Rebellions

di Sathys
(/viewuser.php?uid=676628)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First ***
Capitolo 2: *** Coppia ***
Capitolo 3: *** Trifoglio ***
Capitolo 4: *** Scelte ***
Capitolo 5: *** Sensi ***
Capitolo 6: *** Giorni ***
Capitolo 7: *** Stanza ***
Capitolo 8: *** Centimetri ***
Capitolo 9: *** Minuti ***
Capitolo 10: *** Secondi ***
Capitolo 11: *** Piroette ***
Capitolo 12: *** Mezzanotte ***
Capitolo 13: *** Distretto ***
Capitolo 14: *** Numero Atomico ***
Capitolo 15: *** In punto ***
Capitolo 16: *** Chilometri ***
Capitolo 17: *** Anni ***



Capitolo 1
*** First ***




 
Okay, questa è la mia prima FanFiction quindi siate clementi, vi prego.
Tengo a precisare che l'idea mi è venuta due anni fa su un forum che frequentavo dove Cherryn  era la mia piccolina (che poi è morta ma vabbè).
Ci sono alcuni personaggi (anche sono pochissimi), come Kit o Hilien o Oliwia, a cui ho cambiato nome dal forum a qui, non li ho inventati io di sana pianta, ma se qualcuno dovesse riconoscerli non esiti a farmelo sapere.
Alcuni personaggi che inserirò in seguito li ho creati per questo forum ( http://thgcfmjgdr.forumfree.it/ ) e se qualcuno di voi è sul quel circuito, non mi dispiacerebbe ruolare con voi *faccina sognante*.
La storia sarà scritta da parecchi punti di vista e Mikael è un personaggio che mi sta molto a cuore, probabilmente più di molti altri, ed è per questo che ho deciso di iniziare proprio con lui.
Questa storia è frutto della mia mente perversa e malata.  
Per il resto credo vogliate dare un'occhiata ai prestavolto in modo da classificarli quindi:
Mikael Wellwood (sforzatevi di immaginarlo con i capelli blu e un po' di trucco sugli occhi e ha 20 anni)
Kit (20 anni)
Hilien (20 anni)
Cherryn (anche qui sforzatevi e ha 19 anni)
Niamh (ha gli occhi marroni nella ff e ha 19 anni)
Lawrence (ha 24 anni nella ff)
Gli altri li metterò di volta in volta, mano a mano che compariranno nella storia.
Buona lettura!

 

Mikael/Cloke - Capitol City
Quando apro gli occhi respiro lentamente. Probabilmente ieri sera non avremmo dovuto ridurci così, ma adesso è tardi per rimediare al mal di testa che minaccia di distruggerci le tempie, perché sono sicuro che la testa fa male anche a lei.
-Niamh?- chiedo sorridendo mentre mi volto verso la mia ragazza, che poi non è altro che la sorella dell'uomo che mi ha tenuto prigioniero tutti questi anni nella Earth Zone, dopo che sono morto nell'arena.
Molti dei vecchi tributi sono stati graziati per andare a combattere contro il Distretto 13 se fosse servito, e ora come ora grazie a quella stronzetta del Dodici, le probabilità che io debba venire mandato via, via dalla mia ragazza e dai miei amici, stanno salendo alle stelle.
-Cloke?- la sua voce mi riporta alla realtà. Non so perché mi aspetto di sentire il mio vero nome, Mikael Wellwood, pronunciato da lei, dalla più grande ballerina della capitale. Scuoto la testa sorridendo e pensando al giorno in cui ci siamo conosciuti.
Ero riuscito a scappare, per la prima notte, dalla Earth Zone, considerando che le guardie che ci sorvegliavano erano davvero molto stupide, e avevo portato con me tutte le droge che ero riuscito a crare in quei due anni che avevo vissuto lì. Perché io ero stato salvato per quello, visto che avevo quattordici anni e la mia arena era stata allagata. Tutti sapevano, e sanno, che i Wellwood sono la più grande famiglia a saper creare medicine e veleni di tutta Panem, oltre ad essere grande e basta. 
Uscito da quell'inferno, mi ero diretto in una piccola discoteca di Capitol, cosciente del fatto che nessuno mi avrebbe riconosciuto grazie ai miei capelli, tinti temporaneamente di azzurro con la bomboletta spray, e al pesante trucco sugli occhi.
Mi ero fatto chiamare Cloke, e avevo iniziato a vendere qualcosa. Non mi aspettavo che la piccola Steiner fosse lì, sfuggita a qualche guardia del corpo. 
Sapevo chi era, infodo la sorella di Lawrence Steiner l'avevo già vista, e non in solo tv, ma dal vivo, quando lui aveva deciso di scoparmi a casa sua per passare il tempo, perché ovviamente, non solo ci usi spudoratamente per mandarci a morire, ma poi vuoi anche sfruttarci. 
Quei ricordi mi mettono rabbia nonostante, ora che sono finalmente fuori per aver raggiunto una mentalità idonea, Lawrence si sia rivelato un buon amico e soprattutto un buon cognato. Anche perchè non c'era molto da fare visto che Niamh non ha aspettato prima presentarmi di nuovo a suo fratello. 
Comunque, lei era venuta da me, per prendere qualcosa, e io ne avevo approfittato dandogli quella più buona, che lei non aveva retto. Così a fine serata mi sono ritrovato a reggerle i capelli mentre vomitava dentro un cesso lurido di non so, e non voglio sapere, cosa e maledicendo tutto il suo albero genealogico per poi andare via il più in fretta possibile prima che l'altro fratello, Light, il proprietario in seconda della Earth Zone e capo di tutti i pacificatori, mi vedesse lì.
-Credi che Porfiria stia così male? Perché secondo me sta anche peggio.- ride socchiudendo gli occhi per cercare di guardarmi meglio. Porfiria è una nostra amica, la ragazza di Lawrence, non che la famosa Cherryn, morta nella settantaduesima edizione dei giochi, dopo essere arrivata seconda. Inutile ripetere dove ci siamo conosciuti.
-Bé lei l'alcool non lo regge così male, anche se non come noi...- rispondo baciando il suo tatuaggio sul fianco. Sinceramente non ricordo perché siamo nudi nel letto, ma non credo ci sia bisogno di pensarci troppo. 
Non mi ero mai soffermato a guardare attentamente quel pezzo di inchiostro bianco e nero ma so che è lo stemma di famiglia e che rappresenta un sole circondato da foglie d'alloro. La loro tradizione è dare ai figli nomi che derivassero dalla pianta di alloro, dalla sapienza, come Lawrence e Laura, sua sorella morta l'anno scorso, oppure che derivino dalla parola luce, come Light e Niamh.
-Cloke...- la sento sospirare sotto il mio tocco ma sono cosciente del fatto che nessuno dei due sarebbe in grado di fare di più al momento.
-Okay...- sbuffo avvicinando il mio viso al suo e poggiando la mia fronte sulla sua -Okay...- ripeto prima di baciarla 
Vorrei non separarmi mai da lei ma ho paura che ciò possa accadere a causa dei due vincitori, Il tizio del pane e la ragazza forno a legna. Mi chiedo se lei lo ami davvero, ma sono più che sicuro che stia fingendo. Tutti fingono durante i giochi, e anche dopo. Proprio come Finnick dal momento che è costretto a donarsi a destra e a manca da Snow. 
Non faccio in tempo a pensarlo che Finnick entra in casa nostra mentre io guardo male la mia ragazza. Non è che possa proprio guardarla male considerando che nessuno dei due si ricorda chi abbia dovuto chiudere la porta ieri sera, cosa che accade molto spesso da quando conviviamo nel palazzo Steiner.
"Ecco cosa accade a far convivere due ragazzini insieme, Mr. Adesso sono innamorato solo di Cherryn" penso tirando su le coperte per coprire ad entrambi le zone intime mentre Finnick annuncia uno -Sto entrando in camera.- non proprio privo di emozioni. Si sente lontano un miglio che tenta di soffocare le risate -Sarebbe stato più corretto bussare, ma non ho poi tutta questa voglia di essere corretto stamattina.- sentenzia con il suo solito sorriso furbo. Finnick è l'unico vincitore a sapere chi sia io realmente, io e gli altri ragazzi della Earth Zone, anche se credo di stargli simpatico solo perché con la mia morte, la sua ragazza ha avuto un tributo in meno contro cui combattere.
-E che ci fa uno come te nel nostro appartamento?- chiedo tirandomi a sedere e incrociando le braccia al petto.
Niamh si alza dando le spalle a entrambi e afferrando i primi vestiti che trova nell'armadio con un'aria parecchio sconsolata. Come se non ci fosse un altro ragazzo nella stanza ad ammirargli il suo bel culetto da ballerina che si ritrova.
Mi schiarisco la voce fissando Finnick che in risposta scrolla le spalle divertito. 
-E' qui per me.- dice lei voltandosi, vestita, per dirigersi verso di lui -Ci vediamo a pranzo.- sorride lasciandomi un bacio sulle labbra.
-Aspetta.- la fermo bloccandole il braccio -Dove vai?- chiedo guardandola dritto negli occhi.
Lei non sostiene il mio sguardo e il suo sorriso cede per un attimo prima di riprendersi -Abbiamo un appuntamento con gli stilisti perché dobbiamo stare ad una festa stasera, quella in onore di Katniss e Peeta. C'è l'ultima tappa oggi.-
Sospiro lasciandole il braccio. Qualcosa mi dice che mi stia mentendo ma lascio correre. Sono quasi due anni che va avanti così e so che è impossibile ottenere informazioni.
-Ti amo.- sussurra lei prima di darmi un bacio sulle labbra.
Si tira indietro prima che possa approfondirlo e se ne va seguendo Finnick.
-Ti amo anche io!- urlo quando sento chiudere la porta prima di riallungarmi sul letto a faccia in su.
Mi chiedo cosa stia facendo la mia famiglia nel distretto.
So grazie a Lawrence che non si è spezzata, come dice il motto. E io lo avevo rispettato, tantuandomelo persino sull'avambraccio sinistro: Mi piego ma non mi spezzo. Ovviamente non potevo scriverci "Un Wellwood si piega, ma non si spezza" sarebbe stato troppo assurdo e le persone avrebbero potuto sospettare vedendomi in giro. Già il mio falso accento da Capitolino non veniva poi così bene, figuriamoci se provavo a scrivere un motto di una famiglia del Sei sul mio braccio. Mi avrebbero sparato a vista anche solo se lo avessi pensato. 
Quando decido definitivamente di alzarmi e vestirmi con i primi boxer e pantaloni che trovo a terra, vado in cucina a bere qualsiasi cosa che non contenga alcool, che in casa nostra corrisponde all'acqua o al latte con zero virgola un'altra marea di zeri con un uno alla fine.
"Proprio di una ballerina mi dovevo innamorare?" chiedo bevendo direttamente dalla bottiglia dell'acqua mentre sento uno strano rumore fuori dall'appartamento.
Mi avvio verso la porta lasciando la bottiglia sul bordo del tavolo, che cade inesorabilmente atterra come attratta da una forza magnetica. 
-Ah, la gravità!- esclamo aprendo la porta e trovando Cherryn intenta a rialzarsi da terra appigliandosi agli scalini -Questa sconosciuta.- rido passandomi una mano sulle tempie. La testa deve essermi esplosa ormai e considerando dall'occhiata che mi rivolge la mia amica è scoppiata anche a lei.
-Fottiti Ma... Cloke...- impreca lei attenta a correggersi subito.
-Ti sei fatta male?- chiedo avvicinandomi per aiutarla a rialzarsi.
-No, ho sbattuto con il cyberbraccio.- risponde mettendosi a sedere sugli scalini. Forse ieri sera abbiamo esagerato davvero molto.
-Sia lodata la tua assassina allora.- sussurro quasi per paura di come possa reagire. 
Oliwia, la vincitrice della sua edizione, le aveva spezzato, letteralmente, il braccio destro prima di ucciderla e per gli allenamente glien'avevano costruito un altro, ultra tecnologico, ricoperto di un materiale simile alla pelle, o forse era effetivamente pelle. 
Cher fortunatamente si limita a sorridere amaramente, evidentemente troppo spossata per reagire -Ieri sera quando sono tornata Lawrence non c'era. Tu e Niamh sembravati troppo presi- fa le virgolette con le dita -e mi sono addormentata sull'uscio perché non avevo le chiavi.- spiega fissando il pavimento ai suoi piedi. Perché lei non guarda mai, e dico mai, nessuno negli occhi. Anche se quando è fuori deve sforzarsi di farlo, o almeno di farlo sembrare, visto che lei era molto più famosa di noi nei suoi giochi. I suoi capelli sono rimasti sempre rossi, ma ora le arrivano alle spalle e i suo nuovo rosso non è naturale, gli occhi sono neri e non più color cioccolato e la sua pelle è stata letteralmente sbiancata ma il suo tatuaggio è rimasto, anche se deve coprirlo con ceroni. Sembra un vampiro, è per questo che si ha scelto di chiamarsi Porfiria. "Il vantaggio di essere la ragazza di Lawrence". 
-Sai quando torna?- chiedo fissando le sue scarpe nere, che, tra parentesi, sono orribili, e non lo dico perché io sia un esperto di moda o voglia sembrare un capitolino spocchioso, ma perché se Niamh le indossasse probabilmente le userei solo per nasconderci più pasticche possibili dentro il tacco. E considerando la grandezza, ce ne andrebbero parecchie.
Lei fa un verso, che credo sia un no misto ad uno sbuffo, perché entrambi sentiamo l'auto di Lawrence fermarsi davanti al palazzo. La invito ad entrare per non farsi trovare in queste condizioni dal suo adorato fidanzato e chiudo la porta nel momento esatto in cui Lawrence sbatte il portone principale.
-La fortuna è dalla nostra parte stamattina.- mormora accendendo la macchinetta del caffè. Non sono sicuro che lì dentro ci sia solo caffè ma non glielo ricordo perché so che tanto lei lo sa già. Cherryn sa sempre tutto.
Quanto si mette a sedere sul tavolino con la tazzina di caffè espresso in mano sento bussare alla porta e facendo roteare gli occhi, per quello che la mia testa consente, vado ad aprire sapendo già chi mi troverò davanti.
-Buongiorno.- sentenzia con il suo solito sorrisino sbruffone mentre Lawrence entra in casa mia seguito da Kit e Hilien, due compagni di arena di Cher e nostri amici. 
-Perché sei mezzo nudo con la mia ragazza in casa?- chiede avvicinandosi a lei e sedendosi sul tavolo fissando Cher mentre tenta di bere quel caffè probabilmente corretto.
-Perché tu ieri sera mi hai lasciata sola e sono venuta a consolarmi.- risponde sarcastica lei.
Lawrence ride, osservandola dall'alto in basso e, costatando che ha ancora cappotto e borsa messa a tracollo, scuote la testa. Sono più che sicuro che lo fa dopo aver visto le scarpe.
-Cosa dovevi dirci di così tanto importante?- chiede Kit interrompendo il silenzio.
Lawrence mi lancia un'occhiata così gli rispondo che -Sì, Niamh è uscita.-
Sospira e inizia a parlare -Tutti sappiamo che questa sera c'è la cerimonia e tengo a dirvi che voi non siete invitati.- Ci guardiamo tutti a quelle parole, tranne Cher -Kit, tu vieni dal Dodici e non è difficile capire il perché non possa esserci.
Kit annuisce e scuote la testa in risposta. Non si sarebbe mai azzardato di parlare con i due vincitori, dopo le minacce che ci hanno rivolto prima di convincerci a collaborare contro i ribelli, ma loro avrebbero potuto riconoscerlo.
-Riguardo a voi due, signore,- continua guardando solo Hilien dal momento che Cher ha la testa bassa sopra la tazzina da caffè -ci saranno gli ex vincitori, tra cui Oliwia, e non è il caso che vi facciate venire crisi isteriche davanti a lei o davanti agli altri.- si morde il labbro sapendo che in realtà il vero problema è proprio la sua ragazza. Cherryn non ha mai sopportato la sua sconfitta.
-Tu invece, Miki,- sorride sarcastico e io sbuffo a quel soprannome -è stata Niamh a chiedermi di non farti venire.
-Niamh?- domando incrociando le braccia al petto. Perché la mia ragazza avrebbe dovuto chiedere a suo fratello di non mandarmi alla festa? Lei non sa nemmeno chi sono realmente né tantomeno che lavoro faccia in realtà il fratello.
-E' inutile che chiedi. E' gelosa lo sai.- risponde lui. Si vede che sta mentendo ed è da stamattina che la gente mi mente. Però ha ragione, è inutile fare domande, tanto Lawrence non mi avrebbe risposto lo stesso.
-Però alla mia gelosia non ci pensa mai nessuno eh?- dico retoricamente mentre fisso lo smalto blu sui miei piedi ancora scalzi. 
-E' tutto.- annuncia Lawrence scendendo dal tavolo e afferando Cher per un braccio aiutandola ad alzarsi.
-Ci hai trascinato qui per dirci questo?- domanda Hilien scocciata mentre osserva la sua amica intenta a rimanere in piedi mantenendo l'equilibrio su quei trampoli.
-Sì.- la fredda lui aprendo il portone -Volevo dirvelo personalmente invece che farvi avere qualche reazione strana davanti a Snow o chi per lui. Seneca è morto.-
-Cosa?- chiediamo in coro io e Kit rimanendo a bocca aperta. 
Lawrence si limita a fare un risata strana, che sembra più un verso, e svanisce oltre l'ingresso, richiudendo la porta una volta che Cher lo ha raggiunto.
Noi tre, rimasti ancora sbigottiti, ci limitiamo a fissare il pavimento. 
Se Snow ha ucciso il suo primo stratega, può significare solo una cosa, e cioè, che la ribellione è iniziata.
---
 
Bene, il primo capitolo è andato, spero vi sia piaciuto, e lasciate qualche piccola recensione se vi va. 
Tsuki, ti ringrazio qui in fondo per avermi donato due tuoi personaggi de forum e spero che ne varrà la pena quando li muoverò.
Al prossimo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Coppia ***


Ok allora... se non si era capito nel capitolo precedente, Niamh fa la prostituta insieme a Finnick (la felicità). Comunque... ecco i nuovi volti.
Mirum (23 anni)
Violet (20 anni e immaginatela con i capelli viola e gli occhi dorati)
Lucas (23 anni e immaginatelo con i capelli lunghi e gli occhi sempre dorati)
Jack (18 anni)
Light Steiner (23 anni)

Axel (20 anni)
 

Violet Gorge - Capitol City
Non mi volto nemmeno a guardare chi sia il ragazzo al mio fianco perché so che vedrei solo uno scheletro intento a fumare sigarette alla liquirizia. Non è più diventato nient'altro da quando Jack è morto nell'arena. Non è più nemmeno il mio capo visto che adesso prestiamo entrambi servizio in Capitale. Il treno è stato l'unico viaggio di sola andata per tutti e tre. 
L'odore del fumo mi secca la gola e quando mi alzo l'unica cosa che sento coprirmi la schiena sono i miei capelli viola. 
I miei piedi mi portano automaticamente verso il bagno dove le mie mani si allungano per prendere un elastico e fare una crocchia ben tirata. Sospiro quando vedo la mia ricrescita rossa che tenta di riprendere il suo posto tra i capelli che ho cercato di nascondere. Da quando Lucas, mio fratello, si è dimostrato una persona orribile e meschina, quei capelli sono diventati un marchio, un marchio che non voglio sulla mia testa. 
Rido, non curandomi del fatto che Mirum possa sentirmi, ripensando ai miei genitori. Mia madre vincitrice dei giochi, mio padre pacificatore, sposatosi dopo che gli avevano dovuto amputare una gamba e non avrebbe più potuto collaborare a nulla. 
Una bella coppia, senza dubbio. La classica coppia fatta a posta per il Distretto Due. Infondo è lì che dovrei essere adesso, con la mia adorata sorellina vincitrice anche lei, Ryen Gorge, e con mio fratello. 
Invece dopo aver accompagnato il ragazzo del mio amico a morire, sono dovuta andare a lavorare sotto il comando di Light Steiner. Non che mi stesse antipatico, ma avrei voluto collaborare di più con Mirum, come nel Sette, invece di allenare anche i ragazzi della Water Zone
Così, mentre Mirum andava in giro per la Capitale a cercare di stanare qualche ribelle e a deprimersi sempre di più, io dovevo allenare dei ragazzini zombie per prepararli ad un attacco da parte del Distretto 13. Erano tutti ex tributi, risultati morti, ma graziati per le loro abilità, e quindi salvati dall'arena. 
Avevo pregato Light per far si che Jack si salvasse, per mandarlo , in quel posto disumano ma dove almeno avrebbe potuto vivere se non si fosse rifiutato di combattere. 
Quando alla cornucopia c'è stato il bagno di sangue, io e Mirum eravamo in servizio in una piazza, a osservare i maxi schermi che avevano montato per quegli spocchiosi abitanti di Capitol City. C'erano anche Light e suo fratello Lawrence, che osservavano attenti ogni singola mossa, probabilmente per vedere chi avrebbero potuto graziare. Ma quando la spada di Cato aveva colpito Jack su un fianco, lui era caduto a terra, immobile
Non avevo avuto il coraggio di voltarmi verso Mirum, così girai la testa verso il mio capo, che a sua volta, l'aveva scossa. 
Mi ero sentita un'idiota. Avevo insistito tanto per dare una seconda possibilità a quel ragazzino e non era riuscito a durare un secondo di più dopo il bagno di sangue. Ucciso, tra l'altro, dal tributo a cui mia sorella faceva da mentore. 
Avevo stretto i pugni regolarizzando il respiro ma quando mi ero voltata verso il mio collega, lui era scomparso. 
Più volte avrei voluto usare la mia pistola sugli abitanti rimprofumati della capitale quando incitavano con foga i favoriti del mio distretto, o dell'Uno o del Quattro, mentre il resto dei tributi cadeva inerme a terra uno ad uno.
Esco dal bagno dopo almeno un'ora, dopo essermi lavata e vestita con abiti da palestra per andare al mio secondo lavoro.
Mirum è in piedi, in cucina, davanti alla finestra intento a fumarsi l'ennesima sigaretta. Quando si volta mi squadra, come ogni giorno e pronuncia le stesse parole che ripete ogni mattina, pomeriggio, sera, da quando viviamo insieme nella Capitale, fingendo di essere una coppia normale solo per non farci vendere da Snow, perchè sappiamo entrambi di essere piuttosto appetibili, proprio come i miei fratelli, dal momento che non si lascia sfuggire nessuno che possa tornargli utile, nemmeno un pacificatore -Torna a casa.
Sorrido scuotendo la testa -A dopo Black.- lo saluto pronunciando il suo nome da pacificatore. Io non ne ho uno, nessun mio famigliare ne aveva mai scelto uno a dirla tutta. Io ero Violet, ovunque andassi e qualsiasi cosa facessi. E per fortuna, perché non oso nemmeno immaginarmi come possano chiamare il mio caro fratellino pacificatore mentre si fa letteralmente scopare da altre persone. 
Quando salgo in auto mi viene da pensare che Snow mi risparmia solo perché alleno i suoi amati tributi per diventare macchine da guerra, mentre Mirum, bé, lui è orfano, non avrebbe niente a cui appigliarsi come scusante. Anche perché l'unica cosa che avrebbe potuto usare per ricattarlo, adesso era morta, e di questo purtroppo, ne avevo la certezza. 
Mi lascio sfuggire un sospiro mentre tiro il freno a mano, dopo aver parcheggiato l'auto ben lontana da dove si trova l'ingresso principale. 
Rimango lì dentro a osservare il via vai di persone, chi bizzarre chi meno, sul lungomare della Capitale perché sì, la Water Zone, si trova sott'acqua. Mi chiedo se tutte queste persone sappiano cosa accade sotto di loro. Si saranno chiesti mai cosa provano le famiglie dei tributi che loro tanto acclamano quando sono costretti a vedere il loro figlio, o fratello, uccidere o venire ucciso? 
Sicuramente no, ma sono certa che se sapessero che alcuni sono vivi e ce l'hanno con loro, perché sono sicura anche del fatto che molti ex-tributi che alleno facciano solo finta di dare ragione agli ideali che gli impongono, inzierebbero ad odiare anche loro i giochi. 
"Che gli imponete" mi ricorda una vocina fastidiosa nella mia testa e al momento non ho nemmeno la forza di scacciarla perché so che ha ragione. Anche io ho puntato la pistola contro la tempia di molti ragazzi, alcuni che facevano persino parte del mio vecchio distretto, per costringerli ad allenarsi fino allo sfinimento, per poi ricominciare il giorno dopo. 
Solo un ragazzo sembrava non fregarsene realmente di come lo trattavamo, o di come io lo trattavo. Si chiamava Axel, aveva la mia stessa età e veniva dal mio stesso distretto. Non nego che ci aveva provato con me più volte quando eravamo, praticamente, vivi entrambi e adesso le sue avace non si fermavano. 
Era morto due edizioni fa, per mano di una rossa, dopo che gli aveva reciso i capelli. Quando lo avevo visto, ero ancora all'accademia, non potevo sapere che lui non era morto in realtà, e un po' avevo anche quasi goduto nell'immaginarmi in quella ragazzina del Tre, mentre rifiutavo per l'ennesima volta la sua richiesta di un appuntamento.
Sarebbe uscito da quell'inferno tra qualche settimana, per diventare un pacificatore speciale, così li chiamiamo. Ogni volta che li vedevi, anche se era meglio sperare di non notarli visto che se c'erano potevi considerare la tua vita finita, indossavano una tuta nera a differenza della mia che era tutta bianca, e non toglievano mai il casco, per non farsi riconoscere dalle persone.
Vivevano tutti in un palazzo ultra tecnologico dove avevano ogni genere di lusso, per compensare quello che gli era mancato nella Water Zone, ma non potevano uscire mai se non per prestare servizio. Cosa che ultimamente era accaduta spesso per le rivolte che iniziavano ad esserci nei distretti.
Mi chiedo se Axel avrebbe voluto vivere con me tra qualche settimana, o almeno avermi per una notte intera invece che per qualche ora in uno stanzino mentre entrambi eravamo attenti a non farci beccare dal momento che avrebbero ucciso anche me. Però lui è bravo e, mi dispiace dirlo, da quando Jack è morto è l'alternativa migliore che ho a Mirum. Non mi piace fare sesso occasionale e Axel ci mette molto più sentimento, se così si può dire. Forse lui mi desidera davvero.
Un tonfo contro l'auto mi risveglia dal mio stato di trance e scaccia via il sorriso ebete che si era formato sul mio volto mentre lasciavo fluire il corso dei miei pensieri. 
Apro lo sportello e scendo dalla macchina mentre vado sul retro a vedere cosa sia successo.
Un ragazzo biondo, sicuramente tinto considerando che sembra un mio coetaneo, è steso a terra mentre si tiene la testa dolorante. I suoi abiti sono quelli di un capitolino anche se da come sono abbinati, non sembra sia proprio un esperto di moda. Qualsiasi stilista avrebbe gridato -Quelle scarpe verdi con i pantaloni rossi fanno veramente schifo!- rido porgendogli la mano dopo aver constatato che non posso fare la stronza sempre e comunque contro qualsiasi capitolino mi si pari davanti -Notte brava?- domando sarcasticamente mentre lui fa leva sulla mia mano per rialzarsi. Non è proprio un peso piuma considerando tutti gli addominali che si intravedono da sotto la maglia gialla, ma per fortuna i miei muscoli non cedono.
-Grazie...- borbotta passandosi una mano tra i capelli. Il suo sguardo è rivolto sulla mia auto e sbuffo nell'osservare la targa a terra. 
-Grandioso.- alzo gli occhi al cielo -Di un po' quanto stai di fuori per andare a sbattere contro un'auto immobile, eh?- domando innervosita mentre mi abbasso a recuperare la targa.
Quando rialzo la testa i miei occhi vengono attratti dai suoi. Sono troppo blu per essere naturali ma chiunque sia stato il suo estestita deve aver fatto davvero un buon lavoro. 
Lui sembra impallidire leggermente quando guarda i miei e mi chiedo il perché. Il color oro va di moda in capitale, anche se i miei occhi erano del tutto naturali, un altro vanto della mia famiglia.  
Scuote la testa prima di parlare e si volta a osservare qualcosa alle sue spalle. Quando mi affaccio vedo una chioma rossa su un corpo completamente bianco svanire dietro un angolo e non ci metto molto a capire chi sia.
-M-mi spiace.- balbetta lui mordendosi il labbro -M-mi hanno spinto e...-
Gli faccio cenno con la mano di non dire altro. Sembra piuttosto mal messo in effetti quindi non mi rimane difficile credergli -Sì... mio fratello è piuttosto violento. Peccato che sia una pacificatrice anche io ed è meglio se sparisci dalla mia vista adesso.- sentenzio incrociando le braccia al petto. Non voglio chiedergli perché mio fratello se la sia presa così tanto con lui per farmi un dispetto che sembra appartenere ad un bambino di tre anni piuttosto che a un ragazzo di ventitrè. Lucas sa che tengo parecchio alla mia auto.
Il biondo rimane fermo e immobile per qualche istante e mi basta inarcare un sopracciglio e pronunciare un -Allora?- per farlo correre via.
Sbuffo mettendendo la targa dentro l'auto per poi chiuderla e dirigermi a passo svelto verso la Water Zone, sperando di arrivare in orario.
---
 
Ok anche il secondo capitolo è andato. Sì, ci sono due Zone, La Water e la Earth. 
La Water Zone appartiene a Light Steiner, il capo pacificatore, ed è disumana a livelli inenarrabili, 
dove non si risparmiano minacce, frustate e colpi di pistola contro gli ex tributi che si ribellano.
La Earth Zone invecce appartiene al fratello maggiore Lawrence ed è quella dove i ragazzi sono allenati più mentalmente che fisicamente, anche se il combattimento non viene comunque sottovalutato. E' più umana, se così si può dire, e la grande differenza consiste nel far uscire gli ex tributi, ovviamente rendendoli irriconoscibili, e dargli i permesso di girare liberi in Capitale una volta che hanno raggiunto una mentalità, e non un'età, idonea, e cioè, quando avranno capito che non conviene ribellarsi. Quando dovranno però prestare servizio per difendere Capitol City da una futura ribellione (che sappiamo tutti accadrà tra poco) dovranno essere pronti a lasciare ogni cosa e rimettersi a fare i soldati. Se si rifiuteranno verrano ovviamente uccisi.
Chi lavora per la Water, non sa dell'esistenza della Earth e viceversa (tranne i due fratelli e poche altre persone), poiché si creerebbe troppo caos.
Spero di essere stata chiara.
Ci vediamo al prossimo capitolo!
P.S.
Quando ho detto che le Zone appartengono ai due fratelli Steiner, bé... non è proprio così, soprattutto nel caso di Light. Non vi dico altro sennò spoilero troppo.
P.P.S
Se mi lasciate una recensioncina non è che mi dispiacca...

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Trifoglio ***


Nuovi prestavolti ragazzi...
Joyr (30 anni e immaginatelo con una cicatrice sull'occhio sinistro, che poi è anche di vetro)
Mett (20 anni)
Kole (20 anni)
Cinger (19 anni)
Freya (22 anni)
Joyr - Distretto 13
Non so se ridere o piangere mentre Cinger canticchia quello che dice chiamare canzone da un mp3, un oggetto risalente a prima dei giorni bui, che più che canzone sembra uno stridio metallico.
-Cinger.- dico cercando di trattenere un verso di esasperazione mentre alzo lo sguardo verso Mett, che invece tenta di non ridere -Cinger!- esclamo più forte. 
Niente, non risponde -Oddio...- ma quando sto per scuoterla Mett mi interrompe.
-Fermo! Non azzardarti, adesso dovrebbe esserci il pezzo dove fa Tiitututututata.- fa lui ormai lasciando perdere il computer che ha davanti solo per osservare la sua migliore amica. A volte mi chiedo se questi due abbiano davvero vent'anni lui e diciannove lei. In certe situazioni sembrano ragionare e li consideresti i ragazzi più maturi di tutto il continente, altre volte invece...
Cinger fa lo stesso motivetto che aveva accennato Mett e io porto una mano sulla faccia spegnendo il mio computer. Non avevo voglia di lavorare già da quando ero arrivato questo pomeriggio, figuriamoci adesso. 
Sospiro prima di dargli un pugno sul braccio e a quel punto lei si volta verso di me, togliendosi una cuffia.
-Che c'è?- chiede osservando me e il suo amico come se fosse caduta dalle nuvole, o meglio, dal soffitto, visto che gli abitanti del Tredici, soprattutto noi Hacker, non dovevamo sapere nemmeno come sono le nuvole. Tutti tranne io forse, visto che sono nato nel Distretto Tre trent'anni fa e fortunatamente so come è il cielo e l'aria aperta.
-Stavi cantanto.- le spiega un Mett ormai ricomposto dalle risate precedenti.
-Quello io non lo chiamo cantare.- sbuffo alzandomi dalla sedia e diregendomi verso la porta del laboratorio.
-Quello, è Skrillex caro mio.- borbotta Cinger prima di accorgersi che me ne sto andando -Dove vai? Stasera ci servi!-
Spingo la porta del laboratorio e mi viene da ridere pensando che il rumore infernale che produce è lo stesso che pochi secondi fa usciva dalla bocca di Cin.
-Lo so,- dico oltrepassandola -non ho intenzione di andarmene, torno più tardi.-
Quando chiudo la porta alle mie spalle inizio a camminare per i corridoi, che ormai ho imparato a conoscere alla perfezione, per sgranchirmi le gambe. Con l'inizio di tutte queste rivolte c'era sempre più lavoro da fare e la cosa iniziava a pesare. Molti dei ribelli con cui parlevamo per i distretti cominciavano ad arrivare uno ad uno nel Tredici e noi dovevamo sia accoglierli, che continuare a parlare con qualcuno che aveva preso il loro posto. 
Vorrei andare in mensa a rubare un po' cibo, ma la cosa si fa sempre più difficile visto che con l'aumento delle persone, il cibo fornito è in continua diminuzione. 
Alzo la manica della camicia per guardare l'ora e sono le sei in punto del pomeriggio così decido di andare alla stazione del distretto, cosa che implica convincere William a farmi uscire. Quel ragazzo è un vero e proprio bastardo, considerando tutto quello che ha fatto passare a Mett e Kole da un anno a questa parte. 
Ma non occorre che arrivi in stazione perché poco prima che io possa salire l'ultima scalinata che porta all'uscita, le spie sono già arrivate. Una più acciacata dell'altra. 
-Di un po' Kole, ma vai in capitale per venderti o per fare gli incontri di box? Il trifoglio che ti ha dato Cinger non ti ha portato molta fortuna!- esclamo ridendo mentre mi avvicino a loro due. Fortunamente Freya non sembra essersi fatta nulla, ma Kole ha un bel po' di lividi che si intravedono dalla camicia grigia e un occhio nero. 
-Come sei divertente Joyr... un pacificatore mi ha picchiato e poi scaraventato contro un auto- fa una pausa prima di spospirare -di un'altra pacificatrice.-
Freya ride allontandandosi e io scuoto la testa cercando di trattenermi. Non è proprio una cosa corretta ridere delle disgrazie altrui e poi mi dipiace ridere di quelle di Kole. 
-C'è Mett?- chiede mentre prende il corridoio che porta dritto al laboratorio e mi ritrovo costretto a prenderlo per un braccio.
-Sì, ma a meno che tu non debba dire qualcosa di veramente importante è meglio se stai lontano dal laboratorio stasera. C'è la festa per i due vincitori e la Coin vuole la massima concentrazione.-
Lui mi guarda, leggermente scocciato, per poi sospirare -Va bene- e si allontana.

Niamh Steiner - Capitol City
Quando oggi ero tornata a casa, Cloke mi aveva fatto il terzo grado, molto innervosito, ma fortunatamente avevo saputo giostrare bene la situazione. 
Non potevo dirgli che ero andata a vendermi.
Sono passati tre anni da quando Snow mi aveva costretto a iniziare per i suoi porci comodi e non so quanto ancora potrei durare. Non voglio mentire al mio ragazzo, lo amo e non riuscirei a sopportare la sua perdita. Lui è l'unica persona con cui riesco a fare l'amore, e non sesso. Sa quello che voglio e mi fa sentire bene con me stessa. Soprattutto da quando mia sorella Laura se ne è andata. Uccisa tra le braccia del suo fidanzato, letteralmente
Non posso nergare di avercela con lei, avrebbe dovuto dirci quello che stava facendo e sono sicura che io e i miei fratelli avremmo cercato di farla ragionare e farle cambiare idea. Bé forse più Light o Lawrence, io probabilmente l'avrei seguita. Che poi è quello che ho fatto, sfidando Snow e rasandomi i capelli. 
Ricordo ancora quel giorno, il giorno del suo funerale. Cloke mi aveva abbracciato e io avevo pianto, avevo pianto fino allo sfinimento, mentre lui accarezzava la mia testolina rasata. Era preoccupato e mi aveva detto di non fare l'errore di mia sorella. Non voleva vedermi morire tra le sue braccia e io gli avevo spiegato che lo amavo e che non avrei mai fatto una cosa del genere. 
Adesso però, mentre mi guardo allo specchio facendomi aiutare da Cinna ad indossare l'abito per la serata, non ne sono più tanto sicura. Io amo Cloke, ma la situazione sta diventando troppo pesante per tutti.
-Sei splendida.- mormora mentre mi gella i capelli all'indietro, ormai ricresciuti in un caschetto, e fissandoli con delle forcine. 
-Cosa cambia? Tanto a fine serata si sfasceranno lo stesso.- sbuffo alzandomi e cercando di trattenere le lacrime che minacciano di uscire da un momento all'altro. 
Lui mi sorride, con lo stesso sorriso di quando mi ero rasata in onore di mia sorella, e si avvicina a me, abbracciandomi -Sii forte, e va avanti, a testa alta. Sei una Steiner, appartieni a una delle famiglie più importanti della Capitale. Non hai nulla di cui vergognarti. Hai un ragazzo che ti ama e dei fratelli che farebbero tutto per te.
Io ricambio il sorriso lasciando che, una volta separati dall'abbraccio lui mi pulisca la guancia dal trucco colato a causa di una lacrima sfuggita.
-Cinna, non hai paura di rischiare aiutando Katniss?- chiedo ricomponendomi e aggiustando le pieghe del vestito rosso che mi avvolgono il corpo.
-Tu non hai avuto paura quando hai sfidato Snow dopo la morte di tua sorella?- chiede retorico lui. 
Entrambi ci lasciamo sfuggire una risata. Mi mordo il labbro prima di incrociare i suoi occhi -No.- rispondo sicura di me, a testa alta. Come una vera Steiner.
-Nemmeno io.- risponde lui mentre apre la porta del camerino -Si va in scena.-

Yago "Mett" Heming - Distretto 13
Sono i piedi sul letto, con addosso solo i boxer, e aspetto le dieci in punto di mattina, per svegliare il mio ragazzo.
Non è male vederlo dormire, ma posso godere solo dei suoi capelli troppo biondi per essere naturali, che però lo sono. I suoi occhi blu sono racchiusi tra le sue palpebre e so che probabilmente starà sognando qualcosa, che spero sia me e nessun'altro.
Quando sulla sveglia compare il numero dieci in rosso mi viene da ridere ma poi prendo fiato e inizio a parlare -USA: Ulcerato Sfintere d'Amerdica. Vi è piaciuta?- Kole a questo punto apre gli occhi e inizia a voltarsi verso di me, ancora molto assonnato -Andiamo, che altro si può dire? Un paese che aveva tutto, assolutamente tutto e ora, vent'anni dopo, che cos'è? La più grande colonia di lebbrosi del mondo.
Kole inarca le sopracciglia ancora mezzo intontito e non so se il tutto deriva dalla notte passata oppure dal sonno -Mett che diavolo...-
Ma io non demordo, me lo ero imparato a memoria -Perché? Perché è senza Dio! Lasciate che lo ripeta ancora: è senza Dio! Non è stata la guerra che hanno iniziato, non è stata la peste che hanno creato, è stato il giudizio di Dio. Nessuno sfugge al proprio passato! Nessuno sfugge al giudizio!- 
Mi lascia parlare senza intralciarmi, guardandomi storto mentre io mi ristendo al suo fianco e gli do un bacio sulle labbra sussurrandogli -Buongiorno.- e cercando di trattenere una risata 
-Se indovino il film dovrai dare il buon giorno anche al piccolo me, lo sai vero?- sentenzia lui tirandosi a sedere.
-Okay, hai solo una possibilità.- lo avverto mordendomi il labbro inferiore. Tanto so già che di prima mattina non riesce a raccapezzare nulla.
-Sei ingiusto...- borbotta lui portandosi la mano sul mento con fare pensante -Vediamo... The Truman Show?-
Io rido passandomi una mano sul viso -Sbagliato. V per Vendetta.- annuncio con un sorrisino trionfante sul volto -Sai è un peccato che tu abbia lanciato la scommessa, stavo pensando di farlo lo stesso ma ora...- sospiro buttando le braccia in fuori per poi avvicinarmi lo stesso al suo corpo muscoloso.
-Fottitti Yago.- sbuffa lui cingendomi le spalle con un braccio.
-Tu lo fai meglio.- mormoro dandogli un bacio sul petto.
-Stiamo sprecando una mattinata libera, lo sai vero?- domanda retoricamente baciandomi la nuca. 
Questa mattinanta la Coin aveva deciso di darcela perché ieri sera siamo stati bravi a suo dire.
Alla festa Plutarch ci aveva avvertito di aver ballato con Katniss, aveva provato persino ad avvertirla sui giochi, ma non credo che lei avesse afferrato il concetto.
Sento la mano di Kole accarezzarmi delicatamente la schiena e io riprendo a parlare -E' stato Lucas a prenderti a botte vero? Joyr mi ha detto che è stato un pacificatore ieri.-
Lui annusce mettendosi seduto sul bordo del letto. Io mi alzo e posiziono dietro di lui abbracciandolo. 
-Mi... mi ha detto di aver goduto della morte di Jack.- inizia con la voce che trema, ma non si lascia sfuggire una sola lacrima -E' stato il tributo del suo distretto a ucciderlo. Quel bastardo.-
Io non so che rispondere. Odio quando Kole parla di Jack, del suo vecchio amore nel Distretto Sette. Del suo vecchio amore prima di me. Ma non posso permettermi di incazzarmi. 
Avevo scoperto chi era solo quando è stato estratto e Kole non mi aveva parlato per due giorni di fila. Ero arrabbiato, ma so che il dolore è più forte persino dell'amore e avevo cercato di non esagerare. Anche perché sapevo cosa voleva dire perdere una persona e non poter vedere nemmeno il suo corpo dentro una tomba. Io avevo perso mio padre in una missione quando avevo dodici anni. E il suo corpo non è più tornato nel distretto. 
Ora però Jack è morto e sepolto. Non rischio nemmeno che lui venga qui a intromettersi. Kole deve solo riuscire a superare la cosa, e va già meglio, considerando che prima non riusciva nemmeno più a fare l'amore con me.
-Ehi... ci sono io ora Kole, sono qui con te e non ti lascerò.-
E sono più che sicuro che quelle parole siano vere. Riesco persino a sopportare, più o meno, che la Coin lo mandi a prostituirsi per farsi raccontare più cose possibili dalle persone della Capitale per poi ucciderle. E non ne risparmiava uno. Strateghi, pacificatori, a volte persino vincitori. 
Fortunatamente io non avevo rivelato a nessuno la mia omosessualità ed ero riuscito a cavarmela fino ad ora. Se la Coin mi avesse scoperto, non si sarebbe fatta nessuno scrupolo nello spedirmi a Capitol.
Sono stufo di nascondermi, anche perché ormai ho vent'anni e dovrei trovare una moglie per avere figli e ripopolare il distretto dopo l'epidemia che lo aveva colpito. Ma, bé, a me piace Kole, e non è che possa farci molto considerando che rischiavo di vomitare ogni volta che Cinger provava a baciarmi anche solo per una stupida scommessa.
Kole sospira e io gli do un bacio sulla spalla, proprio sopra il suo tatuaggio -Lo so...- sussurra voltandosi verso di me -Lo so.-
---
Ed eccoci giunti alla fine del terzo capitolo. Spero si capisca che la sorella di Niamh era una ribelle e che Cinna approverebbe se lei lo diventasse. Per il resto... bé spero vi sia piaciuta e ci vediamo al prossimo capitolo!
P.S.
Recensite se vi va, a me come al solito non dispiace.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Scelte ***


Ebbene, eccomi di nuovo qui con nuovi prestavolti, per la gioia di tutti voi.
Echeveria  (30 anni)
Indica (18 anni)
Nabis (18 anni)
Sativa (18 anni)
Naves (madre dei fratelli Wellwood. Sì lo so che è la coin ma voi immaginatela con i capelli rossi e non bianchi e sarà tuuuutto diverso. Ha 52 anni)
Laura (nel ricordo ne aveva 21)
Skene (nel ricordo ne aveva 23 e adesso ha 24 anni)
Indica Wellwood - Distretto Sei
-Torna qui! Indica!- mia madre e il suo fottuto ostinarsi a voler parlare. Chi vuole parlare? Non io di certo. Ho bisogno di uscire e liberare la mente.
Ieri sera c'è stata la festa per i due amanti vincitori. Quei due cornuti
Anche Nabis doveva tornare. Lei aveva me. Cazzo!
Mentre cammino dò un calcio a qualcosa che sta a terra, e non mi curo nemmeno di voltarmi a guardare cosa sia, finchè non sento la mia tasca vuota e capisco che mi era caduta la busta del tabacco, e altro.
La raccolgo ma continuo a correre, inoltrandomi verso la boscaglia e poi verso la radura. Sul nostro treno.
Mi serve un unico slancio per saltare dentro al vagone dove io e la mia ragazza avevamo costruito la nostra piccola camera e mi butto sul letto malconcio iniziando a piangere. Vorrei smettere ma è quello che ormai faccio da due mesi. Da quando lei è stata estratta. 
-Sai Nabis... mi manca la tua voce. Mi manca sentirla accanto a me o quando mi cantavi le ninna nanne per farmi addormentare.- sussurro guardando una foto di noi due su un pezzo di ferro che fa da comodino. E' l'unica foto che ho e ci ritrae mentre ci stiamo baciando. L'aveva scattata Sativa, la mia gemella, un mese prima della mietitura.
Sospiro scacciando le lacrime con la manica del giacchino di Jeans e mi rullo una sigaretta speciale, come le chiama Caelan. "Come se lui non avesse mai avuto diciotto anni". Buffo che il più grande spacciatore di morfamina di tutta Panem odi la droga. Ma infondo gli ha portato via il fratello e credo la odierei anche io se accadesse la stessa cosa a Sativa, dal momento che sta -e non sta- con lui.
Quando la accendo faccio subito un lungo tiro e chiudo gli occhi rilassando ogni mio muscolo. Vorrei poter rallentare persino il battito del mio cuore. 
Non riesco nemmeno ad allarmarmi quando sento bussare alla "porta".
Sussurro un avanti, aspettandomi di vedere Sativa. Ma stavolta, e per la prima volta, è Echeveria, mia sorella maggiore.
-E' carino qui.- commenta facendo qualche passo in avanti per sedersi sul letto accanto a me. La cosa mi infastidisce ma sono troppo rilassata per ribattere.
-Sì. Io e Nabis lo abbiamo sistemato proprio bene.- dico facendo un altro tiro.
-Non è che ne hai anche per me?- domanda, piuttosto tranquilla, indicandomi la bustina di erba. 
Inarco un sopracciglio prima di risponderle un -No.- rido passandomi una mano sul viso -Hai trent'anni e una figlia, credevo avessi smesso con le droghe.- "e anche fosse, sei capace benissimo di procurartele da sola."
-Non si è mai troppo vecchi per rilassarsi.- risponde lei imbronciata. Odia essere la sorella maggiore, ma non è che può farci molto.
-Di un po' sei venuta qui per farmi la ramanzina?- chiedo tirandomi a sedere e incrociando gambe e braccia. 
-Sì e no.
Sbuffo dopo quella semi confessione per poi fare un altro tiro. L'aria ormai sa di erba ma non è che la cosa mi infastidisca molto.
-Indica, siamo preoccupati per te.- inizia lei guardandomi con un'espressione piuttosto triste.
-Veria senti...
-No, ascoltami tu.- mi interrompe togliendomi la sigaretta dalle labbra. La spegne soffiandoci sopra e io inizio a irritarmi. E' veramente fortunata dal momento che il mio corpo non ha la minima intenzione di muoversi -Ci sono quattro scelte che una persona può fare a quando si arriva a questo. La prima, e cioè la tua, o almeno spero che lo sia a questo punto, è lasciarsi andare, lasciarsi trascinare dalla corrente fino a che non arriva al punto di arrivo.-
Guardo la bustina con la droga e mi mordo il labbro. Non voglio sapere quale sia il punto di arrivo.
-La seconda invece, è decidere di farla finita fin da subito. Prendi una pistola e spari.- le si spezza la voce a dire questo. So che ha detto la parola pistola apposta per rendere la cosa molto più cruenta. A noi Wellwood ci basta uno dei tanti veleni che produciamo per smettere di respirare. 
A quei pensieri però iniziano a scorrermi delle lacrime sul viso e non posso fare a meno di voltarmi a guardare la foto. 
Non posso negare di averci pensato da due mesi a questa parte. Non riuscivo, non riesco, a sopportare di essere sola. Da quando mio fratello se ne è andato non ho più dormito la notte. Ho continuato a vagare per il distretto cercando di non pensare. Finchè non ho visto la sua chioma bionda. 
Avevo quattordici anni, proprio come Nabis e anche lei stava passeggiando sola quella notte. 
Mi sono avvicinata e le ho chiesto cosa non andasse. Ricordo ancora quando, guardandomi, alzò un sopracciglio e si mise a ridacchiare. Mi rispose che probabilmente stava facendo la stessa cosa che facevo io in quel momento e capii che avava perso sua sorella negli stessi giochi. 
Ci siamo messe insieme due anni dopo ed è stata una delle cose più belle che mi sia capitata. 
Questa sarebbe stata la nostra ultima mietitura. Io, come ogni anno da quando mio fratello era morto, avevo preso tutte le tessere possibili per risparmiare un altro componente della mia famiglia e invece, ironia della sorte, era stata estratta Nabis. Avrei voluto offrirmi volontaria ma come ho provato a parlare lei mi ha baciata, nonostante fossimo in diretta televisiva. So che non l'ha fatto per ottenere più sponsor. Voleva impedirmi di sucidarmi e se adesso lo avessi fatto, sarebbe stato come disonorarla.
-La terza scelta, è quella di attacarti a qualcuno. Far si che lui sia il tuo punto di forza.- la voce di mia sorella mi riporta alla realtà -Ma se questa persona se ne dovesse andare tu ti ritroveresti di nuovo a dover scegliere.-
Sospiro tirandomi in piedi, sapevo già qual'era l'ultima scelta ed era la più difficile da prendere.
-Indica, tutti noi, dopo Mikael abbiamo preso la quarta scelta. Abbiamo deciso di lottare e andare avanti. Tu e nostra madre siete quelle che ci avete messo più tempo è vero.- la sua voce si spezza una seconda volta mentre io tento di asciugarmi altre lacrime.
Mia madre tentò il suicidio dopo la morte di mio fratello. Scelse la via più facile. Ma poi mio padre la vide prima che accadesse l'inevitabile ed ora è ancora tra noi. Non siamo del tutto sicuri che abbia proprio fatto questa quarta scelta, ma molte volte sembra più forte e determinata -Ma ora che siamo riusciti a superare questa cosa non permetterò che un altro Wellwood provi anche solo a spezzarsi.-
Sorrido amaramente nel sentire il nostro motto. Ci pieghiamo ma non ci spezziamo. Non possiamo dire non muoriamo, perché non è una cosa che dipende da noi. Come la mietitura, appunto. 
-Ho perso l'unica persona che mi ha fatto stare bene in questi anni Veria. Io la amavo.- mormoro mordendomi il labbro. Vorrei urlare a dir la verità, ma la testa mi gira e non sono in vena di farlo.
-Indica... sei mia sorella. Hai una gemella che ti è stata sempre accanto. Lei non conta niente per te?- sembra arrabbiata adesso e io provo a guardarla anche se la mia testa torna giù dopo pochi secondi.
-Il legame che c'è tra me e Sativa è diverso tra quello che c'era tra me e la mia ragazza. Sativa ha fatto il possibile. Ma ha una vita anche lei. Lei...- mi mordo il labbro. Non posso dire che aiuta Caelan a spacciare morfamina -Lei ha un'altra vita, con un altro ragazzo e io non posso starle sempre appicicata, come lei non poteva sempre stare in mezzo a me e Nabis.
Quando torno ad alzare lo sguardo Veria stavolta mi sta sorridendo, amaramente certo, ma sta sorridendo. Sa cosa si prova a perdere un fratello, ma non sa cosa si prova a perdere la persona che si ama -Voglio solo che tu faccia la scelta giusta.- conclude alzandosi dal letto -Buonanotte.-
-Buonanotte.- dico prima che lei scenda dal vagone.
Torno a stendermi sul letto girandomi per guardare la foto. Nabis mi manca terribilmente. Ma lei non avrebbe mai voluto vedermi ridotta così. Già fattona ci ero prima, ma ultimamente stavo esagerando davvero.
Quando chiudo gli occhi sento il sonno farsi strada e stranamente, per la prima volta dopo due mesi, riesco a dormire.

 
Ricordi - Capitol City
Lei è lì, che cammina in tutta fretta tra le vie della capitale mentre cerca una via di fuga.
Tu non sai quello che ha combinato stavolta. Tu non sapevi mai nulla di quello che combinava la tua ragazza.
Laura era una ribelle, ma tu, Skene Yule, avevi fatto finta di non vederlo, di non sentirlo e di non capirlo.
Adesso però, mentre lei cerca di evitare le auto e i pochi pedoni in giro, vestita di abiti larghi e smessi per un qualsiasi stilista della tua città, riesci a sentire una strana brezza nell'aria. 
Fa freddo questa notte, o quella notte, perchè non sai nemmeno sei stai rivivendo la situazione. 
Riesci a vederla dalla finestra mentre si avvicina con un pacco arancione alla tua porta, così le apri, invitandola a salire.
Laura è attenta a chiudere il portone principale e poi la porta d'ingresso. Quando arriva in camera tua nasconde il pacco dentro l'armadio. Le chiedi curioso cosa sia, ma lei non ti risponde e si limita a sorridere avvicinandosi a te.
-Dallo a Niamh, quando sarà pronta.- sussurra al tuo orecchio mentre passa una mano sotto la tua camicia verde.
Non lascia trapelare altro. Non ti dice che in realtà è stata nell'ufficio di suo fratello Lawrence a rubare alcuni file sulla Earth e la Water Zone. Non ti racconta nemmeno in quel pacco c'è il video dell'estrazione del sesto distretto per i Giochi del Settanta a.D.D.. Non puoi sapere che il sedicenne estratto quell'anno è il vostro amico Cloke, nonchè vostro spacciatore e fidanzato della tua ballerina.
Però a Cloke ci pensi lo stesso, ma solo perché quando Laura inizia a lasciarti baci roventi su tutto il tuo corpo, tu, pensi che sia fatta, ma dal momento che la cosa non ti dispiace, la lasci fare. 
Cadete entrambi sul letto e stavolta è il tuo turno di spogliarla. Le togli la sua maglia, troppo grande per lei nonostante ti accorgi che, da un mese a questa parte, sia ingrassata almeno di una decina di chili, ma non glielo fai notare. Il suo corpo e i suoi gemiti ti fanno impazzire lo stesso.
Vi dite che vi amate più volte mentre continuate a baciarvi. Quel bacio è disperato ma non ti interessa particolarmente. In quel preciso istante ti interessa solo che lei si stia sciogliendo tra le tue braccia.
Sei talmente preso che non fai caso ai rumori che senti provenire dall'ingresso. Qualcosa cade a terra, probabilmente frantumandosi, ma dai la colpa al vento, non hai chiuso la finestra della cucina.
Continui a spogliarla ma non appena porti le mani a slacciare il reggiseno di pizzo, la porta della tua camera si muove, impercettibilmente, e la tua mano viene ferita, quasi bruciata.
Il tuo viso fa una smorfia, ma non è niente in confronto al corpo di Laura, che inizia a diventare sempre più pesante sopra di te.
Ed è solo quando senti una sostanza calda scivolare sulla tua mano, e comprendi che è sangue, capisci che è successo.
-Laura.- mormori mentre lei scivola tra le tue braccia. 
La chiami più forte, la scuoti, prima piano e poi con maggior vigore.
-Laura!- stai urlando ma non ti importa, come non ti importa nemmeno delle tue lacrime che iniziavano a scendere -No...- sussurri -No.- dici -No!- gridi mentre la guardi.
La lasci sul letto, immobile, mentre inciampi tra i tuoi stessi piedi per arrivare a prendere il telefono.
Chiami l'ambulanza, ti dice che farà in fretta, lo dicono sempre.
Quando torni di là il suo corpo è scivolato sul pavimento macchiando le coperte e la moquet.
La riprendi tra le tue braccia. Il suo corpo è sempre più freddo e ti accorgi che se ne sta andando.
Piangi delle scuse adesso. Scuse che non servono ora, perché è troppo tardi.
-Ti amo.- le mormori stringendola a te -Ti amo.- ripeti mentre il suo battito rallenta ancora di più di quanto l'abbia già fatto.
-Anche io...- senti, o ti sembra di sentire.
I tuoi singhiozzi sono talmente forti che scuotono entrambi i corpi. Continui a scusarti per essere stato uno sciocco e non esserti accorto di quello che accadeva intorno a te.
Intorno a voi.
L'ambulanza arriva se non dopo mezz'ora, insieme ai fratelli Steiner. 
Sei sul cipiglio della strada e non hai il coraggio di guardarli. 
Ti tieni la testa tra le mani per evitare alcuni giornalisti giunti lì per lo scoop.
-Ti amo.- continui a ripetere, finchè non ti accorgi, che ormai, potrai dire solo -Ti amavo.-
---
Ed occoci qui. Che dire... non so se vi sia piaciuto questo capitolo però vorrei spiegare un po' di cose.
La prima è che la famiglia dei Wellwood è parecchio grande, ma parecchio parecchio parecchio parecchio grande. Sono in dieci contando anche i genitori. 
La seconda cosa è che spero di non aver ridicolizzato il tema delle droghe. Ci terrei a ricordare che non vanno prese sottogamba e blablabla. 
La terza è che spero si capisca che il titolo del capitolo ha a che fare con il numero. Tipo in questo, le quattro scelte e il capitolo è il quattro oppure nel terzo capitolo c'era il trifoglio (tre foglie- ma và!)
La quarta è che mi piacerebbe vedere più recensori, visto che ho scoperto che la mia ff non viene letta (almeno spero non l'abbiate aperta per sbaglio) solo da una persona (che tra l'altro ringrazio per le minacce che mi fa se non pubblico un capitolo- ti voglio bene lo stesso Tsuki) 
E poi... niente spero di avervi fatto piangere un pochino ecco tutto.
P.S.
Chiedo scusa per eventuali errori di distrazione in questo capitolo, in quelli precedenti e in tutti quelli a venire. *cit.*

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Sensi ***


Prestavolti!
Hanna 
Bolt
Hanna Lerman - Earth Zone 
E' un anno che sono rinchiusa in questo buco sotterraneo chiamato Earth Zone e per l'ennesima notte, sono in camera mia ripetendo ogni cosa che ricordo di me, o di quello che ero prima di morire. Mi chiamo Hanna Lerman. Ho diciotto anni e venivo dal Distretto Quattro. Avevo un padre e una madre che mi volevano bene che speravano tornassi al mio distretto una volta finiti i giochi.
Sospiro guardando l'ora sul comodino affianco al mio letto. C'è rumore stanotte. Il concerto di Skene Yule è proprio sopra di noi e se non ci fossero stati fatti altri concerti, sul terreno sopra la Earth, potrei aver paura, o non vedere l'ora, che ci crolli addosso. 
Vorrei urlare ma tanto so che non mi sentirebbe nessuno (primo) perché sono le due di notte e (secondo) perchè le pareti delle camere sono insonorizzate. 
Vado in bagno alzandomi dal letto e dirigendomi dritta dritta verso il termosifone. A quanto pare il ragazzo che abitava questa stanza prima di me si divertiva a scappare ogni tanto, e aveva lasciato una chiave universale proprio dietro il termosifone. 
Inutile dire che adesso sto uscendo da quel buco di stanza per farmi un giro per le altre camere. Tanto so già quella in cui andrò, ed è tre stanze più avanti rispetto alla mia.
Ci metto un attimo ad entrare e poi richiudere la porta. Le guardie di qui sono veramente stupide.
-Jack.- mormoro avvicinandomi al letto facendomi luce con una pila che tenevo nella tasca del mio pigiama -Jack svegliati.- scuoto il suo corpo puntadogli la luce sugli occhi.
-Chi è?- sussurra lui ancora insonnolito aprendo gli occhi e richiudendoli subito per via della luce -Che c'è, che succede?- domanda allarmato mettendosi a sedere sul letto.
-Jack sono io, Hanna.- gli dico abbassando la pila -Non riesco a dormire.-
Lui sbuffa voltandosi a guardare l'ora -Hanna, sono le due di notte... e poi che cos'è questo rumore?- chiede portandosi una mano sulla fronte scostando i suoi ricci neri dal viso.
-C'è un concerto sopra di noi. Hai presente quel gran figo di Skene Yule?- rispondo mettendomi seduta sul letto -Ma forse tu conosci la sua ballerina, Niamh.- sentenzio sbuffando mentre metto la pila al centro in modo da illuminarci entrambi.
Lui annusce, all'inizio un po' perplesso, anche se poi si riprende subito -Sì conosco entrambi. Che poi da quel che ho capito Niamh è la sorella di Lawrence.
Faccio cenno di sì con la testa mentre lui tenta di tenere gli occhi aperti.
-Perché fanno un concerto sopra la Earth Zone? Non è una base super segreta, dove ci allenano fino allo sfinimento per andare a combattere contro il Distretto Tredici?- chiede sarcastico. 
Io inarco un sopracciglio. A volte mi chiedo perché abbiano deciso di salvare anche lui quest'anno -Perché non da sospetti capisci? Tu non faresti un concerto sopra una base super segreta. Quindi non vai a pensare che sotto il terreno ci sia qualcosa.-
Jack apre la bocca per dire qualcosa ma le parole escono dopo qualche secondo.-E come fai sapere che c'è un terreno libero qua sopra?- domanda infine, incrociando le braccia.
-Odio i novellini.- sbuffo facendo roteare gli occhi -Me lo disse Lawrence, qualche tempo fa. Non è così antipatico come sembra.-
-Solo perché tu sei qui dentro da un anno non vuol dire che stai messe meglio di me.
-No, ma so più cose di te. Ad esempio, Lawrence, mi ha detto che usciremo presto da qui, tutti quanti.- Ho un sorriso amaro mentre lo dico.
Se uscissimo da qui, lo faremo per combattere, di nuovo.
-Che felicità, di un po' che generi di favori gli fai per farti dire queste cose?- inclina la testa con fare sospettoso e per un attimo ho voglia di tirargli uno schiaffo. Tanto la sua barba attutirebbe il colpo.
-Nessuno.- il mio tono è leggermente arrabbiato -Lui ha Cherryn. Tu piuttosto, dicevano che ti volevano morto all'inizio. Come hai fatto a salvarti? Sei morto alla cornucopia.-
-Cherryn, è viva?- sembra sorpreso, cavolo quella ragazza è intelligente, ovvio che l'hanno salvata -Comunque...- il suo sguardo si rabbuia per un attimo -Non lo so, credo sia per...- si blocca.
-Per...- lo incito.
-Un pacificatore mi aveva preso in simpatia.- mentre lo dice posso vedere chiaramente le sue guance andare a fuoco sotto la luce della pila.
-In simpatia?- sghignazzo incrociando le braccia -Tu sei gay!- esclamo, tenendo un tono comunque molto basso per quanto possibile.
Lui apre la bocca per ribattere ma alla fine scuote la testa fulminandomi con lo sguardo. Non sono mai stata comunque una ragazza particolarmente delicata -Tranquillo, qui non è visto così male, siamo tutti ragazzi, ognuno con i suoi bisogni.- scrollo le spalle per fargli capire che non è un problema e cerco di fare un sorriso -Puoi ottenere anche molti favori, se poi il tuo pacificatore...-
Lui mi interrompe con un -No.- e si lascia sfuggire un sospiro. Sembra stia per piangere ma qui, nella Earth Zone, non è ammessa una cosa del genere -No, lui non è qui. E' solo una supposizione la mia. E comunque non sono interessato più a lui.- il sorriso che compare sul suo volto è parecchio amaro. Vorrei chiedergli cosa sia successo ma non ho la minima intenzione di farlo piangere davanti a me. Non sono brava a consolare e poi non sono più abituata a vedere la gente piangere in giro da un anno.
Ma poco dopo capisco che non serve farsi tutte queste paranoie, perché Jack continua a parlare -Il medaglione portafortuna che avevo con me nell'arena, quello che mi hanno portato via una volta risvegliatomi qui. Aveva la foto mia foto. Apparteneva al mio ex-ragazzo. Me lo diede lui, il pacificatore, dicendomi che lo aveva ucciso.- si porta una mano sul viso e io sono costretta a mordermi il labbro. Inizio a pentirmi di essere venuta qui 
-Sperava che facendomelo vedere avrei avuto la forza di tornare indietro per ucciderlo. O almeno questo è quello che mi aveva detto una sua amica, un'altra pacificatrice, durante l'addestramento per i Giochi.- conclude fissando il fascio di luce davanti a se.
-Mi dispiace...- sussurro fissando un suo riccio cadere in avanti. Sembra che siano depressi anche loro -Io non so com'è innamorarsi in verità...- ammetto mordendomi il labbro -Questo posto poi le rende impossibile.- sospiro portando le mani all'infuori.
Jack sorride amaramente prima di guardarmi -Ritieniti fortunata allora.-
Violet Gorge - Water Zone
Sono talmente concentrata a fissare il pugnale a terra che mi accorgo dopo un bel po' di tempo che un altro pacificatore mi sta chiamando. Fortunatamente non è un mio capo, altrimenti non l'avrei passata liscia.
-Gorge, vai tu a disinfettare la ferita. Non è mortale e non ha preso i nervi, sai la pressi.-
Sospiro lasciando gli altri ragazzi, o meglio, soldati, in balia di Frank, il mio collega.
Ogni volta che passo per i corridoi non posso fare a meno di alzare la testa per guardare il vetro che fa da soffitto lungo alcuni cunicoli. Sembra quasi una presa in giro vedere tutta la barriera corrallina dentro questo inferno.
La porta dell'infermieria si apre automaticamente e dentro c'è Bolt, seduto su un lettino con un'espressione parecchio dolorante sul volto. So che gli fa male e se non fossi stata sola, lo avrei dovuto richiamare. 
-Roller, vedo che sei ancora troppo debole.- sentenzio avvicinandomi all'armadietto e prendendo le bende e il disinfettante.
Si morde un labbro quando mi avvicino e so che sta lottando contro l'impulso di ritrarre il braccio ferito perché non può permettersi di fare il codardo qui dentro.
-Com'è successo?- chiedo avvicinandomi pur mantenendo un tono distaccato. Se io non gli ponessi la domanda, lui non potrebbe nemmeno parlare.
-Mi erano cadute le armi a terra e mi sono difeso con il braccio. Frank mi ha mandato qui solo perché aveva paura che erano stati intaccati i nervi o altro.- conclude trattenendo un gemito mentre verso il liquido sulla ferita.
-Ma non è successo, è per questo che ora io sono qua.
Questa era la prassi. Se non vieni ferito gravemente ti bendano la ferita molto superficialmente. A volte guarisce, altre volte no. E in quel caso, si passano agli arti finti. Non è raro che alcun qui li abbiano.
Scuoto la testa mentre pulisco la ferita cercando di fare meglio che posso. Non voglio che si infetti. 
-Tu non sei come gli altri.- sussurra lui.
Io sgrano gli occhi cercando di dimostrarmi arrabbiata -Non puoi parlarmi senza il mio permesso moccioso. Non puoi nemmeno darmi del tu. La paghe...- provo a minacciarlo ma lui mi interrompe.
-Perché allora sei così attenta a medicarmi?
-Sta zitto.- sussurro mordendomi il labbro -Sto attenta solo perché non voglio far spendere altri soldi alla Water Zone.- sentenzio prendendo l'ago e il filo affianco.
-Ascoltami, abbiamo la stessa età, sei mia coetanea come con la maggior parte dei tributi che sono qui, tu...- stavolta sono io a interromperlo.
-Sono una vostra coetanea, è vero, ma non sono una vostra pari.- sbotto alzando lo sguardo su di lui. Un ragazzo che viene dal Distretto Tre dovrebbe essere intelligente e capire quando è il caso di parlare.
Ogni minuto che passo dentro l'infermeria mi ricorda quando odio dovermi comportare così però l'ultima frase che ho pronunciato riesce a zittirlo. Forse sembra capire che non scherzo, o meglio che non posso scherzare.
Quando metto le bende mi salta in testa l'immagine di Axel e mi chiedo cosa stia facendo in questo momento. Neanche lui ha avuto paura di me la prima volta che mi ha vista, anzi. Mi chiedo se abbia parlato con Bolt.
-Grazie.- dice non appena fisso l'ultima benda.
-Prego.- mormoro alzandomi per dirigenrmi in fretta verso la porta.
-Posso fidarmi di te vero?- chiede lui prima che varchi la soglia. 
Scuoto la testa e sul viso mi compare un sorriso amaro. Sembra che lui mi stia pregando a dir la verità. Questi ragazzi hanno bisogno di qualcuno dalla loro parte, ma a quanto pare nessuno vuole starci, e io purtroppo devo stare agli ordini -Non fidarti di nessuno Bolt. Hai cinque sensi, ma forse dovresti imparare a usare il sesto.-
---
Okay! Eccoci giunti alla fine del quinto capitolo.
Precisazione: Quando scrivo che Niamh è la ballerina di Skene, intendo che lei è quella ufficiale dei suoi concerti, la solita ballerina che sta sul palco e da spettacolo o che appare nei video del cantante, anche se lei fa anche spettacoli indipendenti e che non c'entrano niente con i concerti.
Spero che si capiscano meglio le differenze tra le due Zone e chiedo scusa per il ritardo ed eventuali errori di distrazione, per il resto... ci si vede al prossimo capitolo!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Giorni ***


Eccoci qua, al sesto capitolo (perdonate il ritardo, ma la scuola crea parecchi problemi).
Non ci sono nuovi prestavolti. La domestica di Caelan non la incontreremo spesso, quindi trovo inutile inserila.
Per il resto... buona lettura!

 
Sativa Wellwood - Distretto 6
Chiudo gli occhi e respiro lentamente mentre cerco, per l'ennesima volta, cosa voglia dire quella cavolo di "doppia v" sulle pillole di quello stronzo di Cloke. Okay che sei lo spacciatore più famoso della capitale, ma non riuscirai mai a superare me e Caelan. 
-Merda...- impreco quando spostando il vetrino faccio cadere alcune provette -Adesso rimanete a terra.- sentenzio indicandole prima di accorgermi che sto effetivamente parlando dal sola. Scuoto la testa mentre tolgo il camice e lo appoggio sulla sedia non curandomi dei miei anfibi che pestano il vetro rotto a terra mentre esco. Spero davvero che non contengano acidi, altrimenti credo che sia il pavimento che le mie scarpe si rovineranno.
Scendo in cucina per cercare di arrivare allo sportello dove Caelan tiene le sigarette, troppo in alto per il mio misero metro e sessantrè, e sono costretta a prendere una sedia, sperando che la domestica non mi veda.
-Sativa?-
Appunto. Non appena chiudo il cassetto e scendo dalla sedia me la ritrovo davanti e per un istante ho paura che Moira se la prenda con me. 
Cosa che non accade, e lo capisco dalla lettera che tiene in mano. Mi infilo la sigaretta in bocca e l'accendino nella tasca posteriore dei jeans prima di afferrarla.
-E' per te e Caelan.- mi dice lei sorridendo.
-Oh, allora non si arrabbierà se la leggo per prima.- balbetto cercando di non far cadere la sigaretta mentre strappo la busta. La lettera viene dalla capitale. Il marchio con l'aquila è ben visibile e ci manca solo che inizi a muoversi.

Sig. Smertrios e Sig.ra Wellwood
Siete stati invitati a passare tre settimane a Capitol City. Cordiali saluti
Il Presidente                                                   
Corolanius Snow

Rileggo più volte quelle parole prima di capirne il senso. Moira sembra felice però, quindi decido che probabilmente, dovrei esserlo anche io.
Le sorrido prima di riverlarle il contenuto -Io e Cal andremo in Capitale!- esclamo cercando di mantenere un tono felice che si smonta subito non appena lei guarda la sedia alle mie spalle -Scusa...- borbotto sfuggendo a un suo rimprovero per uscire in giardino a fumare con la lettera in mano.
Mi chiedo perché il presidente abbia voluto invitarci adesso in capitale. So che io sono una Wellwood e che Caelan è il più grande spacciatore di morfamina di tutta Panem ma non ha molto senso invitarci ora. Poi noi siamo dei ragazzi che provengono dai distretti, e almeno che non ci iscriviamo all'accademia per pacificatori o veniamo estratti ai giochi, non ci è concesso uscire da dove siamo nati.
Tutto questo riflettere mi causa non poco spavento non appena sento una mano poggiarsi sulla mia spalla. E' quella di Caelan per fortuna e riesco a rilassarmi non appena sento l'odore di tabacco. 
Quando mi volto però mi arriva anche una svampata di altro, e individuo mia sorella dietro di lui. Storco il viso vedendola davvero persa, ma ormai è l'abitudine. Dopo nove mesi senza la sua ragazza, ha scelto di lasciarsi andare. Continua ancora il suo lavoro certo, si impegna, ma quando non deve preferisce starsene per conto suo o parlare un po' con me o Caelan, che sembra essere diventato il suo migliore amico. Non sono gelosa, infondo è lesbica, però mi preoccupa il fatto che lei con lui non fumi mai e invece oggi sia in questo stato.
-Che è successo?- domando guardando il mio piùomeno ragazzo.
-Nulla tranquilla, piuttosto...- risponde indicando la lettera. Odio quando cambia discorso -Quella?-
-Oh...- sospiro gettando a terra la sigaretta -Andremo in capitale noi due, tra sei giorni.-

Cherryn Macchiavelli/Porfiria - Capitol City
Ho rifiutato l'invito di Lawrence per uscire questo pomeriggio. Da quando sono fuori dalla Earth non ho la voglia quasi mai di fare nulla. Mi sento vuota.
Odio la mia immagine riflessa ogni volta che mi guardo allo specchio. Poco mi importa che il mio compagno mi dica il contrario, ciò che vedo non sono io.
Stesa sul letto fatico persino a respirare.
Voglio tornare a casa mia, nel Distretto 3, insieme a mia madre, invece che vederla ridotta a senza voce e saperla nella Earth Zone. Perché dopo aver provato a uccidere Oliwia durante il tour della vittoria è questo quello che la Capitale le aveva fatto, farle servire sua figlia e gli altri ex tributi in un luogo orribile. 
Però almeno l'ho avuta vicina, per un periodo. 
Sospiro ancora cercando di distrarmi e vado ad affacciarmi alla finestra. Il palazzo Stainer ha vista mare e abitando nell'attico non posso certo lamentarmi. Forse non ho fatto male ad affidarmi a ciò che mi ha detto mia madre, e cioè che Lawrence mi ami davvero. Io non gli ho mai detto "ti amo" anche se a lui sembra star bene. Non so per quanto tempo ancora possa rimanere di questa idea però. L'unica cosa di cui sono certa è che non ami molto il suo lavoro. E non lo biasimo, anche se lui ammette di aver approfittato molte volte dei tributi che arrivavano lì.
Niamh mi ha sempre detto che da quando stiamo insieme, che per lei è comunque meno tempo di quanto si aspetti, Lawrence sembra aver messo la testa a posto. Un lato di me è felice di questa situazione, perché sapere che vada a letto con altre persone mi infastidisce e non poco. Però poi la parte razionale di me, quella che mi ha spinto a dirgli sempre di sì, non è d'accordo. Infondo, non sapendo nemmeno io quello che provo, sono egoista nel pensarlo. 
Guardando il mare mi viene in mente Bolt, e mi scappa una piccolo sorriso. Mi chiedo cosa direbbe se mi vedesse ora, tra le braccia di un Capitolino, costretta a seguire un ideale che comunque non condivido. Forse non mi riconoscerebbe nemmeno, tra i miei occhi neri e la pelle letteralemnte bianca come la carta. L'unica cosa che mi è rimasta, è il tatuaggio, che sono comunque costretta a coprire, per non mettere nei guai il mio compagno.
Il rumore di una porta che si apre mi deconcentra dai miei pensieri e mi volto osservando la persona che è appena entrata in camera. 
-Stavi guardando il tramonto?- mi chiede Lawrence mentre io mi ostino a fissargli la spalla. Probabilmente tra qualche anno, se non di meno, avrà da ridire persino sul mio modo di non-guardare le persone.
-In verità non me ne ero nemmeno accorta del tramonto.- rispondo con un sorriso mentre mi allungo sul letto. 
-Oh... bene... vogliamo uscire almeno questa sera?- chiede lui, con un'espressione preoccupata sul volto. 
Io sbuffo e facendo roteare gli occhi rispondo -Dipende.-
Lui, per controbattere si allunga sul letto e si lascia andare ad un lungo sospiro. 
Gli guardo gli occhi nel momento che lui fissa il soffitto. Sono nocciola, di solito, ma al momento sono verdi e  hanno assunto un'espressione piuttosto triste.
-Dipende da cosa?- chiede tornando a guardarmi.
Io distolgo lo sguardo prima che i nostri occhi possano incontrarsi -Dipende adesso sarai sincero con me.-
Lawrence si lascia sfuggire una risata -Va bene.-
-Dove sei stato alla fine questo pomeriggio?- chiedo avvicinandomi a lui. In verità so già dove vada quando non ci sono io. Al cimitero, per trovare sua sorella. Infodo è a causa dell'allarme che era nel suo ufficio che è stata scoperta. E' normale che si senta in colpa dopo tutto questo tempo. 
-Vuoi la conferma delle tue idee?- domanda sfiorandomi la guancia.
-Che fai rispondi con una domanda?
-Tu hai appena fatto lo stesso.- sentenzia lui sorridendo.
Io non posso fare a meno di ridere. Una delle prime volte che lui era venuto da me, ero stata io a fregarlo con una frase del genere. Sì ricorda ancora.
-Touché...- sussurro baciandolo sulle labbra. Quando mi separo, la sua espressione sembra più serena. 
Mi mordo il labbro sapendo che forse lo sto fregando ma cerco di tornare normale.
-A che pensi?- chiede baciandomi la fronte, e scatenando altri sensi di colpa che provo comunque a sopprimere. Mentire mi è sempre riuscito molto bene, ma non trovo il caso di farlo ora.
-Perché continui a dirmi che mi ami?-
Mi viene da sorridere pensando che oggi potrebbe essere la giornata consacrata alla comunicazione con le domande.
-Perché è la verità, da più tempo di quanto pensi.-

Ricordi - Distretto Tre
Il treno dalla capitale era arrivato in ritardo, ma non ti sei fatto troppi problemi. Infondo le lezioni nella scuola dove dovevi presentare il progetto non sarebbero iniziate prima di un ora.
Eri più piccolo all'ora, avevi appena vent'anni, i capelli verdi e la pelle violetta, ed eri il primo Stainer ad uscire dalla capitale.
Nel Distretto Tre non ti eri comunque fatto presentare come Lawrence Steiner. Avevano paura che qualcuno potesse attaccare un membro di una famiglia così altolocata e uccidere il primo genito come gesto di ribellione. Soprattutto perché il presidente aveva appena assegnato a te a tuo fratello la Earth e la Water Zone e non potevate rifiutarvi, altrimenti sareste finiti come il vecchio proprietario. Morto, per cause sconosciute.
Aspetti che ti presentino nell'aula per parlare del tuo nuovo programma che consiste nel costruire automi capaci di pensare come la persona che li possegga, tramite dei cip inseriti nel cervello del proprietario.
Ed è poco prima di metterti al centro dell'aula che la vedi entrare tra gli studenti più bravi della scuola. 
C'era Cherryn. 
I suoi lunghi capelli rossi e il suo sguardo ti colpiscono. Sembra vacuo mentre si posiziona in una delle ultime file di sedie per assistere alla presentazione insieme al suo amico. 
Quando inizi a parlare lei ti guarda con superficialità e superiorità. Sembra che il suo sguardo, fisso sul tuo torace, voglia dire "io saprei fare di meglio" e solo dopo anni, puoi confermare questa cosa. Lei è davvero capace di fare di meglio.
Quando finisci la conferenza Cherryn si ritira a parlare con il ragazzo che era seduto affiaco a lei. Ti rincuori vedendola ridere nonostante non guardi mai il suo interlocutore negli occhi. Sono due ragazzi parecchio giovani così decidi di chiedere informazioni al direttore della scuola.
Per prima cosa, gli chiedi se lei non sia affetta da una strana forma di autismo e ti rincuori quando ti da una risposta negativa. Poi però domandi come mai due studenti così giovani possano essere lì e lui conferma il fatto che siano dei geni, anche se lei sarebbe capace di superare tutti i ragazzi che erano nella sala. 
Sospiri tornando a guardarla e ti chiedi cosa succedderebbe se mai venisse estratta. Potrebbe venire da te, e Snow dovrà sicuramente riconoscere la tua bravura nello scegliere i tributi da salvare. 
Quell'anno, tra i ragazzi estratti, però, venne preso il suo amico. Non lo hai salvato, nemmeno tuo fratello lo ha fatto. Ma hai continuato a spiarla. Non hai messo molto tempo a immaginartela mentre facevi sesso -non l'amore- con altri ragazzi e piano piano, ti sei innamorato, nonostante continuassi a negarti questa cosa.
Nell'anno settantadue, successe qualcosa che non ti aspettavi. Lei e Bolt, il suo vecchio ragazzo, erano riusciti a entrare in una fabbrica dopo essere stati scoperti da un pacificatore a parlare di ribellioni. 
Vederli spiati dalle telecamere mentre si scambiavano un tenero bacio ti aveva fatto male, proprio come sapere che Snow li stava osservando.
Inutile dire che quell'anno vennero estratti proprio loro. Però sei riuscito a salvarla. O meglio, dovresti dire, salvarli, perché è vivo anche lui, nella Water Zone, ma lo hai usato solo per avere qualche informazione in più per Cherryn. E poi quella non è vita.
Ancora non riesci a credere che lei sia finita tra le tue braccia. Ti sembra strano, ma infondo sai che anche lei ti ama. Non riesce a nascondere le cose per troppo tempo. Nonostante sia bravissima a mentire, sai che non si potrebbe mentire sull'amore.


Eccoci alla fine! Ringrazio le persone che mi hanno recensito fino ad ora e... niente, al prossimo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Stanza ***


Sì Questo capitolo è uscito relativamente presto... la scuola a volte non è così male se mi da dei buchi e supplenze per scrivere.
Bando alle ciance (?) eccoci ai prestavolti (stavolta vi tocca aimè)
Ryen  (22 anni)
Leon (19 anni. Sì adesso viene solo nominato, ma lo incontreremo ancora)
 
Light Steiner - Capitol City
Siamo in tre nell'ufficio di Snow. Io, il presidente e Violet. Vorrei davvero sapere cosa sta saltando in testa a questo grand'uomo ultimamente. 
La riunione deve ancora iniziare ma sia io che la mia collega sappiamo già di cosa lui ci voglia parlare.
-Sedetevi prego.- ci invita Snow indicandoci le due poltrone davanti alla sua scrivania. 
Scambio un'occhiata con la pacifricatrice al mio fianco e decidiamo di sederci di controvoglia. Nessun Steiner ha mai amato sedersi lì. Tra me e mio fratello per le Zone, mia sorella per fare la prostituta e l'altra per essere avvertita di fare attenzione, non ci è mai andata bene. Come se non bastaste il forte odore di sangue che aleggiava nella stanza aveva fatto assumere a Violet, già pallida per la situazione, un colore verdastro, che probabilmente ho anche io.
Sospiro trovando il coraggio di guardare il presidente negli occhi anche se da fuori può sembrare un gesto piuttosto naturale. Infondo sono pur sempre un ventitreenne e sono a capo dei pacificatori. Devo dimostrare di essere sicuro di me.
-Volevo parlavi della Water Zone. Il giuramento, di entrambi i pacificatori, quelli e normali e quelli speciali, deve essere fatto nel giro di una settimana.
Io deglutisco, ma prima che possa aprire bocca, Violet inizia a parlare -Non sono pronti! Nessuno lo è!- esclama sporgendosi in avanti. 
Per un attimo mi attraversa una stranza sensazione che è mista tra paura per la sua avventatezza e apprezzamento per il suo coraggio nell'essere così diretta.
-Ah no? Vuoi dire che in tutti questi anni Light, non avete fatto nulla lì dentro?- chiede tranquillamente il presidentente spostando lo sguardo dalla mia collega a me. 
La mia gola si secca immediatamente ma trovo lo stesso il coraggio di rispondere -Presidente, molti di loro sono ancora instabili. Non possiamo rischiare che le persone e gli altri se ne accorgano per un giuramento. Soprattutto un ragazzo.
Violet sospira scuotendo la testa -Leon Fènder non sarebbe in grado di reggere. Non riusciamo mai a capire cosa pensa, potrebbe risultare pericoloso per la capitale! Non possiamo rischiare che mandi tutto all'aria per un semplice giuramento.-
-Quando lei ha giurato di mantenere fedeltà alla capitale, lo riteneva semplice signorina Gorge?- domanda con un tono sprezzante. 
Lai rimane spiazzata per un attimo. Snow non ha mai apprezzato la sua famiglia e basta guardare i fratelli per intuirlo, costretti a prostituirsi per il suo profitto. Violet, fortunatamente è l'unica che si è salvata, ma il presidente trova sempre un'occasione per affondarla. E io spero che non accada. 
-Lei non intendeva questo Presidente. Violet sta solo dicendo che si dovrebbe aspettare ancora un po' per una cosa così semplice nell'essere fatta ma così importate da sostenere.- la difendo prima che possa parlare ancora.
Snow fa una smorfia di disappunto ma alla fine sembra non importarsene perché ci congeda con un gesto veloce della mano.
Noi ci alziamo, ma non appena le nostre mani trovano contatto sulla maniglia della porta, lui parla ancora -Tra una settimana Steiner.-

Violet Gorge - Capitol City
E' passata esattamente una settimana dall'avviso di Snow, e nonostante i nostri avvisi, miei e di Light, lui non ha voluto sentir ragione. 
-Spiegami ancora perché devo accompagnarti al giuramento. Sai che odio questo schifo.- sentenzia Mirum spalmandosi addosso il fondotinta per coprire i tatuaggi. Non è mai troppo contento di essere presente alle occasioni ufficiali, che ultimamente capitano troppo spesso.
-Perché uscire ti fa bene e poi sei un pacificatore anche tu. Mi servi per fare scena e incutere timore ai novellini.- rispondo trattenendo una mezza risata, probabilmente nervosa. Gli dei solo sanno cosa accadrà oggi.
-Sei tu che devi leggere il giuramento.- risponde lui finendo di infilarsi la tuta.
-E tu sarai dietro di me, a guardare tutti con sguardo minaccioso.-
Mirum fa roteare gli occhi e per la prima volta dopo quasi un anno, riesco a vedere un sorriso sincero sul suo volto. 
-Light mi ha convocato nel suo ufficio ieri sera.- dice ad un tratto. 
Io chiudo la zip avvicinandomi a lui -E?- sprono incrociando le braccia al petto.
-Mi ha chiesto se avevamo rapporti sessuali.- sembra divertito, anche se a me la situazione non mi risulta molto buona. 
Se dovessero anche solo pensare che noi siamo innamorati, sarebbe la fine. 
-E tu che hai risposto?- chiedo preoccupata. 
Lui mi guarda negli occhi e sul suo viso compare il sorriso sghembo che non vedevo da troppo tempo ormai -Gli ho detto di sì.-
-Cosa?- esclamo allarmata -Mirum cosa diavolo ti salta...-
La sua risata finisce per uccidermi le parole in gola. Io lo guardo malissimo indecisa se essere preoccupata o sparargli un colpo in testa -Mirum!-
-Sta tranquilla. Non ha detto nulla, ma sembrava geloso.-

Il giuramento prosegue senza un minimo intralcio. Tutti i pacificatori, normali e speciali, non sbagliano una sola parola. 
Mentre leggo il mio sguardo e quello di Light è fisso sulle divise nere sul fondo. Nessuno si muove, nessuno fa una piega. Non possiamo vedere se stanno parlando davvero, ma i gesti li fanno ugualmente. 
Passo il foglio a Light per permettergli di leggere la fine e noto che la sua mano è piuttosto sudata. Non so perché, ma non posso fare a meno di pensare alle parole di Mirum. Però poi mi ricordo della situazione in cui siamo e capisco che il nervosismo è sicuramente dovuto a quello.  
-Giuro, di servire la Capitale, qualsiasi scelta intraprenda.
Ripetiamo tutti quelle parole. Sento persino la voce di Mirum e Lucas alle mie spalle. Se mi concentro riesco a percepire anche la mia.
-Giuro di difendere il giusto e di prestare servizio fino a che mi sarà possibile. Giuro di rinunciare all'amore e ad una nuova vita finché indosserò questa divisa. Giuro di collaborare ogni qualvolta mi sarà richiesto.-
Il mio tono è piatto come quello delle persone che mi stanno attorno. Sembra persino che ci costi fatica ripetere cose in cui crediamo. O forse dovremo credere.
-Giuro di vivere per la nazione, e per nessun'altro.-
Ryen Gorge - Distretto Due.
Non appena torni a casa ti assicuri che la porta sia ben chiusa e corri in cucina a versarti un bel bicchiere di vino bianco. Non hai mai sopportato quello rosso, forse perché ti ricorda troppo la tua famiglia. L'unica persona che ti è stata vicino, quando era possibile, è stata tua sorella. Per il resto, ti sei dovuta arrangiare. Nemmeno i tuoi vicini ti sopportano, ma tra i vincitori del Due, sfidi a vedere chi si sopporti veramente.
Ti siedi sul divano, scostandoti i capelli dal viso e mettendoli dietro le orecchie. Il tuo caschetto si è allungato e dovresti farlo accorciare. 
Sospiri mentre accendi la tv. L'altro ieri eri stata in capitale per vedere in diretta il giuramento nonostante Violet ti avesse pregato di non farlo. Pensi che evidentemente non voleva un incontro tra te e il tuo adorato fratellino, come se già non fosse capitato durante il corso di questi sei anni. Cioè da quando ti sei offerta volontaria per i giochi, e sei tornata da vincitrice, rendendo onori alla tua famiglia. Avevi sedici anni all'epoca, ed eri troppo giovane per capire cosa avevi fatto.
Sospiri rendendoti conto di quanto questi anni ti abbiano cambiata, in meglio speri. 
Il telecomando non sembra decidersi di cambiare canale e alla fine ti alzi per spegnere. Però poi, non appena noti il sigillo di Panem, cambi idea.
E' il presidente che compare dal proiettore che fa da tv, e decidi di ascoltare. Infondo si tratta dell'edizione della memoria, e non puoi fare a meno di non ascoltare l'avviso che verrà dato per i prossimi tributi. Sei tu a dover fare da mentore, no?
No. Non quest'anno.
-Nel settantacinquesimo anniversario, affinchè i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita.-
Per l'edizione della memoria saranno chiamati tutti gli ex vincitori. 
Rimani sbigottita, per un attimo vorresti anche urlare, ma alla fine, versi il vino sul proiettore, guardando, con sguardo assorto, la piccola nuvoletta di fumo che sale verso l'alto.

Niamh Steiner - Capitol City
Odio dover camminare troppo dopo un allenamento. In verità odio anche quello che sono costretta a fare dopo un allenamento, ma cerco di non dimostrarlo. O la gente che mi fissa potrebbe capirlo. Anche se alla fine non penso che interessi davvero a tutta Panem quello che faccio fuori dagli spettacoli.
Varcando la soglia dell'hotel mi chiedo se il ragazzo biondo che intravedo alla hole con un braccialetto rosso sia il mio compagno di avventure per questa giornata. 
Oggi nessuno aveva richiesto Finnick, non dopo l'annuncio di ieri. Nessuno di noi si sarebbe mai azzardato a farlo. Non gli avevo nemmeno inviato un messaggio per non disturbarlo. Non me la sentivo, non voglio che muoia o che sia costretto ad uccidere per una seconda volta. Lui mi ha aiutato in troppe cose in questi anni e sapere che il mio migliore amico possa tornare in quell'inferno non mi fa stare bene. 
Mia sorella aveva ragione. Questa nazione ha bisogno di essere distrutta una seconda volta per poter rinascere davvero.
-Stanza numero sette.- dico appoggiando la borsa sul bancone -Tu devi essere Florian. Piacere, Niamh.- sorrido allungando una mano per stringerla. La stretta che ricambia è decisa e credo che sarà un valido sostituto a Finnick, almeno per oggi.
-Sì, anche se io so già chi sia tu.- risponde con un sorriso. 
Io rido mentre iniziamo ad avviarci verso gli ascensori, sapendo che non accadrà più tra pochi minuti.

-Ti va un caffè?- domanda scendendo le scale dell'hotel in tutta fretta insieme a me. Evidentemente neanche lui ha tutta questa voglia di farsi beccare.
-Se offri tu, perché no. Dobbiamo recuperare le energie, basta che non ci provi con me, il mio ragazzo è parecchio geloso.- rispondo sorridendo cercando di ignorare il magone che mi prende nel nominare Cloke dopo quello che è successo con uno stratega pochi minuti fa.
Florian si lascia sfuggire una risata mentre schizziamo fuori dall'albergo dirigendoci nel bar di fronte.
Alla fine scegliamo comunque una stanza appartata. Non voglio fare scoop e far arrabbiare Cloke, dal momento che crede che io debba allenarmi.
-Comunque tranquilla.- mi rassicura Florian mentre si siede sulla piccola poltrona cliccando l'opzione del caffè sul menù impiantato nel tavolino -Le donne non sono proprio il mio genere.-
Stavolta tocca a me ridacchiare -Non si direbbe...- sussurro scegliendo il caffè amaro.
Quando alzo lo sguardo per fissarlo negli occhi però, noto il suo sguardo è leggermente cambiato. I suoi occhi, troppo blu, sono fissi nei miei e sembra che voglia fulminarmi da un momento all'altro. Qualcosa mi dice che sono nei guai.
Deglutisco -Stai bene?-
-Niamh. Ho bisogno che tu mi ascolti adesso.- fa lui incrociando le mani sul tavolo.
Io annuisco inarcando le sopracciglia e aspetto che riprenda a parlare.
-So che di te posso fidarmi. Skene ti ha mai dato nulla?- domanda spostando il suo sguardo sulla cameriera che viene a portarci le due bevande.
Io aspetto che esca per rispondere e qualcosa mi dice che faccio bene -Dipende. Che intendi?-
Lui sospira chiudendo gli occhi per pochi secondi -Tua sorella prima di morire gli ha lasciato un pacco.-
-Cosa? Tu come sai...?- mi blocco non appena lo vedo alzarsi rovesciando la sua tazzina sul tavolo per sporsi verso me. 
-Non vengo della Capitale Niamh. E' importante.- aggiunge lui a pochi millimetri dal mio viso.
Posso affermare con certezza che non so più niente al momento. 
Sbatto gli occhi più volte cercando di capirci qualcosa, e l'unica cosa che riesco ad afferrare è che Florian sia una spia.
Ad un tratto ricordo una bustina versata nel bicchiere di Champagne nella camera e capisco che non era la solita droga che si usa spesso nel giro -Tu hai ucciso quello stratega.- mormoro deglutendo una seconda volta. 
Lui annuisce ma prima che possa succedere altro, la porta si apre e Florian scappa via nello stesso modo in cui siamo corsi fuori dalla stanza.
Al suo posto entrano due ragazzi, un ragazzo e una ragazza. Sembrano preoccupati a dire la verità e si mettono a sedere sul tavolo dietro a quello dove sono ancora seduta io. 
Inizio a provare una strana sensazione. Non capisco perché questo Florian è piombato proprio adesso nella mia già schifosa vita e non capisco perché Skene abbia deciso di nascondermi quel pacco ancora dopo un anno. 
-Voglio tornare a casa.- la voce della ragazza alle mie spalle mi colpisce. Sembra familiare, anche se non ho mai sentito quella tonalità. 
Decido di alzarmi e tornare nel palazzo Steiner, ma quando li guardo, riesco a riconoscere lui. E' il ragazzo che spaccia morfamina nel Distretto Sei. Cloke me ne aveva parlato una volta. Infondo erano rivali, ma mi chiedo cosa ci facciano due persone dei distretti qui in Capitale. Mi mordo il labbro sperando che non siano spie anche loro. 
Lui è così diverso dalla foto che mi fece vedere Cloke. Le sue labbra, prima sorridenti, adesso sono piegate in un sorriso amaro e lo stesso vale per l'espressione dei suoi occhi. Appaiono entrambi distrutti in realtà. 
Però non posso fare a meno di notare lei. E' davvero bella, nonostante i suoi occhi appaiano tristi al momento. Il suo viso assominglia a qualcuno, che riconosco essere il mio ragazzo.
Sospiro scuotendo la testa mentre uscendo dalla stanza senguo la direzione che le mie gambe decidono di prendere correndo. Casa di Skene.
---

Eccoci giunti alla fine. Okay un altro capitolo è finito e spero sempre che vi sia piaciuto (sono sempre ripetitiva alla fine...) e poi... bho. Premetto che il pezzo di Niamh non mi ispira particolarmente, ma nella mia mente malata doveva succedere in questo modo il loro incontro, quindi... oh amen! Male che va mi rifarò nei prossimi capitoli.
Alla prossima!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Centimetri ***


Ebbene eccoci qui con un altro capitolo. Scusate tutto il tempo che ci ho messo e vi avverto anche che non mi è uscito un gran che bene. Date pure la colpa alla scuola ahahahah. Buona lettura comunque, il prestavolto nuovo lo metterò infondo.

Sativa Wellwood - Capitol City
Sono più di tre settimane che io e Caelan siamo in Capitale. Ormai saremo dovuti tornare a casa e invece siamo bloccati qui. I biglietti non funzionano, le carte sono scadute e ci sono problemi con i treni. 
Mi manca già la mia famiglia e il mio misero laboratorio che non aveva niente a che vedere rispetto a quelli dove Snow ha permesso di farmi lavorare per approfondire la mia conoscenza. Anche se alla fine ero io che aiutavo i chimici lì dentro. Caelan invece si limitava a venire ogni tanto o farsi un giro per la città. 

Siamo nella camera d'albergo e io sto tentando di chiamare la mia famiglia anche se dopo l'annuncio per l'edizione della memoria non siamo riusciti ad avere più contatti.
Inziamo ad avere paura anche se cerchiamo di nascondercelo a vicenda. Se uno di noi due dovvesse crollare, sarebbe la fine anche per l'altro e a quel punto ci rinchiuderebbero direttamente.
-Mamma?- chiedo non appena sento il telefono smettere di squillare.
-Sativa!- sento urlare dall'altro capo -Che succede? Perché non tornate?- la sua tonalità di voce è preoccupata ma cerco di non farglielo notare troppo.
-Mamma, non lo so, dicono che ci sono problemi, ogni tanto ne causano uno. Ci fanno rimanere qui in Capitale e basta. Ogni giorno dicono che si risolverà domani e il giorno dopo non è pronto nulla.- sospiro per riprendere fiato dopo aver parlato velocemente.
-Sativa, non tornare nel Sei.
Rimango shockata a quelle parole -Cosa? Mamma ma...-
-Vai da un'altra parte, ma non tornare a casa.- la sua voce adesso è ferma e io non riesco a fare a meno di fissare Caelan negli occhi mentre ricambia il mio sguardo con espressione interrogativa. 
Le parole non riescono nemmeno ad uscirmi dalle labbra e non appena provo a dare fiato escono solo dei versi. 
-Mamma...- sussurro dopo un attimo di silenzio troppo lungo.
-Ti vogliamo bene Sativa.- conclude lei prima di riattaccare anche se io continuo a chiamarla più volte prima di rendermene realmente conto.
-Che succede?- Domanda Caelan avvicinandosi a me.
-Mia mandre mi ha appena detto di non tornare nel Distretto.- mormoro appoggiandomi alla sua spalla.
Lui sospira e inizia ad accarezzarmi i capelli -Ma non possiamo rimanere nemmeno qua.-
-E dove andiamo Cal? Ci sono altri undici distretti ma non ci lasceranno mai andare!- esclamo tornando a guarlarlo negli occhi.
-Sativa, di distretti ce ne sono altri dodici.

Mikael Wellwood - Capitol City
-Dovresti cuocerla di più quella carne.- puntualizza Kit.
Io sospiro facendo roteare gli occhi e gli passo le pinze con un esplicito invito a darsi da fare invece di giudicare. Mi chiedo se nel 12 si sappia cucinare la carne come nel 10. Ma al momento sono domande stupide da fare, visto che sono in capitale e la mia ragazza cucina pochissimo. Okay, non cucina per niente.
-Come va con Niamh?- domanda improvvisamente Pit mentre cerca di armeggiare con il barbeque per alzare il fuoco.
-Perché me lo chiedi?- rispondo inarcando un sopracciglio con fare sospetto.
-Perché siamo solo io, te e un pezzo di cadavere sulla griglia, quindi mi sembra il momento più opportuno per farlo visto che Hilien, Cher e Niamh sono uscite.-
-Giusto. Bé va bene.- dico alla fine appoggiandomi alla ringhiera del terrazzo. L'aria è fredda stasera, ma tento di resistere anche con la maglietta a maniche corte -Anche se a volte mi sembra distaccata e attaccata al contempo. E' strano da spiegare in affetti. Cioè, accadeva anche prima, ma adesso quella sensazione è aumentata.-  
Kit non sembra capire e si limita a sghignazzare mentre volta la carne sulla griglia -Giusto.- ripete imitando la mia voce e d'istinto mi avvicino per tirargli una gomitata. La mia voce è fottutamente roca per via di tutto quello che mando giù, tra fumo e droghe spinellabili non so cosa sia peggio per la mia voce. 
-Tra te e Hilien invece? Convolerete presto a nozze?- stavolta tocca a me ridere. Erano gli unici piccioncini della Earth. Gli unici perché Lawrence e Cherryn non possono chiamarsi esattamente piccioncini. 
Lui sorride -Sarebbe bello sai? Però non credo di volermi sposare presto. So che sarebbe da fare, visto i movimenti che ci sono nei distretti e che probabilmente partiremo per combattere. Però... qualcosa mi frena. Forse è comunque la grande differenza tra i nostri vecchi distretti. Il 2 e il 12 non sono esattemente comparabili.- conclude ridendo, anche se nervosamente, e sono costretto a mordermi il labbro per non iniziare anche io. Anche perchè la mia non sarebbe esattamente nervosa.
Lo osservo mentre prende i piatti per poggiarci la carne e decido si sedermi al tavolo. Sono giorni che mangio polpette ipocaloriche per via della preparazione di Niamh agli spettacoli e adesso il mio stomaco reclama decisamente molto più cibo.
-Tu pensi di sposarla la tua capitolina?- domanda lui spostando il discorso su di me.
-In verità pensavamo di farlo l'anno prossimo. Ma stiamo già pensando di anticipare. O almeno lo penso io, se dovremo morire in una guerra, voglio che almeno le rimanga un mio ricordo.- concludo sfiorandomi la fedina con le dita. 
Non voglio neanche pensare di doverla lasciare. Senza di lei tornerei a non dormire la notte e alla fine impazzirei. E non è bello impazzire durante una battaglia.
-Dovremo parlare di argomenti più allegri quando siamo soli sai?- sentenzia Kit mordendo un pezzo di carne. 
Io sorrido e lo imito. La carne davvero tenera in effetti, potrei assumerlo come cuoco personale.

Cinger Hastings - Distretto 13
-Sei agitato?- chiede Mett al suo ragazzo. 
Kole smette di far tremare la gamba e stringe la mano di Yago annuendo, cercando di nascondere un po' di imbarazzo.
-Ehi, non toccare mio marito.- sentenzio incrociando le braccia al petto, anche subito dopo riprendo a ridere.  
Ormai sono quattro mesi che condividiamo -in teoria- la stessa camera che si da agli sposini prima di concepire un figlio -che non accadrà mai.
A me serviva per non essere mandata in capitale a prostituirmi come Kole, mentre Mett non aveva la minima intenzione di far scoprire la sua omosessualità alla Coin, e alla fine, ci siamo sposati.
Non che sia cambiato poi molto. Tanto lui la notte è da Kole, quando non lavora, io invece continuo ad andare con chi voglio, quando non devo preparare bombe visto che ultimamente sto quasi sempre nel laboratorio di fisica per via del nucleare. Secondo Yago prenderò i super poteri.
-Non preoccuparti mogliettina,- inizia Mett facendomi l'occhiolino -Dopo ne ho anche per te.-
-Idiota.- sbuffo tirandogli un pugno sul braccio.
Iniziamo a ridere tutti e tre ma veniamo presto interrotti dal rumore di un treno che si avvicina. La nostra stazione è piccola ed è più facile individuare strani treni in arrivo. Ma fortunatamente, questo non è il nostro caso.
Kole schizza in piedi sfregandosi le mani. Non è agitato, qualcosa di più. Credo di non averlo mai visto così in verità e sono costretta a mordermi il labbro per non ridergli in faccia. Mett invece sembra davvero felice per lui, infondo Kole ne ha passate tante durante questi anni.

Il treno si ferma in modo da avere la porta esattamente davanti a noi. Poi, dopo un lungo bip, si apre.
L'uomo in piedi rimane un attimo sbigottito prima di fare un ampio sorriso. E' alto, con i capelli scuri, corti e un po' brizzolati. Naso adunco e occhi non troppo chiari. Sinceramente, mi sembra anonimo e probabilmente non saprei riconoscerlo in mezzo ad una folla.
Kole però non sembra avere di questi problemi.
-David!- esclama buttandoglisi letteralmente addosso.
David lo stringe forte, in un abbraccio piuttosto "virile" per un tipo come il mio amico.
-Ti sei alzato almeno di otto centimentri dall'ultima volta.- fa l'uomo toccandogli la testa. Sembra una scena padre figlio e i miei occhi, proprio come quelli di mio marito, iniziano a lacrimare. I miei genitori sono morti, esplosi, tre anni fa, mentre Mett ha perso suo padre quando aveva dodici anni. Però sono felice per Kole, e poi, aveva bisogno di qualcuno che lo conoscesse da più di due anni. E David è la persona adatta.
Quando finalmente decidono a sciogliersi, mi avvicino a loro asciugandomi le guance con la manica della camicia -Cinger.- mi presendo allungando la mano.
Lui la strige ripetendo il suo nome prima che io ricominci a parlare -Lui è Mett, il ragazzo con cui parlavi tramite computer.-
-Piacere.- fa Yago porgendogli la mano.
-Direi che possiamo tornare indietro no?- domanda Kole guardandoci . Credo che quel sorriso che ha stampato in faccia non gli andrà via se non tra un bel po'.
-Sì.- annuisco sospirando con una finta faccia sconsolata -Vieni, ti mostro dove lavorerai. Sei un medico, giusto?- chiedo retoricamente mentre torniamo verso il distretto.
---
David ha circa 50 anni.
Mi scuso per la schifezza che ne è venuta fuori. Ci vediamo al prossimo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Minuti ***


River (non sarà molto importate ma visto che lo reincontreremo metto il prestavolto)
Ryen Gorge - Distretto 2
Non sono agitata questa mattina, ma direttamente incazzata. Però mi faccio bella lo stesso preparandomi come mi preparai sei anni fa: pantaloni aderenti bianchi, scarpe e maglietta morbida nere come le pietre sulla giacca bianca.
Non mangio molto a colazione perchè il mio stomaco è chiuso. So che non potrò comunque venire estratta dal momento che Brutus ed Enobaria si offriranno volontari, ma io sono una delle più giovani vincitrici, ed è compito mio fare da mentore.
Sospiro sapendo che in Capitale dovrò vedere i miei fratelli. Più che per Violet però, sono preoccupata per Lucas. Sono più che sicura che non vedrà l'ora di potermi mettere in difficoltà durante le settimane di permanenza lì. 
Viene spontaneo chiedermi se alla fine lui non ce l'abbia con me solo perchè ho i capelli neri. Mio padre credeva che non fossi sua figlia, ma una bastarda, nonostante la grande somiglianza fisionomica. Quello è un vecchio bastardo. Secondo me sarebbe contento se venissi estratta oggi. Ma tanto Enobaria mi parerebbe il culo, come si suol dire. 

Stringo i pugni mentre salgo sul palco per essere presentata come mentore. Non ho voglia di andarci, ma cerco comunque di non darlo a vedere. Dopo tutti questi anni ho imparato a nascondere le mie emozioni fin troppo bene. 
Vado direttamente dentro il treno senza aspettare nemmeno di salutare i miei genitori. Tanto non si sarebbero presentati nonostante le molte voci di una guerra imminente.
Non mi fermo nemmeno a parlare con i vecchi tributi e corro nella mia stanza per guardare le altre mietiture, o meglio, solo due. Però le trasmettono tutte in ordine, dall'uno al dodici e io sospiro guardando persino me stessa.
Finalmente arriva il quarto distretto e osservo Megs offrirsi volontaria per Annie. Quella donna mi fa pena, ma ammiro il suo coraggio. Almeno la ragazza avrà più tempo da passare con... Finnick.
Mi scappa un verso di frustrazione quando lo vedo salire sul palco sicuro di se. 
Non ci voglio molto a capire che cosa stia provando realmente. Non sono state rare le volte che sono stata costretta a prostituirmi con lui e tra noi si è creata, se non un'amicizia, almeno una buona conoscenza. 
Sono sicura che si senta preso per il culo, in tutti i sensi.
Aspetto sospirando l'arrivo del prossimo distretto che mi interessa chiedendomi perchè gli ex vincitori non si fossero messi d'accordo come noi del Due. Però poi mi viene spontaneo pensare che nemmeno l'Uno lo ha fatto. Basta guardare quei due adorabili fratellini. 
Il Distretto Sette arriva senza che abbia il tempo di ascoltare il nome della ragazza estratta e ho letteralmente il cuore tra i denti mentre la telecamera si sposta per inquadrarla. 
Mi basta vedere i suoi capelli per spegnere istintivamente il proiettore. 
Johanna...

Niamh Steiner - Capitol City
Chiudo gli occhi quando sento la punta della scarpa scivolare e provo a parare la testa in tutti i modi che posso. Anche se un po' la sbatto lo stesso. 
Rimango stesa sul freddo pavimento della palestra per qualche secondo prima che River, il mio compagno di ballo, corra verso di me. 
-Stai bene? Ti sei fatta male?- domanda preoccupato mentre io mi appoggio sui gomiti per alzarmi.
-Sì. Ho poggiato male il piede tranquillo.- rispondo tastandomi la testa -Dobbiamo riprovare ancora.-
-Aspetta, facciamo una pausa. Non mi reggo più in piedi.- sussurra sorridendo. 
Sembra stia nascondendo la paura di deludermi.
Mi mordo il labbro sapendo che sono stata io a trascinarlo in questa follia. Il ballo che stiamo preparando servirà per lo spettacolo che andrà in onda prima dell'intervista. E' la prima volta che Snow ci chiede di fare una cosa del genere. Avevamo già coreografia e costumi pronti ma io mi sono rifiutata di fare quella stupida messa in scena. Quest'anno si cambia. Io e Cinna siamo riusciti a convincere persino il mio compagno e non abbiamo intenzione di mollare. Sappiamo che il rischio è grosso, molto grosso, ma io sono sicura di quello che faccio. Se mia sorella è morta per il suo ideale, non poteva essere così sbagliato. 
-River, non sei obbligato, davvero.- dico fissandolo negli occhi. Nonostante non voglio che si tiri indietro, non posso obbligarlo a fargli preparare una cosa del genere, anche perchè come minimo finiremo per diventare senza voce.
-Niamh, ci conosciamo da quando siamo piccoli, potremo essere fratelli. Non ti lascerò sola proprio adesso.- conferma deciso prima di stendersi completamente a terra. 
Io lo imito guardando fuori dalle vetrate che danno sulla strada, quelle vetrate da cui chi sta dentro può vedere fuori ma non viceversa.
Snow non sa sicuramente quello che stiamo preparando, altrimenti avrebbe già minacciato di morte tutti quelli che conosco, o mi avrebbe direttamente uccisa.
Chiudo gli occhi ripensando al giorno in cui avevo incotrato il ribelle biondo ed ero poi corsa da Skene. Lui all'inizio mi aveva guardato dall'alto in basso prima di decidersi a prendere il pacco. Era ancora sigillato e ho avuto io l'onore di scartarlo. Infondo mia sorella avrebbe dovuto darlo a me però, essendo morta tra le braccia del suo ragazzo, doveva essere giusto che la guardasse anche lui. Anche se poi mi disse che sapeva già cosa conteneva.
Avevo inserito il file nel proiettore e avevo premuto play. Skene mi teneva la mano mentre io sentivo il battito del mio cuore aumentare.
Il video mostrava un ragazzo di quindici anni, un vecchio tributo del Distretto 6. Era la stessa edizione di Annie, la ragazza di Finnick, e bé se la sapeva cavare. Riusciva a ricavare cure e veleni dalle piante, ed era anche parecchio furbo. Però io non ricordavo tutte queste cose riguardanti quell'edizione. Quel ragazzo non lo avaveno mostrato così intelligente. 
Quando l'arena si allagò lui morì affogato. A quel punto il proiettore aveva cambiato schermata. C'era la sua foto, la classica foto da tributo con affianco nome, distretto, specialità. Però qualcosa non quadrava. Il file apparteneva ad una certa Earth Zone. Non c'era scritto da nessuna parte che lui fosse realmente morto. 
Avevo deciso di avvicinarmi alla proiezione per far scorrere la pagina. Sentivo gli occhi di Skene puntati su di me metre iniziava a comparire una seconda scheda che aveva come titolo "Adesso".
Comparvero dei capelli blu, occhi del medesimo colore, abbigliamento da capitolino e una scritta a grandi lettere: Cloke. Ero rimasta a fissare quell'immagine per qualche minuto prima di capire. Capire che tutti mi avevano mentito. Mi avevano mentito i miei fratelli, i miei amici, Snow, Finnick e... e persino il mio ragazzo.
Skene mi aveva spiegato tutti i buchi che mancavano alla storia in modo da farmi un quadro completo. Mi aveva anche preso in giro per il mio tatuaggio sul polso con un sorriso piuttosto amaro. Quando Cherryn morì, io mi tatuai il suo nome per una scommesa contro mio fratello. Diceva che le somigliavo e io tifavo per lei. Ma poi Oliwia, dopo all'incirca nove minuti di combattimento, la uccise e dovetti pagare pegno. 
Avevo riso anche io per un po' sapendo che quella che è diventata la mia migliore amica e ragazza di mio fratello è in realtà una delle ragazze che ho ammirato di più tra tutte le edizioni che ho visto. 
Prima di andarmene mi ero data della stupida da sola sapendo che alla fine bastava poco per accorgersene. Da un lato però so che sia meglio così. Se lo avessi saputo prima, forse ora non sarei diventata una ribelle.
-River... io lo faccio per Cloke.- mormoro voltandomi a guardarlo.
Lui mi accarezza i capelli prima di alzarsi e porgermi la mano.
Io la afferro tirandomi su sulle punte mentre lui riprende a parlare -No, lo fai per Mikael.-

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Secondi ***


Skene Yule - Capitol City
Sono almeno 30 minuti buoni che sto fissando il muro cercando di non vomitare. Preferirei staccarmi i capelli uno ad uno piuttosto che salire sul quel palco per fare da sottofondo a quella sfilata. Tutto questo va contro i miei principi, tutto quello contro cui sono andato fino ad ora. Eppure mi hanno detto tutti di farlo. Persino un certo Joyr. Non puoi destare sospetti, aveva scritto, o ti scopriranno. Fanculo. Laura non avrebbe mai voluto vedermi fare cose del genere. 
Inzio a scaldare la voce nel mio camerino cercando di non pensare. Almeno cantare è la cosa che mi riesce meglio e di questo dovrei esserne fiero.
Le mie corde vocali vanno su e giù facendo toni alti e bassi ma non sento molto animo nella mia voce. Anzi, non lo sento affatto.
Ad un tratto mi accorgo che stanno bussando alla mia porta e mi avvicino per aprirla. E' un ragazzo, riccio e biondo, con una barba anche piuttosto folta. I muscoli si intravedono dalla maglietta che sta indossando e si vede che è ben allenato per... qualcosa
-Non so ancora come io ti debba chiamare...- sospiro invitandolo ad entrare notando il suo leggero imbarazzo nel provare persino a respirare.
Lui si guarda attorno sospettoso prima di fare un passo avanti permettendomi di chiudere la porta.
Osserva attentamente ogni angolo della stanza probabilmente per paura che possano esserci delle telecamere però poi alla fine si decide a rispondere.
-Tocy- si mette a ridere passandosi una mano davanti alla faccia.
Io inarco le sopracciaglia prima di scuotere la testa mentre lui sembra calmarsi. 
E' idiota? 
-E perchè sei qui Tocy?- domando. 
Tento di non ridere mentre lo osservo cacciare dei fogli dalla borsa in modo piuttosto maldestro -Ecco.- allunga la mano per porgemi quelli che sembrano testi di canzoni -Me li ha dati il presidente. Sono i testi che dovrai cantare prima dell'intervista, sai mentre Niamh e quel gran figo di River ballano.- spiega schiarendosi la voce. Il suo alito sa di liquirizia.
-Sì... ho presente.- aggiungo mordendomi il labbro per non riderde quando alzo lo sguardo. Probabilmente è un mio fan, sembra mi voglia saltare addosso.
Se fossi gay potrei farci un pensierino in effetti, peccato che a me, da pessimo Capitolino, piaccia tutt'altro.
-Ehm... bé... grazie.- aggiungo quasi tossendo. 
-Sì... io devo andare.- conclude lui prima di voltarsi e correre verso la porta. Ci mette un po' ad aprirla ma alla fine ci riesce e scappa via come se si vergognasse. 
Io sospiro lasciandomi sfuggire un sorriso mentre getto automaticamente i testi nel cestino. Mi ero già messo d'accordo con Niamh per quel giorno. Avrei dovuto cantare per loro in effetti, ma le ho dato il mio permesso per usare solo una canzone già registrata in studio, dal momento che io non sarò presente.
Rimango immobile davanti alla maniglia prima di aprirla per andare ad esibirmi. Mi decido solo dopo dieci secondi che sarebbe meglio sbrigarmi per non far arrabbiare Snow.
Non appena salgo sul palco, la gente inizia ad acclamarmi e io, invece, a scaldarmi. Mi è sempre piaciuta questa sensazione, ma oggi la cosa non mi va giù, soprattutto mentre i carri iniziano ad arrivare passando davanti al mio palco. 
-Love is a dangerous game to play, hearts are made for breaking and for pain...-

Violet Gorge - Capitol City
Stringo i denti mentre osservo che tra i tributi non accada nulla. Siamo molti qui a sorvegliare, compreso mio fratello. Inutile dire che vorrei spaccargli la faccia, ma al momento sembra occupato a fissare la mentore del Due, nostra sorella, che si sta avvicinando a me.
-Violet...- dice abbracciandomi.
Rimango un attimo ferma prima di ricambiare. Quando sono in servizio non è proprio ammesso fare una cosa del genere quindi lancio uno sguardo a Mirum non appena lei si separa per avvertirlo del mio spostamento. Lui annuisce e prende il mio posto.
-Vieni Ryen, non stiamo qui.- la avverto tirandola per un braccio in direzione di uno angolo isolato. 
Quando alzo lo sguardo noto che Light mi sta fissando ma non fa nulla per richiamarmi all'ordine quindi proseguo fino al "nascondiglio".
Mi assicuro che nessuno ci stia osservando prima di parlare -Sono felice che tu non abbia fatto di nuovo la stessa cazzata.- ammetto passandomi la mano dietro la nuca -Non fraintermi, però... temevo di poter perderti davvero e bé... sei davvero una delle poche cose che mi rimane. Lucas è sempre sgorbutico, i nostri genitori non li ho mai sopportati molto e... grazie.-
Lei si mette a ridere, per fortuna, visto che è da un bel po' che non la vedo così.
-Credevi davvero che dopo tutto quello che... che è successo, mi sarei offerta volontaria?- domanda retoricamente mettendomi un braccio intorno alle spalle -No... non lascerei mai la mia sorellina.-
Sono sicura che abbia l'impulso di scompigliarmi i capelli ma per fortuna non lo fa. Sarebbe stato davvero imbarazzante che un pacificatore come me si faccia trattare così.
Qualcosa però distrae la sua attenzione e riesco immediatamente a capire cosa sia.
Lucas si sta avvicinando a Johanna e Ryen scatta in avanti.
-Qual è il problema?- domanda mia sorella mentre si mette davanti alla sua amica. Non sono sicura che le due siano proprio amiche, ma a questo punto non so cosa pensare. Dopo i giochi di Johanna le due sono diventate molto intime, forse anche qualcosa di più nonostante loro non mi abbiamo mai detto nulla.
-Nessuno, ho visto che non riusciva a scendere e ho pensato di aiutarla. E' il nostro lavoro no sorellina?- fa lui con sguardo di sfida. Vorrei richiamarlo, ma poi mi blocco, non voglio fare scenate davanti a tutta questa gente. Soprattutto azzuffarmi per questioni famigliari davanti a Light. Non posso rischiare il mio posto nella Water, purtroppo, anche perchè verrei direttamente uccisa.
-Stai bene?- chiede Ryen voltandosi verso Johanna. 
-Non mi sembra che stia ancora per morire.- sghignazza mio fratello. E a quel punto cerco di guardarlo malissimo nonostante lui continui a far finta di nulla. Vorrei davvero sopprimerlo in qualche modo, soprattutto quando si comporta così.
Sto per richiamarlo quando vengo distratta da Light che mi passa affianco senza voltarsi o fermarsi. Corre dritto verso quello che sembra un ragazzo riccio e biondo. Lui scappa e quando il mio capo svolta l'angolo spariscono entrambi.
Sembrava mi stesse fissando ma al momento ho altro a cui pensare. Soprattutto cercare di porre pace tra i miei fratelli che sembrano aver iniziato a discutere anche piuttosto pesantemente.

Indica Wellwood - Distretto 6
-Indica...- sospira mia madre abbracciandomi. 
Non voglio lasciare il mio distretto dopo tutto quello che sta succendendo tra persone che ci bombardano e con mia sorella ancora in capitale. 
Inizio a piangere senza nemmeno rendermene conto mentre alcune guardie del Tredici mi vengono a prendere per farmi salire sul treno. 
-Vi voglio bene.- sussurro sperando che lei riesca a leggere il labbiale prima che la porta del treno merci si chiuda.
Mi accascio a terra, poggiandomi alla lamiera, lasciandomi andare ad un lungo sfogo. Sono sola dal momento che le guardie sono in un altro vagone e posso permettermi di crollare almeno per cinque minuti.
Sento già il bisogno della morfamina e mi mordo il labbro facendomi schifo da sola. Sono stata chiamata nel Distretto 13 il giorno che Sativa aveva ricevuto la lettera per la capitale. E' per quel motivo che io ero fatta quel giorno. Non ancora di morfamina, ma Caelan non aveva protestato vedendomi accendere uno spinello mentre gli raccontavo cosa era successo. Vorrei davvero che ora siano entrambi vicino a me, soprattutto la mia gemella, ma mi hanno vietato di portare persino la mia famiglia, quindi cerco di lasciarmi andare con un lungo sospiro prima di addormentarmi.
Indica Wellwood - Distretto 13
Mi sveglio di soprassalto, venendo scaraventata sopra un pacco di farina. La frenata è stata brusca ma da un piccolo finestrino posso vedere le rovine del Distretto Tredici.
Sospiro provando ad alzarmi ma riesco a pensare solo a quanto potrò resistere senza che nessuno mi scopra a crearmi droghe da sola. So che infondo sono stata chiamata per quello, oltre che per i veleni, ma ovviamente l'uso personale è escluso.
-Ciao!- esclama una vocina squillante mentre provo ad aprire le porte del treno cercando di rimanere in piedi -Sono Mara!-
-Piacere...- dico provando a riacquistare l'equilibrio, che perdo dopo poco considerando che il mio viso sprofonda involontariamente nel seno della donna che ho di fronte.
Iniziamo bene.

Un altro capitolo è concluso, mi sembra non servano presavolti e... niente! Al prossimo!
P.S.
La canzone che canta Skene è The Race, dei 30 seconds to mars.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Piroette ***


Solo una cosa: ascoltate le canzoni mentre leggete o verrò a casa vostra a trucidarvi, che non vi costa molto cliccare sul titolo. Lettore avvisato mezzo salvato.

Cherryn Macchiavelli - Capitol City
Scendo rapidamente le scale cercando di non inciampare quando Niamh suona al citofono. Si è scordata le chiavi così scendo a portagliere. 
Da tributo, soldato e allegra fidanzatina adesso mi tocca fare anche da fattorina.
Sospiro aprendo la porta allungando la mano prima di venire scaraventata dentro uno sgabuzzino da Niamh.
-Niamh?- domando fissando la sua guancia. A causa dei miei nuovi occhi non può sapere se la sto guardando negli occhi.
-Cher... So che può sembrare compromettente ma...- il suo respiro si blocca per un secondo e io inclino la testa.
Sembra davvero preoccupata.
-Oh lascia perdere. Ascolta, prima della fine dello spettacolo corri a casa nostra, mia e di Cloke. Ho lasciato una cosa sul lavandino e devi...- si blocca ancora.
Io inarco un sopracciglio e lei si morde il labbro. Non riesco a capire se stia per piangere o per sorridere.
-Devo?- incalzo schiarendomi la voce.
-Devi prendere quella cosa.- si giustifica.
Io scuoto la testa non appena lei mi lascia correndo di nuovo verso l'ingresso.
-Ma Niamh... perché devo farlo io? E' casa tua quella. Cioè dopo torni.- dico portando la mano infuori.
A quelle parole lei si ferma voltandosi verso di me e scuotendo la testa -Voglio che tu sia l'unica a saperlo.- conclude portandosi un dito alla labbra per intimarmi a stare in silenzio
Mentre svanisce dentro un taxi iniziano a scorrermi nella testa una marea di domande. 
Se Mikael non è in casa ora, perché non posso andare a vedere cosa diavolo ci sia su quel lavandino?
Sbatto il piede a terra prima di risalire le scale fino al suo appartamento. 
Apro la porta con una forcina che avevo tra i capelli e mi infilo dentro casa di soppiatto, quasi per paura che qualcuno possa sentirmi.
Vado diretta verso il bagno notando qualcosa di simile ad una limetta per le unghie posata sul lavandino. 
Ma non è una lima. E' un test di gravidanza. Ed è positivo.
 
Violet Gorge - Capitol City
Quando mi sono svegliata, alle due del pomeriggio, avevo un sapore parecchio amaro in bocca. 
Non avevo voglia nemmeno di spostare il braccio di Mirum che mi teneva stretta a se. Anche perché io mi sentivo bene tra il suo corpo.
E' stato lui il primo a sospirare sul mio collo che avremo dovuto preparaci per la serata.
Abbiamo parlato per tre giorni di seguito di tutto quello che stava accedendo attorno a noi. Per la prima vera volta ci siamo chiesti cosa fosse giusto e cosa sbagliato. Ci siamo persino domandati quanto tutta questa situazione potrebbe essere colpa nostra, come cittadini, come pacificatori e come persone. Ma non siamo riusciti a trovare una risposta. Forse io, come allenatrice nella Water, avrei potuto. Ma non posso parlarne con il mio migliore amico, anche perché rischierei di perderlo, in qualsiasi modo.

Ci infiliamo casco e auricolare mentre prendiamo posto a sinistra del palcoscenico, dalla parte opposta alle quinte.
Un attimo prima che le luci della sala si spengano ho tempo di cercare con lo sguardo il mio capo, ma al suo posto intravedo Lawrence, Cloke, il ragazzo da cui ho preso un paio di pasticche, e Porfiria. Sembrano aver corso parecchio perché hanno tutti un bel fiatone, ma dal momento che conoscono tutti Niamh, penso che siano lì per guardare lo spettacolo.
D'un tratto le luci si spengono, lasciando accendere quelle di scena che vanno a riprendere i due ballerini.
Sono vestiti di nero, ma il colletto del costume, i polsini, le caviglie, la cintura e le scarpette sono dorati.
Mi mordo il labbro capendo immediatamente che c'è qualcosa che non va. Da quello che avevo visto dalle foto, Niamh e River dovevano essere vestiti completamente di bianco.
Poi parte la musica e loro iniziano a muoversi. Riconosco la voce di Skene Yule nella canzone, ma è prima volta che la ascolto. Sembra fatta a posta per la loro danza particolare, ora veloce ora lenta, ora vivace o calma. 

"Non importa quante volte 
mi hai detto che volevi andartene. 
Non importa quanti respiri hai fatto, 
continuavi a non poter respirare.
Non importa quante notti sei rimasta distesa ben sveglia 
ascoltando il rumore della pioggia che scendeva.
"

I movimenti richiamano palesemente il testo proprio come le loro espressioni facciali, rigide o tristi.

"Dove sei andata? 
Dove sei andata? 
Dove sei andata?
"

Non sono un'esperta di danza, ma posso affermare con certezza, che i loro movimenti sono in perfetta sintonia. Non c'è nessun errore, nessun passo sbagliato.

"Mentre i giorni passano, la notte si incendia."

Rimangono immobili a quelle parole, proprio come il pubblico che li sta osservando. Nessuno prova a parlare, anche i nostri auricolari sembrano rimanere in silenzio.

"Dimmi, uccideresti per salvare una vita? 
Dimmi, uccideresti per provare che hai ragione? 
Schiantati, schiantati, lascia che bruci tutto. 
Questo uragano darà la caccia a noi tutti sotto terra.
"

Non appena le parole ricominciano però, entrambi sbattono la punta della scarpa a terra, rendendo incandescente un pezzo di pavimento. 
Mi mordo il labbro perchè quelle parole mi fanno sentire leggermente chiamata in causa. Mi fanno sentire colpevole del mio lavoro nella Water. O meglio, colpevole ci ero già, ma inizio a rendermi davvero conto che tutto questo è sbagliato. Più di quanto non lo sapessi prima.

"Non importa quante volte sono morto 
non le dimenticherò mai. 
Non importa quante bugie vivo 
non le rimpiangerò mai.
C'è un incendio dentro questo cuore 
che sta per esplodere tra le fiamme,
"

Deglutisco sentendo ricominciare un brusio al mio auricolare e mi volto automaticamente verso Mirum che sembra incantato almeno quanto me nel guardare quei due ragazzi muoversi sul palco con una semplicità mai vista.
Le scarpette continuano accendere dei piccoli punti sul pavimento ed arrivata a questo punto voglio capire cosa sia. Sono punti messi a caso, non hanno un ordine preciso e la mia mente continua ad obbligarmi a capire cosa stiano creando.

"Dov'è il tuo Dio? 
Dov'è il tuo Dio? 
Dov'è il tuo Dio?
"

Dov'è il nostro Dio? Quello che ha voluto che questo inferno iniziasse? Lo stesso Dio che sembra godere nel vedere ragazzini morire ogni anno.

"Vuoi davvero, mi vuoi davvero? 
Mi vuoi davvero vivo o morto? 
Per torturarmi per tutti i miei peccati. 
Vuoi davvero, mi vuoi davvero? 
Mi vuoi davvero vivo o morto? 
Per vivere una bugia.
"

Trattengo il respiro perché non posso fare molto altro. Il mio sguardo va oltre, verso Lawrence che credo si senta chiamato in causa almeno quanto me per collaborare con il fratello nella Water Zone.

"Dimmi, uccideresti per salvare una vita? 
Dimmi, uccideresti per provare che hai ragione? 
Schiantati, schiantati, lascia che bruci tutto. 
Questo uragano darà la caccia a noi tutti sotto terra.
"

Il brusio nel mio auricolare si fa talmente forte che ho voglia di togliermi il casco. Mi sta facendo male alle orecchie ma mi deconcentra dall'angoscia che mi è presa nel guardare Niamh e River. 

"Le promesse che ci siamo fatti non sono state abbastanza.
Le preghiere che abbiamo fatto erano come una droga. 
I segreti che abbiamo reso pubblici non furono mai scoperti. 
L'amore che avevamo, l'amore che avevamo... 
abbiamo dovuto lasciarlo andare.
"

Il brusio smette di colpo e io riesco a tornare a guardare le due figure danzanti. Hanno quasi illuminato tutto il palco con quei puntini.
Inclino la testa concentrandomi sul corpo della ragazza. Niamh e River stanno volteggiando come per creare un cerchio, ed effettivamente è vero. Dopo undici piroette alcuni punti si uniscono formando una circonferenza.
Socchiudo gli occhi perché ormai l'immagine inizia ad intuirsi ma vengo distratta una seconda volta dal mio auricolare.
-Sparale.- ordina una voce.

"Dimmi, uccideresti per salvare una vita? 
Dimmi, uccideresti per provare che hai ragione? 
Schiantati, schiantati, lascia che bruci tutto. 
Questo uragano darà la caccia a noi tutti sotto terra.


Non è la voce di Light. Non farebbe mai uccidere sua sorella. E' impossibile.
Però vedo Mirum prendere la pistola ed impugnarla per puntarla contro River.
-Sparale.- ordina ancora la voce.
Scuoto la testa prendendo la pistola con mano tremante. Deve esserci un errore. Non posso ucciderla.
-Spara a Niamh.-

Punto la pistola anche io, aspettando di ricevere un contrordine.

"Questo uragano, questo uragano..."

Alla dodicesima piroetta sbattono entrambi il piede a terra. Il disegno inizia come ad ardere e capisco il perché di quell'ordine. E' una ghiandaia, con le ali spalancate.
Sento partire il colpo di Black non appena le luci si spengono e la musica finisce.
-Sparale!- urla la voce.

E io le sparo.
Mikael Wellwodd - Capitol City
End of all days
Non hai più la forza di guardare lo spettacolo. 
Continui a chiederti perché lei lo stia facendo.
Lawrence sembra preoccupato davvero quanto te ed è evidente che non si aspettava una cosa del genere. 
Dal dietro le quinte riesci a malapena a vedere il disegno che la tua Niamh ha creato strofinando la punta delle scarpette a terra, però sei sicuro che sia una ghiandaia.
Il cuore inizia a batterti forte mentre le luci si spengono e fai un passo avanti, senza pensarci troppo, non appena vedi il corpo di River cadere a terra.
Per un attimo ti aspetti di morire, quasi ci credi di sentire un colpo di pistola mentre allarghi le braccia per accogliere Niamh.
Noti le sue gambe correre più veloce nella tua direzione e vi chiamate entrambi mentre ignori i pacificatori che si stanno avvicinando alla scena sotto gli occhi stupiti dei tributi di quest'anno.
-Perché?- sussurri non appena riesci ad abbracciarla -Perché lo hai fatto?- domandi ancora baciandole la fronte.
Lei sospira stringendoti più forte e tu fai lo stesso -Perché ti amo.- risponde quasi con le lacrime agli occhi.

Non capisci le sue parole, ti sembrano strane. Hai sempre saputo che ti amasse, ma credevi che fossi tu quello disposto a fare cazzate.
Stretto a lei così forte riesci a sentire il battito frenetico del suo cuore mentre il suo corpo inizia a farsi più pesante.
Ti separi prendendola per le spalle in modo da osservarla meglio. Ti sta sorridendo anche se è diventata imprrovisamente pallida. Il tuo sguardo si sposta sulla tua mano sinistra e ti accorgi che è macchiata di un liquito scarlatto a te molto famigliare.
Deglutisci incapace di parlare mentre provi prima a sorreggerla e poi ad accompagnarla a terra.
-No...- balbetti incapace di dire altro mentre la sua mano ti sfiora la guancia. Riesce ancora a guardarti piangere come un bambino e prova inutilmente ad asciugarti le guance.
Non vuoi che questa sia la sua ultima immagine di te ma non vuoi pensarci. Non vuoi arrenderti, in cuor tuo sai che non può essere vero.
Sta sorridendo mentre la cingi tra le tue braccia per non farle toccare il pavimento, come se potesse diventare più fredda se la abbandonassi a terra.
-Perché lo hai fatto?- ripeti tra i singhiozzi avvicinando il tuo viso al suo. 
Non importa se gli altri stanno osservando una scena pietosa, tu non puoi fare molto, non puoi cambiare le cose. Non c'è nessun tasto reverse nella vita, e tu lo sai, meglio di chiunque altro.
-Ti amo...- sussurra Niamh passandoti una mano tra i capelli.
Ti avvicini d'impulso alle sue labbra baciandola velocemente prima che riprenda a dire le sue ultime parole -Ti amo Mikael.-
Se non fossi così occupato a piangere riusciresti a rispondere, ma preferisci dimostrargli il tuo, di amore, con un ultimo bacio.
Mai ti sei sentito così in vita tua. Nemmeno quando sei morto nell'arena. Nemmeno quando ti hanno separato dalla tua famiglia. Nemmeno quando, dopo averti trattato da schifo, hanno abusato del tuo corpo. Perchè in quel momento, lei era viva.
Ti separi dalle sue labbra solo quando senti la sua mano cadere a terra e la sua bocca schiudersi.
-No...- mormori -No.- dici di nuovo insieme a Lawrence che probabilmente aveva visto tutta la scena.
Ti mordi il labbro stringendola ancora a te mentre cerchi inutilmente di non singhiozzare. 
Solo dei pacificatori riescono a separarti da lei con la forza che tu non hai più.
Vorresti solo strapparti via il tatuaggio dal braccio, perchè in quel momento sei coscente del fatto che un Wellwood si è appena spezzato.
---
Ebbene sì, sono una stronza, mi preparo agli insulti. Sappiate però che, almeno io, ho pianto mentre scrivevo dal momento che sono parecchio affezionata a lei.
P.S.
Le canzoni sono tutte dei 30 seconds to mars e né Mikael né Lawrence sanno della gravidanza. Cher non ha aperto bocca su questo, li ha solo avvisati che avrebbe fatto qualche cazzata.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Mezzanotte ***


Indica Wellwood - Distretto 13
Non sono sicura di essere puntuale al momento ma il composto che mi sono appena iniettata non mi consente di essere particolarmente veloce stamattina, nonostante abbia un appuntamento con l'unico ragazzo con cui sono riuscita a fare amicizia.
Però, nella mia visuale molto rallentata, sono sicura che sia uno dei più bei ragazzi nel distretto. Non perché mi interessi in questo lato, ma credo che sia proprio per questo che ha insistito parecchie volte con me prima che accettassi definitivamente di "uscire" con lui nonostante gli abbia detto che per me è come un amico.
Mi sta aspettando davanti al laboratorio informatico, il punto di incontro più vicino alla mia stanza, e sorride non appena mi vede.
-Indica...- mi chiama dandomi due baci sulle guance. La porta del labotorio è aperta ma riesco ad accorgermene solo perché sento qualcosa cadere a terra facendomi prendere un colpo.
Mi metto a ridere dopo cinque secondi prima di tornare a guardarlo negli occhi -Allora Will... cosa si fa di solito qui dentro per divertirsi?- chiedo avviandomi verso un'ipotetica uscita dal corridoio. Nel 13 sembrano non finire mai.

Arriviamo in mensa non appena suona la campana della pausa pranzo. Qui si hanno orari per tutto anche se fortunatamente oggi avevo la mattinata libera. Non ne potevo più di stare al pronto soccorso ad assistere le persone che vomitano a terra, bambini che urlano e vecchi che schiattano. Anche perché con i sensi alterati dalla droga non mi azzardo a fare molto di più anche se dovrei. 
Ci dirigiamo verso il bancone delle pietanze e Will lascia servirmi per prima. 
Sento ridacchiare alle nostre spalle e mi accorgo che un ragazzo alto e moro, dai lineamenti marcati, ha un'espressione piuttosto sarcastica in volto.
Will mi posa una mano sulla spalla e mi sposta più avanti commentando con un -Frocio...
In quell'istante mi strozzo con la mia stessa saliva e mi blocco immediatamente alzando lo sguardo verso Will. Magari ha usato quell'espressione per scherzare, come si fa tante volte tra amici. Però più lo guardo più sembra serio.
-Che è successo?- domando sottovoce scrutando l'altro ragazzo che mi sta guardando come se gli facessi schifo. 
-Vedi? Lui è una di quelle persone qui dentro che fanno schifo. E si finge anche sposato con una troia.- sussurra avvicinandosi al mio orecchio.
Mi irrigidisco di colpo a quella sensazione e tento di trattenere il vomito. Non lo faccio a posta ma non amo questo genere di attenzione da parte dei ragazzi e sono stata un'idiota ad avere accettato di uscire con lui aumentando le sue speranze. Non si è accorto che io sono lesbica.
-P-perché dici così?- chiedo balbettando servendomi un po di seitan.
-Perché è la verità. Cinger, sua moglie, la da a tutti... e tutte. Mentre lui... cristo guardalo. Fa schifo.
Mi mordo il labbro mentre mi affaccio una seconda volta a guardare il ragazzo che nel frattempo è diventato rosso in volto. Non credo di vergogna. Sembra faccia fatica persino a trattenersi.
-Bé ma se gli piace il pene non vedo che problema ci sia.- sussurro. Sembra che in questo distretto si abbia paura persino a nominare un organo riproduttivo. 
Will scuote la testa in risposta e continua a spingermi in avanti mandandomi a sbattere contro le altre persone in fila. Credo che lo voglia evitare a tutti i costi.
-E quindi ti senti in dovere di prenderlo in giro ed evitarlo per questo?- domando inarcando le sopracciglia. La cosa mi sta innervosendo.
Will sorride malignamente e io mi blocco davanti alla sezione delle salse fermando la fila.
-Che hai?- chiede sbuffando.
-Cosa ho? Io lavoro in un ospedale ora. Ho visto fin troppe persone diverse caratterialmente, con gusti sessuali, estetici, culinari e magari anche umoristici che non corrispondo ai tuoi.- sentenzio allungando un braccio per prendere dello yogurt greco da mettere sul seitan considerando che è anche l'unica cosa che sono riuscita a prendere a causa degli spintoni di Will.
Lui posa una mano sulla mia spalla prima di rispondere alla mia affermazione -Bé lavori in un ospedale. E' ovvio che hai a che fare con gente malata.
Mi blocco istintivamente con il mestolo dello yogurt ancora in mano. Alzo lo sguardo verso il ragazzo che è girato nella direzione si un altro ragazzo biondo e una ragazza con i capelli rossi e corti seduti su un tavolo che stanno scuotendo la testa. Sembrano preoccupati in realtà, però credo che la ragazza sia quella Cinger. Ha effettivamente l'aria da una con un nome così. Noto che punta le sue pupille nelle mie mordendosi il labbro come per fare la "sexy" e io faccio altrettanto. Non doveva aspettarselo dal momento che sgrana gli occhi subito dopo.
La mano di Will è ancora sulla mia spalla così, cercando di calmarmi, torno a guardare l'omofobo di turno con cui credevo di fare amicizia e, posando il vassoio sul bancone, sposto le sue dita dal mio corpo -Allora vattene perché, sei vicino a una malata. Potrei contagiarti.- concludo versando molto poco delicatemente lo yogurt sul piatto schizzando da tutte le parti.
-Cazzo i pantaloni!- sbraita tirandosi indietro dalla fila. 
Io rido sarcasticamente riafferrando il vassoio e dirigendomi verso il tavolo che prima stava guardando il soggetto degli insulti di Will, sotto gli occhi increduli di tutte le persone in mensa.
-Piacere, Indica Wellwood.- mi presento ai due guardando la ragazza negli occhi.
-Io sono Kole.- dice il biondo -Lei è Cinger.- aggiunge sorridendo sarcarstico notando che la sua amica non riescie a parlare. Mi viene da ridere ma preferisco non farlo. 
Il ragazzo moro si siede vicino a me poco dopo.
-Sono Yago, ma puoi chiamarmi Mett- sorride prima di sospirare -Benvenuta sull'isola dei giocattoli difettosi.-

Violet Gorge - Capitol City
Sto tremando mentre esco dalla stanza di Axel. Non ho paura che qualcuno mi veda nel palazzo dove si sono trasferiti i pacificatori speciali, è solo che il ricordo di ieri sera è ancora troppo vivo. Sono stata io a uccidere Niamh Steiner, è vero, ma non è stato il mio capo a darmi l'ordine. Dovrei parlarne con Light, ma siamo tutti troppo scossi. 
Né io né Mirum volevamo sparare ma siamo stati costretti. Forse mi sento in colpa perché nessuno ci ha puniti per aver ucciso dei ragazzi innocenti. 
Axel comunque non mi ha detto nulla su questo argomento, e io non l'ho nemmeno accennato, a quanto pare avevamo entrambi bisogno di altri tipi di sfogo.
Scendo le scale in fretta quasi come se qualcuno mi stesse rincorrendo e forse è una sensazione quasi giusta perché c'è qualcuno che mi sta spiando dalla porta semichiusa alla mia sinistra. Mi blocco immediatamante portando la mano sulla pistola.
Sento una risata provenire da dentro l'appartamento e alzo gli occhi al cielo capendo da chi è abitato.
-Faccio così paura?- domanda sarcarstico Leon mentre spalanca completamente la porta -Vieni voglio offrirti un caffè.-
Deglutisco guardandomi intorno. Non c'è nessuno in giro e non so se essere tranquilla o meno di questo fatto. Di certo nessuno andrebbe a fare la "spia", ma se dovesse accadermi qualcosa dentro l'appartamento di Leon nessuno verrebbe a salvarmi. 
Scrollo le spalle decidendo di entrare. Se volesse farmi qualcosa me lo meriterei dopo ieri.
-E' la prima e ultima volta intesi?- metto in chiaro osservando l'appartamento di lusso in cui vive. Completamente pulito e illuminato da luce naturale e artificiale. Certo poi è una zona parecchio distante dal centro città, ma non si può dire che l'esterno faccia schifo anche se loro posso uscire di casa solo per lavorare.
-Con o senza zucchero?- domanda improvvisamente Leon indicando due tazzine su un piccolo tavolo vicino alla finestra della cucina. 
-Senza.- rispondo mettendomi a seduta. 
-Anche io lo prendo senza. Sai in famiglia ci piace sentire il sapore di ciò che ingoiamo.- aggiunge accomodandosi difronte a me. Ha gli occhi che gli sorridono mentre afferra la tazzina per fare un primo sorso -Non bevi?- mi fa notare subito dopo.
Credo sia la prima volta che mi sento così esposta e la cosa tende a bloccarmi nonostante mi faccio forza di prendere anche io il caffè. 
-O meglio, è cioè che ci insegnano. Per colpa dei miei cugini.- aggiunge posando la tazzina sul tavolo afficanco al piattino dove era collocata e facendo combaciare il bordo di essa con il bordo del piatto. E' estramamente lento e quasi maniacale -Li devi aver conosciuti, almeno devi averne sentito parlare.
Rimango incantata dal suo modo di parlare che quasi non mi rendo conto di ciò che sta dicendo mentre sorseggio il caffé.
-I miei genitori temevano che potessimo venire sempre avvelenati da loro. Mia madre non si è più fidata di sua sorella dopo che lei ha sposato quel farmacista, quel Wellwood.-
A sentire quel nome tutto il liquido che stavo bevendo mi va automaticamente contro gola provocando la mia tosse e la sua risata automatica.
-Tranquilla, non è avvelenato.- aggiunge facendo un altro sorso dal suo -E comunque deduco che li conosci.-
-Sì...- aggiungo cercando di non strozzarmi -Ma solo di fama. Non ne ho mai avuto bisogno di qualcosa di loro produzione.-
Leon si lascia andare ad un sorrisino sarcastico -Violet, posso chiamarti così vero?- domanda incrociando le braccia sul tavolo e appoggiando i gomiti esattamente sul bordo.
-Sì, non sono...- sospiro mordendomi il labbro subito dopo -Non sono più un tuo superiore.-
-Bene. Violet, sai chi hai ucciso ieri sera?- domanda puntando gli occhi dritti nei miei. 
Rabbrividisco per la naturalezza delle sue parole e del suo sguardo. Cosa dovrei rispondergli adesso? Ho promesso a Mirum di non parlarne con nessuno fino a che questa cosa non sarà risolta.
-Puoi non rispondermi comunque, se pensi che questa domanda possa darti fastidio.- aggiunge lui passandosi la mano sinistra sulla guancia destra -Anche se non penso ci sia molto da negare. Tanto tra noi le voci girano.-
Fisso fuori dalla finestra cercando un punto qualsiasia a cui appendermi ma poi torno a guardarlo -Sì, Niamh Steiner.
-E sai con chi stava per sposarsi?- domanda subito dopo. Mi sembra di essere il soggetto di una scomoda interrogazione.
-No.- sussurro con voce strozzata -Non sapevo nemmeno che stesse per sposarsi.-
Lui sbuffa come se stesse parlando con una bambina ignorante -Bé, te lo dico io. Stava per sposarsi con Cloke, lo spacciatore.-
Inarco le sopracciglia a quelle parole. Non mi sembra una cosa particolarmente importante da sapere se non per farmi venire un rimorso -Perché me lo stai dicendo?-
-Perché voglio che tu sia cosciente di quello che la capitale ti ha portato a fare Violet.
-Tu come sai dello spacciatore? Voi non dovreste avere contatti con l'esterno.- sentenzio alzandomi di colpo.
-Non ha importanza! Ascoltami, non sono stupido, nessuno di noi lo è!- sbotta Leon. 
Indietreggio automaticamente a quelle parole. I ruoli si sono invertiti e la cosa è palese. Stavolta sono io ad aver paura anche se sono certa che io non gliene abbia mai fatta.
-Ma a questo punto tu lo sei. Ti fidi talmente tanto che faresti tutto per Light Steiner, vero?- domanda avanzando silenziosamente verso me -Hai persino ucciso sua sorella per seguire degli ordini dettati da una legge in cui nemmeno credi.-
-Quell'ordine non me l'ha dato Light.- ribatto portando una mano sulla pistola.
-No, non è stato lui e non ti dirò chi sia stato. Però sta attenta.-
Scuoto la testa dirigendomi verso la porta d'ingresso prima che faccia mezzanotte. Quell'ora mi ha sempre spaventato ma non più di questa situazione. -Perché un pazzo come te mi sta avvisando?-
-Perché tu non sei come gli altri. Bolt se ne era accorto, tutti noi lo avevamo fatto. Anche Axel. Non è da noi che devi riguardarti Miss Gorge. Controlla meglio chi lasci entrare e uscire la prossima volta.-

E anche il dodici è andato... spero vi sia piaciuto e per chi conosca Leon di averlo reso abbastanza... Leon. Contate che sono passati quattro anni dalla sua arena e bé, le persone cambiano un po'.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Distretto ***


Lawrence Steiner - Capitol City
Non amo dare le spalle a Cherryn, soprattutto adesso che abbiamo appena fatto l'amore. Ma non voglio che mi veda rattristato. Sono Lawrence Steiner e non posso permettermi di crollare davanti a qualcuno.
Ma non riesco a non pensare questa notte. 
-Ehi...
Sento il sospiro di Cher sulla mia schiena mentre mi accarezza un braccio e sono costretto a mordermi l'interno della guancia per non esplodere. 
-Lawrence, se hai bisogno di parlare sono qui. Niamh era anche mia...- sento la sua voce spezzarsi, o bloccarsi non lo so -Era anche mia amica.- conclude poggiando la sua fronte sulla mia spalla. Non credo stia piangendo ma so che è davvero rattristata per la morte di mia sorella. 
-Prima Laura, ora lei.- sussuro voltandomi a guardare il soffitto e facendole alzare il viso. E' buio ma nonostante io sappia che i suoi occhi siano neri, sono sicuro che non mi stia guardando. Non lo fa mai.
-Sapeva chi era Cloke. Sapeva chi sono io.
E spero sapesse solo quello. Non riesco a pensare che lo abbia fatto anche per la Water Zone. 
Quel vigliacco di Skene poi l'ha anche lasciata sola cavandosela con una registrazione. 
-Nessuno sa chi sei Lawrence. Né tu né tuo fratello potevate rifiutarvi di prendere la Earth Zone.-
Oh piccola Cher... se solo sapessi chi e cosa comanda davvero mio fratello non ti comporteresti così.
-Snow ha detto che se ci lasceremo sfuggire altro saremo noi a morire. Non so perché Mikael possa ancora andare in giro. Nessuno la ucciso, nessuno l'ha riportato dentro la Earth.- e questo è strano.
Perché dovrebbero lasciar stare Mikael? Snow ha paura che i Wellwood possano ribellarsi? No... se avesse paura di questo avrebbero già sterminato tutti.
-Cher?- domando prendendole il volto tra le mani e baciandole la fronte. Non sto piangendo ma vorrei farlo.
-Sì?- sussurra in risposta.
-Tu non mi amerai mai vero?- il mio tono di voce è stranamente fermo.
-Lawrence io...-
-Cher sono due anni che sei fuori dalla Earth. Ci conosciamo da quattro anni e se tu avessi provato qualcosa per me me lo avresti detto subito.- sibilo schietto allontanandomi.
So di aver in qualche modo preteso il suo amore, ma lei mi ha assecondato. Sembra sempre così sincera quando mi parla. Non sono rare però le volte in cui vorrei entrare nella sua testa. E questa è una di quelle.
-Lawrence mi ha portato via da tutto quello che avevo. Mi hai ucciso, mi hai salvata, e poi mi hai ucciso di nuovo...- si alza dal letto infilandosi la vestaglia nera. La sua pelle è talmente bianca da fare contrasto con il tessuto corvino -Mi hanno reso un mostro tingendomi i capelli, la pelle e gli occhi.-
Deglutisco fissando i suoi occhi mentre si volta verso di me. Sta ancora guardando il pavimento -Saresti morta.-
-Io sono morta! Guardami!- urla indicandosi con un dito -Io non sono Cherryn Macchiavelli.- sentenzia, sostenendo il mio sguardo.

Adesso ho capito perché non guarda mai nessuno negli occhi. Mi sento crollare. Non solo per la situazione che si è creata che porta a distruggere la mia anima, sempre che io ne abbia realmente una, ma perché il suo sguardo è capace di farti sentire piccolo, talmente piccolo da farti entrare in una bottiglia di vetro e poi riempirla di acqua. Potrei annegare dentro quelle pozze di petrolio e sentirmi come un gabbiano sporco e unto. 
-Ma non mi rimane più niente se non te Lawrence.- conclude sussurrando. Torna ad avvicinarsi e non posso fare a meno di sentirmi attratto da lei, come se tutto quello che mi avesse detto fino ad ora non fosse nulla.
-Quindi rimarrai al mio fianco?
-Sì.
-Per quanto tempo?-
-Finché mi sarà consentito.-

Mirum Esqueleto - Capitol City
-Dove sei stata?- chiedo spegnendo la sigaretta sul tavolo non appena sento la porta aprirsi. 
Lei tossisce mentre i suoi capelli viola entrano in cucina ancora prima del suo corpo. 
-Sai che voglio sapere quando esci. Soprattutto dopo quello che è successo.-
Fa una smorfia scocciata prima di mettersi a sedere e rubare una mia sigaretta -Siediti, dobbiamo parlare.-
Mi sembra rivedere suo fratello in lei ora. Riesco a intravedere i suoi occhi dorati brillare attraverso il fumo che espelle piano dalla bocca.
L'odore di liquirizia non mi piace quando esce dalle labbra di qualcun altro e sono più che sicuro che Violet lo abbia fatto solo per catturare la mia attenzione.
-E' da un anno che non fumi più le mie sigarette, devi dirmi qualcosa di importante immagino.- sospiro sedendomi davanti a lei.
-Ascoltami, io devo potermi fidare di te. Quello che sto per dirti non è facile da digerire.- deglutisce buttando fuori il fumo per poi fare un altro tiro. E' parecchio nervosa ma cerca di mantenere comunque la sua parte, perchè sembra che stia recitando.
-Sono tuo amico, sai che puoi fidarti di me.- rispondo accendendomi una sua sigaretta.
-Bene. Tu sai che i giochi sono iniziati, no? E con loro anche le rivolte, a partire dal distretto Sei.-

Mikael Wellwood/Cloke - Capitol City
Sei nel tuo letto e vorresti dormire.
Vorresti morire.
Non fai altro che rotolarti. Non mangi più, né bevi più. Non hai molta forza e sei convinto che il tuo cuore voglia fermarsi ma il tuo cervello non smette di pensare.

Mirum Esqueleto - Capitol City
-Sì Violet, lo so.- dico roteando gli occhi. Ovvio che siamo informati su queste cose.
-Questi giochi saranno diversi Mirum.- Non riesce a trattenere il mio sguardo e la situazione è strana. 
-Ci ero arrivato da solo, grazie. Snow non rischierà di far vincere qualcuno.-
-Non si tratta di questo. Non si tratta di vincere, si tratta di salvare.- sentenzia ciccando a terra.
-E che cambia? I giochi si vincono perché si viene salvati.- rispondo incrociando le braccia. Non riesco a seguire il suo ragionamento.
-Se vinci vieni graziato. Se perdi, e vali, salvato.- aggiunge facendo una boccata di fumo a pieni polmoni.
Sbatto le palpebre più volte prima di capire il reale significato delle sue parole, ma lei continua, troncandomi ogni possibilità di ribattere.

Mikael Wellwood - Capitol City
Senti dei rumori provenire dall'ingresso, all'inizio ti spaventi ma poi cambi idea. Se sono venuti per ucciderti sarebbe solo la cosa migliore per te. Non è vero?

Mirum Esqueleto - Capitol City
-Alcuni tributi sono stati salvati per combattere contro il Distretto Tredici. I Pacificatori Speciali, Mirum, sono tutti ex tributi. Sono stati resi inumani- fa le virgolette con le dita -da me, dagli altri.-
Non riesco a credere a quello che mi sta dicendo. Le sue parole mi fanno rabbrividire tanto quanto vedere le sue guance rigarsi di lacrime.

Mikael Wellwood - Capitol City
Ma non sono venuti per ucciderti. Alcuni pacificatori ti prendono e ti alzano di peso e ti portano via da quella stanza. Dalla vostra stanza. Senti l'aria macarti ma non stai morendo. 
Continui a malincuore a respirare mentre ascolti le poche e vane parole di Lawrence mentre scende le scale.

Mirum Esqueleto - Capitol City
-Cosa?- domando scuotendo la testa incredulo -Vuoi dire che...-
-No.- mi blocca prima che potessi dire altro -Jack no.- sussurra asciugandosi il viso con le mani -Ci ho provato...-
Mi mordo il labbro passandomi una mano sul volto. Non posso essere stato così stupido da averci sperato -Non... non fa niente. Perché non me lo hai mai detto?- domando con un tono forse eccessivamente alto.
-E cosa ti dicevo? Che maltrattavo i ragazzi e ne uccidevo altri?- si alza di scatto dalla sedia -Non mi avresti mai creduta! Mi hanno costretta Mirum!-

Mikael Wellwood - Capitol City
Ti caricano in un furgone spingendo via Lawrence e Cherryn all'interno del palazzo.
Continui a non reagire. Sapevi che dopo quello che era successo alla tua amata sarebbe dovuto accaderti qualcosa.
Lo hai sperato.
Perchè ti eri spezzato.
 
Mirum Esqueleto - Capitol City
-Io ti avrei creduta!- urlo prima che lei possa continuare a parlare -E' per questo che avete anticipato il giuramento vero?- chiedo respirando lentamente cercando di calmarmi.
-Sì... sì. Light controlla la Water Zone. Light e suo fratello. Ma loro non sono cattivi. Sono stati costretti, come me.- risponde tra un singhiozzo e l'altro. 
Non so che fare. La sigaretta ormai è caduta a terra e non ho intenzione di raccoglierla.

Mikael Wellwood - Capitol City
Quando scendi dal furgone ti portano dentro il Centro di Addestramento. Quello dove ti hanno allenato per diventare un tributo. Ricordi? 
Sì, te lo ricordi.
Aprono diverse porte prima di lasciarti dentro una stanza completamente bianca. 
Ti legano le mani sopra la testa e tu li lasci fare. Sei talmente concentrato a pensare come morirai che non ti accorgi immediatamente di essere in compagnia nella stanza.

Mirum Esqueleto - Capitol City
Violet viene verso di me abbracciandomi, non smette un secondo di piangere. Credo sia la prima volta che si sfoga.
-Da quanto va avanti questa storia?-
-Da... quando siamo arrivati in Capitale. Da un anno Mirum.-
Sospiro sentendomi in qualche modo in colpa di aver accettato di lavorare a Capitol piuttosto di essere rimasto nel Sette.
-Violet?-
-Sì?-
-Hai detto che il Tredici esiste.- constato staccando il suo corpo dal mio per guardarla negli occhi.
Lei annuisce in risposta.
-Allora prendi quello che puoi. Adremo là.-
 
Mikeal Wellwood - Capitol City
C'è una ragazza affianco a te. E' nella tua stessa posizione e guarda a terra. Vedi che respira e forse è solo grazie al movimento del suo torace che capisci che non è morta.
Davanti a voi invece c'è un ragazzo sulla ventina. Capelli neri, occhi chiari e ti sta guardando con odio. 
Volti la faccia verso la porta che i pacificatori hanno appena chiuso e sospiri tornando a guadare la ragazza che nel frattempo ha alzato la testa.
I suoi capelli sono castani, la pelle è olivastra e il naso è all'insù. Ti sembra di averla già vista ma non ricordi dove.
Almeno non lo ricordi finchè lei non guarda il tuo tatuaggio in bella vista. 
-Oddio.- la senti sussurrare -Sono morta.-
Riconosci il suo accento. E' del Distretto Sei. Lo stesso distretto della tua famiglia.
Non ci metti molto a svegliarti e fare due più due -Sativa.
 
---
*Tanto hai perso la scommessa.*
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Numero Atomico ***


Ebbene sono tornata a pubblicare. Scusate la mia assenza ma ho avuto seri problemi di salute... spero di riuscire a farmi comunque perdonare con questo capitolo.

Hanna Lerman - Capitol City
Siamo. Nella. Merda.
-Jack!- urlo sperando che riesca a a sentirmi dal salotto. Proprio adesso doveva fare la doccia?
-Jack!- esclamo ancora dirigendomi verso il bagno -Cavolo!-
Apro la porta scaraventandomi contro il ragazzo, scivolando dentro la vasca da bagno.
-Hanna!- stavolta tocca a lui imprecare -Che cazzo fai?-
-Jack.- nominino per l'ennesima volta cercando di tirarmi in piedi e riacquistare la dignità appena perduta -Sono finiti i giochi. Adesso.- Sussurro uscendo dalla vasca per afferrare uun asciugamano -E' successo. Dobbiamo andare nel Distretto Tredici.
Il neo-biondo mi guarda sbalordito.
Sapevamo che sarebbe accaduto questo. Ne avevamo parlato, entrambi volevamo andarcene dalla capitale, però lo capisco, nessuno dei due si aspettava quello che ho visto in tv.
-Noi non... Okay, gli zaini che avevamo preparato sono sempre sotto il letto?- domanda lui con un fil di voce. Il suo sguardo è spento e so cosa sta per succedere.
-Jack io... mi dispiace ma sai che è...- inizio ma lui mi interrompe.
-Che è cosa Hanna? Mirum è l'unica persona che mi era rimasta. Adesso vogliono separarmi anche da lui.-
-Tu sei "morto", non sa nemmeno che esisti ancora.- rispondo riaprendo la porta. Discutere di fatti deprimenti è l'ultima cosa che voglio ora.
-Ma io lo so! Posso vederlo!- sbraita facendomi accapponare la pelle -E adesso dovrò persino combattere contro di lui.-
Deglutisco prima di chiudere la porta. Io non ho mai amato nessuno, non so nemmeno perché mi hanno lasciata uscire dalla Earth così presto. Non riuscirei comunque ad andare molto lontano.
-Sbrigati Jack. Appena hai finito ce ne andiamo- dico attraverso la porta -Approfitteremo del caos per scappare.-

Cinger Hastings - Distretto 13
Non mi aspettavo assolutamente la reazione di quella ragazza del 6. Però Will è uno stronzo, e dopo tutto quello che aveva fatto a Yago, se l'era meritato.
Freya me ne aveva parlato bene di Indica, molto bene. Voglio dire, non capita tutti i giorni di incontrare una ragazza lesbica dei distretti. Mi spiace solo che sia capitata nel distretto 13, il distretto più omofobo di "Panem", tranne per me. Infatti con lei ci esco oggi pomeriggio.
Devo ammettere che sono un po' agitata, è la prima volta che esco con una lesbica anche se lei è più piccola di me e teoricamente dovrebbe essere lei quella in imbarazzo.
Da quello che mi aveva detto Freya è appena uscita (quasi) da una relazione stabile finita male, parecchio male. 
-Hey! Aspetti da molto?-
La voce della piccola Wellwood mi distoglie dai pensieri. Quando mi volto non posso fare a meno di notare che risulta carina persino se illuminata dai bruttissimi neon del distretto. I suoi capelli appaiono quasi neri a differenza del mio rosso che probabilmente risulta essere slavato. Gli occhi le brillano e spero proprio che per lei io risulti essere carina allo stesso modo.
-No, tranquilla, sono appena arrivata.-
E' la prima volta che tengo a presentarmi davvero bene ad una persona non conoscendola nemmeno. Forse è l'aura dei miei genitori che in questo momento non possono fare altro che pregare che io metta la testa apposto.
-Non so perchè ma ho l'impressione che questo appuntamento andrà molto meglio rispetto all'ultimo che ho avuto-
Le sorrido ironicamente più per riflesso che per aver realmente compreso il senso di quelle parole. 
Non posso fare a meno di notare il suono roco della sua voce, stona leggermente con il suo aspetto, ma al contempo risulta essere melodioso.
-Allora?- domanda lei probabilmente accorgendosi del mio stato semi catatonico -Dove andiamo?-
Scuoto la testa mettendomi a ridere per l'imbarazzo -Ti va di fare un giro fuori? Conosco chi fa da guardia e potrebbe lasciarci uscire.-

Mi metto a sedere sotto un albero al fresco e invito Indica a sedersi affianco a me. E' caldo oggi ma a quanto pare la Wellwood deve soffrirlo molto più di me visto che si sta sbottonando la camicia. No okay. Adesso se la sta togliendo. Oddio.
Rimango a fissarla per circa dieci secondi buoni. Non perchè sia nuda, ha la canottiera, ma ha un fisico da urlo e si vede anche sotto il cotone. 
-Ehi?- domanda alzando lo sguardo verso me. 
-Sì... hai un bel... tatuaggio!- indico spostando gli occhi verso il tatuaggio che effettivamente ha sul braccio. Sembra un treno -Come mai...-
-Il treno?- mi interrompe lei cacciando dalla tasca dei pantaloni due bustine, una piena di quello che sembra essere terriccio secco e una piena di foglietti bianchi o semi trasparenti con dei mini cilindretti bianchi -Perché è il simbolo del mio distretto. Di solito la mia famiglia si fa tatuare tutti simboli che ricordano piante, veleni e cavoli vari. I quattorci vagoni rappresentano il numero atomico del silicio. Serve a trasportare droghe nel corpo umano.- spiega mettendo il terriccio dentro il foglietto -Ma io non avevo voglia di omologarmi. I treni sono più carini.- sorride mentre avvolge il foglietto su se stesso e lo chiude usando la lingua per bagnare l'estremità.
La guardo perplessa perché non ho mai visto fare una cosa del genere -Anche io ho un tatuaggio. Sulla spalla sinistra. E=mc2- rido -Sai la formula fisic... che diavolo stai facendo?- domando spontanemente non appedo vedo che si è portata alla bocca quella cosa e se la sta accendendo.
Lei inarca le sopracciglia buttando fuori il fumo dalle narici -Ehm... fumo. Dentro la Coin lo ha vietato. Vuoi?- domanda porgendomi quella che capisco essere una sigaretta.
Mi mordo il labbro indecisa. La Coin ha vietato a tutti di fumare ma io, Mett, Kole e gli altri capitolini potevamo fumare quelle della capitale, non nocive, senza tabacco.
-Okay.- rispondo senza pensarci due volte e afferro la sigaretta tra le dita portandomela direttamente alla bocca.
-Piano!- avverte lei ma io ho già fatto il primo tiro e ci manca poco che mi strozzi.
Lei inizia a ridere e io capisco di aver fatto una figura di merda. Quindi inizio a ridere insieme a Indica.
Le ripasso la sigaretta ma quando mi sporgo per ridargliela sento il mio corpo incredibilmente... mollo. E si accascia su se stesso, ma sopra Indica. 
-Tutto okay?- domanda. La sua voce è diventata più lenta e la sento appoggiarsi contro il tronco dell'albero. Evidentemente le sigarette dei Wellwood servono a rilassarsi.
-Sì... sto bene.- dico sorridendo per non so quale motivo. E ciò scatena una mia risata isterica che trascina anche Indica.
-Sì stai bene. Ti è salita subito la botta.- constata ridendo mentre io cerco ancora di capire di che genere di botta si tratti.    
---
Ci tengo a dire che il fatto del silicio non me lo sono inventato ma l'ho trovato su internet. 
Ci si vede al prossimo capitolo!


Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** In punto ***


Ce l'ho fatta. Ho pubblicato il capitolo. 
Lucas è stato nel distretto sette. Aprirò una piccolara parentesì più in là.

Light Stainer - Capitol City
-Merda!- impreco davanti al palazzo dei pacificatori speciali. La porta è aperta e molti dei ragazzi più giovani sono scappati. 
-Ti avevo detto di tenerli d'occhio!- urlo al pacificatore che era di guardia stanotte -Come hai fatto a farne uscire tre!
Il ragazzo sta tremando, deve essere nuovo e ucciderlo non ne varrebbe nemmeno la pena. Almeno dal mio punto di vista. Quando Snow lo saprà non sarà così clemente né con me né con mio fratello.
Prendo il cellulare per chiamare Violet ma lei non risponde. Provo altre tre volte prima di rinunciare definitivamente. Mi chiedo dove cavolo sia al momento per non rispondere alle mie chiamate.
Sospiro cercando di calmarmi e comporre il numero di mio fratello. Risponde dopo tre squilli. 
-Che succede Light?- la voce di Lawrence è preoccupata. Ovvio, nessuno si aspetta una chiamata da me a quest'ora del mattino.
-Stanotte... sono scappati tre pacificatori speciali.- dico tutto d'un fiato.
Dall'altra parte sento solo silenzio fino a che la voce di Cher appare in sottofondo -Lawrence?-
Lui sembra ritornare a connettere dicendo un -Scusa piccola.- mentre chiude una porta -Chi sono questi tre?-
-Bolt, Axel e Leon.- rispondo passandomi una mano sul viso -Credo sia opera del primo. Deve aver manomesso il sistema del palazzo approfittando della fine dei giochi.-
-Siamo nella merda fratellino.- sospira lui dall'altro capo del telefono. Sta ridendo istericamente.
-Già, fino al collo.-

Yago Hemming - Distretto 13
L'hovercraft è sceso proprio di fronte a me e Skene. Siamo stati mandati per accogliere i tributi dell'edizione della memoria. Quelli vivi almeno.
-Guarda quello è il cugino di Katniss! E quella è Prim! Che carina che è.- esclama Skene tutto eccitato. 
Io mi metto a ridere perchè non sò che altro fare.
-Scusa, sono fuori luogo hai ragione.- si corregge subito dopo diventando rosso in volto -Ogni tanto il capitolino che è in me esce fuori.-
Gli sorrido facendogli capire che non me ne importa nulla delle sue reazioni, basta che stia vicino a me perchè è un figo assurdo, scusa Kole.
Piano piano inziano a scendere tutti quanti, tra cui la famigerata Katniss, addormentata su un lettino, Finnick, addormentato su un lettino e Beetee, sveglio e sulla carrozzina. 
Skene si dirige verso Gale e Prim mentre io faccio segno a Beetee di venire verso me. Mi sta sorridendo e in questo momento mi sento il ragazzo più felice sulla faccia della terra. 
Beetee è sempre stato un mito per me e per Cinger. Ha insegnato a mio padre e adesso averlo qui mi sembra un sogno.
-Tu sei Mett vero?- domanda porgendomi la mano. 
-Sì, sono io.- esclamo sorridendo a trentadue denti -E' un vero piacere conoscerla Sr. Beetee.-
Lui ride -Può chiamarmi semplicemente Beetee tranquillo.- fà lui spingendo la sedia a rotelle verso l'entrata del distretto -Allora dove andiamo?-
-La Coin mi ha detto di mostrarle il laboratorio informatico prima della sua stanza. Così se vuole apportare qualche modifica nella sua postazione possiamo farlo mentre lei è al riposo.-
-Perfetto! Credo che mi piacerà stare qui!- esclama divertito.
-Naa, non creda che sia sempre così bello, è il trucco della Coin. Prima ti compra e poi ti distrugge.- rispondo sarcastico sperando che nessuno oltre a Beetee mi abbia sentito.

-Toglimi una curiosità ragazzo.- dice mentre camminiamo verso la sua stanza. A quanto pare la postazione la trova perfetta e non ha bisogno di modifiche -Immagino che Mett sia solo un semplice nick-name no?- chiede alzando la faccia per guardarmi. Temo che la mia altezza lo metta un po' a disagio.
-Bhè sì, anche se non l'ho scelto io. Sul grembiule delle elementari mi assegnarono il nome sbagliato e rimase quello fino al quinto anno. Ma ormai tutti avevano imparato a chiamarmi Mett Hemming e non Yago Hemming.-
-Hemming? Ma certo! Ecco da chi hai ripreso la tua altezza! Tu sei il figlio di Andrew Hemming!
Oh miei dei. Si ricorda di mio padre! Si ricorda davvero! -Sì!- esclamo con troppa enfasi -Sì sono io.- ripeto cercando di riacquistare il controllo della mia voce per non sembrare una checca isterica, cioè per non sembrarlo ancora di più.
-Mi ricordo benissimo di tuo padre, sai? Era lo studente più brillante del suo corso. Puoi portarmi da lui più tardi?-
A quella domanda tutta la felicità che avevo accumulato svanisce sostituita da un colpo dritto allo stomaco -Bhé... mi piacerebbe ma purtroppo...- faccio un bel respiro prima di continuare -Mio padre è morto quando avevo dodici anni.-
Vedo lo sguardo del professore rabbuiarsi -Mi dispiace, non intendevo rattristarti.-
-Non preoccuparti, non potevi saperlo. Era in missione fuori quando e morto.- rispondo sorridendo amaramente -Però se vuoi adesso potrò provare ad essere io il tuo studente più brillante.-   

Jack King - Hovercraft
Chiudi gli occhi cullato dal rumore dell'hovercraft sopra i cieli di Panem. 
Sei sporco di sangue e la gente ti guarda male. Per gente intendi altri ragazzi. Altri ragazzi vivi.
Ti hanno spiegato che loro erano situati in un'altra Zone. Hai dovuto provare che Jack King fosse realmente il tuo nome e cognome, il perché sembri un capitolino, di chi fosse il sangue sui tuoi abiti e come fossi riuscito a scappare da solo. Ma tu non eri solo.
-Stavamo correndo. Io e Hanna avevamo l'unico obbiettivo di riuscire a prendere l'hovercraft delle quindici in punto.- hai provato a raccontare mentre trattenevi le lacrime -Ma poi un pacificatore ci ha riconosciuti.- "Mi ha riconosciuto" hai pensato. Lucas ti aveva riconosciuto -E ci ha attaccati. Hanna è morta dopo un solo colpo di pistola.- avevi sospirato -Ma poi mi sono vendicato.- concludi guardandoti le mani.
Non ti eri vendicato solo per la tua migliore amica.  
Ti eri vendicato per le frustate. Ti eri vendicato per l'inferno che ti aveva fatto passare nel Distretto Sette. Ti eri vendicato per te. Ti eri vendicato per Mirum.

Si tranquilli renderò giustizia parlando anche di Hanna. Sempre più in là.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Chilometri ***


Kit - Capitol City
Rimani fermo, nello studio di Lawrence, a fissare il vuoto oltre la scrivania. Il tuo salvatore non ha più il coraggio di sedersi sopra la sua bella poltrona come quattro anni fa. Però tu, Hilien e Cherryn eravate nella stessa identica posizione di ora. E quello che temavate, è diventato realtà. 
La tua ragazza ti stringe la mano mentre tu stringi solo i pugni. Il tuo vecchio Distretto Dodici è stato spazzato via. Tutto. Non ne rimane più nulla. E tutto per quella cogliona di Katniss. Per quella freccia.
-Kit...- sussurra Hilien guardandoti ma tu non riesci a muoverti. Non dici nulla, almeno non prima che Cherryn esca dalla stanza. Nessuno la ferma, nemmeno il suo amato.
-E'... è accaduto tutto così in fretta.- sussura il fantastico signor Stainer. Colui che ti ha trascinato in questo inferno.
-Sono morti?- domandi guardando la mano di Hilien sulla tua -Sono morti?- ripeti sfilandola per passartela sul viso.
-Se ti riferisci alla tua famiglia, non ne ho idea.- lui ti risponde quasi sprezzante e quel punto non ti interessa più del ruolo che interpreta in questo momento nel suo bell'ufficio.
-Sei proprio un figlio di puttana Lawrence Stainer. Tu e quel tuo fratellino. Ci avete presi, allenati, cambiati. Ci avete costretto a fingere una morte per nascondere la nostra vera indentità a gente che neanche si ricorda più il mio vero nome. Avete lasciato morire le vostre sorelle tra le braccia dei ragazzi che amavano!- riprendi fiato mentre ti volti a guardarlo. Ha la testa poggiata contro il muro e non sembra intenzionato a reagire. 
Ti alzi sbattendo la sedia a terra e facendo sussultare la tua ragazza -Avete lasciato rinchiudere il nostro migliore amico. Forse il tuo unico vero amico. Hai lasciato che lo prendessero e lo portassero via dal tuo stesso cazzo di palazzo! Credi che non ci importi di lui? Credi che a Cherryn non importi?
Sospiri provando a zittirti perché lui si volta, e sembra volerti uccidere. Ti sta puntando una pistola addosso e viene pericolosamente verso di te. 
Hilien si alza in piedi scattando contro il muro per evitare la cosa. Bella ragazza che hai eh Kit?
-Adesso, uscirete da qui.- fa lui indicando la porta con la pistola -Indosserete la divisa, e andrete a combattere contro quel cazzo di Distretto Tredici. Chiaro?
Tu scrolli le spalle e gli sorridi prima di dire -Certo Signore. Per la Capitale.-

Indica Wellwood - Distretto 13
-Sai cosa? Questo distretto fa schifo. E' persino peggio della capitale. Però ci sono pasti gratis, e belle ragazze.-
"Inspira Indhys, Inspira" continua a ripetere la mia voce interiore mentre il più bel vincitore di tutti i giochi sta provando a fare il piacione con me. Ora gli pianto un pugno in testa.
-Almeno il cibo è...- non finisce a parlare.
-Senti Odair. Sei venuto fino a qui su una barella. Io ti ho svegliato dai sedativi che ti avevano ignettato. A te alla tua cazzo di amichetta che avrebbe dovuto avere un bambino ma io non ho visto nessun aborto spontaneo. Non farmene pentire, okay?- sbotto infilandogli l'ago della flebo nel braccio, non proprio delicatamente.
Lui assottiglia gli occhi in risposta e poi indica il mio cartellino -Tu sei una Wellwood. Vieni dal Sei, no?- domanda retoricamente.
-Sì e allora? Hai preso il nostro viagra per le tue donnine?- rispondo acida.
-No... non ho bisogno delle vostre pillole.- sentenzia lui sorridendo sghembo. Lo odio -Tuo fratello. Mikael...-
A quel nome il mio cuore perde un battito e deve accorgersene perché sospira divertito.
-Mi dispiace davvero per lui, era nella stessa arena di Annie.- continua. Mi sta guardando negli occhi e io non riesco a capire cosa voglia davvero -So cosa vuol dire avere una persona a cui vuoi bene o che ami là dentro. O averla nelle mani di Capitol City. Voglio solo fare amicizia.- deglutisce prima di guardarsi i piedi. Sembra nervoso ma a me inizia non fregarmene un cazzo.
-Mi sembra che la tua Annie sia tornata. Mio fratello no. E la mia ragazza nemmeno. Anzi al suo posto è tornata quella puttanella là.- sputo quasi indicando la stanza di Katniss -E adesso, la mia gemella è bloccata a Capitol City. Non credo tu possa sapere come mi senta. Quindi sta zitto.- concludo fissandolo prima che il mio cercapersone inizi a squillare.
-Devi andare?- domanda trattenendomi per il braccio. Sembra abbia davvero bisogno di qualcuno con cui parlare. Mi ci rivedo quindi decido di non essere così stronza.
-Sì.- sospiro voltandomi verso la porta. E' fatta di vetro e posso vedere dei ragazzi entrare e sedersi su alcune barelle accompagnati da altri infermieri -A dopo.- sorrido sperando che non sembri una smorfia e esco dalla stanza di Finnick.
-Indica! Prendi i nomi di tutti!- urla David correndo a prendere una siringa per ignettarla ad un ragazzo biondissimo davanti a me. E' sporco di sangue ma mi avvicino lo stesso mentre David gli ignetta il composto e se ne va nel retro.
-Nome?- domando prendendo una cartellina lì a fianco e la penna da una tasca.
-Mi chiamo Jack K-King.- ha difficoltà a pronunciarlo ma sembra che sia dovuto al suo cambio di colore di capelli dal biondo al castano scuro. Rimango a fissarlo per dieci secondi buoni. Io conosco un Jack King. Non direttamente, ma è uguale a questo nuovo ragazzo. Solo che dovrebbe essere morto. Nei giochi. 
-Prosegui con gli altri.- David nel frattempo è tornato e mi sta toccando una spalla -Indica!-
-Nabis...- sussurro quasi impercettibilmente ma lui scuote la testa, sembra che mi abbia sentito o letto il labiale. 
-E' morta davvero, mi dispiace...-
Stavolta scuoto io la testa facendo un passo verso la prossima barella. Nabis è morta. Jack è morto. Non è lui. Jack non è davanti a me. No.
-Nome?- domando senza alzare la testa dalla cartellina che stringo in mano.
-Bolt Roller.- risponde tastandosi la mano. 
Noto che ha una ferita -Dovresti curarla...- sussurro.
Bolt è morto. Jack è morto. Nabis è morta.
-Nome?- chiedo ancora deglutendo.
-Axel Sanders.-
Annoto anche questo nome senza nemmeno guardare in faccia il ragazzo. 
Axel è morto. Bolt è morto. Jack è morto. Nabis è morta.
-Nome?- ripeto per l'ultima volta. Sto quasi stracciando la carta sulla cartella per quanto la stringo forte. La mano che regge la penna sta tremando. Voglio svegliarmi.
Però quello che sento dire non è un nome, ma una frase -Agitata cuginetta?-
Alzo lo sguardo istintivamente per incrociare i suoi occhi glaciali. Non occorre che mi dica il nome perché sono io a pronunciare -Leon Fender.- prima di ripetere la lista nella mia testa. 
Nabis è morta. Jack è vivo. Bolt è vivo. Alex è vivo. Leon è vivo, e questo non è un sogno.  

Lucas Gorge - Ricordi
Li avevi visti e li avevi inseguiti. Vero? Lo avevi riconosciuto. 
Jack King. Il ragazzino di Mirum, quello che hai frustato fino ad aprirgli la schiena in due quando eri in servizio nel Distretto Sette. O forse per te era solo l'ex ragazzo di Kole Wheeler? La spia che ha scopato più volte con te? 
Eravate entrambi costretti a farlo comunque. Snow ti aveva messo a fare la puttana anche se eri un bravo pacificatore. Però eri bello. No, bellissimo. Questi lunghi capelli rossi sono stati la tua rovina, come i tuoi occhi, color dell'oro. 
Avevi dovuto accettare per forza. Snow avrebbe ucciso chiunque tu avessi amato. Ma tu non amavi nessuno
Eri più giovane e volevi diventare un pacificatore a tutti i costi. Credevi negli ideali della capitale ma essendo eterosessuale non avresti mai venduto il tuo culo a qualche pidocchio rifatto.
Snow disse che andava bene e ti lasciò uscire dall'ufficio.
Poi però, qualche giorno dopo, Mirum fu mandato da solo a combattere un gruppo di ribelli. Il tuo vecchio migliore amico aveva rischiato davvero grosso. Una coltellata al cuore, talmente forte che potevi sentirla arrivare direttamente nel tuo. Soprattuto quando avevi letto il bigliettino tra le rose bianche lasciate sul comodino del letto dell'ospedale. Sarebbe accaduto di peggio se non avresti accettato l'incarico di Snow. 
Così alla fine ti sei ritrovato a lavorare anche al fianco di tua sorella Ryen, la vincitrice
Più andava avanti, più la rabbia cresceva. Hai abbandonato i tuoi amici per paura che Snow potesse toccarli. Hai abbandonato la tua famiglia. Hai abbandonato Mirum. Lo hai odiato per essere stato il capro espiatorio di Snow e non appena ne hai avuto la possibilità ti sei vendicato sulla persona che lui amava.
Eri diventato un mostro e adesso avevi avuto l'occasione di dimostrarlo.
Avevi corso dietro quei ragazzi per sedici chilometri fino a che non hai colpito Hanna sulla gamba con la tua pistola, facendola cadere. Non sapevi chi fosse, ma stava con Jack, andava eliminata
Le lacrime rigavano il suo volto mentre si reggeva la gamba ferita ma continuava a guardarti negli occhi. Lei non aveva paura di te.
-Sono già morta.- aveva detto -Non mancherò a nessuno.-.
Furono le sue ultime parole prima di cadere a terra sotto il tuo colpo. Dritto in fronte, come ti avevano insegnato.
Ma poi non avevi rincorso Jack. No, eri rimasto lì a guardarla con un sorriso amaro sul volto. Avevi ucciso ancora, un'altra ragazzina e non ti sentivi ancora appagato. Ne volevi di più ma ormai Jack era scomparso e non potevi avere anche la sua anima. 
Peccato, perché dopo pochi minuti fu lui a tornare, colpendoti la scapola destra. Avevi urlato, ma le tue urla non riuscirono a sovrastare le sue parole -Questo è per Hanna.-
Il dolore ti impedì di muoverti, facendoti accasciare a terra immobile. Il bruciore ti pervarse la spalla e avevi capito che il coltello era avvelenato. Bastardo.
Arrivò un'altra coltellata, stavolta direttamente al centro della schiena. Urlasti ancora.
-Questa è per Mirum.- sentenziò il ragazzino la cui schiena avevi aperto.
Non potevi vederlo in faccia e lui non potè vedere la tua. Un sorriso ti si era stampato sul volto. Era finita.
L'ultima coltellata nemmeno l'hai sentita. Dritta al cuore.
-Questa è per me. Jack King. Ti ricordi?-
"" avevi pensato poco prima che i tuoi occhi smettessero di brillare.




Sì perdonate il ritardo e l'uso sconsiderato dei verbi.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Anni ***


Cinger Hastings – Distretto 13

Yago è teso. Si vede da come stringe il vassoio mentre ci dirigiamo al tavolo della mensa. Non credeva che questo giorno sarebbe mai arrivato.

E' dai ieri che va avanti anche il suo maledetto isterismo. O meglio, da quando ha dovuto registrare il nome Jack King nella cartella del suo computer. Ma comunque non è l'unico.

Indica si è fatta prendere da una crisi di panico ed è rimasta in ospedale tutta la notte. Solo che adesso quegli ex tributi usciranno e prenderanno parte alla vita del Distretto.

Non so se Yago sia però più preoccupato che possa incontrare in giro Jack o che Kole si incazzi con lui perché non gli ha detto nulla. Forse entrambe le opzioni.

Sospiro sendendomi al tavolo e iniziando a mangiare su piatti dalle porzioni sempre più piccole.

Mi passo una mano tra i capelli ma quando la tolgo osservo Kole sedersi affianco a mio marito. Sono costretta a mordermi il labbro per non ridere e quindi per non passare da stronza.

La spia bionda mi guarda dubbioso ma inizia mangiare come sempre.

Entrambi ci mettiamo un po' prima di osservare il piatto di Mett che continua a rimanere pieno, solo un po' più maciullato. Diciamo che i pancake non sono più pancake e iniziano a somigliare sempre più a uova strapazzate, il che è grave.

-Buongiorno Zombie.- commento sorseggiando un po' del mio succo al mirtillo.

Yago in risposta sospira e si passa entrambe le mani sul volto grugnendo qualcosa che somiglia a un vaffanculo, ma io sono una ragazza carina e non glielo faccio notare.

-Che felicità stamattina, eh?- domanda retoricamente Kole infilandosi in bocca l'ultimo pezzo di una galletta con la marmellata.

-Sono stanco okay?- risponde Mett con il suo tono perennemente acido. Il biondo gli tira una gomitata e l'altro lo guarda male. Vorrei non assistere a queste scene di vita di coppia ma quando faccio per alzarmi una mano mi ripianta alla sedia.

-Buongiorno!- è Indica.

Sbatto gli occhi prima di rendermi conto che sembra parecchio felice. Non posso fare a meno che sorriderle anche io prima di rendermi conto che non ha proprio tanto motivo per essere allegra stamattina. Però non sembra nemmeno fatta.

-Chi si vede.- saluta Kole -Stai meglio allora.-

-Sì...- si schiarisce la voce prima di parlare -Ho avuto modo di fare amicizia anche stanotte a quanto pare. Poi ho ricevuto una chiamata dai miei e mi hanno detto che stanno per arrivare il miei fratelli, alcuni almeno.- sorride ma è un sorriso strano, quasi amaro.

-E con chi hai fatto amicizia sentiamo.- domanda Mett realmente curioso. Sembra ripreso dal fatto che la nuova arrivata abbia cambiato discorso.

-Bè non con un omofobo stavolta.- ride Indica prendendo in mano la forchetta -Dovrebbe arrivare da poco, spero non vi dispiaccia se...-

 

Jack King – Distretto 13

Mi lego i capelli mentre aspetto in fila per prendere quello che sembra un pancake. Mi chiedo se il cibo qui è buono come quello della Earth. Hanna però non avrebbe gradito lo stesso. Non era una grande amante della colazione.

Non avrebbe nemmeno gradito trovarsi qui in realtà. Cercavamo la libertà e invece siamo andati diretti nella copia quasi esatta della Earth Zone.

Chiudo gli occhi cercando di non pensare a quanto in realtà mi manchi ma alla fine vengo distratto senza bisogno di concentrarmi.

-Jack!- le sorrido quando mi accorgo che è Indica. Sono felice di averla conosciuta, sembra simpatica, senza contare il crollo nervoso ovviamente.

Mi dirigo verso il suo tavolo che comprende altre tre persone ma non sembrano volersi muovere. Una ragazza ha i capelli rossi e probabilmente è la tipa di cui mi parlava Indica questa notte e successivamente davanti a loro sono seduti due ragazzi. Uno moro e uno biondo.

Riconosco il primo come Mett. David mi ha detto che era con lui che parlava nel nostro distretto quando io ancora ero ignaro di tutto. L'altro però non ho la minima idea di chi possa essere. Mi sembra una faccia già vista ma la ignoro e mi siedo affianco alla mia nuova amica cercando di mostrarmi il più amichevole possibile e non come un ragazzo soldato appena sfornato.

Prendo le forchetta in mano prima di alzare nuovamente la faccia e vedere i due ragazzi davanti a me pietrificati. Il moro guarda il suo piatto; il volto bianco, cadaverico. tendente al verde. Il biondo tiene la testa tra le mani. Sono completamente immobili.

Guardo la ragazza oltre Indica e mi accorgo dalla sua espressione che sembra stupita quanto me.

-Ehm... momento sbagliato?- domando deglutendo.

-No.- risponde secco Kole. Kole.

 

Ci metto un po' a capire che quello che ho davanti è effetivamente Kole e lo riconosco dagli occhi che spuntano oltre le mani.

Quel blu. Quello stesso blu che ho bramato tante volte adesso è davanti a me. Vivo e ardente di rabbia e rancore.

Riconoscerei quell'espressione ovunque.

Io non ho idea di come possa apparire la mia di faccia al momento. Provo talmente tante cose adesso che probabilmente è rimasta la stessa da quando mi sono seduto. Vorrei davvero fare qualcosa che mi lasci passare via il plurito che ho alle mani ma l'altra parte razionale di me, quella che ho sviluppato questi anni, sta avendo il sopravvento.

Ho sempre pensato a come sarebbe stato se ci fossimi rivisti. Mi immaginavo tutto rosa e fiori. Mi immaginavo il nostro distretto e il nostro rifugio. Mi immaginavo una lettera segreta o qualcos'altro e sì, lo so che sembra una delle tante favole che ci raccontava David accanto al camino dell'orfanotrofio prima di andare a dormire. Ma, stranamente, mai mi sarei immaginato che Mirum mi avesse mentito e che Kole fosse vivo in questo cazzo di buco a fare finta di lavorare.

-Tu lo sapevi.- sentenzia Kole alzandosi dalla sedia, rivolto al ragazzo.

-Kole ti prego.- Sento una fitta al cuore partire al sentire quel nome pronunciato dal moro, ma nonostante ciò rimango imperterrito nella mia posizione.

-Lo sapevi e non mi hai detto nulla!- Adesso sta gridando e con la coda dell'occhio posso notare che quasi tutta la mensa ci sta fissando.

Rimango a bocca aperta mentre assisto alla scena. Dal modo in cui la vittima sta reagendo, e cioè, tentando di giustificarsi, riesco quanto meno a comprendere che loro due stanno insieme.

Chiudo gli occhi cercando di fare mente locale, ignorando le urla dei due amanti o il continuo vociare dei presenti in mensa.

La prima cosa, la più importante, è che Kole è vivo. Vivo. Davanti a me. Ed è rimasto lo stesso da quando avevo diciassette anni.

La seconda cosa, è che sta urlando e questo mi da incredibilmente fastidio.

La terza e ultima cosa è quella che gli urlo in faccia, dopo avergli tirato uno schiaffo in pieno viso, alzandomi di scatto dalla sedia -Sei un idiota! Ero vivo anche due anni fa! Ma tu evidentemente avevi altro da fare! E adesso te la prendi con questo ragazzo senza neanche riflettere un attimo su te stesso!- faccio un bel respiro prima di continuare. Kole è rimasto immobile e in silenzio per tutto il tempo tastandosi lo zigomo. La sua espressione è mutata sembra ferito adesso -Sai... avresti potuto evitarmi tante cose. Avresti potuto evitare, per esempio, che l'uomo che ho amato dopo la tua fuga si sia trovato in dovere di mentirmi perchè credeva di averti ucciso. Avresti potuto evitare di farmi sentire solo e abbandonato. Ma non lo hai fatto.-

Inizia ad avviarsi verso l'uscita dalla mensa lasciando il ragazzo tra le braccia della rossa. Nasconde il viso nell'incavo della maglia e dai leggeri sussulti che fa la sua schiena sembra stia piangendo.

Io stringo i pugni per impedirmi di inseguirlo e peggiorare le cose, ma la mia lingua non riesce a trattenersi ancora -La verità, Kole Wheeler, è che sei un codardo!- urlo ancora poco prima di sedermi di nuovo e passarmi le mani sul volto mentre lui è già sparito.

---

si, scusate il ritardo di un anno, ma finalmente sono riuscita a rimetterci mano.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2776573