Stop and reverse

di blu992
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 (Ripubblicato) ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***



Blu is back, già.
Le vacanza sono già finite, e pensare che non sono nemmeno iniziate. Diciamo che ora farò qualcos'altro oltre a poltrire sul divano...


Qualche nota iniziale:
-Post quarta stagione, fin lì tutto canon.
-Ci sarà un alternarsi di POV. Almeno nella mia testa è così.
- Fine delle note.








A: Derek 
Hale (derekhale@gmail.com) 

Da: Lydia Martin (LMartin@gmail.com) 

Oggetto: Invito  

 

Ciao, Derek. Nonostante siano ormai cinque anni che non ci vediamo, ci tenevo ad inviarti questo invito. La tua e-mail l'abbiamo tirata fuori dalla bocca di Scott dopo non poche fatiche, dato che è l'unico ad avere ancora contatti con te. Non mi aspetto una risposta, ma sarebbe gradita.  

Spero che tu stia bene. Un saluto, LM.  

 

Allegato n.1: 

 

~Lydia Martin e Stiles Stilinski sono lieti di invitarvi alla loro festa di fidanzamento che si terrà nella casa della famiglia Martin il giorno 26 Maggio~ 

L&S 

 

 

Derek aveva ricevuto quell'invito due giorni prima, ma fino a quel momento non aveva ancora pensato di rispondere. Mancavano quattro giorni a quello indicato sull'invito e se l'era quasi dimenticato fino a quella mattina quando aveva ricevuto una chiamata da sua sorella Cora che gli aveva semplicemente chiesto "A che ora arrivi a Beacon Hills il ventisei?". Le aveva risposto con qualche ringhio dicendole che non aveva la minima intenzione di viaggiare per più di quattro ore per andare in un posto in cui non avrebbe voluto più mettere piede per stare insieme a persone di cui non aveva più notizie da anni. Cora aveva preso a parlare a raffica e tra un “Ma sarà divertente!”, un “Sei sempre un asociale” e Dai, Stiles è stato così gentile ad invitarci!”, aveva chiuso la telefonata dopo averle detto chiaramente “Non ci voglio andare. Fattene una ragione”.  

Il fatto che sua sorella non avesse mollato la presa gli stava facendo sperimentare cosa significasse avere un mal di testa come ogni comune mortale. Erano passate dieci ore da quella telefonata e Derek aveva perso il conto dei messaggi che gli erano arrivati da parte di Cora. Uno comprendeva anche tutte le informazioni per un volo da New York per il ventisei mattina.  

Forse era per l'insistenza di sua sorella o forse per la curiosità di sapere come era cambiato quel branco di ragazzini, che Derek si ritrovava ora, alle ventitré e cinquantasei con le dita sulla tastiera del proprio PC per comporre un messaggio breve e chiaro. 

 

A: Lydia Martin (LMartin@gmail.com) 

Da: Derek Hale (derekhale@gmail.com 

Risposta a: “Invito” 

 

Ci sarò.   

DH 

 


 

A quel punto, per Derek, era stato inevitabile anche rispondere all'ennesima telefonata.  

 

~Chiamata da Cora a Derek  

 

Pront-“ 

“Finalmente rispondi! Stavo per darti per disperso. O morto. O morto e disperso! Cosa diavolo stavi facendo?!” 

“Ho una vita” 

“Si, certo, certo. Hai deciso? E hai deciso bene?” 

“Si. Ho anche prenotato il volo. Arrivo intorno a mezzogiorno” 

“Si! Io arrivo un'ora prima, ti aspetto all'aeroporto e poi prendiamo insieme il bus per Beacon Hills! Devo prenotare un hotel?” 

“Ti fa schifo stare con me per una notte?” 

“Certo che no! Dove dormiremo? Al loft?” 

“Cora, non ho fatto ristrutturare la villa due anni fa per niente” 

Staremo lì? E perché una notte? Hai già preso anche il biglietto per il ritorno?” 

“No, lo prenderò quando arrivo lì” 

“Non possiamo prenderci una piccola vacanza? Daaaai!” 

“Tu nemmeno lavori, di che vacanza hai bisogno?” 

“Dettagli! Girare il mondo è faticoso, sai?” 

“Si, certo” 

“Dai, Der, solo pochi giorni. Massimo una settimana! Non ci vediamo da due mesi!” 

“Un mese” 

“Un mese che sembra due! Questo vuol dire che mi manchi un sacco!” 

“Ci penserò” 

“Sei un bravo fratellone! E dimmi, cosa ti ha risposto Stiles quando gli hai detto che ci saresti stato?” 

Nulla, ho solo risposto all'email di Lydia” 

“Ah, ti ha invitato lei?” 

“Si” 

Io parlai al telefono con lui, invece. Disse che avevano un sacco di cose da preparare, inviti da inviare e che Lydia stava impazzendo per qualcosa. Forse per le tovaglie o per i bicchieri, boh” 

Capisco” 

“Dici che non ti ha chiamato lui per qualche motivo?” 

“Non ci vediamo da cinque anni, ormai siamo sconosciuti, credo si siano semplicemente divisi i compiti” 

“Già, probabile. Ma lì da te non è passata mezzanotte? Cosa ci fai sveglio?” 

“I tuoi messaggi ad intervalli regolari non conciliavano il sonno” 

“Già, scusa. Ma ti ho convinto! Domani vado a fare shopping. Non dimenticare di portare qualche abito elegante. Ce l'hai almeno una giacca che non sia di pelle?” 

“Cora, a trent'anni so come ci si veste” 

“Metti qualcosa di verde, ti fa risaltare gli occhi!” 

“Cora!” 

“Uffa! Magari c'è qualche bella donna alla festa e potresti fare colpo!” 

“Non ho intenzione di andare a rimorchiare donne a Beacon Hills” 

“Già, sei un po' sfortunato. Comunque non metterti nulla di rosso, ho visto un abito ieri che deve essere mio e non ho intenzione di abbinarmi a mio fratello” 

“Non metterò nulla di rosso” 

Non illuminerai nemmeno i tuoi occhietti!” 

“Hai finito?” 

“Loro lo sanno che sei di nuovo Alpha?” 

“Si, Scott lo sa. Gli altri non lo so e non mi interessa” 

“Capito. Vabbè, vado, che ho una fame pazzesca. Buonanotte, Derek!” 

“Ciao, Cora” 

 

 

 

Derek ci stava davvero provando a dormire. Niente più messaggi o chiamate moleste, la ragazza del piano di sopra aveva smesso di ascoltare la sua musica spaccatimpani, il signor Byer, del piano di sotto, aveva ricevuto il primo calcio da parte di sua moglie e aveva momentaneamente smesso di russare, ma Derek era comunque nel proprio letto, le braccia incrociate dietro la testa e gli occhi spalancati.  

Sapeva che fino al mattino seguente non avrebbe potuto fare niente per togliersi dalla mente quel pensiero che gli stava facendo venire, forse per la prima volta in tutta la sua vita, un'ansia inspiegabile.  

Probabilmente era stata una delle domande di Cora a scatenare in lui questa reazione. Loro lo sanno che sei di nuovo un Alpha?”. E a Derek era venuto il dubbio che forse non era proprio il più giusto tra gli Alpha. Aveva risposto a quella e-mail senza consultare il suo branco, senza nemmeno avvisarli aveva anche prenotato il volo di andata. Si era detto “Li avviserò domani mattina”, ma i sensi di colpa lo stavano letteralmente logorando.  

Con il pensiero di aspettare il sorgere del sole sparito del tutto, Derek, cellulare alla mano, aveva appena inviato due messaggi ai suoi due Beta.  

 

(Ore 01:24) Raven, il ventisei parto e sto fuori almeno una settimana. DH 

(Ore 01:25) Thomas, il ventisei parto e sto fuori almeno una settimana. Non fare casini. DH 

 

Le risposte, stranamente, non erano tardate ad arrivare. Derek stava ancora guardando il cellulare con sguardo stupitoRaven e Thomas non leggevano mai i messaggi prima che fossero passate almeno due ore. Molte volte Derek era stato costretto ad ululare dalla finestra della cucina per farsi ascoltare. La cosa era molto umiliante e non gli piaceva ricordare certi avvenimenti nemmeno nella propria testa 

Il fatto che Raven avesse mandato ben tre messaggi, le aveva dato la priorità della lettura. 

 

(Ore 01:30) Capo, tu non vai da nessuna parte senza di me. RV 

(Ore 01:30) Costa tanto fare il biglietto per andare dove andrai? RV 

(Ore 01:31) Non lasciarmi con quell'idiota, ti prego. Vengo con te e lo lasciamo qui al suo destino. Magari crepa. Dove devi andare? RV 

 

Raven Vertis, ventinove anni, capelli rosso fuoco, occhi di un azzurro quasi trasparente, ma con uno sguardo duro e determinato. Derek era subito andato d'accordo con lei, fin dal primo momento in cui era diventata sua beta. Aveva ucciso il suo vecchio Alpha ed era pronto ad affrontare anche lei, l'unica ad essere rimasta ad assistere allo scontro, ma una pacca su una spalla e un “Grazie, chiunque tu sia”, l'avevano fatto ricredere. Da lì ad accettarla nel suo branco, il passo era stato breve, nonostante Derek non avesse avuto nessuna intenzione di diventare Alpha e tantomeno quella di avere un branco. Di avere di nuovo un branco.  

Gli sarebbe piaciuto portarla con sé a Beacon Hills, ma era praticamente impossibile lasciare Thomas da solo a New York.  

 

(Ore 01:33) No, non se ne parla. Starete qui e cercherò di tornare presto. DH 

(Ore 01:33) Non mi hai detto dove vai. RV 

(Ore 01:34) Beacon Hills. DH 

(Ore 01:35) AHAHAHAHAHAHAH. Tu non ci vai da solo. Hai sempre detto che in quel posto accadono cose mostruose e brutte e pericolose. Col cazzo che resto qui. E il biglietto me lo paghi tu, credo di non avere tutti quei risparmi. RV 

 

Convinto di riuscire a convincerla la mattina seguente, davanti ad una torta al cioccolato bianco nella pasticceria che la ragazza quasi venerava, Derek era passato alla lettura dei messaggi di Thomas.  

 

(Ore 01:29) Cosa? Mi lasci da solo con Raven? Lo sai che non mi farà andare in giro senza di lei? E io non faccio casini, capo, sono i casini che mi trovano. Non possiamo venire con te? Dove vai? Dai, non ho nemmeno corsi da seguire. TS 

 

Thomas Smyth. Ventitré anni, alto quasi due metri, spalle larghe e sguardo da cucciolo. In tasca quasi una laurea in Storia dell'arte. Derek ricorda perfettamente il giorno in cui, circa un anno prima l'ha incontrato. Era in caffetteria con Raven quando entrambi avevano alzato il naso dalla tazza di caffè nero e bollente che stavano bevendo perché avevano sentito l'odore di un altro lupo nel locale. Thomas gli si era avvicinato, aveva appoggiato le mani al loro tavolo e si era abbassato per guardare Derek negli occhi, illuminando di giallo i suoi. “Ciao, posso essere un tuo Beta?”, Derek non gli aveva rotto il collo solo perché erano in un locale affollato. Dopo due mesi che Raven ancora chiamava “I due mesi dello stalker”, si erano riuniti, avevano parlato per due oreper lo più era stata la ragazza a parlare. Due ore dopo Derek era nel suo appartamento con la consapevolezza di avere un branco. Dopo mezz'ora il pavimento del suo salotto era ricoperto di cibo cinese e se ne era già pentito. 

 

(Ore 01:40) A Beacon Hills. Starete bene. Chiuditi in casa e nessuno ti troverà. DH 

(Ore 01:42) Me lo paghi tu il biglietto? TS 

 

Derek aveva aggiunto alla colazione anche un muffin ai mirtilli. Magari più di uno. 

 

 

 

“DEREK!” 

“RAVEN!” 

 

Erano dieci minuti che quella conversazione non si muoveva da quel punto. Thomas guardava la scena come se stesse assistendo ad una partita di tennis in cui nessuno dei due partecipanti riusciva ancora a fare punto.  

 

“Hai lasciato quel posto perché non ti faceva stare bene!” 

 

Raven 1-Derek 0 

 

Raven non farmi arrabbiare più di quanto non lo sono già. Sono una persona diversa e starò con mia sorella. Hai presente? Cora?” 

 

Pareggio.  

 

“Si, ho presente anche che starai con il tuo vecchio branco. Sai? Quelli che non vedi da cinque anni” 

 

Rimonta. 

 

“Li vedrò per un paio d'ore. E ve l'ho detto solo per informarvi, non devo chiedervi il permesso” 

 

Raven 2- Derek 50. 

 

“Ok, calmiamoci. Palla al centro. Raven, Derek è un uomo, un Alpha e saprà cavarsela. Derek, noi siamo persi senza di te, paga quei biglietti e lasciaci venite in questa cazzo di Buco Hills!” 

“È Beacon Hills” 

 

Raven 2-Derek 50-Thomas 120. Partita finita 

 

Fare leva sul senso di protezione che Derek ha sempre avuto verso di loro è sempre stata l'arma preferita di Thomas. Gli è sempre bastato dirgli che stare con lui è un bisogno, e Detek Hale diventa un papà lupo a tutti gli effetti. Il fatto che Raven lo stia guardando male non lo scoraggia per niente, non lo frena dall'abbassare la testa, alzare lo sguardo sull'Alpha mettendoci dentro gratitudine e affetto e dire “Grazie, Derek, sai quanto è importante per me. Sono felice che tu non voglia lasciarmi qui”. Il calcio nello stinco sinistro nemmeno lo sente, dato che tutto ciò che sente è “Partiamo il ventisei mattina. Se uno di voi due fa tardi, non mi scomoderò ad aspettarlo. Tu, non portare vestiti inutili, e tu, non guardare mia sorella come un pervertito come l'ultima volta”.  

 

 

---------------------------- 

 

 

Se qualcuno gliel'avesse detto cinque anni prima che avrebbe fatto quello che stava facendo, Derek avrebbe spezzato il collo senza pensarci su nemmeno un secondo. Non avrebbe mai e poi mai accompagnato una ragazza in un negozio di abiti, come li aveva chiamati? Da cocktail? 

Ma il destino, aveva imparato, ce l'aveva spesso con lui e ora era in quel negozio con le luci troppo forti, seduto su un divanetto fin troppo morbido, ad ascoltare imprecazioni troppo poco femminili. 

“Ma porca di quella putt-“ 

Raven! Esci da lì dentro e andiamo via?” 

“Devo trovare un abito. E se questa stronza me ne porta un altro con queste balze la uccido. Un taglio con un artig-“ 

“Signorina? Come le sta?” 

“Male. Le ho detto che voglio un abito nero. Al massimo blu scuro” 

“Quello che le ho dato ha solo un piccolo fiore ro-“ 

“Nero. O blu scuro. E non voglio sembrare una bambola, quindi niente balze” 

“Certo. Le porto subito qualcosa” 

 

Nonostante l'esilarante teatrino, Derek si stava davvero annoiando e quel profumo persistente di lavanda stava cominciando a fargli sperare di perdere il suo super olfatto. Per questo si era alzato e si era appoggiato alla porta del camerino per dire alla sua Beta di sbrigarsela da sola. 

“Capo, tu non ti muovi” 

“Non ho ancora parlato” 

“Stai sbuffando da dieci minuti. Mi servi nel caso io uccida quella tipa e poi devi dirmi se il vestito mi sta bene. Non voglio presentarmi vestita come una pezzente” 

Raven, ti stai facendo problemi inutili” 

“Thomas dice che la futura sposa veste solo Gucci” 

“E Thomas cosa ne sa?” 

Facebook. Tecnologia” 

“Quel ragazzo deve perdere questa sua ossessione per lo stalking 

“Resta il fatto che dobbiamo vestirci ben-“ 

“Signorina? Posso darle quest'ultimo vestito? È l'ultimo della sua taglia e completamente nero, senza balze” 

“Mi faccia vedere. Derek, risiediti 

 

 

Dopo tre minuti e quarantacinque secondi, Derek era senza parole. Fino a quel momento aveva sempre visto Raven vestita di felpe extralarge in inverno e canotte sportive in estate. Mai una gonna, mai uno scollo. Ora, invece, nonostante lo sguardo impacciato e l'indice tra le labbra nell'atto di mangiarsi le unghie, era splendida. Indossava un semplice abito nero, un tubino aveva detto la commessa, nessuno scollo sul davanti, ma che le lasciava la schiena completamente nuda. 

“Ho quasi il sedere fuori” 

“Io credo che le stia benissimo. Anche il suo fidanzato è senza parole” 

“Fidanzato? Oddio, no, non ci starei mai con uno così musone. Derek? Allora?” 

Ti sta bene. Paga e usciamo” 

“Non lo so, se andiamo prima a vedere in quel neg-“ 

Ravengiuro che se ti accontenti te lo pago io” 

“Vede? Musone. Fammi rimettere i miei abiti che mi coprono e andiamo. Thomas ci aspetta per il pranzo” 

“Io devo lavorare, andate a mangiare da soli” 

“Derek, la galleria è tua!” 

“Deve aprire comunque. Muoviti” 

 

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Ventisei Maggio. Solo mentre mette piede nell'aereo Derek si rende conto di quello che sta succedendo. Davanti a lui c'è Thomas, zaino in spalla e berretto giallo sulla testa; dietro sente Raven ringhiare tra i denti “Se questo coso casca, voglio resuscitare e prendermi a schiaffi da sola per questa decisione del cazzo!”. 

Preso posto sul sedile, lato corridoio, si rende conto che lo sta facendo, che sta tornando a Beacon Hills e che si sta portando dietro il suo branco. Non sa cosa gli stia succedendo, ma gli si stringe lo stomaco e si passa una mano sul viso per scacciare via quella strana sensazione. Sente Thomas picchiettare con il dito contro il finestrino mentre si chiede “Chissà se resisterebbe ad un artiglio”; sente una bambina piangere mentre la mamma prova a farla addormentare; ma soprattutto sente una mano posarsi sul suo braccio e stringere in modo quasi impercettibile mentre la voce di Raven gli ricorda che “Andrà bene, noi non siamo calamite per la sfiga e quel posto non ci dividerà”.  

Apre gli occhi, Derek, e si Specchia in uno sguardo limpido e sincero, vede Thomas che si gira annusando l'aria, sentendo probabilmente la sua agitazione, e lo vede appoggiare il mento sulla spalla di Raven. Guarda i suoi beta negli occhi e fa cambiare colore ai suoi, rosso nel giallo, mentre risponde “Si, andrà bene. Sto solo tornando a casa”. 




<3

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***





I preparativi di quella festa l'avrebbero fatto impazzire. Erano le ventitré e trentanove del giorno prima e Stiles era seduto sul divano di casa Martin, testa reclinata sullo schienale morbido, occhi chiusi e in testa una lista di invitati che continuava ad allungarsi.  

È perché papà ha deciso di invitare anche i suoi colleghi della filiale di Los Angeles” gli aveva detto Lydia quella mattina durante una telefonata praticamente all'alba. Avevano passato, quindi, l'intera giornata a riorganizzare i tavoli nel grande giardino sul retro della villa, a sistemare i segnaposti, a fare in modo che il suo futuro suocero fosse seduto abbastanza vicino agli ultimi aggiunti, ma non troppo lontano dai colleghi del suo ufficio. Dopo erano passati alle telefonate al catering, per accertarsi della loro puntualità ed ora erano entrambi crollati su quel divano fin troppo comodo. 

Stiles sapeva che sarebbe dovuto andare a casa perché suo padre, nonostante lui fosse ormai un uomo quasi sposato, continuava a preoccuparsi se tardava, ma gli occhi non ne volevano proprio sapere di riaprirsi e quel dolce peso che gli si era appena poggiato sul petto non faceva altro che rilassarlo ancora di più.  

L'odore dello shampoo agli agrumi si Lydia gli stava invadendo le narici quando sentì la testa della sua fidanzata alzarsi di scatto e la sua voce esclamare “Ci siamo dimenticati di spostare Derek, Cora e gli altri due ospiti. 

Nonostante fosse più nel mondo dei sogni che in quello reale, Stiles se la ritirò addosso mormorando piano “Li abbiamo messi con Scott e Kira. Isaac vicino a Chris e quei tizi francesi che a quanto pare conoscono. Ora dormi, Lyds”. Nonostante la sua quasi preghiera, Lydia, però, aveva tutta l'intenzione di continuare a parlare 

“Chissà chi sono questa Raven e questo Thomas, vero?” 

Ora vorrei solo sapere cosa significa dormire per dodici ore” 

“Stilinski, dai!” 

“Martin, non ne ho idea. In fondo ti ha solo mandato una mail per chiederti se potesse portare due persone e tu gli hai detto di si chiedendogli i nomi, come possiamo saperne di più?” 

“Beh. Lei è una tipa con i capelli rossi, lui sembra Scott in formato gigante, hanno gli stessi occhi da cucciolo” 

“Cosa? E tu com-“ 

“Facebook. Sembrano tipi normali” 

“Meglio così. Già non vedo la necessità di invitare lui, figurati se si fosse presentato con due pazzi” 

“Ne abbiamo già parlato, dato il posto dove si svolgerà il matrimonio, voglio anche un Hale e Derek è molto meglio di Peter” 

“Cora non bastava? 

“Lei praticamente non ha quasi nessun ricordo della sua famiglia 

“Io continuo a pensare che non serve, ma se tu sei felice di averlo qui, chi sono io per non esaudire i tuoi desideri?” 

Mi stai diventando romantico?” 

“Potrei” 

“Se me lo dici come minaccia, non funziona” 

“Minaccia? Mia principessa, così mi ferisce!” 

Quindi tu dovresti essere il principe?” 

“Quando mi sposerà, lo diventerò” 

“Beh, non mi sembra manchi molto” 

“Nemmeno a me” 

“Bene. Ora dormiamo. Se continui a toccarmi così i capelli, potrei anche farti un bel regalo di fidanzamento domani” 

“Davvero? Cosa? 

“Sono stata in un negozio oggi. C'era tanto pizzo 

“Mi piace già come inizio” 

“Bene. Ora dormi o devi andare via?” 

“mando un messaggio a papà e ti raggiungo di sopra?” 

“Ok, ma non fare rumore o mamma si sveglia” 

 

 

 

 

Se a Stiles avessero detto, cinque anni prima, che quella mattina sarebbe stato seduto all'isola della cucina di casa Martin, con una tazza di latte tra le mani, non ci avrebbe mai creduto.  

Si era svegliato un'ora prima quando aveva sentito Lydia spostarsi nel letto. Non era ancora abituato a dormire insieme a qualcuno, si ritrovava sveglio ad ogni movimento del materasso e gli ci voleva almeno mezz'ora per sprofondare nel regno dei sogni. Per questo si alzava sempre un po' stordito e, nonostante fosse il primo a non chiudere per un secondo la bocca, le chiacchiere di quella mattina lo stavano lentamente esasperando. 

 

Stiles, hai preso il vestito in lavanderia?” 

“Si, signora Martin. Ieri pomeriggio. È già a casa mia pronto per essere indossato 

“Bene. Lydia, il tuo è andato a prenderlo tuo padre, credo che per le sette dovremmo essere già tutti pronti” 

“Mamma, mancano circa undici ore, lasciaci respirare, è solo una festa” 

“La festa di fidanzamento di mia figlia, se permetti. Stiles, cerca di non fare tardi” 

“Non si preoccupi, arriverò con papà, Scott e sua madre e Kira. Ora è meglio se comincio ad andare. Ho delle ultime cose da fare con Scott” 

 

Lo sguardo disperato che la sua fidanzata gli rivolse, non scoraggiò, però, Stiles dall'alzarsi e dal prendere il suo zaino poggiato alla porta della cucina. Non lo fermò nemmeno la velata minaccia, non tanto velata, che accompagnò, invece, uno sguardo quasi furioso. 

Sei sicuro che Scott non può aspettare che i miei genitori vadano al lavoro e che io abbia messo a posto le ultime cose?” 

“No, Lyds, mi dispiace. Ti chiamo più tardi, ok? Non guardarmi così, Martin” 

“Va, prima che ti urli nelle orecchie, Stilinski” 

 

Il sorriso di Lydia l'aveva però incoraggiato ad avvicinarsi per sfiorarle le labbra con le sue, in un breve saluto. 

“Ci vediamo dopo, io sarò quello che sembrerà ridicolo con la cravatta"
 

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In realtà Stiles non aveva nessun impegno col proprio migliore amico, infatti aveva anche provato ad organizzare un torneo di videogiochi all'ultimo secondo, invitando anche Liam, ma entrambi avevano gentilmente declinato la sua offerta. Il più piccolo, ancora all'ultimo anno di superiori, gli aveva detto che per partecipare alla festa quella sera avrebbe dovuto studiare tutto il pomeriggio, quando invece era abituato a farlo di notte. Scott gli aveva spiegato che non avrebbe potuto perché sarebbe dovuto andare alle tredici alla fermata degli autobus per accogliere Cora, Derek e i loro amici. Stiles aveva cercato di farsi dire perché mai Derek Hale avesse portato due estranei con sé, ma Scott l'aveva snobbato dicendogli “Se vuole te lo dice lui. Tu prova a chiederglielo”. Stava per dirgli che non ci avrebbe proprio parlato con uno che non vedeva da ben cinque anni, ma la chiamata era già stata interrotta.  

Quindi ora si ritrovava steso sul letto in camera sua a fissare il soffitto. Le mani incrociate dietro la testa e le gambe che non riusciva a tenere ferme. Quella serata sarebbe durata al massimo tre ore, ma gli stava generando un senso di ansia da almeno una settimana.  

Immerso nei suoi pensieri, Stiles saltò letteralmente sul letto sbattendo la nuca contro la spalliera e imprecando dopo essersi accorto che il rumore veniva solamente dalla porta che si stava aprendo e da suo padre che si schiariva la voce. 

“Tutto bene, figliolo?” 

“Pà, se avessi bussato, ora probabilmente non avrei un trauma cerebrale” 

“Esagerato. Agitato per la festa?” 

“Ancora deve cominciare e già non ne posso più 

“Non eri obbligato a farla” 

“Lo so, ma i genitori di Lydia ci tengono a queste cose e a lei non andava di contraddirli ancora. Sono ancora sotto shock per tutto il casino che è già successo” 

“Dai, pensa che durerà solo qualche ora e poi tornerà tutto normale. Anche tua mamma ed io ne facemmo una” 

“Davvero?” 

“Si. Solo che la nostra fu in una tavola calda, con hamburger e coca-cola” 

“Molto meglio di caviale e fiori e tovaglie sfarzose” 

“Punti di vista. Pensa che così stai obbligando Scott a mettere un abito elegante. Sarà divertente” 

Già. Ha detto che il nodo alla cravatta glielo ha insegnato Melissa, ma che si è quasi impiccato due volte” 

“Bene. Dai, ora alzati e aiutami a scegliere una camicia. Quella famiglia mette ansia anche a me” 

“Lydia però non è come loro” 

“Lo so, altrimenti non ti piacerebbe da almeno quindici anni. Devi sposare lei, non suo padre” 

“Che brutta immagine, papà!” 

 

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Quella casa era enorme, Stiles l'aveva sempre pensato. Fin da bambino, quando a volte passava per la strada in cui si trova la casa dei Martin, pensava che avrebbe voluto una villa come quella da grande. Magari anche con una piscina.  

Ora, invece, gli sembrava piccola. Molto, molto piccola. Era lì da almeno mezz'ora e già erano arrivate così tante persone che ne aveva perso il conto. Si stava anche stancando di starsene in piedi, oltre l'entrata, a stringere mani e a ricevere mascoline pacche sulla spalla da parte di gente che non aveva mai visto e di cui non ricordava nemmeno la metà dei nomi.  

Scott, poi, non gli era tanto di aiuto. L'aveva visto fare “ciao ciao” con la mano un paio di volte nella sua direzione con uno sguardo che era solo compassione. Si, si era divertito nell'afferrare la sciarpa azzurra di Isaac mentre gli diceva “è il ventisei maggio, evita di farmi sentire caldo al posto tuo, mi basta questo come regalo”; gli aveva anche fatto piacere e stringere un po' il cuore, il sorriso che Chris Argent aveva rivolto a lui e a Lydia. Un sorriso ricco di “Lei sarebbe stata felice per voi”. 

Ma ora si stava annoiando. Erano arrivati quasi tutti, ma alla lista mancavano ancora dieci persone. Il rumore di due auto, però, gli aveva mosso l'ultima scintilla di speranza che aveva in corpo e si era piazzato di nuovo un falso sorriso sul viso. Sorriso che, però, non era sfuggito a Lydia che l'aveva preso per mano sussurrandogli “È quasi finita. Dopo andiamo a disinfettarci le mani. Chissà dove le hanno messe tutti quei vecchi”.  

Per questo, Stiles, mentre alzava lo sguardo sui nuovi arrivati, non era riuscito a trattenere una risata ed era finito per fare quasi una specie di pernacchia in faccia ad un Derek Hale al massimo della sua forma sconcertata.  

 

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Il viaggio in aereo era stato tranquillo. Derek aveva dovuto stringere la mano di Raven solo per i primi cinque minuti, poi lei si era calmata e aveva cominciato ad assillare Thomas per farsi dire sopra quali città stessero passando. Aveva, poi, dovuto quasi legare il suo beta sul sedile per tenerlo calmo quando avevano attraversato una turbolenza nemmeno tanto turbolente, ma Thomas dopo pochi minuti aveva esclamato “Fanculo, se muoio mentre vado a Buco Hills, non posso farlo per la paura. Quando ci schianteremo ci penserò”. L'hostess gli aveva, poco gentilmente, chiesto di smetterla di dire certe cose ad alta voce per non agitare tutti i passeggeri. Thomas si era alzato sul sedile per scusarsi con tutti e per dire “Non moriremo. Se succedesse, però lo faremmo tutti insieme e sarebbe divertente!”. Raven gli aveva conficcato un artiglio in un braccio solo per farlo sedere.  

Per fortuna le valigie le avevano trovate in poco meno di mezz'ora, anche perché Raven stava già iniziando ad agitarsi perché “Quel vestito mi è costato un occhio della testa, capo. Se non me lo ridanno, sbrano tutti”. Derek non aveva nemmeno fatto in tempo a dirle che in realtà era stato lui a pagare l'abito, che la un trolley rosso era sbucato dal nastro trasportatore contemporaneamente a delle urla che gli avevano fatto alzare gli occhi al cielo e sorridere impercettibilmente.  

 

“DEREK HALE! FATEMI PASSARE, QUELLO È MIO FRATELL- MI TOLGA LE MANI DI DOSSO!” 

 

Per fortuna anche la sua valigia era arrivata presto ed era riuscito a salvare sua sorella dalla galera.  

Non era un tipo sentimentale, Derek, ma con Cora aveva una sola abitudine: Strofinare il naso nell'incavo del suo collo per sentirne l'odore familiare. Era stato il primo gesto che aveva compiuto la prima volta che sua madre gli aveva presentato la sua nuova sorellina. “Profuma già di branco”, le aveva detto.  

Se il viaggio in aereo era trascorso senza intoppi, non si poteva dire lo stesso di quello in autobus. Il mezzo era così pieno che solo Cora aveva trovato un posto libero e si era seduta reggendo la sua valigia e quella di Raven. Derek si era ritrovato schiacciato e in piedi tra Thomas e un signore che aveva preso a raccontargli la sua intera vita, probabilmente senza pensare minimamente che a Derek non interessasse il fatto che lui avesse tre gatti o che uno di questi era solito entrare dalla finestra dei vicini per rubare il cibo dalla tavola. A pochi minuti dall'arrivo, per fortuna, il tipo aveva ricevuto una telefonata ed Derek si era potuto girare verso il suo beta giusto in tempo per vederlo fare gli occhi dolci a Cora. Non si era ancora pentito di avergli rotto una falange, in più era stato così bravo da non farsi vedere da nessuno. Tranne che da Raven che gli aveva rivolto un sorrisino di scherno, ma lui non le aveva dato retta.  

L'essere schiacciato tra persone con troppi odori e troppe emozioni aveva distratto Derek e, quando l'autobus si era fermato, pensava mancassero almeno altri cinque chilometri. Lentamente, con le valigie tra le mani, era sceso insieme a tutti gli altri, ma si era fermato poco oltre gli scalini del mezzo. La scritta Benvenuti a Beacon Hills faceva mostra di sé proprio davanti ai suoi occhi. Un cartellone enorme, immagini di alberi della riserva e informazioni utili. Non che a lui servisse sapere quanto fosse distante l'ospedale o l'ufficio dello sceriffo o dove fosse il parco cittadino, ma si era perso ad osservare quella scritta. Ovviamente anche l'odore gli aveva invaso le narici. Profumo di piante conosciute, di natura e soprattutto di casa 

Quando sentì delle dita chiudersi intorno alle sue, non ebbe bisogno di girarsi, sapeva che era stata Cora. La sentì dire qualcosa che suonò come “Non credevo che questo posto potesse essermi mancato. Me ne accorgo solo ora” e nella suaa mente Derek non poté fare a meno di essere d'accordo con lei. New York gli piaceva, gli piaceva Central Park e girare nel museo quando aveva bisogno di silenzio; amava New York, ma Beacon Hills gli scorreva nelle vene dalla nascita.  

Dove si va?” 

La domanda di Thomas, per fortuna ruppe quel momento e Derek si girò verso i propri beta per dire loro di seguirlo. Si erano fermati poco lontano del centro e uno dei sentieri che portava alla riserva era poco distante. Dopo circa dieci minuti di cammino erano arrivati.  

“Cazzo, questa si che è una casa!” 

Raven” 

“Scusa, capo” 

Villa Hale era lì. Derek aveva incaricato una ditta di costruzioni di abbattere quello che era rimasto in piedi dall'incendio due anni prima. Non era mai andato di persona per supervisionare i lavori, aveva semplicemente chiamato chi aveva le referenze migliori e gli aveva chiesto di rimetterla in sesto consegnandogli la vecchia planimetria. Aveva avuto una sola richiesta, doveva essere costruita in cemento. In mattoni. In qualsiasi cosa non fosse legno e che avesse ogni tipo di allarme antincendio e sistemi di sicurezza 

La vedeva ora per la prima volta, che non Fosse in foto, e stava pensando di aver fatto un ottimo lavoro quando una specie di rombo sordo lo distrasse dai suoi pensieri. 

“Chiedo scusa, ma ho troppa fame” 

“Thomas, quand'è che non hai fame?” 

“Ehi! Sta zitta, non ho fatto colazione e l'ora di pranzo è già passata! 

“Ragazzi, smettetela. Portate le vostre cose dentro, fate quello che volete e io intanto preparo qualcosa. Ho chiesto a chi si occupa della pulizia della casa di riempire il frigo stamattina. Cora, mi dai una mano?” 

“Certo, fratellone!” 

 

        --- ------

 

Derek si era aspettato per tutto il tempo di vedere Scott prima alla fermata dell'autobus, poi ad aspettarlo sul portico ed infine si aspettava di vederlo arrivare da un momento all'altro con il suo solito sorriso e i suoi occhi da cucciolo.  

Aveva deciso di mantenere i contatti con lui due mesi dopo la sua partenza con Braeden. Lo aveva chiamato per dirgli semplicemente “Qualsiasi problema, qualsiasi domanda tu voglia farmi, chiamami. Questo è il mio numero”, Scott non gli era mai sembrato così sollevato. Derek più volte, durante quei cinque anni gli aveva telefonato o aveva risposto alle sue chiamate. Quasi mai Scott gli raccontava del problema di turno, di solito si limitava a chiedere come gli andasse la vita o a raccontargli dei suoi dubbi da Alpha. Quando Derek gli aveva detto di come lui stesso fosse tornato ad essere Alpha, Scott aveva taciuto per almeno un minuto, poi gli aveva semplicemente detto “Sono felice per te, fratello. So che se hai ucciso, era necessario. Spero tu riesca ad avere un branco che ti rispetti e che soprattutto ti voglia bene”, quindi quando poi gli aveva raccontato di Raven e successivamente di Thomas, Scott non era stato più nella pelle e gli aveva chiesto di inviargli almeno una foto. Foto che poi Derek aveva deciso di incorniciare e di mettere sulla libreria in salotto.  

Scott non gli aveva mai parlato degli altri e Derek tacitamente lo ringraziava. Gli capitava di parlare ogni tanto solamente di Kira; sono una volta gli era scappato il nome di Isaac, non lo aveva chiamato per due settimane.  

Il fatto che Scott non si fosse fatto ancora vedere, però non lo preoccupava. Se la festa di fidanzamento era di Stiles, era ovvio che anche lui fosse impegnato. Derek era sicuro che fossero ancora grandi amici dal numero di volte in cui Scott in cinque anni gli aveva detto di aver passato la notte a giocare ai videogiochi o di quante volte fosse andato al cinema per i nuovi film sui supereroi.  

 

  ------ 

 

Alla fine le ore che li dividevano dalla festa erano passate e alle diciotto e trenta Derek era seduto con Thomas sul divano al pian terreno ad aspettare le due ragazze. La prima a scendere fu Cora, nel suo abito corto e rosso di cui gli aveva parlato. Se Derek non si fosse imbambolato a fare considerazioni sul fatto che sua sorella fosse cresciuta così tanto, si sarebbe accorto del movimento di Thomas, ma quando lo vide cadere dal divano fu troppo tardi.  

“ Tutto ok?” 

“Cosa? Si. Ok. Benissimo. Andiamo?” 

“Dobbiamo aspettare Raven” 

“Oh, giusto. Raven. Vado a chiamarla? Oh, eccola” 

“Si, eccomi. Sei irriconoscibile senza i tuoi assurdi berretti, idiota” 

“E tu sei davvero una donna? Ammirevole” 

“Ragazzi, andiamo” 

“Der, andiamo a piedi? Sono un lupo, ma non mi va di camminare con questi trampoli ai piedi per tutta la riserva” 

“C'è la mia auto. Andiamo” 

“Auto? Dimmi che non è quello che penso!” 

“Dipende da cosa pensi” 

“Si! È la Camaro! Ragazzi, Derek è praticamente innamorato della sua Camaro! Avreste dovuto vederlo anni fa! Mi raccomando, sedetevi composti e non sporcat-“ 

“Cora!” 

“Va bene, va bene. Andiamo a questa festa. Non vedo l'ora di rivedere Stiles!” 

“Stiles sarebbe lo sposo, giusto?” 

“Si, Raven. Ti sarà simpatico, vedrai” 

 

 

             ------- 

 

 

Per fortuna casa Martin era poco distante, dato che erano già in ritardo. Il vialetto era pieno di auto e dall'interno si poteva sentire il chiacchiericcio e una leggera musica di sottofondo.  

“Ragazzi, credo che lì dentro ci siano molte persone che non sanno dell'esistenza dei mannari. Fate attenzione e cercate di non agitarvi. Dovrò presentarvi a Scott, l’Alpha 

“Ci ricordiamo del tipo con la mascella storta. Il suo selfie è impresso nella mia mente, capo. Quindi niente artigli e occhi brillanti. Capito, idiota?” 

“Raven, non sono stupido!” 

“Su, andiamo” 

 

Derek, appena messo piede sul primo gradino del portico aveva riconosciuto i primi odori. Stiles e Lydia erano poco oltre l'entrata, ora riusciva a vederli. Lei gli stava prendendo la mano e gli stava sussurrando qualcosa all'orecchio.  

Ora era quasi sull'uscio, con un'espressione sicuramente sconcertata sul viso perché davvero Stiles gli aveva fatto quella pernacchia in faccia?  

Scusa scusa scusa scusa!” 

Accogli così tutti gli ospiti, Stilinski?” 

“Oh, sta zitto Sourwolf, stavo solo ridendo!” 

 

E quella frase, Derek ne era convinto, aveva appena segnato la sua fine. 

“Sour cosa? Sourwolf? Oddio! Tu sei Stiles? Io sono Raven! Questo tipo è Thomas. Già ti adoro. Dimmi un po' di questo bel soprannome che hai dato al capo!” 

 

Si, era proprio la fine.  

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


La prima parte è tutta per voi, WhatsApp's friends. So che non volete farmi soffrire in solitudine ❤



Per fortuna, a salvare Stiles dall'essere ucciso, o Derek dall'essere umiliato, era arrivato Scott. Un sorriso sul viso e uno sguardo dispiaciuto.

 

“Derek! Amico, scusa scusa, non sono venuto a prendervi, ma me ne sono completamente dimenticato. L'avevo detto anche a Stiles, vero? Te l'ho detto?”
“Si, Scottie, me l'hai detto. Comunque entrate, su”

 

Scott, dopo avergli dato una pacca sulla spalla, aveva stretto una mano intorno al bicipite di Derek e aveva cominciato con le presentazioni.
“Ciao, ragazzi. Io sono Scott, abbiamo parlato al telefono”
“Si, ci ricordiamo di te. Io sono Raven, lui Thomas. Grazie per averci accolto nel tuo territorio. Tu devi essere Lydia, è un piacere”

 

Derek, se non avesse avuto pieno controllo sul suo corpo, si sarebbe ritrovato con la bocca aperta fino al pavimento. Raven, la sua Raven, aveva appena ringraziato formalmente un altro Alpha come da protocollo. E Derek era sicuro di non averle mai parlato di quelle cose.
“Oh, beh, figurati. Siete i benvenut-“
“Siete dei lupi?!”

 

Beh, nonostante Derek avesse pensato a volte che Scott avesse potuto confessare a qualcuno il suo nuovo status, aveva comunque sempre dato per scontato che l'avesse detto a Stiles. Invece l'espressione shockata che aveva assunto il ragazzo, diceva tutto il contrario e Derek non aveva nessuna intenzione di mettersi a raccontare gli ultimi cinque anni della sua vita. Per fortuna ci stava già pensando Scott.
“Si, Stiles. Loro sono i beta di Derek”
“Loro sono i beta del branco di cui fa parte Derek?”
“No, sono i suoi beta”
“Nel senso che vivono con lui?”

 

Purtroppo Stiles aveva deciso di includerlo in quella conversazione, dato che rivolgeva le domande a Scott guardando però lui fisso negli occhi. Derek aveva cominciato a sentire il suo battito accelerato da quando aveva messo piede sul portico, ma ora stava quasi cominciando a temere che gli venisse un infarto. Per questo, fece la cosa più logica da fare.
“CAZZO!”
Mostrargli i suoi occhi da Alpha.

 


                                 -----

 

Se Stiles avesse avuto qualche anno in più, sarebbe morto di sicuro quel giorno. Non solo aveva dovuto prendere ampie boccate di aria dal momento in cui aveva visto i quattro nuovi ospiti entrare, ma quello era decisamente troppo. Un Alpha. Derek Hale era un Alpha, di nuovo. Era indeciso se sedersi per non svenire o uccidere Scott per non averglielo detto in tutti quegli anni.
Il suo cervello si era inceppato, di sicuro. Sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa come “Oh, mi fa piacere, complimenti ” o un “Come cazzo è successo”, ma le parole gli si erano bloccate. Anche i pensieri. Aveva ancora gli occhi fissi su quelli di Derek che avevano ripreso il colore da umano, quando qualcuno gli era arrivato alle spalle e gliele aveva circondate con un braccio.

 

“Ragazzi, cosa ci fate sulla porta? Sono vostri amici?”

 

Suo suocero aveva, forse per fortuna, rotto quell'attimo di stallo e Lydia aveva sfoderato uno dei suoi migliori sorridi ed aveva preso in mano le redini della situazione.
“Si, papà. Lui è Derek Hale, sua sorella Cora e i loro amici Raven e Thomas. Vengono da New York. Prego, andate pure in giardino a prendere qualcosa da bere”

 

Cora gli era passata davanti, diretta verso l'esterno, e gli aveva sfiorato la guancia con le labbra sussurrandogli quanto fosse felice di vederlo, poi aveva raggiunto gli altro tre.
Stiles aveva guardato la sua fidanzata, quando lei gli aveva appoggiato la testa sulla spalla, poi si era rivolto a Scott. Era troppo curioso per aspettare.
“Un Alpha, Scott?”
“Già”
“E tu lo sapevi”
“Ovviamente”
“Io no”
“Non dovevo essere io a dirlo in giro”

 

E Stiles sapeva che avesse ragione, ma si stava sentendo come se fosse stato escluso da qualcosa di importante. Non vedeva Derek da cinque anni e aveva deciso di non avere notizie che lo riguardassero, ma quella era troppo importante.
Avrebbe voluto parlarne ancora con Scott, ma aveva una festa a cui partecipare, quindi, dopo aver stretto un braccio intorno alla vita di Lydia, si erano diretti all'esterno.

 

                                -----

 

Un cameriere in smoking li aveva accolti appena messo piede in giardino ed ora erano seduti ad un tavolo su cui c'erano bigliettini con i loro nomi. Le due sedie vuote sarebbero state occupate da Kira e Scott.
Derek si sentiva un po' fuori posto, aveva salutato brevemente Melissa e lo Sceriffo ed era andato a sedersi tra Raven e Thomas, ma quella sensazione non andava via. Stiles e Lydia avevano fatto il loro ingresso poco dopo, abbracciati e con il sorriso sulle labbra. Erano stati subito circondati da persone che lui non conosceva e, dando uno sguardo alle loro espressioni, forse non era l'unico.
Si stava guardando intorno, Derek, quando notò una persona entrata nel suo campo visivo. Subito dopo era riuscito anche a distinguere il suo odore da quello di tutti gli altri. Isaac era seduto dall'altra parte del giardino, di fianco a Chris Argent e lo fissava. Sguardo fiero, ma allo stesso tempo con quel leggero luccichio di insicurezza che lo aveva sempre caratterizzato. Derek, rispondendo al suo sguardo, gli aveva rivolto un cenno di saluto con la testa, alzando un po' gli angoli della bocca in quello che poteva zebrare un sorriso. Quello che però non si sarebbe aspettato era la risposta di Isaac. Un sorriso aperto, improvviso, luminoso e sincero. Il sorriso di chi sta bene, e Derek non poteva esserne più felice.
Il breve scambio di sguardi, ovviamente, non era sfuggito alla sua beta che subito gli si era avvicinata per sussurrargli qualcosa.
“Chi è il ragazzo biondo?”
“Isaac”
“Oh”
“Già”
“Beh, ti ha sorriso, capo, va tutto bene, no? Magari dopo puoi andargli a parlare. Ora stanno cominciando a sedersi tutti”
“Mh, si, magari”

 


.                               -----

 

“Stilinski, cerca di mangiare qualcosa, su”
“Martin, anche tu non stai toccando cibo”

 

Erano entrambi così agitati, che Stiles aveva dovuto poggiare una mano sulla gamba di Lydia, sotto al tavolo, per fargliela fermare. Solo che lei aveva preso a battere con le dita sul tavolo e si era arreso. La cena sembrava procedere al meglio. Al suo tavolo, con i signori Martin, suo padre e Melissa, si chiacchierava tranquillamente. Lo sceriffo stava raccontando di quando un pomeriggio aveva dovuto arrestare un ladro di auto e tutti lo ascoltavano sereni. A qualche tavolo di distanza, a destra, Stiles stava osservando quanto Isaac e il signor Argent sembrassero a loro agio insieme. Sapeva che vivevano insieme in Francia, sentiva regolarmente il lupo almeno una volta al mese. Chris aveva lasciato la sua attività da cacciatore dopo gli avvenimenti in Messico con Kate ed aveva aperto una palestra nella periferia di Parigi, Isaac aveva una laurea in discipline motorie e di tanto in tanto lo aiutava con qualche corso.
Al loro tavolo c'erano dei cugini francesi di Lydia che aveva conosciuto quella sera, ma che frequentavano la palestra Argent. Intorno c'erano altri parenti sconosciuti e colleghi del signor Martin. La sua famiglia era ristretta a suo padre, Melissa e Scott, quindi aveva riempito la sua parte della lista degli invitati con vecchi amici.
Un tavolo era occupato da Danny ed Ethan, tornati insieme un anno prima e che vivevano a Los Angeles. Insieme a loro c'erano altri compagni di scuola, anche Greenberg, e Liam con la sua nuova fidanzatina, Aiden. Stiles continuava a chiamarli cuccioli del branco e continuava a ricevere ringhi di protesta.
Qualche tavolo di sconosciuti più in là, Stiles fermò suo sguardo sul tavolo di Scott. Il suo migliore amico era seduto tra Kira e Cora e stava di sicuro raccontando qualcosa su Derek perché quest'ultimo lo stava guardando come se avesse voluto staccargli la testa a morsi, mentre gli altri quattro se la ridevano. Derek era seduto tra i suoi beta e nonostante lo sguardo duro, sembrava abbastanza rilassato. Forse perché la ragazza, Raven, teneva costantemente una spalla appoggiata alla sua. Stiles stava cominciando di nuovo a pensare alla storia dell’Alpha, ma un suono di qualcosa che batte contro il vetro proveniente dal suo  tavolo l'aveva fatto saltare dalla sedia e contemporaneamente distogliere lo sguardo da quello di Derek che si era voltato verso la fonte del rumore incrociando per un secondo gli occhi con i suoi.
“Ringrazio tutti di essere qui, questa sera, per festeggiare il fidanzamento tra la mia bambina e il mio futuro genero. Sono felice di avervi in casa mia e spero vi stiate divertendo. Che ne dici, Stiles, due parole per i nostri ospiti?”

 

Lydia l'aveva avvertito e lui era quasi psicologicamente pronto per affrontare quell'imprevisto. Avrebbe dovuto ringraziare e aveva preparato anche una sorpresa per la sua fidanzata. In quegli anni, Stiles, aveva imparato a tenere a freno le mani sempre in movimento e a porre un filtro tra il proprio cervello e la propria bocca. Era pronto.
“Salve! Come ha detto il signor Martin, siamo felici di avervi qui in questo giorno così importante per noi. Non avremmo voluto festeggiare diversamente, con le persone a cui vogliamo bene e che ce ne vogliono a loro volta…”

 

 

 

Derek era sbigottito. Aveva notato qualcosa di diverso in Stiles già dai primi minuti in cui l'aveva visto, ma quel ragazzo che stava parlando non sembrava per niente lo Stiles di cinque anni prima. Se ne stava lì, alzato al suo posto, le mani lungo i fianchi e ferme.

 

“…È vero, siamo giovani, ma c'è mica un'età per amarsi?”

 

Parlava davanti a tutta quella gente con sicurezza, come se non avesse fatto altro in tutta la vita e tutti pendevano dalle sue labbra.
“Beh, se non stesse per sposarsi, ce lo farei anch'io un pensierino, capo”
Si, anche Raven.

 

“Vorrei approfittare di questo momento per dire alcune cose anche a te, Lyds”

 

Ora si era girato verso la ragazza seduta al suo fianco e le aveva preso le mani tra le sue. Derek stava cercando di annusare le sue emozioni, ma c'era troppa gente, era quasi impossibile. Doveva solo limitarsi a guardare quello strano fenomeno che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi.

 

“…Lo sanno tutti che avevo un piano decennale per conquistarti!”
“Beh, ma ad un certo punto ti eri arreso, Stilinski”
“Cara Martin, era una tattica. Per far in modo che fossi tu a cercarmi, poi. E infatti, signori, è stato così. Quattro anni fa, mi è arrivato questo messaggio in cui mi chiedeva di uscire. Volevo davvero dirle di no, sapete la storia del farsi rincorrere, ma il mio migliore amico mi disse di prendere la palla al balzo”
“Se mi avessi detto di no, non te l'avrei chiesto più!”
“Appunto. E io sono qui per ringraziarti. Grazie per avermi mandato quell’sms, grazie per avermi fatto alzare dal letto quel giorno col sorriso sulle labbra, non mi succedeva da un po'. Grazie per essermi stata vicina, per essere stata prima mia amica, poi mia amante”

 

L'ondata di tristezza e malinconia, Derek, però, l'aveva percepita in pieno. Gli aveva invaso i polmoni appena Stiles aveva parlato del non sorridere da molto tempo. Probabilmente aveva fatto lo stesso effetto anche a Thomas, il più giovane tra i mannari, perché l'aveva visto portarsi una mano al naso per strofinarlo, come se qualcosa gli avesse dato fastidio.

 

“…Ne abbiamo passate tante, davvero tante di esperienze brutte, ma siamo ancora qui. Siamo stati forti e lo saremo, no?”

 

Qualcosa non andava. Ora la tristezza veniva da quasi tutti gli ospiti, ma soprattutto dai due ragazzi al centro della sala. Derek non aveva mai visto Lydia così scossa, stringeva con forza le mani di Stiles che la guardava con un sorriso dolce.

 

“…E siamo qui, io sono qui, per chiederti ufficialmente e come la tradizione vuole, vuoi sposarmi Lydia Martin?”

 

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Ok, ora era in ginocchio, l'anello era stato preso dalla giacca e aperto. Ce l'aveva fatta senza balbettare e senza perdere il filo. Sentiva i singhiozzi di Melissa e di qualcuno in lontananza Stiles, ma i suoi occhi erano sulla figura sedutagli di fronte. Lydia, gli occhi ancora lucidi, lo stava guardando con uno sguardo complice, prendendo ampi respiri. Stiles sapeva che lo stava facendo solo per calmarsi e per riprendere la sua posa composta e la sua espressione fiera. Infatti, due secondi dopo gli stava dicendo con una voce ferma e sicura “Si, Stiles Stilinski, voglio sposarti”.

 

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Finita la cena, tutti gli ospiti erano stati invitati ad alzarsi dai propri posti per spostarsi nella parte di giardino in cui c'era la musica. Derek aveva deciso di stare un po' in disparte ed era appoggiato ad una delle pareti della casa quando sentì un odore familiare.
“Ehi”
“Isaac”
“Anche tu non sopporti la musica?”
“Mh. Nemmeno la gente”
“Si, fin troppa. Ti vedo bene”
Isaac gliel'aveva detto sorridendo. Si era appoggiato alla parete alla sua destra, in una posa completamente rilassata, le mani nelle tasche del pantalone elegante e il sorriso sulle labbra.
“Anche tu sembri stare bene”
“Si. La Francia mi piace e con Chris sto alla grande”
Scott si era fatto sfuggire una sola notizia riguardo al ragazzo, Derek non ne era rimasto stupito, sapeva che Isaac avrebbe fatto qualcosa di concreto nelle sua vita una volta capito cosa fosse quel qualcosa.
“Ho saputo della tua laurea, sono felice per te, te lo meriti”
“Già. E io sono felice di vederti così sereno, Derek. Sembri davvero un'altra persona”
“Io mi sento sempre lo stesso”
Derek aveva detto quella frase quasi tra i denti, lo sguardo fisso verso la folla di persone sulla posta da ballo. Isaac aveva sbuffato una mezza risata prima di rispondergli.
“Già il semplice fatto che tu mi abbia risposto così, dimostra la mia tesi, vedi?”
“Probabile”
C'era stato un attimo di silenzio in cui dalla posizione di Isaac era arrivata a Derek un ondata di odore di agitazione e l'aveva visto quasi fremere. La domanda che gli aveva posto aveva spiegato tutte quelle emozioni, però.
“Anche Cora vive con te a New York?”
Questa volta era stato il suo turno di sbuffare, alzando gli occhi al cielo.
“Fai il giro lungo?”
“Cosa?”
“So che c'è stato qualcosa tra di voi in passato e che lo avete ripreso quando lei è passata per la Francia”
“Oh. Beh, quando ero un tuo beta ci siamo solo baciati. Una volta, solo una”
“Tranquillo, Isaac, se avessi voluto ti avrei spezzato il collo allora”
E l'avrebbe fatto se non avesse visto sua sorella serena dopo quel bacio. Nessuno dei due, fino a quel momento, aveva saputo che Derek sapeva. In fondo era entrato nel loft quella sera e aveva trovato entrambi arrossiti fino alle orecchie e li aveva visto scattare ai lati opposti dello stanzone.
“Quindi…Sta con qualcuno?”
“No. Non che io sappia”
“Oh. Bene. Ero solo curioso. Credevo stesse con uno dei tuoi beta. Si, Scott me l'ha detto”
“Non credo che Thomas sia il suo tipo e viceversa”
“Benissimo. Cioè, ok, va ben-“
“Isaac, va a ballare”
“Si, ok. Ci si vede in giro?”
“Certo”
E dopo avergli rivolto un altro dei suoi sorrisi e una pacca su una spalla, si era girati e si era unito agli altri.
Derek probabilmente non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma rivedere Isaac era stata la cosa migliore successa in quella serata.

 

.                             -----

 

L'ultima volta che aveva ballato così tanto, Stiles nemmeno se la ricordava. E non ricordava nemmeno che fine avesse fatto la cravatta, ma forse era meglio così, stava cominciando a soffocare.
Lydia era girata di spalle, schiena contro petto, mentre lui si muoveva tenendole le mani suo fianchi. Kira e Scott, invece, si stavano baciando senza tenere conto della musica e delle persone intorno. Isaac si era appena avvicinato alla pista da ballo e, seguendo il suo sguardo, Stiles si era reso conto di come stesse fissando Cora che invece saltava al centro della mischia con Raven.
Stiles, però, cominciava ad avere caldo e fin troppa sete, quindi si abbassò per parlare nell'orecchio della propria fidanzata e per dirle che si sarebbe allontanato qualche minuto. Lei, dopo avergli sfiorato una guancia con le dita, era gia diretta verso Cora e Raven.
Arrivato al tavolo con le bevande, però, non si era reso conto di essere stato raggiunto da sua suocera che ora gli stava dicendo, dopo avergli fatto prendere uno spavento, “C'è uno dei vostri ospiti da solo in disparte, Stiles. Che ne dici di fargli compagnia? È da maleducati. Chiedigli se la festa non gli sta piacendo”
“Di chi sta pa- Oh, Derek. A lui non piace stare tra le gente, signora Martin, non c'è bisogno che io vada da-“
“Stiles, gli chiedi giusto se qualcosa non va e poi torni a ballare”
“Va bene, va bene”

 

Se Stiles avesse avuto quindici anni e quello fosse stato un essere umano normale, si sarebbe avvicinato di soppiatto per poi urlargli un “BOOM” nelle orecchie. Ma ormai aveva ventiquattro anni e quello era Derek Hale che aveva già alzato il naso al cielo ed aveva quasi sicuramente già sentito il suo odore avvicinarsi.
“La mamma di Lydia pensa che tu non ti stia divertendo”
Derek nemmeno si era girato a guardarlo, prima di rispondergli.
“La mamma di Lydia è una persona intelligente”
“Dai, è una bella festa, non offendermi”
“La musica non fa per me”
Stiles non capiva proprio perché si fosse messo a fare dei cerchi nel terreno con un piede. Se Lydia l'avesse visto, l'avrebbe ucciso a suon di urla, quelle scarpe erano di un qualche stilista italiano e costavano davvero tanto.
“Agli altri lupetti sembra piacere”
“A me no”
“Capisco. Puoi andare via, se non ce la fai. Ormai è quasi finita”
“Gli altri si stanno divertendo”
“Già. Sembrano simpatici. I tuoi beta intendo”
“Si, sono bravi ragazzi”
“Non ne sapevo nulla, Scott non me l'ha mai detto”
“L'avevo capito. Non so perché non te l'abbia detto, non era un segreto”
“Forse lo so io, ma non importa. Com'è successo? Anzi, no, scusa, non sono affari miei”

 

Fino a quel momento, Derek non si era girato a guardarlo, aveva lo sguardo fisso davanti a sé, la schiena poggiata al muro. Ora, invece, aveva girato la testa di lato, per guardarlo in faccia. Stiles si era sentito studiato da quegli occhi così verdi, si era quasi sentito nudo. E la cosa non gli piaceva per niente.
“Sei cambiato”
Appunto. Chi è che se ne esce con affermazioni del genere nel bel mezzo di una festa? E poi cosa significava cambiato? Si stava agitando ancora di più, quindi si appoggiò al muro, tenendo le mani immobili dietro la schiena.
“Sono cresciuto, vuoi dire?”
“No, saresti potuto crescere rimanendo te stesso, invece sembri un'altra persona”
“Gli avvenimenti ci cambiano, Derek, no?”
Derek era ritornato nella sua posizione iniziale e aveva infilato le mani in tasca. Stiles, da adulto qual era, si era segnato un punto sul tabellone nella sua mente.
“Forse hai ragione”
“Anche tu sembri cambiato. Voglio dire, sembri felice”
“Non rischio di morire da cinque anni, sarà quello”
“O il fatto che l'ultima volta sei morto per davvero”
“Mi sono evoluto”
“E io non l'ho visto! Prima o poi voglio vederti con la coda eh! Oh, scusa stavo urlando”
“Ecco quello che intendevo con cambiato. Non hai mai chiesto scusa, Stiles”
Tabellone bruciato.
“Ho imparato le buone maniere”

 


Il fatto era che Derek avrebbe voluto chiedergli come ci era finito in quella situazione. Cosa in quei cinque anni l'aveva reso così, così non Stiles. Ma Derek era anche consapevole del fatto che quella era una semplice conversazione tra conoscenti che un tempo hanno vissuto qualche esperienza sovrannaturale insieme e che non aveva nessun diritto di porre quelle domande. E se pure l'avesse avuto, quel diritto, non avrebbe avuto la faccia tosta di porre quelle domande. In più non sapeva nemmeno perché avesse quella curiosità. Quindi l'unica cosa che disse, prima di tornare tra la gente, fu “È stato un piacere rivedere il te educato, allora”.

 

.                            ----

 

“Ehi, Derek”
“Lydia”
Fino al momento in cui si era sentito chiamare, Derek non si era reso conto che stava facendo di tutto per non incrociare lo sguardo della padrona di casa, ma ora, essendo al bordo della pista da ballo, sommerso da odori e musica, non l'aveva sentita arrivare.
Non aveva mai avuto un grande rapporto con quella ragazza, tra l'altro ancora si chiedeva perché avesse deciso di invitarlo, ma non gli sembrava educato chiederglielo in quel momento.
“Non ti ho ancora ringraziato per essere venuto. So che magari ti sarà sembrato anche inopportuno, ma mi faceva piacere averti qui. La cerimonia si svolgerà al Nemeton, quindi mi farebbe piacere averti anche al matrimonio, il tre Luglio”
“Mi vuoi al tuo matrimonio per il Nemeton?”
“No, certo che no. Mi ha fatto piacere rivederti e i tuoi beta mi stanno simpatici, ma ammetto che inizialmente era per quello”
“E cosa dovrei farci io con quella pianta?”
“La tua famiglia è sempre stata a sua protezione e gli esseri sovrannaturali sono soliti celebrare le cerimonie importanti lì, si dice che acquisiscano potere e protezione. Ed io sono abbastanza sovrannaturale”
“Ma io non ho alcun legame”
“Certo che ce l'hai. E pure se non ti fossero successe personalmente delle cose lì, sei comunque un Hale. Ti chiedo solo di essere seduto lì mentre mi sposo”
“Stiles è d'accordo?”
“Sono stata io a volerti qui, ma si, non gli crea nessun problema”
“Va bene, allora”
“Grazie, grazie davvero”
“Ora devo andare. Il tempo di recuperare gli altri. Ci si vede”
“Certo, grazie per essere venuto, Derek”

 


I saluti erano stati veloci, solo lo sceriffo lo aveva trattenuto dicendogli, stranamente, che gli faceva piacere vederlo lì dopo tutti quegli anni.
Il viaggio di ritorno era stato tranquillo, Cora si era addormentata appena messo piede in auto, Thomas e Raven sembravano distrutti dopo le danze, ma stavano cominciando a riprendersi. Dopo essere entrati in casa, Derek si era messo abiti più comodi di una camicia e si era seduto sul grande divano al pian terreno. Poco dopo era stato raggiunto dal suo beta che gli si era seduto affianco e aveva rilassato la testa sullo schienale.
“Mi sono divertito. Quella gente è simpatica”
Derek l'aveva visto parlare per un po' con Scott, verso la fine della serata, invece, stava facendo un ballo strano con Stiles agitando le mani al cielo come se fossero posseduti.
Con un grugnito d'assenso da parte sua, Thomas aveva ripreso a parlare.
“È diverso da New York. Cioè qui sembra che puoi farti dei veri amici, di quelli che incontri alle elementari e che ti ritrovi affianco fino a quando muori. Lì tutti corrono, molti pensano solo a se stessi. O forse è perché sono io a non aver mai avuto amici, boh”
Derek conosceva bene la storia di quel ragazzo. Thomas gliel'aveva raccontata il giorno in cui lui e Raven avevano deciso di accettarlo nel branco. A tre anni sua mamma era morta in un incidente, suo padre non l'aveva mai conosciuto, ed era finito in un orfanotrofio nella periferia della grande mela. Si era definito “responsabile ma allo stesso tempo un deficiente” perché nonostante fosse sempre andato a scuola e avesse ottenuto sempre ottimi voti, allo stesso tempo frequentava i locali più degradati della città e a diciotto anni era già dipendente dalla cocaina. Proprio una sera in cui era strafatto perché i responsabili dell'orfanotrofio gli avevano detto di andarsene e trovarsi un lavoro, si era accasciato in un vicolo sporco e buio ed era successo. Ancora ora non sapeva chi fosse stato, ma un Alpha l'aveva morso e lasciato per terra al suo destino. Due giorni dopo si era rialzato e si era reso conto di avere qualcosa di diverso. La prima luna piena l'aveva raccontata come una delle notti più brutte della sua vita, ma per non rischiare di far del male a qualcuno, si era fatto arrestare fingendosi ubriaco e particolarmente molesto e fatto chiudere in una delle celle di massima sicurezza. Due giorni dopo aveva visto Derek e Raven in quel caffè e aveva fatto di tutto per entrare nel loro branco.
Derek aveva così alzato la testa dallo schienale e gli aveva risposto posandogli una mano su un ginocchio.
“Credo tu abbia ragione, qui sembra tutto diverso, ma non vuol dire che sia migliore”
Nemmeno lui credeva a quello che stava dicendo, ma doveva provarci.
“Capo, hai detto una delle palle più grandi della tua vita. Lo so io e lo sai tu che ami questo posto. Se fossi in forma di lupo, staresti scodinzola-“
Quello schiaffo dietro alla testa se l'era meritato, Derek non avrebbe chiesto scusa.
“Ok, ok, scuuuusa! Vado a fare una foto a Raven mentre dorme e sbava, prima mi ha fatto quasi inciampare addosso a quei tipo vecchi che c'erano alla festa con un palo su per il cu-“
“Thomas!”
“Notte, notte!”

 


.                             ------

 

Stiles era distrutto. Quelle scarpe gli stavano lentamente disintegrando i piedi, la testa gli girava per il troppo vino e cercare la cravatta si stava rivelando essere una missione troppo difficile.
La festa era finita da almeno mezz'ora, gli unici ospiti rimasti erano suo padre, Scott e sua madre che lo stavano aspettando per tornare insieme. Lydia stava dando le ultime disposizioni al catering insieme a sua madre prima di accorgersi di lui, quasi disteso su una sedia.
“Ehi, va a casa, ti vedo abbastanza provato”
Gli si era avvicinata con un ghigno dei suoi, per prenderlo in giro.
“Perspicace, Martin. Tu non sei stanca?”
“Si, anche il catering sta andando via. Va anche tu, tuo padre sta anche peggio di te e papà sta riprendendo il discorso sulle azioni in borsa, dovresti salvarlo”
“Tuo padre vuole uccidere il mio di chiacchiere”
“Tu uccidi sua figlia con le tue, siamo pari”
“Ehi!”
In tutti quegli anni, Lydia non aveva mai perso la sua attitudine al comando. Quindi, quando si sporse verso di lui stampandogli un bacio sulle labbra e dicendogli “Va a dormire, Stilinski”, Stiles non poté fare altro che ricambiare il bacio carezzandole una guancia e alzarsi per prendere Scott prima che finisse a dormire sotto uno dei tavoli.

 

Mezz'ora dopo era già a casa sua, nella sua camera e nel suo letto.

 

(Ore 01:21) È andata bene, amico! Non abbiamo avuto modo di parlare, ma quel tuo discorso è stato WOW. SM
(Ore 01:22) Grazie, Scottie! Si, credo sia andata bene. Domani dormirò tutto il giorno! SS
(Ore 01:23) Io credo farò un salto da Derek nel pomeriggio, mi farebbe piacere conoscere meglio i suoi beta, poi Deaton dice che è bene avere branchi amici e tutte quelle cose da druido. SM
(Ore 01:24) Sono al loft? SS
(Ore 01:25) No, villa Hale. Voglio pure vedere com'è stata ristrutturata, da fuori sembra grandiosa! SM
(Ore 01:26) Vero. Beh, ci hanno messo più di un anno a finirla. SS
(Ore 01:27) Ti va di venire con me? Te la senti? SM
(Ore 01:28) Se per quando vai non sono ancora in coma, certo. SS
(Ore 01:29) Ok! Nel tardo pomeriggio, anch'io voglio dormire fino a far schifo. Notte, fratello! SM
(Ore 01:30) Buonanotte, Scott! SS

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


AVVISO: Probabilmente Blu dovrà assentarsi per un po'. Non pubblicherò con la solita frequenza e non so dirvi quando, mi dispiace. Prometto che, però, continuerò a scrivere. 

<3



Quando quella mattina si era alzato, Stiles pensava di aver dormito pochissimo
. Si sentiva intontito e poco riposato, invece la sveglia su comodino segnava che era da poco passato mezzogiorno. Nemmeno la doccia aveva dato i suoi effetti ristoratori, quindi aveva optato eccezionalmente per una tazza di caffè, solo che dopo mezz'ora ne se era già pentito. Si stava annoiando, aveva voglia di muoversi, di fare qualcosa, ma in casa non c'era nulla da fare. Suo padre sarebbe ritornato tra almeno un paio di ore, Lydia gli aveva risposto al telefono, ma l'aveva liquidato in due minuti netti perché “Scusa Stiles, sto per entrare dall'estetista, ci sentiamo dopo?”, quindi aveva deciso di prendere le chiavi della Jeep e fare un giro per la città.  

Città che era quasi vuota, soprattutto perché erano quasi le due del pomeriggio e cominciava a fare davvero caldo, quindi aveva accesso l'autoradio e aveva badato poco alla strada che aveva preso. Dopo aver cantato in sequenza e a squarciagola Shake it off Sing, si era ritrovato ai margini della riserva, sudato e ancora più annoiato, quindi aveva lasciato la macchina all'inizio del sentiero e si era inoltrato 

Canticchiando le canzoni appena ascoltate, però, Stiles era abbastanza distratto e non si era reso conto che qualcuno lo stava guardando dall'alto di un albero, semisdraiato su un ramo.  

Nessuno ti ha insegnato a non andare nel bosco, Cappuccetto?” 

Era stato inevitabile urlare con una voce stridula che nemmeno una ragazzina e finire gambe all'aria.  

“MA SEI IMPAZZITA? E COSA DIAVOLO CI FAI SU UN ALBERO? SEI PER CASO UNO STREGATTO CHE COMPARE ALL'IMPROVVISO?” 

Raven l'aveva guardato per un secondo sconcertata, stupita da tutte quelle urla e quel gesticolare, poi era scesa con un solo salto dall'albero e, tenendosi lo stomaco con una mano per le risate, gli aveva allungato l'altra per aiutarlo a rialzarsi.  

“Scusami, ma eri una preda troppo facile e non mi sono trattenuta. Cosa ci fai da solo qui?” 

Stiles si stava ancora passando le mani sui jeans per ripulirli, mentre cercava di capire quanto grave fosse la botta presa al sedere.  

“Di sicuro non ero qui per un infarto. Mi annoiavo e facevo una passeggiata. Tu perché eri su una pianta?” 

La ragazza gli rispose alzando gli occhi verso gli alberi alti. 

“A New York non ci sono posti così, dove è raro incontrare qualcuno e puoi arrampicarti senza sembrare strana. Mi piace stare in contatto con la natura 

“Beh, immagino tu non possa arrampicarti sui grattacieli tipo Spiderman” 

Raven aveva alzato gli occhi al cielo in perfetto stile Hale. Probabilmente la vicinanza con il suo Alpha le stava facendo assumere i suoi stessi atteggiamenti. Poi riprese a parlare, e Stiles pensò davvero di aver sentito male.  

“Derek oggi per pranzo ha preparato la pasta col pomodoro, Cora dice che come la fa lui è come quella italiana che ha mangiato a Roma. Ti va di venire con me? Stavo giusto per tornare a casa” 

Oltre a pensare di essere diventato sordo, Stiles stava cominciando anche a pensare di essere diventato muto, perché quella notizia gli aveva praticamente mandato in tilt il cervello. Derek Hale che prepara la pasta? Assurdo. 

“Allora? Guarda che ti lascio qui imbambolato nel bosco” 

Ovviamente Raven stava aspettando una risposta, ma Stiles doveva deluderla e rifiutare l'invito. In fondo Derek aveva cucinato per quattro, non poteva presentarsi lì, poi aveva già promesso a Scott di andarci con lui quel pomeriggio e inoltre a casa aveva quella pizza ai peperoni surgelata che aveva comprato la settimana prima.  

“Ok, però andiamo con la Jeep? Non mi va di lasciarla lì da sola” 

Cosa stava dicendo?  

 

.                             ------- 

 

Derek era quasi convinto del fatto che cucinare per un lupo mannaro equivaleva al cucinare per due umani molto affamati, quindi ogni volta che decideva di evitare di comprare cibi precotti finiva per cucinare fin troppo. Quella mattina Cora era saltata nel suo letto dicendogli, urlandogli anzi, “Derek, mi devi fare la pasta col pomodoro! Raven e Thomas sono andati a fare la spesa, gli ho dato la lista. Devi solo metterti ai fornelli, fratellone! Sorgi e risplendi!”. Scaraventarla giù dal letto l'aveva sentito quasi come un dovere verso le sue povere orecchie.  

Ora, quindi, aveva appena buttato la pasta nell'acqua bollente, circa un chilo e mezzo di spaghetti e aveva sentito Thomas entrare in cucina insieme ad un odore di vergogna. Pura e semplice vergogna. 

Senza nemmeno girarsi a guardarlo se lo immaginava con la testa abbassata e poggiato all'arco che portava alla cucina. 

“Cos'hai combinato?” 

Il cuore del suo beta aveva accelerato all'improvviso, quindi Derek si era girato a guardarlo.  

“Hai presente il fatto che mi piace cantare e ballare?” 

Si, Derek aveva presente. I primi giorni che aveva avuto Thomas a casa, a New York, prima che lui trovasse una sistemazione, erano stati un inferno. Quel ragazzo ascoltava musica, ad alto volume, in ogni momento della giornata. Derek lo sentiva muoversi avanti e indietro nella sua camera e immaginava che ballasse, ma non era mai stato così curioso da accertarsene. Solo dopo il primo mese, dopo aver preso più confidenza con l'ambiente e il suo Alpha, era uscito dalla sua tana e Derek l'aveva visto. Praticamente saltellava tenendo le braccia in aria, senza nemmeno seguire il ritmo. Due giorni dopo quella rivelazione, Derek gli aveva comprato un Ipod e rotto lo stereo. Se non poteva salvare i suoi occhi da quella visione, almeno poteva salvare le orecchie. Quindi alla domanda che Thomas gli aveva appena posto, aveva risposto semplicemente “Si” e Thomas aveva emanato odore di rabbia insieme alla vergogna.  

“Ero in bagno ad aggiustare i capelli, avevo l’Ipod, eh! E tua sorella è passata e mi ha visto! E ora non fa che sfottermi. Capo, se la uccido ti ho avvisato” 

Thomas non aveva nemmeno fatto in tempo a finire la frase, che Derek era scoppiato a ridere. Per tutta la durata della frase, Cora era alle spalle dal ragazzo che sculettava e muoveva le braccia in aria. Voleva davvero trattenersi per il quieto vivere, ma gli era stato impossibile. Vedere Thomas poi diventare rosso fino alle orecchie, non aiutava. 

Tale sorella, tale fratello! Io esprimo solo la mia personalità! Smettetela di ridere!” 

Nello stesso momento in cui Cora era entrata in cucina per battere una mano ripetutamente sulla spalla di Derek dicendogli “Era divertentissimo, Der!”, e lui continuava a cercare di trattenersi perché davvero gli bastavano già i battibecchi che il suo beta aveva con Raven, quest'ultima entrò nel loro campo visivo con un'espressione interrogativa sul volto e un braccio appoggiato su una spalla di Stiles. Stiles con gli occhi sbarrati, la bocca socchiusa e un odore di sorpresa.  

 

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Quello si che era un momento imbarazzante. Stiles ne aveva vissuti molteplici, ma quel silenzio improvviso era alla pari con quello che qualche anno prima aveva generato a casa di Scott esclamando rivolto a Melissa “Tanto mio padre è vecchio, so che non ce la fa più!”. 

Sentiva ancora il braccio di Raven sulla sua spalla, la ragazza l'aveva spinto ad entrare dicendogli di non preoccuparsi delle urla che arrivavano dalla cucina, era quotidiana amministrazione. Davanti, girato per metà verso di loro, c'era Thomas che aveva tutta l'aria di essere infuriato e allo stesso tempo di uno che non rideva solo per orgoglio, ma che sarebbe scoppiato a breve. Di fronte invece aveva Cora, piegata quasi in due e con le lacrime agli occhi, che gli aveva appena fatto un occhiolino per salutarlo. E Cora era appoggiata su Derek. Derek Hale che aveva appena visto ridere, non ghignare, ma che ora aveva un'espressione quasi seria, la sua solita, solo che negli occhi aveva ancora la scintilla del divertimento.  

Stiles avrebbe detto di essere stato bloccato per almeno cinque minuti, ma forse ne era passato a stento uno quando Thomas si girò completamente verso di loro e chiese a Raven dove fosse finita per tutta la mattina.  

“Ero in giro, sugli alberi. Poi ho visto Cappuccetto Rosso e l'ho invitato a mangiare nella tana dei lupi. Ha pure accettato! Mica è un problema, capo?” 

Derek aveva semplicemente scosso le spalle come per dire “No non è un problema, non mi interessa” e aveva detto a tutti di sedersi perché era pronto. Stiles era stato trascinato dalle due ragazze fino alla sala da pranzo e si era ritrovato a sedere tra le due, Thomas aveva preso il posto di fronte, quello a capotavola era ovviamente libero. 

Derek era arrivato poco dopo con una pentola a dir poco enorme, aveva riempito i piatti di tutti e l'aveva messa al centro della tavola. Stiles, che fino a quel momento non si era reso conto di avere così tanta fame, si portò le mani allo stomaco quando questo fece un moto di apprezzamento verso l'odore che saliva dal piatto. 

“Scusate! Scusate! Il mio stomaco non ha controllo” 

Lo schiaffo che gli diede Cora sulla nuca non se l'era proprio aspettato. 

“Zitto e mangia, Stilinski. Qui non ci si scusa per la fame” 

 

 

La pasta era finita troppo presto, anche il bis, e Stiles, dopo aver risposto ad un messaggio di Scott che gli diceva che non c'era nessun problema se era già a villa Hale, si era ritrovato sommerso dalle domande. 

Raven gli aveva chiesto cosa facesse nella vita e lui le aveva spiegato che aveva studiato informatica e sognava di avere un'azienda tutta sua. Thomas, invece, si era informato su suo padre e su quanto fosse pericoloso essere sceriffo. Si erano seguite domande sulla scuola, a sua volta aveva chiesto come fosse vivere a New York, ma una domanda di Cora l'aveva preso alla sprovvista. 

“Come ci sei finito con Lydia? Sapevo che avevi questa specie di piano decennale per conquistarla, ma quando anni fa sono stata con voi, non mi sembravate così presi. Nemmeno tu, a dire il vero” 

Stiles decise di prendere un respiro e di rispondere, ma Derek lo anticipò rivolgendosi a sua sorella.  

“Cora, saranno cose personali” 

Ma Stiles non aveva alcun problema, quindi mise una mano sul braccio di Cora che stava per ribattere e rispose.  

“Hai ragione, avevo una super cotta per lei credo da sempre e anch'io ero convinto che mi fosse passata. A posteriori posso dire che probabilmente non era così, ero solo…distratto? Si, distratto da tutti gli avvenimenti che mi circondavano. Pesavo più a salvarmi la pelle che a trovarmi una ragazza, ecco. Poi quattro anni fa è stata lei a venire da me e a chiedermi di uscire. Era passato un anno dall'ultima…tragedia e stavamo tutti bene. Siamo usciti qualche volta ed ora eccoci qui” 

 

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Che Stiles avesse saltato qualche parte nel racconto era chiaro a Derek, ma a giudicare dalle facce degli altri, era chiaro anche a loro. E non solo perché il suo cuore batteva come se stesse mentendo, ma perché aveva preso a muovere una gamba sotto al tavolo, agitato.  

“Quindi, Stiles…” 

Per fortuna Raven era sempre brava a cambiare discorso.  

Lydia è stato il tuo unico amore da quando avevi dieci anni?” 

Come non detto. Derek le aveva dato un calcio di punta preciso in uno stinco mentre Stiles, che stava bevendo, sputava tutta l'acqua diritta in faccia a Thomas che aveva preso a ridere.  

Derek stava per alzarsi, ma Stiles si era ripreso e aveva cominciato a parlare.  

“Certo che no! Sono comunque stato un adolescente, eh! Lei era il mio obiettivo principale, ma ho avuto qualche storia e qualche cotta. Una è stata con Malia, una loro cugina, ma è durata poco con lei. Poi mi sono preso una sbandata al secondo anno per un mio compagno di classe, ma credo che sia durata al massimo due settimane. E l'ultima è stata sempre per un ragazzo” 

Derek avrebbe saputo dire a chi si stava riferendo Stiles pure se fosse stato girato di spalle, in fondo lo sapeva già, ma lui gli tolse ogni eventuale dubbio pronunciando l'ultima frase guardandolo diritto negli occhi.  

 

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Che Raven fosse sveglia e furba, Stiles lo aveva capito già dal giorno prima, ma non avrebbe ceduto. Se gli aveva posto quella domanda, così specifica, stava solo a significare che lei sapeva. La conferma gliel'aveva data Derek che aveva fatto strisciare la sedia sul pavimento per alzarsi. Per questo aveva deciso di rispondere sinceramente. Erano passati ben cinque anni e non c'era nulla di cui imbarazzarsi. Erano tutte persone adulte, no? 

La ragazza sembrava soddisfatta della risposta e decisa a non approfondire, forse per non rischiare di essere sbranata dall'Alpha, quindi Stiles si alzò dicendo che avrebbe lavato i piatti, per ricambiare l'ospitalità.  

 

Era in cucina che insaponava la pentola, quando una figura si era appoggiata al mobile di fianco al lavandino 

Derek se ne stava lì, braccia incrociate, a guardare davanti a sé. 

“Sourwolf, sei venuto a controllare che faccia bene il mio lavoro? Lavo piatti da una vita” 

Ma Derek sembrava non voler fare conversazione, era lì per dirgli qualcosa che non fossero chiacchiere vuote. 

“Mi dispiace per Raven, per prima. A volte è inopportuna. E anche per tutte le domande che ti hanno fatto, credo sia perché raramente incontrano persone che mi conoscevano in passato” 

Stiles aveva sciacquato l'ultimo piatto e si stava asciugando le mani. 

“No problem, mi ha fatto piacere fare due chiacchiere. E per quanto riguarda Raven, beh… Ha fatto una domanda semplice, anche se io non sono stupido e so perché l'ha fatta. Solo non mi aspettavo che lo sapesse” 

Derek sembrava sul punto di volersi uccidere per non continuare a parlare. A quanto pareva, era ancora restio alle chiacchiere. Questa cosa gli fece un po' tenerezza. 

“Siamo completamente sinceri tra di noi. Io so tutto di loro due e loro tutto di me, compreso il mio passato. Quindi si, gli ho raccontato proprio tutto” 

“Beh, lieto che la cotta di un diciannovenne che ti si dichiara sia degna di essere inclusa nel racconto del tuo passato, allora” 

 

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Derek non sapeva come prendere quella frase. Stiles non aveva mostrato nessuna emozione. Poteva essersela presa e aver risposto così perché si era sentito privato della privacy, oppure poteva star solo scherzandoci su. Non fece in tempo ad arrivare ad una conclusione che il ragazzo gli passò davanti e prima di uscire dalla cucina gli batté una mano sul petto dicendogli “Tranquillo, ti ripeto che non mi ha dato fastidio, sono i tuoi beta e puoi raccontargli quello che vuoi. Poi sono passati cinque anni da quel giorno, praticamente non ti conosco più, no?”.  

E Derek aveva avuto l'ennesima conferma che nemmeno lui conosceva più Stiles e la cosa, inspiegabilmente, non gli piaceva. 

 

Era passata poco più di un'ora, che Derek aveva trascorso seduto sul divano a leggere mentre gli altri erano nel giardino, quando aveva sentito la voce di Scott esclamare “Fratello! Ehi, voialtri, non rubate l'umano del mio branco!” e Raven rispondere “McCall, tienitelo pure. Non sa giocare con le carte, ho perso tre volte a causa sua”.  

Aveva sentito Scott battere pacche amichevoli sulle spalle di tutti e poi la porta aprirsi e dei passi avvicinarsi.  

“Ehi, Derek! Come va?” 

Scott era sempre sorridente. Derek non se lo spiegava come potesse riuscirci, ma sembrava sempre di buon umore.  

“Tutto ok. Come mai qui?” 

“Volevo vedere questa casa. Wow, amico, è venuta su benissimo, da dentro sembra ancora più grande. Complimenti!” 

“Grazie” 

Si era seduto sul divano di fianco a lui e lo stava guardando. Derek ritenne educato poggiare il libro sul tavolino basso che aveva davanti.  

Sono davvero felice che siate qui! Cioè che lo sia tu, Cora, poi i tuoi beta mi sono simpatici e sono felice che ci siano anche loro. Quanto avete intenzione di rimanere?” 

“Solo una settimana, poi ritorneremo per il matrimonio” 

Era sembrato per un attimo che un velo di malinconia calasse sugli occhi di Scott, ma era stato quasi impercettibile, il sorriso era subito ritornato. 

“Non potete stare qui fino a luglio e poi andare via dopo la cerimonia? Cosa avete da fare laggiù? La tua galleria non possono gestirla i tuoi dipendenti?” 

Si, Derek aveva una galleria d'arte nel centro della città. Avevano comprato quell'edificio quando era lì con Laura, era il suo sogno esporre o suoi dipinti ed ora, dato che era incapace di disegnare, Derek aiutava giovani artisti a farsi conoscere. A volte era lui stesso a girare per le strade e ad offrire quell'opportunità a qualcuno che se ne stava con il suo cavalletto a ritrarre la folla della grande mela. L'ultimo ragazzo che aveva esposto le sue opere, Giulian, aveva avuto anche un piccolo articolo sul NYTimes e tutti i suoi dipinti erano stati venduti. La galleria si chiamava semplicemente “Laura Hale” 

Ho solo un dipendente e non posso lasciarlo solo più di un mese” 

Scott sembrava aver avuto un'idea geniale. Si era illuminato. 

Giugno è estate. Prenditi un mese di ferie e basta, dai!” 

“Non insistere, Scott” 

E aveva ripreso il libro. Scott aveva capito che la conversazione era finita e si era diretto di nuovo in giardino. Derek aveva sentito distintamente Stiles dire “Scottie, prendi il mio posto, faccio una telefonata. Stracciali tutti!”, per poi sentire i suoi passi allontanarsi dal portico verso il confine con la riserva.  

Due minuti dopo, Derek era quasi saltato dal divano. Aveva sentito Stiles urlare e un'ondata di nervosismo l'aveva colpito in pieno. Non voleva origliare, ma i suoi sensi ipersviluppati praticamente glielo imponevano. 

“Lyds, no. Ti ho detto che non mi interessa!” 

A quanto pareva, Stiles stava litigando con la sua fidanzata. Probabilmente Derek non era l'unico con i sensi all'erta, anche il chiacchiericcio fuori si era spento. 

“Lydia, ascoltami bene, ok? No. Enne o. Non mi interessa, non voglio e non mi interessa se tuo padre si offen- Si lo so che nemmeno tu sei d'accordo, ma no, non voglio cenare con quella gente solo per- no, Lyds, non posso andare lì, sorridere e poi rifiutare. Dai, è assu- Ok, ne riparliamo dopo, ma non cambio idea. No, non sono arrabbiato con te, ci vediamo più tar- Non lo so. Si, sono da Cora, c'è anche Scott. Si, anche gli altri. Va tutto bene, appena vado via passo da te, Martin” 

Per quanto gli fosse sembrato strano sentire Stiles così arrabbiato, a Derek ronzava solo una cosa in testa. Si, sono da Cora. 

 

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Stiles era furioso. Chi si credevano di essere quei vecchi miliardari? Bah.  

Aveva scalciato l'erba fino a quando gli era sembrato assurdo farlo e poi era ritornato dagli altri. Non si illudeva del fatto che non avessero sentito, quindi disse, rivolto soprattutto verso lo sguardo preoccupato di Scott, “Non è successo nulla, mi sono solo innervosito. Cora, posso andare a bere dell'acqua?” e ad un cenno di assenso da parte della ragazza era rientrato in casa.  

Ora che era da solo poteva osservarla meglio. Era davvero bellissima, da fuori poteva sembrare una casa dallo stile classico, ma dentro era ancora meglio. Parevano esserci tutti i comfort immaginabili. All'ingresso, di fianco la porta c'era un sistema di allarmi con più tasti di quanti Stiles ne avesse visti in tutta la sua vita. Le pareti erano di toni chiari, l'arredamento moderno, con molti tocchi di rosso, come lo stereo che si intravedeva dal salotto. In cucina, invece, c'era ogni sorta di elettrodomestico, anche una specie di robot pieno di aggeggi strani di cui Stiles conosceva solo la metà. Il frigo, a due ante, occupava una grande parete su cui c'era uno stupendo dipinto di una natura morta 

Dopo aver preso un bicchiere pieno di acqua fresca, Stiles aveva continuato il suo tour dirigendosi in salotto, ma si era dovuto fermare dopo aver visto la figura seduta di spalle sul grande divano bianco. Aveva alzato gli occhi al cielo rassegnato e solo in quel momento aveva notato i rilevatori di fumo. Probabilmente erano presenti in ogni stanza.  

Si era fatto coraggio e si era seduto di fianco a Derek, con il bicchiere ancora stretto tra le mani e aveva cercato di fare conversazione. 

“Cosa stai leggendo?” 

Ma forse Derek non ne aveva voglia. Aveva solo rivolto il libro nella sua direzione per fargli leggere il titolo. La biblioteca dei morti. 

“Wow. Poco inquietante come titolo. Ok, sei immerso nella lettura. Ritorno a perdere contro Rav-“ 

“Stai bene?” 

Fermo, metà alzato dal divano, Stiles si era bloccato dopo aver sentito quella domanda. 

“Come?” 

Derek gli aveva risposto mentre teneva ancora lo sguardo sul libro aperto. 

“Ti ho sentito urlare e sei ancora nervoso. Ti ho solo chiesto se stai bene” 

“Certo, solo una piccola discussione” 

Ma forse a Derek era venuta voglia di conversare tutto d'un colpo. 

“Sicuro?” 

Quindi Stiles aveva deciso di sedersi e di raccontare brevemente l'accaduto. In fondo non era nulla di segreto e poteva raccontarlo in tre frasi. 

“Il padre di Lydia vuole che io trovi un lavoro. Un suo amico può offrirmelo. Dovrei cenare con lui per farmi raccomandare” 

 

.                           ------ 

 

Derek non aveva idea da dove gli saltasse fuori quella curiosità verso quel ragazzino, ma la domanda uscì da sé. 

Hai detto di volere un'azienda tua. Per questo non vuoi?” 

Stiles aveva aperto la bocca come per parlare un paio di volte, sembrava sorpreso, molto sorpreso. Poi aveva trovato le parole. 

Mi piacerebbe crescere da solo, non essere aiutato dal padre della mia ragazza, capisci? Ho un piccolo lavoro qui a Beacon Hills e faccio solo qualche sito web, ma è un inizio. Non voglio essere messo dietro ad una scrivania, non mi piace. Voglio farcela con le mie forze” 

E quello era Stiles. Testardo, tenace come a diciannove anni. E Derek si era quasi incantato a fissare le sue mani strette ancora intorno al bicchiere in modo quasi spasmodico. Fino a quando non si era dato del deficiente e aveva risposto.  

Non è un male. Hai fatto bene a dirlo a Lydia” 

Il suo interlocutore aveva sorriso, quasi teneramente, ad occhi bassi, prima di rispondere.  

“Lei è d’accordo con me, vorrebbe solo che accontentassi suo padre con questa cena per poi rifiutare gentilmente, ma non lo so. Non mi piacciono le messe in scena 

Una parte di Derek era stata lì lì per dirgli che lui stesso era la messa in scena del vero Stiles, ma probabilmente si sbagliava, quel ragazzo era cresciuto e cambiato, così come era successo a lui. Quindi gli disse solo “Hai ragione, prima o poi la finzione stanca”, e si alzò per uscire fuori di lì.  

 

.                            --- 

 

Stiles aveva trascorso un'altra ora a villa Hale, poi aveva salutato tutti ed era andato via, Derek non l'aveva più rivisto.  

Era poi passato da casa di Lydia, avevano chiacchierato un po' seduti in giardino, poi erano rimasti in silenzio, seduti sull'erba e appoggiati l'uno all'altro. 

Ora, invece, era già a letto, suo padre era sul divano per seguire una partita particolarmente importante e Stiles gli aveva concesso di mangiare la sua pizza surgelata. Avrebbe voluto cercare un film al pc da vedere, ma si scocciava anche di alzarsi e raggiungere la scrivania, quindi si era ritrovato perso nei suoi pensieri. Non riusciva a dimenticare le ultime parole che gli aveva rivolto Derek. Prima o poi la finzione stanca. Non riusciva, però, a capirne il significato che sicuramente vi era nascosto, quindi aveva deciso con se stesso di non applicarsi, quando aveva sentito il cellulare vibrare da sotto il cuscino.  

 

(Ore 21:32) Ho convinto Cora che ha convinto Raven che ha convinto Derek. Prima che vadano via, possiamo passare una serata da loro! O un pomeriggio, non lo so. SM 

(Ore 21:34) Praticamente non sai nulla, Scottie. SS 

(Ore 21:36) Dettagli! Magari facciamo un allenamento. Mi serve qualcuno che sappia combattere e che insegni anche a Liam. Ora lo dico a Cora. SM 

(Ore 21:37) Non so se esserne felice o temere per la mia vita. SS 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Due giorni dopo la conversazione con Scott, Stiles era al centro della propria camera, addosso un pantalone di una tuta che gli stava anche un po' largo, una t-shirt rosso scuro, e il cellulare in una mano. Stava giusto per chiamare Scott per chiedergli a che ora sarebbe passato a prenderlo, quando il suono di un messaggio lo fece sobbalzare.  

 

(Ore 11:03) Ho già preso Lydia e Kira, comincia a scendere. SM 

 

Scott era riuscito a convincere Derek dell'allenamento solo la sera prima. Aveva raccontato a Stiles che l’Alpha non si era mostrato per niente d'accordo dicendo che non vedeva alcuna necessità di farlo soprattutto perché lui e i suoi beta erano perfettamente allenati. Scott, che era andato alla villa con Liam, l'aveva convinto attaccando quest'ultimo davanti ai suoi occhi e dimostrandogli quanto non fosse preparato ad un combattimento. Forse Derek aveva accettato mosso da un sentimento di pena.  

 

Dieci minuti dopo, Stiles era nell'auto nuova di Scott, seduto sul sedile posteriore con la propria fidanzata e con un enorme dubbio. 

“Scottie. Sanno che ci siamo anche noi umani, vero? Cioè io umano e Lydia” 

Si era corretto poco prima di ricevere una gomitata nel fianco. 

“Credo sia scontato, non gli ho mandato la lista dei partecipanti. Comunque lo sapranno presto, eccoci arrivati” 

 

Nonostante avesse visto già quella casa ricostruita e fosse passato qualche volta anche durante i lavori, a Stiles faceva sempre un certo effetto rivederla. Si aspettava sempre di trovarsi di fronte a rovine annerite e invece ora c'era una bellissima villa bianca, con le tende alle finestre. Scesi dall’auto, Scott gli aveva detto che gli altri stavano per uscire, quindi si era appoggiato al cofano incrociando le braccia. 

La prima ad uscire fu Raven che con un cenno della mano salutò tutti. Fu subito seguita da Thomas che, invece, abbracciò le due ragazze e diede una amichevole pacca sulla spalla ai ragazzi. Il ragazzo era seguito a ruota da Cora, che urlò uno “Ciao!” generale, per poi lanciarsi letteralmente su Stiles e abbracciarlo. Nonostante non si sentissero spesso, anzi, erano anni, entrambi si sentivano molto legati all'altro. Stiles era convinto che Cora fosse una delle poche persone a capirlo davvero, si sentiva a suo agio con lei.  

Stava ancora stringendo le braccia intorno alla vita della ragazza quando dalla porta di ingresso vide uscire Derek. Il lupo aveva la solita espressione…non aveva espressioni, aveva sceso le scale del portico e si stava avvicinando. Mentre nel suo campo visivo, Stiles stava osservando Scott avvicinarsi all'Alpha sorridendo, alle sue orecchie arrivo un impercettibile commento di Cora. 

“Ricorda che qui siamo tutti lupi” 

Impercettibile forse solo per orecchie umane, dato che allo stesso tempo gli occhi di Derek si erano puntati su loro due. 

 

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Il sorriso smagliante che gli stava rivolgendo Scott aveva già fatto pentire Derek di aver accettato in meno di tre secondi. Quel ragazzo era sempre di buonumore, fin troppo, quasi gli urtava i nervi. Raven e Thomas però erano stati subito d'accordo e nel loro branco aveva sempre vinto la maggioranza, se poi ci si aggiungeva Cora saltellante per casa che gli urlava “Tipregotipregotiprego”, Derek non aveva avuto scampo.  

“Ricorda che qui siamo tutti lupi” 

La voce di sua sorella l'aveva raggiunto nitida, nonostante lei stesse quasi bisbigliando, e l'aveva portato automaticamente a concentrare la sua attenzione sul ragazzo a cui quella frase era stata rivolta. 

Stiles stava sciogliendo l'abbraccio e stava guardando Cora con un'espressione interrogativa, ma Derek aveva capito a cosa si riferiva sua sorella. Il battito cardiaco del ragazzo era più accelerato del normale e, forse in modo inconsapevole, si stava anche mordendo il labbro inferiore. Derek non si era reso conto di essersi fermato ad osservarlo fino a quando non lo vide passarsi una mano sul volto e rivolgersi a Lydia. 

“Lyds! Facciamo vedere a questi lupacchiotti che anche noi due siamo ben allenati!” 

 

Mezz'ora dopo erano ancora in cerchio, al centro del giardino, mentre Raven aveva preso a spiegare come, di solito, si allenavano loro tre.  

“Derek ci spezza le ossa e noi reagiamo” 

L’Alpha si era sentito in dovere di ribattere. 

“Vi spezzo le ossa quando abbassate la guardia, non per divertimento” 

Non aveva quasi terminato la frase che una voce al limite dalla riserva l'aveva interrotto. 

“Ha ragione, io una volta mi ero distratto perché mi suonava il cellullare. Mi spezzò le dita delle mani, tutte e dieci. Ora però non mi distraggo dai combattimenti nemmeno se sento le cannonate. Ciao a tutti!” 

Derek non se lo sarebbe mai aspettato. Era sicuro che nessuno avesse cchiamato Isaac per invitarlo quel giorno, Scott glielo aveva assicurato. Girando la testa alla sua sinistra, però, aveva capito tutto. Cora, nonostante fosse arrossita, se ne stava diritta con uno sguardo fiero e puntato sul nuovo arrivato, che ricambiava con un sorriso sghembo. Vide chiaramente anche Stiles sporgersi verso sua sorella e dirle “Non servono mica i poteri da lupo per capire quello che sta succedendo”. Cora gli aveva tirato il naso stringendoglielo tra le dita. 

“Ciao Derek. Spero non ti dispiaccia se sono venuto” 

Isaac aveva continuato a parlare sorridendo, e Derek gli aveva risposto cercando di essere meno freddo possibile.  

“Non mi dispiacerà romperti anche le dita dei piedi” 

Il biondo aveva allargato ancora di più il sorriso, ma Raven aveva deciso che il momento dei saluti era terminato e si era messa al centro del cerchio.  

“Ok, benvenuto riccioli d'oro. Possiamo cominciare? Bene. Credo sia opportuno decidere le regole. Noi di solito cominciamo con il corpo a corpo, sempre il più esperto con il meno esperto, così che questi possa apprendere. Credo siamo d'accordo col fatto che Derek sia il primo caso. Tra noi tre non c'è nessuno meno esperto, Scott? Chi è il più incapace del tuo branco?” 

Derek aveva visto Scott guardarsi intorno, come a valutare i ragazzi che lo circondavano. Stava per parlare quando Thomas lo interruppe. 

“Immagino sia lui, Liam, no? È il beta più giovane” 

A Derek era sembrato che Scott stesse per acconsentire, fino a quando non sembrò avere un'idea. 

“No, il più incapace è Stiles” 

 

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Stiles era subito scattato a quella affermazione. 

“Siamo qui per far allenare cucciolo Liam, a me va bene imparare qualche mossa in più da Cora, Scottie” 

“Nah, lui starà con Raven o Thomas. Tu hai bisogno di riprendere gli allenamenti, non ti muovi da secoli e già lo facevi male, posso solo immaginare cosa potresti combinare” 

Stiles stava ponderando in che modo uccidere il proprio Alpha, quando la voce di Lydia lo distrasse da pensieri omicida. 

“Ok, Stiles con Derek, Liam con Thomas e io con Raven. Scott con Kira e Cora con Isaac. Cominciamo?” 

 

 

Stiles si era ritrovato quindi, sempre al centro del giardino, ma questa volta da solo, di fronte a Derek, mentre gli altri si erano sistemati a coppie alle estremità. Si sentiva abbastanza agitato, non aveva alcuna voglia di prenderle da quell'energumeno e in più cominciava ad avere anche caldo. Avrebbe preferito di gran lunga sedersi sotto uno di quegli enormi alberi magari con un libro tra le mani. Magari anche con la testa di Lydia poggiata su una spal- 

“Hai intenzione di startene lì fermo o facciamo qualcosa?” 

Appunto. Che poi Derek gli sembrava anche più nervoso del solito, non voleva proprio essere il suo sacco da boxe. Già si vedeva appeso ad un ramo mentre il lupo lo prendeva a pugni, magari con tanto di artigli.  

“Cosa dobbiamo fare? Le tecniche di difesa base le conosco e non le ho dimenticate. Sei tu l'esperto qui” 

Mostrarsi forti, non sembrare una preda. Era questa la prima regola tra quelle di Stiles, ma forse funzionava poco dato che Derek gli era saltato a cinque centimetri di distanza con un solo balzo, facendolo quasi cadere all'indietro.  

“Se io fossi un pericolo e mi avvicinassi così tanto a te, come reagiresti?” 

Vuoto. Stiles poteva giurare di avere il cervello completamente vuoto. Esisteva una risposta a quella domanda, lo sapeva, ma in quel momento non gli veniva in mente e non riusciva a spiegarsi il perché.  

 

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Derek si era ritrovato a cinque centimetri da Stiles, con le braccia incrociate sul petto, senza nemmeno rendersene conto. Appena aveva capito che il ragazzo stava cercando di mostrarsi più forte di quanto invece non era, aveva sentito il suo lupo spingerlo ad agire e l'aveva fatto prima ancora di pensarci su. Gli era capitato poche volte di lasciar andare i freni, sempre in situazioni di pericolo in cui gli sarebbe stato letale pensare e perdere tempo. In quel momento, però, l'unico pericolo era che Stiles si trasformasse in qualche essere sconosciuto e lo uccidesse, quindi non c'era motivo di reagire in quel modo, in più quel ragazzo sembrava sul punto di svenire. Aveva preso ad aprire e chiudere la bocca come se non riuscisse a decidere se parlare o meno, in più una leggera patina di sudore gli stava ricoprendo la fronte e le guance gli si erano arrossate. Derek si ritrovò ad avanzare di un passo senza prima decidere di muovere le gambe. 

“Allora, ragazzino?” 

Eccitazione. Un’ondata di eccitazione l'aveva investito così in pieno che per un momento si era guardato intorno per controllare se gli altri l'avessero avvertita. Probabilmente no, dato che le altre coppie continuavano a muoversi come se nulla fosse successo.  

Riportando gli occhi sulla figura davanti a sé, però, Derek si rese conto che Stiles si era allontanato di almeno un metro, le mani chiuse a pugno nelle tasche del pantalone che gli scendeva già abbastanza largo sui fianchi, mostrando una striscia di pelle di quello destro. Sul viso un'espressione che Derek, nella propria mente, aveva registrato velocemente come ferita.  

“Smettiamola con le chiacchiere e insegnami qualcosa, altrimenti me ne torno da dove sono venuto” 

 

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Stiles sperava sinceramente che le sue emozioni non fossero percepibili ai nasi lupeschi degli altri. Sperava che non fossero percepite nemmeno da quello di Derek, ma quello era troppo. Quando l'Alpha aveva fatto quell'ulteriore passo si era sentito andare a fuoco. Non era stupito della propria reazione, in fondo aveva ancora degli occhi e aveva ancora le capacità di apprezzare la bellezza dell'uomo che aveva di fronte, ma lo era stato per l'atteggiamento di Derek. Non riusciva a spiegarselo Stiles, ma si era sentito in trappola. E a giudicare dall'espressione dell'altro, non era l'unico ad esserne rimasto stranito. In più, oltre a reputare strana la situazione, non aveva potuto fare a meno di sentirsi arrabbiato. La scossa di eccitazione che l'aveva attraversato era stata sostituita rapidamente da rabbia. Non voleva che Derek si comportasse così, non voleva che gli parlasse in quel modo, non voleva essere chiamato ragazzino. Per questo gli si era allontanato e aveva ripreso in mano le redini di quella pseudo conversazione. Erano lì per allenarsi? E allora avrebbero fatto quello.  

Per fortuna anche Derek sembrava averlo capito.  

“Ti attaccherò velocemente da più punti. Dovrai avere i riflessi pronti e girarti dal lato giusto. Nel caso in cui ti girassi dalla parte sbagliata, ti atterro” 

“Mi atterri?” 

“Si, finirai a terra” 

“Ok, comincia” 

 

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Quindici volte su venti, nell'ultima ora, Stiles era riuscito a capire da che punto stesse arrivando l'attacco. Le altre cinque, Derek aveva deciso di andarci piano, agganciando una sua gamba con la propria per farlo finire in ginocchio. Tutte e cinque le volte Stiles aveva gonfiato le guance sbuffando e si era rialzato senza lamentarsi.  

Avevano deciso di provare per l'ultima volta, dato che Cora era rientrata in casa per preparare il pranzo con Kira, Scott Isaac e Thomas si erano seduti a chiacchierare sul portico e Raven e Liam si erano messi poco distanti da loro per osservare l'ultimo combattimento in atto.  

Derek stava girando in cerchio intorno a Stiles, gli occhi accesi di rosso erano l'unico tratto da lupo che aveva assunto, mentre il ragazzo era fermo e osservava i suoi movimenti.  

Concluso il terzo giro, era scattato in avanti per attaccare Stiles di fronte, ma quest'ultimo si era improvvisamente girato di spalle prendendolo alla sprovvista e costringendolo ad avvolgergli le braccia intorno. Un braccio a circondargli le spalle e l'altro la vita. Purtroppo, però, Derek non si era reso conto che il braccio destro del suo avversario era ancora libero, ma se ne accorse appena sentito il gomito conficcarsi con forza tra le sue costole. Non aspettandosi quella mossa, abbastanza forte, aveva perso la presa con le braccia e nello stesso momento aveva sentito una gamba di Stiles farsi indietro tra le sue.  

Due secondi dopo era con la schiena a terra e Stiles a cavalcioni sullo stomaco con sguardo duro e un sorriso di scherno.  

“Credo che questa sia comparabile alle mie cinque sconfitte. Siamo pari, Sourwolf” 

Derek stava per perdere di nuovo il controllo e fare qualcosa di cui si sarebbe davvero pentito, non come il balzo fatto in precedenza, ma Raven per fortuna decise che era il momento di interrompere l'incontro. 

“Ehi, capo! Non credi che dentro ci sia bisogno di controllare Cora? Non vorrei mangiare la stessa schifezza di ieri!” 

 

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Aveva davvero messo al tappeto Derek? Derek Hale? L’Alpha? Stiles nel suo cervello stava ballando la samba, ma, da persona matura e composta, in realtà si stava già rialzando per raggiungere Scott che gli stava rivolgendo uno dei suoi sorrisi. Non aveva guardato Derek e l'aveva lasciato da solo a rialzarsi.  

“Scottie! Vedo che hai pochi graffi!” 

Scott, con la maglietta fatta a brandelli, ma le ferite già rimarginate, gli aveva rivolto una matura linguaccia. 

“Io almeno non sono finito col culo a terra per cinque volte, Stiles” 

“Tu no, ma Isaac si” 

Il biondo l'aveva guardato un po' male prima di rispondere. 

“Non pensi che io l'abbia fatta vincere?” 

“MAGARI UNA VOLTA, NON TUTTE!” 

La voce di Cora, proveniente dalla cucina, aveva scatenato una risata generale, e il conseguente arrossarsi delle guance del biondo. Mentre stava ancora battendo una mano su una spalla di Scott ridendo, Stiles si sentì chiamare dall'interno della casa.  

“Arrivo Lyds!” 

 

“Ehi, dimmi” 

Lydia era appoggiata ad un mobile della cucina, stava osservando Cora, Derek e Kira destreggiarsi tra i fornelli. 

“Nulla, assaggia” 

La ragazza gli aveva porto una specie di crackers con sopra qualcosa di bianco. 

“Cosa sarebbe?” 

“Crostino con un formaggio, ho sentito anch'io il tuo stomaco brontolare e, a meno che non siano segnali di una tua morte imminente, immagino tu abbia abbastanza fame” 

Stiles aveva sorriso per poi afferrare il crostino e metterlo interamente in bocca. 

“Cofe farefi senfa di fe” 

Lydia a quel punto si era staccata da mobile e gli aveva stampato un bacio a labbra chiuse su una guancia, prima di dirigersi di nuovo verso l'esterno. 

“Non resisteresti un giorno, Stilinski!” 

 

Stiles stava per raggiungerla, quando si sentì afferrare un braccio. Si girò e Kira lo stava guardando con i suoi occhietti a mandorla. Stava per chiedergli qualcosa, Stiles la conosceva. 

“Spara, kitsune” 

“Vedi…dovrei finire di preparare questo arrosto, ma Scott era un pochino ammaccato e-“ 

“Vai, vai, ci pensa Stiles. Cura il lupacchiotto” 

Così si era sbracciato le maniche, pur non avendo le maniche lunghe e aveva esclamato. 

“Su! Al lavoro fratelli Hale! Cora, cosa faccio?” 

“Kira stava tagliando le verdure, puoi cominciare da lì e aggiungerle alla carne che sta preparando Derek” 

“Oooookay!” 

Cora aveva fatto per parlare, poi però era arrossita e aveva boccheggiato un paio di volte. Alla fine aveva raddrizzato le spalle e gli si era rivolta. 

“E comunque Isaac non mi ha fatta vincere, che sia chiaro!” 

Stiles aveva sorriso intenerito e le aveva amichevolmente schiaffeggiato un braccio. 

“Lo so che hai tanta forza lupesca qui dentro, tranquilla, non gli ho creduto nemmeno un po'” 

Poi Stiles si era girato verso Derek e prima di avere il tempo di sconvolgersi perché lui stava rivolgendo un sorriso a sua sorella, aveva rischiato sicuramente un infarto per il gesto che l'aveva seguito. Ancora con le mani impegnate a preparare il pranzo, si era sporto verso di lei baciandole teneramente i capelli. Derek Hale aveva appena baciato teneramente.  

“STILES!” 

Eh? Perché ora entrambi gli stavano gridando contro? E cos'era quel dolore al dit- 

“SANGUINO! STO MORENDO!” 

Mentre cercava di non dare di matto e svenire, Stiles era riuscito a vedere Derek parlare con Cora e lei uscire dalla stanza, poi lui gli si era avvicinato e gli aveva preso il dito ferito stringendolo, forse per non farlo sanguinare, o per staccarlo definitivamente. 

“Non è profonda, se ti fa schifo il sangue, non guardare” 

Ma Stiles aveva già guardato. Non gli faceva impressione il sangue, almeno non quello di altri. Il proprio si, molta impressione. 

“Stiles! Smettila di guardarti il dito” 

Con la mano libera Derek gli aveva stretto il mento tra le dita e l'aveva obbligato a guardarlo negli occhi. 

“Guarda me” 

E quello avrebbe dovuto calmarlo? Stiles aveva sentito il proprio cuore schizzare alle stelle senza motivo. Forse era ancora per lo spavento, ma Derek aveva uno sguardo calmissimo, gli occhi verde bosco fissi nei suoi e forse si, si stava un po' calmando. Stava prendendo lunghi respiri, la mano di Derek ancora ferma a tenergli il viso alzato, quando Cora irruppe di nuovo nella cucina. 

“Ho i cerotti, le bende, il kit di pronto soccorso, un antobio-“ 

Derek si era girato leggermente verso sua sorella, lasciandogli il mento e allungando una mano verso di lei. 

“Passami solo le bende, non è nulla di che, è solo spaventato per il sangue” 

“Devo chiamare Scott? O vuoi che chiami Lydia?” 

Stiles aveva risposto probabilmente perché era ancora troppo sconvolto. 

“Derek va bene” 

 

 

“Derek va bene” 

Era stato inevitabile scattare di nuovo con lo sguardo verso Stiles, mentre stava già cominciando ad armeggiare con le bende, ma il ragazzo si era portato una mano sugli occhi. Derek non capiva se l'avesse fatto per non guardare mentre veniva medicato, o per la frase che aveva appena pronunciato.  

Aveva sentito Cora avvicinarli e l'aveva vista mettersi alle spalle di Stiles passandogli le braccia intorno al collo in un goffo abbraccio. Il ragazzo si era un po' rilassato permettendo a Derek di finire prima, aiutato dal fatto che la mano aveva smesso di tremare.  

Finita la fasciatura, Derek aveva guardato sua sorella, Stiles aveva ancora una mano a coprirsi gli occhi, e le gli aveva rivolto un leggero sorriso e muovendo le labbra Derek ne aveva potuto leggere il labiale. 

“Finirà male” 

 

 

Derek non aveva dato peso alla frase di Cora, anzi, aveva cercato di dimenticarla. Il pranzo, almeno quello, invece era finito bene. C'erano state chiacchiere, battibecchi tra Raven e Thomas come ogni giorno e tutti sembravano aver legato un po’ di più. Sparecchiata la tavola, Isaac insieme a Scott e un più in disaccordo Liam, avevano lavato i piatti e risistemato la cucina, lasciando il compito ai beta di Derek di sparecchiare insieme a Lydia. La ragazza poi era uscita sul portico e Derek l'aveva sentita bloccarsi vedendo lui seduto sulle scale, poi gli si era avvicinata.  

“Grazie per il pranzo, Derek, e per la compagnia” 

Derek, non sapendo cosa risponderle, aveva solo annuito in sua direzione. La banshee era rimasta ancora un po’ ferma al suo fianco, in piedi, poi aveva ripreso a parlare.  

“Scott ti ha mai raccontato il primo anno dalla tua partenza?” 

Nonostante non sapesse dove volesse andare a parare, Derek aveva annuito ancora una volta.  

“Ti ha raccontato solo i fatti, vero?” 

Ancora una volta un muto Si. 

“È stato difficile, per tutti noi. Scott ti avrà detto semplicemente che abbiamo cercato di rimettere insieme i pezzi, ma non è stato poi così semplice e non sono nemmeno sicura che ci siamo riusciti del tutto” 

Derek aveva continuato a starsene immobile e zitto, ma aveva sentito come dentro la casa fosse calato il silenzio, tranne che per Stiles che chiedeva cosa stesse succedendo. 

“Io, personalmente, ho provato a tenerli…vivi? Non nel senso fisico, ma morale. I primi giorni dopo il Messico a stento ci parlavamo, avevamo sguardi quasi vuoti. So che avevamo già vissuto di peggio, ma forse eravamo solo stanchi di tutti quei guai. Dopo una settimana li costrinsi ad andare al bowling, su due lupi e una kitsune con coordinamento impeccabile, il punteggio più alto fu il mio, seguita da Stiles. Con l'inizio della scuola cominciò ad andare meglio, avevamo qualche pensiero da gente normale. Scott e Kira avevano ripreso ad uscire insieme, avevano anche qualche problema di coppia, pure se oggi non si direbbe. Liam, soprattutto grazie a Mason, forse è quello che ne è uscito prima, ora sta anche uscendo con una ragazza, molto carina” 

Lydia a questo punto aveva fatto una pausa, prendendo un grande respiro. Derek sapeva cosa stava per dire, mancava solo un'altra persona. 

“Stiles ci ha messo più tempo di tutti. Lo so che ora ti sembra un'altra persona, ma avresti dovuto vederlo cinque anni fa. Non parlava, davvero, nessuna parola” 

E Derek davvero avrebbe fatto fatica a credere a quella versione dell’umano, se non avesse visto quei cambiamenti con i propri occhi. 

“Andavo a casa sua ogni giorno, ma lui nemmeno se ne accorgeva, fortunatamente anche per lui arrivarono i miglioramenti con la scuola. Dopo qualche mese, quando anche Scott stava molto meglio, cominciammo ad uscire di nuovo tutti insieme. Poco dopo Stiles ed io ci siamo messi insieme, era passato un anno” 

Derek aveva ascoltato tutto con attenzione, ma aveva una domanda da fare alla ragazza. 

“Perché mi stai raccontando tutto questo, Lydia?” 

Lei si era mossa di poco, mettendoglisi di fronte. 

“Ho notato una cosa” 

Il sopraccigli alzato di Derek le diede il permesso di continuare. 

“Sono passati altri quattro anni e per me, per noi, sembrava tutto normale, ma mi sono accorta che ci sbagliavamo. Già alla festa di fidanzamento, quando sei arrivato, è stato come se avessi riunito il nostro branco intorno al tuo. Scott ti vede davvero come un fratello, sei un punto di riferimento fondamentale per lui e, credimi, sta trasmettendo lo stesso atteggiamento a Liam. Kira ti ammira e ammira anche i tuoi beta. Come lei, nemmeno io ti conoscevo benissimo, ma so che sei stato oggettivamente indispensabile molte volte e sei una guida per il mio Alpha. E Stiles… L'ho visto parlare con te durante gli allenamenti, ho visto come sorrideva ai tuoi beta e come questo suo buono umore, dovuto all'unione di questi due branchi, abbia influito su tutti noi. È sempre stato il cuore del nostro branco, cinque anni fa e ora. Sono convinta che se lui sta bene, stiamo meglio tutti. Sto con lui da quattro anni, abbiamo riso, siamo stati bene e anche male, ma questo Stiles mi piace di più, vorrei vederlo sempre così, credimi. Vorrei vedere il mio branco sempre così felice. RAGAZZI, USCITE FUORI, SO CHE STATE ASCOLTANDO!” 

Derek non si aspettava quel grido quasi da banshee e si portò le mani alle orecchie, la porta ai aprì subito, lasciando uscire tutti e dando modo a Lydia di rivolgersi a Scott.  

“McCall, prima chiedi a Derek quello che gli devi chiedere. Poi puoi ringraziarmi” 

Derek, alzatosi dalle scale, si era girato verso l'altro Alpha, in attesa. Scott, mentre si stritolava le mani, alzò gli occhi verso i suoi.  

“Volevo chiederti, e penso di parlare a nome del mio branco…” 

Derek aveva seguito lo sguardo dell'altro osservando a sua volta i membri del branco McCall, sorridevano tutti, tranne Stiles che aveva preso a mordersi il labbro inferiore. 

“…se.. Se ti andrebbe di restare a Beacon Hills. Non per sempre, anche se lo vorrei tanto, almeno fino al loro matrimonio, poi deciderai meglio cosa fare” 

Derek, nonostante sapesse già cosa rispondere e sentisse già le emozioni dei propri beta e di sua sorella, li guardò negli occhi. Quelli di Thomas erano speranzosi e limpidi, Raven gli stava rivolgendo uno sguardo di una che sa più di quello che dimostra, mentre Cora era quasi raggiante, nonostante un sentore di preoccupazione. Derek, anche se non avrebbe dovuto, si girò a guardare anche Isaac e stranamente lo vide sorridergli e fare un cenno di assenso col capo.  

Rivolto di nuovo verso Scott, Derek diede la sua sentenza, probabilmente di morte certa. 

“Va bene” 

E mentre tutti esultavano, Derek notò solo due cose. La mano di Raven che gli scompigliava i capelli mentre la sua testa gli si poggiava ad una spalla, e un forte odore di angoscia emanato da Stiles. 

 

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Lydia era impazzita. Scott gli aveva riassunto brevemente il discorso della ragazza a Derek, ma Stiles non riusciva a coglierne pienamente il senso. Non era stupido, aveva notato anche lui i cambiamenti di quel pomeriggio, i sorriso rilassati, il senso di unione, ma perché raccontare quelle cose successe cinque anni prima? Perché raccontare del suo periodo di totale mutismo? 

Il pomeriggio era finito presto e ora Stiles era sdraiato sul letto nella propria camera, non aveva avuto modo di parlare con la sua fidanzata perché lei aveva degli impegni quella sera, ma ora poteva mandarle un messaggio. 

(Ore 23:04) Lyds, perché l'hai fatto? SS 

Lei avrebbe capito, sapeva a cosa si stesse riferendo Stiles.  

(Ore 23:06) Perché il vecchio Stiles era migliore. Dovevo provarci. LM 

(Ore 23:09) Se stiamo insieme da quattro anni, vuol dire che anche questo qui ti piace. SS 

(Ore 23:10) Stilinski, abbiamo già avuto questa discussione. Non ho mai detto che non mi piacevi prima, anzi. Eravamo più piccoli, io ero diversa, non era il nostro tempo. Ci siamo avvicinati mentre eravamo entrambi fuori di testa e ne siamo usciti insieme. Però da quando loro sono qui, ho visto pezzetti del vecchio te e non mi dispiacerebbe riaverlo indietro. Dopo quello che ci è successo nell'ultimo anno, poi, puoi biasimarmi? LM 

(Ore 23:15) Io sto bene. SS 

(Ore 23:16) Ma si può sempre stare meglio. Ti amo, sono qui per questo. LM 

(Ore 23:17) Ti amo anch'io e mi fido di te e della tua testa, ma mi sembra comunque una cazzata. Gli avvenimenti ci cambiano, non è sempre bene tornare indietro. SS 

(Ore 23:19) Shhh! LM 

 

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Derek, sdraiato sul letto, si era coperto la faccia con le braccia in un gesto di esasperazione nello stesso attimo in cui la mano di Raven aveva abbassato la maniglia per aprire la porta ed era entrata in camera. 

“Raven” 

Raven taci. Raven va via. Raven non fare nulla. Era tutto rinchiuso in quel nome, ma lei non si sarebbe fermata, Derek lo sapeva.  

“Si, ciao capo. Allora? Cosa ci fai qui a rimuginare? Cosa abbiamo imparato? Agire, non pensare. Su!” 

A volte la odiava. Le avrebbe facilmente staccato il collo in tre secondi. 

“Derek!” 

Indifferenza. Probabilmente sarebbe sparita. 

“Ok, parlo da sola allora, fatti più in là. Bene. Cosa stavi per combinare quando Stiles ti ha messo spalle a terra?” 

“Niente, Raven” 

“Si, e io sono bionda. Ok, partiamo dal principio e analizziamo la situazione. Stiles è fidanzato” 

Aveva alzato l’indice. 

“Syiles si sposa tra un mese, circa” 

Si era aggiunto il medio.  

“Ti attrae fisicamente, tra l'altro ti capisco, e qualcosa di lui ti fa arrabbiare” 

Anulare e mignolo.  

“Raven, non ne voglio parlare” 

“Va bene, fatti le tue seghe mentali, ma sappi che stava per entrare Cora qui prima di me. Se continui così nessuno ti toglierà la chiacchierata con la sorellina minore che ha capito le mie stesse cose. Ora fa la nanna, domani prendiamo il sole” 

“Il sole?” 

“Ovvio! Non vedi quanto sono pallida? Ci rilassiamo, scambiamo la protezione di Thomas con quella alla carota che lo fa diventare arancione e lo sfottiamo per tutto il giorno. Si prospetta una grande giornata, capo!” 

Derek non aveva neppure avuto il tempo di afferrarle il braccio per ordinarle di non farlo, che lei era già scesa dal letto ed era uscita dalla stanza. 

Due ore dopo ancora non stava dormendo.  

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***



Spero veramente non ci siano ORRORI madornali, ma l'ho riletto velocemente, altrimenti avrei aggiornato giovedì.
Gli eventi di questo capitolo sono stati inconsapevolmente ispirati da ScoSt1124, grazie bab, Acata è anche musa :'D


Buona lettura! 






Sette Giugno. Era 
ancora il sette Giugno e Stiles stava già cercando di arginare una crisi isterica della  sua fidanzata. Erano andati al centro commerciale perché “I piatti per la casa nuova non si compreranno da soli” e Stiles era stato anche felice di andarci perché si era svegliato quella mattina sudato da capo a piedi: se l'estate era iniziata così, non sarebbe arrivato vivo alla fine del matrimonio con addosso camicia, panciotto e giacca. Lydia l'aveva trascinato in giro per almeno due ore, per fortuna si erano fermati a mangiare anche qualcosa, e alla fine oltre i piatti avevano preso anche uno strano dipinto che Stiles riusciva a stento a capire cosa fosse. Arrivati all'uscita dell'edificio, però, non avevano creduto ai loro occhi: Il cielo si era fatto così scuro che tendeva al nero e tirava un vento così forte che gli alberi quasi si piegavano in due. Ed era quello il motivo per cui Lydia aveva cominciato a perdere la testa. 

“Sposatevi in estate, le giornate sono belle. Un cazzo! Guarda che tempo!” 

Stiles davvero voleva calmarla, ma aveva imparato che una Lydia in quelle condizioni andava lasciata sfogare. 

E non dirmi che manca un mese perché sappiamo cosa significa questo cielo!” 

Si, tutti gli abitanti di Beacon Hills e della California lo sapevano: la stagione dei tornado era ufficialmente cominciata. Solo un imminente uragano poteva far cambiare così drasticamente le condizioni meteo, perciò Stiles, cellulare alla mano, aveva controllato le notizie più recenti e aveva confermato la loro teoria. Da lì ad un giorno sarebbe passato un uragano proprio sulla loro cittadina, non avrebbe fatto gravi danni, era grande nelle norma, ma sarebbe stato preceduto da un forte temporale che aveva tutta l'aria di star arrivando. 

“Lyds, dai, andiamo alla macchina prima che cominci a piovere. Ho lasciato anche le finestre aperte a casa” 

 

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“Sta davvero per arrivare un uragano? Un vero uragano? Non vedo l'ora!” 

 

Per sua fortuna Thomas era un lupo mannaro, altrimenti, dopo quella affermazione, Derek l'avrebbe lasciato fuori durante il tornado per fargli vedere quanto fosse davvero bello.  

Già da quella mattina tutti in casa avevano cominciato ad avvertire che qualcosa stava cambiando, nonostante la giornata sembrasse perfettamente estiva i sensi da lupo erano allertati. Derek sapeva perfettamente cos'era quella sensazione, Cora la ricordava un po' meno, e l'aveva spiegata agli altri. Raven aveva alzato semplicemente le spalle e aveva continuato a preparare la colazione, Thomas…lui l'aveva presa diversamente.  

“Secondo voi passerà di qui? Cioè intendo proprio vicino casa!” 

“Idiota! Se passa vicino questa casa, dopo dovremmo alzare rami dal giardino, magari anche qualche albero, potrebbe danneggiarsi il tetto e anche quella specie di casa sull'albero che stai costruendo” 

Per fortuna Cora l'aveva anticipato e gli aveva anche rubato dalle mani un perfetto scappellotto che Thomas aveva ricevuto con estrema dignità. 

“Vuoi rompermi il collo?! E la mia casa è molto resistente!” 

 

Thomas aveva iniziato il suo nuovo hobby solo due giorni prima. Derek era uscito in giardino perché aveva sentito strani rumori e l'aveva visto trasportare delle travi in legno dal capanno degli attrezzi fino all'albero più grande sulla destra della casa. Non gli aveva chiesto subito cosa avesse intenzione di fare, ma l'aveva osservato e l'aveva sentito fischiettare fino a quando il ragazzo non si era accorto di lui. 

“Capo! Faccio una casa sull'albero!” 

Derek l'aveva semplicemente lasciato fare e gli aveva portato un succo di frutta due ore dopo, poi si era seduto sulle scale del portico a leggere un libro mentre ogni tanto dava un'occhiata all'opera in via di costruzione.  

Ora della casa mancava solo il tetto, ma anche Derek era convinto che fosse resistente dato che aveva visto il suo beta aggirarsi in casa addirittura con in mano progetti degni di un architetto.  

Dato che Cora aveva preso a ridere e la discussione non sarebbe finita presto, Derek decise di darci un taglio e spiegare a tutti come si sarebbero comportati quando sarebbe arrivato il tornado.  

Statemi a sentire. Appena arriverà, scenderemo in cantina, è fatta in cemento e non sentiremo nemmeno troppo forte i tuoni e il vento. Probabilmente durerà al massimo mezz'ora e poi torneremo tutti a fare quello che stavamo facendo, però dobbiamo mettere delle travi alle finestre, sta già arrivando il temporale e non voglio dover riparare tutti i vetri. Collaborerete tutti, anche tu Raven” 

La beta dai capelli rossi, però, non sembrava per niente d'accordo. 

“No. Non mi piacciono i temporali e se sta arrivando, non voglio vederlo” 

“Se facciano presto, in un'ora avremmo finito e potrai fare quello che vuoi. Lo so che non ti piacciono, ma dobbiamo dare una mano tutti e quattro. Thomas ed io prendiamo le travi, voi due prendete i chiodi e i martelli, faremo presto” 

Vedere Raven così spaventata era sempre brutto, ma Derek sapeva che essere di aiuto avrebbe a sua volta aiutato lei a distrarsi dai tuoni. Per questo, prima di andare fuori, le era passato di fianco e le aveva accarezzato la testa per rassicurarla e per distrarla dai suoi pensieri. 

“Capo! Cosa sono questi gesti di affetto?! Così mi sconvolgi!” 

 

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Purtroppo Stiles era sempre stato sfigato e sempre lo sarebbe stato. Aveva accompagnato Lydia a casa nell'esatto momento in cui un tuono più forte degli altri aveva squarciato il cielo e aveva iniziato a piovere. Il tragitto verso casa sua non era mai stato così trafficato e la Jeep non aveva mai fatto così tanti capricci, ma alla fine era riuscito ad arrivare sano e salvo. Salvo non come la finestra di camera sua e quella della cucina che erano rimaste aperte, come ricordava, e che purtroppo a causa del vento avevano probabilmente sbattuto così forte da frantumarsi completamente e ricoprire i pavimenti di vetro rotto.  

Stiles, imprecando, aveva cercato invano di arginare il danno, ma l'acqua continuava ad entrare dai vetri rotti e suo padre non rispondeva al telefono. Sicuramente lo sceriffo aveva molto da fare, sulla strada aveva visto almeno due incidenti, quindi la seconda alternativa era Scott.  

(Ore 15:03) Amico, mi sto allagando, corri. SS 

(Ore 15:04) Sei a casa? SM 

(Ore 15:05) Certo che sono a casa! Porta delle buste, delle travi, qualsiasi cosa. Si sono rotte due finestre. SS 

(Ore 15:07) Porto anche Isaac. SM 

(Ore 15:09) Credi sia adatto per essere attaccato alle finestre rotte? SS 

(Ore 15:10) Dice di non essere così spiritoso o ti rompe anche le altre. SM 

 

Scott ed Isaac erano arrivati dopo poco meno di dieci minuti, bagnati fino ai calzini. 

Avete fatto una doccia vestiti prima di venire?” 

“Stilinski, tutta la città è bloccata, ringrazia il cielo che siamo lupi e non ci ammaliamo se camminiamo sotto i temporali” 

Forse era meglio non far arrabbiare il biondino, quindi Stiles si era fatto da parte, li aveva fatti entrare e li aveva anche aiutati a chiudere le due finestre con dei teli di plastica abbastanza resistenti che Scott aveva trovato nel suo garage. Dopo aver pulito anche i pavimenti da tutto il vetro ed essersi asciugati, si erano seduti sul divano. Stiles era distrutto.  

“Non pensavo che la pioggia fosse così faticosa, grazie ragazzi” 

Scott gli aveva battuto una pacca sulla spalla, ma lo stava guardando preoccupato. 

“Cosa c'è, Scottie?” 

“Dove andrete durante il tornado?” 

Stiles non ci aveva pensato, ma la risposta non era difficile.  

“Papà lavorerà di sicuro, io starò qui come sempre. Magari in camera di papà che ha la finestra intatta 

“Ho sentito che sarà abbastanza forte, non puoi andare in qualche rifugio? Mamma ed io andiamo dai signori Gilly, però ci va mezzo quartiere, posso chiedere se puoi venire, sei solo tu” 

“Scottie, sono sempre stato qui, tranquillo” 

“Va da Lydia almeno 

“Non potrei, dato che suo padre e sua madre non ci sono, l'hanno praticamente costretta ad andare da dei parenti qui vicino. Mi ha anche chiesto di andare, ma uno dei loro figli mi odia e una volta mi ha messo gli spilli su una sedia” 

Stiles aveva finito la frase con una smorfia di dolore, ma Isaac l'aveva interrotto. 

“Vuoi venire da Argent? Ha una specie di rifugio atomico sotto casa” 

“Ragazzi, davvero, non c'è pericolo, questa casa è resistente e io non ho paura di un uragano. Siamo in California, ce ne sono un sacco ogni anno. Ora andate, prima che rischiate di beccarvi un fulmine. Mi andate bene da lupi, non voglio anche due Flash, su!” 

 

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Le finestre erano state sprangate giusto in tempo, i primi goccioloni stavano già bagnando il terreno quando Thomas aveva messo l'ultimo chiodo. Derek, dopo il primo tuono più forte degli altri, aveva deciso che era arrivato il momento di scendere in cantina, quindi aveva preso qualche provvista, qualche candela e alcuni libri, insieme a cellulare e pc, e aveva spinto gli altri tre giù per la scala. I rumori erano molto attutiti, ma per le orecchie di un lupo erano comunque troppo forti, soprattutto per quelle di Raven che si era accoccolata su un divano messo contro la parete sul fondo.  

A New York non c'erano quasi mai temporali così forti, ma appena l'odore di pioggia si faceva più intenso, Derek sapeva che da lì a breve avrebbero suonato alla sua porta. I primi tempi, quando erano solo in due, Raven entrava in casa senza parlare e si accoccolava sul divano come in quel momento. Con l'arrivo di Thomas anche il ragazzo li raggiungeva perché “Siamo un branco e sento che qualcosa non va”. La prima volta in cui Raven aveva parlato, era stata solo tre anni prima mentre era sempre sullo stesso divano, con Thomas che guardava la TV e Derek che osservava la pioggia dalle finestre.  

Quando sono stata morsa pioveva. Stavo tornando a casa dagli allenamenti di pallavolo e correvo a testa bassa per non farmi entrare l'acqua negli occhi, ma era inutile dato che ero zuppa dalla testa ai piedi. Avevo diciassette anni 

Derek aveva continuato a guardare fuori mentre ascoltava quella storia di cui conosceva solo pochi dettagli; Thomas aveva impostato la televisione su Muto.  

“Non era ancora buio, quindi decisi di prendere la scorciatoia per arrivare a casa presto, ma non avrei dovuto. Non appena girai nel vicolo stretto che portava poi al retro di casa mia, qualcuno mi afferrò per un braccio così forte che probabilmente si ruppe e allo stesso tempo sentii un dolore ancora più forte su una spalla. Pensai che mi avessero sparato, mica ad un morso di un mannaro Alpha, ma due secondi dopo ero già svenuta. Mi risvegliai sentendo ancora i tuoni, fortissimi, come se fossero nella mia testa e annusando l'odore della pioggia. La prima cosa che vidi fu la sua faccia, di Robert, il mio Alpha. Stava seduto per terra di fianco a me e sorrideva mentre mi accarezzava i capelli. Mi disse che per qualche strano segno del destino, la pioggia gli faceva sempre bei regali, ma io ero stata il migliore. Girando lo sguardo verso la stanza che lui osservava, notai altre due ragazze sedute per terra che si tenevano per mano, avevano gli occhi gialli. Una di loro, era Debby, gli urlò di lasciarmi andare, ma lui le disse che era troppo tardi, ma che io non sarei stata come loro, io ero più preziosa. Ancora oggi non so spiegare perché su di me non ha mai alzato un dito, già ne abbiamo parlato di questo, Der, non so perché picchiasse loro due e le altre che sono arrivate dopo di me, ma a le non ha mai fatto del male. Diceva solo che quel pomeriggio la pioggia gli aveva regalato di nuovo il fuoco, immagino si riferisse ai miei capelli” 

Derek ricorda perfettamente la figura di Raven che si alza dal divano, che abbraccia Thomas e che poi lo raggiunge e gli dice “Tu invece mi hai salvata quando in cielo non c'era nemmeno una nuvola, sapevo di aver trovato quello giusto, quello che lo avrebbe ucciso” 

 

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Se i tornado erano noiosi perché ti costringevano in casa, questo per Stiles stava superando ogni soglia di sopportazione perché lo costringeva a starsene anche da solo. Aveva visto qualche puntata di uno stupido telefilm alla tv, prima che questa decidesse di non trasmettere più nulla e ora se ne stava sul letto dello sceriffo a guardare il soffitto. Magari Lydia gli avrebbe tenuto compagnia.  

(Ore 18:09) Che fai? SS 

(Ore 18:12) Mio zio racconta per l'ennesima volta il suo viaggio in Africa e di quando ha accarezzato un leone. Potrei morire di noia. Tu? LM 

(Ore 18:14) Credo di essere già morto per lo stesso motivo. SS 

(Ore 18:15) Sei ancora in tempo per andare da Scott, magari sei più sicuro e ti annoi pure meno. LM 

(Ore 18:16) Non mi cadrà il tetto sulla testa! Ora mi faccio un panino, ho pure fame. SS 

(Ore 18:17) Come vuoi. Qui siamo passati alla passeggiata sull'elefante… LM 

 

Farsi un panino sarebbe stata un'azione piuttosto semplice, se non fosse saltata la corrente nel momento in cui Stiles stava cercando i pomodori nel frigo. Alla fine ci aveva rinunciato e aveva mangiato uno schifo di sandwich con una fetta di prosciutto e una di formaggio, ma almeno aveva saziato un po’ la fame. Mentre cercava la torcia elettrica facendosi luce con il flash del cellulare, però, questo gli cadde dalle mani quando dalla cucina sentì una specie di scoppio.  

Il telo sulla finestra rotta, spinto dal vento esterno, si era gonfiato fino a strapparsi e a fare rumore e probabilmente il rumore che aveva sentito dalla propria camera era il segnale che anche l'altro avesse ceduto. Purtroppo, però, non era solo il vento, ma anche una pioggia fittissima che aveva già allagato, di nuovo, metà cucina. Quella poteva essere definita solo sfiga. Colossale sfiga.  

Rinunciando a tentare di riparare lo squarcio, Stiles si era diretto di nuovo in camera di suo padre, ma lì lo scenario forse era anche peggiore: L'acqua stava entrando con una tale violenza dalla finestra spalancata che il letto era già zuppo. Doveva arrendersi.  

(Ore 18:34) Scottie, hai presente l'invito che mi hai fatto? Che ne dici di usare il tuo essere lupetto per venirmi a prendere? Casa mia non sta reggendo benissimo. SS 

(Ore 18:35) Arrivo subito. SM 

(Ore 18:37) Mamma ha detto che non mi devo muovere da qui. E anche la signora Gilly. Ti mando qualcuno tranquillo, mettiti al sicuro sotto qualcosa. SM 

(Ore 18:38) Di ad Isaac di entrare dal retro, la porta di ingresso è sbarrata. SS 

 

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“Derek, mi sto rompendo le palle, facciamo qualcosa” 

Cora: Sempre molto schietta. Solo che Derek davvero non sapeva come accontentarla. Aveva portato solo qualche libro, prevalentemente per sé, e l’iPod di Thomas aveva già riprodotto quasi tutte le canzoni.  

“Vi va di fare un gioco? Io dico una parola e voi mi dite un avvenimento che vi viene in mente sentendola. Dai, Thomas, la prima parola è carota!” 

Il beta si era alzato dal pavimento e si era affiancato a Cora, seduta su degli scatoloni. 

“Mh…carote…Ah, si, questa è facile! Quando Raven mi ha fatto diventare arancione per dodici ore qualche giorno fa!” 

“Uffa, è vero. Dai, tocca a te” 

“Rav? Giochi?” 

Derek, che preoccupato si era girato verso la ragazza, aveva tirato un sospiro di sollievo nel vederla mettersi seduta sul divano e annuire verso il suo compagno di branco. 

“Bene! La parola è piede” 

“Facile anche questa. La prima volta che abbiamo combattuto ti ho rotto il piede sinistro in tre punti solo saltandoci sopra” 

“Non farmelo ricordare! Sento ancora il dolore!” 

Derek non aveva potuto fare a meno di sorridere. Thomas quel pomeriggio aveva quasi pianto dal dolore e dalla vergogna. Stava quasi per infierire ricordandoglielo, quando Raven lo interruppe.  

“Capo! La tua parola è…mh…piscina!” 

Derek ci aveva pensato su, ma al momento gli veniva in mente solo una volta in cui aveva messo piede in una piscina. 

“Mentre ero paralizzato a causa di un kanima” 

La reazione dei due beta era stata quasi simultanea. Ma Thomas era stato più veloce a parlare. 

“Paralizzato? E come hai fatto a non affogare?”  

“C'era anche Stiles 

“Ti ha tenuto a galla?” 

“Si, c'ero solo io a poterlo difendere da quella bestia quando mi sarei ripreso” 

Raven l'aveva guardato con un’aria troppo scettica, però. 

“O semplicemente voleva tenerti in vita, no?” 

Per fortuna ad interrompere la conversazione ci pensò lo squillo del cellulare di Derek. Vedere il nome di Scott sullo schermo lo face preoccupare non poco.  

“Scott?” 

“Derek? Derek mi senti?” 

La voce di Scott era abbastanza disturbata, probabilmente a causa del forte temporale. 

“Si. Che succede?” 

“Io sono bloccato qui e Isaac non può uscire di casa. Liam è fuori e nin voglio chiedere a Kira” 

Scott McCall e la chiarezza: due cose distinte. 

“Scott, cosa succede? Non puoi uscire per andare dove?” 

“A casa di Stiles, sta praticamente cadendo a pezzi. Entra dal retro. Devo andare, fammi sapere se sta bene!” 

E aveva messo giù. Derek era ancora con il cellulare accostato all'orecchio quando Raven gli diede un calcio in un fianco dal divano dove era seduta.  

“Capo! Tu non esci!” 

Derek capiva la paura della sua beta, e il tempo fuori sembrava essere davvero peggiorato in pochi minuti, ma non aveva scelta.  

“Appena esco, sbarrate di nuovo la porta. Thomas, apri solo quando busserò e non uscite per nessun motivo. Cora, ti mando un messaggio quando arrivo da Stiles, tranquilla. Raven?” 

“Che vuoi?” 

Derek si era abbassato fino a guardarla fisso negli occhi, illuminando i suoi di rosso. 

“Esci da questa cantina e sei fuori dal branco, hai l'ordine di mettere k.o. anche loro due se ci provano” 

“BASTARDO! MI HAI DATO UN ORDINE ALPHA!” 

Ma Derek era già metà fuori dalla porta con un ghigno soddisfatto sul volto.  

 

La situazione all'esterno era degna di un film. L’esterno della villa era vittima del caos più totale: Gli alberi quasi spezzati dal vento, i rami rotti che volavano in ogni direzione. Le strade in città, invece, erano già deserte, il vento così forte da spostare quasi le poche auto parcheggiate. Derek aveva deciso di non prendere la sua e di correre il più veloce possibile, nonostante il tempo. Sapeva che Stiles non era proprio in pericolo, almeno non ancora, era comunque in casa ed era abbastanza intelligente da decidere di ripararsi almeno sotto al letto.  

Arrivato a casa Stilinski, Derek aveva deciso di seguire le indicazioni di Scott e di entrare dalla porta sul retro. Non era sbarrata, ma per fortuna era ancora intatta data la posizione più protetta, la stessa cosa non si poteva dire per tutte le finestre del piano di sopraSi potevano vedere le travi di legno strappate via dal vento.  

Entrato in casa, non fu difficile trovare Stiles grazie al suo odore. Doveva essere al piano di sopra, in camera dello sceriffo ed emanava solo paura.  

 

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 Stiles aveva messo in atto tutte le sue conoscenze su come comportarsi in quei casi. Si era infilato sotto il letto di suo padre, si era portato dietro anche un cuscino poco bagnato nel caso fosse dovuto rimanere lì a lungo e anche una merendina. Beh, era la prima cosa commestibile che aveva trovato di fianco alla bottiglia di acqua. Il cellulare era morto dopo l'ultimo messaggio di Scott per la batteria scarica, quindi stava ingannando la boia contando i tuoni. Era arrivano a trentatré quando un altro rumore lo fece spaventare così tanto da fargli battere la testa contro la rete del letto facendogli vedere le stelle. Doveva essere la porta sul retro e doveva essere Isaac che l'aveva sfondata perché chiusa a chiave.  

“ISAAC! SOBO DI SOPRA!” 

“Lo so che sei lì sotto, ti sento. Dai, esci fuori” 

Quello non era Isaac. A meno che tutti quei tuoni non avevano compromesso il suo udito, quello non era decisamente Isaac.  

“Derek?” 

“Si, genio. Esci prima che fuori peggiori e non possiamo spostarci 

Stiles spostò lentamente il cuscino e strisciò fuori dal nascondiglio di fortuna mettendosi in piedi di fronte al lupo. 

“Perché ci sei tu e non Isaac?” 

Non lo so. Mi ha chiamato Scott e mi ha detto di venire qui” 

 

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Stiles era quasi completamente bagnato, l'odore di paura stava scemando con il passare dei secondi, ma quello che più aveva attirato l'attenzione di Derek erano le sue mani e il sangue su di esse. E il ragazzo doveva essersene accorto per quello che disse.  

“Mi…mi sono graffiato giù, mentre cercavo di riparare la finestra. Ci sono pezzi di vetri ovunque, non è nie-“ 

E Derek stava davvero cominciando a porsi serie domande su quel suo reagire di istinto, perché ancora una volta si era ritrovato a dieci centimetri da quel ragazzo, ma questa volta l'aveva anche toccato. In un solo movimento aveva afferrato le sue mani tra le proprie e aveva cominciato a portargli via il dolore con una, mentre con l'altra cercava di togliere tutte le piccole schegge che continuavano a farlo sanguinare. 

Se Derek era stato sorpreso dal proprio comportamento, Stiles doveva essere messo peggio se il suo cuore parlava chiaro: Aveva preso a battere ad un ritmo ai limiti del consentito e Derek sentiva chiaramente i suoi occhi puntati addosso, solo che ormai aveva fatto quella cazzata e non aveva il coraggio di spostare lo sguardo dalle loro mani. In più sentiva che Stiles era sollevato dal non sentire più dolore, quindi il suo lupo stava quasi facendo le fusaStava quasi Inspiegabilmente facendo le fusa.  

 

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“Ok, lupo, credo che dovremmo andare da qualche parte” 

Stiles aveva detto quella frase sfilando le proprie mani da quelle dell'altro. La situazione era abbastanza imbarazzante sia per il gesto di Derek che per il fatto che il mannaro sembrava stupito dalle sue stesse azioni. Non che Stiles fosse da meno; i graffi non gli facevano poi tanto male, se non muoveva le mani, era più preoccupato per la botta che aveva preso alla caviglia mentre saliva le scale, ma Derek sembrava non essersi accorto di quella. Stiles comunque, internamente, lo stava ringraziando perché i poteri lupeschi gli avevano tolto pure quel dolore.  

Ora, però, dovevano andare via di lì e per fortuna Derek sembrava essersi ripreso.  

“Non ho la macchina, prenderemo la Jeep, almeno potremmo arrivare fino alla villa attraversando la riserva. Ce la fai a scendere le scale?” 

“Cosa?” 

“La caviglia” 

Oh. Allora se ne era accorto. Ora Stiles era consapevole di essersi fermato con un'espressione simile, se non uguale, a quella che Derek aveva fino a dieci secondi prima.  

“Oh. Sto bene. Ce la faccio, si, andiamo. La Jeep 

 

Il viaggio era stato silenzioso, se non si contavano i tuoni e il vento, e Derek aveva guidato senza spostare un attimo gli occhi dalla strada e dai vati oggetti che volavano in giro. Nel breve tratto nella riserva, Stiles non ci aveva nemmeno provato ad iniziare una conversazione: Tra fossi e curve veloci non ci sarebbe riuscito a parlare normalmente. 

Arrivati alla villa, Derek gli aveva detto di correre il più veloce verso l'ingresso e Stiles aveva obbedito senza fiatare, solo che sui gradini del portico aveva quasi rischiato di inciampare e di schiantarsi con il naso sul legno, se non fosse stato afferrato da Derek per il colletto della camicia, si sarebbe sicuramente rotto almeno il naso. 

“Cazzo. Grazie!” 

“Veloce, entra” 

 

 

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“THOMAS, APRI!” 

Appena la porta si era aperta, Derek aveva spinto Stiles per i pochi gradini, sicuro che Thomas l'avrebbe afferrato, e aveva di nuovo sbarrato la strada.  

“Cora, prendi qualcosa per asciugarlo, Raven, tieni, manda un messaggio a Scott” 

Le aveva lanciato il proprio cellulare e si era seduto ai piedi del divano, bagnato dalla testa fin dentro le scarpe. Al centro della Stanza Cora stava strofinando un asciugamano sulla testa di Stiles. 

“Ehi, ehi, piccola Hale! Così i capelli me li stacchi, so fare da solo” 

“Si, ma fa presto che ti ammali. Der, tieni, asciugati anche tu almeno un po', stai gocciolando” 

Derek aveva afferrato al volo l'asciugamano e aveva iniziato ad asciugarsi il viso, quando Raven, seduta ancora sul divano, gli si era avvicinata ad un orecchio per sussurrargli qualcosa. 

Questa volta l'hai salvato tu, capo” 

Per fortuna Stiles non aveva il loro udito, perché quell'affermazione l'aveva sentita anche Thomas che si era girato a guardarli e Cora che aveva solo esclamato un “Vero!” che aveva fatto fermare Stiles dall'asciugarsi i piedi per guardarla con uno sguardo interrogativo. 

Per forza di cose, Derek aveva allungato un braccio alla cieca dietro di sé per colpire Raven. Che poi l'avesse fatto con forza  era stata solo una casualità.  

 

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Finalmente asciutto, Stiles aveva mandato un messaggio a Lydia per avvisarla di quello che era successo, lei gli aveva risposto in meno di due minuti.  

 

(Ore 19:56) La cosa importante è che sei al sicuro e intero, alla casa ci penserai quando sarà passata. Il telegiornale dice che finirà domani in tarda mattinata e che stanotte peggiorerà. Sta attento, mi raccomando. LM 

(Ore 19:58) Certo, sta attenta anche tu. Ora devo spegnere il del, che era scarico e il generatore di riserva non possiamo usarlo per ricaricare i telefoni. Se c'è qualche problema, urla! SS 

 

Dopo aver spento il proprio cellulare, Stiles si era seduto per terra, di fianco a Cora appoggiato a degli scatoloni. La ragazza sembrava essersi quasi addormentata quando si alzò all'improvviso facendolo spaventare. 

“Continuiamo il gioco! Stiles, io dico una parola e tu il primo avvenimento che ti viene in mente sentendola, ok?” 

Se quella era l'alternativa ad un silenzio noioso, ok.  

“Va bene, spara” 

“Mh…Reggiseno!” 

“Ma che parole sono! E va bene.. Allora… ah, si! Una volta Scott voleva comprare un completo intimo per Kira e siamo entrati in questo negozio. Eravamo tra le ferie corsie e Scott era indeciso tra due reggiseni quindi una commessa si è avvicinata a noi per aiutarci. Ci chiese se sapevamo la taglia e Scott le fa “Si! È grande tipo così!” e mette la mano a coppa, così. Quella ragazza probabilmente non lo scorderà più!” 

Una risata aveva invaso tutto l'ambiente, anche Raven si era messa a sedere tenendosi la pancia per il troppo ridere e Thomas si stava asciugando le lacrime. 

“Ehi! Non ne fate parola con Scott, credo sia ancora imbarazzato” 

Stiles aveva parlato spostando lo sguardo da Raven a Derek, seduto ancora per terra al suo fianco e aveva preso una decisione: Non si sarebbe mai abituato a quella nuova versione, vederlo sorridere era sempre troppo strano.  

“Ora tocca a me? Ok, Thomas la parola è borsetta” 

Thomas aveva semplicemente scrollato le spalle. 

“La storia della borsetta è famosa. Ero appoggiato ad un muro una sera, non mi ero reso conto di essere di fianco ad un bancomat, stavo semplicemente fumando una sigaretta quando mi si avvicina una signora e comincia a picchiarmi con la sua borsetta. Credeva fossi appostato lì per fare qualche rapina! Assurdo” 

Questa volta a ridere era stato solo Stiles, forse gli altri l'avevano sentita troppe volte quella storia. Toccava al beta.  

Mh..Derek, la tua parola è-“ 

Ma Raven l'aveva interrotto. 

“Posso suggerirtene una, Thomas?” 

Quella, a Stiles, era sembrata più una minaccia che una richiesta, e forse Thomas, dato che aveva solo annuito, aveva avuto la stessa sensazione. 

 

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Che quella di Raven sarebbe stata una parola scelta con cura per suoi scopi oscuri, Derek lo sapeva benissimo, ma non si sarebbe aspettato quella.  

“Bene, Capo, la tua parola è matrimonio” 

E purtroppo Raven sapeva bene dove colpire, e sicuramente aveva capito qualcosa di Derek che era sconosciuto anche al lupo stesso. Aveva raccontato alla sua beta di non essere mai andato a nessun matrimonio mentre erano in viaggio per Beacon Hills dopo che lei gli aveva raccontato di aver fatto da damigella quando era piccola a quello di una sua parente. Quindi poteva rispondere solo in un modo. 

“L'unico matrimonio che mi viene in mente è quello futuro di Stiles, quindi non ho nulla da raccontarvi, non ci sono ancora andato 

Cora gli aveva sorriso, come per dirgli che era dalla sua parte, ma dopo meno di un secondo, Derek l'aveva vista rivolgere un occhiolino a Raven. Mai fidarsi di quelle due insieme.  

“Tocca a me, no? Raven, yogurt” 

Bisognava almeno provare a contrattaccare, però. 

“Capo, sei cattivo! La storia dello yogurt non interessa a Stiles e gli altri la conoscono” 

Ma Derek sapeva che solo quella frase avrebbe scatenato la curiosità dell'umano oltre ogni limite, se ne aveva ancora fi curiosità. 

“No no no no! Ora parla, voglio assolutamente sapere!” 

A quanto pareva, ancora un po' lo conosceva, e conosceva anche Raven che ora emanava solo un odore di irritazione. 

“E va bene, in breve un giorno feci la spesa, ma miei lo yogurt in bagno al posto dello shampoo, era yogurt da bene. Non chiedermi come feci a sbagliarmi. Resta il fatto che due giorni dopo, quando mi lavai i capelli, quella roba era ormai andata a male e puzzava tantissimo. Come i miei capelli che puzzarono per due giorni. Contenti? Andiamo avan-“ 

La risata di Stiles, che aveva gli occhi lucidi e si teneva lo stomaco con una mano, mentre l'altra la batteva per terra, a Derek arrivò precisa nella pancia e, ancora una volta inspiegabilmente, sentì l'impulso di avvicinarsi a quel ragazzo che in quel momento sembrava lo stesso adolescente che non aveva salutato cinque anni prima.  

 

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Il gioco era finito dopo altri due racconti di Cora e Thomas, dopodiché era di nuovo calato il silenzio e Stiles aveva steso le gambe davanti a sé guardandosi ancora intorno.  

La stanza era quasi vuota, fatta eccezione per il divano e la pila di scatoloni ammassata ad una parete, però era pulita. Thomas si era acciambellato come un cucciolo sul pavimento e sembrava dormire, così come Cora che invece aveva la schiena appoggiata al muro. Forse anche Raven dormiva, era sdraiata sul divano, ma Stiles vedeva solo la sua schiena e il modo in cui aveva le gambe strette al petto: Sembrava avere paura.  

L'unico sicuramente sveglio era Derek che era ancora nella sua posizione di fianco alla sua beta e leggeva un libro. Stiles si perse ad osservarlo, quasi incantato. Era lo stesso di cinque anni prima, aveva solo i capelli un po' più lunghi e sembrava aver abbandonato le giacche di pelle, almeno ora che faceva caldo. Già l'aveva notato e ne aveva anche parlato con lui, ma non aveva potuto far a meno di notare, ancora una volta, quanto invece la sua espressione fosse cambiata. Era più rilassato, anche se rispondeva ancora a monosillabi, il suo viso era sereno e tutto nel suo corpo urlava che stava bene. Stiles, per un momento, mentre sentiva i propri occhi appesantirsi sempre più per il sonno, pensò che vedere Derek Hale in quel modo gli scaldava il cuore. Sapere che quell'uomo aveva finalmente una famiglia, che fosse circondato da qualcuno che davvero gli volesse bene senza secondi fini, gli fece chiudere gli occhi sentendosi davvero felice.  

 

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Derek si era sentito osservato, sapeva anche da chi, ma non aveva alzato lo sguardo dalle pagine fino a quando non era stato letteralmente investito da un odore di felicità. Aveva guardato subito Stiles, ma l'aveva visto scivolare lungo il muro, addormentato. Aveva così notato che anche Cora e Thomas si erano ormai addormentati, quindi si era alzato per prendere delle coperte per coprirli, anche se i due lupi non avrebbero sofferto il freddo.  

Si era quindi riseduto con la schiena appoggiata al divano e aveva ripreso il libro che stava cercando di leggere, ma Raven era ancora sveglia, già se ne era accorto. 

Quando ammetterai che ti piace?” 

Non c'era bisogno di mettere soggetti, Raven era così: Diretta e senza peli sulla lingua. 

“Raven, riposa” 

Ovviamente non avrebbe mollato la presa, quindi di era girata e si era avvicinata ancora di più. 

“Il tuo istinto ti spinge verso di lui, però dici che ora è diverso, ma allo stesso tempo cinque anni fa l'hai rifiutato perché non ti piaceva. Non capisco cosa c'è nella tua testa, ma capisco che per qualche strana ragione ti piace e sono solo preoccupata per te. Per voi” 

Lo so. Dai, fammi spazio, devi riposare, lo sento che stai tremando” 

Finiva sempre così durante i temporali, a dormire abbracciato a quella ragazza spaventata dai tuoni, solo che questa volta sarebbe stato diverso: avrebbe tenuto un occhio puntato anche su quel ragazzo attorcigliato in una coperta di lana.  

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 (Ripubblicato) ***


Ripubblico ancora una volta questo capitolo per i problemi che sta avendo il sito da un po' di giorni. Forse questa è la volta buona, lo spero. 
Purtroppo non riesco a rispondere alle recensioni che avete lasciato prima, il capitolo mi è sparito e vedo solo quelle di alcuni di voi. Se provo a rispondere, va in tilt. Magari ci riesco in questi giorni, nel frattempo vi ringrazio! 

Vi linko una storia che ho aiutato a scrivere, questa è sicuramente visibile: Touch- Line, mia e di Pampu che mi ha aiutata anche a sbloccarmi per finire questo capitolo. 





Il risveglio arrivò per Stiles come una cannonata precisa nel cervello. Probabilmente aveva chiuso gli occhi per pochissimo perché i tuoni erano ancora forti, così come il rumore del vento, ma non era stato quello a svegliarlo. Si era addormentato in una posizione fin troppo scomoda e il dolore al collo gli mandava fitte a cadenza regolare che scendevano per tutta la colonna vertebrale, in più aveva freddo. Per fortuna la torcia che avevano messo sul primo gradino davanti alla porta era ancora accesa e illuminava gran parte della stanza. Cora, al suo fianco, sembrava profondamente addormentata, così come Thomas ancora acciambellato sul pavimento. Lui forse stava sognando perché muoveva ad intermittenza un piede come se stesse cercando di scacciare qualcosa di fastidioso. Spostando lo sguardo verso il divano, dove ricordava fosse Raven e ai piedi del quale aveva lasciato Derek a leggere, Stiles vide che lì invece la situazione era cambiata. Raven era ancora sul divano, ma, sdraiato alle sue spalle c'era anche Derek. Erano abbracciati nella posizione che la testa di Stiles definì “a cucchiaio” ed erano entrambi con il corpo rivolto verso la stanza, quindi i loro volti erano ben visibili. Raven aveva le sopracciglia corrucciate in un'espressione quasi sofferente, ma dormiva, Stiles ne era sicuro. Derek, invece, aveva il volto disteso, nessuna espressione a parte la calma e muoveva il braccio che teneva intorno alla vita della sua beta. La sua mano stava compiendo leggeri cerchi sul braccio di lei, probabilmente per farle sentire la sua presenza e calmarla ancora di più. Stiles era quasi sicuro che Derek fosse sveglio, perché, nonostante gli occhi chiusi, dava l'impressione di avere comunque tutti i sensi allerta. Il ragazzo si perse ad osservare quella scena così intima e improvvisamente desiderò solo potersi alzare e andare via, era come se fosse un intruso in quella intimità che non lo riguardava per niente, tra persone che non conosceva. Si strinse un po' di più nella coperta che qualcuno gli aveva poggiato addosso tirandosi le ginocchia al petto e chiudendo di nuovo gli occhi.
 

 

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Era su quel divano da almeno un'ora, Derek, e aveva sentito Raven addormentarsi solo venti minuti prima, anche se la sentiva ancora molto agitata anche nel sonno.  

Sapeva che non avrebbe dormito, doveva ascoltare i rumori per capire cosa stesse succedendo, ma era comunque rilassato, tutti stavano riposando e l'atmosfera era abbastanza calma. Mentre stava cercando di capire che ore fossero, però, era stato distratto da un leggero movimento di Stiles: probabilmente doveva essere scomodo sul pavimento duro, ma non c'erano cuscini lì sotto. Il ragazzo sembrava essersi svegliato, ma Derek decise di continuare a far finta di dormire, si sarebbe riaddormentato a breve, era sicuramente ancora notte fonda. Quello che però il lupo non si sarebbe aspettato era si sentire un forte odore di tristezza, provenire sempre da quel punto della stanza. Stiles aveva preso ad agitarsi ancora di più, probabilmente si sarebbe alzato a breve, per quanto fosse cambiato, era sempre iperattivo, di questo Derek ne era certo, e starsene seduto nello stesso posto per molto tempo non era una cosa che avrebbe fatto.  

Se però si fosse alzato, avrebbe cominciato a gironzolare per la stanza e probabilmente avrebbe svegliato gli altri tre, quindi Derek fece la prima cosa che gli venne in mente. Aprì piano gli occhi per poter rivolgersi al ragazzo, ma le parole gli si fermarono in gola. Stiles era ancora sdraiato per terra, una mano appoggiata sotto al viso che gli faceva tenere la bocca un po' socchiusa, gli occhi chiusi e la coperta tirata fino al collo. 

I battiti del cuore del ragazzo stavano rallentando, forse stava per addormentarsi di nuovo, ma Derek capì che probabilmente stava sentendo molto freddo, dalla posizione in cui era. Raven si sarebbe di sicuro svegliata, ma Derek aveva sentito il bisogno di alzarsi e sciolse quindi le braccia dalla sua vita scavalcando il suo corpo per poter scendere dal divano. La ragazza si era svegliata, ma l'aveva lasciato fare, così si era diretto verso le altre coperte ammucchiate in un angolo e ne aveva presa una. Stiles era ancora tranquillo quando gli si avvicinò, gli occhi ancora chiusi e ancora quell'odore di quel sentimento così strano su di lui. Derek, dopo essersi accovacciato al suo fianco, gli aveva appoggiato l'altra coperta sulle spalle, alzando anche quella fino al collo.  

Ancora una volta il lupo agì per sé spingendo il mannaro a fare un gesto prima ancora di pensarci. Leggera, una sua mano si appoggiò sui capelli di Stiles, le dita immerse in quel disordine scompigliato per poco più di cinque secondi, fino a quando un rumore non lo distrasse.  

Stiles era ancora sveglio, il suo cuore accelerato parlava chiaro, ma teneva ancora gli occhi chiusi e la stessa espressione sul volto. Derek si alzò di scatto ritornando a sedersi di fianco a Raven che probabilmente aveva osservato tutta la scena. La ragazza gli prese solo la mano tra le proprie, senza parlare, consapevole che non erano gli unici ad essere svegli, e poggiò la testa su una sua spalla tesa.  

 

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Stiles aveva fatto finta di dormire per non rompere l'atmosfera che sembrava essersi creata. Aveva fatto finta di dormire anche quando aveva sentito qualcuno alzarsi dal divano e quando aveva sentito una coperta posarsi sulle sue spalle riscaldandolo all'istante. Aveva finto anche quando aveva sentito una mano sulla propria testa, come una leggera carezza, ma non era riuscito a frenare il proprio cuore quando aveva capito a chi apparteneva quella mano. Il suo odore lo ricordava bene.  

Quando a scuola, da piccolo, gli avevano spiegato come lavorasse il cuore non ci aveva creduto. Non riusciva a concepire come qualcosa del suo corpo potesse muoversi senza che fosse lui a comandarlo e crescendo quella convinzione ce l'aveva ancora. Era consapevole della parte scientifica, della storia del muscolo involontario eccetera, ma era sicuro che, con la pratica, il cuore non avrebbe reagito da solo alle emozioni che avrebbe provato. Qualche volta ci era pure riuscito: Come quella in cui doveva tirare in porta durante una partita di lacrosse ed era riuscito, stranamente, a regolarizzare i propri battiti e a tirare con concentrazione e calma. O come la volta in cui era seduto in una sala d'attesa in ospedale e aveva quasi azzerato ogni emozione riuscendo a sentire solo il battito regolare del proprio cuore.  

Sarà stato il temporale, il gesto improvviso, ma quella notte era andata diversamente e Stiles sapeva benissimo che Derek l'aveva sentito. Non sapeva, però, cosa avrebbe potuto pensare il lupo, dato che nemmeno lui aveva le idee chiare a riguardo. Quasi sicuramente era stato a causa del gesto inaspettato, sentirsi toccare senza preavviso avrebbe agitato chiunque. Probabilmente aveva qualche insetto tra i capelli. Erano pur sempre in una cantina.  

Dopo due minuti, Stiles, ancora non dormiva, quindi riaprì chi occhi spostando ancora lo sguardo nella stanza. Derek non era più sdraiato, segno che non si era sbagliato prima, ma nemmeno Raven lo era. Si tenevano le mani, intrecciando le dita, ma avevano entrambi la testa poggiata allo schienale e gli occhi chiusi. Stiles stava per girarsi dall'altra parte quando sentì la ragazza parlare.  

“Non riesci a dormire nemmeno tu, Stiles?” 

“Non più, ci sono troppi rumori e sto scomodo” 

“Vieni qui, ci stiamo in tre” 

Raven aveva parlato tenendo gli occhi chiusi, ma Derek li aveva aperti. Stiles decise di accettare l'invito e, trascinandosi dietro le due coperte, si sedette di fianco alla ragazza, piegandosi di lato fino ad appoggiare la testa sul bracciolo del divano. 

“La mia schiena è felice” 

Dopo cinque minuti si era già riaddormentato.  

 

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Sapendo Raven sveglia, Derek aveva deciso di appisolarsi per qualche minuto, ma quando si svegliò erano sicuramente passate delle ore. Raven non era più tra lui e Stiles, che ora aveva anche i piedi sul divano ed era rannicchiato su un fianco mentre dormiva ancora. In fatto che la ragazza si fosse alzata, probabilmente gli aveva permesso di stendersi, ma aveva anche permesso a Derek di muoversi. Si era svegliato sentendo un proprio braccio a coprirgli gli occhi e sentendo qualcosa nell'altra mano. Abbassando gli occhi, Derek si rese conto di cosa fosse: stringeva, seppur delicatamente, una caviglia del ragazzo che gli dormiva di fianco, la mano infilata sotto al jeans, al contatto con la sua pelle.  

Come se si fosse scottato, spostò la mano, passandola insieme all'altra sugli occhi e tra i capelli tenendosi la testa con i gomiti poggiati sulle ginocchia. Una voce gli fece alzare lo sguardo.  

“L'hai fatto appena mi sono alzata e ti ho lasciato la mano” 

Raven era in seduta sugli scalini davanti alla porta, un sorriso di scherno sul volto. 

“Che ore sono?” 

Ma Derek non aveva nessuna voglia di cominciare quel discorso in quel momento. 

“Hai dormito un bel po', è mezzogiorno e sento solo una leggera pioggia, credo possiamo uscire a controllare i danni” 

“Ok. Cora, Thomas, so che siete svegli. Alzatevi e controllate la casa all'interno, io e Raven vediamo com'è la situazione fuori” 

“E lui?” 

Thomas aveva indicato Stiles con un cenno del capo. 

“Lui resta qui” 

 

 

La casa aveva resistito, c'erano solo delle regole staccate e un gran caos nel giardino. Derek, aiutato dalla sua beta, aveva solo spostato i rami più grandi che erano volati verso il portico, al resto ci avrebbero pensato, data la pioggia che era ancora abbastanza fitta. Cora e Thomas avevano anche tolto le travi dalle finestre, nessun vetro rotto per fortuna. 

Mentre le due ragazze preparavano da mangiare, Derek si fece un caffè per poi dirigersi verso la doccia. Si sentiva abbastanza spossato, nonostante il sonno, e aveva bisogno di rilassarsi.  

 

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“Stiles?” 

“Stiles, sveglia, ho fatto il caffè” 

Chiedendosi perché suo padre avesse una voce da donna, Stiles aprì un occhio per volta. Ok, quello non era suo padre.  

“Cora?” 

“Sveglia, bell’addormentato! L'uragano è andato via e sta per smettere anche di piovere, è l'una di pomeriggio. Non hai fame? Ah, ho avvisato Scott per dirgli che stavamo tutti bene, anche lui sta bene” 

Stiles scattò a sedere ricordando dove fosse e perché fosse lì. 

“Mi serve il mio cellulare. Devo chiamare papà e poi Lydia e poi devo andare a casa per contare i danni” 

“Tranquillo, ti accompagniamo Thomas ed io” 

Raven aveva parlato dalla porta della cantina, Stiles nemmeno si era accorto che era lì, ma fece un cenno di assenso cercando il cellulare in tasca. 

“Mi date un carica batterie?” 

“Si, andiamo di sopra” 

 

~Chiamata in corso da Stiles a Lydia 

 

“Si, ho anche dormito un po'. Quindi torni domani?” 

“Si, mi raggiunge mamma e torniamo a casa. Tuo padre?” 

“Sta bene, deve fare solio gli ultimi sopralluoghi. Dice che è passato da casa e per fortuna oltre alle tre finestre, è intatta” 

“Meno male. Ho chiamato la signora Riggs, dice che anche la nostra bella casetta è intera!” 

“Bene, altrimenti non avremmo avuto dove mettere i piatti nuovi!” 

“Già. Ora cosa fai?” 

“Vado a casa, ho chiesto a Scott di raggiungermi per farmi aiutare col caos. Cora mi ha preparato un sandwich” 

“Loro stanno tutti bene?” 

 “Si, immagino di si” 

“Immagini? Non sono con te?” 

“Derek non l'ho visto, ma se fosse morto Thomas non starebbe cantando” 

“Oh, bene. Cci sentiamo più tardi, allora?” 

“Certo. Ah, Lyds?” 

“Dimmi” 

“Mi manchi, un sacco” 

“Mi manchi anche tu, Stiles” 

 

Stiles aveva mangiato veloce il suo panino e aveva salutato i tre ragazzi ringraziandoli per l'ospitalità. Arrivato alla Jeep, che sembrava tutta intera, aveva notato Derek, con solo i pantaloni addosso, che spostava rami caduti nel confine della sua proprietà.  Non gli si avvicinò, però, gli fece un cenno quando Derek dopo averlo sentito si girò nella sua direzione, poi salì in auto e se ne andò. 

 

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Il dodici giugno Derek era al supermercato con Thomas quando ricevette un messaggio da parte di Scott. 

(Ore 12:03) Ehi, amico, scusa se te lo dico solo ora, anzi, avvisa anche Thomas. Da testimone dello sposo, ti invito all'addio al celibato di Stiles…stasera. Lo so, faccio schifo come testimone, ma mi sono davvero scordato di avvisare tutti. Ho prenotato il locale dieci giorni fa, però! Comunque alle 22 al RedGlobe, vestitevi bene. SM 

Thomas doveva essersi accorto del repentino cambio di umore del suo Alpha perché si era sporto per leggere il messaggio. 

“Wow, non sono mai stato ad un addio al celibato. Cioè mi ci imbucavo, ma non conoscevo mai lo sposo. Ci andiamo, vero?” 

Derek aveva posato il cellulare e gli rispose continuando a spingere il carrello. 

“Non lo so” 

“Mh. Io non sono bravo con queste…cose, ma se siamo qui ufficialmente per questo matrimonio, non sarebbe da maleducati? Possiamo anche stare per poco, giusto farci vedere e andare via” 

Thomas forse aveva ragione, ma Derek non solo non aveva voglia di andarci, dal giorno dell'uragano non aveva visto né Stiles né Scott né qualsiasi altro membro del loro branco. A parte Lydia: L'aveva intravista mentre un giorno era in macchina e lei era appena uscita da un negozio di abiti da sposa. Lei gli aveva impercettibilmente sorriso, lui aveva solo mosso il capo in segno di saluto ed aveva continuato a guidare. 

Si sentiva vulnerabile, Derek, quando era con loro. Raven gli aveva schiettamente detto “È perché hai paura di tornare ad essere quello di prima”, ma poi aveva aggiunto “Cosa che non succederà, Derek. Le persone vanno avanti e la vita le cambia, prima avevi un'altra vita ed eri un Derek un po' diverso”. Non che quelle parole lo avessero confortato, ma non ci aveva pensato per due giorni. Fino a quel momento.  

Derek aveva continuato a camminare tra le corsie mettendo qualche verdura nel carrello, Cora doveva smetterla di friggere patatine, ma una domanda di Thomas lo riscosse dai suoi pensieri. Tra l'altro non gli aveva nemmeno dato una risposta.  

“Derek, ricordo quando ci hai raccontato la storia, ma ho un dubbio. Dicesti che quando lui…beh si dichiarò, a te non piaceva, no?” 

Derek tacque, Thomas doveva finire di parlare. 

“Ecco, mi chiedevo… Quando poi ti sei reso conto del contrario, perché non glielo hai detto?” 

Derek aveva risposto già a quella domanda una volta. Gliel'aveva posta Raven due anni prima, proprio durante un temporale. Thomas quella sera non c'era, lui aveva raccontato la storia di Stiles solo due giorni prima, ma l'unica reazione che aveva avuto era quella di Raven che aveva esclamato “Cazzo! Questa si che era una dichiarazione!”.  

Decise di dare al suo beta, la stessa risposta che aveva dato alla ragazza. 

“Perché ero un idiota” 

Mentre la pronunciava, si rese conto di aver cambiato qualcosa però. Due anni prima il verbo usato era al presente. Anche Thomas se ne rese conto, anche se non conosceva la versione precedente. 

“Eri? Vuol dire che farai qualcosa?” 

“Non sono più un idiota, ma non sono nemmeno meschino. Poi si sta per sposare” 

E la conversazione era finita lì.  

 

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Stiles era stato in ansia per tutto il giorno. Alle otto costrinse addirittura Scott a raggiungerlo a casa. Non sapeva cosa gli stava mettendo tutta quell'agitazione, stava solo per festeggiare la sua “ultima” notte da single con i suoi amici, nulla di tragico. Aveva indossato giacca e camicia già dalle sei e stava anche cominciando a sudare. 

Alle ventuno e trenta precise uscirono insieme ad Isaac che li aveva raggiunto da poco, per andare da Liam e prendere anche lui. Lo sceriffo si era rifiutato di unirsi a loro “Giovani e incoscienti”.  

Il locale, quando vi misero piede, era immerso in una luce rossa, l'arredamento però era totalmente bianco e un ampio bancone bar era giusto al centro. Dietro di esso c'era la pista da ballo su cui già si stavano esibendo delle ragazze.  

Stiles si guardò intorno, Scott lo trascinò verso un privè e lui lo seguì ancora un po' intontito per luci e musica. Ordinarono qualcosa da bere e cominciarono a guardarsi intorno. Scott era entusiasta quasi oltre i limiti del consentito, quasi saltellava sul divanetto e Stiles sentiva, pur essendo umano, l'aura di entusiasmo che emanava.  

Dietro al cameriere con le prime bibite, nel privè entrarono altre due persone. Scott scattò per abbracciare Thomas e dare due pacche amichevoli sulle spalle di Derek, che si guardava intorno stranito. Stiles vide anche Isaac e Liam alzarsi per salutare i due nuovi arrivati, quindi pensò di dover fare lo stesso. Appena si alzò, Thomas lo coinvolse in un abbraccio totalmente inaspettato. 

“Stiles! Non ci vediamo da un sacco!” 

“Ehm, si, ciao Thomas. Grazie per essere venuto” 

“Ma figurati! Sarà divertente!” 

Stiles aveva notato dalla prima volta che si erano incontrati quanto fosse espansivo il ragazzo. Sembrava quasi lui, qualche anno prima, solo un po' più ingenuo. Staccatosi dall'abbraccio, Stiles si rivolse a Derek, che aveva appena rivolto un mezzo sorriso ad Isaac. 

“Ciao, Stiles” 

“Ehi. Grazie anche a te per essere venuto, non me lo sarei aspettato” 

“Perché?” 

Ecco, perché? Stiles aveva solo parlato senza pensare, giusto per riempire il silenzio. Ma riuscì a trovare una mezza pezza da mettere.  

“Perché c'è la musica, ai lupi dà fastidio la musica” 

“Credo tu sia l'unico umano tra noi” 

Stiles si chiese da quando Derek Hale gli rispondeva quasi a tono, una vocina nella sua testa gli ricordò che era sempre stato così. 

“Stiles! Facciamo un brindisi” 

Per fortuna ci pensò Scott a cambiare discorso.  

 

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Derek si sentiva davvero fuori posto. Aveva avuto ragione Stiles: Alle sue orecchie di lupo non giovava quella musica, non capiva come potessero sopportarlo gli altri. Stava bevendo il suo secondo Martini, quando entrò qualcuno nella piccola saletta che a quanto pare Scott aveva prenotato per loro. Derek rouscì a vedere, nonostante il buio, che si trattava di due ragazze, una vestita da poliziotta, l'altra da infermiera. Anche se vestite era un parolone. Una di loro si fece avanti e Derek potè sentire un'ondatra di odore di eccitazione infrangersi nell'ambiente. 

“Sappiamo che tra di voi c'è un piccolo sposino che ha bisogno di cure immediate, chi è?” 

Derek sentì, nonostante la musica, Stiles deglutire e lo vide alzare timido una mano. La ragazza gli si avvicinò e gli sussurrò qualcosa abbassandosi fino al suo orecchio, ignara che gli altri avrebbero sentito lo stesso. 

“Sei carino, sarò tanto buona con te. La mia amica intratterrà i tuoi ospiti” 

Alla seconda affermazione, Derek vide chiaramente Thomas scalpitare, ma la seconda ragazza parlò. 

“Io mi prendo quello lì, quello con la barba” 

 

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Stiles si sentiva davvero, davvero in imbarazzo. Non gli era mai successo di trovarsi in una situazione simile, quindi all'inizio, quando la ragazza cominciò a ballare di spalle strusciando il sedere sulle sue cosce, fu sicuro di essere diventato della stessa tonalità delle luci. Per fortuna le altre consumazioni arrivarono in fretta e ad intervalli quasi regolari e anche se sugli altri l'alcool non aveva nessun effetto, lui si senti molto più rilassato. 

Per qualche secondo la sexy infermiera si staccò da lui, ora non aveva più il camice, e Stiles si guardò intorno. Aveva la vista annebbiata, ma vide la sexy poliziotta prendere delle manette dalla divisa e allontanarsi da Scott che era piacevolmente sconvolto. 

“Ora vorrei tanto ricominciare il giro daccapo, dal bestione triste. Posso ammanettarti?” 

Stiles vide Derek alzarsi e avvicinarsi alla porta, ma sentì anche se stesso parlare, riuscendo a stento ad articolare una frase. 

“Fermo li! Devi partecipare alla mia cosa…alla mia…festa. È una festa” 

 

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Derek riuscì a stento a girarsi dopo aver sentito Stiles bloccarlo, che si sentì anche afferrare un braccio dal ragazzo che lo trascinò di nuovo su uno dei divanetti. Era stato preso troppo alla sprovvista, quindi Stiles riuscì a spingerlo a sedersi senza che lui opponesse resistenza. Derek pensò per mezzo secondo al fatto che il suo lupo non avesse reagito, perché quello mezzo dopo Stiles gli si era messo davanti poggiando le mani ai lati della sua testa, sullo schienale, e si era piegato in avanti. 

Alle orecchie di Derek arrivarono distinti mormorii. 

“Ma che cazzo” Scott. 

“Dobbiamo staccarglielo di dosso? Derek lo ucciderà” Liam. 

“Oh, questa si che è inaspettata” Isaac. 

“Oh” Thomas. 

“Ma è un matrimonio gay?” La poliziotta, probabilmente.  

Derek notò quanto puzzasse Stiles di alcool, l'aveva visto bere sei bicchieri pieni di strani cocktail, quindi gli afferrò le braccia per liberarsi, ma il ragazzo non sembrava d'accordo. 

“Devo ammanettarti io per tenerti qui? Qui con me?” 

A quelle parole Derek smise di fare forza, ma mantenne lo stesso le mani intorno ai polsi di Stiles. Stiles che lo guardava con gli occhi annebbiati e arrossati. 

“Stiles, sei ubriaco, esci a prendere aria” 

Derek si vide rivolgere uno sguardo di puro scherno, prima che Stiles parlasse. 

“Nah, non mi va. Vorrei fare altro” 

Derek non voleva davvero sapere cosa avrebbe voluto fare Stiles. Guardò alle spalle del ragazzo e vide come gli altri li stessero guardando come se si aspettassero che esplodessero entrambi: Sembravano quasi spaventati. Le due ragazze non c'erano più. 

“Lo sai cosa vorrei fare, Sourwolf?” 

“Stiles, ti pentirai di qualsiasi cosa tu stia per dire” 

“Credo di essere abbastanza ubriaco da dimenticarmene domani” 

Ed  sorprese di nuovo Derek. Tenendo sempre le mani sul morbido divano, Stiles si fece ancora più avanti alzando le gambe sul divano ai suoi lati. Gli si mise praticamente a cavalcioni e Derek, mentre lui si abbassava verso il suo orecchio destro, gli strinse ancora di più i polsi, solo che non fece nessun movimento per scacciarlo via. Ci sarebbe riuscito in meno di tre secondi a spostarselo di dosso, ma Stiles aveva ormai ripreso a parlare, a sussurrare questa volta, anche se era inutile date le capacità uditive dei presenti.  

“Vorrei fare sesso con un uomo prima di sposarmi. E sono quasi convinto che stasera sia la mia ultima possibilità. Cosa ne pensi?” 

Derek, nello stesso momento in cui quelle parole gli si infransero contro l'orecchio, sentì un ringhio basso nella propria gola che sembrò preoccupare Scott.  

“Dai, Stiles, lascia in pace Derek, ok? Vuoi che andiamo a casa?” 

Scott gliel'aveva tolto di dosso mentre Thomas si era avvicinato a lui. 

“Tutto a posto, capo?” 

Derek semplicemente annuì, poi si alzò e uscì dal locale. A breve distanza poteva sentire i passi del proprio beta che cercava di raggiungerlo. La serata era ufficialmente finita.  

 

Dopo un interrogatorio da parte di Raven e Cora, Derek era riuscito ad entrare nella propria camera. Sua sorella gli aveva semplicemente schioccato un bacio su una guancia, Raven aveva sentenziato “Se questo matrimonio non è una farsa o non nasconde qualcosa, io in realtà sono un pesce palla mannaro”, poi gli aveva stretto le braccia intorno alla vita staccandosi subito. Erano rari i momenti in cui la ragazza si lasciava prendere da queste dimostrazioni di affetto, il più delle volte lo dimostrava con frecciatine e commenti sarcastici.  

Derek si ritrovò nel proprio letto, quindi, alle tre di notte passate, senza un briciolo di sonno e con le scene di poco prima a passargli davanti agli occhi aperti. Per fortuna qualcosa lo distrasse. 

(Ore 03:18) Derek, scusa per Stiles, era praticamente andato. Forse avrei dovuto controllare di più le sue ordinazioni. Le cose che ha detto saranno state frutto di una qualche sorta di delirio etilico, credo. SM 

(Ore 03:19) Siete a casa? DH 

(Ore 03:21) Si! Ho portato Stiles a casa sua con l'aiuto di Isaac e Liam e l'abbiamo messo a letto. In realtà.. Continuava a chiedere perché te ne fossi andato. Ma domani si sarà dimenticato tutto. Buonanotte, Derek! SM 

(Ore 03:23) Già. Notte. DH 

 

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La mattina successiva, beh alle dodici era quasi il pomeriggio successivo, Stiles si alzò stiracchiandosi e richiudendo in fretta gli occhi per la troppa luce che entrava dalla finestra che gli mandava fitte alla testa sempre maggiori. Dopo un po' riuscì ad afferrare il cellulare per controllare l’ora. 

(Ore 10:31) Quando ti svegli chiamami. SM 

(Ore 10:48) Ricordi qualcosa? SM 

(Ore 10:49) Vabbè chiamami lo stesso. SM 

 

(Ore 11:01) Ehi, com'è andata ieri? Divertito? LM 

 

Stiles, dopo aver letto i messaggi, si infilò di nuovo sotto le coperte, con la testa nascosta sotto il cuscino. Un unico pensiero nella testa. 

“Devo assolutamente parlare con Derek”. 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***



Si comincia con l'ANGST. Vi ho avvisati. Buona lettura!




Decidere di dover chiarire la situazione della sera prima con Derek, per Stiles non fu difficile, per niente. Era una persona adulta e da adulto doveva risolvere i casini generati dal proprio sregolato consumo di alcool. La parte difficile fu mettersi in macchina e dirigersi alla sua villa, scendere dalla suddetta auto e bussare al campanello della suddetta villa e chiedere a Raven dove fosse il suo Alpha.
 

“Ehi, pulcino, cosa ci fai qui?” 

“Pulcino?” 

“Si, l'ultima volta che ti ho visto eri bagnato e sembravi un piccolo pulcino. Allora? Vieni, entra” 

Stiles entrò nella casa mentre stava per chiedere di Derek, ma fu preso di assalto da Cora che gli si nascose dietro le spalle. 

“Stiles! Proteggimi, mi ucciderà!’ 

Stiles, ancora sorpreso, cercò di chiederle da chi stesse scappando, ma una voce proveniente dalle scale gli dissolse ogni dubbio. 

“CORA ELISABETH HALE!” 

Derek balzò praticamente dalle scale all'ingresso, per poi bloccarsi, ancora gli occhi accesi di rosso. Stiles sentì Cora stringergli ancora di più le spalle. 

“Non mi farai del male, altrimenti ne faresti a Stiles” 

 

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Derek avrebbe potuto tranquillamente spostare Stiles senza fargli del male e uccidere tranquillamente sua sorella. Quella peste era andata a svegliarlo facendogli il solletico e lui si era addormentato solo mezz'ora prima.  

Spostò lo sguardo da sua sorella al ragazzo che le stava di fronte confuso, poi decise per la tregua, era più curioso di sapere cosa ci facesse lui lì, aveva tempo per un omicidio dopo. 

“Con te facciamo i conti dopo. Cosa ci fai qui, Stiles?” 

Derek sentì chiaramente un odore di vergogna, ma vide anche Stiles raddrizzare le spalle prima di parlargli. 

“Avevo qualcosa da dirti, possiamo parlare?” 

“Certo” 

“In privato?” 

“Seguimi” 

 

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Stiles fu condotto da Derek fuori casa, vicino quello che sembrava un capanno per gli attrezzi, probabilmente per allontanarsi dal super udito degli altri abitanti della villa.  

Il lupo si fermò girandosi verso di lui che lo seguiva ad un passo di distanza, alzando un sopracciglio con fare interrogativo.  

“Volevo solo scusarmi per quello che ho fatto ieri, ero abbastanza brillo” 

Derek alzò entrambe lo sopracciglia, scettico. 

“Ok, ero completamente andato, quindi sono ancora più giustificato. Ora scusami, ma ho da fare” 

Stiles si girò appena, ma la voce del suo interlocutore lo bloccò.  

“Aspetta” 

“Cosa c'è?” 

 

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Derek fece un passo avanti, per avvicinarsi di più a Stiles e parlare sottovoce, per evitare ancora di più di essere sentito da qualcuno che era certo stesse origliando. Anche se questa fu la spiegazione che si diede dopo aver già agito, ancora una volta.  

“Posso farti una domanda?”  

Il ragazzo aveva annuito, segno che potesse procedere. 

“Hai detto la verità ieri?” 

Derek vide Stiles deglutire a fatica, prima di abbassare lo sguardo e cercare di allontanarsi di nuovo. Ancora una volta lo fermò con la sua voce, “Lo sai che se scappi me ne dai la conferma?”, ma Stiles continuò a dargli le spalle, anche se rispose alla sua domanda rivolgendogliene un'altra. 

“Non conosci già la risposta? Non solo hai i tuoi poteri, ma penso di avertelo già detto. Il mio subconscio deve aver tirato fuori qualche vecchio ricordo che non ha più importanza e ho parlato a vanvera. Capita anche ai migliori”. 

 

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Imbarazzarsi per proprie figure di merda era un conto, farlo a causa di Derek Hale che all'improvviso aveva voglia di parlare era un altro. Stiles riprese ad allontanarsi dopo aver risposto al lupo, chiedendosi perché gli avesse rivolto quella domanda senza senso. Era ubriaco, quando si è ubriachi si parla senza pensare.  

“Stiles…” 

E cosa voleva ancora? 

Stiles, imperterrito continuò a camminare verso la casa, avrebbe salutato veloce gli altri e sarebbe andato via. Derek sembrava essersi fermato, ma il ragazzo si sentì afferrare un polso, costretto a rigirarsi.  

“Lo sapevo già ieri che eri sincero. L'hai detto tu, sono un lupo. Solo che non capisco perché non vuoi ammetterlo a te stesso” 

Stiles si sentì invadere da una furia cieca. 

“Non mi sembra di averlo negato nemmeno ora! Sono curioso del sesso con un uomo, e quindi? Mi è vietato? C'è chi è curioso della vita sulla luna. Entrambi sappiamo di non poter realizzare i nostri desideri, ma non vuol dire che ce ne disperiamo. Lasciami in pace, Derek” 

Strattonato il braccio, riprese il cammino, sentendo Derek parlare.  

“Nessuno ha detto che ti stai disperando, Stiles. Sei libero di essere curioso di quello che vuoi, ma perché sei venuto proprio da me ieri?” 

Stiles si rigirò di nuovo, aveva sicuro le guance rosse per il sangue affluito alla testa. 

“Che cazzo ne so! Ti sei alzato e il mio cervello ha visto te e ti ho afferrato. Ero fottutamente ubriaco e a quanto pare il mio cervello in quei momenti si diverte a ricordare cose vecchie! Mi dici cosa vuoi? Non ti capisco Derek, spiegami!’ 

 

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Derek nemmeno sapeva cosa gli stesse prendendo. Sapeva solo che ormai era partito e non riusciva a fermarsi. Gli erano passate per la mente le immagini di Stiles al suo fidanzamento, rigido, le sue mani che non gesticolavano, la sua cravatta annodata perfettamente, i pochi sorrisi. Ed era semplicemente esploso. Era consapevole di star esagerando, quello che stava dicendo a Stiles non aveva senso e c'entrava poco con il discorso della sera prima. E poi aveva posto quella domanda a Stiles “Perché proprio me?”, di cui conosceva già la risposta, ma non era quella che Stiles gli aveva dato. Derek cominciò ad innervosirsi ancora di più.  

“Ah, non sai perché? Io invece penso proprio di saperlo!” 

Derek vide Stiles compiere i pochi passi che li allontanavano, mettendoglisi a pochi centimetri dal viso, gli occhi accesi di rabbia.  

“Stammi bene a sentire, Derek Hale. Quello che ho detto o fatto cinque anni fa è rimasto fermo a quel giorno, è passato, finito. Non so perché ti interessi così tanto psicoanalizzare le mie voglie sessuali, ma la vuoi sapere una cosa? Sono felicemente appagato. Ho una ragazza che sta in un letto con me molte volte, e ne sono felice, non mi manca nulla”. 

“Sei tu ad essere cambiato” 

Il ragazzo gli si avvicinò ancora di più, quasi a sfiorargli il naso. 

“La gente cambia, te l'ho già detto e a  te non deve fregartene. Ciao, Derek” 

 

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Flashback. Cinque anni prima… 

 

Stiles era appena tornato dal Messico e stava per avere un attacco di panico, uno si quelli belli pesanti che ti bloccano i nervi e che non ti lasciano nemmeno aprire e chiudere le mani. Aveva preso ad andare avanti e indietro per la propria camera cercando di respirare regolarmente, senza ottenere alcun risultato. Sapeva cosa l'avrebbe calmato, sapeva anche come fare per avere quella cosa, ma aveva un fottuta paura. Solo che in lui la dose di fifa era sempre molto inferiore se confrontata a quella di stupidità ed impulsività, quindi dopo aver preso le chiavi della Jeep era uscito di casa continuando a contare i respiri nella propria mente.  

 

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Derek era al loft per prendere le ultime cose da portarsi dietro per l'ennesimo viaggio. Braeden stava lucidando le sue pistole in silenzio, sembrava sempre così concentrata durante quella specie di rito. Derek era sicuro della scelta fatta: Allontanarsi da quella città e da quel branco non suo l'avrebbe aiutato anche a capire e gestire meglio la trasformazione avvenuta solo poche ore prima. Era diventato un lupo completo perché su punto di morte, ora doveva mettere ordine nella propria testa ed esercitarsi per impadronirsi di quella tecnica. Stava salendo la scala a chiocciola per prendere le ultime cose nella sua stanza, quando l'allarme del loft cominciò a suonare avvisandoli che avevano visite. Quindi si avvicinò al portone in ferro e lo aprì, capendo subito chi era che stava per arrivare. Puzzava di irrequietezza, tensione e Adderall: Stiles.  

 

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Stiles sapeva di essere entrato nella tana del lupo, ma di certo non si sarebbe aspettato di trovarlo già sulla porta spalancata. Quella sorpresa gli fermò il fiato in gola, per qualche secondo. 

“Oh, Sourwolf, sei ancora qui! Pensavo fossi partito di nuovo senza salutare. Cioè ero convinto che fossi partito direttamente dal Messico, perché sembrava un sorrisino di addio il tuo, ma a quanto pare sei qui. Mi sembra giusto, hai ancora tutte le tue cose qui, ovunque tu stia andando avrai bisogno di vestiti, mutan” 

“Stiles” 

“Scusa, stavo straparlando. Posso entrare?” 

Derek si spostò dal portone precedendolo in casa. Stiles non aveva messo in conto la presenza di Tomb Rider. 

“Stiles, cosa ci fai qui?” 

Derek sembrava spazientito, come sempre. 

“Volevo…chiederti una cosa?” 

“Devo rispondere io?” 

“Si, cioè no. Sono qui per dirti una cosa, non per chiedere” 

Le sopracciglia interrogative di Derek lo spinsero a parlare.  

“Possiamo parlare da soli? Preferirei che questa figura di merda restasse tra noi due almeno nel momento in cui avviene” 

Breaden per fortuna non si fece pregare, si allontanò uscendo dal loft e chiudendosi la porta alle spalle. 

“Adesso parli?” 

 

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Gli odori provenienti da Stiles, le sue mani che non stavano ferme un attimo, le sue guance arrossate lo stavano facendo uscire fuori di testa. Tutte quelle emozioni e movimenti gli stavano facendo saltare i nervi. O quel ragazzino parlava, o l'avrebbe ucciso.  

Dopo essersi passato per l'ennesima volta i palmi delle mani sui jeans, sembrò acquisire coraggio raddrizzando la schiena. 

“Ok. Bene. Innanzitutto volevo dirti che sei un grande pezzo di merda” 

“Cosa?!” 

“Ti pare quello il modo di buttarti in mezzo al nemico pur sapendo che sei esattamente un essere umano? Cavolo, se non sono morto in quel momento, credo di essere diventato immortale. Sei praticamente morto! Davanti ai miei occhi!” 

“Devo scusarmi per esserti morto davanti?” 

“Frena, non usare il sarcasmo con me. Volevo solo farti sapere che sei uno stronzo, tutto qui” 

“Beh, devo ringraziarti per aver fatto tanta strada per dirmelo?” 

“Ah ah ah! Non è finita qui. Allora, da dove comincio…” 

Derek continuava a stare di fronte al ragazzo a braccia conserte, aspettando. Lui aveva abbassato lo sguardo sulle proprie mani stringendole tra di loro, per poi alzare lo sguardo e puntarlo nel suo. Derek in quegli occhi vide solo determinazione.  

“…non so come arrivare al punto, quindi parto dal punto. Ti amo, Derek” 

 

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Beh, almeno aveva pietrificato un lupo, meglio di niente. Però il discorso doveva essere completato, quindi Stiles si fece coraggio e…cominciò a ridere in modo isterico. 

“Eh eh eh. Strano, eh? Si, lo penso anch'io, ma che ci si può fare? Io non volevo innamorarmi di te, sai? Tutto quel tuo essere scontroso, senza senso dell'umorismo, sempre imbronciato. Sono stupito anch'io, credimi, ma è così. E so che quando uscirai dallo stato di shock riderai con me prendendomi in giro, ma sono abituato. E poi sai una cosa? Una piiiiccolissima parte di me spera che tu ora cominci a sorridere e che magari mi baci. Mi piacerebbe baciarti, mi piacerebbe fare l'amore con te. Che poi non so nemmeno come sarebbe farlo con un uomo, beh nemmeno con una donna, ma non vorrei saperlo. Cioè io vorrei solo sapere come sarebbe stare con te” 

“Stiles…” 

“No, lasciami finire, ok? Poi puoi parlare. Se qualcuno mi chiedesse quando è successa questa tragedia, non saprei rispondere. Magari quella volta in piscina con il kanima? O quando ho saputo che hai salvato Cora? O ancora quando…quando Boyd, beh hai capito, no? Oppure potrebbe essere una delle tante volte che hai minacciato di aprirmi la gola, non lo so. So solo che quando ti ho visto agonizzare, steso per terra, ho pensato Porca puttana, ora muore e non gli ho detto che lo amo. E non l'avevo ammesso nemmeno a me stesso, divertente, eh? Non volevo piangere, ma è stato davvero brutto” 

 

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Derek rimase ancora immobile. Nessuno gli aveva mai detto cose del genere, nessuno gli aveva mai dichiarato il suo amore contornato da insulti poco velati. Stiles aveva tenuto lo sguardo fisso nel suo per tutto il tempo, le mani strette a pugni contro i fianchi, le nocche sbiancate. Aveva ormai finito di parlare, le lacrime che scendevano lente sul suo viso, ma non sapeva cosa rispondergli. Quel ragazzino negli ultimi tempi stava cominciando ad essergli simpatico, lo sopportava per qualche secondo in più e l'aveva riconosciuto come parte integrante del branco, Branco non più suo. Era forte, coraggioso ai limiti dell'idiozia e intelligente, ma amore? No, non lo amava. Anzi, averlo tutti i giorni tra i piedi a volte gli dava anche fastidio. Nonostante lo tollerasse di più, c'erano giorni in cui la sua iperattività era insopportabile: Parlava senza sosta, camminava senza fermarsi un attimo ed emanava sempre troppi odori di emozioni contemporaneamente. No, non gli piaceva in quel senso.  

“Derek? Ora puoi parlare” 

Derek si passò le mani sul viso prima di parlare. Gli dispiaceva davvero. 

“Mi dispiace, Stiles, ma-“ 

“Ok, non continuare. Sono abituato ai rifiuti, si, ma a questo non credo di essere pronto. Ok, non ti piaccio, va bene. Cioè non va bene, ma mi passerà. Starai via molto?” 

Derek decise di assecondare il volere del ragazzo di cambiare discorso, nonostante le lacrime avessero iniziato a scorrere più copiose. 

“Non credo di tornare più qui” 

 

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E quello fu il colpo definitivo per Stiles.  

“Oh, ok. Beh, credo di dover andare. Buon viaggio, allora e…scusa per questa scena patetica” 

Con la vista annebbiata per fortuna Stiles pensò che fosse una fortuna riuscire ancora a vedere la strada per uscire da quella casa. 

“Stiles?” 

Bloccato. Immobile. Ancora di spalle. 

“Mh?” 

“Abbi cura di te” 

“Mh, si. Anche tu” 

 

Fine Flashback. 

 

 

Derek rimase in piedi, nel giardino, anche quando la figura in lontananza di Stiles mise in moto la sua Jeep e andò via. Continuava a non capire cosa fosse successo, come fossero finiti con il litigare. Non aveva mai visto il ragazzo urlare contro qualcuno, non gli aveva mai visto tanta rabbia negli occhi e il pensiero che ne fosse stata lui la causa, gli fece contorcere poco piacevolmente lo stomaco.  

Dopo qualche minuto i suoi due beta e sua sorella lo raggiunsero, tutti e tre con i volti tesi, le labbra una linea sottile. Se non avevano sentito la prima parte della conversazione, Derek era sicuro che l'ultima fosse arrivata forte e chiara fino alla villa. La prima a parlare fu, ovviamente, Raven. 

"Sei un cazzone, lo sai, vero? Sei fortunato che quel ragazzo è così confuso e cieco che non ha capito nulla di quello che hai detto. Ti pare il modo di provocare una persona? Di attaccarla?" 

Derek, quasi come un bambino sgridato, abbassò il capo, aspettando la seconda ramanzina. Cora non si fece attendere. 

"Ti capisco, Der, davvero. Abbiamo parlato di questa cosa più volte e ti ho sempre capito, ma ora ci riesco meno. Se non vuoi agire e parlargli chiaramente, allora evita certe scenate. Non ti fanno bene e non fanno bene nemmeno a Stiles. Ricordi il discorso di Lydia? Ti disse che lui è stato male cinque anni fa, non parlava. Vuoi sconvolgerlo ancora così tanto da ferirlo di nuovo? È vero, non sappiamo se quel periodo buio sia stato totalmente a causa del tuo rifiuto, ne dubito, ma un po' di sicuro si. Non ricordargli quei momenti se poi gli devi urlare contro" 

Derek guardò sua sorella, sapeva di avere un'espressione sul viso ai limiti della sofferenza, infatti lei gli si avvicinò e gli diede un leggero bacio su una tempia, alzandosi sulle punte dei piedi. Derek sentì distintamente Raven ringhiare un "Non deve essere compatito, ma preso a randellate nei denti", prima che anche Thomas cominciasse a parlare. 

"Capo, io credo tu debba semplicemente dirgli che lo ami e poi accettare le conseguenze. Al massimo sarai rifiutato come hai fatto tu in passato con lui. Digli che dopo essere partito ti sei reso conto che le sue chiacchiere non erano poi tanto fastidiose, ma che ti mancavano. Magari digli pure che il tuo lupo agisce da solo quando è nei paraggi, questa cosa credo possa colpirlo molto. Se ti rifiuta, ci siamo noi, no?" 

Derek sapeva che Thomas, insieme alle ragazze, aveva ragione, doveva prendere una decisione, ma non ci riusciva. Non voleva rischiare di sconvolgere di nuovo la vita di Stiles, forse non stava male, era solo cambiato e cresciuto come gli aveva urlato poco prima. Forse la decisione migliore era dimenticare tutto e tornare a casa. 

"Io non amo Stiles" 

"Porca puttana, Derek! Se spari un'altra colossale cazzata come questa, giuro che ti uccido e mi prendo il tuo titolo di Alpha e vado in giro a dire quanto tu fossi idiota!" 

O forse aveva ragione Raven. 

 

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Stiles continuò a guidare per almeno un'ora prima di riprendere a respirare quasi in modo normale. Non si era nemmeno reso conto di essersi fermato davanti casa McCall, ma Scott gli aveva già aperto la porta di casa e stava già sniffando l'aria cercando di analizzare le sue emozioni. Non fece nemmeno in tempo a spegnere il motore e a scendere dall'auto che fu stretto in un abbraccio spacca costole. 

"Sc-Scottie, muoio" 

"Puzzi di rabbia, di frustrazione e hai pianto. Parla o stringo così forte da ucciderti" 

Stiles appoggiò la testa sulla sua spalla e buttò fuori quattro parole insieme ad un sospiro. 

"Ho litigato con Derek" 

 

Scott aveva insistito per sapere ogni dettaglio, ogni frase e Stiles non gli aveva negato nulla. Aveva spiegato di come fosse andato lì con ottime intenzioni, solo per scusarsi, e di come ne fosse uscito sull'orlo di una crisi di nervi. Gli aveva detto di come non avesse capito il perché di quel comportamento da parte dell'Alpha e di come gli avesse urlato contro dicendogli di uscire dalla sua vita, praticamente. 

"Strano" aveva iniziato Scott, "strano che Derek si sia infuriato così. Cioè prima ti ha decisamente provocato per farti ammettere che tu volessi andare a letto con lui, poi ti ha accusato di essere cambiato, di nuovo. Non capisco" 

Stiles sbuffò una mezza risata.  

"non capisco nemmeno io. Cioè non è normale sparare cazzate da ubriachi? Magari pensavo al fatto che sarei andato a letto solo con Lyds per sempre e il mio cervello ha fatto strani collegamenti, no?" 

"Stiles..." 

"No, niente Stiles. Non voglio andare a letto con Derek, Scott. Sai che l'ho praticamente rimosso a forza dalla mia testa in quell'anno" 

Scott sembrò riflettere seriamente su qualcosa, poi parlò. 

"Io non sto mettendo assolutamente in dubbio il tuo amore per Lydia. State per sposarvi e vi amate, lo so. Voglio solo dire che, come hai detto, tu ti sei sforzato di dimenticare Derek e sappiamo entrambi quanto tu sia stato male durante quel periodo. Magari rivederlo ti ha fatto ritornare qualche ricordo, no?" 

"Ok, i ricordi, ma sono solo quello. Ricordi passati, Scott" 

"Io lo spero davvero. Così come spero che il tuo matrimonio vada bene, nonostante la sua presenza qui ti stia scombussolando. Gli hai detto di essere cambiato ed è vero, tante cose ti hanno fatto diventare diverso, quindi ha un po' ragione anche lui. Cerca di capirlo, torna e ti trova così. Non sa cosa è successo, e non parlo solo della tua delusione amorosa" 

"Lo so che ha ragione, forse per questo mi arrabbio, perché non ne ha diritto di dirmelo. Ormai siamo sconosciuti, io mica gli rinfaccio l'essere diventato un adulto e un Alpha premuroso? Certo che no, è libero di essere quello che vuole. Io non so cosa lo ha cambiato, così come lui non sa cosa ha cambiato me. E va benissimo così. Tra quindici giorni se ne andrà e staremo tutti bene" 

Stiles tirò un sospiro di sollievo, dopo aver parlato senza pausa, mentre Scott si sporse ad abbracciarlo di nuovo. Rimasero seduti ai piedi del letto ancora un po', poi Stiles decise che era ora di andare. 

"Glielo dirai? A Lydia intendo" 

"Non è successo nulla di importante, non voglio che si preoccupi perché mi sono innervosito e non voglio che si agiti. Lei non sta meglio di me, non si merita preoccupazioni inutili. La porterò a fare una passeggiata e stando con lei starò meglio" 

Scott sembrò pensarci su, ma poi gli diede una pacca sulla spalla accompagnandolo alla porta. 

"Ricorda solo che Lydia ti conosce quasi quanto me, quindi preparati a doverne parlare comunque. E non si arrabbierà, ti capirà, non hai fatto nulla di male"  

Stiles non rispose al suo migliore amico. Sapeva che aveva ragione, ma per ora era meglio non pensarci. Aveva voglia di vedere la sua ragazza, di passare una serata tranquilla e di dimenticare di nuovo. 

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Spero di non ferire la sensibilità di nessuno con il tema trattato in questo capitolo e in quelli a seguire. 


Stiles arrivò a casa di Lydia dopo una manciata di minuti. Le aveva mandato un messaggio chiedendole di fare un giro, quindi lei si fece trovare fuori il vialetto di casa, pronta per salire in auto. Gli scoccò un bacio su una guancia e si allacciò la cintura. Dal suo non chiedere nulla, Stiles capì di essere fregato: lei aveva capito che qualcosa non andava.
 

Il ragazzo svoltò in una strada meno frequentata, c'era solo qualche auto che passava di tanto in tanto, nello stesso momento in cui lei poggiò una mano sul cambio, sulla sua, e gli sorrise in modo rassicurante. 

Stiles non poté fermare i suoi pensieri e non poté fare a meno di pensare a quante volte avesse visto quello stesso sorriso in quegli anni. Lydia era così: o ti spronava ai limiti degli insulti, o ti sorrideva e ti scaldava quasi il cuore; e quel sorriso era una delle cose che amava di lei. In quel momento, però, non sapeva cosa dirle. In realtà era convinto di non avere nulla da dire, non era successo niente di vitale importanza e voleva davvero risparmiarle quel racconto, ma era impossibile. 

"Stiles, accosta qui e parliamo. Mi sta venendo ansia" 

Appunto. Fece come gli era stato detto e parcheggiò l'auto di fianco ad una scuola elementare, ormai era sera e di sicuro nessuno li avrebbe disturbati. 

"Ok, mi dici cosa è successo, ora?" 

Lydia si era girata verso di lui, il viso calmo e in attesa. 

"Non possiamo evitare? Davvero non è importante. Voglio solo stare con te" 

"Ci siamo promessi di parlare sempre. Tu mi hai promesso che non saresti più stato zitto riguardo a quello che provi. Devi solo raccontare, ok? Partiamo dalle domande, va bene? Così è più facile. Chi c'era ieri alla festa?" 

Stiles le aveva già detto chi aveva invitato Scott, ma sapeva che quello era solo un modo per rompere il ghiaccio e spingerlo ad aprirsi. Quindi rispose. 

"Scott, Liam, Isaac, Thomas e Derek" 

"Bene. E cosa avete fatto? Hai ballato?" 

"No, non proprio. Ho guardato delle spogliarelliste ballare, ma tranquilla, sono andate via prima di potersi spogliare" 

Quell'ultima parte, però gli sfuggì. Sapeva che Lydia non si sarebbe arrabbiata, era un addio al celibato, ma era caduto nella trappola. 

"E perché sono andate via così presto?" 

"Eravamo ubriachi" 

"Stiles, solo tu eri ubriaco, no?" 

Giusto. Lupi. 

"Si, lo ero solo io, ovviamente" 

Lydia si spostò ancora un po' sul sedile, poggiando la testa su una sua spalla e guardando di fronte, oltre il parabrezza. 

"Hai importunato le ragazze e sono andate via?" 

"No, Lyds, che dici" 

"Ok, chiedevo. E cosa hai fatto? Hai detto qualcosa a qualcuno?" 

Stiles semplicemente annuì, lei dovette sentire il movimento, perché continuò. 

"Se la cosa ti ha sconvolto, sono due le opzioni. Hai detto qualcosa ad uno sconosciuto e quindi Thomas, o hai detto qualcosa a Derek" 

Stiles si irrigidì, sapeva che Lydia ci sarebbe arrivata fin da quando aveva aperto bocca, ma non voleva che lei fraintendesse.  

"Cosa hai detto a Derek? Riguarda cinque anni fa?" 

"Nah" 

"Stiles, dai" 

"Ok. Gli ho detto che vorrei fare sesso con un uomo" 

Stiles sentì la ragazza prendere un respiro prima di parlare. 

"Lo so che sei bisessuale e che non hai mai avuto rapporti con un uomo. Immagino sia normale essere curiosi e dirlo da ubriachi. Qual è la cosa che ti fa stare così? Si è arrabbiato?" 

"No, Scott mi ha allontanato da lui e la serata è finita. Sono andato a scusarmi oggi, però" 

"Stiles sto quasi per perdere la pazienza, ok? Racconta, ti prego" 

Questa volta fu lui a prendere un profondo respiro. 

"Gli ho chiesto scusa e abbiamo litigato. Cioè ha iniziato lui, ha cominciato a...provocarmi? Si, forse. Mi ha chiesto se avessi detto la verità, perché l'avessi detto a lui. Poi mi ha detto cose sul fatto che mi vede cambiato e io ho perso la testa e gli ho urlato contro. Poi me ne sono andato" 

Lydia, durante quelle parole, prese a passargli una mano su un braccio. 

"Stiles, non mi arrabbio perché eri ubriaco e so che Derek è l'unico uomo con cui tu sia mai voluto andare a letto. L'unica cosa che mi fa...non rabbia, ma che mi dà fastidio, è che tu ti faccia ridurre così da lui. Ancora" 

"Lyds, non mi ha ridotto in nessun modo, mi sono solo innervosito. È normale cambiare in cinque anni, non capisco perché continua a ripetermelo" 

"Ripeterlo?" 

"Mh. Me lo disse alla festa di fidanzamento. Comunque non mi va di parlare di questa storia, non ha importanza. Volevo solo stare tranquillo con te" 

"Posso farti solo un'altra domanda?" 

"Certo" 

"Derek sa cosa è successo? Cioè, sappiamo che si sentiva con Scott, ma per parlarti così, forse non lo sa, no?" 

Stiles ci pensò un po', poi rispose che no, Derek non lo sapeva, ne era sicuro.  

 

Dopo qualche minuti di silenzio, Stiles passò un braccio a circondare le spalle della sua fidanzata, aveva davvero bisogno di sentirla vicino non aveva mentito.  

“Tu come stai?” 

“Sto bene. Il nuovo lavoro mi sta facendo bene, mi piace organizzare eventi, lo sai, e se mi pagano è ancora meglio” 

“Beh, a te piace organizzare qualsiasi cosa” 

Lei si girò nel suo abbraccio per mordergli piano una guancia. 

“Ehi, ehi! Non si morde!” 

“Preferisci che mi metta ad urlarti nelle orecchie?” 

“Non useresti mai i tuoi poteri contro le mie povere orecchie umane!” 

“Non ne sarei così sicuro!” 

Rimasero ancora un po' abbracciati, poi Stiles sentì Lydia rabbrividire, nonostante fosse ormai piena estate, alcune sere la temperatura si abbassava.  

“Ti va di andare a casa?” 

“Okay, ho dimenticato le chiavi, ma papà aveva da lavorare, sarà ancora sveglio” 

“Io intendevo casa nostra. Ormai è quasi pronta, possiamo passarci una notte” 

Stiles vide Lydia sorridere e mise in moto la macchina. Non erano tanto distanti, raggiunsero la piccola casa che i signori Martin gli avevano regalato, e entrarono accendendo le luci. 

“Non avevamo deciso di non appedere quel quadro orribile?” disse Stiles indicando una specie di natura morta dai colori però troppi accesi. 

“Si intona con il divano. Andiamo di sopra?”  

“Lo so che questa domanda è per distrarmi!” 

“Ci sono riuscita?” 

“Non lo so, sto decidendo!”  

 

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Derek la sera prima si era chiuso in camera senza cenare e si era addormentato solo dopo una lunga serie di flessioni e addominali. Non aveva fatto altro che pensare alle parole di sua sorella e dei suoi beta, ma non era ancora abbastanza calmo per riflettere.  

La mattina invece si svegliò più riposato di quanto avrebbe potuto immaginare, nella casa aleggiava un forte odore di caffè e in casa riusciva a sentire solo la presenza di una sola persona. 

Raven era seduta al bancone della cucina, Derek la vide appena entrato nella stanza. Sembrava sveglia da molto e stringeva tra le mani una tazza di caffè, di fronte a lei ce ne era un'altra pronta per Derek. Il lupo le si sedette si fronte e lei cominciò a parlare.  

“Scusa per i modi che usato ieri, mi rendo conto sempre dopo di essere un po'…aggressiva” 

Derek scosse la testa per dirle che non aveva importanza, ormai la conosceva, ma lei continuò. 

“Però credo davvero tu abbia sbagliato. Ti conosco, Capo, so quanto tu sia confuso perché questa cosa ti destabilizza non poco, ma non puoi rivolgerti così a quel ragazzo. Ti avrà creduto pazzo” 

Derek sbuffò una mezza risata. Sapeva di avere sbagliato, l'aveva pensato già il giorno prima, ma ormai era fatta.  

“So che ti sembra strano vedere Stiles diverso da come era cinque anni fa, ma non credi abbia ragione? Tutti cambiano” 

Derek annuì, Raven aveva ragione ancora una volta. Finì di bere il suo caffè nero, posò la tazza nel lavandino alle spalle della ragazza, poi si abbassò per sussurrarle un “Grazie” ad un orecchio. Lei gli diede una pacca sul sedere quando le passò di fianco e gli urlò qualcosa con un tono troppo forte per il suo udito. 

“Combatti, Capo!”  

 

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Stiles si era svegliato quella mattina chiedendosi dove fosse e realizzando dopo mezzo secondo. Lydia dormiva ancora quando, dopo averla ricoperta con il lenzuolo, era sceso a comprare la colazione. Quando era tornato la ragazza era sveglia e rivestita e dopo aver mangiato insieme si erano divisi perché lei aveva del lavoro da fare.  

Stiles il pomeriggio lo passò seduto sul divano di fianco a suo padre che faceva zapping. Lo sceriffo aveva il turno di notte, quindi avrebbero cenato insieme. Si alzò per preparare la cena verso le sette, alle nove salutò suo padre sulla porta di casa e finì si sparecchiare e mettere in ordine.  

Non aveva voglia di continuare a guardare la tv, avrebbe letto qualche pagina di Harry Potter e poi si sarebbe addormentato. Rispose ad un messaggio di Scott che gli chiedeva cosa stesse facendone se volesse compagnia, mentre saliva le scale. Quella notte sarebbe stato bene da solo, quindi disse al suuo migliore amico di andare a divertirsi pure con Kira, lui sarebbe stato bene tra i libri.  

Libri che sicuramente non avrebbe aperto. Entrato in camera, Stiles non ebbe nemmeno bisogno di accendere la luce per capire a chi appartenesse la sagoma scusa seduta sul davanzale della sua finestra.  

“Che vuoi?” 

La sagoma però non si mosse di un centimetro, così Stiles accese la luce e ripeté la domanda. 

 

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“Che vuoi?” 

Derek scese dal davanzale e vi si appoggiò contro, incrociando le braccia. Era entrato in quella stanza sapendo che Stiles fosse ancora al piano di sotto; probabilmente il suo subconscio lo aveva fatto agire in qual modo per avere un minimo di vantaggio, ma il ragazzo non sembrava essersi scomposto. 

“Sono qui per tre motivi. Voglio dirti due cose e farti una domanda” 

Sentì Stiles prendere un ampio respiro prima di annuire e dire solo “Ok” 

“La prima cosa che voglio dirti è che non avrei dovuto attaccarti in quel modo ieri” 

Il ragazzo rise in modo abbastanza sarcastico per i suoi gusti. 

“Derek Hale che chiede scusa?” 

“Sono serio, Stiles” 

“Si, anche io” 

“La seconda cosa è la domanda” 

Derek decise di sorvolare su quella ironia o non ne sarebbero usciti. Voleva avere una risposta. 

“Puoi raccontarmi cosa è successo in questi cinque anni?” 

 

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Dire che i suoi muscoli si erano fermati, sarebbe stato riduttivo. Stiles si sentì pietrificare. Che domanda era quella? 

“Perché dovrei?” 

“Te l'ho chiesto con gentilezza” 

“Ti viene in mente dopo cinque anni di chiedere? E poi so che hai mantenuto i contatti con Scott, sai cosa è successo qui in quel periodo” 

Vide Derek prendere un respiro e alzare gli occhi al cielo, quasi esasperato. 

“Voglio sapere cosa è successo a te, Stiles. Scott non mi ha mai parlato di te” 

Nonostante stesse per lasciarsi prendere dalla rabbia, Stiles riuscì a porgli l'ennesima domanda. 

“Non capisco, perché? Cosa devi fartene di questo racconto?” 

“Dopo averlo ascoltato, posso dirti la terza cosa” 

Nella testa di Stiles rimbombarono le parole di Lydia della sera prima: Derek sa cosa è successo?. Gliel'aveva chiesto per fargli capire che forse, per chissà quale motivo, Derek voleva davvero capire perché fosse cambiato. Forse era un cambiamento così radicale da far preoccupare anche chi non aveva interesse per la sua vita? O forse Derek comunque lo considerava un vecchio amico e voleva solo fare due chiacchiere?  

“La storia è lunga” 

“Ho tutta la notte”  

 

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Prima di cominciare a parlare, Stiles si sedette sul proprio letto, con le spalle appoggiate alla testiera e i gomiti puntati sulle ginocchia.  

Derek rimase per tutto il tempo nella stessa posizione. 

“Posso cominciare da…da quattro anni fa? Il primo anno per ora preferisco saltarlo” 

Derek annuì, sentendo odore di tristezza, ma anche di vergogna, e il ragazzo comincio” 

“A Febbraio di quattro anni fa ho ripreso a parlare. A posteriori ti posso dire che è stato merito di Lydia, durante quell'anno era stata quasi tutti i giorni con me, alternandosi con Scott, ma quel giorno entrò qui con un viso furioso. Mi prese di peso, mi fece alzare dal letto e mi buttò con ancora tutti i vestiti sotto la doccia. Ricordo che me ne stavo immobile sotto il getto e lei mi guardava tenendo le braccia incrociate, poi mi disse qualcosa su quanto fossi idiota e mi chiese di uscire con lei, da soli, perché le mancavo. Ricordo che alzai la testa per guardarla negli occhi e le dissi solo “Martin, se vuoi che io faccia una doccia decente, credo tu debba uscire”. Sento ancora il suo tirare su col naso per nascondere le lacrime. Quel giorno facemmo solo una passeggiata al parco, poi raggiungemmo Scott che aveva il turno da Deaton. Non ti dico con quanta forza mi saltò in bracco, considera che ero…beh, molto più magro di così. Da quel momento mi sembra sia andato tutto velocissimo. Ti risparmio gli sguardi con Lydia, la complicità ritrovata e che non se ne era mai andata. Alla fine di aprile fu ancora una volta lei a chiedermi di uscire, con un messaggio. Non mi sembrava vera, io, Stiles Stilinski, ero stato invitato al cinema da Lydia Martin. La baciai due giorni dopo, mentre lei era furiosa perché le avevo rovesciato la coca-cola su un vestito nuovo. Mi sentivo bene, nonostante Scott ogni tanto mi guardasse con occhi strani e papà mi chiedesse quanto adderal prendessi perché ero sempre troppo calmo. Ma io stavo bene e quella schifezza non la prendevo quasi mai, ero solo cambiato, come diresti tu” 

Derek vide Stiles passarsi una mano sul volto, come per asciugarsi il sudore di una faticata, poi il ragazzo riprese a parlare.  

“Ah, nel frattempo mi ero anche iscritto al college, mi sono laureato due mesi fa. Comunque la nostra è stata una storia semplice, nata da una difficoltà, ma proseguita normalmente. Uscivamo con Scott e Kira, andavamo fuori città, stavamo qui insieme quando papà aveva il turno di notte. Tutto procedeva normale ed eravamo felici. Lyds ed io ci siamo sempre capiti con un solo sguardo, anche ora è così. Credo che siamo legati da qualcosa di davvero, davvero forte. Forse è per questo che un anno fa, quando mi ha chiamato per chiedermi di vederci al campo di lacrosse della nostra vecchia scuola, mi sono spaventato a morte” 

Derek sapeva che stava per arrivare un discorso pesante per Stiles. Cominciò a stringere le braccia intorno alle ginocchia, evitando di guardare nella sua direzione, il cuore a mille. 

“La trovai seduta sugli spalti. In ordine come sempre, bellissima, ma con il viso troppo serio. Quando mi vide, però mi sorride impercettibilmente e quando mi avvicinai nemmeno mi salutò, mi diede solo la notizia. Era incinta, aspettavamo un bambino” 

 

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Stiles non aveva mai raccontato quella storia, non aveva mai avuto la necessità di parlarne a qualcuno che non la conoscesse. Vide Derek alzare lo sguardo su di lui e aspettare. 

“Come vedi, non c'è nessun bambino, ma aspetta. Quando me lo disse, passato lo shock, cominciammo già a fantasticare. Eravamo giovani, come lo siamo ora, ma era comunque una bella notizia per due che si amano, no? Il giorno dopo chiedemmo ai nostri genitori di cenare insieme, per fortuna si conoscevano già, e sganciammo la bomba. Non ti dico quanto si fece rosso papà per la rabbia e quanto mi guardò male il signor Martin” 

Stiles accennò un sorriso a quel ricordo, senza guardare Derek, poi riprese il racconto. 

“Ti risparmio anche tutto il racconto della cena, ma comunque alla fine i genitori di Lyds dissero che avremmo dovuto convolare a nozze. Era incinta di soli due mesi, quasi, ma loro già erano proiettati verso l'organizzazione della festa. Papà mi chiese se fossi sicuro, se non fossi troppo giovane, ma io non avevo nessun problema. Avremmo avuto un bambino e avevo tutta l'intenzione di vivere con loro due, il matrimonio avrebbe solo ufficializzato la cosa. Loro sono tradizionalisti, credo l'abbia notato anche tu. Scegliemmo anche la data, è quella di ora, il tre luglio dell'anno successivo, il bambino avrebbe avuto due mesi. Eravamo elettrizzati, e non ti dico la prima ecografia! Non ci capii un cazzo, ma fu bello lo stesso” 

 

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Derek avrebbe voluto interrompere il discorso, non avrebbe voluto sentire nulla di quella storia di cui, a quanto pareva, conosceva il finale. Ma soprattutto non avrebbe voluto vedere più Stiles asciugarsi veloce le lacrime ancora prima che gli rigassero le guance. 

“Stiles, non devi. Non potevo immaginare, basta così” 

“Tranquillo, ora sto bene, è solo perché è la prima volta che lo racconto. Lasciami finire” 

Derek annuì e il racconto riprese. 

“Tra il terzo e il quarto mese accadde. Io ero a seguire una lezione e mi chiamò Melissa, dicendomi di andare il prima possibile in ospedale. Non so nemmeno come ci arrivai, ma quando entrai, Lydia stava già uscendo dalla sala operatoria. Il nostro bambino non c'era più. Non mi va di raccontarti tutto per filo e per segno, ti basta sapere che è stato il secondo periodo più brutto della mia vita, secondo solo per ordine cronologico. Lydia è stata male per almeno un mese, fisicamente. Sai qualcosa sulle Banshee e le gravidanze?” 

Derek ci pensò. Si, sapeva qualcosa. 

“A volte il feto è come se fosse incompatibile con il corpo della madre, quando ha il gruppo sanguigno del padre” 

“Esatto, ce lo disse Deaton qualche giorno dopo. Si è ripresa solo grazie alle sue cure chr, tra l'altro, hanno anche a che fare con il Nemeton, ovviamente” 

Derek non riuscì a trattenere una domanda. 

“Per questo ha voluto che fossi presente al matrimonio?” 

“Mh. Quella cazzo di pianta l'ha salvata, per questo ci sposeremo lì, anche se dopo…dopo tutto quello che avevamo passato, i nostri genitori ci dissero di annullare tutto. Noi, però, non riuscivamo a stare separati e il matrimonio era ancora una volta la soluzione più logica. Praticamente ci siamo tirati fuori dal baratro a vicenda, più di una volta”  

Il racconto sembrò finire lì. Derek era spiazzato, non avrebbe mai immaginato quella storia. Aveva capito che fosse successo qualcosa, ma quello, perdere un membro della propria famiglia ancora prima di stringerlo tra le braccia, doveva essere distruttivo. E si sentì ancora in colpa per aver preteso quella spiegazione.  

“Credo di dover andare. Mi dispiace averti quasi obbligato a parlare, ora molte cose sono chiare” 

Derek si sporse verso la finestra per saltare giù, ma Stiles lo fermò con la voce. 

“Ho parlato perché volevo, non mi hai obbligato, ma ora mi devi qualcosa. Hai detto che dovevi dirmi due cose, Manca la seconda” 

Derek si rigirò, Stava per parlare, ma gli venne in mente una cosa. 

“Hai saltato una parte di racconto, per dirti la mia cosa, ho bisogno anche di quel pezzo” 

Stiles sbuffò una risata dal naso. 

“Pensavo di averti distratto abbastanza, Sourwolf, ma hai ragione. Ok, rimettiti comodo” 

 

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Nonostante avesse sperato di non raccontare quella parte, Stiles distese le gambe sul letto e cominciò a parlare guardandosi i piedi e stringendo convulsamente le mani tra loro. 

“Innanzitutto sappi che ricordo davvero poco e alcune cose mi sono state raccontate da Scott e gli altri. Quando quel giorno uscii dal tuo loft, andai a casa e mi misi a letto, e si, piansi davvero un sacco. Qualche ora dopo mi raggiunse Scott e solo dopo ho saputo che lo avevi avvisato tu. A proposito, grazie per l'interessamento, mi hai evitato di raccontare quei minuti con te a tutti. Scott dice che l'ultima cosa che dissi prima di chiudermi in un mutismo quasi sovrannaturale per me, fu “Non nominate mai più il suo nome in mia presenza”. Devo averli spaventati un sacco, la prima volta in cui ho parlato di te è stato con Lydia due anni dopo. Comunque non ero in quelle condizioni solo per il tuo rifiuto, ma probabilmente fu quello che scatenò tutto il resto. Mi erano ritornati gli incubi, mi svegliavo sentendomi soffocare e spesso credevo di sognare anche mentre ero sveglio. Non parlavo, ma pensavo troppo. Pensavo ad Allison, ad Aiden, pensavo a tutto quello che avevo fatto mentre ero…mentre non ero in me e non sentivo le parole di chi mi circondava. Scott dice di aver pianto abbracciato a me che me ne stavo immobile, seduto, con lo sguardo nel vuoto, quasi ogni giorno” 

 

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L'olfatto di Derek fu investito da una acre puzza di sensi di colpa. Stiles forse aveva superato la possessione del Nogitsune, ma si sentiva ancora in colpa per quello che avevano passato a causa sua i suoi amici cinque anni prima. 

“Scott dice anche che ogni tanto mi trovava con il cellulare nelle mani, mentre osservavo il tuo numero in rubrica. Sono quasi sicuro di non averti mai mandato nemmeno un messaggio” 

“No, non l'hai fatto” 

“Meglio così. Comunque sono stato un anno in quelle condizioni, papà a volte apre ancora la mia camera, di notte, per controllare se dormo. Me ne accorgo quando sono ancora sveglio. Mi…mi dispiace non essere stato abbastanza forte, ma…dal morso di Scott non mi ero fermato nemmeno un attimo, forse è stato inevitabile crollare. Ma sono contento di essermi rialzato, diverso, ma sono vivo. Hai ragione, non sembro più un pazzo che non riesce a stare fermo, non mi sudano le mani quando sono agitato, beh a parte ora, e riesco a pensare prima di parlare quasi sempre, ma credo sia stata una trasformazione inevitabile, no? Come potevo uscire uguale da tutto quello?” 

Derek non seppe cosa dire per almeno un minuto. Non aveva una risposta, sapeva che Stiles aveva ragione e stava cominciando a pensare di aver fatto una colossale cazzata a presentarsi lì quella sera. Stiles lo distrasse dai suoi pensieri, si era alzato dal letto e gli si era messo di fronte, le braccia incrociate come lui. 

“Ora tocca a te. Ti ho detto tutto, davvero tutto. Cosa devi dirmi, ora?” 

 

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A Stiles sembrò di vedere un ombra di dubbio sil viso di Derek, quindi incalzò. 

“Me lo devi, ok? Per il racconto che ti ho dato e per quanto mi hai trattato male l'ultima volta. Devo sapere cosa vuoi, Derek. Voglio anche io il tuo racconto” 

Derek sciolse le braccia, si passò le mani sul viso e rispose. 

“Partii il giorno in cui venisti al loft. Passai due mesi in Messico con Braeden, poi lei ebbe un incarico e io mi spostai da un’amica di mamma, in Columbia, un’Alpha tra le più potenti. Avevo bisogno do sapere tutto sulla mia trasformazione, sul perché fosse avvenuta e come. Sono stato lì quasi un anno e…e mi mancavate tutti. Mi mancavi tu”  

Stiles strinse la mascella. Aveva già abbandonato l'idea di riuscire a controllare il suo cuore durante quella conversazione, ma non avrebbe mostrato segnali esterni di agitazione. Derek riprese a parlare. 

“Fin quando ero qui mi irritavi, davvero. Non ero mai stato insieme a qualcuno che parlasse così tanto, che emanasse così tante emozioni insieme e che mi rispondesse a tono come facevi tu. Non ti sopportavo, Stiles, mettevi disordine nella mia vita e non potevo permettertelo, ero già troppo incasinato. Avevo i miei sensi di colpa, i miei problemi ad accettare un nuovo branco e nell'ultimo periodo non avevo nemmeno i miei sensi. Però…non avere più il tuo caos nelle mie giornate mi dava ancora più fastidio. Passavo le giornate a meditare per controllare la trasformazione, parlavo solo con l'Alpha e il suo emissario e ogni tanto telefonavo a Cora. Sarei voluto tornare indietro per dirtelo, ma pensai che fosse solo causa del repentino cambiamento e che mi sarebbe passata. Per questo mi spostai a New York, volevo riprendere la mia vita e dimenticare tutti voi, nonostante continuassi a sentire Scott. Incontrai Raven poco dopo, poi è arrivato Thomas e mi sono sentito come se…come se avessi di nuovo una famiglia. Sono cambiato anche io, ho accettato i miei demoni e ci convivo, ma sono riuscito ad andare avanti e ad accettare anche l'essere di nuovo Alpha. Ho capito di amarti quando ho raccontato per la prima volta di te a Raven. Fu lei a dirmi “Ma quanto sei deficiente? Lo ami!”. Ormai erano passati tre anni e sapevo che aveva ragione. Se mi mancavi ancora, era solo quello il motivo, ma sono sempre stato un codardo. Pensai che ormai ru avessi una vita, che mi avessi dimenticato, e avevo ragione. Sei un'altra persona, non sei quello di cui mi sono innamorato…forse anche prima di cinque anni fa. Sei uno Stiles diverso, sei un adulto e mi piaci. Ti ho accusato per questo tuo cambiamento solo perché stai per sposarti, sei quasi un'altra persona, ma mi piaci lo stesso e sono ancora una volta in ritardo” 

 

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Derek pensò che Raven se l'avesse sentito, gli avrebbe fatto un applauso. Era andato da Stiles per dirgli quelle precise parole e l'aveva fatto. Stiles che lo stava guardando come se fosse un alieno, ma che poi indurì il volto, prima di parlare. 

“Sono contento che tu sia riuscito ad aprirti e sono davvero, davvero felice per la tua felicità Derek. Ma ora credo tu debba andare via” 

Il lupo guardò il ragazzo solo per qualche altro secondo, fissò gli occhi nei suoi d’ambra e poi si girò per scavalcare la finestra. Atterrò senza fare rumore sull'erba, ma mentre si rimetteva diritto sentì nettamente un urlo frustrato arrivare dalla stanza che aveva appena lasciato, seguito da un fastidiosissimo odore di lacrime. Immaginò Stiles camminare freneticamente avanti e indietro al ritmo dei passi che riusciva a sentire, con le mani tra i capelli, poi cominciò a correre verso gli alberi della riserva.  

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***



Ciao!
Innanzitutto, prima che me ne dimentico, vi dico che questo qui è, mooooolto probabilmente, il penultimo capitolo. 
Non è mia abitudine lasciare i finali aperti, ma questa volta sono stata quasi costretta, non mi andava di farvi aspettare altri 4/5 giorni e mi scuso anche per la brevità. Spero mi perdoniate, anche perchè si intuisce cosa succederà.

Pooooi...ci vediamo alla fine del capitolo, buona lettura!



La mattina seguente a quella chiacchierata che sentava a credere fosse avvenuta, Stiles si svegliò con un mal di testa da Guinness world record. 
Si era addormentato quando le prime luci dell'alba stavano cominciando ad illuminare la giornata, dopo una notte passata ad osservare il soffitto. Non era riuscito a smettere di ripetersi il discorso di Derek nella testa, ininterrottamente. Era stato chiaro, cristallino: Era stato innamorato di lui, lo era stato fino a quando non aveva visto i suoi cambiamenti in quei giorni, e ora ne era comunque attratto.  

Stiles si alzò strofinandosi gli occhi e prendendo il cellulare. Un messaggio di buongiorno di Lydia, tre messaggi di Scott. 

(Ore 09:12) Buongiorno, fratello! SM 

(Ore 09:34) L'appuntamento è alle dieci, vero? Sono quasi pronto! SM 

(Ore 10:32) Stiles, era alle undici? Sono fuori al negozio da mezz'ora. SM 

Stiles all'inizio non capì di cosa stesse parlando Scott, ma poi realizzò: Avevano la prova dell'abito. Mandò in fretta un messaggio al suo amico mentre con l'altra mano si lavava i denti, si rivestì e, senza nemmeno fare colazione, si precipitò fuori casa.  

Scott era appoggiato alla sua moto, lo sguardo più scocciato del mondo, che si trasformò nello sguardo più indagatore del mondo appena vide Stiles scendere dalla Jeep. 

“Amico, cosa ti è successo? Hai delle occhiaie che fanno paura” 

Stiles ci provò a mentire, già sapendo in partenza che avrebbe perso. 

“Sono stato tutta la notte a giocare al pc 

Odiava i poteri lupeschi. Con quelli anche un ingenuo come Scott poteva diventate intuitivo.  

Ora entriamo qui dentro, proviamo i nostri abiti, poi andiamo al parco, ci sediamo e parliamo” 

Il leggero bagliore rosso nei suoi occhi fece quasi tremare Stiles, non di paura verso dj lui, ma per quello che sarebbe uscito fuori da quella conversazione.  

 

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Derek tornò a casa quando tutti gli altri erano già svegli. Thomas era in giardino, lo vide e si irrigidì impercettibilmente lasciando all'istante tutto quello che stava facendo per avvicinarglisi. Derek sentì contemporaneamente anche Raven aprire la porta mentre annusava l'aria e gli puntava i suoi occhi da beta addosso, quasi come se avesse potuto leggergli dentro con quelli. 

“Cora è in città con Isaac. Cosa cazzo ti è successo?” 

Derek le si avvicinò e fece ad entrambi segno di seguirlo dentro; si sedette sul divano e raccontò ogni dettaglio della sera precedenteI suoi beta rimasero per qualche secondo muti, elaborando le sua parole, poi esplosero. 

“Capo! Sei stato un grande! Beh, potevi prenderlo e sbatterlo sul letto, ma forse non avresti avuto il coraggio. Però sono sicura che non ti avrebbe cacciato via così facilm-“ 

I suoi occhi rossi interruppero quel fiume di parole.  

“Beh, Raven si è espressa con troppa esuberanza, ma…è evidente che Stiles sia comunque combattuto, altrimenti non avrebbe pianto, no? Tu ti sei tolto il tuo peso e ok, ma l'hai riversato su di lui, ora tocca a lui sceg-“ 

Thomas non ebbe nemmeno modo di finire che Raven si alzò dalla poltrona, sventolando un pugno in aria. 

“Scegliere un cazzo! Derek devi combattere! Devi fare in modo che questo matrimonio salti. Mi dispiace tanto, tantissimo per quello che hanno passato e in qualche modo davvero si amano, ma…se vi amate ancora dopo cinque anni, senza vedervi mai, non pensi che quello che c'è tra voi sia più forte?” 

Derek si passò le mano tra i capelli prima di rispondere. 

Raven, non amo Stiles. Amavo Stiles, questo lo sappiamo e lo sa anche lui, ma proprio perché sono passati cinque anni, siamo cambiati. Mi piace, ma non lo amo” 

Thomas questa volta si torturò le mani prima di dire la sua. Derek lo spronò con un'alzata di sopracciglio. 

“Ecco, secondo me, ti stai solo riempiendo di balle. Capo, Stiles con te è del tutto diverso da come è con noi e gli altri e…qualcosa mi fa pensare che sia lo stesso Stiles che hai conosciuto tempo fa. La stessa Lydia ti ha chiesto di farlo ritornare quello di prima e dubito che quella ragazza sia così stupida da chiedere una cosa del genere alla vecchia cotta del suo futuro marito. Non so cosa nasconde, ma so cosa nascondi tu anche a te stesso” 

Derek sospirò. Anche a lui era sembrata strana quella richiesta, ma non ci aveva più pensato. Ma Thomas aveva ragione, Stiles quando parlava con lui non era poi tanto diverso dal passato. Non sapeva cosa fare. 

“Quello che provo non ha importanza, sta comunque per sposarsi e io non mi metto in mezzo” 

Raven sbuffò frustrata, ma cambiò discorso. 

“Cosa facciamo? Un bell'allenamento?” 

 

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Stiles raccontò tutto a Scott, senza saltare nemmeno un dettaglio. Alla fine del racconto pensava di essersi schiarito un po' le idee buttando tutto fuori, ma non era andata così. In più Scott sembrava più riflessivo del solito. 

“Ok. Derek è innamorato di te da cinque anni” 

“Scottie, era innamorato di me. Ora gli piaccio” gli disse alzando il tono sull'ultima parola. 

“No, ti ama” 

“Gli piaccio” 

“Cazzo, Stiles, è Derek. Credi che sarebbe andato da uno per dirgli Io prima ti amavo, ma ora mi piaci? Non avrebbe senso, se la sarebbe fatta passare” 

“Mi ama?” Stiles era ancora incredulo, ma il ragionamento di Scott non era poi tanto assurdo. 

“Si, ma la domanda è un'altra. Tu lo ami?” 

Stiles rispose senza nemmeno pensare, non me aveva bisogno. 

“Io amo Lyds, Scott, cosa chiedi!” 

Scott lo guardò, però, sorridendo. Era quasi un ghigno, Scott non aveva mai ghignato. 

“Ami Lydia, ma non mi hai detto che non ami lui” 

Stiles rimase così sorpreso da quella frase che si riscosse solo quando sentì le mani del suo migliore amico a stringergli il volto e quando vide due occhi rossi fissarlo. Stava iperventilando.  

“Ehi, ehi, Stiles. Stai bene?” 

Stiles riuscì ad annuire, mentre Scott gli teneva ancora le mani sulle guance e gli diceva di guardarlo. 

“Dai, respira. Non è successo nulla, vuoi passeggiare?” 

“No-no, sto bene” 

Scott gli liberò il volto, risedendosi al suo fianco sulla panchina. 

“Scusa, sono tutti pensieri miei. Se dici che non provi nulla per lui, è così” 

Stiles non rispose, poggiò la testa sulla sua spalla sospirando. Dopo pochi minuti aprì bocca. 

“È tutto un casino. Tra una settimana mi sposo ed  è un fottuto casino. Devo vedere Lydia” 

 

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Finito l'allenamento Derek decise di fare una doccia e di prendere un po' d'aria. Non poteva soffrire di claustrofobia così, senza preavviso, ma quella casa lo stava soffocando. Si ritrovò a passeggiare senza una meta, ma ad un certo punto, nei pressi del parco, si sentì chiamare. 

“Ehi, Der!” 

Cora gli venne in contro quasi saltellando, ma si fermò di scatto, probabilmente a causa della sua espressione pensierosa. Isaac, poco più indietro, lo guardava con sguardo interrogativo. 

“Derek, che cosa è successo?” 

Dopo un altri racconto dettagliato, Derek tirò un altro sospiro di sollievo e si preparò ad un'altra reazione come quella della sua beta, da perte di Cora, ma, stranamente, fu Isaac il primo a parlare.  

Io vi ho visti prima e vi ho visti un po' ora. Siete cambiati, è vero, ma insieme siete sempre gli stessi. Avevo capito i sentimenti di Stiles forse prima che li avesse capiti anche lui, all'epoca, quindi spesso vi osservavo. E sono sicuro che quello che ti sembra cambiato nel vostro rapporto, sia solo a causa di…disabitudine? È come se foste solo impacciati perché non vi vedete da molto, ma credimi se passaste una giornata insieme diverreste gli stessi di prima” 

Derek sentì, alla fine di quel discorso, il suo lupo richiamare in modo chiaro e limpido quello di Isaac. Gli era mancato, nonostante l'avesse mandato via tanti anni prima e lui avesse riposto la sua fiducia in Scott. Prese un respiro e gli rispose. 

“Non so se tu abbia ragione, ma non posso dimostrare la tua teoria. Tra una settimana si sposa, non posso andare li e chiedergli di uscire” 

La mano di Cora gli si poggiò su un braccio, forse lei non aveva bisogno di parlare. Derek sapeva cosa avrebbe detto: Qualcosa come, sei stato un deficiente, ti ho sempre detto di dirglielo prima o forse gli avrebbe chiesto se voleva andare via di lì. Stava per proporre di alzarsi da quella panchina e andare a casa, Derek, quando qualcuno lo interruppe prima che parlasse. 

“Ehi, ragazzi! Cosa ci fate qui?” 

Scott spuntò praticamente da dietro un cespuglio, ponendo la domanda al plurale, ma guarda do solo Derek. Era un libro aperto quel ragazzo, il più grande ci mise solo pochi secondi per capire che lui sapeva. 

“Due chiacchiere, tu, Scott?” si intromise Cora. 

“Ho appena salutato Stiles, facevamo due chiacchiere anche noi” 

Scott parlò ancora con lo sguardo fisso in quello di Derek e forse fu quello a convincere gli altri due ad allontanarsi salutandoli in fretta.  

Rimasti soli, il True Alpha si sedette sulla panchina e reclinò la testa all'indietro chiudendo gli occhi. 

“Cosa vuoi, McCall?” 

“Il bene di mio fratello” 

“Questa non è una novità. Voglio sapere perché sei qui ora e cosa vuoi da me ora” 

Posso chiederti una cosa?” 

“Dimmi” 

“Hai intenzione di fare un'entrata ad effetto e interrompere il matrimonio?” 

Derek non ci pensò nemmeno su per la risposta. 

“No, assolutamente no” 

“Perché? Non lo ami abbastanza?” 

“Perché io non obbligo la gente ad amare me” 

Anche questa gli era uscita senza pensarci, ma poi lo aveva fatto e se ne era reso conto. Non aveva negato, non aveva negato di amare Stiles. 

“Da quando sei diventato così furbo e subdolo, McCall?” 

Scott riaprì gli occhi e gli sorrise. 

Ho avuto anni e anni e anni di contatto con il migliore” 

Derek avrebbe voluto alzarsi, allontanarsi e chiudersi in casa, ma non riuscì a non porre ina domanda. 

“Come sta?” 

Scott sbuffò un'altra mezza risata. 

“Mh… Sta bene. Ha subito peggio di un amore che ricambia i suoi sentimenti dopo cinque anni, starà bene. È solo frastornato 

“So che ha passato di peggio. E sento anche che mi hai mentito, True Alpha” 

“Che è confuso è vero” 

Derek rimase un po' a pensare, Scott in silenzio al sup fianco, poi riprese il discorso. 

“Forse non avrei dovuto farlo. Dirgli quelle cose, intendo” 

“No, forse non avresti dovuto, per il suo bene, ma hai fatto benissimo per te stesso. Non ti senti più sollevato?” 

“Dopo averlo sentito urlare e piangere e sapendolo confuso? Per niente” 

Stranamente fu Scott il primo ad andarsene, congedandosi con una pacca su una spalla e un “Sono fiero di entrambi i miei fratelli, comunque andrà questa storia, sono felice che la conversazione di ieri sia avvenuta”.  

 

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Lydia aveva chiesto a Stiles di vedersi il giorno dopo, se non si trattava di una emergenza e quindi lui aveva passato la serata seduto sul divano di casa sua, preferendo non allarmare la sua fidanzata. Aveva, però, deciso di raccontarle tutto, per filo e per segno come era sempre stato tra loro.  

Quando suo padre tornò dal turno serale alle ventitrè, lo trovò nella stessa posizione in cui era due ore prima, sdraiato scompostamente. 

“Figliolo, stai guardando un programma di ragazze che si truccano per qualche motivo o fissi la tv senza accorgerti di cosa c'è?” 

Stiles saltò praticamente dal divano al pavimento ribaltando anche il tavolino basso lì davanti. Non aveva sentito nulla, se fosse entrato qualcuno per ucciderlo, sarebbe morto senza accorgersene.  

“Pà! Ero distratto, tutto bene in centrale?” 

“Tutto benissimo. A te piuttosto, cosa succede?” 

“A me? Perché?” 

“C'è una pizza in cucina” 

Stiles si sentì come un palloncino che si sgonfia se bucato. Si risedette sul divano, facendo spazio a suo padre di fianco. 

Papà, tu hai sempre amato solo mamma, prima di Melissa?” 

“Certo che no. Prima di lei ci fu una ragazzina al primo anno delle superiori. Si chiamava…aspetta, qualcosa tipo Joy. Ero cotto, mi dichiarai pure, ma mi rifiutò girando le spalle e andandosene. E ora, come hai detto, c'è Melissa” 

“Ma…quella Joy, l'hai dimenticata?” 

“Le sono andato dietro per altri due anni, poi incontrai Claudia e me ne dimenticai completamente. Ci si disinnamora, è normale. Perché me lo chiedi? Tutto bene?”  

Stiles si sentì per un attimo di confessare tutto a suo padre, volendo comportarsi come un bambino che va dai genitori per chiedere di risolvere problemi che per lui sono troppo da grandi. Però poi si riscosse, abbracciando veloce lo sceriffo e alzandosi, diretto nella propria camera. 

“Tranquillo, pà, solo ansia da matrimonio. Buonanotte!” 

 

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Tre luglio. Derek sapeva che era il tre luglio, ma decise di ignorarlo completamente e di rimanere ancora a letto. Non aveva visto Scott dalla chiacchierata al parco, non aveva visto altre persone che non fossero Raven, Cora, Thomas e Isaac, ma soprattutto non aveva più rivisto Stiles. Gli era capitato di sentire il suo odore per la città in quella settimana, ma di dirigersi, contro il proprio istinto, verso la parte opposta per non vederlo. L'unico segnale che aveva avuto dal mondo esterno era stata una e-mail di Lydia che avevano ricevuto anche gli altri, in cui la ragazza ricordava a tutti che la cerimonia sarebbe iniziata alle undici di mattina e che nessuno poteva assentarsi, se non per motivi gravissimi, perché non sarebbe stato bello avere sedie vuote sullo sfondo nelle foto. La mail era firmata da lei e da Stiles, ma Derek dubitava altamente che il ragazzo avesse qualcosa a che fare con l'obbligo di presenza a causa delle foto.  

Cercando di non pensare al fatto che di lì a poco si sarebbe dovuto infilare un abito elegante per partecipare ad un rito e per rappresentare anche la propria famiglia, Derek si rigirò nel letto per controllare l’ora, ma non fu necessario.  

“Cosa diavolo ci fai ancora mezzo nudo a letto!?! Sono le dieci, DEREK!” 

Per fortuna c'era Raven a fargli da sveglia. 

“Se esci dalla mia camera e la smetti di urlare, magari mi alzo” 

“Alza quel culo ora, non mi scandalizzo se ti vedo in box-“ 

“RAVEN!” 

“Va bene, va bene, esco. Siamo nervosetti, eh?” 

Derek non riuscì a pentirsi di aver lanciato la sveglia contro la porta.  

 

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Stiles atava distrattamente pensando che avrebbe consumato il pavimento se avesse camminato ancora un po' avanti e indietro, quando Scott entrò in camera sua. 

“Wow, sembri proprio uno sposo, fratello” 

“E tu sembri un testimone” 

“Stai bene?” 

Stiles sorrise cercando di rassicurare Scott che invece stava annusando l'aria, probabilmente pregna della sua ansia. 

“Si, sto bene. È la cosa giusta, sono felice” 

“Lo so che sei felice, ma ti stai comunque facendo sotto dalla paura” 

Il sorriso di Stiles, questa volta più sincero, si allargò. Si sporse per afferrare il suo amico di sempre per abbracciarlo e parlargli nell'orecchio. 

“Se svengo sull'altare, afferrami prima che batta la testa. Non ho intenzione di provocarmi un’amnesia, ok?” 

“Idiota, andiamo? Tuo padre è già a riscaldare la macchina e mamma sta per morire di ansia” 

“Si, lasciami prima prendere il cellulare” 

Stiles afferrò l'oggetto e sbloccò lo schermo trovando un solo messaggio di Lydia. 

(Ore 10:22Ti amo, lo sai. LM 

(Ore 10:34) Ti amo, lo sai anche tu. SS 

 

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Se non avesse avuto gli odori familiari di Raven e Thomas di fianco e quello di Cora poco più distante, Derek si disse che forse non sarebbe uscito da quella cerimonia senza trasformarsi. Per sei giorni aveva pensato di star facendo la cosa giusta, di comportarsi in modo normale per il bene di tutti, tranne che per il proprio, e aveva pensato di farcela.  

Si era appena seduto, lo sceriffo si era appena posizionato di fronte al grande tronco tagliato del Nemeton, quando sentì chiaramente i propri artigli crescere. Nessuno sembrava essersene accorto, ma sentire il proprio lupo scalpitare, graffiare e ululare da dentro, non era esattamente un'esperienza piacevole.  

Derek pensò anche di essere riuscito a controllare quell'impulso di alzarsi e distruggere tutto, dai fiori all'arco sotto cui ci sarebbe stato lo scambio degli anelli, ma mandò a farsi benedire ogni buon proposito quando una leggera folata di vento gli portò alle narici l'inconfondibile odore di Stiles. Stiles che stava entrando nello spazio delimitato dalle decorazioni, sorridendo quasi ad illuminare il posto. 

“Capo, appena mi appoggi una mano sul ginocchio, ti porto via di qui” 

Raven non l'aveva lasciato solo per un minuto in quei giorni. Da quando aveva ammesso a se stesso di essere ancora innamorato di Stiles, Derek si era chiuso in un silenzio degno del se stesso di cinque anni prima. La ragazza aveva cercato di riempire quel silenzio con chiacchiere su qualsiasi cosa, l'aveva spinto ad allenarsi con loro. Ma Non era stata l'unica, ovviamente. Thomas aveva cercato di coinvolgerlo anche in qualche suo balletto improvvisato, ricevendo in risposta solo ringhi; Cora era entrata di notte nella sua camera, quando lui si rigirava nel letto senza dormire, e gli si era addormentata con la testa poggiata su una spalla: Dopo poco meno di un'ora, Derek si non poteva che addormentarsi cullato dal suo respiro. Anche Isaac aveva collaborato a modo suo, raccontandogli della Francia e chiedendogli anche quasi ufficialmente la mano di sua sorella. In quel caso Cora aveva sentito e aveva urlato che non era una dama dell'ottocento, ma poi Derek l'aveva sentita piangere di gioia.  

Aveva pensato anche molto a Stiles, allo Stiles presente e passato. Si era perso in ricordi di un ragazzino dai capelli troppo corti, cresciuto e diventato un uomo ricoperto di cicatrici invisibili. Si era riscoperto affascinato da quell'uomo ferito, ma rialzatosi dalle proprie battaglie vinte e perse. Gli sarebbe piaciuto conoscerlo di nuovo, innamorarsene ancora di più, ma non era possibile.  

Derek fu riscosso dai propri pensieri dal rumore del microfono acceso e dallo sceriffo che prendeva la parola. 

 

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Stiles non aveva pensato a quanto sarebbe stato difficile attraversare tra le due file di sedie bianche e arrivare all'altare improvvisato sul Nemeton, ma lo era stato. 

Arrivato a destinazione si girò verso la piccola folla che aveva gli occhi fissi sulla sua figura, sentendo però la presenza forte e sicura di Scott posizionatosi al suo fianco.  

Non si soffermò ad osservare tutti uno per uno, ma vide molti sorrisi, alcuni di commozione, altri quasi di incoraggiamento. Notò, però, che nessuno mancava all'appello e si sentì quasi sollevato.  

Il rumore del microfono acceso gli spaccò quasi un timpano e forse quello di Scott era veramente andato, ma mezzo secondo dopo suo padre prese la parola.  

“Salve a tutti ! Sono davvero felice di avere l'onore di essere qui oggi in veste di ufficiante al matrimonio di mio figlio. Credo sia il momento di far entrare la spos…” 

Stiles prese un profondo respiro, guardò Scott che gli stava sorridendo e interruppe suo padre. 

“Papà? Scusa, avrei una cosa da dire” 

Lo sceriffo si bloccò sull'ultima lettera. 

“Vuoi fare già il tuo discorso prima della cerimonia? Fa presto però” 

“Si, si, certo” 

Stiles si affiancò a suo padre, non prima di sussurrargli “Scusa” in un orecchio, poi prese il microfono che l'uomo stava ancora reggendo, lo sguardo stranito. 

Si mise al suo posto, di fronte al centro della navata e si concesse di guardare un solo invitato. Appena sentì la mano di Scott sul braccio sinistro, prese coraggio e iniziò a parlare. 

 

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Derek non capiva cosa stesse succedendo, l'unica cosa che invece capì, da come le tremavano le gambe, fu che Raven sapeva qualcosa, così come Kira che, seduta davanti a lui, aveva fatto un occhiolino a Scott, anche lui al corrente di quello che stava succedendo. 

Non gli sfuggì lo sguardo rivoltogli da Stiles, ancora sorridente, ma più agitato. Una frazione di secondo, come per accertarsi che fosse ancora al suo posto, poi aveva iniziato a parlare e Derek si era perso ad osservare le sue mani stringerai e torturarsi tra loro, ne rimaneva sempre incantato, solo in quel momento ne se era reso conto.  

 

 

  Eccomi!
Non sono stata proprio cattiva, no? Che poi, finale a parte, non so perchè, ma qualcosa in questo capitolo non mi convince, l'ho quasi odiato, ma vabbè.
Se vi va di leggere qualcosa di davvero, davvero fantastico, cliccate qui...
Give and go, non sono mai stata fiera di una mia storia come questa e il 50% del merito va a Pampu, ovviamente. 
Alla prossima <3

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


[Si mise al suo posto, di fronte al centro della navata e si concesse di guardare un solo invitato. Appena sentì la mano di Scott sul braccio sinistro, prese coraggio e iniziò a parlare.] 

 

“Buongiorno a tutti, sono felice che siate qui e vi ringrazio di cuore. Vi starate chiedendo perché sto facendo un discorso prima della cerimonia, ma…credo sia decisamente necessario. Per farvi capire tutto meglio, ho qualcosa da leggervi. Mettetevi comodi, non so quanto sia lungo, lo leggo per la prima volta con voi” 

Stiles, dopo  spiegato un foglio che teneva piegato nella tasca interna della giacca, cominciò a leggere. 

 

 

Flashback. Sei giorni prima… 

 

Stiles aveva appena finito di raccontare alla sua fidanzata tutto l'accaduto. Il suo racconto a Derek, la sua successiva quasi dichiarazione, non aveva saltato nemmeno un punto. Le aveva anche detto delle considerazioni di Scott, non voleva mentirle e Lydia era sempre stata l'unica a capirlo e, in tutta quella confusione, aveva bisogno di lei.  

La ragazza lo guardò dall'altro lato del divano, poi si alzò e gli si sedette più vicino abbracciandolo forte. Stiles rimase abbastanza sorpreso dal gesto, si aspettava tutt'altro. 

“Non…non sei arrabbiata?” riuscì a mormorare. 

“No, Stiles” disse lei serena, “sono sollevata, felice, ma non arrabbiata” 

Stiles si rabbuiò un po', spostandosi per guardarla meglio. 

“Come fai a non essere arrabbiata? Un tipo si dichiara al tuo fidanzato, tale fidanzato ti confessa praticamente si essere in tilt, e tu sei felice?” 

Il ragazzo disse quelle parole alzandosi dal divano, sciogliendo l'abbraccio, ma Lydia non sembrava essere stata smossa anzi, riprese a parlare serenamente. 

“Ho delle cose da dirti, Stiles, siediti. Poi, se sarai ancora arrabbiato con me, almeno avrai una giustificazione, ma dubito che sarà così. Ti va di ascoltarmi?” 

Ad un cenno di assenso di Stiles, riprese a parlare. 

“Sappiamo entrambi quanto ci amiamo, quanto siamo legati e quanto siamo importanti l'uno per l'altra. Non ho dubbi su quello che provi per me, perché so per certo che è quello che provo io per te, ed è amore, certo, ma non quello che conduce ad un matrimonio” 

“Lyd-“ 

“Lasciami finire. Ne abbiamo passate tante, ci siamo sostenuti a vicenda e abbiamo creduto nella nostra storia con ogni fibra del nostro corpo. Ci siamo amati in tanti modi, Stiles, prima come amici, poi come ancore, poi come amanti e anche come genitori. Avremmo cresciuto il nostro bimbo in una famiglia piena di amore, ne sono sicura e lo sei anche tu. Quando…quando il nostro bimbo è andato via, ci siamo amati come…non so trovare una parola adatta, ma è come se ci fossimo appoggiati l'una all'altro e non fossimo andati avanti. Per un po’ ho pensato che saremmo tornati quelli di prima, ma poi ho realizzato che nemmeno quello andava più bene. Ci ho visti distrutti, varie volte, ma solo dopo quella perdita è come se fossi riuscita a vedere con chiarezza tutta la nostra storia. Sai perché? Perché l'idea di avere un bambino ti aveva fatto tornare ad essere quello di sempre. Ridevi, non riuscivi a stare zitto e fermo e…eri tu. Non ti vedevo da quattro anni, Stiles” 

“Le persone crescono” 

“Tutte balle. Tu eri ferito, distrutto, non cresciuto. Il giorno in cui ho deciso che non ti avrei sposato, ho invitato Derek alla cerimonia” 

“EH?!” 

“Shh. Non l'hai mai dimenticato, non lo farai mai e io dovevo provare a renderti felice, un'ultima volta, ultimo tentativo” 

“Io sono felice, Lydia” 

“Non sto dicendo che il nostro sarebbe stato un matrimonio falso, triste. Sto solo dicendo che ti preferisco ancora più felice” 

“Non…non capisco. Hai fatto venire Derek qui perché?” 

“Non speravo che ti si dichiarasse, ma a quanto pare mi sbagliavo. Speravo solo che tu ti rendessi conto che non siamo fatti per amarci come gli altri e che, vedendo lui, capissi la differenza tra l'amore che provi per me e quello che provi per lui” 

“Volevi che ti lasciassi io? Se non avessi avuto nessuna illuminazione mi avresti sposato lo stesso?” 

“Mi fidavo delle mie intuizioni, ma no, non ti avrei sposato. Ti avrei fatto questo stesso discorso forse questo stesso giorno” 

“È tutto assurdo. Ho una tale confusione e.. Non so cosa dire” 

“Puoi anche solo ringraziarmi, Stilinski” 

Stiles, si avvicinò di nuovo a Lydia. Era ancora confuso, doveva ancora realizzare tutto quello che la ragazza aveva detto. 

“Tu…cosa farai? Come stai?” 

Lydia gli sorrise leggermente, prendendogli le mani tra le sue. 

“Sto bene. Non so cosa farò, ma partirò da sola, magari cercando di capire cosa sono e cosa fare della mia vita, ma sto bene, Stiles, davvero” 

“E io? Cosa dovrò fare?” 

“Tra una settimana sarai su un altare con questa, me lo devi” rispose lei mettendogli una lettera tra le mani, “per il resto sta a te decidere” 

Stiles la strinse forte in un abbraccio subito ricambiato e con le lacrime agli occhi le disse “Sei la mia anima gemella, Martin” 

“E tu sei la mia, ma dovrò cercare il grande amore della mia vita, come lo è lui per te. Credo che il mio amore sarà tutto verso me stessa per un po’” 

 

Fine flashback.  

 

“Ok, questa lettera l'ha scritta Lydia. Comincio… 

Ciao a tutti, se Stiles non vi ha ringraziati per essere qui, lo faccio io, lui si distrae sempre. Vi starete chiedendo perché legge lui qualcosa di mio e..beh…è facile. Io non posso farlo. Mentre siete seduti su quelle bellissime sedie che io ho scelto, sono su un volo di prima classe per un luogo che non vi dirò…” 

 

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Alla notizia che Lydia non sarebbe stata lì, Derek sentì il proprio stomaco chiudersi. Aveva avuto paura per un attimo che Stiles fosse stato lasciato il giorno delle nozze, all'altare, ma il ragazzo profumava, sì di agitazione, ma anche di serenità. Quindi si concentrò di nuovo sulla lettura. 

…Non pensate che io abbia lasciato Stiles all'altare! Lui sapeva tutto, è lì solo per dirlo a tutti voi. Mi dispiace per il disturbo che vi ho dato, ma era una decisione necessaria. Magari ci vedremo in un'altra occasione felice come questa. Chiedo scusa ai miei genitori: Vi voglio bene, avrete presto mie notizie. Chiedo scusa allo sceriffo: Voglio bene anche a lei, non mi odi, suo figlio sta bene senza di me, ma forse lei questo lo ha già capito. Chiedo scusa ai miei amici per non averli salutati per bene, vi chiamerò appena l'aereo sarà atterrato, mi mancherete davvero tanto, siete il mio branco. Chiedo Scusa a te, Stiles, se ti sei sentito manipolato, ma l'ho fatto per il tuo bene. E infine ringrazio un'altrapersona che ha reso possibile tutto questo, è stato un piacere conoscerti prima a distanza e poi dal vivo. Credo di aver finito…” 

 

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Stiles prese un respiro e continuò, vedeva che mancavano solo poche righe. 

“…seguite tutti Kira, vi porterà al banchetto. Dovete andarci tutti. Nessuno escluso…” 

Stiles sorrise, quella minaccia velata era proprio nello stile di Lydia. Lesse nella sua mente il post scriptum e decise che le avrebbe mandato un messaggio riempiendola di insulti per averlo costretto a leggerlo. 

….Post scriptum: Che qualcuno faccia ballare lo sposo o dovrà subire la mia ira. Quel qualcuno dovrebbe anche costruirmi una statua…” 

 

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Derek non sentì il mormorio dei presenti, non sentì cosa lo sceriffo stesse dicendo a Stiles e nemmeno cosa Kira urlava agli ospiti mentre indicava il luogo del ricevimento. Sentì solo la voce di Raven, che si era piegata verso di lui per parlargli in un orecchio. 

“Prego, capo”  

Tu…come ti ha trovata?” 

“Mi contattò prima di inviarti l'invito, sapeva di me e Thomas perché aveva costretto Scott a dirle che fine avessi fatto. Mi chiese solo di non lasciare che tu rifiutassi. Non sai quanto sia stato difficile mentirti…” 

Raven abbassò il capo dispiaciuta, ma Derek le passò un braccio intorno alle spalle e le baciò piano una tempia. 

“Sei incredibile” 

“Lo so, se non ci fossi dovrebbero inventarmi. Ma…ora andiamo al ricevimento? Ho l'ordine di trascinarti” 

Derek sbuffò una risala e si alzò porgendole una mano per aiutarla. Nello stesso momento sentì una pacca su una spalla. Thomas. 

“Mi sento dentro una commedia romantica di quint'ordine. Adoro tutto questo! Andiamo a conquistare lo sposo!” 

Derek illuminò per un attimo le iridi di rosso, ma sorrise spingendo il ragazzo verso il luogo in cui si dirigeva la folla. 

 

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Stiles, finito il discorso, si ritrovò sommerso dalle persone. Perse la conta delle pacche sulle spalle, degli abbracci e dei “mi dispiace”. Forse non tutti avevano capito che non era affatto la vittima in quella situazione. Riuscì a liberarsi solo quando Isaac, con la scusa di abbracciarlo, se lo trascinò dietro, portandolo lontano dal Nemeton, di fianco un albero contro cui era poggiata Cora. 

“Ehi, piccola Hale” 

“Stiles, ti voglio bene, lo sai vero?” 

Stiles annuì stranito, guardando però Isaac sorridente. 

“Bene. Però Derek è mio fratello e tu fino a dieci minuti fa dovevi sposarti, non voglio che…” 

“Cora, mi stai chiedendo di non far soffrire tuo fratello?” 

Cora si staccò dall'Albero e gli si avvicinò, mettendogli le mani sui bicipiti. 

“Lo so che è stato il primo a farne a te, ma…” 

“È pur sempre tuo fratello, lo so. Sta tranquilla” le disse interrompendola e abbracciandola, per poi chiederle “Sapevi tutto anche tu?” 

“No, Lydia si riferiva a Raven, io non avrei mantenuto il segreto” 

 

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Derek si sedette al tavolo su cui c'era il suo nome, insieme ai suoi beta. Dopo un po’ furono raggiunti anche da Isaac e Cora, mentrei anche gli altri ospiti prendevano posto. Cercò Stiles con lo sguardo, ma non lo trovò, poco dopo arrivò la prima portata, ma nessuno al suo tavolo sembrava avere fame. 

“Der” gli si rivolse Cora “stai agitando anche noi quattro, magari è in bagno” 

“Nah” si intromise Isaac “Ecco gli sposi” 

Derek si girò verso l'entrata del tendone giusto in tempo per vedere Stiles e Scott entrare a braccetto, diretti verso il tavolo centrale. Quando si sedettero, Scott cominciò ad agitare una mano salutando tutti, mentre Stiles guardò solo verso il suo tavolo, incontrando i suoi occhi, per poi abbassare lo sguardo. Derek sapeva che avrebbero dovuto parlare, e presto anche. Non si vedevano dalla loro chiacchierata ed ora era successo tutto quello. Non pensava che Stiles non fosse più arrabbiato, ma doveva provarci.  

 

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Stiles sarebbe voluto andare via subito dopo la lettura della lettera, ma Lydia l'aveva praticamente incastrato. Le aveva anche mandato un messaggio riempiendola di insulti, ma lei aveva risposto solo con “Fammi sapere se l'arrosto è davvero buono come diceva il cuoco”. Non gliel'avrebbe detto, non era riuscito a mettere nulla sotto i denti e si sentiva troppi sguardi addosso. Per fortuna la maggior parte degli invitati colleghi del signor Martin se ne erano andati, non avrebbe sopportato anche tutti quegli sguardi di vecchi giudicanti. 

Quando il secondo piatto fu portato via, ancora intatto, Stiles, sentÌ la musica diffondersi piano.  

“Amico, devo lasciare un attimo la parte della tua sposa, vado a chiedere alla mia kitsune se le va di ballare. Sperando non mi schiacci i piedi” 

Stiles sorrise verso suo fratello. 

“Vai, sei stato una sposa fantastica!” 

 

Quando Scott invitò Kira ed insieme raggiunsero la pista, Stiles si alzò cercando di non farsi vedere, ma non aveva considerato una persona. 

“Figliolo, siediti” 

Lo sceriffo l'aveva afferrato per un polso, indicando il posto libero al suo tavolo a cui erano rimasti solo lui e Melissa. Stiles accettò l'invito e aspettò che suo padre parlasse. 

“Stai bene?” 

“Si papà, tutto quello che ha scritto Lydia è vero, te l'ho detto” 

“Non ho detto che non ti credo, ti ho fatto una domanda” 

“Sto bene, davvero” 

Melissa poggiò una mano sul braccio di John. 

“Stiles, tuo padre è solo preoccupato, così come me. Ma se dici di stare bene, ti crediamo. È solo strano” 

“Lo so, non sono cose che accadono tutti i giorni, ma va tutto bene, poi vi spiegherò tutto per bene, promesso. Ora vorrei solo…un po’ di respiro” 

Stiles si sentì stringere da suo padre in un abbraccio un po’ impacciato, prima di sentirsi sussurrare “Qualsiasi cosa tu scelga di fare, falla con il cuore”, poi si alzò r finalmente uscì all'aria aperta. Si avvicinò ad un albero e si sedette ai suoi piedi, sentendo in lontananza la musica continuare a suonare.  

 

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“Derek, alza il culo e va fuori” 

Derek guardò Raven davvero male, uno dei suoi peggiori sguardi, prima di ringhiarle un “Mi stavo già alzando” e dirigersi nella direzione presa da Stiles. Kira lo intercettò poco prima dell’uscita, dicendogli qualcosa che non aveva capito a pieno, ma proseguì senza pensarci. Non impiegò molto a trovare Stiles nonostante il buio, sentì il ragazzo prendere profondi respiri, ma sentiva la calma dal suo odore. Quando fu certo di non essere lui quello agitato, fece qualche altro passo cercando di fare rumore con i piedi per non spaventare l'altro. Stiles, infatti, alzò lo sguardo sulla sua figura, non sembrando per nulla stupito.  

Derek non sapeva cosa dire, non sapeva da dove iniziare. Avrebbe voluto scusarsi, senza nemmeno sapere per cosa, ma aveva fatto arrabbiare Stiles l'ultima volta. Quando si trovò con le punte dei piedi in contatto con quelle del ragazzo seduto per terra, si piegò di poco in avanti, senza pensare, ancora una volta vittima del lupo, e tendendo una mano in avanti.  

 

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Vedere Derek avvicinarsi non l'aveva stupito più di tanto. Sapeva che avrebbero dovuto parlare e forse si era allontanato anche per quello. Si era sentito i suoi occhi addosso per tutto il tempo, sapeva che sarebbe stato seguito. La cosa che però l'aveva stupito era stato il vedere Derek abbassarsi, tendergli la mano e dirgli “Vuoi ballare con me?” 

Stiles allungò una mano a sfiorare quella dell'altro, senza smettere di guardare i suoi occhi, e si fece forza sulle gambe per alzarsi. Derek gli mise un braccio intorno a un fianco, mentre con l'altra mano teneva ancora la sua, cominciando ad ondeggiare piano.  

Il ragazzo si sentiva in imbarazzo, non aveva mai ballato in quel modo con nessun uomo, e poi erano da soli, lontani dalla pista da ballo. 

“Stiles, rilassati” si sentì dire da Derek mentre allo stesso tempo cominciò ad avvertire la mano posata sulla sua schiena compiere leggero movimenti concentrici, come per calmarlo. 

“Io…si, ok” si ritrovò a balbettare, stringendo forte la mano dell'altro e spostando la sinistra, che aveva posato su un suo bicipite, fino a poggiarla sul suo petto. 

 

Call it magic, call it true 

I call it magic when I'm with you 

And I just got broken, broken into two 

Still I call it magic, when I'm next to you 

 

Il primo a parlare fu Derek, Stiles stava ancora cercando di capire cosa stesse succedendo. 

“Conosci il titolo di questa canzone?” 

Stiles annuì, seppur stranito per quella domanda. 

“È Magic, dei Coldplay” 

“Kira mi ha detto una cosa prima, ora la capisco. Ha detto Magic, è un regalo si Lydia” 

Stiles scosse la testa quasi rassegnato, “Aveva programmato tutto” disse sorridendo. 

“Io non ne sapevo nulla” 

“Lo so, mi ha spiegato tutto, lo sapeva solo Raven e credo Kira” 

 

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I don't, no, I don't, no, I don't, no, I don't 

No I don't, it's true 

I don't, no, I don't, no, I don't, no, I don't 

Want anybody else but you… 

 

Derek sapeva di dover dire qualcosa, prese un profondo respiro, strinse ancora un po’ il ragazzo. 

“Mi dispiace. Per essere andato via, per non essere tornato e per averti inconsapevolmente sconvolto di nuovo la vita” 

Stiles sembrò pensare a lungo a cosa rispondere, poi afflosciò le spalle, come se si fosse arreso. 

“Per me non te ne sei mai andato, ora riesco a capirlo” 

 

Call it magic, cut me into two 

And with all your magic, I disappear from view 

And I can't get over, can't get over you 

Still, I call it magic, such a precious truth 

 

Derek ormai non riusciva più a stupirsene di come il suo lupo reagiva a Stiles. Sentì la sua mano lasciare la presa su quella dell'altro e il suo braccio raggiungere l'altro sulla vita del ragazzo. Aveva un bisogno fisico di stringere quel corpo e lo fece, appoggiando la testa sulla spalla di Stiles che si irrigidì, il braccio ancora immobile, alzato. Sembrò rilassarsi nell'esatto momento in cui Derek spostò il naso portandolo a contatto con il suo collo, annusando forte la sua agitazione. Sembrò ancora una volta arrendersi e lasciarsi andare, prendendo anche Derek alla sprovvista perché Stiles gli portò le braccia al collo con uno slancio così forte che fece un piccolo passo indietro.  

 

And if you were to ask me 

After all that we've been through 

Still believe in magic? 

Yes, I do 

Of course I do 

 

La musica finì, ma loro rimasero abbracciati perdendo la concezione del tempo. Derek si sentiva finalmente completo. Rivide in un flash gli ultimi cinque anni: Il suo nuovo branco, la sua nuova vita, capendo solo in quel momento di essere stato sempre incompleto.  

 

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Stiles aveva dimenticato come fare per respirare. Era stato così sorpreso da quel gesto che aveva dimenticato tutte le cose che avrebbe voluto dire a Derek, aveva solo sentito il bisogno di perdersi in quel contatto, in quella stretta che sapeva di “Non andare via”. Rimase stretto al suo collo per un tempo indefinito, ma poi decise di dover parlare, gli sudavano già le mani. 

“Derek, dobbiamo parlare. Io devo parlare” 

Sentì il naso del lupo strofinare ancora un po’ il suo collo, ma poi lo vide distaccarsi. Stiles si appoggiò con la schiena al tronco dietro di sé. 

“Ero sincero quando ho detto che non te ne sei mai andato, ma non mi riferivo solo al lato…positivo. Ho passato un anno ad amarti, con ogni fibra del mio essere, ma gli altri quattro li ho trascorsi cercando di dimenticarti in ogni modo. In alcuni momenti ti ho anche odiato e non perché non mi ricambiassi, quello potevo accettarlo, ma perché vedevo con quanta facilità tu avessi abbandonato tutti e tutti, senza mostrare ripensamenti” 

“Non me ne andrò” 

Stiles si passò le mani tra i capelli, frustrato. 

“Una parte di me lo sa, ci crede che non andrai di nuovo via, ma l'altra no. Hai un'altra vita, hai un branco e un'altra casa e io…io non reggerei di nuovo, ne uscirei distrutto, peggio dell'ultima volta” 

Finì la frase e alzò lo sguardo su Derek che sembrava davvero combattuto tra il parlare o meno. 

“Parla, Derek” 

“Ok…Non so come sia successo, ma…credo che il mio lupo ti abbia scelto” 

 

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“Eh? Lupo? Scelto? Nel senso che…davvero?” 

Derek sorrise prima di avvicinarsi a Stiles e posargli una mano su una guancia, in una carezza leggera. 

“Non riesco a frenare sempre i miei gesti quando sei nei paraggi. È da quando sono qui che cerco di capire, di frenare il mio istinto, ma non sempre ci riesco. Sento il lupo prendere il sopravvento perché vuole starti vicino, toccarti. Vuole te, la parte più istintiva di me reclama te come suo compagno. E non te lo dico per forzarti, ma solo perché voglio che tu sappia tutto di me, ogni sfumatura di quello che sono. Ho imparato a farlo con i miei beta, voglio farlo anche con te”  

“Io…non posso dirti di non esserne felice, ma…l'uomo, tu, cosa vuoi?” 

Derek rispose senza pensarci, completamente in linea con il suo animale. 

“Voglio te, con ogni parte di me” 

R una mano di Stiles posarsi sulla sua che ancora gli sfiorava uno zigomo, fece fare quasi le capriolo al lupo nel suo petto. Sentirlo fare un passo in avanti, senza distogliere lo sguardo lo fece cadere in mille pezzi per poi ricomporli perfettamente. 

“Bene” sussurrò il ragazzo prima di prendere la sua mano e portarsela alle labbra. 

“Tu cosa vuoi?” si ritrovò a chiedere ingenuamente, come a volere una conferma di quei gesti. 

“Voglio che tu sorrida a causa mia, sempre” 

 

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Stiles aveva detto quella frase senza pensarla, ma era la verità. Voleva vedere quell'uomo felice come in quei giorni, ma voleva essere lui a procurargli quella felicità e voleva farne parte. Poi, però, aggiunse qualcosa. 

“Andremo piano, ci conosceremo di nuovo e impareremo ad amarci, ok?” 

La risposta di Derek fu un abbraccio che gli spezzò il fiato.  

 

 

Una settimana dopo… 

 

~Chiamata in corso da Stiles a Scott 

 

“Sto per morire soffocato dall'ansia” 

“Stiles, devi solo uscire, entrare nella sua auto e tacere aspettando di arrivare dove ha deciso di portarti” 

“Ahahah! Tacere! Io? Spiritoso Scottie!” 

“Sto per chiudere la chiamata…” 

“Aspetta! Ho sentito Lyds stamattina, dice che è in Europa” 

“Ha chiamato anche me. Le hai detto di stasera?” 

“Si, quando le ho detto del messaggio di Derek, si è fatta una risata fin troppo poco signorile per lei e mi ha detto buona fortuna” 

“Beh, ti ha scritto Ti passo a prendere alle otto. Anche Lydia conosce la tua ansia, pensava saresti morto per le quattro” 

“Sono le sette e mezza, sono ancora in tempo per soffocare!” 

“Stiles, va ad aggiustarti i capelli e non rompere” 

“I capelli? Ho i capelli brutti? Li ho già aggiustati!” 

“Cavolo, Stiles! Era per dire! Salutami Derek” 

 

Chiamata terminata. 

 

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Derek parcheggiò fuori casa di Stiles nello stesso momento in cui l'altro aprì la porta.  

Aveva un sorriso timido, ma che gli illuminava il viso. Raggiunse l'auto e salì, salutando e agganciandosi la cintura di sicurezza. 

“Ehi, Sourwolf!” 

Derek gli rivolse uno sguardo glaciale, ma ricambiò il saluto. 

“Ciao, idiota” 

“Ehi! Non puoi chiedere a qualcuno di uscire e poi insultarlo! Cioè, tu non mi hai chiesto di uscire, me lo hai tipo imposto, ma io sono una brava persona e non ho infierito sulla tua scarsità di tatt-“ 

“Stiles!” 

“Scusa, scusa! Dove andiamo?” 

Derek si perse per un secondo nell'odore di iperattività e di agitazione del ragazzo al suo fianco, poi rispose e si deliziò della brusca accelerazione del suo cuore. 

“Ti porto a cena” 

 

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Avevano parlato per tutta la durata della cena. Stiles aveva raccontato di come suo padre e Melissa fossero finiti insieme, Derek gli aveva descritto il suo lavoro; Stiles aveva elencato con tutti i particolari ogni esame svolto al college, Derek gli aveva confessato che anche lui ci era andato, ma non l'aveva mai concluso. Al momento del dolce, il più piccolo chiese al lupo come fosse diventato Alpha e Derek gli raccontò di quello, di Raven e di Thomas. Stiles lo ascoltò incantato, il cucchiaino tra le labbra, dimenticato, fino a quando Derek non avvicinò la mano alla sua e glielo spostò.  

“Ti va di fare una passeggiata?  

Stiles si passò una mano sulle labbra prima di sorridere e annuire. 

 

Passeggiarono un po’ lungo il viale, ognuno nei propri pensieri, ma Stiles aveva una domanda da porre. 

“Non devi tornare a lavoro? E Raven e Thomas non vogliono tornare a casa?” disse infilando le mani in tasca per smettere di muoverle senza controllo.  

“Loro non hanno una vera casa a New York, sono lì perché io non mi sono mai voluto spostare, ma lo farebbero volentieri. Thomas ama questo posto” rispose Derek fermandosi e girandosi verso di lui. 

Stiles si fermò, incrociando le braccia e aspettando il continuo. 

“Beacon Hills è casa mia, mi piace avere la galleria d’arte, mi fa sentire un po’ più a casa anche a New York, ma non è dove voglio stare ora” 

“E dove vuoi stare?” 

“Ovunque sia tu” 

Stiles sorrise e, cercando di stemperare la tensione, diede un colpetto sul braccio dell'altro. 

“Mi sei diventato sentimentale, Sourwolf!” 

“Cammina, idiota” 

“Ecco, ora ti riconosco!” 

 

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Derek parcheggiò di nuovo fuori la villetta, dopo due ore non sapendo cosa fare. Sapeva che Stiles aveva chiesto di andarci piano, sapeva che c’erano tante cose di cui dovevano ancora parlare, ma sapeva che aveva bisogno di avere un contatto con quel ragazzo.  

“Bene. Allora…grazie per la serata, sono stato bene” 

Per fortuna Stiles era sempre imprevedibile. Si sporse verso di lui e gli diede un rapido bacio a stampo all'angolo delle labbra, lasciandolo quasi impietrito mentre scendeva dall’auto. Derek mise in moto appena la porta di ingresso si richiuse alle spalle dell’umano. 

 

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Stiles era convinto di essere diventato abbastanza adulto da non fare più cazzate, ma a quanto pareva si sbagliava di grosso. Si era messo a letto poco dopo essere tornato a casa, ma dopo venti minuti so era rivestito e si era messo in auto. 

Mentre guidava, mandò un messaggio, poi ingranò la quarta e cercò di fare il prima possibile, per non pentirsene. Anche se dubitava sarebbe successo. Quando arrivò a destinazione potè notare che il messaggio era arrivato a destinazione perché c'era una sola auto parcheggiata fuori la villa. Mise un piede dietro l'altro ma si bloccò quando la porta di ingresso si aprì. Si immobilizzò al centro del giardino, il respiro corto.  

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Derek si era stranito nel vedere i suoi beta alzarsi dal divano e uscire senza dire una parola, ma aveva capito cosa fosse successo, appena aveva sentito un cuore battere furiosamente dal giardino.  

Aperta la porta si era ritrovato Stiles davanti, la fronte sudata e le guance rosse. Emanava agitazione, determinazione. Derek gli avrebbe chiesto cosa stesse facendo lì, davanti casa sua, se Stiles non avesse sussurrato tra i denti un “Vaffanculo” e non gli fosse saltato letteralmente in braccio stringendogli intorno gambe e braccia nel modo più scoordinato che Derek avesse mai visto. 

Il lupo lo strinse, razionalmente per non farlo cadere, istintivamente per non lasciarlo andare, e decise di non porre alcuna domanda. Stiles parlò dopo essere riuscito a regolarizzare il respiro. 

“Siamo deficienti, vero?” 

Derek non rispose, pensando che la domanda fosse retorica. 

“Derek, siamo deficienti, vero?” rincalzò Stiles, alzando la testa dalla sua spalla e guardandolo negli occhi. 

“Lo siamo?” 

“Certo che si! Siamo stati lontani cinque anni! Cinque! Ci siamo amati senza mai vederci o sentirci, abbiamo amato l'altro facendo del male a noi stessi e ora, da deficienti, sprechiamo il tempo in stupidi appuntamenti del cazzo!” 

“Stiles, sei st-“ tentò Derek. 

“Lo so, sono stato io a proporlo, quindi forse hai ragione a darmi dell'idiota, ma lo sei anche tu perché non mi hai detto che era una cazzata!” 

“Sei sicuro?” 

“Cosa del fatto che ti amo da cinque anni ti è sfuggito?” 

Derek sentì chiaramente il proprio cuore saltare in battito, ma riuscì a mantenere la calma. 

“Non hai amato solo me” 

Stiles sembrò farsi più serio. 

“Lo so, certo che lo so, e forse continuerò ad amare Lydia perché mi ha ridato me stesso, mi ha ridato te. E non sarà mai comparabile a quello che provo per te, non lo è mai stato. Lei mi ha dato la calma, mi ha fatto ritrovare la serenità, ma tu…tu sei una tempesta. Mi sconvolgi la vita, mi fai sudare le mani e parlare senza pensare, mi fai fare cazzate come questa, mi fai uscire a mezzanotte da casa per correre da te e saltarti in braccio. Non ho mai smesso di provare tutto questo, avevo solo dimenticato quanto fosse travolgente amare te, e l'avevo rimosso a forza dai miei pensieri. Ma ora sono qui, da te e penso solo a te. Sono stato un deficiente e ho aspettato che fosse la mia fidanzata a farmene rendere conto, ma ho capito di non averti dimenticato appena ti ho visto un mese fa. Hai sorriso e mi sono ricordato quanto fosse stato bello amarti” 

 

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Stiles aveva finito quel discorso sconclusionato appoggiando la fronte su quella di Derek. Derek che l'aveva guardato fisso negli occhi per pochi secondi, poi si era mosso senza lasciare la presa ed era entrato in casa. 

Stiles lo vide avvicinarsi al salotto e sedersi, lasciando che lui si mettesse comodo sulle sue gambe, poi sentì sentì due mani circondargli il viso mentre due labbra si poggiavano sulle sue. 

Baciare Derek fu…strano. Quello fu l'unico aggettivo che la mente di Stiles produsse. Fu strano sentire le sue labbra premere sulle proprie, così come fu strano quando Derek aprì piano la bocca, lasciando che la lingua accarezzasse piano la sua pelle. Ma fu ancora più strano quando il lupo si fermò di colpo. 

“Cos…Perché?” balbettò Stiles. 

“Sembra che tu non lo voglia” rispose Derek senza però allontanare le sue mani. 

“No. È solo che è…strano” 

“Strano?” 

“Si. Vedi, io…mi gira la testa. Non mi sono sentito le gambe e le braccia, mi sono…bloccato. È stato strano” 

Stiles si offese giusto un po' quando Derek scoppiò a ridere. 

“Stiles, credo che sia colpa del tuo cuore. Va troppo veloce e ti sarà aumentata la pressione” 

 

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Derek sorrise teneramente a Stiles che sembrava essersi imbronciato come un bambino. 

“Ti bacio per la prima volta e rischio un infarto? Che cazzo, Hale!” 

“Devi solo” sussurrò Derek avvicinandosi al suo collo “rilassarti”, concluse cominciando a baciarlo piano in quel punto. 

Sentì Stiles irrigidirsi e sentì e le sue mani stringergli la maglietta dietro la schiena, mentre il suo cuore andava ancora più veloce. 

“Mi…mi vuoi morto?” 

Ma Derek non rispose, spostò le mani dalle cosce alla schiena del ragazzo, accarezzandolo lentamente, per poi raggiungere l'attaccatura dei suoi capelli sulla nuca, massaggiando quella parte di pelle, facendo solo un po’ di pressione, senza mai smettere di baciarlo. 

Sentendo Stiles rilassare la spalle, spostò la propria bocca sulla sua mandibola e poi sulla sua guancia calda e arrossata su cui lasciò anche un piccolo morso, per stemperare la tensione. Quando si allontanò di poco, per guardare l'altro negli occhi, ascoltò di nuovo il suo cuore, calmo. 

Questa volta fu Stiles ad avvicinarsi per far scontrare le loro labbra. Entrambi le socchiusero contemporaneamente, lasciando le lingue libere dj incontrarsi e di rincorrersi. Derek poté sentire chiaramente un ringhio provenire dalla propria gola, segno di quanto il suo lupo apprezzasse quel contatto intimo. Quel suono fece sorridere Stiles, senza però interrompere il bacio che proseguì per molto, molto tempo.  

 

Un anno dopo… 

 

“Cazzo, Der, esco da questo bagno!” 

Stiles sta saltellando fuori la porta del bagno in mutande, tenendosi le mani tra le gambe. 

“Usa l'altro!” si sente rispondere dall'interno. 

“C'è Raven! Dai, Der, mi sto pisciando addos-“ 

Derek non fa nemmeno in tempo ad aprire la porta, che Stiles si infila nella stanza, non prima di averlo spinto fuori. 

“Meriteresti di fartela addosso!” 

“Dai, Sourwolf! Il rosa ti sta bene!” 

“Se lo ridici, appena esci ti uccido” 

Stiles, di tutta risposta, esce dal bagno e gli scocca un sonoro bacio sulle labbra dicendogli “La tua sorellina ti troverà bellissimo! Ora va a vestirti!” 

“Non metterò quella cravatta” 

“Cora ha voluto gli abiti delle damigelle rosa cipria, tu sei un testimone e avrai la cravatta dello stesso colore. Ora va a vestirti che se continui a girare senza maglietta, non andremo a nessun matrimonio” 

“ODDIO NON COMINCIATE A FARE DI NUOVO VERSI STRANI, STANOTTE VOLEVO MORIRE!” sentono Raven urlare dal piano di sotto. 

Stiles si sporge dalle scale per urlare a sua volta “Lo dici ogni volta che piove e vieni a dormire qui, abituati! Io e il tuo Alpha scop-“ Derek, per fortuna, riesce a tappargli la bocca prima che cominci a far degenerare la conversazione. 

“Taci. Vestiamoci. Andiamo a questo matrimonio e torniamo a casa” 

“Yay, che gioia!” 

 

Arrivati in chiesa, entrambi si posizionano sull'altare dal lato dello sposo di fianco a Thomas e Scott. Isaac si gira e Stiles vede che muove le labbra, ma con il suo udito da umano non sente.  

“Cos'ha detto?” chiede a Derek, ma quest'ultimo fa finta di non averlo sentito, così si rivolge a Scott che gli risponde tranquillamente, prima di ricevere uno schiaffo dietro al collo da Derek. 

“Ha detto che i prossimi sarete voi due” 

Mentre Stiles si soffoca con la propria saliva, Cora entra in chiesa. La cerimonia procede benissimo e così anche il ricevimento.  

Mentre stanno salutando gli sposi è ormai notte fonda e Stiles a stento tiene gli occhi aperti. Derek gli tiene un braccio intorno alla vita mentre si allunga per dare un bacio sulla fronte di sua sorella che però gli allunga un cellulare su cui si vede un'immagine. 

“Mi ha mandato questa foto”, dice Cora, “facendomi le sue congratulazioni e dicendo di salutarvi e di darvi un bacio da parte sua e una stretta di mano da parte di quest'altro ”.  

Derek sorride e lo fa anche Stiles, mentre i volti di Lydia e Jackson sorridenti li salutano da Londra.  

 

 

Quando, due mesi dopo, Stiles si sveglia e trova Derek a fissarlo pensa che la cosa sia abbastanza inquietante e sta per dirgli che non vuole sentirsi come la tipa di Twilight. Quando però Derek gli dà un bacio che gli fa dimenticare anche come si chiama, non se ne lamenta più, così come ha smesso di lamentarsi per gli attentati al suo cuore ogni volta che è in vena di sentimentalismi. Non si sarebbe aspettato di svenire quasi, come per il primo bacio, ma si sente giustificato. Non è da tutti sentire Derek Hale, appena svegli, che ti dice “Sposami il prima possibile”. 

 

 

 

 

Grazie per aver seguito questa storia, spero il finale vi piaccia più di quanto sia piaciuto a me. Spero di scrivere presto ancora, alla prossima! Nel frattempo mi trovate sul profilo di Pampu, con le due storie scritte a quattro mani con lei e le future. Grazie pertutto il vostro sostegno, sempre.

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