For us, there is no now.

di mrspontmercy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Waiting. ***
Capitolo 2: *** One step more. ***
Capitolo 3: *** What the fuck. ***
Capitolo 4: *** Here we go. ***
Capitolo 5: *** Engagement. ***



Capitolo 1
*** Waiting. ***


Justin.

 

Justin aspettava davanti al JFK, era passato più di un anno dall'ultima volta che lo aveva lasciato, eppure gli tremava ancora la mano dall'ansia per il suo arrivo. Non era mai stato un tipo ansioso (?), ma rivedere Kinney, il suo Kinney dopo tanto tempo era una cosa che lo avrebbe fatto urlare di felicità. 'Ti devo dire una cosa importante', gli aveva detto per telefono, ed ora erano lì in aereoporto, a pochi passi di distanza l'uno dall'altro, anche se Justin non lo vedeva ancora.

 

Brian.

 

Ed adesso, come riuscviva a dirglielo? Non aveva pensato ad altro per tutta la durata del viaggio. Si trascinava dietro il trolley, con più fatica di quello che credeva fosse possibile trasportare. Percorreva i percorsi con le vetrate dell'aereoporto, che lo avrebbero portato all'uscita. Si guardò allo specchio, e dedusse che era messo veramente bene. Magari era così bello, che non avrebbe fatto caso al segreto che portava con sé: Justin doveva essere il primo a saperlo, anche se non si sentivano da settimane.

 

 

Nota dell'autrice: siamo già ad un anno dall'ultima puntata, e mi sono ispirata anche un po' alle role che ho fatto dopo aver ruolato Justin. Ho scelto apposta l'espressione del tremolio della mano, riferendomi un po alle conseguenze della notte del ballo. La storia si divide in due punti di vista, ossia quelli dei Britin. 'For us there is no now', è una citazione da 'Love Never Dies' (musical di Andrew Lloyd Webber) e credo che sia un indizio perfetto. E...niente, vi auguro una buona lettura e spero di postare un capitolo al giorno.

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Capitolo 2
*** One step more. ***


Justin.

 

Corre da lui, e lo abbraccia. Non riusciva ancora a credere di essere con lui dopo tutto questo tempo. E lui ha ricambiato il suo abbraccio, e questo gesto ha reso tutto ancora più magico. Chiude gli occhi per un secondo, fortunatamente aveva ancora lo stesso profumo di un tempo, 'di quando era suo', pensa. Lo rilascia da quell'abbraccio controvoglia, in modo da lasciargli prendere un po' d'aria new yorkese «Ciao» lo saluta mentre si passa una mano tra i capelli biondi, e lo guarda come se fosse la prima volta che si incontravano.

 

Brian.

 

«Raggio d--» Brian non ha nemmeno il tempo di finire la frase, che viene circondato dalle braccia di Justin, e solo allora lascia la presa sul trolley e questo resta in piedi dietro di loro. Chissà se Justin avesse sentito il suo nomignolo, si domanda mentre ricambia il suo abbraccio.

«Ti darò subito delle risposte, se troviamo un angolo per noi.» gli dice, quando questo lo libera dall'abbraccio. Prende di nuovo in mano il manubrio del trolley, ed inizia ad incamminarsi verso l'uscita dell'aereoporto.

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Capitolo 3
*** What the fuck. ***


Nota dell'autrice: sto cercando di fare del mio meglio, ma non riesco a pubblicare un capitolo al giorno (solite cause: Lucca Comics, sessione invernale, lavoro ed una vita) quindi cercherò di metterne due alla settimana. Introdurrò un nuovo personaggio (inventato da me) ma in questo momento non ci sarà il suo punto di vista. Vi lascio la delizia di scoprirlo nei prossimi capitoli. Mi spiace per la ripetizione di parole poco gentili, ma mi sembravano adatte ai personaggi.

 

Justin.

 

Non si aspettava questo gelo, nonostante Brian aveva ricambiato il suo abbraccio. Si fermò un attimo a pensare, ed eliminò la fermata della metro per New York dalle opzioni. «Seguimi.» gli prese delicatamente la mano, e sentì una cosa di ferro o...oro al suo dito. Cosa cazzo era? Scacciò quei pensieri che lo avevano subito invaso, e lo porta praticamente in un angolo del parcheggio, resistendo alla tentazione di voltardi per domandargli cosa diavolo era quell'oggetto.

 

Brian.

 

Ecco, Justin lo aveva sentito. Non aveva potuto nasconderlo anche perché non si aspettava un altro gesto così improvviso, ma avvertì la sua preoccupazione. Cazzo. Accidenti a lui, perché cazzo era andato lì a rompergli il cuore? Michael lo aveva piantato in asso quella volta, maledetto. Non era riuscito ad organizzarsi nemmeno un discorso. Sentì una vibrazione nella tasca, sicuramente era un messaggio di John, ma era meglio se non lo visualizzava, non adesso, almeno. Okay, loro due non avevano sicuramente un feeling con i parcheggi, e dopo quel pomeriggio, lo avrebbe capito anche la sua testolina bionda.

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Capitolo 4
*** Here we go. ***


 

Justin

 

Si è fermato improvvisamente, nell'angolo del parcheggio, in modo che nessuno potesse disturbarli e gli lasciò la mano, così che potesse muoverla liberamente. Non pronunciò una parola, si limitò a guardarlo, ed osservò la mano che aveva appena lasciato. L'anello era sottile, realizzato in argento, e Brian non aveva mai portato un anello prima, se non quello del loro fidanzamento, che in questo momento non aveva al dito. Respirò sonoramente, dopo averlo notato e si fece coraggio, in modo da sembrare adulto nel momento della dura verità.

 

Brian

 

Aveva il cuore che batteva così velocemente, da sembrare un treno che usciva dalle rotaie, oppure un pianeta dalla propria orbita (cosa alquanto non reale, ma è l'unico modo in cui poter spiegare come si sentiva Brian). Non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi, e dopo aver osservato lo sguardo del biondino sulla sua mano, decise di mettere le mani in tasca, cercando di non assumere un'aria da cane bastonato, ma piuttosto dal figo che era sempre stato, quello che non aveva paura di niente e di nessuno.

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Capitolo 5
*** Engagement. ***


Brian.

 

Non riusciva nemmeno a trovare le parole per dirglielo, si sentiva un vero schifo. Di solito scopava nei parcheggi, non affrontava argomenti simili. ''Hey, in fondo te ne sei andato a New York, che ti aspettavi?'' gli avrebbe voluto dire, ma non lo aveva fatto. Si passò una mano tra i capelli, per giunta quella con l'anello e sentì proprio lo sguardo di Justin su di esso - Mi...mi..mi sono fidanzato.- non era da Brian Kinney balbettare, in quella situazione lo avrebbe fatto anche il frocio peggiore di Pittsburgh.

 

 

   Justin.

 

Spalancò gli occhi, e poco gli mancò per spalancare completamente le labbra. Cosa diavolo aveva appena sentito? Brian Kinney /fidanzato/? E con chi, di grazia? Non era possibile, lo stava prendendo in giro - Non credevo che fossi caduto così in basso, per farmi tornare a Pittsburgh. - rispose, e cercò di sdrammatizzare la situazione con un applauso mentre i suoi occhi restavano fissi su quell'anello d'argento che portava al dito. Non ne aveva mai indossato uno, quindi probabilmente era bigiotteria. E poi...no, non voleva crederci.

 

 

Nota: ormai l'avevate capito, just keep reading! Mi scuso per l'immenso ritardo del capitolo, ma da ora in avanti sarà già qualcosa se riuscirò a pubblicarne uno al mese, considerando le altre storie da tenere aggiornate. A presto u.u

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