Sweet Sixteen

di Sam__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Posso accompagnarti a casa? ***
Capitolo 3: *** Ti devo un favore. ***
Capitolo 4: *** Devi solo accettare un compromesso: me. ***
Capitolo 5: *** Ti voglio come sua ombra. ***
Capitolo 6: *** Un giorno nella tua vita. ***
Capitolo 7: *** La falsa alba. ***
Capitolo 8: *** Una sorta di. ***
Capitolo 9: *** Non starmi così vicino. ***
Capitolo 10: *** Guerra del silenzio. ***
Capitolo 11: *** In un'altra vita. ***
Capitolo 12: *** Una stanza di distanza. ***
Capitolo 13: *** Chi vuoi baciare a mezzanotte? ***
Capitolo 14: *** Litigare è bello solo se sai fare pace. ***
Capitolo 15: *** La risata di qualcuno sulla propria bocca. ***
Capitolo 16: *** Come cane e gatto. ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 


Prologo.
 




La High School di Storybrooke era la migliore scuola superiore.
O almeno così si diceva, visto che era l’unica da quelle parti.
Come in tutte le scuole, non mancavano di certo i soliti gruppi etichettati: le cheerleader, i giocatori della squadra di football, i nerd, i bulli, gli sfigati, i cervelloni.
Ma c’era un gruppo che spiccava più di tutti, che faceva tremare chiunque si trovasse faccia a faccia con i suoi membri:
Le Bad Girls.
Malefica, definita il capo di questo quartetto.
Regina, la sua migliore amica.
Crudelia e Ursula, le loro tirapiedi.
Erano l’invidia e il terrore della scuola.
Alcuni avrebbero pagato con dell’oro pur di entrare a far parte delle Bad Girls, altri scappavano non appena li sentivano nominare, e solo alcuni le ritenevano la concretizzazione della gioventù bruciata, dolci sedicenni cresciute troppo in fretta.
Emma Swan era una delle poche persone che all’intero di quella scuola la pensava così.
Era una brava ragazza, Emma.
Chi non era troppo impegnato a stare dietro al famoso quartetto, aveva notato la sua bellezza completa di occhi verdi e capelli biondi.
Neal l’aveva notata, ed è per questo che era diventato il suo ragazzo.
I due, insieme al loro gruppo di amici, erano considerati gli sfigati della scuola.  O almeno questa era la fama che gli toccava dopo che le Bad Girls gliel’avevano affibbiata.
E sebbene alcuni se la prendevano per tale nome, Emma non ci faceva più caso.
Provava un senso di superiorità portando il fardello che quelle povere ragazze deviate dalla vita le avevano dato.
Poteva portare un singolo peso, poiché in fondo lei aveva tutto nella vita: due genitori fantastici, delle vere amiche su cui poter sempre contare, un ragazzo che la rispettava e l’amava, buoni voti che le assicuravano un futuro che quelle ragazze potevano soltanto sognare.
Gli insegnanti dicevano che non sarebbero mai sopravvissute.
E dai fatti, tutti potevano credere alle loro parole.
Ma quello che Emma non avrebbe mai creduto, è che avrebbe salvato la vita a una di quelle ragazze, e che quest’ultima avrebbe cambiato la sua.
 




NDA:
Difficile parlare di Emma e Regina senza il contesto favola.
Niente Vero Amore, niente magia, niente eroi, niente oscurità … è come parlare di loro solo a metà.
Ancor più difficile far avere loro sedici anni nel nostro mondo e cercare di mantenere le loro caratteristiche base che sono il motivo principale per il quale le amiamo.
Spero solo di esserci riuscita.
C’ho lavorato un anno.
L’idea è nata precisamente alla 4x14 di OUAT ma ho iniziato ad abbozzarla molto più tardi.
L’ho iniziata a scrivere in un periodo felice e l’ho continuata pure nei momenti peggiori capitolo dopo capitolo.
Per distarmi e non pensare, per aiutarmi a capire come volevo agire in una determinata situazione facendo agire prima loro, per buttare giù i miei sentimenti e riuscire a comprenderli meglio, per mandare via l’ansia nella notte prima degli esami…
E’ diventata più importante di quanto avessi mai potuto immaginare.
Ho iniziato con mettere me stessa in Regina, perché è il personaggio che mi ha sempre rispecchiato di più nella serie e che amo di più.
Ma poi c’erano cose che Regina doveva fare, che io non ho avuto il coraggio di fare. Così ho messo un po’ di me in ognuno dei personaggi presenti nella storia.
L’ho scritta ovunque: a scuola, in spiaggia, nella mia camera, a lavoro nei momenti di pausa.
Perché se l’ispirazione piombava dovevo prendere appunti (sparsi dappertutto tra l’altro, la fatica per metterli insieme che non vi dico…)
Le situazioni sono tutte ispirate a cose che ho vissuto in prima persona, che mi hanno raccontato o che ho semplicemente visto accadere.
E’ per questo che il prologo è così piccolo, mi andava di raccontarvi prima la storia di come questa fan fiction nasce, per farvi sapere quanto ne vado fiera di come è uscita e quanto spero che piacerà tanto e di più a voi leggerla di quanto è piaciuta a me scriverla.
La storia è completa e gli altri capitoli sono tutti 4.000+ parole!
Pubblicherò un capitolo a settimana eccetto il primo che arriverà tra un paio di giorni, dal momento che il prologo è talmente piccolo che non vale come un vero capitolo.
Solo alcuni punti che serve ricordare per tutta la fan fiction, così non mi serviranno le note dell’autore capitolo per capitolo (salvo casi eccezionali!):
  • Storybrooke sta nel Maine e ci sono tante città prima di arrivare a Boston ma è la prima città che mi è venuta in mente (tutta colpa di Rizzoli&Isles) quando scrivevo quindi si, qui Boston è la prima città che si incontra uscendo da Storybrooke.
  • Zelena è più grande di Regina ma qui è il contrario anche se, si sbagliano di massimo 10/11 mesi, nemmeno un anno preciso, hanno più o meno la stessa età. Malgrado Zelena può apparire molto più piccola per il comportamento da brava ragazza e Regina molto più grande per la testa pazza che è. Ovviamente non sono sorellastre ma sorelle (entrambe figlie di Cora e Henry). 
  • È possibile che riconoscerete frasi di serie tv, film e libri. Perché io sono questo, quindi non mi accorgo nemmeno di scriverle. So, nel caso le trovate, sappiate che non è plagio ma l’istinto inconscio del mio cervello. 
  • Il rating è giallo perché l'accenno a droghe leggere non mi sembrava da verde.
Se avete voglia di lasciare una recensione può farmi solo piacere.
Ci leggiamo(?) presto con il primo vero capitolo.
Sam.

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Capitolo 2
*** Posso accompagnarti a casa? ***


Capitolo 1.
Posso accompagnarti a casa?




Regina si era alzata presto per la scuola, quella mattina, anche se l’avrebbe saltata nuovamente.
L’importante era uscire il prima possibile da quella che avrebbe voluto chiamare casa, malgrado ci fosse rientrata appena due ore prima.
Con sua sorella, Zelena, attraversarono il corridoio pieno di urla dei suoi genitori. Regina non riusciva ancora a capire perché quei due non avessero già divorziato da tempo.
Salirono sulla sua Mercedes e Regina non allentò la pressione sull’acceleratore finché non fu abbastanza lontano da casa.
“Saltate la scuola anche oggi?” chiese Zelena.
Regina scrollò le spalle “decideremo sul momento.”
“Posso venire con voi?”
“Non ci provare!” le diede uno schiaffo sulla coscia.
Zelena sbuffò “sono tua sorella!”
“Proprio per questo è mio compito proteggerti e assicurarmi che tu non salti la scuola! Lo faccio per il tuo futuro.” Sorrise la mora.
“E che stai facendo per il tuo futuro?”
“Ti ho già detto mille volte che la mia vita non è affar tuo!” rispose aspra Regina, entrando nel parcheggio della scuola. Soffiò il posto a un maggiolino giallo che si stava per parcheggiare.
“E’una mia amica, Regina!” si lamentò sua sorella.
“Troverà un altro posto.”
La ragazza del maggiolino alzò gli occhi al cielo, per poi ricominciare a girare nel parcheggio.
 
“E’ impossibile anche solo pensare che una ragazza con quella macchina voglia entrare nel mio gruppo.” Affermò Regina, scendendo dalla Mercedes.
“A dire il vero lei è l’unica che non vi invidia e che non vorrebbe mai entrare nel vostro gruppo.” Ribatté Zelena.
“E’ impossibile.” Frugò nella borsa alla ricerca del pacchetto di Swisher Black Stones “fanculo!” imprecò non trovandolo.
“Devo trovare Mal, adesso!” affermò prendendo il cellulare “tu entra a scuola! Ci vediamo qui all’uscita.” Disse a sua sorella.
Zelena scosse il capo e poi si diresse verso la porta principale dell’istituto.
Un paio di squilli dopo, Malefica rispose “La mia ragazza preferita!”
“Ho finito le sigarette.” Rispose Regina.
“Buongiorno anche a te!” ribatté fintamente risentita l’altra “porta il culo nelle scalinate del campo.”
“Arrivo, strega!” attaccò, muovendosi in fretta per raggiungerla.
 
Non appena Zelena entrò a scuola, si precipitò in direzione dell’armadietto di Emma, trovando lì la ragazza in compagnia di tutto il resto del gruppo.
“Mi dispiace per prima.” Affermò appena arrivata, tralasciando i saluti.
“Per tua sorella?!” chiese Emma retoricamente, scrollò le spalle “non fa niente, so com’è fatta.”
“Che è successo?” chiese allarmato Neal.
“Mi stavo per parcheggiare e lei mi ha soffiato il posto.”
Ruby, Mulan e Aurora scossero la testa mentre Zelena abbassò lo sguardo mortificata.
“Non è colpa tua.” Le disse Emma, la rossa alzò lo sguardo incontrando un sorriso sincero che ricambiò.
“Facciamogliela pagare!” propose Neal.
“Ti prego, sappiamo tutti com’è fatta, non ne vale la pena.” Affermò Emma.
“Fargliela pagare a una delle ragazze più popolari delle scuola?! Ci ucciderebbero tutti non appena lo verrebbero a sapere.” Constatò Aurora.
“Non è detto! Ci sono moltissime persone qui, che vorrebbero fargliela pagare per tutto quello che lei e le sue amiche hanno fatto.” Ribatté Mulan.
“Scusate ragazzi!” richiamò la loro attenzione Ruby “stiamo parlando di come farla pagare alla sorella di una nostra amica, e lei è qui presente!”
Zelena abbozzò un sorriso imbarazzato.
“Ma poi non siete voi quelle che volete entrare a far parte del loro gruppo?” chiese Emma confusa “e tu non vuoi entrare nella squadra di football dove ci stanno i loro ragazzi?” si rivolse al suo ragazzo.
I quattro si ammutolirono davanti alla verità detta da Emma.
“Quindi non parliamone più ed entriamo in classe che rischiamo di arrivare in ritardo.”
 
“Ce l’hai fatta, sua maestà!” esclamò Malefica quando vide Regina andarle incontro.
Quest’ultima le prese la borsa e ci frugò dentro, prendendo il pacchetto di sigarette.
“Come siamo dipendenti.” Affermò Crudelia.
“Da che pulpito …” rispose Regina, lanciando un’occhiataccia all’amica che teneva tra le labbra una sigaretta.
“Si sta gelando.” Aggiunse Regina, accendendosi finalmente la sua amata sigaretta.
“Stupida Storybrooke!” strillò Ursula, strappando un sorriso alle altre.
“Perché non andiamo a prenderci un bel caffè caldo da Granny’s?” propose Malefica.
“Okay ma si usa la tua macchina.”  Rispose Regina.
“Perché non usiamo la tua?”
“Tua la proposta, tua la macchina. Per me possiamo stare qui al freddo per tutto il giorno.”
“Usiamo quella di Cru, allora.”
E quest’ultima le lanciò le chiavi dell’auto, che Malefica prese al volo. “Grazie, Killer.” Sorrise all’amica.
Si alzarono dopo poco, dirette alla macchina di Crudelia.
Il cellulare di Regina squillò:
1 sms:
08:30- Robin: Dove sei?
La mora alzò gli occhi al cielo. “Chi è?” chiese Malefica.
“Robin chiede dove sono…” buttò lì Regina, rimettendo il cellulare in borsa.
“Non rispondi?”
“Assolutamente no. Si sente come se fosse in diritto di sapere dove sono, con chi e cosa faccio solo perché mi scopa.”
“Magari voleva vederti.” Suppose Ursula.
“Ed io sono occupata al momento. Discussione chiusa.” Tagliò corto la mora.
Salirono in macchina, Malefica nel posto di guida con accanto Regina, Crudelia ed Ursula nei sedili posteriori.
Malgrado stessero usando la macchina di Crudelia, quest’ultima non poteva guidare quando era in loro compagnia poiché a detta di tutte “guidi come una pazza ubriaca.”
Quando posteggiarono davanti a Granny’s, Malefica sorrise a vedere chi c’era al suo interno.
“Scandalo.”
Le altre tre ragazze si girarono per vedere a cosa l’amica si riferisse.
“Come se tutti non sapessero che Ariel tradisce Eric con Killian. Eccetto Eric.” Affermò Regina.
“Andiamo a salutarli!” disse Malefica.
“Vi prego, non possiamo prendere solo il caffè?” tentò di dissuaderle Ursula, ovviamente senza alcun risultato.
Entrarono “ciao ragazzi!” esclamò Malefica con uno dei sorrisi più falsi che le sue amiche le avessero mai visto fare.
Killian alzò gli occhi al cielo, mentre Ariel sorrise imbarazzata.
“Come mai da queste parti?” continuò Malefica.
“Potrei farti la stessa domanda.” Rispose acidamente il ragazzo.
“Oh ma noi siamo sempre da queste parti, vero Granny?”
L’anziana signora dietro il bancone annuì.
“Allora…” prese parola Regina “dove hai lasciato il tuo principe azzurro?” ammiccò verso Ariel.
“Sembra che l’ingenua ragazzina preferisca i ragazzacci.” Sorrise Crudelia.
La ragazza restò in silenzio, imbarazzata dalle loro parole.
Killian grugnì “Granny le nostre cioccolate!”
L’anziana mise il coperchio a entrambi i bicchieri e poi li porse ai ragazzi che dopo averli presi, se ne andarono di corsa.
“Divertitevi!” gli urlò dietro Malefica, per poi scoppiare in una sonora risata seguita dalle sue amiche.
 
“Pensavo che stasera potremmo uscire.” Disse casualmente Neal, mentre accompagnava Emma al suo maggiolino, terminate le lezioni.
“E andare dove? Qui ci sono sempre i soliti posti…” scrollò le spalle la sua ragazza.
Neal ci pensò su.
Effettivamente la sua ragazza non aveva tutti i torti…
“Andiamo fuori città. Abbiamo la macchina, no?” sorrise, entusiasta di aver trovato la soluzione.
“Fuori dove, esattamente? La città più vicina è Boston e dista 3 ore di macchina…per cosa poi? Mangiare un boccone che non sia cucinato da Granny’s o bere qualcosa dentro un locale che non sia il Rabbit Hole?!”
Il ragazzo alzò le mani in segno di resa “come non detto!”
Emma sbuffò “mi dispiace…” si avvicinò al ragazzo “stasera da me, pizza e film?” gli soffiò sulle labbra.
“Non mancherò.” Sorrise il ragazzo.
Si scambiarono un casto bacio e poi vennero raggiunti da Zelena “scusate ragazzi!” esclamò col fiatone.
“Che succede? Perché te la sei fatta a corsa?” chiese Emma perplessa.
“Posso chiedervi un passaggio a casa? Dovevo tornare con mia sorella ma mi ha appena mandato un messaggio con scritto che non può venire a prendermi…”
Emma aggrottò le sopraciglia “ma la sua macchina non è laggiù?!”
“Si, è lei che non c’è. Ha saltato la scuola oggi…”
“Quando mai…” mormorò Neal.
Emma scosse il capo “Neal puoi darle un passaggio? Io vado dall’altro lato della città.”
“Ci penso io, tesoro.” La rassicurò il ragazzo “a più tardi.”
 
 
“Devo ancora andare a prendere la macchina.” Brontolò Regina, ancora a bordo della macchina di Crudelia da quella mattina.
Non avevano fatto altro che girare per Storybrooke tutto il giorno, alla ricerca di occasioni per creare scompiglio.
“Ti ci accompagno dopo.” Rispose Malefica, posteggiando davanti al Rabbit Hole dove avrebbero concluso la loro giornata nel classico modo.
Aperta la porta del locale, la musica assordante si fece subito sentire.
Entrarono, andandosi a sedere negli sgabelli di fronte al bancone degli alcolici.
“Quattro Pabst Blue Ribbon” Ordinò Malefica.
Il barman gliele consegnò subito e altrettanto velocemente due braccia muscolose che Regina conosceva fin troppo bene si avvolsero attorno a lei e una voce si fece sentire “mettile sul mio conto.”
Il barista annuì.
Regina era fin troppo stanca per opporsi a quella stretta sui suoi fianchi.
“Ragazze.” Salutò Robin ad alta voce per poi chinarsi sull’orecchio di Regina “dove sei stata.” Sussurrò con voce roca.
“Ero occupata.” Rispose aspra la ragazza.
“Così occupata da non poter rispondere a un messaggio?”
“Non ero a scuola, comunque.”
“A questo ci ero arrivato anch’io.” Rispose, baciandole il collo.
Regina si lasciò andare a quel contatto, cercando in esso un sapore di vita vera.
“Trovatevi una camera!” urlò Ursula.
“Vuoi ballare?” sussurrò il ragazzo a Regina.
Quest’ultima annuì, alzandosi dal suo sgabello per gettarsi in pista.
Presto la situazione sfuggì di mano a tutti.
Il quartetto a ballare sui tavoli del locale, dando spettacolo mentre i ragazzi e gli uomini stavano lì sotto di loro a fischiare e urlare per avere di più.
Regina scese dal tavolo solo per mettersi a cavalcioni sulle gambe di Robin, una sorta di striptease stava per iniziare, eccetto per il fatto che la ragazza fosse troppo ubriaca per pensare anche solo a dove mettere le mani.
Ma Robin era un tipo sveglio, sapeva anche fare tutto da sé.
Così cominciò col palparle il sedere, mentre avvicinava sempre di più il corpo della ragazza al proprio.
L’eccitazione cominciava a farsi sentire.
Regina si lasciava toccare e baciare.
Qualsiasi cosa stesse succedendo andava bene, se la faceva sentire in quel modo.
L’importante era arrivare a fine giornata senza poter fare il resoconto di come aveva sprecato un altro giorno della sua inutile vita. Il fondamentale era annebbiarsi la mente. E se poi arrivava il piacere sessuale non le dispiaceva affatto.
“Ehi amico, non vorrai scopartela qui!” urlò un tipo accanto a Robin.
Il ragazzo si fermò malgrado quanto fosse eccitato.
Prese Regina in braccio e passando davanti il barista, uscì dalla tasca posteriore alcune banconote e le lanciò verso il ragazzo per poi uscire dal locale.
Si riappropriò delle labbra di Regina mentre con fare nervoso si avvicinava alla sua macchina.
Non poteva più aspettare, non l’avrebbe nemmeno portata a casa.
Il parcheggio sarebbe andato bene.
E non che Regina fosse nelle condizioni per obiettare.
Perciò si fece scopare nel  lurido sedile posteriore di una macchina in un sudicio parcheggio di fronte a uno sporco locale, da un ragazzo che non aveva nessun rispetto per lei.
Ma a Regina non importava. Andava tutto bene.
Perché l’importante era sentire qualcosa. Anche se era la sensazione peggiore della sua vita, bastava sentirla per accertarsi che fosse davvero viva.
 
Aprì gli occhi e la prima cosa che vide fu il cielo blu.
Che cazzo…
Si alzò, mettendosi a sedere in quello che a quanto sembrava era il sedile posteriore della sua Mercedes.
Come era arrivata lì?
Stupida sbornia. Stupido mal di testa. Stupide amiche. Stupido Robin. Stupida vita.
Sarebbe potuta andare avanti all’infinito elencando tutte le cose stupide che si ritrovava nella vita, ma poi le venne in mente che esisteva una cosa contro tutti i mali del mondo.
Si guardò intorno alla ricerca della sua borsa che per fortuna trovò sotto il sedile .
Ci frugò dentro, trovando spiccioli sparsi, il telefono e ciò che stava cercando: sigarette e accendino.
Se ne accese velocemente una e al primo tiro inspirò profondamente, cercando di far ordine nei suoi pensieri, sforzandosi di ricordare come diavolo fosse arrivata lì visto che l’ultima cosa che ricordava era Robin sopra di lei nel sedile posteriore della sua macchina.
E, adesso che ci pensava meglio, c’era anche il ricordo offuscato del ragazzo che la riaccompagnava alla Mercedes, le quattro del mattino indicate nel display del telefono.
Solo in quel momento si rese conto che aveva passato tutta la notte fuori e che i suoi genitori avrebbero dato di matto.
Prese il cellulare dalla borsa: 14 chiamate perse – 7 sua madre – 4 suo padre – 3 sua sorella.
“Merda, merda!” esclamò, prendendo le chiavi dell’auto e catapultandosi sul sedile anteriore.
Prese il cellulare per riporlo in borsa ma involontariamente guardò il display.
1 sms:
05:37-Malefica: sis, che fine hai fatto?!
La sua migliore amica le aveva mandato un singolo messaggio, a cui non aveva nemmeno risposto.
Tipico.
Era proprio questo il bello di essere popolari: essere circondati da così tante persone che non si sarebbero nemmeno accorti della tua assenza.
Mise in moto e guidò come una furia per arrivare velocemente a casa.
Nemmeno il tempo di posteggiare nel vialetto del numero 108 di Mifflin Street che sua madre uscì di casa, in vestaglia, camminandole in contro a passo svelto.
Regina sospirò, l’aspettava una bella lavata di capo.
“Dove diavolo sei stata!” esclamò Cora, aprendo lo sportello della Mercedes e tirando fuori Regina per un braccio.
“Ti sembra orario per tornare a casa?! Sono 24 ore che sei fuori! Stavo per chiamare la polizia!” continuò, trascinandola con forza dentro casa.
All’ingresso, Henry e Zelena la guardavano sconvolti.
Ora che ci pensava, non si era nemmeno data una sistemata e il suo aspetto non doveva essere dei migliori.
“Guardati!” la spinse Cora davanti lo specchio “sei il disonore del nome Mills!”
Regina si guardò attentamente.
I capelli neri arruffati, il mascara colato, il rossetto finito fuori dal contorno delle labbra, le calze nere lacerate.
Almeno la maglietta e la minigonna erano salve, pensò Regina.
La verità era che si faceva pena da sola, vedendosi in quello stato.
Ma non l’avrebbe mai ammesso davanti a sua madre. Davanti a chiunque in generale.
“E allora?!” rispose Regina scrollando le spalle, con un sorrisetto furbo.
Di tutta risposta Cora le diede un sonoro schiaffo “va in camera tua, per l’amor del cielo! E non uscirne mai più!” urlò.
La ragazza scoppiò a ridere e si avviò verso le scale che portavano al piano di sopra.
“Regina, devo sequestrarti le chiavi dell’auto.” Affermò suo padre, e la ragazza gliele lanciò mentre proseguiva verso la sua stanza.
Almeno aveva ancora il telefono.
E le Swisher Black Stones.
 
Emma venne intrappolata da Killian tra il corpo di quest’ultimo e il suo maggiolino.
“Ciao tesoro.” Ammiccò il ragazzo.
“Levati di mezzo.” Affermò con tono piatto la ragazza.
“Non ti arrendi ancora al mio fascino?”
“Quale fascino?” inarcò un sopraciglio la bionda.
“Adoro come giochi!”
“Non sto giocando.”
“Sono venuto a cercarti per invitarti al mio party, stasera a casa mia. Alcool, musica, camere vuote…” le fece l’occhiolino.
“Non vengo nemmeno se mi paghi per venirci.”
“Sicura? Perché le tue amiche erano entusiaste all’idea di essere allo stesso party delle persone più popolari della scuola.” Scrollò le spalle lui.
“Io non sono obbligatoriamente dove sono loro.” Gli fece notare Emma.
“Questa volta mi sa di si, sei il loro biglietto d’entrata! Possono venire solo se vieni anche tu!” sorrise vincitore.
“Brutto figlio di…” si trattene dal finire la frase.
“Ci vediamo stasera allora!” le schioccò un bacio sulla guancia, contro la sua volontà “oh, puoi pure portare quel coso che chiami ragazzo…” disse infine, andando via sghignazzando per la sua stessa battuta.
Neal, arrivato in quel momento e notando Killian che si allontanava dalla sua ragazza, si precipitò da lei “piccola, tutto bene?” chiese allarmato.
“E’ venuto per invitarmi al suo stupido party.” Rispose la ragazza.
“A cui non andremo?!”
“Spero…”
Ma proprio in quel momento fecero la loro comparsa Ruby, Mulan, Aurora e Zelena.
“Notizia sensazionale!” urlò Ruby “siamo state invitate ad uno dei party più cool di sempre!”
“Ma ci serve assolutamente la tua presenza, Emma!” mise in chiaro Zelena.
“Scusa ma tu non hai tua sorella? Non può portarti lei?” chiese perplessa la bionda.
“Oh, non mi porta mai con sé, lo sai! E poi è in punizione, non credo verrà.” Scrollò le spalle la ragazza.
Emma sbuffò. “Vi accompagniamo e poi andiamo via.”
“Killian se ne accorgerebbe, lo sai.” Le fece notare Aurora.
“Che sarà mai un party?” supplicò Ruby.
“D’accordo. Per una volta si può anche fare.” Concesse Emma, guadagnandosi un urlo eccitato da parte delle sue amiche.
Ma quell’unica volta avrebbe cambiato la sua vita per sempre.
 
Regina ricevette una chiamata da Malefica, quella stessa mattina.
“Che fine hai fatto?” chiese Malefica non appena l’amica rispose.
“Potevo anche essere morta…”
“Già, potevi.”
Regina alzò gli occhi al cielo.
Che si aspettava dopo tutto? Davvero se la stava prendendo per una cosa del genere da parte loro?
“Non ricordo niente di ieri sera.” Cambiò discorso.
“Solito casino al Rabbit Hole. Robin mi ha detto che ti ha riaccompagnata…”
“Si, alla macchina…”
Malefica scoppiò a ridere “beh non dovevi recuperarla?”
“Alle fottutissime quattro del mattino?! Porca la misera, mi ha lasciato dentro una Mercedes, nel parcheggio della scuola alle quattro del mattino ubriaca e ridotta uno schifo!” si lamentò.
“E’ Robin.” Lo giustificò l’amica.
“Ma anche a livello umano!”
“Oh, poco dramma, avanti! Sei viva dopo tutto, non ti pare?”
Regina sospirò. “Bicchiere mezzo pieno.”
“Esatto! Killian ci ha invitato alla festa a casa sua, stasera!” esclamò, entusiasta alla prospettiva della serata.
“Mi hanno rinchiuso in camera, e sequestrato le chiavi della Mercedes.” Scrollò le spalle la mora.
Per fortuna, pensò.
Non le andava poi così tanto di stare con quelli che definiva suoi amici.
La notte prima era ancora troppo vivida, per farsela passare come niente fosse.
“Ti passo a prendere io, basta che ti cali dalla finestra.” Affermò Malefica.
“Non posso saltare per una sera?”
“Siamo le Bad Girls. Sai come funziona. Siamo tutte legate.”
Regina ruotò gli occhi a quella stupida affermazione.
“D’accordo.” Concesse infine.
“Ottimo, a stasera sua maestà.”
 
Malefica passò a prendere Regina.
Ed Emma si presentò alla festa in compagnia delle sue amiche.
Tutto da copione.
Un ‘unico pensiero univa Regina ed Emma quella sera: entrambe non volevano trovarsi lì.
Non appena Killian vide Emma entrare in casa, le andò incontro “tesoro ce l’hai fatta!”
La bionda fece una smorfia.
“Ed hai portato tutti.” Notò, dando uno sguardo veloce alle sue amiche e squadrando Neal, il quale fece un semplice cenno col capo.
“Prego, come se fosse a casa vostra.”  Si fece finalmente da parte, lasciandoli passare.
“Sono così eccitata! Questa è l’occasione che aspettavamo da una vita!” esultò Ruby, abbracciando Zelena.
“Noi andiamo a fare un giro!” disse Mulan, allontanandosi mano nella mano con Aurora.
“Pensi l’abbiano capito?” le sussurrò quest’ultima all’orecchio.
“Impossibile.” Rispose la mora, entrando in una camera vuota.
 
“My lady!” salutò Robin, avvinghiandosi subito a Regina.
Quest’ultima lo spinse piano “non ho voglia.” Tagliò corto.
“E se io ne avessi?” chiese lui, ritornandole vicino.
“Qui non conta quello che vuoi tu.”
“Dici?” sorrise Robin, spingendola verso il muro e fermandole le mani sopra la testa.
“Mi vuoi scopare qui davanti a tutti?” lo derise la mora.
“Anche se fosse?” domandò lui, baciandole il collo “io faccio quello che voglio.”
“A casa tua fai quello che vuoi, e specie se lo voglio anch’io.” Gli fece notare Regina.
Il ragazzo strinse maggiormente la presa sulle mani di Regina.
“Lasciala in pace!” strillò Malefica, tirandolo via dall’amica con l’aiuto di Ursula e Crudelia.
“Và a farti un giro!” abbaiò quest’ultima.
E Robin le diede ascolto, del resto c’era un motivo se tutti la chiamavano Killer.
“Grazie.” Affermò Regina in tono piatto.
Dopotutto erano sempre le sue uniche amiche.
“Andiamo in cantina! Ho sentito che ci sono quelli con l’erba.” Esultò Ursula.
E questo bastò a farsi seguire dal resto del gruppo.
Emma stava cercando di divertirsi, ballando con Neal, ma venne interrotta da un braccio che avvolse il suo punto vita da dietro “rieccoci tesoro.” Sussurrò Killian al suo orecchio, premendo il proprio corpo contro quello della ragazza.
“Lascia stare la mia ragazza!” disse prontamente Neal, mentre Emma strattonò la presa di Killian sui propri fianchi.
“Volevo solo avere l’onore di questo ballo.” Ridacchiò il ragazzo.
“Perché non vai a chiederlo ad Ariel, invece di importunare me? Sembra che a lei piaccia stare al tuo gioco.” Si dimenò Emma.
Killian lasciò la presa, colpito dalle parole della bionda “non devi dirlo a nessuno!” disse subito.
“Come se ci fosse qualcuno a non saperlo!” ribatté la ragazza.
“Eric non lo sa!”
“E cosa perderesti se lo verrebbe a sapere, Ariel? Da quando ti importa di qualcuno che non sia te stesso?”
“Magari ha paura di rimetterci la faccia.” Affermò Neal.
Sfortunatamente per Killian, c’era ancora qualcuno che non lo sapeva, che aveva sentito chiaramente Emma e che era andato a spifferare tutto a Eric.
Ecco spiegato perché dal discutere con Emma e Neal, si ritrovò poi in terra con la faccia piena di sangue.
Di fronte a lui un Eric con la mano insanguinata per avergli appena sferrato un pugno.
“Mi hanno appena detto che ti scopi la mia ragazza!” urlò.
“O magari è lei che scopa me.” Ridacchiò il ragazzo, cercando di rialzarsi.
“Non sei nella posizione di fare battute!” ribatté l’altro, tirandogli un calcio nella pancia stavolta.
Neal intervenne subito, ponendosi tra loro, allontanando Eric e dando a Killian la possibilità di rimettersi in piedi “il pugno lo meritava, sono d’accordo. Ma non spingiamoci oltre.”
“Io quello lo ammazzo!” sbraitò Eric.
“Fatti avanti.” Lo sfidò il padrone di casa.
“Killian, per favore!” disse Emma, ponendosi anche lei in mezzo “smettiamola prima di combinare più casino del dovuto!”
Ma la musica era troppo alta, e le persone troppe fatte e ubriache per dare ascolto ad Emma.
Così bastò una spinta dal tipo che non c’entrava un bel niente per scatenare una rissa.
Neal prese per mano Emma e si allontanò dalla folla, capendo che ormai non c’era più niente che potesse fare per farli calmare.
Iniziarono a cercare le loro amiche per andare via da quella casa.
Neal trovò Ruby a pomiciare sul divano con un certo Bill.
E Zelena a cercare di impressionare una certa Glinda.
Mentre Emma si incrociò in corridoio con Mulan e Aurora proprio quando queste stavano uscendo da una stanza tenendosi per mano.
Restarono tutte e tre a fissarsi con imbarazzo.
“Ne parleremo dopo.” Disse Emma “per ora pensiamo a uscire di qua.”
Si ritrovarono con Neal, Ruby e Zelena e corsero fuori da quella casa.
“Porto io Zelena e Aurora a casa.” Affermò Mulan.
“D’accordo, Ruby con noi.” Rispose Emma.
In lontananza si sentirono le sirene della polizia.
“Okay muoviamoci! Scrivete appena arrivate a casa!” disse Neal, per poi salire in macchina con Emma e Ruby e andare via solo quando si fosse accertato che Mulan avesse messo in moto la propria auto.
 
Non che le Bad Girls non avessero sentito il trambusto al piano superiore, ma diciamo che non gli importava più di tanto.
Sarà stato l’effetto dell’erba, o dell’alcool, o delle due cose insieme.
Saranno stati quei ragazzi carini che si stavano approfittando di loro, ma nessuna delle quattro si preoccupava di ciò che stava avvenendo al piano di sopra, nessuna di loro sentì il suono delle sirene in lontananza fino a quando qualcuno si affaccio dalla porta della cantina urlando “polizia!”
E scoppiò il panico anche lì.
Tutti si alzarono e cominciarono a correre per le scale verso il piano superiore.
Crudelia afferrò Ursula per mano, in modo da non perdersi.
Malefica era sicura di avere Regina accanto, ricordandosi di doverla portare a casa.
Ma in un attimo fu afferrata dal tipo con cui pomiciava fino a pochi minuti prima e fu guidata all’auto di quest’ultimo che scappò via senza nemmeno darle tempo di rendersi conto che Regina era rimasta indietro.
Crudelia e Ursula, avevano dato per scontato che le altre due fossero insieme quindi non si presero nemmeno la briga di accertarsene, andando via il più velocemente possibile.
Regina, presa dal panico di essere rimasta sola, non ritrovando nessuna delle sue amiche tra la folla, andò via a piedi, si tolse le scarpe col tacco e tenendole in mano cominciò a correre fino a quando i suoi polmoni non chiesero pietà.
Emma, che stava venendo riportata a casa da Neal dopo aver lasciato Ruby, notò una figura sul marciapiede con le scarpe in mano che ondeggiava nel vento.
E attribuì anche un viso a quella figura: Regina Mills.
“Ferma la macchina.” Affermò la bionda.
“Cosa?!” chiese perplesso il suo ragazzo.
“Devi fermare la macchina.” Fece un cenno verso il marciapiede.
Neal rallentò, aguzzando la vista “E’ Regina Mills.”
“Lo so.”
“Non mi fermo.” Premette l’acceleratore.
“Oh, Neal, andiamo!” sbuffò Emma.
“Ci ha sempre trattato di merda, perché dovremmo aiutarla?!” chiese retoricamente.
Ed Emma sapeva che il suo ragazzo aveva ragione, ma sapeva anche di avere una coscienza e che se sarebbe successo qualcosa a quella ragazza non se lo sarebbe mai perdonato.
“Perché noi siamo migliori di lei.” Rispose semplicemente.
“E dov’è finito il buon vecchio occhio per occhio?”
“Neal, ti prego. E’ la sorella di Zelena. E se le succedesse qualcosa? Non ti sentiresti in colpa per non averla aiutata?” fece i suoi occhioni da cucciolo che sapeva avrebbero funzionato.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo “d’accordo.”
Fece inversione a U e raggiunse Regina.
Quando fermò la macchina, Emma scese immediatamente, piazzandosi davanti la ragazza.
“Ciao” accennò un sorriso “dove stai andando?”
Regina guardò confusa quella ragazza “a casa.” Rispose.
“Peccato che casa tua sia dall’altro lato della città.”
Regina scoppiò a riderle in faccia.
Emma sorrise “perché hai le scarpe in mano?”
Regina si guardò le mani, scrollò le spalle “dovevo correre.”
“Dove sono le tue amiche?”
La mora si guardò intorno e poi scrollò nuovamente le spalle.
“Posso accompagnarti a casa?”
“No.”
“Perché?”
“Non posso andare a casa…” si avvicinò di più a Emma e all’orecchio le disse “sono uscita di nascosto.” Come se qualcuno oltre lei avesse potuto sentirla.
La bionda capì che quella ragazza non era nel pieno delle sue facoltà.
“Mi hai detto che stavi andando a casa.” Le fece notare.
“Ho mentito, pensavo volessi farmi del male.”
Emma restò perplessa da quell’affermazione “beh, posso aiutarti ad entrare dalla finestra?” propose.
“Non so, e se mia madre si sveglia? Non le piacerebbe sapere che sono uscita senza permesso.” Sghignazzò.
“O magari vederti in queste condizioni…” sussurrò.
“Cosa?”
“No, dicevo … a casa prima o poi dovrai tornarci.”
“Farò in modo che sia più poi che prima.”
 “D’accordo, allora c’è qualcuno da cui posso accompagnarti?”
“Puoi lasciarmi qui.”
“Non ti lascio qui! Hai ingerito solo tu sai cosa e davvero la prossima persona che passa non sarà altrettanto gentile.”
“Chi ha detto che tu sei gentile?”
“Ma davvero?! Sono Emma Swan! L’amica di tua sorella!”
Regina ci pensò su un attimo “mia sorella ha tante amiche.”
“E questo cosa vorrebbe dire?”
“Ehi, che tempo volete?” urlò Neal dalla macchina.
“Senti, vieni a casa mia d’accordo?! Inventeremo una scusa con tua madre e tutto il resto, solo: fatti aiutare.” La pregò Emma.
E Regina non seppe se per il suo stato mentale o per la premurosità di quella ragazza, ma la seguì all’interno della macchina.









Fatemi sapere cosa ne pensate!
Ogni lunedì ci sarà il nuovo capitolo.
Sam. 

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Capitolo 3
*** Ti devo un favore. ***


Capitolo 2.
Ti devo un favore.


 
 
“Lo so, mamma. Ma è solo per stanotte, davvero!” supplicò Emma.
Sua madre incrociò le braccia al petto, già abbastanza infuriata di vedere sua figlia rientrare a quell’ora in compagnia della figlia di Cora Mills! Con il cervello in palla per giunta!
“Non credo tu sappia, Emma! Perché mi stai chiedendo di tenere in casa la figlia della persona che più non sopporto al mondo!”
“E’ sua figlia, mamma, non Cora.” Le fece notare la ragazza.
“Non fare la furba con me! E’ stata cresciuta da lei, come può essere diversa?”
“Dai, mamma! Ha 16 anni, non c’è con la testa, sono le due del mattino che cosa vuoi fare? Mandarla dall’altra parte della città a piedi?” sbottò Emma.
“Non avresti dovuto portarla qui!”
“Era la cosa giusta da fare.” Si giustificò.
La donna restò colpita dalle parole usate dalla figlia, le aveva ovviamente prese da lei.
“Mary Margaret puoi venire qui?” la chiamò suo marito, rimasto più lontano dalle due donne.
Quando lo raggiunse, parlò a bassa voce “sono solo poche ore. Chiuderai gli occhi e quando li aprirai non ci sarà più.” Cercò di farla ragionare. Le indicò Regina, rimasta in piedi sul ciglio della porta, guardandosi intorno con aria confusa “guardala!...sai anche tu che Emma ha fatto la cosa giusta.”
La donna annuì ancora incerta anche se sapeva che David aveva ragione.
“D’accordo, può restare.” Disse, sorridendo a sua figlia.
“Grazie.” Rispose la ragazza.
Sua madre le andò vicino, le diede un bacio sulla fronte “sei troppo buona Emma, lo sai?! Sono tanto fiera di te!”
“Ho imparato dalla migliore.” Ammiccò sua figlia.
“Ah-ah! Non cercare di comprarmi!”
Emma l’abbracciò “buonanotte.”
“Buonanotte.”
Si avvicinò anche suo padre per ricevere il bacio della buonanotte “a domani tesoro.”
“Vi voglio bene, buonanotte!”
Li seguì con lo sguardo fino a quando non li vide sparire al piano superiore.
Si girò verso Regina “ci penso io a te!” le disse, facendole cenno di seguirla.
 
Dopo una doccia calda, il pigiama prestato da Emma e una camomilla, Regina si sdraiò sull’unico letto presente nella stanza di Emma.
“Devi farmi spazio.” Le disse quest’ultima avvicinandosi “abbiamo i letti precisi per quanti siamo.” Sorrise imbarazzata.
A Regina parve strano, dal momento che a casa sua c’erano ben due camere per gli ospiti, ma non disse nulla.
Si mise al limite del letto, ed Emma si coricò all’altro limite.
Il loro intento era di non sfiorarsi nemmeno, ma si ritrovarono con le braccia premute l’una contro l’altra dal momento che il letto di Emma era un semplice letto singolo per una sola persona.
“Ti facevo più loquace.” Affermò la bionda all’improvviso.
“Solo con le persone che conosco.” Si mise sulla difensiva l’altra.
“La sbronza e l’effetto dell’erba sono passati?”
“Non sono affari tuoi.” Rispose acida la mora.
“Deduco di si. Sei tornata stronza come prima.”
“Buonanotte…come hai detto di chiamarti?”
“Emma. Emma Swan.”
“Buonanotte Swan.”
“Ti preferivo quando eri fatta e sbronza.” Schernì.
Regina sospirò pesantemente. Odiava quella ragazza ancora di più adesso che l’aveva conosciuta.
Ma sapeva di doverle almeno un grazie, solo che ci avrebbe pensato il giorno dopo, perché se solo si fosse soffermata sui suoi pensieri sarebbe rabbrividita a rendersi conto che le uniche amiche che avesse mai avuto, l’avevano lasciata da sola, che sua madre l’avrebbe come minimo rinchiusa in casa a vita, e che se non fosse stato per quell’irritante ragazza, sarebbe finita davvero male.
Quindi, Regina sapeva di doverle un favore, forse la sua stessa vita, a dire il vero.
E Regina odiava dovere qualcosa a qualcuno.(*)
Il mattino seguente, quando aprì gli occhi, non si ricordava bene dove fosse … casa di Robin? Di Malefica? O …? Quello non era di certo il soffitto di casa sua, ma dovette ammettere a se stessa che non dormiva così bene da mesi.
E non era stato il suono della sveglia di sua sorella a svegliarla, o le urla di Cora, bensì … pancakes!
Quel buonissimo odore le ricordò improvvisamente che si trovava a casa di Emma Swan.
Si alzò di scatto, scendendo al pian terreno, da dove proveniva l’odore dei pancakes.
“Ehi, stavo per venire a svegliarti.” Affermò Emma, non appena la vide scendere le scale.
Regina si andò a sedere nel bancone che si trovava dietro la bionda.
Quest’ultima mise i pancakes in un piatto e li poggiò sul bancone “buongiorno, comunque” aggiunse, per poi porgere a Regina un altro piatto e delle posate.
Regina annuì distrattamente, mettendosi un pancake nel piatto e iniziando a mangiarlo.
“Ci vuole lo sciroppo d’acero!” la rimproverò scherzosamente Emma, porgendogli quest’ultimo.
“Sono buoni anche così.” Disse Regina, versando comunque un po’ di sciroppo sul suo pancake “tua madre non sarà contenta di svegliarsi e trovarmi qui.”
“Oh, non preoccuparti. Non si sveglierà prima delle dieci e sono ancora” diede un’occhiata all’orologio attaccato alla parete “le otto e venti.”
“Io non ho problemi a saltare la scuola, ma tu?”
“Entreremo a seconda ora.” Sorrise Emma addentando il pancake che aveva appena preso tra le mani.
“Piatto e posate sono un optional per te?” chiese infastidita la mora.
“Si e no. Sono a casa mia, posso mangiare con le mani.”
“Oh, ma per favore!” storse il naso l’altra.
Un suono di passi proveniente dalle scale annunciò l’arrivo di David in cucina.
“Buongiorno.” Disse a Regina.
“Salve.”
Si avvicinò a sua figlia, stampandole un bacio in testa “ciao tesoro.”
“Ciao papà.”
“Niente scuola oggi?”
“Entriamo a seconda, dopo la brutta serata ho pensato che un’ora in più di sonno ci avrebbe fatto bene.”
“Allora vi serve un passaggio?”
“Rischiamo di farti arrivare in ritardo, prenderemo il maggiolino, tranquillo.”
“D’accordo. Ci vediamo dopo, buona giornata!” esclamò, prendendo la giacca e uscendo di casa.
Regina restò meraviglia da quello scambio di battute. O forse dal semplice fatto che erano riusciti ad avere un dialogo civile, nessuna discussione, niente urla.
Emma aggrottò le sopracciglia alla sua espressione “tutto bene?”
Regina si riscosse dai suoi pensieri e annuì velocemente.
Finii di mangiare il suo pancake, e poi si fece coraggio: quello era il momento.
“Grazie.” Sussurrò.
La bionda sorrise “di niente.”
“No dico, per ieri notte … se non fosse stato per te non credo sarebbe finita bene.” Ammise.
Emma s’intenerì davanti a quell’aspetto tenero e imbarazzato di Regina. “Ero solo nel posto giusto al momento giusto.”
“Beh, comunque non mi piace essere in debito con le persone…” eccolo di nuovo lì, quell’atteggiamento freddo e distaccato “ti devo un favore, Swan.”
“Un favore da Regina Mills?! Da una delle Bad Girls?! Le mie amiche moriranno d’invidia a saperlo!” la prese in giro la ragazza.
La mora rispose con una smorfia.
“Beh credo che lo terrò da parte, ben conservato per quando si presenterà qualcosa di importante.”
Regina scrollò le spalle e poi salì al piano di sopra per prepararsi.
Il telefono le squillò proprio quando entrò nella camera.
Malefica
Diceva il display.
“Dimmi.” Rispose infastidita.
“Ma buongiorno anche a te, sua maestà!” enfatizzò l’altra.
“Sei seria?! Questa volta ci avrei rimesso davvero la vita se non fosse stato per-“ s’interruppe, pensando che non le sarebbe stato d’aiuto far sapere chi l’aveva soccorsa. Malefica e il resto del gruppo avrebbero dedotto solo un “adesso te la fai con gli sfigati?” quindi si, sarebbe stato meglio evitare “mi hai lasciato da sola quando dovevi riaccompagnarmi a casa! Cora mi ucciderà, questa volta! E la colpa è solo tua!”
“Okay okay calma.” Disse Malefica con estrema tranquillità “la colpa è solo tua, vorrai dire.”
“MIA?! Ma che cazzo stai dicendo?!”
“Dovevi starmi vicino, si può sapere dove sei finita?”
“Starai scherzando, cazzo! Ero fatta e ubriaca e presa dal panico, sono andata fino alla macchina perché mi sembrava ovvio quello fosse il punto di ritrovo!”
“Beh mi hanno accompagnato invece. Avresti fatto bene a rimanermi accanto.”
“Oh, vaffanculo Mal!”
“Si okay sei arrabbiata al momento, posso capirlo. Avevo chiamato solo per dirti che sono alla stazione di polizia per recuperare la macchina che mi hanno sequestrato ieri, e mi hanno fatto alcune domande sul tuo conto: dove e con chi fossi finita e roba simile … tua madre ha segnalato la tua scomparsa, in poche parole. Fatti sentire quando ti passa l’incazzatura o se hai bisogno.”
Regina restò immobile a sentire il suono della chiamata terminata, ripensando alle parole dell’amica.
Che gran casino.
Si sedette sul letto e solo in quel momento notò la presenza di Emma appoggiata allo stipite della porta.
“E’ maleducazione origliare.” La rimproverò.
Emma sorrise “tutto bene?”
“Devo andare alla stazione di polizia…”
“Perché?”
“Mia madre ha denunciato la mia scomparsa.”
“Oh.”
“Già.”
“Allora diamoci una mossa, dai. Ti accompagno.”
“Non c’è bisogno.” Si mise subito sulla difensiva la mora.
“Vuoi andare a piedi?” la sfidò la bionda.
“Sempre meglio di quel coso giallo che ti ostini a chiamare macchina.”
“Scusa tanto se il mio adorabile maggiolino non è alla tua portata!”
Regina restò a fissare un punto indefinito davanti a lei.
Emma le lanciò un cuscino “vestiti, mi farai fare ancora più tardi!”
Regina alzò gli occhi al cielo, rilanciò il cuscino cercando di colpirla “immatura.” E poi, prendendo i suoi vestiti, si diresse in bagno per cambiarsi.
Quando ne uscì, era il turno di Emma di parlare al telefono “okay papà, dammi cinque minuti, ci vediamo tra poco.”
“Devi raggiungere tuo padre?! Che peccato, dovrò andare a piedi …”
La bionda sorrise con furbizia “in realtà devo portarti da lui.”
Regina la guardò confusa.
“Non sai che è il capo della polizia?! Appena arrivato lo hanno avvertito della denuncia di tua madre, che lui ha chiamato dicendole che hai passato la notte in perfetta sicurezza a casa nostra.”
“E ti ha chiesto di portarmi lì.” dedusse la mora.
“Ovviamente. Devono archiviare il caso, con te e tua madre presenti.”
Regina roteò gli occhi “muoviamoci.”
 
Uscite di casa, Regina non aveva perso tempo ad accendersi una sigaretta.
Non aveva potuto fumare da quando aveva messo piede in quella casa.
E adesso finalmente si stava prendendo un attimo di relax da tutti i casini che erano successi in nemmeno 24 ore.
“Non ci sali in macchina con quella.” Una voce la disturbò dal suo momento di pace.
“E perché?”
“Perché la macchina è mia e decido io. Non voglio respirare fumo passivo.” Mise in chiaro Emma.
“Vorrà dire che andrò a piedi.” S’avviò la mora.
L’altra le si piazzò davanti. “Ho detto che ti accompagno, butta quella sigaretta.”
“Non ti azzardare a dirmi cosa devo fare.” Rispose intimidatoria.
Di tutta risposta Emma le prese la sigaretta dalle mani, la buttò a terra e ci mise un piede sopra.
Regina rimase shockata da quell’atteggiamento. Di norma la gente si limitava a correre via se lei usava quel tono, o a darle quello che voleva.
Questa ragazza la stava sfidando.  
Così prese nuovamente il pacchetto di sigarette, pronta per accenderne un’altra.
E la bionda prese il pacchetto, lo buttò a terra e ci saltò sopra fino a distruggerlo.
Regina ne aveva abbastanza. Diede uno schiaffo alla ragazza, seguito da una spinta “Fottiti.”
E poi prese a camminare quanto più velocemente i suoi tacchi le permettessero.
Emma salì nel maggiolino e la raggiunse, camminandole affianco “sali!” le urlò dal finestrino.
Regina non rispose.
“…okay, non avrei dovuto. Ma tu avresti potuto rispettare la mia decisione dal momento che ti stavo dando un passaggio.”
La mora non la degnava nemmeno di uno sguardo.
“Ti ricompro le sigarette, okay?” quello attirò la sua attenzione.
“Adesso sali in macchina, per favore.”
Regina entrò finalmente in macchina “Swisher Black Stones.” Si limitò a dire.
“Cosa?”
“E’ la marca delle mie sigarette.”
Emma scoppiò a ridere.
 
Le urla di Cora erano udibili dall’esterno del comando di polizia.
Regina sbuffò.
“Pronta?” chiese Emma.
La mora scrollò le spalle.
“Sembri tranquilla.”
“Sono tranquilla.”
“Non ti preoccupa nemmeno un po’ dover far i conti con il casino che hai combinato? Affrontare tua madre…”
La ragazza chiuse gli occhi e sospirò. “Mi dà solo fastidio e noia.” Perché niente era peggio di ciò che le era già successo.
 “Guai a te se ti azzardi anche solo ad accennare del mio soggiorno a casa tua. Sono in debito con te, ma non ci finirà in mezzo la mia reputazione.” Disse di colpo, con tono duro.
Emma la guardò stranita.
E quella cos’era?
Che cavolo di problema aveva quella ragazza?! “Sai poi che preziosa reputazione …” sussurrò.
“Prego?”
“Non ho parlato!” sorrise con sfida.
Regina assottigliò gli occhi a due fessure “io non ti ho mai rivolto la parola.” Mise in chiaro, per poi scendere dalla macchina.
Emma scrollò le spalle “sai quanto me ne importa.”
Onestamente  voleva  solo che quell’incubo finisse.
Era stata il più carina possibile con Regina, portandola a casa, prestandole qualsiasi cosa, facendola dormire nel suo letto, preparandole la colazione e perfino accompagnandola lì.
Ma quella ragazza era così superba e arrogante. Quando l’aveva ringraziata, per un attimo le era sembrato di vedere qualcosa di diverso, di buono in lei. Ma appunto, fu solo un attimo.
Emma ce l’aveva davvero messa tutta, e non si sarebbe mai pentita di ciò che aveva fatto per Regina.
Dentro di sé sentiva l’orgoglio che si prova a compiere una buona azione.
Così mise in moto e si diresse finalmente a scuola.
Regina, invece, venne –ovviamente- aggredita da Cora non appena mise piede dentro la centrale.
Si beccò uno schiaffo ancor prima di un rimprovero.
E lo sguardo più disgustato che aveva mai visto sul volto di sua madre.
“Che cosa devo fare con te?” chiese Cora “ti metto in punizione e scappi di casa per andarti ad imbucare ad una festa che è stata interrotta dalla polizia e non ti degni nemmeno di tornare a casa? O almeno fare una chiamata per segnalare che sei viva!”
A Regina non importava nulla. Non avrebbe chiesto scusa e non aveva neanche voglia di discutere.
Voleva solo essere lasciata in pace, e forse restando in silenzio quel desiderio sarebbe stato esaudito molto presto.
“Perché non tornavi a casa invece di andarti a rifugiare dai Nolan?” continuò sua madre.
“Parla, per la miseria!”
“Chi mi aveva portato alla festa, mi ha lasciato sola. Mentre tornavo a casa, Swan mi ha vista e mi ha aiutato.” Spiegò Regina con tono piatto.
Riflettendo solo adesso che il cognome di Emma, non era uguale a quello dei suoi genitori. Questo la incuriosì.
“E per colpa tua io adesso devo ringraziare questa famiglia, e tu lo sai quanto io odio dovere qualcosa a qualcuno!”
Certo che lo sapeva, era una cosa che lei stessa odiava.
Cora prese un profondo respiro, perché se davvero non si fosse calmata da lì a poco avrebbe rischiato di avere un esaurimento nervoso.
“Signor Nolan, siete invitati a cena a Villa Mills.”
“COSA?!” dissero all’unisono Regina e David.
“Cioè, voglio dire, non c’è n’è bisogno, davvero…” farfugliò l’uomo.
“Credo proprio ci sia! Che sindaco sarei se non fossi la prima a dare il buon esempio?”
“Mamma dì grazie a falla finita! Tu odi questa gente.”
“Tu stanne fuori, ragazzina!” la fulminò Cora con lo sguardo.
David deglutì “credo che Regina abbia ragione, visto i trascorsi…davvero Cora non c’è bisogno di una cena.”
“Visti i trascorsi sembra un’ottima occasione per riappacificarsi.”
“Sai che Mary Margaret non ne sarà molto contenta…non credo accetterà.”
“Beh, a quel punto la maleducata non sarò io! Vi sto invitando a cena per ringraziarvi e sdebitarmi.”
David sorrise imbarazzato “d’accordo, ci penseremo.”
“Ci vediamo stasera alle otto!”
“Cora, non abbiamo ancora accettato!”
“A stasera, caro.” Salutò Cora, afferrando Regina per un braccio e trascinandola con sé.
 
Nel mentre, a scuola, Emma raccontò l’assurda situazione in cui si era ritrovata alle sue amiche e al suo ragazzo.
“Io ti avevo detto di lasciarla lì.” osservò Neal.
“Neal, smettila. Ne abbiamo già parlato.”
“Zelena sa che era da te? Sarà stata molto preoccupata.” Osservò Ruby.
“Credo che Cora l’abbia avvertita.” Scrollò le spalle la bionda.
“E come mai non è a scuola?” chiese Mulan.
“Sarà rimasta a casa ad aspettare Regina.” Suppose Emma, ricordando subito dopo quello che aveva visto la sera prima “piuttosto! Voi due non avete qualcosa da dirmi?”
Aurora e Mulan si scambiarono uno sguardo impaurito.
“Cosa?” chiese la prima, facendo la finta tonta.
“Vi avevo detto che ne avremmo parlato.”
“Non ho davvero la più pallida idea a cosa tu ti stia riferendo.” Si difese Mulan.
“Ragazze! Siamo i vostri amici! Staremo sempre dalla vostra parte.” Offrì un sorriso Ruby.
“E comunque non ci sarebbe nulla di male.” Chiarì Neal.
“Che cosa sanno?” si sorprese Mulan.
“Quindi c’è qualcosa da sapere.” Sorrise la bionda.
“Non avresti dovuto consultare noi prima di spargere la voce?” chiese offesa Aurora.
“Non ho sparso la voce. Sono il mio ragazzo e la mia migliore amica, nonché vostri amici.”
“Avresti dovuto comunque consultarci.”
“L’avrei fatto se la cosa fosse state grave! Invece è solo una cosa bella!”
“Lo credi davvero?” chiese Aurora.
“Assolutamente!”
“D’accordo…” Mulan prese la mano della ragazza accanto a sé “io e Aurora stiamo insieme.”
“WAAAAH IO L’HO SEMPRE SAPUTO!” gioì Ruby, abbracciandole.
Emma sorrise, seguita subito da Neal che non perse tempo ad abbracciarla da dietro.
“Che cosa vuol dire che l’hai sempre saputo?” domandò Aurora quando sciolsero l’abbraccio.
“Era evidente! Tutti quegli sguardi e quei sorrisi nascosti. E tutte le volte che andavate via prima insieme o arrivavate in ritardo insieme…certe cose si capiscono.” Spiegò con ovvietà la rossa.
“Bene ragazze, congratulazioni! Avete tutto il nostro supporto.” Affermò Emma.
“E se qualcuno vi importuna, non esitate a chiamarmi!” disse orgoglioso il ragazzo.
Le ragazze lo fissarono per poi scoppiare a ridere.
“Che cosa vorresti fare, eh?!” lo spinse amorevolmente Emma.
“Non sottovalutatemi!”
“Oh, ma per favore!” lo prese in giro Ruby.
 
Ovviamente Mary Margaret aveva accettato quell’invito. O sarebbe meglio dire quella sfida.
Perché lei sapeva che per il cervello contorto di quella psicopatica, non andare alla sua cena sarebbe stato l’equivalente di perdere. E non l’avrebbe sopportato, per una volta, voleva vincere contro Cora.
L’unica davvero entusiasta di quella cena era Zelena, visto che era la prima volta che Emma andava a cena a casa sua…beh, in effetti era anche la prima volta che la ragazza metteva piede dentro casa.
Poiché ogni volta Cora non voleva affatto la presenza della bionda in casa, era già tanto se a sua figlia fosse permesso esserle amica fuori da casa sua.
E Mary Margaret si chiedeva cosa avesse fatto di male per andare a vivere di proposito dalla parte opposta della città, ma ritrovarsi la sua Emma amica con la figlia della persona a cui non voleva mai rivolgere nemmeno un pensiero.
La vita, l’universo, Dio o che dir si voglia, l’aveva fatto apposta.
La cena iniziò con l’imbarazzo e il silenzio più totale.
Oltre a Zelena che chiacchierava con Emma, anche se quest’ultima non era del tutto a suo agio a essere lì.
Il pensiero che invase la mente di tutti, è che in quel momento ci voleva da bere, per smorzare la tensione e rilassarsi.
“Gradite dell’ottimo vino, cari?” chiese allora Cora.
David e Mary Margaret accettarono volentieri, perché c’è n’era davvero bisogno.
E da lì a qualche altro bicchiere, cominciarono a darsi addosso.
“Tu! Mi hai reso la vita un inferno!” scattò Mary Margaret puntando il dito contro Cora.
“Io volevo solo aiutarti, stupida!” ribatté quest’ultima.
“Aiutarti per te significava mettermi in ridicolo davanti a tutta la scuola?”
“Ma che stai dicendo?! Guarda che bel principe che ti ho fatto trovare!” disse ammiccando verso David.
“Tu non hai fatto proprio niente!”
“COME?! NOLAN DIGLIELO!”
“Dirgli cosa?”
“Come ti ho detto di andare a conoscerla!”
“Mi avevi detto di conquistarla e poi mollarla.”
“CORAAAA! ERI LA MIA MIGLIORE AMICA!”
“E tu la mia! Ma non mi davi mai ascolto!”
“Sei tu che mi hai voltato le spalle!”
“Non è affatto vero!”
“Beh comunque David non ti ha mollato!” s’intromise Henry “tutto bene quel che finisce bene!”
“Questo qui ha ragione! Mi sono innamorato!”
“Vedi? Ti ho fatto un favore!” insistette Cora.
“Tu non hai fatto un bel niente!”
“Se non gli avessi detto di venire a conquistarti…”
“CI SAREMMO UGUALMENTE INNAMORATI! E’ QUESTO CHE FANNO LE ANIME GEMELLE!”
“CHE COSA STAI INSINUANDO?”
“Un bel niente! Io e David ci saremmo innamorati ugualmente, vero tesoro?!”
“Sono pienamente d’accordo!”
“Henry tu sta zitto!”
E da ubriachi arrabbiati, passarono ad essere super allegri.
“Tu sei ancora la mia migliore amica, e lo sarai per sempre!” disse Mary Margaret abbracciando Cora.
“E tu la mia, tesoro!”
“E saremo tutti amici per sempre!” affermò contento David, mettendo un braccio attorno alle spalle di Henry.
“Tu sei come un fratello per me!” esclamò Henry, cominciando a singhiozzare.
Regina ne aveva avuto abbastanza, ed uscì fuori per prendere una boccata d’aria.
Emma approfittò della situazione e dal fatto che Zelena fosse impegnata col telefono, per seguire Regina.
“Una gabbia di matti, eh?” disse, arrivando alle spalle della mora.
“Un’amichevole cena tra dei tizi che si odiano era alquanto anormale, dopo che si sono ubriacati hanno toccato il fondo.” Mormorò.
La bionda le andò vicino “sorpresa!” le porse un pacchetto di Swisher Black Stones.
Regina sorrise alla vista delle sue sigarette e prese il pacchetto tra le mani “ne desideravo una proprio in questo momento.” Cercò l’accendino che teneva sempre con sé nelle tasche dei jeans.
“Vuoi?” chiese la mora, accennando alla sigaretta.
“Oh no! Sono contro questa roba, ricordi?”
La mora scoppiò a ridere ed Emma la guardò stranita.
“Diciamo tutti così…’non fumerò mai, anzi non toccherò mai nemmeno una cicca’…e poi fai un tiro di sigaretta, un tiro di canna…il primo pacchetto, il primo giro di amici che ti passano roba…capita a tutti!”
“Beh, non a me!” disse orgogliosa Emma.
“Non ti è mai capitato niente di brutto, vero?”
Oh, Regina non aveva davvero idea di cosa fosse capitato ad Emma.
“Ho avuto la forza di rialzarmi senza l’aiuto di roba del genere.”
“Non siamo tutti forti come te, Swan! Alcuni hanno bisogno d’aiuto.”
“Tu lo sai che quella roba non ti aiuterà per nulla, ti ucciderà.”
La mora aspirò affondo dalla sigaretta.
E l’altra capì.
“A te non importa!” disse sorpresa “come non ti importa che quelli che definisci amici non si curino di te! Non te ne frega proprio nulla di farti aiutare.”
“Sono gli unici amici che io abbia mai avuto.” Scrollò le spalle Regina.
“Solo perché non pretendi di meglio!” le fece notare “quindi per questo scappi di casa, fumi, bevi, ti scopi Locksley … vuoi restare sul fondo.”
“Come sai di me e Robin?”
“Oh, ti prego! C’è qualcuno a scuola che non lo sappia? Sei una delle ragazze più popolari e lui è il Quarterback.”
Regina sorrise.
“Che cosa ne stai facendo della tua vita, esattamente? Stai aspettando che qualcosa ti uccida? Non vuoi rialzarti?”
“Sto bene dove sono.”
“Non è vero, e lo sai anche tu.”
“Tu non sai nulla di me, Swan. Non venire a farmi la morale e non comportarti da amica.”
“Che cosa ti è successo?”
Regina buttò ai suoi piedi la sigaretta ormai terminata, la pestò con forza “proprio un bel niente. Io sto bene.” Disse, rientrando in casa e dirigendosi di corsa nella sua stanza.
Si chiuse a chiave.
Aprì il cassetto del comodino, e dal fondo prese la foto stropicciata di un ragazzo.
La strinse forte al petto, ripetendosi come un mantra “io sto bene, io sto bene, io sto bene…”
Emma rimase sull’uscio della porta, fissando le scale dal quale Regina era scomparsa.
Spostò lo sguardo sulla sala da pranzo e accennò un sorriso a vedere i quattro adulti ballare come degli adolescenti, ridendo e divertendosi.
Se la nuova situazione delle due famiglie era quella, lei e Regina forse potevano essere amiche…
Scosse la testa a quel pensiero. Non sarebbe mai successo.
 
Il mattino seguente, Mary Margaret e David non ricordavano nemmeno come fossero arrivati a casa, i loro ricordi si limitavano a frammenti di immagini.
Sicuramente li aveva riportati Emma a casa e cos’era quel mal di testa tremendo?
La ragazza non era in casa, era andata sicuramente a scuola, trovarono un biglietto con su scritto “vi racconterò tutto appena torno.”
Cora ed Henry Mills si svegliarono nelle stesse condizioni, e nemmeno le loro due figlie erano in casa, con la differenza che non c’era nessun biglietto che diceva dove fossero o quando sarebbero tornate.
Cora sperò solo che fossero a scuola. Soprattutto Regina, ne aveva abbastanza di trovarla a combinare guai.
Ed infatti Regina aveva accompagnato sua sorella a scuola e poi si era diretta alle scalinate del campo da football, sicura di trovare le persone che cercava.
“Chi non muore si rivede.” Affermò Crudelia non appena la vide.
 “Per quale grande mistero sua maestà ci degna della sua presenza?” beffeggiò Malefica.
“Ti è passata l’incazzatura?” si limitò ad aggiungere Ursula.
“Ero sicura di trovarvi qui. Esattamente, se mia madre non fosse il sindaco, come fareste a non entrare a scuola tipo ogni giorno e passarla liscia?”
“Oh, tesoro. Noi sappiamo di avere bisogno di te, ma tu hai bisogno di noi?” chiese la bionda.
“Un altro minuto con persone che non fossero voi e sarei impazzita. Deduci tu.”
“Con chi sei stata?”
“I Nolan. Mia madre li ha invitati a cena.”
Le tre amiche la guardarono sconvolte “per quale motivo tua madre dovrebbe invitarli a cena?” chiese Malefica.
Regina tentennò “Sdebitarsi.”
“Per?”
“…Emma Swan mi ha ospitato la notte che mi avete lasciato per strada.” Disse tutto d’un fiato.
Del resto prima o poi sarebbe saltato fuori, quindi era decisamente meglio se fosse stata lei a dirglielo.
“Te la fai con gli sfigati adesso?”
“Che cliché di domanda. Devo davvero rispondervi?”
“Nessuno deve sapere di questa storia, hai avvertito la biondina?”
Regina si rincuorò, vedendo che le sue amiche volevano proteggere la sua reputazione invece di mandarla affondo. “Ovviamente. Non dirà una parola.”
“Ottimo. Se qualcuno lo venisse a sapere sarebbe un disastro.”
“Non lo saprà nessuno.”
“Me lo auguro per lei.”
“Quei noiosissimi Nolan…” borbottò Crudelia.
“Facciamogliela pagare!” sì illuminò Malefica all’idea brillante che aveva appena avuto.
“Per cosa?” chiese Regina.
“Averti…annoiato?! Meritano qualcosa, dai, li sopportiamo da sempre!”
“Okay, gli bruciamo casa?” scrollò le spalle Crudelia.
“Uoh! Calma, killer!” alzò le mani Ursula.
“Sarebbe troppo cattivo anche per noi, andiamo.” Disse Regina.
“Possiamo andarci vicine!” sorrise Malefica “stanotte rubiamo la macchina della polizia.”
“E come vorresti entrare alla centrale?” chiese Ursula.
Regina alzò la mano “Mia madre sarebbe il sindaco. Ha una copia delle chiavi.”
“Lo vedi? Siamo sulla stessa lunghezza d’onda!” l’abbracciò Malefica “chiameremo Locksley, e magari anche Jones.”
“Cosa ce ne facciamo di quei due cani rognosi?” chiese Crudelia.
“Pensavo che un aiuto potrebbe tornarci utile...sapete, nel caso qualcosa andasse storto e ci beccassero…”
“Quindi tu non credi che ce la faremo.” Dedusse con ovvietà Ursula. 
“Io credo che nel caso non dovessimo farcela, possiamo dire che i ragazzi ci hanno coinvolto.” Sorrise.
“Okay, mi piace, andata!”  Regina adorava quel brivido di paura ed eccitazione che le dava fare qualcosa che non avrebbe mai dovuto fare.
Per le altre due ragazze, l’aiuto di Locksley e Jones era superfluo e inutile ma sarebbe stato vano dirlo, non sarebbero mai state ascoltate.
 








NDA:
(*)
 
ಥ‿ಥ

Lasciate una recensione, se vi va.
Grazie a chi l'ha già fatto e a chi ha deciso di continuare a seguirmi!
Alla prossima.
Sam.

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Capitolo 4
*** Devi solo accettare un compromesso: me. ***


Scusate se ho saltato l'aggiornamento, la settimana del ferragosto è stata piena di casino a lavoro...
Spero il capitolo vi piaccia, lasciatemi una recensione e grazie a chi mi segue!
Sam.

NB: in questo capitolo è presente l'utilizzo di droghe leggere, se vi infastidisce l'argomento vi consiglio di non leggere!

 



Capitolo 3.
Devi solo accettare un compromesso: me.

 
 
 
Ovviamente Robin e Killian accettarono e quella notte accompagnarono le ragazze a fare l’ennesima delle bravate!
I due ragazzi si erano già occupati delle telecamere di sicurezza e adesso, davanti al cancello della centrale, mentre Regina provava ogni chiave dal mazzo di sua madre per trovare quella giusta, Ursula non era ancora convinta di quello che stavano per fare “è una pessima idea, ci prenderanno sicuro.”
Crudelia le mise un braccio intorno alle spalle “qualsiasi cosa accada, ci sarò io.”
Malefica alzò gli occhi al cielo “allora, la smettiamo di fare le lesbiche?!” poi si rivolse a Regina “e tu che tempo vuoi con quella chiave?”
“Tesoro, sei troppo tesa.” Le disse Killian “relax!”
“Non sono tesa! Vorrei solo non fare mattina!”
“Silenzio.” Intimò Regina “ce l’ho fatta.”
Si affrettarono ad entrare in quel cortile dirigendosi verso una volante della polizia.
“Fermi tutti!” si arrestò Robin dalla sua corsa “siamo sei e una macchina ha solo cinque posti!”
“Porca la miseria quanto sei idiota! Cammina!” gli ordinò Regina.
“Ragazzi dico davvero!”
“Pensi che non lo sapessimo già? Staremo in quattro nel sedile posteriore, genio!”
“Ma va contro la legge…”
“Stiamo rubando una macchina, cazzo! Vuoi davvero dirmi cosa va contro la legge?” sbottò Malefica.
“Okay rilassiamoci tutti!” disse Killian.
“Sai dire solo questo? Perché diamine non ti abbiamo lasciato a casa con Ariel…” rimpianse Crudelia.
“Possiamo andare a litigare fuori da qui?” domandò Ursula.
“Appunto! Smettetela tutti e muoviamoci!” intimò Regina.
Killian forzò la serratura della macchina con il suo coltellino svizzero, fece entrare le quattro ragazze dando loro il tempo di sistemarsi il più comodamente possibile dietro per poi mettersi al posto di guida, seguito da Robin in quello del passeggero.
“Andiamo!” esclamò il ragazzo, premendo a tavoletta l’acceleratore per allontanarsi il più velocemente possibile da lì.
Dopo pochi chilometri, Ursula chiese “okay adesso che si fa?”
Killian rallentò, fermandosi a lato della strada.
“Guardate che vi abbiamo portato!” fece un cenno verso il suo amico che dalle tasche dei jeans uscì una bustina di plastica trasparente piena di erba.
Le ragazze sorrisero a quella vista.
“Grandi!” esclamò Malefica.
“Ci voleva proprio qualcosa per farci calmare.” Constatò Regina.
Riuscirono a preparare sette canne, svuotando del tutto la bustina trasparente dal suo contenuto.
“Okay io direi una canna a testa, ultima facciamo a giro.” Propose Jones.
Tutti acconsentirono.
Dopo essersi passati l’ultima canna, gli effetti cominciarono a manifestarsi diversamente su ognuno di loro.
Killian diventò fin troppo euforico.
Robin farfugliava cose sul non essere più dentro il proprio corpo.
Ursula venne soprafatta dalla paura.
Crudelia rideva come una pazza.
Malefica cantava a squarciagola e infine, Regina si stava interrogando sul perché di troppe cose iniziando un monologo filosofico con se stessa.
“DOBBIAMO ANDARCENE DI QUA!” sbraitò Ursula in preda alla paura.
Killian non riusciva a stare fermo un attimo, saltellava sul suo posto, batteva le mani, dondolava avanti e indietro. Nonostante il freddo di Storybrooke, era tutto sudato.
Crudelia abbracciò la sua amica “rilassati, cara, ci stiamo divertendo!” scoppiò a ridere subito dopo.
Robin aveva gli occhi spalancati “ragazzi vi giuro che non sono più dentro il mio corpo! Sono un corpo astratto che vaga nello spazio adesso!”
“Fate silenzio! Sto cercando di capire perché una goccia d’acqua ha forma sferica!” sbottò Regina, mentre Malefica appoggiata alla sua spalla canticchiava parole incomprensibili.
“Io sto per morire.” Disse Jones, aprendo lo sportello e buttandosi sull’asfalto.
“Ehi amico torna qui! Non posso salvarti in queste condizioni!” affermò il suo amico.
“E’ così fresco qui.” Mugugnò di piacere il ragazzo.
“Jones sei impazzito? Porta il culo in macchina!” ordinò Ursula “ma non capisci che così ci arresteranno?”
“Ma perché non vi fate una bella risata?” chiese Crudelia trattenendosi a malapena dal ridere.
Can anybody find meeee somebody to loooove.
“Malefica, ti prego! Perché stai cantando? E Killian perché è fuori dalla macchina?” Regina era al quanto confusa da tutta quella situazione. Pensò che se qualcuno li avesse guardati dall’esterno avrebbe sicuramente pensato che erano pazzi. Non che dal suo punto di vista non sembrasse così.
“Perché non lo aiutate? Non vedete che è sdraiato sull’asfalto? Fuori c’è il gelo! E perché non chiudete quello sportello? Il gelo sta entrando in macchina!”
Che diavolo di problema avevano tutti? Okay si erano fatti qualche canna, ma lo avevano sempre fatto! Non si erano mai ridotti in quello stato! Stavolta c’era qualcosa di diverso. Forse non avrebbero dovuto fumare una canna a testa.
“Killian alzati, cazzo!” sbraitò Ursula “dobbiamo andarcene lo capisci?”
“Ma io sto bene dove sono.”
“SIAMO FOTTUTI!”
“Okay stiamo calmi!” s’intromise Regina “Locksley scendi da questa macchina e dammi una mano.”
“Tesoro sono paralizzato, te lo giuro.”
“E’ tutto nella tua testa! Riprenditi!” ordinò, mentre a fatica scendeva dalla macchina.
Dopo un po’, Robin respirò affondo e fece lo stesso.
Arrivarono a Killian camminando come zombie, tenendosi sempre nella macchina come supporto per non cadere a terra dal momento che non si sentivano più le gambe.
“Jones, alzati, per cortesia. Adesso!” gli disse Regina, calciando piano il braccio del ragazzo.
“Amico vieni qui, ti aiuto io.” Gli porse la mano Robin.
Killian afferrò quella mano debolmente, ma l’altro riuscì ugualmente a tirarlo su.
“Ottimo! Ora portalo nel sedile posteriore. Guido io.”
Robin annuì, concordando con se stesso che Regina fosse l’unica un po’ più lucida tra tutti loro.
Nessuno si accorse dell’accendino di Killian che dalle tasche del ragazzo finì sull’asfalto.
Dopo essersi sistemati, Regina accese il motore e sudò freddo.
Era molto pericoloso guidare sotto l’effetto di stupefacenti ma non potevano restare lì aspettando che passasse. Le cose si erano già messe abbastanza male.
Quindi si affidò al fatto che a quell’ora della notte per le strade di Storybrooke non ci sarebbe stato nessuno, e pregò la sua buona stella di avere i riflessi vigili e pronti.
Perciò, accelerò al massimo e si rimise sulla strada.
Aveva già deciso dove andare. Era perfetto!
Un posto lontano da tutto e tutti dove avrebbero potuto tranquillamente aspettare che l’effetto degli stupefacenti sparisse: il bosco.
Ed era a soli pochi metri da lì.
Regina complimentò se stessa mentalmente per la brillante idea che aveva avuto.
Lì nessuno li avrebbe mai trovati! … almeno per il momento.
Prese il sentiero che portava al bosco e quando fu certa di essersi abbastanza addentrata, fermò la macchina.
Si girò alla sua destra verso Robin. Il ragazzo si era addormentato, completamente appoggiato al finestrino, con tanto di bocca aperta e un rivolo di bava che gli colava da essa.
La ragazza storse il naso a quella visione.
Poi si voltò verso il sedile posteriore, ritrovandosi davanti una Crudelia dolcemente appoggiata alla spalla di Ursula che invece aveva gli occhi sgranati verso Regina “siamo al sicuro?”
“Si, puoi stare tranquilla.” La rassicurò.
Diede un’occhiata a Malefica e Killian.
Il ragazzo dormiva con un’espressione beata in volto, forse il sollievo per l’effetto dell’estasi che ormai gli era passato.
Malefica, invece, canticchiava sottovoce ad occhi chiusi una melodia che somigliava ad una ninna nanna.
“Che cosa ne faremo della macchina?” chiese Ursula, non ancora del tutto tranquilla.
“Ci inventeremo qualcosa, come sempre.” Sorrise Regina “non saremmo noi se non riusciremmo a cavarcela!”
 
 
Emma non si aspettava che qualcosa di così inaspettato potesse cambiare quella giornata che si era conclusa in modo perfetto.
Ma si sbagliava.
Sentì suo padre e sua madre discutere nel cuore della notte al pian terreno.
Così scese a vedere cosa fosse successo di così grave da creare tanto trambusto.
“Hanno bruciato la macchina della polizia.” Le spiegò David “rubata e poi bruciata.”
“Chi ha dato l’allarme?”
“Una signora che abita nei pressi del bosco ha segnalato la puzza di bruciato.”
“E adesso stai andando lì?”
Suo padre annuì “devo raggiungere Leroy.”
“Maledetti teppisti…” si lamentò Mary Margaret.
“Hai idea di chi potrebbe essere stato?” chiese Emma.
“Non ancora, ma lo scopriremo!” la rassicurò David “grazie al cielo Storybrooke è piccola.”
“Su, tesoro, torna a dormire.” affermò sua madre, “stai attento” si raccomandò a suo marito.
Lui sorrise e le diede un veloce bacio sulle labbra prima di andare.
Emma ritornò al piano superiore, seguita da Mary Margaret solo quando vide il pick-up di David allontanarsi da casa loro.
La ragazza si domandò chi mai avrebbe potuto fare una cosa del genere…Storybrooke era una città tranquilla, dopo tutto.
Per un millesimo di secondo le Bad Girls attraversarono la sua mente, ma subito scacciò via quel pensiero…era impossibile che delle ragazze bruciassero una macchina solo per divertimento.
E, anche se era stato poco il tempo passato con Regina, aveva intuito che non era una cattiva ragazza per quanto si sforzasse di far apparire il contrario.
Ma Emma sapeva che la compagnia della ragazza non era delle migliori, e non era sicura che non si sarebbe fatta trascinare.
Che Regina c’entrasse qualcosa o no, non erano affari suoi.
Quella ragazza era la figlia del sindaco, dopo tutto, ne sarebbe uscita anche stavolta se c’entrava qualcosa.
 
Quella mattina, Regina fu stranamente svegliata da sua sorella “alzati, dobbiamo andare a scuola” le disse togliendole le coperte di dosso.
La mora piagnucolò. Voleva le sue coperte indietro e almeno altre tre ore di sonno, dal momento che era tornata a casa da appena due.
“Non m’importa se non entri nuovamente, l’importante che ti alzi perché lo sai che mamma si arrabbia se ti trova a casa.”
Già, era vero.
E solo in quel momento Regina si accorse che c’era troppo silenzio in casa.
“Perché mamma non sta urlando?” chiese.
“E’ uscita per una chiamata urgente dalla polizia.” Rispose Zelena, uscendo dalla stanza.
Il sangue le si gelò nelle vene. Doveva immediatamente avvertire le sue amiche.
Prese il telefono al volo e chiamò Malefica.
“Cristo, Regina! Vorrei dormire.” Rispose la voce dell’amica dall’altro capo del telefono dopo molti squilli.
“Non puoi, alzati e vai a scuola. Avverti le altre.” Ordinò.
“Ma che ti prende?”
La mora si alzò, assicurandosi che sua sorella non fosse nei paraggi.
“Mia madre è stata convocata dalla polizia.” Disse a voce bassa.
“Merda.” Rispose Malefica.
“Esatto! Restando a casa desteremo solo più sospetti. Suppongo che le persone che hanno fatto quel casino stanotte, resterebbero a casa a riposare…ma noi no! Noi andremo a scuola. Dovessi finire un correttore per non far vedere le occhiaie!”
“D’accordo, hai ragione. Ci penso io ad avvertire le altre. A dopo.”
Chiusero la chiamata e Regina si precipitò a prepararsi malgrado tutto ciò che voleva in quel momento fosse del caffè.
Questa volta, sarebbe passata da Granny’s prima del solito e ne avrebbe ordinato uno da portare via.
 
Quando s’incontrarono davanti la scuola, la prima a parlare fu Ursula “io l’avevo detto che era una pessima idea.”
“E’ inutile pensarci adesso!” le rispose Regina “piuttosto entriamo e andiamo nei bagni, questo non è un buon posto per parlare.”
E così fecero.
Passando per il corridoio, tutti gli occhi erano puntati su di loro.
“E’un piacere rivedervi!” diceva qualcuno.
Alcuni mormoravano su quanto era invece spiacevole rivederle a scuola.
Ovviamente nessuno di questi veniva minimamente calcolato dalle Bad Girls, che con passo deciso si dirigevano verso la loro meta senza degnare nessuno di uno sguardo.
Anche Emma, Neal e il resto del gruppo –tra cui Zelena- interruppero la loro chiacchierata per fissare le ragazze.
“Strano vederle qui…” disse la bionda.
“Beh almeno una volta l’anno dovranno pur prendere una presenza.” Rispose Neal.
“Sono bellissime!” fu il commento di Ruby.
“Sono così curiosa di sapere cosa fanno, dove vanno…la loro vita deve essere eccitante!” affermò Aurora con tono sognante. Mulan le sorrise, stringendole la mano che teneva intrecciata alla sua.
Gesto che non passò inosservato.
“Non so cosa ci sia di eccitante nel mettersi sempre nei guai…” ribatté Emma.
“Il brivido dell’avventura!” motivò Aurora.
“Emma ha ragione.” s’intromise Neal “e il brivido dell’avventura non ti porterà proprio da nessuna parte nella vita.”
“Intanto hanno un posto a scuola.” Scrollò le spalle Mulan.
“Meglio avercelo nella vita che uscire di qua ed essere dei falliti.”
“Io vorrei tanto avere entrambe le cose: la fama, e un futuro!” disse Ruby “se avessi la fama non mi metterei nei guai, comunque, sarei sempre me stessa…ma con il potere!”
“E’ proprio il potere che ti dà alla testa, Rubs!” la rimproverò la sua migliore amica “essendo popolare e avendo tutto ciò che hai sempre voluto, ti stancherai e vorrei dell’altro e incomincerai a condurre una vita basata su qualsiasi cosa ti dia un po’ di sorpresa, sia essa una cosa buona o cattiva…”
“Okay d’accordo, e tu come fai a sapere tutte queste cose? Non sei mai stata popolare.” Le fece notare Aurora.
Emma soffermò il proprio sguardo sulla figura di Regina.
“Sono un’ottima osservatrice.”
 
Arrivate ai bagni, le Bad Girls chiusero a chiave la porta dietro di loro e si accertarono che non vi fosse nessuno all’interno dei W.C.
“Non dobbiamo fare mai più parola di quello che è successo, nemmeno tra noi.” Disse Malefica.
“E soprattutto, se dovessero prenderci, dobbiamo negare fino alla morte.” Aggiunse Regina.
Ursula, a braccia conserte, annuì semplicemente.
Crudelia si strinse nella sua pelliccia.
“Tutte d’accordo, allora.” Decretò la bionda.
“Abbiamo altra scelta?” chiese Crudelia, ricevendo un’occhiata fulminante da Malefica.
“No, non l’avete infatti.” Rispose acida quest’ultima.
“Beh che altra scelta vorreste?” chiese Regina “costituirvi, per caso?”
Le due scossero la testa.
“Niente domande stupide allora.”
“Concordiamo subito che se ci costringeranno a dare un nome, noi incolperemo Killian e Robin per tutto.” Aggiunse Malefica.
Ursula vacillò “non me la sento di incolpare loro…”
“Siamo colpevoli tanto quanto loro.” Osservò Regina “meglio non fare nomi. Il piano di negare va bene.”
“E tu da che parte stai?” l’attaccò Malefica “infondo è stato Locksley a dare fuoco alla macchina.”
“Lui l’ha proposto!” lo difese Regina “eravamo tutti d’accordo.”
“E’ anche vero che se non fossimo state sotto l’effetto della roba portata da quei due, forse le cose sarebbero andate diversamente.” Considerò Crudelia.
“Quindi concordi che la colpa principale è loro!” sorrise Malefica.
“Li abbiamo coinvolti noi in questa storia!” ribatté Ursula.
Le ragazze si scambiarono sguardi di sconforto, almeno su una cosa erano d’accordo: in quel modo non sarebbero andate da nessuna parte.
“Okay, d’accordo, faremo i loro nomi.” Si arrese Regina “solo se dovesse essere estremamente necessario.”
Maggioranza vinse, ed Ursula sospirò.
A volte si chiedeva se ne valeva davvero la pena di stare in quel gruppo. Ma di certo, non avrebbe mai lasciato sola Crudelia.
“Avete notato le amiche di Zelena?” chiese quest’ultima fingendo disinteresse.
Malefica e Regina aggrottarono le sopraciglia “chi?” “quando?” chiesero.
Mentre Ursula sorrise alla domanda di Crudelia, dal momento che anche lei aveva notato quel gesto.
“Si tenevano per mano.” Spiegò.
“Perché dovrebbe essere di nostro interesse?” chiese la bionda.
Crudelia scrollò le spalle “staranno insieme?”
“Quindi io non potrei fare questo…” diede una pacca nel sedere a Regina.
“Ahi!”
“…perché significa che staremmo insieme?”
“La gente potrebbe fraintendere.” Sostenne il suo punto di vista.
“Tu e Ursula state tutto il tempo appiccicate. Pensate che la gente fraintenda?”
“Non mi è mai fregato nulla della gente.”
“Pensa quanto frega a me! Pensa quanto mi possa fregare delle amiche sfigate di Zelena!”
Regina chinò il capo mentre scrutava Crudelia con curiosità “stai cercando di dirci qualcosa?”
“Magari stanno insieme.” Affermò.
“Penso solo che essendo le più popolari a scuola, forse dovremmo sapere cosa ci succede intorno.” Aggiunse immediatamente dopo.
“Cosa vuoi che me ne freghi di una coppia lesbo!” marcò l’ultima parola appositamente con disprezzo, Malefica.
Il suo tentativo di tastare il terreno era riuscito, e la reazione, purtroppo, era esattamente quella che si aspettava.
“Non so, vuoi che chieda a mia…” provò a dire Regina, ma venne interrotta da un forte bussare alla porta.
“Regina! Aprite, so che siete lì!” esclamò una voce che conoscevano.
“Locksley!” sussurrò Regina, sgranando gli occhi.
Malefica fece segno a tutte di stare zitte.
“Aprite! Tutta la scuola vi ha viste dirigervi qui!” continuò Robin “Killian è nei guai, per colpa vostra!”
Il silenzio continuò dall’altro lato della porta.
“Cazzo aprite! O giuro che mi metto in corridoio a urlare ciò che è successo ieri notte!”
Malefica aprì di scatto la porta “non è colpa nostra!” disse a denti stretti, afferrando Robin per un braccio e tirandolo dentro, richiudendosi la porta alle spalle.
“Che è successo a Killian?” chiese Regina.
“La polizia lo sta interrogando. Hanno trovato il suo accendino sulla strada nei pressi del bosco.”
“Merda, merda!” imprecò Ursula.
Regina cacciò le mani sui capelli e prese un respiro profondo “okay stiamo calmi.”
Tutti fecero silenzio, cercando di pensare il più velocemente possibile a cosa fare.
“Atteniamoci al piano.” Continuò Regina.
“Quale piano?” chiese il ragazzo.
“Non dobbiamo più parlare di ciò che è successo. Dimentichiamo tutto!”
“Volete lasciare Killian da solo?”
“Sarebbe rischioso presentarsi in centrale.”
“Siamo suoi amici!”
“Tu sei suo amico! Noi siamo persone che passano del tempo insieme, a volte.” S’intromise Malefica.
Robin scosse il capo, incredulo “non vi facevo stronze fino a questo punto.”
“Ci hai sottovalutate.”
“Io vado in centrale.” E così dicendo andò via.
 
Alcune ore dopo, Regina ricevette una chiamata da parte di Cora che le chiedeva di andare nella centrale di polizia e di portare con sé le sue amiche.
Regina imprecò. Sicuramente Killian e Robin avevano fatto i loro nomi.
Dopo aver concordato ancora una volta sul dire di non sapere assolutamente niente, si diressero alla centrale con la Mercedes di Regina.
“Per l’ennesima volta” sospirò quest’ultima “ricordate tutte il piano?”
“Non sono ancora sicura che sia la cosa giusta da fare.”  Rispose Ursula.
“Okay, cosa proponi?” le si rivolse Malefica con tono acido “qual è la tua brillante soluzione a tutto questo?”
“Mal, vacci piano!” l’ammonì Crudelia.
“No! Tu, vacci piano! Non osare rivolgerti a me in questo modo!”
“Okay credo siamo tutte molto sotto pressione!” intervenne Regina “non facciamo scenate proprio qui davanti con la situazione che c’è di mezzo!”
Le due si ammutolirono.
“Allora, Ursula, hai qualche idea?” continuò.
La ragazza scosse il capo “no, ma non credo che il piano sia una buona idea…avremmo dovuto pensarci meglio.”
“Beh, ora non c’è più tempo per pensare. Né per i rimpianti.” Scrollò le spalle l’altra.
“Giochiamola come abbiamo programmato, fino alla fine. Non c’è altro da fare.” Le regalò uno sguardo dolce Crudelia “come va è destino che deve andare.”
Ursula annuì.
Ma ancora non era convinta.
 
Non appena entrarono, Cora non diede a Regina nemmeno il tempo di avvicinarsi, subito le andò incontro “dimmi che tu non hai niente a che fare con tutto questo.” Disse a denti stretti.
“Non ho niente a che fare con tutto questo.” Le sorrise.
Cora scosse il capo, spingendola verso David che era appena uscito dalla stanza dove stava interrogando Robin.
“Oh, vi siete fatte avanti.” Le salutò Killian, da dietro le sbarre della cella in cui era stato momentaneamente confinato per evitare che scappasse.
“Ti hanno preso, Jones. Dovevi pensarci prima.” Gli disse Malefica.
“Che cazzo stai dicendo? E’ solo colpa vostra!”
“Silenzio! Entrambi!” gli intimò il signor Nolan “ora, una ad una, mi seguirete nella stanza dell’interrogatorio.”
Le quattro ragazze annuirono.
“Prima tu, Regina.”
La ragazza lo seguì senza proferir parola e si accomodò nell’unica sedia presente nella stanza.
David era in piedi di fronte a lei.
“Sai perché sei qui?” le chiese.
Regina incrociò le braccia “si.”
“Dov’eri ieri notte?”
“A casa.”
“Tua madre dice che non c’eri.”
“Sono rientrata tardi.”
“Che ora, precisamente?”
Regina ci pensò su. Doveva fare un conto veloce in modo che l’orario non corrispondesse a quando pensavano fosse avvenuto il furto o l’incendio.
“Le due.” Rispose con fermezza.
“Chi ti ha riaccompagnata?”
“Malefica.”
“Quindi lei può confermarlo?”
“Assolutamente.”
“Killian vi ha accusate di aver coinvolto lui e Robin nel furto dell’auto e nell’incendio. Idem Robin.”
“Io accuso loro di essere degli irresponsabili bugiardi.”
Da che pulpito …
“Quindi dici di non essere coinvolta in questa storia?”
“Esatto.”
“Se confessi, la pena sarà minore.”
“Non ho niente da confessare.”
“D’accordo, se questa è la tua risposta definitiva, per il momento abbiamo finito.”
Dopo Regina seguì Malefica, poi Crudelia e infine Ursula.
Erano sicure di avercela quasi fatta quando anche Ursula uscì dalla stanza.
Ma c’era qualcosa negli occhi della ragazza, nel modo in cui le fissava. Uno sguardo di paura misto a delle scuse.
“Ursula ha confessato. Siete tutti colpevoli di reato contro il patrimonio di un’attività istituzionale della comunità.”
“E’ la sua parola contro la nostra!” sbraitò Malefica.
“No, sono le vostre tre diverse versioni dei fatti con un’unica versione in comune di altre tre persone. Più una confessione.”
Regina si rivolse a Cora “mamma ti prego fa qualcosa!”
“Tutto quello che farò sarà mandarti in un istituto! Magari lì imparerai le buone maniere che non hai mai avuto voglia di seguire!”
Questa volta erano guai seri.
Non c’era nessuno da cui farsi aiutare, nessun posto dove scappare.
C’erano solo le conseguenze delle azioni che avevano fatto. C’era l’affrontare faccia a faccia le responsabilità.
E, per la seconda volta in vita sua, Regina ebbe una paura tale da farle tremare le gambe.
 
Quando David tornò a casa, quel pomeriggio, raccontò l’esito della vicenda alla sua famiglia.
“Cora ha deciso di mandare Regina in un istituto correzionale. Robin e Killian andranno in un riformatorio. Le altre tre ragazze resteranno qui, ma si trasferiranno in convento.”
Emma era dispiaciuta per Zelena, sarebbe stata distrutta a non avere più sua sorella accanto.
E pensava a come Regina fosse arrivata a tanto. Quella ragazza era intelligente, si capiva. E non era nemmeno così cattiva come voleva far credere. Erano più le persone che frequentava a farla sprofondare sempre più giù. Sembrava come se non avesse una testa o ragionasse in altro modo quando era con loro.
Le era bastato stare quel poco con lei e avere conferma di tutte le considerazioni di Zelena, su quanto sua sorella fosse diversa qualche anno prima e poi, in seguito a uno spiacevole evento, fosse cambiata tutto d’un tratto.
E questo la portava a combinare sempre guai, che adesso erano diventati dei veri e proprio reati.
Se solo ci fosse stato qualcosa da poter fare.
Emma sapeva che le cose possono cambiare, che le persone possono riscattarsi.
Ma sapeva anche che era giusto pagare ed essere puniti per un’azione sbagliata.
C’era questa sensazione dentro di lei al pensiero di Regina chiusa dentro un istituto. Avrebbe voluto fare qualcosa. . .
Forse!
“Posso essere la sua punizione!” dissi a voce alta, interrompendo il discorso dei suoi genitori.
“Cosa?” chiesero perplessi.
“Regina Mills. La costringerò a seguire le lezioni, a studiare, a garantirsi un futuro. Non mi sopporta e fare queste cose con me sarà una punizione sufficiente.” Spiegò speranzosa la ragazza.
Sorrisero a vedere quanto loro figlia stesse crescendo bene.
“E’ ammirevole da parte tua, tesoro” le disse Mary Margaret “ma credo che questa questione non ti riguardi.”
“Vorrei ugualmente poter aiutare.”
“Magari i Mills si offenderebbero se ti intrometti nei loro affari.”
“Beh, ma il loro affare è legato anche a papà e comunque oramai tutta Storybrooke né è a conoscenza.” Scrollò le spalle “non voglio intromettermi, voglio offrire il mio aiuto.”
Non vedeva dove fosse il problema.
“Sai, allora credo che dovresti dirlo a loro.” Le sorrise David.
Emma non perse tempo, afferrò la sua giacca rossa e le chiavi del maggiolino, carica di determinazione si dirigeva a casa Mills.
Voleva fare la differenza.
 
Cora avrebbe ucciso chiunque stesse suonando in modo assillante il campanello della sua villa.
“Che vuoi?” aprì la porta bruscamente, rimanendo sorpresa dalla presenza di quella ragazza.
“Ho una proposta alternativa al mandare Regina in un istituto.” Sorrise Emma.
La donna scoppiò a ridere “ma davvero?!”
Notò come il sorriso di quella ragazza non vacillò nemmeno per un momento. C’era fermezza nel suo sguardo.
Cora s’incuriosì “d’accordo, sentiamo.”
“Zelena soffrirà molto a non vedere sua sorella ed è una mia cara amica, e credo che a lei mancherebbe sua figlia. Credo anche che Regina sia abbastanza influenzabile. Voglio proporle di farla supervisionare da me. Mi assicurerò che segua le lezioni e che studi, e soprattutto, che non combini guai. Non mi sopporta nemmeno il che non sarà piacevole per lei. Se non dovesse funzionare, allora la manderà in un istituto.”
Cora assottigliò gli occhi. Pensando che la proposta di quella ragazza era al quanto allettante.
Ma prima ancora che potesse rispondere, Regina arrivò come una furia “come osi!” spinse Emma con forza.
“Nemmeno ci conosciamo e vieni a chiedere di aiutarmi? Chi sei, l’Eroina dei poveri?”
La bionda sorrise a Cora “come le dicevo, non mi sopporta.”
La donna rise “sicura che sarai capace tu di sopportare lei?”
“Mamma tu non darle corda!” sbraitò sua figlia “preferisco marcire in un istituto che stare con questa perdente ogni giorno!”
“No che non lo preferisci.” Rispose Emma con una calma che fece infuriare maggiormente Regina.
“Resterai a Storybrooke, a casa tua, con la tua famiglia, nella tua scuola. Devi solo accettare un compromesso: me.”
“Neanche per sogno!”
Cora rise ancor di più, era decisamente meglio approvare l’idea di quella ragazza e vedere sua figlia diventare matta che rinchiuderla in un istituto “per me va bene!”
La bionda sorrise a quell’affermazione.
“Mamma!!” piagnucolò Regina “sentiamo, perché mai dovresti farlo?” si rivolse ad Emma.
“Mi devi un favore, ricordi? Questo è il favore che ti chiedo: la possibilità di aiutarti.”
Regina si ammutolì a quelle parole.
Scosse il capo lentamente.
Poi annuì.
“Ti conviene accettare, cara.” Le suggerì sua madre “è la tua unica alternativa. A me no che tu non preferisca davvero un istituto.”
Quelle parole fecero rabbrividire Regina, ancora una volta.
Perfino Emma Swan era un’alternativa migliore.
“E tu ricorda, Emma.” Continuò Cora “hai solo una possibilità.”
Quello era tutto ciò che chiedeva.
Avrebbe fatto la differenza.
Regina guardò la ragazza di fronte a lei.
“Mi stai evitando l’istituto, Swan” constatò “sembra che io ti debba un altro favore.”
Si girò, tornando dentro casa “e levati quel sorriso dalla faccia.”
 

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Capitolo 5
*** Ti voglio come sua ombra. ***


Capitolo 4.
Ti voglio come sua ombra.
 
 
 
Regina aveva chiesto a Cora di fare qualcosa per i suoi amici. Se non proprio per tutti, almeno per le sue tre amiche.
Ma Cora le aveva detto che poco poteva con le decisioni degli altri genitori.
Si chiese se forse Emma l'avrebbe potuti aiutare come aveva aiutato lei ad evitarsi l'istituto.
Era la prima cosa che le avrebbe chiesto non appena l'avesse vista.
Ma l'idea di Emma non era stata poi così brillante. Regina se ne era accorta nel momento in cui aveva messo piede a scuola il giorno dopo.
La sua reputazione, l'essere una delle  Bad Girls, sembrava non contare più nulla.
Gli altri studenti la guardavano con disgusto o pena, nessuno abbassava il capo al suo passaggio, anzi sfidavano il suo sguardo nonostante le occhiatacce fulminanti che lei mandava.
Che cosa era successo?
 Si stava dirigendo alla sezione di armadietti dove si trovava quello di sua sorella, le avrebbe chiesto informazioni per trovare Emma nel caso non fosse già lì con lei, quando una ragazza le si piazzò davanti arrestandola dalla sua camminata, in compagnia di altre quattro ragazze.
 "Marian." Affermò acida Regina.
L’odiava più di quanto odiava la maggior parte della gente.
Quella ragazza era innamorata di Robin da sempre, e non che lei fosse gelosa del ragazzo o quant'altro, ma era dell'idea che quando qualcuno ti appartiene, gli altri farebbero bene a stargli alla larga, a prescindere da quali siano le tue reali intenzioni.
Ma quella ragazza non capiva mai sostenendo che Robin meritasse di più, qualcuno che lo amava e non lo sfruttava, e Regina con le sue amiche le avevano già dato qualche lezione al riguardo.
"Regina." Rispose la ragazza a tono "tutta sola."
"Oh, adesso fai la spaccona perché io sono in minoranza?" Sorrise "sleale, non trovi?"
"Non lo trovavi sleale quando con le tue amiche mi chiudevate dentro il cassonetto dietro lo scuola, o quando mi mettevate la testa dentro il water..."
Regina rise al ricordo. Le sue amiche le mancavano ancora di più adesso.
"Non riderei se fossi in te" la mise in guardia Marian "ti farò così male."
"Credi che io abbia paura di te?" Chiese alzando un sopracciglio.
"Dovresti."
Regina rise ancora.
"Hai mandato Robin in riformatorio" continuò la ragazza "e ti farò soffrire maggiormente per questo."
Sapeva che non stava scherzando, lo poteva vedere negli occhi di quella ragazza.
Se l’avesse potuta ferire con lo sguardo, Regina si sarebbe già fatta male.
Ma questo non la fece allarmare, sapeva che non avrebbe mai fatto nulla lì in corridoio, davanti a tutti.
E in effetti, non si sbagliava.
Marian la prese per il polso e Regina scrollò quella presa su di sé immediatamente.
Ma la ragazza non demorse, facendo uno sguardo alle sue amiche, la presero dalle braccia e la trascinarono di peso.
Regina cominciò a scalciare nel tentativo di liberarsi.
Urlava chiedendo aiuto a tutti quelli presenti nel corridoio, ma nessuno si degnava di correre in suo soccorso.
Tutti troppo occupati a ridere sotto i baffi o trarre un piacere di vendetta da quella visione.
Okay, d’accordo, non importava. Se la sarebbe cavata. Come sempre.
Se solo le sue amiche fossero state lì con lei…
Arrivarono ai bagni femminili e, dopo essersi chiuse dentro, lasciarono la loro presa su Regina.
Quest’ultima, seduta scompostamente a terra, sorrise e alzò le spalle “quindi?”
Perché le stava provocando adesso? Avrebbe dovuto imparare a chiudere la bocca…
Ma Regina non era abituata a chinare il capo e restare in silenzio. Non più almeno.
Quei tempi le sembravano così lontani. Aveva una reputazione, adesso.
Delle amiche popolari. Un “ragazzo” popolare.
Le cose erano diverse adesso. Aveva imparato a dire ciò che pensava, sempre. A non mostrarsi mai impaurita o impreparata.
E adesso, anche quando sapeva che era meglio chinare il capo e restare in silenzio come in questo momento, non riusciva più a farlo.
Meglio prendersi questa batosta che tornare la stupida ragazzina che dava ascolto a sua madre.
Sapeva dove quella strada l’aveva portata e non l’avrebbe mai più ripercorsa.
Non sarebbe mai tornata indietro, anche se andare avanti avrebbe riportato un paio di costole rotte.
“Non vedi l’ora che ti spacchi la faccia, eh?” le rispose Marian.
“Fatti avanti.” E in quel momento giurò a se stessa che ce l’avrebbe messa tutta per difendersi.
Marian le si avvicinò lentamente, per poi sferrarle un calcio mirato al viso ma Regina prontamente si portò le mani davanti al volto, evitando così di farsi colpire in faccia.
Il calcio ai dorsi delle mani aveva fatto ugualmente male.
Ma non era un grande problema, l’importante era non farsi sfigurare il viso.
L’altra ragazza lanciò uno sguardo alle sue amiche, e le ragazze non persero tempo a riprendere Regina di peso dalle braccia e a tirarla su. Tenendola ben ferma.
“Quanto sei scorr-“ non ebbe tempo di terminare la frase che un fortissimo calcio le arrivò alla pancia.
Cristo!
Aveva voglia di vomitare.
Cosa che non tardò a fare quando le fu tirato il secondo calcio.
Sputò il sangue che le si era agglomerato in bocca con l’intenzione di colpire Marian in faccia.
Quest’ultima era abbastanza lontana ma si accorse del fallito tentativo e per questo Regina si meritò un altro bel calcio.
“Lasciatela.” Disse Marian.
Le sue amiche ubbidirono e Regina cadde rovinosamente a terra, non riuscendo a reggersi sulle proprie gambe. Voleva solo stringere se stessa nel tentativo di calmare il dolore ma non l’avrebbe fatto davanti a loro.
“Io credo che ancora non ti siano bastate.” Osservò Marian “non ti stai ancora contorcendo nel dolore.”
Regina chiuse gli occhi e si parò il viso con le mani.
Sentiva martirizzata qualsiasi parte del corpo, e sentì anche un calcio riuscire a sfiorarle le labbra, fino a quando non sentì più niente.
Marian diede il comando di fermarsi solo quando si accorse che Regina aveva ormai perso i sensi.
E in silenzio scapparono via da quel bagno.
 
Fu Ruby a trovare Regina, 25 minuti più tardi, ancora svenuta.
La ragazza si allarmò e scappò in corridoio urlando in preda al panico.
Emma, Neal, Aurora, Mulan e Zelena che erano rimasti nei dintorni ad aspettarla, le corsero subito incontro.
“Che è successo?” chiese Mulan.
“Regina è nel bagno. Svenuta! Non so cosa fare.”
In un secondo Zelena corse verso i bagni femminili seguita a ruota da Emma che a sua volta venne seguita da tutti gli altri.
In un primo momento, a Zelena venne da piangere a vedere sua sorella in quello stato.
Sembrava così fragile distesa per terra priva di sensi, il viso sporco di sangue.
 Cercò di svegliarla, scuotendola più volte ma la ragazza non accennava a farlo.
Emma le prese il polso con la mano e cercò il battito cardiaco mentre tutti gli altri stavano in silenzio ad attendere un responso.
Furono secondi quelli che passarono, ma sembrarono ore.
“E’ solo svenuta.” Decretò Emma, grata di sentire quel battito contro il suo pollice.
“Dobbiamo portarla in infermeria.” Affermò Neal, prendendo subito in braccio Regina, sapendo di essere l’unico in grado di portare la ragazza.
Non volevano perdere ulteriore tempo chiamando qualcuno che portasse lì Regina per loro.
Arrivati in infermeria, vennero buttati fuori dalla stanza dove il Dottor Whale procedette alla cura delle ferite della nuova paziente.
Durante minuti che sembravano ore, Zelena si mangiava le unghie dall’ansia, pensando a  cosa avrebbe fatto se sua sorella avesse riportato lesioni gravi.
L’avrebbero portata in ospedale e poi avrebbe chiamato sua madre. O forse avrebbe dovuto fare le due cose nell’ordine inverso.
Voleva anche sapere chi diamine aveva fatto una cosa del genere. Ed aveva una gran voglia di fargli la stessa cosa.
Mentre Emma, più che pensare, pregava che sarebbe andata per il meglio nonostante tutto.
Si sentiva così in colpa.
Cora le aveva dato una sola opportunità e lei se l’era giocata al primo giorno.
Certo non poteva mai pensare che avrebbero aggredito Regina.
Regina Mills. Una delle ragazze più popolari e rispettate della scuola.
Non poteva sapere che senza le sue amiche le cose sarebbero andate diversamente.
Ma si sentiva ugualmente colpevole. Se fosse andata a prendere Regina quella mattina, tutto questo non sarebbe successo.
Si era appena resa conto che c’era un’altra cosa da fare oltre al supervisionarla: proteggerla.
E mentre giurava a se stessa che se tutto fosse andato bene l’avrebbe fatto, Whale uscì dalla stanza.
“Non c’è bisogno di ricorrere all’ospedale.” Portò buone notizie.
“La signorina mostra ematomi in tutto l’addome, ma andrà incontro a una risoluzione spontanea. Il sangue coagulato verrà riassorbito, anche se lentamente.”
Tutti furono sollevati al sentire quelle parole.
“E’ necessario massimo riposo e pochissimo sforzo. Non vogliamo che l’ematoma riporti un’emorragia interna, giusto?”
I ragazzi annuirono.
“Ho chiamato la signora Mills e sarà qui tra poco. Ma se volete potete vedere la paziente.” Continuò il  dottore “si è svegliata da poco quindi non assalitela di domande, e fate si che parli il meno possibile: i punti al labbro sono freschi.”
Zelena si precipitò dentro la stanza, seguita dai suoi amici.
Regina era fasciata dal seno in giù fin sopra l’inguine.
Un cerotto su tutto il perimetro del labbro superiore.
Nell’ampiezza di quella stanza bianca, non fu solo Regina a risaltare agli occhi.
La sua maglietta insanguinata, nella spalliera della sedia accanto al letto in cui si trovava, non era da meno.
Zelena si avvicinò cautamente al letto, malgrado Regina fosse sveglia e si fosse già accorta della sua presenza.
Era rimasta impassibile e in silenzio, e sua sorella sapeva che non era un buon segno quando Regina reagiva così alle cose…
Bisognava essere più cauti possibile.
Le toccò una mano con insicurezza, ma l’altra non rifiutò il contatto. Non si può nemmeno dire che lo accettò, ma quanto meno lo tollerava.
“Mamma sarà qui tra poco.” Le disse Zelena “la faremo pagare a chi ha fatto questo.”
Regina restò immobile e indifferente. Come se non avesse sentito quelle parole, come se non l’avessero neanche lontanamente sfiorata.
Sua sorella si schiarì la voce “hai visto chi è stato prima che svenissi?”
La risposta fu uguale a prima.
Diamine!
Non aveva davvero voglia di parlarne.
Non in quel momento, almeno.
L’avrebbe fatta pagare a quelle stronze a modo suo. Non voleva che sua madre, il preside o chiunque altro se ne occupasse.
Voleva le sue amiche indietro. E poi si sarebbe presa la vendetta che meritava.
In quel momento era solo arrabbiata con ogni fibra del suo essere e l’addome le faceva un male atroce.
Voleva urlare, sfogarsi. E sicuramente non voleva nessuno intorno.
Zelena non proferì più parola, bensì si arrese a quel silenzio, capendo che sua sorella non l’avrebbe degnata di una sola risposta.
“Okay vado a prendere qualcosa da bere…” ruppe il silenzio Neal.
Cinse  con un braccio la vita di Emma e le si avvicinò all’orecchio “porto tutte con me in modo che tu possa parlarle.” Sussurrò.
Emma sorrise, e si voltò stampandogli un bacio in guancia.
Gli era veramente grata per quello.
Neal non aveva preso molto bene la notizia che Regina avrebbe dovuto spendere del tempo con Emma. Nel mondo di Emma con le persone di Emma. Quindi anche lui.
Ma poi aveva cambiato idea, trovando il gesto della sua ragazza davvero altruista e maturo.
Sapeva che Emma si sentiva responsabile di quella situazione e che stava solo aspettando il momento giusto per chiedere scusa.
Quindi aveva deciso di crearglielo lui stesso.
“Chi viene con me?...dai, ci farà bene.”
Le ragazze si convinsero.
“Ti porto qualcosa?” chiese Zelena a sua sorella prima di uscire.
“Credo che dell’acqua andrà bene.” La rassicurò Neal.
Così uscirono lasciando Emma e Regina da sole.
La bionda si sentiva impacciata, e non sapeva come sentirsi a suo agio con quel sentimento dal momento che lo provava troppo raramente essendo più una tipa sfacciata.
Si avvicinò piano al letto di Regina “ehi.”
Ovviamente, la mora non rispose.
“Mi dispiace.”
“Ti dispiace?” quasi urlò Regina, cosa che fece spaventare Emma, impreparata ad una svolta del genere.
“Per cosa ti dispiace? Tu non c’eri! La colpa non è tua e non hai potuto fare ovviamente niente per aiutarmi! Quindi spiegami perché dovrebbe dispiacerti!” l’accusò, per poi portarsi una mano sopra il cerotto che si trovava sulle labbra.
Si era dimenticata della sua presenza fino a quando non le aveva fatto nuovamente male.
“Regina …”
“Forse, ti dovrebbe dispiacere perché non hai fatto un cazzo per le mie amiche!” parlò più lentamente ma mantenendo ugualmente un tono duro “hai tirato fuori dai guai solo me, procurandomene altri! Vuoi rimediare? Riportami le mie amiche.”
“Io non so se posso.” Chinò il capo Emma.
“Allora è inutile la tua presenza qui.” Decretò.
“Dovevo aiutarti e non c’ero, mi dispiace.” Si scusò ancora una volta.
E Regina vedeva quanto Emma fosse davvero dispiaciuta per non essere stata lì.
Ma il suo dispiacere era quello che poteva provare qualsiasi essere umano che avesse un po’ di sensibilità.
Non se ne faceva niente di un mi dispiace. Ed era certa che Emma lo fosse più  perché Cora l’avrebbe mandata al diavolo adesso.
Meglio così.
In istituto tutto questo non sarebbe successo.
“Dì un’altra volta che ti dispiace e ti faccio a pezzi, Swan.”
In quel momento, la porta della stanza si aprì annunciando l’ingresso di Cora Mills.
“Tesoro!” esclamò la donna, catapultandosi da Regina “stai bene? Come ti senti?”
Sua figlia scrollò le spalle.
Cora le sfiorò il cerotto sul viso.
“Chi erano? Eri da sola? Nessuno vi ha visto?”
“Mamma, ti prego.” Sbuffò la ragazza “me la cavo da sola, limitati a far uscire le ragazze dal convento” poi lanciò uno sguardo gelido ad Emma “o quanto meno metti anche me lì dentro a questo punto.”
Sua madre si rese conto solo in quel momento della presenza di Emma e si girò a guardarla “tu dovevi tenerla d’occhio, vero?”
“Io …” voleva dire che era avvenuto prima che la incontrasse, che non poteva farci niente, che non era colpa sua, l’ultima persona ad avere la colpa di tutto quel casino era lei, ma nonostante questo non riusciva a smettere di pensare a quanto si sentiva in colpa.
Cora aveva ragione: aveva detto che l’avrebbe supervisionata e non l’aveva fatto.
Non era stata presente.
 “…dovevo essere lì e non c’ero.” Concluse.
Cora scosse il capo “va via Emma.”
Quest’ultima non si aspettava quelle parole. E no, non voleva andare via.
Quindi restò dov’era senza parlare, dal momento che sembrava che ogni volta che apriva bocca le cose peggiorassero.
Zelena, Neal e le ragazze rientrarono nella stanza e salutarono Cora nel mentre Zelena si avvicinò a loro, porgendo la bottiglia d’acqua a Regina che l’afferrò bofonchiando un “grazie.”
“Vi ringrazio per essere stati qui” si rivolse Cora ai ragazzi “adesso potete andare.”
E se Ruby, Aurora, Mulan e Neal non se lo fecero ripetere due volte, Emma non si accinse a muoversi.
Il suo ragazzo la tirò per un braccio “andiamo” sibilò.
Ma lei voleva prima aver conferma che l’uscire da quella stanza non sarebbe stato l’equivalente di non poter più aiutare Regina. Voleva assicurarsi di poter rimediare.
“Piccola ti prego!” insisté Neal.
“Emma.” Tuonò la voce piatta di Cora “pensi davvero che il mio primo pensiero sia tu, in questo momento? Voglio restare da sola con le mie figlie e tu devi andartene. Non ti sto cacciando, è solo la realtà di come andranno le cose.” Continuò “sei l’ultimo dei miei problemi.”
E la bionda non replicò ma abbassò lo sguardo e seguì il suo gruppo fuori da quella stanza.
 
“Mettila così: ci hai provato.” scrollò le spalle Ruby, mentre stava seduta sull’erba quella stessa mattina.
Le lezioni erano state sospese visto l’accaduto e così il gruppo si era diretto al parco.
“Non ho nemmeno avuto il tempo per provarci.” Sbuffò Emma.
Ed era questa la cosa che la tormentava. Non aveva nemmeno avuto l’opportunità che Cora le aveva dato.
Qualcosa che non poteva prevenire gliel’aveva sottratta e non voleva finisse tutto così.
Non le andava di rinunciare.
Non voleva arrendersi.
Neal le regalò un sorriso confortante ”Cora non ti ha ancora detto nulla.”
“Ma Regina mi odiava e dopo questa mi odia ancora di più, e convincerà sua madre.”
“Emma, non puoi porre rimedio a qualcosa di cui non hai colpa.” Cercò di farle capire Mulan.
“Si che ho colpa! Dovevo essere lì.”
“Non potevi prevedere una cosa del genere.” Osservò Aurora.
Ed Emma lo sapeva, lo sapeva benissimo.
Ma non poteva nemmeno far finta di niente, come se non le importasse.
“Devo far tornare le sue amiche.” Decretò infine.
“Dopo che finalmente ce ne siamo liberati?” chiese il suo ragazzo.
“A me piacerebbe riaverle indietro. La tua amicizia con Regina potrebbe facilitarmi l’entrata nel gruppo.” Disse invece Ruby.
Emma rise: Regina non la voleva intorno, figurarsi da lì a diventare sua amica.
“Intanto fammi provare a tirarle fuori dal convento.” Poi si rivolse a Neal “lei ne ha bisogno. Non avere loro significherebbe stare sempre insieme a noi perché nessuno la terrebbe d’occhio. E noi non vogliamo che ricapiti ciò che è successo oggi o che stia sempre insieme a noi, giusto?”
Il ragazzo annuì, ancora poco convinto.
La bionda gli stampò un bacio sulle labbra.
“Okay è ora di andare a darmi da fare!”
 
Nel mentre, rimaste nell’infermeria della scuola, Cora metteva in chiaro alle sue figlie come sarebbero andate le cose da quel momento in poi ”questa scuola è un capitolo chiuso per te, Regina! E tu Zelena, farai meglio a star lontana da quella Emma.”
“Oh, andiamo, cosa c’entra Emma in tutto questo?”
“E dove dovrei andare a scuola, sentiamo…visto che la più vicina dista a tre kilometri da qui.”
“Quella ragazza doveva tenerla d’occhio…e guarda cosa è successo! …e tu puoi sempre andare in convento e raggiungere le tue amiche.”
“Mamma, non ne ha avuto nemmeno il tempo! Dovevamo ancora incontrarci!”
“Io non mi faccio rinchiudere in un convento, piuttosto fai uscire loro e tutto si sistemerà!”
“Okay adesso calma!” ordinò Cora “quella ragazza ha fatto si che venisse infangato il nome di mia figlia! Mia figlia! UNA Mills!”
“Certo, tutto torna sempre alla tua stupida dinastia…” scrollò le spalle Regina “non conta il fatto che io sia tua figlia, ma che abbia il tuo cognome come marchio.”
“Questo cognome appartiene alla famiglia di tuo padre da anni! Una famiglia che mi ha dato tutto quando non avevo niente!”
“Lo sappiamo! Ci hai riempito la testa per anni con questa storia! Ma questo cognome a me ha portato solo cose terribili, il tuo odio per la persona che amavo per esempio!” disse, quasi in lacrime per il nervosismo.
“Chi? Quel poveraccio fallito?” chiese sua madre con sdegno.
Regina non poteva crederci. Dopo tutto quello che era successo sua madre non aveva ancora cambiato la sua presuntuosa opinione.
Zelena intravide quel dolore che aveva già visto altre volte, tornare negli occhi di Regina. Quel dolore che infondo sapeva non era mai andato via davvero ma non voleva affatto farglielo ricordare.
“Adesso basta!” disse con un tono che non ammetteva repliche.
“Tu darai un’altra opportunità ad Emma, mamma, perché la colpa non è affatto sua! E Regina non è andata in convento dopo aver commesso un reato e ci va adesso che è la vittima? Non mi sembra coerente.” Concluse.
“Io non voglio Swan tra i piedi.”
“Beh che tu lo voglia o meno è la tua unica possibilità.”
“Io rivoglio le mie amiche. Non avevo nessun problema quando loro erano con me.”
“Nessun problema? Hai infranto la legge, per l’amor del cielo!” esclamò Cora “io non ti farò riavere delle persone che hanno questa pessima influenza nella tua vita. Piuttosto vai dentro con loro.”
Regina sbuffò “okay, d’accordo, vada per Swan.”
 
Emma non ebbe nemmeno il tempo di parlare con i genitori delle amiche di Regina, poiché un sms da parte di Zelena la fece arrestare dal suo piano “non sei fuori. Mia madre e mia sorella concordano che tu sia l’unica buona opzione. Ti voglio come sua ombra. Promettimelo.”
La ragazza non perse nemmeno un secondo a rispondere “promesso.”
 
Così, qualche giorno dopo, Emma e Neal passarono a prendere Regina e Zelena.
“Il fatto che debba sopportare te, non include il tuo ragazzo.” Disse la mora non appena salì in macchina.
“Buongiorno anche a te, Regina. Dopotutto non ti sta affatto male la cicatrice sul labbro.”
La mora alzò gli occhi al cielo.
“Buongiorno ragazzi!” rispose sua sorella per lei.
“E comunque non ho capito perché non potevamo venire a scuola con la mia Mercedes.” Continuò a lamentarsi.
“Perché non voglio più fare errori! Non era mia intenzione tenerti al guinzaglio ma a quanto pare…”
“A quanto pare cosa?! Io non starò tutto il tempo attaccata a te e ai tuoi amici!”
“Ma certo che no! Solo il tempo di stare a scuola.” Sorrise Emma.
“Non fare la simpaticona! E’ fuori discussione che io stia con voi otto ore al giorno.”
“E cosa vorresti fare?” s’intromise Zelena “non hai nessuno con cui stare e passare il tuo tempo. Sei sola. Certo a meno che tu non voglia farti riprendere a botte.”
Oh, che colpo basso.
Regina assottigliò gli occhi a due fessure per guardare sua sorella.
“Ribadisco che io ho accettato di passare il tempo con Swan, non di affibbiarmi tutti i suoi amici.”
“Io passo il mio tempo con loro, quindi sarà meglio che ti ci abitui! E comunque puoi chiamarmi Emma.”
Beh, avrebbe cercato di svignarsela in qualsiasi momento di distrazione.
E ci provò proprio a mensa, mentre tutti erano presi dalla conversazione e la sua sedia era un po’ più distante dal tavolo rispetto alle altre.
Si alzò con disinvoltura, cercando di non dare nell’occhio ma non appena si girò una voce la fece quasi imprecare “Regina, dove stai andando?”
Dannata Emma Swan.
“A fumare una sigaretta.”
La scusa …
“Ti accompagno.” Se c’è una cosa che Regina doveva già aver capito, era che Emma non era affatto stupida.
La mora non si arrestò dalla sua camminata finché non arrivò abbastanza lontano, malgrado l’essere già in cortile fosse una debita distanza, per lei non era ancora abbastanza.
Si fermò nell’unica panchina libera che trovò, dall’altra parte del cortile. Ed Emma si fermò proprio là vicino, allontanandosi un po’ non appena vide il pacchetto di sigarette che Regina uscì dalla borsa.
Quest’ultima si accorse di quella mossa “devo cominciare a fumare di più, sembra l’unica cosa che ti tiene lontana.”
“Come se non fumassi già tanto.”
Regina sorrise, mettendo la sigaretta in bocca e accendendola.
“So che la cosa ti irrita parecchio.” Affermò la bionda.
“Oh, ti prego, Swan! Questa sigaretta è la prima cosa buona in questa giornata e tu la stai rovinando.”
“Voglio solo dire che potresti almeno provare … sai anche tu che questa è la migliore chance che hai, quindi perché ti comporti così?”
“Perché non mi piace, d’accordo? Si, è la mia chance migliore ma è anche la mia unica chance! Questo non significa che debba piacermi.” Rispose aspramente.
Per la miseria, non voleva affatto spiegare a quella ragazza come si sentisse.
Non voleva nemmeno parlarle.
“Se tu provassi ad accettarla, a cercare di vederla da un’altra prospettiva, forse scopriresti che ti potrebbe anche piacere!”
“Impossibile.”
“Come fai a saperlo se non lo provi?”
Regina aspirò a lungo dalla sigaretta. Doveva stare calma. Voleva stare calma. Una crisi di nervi era l’ultima cosa che ci voleva in quel momento.
“Non mi trovo con voi, è inutile per me provarci. Siete troppo diversi, troppo strani e noiosi.”
“Ma se nemmeno ci conosci.” Osservò Emma “e poi tua sorella è nostra amica ma non mi sembra che tu pensi questo di lei.”
“Lo penso. Ma lei è mia sorella. E questo significa che non necessariamente mi deve piacere, è ugualmente parte della mia vita.”
La bionda non replicò. Il ragionamento di Regina non faceva una piega.
“D’accordo, ho una proposta.”
Regina alzò gli occhi al cielo “tu e le tue proposte …”
“Passa un intero giorno nel mio mondo, senza urtarti o pianificare di scappare.”
“E?”
“Questo. Dovrai solo essere onesta alla fine e dirmi se è davvero così terribile.” Sorrise.
“Ci sto. A patto che tu passerai un giorno nel mio mondo.”
Emma s’illuminò a quella proposta. Era sempre stata curiosa di scoprire cosa ci fosse di tanto eccitante da invidiare in quel mondo. Ed ora avrebbe avuto l’occasione di scoprirlo.
“Andata!”
“Ma prima devi aiutarmi a far uscire i miei amici dal convento, sennò il gioco non è equo.”
Quanto poteva sentirsi furba Regina in quel momento! Un vero genio.
“E’ per questo che hai accettato.” Constatò la bionda.
“Beh che importa, avrai quello che vorrai no? E poi se io passo un intero giorno insieme a te e i tuoi amici, è giusto che tu lo passi con me e i miei amici. Non trovi?”
Emma sperò di non pentirsi per aver accettato quella proposta.
 
Regina non perse tempo, organizzò tutto.
Avvisò i genitori dei suoi amici, Cora e perfino i genitori di Emma per una riunione a casa Mills.
Il pomeriggio del giorno dopo, tutti si trovavano in salotto quando Regina ed Emma esposero l’idea che era venuta loro.
O sarebbe meglio dire, l’idea che era venuta in mente a Regina e che Emma pensò fosse ottima.
“Tutti siamo al corrente dei fatti avvenuti pochi giorni fa.” Cominciò Regina “e sappiamo tutti che una soluzione è già stata più o meno trovata. Ma, la proposta che vi faremo oggi sarà migliore.”
“Regina è dell’idea che non è giusto che i suoi amici paghino una punizione maggiore e lei una minore.” Intervenne Emma “e sono d’accordo con lei, ma non posso prendere supervisione di sei ragazzi. Quindi siamo arrivate a una soluzione diversa.”
“Lavori socialmente utili.” Annunciò Regina sorridendo.
I loro spettatori le guardarono interessati.
Quell’idea non era davvero niente male.
“Usciranno solo a patto di frequentare il dato lavoro nell’esatto giorno e nell’esatta ora, in caso contrario torneranno dentro.” Spiegò Emma.
“Ci siamo già informate per cosa dovrebbero fare: il museo di Storybrooke cerca custodi, in comune c’è bisogno di riordinare gli archivi d’amministrazione e al parco e per le strade i rifiuti da eliminare.”
Ci fu un attimo di silenzio.
“Okay, d’accordo.” Parlò David “ma tutto dipende da cosa dirà il giudice di questa proposta.”
“Se per lui andrà bene, per noi va bene.” Disse il padre di Killian.
“Vorrei tanto riavere la mia bambina a casa.” Fu il turno della madre di Malefica.
Tutti annuirono e concordarono su quella questione.
Erano a un solo passo dalla riuscita dell’obiettivo.
 
Cora si occupò di far presente quella richiesta al giudice, ma lasciò a Regina il piacere di dare la notizia ai suoi amici. E così concordarono gli altri genitori. Niente era meglio della notizia data da una loro amica.
Sarebbe prima andata al convento a prendere le sue amiche e poi in riformatorio per Robin e Killian.
Ovviamente non ebbe scelta sul portare o meno Emma con lei, la ragazza sarebbe andata ugualmente. Ma del resto, lo ammetteva, era anche merito suo.
Così giunsero al convento di Storybrooke, la Madre Superiora non le lasciò passare fino a quando Regina non le fece vedere il foglio con l’ordinanza del giudice.
A quel punto una suora le accompagnò fino alla stanza in cui si stava tenendo una lezione, bussò per poi aprire la porta ”Malefica, Ursula e Crudelia…uscite un attimo.”
Le ragazze uscirono dall’aula ritrovandosi davanti l’ultima persona al mondo che aspettavano di vedersi lì, nonché la prima che avrebbe dovuto esserci.
“Felici di vedermi?” chiese Regina sorridendo.
“Chissivede.” Affermò Crudelia.
“Non ci hai per caso lasciato qui a marcire?” fu seguita da Ursula.
Malefica non parlò affatto, troppo ferita dal fatto che Regina si fosse presentata solo allora.
“Sono qui per tirarvi fuori, semmai.”
I visi delle tre ragazze s’illuminarono per un secondo, per poi tornare seri “non prenderci per il culo!” sputò Malefica.
“Linguaggio!” le riprese la suora che le aveva fatte uscire dalla classe “è tutto vero. Quindi andate a prendere le vostre cose.”
Le ragazze andarono ad abbracciare Regina, accorgendosi solo in quel momento della ragazza dietro di lei “che ci fa lei qui?” chiese Crudelia.
Emma mise su il suo sorriso migliore.
“E’ una lunga storia … muovetevi! Ci sono ancora Killian e Robin da prendere.”
Le sue amiche non se lo fecero ripetere due volte ma Malefica si trattene un secondo di più “grazie.”
 
Mentre con la Mercedes si dirigevano al riformatorio, Regina raccontò la storia alle sue amiche.
Emma venne ringraziata dalle tre ragazze, malgrado non gli andasse molto a genio che Regina fosse costretta a passare il suo tempo con lei.
Ma quello era il suo lavoro forzato. Nonostante dovessero accollarsela anche loro.
Andava bene tutto, fin tanto che erano fuori di lì.
Quando arrivarono al riformatorio, le cose erano un po' diverse dal convento.
Per cominciare, il casino fatto dalla presenza dei ragazzi si sentiva fin dentro la macchina posteggiata lì fuori. E c'erano solo guardie: alti, muscolosi e minacciosi uomini.
 Anche a loro fu presentata l'ordinanza del giudice ma non fecero passare le ragazze.
 Furono loro a portare fuori i ragazzi. "Che cazzo ci fate qui?" Chiese Killian.
"Non ci credo!" Si stupì Robin.
"Indovinate chi è venuto a liberarvi." Rispose Regina ammiccando.
"Quindi è grazie a voi che possiamo uscire?" domandò Robin.
"No, perché siete bravi ragazzi." Disse Malefica con sarcasmo.
Killian diede una gomitata al suo amico "forse dovremmo ringraziare."
Così Robin prese in braccio Regina e poi giro su se stesso ridendo forte, facendo inevitabilmente ridere anche la ragazza.
Emma guardava quella scena da dietro le altre ragazze, e pensò che forse non erano vere le voci che giravano su quei due, forse c'era di più. Killian si accorse della sua presenza e la raggiunse:"tesoro, sei venuta a prendermi?" Chiese emozionato.
 "No, sono qui solo per Regina." Rispose di getto, scocciata.
La ragazza in questione si allontanò da Robin e si avvicinò a loro "è anche merito suo se ho potuto farvi uscire."
"Perché stai con lei adesso?" chise Robin.
"È una lunga storia. Ma vi spiegherò tutto. Intanto andiamocene da qui."
 




Quanto ho potuto soffrire a dover scrivere di Marian che fa del male a Regina ... mi sono praticamente odiata da sola!
Regina va protetta ad ogni costo da tutto e tutti! çwç
Comunque spero vi sia piaciuto!
Grazie a chi segue e a chi lascia una recensione.
Fatemi sempre sapere che ne pensante :)
Sam.

 

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Capitolo 6
*** Un giorno nella tua vita. ***


Capitolo 5.
Un giorno nella tua vita.
 
 
 "Come sarebbe a dire che non posso stare con loro?" Si lamentò Regina.
"Puoi stare con loro. Quando sei con me." Chiarì Emma.
"Assolutamente no! Voglio stare da sola con loro, come sempre. Con te non sarebbe la stessa cosa, solo imbarazzo tutto il tempo."
"Mi dispiace Regina ma queste sono le condizioni."
 "Quando le avremmo stabilite? E quindi tu puoi stare sola con i tuoi amici ed io no con i miei?"
"Sei tu la persona da tenere sotto controllo. Non il contrario." Rispose mantenendo sempre un tono calmo. "Non andrò ad ammazzarmi se mi lasci con loro una sera!"
"Non mi sembra così visto gli ultimi eventi."
"Adesso sapremo darci una regolata. Non siamo stupidi."
"Non mi fido ugualmente."
 "Se nemmeno li conosci!" Sbottò Regina "passa un giorno con loro e poi potremo riparlarne!"
"Okay! Il nostro accordo, ricordi? Passo un giorno nella tua vita se passi un giorno nella mia."
"Ricordo perfettamente. Iniziamo quando vuoi."
 
Prima fu il turno di Regina di passare un intero giorno nella vita di Emma.
Cominciarono la mattina, con l'andare a scuola.
Regina incrociò le sue amiche mentre camminava al fianco di Emma e del suo gruppo.
 Voleva sotterrarsi.
 Le sue amiche sapevano dell’accordo tra lei ed Emma ma questo sembrava non rendere le cose più facili per Regina.
Era così strano trovarsi dall'altra parte. Il suo posto era con loro e non poteva starci, anzi agognava poter farlo pur non potendo.
Emma la trascinò per un braccio "giorno nella mia vita, ricordi?"
Regina sorrise tristemente alle sue amiche "si" rispose, seguendo Emma.
La mattinata proseguì tranquilla, andarono a tutte le lezioni di quel giorno e Regina ebbe l'istinto suicida tutto il tempo.
Per la pausa pranzo si diressero alla mensa ma Regina non era molto entusiasta della scelta "non possiamo uscire da questo posto almeno per pranzo?"
"Perderemo la pausa il tempo di andare e tornare." Spiegò Neal ottenendo uno sbuffo da parte della ragazza.
 "D'accordo voi iniziate, io esco per una sigaretta."
Ma qualcuno le afferrò il polso, fermandola dalla sua iniziativa.
"Un giorno nella mia vita." Le fece un sorrisetto Emma.
"Quindi non posso fumare? Non era nei patti!"
"Siamo tutti contro il fumo, quindi non puoi fumare."
Regina stava per replicare quando decise di stare zitta.
Si sarebbe vendicata quando Emma avrebbe passato un giorno nella sua di vita.
Oh, se si sarebbe vendicata!
Così si sedette a mangiare -o sarebbe meglio dire spostare il cibo dal piatto- senza riuscire a smettere di pensare a cosa avrebbe dato anche solo per un tiro di sigaretta.
 "Allora Regina, ti sta piacendo questa giornata?" Chiese Ruby.
La ragazza interrogata si limitò a sorridere, non volendo davvero trovare una risposta che racchiudeva ciò che provava senza offendere Emma, risposta che forse nemmeno esisteva.
"Siamo molto lontani dal tuo mondo?" Fece eco Aurora.
"Molto lontani."
"Adori stare qui, ammettilo." La prese in giro sua sorella.
Regina le rivolse un sorriso palesemente finto.
"Posso fare una domanda io? ...voi cosa fate?" Tutti la guardarono perplessi.
"Per divertirvi, dico. Cioè state solo a scuola tutto il tempo? Non vi annoiate?"
 "Oh, Regina, cosa credi? Anche noi usciamo da qui prima o poi. Abbiamo una vita." Rispose Emma.
"E cosa fate?"
"Lo scoprirai più tardi."
 
Dopo un pomeriggio sui libri, Regina voleva tornare a casa invece di passare altro tempo con quella gente. Non facevano per lei.
Ed era sicura che nemmeno il loro tipo di divertimento lo era.
Non si poté comunque ribellare alla proposta di andare alle giostre per poi spostarsi a mangiare qualcosa. "Ci sei mai stata?" Chiese Emma mentre varcavano l'ingresso del lunapark. 
"No...noi tendiamo a fare...altro."
 "Del tipo?"
"Ci divertiamo con altro tipo di cose." Scrollò le spalle.
"Tipo rubare macchine per poi bruciarle?" S'intromise Neal, che teneva per mano la sua ragazza.
Ricevette una gomitata da quest'ultima.
Regina non rispose, aumentando il passo raggiungendo sua sorella e le altre tre ragazze.
Era tutto il giorno che vedeva Aurora e Mulan in stretto contatto, così finalmente si decise "state insieme?" Chiese schietta.
Le due ragazze si guardarono per poi sorridersi "si" risposero all'unisono.
"Perché?" Chiese Zelena.
"Ursula e Crudelia avevano mezzo dubbio. Hanno fatto domande strane al riguardo a me e Malefica."
"Uuh che bello!" Esclamò Ruby.
Regina la guardò confusa.
"Beh si magari hanno chiesto perché volevano consigli." Scrollò le spalle Zelena.
"Ah! Oh! Intendete che stiano insieme?"
"Perché no?"
"Beh non sono i tipi...cioè ne avrebbero parlato."
 "Ci sono persone che non sono perfettamente a loro agio come noi." Disse Mulan.
"Magari hanno chiesto per sapere cosa ne pensavate prima di parlarvene." Intervenne Aurora.
"Magari era una semplice curiosità!" Sbottò Regina.
"Perché ti scaldi tanto? È un problema?" Ribatté sua sorella.
"Ehi che succede?" Chiese Emma che si era avvicinata notando che si erano fermate a parlare.
"Sembra che Regina abbia problemi con gli omosessuali." Rispose Mulan.
"Non ho detto questo!"
"Sembra proprio che lo volessi intendere!"
"Okay calma! Cos'è successo esattamente?"
"Forse Crudelia e Ursula stanno insieme." Spiegò Ruby.
"Era solo una domanda!"
"Beh nel caso dove sta il problema?" Chiese Emma.
"Da nessuna parte! Sono loro che continuano ad insinuare che ce ne sia uno!” era davvero esasperata di quelle insinuazioni.
“Allora basta, muoviamoci dai!” li spronò Emma.
Mentre li seguì, Regina pensò che non appena tornata a casa avrebbe discusso di quel dubbio che le si era creato con Malefica.
 
Con sua grande sorpresa, si era davvero divertita.
E mentre Emma e Neal l’accompagnavano a casa insieme a sua sorella, non facevano altro che cercare di farglielo ammettere.
Ma poi vennero interrotti da una canzone alla radio.
“Oh mio dio!” esclamò Emma.
Neal alzò il volume.
Looking from the window above it’s like a story of love…can you heaaaar me?” cominciarono a cantare all’unisono.
“E’ la loro canzone.” Sussurrò Zelena all’orecchio di Regina.
Quest’ultima restò perplessa davanti a quella reazione così stupida ma naturale per una semplice canzone.
Come ben sapeva, il valore di una cosa sta nelle emozioni che ti suscita.
E a guardare quei ragazzi, doveva averne parecchio di valore.
Quando Neal si fermò davanti il 108 di Mifflin Street, Emma scese insieme alle ragazze.
Arrivate davanti la porta di casa, Zelena diede un bacio nella guancia ad Emma “buonanotte, a domani!” per poi entrare in casa.
“Buonanotte, Swan.” Ma Regina fu fermata dalla presa di Emma.
“Mi trattieni sempre.”
“Sei tu che vai troppo di fretta.” Si giustificò la bionda. “Sii onesta: com’è stata questa giornata?”
La ragazza scrollò le spalle “strana, diversa.”
“Piaciuta?”
“Alcune cose si, altre no.”
Emma annuì, per poi sorridere “hai adorato il lunapark.”
Regina non poté fare a meno di ricambiare il sorriso “è vero.”
“Sono contenta che sia andata bene. Buonanotte allora.”
“Domani è il mio giorno, ricordi, vero?” si assicurò.
“Certamente. E ne sono al quanto spaventata.”
“Fai bene!” le strizzò l’occhio la mora, per poi entrare in casa.
Emma scosse la testa per poi tornare in macchina da Neal.
 
Regina non perse tempo, si chiuse nella sua camera e subito chiamò Malefica.
“Sopravissuta?” rispose l’amica dall’altro capo del telefono, di sottofondo rumore di musica assordante.
“Dove sei?”
“Rabbit Hole. Ti passo a prendere?”
“No no. Senti, devo dirti una cosa importante, puoi parlare?”
“Esco un attimo, resta in linea.”
Regina batté nervosamente il piede destro sul pavimento.
“Okay ci sono, dimmi.”
“Ricordi quello strano discorso di Ursula e Crudelia? Sulle amiche di Zelena che stavano insieme?”
“Si.”
“Ecco … non è che anche loro stanno insieme?” chiese insicura.
“Ce l’avrebbero detto.” Rispose con ovvietà la sua amica.
“Magari la tua reazione quel giorno le ha spaventate …”
“Ho solo detto che non mi fregava di una coppia lesbo.”
“L’hai detto con disprezzo. Questo può averle frenate.” Constatò.
“Regina, stare con quella gente ti sta mettendo strane idee in testa.”
“Dimmi solo se sarebbe un problema per te, se loro stessero insieme.”
“Per me? No. Per la nostra reputazione? Si. Qualsiasi cosa attacca la mia reputazione, attacca me. Mi è bastato il tuo casino, come pensi che reagirebbero se si verrebbe a sapere che due delle ragazzi più popolari sono lesbiche?”
“Alcune persone si sentirebbero più sicure e forse ci apprezz-“
“Aaaaah! Piantala con queste stronzate! Non vedo l’ora che sia domani per rimetterti a posto! Vai a dormire, quelli ti hanno fatto il lavaggio del cervello.”
Regina sospirò. Perché mai l’aveva chiamata? Avrebbe dovuto saperlo.
“Okay, divertiti Mal.”
“Buonanotte sua maestà, vada a riposarsi.”
 
L’indomani, per la prima volta, fu Regina a passare a prendere Emma.
“Come ti senti?” chiese alla ragazza bionda non appena entrò in macchina.
“Eccitata. Spaventata. Fare cose nuove e diverse? Wow! Ma ho paura di non essere pronta.”
“Lo scopriremo.” Rispose l’altra mettendo in moto.
Il viaggio in macchina fu silenzioso, accompagnato da un ghigno nel viso di Regina a vedere il nervosismo di Emma.
Quando arrivarono, le amiche di Regina erano già lì ad aspettarle e quest’ultima fu la prima a uscire dalla macchina.
Si limitò a salutarle con un cenno del capo, mentre Emma si stampò il suo miglior sorriso prima di scendere e salutò con “buongiorno!”
Le tre ragazze si limitarono ad annuire.
Regina si appoggiò alla sua auto, si accese una sigaretta “idee per cosa fare oggi?”
“Quello che facciamo sempre: decidiamo sul momento.” Scrollò le spalle Malefica.
“Non possiamo entrare a scuola?” provò a chiedere Emma, pur sapendo già che quello non rientrava nelle intenzioni delle ragazze.
Queste scoppiarono a ridere per l’appunto.
“La nostra ospite non ha idea di come funzioni.” Affermò Ursula.
“E’ il caso di farle capire allora.” Ghignò Crudelia.
“Calma, killer. Andiamoci piano.” Le sorrise Regina.
“Allora, direi un caffè da Granny’s per iniziare.” Suggerì Malefica, acconsentita da tutte le altre.
“Andiamo con la mia macchina” propose Regina “almeno c’è la sicurezza che tornerò a casa.”
“Uuh frecciatine, eh?”
“Suvvia, cara, ancora quella storia?”
“Non sarei qui se pensassi ancora a quella storia. Ma un’altra persona è di mia responsabilità, quindi prego, entrate in macchina.”
Senza farselo ripetere, salirono sulla Mercedes.
 
Fino a Granny’s le cose andavano bene.
Si, avevano saltato la scuola, ma per il resto era tutto tranquillo e normale.
Ed Emma sperò che quel clima non cambiasse.
“A chi va dell’erba?” propose Crudelia.
Speranze vane.
“Vuoi fumare dell’erba a quest’ora?” controbatté Ursula.
“Il saggio dice: è sempre un buon momento se si tratta di erba.”
“Il saggio dice di dire meno stronzate.”
“Beh la mia era una proposta per la biondina.”
Così tutte guardarono Emma.
Quest’ultima cercò con lo sguardo aiuto in Regina che le disse semplicemente “E’ tipo la cosa più bella al mondo.”
La bionda deglutì.
Per quanto era tentata, non voleva andare contro i suoi valori.
“Dai Swan, non lo saprà nessuno! E poi ricorda che è il tuo giorno nella mia vita.”
La ragazza ci pensò un po’ su per poi annuire “d’accordo.”
Così si organizzarono.
Andarono al solito posto, dal solito tizio di cui si fidavano per comprarla.
E poi si diressero nel bosco.
 
Regina porse la canna ad Emma “può avere un effetto diverso su di te. Più forte, più debole, strano … e devi anche mettere che è la prima volta. Non aspirare troppo.”
“Oh Regina non rompere le palle!” si lamentò Malefica.
Emma la prese dalla mano di Regina e se la portò alle labbra.
Aspirò troppo e in velocità, cosa che la fece tossire così tanto da farle venire le lacrime agli occhi.
“Che cosa ti avevo detto?” la rimproverò Regina, mentre le sue amiche sghignazzavano.
Emma si portò una mano al petto e respirò a fondo “ha un buon sapore” disse, per poi riportare la canna alle labbra e aspirare nel modo giusto.
La passò a Ursula.
“Non ti senti una meraviglia?” le sorrise Regina.
“Ho la testa leggera. E … non mi sento più le gambe.” Affermò per poi crollare su se stessa, venendo però sorretta all’ultimo da Regina.
La fece sedere delicatamente a terra, mentre Emma cominciava a ridere forte.
“L’ha presa bene!” constatò Crudelia.
“Si, più che bene direi.” Concordò Regina.
"Perché non vi sedete accanto a me?" Chiese Emma sorridendo.
"Perché noi non ne abbiamo bisogno, cara, siamo assuefatte all'effetto di questa roba." Rispose Crudelia.
"Disse colei che non la smise di ridere quella famosa sera." La prese in giro Regina.
"Oh, quella sera ne abbiamo abusato. E tu lo sai."
"Come dime- ehi!" Si rivolse ad Emma non appena notò che rideva guardando il cellulare "che stai facendo?"
"Non starà scattando foto!"

Regina le si avvicinò, strappandole con poca gentilezza l'oggetto dalle mani.
"Neal chiede dove sono." Rise "voglio vedere la sua faccia appena gli dico ciò che ho fatto!"
"Beh non potrai vederla perché non è qui!" Ribatté, per poi digitare un sms di risposta:
È il giorno di Regina. Non siamo a scuola, mi ha portata a fare un giro.
Lo inviò e posò il telefono nella tasca del suo giubbotto "questo lo tengo io."
Emma scrollò le spalle, aveva davvero voglia di comunicare al suo ragazzo quanto bene si sentisse. Anzi avrebbe voluto che anche lui provasse un tale benessere.
"Non lo so, aspettiamo che finisca l'effetto o possiamo andare?" Domandò scocciata Malefica.
"Non lo so, vuoi lasciarla qui?" Rispose a tono Regina.
"Non può camminare? Portala in braccio!"
"Fretta di andare via? La macchina è mia quindi vai a piedi."
"Mal perché devi fare così?" S'intromise Ursula "non abbiamo di meglio da fare, quindi aspettiamo che l'effetto passi e poi andremo via."
Malefica si limitò a guardare in alto, sbuffando.
"È una mia impressione o fa davvero freddo?" Chiese Emma.
"È dicembre, fa davvero freddo." Rispose Malefica scocciata.
Ursula sorrise "mi sta quasi simpatica!"
"Poi se fa incazzare Mal guadagna punti." Si unì Crudelia, facendo ridere anche Regina.
"Potremmo tenerla sempre sotto effetto!"
"Questa è un'ottima idea."
"Sisi datemene ancora è bella!" Accettò Emma.
"Adesso non fare la drogata!" La rimproverò Regina, ottenendo un dolcissimo broncio da cucciolo da parte di Emma.
"Vado in macchina, sto congelando." Disse Malefica, tornando indietro da dove erano venute.
"Credo ci andrò anch'io." Crudelia protese il braccio verso Ursula per invitarla a fare lo stesso, quest'ultima gli intrecciò il suo.
"Ehi non lasciatemi qui da sola!" Si lamentò Regina.
"Ma non sei sola." Sghignazzarono.
Regina sbuffò, guardò Emma, si chinò accanto a lei "metti il braccio intorno a me."
"Posso camminare da sola." Controbatté la ragazza, rimettendosi in piedi con fatica e rischiando di cadere nuovamente a terra se non fosse stato per Regina che subito l'afferrò per i fianchi "non riesci nemmeno a reggerti in piedi."
Mise un braccio di Emma intorno a sé e poi iniziò a camminare piano insieme alla ragazza.
"La gente potrebbe fraintendere." fischiettò Emma.
"Si capisce che sei sotto effetto di droghe quindi la gente indovinerebbe." La schernì la mora, chiedendosi cosa mai passasse nella mente di Emma per dire una cosa simile.

La bionda si addormentò nel viaggio in macchina, per risvegliarsi quarantacinque minuti dopo.
Notò che era sdraiata su tutto il sedile posteriore ed era da sola in macchina, alzò la testa e scorse Regina fuori dal veicolo, appoggiata alla portiera.
Bussò sul finestrino, attirando l'attenzione della mora.
Regina aprì lo sportello "alla buon ora!"
"Che fate? Dove siamo?"
"Non ti agitare! Siamo da Granny's, stanno pranzando." Spiegò.
Emma si stropicciò il viso, poi uscì dalla macchina "tu non hai fame?"
"Ovviamente. Ma devi passare un intero giorno sempre con me, non potevo andarmene."
Emma annuì in risposta.
"Come mai non prendevano qualcosa da portar via?"
Regina scrollò le spalle in risposta.
"Avete uno strano concetto di amicizia." Continuò.
"Non capisco che vuoi dire."
"Sei stata con me e i miei amici un giorno, avrai notato alcune differenze."
"Fate tutto insieme, state insieme tutto il tempo. E ringrazio che noi non lo facciamo, arriveremmo ad odiarci."
Emma la guardò stranita.
"Siamo solo persone sole che stanno insieme per compagnia" spiegò Regina.
"Non sembra che la cosa ti faccia piacere." azzardò Emma.
"Non ho alternativa. E comunque loro sono le uniche persone ad essere sempre lì quando nessun'altro c'è."
"Ti hanno lasciato fatta e sbronza per strada." Emma davvero non sarebbe mai riuscita a farsi piacere quelle ragazze, e non capiva perché una persona come Regina dipendesse da loro.
"Non mi giudicano. Non gli importa di quello che faccio, o farò nella mia vita. È tutto quello che voglio." S'irritò la mora.
Emma restò in silenzio.
Annuì alle ragioni di Regina e non si sarebbe permessa di giudicare qualcosa solo perché non riusciva a capirla essendo diversa dalla sua situazione.
"Riguardo a quello che è successo prima..."
"Che ti sei fatta una canna?" Sbuffò a ridere Regina.
La bionda sorrise "no...quando ti ho detto che la gente poteva fraintendere."
"Eri fatta. È tutto okay, tranquilla."
Emma prese un respiro, voleva spiegare. "Neal è l'unico a cui permetto di toccarmi. Per questo ho detto quella cosa prima. La gente non mi vede a contatto con qualcuno che non sia lui."
Regina la guardò confusa "mai abbracciato un'amica?"
Emma scosse il capo.
"D'accordo" disse Regina.
Voleva sapere di più ma non fece domande, il viso imbarazzato dell'altra era già abbastanza per farle capire che non voleva approfondire l'argomento "sei straaana!" La prese in giro, smorzando la tensione.
"Sta zitta!" Si difese la bionda, sorridendo.


"Chiama Killian." Ordinò Regina, lanciando il suo telefono a Malefica.
"Tu non puoi farlo?"
"Sto guidando se non te ne fossi accorta."
L'amica sbuffò in risposta.
"Digli di avvertire Robin e raggiungerci al bosco munito di chitarra."
Malefica fece come le era stato chiesto.
Poco dopo si ritrovarono al bosco, e mentre Killian accordava la chitarra, Robin raccoglieva legna per accendere il fuoco.
Le ragazze si limitarono a sedere ed aspettare.
“Locksley non ha bisogno di una mano?” chiese Emma perplessa.
“Non è un problema nostro.” Rispose Crudelia scrollando le spalle.
“E il lavoro di gruppo?” continuò la ragazza “spirito di squadra?”
“Se ci tieni tanto ad essere d’aiuto, perché non vieni qui ad aiutarmi con la chitarra.” Le suggerì Killian, poco lontano da loro.
Emma lo raggiunse “scommetto che riesco ad accordarla in meno tempo di quanto ce ne stai mettendo tu.” Lo sfidò.
Il ragazzo alzò un sopraciglio “fatti avanti.” Le porse lo strumento.
La ragazza lo prese e in pochissimo tempo dalle corde venne fuori il giusto suono.
“Scommetto che sai anche suonarla.” Le disse Regina che non si era persa un momento di quella scena.
“Certamente.”
Strimpellò qualche nota di una certa canzone.
“Ma guarda Swan! Piena di sorprese!” esclamò Ursula.
Robin fece ritorno con la legna, e con l’aiuto di Killian e svariati tentativi dopo, riuscirono ad accendere un piccolo fuocherello che non li avrebbe mai scaldati dal freddo del Maine, ma era meglio di niente.
Si sedettero in cerchio attorno al fuoco e intonavano canzoni a caso mentre Killian li accompagnava con la chitarra.
Emma sorrise tutto il tempo.
Questa cosa le stava piacendo davvero tanto e avrebbe dovuto ricordarsi di proporla ai suoi amici.
Non sarebbe voluta andare via di lì tanto presto ma quando iniziò ad imbrunire e l’aria iniziava a farsi ancora più gelida, concordò con gli altri che era ora di andare via, verso un posto più caldo.
Non ebbero nemmeno bisogno di mettersi d’accordo, sapevano già dove sarebbero andati: Rabbit Hole.
Emma capì che quello non era posto per lei non appena mise un piede dentro.
Voleva tanto tornarsene nel bosco a congelare piuttosto di sentire quella musica assordante e quell’orribile tanfo di cui era impregnata l’aria.
“Allora, pronta per la parte più bella di tutte le nostre giornate?” le chiese Regina mentre la spingeva verso il bancone del bar.
“Io sono astemia.” Disse subito la ragazza, capendo le intenzioni dell’altra.
Regina rise “hai mai bevuto almeno?”
Emma scosse il capo.
“Ecco perché sei astemia! Vedrai, provato l’alcool non ne potrai fare a meno!”
“Non voglio provarlo!” si mise sulla difensiva.
“Sei allergica o quant’altro?”
Un’altra scossa di capo.
“Gioco la carta del mio giorno allora! Mi dispiace.” Ammiccò Regina.
Fece un cenno al barista facendolo avvicinare a loro “scaldiamoci con della Sanbuka!” ordinò la mora “sette, grazie!”
Sette shots vennero piazzati davanti a loro e Regina fece cenno ai suoi amici di avvicinarsi.
“propongo un brindisi alla prima volta di Emma!”
Tutti alzarono i bicchieri per brindare per poi bere tutto d’un sorso il contenuto.
Emma sgranò gli occhi a quel sapore, a quella sensazione di prendere fuoco, le venne subito l’istinto di vomitare ma prima che potesse farlo, Regina cominciò a soffiarle sul volto.
Voleva ugualmente correre in bagno ma pensò che il gesto di Regina per raffreddarla era fin troppo dolce per rovinarlo in quel modo.
L’altra ragazza sorrise e poi continuò a soffiare.
 “Cos’è questo bruciore che sento allo stomaco?”
“Quello è l’alcool!” scoppiò a ridere Regina per l’ingenuità di quella ragazza.
“Ne vuoi un altro?”
“Non all’anice.”
“Ordiamo Tequila allora!” sorrise Regina, facendo avvicinare il barista.
“Ma sa reggere l’alcool?” chiese Ursula.
“Lo stiamo per scoprire!” rispose Regina.
"Ecco qui una lezione di vita, ragazza: bere è la soluzione a tutti i problemi!" Ammiccò Crudelia.
 
Circa un’ora dopo, Emma non aveva idea di che cosa stesse succedendo.
Killian le era seduto accanto e ordinava un altro drink non appena la ragazza buttava giù quello che aveva.
Lo si poteva capire a distanza che quel ragazzo aveva qualcosa in mente, ma Emma non era nelle condizioni di comprendere pur avendolo a pochi centimetri.
Regina ballava con Robin e le sue amiche, ma non perdeva di vista i due al bancone del bar.
Se Killian avesse fatto qualcosa a cui Emma avrebbe acconsentito solo per le condizioni in cui era e di cui si sarebbe pentita svanito l’effetto, sarebbe intervenuta all’istante.
Evento che non tardò a verificarsi.
Il ragazzo iniziò con l’accarezzare il ginocchio di Emma, mentre la faceva ridere raccontandole alcune storie.
Poi si sporse verso di lei e senza battere ciglio poggiò subito le sue labbra su quelle della ragazza, non perdendo tempo a farsi strada con la lingua dentro quella bocca.
Emma sapeva cosa stava succedendo: un ragazzo che non era il suo la stava baciando. Killian Jones la stava baciando.
Fosse stata un’altra ragazza, quel momento sarebbe stato un sogno che si realizza. Essere baciata dal ragazzo più sexy della scuola, nonché uno dei più popolari.
Ma ad Emma non era mai interessata tutta quella roba.
Così cerco di reagire, ma si sentiva debole.
Le sue mani erano sul petto del ragazzo nel tentativo di spingerlo, ma in realtà nemmeno se le sentiva le mani per mettere una tale forza.
Regina gettò un’occhiata ai due e quando si accorse di quello che stava succedendo, scattò per fermarli ma una mano le strinse il polso “lasciali divertire!” disse Robin.
“Lasciami andare.”
“Che male vuoi che faccia un bacio?”
“Lei non è nelle facoltà di decidere se lo vuole.”
“Tu non decidi mai se venire con me a letto, hai sempre bisogno di sballarti.”
Regina non lo sopportava quando faceva in quel modo. Lo preferiva bello e stupido, piuttosto che in questi rari momenti di lucidità dove sputava fuori la verità.
“E’ con me stasera, devo assicurarmi che vada tutto bene.”
Ma Robin aumentò la stretta sul suo braccio “torna a ballare.”
La ragazza si voltò e lo guardò dritto negli occhi “non dirmi mai cosa devo fare.”
E poi strattonò il braccio riuscendo finalmente a liberarsi.
Quando raggiunse i due ragazzi, strattonò Killian dal colletto della giacca con tutta la forza che la rabbia le stava dando.
“Che stai facendo?”
“Uhm…bacio Emma?”
“Senza il suo consenso?”
“Non mi sembrava tanto in disaccordo.” Rispose il ragazzo, dando un’occhiata alla ragazza.
“E’ seduta su quello sgabello a bere da oltre un’ora, davvero pensi che abbia la facoltà mentale di capire cosa sta succedendo?”
Killian scosse le spalle in risposta.
“La cavalleria è morta e sepolta.” Disse, spingendo il ragazzo di proposito mentre lo superava.
“Swan, ti senti bene?”
Emma annuì.
“Stai mentendo.”
La ragazza annuì nuovamente.
“Alzati, ti porto a prendere una boccata d’aria.”
In quel momento Regina si sentì stringere il braccio.
“Lasciala stare e torna a farti gli affari tuoi.” Le disse Killian.
“E’ una mia responsabilità!” gli rispose arrabbiata  “oh, aspetta, dimenticavo: tu non hai idea di cosa sia una responsabilità.”
Così dicendo, prese Emma per un braccio e cominciò a trascinarla con forza verso l’uscita del bar.
Arrivate fuori, Regina fece appoggiare Emma al muro dal momento che la ragazza si reggeva a malapena in piedi.
"Killian ti ha fatto bere troppo." Disse, frugando nelle tasche alla ricerca delle Swisher Black Stones.
Dal momento che era fuori, meglio approfittarne.
Emma scosse il capo, sorridendo "mi sento benissimo!"
"Ne riparliamo domani mattina."
"Regina, non hai paura di morire?"
La mora aggrottò le sopracciglia "che domanda è?"
"Le sigarette ti uccideranno."
Regina scoppiò a ridere "se non sono le sigarette sarà qualche altra cosa." Scrollò le spalle, mettendo la sigaretta tra le labbra "tutti muoiono..." l'accese "ma non tutti vivono."
Emma la guardò confusa "se nasci, vivi."
"Avresti capito cosa voglio dire davvero, se non fossi stata così tanto sbronza."
Emma pensò un attimo a quelle parole, o quanto meno ci provò, fallendo miseramente "posso rientrare? Ho freddo."
"Posso finire la sigaretta? Devo entrare anch'io per tenerti d'occhio."
"So badare a me stessa."
"Non sei nelle condizioni."
"E comunque faccio quello che voglio."
"Swan."
"Regina."
La mora assottigliò gli occhi a due fessure "ti lascerei entrare, farti abbindolare da Killian e divertirmi nel vedere la tua disperazione quando il giorno dopo ti sarai resa conto dell'enorme sbaglio che hai commesso e tu sarai l'unica da incolpare."
Regina parlava troppo e troppo velocemente per l'annebbiamento mentale di Emma, così ottenne solo il silenzio in risposta.
“Odio quando la mia coscienza viene a farmi visita…”
Buttò la sigaretta e la pestò con forza.
"Andiamo." L'afferrò per un braccio e la trascinò di nuovo dentro.
 
 
Regina vide i suoi amici al bancone del bar, così li raggiunse.
"Tutto bene?" Chiese Malefica.
"Le serviva una boccata d'aria per riprendersi dallo shock di Killian."
"Quel bacio è la cosa migliore che le sia capitata oggi." Affermò il ragazzo.
Robin avvolse il braccio attorno ai fianchi di Regina "un goccio di Gin? Farà passare tutto!"
La ragazza annuì a quella richiesta.
"E tu prendi qualcosa tesoro?" Ammiccò Killian verso di Emma.
Quest'ultima lo scrutò per qualche attimo, non sicura di cosa il ragazzo le avesse chiesto.
"No Swan ha chiuso per stasera." Rispose per lei Regina.
Ma Emma si accigliò "per favore prendimi quello che preferisci."
Regina schiuse la bocca stupita … Un'Emma Swan ubriaca la stava davvero sfidando?
“Non mi metterò nei guai per colpa tua! Ho detto di no, fine della discussione.”
“Da dove viene tutto questo buon senso?” chiese Emma “non ne hai mai avuto verso te stessa.”
La ragazza ottenne un “oooh!” accompagnato da delle risate dagli amici di Regina.
Quest’ultima le stava per dare uno schiaffo ma invece strinse i pugni, era inutile azzuffarsi con lei in quel momento, se lo sarebbe conservato per dopo.
“Okay, ce ne andiamo adesso.”
“Eddai baby!” ribatté Robin.
“Esagerata.” Affermò Malefica.
“Noooo.” Piagnucolò Emma.
“Non riuscirò mai a divertirmi finché lei mi starà tra i piedi!” fece un cenno col capo ad Emma “cammina.”
 
 
Durante il viaggio in macchina, Regina capì che non poteva riportare Emma a casa in quelle condizioni.
Così decise di portarla a casa sua, in fondo ero lo stesso che la bionda aveva fatto con lei non molto tempo fa.
Arrivate nell’abitazione Mills, Regina fu più prudente di Emma e prese il cellulare della ragazza per scrivere ai genitori che avrebbe passato la notte da lei.
Entrate in casa, si raccomandò con la bionda di fare silenzio e si fece strada lungo l’atrio buio fino a raggiungere le scale.
Proprio mentre era arrivata in cima, capì che Emma aveva compreso perfettamente cosa fare, il tonfo che si era appena sentito ne era la conferma.
Regina si voltò a guardarla e la intravide sul primo scalino a premersi la bocca con le mani per soffocare le risate.
La raggiunse “alzati, muoviti! Io devo tornare al Rabbit Hole.”
“Allora che ci facciamo qui?”
“Devo lasciare te qui.”
“Oh avanti!” piagnucolò “è per quello che ho detto prima? Sai anche tu che è la verità.”
“Lo è. E non è per quello che hai detto. Non voglio che ti accada qualcosa, perché non voglio finire nei guai.”
Emma sorrise “avevo ragione: c’è del buono in te.”
Regina alzò gli occhi al cielo “mi stai facendo perdere troppo tempo.”
“Perché devi tornare da loro? Non ti trattano nemmeno come dei veri amici.”
Chissene frega! Ti ho già detto che sono gli unici amici che io abbia mai avuto e mi vanno bene così.”
“Ma adesso ci sono anch’io.” Scrollò le spalle la ragazza.
Regina scoppiò a ridere “per quanto mi riguarda puoi restare qui, io devo andare.”
Si diresse verso l’ingresso, riattraversando l’atrio.
“Ferma!” disse Emma “guarda come la luce della luna prova ad illuminare questo posto, ti perderesti uno spettacolo del genere?”
Regina si soffermò a guardare la luce che entrava dalla finestra e illuminava uno spicchio di quel posto.
“Mi perderò uno spettacolo del genere.” Rispose.
“Se mi lasci qui da sola, ti distruggo la casa.”
“Mi stai forse minacciando?”
“Non potrai incolpare un’ubriaca.”
Regina combatté il sorriso che voleva formarsi sulle sue labbra.
E  fece all’indietro la distanza che aveva appena percorso.
“Mi hai fatto passare la voglia di andare.”
 
 
 
 










Forse molti di voi sono riusciti a leggere il capitolo prima che venisse cancellato! Non so che cosa sia successo ma EFP mi sta dando alcuni problemi ... Spero solo che al prossimo aggiornamento le cose vadano meglio e che non debba pubblicare lo stesso capitolo più volte!
Scusate per il disagio.
Sam.

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Capitolo 7
*** La falsa alba. ***


Capitolo 6.
La falsa alba.


 
 
 
“Ti odio.” Disse Regina.
“Naah.”
“E’ colpa tua se sono seduta su degli scalini senza una ragione logica.”
“Non c’è di ché.”
“Sai, penso che il tuo ragazzo mi odierà.”
“Impossibile. Pensa alla persona più buona del mondo che conosci … Ecco, non puoi perché è lui.”
“Ma non mi dire.” Rispose Regina sarcastica.
“Dico sul serio.”
In quel momento si sentirono dei passi dal piano superiore.
“Oddio dobbiamo nasconderci!” si allarmò Emma.
“Da chi? Questa è casa mia.”
“Guarda come siamo ridotte …”
“Vorrai dire come tu, sei ridotta” la schernì la mora “lascia fare a me.”
Cora fece il suo ingresso all’apice delle scale “Regina.” Tuonò.
La ragazza si girò a guardarla con un sorriso in volto “madre!”
“Che cosa fai … fate qui?”
“Siamo tornate tardi, ci siamo messe a chiacchierare e abbiamo perso la cognizione del tempo.”
“Qui sulle scale?” inarcò un sopraciglio la donna.
“Non hai idea di che vista magnifica offra la vetrata della luna.”
Cora conosceva fin troppo bene sua figlia, sapeva che stava prendendo tempo per inventarsi qualcosa.
Le si avvicinò, per constatare che puzza facesse, notando che per una rara volta non ci fosse traccia di alcool o fumo.
Le bastò guardare il sorriso che Emma le stava rivolgendo mentre agitava la mano in segno di saluto per capire che era in lei il problema.
“Oddio Regina, che cosa le hai fatto?”
“Niente, è tutto okay!”
“I suoi genitori lo sanno?”
“Sanno che è qui, non il perché.”
La donna alzò gli occhi al cielo “dovrebbe essere lei a portarti nella buona strada, non tu in quella cattiva.”
“Non la sto portando da nessuna parte, era uno stupido patto …” si giustificò Regina.
Emma annuì “confermo tutto!”
“Non sei nemmeno nelle facoltà mentali di farlo.” La zittì Cora “che cosa hai intenzione di fare?” chiese poi a sua figlia.
“Non la posso portare a scuola così. Resterà qui finché non si riprende.”
La donna annuì “è il tuo casino e tu gli poni rimedio come meglio credi. Solo, non rovinarla. Fatti aiutare oppure lasciala stare.” Disse per poi dirigersi in cucina.
Regina fu ferita da quelle parole ma non lo diede a vedere, si limitò a dare un cenno d’assenso.
Si sentiva come se qualsiasi cosa toccasse inspiegabilmente si distruggesse.
"Sono una persona orribile" piagnucolò Emma "ora sei nei guai."
"Quali guai, non è successo niente."
"Oddio i miei genitori mi uccideranno."
"I tuoi genitori non sanno nulla."
"E la scuola? Non posso saltare la scuola."
"Ma la vuoi smettere? Non puoi andare da nessuna parte in queste condizioni. Oggi salti la scuola."
"Davvero?" Batté le mani contenta "siii! Niente scuola!"
Regina restò perplessa davanti a quello sbalzo d'umore, poi capì 
"Oh cazzo no! La falsa alba..."
"Cosa?"
"Sono 24 ore che non dormi ormai e sei sbronza, si chiama falsa alba."
Emma continuò a guardarla confusa, poi tornò a sorridere "possiamo andare a mangiare? Ho una fame!"
"No!"
"Ma io ho fatto i pancakes per te quando eri a casa mia." Piagnucolò.
Regina alzò gli occhi al cielo "d'accordo. A patto che poi vai diretta a dormire!"
Emma annuì e poi si diresse in cucina saltellando.
 
Era ormai mezzogiorno quando Regina sentì suonare alla porta e di malavoglia si alzò dal letto e andò ad aprire.
Un Neal alquanto preoccupato le stava davanti.
“Dov’è?” chiese subito il ragazzo.
“Sta bene.”
“Non si fa sentire da ieri pomeriggio.” Mise in chiaro il ragazzo.
“Lo so.”
“Che è successo?”
“Te l’ho detto: sta bene.”
“Non è da lei non scrivermi per così tanto tempo.” Insisté Neal.
“Eravamo occupate a divertirci, d’accordo?”
“Voglio vederla.”
“Sta dormendo.”
“Okay aspetto qui fino a quando non si sveglia.”
Non c’era rabbia o presunzione nel suo tono.
E Regina pensò che forse Emma avesse ragione, Neal non l’avrebbe odiata. Non ne era capace.
Fece per tornarsene in macchina ma Regina lo stroncò sul nascere.
“Puoi aspettare dentro.”
“Grazie.”
Così entrarono in casa e fece accomodare Neal in salotto, chiedendogli poi se volesse portato qualcosa da bere o da mangiare.
Le buone maniere prima di tutto. Sua madre non le avrebbe mai perdonato il contrario.
Il ragazzo rifiutò, e da quel momento calò un silenzio imbarazzante nella stanza.
Regina avrebbe tanto voluto tornarsene a dormire, o magari svegliare Emma e mandarli via da casa sua.
Ma non poteva rischiare che la ragazza non fosse ancora del tutto lucida.
Malgrado non sapesse se Emma avrebbe raccontato tutto al suo ragazzo, sempre se ricordava ancora tutto quello che era successo.
“Dove siete state?” chiese Neal, destando Regina dai suoi pensieri.
“Al Rabbit Hole.” Rispose secca.
Il ragazzo deglutì “non ci piace quel posto.”
“Già. Siamo tornate presto infatti, previsti gli standard che sono solita fare.”
“Perché non l’hai riportata a casa?”
“Troppo stanca per guidare.”
Se c’era una cosa che Regina sicuramente apprezzava e non poco di se stessa, era l’avere sempre una risposta sensata pronta, anche quando stava mentendo.
Ed era una cosa che gli altri invece non apprezzavano molto.
Non si riusciva mai a metterla in difficoltà con le parole. Trovava sempre una via d’uscita.
“Non è da lei.” Ripeté Neal.
“Si, l’hai già detto.”
“No intendo, fare così … non è da lei.”
“Infatti fare così è da me. Era il mio giorno ed è dovuta sottostare alle mie abitudini. Così come io ho fatto con voi. Dove sta il problema?”
Neal scosse le spalle “nessun problema … è solo strano.”
Dopo altri pochi minuti imbarazzanti, si sentì qualcuno scendere le scale.
Entrambi si voltarono a guardare la porta del salone aprirsi ed Emma entrare nella stanza.
Neal si alzò di scatto e raggiunse la sua ragazza, la strinse in un forte abbraccio nel quale Emma si cullò per qualche istante prima di ricambiare.
Era così bello avere finalmente quel tipo di contatto.
Quando sei abituato ad avere ogni dì qualcuno da stringere, è difficile farne a meno anche per un solo giorno.
“Mi sei mancata.” Le disse Neal interrompendo l’abbraccio e dandole un veloce bacio sulle labbra.
“Anche tu.” Rispose la ragazza sorridendo.
“Non sono abituato a non sentirti tipo ogni ora.” Scherzò il ragazzo “mi hai fatto preoccupare.”
E Regina che stava ancora guardando la scena in silenzio, non poté fare a meno di pensare a quanto fosse fortunata Emma ad avere qualcuno che si preoccupasse per lei.
“Lo so, è stato strano anche per me.”
La bionda lanciò uno sguardo veloce a Regina, rimasta seduta nel divano “ma ero in ottime mani.”
“Oh ci scommetto!” sorrise Neal “sei sana e salva, e più bella del solito.”
“Sono uno straccio.”
“Più bella del solito.” 
La ragazza sorrise per poi avvicinarsi a Regina “grazie per avermi dato i tuoi vestiti.”
“Non ti avrei mai fatto dormire con … quei vestiti addosso.” Disse lasciandole immaginare le condizioni in cui erano i suoi vestiti.
Emma sorrise imbarazzata “già … allora mi cambio e poi togliamo il disturbo.”
“Tieniti questi. Farò lavare i tuoi e te li riporto.”
“Non c’è bisogno.”
“Oh, credimi, c’è bisogno eccome! Meglio se ti tieni i miei vestiti.”
La bionda recepì il messaggio ed evitò di ribattere.
“Allora direi che possiamo andare.”
Neal si avvicinò a loro “grazie, Regina, per esserti presa cura di lei.”
La mora sorrise “non c’è di ché.”
Lasciandosi alle spalle casa Mills, Emma scrisse un messaggio veloce a Regina:
ricordo metà delle cose successe stanotte. Mi racconterai? Grazie ancora per tutto.
Al quale la ragazza rispose: credimi, meglio che non ti ricordi! Mai più una cosa del genere, non sai reggere!
Il telefono di Regina squillò ancora, ma stavolta non era Emma a scriverle, bensì era una chiamata da Malefica.
“Aspettavamo un tuo ritorno.” Disse subito quest’ultima non appena sentì che la chiamata era stata presa.
“Non sono riuscita a liberarmi di Swan.”
“Ci voleva tanto a lasciarla a casa e tornare qui?”
“Non potevo lasciarla in mezzo a una casa che a malapena conosce in quelle condizioni.”
“Oh, sei noiosa quando cerchi di fare la persona responsabile.”
Regina fu irritata da quel commento.
“Io sono una persona responsabile quando c’è bisogno d’esserlo.”
“Pensi che per un tuffo in piscina stasera, ci sarà bisogno?”
“Non credo.”
“Ottimo. E non portare sconosciuti.” Si raccomandò prima di mettere giù.
 
Emma non raccontò a Neal quello che era successo.
Almeno, non interamente.
Non gli raccontò della canna e della birra.
E poi beh, il resto non lo ricordava neanche per il momento quindi non c’erano problemi.
“Sembra strano dal momento che si parla delle Bad Girls.” Scrollò le spalle il ragazzo.
“In che senso?”
“Da quello che si dice pensavo facessero molto peggio e invece, un falò attorno al fuoco? Non sembra nel loro stile. Avevano bruciato una macchina della polizia, cavolo.”
“Oh, credo si siano date una calmata dopo l’istituto. E credo che anche la mia presenza abbia fatto la sua parte.” Si convinceva del fatto che non stava mentendo, solo omettendo.
In fondo era vero che si erano mitigate, almeno Regina.
Erba e alcool erano il quotidiano per loro.
“Beh potremmo uscirci insieme, una volta.”
La bionda sgranò gli occhi “penso che non mi vogliano tra i piedi. Sono troppo noiosa per loro.”
“Usciamo solo con Regina, allora. E quel tipo che frequenta … Locksley?”
“Uhm ma loro non sono una coppia come noi.”
“Suppongo Regina si sentirebbe a disagio a uscire con una coppia da sola.”
“Okay, perché dobbiamo uscire con Regina?” s’irritò la ragazza “prima non volevi saperne e adesso vuoi invitarla a cena?”
Neal restò perplesso davanti a quella reazione “mi ero fatto un’idea sbagliata. Sembra una persona interessante e credo vada ringraziata per quello che ha fatto per te. Un po’ come ha fatto sua madre per la tua famiglia.”
Emma alzò gli occhi al cielo “va bene d’accordo, le chiederò se le va di farlo.”
 
Quella sera, nella macchina di Killian si discuteva sul da farsi.
“Non mi avevi detto che un tuffo in piscina significava invadere la proprietà privata altrui.” incolpò Malefica, Regina.
“Oh andiamo, dove troviamo una piscina aperta a quest’ora? Quella dell’Hotel è l’unica!”
“Quella dell’Hotel è l’unica perché è per le persone che stanno in Hotel. Noi andremo in un’altra domani mattina.”
“Non che ci siano così tante piscine a Storybrooke …” giustificò Robin.
“E per questo dobbiamo commettere qualcosa di illegale? Grazie ma no! Dovessi andare fino a Boston per farmi una cazzo di nuotata!”
“Io concordo con Regina” disse Ursula “siamo già fortunati ad essere qui dopo l’ultima che abbiamo fatto. Non sfidiamo la sorte.”
Crudelia fu combattuta a quelle parole, voleva rassicurare la sua amica ma sapeva bene che in fondo avesse ragione.
“Ma che vi prende?” si lamentò Malefica “non sono queste le Bad Girls che ricordo.”
“Perché le cose cambiano, Mal. Fattene una ragione! Per quanto ancora volevi andare avanti facendo queste stronzate?”
“Oh, per favore, le stronzate ti piacevano prima dell’arrivo di quella tipa!”
“Non incolpare sempre Emma Swan! Lei è l’unica che abbia fatto qualcosa per tirarci fuori dai guai. Dovresti esserle grata, non voltarle le spalle.”
Tu non voltarmi le spalle!” l’accusò Malefica.
“Non lo sto facendo” cercò di cambiare tono Regina, volendo apparire meno arrabbiata adesso “sto cercando di portarti con me dalla parte giusta, non ti sto abbandonando in quella sbagliata.”
“Non vorrei dire” s’intromise Killian “ma siamo arrivati.”
“Sei un idiota, Jones!” lo rimproverò Regina “come cazzo hai potuto portarci qui dal momento che stavamo ancora discutendo sull’essere o meno d’accordo?”
“Hey, io voglio farlo, Robin pure e forse anche Malefica se la smetti di farle la morale.”
La ragazza scosse il capo “ma provate a fare le persone mature, per la miseria! Incominciate a pensare alle conseguenze delle vostre azioni.”
“Ho diciassette anni cazzo, non dirmi come vivere!”
“Diciassette. E perfino una sedicenne come me riesce a capire quanto sia stupido tutto questo.” Aprì lo sportello della macchina “buon divertimento.”
Scese e chiuse con forza la portiera dell’auto dietro si sé.
Oh, fantastico, si trovava nel bel mezzo di chissà dove, all’aria gelida dell’inverno, senza avere nessuno da chiamare per farsi venire a prendere dal momento che tutti i suoi amici erano lì.
Proprio quando pensava che forse avrebbe potuto chiamare Zelena, due braccia l’avvolsero da dietro.
“Ti prego resta.” Disse la voce di Malefica.
“No, venite voi con me.”
Si districò dalla presa, voltandosi a guardarla.
“Quest’ultimo brivido. E’ l’ultima delle stronzate, promesso. Ma ti prego falla con noi, in onore della fine di un’Era!”
Regina sapeva che avrebbe fatto bene a voltarsi e andare via, a non acconsentire a quella richiesta, che era rischioso farne un’altra delle loro dopo quello che era successo.
Forse per il sorriso di Malefica, per il pensiero di fare l’ultima delle bravate con i suoi amici, per risentire quell’adrenalina del fare una cosa sbagliata.
Regina accettò.
 
Emma chiamò Regina quella stessa sera.
Si era ricordata tutto e voleva sfogarsi per quanto era sconvolta con l’unica persona che conosceva ad essere a conoscenza della vicenda.
Voleva anche ricordarle di riportarle i vestiti … e chiederle della cena.
Mentre il telefono squillava, pensava a come aveva davvero potuto farsi baciare da Killian ma sorrideva pensando a Regina che l’aveva salvata.
“Dimmi.” Rispose la voce di Regina con troppa stizza.
“Ciao?”
“Swan muoviti ho da fare.”
“Perché parli a bassa voce?”
“Swan!”
“Regina, dove sei?” si allarmò subito Emma, del resto conosceva i suoi polli.
“Non sono affari tuoi. Dimmi perché hai chiamato o rimetto giù all’istante.”
“… sei troppo nervosa. Perché?”
“Và al diavolo!”
“Non riattaccare! Giuro che se riattacchi corro da tua madre a dirle che non ho la più pallida idea di dove tu sia e di cosa stai facendo.”
Regina deglutì a quella minaccia.
Che diamine avrebbe dovuto fare?
Se avesse risposto con più calma a quest’ora non ci sarebbero stati problemi.
Doveva stare attenta a cosa e come rispondere.
“Sono con i miei amici … Robin mi ha fatto incazzare.” Sperò di essere convincente.
“D’accordo. Posso fare qualcosa?”
“No grazie. Perché hai chiamato?”
“Per ricordarti dei miei vestiti e per dirti che … ho ricordato tutto. Bleah, ho davvero baciato Killian? Neal pensa assolutamente che tu debba essere ringraziata come si deve per-“
“Scusa possiamo parlarne domani?” la interruppe la mora “devo andare.”
“Okay. Divertiti.”
C’era qualcosa che non convinceva Emma.
Ma non voleva pensare al peggio, non voleva preoccuparsi e soprattutto voleva fidarsi di Regina.
 
Quella chiamata bastò per far riemergere il buonsenso di cui Regina si era appena liberata.
“Muoviti!” la chiamò Malefica dal momento che era rimasta lì impalata.
Ma  non voleva affatto muoversi. Almeno, non in quella direzione.
Volevo voltarsi e correre via.
“Regina, cazzo! Non abbiamo tutta la notte!” provò Killian stavolta.
“Io torno indietro.” Annunciò con distacco, facendo gelare il sangue a tutti.
“E ci pensi adesso! Davvero?” fece riferimento Crudelia al fatto che fossero già entrati e quasi arrivati al piano sotterraneo dove si trovava la piscina interna.
Malefica si avvicinò pericolosamente alla sua migliore amica, le afferrò un polso e strattonò “non ti azzardare!”
“Regina ha ragione” parlò Ursula “è stata una pessima idea fin dall’inizio.”
Malefica lasciò la sua presa solo per portarsi la mano in volto in segno di sconcerto “Robin dille qualcosa.”
Il ragazzo le si avvicinò  titubante, non sapendo cosa poteva effettivamente dire per convincerla.
Era certo che convincere Regina con la forza non avrebbe funzionato.
Con lei usare la forza non funzionava mai.
“Baby, ci siamo dentro insieme, non ci abbandonare.”
Le tese la mano invitandola a stringerla.
La ragazza scosse il capo “no vi prego, voi non abbandonate me.”
Killian sbuffò, stanco di quella situazione.
“Smettila! Non possiamo restare qui e rischiare che ci vedano. Dentro o fuori, scegli.”
Regina guardò negli occhi i suoi amici e quasi le venne da piangere.
Quello segnava un cambiamento.
Una linea in mezzo che li avrebbe divisi.
Dividersi da loro? Non era neanche sicura di esistere da sola.
Voleva soltanto fare la cosa giusta e portarli a farla con lei.
E loro non capivano. Oh. Se non capivano!
Non avevano la più pallida idea di quanto fosse importante per lei fare la cosa giusta, per una volta.
Capire da sola quale tra le due scelte fosse quella saggia, senza farsi influenzare, trascinare o spiegare da qualcuno.
Aveva ritrovato un principio che pensava di aver perso per sempre, e non voleva ribellarsi ad esso.
Voleva accoglierlo e farne buon uso.
“Vi aspetto in macchina.” Disse, per poi voltarsi e cominciare a correre come se ne dipendesse la sua vita.
Quando arrivò alla macchina, la sola vista fece scattare qualcosa in lei che invece di farla arrestare dalla sua corsa, premette per farla continuare ancora e ancora fino a quando i suoi polmoni non chiesero pietà.
Prese il telefono e chiamò Emma.
Se era l’istinto o il buon senso ad averglielo fatto fare, non le importava granché in quel momento.
“Regina?”
Si prese alcuni secondi prima di rispondere.
Le dava una certa calma sentire la voce di Emma.
“Ciao.” Rispose a corto di fiato.
“Perché hai il fiatone?”
“Mi vieni a prendere?”
“Cosa? Che sta succedendo?”
Brava Regina, pessima idea.
Che cosa le era venuto in mente? Adesso doveva dirle per forza cosa stesse succedendo ed Emma l’avrebbe mandata al diavolo nell’esatto momento in cui le avesse spiegato il motivo per il quale era lì.
“Sei ancora lì?” chiese la bionda.
“Si.”
“Dimmi dove sei, vengo a prenderti.”
“Devo controllare nel gps del telefono, ti mando la posizione.”
“Okay. Arrivo.”
 
Circa 20 minuti dopo Regina vide due luci avvicinarsi a lei che man mano presero la forma di due fari in un maggiolino giallo.
Emma le si fermò accanto e scese immediatamente dalla macchina “sana e salva?”
Regina annuì.
“Mi dici che è successo?”
La mora si morse le labbra, insicura su cosa dire.
Ma poi pensò che la verità avrebbe fatto arrabbiare Emma meno di quando avrebbe scoperto la bugia.
Perché sì, prima o poi l’avrebbe scoperta.
“Stavamo entrando di nascosto nella piscina, questo è l’orario dove non è agibile. Mi era sembrata una pessima idea fin dall’inizio, ho provato a convincerli ma loro hanno convinto me. Ma poi tu hai chiamato e… pensare che avresti rinunciato ad aiutarmi mi ha fatto fermare. Sono tornata indietro ma loro sono ancora lì dentro. E non voglio che la polizia li prenda. E ti prego non ti arrendere con me.” Era così strano parlare così sinceramente per la prima volta. Ma era uno strano piacevole.
 “C’è del buono in te, Regina. E mi hanno detto che quando vedi del buono in qualcuno, non ti arrendi. Specialmente se loro non lo vedono.” Le sorrise Emma.
 
Non era proprio la reazione che Regina si aspettava.
Ma forse avrebbe dovuto sospettarla, infondo, Emma era diversa da qualsiasi persona avesse mai conosciuto.
 
“Non posso lasciarli qui.” Disse Regina, quasi imbarazzata a chiedere aiuto in quel modo sottile.
Si udì un lieve suono di sirene che andava piano ad aumentare.
“La polizia!” esclamò Emma, già in preda al panico.
“Vattene, non voglio metterti nei guai.”
“Tu vieni con me.”
Regina scosse il capo “devo aiutarli.”
Emma voleva urlarle di lasciar perdere, che ormai erano spacciati, ma in quella situazione avrebbe fatto lo stesso.
“Okay! Tu falli uscire, io guadagno tempo.”
Così dicendo si divisero:
Emma salì nel maggiolino mentre Regina si mise a correre verso l’hotel.
 
Salì in retromarcia con il maggiolino il più possibile, fino a quando non sentì le sirene abbastanza vicine.
Quindi si fermò e scese dalla macchina, aprì il cofano anteriore e manomesse i primi pezzi che vide.
Alla vista della macchina della polizia, fece segnale con le mani e fu grata quando dalla macchina che si era posteggiata dietro, scese suo padre.
“Emma!” esclamò l’uomo correndole incontro.
“Papà, grazie al cielo sei tu!” l’abbracciò la ragazza “mi sono persa e la macchina si è rotta! Il telefono era scarico…credevo fosse la fine!” singhiozzò appoggiata al petto di suo padre.
L’uomo la strinse a sé “perché sei andata fuori da Storybrooke?”
“Siamo fuori da Storybrooke? Avevamo appuntamento al bosco per fare campeggio, non mi sono neanche accorta del confine!” piagnucolò “io l’avevo detto di andarci con la luce, non conosco Storybrooke di notte!”
“Tesoro calmati, ci sono io adesso, ti ho trovata.” Disse accarezzandole i capelli.
La ragazza annuì, districandosi poi dall’abbraccio.
“La mamma sa che sei qui?”
“Sa che sono al campeggio con gli altri.” Tirò su col naso.
“D’accordo, adesso ti riporto a casa. Sali in macchina, dobbiamo solo vedere che succede all’hotel MidWeet, a pochi metri da qui. E’ scattato un allarme dalla sezione piscine.”
“Non avete chiamato i proprietari?”
“Dicono che le piscine sono chiuse a quell’ora quindi è insolito. Meglio dare un’occhiata.”
Emma annuì “fammi prendere le mie cose.” Disse, avvicinandosi al maggiolino e cercando di prendere più tempo possibile, appuntandosi mentalmente di congratularsi con se stessa per l’ottima performance.
 
Nel mentre, Regina era entrata dal passaggio di prima.
Arrivata alle piscine trovò i suoi amici nella beata ignoranza a divertirsi.
“Idioti!” li chiamò “sta arrivando la polizia, ho sentito le sirene, muovetevi!”
“Aaaah ti sei solo seccata a stare lì fuori da sola!” disse Killian.
“Io sto andando via. Vi ho avvertiti, fate quello che volete.”
Regina sapeva che meno avesse insistito, più le avrebbero creduto.
“Forse dovremmo ascoltarla.” Affermò Robin, avvicinandosi al bordo della piscina per uscirne.
“Regina, dici il vero?” volle assicurarsi Malefica.
“Non sono mai stata così seria in vita via.” rispose con un tono che non faceva trasparire alcuna insicurezza.
“Io mi fido!” dichiarò Ursula, che vero o falso non le importava, voleva ugualmente andarsene.
Crudelia si limitò a scrollare le spalle e seguirla.
“Oh, Cru, non fare la solita passiva!” si lamentò Killian.
“Che cosa?” s’irritò la ragazza che era appena stata chiamata in causa.
“Ha ragione!” parlò Malefica “non hai mai voce in capitolo, dove va Ursula vai tu! Abbi un po’ di personalità!”
“Okay Mal, ora devo andare via ma ti prometto che se la polizia non becca il tuo bel culetto, ci penserò io a fartelo nero!”
Malefica fu sconvolta da quell’affermazione.
Si, Crudelia aveva un carattere forte, per questo faceva parte del suo gruppo.
Ma rivolgersi a lei con quel tono? Oltremodo inammissibile.
“Non siamo più le pedine del tuo gioco, non te ne sei accorta?” continuò Crudelia “Regina ha ragione: le cose cambiano. Ed è un pezzo che giochi da sola.”
Malefica non replicò. Nessuno spiccicò parola a quell’affermazione.
“Fratello, dove sono le chiavi?” chiese Robin a Killian, spostando l’attenzione di tutti ad un altro discorso.
“Credi davvero che vi farò andare via con la mia macchina?” li schernì.
“Vieni con noi, cazzo!” sbraitò Regina.
Robin le fece segno di calmarsi.
“Okay amico, sei mio fratello per me, lo sai. Ma ti giuro che se non esci di lì adesso o non mi dici dove sono quelle dannate chiavi, ti prendo a cazzotti così forte che rimarrai traumatizzato a vita.”
Killian deglutì, valutando la situazione:
Il suo amico era visibilmente più robusto di lui, e Killian sapeva che era più che capace di fare a botte, visto la quantità di persone che avevano pestato insieme.
E sapeva quanto diceva sul serio. Perché Robin era un coglione h24, 7 giorni su 7.
Ma quelle rare volte in cui parlava seriamente e in più minacciava, c’era davvero da preoccuparsi.
“Non ha senso se rimaniamo io e Malefica.” Disse, uscendo dalla piscina, come a far intendere che il vero motivo per cui li stava seguendo fosse quello.
Quest’ultima li seguì senza replicare, sarebbe stato del tutto inutile.
Usciti di lì, Regina fu grata di vedere che la polizia non c’era ancora e decise che più tardi avrebbe contattato Emma per ringraziarla.
Pochi minuti dopo, quando l’auto della polizia posteggiò davanti l’hotel e David ed il suo collega scesero dall’auto ordinando ad Emma di chiudere le sicure, la ragazza pregò che Regina ed i suoi amici fossero già andati via.
E ringraziò la loro buona stella quando vide suo padre uscire a mani vuote dall’edificio.
 
Quella stessa notte, dopo che Regina tornò finalmente a casa, decise che era il caso di scrivere ad Emma per ringraziarla.
Ma pensò che sarebbe stato meglio chiamarla, meritava più di due semplici parole scritte.
Emma prese immediatamente la chiamata “di questo passo non tornerò mai più a scuola.”
Regina sorrise “non vorrai farmi credere che dormivi! Avevi il telefono in mano per quanto velocemente hai risposto alla chiamata.”
“Stavo giusto per scriverti, pensa un po’.”
“Alla fine è sempre colpa mia se fai le ore piccole.”
“E’ vero! Allora, tutti liberi?”
“Grazie al cielo, si.”
“Grazie a me, semmai!”
Regina rise “scherzavo, Swan, tranquilla! Ovviamente grazie a te.”
“Vi ho praticamente salvato la vita, mi sento un Eroe!”
“Oh, adesso non te la tirare!” la canzonò, pensando che effettivamente Emma somigliava tanto agli Eroi.
“Ma se senza di me non saresti stata qui a chiamarmi!” ribatté la ragazza.
“Sembra che mi aiuti solo per sentirti un Eroe!”
“Maldicenze!” esclamò Emma, usando sempre un tono scherzoso.
“Ho sempre sentito questa parola solo nei film più vecchi al mondo.”
Ci fu una pausa, “lo sai il motivo per cui ti aiuto.” Disse la bionda seriamente.
Regina deglutì al ricordo delle parole di Emma, l’ultima persona che aveva visto del buono in lei era stata … no, non importava!
Non voleva scoppiare in lacrime proprio in quel momento.
“Lo so.” Rispose “sembra che io ti debba sempre un favore.”
“In realtà me ne devi solo due adesso. E il primo puoi farmelo proprio in questo momento.”
“Sono davvero curiosa.”
“… chiamami Emma.”
Regina sorrise “chiamo per nome solo le persone con cui ho confidenza.”
“Pensi che io e te non ne abbiamo già abbastanza?”
“D’accordo, Emma. E’ meglio che te ne vai a dormire, non vorrei saltassi un altro giorno di scuola a causa mia!” la prese in giro.
“Ci vediamo domani.”
“Non so, magari io resto a casa a dormire.”
“Regina, non era una domanda. Ci vediamo domani, buonanotte.”
“Se è un ordine, stai sicura che non ubbidirò mai.”
“E’ un’affermazione, contenta?”
“Mmh si, molto.”
La ragazza alzò gli occhi al cielo “buonanotte.”
“Buonanotte … e, Emma? Ti ringrazio.” Affermò, per poi riagganciare.
 


 
 
Si ringrazia Will Scarlet () per la citazione sul “vedere del buono in qualcuno.”
Gente, se Malefica e Regina vi sembrano shippabili sappiate che lo sono volutamente.
Regina è shippabile praticamente con chiunque, ma l’OTP la forma sempre e solo con Emma ◡‿◡ (che non è che sembra un Eroe, lo è! Il mio Eroe preferito, senza dubbio.)
Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo, dove finalmente le cose prendono una svolta definitiva!
Grazie sempre a chi mi segue e a chi lascia una recensione.
E ricordate di farmi sapere cosa ne pensate.
A presto.
Sam.

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Capitolo 8
*** Una sorta di. ***


Capitolo 7.
Una sorta di.

 

Si può avere un capitolo preferito della propria fanfiction?
Perché questo è decisamente il mio! ♥

 
 
 
Erano passate settimane da quel giorno.
Le cose erano cambiate in meglio ed ora procedevano alla grande.
Regina aveva allentato i rapporti con i suoi amici, o sarebbe meglio dire che loro li avevano allentati con lei.
Ma le andava bene se a loro andava bene così, dopotutto ammetteva finalmente che era piacevole la compagnia di Emma.
Stava facendo progressi a scuola, grazie all’aiuto costante e paziente di Emma che non faceva altro che spronarla a studiare:
“Ne sei totalmente capace, è che ti manca la voglia!”
Regina era nauseata dal numero di volte in cui sentiva quella frase ogni giorno.
Ed Emma era arrivata ormai a costringerla a studiare.
Quel giorno, non era diverso, l’unico cambiamento era l’orario anticipato con cui Regina si era presentata a casa sua.
“Esiste il telefono per avvertire.” Affermò Emma dopo che aprì la porta e alla sua vista si presentò Regina.
Quest’ultima teneva lo sguardo basso “disturbo?”
La bionda le fece cenno di entrare “giusto in tempo per la merenda.”
Regina non si ricordava nemmeno quando era stata l’ultima volta che aveva sentito la parola merenda.
Era sempre fuori casa impegnata a fare altro per pensare a mangiare.
Seguì Emma in cucina e si accomodò nello sgabello del bancone, mentre la bionda si mise ai fornelli.
“Assaggerai la mia cosa preferita al mondo: cioccolata calda con cannella!”
“Il piccante con il  dolce?” storse il naso in segno di disgusto.
“Non ne potrai più fare a meno, fidati!”
“L’ultima volta che ho fatto merenda sarà stata … quando ero piccola, suppongo.”
“Non preoccuparti, prenderai anche questa mia abitudine.” Le sorrise la ragazza.
Anche quest’abitudine? Non ne aveva presa alcuna!
Si, David la trovava lì ogni giorno non appena rincasava da lavoro e non ne sembrava più affatto sorpreso.
Mary Margaret non la invitava più a restare a cena, il suo posto a tavola era scontato.
Emma le rivolgeva sempre i saluti di Neal non appena chiamava, senza che lei avesse ancora accennato della sua presenza, perché era già sicuro che si trovasse lì.
Doveva ammettere che da fuori poteva sembrare un’abitudine. O comunque, per le persone più care ad Emma, lo era.
E Regina … non ci aveva mai pensato!
Non sapeva nemmeno se le piacesse ma era così naturale, quotidiano … abitudinario stare lì, che non c’era nemmeno bisogno di porsi questo problema.
Non aveva mai avuto una costante nella sua vita, qualcosa che si ripetesse ogni giorno.
Con i suoi amici era sempre in cerca di nuove avventure, facevano sempre cose diverse.
Perfino rifugiarsi a bere al Rabbit Hole era qualcosa di saltuario.
E a pensarci bene non si era mai sentita così al sicuro con nessuno e da nessuna parte.
Avere la certezza di poter contare sempre su qualcuno? Era bello.
“Cosa è successo?” le chiese Emma, richiamandola dai suoi pensieri.
“Cosa?”
“Perché sei in anticipo?”
“I miei urlavano e sono uscita. Non mi andava di starli a sentire.” Scrollò le spalle Regina.
“Non sei uscita, sei venuta da me.”
“Senza volerlo … cioè esco solo per venire qui ultimamente, mi è venuto automatico …” farfugliò.
La bionda sorrise “va bene se volevi venirci, eh.”
Regina sorrise a sua volta “mi piace stare qui.”
“Mi fa piacere sentirlo.”
“Però … non voglia che ti senta obbligata o altro … se hai da fare o non vuoi che stia qui tutto questo tempo, io-“
Emma le si avvicinò, prendendole le mani nelle sue “no no, Regina! Io voglio che tu stia qui tutto quel tempo.”
Si accorse di quello che aveva detto e di come lo si poteva recepire “insomma, più stai con me, più posso tenerti lontana dai guai.” Aggiunse immediatamente, sciogliendo poi quel contatto come se ne fosse rimasta scottata.
All'improvviso trovava equivoci ovunque. Perché?
Si okay, non avevano mai avuto un contatto fisico. O almeno, un contatto fisico voluto e coscienzioso.
Era una sua amica, o almeno quasi sua amica … beh, una sorta di amica.
Perché mai avrebbe dovuto provare imbarazzo nel toccarla o nel dirle una cosa carina?
Oh, già.
Non aveva mai abbracciato un’amica, figuriamoci una sorta di.
Eppure, le era venuto così istintivo che le faceva quasi paura.
 
Dal canto suo, Regina, rimase stupita da quello che era appena successo.
Insomma, non era da loro.
E quel silenzio imbarazzante che c’era adesso?
Peggio di peggio.
“Esco fuori per una sigaretta.”
“Riuscirò a toglierti quest’abitudine!” le rispose Emma.
Eccola: la sua abitudine!
“Non dirmi mai cosa devo fare.” L’ammonì, uscendo fuori.
Si era appena accorta di avere un’abitudine e no, non se la sarebbe fatta portare via.
All’improvviso si rese conto di agognare qualcosa di suo soltanto, da non condividere con nessuno e che soprattutto non avesse a che fare con Emma.
E quella era l’unica cosa.
Era sua. Soltanto sua.
Il suo personale distacco da chiunque.
Al momento sentiva il bisogno di rifugiarsi dentro una sigaretta, se fosse stato possibile.
Non era sicura che sentirsi parte di qualcosa grazie a ogni cosa nella quale Emma fosse in mezzo, era un sentimento giusto.
E se l’avesse persa? Il suo sentirsi parte del mondo sarebbe andato in frantumi.
Non era più bello avere la certezza di contare sempre su qualcuno.
Non era neanche una certezza.
Si sentì così tanto soffocare che anche se aveva appena finito la sigaretta, aveva voglia di accenderne subito un’altra.
Ma l’arrivo di Emma la troncò sul nascere “la cioccolata è quasi pronta!” esordì.
“A dire il vero, devo andare.”
“Cosa? Perché? Sei appena arrivata.”
“Non mi sento bene.”
“Una ragione in più per restare.”
“Emma!”
“Regina, dove vorresti andare? Vieni da casa quindi non credo proprio tu voglia tornarci. Chiamerai i tuoi amici? Non credere che io ti lasci andare se non sono certa di dove sei e soprattutto a fare cosa.”
“Non starmi così addosso!” sbraitò, facendo un passo indietro.
“Non sto facendo un bel niente. Queste sono le regole e tu lo sai. Che cosa c’è che non va? Stavi bene pocanzi.”
Non voleva spingerla al limite, non era da lei pressare qualcuno ma doveva farlo.
Doveva far sfogare Regina Mills.
E quest’ultima non riusciva nemmeno a respirare dalla vicinanza di Emma.
Si sentiva sottratto il proprio spazio personale.
“Parlami.” La spronò la bionda.
“Voglio andare via.”
Emma le afferrò un braccio, per evitare che scappasse.
“Lasciami.”
Quel contatto adesso era così diverso. Né voluto, né istintivo in un momento di conforto.
“Regina, che è successo?”
“Non devo dirlo a te!”
“Si invece! A chi lo dirai? Ci fumerai sopra? Andrai a bere? O magari a farti scopare da Robin per levartelo dalla testa?”
A quelle parole gli occhi di Regina si infiammarono, la spinse con rabbia “tu non sai niente!” ma Emma aveva ancora la mano ancorata al suo braccio e nell’andare indietro si portò dietro Regina che per impatto d’urto le si scontrò addosso facendola cadere a terra.
Ma nonostante la caduta, Emma non mollò la presa.
Era decisa. Stavolta non si fuggiva.
“Cazzo, lasciami!” si dimenò Regina, cercando di alzarsi da sopra Emma.
“Parla con me!” ribatté la bionda, sdraiata sotto Regina.
“No! Perché dovrei?”
“Perché io sono la causa per il quale stai facendo così!”
“Non gira sempre tutto intorno a te!”
E più Regina cercava di liberarsi dalla sua presa, più Emma la rafforzava.
“Vedila così: prima parli, prima sarai libera.”
Regina strinse il pugno del braccio che era libero e guardò Emma con una rabbia che pensò di darle un cazzotto così forte che le avrebbe sicuro fatto allentare la presa.
Alla bionda non passò inosservato quel gesto
“Vuoi picchiarmi? Avanti! Ce l’hai con me, no? Fallo!”
Certo, incitarla non era il modo migliore per evitare che la picchiasse davvero.
Ma Regina doveva sfogarsi, e andava bene qualsiasi modo.
E dentro di sé, si fidava inspiegabilmente di lei.
“Non dirmi mai quello che devo fare!”
“Lo so, me l’hai già detto! Ma non ti lascerò andare. Ne hai bisogno, Regina, sfogati. O scoppierai in un momento non opportuno e con qualcuno che non saprà come gestirlo.”
“Cosa ti fa pensare che tu sappia gestirmi? Non sei nessuno per me!”
“Sei qui invece che in qualsiasi altro posto. Quindi qualcuno sono. Non mi consideri nemmeno una tua amica? D’accordo. Ma sono una sorta di. Noi siamo una sorta di.”
“Una sorta di che cosa?”
“Non lo so, lo scopriremo magari.”
Si erano calmate.
Regina si era calmata.
Ma Emma non era ancora sicura di mollare la presa su quel braccio.
E rimanevano lì sul pavimento, l’una sopra l’altra.
“Che cosa è successo?”
La mora scosse il capo, come a dire che non ne valeva la pena.
“Hai fatto raffreddare la cioccolata calda! Mi devi una spiegazione.”
Regina sorrise a quelle parole, e quel sorriso ne fece spuntare uno anche sul volto di Emma.
“Ho paura di non avere qualcosa di mio.” Ammise, dopo aver preso coraggio.
 “Tutto ciò che sono ha sempre avuto a che fare con qualcuno … e adesso ha tutto a che fare con te. E non è che non mi piaccia, anzi, mi fa sentire al sicuro che tu abbia questa specie di controllo sulla mia vita ma … quando hai detto che mi avresti fatto perdere l’abitudine di fumare … mi è parso come mi volessi togliere la mia unica e sola abitudine, qualcosa di esclusivamente mio che non avessi preso da nessuno.”
“Regina … tu non sei quello che fai. E non devi essere necessariamente una persona abitudinaria! Non ti tolgo te stessa se ti aiuto a smettere di fumare, ti tolgo una brutta abitudine che puoi rimpiazzare con una nuova o con nessuna, se preferisci.”
La mora annuì, non ancora certa nonostante la spiegazione di Emma.
“Non era mia intenzione farti sentire nessuno al di fuori di quello che fai.”
Seguì un silenzio che non era imbarazzante come quello precedente, sebbene la posizione nella quale si trovavano.
Era un silenzio che incideva le parole di Emma dentro Regina, facendola pensare a cosa avrebbe voluto dire dopo.
“Mi piacciono le abitudini.” Fu proprio lei a rompere quel silenzio, facendo sorridere Emma “non ne ho mai avute quindi non lo sapevo … ma queste mi piacciono!”
“E potrai cambiarle in ogni momento se non ti piaceranno più.”
Regina le sorrise. Non sapeva spiegare nemmeno a se stessa come quella ragazza sapesse sempre rivoluzionare il suo modo di vedere le cose.
“Non fa bene dire le cose invece di tenersele dentro?” le chiese la bionda.
“Abbastanza.” E già che c’era “credo che mi piaccia tanto stare qui o nella tua vita, per la tranquillità che la circonda. A casa mia ci sono sempre urla, i miei amici si divertono solo con il pericolo e non ho un ragazzo che mi chiami solo perché gli manco.”
“Questa è invidia, Regina.” La canzonò Emma.
“No, non volevo suonasse così!” s’allarmo la ragazza.
“Ti sto prendendo in giro, ho capito come doveva suonare.”
Ma sentiva comunque il bisogno di spiegare “farne parte mi piace.”
“Ne sono contenta ma … ti dispiacerebbe farmi alzare? Devo spegnere il fuoco, così la cioccolata sarà l’unica cosa andata a male.”
Regina si accorse solo in quel momento che la presa di Emma sul suo braccio non c’era più, e che se ne stava seduta a cavalcioni su di lei come fosse una cosa normale.
“Oh merda, giusto! Scusa!” si alzò all'istante.
“Tutto okay” rispose Emma, tirandosi su “eri presa dalla confessione.”
“Ho solo notato che mi sento bene a parlare di quello che provo.” Si giustificò.
“Quindi avevo ragione.”
“Non lo dirò mai.”
“Mi devi comunque una cioccolata.” Disse Emma, dal momento che quella che aveva preparato si era bruciata per esser rimasta troppo tempo sopra il fuoco.
Non poteva certo immaginare che cosa sarebbe successo.
“Con la cannella, immagino.”
“Esattamente.” Rispose, dirigendosi verso la cucina per spegnere il fornello.
“Andiamo da Granny? Ovviamente pago io.”
“Fammi solo prendere la giacca.”
 
Erano appena entrate da Granny quando una voce che Regina conosceva fin troppo bene, richiamò la sua attenzione.
“Sembra che Regina Mills esca solo con gli sfigati ormai.” Sprezzò Malefica.
Regina si girò verso la provenienza del suono, trovandola al tavolo con Crudelia e Ursula.
“E’ un piacere vederti, Mal!” s’avvicinò “e voi due? Credevo che le cose fossero cambiate.
“Lo sono, ma non abbiamo abbandonato i vecchi amici per questo.” Rispose Crudelia.
“Oh, andiamo! Io non vi ho abbandonato.”
“No? Come lo chiami passare più tempo con quell’insulsa piuttosto che con le tue uniche amiche?” rispose Malefica.
“Anche voi potete passare del tempo con me a prescindere da Emma, lo sapete.”
“Ora è Emma.” Lo sputò fuori come fosse veleno “credevo chiamassi per nome solo le persone con cui avevi confidenza.”
“Già. Adesso Emma è mia amica.”
“Ma davvero? Credevo gli amici fossero quelli che ti stanno accanto quando fa così male da non poter respirare.” Che colpo basso che diede Ursula, non la credeva a questi livelli.
Emma vide gli occhi di Regina svuotarsi a quelle parole.
Aveva gli occhi marrone scuro, quasi neri, non si poteva capire quando rispecchiavano un’emozione.
Ma sapendoci guardare dentro, ti saresti accorto che erano gli occhi marroni più profondi che avresti mai potuto incrociare.
Ed Emma, sapeva guardare eccome.
Tanto che vide quegli splendidi occhi, perdere la poca luce che avevano riacquistato in quegli ultimi giorni.
“Regina, lasciamo perdere la cioccolata.” Le disse, distraendola dal baratro immenso in cui stava per entrare.
La mora scosse il capo, voltandosi si avvicinò al bancone e domandò alla vecchia signora che gestiva il locale due cioccolate calde con cannella da portare via.
Quando sentì la presenza di Emma accanto, le disse “non mi piace dovere qualcosa a qualcuno. E con te ho abbastanza debiti.”
“Favore!” la corresse la bionda “mi devi solo un favore.”
Dopo aver preso le cioccolate ed essere uscite da Granny’s, tornarono a casa di Emma senza spiccicare più una parola.
Regina era turbata dai suoi pensieri, ed Emma non sapeva cosa le passava per la testa quindi aveva paura di fare un passo falso con qualsiasi cosa avesse detto.
Arrivate a casa, la ragazza tentò ugualmente “ti va di parlarne?”
Regina scosse il capo.
“Mi riferivo alla cioccolata.”
La mora abbozzò un sorriso “buona.”
“Buona? Solo buona? Buona non riesce ad esprimere tutta la sua bontà. Avresti dovuto dire deliziosa; squisita; prelibata; gustosissima; eccellente!”
“Okay credo di aver afferrato il concetto.”
Emma capì che Regina non aveva proprio voglia di parlare, in generale.
“D’accordo... si è fatta l’ora per studiare. Vado un attimo di sopra a chiamare Neal. Fai come fossi a casa tua, lo sai.” Si diresse al piano superiore.
La mora si guardò intorno, e notò il pentolino con dentro la cioccolata bruciata.
Che lei aveva fatto bruciare.
Emma ci avrebbe messo un po’ prima di tornare giù con i libri, quindi si rimboccò le maniche e avvicinandosi al lavello prese spugna e detersivo, per poi iniziare a raschiare la cioccolata rimasta appiccicata nel pentolino.
Non aveva mai lavato un piatto in vita sua, ed ora eccola lì, a farlo in una casa in cui non avrebbe mai immaginato di entrare.
Emma tornò di sotto pochi minuti dopo “che stai facendo?” chiese perplessa, avvicinandosi a Regina.
“Rimedio al mio casino.”
“Avevi già rimediato con la cioccolata calda da Granny’s.” rispose, levandole il pentolino dalle mani e abbandonandolo sul lavello “vai a sederti che iniziamo.”
“Se devi lasciarla lì, fammela sciacquare e posare.”  assodò la mora. 
“Lascio sempre le cose in giro, tranquilla.”
“Ah! Ecco un’abitudine che non voglio prendere.” Sorrise.
“Ma se sei più incasinata di me.”
“Solo nello spirito! Per il resto sono la persona più ordinata del mondo.”
“Ah-ah!”
Regina le fece una smorfia e tornò a sciacquare il pentolino per poi riporlo nella credenza.
“Ci voleva tanto?”
“Ti ho lasciato lavare quel pentolino a una condizione.”
“Ma davvero? E quando mi avresti avvertita?”
“Stavo per farlo ma hai preferito prendere iniziativa e lavare quel pentolino, quindi hai inconsciamente acconsentito alla condizione che stavo per proporti.” Spiegò decisa Emma.
“Molto convincente! Dimmi di cosa si stratta e forse accetterò.”
“Gioco delle 20 domande!” esclamò con un sorriso.
“Non se ne parla!”
“Ci aiuterà a conoscerci meglio.”
“E’ tardi dovremmo studiare.”
“Quando mai hai voluto studiare? Andiamo, Regina!” piagnucolò.
“Davvero vuoi arrivare impreparata domani a scuola?”
Emma sapeva a che gioco stava giocando e a malincuore ammetteva che l’avrebbe lasciata vincere.
Ma una battaglia, non era la guerra.
“D’accordo. Dopo lo studio, giocheremo.”
“Giocheremo solo quando avrai qualcosa da offrirmi in cambio.”
Emma la guardò sbalordita “scherzi? Rifugio e aiuto a casa mia ogni pomeriggio cosa è per te?”
Regina rise “okay come vuoi, pur di non studiare!”
La bionda alzò gli occhi al cielo in tutta risposta.
“Ma! Ci servono delle regole.” Continuò l’altra.
“Il gioco ha già delle regole: non si risponde a una domanda con un’altra domanda. E si deve sempre rispondere a quello che è stato chiesto, senza eccezioni.”
Regina sapeva perfettamente cosa Emma le avrebbe chiesto, era il principale motivo per il quale voleva assolutamente fare quello stupido gioco.
Se avesse accettato, sapeva che sarebbe stato come fare una confessione a cuore aperto.
Ne era davvero pronta?
Se lo era, perché le serviva una costrizione sottoforma di gioco?
Emma notò quel silenzio e decise che avrebbe saputo, in un modo o nell’altro.
“Se vuoi tirarti indietro, puoi farlo.” Scrollò le spalle “capirò se non credi di esserne capace.”
Sapeva che tasto aveva toccato, così come lo sapeva la mora.
Non bisognava avere una laurea per essere capace di giocare a quello stupido gioco.
La provocazione di Emma era a dir poco ridicola in quel contesto.
Ma decise che l’accettava.
Voleva sapere a cosa si riferiva Ursula? Che glielo chiedesse, allora.
In fondo anche Regina aveva qualche domanda da farle.
“D’accordo. Giochiamo!” dichiarò, vedendo Emma esultare “ma inizio io.”
La ragazza annuì.
“Il tuo modo di essere è stato influenzato?”
“Si.”
“Da chi?”
“Regina, tocca a me.”
La mora sorrise “giusto.”
“Ursula, a cosa si riferiva?”
“A una cosa che mi è successa … quindi, da chi?”
“Da tutto quello che ho vissuto. E cosa ti è successo?”
“Il ragazzo che amavo è andato via. Cosa hai vissuto?”
“Molti traumi … chi era?”
“Daniel Colter. Che tipo di traumi?”
“Cambio continuo di famiglie adottive.  Parlami di lui.”
“Non è una domanda.” Rispose con durezza, abbassando lo sguardo.
“Non vuoi sapere del fatto che sono stata adottata?” Emma riacquistò lo sguardo di Regina su di sé “parlami di lui ed io ti parlerò di questo.”
Era davvero inutile tirarsi indietro a quel punto.
“Abitava qui fino a poco tempo fa … un anno e sei mesi fa.” Non le andava proprio di fingere che approssimativamente ricordava il tempo da quando era andato via, dal momento che teneva conto anche dei giorni “eravamo cresciuti insieme, il mio primo amico … il mio primo amore. Ma lui non piaceva molto a mia madre … diceva che non era abbastanza per me, e che non avrebbe mai dovuto trascinarmi con sé. E’ stato lui a farmi conoscere i miei attuali amici.” Sorrise quando un ricordo nitido fece capolinea nella sua mente “e forse era pure troppo per me. Era fantastico! Mi faceva sentire sempre la persona più importante, mi faceva ridere come nessuno era mai riuscito a fare … e faceva quelle cose piccole, sai, i gesti che nessuno nota ma tu li noti se li fa la persona a cui presti la tua totale attenzione. Quando conobbe Robin, e poi Killian, non mi lasciò indietro. E quando venne a sapere delle loro amiche, me le fece conoscere e creammo questo gruppo. Non ha mai pensato di abbandonarmi … mi amava.” Il suo sorriso non vacillo un attimo a quella consapevolezza “io sicuramente amavo lui.” Aggiunse.
 “Dov’è adesso? Ti prego non dirmi che …”
“E’ andato via.”  Un brivido le percorse la schiena a ricordare la prima volta in cui ebbe una paura tale da farle tremare le gambe “la sua famiglia da un giorno all’altro si è trasferita. Colpa di mia madre, ovviamente. Li ha praticamente costretti.” Spiegò con un sorriso beffardo.
“Mi dispiace …”
“Oh, ti prego Emma.”
“Cosa?”
“Odio quando la gente dice mi dispiace perché non sa che dire. Non è vero che ti dispiace, non c’eri, non lo conoscevi e non ci conoscevi. E’ una cosa che si dice tanto per, e la odio. Non me ne faccio un bel niente.”
Era la prima persona che Emma conosceva a reagire così a un mi dispiace.
“Volevo solo darti conforto. Non ti conoscevo ma ti conosco adesso, e questa è la cosa che ti ha resa così … superficiale. Ti avrei voluto conoscere quando avevi perennemente quel sorriso con il quale parlavi poco fa. Ma ero troppo occupata ad essere finalmente felice, quindi, il mio mi dispiace è per non essere arrivata prima.”
“Non avresti fatto la differenza. Avevo chi mi consolava, ma non era lui. Tu non sei lui. Nessuno è lui.”
“Sembra che Robin sia qualcuno.” Mormorò.
“Non parlare di questioni che non sai.”
“Parlamene tu, allora.”
“E’ il tuo turno, se non ricordo male.”
Emma sospirò.
Regina aveva ragione.
“Beh non c’è molto da dire..il mio cognome è diverso da quello dei miei genitori, te ne sarai accorta.
Appartiene alla prima famiglia che mi ha adottato. Avevo nove anni. Già, nove anni in un orfanatrofio e la mia prima famiglia mi riporta indietro dopo cinque mesi, come fossi un oggetto rotto da cambiare.”
“Non sei un oggetto rotto da cambiare.” Sentì il bisogno di precisare la mora.
Emma sorrise “mi hanno già convinto di questo, ma ti ringrazio.”
“Quante famiglie hai cambiato prima di arrivare qui?”
“Sette.”
“Wow.”
“Dicono tutti che causavo problemi … la verità è che si aspettavano che io non fossi una bambina come le altre solo perché dovevo sempre essergli grata di essere stata adottata.” Sputò fuori con una smorfia “ma poi sono arrivata qui … ed avevo così paura a fare qualsiasi cosa, pure di respirare. Ma Mary Margaret e David erano così diversi, mi hanno insegnato cos’è il divertimento, cosa vuol dire essere bambini.” Sorrise.
“Alla fine è proprio vero che il sangue non fa un legame.” Commentò Regina “e perché mi hai detto che ti lasci toccare solo da Neal?”
La bionda deglutì “perché gli unici momenti nei quali mi hanno sempre toccata erano quando arrivavo in una nuova famiglia, con un abbraccio, e quando mi abbandonavano nuovamente in orfanotrofio con un altro abbraccio. E’ stato difficile fidarsi di ogni abbraccio da mia madre e mio padre, ma ancor di più di quelli da parte di Neal … è l’unica persona, al di fuori della mia famiglia, da cui mi lascio toccare perché ormai so per certo che non se ne andrà.”
Regina annuì e a quello seguì il silenzio da entrambe le parti.
Un silenzio che non era imbarazzante, ma confortante.
Entrambe avevano bisogno di assimilare quello che era appena successo.
Regina non aveva mai raccontato a nessuno di Daniel, le persone che lo sapevano era perché lo conoscevano.
Emma invece aveva raccontato la sua infanzia a Neal, ovviamente.
Ma quello che entrambe si chiedevano era perché avevano avuto questo bisogno reciproco di conoscersi, di sapere, di capire.
Del resto si sa, non ti interessa capire qualcosa se non ti affascina.
Ed Emma era affascinata dalla persona che Regina era, come quest’ultima lo era dalla vita della bionda.
Erano due universi opposti.
E c’era questa curiosità di capire come stessero le cose dall’altra parte, del perché sembravano così dannatamente interessanti.
La porta d’ingresso di Casa Nolan si aprì in quel momento.
“Buonasera ragazze!” esclamò Mary Margaret entrando in casa.
Emma guardò l’orologio “è passato tutto questo tempo?” chiese sconvolta.
“Tu e le tue fantastiche idee.” La incolpò Regina.
“Okay okay non importa possiamo ancora studiare qualcosa, iniziamo subito.” Andando a sedersi davanti il tavolo da pranzo.
“Avete un’oretta il tempo che cucino e che papà rientri.” Le informò sua madre.
“Regina vieni a sederti, muoviti!”
E quest’ultima controvoglia raggiunse Emma.
 
Il giorno dopo, sempre allo stesso orario e sempre nella stessa casa, Regina aspettava Emma che come consueta abitudine si aggiornava con Neal durante la pausa studio.
La bionda arrivò di corsa in cucina “Regina!”
La mora sobbalzò.
“Prima che me ne dimentichi ancora: devi uscire con me e Neal!” disse, per poi tornare indietro da dove era venuta dal momento che aveva ancora il suo ragazzo al telefono.
Lasciando Regina nella confusione più totale.
“Io non vengo da nessuna parte.” Chiarì subito quando Emma tornò.
“Ti ho solo accennato la questione, lasciami spiegare.” Le disse, accomodandosi sul divano accanto a lei “Neal vuole che tu e Robin veniate a cena con noi, vuole ringraziarti per ciò che hai fatto ma dal momento che sarebbe imbarazzante uscire solo con noi, porta con te Robin.”
La mora la guardò attonita “Che cosa avrei fatto?”
“Quando mi hai portato a casa tua nel tuo giorno.”
“Aaah! Beh non  c’è bisogno di ringraziarmi, davvero. Tu hai fatto lo stesso per me.”
“Neal ci tiene. Pensa che tu sia una persona totalmente diversa da quella che pensava e desidera conoscerti meglio. Vista anche la quantità di tempo che passi in mia compagnia.” Si spiegò meglio “e credo sia una bellissima idea! Meriti di conoscerlo e viceversa.”
“Molto carino ma vedi, io e Robin non siamo tipi da queste cose…voglio dire, non stiamo nemmeno insieme.”
“Quindi Robin non è qualcuno…”
“Lui è mio amico.”
“Ci vai a letto.” Constatò la bionda.
“Mai sentito parlare degli amici di letto? E’ accertato che nel 75% dei casi, un’amicizia dove si condivide anche un rapporto intimo si rafforzi.”
“Sembrate intimi anche fuori dal letto.”
“Ti ho già detto di non parlare di cose che non sai.”
“Invece ne parlo eccome affinché tu sia sincera! Io vi ho visto, la volta in cui siamo andate a prenderli al conservatorio…eri felice di vederlo, gli sei corsa incontro e lui aveva un sorriso alla tua vista! Ti ha abbracciato sollevandoti da terra e facendoti volteggiare!”
“Porca vacca perché devi sempre prendere seriamente qualsiasi cosa! Ero felice vederlo come ero felice di vedere tutti loro.”
“Lasciatelo dire da una che guardava dall'esterno e non era distratta da attenzioni altrui…ho pensato perfino che fosse davvero il tuo ragazzo.”
“Beh non lo è!”
“Almeno hai mai provato? A prenderla seriamente, a pensare a una relazione.”
Regina pensò che no, non ci aveva mai pensato.
Ma non perché non le era mai venuto in mente, semplicemente perché non voleva una relazione con Robin quindi non le interessava mettersi in testa il tarlo del E se.
Robin era troppo per lei.
Troppo idiota, troppo immaturo.
A volte perfino prepotente quando voleva ad ogni costo qualcosa.
Andava a letto con chiunque.
E poi puzzava di foresta, nemmeno ci vivesse.
Non le piaceva, anche se ci faceva sesso.
Quello era uno sfogo, qualcosa da fare con qualcuno con cui pressoché si fidava.
“Non voglio provare, non mi interessa.” Spiegò.
“Come puoi dirlo se non hai mai provato?”
“Non mi piace come persona okay?” lo disse con un disgusto che fece sorprendere anche lei, non voleva uscisse proprio in quel modo “e comunque essere il mio ragazzo non farebbe una grande differenza.”
“D’accordo. Portalo almeno da amico, o porta chi vuoi, va bene? L’importante che ci sarai. Desidero davvero che Neal ti conosca meglio e che tu conosca lui.”
Regina sbuffò per poi annuire.
Arrendendosi al potere che quella ragazza incominciava ad avere su di lei.
 

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Capitolo 9
*** Non starmi così vicino. ***


Capitolo 8.
Non starmi così vicino.


 
 
“Allora, chi porterai domani sera?” chiese Emma, mentre entravano a scuola.
Oh, Cristo santo.
Regina non l’aveva detto a nessuno, ancor meno a Robin.
Sperava solo che Emma l’avesse dimenticato o avrebbe rinunciato se l’argomento non fosse stato più toccato.
Ma no, eccola lì una settimana dopo.
“Perché è domani?” fece la finta tonta.
“Andiamo, Regina! Ti ho detto sette giorni fa che sarebbe stato domani sera!”
“Beh, l’ho dimenticato.”
“O magari non hai qualcuno da portare.” Canzonò.
“Esattamente mi spiace ma non posso venire.”
“Ah- ah!” la richiamò “l’invito è per te! Puoi portare qualcuno nel caso ti senti a disagio a venire a cena con una coppia, sennò puoi venire da sola.”
La mora alzò gli occhi al cielo “vedremo.”
“Non vedo l’ora!” esultò Emma.
 
Se c’era qualcuno da portare a una cena con Emma Swan, quello era soltanto Robin.
Era sicura che qualsiasi ragazzo sarebbe voluto uscire con lei, ma non anche con quei due.
Robin invece era come un bravo cagnolino, di rado le disubbidiva quando gli diceva di fare qualcosa.
Quindi tanto valeva provare.
Si diresse in palestra dopo l’orario delle lezioni, pensando a quanto avrebbe evitato tutto questo se Daniel fosse stato ancora lì.
Non si sarebbe mai avvicinata così tanto ad Emma, non l’avrebbe nemmeno degnata della sua conoscenza probabilmente.
Perché Daniel sapeva divertirsi ma essere responsabile allo stesso tempo, sapeva quando era il momento di fermarsi e sapeva farsi dare ascolto da tutti.
Non era lei, brava solo a farsi trascinare.
Un carattere forte –perché aveva senza dubbio un bel caratterino- messo a tacere dalla paura di restare soli, di non essere abbastanza per quello che era.
Daniel non le avrebbe permesso di diventare così.
Ma quello che era successo, era successo.
Una ragione c’era.
Che fosse destino o una sua burla, pensò mentre varcava le porte della palestra.
Intravide Robin a parlare con quelli che dovevano essere i membri della sua squadra.
Gli s’avvicinò, piazzandosi davanti a lui senza prima salutarlo, e senza degnare gli altri ragazzi di uno sguardo fece loro gesto di andar via.
“Domani sera sei a cena con me.”
Robin la guardò confuso “noi non facciamo queste cose.”
“Infatti. E’ un’uscita a quattro.”
“Cioè a coppia? Noi non siamo una coppia.”
“Smettila di sottolineare l’ovvio! Lo so già! Non andrò da sola a cena con una coppia. Tu vieni con me, discorso chiuso.” S’irritò la ragazza.
“Abbi almeno il rispetto di chiedermelo!”
“Hai mai usato il rispetto quando mi scopi e sono ubriaca?”
Robin alzò le mani in segno di resa “d’accordo, ci sarò.”
“Perfetto. Passami a prendere alle 8.” Disse, per poi dileguarsi.
 
“Dannato freddo!” esclamò Regina non appena entrò nella macchina di Robin.
Il ragazzo la guardò “sei praticamente a malapena vestita.” Disse , riferendosi al top sotto la giacca di pelle con la gonna sopra le calze lunghe.
“Non posso mica farmi rovinare il look dal clima.”
“Vedremo se lo dirai ancora quando ti verrà la febbre.”
“Non mi ammalo mai, lo sai. Sono abituata ormai.” Beffeggiò la ragazza.
“Allora, posso sapere con chi siamo e dove devo andare?”
“Emma Swan. Da Zia Emmy’s.”
“C’era da aspettarselo.” Borbottò.
Regina assottigliò lo sguardo “In che senso?”
“Passi tutto il tuo tempo con lei, con chi saresti dovuta uscire?”
In effetti era abbastanza prevedibile, nonostante odiasse ammetterlo.
“Le ragazze parlano di me? Gli manco?” chiese.
Robin annuì “ovvio che gli manchi, ma sai come sono fatte Regina, non faranno mai la prima mossa.”
“Non la farò nemmeno io. Puoi dirglielo! Non ha senso non voler stare più con me per via di Emma.”
“Non vogliono stare con te perché Emma ti sta rendendo … diversa.”
“Perché non mi va più di uscire ogni sera a fare festa o combinare casini? Lei mi fa essere solo me stessa.”
“Stare con una tipa come Emma non è da te stessa.” Considerò il ragazzo.
“Stare con una tipa come Emma è dalla nuova me stessa, se proprio ci tieni, d’accordo? Da qualsiasi me stessa venga, è una cosa che voglio fare io.”
“Va bene, Regina, ma non tornare quando quest’altra persona se ne andrà.”
Regina sgranò gli occhi a quel riferimento.
E sentì il cuore pomparle così tanto sangue da pensare che stesse per esploderle da un momento all’altro.
“Voi siete gli unici amici che io abbia mai avuto! Non ho mai avuto una scelta, o degli amici che fossero miei! Daniel mi ha portato da voi e finché c’era lui andava tutto bene!”
Adesso stava urlando.
“Andava bene anche dopo di lui!”
“Non andava bene un cazzo! Ho solo iniziato a fare una stronzata dopo l’altra e voi non avete osato fermarmi!”
“Pensi che eri l’unica a cui mancava?” urlò anche Robin.
A quel punto accostò, non potendo più mantenere il controllo della macchina dal momento che non riusciva a controllare nemmeno se stesso.
“Eravamo tutti scossi e sconvolti. Mandare tutto a puttane sembrava l’unica cosa che faceva sembrare come se lui non ci fosse mai realmente stato.”
E Regina pensò che quella fu la cosa più vera, profonda e tristemente sensata che Robin le avesse mai detto.
“Abbiamo sbagliato tutto.” Affermò con più calma “ma credo valesse la pena distruggersi per una persona come lui.”
Robin annuì “era la persona migliore che io abbia mai conosciuto” Sorrise tristemente “e rendeva tutti noi migliori.”
Regina rispose con un silenzio d'accordo.
Il ragazzo mise di nuovo in moto la macchina e ripartì.
“Ti chiedi mai se è ancora la stessa persona? Se sta rendendo la vita di qualcuno migliore?”
La mora sorrise a quella domanda “sicuramente starà riempiendo di luce la vita di qualsiasi persona lo incontri, anche per sbaglio.”
“A volte mi viene voglia di andare a cercarlo.”
“Non per niente mia madre non mi ha detto dove si sono trasferiti, e ha gli ha fatto cambiare numero di telefono, e-mail e tutto…”
“Come cazzo ha potuto fare una cosa del genere? Era un bravo ragazzo, un’ottima famiglia.”
“Il suo basso ceto sociale, credo…ripeteva che non era abbastanza per me. E non avrebbe mai dovuto portarmi da voi.”
“E più contenta ad aver ottenuto la tua totale distruzione?”
“So per certo che è contenta che io passi il mio tempo con Emma, e lo sono anch’io.”
Arrivarono al locale, poco dopo, e Robin parcheggiò nel primo posto libero che vide.
“Senti, a me non importa con chi passi il tuo tempo fin tanto che ti mette questa voglia di vivere e di essere migliore.” Le disse, per poi scendere dall’auto.
E Regina rimase colpita.
Non l’aveva mai vista in questi termini.
Ma era così vero: Emma le faceva venire voglia di vivere.
E credeva che lei fosse una persona migliore, e Regina avrebbe fatto di tutto per sentirsi migliore.
Sorrise.
Aveva sempre creduto che vivere significava spingersi al limite per trovare sempre nuove emozioni.
In realtà non aveva capito niente.
Aveva davvero sbagliato tutto.
Seguì Robin e con un sorriso ancora in volto, gli cinse il braccio con entrambe le mani, aggrappandosi a lui mentre camminavano verso l’entrata.
 
“Alla fine hai portato Robin.” Le sussurrò Emma sporgendosi leggermente dall’altra parte del tavolo, mentre il ragazzo e Neal erano impegnati in una discussione sul football.
Regina sorrise “era il migliore tra i candidati.”
“Oppure hai solo fatto tante storie per convincermi a lasciar perdere.”
“E purtroppo non ha funzionato.”
“Ammetti che ti stai divertendo!”
No, non l’avrebbe fatto.
Ma si, era abbastanza piacevole stare lì a mangiare schifezze e chiacchierare di cose frivole.
E la compagnia non era per niente male.
Emma era…Emma!
Neal era un bravo ragazzo, cosa che aveva avuto già modo di capire, che sicuramente stava a un livello di maturità e interessi maggiori dei suoi amici. Era gratificante parlare con un ragazzo del genere.
E infine Robin.
L’aveva già sorpresa con quella discussione in macchina e adesso si stava semplicemente comportando come non aveva mai fatto prima d’ora.
Che fosse l’effetto di stare con persone diverse e quindi il desiderio di fare buona impressione, per non far fare brutta figura a Regina, magari?
Qualsiasi cosa fosse, lo stava facendo apparire come il Robin che non era mai stato.
“Direi di tornare a prestare attenzione alle nostre ragazze.” Disse Neal ad alta voce, ritornando a mettersi comodo sulla sua sedia.
“Allora, che cosa ci siamo persi?” chiese poi, alternando lo sguardo da Emma a Regina.
“Regina mi stava soltanto dando ragione.” Affermò con aria di superiorità la bionda.
“Non è affatto così, ho espresso solo il punto di vista di un concetto!” ribatté.
Emma ammiccò “ma ceeeerto!” ottenendo una risata da parte di Neal, accompagnata da una leggere carezza sul suo braccio.
“Da quanto state insieme?” s’intromise Robin.
“Un anno e un mese.” Risposero all’unisono.
“Ci avrei scommesso.”
“Cosa intendi?” chiese Neal.
“Il primo anno passa così veloce! E va così bene che pensi che amerai per sempre quella persona.”
“Non mi piace dove sembra vada a finire questo discorso.” Disse Emma.
Regina diede un buffetto a Robin, indicandogli di tacere “vuole soltanto dire che il primo anno sembra tutto facile, ma non sarà così per sempre! Ne avete di strada da fare, e arriveranno i problemi ma tutto può essere risolto se lo si vuole.”
“E voi come lo sapete? Usciti da esperienze del genere?”
La mora scrollò le spalle “non personalmente. Sono cose che si sanno e capitano praticamente a tutti.”
“Beh, non a noi.” Rispose Neal, con una calma e sicurezza che fece quasi rabbrividire Regina.
Prese la mano di Emma e la strinse, ottenendo un sorriso da parte della sua ragazza, che era l’unica cosa che desiderasse in quel momento.
Regina restò stupita davanti a quell’attimo.
Era la cosa più semplice, innocua e delicata del mondo. Ma la disturbava tanto da farle venire la nausea.
Non sapeva nemmeno attribuirgli una ragione.
Si alzò, scusandosi e correndo in bagno.
Arrivata dentro si sciacquò il viso e fissò la sua immagine allo specchio, chiedendosi per quale motivo quella sensazione fosse arrivata tutta d’un tratto proprio in quel momento.
 
Nel mentre, ad Emma non era passato inosservata quella reazione e insospettendosi decise di seguirla.
Non appena entrò e la vide vicino al lavabo, le si avvicinò “tutto bene?”
Regina si allontanò immediatamente a quella vicinanza “Sto soffocando. Non starmi così vicino.”
“Che è successo?”
“Non lo so.” Scrollò le spalle “credo di aver bisogno di una sigaretta.” Si diresse verso l’uscita.
Emma la bloccò tirandole il braccio “non è la scelta migliore se stai soffocando.”
La mora si voltò a guardare prima quel contatto e poi gli occhi della ragazza “ti lasci toccare solo da Neal ma mi tocchi continuamente.”
Emma lasciò la presa a quell'osservazione.
Sentendosi come una bugiarda che viene scoperta nel momento esatto in cui sta mentendo.
Solo che lei non aveva mentito affatto.
Le veniva solo istintivo toccare Regina in determinati momenti.
Come a quest’ultima veniva istintivo scappare da Emma in determinati momenti.
Nessuno delle due però, sapeva dare un nome a quell’istinto. Nessuno delle due voleva cercarlo.
Forse per la paura di quello che avrebbero trovato.
Non era ancora il momento.
“E’ per Neal?” chiese allora la bionda.
Regina non ebbe nemmeno bisogno di pensarci su: si, era per Neal.
“O è per me?” continuò Emma.
Lei? No…o almeno, forse in parte.
Non capiva perché l’unica parola che riusciva a pensare adesso era gelosia.
Per Emma Swan? Perché mai?
“Per entrambi?” ipotizzò ancora una volta la ragazza.
E Regina pensò di aver trovato la spiegazione a quella gelosia.
“Si!” rispose decisa “credo di volere quello che avete voi. Lo avevo con Daniel e me lo fate mancare terribilmente di più.”
“Non era nostra intenzione farti sentire così.”
“Ne sono certa.” Le rivolse il miglior sorriso che riuscì a fare “ora, scusami, vado a fumare.”
“Regina, aspetta.” Le rivolse un sorriso stanco Emma.
Stanca di quell’atteggiamento dopo che erano migliorate nel dialogo e nel dirsi le cose.
Andava bene non parlarle e non confidarle qualsiasi cosa, ma almeno quello che succedeva tra loro!
Glielo doveva, dopo tutto.
La mora sbuffò, stanca anche lei dopotutto.
Di quella ragazza che le metteva tanta voglia di vivere e al contempo tanta voglia di rinunciare, di non capire più dove iniziasse l’una e finisse l’altra.
“Parla con me.”
“Ti ho detto tutto, Emma.”
“Ma non stai bene! Ed io voglio che tu stia bene.” Sembrò quasi un pianto per come lo disse.
“Sono presa dallo sconforto, per la miseria!” sbottò la mora “non mi va di stare bene in questo momento, non mi viene, non è normale! C’è tutto un processo per stare bene che inizierà con il fumarmi quella dannata sigaretta!”
L’altra alzò le mani in segno di resa “d’accordo, vai. Anche se credo ancora che parlarne potrebbe aiutarti di più dell’annebbiare il problema con del fumo.”
“Parlare di cosa? Non c’è più niente da dire!”
“Sfogati! Butta fuori qualsiasi cosa senti.”
“Vuoi che mi metto a piangere, a urlare? Vuoi che mi prenda una crisi di nervi? Ti sembra il luogo adatto per chiedermi di sfogarmi?”
“D’accordo, non è il luogo adatto! Ma mi sento come se tu mi odiassi.”
Regina rise con sarcasmo “d’accordo! Ti odio.”
Uscì dal bagno e ritornando in sala passò davanti il loro tavolo, recuperò la borsa “usciamo per una sigaretta?” chiese a Robin.
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e tempestivo la seguì.
Regina aprì la borsa e prese il pacco delle Swisher Black Stones, ne tirò fuori una e l’accese con tutta la calma del mondo. Per poi passare l’accendino a Robin.
Era sempre stata un tipo sicuro di sé.
Quando voleva qualcosa, la prendeva.
Senza vergogna, paura o imbarazzo.
Per questo non si preoccupava di quello che stava per fare e se ne restava tranquilla.
Aveva preso una decisione. Affrettata e sicuramente sbagliata. Ma ne era comunque fermamente convinta.
Al che si avvicinò a Robin, gli prese il viso voltandolo verso di lei e alzandosi sulle punte, lo baciò.
Nell’attimo esatto in cui sperò di non sentire sapore di fumo, alcool, Robin … uomo. Il sapore che arrivò fu esattamente quello.
E si diede della stupida per aver pensato che potesse essere diverso se quella era sempre la stessa persona.
Il ragazzo fu sorpreso in un primo momento, ma poi si rilassò a quelle labbra.  In fondo gli piacevano, perché mai respingerle?
Quando Regina si allontanò, Robin la guardò confuso.
“Mi baci così?”
“Ci mettiamo insieme.” Rispose.
E no, non era affatto una domanda.
“Cosa? Perché? Noi stiamo benissimo così.”
“Perché io ho bisogno di un ragazzo. Non di uno scopa-amico.”
“Lo scopa-amico ti andava bene o sbaglio?”
“Ora ho bisogno di più. E con te sarebbe praticamente naturale. Ma se non vuoi, cercherò qualcun’altro.”
“Cristo santo, Regina! Non puoi chiedermi una cosa del genere!” disse a voce alta.
“Non te lo sto chiedendo. Puoi farlo oppure no, decidi.”
“Io non lo so fare il ragazzo! Non so essere fedele, lo sai.”
“Non ci hai mai provato.” scrollò le spalle la ragazza.
“E se provo ma non ci riesco e ti tradisco? Non voglio farti questo.”
Regina rise “non mi stai facendo niente! Se mi tradisci, me lo dici e la chiudiamo.”
“Sembra che questa cosa abbia davvero poco valore per te.”
“Per il momento. Ne acquisterà se avrai un buon comportamento. Non posso fidarmi di te subito o ci starò male se fallisci, e tu non vuoi farmi questo.
Robin annuì “quindi proviamo.”
“Proviamo.”
Rientrando e risedendosi al tavolo, non accennarono di quanto successo poco prima.
Regina fece finta che la discussione con Emma non fosse mai avvenuta. Rideva con Robin e Neal a voce un po’ troppo alta, cosa che faceva sempre per attirare l’attenzione sul suo sorriso e nascondere ciò che davvero rispecchiavano i suoi occhi.
Ed Emma non faceva altro che guardarle gli occhi, cercando di stabilire un contatto visivo che avrebbe parlato da sé.
E la mora li sentiva perfettamente piantati su di sé ma non li avrebbe mai incrociati, non voleva farle capire che non pensava davvero quello che aveva detto prima nei bagni. Voleva lasciarla con il dubbio un altro po’, farla tormentare fino alla fine della serata, sempre se davvero quelle parole erano state così importanti da farla irritare.
Chissà perché doveva sempre valutare l’importanza che avesse in base a quanto quella persona sarebbe stata male per la sua indifferenza.
 
A tarda sera, quando si diressero alle macchine nel parcheggio, Regina fece passare avanti Neal e Robin volendosi trattenere a parlare un attimo con Emma.
La bionda le passò accanto con lo sguardo basso, continuando a camminare.
“Non dicevo sul serio.” Le disse Regina, ottenendo solo l’avanzata di Emma.
“Credimi!”
Non cambiò nulla.
Così la raggiunse e afferrandole il polso con la mano la tirò per farla voltare “ti trattengo io per una volta.” Le sorrise.
Emma continuava a starsene lì con lo sguardo da cucciolo bastonato.
“Oh cristo! Odio come mi stai facendo sentire! Ti chiedo scusa, d’accordo?”
“Ora capisci come mi sento ogni volta che non mi parli?”
“Okay, ammetto che non è per niente piacevole.”
“Non mi hai nemmeno guardato per tutta la sera!”
“Credevo avresti iniziato a fingere come me, che non t’importasse tanto per farmi stare male!”
“Perché avrei dovuto nascondere ciò che provo?”
“Non lo so!” sospirò la mora “io faccio così.”
“Si, ho notato.”
“Emma, non ti odio, okay? Però ti prego non costringermi sempre a fare qualcosa che non voglio.”
“Pensavo ti avrebbe aiutato.” Scrollò le spalle la bionda.
“Possibilmente avrebbe aiutato ma non mi andava di farlo! Mi hai fatto scoppiare. Per questo ho detto quella cosa, ma che tu voglia credermi o meno, non è vero! Un tempo forse si ma non adesso che le cose sono così diverse.” Avrebbe voluto aggiungere che le voleva bene, ma non era neanche sicura che fosse quello il reale sentimento che provava, quindi sarebbe stato meglio non etichettarlo per il momento.
Di tutta risposta, Emma sfruttò quel contatto che c’era ancora tra loro per attirare a sé Regina e stringerla in un abbraccio.
La mora restò ferma impalata, gli occhi sgranati.
Non si aspettava certo una reazione positiva … fino a quel punto.
Sentendo Emma stringere più forte le braccia intorno al suo corpo, ricambiò l’abbraccio per poi sussurrare “non ho mai abbracciato un’amica” imitando la voce della’altra.
La bionda rise, sciogliendo il contatto “ho abbracciato una sorta di, infatti.”
“Ottima risposta!” le ricambiò il sorriso “vogliamo raggiungere i ragazzi?”
“Si saranno già persi dietro ad un’altra conversazione sul football.” Rispose incamminandosi, venendo subito seguita da Regina.
 
Il giorno dopo, a casa di Emma, tra una pagina di storia e l’altra, il telefono di Regina squillò.
Emma s’insospettì perché non era mai capitato.
La mora si scusò, alzandosi dalla sedia mentre prendeva la chiamata e si diresse in cucina.
Emma pensò che fosse sicuramente qualcosa di grave, perché nessuno aveva mai chiamato Regina.
Non era come Neal che invece chiamava sempre lei.
Ma il sorrisino che Regina aveva non la convinceva granché sulla persona che la stava chiamando.
Così si alzò anche lei, sapendo perfettamente quanto fosse sbagliato e quanto andasse contro uno dei tanti principi che i suoi genitori le avevano insegnato … andò ad origliare.
La sentì ridere per un breve attimo e poi parlare, ma non capì neanche mezza parola.
Per fortuna riuscì a captare perfettamente i passi che si dirigevano verso la porta nel quale aveva l’orecchio appoggiato e scattò come un razzo verso la sala da pranzo.
Regina non l’aveva beccata per un secondo.
“Chi era?” le chiese non appena la ragazza tornò.
“Robin.” Rispose Regina, come fosse ovvio.
“Oh. E perché ha chiamato?”
“Per rassicurarmi che fosse in palestra e non con qualche ragazza.”
“E da quando ti chiama per dirti una cosa del genere?”
“Da quando ci siamo messi insieme.”
Emma corrucciò il viso.
Che?
Ma quando? E come? Perché? Che cosa?
Voleva chiedere così tante cose che alla fine si limitò a dire “non ho capito.”
“Stai diventando sorda? Dico, io e Robin ci siamo messi insieme.”
La bionda scosse il capo “no non quello!” prese un respiro profondo “non ho capito, perché?”
“Avevi ragione. Vale la pena provare.” Rispose con un sorriso.
Ah certo, quindi ora era colpa sua se si era messa con Robin?
“Non scaricare barile su di me!” ribatté.
Regina s’accigliò “non sto scaricando barile, semmai ti devo un grazie.”
“Per averti spinto a metterti con quel tipo? Non lo voglio.”
Ma che cavolo le diceva la testa? Il giorno prima Robin le faceva schifo e quello dopo diventava la sua ragazza?
“Emma, che ti prende?”
“No, che cosa prende a te, Regina!” le puntò il dito contro “mi hai detto che non ti piaceva!”
“Le cose cambiano.” Si giustificò.
“Me l’hai detto una settimana fa! Come sono potute cambiare così velocemente?”
“Abbiamo affrontato un discorso molto serio e mi ha sorpreso! L’ho visto sotto un’altra luce.”
Emma ripensò alla sera prima, alla discussione nel bagno “non è vero! L’hai fatto per gelosia!” concluse.
“Ti assicuro che non è così. Quel discorso mi ha solo spinto a compiere un ultimo passo.”
“Robin non è e non sarà mai Daniel, Regina.”
“Non credi che io lo sappia?” si indispettì.
“Hai detto che ti ricordavamo te e Daniel, non vedo cosa c’entri Robin in tutto questo.”
“Mio Dio! Daniel non c’è, cosa dovrei fare? Starmene in un angolo a piangere perché non potrò avere con nessuno quello che avevo con lui? Voglio provarci! Da cosa nasce cosa.”
“Non nasce niente se non è nato prima! Robin non è la persona giusta!”
“Chi lo è?”
“Lo scoprirai se non resti bloccata con lui.”
“Stare con lui è quello che voglio!” alzò la voce.
“Non va bene per te!” rispose Emma a tono.
“Tu che cosa ne sai di cosa va bene o non va bene per me?”
“Io so che tu meriti di meglio. Il meglio. E lui è la cosa più lontana che ci sia dal meglio!”
“Come fai a decidere ciò che è meglio per me? Nemmeno mi conosci!”
“Oh non osare giocarti questa carta con me, Regina! Io ti conosco, ficcatelo in quella testa dura! E so che tu sei una persona troppo intelligente, sveglia e bella per uno come Robin.”
“Tu neanche lo conosci Robin!”
“Mi è bastato vedere come ne parli per capire chi è!”
“Eri tu che mi dicevi di dargli un tentativo e adesso fai così! Io non ti capisco!”
“Te lo dicevo prima che tu me ne parlassi con disgusto! Sono io che non capisco te!”
Regina sbuffò, non avrebbe sopportato questa discussione ancora per molto“Io non ho mai messo bocca su Neal!”
“Tu hai conosciuto Neal che era già il mio ragazzo, la cosa è ben diversa! Io sto cercando di non farti compiere uno sbaglio.”
“Imparerò da esso se lo sarà davvero!”
 
In quel momento, Snow entrò nell’appartamento “ragazze! Vi si sente urlare da fuori, tutto bene?”
Le due si guardarono con ostilità per poi distogliere lo sguardo.
“Ciao mamma, tutto alla grande.” Rispose Emma, non credendo minimamente alle parole appena pronunciate.
Non che Snow fosse da meno.
Tant’è che capì che non era il caso di chiedere o dire altro e si diresse in cucina.
“Okay sei sotto la mia supervisione, sono incaricata di non farti fare cretinate … e questa è davvero una di quelle grosse! Non puoi stare con Robin.” Concluse in tono placato Emma.
Non aveva senso continuare quella discussione.
E non voleva certo continuare a litigare con sua madre presente in casa.
“Quante volte ti ho detto che non devi dirmi cosa devo fare?”
“Non me ne frega niente, stavolta! Mi ringrazierai un giorno!”
“Và al diavolo!” rispose Regina, prendendo le sue cose a andando via senza salutare Emma e men che meno degnarla di uno sguardo.
Snow si affacciò nella sala da pranzo, dal momento che aveva udito la porta d’ingresso sbattere con forza.
“Non rimane a cena?”
“No. Questa sera no.” Rispose con durezza, sperando con tutta se stessa che avesse ragione: non sarebbe rimasta solo per quella sera.
 



So che molti di voi aspettavano il capitolo dopo la mezzanotte, che è quando aggiorno di solito, ma sono stata rapita dall'ansia/eccitazione per la diretta di OUAT!
Quindi chiedo scusa a quei pochi che aspettavano e sono andati a dormire senza capitolo :c
Grazie a chi mi legge, a chi mi segue e a chi trova il tempo di lasciare una recensione!
Sam.

 

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Capitolo 10
*** Guerra del silenzio. ***


Capitolo 9.
Guerra del silenzio.

 
 
 
Non sarete preparati!

 
 
L’indomani mattina, non fecero la strada per andare a scuola insieme e fecero di tutto per non incontrarsi, passando il loro intero tempo rispettivamente con Neal e Robin.
Al pomeriggio, quando si era fatta l’ora per studiare ma Regina non si presentò a casa Nolan, Emma pensò che dovesse mettere fine a quella guerra fredda.
Regina era sempre una sua responsabilità e non le andava di finire nei guai nel caso le fosse successo qualcosa.
Non c’entrava niente il fatto che cominciava a preoccuparsi. E men che meno che le mancava.
Così la chiamò.
E il telefono squillò per un bel pezzo, perché dall’altra parte, Regina lo fissava frenando se stessa dalla voglia di rispondere.
Naturalmente voleva sentire la sua voce, anche al costo di litigare ancora.
Ma era sempre stata così orgogliosa che pensava fosse giusto farla penare un po’ di tempo.
Tempo che durò un altro secondo al massimo, perché la curiosità di sentire cosa avesse da dire mandò al diavolo l’orgoglio.
Emma sentì che la chiamata era stata presa, ma non era stato detto nulla.
“Ehi.” Disse a quel punto, nel tono più neutrale possibile.
“Ehi.”
“Dove sei? Ti aspettavo per studiare …”
“Oh certo, ora t’importa di dove sono? Perché a scuola Marian e le sue amiche avevano campo libero di picchiarmi, invece.”
“Ma smettila! Sanno che le tue amiche sono tornate, nemmeno ti guardano da lontano. E comunque so che sei stata con Robin …” in realtà non lo sapeva, ma voleva verificare se davvero fosse così, buttando lì la frase.
“Eh già! Indovina dove sono adesso?”
La bionda assottigliò gli occhi a due fessure “devi studiare.”
“Se non mi vedi nemmeno a scuola, non vedo perché dovrei studiare per te.”
“Tu devi studiare per te stessa!”
“Ah-ah! Sono impegnata adesso.” Ovviamente sarebbe andata a studiare da lei, voleva solo stuzzicarla un altro po’.
Una piccola vendetta.
Ma con grande sorpresa, Emma non stette al quel gioco, ma incominciò a giocare al suo.
“Come vuoi.” Disse, con il tono più menefreghista possibile.
“Okay, ciao.”
“Ciao.”
 
L’indomani, Regina attuò un approccio diverso.
Decise di saltare la scuola, nella speranza che Emma si sarebbe preoccupata e l’avrebbe chiamata.
Ma non aveva ancora capito che quando Emma le diceva di conoscerla, intendeva davvero, e soprattutto comprese queste idee che le venivano.
Per questo la chiamata tanto desiderata non arrivò quella mattina.
Ma la speranza definitiva l’abbandonò quando al pomeriggio, passato il solito orario per vedersi e studiare, non arrivò né una chiamata né un messaggio né un bel niente.
Così, decide si essere lei quella a mettere la parola fine a quello stupido gioco.
La chiamò ed Emma rispose immediatamente alla chiamata.
“Si?”
“L’ora di studiare è passata da un po’…”
“Sei tu che hai deciso di non venire.”
“Tu non ti sei nemmeno disturbata a cercarmi.”
“Avrei dovuto?”
Regina zittì qualsiasi risposta pronta le era venuta in mente.
Perché no, Emma non avrebbe dovuto.
Però Regina lo desiderava così tanto.
“Si!” rispose quindi “non puoi trattarmi in un modo, farmi credere che ti importa di me e poi disinteressarti! Non ero una tua responsabilità?”
“Lo sei, ma non posso importi con chi stare, giusto? E se non sbaglio ieri pomeriggio hai scelto Robin.”
“Volevo stare con lui, d’accordo?” che grandissima bugia, voleva solo farle un dispetto “non significa che non voglio più venire a studiare da te.”
“Perché non sei venuta allora?”
“Credevo di disturbare …”
“Credevi bene! Sono con Neal.” Ed Emma non seppe davvero perché disse quel che disse ma lo sputò fuori con acidità.
“Oh, okay, scusami.”
“Fa niente, ma ora devo chiudere.”
“D’accordo … ciao.” Ci vediamo domani avrebbe voluto aggiungere.
Ma non disse nulla, restando con il telefono all’orecchio anche dopo che Emma aveva riattaccato.
 
L’indomani, a mensa, Regina ebbe una compagnia inaspettata.
“Robin è preoccupato per te.” Affermò Malefica sedendosi al suo tavolo “dice che non stai bene da quando non vedi più Emma Swan.”
“E non vedo come questo possa essere di tuo interesse.”
“Suvvia, sua maestà, pensi davvero che non mi importi di te?”
“Penso che nelle ultime settimane non ti sei fatta minimamente vedere o sentire.”
“Non ne avevi bisogno, avevi Swan.”
“Avere un’altra amica non vuol dire non avere più bisogno delle mie amiche! In specie di te, Mal!”
“Okay, mi dispiace, ero abbastanza gelosa e incazzata va bene?”
“No! Non va bene per niente! Vi siete giocate un bel colpo basso da Granny’s … è stato meschino.”
“E’ stata Ursula a dire quella cosa, non prendertela con me.” Fece un gesto con la mano.
“Non hai replicato però, mh? O minimamente difeso.”
Malefica rise “oh no, dopo le ho dato una bella sfuriata! Sapeva che non avrebbe nemmeno dovuto nominarlo.”
Regina deglutì “e dov’è adesso? Non le dispiace neanche un po’? E a Crudelia?”
“Saranno a pomiciare da qualche parte.” Scrollò le spalle.
La mora sgranò gli occhi “lo sai?”
“Perché tu lo sai?”
“Non con certezza, l’ho sempre sospettato.”
“Credevi di essere l’unica ad avere dei sospetti? Perfino un cretino come Robin c’è arrivato.”
“A proposito di Robin …”
“State insieme, lo so, ma non smetterò di considerarlo stupido per questo.” Le sorrise.
Regina ricambiò il sorriso.
Le era mancata, inutile negarlo.
Ed aveva proprio bisogno di sfogarsi con un’amica.
“Emma non vuole che io stia con lui.”
“In che senso?”
“Pensa che io meriti di più.”
“Oh, questo sicuramente … ma non ti ci devi mica sposare, voglio dire, va bene farsi delle storie! Che male potrà mai farti? E’ un bravo ragazzo, dopotutto.”
“Lei non la pensa così …”
“Ed è davvero così importante quello che lei pensa?”
A quanto pare sì. Pensò Regina.
Sennò non le sarebbe importato così tanto.
Ma perché era importante?
Forse perché da quando Emma le stava accanto, Regina temeva che qualsiasi cosa non le fosse piaciuta sarebbe stato pretesto per abbandonarla.
E lei non voleva farsi abbandonare da qualcuno un’altra volta.
Specie se quel qualcuno era ormai diventato parte della sua vita e le piaceva averlo accanto.
“Okay, non stare ad arrovellarti il cervello!” la richiamò Malefica “anzi, meglio trovare qualcosa da fare per distrarti!”
 
Quel pomeriggio, mentre Emma aspettava invano che Regina arrivasse, al suo posto arrivò la chiamata di Neal.
La bionda fu stranita "come mai chiami a quest'ora?" Rispose.
"È la solita ora, amore."
Emma guardò l'orologio notando che effettivamente era davvero l'ora in cui Neal la chiamava ogni giorno.
Era rimasta lì, sdraiata sul divano, ad aspettare Regina dall'ora in cui sarebbe dovuta arrivare. Non accorgendosi nemmeno del tempo che passava, tanto era immersa a pensare a cosa cavolo Regina stesse facendo invece di essere lì.
"Hai ragione, non me ne ero accorta."
"Quindi Regina non c'è nemmeno oggi..."
"Già."
Ed era giusto che non ci fosse.
Non si erano sentite, ed anche se ormai era un tacito accordo quello di vedersi lì ogni giorno alla stessa ora per studiare, le cose erano cambiate da quell'ultima volta.
"Perché non la chiami?" Le chiese.
Perché non voglio sapere dov'è, con chi e cosa sta facendo.
"Per litigare ancora? Non ne vale la pena."
"Pensi di risolvere questa specie di guerra del silenzio, prima o poi?"
"Non dipende solo da me."
"Lo so, ma puoi provare a fare il primo passo."
"Primo passo? Ne ho fatti almeno dieci di passi!"
"Ma se ieri ti ha chiamato lei! Sei stata tu a risponderle in quel modo."
"Dimmi che non se lo meritava." Lo sfidò.
"Ti dico che so per certo che entrambe meritate la pace."
"Beh è stata lei a cominciare."
"Sei stata tu a farle la sfuriata per essersi messa con Robin."
"Ma tu da che parte stai?"
"Emma, ti prego, sei più matura di così."
"Quindi dovrei fare la persona superiore?"
"Dovresti!"
“Mh … non ci riesco!”
Neal sbuffò “oh, andiamo! Dille che ti dispiace e fatela finita!”
“Mi dispiace per cosa? Robin? Non mi dispiace affatto!” mise in chiaro.
“Ma che problema hai con lui? Ci siamo anche usciti insieme, è okay, per Regina va bene.”
“Oh credimi Regina può avere chi cavolo le pare in questo mondo e accontentarsi di una persona okay non è corretto! Che farà la persona straordinaria come lei che la sta aspettando lì fuori? Dovrà accontentarsi di una persona mediocre, giusto? Non è per niente giusto!” parlò così velocemente che a malapena capì lei stessa quello che aveva detto.
“Da quando Regina sarebbe straordinaria?” chiese confuso il ragazzo.
“Scherzi? Da sempre! Sennò perché avrei fatto così tanto per starle accanto? Doveva solo avere qualcuno che le facesse capire quanto valesse, mettendola sulla buona strada!”
“Quindi adesso l’ha capito e non ne ha più bisogno? L’hai abbandonata?”
“E’ lei che ha scelto l’influenza negativa.” Si giustificò.
“Emma, Robin non sarà un’influenza negativa, se tu continui a starle accanto.”
La ragazza ebbe una sorta di illuminazione in quel momento “hai perfettamente ragione!”
“Lo so, sto cercando di fartelo capire da tipo dieci minuti.”
“E sai anche che ti amo tanto?” sorrise la ragazza.
“Sai, credo che tu mi ami a convenienza.”
“Ah, smettila! E’ solo che ti fai amare di più quando mi fai ragionare!”
“E’ un piacere.” rise Neal “ti amo anch’io.”
“Devo chiamare Regina adesso.”
“Ovviamente! A stasera.”
“Un bacio.”
E quando Emma guardò il cellulare dopo aver riattaccato, con sua grande sorpresa ci trovò un sms da parte di Regina:
-Avrai notato che non sono venuta da te … ero occupata, posso venire adesso?
Ed Emma mandò al diavolo tutti i suoi buoni propositi.
Che le sembrava? Che poteva saltare il loro appuntamento di studio per fare i propri porci comodi con Robin e spostare all’ora che desiderava?
Neanche per sogno!
-No.
Rispose semplicemente la bionda.
Diretto, coinciso, essenziale e distaccato.
-Okay.
Fu la risposta di Regina.
Emma non rispose, ma dopo pochi secondi ecco un altro messaggio:
-Perché?
-Non puoi fare come ti pare! Ci sono delle regole da rispettare! Domani ci penserai due volte.
Dopo pochi secondi dall’invio di quel messaggio, ricevette direttamente una chiamata da Regina.
“Cosa vuol dire che domani ci penserò due volte?” sentì non appena rispose.
“Pensi di poter rimandare a quando vuoi il nostro studio? Non funziona così! Ho anch’io una vita con altre cose da fare, non sto di certo in tua attesa.”
E’ per questo che era rimasta sdraiata sul divano dall’ora in cui sarebbe dovuta arrivare ad aspettarla.
“D’accordo, mi dispiace okay? Non è mai successo! Non ti scaldare così.”
“Oh, mi scaldo eccome!” rispose a tono “perché per te vengo sempre dopo tutti e tutto, e sempre se ti resta tempo.”
“Non osare dirmi una cosa del genere!”
“Vorresti affermare il contrario?” la provocò.
“Io lo affermo eccome! Ho passato le ultime settimane della mia vita con te, senza dedicarmi ad altro che non fossi tu, come puoi dirmi che per me vieni dopo tutti e tutto?”
“Quindi me ne stai facendo una colpa? Sei tu che hai deciso di dedicarti solo a me!” ribatté.
“Mio Dio ma che cazzo di problema hai!?” sbottò “perché prendi tutto come un’accusa?”
Emma respirò affondo.
Non lo sapeva ma le veniva naturale reagire in quel modo.
Regina non le aveva fatto niente, ma da quando si era messa con Robin era come se le avesse fatto davvero qualcosa di brutto.
“Preferivo quando ti dedicavi solo a me.” Mormorò, per poi riattaccare.
 
“Com’è andata?” le chiese Malefica.
Regina sbuffò, lasciandosi cadere sul letto accanto alla sua amica “di merda.”
“E’ ancora arrabbiata?”
“Si, non so per cosa, ma sì.”
“Sempre per Robin?”
“E’ semplicemente da pazzi!”
“Non ti meriti di starci così.”
“Non ci sto in nessun modo, solo … mi fa stancare. Sono esausta e le ho solo parlato due minuti da un telefono.”
“Hai proprio bisogno di distrarti! Che ne dici di una bevutina al Rabbit Hole?”
“Non se ne parla. Non affogherò i miei pensieri nell’alcool.” Rispose risoluta.
“Ma l’alcool è la soluzione a tutti i problemi, lo sai!” piagnucolò la sua amica.
“Forse si. Ma non lo voglio. Preferisco distrarmi in altro modo.”
Malefica sospirò, abbattuta da quella risposta.
Lei voleva terribilmente andare a bere, ma non voleva lasciare Regina da sola.
Rifletté solo dopo a quel comportamento da parte della sua amica.
Non la vedeva rifiutare l’alcool da un bel po’ di tempo, precisamente da …
“Mi sembra di rivedere la Regina di Daniel.”
Regina deglutì a quella affermazione “mi sento la vecchia me stessa.”
“E tutto grazie ad Emma?” le chiese.
“Lei tira fuori il meglio di me, mi sprona a dare il massimo perché crede fermamente che io possa arrivarci, mi spinge a non rinunciare a quello che faccio. Esattamente come faceva lui.”
“E’ una gran bella cosa, ma ricorda Regina: non affidare mai chi sei a qualcun altro. Se desideri essere in un modo, dipende solo da te.”
La mora sospirò “lo so, Mal. Ma non sono forte come credevo di essere, mi faccio influenzare e trascinare … lei mi ricorda di rimanere fedele a me stessa.”
La sua amica annuì  “vorrei tanto sapere perché Robin è un così grosso problema per lei!”
“Crede che lui sarà una brutta influenza, che mi farà tornare indietro dopo tutta la strada che ho fatto per arrivare avanti.” Spiegò.
“Quindi non si fida di te. E del progresso che hai fatto.”
Regina scrollò le spalle “a quanto pare.” Rispose demoralizzata.
Non le piaceva per niente pensare quelle cose, e Malefica le aveva proprio messo un bel tarlo in testa adesso.
 
Il giorno dopo, sotto consiglio di Malefica, Regina pensò che la soluzione migliore fosse non presentarsi ancora una volta a scuola. Magari Emma, sentendosi in colpa per la chiamata del giorno prima, si sarebbe preoccupata e l’avrebbe cercata.
Dal canto suo, Emma, era si preoccupata ma non intendeva fare il primo passo.
Malgrado Ruby la stesse spronando a farlo.
Si limitò a chiedere a Zelena perché mai sua sorella non fosse andata a scuola.
“Non ne ho idea.” Rispose la ragazza, mentendo. Era amica di Emma, ma Regina era sua sorella e le aveva chiesto un favore: non dire ad Emma che sapesse dove e con chi era in modo da farla preoccupare, in modo da essere costretta a cercarla.
Da lì Regina avrebbe messo un punto a quella situazione, ma prima voleva almeno sentirsi ancora voluta.
Così Zelena accettò, dal momento che non riteneva nemmeno giusto il comportamento di Emma nei confronti delle scelte di sua sorella.
“Ma era a casa quando sei uscita?” le chiese la bionda.
“No, era già uscita.”
“Così presto?” s’insospettì.
La rossa scrollò le spalle “o che non sia proprio tornata a casa ieri notte?”
La mascella di Emma quasi cadde per terra, e Zelena pensò che forse aveva un po’ esagerato ma se quello non avrebbe scosso Emma, nulla l’avrebbe fatto.
“Ma non vi accertate nemmeno del fatto che torni a casa?” ribatté irritata. D’accordo che di questi ultimi tempi la famiglia Mills era tranquilla perché sapeva che Regina passava il tempo con lei quando era fuori casa. Ma adesso che stava con Robin e si erano allontanate, non erano preoccupati?
E se sarebbe tornata quella di una volta?
“Non posso mica stare sveglia ad aspettarla.” Rispose Zelena.
“Okay ma tua madre? Tuo padre?”
“… non sanno che vi siete allontanate.”
“Che cosa?”
“Regina ha paura che senza di te la manderebbero in un istituto.”
“No! Lei non è più la stessa persona! Ha tirato fuori da sé il meglio, non le farebbero mai una cosa del genere! Non ha nemmeno più bisogno di me! Deve solo provarglielo.”
“Difficile a farsi se da un momento all’altro sei stata proprio tu a rinunciare.”
“E’ al contrario semmai! Lei ha rinunciato a me perché adesso ha Robin!” ribatté scocciata. 
“Sei convinta di questa cosa ma non è vero! Tu hai creato problemi da quando si sono messi insieme!”
“Perché lui non va bene per lei!”
“Non sei tu a deciderlo!”
“Okay calma!” le interrupe Ruby, dal momento che stavano praticamente dando spettacolo davanti a tutta la scuola “andiamo per punti … Emma, perché secondo te Robin non va bene per Regina?”
“Perché è una cattiva influenza nella sua vita.” Rispose decisa.
“E tu, Zelena, pensi che sia vero?”
“Penso che sia vero come il fatto che lo siano anche Malefica, Crudelia e Ursula … ma non mi sembra che farebbe tanti drammi se ricominciasse a uscire con loro.”
“Ha ragione?” si rivolse ad Emma.
“Si! Perché loro sono sue amiche ma lo sono anch’io, posso riuscire a controllarle.”
“Quindi è questo? E’ perché non puoi controllare Robin?”
La bionda annuì “non posso competere con un tipo di rapporto che va oltre quello che abbiamo io e lei.”
“Non credi che le dovresti dare un po’ di fiducia, dal momento che sostieni che ha fatto grandi progressi?”
“E poi Emma, non credi che la tua presenza possa impedire che lei torni al punto di partenza? Anche se non potrai competere contro Robin, sei importante per lei, hai fatto tanto, si fida di te … accetterebbe sempre un tuo consiglio e ascolterebbe il tuo punto di vista.” Le disse Zelena.
“La verità è che hai rinunciato ancora prima di provare” affermò Ruby “e non è da te. L’Emma Swan che conosco non si fa fermare dalla paura di fallire.”
“okay, d’accordo” si arrese la bionda “ho sbagliato. Ma giuro che se la chiamo ed è con Robin … io ho chiuso.”
“Emma! Ma allora che cavolo abbiamo detto?” piagnucolò Zelena.
“No! Se ha saltato la scuola per stare con lui, si prenderà le conseguenze della sua pessima idea.”
 
Quindi così fece, subito dopo scuola, arrivata a casa.
Prese un respiro profondo, mantenendo tutta la calma possibile, guardò il telefono che aveva tra le mani e il nome sullo schermo.
Per poi pigiare il tasto verde.
“Dimmi che sei con Robin e ho chiuso.” Disse, non appena Regina rispose.
“Come sarebbe a dire ‘hai chiuso’?”
“Quindi sei con lui.” Diede per scontato.
“Non trarre conclusioni! Voglio sapere perché chiudi se sono con Robin.”
“Perché ti ha fatto saltare la scuola, Regina. Avevo ragione: ti sta allontanando dalla strada giusta.”
“Non sembrava t’interessasse fino a ieri, uh?”
“M’interessa, d’accordo? Solo che dover competere con il tuo bad boyfriend è difficile. Con lui è tutto spasso e divertimento, nettamente preferisci passare il tuo tempo con lui.”
“Che diavolo stai dicendo?”
“Maledetto il giorno che ti ho detto di portarlo a quella dannata cena!” stava più tenendo un monologo con se stessa che un dialogo con Regina.
“Esatto, cazzo!” s’infuriò la mora “se io non fossi stata gelosa di te e Neal tutto questo non sarebbe successo.”
“E’ ufficialmente colpa nostra se tu ti metti letteralmente con il primo che passa?”
“E’ tutta colpa tua!” quasi urlò.
Realizzando che lo era in un altro senso:
non perché Emma aveva Neal.
Ma perché Neal aveva Emma.
Non gli ricordavano Daniel, voleva semplicemente essere al posto di Neal.
Perché lei la “sua Daniel” l’aveva già ritrovata.
Realizzarlo le fece girare la testa.
Non lo capiva nemmeno lei come era potuta arrivare a pensarla in quel modo, figurarsi spiegarlo ad Emma.
“Sei ancora lì?” la voce di quest’ultima la destò dai suoi pensieri.
“S-si.” Balbettò, più per abitudine che per coscienza.
“Allora mi rispondi?”
A cosa? Perché le aveva fatto una domanda? Aveva anche solo parlato?
Regina riusciva solo a sentire il rumore dei suoi pensieri.
“Non ho capito.”
“Ho ammesso che è colpa mia, hai ragione.” Ripeté Emma “ma devi dirmi dove sei, fai la tua parte e assumiti la responsabilità delle tue scelte.”
Praticamente l’aveva solo sentita farfugliare parole “non … Emma devo andare, davvero …”
“No! Dimmi se sei con Robin.”
“Emma-“
“Guarda che lo prendo come un sì!”
Regina scosse il capo, lasciando cadere il telefono come ne fosse rimasta scottata.
Malefica le andò in aiuto, notando che stava per precipitare per terra, l’appoggiò sulla panchina, per poi prendere il telefono da terra.
Ma la chiamata era già stata interrotta.
 
“Che cosa ti prende?” le chiese Malefica.
Regina si distese sulla panchina, appoggiando il capo sopra le gambe della sua amica che le era seduta accanto.
“Mi ricorda così tanto Daniel da innamorarmene.” Affermò.
L’altra strabuzzò gli occhi a quell’affermazione “ma chi?”
La mora la guardò come fosse stupida a porre quella domanda, talmente ovvia fosse la risposta “Emma.”
“O-okay calma! Innamorata di Emma, addirittura?”
“Di Daniel ero innamorata.”
“Ma Daniel era un ragazzo …”
“Oh no, Mal, ti prego, siamo oltre questo problema.” Sbuffò.
“Beh magari ci sarai tu oltre!”
“Scusa ma dopo Crudelia e Ursula non credevo ci fossero più problemi!”
“Non ce ne sono infatti! Almeno credo … voglio dire: d’accordo non sarà poi così anormale ma se ti piacciono i ragazzi come puoi passare alle ragazze? Stai con Robin adesso, perché proprio Emma?”
“Come se Cru e Ursula non si scopavano fiumi di ragazzi ogni giorno, prima di scoprirsi.”
Malefica si alzò bruscamente, facendo quasi sbattere la testa di Regina sulla panchina.
“Okay va bene e mi spieghi perché?”
“Oddio, Mal, non c’è un perché! Ci si ritrova tra anime affine, a prescindere che siano donne o uomini!”
“Ma come fai a capirlo se non hai mai nemmeno pensato che ti potessero piacere le ragazze?”
“Lo capisci. Non so nemmeno spiegarti come, ma quando ti capiterà, giuro, lo saprai perfettamente.” Sorrise.
“E quindi è quello che ti è successo con Emma? L’hai semplicemente capito?”
“Si, esattamente cinque minuti fa! Ha nominato la mia gelosia per lei e Neal alla cena a quattro di un paio di sere fa e ed ho capito: non sono gelosa di quello che hanno loro, sono gelosa di quello che ha lui.
“E lui ha Emma.”
Regina annuì.
“Ecco perché stavi quasi per cadere a terra, prima.”
“Mi ha confuso realizzarlo. Sono rimasta paralizzata, sentivo a malapena quello che diceva Emma e il mio cervello mi faceva spiccicare solo qualche sillaba.”
“Beh, doveva essere molto arrabbiata perché ha riattaccato immediatamente.”
“Si, era arrabbiata. Le sembrava che fossi con Robin … mi ha detto che avrebbe chiuso nel caso avessi saltato la scuola per stare con lui … e … è quello che mi ha chiesto dopo! Oddio no!”
“Che cosa hai ricordato?”
“Le ho detto che dovevo chiudere ed ha risposto dicendo che se l’avrei fatto l’avrebbe preso come un si alla domanda se Robin fosse o meno con me.”
“Quindi crede che tu sia con Robin.”
“E ha rinunciato definitivamente.”
“No, forse non definitivamente! Ma devi correre da lei immediatamente, e spiegarle tutto.”
Regina si mise sulla difensiva “oh no no! Non potrei mai!”
“Si che puoi!”
“Sta con una persona, Mal.”
“Beh, non hai chance se non le dici la verità. Spiegale i tuoi sentimenti, anche se non ricambia, capirà.”
“Posso tranquillamente omettere la parte dove credo di essermi innamorata di lei, complicherò soltanto il nostro rapporto. O peggio, se mi allontana per questo? No no! Non voglio rischiare per un presentimento.”
“Credimi, Regina, non serve a niente mentire, tenersi tutto dentro e sperare che le cose vadano per il meglio con il tempo. Perderai la tua occasione se non glielo dici.”
“Ho già perso la mia occasione, sta con Neal!” esclamò.
“Esatto, hai già perso: che altro ti rimane da perdere? Nulla! Diglielo! Tanto peggio di così non può andare.”
Ma vide che Regina non era ancora convinta.
“Non importa cosa succederà dopo” continuò “perché sarà comunque un cambiamento, ed è questo che ti serve … che la situazione si muova. Poco importa se in positivo o in negativo” scrollò le spalle “l’importante è che non ti farà restare ancora bloccata.” Sorrise alla sua amica.
Quel sorriso ne provocò un altro sulle labbra di Regina “ti odio, strega. E ancor di più quando hai ragione.”
Si alzò, andando ad abbracciarla.
Malefica la strinse nell’abbraccio “lo so bene, sua maestà, è per questo che siamo amiche.”
Districato quel contatto che le diede un’incredibile carica, salutò la sua amica e iniziò a correre in direzione dell’appartamento della famiglia Nolan.
 
Quando arrivo davanti quella casa, il primo istinto fu quello di tornare indietro.
Che cavolo le era saltato in mente?
Dire quello che provava avrebbe solo portato un mucchio di casini.
E poi non era brava a parlare a cuore aperto, malgrado fosse una cosa che aveva già fatto con Emma.
Beh comunque, ormai che era lì, tanto valeva mettere almeno fine a quell'assurda situazione.
Bussò e attese nervosa fino a quando Emma non aprì la porta.
Poi il nervosismo aumentò a dismisura.
La prima reazione di Emma, fu quella di chiuderle la porta in faccia.
La riaprì dopo mezzo secondo "okay solo perché non è educato farlo. Ma meritavi che rimanesse chiusa." Le disse.
Regina sorrise "grazie."
"Guarda che qualsiasi cosa dirai, non ti perdonerò."
"Magari non sono qui per farmi perdonare."
"Allora illuminami, perché mai sei qui?"
"Per dirti che non puoi farmi questo! Tu ti sei presa carico di me e non puoi lasciarmi in mezzo a una strada perché non ti aggrada che io sia felice!"
Emma rise sarcastica "ah quindi adesso Robin è addirittura la felicità!"
“Non ti va proprio di vedermi star bene, eh?”
“Stavi bene anche prima di lui!”
“E quindi cos’è? Solo perché non puoi fare la tua parte da Eroe? Perché questa cosa non ha a che fare con te?” la provocò “se solo fosse vero! E invece no! Tutto gira intorno a te! E odio che sia così! Perché tu dovevi vedere del buono in me, vero? Sai chi è stata l’ultima persona a vederci qualcosa di buono in me? Daniel! E sappiamo entrambe com’è andata!” parlava a voce alta, ma non sapeva se per rabbia o per affermare maggiormente il concetto.
Emma rimase in silenzio, non capendo ancora dove Regina volesse arrivare.
“Mi ricordi tanto lui” continuò  “Quindi credo che il mio cervello abbia creato una sorta di giustizia per il quale io e te dovremmo stare insieme per questo motivo.”
E paragonarla a Daniel era praticamente dirle che l’amava, nella lingua di Regina.
“Tu non puoi andartene come ha fatto lui, okay? Non osare farmi questo!”
Emma la prese per il colletto della giacca, attirandola a sé.
I visi a un bacio di distanza.
Il cuore in gola.
 

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Capitolo 11
*** In un'altra vita. ***


Capitolo 10.
In un’altra vita.

 
 
Per il titolo si ringrazia Fyval per la sua canzone, la canzone Swan Queen per eccellenza, quel capolavoro scritto appositamente per loro che è: In Another Life!

Grazie a voi per tutte le recensioni dello scorso capitolo. Siete fantastici!
E grazie anche ai lettori silenziosi che, a detta del "chi segue la tua storia" sono veramente tantissimi!♥



 
 “Regina và a casa.” la spinse Emma.
Che cosa diavolo le era passato per la testa di fare?
Non le era passato proprio niente in testa, questa era la realtà.
Perché quella cavolo di ragazza le annullava qualsiasi coscienza, buon senso e ragione avesse, dando libero arbitrio all’istinto, neanche fosse un animale.
Regina non si era nemmeno accorta di desiderare così tanto un bacio di Emma fino a quando la ragazza non era stata sul punto di darglielo.
Ma si era ritratta all’ultimo secondo.
Ed ora, Regina voleva disperatamente quel bacio.
“Non ero gelosa di te e Neal, ero gelosa di te” e avrebbe detto qualsiasi cosa “soltanto di te” per averlo.
Emma scosse il capo “smettila.”
“No! Volevi sapere perché sono venuta qui, per questo: dirtelo. Affronta la situazione, per favore.”
“Dopo giorni di silenzio, te ne esci così? Non affronto un bel niente!”
Perché non sapeva come affrontare una cosa del genere, nemmeno da dove iniziare a farlo.
“Sono io che ti chiedo per favore, di andare via.”
“Sicuro come la morte che non me ne vado, rischiando di non vederti mai più, perché non so quello che pensi.”
“Affronta la situazione, giusto? Tu l’hai creata, tu te ne assumi le conseguenze.”
“Dimmi solo cosa hai in quella cavolo di testa! Un attimo prima stavi per baciarmi, quello dopo mi dici di andarmene …”
“Regina, non lo so nemmeno io!” il tono colmo di disperazione “mi hai shockato e confuso. Voglio stare da sola perché io per prima devo capire cosa c’è in questa cavolo di testa, d’accordo? Ti giuro che ne parleremo non appena lo saprò.”
La mora si arrese.
Emma aveva ragione e sapeva di doverle dare tempo e spazio.
“Okay. Però, non sparire, va bene?”
“Va bene.”
Regina annuì, per poi girarsi e andare via.
Non aveva ottenuto il bacio che voleva.
Ma lo avrebbe avuto presto.
 
Il giorno dopo, Regina la vide a scuola per tutto il tempo.
Quasi si sentiva una stalker, anche se, non era colpa sua se sapeva tutti i posti -e gli orari- in cui Emma andava.
La vedeva ridere e scherzare da lontano, torturandosi a pensare che non si stava per niente soffermando a capire quello che era successo.
E quanto si sbagliava!
Emma stava perdendo la testa a forza di scacciare via Regina e ciò che era successo dai suoi pensieri.
Il ricordo delle sue parole e quel mancato contatto.
Non voleva davvero capire cosa ne pensava, aveva paura di scoprirlo.
Neal era proprio lì accanto a lei, ignaro di tutto, pieno di fiducia e amore nei suoi confronti … e non che lei avesse tradito quei sentimenti ma … si sentiva come se fosse quasi sul punto di farlo.
Il solo pensare all’istinto che le era venuto di baciare Regina, era tradire.
Perché le sarebbe dovuto mai passare per la testa se amava quel ragazzo?
E lo amava! Cavolo, se lo amava!
Lo riteneva la cosa migliore che le fosse mai capitata.
Ma contemporaneamente, c’era Regina, così diversa da lei da attrarla a sé come fosse una calamita.
E le aveva confessato di essere gelosa di lei. La capiva perfettamente, perché per lei era lo stesso.
Ecco perché se l’era presa tanto per Robin … gelosia! Come aveva fatto a non pensarci prima?
Forse perché la capacità di pensare con coerenza andava a farsi benedire quando c’era di mezzo Regina.
Si sentiva come divisa in due: l’Emma razionale e l’Emma istintiva.
E non poteva vivere così, le due parti andavano fondate.
Soprattutto, una scelta andava presa. Ma non voleva scegliere tra Neal e Regina come fossero cose, come se dovesse scegliere cosa le andava di più da mangiare tra un hamburger e una torta.
Erano persone, qualcuno sarebbe rimasto ferito dalla sua scelta e non voleva ferire nessuno.
Poi realizzò: non c’era una scelta da fare se non avrebbe creato la situazione in cui farla verificare.
Non doveva nemmeno prendere in considerazione l’idea di una relazione amorosa con Regina, in modo da non farla illudere e non ferirla in seguito.
Avrebbe solo dovuto mantenere le distanze per un po’.
Ma proprio quando quella brillante idea attraversò la sua mente, il telefono vibrò.
Messaggio da: Regina.
“Volevi che ti dicessi quando qualcosa non andava, che mi sfogassi, che non nascondessi ciò che provavo. E’ quello che ho fatto. Non spingermi via.”
Ecco che l’idea di mantenere le distanze era appena andata al diavolo.
“Dammi tempo” rispose.
“Lo so, lo so…”
A cosa sarebbe servito avere altro tempo, Emma non lo sapeva.
Ma sapeva anche che, più stava lontana da Regina e più riusciva a pensare coerentemente.
 
Quel pomeriggio, malgrado i suoi piani, Regina si presentò a casa sua.
“Per studiare” le aveva detto. Ed Emma faticava a crederle dopo aver saputo tutte quelle cose.
Stavano sedute al tavolo da pranzo ed Emma non aveva la più pallida idea di quello che le stava spiegando, metteva insieme parole a caso, formando concetti che non avevano né capo né coda.
Non che Regina se ne stesse rendendo conto. Quando si trattava di Emma – della voce di Emma – poteva anche dirle che il cielo era verde e lei ci avrebbe creduto.
La bionda si fermò all’improvviso “non ci riesco!” affermò, alzandosi dal suo posto.
“A fare cosa?” le chiese Regina.
“Non fare la finta tonta!” l’accusò “non è normale starcene qui come se nulla fosse successo quando invece è successo eccome!”
“Sei tu che non vuoi parlare di quello che è successo.” Scrollò le spalle.
“C’è davvero di cosa parlare? Io ho Neal! Non posso pensare a te nel modo in cui penso a lui.”
“Perché hai detto che non puoi?”
Emma la guardò confusa “cosa?”
“C’è differenza tra potere e volere.”
“Oh, piantala!” si lasciò cadere sul divano.
Regina la raggiunse. “Dico davvero: perché hai detto che non puoi invece di dire che non vuoi?”
Emma la guardò, stanca di mentire a Regina, di mentire a se stessa “perché ho una stramaledetta voglia di baciarti ma non posso.”
“Perché hai un ragazzo.”
“Esatto.”
“E non sei quel tipo di ragazza.”
Emma annuì.
Regina le si avvicinò piano, per poi stringerla in un abbraccio mentre con la forza del suo peso la costrinse ad assumere una posizione supina.
“Regina.”
“Mmh” mugugnò.
“Che cosa…?”
La mora si rialzò, sollevando le mani in segno di resa “avevo solo bisogno di toccarti.”
"Ti prego, non farlo..."
"Fare cosa?"
"Questo! Creare qualcosa nonostante ti abbia detto che non può esserci."
"Ti ho solo toccato, Emma."
“Considerando che non mi lascio toccare da nessuno ...”
“Credo non ti dia così tanto fastidio se si tratta di toccare me, dal momento che non ti sei mai trattenuta dal farlo.”
"Ma la situazione mi è già abbastanza difficile senza poterti allontanare quindi non complicare le cose."
"Puoi allontanarmi" scrollò le spalle.
"No, non posso."
"Puoi, se è quello di cui hai bisogno."
"Non è quello di cui tu hai bisogno, però! Non ti allontanerò solo perché pensi di aver maturato un certo tipo di sentimento nei miei confronti."
"Credi possa cambiare?"
"Lo spero."
"Io non credo ci sia modo di cambiarlo. A meno che tu non mi faccia davvero tanto male."
"Io non voglio farti del male."
"Perfetto, allora non cambierà."
"Okay, ma come puoi esserne sicura?"
"Nello stesso modo in cui tu eri sicura di volermi baciare."
"Magari è stato solo un istinto, mi confondi le idee quando mi sei vicino."
"Confonderti le idee è una buona cosa, no?" Sorrise.
"No! Ehi! Non provarci."
"Perché non vuoi parlarne? Paura di scoprire quello che vuoi davvero?"
"Perché non c'è niente di cui parlare, Regina. Neal è il mio ragazzo e questo non cambierà."
"Perché no se è quello che vuoi?"
"Io voglio lui."
"Ma vuoi anche me."
Emma respirò profondamente "ma amo lui."
Regina deglutì "okay."
"Forse, in un'altra vita..."
"Amerai me."
La bionda annuì, sapendo perfettamente che quella sottile differenza era il punto chiave di tutto.
E Regina...
Regina voleva ancora e ugualmente quel dannatissimo bacio. Fosse l'ultima cosa che avrebbe avuto in vita sua.
 
Per sua fortuna, l’occasione si era presentata presto.
A breve sarebbe iniziato il periodo natalizio e Zelena aveva avuto la grandiosa idea di organizzare una festa per dare il benvenuto al natale a casa loro.
"Verrai alla festa di domani?" Chiese casualmente Regina, mentre mescolava il suo caffè.
Emma alzò le spalle "non lo so...ci sarebbe anche Neal, ed è casa tua..."
"Per me va bene!" Esultò con fin troppo entusiasmo "cioè intendo che va bene che lui ci sia perché ci sarà anche Robin e il resto del gruppo, sai, magari nemmeno ci vediamo..."
Se ne stavano da Granny’s, un paio di giorni dopo il dialogo avuto a casa Nolan.
Le cose erano rimaste stazionarie: erano ancora amiche e passavano il tempo insieme.
Non si parlava dei propri sentimenti, eccetto qualche accenno da parte di Regina, con seguente rimprovero di Emma. Malgrado quest’ultima la lasciasse fare la maggior parte delle volte, poiché ‘mi devi almeno questo.’ Continuava a ripeterle Regina.
"Okay, d'accordo" rispose la bionda "perché hai chiesto se non hai nemmeno intenzione di incontrarmi?"
"Ho detto che potrebbe capitare di non incontrarsi...e comunque non mi va che la situazione diventi strana per via di quello che è successo..."
Emma annuì.
"Stiamo bene e siamo entrambe coinvolte in delle relazioni." Continuò Regina.
"Che poi continuo a non capire perché stai ancora con Robin."
"Perché lui vuole me." Sottolineò con forza le ultime due parole.
“Non devi starci per fare un dispetto a me.” La rimproverò l’altra.
“Ci sto perché preferisco lui che stare in un angolino a piangere.” Mise in chiaro, con il tono di chi non ammetteva repliche.
Emma decise finalmente di stare zitta.
In fondo, non aveva nessun diritto di mettere bocca su quella storia, ora ancor meno di quanto ne aveva prima.
In quel momento, entrarono da Granny’s Mulan e Aurora, che vedendo le ragazze si avvicinarono al loro tavolo “ciao!”
Regina si alzò.
“Puoi restare.” Si affrettò subito a dire Mulan.
L’altra fece gesto di fermarsi con la mano, sorridendo “stavo comunque andando via.” Lasciando il suo posto, s’avvicinò ad Emma dandole un piccolo bacio in guancia, senza aggiungere altro.
Poi si voltò verso le due ragazze “spero di vedervi domani sera.” Disse loro, per poi avviarsi verso l’uscita.
Emma aveva preso fuoco.
Ed era sicura che la sua carnagione chiara lo lasciasse a vedere eccome.
Per sua fortuna, poteva giustificare il tutto con l’aria calda troppo alta dentro quel locale.
In fondo, nessuno sapeva come la situazione era cambiata. E di certo nessuno lo avrebbe mai immaginato.
 
Nessuno, eccetto Malefica.
Regina aveva dovuto tenerla aggiornata, era pur sempre stata l’unica persona a cui l’aveva detto e che l’aveva incoraggiata.
E poi perché no, le andava proprio di avere qualcuno con cui parlare di quanto fosse bella Emma giorno dopo giorno, visto che a quest’ultima non faceva piacere sentirlo.
“…e poi aveva questo cappellino blu orribile con il pompon, che la rendeva così dannatamente carina che avrei voluto stritolarla tra le braccia fino all’asfissia e-“
“Okay, okay!” l’interrupe Malefica, sorridendo “arriva alla parte della cavolata che hai fatto.”
“Devo prima spiegarti quanto era irresistibile perché sennò non rendo l’idea di quanto io abbia cercato fino alla fine di trattenermi.”
“Ti giuro che me la sono immaginata perfettamente, arriva al dunque.”
“Le ho dato un bacio in guancia.”
Malefica scoppiò a ridere, abbracciando la sua amica “l’amore ti rende stupida.”
Regina la spinse via “no no, Mal, dico davvero!” piagnucolò “non avrei dovuto farlo, specie davanti alle sue amiche ma vedi, mi è venuto così naturale. Le ho dato solo un bacio come garanzia di un dopo, senza nessun ci sentiamo, o, ci vediamo.”
“Ma dov’è il problema?”
“Dobbiamo fare finta di niente ed io mi metto a darle baci! Ecco dov’è il problema!”
“Siete amiche, Regina, poniti il problema quando la bacerai sulle labbra.” Le suggerì.
“Ho un piano per quello.” Sorrise entusiasta.
“Che cosa? Davvero?”
“Oh si ma non ti dirò niente prima che accada! Non vorrei non si avverasse!” si morse le labbra.
Malefica scosse il capo “è bello vederti così felice e non voglio smontare il tuo entusiasmo” Affermò “ma non vorrei che tu rincorressi per sempre qualcuno che è già legato a qualcun altro.”
“Andiamo, non drammatizzare!” si lamentò Regina.
“Okay, okay d’accordo! Parliamo di questo bacio, sicura non ti respingerà?”
“Al cento per cento! Prova attrazione nei miei confronti, se la prendo alla sprovvista non avrà neanche la facoltà mentale per respingermi.”
“E cosa pensi di fare dopo averla baciata?”
Regina scrollò le spalle “nulla, voglio solo un suo bacio.”
“E se dopo di quello ne vorrai un altro? Non pensi la situazione sia già abbastanza incasinata?” cercò di farla ragionare.
“Ah, Mal, non mi sembri neanche tu! La vera te mi avrebbe detto di fare un po’ come mi pare, perché la vita è troppo breve.”
“E’ vero, ti direi di fare quello che vuoi, Regina, ma vedi: voglio evitare che tu soffra, ancora.”
La mora le sorrise “in fondo sei così dolce!” la prese in giro.
“No, in fondo mi urta e non poco doverti sopportare quando stai male.”
“Ah-ah! Ti adoro anch’io.”
Malefica alzò gli occhi al cielo “il tuo gesto potrebbe spingerla ad allontanarti. Pensa a quello che potresti perdere.”
Regina ci pensò dieci secondi al massimo “non perderei nulla” rispose “perché è la persona più sensibile, dolce e comprensiva che io conosca, capirebbe il mio gesto e con un’estrema delicatezza mi spiegherebbe che il suo cuore è già di qualcun altro, pregandomi per l’ennesima volta di non fare cose del genere.” Concluse.
“Per me stai scherzando con il fuoco …”
“Mal, fidati di me. E poi, un suo bacio vale la pena di qualsiasi conseguenza.”
“Vediamo quanto ti andrà di fare la romantica quando ti manderà al diavolo.”
 
Quella stessa sera, Regina aveva deciso di andare al Rabbit Hole solo per vedere il resto dei suoi amici ed informarli della festa.
Li trovò al solito tavolo a mandare giù alcool tra le risate.
“Vi informo che domani la festa è a casa mia.” Disse loro non appena si avvicinò.
Ottenne solo altre risate in risposta.
“Se tu non vieni alle nostre feste, perché noi dovremmo venire alla tua?” chiese Killian.
“Perché verranno tutti! Davvero proprio i ragazzi più popolari vogliono mancare?”
“Io ci sarò, tesoro!” rispose Robin.
“Conta anche me.” Si unì Malefica.
A quel punto Regina guardò Crudelia e Ursula, quest’ultima guardò l’altra per poi ritornare a Regina “ci saranno le amiche di tua sorella?”
“Ovviamente, la festa è una sua idea.”
Tutte le sue amiche?”
“Aurora e Mulan ci saranno.” Rispose, capendo a chi Ursula si stesse riferendo.
“Forse faremo un salto.”
“Non contare su di me, bambolina.” Disse Killian.
“Tu non mi sei fondamentale. Basta che ci siano loro.”
“E da quando basta che si siano loro? Oh, fammi indovinare, hai litigato con Emma?”
“No, non abbiamo litigato.” Rispose con tranquillità, malgrado quell’idiota di Killian la stesse facendo incavolare di brutto.
“Ci sarà una ragione per la quale desideri la presenza dei tuoi vecchi amici, mmh?”
“Voi siete i miei amici.”
“Veramente hai piazzato Emma tipo sei scalini davanti a noi nella scala dell’amicizia.”
 “Veramente, avete fatto tutto voi.
Veramente, siete stati voi ad allontanarvi perché non mi andava più di fare quello che fate.
Veramente, mi avete stancata.”
I suoi amici continuarono a guardarla in silenzio.
“Sono stanca di rincorrervi perché non voglio perdervi mentre voi non fate nulla per venirmi incontro! Non che senza di voi non possa sopravvivere ma, porca la miseria, abbiamo fatto qualsiasi cosa insieme. Ci siamo aiutati e protetti a vicenda. Ma sembra che questo non valga nulla per voi! Sembra che appena ho smesso di mettermi nei casini, di ammazzarmi di alcool ogni sera e vivere come se non ci fosse un domani, io non vada più bene per voi, per i vostri standard!
Beh mi dispiace per voi ragazzi, perché io un domani lo voglio e si, magari è una cosa che Emma mi ha costretto a capire, ma è anche una cosa che voglio io. Come ci vorrei voi nel mio domani, malgrado non sia reciproco.”
Si voltò per andarsene quando si ricordò di un’altra cosa “il discorso esclude Robin e Malefica, chiaramente.” Aggiunse, per poi andare via.
 
La sera della festa, la metà degli invitati con rispettivi amici erano a casa Mills, mentre Regina aspettava con trepidante attesa che Emma arrivasse.
Non importava che sarebbe venuta con Neal, aveva solo una gran voglia di vederla.
E poi, soprattutto, quella sera sarebbe stata la sera del loro primo bacio.
Regina aveva programmato tutto e non avrebbe permesso a niente e nessuno di rovinare i suoi piani.
Suonarono alla porta e Regina si precipitò ad aprire sperando di vedersi davanti colei che tanto desiderava, invece, si ritrovò Robin e Malefica “sorpresa!” esclamarono i due all’unisono, poiché dietro di loro c’erano Killian, Crudelia e Ursula. “Guarda chi abbiamo portato!”
Robin s’avvicinò a Regina stampandole un bacio in bocca, per poi entrare in casa seguito da Malefica, lasciando sola Regina con gli altri tre.
“Come hanno fatto a convincervi?” chiese loro.
Crudelia scrollò le spalle “non ci hanno convinto loro, ma il tuo discorso.”
“Ma davvero?” inarcò un sopraciglio “non vi facevo così sentimentali.”
“Disse quella che fa i discorsi strappalacrime.” Rispose Ursula.
“Ah piantatela!” si lamentò Killian “semplicemente ci siamo accorti che avevi ragione, okay? Ti avevamo lasciato indietro, ma siamo qui per rimediare!”
“Oh ma che carini!” sorrise beffarda, Regina.
“Adesso posso entrare?”
 Gli fece cenno di accomodarsi “Benvenuto a bordo, capitano!”
Crudelia e Ursula fecero per entrare ma Regina le fermò “parliamo un attimo?”
Le due annuirono e restarono ferme dov’erano.
“Così state insieme.” Affermò.
Le sue amiche si guardarono, e poi Crudelia prese parola “forse …”
“E’ si, porca la miseria, SI!” ribatté Ursula.
“Okay avevamo deciso di dirlo in giro così tranquillamente? Non ero stata avvertita!”
“Non lo stai dicendo in giro, è Regina!” sottolineò l’ovvietà di dire la verità all’amica.
“Scusami!” rispose con sarcasmo “fino a ieri non ci parlavamo nemmeno con Regina!”
“Okay ragazze, calma” le interruppe quest’ultima “dove sta il problema se tutti lo vengono a sapere?”
“Da nessuna parte! Non mi è mai fregato nulla della gente.” Affermò Crudelia, guadagnandosi uno sguardo fulminante dalla sua ragazza “vogliamo saperlo e capirlo, per questo ci interessava parlare con Aurora e Mulan.”
Regina capì che Ursula, a differenza di Crudelia, era spaventata da questa cosa. Per questo andava in cerca di risposte.
Decise di non fare più domande poiché la situazione le era apparsa abbastanza chiara.
Era quasi tentata a dire loro della situazione con Emma, ma era meglio rimandare il discorso a una sera più adatta.
“Beh loro sono già arrivate, prego, andate.” Fece loro cenno di entrare “e ricordate che io e Malefica ci siamo per qualsiasi cosa.”
Non appena sparirono dietro la porta d’ingresso, una voce familiare arrestò Regina dal rientrare in casa.
“Ehi!”
Si voltò sorridendo, incontrando quel sorriso che attendeva dall’inizio della serata.
“Emma! Neal!”
“Com’è questa festa?” chiese il ragazzo.
“Musica, cibo e alcool.”
“Tutto in regola, allora.”
“Noi Mills ci sappiamo fare!” ammiccò lei “ma prego, constatate voi stessi.”
Quello che si scambiò con Emma fu un semplice sguardo fugace mentre mano nella mano con Neal, entravano in casa sua.
 
Stavano a metà serata e non era ancora riuscita a scambiare una parola con Emma.
La ragazza stava sempre con Neal o con le sue amiche, e Regina non se la sentiva di trascinarla via per attuare il suo piano.
Pensava che avrebbero almeno passato un singolo momento insieme … ma mai una volta che le cose vadano come uno desidera, giusto?
Decise di uscire fuori perché fumare era davvero l’unica cosa che sarebbe riuscita a calmarla.
Fu subito seguita da Malefica.
“A quando il grande piano? Non vi guardate nemmeno da lontano …”
“Si grazie Mal, l’avevo notato di mio!” rispose stizzita.
“Voglio solo dire, che hai intenzione di fare? Eri così eccitata alla sola idea!”
“Sono qui fuori per capire l’approccio che userò. Le sigarette mi portano consiglio.”
“Non preferiresti ubriacarti? Dopotutto se va male potrai dare la colpa all’alcool.” Scrollò le spalle l’altra.
“No! Al diavolo l’alcool! Francamente chissenefrega di dare la colpa a qualcosa! Forse avrò solo un suo bacio in tutta la mia stupida vita e tu mi consigli di averlo mentre sono ubriaca? Neanche per sogno!”
“Okay, rilassati.” Alzò le mani in segno di resa “invece di perdere tempo, ti conviene usare l’istinto e fare quel che vuoi fare! Magari lontano da occhi indiscreti.”
Regina buttò la sigaretta a terra, pestandola con forza “andiamo!”
 
La prima cosa da fare era trovare una scusa per allontanarsi con Emma.
No, forse era la seconda!
Perché la prima cosa da fare era convincere Emma ad andare con lei.
Pensò a cosa potesse inventarsi fino a quando non si accorse che stava solo perdendo altro tempo.
La cosa da fare era una: improvvisare.
Così s’avvicinò ad Emma e l’afferrò per un braccio, senza preoccuparsi del gruppo di persone con cui la ragazza stava parlando.
“Devo farti vedere una cosa.” Disse semplicemente, ed Emma la seguì nonostante la piccola paura che cominciava a farsi spazio dentro di lei.
“Dove stiamo andando?” chiese Emma quando salirono le scale, zona che era stata vietata per quella festa.
Regina si fermò sull’uscio della porta della sua stanza “qui.” Rispose.
La bionda si guardò intorno senza capire, ma poi alzò lo sguardo e vide del vischio proprio sopra le loro teste.
Oh no.
Guardò Regina, trovandola con un sorriso furbo sul volto “qualcosa mi dice che dobbiamo baciarci.” Le disse quest’ultima.
“Il bacio sotto il vischio vale solo se ci fermiamo sotto di esso per sbaglio.”
“E così è successo!”
“Vorresti dirmi che non mi hai portato qui apposta?”
“Ti ho portato qui, non ti ho portato sotto il vischio. Quello è stato un caso.”
“Oh, ma per favore!”
“Guarda che il bacio sotto il vischio è un semplice buon augurio.”
Emma alzò gli occhi al cielo “okay d’accordo.” S’avvicinò a Regina e premette le labbra sulle sue, allontanandosi il secondo dopo.
“Ecco qui il tuo stupido bacio, sei contenta?”
Regina era più che contenta solo per le labbra di Emma sulle proprie, figurarsi come lo sarebbe stata se solo le avesse potute assaporare.
“E comunque potevi evitare di fumare visto che ti eri programmata tutto.”
Emma doveva ricordarsi di complimentarsi con se stessa per come riusciva a contenere le emozioni che quel tocco di labbra le aveva dato, risultando più fredda che mai.
“Come sai che ho fumato? Quel bacio è stato così veloce che non hai avuto neanche il tempo di capirne il sapore.” Le s’avvicinò nuovamente, venendo però spinta indietro “Regina, no! Non hai il diritto di fare come ti pare, d’accordo? Chi cavolo ti ha detto che io volessi baciarti?”
“Tu. Tipo due giorni fa.”
“Ma siamo in una situazione diversa! Sono qui con Neal! E se ci avesse visto? Non costringermi a fare cose che non voglio, mi porterai solo ad odiarti!”
“E che ne è di quello che voglio io?”
“Se sono cose correlate con me, ti conviene cambiare quello che vuoi. Ne abbiamo già parlato!”
“Sei tu quello che voglio, quindi dimmi come cambiare questa cosa e la cambierò.”
“Mi sono seccata di fare sempre gli stessi discorsi! Torno di là …”
“Senti, devi lasciarmi fare queste cose okay? Ti prego.”
“No, Regina! A che pro?”
La mora si morse le labbra, non sicura di voler rivelare i suoi pensieri.
Ma arrivati a quel punto, non c’era davvero più niente di cui vergognarsi.
“Posso conquistarti.”
“Che cosa?”
“Se mi lasci fare queste cose, se ti lasci … amare. Riuscirò a farmi amare da te.”
Emma restò colpita da quelle parole, ma non demorse “non puoi corteggiare qualcuno che è già impegnato.”
“Posso se quel qualcuno si fa corteggiare.”
“Quel qualcuno non si farà corteggiare perché ha occhi solo per la persona con cui sta.”
“Vuol dire che tu hai altri due paia d’occhi.”
“Cosa stai insinuando?”
“Non insinuo proprio un bel niente! Non è vero che hai occhi solo per Neal, me l’hai detto tu stessa! Quindi non provare a convincermi di una cosa che so per certo non è vera.”
“Ho sbagliato a dirti che ti voglio, che mi rendi nervosa. Ho sbagliato a lasciarti fare quelle piccole cose.” Cambiò nettamente tono.
Adesso parlava con rimpianto.
“Ti ho solo illuso di avere un’opportunità che non avrai.”
“Perché devi complicare tutto? Hai 16 anni, Emma! Puoi innamorarti di tantissime persone, non devi arrivare a sposarti con il primo che ti capita.”
“Ma lui non è il primo che mi capita! E’ la persona più simile a me che esista! Mi capisce, mi rispetta, mi fa stare bene! Perché dovrei lasciare lui per un’attrazione nei tuoi confronti? Se tu non riuscissi a farmi stare bene?  Non potrei più tornare da lui!”
“Come lo scoprirai se non corri il rischio?”
“E’ una cosa che non voglio scoprire, allora.”
“Emma, ti lasci toccare da me! Ti lasciavi toccare solo da Neal perché sentivi che non ti avrebbe mai lasciato. Ma adesso, ti lasci toccare anche da me. Vuol dire che inconsciamente, ti senti sicura con me.”
 “No, Regina, non è così facile.”
“Perché no? Spiegamelo!”
Emma scosse il capo “Tu non capisci. Vorrei che Daniel fosse qui in modo che tu potessi metterti nei miei panni.”
“Beh, anch’io vorrei che Daniel fosse qui! Perché se lui fosse qui, io ora non mi starei umiliando davanti a te per convincerti a darmi una dannata opportunità!”
“Parlare dei propri sentimenti non è un’umiliazione.”
“Tu mi fai sentire come se lo fosse. Perché ti sto dicendo che farò qualsiasi cosa per provarti quanto io desideri stare con te. Ma tu sei tutta un ‘Neal di qua e Neal di là’, senza curarti dei miei sentimenti. Quindi si, mi stai umiliando.”
“Mi dispiace, non era mia intenzione. Tutto questo, non era mia intenzione.”
“Non era nemmeno mia intenzione! E più di tutto vorrei che Daniel fosse qui, perché non avrei mai nemmeno saputo della tua esistenza.”
 
Alcuni dicono che il periodo natalizio sia il migliore per esprimere desideri.
“I miracoli di natale” vengono chiamati, per via della maggior parte di loro che si avverano.
 
 


 … Commenti d’odio tra tre … due … uno …
AHAHAHAHA!
Sam.

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Capitolo 12
*** Una stanza di distanza. ***


Capitolo 11.
Una stanza di distanza.

 
 
 
Dopo quella conversazione, tornarono giù alla festa senza rivolgersi più la parola per tutta la serata.
Si cercavano solo con lo sguardo, come erano solite fare.
Emma guardava Regina quando quest’ultima fingeva di divertirsi e viceversa.
Qualcuno aveva proposto di giocare a 7 minuti in paradiso, a un certo punto della serata.
Emma aveva sempre odiato quel gioco, non ne aveva mai capito il senso.
Non voleva che qualcuno si chiudesse dentro una stanza con Neal a fare chissà cosa per 7 minuti, non voleva che qualcuno lo facesse con lei e, adesso, si aggiungeva anche Regina.
Non voleva assolutamente vederla chiudersi in una stanza con chiunque.
Regina, invece, aveva sempre amato quel gioco.
La divertiva chiudersi in una stanza con qualcuno e poter essere liberi di fare qualsiasi cosa, o semplicemente fare versacci e urli tanto per incuriosire chi stava fuori.
Si sarebbe divertita ancora di più con la partecipazione di Emma.
Quest’ultima, infatti, decise di partecipare.
Se Regina voleva proprio giocare a quel gioco, tanto valeva provare a conquistare 7 minuti con lei.
Non sapeva ancora per cosa li avrebbe usati, ma sapeva per certo che voleva giocare per averli.
Ma Emma non teneva in conto che giocare per Regina, voleva dire giocare e basta.
Quei 7 minuti potevano capitare con chiunque stesse giocando, ovvero tutti i presenti alla festa.
 
I primi ad essere scelti dalla bottiglia di birra che girava sul pavimento, furono Killian e Trilly.
I due si andarono a chiudere nello sgabuzzino immediatamente.
Si, Regina aveva permesso che si giocasse a quel gioco dentro casa sua solo se si fosse utilizzato esclusivamente lo sgabuzzino come paradiso.
In fondo, la cosa principale che serviva in quel gioco era un po’ d’ingegno, fantasia e velocità.
I soliti abituati a quel gioco, si misero dietro la porta ad origliare.
Ma non vi era traccia di un singolo suono.
Emma, rimasta seduta a terra insieme a Neal, guardava Regina sghignazzare con i suoi amici, controllare il timer del telefono e mettere su scommesse riguardo cosa stesse succedendo lì dentro.
Per la prima volta in quella serata, poteva dire con assoluta certezza che Regina si stesse davvero divertendo.
Quando il timer suonò, i ragazzi davanti la porta cominciarono a bussare, urlare “tempo scaduto!” fino a quando Killian e Trilly non uscirono dalla stanza.
I ragazzi li scrutarono attentamente, cercando tracce di rossetto, morsi, vestiti fuori posto.
Ed eccolo lì: il rossetto sbavato nella bocca di Trilly. La faceva sembrare il Joker.
Crudelia sghignazzò “Mal, paga! Ti avevo detto che si sarebbero baciati sulle labbra.”
Malefica alzò gli occhi al cielo, mentre usciva dalla tasca una banconota di un dollaro.
Guardò Killian con delusione “mi aspettavo molto di più da te!”
Tornati seduti in cerchio, fu il turno di Neal per girare la bottiglia.
Essa puntò Ariel.
Quei due si conoscevano a malapena di vista, e da entrambe le parti c’era il disinteresse assoluto.
Neal guardò Emma prima di alzarsi “posso dire di no.”
“No che non puoi!” lo riprese Robin “andiamo amico, è solo un gioco! E non sei costretto a fare nulla che tu non voglia lì dentro!”
Emma abbozzò un sorriso “vai, tranquillo.”
Si fidava di lui, non c’era niente di cui preoccuparsi.
Ma nonostante questo, quando la porta dello sgabuzzino si chiuse dietro di loro, Emma provò uno strano peso al petto.
Regina capì immediatamente la preoccupazione della bionda, insomma, ce l’aveva scritto in faccia!
E malgrado la infastidiva che stesse così per via di Neal, non poteva nascondere che non le piaceva affatto vedere quell’emozione rendere quel bellissimo viso crucciato.
Non seguì gli altri quando si alzarono per mettersi dietro la porta.
Restò seduta a terra, dall’altra parte della bottiglia che la divideva da Emma.
E non le importava se la ragazza, nonostante lo sguardo fisso al pavimento, potesse sentire gli occhi di Regina su di sé. Le andava di guardarla.
Beh, in realtà le andava di fare molte più cose. Come andare ad abbracciarla fortissimo o tentare di farla ridere.
Ma restò solamente a guardarla.
Se solo uno sguardo avesse potuto curare il tormento di quel cuore.
Al tempo scaduto, i ragazzi non ebbero il tempo di iniziare il solito casino perché la porta si aprì immediatamente.
Neal si fiondò di nuovo accanto ad Emma e l’abbracciò.
La ragazza sorrise, tutta la preoccupazione svanita.
E Regina sorrise a sua volta.
Il turno dopo, toccò a Ursula e August.
Quest’ultimo proveniva dal gruppo di amici di Neal, quindi avrebbe rispettato quella ragazza, non costringendola a fare nulla che ella non volesse.
Crudelia era ugualmente tormentata dalla preoccupazione, così come lo era stata Emma.
A differenza sua, andò vicino alla porta per ascoltare.
Ma l’unico rumore che si sentiva era il ticchettio nervoso del suo piede sul pavimento.
Come nel turno prima, la porta si aprì non appena il timer squillò.
Ursula fu la prima ad uscire, buttandosi letteralmente sopra Crudelia, avvolgendole le braccia al collo.
“Non è successo assolutamente nulla.”
Crudelia annuì a quelle parole, baciando la sua ragazza già che ce l’aveva fra le braccia.
Al diavolo il fatto che fossero tutti lì a fissarle.
Tuttavia, nessuno dei presenti si stupì. Quella situazione era già abbastanza sospettata da tutti.
Tornati al gioco, fu Robin a girare la bottiglia. Ed uscì Regina.
Il ragazzo le sorrise, la prese in braccio facendola scoppiare a ridere e la portò dentro lo sgabuzzino, mentre i suoi amici fischiavano e applaudivano, ed Emma guardava Regina ridere con qualcuno che non era lei.
Beh, peggio per te! pensò sei stata tu a rinunciare ad avere quel sorriso.
“Ho sentito qualcosa!” esclamò Ruby, che come suo solito, si era già perfettamente integrata con il gioco.
E lo stomaco di Emma si capovolse.
“Non è vero.” Le disse Victor.
“Si che lo è!”
“Perché non scommettete?” suggerì Killian.
I due ragazzi si guardarono  “un dollaro che non hai sentito niente!”
“Oh, sciocco! Dieci dollari che ho sentito e pure benissimo!”
Il ragazzo esitò, ma poi strinse la mano che Ruby gli porgeva “andata!”
Quando il tempo finì, stavano per buttare giù la porta a forza di pugni, urla e fischi.
“Ehi che tempo volete?” urlò KIllian.
“Il gioco deve andare avanti!” disse Malefica.
La porta si aprì e la prima ad uscire fu Regina, ridacchiando mentre si abbottonava gli ultimi bottoni della camicetta che indossava.
Dietro di lei, Robin usciva sistemandosi i capelli.
Urla, fischi e applausi riempirono la stanza.
Gli amici di Robin andarono ad abbracciare quest’ultimo, mentre quelle di Regina la pregavano di raccontare cosa era successo.
Quest’ultima rideva di gusto “posso astenermi dal dirlo.”
Ruby sorrise a Victor “non c’era da sorprendersi, stanno insieme dopotutto!”
“Stanno insieme? Ed io come avrei dovuto saperlo?”
“Oh, lo sanno tutti! Non è colpa mia se passi il tuo tempo chiuso nel tuo stupido laboratorio.” Lo derise.
Il ragazzo sbuffò, prendendo dal portafoglio dieci dollari e porgendoli a Ruby.
“E’ un piacere fare affari con te.” ammiccò quest’ultima.
Era il turno di Emma e il destino, fato o qualunque cosa fosse, volle che ad uscire fu Regina.
Le ragazze si guardarono, imbarazzate ma grate di avere 7 minuti per loro.
Nessun fischio, urlo o applauso.
Perché nessuno, eccetto loro due, sapeva quello che stava succedendo tra loro.
Ad Emma venne quasi voglia di applaudirsi da sola. Insomma, quante probabilità c’erano che quella bottiglia puntasse nuovamente su Regina proprio al turno successivo?
Quell’opportunità significava qualcosa, ne era sicura.
Specie dopo aver invidiato e desiderato di stare al posto di Robin.
Ne farò buon uso, pensò mentre seguiva Regina dentro quello sgabuzzino.
Era così piccolo da costringerti a stare a un palmo dal naso dall’altra persona, notò Emma.
Il che era un grosso problema per loro e i loro ormoni.
Regina si mise a braccia conserte e non spiccicò una parola, rendendo le cose più difficili alla bionda che proprio non sapeva da dove iniziare.
“Beh, sette minuti saranno lunghi da passare così …” provò.
“Oh e dimmi che cosa vorresti fare?”
Emma scrollò le spalle “parlare.”
“Mi sembra che tu lo stia già facendo.”
“Di quello che è successo prima, intendo.”
“Cosa è successo prima?”
“Sei stata qui dentro con Robin.”
“E allora?”
“Non ci credo che l’avete fatto in sette minuti.” Ecco, l’aveva detto.
Regina ammiccò “riusciamo anche in meno tempo.”
“blaah” affermò con disgusto “ti prego.”
“Sei tu che hai chiesto.”
“Si perché non mi ha fatto granché piacere vedervi entrare qui dentro.”
“Avrei dovuto rifiutarmi?” inarcò un sopraciglio.
“No. Ma non mi è piaciuto, okay?”
Regina rise amaramente “senti, Emma, che vuoi? Perché per fare questo discorso qualcosa devi volere.”
“Voglio dire che mi dispiace. Hai presente quando si conosce il valore di una cosa solo dopo averla persa? E’ quello che è successo quando ti ho vista entrare qui con Robin.”
La mora fu colpita da quelle parole ma non lo diede a vedere “tu non mi hai persa, perché non mi hai mai avuta.”
“Voglio quella possibilità di cui parlavamo, infatti.”
“Beh, non è più disponibile.”
“Oh, andiamo!” sbuffò la bionda.
“Che ne è del ‘passare il resto della mia vita con Neal perché ho paura che nessuno mi farà stare bene come lui’?”
“Forse mi sbaglio! E mi hai detto tu di correre il rischio.”
“E cosa ti ha fatto arrivare a questa illuminazione?
“Vederti sorridere mentre entravi qui con Robin.”
“E pensi che ora mi scioglierò e accetterò di provare a stare insieme?”
“Cos’altro vuoi sentirti dire? Ho mentito, okay? Ho mentito dal momento in cui ho fatto finta che quel bacio non mi abbia scosso.”
“E non era nemmeno un bacio!”
“Non lo consideri un bacio? Ricordami cosa sia un bacio, allora.”
Regina sorrise “ti piacerebbe!”
“Mi devi ancora un favore, del resto.”
“Oh, è così che vuoi giocartela?”
Emma ci pensò su “no, a dire il vero ho un’idea migliore: l’uscire con me riscatterà il favore che mi devi.”
“E come pensi di fare con Robin e Neal?”
“Beh, che ci sarà di strano nel passare il tempo insieme? Non cambierà niente, solo che faremo le cose con l’intento di viverle come fossimo una coppia.”
“E come coppia saranno inclusi baci e quant’altro?”
“Così sarà tradirli. E non voglio.”
“Quindi mi stai chiedendo di uscire come una coppia ma senza fare quello che fanno le coppie?”
“Le coppie possono fare anche altro. E poi non te lo sto chiedendo, è la tua opportunità per liberarti dal mio favore.”
“Il tuo favore vale per il primo appuntamento, come intendi guadagnarti gli altri?”
Emma le sorrise “mi escogiterò qualcosa.”
Dall’altro lato della porta si sentì trambusto, segno che il timer era suonato.
“Scegli un posto diverso per il nostro primo appuntamento.” Le disse Regina, prima di aprire la porta e uscire da quello sgabuzzino.
 
La serata era ormai terminata, gli unici rimasti a casa Mills, oltre le due proprietarie, erano Robin, Malefica, Ruby, Neal ed Emma. Rimasti per dare una mano a pulire il casino che avevano combinato.
“Dovremmo rifarlo per capodanno.” Suggerì Zelena.
Regina l’abbracciò “oh, ma guarda come si è divertita la mia sorellina alla sua prima festa!” la prese in giro.
“Non chiamarmi sorellina, abbiamo praticamente la stessa età.” La spinse via.
“Mmh si, ma io sono più sveglia.”
“Io nettamente più intelligente.”
“Io ci sto!” s’intromise Robin, e tutti lo guardarono senza capire “per capodanno, dico.” Chiarì.
“I miei genitori faranno la loro festa qui per l’intera città, come ogni anno.” Rispose Regina.
“Allora possiamo usare il locale di mia nonna, dal momento che non le servirà.” Propose entusiasta Ruby.
“Si combinerà un casino” disse Emma “non hai paura?”
Ruby scrollò le spalle “possiamo andare lì prima e sostituire le cose che possono rompersi con quelle che non possono.”
“I bicchieri di vetro con quelli di plastica!” esclamò Robin come avesse avuto un colpo di genio.
Malefica alzò gli occhi al cielo “beh anche una sedia può rompersi se viene lanciata, sai. Con cosa vorreste sostituirla? Carta?”
“Già, più che altro dovremmo stabilire delle regole …” affermò Neal.
“Nessuno verrà se ci sono delle regole.”
“Sembra che ci serva un altro posto.” Alzò le spalle Regina.
“No ragazzi, aspettate! Ruby ha ragione” disse Emma “basta sostituire ciò che potrebbe rompersi facilmente.” Guardò Malefica.
“Io sono dello stesso parere” si fece sentire Zelena “non credo che si mettano a lanciarsi sedie dal nulla.”
“D’accordo, ma se dovesse succedere, non dite che non vi avevo avvertito.” Si mise a braccia conserte Malefica.
Regina sorrise a quella reazione “Malefica intende dire che noi abbiamo sicuramente più esperienza con feste senza freni. Sappiamo di che parliamo.”
“Okay ma quante sono le probabilità che accada?” chiese Emma.
“Tante.” Rispose Robin con sguardo lontano, come se si stesse figurando un ricordo davanti.
“Allora servirà qualcuno che resti lucido e sobrio a controllare la situazione e nel caso intervenire.”
Neal alzò la mano “Io ci sono.”
“Due non basteranno. Chi altri?”
Tutti fecero silenzio.
“Ruby? Zelena? Ragazze, andiamo!”
“Scusa Emma, ma sarebbe la prima volta che potrei vivermi il capodanno.” Alzò le spalle Ruby.
“Quindi io e Neal non ci vivremo il capodanno solo perché non ci ubriacheremo?!”
“Beh, diciamo che vogliamo viverlo in modo diverso.” Disse Zelena.
“Va bene, come volete.”
Guardò Regina “tu che hai intenzione di fare?”
La mora sapeva perché quella domanda.
Emma non voleva che lei si ubriacasse e il loro esperimento di stare insieme permetteva quel desiderio.
Ma era capodanno, e ci sarebbero stati anche Robin e Neal, che cosa si aspettava?
Non poteva certo stare tutta la sera con lei e Neal a controllare la situazione.
“Restare sobri la sera di capodanno è un vero schifo.” Rispose allora.
“Vi rendete conto che noi due non possiamo controllare un centinaio di persone.”
“Nemmeno ci entrano un centinaio di persone da Granny’s.” scoppiò a ridere Malefica.
“Beh, quelle che saremo, d’accordo? Siamo solo in due!”
“E’ stata tua l’idea.”
“Io l’ho fatto per evitare di ritrovarci chissà dove!”
“Senti” le disse con calma Ruby “magari ad Aurora e Mulan va di farlo.”
Malefica annuì “anche a Crudelia e Ursula, sicuramente!”
“Sono coppie per divertirsi avranno solo bisogno l’una dell’altra.”
“Mi sa che io e Regina non siamo una coppia.” Affermò Robin.
Regina rise a quelle parole “se questo ci fa guadagnare l’alcool sono più che pro a non esserlo.”
“E se loro non volessero?” chiese Emma, ignorando completamente lo scambio di battute avvenuto tra Robin e Regina.
“Troveremo qualcuno.” La rassicurò Neal
 
Quando finirono di sistemare, era ormai notte inoltrata e Regina aveva proposto loro di dormire lì.
Quella casa era enorme, aveva due camere degli ospiti e due divani a tre posti in salone.
Si sarebbero sistemati perfettamente.
Tutti accettarono, troppo stanchi per mettersi in macchina a quell’ora.
“Allora, nelle camere degli ospiti ci sono letti da una piazza e mezza. Quindi, se qualcuno vuole dormire in coppia” ammiccò.
“Io ed Emma la prendiamo!” alzò la mano Neal.
“Io prendo l’altra.” Disse Malefica.
“Questo significa che Ruby dovrebbe dormire sul divano.” Affermò Emma in tono dispiaciuto.
“I nostri divani sono comodissimi.” La rassicurò Zelena.
“Si ma non mi sembra corretto avere la camera solo perché siamo in coppia se Ruby la vuole …”
“No, ragazzi, fate pure!” le sorrise la sua migliore amica.
“Robin dove dorme?” chiese Malefica.
“Nel suo letto.” Rispose il ragazzo mettendo un braccio attorno ai fianchi di Regina, avvicinandola a sé.
E se la gelosia avesse avuto un nome, quello sarebbe sicuramente stato Emma Swan.
“Cioè Ruby è l’unica che dovrebbe dormire sul divano?” chiese stizzita quest’ultima. Forse più per Robin che per Ruby che doveva dormire sul divano.
“Okay, che ne dite se scoppiamo le coppie? Così sarebbe tutto più facile.” Propose Regina, dal momento che anche a lei sarebbe convenuto non dover sopportare l’idea di Emma e Neal in un solo letto, due stanze più avanti della sua.
Robin e Neal furono riluttanti, ma alla fine accettarono l’idea. In fondo era la cosa più giusta.
Così, i due ragazzi avrebbero dormito nei divani, le tre ragazze nelle stanze.
Dopotutto, non era la prima volta che Emma e Ruby dormivano nello stesso letto: lo facevano ad ogni pigiama party.
 
Passarono alcune ore, prima che Emma ricevesse un messaggio da Regina
Mi arrendo all’idea di non riuscire a dormire a saperti a una stanza di distanza, ma non poterti avere qui.”
La bionda sorrise, e rispose immediatamente
“Posso affermare lo stesso.”
Regina fu sorpresa di ricevere una risposta imminente, credeva che Emma dormisse.
“Fortuna che ormai è quasi l’alba.”
“Mi piacerebbe vedere l’alba.”
“Dalla mia stanza c’è una vista incredibile!”
Ed Emma sapeva perfettamente cosa Regina stesse cercando di fare, è per questo che non rispose.
Ed era sempre per quello che Regina sentì la porta della sua stanza aprirsi un paio di minuti dopo.
“Mi hanno detto che c’è una vista dell’alba incredibile da qui.” Sussurrò una voce familiare.
Regina provò a camuffare la voce “hai sbagliato camera.”
Il momento di silenzio che seguì dopo fu troppo per Regina che scoppiò a ridere.
“Regina!” la riprese Emma.
La mora accese la lampada che aveva sul comodino per illuminare la stanza.
Poi guardò l’altra ragazza rimasta in piedi vicino la porta e sorrise “vuoi davvero vedere l’alba?”
“Volevo vedere te.”
Regina si spostò sul letto, chiaro segno che invitava Emma a mettersi accanto a lei.
La bionda non attese un attimo.
Ed eccole lì, sdraiate sul letto, faccia a faccia, a sorridersi come fossero due adolescenti innamorate.
Beh, erano davvero due adolescenti innamorate!
“Non ti addormentare.” Le sussurrò Regina.
“Lo so, malgrado sia finalmente pronta a farlo.”
“A chi lo dici …”
“Parlami, se mi parli non mi addormento.”
“Per quando hai fissato il nostro primo appuntamento?”
“Pure adesso, se vuoi.”
“Ti facevo più romantica.”
Emma sorrise “che senso ha un primo appuntamento ufficiale se sono già sdraiata sul tuo letto.”
“Io stavo sdraiata sul tuo il giorno dopo averti conosciuta.”
“Touché.”
“Sai, non mi piace molto che tu voglia provare a stare con me mentre stai con Neal. Mi sento come se non ne valessi davvero la pena.”
“Ho solo paura, Regina. E non voglio ferirlo per qualcosa su cui potrei ricredermi.”
“Anche in questo momento hai paura di ricrederti?”
“Non ci saranno solo momenti perfetti come questo. Essere una coppia significa anche avere momenti in cui non ci sopporteremo.”
“Tutti i momenti in cui non ti sopportavo ma ti sono rimasta accanto? E viceversa! Quelli dovrebbero contare qualcosa.”
“Eravamo comunque costrette a sopportarci. Voglio vedere quanto sappiamo sopportare se abbiamo la possibilità di andarcene.”
Regina sospirò “d’accordo.”
“Non riapriamo più questo discorso, ti prego.”
La mora annuì “in fondo quello che non sanno non può fargli male.”
“Esattamente.”
Ci fu un attimo di silenzio prima che Emma allungasse una mano, sfiorando con un dito la cicatrice sul labbro superiore “è proprio vero che non tutti i mali vengono per nuocere, perché ti sta maledettamente bene.”
“Sei troppo gentile.”
“Ma quale gentilezza! Mi piace, ti rende ancora più sexy.”
Regina si schiarì la gola, facendo ritrarre ad Emma la mano “ti va se torniamo a parlare di quell’appuntamento?”
“Con molto piacere.”
“Allora, vorrei farlo dopo capodanno, se per te va bene. Le vacanze di Natale mi mettono solo voglia di stare a casa in famiglia.”
“Va più che bene.” le sorrise Regina
“Dove vorresti andare?”
“Ho fiducia nel tuo buon gusto.”
“Hai detto un posto diverso … quanto diverso? E soprattutto, diverso da cosa?”
“Sono sicura che sai esattamente cosa voglia dire. Sorprendimi!”
“Spero davvero di riuscirci.” Abbozzò un sorriso Emma.
Regina voleva soltanto baciarla e dirle di non preoccuparsi proprio di niente, che stava facendo solo la preziosa perché amava sentirsi desiderata, che sarebbero potute andare pure a cenare sotto i ponti a lume di candela, perché importava solo che Emma ci sarebbe stata.
“Credo che sia ora che tu vada.” Disse invece.
“Così presto?”
E porcaccia vacca la devi smettere di fare lo sguardo da cucciolo.
“Si, si. Tra poco si sveglieranno tutti.”
“Non dobbiamo mica andare a scuola.”
“Eh ma l’orario biologico.”
“Ma che stai dicendo?” ridacchiò la bionda.
“Senti, Emma. Non ce la faccio.” Ammise infine.
“A fare cosa?”
“A resistere ancora per molto, okay? Sono una cazzo di ragazzina e i miei ormoni stanno fremendo dalla voglia di saltarti letteralmente addosso.”
Emma la guardò sorpresa “o-okay. Mi dispiace.”
“Vai, per favore.”
“I miei ormoni li capiscono, comunque. Solo che parlare riusciva a distrarli.”
“Emma!”
“Come non detto, vado.” E prima di alzarsi, in un gesto velocissimo si sporse ancor più vicino a Regina, baciandole il naso.
“Ti odio.” Le disse quest’ultima, lanciandole dietro il cuscino.
“Possiamo lavorarci.” Rise la bionda mentre usciva dalla camera.
 
Il 31 Dicembre arrivò in fretta quell’anno.
O almeno così sembrava, tanta era la voglia di passare insieme il primo capodanno per Emma e Regina.
Avevano appuntamento da Granny’s la stessa mattina per sistemare e organizzare tutto per la sera.
Regina era già lì con i suoi amici da un pezzo quando Emma insieme ai suoi di amici arrivarono.
“Era ora!” esclamò Malefica alla loro vista.
“Scusate, ho dovuto ricordare a mia nonna di stasera” spiegò Ruby “non voleva più darmi le chiavi.”
Crudelia alzò gli occhi al cielo “muoviti, apri!”
Emma si diresse da Regina che stava appoggiata alla staccionata mentre fumava una sigaretta.
“Sai cosa si dice? Se non fumi l’ultimo dell’anno, non fumi tutto l’anno.”
La mora inarcò un sopraciglio “credi davvero a queste cretinate?”
“Sono simpatiche.” Scrollò le spalle.
“Ah-ah.”
“Se lo fai per me di non fumare oggi?”
“Programmato di baciarmi?”
“Sssh!” la zittì subito Emma, indicandole con lo sguardo la presenza degli altri, che stavano a poca distanza da loro.
Regina ridacchiò e si allontanò dalla staccionata “non fumo di certo per fare un dispetto a te o chiunque altro, fumo per me.”
“T’importa così poco della tua salute?”
“Si, d’accordo?” rispose scocciata “e fumare è bello!” disse, per poi raggiungere gli altri che erano entrati da Granny’s.
Una volta dentro, cominciarono con il mettere in un contenitore oggetti pericolosi come coltelli, forchette, cucchiai, bicchieri e piatti. Che sarebbero potuti essere usati per far del male a qualcuno.
il contenitore fu poi riposto all’interno dell’area cucina, che sarebbe stata chiusa a chiave quella sera; come il passaggio che rendeva possibile l’accesso dall’interno al piano superiore, per le camere che si affittavano.
I bicchieri furono sostituiti da quelli di carta, mentre il resto non era utile.
Avrebbero ordinato pizze come cena, piatti e posate non servivano a nessuno.
I tavoli sarebbero stati spostati in cucina, mentre le sedie messe alle pareti.
Neal e Robin si occuparono di cambiare i dischi del jukebox, sostituendoli con qualcosa più giovanile e alla moda.
Nel mentre, Emma si premurò di chiedere a Crudelia, Ursula, Aurora e Mulan se fosse vero che sarebbero rimaste con lei e Neal a vigilare la situazione.
“Stanotte siete dei nostri?” chiese loro, avvicinandosi al tavolo in cui tutte e quattro erano sedute.
Alla festa di Zelena avevano avuto modo di parlare, conoscersi e starsi anche simpatiche.
Così adesso stavano sempre insieme, quando potevano.
“Non era già scontato?” chiese Ursula.
“Non parlo della festa. Dico per la squadra di vigilanza.”
“Perché ci sarà una squadra di vigilanza?” inarcò un sopraciglio Crudelia “che cazzo di capodanno è?”
“Serve a intervenire nel caso di situazioni scomode. Malefica ha detto che vi sareste unite.”
“E chi è lei per decidere quello che faremo?”
“Ha detto che essendo una coppia non avreste sentito il bisogno di bere e quant’altro, e che quindi avreste potuto darci una mano.”
“Ma quella ragazza è fatta di stronzate fino al midollo.” Osservò Ursula.
La risposta fece ridacchiare Mulan e Aurora.
Emma si rivolse a loro “Ruby ha detto che ci sareste state anche voi.”
“Che cosa???” strillò Aurora “è praticamente il mio primo vero capodanno. Voglio scordarmi pure come mi chiamo!”
Mulan le lanciò un’occhiataccia “conta pure su di noi, Emma.”
“Aspetta, cosa?” chiese Aurora.
“E’ capodanno, saremo ad una festa, insieme. Non ti servirà l’alcool per divertiti. E dal momento che ad Emma serve una mano, noi saremo più che felici di dargliela.”
Aurora sbuffò, mettendosi a braccia conserte.
“Vi ringrazio, ragazze.” Sorrise, per poi rivolgersi nuovamente alle altre due “guardate che tenere d’occhio la situazione non implica stare insieme a noi. E nemmeno con schiena dritta e petto in fuori come i soldati. Sta nell’essere abbastanza lucidi da poter intervenire nel caso di necessità.”
Crudelia sbuffò “non ti garantisco niente.”
“Mi accontento.”
Una musica pop suonò all’improvvisò dal jukebox.
Alle spalle di Emma, qualcuno arrivò tirandola per i fianchi “adoro questa canzone!” le disse Regina.
La bionda si girò a guardarla, per trovare la mora saltare sul posto.
THIS WOMAN IS MY DESTINY!” cantò, o sarebbe meglio dire urlò, Regina mentre guardava Emma.
Afferrò la sua mano mentre cantava il verso successivo “She said uuuh uuh uuh shut up and dance with me!”
Al che Emma cominciò a ridere e ballare insieme a Regina.
Quest’ultima continuò a cantare soltanto alcuni versi, quelli che le interessavano Emma percepisse.
La bionda capì subito il meccanismo, quel parlare in codice attraverso la canzone.
Oh, anche lei adorava quella canzone.
I felt it in my chest as she looked at me.” Cantò quindi, sorprendendo Regina.
Andarono avanti così fino a quando la canzone non arrivò alla parte più lenta e Regina si avvicinò pericolosamente ad Emma “Oh don’t you dare look back, just keep your eyes on me.” Cantò insieme alla musica, mentre la bionda arrossiva visibilmente.
…she said uuuh uuh uh shut up and dance!” e poi Regina riprese a ballare a ritmo di musica, seguita subito da Emma e dal resto delle persone lì dentro.
Era impossibile non farsi coinvolgere da quel ritmo.
Quando la canzone finì, scoppiarono a ridere per come tutti avevano incominciato a ballare lasciando qualsiasi cosa stessero facendo.
Ruby era perfino salita sul bancone.
Emma e Regina si stavano ancora sorridendo a vicenda quando la campanella della porta segnò che qualcuno era entrato.
“Vi si sente da fuori! Non potevate che essere voi con la musica a questo volume.”
Regina rabbrividì a quella voce.
No, non poteva essere! Era impossibile!
Pensò mentre si voltava verso la porta.
“Ciao, Regina.”
“Daniel?!”




 
 
Voglio lasciarvi con il commento della mia beta (che approfitto per ringraziare!) perché credo che molti di voi ci si possano rispecchiare:

AHAHAHAHA


Grazie per le recensioni, per i messaggi privati, per essere qui ad aspettarmi ogni settimana.♥
Sam.
 

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Capitolo 13
*** Chi vuoi baciare a mezzanotte? ***


Capitolo 12.
Chi vuoi baciare a mezzanotte?

 
 
Quando si è trattato di concordare con la mia beta per mandarmi a quel paese, vi siete sbizzarriti con le recensioni, eh! Bravi, bravi!
Ma avete reso il capitolo 11  quello con più recensioni fin’ora, quindi grazie infinite a tutti!

Detto questo, so che vi faccio penare con i capitoli che finiscono sul più bello e con i colpi di scena e queste due che sono un tira e molla … e quindi grazie a chi non si è ancora stancato di seguirmi!
Purtroppo sono così, mi piace trovare i momenti belli in mezzo a qualche casino, invece di far andare tutto troppo bene!
E voglio sempre e comunque ricordarvi che: il mio cuore appartiene alla Swan Queen.
QUESTA è una storia Swan Queen.
Non c'è niente da temere, godetevi il viaggio (o quello che ne resta!)
Sam. 




Regina si sentiva male.
Aveva la nausea, era fermamente convinta che avrebbe rimesso da lì a poco.
Oppure sarebbe svenuta.
Aria.
Aveva bisogno di aria.
Mentre Robin, Malefica, Ursula e Crudelia stavano abbracciando Daniel tra lacrime e sorrisi, lei uscì fuori.
Non sapeva nemmeno perché il suo primo istinto non fosse stato quello di correre ad abbracciarlo come fecero i suoi amici.
A Daniel non passò inosservata quell’uscita di scena, e non era l’unico ad averla notata.
Emma la seguì subito, uscendo dal locale.
“Che è successo?” chiese quindi Daniel.
“Credo tu l’abbia un po’ sconvolta.” Rispose Robin.
“Devo andare a parlarle.”
Malefica lo fermò ancor prima che potesse muoversi “ci pensa Emma.”
“La bionda che è uscita?”
Annuì.
“Non sa nemmeno chi sono io, come può pensarci lei?”
“Oh, ti assicuro che lo sa. E se c’è una persona a cui Regina da ascolto, quella è Emma.”
 
“Ehi.” Disse piano Emma, avvicinandosi a Regina che stava camminando avanti e indietro.
La mora non rispose. Scosse il capo, per poi portarsi le mani sulla testa. Troppi i pensieri e troppe le emozioni per poter anche solo riconoscere la presenza di Emma.
Quest’ultima si sentì in enorme disagio. Che cosa avrebbe dovuto fare, dire?
Beh di certo non sarebbe stata ferma a guardare Regina torturarsi.
“Così quello è Daniel.” E non avrebbe potuto pronunciare parole più sbagliate.
L’altra si voltò –finalmente- a guardarla.
Uno sguardo che diceva: come hai osato pronunciare il suo nome?
Ma a Emma andava proprio di far sfogare Regina, a qualsiasi costo.
“Chi è, Voldemort? Lo chiamo colui che non può essere nominato se preferisci.” Ironizzò.
“Smettila.”
Aveva finalmente parlato! La bionda voleva quasi applaudire.
“Di fare cosa?” chiese allora.
“Non voglio parlarne, quindi smettila.” Rispose in un tono che non ammetteva repliche.
“Perciò cosa vorresti fare? Stare qui a farti torturare da quello che pensi? Possiamo farlo. Staremo qui fino a quando non sarà notte, ed anche oltre se vuoi. Hai tutto il tempo.”
“Non ti voglio qui con me.”
“Okay, francamente chissenefrega! Mi preoccupi quando non vuoi sfogarti e se devi arrivare al punto di scoppiare preferisco essere nei paraggi, lo sai.”
“Io … non so nemmeno quello che provo! Come vuoi che mi sfoghi?”
“E’ già un inizio ammettere che non sai ciò che provi.”
Avevano appena cominciato e la campanella di Granny’s suonò, annunciando qualcuno che usciva questa volta.
“Regina, possiamo parlare?” era Daniel.
Emma alzò gli occhi al cielo.
Già odiava quel ragazzo solo per averle interrotte.
E forse anche perché Regina non era tranquilla se c’era lui di mezzo.
“Voglio l’opportunità di spiegarti.”
“Emma.” Pronunciò semplicemente Regina, come fosse una supplica.
Alla bionda bastò, non ebbe bisognò di altre parole per capire.
Le s’avvicinò e avvolgendole un braccio intorno alle spalle le sussurrò “andiamo via di qua.”
Per poi incamminarsi insieme.
 
Emma non sapeva dove stava andando, ma se continuare a camminare significava mantenere il suo braccio intorno alle spalle di Regina, l’avrebbe continuato a fare per tutto il giorno.
Che poi, perché mai l’aveva fatto? Poteva prenderla per mano, stringerle il braccio, spingerla lontano da lì.
No, le aveva messo un braccio intorno alle spalle. Come a delineare che fosse sua e avesse tutti i diritti di circondarla in quel gesto di protezione.
Istinto.
Si era data come spiegazione, per l’ennesima volta.
Perché ormai era arrivata all’accettazione che tra loro le cose succedevano per istinto, poiché se si fermavano a pensare a quello che stavano facendo venivano assalite da mille paure.
Infatti Emma ci pensò troppo lungo, tanto da levare il braccio dalle spalle di Regina.
“Perché?” chiese subito Regina, perdendo la sensazione di conforto che la vicinanza e il tocco di Emma le avevano dato.
“Pensavo fosse fuori luogo.”
“Era esattamente il luogo giusto. C’era profumo di Emma.” Le abbozzò un sorriso la mora.
“So che era una cosa da coppia senza tradimento ma se qualcuno ci vede …”
“Penserà che stai consolando un’amica? Emma, ti sembra di vedere equivoci in tutto perché tu sai come stanno realmente le cose. Ma ti assicuro che non è così.”
“Si si lo so, sai cosa? Il problema non è di certo questo adesso” disse, mentre si sfilava la giacca rossa “se vuoi il mio profumo addosso …” e l’appoggiò sulle spalle di Regina.
Quest’ultima fu subito assalita da un formicolio all’impatto con quella giacca che tratteneva il calore di Emma.
“Ora, parliamo di Daniel?” le chiese.
Regina annuì, prendendo i colletti di quella giacca per stringersela di più addosso.
“Credi di sapere perché hai preferito correre via invece di andare ad abbracciarlo?”
“Aria. Avevo bisogno di aria.”
Emma annuì, era una plausibile spiegazione.
“Quindi non ti ha fatto piacere rivederlo …” suppose. E lo disse con una certa speranza.
“Non è questo, è che … è stato come rivedere un fantasma. Non me l’aspettavo. E ho visto tutto il dolore che ero stata convinta di aver superato e aver lasciato indietro, assalirmi come una furia.”
La bionda restò in silenzio, aspettando che Regina continuasse a parlare, senza volerla spronare ancora una volta.
“Mi sono sentita così debole e vulnerabile, come se tutto quello che avessi fatto fosse stato spazzato via, come non contasse nulla.” Continuò.
“Mi sono sentita anch’io così, sai?”
Regina la guardò incuriosita.
“Parecchie volte.” Abbozzò un sorriso Emma “tipo ogni volta che una famiglia adottiva mi portava indietro. Mi ritrovavo sempre al punto di partenza. Ed ero convinta di averci fatto l’abitudine, che quello stesso dolore non potesse più venire a cercarmi. Invece faceva male fino a desiderare di morire.”
Regina fu dispiaciuta da quelle parole. Si, era carino che Emma l’avesse cercata di consolare dicendole che aveva provato quello che stava provando lei, ma l’unica cosa a cui riusciva a pensare era che Emma, la sua Emma, la persona più gentile, solare, intelligente, disponibile e amabile, insomma, la persona più bella delle persone belle, era arrivata a desiderare una cosa così disperata.
E’ per questo che si arrestò dalla sua camminata per voltarsi ed abbracciarla.
“Non dovevi nemmeno pensarlo.” Le disse.
Emma sorrise e strinse più forte l’abbraccio che aveva ricambiato “neanche tu dovresti.”
Regina interruppe l’abbraccio per guardare Emma interrogativa.
“Ti comportavi in quel modo perché non t’importava di nulla. Non c’era niente da temere, non c’erano conseguenze se l’unica cosa che stavi facendo era attendere di morire. Anzi, cercavi di velocizzare il processo con tutte le cose imprudenti che facevi.”
“Mi hai studiato?”
“Lo sto facendo ancora … basta pensare alla storia delle sigarette. Una parte di te pensa ancora a voler morire a volte, per questo prende e fumi. Specie nei momenti in cui preferiresti stare sottoterra che vivere quella situazione.”
Regina restò colpita da quella deduzione.
“E’ per questo che ti ho voluto aiutare.” Continuò Emma “ho visto che persona eri realmente, dovevo solo riuscire a fartelo capire. E sto ancora cercando di fartelo capire!”
Regina sorrise “e invece mi hai fatto capire tutt’altro!”
“Dici?” ricambiò il sorriso.
“Mi hai fatto capire che valeva la pena comportarsi bene se significava continuare ad averti accanto.”
“Tu devi comportarti bene per te stessa, lo sai. Perché essere una brava persona ti porta un senso di pace interiore. Vorresti smentire?”
La mora alzò le mani in segno di resa “dico solo che odio darti ragione quindi non mettermi in condizione di doverlo fare.”
Emma sorrise.
Dopo un attimo di silenzio, chiese “che cosa vuoi fare?”
Regina sapeva esattamente a cosa si riferisse, ma preferì fingere “voglio fumarmi una sigaretta.”
“Regina.” La riprese.
Quest’ultima abbozzò un sorriso “hai ragione, preferirei essere sottoterra che affrontare la situazione.”
“Invece devi farlo. Devi parlargli.”
“Lo so …”
“Hai paura?”
Annuì “un po’. Di sapere che è successo e non farci nemmeno caso perché si tratta di lui. E’ questo l’effetto che ha su di me. Può dirmi quello che vuole ed io ci tornerei ancora una volta.”
Emma si sentì un po’ male a quelle parole.
Sapeva di non avere alcun diritto a sentirsi così, a farlo presente, ma aveva una gran voglia di fare una scenata.
Perché il modo in cui Regina dipendeva da lui era nauseante.
E la spingeva a provare un sentimento di odio, rancore e invidia anche se non lo conosceva. Facilmente riassunto in una parola: gelosia.
“Magari le cose sono cambiate adesso.” buttò lì, senza fare troppo presente quanto le cose fossero davvero cambiate.
Regina la guardò divertita “stai cercando di dirmi qualcosa?”
“Sto solo dicendo che è passato del tempo, e il tempo cambia le cose. Non essere così sicura se prima non vedi che succede.”
“Non vuoi anche dirmi di ricordarmi che abbiamo un esperimento in corso?”
Emma scosse il capo “sentiti libera di fare quello che vuoi, non stiamo insieme.”
“Non rispondermi così.”
“Così come?” chiese ormai scocciata.
“Con rabbia! Se hai qualcosa da dire, dillo e basta. Non cambiare semplicemente tono di voce.”
“E’ una fortuna che sia arrivato in questo momento.” Rispose “perché se avesse tardato un altro po’, ci sarebbe stata l’opportunità che tu fossi la mia ragazza.”
“E?”
“E allora avrebbe dovuto lottare molto di più, altro che ‘può dirti quello che vuole’.”
Regina si limitò a sorridere a quelle parole, per quella reazione.
Si tolse la giacca rossa “grazie.” Affermò porgendola alla sua proprietaria.
“Non c’è di che.”
“No dico, per tutto …” ammise un po’ imbarazzata “per aver subito capito ed avermi portato via, per avermi fatto sfogare, per avermi consolata, per avermi fatto riflettere su cosa è giusto fare. Te l’ho detto: per tutto.”
Emma le sorrise “non c’è bisogno di ringraziarmi. Per me non c’è cosa più gratificante di vedere che ti lasci aiutare da me.”
“Non abituarmi troppo a questa cosa, potrei approfittarne.” Prese il pacchetto di Swisher Black Stones dalla tasca dei jeans.
“Approfittane e lasciati aiutare a smetterla con questa roba.”
Regina scosse il capo “magari un’altra volta.”
“Posso almeno chiederti di non distruggerti, stasera?”
“E’ capodanno, Emma!” enfatizzò. Come se quella fosse una spiegazione sufficiente.
“Non sei te stessa quando non hai la mente lucida …” osservò la bionda.
“Perché dovrei essere me stessa? Per guardare te e Neal che starete tutto il tempo appiccicati? Preferisco annebbiarmi il cervello, grazie.”
Emma alzò le mani in segno di resa “volevo almeno provare a chiedertelo.”
 
 
Tornate da Granny’s, Emma si voltò a guardare Regina prima di entrare nel locale.
“Sei pronta?”
La mora annuì.
“Vuoi che resti qui?”
Scosse il capo.
“Okay, sarò dentro. Se hai bisogno ti basta urlare e ti raggiungo in un secondo.”
“Emma, va tutto bene. E’ Daniel, non mi farà mica del male.”
“Lo so. Parlo di come reagirai a quello che ti dirà, se non saprai sostenerlo, se avrai bisogno di più aria, di andare via … senti, sono a dieci passi da te, d’accordo? Tienilo a mente.”
“Sarà fatto.”
Emma annuì vivacemente per poi entrare, lasciando Regina ad aspettare fuori.
Dopo quelli che saranno stati pochi secondi, Daniel la raggiunse.
“Come stai?” le chiese appena le fu di fronte.
Regina rise amaramente “prossima domanda.”
“Ti sarai chiesta come mai sono qui.”
“Già. Suppongo che mia madre avrà tipo attuato un piano di massima sicurezza per tenerti lontano dalla città. Come hai fatto ad entrare?”
Daniel la guardò confuso “perché tua madre avrebbe dovuto fare una cosa del genere?”
“Perché è stata lei a mandarvi via. Tu non le piacevi ed ha fatto in modo di farti andare via.”
“Te l’ha detto lei?”
“L’ho capito da sola.”
“No, non hai capito. Sono andato via perché i miei genitori volevano trasferirsi, tua madre non c’entra niente.”
E Regina sentì un peso enorme piombarle addosso.
Come se qualcosa la stesse letteralmente schiacciando.
E poi sentì la terra tremare sotto i suoi piedi. Come se il mondo si fosse appena sgretolato.
Tutto ciò che aveva sempre creduto, che si era raccontata per dare una spiegazione logica, era una menzogna.
“Tu … cosa? … I-io l’ho odiata! Perché sapevo che non avresti mai rinunciato a noi senza lottare, doveva essere per forza una sua minaccia per farti sparire così!”
“Sono sparito così perché ci siamo trasferiti troppo lontani! Che senso aveva continuare qualcosa che avrebbe fatto male ad entrambi?” allungò una mano verso il suo viso.
“NON MI TOCCARE!” urlò Regina balzando indietro.
“Okay. Scusami. Calmati, ti prego.”
Regina uscì il pacchetto di sigarette, accendendosene una frettolosamente.
“Fumi adesso?”
“Si, fumo adesso. E ho fatto un sacco di cose per annientarmi prima, sai?”
“Prima di cosa?”
“Prima di Emma.” Rispose, per poi fare un lungo tiro “perché non immagini lo schifo che era stare qui senza di te. Tutti abbiamo ceduto al pensiero di fare le cose più estreme per sentirci vivi. Nella speranza che tu tornassi e ci fermassi. E non sei mai tornato, e nessuno di noi era così forte da fermarsi e farsi dare ascolto dagli altri. Tu eri l’unico a saperlo fare. Eravamo persi senza di te.”
“Mi dispiace. Non sai neanche quanto mi dispiace. Non credevo che il mio trasferimento avrebbe avuto queste ripercussioni su di voi.” Affermò, e a Regina sembrò davvero dispiaciuto.
“Pendevamo dalle tue labbra, cristo! Eri la persona migliore tra tutti noi, ci ispiravamo a te. Avessi anche solo lasciato un numero di telefono, un e-mail, un indirizzo … le cose sarebbero andate diversamente, magari. Ci avresti aiutato nei momenti peggiori.”
“Pensavo fosse più facile per voi non sapere più nulla di me.”
“Più facile per te, vorrai dire! Perché per noi è stato un inferno. Per me, è stato l’inferno.”
“Ora sono qui.”
Regina guardò la sigaretta tra le sue dita, e pensò a quanto Emma si sarebbe arrabbiata a vederla fumare un’altra sigaretta nel giro di trenta minuti.
“Ora le cose sono diverse.” Buttò la sigaretta a terra, pestandola con forza.
“Si, ho visto che vi siete uniti a gli amici di tua sorella.”
“Non c’è solo quello! Crudelia ed Ursula stanno insieme, adesso. Io e Robin stiamo insieme, adesso. E poi c’è Emma, e stiamo tutti bene! Il tuo ritorno ci è inutile adesso perché noi stiamo bene.” Si spiegò.
“Emma è diventata la nuova me?” ironizzò Daniel.
Regina si congelò a sentire quelle parole.
Perché, adesso che ci rifletteva, Emma le aveva davvero ricordato Daniel.
E la paura che i sentimenti nei suoi confronti esistevano solo a causa di un ricordo l’assalì di colpo.
“Lo prendo come un si?” chiese lui cominciando ad avvicinarsi “perché ora che sono tornato non hai bisogno di un rimpiazzo.”
Regina indietreggiò “perché sei tornato?”
“Per te.”
“Non ci crederò mai. Saresti tornato prima se t’importava qualcosa di me.”
“Stai scherzando? Ti ho amato con tutto me stesso! Certo, ho avuto altre storie … un po’ come te con Robin, ma niente era paragonabile a quello che avevamo. E lo sai anche tu.”
“Non ne sono più così sicura.”
“Per via di Emma? Mi togli una curiosità? Perché stai con Robin se hai una cotta per Emma?”
“Non chiamarla così. Cotta è il nome che diamo per sminuire l’amore.”
“Amore? E’ di questo che parliamo? Perché non stai con lei, allora?”
“Perché anche lei sta con qualcuno, ed è complicato …”
Daniel sorrise “complicato è il nome che diamo quando non vogliamo fare qualcosa.” La prese in giro.
“Non devi dirlo a nessuno!” si raccomandò la ragazza.
“Non aprirò bocca ad una condizione: perdonami.”
“Posso perdonarti, ma le cose non torneranno come prima.”
“E’ un inizio.”
 
 
Finalmente, arrivò la tanto attesa sera.
Daniel era stato invitato alla festa da Granny’s, ovviamente, e si era anche unito alla squadra di vigilanza dal momento che non gli piaceva bere.
Robin lo abbracciò alle spalle mentre era seduto su uno degli sgabelli del bancone.
“Aaah, fratello! E’ così bello averti qui.”
“Sei già sbronzo?” chiese Daniel sorridendo.
“Più sobrio che mai.”
“Ancora per poco.”
Si guardò intorno, per assicurarsi che Regina non fosse nei paraggi “Ehi, senti, nessun rancore, vero?” chiese imbarazzato.
“Per cosa?”
“La storia di me e Regina …”
Daniel ammetteva che non era molto contento che il suo migliore amico e il suo primo amore si stessero frequentando.
Insomma, giusto loro?
Ma sapeva di non avere voce in capitolo.
Lui era quello che se n’era andato, che era sparito.
Robin era rimasto (a consolare Regina!).
“Nessun rancore.” Rispose sorridendo.
“Grande!” gli diede una pacca sulla spalla.
Furono raggiunti da Regina che prese Robin per mano “venite a ballare?”
Daniel alzò la mano “passo!”
“Io ci sto!” esclamò Robin, seguendo Regina tra la folla di persone per raggiungere la parte di locale che avevano sistemato come pista da ballo.
Emma passò accanto a Daniel e il ragazzo non perse l’occasione “Emma?” la chiamò.
La ragazza si voltò a vedere chi la cercava.
Inarcò un sopraciglio a quella vista “Si?”
“Sono Daniel, tu non sai chi sono ma io …”
“Oh, non sai quanto io so chi sei.” Rispose.
Il ragazzo sorrise “Regina mi ha detto di voi. E mi ha detto anche di non dirlo a nessuno ma tu sei coinvolta nella situazione quindi non credo tu sia nessuno ed ecco perché ti sto dicendo che lo so.”
Emma impallidì davanti a quell’ammissione “perché te l’ha detto?”
“Beh non me l’ha proprio detto” scrollò le spalle il ragazzo “ti ho paragonato ad una cotta e lei mi ha detto di non sminuire l’amore, quindi …”
La ragazza sorrise.
Regina aveva ribadito ancora una volta che era nient’altro che amore quello che provava per lei.
Si risvegliò dai suoi pensieri “okay che vuoi?” gli chiese “ricattarmi?”
Daniel la guardò stranito “no.”
“Perché me l’hai detto allora?”
“Perché Regina mi ha detto che non state insieme perché è complicato. Ma hai sorriso come un ebete quando ti ho detto che ha parlato di amore, non ci trovo niente di complicato se anche tu provi gli stessi sentimenti.”
“Ma chi sei? Cupido?”
“Hai detto che sai chi sono” strizzò l'occhio il ragazzo “ed è bellissimo se vi amate e se mi rendi Regina felice. Ma non dovreste ferire altre persone, specie se una di quelle persone è il mio migliore amico.”
“Non stiamo ferendo nessuno, perché non stiamo facendo un bel niente. Stiamo con altre persone, è per questo che è complicato.” Spiegò.
“E quello che ho visto oggi? Quando l’hai portata via?”
“Siamo amiche al di là di quello che si è sviluppato, d’accordo? Puoi anche seguirci per l’intera città quando siamo sole, non ci beccherai mai a fare qualcosa.”
“D’accordo, lo prendo come un suggerimento.”
“Prego? Potrei denunciarti per stalking.”
“Non ho detto che lo farò.” Le sorrise.
Quella mattina Emma aveva creduto di odiare quel ragazzo?
Emma aveva decisamente sbagliato!
Perché adesso odiava quel ragazzo.
Capiva voler bene e proteggere un amico –lei avrebbe fatto lo stesso- ma i suoi dannati fattaci propri?
Come se non avesse già abbastanza problemi, adesso doveva pure preoccuparsi di Daniel.
 
 
A dieci minuti dalla mezzanotte, Ruby salì sul bancone “Chi vuole fare un gioco?” urlò, attirando l’attenzione di tutti.
I ragazzi si fecero prendere la mano con applausi ed urla di approvazione.
“D’accordo fate silenzio!” stridi la voce brilla di Ruby.
Appena ci fu più quiete, Ruby cominciò a spiegare “giocheremo a chi vuoi baciare a mezzanotte?” cominciò a camminare avanti e indietro sul bancone “a 10 secondi dalla mezzanotte, si spengono tutte le luci e ognuno corre dalla persona che vuole baciare, che ha visto ferma in quel punto quando le luci erano ancora accese!”
A quelle parole, Emma e Regina, in lati opposti della sala, si guardarono.
Poi Emma distolse lo sguardo non appena Neal si girò a guardarla.
Daniel guardò Regina.
Robin si voltò per guardare Regina, ottenendo un sorriso forzato da quest’ultima.
“Se la persona che vorrete baciare, vorrà baciarvi, allora vi incontrerete a metà strada!” continuò Ruby “credo sia tutto abbastanza chiaro, no?”
Tutti risposero un grande siiii in coro.
Emma porse una mano alla sua amica “scendi di lì adesso.”
“Non ho avuto un’idea fantastica?” sorrise afferrandole la mano.
“Oh si” rispose con sarcasmo “fantastica, davvero fantastica.”
Beh, poteva sempre valutare di darsela a gambe nel buio dei meno dieci secondi alla mezzanotte …
 
Mancavano dieci secondi alla mezzanotte e dopo aver ordinato a tutti di stare immobili prima che le luci fossero spente, ecco Granny’s sprofondare nell’oscurità.
Ovviamente, iniziò anche il coro …
Dieci!
Regina si fece spazio tra la folla, con la speranza di non venire spinta tanto da cambiare direzione.
Nove!
Daniel aveva deciso di non muoversi.
Otto!
Robin sorrideva ingenuamente, restandosene fermo.
Sette!
Daniel ci aveva ripensato, iniziando così a spingere le persone per riuscire a passare.
Sei!
Neal era già girato verso Emma, sicuro fosse ancora accanto a lui.
Cinque!
Daniel si augurava con tutto il cuore di non sbagliare persona.
Quattro!
Regina sperava che quella persona stesse andando verso di lei.
Tre!
Perché davvero non sarebbe arrivata in tempo se non le fosse andata incontro.
Due!
Emma rimase immobile.
Uno!
Tutti furono così presi dal baciarsi che nessuno urlò auguri o felice anno nuovo.
Regina capì che non c’era nessuno di fronte a lei e realizzò di dover tornare indietro prima che le luci si fossero riaccese.
Che diamine le era passato per la testa?
Robin doveva essere sconvolto.
Cercò di ripercorrere indietro la strada che aveva fatto ma non c’era solo il passare in mezzo alle persone adesso, c’era il passare in mezzo a persone che si baciavano.
Era troppo complicato, non ce l’avrebbe mai fatta …
Idea!
Finse di affannarsi a respirare, in modo da farsi sentire, per poi distendersi per terra.
“C’è qualcosa sui miei piedi!” “Accendete la luce!” “Qualcuno si è sentito male!” furono alcune affermazioni dalla folla.
Perfetto. C’era riuscita.
Quando la luce fu finalmente accesa, i ragazzi attorno a Regina attirarono l’attenzione con gemiti di paura.
“Regina è svenuta!” esclamò Hook, che si trovava proprio lì accanto, chinandosi a sollevare da terra la sua amica.
Il primo istinto di Emma, a sentire quelle parole, fu di correre da lei. Ma si ritrasse in tempo dal farlo.
Poi ci pensò un attimo … poteva farlo!
Era una sua amica e si era sentita male e, cavolo se poteva correre da lei!
Si precipitò dove la folla di persone avevano formato un cerchio per dare spazio a Regina.
Robin era già arrivato da lei e l’aveva presa tra le braccia “chiamate un ambulanza!” esclamò, notando che la ragazza non accennava a svegliarsi.
“Vacci piano!” arrivò accanto a loro Emma, che prese a picchierellare dolcemente sul viso di Regina.
E quest’ultima aveva una gran voglia di sorridere per quel gesto.
Ma si trattenne dal farlo e, al suo posto, aprì lentamente gli occhi.
“Wooh! Stai bene?” chiese subito Robin.
Regina annuì lentamente.
“Vuoi dell’acqua?” le chiese Emma.
“Si, vorrei anche uscire fuori.”
Robin non perse tempo e subito si mosse per uscire.
“Arrivo con dell’acqua.” Affermò Emma, guardando Regina che usciva portata in braccio da Robin, seguiti a ruota da Malefica, Ursula e Crudelia.
“Tutto bene?” chiese Neal appena vide Emma tornare vicino al bancone.
“Si, era solo svenuta. Le porto un po’ d’acqua …” affermò riempiendo un bicchiere “vieni con me?”
Neal annuì e insieme raggiunsero gli altri.
Regina si trovava seduta su una sedia adesso. Robin seduto accanto a lei.
Le sue amiche stavano di fronte, in piedi.
“Questo per bere come se non ci fosse un domani.” La rimproverò Ursula.
“Naah! Io ho bevuto il triplo e sto una favola.” Rispose Malefica.
“E’ stata la troppa folla, il buio, non trovare Robin …” spiegò Regina.
“A proposito, perché ti sei allontanata?” chiese il ragazzo.
“Ero fermamente convinta che fossi alla mia sinistra.”
“No, stavo alla tua destra!”.
“Mi sono confusa.”
“Ma mi hai sorriso un attimo prima che si spegnessero le luci.”
“Caro” intervenne Crudelia “nel buio con quel gran casino poteva capitare di confondersi.”
Nel mentre Emma porse il bicchiere d’acqua a Regina “grazie” sorrise quest’ultima.
“Dovresti andare all’ospedale, per sicurezza.” Suggerì Neal.
“Sono solo svenuta.” Per finta avrebbe voluto aggiungere.
Arrivò anche Daniel “Stai bene?” chiese avvicinandosi subito alla ragazza.
Annuì “ragazzi va tutto bene, davvero. Voglio solo stare un po’ qui fuori a respirare. Tornate pure alla festa.”
“Resto qui con te.” le disse Robin.
Regina gli sorrise “sei stato fin troppo carino! Non voglio rovinarti la serata, d’accordo? Vai, ti raggiungo tra poco.” Lo rassicurò.
“Io effettivamente sto congelando …” osservò Crudelia.
Ursula le diede una gomitata, poi si rivolse a Regina “sei sicura?”
“Resto io con lei.” Si propose Emma “in fondo sono sobria e devo continuare ad esserlo … la mia serata è già rovinata.”
“Resto anch’io visto che lo è anche la mia.” Le fece eco Daniel.
Ruby si affacciò dalla porta “ragazzi! Stiamo per brindare! Sbrigatevi!” li chiamò, per poi rientrare.
“Ci vediamo dopo, sua maestà.” Ammiccò Malefica mentre si avviava per rientrare, seguita da Ursula e Crudelia.
Robin si alzò dal suo posto “torno tra un attimo, d’accordo?” le baciò velocemente le labbra.
“Ti lascio in buone mani.” Aggiunse, mentre passava accanto a Daniel, dando una stretta alla spalla di quest’ultimo.
Neal baciò Emma sulla fronte “ti porto lo champagne.”
Rientrati anche loro, Regina guardò Daniel “mi lasci un attimo da sola con Emma?”
Il ragazzo rise sarcasticamente “ovviamente.” Si accinse a rientrare ma prima desiderò aggiungere “ho provato a venire da te, comunque  … alla mezzanotte, intendo. Magari ne riparliamo …”
 
Rimaste finalmente sole, Emma decise di ammettere ciò che aveva capito “non è vero che sei svenuta.”
“Scusami?”
Si mise a braccia conserte “non è vero.”
“E perché?”
“Ho un superpotere.” Rispose guardandosi intorno con orgoglio.
“Ma non mi dire.” La schernì  Regina.
“Tu potrai non crederci, ma so capire quando una persona dice una bugia.”
“Ah-ah! Come la volta in cui mi hai chiamato mentre stavamo entrando nella piscina dell’hotel e avevi perfettamente capito che ti avevo mentito.”
Seguì un attimo di silenzio.
“D’accordo, fai pena come attrice.” Confessò Emma.
“Grazie!” sorrise “l’importante è non darla mai vinta a te!”
Emma fece la linguaccia.
“Allora, perché hai finto di svenire?”
“Perché ero troppo lontana da Robin e non sapevo come spiegargli perché, dal momento che ero vicino a lui.”
“Non potevi dirgli quello che gli avevi detto prima? Che ti sei confusa?”
“Sarebbe stato difficile crederci vedendo che ero troppo vicino a te.”
“Oh.”
“Già. Avrebbero dovuto chiamarlo chi devi baciare a mezzanotte.”
“Pensavi che sarei venuta a baciare te? C’era mezza Storybrooke, Regina …”
La mora alzò gli occhi al cielo “lo so, lo so … avrei avuto più fortuna se fossi andata da Daniel.”
“Oh, ti prego!” si lamentò la bionda.
“Senti, mi sono fatta trasportare dal chi vuoi, d’accordo? Ed io volevo baciare te!”
“Sapevi che non ti sarei venuta incontro.”
“Mi piaceva sperarci!”
Emma sospirò “Se ti può consolare, anch’io volevo baciare te.”
“Non mi consola affatto! Robin pende dalle mie labbra, Daniel è tornato qui per me ed io vado dietro a te, stando alle tue assurde condizioni solo per non ammettere a tutti quello che provi in questo periodo!”
“Quello che provo ferirà Neal.”
“Qualcuno ne uscirà ferito, d’accordo? Alla fine di questa storia, quando deciderai quello che devi fare, qualcuno si farà del male! E’ una cosa che non puoi evitare! Ciò che puoi evitare è non far passare altro tempo e diminuire l’agonia.”
La bionda scosse il capo “non posso farlo.”
“Okay, sai cosa? Lo faccio io. Metto fine a questa storia nemmeno iniziata. Volevo la nostra opportunità con tutto il cuore, ma le tue condizioni sono opprimenti. Quindi mi rassegno.”
 

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Capitolo 14
*** Litigare è bello solo se sai fare pace. ***


Capitolo 13.
Litigare è bello solo se sai fare pace.
 


“No! Ehi, no! Ti sembra che puoi finirla così?” Emma era arrabbiata, ed anche un po’ ferita dalle conclusioni prese da Regina.
“Finire cosa? Non è nemmeno iniziata!”
“Smettila di dirlo! Sai che non è vero! E’ iniziata nel dannato momento in cui mi hai detto quello che provavi! Forse anche prima, quando mi hai chiamato per farti venire a prendere. O forse la prima volta che ti ho abbracciato! La volta in cui mi hai offerto la cioccolata, magari.”
“L’appuntamento a quattro.”
“Cosa?”
“E’ lì che è iniziata. Quando Neal ti ha preso per mano e mi è venuto il senso di nausea, ovvero la gelosia.”
“E saresti tu quella innamorata di me?” la schernì Emma.
Regina non capì.
“Forse è il contrario” continuò la ragazza “dal momento che per me è iniziata la prima volta in cui ho visto i tuoi occhi, la notte della festa a casa di Killian.”
“Ma se ci odiavamo!”
“Tu mi odiavi! Per me eri indifferente ma quella notte, incrociai i tuoi occhi e nonostante fossero rossi e lucidi per via del tuo stato …”
“Cosa?”
“I tuoi occhi parlano. Di quanti puoi dire che possono farti provare tanto senza dire una parola? Solo dei tuoi.”
Regina trattenne la voglia che aveva di sorridere.
“E al tempo non l’avevo capito ma poi, ogni volta che mi guardavi con quegli occhi … io avevo paura che tu potessi sentirlo, lo sentivi?"
"No."
"Ed io che pensavo di avere un cartello luminoso in faccia con su scritto: mi piace Regina."
Quest’ultima scoppiò a ridere ed Emma fu sollevata da quella reazione “almeno una cosa la so fare.” Le sorrise.
“Tu credi?”
“Oh, si! So farti ridere.”
Vennero interrotte da Neal che arrivò con un flûte di champagne.
Lo porse ad Emma “buon capodanno, amore.” Affermò stampandole un bacio sulle labbra.
“Buon capodanno.” Rispose la ragazza, bevendo tutto d’un fiato.
Anche Robin si unì a loro, portando anche lui dello champagne.
“Credo che dovresti anche solo assaggiarlo.” Disse a Regina “giusto per l’augurio.”
La mora avrebbe voluto svuotare il bicchiere, o anche la bottiglia se ci fosse stata.
Ma sapeva che la sua bugia le sarebbe costata il limitarsi a umidificare appena le labbra con quello champagne.
“Auguri, allora.” Affermò, alzando il flûte che Robin le aveva dato, per poi assaggiare il contenuto.
 
Emma e Regina non parlarono dopo quella notte, e non si videro.
Fino a quando, un paio di giorni dopo, suonarono al 108 di Mifflin Street e Regina fu sorpresa di trovarsi Emma davanti la porta.
“Ciao! Sei pronta?” le sorrise la bionda.
“Pronta per cosa?”
“Il nostro appuntamento.”
“Quando me l’avresti detto?”
“Tu hai detto che avresti preferito dopo capodanno.”
“Sono passati due giorni da capodanno, Emma.”
“Quanto volevi farmi attendere ancora?”
“Avevamo pure litigato.” Osservò Regina.
“Ma poi ti ho fatto ridere.”
“E allora? Pensi che una risata metta tutto apposto?” voleva ancora combattere contro l’amabilità di Emma che se ne stava davanti casa sua con l’espressione più da cucciolo che avesse mai avuto.
“Certamente! Perché litigare è bello solo se sai fare pace.” Le sorrise.
Regina alzò gli occhi al cielo “sei fortunata che non avevo niente da fare.”
“Ah-ah.” La canzonò.
“Dico sul serio.”
Non ci credeva nemmeno lei.
“Okay, d’accordo, sali in macchina.”
“Devo prima prepararmi. Nessun appuntamento inizia senza almeno un’attesa di mezz’ora.” Sorrise per poi chiudere la porta e salire a prepararsi.
Emma sbuffò e si mise seduta sulle scale esterne, ammettendo che avrebbe aspettato anche un’ora o più per Regina.
Quando, finalmente, venticinque minuti dopo la porta si riaprì, ne uscì una Regina in jeans neri attillati, maglione grigio ampio, una sciarpa nera e combat boots.
Nel look era incluso un make up fatto di ombretto nero, eyeliner, mascara e rossetto rosso.
Emma deglutì “g-guarda che non avevi bisogno di truccarti, ti ho visto appena alzata dal letto quindi … cioè no non volevo dire questo!” farneticò “eri stupenda anche prima, ecco.”
“Ti ringrazio” le sorrise “ma mi sento più a mio agio così.”
“Ti sentirai a tuo agio quando tutti i ragazzi e le ragazze del ristorante si imbamboleranno a guardarti, ma io sprofonderò nella gelosia.”
Regina la guardò sbalordita.
Diceva sul serio?
Quegli occhi verdi incorniciati dai boccoli dorati.
I jeans stretti che mettevano in risalto il suo fisico atletico insieme al maglioncino bianco  aderente.
E l’immancabile giacca rossa.
“Tu che anche con un sacco della spazzatura saresti  la persona più bella della terra? Scusa ma credo fortemente che succederà il contrario.” Sostenne la mora.
“Ti dimostrerò che ho ragione, se cominci con il salire in macchina.”
“Non potevi farti prestare la macchina da tuo padre visto la speciale occasione?” disse, riferendosi al maggiolino giallo di Emma parcheggiato di fronte casa sua.
“Quale speciale occasione? Sto solo uscendo con un’amica” ammiccò Emma “e poi il mio maggiolino è l’unica macchina di cui mi fido.”
“Se la consideri una macchina …”
 
 
Quando passarono il confine di Storybrooke, Regina s’incuriosì.
“Dove mi porti?” chiese.
“Volevi un posto diverso no?”
“Okay ma non sono sicura di aver menzionato fuori dalla città.”
“Più diverso di Granny’s e Zia Emmy c’è il bosco! Potevi dirlo se volevi fare un pic-nic.”
Si, ora che ci rifletteva uscire da Storybrooke era l’unico modo di trovare un posto diverso.
“E quanto dista?”
“Circa tre ore.”
“Che cosa?”
“Dobbiamo arrivare fino a Boston.”
Già. Dimenticava che la città più vicina fosse quella.
Chissà poi perché vivevano in un posto così lontano e sperduto.
“Che cosa dovremmo fare per passare il tempo?”
“Oh, Regina, siamo insieme! Ci verrà in mente qualcosa.” Alzò le sopraciglia Emma, ottenendo un buffetto dalla mora.
Parlarono di cose stupide fino a farle diventare serie e cominciare a litigare su di esse.
Era sempre così tra loro.
“Senti basta così, non abbiamo nemmeno cenato e già litighiamo.” disse Regina, per poi accendere la radio.
Il ritornello di Accidentally in Love si espanse in tutta la macchina.
“Oh, Gesù!” imprecò Regina “perché cavolo hai la colonna sonora di Shrek in macchina?”
Emma sorrise “l’adoro! Sopratutto questa canzone.”
“Ma per favore!”
“Okay dal momento che l’abbiamo trovata già iniziata” pigiò il tasto reverse.
“No!! Emma!” strillò Regina.
So she said what's the problem, baby?” cominciò a cantare “what’s the problem? I don’t know!” si avvicinò a Regina “well, maybe I’m in love!
La mora alzò gli occhi al cielo.
“Oh, avanti! Non eri tu che parlavi per frasi delle canzoni?” le sorrise Emma.
Regina assottigliò gli occhi “la mia canzone era molto più bella!” ribatté.
La bionda continuò a cantare “but I don't know nothing 'bout love!” cominciò a battere le mani a tempo di musica “questa canzone parla in ogni suo singolo verso di noi!” sorrise, per poi continuare “Come on, come on 'cause everybody's after loooveee!
“Ora abbiamo anche una canzone?” chiese sorpresa Regina.
“Me la fai troppo facile.”
“Cosa?”
“C’è solo una risposta alla tua domanda.”
“Emma!” cercò di fermarla immediatamente.
Ma era troppo tardi “well I didn't mean to do it, but there's no escaping your looove!” allungò una mano per afferare quella di Regina “these lines of lightning mean we're never alone, never alone” strattonò la presa, così da farla avvicinare “come on, come on move a little closer, come on, come on I want to hear you whisper.” Sussurrò.
Regina tirò via la mano dalla presa della ragazza “sei un’idiota.”
“Sono d’accordo, ma solo per questa volta avrei da ridere.”
La mora la guardò: non voleva credere che stesse aspettando davvero il verso della canzone!
Emma la guardò di sfuggita, per poi sorridere.
Accidentally in loooveee, accidentally!”
E poi strillò “I’M IN LOVE, I’M IN LOVE, I’M IN LOVE, I’M IN LOVE-
“Okay! Okay! Ho capito!” esclamò Regina tappandosi le orecchie.
Emma rise, per poi spegnere la radio.
Finalmente! Pensò la mora, evitando di dirlo a voce alta. Non avrebbe voluto far venire altre idee ad Emma.
“Parla di noi in ogni suo verso, eh?” chiese invece.
La bionda annuì.
“Non mi risulta che siamo innamorate, uh? O almeno, che tu lo sia.”
“Regina …”
“No, no! Ma amo Neal! Non furono le tue esatte parole? Forse avresti dovuto cantare a lui questa canzone!”
“Ci stavamo divertendo.” Obiettò Emma.
“Perché hai detto che questa canzone parla di noi, allora?” il tono incrementava sempre di più nella rabbia.
“Senti non avevi detto di smetterla? Non abbiamo cenato e già litighiamo.”
“Oh, non te la caverai così!”
“Okay, vuoi litigare? Perché accosto se vuoi litigare! Non arriverò fino a Boston se poi dovrai farmi tornare indietro!” s’irritò anche Emma.
“Stiamo parlando. C’è differenza.”
“Ah, ora parliamo? Perché il tuo tono era tutt’altro che adatto per una chiacchierata.”
Regina respirò a fondo.
“D’accordo. Puoi spiegarmi perché sei incoerente?”
“Ora sono anche incoerente.” Rise sarcasticamente.
“Emma.”
Quest’ultima pensò a cosa dire … perché, davvero, che cosa diamine avrebbe dovuto dire?
“Le cose sono cambiate, sennò non ti avrei chiesto di darci un’opportunità.”
“Va bene ma, la canzone parla dell’essere innamorati.”
“Sto cercando di capirlo. Non mi mettere pressione.”
Regina alzò le mani in segno di resa “nessuna pressione. Sei tu che hai detto che parla di noi.”
“Perché è così: beh, forse sono innamorato! O non so niente dell’amore! E ancora non c’è via di fuga dal tuo amore!
“Mi hai convinto” sorrise Regina.
Emma ricambiò il sorriso “Ho capito che non ti piace questa situazione, ma puoi fare uno sforzo per me?”
“Ma certo. Stiamo solo con quattro piedi in due scarpe.
“Ti avevo detto le condizioni.”
“Lo so, lo so.” Sospirò la mora. “Comunque, che hai detto a Neal per stasera?”
“La verità: uscivo con te.”
“Uscita da amiche?”
Emma annuì.
“Mezza verità, quindi.”
La bionda scrollò le spalle “tu che hai detto a Robin?”
“Nulla, non avevamo programmi per stasera e non mi ha ancora chiamato.”
 
Emma parcheggiò davanti un ristorante chiamato Scollay Square.
“Resta in macchina.” Disse a Regina, mentre lei scendeva.
“Perché?”
Vide la testolina bionda fare il giro del maggiolino, fino ad arrivare al suo sportello.
Lo aprì “prego, madame.” Le porse la mano.
Regina rise, prima di afferrare quella mano “come siamo galanti fuori dalla città.”
“A Storybrooke desterei sospetti, ma qui posso mostrare il mio vero essere.” Rispose con orgoglio.
“Spero che non sia lontano dall’essere che mi piace già.”
“Lo rende solo migliore.”
Non appena entrarono, vennero accolte da un capo sala “buonasera, signorine, come posso aiutarvi?”
“Ho prenotato a nome Swan.” Affermò Emma.
L’uomo controllò nel suo ipad “eccovi qui! Prego, da questa parte …” fece loro strada fino a un tavolo in fondo la sala.
“La ringrazio.” Disse Emma, congedando l’uomo.
“Hai davvero buon gusto.” Affermò Regina, guardandosi intorno.
“Tu hai buon gusto” ribatté la bionda, tirando la sedia dell’altra e facendole segno di sedersi “ho pensato a cosa avrebbe potuto piacerti.”
“Oh, ma grazie.” Disse accomodandosi.
Emma andò nel suo posto e appoggiò la giacca nella spalliera prima di sedersi “mi hanno detto che cucinano tutti i tipi di piatti e che sono davvero ottimi.”
“Vedremo.”
“Per me andava bene un fastfood, ma credo che a te piacciano cose più elaborate da mangiare.”
“Da cosa lo hai capito?”
Emma fece un sorriso tirato “la famiglia dal quale vieni, casa tua … non sembrano fatti per gente semplice.”
“Mmh, continua.”
“Dico solo che sicuramente non sei cresciuta in un orfanotrofio a pane e acqua, ecco. Sapevo per certo che un posto con una varietà di piatti sarebbe stato meglio di un McDonald’s. E volevo fare una buona impressione almeno al primo appuntamento.”
Regina allungò una mano sopra il tavolo fino a toccare quella di Emma “tanto per essere chiari: hai già fatto una buona impressione, non hai bisogno di conquistarmi. E okay sarò anche cresciuta avendo quello che volevo ma, sono anch’io una ragazzina, e amo il McDonald’s.” Le sorrise.
“Magari al prossimo appuntamento.”
“Se ci sarà un prossimo appuntamento.”
Emma la guardò stranita.
“Beh, dobbiamo prima vedere come va questo.”
La bionda mantenne lo sguardo perplesso “d’accordo.”
“Vuoi la cosa reale o la cosa scontata?” le chiese Regina.
“Reale.”
“Bene, allora quest’appuntamento deciderà la nostra sorte. Magari risultiamo incompatibili.”
Emma rise a quell’assurda affermazione. Se davvero fossero state incompatibili, non si sarebbero ritrovate in quella situazione.
“Regina, credi nel destino?”
“Si, ma credo che abbia bisogno di una piccola spinta, a volte. Le cose non accadono se tutto quello che fai è rimanere fermo ad aspettare.”
“Ottima osservazione. Ma quando provi con tutta te stessa e non va come volevi? E ti dicono sarà che era destino! Credi in quel tipo di destino?”
“Stai ripetendo così tante volte quella parola che mi sta suonando quasi ridicola. Credo soprattutto in quel tipo, comunque. Fai tutti i tentativi possibili per farlo andare in un modo e lui va ugualmente in quello inverso? Doveva per forza andare così.” Rispose.
“Invece, credi che due persone possano essere destinate?”
“Perché tutte queste domande sul destino?”
“Stiamo parlando” scrollò le spalle Emma “sto cercando di capire il tuo punto di vista.”
“Ma perché proprio quest’argomento?”
“Mi piace pensare che se due persone sono destinate non c’è via di scampo. Si ritroveranno sempre.”
“Beh si, lo credo anch’io.”
Emma le sorrise “pronta per ordinare?”
Regina scelse dei funghi saltati allo zenzero.
Emma andò sul classico con cotoletta e patatine.
 
Nel mentre, a kilometri da loro, Neal si torturava sul perché mai Emma avesse deciso di andare fino a Boston per la sua serata con Regina.
Così, chiamò l’unica persona che avrebbe potuto capire le sue perplessità: Robin.
“Pronto?”
“Ciao Robin, sono Neal, sei a casa?” che domanda stupida era quella? Il frastuono che proveniva dal telefono faceva risultare abbastanza ovvio che non fosse a casa.
“No! Sto al Rabbit Hole.”
“Okay, ehm, volevo parlarti dell’uscita di Regina ed Emma …”
“Quale uscita?”
“Sono andate insieme a Boston.” Rispose stranito Neal.
“Regina non mi ha detto nulla.”
A quella risposta, i suoi dubbi e preoccupazioni incrementarono maggiormente.
“Ti raggiungo immediatamente.”
E così fece.
 
“Da una ragazza che ama il McDonald’s, mi aspettavo un piatto classico.”
“E’ bello cambiare e provare cose nuove.” Rispose Regina.
Emma inarcò un sopraciglio.
“Davvero!” si mise sulla difensiva “fuori casa mangio spesso cibo da fastfood, mi andava qualcosa  di diverso.”
“Stasera è tempo di novità, mmh?” sorrise Emma.
“Sembra proprio di si.”
“Ti è piaciuto quindi?”
Regina annuì “molto buono.”
“Solo molto buono? Per aver guidato tre ore solo per venirlo a mangiare si merita un ottimo!”
La mora assottigliò gli occhi a una fessura “hai uno strano modo di giudicare la bontà del cibo.”
Emma rise “dico solo che, quello che si è fatto per riuscire a mangiarlo gli fa guadagnare punti.”
“Come dovrebbe farli guadagnare a te per aver guidato fino a qui?”
“Ah!” le puntò un dito contro “l’hai detto tu! Non io! Tu!”
Regina scoppiò a ridere.
“Okay, ammetto che sia stato molto,  molto, carino che tu abbia guidato fino a qui solo per esaudire il mio desiderio di un posto diverso.”
“E’ stato un vero piacere.” ammiccò Emma.
“Ma credi che abbia amato Daniel perché mi ha conquistato?”
La bionda restò in silenzio, aspettando che continuasse.
“L’ho amato perché non è come gli altri. E’ così … unico.” Guardava in un punto lontano mentre parlava, come se stesse vedendo un ricordo figurarsi davanti i suoi occhi.
Emma deglutì, chiedendosi perché mai Regina stava facendo quel discorso.
“E tu …” continuò “te l’ho detto: mi ricordavi tanto lui. Ed io avevo una terribile paura che il mio sentimento per te derivasse dal suo ricordo.”
Riportò il suo sguardo ad incrociare gli occhi della bionda “ero così felice quando mi sono accorta che non fosse così.” Sorrise “il mio sentimento per te deriva da quanto tu sia … tu! La sola e unica Emma Swan.”
L’altra sorrise, non sapeva come rispondere, aveva solo una gran voglia di alzarsi e baciarla.
“Mi metti in difficoltà …”
Regina portò la sua mano a stringere quella di Emma “devi stare tranquilla, era solo per farti capire che, davvero, non hai bisogno di grandi gesta per impressionarmi.”
 
Neal si fece largo tra la folla del Rabbit Hole.
Era impressionante come quel locale fosse sempre pieno, a prescindere dal giorno della settimana.
Individuò Robin a un tavolo e gli s’avvicinò velocemente “Amico!” lo chiamò, mettendogli una mano sulla spalla.
Il ragazzo si girò “fratelloooo!” esclamò, alzandosi ed abbracciando Neal.
Quest’ultimo capì immediatamente “sei ubriaco fradicio.”
“Fatti una birra!” rispose l’altro.
“No, niente birra! Ho seriamente bisogno di parlarti.”
“D’accordo.” stette a fissarlo con un sorriso.
“Oh, per la miseria!” imprecò Neal “riesci almeno a seguirmi fuori?”
Robin si alzò barcollando ma, dopo essere riuscito a stabilirsi in piedi seguì il ragazzo fuori dal Rabbit Hole.
“Emma e Regina sono uscite insieme.” Annunciò Neal come fosse la cosa peggiore al mondo.
“Okay.”
“Sono andate a Boston! Per una cena! Emma odia farsi tre ore di macchina per una cena!” spiegò.
“Ah.”
“Capisci quello che sto dicendo?”
Robin scrollò le spalle “ci tradiscono?”
Neal impallidì.
Quella era la risposta nel lontano eco della sua mente; la vocina a cui non aveva ancora voluto prestare attenzione si era appena trasformata in un martellante urlo che non lasciava spazio ad altro.
“C-con chi?”
“Ah beh può essere chiunque.”
“Non è chiunque se sono andate fino a Boston!”
Silenzio.
A un certo punto, un’illuminazione. Si guardarono l’un l’altro.
“Tra loro!” esclamarono all’unisono.
Robin scoppiò a ridere l’attimo dopo, mentre Neal restò immobile a fissare un punto indefinito.
“Amico?” lo chiamò “dai si scherzava.”
Perché Robin aveva davvero bevuto troppo per capire che malgrado l’assurdità quella fosse la più ovvia delle ipotesi.
Un puzzle si compose chiaramente nella mente di Neal: tutto quel passare del tempo con Regina, trovare Emma sempre accanto a lei, essere passate dall’odio al stare sempre insieme … poteva essere solo Regina.
“Cazzo ma tu ci credi davvero!” realizzò Robin.
“Perché non dovrei? Per certo è così.”
“Dovresti prima chiederlo a lei.”
“Se non me l’ha detto un motivo ci sarà, mmh?”
“Allora non fare niente, come me.”
“Non fare niente? E farsi prendere ancora in giro?”
“Aspettare, amico, aspettare.
“Cosa?”
“Di averne la certezza?” alzò le spalle.
Neal si passò le mani tra i capelli “okay. Vado a casa di Regina.”
“A fare cosa?”
“Cercare certezze.”
 
“Boston. Ci sono tante buone università qui.” Affermò Emma mentre usciva dal locale, seguendo Regina.
“Mmh. Credo tu voglia dire qualcosa.”
“Beh, ho intenzione di venire a studiare qui.”
“Buono a sapersi.”
“Tu dove vuoi andare?” chiese allora, la bionda.
“Pensi che io sia fatta per continuare gli studi?” rise, voltandosi a guardarla.
“Quindi che cosa hai in mente di fare?”
Regina scrollò le spalle “ho ancora un mucchio di tempo per pensarci.”
“Ci deve essere qualcosa in cui sei brava.”
“Mmh, non credo.”
“Non c’è qualcosa che avresti sempre voluto fare?”
“Mi vedo bene a capo di qualcosa … un’azienda, una compagnia, una città.”
“Già lo vedo: Regina Mills sindaco di Storybrooke!” la prese in giro.
“Ah, no! Qualsiasi città tranne quella! Non voglio passare tutta la mia vita tra quei confini.”
“A chi lo dici … comunque se non vai all’università sarà difficile trovare qualcosa fuori di qua.”
Alzò gli occhi al cielo “sta tranquilla, okay? Ci penserò.”
“Ti ricordi il discorso sul destino a inizio serata?” disse d’improvviso Emma.
Regina annuì.
“Spero davvero che io e te siamo destinate. Così che qualsiasi cosa accada, qualsiasi strada prenderemo, sapremo sempre ritrovarci.”
Perché la sua paura era quella: perdere completamente i contatti con Regina in futuro.
La mora le sorrise “al primo appuntamento si può baciare?”
“Lo sai cosa ne penso dei gesti che stimolano un tradimento.”
Regina le s’avvicinò pericolosamente “fai attenzione a cosa dici, allora.” Le soffiò sulle labbra, per poi voltarsi e continuare a camminare.
 
Neal era nascosto dietro i cespugli del marciapiede opposto al 108 di Mifflin Street.
Aspettava da quella che era un’ora, ormai.
Quando, finalmente, un maggiolino giallo di sua conoscenza fece capolinea davanti la casa.
Prima cosa sospettosa: Emma uscì dalla macchina, facendo poi il giro per aprire lo sportello a Regina.
Seconda cosa sospettosa: i sorrisi che si rivolsero trovandosi faccia a faccia.
Terza cosa sospettosa: il modo in cui tenevano la voce bassa mentre parlavano -praticamente confabulando- come a voler nascondere qualcosa.
Neal decise di avere sufficienti sospetti per poter uscire allo scoperto e coglierle sul fatto!
Ma, agendo di astuzia, concordò con se stesso che era meglio aspettare e vedere come la serata si sarebbe conclusa.
A pochi passi da lui, davanti la porta di casa Mills, Emma spostava il peso da un piede all’altro esprimendo così il suo imbarazzo.
“Tutto bene?” le chiese Regina.
“Ho paura per come si finiscono i primi appuntamenti.”
“Non devi fare niente che non vuoi, Emma.” La rassicurò la mora.
“Lo so. E’ proprio ciò che voglio il problema.”
“Più che altro è il non volerlo abbastanza, non credi? Perché se lo volessi davvero avresti già fatto quanto andava fatto.”
“Okay, ehi, non litighiamo proprio adesso. E’ andata abbastanza bene, non roviniamo tutto.”
Regina sorrise “abbastanza bene.” ripeté.
“Ci sarà la possibilità di rifarlo?”
“Hai il mio numero, io ho il tuo.”
Emma alzò un sopraciglio “mi stai davvero liquidando così?”
“Devi sempre pensare che è come se io e te non ci conoscessimo per niente.”
La bionda sbuffò “d’accordo.”
Si avvicinò a Regina, stampandole un bacio sulla guancia “buonanotte.”
“Buonanotte.” Rispose l’altra, rientrando in casa.
Corse subito alla finestra per seguire il maggiolino di Emma fino a quando non fosse stato più nel suo campo visivo.
E non appena perse di vista il maggiolino, ecco una figura uscire da un cespuglio e correre all’impazzata nella parte opposta della strada.
Regina assottigliò gli occhi a due fessure, cercando di aguzzare la vista.
No, non poteva essere …
Ma ecco che la macchina dentro il quale quella persona era salita, passare proprio davanti la casa di Regina.
Neal!!
La mora recuperò immediatamente il telefono dalla borsa.
Chiaramente Emma non rispose, andava contro il suo buon senso di stare alla guida.
Oh, al diavolo!
Avrebbe chiamato fino a quando non avrebbe preso la chiamata.
Da lì ad altre tre chiamate, la voce preoccupata di Emma rispose finalmente al telefono “che è successo?”
“Neal ci ha viste.”
“Cosa?”
“E’ uscito dai cespugli davanti casa mia poco dopo che sei andata via. Ti sta seguendo.”
“Merda!” imprecò la bionda.
“Strano sentirti dire parolacce.” La canzonò.
“Regina, ti prego.”
“Che cosa vuoi fare?”
“Okay io, ehm … bene … non tornerò a casa!” disse risoluta.
“Ma che-“
“Lui è lì che mi sta seguendo, sicuramente vorrà mettermi alle strette ma io non tornerò a casa! Ah-ah!”
“Emma non è neanche un idea da prendere in considerazione.”
“Perché?”
“Ma stai scherzando?!” ribatté come fosse ovvio “non puoi non tornare a casa! Dove vorresti andare?”
“Torno indietro da te.”
“Emma, no!” alzò gli occhi al cielo “questa è un segno: è arrivato il momento di affrontare la situazione.”
“Che cosa? Adesso? E’ notte fonda!” piagnucolò la bionda.
“Sono solo le due.”
“No no! Devo prepararmi tutto un discorso, non posso dirglielo così.”
“Ti ho avvertito prima, hai tutto il tempo per prepararti.”
“Ho dieci minuti scarsi.”
“Emma, non c’è altro da fare! Ci ha scoperto, verrà a chiederti di dirgli la verità e non pensare neanche di ingigantire la bugia!”
“Un momento” rifletté l’altra “non abbiamo fatto niente! Come lo avrebbe capito?”
“Non lo so! Ma era appostato davanti casa mia, un motivo ci sarà, non credi?”
“Sicura fosse Neal? Forse era Daniel! Aveva minacciato di seguirci effettivamente …”
“Che cosa?” domandò sorpresa Regina.
“Niente, niente … senti, magari si sta solo accertando di come sia la situazione! Ha un sospetto ma non è detto che mi fermi davanti casa a parlarmi.”
“Si, potrebbe essere.”
“Vediamo come sarà la situazione, poi agirò di conseguenza.”
“Tienimi aggiornata.”
“Ti scrivo a conclusione.” Affermò, per poi riattaccare.
 
Arrivata a casa, Emma scese guardinga dal maggiolino, per poi correre a tutta velocità verso la porta, imprecando sottovoce mentre cercava la chiave giusta del mazzo.
“Ciao.” Disse una voce familiare.
E il sangue le si gelò nelle vene.
Voleva solo essere risucchiata dal terreno. Scomparire. Essere invisibile.
Deglutì a fatica e mise su il suo sorriso migliore.
“Amore.” Affermò, girandosi a guardarlo.
“Oh no, Emma, non provarci!” l’avvertì Neal.
“A fare cosa?”
“Questo! Finta di niente!”
“O-okay, d’accordo … c’è qualcosa che dovrei sapere?”
“Credo sia il contrario” si mise a braccia conserte “che ne dici?”
“Neal! Di cosa stiamo parlando?”
“Tu e Regina.”
“Mmh mh. E?”
“State insieme?”
“Non sto con te?” chiese, fingendosi confusa.
Poteva provare a dirgli la verità, ma non avrebbe di certo mentito.
Perché lei e Regina davvero non stavano insieme.
“Siete andate fino a Boston per una cena, Emma! Tu odi andare così lontano solo per mangiare.”
“Regina voleva un posto diverso!” era ancora la verità.
“Oh, e i desideri di Regina sono un ordine?”
“Beh..”
“Smettila! Ti ho visto, okay? Prima, quando l’hai accompagnata a casa, ero nascosto a guardarvi e … le hai aperto lo sportello!”
“Mi piace dimostrare la mia educazione.”
“Basta, Emma! Perché non vuoi dirmelo?”
“Dirti cosa?”
“Che sei innamorata di lei!”
“Io non lo sono.” O almeno non ancora, non credeva di esserlo.
E forse fu proprio nel momento in cui cercò di dargli un tempismo, che si rese conto che era già innamorata da un pezzo.
“Ma tu hai visto come le sorridi? Non mi hai mai sorriso in quel modo.”
“Quale modo?” chiese frustrata.
“Non lo so. Ma era diverso, a quanto pare è qualcosa che sa fare solo lei.”
“Neal.” Gli s’avvicinò, andando a stringergli una mano.
Di tutta risposta, il ragazzo la baciò.
Ed Emma pensò di aver rovinato tutto.
Di aver giocato male perché lui non avrebbe dovuto risolvere tutto con un bacio.
Avrebbe dovuto lasciarla.




 
ACCIDENTALLY IN LOOOOVEEE ♥
Quanto amo quella canzone!
Ora, dopo aver dato ad Emma poca corda e caduta sorda, sentitevi in colpa e amatela che è stata così, ma così, carina che ad avercela io un’Emma nella mia vita! (E una Regina, ovviamente e sempre!)
Comunque, come avrete ben capito Daniel è servito a questo: far capire a Regina che l’amore che prova per Emma è autentico, unico e diverso da quello che ha provato per lui.
Non c’è davvero di che preoccuparsi. Per quanto riguarda Neal … beh si lascia un guaio se ne pesca un altro, ecco, però andrà bene!
 
C’è qualcuno che tiene conto dei “baci mancati” e siamo a … cinque? Se non sbaglio! AHAHAHA
Come sempre, un enorme grazie a tutti!
Sam

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Capitolo 15
*** La risata di qualcuno sulla propria bocca. ***


Capitolo 14.
La risata di qualcuno sulla propria bocca.



 
 
Fu Neal a mettere fine a quel contatto che aveva iniziato un attimo prima.
“Scegli me.”
“Cosa?”
“Metti fine a questo doppio gioco e scegli me.”
“Non ho fatto nessun doppio gioco.”
“Un appuntamento con un’altra persona mentre sei impegnata come lo chiami? Preferisci tradimento?”
“Io non ho fatto niente!” esclamò “ho evitato qualsiasi contatto perché il solo pensiero di essere così viscida da arrivare a tradire mi da il volta stomaco.”
“Ma non hai evitato il pensiero, Emma. E mi hai tradito con quello.”
“Okay, d’accordo, lasciami allora.”
“Oh no! Sarebbe troppo facile per te! Quando hai intenzione di crescere e riuscire a dire ciò che provi a voce alta?”
“Adesso. Ho intenzione di crescere adesso!” prese un respiro “provo qualcosa per Regina, è vero.”
“Ma provi qualcosa anche per me.” Ribatté Neal.
Emma annuì.
“Da persona che ti ama, ti chiedo di scegliere me. Lasciarci tutta questa storia alle spalle, chiudere i rapporti con Regina e tornare ad essere felici.”
 “Chiudere i rapporti con Regina?” rise istericamente.
“E’ l’unico modo per mandare via quello che provi.”
“No, no senti” un’altra risata “io non credo di essere più capace di vivere senza Regina.”
“Oh. Sei già a quel punto?”
Ebbene si, lo era.
Perché non appena Neal aveva anche solo insinuato l’idea di rompere i rapporti, era stata assalita dall’enorme paura di non rivederla mai più.
E davvero, non le andava di vivere in un mondo in cui non poteva vedere Regina.
“Io sono al punto in cui mi terrorizza a morte pensare di non poterla neanche più guardare da lontano.”
“Okay.” Affermò dispiaciuto “è già nel tuo futuro, allora?”
Emma abbassò lo sguardo. Deglutì.
“Lei è il mio futuro.” Sussurrò.
E fu spaventata dalle sue stesse parole.
Non doveva concentrare tutto su una persona. L’unica su cui doveva fare affidamento era lei stessa e sarebbe sempre dovuto essere così.
Lo sapeva.
Eppure, ora che c’era di mezzo Regina, non era più capace di pensarla così.
 “Allora credo che dovresti scegliere lei.”
Calde lacrime presero possesso degli occhi di Emma, che buttò le braccia attorno al collo del suo exragazzo, stringendolo in un forte abbraccio.
“Mi dispiace tanto.” Gli disse.
“Voglio solo che tu sia felice. Anche se implica esserlo senza di me.” Rispose Neal stringendo la presa.
“Sei il ragazzo migliore che si possa desiderare.” Districò l’abbraccio solo per guardarlo negli occhi e fargli capire quanto dicesse sul serio “troverai una ragazza fantastica! Che ti meriti molto più di quanto ti merito io. E ti farà dieci volte più felice.”
“Tu mi hai meritato, Emma, perché mi hai reso felice ogni giorno che abbiamo passato insieme.”
“Vale lo stesso per te.” Sorrise.
“Solo, non farti influenzare da qualche cattiva abitudine rimasta a Regina, okay? Semmai rendila migliore tu!”
“Te lo prometto.”
“Anche se, per meritarsi il tuo amore, deve essere davvero una bellissima persona.”
No, non lo è.
Pensò Emma.
Ed era proprio per questo che l’amava: non era una bella persona, piena di qualità che potevano soltanto essere amate … era una persona distrutta e oscura. Ma per Emma, era una bella persona. Perché le piaceva esattamente così, quando agli altri non sarebbe mai piaciuta.
“Lo è per me.” Rispose, sorridendo.
Un altro abbraccio.
“Ci vediamo in giro?”
“Ci vediamo in giro.”
Si allontanarono piano, girandosi per le loro distinte direzioni.
“Neal?” chiamò Emma un ultima volta.
“Si?”
“Grazie.”
 
Quando rientrò in casa, il senso di leggerezza che provava rischiava di farla volare fino alle nuvole.
Come avesse il corpo pieno zeppo d’elio.
Il telefono vibrò, messaggio da Regina:
Almeno dimmi se sei ancora viva, è passata più di mezz’ora.”
Sorrise, rispondendo immediatamente “devi lasciare Robin.”
Cosa?!”
“Sennò non potremmo vederci fino a quando non lo lasci.”
“Perché mai?”
“Perché adesso che ti posso finalmente baciare, niente mi fermerà dal farlo non appena ti vedo. Ma la mia coscienza ne risentirà quindi, lascialo.”
“Lasciarlo per farmi baciare da te? Non sono sicura il gioco valga la candela …”
“Regina!”
“Buonanotte, Emma.”

Quest’ultima scosse il capo, riuscendo perfettamente ad immaginare Regina ridacchiare dall’altra parte del telefono.
 
L’indomani mattina, Regina si presentò a casa Nolan.
Voleva farsi raccontare tutto da Emma.
Quando la bionda aprì la porta, si fiondò ad abbracciare Regina.
“Allora, posso sapere che è successo?” chiese la mora allontanandosi.
“Hai lasciato Robin?”
Regina scosse il capo “e poi credo che tu sappia organizzare meglio l’atmosfera per il nostro primo vero bacio.”
Emma sorrise “accomodati.” Le fece spazio per lasciarla entrare.
Dopo essersi sistemate nel divano, Regina chiese nuovamente “vuoi dirmi che è successo una volta per tutte?”
“Io e Neal ci siamo lasciati.”
“Oh! Wow.”
Emma le sorrise “voleva convincermi a sceglierlo e rimanere con lui. Diceva cose sull’allontanarsi da te per far tornare tutto come prima …”
“Invece sei qui con me.”
La bionda annuì.
“Per fortuna.” Aggiunse Regina.
“Non ti fidi di me? Pensavi avessi scelto lui?”
“Pensavo alla tua insicurezza, alla paura che avevi di lasciarlo per provare a stare con me. Non ero sicura di come ti saresti comportata una volta messa alle strette.”
“Beh si, all’inizio facevo finta di non capire, sviavo l’argomento. Cercavo di prendere tempo, non so esattamente per guadagnare cosa.”
“Che è successo poi?”
“Quando ha parlato di tagliare i rapporti con te … ho capito tutto! Gli ho detto come stavano le cose. Mi ha detto che gli interessava solo che fossi felice.”
“Beh, è stato molto carino.” Sorrise.
“Mi ha detto anche di non farmi influenzare dalle tue brutte abitudini!” rise la bionda.
“Quali brutte abitudini?” si mise a braccia conserte “il contrario semmai.”
Emma inarcò un sopraciglio, per poi spingere forte Regina facendola finire sdraiata sul divano.
Quest’ultima la guardò sconvolta “che hai fatto?!” esclamò mentre si rialzava, per poi buttarsi di peso sopra la bionda.
Incominciò a farle il solletico nei fianchi.
“No no no Regina ti prego!” cominciò a ridere contro la sua volontà, contorcendosi per il solletico.
“Chiedi scusa!”
“Re- AHAHAHAHAHA bast-AHAHAHA!”
“Chiedi scusa e la smetto.”
“Non val-AHAHAHAHA così non- AHAHAHAHA!”
“Così vediamo se ti viene voglia di spingermi la prossima volta.”
“Oka-AHAHAHA Sc-AHAHAH SCUSA AHAHAHA PERD-AHAHAHAH TI PREGO!”
Regina si fermò, facendo finalmente respirare Emma.
Poco dopo, si accorsero della posizione in cui erano: faccia a faccia, l’una sopra l’altra.
Emma sorrise.
Non c’era più niente di cui vergognarsi. Non c’era motivo di trattenersi.
Ma Regina le diede un bacio in fronte, per poi alzarsi “non penserai che dopo avermi fatto penare, tu possa vincere così, vero? E poi, devo prima lasciare Robin.”
Emma scosse il capo sorridendo, per poi abbracciarla “Io ti adoro ma ci sono volte in cui ti ucciderei.”
“Credo sia normale. Dicevi che essere una coppia significa anche avere momenti in cui non ci si sopporta.”
“Lo so, è che non ci sono abituata.” (*)1
“Vuoi dire che con Neal andavate sempre d’amore e d’accordo?”
“No! Ma non arrivavo a provare sentimenti così distinti e contrastanti come l’amarlo e il volerlo uccidere.”
Regina rise “ti ci abituerai.”
 
Quella stessa sera, Regina diede appuntamento a Robin al Rabbit Hole.
Non si sentiva un granché di persona a camminare con un sorriso mentre andava a lasciare il suo ragazzo.
Ti manca anche quel minimo di sensibilità che hanno tutti. Si diceva. Ma non riusciva a smettere di sorridere.
Perché non vedeva l’ora di poter baciare Emma.
Quando arrivò, il ragazzo era appoggiato al muro esterno e vedendola scendere dall’auto, le andò incontro con un sorriso “ciao tesoro!”
Regina lo fermò quando tentò di baciarla.
“Qualcosa non va?” chiese allora.
“Dobbiamo parlare.”
Il ragazzo abbozzò un sorriso “non mi spaventare.”
Regina sospirò “devo lasciarti.”
“Perché? Che ho fatto?”
“Nulla, tu sei stato migliore di quanto mi aspettassi. Sono io il problema.”
Robin corrucciò il viso “non capisco, come fai ad essere tu il problema se mi stai lasciando?”
“Mi sono impegnata con te per cercare di non amare più un’altra persona.”
“Emma.”
La mora deglutì “già.”
“C’era da aspettarselo, sai? Era strano che all’improvviso volessi una relazione seria con me.”
Regina annuì.
“Stavamo bene. Prima di Emma, stavamo bene. A modo nostro ma stavamo bene.”
“Lo so, ma preferisco stare davvero bene adesso.”
“Non ti permetto di lasciarmi.” Affermò Robin.
“Prego?”
“Non voglio lasciarti quindi non mi lascerai.”
“Robin c’è mezza scuola che metterebbe la firma per stare con te.”
“Ma io voglio te.”
“No! Cavolo lo stai facendo solo per dispetto! Perché la tua virilità si sente minacciata ad essere lasciato per una donna.”
Robin restò zitto davanti a quell’affermazione, perché era la verità.
“Ti avessi lasciato per Daniel non avresti avuto da ribattere!”
“Daniel è mio amico.”
“Ah quindi preferisci che io ti lasci per un tuo amico invece che per una ragazza? Ma come ragioni?”
“Senti, io non voglio. E basta.”
“E basta cosa, eh? Non decidi tu! Non siamo sposati! Non c’è da decidere di firmare o meno i documenti del divorzio! Ti lascio, fattene una ragione.”
“Non puoi farlo fino a quando non lo dico io. Fattela tu la ragione.”
E poi entrò nel Rabbit Hole, senza dare a Regina il tempo di rispondere.
 
Quando Emma andò ad aprire la porta di casa sua, trovò una Regina che doveva essere molto nervosa per fumare proprio davanti a lei sapendo quando la cosa la disturbasse.
“Ehi, che è successo?”
“Robin non si fa lasciare!” rise sarcasticamente.
“Che cosa significa?”
“Mi ha detto che lui non vuole che io lo lasci e che così non posso lasciarlo.”
“Ma di quello che vuoi tu?”
“Non gli importa! Gli ho detto che per me non stiamo più insieme, e lui mi ha detto che non ci lasceremo fino a quando non lo dirà lui!”
“Che diavolo? Non lo facevo così prepotente!”
Regina si strinse nelle spalle “ha sempre avuto alcuni scatti violenti quando una cosa non gli va bene, ma sono momenti veloci, gli sono sempre passati.”
“Ah. E stavolta che non gli è passata, cosa? Si apposterà sotto casa tua a minacciarti?”
Emma vide la paura farsi spazio negli occhi dell’altra.
“No, okay, scherzavo!” disse subito Emma “senti, l’avrà presa male perché è stata una cosa troppo … immediata! Un po’ di tempo e l’accetterà.”
Regina annuì “ti va di uscire?”
“Adesso?”
Scrollò le spalle “un semplice e famoso McDonald’s? Ti va?”
Emma sorrise “vuoi guidare fuori dalla città solo per il MC? O hai paura di restare sola?”
“Guarda che se non vuoi venire-“
“Scherzi? E’ ovvio che voglio!”
“Vederti rifiutare del cibo è in cima alla mia lista di cose impossibili.”
“Avrei rifiutato, se non fosse che vale come secondo appuntamento!”
“Ma non mi dire.”
“Cioè non vuoi che sia un secondo appuntamento?”
“Emma, vuoi che sia un secondo appuntamento? Allora lo sarà! Io voglio solo passare del tempo con te.”
“Odio quando non stai al gioco per fare la romantica” sorrise “avverto i miei, arrivo.”
 
Erano sedute nell’unico McDonald’s che esisteva tra Storybrooke e Boston.
Emma stava addentando il suo terzo cheeseburger, quando Regina ricordò una cosa.
“Oggi hai detto ben due volte che non mi sopporti.” Affermò.
“Entrambe le volte era vero.” Parlò con la bocca piena.
“So quello che ho detto ma, credi davvero che sia normale provare un sentimento così opposto a quello che provi di solito?”
Emma inghiottì il boccone “non so se è normale ma sono contenta sia una cosa che mi capiti solo con te.”
Regina la guardò incuriosita.
“Perché mi piacciono anche quei momenti” spiegò “di te mi piacciono anche le cose che non mi piacerebbero in nessun’altro, capisci? Mi piace anche un comportamento che odio.”
La mora sorrise “credo sia reciproco.”
“Ne sono contenta.” Disse, dando un altro morso al panino.
Regina si perse nei suoi pensieri, mentre Emma finiva di mangiare tutto quello che aveva ordinato.
“A che pensi?” chiese, vedendola assente.
“Sto pensando che, stiamo praticamente insieme oramai … giusto?”
La bionda inarcò un sopraciglio “si beh suppongo di si, c’è bisogno di ufficializzare la cosa?”
“No ma adesso, posso fare questo” si sporse oltre il tavolo che le divideva, fino ad essere a pochi millimetri dalla faccia di Emma e baciarla.
Fu un semplice premere le sue labbra su quelle di Emma, la posizione non era molto comoda per approfondire, ma quel contatto bastò a far felici entrambe.
Regina si allontanò, tornando al suo posto.
“E Robin?” chiese Emma, poco dopo essersi ripresa dallo stupore.
“Io l’ho lasciato, se lui vuole ammetterlo o meno è un problema suo.”
Così, la bionda si alzò, andandosi a sedere vicino a Regina.
Quest’ultima le sorrise ed Emma le prese il viso tra le mani, assicurandosi di stampare un bacio sopra la cicatrice nel labbro.
La mora si tirò indietro per guardarla, ottenendo un sorriso “ho sempre voluto farlo.”
“Che idiota.” Rispose, per poi avvicinarsi e baciarla.
E Regina seppe in quel momento che quel bacio non poteva essere descritto, non c’era un solo pensiero o parola per classificarlo che gli avrebbe reso giustizia.
Andava solo sentito, assaporato.
Non avrebbe saputo nemmeno raccontarlo.
Ma sapeva anche che, non c’era bisogno di avere fretta, che avevano tutto il tempo del mondo … quindi perché Emma rispondeva al bacio con una velocità tale da affannare il proprio respiro?
Regina fece per mettere fine a quel contatto, ma Emma la tirò più vicina, non permettendole di allontanarsi.
Tutta quella fretta nel baciare Regina, proveniva dal fatto che aveva aspettato fin troppo per farlo e adesso non l’avrebbe più lasciata andare.
Voleva prendere tutto quello che poteva, quanto più possibile.
La mora riuscì ad allontanarsi quel tanto che bastava per riuscire a parlare “Emma che ti prende?” le soffiò sulle labbra.
La bionda la lasciò andare immediatamente, allontanandosi di scatto “mi dispiace, ho fatto qualcosa di sbagliato?”
“No niente di sbagliato” fu Regina ad avvicinarsi stavolta, prendendo le mani di Emma tra le sue “ma che ti è preso? Cavolo, mi hai messo un ansia mentre mi baciavi” rise per smorzare la tensione.
“E’ che … se non potremmo più farlo?”
“Che?”
“Ho aspettato tutto quel tempo per baciarti e se ne dovrò aspettarne dell’altro per il prossimo bacio? Ho cercato di viverlo al massimo.”
“Perché non potremo più farlo così da aspettare altro tempo?”
“Beh non lo so, ma è strano che tutto sia così semplice adesso.”
Regina le sorrise, dandole un bacio veloce sulle labbra “semplice” altro bacio “è” un altro ancora “bello.”
Emma abbozzò un sorriso.
“Ehi, l’hai detto tu, no? Non ci saranno solo momenti belli, ma che ne dici di viverli pensando che ci saranno solo quelli?”
Scrollò le spalle “mi sembra da incoscienti perché sappiamo non sarà così.”
“Okay, allora viviamoli pensando che ci saranno momenti brutti, ma almeno saremo insieme.”
“Saremo insieme così da superarli.”
La mora annuì “ma speriamo sempre che non ce ne siano.” Sorrise per poi sporgersi a baciarla.
“Ti va un po’ d’aria? Vorrei uscire per una sigaretta.” Le disse poi Regina.
Emma scosse il capo “non mi va la sigaretta.”
“Quella va a me, infatti.”
“Quando la smetterai? Non c’è più motivo di far del male alla tua salute.” Sbuffò “anzi devi essere più sana di un pesce, per me.”
“Te l’ho detto, fumare mi piace, mi rilassa.”
“Stai dicendo che non ti faccio rilassare?”
“Sto dicendo che sono rilassata e per questo ci vuole una sigaretta.” Le sorrise.
“Ah-ah. Ecco un’altra cosa che odio di te.”
“E sono già tre! Qualcos’altro?”
“Sicuramente.”
“Ti va di dirmele mentre mi accompagni fuori?”
“Credo che sono ancora da scoprire.”
“D’accordo” sorrise “ma fuori mi accompagni lo stesso?”
Emma alzò gli occhi al cielo.
Come se avrebbe potuto dire di no a quel sorriso …
 
Cinque giorni dopo, era ricominciata la scuola.
 Quando si videro nel bel mezzo del corridoio, entrambe avevano voglia di correre l’una dall’altra ma l’insicurezza le fermò.
Potevano farlo? E se le avessero viste?
Certo, i pensieri altrui non erano un problema loro,  ma era ancora presto.
Presto per Neal che se le avesse viste gli si sarebbe spezzato il cuore per la seconda volta.
Presto per Robin, che aveva addirittura detto a Regina di non poterlo lasciare.
Presto per le loro amiche perché non avevano ancora raccontato nulla a nessuno.
Sarebbe stata una sorpresa se si fossero corse incontro, tra l’altro fregandosene dei ragazzi che avevano lasciato un paio di giorni prima.
Perciò fecero l’opposto, si evitarono.
E la cosa non passò inosservata.
“Perché hai cambiato direzione quando hai visto Emma alla fine del corridoio?” chiese curiosa Malefica, mentre seguiva Regina.
“Pff. Ma quando mai?”
“Non dirmi che non l’hai vista.” Rispose annoiata dal patetico tentativo dell’amica di fingere.
“Infatti è così!”
“Certo, e dimmi dove stai andando?”
“Devo assolutamente correre al bagno, non ce la faccio più!” esclamò, entrando nel bagno femminile che aveva inquadrato poco prima.
Si appoggiò alla porta chiusa alle sue spalle e trasse un respiro di sollievo.
“Regina?”
Alzò lo sguardo da terra e vicino ai lavandini vide Emma.
“Ehi.”
“Ehi.”
La bionda fece l’unica cosa che le venne in mente di fare: precipitarsi a baciare Regina.
Quest’ultima la spinse via “potrebbe entrare chiunque.”
“Si, è vero. Okay, hai ragione.” Affermò Emma.
Si guardarono per poi ritrovarsi a baciarsi di fretta.
La mora si allontanò “fanculo gli ormoni, davvero!”
L’altra sorrise “andiamocene via.”
Regina la guardò felicemente incuriosita “vuoi saltare la scuola?”
“No, no! Dico: andiamo via di qua. Stare qui ci farà sempre finire a fare solo una cosa.”
“D’accordo. Uscirò prima io.”
Emma annuì.
“Non dobbiamo evitarci, comunque. Malefica ha già i suoi sospetti.”
“E’ solo che … è difficile ricordarsi di non poterti baciare, abbracciare, tenerti per mano o tutte quelle cose che mi viene naturale fare.”
“Stiamo insieme da ieri! Non può ancora venirti naturale.” Ribatté.
“Invece si! Mi è sempre venuto naturale e adesso che posso finalmente farlo dobbiamo fingere … non ce la faccio più.”
Regina sospirò “lo so. Ma non ho ancora capito come la gestirà Robin. E non voglio passare dalla ragione al torto.”
“Ed è ancora troppo presto per Neal, non vorrei mai che ci vedesse.”
“Siamo d’accordo allora.”
“Siamo d’accordo.”
“Esco prima io.” Disse voltandosi verso la porta.
“Aspetta aspetta!” la bionda la tirò per i fianchi, facendola nuovamente voltare verso di lei e dandole un  bacio.
Regina rise nel bacio ed Emma fu certa che non esisteva sapore più bello della risata di qualcuno sulla propria bocca.
“Okay basta, vai!” disse quando la lasciò.
“Senti, restiamo qui!”
“Ma che stai dicendo?”
“Ci chiudiamo qui e restiamo insieme fino alla fine delle lezioni.”
“Esci prima che prenda in considerazione quest’assurdità.” Sorrise Emma.
“Dai!” piagnucolò l’altra.
“Regina, ci cercherebbero ovunque! Che senso ha non dirlo se poi spariamo insieme?”
La mora annuì “va bene, allora vado …”
Baciò Emma un’ultima volta.
“Vattene, ti prego.” Le disse la bionda mentre si allontanava e girava, per frenare la voglia che aveva di fermare ancora una volta Regina.
Quest’ultima uscì immediatamente.
 
“La lezione di chimica è noiosa.” Scrisse Regina ad Emma, circa due ore dopo.
“Vediamoci!”
“Ah così? Ormai nemmeno chiedi se voglio deliziarti con la mia compagnia?”
“Ritiro la mia offerta, allora.”
“Ma scherzavo, dai! Dammi un luogo.”
“Parcheggio posteriore?”
“Al 50% le ragazze saranno lì! E’ il nostro posto …”
“Scale antincendio vicino la porta di servizio?”(*)2
“Arrivo.”
E così si raggiunsero in quelle scale.
“E’ sudicio.” Si lamentò Regina, mentre salivano.
“Lo so, ma abbiamo bisogno di salire un po’ di più. Non vogliamo che qualcuno ci veda, giusto?” la spinse piano Emma da dietro, invitandola a salire.
La mora annuì, continuando nella sua camminata.
“I miei poveri stivali …”
“Sono sicura che hanno visto posti peggiori.”
“Non loro! Sono nuovi!” piagnucolò.
“Puoi sempre tornare alla lezione di chimica.” Suggerì Emma.
Regina la prese per mano, aumentando il passo “fin quando dobbiamo salire?”
“Fino a quando non ti ritrovi davanti una porta.”
“E da lì non ci vedranno?”
“Sempre chiusa. Conduceva al corridoio del terzo piano, chissà perché l’hanno chiusa.”
“E’ l’ultimo dei miei pensieri al momento.”
“Il primo qual è?” chiese maliziosa.
“Te lo dico tra un attimo.”
Finalmente si ritrovarono davanti una porta grigia, munita di catena e lucchetto.
“Fine della corsa.” Disse Regina, voltandosi verso Emma e stringendola per i fianchi “ehi.”
La bionda rise “ehi. Ci conosciamo?”
“Oh no, faccio così con tutte le sconosciute.”
Le si avvicinò quel tanto che bastava per baciarla.
Ed Emma si appuntò mentalmente di desiderare –ad ogni stella cadente, compleanno, soffione, 11:11- che la sensazione che le dava baciare Regina non svanisse mai.
Si allontanò appena “fortunate le sconosciute.” Sussurrò.
Regina rise per poi baciarla nuovamente.
 
A pranzo, dovettero vedersi per forza in mezzo alla gente.
I sospetti di Malefica erano già sufficienti.
Fecero bene attenzione a non guardarsi troppo a lungo o rivolgersi sorrisi complici mentre erano sedute l’una accanto all’altra.
“Allora, state insieme?” chiese d’improvviso Ruby.
Emma impallidì.
“Maleficaaa!” lamentò Regina.
“Io ho solo detto che avevo un sospetto, Ruby ve l’ha chiesto.”
“E non avete smentito!” strillò “quindi è vero!”
“No no ferma un attimo!” Emma cercò di frenare l’entusiasmo dell’amica.
“Mal, da quando in qua vai da Ruby a confidarti?”
“Con chi avrei dovuto farlo? Tu sei l’argomento, Crudelia e Ursula non potevano saperne più di me” scrollò le spalle “sono andata da una fonte sicura per quanto riguardava Emma.”
“Ma se ne sapeva quanto te!”
“Potevo saperlo? Ho tentato! E lei ha avuto la brillante idea di chiedervelo.” Rise.
Regina incrociò le braccia sotto al petto “ti odio.”
“State insieme, è una cosa bella! Perché devi fare così?”
“Volevamo solo aspettare un po’ per farlo sapere in giro” rispose Emma “abbiamo lasciato Neal e Robin da pochi giorni.”
“Ma li avete lasciati!”
“La gente si lascia e si impegna dall’oggi al domani qui, non dovete farvi problemi.” Sorrise Ruby.
“Io non voglio ferire Neal più di quanto non abbia già fatto.” Ribatté Emma.
“E Robin è ancora convinto che io non l’abbia lasciato.” Le fece eco Regina.
Malefica alzò gli occhi al cielo “l’hai lasciato, problema suo se non lo vuole ammettere.” Tagliò corto “Ed Emma, solo perché Neal non vi vede non significa che non sappia che state già insieme.”
“Effettivamente gli hai pure detto il vero motivo.” Osservò Regina.
Zelena, Aurora, Mulan, Crudelia e Ursula arrivarono al tavolo in quel momento.
Ruby non vedeva l’ora di comunicare la novità “non indovinerete mai-“
“Ehi guardate!” l’interruppe Emma, attirando a sé la totale attenzione delle quattro ragazze.
Si voltò, afferrando il viso di Regina e baciandola.
La mora sgranò gli occhi.
D’accordo, forse potevamo incominciare a dirlo ma … questo?
Regina l’allontanò, guardandola confusa.
“Ooh finalmente!” disse Ursula.
“Era ora!” le fece eco Crudelia.
“Auguri!” esclamò Aurora sorridendo.
“Ruby, era questo che non avremmo mai indovinato?” chiese Mulan.
“Non credo, era talmente ovvio.” Le rispose Zelena.
Emma abbozzò un sorriso “lo sapevate tutte?”
“Fino a prova contraria, tutte abbiamo un paio d’occhi.” Rispose Ursula.
“Le uniche a non aver capito cosa stava succedendo eravate voi due.” Spiegò Aurora.
“Ah, non esageriamo! Malefica e Ruby avevano i loro dubbi.” Ribatté Regina.
“Okay, allora diciamo che l’avevano capito le persone munite del cosiddetto gay radar!” affermò Crudelia.
“Ci credi davvero?” le chiese la sua ragazza.
“Beh, perché no? Dà sempre prova di esistere!”
“Okay” le interruppe Emma “non iniziamo con le etichette! Siamo solo persone innamorate, tutto qui.”
“L’importante che siete innamorate della persona giusta!” ammiccò Ruby.
“Mio Dio, Ruby è tipo più felice di noi.” Sussurrò Regina ad Emma.
“Nettamente di più.” Sorrise l’altra.
“Allora, stasera si esce assolutamente per festeggiare l’evento!” propose Malefica.
“Per te ogni occasione è buona per far festa, strega!” le disse Ursula.
“Io sono per la posizione della strega.” Scrollò le spalle Crudelia.
“Non c’era neanche bisogno di dirlo.”
“E dove vorreste andare, sentiamo.” Le spronò Regina, sapendo che avrebbero detto Rabbit Hole.
“La festa è dedicata a voi, a voi la scelta.” Rispose Malefica.
“Dove vorresti andare?” chiese Emma a Regina, sorridendole.
“Vuoi davvero andare ad una festa con queste pazze?” indicò le sue amiche.
“Grazie!” disse Ursula con sarcasmo.
“Di nulla.” Alzò le spalle “allora?”
“Stanno facendo decidere noi.” Rispose la bionda.
“Sono così brave da saper creare casino ovunque vadano.”
“Non devi preoccuparti, saremo insieme.”
“Okay. Decidi tu dove andare.”
Emma sorrise “grazie! Avevo già una mezza idea!”
 
“La tua mezza idea era questa?” chiese Regina, mentre se ne stava seduta sul divano accanto ad Emma “fare una festa a casa tua?”
“Ho sempre sognato farlo! Non c’è mai stata l’occasione.”
“Non che questa lo era.”
Emma la guardò confusa.
“Ti svelerò un segreto” le s’avvicinò all’orecchio “non si può chiamare festa se siamo otto persone.”
La bionda la spintonò via “mi piacciono le cose intime.”
“La prossima volta possiamo farla io e te, allora.”
Emma arrossì e, per sua fortuna (o sfortuna col senno di poi) bussarono alla porta.
“M-meglio che vado ad aprire.”
“Si, vai ad aprire.”
Passando, abbassò il volume della musica e poi aprì la porta con un sorriso.
Robin!
E il primo istinto fu quello di chiudergli la porta in faccia.
Grazie al cielo era fin troppo educata per farlo davvero.
Guardò Regina, che dal suo sguardo capì immediatamente che qualcosa non andava.
La raggiunse per ritrovarsi anche lei di fronte al ragazzo.
“Ci penso io.” Disse ad Emma, uscendo di casa e richiudendosi la porta alle spalle.
 
 



(*)1 Sa, ti avevo detto che l’avrei inserita perché mi piaceva davvero tanto! Tu e S. una fanfiction vivente siete, cosa di scriverci un libro su di voi!
(*)2 Marti, non stai leggendo questa fanfiction ma…le nostre pause a bere il caffè in quelle scale sono davvero l’unica cosa che mi manca di quel dannato posto (insieme ad Orsacchiolotta ovviamente.)
 
Grazie a tutti voi!
Spero che l’attesa sia valsa la pena.
Sam.

 

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Capitolo 16
*** Come cane e gatto. ***


Capitolo 15.
Come cane e gatto.

 
 
 
 
Emma non voleva che ci pensasse lei.
Perché Emma non si fidava di Robin, specie dopo quello che le aveva detto qualche sera prima.
Ma rispettò la volontà di Regina e represse il suo istinto di protezione.
Mantenendosi però vicino allo spioncino della porta, per controllare la situazione.
“Devi stare tranquilla.” Le disse la voce di Malefica da dietro le spalle “se succede qualcosa potrà dire addio alle sue palle.”
La serietà in quelle parole fece sperare ad Emma che Robin non sfiorasse Regina.
“Ci credo! Ma mi sento più sicura se li tengo sott’occhio.”
Malefica annuì, tornando a sedersi nel divano.
La bionda pensò a quanto fossero strane quelle ragazze e soprattutto la loro amicizia: potevano non vedersi o sentirsi per settimane, potevano litigare tutto il tempo, potevano dimostrare di non curarsi l’una dell’altra ma al momento del bisogno erano sempre pronte a guardarsi le spalle, a proteggersi e salvarsi.
Forse erano proprio quelli i tipi di persone delle quali si diceva che sarebbero rimasti con te fino alla fine.
 
Dall’altro lato della porta, Regina incitava Robin ad andar via.
“Non sei il benvenuto qui.”
“Perché è la casa della tua ragazza?”
Anche. “Perché in qualsiasi posto in cui mi trovo non sei gradito.”
“Da quando? Ieri?”
“Da quando fai l’arrogante, pensando di avere un diritto di proprietà sulla mia persona.”
“So di non avere un diritto di proprietà sulla tua persona, sto solo aspettando che tu apra gli occhi.”
“Su cosa, esattamente?”
“Sul fatto che non puoi lasciarmi per lei! Non ha nulla a che fare con il tuo mondo.”
“Forse è proprio per questo che voglio Emma. Mi distacca da tutto quello di cui faccio parte.”
“Ma prima o poi vorrai tornare indietro, ti mancherà tutto questo.”
Regina alzò gli occhi al cielo “credi che Emma mi vieti anche lontanamente di fare qualcosa? Mi tiene solo lontana dai guai. Tutto il resto è una mia scelta.”
“Quindi lasciarmi è una tua scelta? Non sei condizionata?”
“Certo che no, Robin! Condizionata da cosa? C’è un’altra persona, okay? C’è sempre stata! Non è mai realmente iniziata perché il mio cuore era proprio lì dove voleva stare, con lei. Malgrado il mio corpo fosse con te, e la mia mente tentava di esserci.”
“Mi stai facendo male, Regina.” Confessò il ragazzo.
“Mi dispiace. Sei tu che l’hai voluto. Potevi semplicemente accettare la mia decisione invece mi hai detto che non potevo lasciarti se non lo volevi …”
“Che cosa dovrei fare? Che si fa quando non vuoi lasciare quella persona ma lei vuole lasciare te? Tu hai qualcuno con cui andare avanti, ed io?”
Regina scrollò le spalle “non c’è un modo. La gente va e viene, non puoi trattenerla, malgrado la tua volontà. Dopo Daniel…sono sopravissuta, a malapena ma pur sempre sopravvissuta.” Allargò le braccia “e un giorno è arrivata Emma e tutto è tornato al proprio posto.”
“Devo sopravvivere mentre aspetto che arrivi qualcun altro?”
“No! No, tu non devi sbagliare! Devi vivere per te stesso, senza dipendere da nessuno e ben venga se arriverà qualcuno ad accompagnarti nel tuo viaggio ma non cadere giù solo per farti salvare.”
“Ma con te ha funzionato! Ti hanno salvata!” osservò Robin.
“Non ti affidare a questo. Quando ho toccato il fondo, era perché pensavo fosse quello che volevo, non perché sapevo che qualcuno sarebbe venuto a prendermi.”
“Voglio solo avere qualcuno anch’io.”
“Ma non puoi trattenere me, capisci? E poi lì fuori è pieno di persone che vogliono te.”
“Non lo so, Regina. E se tutti trovassero qualcuno migliore di me, alla fine?”
La ragazza abbozzò un sorriso “non abbiamo tutti paura che sia così?”
“Hai paura anche con Emma?” la guardò confuso.
“Oh, ce l’ho ancor di più con Emma” guardò in basso, cominciando a giocherellare con le sue stesse mani “chiunque è migliore di me, non ci metterebbe nulla a trovarlo se solo capisse quanto valgo.”
“Beh, ha lasciato Neal, nettamente il ragazzo migliore di Storybrooke, per te. Qualcosa dovrà pur valere.”
“Si ma, non credo la mia paura possa svanire per questo.”
“Credo la paura sia più grande quanto è più forte quello che provi.”
Regina annuì.
“E credo che sarà una cosa che riuscirai a mandare via con il tempo.”
Regina non poteva far altro che augurarselo.
“Potevi già essere a fare stragi di cuori invece di perdere tempo venendo qui.”Gli disse, smorzando la serietà che si era creata.
“Credo di essere venuto per farmene una ragione.”
“Nah, ti dispiace solo perché il ragazzo più popolare della scuola è stato scaricato invece di essere stato lui a infrangere l’ennesimo cuore.” Sorrise.
“Forse.” Rispose Robin abbozzando un sorriso “sei davvero sicura della tua scelta?”
“Mai stata più sicura in vita mia.”
“Posso stare ancora con il gruppo o …?”
“Ma certo che si, Robin! Noi funzioniamo decisamente meglio da amici.”
Il ragazzo annuì, guardando la porta dietro Regina.
“Scusa ma non posso invitarti ad entrare, è un pigiama party.” Scosse la testa, sorridendo.
“Salutami le ragazze.” Disse voltandosi per andar via.
 
Emma aprì immediatamente la porta non appena vide Robin andarsene.
“Tutto bene? Che cosa è successo?”
Regina le sorrise “sono single al cento per cento.” Le diede un bacio sulle labbra.
“Oh! Aah! Fantastico!” disse seguendo Regina all’interno di casa sua.
Ursula abbassò la musica al vedere Regina, e insieme a Crudelia e Malefica stettero a guardarla in attesa.
“Robin vi saluta.”
Le tre ragazze annuirono, grate di non dover picchiare nessuno, almeno quella sera.
“Chi ha fame?” chiese poi Emma, sperando di far ritornare la serenità di inizio serata.
“Pizza!” urlò Ruby.
“Vi va se cucino io?” si propose Regina “facciamo un diversivo invece del solito cibo da asporto.”
“Oh si! Le volte che ha cucinato per noi volevamo sempre il triplo bis!” rispose Ursula.
“Quei piatti me li sognavo la notte!” aggiunse Crudelia.
“Tu cucini?” inarcò un sopraciglio la bionda.
“Ed anche parecchio bene. Non mi limito ad una cioccolata calda.”
“Che cosa stai insinuando?”
“Te lo mostro.” Disse, facendosi strada verso la cucina, seguita a ruota da Emma.
“Non fatelo sul cibo!” si raccomando Malefica. Tra quelle due la tensione sessuale la fiutavi nell’aria.
 
“Intanto, chi ti ha insegnato?” chiese Emma appoggiata vicino ai fornelli, mentre Regina prendeva le pentole dalla credenza, oramai conosceva quella casa a memoria.
“Internet.” Rispose.
“Non ci credo!” rise.
“Dovevo arrangiarmi! Due anni fa abbiamo affittato uno chalet in montagna e nessuno di noi sapeva cucinare, cosa avremmo mangiato per una settimana? Così ho deciso di imparare.”
“Dopotutto, c’è qualcosa che sai fare.”
“Oh certo! Mi aprirò un ristorante allora.”
Emma le diede un buffetto  “dai, si sta solo parlando!”
Regina riempì una pentola d’acqua e la mise sul fuoco “mi stai tra i piedi.” Disse ad Emma, piazzata proprio nella zona dove la mora avrebbe fatto avanti e indietro.
“Scusami.” Disse, avvicinandosi per darle un bacio in guancia e poi spostarsi “posso aiutarti?”
“Così da non poter impressionarti con le mie doti culinarie? Ah-ah! Faccio tutto io.”
“Così da dimostrarti che la cioccolata calda non è l’unica cosa che mi riesce bene.”
“Lieta di sapere che sai bruciare anche altro.”
“Molto divertente.” Rispose la bionda, sedendosi nel bancone dietro Regina “devo ricordarti di chi è stata la colpa?”
“Tua che non mi hai lasciato andare.”
“Ho fatto la cosa giusta.”
La mora si voltò a guardarla “è vero, l’hai fatta.”
Emma le sorrise “che cosa mi cucini?”
“Nella credenza abbiamo pasta, pasta, altra pasta e …. Oh, pasta!”
“Ho buttato fuori i miei genitori nel pomeriggio per sistemare casa, torneranno con la spesa.”
“A proposito, dove li hai mandati?”
“Granny’s.”
“Non che c’era da chiederlo.”
Ora che ci pensava … “ma i tuoi sanno di noi?” aggiunse.
“Nessuno sapeva di noi fino a stamattina quindi perché dovrebbero saperlo?”
Scrollò  le spalle “non so, sembrava avessi un buon rapporto con i tuoi genitori.”
“Ce l’ho. Ma non c’è stata l’occasione di dirglielo. Erano molto affezionati a Neal, mi serve un momento adatto, non uno qualsiasi. E’ una cosa importante.”
Regina annuì.
“I tuoi lo sanno?”
Sbuffò a ridere “non ho quel rapporto con i miei. Se lo verranno a sapere ne parleremo.”
Emma preferì cambiare discorso.
“Allora, con cosa farai la pasta?”
“Con della polpa di pomodoro, credo.”
“L’unico condimento rimasto?” chiese con imbarazzo.
“A meno che tu non voglia olio e pepe.”
Emma scese dal bancone solo per avvolgere da dietro Regina in un abbraccio “senti lascia perdere, davvero. Ordiniamo una pizza.”
La mora si rigirò nell’abbracciò e prese il viso della ragazza tra le mani “lasciati stupire!”
“E’ che … sembri arrabbiata.”
“Ammetto che avere una varietà di scelta delle cose da cucinare mi sarebbe piaciuto ma no, non sono arrabbiata.”
“Mi fido.” Rispose Emma, dandole un bacio veloce e tornando al suo posto.
“Invece posso chiederti come mai hai fatto quella cosa a mensa?”
“Quale cosa?”
“Prendermi e baciarmi quando stavamo ancora decidendo se era o meno il caso di dire che stavamo insieme.”
“Beh Ruby lo stava per dire, ho preferito dirlo io.”
“Oh, eccome se l’hai detto!” rispose, svuotando la lattina della polpa nella pentola.
“Ti ha infastidito?”
“Mi ha dato una sensazione di ipocrisia.”
“Non volevo, scusami. E’ solo che, tanto valeva mostrare quanto ero felice io per questa cosa, invece di far vedere quanto ne era felice Ruby.”
Regina non poté fare a meno di sorridere a quell’affermazione “effettivamente … forse hai fatto bene.”
“Forse?”
“Non sono in vena di darti ragione.” La canzonò.
“Ah, mi sembra giusto.” si finse offesa Emma “almeno di Robin vuoi raccontarmi?”
“Te l’ho detto, ha solo finalmente accettato la mia decisione.”
“Tutto quel tempo è successo solo questo?”
“Abbiamo un po’ parlato del tempo che passa, di come si supera qualcosa …”
“Di me?”
“Ovviamente. Ho menzionato che il mio cuore era con te anche quando stavo con lui.”
Emma restò colpita da quelle parole “il tuo cuore era con me in che senso?”
“In senso figurativo ma romantico: il mio cuore è tuo, puoi prendertelo se vuoi.”
Odiò il modo in cui lo disse.
Come fosse una cosa normale e quotidiana.
Come fosse la cosa più semplice al mondo, dirle per la prima volta che il suo cuore le apparteneva … proprio mentre cucinava la pasta con il pomodoro!
Ma fu proprio per quello che Emma amò così tanto quel momento.
Non aveva nessun particolare speciale o unico per essere ricordato, ma le parole di Regina lo avevano appena caratterizzato.
“Puoi girarti un secondo che devo baciarti?”
Regina si voltò con un sorriso stampato sulle labbra e si lasciò baciare da Emma.
“Se mi fai bruciare qualcosa la colpa è tua.”
“No, la colpa è solo tua e delle tue parole.”
“Io ho soltanto detto quello che penso.”
“Potevi scegliere un altro momento.”
“Non c’era momento migliore per farti sapere che il mio cuore era già tuo mentre nel giro di poche settimane passavi  dal volere me e Neal ma amare di più lui ad amare di più me.”
Ora che ci pensava, avevano sempre usato il verbo amore senza mai dirsi quelle due parole.
“Beh nel giro di poche settimane, ho realizzato molte cose: Ti ricordi quando ti dissi che la cioccolata calda con la cannella era la mia cosa preferita al mondo?”
Regina annuì.
“Mi sbagliavo. Tu sei la mia cosa preferita al mondo.”
E questo valeva qualsiasi ti amo.
 
Più tardi quella sera, dopo che tutti avevano fatto i complimenti a Regina per la bontà del piatto pur essendo tanto comune e semplice da fare, Mulan si alzò da tavola “si è fatto tardi.”
“Oh, ma potete restare a dormire!” rispose Emma.
“I tuoi genitori?” chiese Regina.
“Ho detto loro che vi avrei invitato a restare a dormire quindi credo passeranno la notte da Granny’s.”
“Si ma un secondo” intervenne Zelena “non per male, Emma, ma in questa casa non ci sono abbastanza posti letto per tutte.”
“Ci sono due divani e tanti sacchi a pelo.” Sorrise.
“Allora restiamo?” ipotizzò Aurora cercando conferma nella sua ragazza, che rispose annuendo.
“Per me va bene.” disse Zelena.
“Idem.” Le fece eco Ruby.
Regina sbuffò a ridere quando da parte delle sue amiche l’unica risposta che arrivò fu il silenzio.
“Cosa?” chiese Emma non capendo.
“Non sono tipe da sacco a pelo …” rispose la mora.
“I divani sono due, quindi se per voi va bene-“
“Non provarci, Mal!” la fermò Regina “i divani sono due, quindi si fa a sorteggio.”
Malefica sbuffò “non mi metto a discutere solo perché non voglio rovinare la serata.”
“Non ti metti a discutere perché sai che ho ragione.”
Malefica fece per rispondere.
“Lascia perdere!” le disse Crudelia “creerai esattamente quello che vuoi evitare.”
“E comunque il sorteggio potrebbe essere dalla nostra parte.” Ammiccò Ursula.
Infatti non fu dalla loro parte.
“Comodo il pavimento?” sghignazzò Regina, riferendosi ovviamente alle sue amiche e non ad Aurora, Mulan e Zelena finite anche loro nei sacchi a pelo.
“Sii gentile.” La riprese Emma.
“Dovresti essere anche tu qui con noi, dal momento che il divano è uscito ad Emma.” Disse Malefica.
“Emma ha voluto condividerlo con me. Puoi sempre chiedere a Ruby di condividerlo con te.”
“Che ne dite se la smettiamo e ci mettiamo a dormire?” propose Zelena.
“Esatto! Fate silenzio.” Decretò Aurora, stringendosi maggiormente al corpo di Mulan.
Regina si sistemò meglio contro lo schienale del divano, cercando di dare più spazio ad Emma.
“Non è granché comodo, eh?” sussurrò.
La bionda abbozzò un sorriso.
“Ho un idea! Girati.”
Emma la guardò confusa.
“Se ci mettiamo a cucchiaio staremo più comode.”
Fece come le era stato detto e si sentì infuocare quando le braccia di Regina l’avvolsero, stringendola al suo corpo.
“Meglio?”
“Per certi versi.”
“Che cosa vorrebbe dire?”
“La tua vicinanza fisica mi deconcentra.” Confessò la bionda.
Regina rise piano per poi stamparle un bacio nell’incavo del collo.
“Così non aiuti.”
“C’è sempre la tua camera.”
Emma restò in silenzio davanti quell’affermazione.
Diceva sul serio?!
“Stavo scherzando” affermò Regina “è solo troppo divertente.”
“Cos’è divertente? Il mio disagio a parlare di ciò?”
Il viso della mora si corrucciò, malgrado Emma non poteva vederlo.
“A parlare di cosa?”
Emma sospirò “non è il momento. Qualcuno potrebbe sentire.”
“Stiamo sussurrando.”
“Si, ma c’è troppo silenzio.”
“Vuoi andare da un’altra parte?”
“No, no. Può aspettare domani.”
Regina si rassegnò, restando in silenzio per qualche minuto.
“Si ma io non posso andare a dormire così.”
“Così come?”
“Con te che ce l’hai con me.”
Emma si girò nuovamente, in modo da incontrare gli occhi dell’altra “non ce l’ho con te.”
“Non riesco a scacciare via il pensiero, comunque.”
“Sembri un gatto.” Disse improvvisamente la bionda.
“Cosa c’entra?”
“Dico, se tu fossi un animale saresti definitivamente un gatto.”
“Che tipo?”
“Oh, un gatto qualunque! Sono tutti uguali: eleganti, indipendenti e riservati.”
“Io sono tutti e tre.”
“Te l’ho detto che sei un gatto.”
“Tu sei un Golden Retriever.”
Emma inarcò un sopraciglio “mi hai dato addirittura una razza nel giro di pochi secondi.”
“Ma certo, è facile! Sai quei cani che sono sempre felici, che vanno d’accordo con chiunque e ti mettono allegria solo a guardarli? Sei definitivamente un Golden Retriever.”
“Ma cani e gatti non vanno granché d’accordo.”
“Beh ci sono casi e casi.”
“Allora perché si dice come cane e gatto?”
Regina sorrise “c’è una canzone su questa cosa e diceva tipo … come cane e gatto, come il giorno e la notte, siamo bianco e nero, viviamo solo per rincorrerci …
“Che cavolo di canzone è?” rise piano Emma.
“Non so in quale cassetto della mia memoria era ma ci rispecchia perfettamente, non trovi?”
“Abbastanza.”
In quel momento, un cuscino a velocità arrivo addosso ad Emma “ahi!”
“Vi dovete stare zitte!” affermò Crudelia “e ripassami il cuscino!”
“Se dovete parlare andate in un’altra stanza.” Aggiunse Ursula.
“Così mi lasciate il divano.” Le fece eco Malefica.
Regina prese il cuscino e con forza lo lanciò in faccia a Crudelia “e tu dormi, Mal.”
Si risistemò dietro Emma.
“Ti ho fatto distrarre alla fine.” Le disse quest’ultima.
La mora le stampò un bacio sulle labbra “buonanotte.”
“Notte.” Rispose la bionda, per poi rigirarsi e sistemarsi a cucchiaio.
Regina la strinse maggiormente a sé “oh, quasi dimenticavo: prima mi hai detto che vengo prima della cioccolata calda con cannella nella lista delle cose preferite. Tu vieni prima delle sigarette.”
Emma si limitò a sorridere.
 
 
L’indomani mattina, decisero di fermarsi da Granny’s per fare colazione prima di andare a scuola.
Non appena Emma entrò, vide i suoi genitori seduti ad un tavolo “buongiorno!” esclamò, correndo da loro.
“Ciao, tesoro!” disse Snow, tirandola in un abbraccio.
“Com’è andata?” chiese David.
“Ci siamo divertite. E manca qualsiasi forma di cibo a casa.”
“Lo sapevamo, ma hai detto che avreste ordinato una pizza.”
“Alla fine Regina ha voluto cucinare.” scrollò le spalle “a voi com’è andata?”
I due si guardarono, scambiandosi un sorriso complice “benissimo.” Risposero all’unisono.
“Okay, okay, risparmiatemi i dettagli.”
“Non abbiamo detto nulla.” Ribatté Snow.
“Ho ugualmente capito! Vado a fare colazione.”
Raggiunse Regina che era in un tavolo da sola.
“Perché non ti sei seduta con le altre?”
“Dobbiamo parlare, ricordi?”
Emma annuì, sedendosi di fronte a lei.
Granny  arrivò qualche secondo dopo “ecco qui: cioccolata calda con cannella per Emma” poggiò davanti la ragazza una tazza colma fino all’orlo “e caffè macchiato per Regina.” Una tazza più piccola le fu poggiata davanti.
“Grazie!” risposero all’unisono.
La vecchia signora sorrise, per poi lasciarle sole.
“L’ha fatto di sua spontanea volontà o …?” chiese Emma.
“Ho ordinato io. Non è poi così difficile indovinare cosa vuoi per colazione.”
“Grazie a te, allora.” Sorrise.
“A cosa ti riferivi ieri? Cos’è che ti fa sentire a disagio?” chiese Regina immediatamente dopo. La curiosità le stava arrovellando il cervello da diverse ore.
La bionda scrollò le spalle “la tua esperienza.”
“Ovvero?”
“Tu sei così pronta. E’ naturale per te, e non credo trovi normale che io voglia aspettare.”
“Mmh. Mi dai il soggetto della conversazione o devi confondermi ancora per molto?”
Emma deglutì. La imbarazzava dirlo.
“Quindi?” l’incitò Regina.
“Ieri, quando mi hai detto che potevamo andare nella mia camera, a cosa ti riferivi?” cercò di girarci intorno.
“Per la miseria, ancora? Stavo scherzando!”
“No, no lo so! Ma su cosa stavi scherzando?”
“Sul … salire in camera e fare sesso?”
Emma le puntò l’indice contro “ecco, esattamente quello, l’ultima parola che hai detto.”
“Che problema hai con la parola sesso?”
“Regina, ti prego.” Le gote le diventarono rosse.
“Cavolo ma fai sul serio? Che cosa c’è di così imbarazzante?”
“Vedi? Tu sei così tranquilla pure a parlarne. Non trovi nulla di strano, imbarazzante o quant’altro. L’hai già fatto, perché dovresti avere un problema?”
“Cioè tu e Neal non avete mai-“
“No, no!”
La notizia scombussolò la mora “ma stavate insieme da un anno …”
“Non eravamo pronti!”
“Okay, okay” alzò le mani in segno di resa “non ti sto giudicando, voglio solo capire.”
“Ogni volta che fai un riferimento, anche per scherzo, mi metti in difficoltà.” Ammise tristemente.
“Emma, mi dispiace, non lo sapevo. Non ne farò più, okay?”
“Forse per te è anormale, è troppo tardi … avremmo già dovuto farlo …”
Regina strinse la sua mano sopra il tavolo “pensi davvero che sia così importante per me? Non me ne frega niente, davvero.”
La bionda sospirò “non voglio che tu stia dietro a me ed ai miei tempi.”
“Beh indovina un po’? Io sto con te quindi aspetterò i tuoi tempi.”
“E’ solo che non mi sembra giusto.”
“Emma, io avrò anche superato le paure e l’insicurezza che precedono la prima volta, ma con te avrà un importanza diversa. Ci tengo tanto quanto ci tieni tu e quando è così è giusto aspettare di avere un intimità che ti coinvolga al punto da sentirci pronte.”
Fu finalmente convinta delle parole di Regina.
E senza dubbio ne fu anche contenta. “D’accordo.”
“Abbiamo tutto il tempo del mondo, nessuno ci corre dietro, okay? E ci sono ancora un sacco di tappe da fare.”
“Che faremo insieme.” Precisò Emma.
La mora sorrise “cresceremo insieme, sta tranquilla.”
In quel momento, Daniel entrò nel locale.
Andò dritto nel loro tavolo “possiamo parlare?” disse a Regina.
Quest’ultima guardò Emma “torno subito, okay?”
La ragazza annuì piano e lentamente lasciò andare la mano che le stava ancora stringendo.
Regina pensò di avvicinarsi e baciarla, ma poi si ricordò che anche i genitori della ragazza erano lì, così lasciò perdere e seguì Daniel fuori dal locale.
“Così hai lasciato Robin.” Le disse non appena furono fuori.
“Già.”
“Magari possiamo tornare a parlare di quello che è successo a capodanno?”
Regina lo guardò confusa “cosa è successo a capodanno?”
“Stavo venendo da te per baciarti a mezzanotte.”
“Ah, vero. Io sono andata da Emma.”
“Non è di lei che stiamo parlando in questo momento!” alzò leggermente il tono della voce il ragazzo.
“Okay, per cominciare ti calmi. E poi di cosa staremmo parlando allora, sentiamo.”
“Si parlava della possibilità di spiegarti perché l’ho fatto.”
“Ma a me non me ne frega niente, è abbastanza chiaro?”
Daniel sospirò “possibile che io non ti faccia alcun effetto?”
“In circostanze diverse me l’avresti fatto, te lo garantisco.”
“Basta togliere Emma alla circostanza attuale, scommetto.”
“Non puoi toglierla, però. E’ per questo che alla fine parliamo sempre di lei.”
Daniel le si avvicinò “puoi far finta che non esista per un secondo?”
Regina alzò gli occhi al cielo “ne dubito.”
“Okay ma se lei non ci fosse ed io invece sarei qui, adesso che succederebbe?”
“Spererei di essere abbastanza forte da non cadere nelle tue braccia credendo davvero che tu sia tornato per me.”
“Ma l’ho fatto.” Ribatté il ragazzo.
“Ma è troppo tardi. A prescindere da Emma, è troppo tardi.”
“Perché?”
“Mi hai lasciato qui e sei andato via senza dire una parola, senza lasciarmi un biglietto, hai cambiato numero di telefono.”
“Te l’ho detto, credevo solo fosse più facile sparire senza dirti addio. Non sapevo neanche come dirti addio.”
“Potevi anche inventarlo!” esclamò esasperata “anche un addio pietoso sarebbe stato meglio di andare a dormire con la sicurezza di vederti il giorno dopo e risvegliarsi per scoprire che sei andato via.”
“Dimmi cosa devo fare per farmi perdonare.”
“Niente. Io voglio che tu non faccia niente perché non mi interessa perdonarti! Mi dici di non parlare di Emma quando lei è l’unica ad essermi rimasta a fianco quando perfino io mi ero mandata al diavolo.”
Daniel rise “e credi durerà ancora per molto? Sei il problema che nessuno riesce a risolvere! La sfida che tutti rifiutano! E’ una tipa che non si da per vinta e vuole solo mettersi in gioco! Se ne andrà Regina, te lo garantisco.”
“E tu invece resterai dopo avermi già lasciata una volta? Tze, immagino.” Fece un passo indietro “risolvi le questioni per cui sei tornato ma non venire più a cercarmi. E soprattutto, non parlare mai più come se conoscessi Emma.”
Fece per girarsi ma Daniel fu più veloce e, avendo già visto la figura di Emma avvicinarsi alla porta, prese Regina per un braccio e la tirò davanti a sé, tenendola in una morsa ferrea “tu prova a risolvere questo” le sussurrò prima di baciarla.
Regina si dimenò per sottrarsi a quel contatto, mentre Daniel aprì gli occhi per accertarsi che Emma avesse visto.
A quella sicurezza, la lasciò andare “forse ti ho messo nei guai” scrollò le spalle facendole un cenno verso la porta.
Regina si girò per trovare Emma con un espressione distrutta sul viso.
“No no no! Non è come pensi!”
 
Emma non la degnò di uno sguardo e cominciò a camminare per andare via.
Regina le si mise davanti “l’ha fatto apposta, Emma! Mi ha baciata lui.”
La ragazza scosse il capo, superò l’altra e corse verso il suo maggiolino.
Ovviamente, Regina le seguì “se solo mi ascoltassi per un secondo invece di scappare!”
Emma aprì la macchina e salì, e Regina fece lo stesso.
“Scendi dalla macchina.”
“No se prima non mi ascolti.”
“Hai un secondo.”
“Emma, per la miseria!”
La bionda sbuffò.
Aveva visto ciò che aveva visto. E non voleva discuterne adesso.
“Gli avevo detto di non venirmi mai più a cercare e lui ti ha vista e per dispetto mi ha baciata!” spiegò Regina.
“Certo.”
“Perché non mi credi? Ti ho mai dato motivo di dubitare della mia fiducia?”
“Perché non può essere un caso: un attimo prima ti dico di non essere pronta per un rapporto intimo, quello dopo lui arriva, e poi vi trovo fuori a baciarvi!”
“E come sarebbe connesso tutto questo?”
“Vuoi ottenere da lui qualcosa che non puoi avere da me.”
“Certo, è per questo che ho ti ho aspettato tutto questo tempo: per mandare tutto a puttane!” disse con sarcasmo.
“Puoi aver riconsiderato tutto dopo la mia dichiarazione.”
“E mandato un messaggio a Daniel così velocemente che un secondo dopo era già lì! Ovviamente con scritto scopiamo seduta stante davanti a Granny’s così la mia ragazza ci vede! Sono più intelligente di così, e tu lo sai.”
“Lo sei?”
“Cazzo, ma fai sul serio?” doveva essere lei a mantenere la calma ma in realtà si stava solo infuriando.
“Ti ho vista Regina! Magari ti ha baciata lui ma tu non l’hai di certo respinto!”
“Ho cercato di spingerlo via per tutto il dannato tempo! Mi teneva stretta perché sapeva che l’avrei allontanato ma doveva farsi vedere da te!”
Davvero non capiva come Emma potesse ancora insistere su un qualcosa che era talmente ovvio.
“Che cosa ci avrebbe guadagnato se io vi avessi visto?”
“Questo!” indicò prima lei e poi se stessa “voleva esattamente farci litigare perché dal momento che io non lo voglio, vuole rovinare la mia relazione con te.”
Emma annuì “ora va via, per favore.”
“Che cosa?” chiese sconvolta.
“In testa ho costantemente l’immagine di te e lui che vi baciate, e la tua spiegazione è logica, non è che non mi fidi-”
Non è che non ti fidi? A me sembra tutto il contrario visti i tuoi dubbi! La fiducia annienta i dubbi. La fiducia non permette alla tua testa di contraddire il tuo cuore.”
“E’ solo andato tutto un po’ troppo veloce. Posso avere un po’ di tempo da sola? Forse la mia testa non riesce a sentire il mio cuore.”
“Forse perché il tuo cuore nemmeno ci prova a farsi sentire … fai quello che vuoi.” Fece per scendere dalla macchina.
“Regina-“ tentò di fermarla.
“Credo che anche a me serva del tempo.”
Uscì dal maggiolino giallo, sbattendo con forza lo sportello dietro di sé.
 
 
 


 
 

# don’t fight me on this
 

Perdonate il ritardo, purtroppo la mia beta ha a malapena il tempo di respirare e quindi ha ritardato con la revisione!
Questo è il capitolo 15, e se andate a vedere il prologo significa che siamo arrivati alla fine di questo viaggio ... o quasi.
Alla prossima settimana con l'epilogo!
Sam

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Capitolo 17
*** Epilogo ***


Metto le NDA prima, in modo che il finale abbia il suo “effetto”:
Questo epilogo è più una drabble, e spero tanto vi piaccia.
Personalmente, sono davvero orgogliosa di come è venuto fuori.
In verità, sono davvero orgogliosa di questa fanfiction, e mi mancherà.
Questa fanfiction è parte di me e mi ha fatto tanto piacere condividerla con chi mi ha seguito.
Quindi un immenso grazie a tutti voi che avete letto, messo tra le seguite, preferite, ricordate e che avete lasciato recensioni e messaggi privati! Davvero, grazie!
In particolar modo ringrazio:
- La mia beta, perché so che non le è stato facile betare in mezzo a tutto il casino che sta vivendo, quindi grazie per aver trovato il tempo!
- Sa Momio perché “si ti prego scrivilo così il finale, amo queste cose.”
- la Swan Queen perché … beh insomma, se non avessi un’ossessione con loro non avrei mai scritto questa roba!
Questo nostro piccolo viaggio finisce qui, ma ho in cantiere un altro lavoro quindi, ci “leggeremo” presto tra queste parti!
Sam





 
23:20
Eravamo in macchina e andavi troppo veloce.
“La pazienza è la virtù dei forti”
hai detto “non dimenticarlo mai.”
Non l’ho dimenticato.

Avevi ragione.

B,ci vediamo presto.
 
 
 
Epilogo.
 
 
[20 anni dopo.]
 
Regina uscì fuori in giardino, lasciandosi risate e musica alle spalle.
L’odore che annunciava la primavera la travolse.
Sorrise: la sua stagione preferita stava finalmente arrivando.
Andò a sedersi nel dondolo che fiancheggiava la casa.
Non vedeva l’ora di stare con le persone all’interno di quella casa ma adesso, aveva solo sentito un gran bisogno di starsene un po’ sola vista l’improvvisa voglia di piangere che le era venuta vedendo i loro volti.
“Ehi! La festa è dentro casa.”
Regina sobbalzò a quelle parole, non credeva che qualcuno l’avesse seguita.
“Mi è venuta un po’ di nostalgia.” Scrollò le spalle “non volevo rovinare la serata.”
“Nostalgia riguardo cosa?”
“I vecchi tempi.”
“Un periodo in particolare? I vecchi tempi cominciano ad aumentare anno dopo anno.” Sorrise.
“I miei sedici anni.”
“Hai conosciuto me a sedici anni.” Emma le si sedette finalmente accanto.
Regina annuì.
“Prima o dopo il nostro incontro?”
La mora la guardò “come se mi fosse successa una sola cosa bella prima di averti conosciuta.”
“Credevo Daniel.”
Di tutta risposta le diede un’amichevole gomitata, per poi poggiare la testa sulla sua spalla.
“Pensi sia stata una pessima idea invitarli tutti qui?” chiese la bionda “voglio dire, ci vediamo regolarmente con le ragazze ma Neal, Robin, Daniel e Killian? Che cavolo ci è saltato in mente?”
Risero entrambe.
“Beh, sarebbe quello il senso di rimpatriata.”
“Credi ce l’abbiano ancora con noi per averli lasciati e rifiutati?”
Regina alzò la testa solo per rivolgerle un occhiata da ma fai sul serio?
“Sono venuti con rispettive mogli e figli.”
Emma annuì “suppongo sia un no.”
Ci furono momenti di silenzio, riempito solo dalle voci e dalla musica attutiti dalle pareti della casa.
Regina sospirò “mi manca avere sedici anni.”
“Era tutto così facile.”
“Non direi facile … era un casino! Ma c’era ancora mio padre, c’erano i nostri sogni, i nostri progetti, le nostre speranze …”
“Le nostre litigate, i pianti, le urla, le porte sbattute in faccia, le cento chiamate senza risposta.” Continuò Emma.
L’altra sorrise “beh ma ci sono stati anche momenti belli.”
“Quelli ci sono anche adesso!”
“Ma sono dieci volte più belli insieme ad Henry.”
“Lui rende belli anche i momenti brutti.”
Sentì quella che ormai era sua moglie, annuire contro la sua spalla.
“Riguardo ai sogni e ai progetti ce la siamo cavata, mmh?” chiese poi.
“Abbiamo il lavoro che sognavamo, la famiglia che desideravamo, la vita che sognavamo … progettata meticolosamente mattone dopo mattone.”
Emma le mise un braccio intorno alle spalle e la strinse più vicina a sé “e quanto ti ho odiato mattone dopo mattone.” Le baciò i capelli.
Regina sorrise “oh credimi, la cosa è stata reciproca.”
Ridacchiò “sai cosa mi sono ricordata? La volta in cui mi hai chiesto di elencarti le cose che odiavo di te ma dovevo ancora scoprirle. Che dici? Vent’anni mi saranno bastati?”
“Credo siano stati anche troppi.”
Ci fu un attimo di silenzio.
“Di tutte le cose che posso odiare, saranno sempre di più quelle che amo.”
Regina alzò la testa per incontrare quegli occhi verdi che, per quante cose fossero cambiate, erano rimasti immutati nella loro bellezza.
Baciò Emma sulle labbra.
“L’importante è avercela fatta ed essere qui, insieme, adesso.”
“Alla fine avevo ragione, qualsiasi cosa sarebbe successa, ci saremmo sempre ritrovate.”
“Penso che anche tornando indietro e cambiando le cose ci saremmo sempre ritrovate a questo punto.
 Io credo che dovevi accadermi. Per salvarmi da una vita che non era destinata ad essere mia.”
 

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