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di sara_twd
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Destinati ***
Capitolo 2: *** I need you ***
Capitolo 3: *** I don't know what I feel. ***
Capitolo 4: *** Something good ***
Capitolo 5: *** Home sweet home ***
Capitolo 6: *** Just survive somehow ***
Capitolo 7: *** Running like my heart ***
Capitolo 8: *** Don't leave me. ***
Capitolo 9: *** Paradise or hell? ***
Capitolo 10: *** Alone ***
Capitolo 11: *** Fear the pain ***



Capitolo 1
*** Destinati ***


Capitolo 1- Destinati

C’erano riusciti. Ora entrambi erano al riparo,in un luogo sicuro dopo giorni di tristezza, dolore, sconforto e paura. La casa incredibilmente pulita, nonostante l’apocalisse sopraggiunta da tempo, era sicuramente appartenuta ad un tizio che faceva il becchino poiché avevano trovato bare, grandi vasi di fiori, e sì, anche dei corpi morti.
Non si erano fatti di certo intimorire però, nulla riusciva più a farlo, anzi Beth era rimasta colpita dalla cura con cui i corpi erano stati ripuliti e resi “umani” dal proprietario della casa.
I due ora si trovavano intorno al tavolo della cucina e stavano mangiando.
Daryl raschiava energicamente la marmellata dal fondo del vasetto che teneva in mano come se fosse il piatto più prelibato del mondo quando si accorse che la ragazza,concentratissima, stava scrivendo su un piccolo foglietto di carta.

“Che stai facendo?” chiese l’uomo incuriosito
“Ma niente…Sto solo scrivendo un piccolo ringraziamento al padrone di questa casa,sai, per quando tornerà”

Daryl rimase  a guardarla, riusciva sempre a sorprenderlo e a disarmarlo con la sua bontà e la speranza che riponeva verso il prossimo e tante volte questo lo irritava , ma continuò impassibile:

“Potremmo restare per un po’..Finche la tua caviglia non starà meglio”

Intanto che gli parlava riusciva solo a pensare alla notte precedente, erano sempre in quella casa ma la situazione era ben diversa: Beth era sfinita dopo giorni di corsa e dopo l’incidente con la trappola per conigli aveva la caviglia  gonfissima e nonostante le mille attenzioni che gli aveva riservato come portarla in braccio per la foresta,disinfettare e fasciare tutto era stato vano: aveva bisogno di riposo.
Dopo aver controllato che non ci fosse nessuno l’aveva portata al piano superiore e l’aveva obbligata a  coricarsi sul letto così che potesse dormire.
Gli aveva promesso di restare nei paraggi così si accomodò sulla sedia a dondolo nell’angolo della stanza vigile e attento.
Guardò più volte attraverso i cartoni che aveva attaccato ai vetri della finestra per monitorare gli erranti ma gli occhi si posavano sempre nello stesso punto: su Beth. Era  bello vederla riposarsi così dopo tutto quello che aveva passato,aveva perso suo padre ed era stata annientata dal dolore, dunque vederla calma e rilassata lo ripagava di tutte le fatiche e la stanchezza che gravavano sulle sue spalle,facendole svanire.

Fu solo l’enorme sorriso stampato sulla faccia di Beth a riportarlo alla realtà

“Davvero? Quindi allora pensi che esistano ancora buone persone in questo mondo! Che cosa ti ha fatto cambiare idea?”

L’arciere esitò ancora insicuro della risposta che avrebbe dato e si limitò a sbuffare.

“Non sbuffare..dimmi cosa ti ha fatto cambiare idea?”

L’uomo non sapeva cosa rispondere e neanche sapeva che cosa provasse per la ragazza che si trovava davanti: era cambiata, sicuramente, era diventata più forte, più sicura, più scaltra,insomma, la ragazzina era scomparsa e aveva lasciato posto ad una Beth piena di coraggio pronta ad andare avanti nonostante le brutturie che li circondavano. Era stato così bello per l’uomo fiondarsi in quella bara e ascoltarla cantare con la sua voce melodica ed aggraziata tanto che sembrava un angelo. Stava per prendere fiato per dirgli “Tu!Beth,tu!” quando entrambi sentirono un rumore.
La scena successiva fu estremamente rapida: Daryl che si alza  e che va ad aprire la porta di ingresso pensando al cane senza occhio della stessa mattina e invece un’orda di erranti pronti a ridurlo a brandelli era li,ad aspettarlo, così si girò di scatto combattendo con la porta e urlando più forte che poteva:

“Beth!BETH! La mia balestra!”

Lei il più velocemente possibile lottando contro la sua caviglia gonfia gliela allungò sentendosi dire:

“Corri Beth,corri!!”

E fu solo allora che li vide, saranno stati una quindicina pronti tutti a scagliarsi contro di lui.

“No,non ti lascerò qui!” fu un grido disperato quello di Beth;

“Ti raggiungerò..non preoccuparti!Vattene!” disse lui arrancando e sparendo sulle scale che portavano al piano di sotto seguito da quelle ignobili bestie.

Beth fu veloce, di corsa ignorando il dolore alla gamba si recò sul retro con il suo zaino e prese la macchina ,mise in moto e si diresse all’uscita aspettando trepidante che Daryl si facesse vivo.
Passavano i minuti e lui non arrivava, Beth a quel punto si maledì da sola: 
-Perché non sono rimasta ad aiutarlo! Ora sta rischiando la vita per me per la milionesima volta mentre io sono qui al riparo! Quanto sono stupida!-
Sapeva quanto era forte, era stata lei a dirgli che sarebbe stato l’ultimo sopravvissuto di quel mondo  ma aveva lo stesso paura di perderlo e per questo non si sarebbe mai perdonata. Anche lei in questi giorni era confusa.
Non riusciva a capire i modi di Daryl: ovviamente lo aveva sempre rispettato sin dal primo momento in cui era arrivato alla prigione, aveva ammirato la tenacia con cui aveva cercato per giorni la piccola Sofia senza mai arrendersi e si era molto commossa quando si era presentato alla sua cella, in prigione, per dirgli che Zach non c’è l’aveva fatta dicendogli che era stanco di perdere continuamente le persone che lo circondavano ma ora Beth iniziava a nutrire un sentimento più forte per l’arciere che non riusciva a spiegarsi.
Sarà stata la confessione che gli aveva fatto in lacrime, sarà stato il modo in cui la proteggeva o l’intesa e lo scambio di sguardi che c’era stata la notte in cui bruciarono la casa insieme ma era certa che tra loro due stava nascendo un forte legame. Non poteva stare lì. Doveva andare.
Si stava già precipitando fuori dal veicolo per raggiungerlo e combattere al suo fianco quando lo vide: Ce l’aveva fatta! La stava raggiungendo! Era senza fiato, coperto di sangue di erranti,sudato e sporco ma l’importante era che fosse vivo.
Beth accese il motore mentre Daryl sbatteva la portiera e  si precipitava sul sedile di fianco al guidatore.

“Parti! Ne abbiamo un’altra dozzina alle calcagna!”

Senza indugiare Beth premette l’acceleratore spingendo la macchina verso una meta sconosciuta. Ma quella non era importante, l’importante è che erano insieme e che entrambi stavano bene.

 







N.A: Ciao a tutti! Se come me shippavate in modo ossessivo i nostri cari Daryl e Beth, allora questa fan-fiction fa per voi!Oltre agli scherzi spero che il primo capitolo vi sia piaciuto: Se ne avete voglia lasciatemi un commento;voglio sapere cosa ne pensate,anche se è una critica così che possa migliorarmi, io vi risponderò il prima possibile e aggiornerò al più presto! un Bacione :-*

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Capitolo 2
*** I need you ***


Capitolo 2- I need you

Appena era salito in macchina, o meglio appena si era fiondato in macchina, Beth aveva sommerso l’uomo di domande chiedendogli se stesse bene o se si fosse ferito.
Lui ovviamente liquidò la domanda con un semplice “Sto bene” E poi nessuno dei due aveva più detto nulla.
Quando Daryl ruppe il silenzio,proponendosi a Beth, erano sulla macchina da circa un quarto d’ora e la tensione e la paura di essersi persi a vicenda era ancora nell’aria:

“Guido io, se vuoi.”

Lei era assorta nella guida notturna, e stava prestando attenzione alla strada,anche se era evidente per l’uomo che entrambe le mani, appoggiate sul volante insieme alle braccia, stavano tremando in modo frenetico.

“Non preoccuparti,va tutto bene, anzi visto che ci sei guarda nel mio zaino,dovrebbe esserci una cartina così possiamo decidere dove andare.” disse rivolgendogli per un secondo il suo sguardo.

Per Daryl fu estremamente facile allungare le lunghe braccia verso il sedile posteriore e prendere la cartina così per poterla esaminare.

“Se continuiamo sulla statale c’è una cittadina a 15 miglia. Ci rifugeremo in quella zona finché la tua caviglia guarirà e poi possiamo continuare a cercare gli altri.”

Beth, che stava cercando in tutti i modi di nascondere il dolore al piede  premuto sull’acceleratore disse piena di rabbia:

“Stai scherzando, vero?No!Non se ne parla!Devo trovare mia sorella!E tutti gli altri! Subito!”

“Non essere schiocca!Devi riposare,cazzo! Quando sarai in forze andremo a cercare Rick e gli altri!”

Ma lei, che era sempre stata molto testarda,  decise in tono di sfida di fare inversione  con la macchina per tornare indietro a cercare il loro gruppo.
Se Daryl prima era nervoso, ora era veramente incazzato: perché non riusciva a capire una cosa così semplice!

“Smettila!Cosa ti dice la testa? Facciamo quello che ho detto! E ora lascia il volante! Guido io, ragazzina…non voglio imbattermi in una mandria solo perché tu sei occupata a sparare cazzate!”

Odiava trattarla così, sapeva benissimo che non era stupida ma certe volte gli faceva saltare proprio i nervi, un’azione avventata in quel mondo poteva costare la vita, purtroppo sapeva bene con quanta facilità potevi perdere un compagno: E questa volta era vitale per lui che non accadesse.

“E’inutile, non lascerò questo sedile finché non li raggiungeremo!” urlò lei

“Ma non sai neanche dove sono! Guarda a questo punto fai quel cazzo che ti pare!Accosta però,che devo pisciare!” sputò lui.

Beth lo fulminò con uno sguardo sottolineando con quanta facilità riuscisse a cambiare discorso ma poi scese di strada e accostò l’automobile.
Daryl partì come un razzo: girò in torno alla macchina per raggiungere la portiera di Beth,la apri,prese la ragazza di peso e la issò sulle spalle mentre lei si dimenava e gridava insulti, la gettò a sedere sul sedile del passeggero, dopodiché prese lui il volante, girando la macchina.

“Sei proprio un’idiota, un gigantesco idiota, Daryl Dixon!”

Fu la risposta di Beth lei accompagnando le parole a un pugno sul braccio destro dell’uomo.
Lui cercando di rimanere serio, trattenendo un sorriso, gli rispose “Mi hanno tirato dei ganci e  soprattutto insulti ben peggiori!”

La ragazza si teneva la mano con cui aveva tirato il pugno all’uomo poiché l’impatto era stato forte e adesso gli faceva malissimo. Non sapeva più cosa dire per convincere Daryl. Voleva solo trovarli. Rivederli. Abbracciarli.
Ma no! Ovvio! Lui ha detto che non si fa! Dio!

“Perché devo fare sempre quello che mi imponi!?”

“Cosa?” disse lui con aria confusa

“Insomma non ti importa mai nulla di quello che dico! Sono stufa,Daryl! Con te è sempre così! Ogni azione che faccio te la devo giustificare! Perché?”

“Nessuno ti ha mai imposto niente. Sei libera di andare dove vuoi.” disse lui in tono scontroso

“Vedi! Vedi! E poi giustamente ti nascondi dietro delle scuse! Sei sempre pronto a ribattere io verament…”

“Non voglio perdere anche te.”

Beth rimase sorpresa da quella risposta tanto sincera. Daryl quando glielo aveva detto, aveva cambiato completamente tono.
Sembrava quasi un’animale ferito.
Si sentiva una stronza. L’uomo non era scontroso con lei perché la odiasse o altre cose del genere, come a volte aveva pensato, ma non voleva farsi coinvolgere troppo emotivamente. E Dopo la pausa dell’uomo, l’aria si riempì di tensione ed angoscia.

-Cosa faccio adesso?- pensò Beth guardando fuori dal finestrino - Perché sono così egoista? Stava solo cercando di proteggermi e…-

Non sapeva cosa fare. Rimase lì, scioccata per alcuni minuti, incapace di elaborare una frase in risposta. L’unica cosa che riuscì a dire fu

“Daryl, scusa, non volevo! Hai ragione devo riposarmi,entrambi dobbiamo farlo, a volte sono così stupida!” disse Beth soffocando le lacrime.

“Forse solo un pochin…!” accennò lui con un sorrisetto sghembo

“Daryl!” lo rimproverò la ragazza

Lui scoppiò in una risata fragorosa, e Beth lo assecondò sfogando tutta la tensione in una risata.
Dopo poco l’uomo svoltò leggermente a sinistra, in una piazzola di sosta, procedendo rapidamente a spegnere il motore e tutte le luci. Ormai era sera inoltrata  e c’era pochissima luce.

“Sembra abbastanza tranquillo qui, ci fermiamo qui stanotte.” rifletté l’uomo attento,scrutando attraverso i vetri dell’auto che non ci fossero erranti. Beth si accorse che stava evitando in tutti i modi di guardarla negli occhi così decise di richiamare la sua attenzione.
“Daryl?”

“Mh?” disse lui voltandosi leggermente,guardandola.

“Grazie.” Disse lei dolcemente, rivolgendogli un sorriso.

“Per cosa?” chiese lui incuriosito

“Per avermi fatto riflettere. E per proteggermi sempre” continuò lei,sempre in tono dolce

Lui fece un piccolo cenno con la testa “Quando vuoi.”

Dopo aver abbassato il sedile, Beth si girò verso il finestrino, così da poter dormire per qualche ora. Si addormentò praticamente subito.
Daryl quando fu certo che Beth stesse dormendo, la osservò, come era solito fare nelle ultime sere : era distrutta,i suoi capelli biondi erano sudici e i ciuffi più corti si stavano pian piano liberando dalla stretta del laccio spagliandosi su tutto il viso,aveva degli enormi solchi grigi sotto gli occhi però era lo stesso bellissima.
Dopo quel rapido momento, si mise a dormire anche lui, con l’immagine della ragazza dormiente.
Il mattino seguente Beth si sveglio disturbata dai primi raggi del sole, era un po’ indolenzita visto che praticamente stava dormendo seduta, però ora il piede gli faceva meno male, si girò per incontrare il viso di Daryl ma lui non c’era, il posto del guidatore era vuoto.

 

 

 

 

 

 


N.A: ehilà sono tornata! Spero che il 2° capitolo vi sia piaciuto ora vi lascio con un’po’ di mistero! Mi raccomando lasciate la vostra recensione e ditemi cosa ne pensate..alla prossima miei prodi ;)

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** I don't know what I feel. ***


Capitolo 3 – I don’t know what I feel

Era di nuovo sola. La ragazza si mise a sedere nell’automobile e si stiracchiò gli occhi ansiosamente: ed ora dov’era finito? E se si fosse fatto del male?E se avesse avuto bisogno di lei? Beth aveva la testa pesante ed era terribilmente spaventata: non poteva permettere a se stessa di perderlo ancora, non dopo tutto quello che avevano passato per ritrovarsi.
In men che non si dica afferrò lo zaino e scese dalla macchina. La notte precedente si erano fermati vicino a una stazione di servizio, ma stava già dormendo e non se n’era neanche resa conto, l’ultima cosa che ricordava era che l’uomo aveva sussurrato qualcosa ma non lo aveva sentito, il sonno ormai l’aveva reclamata.
Impugnò il suo coltello e si diresse verso la stazione di servizio,si fermò nella piazzola di cemento davanti a una delle pompe di benzina e la esaminò: nessun segno di Daryl.
Fu allora che decise di proseguire ed entrare nel negozio adiacente.
All’interno spiccavano i lunghi scaffali con le poche merci rimaste impilate disordinatamente, mentre a destra si trovava il bancone sul quale era appoggiato il registratore di cassa.
Beth appena entrò sentì dei rumori, dunque rimanendo vicino alla porta cercò di rintracciare come gli aveva insegnato il compagno,il luogo di provenienza i passi lenti e i mugolii degli erranti, dopo alcuni attimi e un piccolo sforzo  non aveva più dubbi: si trovavano nell’ala ovest.
Stava per dirigersi oltre lo scaffale raccogliendo tutte le energie per abbattere gli zombie, non ancora accortisi di lei, quando ad un tratto si sentì strattonare indietro da una presa possente; trattenne un urlo liberandosi quando si girò e lo vide.
Nonostante facesse abbastanza freddo i capelli incolti gli si stavano attaccando alla pelle sudata e il suo viso faceva trasparire una certa preoccupazione:

“Cosa pensavi di fare?Eh?” sussurrò per non attirare gli erranti

“Ti stavo cercando! Grazie a Dio stai bene!Perché non mi hai svegliato?” rispose lei stizzita.

“Dormivi.” disse sogghignando,e continuò “E poi stavo cercando qualche provvista e della benzina,niente di che!”

“ E se ci fossero stati milioni di zombie qui,dimmi,cosa pensavi di fare?”

Ma l’uomo era già partito alla carica per abbattere i mostri, evitandogli così di mettersi in pericolo inutilmente.

Ma senza battere ciglio, Beth svoltò l’angolo per aiutarlo e in men che non si dica stava già conficcando la lama del coltello nella testa di uno di loro.

Dopo aver ripulito tutto il negozio, Daryl si mise a recuperare le frecce dalle teste dei cadaveri.
Mentre la ragazza stava riprendendo fiato, lui si rivolse a lei in tono superiore dicendo:

“ Non avevo bisogno del tuo aiuto! Avresti dovuto rimanere in macchina.”

“Ah si? E allora non avresti dovuto sparire senza avvisarmi, mi hai spaventato a morte!”

Lui si limitò a fare una smorfia dicendo

“ Scusami se mi sono dimenticato di lasciarti un post-it…”

A quel punto la ragazza alzo gli occhi al cielo e si annunciò

“ Faccio un giro, vado a cercare qualche cosa da mangiare, mi aspetti qui, vero?”

“Sì, ma mi raccomando, stai attenta”

Lei,annuendo silenziosamente,sparì tra gli scaffali.

Passo un po’ di tempo a girovagare trovando decisamente molta più roba di quella che si aspettava: delle confezioni di cracker, alcune scatole di patatine, dei biscotti al cioccolato, una bottiglia di limonata ancora integra, della carne essiccata e un flacone di bagnoschiuma alla fragola. Mise tutto nel suo zaino che ormai strabordava di roba e si diresse da Daryl.
Lui era ancora lì, ma aveva cambiato posizione: si era seduto sul bancone della cassa e con aria concentrata stava pulendo le sue frecce con uno strofinaccio. Dopo averla osservata per un’ attimo disse:

“ Trovato qualcosa?”

“ Direi che non c’è male, per un po’ siamo a posto con le provviste”

Dopo essersi congratulato, l’arciere abbandonò lo strofinaccio e i dardi, dirigendosi dietro al bancone e chinandosi per agguantare qualcosa:

“Ho un regalo per te!”

La ragazza,confusa, esaminò ciò che Daryl teneva sollevato come un trofeo : pensava fossero delle caramelle o qualcosa di prettamente infantile come un peluche ma non era così, l’oggetto era una balestra.

“ Wow,che figata! Però lo accetterò solo a una condizione..”

“ Cioè?” disse lui incuriosito

“ Devi insegnarmi come usarla, voglio diventare brava come te un giorno,Daryl!”

“ Affare fatto!” disse sghignazzando e allungandogli la mano come per concludere un’importante accordo.

Beth esitò un attimo, gli prese la balestra issandosela sulle spalle  imitandolo, si avvicinò e gli strinse la mano calorosamente rivolgendogli un sorriso. Anche se a volte era sgarbato e insopportabile ,pensò, non avrebbe voluto trovarsi con nessun’ altro in quel momento.
Era sempre più attratta dalla persona che si trovava davanti: il suo fisico era possente,muscoloso,pronto a difenderla in qualsiasi momento e accanto a lui si sentiva al sicuro.
Ora i loro occhi si stavano incontrando.
Daryl, anche se non lo dimostrava, era terribilmente imbarazzato poiché non riusciva a comprendere i sentimenti che la ragazza stava facendo nascere in lui: - mi sto realmente innamorando di Beth? No, non posso! Non devo! non posso rammollirmi troppo, odio farlo e inoltre devo essere sempre vigile per proteggerla!- disse tra sé e sé: non si sarebbe mai perdonato se gli fosse accaduto qualcosa.
Ora lei, con le guance che sembravano andargli a fuoco raccolse un po’ di coraggio e si sporge in avanti, abbracciandolo:lui si irrigidì ma poi a sua volta la circondò stringendola dolcemente.
Era così bello sentirlo vicino: percepiva il suo calore, sentiva i loro corpi che si toccavano, il suo cuore che accelerava nel petto e il respiro tiepido dell’uomo sui propri capelli.
Mentre si abbracciavano Beth si alzò sulle punte dei piedi e avvicinando la bocca a un suo orecchio disse in modo sensuale con un filo di voce “Dovrai prestarmi qualche freccia allora…”
Rimasero così pochi istanti poi Daryl,che stava mascherando un sorriso, si liberò dall’abbraccio maledicendosi poi per averlo fatto ma era ora di andare se avrebbero voluto raggiungere un riparo prima di sera. Riempirono più volte il serbatoio della loro auto con un contenitore recuperato dall’arciere e poi si rimisero in viaggio verso la cittadina.

 

 

 

 

N.A.:*Canta imitando Vasco Rossi in modo stonatissimo* E sono ancora qua….eh già…eh già! Allora in questo capitolo mi sono impegnata più del solito e sono molto fiera del risultato! Ok, non è ancora successo molto tra i due ma non voglio correre troppo,la vostra pazienza vi ripagherà ve lo premetto.

Come al solito vi invito a lasciare la vostra recensione dicendomi tutto ciò che pensate! Alla prossima miei piccoli Bethyl e grazie per avermi letto fin qui  ;-*

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Capitolo 4
*** Something good ***


Capitolo 4- Something good

Il sole brillava alto nel cielo segnalando che probabilmente erano le prime ore del pomeriggio e i suoi raggi riscaldavano, creando un lieve tempore, la pelle di Beth, che seduta di fianco a Daryl, poggiava la testa contro il sedile dell’auto con gli occhi chiusi e godendosi il sole.
Stavano viaggiando sempre sulla statale, fortunatamente deserta e la tacchetta del carburante segnalava che finalmente i due avevano avuto un po’ di fortuna: erano riusciti a fare un pieno.
L’uomo era determinato a raggiungere una dimora prima di sera e premeva forte sull’acceleratore per raggiungere la cittadina ormai vicina.
Senza muoversi di un centimetro la ragazza ruppe il silenzio:

“Quando inizi a insegnarmi come usare la mia balestra?”

“Presto.” taglio corto lui

Beth aveva aperto gli occhi e lo osservava mentre lui guidava impassibile:

“Intendi dire quando il mio piede sarà a posto?”

“Mh-Mh”

“Ok, anche se vorrei iniziare subito dovrò prendermi ancora alcuni giorni di riposo dato che mi fa ancora un po’ male…tu come hai imparato?”

“A non cadere nelle trappole?” aveva detto lui accenando un sorriso e guardandola di sfuggita per un secondo.

“Piantala! Sai anche tu che è stato un incidente! Comunque no, intendevo a cacciare, a seguire le tracce, a usare la balestra: lo sapevi già fare prima di tutto questo?”

“No, almeno, non tutto: io e Merle andavamo nei boschi per cacciare qualche volta ma usavamo dei fucili. Sono sempre stato bravo a seguire le tracce e ovviamente sono migliorato quando un amico di mio padre mi ha insegnato alcuni trucchi”

“E la balestra,quindi, hai imparato ad usarla durante l’apocalisse?”

“Si, non avevamo trovato nulla in armeria tranne che quella stupida balestra, ma dovevo pur difendermi da quei bastardi e così ho imparato, le prime settimane avevo le braccia distrutte. Ma poi non sono riuscito più a separarmene”

Beth si sentiva sempre più sbalordita: insomma, lui era sempre in grado di risolvere ogni suo problema, di badare a se stesso, di badare agli altri, ed era anche riuscito ad imparare da solo come usare una balestra e sicuramente non era cosa da tutti. Lo ammirava molto.
Ma improvvisamente il motore si spense.

“Merda!” aveva gridato l’arciere, mentre cercava di riavviare la macchina girando freneticamente la chiave anche se essa sembrava perseverare nel rimanere spenta. Aprì dunque la portiera e disse nervosamente:

“Vado a controllare il motore, stai su!”

Beth voleva protestare e andare con lui ma non aveva voglia di urlare ancora e non voleva far innervosire Daryl ulteriormente, così aspetto in macchina spinta anche dal fatto che stranamente era rimasto gentile con lei fino a quel momento.
L’uomo aprì il cofano, tirò fuori una sigaretta e la accese cercando di capire quale fosse il problema e mente controllava che nessun serbatoio avesse delle perdite l’unica cosa a cui riusciva a cui riusciva a pensare era Beth.

–Piantala!- disse fra sé e sé– spera solo che Hershel non sappia che stai pensando a sua figlia, se no ti ucciderà durante la notte! Perché continui a pensarci?Eh? Porca puttana! Sei un pervertito ecco cosa sei! Dovrei stargli lontano, deve vivere la sua vita, senza di me: non sono degno di una persona così pura…l’unica cosa che farò sarà distruggerla..e questo non lo voglio, è così difficile accettarlo… ma devo farlo. -
Mentre lei aspettava all’interno dell’auto stava esaminando l’interno del suo zaino, facendo una sorta di inventario, ma poi si era stufata e decise di guardarsi per un attimo nello specchietto retrovisore così magari da riuscire a rifarsi una coda decente ma ciò che colpì la sua attenzione non furono affatto i suoi capelli scompigliati ma una cosa orribile. Una mandria. Una mandria enorme. Era comparsa dal nulla ma il problema è che si dirigeva verso di loro. E Daryl era là fuori ignaro di tutto ciò.
La Beth di prima si sarebbe fatta prendere dal panico e avrebbe iniziato ad urlare: ma le cose ora erano diverse e la prima cosa da fare era avvisarlo.
Si lancio verso i sedili posteriori prese la balestra poi lo zaino e uscì dalla portiera dalla parte del guidatore visto che l’uomo si era dimenticato di chiuderla.
Finalmente fuori la ragazza si acquattò e raggiunse l’arciere intento a esaminare con le mani piene d’olio il motore.

“Torna in macch…”

“Shhh! Zitto…c’è una mandria immensa che sta arrivando verso di noi, cosa possiamo fare? Scappiamo? Proviamo ad accendere la macchina?Cosa?” disse lei il più velocemente possibile cercando di nascondere la paura e il nervosismo.

“Cazzo! Sono troppo vicini ormai, nasconditi sotto la macchina e non fiatare io arrivo subito!” aveva detto lui retraendo le mani dal motore.

Senza indugiare Beth buttò le sue cose sotto la macchina, si appiattì contro l’asfalto e scivolò sotto la vettura.
Il motore, spentosi da poco, emanava ancora calore e la ragazza iniziò a sudare sia per il caldo sia perché era in ansia.
Se Daryl avesse tentato di compiere l’ennesimo atto eroico mettendo a rischio solo la sua  vita non lo avrebbe mai perdonato.
Ma questo non accadde: pochi secondi dopo c’era anche lui al suo fianco.
Stava per ringraziarlo visto che non l’aveva lasciata sola ma lui la interruppe portandosi insistentemente il dito indice alle labbra facendogli segno di non parlare.
I ringhi si facevano più forti, i passi lenti più vicini, finché Beth, ormai immobilizzata dalla paura intravide un piede informe, con la pelle ormai in decomposizione di uno degli erranti passare a pochi centimetri dalla macchina.
Cacciò così la testa verso il braccio muscoloso del compagno premendogli contro con il viso, portando tutto il corpo verso di lui e cercando la sua mano: la trovò e per un attimo temette che lui l’avrebbe respinta ma invece gliela strinse forte portando anche lui la testa più vicino ai suoi capelli.
Rimasero così per circa un quarto d’ora con il cuore palpitante, la paura di essere scoperti, il timore di non riuscire a farcela ma poi i versi si allontanarono sempre più lasciando posto a un silenzio imbarazzante.
I due non si erano mossi di un centimetro l’uno dall’altra.
Ma poi senza dire niente, Daryl ,agile come un gatto, si allontanò dalla ragazza e uscì dal loro nascondiglio.
Beth stava per gridargli contro dicendogli di tornare al riparo ma poi sentì l’uomo dirgli in tono rassicurante:

“Beth esci, se ne sono andati, siamo al sicuro ora”

“OK!” disse lei a sua volta uscendo.

Daryl gli tese una mano, lei l’accettò e si tirò su.

“Bel lavoro, ragazzina!”

“Bel lavoro, Dixon!” disse lei indicando la macchina

Entrambi scoppiarono in una risata fragorosa, poi l’uomo disse:

“Dobbiamo continuare per la foresta, così da aggirare la mandria, pensi di farcela?”

“Certamente!”

“Forza allora!”

Camminarono per 2 ore intere senza fermarsi, il tragitto era abbastanza regolare non c’erano salite vertiginose: i grandi alberi secolari, erano un ottimo  riparo per nascondersi dagli erranti anche se per Beth camminare  a lungo su un terreno sterrato era estremamente difficile e infatti la caviglia dopo tutti gli sforzi le pulsava in modo terribile, il dolore era fortissimo e fu costretta a fermarsi e sedersi.
Daryl che si accorse di tutto ciò si fermò e si avvicinò alla ragazza

“Dammi 5 minuti, poi ripartiamo”

“Ti fa ancora male?”

Lei annuì appoggiando la testa contro le sue ginocchia.

Erano arrivati in una specie di radura: davanti a loro si trovava un laghetto, intorno ad esso l’erba era verde accesa, c’erano anche dei bei cespugli qua e là, e dall’altra parte si trovava un’impalcatura di ferro, una torre di osservazione per cacciare. Ma ciò che attrasse l’attenzione dei due non fu nessuna di queste cose: a pochi metri c’era un piccolo bungalow in legno.

“Dimmi che lo vedi anche tu e che non sto diventando pazza!” disse lei indicandolo.

“Si lo vedo anche io, forza andiamo, ti aiuto io!”

L’uomo prese lo zaino della ragazza e se lo issò sulle spalle poi quando Beth fu di nuovo in piedi la cinse in vita così da aiutarla a camminare.

Fecero il percorso arrancando poiché la ragazza era stremata ma riuscirono ad arrivare all’ingresso.

Beth esclamò poi euforica: “Finalmente!C’è l’abbiamo fatta!”.

 

 

 

Ciao a tutti! Ecco a voi il IV capitolo! Spero vi sia piaciuto! Purtroppo questa settimana sarò impegnata e non riuscirò a scrivere niente, spero di riuscire ad aggiornare il prima possibile! Come al solito vi invito a lasciare un commento! Un bacione :-*

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Capitolo 5
*** Home sweet home ***


Capitolo 5 – Home sweet home

Il bungalow che si trovava davanti non era di certo in ottime condizioni: le travi di legno che costituivano i muri esterni si erano scurite, probabilmente a causa dell’umidità e dal fatto che quest’ultime stavano lentamente marcendo. Per arrivare alla porta d’entrata scolorita era necessario salire 3 gradini e attraversare il piccolo portico pieno ormai  di cumuli  di foglie secche.
Ma non era il caso di fare gli schizzinosi disse Beth tra sé e sé. Ormai un tetto sopra la testa era l’unica cosa che voleva soprattutto dopo quella lunga giornata.
Era seduta sul secondo scalino dell’entrata, dava la schiena alla casa e stava ammirando il paesaggio che si trovava davanti: era il tramonto, il sole stava scendendo sempre più verso l’orizzonte e incontrando qualche nuvola, creava delle meravigliose sfumature rossastre nel cielo; gli ultimi raggi si scontravano con l’acqua del laghetto creando dei piccoli riflessi mentre le leggere folate di vento facevano muovere le foglie degli alberi ,che strofinandosi tra loro, emettevano un leggero frusciare rilassante.
Il panorama le ricordava tanto la sua fattoria: le prime giornate d’autunno dove lei, ancora bambina, insieme a  Maggie e al padre andava a raccogliere le castagne, così poi per tornare a casa con il bottino, abbrustolirle sul fuoco e mangiarle tutti insieme divertendosi e scherzando allegramente.
Tutto questo gli mancava e il suo cuore si faceva più pesante e malinconico.
Ai tempi non si rendeva conto di quanto la sua vita fosse perfetta e meravigliosa: era una bambina, come poteva farlo? Sicuramente non immaginava che sarebbe dovuta sopravvivere a un’apocalisse, sperava piuttosto di diventare una maestra, adorava i bambini e soprattutto non pensava di perdere così presto i suoi amati genitori: solo Dio sapeva quanto gli mancasse il padre, condannato a una morte ignobile a causa di un pazzo sanguinario.
Una lacrima silenziosa solcò il volto della ragazza, lei la asciugò col la manica del suo cardigan e continuò a pensare:

-Smettila di rivangare il passato… tutti in questo mondo hanno perso ciò a cui tenevano di più. Non possiamo farci niente…
E poi io non sono sola! Io ho Daryl! Non so esattamente cosa provi nei miei confronti  ma io mi fido di lui.
Sarei persa senza lui al mio fianco!
E poi mi insegnerà a usare la balestra! Non lo ha mai fatto con nessun altro, forse allora non mi odia poi così tanto:
Devo prendere coraggio e … -

“E’ pulita, puoi entrare ora.” disse l’arciere appoggiandosi contro lo stipite della porta d’ingresso.

“Bene! Arrivo subito!” rispose lei voltandosi e sempre alzandosi evitando sempre di appoggiare il peso del suo corpo sulla gamba dolorante.

“Serve aiuto?” fece lui avanzando di qualche passo e tendendogli la mano.

Lei la afferrò barcollando,stava quasi per inciampare ma prontamente Daryl la tirò verso di sé, gli fece da barriera con il corpo possente e senza tante storie la prese in braccio e avanzò all’interno della casa.
Lei, evidentemente imbarazzata accennò una risatina.
Internamente il bungalow aveva un aspetto rustico e  sobrio: i colori dominanti delle pareti erano chiari e luminosi,e tutto ciò dava l’idea che fosse una specie di rifugio per trascorrere le vacanze.
Avanzarono nel salotto, e l’uomo delicatamente fece accomodare Beth sul divano color porpora che si trovava nel centro della stanza.
Lei continuò a esaminare la stanza: oltre al divano, ai lati c’erano 2 grandi poltrone  e davanti si trovava un piccolo camino. C’era anche una piccola libreria dove erano riposti ordinatamente dei libri classici: era tutto molto accogliente e finalmente per qualche giorno potevano riposarsi.
Lui, evidentemente stanco e affaticato si era seduto in una delle poltrone.
La ragazza, rapidamente si tolse gli stivali logori poi continuò levandosi le calze, distese le gambe.
“Possiamo farci la doccia.”
Lei prontissima, disse storcendo il naso: “Sì,cavolo!” “E poi magari possiamo anche organizzare una festa con i vicini!” concluse ridendo.
“Sono serio, Beth. Questa casa ha un generatore esterno che è collegato alla caldaia quindi possiamo usare l’acqua calda, e farci una doccia!”

Lei inizialmente sgranò i grandi occhi blu, poi si alzò di scatto e volò nel piccolo bagno,ignorando il dolore alla gamba,velocemente girò la manopola del rubinetto e attese qualche secondo: l’acqua che le bagnava la mano era calda.
Anche se era una cosa banalissima il fatto di potersi fare la doccia, le riempiva di felicità il cuore che finalmente poteva liberarsi di tutto lo sporco,il sangue secco degli erranti e il sudore che le macchiavano il corpo.
Si voltò chiudendo il rubinetto e con un sorriso a 32 denti e gli occhi supplicanti disse all’uomo ,giunto nell’angolo della stanza per godersi la scena:

“Posso farla io per prima?”

“Certo! Ma prima trovati anche dei vestiti puliti che quelli che indossi sono sudici!”

“E’ vero hai ragione! Ok, vado a vedere se trovo qualcosa nell’armadio della camera da letto e poi finalmente mi lavo!”

Si diresse nella stanza a fianco, nella camera da letto, e trovò un’enorme armadio colmo di vestiti: il problema è che erano tutti da uomo.
Cara Beth, non si può ottenere tutto dalla vita! Perciò accontentati, pensò.
Alla fine rovistando qua e là trovo un maglioncino blu chiaro, per lei era enorme dato  che aveva un corpo molto esile ma decise che poteva andare più  che bene.
Portò il maglione in bagno, tornò in sala per prendere il suo zaino dove aveva i bagnoschiuma alla fragola e l’intimo che era riuscita a recuperare e porse a Daryl una camicia di flanella scura e un paio di jeans che sembravano essere della sua taglia.

“Tieni, se non ti piacciono vai a vedere nell’armadio, ci sono un mucchio di vestiti”

“Penso che questi andranno più che bene”

“Vado in doccia allora” annunciò voltandosi.

L’ultima cosa che senti prima di chiudersi alle spalle la porta del bagno fu l’uomo che in tono scherzoso le diceva di non finire tutta l’acqua calda.
Il bagno aveva solo l’indispensabile: il lavandino in cima al quale si trovava uno specchio e un armadietto, la doccia e il water. Su una sedia impilò le sue cose, si svestì e entrò nella doccia: non provava quella sensazione da moltissimo tempo e si lavò in modo maniacale strofinando più e più volte tutto il corpo e massaggiando i capelli. Cercò di utilizzare la minor quantità d’acqua perché voleva che anche Daryl si godesse quel privilegio.
Si asciugò i capelli come meglio poté, e essendo ancora umidi decise di legarli creando uno chignon disordinato, indossò l’intimo pulito, il maglione (che le arrivava a metà coscia) e dei leggins che aveva fortunatamente trovato per caso nello zaino.
Uscì dal bagno seguita da una nuvola di vapore e ritornò a distendersi sul divano.
Daryl stava davanti al camino e ammirava il fuoco che aveva acceso.

“Hai fame?” chiese lei, rompendo il silenzio.

“Un’po’,tu?”

“Si anche io, allora vai a lavarti così io preparo qualcosa da mangiare”.

Senza dire niente, lui si alzò e accennandogli un sorriso si diresse in bagno.
Beth tirò fuori dallo zaino i biscotti e le patatine poi dopo qualche minuto si diresse verso la cucina, per vedere se riusciva a trovare qualcosa di più sostanzioso: prese una pentola e ci versò dentro dei fagioli in scatola e lì portò in sala vicino al fuoco per farli scaldare insieme ai pomodori in scatola che aveva trovato.
Stava tornando in cucina, passando vicino alla porta del bagno, per cercare dei piatti e dei bicchieri quando sentì Daryl imprecare dal bagno.
Avvicinandosi alla porta le chiese, preoccupata

“Ehi, Daryl? Tutto bene?”

“Ah,merda…”

“Daryl, stai bene?...

 Daryl?...

 Cazzo rispondi!”

Ma lui non rispondeva.
Non sapeva cosa fare,non voleva disturbarlo anche in bagno ma magari non si sentiva bene, quindi ignorando la vergogna e l’agitazione spalancò la porta:
La scena che si trovò davanti fu estremamente divertente: Daryl, con indosso solo i jeans, con in mano un coltello e una parte di capelli tranciata e spelacchiata.
Dopo aver riso  vigorosamente, notò che l’uomo era visibilmente spazientito.

“Volevo tagliarmi quel cazzo di ciuffo visto che ogni volta mi va negli occhi!”

Lei continuò a ridere e nel mentre aprì il mobiletto per prendere il paio di forbici che aveva visto prima.
Senza chiedere alcun permesso, si avvicinò all’uomo e evitando di posare lo sguardo sul  suo petto prese tra le mani il ciuffo e glielo tranciò di netto.
Con aria concentratissima continuò a tagliare così da sistemargli la zona che aveva danneggiato con il coltello e sistemando tutti gli altri capelli più o meno alla stessa altezza.

“Ecco qua! Finito!”

Dopo essersi dato una rapida occhiata nello specchio e avendo constatato che la ragazza aveva sicuramente un certo talento nel tagliare i capelli si limitò a rivolgerle un grazie caloroso.
Dopo che Daryl si fu rivestito mangiarono insieme, nel salotto scherzando sul fatto che ora lui profumava di fragoline di bosco a causa del bagnoschiuma e sul fatto che Beth nascondesse di essere un’ottima parrucchiera.

“Stasera dormi tu nel letto” disse lui tornando serio.

“E tu dove pensi di dormire ,scusa?”

“Qui sul divano.”

“No dai, non posso accettarlo, non è giusto, voglio che ti riposa bene anche tu!Avrai la schiena a pezzi domani mattina!”

“Non è visto che questo è divano-letto!”disse indicandolo

“Perché continui ad allontanarmi, eh? Vuoi smetterla! dopo tutto questo tempo non pensavo di farti ancora così schifo! Ed è per questo che tolgo il disturbo, Buonanotte!”

 

Beth, chiuse sbattendo la porta della camera da letto e si fiondò nel letto.
Le coperte erano calde e soffici e la gamba non le faceva più così male, l’unica cosa che la faceva arrabbiare e intristire al punto di farla quasi piangere era il comportamento dell’uomo: perché così tanta repulsione nei suoi confronti? Non lo sapeva, voleva tanto saperlo ma non aveva la forza di rispondersi.
L’uomo, dopo aver sistemato il divano, si era steso e guardava il soffitto

-Il problema non è che mi fai schifo, Beth! Il problema è che sono io a farmi schifo!
Tu sei perfetta, sei buona, sei forte, sei bellissima, non c’è nulla in te che non vada…
Io invece sono un mostro, che non merita  tutta la stima e l’ammirazione che provi nei miei confronti,e soprattutto non meriterò mai il tuo amore.-

Dopo pochi minuti entrambi, nelle loro rispettive stanze si addormentarono profondamente, anche se l’unica cosa che volevano era stare insieme.
Ma ad un tratto, durante la notte, il silenzio ristoratore fu squarciato da un urlo agghiacciante.

 

 

N.S.: Ciao a tutte! Innanzitutto voglio chiedervi scusa se è da circa 2 settimane che non aggiorno ma purtroppo sono stata carica d’impegni e non ho potuto dedicarmi alla scrittura. Spero che il nuovo capitolo vi piaccia, è più lungo del solito quindi spero che la vostra pazienza sia stata ricompensata, come sempre vi invito a lasciare una vostra recensione sia positiva che negativa, tutto è ben accetto!! Un bacione e grazie per avermi seguito fin qui!

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Capitolo 6
*** Just survive somehow ***


Capitolo 6 – Just survive somehow

 

“Ho avuto un incubo, scusa.”
In piedi, all’entrata della sua camera da letto, si trovava Beth, visibilmente scossa dai terribili sogni che l’avevano tormentata fino al momento in cui era stata costretta a svegliarsi  urlando e contorcendosi dal dolore.
Si stringeva nelle spalle, impaurita perché sapeva benissimo di aver disturbato il riposo di Daryl, quindi sarebbe scattato ad accusarla da un momento all’altro.
Aveva cercato di guardarlo negli occhi, ma temeva il suo sguardo severo e accusatorio e dunque aveva deciso che era meglio fissare il pavimento.
Lui, che si era precipitato al piano di sopra , pronto a uccidere qualsiasi cosa si fosse trovato davanti, stava riprendendo fiato, convincendosi che fortunatamente la sua compagna stava bene.

Porca puttana, ragazzina, mi hai spaventato a morte!
Aveva poi posato il suo sguardo su di lei: pallida, gli occhi blu sgranati e venati da terribili striature rosse, così indifesa in quel momento, costretta a vivere in un mondo crudele e violento dove, a volte, risultava difficile anche a lui.
Stava soffrendo come un cane eppure gli stava comunque chiedendo scusa.
Era sicuro che sarebbe uscita da quel orribile periodo, sapeva quanto era forte e quanto era cresciuta nell’ultimo periodo.
Non voleva dirglielo però, non voleva esporre i propri sentimenti, non ancora.

“Stai bene?” chiese solamente cercando di restare il più distaccato possibile.

Lei alzò lo sguardo, cercò di capire che cosa celasse l’arciere al di là degli occhi di ghiaccio e rendendosi conto che lui stava soffrendo a vederla in quello stato iniziò a piangere, sfogandosi in un pianto liberatorio.

“No… NO! Non sto bene! Non riesco a togliermi quell’immagine dalla testa! Mi sembra di impazzire, continua a perseguitarmi, Daryl, non ce la faccio…” disse singhiozzando.
Hershel. Il governatore. La katana di Michonne.
L’uomo vide i flash di quelle orribili immagini scorrere rapidissimi nella propria mente, mentre cercava di capire come alleviare almeno in parte il dolore della ragazza, ritornando inconsapevolmente a pensare alla sera in cui trovò Merle.
Quel gran figlio di puttana! Caro Merle eri un idiota, mi mancano i tuoi fottutissimi insulti, odiavo quando mi chiamavi fichetta , sappi però che non dimenticherò mai quanto mi hai protetto e che, in fin dei conti, sei stato tu la mia unica famiglia.
Anche se è da tempo che mi hanno strappato via anche te.
Ritornando alla realtà disse:

“ Mi dispiace,Beth questo fottuto mondo ci sta togliendo tutto, lo so, lo so  ma devi combattere, devi resistere e devi sopravvivere!”

Con un gesto istintivo poi l’aveva abbracciata, cercando di dimostragli tutta la sua comprensione e sperando di aver placato anche solo minimamente la sua tristezza.
Beth non aveva ricambiato l’abbraccio, voleva solo farsi stringere, voleva sentire quel calore umano che le mancava tanto e per questo affondò il viso contro il petto dell’arciere.
Anche se odiava tutte quelle moine, Daryl, infrangendo tutti i limiti gli diede un bacio sulla fronte e poi si volto verso le scale senza neanche guardarla. Stava per scendere il primo scalino quando sentì:

“Daryl, aspetta.”

Lui si voltò ma non disse nulla, la guardò e basta.

“Ti prego, resta.” disse supplicante

No, coglione,non farlo. Non farlo…torna sul divano! – Gli aveva detto, anzi, urlato il cervello ma il suo cuore non era d’accordo:
Gli aveva detto di seguirla, di confortarla e di consolarla.
Fu così allora che si coricò nel letto matrimoniale, cercando di rimanere il più distaccato possibile fisicamente ma senza mai perdere di vista Beth.
A sua volta lei si era rannicchiata sotto le coperte e girandosi verso di lui gli rivolse uno sguardo di gratitudine dicendo:

“Tu sei una di quelle brave persone in cui credo” e poi si limitò a chiudere gli occhi sperando di godersi alcune ore di sonno tranquillo.

 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞

 

Era l’alba quando Daryl aprì gli occhi assonnati, e anche se sarebbe restato volentieri a dormire, doveva alzarsi, abbandonare il suo rifugio sicuro per svolgere le milioni di cose che aveva programmato:
Vai a prendere la legna, poi vai in avanscoperta così da controllare la zona, caccia, raccogli del cibo, rifornisci la caldaia d’acqua…eh.. cerca del carburante per il generatore e poi…che cazzo continui a pensare? Alza il culo e vai no?
Imponendosi di alzarsi però si era reso conto di avere come  una specie di  macigno sul petto, pesante,morbido…caldo?:
Oh,merda…
Alzò gli occhi che fino a quel momento aveva rivolto al soffitto e confermò quello che tanto temeva: Beth, aveva riposto la testa sul suo petto e stava dormendo proprio come un sasso.
Tirando mentalmente una serie di bestemmie impronunciabili, Daryl pianificò di staccarsi dalla tenera presa della ragazza, cercando di essere il più discreto possibile.
Quasi esultando per esserci riuscito senza alcun problema, gli rivolse un veloce sguardo, controllando che dormisse ancora tranquillamente e poi si diresse al piano terreno.
Indossò gli scarponi, la giacca pesante, si spruzzò il viso con dell’acqua gelata e poi uscì. Si mise seduto sui gradini del bungalow e si accese una sigaretta, godendosi l’alba cercando in qualche modo di smorzare tutta la tensione che avvertiva nelle vene. Subito dopo, finita la sigaretta partì con la propria balestra al sopralluogo.
Beth, si alzò a mattinata inoltrata,sorpresa poiché  si sentiva riposata e pronta ad affrontare la giornata.
Andò in cucina, aveva fame e voleva mangiare qualcosa ma quello che trovò non fu del cibo ma un foglietto spiegazzato con due semplici frasi:

-Sono andato a controllare il perimetro, non preoccuparti        D.-

Daryl Dixon, se non esistessi già bisognerebbe inventarti. Oggi si è ricordato di lasciarmi un post-it!
Stringendo il foglietto, si accorse che stava sorridendo come un’idiota, era contenta, finalmente Daryl sembrava un essere umano, razionale e capace di provare emozioni. La sera precedente non gli aveva tirato insulti, non l’aveva incenerita con lo sguardo: l’aveva consolata. E aveva dormito con lei.
Quando la finirai di farti viaggi mentali, eh?
Pensò sgranocchiando un biscotto.
Dopo essersi lavata e sistemata Beth era uscita munita di sapone e un secchio di panni sporchi che avrebbe lavato nel ruscello.
Aveva già pulito i conigli che Daryl aveva cacciato il giorno precedente e li aveva  messi sul fuoco insieme a piselli e alla passata di pomodoro.
Arrivata alla riva si mise a impregnare d’acqua gli indumenti, li insaponava e poi li risciacquava una seconda volta sperando di rimuovere anche le macchie più forti.
Dopo aver finito, li stese tutti sotto al portico, sopra a uno stendino che aveva trovato per caso nel bungalow e poi era rientrata in casa.
Per ingannare l’attesa decise di prendere dalla libreria il suo libro preferito: Jane Eyre, sapeva quel libro praticamente a memoria perciò saltò le parti che trovava più noiose e si perse nella lettura.

"Quando fui certa di poterlo osservare senza essere notata, fissai gli occhi su di lui e, se appena tentavo di distoglierli, inevitabilmente tornavo a guardar da quella parte. Lo osservavo, provando in quella contemplazione un piacere vivo, acuto, eppure straziante, oro puro trafitto da una punta d'acciaio, un piacere simile a quello dell'uomo morente di sete che si trascina sino ad una fonte che sa avvelenata, eppure si china, e ne beve l'acqua come se fosse nettare divino.
Vi è molta verità nel tedio secondo il quale 'la bellezza è negli occhi di chi guarda'. Il viso pallido e olivastro del signor Rochester, la sua fronte massiccia, le folte e nere sopracciglia, gli occhi profondi, la bocca ferma e severa - tutta energia, risolutezza, volontà - non rispondevano ai canoni della bellezza, non erano belli nel senso preciso del termine, ma per me il suo viso era più che bello, esercitava un'influenza, un'attrattiva che, dominandomi, mi toglieva ogni volontà e mi metteva tutta in suo potere. Non avevo voluto amarlo; il lettore sa quanto io abbia lottato per estirpare dal mio cuore i germi dell'amore che vi si erano annidati; ed ora m'era bastato rivederlo perché quel sentimento si ridestasse in me, più vivo e più forte di prima. Egli mi costringeva ad amarlo senza neppure guardarmi".

“Ehi.” disse l’uomo spalancando la porta.

“Daryl..” disse chiudendo di soppiatto il libro. Era come se fosse stata sgamata a leggere qualcosa che lo riguardasse e il fuoco gli divampò nelle guance.

“Ciao, tutto bene qui intorno?”

“Sì, tutto tranquillo, ho trovato qualche zombie ma erano pochi, una decina massimo..”

Beth che aveva praticamente lanciato il libro, intanto che parlava, ora armeggiava con le stoviglie così da servire il pranzo all’arciere. Riempì il piatto abbondando con la porzione preoccupandosi che avesse le giuste energie per affrontare la giornata.
Gli passò il piatto fumante e le posate, poi preparò anche il suo.
Daryl si avventò sul cibo, come al solito insomma, digrignando e masticando energicamente. Beth lo trovava buffo e indiscutibilmente rozzo, però almeno apprezzava il suo cibo.

“Potremmo andare a caccia oggi!” disse tra un boccone e l’altro.

“Si, andiamo! Il piede non mi fa più male, e poi sono stanca di stare seduta a leggere!”

“Ok, la zona è tranquilla quindi ti puoi allenare con calma. Partiamo tra  un’ora”

“Agli ordini signor Dixon!” disse lei portandosi la mano verso la nuca e sorridendogli.

Grazie a Dio ha smesso di piangere

Disse tra se e se l’uomo. Forse tutto quello che aveva fatto la scorsa notte era poi  servito a qualcosa.

 

 ∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞

 

“Pronta,Beth?” disse lui,  che l’aspettava sulla porta.

“Pronta, andiamo a spaccare il culo a qualche zombie!” disse lei issandosi la balestra in spalla

“Zombie? Non penserai che ti porti subito a combattere con quei fottutissimi bastardi!”

“Perché?”

“Oggi seguiamo le tracce, ti insegno a non fare rumore  quando ti muovi e a procurarti il cibo, ma degli zombie ci occuperemo più avanti, quelli si muovono ed è difficile beccarli se sei inesperto.”

 

Lei si limitò solo ad alzare gli occhi al cielo e camminarono fianco a fianco fino a raggiungere i primi alberi che segnalavano l’inizio della foresta.

“Ora stai dietro di me, cerca di fare meno rumore possibile, controlla i tuoi movimenti e stai attenta a quello che faccio, se vedi qualcosa fermami, capito?”

“Capito, Daryl su dai non ho mica cinque anni!”

“Lo so, voglio solo assicurarmi che non ti faccia male come l’altra volta.” E lanciandogli un’ultima occhiata avanzò tra gli arbusti.

La prima cosa che notò Beth è che l’uomo faceva dei passi corti, era accovacciato e quando appoggiava i piedi cercava di emettere dei suoni impercettibili.
La ragazza così decise di imitarlo subito, proseguendo sempre dietro di lui.
Improvvisamente Daryl si arresto e voltandosi indicò il terreno:

“Riesci a vederle?”

“Si, sono delle impronte, li avanti c’è n’è un’altra che svolta a destra, è a zig-zag…perciò è uno zombie!”

“Esatto”

“Che facciamo, andiamo nella direzione opposta?”

“Meglio” disse Daryl indicando il sentiero che svoltava a destra.

Continuarono per alcuni metri sempre uno dietro l’altro quando Daryl si arrestò una seconda volta ma improvvisamente cacciando indietro il braccio così che la ragazza potesse imitarlo.
Osserva quello che ti circonda
Le aveva detto Daryl, perciò iniziò a guardarsi intorno: nessuna figura in movimento, tutto era calmo, nessuna traccia sul terreno. Cosa le stava sfuggendo?
Guardò verso l’alto, proprio davanti a sé ed eccolo là: uno scoiattolo intento a guardarsi intorno si trovava in cima ad un albero.
Beth, sempre evitando i movimenti bruschi avanzò davanti a Daryl e prese la mira attraverso il mirino della balestra.
Stava per scagliare la freccia quando sentì Daryl appoggiargli una mano sul gomito per posizionarglielo più in alto:

“Il braccio deve essere sempre in tensione quando scocchi una freccia, così la traiettoria di lancio sarà migliore” le sussurrò all’orecchio sinistro.

Beth annui, riposizionando le braccia, evitando di mostrare quanto la sua vicinanza fisica la rendesse inquieta.
Tre…due…uno.
La freccia parte, si conficca nel punto desiderato: la testa dello scoiattolo.

“E la cena è servita! Evviva c’è l’ho fatta!” disse Beth trionfante girandosi per guardare in volto il suo insegnante: lui si limitò a sorridere e subito si allontanò per recuperare freccia e scoiattolo.

La ragazza constatò mentre lo guardava allontanarsi, che la cara Emily Brönte aveva ragione
la bellezza è negli occhi di chi guarda”.
Daryl era il suo signor Rochester, era un vero amico, era il suo protettore, era la sua cura ma era anche il suo veleno, ed era una delle poche cose per cui continuare a sopravvivere.
Era sceso dall’albero ora e stava camminando per tornare da Beth quando improvvisamente due erranti gli si avventarono contro.
Il problema non erano gli zombie, assolutamente, se l’era cavata in situazioni ben peggiori, era che i stronzi gli avevano fatto cadere la balestra.
Uno dei due gli si era avvinghiato attorno al braccio destro, mentre il secondo lo aveva attaccato da dietro e aveva i denti a pochi centimetri dalla giugulare.
Senza indugiare, Daryl prese la freccia che aveva tra le mani e la conficcò nel cervello putrido di quello sul fianco, che precipitò all’istante.
Successivamente si girò di scatto per occuparsi del secondo, ma tastando nella sua cintura si accorse di non avere il coltello.
Caricò con il corpo, cercando di abbatterlo ma il bastardo non demordeva.
Beth che aveva visto tutta la scena, preoccupata per l’uomo, aveva ricaricato la balestra rapidamente e aveva scoccato la freccia:
Morte netta, precisa, senza neanche uno schizzo di sangue: aveva ucciso il suo primo errante.
Non fu quello però il suo primo pensiero, il suo primo pensiero fu ovviamente l’incolumità di Daryl.
Gli corse incontro, tendendo le mani verso di lui, senza mai staccare gli occhi dai suoi.
Lui la stava guardando con un’espressione del tutto sconosciuta alla ragazza: ira, dolore, odio? No.
Quando fu a pochi centimetri da lei, la cinse a sé, con uno scatto si sporse con il viso in avanti e posò violentemente le labbra su quelle della ragazza.
Non era ira quella, quello era desiderio.

 

 

 

 

 

 

N.A.: Ciao a tutti meravigliosi fan di the walking dead! Come state? So di aver aggiornato un bel po’ di tempo fa ma devo dire che nell’ultimo periodo avevo perso interesse nella scrittura poiché nessuna ha lasciato nessun commento al mio ultimo capitolo.

Ragazze! Vi prego non siate timide, ditemi tutto ciò che vi passa per la testa, guardate se volete mandatemi anche in pasto ai walkers ma vi prego ditemi quello che pensate sulla mia ff, veramente, se avete 5 minuti di tempo da dedicarmi vi sarò eternamente grata.

Sono entusiasta per questa nuova 6^ stagione, veramente è partita con il piede giusto, spero che continuino su questa strada. Vi ringrazio come sempre per avermi seguito nella lettura di questo capitolo e spero di intrattenervi anche con il prossimo! Un bacio a tutti! :-*

 

 

 

SPOILER PUNTATA 6x03

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Penso di non essere l’unica, ma quando il povero Glenn è caduto nell’orda di zombie a causa del suicidio di quel deficiente di Nicholas ho iniziato a piangere come una bambina di 3 anni. Ci sono diverse indiscrezioni su internet poiché in molti pensano che sia ancora vivo. Effettivamente le budella l’ultima volta che ho controllato si trovano nella parte inferiore del busto e non in quella superiore perciò anche io sostengo che il corpo divorato sia proprio di Nicholas e non quello di Glenn, anche se non ne sono ancora pienamente convinta. Glenn Rhee sei un personaggio favoloso, il tuo character development è stato uno dei più riusciti della serie perciò ti prego non abbandonarci ancora, non abbandonare la tua Maggie, non abbandonare Rick e Daryl, non abbandonare the walking dead e soprattutto non abbandonare i tuoi amati fan. Non siamo ancora psicologicamente pronti.

Ultimissima cosa poi me ne vado: se tagliano la mano a Rick, Maria, io esco!

Alla prossima  XD

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Capitolo 7
*** Running like my heart ***


Capitolo 7- Never let me go

Non se lo aspettava. Tutto immaginava ma non quello.
Era così confusa, scioccata, imbarazzata e…felice.
Non aveva mai pensato a Daryl in quel modo, o meglio, lo aveva fatto in diverse circostanze, e sapeva benissimo di  provare sentimenti contrastanti per lui, avrebbe voluto veramente confessarglielo e discuterne,ma ogni volta che ci provava qualcosa la interrompeva o  per mancanza di coraggio cambiava appositamente discorso.
Si può dire che quando era insieme a lui, provava una sorta di amore-odio: passavano dalla perfetta sintonia a litigare come bambini per poi ripercorrere il “percorso” ciclicamente.
Poteva provare a detestarlo, a odiare i suoi modi cinici,ma Beth non ci riusciva.
La sua parte oscura di Daryl veniva totalmente eclissata dalla bontà che proveniva dal suo cuore: gli abbracci, le parole di conforto, la stessa convivenza con un’altra persona che non fosse il fratello era una sfida per l’uomo, uno sforzo. Lo sapeva benissimo ed erano proprio questi gesti che l’avevano portata fantasticare.
Non lo aveva previsto: Dio, Daryl mi ha baciato!
Le si era avvicinato con uno scatto felino, aveva cinto i suoi fianchi con una delicatezza tale da stupirla e l’aveva baciata. Era stato un bacio dolce, casto, senza secondi fini. E ovviamente da togliere il fiato.
Il sangue ribolliva nelle sue vene, stava impazzendo, aveva milioni di domande per la testa ma l’unica cosa che riusciva a fare era guardarlo.
Sfavillando quel suo dolce sorriso, l’arma che usava per sciogliere la corazza dell’uomo, gli accarezzava la guancia un po’ ruvida a causa della barba, perdendosi in quei meravigliosi occhi blu cobalto.
E dopo avergli sfiorato delicatamente le labbra aveva appoggiato la testa sul suo possente petto, continuando a sorridere,abbracciandolo,facendosi cullare, assaporando ogni secondo.

 

D’altra parte Daryl sapeva che quel bacio poteva essere frainteso, sapeva quanto potesse turbare l’equilibrio che aveva instaurato
con lei, ma era stufo, stufo di nascondersi e reprimere i suoi sentimenti.
Era schivo, scontroso, talvolta rabbioso, e odiava le favolette romantiche.
Non aveva mai ricevuto affetto o amore quando era un bambino, era stato solo maltrattato, deriso e trascurato. Dunque per lui era sempre stato difficile esternare i suoi sentimenti poiché  sempre costretto a reprimerli.

Datti una svegliata coglione! Falle capire che tieni a lei!
E ora l’aveva fatto. E non lo rimpiangeva.
Poteva morire da un momento all’altro, se ne era reso conto solo quando aveva incontrato lo sguardo affamato dell’errante che lo aveva attaccato, poteva diventare carne putrida, quindi lei doveva sapere quanto fosse importante.
La stringeva tra le braccia, baciandogli l’incavo del collo, inalando il profumo che emanava la sul pelle.
Speranza. Ecco cos’era. Beth era la sua speranza. E niente gliela avrebbe mai portata via.

 

 ∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞

 

“Bene, bene…cos’abbiamo qui?”

Troppo presi l’uno dall’altro, non si erano accorti della presenza dell’estraneo.
Chi era?
I due si ritrassero velocemente, rimanendo però fianco a fianco.
Se ne stava in piedi davanti a loro, era alto e magro, capelli lunghi ,corvini, occhi inquietanti, sorriso maligno. La cosa più inquietante però era la W che si era disegnato sulla fronte con…del sangue?
Schiarendosi la voce continuò, con fare pretenzioso:

“Scusate l’intrusione…Non era mia intenzione disturbarvi!” concluse con una risata tanto fragorosa quanto fastidiosa.

“Chi sei, idiota?” disse Daryl scontroso

“Oh-oh, vedo che siamo un po’ scontrosi, dimmi te la stavi per scopare?” domandò lui rivolgendo uno sguardo malizioso a Beth

Era già balzato in avanti, la mano già a pugno, ma Beth lo tirò per l’altro braccio, facendogli cenno di no con la testa.
Lui era tornato di fianco, cosciente che la ragazza le stava dicendo una verità ovvia:

“Non dargli corda, sta cercando di provocarti!”

Rimase impassibile, senza mai guardarla ,mostrando solo lo sguardo duro all’avversario.

“Chi cazzo sei?” ribadì arrabbiato l’arciere

“Io? Vorrai dire noi! Forza ragazzi venite a conoscere i nostri nuovi amici!”

La radura venne invasa da una decina di persone e circondarono Daryl e Beth. Erano tutti uomini ben piazzati, sembravano pronti per attaccarli.
Stessi segni distintivi:la W, le giacche di pelle, l’atteggiamento aggressivo.
Erano come un branco.

“Ecco ora che ci siamo tutti possiamo finalmente presentarci. Io sono Jack e noi…” continuò allargando le braccia “ Siamo i Wolves.”

“Cosa diavolo volete? “ continuò Daryl, già spazientito dal tanto ciarlare dell’uomo

“Beh, diciamo che ci servono solo certe informazioni, Daryl”

“Come fai a sapere il mio nome?”

“Vi stiamo seguendo da un po’, se non ci avete fatto caso. Ora se avrete il buon senso di  consegnarci le vostre armi e seguirci e dirci tutto quello che vogliamo, non vi sarà fatto nulla”

Pensa Daryl pensa!

Loro sono quasi una quindicina, mentre noi siamo in due: non riusciremo mai ad ucciderli. Beth non deve farsi del male. L’unico modo è illuderli di fare ciò che ci hanno chiesto e poi scappare: spero solo di riuscire a tirarla fuori da questo casino.

“Dacci solo un secondo, lupacchiotto” si rivolse al capo dei wolves


Dacci un secondo? Daryl vuoi farci uccidere!? Questi ci ammazzano!

Aveva pensato la ragazza e per farsi intendere dal compagno si era girata di scatto sgranando gli occhi allarmata.
Lui l’aveva presa per mano, avvicinandosi a lei. A dirla tutta gli stava stritolando la mano ma Beth era sconcertata, non riusciva a capire cosa avesse in mente.
“Fidati di me” si limitò a sillabarle senza emettere un suono.
Con uno scatto sfilò il coltello dal fodero attaccato alla cintura di Beth e iniziò a correre, trascinandosi dietro anche lei, intrappolata nella sua presa.
I Wolves furono presi di sorpresa, Daryl ripiegò verso destra, conficcando il coltello nella gola di uno di loro, aprendosi così un varco per poter scappare.

“Beth, corri, dobbiamo seminarli!” le urlò l’uomo senza lasciare andare la sua mano

Lei non smise di correre. Corsero come dei forsennati per circa un’ora, facendosi strada nella foresta fitta, sperandosi di averli seminati.
Trovarono una postazione di tiro, essendo quella zona di caccia, praticamente una piattaforma coperta, a 3 metri d’altezza, eretta su dei pioli, raggiungibile solo tramite una scaletta.
Salirono, e stremati si distesero sul pavimento di legno, riprendendo fiato

“Tu sei veramente fuori di testa, Daryl Dixon!” disse Beth sogghignando cercando di sdrammatizzare la situazione.

L’uomo là ricambio, con il suo solito sorriso sghembo,tirandosi su e sedendosi mentre lei, ancora distesa faceva respiri profondi dopo l’intensa attività fisica.

“Beth! Stai bene, vero? Non ti sei fatta male?” si accertò lui allarmato

“Si,si, sto bene, non preoccuparti…sono solo stanca.” Ribbatè con tono dolce e rassicurante  “Ehi! Tu invece stai bene? Oddio fammi vedere!” scattò poi verso di lui, esaminandogli le braccia e toccandogliele delicatamente, senza tralasciare nessun punto.

“Mhh-Mhhh…sto bene”

Continuando a esaminargli le braccia, per medicargli eventuali ferite, gli chiese allarmata: “Daryl, chi sono? Cosa vogliono da noi?Non abbiamo nulla! Che informazioni posso volere? ” continuò Beth, preoccupata

“Non lo so. Porca puttana, non lo so! Ieri mattina non mi sono accorto di niente! Se ti avessero fatto qualcosa io…”

“Daryl smettila! Siamo riusciti a scappare grazie a te!”

“Dio, avrei spaccato la faccia a quel coglione!” disse con cattiveria, appoggiando la schiena contro la ringhiera della postazione, rivolgendo il suo guardo all’interno solo alla compagna.

Lei, lo aveva accarezzato, provocandogli  il solito irrigamento e dicendogli in modo dolce:

“Lo so. Sono stata io a fermarti. Ma devi smetterla di rischiare la  vita per me. Non voglio che tu ti faccia male.”

“E’ più forte di me.”

Fitta al cuore: Beth avrebbe voluto abbracciarlo, baciarlo, confortarlo,  ma non voleva complicare la situazione e non voleva assolutamente parlare del bacio di prima, quindi si limitò a guardarlo, a sorridergli ma poi usando come scusa il cibo si allontanò per prendere lo zaino, tirare fuori le poche provviste e sedersi molto più lontano rispetto all’uomo.
Ormai il sole stava calato e la notte incombeva su di loro.
Era pericoloso aggirarsi per la foresta di notte, dunque avevano deciso di fermarsi li.
Quella giornata iniziata nel modo più tranquillo possibile si era trasformata nel giro di pochi minuti in una corsa contro la morte e oltretutto i due non erano riusciti a tornare nel bungalow quindi le uniche cose che erano riusciti a salvare erano le balestre e i propri zaini.
La ragazza si teneva le ginocchia tra le braccia, tremando a causa del vento gelido, sperando di disperdere la minor quantità di calore corporeo: aveva addosso solo un maglioncino leggero e il freddo la stava consumando.
Stava facendo di tutto per evitare che Daryl si accorgesse del tremolio ma ogni sforzo fu vano.

“Hai intenzione di morire di freddo?” constatò lui in tono irriverente

Stava per rispondergli con una battuta ma poi l’uomo fece un gesto talmente dolce e sorprendente che a stento riusciva a crederci: aveva aperto le braccia, pronta ad accoglierla, per riscaldarla.
Beth, che stava decisamente morendo di freddo, decise di avvicinarsi e di stringerlo.
Appoggiò la guancia destra sul suo petto ormai familiare, circondandogli il busto con le braccia, chiudendo gli occhi. Anche lui a sua volta la circondò con le braccia, appoggiando la testa contro la sua.
La ragazza si strofinò più e più volte contro il petto dell’uomo cercando di riprendere sensibilità e estasiata dal tepore che la pelle di Daryl emanava si ritrovò a dire ad alta voce

“Daryl, sei così caldo

Ma si accorse troppo tardi che la frase conteneva un doppio senso troppo palese.

“Cosa?” disse lui in tono giocoso, ma senza spostarsi di un millimetro dalla compagna

“Ehm…oddio…volevo dire...” probabilmente aveva le guance bordeaux.

“Attenta Greene, sai un uomo potrebbe fraintendere quello che hai detto”

“Ahh! Ma piantala di fare l’idiota! Oggi mi hai talmente spaventata con il tuo piano che non so più quello che dico! E sicuramente la tua vicinanza non aiuta!”

“Eh, Beth, a proposito di vicinanza, volevo dirti che il…bacio…io…” continuò

“Daryl ti prego non dire nulla, non voglio rovinare questo momento…possiamo  parlarne domani?” disse lei fissandolo negli occhi

“Certo” acconsentì lui, nel tono più gentile possibile

“Grazie” disse Beth, dandogli un bacio sulla guancia.

Si sarebbe aspettata una reazione negativa, un insulto, ma non l’aveva fatto: è possibile che Daryl Dixon fosse veramente cambiato? Oddio cosa vuole dirmi del bacio? Mi odia? Gli faccio schifo? Cavolo Beth tu e la tua boccaccia: potevo farlo parlare..magari quello che aveva da dirmi non era così brutto…ohhh..taci..taci…
L’uomo interruppe i suoi pensieri, sussurrandogli:

“Cerca di dormire un po’, faccio io la guardia”

“Va bene, svegliami tra qualche ora, così ti do il cambio”

“Mh-Mh.”

La ragazza non abbandonò la presa, si limitò solamente a chiudere gli occhi e ad addormentarsi.
Sembrava tutto tranquillo, non aveva sentito rumori di motori o di persone, perciò l’agitazione e la rabbia che Daryl aveva nel sangue si placò leggermente.
Dopo essersi assicurato di non disturbare Beth, si era alzato più volte, controllando il tutto sempre restando sulla piattaforma.
Si era anche tolto la giacca di pelle per mettergliela addosso dato che tremava lo stesso come una foglia e si era seduto ancora al suo fianco.
Gli occhi si chiudevano da soli, era stanchissimo. Lo stress, la fuga e la corsa lo avevano sfinito, cercò di resistere ma l’oscurità lo circondò.
Si risvegliò allarmato poche ore dopo, maledicendosi e stiracchiandosi ancora gli occhi si stava già scusando con la ragazza:

“Scusa, mi sono addormentato e...Beth?”

Terrorizzato si era girato…e lei non c’era. C’era solo la giacca.

No…

 

NO.

Era sceso di corsa, controllando in tutte le direzioni, urlando a squarciagola il suo nome, dimenticandosi dei vaganti. Quando ad un tratto sentì degli schiamazzi.
Era lei. Iniziò a correre, caricando la balestra, verso il luogo da dove provenivano i rumori.
Se li ritrovo in men che non si dica davanti: Lei in piedi, che si dimenava, trattenuta da Jack, le stava dietro, tenendogli con forza le braccia legate e gli stava mormorando delle cose all’orecchio, sfiorandogli la gola con un coltello. Tutti gli altri li guardavano ridendo e sghignazzando di gusto.

“Non lo so, non lo so!Lasciami andare!Ti prego!” stava urlando Beth

“Se non lo sai sarò costretto a tagliarti la gola, tesoro…almeno che tu non voglia fare qualcos’altro per me…” conclusa la frase aveva allontanato di poco il coltello iniziando ad annusarle il collo.

“Allontanati da lei, pezzo di merda! Lei non sa niente!” ringhiò Daryl puntando la balestra nella direzione della testa di Jack.

“Ah, eccolo qui! Immaginavo di rivederti presto.”

Jack lo stava guardando con tono di sfida, ma abbassò il coltello e lasciò Beth.
Lei rimase immobile senza avvicinarsi a Daryl. Lo aveva guardato in tono riconoscente, mostrando anche una certa preoccupazione.

“Vedo che me la sono presa con la persona sbagliata, allora. Matt, Jimmy, prendetelo. E anche la ragazza. Li portiamo al quartier generale”

“No, lasciatela star…” replicò Daryl, ma i due uomini lo avevano aggredito alle spalle e lo avevano colpito in testa, facendogli perdere i sensi.

“DARYL!” Urlò Beth aveva visto tutto e senza alcuna speranza era caduta sulle ginocchia. Non poteva farcela senza di lui.

 

∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞

 

 

Buio.
Un fetore assurdo.
La stanza in cui si trovava aveva un piccola luce che proveniva dal soffitto. Era fastidiosa. Le braccia gli facevano malissimo e non riusciva a muoverle.
La testa pulsava, Dio, se pulsava. Neanche una delle sue peggiori sbronze lo aveva fatto stare così male.
Era legato, anzi immobilizzato dalle catene che lo costringevano a tenere le braccia dietro alla schiena. Tirava invano, sperando di staccarle dal muro ma erano rinforzate ed era impossibile farlo. Cosa vuole sapere?

"Daryl?”

 “Beth!”

Dall’altro lato della stanza, giaceva la ragazza, nella sua stessa posizione: inginocchiata ed incatenata.

“Dove ci hanno portati?”

“Non lo so, dopo che ti hanno picchiato ci hanno caricato su uno dei loro furgoni, ma mi hanno messo dietro, al buio e non so dove siamo, ci hanno poi buttati qua dentro.

Jack mi ha detto che sarebbe tornato presto perché voleva controllare che stessi bene…cazzate!”

“Quel figlio di puttana! Se avesse le palle non ci avrebbe rinchiuso qua dentro!”

“Non urlare! Sono certa che sono di la e ci stanno ascoltando! L’importante è che tu stia bene! Ho avuto così paura quando ti hanno colpito”

“Sto bene, non preoccuparti.”

“A quanto pare l’intero universo sta pianificando di ucciderci: i vaganti, il governatore, ora i wolves..”

“Ehi, guardami!”

Beth alzò gli occhi dal pavimento, cercando di guardarlo anche se la poca luce lasciava molto all’immaginazione

“Non glielo permetterò.”

 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞

 

Dopo essersi scambiati quelle parole rimasero entrambi in silenzio. Erano terrorizzati. Sembrava di dover aspettare il diavolo in persona. Nessuno però si era fatto ancora vivo da quando erano stati rinchiusi.
Improvvisamente sentirono uno scatto, come quando apri una porta.
Beth si era già rassegnata all’idea di essere torturata o toccata da quell’animale di Jack, Daryl si aspettava altre botte, ma non si trovarono davanti lui.
Il ragazzo che si trovarono davanti aveva un aspetto troppo familiare.

Glenn. Glenn!
Era entrato con il suo passo felpato, seguito da un altro, faccia da bravo ragazzo, capelli corti ricci e delle tronchesi in mano.

Siamo salvi.
Glenn cercando di emettere il minor rumore possibile e disse

“Ragazzi, le spiegazioni a dopo, lui è Aaron, tranquilli è con me, ora vi liberiamo e poi usciamo, senza emettere rumori.
A due isolati da qui abbiamo il furgone. E poi vi portiamo a casa. Ad Alexandria

Aaron aveva già liberato Beth ed ora si accingeva a liberare Daryl.
Era una corsa contro il tempo, ma dovevano farcela. Dovevano almeno provarci.

 

 



 

 

S.A.: Ciao a tutti! Tranquilli non sono stata divorata da nessuno ma purtroppo sono sempre più impegnata e ho poco tempo per scrivere. Spero che questo nuovo capitolo vi piaccia e come al solito vi invito a scrivermi cosa ne pensate tra le recensioni oppure anche con messaggio privato. Tutto è accetto anche le critiche. Con la speranza di avervi intrattenuto come si deve, vi saluto e vi aspetto con il prossimo capitolo. Un bacione :-*

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Capitolo 8
*** Don't leave me. ***


Capitolo 8- Don’t leave me.

Il piano era semplice: Daryl e Beth erano stati portati in uno scantinato raggiungibile solo dopo una lunga rampa di scale.
A quanto pare l’edificio era un grande magazzino adibito al deposito di diversi beni, tra cui alcuni alimentari: ora era la “tana” dei wolves. Dopo aver salito le scale avrebbero dovuto proseguire diritto ed uscire da una porta secondaria che portava sullo sbocco laterale del complesso.
L’ordine d’uscita sarebbe stato il seguente: Glenn avrebbe aperto la fila seguito rispettivamente da Beth, Aaron e infine Daryl.
Glenn stava facendo tutte le raccomandazioni possibili ai compagni dicendogli di mantenere le posizioni che gli aveva affidato, di evitare di fare rumore inutile, di utilizzare le armi da fuoco solo in caso di estremo pericolo così da non provocare rumori e di muoversi velocemente perché l’edificio, sia internamente che esternamente, poichè era sorvegliato da diverse videocamere a circuito chiuso.
Beth ascoltava attentamente ogni singola parola del cognato, anche se non spostò mai lo sguardo da Aaron che armeggiava con le cesoie per liberare Daryl.
Appena fu libero la ragazza corse ad abbracciare l’arciere, stringendolo a tal punto da volerlo soffocare. Non c’era tempo però per le parole. Dovevano abbandonare immediatamente quel posto.

“Non fare l’eroe anche stavolta! Sai come la penso.” sembrò implorarlo Beth con i suoi enormi occhi da cerbiatta

“E tu evita di cacciarti nei casini.” l’aveva zittita Daryl, liberandosi gentilmente dall’abbraccio. La ragazza quindi si voltò verso gli altri compagni per mettersi in posizione, ma qualcosa la trattene.  

"Aspetta" disse l'uomo sfilandosi la pesante giacca di pelle "Mettitela.Si gela." 

Avrebbe voltuto obiettare ma sapeva benissimo quanto difficile era contrastare Daryl quindi ubbudì e indossando il capo  rivolse un sorriso riconoscente al compagno. Avrebbe voluto baciarlo. Avrebbe voluto anche rimanere al suo fianco. Ma dovevano rispettare i piani. 
Volevano solo proteggersi a vicenda in tutti i modi possibili e sì, forse si stavano veramente innamorando, ma a loro modo: non era la classica favoletta romantica, la loro intesa era magnifica, anche solo limitandosi allo scambio di  due avvertimenti secchi erano riusciti a  racchiudere essenzialmente quello che sin dall’inizio avevano temuto più di tutto: di perdersi l’un l’altro.

Ognuno di loro era munito di coltello e pistola di piccolo calibro. Dovevano evitare i massacri, non erano lì per quello: dovevano solo andarsene senza farsi scoprire.
Glenn aprì il pesante portone di ferro ed iniziò a salire le scale: si fermò in cima assicurandosi che tutti fossero dietro di lui e poi proseguì diritto come aveva spiegato. Le pareti erano bassissime e rendevano il corridoio quasi claustrofobico tanto che Beth iniziò a sudare freddo e a temere un’improvvisa comparsa di un lupo.
Arrivati al termine del corridoio principale, il gruppo si trovava esattamente al centro dell’edificio caratterizzato da una biforcazione che conduceva alle diverse aree di deposito.
Essendo loro diretti verso l'uscita dovevano prendere la biforcazione di sinistra, Aaron si appiattì contro il muro così da far passare gli altri e tenere d’occhio la situazione. Nessun lupo: procediamo.
Si muovevano tutti come se fossero una sola persona coordinando i movimenti degli arti inferiori a quelli superiori. Daryl teneva ossessivamente d’occhio Beth, preoccupato che uno di quei maniaci potesse piombare per riprendersela.
Lei, d’altro canto, svolgeva con attenzione ogni compito che le veniva affidato durante il tragitto.
Finalmente ecco la porta secondaria d’uscita: Glenn si fermò solo un secondo per comunicare ai compagni il passo successivo

“Bene, ragazzi, grandi, il peggio è passato. Ora usciremo e ci troveremo davanti un parcheggio interamente recintato, non toccatelo per nessun motivo: è elettrificato. Aaron andrà ad azionare la leva per aprire il cancello e poi ce ne andremo. Intesi?”

“Sì!” disse convinta Beth mentre Daryl si limitò ad annuire silenziosamente scambiandosi uno sguardo di assenso con l’amico.

“Andiamo!” disse Glenn sicuro, spalancando  la porta d’entrata.
Ma qualcosa li colse di sorpresa. Un rumore intermittente e fastidioso iniziò a propagarsi per tutto l’edificio: un allarme.

“Aaron! Corri! Vai! Ti copriamo le spalle!” disse il ragazzo asiatico disperato che nel mentre controllava in modo ossessivo ogni centimetro dello stabilimento per contrastare gli eventuali nemici.
La cosa veramente strana, pensò Beth era che nel parcheggio non ci fosse alcun mezzo tranne che tre rimorchi disposti parallelamente l’uno all’altro.
Si trovava esattamente davanti al rimorchio centrale, controllando che nessuno dei lupi fosse nascosto dietro di esso quando ad un tratto i portelloni si aprirono: un’orda di vaganti si scaraventò contro di lei famelici e bramanti di carne umana.
Lei velocemente estrasse il coltello conficcandolo precisamente di uno, due, tre teste dei vanganti ripiegando sulla cancellata principale.
Daryl era intento ad uccidere altri vaganti, mentre Glenn, tentava di chiudere i portelloni del rimorchio sinistro, quello più vicino all’uscita.
Fu come uno squarcio la voce di Jack, il leader dei wolves, seguito da diversi scagnozzi:

“Eccolo là! Ammazziamolo così non scappano quei bastardi!” disse indicando Aaron che si stava arrampicando sulla scala  della torretta per aprire il cancello.
Non poteva permettere che Aaron morisse e soprattutto non poteva permettere che Beth o Glenn morissero.
Senza pensare  Daryl si precipitò a salvaguardare le spalle del suo nuovo alleato, che purtroppo stava già subendo l’ira dei wolves.
Lo avevano tirato giù di peso dalla scala, facendogli perdere l’equilibrio ed ora si pregustavano il vicino momento della sua morte fracassandolo di botte a suon di pugni e calci.
Daryl estrasse la pistola e uccise due lupi in movimento, poi arrivato vicino ad Aaron estrasse il coltello conficcandolo nella gamba di Jack che si ritrasse bestemmiando e cadendo a terra tendendosi la gamba.
Grazie al suo intervento ora Aaron era libero di scappare,prendendosi l’incarico di attivare la leva e di raggiungere gli altri.

“Aaron ci penso io alla leva! Corri al cancello!” gli urlò contro Daryl ormai in cima alle scale.

Il ragazzo livido ovunque si alzò barcollando, sforzandosi di correre il più veloce possibile.
Daryl era cima: tirò la leva e con un suono secco e metallico il cancello dall’altra parte del parcheggio si aprì.
Beth e Glenn non riuscivano a vedere dove fossero gli altri due compagni. Era disperata. Ma non poteva distrarsi: doveva continuare e non combinare casini.  Il  cancello si era aperto ma  nessuno dei due era ancora tornato.
Ma ecco Aaron, in lontananza: per evitare gli zombie si limitava a spingerli per terra. Aveva degli ematomi enormi sul volto e faticava a camminare.

“Dov’è Daryl?!” gli urlò Glenn,quando li ebbe quasi ragginuti “Dobbiamo andare!”

Aaron riprendendo fiato disse a stento “Sta arrivando! Ha azionato lui l’apertura del cancello.”

“Dobbiamo aspettarlo!” disse Beth “Vado a prenderlo, anzi!”

“Non provarci nemmeno!” disse Glenn parandoglisi davanti. “Andiamo oltre il cancello, lo aspetteremo lì davanti!”

Poteva vederli dalla torretta: Idioti che cavolo fate! Scappate!  Disse tra sé e sé scendendo frettolosamente la scala per raggiungerli.
Aveva il cuore a mille, sentiva i battiti pulsargli nella testa. La maggior parte dei vaganti usciti dai rimorchi erano stati abbattuti e non costituivano un pericolo imminente. I wolves sì.
Riusciva a vederli: il cancello e i tre compagni che lo aspettavano oltre ad esso, nascondendosi nella fitta boscaglia. Bastava ancora un piccolo sforzo e attraversare il piazzale.
Iniziò a correre utilizzando le sue ultime forze ma senza accorgersene sì ritrovo in terra sbattendo la faccia contro al cemento. Jack, era riuscito a rimettersi in piedi, a seguirlo ma poi la gamba gli era ceduta e per fermare l’arciere come ultimo tentativo lo aveva preso saldamente per la caviglia facendogli perdere l’equilibrio. 
Gli era poi saltato addosso come una furia e stava ora tentando di soffocarlo. Non riusciva a respirare. Quel figlio di puttana lo stava uccidendo.Non aveva più aria nei polmoni. 

Solo quando le speranze sembravano perdute Daryl iuscì miracolosamente ad assestare un calcio ben piazzato nella gamba dell'avversario liberandosi faticosamente dalle sue mostruose mani.
Si era poi rimesso in piedi e correva, correva per raggiungere il dannato cancello.

“Chiudete il cancello imbecilli! Chiudetelo!Ahhh..." urlò dal dolore "Non faremmo scappare anche lui vero!” continuò Jack agli scagnozzi che eseguirono spaventati l’ordine.
Era a pochi passi, Beth riusciva a vedere tutta la scena dai cespugli che avevano scelto per nascondersi al di fuori dello stabilimento. Stava male, non riusciva a guardare, non poteva uscire allo scoperto e non poteva aiutarlo in alcun modo perché Glenn glielo stava impedendo.

“Lasciami andare! Devo andare ad aiutarlo, brutto idiota!” sputò contro a Glenn

“Ci farai ammazzare tutti! Sta arrivando!” le intimò l'uomo intento a fasciare la ferita sanguinante della testa di Aaron

Ma Beth uscì allo scoperto, rivelando la posizione ai wolves, correndo al cancello per aiutare anche Daryl ad uscire. Ma ormai era troppo tardi: il cancello era chiuso e lui era rimasto dentro.

“No!NO!No!NO!” disse lei sbattendo violentemente prima le mani e poi tutto il corpo contro le sbarre di metallo del cancello 

“Daryl!” Non riusciva a trattenere le lacrime. Era impossibile per lui uscire perché ormai l’elettricità era tornata e sarebbe morto.

“Me lo avevi promesso!” gli urlò lei disperata

Anche l’espressione di Daryl era triste, affranta, ma era pronto. Non aveva pensato molto al modo in cui sarebbe morto, ma morire per salvare lei era sicuramente una morte più che dignitosa.

“Vi raggiungerò” mentì l’arciere soffocando la bugia “Scappate ora!Mettetevi in salvo!”

“No!Io non ti lascio” gridò con la poca voce che gli era rimasta. Ma poi era arrivato Glenn seguito da Aaron, e il cognato l’aveva trascinata via con la forza.
L’ultima scena che vide fu Daryl attorniato dai wolves che gli puntavano armi contro.
Ma lui non li guardava. Con la coda dell’occhio la seguiva e gli sorrideva.

Ti mancherò così tanto quando non ci sarò più Daryl Dixon.

 

 

S.A.: Ciao a tutti! Eccomi qui con un nuovo capitolo. Lo so, lo so, mi odiate. Stavo male mente scrivevo questo capitolo e spero di avervi intrattenuto a dvere con il mio racconto. Come al solito vi invito a lasciarmi un commentino. Spero continuerete a leggere, alla prossima e un bacione!  

 

 

 

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Capitolo 9
*** Paradise or hell? ***


Capitolo 9- Paradise or hell?

Beth’s POV

Daryl.
Il suo nome le vorticava per la testa e la tormentava, la affliggeva sin da quando aveva abbandonato il magazzino.
Aveva paura: temeva per la sua sorte, avrebbero potuto torturarlo, massacrarlo o peggio ucciderlo.
Glenn e Aaron procedevano verso il furgone senza fermarsi, lasciandosi dietro l’accampamento dei wolves come se fosse l’inferno in terra.
Lei camminava dietro di loro a testa bassa, serrando le mani intorno alle maniche della giacca di Daryl, elaborando una frase o un piano decente per fermarli e obbligarli a tornare indietro.
Perlopiù loro continuavano a non ascoltarla, a considerarla come un’idiota che perseverava a fare azioni sbagliate.

No, non sono un’idiota!
Doveva convincerli. Non poteva lasciarlo. Non dopo tutto quello che era accaduto.

“Glenn….”  attaccò lei in tono pacato.

 Il ragazzo si girò velocemente, insieme ad Aaron, posando lo sguardo sulla ragazza

“Cosa c’è Beth? Ti senti bene?” chiese allarmato.

“Ti prego.” Disse respirando profondamente, soffocando il fiume di lacrime che stava in tutti i modi lottando per poter uscire “Torniamo indietro a prenderlo.”

“No, te l’ho già detto. Quel posto ora è impenetrabile. Avranno messo guardie ovunque, è troppo pericoloso.” Gli rispose il ragazzo in modo tranquillo, cercando di ignorare il fatto che gli avesse ripetuto le stesse identiche cose fino allo sfinimento.

“So che è pericoloso ma possiamo farcela, almeno proviamoci...” tentò di nuovo Beth mantenendo un tono gentile ma allo stesso tempo supplichevole.

“No. Basta!” le urlò violentemente Glenn. 

“Ma…”

“Non possiamo…è finita Beth.” concluse l’asiatico, commosso.

Sentì il sangue ribollirgli nelle vene per la rabbia e cambiò completamente espressione: se prima lo stava implorando, ora gli avrebbe urlato contro a pieni polmoni, perché sì, era stanca di essere considerata la stupida ragazzina che non sapeva difendersi e poi dopo tutto quello che Daryl aveva fatto per il gruppo,aveva rischiato la vita, più di una volta per loro, voleva veramente comportarsi così da stronzo?

“Abbiamo fatto cose molto più rischiose di queste e lo sai bene. Vuoi veramente abbandonarlo? È tuo amico!”

Sottolineò l’ultima parola scandendola lentamente, per stimolare una qualche reazione nel cognato.
Le lacrime iniziarono a bagnarle tutto il viso, costringendola a coprirsi il volto. Glenn le si avvicinò, rendendosi conto di essere stato troppo duro, per darle un abbraccio ma appena la sua pelle entrò in contatto con quella del cognato lo allontanò con cattiveria.

“Non voglio un abbraccio!” disse asciugandosi le lacrime con le maniche del maglioncino  “Voglio tornare indietro da Daryl!”

“Pensi che io sia contento di averlo lasciato indietro?Lo conosco da quando tutto questo è iniziato!” le urlò contro Glenn “Ma non posso rischiare che prendano anche voi! Aaron è ferito, e tu non stai ragionando lucidamente. Ora vi porto ad Alexandria e poi ti prometto che domani verrò con gli altri a prenderlo. Intesi?” fece cenno con i grandi occhi a mandorla cercando l’assenso di Beth.

Lei annuì leggermente, senza guardarlo e prosegui fino al furgone senza più dire nulla. Era inutile. Avrebbe dovuto farlo da sola.

 

∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞

 

Daryl’s POV

 

Jack si era rimesso in piedi ed ora era davanti a tutto il gruppo dei wolves,disposto in una sorta di semicerchio, pronto a scagliare  il colpo fatale su Daryl con la grossa pistola che teneva fra le mani.
Quest’ ultimo era di schiena rispetto a lui, guardava oltre il cancello.
Poteva essere il suo ultimo giorno sulla terra. La sua vita era appesa ad un filo.
Ma quello non era importante: l’importante era Beth, ormai salva insieme a Glenn, diretta verso un posto felice dove avrebbe potuto ricostruirsi una vita e dimenticarlo. Oppure avrebbe potuto raggiungerla. Doveva solo trovare il modo.

“Voltati, voglio guardarti in faccia brutto stronzo!” disse secco Jack.

Lui lentamente, girò su se stesso senza mai distaccare lo sguardo duro dall’uomo che pretendeva di essere il suo carnefice.
Ricaricava la pistola in modo sicuro, prendendo la mira ed era pronto a far premere il grilletto. Avrebbe dovuto implorarlo per la sua vita?

“Dixon è inutile che continui a fissarmi con quello sguardo da “duro”. Avrei già dovuto farti pestare a sangue dai miei uomini e spararti dopo quello che hai fatto…ma non ho intenzione di farlo.”

Daryl mantenne lo sguardo su di lui, cercando di ignorare la confusione che si stava creando tra i diversi componenti del gruppo che si scambiavano sguardi interrogativi e confusi. Quindi non voleva ucciderlo? Cosa voleva allora da lui?

“Ti ascolto.”

“Vedi, il fatto è che come ben saprai il cibo scarseggia, la benzina, tutto ciò che ci serve per sopravvivere sembra essere scomparso.

C’è un posto però dove tutto questo esiste in abbondanza e che ci farebbe molto comodo. Sappiamo che eri il braccio destro di Grimes. Poco tempo fa il tuo amico è venuto a farci visita con quell’idiota che abbiamo massacrato prima e indovina cosa si è dimenticato? Queste.”

Gettò in terra dei piccoli fogli. Daryl si chinò per raccoglierli e solo dopo averle esaminate si rese conto di cosa fossero: delle fotografie.
Non si riusciva a capire molto, c’erano diverse foto che contenevano recinzioni, case, pannelli solari ma fu una foto in particolare a colpire l’attenzione dell’uomo: Rick e Carl seduti su una scalinata che sorridevano alla fotocamera.

Stavano bene. Il sollievo che lo pervase per pochi secondi venne spazzato via dalla paura che i bastardi che aveva davanti li avrebbero trovati e depistati.

“Ora, non è molto difficile capire cosa voglio da te. Voglio che tu ti unisca a me e voglio entrare ad Alexandria.”

 

∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞

 

Beth’s POV

 

Aaron si era addormentato sul seggiolino del passeggero. Glenn temeva che tutte le botte che aveva ricevuto gli avessero causato una contusione o un trauma cranico.
Lei, invece, era in pena per Daryl.
La pelle del viso le tirava a causa delle lacrime che si erano asciugate e tutto il corpo le tremava come se fosse una foglia.
Se ne stava seduta sui sedili posteriori, terrorizzata, persa.
Non sapeva cosa fare, come agire, come comportarsi: fingere che fosse tutto ok o protestare e attivarsi per il salvataggio dell’arciere?
Glenn mentre sfrecciava sulla Marshall farneticava su quanto Alexandria fosse bella con tutte le sue casine, l’elettricità, l’acqua potabile e di quanto la gente fosse ospitale ma Beth non ascoltò neanche una parola di quello che disse. Ora parlava di una certa Deanna o qualcosa del genere.
Lo interruppe chiedendo quanto distava la safe-zone dall’accampamento dei wolves.

“Non lo so esattamente ma penso siano più o meno una trentina di miglia. Siamo quasi arrivati.” Disse gentilmente.

Beth non rispose, si distese e chiuse gli occhi: voleva provare a calmarsi, cercare di smorzare l’adrenalina che aveva ancora in circolo e rallentare il battito del cuore ma  subito il viso di Daryl che la guardava da oltre il cancello la colpì, come se fosse uno schiaffo.
Si rimise seduta rapidamente, spaventata, meravigliandosi di ciò che si trovava davanti: Un’enorme recinzione di metallo, solida, forte, impenetrabile per i vaganti con guardie e cancelli.

“Heath, apri sono io!” urlò Glenn sporgendosi dal finestrino

“Ehi, Glenn! Ti apro subito!” gli rispose il ragazzo di colore con le treccine.

Il cancello si aprì rumorosamente ed entrarono con il furgone: Ormai era pomeriggio inoltrato.
Il mezzo venne circondato da persone che Beth non conosceva, gli abitanti di Alexandria che si occuparono di Aaron e lo trasportarono in infermeria.
Alcuni rimasero lì, incuriositi dalla nuova arrivata.
Lei rimase seduta ad osservare tutto senza dire niente e senza preoccuparsi degli sguardi che riceveva e solo dopo l’invito di Glenn a scendere abbandonò il veicolo.
Questa Alexandria, era veramente meravigliosa: era una piccola città composta da enormi abitazioni che tendevano al bianco, una chiesa,zone verdi ,insomma un intero quartiere era stato messo al sicuro.
-Daryl avrebbe odiato questo posto- pensò la ragazza, quasi divertita.
Glenn parcheggiò il furgone e fece fare un rapido giro a Beth, spiegandogli tutta la storia sulla sostenibilità delle infrastrutture.

“Glenn, ma dove sono tutti? Dov’è mia sorella?” chiese Beth mentre si osservava attorno.

“Ognuno ha un compito qui, un lavoro: tra poco ti porto da Deanna, la donna di cui ti parlavo prima, ti farà qualche domanda e poi affiderà anche a te qualcosa da fare. Non preoccuparti, è molto gentile.”

“Ok.”

Odiava l’idea di dover parlare con un’estranea in quel momento ma doveva farlo, per non destare troppi sospetti.

“Andiamo dai, ti accompagno.” disse Glenn

Erano sull’uscio della casa di Deanna, quando la porta si spalancò e uscì Maggie indaffarata a scrivere degli appunti su un’agenda.

“Arrivederci, Deanna, ci vediamo domani!” disse alla leader di Alexandria.

“MAGGIE!” urlò Beth, appena la vide: Finalmente eccola, sua sorella, la sua famiglia.

Lei, quasi incredula, e in preda allo shock fece cadere la penna e il quaderno e le corse in contro.

“O mio Dio! La mia Bethy! Tesoro, mi sei mancata tantissimo!” disse abbracciandola e esultando.

Entrambe si misero a piangere: piangevano perché si erano ritrovate, piangevano per sfogarsi, piangevano perché finalmente erano insieme.
Rimasero abbracciate a lungo, si persero in quell’abbraccio fraterno e poi Maggie iniziò, come un uragano, a porre domande alla sorella:

“Ma Beth stai bene? Non è che ti gira la testa?Hai mangiato? Sei ferita?E quando siete…”

“Maggie,tranquilla, sto bene.” La interruppe in modo dolce ma allo stesso tempo le mentii: non stava bene. Aveva appena perso Daryl.Il suo Daryl. E non era sicura che l’avesse ritrovato.

“Sei sicura? No perché guarda che posso andare a prenderti del cibo, dell’acqua..” continuò lei imperterrita, prendendogli le mani e stringendole al suo petto.

“Veramente, Maggie, dovrei parlare con Deanna, me lo ha detto Glenn ed era con me per questo.” Spiegò Beth

“Ma certo, vieni, è in casa, te la presento io.” le disse Maggie, sempre in tono dolce.

Entrarono nella casa, ritrovandosi in un soggiorno luminoso, caratterizzato da un’enorme libreria bianca piena zeppa di libri e un’enorme poltrona foderata e sontuosa al centro di essa.

“E’ permesso? Deanna, scusi, sono ancora io, Maggie.” Si annunciò rispettosa Maggie mentre Beth, quasi a disagio, restò dietro alla sorella.

“Vieni pure. Sai che non mi disturbi, e poi quante volte devo dirti di darmi del tu!” la accolse Deanna e ,accorgendosi della nuova presenza, accennò un leggero sorriso, e continuò “E lei chi è?”

“Deanna, lei è Beth. Mia sorella. Aaron e Glenn l’hanno finalmente trovata!” spiegò piena di gioia alla donna.

Lei si avvicinò alle due, così che potesse stringere la mano alla nuova arrivata.

“Che bella notizia!Sono contenta per voi!” disse Deanna.

“Piacere,Beth, io sono Deanna Monroe, lieta di conoscerti!”

“Buonasera, anche per me è un piacere.” Si sforzò di risponderle Beth.

“Vieni cara, accomodati pure, voglio scambiare quattro chiacchiere con te.” Le disse indicandogli la poltrona che poco prima aveva attratto la sua attenzione.

Lei si sedette, mentre Deanna sistemava una videocamera e dei fili ad un computer.
Maggie si congedò, dicendo a Beth che l’avrebbe aspettata lì fuori e poi Deanna a sua volta si sedette, pronta per parlare con la ragazza dai capelli biondi.

“Ti spiace se registro la nostra conversazione?” Chiese Deanna

“No,no, si figuri.” Rispose Beth

“Allora parliamo un po’ di te e delle tue ultime settimane.”

 Beth raccontò, svogliatamente, tutto ciò che le era capitato: la fuga, la separazione dagli altri membri del gruppo, l’incontro con i wolves, la caviglia slogata.
Ma non parlò assolutamente di lui: faceva troppo male.
Deanna a sua volta si rivelò molto interessata dal suo racconto e talvolta interveniva per puntualizzare una situazione.
Le chiese cosa avrebbe voluto fare se tutto il caos dell’apocalisse non fosse accaduta e Beth si ritrovò a farneticare sul fatto che probabilmente sarebbe andata all’università oppure avrebbe lavorato in un ambiente pieno zeppo di bambini e spiegò che alla prigione la maggior parte del tempo lo trascorreva accudendo la piccola Judith.

“Ti dispiace?” chiese Deanna, in tono quasi commosso

 “Per cosa, signora?” chiese interrogativa Beth, sperando che si riferisse a tutto tranne che a Daryl.

“Ho saputo dell’uomo che era con te. Glenn mi ha spiegato che non siete riusciti a salvarlo.”

Il cuore iniziò ad accelerare. La mente iniziò a rielaborare le ultime immagini del suo volto e qualcosa si spezzò.

“Sì, Deanna. Mi dispiace,molto.” Disse lei, facendosi coraggio e evitando di piangere per l’ennesima volta. “Sono grata per il vostro salvataggio ma vorrei che ci fosse anche lui.”

“Capisco. E’ sempre brutto perdere un proprio compagno: non volevo rattristarti. Grazie Beth per aver parlato con me. Ora vai pure, sarai stanca, povera cara.”

“Grazie a lei Deanna, arrivederci” la salutò e uscì da quella casa che sembrava crollargli addosso sin da quando la donna aveva nominato Daryl.

 Fuori, ad aspettarla, c’erano Glenn e Maggie, seduti su una panchina.

“Allora com’è andata?” chiese Maggie con un sorriso

“Bene, credo, Deanna è stata molto gentile.”

“Si, è una persona molto a modo. Ma ora basta parlare di lei, piuttosto, andiamo a casa!” puntualizzò Maggie

“D’accordo. Ma aspettate, voi due avete una casa tutta per voi?” chiese Beth, guardandoli entrambi,ripensando alla prigione quando a ognuno era concesso solo un letto o eccezionalmente una cella.

 “Sì, Rick e gli altri hanno insistito ma non preoccuparti perché abbiamo una stanza tutta per te!” le rispose Glenn con entusiasmo.

“Wow, è fantastico, grazie!” gli rispose pacatamente.

Poi tutti insieme si avviarono per raggiungere la loro dimora.
La casina esternamente era bianca, piccola e graziosa anche se l’interno si rivelò molto più spazioso: come per la casa di Deanna, le grandi finestre rendevano gli interni molto luminosi, candidi e rilassanti, ideali per riposarsi dopo una lunga giornata.
Al piano terra si trovava la cucina, il salotto e il bagno di servizio mentre al piano di sopra c’erano tre stanze da letto e un’enorme bagno con un’altrettanto enorme doccia.

“Bethy, tieni questi sono dei vestiti puliti, mente invece in bagno dovrebbero esserci degli asciugamani puliti sulla sedia.” Le disse Maggie dopo avergli fatto fare il giro della casa e sottolineando che era ora che si facesse una doccia.
Dopo averla abbracciata per l’ennesima volta, Beth si recò in bagno, pronta per levarsi tutto lo schifo che aveva addosso.
Si liberò di tutti i suoi abiti luridi tranne per la giacca di Daryl ,che ripose delicatamente sulla sedia,e si cacciò nella doccia, sotto un getto di acqua rovente.
Si lavò i capelli per ben 3 volte con lo shampoo, lo shampoo! Cosa che pensava essere ormai scomparsa dalla circolazione e si insaponò il corpo con molta schiuma, strofinando con forza. Era bello poter fare una doccia ma si sentiva una schifosa egoista perché lei era lì al sicuro, con i suoi familiari e amici mentre Daryl era chissà dove, da solo, senza nessuno, senza di lei.
Inconsapevolmente, si accasciò sul piatto della doccia e pianse a lungo, appoggiando il mento sulle proprie ginocchia e facendosi sovrastare dall’ acqua.
Senza forze, e cercando di dimenticare il dolore che nessuno sembrava comprendere e che nessuno doveva conoscere, uscì dalla doccia per rivestirsi.
Come un’idiota si ritrovò a fissare quella stupida giacca, addirittura accarezzò le grandi ali disegnate sul dorso.
Indossò della biancheria molto semplice chiara, dei jeans caldi, una T-shirt e una felpa oversize grigia, si pettinò, asciugò accuratamente i capelli, ma non si guardò mai nello specchio: il suo riflesso le faceva schifo.
Uscita dal bagno si recò in cucina, dove ad aspettarla c’erano un’enorme pizza e la compagnia di Glenn e Maggie che si divertirono a sottolineare che era rimasta in bagno per più di un’ora.
Mangiò in silenzio, anche controvoglia, e tutto il tempo fu Maggie a parlare mentre lei accennava solo qualche commento o annuiva semplicemente.
Stranamente, non le chiese nulla,di…beh,lui. Forse lei e Glenn avevano già parlato di tutta la faccenda e il cognato aveva suggerito di evitare l’argomento alla sorella.
Mentre lei e Maggie stavano sistemando la cucina, qualcuno alla porta bussò:
quasi tutti i componenti del gruppo erano arrivati per salutare la piccola e dolce Beth.
Rick, che aveva bussato, era seguito da Michonne, Carol, Sasha, Abraham, Rosita e Eugene.
Appena li vide, salutò tutti calorosamente, abbracciandoli.
Carol aveva preparato dei biscotti e tutta l’attenzione era incentrata su Beth.

“Ci siamo presentati senza preavviso perché Glenn ci ha detto che eri tornata e volevamo farti una sorpresa!” disse Rick, soddisfatto.

Era estasiata dal gesto che i suoi compagni avevano fatto, ma non riusciva più a tenersi dentro quell’enorme fardello: doveva parlare.

“Grazie ragazzi! Rick, io…sono così contenta di rivedervi, davvero, nei giorni in cui ero da sola mi sono resa conto di quanto voglia bene a ciascuno di voi, di quanto voi siate diventati per me una famiglia, ma…ma…” la voce gli si spezzò mentre parlava e Carol, in segno di conforto, le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla.
Schiarendosi la voce e ignorando le lacrime continuò, attirando l’attenzione di tutti

“Ma…stamattina abbiamo abbandonato Daryl! Daryl! Dobbiamo tornare! Vi prego! So che è pericoloso ma, ragazzi, Rick, è quasi come se fosse tuo fratello!”

Tutti si rattristarono mentre Beth parlava, rendendosi contro di aver perso un grande alleato, un gran compagno, un gran amico.

“Beth, Glenn ci ha raccontato tutto mentre tu eri da Deanna. Non preoccuparti. Il piano è già pronto. Domani mattina saremo da lui.” Spiegò Rick

“Davvero? Non posso crederci!” disse Beth piena di gioia

“Andremo io, Michonne, Abe, Rosita e Glenn: hanno fatto incazzare le persone sbagliate.”

“Rick, voglio venire anche io!” si propose Beth, senza esitazione,

“Assolutamente no, sei appena tornata, non ho intenzione di perderti un’altra volta!” si oppose Maggie

“Tua sorella ha ragione, Beth: è pericoloso già per noi e poi non sei in condizioni, saresti troppo distratta. E’ meglio se rimani qui.” Aggiunse Rick

“D’accordo. Ma promettetemi che starete attenti, tutti quanti.” Si raccomandò lei, in tono dolce, guardandoli uno per uno negli occhi.

Rick sogghignò mentre Abraham esordì con la frase “Pericolo è il mio secondo nome.”
Tutti scoppiarono a ridere e trascorsero insieme la serata.
Prima che Rick andasse via, Beth lo ringraziò per quello che stava facendo, spiegandogli che era grazie a Daryl se lei era riuscita ad arrivare sana e salva ad Alexandria.
Dopo essersi infilata il pigiama, Beth si fiondò nel letto, incapace di dormire: la speranza, che sembrava averla abbandonata era ritornata, Daryl poteva ritornare da lei.





S.A.: Ehilà! Prima di tutto voglio scusarmi con voi lettori per l’ennesimo ritardo ma purtroppo sono stata soprafatta da una serie di impegni imprescindibili.
Spero che in nuovo capitolo vi sia piaciuto, ho deciso di focalizzarmi di più su Beth questa volta perché mi sembrava giusto analizzare il suo stato emotivo e dargli una degna scena con Maggie (cosa che purtroppo non abbiamo visto nella serie, sigh L )
Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate, sapete che mi piace sapere la vostra opinione.
Anche se so di avervi già annoiati troppo, volevo dirvi due paroline sul finale di stagione, quindi se non l’avete ancora visto vi sconsiglio di continuare nella lettura.
SPOILER SEASON FINALE
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Allora, devo dire che anche se è passato già più di un mese, non mi sono ancora ripresa del tutto :P
Non sappiamo chi sia stato ucciso da Negan (chapeau a Dean Morgan per l’interpretazione) ma ho le mie teorie e i  personaggi secondo me più papabili alla morte sono Glenn e Abe. Dwight, per quanto sia stato stronzo a sparare a Daryl (povero cucciolo, la scena della finale quando li fanno uscire dalla cella per metterli in fila insieme agli altri piangevo come un’idiota) secondo me lo ha “protetto” perché Negan nei fumetti non uccide i bambini, le donne e i feriti.
Se Gimple uccide Daryl, deve aspettarsi veramente una rivolta :P
Alla prossima! Ciao! :*

 

 

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Capitolo 10
*** Alone ***


Capitolo 10-  Alone

 

Daryl’s POV

Ero ancora in quel fottutissimo scantinato a marcire: ammanettato alla parete, ancora in ginocchio, con acute fitte lungo tutto il corpo, ed ero al buio, non vedevo niente e questo mi faceva incazzare ogni minuto che passava.
Dopo essermi categoricamente rifiutato di aiutare Jack nella ricerca della mia famiglia e di quell’Alexandria che ora reputavano la loro nuova casa, i suoi uomini mi erano saltati addosso come cani affamati.
Il naso era definitivamente rotto, alcuni ossi della mano destra anche, ed ero ricoperto di sangue, un po’ mio e un po’ degli idioti con cui avevo lottato.
Quelle mezze fichette non si scorderanno presto di me: gli ho fatto saltare una buona parte dei denti che ancora avevano, e  Jack aveva il tendine della  gamba andato.
Non mangio da giorni, continuo a perdere conoscenza e la cosa peggiore è che non so cos’abbiano  in mente di farmi.
Sì, lo so, sono un Dixon, avrei dovuto assecondarli, pensare alla mia pellaccia e fregarmene di Rick, Judith,Carol.
Ma non ci riesco.
Preferivo morire piuttosto che tradire la mia famiglia? Sì.
Mi sto pentendo di quello che sto facendo? No.

 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞

 

Beth’s POV

Quella notte era stata oscura e piena di terrore (*) per Beth:
Non aveva chiuso occhio neanche un secondo e si era limitata a fissare per ore il soffitto bianco candido sentendosi frastornata, vuota, inutile.
Più di una volta aveva escogitato di sgattaiolare fuori dal suo letto e scappare per andare a riprendersi Daryl ma non sapeva dove fossero le armi e temeva di essere scoperta dalle sentinelle di guardia o peggio da sua sorella.
La giacca di Daryl si trovava sullo schienale della sedia in camera sua ma aveva la strana sensazione che l’oggetto in questione la stesse fissando, come un fantasma che vegliava su di lei.
A un certo punto si sentì costretta ad alzarsi ed a portarsela vicino a sé, nel letto.
La stinse, pianse su di essa finché le prime luci dell’alba fecero capolino tra le fessure delle ante chiuse.
Beth si girò su un fianco e guardò la finestra, perdendosi nei suoi pensieri.
Dopo poco sentì Glenn e Maggie parlare nel corridoio a bassa voce:
Glenn stava per partire nella missione di salvataggio e non aveva alcuna intenzione di origliare le loro conversazioni, ma Maggie l’aveva obbligata a tenere la porta aperta per sicurezza e quindi riusciva ad udire qualunque suono.

“Odio ogni volta vederti andare via! Dovrei venire anche io con voi.” disse Maggie in modo triste al marito

“Sai meglio di me che devi rimanere qui e occuparti di Beth…ha bisogno di te più che mai adesso.” Le rispose Glenn in modo dolce

“Non l’ho mai vista così triste. Forse solo dopo la morte di mamma l’ho vista così disperata. ” continuò sua sorella

“E’ solo in pensiero per Daryl, vedrai oggi starà meglio, finalmente si è riposata, h mangiato ed è al sicuro.”  

“Lo spero. Stanotte sono andata a controllarla, stava dormendo ma tendeva la sua giacca tra le braccia. E se…sai pensavo…se fosse successo qualcosa tra quei due?” si interrogò Maggie

-Merda- pensò tra sé e sé Beth che ascoltava.

“Cosa? Daryl e Beth? Pfff…Maggie,andiamo tesoro ma ce li vedi quei due insieme? E poi sappiamo tutti che Daryl con le ragazze proprio non ci sa fare.” disse tra le risate Glenn

“Mmm…forse hai ragione.” Disse Maggie aggiungendosi alla risata del marito

“Forse sto diventando un po’ troppo paranoica da quando Beth è tornata…” continuò lei in tono scherzoso

“Dici?” la prese in giro Glenn dandogli un bacio

“Hai preso tutto? Ti serve qualcos’altro?”

“Sì, ho tutto. Mi accompagni giù?” disse dando un secondo bacio alla moglie

“Ma certo, andiamo.” rispose dolcemente Maggie e poi entrambi scesero le scale per andare al piano di sotto.

Lì senti scendere, ma lei rimase comunque inerme. Non voleva fare niente. Sarebbe rimasta tutto il giorno nel suo letto e al diavolo le stupide regole di Deanna sul lavoro.

 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞

Daryl’s POV

Lo scantinato sembrava aver assunto un colorito più luminoso e caldo come se qualcuno avesse acceso una luce.
Le alternative erano due: o avevano veramente acceso una luce così da torturarmi meglio oppure stava  impazzendo. Più probabile la seconda.
Se continuavano a tenerlo al freddo, senza mangiare e senza ricevere medicazioni avrebbe raggiunto suo fratello Merle e Hershel molto presto.
Ma lui non si sarebbe arreso: era stato costretto a combattere sin da quando era bambino, combattere i suoi demoni interiori e anche adesso avrebbe combattuto per restare in vita.
La porta blindata si aprì con il suo cigolio familiare e Daryl sapeva che le torture stavano per arrivare.
Jack si sarebbe divertito a tormentarlo per qualche ora mentre i suoi “seguaci” avrebbero riso sguaiatamente ogni volta che lui avesse mostrato un segno di debolezza.
Non si preoccupò di alzare nemmeno la testa per vedere chi era, era inutile sprecare le ultime forze per un coglione come Jack.
Sentì dei passi arrivare verso di lui, incredibilmente delicati per essere quelli di un bestione come il suo aguzzino.
Non sapeva cosa gli sarebbe toccato oggi, l’ultima volta Jack aveva usato la sua cintura e, neanche fosse stato un vangante, si era ripromesso di strappare violentemente la carne della schiena di Daryl a suon di cinghiate.
Stranamente qualcuno gli sfiorò la guancia, con delicatezza, singhiozzando.

“Oddio…Ma che cosa ti hanno fatto...mi…mi dispiace così tanto”

Quella voce. No, è impossibile. Non può essere qui.
Ma quando alzò gli occhi, Beth era reale, piangeva, si disperava, con i suoi inconfondibili capelli biondi raccolti in una coda e gli occhi blu dove Daryl  amava perdersi.

“Ma come hai fatto…” chiese debolmente  Daryl

“Shh…non parlare, ti prego. Dimmi solo come aprire queste manette” le rispose con determinazione lei

“Devi solo tirare, non ci sono le chiavi.”

“Ok. Ok.”

Non riuscì nemmeno a finire la frase che Beth aveva già liberato la stretta di un braccio. L’arto gli ricadde sulle ginocchia come se fosse una parte estranea al suo corpo, non riusciva quasi più a sentirlo.
Tra il dolore e la sorpresa l’arciere riuscì solo a dire “Non…dovresti…essere qui”

“Lo so. Ma è l’unico posto dove voglio trovarmi.” Gli rispose seria Beth mentre liberava anche il secondo braccio dalle manette.

Non riuscì a trattenere la smorfia di dolore.
Beth frugò nello zaino alla ricerca di acqua per reidratarlo.
Daryl bevve avidamente l’intera bottiglia, e cacciò giù diverse bustine di zucchero così da recuperare energie.
In pochi minuti la ragazza medicò le ferite più gravi e poi, facendosi coraggio, lo obbligò ad alzarsi.

“Forza, non manca molto” lo spronava lei ma sapeva quanto l’uomo facesse fatica a compiere un’azione elementare come camminare.

Daryl si era appoggiato quasi completamente a Beth, e lei, esile com’era, cercò di aiutarlo come meglio poté.
Due rampe di scale li dividevano dall’uscita: riuscirono a fare la prima rampa a fatica, lei era madida di sudore, mentre lui a ogni movimento si costringeva a trattenere urla di dolore a causa delle gambe che non riuscivano più a sorreggerlo, un braccio cingeva le spalle di Beth mentre l’altro era alla ricerca disperata della ringhiera delle scale, per non esercitare troppo peso sulla fragile ragazza.
Mentre stavano per iniziare la seconda rampa, entrambi persero la presa e scivolarono sul duro pavimento.
Si ritrovò ancora sulle sua ginocchia. Era in una sorta di trance, non si era mai sentito così impotente, inutile.
Gli occhi gli si chiudevano, era debole, impotente e l’unica cosa che riuscì a dire fu “Beth..lasciami qui”
Lei, impavida e ignorando le parole dell’uomo, si precipitò verso di lui e gli cacciò giù a forza altre bustine di zucchero mischiate con l’acqua.

“Vattene…” gli sussurrò disperato

“Io non ti lascio qui.Ok?” gli disse guardandolo

L’unica cosa che riuscì a emettere Daryl fu un respiro affannoso. Ormai le sue forze lo stavano abbandonando del tutto.
Beth riprese il suo volto tra le sue delicate mani e con una pezza bagnata gli passò dell’acqua  sulla fronte, sperando di migliorare leggermente la situazione.
Carezzandogli sempre il viso continuava a dirgli di non mollare, di resistere, di non lasciarla proprio ora che erano quasi arrivati.
Come ultimo, disperato tentativo, gli diede un bacio.

 

 

 

“Beth…” sussurrò Daryl
Di colpo un dolore lancinante lo colpì sul volto, un pugno, e anche ben assestato.
Si costrinse ad aprire gli occhi immediatamente, ed ecco che incontrò subito quelli malvagi e neri come la pece di Jack.
“Beth! Beth!” disse imitandolo e deridendolo  “Amico, dovresti smetterla di fantasticare sulle ragazzine, non si fa!” disse Jack con la sua solita faccia da culo divertita.
Lui non riusciva a capire, un momento fa era lì con lei, che lo aiutava, che lo liberava, che lo baciava…e adesso dov’era?
Guardandosi intorno, la luce era tornata quella oscura e malsana di una volta e l’unica persona che divideva la stanza con lui era Jack.
-Che idiota che sono!- pensò Daryl  –Beth è sana e salva ad Alexandria –e realizzò lentamente che non era reale, era soltanto un fottutissimo sogno.
Era chiaro: stava veramente delirando.

 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞

 

Beth’s POV

Trascorse la maggior parte della mattinata nel letto, lontano da tutto e da tutti.Qualche ora dopo Maggie bussò alla porta e gli portò da mangiare.

“Ehi, Bethy, come stai? Sei riuscita a dormire?” chiese Maggie premurosa

“Non molto, sono ancora un po’ sconvolta.” Ammise lei

“Lo so, anche noi quando siamo arrivati reagimmo così, ma sai dopo ci siamo ambientati. E’ bello passeggiare qui senza che dei mostri ti seguano per mangiarti”

Beth annuì dolcemente, nascondendo la sua tristezza.

“Se vuoi parlare di qualsiasi cosa io ci sono, ok?"

“Si sa qualcosa della missione? Stanno tutti bene?” disse Beth pensierosa

“Sono partiti questa mattina all’alba, sono costantemente in collegamento con noi grazie ai walky talky e Glenn conosce bene il posto e sono sicura che riusciranno sicuramente a salvare Daryl.”

Nel momento stesso in cui pronunciò il suo nome, Beth ebbe una sorta di colpo al cuore, era solo colpa sua se adesso era intrappolato.

“E chi è che riceve le informazioni qui ad Alexandria?” continuò imperterrita Beth

“Jesse. Non confonderti con la moglie di Pete: lui è un ragazzo. Si trova spesso nell’armeria e Rick si fida cecamente di lui”

“Ok”

“Beth? Sei sicura che non vuoi parlare? Guarda che ti sentiresti sicuramente meglio” disse sussurrando Maggie e carezzando il volto di Beth

“Io…sono solo dispiaciuta, non volevo che Daryl rimanesse prigioniero dei wolves e mi dispiace di aver trattato male Glenn e Aaron che cercavano solo di aiutarmi.

E’ colpa mia” iniziò a piangere “E’ tutta colpa mia…io… i miei buoni propositi, trovare persone buone, le mie stupide speranze, sono un’idiota, una stupida ragazza con i suoi stupidi sogni che non impara mai…”

Beth piangeva, piangeva disperatamente e Maggie odiava vederla stare così male.
Lei aveva omesso tante cose nella spiegazione del perché si sentisse così male ma temeva la reazione protettiva della sua sorellona maggiore.

“Devi toglierti dalla testa che tu sei stupida: sai bene quanto me che non è colpa tua e sono certa che Daryl è felice che tu sia qui.”

Si abbracciarono e poi Beth si costrinse a vestirsi per raggiungere il famoso Jesse.
Doveva sapere.

 ∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞

 

Rick’s POV

Avevano deciso di andare in missione tutti con lo stesso mezzo: il furgone da 8 posti.
C’era posto per un sacco di gente e inoltre sarebbe stato più facile medicare Daryl, se ce ne fosse stato bisogno.

“Abe, fermati qui, come le altre volte” disse Glenn al rosso.

“Siamo sicuri che qui non vedranno il furgone?” chiese interrogativa Rosita

“No, no, non preoccuparti” rispose sicuro Glenn

Rick slacciò la cintura del sedile, era vicino a Abraham e si voltò verso i suoi compagni così che potessero sentirlo.

“Ok, conoscete tutti il vostro compito. Innanzitutto perlustriamo la zona, assicuriamoci che all’esterno non ci sia nessuno e poi entriamo”

“Facciamo in fretta, non mi piace tutta questa storia” affermò Michonne issandosi sulle spalle la faretra con la katana

 

“Daryl, ci aspetta, andiamo!” disse Glenn

“Hanno fatto incazzare le persone sbagliate.” concluse Rick e poi tutti scesero dal furgone.

 

 

(*) Citazione alla saga di Game of Thrones spesso ripetuta dal personaggio di lady Melisandre aka la Sandra :P

 

 

 

N.A.:Ciao ragazze o ragazzi eccomi qui con il nuovo capitolo. Spero vi piaccia.
Mi dispiace che poche persone abbiano letto l’ultimo capitolo però ho deciso di continuare per chi fosse interessato e per i miei fan più accaniti (se esistono) XD
Come al solito se vi sentite di darmi il vostro parere, sia positivo che negativo tutto è bene accetto. Ringrazio tutti quelli che hanno deciso di seguirmi fino a qui e vi mando un grosso bacio ciaoooo :*
Sara

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Capitolo 11
*** Fear the pain ***


capitolo 11

Capitolo 11 –  Fear the pain

 
Beth’s POV

Ognuno nella vita, prima o poi, affronta un periodo buio: ti senti inutile, impotente e l’unica cosa che riesci a percepire è il dolore. Il dolore che ti pervade, si impossessa di te e ti rende uno stupido guscio vuoto, incapace di provare emozioni.
Ecco, questa sono io.
E fa schifo.
Sono diventata il mio stesso alter-ego, devo accettare il fatto che forse non lo rivedrò più, e se prima amavo parlare e confrontarmi con le altre persone, ora lo detesto, non mi importa più di niente e di nessuno. Sto perdendo la speranza.
Voglio solo ritornare indietro a quando abbiamo bruciato la casa insieme, quando siamo andati a caccia, quando condividevo le mie giornate e le mie notti con lui, quando tutto era migliore grazie a Daryl.
Mio padre mi diceva che non ci accorgiamo di ciò che abbiamo fino a quando non lo perdiamo: aveva dannatamente ragione.

Mentre sto camminando lungo le vie di Alexandria per raggiungere l’armeria, tengo la testa bassa e, approfittando del vento gelido, mi tiro su il cappuccio della felpa, così da attirare meno attenzione possibile.
Arrivata nell’edificio, entro ammirando la grande raccolta di armi che gli alexandrini hanno accumulato e procedo verso la stanza secondaria.
Rispetto alla prima non ci sono scaffali pieni di mitragliatrici, asce o proiettili ma solo delle enormi parabole collegate ad una centralina: ci sono milioni di spie accese, e un ragazzo di schiena con delle cuffie tipiche da dj, che sta collegando dei fili tra loro, fischiettando. Immagino che questo sia Jesse, il ragazzo di cui mi ha parlato Maggie.
Non voglio distrarlo, ma sembra non essersi in nessun modo accorto della mia presenza, quindi mi avvicino e tendo la mano verso la sua spalla.
Sto quasi per toccarlo, quando lui si gira di scatto e mi vede: si spaventa, quindi indietreggia velocemente e nel farlo inciampa in un cavo, finendo con un tonfo seduto sul pavimento.
E io per la prima volta, dopo tanti giorni, ho voglia di ridere.
La scena è stata incredibilmente divertente, come quelle gaffe che succedono nelle commedie, ma allo stesso tempo mi dispiace per quello che ho combinato e quindi mi avvicino al ragazzo per aiutarlo a rimetterlo in piedi, con un sacco di imbarazzo.
“Scusami, avrei dovuto bussare o farti capire che ero qui, davvero scusa, ti sei fatto male?”
“Dio santo, ho perso quarant’anni di vita. Comunque no, non mi sono fatto niente.” dice tirandosi su e sorridendomi. “Penso di non averti mai vista, sei nuova?”
“Sì, ciao, piacere io sono Beth” dico tendendo la mano “la sorella di Maggie. Tu invece sei Jesse, giusto?”
Lui me la stringe calorosamente “È un piacere Beth. Si, io sono Jesse” mi sorride “E questa è il mio umile, ehm, ufficio, prego mettiti comoda!” e continua indicandomi una poltrona che prima non avevo neanche visto.
“Allora Beth sorella di Maggie, cosa mi racconti? Ti piace qui?”
“Sì, è veramente bello. Mi piace molto.”
Non ho voglia di parlare, voglio solo sapere se il gruppo in missione sta bene, voglio sapere se lui sta bene e quindi evito di perdermi in chiacchere inutili anche se Jesse è molto cordiale:
“Jesse, so che tu ricevi tutte le radio segnalazioni dai vari gruppi che sono in missione.”
“Sì, esattamente!” mi risponde sodisfatto
“Hai notizie del gruppo di Rick, sono partiti stamattina ma non sappiamo ancora nulla e io sto iniziando a preoccuparmi. Stanno bene?” chiedo mantenendo sempre un tono cortese
“Per adesso non ho ricevuto nessuna notizia. Devi sapere che la faccenda è un po' più complicata: Lo vedi questo?” mi interroga indicando quello che penso sia un ricevitore
“Ah-ah”
“Ecco, questo lo hanno portato dei ragazzi da una missione e proviene da una centrale di polizia quindi è molto potente e ha una copertura molto estesa, ma siamo in possesso di 15 walkie-talkie che hanno una batteria con autonomia molto limitata, quindi i leader della missione lo usano poco, spesso lo utilizzano tra di loro e invece ci inviano segnalazioni solo quando sono in pericolo, annullano o aumentano i giorni di missione o ci avvertono che stanno per tornare.”
“Ah, ho capito, quindi non sai molto neanche tu..” affermo delusa
“No, infatti. Però mi piace stare qui, sto cercando di migliorare sempre più l’area comunicazioni ma le risorse sono quelle che sono. Mi dispiace.”
Mi sembra quasi arrabbiato dal fatto che non sia riuscito ad aiutarmi e improvvisamente mi accorgo di essere stata troppo fredda, quindi cerco di rimediare, lui non centra niente.
“Ehi, tranquillo, non fa niente!” gli dico nel tono più carino possibile “Nessun problema, si vede che ci tieni molto a tutto questo. Lavoravi nel settore informatico di qualche azienda prima?”
“Nono, io prima studiavo ingegneria informatica all’università” dice soffocando un po' di tristezza
“Ero solo al secondo anno, ma ehi pensavo in grande e volevo anche di specializzarmi.” Continua guardando fuori dalla finestra
“E tu invece, Beth sorella di Maggie cosa facevi?”
“Io..”
“Aspetta, aspetta! Voglio indovinare! Mmmh, allora fammi pensare…carina, occhi azzurri, capelli biondi…studiavi lettere moderne?”
“Ehm, no.”
“Allora…psicologia?”
“No, sbagliato ancora!” dico divertita
“Mhhh, difficile…ho capito! Facevi la modella!” dice lui continuando a sorridere
Io scoppio in una risata fragorosa, come potevo fare la modella? Che cosa assurda!
“Già, dovevo immaginarlo, sei troppo bassa.” Mi dice Jesse sghignazzando
“Ehi! Ti assicuro che essere bassi non è così divertente!” continuo io tra le risate

Quando torniamo seri, Jesse mi chiede ancora cosa facevo prima dell’apocalisse.
“Ho sempre adorato i bambini. Di qualsiasi età. Quest’anno mi sarei diplomata e poi avrei cercato lavoro in un asilo o in una scuola elementare.”
“Wow!”
“Che c’è? Troppo strana come idea?”
“No è solo che per badare a dei bambini devi avere una forza di sopportazione infinita, pazienza, essere gentile. Io dopo cinque minuti scapperei urlando!” afferma divertito Jesse
“E io invece impazzirei con tutti questi cavi” dico indicando i fili che penzolano
“È questo il bello delle persone, Beth. Ognuno ha qualcosa che gli interessa, e sempre qualcosa da offrire.”
“Già..”
“A proposito, lo vuoi un caffè?” dice cercando  di rimanere serio mentre io mi ritrovo a ridere come una matta per la seconda volta. Questo Jesse è proprio simpatico.
“Sì, grazie, volentieri.” Rispondo cortesemente
Lui si allontana per andare nell’angolo della stanza e avviare la macchina del caffè.
Quest’ultima inizia a gorgogliare e dopo poco Jesse torna a sedersi alla sua postazione, allungandomi il bicchiere di plastica caldo.
“Tante volte devo stare qui anche di notte, così Deanna ha pensato bene di sostenermi almeno con una macchina per il caffè.”
“Gentile, da parte sua.”
“Gran donna Deanna. Anche dopo la morte di suo marito, non si è fermata, non si è arresa, ha continuato a lottare”
Mentre pensa, il ragazzo fissa il suo bicchiere di caffè. Io lo imito e cala il silenzio. Ripenso alle parole che Jesse ha appena detto, sul “continuare a lottare” e per l’ennesima volta voglio scappare, correre lontana, ritrovarlo.
Di scatto Jesse tira su la testa e mi fissa “Sono-Un-Completo-Idiota”
Io lo guardo confusa “Perché?”
“Beth, mi sono dimenticato che anche noi possiamo contattare le squadre! Girati, sulla parete c’è affisso un walkie-talkie, lo vedi?
“È questo?” dico io, prendendo in mano la radiolina
“Sì perfetto, ora passamelo un secondo che provo a mettermi in comunicazione con Rick.”
Dopo avergli passato quell’aggeggio, Jesse ricomincia a toccare pulsanti, a girare strane manopole e a collegare fili, concentratissimo.
Continuo ad osservalo e mi rendo conto che questo ragazzo oltre che essere simpatico, è molto carino. Occhi marroni, capelli castani acconciati in un ciuffo un po' disordinato.
Il tipico universitario con felpa, t-shirt e fisico snello.
“Ecco fatto! Ora i ragazzi riceveranno il nostro segnale solo se un walkie è accesso, quindi non preoccuparti se all’inizio magari non rispondono. Vuoi farlo tu?” mi dice porgendomi la radiolina
“Ehm, si credo di sì” rispondo quasi spaventata
“Va bene, è semplicissimo: basta che premi il pulsante sul lato destro e inizi a parlare.”
“Ok. Dammi solo un secondo.” Dico io e la paura ricomincia: Voglio veramente sapere cosa sta succedendo?  
Respiro profondamente, premo il pulsante del walkie, mentre Jesse continua a guardarmi paziente
“Rick?”
Nessuna risposta. Ci riprovo.
“Rick? Ci sei?”
Il nulla. Nessun rumore, nessuna voce e io inizio ad agitarmi.
Jesse interviene dicendomi che i remote saranno spenti ma io non ce la faccio a restare calma, così mi alzo in piedi e inizio ad urlare nella radiolina con la speranza che qualcuno mi rispondi.
“Rick?! Glenn?! Abraham? Qualcuno riesce a sentirmi?! Per favore rispondete!”
“Beth, tranquilla avranno i walkie spenti non…” mi dice Jesse ma io non lo ascolto neanche e continuo, continuo a parlare nel walkie- talkie
“Mi sentite? C’è qualcuno che mi sente?”
Aspetto una risposta invano e poi cercando di trattenermi sussurro “Daryl, stai bene?”
Ma poi Jesse, che so per certo essersi accorto di quanto sono instabile e di quanto io sembra pazza cercando di contattare il mio gruppo, gentilmente mi prende il walkie e mi fa sedere sulla poltrona, e appoggiandosi sul bracciolo mi appoggia una mano dietro alla schiena, sperando di farmi calmare.
“Beth, ehi, stai calma, non è successo niente, Rick e gli altri stanno bene. Capito?”
“Cosa pensavo che mi avrebbero risposto subito? Stanno andando nella tana dei wolves e io mi preoccupo che mi rispondano!”
“Beth, sei solo scossa, ti serve tempo per rilassarti e tornare ad una vita più “normale” qui ad Alexandria, è normale che tu reagisca così.”
Non ho più nemmeno le forze di piangere, ma vorrei tanto farlo.
Jesse si inginocchia per terra, davanti alla mia poltrona e mi porge un bicchiere d’acqua. Io butto giù un sorso, ma non dico nulla.
“Va un po' meglio?” mi chiede premuroso Jesse
“Si, e scusami per la scenata di prima.” Gli rispondo dispiaciuta
“Non hai nulla di cui scusarti. Starò qui anche stanotte e se i ragazzi dovrebbero inviarmi qualche segnalazione, sarai la prima a saperlo, d’accordo?”
Annuisco e gli sorrido, poi lo aiuto per un po' a fare l’inventario in armeria: Jesse cerca di distrarmi in tutti i modi e parliamo di cose molto leggere e ovviamente trova sempre il modo di inserire qualche battuta per strapparmi un sorriso.
Sto contando uno per uno quanti sono i proiettili per le mitragliatrici quando arriva Carol.
Per primo vede Jesse, che la accoglie calorosamente “Ehilà, ciao Carol! Tutto bene? Ti servono ancora dei proiettili per la glock 42?”
“Ciao Jesse, nono sono apposto, sono venuta a portarti i tuoi biscotti preferiti! “gli dice lei sorridendo e estraendo dalla borsa un tupper pieno zeppo di cookies. Quando la donna mi vede mi sorride e mi saluta calorosamente.
“Davvero? Tutti quelli sono per me?” dice Jesse sorpreso e mentre apre la scatola chiede “Ma sono per caso quelli che hai fatto l’altra volta con le nocciole che hai trovato nel bosco?”
“Mhm, mhm sono proprio come quelli dell’altra volta” dice Carol soddisfatta e Jesse senza perdere un secondo di più si caccia un biscotto in bocca.
“Carol, come al solito sono squisiti!” e poi la abbraccia “Grazie! Li hai già portati hai bambini?”
“Sisi, mi manca solo Tobin e poi ho finito il giro. Hai notizie di Rick?”
Jesse sta per rispondergli, ma io sono più rapida e gli spiego che abbiamo provato a contattarli ma nessuno ci aveva ancora risposto
“Ah, capisco. Beh se sai qualcosa fammelo sapere, ok?” dice Carol a Jesse e poi si rivolge direttamente a me “Beth, stasera ho preparato la pasta al forno, che ne dici di venire da me a mangiare? Ci sono anche Carl e Judith che non vedono l’ora di vederti!”
Judith. Non ero ancora andata a riabbracciarla. Avevo così tanta voglia di vederla! Sì, ci sarei andata, almeno mi sarei distratta dai brutti pensieri.
“Ma certo! Per che ora posso venire?”
“Quando vuoi, nessun problema. Jesse vieni anche tu?” dice Carol
“Sai che non direi mai di no alla tua pasta al forno ma devo rimanere qui a monitorare la situazione.”
“Ah, giusto, giusto. Beh, in tal caso goditi i biscotti e Beth ci vediamo dopo!”
Io e Jesse la salutiamo entrambi calorosamente e poi continuiamo l’inventario.
Riusciamo a finire in poco tempo e quindi prima di lasciare Jesse mi sento in dovere di ringraziarlo per tutto quello che ha fatto.
“Jesse, io ora vado, sei stato gentilissimo e grazie per tutto quello che hai fatto. Te ne sono molto grata. Domani è un problema se vengo a trovarti ancora per sapere se ci sono delle novità?”
“Assolutamente no! Anzi visto che ci sei vedi di portarmi un po' di pasta al forno di Carol, sai tutta questa informatica mette una gran fame!”
Rido ancora, realizzando che anche Jesse riuscirebbe a far ridere la persona più scontrosa di tutti e poi esco dall’armeria, per andare da Carol.

Le persone reagiscono in modi diversi davanti ad esso. Lo accettano, lo elaborano, lo ignorano.
Non ci sono soluzioni, devi solo aspettare che il dolore si nasconda da qualche altra parte. Oggi per me si è attenuato quando ho passato un po' di tempo con Jesse e anche se molte volte il dolore può essere sopportabile, questa volta mi rendo conto che mi ha afferrato e che non vuole lasciarmi in pace. La verità è che con il dolore devi conviverci perché la vita, soprattutto adesso, me ne porterà sempre dell’altro.

 












N.A.: Buonasera a tutti! Sono tornata, nell’ultimo periodo mi sentivo ispirata e quindi ho buttato giù questo nuovo capitolo. Che dire, mi dispiace di essermi soffermata solo sul POV di Beth e di essere in una fase di stallo ma volevo concentrarmi bene sull’introduzione del nuovo personaggio ovvero Jesse.
Che dire su Jesse, come avete potuto leggere è molto carino e spiritoso quindi speriamo che riesca a sollevare un’ po' l’animo della dolce Beth che sta combattendo contro il dolore di aver “perso” il nostro arciere preferito. Ho concluso con un finale abbastanza deprimente proprio per farvi capire che la ragazza d'oro sembra aver perso la sua più grande arma ovvero la speranza.
Nel prossimo capitolo vedremo come procede il salvataggio e ovviamente ci sarà anche il POV di Daryl. Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate di Jesse, della storia in generale, insomma di quello che vi passa per la testa XD.
Tra poco più di una settimana torna TWD con la settima stagione! Alleluia! Siete pronti a conoscere meglio Negan? E volete davvero sapere chi è stato colpito da Lucille? Io in entrambi i casi no, ma sono comunque curiosa e non vedo l’ora che sia il 24.
Vi ho annoiato già abbastanza, quindi vi saluto e vi abbraccio, grazie per aver letto anche stavolta la mia ff. :-*

Sara

 

 

 

 

 

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