Fire and Water

di ThorinOakenshield
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'unione del Fuoco e dell'Acqua ***
Capitolo 2: *** Una bella notizia ***
Capitolo 3: *** Benvenuto Thrain ***
Capitolo 4: *** C'è mancato poco che non succedesse mai ***



Capitolo 1
*** L'unione del Fuoco e dell'Acqua ***


L’unione del Fuoco e dell’Acqua
 
La stava trasportando con una facilità sorprendente, come se fosse stata una bambolina e non una hobbit leggermente grassottella.
Thorin Scudodiquercia, finalmente Re sotto la Montagna, chiuse la porta della sua stanza, a chiave, così nessuno avrebbe potuto disturbarli.
Non appena Bilba Baggins fu depositata gentilmente sul letto, il suo stomaco si attorcigliò ancora di più: quella era la sua prima volta, un po’ di nervosismo era oltremodo lecito.
Nel momento in cui si voltò verso la sua dolce consorte, il nano le rivolse un sorrisino pieno di affetto, il quale possedeva un che di malizioso.
La giovane ricambiò il sorriso, poco convinta. Dentro di sé continuava a sperare che il suo compagno fosse delicato, ma sapeva che le sue erano speranze vane: conosceva Thorin bene abbastanza da sapere che, la delicatezza, non era certamente annoverata fra i suoi numerosi pregi.
Thorin si accostò a lei, facendo scricchiolare il pavimento di legno con i suoi pesanti stivali. “Ti spogli da sola o ti spoglio io?” le chiese lascivo non appena si fu seduto sul letto.
Le orecchie di Bilba, per poco, non andarono in fiamme, così come le sue guance. Prese a slacciarsi lentamente il corpetto, mentre il suo compagno rimase fermo a esaminare estasiato ogni suo gesto, non vedendo l’ora di assaporare ciò che quegli indumenti celavano.
Non appena si ritrovò nuda fino ai fianchi, la hobbit venne assalita da un attacco di pudore e si portò immediatamente le braccia a coprirle il seno. Ma il suo non era solo imbarazzo, bensì anche paura. E se non gli piaccio?
Il nano doveva aver interpretato bene i suoi pensieri, poiché le tastò con delicatezza il volto, elargendole un sorriso tenero come pochi. “Non ti allarmare: ti trovo splendida.”
Bilba lo osservò con occhi sognanti, mordendosi il labbro inferiore, pensando che suo marito fosse un miraggio: non poteva esistere un uomo così impeccabile. Thorin sarà stato pure duro, permaloso, testardo, irascibile e scorbutico, però possedeva altrettanti lati positivi, come la galanteria, la premurosità, la protettività, l’onestà e – chi l’avrebbe mai detto – la dolcezza.
Scudodiquercia, ormai, le aveva levato l’abito di dosso, e anche lui si trovava nudo come Mahal l’aveva creato.
Se prima la hobbit si era imbambolata grazie alle parole del marito, ora il suo cervello se n’era completamente andato: quella era la prima volta che ammirava il fisico scultoreo e perfetto di Thorin, i suoi pettorali riscaldati da una folta peluria nera, i suoi addominali ben scolpiti. Quando il suo sguardo scivolò più in basso, la giovane avvertì la sua femminilità inumidirsi: il membro del nano era enorme, reso eretto dall’eccitazione.
Improvvisamente, come per magia, Bilba scordò i timori di prima e si ritrovò a desiderare ardentemente di essere posseduta da lui. Voleva sentire la virilità di Scudodiquercia penetrare in lei, ardeva dal desiderio di diventare una cosa sola insieme al suo amato.
Come un drago che si scaglia sulla preda, il Re dei Nani le fu addosso, coinvolgendola in un bacio appassionato, mentre con le mani esplorava ogni parte del suo corpo.
La hobbit rispose al bacio senza esitare, circondando le ampie spalle del nano con le sue braccia esili e nivee.
Senza levare le sue labbra da quelle della sua sposa, il Re si posizionò meglio su di lei. La magia ebbe inizio.
Così presa dalla passione che l’aveva improvvisamente travolta, la giovane non fece nemmeno troppo caso alla sua verginità appena infranta, con la conseguente perdita di sangue preceduta da un lievissimo dolore.
La cosa più importante era fondersi con il suo amante, diventare una cosa sola, avvertirlo muoversi dentro di lei, elargendole un’indescrivibile sensazione di estasi.
Thorin e Bilba erano come il fuoco e l’acqua: il primo passionale e travolgente, la seconda più delicata a pacata. Eppure erano complementari. Lei non lo spegneva, anzi, lo faceva divampare sempre di più.
 
L’Antro di Lucri:
 
Chi l’avrebbe mai detto che avrei scritto una storia così stucchevole e romantica? Non è da me, mi sento così sporca(?) çç
Era da quando mi sono iscritta su questo sito che volevo buttare giù una fem!BilboxThorin ma, siccome sono a scoppio ritardato, lo faccio appena adesso u.u
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. Comunque vi avverto che è una mini long, dunque pubblicherò al massimo altri quattro capitoli.
Vi mando un bacio grande come la mejsticosità di Thorin(?)
 
Lucri

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Capitolo 2
*** Una bella notizia ***


Una bella notizia
 
Era passato un mese, e Bilba stava cominciando a sentirsi sempre più strana: vomitava quasi ogni giorno, la nausea ormai era diventata la sua dama da compagnia. Inizialmente sia lei che il suo amato avevano preso un colpo, pensando che fosse diventata vittima di qualche letale malattia, ma vi era un dettaglio che li rassicurò: quel mese, la giovane hobbit non aveva sanguinato. Questo poteva voler dire una sola cosa…
 
“Thorin, sono incinta.” La hobbit era appena tornata da Oin, e sul suo viso si trovava dipinto un sorriso carico di letizia.
Il Re sotto la Montagna era stato tutto il tempo rintanato in camera sua, impegnato a prendersela con le povere ed innocenti lenzuola, tormentandole di continuo con le mani, in preda al nervosismo. Non appena la sua dolce consorte gli aveva riferito quella bella notizia, i suoi muscoli si rilassarono, mentre le sue labbra si incresparono in un brillante sorriso.
Bilba si commosse: non aveva mai visto il nano così felice, neanche quando, dopo innumerevoli peripezie, erano finalmente giunti a Erebor.
Con lo stesso entusiasmo di un bambino che scorge in lontananza un’ altalena, Thorin balzò in piedi dal letto e corse verso la sua sposa.
La giovane si lasciò prendere per i fianchi e rise non appena egli le fece fare un giro in aria, come se fosse stata una bambina.
“Oh, mia dolce Bilba!” disse Scudodiquercia con la voce tremante dall’emozione. Sembrava che si sarebbe potuto mettere a piangere dalla felicità da un momento all’altro. “Non esiste parola alcuna per descrivere la mia immensa gioia in questo momento!”
Bilba era meno orgogliosa e non ebbe problemi nel lasciare che le lacrime rigassero le sue gote paffute e rosate.
Il nano si incantò nel guardare quel visino innocente reso più luminoso dalla felicità. Nei suoi occhi vide una bella e piccola principessina corrergli incontro e chiamarlo papà; era splendida: lunghi boccoli chiari, proprio come quelli della madre, e degli splendidi occhioni azzurri a lumeggiarle il volto.
I due sposi non ci pensarono due volte: fecero incontrare le loro labbra, ed entrambi si crogiolarono in un bacio dolce e appassionato al contempo.
 
Dopo essersi vezzeggiati nel caldo delle coperte, Thorin e Bilba rimasero fermi dove si trovavano, nel letto, la testa di lei sul petto ampio di lui.
Il nano le stava accarezzando i capelli, come se stesse coccolando un gatto.
“Come sarà, secondo te?” gli domandò improvvisamente la hobbit, dopo essere stata in silenzio per molto tempo.
Il nano continuò a far vagare le sue dita nei ricci di lei. “Beh, se sarà femmina diventerà una splendida fanciulla, proprio come la madre.”
Bilba si accoccolò meglio sul suo petto e chiuse gli occhi, deliziandosi delle moine e dei complimenti del suo amato.
“Se sarà maschio…”
“Se sarà maschio diventerà un guerriero forte, bello e valoroso, proprio come il padre.” La giovane non gli aveva dato il tempo di concludere la frase: aveva posto il suo viso a un soffio da quello del marito, e gli aveva parlato con voce languida, giocando con il dito sul suo petto muscoloso.
Thorin Scudodiquercia sorrise, quel sorriso che aveva il potere di fare restare Bilba senza fiato. La sua mano ruvida e grande si posò sulla nuca della fanciulla, con una delicatezza che nessuno si sarebbe mai aspettato da lui. “Esattamente.”
 
L’Antro di Lucri:
 
E’ ufficiale: scrivere questa fanfiction mi provocherà un gran bel diabete ç______ç
Come sapete, non sono solita scrivere storie romantiche, mi fanno venire il voltastomaco, ma questi due li amo troppo: per loro sono pronta a fare questo grande sacrificio U.U
Alluuura… che ve ne pare? Non avete idea di quanto invidi Bilba! Anch’io vorrei avere un figlio con Thorin, uffi! La vita è proprio ingiusta ç____ç
Un bacione!
 
Lucri

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Capitolo 3
*** Benvenuto Thrain ***


Benvenuto Thrain
 

Nove mesi dopo…
 
Il vento sferzava gli alberi, coinvolgendoli in una danza frenetica e aggressiva. La pioggia fitta cadeva duramente su ogni cosa o ogni persona che avesse avuto la malasorte di trovarsi all’aperto con un tempo del genere. I fulmini squarciavano il cielo, parendo delle ferite che si diramavano nella volta celeste.
La tempesta che infuriava fuori, era completamente in contrasto con la quiete che regnava a Erebor, nella casa del Re e della Regina sotto la Montagna.
Bilba Baggins si trovava seduta comodamente sulla sedia a dondolo, mentre le sue mani erano impegnate a lavorare a maglia, intente a realizzare un grazioso maglione per il pargolo che ben presto sarebbe venuto al mondo. La hobbit sorrise tra sé e sé: ormai mancava poco.
Il sorriso della giovane si accentuò non appena sentì la porta al piano di sotto chiudersi, seguita da una voce che conosceva benissimo e che amava con tutta se stessa.
In poco tempo, Thorin la raggiunse in camera loro. Le maniche della camicia erano arrotolate fino ai gomiti, mettendo in mostra gli avanbracci muscolosi e riscaldati da una serie di peli neri. Il suo volto era scurito e sudato per via della forgia. Paradossalmente, Bilba lo trovava più desiderabile in quelle condizioni, piuttosto di quando si vestiva elegante per occasioni importanti.
Dopo essersi terso la fronte, il nano si avvicinò dolcemente alla sua compagna. Si accucciò dinanzi a lei, dopodiché posò delicatamente la mano sul ventre ormai bello tondo della hobbit. “Come state?” le domandò rocamente, prima di depositare un dolce bacio sul pancione.
Bilba Baggins chiuse gli occhi e sorrise, beandosi delle attenzioni del marito. Fino a qualche mese fa, mai avrebbe pensato che quel nano fosse capace di elargire simili gesti, soprattutto con lei, che l’aveva sempre trattata con freddezza, l’aveva sempre vista come un essere inutile, un impiastro, gli sembrava assurdo che Gandalf avesse voluto assumere una donna nella compagnia.
Dopo aver riflettuto brevemente sul passato, ella rispose: “Stiamo bene, da quando sei arrivato tu.”
Proprio come la fanciulla aveva sperato, sul viso del marito nacque un altro bellissimo sorriso, uno di quei sorrisi a cui proprio non riusciva a resistere.
La hobbit avrebbe ricambiato il sorriso, se solo un fortissimo malessere allo stomaco non l’avesse improvvisamente spinta ad emettere un gemito e a posare la mano sul ventre.
Repentinamente, lo sguardo del Re sotto la Montagna si fece serio. Non ebbe bisogno di chiederle cosa stesse succedendo, non era stupido, aveva capito da solo.
Bilba non ebbe neanche il tempo di dire alcunché, che Thorin la prese in braccio e si affrettò più veloce che poté fuori di casa.
Le acque si erano rotte.
 
“Avanti vostra altezza, spingete!”
La hobbit spinse più forte che poté, dimentica del dolore. Ormai era fatta: il bambino stava per nascere. La Regina sotto la Montagna non vedeva l’ora di stringere suo figlio fra le braccia, dentro di lei non avvertiva altro che un forte impulso. Si era dimenticata del dispiacere di prima, di quando suo marito era stato sbattuto fuori dalla camera perché gli uomini non potevano assistere al parto, mentre lei avrebbe voluto averlo al suo fianco in quel momento. Ora, l’unica cosa che le importava, l’unico pensiero che le martellava nella mente era solo uno: spingere.
La fronte di Bilba era sudata, le lenzuola zuppe di sangue, l’ostetrica in fermento.
Ci siamo, pensò la fanciulla, sta uscendo. Lo sento.
Ancor prima di quanto la neomamma avesse pensato, nell’aria si avvertì un fragoroso pianto.
I muscoli di Bilba si rilassarono, mentre il viso sudato dell’ostetrica si increspò in un sorriso soddisfatto e dolce.
Il pargolo era gremito di sangue, ma questo non impedì alla hobbit di vedere quanto fosse bello, quanto fosse perfetto, quanto fosse meraviglioso. Ciò non le impedì di notare i suoi brillanti occhi azzurri, quegli occhi azzurri che le ricordavano tanto quelli di Thorin.
La nana stava cullando il figlio della regina, mentre questo piangeva e si dimenava. Probabilmente tutta Erebor l’aveva sentito; era appena uscito dal grembo di sua madre e aveva già dato mostra di avere un bel caratterino.
Chissà da chi avrà preso… pensò Bilba, sorridendo divertita.
“Credo proprio che voglia stare fra le braccia di sua madre.” L’ostetrica glielo passò con delicatezza, come se fosse stato una reliquia preziosa, di cristallo, facile alla rottura.
Non appena il bambino si ritrovò vicino a sua madre, smise di piangere e allungò le manine verso di lei.
“Ciao tesoro, ciao piccolo mio” sussurrò con dolcezza la regina, con la voce tremante dal pianto. Ma le sue non erano lacrime di tristezza, bensì di gioia.
La porta si aprì, e sull’uscio comparve la figura alta – per un nano – e maestosa del Re sotto la Montagna.
L’ostetrica, dopo essersi esibita in un breve inchino, si rivolse a Thorin Scudodiquercia: “Congratulazioni, vostra maestà! È un bel maschietto.”
L’espressione di Thorin, solitamente così dura e severa, in quel momento era incredibilmente bonaria e intenerita, la levatrice non l’aveva mai visto così.
Il Re dei Nani si avvicinò al letto dove sua moglie si trovava seduta, impegnata a coccolare loro figlio. Si sedette accanto a lei e le cinse le spalle con il suo braccio forte e muscoloso, invitandola a posare il capo sul suo petto.
La levatrice prese la saggia decisione di lasciarli soli, di lasciare quel magico momento di intimità tutto per loro.
In ogni caso, il Re e la Regina erano talmente presi da loro figlio, che non si sarebbero neanche accorti della presenza della nana. Tutto era magicamente sparito, c’erano solo un letto, un nano, una hobbit e un bambino, il frutto del loro amore.
“Come lo chiamiamo?”
“Thrain” rispose Thorin senza neanche pensarci un po’ su, prendendo l’infante fra le sue braccia vigorose. Era talmente felice che non era stato colto dalla solita sensazione di mestizia che lo invadeva ogni volta che nominava suo padre.
“Thrain” ripeté Bilba guardando dinanzi a sé. “Mi piace” aggiunse subito dopo, sorridendo convinta. Eru benedica il giorno in cui sono uscita da casa mia! Pensò piena di gioia. Guai se non lo avessi fatto!
 

L’Antro di Lucri:
 
THRAIN E’ NATO AMIGOSSSSSSSS! =DDDDD
Siete felici? Stasera andrete ad ubriacarvi al Drago Verde per festeggiare? Beh, nel caso decideste di andare, sappiate che mi troverete lì insieme a Thorin, a rendere Bilba cornuta come un'alce a primavera *sguardo malvagio*.
Ovviamente scherzo, mia dolce Bilbina, non ti farei mai questo, ti amo troppo <3.
Va bene, ora giuro che la pianto di sclerare.
Allora, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ditemi pure cosa ne pensate, eccetera eccetera.
Il prossimo capitolo sarà l’ultimo: vi avevo avvertiti che questa storia sarebbe stata breve :P.
Un bacione e grazie per aver letto!
 
Lucri

 

 
 

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Capitolo 4
*** C'è mancato poco che non succedesse mai ***


C’è mancato poco che non succedesse mai
 

Diversi anni dopo…
 
“Mamma! Mamma! Guarda che belo!” La piccola Thora si avvicinò alla madre sventolando un foglio di carta, come se fosse stato una bandiera, muovendosi a piccoli e rapidi passi servendosi delle sue gambette ancora incerte.
In quel momento, Bilba Baggins era impegnata ai fornelli, ma si distrasse subito a causa della vocetta di sua figlia. Quindi si voltò verso di lei, e la guardò con apprensione non appena la vide dirigersi velocemente verso le sue gambe. “Thora, sta’ attenta o cad…” Le ultime parole famose: la piccola nana cadde in avanti, mollando il foglio.
Il cuore della hobbit perse un battito. Lasciò il mestolo nel pentolone, per poi raggiungere preoccupata sua figlia accasciata sul pavimento.
Per fortuna Thora non si era messa a piangere, evidentemente non si era fatta nulla: oltre a sangue hobbit, nelle sue vene scorreva pure sangue nanico. Era resistente, non era mica un fuscello come le bambine umane!
“Oh tesoro!” esclamò Bilba con apprensione, prendendola fra le sue braccia. “Ti sei fatta male?”
“No mammina” le rispose la nana con la sua voce tenera, la tipica voce di una bambina che ha imparato a parlare da pochi anni. Quella voce che sarebbe stata capace di sciogliere persino il più freddo tra i nani; infatti Thorin si inteneriva sempre dinanzi a lei. Era il suo orgoglio, il suo tesoro, la sua Arkengemma. “Guarda il mio pel disegno!” La piccola ritrovò subito il suo entusiasmo di pochi minuti prima, indicando il foglio che si trovava sul pavimento.
La Regina sotto la Montagna si accucciò e le colse. Sopra si trovavano disegnati degli omini piuttosto buffi e dall’aspetto oltremodo grottesco, incuranti di qualsiasi legge anatomica. Ma ovviamente Bilba le dette soddisfazioni e si complimentò con lei per il lavoro svolto: era pur sempre una bambina! Non poteva certo aspettarsi un’opera d’arte!
“Siamo io, te, papà e Thrain” le spiegò Thora indicando con il dito i vari soggetti.
A quelle parole, la hobbit si impensierì: quel giorno Thorin aveva deciso di portare suo figlio a caccia per la prima volta, ritenendo che fosse grande abbastanza. Lei si era opposta: lo vedeva ancora troppo piccolo, aveva appena iniziato le lezioni da Balin! Però suo marito era testardo e, tanto per cambiare, l’aveva avuta vinta lui.
I due nani non erano ancora tornati.
Eru, ti prego: dimmi che non è successo niente!
“Mamma, ti piacciono?” Thora interruppe i suoi pensieri. “Eh? Ti piacciono? Ti piacciono?”
“Sì tesoro, sono dolcissimi” le rispose Bilba prima di darle un bacio sulla guancia. La sua bambina riusciva sempre a tirarla su con la sua dolcezza. Inoltre era bellissima, sicuramente da grande sarebbe diventata una nana splendida: aveva ereditato i luminosi occhi chiari del padre, mentre da lei aveva preso i suoi lunghi capelli ricci.
Thorin e Thrain tornarono a casa proprio in quel momento, come se Eru avesse ascoltato le preghiere della Regina sotto la Montagna.
Il suono della porta che si chiudeva, e la voce possente del nano, furono musica per le orecchie della hobbit. Ora che c’erano anche loro, tutto era perfetto, tutto era a posto.
La giovane fece per raggiungere suo marito e suo figlio all’ingresso, ma non ne ebbe il tempo. Infatti loro erano già giunti in cucina, e Thrain corse entusiasta verso di lei, sventolando un piccolo arco.
Thorin invece sospirò esausto e mise via le sue armi. Stava invecchiando, lo sentiva, non aveva più il vigore di una volta.
“Mamma mamma!” Il piccolo nano abbracciò le gambe della hobbit, tutto infervorato. “Oggi sono riuscito a prendere ben due conigli!”
“Oh, ma che bravo!” esclamò sorridente la regina, mentre sua figlia non stava facendo altro che dimenarsi: era evidente che voleva stare in braccio al fratello. Bilba decise di accontentarla. “Mi raccomando: sta’ attento” disse passando la piccola a Thrain, il quale la prese fra le braccia tutto contento: adorava sua sorella.
Thora rise felice, e lo stesso fece il piccolo nano.
Nel frattempo Thorin aveva sistemato la selvaggina sul tavolo, e pensò bene di cogliere sua moglie di sorpresa, abbracciandola da dietro.
Bilba sobbalzò ed emise un gridolino di sorpresa.
“Come stanno le fanciulle più belle del reame?” sussurrò il Re sotto la Montagna sul suo collo, per poi stuzzicarglielo.
“Thorin!” protestò la hobbit, levandosi da lui. “Ti ho detto mille volte di non fare così davanti ai bambini!”
“Tanto sono entrambi presi dall’arco.”
A quelle parole, la giovane strabuzzò gli occhi. “Arco?” Si voltò verso i suoi figli e mise entrambe le mani davanti alla bocca, non appena vide Thora toccare e giocare con il piccolo arco di Thrain.
Thorin alzò gli occhi al soffitto: poteva solo immaginare come sarebbe andata a finire, si sarebbe dovuto sorbire la solita tiritera.
“Thrain!” lo sgridò severamente la madre, avvicinandosi a lui. “Non far vedere le tue armi a tua sorella!” Levò subito l’arco dalle mani della piccola.
“Ma tesoro, cosa pensi che possa farsi?”
“Ne abbiamo già parlato, Thorin: le armi sono pericolose e loro sono solo dei bambini! Già dovrò stare ogni volta in pensiero per Thrain, visto che, come ogni maschio Durin che si rispetti, dovrà per forza adoperarne una, prima o poi. Almeno mia figlia che stia alla larga da tutto ciò che ha a che fare con la guerra! Lei che può, anzi, deve!”
Inaspettatamente, Thorin ridacchiò.
Sua moglie lo guardò con un punto interrogativo.
Il nano si accostò a lei e circondò la sua vita con il suo braccio grosso come un tronco di quercia. “Lo sai? Mi sei sempre piaciuta quando tiri fuori gli artigli.”
Bilba fece un sorrisetto: non riusciva proprio a resistere alla moine del marito. Non ci era mai riuscita, e probabilmente così sarebbe stato pure per i prossimi giorni a venire.
La hobbit si sarebbe lasciata andare, se solo non ci fossero stati Thora e Thrain ritti dinanzi a loro, che li guardavano schifati.
“Se questo nano non mi molla subito, questa hobbit non riuscirà a preparargli la cena, e quindi il nano starà a digiuno.”
Le mani del re, magicamente, si levarono dal corpo della regina, consentendole di andare a cucinare.
Quindi Thorin prese la saggia decisione di andare a sedersi a tavola, attenendo paziente la cena.
“Papà! Guarda!” La piccola Thora saltò in braccio al padre, senza neanche dargli il tempo di sistemarsi meglio sulla sedia e di riposarsi. Gli fece vedere il disegno. “Siamo io, te, la mamma e Thrain.”
Ovviamente Thorin le diede soddisfazioni, dicendole che aveva fatto proprio un gran bel lavoro, e sgridando Thrain, che aveva riso del suo operato.
Bilba li aveva guardati di sottecchi e aveva sorriso tra sé e sé. Eh sì: menomale che sono partita con i nani, quel giorno! Bastava un mio rifiuto, e tutto questo me lo sarei solo sognata.
Così come Thorin si sarebbe solo sognato la dolcezza e la bontà d’animo di Bilba, la donna – o meglio, la hobbit – che faceva proprio per lui, colei che aveva l’invidiabile capacità di riuscire a calmarlo quando era fuori di sé, colei che riusciva a placare la sua rabbia, a spegnerla. Ma del resto, se lui era il fuoco, lei era l’acqua.
Prima di tornare a concentrarsi sulla cena, la Regina sotto la Montagna diede ancora un’ultima occhiata alla sua famiglia. Sorrise. C’è mancato poco che non succedesse mai.
 
L’Antro di Lucri:
 
Allora, innanzitutto chiedo scusa per il ritardo, ma l’università e il teatro mi hanno distrutta sia mentalmente che fisicamente.
Ma bando alle ciance! Passiamo al dunque.
Ci terrei a precisare che la frase: “C’è mancato poco che non succedesse mai” non è farina del mio sacco, l’ho presa in prestito dal film La venticinquesima ora.
Vi è piaciuto il capitolo? :D Io devo dire che sono abbastanza soddisfatta, anche perché ho ripreso in mano il concetto di fuoco e acqua, che è il titolo.
Lasciatemi pure un commentino e… ci si vede in giro ^^.
Besos!
 
Lucri
 
P.s. Che ve ne pare della piccola Thora? Io l’adoro per il semplice fatto che ha lo stesso nome di un personaggio che ho inventato, un personaggio di una storia che sto scrivendo con la mia migliore amica =)).

 

 
 
 
 
 
 
 

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