braccio intrappolato.

“SMETTILA!” lo pregò l’ombra quando si accorse del tranello, ma il ghiaccio non accennava a ritirarsi

“Tu mostrati, e io ti lascio andare al caldo” propose il signore dei ghiacci, una frase che diceva in modo esplicito cosa si doveva aspettare lo sconosciuto.

Quando anche il muro iniziò a creparsi, a causa del freddo l’ombra si trasformò in fumo e si gettò a terra dove lo aspettava Tom, che lo attaccò alla parete ancor prima che riprendesse forma umana

“Perdonate la mia intrusione, forse sono stato un po’ brusco; il fatto è che non sapevo come attirare la vostra attenzione” si scusò l’individuo. Ora che aveva fattezze umane si dimostrava essere un ragazzo dell’età dei gemelli.

“Dacci un motivo per non ucciderti” gli dissero in coro Bill e Tom

“Mi ha chiamato Johann Krauss, mi ha detto che avete dei problemi con delle creature alquanto bizzarre. Ha fatto cenno al fatto che il vostro nemico sta usando le arti occulte” l’individuo aveva alzato le mani, in segno di resa

“Hai uno strano odore” constatò Bill annusando l’aria

“Probabilmente è dovuto alla mia natura; anche i vostri sono insoliti: zolfo degli inferi e ghiaccio delle terre dell’oblio; bei posti, anche se inospitali. Vi dirò, siete anche due bei esemplari, constatando lo standard delle vostre specie” commentò lo straniero dopo aver studiato un po’ i gemelli

“Hey bello, non siamo fenomeni da baraccone” ringhiò Tom rafforzando la presa

“Volevo solo farvi un sincero complimento” replicò l’individuo provando ad addolcire il pirocineta.

“Dovresti stare più attento con le parole: ti faccio notare che poco fa hai interrotto due demoni durante i loro giochi” la voce di Georg anticipò la sua apparizione all’interno dell’arena, seguito da un fulmine che poi si dimostrò essere Gustav

“Ooooh, un telecineta e un manipolatore di elettricità! Non avevo mai visto due come voi, almeno non da vivi: di solito studio i cervelli di quelli morti” affermò il nuovo arrivato; ciò gli costò un ringhio di Tom e una risata di Gustav.

“Warte Tom! Warte bitte” gridò Johann correndo verso di loro, solo allora il demone di fuoco lasciò andare la sua preda che fu ben accorta nell’allontanarsi dai gemelli. Poco dopo arrivarono anche Red e Lyz.

“Tu lo conosci?” domandò Bill riprendendo forma umana

“Lui è un mio ex allievo, l’ho chiamato io perché potesse darci una mano: è un vero esperto di arti occulte” spiegò il medium

“Per forza conosce le arti nere: è uno spettro” chiarì Georg che aveva riconosciuto l’abilità di tramutarsi in ombra e in fumo

“In parte: mio padre era uno spettro, e mia madre una negromante. Mi presento, il mio nome è Andrew Biersack, ma potete chiamarmi Andy” asserì il mezzo spettro, inchinandosi. Osservandolo bene il suo aspetto era molto diverso da quello che ci si aspettava da un esperto: molto magro, piercing al naso, lunghi capelli neri rasati su un lato, e una tempesta di tatuaggi nascosti sotto la camicia nera che lasciava scoperti solo i due al collo.

“Benvenuto, spero che ti troverai bene” gli augurò Elizabeth, la sua frase era anche un avvertimento implicito per i figli e i figliastri a trattare l’ospite con rispetto

“Ne sono certo” affermò Andrew.

Al nuovo arrivato era stato riservato un alloggio che distava solo un paio di traverse dalla “casa” in cui stava Hellboy con tutta la sua famiglia. Era un’abitazione accogliente, benché di stampo quasi militare, dove Andy non ebbe difficoltà ad ambientarsi

“Questa è la tua stanza, aspetta qui finché non verrò a chiamarti per annunciarti ufficialmente al gruppo. CI vorrà un po’, mettiti comodo” gli aveva detto Johann prima di lasciare il ragazzo nella sua solitudine.

Andrew era immerso nella lettura di un libro, quando Hellboy bussò alla sua porta

“Posso parlarti un attimo, Andy?” domandò il gigante rosso, il ragazzo lo fece entrare e accomodare sul letto che cigolò sotto il peso del demone

“Di cosa voleva parlarmi, signore?” chiese il ragazzo in modo molto formale, per essere educato

“Chiamami pure Red, odio le etichette. Io non so se prima ti sei accorto di quanto tu hai rischiato di finire male” iniziò Hellboy

“Io non avevo cattive intenzioni” si giustificò immediatamente il mezzo spettro

“So che lo hai fatto solo per scherzare, e non ti sto dicendo che non lo devi più fare, ma ti consiglio di andarci piano per il momento: i miei ragazzi, tutti e quattro, hanno passato un brutto periodo e hanno sviluppato un grande senso di protezione reciproca e di diffidenza verso gli sconosciuti. Anche adesso che ti sei presentato non ti accoglieranno a braccia aperte” spiegò Red, aveva lo sguardo serio e quasi gli dispiaceva per quello che avrebbe dovuto fare il nuovo arrivato per superare il muro della diffidenza.

“E che dovrei fare, allora?” domandò Andrew, sedendosi accanto al demone rosse

“Sii te stesso: non pensare a cosa fare per piacere a loro. Vai per gradi, e lascia stare l’etichetta perché ti rendi solo antipatico. Guarda Manning, il pelatone: cerca sempre di far seguire il protocollo col solo risultato di essere sempre preso in giro” affermò Hellboy

“Temo che, se lo facessi e mostrassi la mia vera indole, tutti avrebbero paura di me” confessò il ragazzo

“Con quello che hanno visto, tu saresti solo uno dei tanti” Red scoppiò a ridere

“Lo spero” sussurrò il ragazzo, così piano che il suono della sua voce fu soffocato dal vocione rombante di Red

“Se solo potesse vedere la mia ombra, quella vera” pensò Andrew mentre osservava il suo riflesso irregolare allo specchio.

 

Quando bussarono alla sua porta per la seconda volta, Hellboy se n’era già andato da un pezzo; era Johann che era venuto per dirgli che ora poteva andare nella sala riunioni per la presentazione ufficiale. Quando il ragazzo entrò nella stanza numero tre trovò che tutti i posti disponibili, eccetto uno, erano occupati dai futuri compagni di squadra: Georg, Gustav, Bill e Tom, Abraham, Johann, Elizabeth e Hellboy. L’unico ad essere rimasto in piedi era Tom Manning, che stava facendo avanti e indietro come sempre; aveva esultato quando aveva visto Andrew aprire la porta.

“Oh eccoti, prego siediti” suggerì il pelato indicando al ragazzo la sedia rimasta vuota, quella a capotavola

“Molto gentile” ringraziò Andy sedendosi, sentiva di avere addosso gli sguardi indagatori di tutti i presenti

“Signori, ho l’onore di presentarvi Andrew Biersack; d’ora in poi farà parte della nostra squadra” affermò Manning tutto contento

“E in che veste?” domandò Tom, era ancora diffidente

“Data la sua natura lui conosce meglio di me le arti occulte, per non parlare del fatto che può darci una mano in battaglia” spiegò Johann, che era seduto vicino al nuovo arrivato

“Oh bene! Ci faranno comodo due mani in più” esclamò Elizabeth, tanto per alleggerire (per la seconda volta in poco tempo) la tensione nella sala, e per non far sentire a disagio Andrew.

 

Nota autrice: Bhè, che ne dite? Cosa pensate dell'entrata in scena di Andy? Volevo fare una cosa simpatica ma non troppo, si tratta pur sempre di uno sconosciuto. Aspetto con ansia i vostri commenti.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Luce e ombra ***


“Temo che, come ha già detto Johann, abbiamo a che fare con un negromante” aveva detto Andrew all’inizio della sua orazione, dopo che Manning aveva permesso ad Abraham di illustrare al nuovo arrivato la situazione, il che comprendeva anche un piccolo riassunto della loro ultima impresa; dopodiché il mezzo spettro si era alzato dalla sua sedia e, sfruttando il proiettore, aveva mostrato a tutti gli elementi che avvaloravano la teoria del medium spirituale e si era permesso di illustrare le tecniche (e gli incantesimi) che erano state utilizzate per creare gli ibridi. L’incontro durò circa due ore e mezza, e al termine dell’incontro tutti uscirono stanchi ma soddisfatti.

Fu un’impresa, per Andrew, liberarsi di Manning, che continuava a cercare di mettersi in luce ai suo occhi e quando ci riuscì il ragazzo andò a cercare i nuovi compagni. Dovette faticare non poco per trovarli, dal momento che dovette chiedere a più persone se li avessero visti, per poi scoprire che erano andati nei loro alloggi. Georg e compagni si sorpresero nel vedere il volto di Andy, quando Elizabeth aprì la pesante porta blindata; nella casa c’era anche Hellboy, intento a fare i pesi e fumare il sigaro al contempo.
“Ti serve una mano per trovare la stanza?” domandò Bill dal piccolo divano davanti alla tv, dal sottofondo tutti sentirono una risata soffocata di Tom e la voce di rimprovero di Elizabeth, che guardò Andrew con un’espressione di dispiacere
“No grazie, ho una buona memoria. In realtà volevo scusarmi con voi, per come mi sono comportato prima, spero che potremmo ricominciare con il piede giusto” rispose il ragazzo, entrando su invito del biondo, e lasciando correre sulle parole del criocineta
“In effetti la tua azione è stata un po’ avventata, però anch’io mi devo scusare con te: ho impedito a Johann d’avvertire Bill e Tom” confessò Georg evitando di guardare il nuovo arrivato direttamente negli occhi
“Col microfono? Non avrebbe funzionato: l’avevo disattivato e bloccato appena entrato nella sala” ammise il mezzo spettro
“Com’è possibile? Non ho percepito la tua presenza, se non quando me lo hanno fatto notare” chiese confuso il moro alzando lo sguardo
“Ero dentro già prima che arrivaste voi; sono rimasto ad osservarvi nascosto in una zona d’ombra, a pensare come presentarmi” spiegò Andrew
“E hai scelto il modo, e il momento, meno opportuno. Purtroppo ai miei ragazzi non piace essere presi così alla sprovvista, tendono ad attaccare qualunque intruso” disse Hellboy riprendendo il discorso che già aveva fatto a lui in privato, prima di lasciar cadere il pesante attrezzo che fece un bel botto quando toccò il pavimento
“Me ne sono reso conto, e per questo rinnovo le mie scuse” ripeté il ragazzo inchinandosi come fanno i giapponesi
“Cos’è la zona d’ombra?” chiese Gustav, giusto per puntare l’attenzione su qualcos’altro
“E’ un piano dimensionale, dove di solito stanziano gli spettri che vengono a farci visita e che non vogliono essere percepiti da medium o altre persone con particolari capacità psichiche. Lì nessuno può sentirmi, nemmeno un telepate” chiarì il mezzo spettro, felice che gli altri si interessassero a lui
“Bella mossa, non c’è che dire, come anche il trucchetto del fumo e dell’ombra. Ma sai fare qualcos’altro?” pretese Tom
“Me la cavo nel combattimento, almeno questo è quello che mi dicono. Comunque il fumo e l’ombra non sono le mie sole armi, quella è roba da principianti” ribatté Andrew, cercando di usare un tono prepotente per impressionare il demone di fuoco
“Allora andiamo, fammi vedere!” Georg si era improvvisamente alzato dal divano, si era avvicinato al mezzo spettro, gli aveva afferrato il polso e lo aveva trascinato fuori dalla casa
“Ma dove vuoi portarmi?” reclamò il ragazzo, voleva cercare di resistere al telecineta ma questo lo teneva alzato da terra in modo che i suoi piedi non toccassero il pavimento
“Alla sala allenamenti, voglio vedere di persona quello che sai fare”.
 
Nel percorrere la strada verso l’arena Georg, Andrew e gli altri componenti della famiglia Hellboy (che di certo non volevano perdersi l’evento) incontrarono Abraham e Johann, i quali subito domandarono il motivo per cui Georg stesse trascinando il mezzo spettro a quel modo
“Lo porto in arena, così mi fa vedere quello che sa fare” rispose il telecineta, destando preoccupazione nel mentore e nell’uomo pesce
“Di nuovo? Mi sembra che lo abbia già fatto prima, no?” ribatté il medium, si vedeva che non approvava l’idea del moro
“Mi ha detto che erano solo trucchi da principiante, ora voglio che mi dimostri cosa fa quando si impegna” controbatté Georg stringendo bene il polso del suo prigioniero, come per intimargli di non contraddirlo.
“Non mi sembra il momento per certe prove di forza: abbiamo altro cui pensare” si oppose l’uomo pesce
“Devo verificare il suo livello” ripetè il moro, anche se con un tono meno deciso rispetto a prima, dato che non sapeva più cosa dire per convincere i suoi interlocutori
“E’ vero, se combatterà con noi dobbiamo vedere la portata dei suoi attacchi; dobbiamo anche accertarci che possa agire in solitaria, nel caso di pericolo” intervenì Gustav dopo aver compreso subito la difficoltà del fratello.
Il medium e l’uomo pesce spostarono i loro occhi su Andrew, con lo sguardo interrogativo di chi pretendeva una conferma, e il mezzo spettro (spinto anche dall’orgoglio) affermò
“Certo! E’ giusto. Inoltre in questo modo potrò saggiare la forza del telecineta”
“Visto Johann? E’ tutto a posto: i ragazzi vogliono solo divertirsi” assicurò Hellboy, anche se dalla sua faccia si capiva che non era molto convinto delle sue parole
“Scheisse! Con voi diventerò matto! E va bene, però io vengo e vi sorveglio. Se non vi sta bene, potete pure tornarvene in branda” comandò Johann.
 
Accettata la condizione del medium, Georg condusse Andrew all’interno della sala allenamenti. Il moro non aspettò neanche che il mezzo spettro prendesse posizione, per prendere forma demoniaca e librarsi a qualche metro da terra
“Uao! Non aveva mai visto un telecineta di nascita demoniaca nella sua forma originaria” esclamò Andy, prima di essere investito da un’onda d’urto che lo attraversò, senza però nuocergli. Era stato un attacco a sorpresa di Georg che, evidentemente, non era andato a buon fine
“Intangibilità, utile quando si subisce un attacco ad ampio raggio” constatò l’entità, non aveva bocca o altri tratti fisionomici, e parlava telepaticamente “Devo aggiungere solo questo, alla tua lista di tecniche? Spero che ci sia altro”
“Aspetta un secondo, e vedrai” galvanizzato dalla situazione, Andrew pose le mani una sopra l’altra (distanziandole tra loro di almeno un palmo); sul suo viso comparve una riga orizzontale nera, all’altezza del naso, e gli occhi si contornarono di un alone nero.

Georg osservò con curiosità la sfera nero violacea che si materializzò nello spazio tra le mani del mezzo spettro, un globo privo di luce che sembrava quasi fosse fatto di vetro, e che il nuovo arrivato gli scagliò addosso. D’istinto il telecineta deviò la traiettoria del globo, che andò ad impattare sul pavimento ed esplose. Subito dopo due gigantesche mani d’ombra circondarono Georg, che si difese innalzando una barriera argentea per contrastare la presa delle mani, e che poi trasformò in un’onda di energia repulsiva per dissolvere l’attacco. Andrew si mise a ridere, divertito dal fatto che lui e il suo avversario erano come lo Yin e lo Yang
“Ti diverto, forse?” domandò il telecineta, abbassandosi leggermente di quota
“No. Rido perché mi sono appena accorto che, io e te, siamo come luce e ombra: i nostri attacchi sono simili, ma di natura opposta” rispose il ragazzo, poi una voce nella sua testa lo ammonì
Non perdere la concentrazione
“Allora non ti dispiace, se faccio questo” suppose l’entità che, imitando il rivale, creò una sfera argentata e gliela lanciò contro. Andrew pensò di poterla schivare, ricorrendo all’intangibilità, e invece il globo lo colpì in pieno; non esplose, ma aveva ridotto la sua camicia in un cumulo di brandelli che erano caduti a terra, oltre ad aver fatto cascare il ragazzo.
Te l’ho detto, questo non ragiona come i due di prima. Ha qualcosa in mente, lo sento
lo rimproverò di nuovo quella voce che solo il mezzo spettro poteva sentire
“Me ne sono accorto” sussurrò Andy
“Hai detto qualcosa?” chiese il telecineta, si era accorto del movimento delle labbra del ragazzo
“Mi sono solo lamentato della mia ingenuità, tutto qui” si giustificò Andrew
“Quand’è così…” Georg creò altre sfere argentate e le scagliò tutte contro l’avversario, che cercò scampo trasformandosi in ombra; da parte sua il telecineta non fermò mai il suo attacco.
Per quanto Andrew si muovesse, la mira del moro gli permetteva di andare quasi sempre a bersaglio (anche se ciò sembrava non sortire alcun effetto) e, nel frattempo, di avvicinarsi; voleva vedere coni suoi occhi cosa c’era oltre quel velo
ATTENTO ANDREW!
gridò quella voce.
Poco prima che l’entità potesse infilare la testa nell’ombra, il mezzo spettro uscì di soprassalto e lo spintonò gettandolo a terra
“Non ti conviene vedere cosa c’è oltre quel buco, credimi” lo ammonì il ragazzo, inaspettatamente riusciva a tenere il telecineta saldamente a terra, nonostante questi fosse ancora in forma spirituale (e, tecnicamente, intoccabile da mani umane)
“LASCIAMI! Non sei esattamente una piuma” pretese il moro dimenandosi
“La finiamo qui, in parità?” suggerì Andy, che fece sparire la linea nera e l’alone attorno agli occhi in segno di pace
“Finiamola in pari. Sei forte, anche se un po’ inquietante” ammise Georg, tornando alla forma umana. Il mezzo spettro lo aiutò a rialzarsi.

Usciti dall’arena, Johann e Abraham si congratularono con Andrew per la sua prova; Gustav e i gemelli invece, pur dovendo congratularsi con il nuovo arrivato, non nascondevano di aver patteggiato per Georg.
“Contento adesso?” chiese il medium al telecineta, non preoccupandosi di far trapelare la sua irritazione
“Abbastanza, il ragazzo se la cava” sentenziò il moro dando anche un paio di pacche al mezzo spettro
“Bene. Ora, se non avete altri capriccetti del genere, vorrei parlare un attimo con lui. Nel mio laboratorio” affermò Johann sottraendo il suo allievo ai ragazzi, poi lo portò via dandogli solo il tempo di dire
“Rifacciamolo, qualche volta”.
“Non pensi di aver esagerato?” chiese l’uomo pesce a Georg
“Era una cosa che dovevo fare: non posso scendere in campo, o affidare i miei fratelli a lui, se non mi garantisce di potersela cavare” ribatté il moro a muso duro
“Non ha tutti i torti Blu” cercò di mediare Hellboy che poi, con una scusa, portò l’amico e la compagna da qualche altra parte lontano dai ragazzi
“Possiamo fidarci, di quello nuovo?” domandò Gustav al telecineta
“Non lo so ancora, per il momento teniamolo d’occhio e limitiamoci a collaborare. Se vedete anche solo un capello storto, avvisatemi” ordinò il fratello.
(cambio scena)​
 
L’alba, quel meraviglioso momento in cui la notte inizia a lasciare spazio al giorno. Non c’era nessuno sulla spiaggia, se non i minuscoli insetti e gli uccelli che, ogni tanto, si radunavano a gruppi sul porticciolo di legno. Le onde calme dell’oceano lambivano dolcemente il lido e i piedi di lei, che stava godendosi la fine della notte. Era sola, non aveva portato il basilisco per evidenti ragioni legate alle sue dimensioni, ma non le dispiaceva. Aveva lasciato che l’orlo del so vestito rimanesse immerso nell’acqua, per osservare il rosso del sangue coagulato ormai da decenni (e che non avrebbe mai lasciato andare le fibre del tessuto) fluttuare a ritmo della corrente.
“Non vuoi un po’ di compagnia, dolcezza?” a porre la domanda era stato un uomo sulla quarantina, non troppo in forma e con addosso il tipico odore degli alcolizzati
“Dici a me?” replicò la negromante con un tono quasi seduttivo, aveva anche portato l’indice destro alle labbra e aveva invitato l’uomo a sedersi accanto a lei
“Certo…madama” a causa dell’alcool lui non si era accorto delle suture, o forse le aveva scambiate per dei tatuaggi come anche il bridge che scintillava sul naso
“Ma che galantuomo, nessuno mi ha mai chiamato così – lei passò il dito sotto al mento dell’ubriaco, il quale si fece subito rigido e scuro in volto -. Peccato che non vedrai iniziare questo giorno” sentenziò la strega, osservando la sua opera prendere forma.
Poche ore dopo, tutte le prime pagine dei giornali scrissero del ritrovamento del corpo di un uomo, morto a causa di una necrosi totale.

Nota autrice: Salve lettori! E' da un pò che non scrivo in questo spazio, e innanzitutto volevo ringraziarvi per aver continuato a leggere i miei racconti. Come va per il momento? Spero che le scene che descrivo siano abbastanza ben focalizzate, se così non è avvertitemi perchè magari una cosa che per me è inutile scrivere, non lo è per voi. Che dite, sono riuscita a incuriosirvi un pò con il mistero della voce che solo Andy può sentire? Comunque, prima di lasciarvi, desidero fare un altro ringraziamento ossia al proprietario della fumetteria che mi condivide i link di tutti i racconti. GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE. A presto, bacioni.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La negromante ***


“Chi sono quei due?”

“Non sapevo che ci fosse il circo in città”

“Che orribile modo di vestire”

sussurrava la gente che camminava vicino alla negromante, comodamente seduta su una panchina vicino al lago del Central park dalla quale poteva scorgere la Bethesda Fountain. Vicino a lei c’era un ragazzo, un tipo taciturno con i capelli verdi che stava seduto ritto come un soldato e che osservava i cittadini come fossero topi.

“Una bellissima giornata, non è vero Kal?” domandò lei al suo accompagnatore, il quale si limitò unicamente ad annuire

“Oh insomma ti ho dato le corde vocali, potresti anche usarle ogni tanto” li rimproverò la donna

“Non mi piace qui, ci sono troppe persone” replicò il ragazzo, e lei si fece una bella risata

“Pazienta mio caro, presto potrai divertirti un pò” promise la negromante

“Quando? Le mie spire fremono di sbarazzarsi di questi bipedi” insistette lui, non avrebbe atteso a lungo

“Non oggi, forse domani quando ci sarà molta più gente” affermò la donna mentre giocava con i capelli di Kal.

 

“Mi dispiace tantissimo, per quello che è successo prima” si scusò Johann mentre portava Andy non nel suo laboratorio, come aveva detto, bensì in infermeria

“Naaaah, mi sono divertito: è stato un modo alternativo per conoscere i miei nuovi compagni” rispose Andrew

“Mi auguro solo che, prima o poi, si ricordino che il nemico è fuori e non qua dentro. Non erano così, fino a qualche tempo fa” ricordò il medium

“Ti riferisci al caso Hans, giusto? Sembra che tutto giri intorno a lui” suppose il mezzo spettro

“Ahimé è vero: dopo quel caso si sono chiusi a guscio, con tutti. Vedervi mi ricorda i tempi in cui entrai a far parte di questa struttura, allora non ero ben visto da Hellboy; ma avevo dalla mia l’autorità, ed ero io solo contro di lui. Adesso invece sei tu, da solo, e loro quattro” lamentò il tedesco

“Me la caverò, sai bene che posso farlo. Loro mi piacciono, devo solo far breccia nel loro muro” affermò Andy imitando il gesto dell’arciere, non si era nemmeno accorto che Johann aveva aperto la porta dell’infermeria.

“Guten Tag, herr Doktor  ” disse il medium salutando Nahila, che con i suoi capelli viola e verdi attirò molto l’attenzione del ragazzo il quale non si lasciò sfuggire un sussurro di apprezzamento

“Buongiorno Johann, lui è quello nuovo?” chiese la dottoressa indicando il mezzo spettro con la penna che portava in mano, i due visitatori non lo sapevano ma la donna stava facendo un piccolo scanning del nuovo arrivato

“Andrew Biersack, al vostro servizio” si presentò il giovane uomo

“Qualcuno si ricorda ancora la galanteria- la donna si alzò per stringere la mano a lui-. Piacere, io sono Nahila e sono l’assistente di Abraham” si presentò lei che, tuttavia, aveva visualizzato qualcosa di veramente insolito: una strana ombra che circondava il corpo di Andy. Ciò nonostante fece finta di non aver visto niente, non voleva dare l’apparenza di non fidarsi degli amici del collega “Non credo, però che siete venuti qui solo per le presentazioni” aggiunse poi.

“In effetti, siamo venuti qui perché vorrei che tu scrivessi la sua scheda identificativa. Visto che entrerà a far parte del gruppo, vorrei che fosse inserito nell’organigramma” spiegò Johann

“Ma certo, ci vorranno solo un paio di minuti – Nahila si rivolse a Andrew-. Ti farò delle domande che poi annoterò sul mio registro, così poi potrò inserire i tuoi dati nel nostro database. Per quello ci vorrà un po’ di più, ma appena sarà finita te la porterò” affermò lei. Quando “l’intervista” terminò Andrew si congedò da Johann e si coricò nel suo letto. Non sapeva che ore fossero ma era così stanco che si addormentò quasi subito.

 

Il giorno seguente tutto il bureau fu destato dal suono della sirena d’allarme. I corridoi dell’intero edificio si illuminarono di una luce rossa e il suono era così forte che Hellboy per poco non cadde dal letto per lo spavento

“Che diavolo è successo?” domandò Georg coprendosi le orecchie, il rumore era peggio di un martello pneumatico

“Andiamo da Manning, lui saprà darci delle spiegazioni” affermò Elizabeth, prima che bussassero alla porta: era proprio Tom Manning.

“Parli del diavolo- commentò il moro quando gli aprì-. Cos’è accaduto?” domandò

“C’è un’emergenza, ho poco tempo. Voi quattro- disse riferendosi ai ragazzi- preparatevi e andate subito all’hangar, vi spiegherò meglio dopo. Red e Lyz: voi resterete qui, non so se siete adatti per la missione e non voglio rischiare. Fate presto!” ordinò il pelato, prima di riprendere la sua corsa.

 

Anche Andrew si era svegliato di soprassalto, e anche se non aveva mai sentito il suono dell’allarme non gli ci volle molto per capire che c’era un’emergenza. Si preparò in tutta fretta, indossando un paio di jeans e una canotta bianca con gli strappi, e uscì di tutta fretta dai suoi alloggi. Dovette far ricorso al suo sesto senso, per non essere investito dagli agenti che, con la sua stessa premura, stavano andando a prendere il loro equipaggiamento. In uno dei corridoi incontrò Manning, ansimante e con una mano sul cuore

“Andrew, oh finalmente ti ho trovato” esclamò contento il pelato, tra un respiro e l’altro

“Respiri, non le fa bene correre a questo modo” gli intimò il mezzo spettro, accertandosi che il suo superiore non stesse per avere un infarto

“Non c’è tempo per questo. Forse il nostro intruso si è svelato” annunciò Manning mentre trafficava con la busta che aveva nascosto sotto la giacca, dalla quale tirò fuori una foto che poi porse al ragazzo “Questa donna ha scatenato un putiferio a Central Park, la sua sagoma somiglia molto a quella che ci ha mostrato Georg” aggiunse poi mentre Andrew osservava l’immagine di una donna dai lunghi capelli bianchi, purtroppo non se ne vedeva il volto

“Quindi potrebbe essere la negromante” suppose il mezzo spettro

“Esatto! Ho già avvertito Georg e gli altri di prepararsi, però vorrei che anche tu andassi con loro: se è vero che è colei che ha creato gli ibridi, tu ci servirai sul campo. Vai all’hangar, i ragazzi sono già là” impose l’agente

“Vado immediatamente, signore” obbedì Andrew.

 

“E tu che ci fai qui?” chiese sorpreso Tom, quando vide si vide sbucare Andy da dietro le spalle

“Manning mi ha assegnato alla missione” spiegò immediatamente il mezzo spettro, cercando di usare un tono autoritario

“Bhè allora muoviti a salire sul furgone” impose il pirocineta con un tono ancora più deciso, come se fosse stato un generale che imponeva un ordine ad un soldato semplice. Il mezzo spettro ubbidì e si sedette alla sua postazione, nell’angolino, inattesa che anche gli altri tre componenti della squadra salissero

“Ehilà! Ti hanno già messo in pista” esclamò Gustav con un tono stranamente amichevole

“Dalle foto sembra che l’aggressore sia una donna, la cui sagoma somiglia molto a quella descritta da Georg. Manning ha pensato che potrebbe essere la negromante che ha creato gli ibridi di Hans, quindi vuole che io sia sul campo” chiarì Andrew

“Se fosse lei, ci avrebbe risparmiato un sacco di fatica” commentò secco il telecineta, leggermente irritato per il fatto che Manning non li avesse informati

“Preparati a tirar fuori gli attributi” disse Bill al mezzo spettro, in realtà Andrew non capì se era un incoraggiamento o piuttosto una presa in giro

“Sono già pronti” lo seguì il ragazzo.

Solo il mezzo spettro conosceva la destinazione del loro viaggio, eppure quando scesero fece molta fatica a riconoscere Central Park: sul bel prato verde era stata scavata una grossa striscia che sembrava non finire mai; alcuni alberi erano stati divelti e per terra c’erano, sparsi qua e là, i resti delle povere vittime dell’aguzzino (neanche i cani erano stati risparmiati). Su questo sfondo, correva la gente che gridava istericamente con la testa sempre rivolta all’indietro, per paura che l’aggressore potesse inseguirli. Seguendo la scia sull’erba, e rifacendosi anche alla direzione degli sguardi di terrore, il gruppo giunse in vista della colpevole: una donna con la pelle pallida, cui veniva dato un tocco di colore dalle suture rosse su braccia, collo, e agli angoli della bocca nera e azzurra; in mezzo agli occhi rossi, truccati con un filo di kohl, scintillava il bridge che riprendeva per colore il diadema che dal centro dei lunghi capelli bianchissimi scendeva sulla frangia. La donna stava ridendo, circondata da un basilisco con le squame color smeraldo, e intanto si divertiva a sezionare un cadavere.

“Salve ragazzi, finalmente ci incontriamo di persona” esclamò la donna, che intanto si era alzata da terra e si era pulita le mani insanguinate al vestito bianco

“Chi sei tu?” domandò Georg avanzando rispetto agli altri

“Il nome è una cosa così inutile, come se potesse dire qualcosa della persona che lo porta. Comunque, visto che me lo hai chiesto: Weiss- rispose la negromante-. Lui invece è Kal, il mio fidato amico. Siamo venuti per trovare qualche pezzo per i miei cuccioli”

“Allora sei stata tu, a creare gli ibridi” suppose Gustav

“Arguto, non come quello sciocco di vostro padre. – Weiss notò stupore nel biondo- Non impressionarti, so che tu e il telecineta siete i figli di Hans; e anche che i gemelli sono la progenie di Amun-un-Rama. Non ho mai visto l’altro ragazzo con voi, ma sento che siamo simili in un certo senso. Avevo avvertito Hans del pericolo che correva, ma ha voluto lo stesso che gli dessi i miei tesori che nulla potevano contro di voi”

“Avresti dovuto farli più forti, allora” la rimproverò Bill, in cuor suo felice che non fosse andata in questo modo

“Lo sarebbero stati, se solo avesse dato loro il tempo per crescere. Non mi ha dato retta neanche quando l’ho redarguito sul collare: mi ha pregato in ginocchio di darglielo, nonostante l’avessi avvertito che era una pessima idea” affermò Weiss. Le sue parole fecero irritare Tom a tal punto, che il ragazzo lanciò una piro-sfera contro la donna, la quale fu protetta dal basilisco che usò parte del suo corpo come scudo

“NON AVRESTI DOVUTO DIRLO! Strega” ringhiò il pirocineta, i suoi glifi si erano accesi e dalla bocca aveva iniziato a uscire del fumo

“Oh tranquillo, non toccherò il tuo tesoro prezioso; non sono scema. Io ho altri modi per divertirmi, e presto ve ne accorgerete” affermò Weiss sorridente, prima di lasciare il campo in una nube di fumo grigio

“Ma che razza di donna è quella?” si chiese Gustav, come gli altri anche lui era rimasto sconvolto da quella presenza; non tanto quanto Andrew, che si era inginocchiato a terra appena ebbe sentito il nome della negromante, sporcandosi i jeans

“Non ci credo” sussurrò il mezzo spettro, non si capiva se era rimasto scioccato o estasiato

“La consoci?” gli domandò Bill

“Non pensavo che l’avrei mai incontrata: pensavo che fosse solo una leggenda” dichiarò Andy rialzandosi, era ancora scosso

“Ora che abbiamo appurato che la leggenda è vera, puoi dirci chi è?” insistette Tom, i glifi non brillavano più e anche il fumo era sparito, però era ancora visibilmente irritato

“Da quello che ho letto, la negromante Weiss ha l’abitudine di cibarsi delle anime dei servitori, per allungarsi la vita; inoltre si dice in giro che le piaccia cucirsi addosso parti di altri demoni e adattarle al proprio corpo, per acquistarne le caratteristiche. Si dice anche che abbia sostituito il proprio cuore con quello di un drago” spiegò il mezzo spettro

“In tal caso, ha ragione a dire di non essere stupida” commentò Georg

“Ecco spiegato il motivo per cui gli ibridi erano pressoché perfetti, a livello anatomico: è più facile farlo sugli altri che su se stessi” aggiunse Gustav

“Non avrei mai potuto immaginare che fosse lei, MAI” ripetè Andrew

“Almeno, ora, sappiamo con chi abbiamo a che fare” concluse il telecineta.

Nota autrice: E finalmente l'antagonista si è fatta vedere. Che mi dite di lei? E' un personaggio accattivante, o per caso vi sembra scialba? Vorrei sapere cosa ne pensate, anche se ancora non si è svelata del tutto.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Forgotten memories ***


Rientrato al bureau da Central Park il gruppo si era messo immediatamente alla ricerca di informazioni che riguardassero Weiss, dal momento che quello che Andrew aveva potuto dire loro non dava nessuna indicazione su come ucciderla. Avevano imposto che nessuno li disturbasse e non avevano detto una parola sull’accaduto, nemmeno ad Hellboy ed Elizabeth che, forse più di tutti, volevano sapere cosa fosse successo.
“Ecco, è lei!” esclamò Andrew non appena vide la figura della negromante comparire sulla pagina del libro che stava consultando, l’ultimo di una lunga lista di testi sulla negromanzia
“Sicuro? A me non sembra” ribatté Georg, lui vedeva solo una normalissima donna con i capelli corvini e gli occhi verdi, senza alcuna sutura sul corpo
“E’ un ritratto di quando era ancora umana, prima che iniziasse a praticare le arti occulte; l’aspetto che ha oggi è il risultato degli esperimenti che ha fatto su di sé – chiarì il mezzo spettro, ma aveva omesso che era stato il suo misterioso amico a dirglielo. - Alcuni pensano che uno spirito malvagio si sia impossessato di lei”
“Anche tu lo credi?” gli chiese Gustav, che si era arrampicato sulla scaletta a rotelle appesa allo scaffale in modo da vedere bene la figura sbiadita sul libro che teneva in mano Andy, il quale invece si era comodamente seduto a terra
“Per niente: gli spiriti maligni possono prendere il controllo di una persona, ma non costringerla fare certe cose perché il dolore provoca il risveglio della vittima. Inoltre, col passare del tempo, lo spirito perde forza finché non è costretto a lasciare il vivo” spiegò il mezzo spettro avvalendosi delle sue numerose precedenti esperienze
“Allora possiamo ucciderla senza rimorsi” sentenziò Tom facendo schioccare le dita, era ancora arrabbiato con Weiss per la sua confessione e le parole del mezzo spettro gli avevano dato il semaforo verde a non avere freni per lo scontro successivo
“Calma, potrei anche sbagliarmi – Andrew chiuse il libro e si alzò da terra, in modo da essere all’altezza del pirocineta. – In tal caso dovremmo cercare di salvare la sua anima, o almeno quello che ne resta” lo ammonì
“Dovrai prima passare sul mio cadavere; posseduta o no quella merita una lezione con i fiocchi, e se non gliela darai tu non avrò problemi a farlo io” esclamò il demone di fuoco alzando le braccia all’altezza delle spalle, anche il tono della sua voce si era alzato
“DATTI UNA CALMATA! – Sbottò il mezzo spettro guardando il demone di fuoco dritto negli occhi, in segno di sfida. – Se continui con questo atteggiamento dovrò farti sospendere”
“TU calmati, saputello; non sai niente, NIENTE!” tagliò corto Tom, prima di girare i tacchi e uscire dalla biblioteca sbattendo con forza i due battenti della porta; qualche secondo dopo anche Bill uscì dalla sala, col viso tirato per la paura che il gemello potesse combinare qualche disastro
“Non farci caso, ancor agli brucia quello che è successo quando ci siamo scontrati con quel bastardo di nostro padre” affermò il moro senza aggiungere altro, neanche Gustav lo fece e Andrew preferì non insistere sull’argomento.

“FERMATI Tom!” aveva gridato più volte Bill mentre inseguiva il gemello per i corridoi del bureau sotto gli sguardi attoniti di tutti, lo aveva raggiunto quasi subito dopo esser uscito dalla biblioteca ma per evitare che esplodesse di rabbia aveva lasciato un po’ di spazio fra se e il fratello per dargli la possibilità di sbollire “Mi vuoi ascoltare? Per favore” aveva ripetuto finché la gola non gli si era infiammata. Il criocineta dovette rincorrere il gemello fino al cortile, dove lui si era seduto sul primo dei tre gradini che separavano il cemento dall’erba che ondeggiava al vento
“Tutto ok?” domandò al pirocineta, una domanda sciocca quando si è empatici, ma non gli era venuto in mente altro
“Secondo te? Comunque la risposta è no” rispose Tom mentre osservava le sue mani che emettevano fumo, non gli era piaciuto per niente il tono con cui aveva risposto al gemello ma era così arrabbiato che non aveva potuto farne a meno.
Incurante della rabbia con cui gli era stata data la risposta Bill si inginocchiò davanti al pirocineta e gli prese le mani, il contrasto caldo-freddo produsse un piccolo sfrigolio e una piccola nuvola
“Non dar peso alle sue parole, non sa quello che abbiamo passato; parla come farebbe chiunque altro” disse il signore dei ghiacci, nella speranza che le sue parole sortissero qualche effetto mitigatorio
“Lo stai difendendo?” lo accusò irato Tom, i suoi occhi di lava si erano come accesi e lo sfrigolio si era fatto più forte
“Ma ti sembro il tipo? Quello non mi convince, nemmeno se lo raccomanda Johann, sto solo cercando di schiarirti le idee prima che tu combini dei disastri” spiegò Bill, adesso era lui quello arrabbiato, anche se non abbastanza per tenere il muso a lungo. Tirò un sospiro e si sedette accanto al fratello, appoggiò la testa sulla sua spalla e, di nuovo, intrecciò le proprie mani con quelle di Tom
“Ti prego, qualunque cosa succeda, non dare di matto come l’altra volta; non sopporterei di vederti con la maschera dell’ossigeno” gli sussurrò poi all’orecchio, ci era rimasto malissimo quando Tom gli aveva fatto vedere cos’era successo durante la sua prigionia, tanto che si era rincuorato di non aver assistito in prima persona perché sapeva che non avrebbe retto allo shock
“Non succederà, se quello non ci tira un brutto scherzo. E’ solo che…mi dà sui nervi la sua aria da so tutto io” confessò il pirocineta stringendo un po’ la presa delle mani, come sempre le parole del gemello riuscivano a rilassarlo e ne era prova il fatto che il contatto delle loro mani non stava più producendo alcun crepitio
“Tu però GIURAMI, e dico sul serio, che farai di tutto per tenere i nervi saldi” ripetè il signore dei ghiacci con tono più deciso, non voleva che il fratello prendesse sottogamba la situazione
“Sulla mia parola. – Giurò Tom, non voleva dare preoccupazioni inutili al gemello. – In caso contrario, ti autorizzo a mettermi fuori gioco con ogni mezzo che sai tu”. Entrambi si misero a ridere.

Quella sera, nella camera di Andy….

Era caduto giù dal letto, quando si era svegliato nel cuore della notte a causa di un incubo che aveva disturbato il suo sonno. Non era un evento raro, perciò Andrew si era messo a passeggiare su e giù per la camera, in attesa che tornasse il tepore del sonno
Non riuscirai ad addormentarti di nuovo, lo sai meglio di me
gli suggerì la voce dello spettro, proveniente da chissà dove; era molto flebile eppure il ragazzo la sentiva chiara e distinta.
“Che ci fai qui Ynyr? Non mi sembra di averti chiamato” ribatté il mezzo spettro senza guardare in una precisa direzione e senza fermare la sua camminata
Sei inquieto, figliolo, e io mi preoccupo per te
disse la voce
“Non chiamarmi così: non sei mio padre” replicò Andrew sedendosi finalmente sul letto, non era adirato con il suo visitatore semplicemente lo disturbava il fatto di non riuscire a riprendere sonno
E’ come se lo fossi, dopotutto sono il tuo padrino. Cosa ne pensi dei tuoi compagni?
domandò Ynyr, tanto per cambiare discorso
“Sono brave persone, credo. – Andy si sdraiò sul letto, le mani incrociate dietro la testa. – Però è palese che mi stanno nascondendo qualcosa” rispose il ragazzo
Bhè lo stai facendo anche tu, forse dovresti…
Suggerì lo spettro.
“Non se ne parla! – Andy si alzò di colpo dal letto, quasi gli venne un capogiro. – Non lo farò mai, a meno che non sia costretto” affermò, prima di cambiare a sua volta argomento “Te piuttosto, che hai fatto mentre non c’ero?”
Ho fatto un giro per l’edificio
dichiarò Ynyr
“Scoperto niente di interessante?” domandò Andrew curioso
Ho visitato le camere dei tuoi nuovi compagni: Georg tiene costantemente sotto controllo la casa, quasi mi scopriva; invece pare che a Gustav piaccia particolarmente tenersi sempre collegato al sistema di sicurezza. I gemelli invece li ho beccati a dormire insieme, che cosa strana: pare che alla notte abbiano gli incubi”
raccontò il visitatore
“Mi meraviglio di te: hai sprecato il tempo per una cosa così stupida? Spero vivamente che tu abbia visto altro” gli augurò Andy, aveva inclinato leggermente la testa e aveva anche inarcato il sopracciglio destro come se stesse parlando ad una persona davanti a se
C’è una sala video, due piani sotto di noi. C’è un intero archivio pieno di video
Dichiarò Ynyr, ciò fece accendere una lampadina nella testa del mezzo spettro
“Quindi ci saranno dei nastri su di loro, potrei darci un’occhiata anche subito” propose Andy dirigendosi immediatamente alla porta.

Non si era nemmeno curato di cambiarsi il pigiama, tanto forte era il desiderio di visitare la sala video e scoprire se veramente esistevano delle registrazioni relative ai suoi nuovi compagni che tanto cercavano di mantenere le distanze con lui. Aveva chiesto a Ynyr di guidarlo, attraverso il labirinto di corridoi e scale che portavano ai piani inferiori, fino alla porta della sala. All’interno l’archivio somigliava molto al magazzino di una trasmissione televisiva; scaffali pieni zeppi di stereo 8, videocassette, DVD, e ogni altro supporto su cui era possibile registrare immagini; come in un magazzino ogni scaffale era catalogato secondo l’anno. In fondo alla sala c’era un computer di ultima generazione, un elemento strano in mezzo a tante cose più vecchie, dove era possibile visualizzare i nastri che erano stati digitalizzati. Facendo una ricerca veloce per etichette, Andrew creò velocemente una cartella con tutti i video che riguardavano Georg e compagni; il più erano allenamenti, ma c’erano anche spezzoni di momenti particolari catalogati in modo apposito
Quei quattro sembrano dei sorvegliati speciali
commentò Ynyr.
Una volta che ebbe raccolto tutto il materiale che gli interessava, il mezzo spettro avviò il primo video: una specie di intervista in cui Manning faceva delle domande ai gemelli, registrato probabilmente il loro primo giorno al B.P.R.D. Non era particolarmente interessante perciò Andrew passò al nastro successivo, che conteneva una piccola raccolta dei loro allenamenti; nemmeno questo, e altre registrazioni che seguirono, stuzzicarono la sua attenzione perciò il ragazzo decise di passare subito al nastro che portava sull’etichetta la scritta “Georg e Gustav 1A” (dove A era la lettere che contrassegnava gli allenamenti). Andrew provò una certa invidia, nel vedere come Georg e Gustav erano stati ben accolti dai gemelli, che sembravano due persone totalmente diverse dagli uomini che erano diventati, e i video successivi sembravano dargli ragione.

Scorse velocemente anche quei filmati, finché il cursore del mouse non arrivò sull’insolita scritta “Tom-is”. Andrew non ebbe il tempo per cliccare sul file, perché le sue dita furono bloccate dalla voce dello spettro che lo avvertiva dell’arrivo di una persona; avrebbe voluto spegnere tutto ma il computer sembrava essersi bloccato.
“Siamo curiosi, eh?” la voce di Gustav fece sobbalzare il mezzo spettro, innervosito dalla vista del biondo che lo guardava in modo accusatorio
“Ops, mi hai beccato” constatò Andrew mentre dava una veloce occhiata alle spalle del manipolatore di elettricità, in cerca di altre presenze indesiderate
E’ stato lui a bloccare tutto, deve averti visto dalle telecamere
gli suggerì Ynyr.
“Tranquillo, sono solo io; per stasera ti salvi il collo. Che diavolo credevi di fare?” domandò il biondo dopo essersi seduto sulla sedia, vicino al mezzo spettro
“I…io, volevo solo tentare di conoscervi un po’ meglio” confessò il ragazzo ruotando di qualche grado sulla sedia
“Con dei video? – Gustav si fece una risata. – E’ l’idea più stupida che abbia mai sentito” lo rimproverò
“Lo so bene! Ma voi non mi parlate, è come se mi odiaste” lo accusò a sua volta Andy, sapeva che tra i quattro Gustav era quello che si comportava in modo più amichevole (lo diceva il fatto che non lo avesse ancora riempito di botte per essersi introdotto nell’archivio) ma già che c’era voleva mettere tutte le carte sul piatto
“Anche questa è un’idea assurda: nessuno qui ti odia” ribattè Gustav
“E allora perché mi trattate come se fossi un criminale? Sono della squadra porca miseria” sbottò il mezzo spettro battendo un paio di volte i pugni sul tavolino
“Vuoi la verità? Siamo diffidenti, e stiamo cercando di capire se possiamo fidarci di te” rispose il biondo cambiando la posizione delle gambe, da incrociate a divaricate, ed Andrew si sentì rincuorato
“Alleluya, grazie! – esclamò il mezzo spettro, poi prevalse la curiosità. – E qual è il responso allora?” chiese
“Per quanto mi riguarda sei un bravo ragazzo, non mi dai un’impressione negativa; Georg è ancora incerto, ma prima o poi arriverà alla mia stessa conclusione; i gemelli invece sono quelli più diffidenti. Devi perdonarci, ma con quello che ci è successo non possiamo farne a meno” chiarì il biondo che ora stava dando un’occhiata veloce ai file raccolti da Andrew e, in particolare, a quello su cui si era fermato il cursore
“Il caso Hans. – dichiarò il ragazzo. – Raccontami, ti prego” lo supplicò in seguito
“Io e Georg abbiamo sempre creduto che nostro padre fosse morto quella sera, quando una Chimera attaccò in casa nostra; è stato un duro colpo per noi scoprire che era l’artefice di tutti i casini che stavano succedendo, e che fosse anche un demone che ci considerava peggio della merda. Ma questo è niente, in confronto a quello che hanno subito i gemelli per colpa sua, ed è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso” raccontò Gustav tirando un sospiro di malinconia, gli faceva male ripensare a quei terribili momenti
“Come mai?” domandò Andrew particolarmente interessato
“I gemelli sono empatici, oltre che telepatici, e Hans ha usato questo particolare contro di noi. Poco prima dello scontro finale con lui, Hellboy e Bill sono andati con Georg ad indagare sullo sterminio dei troll delle fondamenta; Hans li ha presi alla sprovvista e ha messo facilmente k.o Red. In seguito ha diretto un suo attacco contro Georg, ma Bill si è messo in mezzo e a casa Tom ha sentito tutto il suo dolore e così, quando Hans è riuscito a mettere fuori gioco anche Georg ha rapito Bill e interrotto il suo contatto col fratello; Tom era disperato ed è esploso di rabbia, quasi fece esplodere tutto e abbiamo dovuto ricorrere a misure drastiche. – Gustav fece partire il video che mostrava il pirocineta rinchiuso nella cella di isolamento. Quando ritrovammo Bill aveva indosso un collare che gli aveva indotto la forma demoniaca, e che emetteva scariche per impedirgli di riposare, sarebbe morto se non fossimo intervenuti in quattro. Ecco perché Tom ce l’ha a morte con Weiss: lei ha dato il collare a mio padre; ed ecco perché non concepisce il pensiero di lasciarla viva, come la sua diffidenza verso gli sconosciti” terminò il biondo spengendo con un battito di ciglia il computer.
“Questo è un punto a suo favore, e comprendo i suoi sentimenti: mia madre è stata torturata e uccisa davanti ai miei occhi. Sai com’è, quando la gente scopre chi sei non ti guarda più allo stesso modo, e diventi la persona peggiore del mondo anche se hai sempre cercato di fare del bene. Preso dalla disperazione ho richiamato uno spettro e ho fatto radere al suolo il villaggio, lui ha ucciso tutti gli abitanti meno la spia; quello l’ho uccisa io. E’ stato dopo quell’episodio che Johann mi ha preso con sé” confessò Andrew ricordando quando, da adolescente, in lacrime, aveva richiamato il suo giustiziere: la forza del demone in cambio delle anime degli abitanti. La vendetta più estrema. Mentre raccontava quel doloroso ricordo del suo passato, Andrew sentiva la carezza di Ynyr che in quell’occasione aveva fatto la parte del giustiziere.
“Cavolo! E io che pensavo che la peggior catastrofe sulla Terra fosse Tom incazzato; anche tu non scherzi” rise Gustav
“A volte mi stupisco ancora di quanto sia stato perfido” sorrise Andy, finalmente aveva trovato un amico.

Quando uscirono dall’archivio ognuno tornò nella propria stanza, e Gustav si trovò Georg seduto sul proprio letto tutt’altro che intento a dormire
“Una passeggiatina notturna?” gli domandò il moro, sapeva già che il fratello era andato a parlare con Andrew
“Volevo sgranchirmi le gambe, e poi avevo visto il mezzo spettro aggirarsi per la sala video” rispose il biondo con sincerità, sarebbe stato impossibile mentire al moro
“E allora?” ripetè il telecineta
“Mi sembra un bravo ragazzo, dobbiamo solo darci modo per aprirci con lui” suggerì il manipolatore di elettricità
“Se lo dici tu, comunque io continuerò a tenerlo d’occhio” tagliò corto Georg.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Il passatempo di Weiss ***


Zac zac, faceva il bisturi con cui Weiss tagliava la pelle di un cadavere che aveva recuperato a Central Park. Aveva iniziato a tagliare l’epidermide sull’addome perché era la zona più morbida ed estesa, l’ideale per creare una nuova bambola da aggiungere alla sua collezione; un hobby che aveva fin da piccola, quando ancora usava la stoffa e la paglia, ma farlo sui morti era ancora più divertente. Erano già passate diverse ore dalla morte e il sangue, che prima fluiva veloce nelle vene dell’uomo, si era già depositato sulla parte del corpo che appoggiava a terra; persino gli organi interni, al tatto, risultavano asciutti. Alla donna piaceva tanto aprire i suoi pazienti da cima a fondo, una volta tolta la parte utile, e palpare il cuore per sentire il gorgoglio che faceva il sangue che veniva spinto nelle arterie. L’unica cosa dispiacevole di tutta l’operazione erano i gas accumulati nell’intestino che fuoriuscivano al primo taglio, l’unico momento in cui Weiss si tappava il naso e Kal si girava dall’altra parte per non sentire il fetore

“Odio questa parte” sibilava ogni volta il serpente, anche se sapeva che alla sua padrona non importava.

L’operazione consisteva nell’incidere col coltello lo strato esterno della pelle, non importava quanto andasse in profondità perché una volta terminato la negromante separava ciò che le serviva dal grasso e dalla muscolatura sottostante. In seguito conciava il lembo di pelle, come aveva visto fare da sua nonna sugli animali, e poi faceva dei tagli in determinati punti, così da ottenere la forma desiderata una volta riempito e cucito il tutto. Per dare forma alla sua bambolina Weiss prelevava il grasso sottocutaneo, in modo che il corpicino del suo nuovo amico fosse anche morbido al tatto, e poi metteva tutto insieme con ago e filo molto sottili. Occhi e capelli erano prelevati dal cadavere, i quali venivano riadattati dalla donna con grande abilità.

Un incantesimo che impediva la putrefazione terminava il tutto.

“Non è bellissimo, Kal?” domandò lei al serpente, era veramente orgogliosa del nuovo giocattolo

“Ssssssi, sssignora” rispose il rettile mentre aiutava la sua padrona a mettere la nuova creazione su uno dei ripiani più alti dell’enorme nicchia con mensole scavata nella roccia, un piccolo regalo di Kal per la sua signora

“Peccato che non possa fare lo stesso, con quei cinque ragazzi intendo. – La donna sistemò con cura la bambolina in mezzo ad altre due che erano state cucite anni prima partendo da un troll e un goblin. – Devo pensare a cosa potrei farne di loro, mi dispiacerebbe rovinare quei bei visini” meditò Weiss accarezzando le squame di drago che lei stessa aveva innestato sul serpente, per renderlo immune al fuoco e ai proiettili

“Tutto ciò che ti passssssserà per la tessssta” suggerì Kal facendo solletico alla guancia della negromante con la lingua lunga e sottile

Nota autrice: capitolo extra su come Weiss trascorre il suo tempo libero, tanto per farvela conoscere meglio. Grazie per le letture e i bellissimi commenti.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Vento gelato ***


[Capitolo extra su Andy e i gemelli, non avrebbe dovuto esserci ma visto che mi era venuta in mente una scenetta carina non ho potuto non scriverla. Prossimo aggiornamento tornaremo sulla linea principale, stay tuned per il capitolone. Aspetto i vostri commenti]

Il mattino seguente Andrew si svegliò stranamente euforico, i fatti della notte lo avevano messo di buon umore e quando Hellboy, Elizabeth e Abraham incrociarono il suo cammino non poterono fare a meno di notare la sua felicità.
“Oggi siamo di buon umore” esclamò la pirocineta con voce da bambina e il sorriso luminoso
“Dimmi che i miei figli centrano qualcosa” si augurò speranzoso il gigante rosso, aveva la mano sinistra sulla spalla della compagna
“Ho parlato con Gustav, ieri sera, e mi ha detto che per lui sono un tipo a posto. – Rispose Andrew trattenendosi dallo saltellare come un canguro. – Finalmente ho fatto dei passi avanti”
“Una grande notizia, in questo modo ti sarà più facile legare con gli altri” affermò Abe facendo ritornare in mente al ragazzo il litigio che aveva avuto con Tom, così chiese dove fosse il pirocineta
“Non ne ho idea, ma abbiamo visto Bill andare verso la palestra; lui di sicuro saprà dirtelo” gli suggerì la fata indicando la strada con il dito sottile.
Dopo averla ringraziata Andy, facendosi aiutare da Ynyr che ormai si era preso il compito di fargli da guida turistica, scese giù fino in palestra. Il signore dei ghiacci era ancora lì, a correre sul tapis roulant con le cuffie nelle orecchie e addosso una tuta grigia, e c’era anche Tom intento a fare le trazioni alla sbarra a torso nudo e madido di sudore. I gemelli si erano accorti di lui non appena aveva messo piede nella sala, ma avevano deciso di ignorarlo nonostante fosse chiaro che volesse parlare con loro.
Credo che qualcuno non abbia ancora digerito il pranzo
Bisbigliò Ynyr ad Andrew che, pensieroso, si era seduto su una panca nelle vicinanze in attesa che uno dei due facesse la prima mossa
“Siamo venuti apposta, no? Avevamo deciso di portargli il digestivo”.
 
E’ arrivato il rompiscatole” comunicò telepaticamente Tom al gemello, non aveva posato l’occhio sul mezzo spettro ma gli era bastato sentirne l’odore per capire che era lui
Scommetto che non è venuto per fare i pesi” rispose il criocineta dando un’occhiata veloce in direzione di Andy, constatando che il suo abbigliamento non era per niente adatto ad una seduta di allenamento
Che scocciatura! Io non ci parlo, per me può anche starsene lì tutto il giorno” affermò categorico il pirocineta, continuando come nulla fosse il suo esercizio
A fare il terzo incomodo? NO grazie, ora vado a parlarci io” Bill smise di correre e si tolse le cuffie
Terzo incomodo?” ridacchiò Tom mentre, scendendo finalmente dalla trave per prendere l’asciugamano, seguiva il fratello con gli occhi.

L’odore pungente delle terre dell’oblio ridestò Andrew dallo stato meditativo in cui era caduto, e gli fece alzare la testa per osservare il criocineta in piedi davanti a lui. Non sembrava che avesse intenzione di sedersi.
“Per caso Tom è ancora arrabbiato con me?” chiese il mezzo spettro cercando di moderare le parole e il tono con cui le pronunciava
“Indispettito, piuttosto” lo corresse l’altro
“Per quello che ho detto ieri? Mi sembra un po’ troppo esagerato”
“Non sai niente di quello che io e lui abbiamo sopportato a causa di Hans, e non credere che non sia d’accordo con quello che pensa Tom: se servirà, gli darò una mano” affermò Bill, nella sua testa percepì la soddisfazione del gemello, seduto sulla panca per la macchina per i pettorali ad osservare la scena
“Me ne hanno parlato, e ho visto i video. – Andrew si guardò dal pronunciare il nome di Gustav, per non metterlo nei guai. – Capisco che sia stata un’esperienza atroce, e comprendo il vostro desiderio di vendetta, ma Tom è troppo irascibile e impulsivo; se non la smette dovrò prendere provvedimenti”
“I video sono solo nastri vuoti, e mostrano solo quello che è successo dentro l’edificio. Ma quello che è successo nel covo di Hans, LA FUORI, la mia tortura e la sua, non potrai mai vederlo. Sì, è vero, lui è impulsivo e irascibile, ma in lui c’è tanto altro che tu forse non vedrai mai” ribatté Bill a muso duro, gli agenti attorno iniziavano ad essere incuriositi perché non lo avevano mai visto adirato
“Non è che voi stiate facendo tanto per cercare di farmelo capire: siete chiusi a riccio e sembra che l’uno voglia uccidere chiunque tocchi l’altro, come adesso tu con me. Cazzo sono uno della squadra, vorrei cercare di capirvi, ma non posso passare sopra a certi comportamenti” sbottò Andrew alzando la voce, poco più in là Tom aveva perso il sorriso
“Ecco il tuo problema: quella merda di protocollo! Te lo dico una volta e non lo ripeterò più: lui è la persona più importante della mia vita, prova a dire o fare qualcosa contro di lui e, ti giuro, non ci sarà NIENTE a salvarti il culo da me!” attorno agli occhi di Bill si formò una rete di ghiaccio, e dalla bocca gli uscì una nuvoletta di respiro gelato.
Andrew, che non si era aspettato una reazione così da parte del criocineta, si lasciò sfuggire una risata e Ynyr gli consigliò di non provocarlo troppo
“Non ti facevo così… spigoloso. – Il mezzo spettro alzò un poco la voce, per farsi sentire anche da Tom. -  Non dovrebbe essere il maggiore a difendere il più piccolo? Ha paura di uno scontro diretto?” il pirocineta non rispose, ma i suoi respiri erano più profondi
Modera la lingua
Ripetè Ynyr
“Tu provocami e desidererai non essere mai nato. – Bill si piegò avvicinando la faccia all’orecchio di Andy. – Il freddo è un nemico ancor più insidioso del fuoco: non lo vedi e non lo senti arrivare, ma quando ti prende non te ne liberi più” sussurrò prima di andarsene, lasciando come monito una ciocca di capelli congelati di cui il mezzo spettro si accorse solo quando si guardò allo specchio dietro di lui.
 
Stava per prenderti a pugni
Disse Ynyr al suo protetto nel corridoio, da come lo diceva si poteva dire che era un misto di rabbia e preoccupazione (non avrebbe potuto aiutarlo)
“Non glielo avrei permesso, e comunque ho già fatto dei progressi” lo rassicurò Andrew, aveva passato un brutto momento ma aveva raggiunto parte del suo obiettivo
Ma che dici?
“Intanto hanno ricominciato a parlare con me, anche se è stato solo uno di loro (ma tanto è come se fossero stati entrambi), e poi ho scoperto altri particolari che li riguardano” erano arrivati ai loro alloggi
Continuo a non capire
Ripetè lo spettro mentre Andy apriva la porta della camera
“E’ semplice. – Andrew entrò in camera, dove trovò un biglietto e un foglio. – Innanzitutto Bill non è l’angioletto mite che pensavamo, e a detta sua il fratello non è solo un vulcano pronto ad esplodere (mi piacerebbe vedere questo suo lato); inoltre loro sono così perché hanno subito un qualche tipo di tortura da parte di Hans, qualcosa peggio di una cella d’isolamento” meditò il ragazzo mentre leggeva il piccolo biglietto con un’elegante scritta in verde smeraldo
Il collare. – Spiegò Ynyr. – Le rune che mi hai mostrato sono portatrici di grande dolore, ed è impossibile opporvisi
Che c’è scritto di così interessante su quel foglio?”
“E’ di Nahila, la dottoressa amica di Abraham. Dice: Ti lascio la copia della tua scheda identificativa, spero che ti vada bene. Se hai bisogno di parlare con qualcuno che non ti urli in faccia vieni pure da me. Ps: Salutami lo spettro che ti accompagna” lesse il ragazzo, sbalordendosi quando arrivò all’ultima riga
Ops – lo spettro rise. – Dai fammi vedere quella scheda
 
 
  •          Nome: Andrew Black Biersack
  •          Data di nascita: 26-12-1990
  •          Abilità: negromanzia e arti occulte
  •          Caratteristiche: conosce le tecniche di combattimento tradizionali, ma preferisce usare le arti occulte o le abilità che gli dà la sua natura di mezzo spettro. Riesce a lavorare sia in solitaria che in gruppo. [ Sembra che abbia sempre uno spettro con sé, forse è un suo amico ( tranquillo, questa parte l’ho tenuta per me)].

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** I am bulletproof ***


Dlin dlon, suonò qualche giorno più tardi il citofono del bureau; erano giorni che non si avevano avuto notizie di attacchi e tutto l’edificio stava cominciando a risuonare di sussurri di preoccupazione, soprattutto perché nessuno aveva alcuna idea di dove poter andare a cercare Weiss.
Erano circa le undici, un orario di visita insolito tanto quanto chi aveva premuto il tasto
“Ma come ha fatto questo ad arrivare fin qui?” si domandò il portiere scrutando l’intruso dal display del computer, non erano previste visite quel giorno tantomeno quella di un ragazzo con dei buffi capelli verdi, perciò non aveva fatto scattare l’analizzatore retinico che si trovava dietro il supporto di plastica del citofono (usato, di solito, per registrare i nuovi venuti) e si recò lui stesso fuori dal palazzo. Anche se adesso la sua mansione era quella del semplice portinaio, l’agente Schonas un tempo era stato un valido soldato e pensò che disfarsi di un solo ragazzino sarebbe stata una sciocchezza; invece quando la porta di aprì e l’agente fece quei pochi passi che lo separavano dall’elaborato cancello in ferro battuto, una donna con i capelli bianchi sbucò dall’angolino cieco che l’aveva nascosta alla telecamera.
“Ha bisogno di qualcosa?” chiese l’agente avanzando con cautela, aveva già messo la mano sul calcio della pistola tenuta in bella evidenza sulla fondina
“Vorremmo accedere al bureau, e tu ora ci farai entrare” affermò la donna, il cui tono di voce aveva tutta l’aria di essere un ordine
“Non so di cosa stia parlando, questa è solo un’impresa di pulizie” negò Schonas, maledicendosi per non aver portato con sé il cercapersone per poter dare l’allarme
“Perché tante scene? Sono stufo marcio dei tuoi giochetti” sbottò il ragazzo, agitando le sue mani, sembrava che ce l’avesse con la donna e non con il portinaio
“La pazienza non è la tua virtù, caro. – La donna sospirò. – Ma hai ragione, stiamo solo perdendo tempo”
“Lascia fare a me” si propose il ragazzo, che si acquattò a terra. Lentamente le sue braccia svanirono dentro le maniche della maglia rossa che portava, come se fossero state risucchiate dal torso, il viso si allungò in un muso squadrato con gli occhi spostati sui lati, e le gambe si fusero in un’unica lunga coda ricoperta da squame verde smeraldo come i capelli che, una volta, stavano sulla testa di quello che in realtà era…un gigantesco basilisco.

Quell’apparizione fece cedere le gambe dell’agente, che cadde a terra mentre osservava stupito l’enorme rettile torreggiare oltre il cancello, per poi schiantarcisi sopra; il ferro si piegò come burro sotto il suo enorme peso, con lo stesso rumore di un ingranaggio arrugginito che, a fatica, riprende a girare.

“ALLARME! ALLARME!” gridò l’agente Schonas guardando verso il palazzo, sperava che qualcuno lo vedesse dalla telecamera anche se le speranze erano poche; avrebbe gridato una terza volta se il basilisco non gli avesse staccato la testa con un sol morso
“Goditi pure il tuo pranzo, tesoro mio, tra poco saranno qui” sussurrò la negromante, chinatasi a terra e intenta a disegnare dei simboli sul selciato.
Non fu il grido dell’agente Schonas ad allarmare gli agenti del bureau, bensì il rumore e le vibrazioni creati dal tonfo di Kal sul terreno; per Georg invece era stato come ricevere un pugno dritto allo stomaco, tanto che aveva lasciato di scatto il bilanciere che stava sollevando e che, per poco, non gli era caduto sui piedi
“Che hai?!” chiese allarmato il fratello mentre lo aiutava a sedersi
“E’ successo qualcosa” dichiarò il moro, aveva lo sguardo assente e l’unica cosa che sembrava tenerlo ancorato alla realtà sembrava fosse la mano di Gustav sulla sua spalla; dall’altro lato della sala, i gemelli li stavano guardando incuriositi ed allarmati.
Anche Andrew aveva percepito a suo modo il pericolo imminente, era stato Ynyr ad informarlo dell’intrusa, penetrando nella sua testa come un picchio
Lei è qui! Quella maledetta strega ci ha trovati
 
Si incontrarono, tutti e cinque, nel corridoio che portava alla piattaforma-ascensore per risalire fino alla hall; al di fuori dell’edificio si erano già radunati moltissimi agenti e, tra questi, c’erano anche Manning, Johann, Hellboy, Abraham e Elizabeth.
“Ehi tu – stava tuonando Manning con il solito dito puntato. – Sei in una zona privata, vattene via da qui”
“Osi parlarmi? Tu che tra tutti sei il più insulso” ribatté acida la negromante che, senza alcuna esitazione, avanzò verso Manning e conficcò le sue unghie violacee nella trachea del pelato, il quale rantolò prima di gettarsi a terra con la mano sulla gola.
“MANNING!” rombò Red prima di sparare con la Samaritan, ancora una volta il colpo fu intercettato da Kal che si era messo a protezione della sua signora, che invece si stava leccando il sangue dalle dita, mentre osservava da un piccolo spiraglio creato dal corpo del serpente la scenetta degli agenti che cercavano di colpirla sparando
“Non potete fare del male al mio Kal: ha scaglie di drago sulla pelle, è impenetrabile” esclamò la negromante, orgogliosa del suo operato.
Al che intervenne Georg, il quale immobilizzò il serpente e lo sollevò in aria con gran sorpresa del rettile che invocò l’aiuto della sua signora
“Padrona!”
“E ora che fai? Non hai più il tuo scudo” la apostrofò il moro, tenendo sempre ben saldo il serpente
“Credi che io sia così limitata? Tu piuttosto, avresti potuto ridurre Kal in mille minuscoli frammenti ma non lo hai fatto. Lui è il mio scudo, ma non è la mia spada” esclamò la donna che, dopo essersi inginocchiata a terra, attivò i cerchi infernali che aveva disegnato poc’anzi. Dal centro di quei simboli, si innalzarono delle nubi bluastre che si protendevano verso il cielo, come se fossero state le nubi prodotte dall’eruzione di un vulcano; poi, proprio come un cratere che sputa lava, dai simboli comparvero ogni sorta di creature infernali: segugi, cerbero, enormi lucertole e…spettri.
“MERDA!” imprecò Georg, con un pò di impegno avrebbe potuto immobilizzare gli animali infernali, ma non gli spettri che si erano posti a difesa di Weiss
“Agli spettri possiamo pensarci io ed Andrew. – Esordì Johann, poi si rivolse agli agenti dietro di lui. – Voi fareste meglio ad indietreggiare, non sono nemici alla vostra portata” disse, e tutti gli agenti indietreggiarono
“E noi che facciamo? Non posso starmene qui a tenere un serpente per aria” disse Georg mentre con l’occhio teneva sotto controllo gli animali infernali
“A quello potremmo pensarci noi – propose Tom indicando sé e il gemello. – Possiamo farcela”
“Se ne siete sicuri…” il moro lasciò ricadere a terra il basilisco
“Noi daremo una mano con gli altri” disse Hellboy facendo le veci sue, di Lyz e Abraham.
 
Il primo rumore che si sentì fu quello della Samaritan di Hellboy, che attirò su di sé un paio di lucertoloni color ametista con delle creste sul corpo
“Forza carne secca, di voi farò delle belle borse per mia moglie”
“Oh caro” commentò Elizabeth ridendo, il suo corpo era già blu per via delle fiamme, rispecchiandosi nella sclera senza pupille dei rettili
“YYYYYYSSSSSSSS” ruggirono facendo schioccare la lingua, si muovevano con tutte e quattro le zampe ben ancorate a terra, ma non davano l’idea di essere molto agili o intelligenti poiché avanzavano a testa alta mostrando la parte debole del loro corpo (la pancia) a Red, dando a lui modo di trapassarli con un proiettile. Il demone rosso non era un gran tiratore, lo ammetteva, e per evitare di sprecare preziosi proiettili inutilmente mirava sempre in modo da avere sempre un colpo sicuro in una parte vitale del corpo; anche Tom Manning, il cui corpo era stato posseduto da uno spettro, ricevette lo stesso trattamento più volte
“Non credere che mi sia piaciuto” commentò il rosso.
 Elizabeth, invece, puntava a fare più vittime possibili tra i nemici creando vaste vampate di fuoco che incendiavano ogni animale arrivato nel suo raggio d’azione, tranne Hellboy che per natura era ignifugo.

[Georg e Gustav]
“Prendi questo schifoso!” gridò entusiasta Gustav dopo aver abbattuto il secondo segugio infernale che incontrava sul suo cammino con una folgore, lui e il moro avevano deciso di mettersi in una posizione ravvicinata all’entrata per difendere gli agenti umani che erano rimasti sul campo, mentre Abraham era rientrato con altri e li aveva portati sulla terrazza per farli sparare dall’alto; non che potesse servire a qualcosa in particolare, ma dato che non potevano fare molto era sempre meglio che starsene con le mani in mano.
“Sono a tre!” esclamò il moro, aveva appena diviso il corpo di un cerbero dalle sue tre teste e continuava a creare sfere di energia cinetica ogni volta che la sua coda dell’occhio vedeva un nemico in avvicinamento, non importava la sua stazza. Avevano ideato una piccola gara a chi ne uccideva di più, giusto per tenere sempre la guardia e il ritmo alto, anche se non era semplice dal momento che dovevano costantemente mantenere alzata una barriera per difendersi dai proiettili vaganti degli agenti sul tetto. Anche se erano sempre sommersi di nemici i loro occhi erano sempre fissi su Weiss, e alla sua fortezza di spettri cui avrebbero dovuto pensare Andrew e Johann.
Avresti potuto ridurre Kal in mille minuscoli frammenti ma non lo hai fatto
Le parole di Weiss tornarono nella mente di Georg, la donna aveva ragione perché sapeva di poter distruggere il corpo di una persona nella sua componente primaria (un atomo) semplicemente concentrandosi su ogni cellula; sapeva, e sentiva di poterlo fare, ma non senza un aiuto. Forse quell’aiuto poteva venirgli dal fratello, dal suo potere di controllare il sistema nervoso degli altri
“GUSTAV! - Chiamò a voce alta subito dopo aver strappato il cuore ad un lucertolone. – Ho bisogno di una mano!”.
Il biondo si trasportò immediatamente vicino al fratello sotto dorma di fulmine, e gli chiese subito di cosa necessitasse mentre assisteva all’immobilizzazione di un bel gruppo di nemici
“Dammi la mano, e fammi vedere il sistema nervoso di questi” ordinò il moro, e Gustav obbedì senza discutere anche se non aveva capito il perché. Comprese quando vide quella gran folla dissolversi nel vento.
“FICO” esclamarono i due in coro, fieri di aver trovato un modo veloce ed efficace per disfarsi degli intrusi.

[Bill e Tom]
“Forza fratellino!” incitò Tom subito dopo che lui e il gemello si erano buttati nella mischia, erano schiena contro schiena loro due soli davanti all’enorme Kal, che li aveva chiusi in un cerchio con la coda. Dalla loro posizione potevano vedere i fratellastri e i genitori che se la vedevano con gli altri nemici
“Pronto quando vuoi” gli comunicò telepaticamente Bill, le sue affilatissime lame di ghiaccio erano già pronte all’uso.
Nonostante la sua grande stazza Kal era molto veloce, forse troppo per Tom che si era ritrovato avvolto nelle spire di squame di drago che gli graffiavano la pelle al minimo contatto; non fece ulteriori danni solo perché il signore del fuoco aveva preso la forma demoniaca e appiccato il fuoco
“E’ inutile: posso ingoiarti per intero e scioglierti con i miei acidi mentre ancora ti agiti nel mio stomaco. Sei solo un pasto caldo” sibilò Kal a Tom, che faceva forza con gli avambracci per impedire al serpente di strangolarlo
“Mollalo subito!” intervenì Bill, che dopo aver scalato il corpo del rettile lo aveva colpito in un occhio sporcando di rosso vivo la lama dell’avambraccio destro. La presa delle spire si allentò e il pirocineta fu subito libero, libero di imitare il gemello carbonizzando l’altro occhio. Kal divenne cieco e ancora più furioso
“Moscerini insolenti! Come se mi servissero gli occhi per uccidervi! E’ inutile se non potete ferirmi” sibilò il rettile prima di attaccare i gemelli con la lunga coda, facendo fischiare l’aria. I due ragazzi schivarono agevolmente la punta della coda, che perforò il cemento contro cui andò ad impattare.
Non possiamo ferirlo, non se lo attacchiamo dove sono le squame” comunicò Tom a Bill, aveva già in mente il suo piano
E dov’è che non ha le squame?” fu la domanda retorica del criocineta, i cui occhi già erano puntati all’obiettivo. Come prima i due scalarono il corpo del serpente puntando agli occhi (l’unico punto sprovvisto di protezione), poi Bill creò un’asta di ghiaccio che conficcò nell’occhio carbonizzato di Kal e Tom colpì subito spingendo il pezzo di ghiaccio ancora più giù fino a toccare il cervello del rettile. Poi il pirocineta diede la fiammata che bruciò tutto.
 
[Andrew e Johann]
“NOOOOOOOOOOO” gridò Andrew quando Weiss fece sparire lo spirito di Johann all’interno di un buco nero, le erano bastati pochi secondi per sopraffare il medium spirituale che aveva lasciato la propria tuta per poter attaccare la donna alle spalle, ma gli spettri al suo cospetto lo avevano catturato e portato dinnanzi
“Tocca a te ora, fammi vedere cosa sai fare” lo invitò lei.
Sapendo che non avrebbe potuto farcela da solo, il ragazzo sussurrò il nome di Ynyr che si mostrò al suo cospetto visibile a tutti (se solo avessero potuto vederlo)
Era ora che mi chiamassi come si deve
Affermò lo spettro levitando poco dietro le spalle del ragazzo
“Dacci un taglio, e dammi una mano” tagliò corto Andy, non era tempo per mettersi a chiacchierare e Ynyr era uno di quelli che, quando iniziano, non finiscono più
Sarà un piacere togliere il sorriso dalla faccia di quella strega
Disse Ynyr che poi ridusse il proprio spirito in un globo, per poi fondersi con Andy. Il corpo del mezzo spettro divenne violaceo, con molti segni bianchi sparsi su tutto il corpo (inclusa la linea orizzontale sul viso); negli occhi era rimasta la sola pupilla che sembrava essere un buco nella sclera. Sembrava che Andrew stesso fosse diventato uno spirito maligno, e gli spettri che attorniavano Weiss si girarono verso di lui come falena attirate dalla luce.
“Mi sorprende che tu conosca Ynyr, lo spettro del sangue; sarà un bel bocconcino per la mia collezione” affermò la negromante passando un dito prima sulle labbra e poi sul collo suturato. In risposta il mezzo spettro si mise in posizione di guardia e le disse
“L’unica cosa che avrai di lui, sarà un assaggio della sua spada”.
Weiss rise, e mentre lo faceva si coprì la bocca con la mano sinistra come una normalissima donna
“Tu credi? – La donna indietreggiò di qualche passo, poi si rivolse agli spettri attorno a lei. – Miei adorati, fate vedere a questo pupetto come combattono i grandi” aggiunse puntando il dito contro il ragazzo. Al suo ordine gli spettri si scagliarono contro Andrew con una formazione a delta; ognuno di loro aveva tra le mani un’arma di fattura demoniaca, invece Andy era completamente disarmato. Apparentemente. Usando le sole mani, le cui dita si erano allungate, il mezzo spettro colpì ripetutamente ogni fantasma che gli si parava davanti (o dietro) e ogni volta che portava a segno un colpo, dal corpo dello spettro fuoriusciva uno strano liquido verdastro che, come disse Abraham a quelli che erano con lui ed erano rimasti attoniti, poteva essere considerato il sangue degli spiriti

“Questo fa Ynyr: un vita aveva trovato il modo per colpire a morte gli spettri, e da morto ha messo in pratica ciò che aveva imparato, scoprendo anche di poter assorbire la forza vitale delle vittime” spiegò l’uomo pesce non senza un tono di preoccupazione, Johann gli aveva spiegato tempo addietro di cos’era capace il ragazzo e con lui era d’accordo sulla pericolosità della cosa.

Alla fine, quando tutti gli spettri furono abbattuti, Andrew si girò verso la negromante; sulla pelle e sui capelli del ragazzo scintillava il liquido verdastro fuoriuscito dai suoi nemici. Stettero a guardarsi per qualche istante, lui con lo sguardo feroce e lei con quello di un gatto che aspetta il suo premio (si era persino leccata l’arcata dentaria superiore)
“Vieni micino” sussurrò lei, così piano che il ragazzo potè solo vedere il movimento delle sue labbra. Eppure, come se avesse sentito ciò che gli era stato detto, Andrew si lanciò contro la donna, che fu abbastanza veloce da schivare il colpo con una piroetta; facendo così si portò in una posizione tale da esporre gli arti superiori ad Andy, che con un rapido movimento della mano le tranciò metà dell’avambraccio sinistro.
“INSULSO MOSTRICIATTOLO!” gridò Weiss, emanando con la mano sana un’ondata di energia oscura che fece indietreggiare il mezzo spettro, il suo volto era diventato una maschera sfigurata dall’ira
“Quante storie! Pensavo che ti piacesse ricucirti” la canzonò Andrew, puntando i gomiti al suolo per alzare il busto.
Dal moncone del braccio della donna fuoriuscì una mano orribilmente deformata, come un arto non del tutto sviluppato, con un colorito rossastro per nulla rassicurante
“Mi costringi ad usare questo coso schifoso, che scocciatura” persino lei provava disgusto nel vedere la nuova mano
“A me sembra molto più ada…” Andrew smise improvvisamente di parlare: una nebbia nera lo stava strangolando, abbastanza forte da tenerlo sollevato per aria.
Georg e compagni, lasciati perdere i loro avversari, si precipitarono verso la negromante, ma tutti e quattro furono sbalzati all’indietro: la negromante aveva dispiegato un paio di ali di drago grigie e bucherellate.
“Ma quanti innesti si è fatta questa?” si domandò il telecineta ad alta voce
“Voi bambini, fatevi gli affari vostri!” con un incantesimo la negromante evocò delle sfere nere che misero i ragazzi fuori combattimento in un sol colpo; poi si rivolse ad Andrew, o più precisamente a Ynyr “Sei sprecato nelle mani di questo insetto” gli occhi le ardevano di rabbia
Fatti gli affari tuoi. – Ynyr si separò da Andrew e cercò di liberarlo dalla nebbia. – Lascialo andare, o morirà
La incitò brandendo una spada contro di lei.
“Tra poco non sarà più un tuo problema” affermò Weiss, allo spalancarsi della sua bocca Ynyr fu risucchiato da quel buco nero in mezzo alle sue labbra, tra le grida di Andrew che cercava di tenere lo spettro legato a sé. Niente da fare, la forza di lei era troppa e Ynyr fu inglobato dalla negromante, che scoppiò a ridere mentre lasciava la presa sul ragazzo.
Di contro Andrew iniziò a piangere, tanto forte da sovrastare la risata di Weiss, poi d’improvviso smise di emettere alcun suono. Nessuno comprese o vide quello che stava per accadere, nemmeno Weiss che si stava dirigendo verso Georg e compagni (ancora incoscienti): qualcosa si era acceso nella testa del mezzo spettro, in risposta alla sua disperazione.
“Se siete deboli di stomaco, non guardate” borbottò Andrew, nella sua voce c’era una strana tranquillità, anche se nessuno poteva notarlo a causa del rumore che c’era intorno; nessuno a parte Abraham che, scrutandolo da lontano e avendo percepito l’oscurità che lo attorniava (grazie al suo lobo frontale), gli intimò di fermarsi.

Gli era bastato un attimo, un veloce e preciso istante per recidere la promessa che si era fatto anni prima con Ynyr a presenziare. Ora non gli importava più, quella donna gli aveva portato via la persona (o meglio, lo spettro) che più di ogni altro si era comportato da padre, e ora voleva solo fargliela pagare. Si alzò da terra mentre già la trasformazione era in atto (sentiva il tipico formicolio di quando passava dal piano dei vivi a quello degli spettri), e ancor prima che terminasse si intromise tra gli altri componenti della squadra e il braccio di Weiss.

“Ma che diavolo?” esclamò la negromante nel momento in cui qualcosa si era frapposto fra lei e le sue vittime, qualcosa di molto simile ad uno scheletro. Era proprio così: dalla schiena di Andrew era fuoriuscita la parte superiore di uno scheletro che impugnava due sciabole (anzi, le sue mani erano sciabole); per come si muoveva sembrava che avesse un cervello tutto suo.
“Non farai del male anche a loro” affermò lo scheletro, come potesse parlare era un mistero, dato che non c’era alcuna traccia della lingua nella sua bocca.

Era quello il volto che Andy aveva cercato di nascondere, e quando la polvere sollevata dallo scatto del mezzo spettro ricadde a terra, tutti i presenti videro la sua vera identità: occhi rosso sangue, come le lacrime che stavano scendendo sul suo viso, segni neri che avevano invaso il corpo (anche nelle zone in cui le ossa erano scoperte, come se fosse in decomposizione); persino i capelli si erano alzati come mossi da un vento invisibile.
“Andrew?” sussurrò Gustav, che aveva appena ripreso conoscenza, al ragazzo che aveva il viso rivolto verso di lui, mentre lo scheletro teneva a bada la negromante.
“Che meraviglioso spettacolo! Tu sei nato tra i morti” sentenziò Weiss, sul cui volto si era posata una leggere sfumatura rossa che la faceva sembrare più viva
“Zitta strega” esclamò Andrew che, giratosi di scatto, obbligò la negromante ad indietreggiare di qualche metro
“Piccolo demonietto” gracchiò lei con tono divertito, dopodiché emanò un’ondata di energia oscura che, grazie alla capacità acquisita da Ynyr, colpì il mezzo spettro al costato. A causa del colpo Andrew si inginocchiò e lo scheletro guardiano scomparve.
“Ingrato. -  Weiss si avvicinò ad ali spiegate. -  Ti squarterò, userò la tua pelle come coperta e con i tuoi occhi ci farò degli orecchini”
“Non credo proprio” la contraddì Andrew, che spalancò la bocca per emettere un suono acuto e fortissimo, un grido che superava lo stridio del signore dei ghiacci. Per evitare di rompersi i timpani, Weiss si portò le mani alle orecchie (che già le fischiavano) e poi, quando le vibrazioni del suono diventarono un’onda d’urto, se ne andò nella sua nube di fumo (e con lei svanirono anche gli ultimi demoni  rimasti).
Scampato il pericolo, Andrew smise di gridare e riprese forma umana, prima di accasciarsi a terra; il dolore al costato era terribile e gli offuscava la vista, permettendogli di vedere a malapena lo spettro che aveva evocato quando si era trasformato: Maddox.
Resisti Andrew: stanno arrivando i rinforzi
Esclamò lo scheletro, e infatti pochi istanti dopo arrivarono Hellboy ed Elizabeth, mentre Georg e compagni lentamente si riprendevano dal colpo ricevuto
“Non possiamo muoverlo, rischieremmo di procurargli delle emorragie interne” sentenziò Red
“Ma non possiamo lasciarlo qui” ribattè la fata osservando con orrore la ferita
“Non lo faremo” la rassicurò il compagno, non avrebbe mai permesso che il ragazzo morisse.
“Come sta?” la voce di Gustav interruppe il filo dei loro pensieri, aveva parlato a nome dei fratelli
“Ha bisogno di cure immediate, ma non possiamo muoverlo senza rischiare di procurargli altri danni” spiegò Lyz
“Ci penso io” affermò Georg.

La luce dell’infermeria aveva rischiato di accecarlo, al suo risveglio. All’inizio pensò di essere da solo, prima che i suoi occhi intercettassero Elizabeth e Nahila, ai lati del suo letto, e Red su uno sgabello vicino alla porta
“Ti sei ripreso” sussurrò Nahila a bassa voce, per evitare di dar fastidio alle orecchie di Andrew
“S..state,…bene?” domandò il ragazzo, non era la prima volta che riprendeva la sua vera forma ma non si era mai sentito più esausto
“Noi si, ma purtroppo Manning e Johann…” Elizabeth si interruppe prima di terminare la frase, anche se i suoi occhi dicevano tutto
“Ah, ho capito. – Andrew sospirò. – Mi dispiace”
“Non addossarti colpe che non sono tue” disse Hellboy, prima di accorgersi che gli occhi di Andrew erano presi per i ragazzi fuori dalla stanza, le cui teste si vedevano attraverso il vetro; dopodiché andò alla porta e costrinse Georg e compagni ad entrare a suon di “Tanto lo so che volete vedere come sta!”. Entrati loro Hellboy, Nahila e Elizabeth uscirono per fare spazio, anche se la pirocineta raccomandò a figli e figliastri di fare i bravi.
“Siete venuti a gioire per la mia disfatta? Fate pure” esclamò inacidito Andrew, convinto di ricevere la solita batosta
“Per ringraziarti, per averci salvato e aver allontanato Weiss; oppure se preferisci potremmo riderti in faccia, per noi è lo stesso” rispose Georg, sedendosi sulla sedia accanto a Andrew
“Mph, vanno bene i ringraziamenti” il mezzo spettro sorrise, poi vide Gustav dare una gomitata a Tom
“Anche per scusarci, ammetto di aver calcato un po’ la mano” il mezzo spettro quasi stentò a crederci che a parlare fosse stato proprio il pirocineta
“Siete stati TUTTI un po’ stronzi, concedetemelo. - Disse Andrew. - Quindi ora posso evitare di guardarmi le spalle?” aggiunse, rivolgendosi soprattutto a Bill che teneva le mani nelle tasche dei pantaloni. Il criocineta annuì e aggiunse delle sentite scuse che fecero esultare il mezzo spettro (anche se gli costò una fitta al torace).
“Ora che abbiamo risolto la questione, ci puoi spiegare perché Weiss ha detto che non sei nato tra i vivi? E se ci spiegassi quello che hai fatto prima te ne saremmo grati” domandò Georg
“Forse è meglio che vi racconti tutta la storia, capireste meglio” rispose Andrew dopo un attimo di silenzio.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Set the world on fire ***


Questa è la storia che Andrew raccontò a Georg e compagni, la verità sulle sue origini.

La madre del mezzo spettro si chiamava Sharnee, una bella donna con lunghi capelli neri e mossi, gli occhi castani e uno spiccato spirito d’avventura; proprio per il suo temperamento gli altri l’avevano sempre tenuta in disparte. L’unica occupazione di Sharnee, oltre alle corse nel bosco accanto al suo villaggio, era la lettura: la sua camera era piena di libri di ogni genere, e fu proprio quando il suo sguardo si posò per la prima volta su un libro di negromanzia che la sua vita cambiò. Dato chela lettura di certi testi era proibita, la piccola Sharnee faceva i suoi esperimenti nel folto del bosco, al chiaro di luna, e leggeva i libri di notte sotto al letto quando la nonna era già a letto da tempo (i suoi genitori erano morti quando lei era molto piccola).

Quando i rituali la stancarono, perché diventati troppo semplici (e soprattutto perché non davano risultati efficaci), quando la sua conoscenza delle arti nere era diventata abbastanza vasta, volle provare qualcosa di più forte: il giorno del suo 15° compleanno volle provare ad evocare uno spettro.
Si inoltrò nella foresta, con un libro pesante tra le braccia e qualche candela in un sacchetto che portava appeso alla cintura del vestito, e si posizionò sotto l’albero cavo che di solito assisteva alle sue prodezze. Una volta posizionate le candele ai vertici di una stella a cinque punte disegnata con i ramoscelli, Sharnee lesse la formula scritta sulla pagina sbiadita del libro. Non successe nulla. Riprovò una seconda volta, questa volta con più convinzione, ma la sua preghiera si interruppe quando un brivido di freddo le percorse il corpo
“Non dovresti giocare con questi libri, dolcezza” a parlare era stato un uomo sulla trentina, con bei capelli biondi (anche se un po’ arruffati) e gli occhi viola con una leggera sfumatura blu
“Tu chi sei?” chiese Sharnee incantata, si era accorta che stava davvero parlando con uno spettro perché aveva scorto la trasparenza del suo interlocutore
“In vita ero un negromante, prima che mi stancassi di vivere. Il mio nome è Toralv, madame” rispose lo spettro, non aveva una luce maligna negli occhi e Sharnee si sentì improvvisamente con il cuore gonfio di felicità.
Inaspettatamente Toralv si dimostrò molto gentile, per nulla infastidito per tutte le volte che Sharnee lo evocava anche solo per parlare, e dopo tre anni i due iniziarono una relazione seria. A Sharnee era stato insegnato che certi tipo di rapporti erano molto disdicevoli, ma Toralv la guardava e le parlava come nessun’altro aveva mai fatto con lei perciò le venne quasi naturale accompagnarsi a lui. La ragazza, ormai quasi donna, trovò anche un modo per entrare sul piano astrale del compagno, per poterlo toccare con mano e vivere appieno la vera vita di coppia.

Con sua gran sorpresa Sharnee scoprì che la relazione col suo spettro l’avrebbe resa madre, e non potendo farlo sapere alla gente del paese (avrebbero voluto conoscere il padre, cosa impossibile), la donna fece perdere le sue tracce varcando il confine tra il mondo dei vivi e quello degli spettri. Stare con loro non era male: benché fossero un po’ pazzerelli, erano simpatici e gentili con l’unica viva che avesse mai rivolto loro la parola. Poi arrivò il piccolo Andrew che, se ricordava la madre nel fisico asciutto e nei capelli neri, per tutto il resto sembrava aver preso dal padre: lo stesso straordinario colore degli occhi, la gentilezza e…le abilità da spettro.
Toralv era un genitore esemplare, che adorava la sua famiglia come non mai, e passava l’interminabile tempo a sua disposizione insegnando al figlio le base delle arti nere e a controllare le sue capacità. Con loro c’era anche il padrino di Andrew, Ynyr, e altri spettri amici di Toralv che avevano il compito di controllare che non succedesse nulla di male ai “vivi”. Ma non c’erano solo spettri buoni in quella dimensione, anzi loro erano in netta minoranza rispetto agli altri che, fin da subito, guardarono con bramosia Sharnee e il bambino mezzo spettro (il piccolo miracolo della natura), tanto che in un giorno d’estate Sharnee e il figlio di otto anni dovettero tornare al mondo dei vivi; non senza rimpianti.

Si stabilirono in un paesino vicino alla Foresta Nera, in una cittadina con le case tutte uguali e la fontana come unico punto di ritrovo di cui Andy nemmeno ricordava più il nome. Grazie alle sue conoscenze erboristiche, Sharnee trovò un facile impiego in un negozio di medicinali omeopatici; era così brava che, una volta inseritasi per bene nella comunità, molti preferirono rivolgersi a lei piuttosto che al medico. Andrew invece simulava la parte del normale bambino, anche se faticava non poco ad integrarsi in quel mondo. Più volte la madre lo vide, in lacrime, evocare il padre tra le pareti della sua stanza, chiedendogli implorante di riportarlo nel mondo degli spettri (quella che considerava la sua vera casa); ogni volta Toralv gli rispondeva che non era possibile, perché loro erano vivi. Per evitare di cedere alle richieste del figlio Toralv non rispose più alle sue chiamate, anche se doveva tapparsi le orecchie per evitare di piangere sentendo la voce di Andrew che gli rimbombava nella testa; al suo posto Ynyr cercò di star sempre vicino al piccolo, diventando per lui una seconda figura paterna.

Nonostante tutto la vita di Sharnee e Andrew trascorse tranquilla per almeno quattro anni, con loro che nascondevano il disagio dietro i sorrisi, e di notte Sharnee continuava a fare da maestra al figlio che diventava sempre più bravo nell’uso delle arti nere; tutto ciò finché qualcuno non mise in giro la voce che la donna era una strega che parlava con i morti. Non ci fu un processo, e nessuno mai mise in dubbio quelle parole, ci fu solo l’irruzione nella casa da parte di un gruppo ben organizzato e l’arresto di Sharnee.
La donna fu portata in piazza e torturata a morte dal popolo, davanti agli occhi in lacrime di Andrew che non fece niente solo perché era stata la madre a imporglielo (per salvarlo dalla stessa sorte). Aveva promesso, ma quelle parole gli erano state tirate fuori di bocca e, quando fu rinchiuso nella sua stessa casa in attesa che il tribunale decidesse cosa fare di lui, si rimangiò tutto: nel buio della sua camera evocò Ynyr, per chiedere vendetta.
“Cosa posso fare per te, figliolo?”
domandò lo spettro nella speranza che il ragazzino gli avrebbe chiesto solo di liberarlo, la sua aura era l’unica luce
“Aiutami a radere al suolo il villaggio. UCCIDILI TUTTI” lo pregò Andy, gli occhi erano rossi per le lacrime
“Conosci le conseguenze, io…”
“HANNO UCCISO LA MAMMA! Devono pagare, NESSUNO deve restare vivo” gridò il mezzo spettro, i suoi occhi viola sembravano essere diventati rossi
“Diventerai uno spettro, quando morirai”
provò a farlo ragionare Ynyr
“Lo sono già, e ne sono contento: ODIO QUESTO SCHIFO DI MONDO. Voglio vederlo bruciare sotto le fiamme della mia vendetta. – Ynyr sospirò, senza replicare. – Dammi la tua forza, e io ti darò le loro vite”.

La prima casa che cadde quando Ynyr, suo malgrado, accettò fu quella dove Andrew aveva vissuto con la madre: l’edificio cadde sotto le fiamme dell’evocazione. Le tavole di legno e le pietre che sfuggirono a quell’inferno scivolarono giù nel fiume dove Andrew, specchiandosi, potè vedere per la prima volta il suo vero volto: una figura esile con gli occhi rossi con alcune zone del corpo in cui le ossa erano scoperte (ma non sentiva alcun male), lunghe dita artigliate e segni neri dappertutto. Un piccolo bruciore indicava il punto in cui si stava incidendo il tatuaggio che lo legava a Ynyr. Dopo vennero tutte le altre case, che caddero sotto la forza dello spettro mentre Andy osservava: i corpi che si riversavano a terra e si mescolavano alle fiamme che aveva appiccato richiamando quelle degli inferi. In tutto quel caos Andrew non toccò nessuno, tanto era il disgusto che provava verso quelle persone, l’unico che subì direttamente la sua ira fu la colpevole della morte della madre.

“Hai visto cos’hai fatto? Avresti dovuto startene zitta” gli disse Andrew quando Ynyr la portò al suo cospetto, i suoi abiti erano completamente lacerati perché si era divincolata mentre cercava di liberarsi dalla forza invisibile che l’aveva afferrata
“Era la cosa giusta da fare, per il bene di tutti” replicò quella in lacrime, non aveva riconosciuto Andrew nella creatura che aveva davanti
“Anche mia madre lavorava per il vostro bene, e guarda com’è finita: uccisa da quelli che cercava di aiutare. La tua morte sarà la peggiore” Andrew prese la donna per i capelli e la trascinò fino ad una casa incendiata, dove la gettò dentro per vederla bruciare
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAH”
“Urla bella mia, la tua disperazione sarà la mia canzone della buona notte” dichiarò il mezzo spettro, stava sorridendo e stava provando un vero piacere nel vedere il corpo della traditrice ardere, lentamente e senza possibilità di fuga.
“I could set this world on fire, just to see it come undone” canticchiò Andrew, facendosi prendere completamente dalla sua natura di spettro.

Sarebbe rimasto volentieri a fare da spettatore fino all’indomani, se Ynyr non lo avesse riportato alla realtà intimandogli di scappare per non farsi vedere dai vigili del fuoco e dalla polizia.
Il ragazzino corse più velocemente che potè verso il bosco, con Ynyr a dargli una leggera spinta dietro la schiena per accelerare il suo passo, senza far caso a dove mettesse i piedi, al bruciore del nuovo tatuaggio, o al fatto che non riusciva più a riprendere la forma umana. Corse finché Ynyr non gli disse di fermarsi, quando i polmoni ormai gli dolevano più dei piedi
“Respira lentamente e riposati, farò io la guardia” gli sussurrò lo spettro, per Andrew fu impossibile replicare: si addormentò subito sotto gli occhi vigili dello spettro che, con rammarico, osservava sotto gli abiti il simbolo del legame con il ragazzino
“Povero figliolo” pensò.

Due giorno più tardi.
Frush, frush.
“C’è qualcuno!” esclamò allarmato Ynyr, svegliano il ragazzino di soprassalto poco prima che dal folto del bosco sbucasse una tuta da palombaro con del fumo al suo interno e, dietro di essa, degli uomini in smoking
“VATTENE VIA!” gridò Andrew spaventato
“Non voglio farti del male, desidero solo aiutarvi” affermò la tuta da palombaro, aveva uno spiccato accento tedesco
“Aiutar-ci?” ripetè il ragazzino sottolineando il plurale
“Sono un medium spirituale: vedo lo spettro che è con te, e percepisco la tua natura” rispose quello avvicinandosi, gli altri uomini invece restarono indietro
“Non hai paura?” domandò il mezzo spettro
“Mio caro ragazzo, sono ben altre le cose che potrebbero farmi paura; e un mezzo spettro spaventato e in difficoltà non è una di queste” disse la tuta porgendo una mano che Andrew accettò.
                                                            Fine della storia
 
“Accidenti!” esclamarono i gemelli quando Andrew ebbe terminato di raccontare le sue vicende, avevano stranamente sviluppato un improvviso senso di simpatia per quel piccolo piromane
“Allora sei veramente nato tra i morti, ma come faceva Weiss a saperlo?” domandò Georg, mentre faceva piroettare una penna per aria con il pensiero
“Perché solo gli spettri nati tra i morti, casi rarissimi, possono assumere le sembianze demoniache; gli altri hanno solo una maggiore dimestichezza con le arti nere” rispose il mezzo spettro, riconoscendo che quello era un particolare cui non aveva accennato nel suo racconto
“Forte, davvero” commentò Gustav un attimo prima che Abraham entrasse nella stanza intimando agli altri di uscire e lasciar riposare Andrew. Controvoglia i ragazzi ubbidirono ed uscirono uno ad uno dalla stanza, non Georg che si fermò quando sentì il mezzo spettro ringraziarlo
“Per cosa?” domandò il moro
“Per avermi portato fin qui, so che sei stato tu” rispose Andrew mentre il telecineta si avvicinava di nuovo al letto
“Te l’ha detto uno dei tuoi amici?”
“Uno dei tanti” affermò il mezzo spettro accennando al fatto che adesso ne aveva di nuovi
“Te lo dovevo, compare” dichiarò Georg prima di lasciare la stanza.
Il nostro piccolo Andrew ha dei nuovo amici
 
Bisbigliò divertita una voce, quella di Maddox lo spettro della follia che Andrew salutò
E’ stata un’azione sciocca da parte tua: io sono mezzo matto ma tu mi hai superato. Sei un grande!”
Affermò lo scheletro che in battaglia aveva le mani a sciabola, e che ora stava svolazzando per la stanza
“Ho dovuto farlo, anche per Ynyr” chiarì il ragazzo con un tono di tristezza nella voce
Tuo padre era molto preoccupato per te, lo è sempre
Dichiarò Maddox. Poteva non sembrare ma in realtà era una frase sconnessa, rispetto a quella che gli era stata posta (una caratteristica dello spettro, che a volte faceva discorsi tra sé cui gli altri potevano solo dare corda)
“Però non è venuto, non lo fa mai” tagliò corto il ragazzo.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Padri ***


“Weiss è sparita, di nuovo, e non abbiamo alcuna idea di dove si trovi” affermò Hellboy nella stanza dell’infermeria in cui Andrew ancora si stava riprendendo dalle ferite subite; il ragazzo non poteva muoversi ma aveva espressamente chiesto che gli fosse riferito ogni nuovo dato dalla negromante. Con loro c’erano anche Elizabeth e Nahila.
“Maddox mi ha detto che non è nemmeno nella zona d’ombra” aggiunse il mezzo spettro, che aveva mandato lo spettro della follia nell’unico posto a lui conosciuto in cui la donna avrebbe potuto nascondersi alla vista di tutti.
“Se solo mio padre fosse qui: lui era un vero luminare in questo campo, avrebbe saputo sicuramente darci dei consigli” sospirò il gigante rosso sprofondando nello schienale della poltrona, rattristito al pensiero del padre adottivo morto da anni. Lyz accorse subito a consolarlo, prima baciandogli la fronte e poi stringendolo in un tenero abbraccio.
“Peccato che sia deceduto” precisò Nahila, che stava cambiando la fasciatura al costato di Andrew mentre, al contempo, controllava che la cicatrizzazione procedesse bene tastando la parte interessata con le punte delle dita
“Il professor Broom?” domandò il mezzo spettro, aveva sentito parlare di Trevor Broom da Johann ma non aveva avuto dettagli molto precisi a riguardo
“L’uomo che ha trovato e allevato Hellboy come un figlio, era la colonna portante del Bureau. E’ stato ucciso anni fa, quando ci siamo scontrati con Rasputin e i suoi tirapiedi” raccontò la pirocineta vedendo che il compagno non riusciva a rispondere.
“Se solo ci fosse un modo per parlare con lui” desiderò ardentemente il gigante rosso
“Purtroppo non c’è alcun modo perché questo possa accadere” ribatté Nahila pulendosi le mani dalle poche gocce di sangue che erano sfuggite al processo di coagulazione; in effetti una soluzione c’era e Andrew ebbe un’idea geniale
“Posso richiamare il suo spirito!” dichiarò attirando su di sé l’attenzione di tutti i presenti
“Sul serio?” chiese Hellboy alzandosi dalla poltrona e mettendo la mano sinistra sulla spalla del mezzo spettro
“Datemi uno spazio grande, e vedrò di farvi parlare con lui. Vi chiedo solo di aiutarmi a portare il necessario”.
 
Con l’aiuto di Hellboy e Abe, che trasportarono il baule blu che era in camera dello spettro, e dei ragazzi, cui toccò il compito di trasportare a spalla il feretro che racchiudeva il corpo del professor Broom (avrebbe potuto farlo Georg da solo, ma avrebbero rischiato di rovinare qualche muro), andarono tutti nel vestibolo. Era una grande sala con il soffitto alto e sul pavimento, nel punto in cui c’era la piattaforma che portava ai piani inferiori, c’era il simbolo del Bureau: una mano che impugna una spada, disegnata con i contorni dorati. Sulla parete di fondo c’era il bancone dietro cui stava il portiere, su cui era incisa la frase latina “In assenza di luce, l’oscurità prevale”.

Per eseguire il rito Andrew si portò al centro della stanza, dietro al simbolo su cui fece mettere la bara che poi fu aperta; dal baule prese delle candele cilindriche, che posizionò a cerchio attorno al feretro, e un gessetto che utilizzò per scrivere delle rune molto intricate. Prese anche un libro dall’aspetto molto consumato (era il grimoire di sua madre, l’unica cosa rimastagli del suo passato), e un amuleto che fece pendere dalla mano destra; infine pronunciò una litania che riempì tutta la sala, suoni sconosciuti e lugubri che il ragazzo pronunciò senza alcuna esitazione poiché quella era la sua reale lingua madre. Prima ancora che la nenia terminasse, un piccolo fascio di luci si manifestò al di sopra dello scheletro il quale si alzò dal suo luogo di riposo; attorno ad esso poi apparve la figura di un uomo anziano, con gli occhiali da vista e la postura appena incurvata. Hellboy, Lyz e Abraham ebbero un sussulto: era il professor Broom.

“Papà? Sei davvero tu?” domandò Red incredulo
E’ un piacere rivederti figliolo, anche se trovo alquanto strana questa situazione
Affermò il professore fissando il suo sguardo sui quattro ragazzi che, da lontano, lo guardavano attoniti
Chi sono le nuove leve?”
Aggiunse poi indicando con il dito trasparente il gruppetto.
Elizabeth fece avanzare i ragazzi e fece tutte le presentazioni necessarie (anche quelle di Andrew, naturalmente), e un piccolo riassunto degli ultimi eventi inclusa la morte di Manning e Johann. Il professore rimase molto sorpreso, nello scoprire di avere ben quattro nipoti (benché due acquisiti), ed ebbe la stessa reazione quando sentì cos’era accaduto ai due colleghi. Tuttavia tra tutti i presenti, che avevano iniziato a dialogare con il morto per recuperare gli anni persi, solo Andrew sembrava essere ancora concentrato sul pericolo imminente, così si ritrovò ad interrompere Hellboy nel suo momento di piena felicità per aver rivisto il genitore
“E’ meglio saltare questi convenevoli e parlare di una cosa più impellente” proferì il mezzo spettro, dispiaciuto di aver rotto il magnifico quadretto.
Capisco, di cosa volevate parlarmi?”
Chiese Broom in tono estremamente professionale
“Ci domandavamo se lei conoscesse Weiss” rispose Abraham speranzoso
In effetti si: era un’umana schiavizzata, che si è avvicinata alle arti nere e che ha poi deciso di sopprimere tutta la sua umanità. Molte delle stragi che si sono succedute nel corso dei decenni sono da attribuire a lei
 chiarì il professore
“Nel corso dei decenni? E’ davvero così vecchia?” domandò Tom inclinando la testa
Nessuno conosce quando sia nata, nipote. – Spiegò il professore con un certo tono di piacere nel pronunciare la parola nipote. – Allunga la sua vita divorando altri spettri, e il cuore di drago che si è trapiantata basterebbe, da solo, a sorreggerne il corpo per secoli”.
“E’ autrice di molti omicidi, ma non riusciamo a trovare dove si nasconda. Lei non ha qualche idea?” chiese il mezzo spettro in modo molto formale, come avrebbe fatto il medium spirituale
C’è una teoria secondo la quale esiste un luogo, nel mondo degli spettri, tanto ostile che neanche i suoi abitanti osano metterci piede. Essa sta al confine con la zona morta, e chi ne sostiene l’esistenza la chiama semplicemente Vuoto. Probabilmente è il posto adatto per chiunque non voglia farsi trovare, dato che la sua vicinanza alla zona d’ombra impedisce ad altri di rilevarla
 Riferì il professore, incrociando le mani dietro alla schiena.
“Il problema è che non sappiamo come ucciderla” disse Georg menzionando il problema principale
Per mantenere in vita le parti che assimila, Weiss ha bisogno di tenere dentro di sé un piccolo frammento dell’anima del proprietario originale. Perdere le anime la ucciderebbe, visto che lei stessa non ha più un’anima che si possa definire tale. Ahimè questo non vuol dire che riavremo indietro Johann: la sua anima è servita da pasto per il corpo della negromante
Spiegò il professore, la cui immagine stava iniziando a svanire. Il tempo a loro disposizione era terminato, e prima che l’incantesimo svanisse tutti salutarono il professore che li lasciò con un gran sorriso.

“Tu conosci questo Vuoto?” domandò Gustav a Andrew mentre, con gli altri, lo aiutava a rimettere tutto a posto
“Ne ho solo sentito parlare, da papà, ma anche nel caso in cui esista non so dove sia: il mondo degli spettri è peggio del labirinto del Minotauro” rispose Andrew, un po’ sconsolato.
Posso accompagnarvi io
Disse una voce nell’aria, un suono che fece venire la pelle d’oca ad Andrew che esclamò
“PAPA’?” non aveva sbagliato.
La cosa che saltò subito agli occhi di tutti fu la somiglianza fra Andy, e il mezzo spettro che, fra un gruppo di quattro elementi, aveva parlato: avevano gli stessi lineamenti e lo stesso colore degli occhi.
“Perché sei qui, ORA? - Esordì il mezzo spettro, per nulla felice. -  Perché non sei venuto prima? HAI LASCIATO CHE YNYR MORISSE” disse gridando le ultime parole
Mi spiace per lui, e per quello che hai passato. – Toralv accarezzò una guancia del figlio. – Voglio rimediare ai miei errori
Tentò di scusarsi, e Maddox gli diede man forte asserendo che, in tutto quel tempo, lo spettro biondo era riuscito a trovare il Vuoto e che poteva scortarli fin là.
Potremmo legarci a voi, per darvi la possibilità di accedere al vostro mondo: non c’è altro modo, per i puri vivi, di entrare
Spiegò un altro spettro, Ofir, che aveva la pelle molto scura e aculei come fossero spine.
“Ma siete in quattro, mentre noi siamo in sette” osservò Gustav dopo aver fatto un rapido conto dei presenti, inserendo anche i genitori adottivi e Abe nella lista
“Noi resteremo qui: dobbiamo sistemare alcune cose” intervenne Elizabeth, parlando anche per il compagno e l’uomo pesce; era una sofferenza il pensiero che i figli sarebbero dovuti andare nel mondo degli spettri, ma se il padre di Andrew era venuto con un corteo così stretto significava che si fidava solo di quelle “persone” e, perciò, aveva dovuto trovare una soluzione alternativa.
Io posso dividermi tra i gemelli
Affermò uno spettro con due teste, Fenrir, che per dimostrazione divise se stesso in due corpi identici.
A questo punto, direi che la questione è risolta e che possiamo andare” 
Disse Toralv, e senza attendere altre possibili domande aprì un piccolo portale proprio davanti alla porta d’entrata del palazzo.
Sarebbe meglio per voi assumere forma demoniaca già adesso. – Suggerì Ofir svolazzando davanti al naso di Georg. – Sarebbe più facile, per noi, mantenere il legame con voi; se faceste diversamente temo che potremmo essere…come dire…espulsi dai vostri corpi. Inoltre dareste meno nell’occhio
Spiegò lo spettro passandosi una mano tra le spine che aveva sulla testa, al posto dei capelli.
Georg e compagni si scrutarono qualche istante, incerti se fidarsi o meno delle parole di Ofir, ma dal momento che Andy non sembrava preoccupato ubbidirono e presero le sembianze infernali; solo allora gli spettri, come aveva fatto Ynyr con Andrew durante la battaglia, si fusero con loro: Georg e Ofir, Maddox con Gustav e Fenrir con i gemelli. Solo Andrew e Toralv rimasero divisi, ma ciò non costituiva un problema, dal momento che il ragazzo era già in parte spettro.
Non spaventatevi, nel vedere alterato il vostro aspetto. – Li avvertì immediatamente Toralv. – Succede sempre a chi si lega, anche solo temporaneamente, con uno spettro
Spiegò, e non aveva parlato a torto perché c’era qualcosa di diverso in ognuno dei ragazzi: il corpo spirituale di Georg aveva assunto una sfumatura violacea, con nervature rosse che confluivano tutte nel punto dove c’era il nucleo che teneva tutto insieme; Gustav invece ricordava alcune raffigurazioni di un dio del tuono, con le tre sfere di energia elettrica che gli circolavano attorno al corpo, i cui contorni erano meno delineati del solito ; i gemelli infine avevano visto il loro corpo assumere la colorazione che già avevano nei momenti di estrema rabbia, oltre alla comparsa di glifi a forma di corona sulle corna.
“Oh cielo, siete proprio terrificanti” commentò Abraham, anche se non era realmente spaventato.
Muoviamoci, prima che quella strega combini un altro pasticcio dei suoi
Ordinò Toralv, guidando tutti attraverso il portale.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** In the end ***


Il mondo degli spettri si rivelò meno caotico di quanto i ragazzi si aspettassero: una vasta landa di terra grigia che sembrava non terminare mai, montagne ricoperte di nebbia e una vegetazione scarsa e sterile. Non c’erano case, solo cumuli di ruderi e macerie che potevano nascondere facilmente un possibile aggressore. Il cielo non era azzurro ma nero, e la mancanza di sole era compensata dalle striature viola e bianche che tagliavano la coltre oscura (anche se non avevano lo stesso effetto della stella di fuoco). L’aria era pesante, e se non fosse stato per gli spettri con cui condividevano il corpo i ragazzi non sarebbero riusciti ad avanzare a causa dell’oscurità; solo Andrew sarebbe riuscito ad andare oltre il portale, per la sua stessa natura, tuttavia appena messo piede nel regno degli spettri si fuse ugualmente con il padre, il che fece sì che i suoi capelli diventassero biondi.
“Benvenuti a casa” esclamò il mezzo spettro, forse non si vedeva ma era felice di rivedere il posto che lo aveva visto nascere, anche se gli dispiaceva di averlo fatto in simili circostanze.

Per un incauto avventuriero, senza uno spettro come guida, orientarsi in quella dimensione sarebbe stato impossibile dato che i luoghi si ripetevano come se si spostassero; invece, con Andrew in testa, il gruppo procedette deciso tra le pianure aspre di quel posto.
“Vi stavo aspettando” la voce fredda di Weiss risuonò nell’aria, tuttavia la sua persona non era fisicamente presente nelle vicinanze del gruppo: al suo posto c’era una proiezione. “Potete seguire la mia ombra”.

Nonostante fosse solo un fantasma, la figura lasciava una scia di orme insanguinate che poi si libravano in aria; persino sull’acqua del lago putrido che dovettero attraversare (Georg, Gustav ed Andy lo fecero librandosi nell’aria, Tom invece camminò sopra la strada di ghiaccio lasciata dal gemello). Weiss, quella in carne e ossa, stava facendo il bagno in una sorgente termale riparata da occhi indiscreti da due pareti ad angolo, costruite con grossi mattoni rettangolari che avevano acquistato un colore giallognolo.

“Ben arrivati! – Esclamò la donna. – Quasi temevo che non mi avreste mai trovata! Sento che avete portato degli amici” la negromante uscì dalla pozza, totalmente incurante del fatto che stesse mostrando il proprio corpo, totalmente nudo, a cinque ragazzi; come le braccia, anche le gambe e il torso portavano delle suture, e tra un punto e l’altro c’erano delle borchie stondate.
“In effetti non è stato facile” rispose Georg cercando di distogliere gli occhi dalle parti più intime di quel corpo sfigurato, ciò gli permise di vedere che attorno a loro non c’erano simboli di evocazione “Senti, non che mi dispiaccia vederti nuda, ma forse è meglio che ti metta qualcosa addosso” aggiunse il moro
“Sei così pudico? – Weiss prese gli abiti che aveva appeso ad un ramo rinsecchito lì vicino: un vestito di seta bianco con la gonna a trapezio e motivi arabesco rosso cremisi. – Potrei insegnarvi un sacco di cose, a te e ai tuoi amici; potremmo anche fare un incontro a sei, non ho problemi a passare la notte con dei ragazzini; a patto che vi togliate di dosso quegli orrendi spettri”.
“Siamo venuti per ammazzarti, non per fare un’orgia!” la interruppe Tom, producendo dal fondo della gola un ringhio che ricordava il ribollire del magma
“Uccidermi? Voglio proprio vedere cosa vi inventerete per riuscirci” ridacchiò lei, l’ira del pirocineta era una botta di adrenalina che non provava da anni.

C’era una cosa, però, di cui i ragazzi si accorsero solo più tardi: Kal non era con lei, come non c’erano altre creature demoniache. Un dettaglio che fece sorgere nel gruppo il sospetto che il gigantesco basilisco fosse nascosto, assieme ad altri, dietro qualche roccia.
“Non ho riportato in vita Kal, se è questo che vi state chiedendo, e non ho creato altre creature demoniache. Siamo solo noi” affermò Weiss leggendo la domanda negli occhi dei suoi avversari
“Grazie per la cronaca, ma perdonaci se non ci fidiamo di te la contraddì Andrew, tuttavia Toralv confermò (a lui e agli altri) che nelle vicinanze c’erano solo rocce e terra.
“Potete credermi: da tempo Kal mi era diventato di peso, e creare altri cuccioli mi sarebbe costato delle energie inutili” la donna stava giocando con una piccola sfera nera che aveva creato nella sua mano sinistra
“Ci stai solo facilitando il lavoro” disse Bill, che poi fece schioccare la lingua sul palato
“Ve l’ho già detto. – Disse Weiss ridacchiando, aveva chiuso la mano con cui aveva creato la sfera. – NON POTETE UCCIDERMI!” affermò, e con un gesto fluido del braccio lanciò il globo contro i ragazzi, aprendo contemporaneamente le grandi ali di drago che alzarono un gran polverone che oscurò la vista di Georg e compagni.

La sfera non colpì i bersagli solo perché Andrew riuscì a creare una sfera oscura tale da contrastare quella della negromante; inoltre, per far sì che l’esplosione non li investisse, Georg e Gustav circondarono i due globi con un campo di forza che poi deflagrò su se stesso. Weiss rise, come una bimba un po’ pazzerella cui era appena stato dato un nuovo giocattolo, e non perse il sorriso neanche quando i gemelli la assalirono insieme: l’uno creando delle stalagmiti ai piedi della donna, l’altro con delle vampe di fuoco nero. Entrambi gli attacchi, compresi quelli scagliati in contemporanea dagli altri tre componenti del gruppo, furono facilmente evitati grazie ai buchi neri che la donna evocò per deviare gli assalti.
“Bambini” commentò con disprezzo lei, trasformando il suo sorriso in una linea dura sul volto, prima di emanare un’ondata di energia oscura che si diffuse come un uragano che sbalzò i ragazzi all’indietro. Solo Bill resistette un poco, grazie alle lame di ghiaccio che gli fecero da arpione per ancorarsi a terra, e ne approfittò per lanciare delle schegge di ghiaccio contro l’avversaria, strappandone le ali di drago.
“BECCATA!” esultò il criocineta, tuttavia la sua vittoria durò solo quei pochi secondi che bastarono a Weiss per fermare il vento e gettarsi al collo di Bill
“Potresti regnare all’Inferno con tuo fratello, figlio di Amun-un-Rama, e invece preferisci servire sulla terra. Meriti solo la morte” gridò la negromante mentre stringeva il collo del criocineta con le orridi mani deformate, con tanta forza che nella gola del ragazzo non passava altro che un flebile filo d’aria, appena sufficiente a tenerlo sveglio. La donna dovette lasciare la presa quando Georg la immobilizzò e la mandò a sbattere contro una roccia, che si frantumò per la forza impressa dal moro
“Meglio che stiano dove io possa tenerli d’occhio: chissà i casini che potrebbero combinare” ironizzò il telecineta ridacchiando.

Weiss si rialzò, la manica del vestito era lacera e dal braccio fuoriusciva sangue nero e denso, come fosse petrolio
“Vi ucciderò tutti! Mi prenderò le vostre vite, e il vostro patetico mondo diventerà un deserto peggiore di questo” dichiarò prima di sputare una sostanza trasparente, ma dall’odore nauseante.
“ATTENTI: è acido!” esclamò Andrew, per far sì che i suoi compagni schivassero il colpo; dal drago che aveva ucciso la donna aveva preso non solo cuore ali e le squame, ma anche la facoltà di sputare acido infiammabile, e il mezzo spettro aveva riconosciuto la sostanza perché memore di una lezione che gli aveva fatto Johann anni prima.
Dato che la donna continuava a sputare quel liquido senza mai fermarsi, come se avesse avuto una riserva d’aria infinita, Gustav ne approfittò per scagliare un fulmine sulla sostanza che si incendiò bruciando la faccia dell’avversaria, la quale si portò le mani al volto gridando e imprecando contro il biondo. Quando l’incendio si placò, Weiss si gettò a capofitto su Gustav, e nonostante il corpo del biondo fosse composto interamente di elettricità sembrava non risentirne minimamente
“MALEDETTO!” imprecò la donna prendendo a pugni il biondo con una forza impressionante.
Georg provò ad intervenire una seconda volta, tuttavia lei lo ricacciò indietro con una nuova ondata di energia oscura, mentre i gemelli si ritrovarono bloccati in una sostanza nera, simile al petrolio, sbucata fuori dal terreno arido.
“Non ti conviene pirocineta – suggerì Weiss a Tom, leggendo nei suoi occhi l’intenzione di prendere fuoco per vaporizzare la sostanza. – E’ altamente infiammabile, e se prende fuoco brucerai tuo fratello”
“Ma io posso congelarla” ribattè Bill dando corpo alle sue parole, ma per quanto abbassasse la propria temperatura il liquido non si induriva oltre la superficie.
“E’ inutile criocineta, è tutto…” la negromante si interruppe, il suo petto era stato trafitto dalla mano di Andrew, che aveva approfittato della distrazione della nemica
“Ma stai un po’ zitta, mi fai venire il mal di testa” la rimproverò il mezzo spettro con il suo sorriso folle.

Libero dal liquido nero, e con il fumo che gli usciva dalle narici, Tom sputò una vampa di fuoco che investì la donna una seconda volta (non Andrew, che si spostò all’ultimo momento utile per impedire alla negromante di scappare). Questa volta il fuoco si trasformò in fumo, e quando Weiss ricomparve al centro della sua fronte era comparso un terzo occhio, in posizione verticale, con la sclera nera e un unico punto bianco al centro.
“MERDA! Un terzo occhio” esclamò Georg facendo un passo indietro, mentre osservava quell’occhio posticcio che spuntava da sotto la frangia bianca della donna; chi aveva quell’occhio otteneva poteri psichici.
“Un piccolo regalino di vostro padre: i miei favori per questo. Sono stata brava a nascondere la cicatrice, vero?” si auto-complimentò Weiss appoggiando la mano destra sullo sterno, proprio sulla cicatrice rossa che nascondeva il cuore di drago
“Tu menti: papà non aveva un terzo occhio” ribattè il telecineta mentre attaccava l’avversaria con una sfera di energia psichica; nonostante si fosse avvicinato molto a lei la sfera colpì a vuoto, e lui fu bloccato.
“E’ proprio il suo invece, non lo hai mai visto perché avresti potuto scorgerlo solo se paparino ti avesse fatto vedere la sua vera forma” spiegò lei mentre teneva Georg immobilizzato per mezzo del grande occhio nero, ad un’altezza sufficiente per costringere il ragazzo a guardarla negli occhi.
Il loro contatto visivo fu interrotto da un tuono di Gustav che, dall’alto del cielo viola, investì la negromante con tutta la sua potenza. Il corpo di lei fu percorso da diversi spasmi, e il terzo occhio si apriva e chiudeva ad intermittenza, sgorgando lacrime che scendevano tra le sopracciglia fin sulla punta del naso. Sentitosi libero dall’incantesimo, il telecineta colpì la donna con un fascio di energia, facendola sbattere contro rocce appuntite che graffiarono la pelle bianca di Weiss lacerandola in diversi punti. Rialzandosi la donna rantolò parole incomprensibili (sicuramente delle imprecazioni contro i fratelli), e prima di rivolgersi ai suoi avversari si dette un’occhiata veloce, constatando che molti punti di sutura erano saltati (pur senza tracce di sangue), e il terzo occhio strideva leggermente.
“Così non concluderemo niente” affermò Bill attaccando Weiss con dardi di ghiaccio, i quali vennero evitati dalla donna con qualche balzo all’indietro (che fecero ricadere penzoloni i lembi di pelle liberati dai punti, rivelando sotto una pelle grigia e rinsecchita).
“Dobbiamo…trovare il modo, per fare come ci ha detto il nonno” aggiunse Tom riprendendo fiato, le sua spalle che si alzavano velocemente erano indice della sua stanchezza.
Forse ho una soluzione, ma non so se possa veramente funzionare
Suggerì Toralv facendosi sentire da tutti attraverso il suo collegamento con gli altri spettri, così la negromante non avrebbe potuto sentirli.
“Quale sarebbe?” domandarono gli spiriti per i ragazzi.
Toralv spiegò la sua idea: due di loro avrebbero potuto farsi catturare da Weiss, e agire nel momento in cui lei avrebbe aperto la bocca per assorbirne gli spiriti (ossia quando avrebbe aperto il canale che conduceva a dove teneva gli spiriti inglobati). I due più indicati sarebbero stati Georg e Andrew (poiché anche loro erano in parte spiriti), ma l’idea suscitò una sollevazione generale, che fu messa a tacere solo dai diretti interessati che si giustificarono dicendo che era l’unica possibilià a loro disposizione.
“Preferisco combattere una settimana senza riposarmi; non capisci che potrebbe ingoiare anche te?” disse Gustav al moro
“E io non posso rischiare di perdere anche te” dichiarò Andrew al padre, nonostante odiasse il fatto di essere stato abbandonato al genitore ripugnava anche solo il pensiero che lui potesse essere inghiottito dalla nemica
“Ma almeno tu avresti una possibilità i più per sopravvivere
Rispose Toralv, fermo sulla propria decisione, e in un istante il mezzo spettro vide tutti l’affetto che il padre provava per lui. Non ci furono altre repliche e il piano fu messo in pratica: partirono tutti e cinque all’attacco, pur sapendo che la negromante li avrebbe respinti. Accadde proprio così, il terzo occhio bruciò e tutti e cinque si ritrovarono sparpagliati a terra. Provarono di nuovo, e questa volta anticiparono i tempi prendendo alla sprovvista l’avversaria, che dovette subire cinque diversi assalti in contemporanea; in particolare quelli di Georg e Andrew, che più di tutti le facevano male.
“Voi due – esclamò lei afferrando il telecineta e il mezzo spettro. – Mi avete proprio stancato” e aprì la bocca, pronta ad assorbire gli spettri e i due ragazzi.
“Aspetta prima di cantar vittoria” affermò Georg che, come aveva fatto con il padre, strinse il cuore della donna in una morsa psichica, reprimendo il disgusto che provava a toccare un organo freddo, ruvido e duro.
Con il cuore avvinghiato nella stretta del moro, la negromante perse ogni forza che le veniva data dall’organo, però il peggio arrivò quando Andrew e Toralv intonarono una nenia che, poco alla volta, liberò gli spettri all’interno del corpo della donna. Ogni parte che Weiss aveva utilizzato per comporre il proprio corpo, una volta perduto il frammento di anima che lo manteneva in vita, ritornò alla forma originale e si sgretolò in polvere. Della negromante non rimase più nulla.
 
EPILOGO
Non ci furono festeggiamenti, quando i ragazzi rientrarono al Bureau dopo aver riportato la vittoria su Weiss; gli imminenti funerali di Manning e Johann occuparono del tutto i loro pensieri e quelli degli altri agenti. Non fu una cerimonia molto sontuosa anzi, come era accaduto con il professor Broom, fu allestita una piccola camera ardente così che tutti potessero portare l’ultimo saluto, e in seguito le due bare furono portate al cimitero. L’altra questione in sospeso fu la nomina del nuovo direttore del Bureau, e ciò avvenne tramite una riunione degli agenti di più alto livello che, dopo aver ascoltato il lungo elenco dei compiti che avrebbe dovuto assumersi il nuovo capo, dovettero votare la persona che secondo loro era più meritevole. Con consenso unanime, dopo la rinuncia di Hellboy che aveva espressamente detto di non volersi assumere tale responsabilità, la carica venne data ad Abraham.
 
Sei sicuro di voler lasciare i tuoi nuovi amici?”
Domandò Toralv al figlio, mentre lo osservava fare i bagagli
“Potremmo anche aver appianato le nostre divergenze, ma non credo proprio che accettino che mi trasferisca definitivamente qui” rispose il mezzo spettro, aveva appena finito di ripiegare l’ultimo paio di jeans, quelli che si erano sporcati di terra quando aveva visto Weiss per la prima volta e che non era riuscito a smacchiare.
Questo non puoi saperlo
Lo contraddì il padre
“Invece lo so” tagliò corto Andrew uscendo dalla porta della stanza, trascinandosi dietro la pesante valigia.
Arrivò fino al vestibolo senza incontrare nessuno, una situazione insolita che gli permise di giungere fino al portone senza provare la tentazione di tornare indietro; almeno fino a che il suo bagaglio si immobilizzò, prima di varcare la soglia. Sarebbe potuta essere opera di Georg, ma il ghiaccio che ancorava le ruote al pavimento dissero ad Andrew che l’autore era qualcun altro.

“Già levi le tende?” gli domandò Gustav, comparso magicamente assieme ai fratelli
“Sembra che non abbia scelta: il lavoro è finito. – Rispose il mezzo spettro. – E poi mi hanno offerto di prendere il posto di Johann all’istituto, in Germania” mentì, non molto entusiasta
“Dalla tua faccia non si direbbe che tu ne sia felice; inoltre tu non sei un tipo da ufficio” suppose il telecineta.
“Tanto qui non ho più niente da fare” dichiarò Andrew
“Veramente a noi manca un elemento, per la squadra” esordì Tom
“Potesti restare con noi, ti divertiresti” concluse Bill, e le sue parole fecero aprire a palla gli occhi del mezzo spettro, che cadde a terra per lo stupore tra le risate del padre.
Andrew si rialzò, cercando di mantenere un po’ di contegno anche se era difficile perché gli angoli della bocca gli si alzavano involontariamente
“In tal caso, potrei anche restare – soffocò un sorriso. – Ma potevate anche dirmelo prima, avrei evitato di trascinarmi chili di roba fino a qui” scherzò, fingendo che la valigia fosse più pesante di quanto non fosse in realtà
“Se hai più roba di una modella non è colpa nostra, fighetta. – Ironizzò il pirocineta, ma si capiva che non aveva intenzioni maligne. – Comunque, se proprio non ce la fai, per questa volta posso portarti io la valigia”
“Oh, un cavaliere splendente è venuto ad aiutarmi” disse Andrew con una voce effeminata, giusto per reggere il gioco di Tom. Inutile dire che tutti si misero a ridere.

Nota autrice: E' FINITA!!! Anche questa volta ci sono riuscita! Non so se ridere o piangere, perchè sono felice di essere arrivata in fondo, ma un pò mi dispiace (anzi,un bel pò). Come al solito ringrazio voi lettori, che mi seguite e supportate (e...sopportate xD), e anche chi condivide i link dei racconti per farmi un pò di pubblicità. Piccola comunicazione: ho una seria intenzione, una volta finito White Shadow, di fare un sequel di Evil Mirror; non so se la cosa vi possa far piacere o no (e mi piacerebbe saperlo), comunque ci sarà. Alla prossima.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3461739