Everything Has Changed

di EmmaJones
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First. ***
Capitolo 2: *** Second. ***
Capitolo 3: *** Third ***
Capitolo 4: *** Fourth ***



Capitolo 1
*** First. ***


'Couse all I know is we said ''Hello''
And your eyes look like coming home
All I know is a simple name
Everything has changed [*]

Gennaio 2016
-Tutti i bicchieri su, forza! Voglio proporre un brindisi per la mia meravigliosa moglie, che sta per regalarmi la gioia più grande che un uomo possa desiderare: un figlio! Ed anche se è il secondo, a pochissimi mesi dal primo, devo dire che la felicità è la stessa!
Il riso fu generale nel gruppo e tutti insieme alzarono i loro bicchieri in onore soprattutto a Josh, che non riusciva ad essere serio in nessuna occasione. Vennero interrotti però, nell'esatto momento in cui i bicchieri stavano per incontrarsi l'un l'altro.
-Aspettate, aspettate! Urlò. -Non ho ancora finito. Naturalmente voglio un brindisi anche per me che mi sono decisamente impegnato tutte le notti affinché avvenisse ciò! E fece l'occhiolino al suo fedele amico Colin toccando poi il suo bicchiere con quello degli altri invitati.
Era una fredda serata di gennaio, avevano da poco finito di girare alcune scene della seconda parte di stagione e Jennifer aveva deciso di invitare tutti i presenti per una tranquilla cena in compagnia di buon cibo e un po’ di vino, forse un po' troppo vino. Non tutti avevano accettato e si erano ritrovati solo loro cinque, il classico gruppetto che ormai venivano chiamati anche fuori dal set 'la famiglia Charmings': Jennifer appunto, Colin che vivendo a casa da solo non rifiutava mai un invito a cena, Josh e Ginnifer sempre disponibili quando si trattava di far 'casino', Josh soprattutto, e Lana che si trovava da sola a casa questo week end perché il marito era partito con i figli per lavoro. I due uomini erano stati quelli che più avevano intrattenuto la serata con le loro battute e giochetti, quei due avevano ormai raggiunto un'affinità tale da riuscirsi a capire solo con uno sguardo e insieme purtroppo erano diventati ingestibili, soprattutto quando si metteva di mezzo l'alcol.
-Amore non credi sia ora di andare? Chiese Ginny a suo marito che nel frattempo si stava riempendo l'ennesimo bicchiere.
-Perché amore? Ti è venuta voglia dopo quello che ho appena detto? Le sussurrò avvicinandosi sempre di più alle labbra della moglie. -Jen ha la stanza degli ospiti che potremmo utilizzare subito se non riesci ad aspettare fino a casa... vero Jen che ce la lasci? Questo lo disse a voce un p’ più alta, per farsi sentire anche dagli altri. Ginny all'inizio sembrò ricambiare il bacio del marito per poi dargli uno schiaffo dietro la nuca accompagnato da un 'sei un idiota' abbastanza urlato.
-Okay, dopo questa io me ne vado. Una Lana abbastanza scandalizzata si alzò dal tavolo. < -Non preoccuparti. Sorrise Jennifer -E no, non ho nessuna intenzione di lasciarvi la stanza! Continuò poi rivolgendosi ai due che avevano ripreso a baciarsi. Quando iniziavano erano come due adolescenti, non sapevano più staccarsi.
-Ma non avete una babysitter che vi aspetta a casa voi due? Si intromise Colin che guardando l'ora si rese conto essere effettivamente abbastanza tardi.
-Oh merda! Urlarono entrambi, sembrò che se lo fossero ricordato solo in quel momento e molto velocemente si misero i cappotti e uscirono di casa, senza salutare nessuno e blaterando cose tipo questa è la volta buona che ci lascia il bambino a casa da solo, che chiederà il triplo dello stipendio o che non erano in grado di badare ad uno solo di figlio figuriamoci quando arriverà anche l'altro, seguiti da Lana che non faceva che ripetere che erano due matti ma che non riusciva a smettere di ridere.
 
-Siamo rimasti soli. Disse Colin come a voler riempire il silenzio che si era creato dopo l'uscita di scena dei tre amici. Un po’ era anche sollevato di essere finalmente rimasto da solo con lei, erano giorni che la vedeva pensierosa ed abbattuta e voleva sapere cosa stava succedendo nella sua vita per portarla ad essere cosi.
-Eh già. Sospirò lei. -Noi e un'immensità di piatti e bicchieri e posate da lavare. Continuò scherzando.
-Beh se la metti così abbiamo anche mezza bottiglia di vino da finire. Ed indicò la bottiglia appena aperta sopra il tavolo.
-A me sembra molto più che mezza bottiglia.. Notò lei.
-Hai paura di non essere in grado di resistere al mio fascino poi? Chiese lui con quell'espressione che ormai veniva definita alla 'Hook' e che gli veniva tanto facile interpretare, prese la bottiglia versandone in abbondanza in entrambi i bicchieri.
-Ma io lo dico per te.. Continuò lei reggendogli il gioco, Colin decisamente non se lo aspettava, come prova la su faccia stupita mentre la guardava. -Non vorrei fossi tu a non essere in grado di resistermi. Per concludere si portò il bicchiere alle labbra cercando di essere il più sensuale possibile. Non che anche per lei fosse chissà quanto difficile esserlo, si ritrovò a pensare lui. Restarono per un paio di secondi entrambi in silenzio a sorseggiare vino cercando di restare seri per vedere chi dei due cedeva per primo ma dopo un po' scoppiarono a ridere contemporaneamente.
-Adesso prendi questi piatti e dammi una mano a portarli in cucina, abbiamo perso fin troppo tempo. Disse lei ancora scherzando.
-As you wish m'lady.. e le fece l'inchino.
 
 
Era passata un'ora abbondante da quando avevano iniziato a sistemare tutto e Jennifer dovette ammettere che il ragazzo era abbastanza bravo per quanto riguardava le faccende domestiche. Adesso se ne stavano entrambi seduti in silenzio sul divano a bere l'ultimo sorso di vino rimasto nei bicchieri. Colin finito il suo si alzò dal divano deciso a tornare a casa.
-Dove hai intenzione di andare a quest'ora della notte? Rimani, ho una stanza in più come poco fa ricordavano i due sposini. Lo fermò lei sorridendo, tirandolo per il braccio intento a farlo tornare seduto sul divano.
-Non c'è bisogno, davvero, non voglio crearti altro disturbo.. E pose un po’ di resistenza per non cedere alla sua presa.
-Ma quale disturbo.. e poi hai bevuto, è pericoloso guidare in queste condizioni. Tirò più forte con le braccia fino a farlo cadere sul divano, quasi in braccio a lei.
-Va bene.. Disse lui rassegnato. -Però in cambio prometti che parliamo un pochino di te. Jennifer lo guardò stupita. Parlare? A quest'ora della notte? Era stanca e aveva solo voglia di dormire.
-E di cosa vorresti parlare? Chiese infine visto che dallo sguardo di lui non sembrava per niente intenzionato a lasciar perdere.
-Di te. Affermò semplicemente. -E di cosa ti sta succedendo in questo periodo, ti vedo assente, pensierosa.. Capì di aver colpito nel segno perché la vide abbassare lo sguardo leggermente imbarazzata, le guance le si colorarono di rosso. Lui si mise più composto sul divano aspettando una sua risposta che però sembrava non volesse arrivare. -Apriti con me per favore, puoi fidarti. Cercò di incoraggiarla ma lei sembrava non riuscire a trovare le parole giuste da dire, si torturava le mani sentendosi di colpo quasi colpevole di fronte ai suoi occhi. Da quando si erano conosciuti, Colin aveva pian piano assunto un ruolo fondamentale nella sua vita, era un amico fidato, un confidente e un buon consigliere e sempre presente quando ne aveva bisogno, ma non si erano mai soffermati a parlare di cose così tanto private e personali e Jennifer adesso aveva paura che se si fosse rivelata per quello che era veramente, se gli avesse svelato le sue più profonde paure poi lui non gli avrebbe più riservato quello sguardo fiero e pieno di ammirazione che era solito dedicarle e del quale lei non poteva più farne a meno ultimamente. Lui le prese le mani tra le sue iniziando un pochino anche a preoccuparsi per questo prolungato silenzio.
-Non lo so Colin.. disse infine lei, lo sguardo perso nel vuoto, concentrata nel cercare le parole giuste per esprimere le sue preoccupazioni. -A volte mi sembra di aver sprecato la mia vita. La buttò lì così alla fine, senza mezzi termini e senza giri di parole. Era questo quello che la stava tormentando da giorni, uno strano senso di non appartenenza e inadeguatezza verso tutto ciò che faceva e soprattutto in compagnia dei suoi amici, aveva cercato di fingere, di sorridere e scherzare, pensava che prima o poi sarebbe passato, ma a quanto pare non era un'attrice così brava come pensava se lui se n'era accorto, o semplicemente lui la guardava in un modo che nessun altro faceva.
-Sprecato la tua vita? Chiese lui visibilmente allibito, faceva veramente fatica a credere che lei avesse veramente detto una cosa del genere, magari era solo un effetto del vino, stava avendo delle allucinazioni pensò.
-Sono una famosa attrice a livello internazionale, okay. E poi? Colin non riusciva a crederci, aveva veramente sentito quelle parole.
-Ti sembra poco? Gente ucciderebbe per essere al tuo posto! Quasi urlò nel dirlo, lui era il primo che aveva dovuto faticare, fare enormi sacrifici, lasciare addirittura la sua famiglia e il suo paese per essere dov'era ora e lei ne parlava come se fosse la cosa più scontata di questo mondo.
-Lo so e non lo sto minimizzando, anzi. Cercò di spiegarsi meglio visto che aveva notato che lui si era sentito quasi offeso da quello che aveva appena affermato. -Ma non è quello che ho sempre sognato da bambina. Continuò poi, con calma, cercando di dare più peso alle parole e non essere affrettata. -Io amo il mio lavoro, tu lo sai benissimo, l'ho sempre svolto con passione e impegno senza stancarmi mai, anche quando giriamo per 14 ore di seguito, ma ho paura di averci dedicato troppo tempo, troppi anni senza pensare un po' anche a me. Ho sempre sognato una famiglia numerosa, con dei figli e un marito che avrei amato più di qualsiasi altra cosa al mondo, una famiglia come quella in cui sono cresciuta io, ma ho sempre rimandato pensando di avere tempo, invece gli anni sono passati e ora mi ritrovo a quarant'anni quasi completamente da sola e te lo giuro, non puoi nemmeno immaginare quant'è triste tornare a casa dopo una giornata lunghissima a lavoro e sapere che non c'è nessuno ad aspettarti, ed è ancora più demoralizzante quando vedo voi invece che correte tutti quanti felici dalle vostre famiglie, non hai idea di quanto vi invidio. Mi sento così sola e a volte penso sia solo colpa mia, devo sicuramente sbagliare in qualcosa se mi ritrovo così ora..
Colin era rimasto senza parole, letteralmente non sapeva cosa dire, tutto si aspettava ma non una confessione del genere e stava veramente male per lei, non riusciva a vederla in questo stato, quasi spenta e con gli occhi lucidi e arrossati pronti a piangere, non riusciva nemmeno a capire o anche a solo immaginare come una donna così bella e perfetta, perché per lui era questo e lo era sempre stato dal primo momento che l'aveva vista, poteva sentirsi così sola e avere queste assurde paure.
Lei gli sorrise imbarazzata quasi a volerlo rassicurare e fargli capire che non era un problema se lui ancora non aveva parlato, che in fondo non c'era niente da dire e lui in quel momento, la trovò ancora più perfetta di com'era solitamente, come se fosse una cosa effettivamente possibile essere più perfetti della perfezione, perché nonostante il suo sfogo e la fragilità che ne comportava lei si stava comunque preoccupando per lui, di quello che lui pensava.
-In questo preciso istante vorrei tanto baciarti fino a farti dimenticare ogni stronzata che hai appena detto, ogni stupido problema che affligge questa povera testolina.. Alzò una mano fino ad accarezzarle il viso e raccogliere con il pollice una lacrima ribelle che le stava scendendo dall'occhio destro. Avrebbe sicuramente dovuto dire qualcos'altro, una qualsiasi stronzata che si dice in queste situazioni, avrebbe dovuto riempirla di complimenti e dirle che anche lei un giorno avrebbe trovato il suo principe azzurro e che non c'era bisogno di scoraggiarsi in questo modo, ma quelle parole gli uscirono dalla bocca senza averle nemmeno pensate prima e al contrario di quello che avrebbe dovuto essere non se ne pentì affatto. Anche lei rimase decisamente spiazzata da quelle parole, non era quello che si sarebbe aspettato che lui dicesse, però si ritrovò a pensare che non le sarebbe per niente dispiaciuto se lui l'avesse fatto. Cacciò via immediatamente questo pensiero, era una cosa assolutissimamente impossibile e che mai si sarebbe dovuta verificare.
-So come baci, davvero pensi di essere così bravo? Chiese scherzando e cercando di alleggerire un pochino il momento visto che sembrava che lui non avesse nessuna intenzione di negare o rinnegare quello che aveva appena detto.
-Hai sempre baciato Hook, non sai come bacia Colin. Jennifer non riusciva a crederci, lui stava veramente flirtando con lei? O stava semplicemente difendendosi dall'accusa di non essere un bravo baciatore? Decise che non aveva intenzione di scoprirlo visto che tutta la sua sfacciataggine era di sicuro colpa del vino e decise di cambiare discorso prima di commettere qualche errore che sarebbe stato fatale per il loro rapporto.
-Comunque mi hai stupito. Dopo tutto il discorso che ti ho fatto pensavo mi riempissi di complimenti su quanto io sia fantastica, bella e brava e che avrei presto trovato l'uomo perfetto, insomma le solite cazzate che si dicono in questi casi, invece non hai detto niente. Bravo, sei stato originale! Risero entrambi, Colin soprattutto sembrò sollevato che lei non se la fosse presa per la frase detta prima.
-Perché so che non ne hai bisogno. Sai benissimo quanto vali, quanto sei fantastica, bella, brava. Sorrisero di nuovo. -Piena di fascino ed intelligenza, ed anche gentile, generosa e altruista come poche altre persone ho conosciuto in vita mia, non sei altezzosa o snob come la tua fama potrebbe richiedere, hai sempre una parola buona per tutti, sempre disponibile, leale.... e Dio Jen! Potrei stare una notte intera a descrivere tutti i tuoi pregi e forse nemmeno basterebbe. La ragazza si sentì veramente lusingata da tutto quello detto dall'amico e sinceramente nemmeno si aspettava che avesse una considerazione così alta di lei ma soprattutto la serietà con cui le aveva dette le faceva credere che le pensava tutte, fino all'ultima parola.
-Peccato che le mie precedenti relazioni non dicono lo stesso..
-Dai tempo al tempo.. Devi solo incontrare la persona giusta. La bionda sembrò pensarci un attimo su quello appena detto però poi continuò.
-Sai che detto da uno che a 35 anni è già sposato da 10 e ha un figlio non è molto incoraggiante? Un altro tentativo da parte della ragazza di scherzarci su, di spostare l'attenzione su di lui e implicitamente ricordargli di essere un uomo sposato e che non avrebbe dovuto di guardarla nel modo in cui lui ora la stava guardando.
-Matrimonio non sempre è sinonimo di felicità.. Affermò lui lasciandola completamente senza parole, di sicuro non era la risposta che stava aspettando.
-Ma se c'è l'amore, quello vero intendo, quello di cui parliamo noi nel film, si dovrebbe sistemare ogni cosa.. Cercò di controbbatere lei.
-Quello che c'è tra me e te dici?La stuzzicò lui.
-Si esatto, quello tra Hook e Emma. Corresse lei. Non riusciva a capire perché lui fosse così strano quella sera e non sapeva nemmeno se dare la colpa al vino, le sembrava abbastanza lucido in effetti.
-A vent’anni è difficile capire se un amore è vero o no.. ti lasci trasportare dal momento, dalla foga e dall'eccitazione di quegli anni. Jennifer stava facendo seriamente molta fatica a capire dove lui volesse arrivare con questi giri di parole, stava cercando di dirle che si era pentito del suo matrimonio? Eppure sembravano così felici ogni volta che li vedeva insieme. Inoltre cominciava a stare stretta seduta su quel divano, o era lui che senza nemmeno rendersene conto si avvicinava sempre di più?
-Cosa stai cercando di dirmi? Chiese infine alzandosi dal divano con la scusa di sgranchirsi un po' le gambe.
-Che se avessi saputo che a trenta e passa anni avrei conosciuto una persona che semplicemente con i suoi occhi e il suo sorriso mi avrebbero completamente cambiato la vita, il mio modo di essere e di pensare, sinceramente no, non mi sarei sposato.
La conversazione stava prendendo una piega che nessuno dei due avrebbe mai voluto, o anche semplicemente immaginato, senza nemmeno rendersene conto stavano aprendo quel vaso di Pandora che faticosamente erano riusciti a tener chiuso per tutti questi anni e che sapevano benissimo che una volta aperto non avrebbe portato nient'altro che sofferenza e distruzione. Tuttavia il danno era fatto ormai, Colin aveva inserito la chiave e l'aveva anche girata ed ora non potevano far altro che far fuoriuscire tutto quanto.
-Sai che mi ricordo perfettamente l'istante preciso in cui ho incontrato questa persona? Mi trovavo fuori gli studi, era il mio primo giorno di lavoro, il mio primo giorno da Captain Hook, tutto il gruppo mi aspettava dentro per fare le presentazioni ufficiali e iniziare a leggere i copioni, mi ricordo che ero tesissimo, fumavo una sigaretta dopo l'altra non riuscendo a trovare il coraggio ad entrare anche se sapevo benissimo di essere in ritardo perché avevo visto tutti quanti entrare mentre io mi ero quasi nascosto dietro la mia macchina. Dopo essermi acceso la quarta o quinta sigaretta ho iniziato ad avvicinarmi al portone, mi ero deciso che sarei entrato subito dopo aver finito di fumare, senza più ripensamenti, ed è lì che l'ho vista. Dal primo istante in cui ho posato gli occhi su di lei mi sono sentito attratto da questa donna, aveva un grande cappello nero in testa, lunghi capelli biondi e luminosi scendevano sulle spalle, emanava così tanta luce e calore che sembrava che ci fossero cento riflettori puntati su di lei e su dove metteva i piedi, il meraviglioso corpo era coperto da un leggero vestito nero corto fino a metta coscia lasciando scoperte le lunghissime e bellissime gambe. Camminava lentamente sorseggiando ogni tanto del caffè dal bicchiere di carta che aveva in mano, un'abitudine che grazie a lei ho acquisito anch'io ora, e ricordo di essermi messo quasi a correre per poterla raggiungere e aprirle il portone, almeno così avevo una buona scusa per poterle guardare il viso perché, te lo giuro, sentivo una malsana necessità di guardarla, di scoprire chi era questa fata ammaliatrice e beh... quando ho incontrato i tuoi occhi per la prima volta, perché Jen è di te che sto parlando caso mai non l'avessi capito, è come se tutta l'ansia, la tensione, l'agitazione che avvertivo fino ad un momento prima fossero scomparsi improvvisamente, mi hai sorriso ringraziandomi per la gentilezza e io ho avvertito un senso di pace che non avevo mai sentito in tutta la mia vita, ed ogni volta che ti vedo mi fai sempre lo stesso effetto. Mi cambi senza nemmeno rendertene conto e in un modo in cui non riesco nemmeno a spiegarmi perché io stesso non riesco a capire, però so solo che con te affianco mi sento l'uomo più forte e più potente di questo mondo.
A Jennifer sembrava di sognare, non era possibile che tutto quello stava succedendo veramente, non era Colin quello che le stava dicendo tutte quelle meravigliose cose, non poteva essere lui quello che le stava facendo la dichiarazione d'amore, perché per lei questa non poteva essere nient'altro se non una dichiarazione d'amore puro, più bella che avesse mai sentito in vita sua, non aveva mai nemmeno immaginato che un uomo avrebbe potuto dedicarle parole simili. Colin si era alzato anche lui dal divano e lentamente si avvicinava a lei e più lo faceva più Jennifer sembrava perdere lucidità, le sembrava addirittura che non riusciva a vederlo bene o semplicemente aveva iniziato a piangere e non se ne era resa conto.
-So benissimo che non dovrei dirti tutto questo.. Il ragazzo ora era a pochi centimetri da lei, le accarezzava il viso con entrambe le mani asciugando lentamente le lacrime che piano le rigavano il viso. -So che non ho nessun diritto di incasinarti la vita in questo modo, che non ho nessun diritto di pretendere niente da te perché purtroppo non posso offrirti niente se non la mia misera amicizia e so che è terribilmente egoistico da parte mia dirti tutto questo ma ne avevo bisogno. Dovevo parlartene almeno una volta, dovevo sfogarmi e avevo bisogno che almeno una volta tu lo sentissi, perché tu Jennifer Marie Morrison mi hai cambiato la vita e io te ne sono e ne sarò per sempre riconoscente.
Nemmeno a Colin sembrava vero che fosse riuscito a dirle tutte quelle cose, che avesse finalmente trovato la forza di dirle quello che dentro di se cresceva giorno dopo giorno e diventava sempre più grande ed ingestibile e ancora di meno riusciva a credere al gesto appena compiuto da Jennifer, non che non lo desiderasse, anzi avrebbe voluto farlo lui stesso ma dopo tutto quello che aveva detto non voleva forzare ancora di più la situazione, quindi fu pienamente sorpreso quando lei con una forza che non pensava di possedere lo tirò verso di sé, aggrappandosi al colletto della camicia, annullando i pochi centimetri che li separavano e lo baciò con un'intensità e una foga che non credeva possibile. Entrambi sapevano di star commettendo un grande errore, forse il più grande della loro vita, sapevano che da questo momento avrebbero compromesso e cambiato per sempre tutto quello che erano sempre stati, quell'equilibrio sottile che in questi anni avevano faticosamente raggiunto, cercando di mascherare quel feeling e quella chimica che li aveva da sempre caratterizzati e cercando di non ascoltare tutti quelli che urlavano che erano anime gemelle, anime affini, ma autoconvincendosi di essere solo dei semplici amici. Nonostante fossero a conoscenza di tutto questo non riuscivano a staccarsi l'uno dall'altra, talmente tanto stretti tra di loro da risultare impossibile distinguere dove finisse il corpo di uno e iniziasse quello dell'altra. Si staccarono dopo minuti interminabili, non sapevano nemmeno loro come ma erano tornati seduti sul divano, ora lei era in braccio a lui e la sua fronte poggiata su quella del ragazzo, facevano fatica a respirare nemmeno avessero corso una maratona, i cuori che battevano talmente tanto forte da risultare udibile ad orecchio umano, lui non smetteva di sorridere, con gli occhi che gli brillavano, sembrava un bambino a cui avevano appena regalato il suo giocattolo preferito, quello per cui aveva tanto pianto e aspettato. Quando si furono entrambi calmati lei provò parlare ma fu immediatamente bloccata da lui.
-Prima che inizi a dire quanto tutto questo sia stato sbagliato volevo dirti che è stato il bacio più bello di tutta la mia vita e poi volevo chiederti una cosa. Lei annuì ascoltandolo attentamente. -Avevo ragione o no sul bacio? Chiese lui accompagnano il tutto con il suo solito gioco con le sopracciglia che lo rendeva ai suoi occhi irresistibile. Lei scoppiò a ridere, era proprio vero che quell'uomo non riusciva ad essere serio per più di due minuti. -Si, decisamente! Confermò lei ancora ridendo. -Anche se adesso me ne servirebbe un altro di bacio dimenticatutto per poter resettare completamente quest'enorme cazzata che abbiamo appena fatto. Cercò di scherzarci, mentre dentro di se il panico stava prendendo il sopravvento, lui invece sembrava abbastanza calmo e anzi si avvicinò a lei per baciarla di nuovo non capendo o facendo finta di non capire che quella di lei era soltanto una battuta.
-Cosa stiamo facendo Colin? Chiese lei dopo un leggere bacio a stampo che comunque sia non era riuscita a negare. I suoi occhi erano tristi ed anche un po’ spaventati, per quanto la situazione poteva essere magica non riusciva a frenare l'angoscia e i sensi di colpa che provava nei confronti di sua moglie.
-Ci stiamo amando.. Disse lui semplicemente, come se fosse la cosa più naturale di questo mondo e per lui lo era, Jennifer glielo leggeva nei suoi occhi, non c'era esitazione o ripensamento in lui ma soltanto felicità e amore nei suoi confronti, lei non riusciva a capire come facesse ad essere così calmo, come se avesse rinchiuso dentro una scatola tutti i suoi problemi, deciso a non pensarci più per il momento e glielo confermò anche a parole.
-So che è un enorme sbaglio, che non è giusto, che dovei sentirmi in colpa ma io ti voglio Jennifer e sono stanco di doverlo negare a tutti e soprattutto a me stesso. A tutto quello che ti ho detto prima devi aggiungere anche che ti desidero come non ho mai desiderato nessun'altra in tutta la mia vita e ormai sto facendo anche fatica a controllarmi, ogni tuo bacio, anche il più casto sulla guancia, ogni tua carezza, persino anche solo il tuo profumo mi accende un fuoco dentro di me che non riesco più a controllare. Ho bisogno di averti almeno una volta, è un bisogno fisico e soprattutto mentale, altrimenti rischio di impazzire.
-Detta così sembra quasi che te lo abbia prescritto il medico di venire a letto con me.. Era veramente incredibile come Jennifer era riuscita a scherzarci su con un argomento del genere.
-Non ho bisogno di nessun medico per sapere che tu sei la mia unica medicina, anche perché è da te che mi devo curare, sei cura e malattia nello stesso tempo.. e io voglio fare l'amore con te, non minimizzare tutto quanto come se fosse solo sesso. Lui invece sembrava non avere nessuna voglia di scherzare.
-Abbiamo bevuto entrambi, non facciamo qualcosa di cui ce ne pentiremo il giorno dopo.. Disse lei alzandosi e allontanandosi da lui, era la prima scusa che gli era venuta in mente, sapeva benissimo che nessuno dei due era ubriaco al punto tale da non essere in grado di pensare lucidamente ma non sapeva che altro inventare per allontanarlo da lei perché sapeva che se lui si fosse avvicinato di nuovo non sarebbe stata in grado di resistergli a lungo, anche lui sapeva benissimo che questa era solo una scusa da parte sua, e nemmeno tanto convincente, avevano bevuto certo, ma lui le avrebbe detto le stesse identiche parole anche l'indomani mattina, o tra una settimana, o anche tra dieci anni da sobrio perché tanto sapeva che quello che provava per lei difficilmente si sarebbe assopito con il tempo. Si alzò quindi e la raggiunse facendo in modo che lei non gli negasse lo sguardo.
-Non voglio pregarti Jennifer, né tantomeno costringerti a fare qualcosa che non vuoi. Voglio solo che tua sia sincera con te stessa e soprattutto con me, se non te la senti o se non ricambi quello che provo io per te basta dirlo e ce ne andiamo a dormire tranquillamente e prometto che non riaprirò mai più quest'argomento con te. Voglio la verità però, niente scuse e niente battute.
-Puoi promettermi anche che se io ti dico di sì questa sera da domani tutto sarà lo stesso tra di noi? Che non cambierà niente? Promettimi che non smetterai di essere mio amico, che non smetterai di essere presente nella mia vita perché non lo sopporterei di perderti. Preferisco mille volte desiderarti e soffrire in silenzio piuttosto che averti soltanto per una notte e perderti per sempre e non sai quante volte avrei voluto gridarti le stesse cose che mi hai detto tu questa sera ma non ho mai avuto il coraggio di dirti di quanto è più bella la mia vita da quando tu ne sei presente e che è anche per questo forse che non riesco a trovare una persona che stia al mio fianco perché nessuno riesce a regalarmi neanche un briciolo della felicità che mi dai tu essendo soltanto mio amico, quindi tu promettimi questo e io sarò tua.
'Prometto' fu tutto ciò che riuscì a pronunciare lui prima che i loro corpi tornassero di nuovo ad essere un tutt'uno e questa volta senza vestiti o nient'altro in mezzo a loro.
 
 
[*]Everything has changed. Taylor Swift & Ed Sheraan |\Consiglio a tutti di ascoltarla\|

 
 
 

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Capitolo 2
*** Second. ***


"I knew you were trouble when you walked in
So shame on me now
Flew me to places I'd never been
Now I'm lying on the cold hard ground*"



Marzo 2016

Colin anche quella mattina si era alzato di pessimo umore ed il motivo era sempre lo stesso,l'aveva sognata,di nuovo,come ormai accadeva quasi ogni notte da quella maledetta notte passata insieme a casa sua. Maledetta sì,perchè se le prime volte la sua immagine durante il sonno aveva assunto quel sapore dolceamaro che soltanto i bei ricordi hanno,con il passare delle notti e con il ripetersi incessante della stessa immagine ogni volta che chiudeva gli occhi,aveva finito per maledire se stesso e quel gesto compiuto senza un minimo di coscienza e consapevolezza di quello che sarebbe accaduto dopo,degli effetti che avrebbe causato,e adesso non riusciva a capire se era Morfeo che si divertiva a torturarlo e a prendersi gioco di lui, ricordandogli ciò che aveva fatto,oppure semplicemente erano i sensi di colpa che durante la notte prepotenti prendevano forma. Si sentiva una merda nei confronti di sua moglie,di suo figlio,aveva tradito non solo lei e la sua famiglia ma anche tutti i valori in cui aveva creduto fermamente tutta la sua vita e che aveva giurato davanti a Dio di rispettarli fino alla morte. Tuttavia la cosa che più gli dava fastidio,che più gli faceva male,era che aveva perso anche lei. Era stato presuntuoso e anche stupido da parte loro pensare che niente sarebe cambiato dopo quella notte,avevano oltrepassato il limite e non c'era nessuna possibilità di tornare indietro.
Si preparò velocemente come ogni mattina e scese a prendere la macchina,fuori pioveva e prima ancora di mettere in moto imprecò contro tutti gli automobilisti imbecilli che avrebbe trovato in strada e gli avrebbero fatto fare tardi a lavoro. Non riusciva proprio a capire come due goccie d'acqua potessero mettere in crisi la maggior parte della popolazione al volante,avrebbe proprio voluto vedere cosa avrebbero fatto nella sua città natale,in Irlanda,dove pioveva la maggor parte dell'anno.
Una volta arrivato al parcheggio dello studio,con ben 40 minuti di ritardo,pregò tutti i santi che conosceva affinchè non si scontrasse con lei e con il suo accompagnatore visto che quello era l'orario abituale in cui lei veniva,ma che era una giornata di merda l'aveva capito fin da subito infatti nel fare manovra per entrare nel parcheggio sotteraneo visto che non aveva un ombrello e non voleva bagnarsi,si ritrovò davanti la berlina nero metalizzata,che ormai avrebbe riconosciuta anche a km di distanza,ferma davanti l'ascensore. Lo sportello dell'autista si aprì proprio in quel momento lasciando il via libera ad un simpatico ragazzo che di corsa andò ad aprire quello di Jennifer seduta accanto a lui e la aiutò a scendere concludendo il tutto con un plateale baciamano. Lei scoppiò a ridere,sembrava così allegra e spensierata e lui si affrettò a baciarle quel meraviglioso sorriso,lei ricambiò il bacio approfondendo e stringendolo di più a sè. Colin aspettò fino a quando lui risalì in macchina e se ne andò,solo però dopo averla accompagnata fino all'entrata dell'ascensore e salutata con un lieve bacio sulla fronte,e finalmente dopo un lungo respiro e liberato il volante dalla stretta talmente tanto forte a cui l'aveva costretto riuscì a trovare la forza di cercare un parcheggio libero per se stesso,i segni delle sue dita sul volante sarebbero rimasti fino a sera per quanta forza ci aveva messo nel stringerlo.
Cosa ci trovava lei in quel tipo non riusciva proprio a spiegarselo. Si chiamava George,aveva quarantanni ed era un imprenditore,di cosa esattamente non si sapeva,il classico figlio di papà che dalla vita aveva avuto tutto senza dover fare il minimo sforzo per meritarselo. Era certamente un bel uomo,viso simpatico e dalle pochissime volte in cui ci aveva parlato sembrava anche divertente e allegro ma per lui era troppo anonimo e insignificante per poter stare accanto ad una donna carismatica e forte come era la sua Jennifer,ma in fin dei conti si conoscevano solo da qualche mese e lui era talmente tanto accecato dall gelosia che sperava che lei se ne accorgesse subito che non era quello giusto per lei e lo lasciasse il prima possibile.

-Indovina cosa mi ha appena detto Ginny! Josh con fare molto furtivo si avvicinò a Colin che tranquillamente si fumava la sua sigaretta giornaliera,stava cercando di smettere e aveva decisto che non ne avrebbe fumato più di due al giorno,quella purtroppo era già la seconda anche se era ancora prima mattina e sapeva benissimo che neanche quel giorno sarebbe riuscito nel suo intento,però quello che aveva visto nel parcheggio lo aveva innervosito a tal punto da fargli ricorrere all'unico calmante possibile che aveva effetto su di lui.
Josh non sembrava per niente soddisfatto della non reazione dell'amico da quanto appena detto e quindi cercò in tutti i modi di attirare la sua attenzione.
-Ha a che fare con una gravidanza... Disse cercando di creare un po di suspance ma non ottenne niente neanche così dall'altra parte. -Eddaiiii mostra un po di entusiasmo che è una notizia bomba! Si avvicinò ancora di più a lui,dandogli degli spintoni con il gomito e cercando di svegliarlo un pochino da quello stato di trance in un si trovava.
-Tua moglie ha scoperto di aspettare tre gemelli? Ci scherzò su allora Colin,rassegnato all'idea che l'unico modo per farsi lasciare in pace dall'amico era assecondarlo.
-Ma no scemo,sai benissimo che è uno solo e che sarà un bellissimo e fortissimo maschietto proprio come suo padre. E' un'altra la gravidanza di cui sto parlando... Colin rise di fronte alla modestia del suo amico immaginandolo alle prese con il piccolo in arrivo. Doveva dire però che questa notizia un po' lo stava incuriosendo,si guardò intorno per cercare di cogliere qualche segnale tra le colleghe e i vari cameramen e aiutanti,non sembrava ci fosse niente di nuovo in nessuno. Si soffermò con lo sguardo anche su di lei,era sicuro non poteva essere lei quella incinta,però gli piaceva guardarla,lo rilassava,ma ogni volta che lo faceva sembrava quasi che lei se ne accorgesse e si girava subito verso di lui e Colin allora abbassava lo sguardo,come un codardo,non essendo in grado di reggere il confronto con quei ipnotizzanti occhi verdi e così fece anche quella volta.
-Avanti dillo. Lo incoraggiò l'amico. -Che vedo che non stai più nella pella all'idea di dirlo a qualcuno.
-Prima però devi promettermi che non lo dirai a nessuno. Ginny mi ha fatto promettere la stessa cosa ma non potevo non dirlo a te,ma tu giurami che non lo dirai a nessuno o mia moglie mi uccide, e sai benissimo che tra gravidanza ed ormoni sarebbe capace di farlo veramente.. Josh sembrava crederci abbastanza all'idea di avere un'ipotetica moglie assassina e Colin non potè non trovare divertente la situazione.
-Ora però o lo dici o no,non posso perdere tutta la giornata qua con te. Ci stanno anche chiamando per tornare a lavoro.
-Prometti prima. Josh era diventato improvvisamente serio.
-Prometto. Disse allora Colin,una strana sensazione si faceva strada dentro di lui,doveva forse preoccuparsi?
-Okay. Preparati.... Jennifer!
-Cooosa? Ma com.. Colin non fece in tempo a finire la frase che Josh era scappato via in direzione del set,la moglie lo stava chiamando per iniziare le riprese. Stavano chiamando anche lui in verità ma era rimasto completamente pietrificato da quanto appena detto da Josh. Non poteva essere,non era possibile che la Jennifer incinta fosse proprio la sua Jennifer. Non riusciva a crederci,dentro di lui era sicuro ci fosse un'altra spiegazione,un'altra ragazza con il suo stesso nome che lavorava insieme a loro,doveva per forza essere una delle costumiste,delle addette alle luci,alle pulizie,la moglie di qualcuno... qualsiasi altra persona ma non la sua fata dai capelli dell'oro. Peccato però che in quel momento non gli veviva in mente nessun'altra Jennifer che lavorava insieme a loro e inoltre pensò che se fosse stato così allora non avrebbe avuto senso nemmeno tutta la riservatezza e il mistero da parte di Josh. Doveva assolutamente parlare con lei a questo punto.
Entrò nel set dove stavano girando,la vide parlare in un angolo con Lana e improvvisamente tutto gli sembrò più chiaro. Come in un flashback gli vennero in mente tutti quei piccoli dettagli che in quest'ultimo periodo aveva notato ma a cui non aveva dato la giusta importanza,primo fra tutti il caffè,non ricordava quand'era l'ultima volta che l'aveva vista con una tazza di caffè in mano e per lei che beveva più caffè che acqua durante la giornata era stranissimo. Aveva notato anche che stava molto più tempo seduta,ad ogni pausa sembrava sempre ci fosse una sedia dietro l'angolo pronta ad attenderla e poi c'era quella strana luce negli occhi,avevano quasi assunto un colore diverso,più acceso,brillante,ma quello pensava fosse solo un effetto collaterale dovuto a quello che lui provava per lei che la rendeve ogni giorno che passava sempre più bella e irragiungibile ai suoi occhi. Più questa consapevolezza prendeva spazio dentro di lui più avvertiva l'insana voglia di scappare da quel posto,sentiva delle voci che lo chiamavano ma era un suono ovattato,come se lui e il resto del mondo che lo circondava fossero a due dimenzioni spaziotemporali differenti. L'unica cosa che veramente percepiva erano le sue emozioni:rabbia,delusione,disperazione,tristezza,stavano facendo a botte dentro di lui per vedere quale di loro avrebbe avuto la meglio e lui non sapeva cosa fare esattamente per impedire che contemporneamente esplodessero dentro di se.
Scappò via,letteralmente,davanti agli occhi stupiti di tutti quanti,le mani che gli bruciavano dalla voglia di prendere a pugni qualcuno o qualcosa,un straziante nodo in gola che sapeva che solo urlando sarebbe riuscito a sciogliere e davanti agli occhi il fermoimmagine di Jennifer e George avvinghiati tra di loro a consumare quella passione che aveva poi dato vita all'essere che stava crescendo dentro di lei.
Non sapeva dire nemmeno lui per esattezza per quanto tempo aveva corso,il set si trovava nelle vicinanza di un boschetto non abbastanza grande che terminava con un enorme prato dove molto spesso loro,quando era bel tempo,si fermavano per fare qualche pic nic,naturalmente lo avevano sempre raggiunto in macchina e mai a piedi,quando si fermò sfinito e ormai senza fiato si ritrovò quasi alla fine di quel bosco,circondato da enormi alberi,la pioggia incessante che cadeva su di lui. Cercò di riprendere fiato,piegato sulle ginocchia cercava di fare dei respiri regolari ma aveva questo dolore lancinante nel petto,in un punto impreciso tra lo stomaco e la gola che gli impediva di calmarsi,calde goccie gli cadevano sul viso ed era sicuro che non fossepioggia.
-Inspirare. Espirare. Cominciò a ripeterselo ad alta voce. Doveva calmarsi anche perchè così non avrebbe risolto nulla. In fin dei conti chi era lui per lei per avere una reazione del genere? L'aveva avuta per una notte e l'aveva persa,nel peggiore dei modi,perchè era stato un codardo e non aveva avuto il coraggio di chiarirsi con lei,di spiegarle perchè quella sera le cose era andate in quel determinato modo,gli era letteralmente volata via dalle sue mani andando a finire,com'era giusto che fosse,tra quelle di un altro e adesso non poteva nemmeno più considerarsi suo amico.
Quando il respiro si fu regolarizzato iniziò anche a percepire l'ambiente intorno a sè soprattutto il freddo che iniziava a farsi sentire fin dentro le ossa,decise che era meglio incamminarsi verso la sua roulotte prima di prendere un terribile raffreddore,tuttavia lei non era del tutto riuscita ad eliminarla dai suoi pensieri e quello che non si spiegava adesso,ripensandoci a mente fredda,era il perchè di questa gravidanza. Si ricordava perfettamente il discorso che lei gli aveva fatto sulla sua necessità di avere una famiglia e di essere madre ma non pensava fosse così disperata da accettare il primo che gli capitava come padre dei suoi figli,altrimenti non avrebbe aspettato così tanto,nè tanto meno pensava che lei avesse deciso soltanto in un paio di mesi che lui era l'uomo della sua vita e soprattutto non dopo quello che gli aveva detto di provare per lui quella sera,non poteva averlo dimenticato così in fretta. Quindi l'unica alternativa valida,almeno per lui,era quella di una gravidanza indesiderata,non voluta,uno sbaglio a cui non potevano più riparare. Sentì di nuovo ribollire il sangue dentro di sè quando di nuovo l'immagine di loro due insieme si ripresentò davanti ai suoi occhi,questa volta presi a tal punto l'uno dall'altra da non pensare alle conseguenze che quella azione compiuta senza le dovute pecauzioni avrebbe causato e improvvisamente,come colpito da un fulmine,all'immagine di prima si contrappose un'altra,questa volta i protagonisti erano loro due,stava rivivendo quella famosa notte minuto dopo minuto,il primo bacio in piedi contro il muro,il divano,le parole dette,loro due in camera da letto,ogni istante era una pugnalata al cuore ma gli fu utile per rendersi conto di una cosa importantissima,neanche loro avevano minimamente pensato alla conseguenze,si erano comportati come due adolescenti alla loro prima volta,concentrati soltanto sul piacere che potevano darsi reciprocamente e sulla loro passione,questa consapevolezza fu la pugnalata più profonda perchè gli insinuò un dubbio peggiore di quelli avuti fino a quel momento, era suo quel bambino?
Doveva assolutamente parlare con Jennifer,fu questo il suo ultimo pensiero prima di ricominciare a correre.

Jennifer rimase completamente senza parole nel vedere Colin scappare via dalla sala in quel modo,era tutta la mattinata che lo aveva visto un pò più strano del solito ed ora era veramente curiosa di sapere quale fosse stata la molla che lo aveva fatto scattare. Si guardò intorno cercando di cogliere qualche segnale tra i colleghi ma tutti sembravano sconvolti quanto lei,decise di non pensarci,sicuramente sarebbe venuto fuori durante la giornata. La sua attenzione però fu catturata da Josh e Ginny che in un angolo stavano discutendo a voce molto bassa per non farsi sentire dagli altri,il primo sembrava molto dispiaciuto ed anche un po' impaurito da quello che gli stava dicendo la moglie. Se in un primo momento trovo la situazione addirittura un po' comica quando entrambi si girarono verso di lei,essendosi accorti di essere osservati,e le mimarono un 'mi dispiace' da lontano che l'aiutò a capire che c'entravano qualcosa con l'atteggiamento di Colin e soprattuttto con lei,fu assalita da terrore pure. Gli avevano detto tutto quanto. Jennifer si diede mille volte della stupida per aver rivelato un segreto così importante ad una persona che per quanto poteva essere fedele e leale come amica sapeva benissimo non sarebbe stata in grado di mantenerlo tale segreto,ma mai si sarebbe immaginata che non riuscisse a resistere per più di due giorni. Lo sapeva che prima o poi tutti l'avrebbero capito,è difficile nascondere un segreto del genere,ma sperava solo di avere più tempo,con lui almeno,aveva addirittura ipotizzato di avere almeno un altro mese prima che la cosa diventasse troppo evidente da farsi notare da sola. Questo era il tempo giusto che si era prefissata per prepararsi un discorso abbastanza convincente da fargli togliere qualsiasi dubbio lui avrebbe mai potuto avere e invece grazie a loro due era andato tutto all'aria. L'unica cosa positiva era che almeno aveva avuto un minimo di preavviso da parte loro,per prepararsi psicologicamente a quando lui si sarebbe presentato davanti per parlare.

-Oh mio Dio! Vuoi farmi prendere un infarto? Jennifer urlò nel trovarselo di fronte,all'interno della sua roulotte,completamente al buio. Quella giornata le era sembrata infinita,sempre con l'ansia di trovarselo di fronte da un momento all'altro e quando finalmente le riprese erano terminate e lei si era rassegnata all'idea che almeno per quel giorno non l'avrebbe visto se lo era ritrovato seduto sulla sua poltrona ad aspettarla.
-Scusami.. non volevo spaventarti.. disse lui come se si fosse reso conto solo in quel momento di quanto strana potesse sembrare da fuori questa situazione.
-Che ci fai qui? Chiese lei cercando di sembrare il più tranquilla possibile,non voleva fargli sapere che sospettava il motivo per cui era lì.
-E' mio figlio? Che non era mai stato un uomo di tante parole si era sempre saputo ma mai Jennifer si sarebbe aspettata che glielo avrebbe chiesto in questo modo così diretto.
Lei scoppiò a ridere cercando di mascherare l'ansia che stava prendendo piede in lei. Una risata completamente finta,se ne rese conto benissimo lui,ma almeno le fece acquistare un paio di secondi di tempo per pensare a cosa dire.
-Che cosa? Cercò di prendersi ancora un po di tempo.
-Il bambino. Lui era ancora seduto sulla poltrona,stranamente troppo calmo. Indicò la sua pancia con la mano. -E' mio?Chiese di nuovo. Questa sua calma fece abbastanza innervosire Jennifer,era la prima volta che parlavano seriamente da tantissimo tempo e di sicuro non si aspettava un atteggiamento del genere da parte sua.
-E perchè dovrebbe essere figlio tuo? Rispose lei come se la domanda posta da lui fosse una cosa assurda da chiedere. Alla fine aveva deciso come strategia migliore quella di stuzzicarlo un pochino per vedere se questa calma che ostentava era vera e quindi l'idea di avere un figlio fuori dal matrimonio non lo disturbava per niente,cosa che dubitava fortemente,o era semplicemente una facciata e voleva vedere fino a che punto sarebbe riuscito a resistere.
Già con questa risposta riusci a vedere una piccola differenza in lui,di sicuro non era assolutissimamente questo quello che lui si aspettava da lei. Si alzò dalla potrona e fece due passi verso di lei,lei ne fece altri due all'indietro,un piccolo deja vu per entrambi che fece sorridere Colin,anche lei se ne accorse ma fece finta di niente.
-La notte a casa tua... Lui si avvicinò ancora un po',lei non potè indietreggiare di più perchè si ritrovò ad andare a sbattere contro la porta. -..mi fa pensare che qualche possibilità ci sia che sia mio figlio.. Parlava a bassa voce,visto da occhio esterno poteva sembrava che stava cercando di sedurla ma bastava guardare i suoi occhi per capire che la stava implorando di dirgli la verità quasi terrorizzato da quella che poteva essere la risposta. A Colin sembrava irreale tutta la situazione che si era creata,era da troppo tempo che non aveva Jennifer così tanto vicino da poter sentire il profumo dei suoi capelli,da riuscire a contare tutte le piccole lentiggini che rendevano così particolare il suo viso,cercò di trattenersi con tutte le forze che aveva in corpo per non toccarla.
-Allora è successo davvero? E io che pensavo di essermelo soltanto sognata.. Fece lei con finta indifferenza. Questa risposta lasciò il ragazzo completamente senza parole,si allontanò un po' da lei per guardarla meglio,magari tutta quella vicinanza lo aveva rincoglionito a tal punto da fargli capire una cosa per un'altra altrimenti non c'era un motivo valido per giustificare una risposta del genere. Lei sembrava piuttosto seria e ora che non lo aveva più così vicino poteva pensare più chiaramente e dare libero sfogo a tutto il risentimento e alla rabbia che teneva dentro da più di un mese.
-Perchè ti sembra così strano? Chiese con aria di sfida. -E' esattamente questo che una pensa quando si ritrova il mattino nuda sul letto completamente da sola. Niente messaggio. Niente bigliettino. Bastava anche un fottutissimo post it attaccato alla porta. Jennifer era diventata rossa dalla rabbia e Colin cominciava finalmente a capire da dove aveva inizio tutto questo risentimento che lei aveva nei suoi confronti,lui pensava fosse dovuto a quella notte,a quello che avevano fatto,pensava che lei si fosse sentita in qualche modo costretta da lui a fare qualcosa a cui lei non ci aveva mai nemmeno pensato e invece era anche peggio. Lei si era sentita abbandonata da lui nel modo peggiore che esistesse,pensava di essere stata usata e poi buttata via senza un minino di accorgimento per i suoi di sentimenti e Colin pensò che non se lo sarebbe mai perdonato l'averle causato così tanto dolore.
-Sai che non.. Provò a giustificarsi ma lei non gli diede modo di parlare.
-Io non so niente! Urlò. -So solo che ti sei divertito con me e nel cuore della notte sei scappato via come un ladro,nemmeno fossi stato a letto con una prostituta qualsiasi trovata in mezzo alla stada. Toglimi una curisità però,era una scommessa con qualche tuo amico? 'scommetto una birra che riesco a portarmi a letto Jennifer Morrison' immagino le risate che vi sarete fatti.
La ragazza ormai era diventata ingestibile,parlava senza sosta girando intorno alla stanza e gesticolando nervosamente Colin invece era fermo,sentiva il sangue ribollirgi dentro dalla rabbia,sapeva benissimo che nessuna delle parole dette da lei erano vere ma la lasciava sfogare perchè pensava fosse il modo migliore per liberarla da tutta quella rabbia che aveva dentro.
-...o magari invece è stata una cosa tua,era da tanto tempo che non vedevi tua moglie e avevi voglia di sfogarti? I classici bisogni maschili,li capisco,ma bastava essere sincero sai.. non c'era bisogno di racontarmi tutte quelle stronz..
-BASTA! Il ragazzo urlò,non ce la faceva più a sentire tutte quelle accuse,le posizionò una mano sulla bocca per zittirla perchè sembrava fosse l'unico modo per fermare quel fiume di parole,lo fece con un po' troppa forza però e riuscì ad impedirle di sbattere contro il muro dietro di lei soltanto posizionandole il suo braccio dietro la schiena. Colin si pentì immediatamente di quel gesto,cercò lo sguardo di Jennifer per capire se si era fatta male ma lei era tranquilla. La donna sapeva benissimo di aver esagerto con le parole e un po' si aspettava una reazione del genere,anzi la cercava anche perchè sembrava che l'unico modo per avere la verità era fargli perdere la pazienza in questo modo,ma sapeva soprattutto che lui non le avrebbe mai fatto del male fisicamente ed era questo il motivo per cui non era preoccupata. Restarono immobili per un paio di secondi,intrappolati in quel abbraccio forzato,fino a quando Colin decise di togliere la mano dalla sua bocca facendola scivolare in una lenta carezza lungo il collo,fermandola sulla spalla,l'altro braccio invece continuava a stingerle la schiena.
-Voglio solo sapere il perchè... Tutta la rabbia era svanita e adesso sembrava quasi che lo supplicasse,perchè in fin dei conti era questa l'unica cosa che lei non riusciva a perdonargli e forse se lui le avesse spiegato le sue motivazioni sarebbero riusciti ad andare avanti e magari provare anche ad essere amici come prima. Colin aveva fissato le sue labbra dall'istante stesso in cui le aveva liberate dalla sua presa e quando le vide muoversi e schiudersi per fargli quella domanda non riuscì più a resistere,annullò completamente quella poca distanza che c'era tra i loro corpi e la baciò. Fu uno di quei baci che si potrebbe quasi definire disperato,dato da due persone che si volevano più di qualsiasi altra cosa al mondo ma che non potevano aversi,consapevoli che quella sicuramente sarebbe stata anche l'ultima occasione che avevano per imprimere nei ricordi il sapore dell'altro. Jennifer si ritrovò a ricambiare il bacio senza nemmeno renderesi conto di quello che le stava accadendo e continuarono fino a quando ebbero fiato in corpo.
-E' per questo motivo che me ne sono andato nel cuore della notte.... Rivelò lui,si era staccato il giusto necessario per poterla guardare negli occhi,lei rimase in silenzio aspettando che lui continuasse. -Perchè sono un debole.. continuò,le aveva intrappolato il viso con entrambe le mani in modo che per lei fosse impossibile scappare dai suoi occhi. -..perchè sapevo che se avessi aspettato il mattino e tu ti fossi svegliata io non ce l'avrei fatta a lasciarti,non sarei stato più in grado di andare via e sai benissimo che non posso permettermelo.. Dannazione Jennifer! Pensavo l'avessi capito che non sono in grado di resisterti! Si allontanò un po da lei,stava urlando e non voleva spaventarla. -Sei come una calamita che mi attira a te e più cerco di sforzarmi,di allontanarmi e più mi sento richiamato, e se prima la situazione era quasi accettabile perchè almeno ti avevo vicino come amica questi giorni in cui non ci siamo parlati per me sono stati un inferno,non facevo altro che sognarti tutte le notti.. E ti prego scusami perchè mai avrei pensato fosse questo il motivo della tua lontananza. Non sai quante volte avrei voluto venire sotto casa tua e parlarti,spiegarti perchè ero scappato via in quel modo ma non ne ho mai avuto il coreggio.. Credevo ti fossi pentita di quella notte,che mi ritenesssi il colpevole di tutto,che ti fossi sentita in qualche modo costretta da parte mia...
-No assolutamente no.. Questa volta fu il turno di Jennifer di stoppare le pippe mentali di Colin e si ritrovò a pensare a quanto tutto sarebbe stato più facile se queste cose se le fossero dette il mattino dopo e non due mesi dopo. -Io non mi pento di niente.. semplicemente non mi aspettavo di svegliarmi da sola,soprattutto dopo tutto quello che ci eravamo detti la sera prima.. Precisò lei,in qualche modo ora lo capiva ma questi mesi di distacco tra loro c'erano stati e lei non poteva fare finta di niente.
-Mi dispiace.. Lui non sapeva cos'altro dire o cosa fare ora,poteva considerarsi chiarita la situazione? Erano tornati ad essere amici come prima? Di questo sicuramente ne dovevano ancora parlare però ora c'era un argomento più importante di cui dovevano discutere,il motivo per il quale era venuto a parlare con lei quella sera.
-Non hai ancora risposto alla mia domanda comunque.. Le ricordò lui. Jennifer si era seduta sulla poltrona,si sentiva debole,di sicuro tutte queste emozioni non facevano bene al bambino e continuare a parlarne di certo non l'aiutava. -Ti senti bene? Colin si inginocchiò di fronte a lei,se ne accorse anche lui che non stava molto bene ed iniziò a preoccuparsi.
-Si si tranquillo.. sono solo un po stanca,è stata una lunga giornata.. lo rassicurò lei,voleva soltanto andare a casa e riposare quindi decise di rispondergli subito senza perdere altro tempo. -Non è tuo figlio. Lo guardò dritto negli occhi mentre glielo diceva per non dargli modo di credere che stesse bluffando e catturò ogni suo movimento con lo sguardo per cercare di capire come l'avesse presa.
Si alzò e si allontanò da lei dandole le spalle,lo sentì fare un profondo respiro prima di girarsi di nuovo. Non riusciva a capire se quello che provava fosse sollievo o dispiacere ma stranamente si ritrovò a pensare che nemmeno le interessava più di tanto,l'unica cosa che voleva era vivere questa gravidanza il più tranquillamente possibile e prima lui lo capiva,meglio sarebbe stato per tutti. Lui non disse niente,continuava a guardarla come se aspettasse un qualche segnale da lei che però sembrava non arrivare.
-Congratulazioni,sono sicuro che sarai un'ottima madre... Furono le sue uniche parole. Si abbassò per darle un leggero bacio sulla fronte ed uscì dalla stanza senza più voltarsi,Jennifer sussurrò un 'grazie' a voce bassissima che lui sicuramente non sentì,completamente stupita dal suo comportamento. Non avrebbe mai minimamente pensato che sarebbe stato così facile convincerlo.
 
*Sapevo che eri un problema quando sei entrato
quindi peggio per me ora
mi hai portato in posti dove non ero mai stata
e ora sono a terra su un pavimento duro e freddo.
I knew were trouble. Taylor Swift |\Vi consiglio anche questa,come tutte le altre canzoni che inserirò ad inizio capitolo xD \|

--Mi prendo due righe per ringraziare tutti quelli che stanno leggendo la storia,spero vi stia piacendo. Naturalmente chiunque voglia lasciare una piccola recenzione,anche semplicemente dirmi che vi sta facendo schifo,è ben voluto!
Un saluto e alla prossima,Emma.

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Capitolo 3
*** Third ***


You and I walk a fragile line
I have know it all this time
But I never thought I’d live to see it break
It’s gettin dark and it’s all too quiet
And I can’t trust anything now 



Maggio 

-Pronto? 
Jen si pentì di aver effettuato quella chiamata il secondo stesso in cui sentì la sua voce.-Jennifer,tutto bene? 
La voce di Colin dall'altro lato del telefono le sembrò preoccupata ed anche un po' assonata. Normale pensò ,sono le 11 passate di sera. Idiota.
-Si scusami se ti ho chiamato a quest’ora.. La ragazza cercò di usare un tono abbastanza tranquillo e di sembrare il più sicura di se possibile. -Stavi dormendo per caso? Mi dispiace se ti ho svegliato.. Cercò di fare un po' di conversazione ma Colin sapeva benissimo  che c'era qualcosa che non andava altrimenti lei non avrebbe mai chiamato a quell'ora. Avevano  cercato di riallacciare in qualche modo il rapporto dopo quella conversazione di mesi fa,che naturalmente non avevano più ripreso,di provare ad essere quelli di prima,tutto era ricominciato da lui che con in mano una tazza di caffè bollente in più la aspettava la mattina e aveva continuato lei tenendogli un posto a tavola in mensa mentre lui si fumava la sua immancabile sigaretta. Avevano sempre cercato però di rimanere da soli il meno possibile,per non ricadere in tentazione,e mai e poi mai si sarebbero concessi chiamate notturne se non per un motivo valido.
-JENNIFER. La rimproverò lui,scandendo lettera per lettera come se stesse sgridando un bambino. -Cosa è successo? Chiese serio.
-Il bambino.... Non pensò di stare bene. Confesso  allora lei,voce bassissima,proprio come un bambino che viene colto in fallo. Ammetterlo fu terribile per lei,aveva passato tutta la giornata ad autoconvincersi che tutto andava bene,che lei stava bene e che qualche dolore ogni tanto era normale,quando però con il passare delle ore la situazione non cambiava ed anzi iniziava ad avere anche qualche piccola perdita si era fatta prendere completamente dal panico e senza nemmeno pensare a quello che stava facendo aveva chiesto aiuto all'unica persona  che sapeva ci sarebbe sempre stata lì per lei,a qualsiasi costo.
-Arrivo subito. Furono queste infatti le uniche parole uscite dalla bocca dell'uomo prima che gettasse il telefono sopra il letto senza nemmeno riattaccare. Prese una t-shirt dalla pila di vestiti sistemati sopra la sedia,un mezzo sorriso gli si disegnò in viso pensando a tutte le maledizioni che sicuramente la dolce  e soprattutto paziente Elena,la signora che lo aiutava con le faccende domestiche,gli avrebbe mandato l'indomani vedendo in che condizioni stava lasciando la stanza e soprattutto per i vestiti che da una settimana aspettavano su quella sedia di essere sistemati nell'armadio. Uscì di corsa con le scarpe ancora  slacciate,giubbotto e casco in una mano e chiavi nell'altra,per le scale si ricordò del telefono ancora buttato sopra il letto ma ormai aveva fatto troppi scalini per anche solo pensare di tornare indietro a riprenderlo,sperò almeno che lei avesse riattaccato. Arrivò a casa sua che era appena passata mezzanotte,aveva di sicuro superato il suo record e sicuramente anche tutti i limiti di velocità possibili per percorrere il 13 minuti un percorso in cui solitamente ne impiegava 30 o 40 in base al traffico. Tolto  il casco cercò di darsi una sistemata ai capelli completamente arruffati a causa del vento,aveva naturalmente guidato con la visiera alzata,non tanto per farsi bello ai suoi occhi quanto per darsi un attimo una calmata,ora che tutto iniziava ad essere più concreto stava iniziando a preoccuparsi un pochino anche lui. Dopo due lunghi respiri si decise ad entrare,il cancello era aperto,fece i pochi  gradini che c'erano,quattro per essere precisi,e infine busso al portone. Se la ritrovò davanti che sembrava una bambina,indossava soltanto  una felpa, troppo grande per essere la sua ma che comunque non nascondeva la pancia che iniziava a notarsi sempre di più,i capelli legati in una coda disordinata le regalavano un aspetto ancora più infantile e fanciullesco. Come lei lo vide gli fu subito addosso,lo strinse forte a se grata di averlo lì davanti,per quanto odiasse ammetterlo con lui vicino si sentiva sicura,protetta,non aveva più paura di niente. Anche lui ricambiò la stretta,ogni volta che aveva occasione di poterla toccare,anche solo per sbaglio,dento o fuori dal set,non se lo faceva scappare, mentre lei cercava sempre di limitare il più possibile i contatti, adesso non gli sembrava vero di averla tra le sue braccia e soprattutto che fosse partito da lei l'abbraccio. Non poté non pensare che la situazione doveva essere veramente grave se lei si era lasciata andare in questo modo. La sentì tremare tra le sue braccia,segno che si stava lentamente lasciando andare a tutte le emozioni che doveva aver intrappolato dentro se per tutta la giornata.
-Va tutto bene... Calmati... Le sussurrava lui,mentre le disegnava dei cerchietti sulla schiena con le dita e lei piano piano ci stava credendo veramente,non tremava più,il respiro aveva iniziato a regolarsi e gli occhi ad asciugarsi. Rimasero abbracciati per qualche altro minuto,in silenzio fino a quando la situazione iniziò ad essere imbarazzante per entrambi,segno che la magia del momento stava svanendo e in breve tempo avrebbero dovuto rimettere le solite maschere di finta indifferenza reciproca.
-Ce la fai a spiegarmi ora cosa è successo? Chiese lui quando ormai si erano sistemati sul divano,molto più lontani tra di loro rispetto all'ultima volta in cui si trovavano in quella stanza. Lei sorrise imbarazzata,le guance le si colorarono leggermente di rosso,non riusciva a credere come ora tutto le sembrasse più leggero,meno problematico,erano semplicemente sintomi normali che hanno tutte in gravidanza,perché si era fatta prendere dal panico in quel modo? 
-Questa mattina mi sono svegliata con dei dolori sotto l'addome.. Provo a spiegargli la situazione indicandogli anche dove era partito il dolore,anche se ora si era calmata una spiegazione gliela doveva comunque. Nel farlo la felpa si spostò leggermente mettendo in mostra ancora di più le sue gambe e lui dovette impiegare tutta la forza che aveva in corpo per non inginocchiarsi di fronte a lei e baciare ogni centimetro di quella pelle scoperta,gli sembrava di avvertirne il profumo e la morbidezza anche a quella distanza.
-.. Non ti so dire se erano contrazioni o altro,in fondo non ne ho mai avuta una per sapere la differenza tra i vari dolori..  Jen  aveva ripreso a parlare e lui penso che stare attento a quello che diceva era l'unico modo per tenere la mente occupata. -Pensavo fosse una cosa del tutto normale,che con il passare delle ore sarebbe passato...
-E invece? Intervenne lui,se lo sentiva che c'era dell'altro,qualcosa che l'aveva spinta a chiamarlo alle 11 e mezzo di sera.
-Ho iniziato ad avere delle perdite.. Abbastanza abbondanti. Silenzio da parte di entrambi. -So che non avrei dovuto chiamarti e disturbarti per questa sciocchezza. Riprese lei a parlare,lui era troppo silenzioso e lei non sapeva in che altro modo gestire la situazione se non continuare il discorso. 
-Ti ho fatto correre fino a qua per niente,è che non sapevo chi chiamare.. George è fuori paese per lavoro e io mi sono fatta prendere dal panico.. Devono essere stati gli ormoni... 
-Ehi basta.. Colin interruppe quel fiume di parole che sembrava inarrestabile. -Hai fatto benissimo a chiamarmi e non azzardarti mai più a pensare che potresti mai essere un disturbo per me. Correrei da te immediatamente anche se fossi dall'altro lato del mondo. 
La ragazza abbassò lo sguardo dopo quella dichiarazione,non era proprio in grado di reggere il suo sguardo in momenti del genere,anzi lo odiava profondamente quando faceva così,come se non si rendesse conto dell'importanza che avevano parole del genere. 
-Adesso preparati che ti porto all'ospedale. Jen  provò a contraddire ma lui la fermo prima ancora che ne avesse il tempo. -Non provarci nemmeno a dire di no. Non si scherza con queste cose. Prendi tutte le analisi ed ecografie precedenti ed andiamo.
E ti prego Jen,mettiti addosso qualcosa e copriti quelle gambe che stai mettendo a dura prova il mio autocontrollo. 
Sbuffò alla fine lui,seriamente non ne era più in grado,e la cosa buffa era che si incazzava anche con se stesso,non riusciva a capire come potesse desiderare così tanto quella donna. Non gli era mai capitato di provare un'attrazione fisica talmente forte da provare quasi dolore fisico ogni volta che  l'aveva vicino.
Fortunatamente per lei  stava andando in camera ed era di spalle quando sentì l'ultima frase, altrimenti non se lo sarebbe mai perdonata se lui avesse visto quel mezzo sorriso che le era apparso sul viso.

-47 passi di larghezza,35 lunghezza per un totale di 1665 passi che riportato in mq dovrebbero essere... 
Colin aveva questo strano vizio,fin da che era un bambino ed in prima elementare aveva imparato le unità di misura,di cercare di calcolare la grandezza dei posti in cui si trovava e,bisogna dirlo,era sempre stato abbastanza bravo. Considerando anche che la precisione del calcolo era direttamente proporzionale allo stato di ansia che provava al momento e tenendo conto di come si sentiva quella sera era sicuro che non solo il calcolo sarebbe stato perfetto ma anche che se avesse aspettato ancora un po' in quella triste sala d'attesa, in breve tempo avrebbe calcolato l'area di tutto l'ospedale.
Una volta arrivati al pronto soccorso non avevano dovuto aspettare tanto prima che una giovane infermeria li chiamasse per accompagnarli al reparto ginecologia al primo piano,da allora però erano passati 27 minuti e lui non era più stato informato di niente.
-Allora signorina novità? Chiese lui quando finalmente qualcuno si decise ad uscire da quella porta. La ragazza lo guardò confusa,non era la stessa che li aveva accompagnati,Colin lo notò soltanto dopo averle posto la domanda,si soffermò un attimo a guardarla,anche lei era molto giovane come l'altra,dovevano essere delle tirocinanti pensò lui,ed esattamente come l'altra indossava lo stesso camice.
-Morrison. Jennifer Morrison. Specificò lui,è un’infermiera dovrà pur sapere qualcosa pensò. È stata accompagnata un mezzoretta fa  da un'altra infermiera mora,giovane,i capelli legati.. Cercò di aiutarla a capire chi fosse e sembro ci fosse riuscito perché vide gli occhi della ragazza illuminarsi.
-Ah sì,la signora bionda molto carina che assomiglia tantissimo ad un attrice di un film che ho visto tempo fa... Colin impallidì nel sentirla parlare,l'ultima cosa che mancava ora era che qualcuno li riconoscesse e chiamasse la stampa. -Ora che ci penso sono veramente uguali.... Possibile che non mi ricordi il nome... 
-Sì proprio lei,ci sono novità? Stanno bene,lei e  il  bambino? Chiese di nuovo lui interrompendo il corso dei suoi pensieri e sperando di averle fatto dimenticare la storia delle somiglianze.
-Ah si sì,stanno bene,è stato solo un falso allarme dovuto sai alla stanchezza,stress... Aspetti ma lei è un familiare vero? È il padre del bambino? La ragazza impallidì ricordandosi che non  avrebbe mai dovuto dare tutte quelle spiegazioni senza prima aver fatto quella domanda importante.
-Si. Rispose immediatamente lui senza pensare a possibili conseguenze,doveva assolutamente sapere qualcosa.
-Menomale. L'infermiera tirò un sospiro di sollievo,anche questa volta le era andata bene. Aveva questo brutto vizio di parlare troppo senza prima accertarsi di chi aveva davanti,se lei fosse stata una vera attrice famosa e lui magari un paparazzo avrebbe di sicuro perso il lavoro pensò.
-Ora può entrare se vuole,stanno finendo di fare l'ecografia,è tutto pulito e tranquillo. Sai posso capire perché non è  entrato prima,deve essere difficile per un uomo vedere la propria donna mentre viene visitata e quasi “palpeggiata” da un altro in certi posti intimi.... Oddio! Sto di nuovo parlando troppo! La ragazza alzò gli occhi al cielo zittendo si da sola,Colin non poté fare a meno di sorridere,era un delle ragazze più buffe che avesse mai conosciuto in vita sua.
-Si mi piacerebbe venire. Concluse lui quella scenata imbarazzante ed entro nell’ala apposita dell'ospedale prima che la ragazza potesse ricominciare a parlare.

-Dottore scusi l'interruzione ma c'è il padre del bambino che vorrebbe assistere al l'ecografia finale. La ragazza fu molto professionale nel parlare con il professore tanto da non sembrare nemmeno la stessa della gaffe di prima.
-Si prego,lo faccia entrare. Jennifer impallidì nel vedere Colin entrare con lo sguardo basso dentro la stanza,cosa diavolo era successo?  Provò a cercare i suoi occhi ma lui si ostinava a non guardarla.
-Scusatemi ma proprio non ce la facevo più ad aspettare lì fuori.. Si scusò prima con il dottore è solo alla fine si voltò verso di lei,sapeva benissimo che non le sarebbe per niente piaciuta questa improvvisata da parte sua. 
-Non si preoccupi. Gli sorrise calorosamente il medico. Capisco perfettamente la sua situazione,è il vostro primo figlio vero? Anche io e mia moglie eravamo super nervosi la prima volta e pensate che siamo entrambi medici. La calda risata del dottore si espanse per tutta la stanza e Colin non poté fare diversamente se non annuire e  ridere insieme a lui. Sembrava un signore molto simpatico,socievole e anche veramente disponibile,per un attimo si senti in colpa per questa piccola bugia che gli aveva detto.  -Si prenda una sedia ora e  si accomodi vicino la sua signora che le faccio un piccolo resoconto di tutto quanto. Colin obbedì senza parlare,si girò verso la ragazza che era stata in silenzio per tutto il tempo per cercare di capire cosa le passasse per la testa ma aveva lo sguardo fisso sullo schermo che da lì a poco si sarebbe acceso,lui non voleva sbagliarsi ma sembrava abbasta arrabbiata della piega che aveva preso la situazione.
-Allora.. Parto con dirle che entrambi stanno benissimo,è stato semplicemente un fatto isolato dovuto alla stanchezza e allo stress,devo dire che anche il cambio stagione a volte influenza. Le donne in questo stato sono molto delicate e il caldo che sta facendo questi giorni non è di grande aiuto per una gravidanza. Adesso accendo lo schermo e vi faccio vedere il vostro piccolino,o la vostra piccola. La signora mi ha detto che avete intenzione di scoprirlo soltanto alla nascita il sesso,coraggioso da parte vostra! Questo Colin non se lo sarebbe mai aspettato da lei,però dovette reggere il gioco con il dottore. 
-Eh già.. La curiosità non fa parte di noi! È un problema però per quanto riguarda la cameretta,non riusciamo a deciderci di che colore farla e  ormai manca poco! 
-È un gran bel problema amico. Si allungò il dottore per dargli una pacca sulla spalla comprensivo per poi scoppiare tutti a ridere,anche Jennifer non riuscì a trattenersi questa volta. -Eccolo qui il frutto del vostro amore! Il signor Gilmore,così recitava la targhetta attaccata al camice,indicò con il dito la figura ben visibile in primo piano sullo schermo. 
-Siamo alla diciannovesima settimana e come potete vedere il feto è perfettamente visibile,adesso a voi sembrerà grande ma in realtà è lungo più o meno 14 centimetri e pesa sui 140g. È grande quanto un pomodoro per intenderci! Ci scherzò su il dottore e vide con gioia gli occhi di entrambi illuminarsi ogni secondo che passava sempre di più. -Come ho detto alla signora peso e altezza sono nella norma ed anche la posizione del feto,la quantità del liquido amniotico e lo spessore della parete addominale. Non rilevo alcun tipo di anomalia o malformazione. Per quanto riguarda il bambino non dovete avere nessun tipo di preoccupazione. I ragazzi continuavano a guardare incantati quella piccola figura che non la smetteva di muoversi sullo schermo,si stringevano le mani l'un l’altra con un enorme sorriso stampato sui volti. La consapevolezza però di star gioendo così tanto per un figlio che in realtà non era il suo colpi Colin come un specchiata di acqua gelata in un’afosa giornata di agosto. 
-È alla mamma che dobbiamo dedicare un po' più attenzione ora.. La voce del signor Gilmore lo riportò alla realtà anche perché stava guardando dritto verso di lui.
-Cosa intende signore? Chiese confuso.
-Mi rivolgo a te direttamente,perché per esperienza personale so che le donne in questo stato difficilmente mi danno retta. Senza offesa eh! E fece l’occhiolino a Jennifer,quel dottore era veramente forte pensò lui.-Deve tenerla a riposo il più possibile. Ora era tornato a rivolgersi a lui. --Anche se come ho detto prima quello di oggi è stato un episodio isolato,dobbiamo stare attenti che non ricapiti di nuovo.Non sto suggerendo un riposo forzato,non deve stare a letto tutto il giorno,però niente più ore piccole,non deve stare tanto tempo in piedi,possibilmente anche niente lavoro o faccende domestiche. Limitare i viaggi in macchina e se è un viaggio lungo fare molte soste perché stare seduta nella stessa posizione per troppo tempo potrebbe creare problemi alla schiena e almeno una passeggiata di una mezz'ora al giorno. 
Entrambi rimasero senza parola,di sicuro non si aspettavano una lista così lunga di cose da fare o no,fortunatamente a lavoro aveva da poco finito le riprese e non avrebbe avuto problemi,anche se avrebbe dovuto dire addio a tutte le comic con in giro per il mondo. 
-Dai ragazzi non fatevi prendere dal panico,ormai siete al quinto mese,manca poco! Il dottore cercò di risollevare un po’ il morale ai futuri genitori,capiva di aver un attimo frenato la gioia iniziale con tutti quei accorgimenti da seguire. Notò una strana luce negli occhi del ragazzo dopo aver sentito quella frase e pensò di esserci riuscito.
-Un'ultima cosa. Intanto aveva spento il monitor è passato un fazzoletto alla donna per pulirsi dal gel. -Per quanto riguarda il sesso potete stare tranquilli,è una domanda che solitamente sono i padri a farla ma visto che non c'è stata sta a me ricordarlo,e non c'è bisogno di arrossire in questo modo è una cosa del tutto naturale,anche perché senza quello non ci sarebbero stato nemmeno il bambino no? In questo momento il dottore si stata divertendo da matti nel vederli arrossire per quel argomento,trovava estremamente tenero questo loro pudore. -Anzi io lo consiglio sempre perché è un’ottima valvola di sfogo,aiuta la circolazione sanguigna,rilassa mente e corpo ed è un perfetto anti stress. Avrebbe tanto voluto fargli una foto ed incorniciarla,era la coppia più tenera e divertente che avesse mai conosciuto in tutti questi anni lavorativi. 
-Possiamo andare ora? Chiese Jennifer,non poteva stare un minuto di più a sentir parlare di sesso con Colin affianco. 
-Certo. Un'ultima cosa,questa è l'ultima davvero,cerchi di mangiare un po' di più. Ora era tornato di nuovo serio e si stava rivolgendo ad entrambi. È veramente troppo magra signora,capisco l'alimentazione sana e il voler mantenere la linea però farebbe bene anche al bambino,ma soprattutto a lei,avrebbe più energie e il bambino crescerebbe sano e forte,scommetto che anche suo marito la preferirebbe un po più in carne,dico bene no?
-Stia sicuro che da domani controllerò personalmente la sua alimentazione. Intervenne Colin serio. -È stato veramente un piacere dottor Gilmore,spero di rincontrarla di nuovo magari in circostanze più piacevoli. Gli strinse energicamente la mano ed uscì senza aspettare Jennifer,gli era venuto un terribile dubbio per una cosa detta dal dottore e non vedeva l'ora di stare da solo con Jennifer per poterselo togliere.


-Non so te ma a me è venuta un po' di fame.. È il dottore ha detto che devo mangiare di più quindi... 
Erano saliti in macchina da qualche minuto e il viaggio ora era molto più tranquillo e rilassante di quello dell’andata,per Jennifer almeno era così. Colin non aveva detto una parola da quando avevano lasciato la stanza del dottore,era come se qualcosa lo stesse tormentando dall’interno. La ragazza ormai aveva imparato a conoscerlo e sapeva benissimo che non c'era bisogno di stuzzicarlo e che quando avrebbe finito di farsi tutti i suoi film mentali avrebbe finalmente parlato da solo ed era anche per questo che ancora non gli aveva detto niente della sua entrata improvvisa durante la visita e della farsa messa in atto,non voleva peggiorare la situazione.
-Dici che riusciamo a trovare qualcosa aperto a quest'ora? Lo so che sono quasi le 3 di notte però magari c'è qualcosa aperto 24h....
-Voglio il test di paternità.



Chiedo umilmente perdono per il terribile ritardo,mi si è rotto il computer parecchi mesi fa con naturalmente tutti i capitoli della storia quasi interamente completati,ho sperato invano fino all'ultimo momento di poterlo salvare ma non c'è stato niente da fare,purtroppo. Ora quindi mi tocca riscrivere tutto quanto di nuovo e per di più con un IPad,presa da un attacco improvviso di non so cosa ho deciso di non comprare il solito pc ma di provare ad essere un po' più tecnologica e moderna,mannaggia a me! Perdonate per favore se i capitoli non saranno del tutto precisi ma devo ancora prenderci la mano,spero comunque che continueranno a piacervi come al solito è che non abbiate aspettato tutto questo tempo per niente. Fatemi sapere cosa ne pensate,un bacione. 

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Capitolo 4
*** Fourth ***


Do I wanna know?
If this feeling flows both ways?
Sad to see you go
Was sorta hoping that you’d stay
Baby, we both know
That the nights were mainly made
For saying things that you can’t say tomorrow day [*]
 

 
MAGGIO
-Voglio il test di paternità. Colin aveva frenato bruscamente la macchina, si era ripromesso di non affrontare subito quel discorso, visto il piccolo problema che lei aveva avuto, ma non ci era riuscito. Doveva a tutti i costi far sparire quel dubbio che da quando il dottore aveva specificato i mesi di gravidanza gli stava corrodendo l’anima.
-Come scusa? Jennifer non era sicura di aver sentito bene. O meglio, cercava in tutti i modi di dare un altro tipo di interpretazione a quelle parole.
-Non farmi lo stesso giochetto che hai fatto quando la prima volta ti ho chiesto del bambino. Il ragazzo era serio, troppo serio, e iniziava a preoccupare la donna. Hai capito benissimo cosa ho detto.
-Accosta prima che qualcuno ci venga addosso. Okay che erano le 3 del mattino e in strada non c’era nessuno, ma non era nemmeno il caso di rischiare e stare fermi in mezzo la strada. -E poi spiegami perché vuoi questo test. Perché improvvisamente pensi possa darti una risposta diversa da quella che ti ho dato io mesi fa? Colin rimise in moto la macchina che a causa dell’improvvisa frenata si era spenta e senza dire una parola si accostò nell’area di sosta più vicina.
-Perché sei al quinto mese dannazione! Quinto! All’inizio quando il dottore aveva detto 19 settimane non ci avevo dato il giusto peso, però poi quando ha specificato che sei al quinto mese e che ormai mancava poco è come se mi si fosse accesa una lampadina. Non la stava minimamente guardando, aveva gli occhi fissi davanti a lui, su quel poco che riusciva a vedere nonostante il buio della notte.
-E quindi? Chiese lei tranquilla. Si era già preparata mentalmente dentro di sé questo discorso, se lo aspettava che prima o poi lui avrebbe potuto chiedere una cosa del genere, anche se a dir la verità immaginava potesse farlo all’inizio, appena saputo dell’accaduto e per un attimo ci aveva veramente sperato che lui avesse creduto che non fosse suo figlio dalla prima volta che ne avevano parlato. Purtroppo per lei non era stato così.
-Quindi vuol dire che sei rimasta incinta a gennaio!
-E quindi? Chiese di nuovo lei. Quanto la odiava quando faceva così!
Era gennaio quando abbiamo fatto l’amore quindi mi è concesso pensare che sia mio figlio! Non trattarmi come un idiota.. Dio! Soltanto l’idea che tu possa essere andata a letto con lui a pochi giorni di distanza…. Jennifer non riusciva a capire se quello che leggeva nel tono e nell’atteggiamento del ragazzo fosse più schifo o disperazione e dovette ammettere che le fece abbastanza male essere giudicata in questo modo da lui. Era come se quell’immagine di assoluta perfezione che lui si era creato di lei si stesse sgretolando di fronte ai suoi occhi e lei non poteva, non doveva, fare niente per fermare la situazione.
-Ti sembra così assurdo vero? Che io sia andata a letto con qualcun altro? Sono stata proprio una stronza a non esserti fedele.. Avrei dovuto aspettare giusto? Domandò lei sarcastica, con la stessa indifferenza e tranquillità che l’aveva contraddistinta dall’inizio del discorso. Lui rimase letteralmente senza parole, a bocca aperta. Sapeva che quando lei faceva così era soltanto per autodifesa però comunque sia erano parole che facevano male. -Perché ti sembra così strano? Continuò lei. -Vorresti dirmi che tu quando sei partito per casa tua quattro giorni dopo essere stato con me non ti sei scopato tua moglie? Oppure per me è diverso? Magari pensi che essendo donna dovrei aspettare almeno un mese tra una scopata e l’altra così da essere sicura al 100% di chi sia il padre in caso rimanessi incinta vero? Sai però che hai ragione avrei dovuto pensarci a quest’eventualità… Però anche così sono sicura su chi sia il padre di mio figlio!
-Basta maledizione! Urlò lui battendo forte le mani sul volante, avrebbe tanto voluto strozzarla in quel momento pur di farla stare zitta. Non riusciva a capire da dove facesse fuoriuscire tutta quella cattiveria quando normalmente era la persona più dolce di questo monto. -Non ho ancora sentito una giustificazione valida affinché io possa cambiare idea sul test comunque. Perché però devi trattarmi in questo modo? Perché devi essere così stronza nei miei confronti? Sai che non sono quel genere di persona, che non arriverei mai a pensare ad una cosa del genere… Si voltò finalmente a guardarla per la prima volta da che erano saliti in macchina e Jennifer ebbe voglia di piangere. Si odiava quando lo trattava in questo modo, sapeva benissimo che aveva un animo troppo buono e sensibile per meritarsi parole ed accuse del genere ma era l’unico modo che conosceva per proteggersi. Non poteva permetterselo di crollare un’altra volta di fronte a lui, di aprirsi e fidarsi come aveva fatto 5 mesi prima, aveva un bambino ora a cui doveva pensare e che doveva proteggere a tutti i costi.
-Perché è l’unico modo che ho per difendermi, per allontanarti. Non puoi nemmeno immaginarti quanto sono stata felice quando ho saputo di essere incinta, peccato che sia durato pochissimo. Perché sapevo che prima o poi saremo giunti a questo punto. Io non so come gestire questa situazione.. non è per niente facile per me.. Adesso stava veramente per iniziare a piangere, perché per quanto ci provasse e a volte ci riuscisse anche ad alzare questi muri nei suoi confronti bastava un suo sguardo o una sua parola affinché inevitabilmente cadessero a terra di nuovo.
-E pensi che per me sia facile? Pensi sia facile amare due donne contemporaneamente e sapere di non poter rendere felice nessuna delle due? Come pensi che mi senta io quando torno a casa da mia moglie, dalla donna che ho amato da prima ancora che sapessi cosa volesse dire veramente amare, e che amo ancora, sapendo di non essere più la stessa persona che ha sposato? Sarei un ipocrita a dire che non la amo più. Lei è stata al mio fianco sempre, mi ha sostenuto, appoggiato in qualsiasi cosa, per ogni decisione, è la madre di mio figlio dannazione! Pensi sia facile per me tornare da loro con la consapevolezza di averli traditi, di non aver rispettato quel voto che avevo giurato davanti a Dio di portare avanti fino alla mia morte? Dovrei lasciarla lo so, non me lo merito più il suo amore, ma non ci riesco, sono troppo importanti, mio figlio è troppo importante, per lasciarlo dall’altra parte del mondo e rischiare di non vederlo più.
Jennifer lo sapeva, una parte di lei l’aveva sempre saputo che lui non avrebbe mai lasciato la sua famiglia per lei, per quanto forte poteva essere il suo interesse nei suoi confronti sapeva che lui era un uomo d’onore, aveva fatto una promessa, avrebbe combattuto e l’avrebbe mantenuta fino a quando avrebbe potuto. Tuttavia sentire quelle parole uscire dalla sua bocca, dette con tanta disperazione e sconforto, le fecero un male tale che lei mai avrebbe pensato di provare. Ogni parola sembrava una lama affilata che le entrava dentro squarciandole la pelle, si osservò le braccia e le mani sicura di vederle sanguinare da un momento all’altro.
-Ma non posso lasciare neanche te. Ci ho provato, credimi, ma non ci riesco. Mi sei entrata dentro nell’interno più profondo, viaggi dentro di me come l’ossigeno nel sangue. Ho detto di amare mia moglie sì, ma è di te che sono innamorato, è a te che penso ininterrottamente durante la giornata, dal primo istante che apro gli occhi la mattina all’ultimo la sera prima di addormentarmi, è te che vorrei avere accanto nel letto, mangiare insieme a te, fare qualsiasi cosa, e l’idea che ci sia qualcuno al tuo fianco al posto mio mi sta uccidendo, ogni giorno di più. Non so veramente come gestire questa situazione, non so cosa fare… >> Colin era talmente tanto stremato da questo sfogo e da tutte le emozioni che stava provando che si appoggiò con la testa al volante, andando quasi ad abbracciarlo con le braccia, cercava di riprendere il controllo di sé in attesa della sua reazione.
-E sapere se aspetto o no tuo figlio potrebbe aiutarti in qualche modo? Chiese infine lei quasi sorridendo, non riusciva a capire nemmeno lei sei glielo aveva chiesto in maniera ironica o se veramente dentro di sé si aspettava una risposta sincera da parte sua.
-Beh di sicuro sarebbe un punto in più a tuo favore. Ci scherzò lui. Non si era ancora mosso da quella posizione ma aveva soltanto girato leggermente la testa per poterla guardare e notò che quella risposta non le piacque per niente.
-Non pensavo fosse competizione a punti. Rispose infatti stizzita lei. -E comunque non voglio che tu stia con me soltanto per mio figlio.
-Jen io non starei mai con te soltanto per il bambino, pensavo di essere stato abbastanza chiaro prima. Possibile che lei non riuscisse a capire quanto fosse importante per lui?
-Tu non starai mai con me, punto. La lacrima a lungo trattenuta riuscì finalmente a scendere dagli occhi della ragazza, per quanto provasse ad essere forte, aver finalmente raggiunto una tale consapevolezza la stava distruggendo, non si era resa conto, fino a questo momento, di quando inconsciamente avesse sperato in una loro unione. -Ma va bene così..  Provò ad essere forte e continuare, riuscì anche a sorridere. -Tu hai la tua famiglia e io mi sto costruendo la mia. Non vorrei mai che mio figlio pensasse di essere nato per sbaglio o di essere colui che ha rovinato una famiglia. Tantomeno io sono disposta ad essere la puttana che ha sedotto il povero marito lontano km dalla moglie e distrutto una bellissima famiglia felice. Adesso era lei ad avere lo sguardo basso, non voleva che lui vedesse che una piccola parte di lei si sentiva veramente in questo modo, una sfasciafamiglie, lei che della famiglia ne aveva fatto il suo valore più importante aveva finito per innamorarsi di un uomo sposato, non voleva raccontargli di quante notti insonni aveva passato a capire se lei in qualche modo avesse sbagliato qualcosa con lui, se l’avesse provocato o addirittura sedotto senza rendersene conto.
-Sai benissimo che non è così.. Era come se la lampadina di Colin si stesse riaccendendo, sta iniziando a capire il motivo principale per cui Jennifer si rifiutava di fare il test e perché reagiva in maniera così aggressiva ogni volta si accennava alla possibilità che fosse lui il padre.
-Ma è esattamente quello che la gente penserebbe se mai si venisse a sapere..
-E’ per questo che ti rifiuti categoricamente all’idea che possa essere io il padre, non perché lo sai per certo? Aspettò un po' prima di fare questa domanda ma alla fine si fece coraggio. Lei non rispose, continuava a tenere lo sguardo basso mentre copiose e silenziose lacrime le scendevano lungo il viso andando a bagnarle la gonna di velluto rosa che indossava. Colin rispettò il suo silenzio, non voleva ma soprattutto non aveva nessun diritto di imporsi e pretendere a tutti i costi una risposta, era stato lui l’artefice di tutti questo casino e sue erano tutte le colpe se adesso si trovavano in quella situazione. Gli si spezzava il cuore però nel vederla in quella situazione quindi la prese in braccio e, facendo molta attenzione, se la sistemo sulle sue gambe mentre lei si lasciò andare ad un pianto liberatorio, il secondo della serata tra le sue braccia. In quel momento decise che non avrebbe più riaperto quel discorso, almeno fino a quando non avesse fatto chiarezza definitiva con sé stesso, decidendo cosa veramente volesse dalla vita. Restarono in quella posizione per un tempo indefinito, lui pensò addirittura che lei si fosse addormentata perché riusciva a sentire il suo respiro finalmente regolare dopo il pianto e, un po' per vedere se stesse effettivamente dormendo ma soprattutto perché non riusciva seriamente a resistere, iniziò a darle dei piccoli bacetti sulla spalla scoperta dalla maglia leggera salendo verso il collo, la sentì immediatamente irrigidirsi non appena le sue labbra entrarono in contatto con la sua pelle, ma era talmente morbida e profumata da non pensarci minimamente a fermarsi.
-Ti prego.. Lo supplicò lei, non voleva dargli la soddisfazione di fargli vedere quanto piacere potesse causarle con degli innocui baci. Si spostò leggermente in modo da poterlo guardare, cercò addirittura di rimproverarlo con lo sguardo.
-Scusami.  Disse allora lui, serio, e lei capì che si riferiva a tutto quanto, gli sorrise e annui facendogli capire che in qualche modo l’aveva perdonato. Fece per alzarsi e rimettersi sul sedile del passeggero quando senti un leggero movimento dentro di sé, istintivamente prese la mano di Colin e se la posizionò sulla pancia dove aveva avvertito il movimento e non dovettero aspettare molto prima che un altro colpetto raggiungesse le loro mani intrecciate, era la prima volta che avvertiva così intensamente il piccolino muoversi. Jennifer si voltò verso di lui con gli occhi lucidi e un sorriso a trentadue denti per essere sicura che anche lui avesse sentito e lo trovò con la stessa espressione di gioia in viso. Colin non poté resistere nemmeno questa volta e come si ritrovò quel sorriso così vicino a lui lo baciò senza ripensamenti. La ragazza inizialmente si irrigidì come per i baci sulla spalla ma poi si lasciò andare conscia ormai del fatto che tra loro due sarebbe andata sempre così, per quanto tentassero con tutte le loro forze di stare lontani sarebbero sempre finiti l’uno tra le braccia dell’altra appena ne avrebbero avuto l’occasione.
-Scusami.. Disse di nuovo lui, lei sorrise e lui se ne innamorò ancora di più.
-Andiamo a casa ora che è tardissimo.
 
 
 
 
 
-Ti va un cornetto? A quest’ora della notte penso che l’unica cosa riusciremo a trovare aperto sia qualche cornetteria.. Colin la vide storcere il naso a questa proposta. Era da un po' che avevano ripreso il tragitto verso casa e ormai mancava veramente poco a destinazione, si erano scambiati si e no due parole dopo quel bacio, ognuno perso nelle riflessioni proprie e solo allora il ragazzo si era ricordato della richiesta di Jen di mangiare qualcosa.
-Niente dolci per il signorino qui dentro… disse lei sorridendo. - ..o signorina..  si corresse poi sempre con quella meravigliosa luce negli occhi, sembrava essere tornata di buon umore e lui non poteva non esserne contento. -Da quando sono rimasta incinta non riesco più a mangiare dolci, anche solo sentirne parlare mi viene la nausea. Anche il ragazzo sorrise, si ricordava benissimo di come erano completamente cambiate le abitudini alimentari di Helen durante la gravidanza, stranamente anche lei aveva completamente abbandonato gli zuccheri per tutti e nove mesi. Forse non era neanche così strano in fin dei conti ma Colin preferì interrompere immediatamente il corso dei suoi pensieri considerando che sapeva benissimo dove sarebbero andati a parare, si era ripromesso che non avrebbe più riaperto quel discorso senza aver prima preso la sua decisione e così avrebbe fatto.
-Comunque non preoccuparti, siamo quasi tornati a casa e ho proprio voglia di un toast al formaggio! continuò lei allegra non sapendo che con tutte quelle parole non faceva che incasinare ancora di più l’uomo che le sedeva affianco.
 
Una volta arrivati a casa lei si sistemò sul divano, obbligata da Colin, mentre lui le preparava il suo panino e ripensava a quante volte si era alzato nel cuore della notte per fare la stessa cosa per sua moglie tanto che ora Helen si lamentava che era colpa sua se il piccolo non mangiava altro se non pane e formaggio. Si sentiva uno schifo a pensare alla sua famiglia mentre era in compagnia di un’altra donna ma nello stesso tempo non riusciva ad immaginare nessun altro posto in cui avrebbe voluto stare in quel momento, non riusciva a spiegarsi come poteva amare due persone con una tale intensità ma di una cosa era sicuro, doveva fare la sua scelta e doveva farla il prima possibile sennò c’era il rischio che le avrebbe perse entrambe. Finito di mangiare Colin volle andare a casa ma lei lo convinse a restare, almeno fino a quando si fosse addormentata, non se la sentiva di rimanere in casa da sola e tanto George sarebbe arrivato la mattina presto, visto che lei lo aveva già chiamato per informarlo dei dolori che aveva avuto e lui le aveva promesso che avrebbe preso il primo volo disponibile. Si ritrovarono allora in camera da letto, se tanto sarebbe rimasto lì soltanto per un’altra ora non avrebbe trascorso neanche un minuto lontano da lei in un’altra stanza, lui si era già sdraiato sul letto con ancora tutti i vestiti addosso, si era tolto soltanto la giacca e le scarpe, mentre lei era andata a cambiarsi nel bagno adiacente la camera.
-Ora capisco la fretta del tuo George.. Disse lui con un tono abbastanza infastidito. Lei era appena entrata in camera e lui non era riuscito a controllarsi. Indossava una sottoveste di seta color pesca con dei leggeri ricami di pizzo sulle spalline e sul decolté, la rotondità della pancia era perfettamente visibile ora come anche il seno più gonfio e pieno rispetto all’ultima volta che aveva avuto la fortuna di vederlo. -Se avessi una donna ad aspettarmi vestita così prenderei anch’io tutti i primi voli possibili..
Jennifer arrossì ed abbassò lo sguardo. -Tu hai una donna che ti aspetta a casa Colin.. Gli ricordò poi a malincuore. Il ragazzo si ricordò troppo tardi della gaffe che aveva appena fatto ma quando stava insieme a lei non riusciva a controllarsi in nessun senso, come se tutti i filtri sparissero ed esistessero soltanto loro due.
-Eppure sono qui con te.. Iniziò a pensare che era stata veramente una pessima idea quella di restare lì per la notte, lei invece ignorò la frase detta dal ragazzo e corse a spegnere la luce per fare in modo che l’oscurità della notte potesse nascondere l’imbarazzo di entrambi, si mise a letto lentamente cercando di non toccarlo ma non appena si fu sistemata senti le mani di lui sul suo corpo trascinarla dolcemente verso di sé fino a che non si ritrovò con la testa poggiata sul suo petto.
-Che senso ha dormire insieme se devi starmi lontana? Chiese lui sorridendo mentre distrattamente le accarezzava la spalla e i capelli. Lei non riusciva a parlare, era troppo concentrata a regolarizzare il battito cardiaco aumentato dall’emozione che stava provando in quel momento. Pensò che non aveva mai veramente realizzato fino a questo momento cosa si prova ad addormentarsi tra le braccia della persona che si ama, non si era mai sentita così serena e sicura, non le sembrava di aver mai sentito suono più dolce dei battiti del suo cuore sotto il suo orecchio, era la cosa più intima che avesse condiviso con lui. Questo la spaventò a morte, sapeva che non doveva abituarsi a quell’abbraccio, a quel suono, a quel profumo, o ne avrebbe avvertito la mancanza per tutte le notti a venire, provò a spostarsi la ma lui la strinse più forte a sé.
-Va tutto bene? Non sei comoda? Si preoccupò lui nel sentirla così rigida. Lei ne approfittò per fuggire dalla sua presa e girarsi sull’altro fianco dandogli le spalle.
 -Si tutto bene, è solo che non riesco a dormire su quel lato. Si giustificò lei senza nemmeno voltarsi a guardarlo, lui non si scoraggiò e non appena lei si fu sistemata si avvicinò fino a far combaciare perfettamente i due corpi come due pezzi di un puzzle.
-Vuoi che ti canto una ninna nanna? Le soffiò lui scherzando sul collo regalandole brividi lungo tutto il corpo che nonostante il buio non passarono all’uomo.
-Buonanotte Colin. Lo zittì lei, arrabbiata con se stessa per come si era capovolta la situazione e per quello che il corpo di lui premuto contro il suo le stava facendo provare, chiuse gli occhi decisa ad immaginare che tutto quello fosse soltanto un sogno, un meraviglioso sogno per essere precisi, convinta dal fatto che prima si fosse addormenta prima Colin se ne sarebbe andato. Tuttavia fu esattamente in quel modo che George li ritrovò il mattino dopo quando rientrò a casa.
[*] Do I wanna know. Arctic Monkeys

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