Safe place that i've never had

di simoSQ
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


"You cast a spell on me, spell on me
You hit me like the sky fell on me, fell on me
And I decided you look well on me, well on me
So let’s go somewhere no-one else can see, you and me"
 
                               [Glade you came, The Wanted]






 


-E così è in arrivo un nuovo chirurgo generale?- chiese Lexie sorseggiando il suo cappuccino
-Non è un chirurgo generale! La Sheperd ha detto che sarà il nuovo primario di Chirurgia Pediatrica.- rispose Meredith seccata.
Ricordando alla sorella che è lei il primario di chirurgia generale.

-Qualcuno sa il suo nome?- chiese Cristina
 
-Mills, Regina Mills.
Pare che sia stata la signora Avery in persona, a pretenderla qui.- sussurrò Meredith, cercando di non farsi sentire.
 
-Allora sarà una stronza di dimensioni epiche.- precisò Lexie
 
-Chi sarebbe la stronza?- sbraitò la Shepperd entrando nella sala riunioni
 
Di colpo ci fu silenzio.
 
-Vi ho riuniti qui per un semplice motivo. Da oggi avrete un nuovo collega, o meglio, una nuova collega. E dovrebbe essere per voi un vero onore averla in questo ospedale, Regina Mills è un chirurgo eccezionale. Accoglietela con cortesia e rispetto, come merita –
 
Al solo udire quel nome Alex rabbrividì
 
-Anche lui sembra spaventato.- osservò Meredith.
 
Lexie e Cristina risero -So già che ne vedremo delle belle.-
 
 
                                        
***
 
 
Emma detestava gli ospedali, da quando aveva avuto Mya non aveva fatto altro che passare il suo tempo lì dentro.
Era diventato quasi come una seconda casa. Una seconda casa orribile.

 
Mentre si aggirava tra i corridoi, venne richiamata da una voce femminile.
 
-Scusi! Non può entrare in questa zona.-  
 
Lo sguardo gli cadde su due piedi...avvolti in un paio di costosissime Jimmy Choo con un tacco assassino.
Lo sguardo di Emma risalì lungo due gambe chilometriche, un corpo perfetto con tutte le curve al posto giusto, e si soffermò su un viso bellissimo, dai lineamenti perfetti.
Una giovane ragazza mora, di una bellezza mai vista prima...
Occhi nocciola splendidi e capelli color del cioccolato che ricadono, leggermente mossi, sulle spalle.
 
-Mi scusi. Stavo cercando la stanza dove hanno portato la mia bambina ma credo di essermi persa. Questo ospedale è come un labirinto.- disse Emma un po’ imbarazzata.
 
-Non si preoccupi. Anche a me capita di perdermi, non è molto che lavoro qui.- rispose la bruna
 
Emma sorrise.
 
-Diceva?! Stava cercando la sua bambina?- chiese la giovane donna
 
- Si.. stavamo giocando a spingerci sull’altalena quando, non so come, Mya è caduta ed ha sbattuto forte la testa. Ha iniziato a sanguinare così l’ho portata qui. L’ho lasciata al pronto soccorso ma non so dove l’abbiano portata.- disse Emma agitandosi
 
-Okey, non si preoccupi…signora?!- chiese la giovane dottoressa
-Swan, Emma Swan.-
 
-Va bene.. Miss Swan. Adesso chiederò a qualcuno se sa dove hanno portato la sua bambina. Così potrà andare da lei.- disse la mora rassicurandola.
 
La donna si allontanò per qualche secondo, si poggiò al bancone e parlò con un’infermiera.
Emma rimase immobile nella sua posizione, a fissare la donna.
Era davvero la donna più bella che avesse mai visto. Quando la donna si voltò per raggiungerla vide che la stava osservando, ma non disse nulla.
 
-Bene! La sua bambina sta bene. L’hanno portata a fare una TAC per sicurezza ma non dovrebbero esserci problemi. Ho lasciato detto all’infermiera di chiamarla appena la visita sarà terminata.-
 
-Oh..grazie mille dottoressa.- disse Emma
 
-Regina. Mi chiami pure Regina.- disse la bruna sorridendo.
 
- Va bene allora.. Regina. Grazie ancora.- rispose la bionda
 
-si figuri, Miss Swan. Arrivederci!-
 
-Arrivederci!-
 
Emma la guardò andare via. E senza rendersene contò si chiese quando avrebbe rivisto quella donna.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Erano passate ormai diverse settimane da quando Regina si era trasferita a Vancouver e aveva iniziato a lavorare al Grey Sloan Memoraial Hospital.
Aveva già fatto conoscenza con alcuni dei suoi colleghi e si era stupita di questo.                
Non era una che faceva conoscenza facilmente. Soprattutto in un posto dove per tutti era “la raccomandata”.                                                                                              

Quella mattina aveva già fatto il giro del reparto e, in quel momento, si apprestava a bere il suo primo caffè. Era una mattina piuttosto impegnativa e aveva bisogno del suo adorato caffè, ma venne interrotta non appena avvicinò la tazza alla bocca.
La porta della sala degli strutturati si spalancò.

Regina non riusciva a credere ai propri occhi. Era paralizzata. Era stata talmente presa dal trasloco e dal caos di quell’ospedale da non aver neanche pensato che avrebbe potuto imbattersi in vecchie conoscenze. Con la bocca spalancata dalla sorpresa, osservò la donna che aveva davanti.
 
-Arizona Robbins!!!- strillò la bruna
 
La donna alzò lo sguardo e per un momento restò altrettanto sorpresa
 
-Oh mio Dio!!! Regina Mills!!! Che ci fai tu qui??-  disse
-Non eri al Jhon Hopkins?- chiese la donna
 
-Hai detto giusto…”ero”. Mi hanno chiamata qui perché serviva urgentemente uno strutturato in pediatria.- rispose la bruna –Tu invece? Non dovresti essere in Africa?!- chiese
 
Regina aveva toccato un tasto dolente e se ne accorse nel momento stesso in cui l’altra donna cambiò espressione, così cercò di scappare da quella situazione imbarazzante.
 
-Beh, è stato un piacere incontrarti, ma ora devo andare, ho un caso molto importante da seguire.-
 
-Si, lo so. Noi lavoreremo insieme, a quanto pare!- rispose Arizona
 
Le due donna avevano già lavorato insieme in passato, quando entrambe frequentavano la Hopkins, avevano affrontato diversi corsi insieme e diciamo che tra di loro c’era sempre stato un feeling particolare.
 
-Bene, mi assisterai tu nell’intervento di oggi?- chiese Regina
 
-Bhe…direi proprio di sì! Non posso di certo farmi scappare quest’ occasione.- rispose la donna
 
Quella mattina avrebbero fatto un piccolo miracolo.
Un bambino stava per nascere con il cuore fuori dal corpo… un caso rarissimo, che Regina aveva visto una sola volta, quando ancora era una specializzanda ma quella volta il bambino non era sopravvissuto.
La donna non aveva intenzione di replicare. Anzi, era ben determinata a far riuscire alla perfezione l’intervento.



 
***
 




L'acqua scorreva calda sulle sue mani, ma non le era d'aiuto.
Si bagnò anche il viso, facendovi scorrere sopra le mani lentamente, lasciando gli indici premuti contro gli occhi per qualche secondo.
Regina era pronta per quell’intervento, lo era davvero, aveva solo bisogno di qualcuno che le dicesse che sarebbe andato tutto bene. Aveva bisogno di qualcuno che si fidasse di lei.
Così uscì dalla stanza e prese il cellulare, compose il numero e attese…
 
-Ehi tesoro! Tutto bene?- disse la voce all’altro capo del telefono
 
-Ciao papà. Si tutto bene...avrei solo bisogno di una cosa- disse Regina
 
-Dimmi tutto...- rispose l’uomo
 
-Ho bisogno che tu mi dica che sono brava, che ce la posso fare. Ho bisogno che tu mi dica che ti fidi di me- disse la donna quasi piangendo
 
-Regina…che ti succede?-
 
-Sto per effettuare un intervento sul cuore di un neonato. Ho promesso ai genitori che avrei fatto tutto il possibile, ma ho paura di non farcela. Non posso permettermi di sbagliare.-
 
Odiava infondere speranza nelle famiglie e poi dover comunicare loro che il loro bambino non ce l’aveva fatta ed  era deceduto sul tavolo operatorio.
 
-Tesoro, tu sei eccezionale. Sei il miglior chirurgo pediatrico del paese. Eri la prima del tuo corso, ti sei laureata a pieni voti.
Hai affrontato mille sfide e ne sei sempre uscita a testa alta. Sei intelligente, sei brillante… il tuo è un dono. Sei nata per fare il chirurgo Regina.
So che ce la farai…io mi fido di te-
 
Regina aveva le lacrime agli occhi.
 
-Sei il papà migliore del mondo. Grazie- disse sottovoce
 
Con queste parole chiuse la telefonata, si mise la sua cuffietta preferita e andò a prepararsi per l’intervento.
 
 
 
 
 
                                                                                                                                    ***
 
 
 
 
 
 
 
Erano le sei ed Emma stava preparando la colazione, quella mattina il risveglio era stato difficile, aveva dormito male a causa dei numerosi pensieri che le avevano affollato la mente.
Stava finendo di cuocere i puncake quando bussarono alla porta.
Inizialmente si domandò chi potesse essere a quell’ora del mattino, poi si ricordò di aver chiesto a suo padre se poteva badare a Mya mentre lei non c’era.
Quello era il gran giorno. Dopo mesi, grazie all’aiuto di un’amica, era finalmente riuscita ad ottenere un colloquio con il direttore del “ The Province”. Una delle testate più importanti della città.
 
-Buongiorno Tesoro!- disse suo padre
 
-Buongiorno Pà, grazie per essere venuto. Vuoi una tazza di caffe?- rispose la ragazza
 
-Si grazie.-
 
Emma prese due tazze, vi rovesciò il caffè e le poggio sul tavolo, una al suo posto e una difronte a suo padre
 
-Dov’è la mia nipotina preferita?- chiese David
 
-Sta ancora dormendo, ho provato a svegliarla ma stamattina proprio non ne vuole sapere- disse Emma
 
-Bhe avrà preso da qualcuno!?- esclamò l’uomo sorridendo
 
-Cosa vorresti dire con questo?- ribattè la ragazza facendo una smorfia
 
-Nulla…dico solo che...anche a te piace dormire. Parecchio. Se non fosse perché hai un colloquio importante saresti ancora nel mondo dei sogni.- rispose l’uomo
 
-Ah ah ah... molto divertente- borbottò Emma
 
 
Mentre David finiva di sciacquare le due tazze Emma si preparò per quello che, forse, sarebbe stato il colloquio più importante della sua vita.
Per l’occasione aveva deciso di indossare il suo vestito preferito. Per non dire l’unico vestito che possedeva.
Si guardò allo specchio, si sistemò i capelli in una comoda treccia laterale, mise due gocce di profumo e prima di uscire dalla stanza salutò la piccola Mya con un tenero bacio sulla fronte.
 
David nel frattempo si era sistemato in salotto e stava leggendo i suoi soliti annunci di compra-vendita.
 
-Beh io allora vado, o rischierò di fare tardi- disse Emma avviandosi verso l’ingresso
 
-Ok… Fagli vedere chi sei a quel Mr.Jefferson!- Rispose suo padre
 
Emma rise
-Ci vediamo più tardi. Per qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi.-
 
-Va bene tesoro…a più tardi allora-
 
Emma si mise alla guida del suo maggiolino, dopo un paio di chilometri controllò l'orologio. Doveva assolutamente sbrigarsi o avrebbe fatto tardi, ma per sua fortuna quella mattina la città non era molto trafficata ed in una ventina di minuti arrivò alla sede del magazine.
Pochi minuti dopo il suo arrivo, fu subito convocata nell'ufficio del direttore, Sebastian Jefferson.  
 
La segretaria la accompagnò nell’ufficio, Emma entrò chiedendo permesso, un uomo sulla quarantina la stava aspettando seduto alla scrivania.
 
-Signorina Swan, eccola qui finalmente. Avanti si sieda, non stia li impalata.- disse l’uomo
 
Emma avanzò titubante verso la sedia che era posta difronte alla scrivania e si mise a sedere.
Era in evidente imbarazzo. Non era abituata a quel tipo di situazioni.
 
-Allora, Emma Swan, ho letto il suo curriculum e devo dire che sono rimasto molto colpito.
Laureata alla Columbia University con il massimo dei voti con un master in Comunicazione e Lingue estere. Ha seguito diverse inchieste per il NewYork Times ed è stata un’ottima inviata durante l’ultimo Festival del cinema di Cannes. Ama la cultura e lo sport. Legge e ovviamente ama scrivere. Bhe che altro dire?! Per me può cominciare anche subito a lavorare.
Anzi ho giusto un’inchiesta da affidarle.-
 
All’udire quelle parole Emma sbarrò gli occhi. Non poteva crederci.
Sebastian Jefferson, l’uomo più crudele d’America, le stava offrendo la possibilità di lavorare per lui. E le stava anche affidando un’inchiesta.
 
L’uomo notò la reazione della ragazza
 
-Allora Signorina Swan? Lo prendo come un sì questo suo silenzio?!- esclamò
 
-No..cioè si…Certamente.- rispose Emma
 
-Bene. La mia segretaria le mostrerà la sua postazione e le dirà di che cosà dovrà occuparsi. Benvenuta al “The Province” Emma- rispose Jefferson sorridendo
 
 
Uscita dall'ufficio Emma riflettè sul da farsi. Non riusciva ancora a realizzare, le sembrava un sogno. 
Mentre stava fantasticando sulla sua futura carriera giornalistica sentì squillare il telefono, lo estrasse dalla tasca e guardò il display
 
-David? Cosa avrà combinato di nuovo?- pensò Emma tra sé e sé
 
-Pronto? Papà?- disse
 
- Oh Emma! Si...sono io- rispose suo padre dall’altra parte del telefono
 
Era agitato, farfugliava, diceva frasi senza senso ed Emma iniziò a preoccuparsi
 
-Papà! E' successo qualcosa? Hai bisogno di aiuto? Che diavolo stai dicendo?- domandò la ragazza
 
-No non ho bisogno di aiuto. E si è successo qualcosa. Ma tu non ti devi preoccupare, è tutto sotto controllo.- rispose David cercando di mantenere la calma
 
-David! Che diavolo è successo? Dov’è Mya?- strillò Emma
 
-Emma…tesoro…Siamo in ospedale. Eravamo al supermercato, abbiamo fatto un po’ di spesa, Mya ha iniziato a piangere, voleva qualcosa da mangiare così tua madre le ha dato dei biscotti.
Solo che i biscotti erano alla nocciola.- rispose David tutto d’un fiato
 
-Alla nocciola?!?! Ma siete impazziti?!?! Mya è allergica alla nocciola!!!- disse Emma quasi in preda ad una crisi isterica
 
-Lo so Emma, lo so. Ha mangiato un biscotto ed ha avuto subito una reazione.
Non sapendo cosa fare l’abbiamo portata in ospedale ed ora siamo qui.- ribattè l’uomo
 
-In che ospedale siete?- chiese la ragazza
 
-siamo al Grey Sloan- rispose suo padre
 
-Bene. Restate lì e non muovetevi per nessuna ragione al mondo. Arrivo subito-
 E chiuse la chiamata.
 

 

                                                                                                                                  ***
 
 

 
 
L’intervento era andato a buon fine, il bambino aveva dinuovo il suo cuoricino nel petto, e Regina non aveva dovuto dire a nessun genitore che il loro piccolo bebè era morto.
Meglio di così non poteva andare.
Aveva appena finito il suo turno, doveva solo posare la cartella clinica del suo paziente e poi finalmente sarebbe potuta andare a casa. Aveva assolutamente bisogno di dormire e niente l’avrebbe distolta dal suo intento.
Niente tranne qualche piccolo umano in pericolo di vita.
 
-Dottoressa Mills, è gettonatissima stasera!- aveva detto l’infermiera del pronto soccorso
 
Regina si limitò a guardarlo e sbuffò
 
-Cos’abbiamo dinuovo?!- chiese
 
-Letto 7, Bambina di tre anni con problemi respiratori.- rispose il ragazzo
 
Regina prese il tablet su cui erano segnati i dati e si avviò al letto indicatole
-Cos’abbiamo qui?- chiese guardando la bambina
 
-La prego dottoressa, aiuti la mia piccola Mya- disse la donna seduta ai piedi del letto
 
-Lei è la madre?- chiese Regina guardando la donna
 
-Ehm no, sta arrivano! Io sono la nonna scema che ha comprato dei biscotti con le nocciole ad una bambina allergica. Ne ha morso uno e siamo finiti qui- rispose Mary Margaret
 
-Capisco- rispose la bruna
 
Poi si rivolse alla bambina
 
-Adesso ti faccio una terapia respiratoria e poi una flebo per fermare lo sfogo, okey?-
 
La bambina fece cenno di sì con la testa ma non sembrò molto convinta. Era impaurita, così Regina prese un piccolo unicorno di Peluche nella tasca del suo camice e glielo diede
 
-Ecco. So che sei spaventata ma non devi avere paura. Lui è Pegaso e se lo stringerai forte forte tutta la paura che adesso senti sparirà.- e mostrò alla bambina uno dei suoi sorrisi migliori
 
La bambina in risposta ricambio il sorriso e strinse a se il piccolo Unicorno
 
-Allora Mya…ci siamo, pronta? Uno…due…e tre…-
 
Regina infilò l’ago nel piccolo braccio della piccola poi la guardò
 
-Fatto!- poi si rivolse alla donna
 
-Questa flebo le farà passare lo sfogo, ma vorrei tenerla comunque in osservazione almeno per le prossime ore.- disse prima di allontanarsi
 
Non fece in tempo ad arrivare a metà corridoio che si sentì chiamare
 
-Dottoressa! Dottoressa Mills… la bambina ha una reazione grave!- urlò l’infermiere
 
Regina si precipitò nel pronto soccorso, guardò la bambina
 
-Mi dispiace piccola ma devo farti un’iniezione -
 
In quello stesso momento Emma entrò nel pronto soccorso correndo e quasi urtò due infermiere
 
-Scusatemi!-  esclamò, poi vide la sua piccola
 
-Mya!!! Tesoro…- disse accarezzandole il viso
 
-Starà bene, la dottoressa le farà un’iniezione- disse Mary Margaret cercando di tranquillizzarla ma la reazione fu quella opposta. Emma la fulminò con lo sguardo.
 
-Le ho fatto un’iniezione di epinefrina, farà effetto- disse la dottoressa
All’udire quella voce Emma sobbalzò. Non era possibile. Regina. La giovane donna che aveva incontrato qualche settimana prima era di nuovo lì, davanti a lei.
 
Ma pochi istanti dopo dovette tornare con i piedi a terra. Mya aveva iniziato a respirare in modo strano.
 
-Tubo endotracheale da sei!- esclamò la bruna
 
-Che succede?- chiese Emma spaventata
 
-Le vie respiratorie si stanno chiudendo, va intubata subito.- rispose Regina che poi si rivolse allo specializzando che aveva al suo fianco
 
-Pressione sulla cricoide!- infilò il tubo nella gola della bambina
-Dentro! Bene…non è più cianotica. Saturazione in aumento- precisò
 
-Che è successo?- chiese Emma agitandosi
 
-Shock anafilattico…dovremo ricoverarla per stanotte e vedere come reagisce- rispose Regina
 
-Però starà bene?- chiese nuovamente Emma
 
Regina nel frattempo si era infilata lo stetoscopio e stava ascoltando il torace della piccola
 
-Sì…credo proprio di sì- disse
 
Emma si rivolse così ai suoi genitori
 
-Ora potete andare.-
 
Mary Margaret e David salutarono la piccola Mya e lasciarono l’ospedale.
Anche Regina si era allontanata e stava discutendo con un infermiere.
Tornò poco dopo
 
-Ora vi porteranno nella sua stanza, più tardi passerò a vedere come sta- disse
 
Emma annui con la testa
 
-Starà bene vero?- chiese
 
Regina la guardò per la prima volta negli occhi, non aveva mai notato quanto fossero verdi, poi le prese le mani, a quel contatto Emma sentì il cuore sobbalzare
 
-La tua bambina starà bene. Mi prenderò cura io di lei… non le succederà nulla. Fidati di me Emma.- disse Regina
 
Emma la guardò nuovamente negli occhi, quegli occhi che l’avevano stregata sin dal primo giorno, avrebbe voluto dire molto di più ma pensò che ogni parola sarebbe risultata superflua.
Quindi si limitò a dire un semplice – Grazie-
Regina interruppe il contatto, fece scivolare le mani nelle tasche del camice e si incamminò lungo il corridoio del pronto soccorso. Era quasi arrivata all’ascensore quando Emma la chiamò.
 
-Regina...aspetta!- disse la ragazza
 
La bruna si voltò, Emma la raggiunse ma questa volta restò a debita distanza
 
-Comunque… io mi fido di te!-
 

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


To the bottom of the sea, I’d go to find you

Climb the highest peak to be right beside you

Every step I take, I’m keeping you in mine

 

[Double Rainbow, Katy Perry]

 

 

 

 

 

 

Erano trascorsi esattamente quindici minuti da quando Regina aveva poggiato la testa sul cuscino. Stesa su uno degli scomodi letti in una delle stanzette del suo reparto.

Ormai aveva perso la cognizione del tempo e non aveva neppure le forze per calcolare da quante ore era rinchiusa in ospedale, probabilmente più di un giorno, se non due o addirittura tre.

Si erano susseguite diverse emergenze e ogni volta che tentava di tornare a casa, il suo cercapersone ricominciava a suonare, facendola correre nella direzione opposta al suo appartamento.

Aveva appena chiuso gli occhi quando il bip del suo cercapersone risuonò nella stanza.

La donna sbuffò prima di controllare lo schermo.

 

-Ancora?! E’ troppo chiedere un momento di pausa?!- disse

 

Si raddrizzò la divisa e s’infilò il camice, lasciando mal volentieri la stanza.

Che diavolo volevano ancora da lei? Era come se in quell’ospedale non ci fossero altri medici.

Certo, lei era migliore, ma esistevano altri mille dottori in quel posto.

Nonostante la stanchezza, si diresse con disinvoltura alla reception, rivolgendosi all’infermiere di turno.

 

 -Qualcuno mi ha chiamata?- chiese seccata

 

-Si Dottoressa Mills…Una donna ha chiesto di lei, stanza 108- rispose il ragazzo

 

Regina sapeva benissimo chi la stava cercando, aveva memorizzato il numero di quella stanza.

 

Non appena arrivò davanti alla porta si fermò, si poggiò alla parete quasi come a voler prendere fiato. Si prese la testa tra le mani e si massaggiò le tempie.

Che diavolo le stava succedendo?

 

-Ehi, eccoti qui!-  

 

Regina sobbalzò dallo spavento.

 

-Tutto bene?- chiese la donna che, appoggiata allo stipite della porta, la osservava perplessa

 

-Emma…- rispose Regina con un filo di voce –si…tutto bene grazie! L’infermiere alla reception ha detto che mi cercavi. E’ successo qualcosa? Ho controllato Mya un’ora fa e stava benissimo. I parametri vitali sono tornati al loro posto, non ha febbre, lo sfogo sta passando ed ha ripreso a respirare da sola.- disse poi tutto d’un fiato

 

Emma sorrise prima di avvicinarsi alla bruna

 

-Regina…Mya sta bene, ma non posso dire altrettanto di te. Sei pallida e hai delle occhiaie da paura- rise

 Regina la fulminò con gli occhi

 

-Da quant’è che non dormi?- chiese poi la ragazza

 

-Un giorno, forse due…o tre. Non lo so. Non mi ricordo da quante ore sono chiusa qui dentro- disse la bruna

 

-Dai, vado a prenderti un caffè. Tu mettiti seduta e riposati- disse Emma

 

-Oh, lo faresti davvero?!-

La bionda annuì

-Grazie, grazie, grazie… non smetterò mai di ringraziarti!- rispose Regina entrando nella stanza

 

Dopo una decina di minuti Emma tornò con due tazze di caffè, entrò nella stanza e la scena che le si presentò davanti la lasciò immobile sulla porta.

La piccola Mya dormiva beatamente nel suo letto e Regina...beh...anche Regina si era addormentata. Seduta sulla piccola poltroncina accanto al letto della bambina.

Emma mosse qualche passo verso il comodino e dopo averci posato sopra le due tazze, quasi a rallentatore per paura di fare rumore, prese la coperta dall’armadio e la adagiò delicatamente su Regina. Poi si sdraiò accanto a Mya.

 

Qualche ora più tardi Regina si svegliò.

Lentamente aprì prima un occhio e poi l’altro, cercando di mettere a fuoco il luogo in cui si trovava, si stiracchiò un poco poi guardò l’ora

 

-Le 5?!?! Non è possibile! Non posso essermi addormentata!?- disse sotto voce, poi lentamente si alzò, piegò la coperta, la ripose nell’armadio e si diresse verso la porta.

Si voltò prima di uscire, Mya dormiva ancora e accanto a lei, distesa sul bordo del letto, Emma era persa nei suoi sogni.

 

 
 

 

***

 
 

 

-Dottoressa Mills- la salutò Alex

 

-Buongiorno Dottor Karev- rispose Regina

 

Le porte dell’ascensore si aprirono

 

-Dopo di lei- disse Karev

 

Regina entrò in ascensore senza neppure degnarlo di uno sguardo

 

-Silenziosa stamattina Regina!?- Chiese Alex

 

Regina si girò di scatto

 

-Per lei sono la dottoressa Mills.- ribattè seccata

 

-Silenziosa e pure acida- disse Karev punzecchiandola

 

Il Dottor Karev era uno di quegli uomini che Regina aveva sempre cercato di evitare nella sua vita. Rozzo, arrogante, e pure maschilista. Uno sciupa femmine, un Casanova.

Uno di quegli uomini da “ No grazie”.

E quella mattina, oltre alla dottoressa Wilson, le era stato affidato proprio lui.

Come medico era bravo, davvero, ma come persona era proprio pessimo. Non si sapeva rapportare. Qualche mese prima dell’arrivo di Regina aveva addirittura preso a pugni un collega ed ora era stato declassato.

 

I due uscirono dall’ascensore e si incamminarono lungo il corridoio, la Dottoressa Wilson li raggiunse e prima di entrare in reparto Regina si fermò

 

-Okey, statemi a sentire, so che è la prima volta che siete di turno in pediatria con me e voglio che capiate che gestisco la mia unità di pediatria in modo un po’ diverso dal solito. Voglio che vi sia chiaro che questa non è chirurgia generale in miniatura, questi sono i piccoli umani. Questi sono bambini. Loro credono nella magia, giocano a fare finta, nelle sacche di soluzione salina c’è la polvere di stelle. Loro sperano, incrociano le dita ed esprimono desideri. E questo li rende più forti degli adulti. Guariscono prima, sopravvivono al peggio. Loro credono.

In pediatria ci sono i miracoli e la magia. In pediatria tutto è possibile.- disse prima di aprire le porte ed iniziare il giro di visite.

 

Entrarono nella prima stanza, ad aspettarli c’era una ragazzina con i suoi genitori.

 

-Buongiorno Signori Pollock- disse Regina

 

-Buongiorno Dottoressa Mills- risposero i genitori della ragazzina

 

-Dottor Karev, sarebbe così gentile da esporre il caso?-

 

-Stacy Pollock, 11 anni, soffre di ipertensione polmonare dovuta ad un difetto congenito del setto interventricolare- disse

 

-Stacy ha una malformazione cardiaca che è peggiorata con il tempo ed ha provocato un’ipertensione polmonare- Specificò la Dottoressa Mills

 

-Quindi deve essere operata?- chiese il padre della piccola

 

-Avrà bisogno di un piccolo intervento per riparare il difetto, ma non lo effettueremo oggi, nei prossimi giorni le infermiere vi porteranno tutta la documentazione necessaria e solo allora interverremo-  rispose Regina

 

L’uomo annuì e sorrise –Grazie Dottoressa Mills-

 

Regina ricambiò il sorriso ed uscì dalla stanza, seguita dai due medici.

 

Si avvicinarono alla stanza successiva, Regina si accostò alla porta e bussò

 

-Buongiorno Reg…ehm Dottoressa Mills- disse Emma vedendo altri due medici entrare

 

-Buongiorno Miss Swan…buongiorno anche a te Mya-

 

La bambina la salutò con la mano

 

Toccò alla dottoressa Wilson esporre il caso

 

-Mya Swan, 3 anni, ricoverata tre giorni fa per una reazione allergica con conseguente crisi respiratoria. Parametri vitali stabili e capacità di respirare in autonomia- disse la giovane dottoressa

 

-Bene dottoressa Wilson. Questo cosa vuol dire?- chiese Regina

 

-Che non c’è alcun motivo per tenerla ancora qui- rispose la ragazza

 

-Quindi possiamo tornare a casa?- chiese Emma

 

-Direi proprio di sì.. Che ne dici Mya? Sei contenta di tornare a casa?- chiese Regina rivolgendosi alla bambina che, con la testa, fece segno di “sì” e poi le sorrise.

 

-Beh…allora non mi resta che ringraziarla dottoressa Mills. Grazie davvero- disse Emma

 

-Faccio solo il mio lavoro- rispose Regina

 

Le due donne si guardarono per qualche secondo. Non avevano bisogno di altre parole.

Quello sguardo parlò per loro.

 

-Arrivederci- disse Emma

 

-Arrivederci Miss Swan- rispose Regina e uscì dalla stanza.

 

Proseguirono il giro delle visite e fu solo quando ebbero finito che Regina si rese conto di quello che stava succedendo.

Emma Swan stava lasciando l’ospedale. Se ne stava andando e probabilmente non l’avrebbe più rivista.

 

Corse lungo il corridoio, spiò nella stanza dove era stata qualche istante prima, Emma non c’era. Si precipitò al banco della reception e chiese all’infermiera di turno se avesse visto passare una giovane donna bionda con una bambina piccola.

 

-Si, è passata qualche minuto fa, andava verso l’ascensore- rispose l’infermiera

 

-Grazie mille!- rispose Regina e si precipitò giù per le scale e fu in quel preciso istante che la vide. La donna era ferma vicino l'ascensore e aspettava che le porte si aprissero.

Un istante prima che le porte si aprissero si voltò, il sorriso che le si formò sul viso fece quasi mancare un battito al cuore di Regina.

 

-Emma!- la chiamò la bruna

 

-Dottoressa Mills- disse -Tutto bene

 

-Si, certo...volevo...volevo solo ringraziarti per il caffè.- 

 

-Il caffè?! Regina…il caffè non l’hai nemmeno bevuto.- ribattè Emma

 

-Ti ringrazio comunque per il pensiero- rispose Regina

 

-Aaaaaah...il pensiero certo.-

 

-Bhe si…poi...volevo...ecco..- a Regina iniziarono a sudare le mani – volevo darti questo! Sai nel caso avessi bisogno. Nel caso Mya avesse bisogno. Sai…sono un medico- e dalla tasca del camice estrasse quello che sembrò un biglietto da visita.

 

-oh…sei molto gentile. Grazie!- rispose la bionda

 

-allora…ora vado, ho un intervento che mi attende. Buona giornata Emma-

 

-Buona giornata anche a te Regina-

 

 

Emma e Mya entrarono in ascensore dopo pochi istanti e Regina si incamminò verso il pronto soccorso.

 

 
 

 

 

***

 

 

 
 

 

Regina aveva appena concluso l'ennesimo intervento della giornata.

Era l'ultimo e già si stava pregustando il meritato riposo che l'attendeva, non vedeva l’ora di ritornare a casa e farsi un bel bagno caldo.

Ne aveva proprio bisogno dopo tutte quelle ore passate in ospedale.

Dopo aver salutato alcuni colleghi uscì dall’ospedale e salì in auto.

Qualche istante più tardi entrò nel suo appartamento.

 

-Finalmente a casa!- si disse

 

Non aveva nemmeno voglia di mangiare. Si tolse le scarpe e il cappotto, lasciò la borsa sul mobile all’ingresso, accese un po’ di musica e si diresse in bagno.

Non aveva alcuna intenzione di uscire da quella vasca, si stava godendo il suo più che meritato momento di relax, quando sentì il telefono suonare.

Uscì dalla vasca e si infilò l’accappatoio

 

-Signore, fa che non sia un’emergenza- disse alzando gli occhi al cielo

 

Prese il telefono e guardò lo schermo. C’era un messaggio da un numero sconosciuto.

Lo aprì e restò a bocca aperta.

 

 

Non so se sia la cosa giusta da fare, ma è tutto il giorno che ci penso. O meglio, è tutto il giorno che ti penso. Volevo fartelo sapere.

 

E.”

 

Emma Swan le aveva scritto. Le aveva scritto che l’aveva pensata, tutto il giorno.

Regina si sedette sul divano, rilesse quel messaggio diverse volte prima di rispondere.

 

Miss Swan?!”

 

Questa fu l’unica cosa che riuscì a dire. Non poteva dirle che anche lei l’aveva pensata. Non poteva esporsi in quel modo.

 

Ehy…Credevo non volessi rispondere.

 Com’è andata la tua giornata?

 

Perché non dovrei rispondere? E’ stata una giornata pesante.

Sono appena rientrata a casa, mi stavo facendo un bel bagno rilassante quando il telefono ha squillato. Ho pensato fosse un’emergenza così mi sono precipitata fuori dalla vasca e ho visto che eri tu.

 

R.”

 

Ops...chiedo scusa allora. Non volevo disturbare il tuo momento di relax!

 

Un secondo dopo il telefono suonò dinuovo

 

Vorrei chiederti una cosa”

 

“Cosa?” rispose Regina

 

Mi chiedevo se ti andrebbe di vederci…un giorno.

Magari per pranzare insieme.

Che ne dici?

 

Regina esitò un momento, sprofondò nel divano e trattenne il fiato per qualche secondo

Poi digitò la risposta

 

Dico che...si. Certo. Anche se con il mio lavoro non sarà semplice organizzarci.”

 

Quello non è un problema, troveremo un giorno.

Sai…credevo avresti risposto di no

 

Non avrei motivi per dirti di no…Emma!”

 

Ok...allora cercherò un posto carino e poi aspetterò tue notizie.

 

P.S. Mya ha ancora il tuo peluche e non ha nessuna intenzione di restituirlo.”

 

Regina sorrise al pensiero della bambina

 

Non c’è problema…lo può tenere.

Per quanto riguarda il nostro incontro, ti farò sapere quando sono libera.

Ora vado a letto o rischierò di addormentarmi sul divano.

Quell’ospedale mi distrugge.

Buonanotte Miss Swan.

 

R.”

 

Non vedo l’ora di avere tue notizie.

Buonanotte Regina.

 

E.”

 

 

Regina guardò l’orologio e notò che era passata la mezzanotte.

Dopo aver puntato la sveglia si mise a letto. Ma tutta la stanchezza sembrava essere sparita.

Come aveva fatto? Come aveva Emma Swan ad entrarle in testa così velocemente?

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


“When I see your face
There’s not a thing that I would change,
Cause you’re amazing
Just the way you are.
And when you smile,
The whole world stops and stares for awhile”
 
[Just the way you are, Bruno Mars]
 
 
 
 
 
Erano le 6.30, il suono della sveglia invase la stanza, Emma era decisamente stanca.        
Mya l’aveva tenuta sveglia praticamente tutta la notte; sollevò il braccio pesantemente e con un colpo deciso spense quella scatoletta da cui proveniva un rumore fastidiosissimo.
Doveva andare a lavoro e non ne aveva nessuna voglia.
Si fece una doccia veloce, svegliò la piccola, fecero colazione insieme come ogni mattina e solo dopo aver guardato dieci minuti di cartoni animati si decisero ad uscire di casa.
Come al solito era in ritardo, dopo aver lasciato Mya all’asilo guidò spedita fino al palazzo del “The Province”. Appena varcò la soglia trovò Stephanie ad aspettarla.
 
-Buongiorno Miss Swan.- disse la giovane segretaria
 
-Buongiorno Stephanie, sono in ritardo anche stamattina lo so, non dica nulla a Mr.Jefferson!- disse Emma facendole l’occhiolino
 
-Tranquilla Miss Swan,terrò la bocca chiusa.
Il capo è già uscito, aveva un appuntamento importante oggi e non rientrerà prima di sera.
Mi ha lasciato questi fascicoli da darle, sa per l’intervista di oggi pomeriggio con il Signor Trump.-
 
-Oh cielo! Avevo dimenticato fosse oggi. A che ora devo incontrare il Signor Trump?!- chiese Emma
 
-L’incontro è fissato per le 16 ma le consiglio di arrivare un po’ prima. Il Signor Trump non è abituato ad aspettare.- disse ridendo la ragazza
 
-va bene, cercherò di fare del mio meglio. Grazie ancora Stephanie.-
 
Emma prese l’ascensore e salì nel suo ufficio.
Ancora non credeva ai suoi occhi, ogni volta che varcava quella porta restava qualche secondo ad ammirare la stanza. E soprattutto ammirava il panorama che le regalava ogni giorno quella stanza. Da lassù poteva vedere l’intero centro di Vancouver, nulla di più spettacolare.
 
Si mise seduta alla scrivania, accese il pc e iniziò a sfogliare i fascicoli.
Negli Stati Uniti era tempo di elezioni e Mr.Jefferson aveva scelto proprio lei per seguire lo svolgimento. Nel pomeriggio avrebbe dovuto incontrare Donald Trump, candidato repubblicano, venuto apposta nella città per farsi intervistare da lei.
A quel pensiero le venne un po’ di ansia. Cosa diavolo avrebbe potuto chiedere lei, Emma Swan, semplice giornalista, ad uno come il Signor Trump?
Stava pensando ad alcune domande da poter fare al candidato quando suonò il telefono.
Il viso di Emma si illuminò per un secondo poi la sua felicità svanì.

-Mamma!- rispose

-Emma ciao! Ti disturbo?-

-Ehm no...cioè un pochino. Sono in ufficio, stavo preparando le domanda per un’intervista.

Avevi bisogno di qualcosa?- chiese
 
-Ah..no vabbè nulla. Volevo solo chiederti se domani vieni a pranzo da noi. Sai è un po’ che non passiamo la giornata tutti insieme.- disse Mary Margaret
 
-Domani?? Mmmh…si va bene. Credo di riuscire ad essere lì per le 13.-
 
-Bene. Perfetto. Ti lascio al tuo lavoro allora. A domani.-
 
-A domani mamma- e chiuse la chiamata.
 
Fissò il telefono per qualche secondo. come se aspettasse una chiamata da un momento all’altro ma non arrivò nulla.
Erano passate quasi due settimane da quando aveva chiesto a Regina di uscire, non erano ancora riuscite a trovare un giorno che potesse andare bene ad entrambe, ma da quella sera si erano sentite diverse volte. Praticamente ogni giorno. Era sempre Regina a scriverle per prima, una sorta di buongiorno visto che Emma a quell’ora dormiva ancora. Quella mattina però non le aveva ancora scritto.
Emma si rigirò il telefono tra le mani poi si decise, aprì la casella dei messaggi, cliccò su nuovo messaggio e scrisse

“Stamattina non ho ricevuto tue notizie. Potrei quasi pensare che tu stia dormendo o che ti sia dimenticata di me?
E.”

Poi cliccò invio.
Un’ora più tardi lo schermo del telefono si illuminò; un po’ come il viso di Emma.
 
“Buongiorno Miss Swan,
Ahimè no, non stavo dormendo. Il mio lavoro non me lo permette. Ero in sala operatoria, trapianto di rene ad un piccolo umano.
Fortunatamente andato a buon fine. Tu invece? Come va la tua giornata?

P.S. Non potrei mai dimenticarmi di te
R.”
 
Emma arrossì appena
“Wow! Hai salvato una vita anche oggi. Dovresti proprio essere fiera di te, anche perché io lo sono.
La mia giornata non è un granchè, oggi è il gran giorno, incontrerò il Grande Donald Trump...woooooooo!!!! ( dovrebbe essere l’urlo della folla) 
 Non vedo l’ora di tornarmene a casa e abbuffarmi di cibo davanti alla TV. C’è Orphan Black stasera!
E.”
                                                                                                                       
Pochi istanti dopo il telefono vibrò dinuovo
“il Grande Donald Trump…devi sentirti fortunata! Non è da tutti poter intervistare un uomo come lui.
Abbuffarti di cibo davanti alla TV?! E se invece ti proponessi una cena...solo io e te?
R.”
 
Emma quasi sputò l’acqua sui fogli che aveva sulla scrivania.                                    
  Regina la stava inviando ad uscire? Una cena?

“Dottoressa Mills, mi stai per caso proponendo un appuntamento?
E.”

“Forse…
R.”

-Eh no…non te la caverai solo con un “forse”- disse Emma certa che nessuno ascoltasse

“Forse? Regina tu mi hai appena chiesto di venire a cena con te. E’ un appuntamento!!!
E.”

“Miss Swan, ti ricordo che sei stata tu a chiedermi di vederci...mi hai detto di aggiornarti quando avessi avuto un momento libero e stasera si dà il caso che sia libera.
R.”

“Certo, io ti ho chiesto di vederci per un pranzo...tu mi hai invitata a cena. Mi hai invitata ad un appuntamento.
E.”

“C’è differenza tra pranzo e cena?
Se sei impegnata o se non vuoi non ci sono problemi. Occuperò la mia serata facendo altro.
R.”

Colpita e affondata. Emma rabbrividì al pensiero di Regina impegnata a fare chissà cos’altro, con chissà chi.
“No no… la cena va benissimo. La cena è perfetta. Dove vuoi andare?
E.”

“Lascio a te la scelta. Sorprendimi.
Ora vado che ho una piccola emergenza al pronto soccorso. Ci vediamo per le 21 davanti al Grey Sloan.
R.”

“Non vedo l’ora.
P.S. sarò puntualisima.
E.”
 
Per il resto della giornata Emma non fece altro che guardare l’orologio e pensare a dove avrebbe potuto portare Regina. Anche durante l’intervista con il Signor Trump.
Insomma si stava parlando di Regina, non di una persona qualunque, ci voleva un posto bello, romantico e soprattutto raffinato.
Nel tornare a casa si era fermata a pulire la macchina, dentro e fuori, aveva portato Mya da Ruby che grazie al cielo era libera quella sera e si era fermata a prendere un mazzo di rose blu.
 
 
 
 
 
 
***
 
 


 
L’orologio segnava le 20:30 ed Emma stava ancora vagando per casa
-Non so cosa mettermi!- gridò Emma, lanciando vestiti oltre la sua spalla
 
All’altro capo del telefono c’era Ruby che cercava di calmarla senza ottenere alcun risultato.

-E se mettessi quell’abito che avevi al tuo primo colloquio?- disse Ruby

-Ruby!!!! Ti pare che posso mettere un abito da colloquio?! Mi serve qualcosa di più...qualcosa di più elegante.-

-Quel completo nero? Pantalone e giacca? Fine ed elegante-

-Uhm…e che scarpe metto?- chiese Emma

-Non lo so Emma! Metti quelle che ti pare, basta che ti sbrighi.- rispose l’amica

-Lo so! Lo so Ruby. Non mettermi ansia che sto in ansia già di mio.- ribattè

-Ecco. Quindi vestiti!-

Alle 20:50 Emma, nel suo completo firmato, era già alla guida del suo maggiolino.
 
 
 


 
***
 





 
Regina corse nello spogliatoio, si fece una doccia al volo, asciugò i capelli, prese l’abito che si era fatta portare da uno degli specializzandi, lo mise stando attenta a non sciuparlo, si diede una sistemata ai capelli e prima di uscire si infilò le sue Jimmy Choo.
Quando uscì Emma era già li, appoggiata al maggiolino, che la stava aspettando.

-Miss Swan…- disse Regina

-Wow- Emma era letteralmente con la bocca spalancata

-Che c’è Miss Swan?- chiese Regina

-Nulla…solo che..Wow! sei davvero bellissima!- rispose Emma senza nemmeno rendersene conto

Regina arrossì appena e la bionda se ne accorse

-Regina che arrossisce?! Non l’avrei mai detto.- la punzecchiò Emma

-Avanti Miss Swan… abbiamo una cena che ci aspetta. Non vorrai fare tardi?!-

-Non sia mai!- rispose la bionda aprendole la portiera per poi sedersi al posto di guida

-Allora, dove hai deciso di portarmi?- chiese Regina curiosa

-Aspetta e vedrai- rispose Emma voltandosi a guardarla

Regina era veramente bellissima stasera. Non che le altre volte non lo fosse, anzi, però stasera aveva qualcosa in più…aveva una luce diversa.
Una ventina di minuti più tardi Emma fermò la macchina, scese e come un vero gentleman aprì la portiera di Regina.
La bruna si guardò attorno.

-Non ci sono ristoranti qui!- disse

-Lo so- rispose Emma

-E allora perché ci siamo fermate? Non avrai intenzione di fare un pic-nic in quel parco?!-

Emma scoppiò a ridere
Non avendo trovato nessun ristorante all’altezza di una persona come Regina, aveva deciso di optare per il suo appartamento. Certo, non era un ristorante di lusso, ma era pur sempre un posto carino e soprattutto non ci sarebbe stato nessuno.
La bionda mosse qualche passo verso Regina poi estrasse una benda scura e cercò di legarla attorno alla testa della bruna, in modo da coprirle gli occhi.

-Swan!!! Non vedo niente! Dove hai intenzione di portarmi?- chiese Regina terrorizzata
-Non ti preoccupare. Fidati di me- disse Emma prendendola per mano.

Le due entrarono nel palazzo, Emma salutò il portiere e attese che le porte dell’ascensore si aprissero. Salirono in ascensore e non appena partì Regina le strinse la mano. Pochi secondi più tardi erano sul pianerottolo davanti alla porta dell’appartamento.

-Et voilà!- disse Emma togliendo la benda a Regina

La bruna aprì gli occhi con calma poi guardò la bionda con una smorfia

-Sarebbe?!- chiese

-Casa mia! Non è un ristorante di lusso ma so fare un ottima carbonare- disse

-Seriamente?! Il tuo appartamento?! Ti ho dato la possibilità di organizzare qualcosa per me e tu mi porti nel tuo appartamento?!-

-Avanti Regina…vedrai che ti piacerà.- ripose la bionda aprendo la porta

Le due entrarono e Regina dovette subito ricredersi. Emma aveva preparato tutto nei minimi dettagli. La tavola, le luci, i fiori…ogni cosa era al suo posto.

-Posso?- chiese Emma indicando il cappotto

-Certo- rispose Regina

-Vuoi qualcosa da bere?- chiese Emma poggiando i cappotti all’appendi abiti vicino all’ingresso

-Cosa offre la casa?-

-Ho del vino rosso, o bianco se preferisci ed un ottimo champagne. Scegli tu-

-Vada per lo Champagne allora- rispose la bruna

Dopo aver stappato la bottiglia Emma porse uno dei due bicchieri a Regina

-A cosa brindiamo?- chiese la bionda

-Brindiamo a questa cena, sperando che ce ne siano delle altre- disse Regina

-Caspita! Abbiamo appena iniziato il nostro primo appuntamento che già pensi al secondo?- chiese Emma

-Miss Swan…so che lo vorresti anche tu!-

Emma aveva già finito lo champagne e se ne era versata un altro po’ prima di mettersi ai fornelli.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
-Devo ammettere che avevi ragione! Sai cucinare un’ottima carbonara!- disse Regina

-Mi fa piacere che ti sia piaciuta. Ho passato l’intera giornata a studiare per farla uscire così perfetta!- rispose Emma sorridendo

-Lo studio ha dato i suoi frutti. Complimenti Miss Swan.- rispose Regina

-Ti va di uscire a prendere un po’ di aria?- chiese la bionda

-Volentieri!-

Le due uscirono sull’ampia terrazza che si affacciava su uno dei parchi più grandi della città.
Stavano ammirando il panorama quando, come per magia, partì una musichetta. Emma aveva programmato tutto.

-Abbiamo anche la musica?- chiese Regina

-Per una serata speciale come questa ci vuole un po’ di musica- rispose la ragazza
 
Le due donne erano vicine, le loro mani potevano quasi toccarsi. Fu Emma a fare la prima mossa e prese la mano di Regina nella sua.
 
La donna si voltò, erano davvero a pochi centimetri di distanza. Emma fece un passo avanti portando la sua fronte contro quella di Regina.
In quello stesso momento sì senti risuonare una canzone che la bionda iniziò a canticchiare
 
“Oh her eyes, her eyes
Make the stars look like they're not shining…”
 
Regina Sorrise.
 
“And when you smile,
The whole world stops and stares for awhile
Cause girl you're amazing
Just the way you are”
 
-Emma…- disse la bruna incontrando la bocca di Emma.

Si resero conto di ciò che era successo solo quando le loro labbra furono separate e i loro occhi si incontrarono. Restarono in silenzio per qualche secondo con il fiato spezzato e le labbra ancora troppo vicine poi Regina si avvicinò ancora di più alla bionda ed Emma non potè fare a meno di baciarla ancora, ancora e ancora.
Emma cercava di mantenere un certo autocontrollo, ma quando Regina le morse il labbro inferiore, perse anche quello.
Automaticamente portò una mano dietro la schiena della bruna e la attirò a sé e l’altra mano andò ad attorcigliarsi intorno ai suoi capelli.
entamente fece qualche passo indietro fino a che Regina non tocco la parete con la schiena.                   
Emma passò la sua lingua lungo il labbro inferiore della bruna e sogghignò quando quelle labbra rosse si socchiusero per permetterle l’ingresso.
Le mani di Regina si spostarono intorno al collo di Emma mentre le sue braccia andarono a cingerle le spalle. Quel bacio aveva qualcosa di speciale, di magico.
Era appassionato e pieno di desiderio che non nascondeva certo il bisogno d’immergersi l’una nell’altra ma allo stesso tempo era anche dolce e romantico.
Avevano desiderato questo momento sin dal loro primo incontro.

Ed ora, erano lì, Emma Swan e Regina Mills che si stavano baciando.
O forse, più che un baciarsi, era quasi un volersi mangiare.

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Sei un continente ancora da scoprire
Un'occasione che deve arrivare.
 
Dove finisci tu comincio io
Questo è il senso di un momento già perfetto
È questo il punto da cui inizia tutto quanto…
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Quando Regina si svegliò il sole stava per sorgere.
Saranno state le 05:30, forse le 6. Le luci della città risplendevano appena, poteva vederle dall’enorme vetrata che aveva difronte a sé.
Si girò sul fianco, accanto a lei Emma stava ancora dormendo, le braccia che cingevano il cuscino come se stesse stringendo la cosa più preziosa del mondo, una gamba penzolava fuori dal letto. Solo il lenzuolo la copriva. Regina restò a fissarla per qualche minuto e ripensò alla sera prima, a quando Emma le aveva preso la mano, le aveva canticchiato quella canzone e poi l’aveva baciata o forse era stata lei a farlo.
Si erano baciate e poi ribaciate, ancora e ancora, fino a che non erano finite nella stanza da letto di Emma.
La bionda l’aveva spinta sul letto e poi le loro labbra si erano incontrate di nuovo.
Ripensò alla pelle di Emma, alla sensazione che provò nel sentirla sotto le sue dita, non avrebbe mai smesso di toccarla. E poi avevano fatto l’amore. Era stato un qualcosa di passionale, di forte, di eccitante.
Era stato…Wow…Emma ci sapeva proprio fare.
 
Con quel pensiero che le girava per la testa Regina portò un braccio attorno alla vita della bionda e le si avvicinò, voleva sentire quel profumo un’ultima volta prima di alzarsi.
Le diede un tenero bacio sulla guancia e si alzò.
Non avrebbe mai voluto lasciarla così, ma quella mattina era di turno in ospedale e non poteva fare tardi.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
 
 
Quando Emma si svegliò Regina era già uscita.
La bionda aprì gli occhi lentamente, il sole era già alto nel cielo e la luce che filtrava dalla vetrata avrebbe potuto accecarla. Allungò una mano verso l’altro lato del letto ma non vi trovò nessuno. Al posto della bruna c’era un biglietto, scritto con una calligrafia perfetta.
 
“ Sono dovuta scappare, emergenza piccoli umani.
Ma prometto che mi farò perdonare.
 
P.S. Grazie per la serata.
Sono stata davvero bene, era da tempo che non mi sentivo così.
 
R.”
 
Leggendo quelle ultime righe Emma sorrise.
Mai avrebbe immaginato un primo appuntamento così. Certo, sapeva benissimo anche lei che non avrebbe resistito a lungo al fascino di Regina ma mai avrebbe pensato che sarebbe successo tutto in quel momento.
Nonostante ciò era felice, felice per quello che era accaduto e felice per aver fatto star bene Regina.
Emma era ancora immersa nei suoi pensieri quando il telefono squillò.
 
-Ehi Ruby..- disse
 
-Emma! Ti ho svegliata?- rispose la ragazza
 
-No no tranquilla, sono sveglia da un po’… tu sei riuscita a dormire o Mya ha fatto i capricci?- chiese Emma
 
-Ho tutto sotto controllo…abbiamo mangiato la pizza, giocato a fare i dottori con la sua bambola, guardato un po’ i cartoni e poi...finalmente ha deciso di dormire.
Ora però gradirebbe che la sua mamma venisse a prenderla!- disse Ruby ridendo
 
Emma rise a sua volta – Va bene Rubs… una mezz’oretta e sono lì. Dammi il tempo di fare almeno la doccia. Ne ho un estremo bisogno.- disse la bionda con tono malizioso
 
-Ah aaaah… notte di fuoco eh?! Voglio sapere tutto!!!!- disse l’amica
 
-Ruby!!!!!!!!!- l’ammonì Emma
 
-Che c’è? Lo sai che sono curiosa. Non capita tutti i giorni che la tua miglior amica esca con un chirurgo di fama mondiale.-
 
-Sei proprio irrecuperabile! Ci vediamo tra poco. Dai un bacio alla piccola da parte mia.-
 
-Sarà fatto. Sbrigati!!!!!!!-
 
Emma chiuse la chiamata e andò a farsi una bella doccia.
Mentre il getto d’acqua le bagnava la pelle, prese il bagno schiuma ed iniziò a spargerselo su tutto il corpo. Mentre si passò una mano sulla spalla iniziò a pensare a quando Regina l’aveva toccata, proprio lì nel punto in cui ora si stava passando la mano. Iniziò a pensare al tocco delle dita della bruna, alla miriade di sensazioni che aveva provato il quel momento.
Appoggiò la fronte sulle piastrelle fredde della doccia e rimase immobile per qualche secondo, con l’acqua che le scorreva lungo la schiena. In quel preciso istante si rese conto di averne ancora bisogno. Aveva ancora bisogno di Regina e probabilmente ne avrebbe sempre avuto bisogno.
 
 
 
 
 
 
 
***  
 
 
 
 
 
 
Emma era in macchina, era domenica e le strade di Vancouver erano stranamente deserte.
Come al solito era in ritardo, sua madre la aspettava per il pranzo e lei doveva ancora passare a prendere Mya da Ruby che le avrebbe fatto l’interrogatorio.
E così accadde.
Quando Emma arrivò Ruby la stava aspettando seduta sui gradini dell’ingresso, mentre Mya stava correndo per il giardino. Non appena la ragazza scese dall’auto, la piccola le corse in contro e le saltò in braccio. Anche Ruby le corse in contro, ansiosa di sapere i dettagli.
 
 
-Allora? Com’è andata? Su racconta..- disse
 
-Ciao anche a te Ruby- disse Emma
 
-Ah scusa…Ciao Emma! Allora…dicevamo?- chiese Ruby
 
-Dicevamo che è andata bene… fine dei dettagli.- rispose Emma
 
-Eddaiiii…dimmi un po’. Cosa avete fatto? Ti ha baciata?- chiese l’amica
 
-Non penso che questi siano affari tuoi!- rispose Emma arrossendo
 
-Oh mio Dio!!! Ti ha baciata, o tu l’hai baciata?-
 
-Facciamo che ci siamo baciate... e basta!-
 
-Baciate e basta… e dovrei crederti?!-
 
-Sei mia amica, quindi si…dovresti proprio credermi!- le rispose Emma facendole l’occhiolino
 
-Emma Swan!!!! Dimmi che non te la sei portata a letto?!- gridò Ruby
 
-Ruby!!!!!- strillò Emma indicandole la bambina –Non mi pare il caso di parlare di questo adesso.- esclamò
 
-Emma…tua figlia ha tre anni. Cosa vuoi che capisca?!-
 
-Non capirà il significato, ma capisce le parole e le ripete…ripete tutto quello che sente. E ti ricordo che devo andare a pranzo da mia madre e non vorrei che Mya si mettesse a strillare cose che ha sentito durante questa conversazione. Potrebbe essere al quanto imbarazzante!- specificò Emma
 
-Pffff..e va bene! Fammi solo cenno con la testa. Te la sei portata a letto?-
 
Emma annuì
 
-Lo sapevo!!!! Emma Swan non perde tempo. E com’è stato?- chiese ancora l’amica
 
-Credo di dover andare ora, sono già in ritardo- rispose Emma
 
-Non pensare di cavartela così facilmente. Stasera ti aspetto e voglio sapere tutto.- disse Ruby
 
-Okay, ti faccio sapere… semmai passo nel tornare a casa. Buona giornata Rubs e grazie per avermi tenuto Mya-
 
Emma uscì, sistemò la piccola nel seggiolino e partì.
Quando arrivò sua madre la fulminò con lo sguardo, era in ritardo di venti minuti e Mary Margaret odiava i ritardatari.
 
-Ciao Mà...scusa il ritardo ma sono dovuta passare da Ruby e mi ha trattenuta per due chiacchiere.- disse Emma
 
-Capisco- rispose seccata la donna
 
David si era seduto a tavola, vicino a lui la piccola Mya che stava già allungando le mani per prendere del pane.
Emma si sedette di fronte a suo padre, poco dopo anche Mary Margaret li raggiunse con il risotto.
Il pranzo proseguì in tranquillità, parlarono del più e del meno, del nuovo lavoro di Emma, dell’intervista che aveva fatto al Signor Trump, di alcuni casi a cui stava lavorando David… quando il telefono di Emma suonò.
Un messaggio.
 
“Spero tu ti sia svegliata o devo forse venire a svegliarti con un bacio?!
R.”
 
Emma soffocò una risata e cercò di mantenere un certo autocontrollo.
Non poteva farsi beccare da sua madre, così rimise il cellulare nella tasca della giacca.
 
-E’ successo qualcosa?- chiese Mary Margaret
 
-No nulla… è solo Ruby!- rispose la ragazza
 
Emma adorava andare a pranzo dai suoi genitori, lo adorava davvero ma in quel momento avrebbe voluto essere da tutt’altra parte. Aveva l'impressione che quel pranzo non sarebbe mai finito, guardava spesso l'orologio nella speranza che il tempo accelerasse, voleva andarsene, voleva vedere Regina. Doveva vedere Regina.
 
 
 
 
 
 
***  
 
 
 
 
 
Quella mattina Regina era arrivata stranamente in ritardo in ospedale creando un po’ di confusione tra i suoi colleghi.
 
-Dottoressa Mills, ha fatto le ore piccole stanotte?- chiese uno degli specializzandi
 
Regina per poco non lo strangolò e tirò dritto verso l’ascensore. Non appena arrivò in reparto,  trovò il Dottor Karev ad aspettarla.
 
-Buongiorno Dottoressa Mills- disse l’uomo
 
-Buongiorno Dottor Karev, cosa abbiamo oggi?- chiese Regina
 
-Per ora è tutto tranquillo, sono passato in terapia intensiva a controllare la bambina prematura, parametri vitali stabili, respirazione buona, sembra okey.- rispose
 
-Bene. Mi piace quando sei così efficiente.
Più tardi ho un intervento con la Robbins vorrei ci fossi anche tu.-  disse Regina
 
-Io?! E’ sicura di quello che sta dicendo dottoressa?- chiese Karev
 
-Certo che sono sicura. Ti stai dimostrando un ottimo specializzando, sono sicura che diventerai un ottimo chirurgo e voglio premiarti. Non capita tutti i giorni di operare un neonato all’interno dell’utero.-  disse Regina sorridendo
 
Karev la guardò strano, la dottoressa Mills non aveva mai sorriso a qualcuno da quando era arrivata.
 
 
 
 
 
***  
 
 

 
-Dottoressa Mills.- la salutò Arizona
 
-Dottoressa Robbins- rispose Regina
 
-Vedo che sei di buon umore oggi?!- disse la Robbins
 
-Diciamo che mi sono svegliata bene stamattina- disse la bruna
 
-Il suo appuntamento è andato a buon fine allora?- disse una voce alle sue spalle
 
Regina si voltò e si ritrovò di fronte il giovane specializzando che, la sera prima, aveva mandato nel suo appartamento a prenderle il vestito per l’appuntamento.
 
-Ah…ecco perché è di buon umore!- disse il dottor Karev ridendo
 
Regina fulminò entrambi
 
-Vi ricordo che non siamo qui per parlare degli affari miei!- disse seccata
 
La dottoressa Robbins stava per dire qualcosa quando arrivò una delle specializzande
 
-La paziente è pronta. Quando volete iniziare…-
 
I tre medici, dopo essersi preparati, entrarono in sala operatoria.
Un paio di ore più tardi uscirono, era filato tutto liscio, la paziente era stabile ed il bambino era ancora al suo posto.
 
-Direi che bisogna festeggiare!- disse la dottoressa Robbins
 
-Io ci sto!- esclamò Karev  -Che ne dite di andare a bere qualcosa al bar qui all’angolo?-
 
-Regina?!- chiese Arizona
 
Ma la bruna era persa nei suoi pensieri
 
-Dottoressa Mills? E’ dei nostri?- richiese
 
-Ah si, certo… scusate!-
 
-Bene, allora ci vediamo tra mezz’ora nell’atrio- disse Alex
 
 
 
 
 
***
 
 
 

 
-Eccoti finalmente!- disse Arizona
 
Regina arrivò correndo
 
-Scusate…non trovavo le chiavi della macchina. Quella stupida matricola me le ha messe nella tasca sbagliata.- disse
 
-Pffff… odio le matricole- disse Alex
I tre stavano uscendo dall’ospedale quando Regina si bloccò.
Accanto alla sua auto c’era parcheggiato un maggiolino giallo ed accanto ad esso una donna bionda stava aspettando con una rosa tra le mani.
 
-Scusatemi un attimo- disse Regina ai due colleghi
 
-La aspettiamo qui- rispose Alex
 
La dottoressa Robbins era intenta a scrutare la figura accanto all’auto.
 
-Ehi, che ci fai qui?- chiese Regina
 
-Nulla, passavo di qui e ho pensato di fermarmi a farti una sorpresa.- disse Emma
 
Regina sorrise –Grazie-
 
-Questa è per te- disse la bionda porgendole la rosa
 
Regina se la portò vicino al viso per sentirne il profumo, adorava il profumo delle rose.
 
-Spero ti piaccia- disse Emma
 
-Certo, è bellissima.- rispose Regina e avvicinò le sue labbra a quelle della bionda.
 
-I tuoi colleghi ci stanno guardando, con insistenza.- disse la bionda
 
Regina si voltò a guardare e vide Alex che le fece il segno come ad indicare l’ora
 
-Volevo chiederti se ti andava di venire a bere qualcosa con me ma credo tu abbia già programmi per stasera- disse Emma un po’ sconsolata
 
-Verrei volentieri con te ma ho promesso a quei due che sarei andata con loro al bar qui all’angolo, oggi abbiamo salvato la vita ad un bimbo non ancora nato e si dovrebbe festeggiare.. se ti va potresti unirti a noi?!-
 
-Non credo sia una buona idea, è giusto che tu vada a festeggiare… ci sentiamo quando rientri.- rispose la bionda
 
Regina le poggiò le mani sul petto, con un movimento veloce la avvicinò a sé e la baciò.
Un bacio veloce ma pieno di desiderio.
Si staccò dopo qualche secondo e avvicinandosi all’orecchio della bionda le sussurrò
 
-Domani è il mio giorno libero, potrei passare da te-
 
Quel sussurro fece venire i brividi lungo la schiena ad Emma
 
-Domani sarebbe perfetto- disse
 
-Allora a domani, Emma.- disse Regina
 
-A domani- rispose Emma prima di salire in auto e lasciare la bruna alla sua serata.
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
La musica nel locale era troppo alta per i gusti di Regina e la gente che lo frequentava non era di certo alla sua altezza. Non si stava divertendo ma nessuno sembrò accorgersi di questo.
 
-Allora Dottoressa Mills, così le piacciono le donne? Chi l’avrebbe mai detto!?- disse Alex leggermente brillo
 
-Veramente questa è la prima donna- rispose Regina
 
-Bhe devo dire che ha buon gusto. Bionda, piuttosto alta, un gran bel fisico...niente male davvero.- disse ancora il giovane medico
 
Regina non rispose, si limitò a sorridere e si alzò per ordinare un altro Martini. Pochi istanti dopo la dottoressa Robbins le si affiancò.
 
-Così ti piacciono le donne adesso?-  disse sarcastica
 
-Sarebbe più giusto dire che mi piace una donna. Una sola.- specificò Regina
 
-Per il momento…non si può mai sapere. O sai già che sarà solo lei per sempre?- chiese Arizona
 
Regina capì subito dove voleva andare a parare e si mise subito sulla difensiva. La giovane dottoressa, notando il suo disagio si avvicinò ulteriormente.
 
-Allora Regina, sei già sicura che sarà solo lei per sempre?-
 
Regina provò ad indietreggiare ancora ma si trovò con la schiena contro il bancone del bar.
 
-Arizona, cosa stai cercando di fare?- chiese
 
La dottoressa Robbins aveva bevuto e non poco, Regina questo lo sapeva e lo sentiva anche, la bocca della donna era talmente vicina al suo viso che poteva percepire l’odore di alcool.
 
-Tu sai che tra noi c’è sempre stato un certo feeling. Ci capiamo subito senza nemmeno parlare. E sai che c’è stato anche un qualcosa… o sbaglio?- disse la Robbins
 
-Arizona…tra noi c’è stato un bacio. Solo un bacio e niente di più.
Ma è una cosa successa anni e anni fa. Eravamo giovani, eravamo diverse. Io ero diversa. Ora non sono più quella persona.- rispose Regina
 
-Eppure mi sembra di ricordare ti sia piaciuto quel bacio. Quell’unico bacio.-
 
Regina non riusciva a respirare. Voleva scappare ma non poteva.
Era incastrata, quella donna l’aveva incastrata tra sé ed il bancone e non avrebbe mollato la presa. Doveva trovare un modo per fuggire.
 
-Arizona… credo tu abbia bevuto un po’ troppo. Dovresti andare a casa, Karev  può accompagnarti.- disse
 
-Karev?!? Perchè non mi porti a casa tu!- rispose
 
Un attimo dopo la spinse ancora di più contro il bancone, con le mani gli accarezzo i fianchi, mentre con le labbra le si avvicinò il collo.
D’istinto Regina la spinse via con forza, la dottoressa cadde a terra e scoppiò in una fragorosa risata. La bruna la guardò per un’istante poi prese il suo cappotto e corse fuori dal locale.
 
Una volta fuori cercò di calmarsi, voleva tornarsene a casa ma aveva bevuto e non poteva guidare. Prese il cellulare e compose il numero a memoria.
 
-Ehi Regina, che succede?-
 
-Emma, scusa l’ora… non volevo disturbarti ma è un’emergenza.- disse la bruna
 
-Che è successo?- chiese
 
-Potresti venirmi a prendere? Sono al bar accanto al Grey Sloan-
 
-Due minuti e sono lì. Non ti muovere.-  e chiuse la chiamata.
 
Una decina di minuti più tardi Emma era lì. Non appena la vide Regina le corse incontro e le buttò le braccia al collo.
 
-Regina, stai bene?- chiese Emma preoccupata
 
-Si…credo di si.- rispose la donna
 
Aveva gli occhi lucidi, stava per piangere ed Emma se ne accorse
 
-No non stai bene, stai piangendo. Cosa è successo?- chiese
 
Regina le raccontò l’accaduto, cercando di essere il più calma possibile.
Mentre le due stavano parlando la porta del locale si aprì, Karev uscì tenendo Arizona che barcollava letteralmente. Alla vista della donna Emma scattò in piedi.
Le due donne si guardarono per qualche secondo. Il corpo di Emma era teso come una corda di violino, le braccia lungo i fianchi, le mani strette talmente forte da far diventare le nocche bianche.
L’avrebbe presa a pugni se Regina non l’avesse fermata in tempo.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


You shouldn’t be fighting on your own.
I won’t let go,
I’ll be your lifeline tonight
 
[Cold Water, Major Lazer ft. Justin Bieber]
 
 
 
 
 
 
 
 
Dopo aver accompagnato Regina nel suo appartamento ed essersi assicurata che stesse bene, Emma si rimise in macchina.
Guidava verso casa, con la sola compagnia della radio, braccia tese e mani ferme sul volante.
Senza volerlo il piede spinse sull’acceleratore, aveva ormai superato i 120km/h. Più pensava a quello che le aveva raccontato Regina, più accelerava. La segnaletica stradale era ormai diventata un optional, fortunatamente le strade erano deserte a quell’ora della notte.
Dopo una decina di minuti arrivò a casa, salì in ascensore e cercò di calmarsi prima di entrare nell’appartamento.
 
La piccola Mya dormiva già, quella sera Emma aveva chiesto alla sua vicina Ashley se poteva stare con la bambina finchè lei non fosse tornata. Quando la ragazza entrò in casa trovò Ashley seduta sul divano che fissava la TV.
 
-Ehi…scusa se ho fatto tardi!- disse Emma
 
Ashley sobbalzò sul divano
 
-Oh Emma…non ti ho sentita entrare- la ragazza scrutò la bionda
-Tutto bene? Sei un po’ pallida- disse
 
-Si si…è tutto okey- rispose Emma
 
-Uhm…okey. Allora io vado, se hai bisogno non esitare a chiamare- disse Ashley
 
Emma accennò un sorriso –Okey…Grazie ancora Ashley-
 
-Di nulla… buonanotte- disse la ragazza chiudendosi la porta alle spalle
 
Emma era di nuovo sola. Dopo aver controllato Mya prese una birra dal frigo e si lasciò cadere sul divano. Davanti a sé aveva ancora l’immagine di quella donna bionda che aveva osato avvicinarsi a Regina e nella testa le rimbombavano le parole della bruna.
Chi era quella donna? Cosa c’era stato tra lei e Regina? Emma sapeva che quella notte non avrebbe chiuso occhio.
 


 
***
 
 
 

 
Qualche chilometro più a est qualcun altro faticava ad addormentarsi.
Dopo essersi fatta una doccia ed aver preso un’aspirina, Regina si era messa a letto ma non riusciva a prendere sonno. Ripensava a quanto era accaduto qualche ora prima. Cosa diavolo era preso ad Arizona? Erano passati anni ormai, che motivo aveva per comportarsi così?
La donna non riusciva proprio a spiegarselo.
E poi il suo pensiero andò ad Emma. Emma che era corsa in suo aiuto senza nemmeno esitare, Emma che era pronta a prendere a pugni Arizona o chiunque altro ci fosse stato al suo posto, Emma che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei.
Con questo pensiero Regina riuscì ad addormentarsi. Almeno per qualche ora.
 
 


 
 
***
 




 
Emma non andò al lavoro quella mattina.
Sapeva che Regina non sarebbe stata di turno e voleva passare la giornata con lei, così chiamò Mr. Jefferson per informarlo. Da quando aveva iniziato a lavorare al “The Province” non aveva mai preso giorni di ferie quindi il suo capo non fece storie.
 
-In fondo può sempre lavorare da casa signorina Swan- aveva detto prima di chiudere la chiamata. Ma Emma non aveva la minima intenzione di mettersi a lavorare quel giorno.
 
Quella mattina sarebbe passata Mary Margaret a prendere Mya e l’avrebbe poi accompagnata all’asilo, Emma preparò la piccola e aspettò l’arrivo della madre.
Non appena la donna uscì dall’appartamento, accese la musica a tutto volume e iniziò a mettere sotto sopra il soggiorno.
La sua playlist passava “Every teardrop is a waterfall” dei Coldplay, una delle sue canzoni preferite.
 
“I turn the music up, I got my records on
I shut the world outside
 
I feel my heart start beating to my favourite song”
 
Al ritmo di quella canzone Emma sganciava pugni e calci a quel povero sacco che aveva appeso al soffitto. Aveva bisogno di sfogarsi e quello era l’unico modo che aveva.
Andò avanti così per un’ora; se non di più, quando la porta del suo appartamento si spalancò.
 
-EMMA!!!!- strillò Ruby
 
La bionda saltò dallo spavento
 
-Dio Ruby! Sei impazzita? Mi hai spaventata!- rispose
 
-Se io sono impazzita tu cosa sei?! Che diavolo è tutto questo casino?- chiese
 
-Nulla, stavo solo facendo un po’ di allenamento- disse Emma tirandole un piccolo colpo sulla spalla
 
-Ahi! Un piccolo allenamento? Hai trasformato questo soggiorno in un ring da combattimento!- rispose l’amica guardandosi attorno
Effettivamente Emma aveva spostato tutto l’arredo, divano, tavolo, poltrone.
 
-E poi…non potevi andare in palestra come tutte le persone normali?- chiese Ruby
 
Emma la guardò storto.
 
-Ruby per piacere, non è giornata!- disse
 
-Che ti è successo? Sai che a me puoi dire tutto-
 
Emma e Ruby si conoscevano da anni ormai, erano come sorelle, avevano condiviso praticamente tutto ed Emma sapeva di non poter nascondere nulla all’amica, così le raccontò quanto era successo la sera prima.
 
-Adesso capisco… ti stavi allenando per prendere a pugni quella donna?!- disse Ruby ridendo
 
-Ruby!!!- l’ammonì Emma
 
-Avanti…dimmi che non l’hai pensato?!-
 
Emma rise – Veramente stavo per farlo, se Regina non mi avesse fermata-
 
Ruby scoppiò a ridere mentre si metteva comoda su uno degli sgabelli della cucina, poggiò le braccia sul bancone e fissò l’amica
 
-Ma che cosa ha questa donna di così speciale da farti perdere il controllo?- chiese
 
A quella domanda Emma si illuminò, il solo pensare a Regina la faceva sorridere
 
-Che cos’ha di speciale?! Lei…lei è bella da morire e non solo esteriormente.
Lei è diversa dalle altre, lei mi rende migliore. Quando sono con lei mi sento bene, sono me stessa. Lei mi rende davvero felice Ruby- rispose Emma tutto d’un fiato
 
L’amica la guardò sorpresa, non l’aveva mai sentita parlare così di una donna.
 
-Beh… se è davvero così sono contenta per te. Te la meriti un po’ di felicità-
 
Emma sorrise all’amica, stava per dire qualcosa quando il suo telefono iniziò a vibrare, la ragazza guardò lo schermo
 
“Ho bisogno di vederti.
 
R.”

Emma stava ancora fissando il telefono cercando di capire il significato di quelle poche righe.
 
-Emma…stai bene?- chiese l’amica
 
-Ehm...si certo. E’ Regina, vuole vedermi.- rispose
 
-Beh, cosa stai aspettando allora? Vai a cambiarti no?… sbrigati!- la sollecitò Ruby –noi ci vediamo domani-
 
Emma annuì –Grazie Rubs. Sei la miglior amica che potessi desiderare-
 
Dopo aver salutato Ruby prese il telefono e rispose a Regina
 
“Ehi…tutto bene? E’ successo qualcosa?
 
E.”
 
Poco dopo la bruna rispose
 
“ Tutto okey… ho solo voglia di passare un po’ di tempo con te, visto che oggi è il mio giorno libero.
 
R. “
 
 
Emma sorrise a quel messaggio.
 
“ Faccio una doccia e arrivo. Mi dai 15 minuti di tempo?”
 
Poi aggiunse
 
“O sei così impaziente di vedermi?!”
 
La risposta della bruna non tardò ad arrivare
 
“ SBRIGATI!”
 
Quindici minuti più tardi era davanti all’appartamento di Regina, quando la donna aprì la porta Emma restò letteralmente a bocca aperta.
Fino ad ora l’aveva sempre vista truccata, con i capelli sistemati, con vestiti di classe e soprattutto con i suoi inseparabili tacchi; oggi invece aveva davanti agli occhi un’altra versione di Regina. La bruna indossava una camicia azzurra con le maniche girate fino ai gomiti rigorosamente infilata in un paio di pantaloni grigi, ai suoi piedi aveva un paio di converse bianche. I capelli erano legati in una morbida coda e portava degli occhiali da vista, particolare che non passò inosservato ad Emma, anzi… quell’occhiale le dava un’aria ancora più sexy.
 
Le due si guardarono per qualche istante senza dire una parola. Non ne avevano bisogno.
Regina afferrò Emma per la giacca e la attirò a sé. I loro volti erano a pochi centimetri di distanza, distanza che scomparve nell’istante in cui Regina poggiò le sue labbra su quelle di Emma. La bionda chiuse la porta alle sue spalle con un lieve calcio.
In un secondo la sua giacca volò dall’altro lato della stanza.
Regina gliela tolse con grande agilità per tornare poi a baciarla, afferrandola per la vita.
Emma era senza fiato. Non si aspettava una mossa così da parte della bruna ma non aveva la minima intenzione di staccarsi da quelle labbra.
In men che non si dica si ritrovarono stese sul divano, questa volta era Regina a condurre i giochi. Seduta a cavalcioni su Emma, le prese le mani e le intrecciò alle sue, spingendole sopra la testa della bionda. Da quella posizione Emma poteva godere di un gran bello spettacolo.
 
-Miss Swan, non le hanno insegnato a non fissare le persone?- chiese Regina vedendo lo sguardo di Emma fisso sulla sua scollatura
 
Emma rise
 
-Non fisso le persone! Fisso solo te!- disse facendole l’occhiolino
 
Regina lasciò improvvisamente le mani della bionda, si mise dritta con la schiena ed iniziò a sbottonarsi la camicia, lentamente, un bottone alla volta.
Lo sguardo di Emma era fisso su di lei, sapeva che non avrebbe resistito a lungo. E così fu, la bionda fece per alzarsi ma Regina la spinse nuovamente al suo posto.
 
-Eh no…Cos’è tutta questa fretta Miss Swan?- disse in un ghigno
 
-Vuoi per caso torturarmi?- chiese la bionda
 
La bruna non rispose, si tolse la camicia senza mai staccare gli occhi da Emma.
 
-Non è giusto!- disse la bionda
 
-Sssssssh…smettila di lamentarti-  rispose Regina e portò nuovamente il suo viso vicino a quello di Emma.
Emma piegò la testa di lato, e dopo aver guardato intensamente la bruna posò la bocca sulla sua e morse delicatamente quelle labbra di cui ormai non poteva fare a meno.
Emma non si era mai sentita così prima d’ora. Era stata con altre donne, prima della sua storia con il padre di Mya, ma nessuna l’aveva fatta sentire così.
Allontanò per un istante il suo viso da quello della bruna e la guardò dritta negli occhi, poi il suo sguardo scese sulle sue labbra…senza rendersene conto iniziò ad accarezzare la pelle di Regina. Le sue mani salivano e scendevano lungo la sua schiena ed Emma poteva sentire l’effetto che quel gesto provocava nella bruna.
Un silenzio surreale aleggiava nella stanza.
 
-Sei perfetta!-
 
Emma ruppe quel silenzio.
Quelle parole uscirono dalla sua bocca prima che lei potesse rendersene conto.
Regina la stava guardando, i suoi occhi erano ancora fissi sulla bionda e in quell’istante fu come se il cuore le si fosse fermato. Mai nessuno le aveva detto una cosa così.
Spinta dal turbine di emozioni che stava provando, Regina si fiondò ancora sulle labbra della bionda lasciandosi andare completamente. Nella sua testa non c’era più alcun pensiero. C’erano solo lei ed Emma.
Le mani di Emma vagavano sulla sua pelle. Regina le sentiva sul suo ventre e salivano sempre di più per poi scivolare di lato e sfiorarle le costole, scendendo poi sui suoi fianchi. 
Scesero poi a slacciarle i pantaloni, con un movimento rapido Emma li sbottonò e li fece scivolare lentamente vero il basso.
Regina stava per perdere la testa quando sentì il telefono squillare.
Emma si bloccò.
 
-STIAMO SCHERZANDO VERO?!?!?- disse la bionda
 
-Credo sia l’ospedale- disse la bruna facendo una smorfia
 
Emma sbuffò –Rispondi…non vorrei mai un piccolo umano sulla coscienza-
 
Regina scavalcò Emma e rispose al telefono. Era il dottor Hunt
 
-Dottor Hunt!-
 
-Dottoressa Mills, spero di non averla disturbata- disse
 
-Ehm no..ero un attimo impegnata ma ormai... C’è qualche problema?- rispose la donna
 
-Avrei bisogno di un consulto. E’ arrivato un bambino di quattro anni con una strana malformazione. Al momento se ne sta occupando il Dottor Stark ma preferirei dessi un’occhiata anche tu.- spiegò l’uomo
 
-Ah capisco…vengo subito allora- rispose Regina chiudendo la chiamata
 
Emma, che nel frattempo si era messa a sedere con le gambe incrociate sul divano, sgranò gli occhi.
 
-Mi dispiace… emergenza piccolo umano- disse Regina avvicinandosi alla bionda
 
-Che palle!!!!- disse Emma fingendo di mettere il broncio
 
Regina le diede un lieve bacio sulle labbra – mi farò perdonare, promesso-
 
Emma fece per trattenerla a sé ma poi le diede una lieve spinta
 
-Forse è meglio se ti rivesti, sennò non usciremo mai da questa stanza-
 
La bruna rise e raccolse i suoi vestiti dal pavimento.
 
-Potresti sempre accompagnarmi - disse
 
-Si potrei… ma cosa otterrò in cambio?- disse Emma in tono malizioso
 
-Tu accompagnami…poi vedrai- disse Regina mordendosi il labbro
 
Emma le sarebbe saltata addosso ma si trattenne
 
 
 

 
***
 

 


 
Una mezz’ora dopo le due donne erano nel parcheggio del Grey Sloan Memorial Hospital.
Regina entrò in ospedale mentre Emma andò a prendersi una tazza di caffè in un bar all’altro lato della strada.
Una ventina di minuti più tardi, dopo aver fatto il suo consulto, Regina si stava avviando verso l’uscita quando una voce la chiamò dal corridoio
 
-Regina…Aspetta!-
 
La donna si voltò e vide la Dottoressa Robbins che le correva incontro.
 
-Arizona che vuoi?-  disse la bruna continuando a camminare
 
-Regina…puoi fermarti per cortesia?-
 
-No! Non posso. Ho fretta e non ho nulla da dirti- rispose seccata
 
Erano ormai fuori, Regina poteva vedere Emma seduta su una delle panchine del viale. Era intenta a giocare con il suo telefono e la donna ringraziò Dio per questo.
Non voleva che si scatenasse l’inferno li davanti.
 
-Regina, ti prego. Ascoltami!- disse la donna
 
Regina si bloccò e si voltò verso di lei. Le due donne erano una di fronte all’altra
 
-Arizona…ascolta. Non mi interessa quello che hai da dire! Quello che è successo l'altra sera non succederà mai più!-
 
-si ma...Volevo solo scusarmi. Avevo bevuto, tu eri lì ed eri così…sexy. Dio se eri sexy...- disse la Robbins
 
-Okey- rispose Regina
 
-Okey?! Tutto qui quel che hai a dire?!- la donna stava urlando e catturò l’attenzione di Emma che non si era ancora accorta di nulla
 
-Si. Non ho altro da dirti. Ora per cortesia vattene!- ribattè Regina cercando di oltrepassare la donna che però la afferrò per un braccio impedendole di andarsene.
Alla vista di quel gesto Emma scattò in piedi, i suoi muscoli si tesero e le mani si strinsero a pugno. Trattenne il respiro. Non poteva di certo correre a spaccarle la faccia, anche se non le sarebbe dispiaciuto, si avvicinò con calma.
 
-Mi sembra che sia stata chiara, o sbaglio?- disse Emma sbucando da dietro le spalle della donna e andandosi a mettere di fianco a Regina
 
-OH! Ti sei portata la fidanzatina al lavoro?- disse la donna in tono sarcastico
 
Emma sentì il sangue ribollirle nelle vene, avrebbe voluto tirarle un pugno dritto sul naso.
-Non sono la fidanzatina di nessuno! Non ho quindici anni. E poi non credo siano affari suoi con chi sta Regina!- rispose Emma cercando di mantenere un certo autocontrollo
 
-Arizona, vattene! Non renderti ridicola- rispose Regina
 
La donna non si mosse, anzi, fece un passo avanti verso Emma e la guardò con fare minaccioso. La bionda mantenne lo sguardo senza timore.
 
-Cosa non le è chiaro nella parola “vattene”?- disse Emma
 
A quelle parole la donna si allontanò senza però distogliere lo sguardo dalle due.
Anche Emma la seguiva con gli occhi, voleva assicurarsi che si allontanasse davvero, ondevitare spiacevoli inconvenienti. Quando la donna fu abbastanza lontana Emma si girò verso Regina, che stava ancora elaborando quanto successo, e la baciò. Un bacio lento ma pieno di passione.
 
-Emma Swan, a cosa devo tutto ciò?- chiese
 
-Mi sei mancata!- rispose Emma
 
La bruna sorrise. Emma adorava quel sorriso.
Regina era una di quelle persone a cui la bocca era stata fatta apposta per sorridere.
E, quando sorrideva, ci sapeva proprio fare.
 

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


Quello che potremmo fare io e te
 senza pensare a niente,
 senza pensare sempre.
Quello che potremmo fare io e te
   non si può neanche immaginare.
 
Io e te
 come nelle favole.
 
[Come nelle favole, Vasco Rossi]
 
 
 
 
Erano passate diverse settimane ormai da quando le due avevano iniziato a frequentarsi e le cose andavano piuttosto bene. Anche la situazione con la dottoressa Robbins sembrava sotto controllo, Regina era riuscita ad evitarla ed Emma aveva messo in chiaro le cose con la donna, dopo che se l’era trovata sotto casa qualche giorno dopo lo spiacevole incontro fuori dall’ospedale. Era stato più facile del previsto, niente rissa o urla da strada, ad Emma erano bastate poche parole per convincere Arizona a stare lontana da Regina.
 
-Lei mi sottovaluta dottoressa. Non ha la minima idea di che cosa sono in grado di fare! Non le conviene mettersi contro di me!- le aveva detto Emma con una freddezza sovraumana quando la donna aveva fatto per avvicinarsi, dopo averla minacciata. Gli occhi erano diventati di un verde intenso e fissavano quelli azzurri della donna che aveva di fronte.
 
-Se le metti le mani addosso Regina ti ucciderà- aveva pensato Emma tra sé e sé, quindi si trattenne dal farle del male fisico.
La donna davanti a lei era immobile, non muoveva un muscolo.
 
-Quindi se non le dispiace ora la saluto, ho altro a cui pensare. Se ne vada e si ricordi quello che le ho detto- disse Emma e sparì all’interno del palazzo.
Quella fu l’ultima volta che vide la donna.
 
 
 
 

 
***







Era il compleanno della piccola Mya e quel giorno la sveglia era suonata piuttosto presto in casa Swan. Emma era stata svegliata dalla piccola che quella notte si era addormentata nel suo lettone ed ora, dopo averle dato il suo regalo, si trovava a cantare “let it go” con la sua piccola principessa in versione Elsa. La bionda adorava sua figlia tanto quanto odiava cantare.
Le due erano sedute sul tappeto del soggiorno quando bussarono alla porta. Emma guardò dallo spioncino ed aprì.
 
-Ehi…buongiorno!- disse
 
La bruna le diede un lieve bacio sulle labbra
 
-Buongiorno a te Miss Swan!-
 
-Che ci fai qui a quest’ ora?- chiese
 
-Ti ho portato la colazione e poi ho qualcosa per la signorina laggiù. Sbaglio o oggi è un giorno speciale?!- rispose la bruna mostrando la borsa del Disney Store
 
-Regina…non dovevi, davvero!- rispose la bionda prima di chiamare la piccola che, intenta a guardare Frozen, non si era accorta dell’arrivo dell’altra donna
 
-Ehi piccola pesta, guarda chi è arrivato?-
 
La bimba alzò lo sguardo e si illuminò in viso nel vedere la bruna. Non si erano viste molte volte, ma in quelle poche volte era scattato qualcosa. Mya adorava Regina e la donna non poteva che ricambiare. In fondo la piccola era la versione in miniatura di Emma.
 
Regina si avvicinò e le posò la borsa accanto
 
-Questo è per te! Buon Compleanno Mya- le disse sorridendo
 
La piccola si precipitò sulla borsa e in men che non si dica estrasse il suo regalo. O meglio, i suoi regali. Un peluche di Olaf gigante, uno zainetto, sempre in tema Frozen, con tanto di astuccio e album da colorare e una bambola di Elsa.
Emma era incredula, il suo sguardo saettava da Mya a Regina ai giocattoli.
 
-Tu sei pazza!- disse alla bruna che si limitò a fare spallucce
 
-Allora Mya ti piacciono?- chiese Regina alla piccola che annuì troppo presa dai nuovi giocattoli
 
Emma nel frattempo si era alzata a prendere la busta con la colazione ed osservava la scena da dietro la cucina. Era a conoscenza della abilità di Regina con i bambini ma non pensava fosse così brava. E soprattutto non pensava che sua figlia l’avrebbe accolta in quel modo.
 
 
 
 
 
***




 
Da quando era nata Mya il giorno del suo compleanno lo passavano in famiglia, con i genitori di Emma, Ruby e Killian, l’ormai storico fidanzato di Ruby. Questa volta però ci sarebbe stato qualcuno in più, Emma aveva a chiesto a Regina di andare a pranzo con loro.
Le due donne arrivarono davanti all’abitazione, Regina esitò un attimo prima di scendere, era agitata, le sudavano le mani, forse non era pronta per quel passo.
 
-Non credo sia una buona idea- disse la bruna non appena furono vicine alla porta
 
-Regina…- disse la bionda guardandola negli occhi –andrà bene, fidati di me.- e bussò
 
Qualche istante dopo David aprì la porta, salutò la figlia con un bacio sulla guancia e prese in braccio la piccola Mya. Le donne entrarono, Regina era a disagio, non sapeva come muoversi e nemmeno cosa dire. Per fortuna ci pensò Emma a rompere il ghiaccio.
 
-Mamma, Papà…lei è Regina- disse
 
Mary Margaret sbucò dalla cucina –Ah…la dottoressa?! Piacere..- disse stringendole la mano e David fece lo stesso.
Dopo un paio di minuti arrivarono anche Ruby e Killian ed Emma fece le consuete presentazioni, nonostante Ruby sapesse già di Regina.
 
-Ciao, io sono Ruby…quindi tu sei la famosa Regina!?- disse la ragazza
 
Regina la guardò confusa, poi guardò Emma come a chiederle –Cosa diavolo le hai raccontato?- e la bionda, prima di strattonare Ruby per un braccio, le mostrò uno dei suoi migliori sorrisi.
 
-Emma! Che cavolo…- disse la mora
 
-Ruby! Vedi di non farmi fare figuracce. Ho chiesto a Regina di venire per presentarvela non per farla sentire in imbarazzo. Quindi per cortesia comportati bene!- l’ammonì Emma
 
La mora sbuffò –Cercavo solo di fare amicizia! E poi non me la immaginavo così…- disse ammiccando –mi avevi detto fosse bellissima e sexy, ma non pensavo fosse così tanto...sexy-
 
-Già… deve averlo notato anche Killian, quindi vedi di richiamarlo al suo posto!- rispose la bionda
A quelle parole Ruby scoppiò a ridere e spiò dietro le spalle di Emma. Il suo ragazzo stava socializzando con la bruna, cercava di fare il simpatico come suo solito ma con Regina non era facile.
 
-Non sarai mica gelosa Emma?!- chiese Ruby
 
-NO! Ma tieni il tuo fidanzato al suo posto- rispose secca la bionda
 
In quell’istante Mary Margaret uscì dalla cucina con un enorme teglia in mano
 
-Tutti a tavola!!!!- e furono tutti seduti
 
Mya nel suo seggiolone a capo tavola, Emma alla sua destra, David alla sua sinistra, Regina accanto alla bionda, Ruby accanto alla bruna, Killian e Mary Margaret.




 
***
 

 
 
 
 
Il pranzo non durò molto e fu inaspettatamente piacevole e tranquillo.
La famiglia di Emma non era male, anzi, erano tutti molto carini. David l’aveva subito messa a suo agio parlando di lavoro ed anche Mary Margaret, nonostante Emma l’avesse avvisata di quanto fosse impicciona la madre. L’unica che le era sembrata un po’ più “insistente” era stata Ruby, che le aveva fatto una specie di mini interrogatorio sulla sua vita privata.
 
-Allora…come ti è sembrata?- chiese Emma
 
-Cosa?- rispose distrattamente Regina
 
-il pranzo... la mia famiglia-
 
La mora sorrise –devo dire che sono stati tutti carini. Siete davvero una gran bella famiglia, si vede che ti vogliono bene- rispose la bruna
 
La bionda la prese per mano –Hai visto che non era poi così tragico?- le diede un lieve bacio sulle labbra poi riprese a spingere il passeggino mentre Regina, al suo fianco, finiva di mangiare il gelato che avevano preso per la piccola che ora dormiva beatamente.
Avevano deciso di fare una passeggiata in centro prima di rientrare a casa così avrebbero avuto modo di stare un po’ da sole.
 
-Sai…stavo pensando una cosa- disse ad un certo punto Emma
 
-Swan, mi preoccupi quando pensi- rispose Regina ridendo
 
-Beh in effetti dovresti preoccuparti- ribattè la bionda sogghignando
 
-Che cos’hai in mente?- chiese la bruna
 
-Ti andrebbe di fare un viaggio? Io e te…e Mya?!-
 
Regina si bloccò in mezzo alla strada
 
-Un…viaggio? Io e…te…e Mya?-  chiese in prenda ad una crisi di panico.
 
-Si… volevo portare Mya a Disneyland qualche giorno e ho pensato di chiedere anche a te.
Mi farebbe piacere se venissi anche tu-
 
Regina rimase in silenzio. Stava cercando di elaborare tutta quella serie di parole. La sua mente era come un frullatore impostato alla massima velocità.
 
“Viaggio, Disneyland, Emma, Mya… loro tre insieme, per qualche giorno” queste erano le sole parole che Regina sentiva in quel momento.
 
-Regina!- la chiamò diverse volte Emma
 
-Eh? .... sì, stavo pensando. Scusa!- rispose
 
-Tutto okey? Non ti ho chiesto di sposarmi!- disse Emma ridendo
 
-Si…No…cioè stavo pensando a come organizzare la cosa, sai con il lavoro- rispose la donna
 
-Quindi è un sì?!- chiese Emma
 
-Certo che è un sì… Ho sempre sognato di andare a Disneyland. Sai, Topolino…Minnie, il castello, le principesse…sarà bellissimo- rispose la bruna
 
Emma fece un urlo di gioia –Regina…io…- stava per dire qualcosa ma si bloccò. Non era ancora il momento per dire quel “qualcosa”. Probabilmente Regina sarebbe scappata se avesse pronunciato quelle parole.
 
-Forse è meglio se ci leviamo dalla strada- disse Regina facendo notare alla bionda che erano ancora in mezzo alle strisce pedonali.
 
-Quando vorresti partire?- chiese
 
-Veramente ho già preso i biglietti. Quindi questo fine settimana- rispose la bionda
 
Regina rimase nuovamente a bocca aperta. Emma aveva già organizzato tutto. Quella donna era una continua sorpresa.
 
-Emma Swan, tu mi sorprendi ogni giorno di più- disse la bruna e si avvicinò alla bionda tanto che poteva sentire il suo respiro sul viso, si guardarono per un lungo istante poi Regina allungò una mano che andò a finire dietro la schiena della bionda. La attirò a sé e la baciò.
Lì, in mezzo alla strada, in mezzo alla gente. Un bacio passionale, carico di desiderio; Emma fu colta alla sprovvista e si aggrappò al passeggino con una mano per mantenere l’equilibrio, mentre buttò l’altro braccio attorno al collo della bruna che la strinse ancora di più.
 
-Te l’ho già detto che sei perfetta?!- disse Emma nel momento in cui le loro labbra si staccarono
 
-Sì, ma puoi tranquillamente continuare a dirlo- rispose la bruna lasciandole un altro bacio.
 
La bionda sorrise. Nonostante fosse passato diverso tempo, non era ancora riuscita a realizzare il tutto, non aveva ancora realizzato di avere Regina al suo fianco.
 
Restarono abbracciate per qualche istante, poi ripresero a camminare sempre tenendosi per mano. Emma non l’avrebbe lasciata per nulla al mondo.
 
 
 


 



***
 
 





Il fine settimana non si fece attendere e nemmeno Emma.
Alle otto in punto era già sotto casa di Regina, prese il cellulare e scrisse
 
“sono qui sotto, scendi!
E.”
 
La bruna stava finendo di sistemarsi i capelli quando lesse il messaggio
 
“due minuti e arrivo. Devo sistemare una cosa :)
 
La bionda sbuffò
 
“Regina… sei bellissima così, smettila di sistemarti i capelli e scendi…SUBITO!”
 
Dopo qualche minuto la bruna si materializzò accanto all’auto. Era davvero bellissima.
 
-Come facevi a sapere che stavo litigando con i capelli?- chiese curiosa
 
La bionda rise –Beh, ormai posso dire di conoscerti!- rispose mentre apriva il baule della sua auto per riporvi il bagaglio della donna. Poco dopo si misero in viaggio, l’aeroporto non era molto distante.
Lasciarono l’auto in uno dei parcheggi convenzionati e si diressero all’interno.
Emma teneva Mya in braccio mentre con la mano libera portava il passeggino, Regina era diventata l’addetta ai bagagli. Sembrava un facchino; una valigia per mano, lo zaino sulle spalle e la borsa a tracolla. Emma si era portata cose per un esercito.
 
-Ma che diavolo hai qui dentro?- chiese Regina indicando lo zaino
 
-Tutto l’occorrente per Mya. Biberon, vestiti di ricambio, giochi, libri, merendine…-
 
-Anche qualche mattone per caso?-
 
La bionda scoppiò a ridere –vuoi fare cambio? Fidati che Mya pesa più di quello zaino!-
 
La bruna sorrise –Ti credo, se le dai da mangiare tutte quelle schifezze che mangi tu!-
 
Scoppiarono entrambe a ridere. Effettivamente era vero, diciamo che in fatto di cibo Emma non era proprio una salutista.
 
 
 
Il volo durò circa sei ore, ma passarono piuttosto veloci anche perché non appena furono sedute si addormentarono tutte e tre. Si svegliarono solo quando l’hostess annunciò l’atterraggio.
 
 
 
 
***
 





Quando arrivarono all’hotel era già sera ormai, un addetto le accolse alla reception.
 
-Buona sera, benvenute al Disney's Polynesian Village Resort- disse il giovane ragazzo
 
-Buona sera, avremmo una prenotazione- rispose Emma mostrando il foglio con i dati
 
Regina si stava ancora guardando attorno, teneva Mya per mano ed Emma non seppe dire chi delle due fosse più stupita.
 
-Bene, questa è la chiave della vostra stanza, l’ascensore è infondo al corridoio a destra, per qualsiasi informazione non esitate a chiamare-
 
Emma prese la tessera e ringraziò il ragazzo
 
-Ah dimenticavo, stasera ci sarà il Gran Galà, è aperto a tutti i nostri ospiti, la cena è prevista per le 20. E’ richiesto un abbigliamento elegante- aggiunse il giovane
 
-Caspita, non mancheremo. Grazie- rispose la bionda e si affrettò a raggiungere Regina
 
-Hai sentito? Stasera ci sarà il Gran Galà per tutti gli ospiti con tanto di ballo!- esclamò Emma ma Regina sembrò non sentirla nemmeno. Era intenta a guardare le mille luci della grande sala in cui si trovavano, aveva preso Mya in braccio ed entrambe erano con il naso all’insù a fissare il soffitto. Emma rimase ad osservarle, erano la cosa più bella che avesse mai visto.
 
 
 
 

 
***
 
 


 
 
 
-Ma dobbiamo proprio andarci a questo ballo?- chiese Regina
 
-Certo che ci andiamo…non eri mica tu quella del “Wow Disneyland, le principesse, il castello…” e adesso non vuoi andare al ballo? Tutte le principesse vogliono andare al ballo, quindi su…alzati da quel letto e cambiati!- rispose la bionda
 
- Non ho mai detto di essere una principessa, anzi…semmai sarei una Regina.- ribattè la bruna alzandosi dal letto e dirigendosi verso l’armadio dove aveva appeso l’unico abito che si era portata. Un abito blu, a coda, semplice, elegante con una leggera scollatura sul davanti.
 
Emma finì di vestirsi, per l’occasione aveva deciso di indossare il suo completo preferito. Pantaloni neri, camicia bianca, giacca nera e la sua adorata cravatta. Quell’outfit era il suo asso nella manica.
Un istante dopo Regina uscì dal bagno e la bionda rimase a bocca aperta. Quell’abito le stava d’incanto, era la perfezione fatta a persona.
 
-Dopo di lei…- disse Emma aprendo la porta, Regina uscì tenendo Mya per mano che, con il suo vestito da principessa, non faceva altro che saltellare e fare giravolte.
 
 


 
 
 
***
 



 
 
 
Quando arrivarono la sala era già piena e gli ospiti si stavano già accomodando ai tavoli.
Per la gioia di Emma il loro tavolo era ai lati della grande stanza, accanto alla vetrata che dava sul parco dell’hotel. La bionda sistemò la piccola al suo posto poi andò a sedersi, insieme a loro c’era anche una giovane coppia con due bambini, gemelli, che avranno avuto più o meno l’età di Mya. Durante la cena scambiarono qualche battuta e alla bionda non sembrarono male, avranno avuto trent’anni, forse trentacinque ma non di più.
Terminata la cena, quando i camerieri ebbero finito di ripulire i tavoli, le luci della sala calarono e dalla porta principale iniziarono ad entrare i dipendenti dell’hotel travestiti da personaggi della Disney. C’erano Biancaneve con il Principe Azzurro, Cenerentola con il suo Principe, Aurora e Filippo, Minnie con Topolino e via dicendo...
La piccola Mya era al settimo cielo. Le brillavano gli occhi, non sapeva più dove guardare.
Tutti i personaggi dei suoi cartoni preferiti erano lì, davanti a lei e stavano aprendo le danze.
Una ragazza vestita da Belle, accompagnata da altri bambini, si avvicinò a lei e le sorrise poi guardò Emma
 
-Abbiamo una sorpresa per i piccoli, così i genitori possono rilassarsi un attimo- disse
 
La bionda la guardò, poi guardò la sua piccola che non vedeva l’ora di correre a giocare con gli altri bambini
 
-Oh! Certo… vai Mya e mi raccomando, comportati bene!- e le posò un bacio sulla fronte
 
La piccola sorrise alla sua mamma poi seguì la ragazza mentre Emma tornò al suo posto.
 
La maggior parte degli ospiti era ormai in pista, mancavano solo tre o quattro di coppie, tra cui Emma e Regina.
Quando iniziò la canzone Emma scattò, avrebbe riconosciuto quelle note ovunque visto che “Come d’incanto” era uno dei suoi film Disney preferiti. Così colse la palla al balzo e alzandosi in piedi porse la mano alla donna accanto.
 
-Vuole concedermi questo ballo, Sua Maestà?- chiese
 
Regina la guardò divertita poi annuì –Con molto piacere-
 
La bionda la prese per mano, la condusse sulla pista da ballo ed iniziò a muoversi a ritmo della musica. Un ballo lento, romantico, proprio come succedeva nelle favole.
 
 
Le due erano immerse nel loro momento magico quando Emma si sentì toccare sulla spalla, si voltò e vide un uomo, sulla quarantina, brizzolato e con due occhi azzurro ghiaccio.
 
-Salve…- disse l’uomo
 
-Salve!- rispose Emma senza lasciarlo finire
 
L’uomo fissava Regina con uno sguardo che alla bionda non piaceva per niente, così la strinse ancora di più a sé. Regina poteva sentire la forte presa di Emma sul suo fianco.
 
-Potrei rubarle la sua dama per un ballo?- chiese l’uomo
 
Emma restò per un attimo interdetta, si stava innervosendo e Regina notò questo cambiamento, così decise di intervenire prima che la bionda potesse aprire bocca.
 
-Veramente sono a posto così, come vede ho già un accompagnatore!- rispose
 
-Certo, lo vedo ma come dice lei, ha un accompagnatore non un cavaliere!- e così dicendo fece una specie di inchino prima di risollevarsi e puntare lo sguardo su Emma che non esitò a fulminarlo con gli occhi. Come osava quell’uomo insulso rivolgersi in quel modo, a lei, che nemmeno la conosceva!?!
 
-Non ho bisogno di un cavaliere quando ho la mia fidanzata al mio fianco!- ribattè Regina lasciando l’uomo a bocca aperte ed Emma senza fiato.
 
-Quindi è un no?- chiese l’uomo
 
-Esatto, è un no!- rispose la bruna e si voltò per riprendere a ballare con la bionda che stava ancora pensando alle parole dette dalla donna poco prima
 
-Così sarei la tua fidanzata?- chiese sorridendo
 
-Sssssh…zitta e balla. Non rovinare il momento- rispose la bruna
 
 
Emma obbedì, si limitò a sorridere e portò una mano dietro la schiena della bruna per poi attirarla a sé, si stupì nel sentire la pelle di Regina a contatto con le sue dita ed un brivido la percorse dalla testa ai piedi, non ricordava che il vestito della bruna avesse tutto quello scollo sul retro.
Regina da parte sua fece la stessa cosa, fu come colpita da una scarica elettrica.
Le loro dita s'intrecciarono, le mani della bruna si posarono sulle spalle della bionda cingendole il collo e si lasciarono guidare dall'istinto assecondando una forza misteriosa che sembrava agire su di loro.
Regina si morse le labbra, gustando la sensazione delle mani di Emma che le accarezzavano la schiena, alla vista di quel movimento la bionda non potè resistere, la attirò a sé e la baciò con tutta la passione che possedeva. In quel momento fu come se la stanza iniziasse a girare, non esistevano più tutte quelle persone che ballavano attorno a loro, non esisteva più nulla. In quel momento c'era spazio solo per loro due.
 
 
 
-Ti amo!-  disse la bionda nel momento in cui le loro labbra si staccarono per riprendere fiato.
 
Regina alzò lo sguardo e fissò i suoi occhi scuri in quelli verdi di Emma. Si guardarono per un tempo che alla bionda sembrò infinito
 
-Ti amo anch’ io, Emma!-  disse infine Regina
 
-Davvero?- chiese stupita la bionda
 
La bruna sorrise a quella domanda –Sì Emma, ti amo davvero!-
 
La bionda la strinse ancora di più a sé quasi come a fondere i loro corpi in uno solo, prima di rituffarsi tra le sue labbra.
Solo in quel momento si resero conto di essere tremendamente innamorate, l’una più dell’altra.

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


Non finisco di capire,
non finisci di stupire,
come non dovesse mai finire…
 
[Tu sei lei,  L.Ligabue]
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Quella notte Emma l’avrebbe voluta passare diversamente, si era fatta tutti i suoi programmi sul dopo cena, sul dopo aver rivelato i suoi sentimenti a Regina, sarebbero salite in stanza; avrebbe fatto addormentare sua figlia e poi si sarebbe dedicata alla donna che amava.
E invece no.
Ora si trovava sdraiata nel letto della loro stanza, con Regina al suo fianco e la piccola Mya che aveva deciso di addormentarsi tra le due donne.
 
-Emma…non starai tenendo il broncio spero?!- chiese la bruna
 
-No!- rispose secca la bionda afferrando il telecomando ed iniziando a fare zapping
 
Regina scoppiò a ridere –Non ci posso credere, stai tenendo il broncio davvero!-
 
Emma non si voltò nemmeno, incrociò le braccia e si concentrò sulla televisione
 
-Avanti Emma… non puoi tenere il broncio perché tua figlia ha deciso di dormire con te!- disse Regina
 
La bionda si girò di scatto – Non tengo il broncio perché mia figlia ha deciso di dormire con me, tengo il broncio perché mi ero fatta dei programmi per il dopo cena e, come al solito, va tutto a rotoli.- sbottò
 
Regina alzò il sopracciglio e la guardò perplessa –Ti eri fatta dei programmi?!-
 
-Si! Mi ero fatta dei programmi!- ribattè la bionda
 
-E che genere di programmi?- chiese Regina punzecchiandola
 
-Lo sai benissimo che genere di programmi, non serve che chiedi!-
 
A quella risposta la bruna si alzò dal letto, andò in bagno ed aprì l’acqua della doccia.
Qualche istante dopo comparve da dietro la porta, tossì lievemente per attirare l’attenzione della bionda – io sono pronta, se ti vuoi unire!?- disse facendole l’occhiolino per poi voltarsi e darle le spalle
 
Emma spalancò gli occhi – ma che cavolo…perché deve essere così maledettamente seducente?- disse tra sé e sé ed in men che non si dica scattò in piedi, sistemò un paio di cuscini ai lati della bambina, ondevitare spiacevoli incidenti, e si precipitò in bagno.
La bruna era già nella doccia ed Emma restò qualche istante sulla porta a fissarla.
 
-Hai intenzione di entrare o vuoi star li a fissarmi per tutto il tempo?!- chiese la donna
 
Emma sobbalzò –Eccomi!-
Lasciò i vestiti a terra e raggiunse la sua compagna che non perse tempo, la attirò a sé e la baciò. Un bacio lento e pieno di desiderio che lasciò entrambe senza fiato.
 
-Allora? Hai intenzione di tenere ancora il broncio?- chiese la bruna
 
-Uhm… può essere. Dipende da te!- rispose Emma accennando un sorriso
 
L’acqua era calda e tonificante. Avrebbero potuto stare sotto quella doccia in eterno.
Con un movimento veloce Regina prese il bagnoschiuma, se ne versò una goccia sulla mano e lentamente iniziò a strofinarne un po’ sulla pelle di Emma, sul seno, sul ventre, tra le cosce.
Il cuore della bionda iniziò ad accelerare i battiti, il respiro si fece affannoso.
Senza nemmeno rendersene conto si trovò con la schiena contro la parete della doccia.
Gli occhi della bruna si fecero più scuri, pieni di desiderio.
Prese entrambe le mani della bionda in una delle sue e le strinse in una morsa sopra la sua testa. Con l’altra mano le afferrò i capelli e li tirò leggermente, alzandole il viso, e unì le sue labbra a quelle della donna.
Emma gemette sulle labbra della bruna lasciando un varco alla sua lingua. Le loro lingue si accarezzarono e si unirono in una lenta danza erotica fatta di contatti e sensazioni.
Regina la strinse a sé, con forza. Una delle sue mani rimase tra i suoi capelli, mentre l’altra scese lungo la spina dorsale fino alla vita, e al sedere.
Un’istante dopo, senza alcun preavviso, infilò le dita nell’intimità della bionda, facendola quasi urlare. Continuò a spingere, sempre più forte.
Emma si aggrappò alle spalle della bruna che continuò a spingere, guadagnando velocità, un ritmo spietato e irrefrenabile. Le afferrò la testa e la baciò dinuovo, con violenza, mordendole di nuovo il labbro inferiore.
 
-Dio… Emma.
Ti Voglio Da Morire.-
 
Le parole della bruna mandarono in cortocircuito il cervello della bionda facendola esplodere in un orgasmo che non avrebbe dimenticato facilmente.
 
 
 





 
 
***
 
 
 
 


 
 
 
 
Quando Regina si svegliò era l’alba, si stiracchiò sotto la trapunta e notò con piacevole stupore che un braccio le avvolgeva la vita. Si girò lentamente sul fianco sinistro e, sollevando leggermente la testa vide madre e figlia che dormivano beatamente l’una appiccicata all’altra.
Stando attenta a non svegliare la piccola, allungò un braccio in direzione della bionda e le accarezzò il viso. Era davvero bellissima, anche quando dormiva, con i capelli arruffati e le sue pose scomposte. A quel lieve tocco Emma aprì gli occhi, uno alla volta.
 
-Scusa! Non volevo svegliarti- disse Regina
 
La bionda accennò un sorriso – mi piace quando mi accarezzi in quel modo-
 
Regina sorrise a sua volta – Hai dormito bene?- chiese
 
-Decisamente si, credo di non aver mai dormito così bene in vita mia!- rispose la bionda
 
-Chissà poi perché!?- disse poi Regina alzando leggermente un sopracciglio
 
-Smetti di fare quella cosa. Mi distrae parecchio e non posso distrarmi ora- sibilò Emma indicando Mya con la testa
 
A Regina scappò una lieve risata
 
-Non c’è da ridere.. è difficile per me resistere alla tentazione-
 
Il discorso si stava facendo interessante, Regina avrebbe potuto cogliere la palla al balzo, nella sua testa iniziavano a riaffiorare i ricordi della sera precedente…Emma che le rivelava i suoi sentimenti, le mille emozioni provate, i loro corpi a contatto sotto l’acqua…il cuore iniziò ad aumentare i battiti ma non poteva distrarsi.
Con un piccolo colpo di tosse cercò di rimettersi in sesto quando sentì qualcuno tirarle la maglia.
La piccola Mya si era svegliata ed aggrappandosi a Regina cercava di alzarsi.
Alla vista di quella manina aggrappata alla sua maglia, la donna restò come paralizzata, il cuore le si riempì di gioia e le si illuminarono gli occhi, quella piccola bambina dai lunghi capelli biondi le era entrata nel cuore; dal primo giorno che l’aveva vista.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
***
 







 
Un paio di ore più tardi l’imponente castello di Cenerentola svettava davanti ai loro occhi.
 
-Allora…da dove cominciamo?- chiese Emma ma nessuno sembrò averla sentita
 
Regina e la piccola Mya si stavano guardando attorno estasiate.
La bionda le guardò per un attimo, perplessa e si chiese quale delle due fosse la bambina.
 
-E’ proprio come quello del film!- disse la bruna, destandosi dal suo mondo di favola
 
Emma la guardò per un secondo poi le sorrise. Come poteva, quella donna, essere così dannatamente sexy e tenera allo stesso tempo?! La bionda non riusciva proprio a spiegarselo.
 
-Allora…che facciamo? Dove volete andare vostra maestà?!- chiese nuovamente la bionda
 
A Regina scappò una risata –Mi piace questo tuo modo di chiamarmi!-
 
Emma la stava ancora fissando, quasi ipnotizzata
 
-Emma? Tutto okey?- chiese
 
-Ehm…c-certo! Solo che…mi piace quando ridi. Sei così bella quando ridi!-
 
Regina arrossì lievemente, poteva sentire una piacevole sensazione di calore salirle dalla pancia fino alle guance.
Aveva ricevuto centinaia, se non migliaia, di complimenti in vita sua, ma nessuno le aveva mai fatto quell’effetto. Forse perché nessuno di essi era mai stato tanto sincero quanto le parole di Emma.
Con questo pensiero si avvicinò alla bionda e le lasciò un piccolo bacio sulle labbra.
 
-Andiamo dove vuoi tu! Ti seguirò ovunque tu voglia andare- disse infine
 
-Allora andiamo al bar, ho già un po’ di fame!- rispose la bionda
 
-Emma!!!! Hai mangiato due ore fa…come puoi avere già fame?!?-
 
-E’ quasi mezzogiorno…è normale che io abbia fame e poi anche Mya ha fame, vero piccola peste?!- disse la bionda rivolgendosi poi alla piccola che dal passeggino annuì
 
-Tale madre, tale figlia!- disse la bruna incamminandosi verso il piccolo locale
 
Una volta entrate le tre seguirono il giovane cameriere che le fece accomodare al loro posto.
Un tavolo per quattro, a pochi passi dal bancone.
Il locale  era  piccolo e intimo, una modesta riproduzione di uno chalet di legno. L’arredamento era rustico: sedie e tavoli spaiati con tovaglie a quadretti, e fiori in minuscoli vasi.
Qualche istante dopo il ragazzo tornò per prendere le ordinazioni.
Regina prese un semplice sandwich con insalata e formaggio ed un’acqua naturale, Emma se avesse potuto, avrebbe ordinato mezzo menù ma si limitò a prendere un hamburger con patatine a parte che avrebbe poi diviso con Mya e tutte le salse possibili ed immaginabili. Aggiunse poi una coca-cola ed un succo di frutta.
 
-Mamma...mamma Pipì!- la piccola richiamò l’attenzione di Emma
 
Alla donna scappò un lieve sbuffo –pffff...andiamo piccola peste!-  slacciò la cintura del passeggino e prese la piccola in braccio
 
-Faccio veloce!. Disse poi rivolgendosi a Regina
 
La bruna annuì –Non ti preoccupare, non scappo!- e le fece poi l’occhiolino
 
 






 
***  
 
 
 






 
 
 
 
 
Regina estrasse il cellulare dalla tasca della giacca per far passare il tempo. Stava rileggendo vecchi messaggi di Emma quando un uomo le si sedette di fronte.
 
-Buongiorno!- disse lo sconosciuto
 
Regina alzò la testa e restò sorpresa –Buongiorno!- rispose
 
L’uomo di fronte a lei sorrise ed i suoi occhi verdi si illuminarono come per magia.
 
-Cosa fai qui tutta sola?- chiese
 
-Come può ben vedere dalle varie borse non sono sola. Sono in ottima compagnia!- rispose Regina
 
-Capisco, così adesso hai una fidanzata?- chiese sicuro di sé l’uomo
 
A quella domanda Regina si mise sulla difensiva –cosa intende con “adesso”? –
 
-Beh..Regina.. che io sappia non ti piacevano le donne prima!-
 
Questa risposta la paralizzò. Come faceva a sapere il suo nome? Chi era quell’uomo? La conosceva? Una miriade di domande iniziarono ad invaderle la testa  
 
-Non vorrei sembrare maleducata ma…cosa vuole lei da me?- stava iniziando ad irritarsi quando vide una cosa che la riportò indietro nel tempo.
Quell’uomo portava un tatuaggio sul braccio. Un leone. Erano passati quasi vent’anni ormai ma Regina ricordava ancora tutto. Robin era stato forse l’unico uomo che lei avesse mai amato davvero.
 
-Robin?!?!?- chiese la donna
 
-Ebbene si, ce ne hai messo di tempo per riconoscermi!- rispose l’uomo
 
-Bhe sono passati parecchi anni.. avevi 25 anni l’ultima volta che ci siamo visti!-
 
Regina e Robin erano stati insieme diversi paio d’anni. La loro storia era nata per caso, lui era il capitano della squadra di football e lei era la classica bella ragazza corteggiata da tutti.
 
-Già, ma io ti ho riconosciuta subito. Sei ancora splendida come allora. Il tuo sorriso, i tuoi capelli, i tuoi occhi. Ti riconoscerei ovunque.-
 
Regina rimase colpita da quelle parole.
Certo ormai l’aveva dimenticato, i suoi sentimenti per Robin erano svaniti, ma fu felice di sentirlo parlare così. 
 
-Posso chiederti cosa ci fai qui?- chiese l’uomo
 
-Sono in vacanza. Avevo bisogno di staccare la spina qualche giorno, fare il medico non è un lavoro semplice.- rispose la donna
 
-Ah giusto! Dottoressa Mills… ma, quindi sei impegnata ora?-  disse l’uomo facendo cenno con il capo verso le spalle della donna
 
Regina voltò leggermente la testa e vide Emma e la piccola Mya che cercavano di prendere un peluche ad una di quelle macchinette a gettoni
Alla vista di quelle scena le scappò un sorriso.
Già, ora era impegnata, aveva una relazione con una donna… con la donna più bella che avesse mai visto.
 
-Si. Sono impegnata e sono felicissima! – rispose decisa
 
-Capisco. Quindi se ti invitassi per un caffè non sarebbe una buona idea?-
 
Regina non riuscì a rispondere –Robin…- fu l’unico suono che uscì dalla sua bocca.
Una specie di supplica. Una specie di “non farmi questo, non adesso che ho trovato il mio equilibrio”.
Davanti al silenzio della donna l’uomo prese un pezzetto di carta e scrisse qualcosa, poi lo consegnò nelle mani di Regina.
 
-Non ho fretta, prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno. Quando sarai pronta saprai dove trovarmi- e si alzò lasciandola sola al tavolo immersa nei suoi pensieri.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
***
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-Regina…sicura che sia tutto okey? Sembri una che ha appena visto un fantasma!- chiese Emma vedendo che la donna difronte a sé non aveva toccato nulla di quello che aveva nel piatto.
 
-Certo…tutto okay! – tagliò corto la bruna cercando di tranquillizzare la bionda
 
Emma la guardò da sotto il berretto – se lo dici tu-  rispose  –non hai dato nemmeno un morso a quel sandwich-
 
Regina abbassò lo sguardo, effettivamente Emma aveva ragione. Il suo sandwich era ancora intatto.
 
-Non ho molta fame- fu l’unica spiegazione che riuscì a dare.
 
Non poteva di certo dirle la verità.
Non poteva dirle che il suo ex fidanzato, nonché unico uomo che avesse mai amato le era piombato davanti nel bel mezzo della sua prima vacanza con lei.
E soprattutto non poteva dirle che quell’uomo l’aveva corteggiata, l’aveva invitata a ballare la sera prima, l’aveva invitata ad uscire e le aveva lasciato il suo recapito nel caso a lei fosse venuta voglia di vederlo.
Non voleva mentirle, ma non poteva dirle tutto ciò, visto già come aveva reagito in precedenza davanti a quel tipo di situazioni. Così decise di far finta di niente, provò a non pensare a quell’incontro.
Voleva godersi ogni singolo secondo di quella giornata.
 
 
-Regina, devi mangiare qualcosa. Il tuo stomaco ha visto solo una tazza di caffè e tre biscotti oggi!- disse la bionda – sto iniziando davvero a preoccuparmi-
 
Davanti a quell’affermazione la bruna diede due morsi al sandwich, poi lo riposò nel piatto.
 
-Tutto qui? Non intendi mangiare altro?- domandò Emma
 
La bruna annuì. Per sua fortuna Emma decise di non commentare, fece un cenno al cameriere e chiese il conto. Dopo aver pagato, si alzò.
 
-Andiamo!- la voce di Emma risuonò decisa nella testa di Regina, quasi fredda e distaccata.
 
Durante il giro tra le varie attrazioni non parlarono molto, entrambe perse nei loro pensieri.
 
“Cosa mi stai nascondendo Regina?!” la testa di Emma non smetteva di pensare.
C’era qualcosa che non andava, lo sapeva…ma cosa? Cosa diavolo era successo?!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
***








 
La giornata era ormai giunta al termine, dopo la visita al parco si erano fermate in un piccolo ristorante italiano per cenare, anche se in realtà nessuna delle due sembrava avere molta fame.
Ora erano nella loro stanza d’albergo.
Emma seduta sul pavimento con la piccola Mya, le stava insegnando a colorare senza uscire dai contorni. Impresa al quanto difficile.
La bruna se ne stava sdraiata sul letto a fissare il soffitto. La testa le ronzava.
Si prese la testa tra le mani. Aveva bisogno di dormire, o almeno di riposare. Senza dare troppo nell’occhio si alzò e andò in bagno con la maglietta e i calzoncini per dormire e si lavò i denti.
Si guardò nello specchio sopra il lavandino “Regina, glielo devi dire”. La voce nella sua testa suonò forte e chiara. Si sciacquò il viso con dell’acqua fredda e ritornò in camera, decisa più che mai a parlare con Emma. Doveva dirle la verità, non poteva aspettare ancora.
Si infilò a letto, e rimase a fissare il soffitto finchè la bionda non mise la piccola a dormire e si decise a mettersi a letto.
Le due restarono in silenzio per qualche minuto che a Regia parvero un’eternità.
 
-Emma…- la voce di Regina ruppe quel silenzio
 
-Uhm…- mugugnò la bionda
 
-Devo dirti una cosa- continuò la bruna
 
La bionda si mise a sedere e si voltò per guardarla.
 
-Sai, oggi ti ho mentito. Non era tutto okay.- iniziò a bisbigliare mentre Emma la guardava incuriosita
 
-Quando siamo entrate nel bar, quando ti sei allontanata con Mya, mi si è avvicinato un uomo.
Un uomo che avevo già visto, quell’uomo che mi ha invitata a ballare l’altra sera.
La sera del ballo non l’avevo riconosciuto ma oggi si. Ho notato il tatuaggio sul suo braccio e ho avuto come un deja vu.- si fermò un attimo per riprendere fiato.
Il cuore le batteva talmente forte che sarebbe potuto esplodere da un momento all’altro.
La donna al suo fianco non proferì parola.
 
-Emma…dimmi qualcosa- Regina cercò di avere una reazione che però non arrivò
 
-Continua…- fu l’unica cosa che si sentì dire
 
-Bhe insomma…quell’uomo lo conosco molto bene. Si chiama Robin.-
 
La bionda si bloccò e trattenne il fiato. Sapeva chi era quell’uomo, Regina gliene aveva parlato al loro secondo appuntamento.
 
-Robin?! Quel Robin?- chiese cercando di non urlare
 
Regina annuì senza dire altro
 
-E che diavolo vuole adesso?!-
 
Regina aprì il cassetto del comodino ed estrasse quel pezzetto di carta –mi ha lasciato questo- e lo lasciò nella mani della bionda
 
-Un numero ed un indirizzo. Ottimo direi!- disse con tono sarcastico
 
-Non ho intenzione di usarlo!- rispose subito Regina cercando di tranquillizzare la bionda
-Non ti nego che sono rimasta stupita nel vederlo, non l’avrei nemmeno riconosciuto se non fosse stato per quel tatuaggio. Mi ha chiesto di bere un caffè con lui.- proseguì
Emma la guardò negli occhi per qualche secondo. I suoi occhi lampeggiarono, come per lanciarle una sfida.
 
-Okey- disse infine
 
-Okey?! Non hai altro da dire?- domandò Regina sorpresa da quella risposta
 
-No. Non ho altro da dire.
Mi fido di te Regina, so che non mi faresti mai del male quindi se vuoi andare a bere un caffè okey, vai. Ma che questo Robin non si allarghi troppo.- rispose la bionda
 
Regina restò letteralmente a bocca aperta. Non si aspettava quella reazione da parte di Emma.
 
-Emma…Tu sei la cosa migliore che mi sia capitata in tutti questi anni.
 Sono stata sola per diverso tempo, pensavo che non mi sarei mai più innamorata di nessuno fino a quando non sei arrivata tu.
Non ho intenzione di perderti per nessuna ragione al mondo, per questi motivi non ho proprio intenzione di accettare il suo invito.-  
 
Le labbra di Emma si piegarono in una parvenza di sorriso, e lo sguardo di Regina fu come calamitato dalla sua bocca.
Un desiderio acuto e bruciante le covò dentro. Questa volta fu lei a giocare d’anticipo e si gettò su di Emma ma in qualche modo la bionda riuscì a muoversi per prima e, non si sa come, in un batter d’occhio Regina si trovò incastrata sotto di lei, le braccia tese e tenute ferme sopra la testa, mentre con la mano libera Emma le afferrò il viso e la sua bocca trovò quella della bruna.
La sua lingua le invase la bocca, rivendicandone il possesso.
Regina potè sentire il corpo della donna contro il suo.
Sentì il desiderio di Emma, e questo pensiero le provocò una sensazione strana e deliziosa.
Emma smise di baciarla e quando Regina aprì gli occhi vide che la stava fissando.
 
-Sei bellissima!- le sussurrò la bionda
 
In tutta risposta Regina sorrise e si morse involontariamente il labbro inferiore
 
-Ti stai mordendo il labbro. Sai che effetto mi fa.-   E le posò un indice sulla bocca
 
Piano, quasi svogliatamente, si sollevò, si tolse i pantaloni e si sfilò la maglia. Si mise poi a cavalcioni sulla bruna, e le sfilò la maglietta.
Le sue dita fredde le accarezzano oziosamente la pancia. La pelle della bruna si fece ipersensibile, i suoi fianchi si inarcarono d’istinto a quel tocco.
Improvvisamente le dita divennero labbra.
Lentamente e tranquillamente Emma tracciò una pista di baci verso il centro del corpo di Regina , dalla base della gola al solco tra i seni, fino alla pancia.
Le sue dita si infilarono sotto gli slip della donna ed iniziò a muoverle con una lentezza lancinante.
A quel contatto Regina emise un lieve gemito seguito da un movimento di anche.
Quel tocco era come una tortura.
 
-Emma…Ti prego!- fu quasi una supplica
 
Emma non se lo fece ripetere due volte, quella supplica le mandò il sangue al cervello.
Con un movimento rapido fece scivolare gli slip lungo le gambe della bruna e due dita scivolarono all’interno della sua intimità.
Continuando a muovere le dita a cadenza regolare, descrivendo cerchi e facendo pressione con il pollice, con la mano libera le afferrò i capelli e le immobilizzò la testa. La sua lingua imitò i movimenti delle sue dita, reclamandola. Le gambe di Regina iniziarono ad irrigidirsi ed a spingere contro la sua mano.
Emma rallentò, fermandosi quando la donna ormai era a un passo dal godimento. Poi ricominciò.
Una tortura per Regina…
 
Riprese ad affondare in lei dolcemente: voleva averla tutta per sé. Quella donna era sua.
 
-Emma...- Un filo di voce, rotto da quella tortura
 
A quell’ennesimo richiamo la bionda aumentò il ritmo, questa volta senza fermarsi.
Sentì l’eccitazione della bruna crescere, il suo corpo reagire e fremere in un orgasmo.
 
-Dio….- Regina era senza fiato, si voltò verso Emma che si era sdraiata al suo fianco, le posò una mano sul viso e lo girò verso di sé.
 
-Non ti devi preoccupare, io sarò sempre tua. Qualunque cosa accada- la bruna parlò con tutta la sincerità e tutto l’amore che aveva in corpo.
 
 A quelle parole Emma sorrise e la strinse a sé. Regina si stava aprendo con lei, sapeva quanto fosse difficile e non avrebbe mai smesso di ringraziarla per questo.
 
-Emma…-
 
-Uhm…- mormorò la bionda intenta ad immergere il naso tra i capelli della bruna
 
-Ti amo!- 
 
Regina sapeva di essere vulnerabile in quel momento ma non le importava, era con Emma e non avrebbe voluto essere in nessun altro posto al mondo.
 

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


La “vacanza” era ormai giunta al termine, Regina era tornata a dedicarsi dei piccoli umani ed Emma era  dinuovo immersa nella sua routine fatta di telefonate provenienti da ogni parte del mondo, e-mail a cui forse avrebbe risposto, articoli da scrivere, un’amica troppo curiosa e soprattutto una figlia che le occupava la maggior parte del tempo.
Quella mattina, le due donne, avevano a malapena avuto il tempo di prendersi un caffè insieme.
Prima di recarsi in ufficio Emma era passata in ospedale, sapeva che Regina avrebbe avuto una mezz’ora libera tra il giro visite e il primo intervento della giornata, così, da brava fidanzata le aveva portato una tazza di caffè e una scatolina di macarons.
 
-Come sta andando la tua giornata?- chiese Emma avvicinandosi sempre più al viso di Regina fino a lasciarle un lieve bacio sulle labbra
 
-Tutto nella norma per adesso, devo solo riprendermi un attimo. Stamattina è stato strano svegliarmi senza te vicino- rispose la bruna avvicinando a sua volta le sue labbra a quelle di Emma
 
-Mi sei mancata anche tu stanotte- le parole di Emma risuonano come una folata di aria calda nell’orecchio di Regina. La voce di Emma è dannatamente seducente ed i suoi occhi che la fissano lo sono ancora di più.
Regina non può permettersi di cedere, vorrebbe farlo, lo vorrebbe davvero tanto ma non è nel luogo adatto.
 
-Miss Swan, siamo in un luogo pubblico!- disse Regina cercando di riprendere il controllo
 
-Dottoressa Mills…non sto facendo nulla di male- ribattè Emma facendole un mezzo sorriso malizioso
 
In tutta risposta Regina alzò il sopracciglio e guardò Emma dritta negli occhi finchè la bionda cedette
 
-E va bene…forse ti stavo un pochino provocando. Ma scusa se mi manca sentirti mia- replicò Emma in tutta sincerità.
Regina arrossì lievemente, poi il suono del suo cercapersone la riportò con i piedi per terra.
 
-Pfffff… devo andare ora- disse Regina rassegnata
 
Emma si limitò a fare spallucce – va bene- 
 
Regina la attirò a sé e la baciò -Ti chiamo appena finisco- e si diresse verso l’ingresso dell’ospedale
 
La bionda restò per qualche istante a guardarla mentre si allontanava poi salì in auto.
 
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 




Quando Emma arrivò in ufficio erano le nove, si fermò all’ingresso a salutare la segretaria di Mr.Jefferson poi si recò nel suo ufficio. L’unica cosa che le era mancata di quel posto era la vista sulla città.
Prima di sedersi alla scrivania si fermò un istante davanti alla vetrata a contemplare la bellezza di quel posto. Dalla cima del grattacielo poteva vedere qualsiasi cosa: Oceano, montagne, parchi, il porto.
Vancouver era una delle città più dinamiche e trasformiste che avesse mai visto e per questo se n’era innamorata subito.
Il cellulare sulla scrivania richiamò la sua attenzione. Guardò il display.
Un messaggio da “Mamma”.
Aprì la conversazione ed un enorme sorriso le si formò sul viso. Sua madre le aveva mandato una foto della piccola Mya mentre, seduta sui gradini di casa, mostrava il suo nuovo zainetto di Frozen.
Un secondo dopo il telefono suonò dinuovo, un altro messaggio di Mary Margaret
 
“Mya non ha sentito ragioni. Stamattina ha voluto portare lo zainetto nuovo all’asilo, vuole farlo vedere a tutte le sue amichette. E tu puoi far vedere la foto a Regina.
Ci vediamo stasera, buona giornata ”
 
Ad Emma scappò una risata.
 
“Non avevo dubbi che avrebbe scelto quello, l’ha preparato sul divano ancora ieri sera prima di andare a letto. J
Grazie per il pensiero, a stasera.”
 
Dopo aver inviato il messaggio salvò la foto e la inoltrò a Regina
 
“ Mia madre mi ha appena mandato questa foto.
Spero possa strapparti un sorriso.
 
PS: non vedo l’ora di vederti.
E.”
 
 
Posò il cellulare e finalmente accese il pc –Basta distrazioni Emma, devi scrivere l’articolo per domani e hai migliaia di mail a cui rispondere- si disse tra sé e sé
Fissò lo schermo – E ora da dove inizio?- si chiese –forse dovrei guardare le mail come prima cosa, l’articolo può aspettare-
Aprì la casella di posta e per poco non le prese un colpo.
C’erano circa 150 mail, alcune in francese, altre in spagnole, altre ancora in italiano e avrebbe dovuto rispondere a tutte nella maniera più chiara possibile.
Aprì la prima, un giornalista di “Le Monde” le scriveva per avere informazioni su Donald Trump, visto che lei aveva avuto la possibilità di intervistarlo di persona.
Rispose con poche parole e inoltro un file dove riportava alcuni appunti che aveva preso durante quell’intervista.
Passò poi alla seconda mail, la lesse ma non rispose, passò oltre.
Quando alzò la testa dal computer erano quasi le due del pomeriggio, non si era fermata nemmeno per pranzare. Guardò il cellulare, ancora nessun messaggio di Regina.
Doveva riabituarsi a non avere della sua donna per ore, non sentirla per così tanto tempo la mandava fuori di testa. Non poteva starsene lì seduta a torturarsi, doveva uscire, fare qualcosa per distrarsi.
Prese il cellulare, si infilò il cappotto e uscì dall’ufficio. Una passeggiata all’aria aperta le avrebbe fatto bene e con la scusa si sarebbe anche fermata a prendere qualcosa da mangiare.




 
***
 


 
 
 
 
 
 
Non molto diversa fu la mattinata della bruna.
Dopo la piacevole visita di Emma non aveva fatto altro che correre da un corridoio all’altro in cerca di uno specializzando che l’assistesse durante l’intervento. Avrebbe dovuto assisterla il dottor Karev ma era stato chiamato d’urgenza per un altro caso.
Alla fine si era ritrovata con il dottor Ross, non era un granché ma era comunque meglio di niente.
 
-Tu non mi piaci, sei troppo sicuro di te! Vedi di non combinare casini nella mia sala operatoria!-  questo era stato l’avvertimento che la Dottoressa Mills aveva lasciato al giovane futuro dottore prima di entrare in sala.
Per sua fortuna era andato tutto bene ed il dottor Ross era uscito sano e salvo da quella sala operatoria.
 
-Gran bell’intervento Dottoressa Mills! - aveva detto il ragazzo appena varcata la soglia della sala operatoria
 
-Già… per questa volta te la sei cavata- rispose Regina
 
-E’ un onore poter lavorare con lei. Certo, io vorrei specializzarmi in cardiochirurgia, ma lei è una leggenda non mi sembra vero che sia venuta a lavorare qui- il ragazzo stava cercando di tenersela buona e Regina lo capì subito
 
-Senti Ross…non sono venuta qui per farmi leccare il sedere da te, quindi se veramente vuoi imparare qualcosa da me sarò ben lieta di insegnarti altrimenti quella è la strada che devi prendere-  e con una gesto della mano gli indicò l’ascensore.
Il ragazzo, sentendosi “scoperto”, abbassò lo sguardo e cercò di scusarsi
 
-Dottoressa…io… non era di certo mia intenzione mancarle di rispetto. Io la ammiro, davvero- si girò poi dirigendosi verso l’ascensore. Regina rimase per qualche istante ferma nella sua posizione poi prese a camminare lungo il corridoio, finchè non le si affiancò la Dottoressa Grey.
 
-Allora com’è andata con Ross?- chiese Meredith
 
Regina la guardò perplessa, da quando in qua Meredith si interessava di lei e di quello che le accadeva?
Da quando era arrivata al Grey Sloan le aveva a malapena rivolto la parola un paio di volte, giusto per qualche caso a cui avevano dovuto lavorare insieme.
 
-Bene- rispose Regina cercando di tagliare corto, non aveva nessuna intenzione di fornire ulteriori informazioni
 
-Bene?! Tutto qui?!- chiese ancora la dottoressa Grey
 
-Beh si… mi ha assistita in un intervento. Io ho insegnato e lui ha appreso, non vedo che altro ci sarebbe da dire. E’ stato bravo- rispose la bruna
-Uhm…okey. Lo sai vero che vuole specializzarsi in cardiochirurgia?- Meredith era un osso duro
In quel momento il cellulare di Regina squillò.
 
“Tempismo perfetto!” pensò la bruna e estrasse il telefono dalla tasca dei pantaloni
 
-Scusa è una chiamata urgente!- e con un gesto della mano salutò la dottoressa Grey per poi rispondere
 
-Pronto, papà?-
 
-Tesoro! Come stai? Ti ho disturbata?-
 
-No no anzi, mi hai salvata da una conversazione non molto gradita-
 
L’uomo dall’altro capo del telefono rise
 
-Tu piuttosto come stai? Quand’è che vieni a trovarmi? Devo assolutamente farti vedere la casa nuova e Vancouver è davvero una città bellissima- chiese Regina
 
-Ti ho chiamata proprio per questo- l’uomo fece una breve pausa –arrivo domani sera, se per te non è un problema- rispose l’uomo.
 
-Domani sera? Direi che va benissimo!- rispose la bruna cercando di contenere la felicità
 
-Perfetto! Non preoccuparti per il viaggio ho già organizzato tutto, una volta arrivato in aeroporto prenderò un taxi. Ti chiamo lo stesso quando atterro-
 
-Va bene, non vedo l’ora di vederti papà. Ho un sacco di cose da raccontarti-
 
-A domani tesoro- rispose l’uomo
 
-A domani- rispose Regina e chiuse la telefonata.
 
 
Un istante dopo, nella sua testa, iniziò ad insinuarsi una domanda “Emma! Come l’avrebbe presa suo padre?”.
Certo era un uomo di larghe vedute, non era un bigotto anzi…però era comunque una questione delicata, anche perché suo padre non sapeva di Emma. Regina gli aveva raccontato vagamente di un qualcuno con cui si vedeva ma non era andata nello specifico. Il signor Mills sapeva di un qualcuno non che questo “qualcuno” fosse una donna. Regina si promise che avrebbe risolto la questione l’indomani.
Ancora con il telefono tra le mani si avviò verso la caffetteria. Il caffè era la soluzione a tutti i problemi del mondo.
Prese la sua tazza di caffè e si sedette ad uno dei tavolini del bar, che a quell’ora era stranamente vuoto.
Abbassò lo sguardo sul cellulare e notò che c’erano un paio di messaggi non letti, tutti provenienti dalla stessa persona: Miss Swan.
L’aveva salvata così dal primo giorno e non aveva più cambiato nome, le piace quel suono.
Aprì il primo messaggio e le venne da sorridere, Emma le aveva mandato una foto di Mya mentre andava all’asilo, con lo zainetto che le aveva regalato lei per il suo compleanno.
 A completare la foto un breve messaggio:
 
“ Mia madre mi ha appena mandato questa foto.
Spero possa strapparti un sorriso.
 
PS: non vedo l’ora di vederti.
E.”
 
La bruna cliccò su “rispondi”
 
“E’ semplicemente bellissima e quello zaino le dona veramente. J
Scusa se non ti ho scritto prima ma ho finito poco fa l’intervento e poi ho ricevuto una chiamata da mio padre. Domani arriva in città.
 
Ps: anche io ho voglia di vederti
R.”
 
La risposta della bionda non si fece attendere, dopo qualche secondo il telefono suonò.
Regina bevve un sorso di caffè poi lesse
 
“Arriva domani? Sono felice, finalmente lo rivedrai.
Com’è andato l’intervento?
 
E.”
 
“ L’intervento bene, è durato più del previsto ma tutto sommato è andato bene considerando che non avevo nemmeno il mio fidato specializzando ad aiutarmi.
Per quando riguarda mio padre si, ha anticipato il volo. Arriva domani sera..
 
R.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
 
Dopo la breve passeggiata con annessa pausa pranzo, Emma si apprestava a tornare nel suo ufficio.
Stava per attraversare la strada quando lesse il messaggio della bruna, per poco non finì sotto ad un’auto.
 
-Domani sera? Ma che cavolo…e io che volevo portarla a cena fuori!- disse ad alta voce fregandosene dei passati che la guardarono come fosse una pazza
 
“Ah…vorrà dire che rimanderemo la nostra uscita romantica. Volevo portarti in un posticino carino per cena, ma possiamo fare settimana prossima. J
E.”
 
“E chi l’ha detto che dobbiamo rimandare per forza la nostra uscita?
R.”
 
Emma cercò di decifrare quel messaggio. Che voleva dire?
 
“Beh, presumo tu voglia passare un po’ di tempo con tuo padre, giustamente. Sono mesi che non vi vedete.
E.”
 
“Certo, ma potresti sempre venire tu a cena da me. No?
R.”
 
Grazie al cielo Emma si era appena seduta sulla sua comodissima poltrona, altrimenti sarebbe cascata a terra. Rilesse più volte il messaggio prima di riuscire a formulare una frase di senso compiuto.
 
“Io…a cena da te? Con tuo padre?
Cioè…non fraintendermi, mi piacerebbe molto conoscerlo, ma…credi sia la cosa giusta?
E.”
 
La risposta di Regina arrivò veloce come un fulmine
 
“Certo che è la cosa giusta.
Dovrà conoscerti prima o poi...stiamo insieme da diverso tempo ormai.
E poi ti ricordo che anche io ho conosciuto la tua famiglia, amici compresi e non sono morta.
R.”
 
Effettivamente Regina aveva ragione. Lei aveva conosciuto la sua famiglia praticamente subito, aveva conosciuto Ruby e Killian ed era andato tutto bene.
 
-Tolto il dente, tolto il dolore. Facciamolo ora così non ci pensiamo più- pensò Emma
 
“Giusto!
Hai ragione… allora verrò a cena da te domani, anzi no, vi porterò fuori a cena.
Ovviamente non in quel posto romantico che avevo pensato per noi. J
Ho sentito che hanno aperto un nuovo ristorante italiano a pochi passi dal mio ufficio, semmai nell’uscire faccio un sopralluogo e in caso vi porterò lì. Che ne dici?
E.”
 
 
“Dico che va più che bene, mio padre adora la cucina italiana.
Entrerai nelle sue grazie così.
Ma noi due invece quand’è che ci vediamo?
R.”
 
Emma guardò l’orologio, erano le 15:30, volendo se ne sarebbe potuta andare anche in quell’istante .
 
“Se vuoi anche adesso.
E.”
 
“Tra mezz’ora sono libera.
R.”
 
Alla bionda scappò una risatina maliziosa
 
“Regina Mills, che succede? Non riesci a resistere mezza giornata senza di me?
E.”
 
“Ultimamente no, sei come una droga. Sono dipendente da Emma Swan.
Ho bisogno della mia dose.
R.”
 
Leggendo quel messaggio Emma si sentì avvampare. Non si sarebbe mai aspettata una risposta così da Regina, di solito era lei quella che esternava il suo bisogno.
 
“Ah si? Interessante.
Dimmi di più di questa tua dipendenza..
E.”
 
“Ti aspetto tra mezz’ora da Joe, ci beviamo qualcosa e poi ti mostro la mia dipendenza
Non fare tardi Miss Swan!
R.”
 
Emma sbarrò gli occhi. Rilesse il messaggio, controllò l’orologio, guardò le mail per accertarsi di aver risposto a tutte, poi ricontrollò l’ora.
Calcolando che dal suo ufficio all’ospedale c’erano più o meno 15km, le restavano giusto cinque minuti per finire di scrivere l’articolo.
Scrisse giusto tre righe poi senza pensarci su, chiuse il mac e lo infilò nella borsa, prese il cappotto, la borsa, le chiavi della macchina e si precipitò giù per le scale. Non aveva tempo di aspettare l’ascensore.
A quell’ora le strade della città erano parecchio trafficate, la gente iniziava ad uscire dal lavoro ed i numerosi semafori non favorivano di certo la circolazione. Ed Emma non poteva fare tardi.
Ferma all’ennesimo semaforo, alzò il volume della radio ed iniziò a tamburellare le dita sul volante.
 
“ When I look in your eyes
  I forget all about what hurts..
..Believe in miracles
Miracles.”
 
-Già…avrei proprio bisogno di un miracolo ora. Non arriverò mai in orario-




 
***
 





 
Esattamente venticinque minuti più tardi Emma scendeva dalla macchina e Regina usciva dall’ingresso principale. Non appena la bionda la vide le brillarono gli occhi e sul viso le si formò un sorriso a trentadue denti. Regina era sempre uno splendore, anche dopo un’intera giornata di lavoro.
I capelli che le cadevano sulle spalle leggermente scompigliati dal vento, quelle labbra rosse che Emma non avrebbe mai smesso di baciare e quella camminata, la sua camminata…così dannatamente sexy.
 
-Dottoressa Mills…- la salutò Emma
 
-Miss Swan…- rispose Regina avvicinandosi sempre di più al viso della bionda che accennò un sorriso malizioso e si morse leggermente il labbro inferiore.
Regina non resistette più di qualche secondo, “Al diavolo il luogo pubblico” pensò e si fiondò sulla bocca di Emma. Le buttò le braccia intorno al collo, mentre le mani della bionda andarono a posarsi sui suoi fianchi e la attirarono ancora di più a sé. Quel bacio sembrò durare un’eternità, non si sarebbero mai separate ma Emma aveva bisogno di ossigeno, Regina riusciva a lasciarla letteralmente senza fiato.
 
-Regina…non ti facevo così impaziente!- disse la bionda sogghignando
 
-Non sono impaziente, è solo che mi sei mancata. E non poco!- rispose la bruna
 
Emma sorrise a quelle parole –Mi sei mancata anche tu-  e le lasciò un altro bacio sulle labbra
 
-Allora, vostra maestà…cosa volete fare? Andiamo a bere qualcosa o hai altre idee?- aggiunse poi la bionda
 
Regina socchiuse leggermente gli occhi e la guardò con aria maliziosa –Direi che possiamo andare da me, ho un’ampia scelta di vini-
 
-Direi che questa è un’ottima idea!- rispose Emma mettendosi poi a ridere
 
 
 


 
***
 





 
Quando arrivarono nell’appartamento di Regina erano quasi le quattro del pomeriggio.
Emma ormai si comportava come se fosse casa sua, si tolse il cappotto e lo lasciò sul divano insieme alla borsa, accese la musica e si lasciò cadere sulla chaise lounge di pelle.
Regina arrivò con due bicchieri di vino rosso, ne porse uno alla bionda che bevve un paio di sorsi poi poggiò il bicchiere sul tavolino di cristallo di fianco alla poltrona. Si sollevò leggermente con la schiena, Regina le stava dando le spalle e guardava fuori dalla finestra, Emma la guardò come incantata. Ogni qualvolta si fermasse a guardarla, si chiedeva come fosse possibile che una donna così bella avesse potuto scegliere di stare con lei.
Allungò un braccio e afferrando la bruna per la mano la attirò a sé, bastò una frazione di secondo e Regina si ritrovò a cavalcioni sulla bionda, con le mani di Emma che le passavano lungo tutto il corpo e la sua bocca che baciava ogni centimetro del suo collo per poi andare a posarsi sulle quelle labbra rosse che aveva bramato tutto il giorno.





 
***
 



 
 
 
 
 
Il gran giorno era arrivato.
Emma era distesa sul letto che fissava il soffitto, mentre Mya giocava con i suoi capelli, se li girava tra le dita cercando di fare delle trecce. Seduta sulla poltrona della camera da letto, Ruby, cercava di tranquillizzare la bionda.
 
-Avanti Emma, è solo una cena. Non è la fine del mondo!-
 
-Certo, una cena con suo padre!!!-  disse Emma alzandosi sui gomiti
 
-Ci sarà suo padre si e quindi? Mi pare anche giusto che te lo presenti-
 
-Si ma non è questo il problema. E se non dovessi piacergli? E se dovessi fare una delle mie solite figuracce? Dai Ruby, lo sai che sono una frana in queste cose-
 
-La figuraccia la farai sicuramente se arriverai in ritardo. Quindi vedi di darti una mossa, vai a lavarti-
 
Emma guardò l’orologio – Merda!!!- si alzò di scatto dal letto e si fiondò in bagno. Una ventina di minuti più tardi riapparve in tutto il splendore.
 
-Che ne dici?- chiese all’amica
 
-Dico che sei uno schianto!- Ruby le prese una mano e le fece fare una giravolta su sé stessa
 
-Sicura che non sia troppo? Voglio dire…non vorrei sembrare volgare-
 
-Emma...sai che non ti ho mai detto cazzate e non ti farei di certo uscire di casa se sembrassi una prostituta- le due scoppiarono a ridere –Avanti, guardati allo specchio, sei perfetta così!- proseguì Ruby
 
La bionda quasi si commosse. Avrebbe abbracciato la sua più cara amica se solo non avesse saputo che Ruby odiava essere abbracciata. Non era una ragazza espansiva ne tanto meno affettuosa.
Si diede così un’ultima sistemata all’acconciatura, si infilò la giacca di pelle e dopo aver salutato la sua piccola peste uscì dall’appartamento.
 
 
 
 
 
 
 
***
 





 
Regina era alla guida della sua auto, suo padre seduto al posto del passeggero.
 
-Allora, da quant’è che stai con…Emma?- chiese l’uomo
 
Regina sorrise –Qualche mese, l’ho conosciuta in ospedale- tagliò corto, forse suo padre non era ancora pronto per sapere che Emma aveva una figlia.
 
-Ah capisco. E dimmi un po’…com’è? Dammi qualche informazione non posso arrivare impreparato- 
 
La donna guardò per un secondo suo padre, l’uomo più importante della sua vita.
 
-Papà cosa vuoi che ti dica? E’ una scrittrice, o meglio, una giornalista. Lavora per il “The Province”.
E’ alta, bionda, occhi verdi…Lei è…bellissima. Ha un carattere un po’ particolare però è adorabile.
Mi piace tutto di lei, anche i suoi difetti.-
 
L’uomo sorrise appena –Regina…-
 
-Uhm?! Che c’è?- chiese la donna
 
-Ti rende felice? Intendo…lei…ti rende felice?-
 
Alla bruna brillarono gli occhi –Si, lei mi rende davvero felice. Credo di non essermi mai sentita così con nessuno-
 
-E allora sbrighiamoci che voglio conoscere questa ragazza!- rispose l’uomo incitando la figlia ad accelerare
 
Pochi istanti più tardi lasciarono l’auto nel parcheggio e si diressero al ristorante all’altro lato della strada.
Emma era già li, in piedi sulla porta che li stava aspettando, era leggermente nervosa ma non appena vide Regina si sentì quasi sollevata.
La bruna la salutò con un lieve bacio sulla guancia, Emma ricambiò con un sorriso.
 
-Papà, lei è Emma!- disse poi rivolgendosi all’uomo al suo fianco
 
Emma sorrise e porse la mano all’uomo –Emma Swan- disse cercando di sembrare il meno impacciata possibile.
L’uomo le strinse la mano, una stretta leggera, quasi avesse paura di farla male – Io sono il padre di Regina, Henry Mills, piacere di conoscerla Signorina Swan-
 
-Piacere mio signor Mills, mi chiami pure Emma- rispose la bionda cercando di far capire il suo disagio, per sua fortuna intervenne Regina
 
-Bene, direi che possiamo entrare no?- chiese
 
-Certamente, dopo di voi- disse Emma aprendo la porta e lasciandoli passare avanti
 
 
 
 
***







Non appena varcarono la soglia furono accolti da un giovane cameriere che li condusse al loro tavolo.
Regina si guardò attorno, il locale era molto bello, di classe ma non troppo. Era un po’ il suo genere.
Si accomodarono al loro posto, Emma fece accomodare Regina prima di sedersi al proprio posto, di fronte al signor Mills.
 
-Allora, a che brindiamo?- disse Regina girandosi il bicchiere tra le dita
 
Emma non la guardò ma non rispose, fu suo padre a prendere la parola
 
-Se permettete vorrei brindare a questo incontro, a questa cena, sono molto contento di essere qui con voi- sorrise alla figlia che lo guardava come fosse in adorazione –e sono ancora più contento di aver conosciuto Emma, la persona che è entrata nella vita di mia figlia e la sta rendendo la persona più felice del mondo-
 
Le due donne si guardarono per qualche secondo poi Regina prese la mano di Emma e incrociò le dita alle sue.
 
-Quindi voglio brindare a questo, all’amore e alla vostra felicità- concluse l’uomo facendo tintinnare il bicchiere contro quello delle due donne.
 
Arrivarono le pietanze ed Emma cercò di non fiondarsi sul cibo come era abituata a fare. Rimase composta e si finse raffinata. A Regina scappò da ridere nel vederla intenta a tagliare il prosciutto con le posate.
Emma si stava proprio impegnando.
 
 
 

 
***
 
 




 
Durante la cena parlarono del più e del meno, del lavoro di Regina, di quello di Emma, parlarono dell’incontro di Emma con il signor Trump, dei suoi articoli, parlarono del lavoro del signor Mills, della sua azienda e della sua catena di negozi sparsi in tutto il mondo.
Di comune accordo con Regina, Emma parlò anche di sua figlia, Mya e fu sorpresa dalla reazione dell’uomo.
Il signor Mills si complimentò con lei per il lavoro che stava svolgendo, non era facile crescere una figlia da sola, soprattutto con un lavoro che le occupava la maggior parte della giornata.
 
-Faccio quello che riesco per darle una vita il più tranquilla possibile, cerco di darle il meglio - aveva risposto Emma –e poi ho la mia famiglia che mi aiuta ed anche Regina mi dà una mano quando può-
 
Il signor Mills le aveva sorriso, un sorriso sincero, che l’aveva quasi rassicurata. Poi l’aveva invitata nella sua tenuta in Arizona, dove aveva un piccolo maneggio.
 
-Ovviamente porti anche sua figlia. Da come la descrive sembra una bambina adorabile. Mi farebbe piacere conoscerla-
 
-Sicuramente signor Mills, è stato un piacere conoscerla- aveva risposto Emma
 
-E’ stato un piacere anche per me Emma. E puoi chiamarmi Henry- aveva risposto l’uomo prima di salire in auto e lasciare che le due donne si salutassero.

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


 
“Cause you can count on me
As long as I can breathe
You should know
 
I can't outrun a bullet
I’m no hero
But I’d take one for you
Sure I would”
 
 
[No Hero, Elisa]
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Quella mattina Emma si era svegliata più presto del solito, non aveva dormito bene.
Già dalla sera prima si sentiva strana, stanca, dopo la cena con Regina ed il signor Mills era tornata a casa, si era fatta una doccia calda e prima di mettersi a letto aveva preso un’aspirina.
Aveva dolori ovunque, la testa le stava per scoppiare e doveva andare a lavorare.
Si allungò per prendere il telefono, il comodino sembrava lontano dei chilometri, ruotando su sé stessa riuscì ad afferrarlo e fu quasi accecata dalla luce del display.
L’orologio segnava le cinque e mezza, Emma si sentì in un certo senso sollevata, aveva ancora un paio d’ore per riposare e provare a farsi passare quel dannato mal di testa. Con tutta la calma del mondo si alzò e barcollando leggermente andò in cucina, prese un’altra aspirina, bevve un sorso d’acqua e ritornò a letto.
Alle sette in punto la sveglia iniziò a suonare, Emma maledisse quel suono, allungò un braccio e con un colpo secco la spense restando poi immobile sotto le coperte per un tempo indefinito.
Non aveva le forze per alzarsi.
Aveva ancora gli occhi chiusi quando il telefono squillò, la bionda rispose mugugnando.
 
-Emma?- chiese la voce al telefono
 
La bionda ci mise un po’ a riconoscere la voce
 
-Ehi Rubs! Ciao!-
 
-Buongiorno a te. Volevo sapere come ti senti, visto che quando sei rientrata ieri non sembrava stessi molto bene- disse la ragazza
 
Emma rise leggermente  -Effettivamente stamattina non va diversamente, anzi, mi sento come se mi avesse investita un tir- rispose poi mettendosi una mano sulla fronte per cercare di placare il dolore – credo di avere la febbre- aggiunse.
 
-Ti sei beccata l’influenza Swan. Forse dovresti restare a letto e riposare-
 
-Restare a letto?! No no…non se ne parla proprio. Un’altra aspirina e mi passa tutto-
 
Ruby rise –Sei impossibile Emma! Vedi di riprenderti, ti chiamo più tardi-
 
-Okey Rubs, buona giornata!-
 
Emma chiuse la chiamata, si stiracchiò un attimo e poi si decise ad uscire dalle coperte.
Fuori era una giornata grigia e fredda, non prometteva nulla di buono.
 
 
 
 
 



 
 
 
***
 






 
 
Regina era ancora a letto.
Oggi avrebbe avuto la mattina libera, si era presa qualche ora da passare con suo padre, visto che era venuto in città per stare con lei. Avrebbero fatto colazione insieme, poi sarebbero usciti per visitare un po’ la città e magari avrebbero pranzato fuori.
La stanza era illuminata dalla poca luce che filtrava dalla finestra, Regina, sommersa dalle coperte, aprì leggermente un occhio e lanciò un’occhiata alla sveglia. Erano le 08:30.
La donna si rigirò ancora per qualche minuto nel letto prima di alzarsi.
Suo padre in cucina, si stava destreggiando ai fornelli, pancakes, brioches, spremuta d’arancia e caffè.. erano anni che Regina non faceva una colazione così. Per un istante le sembrò di essere tornata indietro nel tempo, a quando andava al college e suo padre le preparava la colazione ogni mattina prima delle lezioni.
 
-Che buon profumo!- disse la donna avvicinandosi al tavolo della cucina
 
L’uomo ai fornelli si voltò di scatto –Buongiorno!-
 
-Buongiorno! Non sapevo fossi qui, non ti ho sentito entrare- disse Regina
 
-Lo so, ho fatto piano. Non volevo svegliarti e poi volevo farti una sorpresa- rispose l’uomo avvicinandosi con i piatti e lasciandole un lieve bacio sulla guancia.
Regina sorrise e si sedette a tavola.
 
-Allora, quali sono i programmi per la giornata?- chiese poi l’uomo mentre versava il caffè nelle tazze
 
-Beh innanzitutto direi che potremmo andare a fare un giro in uno dei parchi della città, visto che non piove ancora, poi c’è la Vancouver National Gallery, il porto, le vie dello shopping ma dubito ti possano interessare- rispose Regina
 
-Direi che ci sono parecchie cose da vedere, quindi è meglio se ci sbrighiamo. Finiamo la colazione e scendiamo, non vedo l’ora di vedere la città e passare un po’ di tempo con te- disse l’uomo facendole l’occhiolino
- A che ora devi essere in ospedale oggi?- chiese poi
 
-Per le 14, salvo imprevisti- rispose la donna ridendo – e spero vivamente non ce ne siano- aggiunse.
 
 
Una mezz’ora più tardi i due si apprestavano ad immergersi nel caos mattutino di Vancouver.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
***
 







 
Dopo aver accompagnato Mya all’asilo e aver imprecato contro il traffico, Emma era riuscita ad arrivare in ufficio.
 
-Due gocce di pioggia e la gente va nel panico! Com’è possibile che diventano tutti incapaci di guidare?- disse entrando dall’ingresso principale
 
-Buongiorno signorina Swan!- la salutò la ragazza alla reception
 
Emma alzò la testa –Oh scusa Stephanie! Buongiorno anche a te- rispose
 
-Brutta giornata?- chiese la segretaria
 
-Diciamo che non è la mia giornata migliore- rispose la bionda sorridendole
 
-Se non sono indiscreta posso dirti che si vede?! Hai una faccia…- disse la ragazza facendole una smorfia
 
Emma scoppiò a ridere – io c’ho provato a rendermi il più presentabile possibile- rispose facendole spallucce
 
Le due donne si scambiarono un sorriso prima di tornare al loro posto.
Emma si diresse all’ascensore, una volta dentro si poggiò alla parete e voltandosi si vide riflessa nello specchio. Effettivamente Stephanie aveva ragione, era proprio uno straccio, forse avrebbe dovuto dar retta a Ruby e restarsene a letto.
Una volta arrivata nel suo ufficio si lasciò cadere sulla sedia e benedisse lo schienale reclinabile.
 
-Che Dio benedica chi ha inventato questa sedia!- si disse allungando poi le gambe sotto la scrivania
 
Restò in quella posizione per qualche minuto, fino a che il telefono non iniziò a squillare. Era sua madre.
 
-Mamma, ciao!-
 
-Emma tesoro, tutto bene?-
 
-Ehm..si, diciamo che potrebbe andare meglio- rispose
 
-Come potrebbe andare meglio? Che succede?- chiese la donna preoccupandosi
 
-Ma no nulla di che, credo di essermi presa l’influenza. Mi sento uno straccio- rispose Emma tossendo
 
-Emma! Non potevi restare a casa oggi? E magari riposare?!-
 
-Mamma ti prego…già Ruby mi ha detto la stessa cosa. No, non potevo restare a casa, ho un lavoro!- rispose
 
-Vedi di non esagerare, quando esci da lavoro vai a casa e riposati. Passo io a prendere Mya e la tengo per cena. Così puoi rilassarti un pò- disse la donna
 
-Grazie mamma!- Emma era davvero grata a sua madre, aveva proprio bisogno di prendersi un po’ di tempo per sé, soprattutto in quella giornata.





 
***
 
 






Dopo aver fatto un giro in uno dei parchi più belli della città e aver visitato la Galleria d’arte, Regina e suo padre stavano passeggiando lungo il porto, il signor Mills era stato un marinaio da giovane e aveva sempre avuto un debole per le imbarcazioni. Ora stava spiegando a Regina le varie fasi di costruzioni di un’imbarcazione e la donna, da parte sua, poteva solo fingere interesse. Adorava parlare con suo padre, avrebbe passato le ore ad ascoltarlo, ma delle imbarcazioni proprio non le era mai importato granchè e poi iniziava ad avere un po’ di fame.
Suo padre le stava per dire qualcosa riguardante la barca a vela che stava fissando da quasi venti minuti quando il telefono di Regina vibrò.
La donna frugò nella borsa prima di ricordarsi di aver lasciato il telefono nella tasca della giacca. Lo estrasse, un messaggio. Quando lesse il nome del mittente le si illuminò il volto.
 
“Buongiorno!
Sono in ufficio sola soletta e ti stavo pensando. Avrei preferito chiamarti ma non volevo disturbare, così ho preferito scrivere. Come sta andando la tua giornata?
E.”
 
Regina sorrise, sorrise talmente tanto che al Signor Mills bastarono pochi secondi per capire chi le avesse scritto.
 
-Come sta Emma?- chiese l’uomo improvvisamente
 
Regina lo guardò sorpresa –Come sai che è lei?- chiese
 
-Regina, sono tuo padre. Ti conosco meglio di chiunque altro. Hai un sorriso che illuminerebbe l’intera città e questo capita solo in rare occasioni- rispose l’uomo
 
Regina arrossì lievemente. Eppure suo padre aveva ragione, sorrideva raramente ma da quando Emma era entrata nella sua vita, non aveva smesso di sorridere un attimo.
Mentre l’uomo continuava la sua camminata lungo il porto, Regina rispose al messaggio di Emma.
 
“Buongiorno Miss Swan.
La mia giornata procede piuttosto bene, abbiamo fatto un giro al parco, visitato la Galleria d’arte e adesso siamo al porto. Mio padre sta tenendo una lezione su “come si costruisce una barca”. J
Come va la tua giornata?
Ps: mio padre ti saluta e chiede come stai.
R.”
 
Un istante dopo arrivò la risposta di Emma.
 
“Sono contenta che passiate un po’ di tempo insieme.
Tuo padre è davvero una bella persona, mi piace. E poi chiede di me…l’ho già conquistato J
La mia giornata non va granchè, in ufficio non c’è molto da fare, ho la febbre e dolori ovunque, credo di essermi presa l’influenza.
Avrei proprio bisogno di una dottoressa!
E.”
 






 
***
 






 
Emma stava bevendo l’ennesimo caffè di quella mattina quando il telefono suonò. Un sorriso apparve sul suo viso.
 
-Regina…-
 
-Emma!!!! Hai la febbre e sei in ufficio?!-
 
-Ma ciao anche a te Regina.
Si sono in ufficio perché ho tre linee di febbre non sto morendo… per adesso- rispose Emma ridacchiando
 
-Emma…non fa ridere! Dovresti riposarti- rispose la donna
 
-Sembri mia madre…appena finisco di lavorare vado a casa e mi riposo. Promesso-
 
-Sarà meglio per te, Miss Swan-
 
-Uh-oh… altrimenti che succede? Mi punisci?!- rispose la bionda con fare malizioso
 
-Emma!- l’ammonì Regina
 
La bionda scoppiò a ridere –So che l’idea non ti dispiace- disse punzecchiando la donna che all’altro lato del telefono scuoteva la testa.
 
-La febbre ti fa delirare… miss Swan- rispose Regina
 
-Può essere, o forse sei tu che mi fai questo effetto.
A che ora inizi il turno oggi?- chiese poi la bionda
 
Regina rise prima di rispondere –devo essere in ospedale alle due...fino ad orario indefinito. Se finisco ad un orario decente magari passo a vedere come stai-
 
-Avrei giusto bisogno di una dottoressa che si prenda cura di me- rispose Emma
 
-Vedremo cosa posso fare-
 
Emma sorrise –Ti lascio alla tua giornata, ci sentiamo più tardi. Salutami tuo padre-
 
-va bene.. a più tardi Emma-  rispose Regina
 
La bionda rimase per qualche istante immobile con ancora il telefono vicino all’orecchio, aveva ancora la voce di Regina in testa. Quella voce la incantava ogni volte, era dolce ma severa allo stesso tempo. Era musica per le orecchie di Emma.
 
 





 
***
 








Regina stava pranzando con suo padre in un piccolo ristorante a qualche isolato dal Grey Sloan Memorial Hospital.
Controllò l’orologio, aveva ancora un paio di minuti prima di iniziare il turno.
 
-Mi dispiace lasciarti da solo oggi- disse rivolgendosi all’uomo seduto difronte a lei
 
-Non ti preoccupare tesoro, ho il mio bel giretto da fare- disse sfilando la cartina della città
 
-Vedi di non perderti e se hai bisogno chiamami- disse Regina alzandosi, lasciò un bacio a suo padre e uscì dal locale.
 
Fuori il cielo era diventato più scuro, si era alzato un leggero vento e iniziava a piovere.
La bruna, sprovvista di ombrello, accelerò il passo per evitare di arrivare al lavoro bagnata fradicia ma fallì miseramente, visto che quando arrivò al Grey Sloan sembrava fosse appena uscita dalla doccia.
La giornata lavorativa di Regina non era iniziata nel migliore dei modi, oltre alla pioggia era arrivata anche un’emergenza. Stava cercando di darsi un’asciugata ai capelli quando il suo cercapersone aveva iniziato a suonare senza sosta. La bruna alzò gli occhi al cielo esasperata prima di dirigersi verso il pronto soccorso.
 
-Mi avete chiamata?- chiese rivolgendosi alla giovane specializzanda
 
-Ruby Kendal, 9 anni, febbre e dolore nel punto di Mcburney- rispose la giovane ragazza tutto d’un fiato
 
-uhm..okey, appendicite. Fammi sentire un po’ dove ti fa male- disse poi Regina rivolgendosi alla ragazzina che emise un piccolo lamento non appena la donna le tocco la pancia
 
-Come pensavo… la tua appendice è proprio arrabbiata. La sottoporremo ad un piccolo intervento- disse poi rivolgendosi ai genitori – sarà una cosa veloce e tu Ruby domani sarai fuori di qui con una minuscola cicatrice e una buona scusa per farti portare un bel gelato tutte le sere per una settimana- sorrise alla bambina prima di rivolgersi alla specializzanda –Dottoressa Murphy, ricoverala in pediatria e resta con lei, io prenoto la sala operatoria-
 
 
Mezz’ora più tardi Regina si preparava per l’intervento e insieme a lei c’era Leah Murphy, la specializzanda che l’avrebbe assistita durante l’operazione. O forse Regina avrebbe lasciato fare tutto alla ragazza e sarebbe rimasta a guardare, infondo era un intervento semplice.
Era una giornata apparentemente tranquilla al Grey Sloan, almeno così sembrava.
 
 
 
 



 
 
***
 
 




 
 
 
Emma se ne stava tranquillamente seduta alla sua scrivania, una tazza di caffè fumante in mano ed il mac accesso davanti a sé. Aveva un paio di articoli da scrivere ma se la stava prendendo con comodo, il mal di testa la stava ancora tormentando.
Soffiava sul caffè bollente con le labbra poggiate al bordo della tazza quando un rumore assordante attirò la sua attenzione. Senza posare la tazza si avvicinò alla vetrata che dava sulla via principale della città e restò a guardare per qualche minuto. Auto della polizia, camionette dei servizi speciali, pompieri…sirene e lampeggiati accesi. I veicoli sfrecciavano a tutta velocità lungo la strada. Sembrava la scena di un film.
Emma stava ancora fissando fuori dalla finestra quando Stephanie bussò alla porta.
 
-Signorina Swan!- la chiamò la ragazza
 
-Oh! Stephanie, che succede laggiù?- chiese Emma
 
-Se non ho capito male deve esserci stata una sparatoria o una sorta di attentato. Il signor Jefferson ha mandato Parcker, sperando torni con qualche notizia-
 
Emma tornò a guardare la strada –Si sa il luogo dell’incidente?- chiese
 
-Si. E’ il Grey Sloan Memor…- la ragazza non fece in tempo a finire la frase.
Emma si girò di scattò, la tazza le scivolò dalle mani. Non era sicura di aver capito bene
 
-L’ospedale Grey Sloan?- chiese quasi urlando
 
La ragazza esitò un attimo a rispondere, il viso di Emma le metteva quasi paura
 
-STEPHANIE! Rispondimi..-
 
-S..si. L’ospedale Grey Sloan Memorial Hospital- rispose
 
Emma si precipitò a prendere la giacca, chiuse con un colpo secco il mac e si precipitò fuori dall’ufficio senza dire una parola.
 
-Signorina Swan!!!!!- la chiamò Stephanie ma Emma ormai non la sentiva. Non sentiva più nessuno.
Emma stava pensando solo a correre, doveva arrivare al Grey Sloan il prima possibile. Non le importava più di nulla. Nella sua testa c’era solo un pensiero, Regina.
Doveva andare da Regina, doveva assicurarsi che Regina stesse bene.
E se qualche pazzo le avesse sparato? E se l’avessero ferita? E se fosse morta?
Al solo pensiero le lacrime iniziarono a rigarle il viso. Non poteva nemmeno immaginare di vivere in un mondo senza Regina.
Emma aumentò ancora di più la corsa, correva talmente veloce che non si sentiva nemmeno le gambe. Andavano in automatico.
Quando arrivò davanti al Grey Sloan si trovò la strada sbarrata. C’erano camionette della polizia ovunque, uomini armati, cecchini in posizione, qualche giornalista ficcanaso ed un po’ di passati.
In lontananza scorse una figura familiare, un uomo, vestito di tutto punto con un piccolo ombrello in mano.
Emma si avvicinò.
 
-Signor Mills!-
 
L’uomo si girò, un leggero sorriso comparve sul suo volto
 
-Emma! Cosa ci fai qui?-
-Ho saputo della sparatoria…Lei dov’è?- chiese Emma
 
-E’ ancora dentro. Tutti sono ancora dentro, gli agenti stanno cercando di entrare-
 
-Ma che aspettano? Non possono starsene qui a fare nulla- la paura iniziò a prendere il sopravvento su di lei
 
-Emma! La tireranno fuori, dobbiamo solo aspettare. Sanno quello che fanno- il signor Mills cercò di tranquillizzarla ma quello che ottenne fu l’effetto contrario.
La bionda partì con passo spedito verso l’ingresso dell’ospedale, un poliziotto la fermò a pochi metri dalla porta
 
-Signorina!! Lei non può stare qui- le disse portandola dietro le transenne
 
-Lei forse non capisce, lì dentro c’è una persona a me cara. Non so cosa sia successo, chi sia questo folle e che cosa diavolo gli passi per la testa, di certo so che non starò qui ad aspettare che voi facciate non so cosa-
 
-Signorina, ce ne stiamo occupando noi. Lei stia qui dietro e non si preoccupi-
 
Il poliziotto si allontanò di qualche metro, in quell’istante, come una saetta, Emma sgattaiolò oltre la transenna e corse verso la porta.
 
-Emma!!!!!- il signor Mills la chiamò inutilmente
 
Emma aveva oltrepassato la porta. Nessuno l’avrebbe fermata.
 
La scena che le si presentò davanti la lasciò a bocca aperta.
Davanti al bancone della reception, il corpo di un uomo giaceva in una pozza di sangue, poco più a destra il corpo di una donna; forse un’infermiera; con un foro in testa.
Attorno c’era solo il silenzio. Un silenzio che metteva paura.
Emma cercò di muovere qualche passo in avanti ma i piedi sembravano inchiodati al pavimento.
Era talmente terrorizzata che non riusciva nemmeno a muoversi, ogni suo muscolo era come paralizzato.
Cercò di tornare in sé, chiuse gli occhi e prese un lungo respiro.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 






 
 
 
Regina era ancora in sala operatoria, l’intervento era appena terminato.
 
-Okey, abbiamo finito. Possiamo trasferirla in reparto. Te ne occupi tu Murphy?-  chiese rivolgendosi alla specializzanda
 
-Dottoressa Mills…non posso!-
 
-Come scusa?- Regina la fulminò con lo sguardo
 
-Non posso! Non possiamo uscire. Era questo che mi diceva la Dottoressa Sheperd prima. Ci sono degli uomini armati in ospedale, dobbiamo restare qui-
 
-Che cosa?! Che cosa aspettavi a dirmelo?- Regina era furiosa o forse era spaventata
 
-Ma la Sheperd ha detto…-
 
-Non mi importa quello che ha detto la Sheperd!- Regina zittì la ragazza e in quell’istante si sentì un colpo di pistola.
Nella sala operatoria cadde il silenzio. Tutti i presenti erano come pietrificati, nessuno fiatava.
Tutti gli occhi erano puntati sulla porta e dalla porta passarono poi a Regina.
La donna si era avvicinata alla porta, spiò dal vetro stando attenta a non farsi vedere.
Alla fine del corridoio c’era un uomo con una tuta mimetica, in spalla un fucile e in mano una pistola, Regina non riuscì a vederlo in faccia, portava un berretto nero ed uno scalda collo che lasciava visibili solo gli occhi. Poco distante da lui, un uomo riverso a terra. Regina non ci mise molto a riconoscerlo, era Patrick, l’addetto alla sicurezza. Probabilmente era sceso per avvisarli o per controllare che non ci fossero ulteriori feriti ed ora si ritrovava con una pallottola nel petto.
Regina sarebbe uscita a prenderlo se non fosse stato per l’uomo armato che aveva deciso di proseguire il suo cammino proprio verso la sala operatoria in cui si trovava.
 
-Merda! Sta venendo verso di noi!- disse bisbigliando, rivolgendosi agli altri medici
 
-che facciamo?- chiese uno – non possiamo stare qui!- aggiunse un altro
 
-Iniziate con lo stare zitti.
Allora, coprite la ragazzina con un telo, sembrerà morta e non le farà nulla- Regina stava cercando di mantenere la calma, era lei la responsabile di quella sala ed in quanto tale doveva gestire la situazione nel miglior modo possibile.
 
-Ora andate tutti a mettervi al sicuro in quella stanza. Sedetevi, sdraiatevi a terra, state in silenzio e non fatevi vedere-
 
-E lei non viene? Non può restare qui Dottoressa Mills. Sarà un bersaglio facile!- disse la giovane specializzanda quasi in lacrime
 
-Non preoccupatevi per me-  disse Regina voltandosi dinuovo verso l’esterno della sala.
 
L’uomo armato era scomparso dalla sua visuale.
 




 
 
***
 






 
Emma stava vagando per i corridoi del Grey Sloan quando udì un colpo d’arma da fuoco.
Istintivamente si bloccò, in piedi, gli occhi sbarrati e le orecchie tese a captare ogni singolo rumore.
In quell’ospedale non volava nemmeno una mosca, non un rumore di passi, non ho un respiro, nulla. Era il luogo più silenzioso che Emma avesse mai visto.
Mosse qualche passo verso la porta d’ingresso del reparto di pediatria, la spinse lentamente stando attenta a non emettere alcun suono. La oltrepassò e lentamente avanzò restando sempre con le spalle al muro.
Era quasi arrivata all’ascensore quando si sentì afferrare per un braccio e fu trascinata in uno stanzino.
 
-Lasciami!- disse senza far uscire un filo di voce
 
-Sssssh…ci farai scoprire!- una ragazza con una divisa azzurra le si presentò davanti agli occhi, dietro di lei, sdraiato sul pavimento, un ragazzo, probabilmente un infermiere era stato colpito dal killer.
Aveva un foro sul fianco, leggermente sotto l’ascella e sanguinava. C’era sangue ovunque in quella stanza.
 
-E’ ferito! Quell’uomo gli ha sparato. Devi aiutarmi!-
 
-Io?!? Io…io non sono un medico. Non so come si fa, non posso aiutarti!-
 
-Dobbiamo solo togliergli il proiettile e ricucire. Sono al secondo anno di medicina, non ho mai operato da sola ma posso…posso fare qualcosa se mi aiuti- la ragazza la stava supplicando
 
-Come ti chiami?- chiese Emma
 
-Lexie, Lexie Grey!-
 
-Okey Lexie, io sono Emma. Ascolta, io ti aiuterò a salvare il tuo amico, ma tu poi aiuterai me a trovare una persona. D’accordo?-
 
-Va bene, chi devi trovare?- chiese la ragazza mentre iniziava a somministrare una specie di calmante al ragazzo, in modo da renderlo quasi incosciente per l’operazione
 
-E’ una donna.. una dottoressa, lavora qui, è un chirurgo pediatrico. Speravo di trovarla in questo reparto ma poi mi sono ritrovata qui dentro- spiegò Emma mentre osservava la ragazza armeggiare con aghi, bisturi e pinze.
 
-Sono chiusa in questo stanzino da ormai un’ora quasi e non ho visto passare nessuno. Probabilmente saremo gli unici qui. E se stai cercando la Dottoressa Mills…beh…stava andando in sala operatoria l’ultima volta che l’ho vista- disse Lexie prima di prendere il bisturi in mano –Emma…ora dovrai tappargli la bocca. Gli farà un po’ male e non vorrei che ci scoprissero-
 
Emma annuì, prese uno strofinaccio e, facendo pressione, lo posò sulla bocca del ragazzo in modo da attutire le grida.
Nella sua testa maledisse il momento in cui aveva deciso di entrare in quell’ospedale.
Lei voleva solo prendere Regina e tornarsene a casa ed ora si trovava ad assistere ad un intervento improvvisato, con un ragazzo terrorizzato che le stringeva la mano in cerca di sicurezza.
 



 



***
 





 
Il Signor Mills all’esterno stava letteralmente andando fuori di testa.
Da quando Emma aveva varcato la porta d’ingresso, non aveva fatto altro che inveire contro i poliziotti dandogli degli incompetenti.
 
-Abbiamo sgomberato un piano, sgombereremo anche gli altri- disse il capo della polizia cercando di calmarlo
 
-Avete sgomberato un piano?! Un piano?! Ha idea di quanto sia grande questo posto?!
 Ha 4 uomini per perquisire un ospedale di diecimila metri quadrati e…- il Signor Mills stava ormai urlando in faccia al comandante
 
-Signore, è così che funziona. E’ la procedura. Ci pensiamo noi, stia tranquillo-  poi si voltò verso un’agente per darle ulteriori indicazioni
 
Il loro piano era quello di bloccare gli ascensori e tutti le uscite principali in modo da bloccare i killer all’interno, ma così facendo avrebbero bloccato anche tutte le persone in ostaggio.
 
-Buon Dio… volevo solo passare un po’ di tempo con la mia bambina. Perché tutto questo?- il signor Mills iniziava ad imprecare.
Quell’attesa era diventata ormai un’agonia. Più guardava l’orologio e più gli sembrava che il tempo non passasse mai.
 
Al suo fianco nel frattempo era arrivato un uomo, sui quarant’anni, in mano la scatola di una pizza ed un peluche.
 
-Ancora nulla?- chiese
 
-No! Questi idioti non sanno nemmeno da dove iniziare- rispose il signor Mills
 
L’uomo rise, una risata isterica –Doveva essere una giornata felice, finalmente avrei rivisto mia moglie e la mia piccola e invece…- non riuscì a finire la frase
 
Il padre di Regina si voltò, l’uomo stava piangendo, così cercò di fargli coraggio. Di infondergli un po’ di speranza.
 
-Vedrà che andrà tutto bene. Sua moglie e sua figlia staranno bene e le rivedrà presto-
 
Quelle parole gli uscirono dalla bocca così…di getto. Forse erano solo parole di circostanza, il signor Mills era sempre stato un uomo forte, pieno di coraggio e di speranza ma in quel momento stava iniziando a perdere tutto.
 
 



 
*** 
 









 Dopo aver assistito a quel piccolo intervento, Emma era uscita dallo stanzino e stava seguendo le indicazioni che le aveva dato Lexie.
 
“in fondo al corridoio a destra troverai una porta, un’ uscita d’emergenza. Scendi le scale, alla terza rampa troverai una porta alla tua destra. Segui il corridoio fino alla fine, la terza porta a sinistra ti porterà dritta alle sale operatorie. La dottoressa Mills dovrebbe essere nella sala 7. C’è il numero fuori da ogni sala, non ti puoi sbagliare”
 
Queste erano state le parole di Lexie ed Emma se le stava ripetendo nella testa da quando aveva lasciato la ragazza, promettendole che sarebbe tornata a prenderla una volta trovata Regina.
Corse lungo il corridoio e poi giù per le scale, stando attenta a non sbagliare uscita. Aprì la porta con calma, prima di entrare controllò che non ci fosse nessuno. Anche lì regnava il silenzio.
Seguì il lungo corridoio fino alla fine, svoltò a sinistra e si diresse verso la terza porta. La aprì leggermente, sentì delle voci in lontananza, forse erano dei medici, forse dei feriti, stava per entrare nel corridoio quando vide un uomo armato sbucare da dietro un angolo. Istintivamente lasciò andare la porta e si nascose dietro il muro.
 
-Merda! E adesso che faccio?!- disse tra sé e sé
 
Non aveva una grande scelta, o starsene nascosta o continuare la ricerca. E di certo non avrebbe mollato proprio adesso che era lì. A due passi da Regina.
Prese un respiro e cercò di ragionare. Si avviò nuovamente verso la porta, l’area sembrava libera, si guardò intorno, la sala che si trovò davanti indicava il numero 3. Ora doveva solo capire se andare verso destra o verso sinistra. Stava per correre verso destra quando un proiettile le sfiorò il braccio.
 
-Cazzo!- imprecò –Lurido bastardo!- senza mai voltarsi corse verso le scale e si nascose per qualche minuto.
Il braccio le faceva male, il proiettile l’aveva presa di striscio lasciandole una piccola ferita.
Sentì dei passi correre verso la sua direzione, trattenne il respiro fino a che non sentì il rumore dei passi oltrepassarla.
 
L’istinto la spinse ad uscire, il corridoio era silenzioso.
Con calma si diresse nuovamente verso il corridoio delle sale operatorie e seguì l’intuito andando verso destra e grazia a Dio i numeri delle sale iniziarono ad aumentare. Quando arrivò davanti alla sala 7 spiò attraverso il vetro ma non vide nessuno. Spalancò la porta con un colpo di spalla e per poco non cadde a terra.
 
-Emma?! Che diavolo ci fai qui?- Regina le corse incontro –Vuoi per caso farti uccid…Oh mio dio…sei ferita!-
 
Emma le si lanciò letteralmente addosso, buttandole le braccia al collo e stringendola a sè non curante delle altre persone all’interno della sala.
Regina dovette appoggiarsi alla parete per non finire sul pavimento.
 
-Come sono felice di vederti…ho visto quel folle fuori nel corridoio, ho pensato ti avesse sparato,
 stai bene?-  le chiese quasi senza respiro
 
-S…si. Grazie a Dio non sono entrati qui- rispose la bruna – ma come hai fatto ad arrivare qui? Come hai saputo di tutto ciò?- chiese poi
 
-Ero in ufficio quando ho sentito le volanti della polizia, ho chiesto alla segretaria e mi ha detto che c’era stata una sparatoria al Grey Sloan così ho mollato tutto e mi sono fiondata qui. Non potevo di certo starmene con e mani in mano-
 
Regina sorrise scuotendo la testa –Devi sempre ficcarti nei guai tu?-  e le posò una mano sul braccio per controllare la ferita
 
-Sto bene! E’ solo un graffio…- disse Emma fingendo di non provare dolore
 
-Ah si? Stai bene? Non si direbbe…hai sangue ovunque- disse Regina indicandola dalla testa ai piedi
 
-Questo?! Non è tutto sangue mio- rispose la bionda indicando l’enorme chiazza di sangue che aveva sulla maglia
 
-In che senso non è tuo? E di chi sarebbe?- chiese Regina iniziando a preoccuparsi ulteriormente
 
-Ti stavo cercando quando mi sono imbattuta in una ragazza, credo sia un medico qui, mi ha chiesto aiuto per estrarre un proiettile ad un ragazzo … ah tra l’altro devo andare a recuperarla. Glielo devo, se non fosse stato per lei starei ancora vagando per l’ospedale-
 
-okey, ma prima devo sistemare questo braccio..- disse Regina afferrando il braccio di Emma, ma la bionda fu più veloce e lo ritrasse
 
-NO! Prima dobbiamo uscire di qui…non ho intenzione di stare in questo posto nemmeno un secondo in più-
 
-“no” lo dico io…questa è la mia sala operatoria e qui decido io. Adesso mettiti seduta e stai ferma!-
 
-Non è grave, sto bene!- Emma cercò inutilmente di replicare ma Regina aveva già deciso. E quando Regina decideva non c’era nulla che potesse farle cambiare idea.
 
 
 
 
 
 
 
***






 
 
Emma era sdraiata sul divano, la testa poggiata sulle gambe di Regina, la piccola Mya che giocava sul tappeto ed il signor Mills che finiva di sistemare la cucina.
Avevano deciso di lasciarsi quella brutta giornata alla spalle, il padre di Regina aveva cucinato una splendida cenetta per tutti e aveva insistito affinché Emma restasse per la notte. Non poteva di certo mettersi al volante con quel braccio malconcio e poi era ancora dolorante per l’influenza, la febbre non era più una sola sensazioni.
 
-Okey, direi che io qui ho finito!- disse l’uomo entrando in salotto
 
Regina girò leggermente la testa in modo da vedere suo padre e gli sorrise
 
-Grazie ancora papà, la tua cena era davvero squisita-
 
-Già…era davvero ottima signor Mills! – aggiunse Emma
 
Il signor Mills sorrise –Quante volte dovrò dirtelo di chiamarmi Henry?! –
 
-Ha ragione signor M… ehm Henry!- i due si scambiarono un sorriso
 
-Allora io vado, ci vediamo domani. Mi raccomando Emma, riprenditi- disse l’uomo
 
Lasciò un bacio sulla testa di Regina, salutò la piccola Mya e uscì dall’appartamento lasciando le due donne sole.
Regina stava giocando con i capelli di Emma, se li rigirava tra le dita come se fossero un nastro di seta, era persa nei suoi pensieri, la bionda alzò lo sguardo quanto bastava per vedere la bruna.
Emma la guardò, restando per un attimo incantata a seguire i suoi lineamenti; i capelli sciolti tirati tutti sulla spalla sinistra, lo sguardo fisso nel vuoto, le lunghe ciglia nere che sbattevano di tanto in tanto e quelle labbra perfette con un leggero tocco di rosso. Era bella da togliere il fiato.
Fu in quel preciso istante che Emma capì di non poter più fare a meno di Regina. In quell’istante capì quanto fosse fondamentale la presenza di Regina nella sua vita.

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