Incubi

di Windstorm96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una richiesta innocente ***
Capitolo 2: *** Una notte movimentata ***
Capitolo 3: *** Una nuova consapevolezza ***
Capitolo 4: *** Un sogno finalmente condiviso ***



Capitolo 1
*** Una richiesta innocente ***


Premetto che non ho ancora letto il romanzo, perciò mi attengo semplicemente al manga e all'anime... che dire? La storia si commenta da sola. Una piccola fantasia, niente di più :)
 
 
 
 
 
"Nezumi?"
"Mh?"
Il ragazzo giaceva ormai da ore disteso sul suo letto, completamente immerso nel romantico mondo del Romeo e Giulietta di Shakespeare (una delle sue opere preferite, sebbene avesse sempre cura di nasconderne il titolo a Shion).
"Posso dormire sul letto questa notte?"
Nezumi alzò gli occhi e vide che Shion aveva appoggiato il libro che stava leggendo fino ad un attimo prima sul cuscino del divano, con grande disappunto di Hamlet e Cravat; i topini, accoccolati sulle sue spalle, avevano iniziato a squittire seccati per l'interruzione.
"Che?!"
"Sono stufo di dovermi accontentare del divano, è così scomodo..." continuò Shion con voce lamentosa.
"E vorresti che ci dormissi io? Ti ricordo che questa è casa mia, sei tu l'intruso qui."
"Non ho mica detto che lo voglio tutto per me. Non credi che ci sarebbe abbastanza spazio per entrambi, se ci stringessimo un po'?"
Il ragazzino dai capelli bianchi si alzò, si avvicinò al letto e si sedette per terra di fronte a lui; sapeva che era meglio mantenere una distanza di sicurezza, in quei casi.
"Stai proponendo di dormire assieme? Ma che ti passa per la testa?"
"Qual è il problema? Anche quattro anni fa abbiamo dormito nello stesso letto, e nemmeno ci conoscevamo."
Gli occhi cinerei di Nezumi, fissi in quelli dalle iridi rosse di Shion, tradivano ora un velo di vaga preoccupazione.
"Eravamo solo dei bambini allora."
"E dai, me ne sto buono buono. Non mi muovo, non russo, sarà come se non ci fossi neppure" implorò Shion, adottando ora il tono di un bambino che chiede insistentemente ai genitori un giocattolo troppo costoso.
"Però ci sei. Sei caldo, e io ti sento. E poi, scusa, come fai ad essere così sicuro di avere un sonno tranquillo? Dopo aver visto come ti sei comportato con quella tua amica, mi riesce difficile credere che tu abbia mai anche solo condiviso il letto con qualcuno."
Shion distolse lo sguardo, improvvisamente in imbarazzo.
"Beh, quando ero più piccolo, a volte andavo a dormire da mio cugino..."
Nezumi si mise a ridere. Chiuse il libro senza neppure curarsi di segnare la pagina e si mise seduto a gambe incrociate sul letto, fissando divertito il ragazzo dai capelli bianchi, il quale sembrò scoprire un improvviso interesse per le crepe e le imperfezioni che segnavano le piastrelle del pavimento.
"Ma davvero? E sentiamo, quanto piccolo?" chiese Nezumi con un sorriso sornione.
"Beh, ecco, più o meno fino ai dodici anni..."
"Shion..." replicò Nezumi scuotendo la testa, ancora col sorriso sulle labbra "non lo sai che in un ragazzo si verificano alcuni cambiamenti dopo quell'età?"
Le guance di Shion avvamparono; come spesso gli capitava quand'era con Nezumi, di colpo si stupì della propria ingenuità.
"Non vorrei rischiare di svegliarmi con te appiccicato addosso. E, d'altro canto, non posso neppure garantirti che io stesso me ne stia sempre fermo e buono. Perciò mi rincresce, ma non se ne parla neppure" tagliò corto Nezumi, tornando a distendersi e aprendo nuovamente il suo libro.
Ma il ragazzino non si diede per vinto; anzi, più determinato di prima, si alzò da terra e si sedette di fianco a lui, fissandolo negli occhi con un'espressione serissima.
"Avresti paura?"
Il moro dovette sforzarsi per reprimere l'istinto di autodifesa che gli guidava la mano verso il coltello a serramanico, e rimase a guardarlo perplesso da dietro le pagine.
"Eh?"
"...che possa succedere qualcosa di... inopportuno? O ti dà semplicemente fastidio il contatto umano?"
"Contatto umano?" ripeté Nezumi con un sorrisetto divertito.
Con una mossa fulminea, si alzò di scatto e afferrò il compagno per il colletto della camicia; mezzo secondo dopo, senza neppure rendersene conto, Shion si ritrovò disteso sulla schiena.
Nezumi, seduto a cavalcioni su di lui, gli stava immobilizzando le braccia, sfoggiando un sorriso pericoloso. Shion, rimasto a bocca aperta per la sorpresa, vedeva i ricordi e le immagini del loro primo incontro sfilare nitidi davanti ai suoi occhi.
Senza lasciare un attimo la presa sui suoi polsi, il moro avvicinò lentamente la bocca all'orecchio del ragazzo sotto di lui, e ridacchiando sussurrò:
"Lo sai Shion, io adoro il contatto umano. Per questo ritengo sia meglio per il tuo bene se continui a dormire su quel divano."
Poi Nezumi lo lasciò per tornare alla sua misteriosa lettura; soltanto allora Shion si rese conto che stava trattenendo il respiro, mentre strani brividi continuavano a scivolargli lungo la spina dorsale.
E pensò che forse, dopotutto, avrebbe fatto meglio a tenerglisi alla larga.
 
 
A notte fonda, Shion ancora non dormiva. Non riusciva a prendere sonno, aveva la testa troppo occupata da pensieri sconnessi, di quelli che solo la notte può portare.
I suoi occhi vagavano nel buio. La stanza era completamente immersa nelle tenebre e nel silenzio. Le uniche tracce che indicavano la presenza di vita erano il flebilissimo respiro dei due ragazzi e lo zampettio quasi impercettibile di Amleto e Cravat, che come sempre gironzolavano alla ricerca di qualche cosa da rosicchiare.
Si rigirò per l'ennesima volta su un fianco, e subito un dolore acuto gli trafisse una spalla, strisciandogli rapidamente su per il collo. Quel divano era terribilmente scomodo; gli sembrava quasi di dormire sul pavimento, e tutto il suo corpo protestava incessantemente ormai da troppi giorni.
Si alzò a sedere sospirando, e nel tentativo di drizzare la schiena fu colto da un'altra fitta di dolore. Si sentiva a pezzi.
Nezumi aveva ragione; lui era suo ospite, non aveva il diritto di lamentarsi, almeno non finché avesse contribuito ad aiutare in qualche modo...
Tuttavia, più lo guardava, e più quel letto gli sembrava fin troppo grande per una sola persona. Ci sarebbero stati tutti e due senza problemi, lui ne era convinto. E decise che glielo avrebbe dimostrato.
Si alzò e sgattaiolò furtivo fino al letto di Nezumi, avendo cura di non urtare niente lungo il proprio percorso. Come da sua abitudine, il ragazzo stava dormendo girato verso la parete alla sua sinistra, e respirava lentamente.
Cercando di fare il meno rumore possibile e trattenendo il fiato nella speranza che l'amico non si svegliasse, Shion si distese sul bordo del materasso, che si incurvò leggermente sotto il suo peso.
Chissà se Nezumi teneva un coltello sotto il cuscino? Shion era convinto di sì. Tuttavia, non avrebbe certo avuto problemi ad ucciderlo anche a mani nude, se l'avesse sorpreso nel suo letto...
Quando si accorse che il respiro lento e regolare del ragazzo al suo fianco non era cambiato, sospirò e rilassò i muscoli tesi e doloranti, provando immediatamente un profondo sollievo. Sollievo che, però, durò ben poco.
"Si sta davvero così male su quel divano?"
La voce di Nezumi lo fece sobbalzare, al punto da farlo quasi cadere per terra. Maledizione, si era svegliato! Di certo ora l'avrebbe massacrato di botte.
"Ah... i-io... proprio non riuscivo a dormire, c-così..." balbettò Shion, rimpiangendo di aver infranto il divieto.
Il moro si voltò; nonostante il buio gli impedisse di vederlo in volto, Shion era certo che stesse sorridendo.
"Sei fortunato che io fossi già sveglio. Lo sai che non mi piacciono molto le sorprese."
"Ti prego, lasciami stare qui, solo per una notte. Prometto che non ti darò fastidio" piagnucolò il ragazzino, nella speranza di impietosirlo almeno un poco.
"So che non dovrei dartela vinta... ma va bene, solo per stanotte. Però devi rimanere da quella parte del letto, non emettere un fiato, non muovere un muscolo, e soprattutto non mi toccare."
"E perché mai dovrei toccarti, scusa? Voglio solo dormire, io."
"..."
"...Nezumi?"
"Che vuoi ancora?"
"Grazie."
"Hmph" sbuffò il moro, e tornò a girarsi verso il muro.

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Capitolo 2
*** Una notte movimentata ***


Un cielo grigio come fumo acre, velenoso, con orrende sfumature giallastre che riverberano sulle spoglie mura della Città Santa, ferendo gli occhi. Zaffate di bruciato, di marcio e decomposizione si mescolano in un nauseante fetore di morte. Un flebile, monotono ronzio proveniente da qualche luogo lontano permea l'aria.
"N-no... ma... mma... Sa... fu... mngh..."
"Shion?"
Sorrisi lontani, distorti dall'orrida artificiosità di quella luce innaturale. Delle lacrime - le sue? - bagnano il terreno sterile.
"No... no... nn... lascia..."
"Shion..."
Calano le tenebre. Ogni cosa viene avvolta da un buio accogliente, confortevole, impregnato dall'odore di vecchia carta stampata e dal quieto gorgoglio della zuppa che ribolle sul fuoco. Nell'oscurità sfavillano iridi grigie, lucenti come madreperla, seminascoste da lunghe ciglia scure. Parole sussurrate, una voce dolce come il mormorio del vento... dita delicate che si insinuano tra i suoi capelli... un meraviglioso senso di... sicurezza... e...
"Nnh... Ne... zumi..."
"Shion!!"
'Thud'
"Ahi!"
Il ragazzo dai capelli bianchi si svegliò all'improvviso per una fitta acuta alla spalla destra. Era un dolore molto più intenso di quello a cui era ormai abituato dormendo ogni notte sul vecchio divano dai cuscini duri come la roccia, e per un istante rimase quasi senza fiato. Quando aprì gli occhi nell'oscurità della stanza, si rese conto di trovarsi sul pavimento. Amleto e Cravat, i due topini che gli si erano ormai affezionati, stavano ritti sulle zampine posteriori e lo fissavano con occhi colmi di sincera preoccupazione.
"Nezumi, che ti prende? Perché mi hai buttato giù dal letto?" domandò Shion con voce ancora impastata dal sonno così bruscamente interrotto.
"Stavi avendo un incubo" rispose semplicemente il moro.
"Un... incubo?"
"Sì. Hai cominciato a farfugliare cose strane nel sonno, sembravi terrorizzato."
"Davvero?"
Shion, che ormai pareva aver riacquistato quasi completamente la lucidità, rimase in silenzio frugando nella propria mente ancora intorpidita alla ricerca di una conferma alle parole dell'amico.
"Che stavi sognando?" chiese Nezumi con un tono che non mostrava la minima traccia di curiosità.
"N-non ricordo" si affrettò a rispondere Shion abbassando lo sguardo. Massaggiandosi con fastidio la spalla dolorante, si rialzò e tornò a distendersi sul letto.
"Sei ancora determinato a dormire qui?"
"Certo. Era da tanto tempo che non sognavo, e chissà, magari la prossima volta anziché un incubo farò un bel sogno."
"Hmph, non so quale delle due cose mi faccia più paura" borbottò Nezumi.
"Comunque, scusa se ti ho disturbato. E grazie per avermi svegliato."
Il moro tornò a voltarsi nuovamente verso il muro, dandogli le spalle.
"Figurati, è stato un piacere" disse con un profondo sbadiglio.
 
'Thud'
"Ah!"
Shion si svegliò ancora una volta per colpa di un dolore lancinante alla spalla (sempre la stessa; ormai poteva sentire l'articolazione della scapola inviare aghi acuminati che gli si conficcavano all'interno della carne), e aprendo gli occhi si ritrovò di nuovo col naso a pochi centimetri da terra. Si accasciò completamente sul pavimento freddo, non riuscendo a trovare in sé la forza necessaria a rialzarsi.
"Nezumi, stavolta che c'è?" chiese sospirando.
"Mi hai toccato" rispose quello in tono gelido.
"Che?! Ma non è vero!" protestò il ragazzo, alzandosi faticosamente da terra e guardandolo allibito.
"Sì che è vero. Forse stavi dormendo e non te ne sei accorto, ma io ti ho sentito."
"Ah..."
Perplesso, Shion tornò a sedersi sul letto. Posò distrattamente gli occhi su Amleto, che, sentendosi probabilmente un testimone chiamato a deporre, sbatté le palpebre e mosse la testolina in segno affermativo.
"Se è così, scusami" bisbigliò Shion, appoggiando nuovamente la testa sul materasso. "Può darsi che mi sia mosso inconsciamente."
"Hai ancora intenzione di dormire qui?"
"Sì. Stavo dormendo così bene che avevo anche ricominciato a sognare. Credo fosse un bellissimo sogno. E tu mi hai svegliato."
"Uff... i tuoi sogni non mi interessano, ok? Perciò ti prego di lasciamene fuori. E per l'ultima volta, non azzardarti a toccarmi."
"Ok, ok... buonanotte."
 
La mattina seguente, Shion si svegliò sul divano.
Ancora intontito, lanciò un'occhiata in direzione di Nezumi. Il ragazzo era in piedi davanti alla stufa, intento a leggere quel suo solito libro mentre mescolava qualcosa che bolliva in una pentola grigia fumante.
"Nezumi, come ci sono finito qui?" domandò Shion col tono neutro di chi non è ancora completamente ritornato dal mondo dei sogni.
Due splendidi occhi grigi lo osservarono divertiti.
"Ah, ben svegliato principino! Ti ci ho portato io, naturalmente."
"Eh? E perché?" Shion si alzò a sedere, sentendo un indolenzimento diffuso alle spalle e alla schiena.
"Mi hai tirato un calcio. Ritieniti fortunato ad esserti svegliato."
Shion era profondamente sorpreso; non aveva idea di avere un sonno tanto vivace. 'Alla fine, anche stavolta aveva ragione lui', pensò. Doveva averlo disturbato per tutta la notte.
"Ti giuro che non me ne sono nemmeno accorto... scusami tanto" mormorò, massaggiandosi pensieroso il collo.
"Che stavi sognando l'altra notte?" chiese Nezumi, senza neppure alzare lo sguardo dal suo libro.
"Mh?"
"Ti ho sentito chiamare il nome di Safu. E il mio."
Shion avvampò, sentendosi arrossire fino alla punta delle orecchie.
"Io... davvero? Proprio non mi ricordo neppure questo."
"All'inizio sembravi piuttosto agitato, poi però un po' ti sei calmato."
"Ah. E allora perché mi hai svegliato in un modo tanto rude, scusa?"
"Perché hai iniziato a parlare di me. Non mi andava di stare ad ascoltarti. Sai, quando dormiamo i filtri che solitamente separano il cervello dalla bocca svaniscono. Non che faccia qualche differenza, nel tuo caso. Probabilmente ci sei nato, senza quei filtri."
Nonostante la notte movimentata appena trascorsa e tutti i disturbi che gli aveva arrecato Shion, Nezumi ora sembrava insolitamente distaccato, quasi indifferente nei suoi confronti. Il suo tono non mostrava alcun segno di qualche emozione, perciò Shion pensò che il discorso potesse considerarsi chiuso.
"Sì, forse hai ragione." Sospirò, tornando a distendersi su quello strumento di tortura che Nezumi si ostinava a chiamare divano.
"Allora, che cosa hai sognato?" domandò di nuovo il moro, sempre senza mostrare la minima traccia di curiosità.
"Ti ho detto che non me lo ricordo!" sbottò Shion, girandosi su un fianco e dandogli la schiena.
Tuttavia, il ragazzo sapeva benissimo di essere completamente incapace di mentire.
"Ma davvero? Beh, se non me lo dici mi toccherà pensare alle cose peggiori."
"Sì, fai bene, visto che si parla di te" borbottò Shion.
Sentì una risata silenziosa, e subito si rese conto di ciò che l'altro stava insinuando.
"Cioè, quello che volevo dire... uffa! Credo ci fossimo io e Safu che camminavamo spensierati per il parco della Città, parlando di scuola e di altre cose. E poi sei arrivato tu, puntandomi addosso un coltello, coi tuoi modi estremamente garbati..."
"Ah, davvero? Perché da come pronunciavi il mio nome sembrava che ti stessi puntando addosso qualcos'altro" obiettò Nezumi ridacchiando; si divertiva un mondo a punzecchiare Shion e a metterlo in imbarazzo, gli piaceva farlo arrabbiare e vederlo arrossire come un pomodoro che matura sotto il sole estivo. Ma Shion ormai lo conosceva abbastanza da sapere che sarebbe stato totalmente inutile rispondere alle sue provocazioni - anche se ne fosse stato capace. D'altra parte, non aveva assolutamente intenzione di raccontargli il suo sogno, nonostante lo ricordasse fin troppo bene...

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Capitolo 3
*** Una nuova consapevolezza ***


Mi scuso sinceramente per il notevole ritardo di questo capitolo.. diciamo che non mi piaceva com'era venuto.. e non mi piace un granché neanche ora, ma vabbè, a voi il giudizio ;)
 
 
 
Era ormai sera, quando Nezumi finì di leggere l'ultimo atto della tragedia che tanto amava. Chiuse il libro e rimase a fissare distrattamente il soffitto della stanza, lasciandosi sfuggire un sospiro sconsolato, come gli sorgeva spontaneo fare quando qualcosa di bello aveva fine. Sapeva che era una cattiva abitudine, la sua debolezza più grande; ma in fondo era anche la sua unica debolezza.
"Buonanotte Nezumi."
Strappati alla statica contemplazione delle crepe del soffitto, gli occhi di Nezumi si posarono su Shion, osservandolo distendersi sul divano mentre Amleto e Cravat gli si accoccolavano accanto.
Un lieve sorriso gli affiorò spontaneo sulle labbra.
"Il mio principe non si corica con me questa notte?" chiese con voce suadente.
"Ah... no, grazie. In fin dei conti non si sta poi così male qui."
Il ragazzo sentì Nezumi ridacchiare, e si rese conto di essere nuovamente arrossito.
"Ma che peccato. Era interessante esplorare i più oscuri e reconditi recessi del tuo subconscio."
Shion si girò seccato, mostrandogli la schiena per nascondere il lieve rossore.
"Guarda che non è poi una cosa tanto strana parlare nel sonno; capita a molti, è semplicemente una reazione da stress..."
"'Gli atti contro natura generano turbamenti innaturali; le menti infette confidano ai sordi cuscini i loro segreti. Ha più bisogno del sacerdote che del medico!'" prese a recitare Nezumi in tono grave ed ispirato.
"Molto divertente. Sono stufo di ritrovarmi continuamente per terra. I miei dolori da ieri notte sono solo peggiorati."
"Come vuoi. Sogni d'oro, allora."
 
Faceva freddo. I brividi gli scivolavano lungo tutto il corpo facendogli accapponare la pelle. Un senso di mancanza, di dolorosa privazione lo tormentava. Sentiva di non riuscire a muoversi, neppure a tremare per scacciare il freddo; perché non era un gelo di quel tipo, era qualcosa di più profondo e difficile da contrastare.
Nel buio tuttavia percepiva un movimento, come una corrente più tiepida che gli sfiorava la pelle del volto e le labbra in una sorta di carezza protettiva, provocandogli scariche di potenti brividi, in qualche modo diversi dai precedenti - anche se non avrebbe saputo dire come. Il gelo cominciò a sciogliersi lentamente. Dalle sue guance divenute bollenti, il calore si propagava per tutto il suo corpo raggiungendone e riscaldandone generosamente le estremità. Un tocco invisibile cominciò a disegnare vortici infuocati sulla sua pelle chiara, annebbiandogli la mente e dandogli l'impressione di bollire dall'interno, un fuoco sepolto nelle profondità più intime che divampava ora fino ad emergere con prepotenza...
Un sussurro irresistibile, una voce familiare gli carezzò il lobo dell'orecchio.
"Shion... accogli ciò che ti dà sollievo; lunga è la notte che non trova il giorno..."
 
Shion ebbe un violento sussulto e si svegliò in un bagno di sudore.
Si guardò intorno, non percependo altro che il battito del suo cuore che andava rallentando poco a poco; era ancora buio, e nella camera regnava il silenzio. Quanto aveva dormito? Si portò una mano al collo; a giudicare dall'indolenzimento, almeno qualche ora doveva averla passata su quel divano.
Sentiva dolori in tutto il corpo, e uno strano formicolio gli intorpidiva le dita di mani e piedi. Era una situazione piuttosto fastidiosa, e come se non bastasse si accorse di avere un altro problema, un po' più in basso.
Maledizione. Un altro sogno. E ricordava bene cosa - o meglio, chi - lo aveva ridotto in quello stato...
In ogni caso, a quel punto la priorità era darsi una sistemata, e in fretta.
Si alzò e sgattaiolò fino al bagno, pregando che Nezumi non si svegliasse.
Dopodiché, chiuse piano la porta e si lasciò scivolare con la schiena contro il muro gelido.
 
Il sonno leggero di Nezumi era stato interrotto dalla voce flebile di Shion che giungeva alle sue orecchie sensibili.
Stava forse avendo un altro dei suoi incubi?
Affinò l'udito, sforzandosi di comprendere le parole sconnesse in mezzo ai mugolii. Rimase alquanto stupito quando riuscì infine a distinguere il proprio nome, seguito da altri mormorii che persero immediatamente di significato e che dimenticò all'istante.
Decisamente, doveva trattarsi di un altro incubo.
Forse avrebbe dovuto andare a svegliarlo, pensò... ma rimase fermo ad ascoltare.
Udire il proprio nome sussurrato da Shion gli faceva uno strano effetto, e si sorprese nel sentire un brivido caldo percorrergli la schiena, scendendo sempre più giù e cancellando ogni traccia del sonno interrotto.
Poi, ad un tratto, ripiombò il silenzio; un silenzio scandito dal respiro affannoso del ragazzo, che evidentemente doveva essersi svegliato di soprassalto.
Mentre stava prendendo in considerazione l'idea di chiedergli se fosse tutto a posto, il moro lo sentì alzarsi dal divano e andare verso il bagno, e se ne restò immobile, fingendosi addormentato.
Probabilmente aveva solo bisogno di darsi una rinfrescata, pensò. In fondo non c'era da sorprendersi che Shion avesse degli incubi ricorrenti, dopo tutto quello che aveva passato in quegli ultimi tempi. Lui stesso - lo riconosceva - si era comportato a volte in modo un po' troppo duro nei confronti del ragazzo, per un motivo o per l'altro... non poteva certo biasimarlo.
Attese invano che il sonno ritornasse, rimanendo inconsciamente in ascolto; non udiva l'acqua scorrere. Era da un po' ormai che Shion era in bagno. Una lieve preoccupazione si fece strada nella sua mente. Che gli fosse successo qualcosa? Che si fosse sentito male?
Alla fine si decise ad alzarsi e andò fino alla porta del bagno, sollevando una mano per bussare.
Le nocche si fermarono a mezz'aria, quando udì dei tenui rumori provenire dall'altra parte.
Avvicinò l'orecchio alla ruvida superficie di legno, e allora capì.
Non si trattava affatto di un incubo; il sogno che li aveva svegliati entrambi doveva essere di tutt'altro genere.
Poteva udire dei gemiti soffocati e dei sospiri che celavano parole bisbigliate; parole tra cui, ancora una volta, riecheggiava il suo nome...
Non riusciva a crederci. Stava ancora pensando a lui.
Allora era così che stavano le cose. Quello che aveva insinuato come un semplice scherzo solo il giorno prima, era effettivamente la verità... e lo stesso Shion ne era consapevole.
Nezumi sentì che la sorpresa si stava trasformando lentamente in eccitazione, grazie a quei flebili bisbigli e a quella nuova consapevolezza.
Si appoggiò con la schiena al muro di fianco alla porta, continuando ad ascoltare ad occhi chiusi quei lamenti sensuali che parlavano di lui.
Finché sentì che Shion era arrivato al limite, e allora lo ascoltò venire in silenzio, e lo trovò bellissimo...
Fu come se quella stessa sensazione che in quel momento doveva provare il ragazzo dall'altra parte della porta pervadesse anche lui, perché si sentiva in qualche modo coinvolto...
Si chiese che cosa avrebbe dovuto fare, a quel punto; una parte di lui avrebbe voluto fare effettivamente qualcosa, ma la parte più razionale, che nonostante tutto deteneva ancora il controllo della sua mente, sapeva che sarebbe stato più saggio tornare ad infilarsi sotto le coperte e fingere che tutto quello fosse stato soltanto un sogno.
A quel punto, però, udì un suono diverso provenire da oltre la porta. Un suono che lo colpì dritto al cuore come una freccia scoccata da una mano esperta.
Shion stava piangendo.

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Capitolo 4
*** Un sogno finalmente condiviso ***


Con la schiena premuta contro la parete gelida del piccolo stanzino adibito a bagno, Shion singhiozzava sommessamente, la fronte poggiata sulle ginocchia strette vicino al petto.
Alla fine aveva permesso ai suoi più oscuri desideri di fendere la superficie tranquilla della notte sommergendolo come un’onda di maremoto. Come al solito, aveva finito col dare ascolto ai suoi istinti anziché alla parte razionale, che pure si ostinava a pensare fosse in lui predominante.
Non si era mai trovato faccia a faccia con delle sensazioni tanto intense, di quelle che emergono prepotentemente nel pieno della notte e infiammano ogni singola cellula del corpo. Quella era la prima volta.
“Se solo Safu fosse qui, sicuramente lei saprebbe spiegarmi tutto quanto per filo e per segno” pensò al colmo della frustrazione.
Non che in No.6 il sesso fosse un argomento tabù, anzi; era una delle prime lezioni che i ragazzini imparavano. Tuttavia, esso veniva trattato semplicemente come una serie di mere informazioni, pure conoscenze teoriche. Bisogni corporei, comportamenti riproduttivi, funzioni ormonali… Safu era esperta proprio in quest’ambito. Eppure, lei stessa si era ritrovata visibilmente in difficoltà e insolitamente a disagio quando si era trattato di confessare a Shion i propri sentimenti. E probabilmente era (almeno in parte) per lo stesso motivo che lui l’aveva goffamente respinta rimandando la cosa ad un futuro lontano.
“Voglio il tuo sperma” gli aveva dichiarato in faccia lei. E lui si era sentito male di colpo.
Nezumi certo non gli aveva mai detto nulla di simile; tutti i gesti, le parole e gli atteggiamenti nei suoi confronti, a quanto pare, avevano sortito un effetto di gran lunga più potente.
Qualcosa in lui era cambiato. Non sapeva di cosa si trattasse, ne era solo in qualche modo vagamente consapevole.
Era convinto di aver realizzato ormai da tempo quali fossero le proprie emozioni, i sentimenti che provava per quel ragazzo con cui si era improvvisamente ritrovato a vivere. Eppure, di punto in bianco, il suo corpo aveva cominciato a reagire per conto proprio, come per tentare di scuoterlo dalla sua abituale passività.
Sei lento, Shion.
Poteva quasi udire il tono divertito di Nezumi che lo derideva facendogli desiderare di sprofondare in una voragine senza fondo. Se avesse anche solo tentato di esternargli i suoi sentimenti, sicuramente lui l’avrebbe preso in giro per il resto della sua vita.
Così, dopo essersi lasciato trascinare a fondo dai propri istinti, Shion si sentiva sporco e patetico. Per la prima volta in vita sua, si vergognava di se stesso.
 “Ehi, Shion.”
Una scossa di terrore lo fulminò all’improvviso.
Alzò la testa, ritrovandosi davanti la figura di Nezumi semisommersa dall’oscurità. Ritto sulla soglia, il ragazzo lo inchiodava con lo sguardo.
“N-Nezumi, c-che cosa…” tentò Shion con voce tremante; si accorse di essere di nuovo sull’orlo delle lacrime.
Lentamente, il moro gli si avvicinò, godendo in segreto dell’espressione sorpresa e spaventata dell’amico.
“Perché piangi?”
Shion si strinse ancor di più nell’angolo, spinto con le spalle al muro da quegli invadenti occhi grigi. Non poteva far altro che tenere lo sguardo fisso a terra, consapevole del rosso vermiglio che gli tingeva le guance e rendeva pressoché indistinguibile il serpente che le adornava.
 “Ti prego, Nezumi, lasciami in pace.”
“No. Stai pensando troppo. Non sempre fa bene, sai?”
“Non sto pensando affatto.”
“Non essere ridicolo. Nessuno piange senza pensare, Shion.”
“Se sto piangendo è per colpa dei dolori che mi ha causato quello stramaledetto divano” tentò debolmente di giustificarsi fissando con espressione accigliata un punto del pavimento.
“Sul serio, Shion. Ne ho viste fino alla nausea di persone piangere per la sofferenza fisica, e posso dire con certezza che non è il tuo caso. Allora, a che stai pensando?”
Shion levò gli occhi verso il volto di Nezumi. Anche al buio, poteva distinguere il sentore di un sorriso aleggiargli sulle labbra. Deglutì due volte, rimanendo sorpreso nel trovare la mucosa della propria bocca stranamente secca. Lo sguardo tornò a vagare per il pavimento.
“Ho fatto un sogno” sussurrò con un filo di voce, talmente distorta che riuscì a stento a riconoscerla come propria.
“Buffo. Anch’io” ridacchiò Nezumi.
“Davvero? Che cosa hai sognato?” chiese Shion risollevando gli occhi, nei quali non aveva potuto fare a meno di accendersi una scintilla della sua naturale curiosità.
“Che chi sogna spesso mente” continuò il moro in un tono vagamente musicale.
“Nezumi…”
“E tu cos’hai sognato? Te lo ricordi stavolta?”
Shion nascose il volto tra le ginocchia, chiudendosi a riccio, mentre le sue unghie scavavano solchi profondi nella pelle sottile. Nezumi allora si chinò su di lui e gli accarezzò gentilmente i capelli, invitandolo a guardarlo negli occhi.
“Coraggio, dimmi.”
“Ho sognato te” ammise Shion in un soffio.
Nezumi sorrise tra sé e sé. Forse quel ragazzo non era capace di mentire, ma più che altro non voleva mentire. Non più, né a lui, né a se stesso.
“Un altro incubo?”
“No, un sogno bellissimo.”
“E che succedeva?”
“Per favore, lasciami…”
“Ti prego, dimmelo. Sono molto curioso.”
Nezumi si sporse in avanti premendo il proprio bacino contro la gamba di Shion. Quest’ultimo, realizzata la situazione, sgranò gli occhi sbalordito. Nezumi assaporò la sua espressione imbarazzata e rise di cuore.
“Te l’avrò già detto almeno un milione di volte, ma… sei indubbiamente lento, Shion” gli sussurrò in un orecchio, da dove partirono brividi che si propagarono per tutto il corpo del ragazzo.
Il pollice di Nezumi sfiorò delicatamente lo zigomo di Shion, scostando una ciocca candida che le lacrime recenti avevano appiccicato alla pelle.
Gli occhi leggermente socchiusi di Nezumi erano tornati ad imprigionarlo, più vicini che mai.
“Non vuoi proprio raccontarmelo, questo sogno?”
“Era come… non so, era confuso. Era buio, ma potevo percepire la tua presenza… ed era doloroso, come un fuoco che mi bruciava dall’interno… Nezumi, è la prima volta che faccio un sogno del genere.”
“La prima volta?”
“Già.”
Dopo qualche istante di silenzio Nezumi ridacchiò, e Shion sentì le proprie guance infiammarsi.
“Shion, davvero, quanti anni hai? A volte ho l’impressione che tu non sia cambiato affatto dalla notte in cui ci siamo incontrati.”
“Sono cambiato eccome. In tutti i sensi, grazie a te.”
“Se mi ringrazi, vuol dire che la cosa non ti dispiace?”
“No, affatto” rispose Shion all’istante. “Solo, mi spaventa un pochino.”
“Certo che sei davvero, davvero strano. Tra tutte le cose devastanti che ti sono capitate nell’ultimo periodo, quella che ti preoccupa maggiormente è una tale sciocchezza.”
“Nezumi, per te ogni cosa è una sciocchezza.”
“Certo. Perché io sono abituato a prendermi quello che voglio, o per lo meno a combattere per ottenerlo. Beh, ho dovuto abituarmi a farlo, suppongo. Ma ora anche tu stai finalmente imparando a desiderare qualcosa, Shion, ad essere un po’ egoista. Piuttosto che piagnucolare, fossi in te ne gioirei. È un primo passo. Un vago barlume di buonsenso in quella tua mente contorta, per come la vedo io. A dirla tutta, sono piuttosto fiero di te.”
Nezumi gli regalò uno dei suoi sorrisi più dolci e sinceri, uno di quelli che aveva visto poche volte, e sempre rivolti a lui. Era così bello, con gli occhi socchiusi e quello strano scintillio nello sguardo, che perforava l’oscurità della notte pur intonandosi alla perfezione ad essa.
“Dunque, devo tirare a indovinare io come continuava questo tuo sogno?”
Il ragazzo ebbe un attimo di blackout quando le sue labbra furono sfiorate da quelle di Nezumi. All’inizio era un contatto estremamente lieve, casto come non immaginava si addicesse a Nezumi, ma sufficiente per far perdere la testa ad entrambi. Le labbra sottili di Nezumi presero a muoversi leggere sulle sue, danzando al ritmo di una canzone che Shion ancora non conosceva. Ad occhi chiusi, tutto ciò che il ragazzo sentiva era una serie di brividi estremamente piacevoli che gli correvano su e giù per la schiena come mille ragni impazziti, e le dita di Nezumi che si posavano lievi sulla sua nuca, nello stesso punto da cui era emersa quella cosa che lo aveva quasi ucciso e dalla quale lui l’aveva salvato.
Quando una mano andò a posarsi leggera sul suo petto e cominciò a scivolare verso il basso, facendosi largo tra le ginocchia serrate per il pudore, Shion ruppe quell’unione annaspando in cerca d’aria, come un naufrago che si senta trascinare verso il fondo da correnti sconosciute e incontrastabili.
Nezumi schiuse le palpebre e lo osservò da sotto le lunghe ciglia scure con un sorriso compiaciuto; bastava così poco per mandarlo in tilt. In fondo, quella per lui doveva essere la prima volta.
“Gli occhi degli uomini sono fatti per vedere, Shion. Lascia che guardino. E non permettere mai che il ‘non oso’ accompagni il ‘vorrei’” mormorò a fior di labbra mentre lo invitava ad allargare le ginocchia, facendo scorrere un dito lungo la pelle sensibile della sua coscia.
Aggrappandosi con entrambe le mani alla sua maglietta, Shion affondò il volto nel petto di Nezumi.
“N-Nezumi, lascia che lo faccia io per te. Io ho già… c-credo che per un po’ non ne sentirò più il bisogno.”
“Il bisogno? Non lo senti? Shion, lo sai che è come se mi avessi appena insultato, vero? Questa non te la posso perdonare.”
Ancora avvinghiato all’amico, Shion si sentì trascinare, finché la sua schiena toccò qualcosa di freddo e duro. Quando Nezumi si allontanò da lui, scrutandolo dall’alto con quei suoi occhi di cenere, Shion si ritrovò disteso sul pavimento.
Anche nel buio della notte che li avviluppava, Shion si rese conto di essersi perduto ancora una volta nelle profondità di quegli splendidi occhi. Vi stava annegando senza più la possibilità di emergere per riprendere fiato.
Dal fondo di quell’abisso, Shion vide Nezumi chinarsi su di lui, e le sue labbra vennero nuovamente violate dalla lingua esperta del moro. I movimenti di Nezumi si erano fatti più profondi, di un ritmo incalzante, non gli lasciavano neppure il tempo di reagire che già chiedevano di più. Pretendevano di più.
Poteva sentire il bacino di Nezumi che entrava in contatto col proprio ogni volta che il ragazzo si protendeva su di lui per approfondire la loro unione ed esplorare ogni anfratto della sua bocca.
Shion sollevò le ginocchia, poggiando i piedi sulla ruvida superficie delle mattonelle gelate, mentre sentiva che il fuoco che aveva da poco estinto tornava a divampare ancora più prepotente minacciando di divorarlo dall’interno.
Le mani di Nezumi divennero avide. Dal suo petto scivolarono rapidamente fino al bacino, senza concedergli neppure il tempo di spaventarsi o di reagire. Quando il ragazzo si lasciò sfuggire un gemito di sorpresa, Nezumi gli morse lievemente il labbro inferiore, senza fermarsi, determinato come al solito ad ottenere ciò che desiderava.
Le sue dita sfiorarono Shion nella parte più segreta, bramose. Nezumi si accorse con soddisfazione che l’opera stava avendo un discreto effetto sul ragazzo, e che i suoi ardori si stavano risvegliando rapidamente.
Accarezzò l’intimità dell’amico dolcemente percorrendola con le dita per tutta la lunghezza. Quando iniziò a muovere la sua mano, il ragazzo sotto di lui cominciò a gemere, il respiro che si faceva pesante, gli occhi chiusi e la testa rovesciata leggermente all’indietro che lasciava scoperto il collo candido, invitando la lingua dell’amico a sbizzarrirsi in mille disegni fantasiosi.
Ci volle poco perché Shion si ritrovasse sul punto di esplodere. Allora Nezumi, risalendo fin quasi a sfiorargli nuovamente le labbra, gli dedicò un sorriso sbieco estremamente sensuale.
Poi, senza dire una parola, cinse con le mani i fianchi stretti del ragazzo, facendo in modo che la propria lingua prendesse il posto delle dita.
Al contatto inaspettato della bocca che lo avvolse, Shion sentì un’ondata di piacere sollevarsi da qualche parte dentro di sé minacciando di straripare dagli argini da un momento all’altro. Arcuò la schiena, si sollevò, ripiegandosi sull’amico che continuava nella sua opera. Ciocche di capelli scuri si attorcigliarono alle sue dita, mentre i gemiti soffocati venivano inghiottiti dal silenzio della notte.
Dopo che ebbe raggiunto il culmine, sfinito, Shion si lasciò ricadere all’indietro puntellandosi sui gomiti, tentando di recuperare il fiato e di placare il cuore che gli esplodeva nel petto.
Percepì ancora una volta le dita di Nezumi insinuarglisi tra i capelli e il suo corpo farsi più vicino, stringendolo dolcemente tra le braccia.
“Visto che non c’era motivo di aver paura? È stato così terribile?”
Shion si accoccolò contro il suo petto, esplorandone ogni centimetro con le dita non ancora sazie.
“Non è questo che mi preoccupava. Non avevo dubbi che fossi bravo.”
“Lieto di meritare i vostri complimenti e che l’esperienza vi abbia deliziato, vostra Altezza.”
Shion arrossì nell’udire il titolo che spesso Nezumi gli attribuiva quand’era irritato. Di certo non era quello il caso, e si domandò perché mai l’avesse usato.
Ma tale pensiero durò solo un istante. Con il capo appoggiato al petto di Nezumi, Shion sorrise tra sé e sé. Raccolse tutto il coraggio che trovò e domandò:
“Nezumi… ora toccherebbe a me, giusto? Temo che non riuscirò a farlo come hai fatto tu… possiamo spostarci sul letto?”
Sentì il petto dell’amico tremare lievemente in una risata sommessa. Nezumi fece scorrere l’indice lungo la colonna vertebrale di Shion, posando un casto bacio sui capelli candidi che tanto amava.
“Come desiderate, vostra Maestà. Il mio umile giaciglio è a vostra completa disposizione. Non vi concedo di lamentarvi, però, se domani i vostri dolori saranno peggiorati…”
 
 
 
 
 
Saaaalve ^^
So che dovrei scusarmi anche stavolta per il ritardo ecc ecc, ma tanto ormai l’avrete capito che è una parte inscindibile di me, quindi portate pazienza.
In ogni caso, questo è l’ultimo capitolo. Scene più dettagliate di così non me la sentivo di inserirle (in parte perché sono timida – all’incirca – e in parte perché non le amo troppo, a dirla tutta).
Che dire, un grazie di cuore a chi ha letto e commentato, nella speranza che questo fandom possa prosperare ;)

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