Ultima speranza o ennesima illusione?

di Sakkaku
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Strani incontri ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Ansia ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Spiegazioni ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Dubbi e speranze ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Scoperte ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Scambio equo ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Max ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Illusione o speranza? ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Strani incontri ***


Questa fanfic su TWD è ambientata prima dell'incontro con Negan, quindi non è morto nessuno colpito da Lucille. Succede tutto più o meno dopo che Carol e Maggie sono state salvate dal gruppo di Negan. Dunque è un AU, nonostante ci siano ugualmente gli zombie e tutto il resto, perché ho aggiunto “qualcosa” che è impossibile sia presente nella serie originale, però mi è balzata quest'idea e ho iniziato a scrivere senza rendermene conto.
Spero di essere riuscita a togliere tutti gli errori, quei maledetti mi sfuggono sempre, se vi capita di vedere qualche frase incomprensibile, fatemelo notare senza timore, so di essere una talpa e le cose evidenti non sempre riesco a vederle! Un ultima cosa... sono negata per i titoli, quindi è possibile che più avanti vengano cambiati, se mi verrà un'idea migliore xD
Buona lettura =) 

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Ultima speranza o ennesima illusione?



Capitolo 1: Strani incontri
 

Rick guardò nervosamente l'orologio da polso. Erano passate due ore da quando Daryl e Sasha erano usciti in perlustrazione, alla ricerca di qualsiasi cosa potesse essere utile. Si maledì per aver accettato a farli andare da soli senza un auto. “A piedi siamo più lenti, però attiriamo meno l'attenzione, sia da parte dei vaganti che dagli uomini di Negan” aveva ribattuto Dixon “Torneremo presto, non andremo troppo lontano” aveva aggiunto Sasha dando ragione all'arciere.
Michonne cercando di calmarlo disse – Saranno di ritorno prima del tramonto. Sono in gamba, vedrai che torneranno sani e salvi con qualche sorpresa.
- Sì, forse hai ragione – borbottò Rick, più a se stesso che in risposta alla donna al suo fianco. - Ma se...
- Ma se niente – continuò lei – Ti fidi di loro?
- Sì, però Negan ci sta cercando per quello che abbiamo fatto e non vorrei che venissero catturati mentre noi stiamo qui rilassati a goderci la bella giornata – il suo tono era stizzito.
Michonne scosse la testa – Se proprio non riesci a restare calmo, potresti aiutare a rinforzare la lamiera – senza aggiungere altro rientrò in casa.
Rick sbuffò passandosi una mano sul volto “Sì, devo fare qualcosa, mi aiuterà a non pensare.”

Daryl e Sasha camminavano lentamente, con le armi che ciondolavano sul fianco. Il percorso fino a quel momento era stato silenzioso, nessuno dei due aveva voglia di parlare o forse erano troppo presi dai loro pensieri per fare discussione. L'arciere guizzò la vista verso dei cespugli alla sua destra.
Quel gesto attirò l'attenzione della donna che chiese – Hai visto qualcosa?
- Sì... - rispose incerto – Di sicuro si è mosso troppo velocemente a nascondersi per essere un uomo di Negan e un vagante sarebbe uscito per raggiungerci. Dovrebbe essere un moccioso.
- Una trappola?
- Vuoi proseguire per scoprirlo? - domandò di rimando lui.
- Perché no? - disse Sasha sorridendo lievemente – Almeno spezzeremo la noia di questa perlustrazione che finora non ha portato a niente.
Daryl piegò un angolo della bocca, simile a un ghigno – Allora continuiamo facendo finta di nulla.
Il passo rimase regolare, i sensi erano all'erta ed entrambi guardavano di tanto in tanto il punto dove prima si era affacciato qualcuno per osservarli.
Sasha si abbassò fingendo di dovesi allacciare una stringa e a quel punto un ragazzino biondo uscì dal cespuglio.
- Se volete continuare a vivere dovete offrirmi qualcosa – disse con un tono strafottente che innervosì Daryl.
La donna iniziò a ridere – E' davvero simpatico, fa delle battute divertenti – si alzò in posizione eretta e con la mano sinistra si coprì le labbra per coprire le risa.
- Al vostro posto non riderei tanto. I miei soldati sono dietro di me e attendono un mio segnale per attaccarvi – il ragazzino aveva lo sguardo serio e guardava con disgusto Sasha.
- Vuoi farmi credere che sei un uomo di Negan? - chiede con stupore Daryl.
- Assolutamente no. Io sono molto meglio di lui – ribadì il giovane – Probabilmente... - il suo discorso fu interrotto dalle grida di una donna.
- Maaaaax! Maaaax dove sei??
- Stupida! - inveì lui dando le spalle ai due rimasti immobili a fissarlo e inoltrandosi nella boscaglia.
- Che facciamo, lo seguiamo? - chiese Sasha.
- Se ha un gruppo che è contro Negan potremmo tornare ad Alexandria con nuovi alleati – rifletté Daryl – Seguiamolo.
La scena che videro li colse alla sprovvista.
Una donna dai lunghi capelli corvini teneva per il braccio il ragazzino che si dimenava senza liberarsi dalla stretta.
- Lasciami andare! -
- Max, sai che non devi uscire di casa senza avvisare. E' pericoloso! - trasalì quando notò due figure che li fissavano.
Rimase immobile, deglutì nervosamente, senza dire una parola.
Dal canto loro, Sasha e Daryl erano sorpresi di vedere una decina di vaganti completamente imbambolati che seguivano con attenzione ogni movimento del ragazzino. Fu proprio quest'ultimo a rompere il silenzio.
- Non sono di Negan, altrimenti li avrei già fatti attaccare – disse cercando di rassicurare la donna – Ora potresti lasciarmi?
Un sospiro di sollievo rilassò i nervi tesi della donna che liberò il fratello.
- Grazie al cielo – si lasciò sfuggire quella frase poi come scossa aggiunse – Spero che Max non vi abbia causato problemi.
- A me ha fatto ridere – disse Sasha senza distogliere gli occhi dai vaganti.
- Perché non attaccano? - domandò diretto Daryl senza troppi giri di parole. Quella situazione era troppo strana.
- Questo... - guardò il fratello minore che alzò gli occhi al cielo.
- Giselle... sei tu a dirmi sempre di tenere nascosto tutto questo e ora lo vuoi dire a due sconosciuti?
- Siamo soli, loro potrebbero avere un gruppo e aiutarci – disse la donna senza nascondere le sue intenzioni alle orecchie dei due sconosciuti.
- Tu credi che potrebbero aiutarci? Più di quando non facciano i vaganti? - ribatté cocciuto Max scuotendo la testa – Si potrebbero far comprare da Negan e ci consegnerebbero a loro.
- Noi non lavoriamo per loro – affermò Daryl sputando per terra – Quei bastardi hanno rapito qualcuno dei nostri tempo fa, siamo andati in loro soccorso e abbiamo fatto fuori un bel po' di loro, quindi potete star tranquilli. E' anche un nostro nemico.
Quel discorso breve ma conciso li convinse.
- Avete tempo? - domandò Giselle – Dobbiamo parlare in un luogo sicuro, qui è troppo pericoloso, nonostante ci siano loro a coprirci le spalle – disse alludendo ai vaganti che li circondavano.
- Sicuro – stavolta fu Sasha a rispondere – Fateci strada.
Senza parlare ulteriormente il gruppetto s'incamminò. Max emise un leggero fischiettio e il gruppo di vaganti avanzò lentamente chiudendo le fila.
- Tutto questo è molto strano – bisbigliò Sasha a Daryl.
- In passato anche Michonne ha usato degli zombie per mascherare la sua presenza, nonostante li avesse resi inoffensivi. Questi sono diversi – concordò lui – Vediamo cosa ci racconteranno una volta giunti alla loro base.
- Se fosse una trappola? - suppose lei.
- Se si rivelerà essere un agguato, lo capiremo presto. In quel caso, preparati a correre, io ti coprirò le spalle – si limitò a dire Daryl – Dubito che succederà qualcosa di simile. Ho la sensazione che sono sinceri, sopratutto per la paura di Giselle quando pensava fossimo uomini di Negan.
Sasha si limitò ad annuire, si fidava dell'intuito di Dixon.
I quattro continuarono a camminare tra la boscaglia, ogni tanto Max fischiettava per rimettere in riga dei vaganti che parevano allontanarsi troppo e subito rispondevano al suo comando. In tutto quello c'era qualcosa di strano. Mai visto prima di quel momento.
La radura si faceva sempre più fitta, sembravano inoltrarsi sempre di più anziché uscire e raggiungere un centro abitato. I raggi del sole faticavano a raggiungere quel punto, talmente era numerosa la vegetazione, alte piante con tronchi spessi e larghi, infiniti rami che parevano intrecciarsi tra loro, coprivano il cielo sopra di loro, lasciandoli nella penombra.
Il disagio si leggeva sul volto di Daryl, continuava a tenere gli occhi socchiusi e di tanto in tanto guardava i vaganti dietro di lui, con fare circospetto.
- Puoi stare tranquillo, non ti faranno niente – lo rassicurò Giselle, ma questo non fece abbassare la guardia all'uomo.
Intanto che Dixon controllava i vaganti Sasha analizzava la coppia di fratelli.
La donna aveva suppergiù sui trentacinque anni e il ragazzino intorno ai sedici, massimo diciassette anni. Entrambi indossavano degli abiti puliti e dal quel che si poteva intravedere dalle braccia scoperte, viste le maglie a maniche corte che avevano addosso, non avevano segni di cicatrici. Sembrava uno normale coppia di fratelli in giro per il bosco in cerca di funghi, se non fosse stato per i vaganti che li seguivano fedelmente.
La camminata durò per una ventina di minuti.
- Wow – fu l'esclamazione di Sasha quando arrivarono a destinazione.
Una casa in legno era stata costruita sopra una piccola collina, il prato circostante era molto ampio e abitato da diversi vaganti, trattenuti da una staccionata.
- Dobbiamo attraversare il giardino e una volta in casa, vi offrirò un caffé e potrete sapere tutto quello che volete – disse Giselle con tono cordiale e un leggero sorriso.
- Le condizioni? - domandò Daryl senza troppi convenevoli – Perché attendevo che qualcuno di voi due parlasse, però ho il sospetto che prima o poi dalle vostre bocche uscirà una richiesta assurda. Siamo già arrivati al vostro rifugio e...- si bloccò a causa delle risa di Max.
Il ragazzino biondo si piegò in due dal ridere, smise solo quando gli mancò il respiro.
Scuotendo la testa la sorella maggiore parlò – Perdonate mio fratello, trova tutto molto divertente, considerando che si crede il padrone di questo mondo. Dimentica una cosa importante, nonostante abbiamo loro a proteggerci – piegò la testa di lato per indicare i vaganti nel giardino – Siamo pur sempre soli e un facile bersaglio per gli uomini di Negan o altri gruppi pericolosi. Voi due mi sembrate brave persone, siete le prime che incontriamo, quindi... abbiamo solo un'unica condizione. Nessuno a parte voi due può venire a conoscenza di noi.
- Perché? - domandò impulsivamente Sasha – Come dici tu siete da soli, potreste seguirci e unirvi al nostro gruppo... - fu bloccata dal braccio di Daryl, che si era prontamente alzato onde evitare che la compagna parlasse troppo e a sproposito.
Le labbra di Giselle si chiusero un sottile stretto sorriso. - Noi vogliamo, dobbiamo, stare qui. Per quanto la vostra offerta sia gentile, abbiamo tutto. Solo avere qualcuno che può aiutarci di tanto in tanto non ci farebbe male. I vaganti sono utili fino a un certo punto.
- Uffaaaa – brontolò Max – Parli troppo sorella. Entriamo in casa, sono stanco e ho fame – pronunciò l'ultima parola con agitazione.
Aprì di scatto il cancello in legno, fischiò e diligentemente i vaganti alle loro spalle si affrettarono a entrare, solo in un secondo momento Giselle, Sasha e Daryl oltrepassarono la staccionata, chiudendo alle loro spalle il cancello e dirigendosi verso l'entrata dell'abitazione.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Ansia ***


Capitolo2: Ansia
 

Nel frattempo Rick e il resto del gruppo iniziava a preoccuparsi seriamente, i due compagni non avevano mai tardato per una semplice perlustrazione.
- Deve essere successo qualcosa – parlava in modo agitato camminando avanti e indietro.
- Forse hanno trovato qualcosa e stanno seguendo una pista – suppose Michonne.
– Esatto, non devono aver per forza incontrato qualcuno di Negan – aggiunse Glenn – Ultimamene nessuno li ha visti in giro.
- Potrebbero essere usciti allo scoperto vedendo solo due dei nostri – sibilò Rick convinto.
- Papà – disse Carl – Se li avessero catturati, di sicuro quelli di Negan si sarebbero presentati ai nostri cancelli a chiedere qualcosa in cambio.
- Dovrete concordare che però è strano che quei due non abbiano fatto sapere niente – Abraham era impaziente – Forse dovrei andare a fare un controllo, giusto per sicurezza.
– Potreste darvi tutti una calma? Mi fate venire l'ansia – sbottò Maggie.
Tutti si voltarono a fissarla.
- Scusate – disse subito con un sospiro – Sono gli ormoni a parlare, a volte faccio fatica a controllarli. Comunque sono sicura che stanno bene e qualsiasi cosa incontreranno sul loro cammino se la caveranno.
Glenn guardò dolcemente la moglie seduta su una sedia a dondolo, sembrava stressata da tutta quella situazione, le mise una mano sul collo iniziando a massaggiarla e nel tentativo di regalarle un attimo di pace aggiunse – Maggie ha ragione. Diamo loro ancora del tempo, magari stanno seguendo una pista che potrà esserci utile.
- E va bene, mi avete convinto – disse esasperato Rick – Abraham aspettiamo ancora due ore, dopodiché io e te andremo a cercarli.

L'atrio della casetta era ben arredato, sembrava appena uscita da un catalogo. I mobili erano puliti e tutto era in perfetto ordine.
Daryl incrociò le mani e le appoggiò sulla nuca emettendo un fischio acuto.
Max lo guardò male – Evita di farlo o li farai agitare. Sono abituati solo al mio fischiettio – si avviò verso la stanza alla sinistra, aprì la finestra e si sedette al pianoforte.
Le mani erano leggere sui tasti e la melodia che usciva dallo strumento era rilassante e angosciante allo stesso tempo. I vaganti presero a ciondolare come ipnotizzati da quel suono.
- Seguitemi in cucina – disse Giselle – Vi spiegherò tutto mentre preparo lo spuntino a Max – la sua voce era tremante, come se temesse il fratello minore.
I due compagni la seguirono lanciandosi un'occhiata, per confermare di non abbassare la guardia. Per istinto Sasha fece scivolare la mano vicino all'impugnatura del suo fucile, fingendo di appoggiare la mano sul fianco.
- Vi offrirei qualcosa, purtroppo al momento abbiamo tutto contato e dubito che vogliate un pezzo dello spuntino di Max – continuò Giselle aprendo lo sportello del frigorifero e tirando fuori un contenitore trasparente, il contenuto non si vedeva perché era ricoperto di rosso.
“E' sangue” pensò subito Daryl, lanciò uno sguardo a Sasha e dall'espressione irrigidita intuì che anche lei aveva capito. Il respiro della donna prese a farsi più affannato, ricordi del passato le piombarono davanti agli occhi. Bob. Lui era stato mangiato da cannibali. Prese a tremare convulsamente. Dixon la fissò preoccupato, ma lei nemmeno se ne accorse. L'arciere le mise la mano sulla spalla scuotendola con vigore.
- Hei, tutto a posto? - le bisbigliò.
Come riscossa da un brutto incubo, Sasha chiuse gli occhi scuotendo la testa, i brividi sempre presenti.
- Sì... sì, certo. Tutto a posto – rispose lei cercando di controllare il tremolio della propria voce.
Giselle si voltò a guardarli mostrando il contenitore aperto. Era un cervello. I suoi occhi marroni erano privi di emozione, come se quella vista fosse del tutto normale.
- Noi non siamo cannibali. Questo cervello l'ho esportato da uno zombie – si affrettò a spiegare la donna, come per tranquillizzare i suoi ospiti. - Prima facevo le autopsie, quindi per me è facile aprire il cranio, togliere il cervello e ricucire il tutto. Lo so che sembra disgustoso – aggiunse vedendo un'espressione di disgusto sul volto di Daryl e Sasha che si copriva la bocca con il dorso della mano, per trattenere un conato di vomito.
“Devo calmarmi o sarò di peso” pensò Sasha “Dobbiamo trovare il modo di uscire da qui e tornare ad Alexandria.”
Per sua sfortuna, l'arciere sembrava interessato.
- Quindi i vaganti che avete come guardie sono tutti senza cervello? - domandò Dixon.
Annuendo con il capo Giselle si voltò per tagliare la massa cerebrale, appoggiarla su un piatto e condirla con un po' d'olio.
- Porto questo a Max e sono da voi, se volete potete accomodarvi – disse alludendo alle sedie che circondavano un tavolo rotondo.
- Dobbiamo andare via, subito – disse sottovoce Sasha avvicinandosi all'orecchio di Daryl.
Lui scosse la testa – Le cose si fanno interessanti, potremmo scoprire qualcosa di utile se restiamo – con un cenno le indicò la finestra – Siamo circondati, se il ragazzino ci fa attaccare da tutti quei vaganti non arriveremo nemmeno al recinto senza essere morsi. Sarebbe una mossa sciocca.
- Cristo Daryl siamo finiti nella tana del lupo – il suo nervosismo la tradì.
- Che ti succede? Stai tremando da quando ha aperto il frigo.
Espirando cercando di rilassare i nervi lei si limitò a dire una parola – Terminus.
Dapprima corrucciò la fronte, subito dopo una luce guizzò negli occhi chiari dell'arciere, aveva capito il riferimento di Sasha.
- Ascolta – le espose il suo piano – Sentiamo cosa ha da raccontarci e se la cosa non ci piace, tu spari a Giselle, mentre io prendo il ragazzino. Se lo teniamo in ostaggio, potremmo uscire senza che i vaganti ci attacchino.
- Non mi pare un granché come piano - disse dubbiosa Sasha, annuì per autoconvincersi – Va bene. L'ansia sta svanendo, sto tornando lucida.
- Ottimo – commentò Daryl.
La musica smise di aleggiare nell'aria.
Sasha sussultò quando voltandosi vide Max avvicinare alla bocca una forchettata di cervello di vagante. Del sangue colò dal labbro al mento.
Daryl sollevò il labbro superiore in una smorfia, raddrizzò la schiena e guardando il ragazzino domandò – Dov'è tua sorella?
Max rispose mentre masticava – Sta arrivando. Io sono passato solo per controllarvi – i suoi occhi verdi parevano divertiti e dopo un secondo i due compagni capirono il motivo. Il ragazzino biondo aprì la bocca mostrando loro il cervello mezzo masticato e l'interno della sua bocca ricoperta di sangue.
- Max!!! - lo rimproverò Giselle – Smettila!! Fila in camera tua. Ora!
Lui sbuffò, girò i tacchi e salì sul piano superiore, sempre tenendo ben stretto il piatto con il suo spuntino.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Spiegazioni ***


Capitolo 3: Spiegazioni

- Perdonate la maleducazione di mio fratello – si scusò Giselle – Lui lo prende come un gioco.
- E' un ragazzino, non fa niente – la rassicurò Sasha deglutendo disgustata.
- Siamo venuti qui perché ci hai detto che avevi qualcosa da dirci – la esortò Daryl – Non abbiamo molto tempo, quindi è giunto il momento delle spiegazioni.
- Sì, avete ragione – disse la donna, si mise una mano tra i capelli corvini, poi si alzò e aprì un cassetto dal quale estrasse un pacchetto di sigarette.
- Me ne passeresti una? - domandò Dixon – Sono passati mesi dall'ultima che ho fumato.
- Daryl! – lo richiamò Sasha spalancando gli occhi – Ti sembra il momento di fumare?
- E' sempre il momento giusto per una sigaretta, Sasha – ribatté lui – Soprattutto se devi ascoltare una storia – afferrò la sigaretta che Giselle gli stava porgendo e l'accese, aspirando profondamente il fumo.
- Volete stare in piedi? - domandò quest'ultima mentre si accomodava su una sedia e accedeva la propria sigaretta.
- Sì, preferiamo restare in piedi – rispose Sasha fissandola impettita.
- Mio fratello è sempre stato diverso, prima ancora che tutto questo iniziasse – cominciò a raccontare Giselle, la sigaretta tra le dita della mano destra tremò. - La sua abilità di suonare il pianoforte era eccezionale, imparò in pochi mesi e riusciva a comporre nuove melodie. All'età di sei anni, un anno esatto dopo aver iniziato a suonare, la sua musica cambiò. I miei genitori stavano litigando e gli dissero di tornare in camera sua, Max si mise a urlare e iniziò a schiacciare i tasti del pianoforte con rabbia.
- Questo cosa c'entra? - Sasha era stizzita, iniziò a tamburellare le dita sull'impugnatura della propria arma da fuoco.
- Adesso ci arrivo – la rassicurò la donna guardandola negli occhi. - Poco dopo entrambi i miei genitori si sgozzarono. Delitto passionale, fu così che la polizia lo classificò e il caso fu archiviato. A quell'epoca stavo ancora studiando e non potevo mantenerci entrambi. Fummo affidati a una famiglia che ci adottò entrambi. Nel giro di due mesi si suicidarono anche loro. Quando domandai a Max cosa fosse successo lui mi fissò, i suoi occhi verdi luccicavano e mi disse “Sono stato io, la mia musica li obbliga a fare tutto quello che dico. Mi sono stufato di loro, come con mamma e papà e gli ho ordinato di sgozzarsi.” So che questa storia vi può sembrare impossibile, ma vi assicuro che corrisponde alla verità – fece una pausa per aspirare e buttare fuori il fumo, lasciando cadere la cenere sul pavimento.
Daryl strinse la sigaretta tra le labbra e alzò un sopracciglio incredulo. Sasha rabbrividì e senza rendersene conto, spostò il proprio fucile, lo impugnò, sempre tenendolo abbassato, stavolta davanti a sé anziché sul fianco.
Noncurante di quel gesto Giselle continuò con il suo racconto. - In qualche modo sono riuscita a convincerlo di punire solo chi lo meritava, ma il suo metodo di giudizio è completamente diverso da quello di una persona normale. Quando l'invasione iniziò, Max era furioso di aver perso l'occasione di continuare a giocare. I vaganti rimanevano imbambolati quando lo sentivano suonare, però non obbedivano ai suoi ordini. Una volta ne uccise uno con una pietra, in bocca gli schizzò un pezzo di cervello e lui cercando di sputarlo, fischiò e i vaganti intorno a lui si bloccarono.
- Vuoi farmi credere che tuo fratello riesce a controllare i vaganti perché li ipnotizza con il pianoforte e poi mangiando il loro cervello? - Dixon era incredulo – Sono puttanate! Dicci la verità.
- E' questa la verità – Max era dietro di loro, con il mano il piatto vuoto. - Il punto debole degli zombie è il cervello. Senza di esso sono invincibili e non ci sono possibilità di abbatterli.
- Ne ho abbastanza, andiamocene Daryl – Sasha stava per aggiungere altro, però il ragazzino biondo parlò di nuovo.
- Nessuno vi trattiene. Spero che tornerete a trovarci, magari la prossima volta portatemi qualche zombie, ho quasi finito la mia scorta – un sorriso malevolo largo da guancia a guancia si stampò sul viso del ragazzino.
Giselle aveva una mano sul volto che le copriva metà della faccia. Era a pezzi, era chiaro che quella situazione non era facile da gestire, ma era consapevole che solo lei poteva tenere a bada il fratello minore.
- Noi andiamo e forse torneremo – disse Daryl, stava per uscire quando si voltò ed aggiunse – Ah... e grazie per la sigaretta.
- Di niente – disse Giselle sorridendo – A presto.
I due compagni salutarono, per poi uscire dalla casa. Attraversarono la collina con i vaganti attorno, senza che nessuno di loro si avvicinasse per aggredirli. Era una sensazione strana.
- Questa versione della storia mi piace – commentò Max sorridendo alla sorella maggiore.
- Grazie – pure lei sorrise – Sono sicura che torneranno.
- Oh, lo faranno – annuì il ragazzino scostando con le dita un ciuffo di frangia che si era posato sopra l'occhio sinistro. - Loro chiederanno il nostro aiuto. Succede sempre... sempre se troveranno la via per tornare in questa casa.
- Hai già acceso le telecamere?
- Certamente – Max sorrideva.
- Stavolta però non liberare subito i mastini. L'ultima volta sono stati fin troppo efficaci – gli ricordò Giselle alzandosi dalla sedia – Sai quanto mi diverte...
- Vedere la paura trasformarsi in terrore, lo so, lo so – la interruppe il fratello alzando gli occhi al cielo.

- Daryl non ti sembra strano che non ci siamo presentati? - domandò Sasha.
- Perché? Entrambi abbiamo sentito i nomi degli altri, non era necessario – alzò le spalle, la cosa non gli importava granché. - La cosa che mi incuriosisce è quel marmocchio. Com'è possibile una cosa simile?
- Sul serio credi alla musica ipnotizzatrice e al fischiettio? - la donna fece un risolino isterico – Ci stavano prendendo sicuramente in giro!
- Forse – Dixon era meditabondo – Avranno omesso di dirci tutta la verità. La cosa che mi sorprende è che non si sono offerti di riaccompagnarci indietro.
- Che problema c'è? Hai un'abilità innata per seguire una pista, vuoi farmi credere che non ti ricordi la strada per tornare indietro? O che hai perso il tuo senso dell'orientamento?
- Non è questo il punto! - disse lui voltandosi a guardarla. – Certo che so come tornare indietro, il punto è: quei due come facevano a saperlo?
- Non potevano – Sasha spalancò gli occhi – Era una trappola! Cazzo! Lo sapevo che non dovevamo fidarci Daryl!! - il suo tono era di rimprovero.
L'arciere scrollò le spalle. - Questo l'avevo capito, mentre ci portavano a casa, ho notato dei cavi nascosti sotto le foglie, senza farmi vedere li ho seguiti con la coda dell'occhio. Su alcuni alberi, in diversi punti, ci sono delle telecamere. Probabilmente pensano di poter giocare con noi, avranno incontrato gente meno furba in passato. Poco importa se non sappiamo la verità, una cosa è certa: quel moccioso in qualche modo riesce a controllare i vaganti e questo è un vantaggio che non possiamo lasciarci sfuggire.
- Sarebbe un nemico in meno – ragionò Sasha annuendo impercettibilmente - Se lo portiamo dalla nostra parte, dovremmo preoccuparci solo di Negan... Daryl sei un genio!
- Prima di farmi dei complimenti dovremmo vedere come la pensano gli altri – disse Dixon – Dobbiamo tenere in considerazione che volevano fare chissà cosa... forse ucciderci per poi usarci come nuovi cagnolini.
Quell'affermazione fece calare il silenzio.

Giselle e Max osservavano attentamente gli schermi.
- Sono bravi - commentò il fratello minore - Finora stanno avanzando senza dubbi.
- E' impossibile che trovino la strada, abbiamo allungato di proposito il tragitto, andando a zig zag - disse la sorella maggiore - Tra poco inizieranno ad avere paura.
Tutto questo non accadde, pochi minuti dopo uscirono dalla visuale delle telecamere.
- Come cazzo hanno fatto? Nessuno è mai riuscito a tornare indietro... - Giselle si alzò in piedi furiosa.
- Tranquilla sorellona - la rassicurò Max. - Sono sicuro che torneranno. Ricordati, hanno visto ciò di cui sono capace.
Quelle parole fecero tornare il sorriso alla donna.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Dubbi e speranze ***


Capitolo 4: Dubbi e speranze

Quando Daryl e Sasha rientrarono ad Alexandria, Rick e Abraham erano già equipaggiati e stavano per salire su una macchina per partire alla ricerca dei due compagni.
- Che fine avete fatto? - fu questa la prima frase che gridò Rick quando li vide oltrepassare il cancello principale.
- Dobbiamo fare una riunione – tagliò corto Dixon, era inutile far sentire a tutti quello che avevano scoperto. Era superfluo e avrebbe solo creato agitazione.
- Trovato qualche scatolame? - chiese speranzoso Carl, moriva dalla voglia di mangiare un budino in scatola.
- Non abbiamo trovato niente – aggiunse Sasha – O quasi. Meglio discuterne tra quattro mura.
- D'accordo – annuì Rick, intuendo che si trattava di qualcosa di grosso. - Abraham vai a chiamare Michonne e Glenn, sono andati a controllare come prosegue la doppia recinzione a est.
L'uomo annuì e si allontanò a passo svelto ma senza correre.
Dopo una decina di minuti erano tutti riuniti nella sala della casa Grimes.
- Avete scoperto qualche punto debole di Negan? - domandò Rick, nella sua voce vi era una nota di brama e agitazione.
- No, niente Negan all'orizzonte – rispose Dixon – Abbiamo incontrato una coppia di fratelli molto interessante. La sorella maggiore, Giselle, sembra una tipa a posto...
- Lo dici solo perché è una bella donna e ti ha offerto una sigaretta – lo interruppe Sasha alzando le sopracciglia – Per me è inquietante quanto il fratello.
- Hai fumato di nuovo? - la voce che porse quella domanda in tono di rimprovero apparteneva a Carol.
La sua domanda era retorica eppure lui alzò gli occhi al cielo. - Possiamo tornare al discorso serio? - chiese. - Stavo dicendo, la sorella maggiore è Giselle, il fratello minore si chiama Max, è quello interessante tra i due. Ve lo spiegherò in breve: se lui fischietta i vaganti non lo attaccano, anzi si comportano come fedeli cagnolini.
- Giselle ci ha raccontato che lui è sempre stato diverso, è capace di comandare i vaganti una volta che li ha ipnotizzati con una melodia suonata al pianoforte e dopo che ha mangiato il loro cervello – aggiunse Sasha – Abbiamo assistito alla scena, non potete immaginare quanto sia rivoltante.
- Questo è impossibile – mormorò Michonne, come lei anche gli altri ascoltavano sbigottiti e con gli occhi sgranati.
- Ho pensato che se si unissero a noi, non dovremmo più preoccuparci dei vaganti e concentrarci su Negan – continuò Daryl – Purtroppo, non sono stati sinceri. La storia che ci hanno raccontato avrà delle fondamenta vere, però sia io che Sasha abbiamo capito che era tutta una stronzata la storia dei genitori suicidati dopo aver ascoltato una serie di note suonate al pianoforte. Oltretutto intorno alla zona, ho visto delle telecamere e questo di certo non gioca a loro favore.
- Sono sospetti... siete sicuri che non sono collegati a Negan? - chiese preoccupato Rick, se due del suo gruppo si erano esposti così tanto, avrebbero potuto seguirli e attaccare Alexandria a notte fonda.
- No, prima di portarci nella loro casa, hanno chiesto se eravamo dei suoi seguaci.
- Quindi abbiamo un nemico in comune, questo potrebbe spingerli a unire le forze con noi – rifletté ad alta voce Grimes.
- Forse non sono necessariamente dei nemici di Negan – fece notare Maggie – Forse vogliono evitare problemi e stanno alla larga dai suoi seguaci di. Il loro modo di agire è losco e non vogliono attirare l'attenzione di Negan.
- Questa potrebbe essere un ipotesi molto valida – annuì convinto Rick.
Le parole di Maggie avvolsero in un velo di dubbio tutte le persone riunite nella sala.
Carol espresse la sua opinione - Se stiamo qui fermi a pensare non scopriremo niente di più rispetto a quello che sappiano finora. Dobbiamo decidere se fare un tentativo con questi due fratelli oppure continuare per la nostra strada come abbiamo sempre fatto e arrangiarci.
- Chi è favorevole ad avviare una trattativa con Max e Giselle, alzi la mano – disse Rick, era il modo più efficace e veloce per capire chi fosse d'accordo.
Con sua sorpresa tutti, eccetto Sasha, alzarono la mano.
La donna guardò uno a uno i propri compagni – Sono convinta che l'idea di Daryl sia geniale, però la visione del ragazzino che mangia cervello di vagante non riesco a togliermela dalla testa.
- Da quanto ci avete raccontato, mangia solo loro, quindi il problema non sussiste – disse Glenn – Gli proibiremo di girare per le strade a raccontarlo, così eviteremo di creare panico tra gli abitanti di Alexandria.
- E se dovesse tentare di uccidere qualcuno di noi, sarebbero comunque in minoranza – continuò Abraham – Se quel ragazzino ha queste capacità, dovremmo sfruttare l'occasione che il destino ci ha offerto.
- Bene allora è deciso – disse Rick battendo una mano sul tavolo. - Nei prossimi giorni tornerete da loro. Prima dobbiamo decidere cosa offrirgli per essere certi che accettino la nostra offerta.

Nel frattempo i due fratelli si occupavano dei loro vaganti.
- Sono stanco – si lagnò Max.
- Smettila di lamentarti – lo rimproverò Giselle mentre con un coltello da caccia, tagliava con precisione chirurgica un pezzo di polmone dal torso squarciato di un vagante. - Ti ricordo che sei tu quello che vuole mangiare questi organi putridi, il minimo che puoi fare è darmi una mano.
- Tanto non ci sono rischi che ti mordano – sbuffò il fratello minore – E' assurdo e una perdita di tempo. Sai cosa potrei fare invece di stare qui?
- Ooooh lo so bene – rispose la sorella alzando gli occhi al cielo – Resteresti immobile sul divano oppure andresti a girovagare senza dirmi niente con il rischio di incontrare qualcuno di Negan.
- E anche se dovesse capitare? Abbiamo l'immunità, non possono e non devono farci nulla.
La donna scosse la testa – Se dovessero scoprire cosa stiamo combinando potrebbero imprigionarci. Ti ricordo che loro non sanno delle tue capacità.
- Non ne avranno il coraggio – Max iniziò a ridere – Insomma chi mai oserebbe attaccarti? La maggior parte di loro ti ha visto saltare addosso al braccio destro di Negan, buttarlo a terra e cavagli un bulbo oculare a mani nude e poi te lo sei mangiato come se fosse uno spuntino delizioso!
- Zitto! Sai che non devi ricordarmelo! - strillò la sorella maggiore – L'ho fatto solo per salvarci e uscire dal loro gruppo, volevano un gesto eclatante e gliel'ho dato. Se ci ripenso mi chiedo come diamine ho fatto.
- Ahahah mi ricordo che dopo ci hanno accompagnato fuori dall'accampamento e appena siamo rimasti soli, hai iniziato a vomitare per diversi minuti.
- Max!! - Giselle smise di fare quello che stava facendo – Smettila di scherzare! Ho tirato su la bile per via dello stress... quel posto stava diventando opprimente e ti ricordo che erano passati solo due giorni da quando Mason... - la voce tremò e si spense.
Il fratello abbassò lo sguardo, era tornato di colpo serio – Lo vendicheremo.
La donna annuì – Abbiamo lavorato duramente per trovare qualcuno in gamba e quei due sembrano avere discrete capacità.
L'idea di trasformarli in un passatempo era scemata.
Ora che avevano trovato dei validi alleati, il piano che da tempo escogitavano poteva finalmente iniziare.



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Nota: Ciao a tutti, ci tenevo a spendere due paroline per ringraziare tutti coloro che hanno aggiunto nelle storie seguite questa fanfic, grazie <3

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Scoperte ***


Capitolo 5: Scoperte

Sasha era nella doccia. L'acqua colpiva la sua pelle eppure sembrava con accorgersene, teneva gli occhi chiusi. Le immagini del ragazzino che mangiava cervello di vagante continuava a ripetersi nella sua mente. Le palpebre si aprirono lasciando cadere lacrime che si mischiarono con l'acqua che scendeva dal tubo della doccia. “Sto consumando acqua più di quanto ci è concesso” si riscosse e terminò di lavarsi in fretta. Doveva concentrarsi, tra non molto sarebbe partita per tornare dai due fratelli.
Quando scese al piano inferiore, sentì una parte del discorso.
- Proverò a chiedere informazioni a Hilltop, magari loro hanno già avuto a che fare con loro e possono darci consigli – propose Maggie – Avevo in programma di andare da loro in questi giorni, almeno il medico può farmi una visita.
- Ti accompagnerò – disse prontamente Glenn, voleva evitare di perderla di vista.
- E' un ottima idea – la reazione di Rick fu positiva – Se riusciamo a scoprire qualcosa in più su di loro, potrà esserci utile. Prendete una macchina e andate subito a Hilltop.
Moglie e marito si alzarono dalle sedie sulla quale erano seduti e uscirono dalla casa senza aggiungere altro.
- Mi sono persa qualcosa? - domandò Sasha, tanto per dimostrarsi interessata, d'altronde era lei che doveva tornare dai due fratelli inquietanti.
- Intanto no, ma spero che a breve ci saranno informazioni utili – disse Rick – Direi di andare ad aiutare con la recinzione, giusto per occupare il tempo in maniera proficua.
“Mi sono appena fatta una doccia e devo fare lavori pesanti” trattenendo uno sbuffo Sasha se ne andò prima che le dessero altro da fare.
- Mi preoccupa – commentò a bassa voce Carol.
Daryl la guardò – Ti preoccupi troppo. Sta bene. Ha avuto un attimo di panico, quando le è tornato in mente Bob, ma sta bene. Me l'ha assicurato lei. Mi fido del suo giudizio.
- Tienila d'occhio – continuò Carol – Non lasciarla da sola con quei due.
- Sarà fatto capo – scherzò Daryl – Ora vado a dare una mano agli altri. Ti consiglio di cucinare qualcosa di sostanzioso, al nostro ritorno saremo affamati.
Carol sorrise – Sarà fatto capo.

Max era concentrato. Fissava lo schermo del computer. Qualcuno era entrato nel perimetro di controllo delle telecamere e ora curiosava quello che stavano facendo. Era una visione abbastanza noiosa, ma non aveva altro da fare.
Sua sorella era uscita con la solita scusa “Abbiamo quasi finito le scorte. Esco a cercarne alte.” Stavolta aveva aggiunto “Ne approfitto per controllare oltre la portata delle telecamere. Magari quei due non sono capaci di tornare qui e ci aspettano vicino alla strada.” Giselle pensava che il fratello minore non sapesse della sua tresca con un uomo di Negan.
“Come se da sola riuscisse a procurarsi tutte quelle provvista, lo sta sfruttando per non dover faticare” pensò Max, della sua relazione non gliene importava, poteva fare quello che voleva. “Eppure fa di tutto per non immischiarsi più con loro, ma li frequenta di nascosto pensando che Negan non ne sia al corrente. E' proprio un'ingenua.“ sbuffò, la persona era tornata sui suoi passi e ora Max non aveva niente da fare.
Scese al piano inferiore, aprì il frigo e si servì di interiora di vagante. Per lui rappresentavano uno snack per coprire la fame. Ultimamente faceva fatica a controllare l'impulso di divorare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Nonostante ciò non ne aveva parlato con Giselle, si sarebbe preoccupata per niente.
Divorò con foga, poi si affrettò a pulire tutto per non lasciar traccia di quello spuntino fuori pasto.
Max andò verso il salotto e iniziò a suonare il pianoforte, più per abitudine che per necessità.

- Grazie mille per questo scatolame Tom – disse Gisell con un sorriso radioso – Se non ci fossi tu, probabilmente sarei già diventata un vagante.
- Sai che puoi contare sul mio aiuto – disse l'uomo con una folta barba. - Mi dispiace di procurartene così poco, però se ne prendessi di più gli altri se ne accorgerebbero.
- Non devi scusarti, fai già molto – lo rassicurò Giselle – Ora devo tornare da Max – si affrettò a dire quando l'uomo tentò di avvicinarsi più del dovuto. - Devo lasciarlo da solo quando ci vediamo e sono in ansia per lui.
Tom emise un grugnito, ma non disse niente, annuì, salì in sella alla sua moto e se ne andò.
Giselle emise un sospiro di sollievo. “E anche stavolta sono riuscita a cavarmela. Sono sicura che prima o poi si stuferà, ma finché riesco a ricevere sottobanco e a fatica zero tutte queste scorte, vale la pena rischiare di farsi rubare un bacio da Tom per poter mangiare diverse settimane.”
Rimase per qualche minuto ancora ferma sul posto, giusto per essere certa che l'uomo di Negan non tornasse indietro e la seguisse fino al suo rifugio.
Il cielo stava iniziando a imbrunire, quindi aumentò il passo. Detestava camminare quando era buio, specialmente nella parte della boscaglia dove suo fratello non aveva visuale per guardarle le spalle.

Il giorno seguente Maggie e Glenn furono di ritorno dalla loro visita a Hilltop.
- La visita com'è andata? - chiese subito Carol, molto interessata sulla situazione del bambino.
- E' tutto a posto – le rispose Maggie con un sorriso. - Ora voglio solo stendermi a letto. Ho dovuto riposare sul divano, perché la branda mi procurava dolori alla zona lombare.
- Lascia che ti accompagni di sopra. Ci penserà Glenn a raccontare cosa avete scoperto – propose Carol prendendola a braccetto. La donna incinta annuì stanca e piegò le labbra in un sorriso, grata del suo aiuto.
Glenn la seguì con lo sguardo poi si voltò verso i presenti e iniziò a parlare.
- Ho parlato con tutti gli abitanti di Hilltop, nessuno ha mai visto Max o Giselle da quelle parti. Girano delle voci in merito a due fratelli, però la persona che me li ha raccontati non conoscei dettagli, perché ha udito solo parti di un discorso degli uomini di Negan.
- Che genere di voci? - chiese Sasha.
- Una donna dai capelli corvini ha morso un sottoposto di Negan in cambio della libertà sua e di un ragazzino biondo – Glenn abbassò lo sguardo. - Mi dispiace di non portare notizie in più.
- E' sempre meglio di niente – lo rassicurò Dixon – Almeno ora sappiamo che hanno detto la verità quando ci hanno detto di non avere nulla a che fare con Negan.
- Direi che è arrivato il momento dei preparativi – disse Sasha rivolta a Daryl – E' mattina, se partiamo tra poco, saremo di ritorno prima del tramonto.
Lui annuì – Tu pensa alle armi io mi occupo della moto.
Dopo dieci minuti erano pronti a partire.
- Siete sicuri di voler andare da soli? - domandò per l'ennesima volta Rick.
Daryl annuì – Andrà tutto bene. Stavolta siamo in moto, se qualcosa va storto uno dei due può scappare velocemente.
- Preferibilmente non vorrei perdere nessuno.
- Tranquillo Rick – lo fissò con i suoi occhi chiari, come se bastasse a rassicurarlo – Solo perché hanno mentito non vuole dire che abbiano cattive intenzioni. Mi hanno dato l'impressione di aver bisogno di aiuto. Dirti per cosa non lo so. Ti prometto che non agirò d'istinto o d'impulso e chiederò il parere a Sasha prima di prendere una decisione.
Grimes sospirò, conosceva la cocciutaggine di Dixon. - Vorrei poter venire con voi.
- Hanno chiesto a noi di tornare, se verresti con noi, lo prenderebbero come un affronto nei loro confronti, come una sfida e perderemmo la loro fiducia – cercò di farlo riflettere Daryl – Andrà bene, siamo tornati la scorsa volta, succederà anche oggi.
Dopo uno scambio di saluti i due partirono da Alexandria diretti alla casa dei due fratelli.

Giselle aveva appoggiato lo scatolame sopra il tavolo della cucina.
– Max – chiamò – Ho trovato altro cibo in scatola.
Nessuna risposta.
- Potresti almeno rispondermi – continuò Giselle – O almeno salutarmi per essere rientrata.
Silenzio.
Iniziando a preoccuparsi, si precipitò al piano di sopra, entrando nella stanza del fratello minore.
- Max... cosa stai facendo? - si coprì con una mano la bocca. Era turbata nel vedere la scena che stava avvenendo sotto i suoi occhi.
Per terra era steso un vagante senza vita e Max stava rosicchiando il suo braccio come se fosse di una coscia di pollo.
- Non lo so – fu la risposta di Max, il contorno della bocca ricoperto di sangue. - Mi è venuta fame e... ho pensato di prendere un vagante.


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P.S.: Vorrei scusarmi con tutti coloro che leggono questa fanfic per il mio ritardo nell'aggiornarla, avevo diverse idee e non sapevo decidermi...
Spero che questo capitolo non sia troppo noioso, volevo mettere qualcosina in più, ma alla fine ho deciso di svelarlo solo in un secondo momento. Cercherò di inserire il prossimo capitolo il prima possibile! =)

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Scambio equo ***


Capitolo 6: Scambio equo
 

Giselle stava contando mentalmente fino a dieci, tenendo gli occhi chiusi. Con calma li riaprì e con uno strattone allontanò il vagante dal fratello minore.
- Accidenti a te Max! - lo rimproverò – Le scorte sono nel seminterrato lo sai! - Non le ho trovate – cercò di giustificarsi lui, delle lacrime stavano pungendo i suoi occhi verdi. - Io... credo di avere una sorta di dipendenza, che sta prendendo il sopravvento sulle mie azioni.
Quell'affermazione fece svanire la rabbia di Giselle. Era troppo simile a quanto capitato a Mason per essere una coincidenza.
- D'accordo... adesso noi... - il rombo di una moto la fece trasalire, lasciando a mezz'aria la frase che stava pronunciando.
Di corsa si avvicinò alla finestra e tirò un sospiro di sollievo notando che non si trattava di Tom.

Daryl parcheggiò la moto fuori dalla recinzione dei vaganti, tutti si avvicinarono automaticamente, attratti dal rumore del motore.
- Sei sicuro di volerlo fare? - chiese Sasha.
- Ormai siamo qui, inutile tirarsi indietro - ribatté Dixon - Ora entriamo e agiamo come da programma. Niente andrà storto, tu hai la radio per contattare Rick, nel caso la situazione dovesse sfuggirci di mano o complicarsi.
La donna annuì distrattamente. Aveva visto le tende della finestra spostarsi e tornare al loro posto, li avevano sentiti arrivare e si erano preoccupati di controllare chi fosse giunto nella loro abitazione.
"Temevano che fosse qualcuno di Negan... questo gioca a nostro favore per l'accordo che vogliamo proporgli" pensò Sasha rilassandosi e abbassando le spalle.

- Quei due sono tornati – annunciò Giselle al fratello minore – Dobbiamo liberarci di questo vagante, ora! Anzi no, ci penso io, tu vai a darti una ripulita!
Max obbedì correndo verso il bagno, mentre la sorella maggiore tirava il vagante per una gamba avvicinandolo alla finestra.
“Per fortuna la finestra si trova sul retro, così quei due non mi vedranno buttare fuori dalla finestra un vagante e non faranno domande inopportune.”
Lo zombie cadde con un tonfo, attirando l'attenzione dei suoi simili, proprio in quel momento bussarono alla porta.
- Vado io – disse Max stava per scendere quando Giselle lo strattonò per un braccio.
- Hai il colletto della maglietta sporca di sangue, cambiala. Intanto scendo io per prima – gli ordinò la sorella maggiore – Se vogliamo fare un accordo, dobbiamo dimostrare di essere nella posizione di potere in questa trattativa e loro hanno solo l'opzione di scegliere se accettare o andarsene e dimenticarsi di noi. Se vedono la tua... il tuo punto debole, potrebbe giocare a loro favore e ciò non deve e non può accadere.
Il fratello minore annuì e tornò nella propria camera, mentre al piano inferiore bussarono nuovamente alla porta.
- Arrivo!! – gridò in risposta Giselle e scese le scale respirando ed espirando per essere certa di non apparire nervosa.
Spalancò la porta con un sorriso – Scusatemi ero a sistemare il bucato e non vi ho sentito subito. Prego entrate.
Sasha e Daryl la seguirono fino alla cucina, stavolta si accomodarono sulle sedie, in quel momento li raggiunse Max.
Fu Dixon il primo a parlare – Siamo tornati qui per fare un accordo con voi. Prima però ci piacerebbe sapere perché avete lasciato Negan, dopotutto eravate suoi seguaci e non ci sembra un tipo clemente a lasciar andare via i propri compagni.
- Vi sbagliate, noi non siamo ex membri di Negan. O meglio siamo stati con loro solo qualche settimana – Giselle parlava lentamente, come a pesare le parole da utilizzare. – Io e Max appartenevamo a un altro gruppo – si fermò e guardò il fratello minore, come per ricevere il consenso di poter continuare a parlare.
- Forse avete sentito parlare di un posto chiamato Terminus – iniziò a dire lui – Era considerato un ottimo rifugio e lo era per davvero. Gli zombie se ne stavano a debita distanza. La maggior parte di loro si perdevano tra le rotaie e la radura intorno. Inoltre era difficile entrare dalla recinzione.
Sasha aprì leggermente la bocca, richiudendola poco dopo di scatto, trattenendo il fiato.
Max si piegò in due e sputò un grumo di sangue color rosso scuro.
Giselle trasalì a quella vista. Il suo volto si fece ancora più pallido.
- Cosa gli succede? Si è per caso ferito? - domandò Dixon.
- Potrebbe essere una conseguenza del mangiare cervelli di vagante – ipotizzò Sasha, alzandosi in piedi e facendo qualche passo indietro per precauzione, poteva essere qualcosa di contagioso.
La donna la fissò inorridita, come se con quelle parole stesse condannando a morte suo fratello.
- Sto bene – bofonchiò Max pulendosi la bocca con il bavero della maglietta. - E' soltanto indigestione – sorrise alla sorella per rassicurarla.
Lentamente Giselle riprese colore e respirò a fondo. Probabilmente aveva trattenuto il fiato fino a quel momento.
- Voglio farvi una domanda, rispondete bene, se mentirete me ne accorgerò – disse il ragazzino biondo – Voi avete mai visto o conoscete una donna dagli occhi chiari con capelli corti, forse ora sono più lunghi non saprei, dal colore sul grigio? La corporatura è abbastanza minuta.
Sasha sussultò e Daryl soffocò tra le labbra un imprecazione e senza accorgersi strinse con forza il teniere della balestra.
Le pupille di Max s'ingrandirono coprendo quasi del tutto l'occhio. - Loro sanno chi è – il suo tono era neutro e gelido.
Giselle si voltò di scatto a guardarli. - Voi... - esitò un attimo, poi chiese – Siete mai passati dal rifugio che mio fratello ha nominato prima, siete mai stati a Terminus?
- Era la base di un gruppo di cannibali psicopatici – la interruppe sprezzante Sasha mentre sollevava la propria arma all'altezza del ventre – Sapevo che non mi sbagliavo su di voi.
Daryl scrollò le spalle fingendo di non saperne niente, come se la compagna non avesse aperto bocca. - Ci siamo passati, ma questo non vuol dire niente.
- Mason... lui mi aveva parlato via radio di un nuovo gruppo che era appena arrivato. Mi disse che avevano con sé molte armi tra cui una balestra. Lui in passato aveva usato un arco da caccia e voleva a tutti costi provare la balestra, giusto per capire la differenza e quale tra le due era più facile da utilizzare.
- Chi sarebbe Mason? - chiese Dixon ignorando di proposito il riferimento alla balestra, dopotutto non era di certo l'unico ad usare quel tipo di arma.
- Il fratello gemello di Max – fu Giselle a rispondere – Noi due eravamo fuori in cerca di bacche e qualche coniglio, di solito stavamo fuori per diversi giorni finché non riuscivamo ad accumulare una scorta che potesse bastare per delle settimane. Quella volta Mason è dovuto rimanere a Terminus perché non stava molto bene. Max avrebbe preferito rimanere con lui, però non poteva farmi andare da sola. Nessuno era a conoscenza della loro abilità, dopotutto Terminus era un posto sufficientemente sicuro.
- Non raccontargli tutta la verità! Sono degli stronzi schifosi, li farei ammazzare, purtroppo ci servono vivi per arrivare a quell'assassina.
- Chi ha mai confermato che la conosciamo? - domandò l'arciere cercando di cambiare discorso. - Per di più non abbiamo mai detto che ci saremmo arresi – sbuffò per spostare un ciuffo di capelli che gli copriva un occhio.
- La sua reazione alla parola Terminus – Max indicò Sasha con l'indice – E la tua espressione quando ho descritto la donna – guardò con i suoi occhi verdi quelli azzurri di Daryl, in segno di sfida – Prova a negarlo.
Giselle dapprima scoppiò a ridere, in seguito disse – Direi che a questo punto non serve più discuterne. Sono certa che vi arrenderete e accetterete le nostre condizione. Sempre se volete ancora il nostro aiuto per liberarvi dei vaganti ed evitare che tornino intorno alla vostra base, e mi pare di capire che il vostro gruppo sia d'accordo per quanto riguarda il fatto che il nostro aiuto vi serve. Voi ci consegnerete quella donna. Una vita per la salvezza di molti. E' uno scambio equo no?
- Avrei una domanda – Daryl parlava tranquillamente, come se stessero discutendo del tempo. - Come fate a essere certi che la descrizione di questa persona che state cercando sia corretta? Avete detto che voi due eravate lontani da Terminus.
- A quanto pare dovrò raccontarvi qualcosa, per far sì che la questione sia più comprensibile e ogni vostro dubbio sparisca del tutto. Io e Mason avevamo un legame molto forte – spiegò Max – Gli zombie seguivano tutti i nostri ordini, insieme il nostro raggio d'azione era molto ampio. Abbiamo sempre avuto questa capacità, anche prima, ma da quando è iniziata l'apocalisse eravamo diventati più potenti. Quando siamo tornati a Terminus e abbiamo visto cos'era successo ci siamo messi alla ricerca di mio fratello. L'abbiamo trovato mezzo carbonizzato, non potevo permettere che diventasse uno zombie o che venisse mangiato da uno di loro, così l'ho fatto io. Almeno avrebbe continuato a vivere tramite me. Il giorno successivo feci un sogno. Erano i ricordi di Mason, lui aveva visto questa donna e se me la stava mostrando voleva dire soltanto una cosa, lei era la colpevole della sua morte e mi stava chiedendo vendetta.
Sasha aveva lo sguardo cupo, eppure rimase impassibile durante quel racconto. Sapeva che doveva farlo per il bene della missione e per la sua stessa incolumità.
“Non posso far trapelare le mie emozioni, devo essere come Daryl, non posso essere io la causa di un fallimento” continuava a ripetersi rimanendo in piedi con lo sguardo fisso davanti ai due interlocutori.
Ci furono alcuni minuti di silenzio. Giselle giocava con l'angolo della tovaglia, osservandoli di sottecchi, Max non staccava gli occhi dai loro, se voleva scorgere menzogna doveva fissarli intensamente.
“Dobbiamo essere cauti” pensò Daryl “Se usiamo le parole sbagliate possiamo far saltare l'accordo e non avere via d'uscita, ci sono troppi vaganti intorno alla casa per uscire indenni.” Si voltò a guardare in faccia Sasha che annuì come se avesse intuito le sue intenzioni.
- Sei una persona di parola ragazzino? - Dixon guardò di sbieco Max – Se noi ti portiamo quella donna che ci hai descritto, chi ci garantisce che ti occuperai dei vaganti?
A quelle parole la pupilla del biondo tornò normale, ora era grande quanto uno spillo. - Mason mi ha insegnato a mantenere le promesse, lui era quello più educato dei due. Se avrò vendetta per la sua morte, farò tutto quello che è in mio potere per aiutarvi. Sono disposto ad annientare anche Negan se fosse necessario.
- Max!!! - strillò Giselle – Ora stai esagerando!
- Stai zitta!! - disse il fratello minore in tono concitato – Tu non provi e non senti niente! Tu non sai... è inutile sprecare parole, tanto non sei in grado di capire niente! - la fulminò con lo sguardo e lei non si azzardò a ribattere. Giselle sapeva fin troppo bene cosa sarebbe successo se avesse continuato a discutere con il fratello. Sarebbe stato capace di ucciderla. Le aveva sempre detto di non immischiarsi nella vendetta del gemello, perché era qualcosa che non la riguardava. Era un suo compito.
Max si rivolse nuovamente ai suoi ospiti – Ora siete congedati, la discussione è terminata. Attenderò con ansia il vostro ritorno con quella donna. Se dovete portarla con la forza, mi sta bene, purché sia ancora viva. L'onore di distruggerla lentamente spetta a me e a me soltanto – la pupilla divenne dilatata e il verde sparì sotto di esso.
- A questo punto vi ringraziamo e torneremo con una risposta... - iniziò a dire Sasha, ma fu interrotta dal ragazzino.
- Se sarà negativa non prendetevi il disturbo di tornare, perché non ne uscirete vivi – disse Max in tono gutturale prima di allontanarsi dalla cucina.
- Direi che è il momento di andarsene, ma prima – Daryl allungò la mano e prese due sigarette dal pacchetto appoggiato sul tavolo – Grazie ora togliamo il disturbo.
La donna non reagì, annuì sbadatamente – Sì certo - disse soltanto.
Dixon e Sasha avevano quasi raggiunto la porta quando il fratello minore di Giselle, parlò di nuovo, i due compagni si voltarono e lo trovarono in piedi sulle scale. Li stava aspettando. Sapeva già che la sorella maggiore non li avrebbe accompagnati alla porta.
- Lo scambio è equo. Vi chiedo la vita di quella donna e oltre a liberarvi degli zombie eliminerò tutti i vostri nemici. Sono disposto a sacrificare Giselle se sarà necessario. Ricordati di riferire anche questo ai vostri amici.
- Certo. Sono intelligenti, capiranno che ci stai offrendo uno scambio equo e di meglio non potevamo ottenere – disse Daryl in risposta per poi seguire Sasha fuori dall'abitazione.



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Ciao a tutti, mi spiace moltissimo per averci messo così tanto per aggiornare!! Purtroppo (o forse dovrei dire per fortuna? bah è indifferente) ho avuto diverse idee sul continuo e alcune erano contrastanti tra di loro oppure mi avrebbero fatto cambiare completamente direzione e ci ho messo un po' a decidermi. Spero vivamente che questo capitolo sia stato di vostro gradimento! ^_^

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Max ***



Capitolo 7: Max
 

Daryl e Sasha stavano finendo di raccontare cos'era accaduto durante l'ultimo incontro avuto con Giselle e Max.
Carol impallidì, come se si fosse accorta per la prima volta delle vite che aveva tolto quando aveva attaccato Terminus. Non li aveva mai contati o considerati, dopotutto erano persone peggio dei vaganti.
- Se mi devo consegnare per salvarvi tutti... - iniziò a dire Carol.
- Tu non lo farai - affermò in tono secco Daryl - Troveremo una soluzione. Ad esempio potresti restare ad Alexandria mentre noi andiamo e fingiamo di cercarti in qualche altro gruppo di sopravvissuti.
- Avete detto che il ragazzino conoscenza la verità - intervenne Glenn - Se continuate a mentire potrebbero stufarsi e consegnarvi a Negan e tutto quello che avete fatto finora perderebbe di significato.
Dixon sentiva il dovere di proteggere Carol a tutti i costi. Sapeva che non era più la donna sottomessa dal marito manesco, però non voleva abbandonarla in balia dei due fratelli, non lo avrebbe permesso. In passato non era riuscito a trovare in tempo sua figlia e a salvarla. Se ora avesse lasciato andare Carol, per lui sarebbe stato come fallire una seconda volta.
- Calmiamoci e pensiamo. Ci dev'essere un'altra soluzione – disse Rick in tono autoritario.
Sasha scosse la testa – E' stato molto chiaro, vuole Carol o non ci darà il suo aiuto.
Calò il silenzio. Nella stanza si udivano soltanto i respiri dei presenti.
Maggie si massaggiava le tempie con due dita, facendo movimenti circolari.
- Vuoi andare a stenderti? - le propose con un sussurrò Glenn preoccupato per la salute della moglie.
Lei allungò le labbra in un sorriso – Sto bene, cercavo di trovare una soluzione.
Carol li osservava e annuì tra se e se, come se in quel momento avesse preso una decisione. - Vi ringrazio tutti per l'impegno che state mettendo per trovare un modo di avere l'aiuto da quel ragazzino senza dovermi consegnare. Lo apprezzo. Siamo onesti, se facciamo saltare quest'accordo non ci ricapiterà mai più un occasione simile. Dobbiamo coglierla e approfittarne adesso.
- Tu non ti consegnerai a quei due – sibilò Dixon guardandola dritta in volto – Quello ha mangiato il suo stesso fratello, fa merenda con cervello di vagante, chissà cosa potrà mai fare a te. E' fuori discussione!
- Daryl – iniziò a dire Carol ricambiando lo sguardo con dolcezza – Sai che non hai nessun obbligo nei miei confronti, ti sono grata per la tua preoccupazione, ma so badare a me stessa. La decisione spetta a me e io sono d'accordo.
- Ne sei sicura? - le domandò Rick – Possiamo cavarcela lo stesso, finora siamo riusciti a sopravvivere e continueremo a farlo con o senza l'aiuto di quel ragazzino.
- Voglio farlo – insistette Carol – Per tutti voi, per regalarvi un futuro più tranquillo. Ormai si sta facendo buio, domani mi accompagnerete da quei fratelli, intesi? - guardò prima Sasha che annuì, accettando la sua decisione.
Daryl reagì alzandosi rumorosamente dalla sedia borbottando – Al diavolo! Vado a fumarmi un paio di sigarette, qui non mi ascolta nessuno.

Giselle stava cercando di far parlare Max. Lo aveva visto scambiare due parole con i due ospiti prima che questi uscissero dalla casa.
- Cosa ti costa dirmelo? - iniziava spazientirsi e stava alzando sempre di più la voce. - Devo domandarlo a loro quando ritorneranno?
Per tutta risposta il fratello minore si allontanò sbuffando salendo le scale per raggiungere la propria stanza.
- Max!! - gridò esasperata Giselle – Max per una buona volta dammi ascolto. Max fai quello che ti dico, poi ti lascio stare.
Lo raggiunse al piano superiore, aprì la porta e sempre usando il tono alterato ripeté – Max dimmi cosa gli hai detto.
- Max qui, Max là, devi chiudere quella maledetta bocca Giselle! - esplose il fratello minore. - In tutto questo tempo è impossibile che non ti sia accorta che sono Mason!
La donna sgranò gli occhi e fece qualche passo indietro, colpita dalle parole del fratello.
- No... non è possibile – la voce uscì con un suono flebile.
- Ora ti racconto una storia – continuò il ragazzino – Da quando è iniziata questa invasione di zombie, Max è crollato. E' vero, quello cagionevole sono sempre stato io, però incredibilmente sono migliorato. I nostri poteri per qualche strana ragione si sono intensificati e questo spaventava Max. Era come se ci fossimo invertiti i ruoli. Lui era diventato quello bisognoso di protezione e il compito di essere quello spietato era tutto mio, il mio desiderio si era avverato – gli scappò una risata. Subito dopo riprese a parlare – Di certo non ti biasimo se non te ne sei accorta, da quel momento ti abbiamo fatto credere di essere il gemello di sempre invece di rivelarti la verità. Quando Max è rimasto a Terminus non era vero che stava male, era terrorizzato nel comandare gli zombie, pensava fosse un brutto segnale e non voleva approfittarsene, gli sembrava sbagliato. Non è esilarante? Lui aveva iniziato a pensare a cosa fosse giusto e cosa no – fece una pausa per vedere se la sorella maggiore avesse una qualche reazione, ma era ancora ferma e immobile, forse aveva indietreggiato ancora di qualche passo. - Quando abbiamo ritrovato Max, ho sentito il mio potere diminuire, temevo di tornare debole come prima, anzi sentivo salirmi la febbre. Ho dovuto mangiarlo, per non indebolirmi e prendere la sua parte di potere. Le visioni del suo assassino sono vere così come le mie intenzioni di vendicarlo, perché se fossimo ancora insieme in questo momento avremmo l'intero pianeta ai nostri piedi e un esercito di zombie infinito.
A quelle parole Giselle appoggiò le mani sulle guance scuotendo la chioma corvina.
- Oh mio... non è possibile – le parole uscivano dalla sua bocca in un sussurro.
Mason spostò un ciuffo biondo, aveva lo sguardo annoiato. - Ti chiederai perché ti svelo il mio segreto proprio adesso...
- Non voglio saperlo – le mani si erano spostate per raccogliere i capelli e appoggiarli tutti sopra una spalla. - Mi hai mentito fino a oggi, so che continuerai a farlo.
- Così mi ferisci sorellona – disse Mason mimando un espressione ferita – Sai pensavo che avresti reagito in modo diverso nello scoprire di aver ritrovato il tuo adorato fratello creduto morto.
- Tu mi hai fatto piangere la morte del fratello sbagliato, sei più sadico di quanto non fosse Max – Giselle era indignata, stava per voltarsi e andarsene, però un sesto senso gli consigliò di non dare le spalle al fratello minore.
Mason iniziò a giocherellare con un cacciavite, gli occhi verdi non si staccavano da quelli marroni della sorella.
- Sei sempre stata troppo apprensiva – riprese a dire Mason – Prima quando ricevevo le tue attenzioni non capivo il motivo per cui Max si arrabbiava sempre. Quando lui ha preso il mio posto ed io sono diventato Max ho capito cosa provava. Tu volevi in tutti i modi essere un punto di riferimento per almeno uno di noi, cosicché avresti sempre potuto contare sul nostro potere senza usare il tuo.
- Cosa stai dicendo? - lo interruppe Giselle.
- Avanti, puoi prendere in giro chi vuoi, ma non me – la incalzò Mason.
- Se avessi anche solo un decimo del tuo potere non andrei a elemosinare lo scatolame da Tom!
- Ah-ha! Hai appena ammesso di avere una tresca con un uomo di Negan, chissà cosa gli farà se lo scoprirà!
- Max... - s'interruppe – Voglio dire, Mason...
- Continua pure a chiamarmi Max, oramai i nostri nuovi amici pensano mi chiami così perché confonderli?
- Vuoi dirmi cosa gli hai detto? - ripeté Giselle.
- Sei proprio noiosa e petulante – si lamentò il fratello minore e lanciò il cacciavite che aveva tra le mani.
La donna spalancò la bocca per gridare, ma dalla gola non uscì alcun suono, soltanto un rantolo soffocato. L'attrezzo si era conficcato all'altezza della laringe.
- Te la sei cercata sorellona. Volevo tenerti viva ancora per un po', ma ho deciso di anticipare i tempi – sul viso di Mason si dipinse un largo sorriso. - E' ora dello spuntino.
Giselle iniziò a tremare come una foglia agitata da un vento impetuoso, cercò di scuotere la testa ma il cacciavite le procurava male al minimo movimento.
- Tranquilla, fai parte della famiglia, ho in serbo per te qualcosa di molto divertente. Hai sempre avuto una passione per la paura e il terrore, ora ti farò provare le stesse sensazioni, contenta? Oh, non sforzarti a rispondere è una domanda retorica, so già la tua risposta – sadicamente il ragazzino iniziò a ridere mentre frugava nelle tasche dei pantaloni.
- Te lo ricordi? - chiese alla sorella mentre estraeva il SOG Vulcan VL-01. - E' il coltello che mi regalasti per il mio compleanno dopo la morte di Max. Ho deciso di utilizzarlo per porre fine alla tua vita. Non lo trovi divertente? - prese a sghignazzare, mentre avvicinava la lama per chiudere le palpebre della donna.
- Mi raccomando non gridare – si raccomandò Mason prima di staccare con un colpo secco il cacciavite dalla laringe. Il sangue uscì a fiotti, colandole lungo il collo e continuando la sua corsa verso la maglietta. Mason leccò il cacciavite emettendo una risata gutturale.
Giselle teneva gli occhi chiusi a causa della lama del coltello, le ciglia tremavano per lo sforzo, tenerle abbassate quando volevi guardarti intorno era una brutta sensazione. Quando la pressione sulla palpebra svanì, aprì gli occhi e si ritrovò a sgranarli. In pochi secondi diventarono lucidi e lacrime iniziarono a offuscarle la vista.
- Andiamo sorellona, con tutti gli zombie che hai fatto a pezzi ti fa impressione vedere mentre ti scortico il braccio? Sono stato gentile prima ho anestetizzato il punto cosicché non provassi dolore e poi mi critichi dandomi del sadico – scosse la testa per dimostrare il suo disappunto. Con precisione tagliò un pezzo di carne e infilzandolo con la punta del coltello se lo portò alla bocca. Mason masticò a bocca chiusa, dopo aver ingerito appariva compiaciuto.
- Il tuo potere è diverso dal mio e di Max, però mi sarà utile. Grazie del pasto sorellona – dopo quelle parole la trafisse prima all'addome e in seguito perforò la testa, lo spostò di lato, aprendo uno squarcio. Mason infilò la mano con noncuranza nella lacerazione ed estrasse con forza un pezzo di cervello.
Miracolosamente Giselle era rimasta in piedi fino a quel momento, forse per via della tensione nervosa e muscolare o forse per lo shock, sentiva il proprio corpo indebolirsi per il sangue che stava perdendo, rischiò di svenire quando avvertì un dolore a livello del cranio. Il fratello minore era solo agli inizi ed era consapevole di essere ancora viva grazie ai suoi poteri, lasciati a riposo fino a quel momento, stavano cercando in tutti i modi di salvarla.
“Basta, non ce la faccio più!!” pensò Giselle agonizzante quando sentì la mano del proprio fratello afferrarle il cervello. “Fai finire tutto questo e consegna a Mason quello che vuole.”
La donna avvertì sollievo quando si accorse che la morte la stava abbracciando e portandola via con sé.
- Ma che cazzo!?! - imprecò Mason quando Giselle si accasciò per terra proprio mentre stava per prendere un'altra manciata del cervello della sorella. Dopo pochi secondi avvertì un formicolio in tutto il corpo.
“Ha usato i suoi stessi poteri per suicidarsi e non sopportare la sua punizione” pensò stupito il fratello minore “Che stupida! Se pensa che non terminerò il mio pasto solo perché ha trasferito i suoi poteri a me si sbaglia di grosso!” prese a ridere istericamente. “Mi divertirò meno a mangiare gli organi da un cadavere, però so per certo che nel suo corpo ci sono ancora tracce di potere e non voglio sprecarne neanche una briciola.”


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Ciao a tutti!! =)
spero vivamente che questo capitolo non sia troppo cruento e che vi abbia in qualche modo sorpreso. 
Mi spiace non aggiornare troppo spesso, ma ci tengo a scrivere bene ogni capitolo curandolo e modificandolo mille volte prima di pubblicarlo, per questo mi auguro che non ci siano troppi errori xD
Ci tengo a ringraziare di cuore chi ha inserito questa fanfic nelle preferite e/o seguite, i lettori che la leggono dall'inizio e anche chi legge qualche capitolo che trova curioso, grazie a tutti!! :3

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Illusione o speranza? ***


Ciao a tutti, 
finalmente sono riuscita a concludere questa fanfic, quindi ringrazio coloro che hanno inserito questa fanfic nelle seguite o preferite e sono arrivati a leggerla fino alla fine! :3
Se volete fare critiche/commenti sentitevi liberi di scrivere senza problemi. Vi auguro una buona lettura e spero che il finale sia di vostro gradimento! =)

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Capitolo 8: Illusione o speranza?

 

Carol si appostò vicino al cancello, era consapevole del fatto che i due compagni quella mattina sarebbero usciti senza chiamarla, così da poter rifiutare l'accordo.
Infatti non si sbagliava.
Una volta raggiunta Daryl la fissò intensamente e bofonchiò – Torna indietro, non fare la testarda. Finora ci siamo sempre arrangiati e sarà sempre così, non abbiamo bisogno di loro.
Sasha condivideva il pensiero di Dixon. Prese parola dicendo – Ha ragione lui, Carol. Meno abbiamo a che fare con quei due meglio sarà per noi. A mio avviso portano solo guai. La prossima volta non seguirò più nessuno, gli sparerò un colpo in testa senza dargli occasione di parlare.
Carol scosse la testa con vigore – Il vostro tentativo di dissuadermi è commovente, vi ringrazio di cuore, ma la mia decisione l'ho presa. Ora, avete due possibilità. O percorriamo la strada assieme oppure vi seguirò fino alla casa di questi due fratelli.
Sasha lanciò un'occhiata a Daryl, il quale non ricambiò, troppo occupato a sibilare qualche imprecazione.
Carol tirò le labbra in un sottile sorriso e lo guardò con dolcezza, lui non se ne rese conto, perché aveva rivolto l'attenzione a chi era di guardia, chiedendo di aprire il cancello e farli passare.
Durante il tragitto tutti e tre rimasero in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri.

Sul volto di Mason apparve un largo sorriso, quando controllando la videosorveglianza sul computer, distinse le figure di tre persone avvicinarsi alla sua casa. Si sporse dalla finestra e fischiettò. I vaganti iniziarono ad allinearsi ai lati del cancello d'entrata lasciando libero il passaggio fino alla porta d'ingresso.
“Accidenti sono così emozionato” pensò Mason “L'hanno portata veramente! Giselle avrebbe voluto giustiziarla, la sua idea di vendetta è troppo banale, per fortuna non devo più sorbirmi i suoi discorsi noiosi. Credevo di avere più tempo per pensare di cosa farne di colei che ha ucciso Max... vabbé improvviserò, la prima idea che mi verrà in mente la metterò in atto.”
Lentamente scese al piano inferiore, socchiuse la porta d'entrata, andò nel salotto e iniziò a suonare il pianoforte.

Carol rimase impressionata quando udì la melodia suonata al pianoforte. “Deve essere quel ragazzino, Max” pensò “E' davvero molto bravo, come può trattarsi di una persona crudele, se riesce a suonare una melodia tanto dolce e rilassante?”
- Daryl – disse Sasha attirando la sua attenzione – Ci hanno visti arrivare, guarda i vaganti.
L'arciere spostò lo sguardo verso la recinzione della casa di Giselle e Max, notando i vaganti in fila come soldatini, in attesa del loro passaggio.
Carol passò con circospezione, non si fidava troppo, sebbene i suoi compagni camminassero più o meno sereni.
Una volta entrati in casa, Daryl annunciò la loro presenza – Siamo arrivati.
Mason smise di suonare il pianoforte e disse – Prego, raggiungetemi pure in salotto. E chiudete pure la porta, grazie.
Quando il trio raggiunse il soggiorno ad accoglierli c'era solo il ragazzino.
- Dov'è tua sorella? - chiese Dixon.
- Lei non c'è – fu la semplice risposta concisa di Mason. - Tanto l'accordo è stipulato con me, in fondo sono io che possiedo le abilità, no? - sorrideva beato.
Il suo sguardo si posò su Carol, la quale lo fissava incuriosita.
- Sono contento di vederti – disse il biondino – Anzi, direi incantato! I ricordi di mio fratello non ti rendono giustizia.
La donna guardò prima Sasha e poi Daryl, entrambi alzarono le spalle. Di cosa stesse parlando Max, non ne avevano idea.
- Sai, dovrei ucciderti – iniziò a dire Mason – Per la storia di aver ucciso il mio gemello e tutto il resto, però ho cambiato idea, non sarebbe proficuo per le mie richieste ucciderti. La tua gente mi odierebbe e dopo che avrò liberato la vostra zona dagli zombie, appena se ne presenterà l'occasione mi lascerebbero morire o mi ucciderebbero.
Carol sbatté un paio di volte le palpebre, deglutì e domandò – Quindi cos'hai intenzione di fare? Perché hai voluto che mi portassero qui?
- Per chiederti in sposa! - esclamò in tono euforico – Certo, dovranno passare anni prima che questo avvenga, sono ancora troppo giovane per sposarmi....
- Tu sei pazzo! - sibilò Dixon interrompendolo – Questo non accadrà mai!!
- La decisione è mia, Daryl – disse con voce pacata Carol, lanciandogli un occhiata che lasciava intendere che doveva restare calmo. Quando riprese a parlare aveva rivolto nuovamente la sua attenzione al ragazzino. - Come punizione per le mie azioni, mi chiedi di sposarti? Sai che sono molto più vecchia di te, vero? Tua sorella dubito che sia d'accordo.
- Lei non c'è – ripeté Mason – Le decisioni le prendo io. Se accetti sarò contento di aiutarvi, se rifiuti... beh, non farete in tempo ad avvisare i vostri amici e prima del tramonto saranno tutti morti.
Sasha stava per dire qualcosa, ma lui alzò la mano per zittirla – Vi ho fatto seguire da uno dei miei zombie più fidati. Aveva una telecamera come collana e ha filmato il percorso per arrivare al vostro rifugio. Quindi, fidatevi quando vi dico che saranno morti prima del tramonto, non lancio minacce a vuoto.
Sasha imprecò mentalmente, lo stesso fece Daryl che stava per proporre di discuterne un attimo tra di loro quando una parola lo paralizzò.
- Accetto – acconsentì Carol – Accetto la tua proposta Max. Se per il bene della mia gente devo sposarmi con qualcuno più giovane, perché rifiutare? Quando mai ricapiterà un offerta simile? - aveva un sorriso stampato in volto ma l'arciere riconobbe quanto fosse forzato e teso.
- Eccellente! - Mason prese a battere le mani – Prima dei preparativi però, devo confessare una cosa. Il mio vero nome non è Max, bensì Mason. Diventerai mia moglie, mi sembrava corretto dirti come mi chiamo. E ora tocca a te. Conosco i nomi dei tuoi due amici qui, ma non il tuo.
Daryl e Sasha si guardarono con aria interrogativa, erano confusi, l'ultima volta avevano sentito una storia ben diversa.
“Qualcosa non torna” pensò l'arciere “Appena tornerà Giselle esigerò delle spiegazioni.”
- Carol – rispose la donna.
- Bel nome, mi piace! Mason e Carol suona bene! - il biondino annuì vigorosamente. - Possiamo andare – afferrò uno zainetto da sotto il pianoforte – Porto con me giusto qualche ricambio, il resto lo verrò a prendere un'altra volta – li fissò con i suoi occhi verdi, in attesa che uno dei tre prendesse l'iniziativa a fare strada.
- Direi di andare, prima torniamo e meglio è – borbottò Daryl uscendo dalla porta, seguito a ruota dagli altri.
Mason chiuse a chiave la porta della casa, poi fischiettò e metà dei vaganti presenti nel giardino iniziarono a seguirli.
- Hai intenzione di portarli con te? - chiese Carol mantenendo lo sguardo fisso sulla strada davanti a sé.
- Certo! - disse lui, come se la risposta fosse scontata. - Sono le mie sentinelle. Ho anche una guardia del corpo, lui non si allontanerà mai da me. Resterà nella mia stanza quando dormirò. Gli altri rimarranno a fare da guardia alla casa, almeno finché non avrò finito il trasloco.
Sasha prese a tossire, la risposta l'aveva colta alla sprovvista e la saliva le era andata di traverso.
Daryl sputò per terra e in tono scontroso disse – E' un posto sicuro, nessuno ti farà niente. Quella gente ha paura dei vaganti.
- Dei miei zombie non hanno nulla da temere. Anzi, proteggeranno tutti quanti – il ragazzino rimase impassibile, fargli cambiare idea era impossibile.
Il resto del tragitto fu accompagnato dai suoni emessi dai vaganti e dal fischiettio senza sosta di Mason.
Dopo quello scambio di parole, nessuno aveva voglia di parlare.

Tara, Glenn e Michonne erano appostati sulla torretta, avvistarono prima l'orda, solo dopo qualche secondo videro il gruppo di quattro persona che li precedeva. Fortunatamente prima che avessero il tempo di lanciare l'allarme, videro il razzo segnalatore verde lanciato da Sasha. Michonne scese, allontanò gli altri e andò a chiamare Rick. Tara prese posizione accanto al cancello, si sarebbe occupata lei di aprirlo quando sarebbe stato il momento. Appena il quartetto fu davanti ai cancelli, questi rimasero chiusi.
- Il nostro capo richiede di disperdere i vaganti – annunciò Glenn.
- I miei zombie resteranno nei dintorni, mi segnaleranno se ci sono degli intrusi nel territorio. Uno di loro è la mia guardia del corpo. Sto per entrare in una comunità che non conosco, non ho garanzie che mi lascerete illeso una volta svolto il mio compito – Mason guardò di traverso l'uomo sulla torretta.
“Non sarai di certo tu a impedirmi di raggiungere il mio obiettivo” pensò “Ho ucciso mia sorella, di certo non mi farò scrupoli ad annientarti, se ti metti tra me e il mio obiettivo.”
- In segno di buona fede – continuò – Ho lasciato in vita l'assassina di mio fratello Max. E' un atto per assicurarvi che sono degno di fiducia. Se la mia intenzione fosse stata quella di uccidervi tutti, l'avrei già fatto la notte scorsa, quando eravate inermi a causa della poca visibilità della luna nuova.
Qualcosa nel tono della sua voce fece rabbrividire Glenn, Michonne, Tara e persino Rick. Tuttavia Grimes diede l'ordine di aprire il cancello.
“Carol è ancora viva, quindi non è così spietato. Di certo ha uno scopo in testa, pero credo che riusciremo a ragionare con lui” pensò Rick “Se garantisce che il suo vagante non attaccherà nessuno, gli concederò il permesso di tenerlo. Ne ha chiesto solo uno, in caso di problemi sarà facile sopprimerlo.”
Mason osservò Alexandria e fischiò.
- Bel posto – si complimentò il ragazzino – Sono certo che mi troverò bene, come a casa.
Sasha alzò gli occhi al cielo e si allontanò.

Alla vista di un ragazzino girare per la città con un vagante appressò, creò il caos ad Alexandria. Rick da buon leader riuscì a rassicurare tutti gli abitanti.
Dopo pochi giorni Mason portò il pianoforte nella sua nuova casa e suonò una melodia tetra, le note sembravano stridule come se chiedessero aiuto, eppure da quel momento nessun vagante si avvicinò ad Alexandria. Fatta eccezione per quelli di Mason, perlomeno si rendevano utili, recuperavano scorte da posti molto lontani e a volte trascinavano qualche cervo fino ai cancelli. La povera bestia era agonizzante, ma illesa, nessun graffio o morso da parte del vagante, per cui era carne commestibile.
Nel giro di poche settimane la comunità di Alexandria aveva accettato Mason e i suoi servi, perché il loro lavoro era utile per la sopravvivenza di tutti.


 

6 anni dopo
 

- Oggi è il grande giorno – annunciò Michonne entrando nella stanza di Carol.
Lei annuì impercettibilmente, con un sorriso imbarazzato.
- Pensavo che col tempo avrebbe cambiato idea – disse la donna – Insomma lui è ancora un bambino...
- Stai pensando a quello che continuano ad affermare Sasha e Daryl? - le chiese l'amica mentre si avvicinava per sistemarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
- E se vuole veramente manipolarmi? Ho già avuto un marito simile in passato, non riuscirei a tollerarlo in silenzio di nuovo.
- L'unica cosa che ti ha chiesto in tutto questo tempo, è di farti crescere i capelli – le fece notare Michonne. - Quando Daryl e Sasha l'hanno incontrato era un bambino, molto probabilmente viziato e spaventato delle sue stesse abilità. E' vero che è ancora giovane, però è maturato. Probabilmente ti vuole sposare solo per scena, perché vuole ricordare che mantiene le promesse.
Carol sospirò. - Va bene, allora andiamo a sposarci.
La cerimonia fu breve, il bacio tra i due sposi un lieve tocco tra le labbra. I festeggiamenti durarono fino a sera.
Quando Mason fece entrare in casa Carol le disse – Sali pure di sopra, ti raggiungo tra poco moglie.
Il suo tono non era cambiato nel corso degli anni, aveva sempre una nota pericolosa e le sue pupille coprivano quasi tutto l'occhio.
“Mi starò sbagliando” pensò la donna mentre saliva al piano di sopra “Non ha acceso le luci, quindi nella penombra non devo averci visto molto bene.”
Carol si tolse il vestito da sposa e si mise il pigiama. Rimase in piedi a guardare fuori dalla finestra.
Mason entrò in silenzio nella stanza, la donna nemmeno se ne accorse. La cinse con un braccio alla vita.
- Ti avevo detto che ti avrei sposata – disse con un smorfia, mentre con la mano libera le spostava i capelli, in modo da soffiarle sull'orecchio. - Siete stati sciocchi a non chiedermi cosa intendevo fare dopo – iniziò a sghignazzare.
Carol rabbrividì, cercò di liberarsi dalla presa, ma i suoi tentativi si rivelarono inutili.
- E' inutile agitarsi – sentenziò Mason – Dovevi aspettarti che prima o poi sarebbe accaduto. Hai ucciso Max, non potevo lasciarti impunita. La tortura peggiore è lasciar vivere nella speranza che tutto sia sistemato e ci sia soltanto pace e felicità. Ora ti toglierò la vita – riprese a ridere, il suono era malvagio e Carol iniziò a sudare freddo, perché aveva capito che non si trattava di uno scherzo.
- Se mi uccidi, loro non ti lasceranno vivere, mi vendicheranno – la voce le tremava, nonostante si sforzasse di mantenerla ferma.
- Oh, pensi davvero che non abbia pensato a questo? - Mason schioccò la lingua sul palato – Pensi davvero che sia così stupido? Ho un piano ben preciso in mente. Te lo illustrerò con piacere. Prima con il coltello ti farò un piccolissimo taglio sulla carotide, poi quando sarai quasi dissanguata completamente, la mia guardia del corpo ti morderà esattamente nel punto in cui c'è il segno del coltello. In questa maniera si prenderà lui la colpa e di me nessuno sospetterà. Di certo dovrò abbatterlo, ma questo non è un problema. Se i tuoi amici si metteranno contro di me, ho tutta la comunità dalla mia e perdoneranno quel gesto come un errore umano. Sono certo che i tuoi amici insisteranno ad accusarmi e a quel punto la gente mi difenderà e loro verranno cacciati da Alexandria.
Carol avvertì la punta del coltello sulla carotide.
- Oh, ovviamente per far soffrire il tuo amico arciere dirò che prima abbiamo consumato il matrimonio, almeno si capirà il motivo della mia stanchezza – iniziò a ridere, proprio mentre la punta del coltello perforava la pelle della donna.
Mason si allontanò e sedendosi sul letto osservò la donna cadere a terra e contorcersi, mentre cercava di coprirsi il punto sul collo per evitare di perdere troppo sangue.
- Se fai così mi rovini il divertimento – si lamentò il biondo scuotendo la testa e sbuffando. Schioccò le dita a il suo zombie guardia del corpo entrò nella stanza.
- Mordila dove ti ho insegnato, fai un bel morso profondo, così le reciderai le corde vocali e non potrà gridare. Dopo mordila nel punto dove l'ho tagliata con il coltello e torna nel piano di sotto – Mason dava istruzioni in una maniera glaciale, gli occhi verdi gli brillavano e a quel punto Carol capì le sue intenzioni.
“Ha voluto darci una speranza di una vita migliore, eppure è...” i suoi pensieri finirono lì perché il vagante dopo aver affondato i denti nel suo collo, nei punti indicati dal suo padrone, le aveva tirato un calcio sul cranio.
Mason fu tentato di assaggiare la sua materia celebrale, però si trattenne, le chiazze di sangue e di cervello non dovevano essere compromesse dalle sue impronte, se ci fosse stato soltanto un capello fuori posto i suoi compagni si sarebbero insospettiti.
“E' ora di andare a dormire, domani sarà l'inizio del mio dominio” pensò Mason e con un sorriso enorme stampato sul volto si addormentò.

 

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