The Prince and the Princess Special

di Kimberly Horan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Winter Special ***
Capitolo 2: *** Fever Special ***



Capitolo 1
*** Winter Special ***


Harry amava sciare, e questo iniziava ad essere l’unico vero problema nella relazione tra lui e Sofia. Il fatto che era negata per questo tipo di cose lo sapeva già, ma Harry insistete così tanto per portarla in montagna, che alla fine dovette accettare e mettersi in gioco.
Il che fu decisamente una pessima idea.
Durante la loro prima lezione Sofia cadde sulla neve praticamente subito. E poi ancora e ancora. All’inizio non era poi così tremenda come cosa, e anzi era anche divertente, ma dopo qualche giorno i lividi delle cadute iniziavano a vedersi e a sentirsi. Non c’era nulla da fare: era proprio negata per lo sci.
“Come sta andando la giornata?” Le chiese William in uno dei rari momenti di pausa.
“Cosa?” Si tolse il berretto di lana e cercò di sistemarsi i capelli.
“Come sta andando?” Ripeté ridendo.
“Uno schifo”, ammise lei sospirando. “Harry mi odierà per questo e la nostra relazione finirà tragicamente tra la candida neve”, disse chiudendo gli occhi e portando indietro la testa rassegnata.
“Non essere esagerata Sofia, non è poi una tragedia così tremenda”. Le diede una pacca sulla spalla e lei gli sorrise poco convinta.
Harry li raggiunse poco dopo, si tolse gli occhiali e riservò a Sofia il migliore dei suoi sorrisi. Lei arrossì improvvisamente per la vergogna, pensando che in quel momento erano la coppia peggio assortita della storia: lui lo sciatore bello e atletico, e lei la sfigata di turno completamente sgraziata. Non si era mai sentita tanto ridicola e impacciata come in quella settimana. Si disse che così non poteva continuare e sperò solamente che quegli ultimi tre giorni passassero in fretta.
“Allora, ti sei riposata abbastanza?” Le chiese togliendosi gli occhiali e guardandola dritta negli occhi.
Lei arricciò il naso. “Harry io non credo che sia una buona idea…”
“Cosa?” Le chiese lui corrugando la fronte.
“Crede che sia inutile continuare a sciare, o quanto meno a provarci, visto che tanto è negata”, disse ingenuamente William.
Sofia si voltò lentamente verso di lui e lo guardò male. “Grazie per la delucidazione, vostra altezza”. Così non la aiutava molto e la faceva apparire ancora più imbranata di quanto non si sentisse già.
“Chi ha detto che torniamo a sciare?” fece Harry riponendo l’attrezzatura da sci da una parte.
Sofia lo guardò confusa, ma fu felice di sentirglielo dire. “E allora cosa facciamo?”
Harry attese qualche istante per risponderle. L’aiutò ad alzarsi e nel frattempo guardò William con una certa complicità. “Qualcosa di…molto bello”. D’accordo, il tono che utilizzò non era molto rassicurante, ma la disperazione di Sofia era tale che qualsiasi altra cosa era meglio che tornare sulla pista.
Harry condusse Sofia lungo una stradina di montagna. “Allora, dove stiamo andando?”
Lui fece spallucce. “Solo a fare una passeggiata”, le circondò le spalle con un braccio e le sorrise.
“Non ti credo”. Glielo si leggeva in faccia che aveva in mente qualcosa.
“Però ti fidi di me, giusto?”
“Per mia sfortuna sì”. Si fidava cecamente di lui, ma questo alcune volte, come in quella settimana, la metteva nei guai. “E comunque sono felice di fare qualcosa di rilassante. Finalmente!”. Quell’ultima esclamazione le uscì dalla labbra senza preavviso. “L’ho detto a voce alta, vero?”
“Sì”, fece Harry. Entrambi scoppiarono a ridere mentre continuavano a camminare lungo la strada in salita.
“Però dai, devi ammetterlo: ti sei divertita anche tu, insomma eri così buffa che non potevi non ridere!” Continuò lui.
Sofia lo guardò indignata, si liberò dal suo abbraccio e gli tirò una palla di neve dritta in faccia.
Harry si piegò di lato, portandosi istintivamente le mani sul viso.
“Harry?” Sofia rimase in attesa, preoccupata. “Ti ho fatto male?”
Non ricevendo risposta, fece un passo in avanti. Quando fu abbastanza vicina, Harry scattò e, mentre la teneva ferma con un braccio, le tirò una bella manciata di neve, restituendole il favore. “Così siamo pari!” Commentò ridendo.
“Oh dai! Sei un bambino!” Sofia si pulì il volto e poi gli diede un colpo sul petto, ma alla fine fu lei a farsi male. Sofia alzò lo sguardo verso il cielo.
“Che c’è?” Domandò Harry.
“Ma…” disse. “Sta nevicando o è solo una mia impressione?”
I fiocchi iniziarono a scendere, candidi e leggeri, per poi dissolversi al contatto con la strada scura che era stata sgomberata per consentire il passaggio.
“Già”. Harry osservò Sofia, compiaciuto e con un sorrisetto stampato in faccia.
“Che c’è, perché mi guardi così?”
“Nulla”, scosse la testa senza smettere di sorridere. “Andiamo, prima che il tempo peggiori”. La prese per mano e proseguirono.
“Aspetta, non dovremmo tornare indietro?” Gli chiese lei, vedendo che nevicava sempre di più.
“Fidati”, rispose lui con tranquillità. “Eccoci qua”. Indicò uno chalet di legno in fondo alla strada.
I due fecero una corsa, mentre il tempo peggiorava sempre di più. Harry aprì la porta e riuscirono ad entrare appena in tempo, prima che la tormenta diventasse ingestibile.
“Wow!” Sofia si lasciò scappare quell’esclamazione, quando vide l’interno dello chalet. L’ambiente era caldo e accogliente: un grande spazio con in fondo il caminetto in pietra, che sembrava essere stato acceso da un po’, mentre sul lato era situata una piccola cucina a vista.
Per la prima volta Sofia si sentì stranamente fuori posto. Non sapeva bene il perché, ma era leggermente a disagio nel trovarsi lì.
“Ti piace?” Le chiese curioso Harry.
Lei annuì. “Solo per curiosità: che posto è questo?”
“Io e William lo prendiamo spesso in affitto. Negli anni passati ci venivamo molte volte”.
“Cos’è una specie di base in cui i principi portano le loro ultime conquiste?” Non le andava a genio l’idea di essere portata in un posto dove Harry aveva portato tutte le sue ex. Anche perché lui, di avventure amorose, ne aveva avute tante e lei era parecchio diffidente su quell’argomento. Non poteva evitarlo: era più forte di lei. E dopotutto era una cosa normale, considerando il fascino che aveva Harry e di cui lei era rimasta inevitabilmente vittima.
Harry si mise a ridere. “No, solo il ritrovo di due fratelli che bevono birra e chiacchierano per tutta la notte”.
“Ah!” Esclamò Sofia.
“Sta tranquilla, non c’ho mai portato nessuna qui”, le sussurrò baciandola. “Lì in fondo c’è il bagno, così puoi cambiarti e toglierti questa bella tuta da sci”, le disse strattonando leggermente la manica del giubbotto. Harry sapeva quanto Sofia odiasse indossare quegli abiti.
“Non ho nulla con cui cambiarmi”.
“A questo ho pensato io”. Harry tirò fuori dallo zaino una delle sue camice e gliela porse. Lei inarcò un sopracciglio e lo guardò con aria di disapprovazione. Quell’uomo era decisamente senza speranze.
“Che c’è? Non guardarmi così: ti starà enorme”. Sofia era così piccina che su quello non c’erano dubbi.
Sospirando, prese la camicia si andò a cambiare. Quando la indossò, l’odore di Harry le inebriò i sensi, e per un momento chiuse gli occhi e si strinse nelle spalle, godendosi la bella sensazione; poi tornò nell’altra stanza.
 
Harry la osservò dalla testa ai piedi, seduto sul tappeto di pelliccia davanti al caminetto. “Sai tremendamente bene”, commentò imbambolato. Non poté trattenersi dal farlo, perché era dannatamente sensuale e lui impazziva quando la vedeva così. Doveva ancora farci l’abitudine e a quel punto si disse che non ci sarebbe mai riuscito.
In verità aveva portato quella camicia solamente perché non avrebbe saputo cosa prendere dalla valigia di Sofia, che era ordinatissima, neanche fosse dovuta partire per arruolarsi nell’esercito, ma questo non lo aveva aiutato poi granché.
Sofia alzò gli occhi al cielo e si mise seduta al suo fianco. “Mi sta tremendamente larga”, gli rispose.
“A causa della tormenta saremo bloccati qui fino a domani mattina”.
“Non sembri molto dispiaciuto della cosa”, lo stuzzicò lei circondandogli il collo con le braccia.
“E tu?” Chiese lui sottovoce.
Sofia non rispose, ma si sporse in avanti e lo baciò dolcemente. “Lo prendo per un sì”, disse ridendo Harry.
“Dovremmo avvertire gli altri, oppure si preoccuperanno”.
“Penseranno ad una fuga d’amore!”   
“Sì, immaginati i titoli dei giornali: il principe Harry e la sua ragazza in fuga!” Scherzò Sofia.
Harry scoppiò a ridere. “Non sarebbe una cosa tanto male: devo ricordarti la nostra fuga a Parigi?”
“Non era una fuga d’amore, quella”. Sofia si disse che per Harry il loro appuntamento doveva essere stato davvero il migliore che avesse mai avuto, visto che lo menzionava ad ogni occasione. E comunque anche per lei era stato il più bell’appuntamento di sempre, ma sentire un uomo che se ne ricorda, era piacevolmente strano. Ma comunque Harry si ricordava sempre tutti i loro momenti importanti ed era questo che lo rendeva l’uomo che Sofia aveva sempre desiderato.
“Certo che era una fuga d’amore”, borbottò lui. “Io e te eravamo già fidanzati, solo che tu ancora non lo sapevi”.
“Ah giusto!” Sofia si disse che quella sembrava tanto la classica scusa che usano le adolescenti quando parlano dei loro idoli musicali, o di attori di cui sono innamorate, e si mise a ridere.
“Cosa?” Harry la prese per la vita e la fece stendere accanto a lui, tenendola abbracciata forte.
Sofia cercò di ricomporsi e di smetterla di ridere. Per paragonare Harry ad un’adolescente. Incrociò le gambe con quelle di lui e si sistemò in modo da poterlo guardare negli occhi. Con una mano gli spostò un ricciolo ribelle dalla fronte, per poi tracciare il profilo del suo volto con l’indice. Gli accarezzò la barba rossa che tanto amava e sorrise.
“E pensare che gli uomini con la barba non mi sono mai piaciuti”.
“Meglio”, rispose lui baciandola.
“Perché William e Kate non vengono qui con i bambini? C’è un sacco di spazio e potrebbero correre liberamente, sono certa che lo adorerebbero”.
Harry si pensò su. “Sì, specialmente George”. Lui era decisamente più vivace di Charlotte e in quel posto si sarebbe trovato benissimo. “Magari anche noi ci porteremo i nostri figli, un giorno”. Forse era un po’ prematuro parlare di figli, dal momento che non avevano nemmeno parlato di matrimonio, ma Harry desiderava disperatamente costruire la sua famiglia insieme a Sofia, perciò non ebbe timore ti tirare in ballo l’argomento.
Sofia fece un profondo respiro. Bambini? Aveva davvero appena parlato di bambini? Insomma…lei e i bambini non andavano mai d’accordo. Vero era anche che in realtà non aveva molta esperienza, dal momento che in casa era la più piccola. “Al riguardo, non credo che sarei molto brava come mamma. Sai che io non sono molto portata per i bambini”.
“Scherzi? Con George e Charlotte sei fantastica!”
“Sì, ma è diverso”, giocherellò con il bracciale che Harry aveva al polso per non guardarlo negli occhi.
“Hai ragione, è diverso perché saranno i nostri bambini”. Harry la strinse a sé e la baciò.
 
SPAZIO DELL'AUTRICE
Ebbene sì, i nostri Harry e Sofia tornano per degli speciali che vanno a braccetto con la storia madre. Harry si fa dei viaggi mentali su di lui e Sofia e sui loro bambini...perché lei forse non andrà d'accordo con i bambini, ma noi sappiamo che di bambini ce ne saranno...e che bambini!!!

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Capitolo 2
*** Fever Special ***


Il delirio. Ecco cosa era accaduto quel giorno: il delirio. Sofia si era trattenuta a Londra ancora per una settimana, prima di partire per dare il primo esame dell’ultimo anno di università e forse non era stata poi una grande idea.
Enea aveva preso in affitto una casa in centro, in modo che Sofia potesse stare vicino ad Harry, senza però andare a vivere con lui, e che nello stesso tempo potesse fargli comodo quando si recava a Londra. Tra lo studio e tutto il resto, Sofia aveva trascorso dei giorni impossibili, ma la cosa peggiore fu che anche Harry era oberato dagli impegni. Per organizzare una cena ci avevano messo due giorni e l’avevano rinviata per tre volte. Alla fine però, riuscirono a ritagliarsi qualche ora per poter stare un po’ insieme.
Quella mattina era iniziata in maniera insolitamente tranquilla, e così era andata avanti fino alla sera: Sofia era riuscita a fare tutto quello che aveva programmato e alle sei del pomeriggio fu finalmente libera.
Tornò a casa, si fece una rapida doccia e poi si preparò per la grande serata. L’estate era finita e il clima si era inevitabilmente guastato, tanto che la sera sembrava impossibile uscire senza indossare la sciarpa e il cappotto, nonostante fosse appena l’inizio di ottobre. D’accordo che a Londra non era una cosa tanto insolita, ma Sofia non si sarebbe mai aspettata un clima così freddo. Almeno questo le aveva consentito di poter sfruttare al meglio il suo bel cappotto color ciliegia, che invece a casa usava solo tre o quattro giorni l’anno.
L’appuntamento era stato fissato per le sette e mezza di sera, ma visto che le veniva male se non arrivava in anticipo, si ritrovò davanti al ristorante già alle sette e un quarto. Rimase lì davanti ad aspettare, stringendosi nelle spalle per il freddo. Guardò l’orologio da polso e vide che l’ora dell’appunto era passata da un po’, così decise di aspettare Harry dentro al locale. La prenotazione c’era, ma il fatto di trovarsi lì da sola la metteva tremendamente a disagio. Ad ogni modo venne fatta accomodare al tavolo e mentre aspettava provò a chiamare Harry.
Il telefono squillò più volte, ma nessuno rispose. Provò a mandargli un messaggio, ma anche in quel caso non ricevette nessuna risposta. Si disse che di sicuro aveva avuto un contrattempo e che era ancora impegnato, per questo non poteva risponderle. Anche se però almeno un messaggio striminzito per avvertirla avrebbe anche potuto mandarglielo. Non sapendo cos’altro fare, provò a chiamare William, che invece le rispose immediatamente. Ma dopotutto lui era una persona affidabile e Sofia si chiese il perché non si fosse innamorata di un uomo così, invece di morire dietro ad un principe con i capelli rossi.
“Va tutto bene?”
Sofia alzò gli occhi al cielo. “Will, non è che se ti chiamo necessariamente vuol dire che sto male o che mi è successo qualcosa”. Non poteva farci nulla, William la considerava come una specie di sorella minore, o quanto meno come la cosa più vicina ad una migliore amica, perciò dire che era apprensivo sarebbe stato riduttivo.
“Giusto. Comunque va tutto bene?”
“Sì, volevo solo sapere se hai notizie di Harry”, disse quasi in un sussurro. Era preoccupata, e doveva ammetterlo, però non voleva fare la parte della fidanzata opprimente.
“No, non lo vedo da oggi a pranzo. Non dovevate vedervi per cena?”
“In teoria, ma il tuo caro fratellino sembra che abbia deciso di sparire nel nulla. Non risponde né ai messaggi né alle chiamate”.
“Beh questo è tipico di Harry”
“Grazie, ma non sei d’aiuto”. Era frustrante avere la conferma che l’uomo che stava frequentando era un principe inaffidabile, su questo punto di vista.
“Comunque non preoccuparti, si farà vivo presto, ne sono certo. Non ti darà buca, non lo farebbe mai”.
“Sì, certo”, biascicò Sofia. Non era poi così certa a questo punto. “Grazie lo stesso”. Riagganciò e sospirò abbastanza delusa.
Sofia rimase seduta a quel tavolo chissà per quanto tempo, senza sapere bene cosa pensare, dal momento che di Harry non ricevette nessuna notizia. Sapeva che la cosa più giusta da fare era aspettare Harry, ma dopo tre ore una donna poteva essere innamorata quanto voleva, ma era decisamente troppo. Alla fine prese su e se ne andò via piuttosto arrabbiata, peccato che, giusto per concludere in bellezza la serata, iniziò a piovere così forte che quando si ritrovò sul marciapiede dovette fare un profondo respiro per non lanciare l’imprecazione che aveva sulla punta della lingua. La cosa peggiore? Il decidere di tornare a casa camminando sotto la pioggia incessante, senza avere con sé un ombrello. Già, perché lei l’ombrello lo dimenticava sempre, più o meno come gli occhiali da lontano.
Completamente infradiciata, infreddolita e profondamente ferita nell’animo, svoltò l’angolo subito dopo l’uscita del ristorante e si imbatté nell’ultima persona che avrebbe volto vedere in quel momento.
Harry e Sofia si guardarono entrambi sorpresi. “Mi dispiace!” Si affrettò a dire lui. “Mi dispiace tantissimo, credimi! So che sono in ritardo ma la riunione è durata più del previsto e ti giuro che non era mia intenzione farti aspettare così tanto. Volevo chiamarti, ma non ho potuto veramente. Perdonami!”
Sofia inarcò un sopracciglio e poi scoppiò a ridere. Vedere Harry in preda al panico e con il fiatone per la corsa che aveva di sicuro fatto dalla macchina al ristorante, era decisamente troppo divertente. Esattamente come lo era lei, in quelle condizioni: per fortuna che aveva aspettato quella serata con ansia per farsi bella.
“Cosa c’è da ridere?” Le chiese lui.
“Niente, lascia perdere: sarebbe troppo complicato spiegartelo”. Gli accarezzò il braccio in un gesto involontario e confidenziale. “Sta tranquillo, non sono arrabbiata, non più, ma ti prego non guardarmi con quell’aria così mortificata”.
Harry le sorrise, poi le prese il volto tra le mani e la baciò. “Ti amo, lo sai?”
“Dopo che ti ho aspettato per tre ore, ci mancherebbe altro!”
Il giorno dopo il peso di quell’attesa così burrascosa si fece sentire in tutto il suo peso. Sofia si svegliò con un terribile mal di testa. Spense la sveglia controvoglia e si tirò su. Istintivamente si passò una mano sulla fronte e si accorse che scottava. Bene! Una bella influenza era proprio quello che ci voleva, considerando che dopo pochi giorni avrebbe dovuto partire. Facendo un profondo respiro riordinò le idee e si disse che se fosse stata a letto a riposare sarebbe riuscita a riprendersi in tempo. La prima persona che chiamò fu Enea, che come al solito non mancò di prenderla in giro, finendo con Sofia che gli attaccò il telefono in faccia.
“Buongiorno amore mio”. Harry rispose al primo squillo, probabilmente traumatizzato dall’esperienza della sera prima.
“Ho la febbre”, disse lei tossendo. La tosse era la prima cosa che doveva sparire, perché non poteva assolutamente perdere la voce a causa del mal di gola, altrimenti l’esame non l’avrebbe davvero potuto sostenere. Insomma, se la febbre non fosse completamente scomparsa avrebbe potuto comunque andare a Bologna e farlo, ma la voce, quella le serviva, dal momento che era un esame orale.
“Allora non credi che dovresti posticipare l’esame?” ecco: la fatidica domanda!
“No. Tutto può essere posticipato, ma non un esame di storia medievale”, rispose in un tono che non ammetteva repliche. Capirai, lei che non aveva mai rinviato un esame in tutti quegli anni, non aveva nessuna intenzione di farlo proprio ora. “Mi rimetto a letto. Ti chiamo dopo”.
La testa le scoppiava davvero e fu felice di rimettersi sotto le coperte. Cadde in un sonno profondo, che venne disturbato circa un’ora più tardi, quando sentì la porta della camera aprirsi. Ci mise un po’ per mettere a fuoco, ma alla fine parti l’esclamazione: “Oh no!”
Sofia si tirò su di scatto. “Davvero Harry? Che diamine ci fai qui?” Era esasperante quell’uomo!
Harry le sorrise radioso come sempre e le si avvicinò, mettendosi a sedere sul letto. “Sono venuto a trovarti! Non voglio che tu stia da sola in queste condizioni”.
Era un gesto carino e per un momento Sofia non poté fare a meno di guardarlo con dolcezza, peccato che poi prese il sopravvento la sua parte razionale.
“Aspetta, ma tu come hai fatto ad entrare in casa?”
“Le chiavi me le ha date Kate”, le spiegò. “Enea gliene ha lasciate una copia per le emergenze”.
Ah! Era sempre bello sapere che suo fratello complottava alle sue spalle, sempre e comunque. Mannaggia a lui!
Harry si sporse in avanti per baciarla, ma Sofia si spiaccicò contro la spalliera del letto, tirando il piumone fin sopra alla testa. “Ma che diamine…”, Harry le scoprì il volto, ma lei tornò a nascondersi coprendosi la faccia con le mani. “Si può sapere che diamine fai?” Chiese Harry esasperato.
“Non ti avvicinare, non puoi baciarmi, non dovresti nemmeno essere qui!” Gli disse lei. “Sono influenzata e tu non puoi permetterti di prendere la febbre: hai troppi impegni!”
Lui sbuffò passandosi una mano tra i capelli. “Sciocchezze!” Le si fiondò addosso e le tolse le mani dal volto. Era piccola, ma aveva una forza non indifferente!
“Non ho nessuna intenzione di andarmene e sappi che dovrai sopportarmi, perciò ti conviene non fare troppa resistenza”, le disse mettendo bene le cose in chiaro. “E poi se dovessi ammalarmi, vorrà dire che avremo un’altra scusa per stare insieme, ti pare?”
Sofia alzò gli occhi al cielo. “Non è un ragionamento da persona matura, sai?”
Lui fece spallucce. “E’ probabile”, le diede un rapido bacio sulle labbra e poi si sistemò al suo fianco, tenendola abbracciata.
“Quindi hai disdetto tutti gli appuntamenti di oggi?”
“Ovviamente! Se ne occuperà William”, rispose Harry ridendo.
“Come se non avesse già abbastanza cose da fare, poverino!” Quella era la politica dei fratelli minori: io non posso fare una cosa? Benissimo, ci penserà mio fratello maggiore ad occuparsi di tutto! E Sofia la conosceva bene, dal momento che anche lei era la sorella minore.
Harry avrebbe volentieri chiacchierato per tutto il tempo, ma Sofia crollò esausta praticamente subito e si addormentò di nuovo. Lui rimase un po’ a guardarla, sorridendo e accarezzandole il volto, finché anche lui si addormentò.
Quando si risvegliò, Sofia aveva ancor ala febbre e la tosse, ma non si sentiva più così tanto debole. Ci mise un po’ per fare mente locale e quando realizzò che Harry era stato davvero al suo fianco per tutto il tempo, si sentì le guance in fiamme. Forse era per via dell’influenza, ma di certo una buona dose di emozione nel trovarlo lì, addormentato al suo fianco, fece comunque la sua parte.
Con la punta dell’indice gli sfiorò il naso, dove si potevano intravedere le lentiggini che si notavano solo da vicino. Poi si soffermò sulla barba che aveva imparato ad amare e ad apprezzare. Era bello, decisamente bello, e doveva ammetterlo: era felice che lui avesse lasciato perdere tutti i suoi impegni per correre da lei. La faceva sentire importante, speciale, unica e alla fine, anche se si è la ragazza più asociale del mondo, è una cosa che fa sempre piacere. Harry sarà anche stato il principe meno affidabile di sempre, ma lei non lo avrebbe mai cambiato con nessun altro.
“Ti amo”, gli sussurrò dolcemente. Si sporse leggermente in avanti e lo baciò delicatamente sulle labbra, per poi tornare ad accoccolarsi a lui.
Sofia si riprese in breve tempo, peccato che a quel punto fu Harry a prendersi l’influenza. La cosa gli andava bene ma lo faceva ridere perché erano anni che non gli veniva la febbre.   
 
SPAZIO DELL'AUTRICE
Sì, lo so è da una vita che non aggiorno, ma ho veramente tantissimi impegni in questo periodo perciò non odiatemi XD Altro mini capitolo, altro special, spero che vi possa piacere!!

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