One moment to change

di ChrisClear
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono propietà di loro stessi. Questa storia è stata scritta senza scopo di lucro. Inoltre non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderli in alcun modo. Potete trovare la storia anche su Wattpad. Aggiornameneto ogni lunedì. Storia scritta a quattro mani. Se volete lasciate una recensione.
Enjoy!
      
                                          HARRY


I miei occhi volavano da una parte all'altra dell'aeroporto alla ricerca del cartello che mi avrebbe salvato la vita. In realtà avrebbe salvato solo la mia vescica e la mia dignità, ma a causa della compagnia di mia sorella ero diventato piuttosto melodrammatico.
Finalmente vidi il simbolo della toilette e mi fiondai in quella direzione. Appena entrai sentii subito l'odore sgradevole dei bagni pubblici poco puliti e il senso di disgusto mi assalì. Mi tappai il naso e camminai velocemente verso il primo bagno libero, troppo concentrato sul mio bisogno per accorgermi che dal bagno di fronte stava uscendo qualcuno. Il risultato fu che gli finii maldestramente addosso. Quasi caddi all'indietro ma fortunatamente due braccia forti mi afferrarono e mi sostennero.
-Oops- sussurrai imbarazzato, allontanandomi velocemente da quel contatto indesiderato.
Sapevo per certo che la mia faccia a quel punto era chiazzata di un rosso acceso, quindi abbassai velocemente lo sguardo sul pavimento concentrandomi sulle Vans dello sconosciuto.
-Ciao!-
Alzai gli occhi per scrutare il viso del proprietario di quella bellissima voce e incontrai due meravigliosi occhi azzurri... Bellissima voce? Meravigliosi occhi? Mi vergognai all'istante di quello che avevo pensato e diedi la colpa alle continue chiacchiere di Gemma sui ragazzi che le piacevano.
Il ragazzo, che avrà avuto un paio d'anni in più di me, mi pareva preoccupato ma anche lievemente seccato. Mormorai un timido grazie nella sua direzione e mi allontanai di un altro passo, per mettere quanta più distanza possibile dallo sconosciuto.
Mi parve di sentire un “quando vuoi” ma avevo sicuramente sentito male. Non feci in tempo a scusarmi per bene che con molta fretta il ragazzo mi superò e imboccò l'uscita alle mie spalle.
Rimasi un attimo fermo nel bagno vuoto a pensare a quello che era appena accaduto prima di entrare nel bagno.
Quando uscii dalla toilette ritornai dalla mia famiglia per gli ultimi saluti prima della partenza.
Destinazione: Londra.

***
-Mi mancherai moltissimo, Harry-
Gli occhi di Loreena erano lucidi e le lacrime minacciavano prepotenti di uscire.
Mi piaceva il fatto che voleva dimostrarsi forte ai miei occhi per non farmi stare male. Lasciarla era un'angoscia abbastanza grande di per sé e non so se sarei riuscito a farlo se l'avessi vista disperarsi per la mia partenza.
-Anche tu mi mancherai, piccola- le dissi malinconico e le baciai la testa.
Poi, dopo un abbraccio di gruppo con tutta la mia famiglia che ingorgò il corridoio e mise a dura prova il mio autocontrollo, potei salire finalmente sull'aereo. Per mia fortuna il volo era stato ritardato altrimenti lo avrei perso di sicuro.
Camminai attraverso le file di passeggeri già accomodati finchè non individuai il mio posto. Quando lo raggiunsi notai con dispiacere che era accanto al finestrino.
Tra le mie tante fobie compariva la paura di volare e il posto di fianco al finestrino non mi aiutava di certo. Se poi per raggiungerlo dovevo sorpassare due ragazzi la cosa si complicava assai.
Presi coraggio e feci per chiedere ai ragazzi di spostarsi quando uno dei due si girò verso di me e... Era lui, il ragazzo del bagno!
-Scusate, posso passare per favore?- 
Lo dissi talmente a bassa voce che mi chiesi se mi avessero effettivamente sentito.
Il biondo tinto vicino al ragazzo del bagno alzò lo sguardo dal videogame a cui stava giocando e, con un sorriso cortese sulle labbra, si alzò per farmi passare. Il mio amico dagli occhi azzurri invece mi scrutò, all'apparenza senza la minima intenzione di spostarsi.
Dovetti scavalcare le sue gambe per sedermi e fu la cosa più imbarazzante e umiliante che avessi mai fatto. Le mie guance erano di un rosso acceso visibili come un semaforo.
All'imbarazzo della situazione si aggiunse anche la mia poco degna reazione al decollo.
La mia faccia doveva avere un’espressione talmente tanto terrorizzata che sentii il ghigno del mio vicino trapassare il tappo di terrore che mi si era formato nelle orecchie.
Appena l'aereo raggiunse la sua “stabilità” infilai le cuffiette nelle orecchie e feci partire la musica. Osservai lo sfondo del mio telefono e non potei fare a meno di sorridere.
La foto di una bellissima ragazza bionda mi sorrideva di rimando. Quella foto l'avevo fatta a Loreena al nostro primo appuntamento, al parco. La bellezza del suo sorriso mi aveva incantato fin da subito.
-E' la tua ragazza?-
La voce del mio vicino di viaggio mi riportò al presente.
Il mio sguardo diffidente si posò su di lui.
-Sì, è la mia ragazza- risposi un po' dubbioso togliendomi una cuffia.
-Molto carina- si complimentò lui.
Rimasi spiazzato dal suo repentino cambiamento d'umore e questo non fece altro che aumentare la mia diffidenza. Lui doveva averlo percepito perchè cambiò subito argomento, spostando l'attenzione su di sé.
-Non ci siamo presentati bene prima, in bagno. Io sono Louis-
Mi offrì la mano e io la strinsi educato. Aveva una stretta forte, sicura.
-Io sono Harry-
Il ragazzo biondo vicino a Louis girò la testa di scatto verso di noi, sul suo volto un'espressione interrogativa. Mi accorsi anche di un altro sguardo che mi trafiggeva la schiena e con la coda dell'occhio vidi una testa mora sbucare da dietro i nostri sedili.
Di nuovo quella brutta sensazione di disagio mi assalì. Non mi piaceva stare al centro dell'attenzione e gli sguardi indagatori dei due ragazzi erano decisamente un'attenzione indesiderata. Finalmente il biondo ruppe il silenzio e parlò:
-Vi conoscete?- chiese curioso.
-Lui è Harry- lo informò Louis.
Al posto di rilassarsi i due avvicinarono le teste a noi come a voler entrare nella conversazione. Peccato che non c’era alcuna conversazione in cui entrare e io di sicuro non volevo iniziarne una.
Volevo solo scomparire nel sedile o che apparisse una qualche hostess carina che li distraesse. Niente di questo successe e io mi ritrovavo sempre più schiacciato contro il finestrino nella speranza che questo si aprisse e mi facesse volare via.
-Ragazzi, avete intenzione di starlo a fissare per tutto il viaggio oppure vi degnate di presentarvi? Lo state terrorizzando.-
Sotto lo sguardo di ammonimento di Louis i due si presentarono. Il biondo si chiamava Niall ed era irlandese mentre il moro dai tratti orientali si chiamava Zayn ed era di Londra e così anche Louis. Stavano tornando a casa dopo una vacanza in Irlanda dai genitori di Niall. Io non fui così tanto generoso con le informazioni, lasciai che fossero loro a parlare e schivai ogni tentativo di volerne sapere di più da parte loro. Non mi fidavo. 
-Cosa ti ha spinto a lasciare il tuo piccolo nido sicuro per volare nella caotica Londra?- mi chiese curioso Louis.
La conversazione procedeva in modo abbastanza scorrevole ma io ero comunque teso come una corda di violino nel mio scomodo sedile troppo piccolo per la mia altezza.
-Ho ottenuto una borsa di studio-
-Allora abbiamo a che fare con un piccolo Einstein- sentii borbottare Zayn.
Tra tutti era il ragazzo più introverso e il meno cordiale. Non mi piaceva.
Notai che a Louis non era piaciuto affatto il commento di Zayn e che lo stava fissando con aria di rimprovero. A quanto pare solo lui poteva trattarmi in modo discutibile.
Non volevo essere la causa di un litigio fra amici, o almeno fu questa la scusa perfetta da rifilare per troncare la conversazione facendo partire la musica come nei miei piani originali.
Poco dopo mi addormentai sulle note di Paradise dei Coldplay.

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Capitolo 2
*** 2 ***



Ecco a voi il secondo capitolo. Lasciateci anche una piccola recensione, in modo da poter capire se piace quello che scriviamo. Enjoy!

LOUIS

 

Diedi un'occhiata a Harry che, accanto a me, si era addormentato con la musica nelle orecchie. Sbirciai da sopra la sua spalla la playlist e vidi che stava venendo riprodotta la malinconica melodia di Hello di Adele.

Io sinceramente ero fatto per canzoni più dinamiche, ritmate. Quando ascoltavo la musica volevo scrollarmi di dosso i problemi, non sorbirmi anche quelli degli altri.

Tralasciando i suoi discutibili gusti musicali, dovetti ammettere che era davvero un bel ragazzo. I ricci capelli castani gli ricadevano sulle gote rosee e potevo vedere i suoi bellissimi occhi verdi impressi nella mia mente. Stavo iniziando a farneticare, tutta colpa di Zayn e delle sue chiacchiere sull'arte, la sua passione.

-Terra chiama Louis! Ci sei? La smetti di fissare Harry? Sembri un maniaco sessuale. - mi sussurrò Niall all'orecchio con tono di scherno.

Sobbalzai. Non mi ero neanche accorto di essermi soffermato a guardarlo per così tanto tempo.

Distolsi velocemente lo sguardo e incontrai quello malizioso del finto biondo.

Decisi quindi di andare a provarci con la hostess rifatta per ricordare a lui, e forse un po' anche a me stesso, la mia assoluta eterosessualità.

Il volo fu molto breve ma riuscii comunque ad ottenere il numero della “bella” hostess. Appena scesi dall'aereo però, buttai il pezzetto di carta col suo numero nel primo cestino sotto lo sguardo basito dei ragazzi. Tanto non l'avrei mai chiamata, io preferivo quelle naturali, non amavo molto il silicone.

Presi un respiro profondo, riempiendomi i polmoni di aria inquinata. Amavo tornare a Londra, era come una seconda casa per me. Mi ero trasferito da Doncaster tre anni prima per proseguire i miei studi all'università di Berrhardt, ed ero rimasto affascinato dalla caoticità della città multiculturale che mi ero ritrovato davanti.

Londra era la città perfetta per una persona come me che non stava mai ferma.

Io e i ragazzi vivevamo nella zona di Southkensinton, in un condominio piuttosto malandato, l'unico che potevamo permetterci visti i prezzi da capogiro della città.

Il nostro appartamento era al terzo piano, niente ascensore.

Trascinammo svogliatamente le valige su per le rampe di scale fino ad arrivare al nostro pianerottolo.

Stavamo per aprire la porta dell'appartamento quando da quello confinante uscì una ragazza completamente ricoperta di impasto per torte che continuava a montare la panna dentro una bacinella, il filo del frullatore teso al massimo.

-Ragazzi siete tornati!- trillò Clear, cercando di abbracciarci e allo stesso tempo di non far smontare la panna.

-Non ti avvicinare! Se mi sporchi il ciuffo ti ritrovi le pale del frullatore da qualche altra parte!- esclamò Zayn, allontanandosi abbastanza da non rientrare nel raggio di azione di Clear.

In quel momento dallo stesso appartamento uscì una ragazza bassina con un fascio di fogli in mano.

-Tomlinson, questo è l'orario delle lezioni e il programma del semestre, sono andata a ritirarli la settimana scorsa- disse Christina.

Mentre mi consegnava i fogli, con molta nonshalance, allungò la mano e mi palpò il culo. Scoppiai a ridere e ringraziandola presi l'orario.

-Sai Christina, oggi mentre facevi l'inventario è passata Briana...- disse Clear con tono malizioso mentre tornava verso il loro appartamento. Prima di entrarvi mi fece l'occhiolino. Intanto la testa di Christina si era girata ad una velocità tale che anche la bambina del film “L'esorcista” le avrebbe fatto i complimenti.

-Che cosa?!- urlò a qual punto – Quella brutta troia è meglio che stia alla larga da te se non vuole essere strozzata con un preservativo!-

Detto questo si affrettò a seguirla senza neanche salutarci.

Noi tutti scoppiammo a ridere. Era ormai noto che Christina avesse una certa ossessione per il mio culo e la sua gelosia era famosa.

Clear e Christina stavano insieme da tempo immemore. Una frequentava l'università insieme a me ed entrambe erano proprietarie della pasticceria “C&C backery”. Briana era la cugina di Christina e da quando aveva conosciuto Clear non faceva altro che provarci. Ovviamente questo a Christina non piaceva ed era arrivata al punto di non andare più alle cene di Natale di famiglia pur di non incontrarla.

Finalmente entrammo in casa: nulla era cambiato. Le pareti erano costellate di disegni di Zayn tutti molto, poco, allegri. I cadaveri dei pacchetti di patatine che Niall aveva seminato in giro erano ancora sul pavimento e le mie mutande giacevano tristi sul divano.

Niall lasciò la valigia all'entrata e si fiondò su un pacchetto di patatine latitante mentre Zayn si chiuse in camera sua probabilmente per dipingere.

Io, con tutta la calma del mondo, andai in cucina a prepararmi il tè caldo con il latte per poi sdraiarmi sul divano a guardare una partita di calcio. Casa dolce casa.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Ecco a voi il terzo capitolo. Speriamo che la storia vi stia piacendo. Abbiamo messo il rating arancione ma se pensate debba essere rosso ditecelo e provvederemo a cambiarlo. Aggiorniamo ogni lunedì. Se vi va lasciateci una recesione. 
Enjoy!
 

HARRY

 

Camminavo per le vie affollate del college, cartina alla mano, muovendomi da un edificio all'altro cercando di memorizzare le strade che, da li a qualche ora, mi avrebbero portato ai corsi che avevo scelto per il mio percorso di laurea.

Dopo ore di avanscoperta le mie gambe doloranti mi costrinsero a tornare alla mia camera nell'edificio 4 del campus.

Entrai nella mia stanza riempita, per il momento, solo dei miei scatoloni. Il mio coinquilino sarebbe arrivato domani e speravo che per allora la camera sarebbe stata più presentabile.

L'idea di condividere una stanza, dotata di un solo bagno, con una persona estranea non mi andava a genio ma le camere degli studenti con una borsa di studio erano solo doppie e io di soldi per pagare una singola purtroppo non ne avevo.

La stanza non era eccessivamente grande, quanto bastava per ospitare due persone e concedergli un minimo di privacy. Il bagno era angusto e piuttosto vecchio, con una doccia minuscola e il lavabo corroso dal continuo gocciolare dell'acqua che non si chiudeva completamente.

Un'improvvisa nostalgia di casa si impossessò di me.

Tirai fuori il cellulare dalla tasca, composi il numero di casa e attesi che qualcuno rispondesse.

Ci furono due squilli prima che la voce fastidiosa di mia sorella Gemma mi urlasse nelle orecchie.

Era molto felice, non perchè l'avesse chiamata il suo fratellone, ma perchè aveva preso un nuovo gatto, il terzo in casa Styles.

Ovviamente volle condividere con me tutto il suo entusiasmo dovuto all'arrivo di Miss Olivia Pope. Ebbene si, mia sorella aveva chiamato il suo nuovo gatto come la protagonista della serie TV Scandal.

Quando ebbe finito di dirmi quanto era carina la piccola palla di pelo bianca e nera, mi passò finalmente nostra madre.

Quando alla fine della chiamata mia madre mi snocciolò tutte le sue mille raccomandazioni, io ero già in lacrime.

Non ero mai stato così lontano dalla mia famiglia e adesso ero da solo, a chilometri da casa, in una grande città molto diversa dal piccolo paesino dove ero nato e cresciuto.

Mi asciugai le lacrime, presi il pigiama e un cambio di biancheria e andai nel minuscolo bagno per lavare via stanchezza e nostalgia.

Finita la doccia, che più che rilassarmi mi aveva irrigidito tutti i muscoli a causa delle strane posizioni che avevo assunto per entrare nel piccolo box, mi infilai sotto le coperte. Anche se erano solo le nove la stanchezza accumulata dal viaggio mi fece addormentare quasi subito. Il giorno dopo mi aspettava una lunga giornata a svuotare scatoloni.

 

***

 

La mattina, dopo una piccola sosta al bar del campus per un buon cappuccino, iniziai a svuotare le scatole ed a mettere via i miei oggetti personali sulle mensole dall'aria instabile attaccate alle pareti.

Era pomeriggio inoltrato quando sentii la porta della stanza aprirsi e girandomi vidi che un ragazzo grassoccio stava entrando carico di scatoloni stracolmi. Li scaricò per terra e fece vagare lo sguardo per la stanza fino a soffermarsi su di me. Il ghigno che gli si formò sulle labbra mi fece venire i brividi. Lo ignorai e indossai il mio miglior sorriso prima di porgergli la mano e presentarmi.

-Ciao io sono Harry, il tuo coinquilino, e tu?-

La sua stretta era molle e sudaticcia.

-Ehi, io sono David, questo è il mio letto?- disse e si buttò di peso sul mio letto.

-I...in realtà quello è mio- balbettai insicuro.

-Oh ma noi siamo amici e gli amici condividono tutto, no?- il sorriso malizioso che gli si dipinse sul volto non mi piacque.

Noi non eravamo amici. Noi eravamo compagni di stanza, lui neanche mi piaceva. Come sempre però, il coraggio mi venne meno e mi ritrovai di nuovo a balbettare.

-P...penso di si. Se vuoi cambio letto- proposi senza entusiasmo.

-Stai tranquillo, stavo scherzando! Ti dovresti sciogliere un po', divertire. Magari vuoi venire con me a una festa stasera, che ne pensi? -

Si alzò e mi posò la sua mano sudata sulla spalla. Era molto più basso di me ma aveva una sicurezza che io mi sognavo la notte e questo lo rendeva più grande.

-Penso che rimarrò qui a riposare, sai, domani iniziano i corsi-

David cercò ancora un po' di convincermi prima di uscire nella sua “tenuta da festa”, come l'aveva definita, ma io declinai gentilmente l'offerta e andai a letto presto come la sera prima.

Non mi piacevano le feste,era ad una festa che tutto era cominciato, e sicuramente non ci sarei andato con David Mano Viscida.

E poi nel mio piano per il college le feste non erano previste e non era mio interesse includerle.

Il mio piano era prendere bei voti e farmi un paio di amici, giusto per accontentare mia madre.

E sicuro come la morte avrei seguito questo piano.

 

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Capitolo 4
*** 4 ***


Ecco un novo capitolo! Se vi va laciate una recensione e ricordate che aggiorniamo ogni lunedì. Enjoy! 

LOUIS

 

Quella mattina mi alzai svogliatamente del letto a due piazze sovrastato dal piumone della Disney. Se pensavo alla giornata intensa che mi aspettava avrei preferito starmene sotto le mie coperte infantili, ma nessuno sarebbe andato a lezione di chimica al posto mio. Mi trascinai fino al soggiorno quando notai che non un singolo rumore risuonava nell’appartamento. Niall doveva essere già uscito e probabilmente si trovata fuori dalla C&C ad aspettare che aprissero in modo da poter saccheggiare la pasticceria. Zayn invece, sicuramente, stava ancora dormendo.  Mi avviai verso la sua camera quando odorai un profumo piuttosto familiare. Brutto figlio di putta...ah no, io adoro sua madre. Spalancai la porta, e come immaginavo, lo trovai felicemente steso per terra a fumarsi uno spinello.

-Zayn i tuoi genitori non ti hanno insegnato a condividere i propri averi?- dissi sbuffando e sedendomi accanto a lui.

-Ehi Lou! Non pensavo fossi sveglio- gracchiò con voce roca tra un tiro e l’altro. Poi mi passò quello che rimaneva della canna.

- Oggi hai il turno di notte?- chiesi mentre aprivo la finestra per arieggiare la stanza.

-No, ho fatto cambio di turno con Paul. Oggi sono il pomeriggio- rispose mentre si accendeva un’altra sigaretta, questa volta normale.

-Perfetto tesoro, così quando torno trovo il pranzo pronto- dissi lanciandogli un bacio.

-Fottiti Tomlinson- mi apostrofò. A quanto pare non apprezzava le mie forme d’affetto. Peggio per lui.

-Già fatto, Malik- risposi scappando e sentendo in lontananza parole per cui un camionista si sarebbe congratulato. Nel giro di 5 minuti avevo già il dito premuto sul campanello delle mie simpatiche vicine. Mi aprì Christina, che sembrava essere stata colpita da un uragano. La sua mano destra era occupata nel tenere una tazza della Disney -eravamo entrambi dei bambini un po’ cresciuti- stracolma di caffè mentre in quella sinistra aveva una piastra per capelli accesa. Intorno a lei c’erano fasci di appunti sparsi ovunque sul pavimento.

-Tommo, ci sono….lascia solo un attimo che trovi la borsa.- esclamò buttando la tazza nel lavello. Si ruppe in mille pezzi. Clear avrebbe urlato di sicuro e anche io se avesse osato rubare le tazze dalla mia credenza. Cosa che tra l’altro era già accaduta. Mentre lei staccava la piastra dalla corrente io raccolsi i suoi appunti alla bell’ e meglio. Finalmente, anche se con qualche difficoltà, uscimmo da quella casa.

- Sono stufa! Oggi dopo due ore di chimica ne ho altre tre di fisica e infine ho il turno in pasticceria! Sparami ti prego- esclamò già esausta. Che dico, lei era nata stanca. Stava uscendo dalla vagina di sua madre che già sbadigliava. Ad ogni modo amava così tanto Clear che cercava sempre di coprire più ore possibili alla C&C dato che la sua fidanzata, non avendo impegni universitari, copriva la maggior parte dei turni.

- Anche io ho un lavoro oltre all’università- dissi con voce fintamente indignata.

-  Servire alcool alla gente fino a quando non sei costretto a chiamare un taxi per riportare a casa i loro culi ubriachi ti sembra un lavoro rispettabile? Io devo impastare, cuocere, decorare, per fare capolavori che faranno felice qualcuno ed è stancante! - esclamò furente.

- Ok ok ho capito! Ti fai il culo e per rifartelo tocchi il mio- continuai ridendo.

Lei per chiarire la cosa mi abbracciò e neanche a dirlo fece scendere le sue mani verso il mio fondo schiena. Ormai in strada, una folata di vento ci fece rabbrividire, in cielo erano spuntati due grandi nuvoloni grigi che minacciavano pioggia. Per nostra fortuna le nostre abitazioni erano a pochi minuti dal college altrimenti ci saremmo lavati. A conferma di questo vidi scagliarsi davanti a noi il portone di ferro battuto con in cima inciso il simbolo del lupo. Doveva essere il simbolo di forza, intelligenza e altre belle virtù che non ricordavo, forse perché conoscevo troppi figli di papà che frequentavano questo istituto solo per il loro conto in banca. Io e Zayn riuscivamo a pagare l’università solo grazie al nostro lavoro al bar, e anche con quello eravamo comunque sempre in un equilibrio economico precario. Niall invece aveva lavorato per un po’ di da un meccanico, sfruttando appieno i suoi studi, ma sfortunatamente era stato licenziato a causa della devastante crisi mondiale e adesso si ritrovava a fare il cameriere in un ristorante italiano.

L'autunno stava avanzando, lo testimoniavano gli alberi del viale che ormai avevano perso quasi tutte le foglie e formando il tappeto giallo e rosso su cui stavamo camminando.

Io e Cristina stavamo parlando del più e del meno quando lo vidi. Alto e dinoccolato con due occhi verdi che brillavano e bhe….sì anche con un aria parecchio sperduta. “Oddio cosa devo fare? Non posso salutarlo, e se non si ricordasse di me? Ok calma, sembri una quindicenne in piena crisi ormonale. Deve essere sicuramente colpa dello spinello perché io sono convinto al 99% di essere etero. Quell’ 1% vada a farsi fottere, non ho mai provato attrazione per un ragazzo e mai succederà. E poi lui ha una fidanzata e anche se non ce l’avesse le cose non cambierebbero! E poi perché ho cominciato questo discorso con me stesso sulla mia sessualità da nulla?” Mentre io concepivo tutti questi pensieri vidi Christina, che dopo aver seguito il mio sguardo, stava già socializzando con Harry. Non avendo altra scelta mi avvicinai titubante.

-Ehi Lou, ti presento Harry! È nuovo e questo è il suo primo giorno.- disse raggiante. Devo ricordarmi di chiedere a qualche studente di medicina se hanno qualche tranquillante da dargli, tutto questo entusiasmo non è normale, neanche quando sei sotto sostanze stupefacenti.

- In realtà noi ci conosciamo già….- sussurrò il ricciolo che non si aspettava tutto questo entusiasmo, come qualsiasi persona sana di mente del resto.

- Sì, ci siamo conosciuti sul volo diretto verso Londra- gli ristrinsi la mano che inglobò completamente la mia. Aveva delle mani enormi!

-Ti serve aiuto per trovare l’aula? - chiesi gentilmente sperando di poterlo aiutare, metto in chiaro che non sono una cavaliere dall’armatura splendente ma solo un ragazzo con la coscienza.

- In realtà avevo una cartina, solo che ehm….-  arrossì vividamente non riuscendo più a spicciare parola. Noi continuavamo a fissarlo senza capire, quando alle sue spalle comparve Xander Ritz. Questi era uno dei più grandi cazzoni che io avessi mai conosciuto. E pensare che ci conoscevamo da tre anni dato che, purtroppo, avevamo quasi tutti i corsi insieme. Un altro figlio di papà intanto si era aggiunto alla compagnia del coglione. Che gioia.

- Tomlinson, Swarts- disse con voce intrisa di disprezzo.

-Ritz, Jonhson- proferii io con altrettanto disgusto.Tra noi non scorreva buon sangue.

-Non hai trovato la tua aula, pivello?- disse ridendo sardonicamente Xander. Poi infilò la mano nella sua tasca e tirò fuori una cartina. Ora era chiaro, questo coglione aveva fatto il gradasso con Harry rubandogli la piantina. Quanto era infantile.

-Dubito dato che è nuovo e tu, che non hai nulla da fare oltre cagare fuori dal vaso, gli hai rubato l’unico modo per trovare la sua aula. Cos’è,non hai ancora imparato la strada dopo tre anni?- risposi in modo aggressivo. Ritz cominciò a digrignare i denti.

- E se non gliela ridò che fai?- disse con tono provocatorio.

-Vengo lì e ti spacco tutti i denti- esclamai con un sorriso di scherno, facendo sobbalzare Harry.

- Provaci- mi incitò il figlio di puttana. Gli andai incontro a pugni serrati pronto a colpirlo quando Christina spuntò da dietro di me e si mise tra noi.

- Lou lascia stare,  non vale la pena di essere espulsi per questo cazzone- mi sussurrò all’orecchio. Indietreggiai anche se i miei pugni serrati tremavano ancora.

- Harry, ti portiamo noi in classe e se necessario richiederemo alla segretaria una nuova cartina.- continuò Christina e con fare deciso mi prese per mano portandomi via, con Harry al seguito. Che bella giornata di merda e sono solo le 9:15.

 

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Capitolo 5
*** 5 ***


Aggiorniamo ogni lunedì. Enjoy! 

 HARRY
 

Mi ero svegliato presto quella mattina per avere il tempo di arrivare in orario a lezione e di fare una buona colazione senza fretta. Cartina alla mano, mi ero avventurato per il campus stracolmo di studenti. Nonostante avessi passato il mio primo giorno a studiare la piantina tutta questa gente mi disorientava e fui costretto ad aggrapparmi alla mappa come un naufrago si aggrappa ad un salvagente. Completamente concentrato sul foglio andai a sbattere contro quello che mi sembrava un muro. Un occhiata più attenta rilevò che ero andato addosso ad un ragazzo, probabilmente più grande, e non contro un muro. La parola “pericolo” sembrava essergli tatuata addosso e non potei fare a meno di immaginarmi con la testa nel water, la sua mano a tenermi sott'acqua come ai tempi del liceo. Devinirmi terrorizzato era un’eufemismo.

-Dovresti stare più attento, pivello- disse con un ghigno a decorargli la faccia.

Paralizzato sul posto non riuscii a far altro che deglutire rumorosamente e annuire. Ridendo insieme al suo amico mi strappò di mano l’unica cosa che mi avrebbe potuto portare a lezione. Era tremendamente simile ai bulli che mi avevano perseguitato per tutta la vita, anzi uguale, ma solo più grande e massiccio. Il che lo rendeva ancora più una minaccia.

-Vediamo come farai senza di questa- disse prima di scomparire tra la massa di persone. Si era sicuramente eclissato da qualche parte per vedere ,da non troppo lontano ,la mia disperata reazione. Facevano tutti così.

Spaesato incominciai a guardarmi attorno, non avevo idea di dove dovevo andare e non mi ricordavo neanche dov’era la segreteria per chiedere informazioni. L'unica cosa da fare era chiedere a qualcuno dove si trovava l’aula di dibattito ma la timidezza vinse e quindi rimasi lì, in mezzo a un mucchio di persone, con le lacrime che mi velavano gli occhi. All’improvviso sentii toccarmi il braccio, mi scostai veloce dal contatto sconosciuto e abbassai lo sguardo per ritrovarmi davanti una brunetta allegra con un sorriso che le andava da orecchio a orecchio.

-Ehi ciao io sono Christina e tu sei perso, ti posso aiutare?- parlò così velocemente che feci fatica a capirla.

-Ehm, ciao io sono Harry. Sai dov’è l’aula di dibattito?-

La guardai speranzoso quando il mio sguardo venne catturato dal ragazzo del bagno, Louis, mentre camminava nella nostra direzione. Indossava una maglietta Adidas e i pantaloni più stretti che avessi mai visto. Anche lui sembrò riconoscermi e mentre Christina ci presentava rimanemmo a fissarci. Quante erano le probabilità di ritrovarlo nella mia stessa università? Evidentemente più di quante pensassi.

-In realtà noi ci conosciamo già….-

All’espressione interrogativa di Christina rispose Louis che gli spiegò del volo per Londra. Tralasciò per fortuna il nostro incontro.

Ci stringemmo di nuovo la mano e la sua stretta era calda e forte, molto diversa da quella di David.

Mi offrì il suo aiuto ma quando provai a spiegargli della mia piccola disavventura avvertì una presenza ostile alle mie spalle. Avevo come l’impressione che si trattasse del bullo di prima e ne ebbi la conferma quando, con tono sprezzante, porse i suoi poco cordiali saluti a Louis.

A quanto pare però, la sua presenza non infastidiva solo me ma anche lo stesso Louis che non usò toni molto più gentili con Ritz, o almeno questo fu il nome con cui lui lo chiamò.

Mi preoccupai quando la situazione si fece più tesa e vidi le mani di Louis serrarsi a pugno. Fu solo grazie all’intervento di Christina che non si arrivò a una rissa.

La sua mano trovò quella del moro e iniziò a tirarlo dalla parte opposta del rivale.

Mentre camminavo svelto dietro di loro non riuscivo a distogliere lo sguardo dalle loro mani intrecciate. Dovevano essere fidanzati.

La mia mente tornò all’estate appena trascorsa. Io e Loreena ci eravamo fidanzati a maggio e avevamo passato l’estate insieme tra picnic romantici e gite al lago. Non c’era giorno che non passavamo insieme e passare da quello al rimanere separati così a lungo era difficile da accettare. Nonostante fosse una ragazza intelligente, l’attività di famiglia l’aveva richiamata a sé, impedendole di finire gli studi in Inghilterra con me.

Venni riscosso dai miei pensieri dalla voce di Christina che mi annunciava il mio arrivo davanti all’aula in perfetto orario.

-Ok, Hazz, ti posso chiamare Hazz, vero? Questa è la tua classe, è stato un piacere conoscerti e questo è il mio numero. Chiama in caso ti servisse una mano-

Trotterellò fino a me e prima che me ne accorgessi la sua mano stava infilando un pezzo di carta nella tasca posteriore dei miei jeans.

Strabuzzai gli occhi quando, prima di ritirare la mano, mi palpò il sedere. Mi irrigidii all’istante pregando che togliesse velocemente la sua mano dal mio fondoschiena.

Louis non sembrava reagire anche se era impossibile non aver notato cosa aveva fatto la sua ragazza. Mi venne in mente che la loro poteva essere una di quelle relazioni aperte in stile hippie che io non riuscivo a comprendere. Insomma se ami una persona, che bisogno c’è di condividere il tuo corpo con un’altra?

-Grazie- mormorai imbarazzato, potevo quasi sentire le mie guance in fiamme che si scioglievano.

-Prego Hazz- trillò Christina prima di dileguarsi, veloce com’era apparsa, con Louis al seguito.

Quando entrai in classe mancavano solo pochi minuti all’inizio della lezione ed erano tutti già seduti. L’unico posto disponibile sembrava essere quello di fianco a un ragazzo moro in prima fila.

-E’ libero?- gli chiesi gentilmente indicando il posto.

Il ragazzo annuì ed io mi sedetti pronto ad ascoltare la lezione.

-Io sono Liam- esclamò dal nulla lui.

Quasi balzai giù dalla sedia per lo spavento. Questo dovette sembrargli buffo perché vidi chiaramente il suo maldestro tentativo di nascondere una risata.

Con gli occhi bassi strinsi la mano che mi porgeva.

-Sono Harry- sussurrai di rimando.

Non mi piaceva il fatto che stesse ridendo di me senza neanche fare tanti sforzi per nascondermelo.

-Certo che per essere uno studente di scienze della comunicazione sei proprio di poche parole-

Quel ragazzo in una frase aveva riassunto tutta la mia vita. Io ero il ragazzo che a pranzo sedeva sempre solo nell’ultimo angolo nascosto della mensa. Ero il ragazzo che veniva preso schernito e picchiato ad ogni cambio d’ora e ricreazione . Ero il ragazzo di cui non ne notavi né la presenza né, tantomeno, l’assenza.

Mi accorsi di essermi isolato di nuovo nel mio mondo solo quando Liam parlò.

-Riuscirò a farti parlare Harry, è una promessa. Magari a pranzo? Ti va di venire a pranzo con me o sei anche tu come questi smorfiosetti snob?-

-Io non sono uno smorfiosetto snob- mi difesi debolmente.

-Bene, allora diventeremo grandi amici!-

Diventeremo grandi amici. Quella frase mi fece sorridere. A casa non avevo tanti amici, anzi non ne avevo proprio. Sia io che la mia famiglia speravamo che cambiando aria mi sarei fatto degli amici, avrei iniziato a vivere come un normale ventenne. Qui nessuno sapeva niente di me, del mio passato.

La decisione era stata presa: sarei diventato amico di Liam.

Neanche l’entrata dell’anziano professore dall’aria severa riuscì a togliermi il sorriso dalle labbra.

A pranzo io e Liam andammo in un ristorante italiano poco distante dall’Università.

Liam mantenne la promessa fatta a se stesso e riuscì a farmi parlare ma perlopiù parlò lui e questo a me andava più che bene.

Mi raccontò delle sue avventure estive, delle sue due sorelle maggiori, dei suoi adorati cani, dei suoi progetti dopo l’università che prevedevano una brillante carriera come professore. Anche io riuscii ad aprirmi un po’ e alla fine ci ritrovammo a stillare una lista dei pro e dei contro di avere delle sorelle.

Mi immaginavo la faccia di Gemma se lo fosse venuta a sapere ed era esilarante.

Alla fine del pranzo avevo un nuovo amico, la pancia piena e un programma per il sabato sera.

 

 

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Capitolo 6
*** 6 ***


Il Wi-Fi mi sta facendo dannare ma per fortuna sono riuscita a postare il capitolo comunque. Lode a me. Ok me ne vado.
Enjoy!
 

LOUIS

 

Finalmente a casa! Ero ancora vivo, cosa per nulla scontata visto che avevo appena vissuto due ore massacranti di chimica e avevo fatto gli straordinari in laboratorio nel pomeriggio. Ripensai a quando poco prima avevo salutato Christina alla fermata della metro e sorrisi al pensiero di lei che sfogava tutta la sua frustrazione su un impasto per torte. Mi buttai sul divano, incapace di ogni movimento, più simile a un'ameba che ad un essere umano.

Da dietro lo stipite della porta della cucina vidi spuntare un dito medio rivolto nella mia direzione.

-Coglione la cena è pronta- mi informò Zayn con la sua solita gentilezza.

Mi alzai e trascinai i piedi verso la tavola apparecchiata e ricoperta da ogni tipo di cibo possibile e immaginabile. Brutta cosa la fame chimica.

Quando riuscì ad alzare gli occhi da quella montagna di cibo vidi Zayn in un grembiulino da cuoco sexy che gli avevamo regalato io e Niall per scherzo al suo compleanno, l'anno prima. Al contrario delle nostre aspettative lui lo usava spesso, molto probabilmente per traumatizzarci.

-Vedo che hai dato ascolto a tuo marito, cara. Ottimo lavoro devo dire-

-Dato che a pranzo non c'eri ho pensato che “mio marito” sarebbe stato molto affamato al suo ritorno a casa- disse marcando in modo sarcastico “mio marito”.

In quel momento sentimmo la porta aprirsi e dei passi veloci dirigersi verso la nostra direzione, rumorosi come una mandria di bufali. Chi poteva essere se non Niall il leggiadro?

-Voi non potete capire!- iniziò con il fiatone prima che vedesse tutto il cibo che c'era sulla tavola.

-Figliolo, prendi posto vicino a tuo padre e pronunciati- disse Zayn indicando la sedia vicino a me.

-Zayn credo di amarti- sussurrò estasiato il biondo.

Il moro fece un piccolo inchino e si sedette alla mia sinistra prima di lanciarsi sul cibo.

-Allora- cominciò a parlare Niall ancora con la bocca piena -oggi a pranzo ero di turno al ristorante e dalla porta è entrata la creatura più bella del mondo-

-Più di me?- chiese scherzoso Zayn.

-Oh Zayn, sai che resterai per sempre nel mio cuore! Ma quella ragazza... quella ragazza è la più bella che io abbia mai visto! E' come una pizza con prosciutto crudo e porcini- raccontò estasiato.

Niall era cotto a puntino. Certo negli anni aveva avuto diverse fidanzate, alcune anche molto belle, ma non l'avevo mai visto così preso da qualcuna.

-Quindi era al ristorante... era con qualcuno o era sola?- chiesi curioso mentre stappavo una bottiglia di birra ghiacciata.

-Lei è, come dire, la figlia del proprietario!- Lo disse talmente tanto velocemente che feci capire a distinguere le parole.

-Nello, mi dispiace infrangere i tuoi sogni, ma non puoi uscire con la figlia del tuo capo- dissi.

-E perché no?- chiese lui con un'espressione da cane bastonato dipinta sul volto.

-Perché se la vostra relazione dovesse finire il padre ti licenzierebbe in tronco, e tu rimarresti senza soldi e senza soldi non potresti pagare l'affitto e noi saremmo costretti a cercare un altro coinquilino- gli spiegai paziente io.

-Lei è più importante del lavoro!-

-E' più importante anche della casa?-

Fece per rispondere quando sentimmo un urlo, che avrei riconosciuto anche a chilometri di distanza, provenire dal pianerottolo.

-Ma che cazzo...?- la voce confusa di Zayn esprimeva alla perfezione la situazione.

-Esci da casa mia o giuro che ti uccido!- la voce di Christina riempiva l'aria mentre il rumore di piatti frantumati risuonava in sottofondo.

Quando aprimmo la porta per vedere cosa stesse succedendo la situazione che ci trovammo davanti era caotica.

Christina sbraitava contro Briana che cercava di dare spiegazioni che però venivano coperte dalle urla rabbiose della cugina.

Clear intanto guardava con aria delusa la sua fidanzata dalla soglia di casa. Le cose si stavano mettendo male come quella volta in cui Christina aveva preso a schiaffi una ragazza in pub perché a detta sua “fissava troppo”.

-Christina smettila!- urlò ad un certo punto la sua fidanzata in preda all'esasperazione.

Briana approfittò di quell'attimo di distrazione per imboccare di corsa le scale e dileguarsi. Ci avrebbe pensato due volte prima di farsi rivedere da queste parti.

-Perché l'hai invitata?-

Ormai Christina era un fiume di lacrime e la sua voce era a malapena udibile tra i singhiozzi.

-Non l'ho invitata io, Chris. E' tua cugina ed è passata per vedere te non me. E' inutile che mi fai queste assurde scenate di gelosia, lo sai che non ci proverei mai con lei-

-Cazzate! Io e lei neanche ci parliamo e lo sai perfettamente che ti sta dietro da quando vi siete incontrate la prima volta! E poi, a me sembravate piuttosto intime sul divano!-

-5 anni insieme Christina! 5 anni insieme e ancora non ti fidi di me!-

Fu a questo punto che io e i ragazzi intervenimmo. Se fossero andate avanti così la loro relazione sarebbe stata messa a rischio e nessuno di noi voleva questo,neanche loro.

-Facciamo così- disse con fare risoluto Niall -io, tu e Zayn adesso ce ne andiamo a fare un giro okay? Intanto Louis e Christina si fanno una bella chiacchierata-

Senza aspettare alcuna risposta prese Clear per un braccio e la trascinò giù dalle scale.

Appena mi girai verso Christina lei corse nel mio appartamento sbattendo la porta, senza ovviamente degnarmi di uno sguardo. Una statua voglio.

La seguii in casa e andai nella direzione di camera mia da dove proveniva il suono del suo pianto disperato.

Quando entrai la vidi con la faccia sprofondata nel cuscino e già riuscii a immaginarmi la nottata tremenda che avrei passato a consolarla.

-Vattene!- la sua voce era ovattata a causa del cuscino che le copriva la bocca.

-Fino a prova contraria questo è il mio letto e quello ed è il mio cuscino quello che resterà piombo per giorni dopo tutte le lacrime che ci stai versando sopra- le dissi cercando di risollevarle il morale.

-Lei non mi ama! Mi usa solo come rimpiazzo, quella che vuole veramente è la sporca puttana di mia cugina!-

-Io non ci credo e neanche tu. Adesso dici così perchè sei arrabbiata ma sai perfettamente che non è vero.

State insieme da una vita e non ti ha mai tradita, almeno non che io sappia-

Dal lamento che si levò capì che questo mio ultimo commento non doveva esserle molto piaciuto.

-Okay okay, lei non ti ha mai tradita e ogni volta che vi vedo assieme nei vostri occhi c'è un amore che chiunque, compreso me, vorrebbe provare almeno una volta nella vita-

-Grazie Lou, ma non è solo quello che mi preoccupa. Ci vediamo sempre meno tra l'università e la pasticceria e non gliene farei una colpa se fosse sessualmente frustrata- sussurrò sconsolata -Non lo facciamo da... ho perso il conto-

-In una coppia è normale litigare, Chris. E' il metodo migliore per tastarne la forza e voi non avete mai fallito. E poi lo sanno tutti che il sesso dopo un litigio è il sesso migliore!- le dissi scherzosamente.

-Comunque, cambiando discorso, sabato sera al campus c'è una festa e pensavo che potremmo andarci. Ti farà bene divertirti un po'-

Lei annuì poco convinta, spostando il peso sul mio petto e dopo un veloce sfioramento di labbra si addormentò. Aveva appena chiuso gli occhi quando realizzai che Zayn era uscito con quel grembiule ridicolo. Furono le migliori risate solitarie della mia vita.

 

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Capitolo 7
*** 7 ***


Ecco a voi il settimo capitolo, speriamo che la storia vi stia piacendo. Ricordate di lasciarci una recensione ( noi le amiamo che siano critiche o meno) e che aggiorniamo ogni lunedì. Enjoy!
 

HARRY

 

Il sabato sera era arrivato più velocemente di quanto mi aspettassi ed io ero davanti allo specchio a chiedermi perché mai avessi accettato di andare a quella festa. Sospettavo che la mia decisione fosse stata influenzata dalla faccia da cucciolo e dall'intricato discorso degno di uno studente di scienze della comunicazione, che Liam mi aveva rifilato durante il pranzo.

In un modo o nell'altro, io mi ritrovavo davanti allo specchio con degli strettissimi jeans neri che mi fasciavano le gambe, una camicia bianca e i miei stivaletti preferiti ai piedi.

Ero indeciso su come domare la mia lunga chioma riccia ma decisi che mi sarei sentito decisamente troppo femminile se ci avessi messo troppo impegno quindi decisi di lasciarla sciolta sulle spalle.

Lo sguardo penetrante di David non mi aveva mollato neanche un secondo da quando era entrato nella stanza. Facevo di tutto pur di evitarlo, il che era più semplice del previsto visto i suoi impegni universitari e le feste a cui partecipava quasi ogni sera.

Mi sedetti sul letto in attesa dell'arrivo di Liam e la situazione si fece ancora più strana quando David abbandonò gli inefficaci tentativi di nascondere la direzione del suo sguardo e iniziò a guardarmi apertamente.

Fortunatamente Liam bussò alla porta puntuale perché non so per quanto tempo ancora sarei riuscito a ignorare le occhiate invadenti del mio coinquilino.

Appena fuori dalla mia stanza Liam si fermò e iniziò a scrutarmi dalla testa ai piedi con una smorfia dipinta sul volto.

Quando fece per avvicinarsi io ero già rigido sul posto e quando mi sbottonò i primi bottoni della camicia la mia faccia dovetti sforzarmi per non indietreggiare.

-Adesso sei accettabile.-

Accettabile? La voglia di entrare nella mia camera e cambiarmi era forte ma Liam aveva già iniziato a camminare lungo il corridoio e io mi affrettai a seguirlo.

Studiai il suo abbigliamento per capire come si vestiva un universitario ad una festa in caso di necessità future.

Secondo il mio modesto parere i suoi pantaloni erano troppo larghi e la canotta bianca che indossava era più adatta per fare ginnastica che per andare ad una festa.

Tenni per me i miei commenti anche perché io ne sapevo sicuramente meno di Liam, visto che, l'ultima festa a cui ero andato era il ballo di fine anno dove era obbligatorio indossare lo smoking.

Dal dormitorio alla casa della confraternita dove si stava svolgendo la festa la strada era breve quindi facemmo in fretta ad arrivare.

Più che una casa quella che ci trovammo di fronte era un vero e proprio castello.

La musica all'interno era ad un volume disumano, ma questo ,sembrava infastidire solo me dato che Liam non perse tempo e si tuffò nella mischia di corpi sudati e traballanti che ballavano.

Mi guardai intorno spaesato ma tutto quello che riuscivo a vedere era gente ubriaca che si strusciava in modo volgare addosso ad altra gente ubriaca e ragazze mezze nude ricoperte da un trucco pesante che ballavano sui tavolini accerchiate da ragazzi che urlavano apprezzamenti.

Ero talmente tanto occupato a guardarmi attorno che non mi accorsi che Liam era tornato con il bere fino a quando non mi spinse in mano una birra ghiacciata che non riuscii a rifiutare. Adesso ricordavo perchè odiavo le feste.

-Eddai Hazz! Hai vent'anni e sei ad una festa, sciogliti un po' e divertiti!-

La musica era talmente alta che dovette urlare per farsi sentire.

Ci spostammo dall'ingresso al salotto dove la gente più che ballare sveniva e la musica era decisamente meno martellante.

Con molta fatica riuscii ad allontanare un paio di ragazze alticce e riuscii ad arrivare al divano, cosa che Liam si guardò bene dal fare.

Ciò che vidi quando mi trovai davanti al sofà era l'ultima cosa che avrei mai pensato di vedere in vita mia: Christina e un'altra brunetta che non avevo mai visto, si stavano mangiando la faccia sdraiate sul divano. Non che non avessi mai visto due persone baciarsi ma la sorpresa nello scoprire che Christina non solo non era fidanzata con Louis, ma era anche lesbica, mi inchiodò i piedi al pavimento e mi fece spalancare la bocca facendomi sembrare un guardone.

-Bhe, vedo che hanno fatto pace-

La voce di Louis mi riscosse dallo stato di trance indotto dalla sorpresa. Mi girai verso di lui e incontrai i suoi occhi azzurri.

-Io pensavo che fosse la tua fidanzata- dissi prima di lasciarmi andare a una risata leggermente isterica che mi avrebbe sicuramente fatto passare per pazzo.

Lui si unì alla mia risata e insieme ridemmo come due ubriaconi.

-Io e Christina? Sarebbe come scoparsi una sorella. E poi è lesbica, proprio non le piacciono i peni-

Forse lui, a differenza mia, un po' ubriaco lo era.

-Io di solito non mi faccio palpare dalle mie amiche.-

Mi accorsi di averlo detto ad alta voce solo quando non udii più la risata di Louis.

-No, tu ti fai palpare solo dalla tua fidanzata. A proposito, la relazione a distanza è come la immaginavi?-

-L'amore non dipende dalla distanza. Io amo la mia fidanzata e so che lei mi ama. Mi basta questo-

-Non metto in discussione il tuo amore per lei. Dico solo che hai tutto il diritto di divertirti un po'. Potresti rilassarti con qualcuno, se sai cosa intendo-

Louis avanzò di un passo e io indietreggiai.

-Non andrò con nessuna ragazza- mi affrettai a ribattere. La sua avanzata continuava e di conseguenza anche la mia ritirata.

-E chi ha parlato di ragazze?-

Ormai ero schiacciato contro il muro e avevo la sua faccia a pochi centimetri di distanza dalla mia.

Mi sentivo oppresso, schiacciato contro quel muro fresco, imprigionato dalle braccia di Louis.

I ricordi affollarono la mia mente.

Con un movimento veloce riuscii a sfilarmi dalle sue braccia e ad allontanarmi dal muro e da lui.

-Io... io devo prendere una boccata d'aria-

Detto questo corsi verso la prima uscita che trovai, schivando e spingendo i corpi sudati.

Mi ritrovai in giardino. Io, la luna e i miei pensieri.

Mi appoggiai ad un albero per riprendere fiato e alzai gli occhi verso le stelle.

-Harry, come mai qui fuori? Non lo sai che a Londra è pericoloso stare fuori da soli la notte?-

La voce di David ruppe il silenzio magico del giardino.

-Si, stavo giusto per rientrare-

Feci per staccarmi dall'albero e rientrare nella casa ma il suo corpo mi sbarrò il passaggio.

Un'emozione di puro terrore iniziò a crescere dentro di me.

-Non così in fretta Harry. Perché prima non ci divertiamo io e te?-

Mi spinse contro l'albero e subito mi fu addosso. Le mani di David vagavano sul mio corpo, sotto i miei vestiti, e il suo alito carico di alcool mi riempiva il naso.

Piano piano la mente si staccò dal mio corpo. Fisicamente ero lì, il corpo premuto contro l'albero, ma mentalmente ero tornato indietro nel tempo, a quando avevo quindici anni. La mia testa si riempì di voci passate che avevo tanto cercato di relegare in un angolo buio nella mia mente.

Non riuscivo a distinguere cosa era reale da cosa era successo anni prima e le lacrime iniziarono a scendere calde sulle mie guance.

-Senti Harry mi dispiace, io non volevo...-

La sua voce risuonò nell’aria e fece ricongiungere la mia mente con il mio corpo.

Lui era lì.

Lui era lì per salvarmi.

Lui mi avrebbe salvato.

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Capitolo 8
*** 8 ***


Nuovo capitolo. Enjoy!!!

 

LOUIS

 

Sono un coglione

Come mi era venuto in mente di fare una battuta del genere? Sicuramente il merito era anche del bicchiere di troppo che avevo bevuto, era risaputo che io non reggevo l'alcool.

Adesso Harry penserà che io sia un maniaco come quelli di Law&Order Special Victims Unit

Dovevo seriamente smettere di guardare serie tv.

Corsi fuori e passai in rassegna il branco di ubriachi alla ricerca di una chioma riccia inconfondibile. Setacciai con lo sguardo ogni singolo angolo dell'enorme giardino quando un movimento nell'angolo più buio richiamò la mia attenzione. Mi diressi in quel verso senza la minima esitazione.

-Senti Harry, mi dispiace, io non volevo...-

La scena che mi si parò davanti agli occhi ebbe il potere di gelarmi sul posto e di farmi ribollire il sangue nelle vene.

Harry piangeva e si dimenava tra le braccia di un ragazzo evidentemente ubriaco.

E io che mi preoccupo tanto per una battuta...

Fu l'unico pensiero, molto stupido e insensato, che riuscii a formulare.

Mi avvicinai a grandi falcate fino ad arrivare davanti ai due.

Senza neanche pensarci mi scagliai contro quel bastardo. Lo spinsi a terra, cosa che non richiese molta fatica visto la quantità d'alcool presente nel suo corpo, e iniziai a sferrargli pugni sul naso da cui uscì un fiotto di sangue caldo che mi macchiò le mani e la camicia.

Dovevo averglielo rotto e non mi importava.

Spostai i colpi sulla mascella che fece un rumore sinistro. Poi fu il turno di un occhio nero e di un sopracciglio spaccato.

La rabbia dentro di me imperversava come un fiume in piena e non sembrava voler tornare dentro gli argini molto presto.

Non avevo intenzione di fermarmi quindi mi preparai per sferrargli altri pugni quando la grande mano di Harry mi bloccò il braccio.

Tremava, piangeva e gli occhi mi supplicavano di fermarmi. Mi resi conto che avevo contribuito a terrorizzarlo quando fissò le mie mani e iniziò a tremare più forte.

Avrei voluto toccarlo ma dal modo in cui guardava il sangue sulle mie mani capii che non sarebbe stata per niente una buona idea, quindi gli rimasi semplicemente vicino.

-Tutto bene?- sussurrai titubante fissandomi le abrasioni sulle mani.

-I...io- Balbettò sotto shock tenendo basso il capo e iniziando a singhiozzare istericamente.

-Shh va tutto bene adesso- dissi cercando di far trasparire un po' di forza dalla mia voce. Al diavolo il sangue, gli cinsi le spalle con un braccio e lui mi cadde letteralmente addosso.

Le sue lacrime mi inzupparono la camicia e i suoi singhiozzi mi riempirono le orecchie. Dopo un periodo di tempo che mi parve interminabile il suo respiro si regolarizzò ed emise un flebile sussurro.

-Grazie Louis-

Lo strinsi forte e lo aiutai ad alzarsi. Lentamente ci incamminammo verso l'uscita. Tra noi c'era uno strano silenzio interrotto solo dai sospiri di Harry.

-A...aspetta io non posso tornare a casa- mormorò improvvisamente fermandosi di scatto nel bel mezzo del marciapiede.

-Perchè?- chiesi confuso.

-Lì c’è lui!-

-Lui chi?

Non rispose. Era come se fosse sprofondato in uno stato di trance indotta dallo shock.

-Tutto bene?- chiesi allora con tono dubbioso. Sembrò risvegliarsi. Mi guardò con i suoi grandi occhi verdi e annuì.

-Se non puoi tornare al tuo appartamento...potresti venire da me se ti va. Voglio dire, potrei lasciarti la mia stanza e dormire sul divano. I miei coinquilini rimarranno qui stanotte quindi non saranno a casa e...- stavo balbettando? Beh si cazzo, stavo balbettando come un fottuto dodicenne!

-Grazie Louis, davvero- mi disse continuando a fissarmi con quei suoi due fari.

Annuii e ci incamminammo verso casa.

 

***

 

Spalancai la porta e lo guidai gentilmente verso il bagno. Il sangue si era ormai incrostato sulla sua camicia e con mano tremante iniziai a sbottonargliela. Il rossore prese piede sulle sue guance ma non proferì parola. Lentamente gliela sfilai e la tirai in un punto indefinito del bagno.

Era terribilmente sexy con tutti quei tatuaggi che non mi aspettavo minimamente. Il piccolo ragazzino di paese, timido e introverso, aveva il braccio sinistro ricoperto da tatuaggi e l'addome ornato da una farfalla mentre sul petto volavano due rondini.

Aprii il rubinetto e infilai le mani sotto l'acqua fredda. Sentivo lo sguardo di Harry che mi perforava il braccio.

-Se vuoi ti posso prestare una mia maglietta- dissi chiudendo l'acqua. Lui mi fece un segno di assenso e io sparii nella mia camera. Qualsiasi mio indumento gli sarebbe stato piccolo visto la nostra evidente differenza d'altezza, quindi optai per rubare qualcosa a Zayn. Fanculo, non ci doveva neanche provare a farmi una sfuriata per questo. Tornato in bagno lo ritrovai nella stessa posizione in cui l'avevo lasciato, e con un po' di coraggio lo aiutai a mettersi la maglietta.

-Ti lascio la mia stanza- dissi prendendo la sua mano e trascinandolo nella mai camera. Cercò di protestare ma venne zittito da un'occhiata che non ammetteva repliche.

Lo misi a letto e feci per andarmene in salotto, sul mio comodo divano, quando lui mi afferrò nuovamente il braccio.

Harry mi trascinò accanto a lui a una vicinanza tale che sentivo il suo fiato sulle labbra.

-Resta con me, per favore- sussurrò

Chi ero io per lasciare un povero ragazzo indifeso in un letto freddo e vuoto?

Mi infilai sotto il piumone e lui si strinse al mio corpo come se fossi la sua ancora.

Tutto ciò non provocò assolutamente niente al mio corpo.

Bugia.

Nel mio stomaco non c'erano farfalle ma bufali inferociti che scalpitavano.

Lo strinsi di più tra le mie braccia e lui appoggiò la sua testa nell'incavo del mio collo.

Nel giro di pochi minuti si addormentò mentre io passai tutta la notte a chiedermi cosa mi stesse accadendo.

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Capitolo 9
*** 9 ***


Hello bella gente, stamattina mi sono dimenticata di postare il capitolo e mi sono ricordata solo adesso, but who cares? Ad ogni modo eccolo qui, quindi insomma leggetelo ( oppure mangiatevi la nutella che non fa mai male). Ci vediamo il prossimo lunedì e ricordatevi di lasciarci una recensione perchè sì (a chi interessa siamo anche su wattpad con lo stesso nome). Pace, amore e Larry a tutti. Enjoy!!

HARRY

 

Quando mi svegliai mi accorsi subito di non essere nel vecchio letto del campus. Il materasso su cui ero sdraiato era comodo e le coperte che mi riscaldavano erano morbide e calde, niente a che vedere con quelle lise a cui stavo facendo l'abitudine. Mi ci vollero un paio di secondi per ricordare gli avvenimenti della sera precedente e quando riemersero e iniziarono a scorrermi davanti agli occhi, non potei fare a meno di emettere un grugnito angosciato. All'improvviso il passato si confuse con il presente, esattamente come la sera prima. Non mi trovavo più nella stanza di Louis ma premuto contro un albero nel giardino di uno sconosciuto, con le mani di David sotto i vestiti e il suo alito puzzolente nel naso. E subito dopo ero steso ancora in quel letto con le sue mani che mi toccavano ovunque. Sempre impotente.  Non poteva essere successo di nuovo.

Mi risvegliai dal mio sogno ad occhi aperti quando mi sentii scuotere da qualcuno.

Davanti ai miei occhi comparve un Louis molto preoccupato e poco vestito.

-Cosa è successo? Stai bene? Hai male da qualche parte?-

La sua voce era carica d'ansia e il mio cuore si riempì di gratitudine tanto che feci una cosa che facevo di rado, anche con i miei genitori: lo abbracciai.

-Sto bene, grazie a te- gli dissi nella speranza che cogliesse la gratitudine nel mio tono.

Un risolino mi uscì dalle labbra quando sciolsi l'abbraccio e vidi le guance di Louis leggermente più rosate del solito.

Lui tentò di nascondere l'imbarazzo ma io riuscii a scorgerlo nei suoi occhi prima che scomparisse dietro una maschera di indifferenza.

-L'avrei fatto per chiunque-

Mi trattenni dallo sbuffare. I continui cambiamenti d’umore di quel ragazzo mi innervosivano.

Quasi mi spaventai quando vidi entrare di corsa dalla porta davanti al letto un Niall in grembiule da cuoco e uno Zayn sporco di pittura in faccia.

Per un attimo tutti ci fissammo negli occhi. Niall e Zayn erano evidentemente stupiti dalla mia presenza nel letto di Louis ma subito i loro sguardi, o per essere più precisi quello di Niall, passarono da stupiti a maliziosi e mi ricordarono che io ero in boxer mentre Louis era coperto solo da un minuscolo asciugamano che aveva legato in vita.

Fu Niall a rompere il silenzio per primo.

-Buongiorno! Sto preparando i pancake ne vuoi un po' anche tu Harry?- il suo sorrisino malizioso mi metteva decisamente a disagio, e non solo a me evidentemente, perchè Louis si schiarì un po' la voce prima di accampare una scusa dileguandosi  in bagno.

A quel punto la situazione si fece ancora più imbarazzante, con Niall che mi guardava raggiante e Zayn che, ancora scioccato faceva volare lo sguardo da me alla porta del bagno.

Ormai il colore della mia faccia era più simile al bordeaux acceso che al rosa e Niall sembrò capire il mio bisogno di privacy perchè prese il braccio dell'ancora imbambolato Zayn e lo trascinò verso quella che era presumibilmente la cucina.

Mi guardai intorno alla ricerca di una maglietta della mia taglia e mi accorsi che ai miei piedi c'era una T-shirt con il logo di una rock band a me sconosciuta.

Quando la indossai notai subito che era leggermente corta sul ventre ò che si alzava abbastanza da far vedere un paio dei miei tatuaggi ma mi accontentai e, un po' titubante, mi incamminai nella direzione che avevo visto prendere da Niall e Zayn.

Mi ritrovai in una cucina abbastanza grande e luminosa con Niall ai fornelli e Zayn seduto su una sedia a mangiarsi i suoi pancake. Fortunatamente nessuno dei due si mise a fissarmi e io riuscii a sedermi e a tentare di essere il più invisibile possibile.

Sembrava una tranquilla domenica in famiglia finchè dalla porta principale non entrò Christina seguita dalla donna che stava baciando la sera prima. In mano aveva un enorme cesto che emanava un profumo dolcissimo ed invitante. Improvvisamente il piano che mi si stava formando in testa, ossia riprendermi la camicia e scappare in un altro paese, si fece meno allettante.

La reazione di Christina quando mi vide fu per me del tutto inaspettata e alquanto criptica.

-Allora alla fine Louis l'ha capito!- esclamò -Poteva dirmelo prima, però!-

L'occhiata che Niall le lanciò fu ancora più inspiegabile e la cosa incredibile è che riuscì a zittirla.

Per togliere dall'imbarazzo, che non capivo ancora da cosa era causato, la sua compagna la ragazza di fianco a Christina mi si avvicinò e si presentò.

-Ciao io sono Clear, ti prego di scusarla ma le sue reazioni sono sempre un po' melodrammatiche, col tempo ci fai l'abitudine-

-Sono Harry- le dissi e le strinsi la piccola mano -ho una sorella quindi sono abituato alla melodrammaticità femminile-

Ero stranamente a mio agio con Clear nonostante fosse una sconosciuta. Mi piaceva l'idea di una futura amicizia con queste persone, per quanto strane e briose fossero.

Intanto una Christina finta offesa aveva messo il broncio a me e Clear facendoci ridere tutti.

Fu proprio in quel momento che Louis entrò con i capelli scompigliati e ancora leggermente bagnati. Era bellissimo cioè... ehm...bello.

Non fece in tempo a dire niente che Christina subito gli si scagliò contro abbracciandolo piuttosto intimamente. Io mi imbarazzavo solo a vedere queste dimostrazioni di affetto, se così possiamo chiamarle, e l'idea di avere una complicità tale con una persona mi era completamente sconosciuta. Ovviamente avevo abbracciato più di una volta Loreena ma lei era la mia ragazza e non un amico o un amica con il quale ero particolarmente affiatato. Io non avevo amici.

Quasi invidiavo il rapporto che c'era tra quei due.

Quando Louis riuscì a sciogliersi da quell'abbraccio invadente mi cercò con lo sguardo e appena mi individuò si diresse verso di me. Evidentemente il mio tentativo di nascondermi nell'angolo più buio della cucina era fallito miseramente.

-La tua camicia è a lavare, quando vuoi ti riaccompagno a casa-

Non riuscii neanche a rispondere che Christina si intromise nella conversazione.

-Perchè la tua camicia è a lavare?-

-Perchè sei rimasto a dormire?- rincarò la dose Niall.

-Quelli sono lividi?- disse di nuovo Christina.

Entrai nel panico. Non volevo assolutamente che sapessero di David.

Se sapessero non ne vorrebbero più sapere di me. Penserebbero che sono un debole, che non sono degno della loro amicizia.

Louis capì la situazione al volo, senza che io dicessi niente e mentì abilmente a quei due ficcanaso.

-Harry ieri sera è caduto e si è sporcato la maglia. Mi sono offerto di riportarlo a casa ma si è accorto di essersi dimenticato le chiavi e David era ubriaco marcio chissà dove,quindi ho pensato di accoglierlo in casa che, vorrei ricordarvi, per un terzo è anche mia.-

Lasciai volentieri a lui l'onore di inventarsi una scusa visto che io facevo veramente schifo e rimasi sorpreso della maestria con cui lo fece.

-Sei in stanza con quello schifoso di David?- mi chiese disgustata Christina dimenticandosi apparentemente della mia sosta inaspettata in quella casa.

-Si, non mi piace molto ma gli studenti con la borsa di studio hanno diritto solo a camere doppie quindi sono obbligato a condividerla con lui-

-Bleah! Io cercerei subito di fare cambio di stanza con qualcuno! Lui è stato espulso l'anno scorso per chissà quale ragione, ma non mi sorprende sapere che l'abbiano riaccettato per quest'anno, visto che suo padre è ricco da far schifo. Strano che l’abbia lasciato a marcire in una misera camera doppia.-

-Non hai pensato di chiedere il trasferimento?- mi chiese Louis preoccupato.

-A questo punto le stanze sono già state assegnate. Comunque non mi pesa convivere con lui, davvero.-

E invece mi pesava. Mi pesava eccome. Il solo pensiero di dover tornare in quella stanza e dover dormire di fianco a quel mostro mi spaventava a morte ma non volevo far angosciare nessuno, tantomeno Louis, che mi aveva già salvato una volta da quella feccia.

-Direi che si è fatto un po’ tardi. Louis, puoi riportarmi al campus per favore?-

-Ovviamente, prendo la giacca e arrivo-

Salutai tutti i presenti che mi avevano accolto con inaspettato entusiasmo. Zayn fu così gentile che mi permise di tenere la maglia almeno finchè la mia non si fosse asciugata. Ero stato così bene in quella casa, anche se ci avevo passato veramente poco tempo, circondato da quelle simpatiche persone che, arrivato il momento di varcare la porta, non potei fare a meno di essere un po’ malinconico.

Il tragitto fu breve e silenzioso e senza accorgercene ci ritrovammo davanti alla porta del dormitorio.

-Grazie ancora Louis, non so cosa avrebbe potuto farmi se tu non fossi intervenuto- lo ringraziai per la millesima volta.

-Quando vuoi,Harry Styles-

Le sue parole mi fecero rabbrividire e quando andò via dovetti ripetermi che quella era la scelta giusta per tutti, che era meglio così. Per una volta avrei dovuto risolvere i miei problemi da solo. Entrai nel dormitorio senza voltarmi indietro deciso ad affrontare qualunque situazione mi si fosse parata davanti.

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Capitolo 10
*** 10 ***


Ciao gente, siamo arrivati al decimo capitolo! Noi qui ci emozioniamo per poco. Ad ogni modo speriamo che la storia vi stia piacendo e vi invitiamo a lasciarci qualche recensione che ci fa tanto piacere. Enjoy!
 


LOUIS

 

L’idea di lasciare Harry da solo con David non mi piaceva per nulla. Se avesse provato di nuovo a mettergli le mani addosso giuro che lo avrei spedito da nostro Signore. Non sapevo come spiegarlo ma provavo una certa protettività nei suoi confronti, non riuscivo nemmeno a immaginare qualcuno che volesse fare del male a quel ragazzo dolce e indifeso.

Dopo la mia bella nottata passata in bianco avevo capito che ansia e alcool non erano esattamente la combinazione perfetta.

Ero inoltre arrivato alla conclusione che Harry era semplicemente un mio amico e ciò che avevo provato la notte precedente era solo stato un caso che non si sarebbe ripetuto.

Mi stavo dirigendo alla C&C dove Christina mi aveva chiesto di incontrarci urgentemente senza darmi spiegazioni. Quella ragazza era stramba ma era anche per questo che mi piaceva. Dopo aver cambiato due autobus e una coincidenza della metropolitana arrivai finalmente davanti all’edificio rosa confetto. Il familiare suono delle perline all’ingresso che cozzavano tra loro annunciò il mio arrivo. Stranamente all’interno non c’era quasi nessuno. Mi chiesi ancora una volta chi avesse arredato quel locale: tavoli blu, pareti rosa e uno stranissimo finto squalo verde ricoperto di paiette posto in un acquario altrettanto finto. Sospettavo fosse opera di Clear. Anche se all’apparenza era una persona normale e silenziosa, in realtà aveva una grande personalità e gusti alquanto disponibili che la spingevano ad amare incondizionatamente il rosa e le paiette.

In quel momento Christina spuntò dalla cucina con due tazze di te e il cartone del latte nelle mani. Me ne porse una senza neanche chiedermelo.

Mi accomodai su uno degli strani sgabelli a pois gialli e verdi e sorseggiai il mio te in attesa che iniziasse a parlare.

Lei invece continuò a stare in silenzio e mi guardò negli occhi in cerca di qualcosa che non comprendevo. Era insolito che Christina stesse zitta per così tanto tempo ma la lasciai perdere. Avevo imparato a non cercare di capire cosa passasse nella testa di Christina, per il mio bene.

-Ti ho mai detto di come ho scoperto di gareggiare per la squadra della vagina?- se ne uscì continuando a guardarmi. Nonostante la mia faccia stupita lei continuò a sorseggiare tranquillamente il suo te aspettando una mia risposta.

-Uhm… in realtà no, ma cosa centra?- chiesi non capendo dove volesse andare a parare.

-Zitto e ascoltami- sbottò.

-L’ho capito all’età di 15 anni. All’epoca vivevo a Charleywood, un paesino molto piccolo dove tutti sapevano tutto di tutti, e se devo essere sincera non è stata una cosa figa come si vede nei film dove la tua cotta ricambia e vivete per sempre felici e contente, anzi…-

Sospirò. La sua sicurezza la abbandonò e spostò lo sguardo sulle sue mani, interrompendo il nostro contatto visivo.

-Avevo una migliore amica. Si chiamava Katherine ed eravamo molto legate. Facevamo tutto insieme, anche cambiarci o farci la doccia, e questo non è mai stato un problema finchè…-

Dovette riprendere fiato e infondersi un po’ di coraggio per poter continuare.

-Durante una gita scolastica a Firenze condividevamo la stessa camera. La sera prima della partenza imperversava un temporale molto violento e lei ne era letteralmente terrorizzata. Mi chiese se potevamo dormire assieme, l’avevamo già fatto mille volte, e io acconsentì subito. Ooh non l’avessi mai fatto!-

La voce di Christina cominciò a incrinarsi. Suppongo stesse riportando a galla una parte piuttosto dolorosa del suo passato. Odiavo vederla così.

-Lei mi si accoccolò sul petto e il mio cuore iniziò a battere fortissimo. Non capivo ancora cosa mi stesse succedendo, da una paio di mesi a quella parte, perchè non mi era mai capitato niente di simile. Quando lei alzò la testa nella mia direzione per capire cosa mi stesse accadendo io non resistetti e la baciai. Solo un lieve sfioramento di labbra ma bastò a farla balzare fuori dal letto. Iniziò ad urlare con aria disgustata cose del tipo “Sei una di loro! Pensavo che fossi normale e invece per tutto questo tempo sono stata amica di una sporca lesbica” o qualcosa del genere-

Christina ormai era in lacrime con la testa fra le mani. Io ero paralizzato, non sapevo cosa dire. Cercai di abbracciarla ma lei mi fermò.

-Non ho finito- disse scacciandomi via.

-Continuò a insultarmi. “Sporca troia” e “figlia di Satana” erano i suoi preferiti. Poi prese le sue cose e andò a denunciarmi all’insegnante per abusi sessuali. Adesso tutti sapevano i miei gusti.

Ero così confusa. Infondo era la mia prima cotta e mi aveva denunciato.

I genitori di Katherine cercarono di farmi causa ma il preside risolse tutto. Mi espulse e io persi l’anno. Ormai nel paese io ero “la molestatrice” quindi io e la mia famiglia decidemmo di trasferirci a Londra per cominciare una nuova vita.

Iniziai a frequentare un nuovo liceo, mi feci un nuovo gruppo di amici, ma non avevo il coraggio di fare coming out pubblicamente. Del mio orientamento sessuale erano al corrente solo i miei genitori e i miei vecchi amici. Mamma e papà , superato lo shock della storia con Katherine, mi accettarono. Anni dopo mi dissero che sospettavano la cosa dall'inizio, ma non ne erano certi.

Per circa un anno i miei amici non seppero niente finchè decisi che se mi volevano veramente bene avrebbero dovuto accettarmi per quello che ero.-

Un sorriso le apparve tra le lacrime salate.

-Li chiamai tutti a casa mia, se ci penso ero così nervosa e terrorizzata all’idea di essere rifiutata. Li feci accomodare sul divano, poi mi misi davanti a loro e con aria solenne dissi: “Ragazzi vi devo dire una cosa importante”. Non una sola mosca volava nella stanza e tutti attendevano che continuassi. Allora presi un respiro profondo e esclamai velocemente: “Sono lesbica!”. Avevo chiuso gli occhi, non volevo vedere sui loro volti la stessa espressione di disgusto di Katerhine.

Allora Mark, uno dei miei amici, si alzò e disse: “Sono vegano!”

Urla scandalizzate si levarono in coro. Io riaprii gli occhi non capendo cosa stesse succedendo.

Alyssa, ragazza strana, brandiva un petto di pollo preso chissà dove e minacciava Mark.

Joy, lei l’hai conosciuta anche tu, tentava di fermare Alyssa.

Tutti quella notte fecero delle dichiarazioni, alcune più importanti di altre ma tutte ugualmente strane.

Compresi solo dopo che con il loro bizzarro comportamento volevano dimostrarmi che potevano anche piacermi le pecore ma per loro sarei stata sempre e solo quella grande rincoglionita di Christina.

La settimana dopo feci coming out pubblicamente. Non tutti mi accettarono ma non mi importava, le persone che tenevano a me veramente mi erano rimaste vicine e per me contava solo questo. Gli altri potevano anche andare a farsi fottere.

Sei mesi dopo conobbi Clear ma questa è un’altra storia.-

Io ero letteralmente a bocca aperta e sulle sue guance non c’era più traccia di lacrime ma solo un sorriso.

-Non ho mai più saputo niente di Katherine e sinceramente non voglio sapere niente.-

Detto questo prese le tazze di te ormai vuote e tornò verso la cucina quando fermandosi esclamò con sicurezza:

-Clear è una delle cose migliori che mi sia mai capitata. La amo con tutta me stessa e ho la costante paura di perderla, per questo a volte gli faccio delle assurde scenate di gelosia. Tutto questo discorso era per dirti che non devi permettere a niente e a nessuno di ostacolare il tuo cuore. Ascolta i tuoi sentimenti e comportati di conseguenza. Io l’ho fatto e non mi pento di niente. Se non avessi litigato con Katherine non sarei mai venuta a Londra e non avrei mai conosciuto l’amore della mia vita e tutti voi.-

Con un fianco aprì le porte della cucina e scomparve.

Direi che l’uscita di scena ad effetto aveva funzionato.

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Capitolo 11
*** 11 ***


Lo so che oggi non è lunedì ma penso che lunedì non riuscirò a postare, quindi ecco qui. Lasciateci una recensione e enjoy!!

HARRY
 

Quando entrai nella stanza David non c'era e non si fece vivo nemmeno il giorno seguente . Sapevo che era passato a prendere un cambio lunedì mattina mentre io ero a lezione, perchè al mio ritorno avevo trovato un biglietto dove mi dava appuntamento alle 14:00 del giorno dopo nella piazza del campus. Non sapevo proprio cosa fare.

La piazza del campus era molto affollata, soprattutto a quell'ora, quindi non c'era il pericolo che mi aggredisse ,ma io ero comunque tutt'altro che tranquillo. Il gesto compiuto da David alla festa aveva aperto il vaso di Pandora che era la mia mente e da lì erano fuoriusciti numerosi fantasmi del passato che tormentavano le mie notti.

Liam non voleva che mi presentassi all'appuntamento ma io ero deciso, o quasi, ad andarci e senza che lui mi facesse da body guard.

Ero stato costretto a raccontargli  tutto. Al mio rientro, domenica mattina, non avevo trovato il tanto temuto David ma Liam, con del cappuccino e una scatola di ciambelle tra le mani.

Al contrario degli amici di Louis che non mi conoscevano, lui non aveva creduto alla storiella della caduta, soprattutto dopo aver visto la forma dei lividi sui miei polsi.

Con lui ero riuscito ad instaurare un buon rapporto grazie al nostro pranzo di routine al ristorante economico poco fuori dal campus. Ormai era diventata un'abitudine che non avevo intenzione di abbandonare.

Dopo una piccola discussione con Liam ero riuscito a convincerlo che David non mi avrebbe mai fatto del male davanti a tanta gente e che sarebbe stata inutile la sua presenza all'appuntamento.

Il fatidico giorno il nervosismo mi attanagliava lo stomaco. Arrivai puntuale all'appuntamento e iniziai a giocherellare nervosamente con i miei ricci, una brutta abitudine che avevo fin da bambino.

David arrivò pochi minuti dopo. Un brivido di terrore mi corse giù per la schiena e sentivo il sudore iniziare a bagnarmi la fronte.

-Hei Harry come va?-

Anche lui era nervoso. Aveva abbandonato il suo atteggiamento sicuro che tanto mi irritava.

Decisi di non rispondere a quella domanda. Era palese il malessere che mi accompagnava, anche abbastanza scontato.

-Eddai Harry, non fare troppo la vittima. So che lo volevi anche tu, so che ti piace prenderlo in culo. Praticamente sei stato tu a chiedermelo.-

In pochi secondi cambiai diversi umori. Passai dall’ irritazione, all'imbarazzo più totale per poi arrivare a pura rabbia ceca.

Vidi rosso. Per la prima volta in vita mia ero estremamente e terribilmente incazzato.

Senza neanche rendermene conto gli tirai un pugno, un dolorosissimo pugno sul suo naso già tumefatto.

Me ne pentii praticamente subito. Mi avrebbero sicuramente espulso e così avrei deluso la mia famiglia, Loreena e i professori che avevano creduto in me, che avevano speso tempo a scrivere lettere di raccomandazione che mi avevano permesso di ricevere la borsa di studio.

Attorno a noi si era formato un gruppetto di curiosi ma nessuno accennò a tirare su David, che più che per la forza discutibile del mio pugno era caduto per il dolore della botta sul naso già ammaccato.

Mi allontanai lentamente, sconcertato dalle mie stesse azioni, circondato da persone che mi guardavano, alcune anche con una certa ammirazione e un pizzico di rispetto negli occhi.

Entrai nel panico. Troppe persone, troppe attenzioni, troppi giudizi, mi mandarono completamente in tilt.

Non riuscivo a reggere tutto questo da solo, quindi tirai fuori il mio cellulare dalla tasca. E in quel momento, telefono in mano, i miei occhi sulla tastiera, mi resi conto che non avevo idea di chi chiamare.

Avevo detto a Liam di non preoccuparsi quindi non potevo chiamarlo in quelle condizioni. Non potevo mostrarmi troppo debole con Loreena perchè, nonostante lei fosse una ragazza fantastica che mi amava, avevo il terrore che mi potesse lasciare per questa mia debolezza. L'ultima persona che mi venne in mente fu Louis di cui ,però, non avevo il numero ma abitava lì vicino.

Ricacciai il telefono nella tasca e iniziai a correre verso la salvezza.

Quando mi ritrovai davanti all'appartamento ebbi solo un attimo di esitazione prima di iniziare a bussare disperatamente alla porta.

-Chi cazz...-

Gli saltai in braccio, appena aprì la porta, senza curarmi della possibilità che non fosse solo, senza pensare alle conseguenze ma soprattutto ignorando tutte le ragioni per cui non dovevo farlo a cominciare dalla mia instabilità emotiva.

Tra le braccia di Louis lasciai cadere la diga che teneva sotto controllo tutti i sentimenti contrastanti e piansi. Piansi talmente tanto che gli bagnai la maglietta. Piansi talmente tanto che abbi paura di non avere più lacrime. Piansi finchè, tra le braccia della mia ancora, non sprofondai in un sogno profondo e senza sogni.

 

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Capitolo 12
*** 12 ***


Ciao gente! Non ho nulla da dire, quindi....enjoy!
 

LOUIS

 

Harry dormiva tra le mie braccia da almeno due ore. La schiena iniziava a farmi male ma non avevo il coraggio di svegliarlo. Sfortunatamente anche su un divano comodo come il mio, dopo ore nella stessa posizione con sopra un corpo a peso morto, diventa estremamente scomodo.

La mia curiosità cresceva di minuto in minuto. Non mi aveva spiegato perchè era ridotto in quello stato e io non avevo avuto il tempo di fargli delle domande, almeno per ora. Conoscevo Harry da relativamente poco ma mi ero fatto un'idea piuttosto chiara su di lui: era un ragazzo timido, senza dubbio, ma aveva anche un gran cuore e anteponeva sempre gli altri a se stesso.

Mi tornarono in mente le parole di Clear, le persone sono sempre molto più di quello che appaiono, sia negativamente sia positivamente, e hanno diversi strati di sé sotto la pelle. Bisogna scavare in profondità prima di poter affermare di conoscere davvero qualcuno e io ero intenzionato a farlo con Harry come Clear lo aveva fatto con Christina. Quest'ultima mi aveva lasciato interdetto con la sua storia, ma avevo imparato molto da lei. Dovevo accettare me stesso, era inutile fare finta di essere qualcuno che non ero.

Tra le mie braccia Harry mugugnò facendomi riemergere dai miei pensieri e sussultando si svegliò. Strabuzzò gli occhi spaesato, cercando di capire dove si trovava e una volta che ebbe realizzato la nostra posizione molto intima fece una cosa che mi sorprese. Mi abbracciò e nascose la testa nell'incavo del mio collo. Sentivo il suo fiato caldo sulla clavicola e questo mi provocò una serie di brividi lungo la schiena.

Disteso con lui, sul mio vecchio divano, mi faceva sentire protetto.

Sentii la punta del suo naso che scorreva per tutta la lunghezza del mio collo mentre Harry alzava la testa. L'eccitazione cresceva ma tentai di non darlo a vedere per paura di spaventarlo.

Se non la smette di baciarmi il collo giuro che lo sbatto sul muro”.

Tentai di congelare i bollenti spiriti pensando alla sua ragazza che lo aspettava a casa.

Funzionò finchè non infilò le mani sotto la mia maglietta iniziando a tracciare il percorso della mia spina dorsale. Il suo tocco era gentile e delicato come un petalo di rosa. Presi coraggio e spostai la mia mano sulla sua guancia. Era rovente.

Non resistetti e sporsi il capo verso di lui fino a toccare le sue labbra con le mie. Nessuno dei due muoveva un muscolo. I suoi occhi erano di un verde brillante e ardevano di passione. Harry prese l'iniziativa e approfondì il bacio iniziando poi a mordermi il labbro inferiore con fare malizioso e un gemito a metà tra il divertito e il sorpreso uscì dalla mia bocca. Lui allora si leccò le sue fottutissime labbra rosse e senza nemmeno pensarci ricominciai a baciarlo. Il suo sapore alla menta mi faceva girare la testa. Non so come riuscimmo a sdraiarci, lui sopra di me, ma il nostro contatto  divenne sempre più passionale. Non riuscii a trattenermi dall'infilare le mie mani tra i suoi capelli morbidi arrotolandoli alle mie dita.

Iniziò a sfilarmi la maglia con lentezza esasperante, come se avesse tutto il tempo del mondo. In effetti era così. Eravamo solo noi due nella nostra piccola bolla felice. Creò un percorso di baci leggeri sul mio petto fino a soffermarsi sulla mia clavicola. Poi iniziò a succhiare finchè non si creò un segno violaceo sulla pelle. Poi con un'audacia che non avrei mai creduto che avesse appoggiò le mani sulla zip dei miei pantaloni. Con lo sguardo mi chiese il permesso. Io per tutta risposta gli tirai giù la zip dei pantaloni e velocemente se li sfilò.

Eravamo talmente tanto persi uno nell'altro che non ci accorgemmo neanche di Zayn che, dalla porta di ingresso, ci guardava a bocca aperta. Fu costretto a schiarirsi la gola per richiamare la nostra attenzione. Girammo la testa nella sua direzione consapevoli che eravamo in una posizione poco casta e che eravamo quasi del tutto svestiti.

Io e Harry ci guardammo senza sapere cosa fare esattamente.

Harry, tutto rosso in viso, scese dal divano e raccattò al volo maglietta e pantaloni mentre scappava fuori dalla porta.

Io ero ancora disteso sul divano mentre cercavo di assimilare quello che era appena successo.

-Certo che la prossima volta potreste anche evitare di scopare sul divano, io a lavare non ce lo porto!- esclamò schizzinosamente Zayn mentre si accendeva una sigaretta.

Ancora scombussolato non riuscì a trovare le parole per replicare.

Lui mi passò la maglietta e aprì un po' la finestra per far uscire il fumo.

Rimasi seduto su quel divano per quelli che mi parvero secoli. Quando mi alzai ero assolutamente consapevole che non potevo più considerarmi eterosessuale.

 

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Capitolo 13
*** 13 ***


HARRY

 

Cosa ho fatto?”

Questa domanda mi rimbombava nella testa da quando ero tornato al campus.

Ero rannicchiato sul letto con la testa tra le mani, in preda alla confusione e ai sensi di colpa. Avevo appena tradito la mia ragazza. Con un ragazzo. E qui arrivava la confusione:

Sono gay?”

No, assolutamente no. Tutta quella situazione era stata causata dall'adrenalina che aveva seguito il pugno sul naso che avevo dato a David. O almeno cercavo di convincermi che fosse così.

Sono gay?”

No, non poteva essere. Io e Loreena ci eravamo baciati e mi era piaciuto, molto. Mi ero anche eccitato anche se non avevo voluto darlo troppo a vedere per non metterle pressione su una cosa così importante come il sesso.

Ma il bacio con Louis...

Sono gay?”

Mi spaventai nel constatare che la risposta non era più certa ed immediata come prima.

No,no,no. Io avevo una fidanzata che mi amava e mi supportava. Ma nonostante questo, era Louis quello che avevo cercato quando ero nel più completo panico, Louis quello che mi aveva consolato e aveva asciugato le mie lacrime e sempre Louis quello che avevo baciato.

Quel bacio... era stato travolgente e appassionato, mi aveva bruciato le labbra e aveva risvegliato bruscamente il mio corpo. Il solo fatto che ero riuscito a spingermi così tanto in la con lui era straordinario ma quello lo collegavo allo shock che mi aveva colpito dopo la breve chiacchierata con David.

Sentivo ancora la pelle formicolare dov'era venuta in contatto con le sue piccole mani forti.

L'immagine di Louis, steso sul divano a petto nudo con i tatuaggi in bella vista mi scorse davanti agli occhi.

Gemetti.

Sono gay.”

O perlomeno non del tutto etero.

Appena quel pensiero mi passò per la mente la porta si aprì rivelando un Liam sudaticcio che trascinava degli scatoloni stracolmi di vestiti e cianfrusaglie varie.

Solo allora mi accorsi che la parte destra della camera era stata completamente svuotata delle cose di David.

-Hei amico mi aiuti con gli scatoloni?- mi chiese ansimante Liam.

-Cosa ci fai tu qui?-

-E' così che accogli i tuoi amici? Che maleducato!- disse facendo il finto offeso.

Mortificato, scesi dal letto e mi accinsi ad aiutarlo. Quando finimmo di portare dentro scatole e valige gli riposi la domanda di prima, stavolta in modo più gentile.

-Perchè ti sei trasferito qui?-

-Era già da un po' che volevo andarmene dalla mia stanza. Il mio coinquilino era orribile. Puzza da morire e la notte russa come una motosega.

Quando sono andato in segreteria mi hanno detto che un ragazzo si era appena ritirato e immagina la mia felicità quando sono venuto a sapere che il mio nuovo coinquilino era un certo Harry Styles. Tu non russi vero?-

-No, tranquillo- risposi, sorpreso e sollevato allo stesso tempo.

David se ne era andato. Non mi piaceva pensare che fosse stata colpa mia, ma non potevo nascondere che il suo ritiro mi facesse piacere. Adesso non avrei più dovuto preoccuparmi. Avrei potuto dormire tranquillo, senza la paura di trovarmelo nel letto. Avrei potuto camminare nel campus senza avere il timore che sbucasse dal nulla e mi trascinasse da qualche parte in giardino.

Sentivo il sapore della libertà sulla punta della lingua.

La sensazione durò poco perchè non appena mi sdraiai sul letto le preoccupazioni tornarono ad assalirmi. Mille domande mi frullavano per la testa.

Cosa avrei fatto con Loreena? Come lo avrei detto alla mia famiglia? Come mi sarei comportato con Louis?

Scelsi la strada più facile, quella che avrebbe scelto qualsiasi codardo: non avrei detto nulla nè a Loreena né alla mia famiglia. E, anche se faceva male, avrei evitato Louis.

Niente più baci, niente più abbracci, niente più carezze.

Dovevo dimenticarmi di lui.

Una lacrima solitaria mi rigò il viso.

 

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Capitolo 14
*** 14 ***


LOUIS

 

Camminavo irritato verso casa dopo un’interminabile giornata all’università.

Non vedevo Harry da due fottutissimi giorni: mi stava evitando. La mia vita continuava monotona senza di lui, con la piccola aggiunta di un maglione a collo alto per nascondere il livido ancora visibile sulla pelle. Era vividamente impresso come un marchio a fuoco, il suo marchio.

Non mi ero mai sentito così con nessuno, neanche una delle tante ragazze che in passato mi avevano dato piacere era mai andata vicina a come mi aveva fatto sentire Harry in quella manciata di minuti indimenticabili.

Non sarebbe potuto fuggire per sempre, prima o poi lo avrei trovato e allora sarebbe stato costretto a parlarmi e ad ascoltare quello che avevo da dire.

Era tutta colpa mia, sapevo che aveva una fidanzata ma non lo avevo respinto e ora probabilmente era a crogiolarsi nei sensi di colpa con un odio profondo nei miei confronti. Cosa mi era passato per la testa?

Arrabbiato, con me stesso e con Harry, gettai in malo modo il borsone su quel maledetto divano che era stato sfondo di quell’atto peccaminoso.

Mi diressi in cucina in cerca di qualcosa di commestibile da mettere sotto i denti.

Non mi aspettavo di certo di trovare Zayn, Niall, Clear e Christina seduti attorno al tavolo muniti del loro migliore sguardo malizioso che mi fissavano mettendomi estremamente a disagio.

Cercai di varcare di nuovo la porta di ingresso senza farmi vedere. Povero illuso.

-Tomlinson, dove credi di andare? Tu adesso torni qua e metti il tuo gran bel culo su questa sedia.- disse Christina con tono autoritario senza neanche voltarsi a guardarmi.

Quello stronzo di Zayn mi aveva tradito. Maledetto!

Potevo buttarmi giù dalla finestra e morire sul colpo o potevo sedermi su quella sedia e subire un interrogatorio degno della più squallido poliziesco.

Zayn si mise tra me e la porta a confermare la mia assoluta impossibilità di fuga da quella ridicola messinscena. Merda.

-Allora Louis- iniziò Niall, che sembrava essersi calato perfettamente nel ruolo del poliziotto -hai per caso qualcosa da dirci?-

Vidi le sopracciglia di tutti alzarsi come a voler accentuare le sue parole.

-Non ho idea di cosa tu stia parlando.-

Cercavo di mantenere un’espressione neutra e controllata, sfortunatamente con scarsi risultati.

-Togliti la maglia- ordinò Christina.

Qui si stava sfiorando l’assurdo. Questi erano dei pazzi furiosi!

-No- dissi con voce tremante, molto diversa dal tono sicuro che avevo cercato di ottenere.

I loro sguardi mi perforavano la pelle, sapevo di non avere scelta.

Lentamente iniziai a sfilarmi il maglione, non prima di aver fulminato Zayn con lo sguardo, con tutti i loro occhi accesi di curiosità che mi fissavano.

Mi sentivo come l’attrazione principale del circo.

La macchia violacea svettava sulla mia clavicola pallida come una lucciola nella notte.

-Lo sapevo!- urlò entusiasta Christina. Non riuscendo a trattenersi iniziò a salterellare per la cucina come se avesse appena ricevuto il più bel regalo della sua vita.

-Finalmente!- si unì a lei l’euforico Niall.

Tutti attorno a me erano la rappresentazione della felicità.

Tutti attorno a me sapevano i miei gusti sessuali ancora prima che li scoprissi io stesso.

-Zayn ci aveva detto del tuo piccolo… incontro con Harry ma nessuno di noi riusciva a crederci.- mi spiegò Clear abbracciandomi con fare materno.

-Non potrò più girare nudo per casa- mugugnò Zayn con tono scherzoso.

Sfortunatamente per lui, Christina non era in vena di battutine quindi gli lanciò uno sguardo inceneritore per poi colpirlo alla testa con la mano.

Io ero ancora spiazzato, non sapevo cosa dire.

Possibile che i miei amici ci fossero  arrivati prima di me? Ero così evidentemente gay?

-Grazie, suppongo- dissi imbarazzato.

-Bene, ora che anche questo mistero è risolto è ora di pranzare. Cuoco sexy cucinaci qualcosa.- disse Niall a Zayn prendendolo un po’ in giro.

Zayn non la prese sul ridere ma piuttosto come un’offesa per il suo ego smisurato.

-Punto primo, io sono molto sexy. Una vera e propria meraviglia direi. Punto secondo, io non sono il vostro servetto. Potreste imparare a farvi da mangiare da soli.-

Davanti alla faccia da cane bastonato di Niall fu però costretto a cambiare idea.

O perlomeno a farlo tornare alla sua idea originale visto che sfornò una teglia di lasagne fumanti e la appoggiò sul tavolo davanti alle facce sorprese dei presenti.

-Si ehm… le avevo preparate per festeggiare…-

Tutti contenti iniziammo ad apparecchiare la tavola come una grande famiglia unita. Avevo senza dubbio i migliori amici del mondo e non potevo sentirmi più amato come in quel momento.

O forse sì. Forse tra le braccia di Harry mi sarei sentito amato come tra quelle dei miei amici, sicuramente in modo diverso ma in modo altrettanto profondo.

Scacciai velocemente questi pensieri dalla testa.

In quel momento volevo solo passare una bellissima giornata senza pensieri in compagnia delle persone migliori che potessi incontrare durante il mio cammino.

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Capitolo 15
*** 15 ***


HARRY

 

Il mio piano faceva schifo. Non c'era giorno che non pensassi a lui, alle sue mani, alla sua bocca sulla mia. Avevo chiamato Loreena in preda ai sensi di colpa, per dimostrare a me stesso che l'amavo ancora ma al momento di dire le magiche parole “ti amo” mi bloccai. Terminai la telefonata con un semplice “mi manchi, ciao”.

A distanza di una settimana io ero sempre più nervoso e Liam sempre più irritato dal mio comportamento ostile.

Esplose una domenica mattina, quando gli risposi male per l'ennesima volta.

-Mi vuoi dire cosa cazzo hai? E' tutta la settimana che ti comporti da idiota!-

Aveva tutte le ragioni per essere arrabbiato, dopotutto ero stato io a cacciarmi in quella situazione e il mio problema aveva gli occhi azzurri, molto diversi dagli occhi marroni di Liam.

Mi sedetti esausto sul letto e lui si accomodò di fianco a me, con un'espressione preoccupata sul volto.

-Ho baciato Louis.-  

La confessione aleggiò nella stanza finchè anche l’ultimo suono della mia voce non sbiadì per poi scomparire.

Silenzio. Tutto taceva.

Girai lentamente la testa, timoroso della reazione di Liam. Rimasi sorpreso nel trovarlo completamente impassibile.

-Louis il ragazzo che ti ha aiutato il primo giorno?-

Io annuì cauto pronto per un'eventuale sfuriata da parte sua. Lui invece non disse niente, continuò semplicemente a guardare dritto davanti a se.

-Non dici niente? Non sei sorpreso? Non mi dici che faccio schifo, che sono un maledetto gay?-

Ero pronto ad ogni reazione da parte sua ma lui non diceva niente e io avevo bisogno di sapere se eravamo ancora amici o no.

-Credi che sia questo il problema? Il punto è un altro. Tu hai una ragazza, Harry, fossi in te mi preoccuperei di essere un traditore, a prescindere che tu l'abbia tradita con una donna o con un uomo.-

Colpito e affondato. I sensi di colpa tornarono più forti di prima. Ormai, purtroppo, erano dei miei vecchi amici.

Ciò che aveva detto Liam era vero. Mi ero preoccupato troppo di me senza pensare alla mia ragazza, se potevo ancora chiamarla così. Dovevo dirle tutto, ma come? Le facevo una telefonata e le dicevo “Hei amore ti ho tradita, ma non è come pensi. Sono gay, addio”? No, era fuori discussione. Si meritava più di una squallida telefonata o un banale messaggino, si meritava un colloquio faccia a faccia.

-E' per questo che ti comporti così da una settimana? Per un bacio?-

-Per un bacio con un uomo. Liam, fino a una settimana fa avevo una ragazza e mi piaceva! Ora non riesco a togliermi dalla testa un ragazzo. Lo sto evitando, voglio dimenticare questa storia.-

-Sei infelice. E sessualmente frustrato, aggiungerei. Se è lui ciò che vuoi dovresti andare a prendertelo, dopo aver messo le cose a posto con Loreena ovviamente. Chiamalo, incontratevi da qualche parte e chiarite, non riesco più a sopportati!-

Rideva ma il suo sguardo ammonitore era ancora lì presente.

-Non ho il suo numero... ma lunedì ha chimica nell'edificio 1! Potrei saltare dibattito e parlargli.-

-Tu che salti una lezione? Devi essere veramente cotto allora.-

In quel momento realizzai quanto fossero vere le sue parole. Ero completamente cotto di Louis.

Com'era possibile che tutto l'amore per Loreena fosse improvvisamente sparito? Semplicemente non era possibile.

Mi resi conto che il mio amore per lei aveva iniziato a scemare già da un po', ancor prima del mio incontro con Louis. Certo, le volevo un gran bene, dopotutto lei era stata la mia prima ragazza. Ma dopo l'arrivo della mia lettera d'ammissione all'università e la sua decisione di rimanere in Irlanda e non seguirmi a Londra, il rapporto si era inesorabilmente incrinato sempre più.

Lei non aveva bisogno di andarsene. Era ben integrata nella società, aveva molti amici e la sua famiglia aveva un negozietto di prodotti artigianali dove le era stato riservato un posto fin dalla nascita. Mollare tutto e andare via per lei non era mai stata un'opzione ma per me era una necessità. Le prese in giro, le notti insonni, la paura costante erano entrate pericolosamente a far parte della mia quotidianità e anche dopo averle debellate non potevo rimanere in quel posto per sempre. A malapena ero riuscito ad aspettare fino ai vent'anni.

Il nostro fragile amore estivo non era sopravvissuto ad una distanza fisica e mentale così grande.

Andai a letto presto, tormentato da dubbi e colpe e impaziente, per la prima volta nella mia vita, che arrivasse il lunedì mattina.

 

***

 

Dormii poco, troppo agitato per riuscire a calmarmi quel tanto che bastava per addormentarmi.

Mi alzai presto per avere il tempo di fare una lunga doccia calma e tentare di pensare al discorso sensato che avrei fatto a Louis.

Quando uscii dalla stanza i palmi delle mie mani erano già sudaticci e nella mia testa regnava il caos più totale.

E se non avesse voluto ascoltarmi? Sarebbe stato comprensibile visto che ero io quello che gli era saltato addosso per poi scappare con solo i boxer addosso ed ero sempre io quello che lo evitava da una settimana a questa parte.

Arrivai davanti all'edificio 1 con largo anticipo. Non avevo altro da fare che mangiarmi le unghie nervosamente e aspettare. L’ansia mi stava uccidendo.

Poco dopo il mio arrivo le strade iniziarono a popolarsi di studenti stanchi e lamentosi molto simili a degli zombie.

Avevo sempre pensato alla mia altezza come a una maledizione. Una persona come me, che faceva di tutto per passare inosservato, riusciva difficilmente nel suo intento se era alta un metro e ottanta.

Ma fu grazie alla mia altezza che riuscii a individuare facilmente la testa bruna di Louis tra l'orda di zombie. Mi presi un secondo per guardarlo bene. Indossava un maglioncino nero a collo alto, molto diverso dalle felpe che indossava abitualmente. Arrossii al pensiero del mio ruolo in quella scelta insolita d’ abbigliamento. Flashback molto vividi mi scorsero davanti agli occhi come un film.

Per mia sfortuna non era solo. Di fianco a lui trotterellava l'immancabile Christina.

Più si avvicinavano più io mi convincevo che la mia era una pessima idea e che dovevo sbrigarmi ad andare in classe se non volevo arrivare in ritardo a lezione.

Proprio quando mi accinsi ad allontanarmi gli occhi di Louis incontrarono i miei. Era troppo tardi per scappare.

Tira fuori le palle Styles, comportati da vero uomo!

A malapena mi accorsi dello sguardo malizioso che assunse Christina prima di scomparire dentro l'edificio.

Louis camminò verso di me finchè non ci furono solo pochi centimetri a dividerci.

Nessuna parola, solo uno scambio di sguardi, una conversazione muta.

I suoi occhi arrabbiati, tristi e anche un po' delusi avevano cambiato colore. L'azzurro brillante aveva ceduto il posto ad un grigio intenso.

Dopo quella che mi parve un'eternità Louis mi prese per il polso e mi trascinò per le strade semi-deserte del campus.

Tentai di soffocare la paura. Era Louis, lo conoscevo, non mi avrebbe mai fatto del male.

Entrati nel dormitorio percepii il suo smarrimento così decisi di prendere in mano la situazione per evitare che diventasse imbarazzante ma soprattutto per preservare la mia sanità mentale.

Ribaltai la situazione, gli afferrai il polso e lo guidai verso la mia camera, la 182.

Senza parlare, al centro della stanza, con gli occhi ancora intrecciati, le nostre teste si avvicinarono fino a far sfiorare le labbra.

L'istinto mi spinse a tirarmi indietro, non potevo farcela, i ricordi minacciavano di distruggermi. Eppure questo non era il nostro primo bacio, che era stato molto meno casto.

Ma la situazione era diversa e io me ne rendevo conto. Ero nel pieno delle mie facoltà mentali, nessuno shock, nessun senso malato di gratitudine, niente che mi spingesse aldilà delle mie paure.

Un'espressione interrogativa si formò sul volto di Louis.

La suoneria del cellulare mi salvò dalle sue domande a cui non ero ancora pronto per rispondere.

Portai la mia attenzione sullo schermo del cellulare e rimasi sorpreso dal nome sullo schermo.

Cosa voleva mia sorella alle nove e mezza di lunedì mattina?

-Hei Gemma, come mai chiami a quest'ora?-

-Fratellino! Muoviti a venirmi a prendere all’ areoporto che non ho voglia di spendere soldi per un taxi.-

-Non ci posso credere! Che ci fai qui?-

Mia sorella, a Londra, vicino a me. La tensione abbandonò il mio corpo e al suo posto comparve una felicità incondizionata.

-Sorpresa! Ora vienimi a prendere svelto che qui si muore di freddo.-

-Gemma io non ho la macchina. Dovrò venire con i mezzi e ti avviso già che ci metterò un po'.-

-Niall ha la macchina. Se vuoi ti accompagno io.-

Rimasi sorpreso dell'improvvisa proposta di Louis viste le condizioni in cui ci trovavamo.

-Hei Gem, ho risolto. Arrivo subito, aspettami lì.-

Sarei stato in macchina, solo, con un Louis pieno di domande a cui non volevo rispondere. Perfetto.

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Capitolo 16
*** 16 ***


LOUIS

 

Presi la jeep di Niall e mi ripromisi di fargli il pieno per farmi perdonare. Il viaggio verso l'aeroporto sarebbe durato solo una quarantina di minuti nei quali avrei avuto il tempo di porre ad Harry tutte le domande che mi frullavano nella testa, e che esigevano assolutamente una risposta. Lui nel frattempo se ne stava rannicchiato sul sedile senza guardarmi, con lo sguardo fisso davanti a se.

Le domande martellavano nella testa impazienti di avere una risposta. Chi era Gemma? La sua fidanzata? I sensi di colpa mi attanagliarono lo stomaco. Harry mi aveva parlato della sua ragazza ed io in fondo ero colui con cui la tradiva. Se fosse stata veramente lei la situazione sarebbe stata assai imbarazzante. Non avrei mai sopportato di vederli mentre si sbaciucchiavano e si sussurravano parole dolci. Dovevo parlare con Harry.

-Giusto per sapere, chi è Gemma?- chiesi cercando di non lasciar trapelare l'insicurezza nella mia voce.

Lui spostò lo sguardo dalla strada per la prima volta da quando eravamo partiti. Vidi il suo sguardo accendersi e riempirsi di amore. Quasi mi spezzai pensando che quello sguardo non era rivolto a me.

-E' mia sorella.-

Un sorriso da orecchio a orecchio comparve sulla sua faccia.

Tirai un sospiro di sollievo.

-Non pensavo che Gemma ti mettesse così tanta ansia.- mi schernì divertito.

-In realtà io pensavo che… ehm… lei fosse la tua ragazza.- ammisi balbettando rosso di vergogna. Lui iniziò a ridere talmente tanto da piegarsi in due.

-La mia ragazza si chiama Loreena.-

Il sorriso era scomparso e vidi il suo viso cambiare e diventare pericolosamente e intristirsi.

Iniziò a singhiozzare. Ero arrabbiato con me stesso per aver tirato fuori quell’argomento, mi sarei preso a pugni da solo.

-Le voglio bene, Louis. Non si merita un traditore come me, è troppo dolce.-

Lacrime salate iniziarono a scorrere sul suo viso. Non potevo vederlo così e sapere che era colpa mia. Accostai la macchina nella prima area di sosta. Non sapevo come comportarmi con lui, quando avevo provato a baciarlo si era scostato ma prima di allora non si era tirato certo indietro. Avevo paura che se avessi fatto anche solo una mossa sbagliata avrei peggiorato la situazione già precaria.

Harry sembrò riprendersi dal momento di sconforto.

-Scusami...-

Slacciò di slancio la cintura e si mise a cavalcioni su di me, lasciandomi di stucco. Quel ragazzo mi confondeva, non riuscivo mai a prevedere la sua mossa successiva.

Intrecciò le sue dita nei miei capelli e mi tirò verso le sue labbra per poi baciarmi.

Quel bacio era pieno di passione e bisogno e ben presto la situazione si scaldò.

Il mio cervello andò in tilt e d'impulso reclinai i sedili lasciando che Harry mi cadesse addosso. Non c'era un solo punto dei nostri corpi che non si toccasse. Il mio respiro si fece corto quando la sua mano scese fino ad aprire la zip dei miei pantaloni mentre con l'altra risaliva il petto sotto il mio maglione fino ad arrivare al succhiotto sulla mia clavicola. Lì si soffermò un attimo e poi prese a scivolare fino in basso fino ad arrivare pericolosamente vicino al bordo dei miei boxer. I suoi denti trovarono un punto particolarmente sensibile dell'addome e non riuscii a trattenere un gemito.

Caos.

Lo vidi tirarsi su con foga e spingersi all'indietro fino a sbattere contro il volante. Il suono del clacson risuonò nell'aria.

Maldestramente tornò sul suo sedile con le guance rosse dall'imbarazzo e uno sguardo assente sul volto. Alzai il sedile e misi in moto la macchina, l'eccitazione di poco prima aveva lasciato il posto alla frustrazione e alla rabbia. Avevo bisogno di risposte ed era arrivato il momento di fare domande.

-Si può sapere perchè cazzo ti comporti così?- sbottai, forse con troppa enfasi, impaziente di fare luce su quello che stava accadendo.

-Prima mi salti addosso, poi cerco di baciarti e tu mi respingi e adesso provi a scoparmi in una cazzo di macchina!-

Ero furioso. Lui mi guardava terrorizzato. Aveva paura di me e non potevo permetterlo, dovevo darmi una bella calmata e capire il perchè del suo comportamento senza sbraitare.

-Capisco che tu ti senta confuso, lo sono anch'io, è tutto nuovo e bisogna abituarsi. Capisco anche che tu sia in una relazione etero e che non voglia ferire la tua fidanzata. Ma non puoi usarmi come anti-depressivo. Non puoi cercarmi solo quando le cose non vanno come avevi previsto. Io non posso accettarlo.-

Non riuscì a vedere la reazione di Harry perchè eravamo finalmente arrivati all'aeroporto di Stanset, proprio davanti all'entrata, dove una ragazza si piantò davanti alla mia macchina.

E adesso che vuole questa?”

Si lanciò verso la portiera posteriore. Ero pronto ad urlare e trascinarla fuori dalla macchina quando sentii la mano di Harry posarsi sul mio braccio.

-E' Gemma.-

Fece a malapena in tempo a finire di pronunciare il suo nome che la ragazza spalancò la portiera trascinandosi dietro le valige per poi entrare nell'abitacolo.

-Certo che mi hai fatto aspettare un bel po' fratellino.-

Aveva lunghi capelli castani ed era praticamente la copia di Harry al femminile.

-Tu devi essere Liam! Mio fratello mi ha parlato molto di te ma non mi aveva detto che eri così carino- ammiccò -io sono Gemma la sorella di Harry.-

Liam? Harry diveva aver notato il mio sguardo interrogativo perchè si affrettò a spiegarmi.

-Liam è il mio compagno di stanza da quando David si è trasferito.-

David si era trasferito? Perchè venivo a saperlo solo allora?

Forse perchè ogni volta che ci incontravamo finivamo per limonare.

-Io sono Louis, un amico di Harry.- dissi a Gemma, calcando sulla parola amico. Sentii Harry irrigidirsi di fianco a me.

-Oh ma è fantastico! Harold hai degli amici!-

Mi stupii di quanto sembrava sorpresa. Misi in moto la macchina piuttosto seccato. Il tempo delle bugie di Harry era finito.

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Capitolo 17
*** 17 ***


 

HARRY

 

Ero nei guai. Guai grossi, enormi.

Gli ero saltato addosso. Di nuovo. Ad ogni sovraccarico di emozioni non solo riuscivo a farmi toccare così intimamente, ma sentivo la paura sparire come se non fosse mai accaduto niente.

Con Loreena il problema non era mai sorto. La nostra relazione era troppo giovane e lei troppo pura perchè si spingesse così in là. E poi i baci che ci eravamo scambiati non erano neanche lontanamente passionali come i baci di Louis.

Dovevo delle spiegazioni ad entrambi.

Lui credeva che per me fosse solo un gioco, un passatempo divertente con cui potevo giocare finchè non mi sarei stancato. Non era così.

Non era amore quello che provavo per Louis, non ancora almeno, ma c'era di sicuro una forte attrazione e molto interesse.

Prima di fare un qualsiasi passo avanti dovevo risolvere un paio di problemi che mi avrebbero ostacolato. Ero consapevole di non potergli chiedere di aspettarmi per sempre. Dovevo affrontare i miei problemi da uomo adulto e conquistare quello che volevo.

Le mie riflessioni mi avevano distratto dalle chiacchiere incessanti di mia sorella che però continuava a parlare a nessuno in particolare.

-...ed è così carina! Dorme con me nel letto e fa tante fusa! Ma aspetta io dove dormo?-

Merda. La sua visita era stata talmente inaspettata che non avevo avuto il tempo di pensare alla sua sistemazione. La mia stanza al campus era totalmente fuori discussione, troppo piccola per accogliere anche lei, e non avevo idea di dove fosse l’hotel più vicino.

-Gem, io non…-

-Potresti venire a casa mia, io dormirò sul divano così ti lascio la mia camera. Il condominio non è lontano dal campus quindi saresti vicino ad Harry.-

Louis aveva appena salvato la situazione. Di nuovo.

-Grazie Louis- queste parole ultimamente uscivano fin troppo spesso dalla mia bocca.

Risolto il problema dell’alloggio, Gemma tornò a parlare di argomenti futili come il pelo morbido di Olivia o la torta superlativa della mamma ed io potei concentrarmi completamente su Louis.

I capelli spettinati ad arte, gli occhi azzurri fissi sulla strada, le piccole mani strette sul volante. Dalla sua bocca perfetta usciva lieve la melodia di una canzone che passavano alla radio. La sua voce somigliava a quella di un angelo, lui era un angelo, sempre pronto a salvarmi.

-Sono sporco?- disse all’improvviso spaventandomi.

-Che cosa?-

-Mi stavi fissando, sono sporco?-

Le mie guance si chiazzarono di un rosso acceso per l’imbarazzo e iniziai a balbettare, le parole che mi sfuggivano dalle labbra mettendomi ancora di più in imbarazzo. Guardai cauto verso il sedile posteriore dove Gemma continuava a parlare senza sosta ma sempre più lentamente, mentre lottava contro le sue palpebre che volevano chiudersi.

-Sei bello.-

Dissi quelle parole d’impulso, senza riflettere, sussurrandole appena perchè solo lui potesse udirle.

Quando lui scoppiò in una fragorosa risata io mi sentii stupido, assolutamente stupido. Cosa mi era venuto in mente?

Mi rannicchiai sul sedile nella speranza che quello mi risucchiasse.

Louis smise di ridere, allontanò lo sguardo dalla strada e lo posò sulla mia figura rannicchiata.

Fu solo una frazione di secondo ma riuscii a vedere chiaramente le scuse nei suoi occhi e.. qualcos’altro, qualcosa che non seppi riconoscere.

-Anche tu.-

Il mio cuore accolse quelle parole con un sussulto mentre il mio stomaco divenne improvvisamente una serra per farfalle.Mi aggrappai a quelle parole, le ripetei mentalmente, rivissi il momento più e più volte fino a marchiarlo a fuoco nella mia testa.

Un sorriso nacque spontaneo sul mio volto. Ero bello.

Il resto del viaggio lo passai sorridente, ascoltando beato il canticchiare timido di Louis.

Arrivammo davanti all’edificio grigio e poi su per le scale fino a ritrovarci davanti all’appartamento di Louis.

Nonostante fossi stato solo poche volte in quella casa il ricordo di quello che vi era successo era vivido. Lanciai un rapido sguardo verso Louis, giusto per accertarmi che provasse le mie stesse emozioni. Ed era così.

Aprì la porta.

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Capitolo 18
*** 18 ***


  LOUIS

-Gemma questa è la mia stanza, puoi dormire qui­- gli spiegai mentre spalancavo le finestre per cambiare l’aria viziata. La mattina non sapevo che avrei avuto ospiti e già ero fortunato di essermi ricordato di fare il letto.

­-Grazie mille Louis, non starò qui molto, giusto il tempo di trovare un alloggio e me ne vado- ­ disse lei abbracciandomi per poi trascinare le valigie all’interno della camera.

-Non avere fretta, non mi disturbi affatto. Vieni ti faccio vedere come funziona la

doccia,è difettosa.­-

Mi assicurai che avesse capito come funzionasse il miscelatore e feci per andarmene quando iniziò a parlarmi con tono preoccupato.

­ -Senti Louis come si trova davvero Harry? Sai è la prima volta che si trova così lontano da casa ed è solo. E’ molto chiuso dopo ciò che gli è accaduto. Vorrei solo sapere se ha degli amici.­-

Ciò che gli è accaduto? Dovevo essermi perso qualche passaggio. Di sicuro.

­-Cosa intendi con “ciò che gli è accaduto”?-­ chiesi cercando di fare chiarezza.

Lei mi fisso con quei sue due grandi occhi verdi, così simili a quelli del fratello, rendendosi subito conto di essersi lasciata sfuggire qualche parola di troppo.

-Oh non lo sai...beh di sicuro ti dirà tutto lui quando si sentirà pronto-

asserì lei chiudendo così il discorso e buttandomi fuori dal mio bagno.

Tornai in salotto dove Harry mi aspettava, seduto comodamente sul divano e mi accomodai di fianco a lui. Nessuno dei due parlava. Entrambi sapevamo che prima o poi il momento di chiarire sarebbe arrivato, ma nessuno dei due sapeva come cominciare. Nella mia testa frullavano un sacco di domande che non avevano risposta e di cui forse non volevo avere risposta. E se una di quelle risposte che tanto disperatamente volevo ricevere fossero in realtà altri motivi per cui la nostra “relazione” non sarebbe potuta funzionare?

Il momento imbarazzante venne interrotto da Christina che entrò in casa mia come un uragano.

­ -Ditemi un po’ chi era quella tipa che vi siete portati dietro? Ragazzi lo sapevate che se volevate fare una cosa a tre potevate chiedere a me...­- cominciò con sguardo malizioso e scherzoso tanto per prenderci un po’ in giro.

­-In realtà quella è Gemma, la sorella di Harry-­ dissi io seccato. Per quanto bene le volessi alcune volte non riuscivo proprio a sopportare le sue continue invasioni nella mia privacy.

­-Oh...mea culpa. Ad ogni modo domani, come Louis già sa, faccio gli anni e stasera pensavo di portarvi a cena fuori tutti quanti. Se vuoi puoi portare anche Gemma.­- la frecciatina era rivolta a me.

Mi ero dimenticato del compleanno della mia migliore amica. Ero una persona orribile, così preso dai miei problemi che avevo iniziato a ignorare le persone a cui tenevo.

-Certo grazie per l’invito-­ rispose educatamente Harry abbassando lo sguardo sulle sue mani. Christina senza dire altro girò i tacchi e se ne andò senza neanche lasciarmi il tempo di scusarmi. Merda.

                                                                      ***

Io, Gemma ed Harry arrivammo davanti al ristorante italiano dove lavorava Niall leggermente in anticipo così ci ritrovammo ad aspettare gli altri sotto il bel portico dove si trovava il locale. Faceva piuttosto freddo e io mi ritrovai a preoccuparmi per Harry che indossava solo un paio di skinny jeans neri e una camicia nera con i primi quattro bottoni slacciati. Mi detti da solo del ridicolo e pensai a come togliere quella maglietta ad Harry, cosa che non sarebbe stata molto difficile visto la mancanza di bottoni da slacciare, ma mi resi conto molto presto che sbatterlo al muro davanti alla sorella non era affatto una mossa furba.

Tutte le mie fantasticherie vennero interrotte dall’arrivo di una ragazza che non avevo mai visto prima. Aveva dei ricci capelli neri che le arrivavano alle spalle e a giudicare dall’aspetto era abbastanza ricca, dato che la pelliccia che aveva sulle spalle sembrava essere vera. Ad andare a scuola con i ricconi ci si abitua a riconoscerli.

­-Buonasera, voi dovete essere Harry e Louis e... temo che Niall non mi abbia mai parlato di te.-­ disse tendendoci la mano e fissando intensamente Gemma che sembrava essere a disagio quanto me.

­-Io sono la sorella di Harry, Gemma, e tu sei?-­ disse Gemma piuttosto sulla difensiva. Non capivo, e sospettavo che non avrei mai capito, le dinamiche delle conversazioni tra donne. Sembravano dettate da delle regole non scritte che conoscevano solo loro.

­- Oh, che maleducata non mi sono nemmeno presentata! Io sono Isabelle, la ragazza di Niall.­- La figlia del proprietario del ristorante per cui Niall si era preso una cotta. Ecco spiegata la pelliccia e i vestiti firmati. E per la seconda volta mi ero perso ciò che accadeva nella vita dei miei amici.

­ -E’ un piacere conoscervi. Che ne dite di entrare? Niall ci sta aspettando dentro.­-

Ci fece strada aprendo, con le sue chiavi, le porte del locale che notammo essere stranamente vuoto.

­-Stasera doveva essere chiuso, ma diciamo che faranno un eccezione per noi-­ spiegò Isabelle davanti alle nostre facce confuse, mentre andava dietro il bancone a preparare qualche aperitivo. Niall fece il suo ingresso dalla porta sul retro per poi posare un tenero bacio sulle labbra della ragazza con la pelliccia.

- Direi che possiamo accomodarci che ne dite? Gli altri saranno qui a breve­- disse il biondo mentre scribacchiava qualcosa su un pezzo di carta, probabilmente il numero del tavolo.

Il ristorante era un posto davvero molto elegante. Luci soffuse lanciavano ombre sulle pareti e le tovaglie rosse ricamate davano l’aria di essere finiti in un altro secolo. Mancava solo un orchestra che aprisse le danze. Il nostro tavolo era vicino a una delle grandi tende color crema che ricoprivano le finestre. Iniziai a preoccuparmi del conto a fine serata, sembrava un posto davvero costoso e io ero solo uno studente squattrinato che percepiva una paga appena sufficiente per coprire le spese dell’affitto.

­-Ehilà Tommo!-­

Zayn, insieme a Clear e a Christina, stava avanzando nella nostra direzione. Feci un cenno di saluto e spostai la sedia per farlo sedere accanto a me. Presero tutti posto e come se fossero attratti da una calamita girarono la testa in direzione della copia di Harry al femminile. Lei sentendosi osservata alzò lo sguardo da menù ritrovandosi puntata da diversi paia di occhi.

­- Gemma, sorella di Harry-­ disse lei imbarazzata mentre faceva scorrere lo sguardo sui presenti.

-Harry non mi avevi detto di avere una sorella di tale bellezza-­ Zayn ammiccò

-Scommetto che è molto aperta, in senso sociale, considerato che ha un…-­

­ -ORDINIAMO!­ - esclamai forse un po’ troppo forte io. Cosa passava per la testa di quel coglione? Voleva forse dire che Harry era omosessuale davanti alla sorella?

Lui mi guardò senza capire per poi rendersi conto della situazione. Spalancò gli occhi ma non disse nulla. Poi ci voltammo verso Gemma che lo guardava interrogativa. Per nostra fortuna sembrava non aver capito.

Un cameriere che probabilmente deve avermi sentito urlare si affrettò nella nostra direzione.

-Desiderate ordinare?­- chiese lui in tono educato ma con una nota seccata a tradire il suo stato d’animo.

Mi vergognai dei miei modi di fare, pensando che al mio compleanno un McDonalds sarebbe andato benissimo. Dato che non avevo avuto neanche il tempo di dare un occhiata al menù, presi lo stesso piatto di Harry senza nemmeno riflettere nella speranza che mi sarebbe piaciuto.

- La portata è piuttosto grande, quindi vi consiglio di prendere un piatto per due.­- disse il cameriere con sguardo impenetrabile. Io arrossii violentemente mentre Harry si alzava dalla sedia e prendere il posto di Zayn, che mi fece un occhiolino di nascosto, in modo da stare più comodi per la cena. Il riccio si sedette accanto a me e le nostre gambe si sfiorarono provocandomi dei brividi su tutta la superficie del mio corpo. Vedendo la sua faccia supposi che stesse provando le mie stesse sensazioni.

- Allora Niall, perchè non ci racconti un po’ di questa ragazza seduta accanto a te?­- chiese Clear cercando di spostare il discorso lontano la noi. Dovevo andare in bagno adesso, prima di lasciar intravedere a tutti le mie emozioni, emozioni che non potevo permettermi di provare.

­-Che dire.. Era una grigia giornata di qualche mese fa quando cominciai a prendere servizio in questo ristorante. Stavo giusto sparecchiando un tavolo quando vidi la creatura più bella del mondo entrare da quella porta, e per poco non feci cadere tutti i piatti sporchi.­- cominciò il biondo guardando estasiato Isabelle che nel frattempo era diventata bordeaux. Tutto questo romanticismo mi stava dando il volta stomaco, o forse ero solo geloso della loro felicità.

-Scusate io devo andare al bagno-­ sussurrai e per poco, dall’agitazione, non inciampai    sui miei passi.

- E’ meglio che vada anch’io, per lavarmi le mani prima della cena­- sentii la sua voce provenire dalle mie spalle. Fantastico. Mi sarebbe venuto un infarto. Camminammo uno accanto all’altro in silenzio finchè non entrammo nella toilette. Questa, come il resto del ristorante, era davvero molto raffinata.

-Non è questo né il luogo né il momento adatto­- mi disse Harry mentre guardava il suo riflesso nello specchio.

-Non è mai il momento adatto­- risposi incazzandomi .

Lui sospirò e scosse la testa. Sapeva che avevo ragione ma non voleva ammetterlo.

-Immagino che tua sorella pensi che tu sia un etero convinto. O sbaglio?­- Mi sentivo a pezzi e il suo silenzio non fece altro che peggiorare le cose. Questa situazione,anche se non lo davo a vedere, mi stava lacerando dall’interno.

­ -Mia sorella pensa che io sia una persona fedele e non il bastardo che sono­- replicò duramente Harry che adesso aveva spostato lo sguardo su di me. Non era colpa mia se lui aveva scoperto troppo tardi di essere gay. Era una novità anche per me dopotutto e avevo dovuto accettarlo proprio come avrebbe dovuto fare lui.

­ Cosa vuoi da me?­ gli chiesi irritato. Era solo la seconda volta che discutevamo e già ricadevamo sugli stessi punti. Non potevo immaginare una relazione duratura.

­-Voglio che tu mi dia del tempo.­-

­Tempo? Il tempo lo vuoi quando non sei impegnato a togliermi i vestiti. Mi stai usando Harry? Perchè se è così voglio almeno una spiegazione, un motivo valido del perchè lo stai facendo. Centra con i tuoi problemi? I tuoi sporchi segreti che mi stai fottutamente tenendo nascosti?-­

Lui sbiancò. Non avrei dovuto dirlo. Ma non me ne importava, la rabbia continuava a crescere dentro di me senza accennare a fermarsi. Mi stava divorando da troppo tempo, avevo passato il punto di non ritorno, e adesso non era rimasto altro che la mia lingua tagliente a sputare parole acide.

­ -Gemma ti ha detto tutto­- boccheggiò Harry che si era appoggiato al lavandino per reggersi in piedi.

-Non mi ha detto nulla se è questo che ti preoccupa, mi dispiace ma non ho tempo da darti. Mi nascondi delle cose, cose importanti da quello che ho capito, e hai una fidanzata innamorata che ti aspetta a casa. No, non ho tempo. Risolvi i tuoi casini ma non pensare che al tuo ritorno io sarò qui pronto a scopare come se niente fosse successo.­-

Chiuse gli occhi, colpito dalle mie parole dure ma necessarie.

­-Penso che dovremmo finirla qui. Qualsiasi cosa ci sia stata tra noi si chiude qui. Ciao, Harry.-­ mi girai e me ne andai, senza voltarmi indietro, ignorando i singhiozzi che fuoriuscirono dalle sue labbra. Era finita. Ma mi resi conto che non era neanche mai iniziata.

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