Sunset's Fading

di MC_Outlaw
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mattino ***
Capitolo 2: *** Mezzogiorno ***
Capitolo 3: *** Pomeriggio ***
Capitolo 4: *** Sera ***
Capitolo 5: *** Mezzanotte ***



Capitolo 1
*** Mattino ***


Il sole splendeva in tutta la città, nel cielo non c'era nemmeno una nuvola e la campanella della prima ora pomeridiana di scuola alla Canterlot High sarebbe suonata solo mezz'ora più tardi. Sunset e le sue compagne di classe e di band attendevano pazientemente sedute dagli scalini che iniziassero le ultime ore di scuola, ma Rainbow non riusciva proprio a stare ferma

“Andiamo, nessuna ha voglia di fare due tiri?” chiese, palleggiando sul posto e rivolgendosi alle amiche “Applejack? Sunset?”

“Sai bene che non è il caso” le rispose Applejack, mostrandole il medaglione ottenuto poco tempo prima al Camp Everfree “Anche se adesso riesco a controllare meglio la mia forza, non vorrei mai che capitasse qualche incidente”

“Io invece passo” aggiunse Sunset “Abbiamo ginnastica alle prime ore, se mi metto a correre adesso dopo sarò stanca morta. Non so come tu faccia...”

“Tanto allenamento” disse tenendo in equilibrio la palla sulla testa

“Se vuoi gioco io!” trillò Pinkie, saltando subito in piedi pronta a darsi da fare. Venne però bloccata immediatamente dalla stessa Rainbow, che prese il pallone sotto braccio e la guardò storta

“No, Pinkie. Tu meno cose tiri e meglio è, non vogliamo saltare in aria”

“Ma adesso anche io so controllarlo!” rispose con in viso un espressione supplicante, venendo ricambiata da una ancora più aspra

“Ah si? Come ieri, quando ti ho chiesto di passarmi una biro? Il mio banco non è certo esploso da solo quando l'ho schivata”

“Oh, già...” disse, aggiungendo una risatina imbarazzata “Magari prima è meglio che mi eserciti un altro pochino a controllarmi”

“Perché non giochi da sola, cara?” chiese Rarity “Dovresti essere abbastanza veloce per farlo mi sembra”

Rainbow, ascoltando le parole dell'amica e osservando il suo medaglione, sorrise ed appoggiò a terra la palla “Sai, non è una cattiva idea”

La ragazza venne subito circondata da un'aura di colore arcobaleno, dimostrando di aver attivato in questo modo la sua super velocità. Tirò quindi su la palla con un gesto del piede per poi calciarla alla sua sinistra, correndo subito dopo in quella direzione per pararla con il petto. La rilanciò quindi in campo, indirizzandosi subito dall'altra parte del campo improvvisato per continuare la partita uno contro uno. Twilight invece non si era accorta di nulla, tanto era impegnata a leggere il giornale della città. Sunset se ne rese conto sentendo le pagine che venivano sfogliate e si voltò verso di lei

“Terra chiama Twilight” gli disse ad alta voce, facendola sobbalzare “C'è qualche notizia interessante?”

“Uhm... beh, c'è questa che stavo leggendo, volevo vedere che cosa si era saputo” rispose, mostrando a lei ed alle altre i fogli ed indicando una delle notizie in prima pagina

“Oh!” esclamò Fluttershy, con la sua voce leggera “È l'articolo che parla dello spettacolo di beneficenza per Camp Everfree?”

“Proprio quello” rispose Twilight, rigirando il giornale verso di se “È uscito una settimana fa, ma non avevo ancora potuto leggerlo. Sembra che molte delle persone più influenti della città da giovani fossero andate in quel campo. Anche se non erano presenti, hanno versato del denaro per cercare di salvarlo, quindi era normale che ne avrebbero parlato”

“Ma perché sei tanto interessata? Noi eravamo li direttamente” disse affiancandosi a lei e vedendo una foto che ritraeva proprio loro sette sul palco a suonare “Wow, questa non l'avevo vista... è la prima volta che mi vedo sul giornale...” aggiunse imbarazzata nel vedersi sorridere in posa. L'amica si dimostrò un po' titubante nel risponderle

“Volevo vedere se avessero detto qualcosa su... tutto ciò che è successo, sapete, con Gloriosa, le gemme nella caverna e tutto il resto...”

“Ah, capisco, volevi vedere se parlassero della magia” concluse Sunset ascoltando le sue parole

“S-Si... ma sembra che non se ne sappia nulla, o almeno non c'è scritto da nessuna parte”

“Non credo proprio che i giornalisti ne sappiano qualcosa” gli spiegò Rarity “Qui a scuola nessuno spiffererebbe il nostro segreto, tutti sanno quanto sia importante”

“Vero, ma anche se lo facessero chi vuoi che gli creda?” aggiunse Applejack “Una scuola dove sette studentesse sono in grado di volare, di trasformarsi e di sollevare oggetti pesantissimi come se fossero stuzzicadenti perché sono sotto l'effetto di un incantesimo di un'altra dimensione? Se non sapessi come stanno le cose, prenderei per pazzo chiunque me lo raccontasse. Ma come ha detto Rarity, ci fidiamo degli altri e sappiamo che non direbbero mai nulla”

“Avete ragione... immagino che anche io dovrei fidarmi di più” disse loro, con un tono che quasi sembrava deluso da se stesso

“Ti ci vuole solo un po' di tempo, niente di più” cercò di tirarla su di morale Sunset

“Infatti! Ricordati solo che qui siamo tutti amici!” terminò Pinkie, con il solito sorriso sincero dipinto in viso

Rainbow, nel frattempo, era ancora impegnata a dare due calci al pallone, riuscendo dopo qualche tiro a farsi gol da sola. La palla rotolò dritta di fianco ad una macchina che si era appena fermata di fianco al marciapiede. Le portiere da entrambi i lati si aprirono e da essa scesero un uomo dalla parte del guidatore ed una donna da quella del pallone. La signora si chinò per raccoglierlo e lo porse alla ragazza, corsa prontamente a riprenderlo

“Grazie signora!” gli disse rapidamente, guardandola negli occhi gentili solo per un attimo e vedendola annuire. Lo sguardo della calciatrice si incuriosì, dato che nel suo volto gli parve di riconoscere qualcuno

“Amore... guarda!” esclamò l'uomo, indicando gli scalini della scuola e suscitando una enorme sorpresa da parte della donna

“Oddio... è lei! È proprio lei!” rispose, con la voce quasi strozzata e gli occhi lucidi

Ignorando Rainbow, la coppia si precipitò verso le sue amiche, suscitando la sua confusione e dandole il tempo di dire solo “Huh? Ma che...?”

Tutte le ragazze si erano immerse nella lettura dell'articolo, più interessate a che cosa avessero detto di loro come band che ad altro. Ma la voce delle due persone appena arrivate fecero distrarre tutte

“Sunset!” esclamarono insieme, facendole alzare la testa con enorme sorpresa. Anche se gli ci volle qualche attimo, li riuscì a riconoscere senza ombra di dubbio. La donna aveva i capelli arancioni e bianchi e la pelle di colore giallo scuro, mentre l'uomo aveva i capelli violacei e la pelle grigio chiaro, non potevano che essere chi credeva loro

“Ma... ma voi siete...” disse, sorpresa di chi aveva davanti, ma non riuscendo a terminare la frase. Quello che però i due dissero subito dopo fu lampante per rivelare le loro identità

“Tesoro!” esclamò la donna, ormai con le lacrime agli occhi “Stai bene! Oh cielo, dopo tutti questi anni, stai bene!”

“Non hai idea di quanto siamo stati in pensiero per te” disse l'uomo, che si trattenne solo perché teneva il braccio sugli occhi “Vieni qui, fatti abbracciare!”

Al momento del contatto, i poteri di Sunset si attivarono involontariamente per via della sorpresa. Poté vedere nei ricordi di entrambi delle scene di vita molto simili a quelle vissute da lei ad Equestria, sia di quando era troppo piccola per poterne avere memoria e sia di quando era più cresciuta. L'unica differenza stava nel fatto che nelle loro menti lei era ovviamente sempre umana, il che portava al significato già di per se ovvio. Le altre cinque ragazze dovettero alzarsi per fare spazio a quelle due persone, che però avevano sentito tutto ciò che avevano detto

“S-Sunset... loro due non saranno mica i tuoi genitori?!” esclamò Rarity, stupita

“Ecco...” biascicò però in risposta Sunset, per niente certa di ciò che doveva dire al riguardo. La coppia si allontanò dall'abbraccio guardandola increduli negli occhi

“Tesoro... non ci riconosci?” chiese la donna, quasi spaventata

“N... no, certo che vi riconosco!” rispose, per poi rivolgersi alle amiche un po' incerta “Loro sono Sunset Silk ed Evening Radius... ma...” passò poi a guardarli nuovamente negli occhi “Non... non sono i miei genitori” si alzò ed iniziò a gesticolare, cercando di spiegarsi meglio che poteva ”Insomma, loro sono i genitori della Sunset di questo mondo... devono esserlo, i miei in fondo sono sempre rimasti ad Equestria”

“Ah, questo spiega perché la signora mi ricordava qualcuno! È la tua copia esatta!” esclamò Rainbow, appena arrivata alle loro spalle

Moglie e marito si guardarono per un momento negli occhi, confusi dalle parole della ragazza

“Sunset, ma di cosa stai parlando?” chiese Evening, che ovviamente non poteva sapere nulla della questione proprio come la compagna “Devi... devi essere un po' confusa, sono quattro anni che non ci vedi... ma siamo noi, siamo mamma e papà”

“No, voi due... voi non capite...” cercò di dire Sunset, anche se un po' restia e sottovoce. Nelle loro voci e nel loro modo di preoccuparsi per lei non poteva che rivedere i suoi veri genitori. Per fortuna sua, vedendola un po' a disagio, intervennero le sue amiche a chiedere spiegazioni, Twilight prima di tutte. A Sunset non serviva avendo visto i loro ricordi, ma a tutte le altre interessava essere messe a conoscenza della storia

“S-Scusate... non capisco cosa stia succedendo... potreste spiegarcelo?”

“Aspettate... voi siete le sue amiche, quelle della foto. Avremmo dovuto riconoscervi subito” disse la signora Sunset “Se nostra figlia non ve ne ha parlato, allora forse ha perso la memoria... “ dopo un piccolo sospiro, la donna proseguì a raccontare i fatti “Dovete sapere che noi non viviamo più in questo paese. Ci siamo trasferiti oltreoceano molti anni fa, ancora prima che Sunset nascesse, ma siamo entrambi cresciuti in questa città. Ovviamente fino a quattro anni fa anche Sunset viveva con noi... ma una giorno, che ricorderemo per sempre purtroppo, sparì nel nulla. Non sappiamo cosa sia successo, la sera prima le avevamo dato la buonanotte e la mattina dopo era sparita nel nulla e senza lasciare nessuna traccia”

“Abbiamo cercato dappertutto, non poteva essere andata troppo lontana, ma né noi né la polizia abbiamo mai scoperto nulla” continuò Evening da li “Eravamo disperati, ma non ci siamo mai arresi, non abbiamo mai smesso di cercarla neanche quando hanno archiviato il caso. Poi un paio di settimane fa ci è arrivata ad entrambi una mail che parlava di Camp Everfree e che correva il rischio di chiudere”

“Si, le abbiamo mandate a tutti gli ex partecipanti a cui era difficile consegnare le lettere. Negli archivi del campo vengono tutti segnati” spiegò Rarity

“Anche noi ci eravamo affezionati, così abbiamo deciso di donare qualcosa per la causa. E quando una settimana dopo si è svolto lo spettacolo di beneficenza, ci è arrivata una seconda mail di ringraziamenti con allegata una foto della band che aveva suonato sul palco. Non potete capire la nostra sorpresa e la nostra gioia quando in mezzo a voi abbiamo visto anche nostra figlia! Non poteva che essere lei, l'avremmo riconosciuta tra mille”

“Ed anche il nostro stupore” riprese Silk “Non sappiamo come abbia fatto ad arrivare fin qui, e forse neanche lei a questo punto lo ricorda, ma ci siamo subito organizzati per venire qui il più presto possibile. Ed adesso ti abbiamo ritrovata... oh, Sunset...” terminò, quasi mettendosi a piangere dalla gioia

“State sbagliando tutto...” disse loro Sunset, con il male nel cuore “Non sono vostra figlia... avete fatto così tanta strada, sono anche sicura di essere identica a lei, ma non sono io quella che cercate... non ho perso la memoria, so... so quel che dico...”

“Sunset, tesoro, come puoi dire una cosa del genere?” domandò l'uomo “Sicuramente ti è successo qualcosa, ma noi ne siamo certi! Tu non puoi essere altri che nostra figlia!”

L'uomo passò dall'essere confuso al diventare disperato in ben poco tempo. Prima che la situazione potesse andare troppo oltre, Rainbow si mise tra la coppia e Sunset

“Ascoltate, so che sarà difficile da capire, ma la nostra Sunset non è chi credete voi. Vi spiegheremo come stanno le cose, e probabilmente sarà difficili da capire per voi, ma seguiteci fino alla fine. Vedete quel piedistallo al centro della piazza?”

Le amiche di Sunset si misero a spiegare alla coppia in che modo Sunset era venuta da Equestria fin dal loro mondo, aggiungendo anche qualche aneddoto delle loro recenti avventure contro le Dazzlings o al Camp Everfree. L'unica che restò in silenzio per tutto il tempo fu Sunset stessa, ancora a disagio per via di ciò che Silk e Radius gli avevano trasmesso. Non erano solo i ricordi passati di quando la Sunset umana era bambina, ma anche tutta l'angoscia e il dolore provato dopo la sua scomparsa e l'infinita gioia nel rivederla in quella foto. Una gioia che si sentiva male al solo pensiero di spezzare, ma che purtroppo per il loro bene stava facendo, supportata dalle amiche. Anche durante la sua trasformazione per dimostrare la veridicità delle loro parole non cambiò espressione né proferì parola, rimase semplicemente in silenzio, senza neanche il coraggio di guardarli negli occhi per vedere la loro reazione. Terminata la spiegazione, moglie e marito erano praticamente sbiancati

“Questo... questo è solo un brutto scherzo...” biascicò la signora, sedendosi disperata “Ne eravamo così certi... e invece... invece...”

Non ci volle molto perché scoppiasse in un pianto a dirotto. Radius la strinse a se, cercando di calmarla, ma era visibilmente distrutto anche lui. Sunset non resse alla vista di loro due in questo stato

“Mi dispiace!” gridò, prima di correre via di li. Twilight, preoccupata per lei, le corse subito dietro sperando di poter fare qualcosa, lasciando il resto delle amiche in compagnia dei signori

 

Twilight andò a colpo sicuro. Il primo posto che gli venne in mente di controllare per cercare Sunset fu il palcoscenico all'esterno della Canterlot High dove si era tenuto il concerto finale in cui avevano sconfitto le Dazzlings. L'amica infatti gli aveva confidato che, quando si sentiva giù di morale, quello era l'unico posto che la faceva stare meglio, perché era li che aveva capito di essere veramente parte di un gruppo e di avere delle amiche. La trovò seduta ed abbracciata alle sue gambe, osservando il libro che le permetteva di comunicare assieme alla Twilight di Equestria con un espressione mogia ed abbattuta. Le si avvicinò credendo che non le stesse prestando attenzione, ma si era accorta fin da subito del suo arrivo

“Quelle persone... sono esattamente come i miei genitori, in tutto e per tutto. Non posso credere che stanno passando tutto questo... e la colpa è solo mia...”

Twilight si sedette al suo fianco prima di risponderle

“Non puoi darti la colpa per quello che è successo. Non potevamo pensare che una semplice foto avrebbe portato a tutto questo”

“Non è solo la foto” rispose lei, sospirando “Li hai sentiti? La loro Sunset è scomparsa quattro anni fa, lo stesso momento in cui io sono arrivata qui da Equestria...”

Twilight assunse un espressione pensierosa e contrariata “Non crederai mica che il motivo della sua scomparsa sia stato il tuo arrivo, vero?”. Sunset si limitò a stringersi ancora di più in se stessa invece che rispondergli. Twilight assunse quindi un tono di rimprovero, per farle capire che si stava sbagliando “Ma ti rendi conto che è una cosa assurda? Se fosse così, anche io sarei dovuta sparire quando l'altra Twilight è venuta qui la prima volta! Non ha senso darti colpe che non hai, Sunset”

“Però... forse avrei potuto cercarla meglio...” continuò Sunset “Quando ho scoperto che in questo mondo c'erano dei nostri sosia, ho desiderato molto incontrarla. Per un po' di tempo ho provato a scoprire qualcosa su di lei, ma non ho mai trovato nulla... se solo mi fossi impegnata di più, forse...”

“Non avresti trovato comunque nulla” replicò Twilight “Sunset ed Evening ci hanno detto che si sono trasferiti prima ancora che lei nascesse, saresti dovuta arrivare fino a casa loro per trovare qualcosa”

Sunset si voltò verso l'amica, con occhi intristiti “Twilight, apprezzo molto che stai cercando di farmi stare meglio. Ma quello che ho visto prima è stato mia madre piangere perché sua figlia è scomparsa... è impossibile da spiegare quello che provo, so solo che mi fa male. Vorrei trovare un modo per farli stare meglio... avevo intenzione di scrivere a Twilight per un consiglio da principessa, ma non penso che saprebbe aiutarmi, e non saprei in che modo spiegargli il problema...”

“Forse non ti serve un consiglio da principessa” commentò Twilight “Forse te ne serve uno da amica. Magari le altre sarebbero più indicate di me a dartene uno... ma secondo me, se passassi un po' di tempo assieme a loro e cercassi di fargli dimenticare ciò che stanno passando, li faresti stare sicuramente un po' meglio. Ed anche tu ti sentiresti più felice”

La rossa alzò lo sguardo, incrociando quello ancora un po' indeciso di Twilight, e le sorrise “Sai... è un'ottima idea, Twilight. Non sono la loro vera figlia, ma allo stesso tempo in un certo senso lo sono... se faccio come hai detto tu, magari... si sentirebbero di nuovo una famiglia”

“VI sentireste una famiglia” specificò Twilight, ricevendo un abbraccio da Sunset

“Io ho già voi” rispose lei, facendola un po' arrossire “E non pensare di non potermi dare consigli solo perché sei con noi da poco. Anche tu sei molto importante per me”

Twilight si rimise gli occhiali a posto e le sorrise, dimostrando il suo apprezzamento. Dall'ingresso principale fecero capolino anche le restanti ragazze del gruppo, rallegrate di vedere Sunset stare bene

“Tutto a posto adesso?” chiese Rarity “No, prima sei scappata in quel modo, ci siamo un po' preoccupate...”

“Va un po' meglio” le rispose, passando poi lei a domandare “Silk ed Radius dove sono?”

A risponderle fu Applejack “Hanno detto che avrebbero passato la notte in albergo e che domani sarebbero ripartiti. Hanno anche detto che gli dispiace di averti messa a disagio, ci sono rimasti male quando te ne sei andata”

“Allora...” proseguì Sunset, saltando giù dal palco “Credo che andrò a trovarli per chiarirmi, non voglio che si sentano in colpa. Hanno detto dove sarebbero andati?”

“All'Attrape-rêve” rispose Rainbow “Ma sei sicura che sia una buona idea?”

“Hanno fatto un lungo viaggio per venire fin qui” disse lei “E solo per vedere me. Il minimo che posso fare è salutarli prima che partano di nuovo”

“Vuoi che veniamo con te?” domandò Fluttershy. Sunset scosse la testa “Grazie, ma preferirei andare da sola. Dite voi ai professori che perché oggi non ci sarò!”

Detto ciò, la ragazza salutò le amiche e si mise a correre verso l'hotel dettogli da Rainbow. Non aveva bene idea di che cosa gli avrebbe detto, sapeva solo che non poteva perdere tempo a pensarci e che doveva fare in fretta, altrimenti avrebbe perso la sua occasione

 

Arrivare all'Attrape-rêve le richiese dieci minuti di corsa, per questo una volta davanti alle sue porte aveva il fiatone, ma si sforzò di riprendere velocemente le forze e di entrare nella hall. Una volta dentro, sapeva bene di non poter chiedere informazioni su Silk e Radius, l'unica scusa che avrebbe retto per poterle avere era che fosse loro figlia ma sarebbe stato crudele usarla sia per lei che per loro. Quindi, una volta assicuratasi che il consierge la stesse guardando, fece finta di cadere a terra simulando uno svenimento e sdraiandosi sul pavimento. L'uomo, preoccupato, si allontanò immediatamente dalla sua postazione e corse in suo aiuto

“Signorina, che le succede?! Si sente male?” chiese, prendendola sottobraccio. Sunset approfittò subito del momento di contatto, ma questa volta dovette sforzare un minimo i suoi poteri. Le risultava automatico leggere i pensieri che una persona aveva sul momento, ma cercare informazioni specifiche era un po' diverso. Niente di troppo complicato comunque dato che erano ricordi molto recenti. Facendosi spazio tra i suoi pensieri di ansia ebbe subito accesso al momento della registrazione della coppia, scoprendo il piano e la stanza che gli aveva assegnato

Rimettendosi in piedi con l'aiuto dell'uomo, Sunset continuò a recitare “Non si preoccupi, sto bene, è stato solo un piccolo mancamento. Potrei... potrei solo usare il bagno?”

“Ma si, certamente. È di fronte all'ascensore, vuole che la accompagni?”

“Non serve, la ringrazio” rispose, incamminandosi dove gli aveva indicato

Una volta davanti al bagno e dopo essersi assicurata di non essere vista, la ragazza chiamò l'ascensore e si fiondò al suo interno

“Dunque... secondo piano” disse tra se e se per ricordarsi, premendo il bottone

Una volta arrivata ed uscita nel corridoio, non le fu difficile orientarsi, sempre grazie alle memorie prese dal consierge. Appena fu davanti alla porta, per un solo istante le mancò il coraggio di bussare perché non aveva pensato a come avrebbero reagito. Ma di certo non era arrivata li per nulla, quindi andò avanti a chiamarli con due colpi di nocche. A venire ad aprirle fu la signora Sunset, che ebbe un piccolo sussulto a vederla

“Oh... sei tu” disse la donna, un po' in imbarazzo ed un po' a disagio

“Si... io...” cercò di dire, ma guardarla negli occhi rendeva tutto un po' difficile. Anche Evening si avvicinò per vedere chi fosse, avendo la stessa reazione della moglie. La giovane prese un respiro e proseguì ”Volevo scusarmi per come mi sono comportata, prima. Non sarei dovuta correre via in quel modo”

“Non serve che ti scusi” commentò l'uomo, con tono comprensivo “Non abbiamo capito del tutto la tua situazione, ma ci siamo resi conto di averti un po' turbata...”

“Però... però non è giusto che siate venuti fin qui per nulla. Lo so che non è la stessa cosa, ma... vi... vi farebbe piacere se restassi un po' con voi, come se fossi... la vostra Sunset? Magari possiamo passare il resto della giornata assieme...”

La coppia si osservò negli occhi, notando che nel suo modo di fare c'era anche un po' di speranza che accettassero. Ed effettivamente per loro era una proposta molto piacevole da accettare

“Per noi va bene” rispose la donna sorridendole, per poi farsi da parte “Dai, entra”

Non se lo fece ripetere due volte ed entrò nella loro camera. Nonostante l'hotel non fosse così grande, l'interno lo era a sufficienza per ospitare anche più di tre persone. L'arredamento comprendeva un letto matrimoniale, una poltrona al suo fianco, un paio di comodini ed una televisione di dimensioni notevoli per un albergo

“Allora... cosa vorreste fare?” domandò Sunset, avanzando poi dei suggerimenti “Potremmo visitare il quartiere dei negozi, oppure semplicemente farci un giro per la città”

Evening fissò la sua compagna negli occhi e poi lasciò che fosse lei a rispondere “Perché... perché invece non restiamo semplicemente qui? Sai, ci... ci manca molto anche qualcosa di così semplice... restare insieme a guardare la TV, come facevamo una volta”

“Va benissimo anche così” rispose sorridente la ragazza. L'uomo e la donna, avuto la conferma da parte sua, si sedettero al suo fianco ed accesero la televisione sul primo canale che capitò loro. La vicinanza dei due fece rilassare molto in fretta Sunset, che senza rendersene conto si appoggiò con la testa sulla spalla di Silk. Lei non solo ne fu molto felice, ma si mise anche a massaggiarle i fluenti capelli rossi e gialli, mettendola ancora di più a suo agio

“Anche a te mancano i tuoi genitori?” le chiese a quel punto la signora “Da quello che ci avete detto, sei lontana da casa tua da molto tempo...”

Sunset sospirò, pensando che forse sarebbe stato un po' brutto da dire proprio a loro i suoi pensieri in proposito, ma non voleva starsene zitta né mentire “Quando sono arrivata qui non mi interessava... avevo un solo obiettivo in mente e non ci ho più pensato a lungo” disse loro, ripensando a prima dell'intervento di Twilight “Ma quando ho capito i miei errori e sono stata aiutata, ho iniziato a sentire la loro mancanza... ed anche io gli mancavo. La mia amica dell'altro mondo mi ha fatto mettere in contatto con loro molto in fretta quando lo ha saputo. Abbiamo parlato a lungo, soprattutto della mia decisione di restare qui. Erano felici che avessi scelto la mia strada... ma non posso fare a meno di pensare che ogni tanto vorrei poterli rivedere, stare con loro per un po'... riabbracciarli...”

“Allora noi e loro siamo molto simili anche per questo” gli disse l'uomo “Ci manca nostra figlia, vorremmo tanto poterla rivedere e stringerla tra le nostre braccia. Loro hanno almeno la fortuna di sapere dove ti trovi, anche se sei lontana”

“Credo di si...” rispose a cuor leggero e quasi sbadigliando, per poi ritornare senza aggiungere altro a vedere la televisione. Per la prima volta dopo tanti anni, tutti e tre si sentivano quasi una famiglia normale. In mezzo al loro calore ed alla tranquillità del momento, Sunset cominciò lentamente a chiudere gli occhi mentre ancora la donna le massaggiava la testa, stanca per il carico di emozioni provate in quel poco tempo, per poi crollare pochi momenti dopo in un sonno profondo

 

Sunset si risvegliò. Fuori era calata la notte e l'orologio segnava che si erano fatte le 9 di sera. Silk e Radius, come lei, erano caduti tra le braccia di Morfeo per via del lungo viaggio affrontato, ma restandole accanto e tenendole le mani. Anche se le dispiaceva lasciarli andare, la ragazza sfilò lentamente le dita dalle loro ed in punta di piedi uscì dalla stanza, non prima però di aver gettato un ultimo sguardo alla coppia. Erano molto sereni, segno probabilmente che il suo gesto era servito a qualcosa in fondo. A malincuore, alla fine si decise a chiudere la porta alle sue spalle ed ad andare via, prima che gli mancasse il coraggio di farlo

Ritornata nella hall non trovò nessuno, data l'ora immaginò che fossero tutti andati a cena. Prese quindi velocemente una penna ed un foglietto dal bancone del consierge e scrisse all'uomo di salutare da parte sua la coppia il giorno dopo, uscendo qualche momento dopo in tutta fretta per evitare di essere vista. Fatto qualche passo nella direzione da cui era arrivata, però, si dovette fermare a sedersi sul marciapiede appena fuori dall'hotel. Era stato un pomeriggio molto bello per quanto corto, aveva aiutato quella coppia a dimenticarsi almeno per poche ore dei loro problemi, ma sentiva che non poteva finire così. Ripensò alle parole di Evening, che riteneva fortunati i suoi genitori di Equestria a sapere che lei stesse bene, mentre loro non avevano nemmeno idea di cosa stesse facendo o dove fosse la Sunset umana. Si sentiva in dovere di fare qualcosa per loro. Mentre rimuginava sulla cosa, vide un paio di ombre avvicinarsi a lei dalla strada. Alzò la testa per vedere chi fossero, rimanendo sorpresa nel vedere le sue sei amiche

“Ragazze... che ci fate qui?”domandò, rimettendosi in piedi

“Merito di Pinkie” le rispose Applejack “Ha immaginato che saresti uscita di qui più o meno a quest'ora. E sai, ormai ci siamo abituate che quando Pinkie immagina qualcosa, beh...” continuò, senza terminare la frase, in quanto aveva ben inteso anche lei dove stava andando a parare

“Allora... com'è andata?” gli chiese Twilight, preoccupata ancora di averle consigliato male. Sunset la rassicurò “Piuttosto bene. Non è stato come ritrovare la loro vera figlia, ma adesso sono un po' più sereni”

“E tu, invece?” domandò Rarity, vedendo i suoi occhi tristi “Come ti senti adesso?”

“Io?” iniziò a rispondere, aprendosi senza problemi di fronte a loro ”Mi sento come se non avessi concluso nulla. Come se loro stessero soffrendo ed io avessi sempre potuto aiutarli, ma che non l'abbia mai fatto. Come se fossi... impotente”

“Non devi pensare queste cose, sai bene che tu non c'entri nulla con tutto questo ” disse Fluttershy, confermando ciò che Twilight le aveva detto nel pomeriggio

“Lo so, lo so!” continuò lei, alterandosi un po “Ma comunque... non è giusto, dannazione! Perché devono soffrire in quel modo? Perché loro?! Io... io voglio fare qualcosa! Voglio aiutarli in qualche modo! Non so come, ma... devo farlo”

Il resto del gruppo si fermò ad osservarla mentre parlava. Era decisa, come quando si era trattato di affrontare una minaccia o di difendere una di loro. E la capivano perfettamente

“Secondo me invece tu sai bene che cosa vuoi fare” gli disse Applejack

“Beh, io...” rispose Sunset “La prima cosa che mi verrebbe in mente di fare sarebbe cercare l'altra Sunset. Ma ci ho già provato a lungo, non ne ho mai trovato traccia”

“Non vedo come avresti potuto!” commentò Pinkie “L'altra Sunset non è mai stata qui, per riuscire a trovarla saresti dovuta andare fino a dove abita”

“E poi non hai mai avuto noi a darti una mano!” aggiunse Rarity “Insieme sarà più facile scoprire dove si trova, non credi?”

“Voi... davvero mi dareste una mano?” domandò lei “Insomma, non saprei nemmeno quanto tempo ci potrei mettere, ne dove cercare, ne...” continuò, venendo interrotta da Applejack “Sunset, è inutile che ci provi, sai bene che tanto veniamo con te. Non dovresti nemmeno chiederci se ne siamo sicure”

“Io... si, hai ragione... grazie” rispose, sorridendole, per poi tornare ad incupirsi “Ma questo non cambia le cose. Come facciamo a cercarla? Loro abitano in...” si interruppe, ripensando ai ricordi presi da Silk e Radius”... Inghilterra, ecco. Non è proprio dietro l'angolo...”

“Che cavolo, Sunset!” esclamò Rainbow “Davvero non ci arrivi da sola? Noi adesso abbiamo la magia dalla nostra parte! Possiamo fare quello che vogliamo! Figurati se non c'è modo di arrivare fino in Inghilterra!”

“Rainbow, so bene che possiamo usare la magia” gli rispose, vagamente indispettita per essere trattata da stupida “Ma è anche un tipo di magia molto limitato. Solo tu potresti arrivarci facilmente ed in poco tempo, correndo. Noi cosa dovremmo fare? Chiedere a Fluttershy di chiamare una balena e farci portare in groppa dall'altra parte dell'oceano?”

“Credo che le daremmo solo fastidio...” disse lei, non capendo subito l'ironia dell'amica “Oh... scusa”

“Quello che voglio dire è che i nostri poteri hanno dei limiti. Nessuna di noi è in gradi di usare il teletrasporto, oppure...” un flashback le balenò in testa, portandola ad osservare fissa Twilight, incredula di non averci pensato subito “...oppure di creare dei portali... ma Midnight Sparkle poteva!”

“C-Cosa?” chiese l'amica, intimorita per aver sentito quel nome

“Midnight Sparkle aveva fatto a pezzi la realtà e tentato di fondere questa dimensione e quella di Equestria, ma nel provarci ha finito con il creare dei semplici portali! E se lei poteva, allora anche tu puoi farlo!”

“Visto? Con la magia si può fare tutto” commentò Rainbow in tono fiero

“M-Ma... se anche riuscissi a crearli, non finiremmo ad Equestria?”

“No! Creare dei portali multidimensionali è ben più difficile che crearne di intradimensionali! In primo luogo non spezzeresti il tessuto della realtà e quindi non si creerebbero altri disastri, inoltre sarebbe uno sforzo magico estremamente minore per te, il che ti permetterebbe anche di mantenerlo attivo senza stancarti! E poi...”

Quando si rese conto di essersi lasciata trasportare e di avere le mani strette attorno alle spalle dell'amica, che oltretutto la fissava con aria confusa, tossì per riprendersi e la lasciò andare

“Si, insomma... puoi fare in modo che i tuoi portali vadano dove vuoi, non solo ad Equestria”

“Ho... ho capito” rispose, rimettendosi gli occhiali a posto per i piccolo scossoni “Allora, proviamoci”

Venne però interrotta subito da Sunset “Non adesso. Credo sia meglio se prima ci prepariamo al viaggio e ci facciamo una bella dormita. Sarà meglio partire domani, quando saremo tutte riposate”

“Si, è una buona idea” la appoggiò Applejack, mentre si rimettevano in cammino per tornare indietro

“Allora appuntamento a casa mia domani mattina alle 7!” esclamò Pinkie “Non vedo l'ora! Farò scorta di dolcetti inglesi, così si che il mio tè del pomeriggio sarà perfetto!”

“Da quando prendi il tè al pomeriggio, cara?” domandò Rarity, incuriosita

“Da quando potrò abbinarlo bene ai dolci!” rispose, immaginandosi già le prelibatezze culinarie sui cui avrebbe messo le mani

Presto sarebbe iniziata una vera e propria caccia all'uomo. Se Sunset aveva la possibilità di aiutare quelle persone, allora nulla al mondo le avrebbe impedito di farlo

 

 

 

 

 

Salve a tutti ragazzi, qui MC Outlaw, con una storia “nuova” da proporvi. Nuova tra virgolette, perché so bene che la questione Sunset umana sia molto discussa e probabilmente esisteranno molte altre Fanfic simili a questa. Però ho avuto una gran voglia di scriverci qualcosa sopra, ora che Legends of the Everfree ha dato a tutte più o meno ciò che serve per mettere su un'indagine come si deve. La storia non avrà molti altri capitoli, se diventa davvero lunga ne avrà solo altri due dopo questo, poi ritornerò a concentrarmi su ciò che mi porto dietro da molto tempo come Alternative Dimension, My Little Vault e quel progetto che ancora ho in cantiere con altra gente. Detto ciò, alla prossima!

MC Outlaw

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Capitolo 2
*** Mezzogiorno ***


La notte sembrava quasi non passare più. Sunset non chiudeva occhio, continuando a rigirarsi nel letto. Era euforica all'idea di partire alla ricerca della sua sosia umana, talmente tanto che anche se pensava agli aspetti negativi della situazione gli sembravano bazzecole. Sapeva bene che erano passati ormai anni dalla sua scomparsa, che molte altre persone si erano già messe alla sua ricerca fallendo nel tentativo e che sarebbe stata dura, ma allo stesso tempo era determinata a proseguire. Doveva farlo per Silk e Radius, ed anche per se stessa. Ma nonostante l'eccitazione ed i mille pensieri che le affollavano la mente, anche la stanchezza ad un certo punto riuscì a prendere il sopravvento, lasciando sprofondare Sunset nel mondo dei sogni con un sorriso risoluto in volto, pronta con la mente e lo spirito a tutto ciò che l'avrebbe aspettata

 

La mattina ci mise poco ad arrivare. Con il sole ancora solo intento ad alzarsi nel cielo, davanti a casa di Pinkie si era già radunato la maggior parte del gruppo da quasi un quarto d'ora. Mancavano solamente Applejack, insolitamente in ritardo, e Fluttershy, che però le aveva avvertite con un SMS di un problema che l'avrebbe portata a tardare

“Ma quanto ci mettono?” domandò Rainbow, impaziente di partire quasi quanto Sunset

“Forse potremmo iniziare ad andare e lasciare il portale aperto, ci raggiungeranno li” suggerì appunto la rossa

“Aspettate! Ecco Applejack!” esclamò Pinkie, vedendola arrivare da dietro casa sua “Ed anche Fluttersh...” proseguì, interrompendosi quando vide che l'amica dai capelli rosei teneva per mano la proboscide di un gigantesco elefante. L'espressione dell'animale era dispiaciuta, mentre quella di Applejack infuriata

“Applejack, per favore, aspetta un attimo...” cercava di dire Fluttershy

“Guarda, meno sto vicino a quel bulldozer ambulante e meglio sarà per lui!” rispose furente l'amica, che proseguiva a passo spedito verso il gruppo attonito di amiche

“Ci... ci potreste spiegare?” chiede Rarity incredula, con lo sguardo sbarrato e fisso sull'animale. Fluttershy sospirò osservando Applejack e le rispose

“Vedete, questa mattina presto mi è arrivata una chiamata da una mia amica, Tree Hugger. È la figlia dei proprietari dello zoo. Mi ha detto che era li in mezzo agli animali per controllare che i cuccioli della coppia di leoni appena nati stessero bene. Dovreste vederli, sono dei così bei batuffoli di pelo, sempre in giro per la loro area a giocare tra di loro. Tree Hugger mi ha anche detto che una volta è riuscita ad entrare da loro ed ad abbracciarli, deve essere stato davvero una sensazione unica e...” si accorse che stava divagando, perciò tossì per schiarirsi la gola e ritornare al discorso principale “Comunque, mentre li osservava, ha sentito Irving barrire” disse sollevando la proboscide all'elefante per indicarlo “E poi un brutto rumore venire dalla sua zona. Quando è andata a controllare, il muro che dava sulla strada era sfondato e lui era sparito. Dato che mi fido di lei le avevo parlato dei miei nuovi poteri magici, così mi ha chiamata e mi ha chiesto se potevo cercarlo e farlo tornare indietro. Aveva paura che potesse farsi del male...”

“Che LUI potesse farsi del male?!” esclamò Applejack, furibonda “Certo, è una così dolce ed innocua creatura! E sapete dove ha deciso questa dolce ed innocua creatura di andare a spaccare tutto? Proprio di fianco a casa mia! Ha demolito il granaio, distrutto un trattore e buttato giù non so neanche quanti meli! Ancora un paio di metri ed avrebbe centrato la casa con noi dentro!”

“Applejack, so che adesso sei arrabbiata, ma non l'ha certo fatto apposta” cercò di difenderlo Fluttershy “Si deve essere spaventato per qualcosa”

“Spaventato per qualcosa?! E per che cosa, di grazia?” insistette lei. Irving, per risposta, diede due colpi leggeri di barrito con la proboscide, facendo sgranare gli occhi a Fluttershy questa volta

“Per... per un topo...” disse imbarazzata lei, quasi a bassa voce, ma abbastanza forte perché Applejack potesse sentirlo

“Un topo?! Oh, questa poi... ti giuro che se non lo riporti subito allo zoo lo lancio per aria e lo faccio finire dritto a casa sua in Africa!”

“Veramente è un Elefante Indiano...” specificò lei, riuscendo a far sbattere una mano in faccia ad Applejack per la frustrazione

“Non è questo il punto!” sbottò lei, per poi rivolgersi alle amiche in tono dispiaciuto “Mi dispiace ragazze, ma non credo che oggi potrò venire con voi. C'è bisogno di me a casa per togliere le macerie, ripiantare gli alberi e ricostruire il granaio... anche con i miei poteri ci vorrà una vita”

L'elefante, ascoltandola, emise un altro paio di barriti che Fluttershy tradusse prontamente “Irving ha detto che vorrebbe dare una mano, per farsi perdonare...”

Applejack fissò prima storto l'enorme creature, per poi lasciarsi convincere dai suoi occhi. Non poteva certo capire gli animali come faceva Fluttershy, ma anche lei si rese finalmente conto di quanto la colossale creatura fosse seriamente mortificata

“E va bene, se è per farsi perdonare...” rispose, ritornando un po' più calma “Ma non so se gli permetteranno di restare. Non dovrebbe ritornare allo zoo?”

“Oh, a proposito...” continuò Fluttershy un po' mogia, tirando fuori il cellulare “Tree Hugger mi ha mandato un messaggio dopo che gli ho detto di aver trovato Irving. Mi ha chiesto di tenerlo d'occhio io finché non avranno rimesso a posto la sua area. Però... questo significa neanche io potrò venire con voi... scusatemi”

“Non preoccupatevi ragazze, capiamo la situazione” le consolò Sunset “E poi qualcuno deve pur avvertire la preside ed i professori del perché non saremo a scuola oggi, non vi sembra?”

Applejack e Fluttershy le sorrisero in risposta, era riuscita comunque a trovare un modo in cui avrebbero potuto aiutare. Ma in cuor suo la bionda si sentiva un po' ingiusta nei suoi confronti. Era stata proprio lei il giorno prima a suggerire che tutte l'avrebbero seguita per aiutarla, ed adesso era sempre lei che non poteva farlo

“Bene, direi che allora possiamo andare!” esclamò Rainbow “Twilight, tocca a te”

“O-Ok...” rispose la ragazza con non troppo entusiasmo

Imponendo le mani davanti a se, Twilight ritornò con i pensieri al momento in cui era divenuta Midnight Sparkle per capire come avesse aperto i portali. Ma concentrarsi su ciò le fece venire un lieve tremore alle mani, facendola esitare dall'usare i poteri. Tutte le sue amiche notarono il suo tentennamento

“Va tutto bene?” gli chiese Sunset, preoccupata

“N... no, è tutto a posto!” rispose lei agitata. La ragazza dai capelli rossi la guardò dubbiosa per un secondo, il tempo necessario per ricordarsi quale fosse uno dei suoi timori più grandi. Le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla

“Midnight Sparkle non ti farà nulla di male” le disse, riuscendo solo in questo modo a farle calmare le scosse “Tu sei molto più forte di lei, non devi dimenticarlo. E poi ci siamo noi con te”

Con una rassicurazione da parte sue, le si disegnò un sorriso imbarazzato ma sincero in volto. Nonostante la paura di poter tornare preda di quell'oscurità, si fece coraggio e proseguì imperterrita. Le sue mani si circondarono di magia, mentre in aria davanti a lei si cominciarono a formare delle piccole crepe luminose. E dopo pochi secondi, le crepe si riunificarono in un ovale dalla forma spigolosa ed irregolare che si frantumò in migliaia di pezzi. Era riuscita a creare un portale, al cui interno si vedevano immagini di luoghi cambiare rapidamente ed incessantemente ad una tale velocità da impedire di capire dove portassero

“Ce l'hai fatta! Ne ero certa!” esclamò Sunset, abbracciandola

“Grazie...” rispose, a bassa voce e con il fiatone. Per aprire il portale aveva usato molte energie, stancandosi di colpo. Ma non aveva ancora finito “Adesso devo decidere dove stabilizzarlo... dove viveva l'altra Sunset?”

L'amica si concentrò per pochi attimi sui ricordi presi da Silk e Radius e le rispose “Ad Oxford!”

“Oxford... capito” aggiunse Twilight. Il portale si fermò immediatamente dopo aver sentito le parole la sua creatrice. Adesso puntava su un luogo fisso, quello che sembrava essere un edificio famoso, come se lo avessero già visto da qualche parte in foto o su delle immagini

“L'università di Oxford...” spiegò Twilight guardando all'interno, chiarendo il déjà-vu delle amiche “Una volta terminato il liceo sarebbe una delle mie scelte per continuare gli studi. Mi ci ero già informata un po', sapevo bene dov'era”

“Non avevamo dubbi” rispose sottovoce Rainbow

“Si... si, da qui dovrei riuscire ad orientarmi un minimo!” esclamò Sunset osservando bene il luogo. Si rivolse alle due amiche che dovevano restare “Torneremo stasera presto!”

Una volta salutate, Sunset fu la prima a mettere piede dall'altra parte. Il passaggio non era come lo specchio che collegava quel mondo ad Equestria, ma molto più semplicemente come aprire una porta ed entrare in un'altra stanza o come scavalcare un muretto. Dall'altra parte era pomeriggio a causa del fuso orario diverso. Il portale, benché facesse vedere l'università, non si trovava in mezzo al nulla. Twilight era riuscita infatti a piazzarlo all'interno di una via poco trafficata e collegato ad un muro, quindi poteva essere anche facile scambiarlo per un graffito. Subito dietro arrivarono le sue amiche, incantate di fronte allo spettacolo di un paese ed una città che non avevano mai visto prima se non tramite immagini. La rossa si mise ad esaminare le strade che le circondavano, sicura che ci fosse un ricordo che aveva preso da Silk e Radius in proposito

“Allora, dove si va?” chiese Rarity, mentre Sunset si mise a pensare ad alta voce

“Dunque... qui pensavano a Sunset... speravano che un giorno potesse andarci... e lo vedevano spesso...” indicò una via alla sua sinistra, dopo un illuminazione sui ricordi “Perché da quella parte c'è il Deputy Lyceum, la scuola dell'altra Sunset! Facevano sempre questa strada in macchina per portarla li!”

“Direi che è un buon posto per iniziare” commentò Rainbow “Avanti, nascondiamo il portale e poi in marcia!”

Per evitare che qualcuno potesse vederlo, anche se già di per se poteva passare inosservato, le ragazze pensarono che la sicurezza non era mai troppa, quindi spinsero davanti al portale un cassonetto della spazzatura già presente in quella via. Fatto ciò, si misero in marcia nella direzione indicata da Sunset, mentre dall'altra parte del varco anche Applejack e Fluttershy cominciarono a dirigersi verso la loro Canterlot High

 

Ci misero circa quindici minuti a piedi, ma alla fine il gruppo di Sunset giunse davanti al Deputy, evitando però di farsi vedere e restando nascoste dietro alla casa più vicina. Gli studenti erano fuori dall'edificio per la pausa pranzo, in attesa di rientrare

“Allora, qual'è il piano?” domandò Rainbow “Entriamo e facciamo domande?”

“Credo che chiedere qualcosa non servirebbe a nulla” rispose Sunset “In questi anni avranno chiesto già molte cose a tutti i vecchi compagni dell'altra me, se volevano dire qualcosa di sicuro lo avranno già detto”

“E se andassi tu da sola?” suggerì Twilight, ricevendo subito le attenzioni delle altre “Potresti rientrare e far credere di essere tornata dopo tutto questo tempo. Magari con te potrebbero aprirsi di più, raccontarti cose che non hanno mai detto”

“Io... non saprei...” disse Sunset un po' incupita “Fingere di essere la Sunset umana mi sembra... una cosa insensibile da fare”

“Capiamo cosa intendi dire” spiegò Rarity “Ma in questo momento, noi siamo detective!”

“Oh no, rieccoci con la Detective Rarity...” commentò sottovoce Rainbow, senza interrompere l'amica

“E come detective, dobbiamo agire come è necessario per risolvere il caso! Se vogliamo provare a scoprire cosa sia successo, dobbiamo sfruttare il fatto che voi due siate uguali a nostro vantaggio”

“Immagino tu abbia ragione...” rispose sospirando Sunset “Voi nel frattempo cosa volete fare?”

“Oh, è molto semplice!” esclamò Pinkie “Prima di tutto, scopriamo dove si trova la stazione di polizia della città! Sicuramente avranno da qualche parte le prove e le loro indagini del caso di Sunset, noi dobbiamo semplicemente prenderle. Io utilizzerò i miei brillantini per creare delle piccole esplosioni e far uscire tutti i poliziotti mentre Rarity ci nasconderà usando i suoi poteri! Quando tutti saranno fuori Rainbow correrà dentro la stazione e prenderà i documenti che ci servono, li darà a Twilight e lei si occuperà di rileggere tutte quelle cose noiose! Che ne pensate?”

“Ci sto!” rispose Rainbow entusiasta, venendo troncata sul nascere da una Sunset quasi sconvolta

“Prima di far credere ad un attacco terroristico e mandare tutti nel panico, non sarebbe meglio controllare nella biblioteca della città i giornali di quattro anni fa? Ci saranno sicuramente delle notizie riguardanti il caso, cercate qualcosa li”

“Mmhh... si, anche questa idea va bene!” annuì Pinkie, al contrario di Rainbow che rimase un po' delusa del cambio di piano. La rossa fu sollevata di averla convinta “Saprò anche cosa ti passa nella testa ma mi sorprendi ogni volta...”

Ora che era tutto deciso, Sunset prese il coraggio a due mani e si preparò a fare il suo ingresso

“E andiamo!” disse a se stessa per darsi una spinta “Ci rivediamo stasera alle 7 davanti al portale!”

Uscita da dietro il muro, si diresse a passo spedito verso la scuola, varcando i suoi cancelli con fare leggermente imbarazzato. Adesso che era li non sapeva neanche cosa fare, quindi si limitò a guardarsi intorno per cercare un'idea. Per sua fortuna, fu l'idea a trovare lei. Una ragazza, impegnata a parlare con un gruppo di sue amiche, appena la vide sgranò gli occhi dalla sorpresa e si fiondò verso di lei

“Sunset?!” gridò lei “Sunset! Oh mio dio, sei veramente tu!”

Senza neanche il tempo di vederla in faccia, Sunset venne presa ed abbracciata dalla studentessa, ricavando quasi involontariamente alcuni suoi ricordi ed emozioni. Era la migliore amica della Sunset umana sin dall'inizio delle scuole elementari, quando si erano conosciute, ed avevano sempre proseguito assieme negli studi. Vide i loro momenti felici e quelli tristi, nonché la sensazione di assoluto abbandono quando si seppe della sua scomparsa. Terminata la cascata di ricordi, riuscì a vederla anche in volto. Era una bella ragazza dai capelli castani e biondi, alta poco meno di lei e con gli occhi marroni e lucidi per l'emozione del momento

“... Jessica?” chiese Sunset, sorridendole

“Non posso crederci!” continuò lei “Sei... sei davvero tu! N-Non so neanche cosa dire... è bellissimo rivederti! Dove sei stata? Che-Che ti è successo?”

“Io...” rispose Sunset, cercando di trovare una scusa. La prima che gli venne in mente fu quello che i genitori della sua copia umana credettero di lei “... non... non lo so di preciso... vedi, ho perso la memoria dopo che... che sono finita in coma” biascicò cercando di giustificarsi, mentre nella sua testa pensava fosse la risposta più stupida possibile

“In coma?! Oddio, è terribile...” rispose Jessica, che invece pareva averci creduto “Ma perché non ti hanno trovata allora? Hanno detto di aver cercato in tutti gli ospedali...”

“Oh, ecco vedi, non so come ma sono finita... in Francia!” continuò, immaginandosi Applejack che le tirava dietro le peggiori maledizioni dopo tutte quelle bugie “Si, ancora non ricordo come abbia fatto, ma anni fa mi hanno trovata e portata in un ospedale vicino alla costa. Dopo che mi sono risvegliata dal coma sono stata un po' in riabilitazione e l'altro giorno sono sono arrivati i miei genitori, credo che qualcuno lo abbia avvertiti... e per recuperare i miei ricordi mi hanno consigliato di riprendere la mia normale vita, per questo oggi sono venuta a scuola...”

Terminato di parlare, non si sarebbe mai aspettata che la ragazza davanti a lei avrebbe creduto a tutto. Ma una sparizione inspiegabile per così tanto tempo poteva anche non avere ragioni troppo razionali, motivo in più per Jessica per crederle

“Capisco, allora immagino di dovermi ritenere fortunata visto che mi hai riconosciuta subito!” disse sorridendole e poi battendosi un pugno sul petto “Se le cose stanno così, ti aiuterò personalmente a ricordare tutto! Ti farò rivedere tutti i nostri vecchi compagni di classe! E dobbiamo recuperare anche tutto il tempo che sei sparita!”

Senza aggiungere altro, la ragazza prese Sunset per una mano e la portò dritta in mezzo al suo gruppo di amiche perché potesse presentargliela. Quello non era in alcun modo il suo piano iniziale, ma forse incontrare tutte le vecchie conoscenze della sua controparte umana l'avrebbe potuta aiutare a capire qualcosa di più della sua vita

 

Oltre il portale, alla Canterlot High, Fluttershy ed Applejack si trovavano nell'ufficio della preside dopo che la prima aveva convinto Irving ad aspettarla qualche minuto fuori dalla scuola. Le lezioni non erano ancora iniziate, ma la preside le accolse volentieri in ufficio

“Immagino siate qui per dirmi del nostro “ospite”” disse loro Celestia “Mi hanno già chiamata dallo zoo, so che la nostra Fluttershy dovrà occuparsene per un po”

“Non è solo quello” le disse Applejack “Sunset, Twilight, Rarity, Pinkie e Rainbow oggi non saranno a lezione con noi, sono impegnate con un'altra cosa”

“Ancora?” chiese la preside, inarcando un sopracciglio “Già ieri pomeriggio Sunset non c'era, ed oggi mancate quasi tutte voi. Potreste dirmi cosa hanno di così importante da fare, per favore?”

“Vede, ieri pomeriggio sono arrivati qui i genitori di Sunset, Sunset Silk ed Evening Radius... cioè, non sono i suoi veri genitori, ma quelli della Sunset umana. Ci hanno detto che è sparita e che la stanno cercando da anni. Hanno visto lei in una foto ed hanno creduto di averla ritrovata, ma ovviamente si sono sbagliati...”

“Sunset si sentiva un po' in colpa, sono venuti fino a qui perché credevano che lei fosse loro figlia” continuò Fluttershy “Adesso lei e le altre stanno cercando di scoprire che cosa sia successo alla Sunset umana. Sono andate fino in Inghilterra per indagare”

Celestia passò dall'avere gli occhi sgranati al non trattenere una risatina “Oh, con voi è davvero difficile annoiarsi...” poi si mise a pensare a braccia conserte “Aspettate... avete detto Sunset Silk? Non ci credo!” esclamò, alzandosi ed andando verso la sua scrivania. Da uno dei cassetti tirò fuori un paio di vecchi annuari, in cui erano conservate le foto di tutti i vecchi studenti della Canterlot High. Dopo averne sfogliati velocemente alcuni sotto lo sguardo incuriosito delle due ragazze, si fermò puntando il dito in una pagina di un libro molto vecchio “Sapevo di aver già sentito quel nome! Quindi Silkie sarebbe la madre di Sunset, eh? In effetti ci sarei potuta arrivare, sono quasi due gocce d'acqua”

“... Silkie?” domandò Fluttershy

“Proprio lei! Quando Sunset Silk veniva a scuola qui aveva un soprannome, proprio come Pinkie. Guardate”

Le due studentesse si avvicinarono a Celestia, osservando l'incredibile somiglianza tra l'amica e la donna quando aveva la sua età. Se non fosse stato per il colore dei capelli sarebbero state impossibili da distinguere

“Cavolo, fa quasi impressione...” commentò Applejack, mettendosi poi a sfogliarlo “E invece il signor Radius? Non lo vedo”

“Ad essere sinceri il suo nome non mi dice nulla” rispose Celestia, suscitando l'interesse delle due ragazze “Potrei cercarlo su un altro annuario, ma non penso che troverei qualcosa”

“Oh, non importa, ero solo curiosa! Ah, prendo questo se non le dispiace!” replicò Applejack, afferrando il libro con la foto di Silkie mentre la campanella si era appena messa a suonare “Dobbiamo andare, non vogliamo certo fare tardi!”

“Sarà meglio” disse Celestia sorridendogli, mentre la coppia di ragazze si avviava di corsa verso la loro classe

 

In Inghilterra, nello stesso momento, Jessica aveva appena riportato Sunset davanti alla sua classe, dove si erano radunati i suoi vecchi compagni per l'inizio delle lezioni. Aprì la porta solo perché vedessero lei ed alzò la voce

“Ragazzi, non crederete mai chi è tornata!” esclamò, subito prima di aprire completamente la porta e facendo vedere a tutti la ragazza con lei. Gli studenti rimasero a bocca aperta, stupiti quanto prima lo era Jessica, ma non mossero un muscolo. Sunset alzò la mano per salutarli

“Ehm... ciao” disse semplicemente lei. Ma quelle sole parole bastarono a far scattare sul posto tutti i ragazzi, che le corsero incontro entusiasti. Si ritrovò sommersa da un brusio di voci che la chiamavano e che le facevano domande, nonché da un abbraccio di gruppo da tutti quanti. Un gesto molto dolce ed espansivo, ma che nel suo caso fu un totale disastro. Il contatto con più persone nello stesso momento fece impazzire i suoi poteri, ritrovandosi a leggere centinaia di immagini, sensazioni e ricordi diversi in modo estremamente confuso e distorto. Dovette allontanarli a forza perché quell'enorme flusso di pensieri la lasciasse, ma non poté fare nulla per evitarsi una dolorosa emicrania

“S-Scusate...” disse loro tenendosi la testa “Ho... ho bisogno di un momento...”

Si voltò e si allontanò di li, seguita subito a ruota da Jessica, che si precipitò immediatamente in corridoio a cercarla. “Vado... vado a vedere come sta”

Sunset, nel frattempo, grazie ai ricordi di Jessica riuscì a trovare almeno il bagno delle ragazze, dove ogni tanto si ritrovavano a discutere. In quel momento fu quasi grata alle chiacchiere tra amiche nei bagni. Si appoggiò subito al lavandino, con un espressione distrutta e un colorito verdognolo in viso, sicura che da un momento all'altro avrebbe vomitato

“Promemoria, imparare come suddividere i ricordi di più persone... oooh...”

Dopo qualche attimo, anche Jessica intuì dove si trovava e la raggiunse, preoccupata per come era corsa via

“Stai bene? Che è successo?” chiese, vedendo nel frattempo come si era ridotta

“Nulla, tranquilla... un giramento di testa...” rispose, pensando ad una scusa valida “Credo... che fossero troppe cose tutte assieme... forse li conosco tutti, ma è stato abbastanza improvviso...”

“Hai ragione... non ci ho pensato, scusa” le rispose l'amica, un po' in imbarazzo “Ero impaziente di farti vedere agli altri e non ho pensato a te... va bene allora, tu cosa vorresti fare?”

“Ehm...”Sunset analizzò la risposta da dargli, in modo che sembrasse coerente con la sua finta situazione ma anche utile al suo scopo. E benché ne avesse già preso i ricordi, optò per qualcosa di amichevole “Beh... tu adesso hai lezione, no? Io adesso magari faccio in giro in città, per vedere se riconosco qualcosa, poi quando hai finito... potresti portarmi nei luoghi dove ci piaceva andare. Che ne dici?” disse, cercando di non sembrare a pezzi. Poteva spendere il tempo delle lezioni pomeridiane ad indagare per conto suo, poi una volta arrivata Jessica avrebbe cercato di scoprire qualcosa sui posti che la Sunset umana frequentava di più

“Ma certo!” esclamò l'amica in risposta “Ho già in mente un sacco di idee! Ci vediamo al cancello della scuola più tardi! Vuoi... vuoi che resto qui finché non stai meglio?”

“No, grazie, ce la faccio...” rispose, rimettendosi composta e facendole segno che e tutto a posto. L'amica le sorrise e ritornò di corsa in classe, lasciando libera Sunset di riversarsi sul lavandino ad espellere la colazione

 

Poco lontano dalla scuola, nel frattempo, Rarity e Pinkie si erano temporaneamente lasciate alle spalle la biblioteca sotto incredibile consiglio della stilista. Incredibile per il luogo in cui si erano dirette, una pasticceria, suggerito proprio da lei

“Sicura di stare bene?” chiese per l'ennesima volta Pinkie mettendole una mano in fronte, che ancora l'amica si trattenne dallo scostare con violenza

“Pinkie, te l'ho detto e te lo ripeto, sto benissimo. Ma nessuna di noi ha fatto colazione, ed hai visto che Rainbow è crollata sui libri più o meno cinque volte. Ed in soli cinque minuti, per di più!” rispose, aprendo la porta del negozio di dolci “Un po' di zucchero è semplicemente quello che ci serve. E poi ci saremmo venute comunque, non dovevi portartene qualcuno a casa?”

“Qualcuno? Io voglio svaligiare questo posto!” gridò ad alta voce, facendo voltare preoccupato il pasticcere

“S-Scusi, cosa?” chiese lui, sospettoso e quasi preoccupato

“Oh! Nulla, era solo per dire!” rispose imbarazzata, tornando poi a parlare con Rarity “Comunque, non mi aspettavo certo che saresti stata tu a proporre di venire qui! Credevo sarebbe stato compito mio, ed anche che a te i dolci non piacessero!”

“Cara, il fatto che io non ne mangi fino a scoppiare non significa che non mi piacciano” rispose sorridendole “Io sono una grande estimatrice di pudding, bagel, sundae, macarons...”

“... ma anche più semplicemente torte e biscotti, vero? Perché quello che hai detto tu è difficile da trovare per le nostre feste. Io lo so bene, ci ho già provato!”

“Ma certo, Pinkie” la rassicurò lei “Quello che prendi di solito va benissimo. Non c'è bisogno di andare a cercare... “si interruppe per farle un occhiolino “La crème de la crème

La battuta, nonostante non fosse granchè, sortì l'effetto sperato. Pinkie ci mise pochi attimi per scoppiare a ridere “Hahaha! Oh, cielo! Rarity, noi due dobbiamo passare più tempo assieme! Non credevo che fossi così divertente!”

“Non mi piace mostrarlo troppo in giro” rispose, un po' lusingata ed imbarazzata per la sua reazione

“S-Signorine...”

Il pasticcere, da quando si era voltato per ascoltare gli sproloqui di Pinkie, era rimasto fermo li ad osservare le due ragazze. A guardarlo bene, sembrava essere se possibile ancora più timido ed impacciato di Fluttershy, ma allo stesso tempo anche più grosso del loro compagno di scuola Bulk

“N-Non per mettervi fretta, ma... se... se dovete ordinare...”

“Oh, ma certo, ci scusi tanto!” rispose immediatamente Rarity “Pinkie, cara, l'esperta qui resti comunque tu. Cosa prendiamo?”

Piuttosto che risponderle, Pinkie decise di fiondarsi dietro al bancone dei dolci, cominciando a prenderne ed incartarne una quantità industriale

“Dunque... questo, poi questo, questi qui, questi non possono mancare... oh, ed ovviamente anche questi e questi e questi altri!”

Il pasticcere, vedendola, tentò subito di intervenire

“S-Signorina! Non... non si può stare dietro al bancone!”

“Oh, non deve preoccuparsi, lo faccio sempre dove abito io!” rispose, continuando a tirare su biscotti e dolcetti vari, riducendo il timido uomo ad un silenzio rassegnato preceduto da un sommesso “Va... bene...”

Dopo aver fatto incetta di tutto ciò che il negozio aveva da offrire, tornò dall'altra parte del banco, sotto sguardo accusatorio di Rarity

“Già che ci sei, vorresti anche acquistare la pasticceria?”

“Non credo sia in vendita! Sbaglio?” chiese lei innocentemente all'uomo

“N... no, certo che no”

“Visto?” rispose, costringendo Rarity a sospirare per la sua ingenuità, per poi proseguire “Oh, quasi dimenticavo! Dovremmo ordinare anche una torta, pensa di riuscire a prepararla per stasera?”

“Certo... non ho altre ordinazioni” rispose, prendendo un taccuino “Come la vuole?”

“Con tutto!” esclamò Pinkie “Panna, cioccolato, crema di frutta, zuccherini, insomma tutto ciò che ci può mettere dentro!”

“M-Ma certo, capisco...” rispose, a disagio per la strana richiesta, per poi passare loro un tesserino “Vi chiamerò non appena sarà pronta... dovreste anche segnarvi il mio numero, almeno saprete che sono io”

“Ma certo!” rispose Rarity, prendendo subito nota sul cellulare ed inviandogli un messaggio perché potesse salvarsi il suo numero “Solo... mi è sfuggito il nome della pasticceria, sarebbe così gentile da dirmelo?”

“Questa è la Whole Cake di Larry Flags...” disse subito l'uomo, sorridendo imbarazzato “L-Larry sono io...”

Il tempo di digitare il nome detto e le ragazze furono libere di andare, non senza una montagna di dolci da ingurgitare in mano a Pinkie “Aspetti solo un secondo...” disse, affaticata “Devo solo... tirare fuori il portafoglio...”

“Non... non fa nulla... pagherete poi più tardi, per la torta...”

“Oh... ok! Grazie mille, Larry!” esclamò nuovamente Pinkie, cercando di fare attenzione a dove metteva i piedi per evitare di far cadere tutto, con Rarity a cercare di darle una mano. Nel frattempo, Larry si mise subito a preparare l'ordinazione, con una strana aria affranta addosso

 

Dopo essersi ripresa dal mal di testa, Sunset si diresse subito fuori dalla scuola

“Bene, da dove potrei iniziare?” si chiese a voce alta per pensare meglio “Vediamo... beh, potrei vedere se nella casa dell'altra Sunset c'è qualcosa da cercare. Magari i vicini hanno visto qualcosa e non lo sanno... potrei controllare i loro ricordi di que...”

Appena il tempo di voltare un angolo e Sunset andò a scontrarsi contro la schiena di un uomo, finendo a terra. Per sua fortuna il contatto fu talmente breve da non riuscire a leggere i suoi ricordi, altrimenti le sarebbe tornata l'emicrania

“Ahi... scusi, non l'avevo vista...”

L'uomo si voltò. Aveva uno scopettone in mano ed un occhio spalancato e fisso su di lei, con un'espressione della bocca quasi di sufficienza

“Che ci fai qui fuori?! Dovresti essere in classe, non è il momento di girare per i corridoi! Sto cercando di pulire io!”

Data la sua reazione arrabbiata, la ragazza non si mise neanche a discutere “Mi dispiace, stavo proprio per uscire, mi sono venuti a prendere ed... ecco... addio!”

Sunset sgattaiolò subito via, mentre lo sguardo torvo dell'uomo non smetteva di seguirla, prendendo poi un'espressione vagamente interrogativa e stupita. Alla ragazza però interessava solo uscire, la sola presenza di quell'uomo la inquietava. Ed una volta sull'ingresso, si toccò il petto per sentire il proprio battito

“Wow, ed io che credevo che il professor Cranky fosse inquietante... quel tizio lo batte in tutto!” appena ripreso un po' di fiato, riprese per la sua strada“Ok, adesso... casa di Sunset... da quella parte!” indicò una via per darsi una direzione, per poi assumere un aria confusa “Fa quasi strano dirlo...”

Si mise subito in cammino, non notando però che l'uomo con cui si era appena scontrata la stava osservando dalla finestra, con un'espressione molto stupita in volto

 

Le ci volle mezz'ora di camminata per giungere davanti all'abitazione dei suoi ricordi. La casa era esattamente come aveva visto da Silk e Radius, immutata ormai da anni e dall'atmosfera quasi familiare anche per lei. Si appoggiò ad un albero piantato sul marciapiede lì davanti ad osservarla affascinata, con una sensazione di tremolio nel petto

“Casa loro... quanti ricordi belli che hanno di questo posto...” pensò a voce alta, per poi darsi due pacche sulle guance “Basta, non devo immedesimarmi! Diamo un'occhiata in giro!”

Si incamminò a passo deciso nell'unica casa a fianco, quella degli unici vicini di quella famiglia dato che vivevano all'angolo della strada o, per meglio dire, al limite della città. Infatti, da un lato della casa non c'era nulla se non una distesa verde di pura erbetta e fiori. Da quello che aveva appreso, ci doveva abitare un'anziana signora che era sempre stata quasi come una parente sia per la Sunset umana che per i suoi genitori, voleva molto bene a tutti e tre. Bussò alla porta e, per sua fortuna, fu proprio lei ad aprire

“La signora Meredith Narshess?” chiese, per conferma. La donna pareva essere davvero molto anziana, probabilmente sulla novantina

“Si, sono io...” rispose la vecchina, aguzzando poi la vista per vederci meglio da dietro gli occhiali “Aspetta... quegli occhi... non ci credo! Sunset!” si avvicinò a passo tremante verso di lei “La piccola Sunset! Oh, santo cielo! Sei davvero tu! Ti riconoscerei tra mille!”

Colma di gioia, la donna la abbracciò, condividendo con Sunset tutti i ricordi legati alla sua controparte umana. Ma si rese ben presto conto di un problema, la maggior parte di essi le apparivano alcuni sfocati ed altri in fiamme, solo pochi parevano essere del tutto interi. Probabilmente la signora, data la veneranda età, iniziava a dimenticarsi molte delle cose per cui era venuta qui. Ma ciò che non mancava in quelle memorie era l'affetto che provava verso la Sunset di quel mondo, il che le fece venire il malincuore esattamente come il giorno precedente. Non se la sentiva di mentire neanche con lei, quindi la scostò con delicatezza e la osservò con sguardo rattristito

“Sunset...? Piccina mia, cosa c'è?” chiese la donna, confusa da quel gesto

“Io... io non sono la Sunset che conosce lei... se mi fa entrare, le spiegherò tutto...”

“Ma... ma certo cara, accomodati” replicò subito la donna, facendole segno di entrare

 

Dopo una piccola seduta di spiegazioni e di dimostrazione dei suoi poteri con la trasformazione in Daydream Shimmer, l'anziana signora non cambiò quasi per nulla il suo atteggiamento, anche se rimase un po delusa

“È molto bello quello che stai facendo, mia cara... capisco perfettamente che ci tieni davvero a ritrovare la nostra Sunset”

“La ringrazio, ma è solo una cosa che avrei dovuto fare da molto tempo in realtà. Mi è sempre sembrato strano che non ci fosse l'altra me in giro, ma non l'ho mai cercata seriamente”

“C'è sempre tempo alla tua età per rimediare. E tu lo stai facendo. Ma temo che non sarà facile, anche con le tua magia...”

“Ora che ne parla, non ne sembra molto stupita. Non è certo una cosa di tutti i giorni” domandò lei, venendo ricambiata da una risata

“Mia cara, sono anziana, ne ho già viste molte in vita mia. Ho sempre pensato che ci fosse di più di quello che la gente vede e crede, in qualsiasi cosa. Tu e le tue amiche ne siete un esempio!”

“Si, capisco...” proseguì, per poi arrivare al punto “Ascolti, come le ho detto, vorrei indagare il più a fondo possibile, e per farlo ho bisogno dei suoi ricordi. Vorrei che pensasse intensamente alla sera in cui Sunset è sparita. Potrebbero esserci dettagli che lei non vede ma che sono presenti nei suoi ricordi!”

“Posso anche provarci, ma i miei ricordi non sono più lucidi come una volta... se però credi che possa aiutarti, allora lo farò”

“Qualsiasi cosa sarà utile!” rispose, andando poi a toccarle una mano. La donna si mise il più intensamente possibile a quella sera, ogni minimo dettaglio che le venisse in mente. Sunset fu immediatamente trascinata nella memoria, questa volta però fece in modo che la lettura avesse una marcia in più. Concentrandosi meglio, infatti, fu libera di muoversi all'interno del ricordo, slegata dalla posizione e dalle sensazioni della vecchina, quasi come se fosse un viaggio nel tempo più che un passaggio mentale di ciò che ricordava

Vide la casa della donna dall'interno. Non era cambiata di una virgola neanche quella in quattro anni, salvo qualche mobile spostato. La signora Narshess guardava la TV nella tranquillità di casa sua. Erano già le dieci passate da ciò che vedeva nell'orologio a pendolo della stanza. Non sembrava stare succedendo nulla però, solo una calma assoluta interrotta dalle voci provenienti dal televisore. Sunset rimase immobile a seguire il ricordo, ma non stava succedendo assolutamente nulla. Il suo occhio però cadde sulla finestra esterna, posizionata appena dietro lo schermo. Fu solo un attimo, ma vide un'ombra correre velocemente da un lato all'altro della vetrata, diretta proprio nella direzione della casa di Sunset. Era incuriosita dalla cosa, ma purtroppo dovette interrompere tutto dal momento che il ricordo stava iniziando a cadere a pezzi. Interruppe quindi il contatto ritornando al salotto così come lo aveva lasciato

“Allora? Hai scoperto qualcosa?” chiese Meredith

“Io... non lo so... forse si! Mi dica, dopo la casa di Sunset c'è qualcosa?”

“Che io sappia no, solo quel prato” rispose la donna

“Capisco...” continuò Sunset, pensierosa “E Silk e Radius a che ora rientravano dal lavoro?”

“Oh, questo lo so. Rientrano tutti e due verso le otto, otto e mezza. Lo so perché quando Sunset era piccola mi offrivo di guardarla io e venivano a prenderla sempre a quell'ora”

“Si, vero, c'è anche quello nei ricordi che le ho preso... ma allora... chi era quello?”

“Quello chi?” domandò la vecchia, adesso anche lei curiosa “Cosa hai visto?”

“Qualcuno... quella notte, qualcuno è passato davanti a casa sua mentre guardava la televisione. L'ho visto dai suoi ricordi, lei credeva fosse un animale, ma era un uomo!”

“Oh, ora capisco...” spiegò subito l'anziana “Ricordo che uno dei motivi per cui la polizia aveva archiviato il caso era perché non c'erano sospetti... “

“Nessun sospettato...?!” esclamò Sunset, incredula

“Ma se quello che dici è vero, allora potrebbe essere stata quella persona! L'hai vista bene? Sapresti dirmi chi era?”

“No, purtroppo era solo un ombra, l'ho visto di sfuggita... ma sono sicura che c'entri qualcosa! Deve essere così, era troppo tardi per chiunque di loro!” scoperto questo nuovo indizio, la ragazza si sentì quasi rinata. I suoi sforzi stavano già mostrando i primi frutti “Adesso abbiamo qualcosa di nuovo per le mani! Qualcosa che nessuno sapeva! La ringrazio dell'aiuto!”

Appena dopo averlo detto, si fiondò subito alla porta “Adesso devo andare, tra un po dovrò incontrarmi con un'amica di Sunset! Ci vediamo!”

La donna non ebbe neanche il tempo di aggiungere altro che Sunset si ritrovò già all'esterno. Ma si sentì comunque in dovere di dire qualcosa

“No, grazie a te... spero tu possa ritrovare la nostra piccola Sunset...”

La giovane si lanciò di corsa sulla strada del ritorno, con un sorriso deciso in volto

\Aspetta e vedrai, Sunset\ pensò tra se e se \Verremo a capo di tutta questa faccenda e ti ritroveremo, costi quel che costi!\

 

 

 

 

 

Salve a tutti ragazzi, qui MC Outlaw. Ed anche questo secondo capitolo di Sunset's Fading è terminato, forse un po' dispersivo, ma era così che lo volevo. Piccole cose che si svilupperanno per portare alla soluzione di tutto. Ogni cosa ha la sua importanza, ma avrà anche il suo tempo. Oppure ci sono cose che non c'entrano nulla? Lo scoprirete a tempo debito. Detto ciò, ci vediamo alla prossima, che spero sia più presto di quanto anche io mi immagino!

MC Outlaw

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Capitolo 3
*** Pomeriggio ***


Alla Canterlot High, le lezioni cercavano di proseguire normalmente, come quasi ogni giorno accadeva. Ma era piuttosto difficile nella classe di Fluttershy ed Applejack, dato che gli studenti e il professore erano molto distratti dalla proboscide di Irving che sbucava dalla finestra, in cerca della mano amichevole dell'animalista. La giovane Apple si mise a parlare all'amica sottovoce, preoccupata

“Fluttershy, non puoi dirgli di andare da qualche altra parte? Vi stanno fissando tutti...”

“L'ho già fatto, ma ha paura... dice che ha sentito squittire qui attorno. E se vede un altro topo non so cosa potrebbe succedere...”

Effettivamente, il rischio che potesse buttare giù la scuola era molto alto, ma era comunque necessaria una soluzione. Per fortuna ad Applejack venne un'illuminazione

“Non ci avevi detto che in uno di questi alberi abita un vecchio gufo? Hemin... Reim... com'era?”

“Il signor Remington!” esclamò la ragazza, capendo l'idea “Irving, hai sentito? Cercalo, ti proteggerà lui dai topi finché non esco!”

Il pachiderma barrì qualcosa in risposta. Probabilmente una conferma, dato che tirò fuori l'appendice nasale dalla finestra per incamminarsi in mezzo agli alberi. Applejack la osservò stupita

“Non credevo avresti accettato così in fretta... insomma... mi sembra tu abbia ormai capito che i gufi li mangiano i topi... non ti dispiace che lo facciano?”

“Oh, Applejack, io amo tutti gli animali, ma so che questo è il ciclo della vita... e poi...” gli mostrò le sue gambe, rosse come pomodori. Fino a quel momento, la proboscide dell'elefante era rimasta appoggiata li sopra, ed ora Fluttershy ne portava i segni “Irving è dolcissimo... ma anche tanto, tanto pesante...”

Girandosi verso di lei, notò che in mezzo ai libri ed ai quaderni della lezione Applejack teneva aperto l'annuario preso alla preside qualche ora prima

“Non ho ancora capito perché lo hai preso...”

Prima di rispondergli, la Apple lo tirò su e gli mostrò la pagina sulla quale era fermo, indicandogli due persone

“Questi sono mia madre e mio padre...” disse, con aria nostalgica “Anche noi abbiamo questo annuario in casa, ma è imboscato in soffitta... sono anni che non li vedevo, mi è quasi venuta la paura di poterli dimenticare...”

“C-Capisco... scusa, non dovevo intromettermi...” bisbiglio Fluttershy, imbarazzata ed a disagio, credendo di aver ficcato troppo il naso

“No, non fa nulla... “ disse, un po' persa nei ricordi, per poi riprendersi “Co... Comunque, l'ho preso anche per curiosità! La preside Celestia ha detto che il signor Radius non è tra queste foto, ma secondo me se cerco bene lo trovo... non è una divinità, non può ricordarsi di tutti i sui ex-studenti! Magari anche lui aveva un soprannome, e lei non riusciva a riconoscerlo con il nome vero” riprese la pagina con la foto di Sunset Silk “Anche la signora Silk qui l'hanno chiamata solo “Silkie”. Sono certa che anche lui è qui, da qualche parte...”

In realtà, Applejack non lo dava a vedere, ma ci era rimasta molto male per non essere potuta andare con Sunset e le altre ad indagare sul campo. Quindi cercava di compensare a questa mancanza con indagini inutili, anche fosse solo il soprannome di Evening Radius in quel libro. Fluttershy, però, lo aveva capito, ma non le aveva detto nulla perché in fondo anche a lei stava bene fare una cosa del genere

 

Ad Oxford, dopo essere stata a casa della signora Narshess, Sunset aveva trovato una strada più rapida per tornare indietro a piedi, ed adesso mancava quasi mezz'ora prima che le lezioni al Deputy Lyceum finissero. Aveva quindi avvertito le amiche con un SMS di trovarsi al bar lì davanti, per comunicarle le sue scoperte. Prima di entrare nel locale, notò una lunga serie di macchine della polizia sfrecciare per le strade cittadine, ma non ci fece molto caso

Il resto della sua compagnia era già seduta ad aspettarla, tutte con aria impaziente

“Finalmente sei arrivata!” esclamò Rainbow appena la vide sedersi

“Scusate, ero andata fino alla casa dell'altra Sunset, è un po' lontana da qui. Iniziate voi, che cosa si sa sul caso?”

“Beh, i giornali di quel periodo ne parlano molto” disse subito Pinkie “Ma erano notizie molto sparse, ci avremmo messo una vita a controllare tutto, perciò...”

Mentre Rarity e Twilight sembravano farsi terribilmente imbarazzate, Pinkie gettò sul tavolo una cartellina arancione piena di fogli al suo interno, con sopra il nome “Sunset Shimmer”. La ragazza non guardava molto la televisione, ma cartelline di quel tipo ricordava di averle viste spesso nei telefilm polizieschi. Subito le venne un groppo alla gola

“... non avrete...” cercò di dire, fermandosi spaventata dalla risposta

“Oh, abbiamo! Abbiamo eccome!” le confermò entusiasta Rainbow “Pinkie ha tirato una lattina in mezzo alla strada, dopo di che io sono entrata di corsa nella stazione di polizia e...”

Prima che potesse proseguire, Sunset la fermò “Ti prego, lascia stare i dettagli, posso immaginarli...” dovette tirare un sospiro esasperato “Adesso ho capito perché c'erano tutte quelle pattuglie in giro... beh... almeno abbiamo tutto sul caso...”

“Si, tutto tuttissimo!” esclamò Pinkie, incurante della difficile situazione in cui sarebbero potute finire “Twilight?”

“Si, dunque...” rispose subito l'interpellata, riassumendo il contenuto del dossier “A quanto pare, Sunset è sparita completamente nel nulla. Hanno prima indagato su una fuga, ma è difficile che sia così. Tutte le sue cose, eccetto il pigiama che indossava, sono rimaste in camera sua, dal portafoglio al cellulare, chiavi di casa e del garage comprese. La porta era chiusa a chiave, ma il garage si può aprire dall'interno senza chiavi, però se fosse veramente stata una fuga non avrebbe mai lasciato tutto indietro, come minimo i soldi li avrebbe presi. Si è cercato per un po' di trattarlo come un rapimento, ma non sono ovviamente mai arrivate richieste di riscatto, né è stato trovato nulla. I genitori non hanno sentito nessun rumore, e neanche la vicina di casa, ma questo probabilmente già lo sai. Nessun segno di lotta, niente orario preciso del rapimento, nessuna impronta digitale sospetta, neppure un indiziato... niente di niente. La polizia ha brancolato nel buio per tutto il tempo...”

“Ed è qui che volevo arrivare!” saltò sul posto Sunset, battendo le mani sul tavolo “La polizia non ha un sospettato, ma io si! Quella sera, qualcuno si è avvicinato a notte fonda a casa sua, ma non lo ha visto nessuno. Era nei ricordi della loro vicina di casa, credeva fosse solo un animale, ma in realtà era una persona!”

“Ma è fantastico! Allora sappiamo chi cercare!” disse Rainbow decisa, venendo però smorzata da Sunset

“In realtà no... era troppo buio, non l'ho visto bene. Ma almeno sappiamo di cosa si tratta!”

“Già! Abbiamo qualcosa in più della polizia, è un bel traguardo!” aggiunse Rarity “Cosa potremmo fare adesso?”

“Dobbiamo scoprire chi poteva essere, ma non saprei neanche da dove partire” rispose pensierosa Sunset “Chi poteva avercela con l'altra me? E perché?”

“Ascoltate...” cercò di attirare l'attenzione Twilight “Io direi di prendere la situazione con calma. Adesso sappiamo che c'è qualcuno dietro alla scomparsa dell'altra Sunset, ma non possiamo sperare di capire tutto in un solo giorno. E soprattutto, dobbiamo indagare in un modo diverso da quello che ha usato polizia... se non hanno trovato nessuno di cui sospettare, allora potrebbe essere... beh, una persona insospettabile appunto”

“Già” disse Pinkie, grattandosi la testa nel pensare “Le persone insospettabili sono ovunque! Potrebbe essere stata quella bibliotecaria così gentile, qualcuno che la conosceva a scuola, il barista di questo posto, quel passante laggiù, magari pure un poliziotto... e sei sicura di poterti fidare completamente della sua vicina?”

“Ok, ok... adesso non iniziamo ad incolpare chiunque” rispose Sunset, un po' in imbarazzo per la mole di persone descritta da Pinkie “Ah, più tardi mi devo vedere con Jessica, non so se l'avete vista ma è stata la prima ragazza a riconoscermi come sua vecchia amica. Mi farà fare un giro della città e mi mostrerà i posti dove lei e Sunset andavano insieme. Adesso sappiamo cosa cercare, magari in quei posti potrei scoprire altro”

“C'è un modo semplice per scoprire se hai davanti il rapitore” le disse Rarity, con aria fiduciosa e subdola “Se nel vederti qualcuno dovesse reagire male, magari anche spaventarsi, potrebbe essere la persona che cerchiamo. Se avessi rapito qualcuno e poi lo vedessi girare tranquillo in città, come minimo sarei sorpresa!”

“Ottima osservazione, terrò gli occhi aperti” ripose Sunset, facendosi poi mogia tutto ad un tratto “Sapete... adesso che sappiamo tutto questo... che è un rapimento, che non c'è stata nessuna richiesta di riscatto... e se... e se l'altra me fosse...”

Non riuscì a terminare la frase, mordendosi le labbra. La possibilità che la sua sosia di quel mondo avesse fatto una brutta fine aveva già attraversato le menti di tutte e, con le loro ultime scoperte, si era rafforzata ancora di più come certezza. Ma non potevano essere certe nemmeno di quello, se non era mai stata trovata

“Ancora non siamo sicure di cosa sia successo” disse con tono gentile Twilight, guardandola negli occhi “Ma per adesso... dobbiamo restare positive! Non c'è motivo di pensare subito al peggio, sbaglio? Non lo abbiamo fatto fino ad ora, iniziare adesso non ci aiuterà certo a scoprire la verità”

“Già... hai ragione! Restare positive!” rispose Sunset, riprendendosi “Ritroveremo Sunset e la riporteremo da Silk e Radius, ne sono sicura!” Detto ciò, si alzò e si avviò all'uscita “Ci vediamo al portale questa sera!”

Le amiche la salutarono, sorridendole, per poi assumere un'espressione preoccupata

“Voi credete che la Sunset del nostro mondo possa essere...?” domandò Rarity, arricciandosi i capelli, intimorita dalla possibile risposta

“Sunset pensa positivo... dobbiamo farlo anche noi!” esclamò Rainbow “Non importa cosa le possa essere successo, la troveremo comunque. Almeno... beh... per mettere fine alla sua ricerca...”

 

Sunset si fermò a sedere ai cancelli d'ingresso del Deputy, in attesa per qualche minuto che gli studenti uscissero. Al suono della campanella, si alzò per vedere meglio la sua amica in mezzo alla folla di ragazzi, trovandola subito soprattutto perché le stava correndo incontro, impaziente

“Eccomi!” trillò Jessica, abbracciandola ed assumendo un espressione imbarazzata “Sai, per un momento ho avuto paura che non ti avrei ritrovata”

“Ma scherzi? Io... sono appena... tornata” rispose, a tentoni. Aveva detto praticamente a tutti quelli che l'avevano riconosciuta la verità su di lei, mentire proprio a quella ragazza adesso le sembrava ingiusto “E... ecco, a proposito, io dovrei...”

“Oh, aspetta solo un momento... mamma! Siamo qui!” esclamò, alzando le braccia per farsi vedere. Dalla folla di studenti, adesso mischiata ai genitori, si vece avanti una donna più o meno dell'età di Sunset Silk, con espressione leggermente accigliata ma sorridente

“Sunset, piccola... sei davvero tornata!” gli disse subito dopo averla vista “Quando Jessica me l'ha detto, quasi non ci volevo credere. Dopo tutti questi anni... è incredibile...”

“Scusi signora, ma... io..” balbettò Sunset, un po' a disagio per lo sguardo severo della donna

“Oh, certo, mi ha anche raccontato della tua amnesia. Allora ricominciamo. Io sono Martha, la mamma di Jessica”

“Oh, è... un vero piacere conoscerla, signora!” rispose, sorridendole

“Ti prego, dammi del tu come hai sempre fatto” puntualizzò lei “Adesso immagino vi vorrete fare un giro in città... beh, mi sembra il minimo. Ma mi raccomando, tesoro, cerca di non fare tardi... hai un sacco di cose da studiare per domani!”

“Si, certo, va bene...” rispose la ragazza, fingendo scocciatura nel suo tono di voce. La donna, così come era arrivata, se ne andò via, mentre Jessica iniziò a diventare sovreccitata “Oh, ho pensato a così tanti posti dove possiamo andare! C'è il centro, dove andavamo a fare shopping, il cinema dove guardavamo tutti i film che uscivano, il parco dove ci siamo conosciute e molto altro!”

“Perfetto, ma prima...”

Si interruppe quando l'occhio le cadde sull'entrata della scuola. All'ingresso, fermo ad osservarle con un occhio spalancato, c'era lo stesso bidello che aveva urtato prima. Il suo sguardo la intimoriva un po'

“... mi diresti chi è lui?” domandò Sunset, facendo un cenno con la testa per indicare l'anziano e sviando nuovamente dal discorso che voleva fare. Jessica osservò in quella direzione e gli rispose con leggerezza

“Oh, lui è solo Steve, il bidello della scuola. Steve “Il Guercio”, come lo chiamano alcuni insegnanti per scherzare. A me sembra un po' crudele prenderlo in giro per i suoi occhi... ma ormai credo abbia smesso di prendersela, dopo tutti questi anni. Dai, adesso andiamo!”

Prima di lasciarsi trascinare, a Sunset balenarono in mente alcune parole di Pinkie, tra cui “una persona insospettabile” e “qualcuno che la conosceva a scuola”. Prima di poter fare qualsiasi supposizione, però, l'amica la prese per un braccio e se la portò via, dirette solo lei sapeva dove

 

Una volta ripreso un passo più tranquillo, Sunset poté finalmente parlare senza dover stare attenta a non cadere. Ma prima di chiederle qualsiasi cosa, fermò l'amica e prese un sospiro per darsi coraggio

“Prima che andiamo avanti... c'è una cosa che devo dirti. Avrei dovuto farlo subito, ma... i tuoi ricordi sulla Sunset umana... non ce l'ho fatta...”

“I miei... ricordi? Di che parli?” domandò, confusa, Jessica. Sunset la mise a sedere su una panchina al loro fianco ed iniziò a raccontarle tutto dall'inizio, stavolta con più male nel cuore delle altre volte. Per dimostrargli i suoi poteri, le parlò di un ricordo di cui solo lei non poteva sapere perché avvenuto durante la sua scomparsa. Appena finito di parlare, la ragazza rimase allibita per qualche momento

“N... non ci credo... io ho pensato davvero... e invece tu...” mugugnò, prima di scoppiare in lacrime, facendo abbattere anche Sunset facendo in questo modo

“Mi dispiace... davvero... ma la vostra amicizia era così profonda, ed io... non me la sono sentita di deluderti... sarei dovuta essere sincera fin dall'inizio...”

Tentò di calmarla, ma era troppo sconvolta per darle retta. Andò quindi al punto della situazione, sperando che avrebbe ascoltato almeno ciò che aveva da dirle, l'unica parte della vicenda che ancora non le aveva detto

“Ascolta Jessica, non sono certo qui per divertirmi, né per farti stare male... sono venuta apposta per indagare sulla sparizione della Sunset che conoscevi tu. Voglio ritrovarla tanto quanto te... ma ho bisogno del tuo aiuto, altrimenti non saprei nemmeno da dove iniziare a cercare... ti prego...”

La ragazza, sentendole chiedere aiuto, per una cosa del genere, si asciugò gli occhi con la manica della felpa e la guardò, ancora un po' sconvolta “Pensi... pensi davvero di poter ritrovare la mia amica...?”

“Ne sono sicura” rispose, decisa e positiva, come aveva deciso di essere “Ho persino già qualcosa tra le mani che la polizia non ha mai avuto!”

“E cosa sarebbe?” chiese nuovamente, anche un po' incuriosita

“Un sospettato. Non l'ho visto bene in faccia, ma sono sicura che si sia trattato di un rapimento. Quella notte, quando Sunset è sparita, qualcuno è andato verso casa sua a notte fonda!”

“Davvero?!” esclamò lei, sorpresa “Questo... è incredibile! Ma... la polizia non ha mai trovato nessuno da poter incolpare...”

“È per questo che mi serve il tuo aiuto. Io e le mie amiche abbiamo pensato si possa trattare di qualcuno di insospettabile, dobbiamo solo trovarlo!”

“In questo caso... ti aiuterò!” esclamò Jessica, speranzosa “Se c'è ancora una possibilità di trovare Sunset, allora voglio provarci!”

“Grazie...” le rispose, sospirando

“Ma... d'ora in poi, se dobbiamo collaborare... voglio che tu sia sincera con me, su tutto”

“Contaci!” replicò sorridente, alzandosi e dandole la mano. In risposta, la ragazza decise però di abbracciarla

“Non sei lei, ma in questo le assomigli...” le disse sottovoce, felice. Una volta separatasi da lei, proseguirono il cammino “Se c'è qualsiasi cosa che vuoi chiedermi, fallo”

“Si, una in effetti c'è... davvero la polizia non ha trovato nessun sospettato per il caso? Insomma, mi sembra impossibile... qualcuno che ce l'avesse anche solo con la famiglia, magari!”

“Beh, in verità, ci sono stati molti sospettati...” disse lei, stupendola “Ma nessuno su cui indagare fino in fondo. Quelle poche persone che hanno litigato con i suoi genitori lo avevano fatto per cose banali, in più la maggior parte di loro stava facendo altro quella sera... pensa che hanno persino sospettato la nostra famiglia”

“Sul serio?!” domandò, incuriosita. La donna le aveva già trasmesso un vago senso di disagio, sapere quella notizia la mise subito sull'attenti “Per quale motivo?”

“Vedi... io a scuola vado molto bene, ma Sunset era sempre più brava di me. Mia madre a volte sembrava avercela con lei, ma in realtà voleva solo che io fossi al suo livello... in più, ecco... avevamo una copia delle chiavi di casa sua”

“Scusami se mi ripeto, ma... sul serio?!” replicò, ancora più incredula, facendo quasi preoccupare Jessica

“Si, ma ti assicuro che non c'entriamo nulla!”

“Ma... perché avevate le loro chiavi?”

“Io e lei eravamo amiche dalle elementari, ed a volte capitava che i genitori non la svegliassero perché andavano a lavorare molto presto. Mi avevano dato le loro chiavi di casa per venire a svegliarla se succedeva. Non è certo a due passi dalla scuola, ma per lei lo facevo volentieri...”

“Capisco... e, scusami se insisto, ma... perché non siete stati indagati? Non vorrei sembrare scortese, ma mi piacerebbe saperlo”

“Semplicemente siamo stati fortunati, se così si può dire. Il giorno che è sparita mi ero dimenticata le chiavi nell'armadietto a scuola, mentre quello dopo non l'ho nemmeno aperto io, perché la polizia stava già facendo domande e cercando cose. Le hanno trovate loro lì dentro, ed hanno concluso che non potevamo essere stati noi”

“Oh... va bene. Mi spiace di avertelo chiesto...” le disse, imbarazzata

“Non serve scusarsi, capisco che possa sembrare sospetto” rispose, sorridendole per passare oltre Alla ragazza venne una piccola illuminazione

“Però... il fatto che le avessi dimenticate a scuola... qualcuno potrebbe aprire gli armadietti anche senza combinazione, no?”

“Si, certo, il preside con il suo passepartout” rispose, scuotendo la testa “Ma lui conosceva Sunset a malapena, solo vagamente di nome come molti altri studenti del primo anno”

“Va bene... ma immagino che il preside tenga il passepartout degli armadietti nel suo ufficio... e chi ha accesso alla scuola, avrebbe potuto prenderlo ed usarlo...”

“Stai pensando ad un insegnante?” domandò Jessica, inarcando un sopracciglio

“No... parlavo del bidello, di Steve!” esclamò lei, facendo sgranare gli occhi alla ragazza

“Steve? Ma no, è impossibile! Non ha mai fatto del male a nessuno, è solo vecchio e burbero! Sfido io, con tutti gli scherzi che gli fanno ed i nomignoli che si becca... se stiamo a vedere, dovrebbe avercela con mezza scuola, forse persino con metà degli studenti che sono passati dal Deputy!”

“Tu dici...? Eppure... c'era qualcosa di strano nei suoi occhi... nel modo in cui ci fissava...”

“Non lo chiamano certo “Il Guercio” senza motivo... non ci vede da un occhio, poverino. Forse cercava solo di vedere meglio”

“Non lo so, non ne sono convinta... era solo una sensazione, ma... sembrava fissare proprio me...”

“Se ti va, potremo cercare qualcosa in più su di lui” propose Jessica

“Si, mi piacerebbe... ma per adesso, anche lui è solo uno dei tanti possibili sospetti. Più o meno... comunque, vediamo se troviamo dell'altro. Non ci concentriamo su una sola persona, se mi sbagliassi sarebbe solo una perdita di tempo”

“Mi sembra giusto. Comunque...” proseguì, aprendo le braccia per attirare l'attenzione di Sunset su ciò che le circondava “Siamo arrivati in centro! Patria di negozi, negozi ed ancora negozi! Venivo spesso qui con Sunset, ci sono molti negozianti che ci riconoscevano, quando entravamo da loro”

“Allora, direi di metterci a cercare per bene! Iniziamo!”

Al segnale, le due ragazze cominciarono quello che sarebbe stato un lungo giro per negozi. Ma non a fare compere, bensì a cercare qualunque persona potesse avere una strana reazione nel vedere Sunset in volto. Sarebbe stato un lungo e faticoso pomeriggio

 

Ma se dal suo lato era già pomeriggio quasi inoltrato, alla Canterlot High era appena iniziata la pausa pranzo. Gli studenti erano in fila alla mensa scolastica, in attesa che Granny Smith servisse loro il cibo. Era appena arrivato il turno di Applejack di prendere da mangiare

“Bene, cara, che cosa vuoi oggi?”

“Il solito, Granny, che altro?”

La vecchina sorrise, mettendole nel piatto una mela ed un succo di frutta, sempre alla mela. La nipote le sorrise, ma prima di andare via le disse un ultima cosa

“Nonna, avrei una domanda da farti... da quand'è che lavori qui in mensa?”

“Oh, praticamente da sempre, Applejack. Perché?”

“Beh... più tardi, quando avrai servito tutti, potresti venire al mio tavolo? Avrei una cosa da farti vedere, ma è lunga da spiegare”

“Ma certo! Aspettami, sarò li in un attimo!” rispose, iniziando già a servire l'hamburger vegano a Fluttershy, appena dietro di lei

 

Dopo una decina di minuti, tempo in cui sia Applejack che Fluttershy avevano finito di pranzare, Granny si fiondò al loro tavolo

“Huff... quel Bulk mangia più di una volpe in un pollaio... allora, cosa dovevi chiedermi?”

La ragazza sua nipote tirò fuori l'annuario dalla sua cartella, aprendo per prima la pagina con le foto dei suoi genitori. All'anziana venne quasi un colpo nel rivedere il figlio e la sua compagna, ma presto il suo cuore si riempì di gioia

“Quanto tempo... sono passati così tanti anni...” si rivolse poi alla nipote, felice “Mi hai chiamato perché volevi vedere piangere tua nonna? Beh, potresti riuscirci...”

“No, Granny, non solo per questo... non ti sto a spiegare tutto perché ti annoierei, ma dimmi, tu ti ricordi di una ragazza chiamata Sunset Silk? No, scusa, qui a scuola la chiamavano...”

“Silkie?” la precedette lei, sorridente “Ma certo che me la ricordo! Una ragazzina così dolce non la si incontra tutti i giorni. Sai, ora che me ne parli, la vostra amica Sunset le somiglia molto...”

“Beh, si... la Sunset del nostro mondo è sua figlia, per questo anche quella che conosciamo noi le assomiglia”

“Oh... questo spiega tutto... credo” rispose, un po' confusa sulla faccenda

“Bene, allora forse saprai dirci se conosci suo marito. Si chiama Evening Radius”

“Radius? Ma certo, ricordo perfettamente anche lui! Un bel giovanotto, che se avessi avuto quarant'anni di meno... hehehe, non credo sarebbe cambiato nulla. Quando si sono incontrati per la prima volta è stato subito amore! Immaginavo si sarebbero sposati”

“Bene, speravo lo conoscessi!” esclamò Applejack, dandole l'annuario in mano “Ci potresti dire chi è tra di loro? Noi non riusciamo a trovarlo”

“Hohoho, ma è ovvio che non lo troverete, lui non è in questo annuario!”

“Vuoi forse dire che è più grande di lei?” domandò Fluttershy, facendo scrollare il capo a Granny

“No, hanno la stessa età. Quello che voglio dire è che Radius non ha mai studiato alla Canterlot High! Lui andava alla Crystal Prep”

Le sue parole le lasciarono stupite. Adesso la situazione era cambiata, ma fino agli ultimi avvenimenti con Midnight Sparkle, la Crystal Prep e la Canterlot High erano scuole assolutamente rivali

“Ma quando si sarebbero conosciuti? E come?”

“Che domande, durante i Friendship Games di quegli anni! Quell'evento inizialmente non era stato pensato solo per far competere gli studenti, ma anche per far incontrare i ragazzi delle due scuole e sperare che facessero amicizia. Silkie e Radius si sono incontrati, ma è nato qualcosa di molto più profondo di una semplice amicizia”

“Ecco perché la preside non lo ricordava...” commentò Fluttershy “Forse non ne ha mai neanche sentito parlare, se andava alla Crystal Prep”

“Eh già” esclamò Applejack “Ed invece la cara Granny, grande amante del gossip scolastico, sapeva e ricordava tutto!”

“Che posso farci, queste cose mi fanno tornare con la mente a quando avevo la vostra età” rispose sognante, mettendosi poi a sfogliare l'annuario “Oh, rivedere tutti questi ragazzi... chissà che cosa sono diventati e dove sono andati dopo tutti questi anni... vi dispiace se lo tengo io? Solo per oggi... mi piacerebbe immergermi un po' nei ricordi”

“Beh, in realtà è della preside, dovresti chiedere a lei” le rispose sorridente Applejack

“Lo farò senz'altro!” rispose Granny, portandoselo via con se ed assumendo un tono serio “E vedi di non bighellonare troppo in giro, oggi! Abbiamo tanto da fare a casa!”

“Certo, sarò li appena finiranno le lezioni pomeridiane. E verrà con noi anche il colpevole, ha detto che ci darà una mano!”

“Chi? Quella schiacciasassi vivente? Beh, spero per lui che non voglia solo terminare il lavoro!” rispose, un po' arcigna “Altrimenti stasera avremo un bell'arrosto di elefante per cena!”

“Oh, non sarà necessario! Verrò anche io a tenerlo d'occhio...” aggiunse Fluttershy, un po' preoccupata “Non... non era seria riguardo l'arrosto, vero?”

Applejack non le rispose, limitandosi a darle una carezza in testa con dolcezza per farla stare tranquilla

 

Dopo aver mangiato, Applejack e Fluttershy si ritrovarono fuori dalla scuola, ad osservare il cielo ed a ripensare alla storia di Granny, mentre la giovane dai capelli rosei coccolava un po' un Irving addormentato

“Pensa un po', Fluttershy... Silk e Radius sono stati forse tra i pochi esempi di buoni rapporti tra la nostra scuola e la Crystal Prep...”

“Già. Ed è anche un rapporto molto duraturo!” esclamò, impensierendosi solo dopo “Adesso mi dispiace ancora di più per la loro Sunset...”

“Vero... non so tu, ma vorrei essere anche io ad indagare, in questo momento” commentò Applejack “Ah, come vorrei che fossero già di ritorno! Voglio sapere tutto quello che hanno scoperto!”

Mentre discutevano, davanti alla scuola si fermò una macchina. Erano di nuovo Silk e Radius, appena scesi dalla vettura e diretti proprio verso di loro, abbastanza sorpresi nel vederle in compagnia di un elefante

“Signora Silk, signor Radius!” esclamò Applejack appena li vide “Parlavamo proprio di voi!”

“Oh, davvero? E perché?” domandò Evening, fissando il pachiderma leggermente confuso ed intimorito, esattamente come la moglie

“Oh, non abbiate paura, è un elefante buonissimo!” le rassicurò Fluttershy

“Certo, finché non vede un topo...” commentò sottovoce Applejack

“Ok...” risposero assieme, cercando di distogliere la loro attenzione

“Comunque, parlavamo di voi perché abbiamo saputo come vi siete incontrati” continuò Fluttershy, arrossendo “Innamorarsi durante i Friendship Games... sembra una cosa così romantica”

“Oh, amore, i Friendship Games!” esclamò Sunset, prendendo il marito sotto braccio “Non ne sentivamo parlare da anni ormai... è una tradizione che hanno solo la Canterlot High e la Crystal Prep!”

“È vero, quanti ricordi...” commentò lui sognante, riprendendosi in fretta “Ma non siamo qui per immergerci nei ricordi. Sunset è con voi?”

Le due ragazze si ritrovarono ammutolite. Non sapevano cosa rispondere, non avevano idea se Sunset volesse che loro due sapessero delle indagini o no. E dato che Applejack era pessima a mentire, lasciò l'ingrato compito di farlo a Fluttershy

“Oh... ecco, lei e le altre... si, in questo momento sono... sono... in giro! Stanno... si, stanno facendo un... un compito in città! Avevano bisogno di alcune... cose, sono andate a prenderle... perciò... Sunset... lei non è qui, adesso” balbettò, riuscendo allo stesso tempo a non dire una vera e propria bugia, più una mezza verità, che però lasciò comunque dispiaciuta la coppia

“Peccato... speravamo di salutarla, prima di ripartire” commentò Silk, seguita da Radius

“Ed anche ringraziarla per ieri sera... non ne abbiamo avuto la possibilità, è andata via mentre dormivamo”

“Oh... andate già via?” disse Applejack “Appena ritorna, la saluteremo noi per voi. E gli diremo anche che la ringraziate”

“Si, preferiamo non restare troppo a lungo...” rispose Silk, sorridendole mestamente ”In ogni caso, grazie ad entrambe. Sunset sembra molto felice con voi” Applejack, nel vederli, non poté trattenere una considerazione

“Sapete, non so come abbiate fatto a lasciarvi tutto alle spalle ed a trasferirvi così lontano... io non avrei mai potuto, qui ci sono tutte le mie amiche!” con questo pensiero in testa, avanzò una ovvia domanda “Perché lo avete fatto?

“Lo... lo abbiamo fatto per lavoro!” esclamò Silk “Ci hanno offerto ad entrambi un ottimo lavoro ad Oxford, non potevamo... non trasferirci”

Fluttershy annuì alle sue parole, ma Applejack no. C'era qualcosa di strano, sia nel modo di lei di parlarne sia nell'atteggiamento dell'uomo, prima sorridente ed invece adesso in disparte e silenzioso. Non voleva accusarli di nulla, ma avrebbe riconosciuto una bugia ad un miglio di distanza

“Ora dovremmo andare, il viaggio fino al mare è lungo” disse loro Radius, aiutando Silk a muoversi “Abbiate cura di voi”

I coniugi li salutarono e risalirono sulla loro automobile, lasciando Applejack con una sensazione di inquietudine. Era sicura che stessero mentendo sul motivo della loro partenza, ma non riusciva a capire perché non fossero stati sinceri. Il suono della campanella la distrasse dal continuare a pensarci

“Torniamo dentro... e speriamo che le lezioni non siano troppo pesanti, oggi”

 

I secondi si fecero minuti, ed i minuti si fecero ore. Intere ore, passate da Sunset e Jessica a non concludere nulla. Avevano appena finito di girare tutti i negozi in cui l'amica del posto ricordava di essere mai andata assieme alla Sunset umana, ma in nessun negoziante pareva esserci stato un sussulto, neanche minimo, il che lasciò Sunset più perplessa del normale

“Ma come è possibile che nessuno mi abbia riconosciuta?” si chiese, stupita

“Beh, vuol dire che nessuno di loro era il rapitore...” rispose Jessica, fraintendendo le sue parole

“Non volevo dire questo! Insomma, sono la copia di una ragazzina scomparsa nel nulla, immagino ne avranno parlato ovunque... ed invece nessuno sa chi sono. Non capisco...”

“Il problema di queste storie è che fanno notizia per un po', ma spesso vengono dimenticate...” rispose la ragazza, avvilita ”sono anni ormai che Sunset è sparita, la gente forse nemmeno più si ricorda di lei”

“È triste... ma forse è meglio così... solo il colpevole potrebbe riconoscermi, non penso ci si possa dimenticare facilmente di qualcuno che hai rapito”

“Vero” osserva l'ora sul cellulare “Senti... io adesso dovrei ritornare a casa, altrimenti chi la sente mia madre...”

“Va bene. Allora, credo che per oggi possiamo finirla qui con le indagini. Chiamerò le mie amiche e gli dirò di trovarci per tornare a casa, torneremo poi domani. Sarai anche tu delle nostre, vero?”

“Assolutamente! Lasciami il tuo numero, così se serve possiamo sentirci!”

Mentre le due si scambiavano il contatto telefonico, Sunset ne approfittò per inviare un messaggio alle altre sue compagne in città per dirgli di tornare al varco, e Rarity e Pinkie furono tra le prime a vederlo. Avevano appena messo via il cellulare e si erano separate un momento da Rainbow e Twilight perché Larry, il pasticcere, le aveva chiamate per consegnargli la torta appena sfornata

“Oh, non vedo l'ora che anche le altre la assaggino!” commentò Pinkie, pregustandosi già il dolce ”Prodotti originali inglesi, altro che le nostre pasticcerie che fingono di usarli!”

“Suvvia, cara, sono solo ingredienti, non possono essere così diversi...” commentò Rarity in tono scherzoso

“Ah no?” rispose lei in tono di sfida “Dimmi, che tipo di tessuto useresti per un vestito?”

“Oh, beh, così su due piedi non saprei dirti! Il cotone è molto resistente, ma la lana tiene molto più caldo! Però se vuoi un abito di alta moda, il cashmere è assolutamente favoloso, e poi...” anche se presa dal discorso, si rese conto cosa volesse dire Pinkie nel momento in cui vide il suo sguardo divertito, ridacchiando imbarazzata “... credo di aver capito... hehehe”

“S-Scusate, non vorrei interrompervi... ma-ma avrei una torta da consegnarvi...”

Pinkie e Rarity sobbalzarono nel sentire una voce alle loro spalle. Larry era appena arrivato, con in mano una torta grossa quasi metà di una delle ragazze, ma nonostante la sua stazza e la fatica che stava facendo era riuscito ad arrivare perfettamente in silenzio, in tutta la sua timidezza

“Larry, santo cielo, ci hai fatto prendere un colpo!” esclamò Rarity con il fiatone

“S-Scusatemi...” rispose con un filo di voce “Non posso farci nulla... è da quando sono piccolo che tutti mi dicono di essere troppo silenzioso... n-non riesco a far rumore neanche quando mi muovo... la gente spesso non si accorge nemmeno che io ci sono...”

“Non importa!” esclamò Pinkie, molto più interessata al dolce torreggiante, che gli prese di mano per togliergli un enorme peso, lasciandogli in mano solo il pagamento per tutto “Grazie mille! Probabilmente torneremo anche domani”

“S-Siete sempre le benvenute...” commentò a bassa voce, in imbarazzo ma visibilmente soddisfatto, prima di salutarle. Concluso anche quest'ultima faccenda, le due poterono avviarsi di nuovo dalle due amiche che le aspettavano, dirette dritte al portale

 

Appena arrivata, Sunset vide le quattro compagne in sua attesa

“Pronte a tornare indietro?” domandò, soddisfatta

“Sicuro!” rispose Rainbow “Diciamo ad Applejack e Fluttershy di trovarci da qualche parte?”

“Non credo sia il momento adatto. Qui è quasi sera, ma da noi deve essere molto più presto, sai che dovevano lavorare alla fattoria di Applejack. Le incontreremo stasera e gli parleremo di quello che abbiamo scoperto”

“Già, giusto... va bene! Noi comunque non abbiamo trovato nulla di nuovo, non so tu...”

“Io si, ma sono solo miei sospetti... ve ne parlerò meglio quando ci saremo tutte”

Annuendo alla sua decisione, si misero tutte assieme a spingere il bidone dell'immondizia e rientrarono nel portale, lasciandolo chiudere a Twilight una volta ritornate per non lasciare traccia del loro passaggio. La loro ricerca di Sunset avrebbe ripreso il giorno successivo, adesso gli spettava un po' di riposo

 

 

 

 

 

Salve a tutti ragazzi, qui MC Outlaw. La storia prosegue senza intoppi, ed anche alla grande considerando quanto poco ci ho messo a scrivere questo terzo capitolo. Presto, molto presto, la storia giungerà alla fine, per cui se volete sapere che cosa è successo a Sunset continuate a seguirla

 

MC Outlaw

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Capitolo 4
*** Sera ***


Ormai si era fatta sera anche in città. Applejack, la sua famiglia e Fluttershy avevano interrotto da un pezzo i lavori di ricostruzione del fienile e dei campi, che procedevano in modo estremamente veloce grazie alla forza fisica della ragazza e dell'elefante. Si erano date tutte appuntamento al locale dei signori Cake, per parlare delle indagini e di ciò che avevano per le mani. Una doccia rapida, un cambio di vestiti e dopo qualche minuto si ritrovarono tutte lì davanti, con al seguito anche Irving, ancora sotto le cure di Fluttershy, e Spike tra le braccia di Twilight. Presero un posto fuori dal ristorante per non lasciare da solo il pachiderma e si accomodarono

“Ragazze, che giornata...” sospirò Applejack accasciandosi sul tavolo, stanca per tutto il lavoro fatto “Mi sembra quasi di aver tirato su il granaio da sola...”

“Beh, più o meno è così” commentò Fluttershy “A parte il tetto, lo hai ricostruito tutto da sola”

“Lo avrei fatto, se non fosse stato così dannatamente in alto!” esclamò in risposta, per poi rivolgersi alle amiche “Ma non parliamo di questo. Diteci, come sono andate le indagini?”

“Meglio di quanto potevamo sperare!” disse piena di enfasi Sunset “Fino ad oggi, nessuno aveva nemmeno idea che cosa fosse successo all'altra Sunset, mentre noi in un solo giorno abbiamo scoperto che si è trattato quasi sicuramente di un rapimento!”

“Davvero?!” continuò la ragazza texana “E sapete già chi è questo infame?”

“Ancora no, purtroppo” rispose per lei Rainbow “Pochi sospettati e nessuno con una motivazione seria. Dobbiamo cercare molto a fondo se vogliamo capirci qualcosa!”

“Nessun problema!” saltò sul tavolo Spike, massaggiandosi una spalla “Oggi non potevo esserci... perché qualcuno non ha voluto...” commentò a voce bassa, lanciando un'occhiataccia alla sua padroncina “Ma domani io ed il mio fiuto vi aiuteremo!”

Twilight, nel vedersi quasi accusata, assunse un tono di rimprovero “Ti ho già spiegato che il richiamo dell'antirabbica è importante!”

“Già, intanto non la fanno a te la puntura...” criticò lui sottovoce, per poi annusare l'aria “A proposito del mio fiuto... che cos'è questo odore? Cannella, crema pasticcera, fragole, panna...”

Pinkie non riuscì a trattenersi oltre, non ora che Spike l'aveva rivelata. Si alzò di scatto e corse dietro l'angolo del ristorante, portando in tavola la colossale torta presa qualche ora prima

“Taa-da! Direttamente dalle pasticcerie inglesi!” mise una forchetta in mano a tutti i presenti, Spike ed Irving compresi, per poi rivolgersi però solo ad Applejack e Fluttershy “Dato che non siete potute venire con noi, ho pensato di portare un po' di Oxford qui da noi! Per voi! Ma anche per noi!”

Il gruppo che era partito con lei si mise a sorridere, nessuna di loro immaginava che la sua idea fosse sempre stata quella fin dall'inizio, nemmeno Rarity che l'aveva accompagnata ne sapeva qualcosa. Applejack e Fluttershy si imbarazzarono un po', sentendosi quasi lusingate del pensiero. Sapevano già di essere parte del gruppo anche loro, ma quello glielo faceva capire anche di più

“Grazie Pinkie” disse Fluttershy, sorridendogli “Scommetto che sarà buonissima!”

“Oh, credo di potervelo assicurare” commentò Rarity, dando una carezza in testa a Pinkie “Non avete idea della strada che ci siamo fatte per arrivare in quella pasticceria... ce ne saranno state come minimo altre dieci prima di quella, ma no! Pinkie voleva andare lì a tutti i costi!”

Pinkie si grattò la testa, sorridendo un po' a disagio “Non so perché, ma quella mi attirava più di tutte... sarà stato il mio sesto senso!”

“Già... il tuo incredibile sesto senso...” disse sottovoce Rainbow sapendo bene che, per quanto riguardava Pinkie, il sesto senso non era solo una metafora. Assaggiando una fetta della torta, infatti, la trovò una delle più buone mai portate dall'amica, se non addirittura la migliore

Mentre gustavano quella prelibatezza, Sunset iniziò a spiegare le sue conclusioni di quella giornata “Ascoltate ragazze, dopo quello che ho visto oggi, ci sono due persone in particolare su cui vorrei indagare meglio... una più dell'altra”

Le sue amiche, sentendola, smisero di mangiare per poterla ascoltare meglio

“La prima è Martha, la madre di Jessica, una ragazza che conosceva Sunset da quando erano bambine. Non ho sospetti su di lei, dai ricordi che ho preso a Jessica sono quasi certa che non avrebbe mai fatto qualcosa come rapire una sua amica. Ma avevano la chiavi di casa sua, qualcuno potrebbe averne fatto una copia, perciò vorrei indagare più a fondo”

“Quindi anche il padre è da controllare” domandò giustamente Twilight, venendo però accolta da un senso di disagio da parte dell'amica

“Ecco... suo padre se n'è andato anni fa. Un incidente in auto, purtroppo...” rispose, con tono un po' strozzato. Aveva empatizzato con Jessica durante quel ricordo, dato che la famiglia dell'altra Sunset aveva accolto in casa lei e sua madre per passare quel brutto periodo. Twilight invece si limitò ad abbassare la testa

“Mi... mi spiace, io...”

“Non fa nulla, non potevi saperlo” rispose Sunset, stringendole la mano per farle capire che era tutto a posto

“E... l'altra persona?” domandò invece Rainbow, soprattutto per cambiare discorso

“Ecco...” rispose titubante ”L'altra persona è Steve, il bidello della scuola. Potrebbe sembrarvi strano ma... mi ha guardata storta un paio di volte, oggi. Jessica mi ha spiegato che non ci vede da un occhio... ma ho come la sensazione che non sia solo quello...”

“Per ora, possiamo basarci solo sulle sensazioni” la rassicurò Rarity, sorridendole “Se credi che possa essere stato uno di loro, allora li terremo d'occhio”

Sunset, nel sentirsi sostenuta nella sua ipotesi, tirò un sospiro di sollievo. Erano molto più vicine alla risoluzione del mistero di chiunque altro ci avesse mai messo le mani, lo poteva sentire chiaramente, non per niente era una sensitiva. Ma anche Applejack e Fluttershy avevano qualcosa da dire loro

“Ah, Sunset, quasi me ne dimenticavo! Oggi sono venuti Silk e Radius a scuola. Ti cercavano, volevano salutarti per dirti che sarebbero ripartiti oggi stesso”

“Oh... capisco...” sospirò, con aria intristita. Sperava di rivederli, in fondo. Assunse poi un'aria sospettosa “E... gli hai detto dove eravamo?”

“No...” rispose al posto suo Fluttershy “Gli abbiamo solo detto che eri in giro per la città... non sapevamo se fosse il caso di dirgli delle indagini...”

“Avete fatto bene” rispose Sunset “Sono positiva su tutto, adesso... ma non vorrei comunque riaprire vecchie ferite, né tanto meno dargli false speranze. Al massimo, glielo andrò a dire di persona quando saranno tornati, potremmo essere ancora lì al loro ritorno”

“Già... chissà quanto potrebbero durare ancora queste indagini!” si domandò Rarity “Potremmo metterci molto tempo, senza avere qualcosa di preciso da cercare”

“Si, immagino... ah!” esclamò Applejack, prendendo l'occasione per parlargli delle loro indagini personali “Anche noi abbiamo fatto qualche ricerca, oggi. Non riguarda il caso, stando qui non sapremmo nemmeno da dove iniziare per aiutarvi... ma mi sono un po' incuriosita su Silk e Radius, volevo sapere qualcosa di più si di loro. Abbiamo scoperto che si sono conosciuti ai Friendship Games, non ce lo aspettavamo!”

“È vero!” esclamò Fluttershy, attirando tutti con il suo tono di voce sognante e il suo viso rosso “Radius studiava alla Crystal Prep, mentre Silk invece veniva alla Canterlot High! Poi durante i giochi si sono conosciuti, si sono messi assieme e sono innamorati ancora adesso...” terminò, con una risatina dolce, affascinata dal loro amore

“Capisco... in effetti, è simile alla storia dei miei genitori” aggiunse Sunset, perdendosi nei ricordi “Anche loro andavano in due scuole diverse, quando erano giovani. Poi si sono conosciuti durante una gita scolastica e una volta finito entrambi gli studi si sono sposati. Le nostre dimensioni sono simili anche in questo, allora!” rispose felice, facendo ottenere a Fluttershy ed Applejack ciò che speravano. Un sorriso da parte sua. Nonché un ulteriore aumento della sua determinazione per venire a capo della cosa, adesso che si sentiva ancora più vicina ai due compagni

Ad Applejack, invece, tornò in mente il dubbio di quel pomeriggio, sul motivo della partenza della coppia. Ma gli avevano già dato una risposta, ed anche se gli erano sembrati strani, non voleva parlare anche di quello senza essere certa che se la fossero inventata. Si limitò a sorridere, pensando che l'ipotesi più probabile era che fosse stata una fuga d'amore, terminata con entrambi decisi a stabilirsi oltreoceano senza dire nulla a nessuno. Una cosa decisamente strana ed imbarazzante da raccontare a chiunque

 

Una volta terminato anche il dolce, non rimase altro da fare alle amiche che salutarsi fino al giorno dopo ed andare a casa per riposare. La giornata era stata faticosa per tutte, sia per chi aveva girato in una città sconosciuta che per chi aveva lavorato o semplicemente tenuto d'occhio un elefante. Applejack, più di tutte, era a pezzi. Gli aveva fatto piacere passare la serata con le amiche, ma non sarebbe durata ancora a lungo se fosse restata lì. Appena varcata la porta di casa, si lasciò andare alla stanchezza e si fece molle, con le braccia penzolanti e gli occhi già pronti a chiudersi nel letto. Non notò nemmeno Granny Smith sul divano, che controllava sorridente l'annuario immergendosi nei ricordi. Lei, al contrario, sentì bene la nipote aprire e chiudere la porta

“Ciao, Applejack!” esclamò voltandosi “È andata bene la serata?”

“Mh-mh...” rantolò in risposta la nipote, sforzandosi di sorridere. Solo in quel momento l'anziana si rese conto di quanto fosse distrutta, non riuscendo a trattenere una risatina e nemmeno a non scherzare un po' con lei

“Ah, il duro lavoro, non è stupendo? Non ti senti soddisfatta?” disse, malevola, ricevendo in risposta solo un'occhiataccia irritata che la diverti ancora di più “Hehehe... dai, vai a nanna, altrimenti domani non ti sveglieranno neanche le cannonate. Sveglia alla solita ora!”

La nipote utilizzò poche delle forze rimastegli per salutarla e salire le scale verso camera sua, mentre Granny tornò a sfogliare l'annuario con fare interessato. Aveva intenzione di restare qualche altro minuto, ma rivedendo la pagina di Silkie, le balenò in testa un pensiero

“Mmhh... ci sarà anche quello là?” si domandò, dubbiosa, ricominciando a sfogliare il libro in cerca di uno studente in particolare, mentre i suoi pochi minuti diventavano di più con la sua ricerca

 

Dopo una bella notte di riposo, Sunset si risvegliò, di nuovo in forze e pronta a ritornare alla carica di un paese straniero. Mentre si preparava e si cambiava, trovò un messaggio sul cellulare arrivato qualche ora prima. Era di Jessica, che le chiedeva di incontrarla davanti alla scuola alla sua uscita, dato che quel giorno non avevano lezioni pomeridiane

“Perfetto, così gli presento anche le altre!” commentò, senza però rispondergli. La differenza di orario poteva essere un problema

Terminato di cambiarsi, si avviò subito verso casa di Pinkie, già determinata a dare il massimo

Questa volta era lei ad essere arrivata per ultima. Tutte le sue amiche erano lì, comprese Applejack e Fluttershy in compagnia di Irving. La prima sembrava essersi ripresa quasi del tutto, anche se non le sarebbe dispiaciuto dormire un po' di più

“Buongiorno!” esclamò sorridente “Ci siamo tutte? Allora possiamo andare!”

“Bene, allora ci rivediamo dopo” disse Fluttershy, accarezzando l'elefante sull'orecchio “Irving invece dovrà tornare allo zoo, dopo la scuola. Sono stati molto veloci con i lavori”

“Ooh, che peccato...”commentò Pinkie, abbracciandogli la proboscide”Adesso che ti conosciamo, verremo a trovarti spesso!”

L'elefante sorrise e barrì in risposta, ma non servì Fluttershy per spiegargli che era felice di saperlo. Bastò poi uno sguardo a Twilight per dargli il via libera di usare i suoi poteri. Sunset le mise subito una mano sulla spalla per aiutarla e darle coraggio, cosa che fece anche Spike appoggiandosi alla sua gamba, ed infatti questa volta l'apertura del portale fu più immediata e veloce. Anche se adesso conosceva più luoghi, decise di aprirlo comunque davanti all'Università di Oxford, così da avere lo stesso punto di riferimento del giorno precedente. La paura della ragazza verso i suoi poteri andava via via sempre più affievolendosi

“A più tardi!” esclamò Rainbow salutando le due amiche, prima che lei ed il resto del gruppo varcassero il portale. Come il giorno precedente, lì era già praticamente pomeriggio

“Bene, adesso dove andiamo?” chiese Rarity

“Al Deputy!” le rispose Sunset “Jessica ci aspetta lì, oggi staremo in gruppo! Vediamo cosa riusciamo a scoprire”

Dall'altro lato del portale, Fluttershy ed Applejack aspettarono che il portale fosse coperto prima di andare via. Quando videro il portale bloccato, si decisero a muoversi

“E via, un'altra noiosa e stancante giornata di scuola...” commentò acida Applejack, ancora vagamente irritata di non poter andare con le amiche. Fluttershy le mise una mano sulla spalla per confortarla

“Dai, non fare così, ormai avete quasi finito” gli disse, sorridendole

“Se preferite, potrei restare e dare una mano... mi sento ancora in colpa...” mugugnò Irving, venendo anche lui rasserenato da Fluttershy

“No, tranquillo, non serve che resti... hai già aiutato molto ripiantando gli alberi ieri. E poi credo che Tree Hugger voglia rivederti...” rispose, vedendo poi Applejack a bocca aperta “Qualcosa non va?”

“I-Io... ho sentito quello che ha detto!” esclamò, sorprendendo Fluttershy “Era come vedere Spike parlare!”

“Ma... ma come è possibile?” si chiese, capendo entrambe la risposta molto in fretta. Osservando la mano di Fluttershy sulla spalla di Applejack, videro che era illuminata di verde. La ragazza stava usando inconsciamente la sua magia sull'amica ed adesso anche lei capiva gli animali

“Wow... forte!” esclamò Applejack “Questa dobbiamo dirla alle altre quando ritornano!”

“Beh, se le cose stanno così...” commentò Irving “Allora, mi posso scusare nuovamente per ciò che ho fatto. Sono davvero mortificato”

Applejack lasciò stare lo stupore e si rivolse all'elefante per rassicurarlo “Basta scusarsi, non serve, davvero! Anzi, sono io che dovrei ringraziarti, ieri con il tuo aiuto ci hai praticamente dimezzato il lavoro! E poi dovevamo comunque piantare altri semi per i meli, ci hai dato una scusa per iniziare a farlo”

Irving sorrise in risposta, lanciando un barrito “Allora di niente, mia cara!”

Fluttershy tolse la mano dalla spalla di Applejack per dare un'altra carezza all'elefante, annullando la magia. Non avevano idea di come sarebbe stata la giornata per il gruppo partito per l'Inghilterra, ma sicuramente la loro era iniziata alla grande

 

Dato che durante la giornata prima avevano già più o meno imparato la strada dal portale alla scuola di Jessica, stavolta per Sunset e le altre arrivarci fu molto più rapido, anche se ci misero comunque il loro tempo. La ragazza li stava già aspettando appena al cancello d'uscita del Deputy, seduta sul muretto. Si alzò non appena vide la sua nuova amica

“Eccovi!” esclamò, avvicinandosi “Credevo non arrivasti più!”

Subito abbracciò Sunset, che ricambiò molto volentieri “Scusa, ma forse dovevo dirtelo... noi in realtà andiamo e veniamo da casa nostra, in America. Ci spostiamo con la magia”

“Oh, capisco...” rispose lei, vedendo poi che le accompagnatrici di Sunset erano rimaste un attimo di sasso

“Sunset, cara...” le disse Rarity, dubbiosa e intimorita “Le hai parlato dei nostri... poteri?”

“Ah... non ve lo avevo detto, ieri?” commentò lei, grattandosi la nuca imbarazzata della dimenticanza “Ne ho parlato sia a lei che alla sua vicina di casa” proseguì, un po' intristita ”Non volevo mentire a loro due, le vogliono così bene... spero non ve la prendiate”

Le sue amiche si guardarono tra di loro, ridendo per il fraintendimento di Sunset e lasciandola confusa

“Ma cosa hai capito!” esclamò Rarity “Hai fatto bene a dirglielo, assolutamente! È solo che non sapevamo se potevamo parlarne o no!”

“Ah, ma certo che potete” rispose Sunset, tirando un sospiro di sollievo, per poi rivolgersi alla ragazza dietro di lei “Jessica, ti presento le mie amiche, quelle con cui sto indagando”

“Piacere di conoscervi” disse loro un po' intimidita

“È un vero piacere!” la salutò Spike in braccio a Twilight, alzando una zampa e lasciando di sasso lei questa volta

“Q-Quel cane... ha...” mugugnò, venendo interrotta da Rainbow

“Si, si, quel cane parla, a volte anche troppo. Ormai ci abbiamo fatto l'abitudine”

Spike si voltò per guardare storto Rainbow, sentendosi preso in giro, ma con la coda dell'occhio osservò l'ingresso della scuola

“Sunset, è quello il bidello di cui ci hai parlato?” domandò il cane, facendo voltare tutte. Davanti alla porta c'era Steve, con lo sguardo fisso sul gruppetto

Sunset si sentì nuovamente a disagio, continuava a credere che ci fosse qualcosa che non andava nell'uomo. Distolse lo sguardo e rispose a tutte “Si, è lui...”

“Sai... ieri ci ho pensato bene...” disse subito Jessica, con aria incupita “Quando Sunset è sparita, dopo qualche giorno credo di non aver più visto Steve a scuola. Non so se era perché non lo notavo o se mancava proprio... ma...”

Non servì terminare la frase. I sospetti di Sunset verso di lui e la sua assenza in un periodo così delicato erano di sicuro un ottimo punto da cui partire per avere dei seri sospetti sull'uomo. Quello che mancava, però, era il motivo che poteva averlo spinto a farlo. Jessica glielo aveva già detto, l'astio che provava Steve per tutti gli studenti non poteva essere sufficiente a giustificare quell'azione. Doveva esserci dell'altro dietro

“Credo che oggi faremo qualche indagine su di lui” commentò Sunset, venendo appoggiata con un cenno di assenso dalle amiche “Jessica, hai idea su dove iniziare?”

“Beh... dalla scuola, credo” rispose, pensierosa ”Non so quasi nulla su di lui, magari possiamo trovare qualcosa nell'ufficio del preside o nei registri”

“Registri?” domandarono assieme Rainbow e Pinkie, mentre la seconda già si era portata una lattina alla mano. Sunset gliela tolse, evitando un possibile disastro

“Calmatevi, voi due. Stavolta dobbiamo solo entrare e controllare. Ma non possiamo farci vedere da lui... c'è un altro ingresso?”

“Si, ma è quello di emergenza, ed è chiuso” rispose Jessica scrollando la testa ”Solo la porta principale è ancora aperta, ma Steve la chiuderà prima di andarsene. Anche se... ho sentito che prima di tornare a casa, ripulisce ogni giorno tutta la scuola da solo... dicono che gli piaccia farlo senza nessuno attorno a disturbarlo. Se vogliamo entrare, dobbiamo per forza passare da lì... ma se Steve ci scopre, ci caccerà subito via”

“Se si tratta di entrare senza farci scoprire, allora lasciate fare a me!” esclamò Rarity, facendo cenno di seguirla

Le ragazze si ritrovarono ad andare nello stesso vicolo da cui il giorno prima stavano osservando la scuola, tutte piazzate attorno a Rarity

“Speriamo funzioni!” esclamò lei, trasformandosi con la magia e guadagnando sia delle orecchie da pony che dei capelli più lunghi, quasi toccanti terra. Alzò le mani ed il gruppetto venne circondato da una cupola diamantina, che lasciò solo Jessica senza parole. Sunset si mise a spiegarle la situazione

“Questo è il potere di Rarity, può creare questi diamanti ed usarli come barriere”

“Non solo” commentò l'amica, mantenendo la concentrazione “In questo momento, sto deviando la luce attorno a noi... per chiunque non sia sotto la cupola siamo del tutto invisibili. Possiamo passare senza che il bidello ci veda, solo... cercate di non allontanarvi troppo. E camminate piano, può ancora sentirci”

“Ok!” esclamarono tutte, cominciando a camminare a piccoli passi standole dietro. Twilight, nel frattempo, mise a terra Spike

“Ascolta Spike, quando gli passeremo vicini, annusalo e memorizza l'odore. Potrebbe tornarci utile”

“Consideralo fatto!” esclamò il cane in risposta

Anche se a piccoli passi e con un bello sforzo da parte di Rarity, le ragazze giunsero appena davanti all'ingresso, poco distanti da Steve che stava spazzando li davanti. Appena si spostò un po' di lato per vuotare la paletta, Rarity allungò e strinse la barriera, creando un piccolo corridoio che sbucava appena dentro la scuola, dove l'uomo non le avrebbe viste. Fece cenno a tutte con la testa di andare avanti, in silenzio ma rapidamente. Una alla volta, le ragazze sgattaiolarono all'interno dell'edificio senza che Steve si accorgesse di loro, passandogli alle spalle senza emettere alcun suono. Quando fu il suo turno, Spike tirò fuori la testa dalla cupola per poter annusare meglio l'uomo, che però come alcune persone della sua età emanava un forte odore di anziano

Ma anche se l'uomo pareva non vederci, il suo udito non aveva certo problemi. Sentì chiaramente qualcosa annusargli le gambe, e si voltò di scatto guardandosi attorno, compreso a terra. Ma non vide nulla lì vicino, perché Spike aveva reagito in fretta ritirando velocemente in dentro la testa, anche se con il batticuore per essersi quasi lasciato beccare. Rarity, che per fortuna delle altre era l'unica ad aver visto la scena, tirò un sospiro di sollievo per essere riuscita a non spaventarsi e si incamminò al fianco dell'animale, proseguendo insieme fin dentro la scuola

Una volta abbastanza lontane, poterono ricominciare a parlare, pur mantenendo la cupola invisibile per sicurezza

“Ci siamo tutte? Bene!” esclamò Sunset, rivolgendosi poi a Spike “Hai il suo odore?”

“Si... e credo che non me lo dimenticherò per un bel pezzo!” rispose, ancora un po' sgomento, con Rarity che dovette soffocare una risata per non prenderlo in giro

“Bene” continuò Sunset, stavolta rivolta proprio a Rarity “Rarity, credi di poter reggere ancora con la barriera? Potrebbero esserci anche altri insegnanti in giro per la scuola”

La ragazza dovette ricacciare in gola la ridarella prima di rispondere “Per... per ora ho tutto sotto controllo. Se ci saranno problemi, vi dirò di entrare in qualche stanza per riprendere fiato”

“Tutto chiaro!” esclamò l'amica

“Seguitemi, l'ufficio del preside è da questa parte” disse loro Jessica, mettendosi davanti a tutte ed iniziando ad incamminarsi

 

Alla Canterlot High era appena suonata la campanella che annunciava il primo intervallo. Fluttershy ed Applejack erano andate alla finestra del corridoio, per controllare che Irving fosse tranquillo. Lo video sdraiato nel campo da calcio, mentre il signor Remington, il gufo, gli svolazzava sulla testa in modo da rassicurarlo. La giovane in gradi di comunicare con loro fece cenno nella loro direzione, sperando di essere vista per farli avvicinare. Mentre lei si sbracciava, dal corridoio si fece avanti Granny, con l'annuario tra le mani e lo stupore in volto

“Perché fa così?” chiese alla nipote “Cerca di allontanare i corvi?”

“Ma no, sta solo cercando di chiamare Irving” le rispose, ridacchiando per la strana idea dell'anziana

“Oh, ma certo... comunque, eccoti l'annuario. Ho pensato, ecco... che magari volevi dare loro un'altra occhiata, prima di ridarlo alla preside”

Applejack capì che Granny parlava dei suoi genitori e le sorrise “Si, mi farebbe piacere. Tu, invece? Piaciuto il tuffo nei ricordi?”

“Si, è stato bellissimo rivedere tutti quanti... eccetto quello scellerato di Slinky. Bah...”

“Slinky?” domandò, inarcando un sopracciglio

“Un piccolo scapestrato, mi è tornato in mente perché ieri mi avevi parlato di Silkie. Gli aveva creato un sacco di problemi in un solo anno a quella poveretta. Ci ho pensato tutta la notte, ma è una di quelle cose che purtroppo non ricordo bene, so solo che mi aveva dato molto fastidio in quel periodo scoprire che cosa avesse fatto. Cercalo se vuoi, è nella pagina subito prima della sua. Io devo andare, se non inizio a preparare adesso il pranzo non farò mai in tempo. A più tardi”

Granny si allontanò, lasciando Jackie interdetta ed incuriosita. Forse poteva scoprire qualcos'altro Su Silk e Radius, cercando quel ragazzo. Aprì subito la pagina detta da sua nonna, cercando subito la sua foto. Anche Fluttershy, a cui finalmente si erano avvicinate le due bestie, rimase incuriosita dal suo modo di fare

“Che cerchi?” le domandò, osservando anche lei la pagina

“Un ragazzo, Slinky. Granny mi ha detto che ha causato problemi alla signora Silk, un anno... eccolo!”

Nella foto, il ragazzo osservava in direzione dell'obiettivo con aria quasi disturbata dalla situazione, come se non gli piacesse stare lì. Aveva i capelli neri, con un'acconciatura che gli copriva un occhio, mentre l'altro era scoperto e mezzo chiuso, con un'aria quasi vitrea addosso. Anche Irving e Remington osservarono la foto, barrendo e bubolando assieme e riuscendo anche a Fluttershy

“Davvero sapete chi è?” gli chiese, stupita lei quanto Applejack

“Lo conoscevano?!” esclamò, osservandoli. L'elefante le annuì, mentre il gufo assunse un'espressione disagiata, che la colpirono particolarmente. Si rivolse all'amica “C'è... qualcosa che non va? Il signor Remington ha reagito in modo strano”

“Chiediglielo tu!” gli disse, prendendola per mano ed attivando di nuovo la magia di comunicazione. Anche se non poteva controllarla, pareva attivarsi sempre, tanto valeva approfittarne “Signor Remington, adesso anche la mia amica la può capire”

“Potresti dirci cosa c'è che non va?” chiese, allungando l'annuario senza lasciare la mano dell'amica “È per lui che hai reagito così?”

Il gufo osservò di nuovo la foto, sospirando “Non mi sbagliavo, è lui... vi spiego subito, ma non penso vi piacerà. Io ero già qui a quel tempo, ricordo abbastanza bene questo tipo... lo vedevo sempre mentre seguiva sempre una ragazza, non la mollava mai. Si metteva dietro ai muri, agli alberi, in mezzo alla gente, credo la seguisse pure fuori da questo posto!”

I due, appresa questa cosa, si misero subito in allarme. Forse avevano scoperto qualcosa di non molto simpatico del passato di Sunset Silk. Applejack tornò indietro con la pagina ed indicò la sua foto “È... questa la ragazza che seguiva?”

“Si! Proprio lei!” esclamò il volatile “Dovevate vederlo, sembrava me quando inseguo il cibo! Ma ovviamente non era la stessa cosa... era parecchio inquietante...”

“Me li ricordo anche io, come se fosse ieri!” aggiunse Irving, attirando l'attenzione su di se. Le due ragazze ed il rapace passarono ad ascoltarlo “C'era anche questa ragazza, assieme a quello che credo fosse il suo fidanzato. Un ragazzo con i capelli viola chiari”

“Deve essere Radius!” esclamò Applejack, con bene in mente l'uomo “Cosa ricordi di loro?”

“Che domande, tutto. Non per niente voi umani usate il termine “memoria da elefante”. Stavano passando davanti alla mia area tenendosi per mano, ma il ragazzo la stava trascinando, e lei sembrava essere molto a disagio. Poi si sono fermati ed il ragazzo ha gridato “Adesso smettila di seguirla, non vedi che le dai fastidio?!”. Da dietro il recinto delle giraffe davanti a me è sbucato lui e lo ha indicato dicendogli “Lei non sarà mai tua! Diventerà mia!”. Il ragazzo poi gli si è avvicinato con un pugno in aria e lui è scappato, mentre la ragazza si è seduta su una panchina e si è messa a piangere. Il ragazzo si è messo vicino a lei e l'ha abbracciata cercando di consolarla. Fino ad ora non avevo capito bene cosa fosse successo...”

Fluttershy ed Applejack rimasero ammutolite per tutto il racconto, immaginando perfettamente che cosa fosse successo. Fluttershy si rivolse all'amica

“È... quello che credo?” chiese, mentre Applejack iniziò a stringere la presa, irritata da ciò che aveva appena sentito

“Io credo di si... maledizione...” tornò a rivolgersi ai due animali, girando pagina ed indicando nuovamente Slinky “Sapete anche come si chiamava, questo qui?”

“Non ne ho idea, mi spiace” rispose il gufo

“Io... credo di sapere il cognome” rispose l'elefante, ripensando a quella giornata “Mentre la consolava, il ragazzo ha detto qualcosa come “Non fare così, sono sicuro che prima o poi Vinovy lo capirà”!”

“Vinovy... non mi dice nulla...” commentò Applejack, cercando di ricordare il nome. Fluttershy, invece, ebbe un sussulto

“Conosco una donna, Emma Vinovy!” esclamò ”Viene al negozio di animali dove lavoro per prendere il cibo e le medicine della sua tartaruga! Ha il guscio incrinato poverina, deve prendere molte cure...”

“Potrebbe essere la madre!” disse sicura di se Applejack, venendo però corretta dall'amica

“No, è troppo giovane... forse la sorella...”

“Quello che è!” riprese lei, tornando a stringerle parecchio forte la mano “Conosci il suo indirizzo?”

“S-Si... ma... perché lo vuoi sapere?” domandò, intimorita dal suo modo di fare “Non... non vorrai andare li e... fargli qualcosa, vero?”

La ragazza si rese conto solo in quel momento di tutta la foga che ci stava mettendo, sia dalla reazione di Fluttershy che dalla forza che stava mettendo nel stringerle la mano. Allentò la presa, lasciandola andare, per poi sospirare

“Ascolta, Fluttershy, non so se te ne sei accorta ieri, ma io sono assolutamente certa che Silk e Radius ci abbiano mentito sul motivo del loro trasferimento in Inghilterra, ed ora ho idea che potrebbe essere colpa di questo Vinovy. Voglio solo parlargli... sono passati anni ormai, forse è cambiato dopo tutto questo tempo. E se così fosse, potremmo dirlo a Silk e Radius. Credo che a Sunset farebbe piacere poter stare ancora con quelle persone, sia che ritroviamo la loro vera figlia sia il contrario, ma non verranno più qui se hanno paura di quella persona. Vorrei poterli rassicurare e dirgli che non hanno motivo di stare alla larga dalla città solo per lui” si tolse il cappello, per stringerlo, distogliendo un po' lo sguardo “So bene cosa vuol dire non avere accanto i propri genitori, e per Sunset quelle due persone e praticamente come se lo fossero... vorrei farlo per lei...”

“Applejack, io...” mugugnò, dispiaciuta. Non si sentiva di controbattere alle parole dell'amica, per cui le restò solo un'opzione “... io... se vuoi ti ci accompagno... Emma mi conosce, quindi...”

Sul sorriso di Applejack si disegnò un sorriso e si rimise subito il cappello in testa, abbracciandola “Grazie, sapevo di poter contare su di te! Allora, andiamo subito!”

Nuovamente, Fluttershy fu colta dal disagio “M-Ma come...? La scuola...”

“Questa storia è molto più importante della scuola! Andiamo a parlare con la preside, sono sicura che ci aiuterà!”

“Oh, cielo...” mugugnò Fluttershy, venendo trascinata per la mano da Applejack. Forse avrebbe dovuto pensarci due volte, prima di accettare di aiutarla. Ma anche all'esterno sembrava quasi riluttante a seguirla, dentro di se era molto felice di ciò che stava facendo per la loro amica

 

Dentro al Deputy Lyceum, il giro del gruppo nella scuola non stava dando i risultati sperati. Il problema principale era che Rarity aveva iniziato a camminare a passo lento per lo sforzo della barriera, ma restava comunque troppo testarda e determinata per arrendersi. Le altre volevano darle il tempo di riposare, ma avevano già evitate due insegnanti grazie ai suoi poteri, non se la sentiva di lasciarli andare avanti da soli o di fermarsi per lei. Come se non bastasse, un giro della scuola che sarebbe dovuto durare una manciata di minuti si era ritrovato a durare quasi più di un'ora, il che gli avrebbe dato meno tempo per cercare qualcosa di utile prima di restare chiuse dentro

Giunti all'ufficio del preside, poterono constatare che dentro non c'era nessuno, il che diede tempo alla ragazza di riposare i propri poteri mentre loro cercavano negli archivi. Si buttò quasi senza più forze sulla prima sedia che trovò, riprendendo fiato

“Oh, che fatica...” sospirò mentre la trasformazione si annullava

“Grazie di tutto, Rarity!” esclamò Sunset “Adesso ci pensiamo noi, tu rilassati un po”

Anche se non troppo elegante come gesto, la ragazza si limitò ad alzare un pollice per risponderle positivamente, lasciando libere le altre di cercare informazioni su Steve. Sunset , Jessica e Twilight si concentrarono sugli archivi cartacei, mentre Rainbow e Pinkie accesero il computer per vedere se c'era qualcosa di utile. Spike invece si mise a guardia della porta, per accertarsi che non arrivasse nessuno

Mentre Sunset analizzava una piccola pila di cartelle, Twilight si sentì in dovere di farle una domanda

“Sunset, ascolta...” chiese, un po' titubante “Se... se scoprissimo che è stato davvero Steve... cosa vorresti fare?”

“Beh, prima di tutto ho intenzione di fargli dire che cosa abbia fatto a Sunset e dove sia adesso...” disse con una facciata di estrema sicurezza, ma con un groppo allo stomaco pensando alle possibile risposte “Dopo di che, lo porteremo alla polizia e gli faremo confessare tutto. Lui finirà in galera e noi avremo ritrovato Sunset, semplice!”

“Forse la stai facendo troppo facile...” commentò Twilight “Ricorda che qui non siamo nel tuo mondo... dovremmo spiegare un sacco di cose! Come abbiamo fatto ad arrivare fin qui da casa, per esempio, oppure anche come abbiamo fatto a scoprire tante cose! Senza la magia non ci saremmo riuscite...”

“Si, questo è ovvio” le rispose Sunset, confusa “Ma... dove vorresti andare a parare?”

Twilight si fece di colpo seria ed osservò Jessica, confusa quanto Sunset “Finché si tratta di persone di cui ci fidiamo, parlare della nostra magia è un conto, ma con degli estranei? E su una cosa così grande come un rapimento, per di più! E se la gente venisse a sapere di Equestria? E della magia? E... “ deglutì, intimorita, pensando al suo lato oscuro ”E dei pericoli che ne possono uscire? La gente ha paura di ciò che non conosce... ci sono tante cose che mi preoccupano... potrebbero separarmi da voi per rinchiudermi da qualche parte, potrebbero portarci tutte ad essere analizzate per i nostri poteri, potrebbero...”

Più andava avanti a parlare, più iniziava a tremare, spaventata. Per calmarla, Sunset la strinse in un abbraccio, portando la sua fronte contro la sua. Pensò che se tra unicorni funzionava portare il corno l'uno sopra l'altro per infondere fiducia, allora anche tra di loro avrebbe potuto funzionare. Quando sentì i suoi tremori passare, si rivolse a lei in tono divertito ma rassicurante

“Se io la faccio troppo facile, tu la fai troppo complicata. Non dobbiamo per forza raccontare tutto di noi... basterà anche solo mettergli in testa l'idea di andare a confessare quello che ha fatto e lui ci andrà. Non dovremo rivelarci e non faranno niente di tutto quello che hai pensato, così credi che sia meglio?”

“Io... io credo di si...” rispose, imbarazzata sia per le parole di prima che per la vicinanza dell'amica

“Oppure potremmo sempre dire che sono stata io a scoprirlo” prese la parola Jessica “Conosco Sunset da sempre, potrei dire che non ho mai smesso di indagare e che ho scoperto tutto. Non vorrei prendermi tutto il merito, quando in realtà non ho fatto molto... ma se ti può rassicurare, lo farei”

“Grazie...” rispose, adesso più imbarazzata di prima “S-Scusate... a volte straparlo...”

“Non serve chiedere scusa, capisco che tu sia intimorita, ma come vedi una soluzione la si trova sempre. Però, prima di fare tutto, dobbiamo essere sicure che sia stato lui. Il fatto che abbia così tanti sospetti non lo rende colpevole...”

“Giusto!” replicò di nuovo Twilight, staccandosi dall'abbraccio e sistemandosi gli occhiali “Che aspettiamo, allora? Continuiamo a cercare!”

La sua ritrovata determinazione fece sorridere Sunset, che come lei e Jessica si rimise a cercare in mezzo agli archivi. Aprì il primo fascicolo, ma prima di iniziare a leggere si rivolse alle amiche al computer

“Lì come va?” chiese alzando la testa

“Per ora nulla, ma almeno siamo riuscite ad entrare” rispose Rainbow, indicando poi Pinkie “C'era la password, ma Pinkie l'ha indovinata”

“Beh, era ovvio che fosse “Lesettemeravigliedelmondo”! Sono bellissime!” commentò lei, venendo ricambiata con uno sguardo storto ma divertito da parte dell'amica

“No, non lo era... ma ormai ci siamo abituate, è solo il tuo “sesto senso”” aggiunse Rainbow ridacchiando, prima di mettersi a cercare tra i file qualcosa di interessante

Spike, nel frattempo, stava fermo e fisso sulla porta, con le orecchie dritte ed i sensi pronti a scattare in caso di allerta. Ma anche se in quello stato, attraverso il suo naso passò un odore che gli sembrava familiare e che lo distrasse dalla guardia

“... questo... è l'odore del bidello...” commentò, mettendo in allarme le amiche

“Sta arrivando?!” esclamò Rarity, mettendosi subito in piedi per attivare i poteri

“No, no! Tranquille!” rispose subito il cane, per calmarle “Però... sento qualcosa...” annusò l'aria, sicuro del suo fiuto “... viene da qui vicino... è molto forte, sono certo che c'entra con lui!”

Jessica pensò un momento e che cosa potesse riferirsi, illuminandosi di colpo ed esclamando “Che stupida, la stanza del bidello! Non ci ho pensato! Steve ha una sua stanza dove passa il tempo, quando non sta lavorando. È appena qui dietro, credo che Spike abbia sentito quella”

“Magari c'è qualcosa anche lì...” disse Sunset, rimuginando “Potremmo anche andare a dare un'occhiata, ma qui c'è ancora tanto da fare... non possiamo perdere tempo, altrimenti sarebbero guai”

“C'è qualcosa che possiamo fare...” commentò Twilight “Noi restiamo qui a cercare informazioni su Steve, mentre tu e Spike andate a cercare qualcosa nella sua stanza. E forse sarebbe meglio che venga con voi anche Rarity... avreste più bisogno voi di diventare invisibili”

“Si, certo, ma se dovesse venire qui e scoprirvi? Non potreste sparire, sareste nei guai!” rispose, preoccupata. Rainbow invece sorrise malevola

“Beh... potrei pensarci io!” esclamò, con aria divertita “Se mi mettessi a creare casino in giro per la scuola, lui perderebbe del tempo a rimettere tutto a posto. Non posso farlo per tutto il giorno, potrebbe accorgersi che qualcuno sta mettendo in disordine, ma sono sicura di poterci far guadagnare del tempo!”

“Mi piace, è un ottima idea!” esclamò Pinkie, al contrario di Sunset, d'accordo con il piano ma allo stesso tempo dubbiosa

“Va bene... ma stai attenta, non vogliamo che ti becchi” le disse, assumendo un tono divertito ed accusatorio ”E soprattutto non esagerare. Deve sembrare un disordine umano, non come se fosse passato un uragano”

“Va bene, va bene, starò attenta...” rispose allegra prima di scattare di corsa fuori dalla stanza del preside, avvolta da una scia arcobaleno, senza neanche richiudere la porta. Spike adesso sentiva ancora meglio l'odore di Steve

“Andiamo ragazze, adesso sono curioso anche io!”

Sunset si avvicinò a Rarity e prese Spike in braccio. L'amica si trasformò nuovamente ed attivò la barriera invisibile, questa volta con molta meno fatica essendo solo in tre lì sotto

“Ci rivediamo più tardi in questo ufficio!” esclamò, da dietro la barriera “Ci teniamo in contatto con i cellulari. Fate attenzione, mi raccomando!”

“Contaci!” risposero Pinkie, Twilight e Jessica, prima di rimettersi alla ricerca di indizi sull'uomo

 

A piccoli passi per non sprecare troppe energie, Rarity si fece guidare dal fiuto di Spike verso una stanza appena fuori dal corridoio in cui c'era l'ufficio del preside

“Ecco, è questa!” disse loro Spike, parlando a voce bassa per evitare di farsi sentire da chiunque. Sunset la aprì, trovando delle scale che portavano al piano inferiore

“Credo che da qui si vada al locale caldaie” disse sottovoce la ragazza a Rarity, che le annuì e le andò dietro. Una volta entrate entrambe e chiusa la porta alle loro spalle, Sunset mise a terra Spike e Rarity poté disattivare ancora la magia. Il cucciolo ricominciò ad annusare l'aria, sventolandosi una zampa davanti al naso

“Bleah... si, è di qua... e c'è anche un odore di muffa che non potete immaginare!”

“Fidati, lo sentiamo anche noi...” gli rispose Rarity, tappandosi entrambe il naso. Anche se un po' nauseato, Spike corse giù dalle scale facendosi seguire dalle due ragazze

Il trio si ritrovò in una stanza grande poco più di un'aula scolastica. Da un lato c'era la caldaia ancora in funzione che emetteva calore per i pochi che ancora erano fermi a scuola, mentre dall'altro c'erano una scrivania ed una brandina, sulla quale vi era appoggiato un cappotto nero. Spike si gettò sull'indumento per annusarlo

“Si, era ovvio, è di Steve” commentò. Rarity e Sunset si avvicinarono agli unici due mobili presenti, un po' deluse da ciò che avevano trovato. C'erano molte meno cose di ciò che speravano di trovare. Rarity si mise ad analizzare il cappotto, constatando che anche se un po' vecchio era comunque affascinante, mentre Sunset aprì i vari cassetti della scrivania. D'entro trovò varie cianfrusaglie, qualche foglio per scrivere ed alcuni attrezzi sparsi in disordine

Ma ciò che la colpì, fu una lettera. Non era sigillata, non c'era alcun francobollo né scritta sopra, ma era l'unica cosa a sembrare essere trattata con un minimo di cura. La estrasse e la aprì, vedendo che c'erano solo due parole

“Mi dispiace” lesse, in modo che anche i due assieme a lei potessero sentirlo. Si voltarono entrambi, incerti su come reagire a ciò che avevano sentito “Dice solo questo, è firmata da Steve. Una lettera di scuse molto concisa, non c'è che dire”

“Guarda, dietro c'è dell'altro” disse Rarity, indicando il punto in cui Sunset teneva la mano

La ragazza fece per voltare la lettera, ma a lei come a Rarity arrivò un messaggio sul cellulare. Si stupirono entrambe di avere campo in un luogo del genere, ma leggere il messaggio le fece ammutolire tutte e due. Era un testo molto lungo di Applejack, che spiegava loro le ultime scoperte sue e di Fluttershy

 

Pochi minuti prima, nella loro città, Applejack e Fluttershy erano arrivate di corsa davanti a casa Vinovy dopo aver affidato le cure di Irving agli insegnanti, portarsi dietro un elefante sarebbe potuto essere un problema in quel caso. Avevano spiegato alla preside Celestia ciò che stavano facendo e lei aveva acconsentito senza problemi a lasciarle andare. Sentire il nome di Slinky e quello di Silkie le riportò alla mente quei ricordi, anche se neanche sapendo il cognome del ragazzo riuscì a ricordarsi il suo nome, essendo rimasto alla Canterlot High solo durante l'ultimo anno scolastico. Ma non era certo un problema, sarebbe stata solo un'altra cosa di cui le due amiche avrebbero parlato con lui una volta incontrato. Fluttershy suonò il campanello, venendo accolta quasi subito da una donna. Indossava un completo viola a pois e delle scarpe con i tacchi, quindi forse stava per uscire o era appena rientrata. I suoi capelli erano arancioni e lunghi solo fino al collo, mentre gli occhi erano violacei, con qualche ruga sullo zigomo. La accolse con un sorriso

“Oh, Fluttershy, che sorpresa!” esclamò vedendola

“Salve, signora Vinovy” gli disse, sorridendo in risposta

“Mia cara, ci conosciamo da tanto ormai, chiamami pure Emma” gli disse, vedendo poi che era in compagnia “A cosa devo questa visita? Non dovresti essere a scuola?”

“Si, ma abbiamo una cosa urgente da fare... dovremmo parlare con suo fratello”

La donna assunse un'espressione confusa “Fratello? Io non ho nessun fratello... forse intendi dire mia sorella. Vive a qualche isolato da qui, se vuoi ti do l'indirizzo”

“N-Nessun fratello...?” rispose lei, adesso a corto di parole. Nel vederla così, intervenne Applejack

“Forse non è suo fratello, siamo state noi ad ipotizzarlo. Cerchiamo un uomo di nome Vinovy, a scuola lo chiamavano Slinky”

La donna si fece un po' cupa e si mise quasi in agitazione sentendo quel nome, pur mantenendo il sorriso “L'unico uomo che abbia quel cognome è mio figlio S.J.”

“E... suo marito?” chiese Applejack, considerando il fatto che la donna potesse aver preso il suo cognome. Vide immediatamente la donna farsi scura in viso, nonché particolarmente a disagio

“M-Mio marito... non è più qui da anni...” disse loro, guardando a terra e facendole sussultare

“Mi scusi, noi non...” continuò Applejack, venendo interrotta da una voce giovanile ed irritata alle loro spalle “Non serve scusarsi”

Le due ragazze si voltarono, vedendo un ragazzo poco più piccolo di loro, con uno zaino sulla schiena ed un'espressione infastidita in viso. Aveva i capelli neri, simili a quelli di Slinky ma senza tagli particolarmente inquietanti, persino gli occhi erano rossi e vivi a differenza di quelli nella foto

“S-S.J.?” disse Emma, vedendolo “Cosa ci fai qui? Non dovresti essere a scuola?”

“Mancava un insegnante e ci hanno fatti uscire prima, ti ho anche inviato un messaggio” gli rispose, per poi rivolgersi alle due ragazze “Mio padre se ne è andato da anni, ed è meglio che sia così. Ora siamo molto più tranquilli!”

“N-Non parlare di tuo padre in questo modo...” gli disse la donna, senza però il minimo accenno di rimprovero. Il ragazzino si indispettì per quelle parole, adirandosi non poco

“Mamma, sai meglio di me che razza di mostro fosse! Basta fare finta che non sia successo nulla!”

La donna non si sentì di controbattere, ma Applejack e Fluttershy si sentivano parecchio fuori luogo in quel momento

“Ehm... non credo siano cose che ci riguardano, quindi forse dovremmo andare...” disse Applejack, venendo però fermata da S.J.

“Siete venute qui per parlare di quell'uomo? Se volete lo farò io, lei non vi dirà mai nulla” disse loro, mentre Emma si sentiva sempre peggio. Nel vederla così, Applejack si sentiva a disagio anche solo a parlare di certe cose

“In realtà, volevamo solo parlare con lui... abbiamo saputo alcune cose e volevamo vedere se era cambiato dai tempi della scuola...”

“La mamma mi ha detto com'era quando andava a scuola!” rispose imperterrito il ragazzo, che pareva essere sempre più diretto e senza peli sulla lingua “Non era cambiato, anzi, se possibile era peggiorato! Era cattivo, faceva sempre del male a me ed alla mamma! È stato lui a ridurre così Jizzy!” disse, facendo sussultare Fluttershy

“La... la vostra tartarughina? È stato lui a romperle il guscio?”

“Esatto! L'ha presa e l'ha tirata contro la scala! È stata la sera in cui ha deciso di andarsene!”

Stavolta, entrambe sussultarono alle sue parole “Aspetta... intendevate questo quando dicevate che se ne era andato? Io avevo capito...”

“Che fosse morto?” la precedette S.J., incattivendosi “Sarebbe stato meglio! No, semplicemente ha fatto i bagagli e se ne è andato. Io ero molto piccolo, è successo... sette anni fa, mi sembra. Ma ricordo ancora tutto molto bene... la mamma gli chiedeva di restare, lui ha continuato ad insultarla, poi è uscito di casa gridando “Tu non sei lei e non lo sarai mai!”. La mamma ha pianto molto, ma ancora non capisco perché... quell'uomo non meritava tutto questo affetto”

Emma si avvicinò alle spalle delle due ragazze, con aria abbattuta ed osservando dispiaciuta il figlio

“Non potevo farci nulla... io ero innamorata di lui, nonostante tutto... ma per lui, io non ero abbastanza. È sempre stato innamorato di un'altra donna, anche dopo che ci siamo sposati... ci ho provato ad essere come lei, ma semplicemente non ci riuscivo... e lui... ogni volta...”

Fece quasi per mettersi a piangere, preoccupando molto sia Applejack che Fluttershy, ma riuscì a darsi un contegno ed ad asciugarsi gli occhi prima di iniziare a singhiozzare

“Lo so che mio figlio ha ragione... ma io ancora non riesco ad accettarlo del tutto...” terminò, accarezzando la testa a S.J., che nel frattempo si era calmato

“S-Scusate, forse non dovremmo chiederlo, ma... sapete dove abita, adesso?” chiese Applejack, grattandosi la testa a disagio. Sperava di poter essere delicata, ma per loro era una cosa importante, anche se sicuramente non potevano più sperare che quell'uomo ora fosse diverso. La donna ci pensò un secondo

“So solo che adesso vive lontano da qui... forse nelle lettere che mi invia c'è qualcosa... non le ho mai lette, solo la prima volta. Speravo di riuscire a distaccarmi da lui, facendo così”

“Delle... lettere?” domandò Fluttershy

“Per il mantenimento. Dopo che se ne è andato di casa, Steve ha continuato a mandarmi dei soldi per aiutarmi a far crescere S.J.”

“L'unica cosa decente che abbia mai fatto in vita sua...” terminò con la lingua avvelenata il ragazzo, mentre le due amiche sussultarono a sentire il nome dell'uomo

“... ha detto... Steve?” domandò Applejack, un po' incredula

“Si, è anche il nome di mio figlio, Steve Junior” disse loro, infastidendo il ragazzino, che ormai odiava anche il suo nome

“Per... per caso... si è trasferito in Inghilterra?” continuò a chiedere Fluttershy, intimidita dalla possibile risposta

La donna pensò alle sue parole, stupendosi del fatto che la ragazza avesse ragione “Ora che ci penso... si, si è trasferito in Inghilterra... ah, si, ad Oxford!” disse loro, lasciandole senza parole ed attonite “Qualcosa non va...?”

Applejack osservò Fluttershy “Emma sa delle nostre capacità?” gli chiese, venendo accolta da una risposta positiva. Prese quindi il coraggio a due mani e decise di raccontarle per filo e per segno ciò che stavano facendo. Parlare di certe cose non sarebbe dovuto rientrare nei suoi compiti, ma in una situazione del genere, qualcuno doveva pur farlo, anche solo per far sapere alla donna che cosa fosse successo. Gli parlò quindi di tutto, stando attenta a fare solo i nomi delle sue amiche, per rispetto alla privacy. Sulle prime, Emma sembrò non voler credere alle sue parole

“N-No, vi state sbagliando! Steve era violento, ma non avrebbe mai rapito una ragazza!”

“Signora, il fatto è che...” disse interrompendosi, un po' titubante. Doveva dirgli un'altra parte della storia, se voleva farsi credere “... il fatto è che... la ragazza in questione è la figlia della donna di cui lui era innamorato! Non so... non so perché abbia rapito lei e non sua madre, ma... ma è così!”

Emma, sentendo quelle parole, passò dall'essere contrariata al capire il punto di vista delle ragazze

“La... la figlia di Silkie...?” chiese, non aspettandosi una risposta ma dimostrando che sa di cosa parlavano “Oddio... allora potrebbe essere stato davvero lui...”

“Emma, so che è difficile per te...” le disse Fluttershy ”Ma... ma ci servono tutte le informazioni possibili su Steve, così potremo darle alle nostre amiche! Dobbiamo sapere cos'è successo a quella ragazza... e dobbiamo anche ritrovarla!”

La donna, dopo anni di sofferenza, riuscì finalmente a trovare una buona motivazione per lasciare andare per sempre il ricordo di un compagno così violento. La sua espressione si fece decisa e seria, quasi non sembrò più essere lei in quel momento, persino il figlio la osservò con aria stupita “Prendo subito le lettere, datemi il tempo di cercarle! S.J., vieni con me a darmi una mano!”

“Va... va bene!” rispose il ragazzo, abbandonando la cartella e correndo in casa con la donna

“Voi aspettate pure dove volete, siete sempre le benvenute!” disse, come se fosse grata alle due amiche, che sorrisero della rinnovata forza della donna. Ma anche loro dovevano tornare ad essere serie e concentrate

“Scrivo alle ragazze quello che abbiamo scoperto!” disse Applejack a Fluttershy, prendendo in mano il cellulare ed iniziando a scrivere “Sunset aveva ragione, è stato quello Steve di cui ci ha parlato!”

“Adesso devono solo riuscire a farlo parlare...” le rispose Fluttershy, osservando ciò che l'amica stava scrivendo, per controllare che fosse tutto corretto

 

Sunset, finito di leggere il messaggio, rimase quasi ammutolita. Lei aveva i sospetti, ma alla fine quelle che avevano scoperto più di tutte erano state Applejack e Fluttershy. Rarity, letto il messaggio sia lei che Spike, rimise via il cellulare ed osservò l'amica. Aveva un'espressione infuocata in viso e stringeva i pugni come se stesse per esplodere

“Lo sapevo... lo sapevo che era lui!” esclamò Sunset, eccitata “Non ci resta che prenderlo e fargli dire tutto quanto! E poi ritroveremo la mia sosia! È fantastico!”

“Vero” rispose felice Spike, scodinzolando “Adesso, dobbiamo solo prenderlo! Basterà che tu ti trasformi in Daydream Shimmer e sarà tutto finito!”

“No, aspetta...” gli disse, fermandola “Ho promesso a Twilight che non ci saremmo fatte scoprire, ed ancora non controllo molto bene i miei poteri... potrei fargli del male senza volerlo. Possiamo prenderlo anche senza magia, siamo tanti e lui è da solo! Lo faremo subito, prima che vada via!”

“Giusto” commentò Rarity, portando il cellulare all'orecchio “Ma per sicurezza, fammi fare una chiamata... conosco una persona perfetta per questo genere di cose!”

Sunset iniziò a non contenersi più, ogni fibra del suo corpo stava esplodendo di voglia di agire, talmente tanto che sembrava essere tornata una bambina. Mise via la lettera che stava leggendo, infilandosela in una tasca interna della giacca di pelle, per poter avere le mani libere. Non stava esultando solo perchè ancora era tutto lontano dall'essere finito, ma ormai erano quasi arrivate alla fine di quella storia

“Non ci posso credere... così poco tempo e siamo già riuscite a risolvere il caso! È fantastico!” anche lei prese il cellulare ed iniziò a digitare un messaggio “Avverto le altre del mio piano, poi lo spiegherò anche a voi! Oggi prendiamo lui... e domani, avremo ritrovato Sunset!”

 

 

 

 

 

Si... domani, per modo di dire! Salve a tutti ragazzi, qui MC Outlaw. Ormai ci siamo, il caso della sparizione di Sunset sta per essere risolto e Steve Vinovy, il colpevole, avrà ciò che si merita. Il tutto nel prossimo capitolo, Mezzanotte... quando il mondo è avvolto dall'oscurità ed il cuore degli uomini si fa nero. Alla prossima

MC Outlaw

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Capitolo 5
*** Mezzanotte ***


Ormai sembravano non esserci più dubbi, tutto sembrava indicare che il colpevole fosse proprio Steve, il bidello. Ciò che avevano scoperto Fluttershy ed Applejack era troppo specifico, considerarlo una coincidenza sarebbe stato sciocco da parte loro. Il problema, però, era che Sunset e le sue amiche non avevano nessuna prova dei fatti, senza le quali la storia dei Vinovy non poteva essere confermata. Steve l'avrebbe comunque fatta franca, nonostante quanto tutto fosse palese. E non avendo idee su cosa cercare di preciso per incastrare l'anziano uomo, l'unico modo che avevano per smascherarlo era farlo parlare. Per prima cosa quindi dovevano catturarlo

Sunset, Rarity e Spike erano ancora nel sotterraneo adibito a stanza del bidello. Si erano messe, utilizzando la poca connessione ad internet che le raggiungeva, in video-chiamata con le amiche, ancora nella stanza del preside, e con Rainbow, nascosta in giro per la scuola dopo aver creato disordine. Quest'ultima teneva d'occhio il bidello da distanza di sicurezza, mente era impegnato a sistemare il caos lasciato da lei dentro ad una classe

“Ragazze!” esclamò Sunset, più grintosa che mai “Avete ricevuto il messaggio di Applejack, vero?!”

“Shh!” la azzittì Rainbow, fiondandosi dietro ad un muro e parlando a bassa voce “Se parli così forte quello mi scopre! Comunque si, a me è arrivato!”

“Anche a noi” aggiunse Twilight, venendo sovrastata da una Jessica euforica “Avevi ragione a sospettare di lui! Non posso crederci... per tutto questo tempo l'ho avuto sotto al naso...”

“Nessuno poteva sospettare di lui, non senza sapere quello che abbiamo scoperto” la confortò Sunset “L'importante è che lo abbiamo beccato! Adesso dobbiamo solo prenderlo, poi Twilight userà la magia sulla sua mente e gli faremo confessare tutto!”

“Più facile a dirsi che a farsi” commentò Rainbow, continuando ad osservarlo. Aveva appena finito di sollevare ed impilare con la sola forza fisica più banchi e sedie contemporaneamente, solo per riuscire a lucidare meglio per terra “Sarà anche vecchio, ma fidati, da sole senza magia non lo riusciamo a bloccare. Neanche io potrei fare qualcosa stavolta. Ci servirebbe la forza di Applejack, ma non arriverebbe mai in tempo”

“A quello ho già pensato io” disse Rarity, mostrando nella videocamera il suo cellulare “Ho mandato un messaggio a Larry, il pasticcere che abbiamo conosciuto ieri io e Pinkie. Gli ho detto che siamo nei guai, che ci siamo nascoste in questa scuola perché c'è un malintenzionato che ci stava inseguendo. E dato che lui è così vicino e così forte, ci serviva il suo aiuto”

“Insomma, gli hai mentito” rispose sarcasticamente Rainbow

“Solo per metà” puntualizzò Rarity “È veramente robusto, in più mi ha risposto che ci metterà poco ad arrivare”

“Grandioso!” esclamò Pinkie, costringendo Rainbow a coprire con la mano il cellulare per lo strillo “Larry è davvero molto, molto grosso! Anche tanto timido, ma soprattutto grosso!” d'improvviso però si fece dubbiosa, quasi insicura “Però... ho come la sensazione che non sia stata una buona idea...”

“Pinkie ha ragione” la appoggiò Twilight, un po' intimorita “Vogliamo davvero coinvolgere qualcun altro in questa storia? Insomma... voi lo conoscete a mala pena...”

“Appena avremo bloccato Steve, lo faremo andare via” la tranquillizzò Rarity “Non serve che sia del tutto coinvolto, ci servirà solo come braccio” si rivolse poi all'amica rimasta sola “Rainbow, gli ho detto di passare dal retro, vai ad aprirgli tu”

Prese poi la parola Sunset “Già che ci sei, corri a cercare una corda per legarlo!”

“Lasciate tutto a me! Vado e torno subito!” rispose, chiudendo la chiamata

“A questo punto sarà meglio radunarci, meglio se tornate in presidenza!” suggerì Jessica alle due ragazze nello scantinato, che non se lo fecero ripetere due volte. Anche loro chiusero la video-chiamata e si avviarono fuori di lì. Pinkie, che non aveva più parlato dopo aver esposto il suo dubbio, si ritrovò con uno strano fastidio allo stomaco. Vi portò una mano sopra senza farsi vedere dalle altre, cercando di capire che cosa fosse

 

Dall'altra parte del portale, Fluttershy ed Applejack passeggiavano nervosamente avanti ed indietro davanti a casa Vinovy. Sunset, e con lei il resto del gruppo, erano talmente euforiche della loro scoperta che non avevano ancora risposto al messaggio, cosa che le faceva stare sulle spine

“Cavolo, rispondete...” borbottò Applejack, fissando continuamente il cellulare “Ma almeno lo avranno letto secondo te?”

Prima che Fluttershy potesse rispondergli, si palesò in mezzo ad entrambe Rainbow con la sua velocità disumana, costringendo entrambe a tener fermi capelli e cappello per via del vento

“Letto, discusso, confermato e pianificato!” rispose lei, per poi prendere entrambe sotto braccio “Siete state grandi, voi due!”

“G-Grazie...” le rispose Fluttershy, ancora un po' intontita per via di quell'arrivo burrascoso. Divincolatasi dalla presa dell'amica, le chiese con giusto stupore “Ma... che ci fai tu qui?”

“Beh, ora dobbiamo solo bloccarlo e fargli confessare tutto! Solo che con la magia non è fattibile, sia Sunset che Twilight hanno paura di fargli del male. La useremo solo per convincerlo a parlare, per catturarlo useremo i metodi classici... “ allungò una mano verso Applejack “Corda, per favore!”

La ragazza non se lo fece ripetere due volte. Alzò il suo cappello da cowboy e tirò fuori il suo fidato lazo, porgendolo all'amica “Vedi di riportarmelo, è il mio preferito!”

“Stai tranquilla, è in buone mani” asserì Rainbow, avvolgendola attorno al braccio per appoggiarla sulla spalla “Ah, Fluttershy... congratulazioni per il nuovo potere! Stasera si festeggiano due cose!”

Non avendo idea di quanto tempo aveva ancora prima dell'arrivo del pasticcere, per salutarle si limitò ad un gesto della mano, per poi fiondarsi di nuovo ad Oxford a tutta birra, lasciandole di nuovo in balia del suo spostamento d'aria

Scostandosi i capelli dal volto, Fluttershy commentò preoccupata “Speriamo vada tutto bene... vorrei essere lì anche io ad aiutarle...”

“Ed io non sono da meno” le rispose Applejack, sistemandosi il cappello “Ma se la caveranno bene anche senza di noi. Per adesso aspettiamo che la signora Vinovy torni con le lettere. Potremmo provare ad usarle come prove, se la sua confessione non dovesse convincere la polizia”

“Ok!” le rispose semplicemente Fluttershy, sorridendole

 

Le ragazze stavano ancora aspettando il ritorno di Sunset, Rarity e Spike, continuando nel frattempo a cercare qualcosa su Steve. Come Applejack e Fluttershy, pensavano giustamente che tutto ciò che avrebbero trovate forse sarebbe potuto essere utile contro di lui in un processo. Dopo varie ed inutili ricerche, finalmente Jessica aprì l'archivio nel quale era contenuta la sua cartella personale

“Oh, finalmente!” esclamò, estraendola e mostrandola a Twilight “Trovata!”

La ragazza chiuse il cassetto in cui stava cercando e tirò un sospiro “Meno male, credevo non sarebbe più saltata fuori!”

La aprì per iniziare a leggerla, ma la porta si aprì di scatto, facendo sobbalzare tutte le presenti sia per l'evento improvviso e sia perché non c'era nessuno lì davanti. A chiarire la situazione, ma principalmente a tranquillizzarle, Spike saltò fuori da quella che sembrava una cupola invisibile e le canzonò divertito

“Che avete? Sembra che abbiate visto un fantasma!”

“Molto divertente...” rispose sarcastica Twilight, che come le altre aveva intuito quello che era successo. Rarity disattivò i suoi poteri una volta dentro alla stanza chiusa, rivelando se stessa e Sunset

“Scusateci, non volevamo rischiare che fosse qui fuori” spiegò loro Sunset, sospirando ed assumendo uno sguardo serio e deciso “Va bene ragazze, ormai ci siamo quasi. Dobbiamo solo prendere Steve e sarà tutto finito. Lo convinceremo a dirci dov'è la Sunset di questo mondo e poi a confessare quello che ha fatto con la magia”

“Io... avrei già un piano per farlo” disse loro Twilight, dimostrando un po' di gradita fiducia, che Sunset e le altre non esitarono a sostenere

“Siamo tutt'orecchi!”

 

Rainbow era appena ritornata davanti al Deputy, con un po' di fiatone e sudata. Pur essendo allenata ed avendo la magia, percorrere avanti ed indietro quella distanza di corsa restava faticoso. Per di più, al ritorno si era ritrovata il peso del lazo attorno ad una spalla, che non era eccessivo ma di certo non aiutava nemmeno. Un messaggio sul cellulare le permise di fermarsi e di riprendere un po' di fiato per leggerlo. Era di Sunset, le illustrava il piano di Twilight e le spiegava cosa fare a lei ed a Larry

“A-ha... tutto chiaro” disse a se stessa, rimettendolo via ed avviandosi alla porta sul retro che aveva lasciato aperta. Si bloccò per un istante, pietrificandosi quasi dalla paura, nel vedere che proprio lì era fermo un uomo dalla corporatura importante. Sembrava molto nervoso, come se volesse entrare ma senza averne il coraggio

“Uh... entro o non entro? E se le ragazze fossero già uscite? Magari non dovrei...”

Notando la maglia rossa con su scritto “Whole Cake” che sembrava molto il nome di una pasticceria, ma soprattutto sentendolo parlare di ragazze, Rainbow decise di fare un tentativo ed esclamò “Hey!”

L'uomo, seppure grosso come un armadio, si rivelò fifone come un topo e sobbalzò al grido della ragazza, lanciando pure un urletto di paura. Rainbow lo osservò meglio “... tu sei Larry? Quello che hanno chiamato Rarity e Pinkie?”

Il pasticcere, sentendola parlare di loro due, si calmò subito pur rimanendo intimidito “Oh... si, sono io... sei-sei amica loro?”

“Esattamente!” esclamò, rassicurata di chi fosse ed allungandogli una mano “Molto piacere, sono Rainbow Dash!”

“I-Io sono Larry... Flags...” rispose, stringendogli la mano “Oh, ma cosa dico, già lo sai...”

“Perfetto, abbiamo Fluttershy Due...” commentò dopo averlo inquadrato per bene “Beh, seguimi, abbiamo un lavoro da fare!”

“M-Ma... Rarity e Pinkie stanno bene?” gli chiese subito “Mi hanno detto che avevano bisogno di aiuto...”

“Si si, certo... quel tipo che le stava seguendo...” gli disse, ricordando la bugia detta da Rarity “È dentro la scuola, adesso. Ho portato questa per legarlo”mostrò meglio la corda appesa al suo braccio “Ma mi serve il tuo aiuto per bloccarlo alle spalle, da sola non ce la farei”

“Oh... ok, si, va bene...” mugugnò sottovoce in risposta

“Perfetto! Aspetta qui solo un secondo...”

Dopo averglielo detto, Rainbow entrò a passo veloce nell'edificio, per poi scattare a tutta velocità per vedere dove fosse Steve in quel momento. Era l'occasione perfetta, stava per entrare nel corridoio davanti alla presidenza. La ragazza prese il cellulare e lo disse alle sue amiche con un SMS, tornando rapidamente a prendere Larry

“Ok, tutto fatto, andiamo! In fretta!”

“A-Arrivo!” esclamò, incamminandosi anche lui alle sue spalle

 

Steve si passò il dorso della mano sulla fronte. Era abituato a spezzarsi la schiena per pulire quella scuola da cima a fondo, eppure quel pomeriggio era sembrato più pesante e difficile del solito

“Che razza di casinisti... ma almeno ho quasi finito...” commentò tra se e se, iniziando a spazzare l'ultimo corridoio prima di arrivare alla sua stanza. Mentre guardava per terra, un ombra in fondo all'androne attirò la sua attenzione. Non ci vedeva granchè bene, ma riconobbe la sagoma di una persona, che dalla statura riconobbe come giovane. Si fece subito burbero nei suoi confronti “Hey! Che ci fai qui?! Vai via subito, la scuola è chiusa ed io sto cercando di pulire! Mi auguro per te che tu non abbia sporcato in giro!”

Più la sagoma si avvicinava, più anche i suoi colori si facevano accentuati. Oltre al nero, riconobbe anche del giallo e del rosso

“Ma come, non mi riconosci?” disse la persona davanti a lui, facendo capire dalla voce di essere una ragazza. La sua voce lo fece quasi sussultare, ma cercò di nasconderlo

“Cos'è, cerchi di prendermi in giro?” rispose, cercando di mostrarsi più irritato di quanto fosse ”Ti diverti a prendertela con un povero vecchietto mezzo cieco, eh?”

“Non mi vedi?” continuò la ragazza “Magari se mi avvicino ancora ci riesci”

Avanzò di qualche altro passo, arrivando a stare a qualche metro da lui. Era la stessa ragazza con cui si era scontrato il giorno prima e che stava tenendo d'occhio da ieri. Ma cercava di convincersi che non fosse davvero lei

“Allora?” lo esortò lei

“N... No, nulla! E adesso vai via!” rispose, nervoso

“E se ti dico il mio nome? Eh? Forse... Sunset Shimmer, ti dice qualcosa?”

Steve si pietrificò. Prima di quel momento aveva fatto di tutto per evitare di pensarci, voleva credere che il suo occhio lo avesse ingannato come al solito, che le sue orecchie non avessero sentito davvero quella voce, ma adesso anche per lui era innegabile. Sunset era proprio lì, davanti a lui, con uno sguardo enigmatico in viso che non riusciva a capire per nulla

“S... Sunset...” disse, voltando la testa “Non... non puoi essere lei...”

“Ah, no?” rispose lei, quasi soddisfatta, credendo di averlo appena colto con le mani nel sacco “E come mai non posso?”

“Perché... lei è sparita anni fa!” esclamò, appoggiando entrambe le mani alla scopa per sorreggersi

“Ed invece ora sono qui! Sono tornata. Ne sei sorpreso?” gli disse, subito dopo aver ricevuto il segnale da Rainbow. Lei e Larry erano in posizione, quindi non restava che partire con la mossa finale “Se non ci credi, sono qui. Prova ad avvicinarti”

Steve fece cadere la scopa, attonito, per poi avvicinarsi alla ragazza “Sunset... tu... sei davvero tu... dopo tutti questi anni...”

Quando allungò una mano, l'immagine di Sunset che aveva davanti agli occhi si frantumò in mille pezzi. Toccare quel cristallo creato da Rarity era bastato per mandare in frantumi il gioco di specchi che lei, Sunset e Twilight avevano organizzato. Prima ancora che potesse rendersi conto di quello che era successo, Larry gli era arrivato di soppiatto alle spalle come solo lui era in grado di fare e lo aveva placcato a terra, bloccandogli ogni movimento sia con il suo peso che con la sua forza fisica

“Ma che diavolo...?! Levato subito, stupido ammasso di carne!” esclamò infuriato il bidello, dimenandosi per cercare di liberarsi

“M-Mi spiace, non posso!” replicò Larry, senza batter ciglio per il suo divincolarsi o per i suoi tentativi di colpirlo

“Bel lavoro!” Rainbow si affrettò subito a raggiungerlo, legandogli strette sia le mani che i piedi facendosi aiutare dal pasticcere. Ora l'uomo era bloccato, non poteva andare da nessuna parte né liberarsi

“S-Sei sicura che sia lui?” chiese intimorito “Non mi sembra pericoloso...”

“Sicurissima!” rispose Rainbow, per poi voltare lo sguardo verso le amiche appena uscite allo scoperto tutte assieme. Alzò entrambi i pollici in su in segno di vittoria “Missione compiuta!”

Il pasticcere, vedendo le ragazze avvicinarsi, deglutì e strabuzzò gli occhi, facendo un passo all'indietro, quasi spaventato

“Sei stato un vero tesoro, Larry caro!” gli disse Rarity, saltellando sul posto per sembrare più dolce “Adesso ce ne possiamo occupare noi, tu vai pure. Verremo più tardi a ringraziarti ed a fare un po' di scorte di dolci!”

“I... Io... vado... vado subito...” disse a scatti, per poi voltarsi e correre fuori di lì. Sunset lo osservò confusa, lei come le sue amiche

“Wow... che strana reazione!” esclamò Rainbow, seguendolo con lo sguardo

“È solo un timidone, vedere così tante belle ragazze lo avrà intimorito” disse Rarity con una punta di vanità

“Non ne sono sicura...” borbottò Pinkie, continuando a tenersi lo stomaco, che aveva anche iniziato a smuoversi. Credendo che le altre lo avessero sentito, ci scherzò su “Su, su, dopo mangiamo, adesso abbiamo da fare!”

“Già, qualcosa di molto importante...” sibilò Sunset osservando Steve a terra, che aveva smesso di divincolarsi e si era messo a guardare le ragazze che le circondavano

“Si può sapere cosa credete di fare?! Liberatemi subito, se non volete che chiami la polizia!”

“Chiamala pure, almeno non dovremo farlo noi” gli rispose Sunset, piegandosi in ginocchio per raggiungerlo faccia a faccia. Se prima era calma e tranquilla, d'improvviso il suo modo di fare s'infiammò e si fece di colpo cattiva “Adesso voglio che tu ci dica dove si trova Sunset Shimmer! Immediatamente!”

L'uomo digrignò i denti dal nervoso “Avevo ragione, tu non sei lei! Allora te lo ripeto, è sparita da anni! Nessuno sa più dove sia!”

“Nessuno eccetto te, Steve!” replicò Sunset “Sappiamo che sei stato tu a rapirla, non tentare di negarlo!”

L'anziano spalancò gli occhi per quell'affermazione “Cos... io?! Rapirla? Ma che vi passa per la mente?!”

“Sappiamo tutto di te” gli disse Jessica, anche lei arrabbiata ma più contenuta di Sunset “Abbiamo scoperto quello che hai fatto”

“Non puoi negarlo!” aggiunse Rarity “Abbiamo anche delle prove che lo dimostrano! Ti conviene ammetterlo e basta, riusciremo comunque a provarlo!”

“Abbiamo anche altri metodi per farti parlare!” aggiunse Rainbow, avvicinandosi al suo volto e sogghignando. Persino Spike gli si avvicinò ringhiando, sperando di spaventarlo

L'uomo, vedendosi stringere da più lati e sentendosi il cappio alla gola, non riuscì a trattenersi e fece l'unica cosa che si sentì di fare in quel momento. Scoppiare in un forte e liberatorio pianto di dolore

 

Steve lanciò prima un forte grido, tentando ancora di trattenersi, ma poi cominciò lo stesso a singhiozzare sommessamente. Una reazione che nessuna delle presenti si aspettava minimamente, non da quell'uomo tanto burbero e duro. Non sapendo cosa fare, iniziarono tutte a guardarsi l'una negli occhi dell'altra, sperando di trovare un'idea. Per loro fortuna, in mezzo alle lacrime, fu proprio Steve a mettersi a parlare

“Come... hich... come potete pensare che io possa aver rapito Sunse-he-he-het... hich! Avete detto... che... che avete scoperto tutto...”

“...c-certo!” esclamò Sunset, cercando di passare oltre le lacrime dell'uomo “Sappiamo tutto di te! Tu perseguitavi sua madre quando andava a scuola, poi hai seguito la sua famiglia fino a qui e l'hai rapita!”

“C... cosa?!” esclamò l'uomo, smettendo di singhiozzare ma continuando a lacrimare “Ma... ma come vi è venuta un'idea così stupida?!”

“Delle nostre amiche hanno scoperto che tu vieni dalla nostra stessa città in America!” andò avanti Sunset “Sei Steve Vinovy, o Slinky, come ti chiamavano a scuola!”

“Ehm... non... non è così...” disse intimorita Twilight, con la cartella dell'uomo aperta. Sunset gliela strappò dalle mani, sbigottendosi solo a leggere il nome “Steve... Zokorvy? Ma... ma come?!” chiese, voltandosi verso Jessica, che fu sorpresa quanto lei

“I-Io conoscevo solo il nome! Qui a scuola lo chiamano tutti Steve e basta!” cercò di giustificarsi lei

“Io non sono mai neanche stato in America!” disse l'uomo, facendosi le sue ragioni, ormai senza nemmeno più lacrimare “Sono venuto qui dalla Germania al tempo della guerra!”

“Quindi... non... non andavi a scuola con sua madre, Sunset Silk, e non la perseguitavi...” mugugnò sommessa Sunset, a cui l'uomo diede il ben servito

“Sua madre?! Ma quanti anni credi che abbia?! Lei l'avrò vista una volta sola, ma sono sicuro che è molto più giovane di me! Potrei essere suo padre, altro che compagno di scuola!”

Anche se lui era ancora legato a terra, quelle che parevano messe all'angolo erano proprio le ragazze attorno a lui. In mezzo al disagio creatosi, però, Twilight trovò un modo per ribattere

“A-Aspetta... tu credevi che noi avessimo scoperto tutto... ma tutto cosa?”

Stavolta, la ragazza riuscì a prendere in contropiede l'uomo, che si ammutolì ed abbassò lo sguardo. Il fatto che però quelle ragazze sembrassero interessate al caso al punto di fare quello che avevano fatto, gli diede quel minimo di fiducia per poter parlare

“Ve-Vedete... credevo... credevo che aveste scoperto che io e Sunset... eravamo diventati amici...”

“Cosa?” esclamò Jessica, stupita “Amici? Tu e Sunset? Starai scherzando, spero! Non è possibile! Cioè... non che non lo sarebbe potuto essere... credo... ma Sunset non mi ha mai detto nulla!”

“Tu... tu devi essere Jessica, la sua migliore amica, dico bene?” domandò l'anziano aguzzando la poca vista, senza però aspettare una risposta “So bene che Sunset non te lo ha mai detto... le avevo chiesto io di non dirlo a nessuno...”

“Aspetta, aspetta, aspetta... parlacene dall'inizio!” chiese Rainbow, bloccandolo

“Lo farò... ma prima, potete slegarmi?” replicò Steve, venendo subito liberato dalla corda che lo intrappolava. Mentre si rimetteva a posto la circolazione, iniziò a raccontare “È successo poco tempo prima che Sunset sparisse. La situazione con i ragazzi in questa scuola non è mai cambiata, si divertono a prendermi in giro per qualsiasi cosa da sempre...”

 

Quattro anni prima

 

Steve era impegnato a ripulire una delle ennesime “opere d'arte” lasciata dagli studenti sui muri della scuola con i pennarelli indelebili

“Maledetti ragazzini... mocciosi delle elementari, altro che studenti di un liceo...”

Era difficile ripulire un muro colorato con quei così, ma un po' di olio di gomito e la giusta dose di spray almeno aiutava a nascondere il tutto. Ancora impegnato con la pulizia, vide avvicinarsi a lui due ragazzi dell'ultimo anno con le cartelle a tracolla. Erano semplicemente diretti nella loro classe, ma riuscirono anche a trovare il tempo di canzonarlo un po'

“Hey, guarda, il Guercio all'opera” disse il primo, senza neanche preoccuparsi di parlare sottovoce

“Io quel disegno lo avrei fatto più grande, avrebbe fatto più effetto!” aggiunse il secondo, sghignazzando e riuscendo a farlo innervosire

“Non dovete andare a casa?! Aria! Via!” esclamò lui, avvicinandosi solo di un passo. Un gesto che fortunatamente basto a spaventarli ed a mandarli via, ma che allo stesso tempo gli fece tirare un calcio alla bacinella con dentro i contenitori degli spray per le pulizie

Borbottando tra se e se qualche maledizione, si mise a raccoglierli ed a rimetterli dentro uno ad uno. Prima che potesse accorgersene, però, un'altra mano si aggiunse ad aiutarlo a rimettere dentro i vari contenitori. Alzò la testa e vide, per fortuna molto vicina, il viso di una ragazza dai capelli rossi e gialli sorridente mentre prendeva e sistemava i prodotti. Non essendo abituato ad una gentilezza tale lì dentro, si irritò subito

“Che vuoi? Vattene a casa anche tu, se non vuoi che ti chiuda dentro!” gli disse con tono cattivo

“Perché.?” replicò lei “Ti dispiace che qualcuno ti aiuti?”

“Aiuto? Nessuno mi ha mai aiutato, da quando sono in questa scuola!” rispose, ancora più acido

“Lo so, sono tutti cattivi con te, è dall'anno scorso che me ne sono accorta... e mi dispiace molto vederti così. Non hai fatto nulla di male, eppure ti prendono in giro tutti” prima che il bidello potesse dire altro, la giovane si alzò con in mano tutto il contenitore “Beh, non io di certo! Secondo me sei simpatico, se ti si conosce meglio! Non posso credere che tu sia come dicono tutti”

L'anziano, sentendosi fare dei complimenti, non poté che imbarazzarsi. Provò a nasconderlo distogliendo lo sguardo “Certo, come no... c'è un motivo se non ho amici!”

“Nessuno?” insistette lei, sorridendo “Bene, allora io sarò la prima!” allungò una mano verso di lui, sorreggendo la bacinella con una mano sola ”Sunset Shimmer, molto piacere!”

Il peso, però, era un po' troppo per lei e per poco non gli cadde di mano. Steve si gettò con una mano dove il contenitore pendeva, riuscendo a sostenerlo ed ad evitare di dover ricominciare da capo. Tirò un sospiro di sollievo e poi la guardò. Sorrideva ancora, un sorriso che pareva sincero e luminoso. Sospirò di nuovo, stavolta rassegnato “Steve Zokorvy...” con un gesto secco, riprese la bacinella dalle mani della ragazza “Ed ora fila a casa, devo lavorare!”

“E va bene... tanto ci rivedremo domani!” controbatté lei, sorridendogli anche mentre andava via “A domani, Steve!”

Quando Sunset fu finalmente fuori di lì, l'uomo fece una risatina sotto i baffi “Si, a domani...”

 

Presente

 

“Quello era solo l'inizio” andò avanti Steve a parlare “Dopo quella volta, ho iniziato ad aprirmi un po' di più con lei, abbiamo anche iniziato ad uscire insieme qualche volta. Io... non ero mai riuscito a farmi degli amici. Neanche da piccolo, ero troppo timido anche solo per avvicinarmi agli altri. Poi, quando scoppiò la guerra, riuscii a venire fin qui in Inghilterra, ma tutto il coraggio che raccolsi lo usai per cercare un lavoro. Presto divenni lo zimbello di tutti per via della mia ferita di guerra, così... beh, mi incattivii un po” disse, indicandosi l'occhio “La mia vita sarebbe stata sempre casa, lavoro, casa, lavoro... se non avessi conosciuto Sunset. Mi ha parlato di tante cose, di te, della sua famiglia, delle cose che avrebbe voluto fare...”

“Ma... perché non dirlo a nessuno?” domandò Jessica, presa dalla storia

“Beh, per lei” esclamò, rimettendosi in piedi e scrocchiandosi la schiena. L'impatto con Larry non era stato certo un bene per la sua spina dorsale “Se qui a scuola gli altri studenti avessero scoperto che era amica mia, le avrebbero fatto passare l'inferno. L'amica del Guercio, immagina... lei diceva che non le importava, ma io ho insistito che non lo dicesse assolutamente a nessuno. Neanche a te. Quindi... non avercela con lei, ha solo accontentato il capriccio di un povero vecchio”

Jessica gli sorrise “Non ce l'ho con lei, so che è fatta così. Se decide di fare qualcosa, lo fa fino in fondo”

“Ma... noi abbiamo recuperato i file della polizia sul suo caso” disse Rarity, pensierosa “E tu non compari neanche tra i conoscenti. Perché. non lo hai detto neanche a loro?”

Nuovamente, Steve si incupì, preoccupato di ciò che avrebbero potuto pensare le ragazze. Ma ormai, tanto valeva dirlo “Perché sono stato io l'ultimo a vederla, prima della sua sparizione”

“Aspetta... in che senso?!” esclamò Sunset “Intendi dire il pomeriggio prima della sua scomparsa?”

“No... intendo dire... la sera prima” disse, sforzandosi un po' e facendo mancare un battito a Sunset “Vedete, era ormai due mesi che eravamo diventati amici, ed ogni volta che le era possibile cercava di convincermi a farmene anche degli altri. Voleva che conoscessi altra gente, avere più di una sola amica... e voleva iniziare da te” si rivolse a Jessica, che si sentì presa in causa

“Da... da me?” domandò confusa

“Dato che ero a disagio, voleva farmi iniziare da qualcuno di cui si fidasse. Per questo aveva scelto te. Io però dovevo essere presentabile, non con i miei soliti vestiti rovinati, quindi ero andato a fare spese...”

 

Quattro anni prima, sera prima della scomparsa di Sunset

 

Steve si avviò di corsa lungo il viale illuminato solo dai lampioni stradali, sfrecciando nel vicolo che lo avrebbe portato a casa di Sunset con una foga tremenda. La giovane, grazie alla sua testardaggine, era riuscita a convincerlo a farsi fare un abito su misura nuovo di zecca. Gli aveva anche chiesto di farglielo vedere al più presto. Ma dopo essere tornato dal sarto, l'uomo si era coricato nel letto di casa sua crollando dal sonno. Si era svegliato solo pochi minuti prima ed era corso lì molto in fretta, anche se erano ormai le dieci passate e non credeva che l'avrebbe più trovata sveglia. Invece, incredibilmente, non dovette neanche provare a chiamarla. Sunset era affacciata alla finestra, cosa che lui riuscì a vedere solo grazie ad un'illuminazione perfetta. Anche se era un po' tardi ed i genitori le avevano già dato la buonanotte, sperava ancora che Steve arrivasse. La sua pazienza fu premiata

Appena lo vide, si avviò in punta di piedi giù per le scale fino al garage, per il quale non servivano chiavi, lo aprì e corse nel vialetto

“Steve, che cavolo! Credevo non venissi più!” lo rimproverò lei, scherzando

“Lo so, lo so, scusa, ma ieri ho lavorato fino a tardi e dovevo recuperare un po' di sonno” cercò di giustificarsi. Aprì poi le braccia per mostrarsi meglio “Allora, come mi sta?”

Sunset sorrise ed annuì “Molto bene! È perfetto, davvero! Vedrai domani, lasceremo Jessica senza parole!”

“Già, certo, proprio senza parole...” commentò lui in tono negativo “Spero che tu sia certa della tua idea!”

“Lo sono, fidati, non accadrà nulla!” esclamò per rassicurarlo

“Va beh, tanto ormai non ti posso più far cambiare idea... testona...” borbottò ridacchiando, per poi passare ad eseguire un pesante sbadiglio “Ora, se non ti dispiace, sento il letto che mi chiama molto forte... ci vediamo domani!”

“Va bene, a domani!” rispose lei, salutandolo agitando una mano

Appena salutata, Steve si voltò e ritornò per la via di casa, impaziente di avere un incontro ravvicinato con le sue coperte

 

Presente

 

Steve, da tranquillo com'era, si fece abbacchiato “Ma come penso saprete, Sunset il giorno dopo era scomparsa... sparita nel nulla. Non volevo crederci... la mia unica amica, persa così. Non ho parlato di questa cosa con la polizia perché altrimenti avrebbero sospettato di me, mentre invece nascondendolo ho avuto modo di fare anche io qualche indagine per conto mio. Ma purtroppo non sono mai arrivato a nulla...”

Sunset, quasi a non volergli credere, si fiondò a toccargli una mano per leggere i suoi pensieri. Ma, come già si era convinta nel sentirgliene parlare, tutto ciò che aveva raccontato era vero. Vide vari momenti sparsi qua e la dell'anziano assieme a Sunset, felici e con i quali non le fu neanche difficile empatizzare. E, purtroppo, riprovò ancora una volta la tristezza ed il vuoto della sua scomparsa, nonché nel caso dell'uomo il furore e la foga con i quali andò avanti ad indagare fino all'anno precedente

Staccò la mano, lasciando il bidello confuso di ciò che era appena successo alla ragazza, e riuscendo a farlo alterare quando tirò fuori dalla giacca la lettera che aveva trovato nella sua stanza, di cui lesse per intero il contenuto. Rarity aveva notato che c'era scritto dell'altro

“Mi dispiace” lesse, per poi voltarla e vedere la parte mancante “A Sunset Shimmer... l'hai scritta quando non hai avuto più speranza di ritrovarla...”

“Hey, quella è mia!” sbraitò, prendendogliela dalle mani “Si può sapere perché l'hai presa? Ma soprattutto... come fai ad assomigliarle così tanto?”

Non fu lei a parlargliene, ma le sue amiche, che ormai avevano tutte capito che di Steve potevano fidarsi. Sunset si fece in disparte, da un lato molto dispiaciuta per ciò che aveva fatto a quell'uomo, un innocente che con Sunset aveva solo un bel rapporto. Ciò che sentiva verso quell'uomo mentre la osservava non era lo sguardo del colpevole, ma gli occhi di una persona solitaria alla ricerca della sua amica scomparsa da tempo. Purtroppo, però, la scoperta di Applejack e Fluttershy gli aveva annebbiato il cervello, per questo non aveva più neanche provato a farci caso. Dall'altro lato, invece, era arrabbiata. Credeva di aver già risolto il caso, invece tutto ciò che avevano scoperto fino a quel momento era stato un buco nell'acqua. L'ombra nella notte vista dalla vicina era Steve che correva, ma di lui aveva appena scoperto tutto e non c'entrava nulla con questa storia

Eppure, nonostante tutto, c'era qualcosa che le sfuggiva. Per qualche motivo sentiva di essere molto vicina alla soluzione del caso, ma era come se vedesse le cose dal lato sbagliato. Le stava sfuggendo qualcosa, qualcosa che in realtà doveva essere molto chiaro per lei ma che non vedeva in maniera logica

Osservò le sue amiche mentre parlavano a Steve dei loro poteri, sperando che le balenasse in mente qualcosa. L'uomo parve giustamente stupito, ma non sembrò agitarsi più di tanto. Come Meredith, la vicina di Sunset, anche lui ne aveva passate sicuramente molte per sorprendersi. Mentre le fissava, però, notò Pinkie tenersi lo stomaco come se le facesse male. In realtà si rese conto di essersene accorta dalla video-chiamata di prima, ma era troppo eccitata per darci peso. Dispiaciuta di aver ignorato così l'amica, le si avvicinò per controllare il suo stato

“Pinkie? Ti senti male?” chiese, osservandole il viso lievemente pallido

“Che?” rispose lei, accorgendosi solo in quel momento di come era messa con le braccia. Tentò di mentire per non farla preoccupare, benché fosse palese che era una bugia “Oh, no, va tutto bene, è solo... una brutta sensazione...”

“Una brutta sensazione?” disse tra se e se, come se fosse importante

“Cavolo, adesso siamo punto e a capo!” esclamò Spike, ora che poteva di nuovo parlare avendo detto tutto anche a Steve “Non abbiamo più idea di dove cercare questo Vinovy! Anche se sappiamo che è stato lui, non serve a niente se non lo troviamo! Che dovremmo fare, tirare ad indovinare dove vive?!”

“...aspetta...” disse Sunset, cominciando a macinare un'idea “Hai detto... indovinare?”

 

D'improvviso, Sunset ebbe come una rivelazione. Riguardava una sua discussione assieme alla Twilight di Equestria, su un qualcosa che non aveva minimamente considerato, ma che più volte era successa anche nel loro mondo. Pinkie ed il suo sesto senso, meglio noto come Senso di Pinkie. La ragazza aveva spesso delle sensazioni particolari, che spesso e volentieri le permettevano di intuire e prevedere molte cose. Era successo all'arrivo dei genitori della Sunset umana, quando aveva indovinato l'ora a cui sarebbe uscita dall'hotel, era successo prima mentre cercavano di accedere al computer della scuola ed aveva indovinato la password, e queste erano solo le più recenti. Ma ce n'era ancora una, a cui Sunset né nessun'altra aveva minimamente prestato attenzione, ed invece probabilmente era la più importante: perché Pinkie, tra tanti negozi di dolci che a detta di Rarity c'erano lungo la strada, era voluta andare proprio in quella di Larry Flags? E perché adesso aveva quella sensazione, quel senso di dolore che si portava dietro da quando Rarity aveva detto di aver chiamato Larry?

Questo ragionamento la portò ad un'altra idea, riguardo una discussione avvenuta il giorno prima con le amiche. Le ragazze si erano giustamente raccomandate con Sunset di stare attenta alle reazioni delle persone, poiché se qualcuno avesse rapito la sua sosia si sarebbe comportato in modo strano nel vedere lei. Un comportamento strano come quello di Larry pochi minuti prima... Rarity aveva ipotizzato scherzando che fosse stata timidezza per il gran numero di ragazze, ma Larry è il proprietario di un negozio intero, gli da pure il nome, cose del genere potrebbero sempre capitare. E se non avesse reagito così per timidezza, ma per terrore nel vedere proprio lei?

Se questi suoi nuovi sospetti erano fondati, allora Sunset non vedeva una risposta logica perché non esisteva, ma si trovava comunque sotto il suo naso. Pinkie le aveva portato il colpevole grazie al suo Senso, ma nemmeno lei stessa se ne era accorta

“Ragazze...” disse, con voce strozzata, data la quasi insensatezza di quelle parole “Io credo... credo che il colpevole sia Larry”

Il gruppo si guardò storto l'uno con l'altra, senza essere sicuri di cosa dire

“Larry?” chiese Steve, che non sapeva nemmeno di chi stessero parlando

“L'uomo che ti ha atterrato” gli disse Rainbow, per poi avvicinarsi a Sunset “Sunset, io credo che tu sia stanca, tutta questa storia ti sta dando alla testa... va bene che abbiamo detto che il colpevole potrebbe essere chiunque, ma abbiamo anche detto di non gettare accuse a casaccio. Scartiamo per un secondo l'idea che non sia stato Steve Vinovy a rapire la Sunset di questo mondo, va bene. Cosa ti fa credere che sia proprio Larry il colpevole? Ci ha pure aiutate...”

“La sua reazione, prima, quando ci ha viste... è stata esagerata! Credo possa essersi spaventato per me, come avevamo ipotizzato!”

“È possibile...” mugugnò Rarity, con tono comunque insicuro “Oppure si è ricordato che aveva altro da fare...”

“Ma è stata Pinkie a portarci da lui! Pinkie ed il suo sesto senso!” esclamò, come se fosse abbastanza per farsi capire. Le ragazze, invece, si fecero solo più confuse, mandandola in agitazione “Andiamo ragazze! Il Senso di Pinkie! Ve ne ho già parlato!”

“Oh, per l'amor del cielo...” sospirò Rainbow, massaggiandosi gli occhi ed iniziando ad innervosirsi “Pinkie, puoi dirle per favore che sta dicendo un sacco di sciocchezze? Tu e Rarity vi fidate di Larry, no?”

Pinkie si riportò una mano sullo stomaco e strinse con forza, fissando per terra “Io... io non lo so...”

La sua risposta colpì tutti i presenti. Le sue amiche si aspettavano che lo avrebbe difeso, invece in qualche modo sembrava dare ragione alle parole di Sunset. Rainbow, stavolta seriamente nervosa, sbottò di rabbia

“Insomma, ma che avete tutte e due?! Quello lì è più timido persino di Fluttershy, maledizione! Come potete pensare che un uomo del genere possa essere un rapitore?!”

Twilight e Rarity non riuscivano a trovare le parole per esprimersi senza peggiorare la situazione, mentre Steve e Jessica non ci capivano più nulla. Pinkie non reagì in alcun modo alle parole di Rainbow, non sapeva più neanche lei a cosa credere. Sunset, invece, si fece nuovamente decisa. Prima si era lasciata trasportare dall'emozione, come tutte le altre del resto, e si era sbagliata.

Adesso invece ci aveva pensato molto bene, anche utilizzando della logica di Equestria, ma sperava che anche le sue amiche lo capissero. Rarity, data la tensione, cercò di calmare gli animi

“Rainbow, ascolta, se Sunset ci tiene così tanto, domani faremo qualche indagine su di lui... non serve prendersela in questo modo”

“Domani?” chiese Sunset, intromettendosi, con tono quasi stupito

“Si, Sunset, domani” gli rispose lei, calma ma con tono fermo “Ha ragione Rainbow. Siamo tutte stanche, non so neanche quanta magia abbia usato io oggi...” gli spiegò, mostrando che non riusciva più neanche a creare dei cristalli “Adesso ce ne andremo a casa, ci dormiremo su e domani, quando saremo di nuovo riposate, verremo qui e continueremo con le indagini”

“Capisco che tu sia stanca... ” replicò Sunset comprensiva “Se credi di non farcela, allora resta qui per il momento. Ma non possiamo aspettare! Abbiamo il colpevole a portata di mano! Ne sono certa!”

“Beh, eravamo certe anche di Steve, prima...” gli fece notare stavolta Jessica, dimostrandosi d'accordo con le sue amiche

“Sentite, se non volete venire con me, allora andrò a cercare qualcosa per conto mio! Se mi sbaglierò, sarà stato solo un altro buco nell'acqua. Ma questa volta... questa volta so di avere ragione!” si fece spazio tra i presenti, fermandosi per dire solo qualche ultima parola “Lasciate che vi chieda una cosa, però... perché Pinkie stava bene, prima che Rarity chiamasse Larry, mentre ora ha mal di stomaco? Magari il suo Senso stavolta sta cercando di dirci di sbrigarci?”

“O magari ha solo mangiato troppi dolci!” rispose a tono Rainbow. Pinkie continuò invece a non dire nulla, incerta quanto le altre della risposta, pur continuando a tenersi lo stomaco dolorante

“Fate come credete allora!” esclamò la ragazza voltandosi

“Sunset, aspetta...” tentò di dirle Twilight, venendo però del tutto ignorata

Sunset si gettò di filato nella direzione in cui Larry era scappato, lasciando le sue amiche interdette e Rainbow irritata. Twilight si limitò ad osservarla correre via, sconfortata per la sua reazione

 

Sunset si ritrovò ad uscire dalla porta di servizio, ma inutilmente. Ormai Larry era sparito chissà dove, anche guardare a destra ed a sinistra non l'avrebbe aiutata a trovarlo

“Dannazione... dovrò farmi dire da Pinkie e Rarity dove si trova la pasticceria...” disse tra se e se, appoggiandosi al muro della scuola. Adesso che era lì, da sola, quasi si sentiva in colpa per non aver provato a discutere di più con le sue amiche. Si era lasciata trasportare di nuovo, ma questa volta sentiva di avere ragione

Mentre ci rimuginava sopra, alzò lo sguardo ed assistette a qualcosa che la fece sobbalzare. Davanti a lei, c'era Larry. Immobile, fermo come se fosse una statua, ma allo stesso tempo evanescente. Sembrava sul punto di correre via da lì

“Ma che...” si chiese, avvicinandosi per vedere meglio. Appena gli fu a pochi centimetri, Larry sparì e comparve poco più avanti, sempre immobile ed etereo, ma stavolta in un'altra posizione. Sunset vi si avvicinò nuovamente, e nuovamente accadde. Alla ragazza non servì molto per capire cosa fosse successo, almeno ragionando in termini magici

“Questo... sembra quasi essere un ricordo...” disse tra se e se, osservandolo meglio e constatando che il modo in cui lo vedeva era, appunto, molto simile a come vedeva i ricordi delle altre persone “... deve essere il ricordo di quel che è successo in questa zona! È un nuovo potere!”

Concentrandosi meglio, come solo gli unicorni sanno fare, iniziò a vedere una serie continua di immagini residue di Larry. Sembravano quasi essere una traccia, capace di indicarle la direzione che l'uomo aveva preso uscendo dalla scuola

“Grandioso!” esclamò tra se e se, seguendo la scia di immagini verso una direzione sconosciuta della città

 

Dentro la scuola, intento, Rainbow cercava di farsi passare il nervoso passeggiando avanti ed indietro. Per quanto volesse bene a Sunset, in quel momento la stava detestando per la sua ostinazione

“Non posso credere che se ne sia andata sul serio...” borbottò, irritata “Maledizione, so anche io che il Senso di Pinkie non è una cavolata, ma qui ha esagerato! Credere di aver trovato il colpevole così è... è stupido, ecco!”

“A me sembrava molto convinta...” disse Rarity, intristita. Stava già pensando ad un modo per far di nuovo pace con Sunset, una volta riunitesi

“Ma convinta un accidenti!” strepitò Rainbow “Scusa, Applejack ci ha scritto che questo Steve Vinovy si è trasferito proprio qui, nella stessa città in cui sono venuti i genitori di Sunset! E lui perseguitava la madre già da quando aveva la nostra età! Vuoi credere che si tratti solo di una coincidenza?!”

“Non lo so, Rainbow, va bene?!” rispose a voce alta Rarity, stanca di sentirla gridare “So solo che Sunset ci crede sul serio! E non ha senso silurare in questo modo la sua idea! Almeno indaghiamoci su, prima di escluderla!”

Twilight si tenne fuori dalla discussione, osservando solo Pinkie alla sua destra peggiorare sempre di più. Il suo dolore si stava facendo sempre più serio, al punto da costringerla ad appoggiarsi al muro, quasi piegata in due

“Pinkie, forse è meglio se vai in ospedale” le disse Twilight, appoggiandole una mano sulla spalla “Questo non mi sembra un mal di stomaco normale”

“Non credo sappiate dov'è” si intromise Steve, anche lui un po' turbato dalle condizioni della ragazza “Se volete vi ci accompagno io”

Anche lui si avvicinò a Pinkie, mettendole una mano sullo stomaco per cercare di capire se avesse o meno dei tremori e quanto fossero forti. Twilight, vedendolo di schiena, notò un piccolo filamento rosso che spiccava molto sul camice bianco da lavoro dell'uomo. Lo tirò via, constatando che si era attaccato molto bene, ma sentendolo in mano capì che non si trattava di nessun materiale da cucito

“Hey, ma questo...” disse, tirandolo per saggiarne la consistenza. Jessica si avvicinò per vederlo meglio

“Credo sia di Larry” constatò “Aveva una maglia rossa mi sembra”

“Non è il filo di una maglia...” replicò lei, sgranando gli occhi “Questo... è un capello!”

La sua esclamazione fece voltare Steve, incuriosito dalla cosa. Cercò di mettere a fuoco al meglio che poteva per vederlo “Un capello? Ma... è rosso acceso. Così lunghi e rossi ce li ha solo...”

Nella mente dei tre balenò nello stesso momento la medesima idea, il medesimo nome, che dissero nello stesso momento “... Sunset!”

Anche Rarity e Rainbow, che si erano messe a litigare, si voltarono verso di loro nel sentirle esclamare il suo nome

“Beh, ma... glielo avrà attaccato lei prima!” teorizzò Jessica, cercando di dare una spiegazione alla cosa

“Impossibile” gli spiegò Twilight “Sunset non si è avvicinata così tanto a Steve da attaccarglielo così, sembrava appiccicato, come se fosse stato schiacciato lì sopra”

“L'unico che mi è rimasto attaccato come dici tu è stato Larry...” puntualizzò Steve, diventando improvvisamente iracondo “Credo che sia davvero di Sunset... ma non di quella che se ne è appena andata... quel maledetto...”

“Aspettate...” aggiunse Rainbow, osservando il capello “Allora... questo significa che il Senso di Pinkie ci ha davvero condotti al colpevole?! Che non è stato Steve Vinovy?!”

Appena terminata la frase, Pinkie dietro a Steve cadde in ginocchio, tenendosi saldamente lo stomaco con entrambe le braccia. Prima le venne una forte tosse, poi emise un profondo sospiro ed infine allargò la bocca più che poteva. Da lì, si sentì chiaramente il suono di un'esplosione ed uscì in seguito un forte getto di fumo violaceo, cominciando a respirare pesantemente

“Oh, cielo...” disse lei, in mezzo all'asma “Mai avuto... un mal di stomaco... del genere...”

“Pinkie, ma che cavolo è successo?!” esclamò Rainbow, aiutandola a rialzarsi

“Credo... sia stata la torta di ieri” spiegò loro, pensierosa “Quella era molto buona... ma dentro c'era qualcosa di molto, molto cattivo”

“Del tipo...?” chiese Rarity, incerta

“Non ne sono sicura, ma credo... siano le mani di chi l'ha fatta” disse chiaramente, facendosi seria e quasi arrabbiata “Sapete, credo che Sunset abbia ragione a sospettare di Larry. Con tutti quei dolci non me ne ero resa conto, ma quello lì ha davvero qualcosa che non va”

Adesso che anche Pinkie ne era sicura, ma in particolare per via del capello trovato sul camice di Steve, nessuna di loro aveva più dubbi. Stavolta Sunset ci aveva azzeccato, Larry era diventato il sospettato numero uno ed anche il probabile colpevole

“Ci devo aver messo un po' a capirlo perché quella torta era davvero pesante da digerire” continuò lei “Sapete, è un peccato che una persona che fa dolci così buoni sia in realtà un criminale...”

“Si, si, certo, ce ne parlerai mentre andiamo a cercare Sunset!” le disse Rainbow afferrandola per la mano e correndo verso l'uscita. Se Larry era davvero chi avevano appena scoperto, allora Sunset avrebbe potuto cacciarsi nei guai cercandolo da sola. Rarity, mentre erano di corsa, tirò fuori il cellulare ed iniziò a fare qualche chiamata

 

Sunset continuava da qualche minuto a seguire le tracce di Larry, constatando fortunatamente che era solo lei a vederli. Nessuno per strada infatti sembrava notare la loro presenza, infatti ci camminavano in mezzo come se nulla fosse. La cosa era un bene in ogni caso, non avrebbe dovuto dare spiegazioni in questo modo

Finalmente, dopo qualche minuto di corsa, la ragazza si ritrovò davanti alla pasticceria dell'uomo. Proprio in quel momento, però, le sue immagini sparirono davanti agli occhi di Sunset come se fossero degli sbuffi di fumo. La ragazza non aveva ancora pieno controllo del potere, quindi era normale che potesse non funzionare bene

“Oh, andiamo, non ora!” esclamò, nascondendosi poi nel vicoletto di fianco al negozio, per evitare di essere vista. Si affacciò solo con la testa per osservare meglio dove si trovasse, ma non vide nessuno all'interno. Poté però notare che davanti alla porta d'ingresso il cartello appeso segnava “chiuso”. Quindi i casi erano due, o l'uomo si era nascosto lì dentro oppure era andato oltre, magari verso casa sua. Senza poter seguire le sue tracce era impossibile dirlo

“Va bene, riproviamo” disse tra se e se

Tentò nuovamente di concentrarsi, proprio come faceva in forma di unicorno per accumulare magia nel corno. Si massaggiò anche la fronte con entrambe le mani e chiuse gli occhi, sperando che servisse a qualcosa, ma quando li riaprì non vide nulla davanti a se

“Cavolo, niente da far...EEK!”

La ragazza strillò e trasalì, rischiando quasi di cadere per terra, vedendo al suo fianco proprio Larry con una mano rivolta verso di lei. Ma si rese presto conto che era stata una reazione stupida. Quello che vedeva era solo un altro ricordo, non quello vero. Tirò un sospiro di sollievo, cercando di ricomporsi nel frattempo. Per prima cosa, seguì il loro percorso con lo sguardo, dato che questi non andavano più sulla strada di prima. Stavolta proseguivano alle sue spalle, conducendola verso una porta sul retro della pasticceria

La porta era di ferro pesante. Dal suo aspetto, pensò che sarebbe stata difficile da aprire, invece bastò appoggiarci sopra la mano per farla spalancare. Se da una parte era un sollievo, dall'altra poteva non significare nulla di buono. Cercò di farla andare avanti con delicatezza e senza fare rumore, addentrandosi poi dentro all'unico corridoio presente

Proseguì per qualche passo, trovando quasi inutili ed inquietanti le immagini di Larry che la accompagnavano. Questo, almeno, finché non ne vide una divisa a metà. La prima metà la vedeva chiaramente, mentre la seconda era impossibile in quanto era incorporata e probabilmente andava oltre un'altra porta, a metà del passaggio. Si avvicinò con passo felpato, paralizzandosi nel sentire una voce al suo interno

“Non è possibile... non l'ho vista... non è possibile...” disse, quasi con tono spaventato. Anche se bassa, riconobbe subito che apparteneva a Larry. Immaginò che stesse parlando di prima, quando gli occhi dell'uomo erano caduti proprio su di lei al Deputy, che stesse cercando di convincersi di non averla vista. Avrebbe voluto entrare subito ed interrogarlo, ma qualcosa attirò la sua attenzione

Vide un'altra immagine di Larry che proseguiva in quel corridoio. Però era diversa da quelle che stava seguendo. Era molto più sfocata e meno luminosa, quasi sul punto di sparire. Il suo primo pensiero fu che si trattava di un ricordo meno recente, anche se non riusciva a stabilire quanto. Incuriosita dalla cosa e vedendo che anche quelle formavano una scia, decise di seguirle per vedere dove la portavano

Si ritrovò a passare davanti ad una porta. Dalla sua posizione sembrava condurre all'interno del negozio vero e proprio, ma non era lì che la traccia la stava portando. Larry aveva proseguito verso quel corridoio, fino ad un'ultima stanza. Questa era senza porta, ed era anche il capolinea del corridoio. Vedendola dalla sua posizione, ossia arrivandoci, vide bene un mucchio di scatoloni di legno impilati alla bene e meglio. Poteva trattarsi quindi del magazzino del negozio. Ma, in realtà, non era sono quello

Sunset vi ci entrò. Le immagini di Larry erano sparite nel nulla, quindi non c'era nemmeno più la loro leggera evanescenza ad illuminare la stanza. Tastò il muro lì di fianco alla ricerca di un interruttore

 

Quando finalmente lo trovò ed accese la luce, vide di non essere da sola

Dopo tutta quella ricerca, dopo quasi quattro anni dalla sua scomparsa, trovò finalmente la sua sosia. L'altra Sunset, quella del mondo umano, era proprio lì davanti a lei. Ma, nel momento in cui la vide, non provò gioia né sollievo. Al contrario, sentì un profondo senso di raccapriccio e pena

Riconobbe che si trattava di lei solo per via della chioma, rossa e gialla proprio come la sua. Per il resto, era irriconoscibile. A partire proprio dai capelli, che erano estremamente rovinati e tenuti male, la osservò in viso. I suoi occhi erano quasi vitrei, fissi in un'espressione di resa e sofferenza. Vide molto chiaramente anche che le sue guance erano rigate da scie di lacrime, piante per un tempo che non poteva neanche immaginare. La bocca semi aperta era sufficiente a farle patire la sua stessa sofferenza, anche senza toccarla era palese che fosse esausta. I polsi erano visibilmente cicatrizzati, per via delle strette catene di ferro che la costringevano a tenere entrambe le braccia alzate, bloccate ed appese alla parte. Anche le caviglie erano nello stesso stato, ancorate saldamente al pavimento con i medesimi ferri. Ciò che aveva addosso sembrava la cosa più sana di tutto quello spettacolo orribile, un vestito intero pulito ed ordinato, che era anche quasi sicura di aver già visto da qualche parte

Capì che era viva solo grazie al fatto che le vedeva muoversi il petto nella respirazione, ma si trovava in condizioni critiche se era rimasta per quattro anni in quello stato, come lei credeva. Non sembrava essere malnutrita, ma avvicinandosi a lei poté chiaramente notare lividi sparsi qua e la su tutta la parte di corpo scoperta. Non osava immaginare come fosse ridotta sotto agli indumenti

“Oh Celestia...” sospirò lei, avvicinandosi per osservarla meglio. La prigioniera scostò la testa e sbarrò gli occhi nel vederla, iniziando ad ansimare pesantemente

“Chi... ei... tu...?” le chiese, con un filo di voce estremamente flebile. Sembrava quasi che non avesse più voce. Ed era plausibile, immaginando quanto avesse potuto gridare e da quanto tempo

Sunset si ritrovò ad avere gli occhi lucidi nel vederla in questo stato. Era come vedersi ad uno specchio, uno specchio che le mostrava una realtà tremenda. Aveva paura di toccarla, sia perché non sapeva dove avesse male sia perché era spaventata all'idea di vedere i suoi ricordi. Ma doveva farsi forza. Era venuta fin lì con una missione, quella di ritrovare la Sunset di quel mondo. E ci era riuscita, adesso era proprio lì davanti a lei. Non cercò neanche di nascondere le lacrime di gioia, non era necessario farlo

“Io... sono qui per portarti via, al sicuro!” le disse, sorridendole e stringendo un pugno per dimostrarle determinazione. Anche gli occhi della sua sosia davanti a lei si illuminarono, nel sentirle dire quelle parole. Prese in mano le catene, cercando di non smuoverla troppo e di non toccarla “Adesso ti libero, devo solo capire come...”

Mentre cercava di analizzarle, però, sentì una porta aprirsi nel corridoio alle sue spalle. Doveva essere soltanto Larry, nessun altro poteva trovarsi lì. Presa dal panico, lasciò perdere le catene e si buttò a nascondersi dietro agli scatoloni della stanza, evitando per un pelo di essere vista dall'uomo, che arrivò con aria sconvolta ed il respiro pesante. Appena guardò all'interno della stanza, sorrise

“Oh, meno male... allora sei qui... ero certo di essermi sbagliato... ma dovevo confermare...” alzò poi lo sguardo, mostrandosi in pensiero “Ah, cavolo, mi dispiace. Ho dimenticato la luce accesa, spero non ti abbia dato fastidio. Lo so che è molto forte... non vorrei che i tuoi occhi si rovinassero...”

La Sunset incatenata tentò improvvisamente di rannicchiarsi in se stessa, fissandolo con aria terrorizzata, mentre quella nascosta si stava limitando ad osservare la situazione cercando anche di non respirare

“Sai, oggi ho visto una cosa, ma credo di essermela solo immaginata” disse Larry, avvicinandosi a lei “Tu sei sempre qui, solo mia, come sempre...”

Arrivò ad osservarla sorridente dall'alto in basso. La povera ragazza, sempre più terrorizzata, si mise a guardare nella direzione in cui la sua sosia si era nascosta, con due occhi che le imploravano di aiutarla. Larry, notandolo, vi si avvicinò, facendo sentire Sunset estremamente in pericolo. Larry, per sua fortuna, allungò semplicemente un braccio e lo infilò nello scatolone davanti a lei

“Cosa c'è? Vuoi che ti faccia una foto?” disse, tirando fuori una videocamera digitale “Con molto piacere...”

Sunset si spostò verso degli scatoloni più vicini all'uscita, mettendosi alle spalle di Larry. Lo vide mettersi su un ginocchio per poter scattare una foto ravvicinata alla ragazza prigioniera. Anzi, più di una foto. Sentì partire diversi scatti

“Dai, ci siamo... sei perfetta, un vero angelo” continuava a ripetere l'uomo tra uno scatto e l'altro. Più lo sentiva parlare, più la sua rabbia nei suoi confronti cresceva

“Ecco fatto. Sono certa che sei venuta benissimo. D'altronde, come potrebbe essere altrimenti... sei splendida, non faccio altro che ripetertelo...”

Si avvicinò con la mano per accarezzarle il volto, cosa che la Sunset incatenata non parve per niente apprezzare. Cercò di allontanare il viso, ma sapeva di non poter andare da nessuna parte, perciò si limitò ad osservare la mano del mostro con aria terrificata mentre le si avvicinava alla gote. Poco prima che potesse toccarla, la rabbia della sua sosia raggiunse il culmine. Balzò fuori dal suo nascondiglio e gli corse addosso

“Non ti azzardare a toccarla!” gridò furiosa, tirandogli una spallata utilizzando tutto il suo peso per smuoverlo. Quel contatto, benché non fosse nelle sue intenzioni, le fece avere accesso ai ricordi dell'uomo. Ma data la situazione, decise di approfittarne e di controllarli tutti, come aveva imparato a fare. Partì quindi da quelli più vecchi

 

Si ritrovò nel cortile della Canterlot High, qualche anni prima. La scuola non era diversa da come la conosceva lei, eppure non poté fare a meno di chiedersi come mai fosse finita lì. Il ricordo era quello di un giovane ragazzo, nascosto dietro al muro della scuola intento ad osservare da distanza un gruppetto di ragazze. In mezzo ad esse, riconobbe subito Silkie da giovane, in quanto come già sapeva era la sua sosia con i capelli diversi. E capì anche dove aveva già visto il vestito addosso alla Sunset incatenata, era identico ad uno di quelli indossavano dalla donna quando ancora andava in quella scuola. Muovendosi nel ricordo, poté vedere il ragazzo che la spiava. Dal taglio di capelli, neri e che gli coprivano un occhio, riconobbe grazie alla descrizione del messaggio di Applejack che si trattava di Steve Vinovy

“Ma allora...” disse tra se e se, iniziando ad intuire qualcosa

Il ricordo cambiò più volte di posizione, ma mai di azione. Riguardava sempre Steve che seguiva Silkie ovunque andasse, sia che fosse a scuola e sia, come aveva ipotizzato il signor Remington con Fluttershy, all'esterno. La seguiva dentro le classi, in mensa, nei bar, per i negozi durante lo shopping, ed il tutto senza che nessuno lo notasse, nemmeno Silkie stessa

Anche se non li vide tutti, Sunset capì che quelle cose erano andate avanti per tutti gli anni. Steve era follemente innamorato di Silkie, al punto tale da diventare il suo stalker. E non solo la seguiva, ma collezionava qualsiasi cosa che la ragazza avesse usato e dimenticato oppure gettato. Vide, infatti, che nella sua camera di quando era ragazzo, aveva organizzato un piccolo tempietto con una sua foto e tutti gli oggetti che aveva raccolto nel tempo

Ma tutto cambiò durante il fatidico anno dei Friendship Games, durante i quali Silkie conobbe e si innamorò di Evening Radius. Ancora non aveva idea di che cosa facesse Vinovy in segreto, ma per sua fortuna anche Radius aveva una specie di dono. Pareva infatti essere l'unica persona al mondo a rendersi conto della presenza di Steve li attorno, ed infatti lo vedeva sempre aggirarsi nei dintorni della ragazza. Le prime volte lasciò perdere, ma dopo breve tempo cominciò a seccarsi della faccenda, iniziando a cacciarlo ogni volta che poteva. Presto, Silkie si rese conto di che cosa succedeva, soprattutto in uno specifico momento

Steve si era nascosto dietro ad un albero, ma Radius, come sempre, lo aveva già visto. E dato che non era la prima volta che gli diceva di smetterla, quell'ennesima fu la goccia che fece traboccare il vaso. Si avviò a passo spedito verso di lui e lo afferrò per il collo, sollevandolo e sbattendolo contro il tronco della pianta

“Ancora non lo hai capito, Vinovy?” gli disse il ragazzo, in tono furioso “Devi piantarla si infastidire Sunset!”

“Ngh! Lasciami!” gli rispose lui, facendo finta di non sentirlo

“Perché ti diverti così tanto a seguirla?!” insistette Radius, agitandolo per fargli male. Silk subito corse verso il suo compagno, cercando di capire cosa fosse successo. Fu in quel momento che Steve vuotò il sacco, facendo appello a tutte le sue forze, estremamente timido com'era

“Io la amo! La amo alla follia! Io amo Silkie!” gridò, facendosi di proposito sentire anche dalla ragazza. Radius lo mise a terra, ora che finalmente aveva avuto la sua risposta. Lui ne approfittò per massaggiarsi il collo ed intanto osservare la ragazza, ansioso della sua risposta. Lei, però, si rintanò alle spalle dell'altro ragazzo

“Mi... mi dispiace... ma per me non è lo stesso” disse, senza neanche osservarlo “Io sto con Evening. Lo amo, e non c'è niente che mi farà cambiare idea”

In quel momento, Sunset poté sentire tutto il mondo che crollava addosso a Steve. Il ragazzo si voltò e corse via, in lacrime e con il cuore spezzato. Ma non era in alcun modo finita lì

I ricordi proseguirono. Nonostante il rifiuto, Steve non smise di seguire Silkie ovunque ella andasse, venendo ogni volta prontamente beccato e cacciato da Radius. Per lui, la ragazza era ormai diventata una vera e propria ossessione. Tra i ricordi, vide anche quello di cui gli aveva scritto Applejack, allo Zoo davanti all'area di Irving. Non smetteva mai di seguirla, nemmeno quando la scuola finì, rendendo Radius sempre più rabbioso nei suoi confronti e Silkie sempre più disperata e con una sorta di cappio al collo

Alla fine, quando nessuno dei due riuscì più a sostenere la situazione, decisero entrambi di trasferirsi. Di andarsene via, lontani da quel maniaco. Come Applejack teorizzava, non erano spariti dalla loro città per lavoro, ma per smettere di essere tormentati. Steve era disperato, aveva perso l'unica sua ragione di vita ed adesso non sapeva più come fare. Poi, per un breve periodo, tutto cambiò

I genitori, a conoscenza del suo problema e preoccupati per il suo stato, gli fecero conoscere Emma. Steve, per un breve periodo della sua vita, sembrò cambiato, e non solo all'esterno. Sunset vide quei ricordi come se fossero quelli di una persona qualsiasi. Nonostante la sua profonda timidezza stava con Emma, si divertivano insieme, trovò un lavoro ben pagato, tutte cose normalissime. Arrivò persino a sposarla ed ad avere un figlio con lei, S.J., il che lasciava pensare che da quel momento tutto sarebbe stato a posto. Ma la storia di Silkie era tutt'altro che finita: nella sua mente, ancora girava il suo ricordo. Più il tempo passava, più la sua ossessione sembrava venire a galla. Iniziò a chiamare più volte la moglie con il nome della ragazza, a tentare di fare cose che piacevano a Silkie, ma ogni volta che si accorgeva che lei non aveva assolutamente nulla in comunque con lei, esplose. Iniziò con il diventare violento con lei, per molto tempo, ma quello era solo il suo modo di sfogarsi. Non sarebbe andato avanti a lungo in quello stato, c'era un'unica soluzione al suo problema. La sua Silkie

Da quello che Sunset riuscì a vedere nei ricordi, gli ci volle quasi un intero anno di ricerche, ma alla fine, principalmente tramite contatti inconsapevoli sui social network e foto condivise dalla coppia, riuscì a scoprire dove Silk e Radius si erano trasferiti. Diede l'addio alla sua famiglia e, con i soldi messi da parte nel suo lavoro, anche lui partì per Oxford lasciandosi alle spalle una moglie disperata ed un figlio che lo odiava. Questo accadde esattamente cinque anni prima

Appena arrivato, iniziò subito a cercare Silkie. E, per quanto Oxford non fosse certo piccola come città, alla fine la riuscì a trovare. La vide davanti ad una scuola media, ma era diversa da come la ricordava. Era ovviamente cresciuta, ma per lui non era più la sua Silkie. Era diventata qualcos'altro, qualcosa che non reputava più perfetto. Però, prima di andarsene, capì che c'era ancora una possibilità: la bambina che era appena uscita da quella scuola, sua figlia. Identica a lei già a quell'età, nonostante una lieve differenza di tinta dei capelli era perfetta. Inutile dire che la sua ossessione si spostò da Sunset Silk a Sunset Shimmer, ma decise di aspettare a muoversi. Cominciò a comportarsi normalmente per un po', cercando lavoro come tutto fare ed, alla fine, riuscì anche in poco più di metà anno a creare la sua pasticceria personale. Il tutto senza che Silk o Radius lo scoprissero

Inoltre, data la facilità con cui Radius gliele suonava ogni volta, cominciò ad andare in palestra. Non voleva più essere messo sotto, né da lui né da nessun altro. Seguì dei corsi intensivi da body builder per raggiungere la sua forma fisica attuale, ed infine, con un nuovo taglio di capelli, divenne irriconoscibile per chiunque. L'unica cosa che non cambiò mai fu il suo imbarazzo verso le altre persone, che lo resero un armadio a due ante ma terrorizzato dalla minima cosa. Anche se, dentro di lui, era iniziato a nascere qualcosa di nuovo...

La ciliegina sulla torta, il motivo per cui neanche sapendo il nome di Steve Vinovy lo avrebbero mai trovato, fu la sua decisione di cambiare nome. Non solo di nomina, ma effettivamente per vie legali. Tornò per un breve periodo alla sua vecchia città, dove ancora non aveva tolto la sua residenza, abbandonò il suo nome di Steve Vinovy e si fece chiamare da quel momento Larry Flags, così facendo una volta ritornato in Inghilterra nessuno sarebbe mai più riuscito a risalire a lui

Da quel momento, Sunset iniziò a vedere gli ultimi ricordi, quelli che più le interessavano. Larry passò il restante mezzo anno a lavorare come pasticcere ed a seguire la giovane Sunset di Oxford a scuola, stavolta facendo più attenzione e nascondendosi meglio, così facendo non si fece mai notare quelle poche volte da Radius. Era rimasto invisibile nonostante la sua stazza, cosa che gli tornava estremamente utile in quei casi. E quando la ragazza terminò le scuole medie e si iscrisse al Deputy Lyceum, quattro anni e un mese prima, capì che era il momento giusto per agire. Ma doveva farlo senza che i genitori ne nessun altro la vedessero

Iniziò a seguirla di nascosto ovunque, per quasi un mese, ma non c'era nulla da fare. Con lei c'erano sempre i genitori, oppure la cara amica Jessica, da poco si era persino intromesso il bidello della scuola. Stava per impazzire, ma una sera, mentre era appostato davanti casa sua, accadde l'impensabile. La ragazza scese ed uscì in giardino, nel quale c'era Steve che la aspettava dopo essere corso lì in fretta e furia. Parlarono per pochi minuti e poi l'uomo andò via, lasciando Sunset a rientrare da sola. Larry raccolse tutto il suo coraggio e la chiamo

“H-Hey, ragazz... Sunset! Aspetta!” gridò, facendola voltare. Subito la ragazza si sorprese dell'uomo, non lo aveva minimamente notato. Per cercare di non spaventarla, partì da un argomento vago “T-Tu sei Sunset Shimmer, vero? La... la figlia di Silkie”

Nel sentire quel nome, Sunset sembrò un po' tranquillizzarsi “Silkie... è così che chiamavano mia madre alla mia età. Sei un suo amico?”

“S-Si, andavamo a scuola assieme...” rispose, cogliendo l'occasione

“Wow! E sei venuto fin qui dall'America? Forte! Ah! Vorrai vederla! Aspetta che la vado a chiamare!” disse lei, voltandosi. Ma Larry aveva altri piani

“A-Aspetta, non-non serve” gli disse, facendola fermare. Lui tirò fuori dalla tasca del giubbotto uno dei pacchetti del suo negozio “B-Basta che gli dai questo, era so-solo un pensierino”

Sunset si avvicinò per prendere il pacchetto. Era un po' timorosa, ma sapeva anche che i genitori si erano trasferiti lì dall'America, se quell'uomo era venuto fin lì e conosceva il nome della madre, pensò che non era il caso di preoccuparsi. Ma sbagliava di grosso

Prese il pacchetto regalo dalla sua mano “Va bene, ma mi dici come ti chiami? Almeno so da parte di chi...”

La ragazza non finì mai la frase. Sapendo che con le buone non avrebbe mai ottenuto niente, Larry le sferrò un violentissimo diretto dritto allo stomaco, tappandole la bocca con l'altra mano prima che potesse gridare. Ma non fu necessario, alla ragazza bastò quel colpo per perdere conoscenza. L'uomo inizialmente non si era reso conto della sua forza, tanto meno di ciò che aveva fatto alla ragazza, ma non aveva nemmeno considerato l'allenamento da body builder. Ora aveva molto più testosterone in corpo, tanto da farlo agire d'impulso in quella situazione

La ragazza era svenuta, nessuno aveva visto nulla e la serranda del garage si stava abbassando da sola meccanicamente. Non c'era nessuna traccia in giro che avrebbe aiutato con le indagini e la ragazza non aveva nulla con se perché credeva di uscire solo qualche minuto. Nessuno avrebbe mai potuto sospettare di lui, in alcun modo. A quel punto, prese la giovane in braccio e ritornò dentro la città, forte del fatto che, come sempre era invisibile per gli altri

Sunset, a questo punto, credeva di aver visto abbastanza ricordi. Ma era rimasta talmente tanto bloccata sull'uomo che non riuscì a staccarsi, e fu costretta a vedersi anche parte di quelli seguenti. Qualcosa che non avrebbe mai voluto vedere e che cercò di far scorrere velocemente. Vide Sunset risvegliarsi incatenata, avere subito a che fare con il suo aguzzino, lui che faceva tanto il dolce e poi la colpiva violentemente quando le rispondeva male, sentire le sue ossa rompersi, le sue lacrime, le sue grida in quella stanza così isolata, lui che la nutriva a forza, che la vestiva, che se la prendeva con lei fisicamente quando qualcosa gli andava male, le centinaia di foto scattate e l'ossessione sempre più crescente di Larry che continuava a ripetergli “Un giorno, mi amerai tanto quanto io amo te”...

 

Infine, Sunset riuscì a staccarsi da quell'ultima serie di orrori. Si ritrovò esattamente al momento della spallata all'uomo. Non era stata tanto forte da fargli male, ma la sua posizione inginocchiata ed il colpo a sorpresa riuscirono a sbilanciare quell'uomo pachidermico ed a farlo cadere su una delle scatole, sfondandola di peso

“Ma che accidenti...” disse lui, rialzandosi. Subito non si era reso conto di che cosa fosse successo, ma quando alzò gli occhi gli fu tutto più chiaro. Sunset si era messa davanti alla sua sosia per proteggerla, aprendo le mani come per farle da scudo. Negli occhi aveva un espressione puramente furiosa, ma allo stesso tempo spaventata dall'uomo. Per lei, che lui provasse quelle cose disgustose per la sua controparte di quel mondo, era come se le provasse anche per lei. Ne era disgustata, ma allo stesso tempo non poteva non proteggere l'altra se stessa. Larry, nel vederla, sgranò gli occhi

“Tu... sei quella di prima!” esclamò, alzandosi in piedi “Sei... sei proprio come lei! Sei perfetta!”

Allungò una mano verso di lei ma, sia per lo schifo sia per la collera, Sunset la evitò come se dovesse schivare un colpo

“Non osare avvicinarti né a me né a lei, chiaro?!” gridò, stringendo la sua sosia tra le braccia per rassicurarla. Ma l'uomo parve non dare minimo peso alle sue parole

“Oh, capisco... do-dovrò domare anche te, come ho fatto con lei... non importa, pazienterò, ho tutto il tempo del mondo...”

“No, ti sbagli!” rispose Sunset, dando un bacio in fronte alla prigioniera, per poi rialzarsi “Il tuo tempo scade ora!”

Le cose, però, presero una brutta piega. Tentò subito di attivare la trasformazione in Daydream Shimmer, ma a vuoto. Aveva usato poco potere per seguire le tracce dell'uomo, ma quella così lunga acquisizione di ricordi, benché nel mondo esterno fosse durata meno di un secondo, per lei era stata un grossissimo spreco di magia. Larry la afferrò per un braccio con una morsa d'acciaio

“No! Lasciami! LASCIAMI!” gridò a pieni polmoni, divincolandosi con tutte le sue forze

“È inutile che fai così, presto anche tu sarai solo mia...” gli si avvicinò alla guancia e le diede un bacio, facendole venire un conato di vomito “Mia e di nessun altro!”

Sunset pensò di essere spacciata. Invece, dal corridoio prima di quella stanza arrivò un potente boato ed una risata malefica. Se prima credeva di essere nei guai, ora la situazione era seriamente peggiorata. In volo da quel passaggio arrivò in tutto il suo oscuro splendore Midnight Sparkle, che si bloccò in volo proprio davanti a tutti. Il sorriso che aveva in viso non era però quello che le aveva già visto, di superiorità, bensì di rabbia

“Levale subito le mani di dosso!” gridò lei, caricando tra le mani un globo di magia oscura e scagliandoglielo dritto sulla schiena. Nonostante la sua corporatura, una botta del genere fu potentissima, così tanto da farlo volare contro il muro alle sue spalle, evitando fortunatamente di beccare la Sunset incatenata e liberando l'altra dalle mani dell'uomo

“T-Twilight? Sei tu?!” esclamò, intimorita, Sunset. Midnight Sparkle la fissò negli occhi e sospirò

“Si, sono io... almeno per adesso...” rispose, intimorita quanto Sunset “Non so per quanto tempo riuscirò a controllarmi... devi trasformarti anche tu!”

“Non posso, ho usato troppa magia prima di arrivare!” rispose lei, osservando Larry rimettersi in piedi. Stavolta non sembrava più tanto timido o falsamente simpatico, ma infuriato come mai prima d'ora. Midnight, vedendolo e sentendosi sempre più alla mercé della magia nera, trovò un unica soluzione

“Allora ti ricaricherò io!” esclamò, irradiando il corpo di Sunset con un raggio magico. Bastò un unico colpo secco, Midnight Sparkle tornò ad essere Twilight e la sua amica, quasi senza volerlo, si tramutò in Daydream Shimmer. Larry, accecato dalla rabbia, si gettò di prepotenza alle spalle della ragazza sollevata da terra, ma una barriera magica creata sul momento lo rispedì indietro. Daydream si voltò, fissandolo carica di odio

“È finita, adesso. Arrenditi e non ti dovrò fare del male”

Nonostante la furia, Larry capì che non aveva molte opzioni. Guardò la Sunset incatenata, che sembrava più interessata a cosa faceva lui piuttosto che alle due mostruose forze magiche, e le disse “Mi dispiace, per ora devo lasciarti... ti prometto che tornerò a prenderti!”

Daydream digrignò i denti, ma prima di poter fare qualsiasi cosa Larry sollevò due pesantissime casse di legno, una per braccio, tirandogliele addosso. La ragazza dovette disintegrarle entrambe con due raggi magici per evitare di essere colpita sia dal legno che dal contenuto, proteggendo allo stesso tempo Twilight e l'altra Sunset. Ma nel farlo, Larry ne approfittò per scappare via nel corridoio. Il primo istinto di Daydream fu quello di inseguirlo, ma appena prima di uscire dalla stanza si ritrovò a ritrasformarsi in Sunset. Essere irradiata dalla magia di Midnight Sparkle aveva aiutato, ma non sarebbe durata per sempre. Sunset, frustrata oltre ogni limite, sbatté a terra un piede per provare a sfogarsi

“No, dannazione, no! Non possiamo permettere che scappi!”

“Rilassati... non ci riuscirà...” gli disse Twilight, ansimante per lo sforzo della trasformazione “Ci sono le altre... qui fuori...”

 

Larry arrivò correndo come un forsennato alla fine del corridoio, fuori dalla porta in ferro. Non aveva idea cosa fosse successo dietro di lui, ma sicuramente non voleva tornare indietro per scoprirlo. Nella fuga, stava già pianificando a come riprendersi la sua amata Sunset. Ad attenderlo lì fuori, però, c'erano tutto il resto del gruppo di Sunset, compresi anche Jessica e Steve che non si erano certo tirati indietro nel momento del bisogno

“Ti conviene smetterla di scappare, bello” gli disse Rainbow, facendo un po' di stretching per riscaldarsi le gambe in caso di corsa “Non andrai proprio da nessuna parte, te lo assicuro”

“Io ho già chiamato la polizia” spiegò Rarity chiudendo il cellulare “Saranno qui a breve, credo”

Anche se molto forte, Larry non credeva che sarebbe riuscito a vedersela contro tutte quelle persone assieme. In più conosceva già la forza di Steve, non eccellente ma in grado di dargli problemi. Pinkie, con in mano un barattolo di brillantini, lo osservava triste

“Che peccato... dolci così buoni e nessuno potrà più mangiarli...” la sua espressione si fece terribilmente seria “Ma te lo meriti, oh, se te lo meriti!”

A terra, invece, Spike gli ringhiava contro, ma quello era il minore dei mali. Vedendo Jessica in mezzo a tutti, e capendo che si trattava della più indifesa tra di loro, decise di prendere lei di mira. La caricò di forza e cercò di buttarla a terra, spaventandola non poco. Ma Steve, di fianco a lei e che aveva intuito il suo piano, la afferrò per un braccio e la tirò via verso di se, salvandole le ossa ma permettendo a Larry di correre via. Credette di essere riuscito a scappare, che sarebbe riuscito a farla franca dato che nessuno di loro tentò di rincorrerlo. La verità era che non serviva farlo

Appena svoltato l'angolo, l'uomo capì che se era nei guai prima, ora lo era molto di più. Lui aveva un fisico da elefante, ma come se la sarebbe cavata contro un vero elefante che gli sbarrava la strada? Irving, infatti, era lì proprio per quello, con Fluttershy seduta sulla sua groppa che lo fissava con il suo spaventoso sguardo

“Oh, non ci provare neanche!” esclamò lei, facendo un cenno con il capo. In quel momento, Remington si lanciò da dietro un orecchio di Irving dritto sul viso dell'uomo, graffiandolo con i sui piccoli ma dolorosi artigli

“Agh! Levatemelo di dosso!” disse lui, cercando di allontanarlo. Ma quando fu proprio il gufetto ad andare via, appena dietro di lui video arrivare Applejack a pugno teso. Non poté fare nulla, un pugno diretto della ragazza lo scaraventò contro un palo della luce appena alle sue spalle, mandandolo fuori combattimento. Finalmente, era davvero finita

 

“Le... le altre?” chiese Sunset, sorridendo leggermente “Quindi... mi avete creduto alla fine?”

“Si...” rispose Twilight, anche lei sorridendole “Ci siamo rese conto che potevi avere ragione stavolta. Ed infatti ce l'avevi”

“Ma tu... come hai fatto a trovarmi?” chiese, un po' traballante per le poche energie

“Merito di Spike e del suo fiuto” spiegò sorridendo “Sentivo che eri in pericolo... le altre sono arrivate qui seguendo Pinkie e Rarity” si guardò poi le mani, ancora leggermente tremanti “Non volevo chiamare Midnight Sparkle... avevo paura che potesse prendere il sopravvento... ma sono riuscita a controllarla!”

“Sei stata... grande...” mormorò Sunset che, a secco di forze quanto Twilight, dovette cadere in ginocchio per la stanchezza. Ma anche se era quasi esausta, era serena. Aveva passato letteralmente cinque minuti di terrore, forse anche di più contando il tempo speso nella mente di quel folle, ma adesso sentiva di essere al sicuro. Si buttò con la testa sulla spalla dell'amica, riprendendo un po' di fiato in sicurezza. Twilight la accarezzò dietro la nuca

“Ottimo lavoro, Sunset” le disse, accarezzandole i capelli “Ottimo lavoro”

“Grazie...” rispose lei, quasi addormentandosi. Ma riaprì in fretta gli occhi e si alzò di scatto, quasi volando dalla sua sosia. Sembrava essere disorientata, ma vedere quelle due facce nuove dopo tutto quel tempo la faceva sorridere. Aveva capito anche senza dir nulla che di loro poteva fidarsi, quindi si mise a sorridere e si lasciò scorrere due rivoli di lacrime lungo le guance

“È tutto finito sul serio, adesso. Non devi più preoccuparti” disse, mettendo le mani sulle catene “Adesso... adesso ti liberiamo e ti portiamo fuori di qui”

Sunset utilizzò tutte le forze appena recuperate per tentare di aprire le catene. Non avevano un lucchetto, erano a morsa, ma tentare di liberarsi senza usare almeno due mani era impossibile, per questo lei non ci era mai riuscita. Ma Sunset da sola non riusciva ad aprirle, per questo, vedendola in difficoltà, anche Twilight si unì a lei per aprirle. Con tutta la forza disponibile, aprirono una ad una le quattro manette, liberando finalmente una ragazza da quattro anni di inferno

 

Con una Sunset che non riusciva a camminare sulle spalle, la sua sosia di Equestria e Twilight uscirono a rivedere l'appena arrivata sera di Oxford. Ormai, dopo aver preso i ricordi dell'uomo, Sunset non aveva certo paura di prendere quelli dell'altra se stessa. Infatti, anche se arrivarono come una bomba a mano al momento del contatto, scivolarono su di lei come l'acqua sulle squame di un serpente. Erano cose orribili, ma le aveva già viste tutte, empatizzando con lei più che con il suo rapitore. Larry era legato con il lazo di Applejack contro un muro del vicolo. Ciò che stupì di più Sunset, però, fu la presenza di Irving e delle amiche rimaste indietro

“Applejack? Fluttershy?” domandò lei, stupita “Come avete fatto ad arrivare fin qui?”

“Rarity ci ha detto che eravate nei guai” rispose Applejack “Quindi siamo corse fin qui. O meglio, Irving a corso fin qui. Era preoccupato perché non stavamo tornando e ci ha raggiunte seguendo Remington dal cielo, fino a casa di Emma. Un elefante in carica è davvero veloce! Il passaggio era un po' stretto, credevamo che avremmo dovuto farcela a piedi, ma ad un certo punto si è allargato all'improvviso”

“Deve essere stato quando mi sono trasformata...” teorizzò Twilight “La mia magia si è potenziata ed il varco si è allargato”

“Ma come avete trovato la strada? Non siete mai venute qui!” chiese nuovamente Sunset

“Quello è merito di Pinkie e di nuovo del signor Remington” rispose Fluttershy, carezzando le piume del volatile “Siamo rimaste al telefono con Rarity per tutto il tempo e ci siamo fatte spiegare come trovarvi. Pinkie poi ha fatto esplodere i brillantini in aria per segnalargli la posizione ed io guidavo Irving per le strade” poi, dato che era a mente fredda, si fece un po' insicura “Credo che ci abbia visto un po' di gente, però... spero che non abbiamo causato troppo caos...”

“È stato un enorme lavoro di squadra!” aggiunse Rainbow, prendendo sotto braccio Rarity “Soprattutto suo, che è così brava con quel telefonino!”

“Così mi fai sembrare inutile...” rispose lei, facendo la finta offesa. Sunset, in quel momento, ritornò ad essere dispiaciuta

“Ragazze, io... mi dispiace per quello che ho fatto. Non dovevo agire da sola, se non fosse per voi adesso chissà dove sarebbe finito lui... o cosa sarebbe successo a me...”

“Hey, non serve scusarti!” gli disse Rainbow, imbarazzata “È a questo che servono gli amici, no? E poi... beh, tu avevi ragione e noi torto. Almeno siamo pari, in un certo senso”

La Sunset di Equestria si limitò a sorridere, mentre la Sunset sulle loro spalle iniziò ad agitarsi

“Jess... sica... Steve...” biascicò lei, vedendo i suoi due amici. Loro, benché entrambi l'avessero vista, non si erano gettati su di lei per paura di come era ridotta. Credevano che gli avrebbero fatto male anche solo a sfiorarla, ma non riuscirono più a trattenersi. Steve, per primo, se la lasciò dare dalle due ragazze che prima la stavano aiutando e la prese lui in braccio, per poi far arrivare anche Jessica dall'altro lato. Lei non aveva la forza neanche per piangere ormai, ma loro due non si fecero scrupoli. E mentre Steve si trattenne dal gridare nuovamente, limitandosi a singhiozzare un po' mentre i lucciconi gli scendevano degli occhi, Jessica si lasciò andare come lui prima a scuola, appoggiando la testa al suo viso per poterla sentire ancora più vicina

 

Dopo pochi minuti, arrivò finalmente la polizia ed un ambulanza. Erano rimasti solamente Jessica, Steve e la Sunset umana. Le due amiche erano appoggiate in un angolo, fino a quando gli infermieri con la barella non arrivarono per portarla in ospedale. Li aiutò a caricarla sopra e poi si rivolse al bidello

“Io vado con lei” disse a Steve “Ti occupi tu del resto?”

“Certo, va pure, vi raggiungo più tardi” rispose l'anziano, sorridendole. Jessica sorrise in risposta e salì, assieme a Sunset, sul veicolo. L'autista partì a sirene spiegate, lasciando Steve da solo con la polizia, quasi interdetta di come quei due da soli avessero potuto risolvere il caso e catturare un uomo tanto corpulento

“Mi dica, signor... Steve Zokorvy, ho detto bene? Mi dica come sono andate le cose”

“Molto semplice” rispose lui “Io e quella ragazza che è appena andata via, Jessica, ci siamo incontrati per caso in questa pasticceria. Abbiamo sentito gridare da dietro il muro e ci siamo precipitati a vedere che cos'è successo. C'era Sunset, incatenata come un animale da questo miserabile. L'abbiamo liberata e lui ha cercato di scappare, ma senza guardare avanti ha preso in pieno un palo ed è svenuto”

Il racconto sembrava assurdo e molto stupido, in più faceva acqua da tutte le parti. Infatti non fu difficile per il poliziotto accorgersene

“E lei crede che io...” rispose l'uomo di legge, per poi interrompersi per un istante e riprendere subito dopo “Che... po... potrebbe venire a fare una deposizione anche in centrale?”

“Ma certo. Adesso però è un po' tardi, vi dispiace se vengo domani?”

“No... nessun... problema” rispose lui, quasi intontito “Adesso... può andare”

Steve, risolta la questione, si allontanò dalla scena e lasciò il resto del lavoro a loro. Appena allontanatosi di un paio di vie, lontano dagli occhi di tutti, poté dare il via libera

“Ok, sono solo, potete uscire!”

Al suo segnale, Rarity disattivò la barriera invisibile che aveva attivato per tutti, Irving compreso. Stavolta era stato un enorme lavoro per la ragazza che, ormai senza più forze, cadde a terra stremata. Ma per fortuna c'era Rainbow dietro di lei ad afferrarla

“Wow, calma, calma... niente più magia per oggi, intesi?” gli disse, facendola scendere dolcemente senza farle male

“Ma anche per la prossima settimana, direi...” scherzò lei, sorridendo in mezzo alla fatica

Sunset si avvicinò al bidello e lui subito si mostrò quasi stupito “Beh, wow, credere a quella storiella stupida... questa vostra magia è proprio utile!”

“Nah, è solo Twilight che è brava” spiegò, scompigliandole un po' i capelli, per poi tornare a rivolgersi a lui “Adesso sono molto più tranquilla. L'altra me è al sicuro e con la magia di Twilight abbiamo già fatto in modo che Larry si becchi l'ergastolo, senza possibilità di cambiare la pena”

“È il minimo” sottolineò Twilight, a cui Steve annuì. Poi mise una mano sulle spalle di entrambe

“Se non fosse stato per voi, non avremmo mai ritrovato la nostra Sunset. Vi dobbiamo molto” disse, prima rivolto a loro due e poi al resto del gruppo, con un enorme sorriso in volto “A tutte voi!”

“Ci basta sapere che la Sunset di qui è in ottime mani, adesso!” disse subito Fluttershy “E da quello che abbiamo visto, è in mani fantastiche!”

“Appena torniamo indietro” spiegò Applejack “Porteremo le lettere che Larry spediva ad Emma. Non servono come prove dato che abbiamo usato la magia, ma almeno gonfieranno un po' la cartella del caso”

“Chissà come reagiranno Silk e Radius appena sapranno che abbiamo ritrovato la loro Sunset... sono impaziente di saperlo!” esclamò Pinkie, saltellando eccitata sul posto

“Ve lo farò sapere appena arrivano” gli disse Steve “Non credo saranno qui fino alla settimana prossima, comunque”

“Perfetto!” disse Sunset, per poi rivolgersi all'amica “Twilight, riesci ad aprire un portale qui?”

“Assolutamente si!” rispose lei, piena di sicurezza. Aveva conquistato molta più fiducia dopo aver dominato Midnight Sparkle, anche se per breve tempo. Infatti le ci volle un istante per aprire un portale che sbucava appena dietro la Canterlot High

Una ad una, tutte le ragazze passarono oltre il varco. Per Irving ci volle qualche momento per allargarlo, ma con un minimo di sforzo in più non fu un problema. Alla fine, rimase solo Sunset a salutare l'anziano bidello”

“Allora, arrivederci Steve. E... ancora scusa, se abbiamo sospettato di te. E ti abbiamo catturato”

“Ormai è acqua passata, non ci pensavo neanche più!” rispose lui, sorridente, voltandosi subito dopo “Adesso vorrei andare a vedere come sta la nostra Sunset. Jessica ti terrà informata!”

Dopo un ultimo saluto, Sunset entrò nel portale e Steve girò l'angolo, diretto velocemente all'ospedale

 

Passò circa una settimana di tempo. Irving era tornato allo Zoo, mentre Remington svolazzava tranquillo per i cieli della scuola. Tutte le ragazze erano radunate fuori dai gradini della Canterlot High, tutte eccetto Twilight, che era appena arrivata. Era corsa con i suoi portali ad Oxford con una serie di giornali del luogo, tutti quelli usciti in quella settimana. Erano interessate a tutte le notizie del caso, ed erano sparse un po' in giro

“Vediamo... a-ha!” disse Twilight, indicandone una “Ragazza rapita dopo quattro anni viene salvata da un bidello e da una sua amica!” disse, leggendo poi un pezzo con dentro l'intervista ai genitori “E sentite qua! Silk e Radius hanno detto “Ringraziamo non solo i suoi amici che l'hanno trovata, ma anche tutti coloro che, negli anni, hanno contribuito alla ricerca. In particolare, negli ultimi tempi. Grazie a tutti voi, ed alla magia che ci ha permesso di ritrovare nostra figlia”. È chiaramente rivolto a noi, che ne dite?”

“Credo proprio di si... oh” sospirò Twilight, andando avanti con la notizia “Appena possibile credo dovremo andare a trovarli. Sentite qui. La giovane salvata ha dichiarato tra le lacrime “Ringrazio dal profondo del cuore l'altra me stessa e le sue amiche e spero di rivederla presto”... qui i giornalisti hanno parlato di vaneggiamento dovuto alla brutta esperienza” disse sorridendo ed accarezzando Spike sulla testa “Ma noi sappiamo come stanno davvero le cose, non è vero?”

Spike non rispose, preferì lasciarsi coccolare un po' dalle mani della padroncina

“Cavolo, quasi mi dispiace di non aver potuto prendermi un po' di merito...” commentò Rainbow con tono ironico, ricevendo una gomitata amichevole da Rarity

“Piantala!” disse scherzando, per poi trovarne lei un'altra “Oh, ecco! Sequestratore subisce la pena massima, l'ergastolo, per un rapimento dalla durata mostruosa... mmhh... si, è Larry!” continuò, leggendo l'articolo per sicurezza

“Allora è andato tutto come previsto, la magia ha funzionato! E se li merita tutti quegli anni!” esclamò Applejack, rilassandosi. Guardando verso Fluttershy, la vide un po' rossa in viso e si preoccupò “Che hai? Tutto bene?”

“Eh? Io?” domandò lei, distratta da una notizia. Le altre, vedendola anche loro, scoppiarono a ridere tutte assieme

“Oh... oh cielo... hahahaha!” si spanciò Pinkie, cercando di leggere la notizia “Visioni collettive: 130 persone denunciano un elefante in città! Hahahaha!”

Mentre tutte erano impegnate ed interessate alle notizie, Twilight si voltò a vedere perché Sunset non commentava. La verità era che lei si era messa in un angolino a scrivere per conto suo nel libro donatogli dalla Twilight di Equestria

“... ed è così che alla fine siamo riuscite a ritrovare e salvare la mia sosia di questo mondo. Fatto!”

“Hai finito?” chiese Twilight incuriosita, avvicinandosi a lei “È da ieri che sei piegata su quel libro”

Sunset, ora che aveva terminato l'enorme poema, chiuse il libro e le sorrise “Finito, si. Scommetto che non crederà ai suoi occhi, leggendolo”

“Invece ci ha creduto” gli rispose una voce proveniente dal giardino lì di fronte. Una voce familiare

Sunset si sporse dai gradini per vedere meglio e si ritrovò con la bocca spalancata e gli occhi sgranati. Davanti a loro c'era Celestia, ma non la preside della scuola, bensì la principessa alicorno del mondo da cui veniva Sunset. Lei, almeno, la riconobbe da due cose. Dalla corona che portava in capo e dal fatto che non riuscisse a stare bene in equilibrio su due gambe

“Princess Celestia!” esclamò, saltando giù a darle una mano a stabilizzarsi

“Oh... oh cielo, Twilight aveva ragione a dire che è complicato! Haha!” sdrammatizzò lei, mentre Sunset la teneva per le mani

“Ma... cosa ci fa qui?!” chiese, estremamente stupita della sua presenza

“Sono qui per la tua storia” rispose, appoggiandosi alla statua dalla quale era arrivata “Ieri Twilight l'ha letta da sola, oggi invece ha voluto che anche io la leggessi. Ero da lei fino a poco fa. Siamo entrambe molto fiere di te, Sunset. Ed anche delle tue amiche” disse loro alzando la testa. Il gruppo di ragazze, che non sapeva come reagire alla presenza di una principessa, si limitò a salutare imbarazzato agitando una mano. Anche Sunset si imbarazzò, non credeva che anche Celestia avrebbe letto quello che aveva fatto

“La... la ringrazio molto” rispose, un po' rossa in viso

“Inoltre” continuò lei “Ho deciso che è giusto premiarti per i tuoi sforzi. Ormai sei molto cambiata da quando ti ho mandata in questo mondo” guardò poi sorridente il portale per Equestria “Non sono venuta da sola”

Appena lo disse, dalla statua saltarono fuori altre due persone. Anche stavolta, li riconobbero tutti. Una coppia di persone, anche loro in difficoltà a stare in piedi. La donna assomigliava molto a Sunset, che appena li vide non riuscì a trattenersi

“Non posso crederci! Mamma! Papà!” gridò lei, saltandogli addosso per abbracciarli e facendoli finire tutti a terra

“Tesoro!” esclamarono entrambi, stringendola a se da quella scomoda posizione. Il padre prese la parola per primo “Princess Celestia ci ha detto quanto ti mancavamo e ci ha invitati a venire qui per stare un po' con te”

“Non potevamo rifiutarci!” terminò Silk, mentre Sunset cercava di trattenere le lacrime

“Wow... non so cosa dire...” spiegò semplicemente Sunset, portandosi le mani sotto agli occhi

“Se avessi saputo prima che ti mancavano” spiegò Celestia cercando di stabilizzarsi “Avrei organizzato prima questa cosa. Non esitare più a parlarne con Twilight, intesi?”

“Intesi!” esclamò felicissima Sunset, per poi rivolgersi alla madre ed al padre sorridente “Vi va di fare un giro in città?”

“Ma certo tesoro... ma prima, ci spieghi come si fa a camminare?” chiese la madre, cercando di tirarsi su

Le sue amiche osservarono da distanza ed in silenzio la scena, felici per quello che stava succedendo. Sunset era riuscita finalmente a rivedere i suoi veri genitori, e poteva passare un po' di tempo con loro. E, allo stesso tempo, Silk e Radius del loro mondo avevano ritrovato la loro bambina perduta. Ma, secondo Twilight, c'era ancora una cosa da fare... e considerando la differenza di orario, quel momento andava più che bene

“Io vado un secondo al bagno” disse alle amiche, allontanandosi ed andandosi a nascondere dietro al muro. Aprì nuovamente un varco per Oxford e si infilò dentro

 

Non conosceva bene la città, ma non le fu comunque difficile trovare la prigione seguendo qualche indicazione. Era appena calata la sera, il momento perfetto per qualcuno come lei. Sgusciò come un ombra in mezzo alle guardie, passando perfettamente nascosta dal buio della notte ed evitando i pochi raggi di luce lunare che potevano rivelarla. Cercava una persona in particolare e, come un cacciatore esperto, trovò la sua preda

Larry era rinchiuso nella sua cella. Era da solo, il che gli avrebbe permesso di agire indisturbata. E per di più già dormiva, cosa che le facilitava il compito. Anche se l'uomo non poteva vederla, Midnight Sparkle si palesò davanti a lui nella sua cella, intenzionata più che mai a fare giustizia alla sua maniera

“Dormi, dormi pure... finché puoi ancora farlo!” disse, andando a toccargli una tempia con il dito

Nel sogno, Larry non stava facendo nulla. In quel momento stava aspettando un autobus. Ma quando la magia di Midnight Sparkle iniziò ad agire, tutto cambiò. Dovette saltare via, perché la panchina sul quale era seduto cominciò a cercare di divorarlo. E quello fu solo l'inizio. Alberi, palazzi, persino il bus in arrivo, tutto assunse un aspetto terrorizzante ed iniziò a cacciarlo

Fu talmente stravolto che si risvegliò lanciando un grido di paura e con i sudori freddi. Fuori dalla finestra della cella, Midnight Sparkle osservava soddisfatta il suo lavoro

“Tu, che per quattro anni hai fatto soffrire così tante persone in una volta sola... vediamo come passerai il resto della tua vita, tormentato dai miei incubi!”

Ora che aveva compiuto il suo dovere l'oscura entità ritornò ad essere fumo e si diresse verso il varco creato in precedenza. Ma si fermò un istante, giusto per sentire ed assaporare una seconda volta le grida dell'uomo, ripiombato nuovamente nel sonno e quindi in uno degli spaventosi incubi della ragazza. Dopo aver riso di soddisfazione, varcò il portale e se lo chiuse alle spalle. Adesso poteva dirlo veramente. Giustizia è fatta

 

 

 

 

 

Salve a tutti ragazzi, qui MC Outlaw. Non potete immaginare quanto ci ho messo a scrivere sto finale. Oppure potete, non lo so, comunque sia ci ho messo molto anche per via delle feste di mezzo. E si, è molto lungo, volendo potevo dividerlo in altri due capitoli, ma non mi sarebbe piaciuto separare gli avvenimenti di questa parte. Per cui, beccatevi questo papiro infinito. Magari alcuni potrebbero criticarmi per come Sunset è arrivata alla soluzione... ma è da quando ho iniziato a scrivere la storia che volevo ci arrivasse così, e così è stato. Adesso, appena riuscirò a riprendere da dove mi ero fermato, finalmente andrò avanti con Alternative Dimension e My Little Vault, che francamente sono in pausa da troppo... TROPPO tempo. Non vorrei che qualcuno pensi che le ho abbandonate XD Anche quelle vedranno la fine, un giorno, ma di certo non le ho mollate. Detto ciò, spero che questa storia vi sia piaciuta, se mi verranno in mente altri misteri su cui si potrebbe indagare lo scriverò e ci vediamo alla prossima!

MC Outlaw

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