Miss Malfoy

di roxy_black
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Miss Amanda ***
Capitolo 2: *** Meravigliosa ***
Capitolo 3: *** Cuore tenero ***
Capitolo 4: *** L'Anello ***
Capitolo 5: *** Ricordi ***
Capitolo 6: *** Fiducia ***
Capitolo 7: *** Tu sei unica ***
Capitolo 8: *** Dormi... ***
Capitolo 9: *** 14 febbraio ***
Capitolo 10: *** Ricatto allettante ***
Capitolo 11: *** La gentaglia di Hogwarts ***
Capitolo 12: *** Il vestito ***
Capitolo 13: *** La lettera ***
Capitolo 14: *** Sorpresa e pace ***
Capitolo 15: *** Per sempre ***
Capitolo 16: *** Prove generali ***
Capitolo 17: *** 3 anni dopo... ***



Capitolo 1
*** Miss Amanda ***


NOTE AUTRICE
Sto rivedendo questa storia, correggendo dove ritengo necessario o reintegrando con nuovi scenari. Anche se la storia rimane pressoché la stessa, gli scenari possono mutare..
Vi chiedo fiducia per una fan fiction che anni fa mi ha appassionato come non mai.

***

Stazione di King's Cross, binario 9 ¾

Non era agitata, entusiasta oppure disperata, era abbastanza tranquilla in confronto a tutti gli altri ragazzini nella stazione. Erano in ritardo però. La maggior parte degli studenti erano già saliti sul treno, tranne alcuni ritardatari, come una bambina che sorrideva alla madre per rincuorarla e per trasmetterle fiducia, perchè non era un addio ma solo un inizio di un viaggio. La donna fissava quel treno con una morsa allo stomaco, non conosceva Hogwarts poteva solo attenersi ai racconti che aveva sentito o letto nei libri, non voleva lasciare la sua unica figlia sola, non l'aveva mai lasciata, c'era sempre stata per lei ed era come se un piccolo pezzo del suo cuore se ne andasse con quel treno. Dopo aver stretto tra le braccia la figlia un'ultima volta, la donna guardò la sua bambina salire nella carrozza e delle silenziose lacrime scesero a bagnarle il volto, la sua bambina stava crescendo.

Tutti gli scompartimenti erano occupati. Se fosse partita prima avrebbe trovato di sicuro posto, ma la madre quella mattina era stata poco collaborativa, come se non volesse lasciarla andare e forse quella era la verità effettiva. Sbuffando la ragazzina continuò a procedere con il bagaglio appresso, era quasi arrivata alla fine del vagone quando individuò una cabina.

Ecco, lì c’è uno scompartimento non del tutto occupato: c'è un posto libero per fortuna! Pensò entrando.

“Posso?”, chiese con un sorriso stampato sulle labbra: aveva imparato che se una persona faceva una buona impressione al primo colpo poi tutto era discesa.

“Certo, siediti pure”, rispose un ragazzo ricambiando il sorriso e invitandola a mettersi comoda.

In quello scompartimento, compresa lei, erano in sei. Il ragazzino che le aveva risposto, era seduto proprio accanto a lei. Era alto e doveva avere qualche anno in più della ragazza, i suoi capelli erano neri, lunghi quasi fino alle spalle e tenuti indietro in modo da lasciar scoperta la fronte. Tutto sommato era molto affascinate e il suo sguardo era ancor più fosco della chioma nera.
Di fronte a lei, c'era una ragazza di sicuro più grande, molto bella: alta e magra, con capelli voluminosi e di un biondo brillante. La ragazzina notò subito l'espressione ostile che le stava dedicando, ma non considerandola una potenziale minaccia non indagò oltre. La giovane non poteva sapere che quella bellissima ragazza era gelosa di lei, solo per il sorriso che il moro le aveva rivolto all'inizio.

I minuti seguenti trascorsero piuttosto serenamente, tutti si conoscevano in quello scompartimento, tranne lei ovviamente, che in silenzio ascoltava e se interpellata rispondeva a monosillabi. Per passare il tempo, quindi, aveva tirato fuori un libro e aveva iniziato a leggerlo: era sempre stata un’amante della lettura come della scrittura. Quel libro era un regalo del padre, che sperava che si affezionasse anche a letture più complesse e che accantonasse quei volumi che lui considerava solo utili per essere dei ferma carte. Il testo che stringeva tra le mani narrava la vita di un licantropo e della sua lotta contro il mondo, combattuta tra il desiderio di cominciare una nuova vita o liberare per sempre i suoi istinti infimi. Non si parlava di storie d’amore, d'intrighi e di passione, per il dispiacere della ragazza, che lo leggeva solo per dimostrare al padre che sarebbe riuscita a finirlo. Ad un certo punto fu distratta da una violenta esclamazione che la fece sobbalzare. Si girò preoccupata, senza sapere con chi avesse a che fare.

“Che è successo?”, chiese la ragazzina allarmata.

“Non ci siamo nemmeno presentati!” rispose quel ragazzo che stava accanto al finestrino, guardandola sconvolto e divertito allo stesso tempo.

Mah è scemo?
“Ed è per questo che hai urlato?” chiese scettica.

“Io mi chiamo James, James Potter”, si presentò, ignorando la sua domanda.

A catena, intervennero tutti gli altri: così conobbe Louise Weasley, quella bellissima ragazza che, per qualche strano motivo, sembrava odiarla; Matt Black, seduto tra lei e James; e infine Fred e Roxane Weasley, due gemelli dai capelli rossicci.
Come sospettava dall’inizio, erano tutti imparentati tra loro, tranne per quel affascinante ragazzo di nome Matt. Adesso era il suo turno: “Io sono Amanda, piacere di avere fatto la vostra conoscenza”, si presentò con un sorriso tirato, in quel momento non riusciva a far di meglio.

“Hai anche un cognome, miss Amanda?” la canzonò divertito James.

Non capiva cosa ci fosse di così divertente, forse il fatto che tutti si fossero presentati con nome e cognome e lei solo con il nome.

“I cognomi servono relativamente a poco quando si fa conoscenza con altre persone. Solo nel caso in cui qualcun altro portasse il mio stesso nome avrei potuto dirti il mio cognome, però nessuno qui si chiama Amanda come me, e per giunta io non reputo importante il cognome, però se proprio vi incuriosisce così tanto ve lo dirò: è Ventura”.

Dopo una pausa di qualche secondo tutti scoppiarono a ridere, si era appena appuntata da sola la spilla con scritto 'Sono di un altro universo e so di esserlo', così il pomeriggio passò sereno tra scherzi vari e discorsi tutt’altro che seri.

Arrivò il momento in cui Louise tirò fuori la faccenda dello smistamento, ch per lei non era più un problema essendo al terzo anno. Tra di loro solo lei e James erano dei novellini e a sentire quest'ultimo lui già si vantava del fatto che ovviamente sarebbe finito a Grifondoro, per onorare la famiglia e altre baggianate simili. In quello scompartimento tutti erano Grifondoro tranne Louise che era una Corvonero, ma non sembrava a disagio per quello, ne andava ben fiera.

“Hai delle preferenze?” le domandò Matt. Il gruppo si era girato a guardarla aspettando una delle sue risposte senza senso e furono accontentati a dovere.

“Non fa differenza, una Casa vale l’altra dopotutto! S’imparano forse cose diverse se vai in una Casa o in un’altra? I professori sono diversi? Ci sono orari più pesanti o più leggeri? Questo è il mio parere e…” ad un certo punto si fermò perchè Louise, che ad ogni secondo che passava le stava sempre più antipatica, aveva mormorato un 'oh Merlino taci'. Avrebbe voluto risponderle a dovere, ma non era il tipo. Si limitò a fissarla, senza alcuna ostilità: solo puntarle addosso gli occhi senza trasmettere alcuna emozione. A interrompere quei lanci di sguardi fu James, che insistette perchè terminasse il discorso, intuendo la tensione che si stava accumulando.

“Come ho già detto, non fa differenza. Mia mamma sostiene che potrei benissimo stare in tutte e tre le case.”

“Le case sono quattro” la rimbeccò... potete immaginare chi.

“Ne sono consapevole, ma lei non conta i Serpeverde, ne è spaventata a morte, non vorrebbe mai che un giorno perdessi il naso alla ricerca di qualche potere Oscuro, quindi la casa dell'uomo nero è esclusa ” disse ridendo alle sue ultime parole.

“La casa dell’uomo nero!!! Ahahah!” le fece eco Potter, anche gli altri si unirono ridendo e pure Louise si concesse un sorrisino che nascondeva una favolosa risata.

“Tua mamma, a quanto pare, non ama quella casa. E' stata una Grifondoro, vero?” la interrogò Matt.

“No, lei non ha frequentato Hogwarts. Il motivo per cui non si è affezionata a quella Casata è per via di mia nonna, che ne ha parlato troppo bene. E tutto quello che è bene per mia nonna, è male per mia mamma”.

“Capisco. E quindi tutte tranne Serpeverde?”

“Ehm… no, potrei prenderla anche in considerazione. Mia mamma starà male per un po' ma le passerà! E così farei felice anche mia nonna! Sarebbe perfetta per accontentare tutta la mia famiglia, ma lascerò che sia il Capello a decidere”.

“Spero tanto che il Cappello ti smisti a Grifondoro... sarebbe un onore averti nella nostra casa” le sussurrò Matt all'orecchio. Amanda gli concesse per la prima volta uno dei suoi splendidi sorrisi. Quei sorrisi che sarebbero diventati, un giorno, una cosa rara.

***

Vecchio messaggio:

Nota di autrice:

Oh mamma mia ho impostato il mio primo capitolo, sono emozionatissima!Allora ditemi che ne pensate, se la storia vi piace o no, in questo capitolo non è successo nulla di particolare, ci sono dei nuovi personaggi come la protagonista inventata da me Amanda e Matt anche lui una mia creazione.

Baci Roxy

 

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Capitolo 2
*** Meravigliosa ***


3 CAPITOLO

Hogwarts? Meravigliosa. Quello si che era un’aggettivo per quel magnifico castello. Amanda stava ammirando il bellissimo incantato cielo stellato della Sala. Tra pochi minuti ci sarebbe stato lo smistamento e tutti quei ragazzini terrorizzati, e allo stesso tempo entusiasti, non aspettavano altro. Dopo che il vice-preside, il professore di incantesimi Holles, fece tacere i primini, srotolò una lunga pergamena che racchiudeva tutti i nomi degli alunni di quell’anno.

Vennero smistati moltissimi quell’anno, come: “Morgan, Angel” in Corvonero, “Finnigan, Alice” in Grifondoro e “Franov, Alessia” in Serpeverde, una ragazzina che con fare un po’ impaurito si era avvicinata al Cappello. Paciock Alicia, smistata in Tassorosso, quando era salita sullo sgabello era inciampata, scatenando molte risate, rossa in viso poi si era messa il capello sperando in una casa che poi non l’avesse presa in giro. Fu accontentata, andò a sedersi con i Tassorosso che la accolsero molto calorosamente e le chiesero se prima si fosse fatta male. Era la prima e unica figlia dei Paciock, suo padre era il professore di erbologia Nevil Paciock. Anche il suo cognome era conosciuto, oltre al fatto che suo padre fosse uno degli insegnanti, c’era anche da dire ed evidenziare bene che egli aveva lottato contro Voldemort insieme al Bambino Sopravvissuto, anche lui una leggenda. 
"Lysander Scamandro" in Corvonero, famoso anche lui grazie alla madre, e non nel campo del lavoro che svolgeva, ma perché in gioventù aveva combattuto al fianco di Harry Potter per sconfiggere il mago Oscuro più famoso degli ultimi decenni. Gioviale, studioso come il padre e curioso come la madre, per lui quella casa era il massimo. Capelli corti e biondi, con occhi di color castano chiaro, basso e anche un po’ cicciottello, si sedette vicino al fratello, Lorcan, quasi identico a lui e iniziarono a parlare di argomenti normali per loro, ma se qualcuno li avesse sentiti si sarebbe chiesto se parlassero un’altra lingua. 
“Malfoy Scorpius” in Serpeverde, capelli biondi chiaro, occhi grigi, carnagione chiarissima, che camminava dritto con il mento leggermente all’insù. Come se volesse accentuare la sua, secondo il suo parere, superiorità. Era conosciutissimo, non che avesse fatto qualcosa in particolare, ma chi non conosceva la famiglia Purosangue Malfoy, comunemente associata ai Mangiamorte? Anche se erano state trovate prove del suo servizio da Mangiamorte, la famiglia Malfoy non era mai stata condannata alla prigionia, ma furono costretti, invece, a pagare una grande cifra di denaro, cosa che per loro non era affatto un problema.
“Potter James” in Grifondoro, per lui valeva lo stesso discorso: il cognome diceva già tutto. Capelli neri, tutti scompigliati, per non parlare del ciuffo, occhi marroni, identico al nonno. Le sue labbra si dipinsero in un ghigno, quando il capello urlò Grifondoro, si era già montato la testa, aveva mille progetti e piani contro i Serpeverde. Poi vennero chiamati molti altri, ma infine arrivò anche il turno di una giovane e sorridente ragazzina.

“Vegas Amanda Rosali Mira“chiamò il professor Holles. Un nome così lungo e pieno di importanti significati.

La ragazzina era serena, si chiedeva la causa di tutta quella agitazione tra i suoi futuri compagni.

“Bene, bene, chi abbiamo qua…ah!” disse la vocina del Capello “Molto talento si... intelligente, perfetta per Corvonero, leale sempre pronta a tutto, Tassorosso? Coraggio certo ma… mi hai confuso, ma era logico che… SERPEVERDE!” applausi dalla sua casa e per il resto vari schiamazzi e insulti (come succedeva di solito per chi veniva smistato nella casa delle serpi). Ma un semplice cenno, fece ammutolire tutte le tre case. Quel comando venne eseguito da parte di una persona molto importante nella scuola e non mi riferisco alla preside o a un altro professore. Lui lì era popolare, quello che diceva era legge, era invidiato da tutti, amato dalle ragazze e ammirato dai ragazzi.

Amanda si sedette nel primo posto libero che vide. Era molto carina, forse un po’ bassa rispetto agli altri, snella, capelli biondi con dei riflessi dorati, occhi color del mare in tempesta con lievi sfumature viola, aveva la pelle chiara e le labbra carnose, che facevano venire l’acquolina a chiunque, e se piegate in un riso faceva sorridere di cuore.

Le sarebbe piaciuta quella scuola, ma una specie di presentimento le diceva che la sua vita sarebbe cambiata radicalmente, da quel giorno.

                                                      

Nota autrice:

Eccomi qua! Ringrazio chi ha recensito o a chi ha semplicemente letto. Questo capitolo mi è venuto particolarmente corto, prometto che scriverò di più nei prossimi.

Baci Roxy  (dato che siete qui perché non lasciate una recensione?)

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Capitolo 3
*** Cuore tenero ***


3 capite

La mattina stava già sorgendo, dalla finestra sbucavano i primi raggi di sole che risplendevano sulle coperte di seta, verde smeraldo.

Fu la prima a svegliarsi quella mattina, le sue compagne di stanza, Alessia, Kirsten e Victoria, ronfavano ancora beatamente nei loro letti a baldacchino.

Si diresse al bagno, ci mise poco a prepararsi, non era una che dava molta importanza al suo aspetto, era una ragazza acqua e sapone insomma.

Appena uscì dal bagno, incontrò Alessia che stava proprio per bussare alla porta.

La sera prima aveva avuto una buona impressione sul suo conto, le era apparsa spontanea, vivace e anche un po’ pazzerella, ma ora non pareva minimamente una di queste cose. Sembrava un cadavere ambulante a dirla tutta.

 

“Dormito male stanotte? L’ansia del primo giorno?” azzardò guardandola divertita. Così trovò un altro aggettivo: buffa.

 

“No, è che…mattina…letto…castello” Amanda capì poco o niente di quello che stava cercando di dirle: con la bocca impastata dal sonno, tra uno sbadiglio e l’altro, era una cosa impossibile.

L’unica cosa certa era che, se avesse dormito qualche ora in più, le sarebbe stato utile.

Decise di aspettarla perché non era sicura che ce l’avrebbe fatta ad arrivare in Sala Grande per la colazione, sana e salva, nello stato in cui si ritrovava.

Quando arrivarò in Sala, quasi trascinando l'amica, percepì degli occhi che la stavano fissando, le bruciavano sulla schiena. Si guardò intorno invano, prima di lasciar perdere e sedersi.

La tavola era ricca e imbandita di leccornie tutte prelibate. Amanda non si servì molto però, quella mattina non aveva per niente fame. Forse era preoccupazione per la sua prima lezione, ma c’era dell’altro: sospetto.

A volte senza motivo aveva queste sensazioni, presagi che sembravano avvertirla di un evento imminente.

La colazione passò piuttosto calma: Amanda parlò un po’ con la sua nuova amica e per il resto del tempo rifletté e fantasticò ad occhi aperti, cosa che faceva molto spesso.

La sua pace però venne turbata quando la compagna di stanza Victoria Zabini, pose a lei e alla mezzo addormentata una domanda che la irritò non poco.

 

“Siete Purosangue?” più che una domanda sembrava una minaccia, se avesse detto di no, chi sa come l’avrebbe presa? Trattandosi di quella ragazzina, che fin dall’inizio le era sembrata altezzosa e distaccata, avrebbe reagito come un gatto che vede il topolino.

Decise di dire la verità, anche di quello che pensava.

 

“Io sì. Consideri molto importante questo fatto, non è vero?” chiese con un cipiglio alzato.

 

“Beh, certo! Nella mia casa… - e lo disse come se davvero la casa fosse di sua proprietà - …non vogliamo sporchi mezzosangue! In questi ultimi tempi, qualcuno è riuscito a entrare, una vergogna. Bisognerebbe allontanare questa gente, anzi secondo me bisognerebbe fare pulizia di tutta questa feccia!”. E' proprio una fanatica di queste robe - pensò Amanda desolata - sembra mia nonna... Quante stupidaggini le hanno messo in testa!

“Voi non mi avete ancora risposto” così la Zabini si rivolse ad Alessia, squadrandola.

“Purosangue, certamente” rispose con un sorriso tirato, che fece insospettire alquanto Amanda.

Poco dopo una civetta grigia, alquanto famigliare, planò accanto ad Amanda e le porse una lettera.

Solo in quel momento si ricordò di non avere ancora scritto ai genitori e sperò che la madre non si fosse arrabbiata.

Aprì la busta, gialla del colore tipico di casa sua e iniziò a leggere.

 

 

Cara Amanda,

perché non ci hai ancora scritto? Siamo preoccupatissimi (soprattutto io), mi avevi promesso che avresti scritto subito dopo lo smistamento! E poi dici che sono io la smemorata di famiglia! Dimmi, come stai? In che casa sei? Spero non in Serpeverde, non vorrei vedere quella vecchia megera di tua nonna gioire. Ti danno da mangiare? La tua stanza com’è? E le tue compagne si comportano bene? Hai conosciuto qualcuno? Mi manchi da impazzire! La casa è così vuota senza di te. Rispondimi immediatamente, non me ne frega se arrivi tardi alle lezioni, dovrai pur informare tua madre! Adesso ti lascio o finisco per innervosire tuo padre. Noi stiamo bene, ti mandiamo un bacione enorme, non sai quanto ti vogliamo bene!

Con affetto

Mamma e papà

P.S.

Tuo padre dice che in qualsiasi casa tu sia, è molto orgoglioso di te.

 

 

Scrisse subito una lettera di risposta alla madre, solo lei sapeva che putiferio avrebbe potuto combinare se non avesse avuto sue notizie.

Accennò solo alla fine in quale casa era stata smistata, nella sua breve lettera ai genitori: sperava che a sua madre non venisse un infarto.

Alla prima ora per cominciare alla grande, ebbero Difesa Contro le Arti Oscure, la lezione doveva svolgersi in un’aula nel terzo piano.

Erano tutti un po’ agitati, nemmeno Amanda riusciva a nascondere quel briciolo di emozione. La lezione era con i Grifondoro, casa nemica per eccellenza. Tutti loro messi assieme facevano davvero un gran trambusto, a calmare tutti intervenne il professore che portò subito l’ordine.

Lui si posizionò in cattedra e dopo aver dato il permesso di sedersi agli alunni, iniziò col presentarsi.

“Io sono il professor Remus Lupin, spero che possiate imparare molto da me e che quello che apprenderete vi possa essere utile per il futuro” concluse sorridendo incoraggiante.

La lezione non fu pratica, il professore fece un lungo discorso sull’importanza di quella materia e infine assegnò un compito: dovevano spiegare, secondo loro, a cosa sarebbe servito in futuro Difesa contro le Arti Oscure.

Amanda era elettrizzata, non vedeva l’ora di scrivere quel tema, il professore le stava poi molto simpatico e faceva bene il suo lavoro.

Passarono così le altre lezioni e la ragazzina ebbe modo di conoscere gli insegnanti, sapeva che avrebbe imparato molto da loro e questo la rendeva ancora più felice: niente avrebbe potuto turbarla.

L’ultima e per qualcuno sospirata ora, l’avrebbero avuta con Madama White, che avrebbe dato a loro la prima lezione di volo. Prima per alcuni, si intende.

Quando arrivò nel campo con tutti i suoi compagni e, per la seconda volta in un giorno, con la casa di Grifondoro, Amanda notò che più di qualcuno, li stava osservando. Non era l’unica cosa strana: molti dei suoi compagni erano eccessivamente agitati. Non ne capì subito il motivo vero e proprio, ma riuscì a darsi una risposta quando, poco dopo, sentì due ragazzini che stavano parlando delle performance che avrebbero eseguito in seguito, per attirare l’attenzione dei più grandi.

Essendo una che afferrava le cose al volo, comprese immediatamente: quella lezione era come un provino, chi avesse riscosso maggiore interesse tra le persone appartate dietro alle colonne, sarebbe stato “selezionato” e sarebbe andato a far parte della squadra di Quidditch.

Amanda non era una professionista se si parlava di volare: sapeva librarsi in aria senza cadere dalla scopa, fare qualche giretto, niente di più. L’altezza la metteva un po’ a disagio.

Quando Madama White diede ordine di posizionarsi vicino alla scope fornite in dotazione dalla scuola, molti si precipitarono per accaparrarsi il manico meno difettoso. Iniziarono così la lezione: con ragazzi che facevano scongiuri! Patetici, pensò Amanda.

Gli alunni si erano divisi in due file ordinate, da una parte Serpeverde e dall’altra Grifondoro.

Lei si ritrovava in mezzo, tra Alessia e uno dei ragazzini che avevano fatto gli scongiuri. Davanti poi si ritrovò, niente popodimeno che James, che quando la vide le rivolse un cenno sorridendo o ghignando, non lo capì bene. Che quello fosse il suo sorriso di sempre? Non era molto importante al momento, ma lo erano tutte quelle gallinelle che la guardavano come se avessero intenzione di scagliarle una avada kedavra solo con lo sguardo.

Cominciaronon col chiamare la propria scopa. Amanda, per fortuna, ci era riuscita al primo colpo, non come la sua sfortunata amica che aveva aspettato più di qualche minuto prima che il suo manico si decidesse a ubbidire.

“Bene, quando vi darò il via, voi vi alzerete di qualche metro e quando vi avrò dato il secondo segnale potrete partire con piccoli e lenti giretti. Almeno per quest’anno, almeno voi non fate scempiaggini, non voglio nessuno in infermeria chiaro?” disse con tono cupo. La classe annuì e, molti senza sapere cosa fare, partì.

Fortunamente il compito era fare solo giretti! C'era chi compiva giri mortali, capriole e altre cose da matti, rischiando di farsi veramente male. Amanda non sarebbe mai riuscita a fare tanto.

Tutto procedette tranquillo: Amanda andava a cavallo della sua scopa, senza guardare mai giù, ad una velocità da lumaca, finchè sentì qualcuno imprecare, gridare qualcosa e poi avvertì che stava per venirle addosso!

Il suo primo giorno non voleva certo passarlo in infermeria, il gesto istintivo fu di proteggersi con le braccia e aspettare lo scontro fatale.

 

Ma perché non succedeva niente? Si stava muovendo, si era spostata! Forse anche la sua scopa aveva un istinto di sopravvivenza? Si rese conto solo dopo che era stata una persona a salvarla, spingendola un poco, quel tanto che bastava per evitare che uno stupido Grifondoro la travolgesse. Si ritrovò a toccar terra con i piedi, si voltò per ringraziare il suo salvatore che però se ne stava già andando. Non poteva certo lasciarlo così, gli corse dietro e lo afferrò dalla manica, prima che potesse riprendere quota.

“Ehi, aspetta, volevo ringraziarti, avrei fatto una brutta fine se non mi avessi spinta via, grazie” disse tutto d’un fiato al ragazzo misterioso girato di spalle.

Fu un attimo: “Di niente”, rispose. Poi risalì sulla sua scopa e ripartì. Chi l’avrebbe mai detto? Scorpius Malfoy. Anche lui dietro le apparenze aveva un cuore tenero?

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Capitolo 4
*** L'Anello ***


4 capitolo

La ragazzina era tesa da alcuni giorni, da quando era accaduto il fatto. Si sentiva in dovere di sdebitarsi con Malfoy, il suo salvatore.

Aveva pensato a molte cose: poteva fargli un regalo, scrivergli una lettera o una poesia, ma forse per lui sarebbe stata una cosa troppo sdolcinata. Un altro problema che doveva affrontare, anche se avesse trovato qualche modo per ricambiare il favore, era avvicinarsi a lui, che era sempre accerchiato da una moltitudine di persone e non stava mai un attimo da solo. Amanda non lo aveva mai visto isolato.

Quel pomeriggio, se ne stava seduta, o meglio, stravaccata sopra un divanetto in Sala Comune insieme ad Alessia - le due ormai erano inseparabili - e a loro si era poi unita anche Kirsten, intenta a concludere i compiti di incantesimi.

Ad un certo punto Amanda notò il signorino: Malfoy si era sistemato nella sua poltrona, circondato da molti compagni, tutti appartenenti a qualche nobile famiglia. Fu in quel momento, mentre giocherellava con il suo bracciale di oro bianco montato da pietre di zaffiro, che un’idea le balenò in testa. Sorrise, si alzò di scattò, senza dare spiegazione alle compagne e sparì dileguandosi su per le scale del suo dormitorio.

Entrò nella sua stanza, si diresse verso il suo baule, cercando scrupolosamente dentro un cassetto segreto, che era riuscito a nascondere dalle grinfie di sua madre. Trovò quello che cercava, se lo mise in tasca e risistemò tutto. Tutto merito di sua nonna, chi lo avrebbe mai detto?

Ritornò dalle sue amiche e aspettò finchè tutti se ne fossero andati a cena, disse alle sue compagne che le avrebbe raggiunte dopo perchè aveva una cosa molto importante da fare: a quel punto non si sarebbe sentita più in debito con Malfoy. Non vedeva l’ora che lui ritornasse a sedersi sulla sua poltrona, dopo cena oppure il giorno dopo e lì avrebbe trovato una bella sorpresa. 

Il mattino seguente, si era alzata presto ed era scesa in Sala Comune: aveva intenzione di scrivere una lettera a sua nonna. Quante volte in quella settimana le era capitato di pensare a lei?

Dal dormitorio maschile, con tutta l’eleganza che poteva avere, scese il principe delle serpi - così ormai era soprannominato Malfoy - miracolosamente solo. In tutto la sala c’erano solo lei e Scorpius, di solito nessuno aveva l’abitudine di alzarsi all’alba anche di domenica.

Appena il ragazzo si sedette al suo solito posto, poggiando le mani su un bracciolo, comparve dal nulla un anello, non un semplice anello: l'Anello.

Durante le vacanze da sua nonna, Amanda aveva avuto modo di imparare vari incantesimi. Tra gli altri, quello che permetteva a un oggetto di essere come assorbito in una qualsiasi superficie, per ricomparire solamente al tocco di una specifica persona.

Il ragazzino gettò un lieve incantesimo sull’anello per essere sicuro che non fosse incantato e quando ebbe la conferma che fosse innocuo, divorato dalla curiosità, lo prese tra le mani e quasi gli venne un colpo.

Era un anello di oro massiccio, non molto grosso, con un’incisione che formava lo stemma di Serpeverde. Se fosse stato autentico, sarebbe appartenuto a Salazar in persona.

Le sfuggì una lieve risatina, dovuta all'espressione di completo stupore di Malfoy, che si girò a guardarla e subito cercò di far finta di niente.

“Hai per caso visto qualcuno avvicinarsi alla mia poltrona?” chiese rivolgendosi ad Amanda in tono autoritario.

“No.”, rispose lei e non aggiunse altro: stava per scoppiare a ridere. Ma la sua semplice risposta non era risultata per niente convincente.

“Intendi no, non hai visto nessuno avvicinarsi o no, non hai visto nessuno all’infuori di te avvicinarsi?” ecco l’aveva incastrata, adesso cosa poteva raccontargli?

“La seconda. L’anello ti piace?” chiese Amanda, cercando di sviare l’argomento.

Intanto lui si era alzato muovendosi verso di lei.

“E’ autentico?” chiese speranzoso, ma con una nota scettica nella voce.

“Certo. Non hai risposto alla mia domanda, però.” rispose guardandolo fisso negli occhi, cosa che pochi riuscivano a fare.

“Te lo dirò solo quando avrò accertato la sua origine. Perché me l’hai dato?” chiese curioso, avvicinandosi pericolosamente al suo viso.

“Beh, mi hai salvato quella volta nel campo! Ho pensato che con quell’anello potessimo essere pari. Certo un anello non è nulla in confronto a quello che hai fatto, ma so che la tua famiglia è da tempo che ricerca cimeli rari. Ti sono molto grata, sei stato incredibile, proprio non ci speravo in un salvataggio da te, è stato un grande gesto” finì in preda all’emozione.

“Ingenua. Non l’ho fatto per te, ma per me esclusivamente! Ti ero vicinissimo, bastava che muovessi neanche con tanto sforzo il piede per spingerti via, grazie a quel grande gesto o come lo chiami tu, sono riuscito a farmi notare. Sono entrato nella squadra di Quidditch, era quello il mio intento e in più ho riscosso un notevole successo tra le ragazze” le risputò indietro ghignando.

Il ragazzo la guardava dall’alto in basso, sicuro di averla messa a tacere, ma si sbagliava.

“Non me ne importa. Per me è il gesto che conta, puoi averlo fatto con le più maligne intenzioni, ma a me non frega. E adesso te lo ripeto, grazie! Puoi dire quello che vuoi ma tu da ora sei il mio eroe” disse con voce smielata, quasi stesse recitando il ruolo di una principessa babbana salvata dal suo valoroso cavaliere.

Si alzò lasciando Malfoy a bocca aperta, senza il tempo di ribattere, perchè la ragazza era già fuori diretta in Sala Grande. 

Era già da alcune settimane ad Hogwarts, dopo quell'incidente con la scopa non era successo nulla d’interessante. Amanda adorava gli imprevisti, le avventure, aveva scoperto che si annoiava meno a casa a far niente, piuttosto che a scuola.

Un giorno si stava avviando alla lezione di Cura alle Creature magiche, il cui insegnante era un vecchio enorme, aveva dei dubbi sulle sue origini, lei lo definiva per scherzare il “Professor Gigante”. Non era una che scherniva la gente, ma lo stesso professore, il signor Hagrid, pareva divertirsi quando lei lo apostrofava in quella maniera.

Camminava dritta e ansiosa, sperava che quella lezione fosse interessante, il suo maestro le sembrava un tipo temerario. Un secondo dopo, si ritrovò presa sotto braccio da James. In quei giorni avevano molto legato, gli piaceva quel ragazzo, forte di spirito, con una vitalità tutta sua e non la faceva mai annoiare.

“Allora come va Principessa?” la canzonò divertito il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli.

Da un po’ di tempo, si era messo a chiamarla “principessina” o “principessa delle Serpi” o con appellativi simili. Una ragione c’era, quando una volta si era messa a difendere dei Serpeverde durante un discorso sulle case iniziato da James, lui non seppe resistere dall'affibiarle un nomignolo.

“Benissimo, mio prode cavaliere, la sua principessa è viva e vegeta” rispose con un sorrisino malizioso.

“Ma davvero? Comunque c’è una cosa che devo chiederti” disse, intanto la ragazza stava proseguendo per la sua strada. Si girò appena ebbe udito quelle parole e quando stava per aprire bocca si ritrovò il Grifondoro, inginocchiato davanti a lei.

“Non mi starai per fare una proposta di matrimonio? Beh sappi che la mia famiglia è all’antica, devi prima chiedere il permesso a mio padre” Amanda la mise sul ridere, sperava di non averci per niente preso, cosa improbabile oltretutto.

“Lo vorresti? Mi dispiace deluderti, volevo solo chiederti se ti andava di uscire con me e dato che siete una principessa mi sembrava opportuno inchinarvi al vostro cospetto”affermò sicuro di se, con un sorriso che aveva fatto battere il cuore a molte.

“Stai scherzando vero? E la Brown? Non le sbavavi dietro tempo fa?” disse cercando di farlo ragionare, se stava dicendo sul serio, era preoccupante.

“Non sono mai stato più serio in vita mia. Comunque la Brown non m’interessa più, tu invece...” proferì ammiccando.

Si mise a ridere, era un po’ maleducato da parte sua ma non riusciva a resistere. Gli fece cenno di no sconsolata e ormai in ritardo corse verso la sua futura lezione, si sarebbero chiariti dopo.

James si doveva schiarire bene le idee, poteva farlo ragionare con le maniere buone o se non aveva altra scelta con le cattive.

 


Nota autrice
Rieccomi, scusate l'enorme ritardo ^^
Allora mi fate una recensione? Anche una piccola piccola??

baci
Roxy


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Capitolo 5
*** Ricordi ***


5 originale

Flash back ( pov Amanda )

Camminavo, sentivo sotto i piedi, la terra, la viva vegetazione. Tutto intorno era straordinario: i grossi arbusti che mi nascondevano dal mondo circostante, gli uccellini che piangevano attendendo il ritorno della madre, nella loro pura innocenza, inconsapevoli dei problemi della vita. Nell’aria si poteva respirare il dolce e intenso profumo della flora del bosco, che assediava tutto e tutti.

Ormai era ora di cena e se non fossi ritornata in tempo, sarei finita nei guai. Corsi più veloce che potei, come se fossi inseguita da chi sa quale creatura, arrivai senza fiato davanti al cancello di casa. Vidi mia nonna in piedi davanti allo stipite della porta, che mi guardava da lontano con aria contrariata, le mani sui fianchi. Mi avvicinai cauta, sorpassando l’inferriata, il cancello doveva averla aperto lei, io di solito sgattaiolavo fuori da un passaggio segreto dietro un cespuglio, che fortunatamente non aveva ancora scovato. Appena mi fui avvicinata a quella donna, un grosso schiaffo mi arrivò in faccia.

“ Dove diavolo eri? Non ti avevo proibito di allontanarti dal cortile? ” mi strillò con grande furore, prima di agguantarmi il braccio e riportarmi dentro.

Lei era fatta così, non avevo il permesso di sorpassare il desertico giardino, ma come si poteva non farlo con la meraviglia che c’era fuori? Distese d’erba, fiori tra i più rari e colorati. Arbusti, platani picchiatori, animali fantastici che popolavano quei boschi e i miei amici umani e non. Avevo fatto amicizia con alcuni centauri e persino un lupo mannaro! Se mia nonna avesse saputo che quando mi era possibile scappavo fuori, mi avrebbe cruciato come minimo.

Quella sera come tante altre, obbligata a stare per l'estate da mia nonna, guardavo le stelle e mi immaginavo una vita diversa da come me la raccontavano. Sentivo il fresco venticello che mi faceva danzare i capelli, i suoni più nascosti e tenebrosi mi arrivavano alle orecchie, l’odore forte della natura, forse erano quelle cose che amavo del Messico. Sentii da dietro dei rumori di passi. Mi voltai. In alcuni momenti mi riservava delle sorprese, mia nonna, come fece quella volta. Mi porse una scatolina di metallo nera, ebbi un attimo di esitazione, mi chiedevo se il suo contenuto mi avrebbe fatto soffrire, ma cambiai subito idea. L’aprii avida, sotto gli occhi scrutatori di lei. Dentro c’era un anello, lo guardai curiosa, ne avevo tanti, ma quello era particolare, unico.

“Questo anello, è un preziosissimo cimelio di famiglia! Apparteneva a Salazar Serpeverde in persona, si tramanda da padre in figlio da sempre. Quello stolto di tuo padre però non se lo merita. Io vedo in te una scintilla, tu Mira la meravigliosa! Sarai proprio tu a far innalzare questa famiglia! Quello che ti sto donando ti aprirà tutte le porte, se saprai come sfruttarlo. Non sai a quanti farebbe gola. Custodiscilo, non farlo vedere ai tuoi genitori specialmente a tua madre, se ne sbarazzerebbe subito! Ti è chiaro? ” io annuii. Ero disorientata, mia nonna riponeva così tante speranze in me, non mi andava proprio di deluderla.

Fine flash back

Aveva fatto come le era stato imposto, l’aveva custodito, finché non aveva conosciuto Malfoy. Amanda sapeva di aver fatto uno sbaglio a darglielo, ma si sentiva in dovere, come se lei non meritasse più l’anello. Se la vecchia, poi glielo avrebbe chiesto, avrebbe potuto sempre dire che sua madre glielo aveva sequestrato. Il piano era perfetto, non avrebbe chiesto altre spiegazioni né a lei né alla madre, quelle due donne non si potevano vedere. Si chiedeva cosa ne avrebbe fatto Malfoy dell’anello, non possedeva poteri magici, a quanto ne sapeva. Doveva valere molto, ma era sicura che non l’avrebbe venduto, lui era già abbastanza ricco di suo. Ma allora che poteva farci? Si poneva tutte questi interrogativi, sapendo che un giorno avrebbe trovato una risposta, ma rimanendo fino a quel momento, nel dubbio.

Seduta sul davanzale della gufiera, ammirava il panorama: aveva appena scritto ai suoi, visto che sua madre le imponeva di scrivere come minimo una volta alla settimana e Amanda non voleva di certo ricevere qualche strilettera di rimprovero.

Vide da lontano il campo da Quidditch e pensando a quello sport, una persona le venne in mente. Le succedeva spesso sentendo parlare di scope e boccini che subito il suo pensiero corresse a James. Doveva essere una cosa normale, Jamie era il tipico sfegatato di Quidditch.

Alla fine aveva quasi risolto la faccenda dell’uscita con Potter. In un modo piuttosto codardo: cercava di evitarlo il più possibile e quando ricominciava con quella storia, lo distraeva. Come? Con la magia del Quidditch: bastava che pronunciasse quel nome, che gli occhi del ragazzo brillavano di una luce tutta loro e iniziava a parlare delle ultime partite dei Tornados.

Si riscosse da quei pensieri e scese dalle gradinate della Gufiera. Aveva intenzione di dirigersi al parco per studiare, o meglio questo in teoria, se poi nella pratica le fosse capitato di schiacciare un pisolino, sarebbe stata un’altra storia.

Incrociò molte persone, nessuno che la degnasse di uno sguardo, un fantasma avrebbe avuto più successo di lei.

In quei momenti si sentiva una nullità, a volte faceva comodo, nessuno che la disturbava, era sola nell’immensità nel mondo. A lei piaceva quell’intimità, l’attenzione non faceva per lei, ma come tutti forse un po’ di popolarità l’avrebbe desiderata. Bastava essere ricordata come la ragazza della porta accanto, quello era già tanto.

In Serpeverde non aveva molti amici, conoscenti più che altro, forse era più affezionata ad Alessia, ma aveva capito che aveva una doppia faccia e questo le dispiaceva.

Pensava a casa sua, ai suoi cari, parenti e amici veri. Una silenziosa lacrima le cadde giù dal viso, quel castello la deprimeva, quei sotterranei le stavano pian pian rubando la felicità.

 

 

Ciao a tutti!
Ecco un altro capitolo, ho finito gli esami e mi sento finalmente libera!!!
Ringrazio chi ha letto, chi mi ha messo tra i preferiti e le seguite.
Ringrazio sopratutto la mia amica  millyray, una grande scrittrice mi raccomando leggete la sua storia: “The Power of the Love

Un saluto caloroso

Roxy

p.s.

una recensione please??

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Capitolo 6
*** Fiducia ***


ok

Un’altra ora e sarebbe finita, dopo una dura mattinata avrebbe potuto addentare finalmente qualcosa. Era in ritardo, lo sapeva, si era attardata perché non trovava più un libro, ma alla fine lo aveva ripescato nella borsa. In quei giorni aveva la testa altrove, l’aveva richiamata anche il professor Lupin a lezione di Difesa contro le Arti Oscure, la materia che più amava.

Non si accorse così di un ragazzo che ghignava, davanti a lei e gli andò a sbattere contrò e quando alzò la testa per scusarsi, se lo ritrovò a ridere sguaiatamente.

“Che c’è di così tanto divertente Potter!” lo rimproverò acida.

“Ma per Morgana quanto siamo dure, ridevo perché... beh, in questi giorni mi sembri più morta che viva” finì un po’ triste: Amanda doveva sembrare proprio uno straccio!.

“Ma so un modo per risollevarti il morale” disse malizioso, ammicando.

“Se uscissi con me io…”

“Fermo, fermo, fermo, non dire altro, io NON uscirò mai con te! Mi dici quando ti entrerà in testa?” proferì in preda a una crisi isterica, l’avrebbe schiantato se solo avesse ricordato dove aveva messo la bacchetta.

“Ha ragione” Matt con tutta la sua magnificenza, apparve come dal nulla.

“James dovresti smetterla di importunare le ragazze, una persona con un po’ di cervello avrebbe rinunciato ormai”

“Ma i Grifondoro non si arrendono mai!” gli rispose a tono.

“Non parliamo di case ora, dovresti non disturbarla più, Amanda è una persona di classe, una di un certo livello, deve frequentare quelli alla sua altezza e non uno stupido ragazzino che cerca di fare il figo”.

Era stupita, non sapeva molto di lui, ma conosceva la sua fama di giocatore di Quidditch e studente modello nonché Prefetto Grifondoro.

“Grazie Matt, finalmente qualcuno che mi capisce” si volto verso di lui con un sorriso di gratitudine.

“Amanda!!Che fai lì? La lezione è già incominciata!” Alessia le strillò da lontano.

Così dopo aver rivolto un breve cenno ai suoi interlocutori corse alle serre, non notando un sasso pericolosamente sul suo cammino che la fece ruzzolare.

Una scena a dir poco comica, lei che si rotolava dal dolore con il ginocchio tra le mani, così la persona di un certo livello e di classe era andata a farsi benedire. Quel giorno non poteva andare peggio... o forse sì?

Poco dopo che si era ripresa aveva continuato il tragitto, stavolta con più calma, sperando che il suo ingresso non fosse notato.

“Ehi non dovresti essere a lezione?” una voce la distrasse. Certo che doveva essere a lezione, che domande faceva? Erano nella stessa classe, anche lui per questo doveva essere alle serre, che avesse degli orari diversi dai suoi?

“Beh anche tue dovresti essere a lezione” le rivolse un sorriso sghembo, come se bisognasse spiegare la cosa più semplice del mondo.

“Si, in effetti dovrei ma oggi è così una bella giornata, perché dovrei starmene rinchiuso in una serra con dei Tassorosso per di più”.

“Non hai tutti i torti, ci vediamo allora” concluse il discorso, ma era Malfoy quello e lui voleva avere sempre l’ultima parola.

“Dai aspetta, dove vai? Non mi fai compagnia? Qui da solo mi annoio” fece una faccia da finto cane bastonato, che non nascondeva l’aria da malandrino.

Non riuscì a dirgli di no, quegli occhi grigi così profondi la attiravano, sarebbe stata lì per ore ad ammirarli. Un rossore le invase le guance ma non spostò il suo sguardo. Il ragazzo le fece posto nel muretto dove era in quel momento seduto, non l’aveva neanche notato, che l’avesse fatto apparire in quel momento?

Non parlarono molto, seguirono vari lunghi e profondi silenzi, non era una tipa molto loquace e non doveva esserlo nemmeno lui.

Si accorse che era passata un’ora solo quando vide i suoi compagni Serpeverde uscire e un gruppo di ragazzi avvicinarsi. Si dileguò in un attimo e si andò a confondere con tutti gli altri studenti che tornavano al castello. 

Quella sera mentre stava cercando di fare un compito che le era stato assegnato per pozioni lo rivide rientrare dal ritratto. Così imperioso, perfetto, un angelo dai capelli biondi e occhi grigi. Che le stava succedendo? Sentiva lo stomaco sottosopra, aveva caldo, che le stesse venendo la febbre?

Sentiva un blocco in gola, non poteva innamorarsi di Scorpius perché loro...loro erano…

Distrusse quei pensieri, cercò di concentrarsi e pensare ad altro, ma senza successo. Continuava a cercarlo per la sala comune, sperando di rincontrare quegli occhi.

Perché doveva infatuarsi proprio di lui? Perché non di James? Sarebbe stato perfetto: nessuno si sarebbe lamentato. Perchè Amanda in fondo era così, cercava sempre di accontentare tutti, ma mai se stessa.

“Amanda, oh non ci crederai” Kirsten stava parlando come sempre a tutta velocità e già distratta com’era non capì che le stava dicendo.

“Eh che dici?”

“Malfoy ti fissa!” lo disse forse con un tono troppo alto da attirare più di una persona.

Guardò in direzione della sua personale poltrona e lo vide mentre le sorrideva, un sorriso furbo che non prometteva nulla di buono.

Era seduto come sempre circondato da persone, sarebbe stato impossibile chiedergli qualche spiegazione.

Si accorse che teneva in mano una lettera, che potesse centrare qualcosa?

Si decise, avrebbe dato una risposta a tutta quella faccenda, così gli ece cenno di seguirla e più svelta possibile uscì dalla sala.

Non dovette aspettare molto, si presentò per fortuna non scortato: sarebbero stati solo loro due.

Continuò a sorriderle e guardarla curioso, lei non faceva nulla per rompere quel silenzio imbarazzante, e intanto pensava a cosa avrebbe potuto dirgli.

“Sai che ho scoperto? L’anello che mi hai regalato è autentico”

“Ma va, come ti è venuta questa illuminazione?”

“Non è venuta a me quest’idea, l’ho fatto controllare ed è proprio vero”

“Non ti fidi proprio di me, pensavi che ti avessi rifilato un falso?”

“Qua non bisogna fidarsi di nessuno, è la prima regola per sopravvivere”

“L’ho già sentita” disse Amanda sospirando, continuando a guardarsi le punte delle scarpe.

“Comunque sia, volevo sapere come lo hai avuto” la costrinse a guardarlo. Le prese il mento tra le mani e quando incrociò quegli occhi si chiese come avesse potuto vivere senza.

“Me l’hanno regalato, ma la persona in questione non è importante”

“Io direi il contrario invece, mi dici chi te l'ha donato? Deve essere una persona vicina a te, solo uno stolto avrebbe dato a una sconosciuta un oggetto così prezioso”

“Ho detto che non è importante, perciò non ti dirò niente!” gli soffiò irritata, liberandosi da quelle mani gelate che le impedivano di muovere il viso.

Non era uno che si arrendeva, tutt’altro. Le si avvicinò con una falcata e la spinse contro il muro, i due corpi si scontrarono, le fermò le braccia, era in trappola.

Per chi l’aveva presa? Per un giocattolo che poteva usare e trarne informazioni quando pareva a lui? Non si sarebbe fatta trattare così.

Aveva solo undici anni, ma sapeva come difendersi, doveva capirlo anche lui.

“Vuoi sapere cosa ti dirò? Un bel niente” con un movimento veloce del ginocchio lo colpì alle parti basse facendolo cadere a terra.

“Non sai con chi hai a che fare, prima dovrai guadagnarti la mia fiducia e poi, solo ad allora potrai trarne qualcosa”.

Varcò il ritratto e si defilò nel dormitorio. Sperava di avergli insegnato una lezione, quella era la sua prima vittoria contro Scorpius. Ce ne sarebbero state altre? Sperava di no perché se c’era un vincitore, c’era un sconfitto che non se la sarebbe passata bene. 

Rimasto solo nel corridoio Scorpius pensava tra sé che se davvero quella ragazza voleva che lui conquistasse la sua fiducia, l’avrebbe fatto, anzi avrebbe fatto di meglio: avrebbe fatto in modo che lei cadesse ai suoi piedi e questa era una promessa! 

 

 

Nota di autrice:

Vi piace?????? Recensite dai!!!
Questo capitolo e' uno dei miei preferiti ^^

Grazie a chi legge e chi mi ha messo tra i preferite: AdelinaBlaBla - bella95 - Lena_love - millyray e chi tra le seguite: Ada Wong - LaNNa - sara chan 92

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Capitolo 7
*** Tu sei unica ***


7

Aspettava con ansia quel giorno, ne aveva sentito parlare molto da sua nonna, le famigerate feste di Hogwarts. Erano prossimi ad Halloween e la scuola organizzava come sempre una grande festa.

Fin da piccola era stata abituata a festeggiare Halloween nel mondo babbano, bussando alle porte e come diceva il padre: minacciando i babbani per estorcere caramelle. Suo padre non gradiva affatto questa usanza e ripeteva ad Amanda che se avesse voluto delle caramelle gliele avrebbe comprate e sarebbero risultate anche più piacevoli e gustose.

Ripensandoci le sarebbe dispiaciuto rinunciare a tutto ciò: vestirsi con gli abiti smessi di sua mamma e andare a girovagare con Nadia, la sua cara amica. Era lei che le mancava soprattutto di quella festa.

La sala era uno splendore, c’erano zucche ovunque che fluttuavano nell’aria, gli addobbi scintillanti del colore di tutte le case, un misto tra luce e ombra. Non riusciva a distogliere lo sguardo dal soffitto, le veniva in mente il suo primo giorno quando fu accolta con un incantevole cielo stellato.

Fra poco sarebbe iniziata la cena, la sala era piena di ragazzi allegri e vivaci. Se Halloween faceva questo effetto alle persone, si chiese ingenuamente Amanda, perché non poteva essere sempre festa? Con un sorriso si diresse verso il suo tavolo, ma la sua gioia fu turbata da un certo ragazzo, occhi marroni, capelli sempre arruffati che le sbarrò la strada.

“Cosa vuoi ancora James? Tanto non esco con te” disse con tono ormai stufo per la solita solfa, che doveva subirsi tutte le volte che incontrava quel Potter.

“Eh dai, voglio proporti un’offerta irripetibile, vuoi essere la mia dama al ballo di stasera?”

“Dama? Ballo? Che diavolo stai dicendo?”

Era molto confusa, nessuno le aveva parlato di un ballo, che fosse l’unica a essere stata tenuta all’oscuro? Lei sapeva che ci sarebbe stata una cena speciale e poi in ciascuna sala Comune sarebbe stata festa.

“Non credo che Amanda sappia qualcosa della serata” con la sua voce impertinente ma molto sensuale, Scorpius Malfoy si intromise nella conversazione.

“Aspettate, perché io non ne so niente? Avete fatto un complotto alle mie spalle?” se prima era confusa, ora era frustrata, aveva voglia di piangere, ma non l’avrebbe mai fatto in pubblico, aveva una dignità da salvare.

“Nessuno ce l’ha con te, mia cara” dicendo così, il giovane le mise un braccio intorno alle spalle, facendola sobbalzare. Non si era aspettata certo quel gesto da lui, arrossì e come faceva sempre quando si sentiva a disagio si guardò le scarpe. Con la coda dell’occhio lo vide ghignare trionfante, qualunque fosse il suo piano era andato in porto.

“Come dicevo, le fanciulle del primo e del secondo anno, da quest’anno non avranno il permesso di partecipare al ballo, ma festeggeranno nella sala comune”

“Cosa?” divincolandosi dal suo braccio si girò a guardarlo piena di rabbia, come se la causa del suo mancato divertimento fosse tutta colpa sua.

“Malfoy dice la verità: alle ragazze del primo e secondo anno non è permesso andare alla festa. In una riunione precedente dove erano presenti tutti i Caposcuola e i Prefetti, i Tassi hanno proposto quest’idea per, diciamo… prevenire eventuali incidenti dopo il ballo. Gli insegnanti non sono sempre lì a controllare e capita che ad alcune ragazze incapaci di difendersi, sia rovinata la festa da certa gente”, spiegò Matt – apparendo dal nulla - chiarendo i dubbi di Amanda. Non era giusto però, lei era capace di difendersi molto bene, sia fisicamente che con la magia. Sapeva molti incantesimi di difesa imparati a casa che più di una volta le avevano salvato la vita.

“Aspettate, ma io so che le ragazze del nostro primo anno partecipano al ballo. Come può essere?”riferì James confuso. Questo era troppo per lei, se James diceva il vero, perché solo alle Serpi era proibito? Questo non se lo spiegava.

“Semplice, le uniche Case che hanno aderito alla proposta sono i Tassi e noi” con un sorriso dopo averla guardata, Scorpius rivolse tutta la sua attenzione a Black. Si scambiarono occhiate intrise di disprezzo. Avvertiva qualcosa tra i due, come un’accesa rivalità, da quanto ne poteva sapere, loro non si erano mai parlati, che il loro odio fosse solo pregiudizio sulle loro rispettive famiglie? Matt il mezzosangue e Scorpius il purosangue.

Facendo finta di niente, la ragazza si defilò e come un razzo raggiunse il suo posto a tavola, cercando di dimenticare il fatto che non avrebbe partecipato al ballo. Le sarebbe piaciuto un sacco andarci, avrebbe potuto danzare con Scorp e al solo pensiero il suo cuore palpitava irrefrenabile.

Non riusciva a capacitarsi, a volte non vedeva l’ora di stare con quel ragazzo ma quando lo aveva vicino si vergognava, lo odiava se si prendeva troppe confidenze. Che l’amore in lei facesse quest’effetto? 
 

“Ma vi sembra giusto, dico io. Dobbiamo fare qualcosa, ci perderemo un bellissimo ballo per colpa…” sospirò, odiava le Serpi. In quel momento ripensò al fatto che sarebbe stata meglio a Grifondoro.

“Sì hai ragione ma non possiamo fare niente, domani sapremo come sarà andata e chi avrà vinto il premio per la maschera più bella!”. Come sempre Ale l‘appoggiava, e diceva la verità anche se lei stessa appariva poco convinta: non avrebbero potuto far niente contro gli ordini dei più grandi.

“Che c’entrano le maschere?” chiese stupita Amanda all’amica.

“E’ un ballo in maschera, non lo sapevi?” gli rispose come se fosse la cosa più logica del mondo, con un tono altezzoso tipico di lei.

“No, come sempre io sono l’ultima a sapere le cose! E’ frustrante!” soffiò incrociando le braccia e mettendo il muso.

“Ti comporti come una bambina, tanti problemi per un ballo”, come sempre Victoria saltava fuori con le sue frecciatine.

“Non è solo un ballo, è il Ballo! Se io fossi in te sarei già preoccupata. Tutti quei rampolli nella pista da ballo, se non ti fai avanti adesso potrebbero trovare qualcun’altra che li accontenti” disse Vegas ghignando, la faccia della Zabini era contratta in una strana espressione tra paura e rabbia di perdere una così grande opportunità.

Era riuscita a colpirla, la cosa che importava più di ogni altra cosa a Vicky, nomignolo datole dai suoi “amici” maschi, era di trovarsi un bel partito.

“Hai in mente qualcosa Amanda?” sedendosi sul suo letto e facendosi prepotentemente spazio tra le due ragazzine sedute, segnò in quel momento un’alleanza che le sarebbe stata molto utile.

“Sì, un’idea mi è venuta in mente proprio adesso. Ci serve solo…” 
 

La sala risplendeva come non mai. Tutti i ragazzi tirati a lucido si davano alle danze o si affollavano attorno al buffet come se la cena di poco prima non avesse saziato i loro stomaci.

Amanda era fasciata in un lungo abito argentato, senza maniche, un corpetto stretto con varie ricami di serpenti. La parte finale del vestito, scintillava di brillantini. Aveva delle ballerine dello stesso colore del vestito. I capelli raccolti in uno chignon, con alcuni riccioli lasciati cadere lungo il contorno del viso. La sua maschera verde smeraldo le copriva quasi tutta la faccia, lasciava solo intravedere gli occhi e la bocca.

Avrebbe di sicuro dato nell’occhio, era stata una cattiva idea indossare quell’abito che le aveva confezionato la nonna, ma non aveva altro di accettabile, che potesse competere con i vestiti delle sue amiche, così aveva scelto quello.

E la giovane non era sola, in quella faccenda aveva coinvolto tutte le sua compagne di stanza più altre due o tre amiche di Victoria.

Il piano a quanto pareva stava funzionando, intrufolarsi alla festa con delle maschere che le rendessero irriconoscibili o quasi, ma comunque fosse, non si stava affatto divertendo.

L’ansia di essere scoperta la mandava in iperventilazione, così quando le sue compagne ebbero trovate un ragazzo con cui ballare o conversare, lei si volatilizzò: aveva intenzione di andare subito nei sotterranei, ma qualcosa la trattenne.

Il portone che portava fuori dalle mura del castello era aperto e tentata da quel che avrebbe potuto trovare, uscì.

Era sorprendente di notte. Quel senso di serenità e pace che si poteva trovare, l’erba fresca, il lago nero che rifletteva il cerchio della luna alta nel cielo. Così si soffermò ad osservare, come ipnotizzata da quel corpo celeste. 

“Vuoi ballare?”

“Io?”

“Sì tu. Vedi altre incantevoli ragazze?”

“No”

“Spero che quella sia la risposta alla mia seconda domanda”

“Sì voglio ballare con te Scorpius Malfoy, ma sai almeno chi sono?”

“Certo ti riconoscerei tra mille. Mia cara Amanda, tu sei unica, io l’ho capito subito, sai in che modo?”

“No”

“Dal modo con cui guardavi la luna, solo tu potevi ammirarla così. In questi tempi solo pochi vedono la sua vera sostanza, tu ti ci specchi e la sai amare anche se non si mostra mai veramente, ma le dai fiducia comunque”.

Le sorrise, le prese la mano e ballarono. Non c’era la musica ma bastava il battere dei loro cuori a scandire il ritmo. Si ritrovò a contemplare quegli occhi così misteriosi che non lasciavano trasparire nessun sentimento, ne ebbe quasi paura ma si rilassò trovandosi tra le sue braccia, qualcosa la invase, un senso di sicurezza e beatitudine.

Si fermò di colpo, la guardò serio. Mosse il capo lentamente verso il suo, senza mai distogliere il contatto tra i loro occhi.

Un bacio, un tenero casto bacio, questo bastò a farle provare tutte le emozioni del mondo.

Ma un pensiero la riportò alla realtà, si scostò bruscamene e lo guardò terrorizzata come se avesse visto un gigante. Non riusciva quasi a parlare, le parole le morirono in bocca, fece un profondo respiro, cercando di auto convincersi che tutto andava bene.

“N-noi, no, non possiamo, è sbagliato!” gli gridò contro con tutta la voce che le era rimasta. Doveva fargli capire prima che si mettesse in testa strane idee.

Fuggì da lui: non poteva spiegargli come stavano le cose, era tutto troppo complicato e aveva fatto una promessa che doveva mantenere.

Quello era stato, tranne alcuni alti e bassi, il suo giorno più bello.

Aveva dato il suo primo bacio, alla persona che più in quel momento avrebbe voluto accanto a lei a rassicurarla che non c’era nulla di sbagliato, ma sapeva che doveva finire così. Il suo sogno di poter vivere con lui per sempre era sfumato, era ancora giovane per rovinarsi la vita per un ragazzo. Cercò di dormire, ma inutilmente. Pianse fino ad addormentarsi.

 

Nota di autrice:

Vi piace??????? Con questo capitolo ciò messo tutta me stessa! Il loro primo bacio, non è romantico?

Vi saluto e buone vacenze!!!

p.s.

RECENSITE!!!!!

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Capitolo 8
*** Dormi... ***


hhhhhhhhhhhhhhh

POV Amanda

Forse avrei dovuto provare gioia? Beh, no: io ero allo stesso tempo sollevata e malinconica. Era ormai tempo di tornare a casa per le tanto attese feste di Natale, il tempo era passato così in fretta. Dopo il ballo, avevo iniziato con la tattica scudo impenetrabile. Non volevo vedere né sentire, insomma non volevo incontrare Malfoy. Cercavo in tutti i modi di evitarlo, andavo sempre in giro con minimo 5 persone. Mi rifugiavo in camera a studiare e questo aveva alzato la mia media, già impeccabile. Da tempo ero vista come studentessa modello. Mi ero, come dire, fatta notare da alcune ragazze ed ora ero nella cerchia delle “Lady Slytherin”, le più acclamate del mondo magico. Ricche, bellissime, purosangue, ma anche viziate, perfide, oziose che si credevano il centro del mondo. Perché stavo con loro?  Ma perché erano le persone che sapevano sempre tutto sulle avventure amorose di tutti! Dal meno noto Tassorosso al più ricercatissimo Serpeverde. Volevo evitare Scorpius, ma era mia intenzione sapere se stava giocando con me o c’era dell’altro. Se avessi saputo che si frequentava con altre ragazze, mi sarei data una risposta, ma chi lo diceva al mio cuore? 

 

POV James

Finalmente avrei rivisto i miei! Avrei dovuto lasciare Hogwarts però. Oramai era la mia nuova casa, ci avevo fatto l’abitudine: essere svegliato non sempre garbamente dai miei compagni di stanza, perché alla mattina avevo il sonno profondo; o restare alzati fino a tardi a parlare delle ultime partite o ancora vantarci  delle nostre ammiratrici, o meglio delle mie. Nell’ultimo periodo ero quasi ufficialmente con una ragazza di Tassorosso del terzo anno, ma non era lei che volevo. Non riuscivo più a parlare con Amanda. La vedevo solo a lezione e quando provavo ad avvicinarmi, venivo fulminato dal suo sguardo accigliato. Forse non voleva che le compagne la prendessero in giro, la vedevo sempre insieme con, come le definiva mia cugina Louise, “ le serpi-galline”. L’avrei conquistata, avevo fatto una promessa o meglio una sfida con me stesso, sarei riuscito a conquistare il suo cuore. Avevo la netta sensazione di essermi trasformato in James Senior, il nonno che non ho mai conosciuto. Mi hanno detto che gli assomiglio molto e mi hanno raccontato anche di come in sette anni conquistò la sua futura moglie. Io però non ci avrei impiegato così tanto e di sicuro non mi sarei sposato!  

Dai Grifondoro ai Serpeverde, tutti si davano da fare, gli ultimi scendevano di fretta le scale, i più svelti erano già alla stazione.

Una ragazzina con un cappello rosso scuro si stava avvicinando al treno, o almeno procedeva nella direzione in cui i suoi piedi la conducevano. Non guardava avanti, seguiva come un fantasma le sue compagne che parlottavano allegramente. Sembravano felici di tornare a casa, lo era anche lei in una certa maniera. Vedere sua mamma, suo papà, i suoi amici, certo le faceva piacere, ma l’avrebbero guardata in una maniera diversa? La mamma l’aveva avvertita di stare attenta, non voleva che sua figlia finisse nella casa dell’uomo nero. Sorrise: si sentiva cambiata, non sapeva se in bene o in male, sperava che la sua famiglia non se ne accorgesse, ma non aveva dubbi nel ritenere che comunque le avrebbero voluto bene.

Seguendo questa nuova prospettiva di vita, entrò nello scompartimento con le compagne e vedendo dalla finestra il paesaggio che sembrava scappare, si addormentò dolcemente, al ricordo di una dolce melodia.  
 

Dormi mia principessa,

riposa nel tuo bel castello,

tutti ti ameranno,

tutti ti adoreranno.

Dormi mia luce,

riposa nel cielo stellato,

tutti ti ammireranno,

tutti ti sorrideranno.

Dormi mio amore,

riposa nel tuo bel lettino,

noi ti amiamo,

cresci bella e forte,

che un giorno il tuo bel principe ti verrà a svegliare…

TI VORRO’  SEMPRE BENE TESORO MIO

 

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Nota di autrice:

Salve a tutti ecco un nuovo capitolo! Spero che sia stato di vostro gradimento, ma credo che non lo saprò  mai se non recensite!

Ne approfitto  per far pubblicità  alla storia che ho pubblicato di recente ossia  La vita delle scrittrici.

In più un speciale saluto alla mia amica millyray  che sta pubblicando Stessi Occhi Stesso Sangue.

Ringrazio chi mi ha messo tra i preferiti e chi tra le seguite, sarebbe fantastico poi sapere una vostra opinione.

Aggiungo poi un immagine di come dovrebbe essere Amanda, sarebbe bello se non so alcuni di voi bravi nel disegno, mi facesse uno schizzo di Amanda o su altri personaggi, che poi potrei mettere nei prossimi capitolo. Per maggiori informazioni potete contattarmi su contatta autori ^^

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Capitolo 9
*** 14 febbraio ***


9

Ciao a tutti!!

sono ritornato finalmente, ho avuto alcuni problemi tecnici a impostare il capitolo ^^”

Solo una cosa vi chiedo: recensite, so che potrei sembrarvi patetica (e lo sono) ma che vi costa! E’ GRATIS!

Mi rendereste felice, io ci metto impegno e leggere recensioni (che non leggo) mi darebbe uno stimolo in più! Gioirei e ballerei la lambada!!!

Ok l’angolo delle commiserazioni è finito, vi ho scritto all’inizio perché mentre leggerete penserete alla povera, sconsolata scrittrice che forse si prenderà l’influenza (non per colpa vostra ovviamente).

 

Kiss kiss gossip g... volevo dire roxy  XD

 

 

 

San Valentino, la festa degli innamorati, ma per una certa ragazza non era solo quello.

Amanda Vegas stava trotterellando allegramente fra i corridoi che dovevano condurla ai sotterranei. Quel giorno era particolarmente felice, aveva ricevuto una lettera dai suoi genitori, le avevano chiesto se desiderava qualcosa in particolare qualcosa per il suo compleanno.

Sì, il suo compleanno cadeva proprio il 14 Febbraio, mancavano allora più o meno due settimane.

Adorava quel giorno. Regali, amici, divertimento, era sempre stato così ogni anno della sua vita. Festeggiare ad Hogwarts era una novità e non sarebbe stata la stessa cosa. No, decisamente no, pure la ragazzina lo sapeva, nessuno sapeva dell’evento e voleva tenerlo nascosto.

Per varie ragioni: in primo luogo se una delle sue “amiche” l’avesse saputo avrebbe avuto la scusa per organizzare una di quelle feste affollate, con persone snob e antipatiche, in secondo luogo aveva paura del successo o del fiasco che avrebbe fatto suscitato quella notizia. A chi poteva importare del suo compleanno? Era già il giorno di S.Valentino, non era la sua festa ma quella delle coppiette che pensavano a corteggiare il ragazzo o  la ragazza, passare una serata romantica e robe varie, il suo compleanno le sembrava un intoppo quel giorno.

Tutte motivazioni stupide e ne era cosciente, a conferma le sue supposizioni erano state: sua mamma, la sua amica Nadia, Mirtilla Malcontenta (a volte la divertiva parlare con quel fantasma) e anche il quadro al secondo piano della fanciulla col cappellino.

Nonostante tutto avrebbe ricevuto dei regali per il suo compleanno, dai suoi famigliari e amici fuori Hogwarts, aveva fatto poi sapere scrupolosamente che dovevano far arrivare i doni a mezzanotte così nessuno li avrebbe visti e non avrebbero fatto domande.

Troppo presa dalla gioia del momento si dimenticò di guardare avanti e come succede quando lei non stava attenta…

“Ahi! Ma sta più attento!”. I suoi modi educati da quando stava dentro quel castello  si erano volatilizzati chi sa dove. Si era difesa così dopo essere andata a scontrarsi con qualcuno di cui ignorava momentaneamente l’identità.

“Tu piuttosto! Dovresti chiedermi scusa, ma guarda te”. Con tutta l’arroganza possibile Louise si fece sentire.

“Oh sei tu, in tal caso nemmeno sotto tortura ti chiederei scusa!” rispose sorridendole malignamente.

“Ma come osi Serpe maledetta!” le gridò contro offesa più che mai di quell’affronto.

Iniziò così una lunga lite, partita da insulti vari, finii per mezzo di bacchette.

Luoise Weasley era del quinto anno e aveva già ricevuto l'istruzione necessaria che avrebbe sicuramente spiazzato qualunque matricola. Ma non conosceva affatto la sua rivale, non sapeva che di incantesimi ne conosceva parecchi, che aveva iniziato a praticarli dall’età di nove anni, sotto l’insegnamento della nonna che non si faceva scrupolo di nulla e pretendeva sempre di più. 

“ Vi rendete conto delle vostre azioni? Un duello in mezzo al corridoio! Le vostre famiglie sono state informate e per voi una punizione è obbligo! Proprio la figlia di Bill Weasley, da te non me lo sarei proprio aspettato. Non voglio che ricapiti più una cosa del genere è chiaro?” con tutta la severità che Minerva McGranitt poteva avere, fece una ramanzina lunga, prima di spedirle in punizione.

Se un prefetto Tassorosso non avesse visto cosa stava succedendo, se non fosse corso ad informare un professore, se non avesse incontrato per coincidenza la preside, non si sarebbe trovata chinata a pulire le coppe nella sala dei trofei insieme alla sua, da quel giorno, arci-nemica.

Dopo quella giornata sfaticante potè finalmente dirigersi nei sotterranei, ma stavolta guardandosi bene intorno per non finire di nuovo nei guai. 

Arrivata in Sala Comune trovò  seduti vicino al camino: Anthony Zabini, Bill McCleod, Bruce GreenGrass e infine al centro Scorpius Malfoy.

Cerco così di passare inosservata cosa impossibile dopo che il quadro da dove era uscita, come farlo apposta, sbattè con forza. Guardò il suo dormitorio, la sua salvezza in quel momento.

“Che ci fai in giro a quest’ora?”. Anthony Zabini era un prefetto perciò aveva tutto il diritto di fare quella domanda.

“Eh, io…” si girò di un poco, parlare dando le spalle le sembrava scortese “E’ una storia un po’ lunga” concluse con un sorriso tirato più che poteva, in quel momento preferiva scavarsi la fossa, che parlare con lui e i suoi compari.

“Ma davvero? Noi non abbiamo fretta anche se sono le undici, dai siediti e raccontaci”. Scorpius parlava sempre nei momenti meno opportuni e per dire sempre cose “insulse”, a detta della ragazza.

“No, sono stanca, magari un’altra volta ragazzi” era sicura che così l’avrebbero lasciata stare ma si sbagliava.

“Ma che fai! Sei stata invitata su vieni, non mordiamo” non aveva mai sentito parlare Bill e capiva il motivo, aveva una voce che ricordava le papere.

Adesso la stavano fissando, anzi avevano un’espressione che dava l’idea di “se non vieni veniamo noi”.

Con un sospiro si avvicinò a loro, avrebbe voluto sedersi da qualche parte ma non c’erano poltrone libere lì vicino. Guardando con più circospezione notò che Malfoy le faceva cenno di sedersi sulle sue ginocchia.

Inorridì, non che l’idea di stare in braccio a lui le dispiacesse, ma con degli spettatori intorno non le garbava affatto.

Optò per il tappeto, per fortuna nessun’altro ebbe da lamentarsi.

Le chiesero di raccontare quello che le era accaduto, ma lei si limitò a riferire solo le cose più importanti, non vedeva l’ora di andarsene.

“Wow sei una forza, ti sei proprio scelto una ragazza coi fiocchi” fece notare Bruce al cugino Scorpius.

“Lo so, e dovesti sapere il resto!”. Iniziarono così a parlare di lei, come fosse una scopa dell’ultimo modello. Lei, rossa in volto e con la bocca aperta, ascoltava le loro parole.

Parlarono della sua bellezza, per poi passare al portamento, per arrivare ai voti e infine giunsero all’argomento famiglia, per quanto il giovane potesse conoscere Amanda, lei credeva che a quel punto non avrebbe conversato molto sicuro che in quanto lui non conosceva nulla.

“ Purosangue, so che sua madre è di origine francese e il padre…” sogghignò che lui sapesse?

Sbiancò, poteva fingere uno svenimento, magari l’avrebbero portata in infermeria e avrebbero chiuso lì.

“Mi dici il nome e cognome di tuo padre?” aveva specificato anche il cognome, era a conoscenza del segreto di famiglia? L’avrebbe smascherata in quell’istante?

“Perché?”. Era la domanda più stupida che potesse fare in quel momento.

“Sai che ho scoperto, tesoro? Che tu hai il cognome di tua madre, Vegas ma non possiedi quello di tuo padre. E sai come lo so? Dopo che mi hai dato quell’anello mio nonno ha iniziato ad investigare e gira e rigira tutto è venuto a galla”

“Se lo sai già il nome di mio padre perché non lo dici te” La sua voce tremava, gli occhi si erano fatti lucidi, era arrivata l’ora della verità? Sapeva anche l’altro importante segreto? Era stato il suo piano fin dall’inizio?

Si guardarono, lui sembrava deciso e lei implorante.

“Ragazzi ho sonno andiamo” si alzò e appena lo fece li altri lo seguirono.

“Sogni d’oro” disse infine prima di inoltrarsi dell’oscurità del suo dormitorio.

Rimase di stucco, se ne era andato così? Pian piano si sentì meglio e dopo qualche minuto si diresse di corsa in camera sua.

Le serviva una pausa, anzi un sonno ma era sicura che non sarebbe stato d’oro.  

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Capitolo 10
*** Ricatto allettante ***


10 capitolo

Il mattino seguente al suo incontro con Malfoy e compagnia aveva ricevuto una lettera firmata S.M., in cui le chiedeva di venire alla torre di astronomia la sera stessa. Era per questo molto agitata e depressa. Era ovvio che fosse Scorpius che le voleva parlare.

Non aveva mangiato nulla tutto il giorno, aveva bevuto sì e no due bicchieri di zucca ed era stata richiamata più volte dai professori. Era da tutt’altra parte con la testa. Alcune sue compagne le avevano fatto notare che era strana, ma le aveva zittite in malo modo. Non era più se stessa. Se fosse stata in lei non avrebbe di certo reagito in quella maniera.  Si sentiva soffocare, aveva un nodo che le partiva dalla gola fino ad arrivare allo stomaco. Stava così male da non accorgersi del mondo che la circondava, si sentiva come in una bolla, non poteva capire gli altri e loro non la capivano. 
 

Ormai mancava poco a mezzanotte, l’ora stabilita per l’incontro. Si alzò cautamente dal suo letto, attenta a non svegliare le compagne. Non si era neppure cambiata, indossava ancora la divisa dei Serpeverde. Salì le scale e arrivò in Sala Comune, proseguì poi per il quadro, ma si fermò un attimo a rimirare i dipinti raffiguranti Salazar e per la prima volta, pregò quel mago leggendario perche potesse proteggerla. 
 

Era arrivata alla torre, ma a prima vista non c’era nessuno, tranne lei, che si guardava timorosa intorno. Che il ragazzo fosse in ritardo?

No, da un angolo poi apparve Malfoy. A quanto pareva c’era da tempo, ed era stato nell’ombra a guardarla. Magnifico nei suoi pantaloni aderenti neri, nella sua maglietta di seta marrone, leggermente sbottonata anche con il freddo di quella notte.

“C-Ciao, volevi parlarmi?” gli disse cercando di sembrare risoluta, cosa impossibile per colpa della voce evidentemente tremolante. Aveva freddo e si sentiva come un cucciolo spaventato, davanti al suo cacciatore, ma non era nella sua natura farsi vedere fragile.

“Sì, Amanda Rosalie Mira Vegas o dovrei dire Malfoy?!” le domandò furbamente.

Quelle parole ebbero su di lei una terribile sensazione, come una secchiata di acqua gelida che ti viene versata in piena faccia, se lo immaginava, ma aveva sperato con tutte le sue forze, ma invece.

“No, i miei genitori non sono sposati e io ho ereditato il cognome di mia mamma non quello di mio papà!”.

“Non cambia il fatto che tu sia una Malfoy”.

“Si va bene, l’hai scoperto, e allora? Vuoi dirlo a tutta Hogwarts? Ma cosa ci guadagneresti poi?”. Colpita e affondata, aveva le lacrime agli occhi, si sentiva nuda, vulnerabile davanti a lui, aveva fallito...

“Se vuoi tenerlo nascosto non sarò certo io ad andare contro al tuo volere, per adesso, ma…” sogghignò.

“Lo sapevo, sarebbe stato troppo bello, qual è la condizione?!” gli chiese con furore. Ormai il suo shock e paura iniziale erano spariti. Se c’era un modo, almeno uno, per cavarsela l’avrebbe affrontato.

“Dovrai essere la mia ragazza” le rispose semplicemente sorridendole. Si sentì un Dio in quel momento: aveva incastrato la sua preda. Si era promesso di farla cadere ai suoi piedi, ma era riuscito a fare di meglio.

“Eh? Ma siamo parenti non ti rendi conto?!” Di tutto si era immaginato ma quello poi, voleva una relazione? Non aveva efferato il concetto che avevano lo stesso sangue?

“Suvvia, non siamo così tanto parenti. Tuo nonno è il fratello di mio nonno, siamo solo cugini di secondo grado. E poi che vuoi che sia, in molte famiglie è normale sposarsi fra cugini”.

“Ma…” era assurdo quel che diceva Scorpius, secondo lei. Aveva creduto che appena avesse scoperto tutto ciò, lui avrebbe smesso quel interesse per lei, ma invece si era decisamente sbagliata.

“Niente “ma”, sì o no? E se la risposta sarà negativa… capisci?”.

“Se i tuoi genitori ne fossero a conoscenza, non vorrebbero certo questo!”

“Lo sanno e sono pure felici. Aver riscoperto un nuovo membro della famiglia, che ormai si dava per morto, é una cosa fantastica” sembrava così gioioso. Era raro vederlo sorridere. Doveva accettare? Ma una proposta del genere, quanto era importante sul suo piano sentimentale? Era una sua nuova conquista o di più?

“Allora?” la incitò.

Essere la sua fidanzata? Non posso, ma non posso nemmeno tradire la mia famiglia, dovrò sacrificarmi. Non che essere la sua ragazza sarà una cosa così orribile. Magari non lo fa per quella sfida che ci siamo fatti in passato, forse, forse, forse... starò con lui, ci terremo per mano, ci baceremo…

Diventò esageratamente rossa a tutti quei pensieri, che sua nonna avrebbe ritenuto peccaminosi, e per fortuna la sola luce che c’era era la luna piena, altrimenti  il suo viso l’avrebbe tradita. C’era sempre la luna nella sua vita, che pareva guardarli malinconica, come una persona di mondo, che tutto vede e tutto sa.

“Va bene, accetto, ma sappi che lo faccio solo per…”.

Non finì la frase, le sue labbra erano state prese per un impiego diverso dal parlare. Fu una sensazione intensa, molto più profonda del loro primo bacio. Così quello fu l’unico momento di benessere di tutta quella angosciosa giornata, che dava inizio ad una nuova mattina. Da quel momento era diventata la sua fidanzata, con unico testimone, dopo loro stessi, il satellite della Terra, sempre vigile sulla vita delle persone. 
 

Si svegliò per colpa di borbottii sommessi, avrebbe voluto dormire un po’ di più, era ritornata tardi quella nottata. Aprì gli occhi e pian piano cercò di risistemare le idee, ricordò l’invito di Scorpius, di essere andata alla torre di astronomia e…

Appena si ricordò tutto, scattò a sedersi e vide il motivo di quella confusione, un mazzo di rose rosse appoggiate ai piedi del letto, ma c’era qualcosa di diverso in quei fiori: erano di un rosso che brillava come di luce propria, vivo e forte che esprimeva un amore eterno.

Alzò appena lo sguardo e vide le sue compagne di stanza chinate sulle rose. Alessia aveva la bocca aperta e strizzava gli occhi come se volesse constatare che non stava sognando; Victoria, nel centro, guardava con un’espressione tra lo sgomento e l’incredulità; infine, Kirsten le sorrideva maliziosa, intenta a reprimere le risate, per chissà quale ragione. Poi come se si fossero messe d’accorto, gridarono insieme: “Stai con Malfoy!”.

Capì che non era una domanda, ma un’affermazione, che pretendeva una risposta. Le sembrava assurdo e oltretutto sgarbato, buttarglielo così di prima mattina. Era vero, ma sembrava una barzelletta detta male.

“Si da pochissimo però, ma voi come lo avete capito?”.

Victoria le porse il bigliettino che accompagnava quelle rose, dalla carta pregiata che sapeva di fresco, era il suo profumo.

Per la mia amata Amanda,

in onore alla tua bellezza queste rose del deserto freddo,

anche se non potranno mai competere con te.

Con affetto, il tuo fidanzato.

Scorpius Malfoy 

Rimase a rifletterci un poco. Pensò che fosse un po’ esagerato. Non si sarebbero mica dovuti sposare. Poi tutte quelle sdolcinatezze da parte sua le parevano un falso, non lo vedeva come poeta. Non conosceva ancora il vero Scorpius, oppure iniziava a comprenderlo proprio adesso?

Chissà quanti erano a conoscenza di quella storia, si era raccomandata con le altre di tenere la bocca chiusa, ma erano delle serpi e si sa che i serpenti hanno la lingua lunga. Si rese veramente conto della situazione solo dopo essere scesa in Sala Comune, li capì che era stato uno sbaglio, un maledetto sbaglio di nome Scorpius.

 

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Capitolo 11
*** La gentaglia di Hogwarts ***


GGGGGGGGGGGGGGGGG

  Il corridoio era pieno di studenti, ma non c’era il rischio di scontrarsi con qualcuno, aveva la sua scorta personale ora. Non riusciva mai a stare completamente sola. La solitudine a volte le piaceva, solo lei e il mondo. Quanto le mancavano quei momenti! Posso ancora salvarmi. Adesso prendo e me ne vado e se qualcuno prova ad impedirmelo io...! “No, è inutile, sono condannata”.

  “Scusa cara, che hai detto?”

  Amanda era rigida al suo posto, odiava mettere in mostra i suoi sentimenti, era più una tipa riservata o almeno da qualche tempo lo era diventata. Si girò verso quel ragazzo, che tempo indietro l’aveva fatta sospirare al suo passaggio. Riprese così la sua facciata da brava studentessa e dopo un gran respiro parlò.

    “Ho detto che sono innamorata!” sfoggiò un finto sorriso. Non era sicura che ci fosse cascato ma lamentarsi non serviva a nulla.

  Si sentiva chiusa come in una gabbia e poi aveva notato che dovunque andasse veniva fissata e criticata. Era tutto diverso da prima, quando a malapena gli altri si accorgevano di lei.

  “Tesoro, in questi giorni sono super felice”continuò, mentre un sorriso di circostanza le si dipingeva in volto. Erano fermi nel corridoio e furono additati da alcuni Tassorosso incuriositi, neanche fossero dei maghi famosi. Se ne doveva andare. L’aria, le mancava l’aria.

  “Ho dimenticato una cosa, tu prosegui pure, io ti raggiungo più tardi” così con queste parole, se ne approfittò e sfuggì da ogni sguardo, dirigendosi fuori dal castello.

  Ormai erano passate due settimane da quel giorno fatale, proprio l’indomani sarebbe stato il suo compleanno, che non avrebbe festeggiato. 

 

***

  

   Due settimane prima 

  “Tesoro, eccoti! Sbrigati che dobbiamo andare a colazione”. Scorpius le aveva parlato abbastanza forte, in modo che tutti in Sala Comune potessero sentire.

  Era circondato da Serpi che sogghignavano e dai loro sguardi si poteva percepire l’invidia, la sorpresa e pure un po’ di malizia.

  Amanda si avviò verso di lui. Dietro il ragazzo c’era una schiera di persone in attesa di prenderla fra le loro grinfie e mostrarle il lato oscuro della vita, o così le sembrava.

  Le prese la mano e con un gesto solenne gliela baciò. Rimase incantata a fissarlo negli occhi di un grigio intenso, che l’attiravano e sembravano prometterle le cose più meravigliose ma altrettanto tenebrose.

  Era una formazione da battaglia, quella che si era venuta a creare. Un corteo la stava trasportando in Sala Grande, a condurre c’erano lei e Scorpius. A fianco della giovane coppia stava da una parte Anthony dall’altra invece Bruce, dietro di loro Bill e Stefan Ford e a chiudere la parata Emily, sorella di Bruce.

  Ad altri metri di distanza seguivano le Lady Slytherin. Di solito questi due gruppi stavano separati e non entravano mai nello stesso momento, perciò fu ovvio che tutti si girarono a guardarli attratti soprattutto dalla mano che stringeva il giovane Malfoy.

  Mormorii da tutta la sala, perfino dai professori e ad un tavolo lontano un bicchiere cadde. Il proprietario poi non se ne accorse nemmeno, troppo preso dallo spettacolo che quell’oggi i Serpeverde gli presentavano. In cuor suo aveva rabbia, frustrazione, ma soprattutto gelosia! 

 

***

 

  Ormai non ne poteva più ma quando si era resa conto del suo errore, era troppo tardi. E quello era solo l’inizio, ormai era stanca di essere fissata e avvicinata da tutti solo per arrivare al suo ragazzo. Non ne poteva più, poi essere ignorata o peggio schernita alle spalle da James, dal suo primo amico ad Hogwarts. Era stato troppo per il suo cuore fragile.

  Era finalmente fuori, indifferente alla lezione imminente. Fece una passeggiata nei pressi delle serre sospirando e ammirando il paesaggio che quel luogo donava alla vista. Era la terza ora e tutto sembrava così tranquillo in quel momento. Le servivano istanti come quelli, dover poter riflettere. Si tolse le scarpe e le calze che indossava e a piedi nudi fece una corsetta in riva al lago, immaginando di essere nel cortiletto di casa sua quando giocava spensierata senza tutti quei problemi e complessi che aveva in quel momento.

  Ritornò poi verso il castello, si sentiva meglio o almeno finché una ragazza Corvonero dai capelli biondo ramato, non le si parò di fronte.

  “La signorina Malfoy! Cosa ci fa qui?! Il tuo ragazzo ti ha scaricato? Con un rifiuto come te potrebbe essere. Solo uno stupido, e Malfoy lo è eccome, poteva scegliere te! Ah ah ah” con la sua voce stridula, Louise infierì sulla sua situazione. Si sentiva superiore rispetto agli altri e questo le dava una sicurezza in più nel poter giudicare e deridere le persone.

  “Si Malfoy è più che stupido...” gridò un Grifondoro.

  “Ma guardatela, fra poco si mette a piangere!” la schernì una Corvonero.

  “E’ un viscido Serpeverde e lei è una sciacquetta…” e infine tanti altri Corvonero e Grifoni del terzo anno che stavano uscendo dalle serre, tutti contro di lei. Non era la prima volta che lo facevano, ma aveva tenuto duro e anche se in quel momento era accerchiata da tutte quelle persone, non voleva darla vinta a loro.

  La Weasley continuava imperterrita, come se il suo unico scopo fosse fargliela pagare, per chissà quali offese ricevute.

  “Devi sapere che...” ma si fermò subito quando notò il biondino che si avvicinava a passo di marcia. Lei sorrise, come se volesse mostrare i denti al suo nuovo avversario “ehi, chi abbiamo qui, il princi...” uno schianto la fece schizzare lontano.

  “Cosa dici lurido ibrido, ti credi superiore perchè hai sangue Veelico? Da quando in qua ti permetti di offendere la mia ragazza?!” il giovane Malfoy, che aveva seguito Amanda, era arrivato in sua difesa. Stava per lanciare un altro incantesimo ma l’Experliarmus repentino di Amanda salvò la situazione.

  “Ma perchè l’hai fatto?!” le chiese sconvolto. Non poteva credere che in quell’azione avesse fermato il suo attacco, lui che voleva solo proteggerla.

  “Non devi perdere tempo con gentaglia come quella. Nessun incantesimo li guarirà dalla loro infamia. Andiamo, non voglio stare un attimo in più con pezzenti del loro calibro, che si vantano di essere maghi intelligenti e rispettosi, ma non sono altro che idioti e ipocriti” detto questo trascinò via il giovane, che aveva finalmente capito e si era calmato.

  “Sai, hai proprio ragione” cercò di cingerle i fianchi ma non glielo permise perchè scappò in lacrime al castello.

  Era stufa, di lui, di tutti, di Hogwarts!

 

http://i50.tinypic.com/35n963r.jpg: QUESTO E’ IL RITRATTO DI AMANDA FATTO DA UNA MIA AMICA, OTTIMA MANGAKA!

 

 

Ciao!!

Sono tornata finalmente, lo so, è passato un secolo, ma ho avuto da fare, perciò chiedo umilmente perdono. In compenso sono tornata più in forma che mai! Ringrazio chi continua a leggere questa fic e spero che continuerete ^^

Se vi va perciò recensite, fatemi domande, non so quello che volete...

                                           

Ringrazio:

 

 millyray : tu che una recensione la lasci sempre, cosa farei senza di te!!! Piaciuto il cappy?

 

E adesso un forte applauso!!!

 

 __ Benny __: grazie per il complimento (me arrossita ^///^). Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e su vuoi puoi lasciare una recensione, fai pure!

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Capitolo 12
*** Il vestito ***


questo qua

Ciao!

Scusate ma vado di fretta non ho tempo di scrivere ringraziamenti o altro! L’unica cosa è che vi auguro buona lettura!

 

Baci Roxy

 

 

 

11:32… 11:36… 11:41… 11:45…

Era da parecchio che guardava l’orologio, a mezzanotte avrebbe ricevuto i regali di nascosto dai suoi famigliari e amici e così si alzò.

Salì le scale svogliatamente arrivando in Sala Comune, aprì la finestra e aspettò appoggiata al bancone della Sala Comune.

 

“Ma che ci fai qui?” fece una voce famigliare alle sue spalle.

“Oh nulla, tu?” chiese come se niente fosse a Scorpius.

“Nulla? Che razza di risposta è?” sbraitò il biondo.

“Non riuscivo a dormire e perciò ho fatto un giro fin qui. Va bene come risposta? Tu piuttosto?”

“Spuntino di mezzanotte, avevo fame!”

Intanto, mentre i due stavano discutendo, fecero la loro comparsa Bill, Bruce e Anthony.

“Sveglia a quest’ora? Non ti verranno le occhiaie, eh?” scherzò uno dei ragazzi.

“Ciao Anthony” disse al ragazzo, che aveva incominciato a conoscere meglio e aveva concluso che non fosse poi così male.

Era un ragazzo spiritoso e sincero, molto sincero. Diceva tutto quello gli passava per la testa, bella o brutta che fosse.

“Sarebbe meglio che tornaste a letto” proferì poi Bruce rivolto al cugino, Scorpius.

Se aveva iniziato ad apprezzare Anthony, non si poteva dire la stessa cosa per Bruce. Non le rivolgeva mai la parola direttamente, era sempre sulle sue e a volte i suoi sguardi le mettevano i brividi.

Proprio in quel momento una civetta rossiccia si appollaiò vicino ad Amanda. Era la civetta dei suoi genitori, la vecchia pennuta Susan, che reggeva un pacchetto e una lettera.

Cerco di mandarla via, poteva compromettere la segretezza del suo compleanno, ma non si spostò, era testarda per essere un volatile.

“Aspetta vediamo cosa ti porta, c’è un biglietto” esclamò Scorpius prendendo in mano il biglietto e lo aprì.

Inutili i suoi sforzi per impedirgli di leggere e lo era ancora di più adesso che si era codardamente rifugiato dietro alla sua ‘scorta’.

Bill era un colosso, battitore nella squadra di Serpeverde e Anthony anche se era di stazza più ridotta, non era certo da sottovalutare.

“Cosa?! Compi gli anni!” disse esterrefatto Malfoy.

“Auguri! Oggi se più vecchia di un anno, non ti si saranno già spuntate le rughe?” intervenne Anthony gioviale.

“Come mai non me l’hai detto?” le chiese serio il biondo.

“…”

“Fortuna che domani, anzi oggi è S. Valentino e ti ho già preparato un regalo”

“Ti preoccupava più il fatto di non avere un regalo per me?” per un secondo sperò veramente che il suo ragazzo potesse avere pensieri così dolci, ma queste cose non erano da lui.

“No, e comunque non pensare di passarla liscia per avermi mentito”.

“Ecco, ovviamente, non ti smentisci mai!”

Arrivarono pian piano gli altri gufi con i regali, che furono sottoposti alla ‘squadra-inquisitori’.

Dai suoi genitori aveva ricevuto un cappello francese di color malva. Era una passione della madre collezionarli, una stanza della casa era usata come deposito, siccome negli armadi non c’era più spazio per loro.

Insieme al copricapo c’era un foulard di velluto viola, di sicuro opera del padre, che aveva un innato senso dello stile e della raffinatezza.

Ricevette abbastanza doni da amici e parenti ma quello che destò più in lei attenzione, fu il regalo della sua migliore amica, Nadia, firmato anche dal fratello di questa, Jason e pure da un altro amico, Teddy.

L’ultimo regalo che arrivò, cioè quasi alle due, fu portato da un barbagianni che portava con sé anche una busta. Sapeva benissimo di chi fosse, non poteva però permettere che leggessero la lettera, così la strappò subito dal becco dell’animale e la fece scivolare nella tasca della sua veste. Nessuno aveva notato la lettera per sua fortuna.

“Questo è senza mittente” notò Malfoy.

“Ehm… è dei miei” mentì.

“Non ti hanno già fatto un regalo?”

“Si beh sai me ne fanno sempre due” un sorriso di tensione, nascondeva la sua agitazione.

Dentro il pacco argentato era custodito un bellissimo abito da sera con pizzo. Era di un bellissimo color blu notte scintillante, che si abbinavano benissimo con i suoi occhi. Aveva anche un lungo strascico, il corpetto era stretto, fabbricato con pelle nera. Al posto delle spalline c’erano due lacci che dovevano essere legati dietro al collo e la schiena era lasciata un po’ scoperta.

“E’ bellissimo!” si disse fra sé e sé la ragazza, sua nonna sapeva come far sorprendere una persona.

Aveva già visto quel vestito e un brutto presentimento si manifestò in lei; rimaneva la lettera e qualcosa le diceva che l’avrebbe sconvolta più del vestito.

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Capitolo 13
*** La lettera ***


siiiiiiiii

  Era quasi l’alba ed io ero seduta a gambe incrociate sul mio letto. Avevo deciso che era ora di leggere la lettera di mia nonna, perché la curiosità già mi opprimeva.

  Aprii la busta, tirando fuori la lettera, scritta su una pergamena pregiata con una calligrafia elegante e stretta.

  Ero un po’ tesa, avevo un brutto presentimento, ma come dice un detto babbano ‘via il dente, via il dolore!’. 
 
 

 

 

Carissima Amanda,

È da tanto che desideravo scriverti una lettera, ma devi comprendere che qui alla villa c’è sempre molto da fare.

Devo anche rimproverarti del fatto che negli ultimi tempi non mi mandi abbastanza tue notizie. Ne deduco che lì a scuola non succede nulla d’interessante. E non avviene niente che possa turbarti in qualunque modo?

In ogni caso spero che tu stia impegnando negli studi, anche se in quella scuola non credo che ci voglia tanto per far promuovere un mago. Come ben sai dubito che quegli insegnati siano abbastanza competenti, per non parlare del preside!

  Ma non voglio discutere su questo, c’è un’altra questione che mi preme di più al momento.

Girano strane voci. Voci che sono arrivate sino alle mie orecchie, che mi hanno fatto sperare.

E quando ci danno la possibilità di sperare, mia cara nipote, qualcosa alla fine si avvera.

Come avrai notato quell’abito che ti ho donato apparteneva a me medesima. Fu un regalo dei miei genitori, per festeggiare il fidanzamento tra me e tuo nonno. Ricordo che tutti mi fecero i complimenti, per quello che al mio tempo era considerato un abito un po’ troppo succinto, ma favoloso!

Il mio desiderio è che con quell’abito tu sia ammirata come non mai, quando arriverà il giorno.

Noi non siamo soltanto dei maghi potenti, ma per sangue noi siamo i più puri e perfetti fra tutti.

La scelta di stare con il giovane Malfoy ti fa onore, hai più buon senso di tuo padre!

Oh i miei poveri nervi furono messi a dura prova, quando vidi quella francesina da quattro soldi, che mi presentò tuo padre. Pensavo che il grande Salazar mi volesse far un dispetto dal regno dei morti gloriosi.

L’unica cosa buona che portò quell’unione fosti te, la mia amatissima e lucente nipote.

Perciò continua così. Noi possiamo accoppiarci solo con i migliori e i Malfoy sono il meglio!

Mi aspetto grandi cose da te Mira, perciò complimenti ancora per la tua buona scelta!

Ricorda però che non è ancora ora per rivelarsi del tutto, aspetta, e a cose fatte sorprenderemo tutti!

 

Con cordiale affetto,

tua nonna Antlia

 

P.S.

Ho intenzione di organizzare presto una festa e ovviamente non devi mancare.

 

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Capitolo 14
*** Sorpresa e pace ***


13

Sono colpevole di non aver aggiornato, da quando? Cinque mesi mi pare xD

Beh ho aggiunto questo capitolo che spero vi piaccia!!!

Dedico questo cap alla mia intramontabile amica millyray, grazie amore, per tutto e per di più!!! Leggete le sue storie (oltre alla mia)!!

Vi lascio, che dire buona lettura!!

 

 

Qual è la ricorrenza, dopo il Natale, che tutti aspettano con impazienza, ovvio è il compleanno!

Ma non per tutti è così, non a Hogwarts comunque. Come un’anima in pena, Amanda, si avventurava tra i corridoi, non sapeva dove volesse andare, ciò nonostante, stare ferma era escluso. Il suo ragazzo, nonché il più strafottente Serpeverde, le aveva riservato una sorpresa per quel giorno, il suo dannatissimo compleanno.

Per riassumere era S.Valentino e fino alla notte prima, non aveva rivelato che però quel giorno tanto speciale per gli innamorati, era pure il giorno in cui era nata. Ripensandoci l’aveva fatto solo perché era stufa di tutte quelle attenzioni che riceveva ogni giorno, avrebbe voluto ritornare a essere l’anonima Serpeverde che nessuno filava.

La sorpresa che le aveva fatto Scorpius, si poteva definire molto romantica, ma per lei era uguale a una grande scocciatura.

Dopo il regalo del giovane Malfoy, che aveva accettato buon volentieri, due orecchini di zaffiro, la sua pietra preferita, aveva architettato una cosa alquanto... imbarazzante.

Stava per decidere di ritornare indietro per scusarsi con Scorp, per averlo piantato in asso subito dopo essere venuta a conoscenza della sorpresa che le aveva riservato, quando una voce famigliare le suonò nell’orecchio.

“E’ stato piuttosto divertente! Dovevi vederlo, ha fatto una faccia quando sei scappata! Lui che aveva organizzato tutto così bene, non sapevo che fosse così sdolcinato Malfoy!” sghignazzando James. Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma gli mancava troppo .

“Ehi non ti permetto di prenderlo in giro, penso che sia stata veramente una bella idea allestire un gazebo con tanto di candele e rose, così noi potessimo mangiare in tranquillità e...”

“Giààà e magari in completa privacy? Ma fammi il piacere, mettere un tendone come quello, in mezzo alla Sala Grande è la cosa più ridicola che avessi mai visto. Voleva che tutti vi ammirassimo, mentre voi vi sareste sbaciucchiati e poi non fare l’ipocrita se ti fosse piaciuto non te la saresti data a gambe!”.

Avrebbe potuto controbattere con facilità, ma sarebbe stata come diceva lui, un’ipocrita, stava cambiando e adesso sapeva che questo cambiamento non aveva portato a nulla di buono.

Non abbassò lo sguardo o cose simili, semplicemente restò a fissarlo con occhi pentiti, si dice che uno sguardo riveli più di mille parole.

“Tiene” le disse lui infine, mettendole in mano un pacchetto prima di girare i tacchi e sparire dietro un altro corridoio.

Resto a guardarlo e solo dopo che fu sparito notò cosa aveva in mano, aveva l’aria di un regalo.

Era incartato con carta color oro e un fiocco rosso, difendeva fino all’ultimo il colore della sua Casa.

Appena scartò il pacco ci trovò qualcosa che la fece sorridere di cuore, quand’era l’ultima volta che le era successo?

***

Sembrava che la giornata non volesse finire, voleva sprofondare, scavarsi la fossa da sola e buttarsi dentro, magari portandosi dietro qualcosa da leggere mentre si sarebbe crogiolate nella disperazione più cupa.

Rimase a fissare il libro che aveva tra le mani, era il testo che aveva letto in treno il giorno in cui lei e James si erano incontrati, la cosa ancora più grandiosa era il segnalibro che recava la scritta:

Alla fine sei finita nella casa dell’uomo nero, tuo James

Che si ricordasse ancora della strana conversazione che avevano fatto quella volta? Quando aveva affermato che una casata valeva l’altra e che quella di Serpeverde, per sua mamma, era il covo dell’uomo nero! Quante risate si erano fatte, colpita da un lampo di genio, capì, doveva riconquistare James doveva averlo come amico, ne aveva bisogno.

***

Era nervosa e a dir poco patetica. Stava aspettando fuori dal dormitorio dei Grifoni, perché voleva vederlo, parlargli, chiarirsi.

Troppo presa dalle sue analisi interiori, non si accorse della persona che le si accosto a fianco, prendendola di sorpresa e facendole saltare il cuore.

“Oh per Salazar che colpo che mi hai fatto prendere, Black!” lo rimproverò la bionda.

“Scusami Vegas non volevo spaventarti, che ci fai qui comunque?”

Stava per rispondergli che voleva vedere James, si fidava di Matt e sperava che capisse, ma non ebbe neanche il tempo che lui ribatté: “Non importa, ti stavo giusto cercando, volevo darti il tuo regalo, ma io te lo dico, non è per il tuo compleanno” e le strizzò l’occhio.

Non era mai stata in grado di capire Matt Black, ma di una cosa ne era certa, quel ragazzo non era normale.

“Grazie” accennò distratta, mentre prendevo in mano il sacchetto.

Intanto la porta dei Grifondoro si era aperta e una testa bruna perennemente spettinata uscì.

“Ehi Matt...” James si fermò appena la scorse dalla spalla dell’amico.

“Oh James devo proprio parlarti!” esclamò Amanda urgente.

“Bene peccato che io non abbia nulla da dirti!” ribeccò con rabbia.

“Mi dispiace Amy ma sai com’è fatto James, perso una volta e perso per sempre, lascialo stare e potresti lasciar stare anche quello spocchioso del tuo ragazzo!” s’intromette Matt. Quando disse quelle parole aveva una luce diversa negli occhi, era diverso o almeno le sembrava così, non erano così intimi ma da quando lo aveva conosciuto non l’aveva visto mai così aggressivo con qualcuno.

Che gli stava succedendo e perché diceva quelle cose? Avevo perso per sempre James? Pensò mentre le lacrime le salivano agli occhi.

Così fece la cosa che sapeva fare meglio. Ovvero scappare.

Si fermò non appena il fiatone iniziò a darle veramente fastidio e si buttò a terra. Era arrivata in giardino, parecchio vicina al confine della foresta proibita. Ebbe la malsana voglia di piombare nel bosco, sarebbe finita nei guai e nel migliore dei casi sarebbe morta.

“Quanto corri!Brava!” con il fiatone pure lui, James l’aveva seguita.

“Perché sei qui?” sbottò con un tono che sperò non lasciasse trasparire la sua angoscia e speranza.

“Sono qui perché Matt è un emerito bastarda! Suo padre sarà una forza, ma lui non può competere!”

“Che stai dicendo?” ripresi sconcertata.

“Sto dicendo che non devi ascoltarlo, come dice Rose, lui è la reincarnazione di Voldemort!”

Il nome la colpì in faccia, lui era un Potter, non aveva certo timore di pronunciare quel nome.

“E’ così terribile?”

“Non sai quanto e non oso immaginare cosa ti possa aver regalato” disse indicando il sacchetto che aveva appresso.

“Vuoi scoprirlo insieme a me?” propose con un lieve sorrisino.

Aveva paura di un’altra delle sue risposte alla sono-odioso-e-fiero-di-esserlo, ma le si sciolse il cuore quando rivide il suo ghigno, quanto le era mancato.

Per un’ora buona risero come matti, cosa si poteva nascondere dietro il regalo del malefico Black? Ovvio un perizoma e un reggiseno pressoché inesistente, ma la cosa veramente esilarante era la frase stampata sulle mutandine: “sono una bimba molto cattiva!”

Sembrava ritornato tutto alla normalità, solo lei e James, a unirli una bellissima amicizia o almeno era quello che pensavano loro.

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Capitolo 15
*** Per sempre ***


15 amanda

Salve gente!!!

Questa fan fiction non è conclusa, vi ho fatto aspettare mooolto tempo, ma sono ritornata a scrivere. Mi ci voleva una pausa per schiarirmi le idee, per decidere dove volevo andare a parare con questa storia, ma eccoci arrivati qui, al punto cruciale! No il racconto non finisce qui, gli scorsi 14 capitoli hanno introdotto in qualche maniera la vera storia. Spero di riuscire a scrivere gli intrighi e amori che ho in mente!

Vi anticipo un attimo che questo capitolo è frammentato, non coinvolgerò Amanda in prima persona ma darò spazio ad altri personaggi davvero importanti!

Basta perderci in chiacchiere e buona lettura! ;D

 

 

 

Sembrava ieri il loro primo giorno di scuola, invece era già in partenza, per tornare a casa dalle loro famiglie. Alcuni erano più entusiasti di altri, i quali avrebbero preferito trascorrere qualche tempo in più in quel magico castello. Purtroppo era ora di partire e questo significava dirsi addio.

“Mi mancherai” disse schietta Amanda. Sguardo sicuro, mentre guardava il suo amico di mille avventure James.

“Tu no, Amy! E non mi mancherà neppure la tua aria da secchiona!” le disse senza preamboli facendole la linguaccia e scappando via.

“Brutto scimmione...” iniziò furiosa,  inseguendolo per dargli la lezione che meritava.

 

Intanto poco distante, delle figure nell’ombra, spiavano quei due ragazzi.

“Me la pagherà, me la pagheranno tutti e due!” esordì il biondino.

“Scorp sei sicuro? Infondo sono solo amici, non penso che sia quel Potter la causa della tua rottura fra te e Amanda” disse l’amico.

Scorpius era ferito nell’orgoglio.

Nessuna l’aveva mai lasciato.

Nessuna l’aveva mai lasciato in quel modo.

Nessuna.

Invece eccolo lì, a progettare vendetta, dopo essere stato scaricato da una sorridente fanciulla, che chiedeva di rimanere amici e nulla di più.

Lei avrebbe pagato caro l’affronto subito, lui era un Malfoy, il principe delle Serpi.

 

Amanda era felice, era stato un anno di alti e bassi, conquiste e perdite, amori e dolori. Si riteneva fortunata ad avere l’amicizia di James e non era neppure pentita di essere finita nella Casa delle Serpi, aveva imparato molto da loro e in un certo senso si sentiva a suo agio. Loro potevano capire la sua voglia di imparare e accrescere il suo potere, non c’era nulla che non valeva la pena di comprendere.

E come se non bastasse avevo incontrato Scorpius. Quel ragazzo l’aveva fatta patire molto, si considerava veramente un principe e voleva che lei fosse la sua principessa. Se da un lato, era molto romantico dall’altro era soffocante. Così aveva deciso di farla finita e chiudere quella storia prima che fosse troppo tardi. La corte –ovvero la loro compagnia- si era spezzata e anche se molti avevano seguito il suo ex, ce ne erano altrettanti che avevano preferito lei.

Adesso si sentiva ben accetta in tutti i sensi ad Hogwarts. Era giunto il momento di tornare da mamma e papà e dai suoi inseparabili amici e chiudere per un po’ con la magia, forse questo le dispiaceva, infondo era una strega!

 

***

 

Per le strade di uno dei quartieri della periferia di Londra regnava il silenzio, cosa abbastanza strana per quei luoghi sempre caotici. Gli abitanti di tale quartiere si stavano godendo un venticello che entrava dalla finestra, tale da far abbassare i bollori anche ai più affannati.

In fondo alla strada, in una casa porpora, un ragazzo guardava fuori dalla finestra, il suo orologio segnava le 2:13, ma non sembrava per nulla intenzionato ad andare a dormire.

Tale agitazione era dovuta al fatto che il suo migliore amico si sarebbe sposato e anche se si trasferiva proprio accanto alla sua abitazione, in cuor suo sapeva che l’avrebbe perso. Niente sarebbe stato uguale, tra i piedi ci sarebbe sempre stata la sua mogliettina e lui sarebbe passato in secondo piano. Una silenziosa lacrima gli rigò il volto, accompagnata alla consapevolezza che sarebbe stato lui, il suo testimone di nozze.

 

Non tutti rimuginavano scontenti di quel matrimonio, perché proprio nella stanza accanto, una ragazza ridacchiava spensierata.

“Non vedo l’ora che giunga quel giorno! Sarò una delle damigelle, ancora non ci credo!” bisbigliò al telefono la giovane.

-Sei la sorella del testimone e amica degli sposi, era scontato che te lo chiedessero-

“Non era detto però... ”

-Attenta a non rubare la scena alla sposa!-

“Ma dai! La nostra Victoire sarebbe lo stesso uno splendore... anche truccata da pagliaccio e con un sacco per vestito. Sarà divina il giorno del suo matrimonio!” esclamò, prima di ricordarsi che era notte inoltrata e doveva far silenzio.

-Ci vedremo domani per i preparativi e la prova generale?-

“Ma certo! Adesso provo a dormire. Notte notte Amanda”

-Notte notte Nadia-.

E così s’interruppe la conversazione.

 

***

 

“Sveglia, sveglia James! O faremo tardi”.

Una donna alta e slanciata, con i capelli rosso fuoco entrò in stanza del figlio e aprendo le tende con un colpo di bacchetta, si avvicinò al ragazzo per strappargli le coperte.

“Mamma ti prego, altri 10 minuti”

“Te li ho già concessi, ma non sei sceso! Per Morgana James sbrigati, o faremo tardi! Se non ti trovo fra 5 minuti lavato e vestito, ti giuro che ti porto così come sei!” sbraitò prima di uscire di corsa, come era entrata.

“E pettinati mi raccomando!” gli disse attraverso la porta.

“ Per quello che serve” bofonchiò James.

Non eri un vero Potter se non avevi i capelli che sembravano un cespuglio mal potato. Così scherzava suo padre, che come i suoi figli, aveva ereditato dei capelli davvero impossibili.

Si alzò e cercò i suoi vestiti.

Che palle! Teddy e Victoire si sposeranno domani e non oggi, che stupidaggine sono le prove generali, o meglio che cazzata è il matrimonio. Perché due persone devono spendere una sorbola di galeoni, invitare più gente possibile per considerarsi veramente una coppia? Rifletté scocciato.

Per quello lui non si sarebbe mai sposato, nessuna donna lo avrebbe incastrato. Lui dalle ragazze voleva solo una cosa e se loro s’illudevano, inutilmente, era affar loro.

C’era solo una ragazza per cui avrebbe fatto carte false, e anche se tale persona si era finalmente lasciata con l’obbrobrio del suo ragazzo, fra loro non avrebbe mai funzionato, la sua famiglia, non l’avrebbe mai accettato perché era una Serpeverde.

 

***

 

Oddio stava per farsela sotto, si sarebbe sposato!

Ted Remus Lupin, meglio noto come Teddy, aveva fatto la proposta alla sua ragazza l’inverno scorso, preso da un raptus di follia e se ne stava pentendo. Non che mettesse in dubbio il suo grande amore per Viky, l’amava molto, ma gli sembrava di correre troppo. Aveva immaginato che dovesse passare più tempo prima di andare all’altare e invece a neanche sei mesi da quando le aveva regalato quello stupido anello, si ritrovava fregato. Jason gli aveva detto che era andato troppo in fretta e aveva ragione. Da domani si sarebbe trasferito, avrebbe convissuto con una donna e sarebbe stato con lei per sempre...

“Teddy, stanno arrivando i Potter e non manca molto che arrivi Molly con tutta la gang!” le disse sua nonna raggiungendolo sotto il portico, distogliendolo dai suoi pensieri.

“C’è qualcosa che non va caro?” gli chiese apprensiva.

“No, cioè... No nonna tutto ok” le rispose sorridendole rassicurante.

Andromeda gli lanciò uno sguardo penetrante e avvicinandosi lo strinse a se.

“Non devi avere paura Teddy, quello che stai facendo è un grande passo e ricorda che sei un Grifondoro. Un coraggioso!” ridacchiò la donna.

“Sono solo un po’ preoccupato, non ho paura del matrim...”

“Shhh, Teddy tesoro mio, è una tua scelta e voglio che tu sia convinto fino in fondo, non vorrei che ti pentissi troppo tardi”.

“Certo nonna, sono sicuro, non deluderò Victoire” disse deciso.

“Non devi farlo per lei, non ti sposi per farle piacere, ma perché l’ami e desideri che questo sia per sempre”.

Ancora sta parola, pensò Teddy.

“Allora andiamo?” fece la nonna.

“Come no. Andiamo ad accogliere la baraonda di parenti e amici, che ci ritroviamo..” sperando di sopravvivere.

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Capitolo 16
*** Prove generali ***


Oddio siamo già al 16 capitolo, ma come diavolo continuo questa storia??

Intanto vi faccio un riassunto molto short: Amanda Vegas arriva ad Hogwarts, creando amori e scompigli. Si mette insieme a Scorpius Malfoy che si andrà a scoprire essere un suo lontano cugino, se questo non bastasse, fa amicizia con James (junior) Potter, con cui vive un rapporto di amore e odio. Anche un altro personaggio mostra interessa per questa ragazza, cioè Mattew Black, il figlio del leggendario Sirius. Amanda si fa nemica Dominique Weasley, forse per la sua gelosia verso Matt.

Adesso un anno è passato, Teddy e Victory stanno per convolare a nozze, chi sarò stato invitato alla festa?

 

 

 

 

 

“No, no, no è tutto sbagliato! Dopo si fanno cadere i petali di fiori e prima si parte con la marcia nuziale, non il contrario!!” strillò nonna Weasley, indaffarate a gridare a destra e a manca, dando ordini per la sistemazione del giardino. Voleva un matrimonio coi fiocchi per la sua nipotina, era sempre stata lei ad organizzare ogni matrimonio in quella famiglia e anche se sapeva di essere esigente non volevo che nulla venisse trascurato, se una cosa andava fatta o si faceva bene altrimenti non si faceva più nulla.

 
Si era deciso che quello sarebbe stato il matrimonio del decennio e nulla poteva andare storto...

 

Teddy Lupin era seduto su una sedia, con uno sguardo di finto interesse verso il “palcoscenico”, in cui lui e la sua promessa sposa si sarebbero scambiati gli anelli e le due parole fatidiche.

 

I will

 

Nelle ultime ventiquattro ore però, nella mente del giovane si erano scontrate diverse possibilità: una gli diceva di ballare poiché era già in pista, l’altra gli gridava di alzare il culo e scappare a gambe levate. Ma non poteva scegliere né la prima opzione, né la seconda, era bloccato. Era incatenato a quel bivio. Non poteva però tirarsi indietro a quel punto, se solo non avesse proposto quello stupido matrimonio, sarebbe stato libero.

 

Anche se non era ancora sposato, sentiva che la vita di coppia non era per lui...

 

“Ehi sposino!” lo chiamò a gran voce il signor Black.

“...”

“C’è qualcuno? Non ti sarà andato in pappa il cervello? La tua sposina...” continuò il moro.

“Cosa Sirius? Vicky è qui??” si risvegliò il giovane, guardandosi frettolosamente intorno.

“Calmati Teddy, la tua fidanzata deve ancora arrivare. Ma che faccia che ti ritrovi, non stiamo per celebrare un funerale, ma una festa!” sorrise l’uomo.

“La prova di un matrimonio padre...” lo corresse Matt, arrivando alle spalle dei due: “..Teddy come stai? Complimenti ancora”, quel ragazzo aveva una classe che pochi possedevamo, era molto garbato e si comportava come uno di quei signorotti figli di papà. Era così diverso dal genitore, tanto che lo stesso Sirius, a volte, dubitava che fosse realmente il suo erede.

“Si... bene... devo... ciao” farfugliò Lupin, alzandosi e in quel momento sentendosi vecchio di almeno 10 anni, mentre percorreva il cortile addobbato a festa.

“Scommetto cinque galeoni che se la fa sotto e non si sposa” affermò Matt.

“Mattew Black, ma dove hai imparato a scommettere su argomenti così delicati?”

“Sono tuo figlio” rispose ghignando.

“Ci sto furfante che non sei altro!” approvò dando una pacca sulla spalla al figlio.

 

***

 

“Cavoli siamo in ritardo” dichiarò con finto rammarico Jason.

“È colpa tua fratello! Hai imboccato tutte le strade trafficate e andavi più lento di una formica!” lo rimproverò Nadia.

Il ragazzo non la stette molto a sentire e bofonchiò qualche scusa alla sorella.

“Come mai pure quel vecchio settantenne con quel catorcio ci ha superato?” rincarò la dose la ragazza.

“L’importante è essere arrivati e non possono iniziare senza il testimone e la damigella d’onore” cercò di mediare Amanda.

Con loro era sempre così, litigavano come cane e gatto da sempre, forse era perché erano fratelli oppure come sospettava da un pezzo, era solo un modo come un altro per esprimersi affetto.

Il grande chiostro all’aperto era già in finitura di allestimento, le sedie erano state sistemate, il palco pure, mancava di applicare qualche incantesimo e decorazione qua e là e sarebbe stato tutto perfetto.

 

Perdendosi nella fantasia di come poteva essere, invece, il suo matrimonio un giorno, percorse la navata, immaginando di guardare negli occhi il suo futuro marito, che ricambiava il suo sguardo con un sorriso di ammirazione e devozione.

 

Girò un attimo lo sguardo per trovarsi di fronte lui, lo sapeva che l’avrebbe visto, era inevitabile...

 

***

 

Si sentiva un damerino vestito a quel modo, il suo stupido completo che aveva messo, lo faceva sembrare a un pinguino. Non ci credeva che il suo migliore amico, Teddy, stava per sposarsi, trovava la faccenda assurda e per di più con sua cugina doveva unirsi in matrimonio. Victory era una maniaca del controllo, non capiva come quei due si erano innamorati. Teddy era sempre strato un tipo stravagante e trasandato, mentre lei tutta perfettina e senza senso dell’umorismo.

 

Tutti stavano arrivando, la prova generale fra poco sarebbe cominciata, zia Muriel si era già accaparrata un posto e un bel po’ di buffet nel piatto. Non vedeva Teddy però, forse era riuscito a sgattaiolare dalla fidanzato, pensò stizzito.

Dette un ultimo sguardo alla navata centrale e non poté credere a quello che stava vedendo. Un Angelo, un bellissimo angelo, dai capelli biondi che al sole riflettevano come oro, raccolti in un elegante chignon. Indossava un vestitino sopra il ginocchio, di un rosa opaco, che le aderiva perfettamente addosso.

I suoi piedi si mossero in automatico verso di lei, stava sognando, Amanda la regina delle sue fantasie più segrete, si trovava lì.

 

“A-amy” balbettò quando i loro occhi s’incrociarono.

Lei distolse un attimo lo sguardo, per poi ritornare a fissarlo con un sorriso dolce in viso.

“È bello vederti James” lo salutò.

“Amy! Ma per merlino che si fai qui?! Chi ti ha invitato, c’è la mia famiglia e se ti vedono... se ti vede mio zio Ron succede un pandemonio. E anch’io sono bello! N-no volevo dire che è bello vederti!!” esclamò deciso. Era teso come una corda e aveva il fiatone, sapeva che le orecchie gli erano diventate rosse, per colpa dello strano patrimonio genetico dei Weasley.

“Stai bene Jamie?” gli domandò scoppiando a ridere, imitata poi anche dal ragazzo, che pian piano stava sciogliendo la tensione. Non c’era cosa migliore che farsi quattro risate in compagnia per sentirsi meglio. 

 

Erano due giovani ragazzini, con tutti i problemi della loro età, l’amore come l’amicizia però non la vivevano con leggerezza, era un impegno solenne.

 

Non si Delude un amico

Non si Tradisce un amico

Non si Abbandona un amico

 

Per James però lei non era più una normale amica. Non ci s’innamora di un amico, diceva l’ultimo principio, che aveva infranto già da qualche tempo, voleva dirglielo, desiderava farle sapere che lei non era solo uno stupido gioco per lui, doveva capire quanto contava veramente nella sua vita.

“Amanda io volevo...” iniziò.

“Tuu!!! Vegas come ti permetti ad essere qui, cosa sei venuta a fare alle prove del matrimonio di mia sorella! James, come hai potuto portarla qui!”

Dominique era fuori di sé, era noto a tutti quanto odiasse la ragazzina, ma in quel momento sembrava furiosa, come se fosse stata ferita a sangue o insultata gravemente.

“Io veramente...” cercò di discolparsi James, ma fu subito interrotto.

“Sparisci ragazzina prima che chiami qualcuno che ti prenda a calci!” inveì irosamente la Weasley.

Intanto le persone si stavano avvicinando alla scena, che vedeva coinvolte quell’improbabile trio.

“Dominique!” a richiamarla era stata la futura sposa. Indossava una vesta bianca, non era l’abito da sposa che aveva scelto per il gran giorno, ma una versione più soft, adatto alla situazione: rigorosamente bianco e di seta.

Victory si avvicinò al trio, cercò di calmare la sorella e le spiegò appunto che Amanda era un’invitata essendo un’amica di Teddy. Quella rivelazione lasciò ancora più sconvolta la ragazza, che sbuffando e maledicendo tutti e nessuno in particolare, se ne andò alla svelta, per sbollire la abbia e la figuraccia appena compiuta.

“Mi dispiace mia cara, non so cosa sia preso a mia sorella, ma tornando al discorso principale, quando iniziamo le prove Maghi e Streghe?” Tutti quindi partirono con complimenti alla futura sposa, che accettava allegramente tutte queste attenzioni. Era raggiante e sembrava che nulla quel giorno potesse scalfirla.

“Dov’è lo sposo?” chiese una vocina ancora seduta nella solita sedia, zia Muriel era stata l’unica che, in quel pandemonio, si era accorta che Teddy non c’era.

“Ehm, qualcuno a visto il mio Teddy?” domandò Victory alla folla.

“Sarà in casa forse, se vuoi lo vado a cercare” propose il signor Potter.

“Grazie Zio” disse Viky, con un sorriso che celava paura e angoscia, che non dovevano esistere in quel momento.

 

La ricerca fu vana, non si trovava il giovane Lupin da nessuna parte. Così mentre Jason, il testimone dello sposo, brindava con un’affascinante mezza Veela e Nadia, la damigella d’onore, giocava a carte con Amanda, James e sua sorella Lily, una donna in bianco piangeva, consolata dalla madre e dalle zie.

 

“Padre, mi devi dei soldi” esordì Matt a Sirius.

“In questo momento così tragico, tu pensi a quella stupida scommessa! Dovresti vergognarti figliolo!”

“Faresti e diresti di tutto per non pagare vero?”

“Ma per le mutante di Salazar, tieni e fanne buon uso, mascalzone!” disse con fare scherzoso Sirius.

“Certo padre” ringraziò con un cenno del capo.

“E smettila di chiamarmi padre!” gli grido dietro, prima che il figlio se ne andasse per la sua strada.

 

Matt sapeva bene cosa dava fastidio al genitore, ma non poteva farci niente, non riusciva a provare un affetto profondo per lui. Era sempre stato così, non si sentiva figlio suo. Dal momento in cui sua madre lo aveva abbandonato, quando era ancora molto giovane, qualcosa era cambiato in lui. Era sicuro che fosse stato il padre ad uccidere sua madre, in un modo nell’altro era colpa sua, direttamente o indirettamente le aveva sottratto la vita.

 

Ma un giorno mi vendicherò sulla morte, un giorno regnerò e sarò io a decidere chi merita di vivere e che no...

 

To be continue.

 

 

Salve! Scusate se ho commesso sicuramente errori, ma è da un po’ che non scrivo e ho perso la dimestichezza con l’italiano xD Mi farebbe piacere un commentino, così per sapere cosa vi è piaciuto e cosa non vi è gradito, accetto anche suggerimenti per il continuo di questa storia, vi anticipo che nel prossimo capitolo faremo uno sbalzo temporale, i nostri ragazzi stanno crescendo!!

 

Un beso e un saluto speciale alla mi vida millyray, che parlando del successo delle sue fan fiction mi ha ridato la voglia di continuare a scrivere ;)

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Capitolo 17
*** 3 anni dopo... ***


Vi ricordo che la mia storia è ambienta nella Nuova Generazione, però molti dei personaggi morti nella guerra magica sono ancora vivi, come Sirius, Remus e altri personaggi minori. Se mi sarò contraddetta, scusate, ma capita a tutti. Buona lettura e per suggerimenti o chiarimenti, dovete solo lasciare un commentino ^^

 

 

 

 

Dear Amanda,

[...] sono lieto di sentire che almeno tu hai passato delle belle vacanze estive. Adesso inizierai il quarto anno, vorrei essere al tuo posto, io alla tua età ne combinavo di cotte e di crude. Sirius una volta mi disse che ero un malandrino come mio padre, solo meno studioso e più imbranato.

Forse a Natale mi troverai da Jason e Nadia, se lo passerai con loro, ma molto probabilmente resterò in Croazia, abbiamo molto lavoro e Nikolina non mi lascerà andare tanto facilmente. So che leggendo queste righe starai maledicendo la mia ragazza, però ti prometto che continuerò a scriverti piccola monella.

Non cacciarti nei guai quest’anno, non litigare con Malfoy o Dominique, ma soprattutto ricorda che i segreti vengono sempre a galla.

 

Love Teddy

 

 

Amanda lesse e rilesse quella lettera, Teddy le mancava. Ogni estate da quando era piccola, passava il tempo assieme a lui e in compagnia dei loro amici, Jason e Nadia. Lo considerava un fratello maggiore, ma da quando era andato a lavorare in un altro Stato, si vedevano sempre più raramente.

Anche Jason era contrariato, era da mesi che cercava un modo per stare di più con l’amico, con il risultato di tormentarsi con le più strane idee. L’unica soluzione era trasferirsi in Croazia, lasciare così l’Inghilterra, per un Paese lontano dalla famiglia e dagli affetti; ricominciare la sua vita da capo e trovarsi un nuovo lavoro.

Il prezzo di una grande amicizia poteva compensare il disagio di tutto ciò?

 

 

Il treno del binario 9 ¾ era partito in orario, come sempre, tipicamente i giovani maghi e streghe ritardatari  si erano affannati a trovare posto, negli scompartimenti, mentre lei non aveva avuto problemi quel giorno. Era partita presto da casa con la madre, come avveniva ogni anno, con l’unica differenza che delle lacrime avevano rigato il volto della donna. Si era resa conto che sua figlia non era più una bambina, era una quindicenne e sapeva che quando l’avrebbe rivista qualcosa in lei sarebbe cambiato, perché in quell’età avvenivano continui cambiamenti, non solo fisici, ma anche nel modo di pensare e di comportarsi.

Richiuse la lettera dell’amico e la ripose in borsa, diede un altro sguardo ai suoi compagni di treno e ritornò a guardare fuori dal finestrino. Era in -bella compagnia- con la superba Victoria Zabini, lo spiritoso Anthony Nott e la studiosa Alicia Paciock. Se avesse potuto, avrebbe certamente cambiato scompartimento.

Non aveva nulla contro Alicia, a volte in passato si erano trovate a studiare assieme in biblioteca, ma con gli altri suoi compagni di Casa aveva dei problemi. Sapeva che anche quell’anno avrebbe litigato con Victoria per la scelta del letto, inutile le sue richieste al professore, per uno spostamento di stanza. La Zabini era un’oca giuliva nata e non faceva nulla per essere simpatica, o la prendevi così com’era oppure la odiavi a morte.

Invece con Anthony era tutto un discorso diverso, stava frequentando Victoria dall’anno scorso, quindi era scontato che avrebbero trascorso il viaggio assieme, doveva solo sperare che Malfoy non si facesse vivo a salutare il caro amico, perché non era ancora pronta psicologicamente per rivedere il cugino.

 Amanda si alzò dal posto, appena vide che ora le comunicava l’orologio. “Scusate” disse prima di defilarsi, sollevata di poter scappare dalle noiose chiacchiere di Victoria, su quell’incapace del suo elfo domestico.

 

 

“Ogni giorno che passa, diventi sempre più brutta” scherzò una voce alle sue spalle, che conosceva fin troppo bene.

“Potter, se inizi così anche quest’anno giuro che per te finirà molto male!” lo minacciò Amanda, non potendo nascondere uno dei suoi sorrisi.

“Oh ti prego! Puniscimi ora, in questo zozzo bagno” la supplicò, prima di aggredire le sue labbra. La spinse contro la parete, stringendola bramoso e assaggiandola affondo.

“Mi sei mancato James” riuscì a dire a fior di labbra, dopo che si furono staccati per un secondo.

“Anche tu mio dolce amore”.

 

 

 

Se non vi ricordate, avevamo lasciato Amanda al matrimonio di Teddy, passati tre anni è ora di ricominciare il quarto anno ad Hogwarts. Come avete potuto intuire l’incontro tra Amanda e James, non era casuale. Finalmente i due piccioncini hanno creato un nido tutto loro. * applauso tra i lettori *

Continuate a leggere per sapere come si metterà la storia. Sarà tutto rose e fiori? Mah non sperateci!

Un caro saluto al mio nuovo lettore stefanmn, che anche se l’ho criticato, non ha perso la voglia di leggere e complimentarsi per i miei scritti. Saresti ottimo per diventare un personaggio Tassorosso, troppo buono o forse troppo Codaliscia xD.

 

besos

roxy black

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