Burning Ice

di Soul Mancini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Annabeth ***
Capitolo 2: *** Inverno nel cuore ***
Capitolo 3: *** Lacrime tra la cenere ***



Capitolo 1
*** Annabeth ***


ReggaeFamily

Annabeth



Sorridere in maniera sincera, nel teatro, è forse la cosa più difficile.

Ma io mi ero esercitato a dovere, perché nella vita di tutti i giorni occorreva sorridere a tutti, ed era fondamentale essere credibili: quando si stava sul palco, tutti sapevano che si fingeva, ma nella realtà bisognava recitare impeccabilmente per crearsi una reputazione, e una volta stabilita quella la si doveva rispettare.

La recitazione era la mia vita e mi importava solo di quello, aspiravo a diventare un attore famoso e condurre una vita lussuosa. Avevo il talento e la determinazione, quindi sapevo che ci sarei riuscito.

Per il momento facevo parte di una compagnia conosciuta in tutto il circondario, avevo molte date che mi davano la possibilità di farmi conoscere, ma ormai questa situazione stava cominciando a farmi sentire in gabbia: ero nettamente superiore agli altri attori della compagnia, mi sentivo pronto a spiccare il volo e, per i miei gusti, avevo poca fama.

Ero immerso in questi pensieri mentre percorrevo il marciapiede ricoperto da una leggera patina bianca. Era un anno molto freddo e, nonostante novembre non fosse ancora arrivato, la neve aveva già spruzzato di bianco la piccola cittadina in cui abitavo, all'estremo nord della Germania.

Mi apprestai a raggiungere la mia auto, parcheggiata nei pressi di una fermata del bus. Notai un gruppo di persone che attendevano l'arrivo del mezzo e in particolare mi colpì una ragazzina: aveva all'incirca quattordici o quindici anni, era avvolta in un pesante giubbotto nero, al collo portava una sciarpa rossa e in testa aveva una cuffietta dello stesso colore. Portava i capelli neri raccolti in una treccia disordinata e la sua pelle era insolitamente olivastra. Parlava animatamente con una ragazza che le assomigliava, probabilmente sua sorella. L'avevo già vista da qualche parte, forse era venuta a vedere qualche mio spettacolo.

Sperai che non si accorgesse di me, altrimenti mi avrebbe quasi sicuramente raggiunto per farmi dei complimenti e avrebbe anche preteso di fare una foto con me. Capitava spesso: avevo un grande seguito e qualche volta venivo fermato in strada. Le ragazze, in particolar modo, stravedevano per me, forse per il mio fisico scolpito e il mio viso, o forse perché con loro mi mostravo la persona più allegra, gentile e disponibile del mondo.

A me non importava nulla dei fans, li trovavo perfino patetici certe volte, ma non potevo darlo a vedere: avrei rischiato di perdere tutto il loro supporto.

Ma mentre cercavo le chiavi della macchina, mi accorsi che quella ragazzina stava correndo verso di me e, prima che potessi decidere che fare, mi fu di fronte con un sorriso spaventosamente allegro e accattivante.

Ciao Daniel, finalmente! Tutte le volte che ho visto un tuo spettacolo non ho mai avuto la possibilità di incontrarti, e ora invece ti trovo qui! Scusa, ma sono emozionatissima! Piacere, mi chiamo Annabeth e sono una tua grandissima fan! Amo il teatro, ma purtroppo ho solo tredici anni e nessuno è disposto ad accompagnarmi alle tue serate!” attaccò la ragazzina, stringendomi forte una mano e osservandomi come se si aspettasse qualcosa da me.

Per me fu come se in quel momento si fosse aperto il sipario.

Sorrisi teneramente e le strinsi più forte la mano. “Ciao, che bella sorpresa! Molto piacere! Io mi ricordo di te, ti ho vista qualche volta tra il pubblico.”

Davvero? Wow, che memoria! Come fai a ricordarti? Conosci un sacco di gente!” esclamò in uno stato di totale ammirazione. Mi infastidiva in una maniera intollerabile, tra tutte era una delle più irritanti.

Ho una buona memoria visiva, e comunque tu sei molto particolare, è impossibile dimenticarsi!”

Il mio tono di voce dolce e gentile sembrava far effetto, dato che Annabeth sorrise come se avesse ricevuto un complimento da una stella del cinema.

Sai, volevo un tuo autografo sul mio album di disegni, ma purtroppo ora non ce l'ho con me...” disse, mentre cercava freneticamente nel suo grande borsone colorato.

Album di disegni?” mi finsi interessato.

Sì, il disegno è l'altra mia grande passione, oltre la recitazione. In realtà avrei voluto tanto regalarti un mio disegno, ma non ero preparata a un nostro incontro... me l'ero immaginato in tutti i modi, ma non in una fermata dei pullman!” spiegò, chiudendo di scatto il borsone con aria delusa.

Le regalai un sorriso rassicurante e le poggiai una mano sul braccio. “Non ti preoccupare, la prossima volta me ne porterai uno, va bene? Sono curioso di vedere come disegni, quindi non te ne dimenticare!”

Mi lanciò un'occhiata riconoscente e per la prima volta notai il colore dei suoi occhi: erano blu, un azzurro acceso e profondo, che sembrava apparentemente stonare con il colore della pelle e dei capelli.

Mi chiesi che origini avesse, dato che presentava alcuni tratti tipicamente tedeschi e altri mediterranei.

Grazie mille Dan, sapevo che eri una persona speciale ancora prima di conoscerti e non mi ero sbagliata. Ti mostri così interessato a quello che dico! Mi hai regalato un bellissimo momento” mormorò dolcemente, come se tutto il coraggio e la spigliatezza di poco prima fossero di colpo spariti.

Le accarezzai la schiena con una mano, mentre mi chiedevo a che ora sarebbe passato il pullman. “Grazie a te della chiacchierata, a me fa davvero piacere! Sei una ragazzina tanto dolce e allegra!”

Il mio tono era talmente smielato che mi facevo schifo da solo.

Proprio in quel momento un bus si fermò a qualche metro da noi e la ragazza con cui prima stava parlando la mia fan gridò: “Beth, il pullman! Muoviti!”

Lei allora, profondamente commossa dalle mie parole, mi strinse in un frettoloso abbraccio e poi corse via con un sorriso dipinto in faccia, dopo avermi salutato.

Quando il mezzo fu partito, presi finalmente posto in macchina e tirai un sospiro di sollievo, passandomi una mano tra i capelli biondi.

Quella bambinetta mi aveva stancato, eravamo stati insieme solo cinque minuti eppure ero esausto. Sperai di non doverla più rivedere, poi la accantonai in un angolo della mia mente e pensai a cosa mi attendeva qualche minuto più tardi.

Mi recai sotto casa di Ada, una bellissima donna con cui passavo dei bellissimi momenti sotto le coperte.

Io ero il suo amante, ma lei non era certo l'unica: potevo avere quante donne volevo, tutte cadevano ai miei piedi con una sola occhiata, ma ovviamente dovevano essere alla mia altezza.

C'era un solo limite: non avrei mai fatto sesso con una fan, non avrei mai dato una tale soddisfazione a una di loro, anche perché la maggior parte mi si concedeva disperatamente e mi faceva soltanto ribrezzo. Non volevo una donna che mi pregasse, dovevamo essere alla pari.

Era per questo che Ada mi piaceva: sapeva tenermi testa, ed era bella, bella da impazzire.


Nei giorni seguenti fui totalmente assorbito dalle prove di un imminente spettacolo. Il copione era stato scritto dai membri della compagnia e io, come al solito, avevo una delle parti più importanti.

Quel sabato l'avremmo presentata per la prima volta in una manifestazione d'arte.

La cosa non mi convinceva: in queste occasioni il pubblico non era tanto e l'atmosfera era piuttosto squallida, da festa paesana, ma ormai era stato deciso così.

Quella sera, quando entrai nel grande capannone in cui si stava svolgendo la manifestazione, mi resi conto di aver ragione: ai lati vi erano vari stand in cui diversi artisti esponevano i loro lavori, mentre all'estremità opposta dell'ingresso era stato montato il grande palco in cui ci saremmo esibiti. Non c'era tanta gente per il momento, ma sperai che all'ora dell'esibizione ci fosse una maggiore affluenza.

Subito qualcuno mi riconobbe e mi salutò, così mi ritrovai a intrattenere delle conversazioni con vecchi e nuovi amici.

Con tutti quanti ovviamente fingevo modestia e mi mostravo entusiasta all'idea di recitare in questa fantastica mostra.

Poco dopo mi incamminai verso le quinte per prepararmi e vestirmi, poi attesi là dietro con alcuni colleghi.

Lo spettacolo andò abbastanza bene: tutti recitarono alla perfezione la loro parte e il pubblico, anche se non molto numeroso, ci apprezzò e ci sommerse di applausi.

Ci fu un momento, quando mi voltai verso il pubblico, in cui mi accorsi di avere due occhi blu pieni di ammirazione puntati addosso. Tra tutti i fans che ormai conoscevo, infatti, c'era anche quella ragazzina di cui mi ero completamente dimenticato.

Quando scesi dal palco cercai di trattenermi il più possibile dietro le quinte. Sapevo quel che mi attendeva là fuori e non ne avevo nessuna voglia.

Ma dopo qualche minuto fui costretto a indossare la mia solita maschera e farmi vedere.

Un sacco di ragazze si accalcarono attorno a me, desiderose di fare una foto, mentre qualche ragazzo mi mollava amichevoli pacche sulle spalle.

Dan! Dan! Eccomi qui, stavolta sono riuscita a venire! Come potevo perdermi una mostra d'arte?” sentii gridare da Annabeth, quando la folla fu un po' diminuita. Poco dopo la vidi sbucare da dietro un gruppetto di persone e correre verso di me, con un sorriso smagliante e gli occhi che brillavano.

Ciao piccola, come stai?” la salutai come se non aspettassi altro che vederla.

Sto benissimo, e tu? Sei stato fantastico oggi!” si complimentò, stringendomi in un abbraccio.

Ricambiai calorosamente.

Non farmi tanti complimenti, faccio solo quel che riesco perché mi piace, è la mia passione.”

Detto da me, sembrava quasi una battuta.

Invece i complimenti li meriti tutti! Oggi ti ho portato quel disegno che ti avevo promesso, e anche l'album dei disegni, così me lo puoi autografare! E poi mia sorella Maggie ci fa una foto con la sua macchina fotografica nuova!”

Calma, una cosa alla volta!”

Le scrissi una dedica sull'album, facemmo una foto (l'ennesima della serata) e mi consegnò un foglio arrotolato a formare un cilindro, che però non aprii in quel momento.

Dopo qualche minuto, in cui la resi estremamente contenta con due o tre frasi buttate lì a caso, riuscii finalmente a liberarmene.

Era pedante e assolutamente insopportabile!


Quando tornai finalmente a casa, srotolai il foglio con il disegno di Annabeth e dovetti ammettere che era veramente bello: raffigurava una donna seduta accanto a un camino in una misera e spoglia casetta. Fuori dalla finestra si scatenava un forte temporale in un paesaggio di campagna e la donna, evidentemente stanca, aveva lo sguardo catturato dal fuoco.

Il disegno era curato in ogni minimo dettaglio, era preciso e colorato in maniera impeccabile; erano state messe in evidenza luci e ombre e le fiamme davano l'impressione di poter emanare davvero luce e calore.

Rimasi incantato a osservare quel meraviglioso disegno, poi voltai il foglio e scoprii una scritta in un angolo:


Questo è uno dei miei disegni migliori, fammi sapere che ne pensi!

Un abbraccio, ti voglio tanto bene!!! ♥

Beth


Aggrottai le sopracciglia, come se mi fossi appena risvegliato da uno stato confusionale, e poggiai il foglio sul tavolo con un gesto sprezzante.

Non avrei mai ammesso, nemmeno a me stesso, che ero rimasto colpito.



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Capitolo 2
*** Inverno nel cuore ***


ReggaeFamily

Inverno nel cuore



Io ci provavo, la ignoravo, ma lei ogni volta ricompariva.

Era venuta a vedere alcuni dei miei spettacoli e qualche volta la incontravo per strada, dato che aveva iniziato un corso di disegno nella mia cittadina. Ogni volta mi mostrava i suoi progressi, mi parlava delle sue speranze e si preoccupava di come stavo.

Ma del resto era normale: io mi comportavo come se le volessi un bene immenso, la incitavo a parlare e mi mostravo sempre molto interessato; non potevo fare altrimenti, ormai le avevo dimostrato affetto, l'avevo illusa e non potevo tirarmi indietro, avrei perso una fan e probabilmente molte altre.

Tra noi c'era una specie di amicizia e non potevo che domandarmi come era potuto accadere, dato che io la sopportavo a malapena e quando camminavo per strada mi guardavo attorno, con il timore di vederla arrivare.

Un pomeriggio di fine novembre, dopo le prove, io e alcuni della comitiva chiacchieravamo all'esterno dalla struttura. Mi intrattenevo spesso con loro, dovevo mantenere un buon rapporto con i miei colleghi.

Stavamo giusto commentando l'ultimo pettegolezzo sul fruttivendolo poco distante, che a quanto pare era stato visto con una donna che non era sua moglie, quando sentii qualcuno che mi posava una mano sulla spalla. Mi voltai e mi trovai faccia a faccia con lei, l'ultima persona che avrei voluto vedere: Annabeth.

Al contrario degli altri giorni, esibiva un lieve sorriso incerto e sembrava essere un po' a disagio.

Ciao Dan, scusa se ti disturbo, me ne vado subito. Volevo solo consegnarti questo... ovviamente non sei obbligato” mormorò, mentre estraeva da una tasca un bigliettino bianco. Le sue guance, già naturalmente colorite, si imporporarono ulteriormente.

Non l'avevo mai vista così insicura e imbarazzata e devo ammettere che, forse, in quel momento mi fece un pizzico di tenerezza.

Le sorrisi. “Cos'è? Ho capito, lo devo aprire dopo. Grazie, sei troppo carina e gentile!”

La strinsi in un abbraccio e le chiesi dove fosse diretta.

A una lezione di disegno, ma inizia tra più di mezz'ora. Il mio insegnante mi ha detto che sto migliorando a vista d'occhio e che, alla mostra d'arte di Natale, se mi impegno molto potrebbe esporre una delle mie opere!”

Mentre parlava, i suoi grandi occhi blu tornarono a brillare della sua solita allegria.

Davvero? Che bello, sono contentissimo per te! Ma io che ti avevo detto? Sapevo che i tuoi disegni ti avrebbero dato tanta soddisfazione!”

Lei sorrise e mi fece una domanda che mi poneva ogni volta: “Per caso ti sto disturbando? Se hai qualche impegno me ne vado!”

Quanto avrei voluto dirle la verità!

Intanto i colleghi con cui stavo chiacchierando ci lanciavano occhiate interrogative, così decisi di presentare loro Annabeth. In questo modo l'avrei resa ulteriormente felice, avrebbe conosciuto altri attori.

Dopo una decina di minuti di conversazione, la ragazzina si ricordò della sua imminente lezione, così salutò tutti calorosamente e corse via.

Che dolce quella ragazzina” commentò Julia, una ragazza piccola ed esile, con un sorriso.

Tutti i presenti furono d'accordo con quell'affermazione, ma loro non potevano capire cosa si provava a mandare avanti un'amicizia fittizia con una bambina fin troppo estroversa.

Se fossero stati al mio posto, di certo non avrebbero parlato così.


Ero molto curioso di sapere cosa contenesse quel biglietto. Inconsciamente speravo fosse un altro disegno, perché ogni volta che vedevo un'opera di Annabeth non potevo che rimanere a bocca aperta.

Ovviamente ero troppo orgoglioso per ammetterlo, ma la prima cosa che feci quando misi piede in casa fu prendere il bigliettino.

Era un semplice foglio piegato in due.

All'esterno vi era uno schizzo tracciato con una matita blu, i cui bordi erano poi stati marcati in alcuni punti per dare un effetto tridimensionale: rappresentava una stella di Natale in ogni minimo dettaglio, ogni singola venatura del fiore era stata tracciata con la massima precisione.

Sotto di essa, il nome era stato scritto con una grafia fine e accurata, dello stesso colore del disegno.

Rimasi senza fiato a osservare quell'immagine, così semplice eppure spettacolare. Quel blu era della stessa tonalità degli occhi di Annabeth: pulito, deciso e intenso.

Mi riscossi e aprii di fretta il biglietto.


Dan,

mi sembra quasi incredibile: abbiamo quindici anni di differenza e, a parte la passione per il teatro, nulla in comune... e invece abbiamo stretto una specie di amicizia. Te lo saresti mai immaginato? Io no!

Ormai io ti voglio bene per quello che sei, una persona divertente e dolce, e quando parlo con te mi dimentico chi sei e ciò che fai sul palco. Per me sei solo Dan!

Questo bigliettino è un invito: il 15 dicembre compirò quattordici anni e darò una piccola festa. Sarebbe bellissimo se ci fossi anche tu!

Ovviamente non ti devi sentire in obbligo, so che hai tanti impegni e potresti anche non averne voglia, quindi se non ti va fammelo sapere e capirò!

Ti voglio bene,

Tua Beth ♥


Sotto era riportato l'indirizzo, il giorno e l'orario della festa.

Sbuffai. Ma in che situazione mi ero cacciato?


Che altro avrei potuto dirle? Mi guardava con gli occhi pieni di speranza!

Sì, mi ero cacciato in una situazione di merda totalmente da solo, ma una parte di me continuava a ripetere che era tutto sotto controllo, che potevo ancora controllare il corso degli eventi.

Se così fosse stato, il 15 dicembre non mi sarei ritrovato di fronte al cancello della casa di Annabeth. Non le avevo preso nessun regalo, era già tanto presentarsi alla festa!

Ero là, fermo di fronte al cancelletto, e sentivo risate e chiacchiericcio dall'interno della casa. Dovevo suonare, ma l'idea della serata che avrei passato mi bloccava; inoltre, se fossi entrato in casa sua, sarebbe stata la conferma della nostra amicizia, a quel punto non sarei più potuto tornare indietro, ed era proprio quello che non volevo.

Mentre stavo per premere il tasto, mi fermai a riflettere: era questo quello che volevo? Io, Daniel, volevo passare una serata infernale con una peste di appena quattordici anni, quando avrei potuto benissimo chiamare Ada o qualsiasi altra donna e andarci a letto?

Mi accorsi che a questo punto non si trattava più solo di recitare, stavo dando troppo ad Annabeth e mi stavo perfino facendo abbindolare da lei. Non andava bene, dovevo riprendere in mano la situazione, pensare a me, a ciò che mi piaceva veramente fare e alla fama, che presto sarebbe arrivata. Non avevo tempo da perdere con una fan esaltata.

Mi si dipinse sul volto un sorriso di ghiaccio; lanciai un'occhiata sprezzante, mi voltai e mi diressi alla macchina.

Non lo sapevo, ma mi ero lasciato alle spalle le lacrime che Annabeth avrebbe versato quella sera per me, soltanto per me.


Ciao Dan.”

Era alla fermata del bus, stavolta da sola.

Ma perché la trovavo ovunque? Dovevo ricordarmi di non parcheggiare la macchina vicino alle fermate dei mezzi pubblici.

Erano passati quattro giorni dalla sua festa, il Natale era alle porte e intorno a noi brillava ogni tipo di lucetta e decorazione colorata.

Annabeth non sembrava particolarmente entusiasta quando mi vide. Era la prima volta che le accadeva, e io provai un senso di oppressione e di liberazione allo stesso tempo.

Beth, ti stavo giusto cercando! Devo scusarmi con te per non essere potuto venire alla festa, non sai quanto mi è dispiaciuto! La compagnia ha fissato le prove generali di uno spettacolo proprio quella sera, speravo di potermi liberare in tempo e invece siamo rimasti rinchiusi là fino a notte fonde!” mi scusai, esageratamente mortificato, andandole incontro.

Lei sollevò lo sguardo dal bordo del marciapiede e lo posò su di me, incerta. “Davvero? Non ti preoccupare, non fa niente, tutti possono avere un imprevisto.”

Sicura che non te la sei presa? Io ho pensato molto a te in questi giorni e... a proposito, non ti ho fatto ancora gli auguri!”

La strinsi in un abbraccio.

Adesso mi devi raccontare com'è andata la festa!”

Lei parve rassicurata dal mio interesse nei suoi confronti e ricominciò a lanciarmi occhiate allegre e spensierate. Probabilmente ci era rimasta male per la mia assenza, ma io ero riuscito anche stavolta a salvare la situazione.

Mentre mi raccontava della torta, degli invitati e dei regali, promisi a me stesso che non avrei mai più permesso a nessuno di avanzare pretese nei miei confronti: una chiacchierata ogni tanto andava bene, per il resto ero io che dettavo le regole.


Febbraio era arrivato e molte compagnie famose a livello nazionale mi avevano promesso piccole parti nei loro spettacoli per la stagione estiva. Sarebbe stato un buon trampolino di lancio, qualcuno mi avrebbe sicuramente notato e sarei finito sugli schermi cinematografici, me lo sentivo. Già pregustavo il sapore del successo.

Con Annabeth continuai a fingere, mostrandomi però leggermente più distaccato; tra noi si sarebbe risolto tutto quando sarei partito per la stagione estiva, semplicemente non ci saremmo più visti e io mi sarei liberato di lei.

Ci incontravamo abbastanza di rado ultimamente e io finalmente avevo il tempo di respirare, ma nonostante ciò avevo notato in lei un cambiamento quasi impercettibile: era sempre estroversa – e a volte pedante – come prima, però aveva qualcosa di più serio e sospetto nello sguardo. Quando parlavamo non staccava i suoi occhi dai miei, mi osservava molto di più e, prima di rispondermi, a volte aspettava qualche secondo, come se stesse riflettendo. Era come se mi stesse studiando, tanto che osservava le mie reazioni e le mie espressioni anche quando interloquivo con qualcun altro.

La cosa mi irritava e mi preoccupava allo stesso tempo, non sapevo che le passasse per la testa e temevo che mi mettesse di fronte a qualche altro intricato problema.

Ma ancora non sapevo cosa mi attendeva, quel pomeriggio di metà febbraio.

Non vedevo Annabeth da circa una settimana e avevo il presentimento che presto si sarebbe palesata, così non mi sorpresi quando la vidi con la schiena contro un palo all'angolo della strada in cui si fermava sempre a prendere il pullman. Aveva dipinta in viso un'espressione talmente seria che il blu dei suoi occhi pareva spento, terribilmente minaccioso.

Deglutii.

Daniel, hai un po' di tempo? Ti devo parlare” esordì.

Ciao Beth, come va? Ma certo, a me fa sempre piacere scambiare due parole!” ribattei gentilmente, cercando di riscaldare quell'atmosfera gelida.

Lei, senza aggiungere altro, mi afferrò per un polso e mi condusse lungo la strada semi deserta, nella direzione opposta della fermata.

Arrivammo a una panchina in mezzo all'ampio marciapiede innevato e Annabeth mi fece cenno di sedermi.

Non lo potevo accettare, era come se un'insulsa quattordicenne mi stesse mettendo all'angolo, in punizione.

Che succede?” domandai fermamente, senza eseguire il suo ordine.

Ora basta Daniel, voglio sapere tutta la verità.”



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Capitolo 3
*** Lacrime tra la cenere ***


ReggaeFamily

Lacrime tra la cenere



Intorno a noi solo bianco. Non c'era anima viva.

L'aria gelida di quel pomeriggio parve penetrare in ogni mia singola cellula.

Tuttavia non mi scomposi, era un momento difficile e sapevo di non poter sbagliare.

Mi mostrai sorpreso e le lanciai uno sguardo interrogativo e allo stesso tempo ferito.

Annabeth sorrise mestamente. “Ancora una volta hai dimostrato di essere un bravissimo attore, ma non hai tenuto conto di avere un pubblico molto attento.”

Sapevo esattamente di cosa stesse parlando, ma continuai a fingermi perplesso; mi piazzai di fronte a lei, afferrai i suoi polsi e la guardai negli occhi. “Annabeth, ma di che cosa stai parlando? Non ti seguo.”

Lei sospirò con l'aria di chi la sa lunga e ribatté: “Anch'io ho studiato un minimo di recitazione, sai? Ora tu mi guardi negli occhi perché speri che in questo modo io ti creda, ma se li vedessi capiresti. Sono di ghiaccio, non trasmettono nessuna emozione, ed è proprio questo a tradirti”.

Mi sentivo vagamente preso in giro da una che aveva quindici anni – e molta esperienza – in meno di me.

Determinato a mentire ancora, mollai la presa sui suoi polsi e mi passai una mano in mezzo ai capelli. “Non me l'avevi mai detto, e questo comunque che c'entra? Da quel che ho capito non ti fidi più di me, ma perché? Parlamene, sai che sono sempre disposto ad ascoltarti.”

Hai sempre finto di essere disposto ad ascoltarmi! Va bene, siccome tu non lo ammetterai mai, mi spiego meglio: tu reciti Daniel, reciti ogni singolo momento della tua vita, ostenti emozioni e buoni valori che non condividi realmente. Io sono molto ingenua perché ho quattordici anni e un carattere troppo buono, ma per fortuna me ne sono accorta in tempo. Sai come? Tutto è cominciato la sera del mio compleanno. Mia cugina, a cui avevo raccontato di te, mi ha detto che aveva visto una sagoma fuori dal cancello che poi se n'è andata pochi secondi dopo. Io inizialmente non le ho creduto e comunque l'idea che avresti potuto essere tu non mi ha sfiorato minimamente. Ma quando non ti sei presentato, la delusione ha cominciato a farmi avere dei sospetti e allora ho passato questi ultimi due mesi a osservarti e studiarti. Mi sono resa conto di tante cose: anche nella vita di tutti i giorni assumi degli atteggiamenti tipici di quando ti esibisci, alcuni tuoi modi di fare sono palesemente poco spontanei e il tuo sguardo... è sempre così distaccato, freddo, anche se le parole che dici esprimono tutt'altro. Sono piccole cose che solo un attento osservatore potrebbe notare. E così... ho capito che non ho conosciuto il vero te, sei solo un freddo manipolatore e la nostra amicizia non è mai esistita.”

Mentre pronunciava questo lungo discorso, Annabeth aveva preso a camminare avanti e indietro davanti alla panchina, poi vi si era seduta, aveva accavallato le gambe e ora faceva dondolare impercettibilmente un piede. Aveva un'aria molto calma e rilassata, nonostante dentro di sé provasse molta delusione.

Io rimasi spiazzato e, per una volta, non riuscii a indossare il mio costume di scena di quell'enorme spettacolo chiamato vita.

Cercai di restare calmo e composto. Dopo mezzo minuto di silenzio, le dissi: “Mettiamo il caso che tu abbia ragione. Perché mi sei stata appresso per tutto questo tempo? Cosa ti aspettavi da me?”

Innanzitutto volevo confermare la mia teoria, poi volevo raccontarti cosa si prova ad avere a che fare con uno come te. Magari questo non cambierà la situazione, ma ti aiuterà a riflettere. E soprattutto volevo chiederti: perché lo fai? Per caso illudere il prossimo ti fa star bene?”

No, ma mi rende migliore agli occhi della gente. Ora che sto avendo un po' di fama, non posso andare in giro a esporre il mio narcisismo, così lo maschero e faccio contenti tutti.”

Annabeth si stava infervorando. Balzò in piedi e sbottò: “E tu come vivi così? Sarebbe stato molto più apprezzabile se tu avessi accettato la persona che sei e avessi fatto in modo di migliorare. Certo, sarebbe stato più difficile, ma avresti avuto dei veri motivi per amare te stesso e saresti stato molto meglio anche con coloro che ti circondano!”

Nei suoi occhi blu non leggevo alcuna traccia di rabbia, ma solo tristezza e delusione. Fu questo a colpirmi maggiormente.

Lo sapevo, anche se non l'avrei mai ammesso: lei aveva ragione, e io torto marcio. Anche io in fondo avevo un avanzo di cuore, ma lo seppellivo sempre più in basso e ormai non lo ascoltavo più.

Tu non puoi capire, sei piccola” me ne uscii in tono gelido.

Lei ignorò la mia affermazione e mi domandò: “Voglio saperlo: cosa pensi realmente di me?”

Ti odiavo” ammisi, provando perfino un briciolo di vergogna.

Perché avevo parlato al passato?

Me l'aspettavo. Basta, non voglio più continuare questa conversazione. Ti lascerò in pace, va bene?”

In quel momento, seppur cercasse di non darlo a vedere, tutta la sicurezza con cui aveva portato avanti la conversazione scivolò via. Tentò più volte di ricacciare le lacrime, ma due grosse gocce non poterono fare a meno di rigarle il viso – quel viso sempre così allegro, ora solcato dal dolore.

D'un tratto mi resi conto che non volevo questo, non poteva andare a finire così. La ragazzina esuberante di cui avrei tanto voluto sbarazzarmi, ora suscitava in me un tale senso di tenerezza! Non volevo vederla piangere, volevo un altro dei suoi graziosi sorrisi. Non volevo che se ne andasse e mi lasciasse solo con i miei demoni.

Prima che potesse allontanarsi, la afferrai per una spalla e la feci voltare.

No, Beth, aspetta! Io non volevo... farti arrabbiare, non piangere così. Ti prometto che non ti mentirò più” farfugliai. Era proprio vero: quando c'era da dire qualcosa sinceramente, non sapevo mai come fare, non mi venivano le parole.

Non ti preoccupare, va tutto bene, non sono arrabbiata con te. Io ora sparirò dalla tua vita, logicamente non sono così stupida da andarti ancora dietro. Ma so che ciò che ho fatto ti servirà molto. Anche se tra noi è finita male ho molta fiducia in te e in tutti quanti, so che ognuno di noi se vuole può cambiare.”

Annabeth...”

La abbracciai nel modo più sincero, lei non mi respinse finché non la lasciai andare, poi puntò gli occhi nei miei. Erano pieni di lacrime, eppure vi scorsi quella luce buona e ingenua che li illuminava solitamente.

Io verrò ai tuoi spettacoli, perché sarai sempre il mio attore preferito. Ma per me Daniel in quanto persona non esiste, non l'ho mai conosciuta” mormorò. “Ciao Dan” concluse poi, voltandosi e allontanandosi lungo la via innevata.

Non potevo crederci.

La richiamai un paio di volte, ma lei non si voltò e io rimasi lì, a fissarla mentre se ne andava per sempre, troppo codardo per cercare di riconquistare la sua fiducia e per rendermi conto che, almeno un po', le volevo bene.


La rividi circa tre settimane dopo a uno spettacolo. Era sotto il palco, assisteva alla recita con interesse e scherzava allegramente con sua sorella Maggie e un'altra ragazza che non conoscevo. Si era ripresa splendidamente, i suoi occhi erano luminosi più che mai, ma né io né nessun altro poteva sapere cosa realmente provasse.

Quando finii di esibirmi, mentre uno sciame di fans mi circondava, il mio sguardo incrociò il suo.

Mi trapassò con esso, come se fossi invisibile.

Mi si strinse il cuore.


Fu dopo la serata che venni a saperlo.

Era una frizzante notte di metà aprile e quello era uno degli ultimi spettacoli con la compagnia, prima che iniziassero le mie date estive. Avevamo ritirato tutto ed eravamo usciti dalla struttura chiacchierando allegramente, come facevamo di solito. Erano circa le quattro ed ero molto stanco, inoltre l'aria era impregnata di un forte odore di bruciato e noi avevamo preso a tossire, lamentandoci.

Fu quando una ragazza sulla ventina chiaramente sconvolta si avvicinò a noi che un campanello d'allarme prese a trillare nella mia mente.

Ci raccontò che nel paesino a una decina di chilometri dalla nostra cittadina era scoppiato un feroce incendio nel centro abitato e che tre persone non erano riuscite a salvarsi.

Allora rammentai: era il paese di Annabeth.

Tornai a casa con una leggera inquietudine, ma cercai di non pensarci e di dormirci su.

Il sole sorse in fretta, ma nemmeno i suoi caldi raggi riuscirono a scaldare i cuori della gente, profondamente sconvolta per il disastro della notte precedente.

Ma per me nulla fu più doloroso di vedere il volto spensierato della piccola Annabeth sul giornale.

Non l'avrei mai più vista sorridere, non l'avrei mai più avuta con me.


Era una fresca mattinata di fine ottobre e io stavo seduto al tavolino di un bar. Sorseggiavo il caffè bollente e sfogliavo distrattamente il giornale, mentre in testa mi frullavano mille pensieri.

Esattamente un anno prima avevo conosciuto Annabeth alla fermata del pullman e da allora erano cambiate tante cose. Per me la sua scomparsa era ancora un ricordo doloroso, e lo sarebbe stato per sempre.

Certo, non ero del tutto spontaneo e continuavo a essere troppo egoista, ma pian piano, senza che nessuno se ne rendesse conto, stavo cercando di cambiare e migliorare. Lo dovevo ad Annabeth.

Il giorno prima mi era stato comunicato che una delle compagnie con cui avevo lavorato durante l'estate avevo deciso di prendermi, non solo per le mie straordinarie doti interpretative, ma anche perché mi vedevano una persona cordiale e affidabile. Questo mi aveva dato tanta soddisfazione perché in quel contesto avevo cercato di mostrare il meglio di me, senza però nascondermi dietro una maschera, e avevo ottenuto un risultato straordinario.

Le parole di Annabeth mi avevano aiutato; sapevo di avere un pessimo carattere e non sarei mai riuscito a cambiarlo del tutto, ma ero determinato e volevo cambiare, un passo alla volta.

Intanto i preparativi per il memorial di Annabeth andavano avanti: si sarebbe tenuto il 15 dicembre, il giorno del suo compleanno, e la sua famiglia aveva pensato di coinvolgermi nei preparativi e permettermi di esibirmi; sua sorella mi disse che, nonostante l'avessi fatta soffrire, lei in fondo mi aveva riservato uno spazietto nel suo cuore fino alla fine, e aveva imparato molto da me, quindi le avrebbe fatto piacere sapere che organizzavo tutto ciò per lei.

Immerso nei miei pensieri, finii di bere il caffè e giunsi all'ultima pagina del giornale. Il mio occhio venne attirato dall'oroscopo del giorno e mi fermai a leggerlo, anche se non credevo molto a queste cose.

Istintivamente gettai un'occhiata nel Sagittario, segno zodiacale del mio piccolo angelo custode.


Sagittario

Ti renderai conto che l'aiuto dato al prossimo non è stato vano e per questo proverai una grande soddisfazione. Oggi è anche il giorno giusto per i perdoni.


Non potei fare a meno di sorridere.



♣ ♣ ♣



Ebbene sì, siamo giunti al termine di questa breve e intensa avventura!!!

È incredibile quanto io mi sia affezionata a questa storia e ai suoi personaggi, eppure il tutto è nato semplicemente per un contest!

Non so voi, ma a me è piaciuto tantissimo scriverla! Penso proprio che Daniel e Annabeth mi rimarranno nel cuore.

Ah, e... a proposito di Beth, probabilmente mi odierete per ciò che le ho fatto capitare! Perdonatemi! :'(

Adesso è il momento dei ringraziamenti: mando un fortissimo abbraccio e un enorme GRAZIE alle fantastiche Kim_Sunshine, Anwa_Turwen, Hanna McHonnor e GreenWind per aver recensito i capitoli precedenti, per avermi sommerso di complimenti ed entusiasmo, per aver dedicato un po' del loro tempo alle follie della sottoscritta e per esserci sempre, in ogni situazione, a supportarmi e farmi sentire il loro calore!

Grazie ragazze, siete speciali!!! :3

Inoltre ringrazio la giudice per la sua idea molto originale. Probabilmente senza questo contest, la storia non sarebbe mai nata!

Detto questo, mando un caloroso saluto a tutti voi e vi do appuntamento alla prossima avventura! ;)


Soul ♥



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