Lost in the dark of the night

di _fioredineve_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. In the dark. ***
Capitolo 3: *** 2. Il ritorno ***
Capitolo 4: *** 3. That day when I met you. ***
Capitolo 5: *** 4.It's just a dream ***
Capitolo 6: *** 5. Non esistono coincidenze ***
Capitolo 7: *** 6. Flowers for you. ***
Capitolo 8: *** 7. My memories ***
Capitolo 9: *** 8.Partenza ***
Capitolo 10: *** 9. Parole che colpiscono il cuore ***
Capitolo 11: *** 10. La verità ***
Capitolo 12: *** 11. Tutto passa, anche il tempo. ***
Capitolo 13: *** 12. Ci sono degli arrivi... ***
Capitolo 14: *** 13. ... e delle partenze. ***
Capitolo 15: *** 14. You won't ever be alone ***
Capitolo 16: *** 15. Wake up ***
Capitolo 17: *** 16. Comes the storm ***
Capitolo 18: *** 17. I giorni passano ma tu non passi mai. ***
Capitolo 19: *** 18. Tutto si riaccende, adesso tutto splende. ***
Capitolo 20: *** 19. Remember the time ***
Capitolo 21: *** 20. Is this love...? ***
Capitolo 22: *** 21. Mani fredde, cuore caldo ***
Capitolo 23: *** 22. Stay little longer tonight, 'cause the night is ours... ***
Capitolo 24: *** 23. It's not a crime to love what you cannot explain ***
Capitolo 25: *** 24. Una sera di fine autunno. ***
Capitolo 26: *** 25. This is not he end. ***
Capitolo 27: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo.

Hermione aveva solo dieci anni, tutti sappiamo che quello è il periodo della vita, della spensieratezza, dei colori forti e vivi, delle emozioni vere, dei sorrisi sinceri. Questo lo sapeva anche Hermione, ovviamente.
Lei era l'allegria, l'ottimismo e l'innocenza fatta persona. Amava leggere, scrivere e disegnare. Odiava il nero, così tetro e privo di emozioni, non usava mai quel colore per i suoi disegni, tanto meno per scrivere, preferiva usare i colori, tutti diversi tra loro, amava mettersi su di un foglio e poi mostrare i suoi lavori ai suoi genitori. I Granger erano così fieri della piccola, era la loro fonte di felicità e spensieratezza dopo una lunga e stressante giornata di lavoro. Anche se molto spesso erano costretti a lasciarla da sola, ma a lei stava bene, non aveva mai detto niente in contrario, sapeva che se lo facevano era per il bene suo e per il loro. A volte si meravigliavano della maturità che la piccola manifestava su certi argomenti. Si meravigliano di quanto la loro bambina pur essendo capace di essere matura mantenesse quella dolcezza infantile che tanto caratterizzava i bambini della sua età.
Tutto procedeva bene, non c'erano mai stati problemi in quella casa.
Ma poi...
Poi accadde l'inevitabile. 
Accade tutto ciò che un genitore non vorrebbe per il proprio figlio.
Era una fredda giornata d'inverno, i bambini erano tutti in strada, chi a giocare a palle di neve, chi a costruire dei pupazzi di neve e chi a rotolarsi nella neve. Tutti si divertivano e Hermione li invidiava. Voleva anche lei correre per strada dagli amici e giocare, voleva ridere a crepapelle come quel ragazzino sdraiato sulla neve per imprimervi l'impronta del suo corpo. Invece era costretta a guardarli e aspettare con pazienza che la febbre andasse via, la madre si era presa qualche giorno di vacanza dal lavoro solo per stare con lei e non farla sentire troppo sola, sapeva quanto sua figlia odiasse la solitudine forse era anche per questo che la mattina andava a scuola e durante il pomeriggio prendeva lezioni di piano, per non farla sentire sola.
Hermione non era mai stata brava a stringere tante amicizie a causa della sua timidezza, ma aveva quelle poche che per lei bastavano e avanzavano.
Chissà cosa stavano facendo Harry, Neville, Luna e Cho in quel momento.
"Hermione, è pronto il thè!" fu il richiamo dolce della madre che la risvegliò dai suoi pensieri "Arrivo mamma" disse lei urlando con la sua voce infantile alterata un po' dal raffreddore. Tirò sul col naso per poi infilarsi le ciabatte e correre al piano inferiore. Amava l'ora del thè, probabilmente era una delle cose di cui non sarebbe riuscita a fare a meno.
La madre la fece accomodare davanti al camino acceso, poggiò il vassoio contenente i biscotti al burro - che lei tanto amava - e il thè.
"Grazie mamma" la donna le sorrise e tornò in cucina per poi uscire nuovamente con un foglio tra le mani "Devo andare a fare la spesa, te la senti di stare per un po' da sola?" 
"Sì, vai tranquilla" la donna le sorrise prendendo il cappotto e la borsa "Tornerò presto, promesso" e uscì di casa in fretta.
Hermione, con calma, riprese a sfogliare le pagine del libro che le era stato regalato quel Natale, non amava molto i libri in cui venivano narrate storie fantastiche di amori grandiosi e passionali, preferiva tutto un altro genere, ma quel libro l'aveva presa in un modo assurdo.
Amava le avventure di Peter Pan e il suo modo di comportarsi infantile. Lo apprezzava e lo capiva. Anche a lei sarebbe piaciuto poter essere per sempre una bambina.
Più sfogliava le pagine più aveva voglia di leggere, l'unico intoppo era il sonno. A causa dell'influenza si sentiva molto debole, di conseguenza appena si affaticava un po' di più sentiva la stanchezza gravarle addosso. Si lasciò cullare dallo scoppiettare del fuoco fino a calare le palpebre, il sonno aveva vinto contro la resistenza della piccola.

Sentiva odore di bruciato, era quasi soffocante così come il calore che l'avvolgeva. Non capiva bene da cosa era causato, ma sapeva che non era colpa del sogno che stava vivendo. Si constrinse a svegliarsi e appena lo fece sentì gli occhi lacrimarle, cercò di riaprirli nuovamente, giusto per adattarli a ciò che accadeva intorno, ci riprovò e questa volta riuscì a tenerli aperti. Notò che l'intera stanza era avvolta dalle fiamme. Provò a urlare il nome della madre ma le parole le morirono in gola, il fumo non le lasciava un attimo di respiro, i polmoni le bruciavano, la testa le girava e gli occhi le bruciavano facendoglieli tenere aperti appena.
Stava male e non riusciva a chiamare aiuto. Lentamente si alzò dalla poltrona su cui era seduta e cercò di andare verso la porta d'entrata della casa. Ogni passo le faceva mancare di più il respiro, il fuoco stava divampando e il fumo riempiva gli spazi lasciati vuoti dalle fiamme, una trave cadde poco distante da lei spaventandola, continuò a camminare sperando di non finire schiacciata, arrivata alla finestra guardò fuori, i bambini non si erano resi conto di niente?
Provò a urlare aiuto, ma solo uno di loro si accorse della bambina. Il ragazzino dai capelli rossi sbarrò gli occhi impaurito, e urlò qualcosa mentre correva nella casa di fronte per poi uscire accompagnato da un uomo che subito corse in casa come alla ricerca di qualcosa.
Hermione aveva il cuore che batteva all'impazzata cercò di allontanarsi dalla finestra e andare verso l'entrata vicina, ci arrivò ma le era impossibile aprire la porta, la maniglia era diventata incandescente, un enorme esplosione arrivò dalla cucina facendo cadere altre travi, bloccandola. Aveva ancora paura, forse più di prima. Un'altra trave cadde, colpendola di poco sul viso, gli occhi le bruciavano, la testa le girava. 
Tutto ciò che riuscì a vedere fu l'arrivo dei soccorsi, un'ambulanza e la madre in lacrime poi il nero, il nero totale.

Quando si risvegliò non vide altro che il nero. Dov'era?
Aveva una paura tremenda.
"Mamma?!" sussurrò, la gola le doleva.
"Hermione, sono qui" la donna le prese la mano, la voce era cupa, qualcosa non andava.
"Mamma, perchè ho delle bende sugli occhi? Perchè è tutto nero?" domandò impaurita.
"Piccola..." iniziò il padre prendendole l'altra mano "... purtroppo durante l'incendio sei stata colpita da qualcosa e questa cosa ha danneggiato le cornee e..."
"Sono cieca?" disse solamente, stringendo le mani dei genitori, voleva piangere ma non ci riusciva.
"Sì" disse il padre reprimendo un singhiozzo.
Hermione sorrise, ma era un sorriso ferito, triste "Quindi vedrò tutto nero? Per sempre?"
"No, no, no, non per sempre, esistono dei rimedi, solo che bisogna aspettare" 
"Fino a quando?"
chiese lei.
"Fino a quando non compirai la maggiore età" rispose la madre abbracciandola.
"Allora aspetterò..." disse in un sussurro, aveva una voglia matta di piangere e così fece non appena i genitori se ne andarono lasciandola da sola.
Pianse pensando, non avrebbe più visto il giorno ma solo la notte.
Non avrebbe più visto i colori, ma solo il nero.
Non avrebbe più visto i volti delle persone a lei care, poteva solo immaginarli.
Lei che odiava il nero era costretta a viverlo.
La bambina spensierata e felice che era stata per quei dieci anni ora non c'era più.
Hermione Granger aveva perso tutta la sua allegria e innocenza alla sola età di dieci anni.


ECCOMI COME PROMESSO!
Avevo detto che sarei tornata entro  la fine dell'anno con una nuovissima storia del tutto diversa da quelle di cui sono solita scrivere. Posso assicurarvi che, però, cercherò di essere costante con la pubblicazione dei capitoli, anche perchè mi sto scervellando molto per renderla diversa e apprezzabile.
Come avrete notato in questo prologo (ora faccio anche i prologhi, cose proprio in grande oh) la nostra Hermione è leggermente diversa da quella descritta nei libri e presentata nei film, l'ho voluta rendere diversa perchè questa storia rispecchierà solo in parte i personaggi che vediamo di solito (se cambiassi del tutto i personaggi sarebbe un casino e non sarebbero più loro).
Se, ovviamente, volete chiarimenti o altro potete dirlo chiaramente in una recensione o un messaggio. Vi ricordo anche la OS che ho pubblicato qualche giorno fa sui Gemelli (Sì, sono io).
Ora vi lascio, sperando di riuscire a rendere credibile il seguito di questa storia.
A presto.

Vera

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Capitolo 2
*** 1. In the dark. ***


1. In the dark

Era seduta al caldo davanti al camino, aveva la tazza di the bollente. tra le mani.
Lo scoppiettare del fuoco la rilassava così come il soffiare del vento al di fuori della casa.
Era inverno, tutto sembrava ricordarle sette anni prima, sette anni da quel fatidico giorno.
Hermione ormai non era più una semplice ragazza.  A causa di quell'incidente, avvenuto sette anni prima, tutto era cambiato, aveva perso tutto ciò che aveva e tutto ciò che era. 
Aveva perso sè stessa prima di ogni altra cosa.
"Sicura che non ti serva niente?" le chiese  dolcemente la madre, Hermione fece cenno di no con la testa per poi sbuffare, non a causa della madre ma per il semplice motivo che a causa di tutte quelle attenzioni si sentiva quasi... oppressa. Per non parlare del buio continuo in cui viveva.
Si sentiva soffocare a volte, a causa di questo dopo essere uscita dall'ospedale andò da uno psicologo. Il trauma subito era stato grave, forse troppo, e l'unico modo per superarlo era quello.
Le ci sono voluti due anni di sedute, e tutt'oggi a volte è costretta ad andare per verificare che tutto vada bene.
Da quel giorno aveva smesso di fare tutto: aveva lasciato la scuola e di conseguenza tutti i suoi amici, aveva abbandonato le lezioni di piano che lei amava da impazzire, aveva lasciato perdere la lettura e il disegno.
Ma nonostante questo suo rifiuto verso il genere umano, nonostante la sua continua ricerca di isolarsi da tutto e tutti, nonostante questo, al suo fianco ha avuto sempre i suoi genitori, così come i suoi amici d'infanzia: Harry, Luna e Neville. Le trasmettevano tutto il loro affetto, e gliene era grata, ma a volte l'oppressione vinceva su tutto lasciandola cadere - anche se per brevi istanti - in uno stato di malinconia.
Chiuse gli occhi beandosi nuovamente del calore, afferrò il telecomando dello stereo e lo accese, partì la voce di Adele sulle note di Hello cullandola dolcemente. Almeno la musica riusciva ancora a farla stare bene.


Uno dei sogni più grandi di Hermione era quello di poter rivedere la luce e i colori. Attendeva con ansia e pazienza il giorno dell'intervento pur sapendo che la riuscita poteva essere pari alla non riuscita. Ma lei non aveva paura, anzi, ci credeva, sapeva che un giorno la vista le sarebbe tornata. Mancavano solo nove mesi alla sua maggiore età e dodici per l'operazione.
"Che ne dici di andare a fare un giro?" le chiese Harry.
La ragazza annuì posando la tazza di the vuota sul tavolo, era da molto che non usciva e l'aria invernale era ciò che più amava, magari sentire il vento gelido sfiorarle il viso le avrebbe fatto bene. Sotto lo sguardo vigile di Harry salì le scale che la portavano in camera sua, ormai conosceva perfettamente la casa e aveva imparato a muoversi al suo interno, le ci era voluto un po' ma c'era riuscita.
Camminò dritta fino all'appendi abiti tastando i vari cappotti per poi prendere il suo, riusciva a riconoscere i colori grazie alle lettere ricamate sulle etichette, cosa che faceva la madre con tanta premura, indossò il cappotto e uscì chiudendosi la porta alle sue spalle, scese nuovamente le scale "Harry, sono pronta" Harry si avvicinò prendendola sottobraccio "Ti porto al mare, ti va?"
"Sì"
rispose solamente accennando un sorriso.
Camminarono a lungo, forse un po' troppo per due adolescenti, arrivarono alla meta tanto ambita, Hermione percepiva l'odore della salsedine e il rumore delle onde che s'infrangevano contro gli scogli poco più a largo. Amava il mare, amava la forza che possedeva, amava le sue onde che, seppur non arrivavano dove volevano, continuavano a scagliarsi contro quegli ammassi di pietre senza tregua, a volte mettendoci più forza, a volte rallentando.
Amava la sua importanza, la sua fauna, le sue leggende.
Amava tutto del mare. Purtroppo, però, lei non poteva far altro che immaginarlo, le sarebbe piaciuto poterlo mettere sulla tela. Doveva solo attendere, doveva pazientare, mancava solo un anno alla sua operazione.
Lei voleva pure sembrare impassibile e non mettervi troppa speranza nella sua riuscita, ma una parte di lei era così ottimista da farle credere che tutto sarebbe filato liscio e lei sarebbe tornata la stessa ragazzina di prima.
"E' da tanto che non venivo in riva al mare" sussurrò all'amico che annuì lievemente con la testa per poi rispondere con un semplice 'Sì'.

"Sai, ho conosciuto una raga
zza"disse Harry giocherellando con la sabbia, erano fermi lì da una mezz'ora, Hermione aveva chiuso gli occhi e si stava lasciando cullare del tutto dal suono delle onde "Come si chiama?" chiese solamente, era curiosissima di conoscere tutti i dettagli di quella vicenda "Ginevra, la sorella di Ronald Weasley, te lo ricordi?"
Sembrò pensarci su, poi annuì "Quel ragazzino dai capelli rossi che, durante l'orario di pranzo in mensa, sembrava corteggiare di continuo le coscette di pollo?"
"Esattamente"
"Povera ragazza, spero non sia come lui"
"E' del tutto diversa da lui, lei è... particolare"
"Ti va di parlarmi di lei?"
chiese poi la ragazza sdraiandosi del tutto sulla sabbia, poco le importava di dover fare uno shampoo dopo, le piaceva quella sensazione.
"Sicura di volermi ascoltare?"
"Sicurissima"
disse sorridendo e tenendo sempre gli occhi chiusi, sentiva il lieve venticello  colpirle il profilo destro del viso e non percepiva il calore del sole, segno che la giornata, come al solito, era leggermente cupa.
"Lei, come t'ho detto, è particolare in tutto e del tutto. Gioca nella squadra di calcio femminile della scuola, ha un anno in meno a me ma sembra molto più matura rispetto alle sue coetanee. E' studiosa, e pur crescendo tra maschi ha la sua femminilità. E' forte, sa farsi rispettare"
"La ragazza perfetta per te, eppure ero sempre stata convinta che tu e Cho sareste finiti insieme, un giorno..."
disse Hermione lasciando la frase in sospeso con tono scherzoso. Avvertì la risata lieve di Harry "Già, ma a volte non sempre succede quello che tutti si aspettano"
"E lei?"
"Lei cosa?"
"Lei che prova per te?"

"Non ne ho idea, passiamo molto tempo insieme, usciamo spesso e sembra stare bene con me" Hermione sorrise "Allora prova qualcosa per te" affermò poi alzandosi e aprendo gli occhi, niente, il solito nero notte davanti.
"Da cosa lo intuisci?" Hermione si alzò del tutto in piedi passandosi le mani tra i capelli e poi sui jeans "Dal fatto che sta bene in tua compagnia" si stiracchiò e poi porse la mano a Harry "Torniamo a casa?"
"Va bene"
rispose il ragazzo con tono confuso, Hermione rise per poi prenderlo sotto braccio "Niente da fare, voi uomini siete un po' tardivi riguardo alle donne, ma non preoccuparti, un giorno capirai... qualcosa"

"Cosa farai durante le vacanze di Natale?"
chiese Hermione mangiucchiando un biscotto "Probabilmente andremo dai nonni a Londra, tu?" chiese Harry prendendo un biscotto dal vassoio, Hermione sembrò pensarci, poi sorrise "Andrò al mare"
"Da sola?" chiese impaurito il ragazzo lasciando cadere il biscotto, non era da Hermione uscire da sola, la maggior parte delle volte la costringevano ad uscire accompagnata da qualcuno per la paura che le accadesse qualcosa, era pur sempre invalida.
"Sì, da sola"
"Ma è pericoloso!"
esclamò ancora il ragazzo alterandosi di poco, quella ragazza era un'incoscente!
"Harry, andrà tutto bene, conosco a memoria l'intero paese..."
"Ma tu sei cieca, Hermione ragiona!"
le urlò contro sorprendendola, non aveva mai perso la pazienza con lei, tanto meno aveva mai alzato la voce per richiamarla, anzi, era sempre il contrario.
Poi sorrise, sapeva che la reazione dell'amico era dovuta a causa della sua preoccupazione, ma a quel 'tu sei cieca' si era sentita un po'... persa.
Certo, sapeva che non era capace di poter vedere, ma a volte cercava di non darvi peso giusto per non passare l'intera giornata tristemente, ma ogni volta che qualcuno le diceva una frase simile o glielo domandava si sentiva cadere il mondo addosso.
Prese un respiro profondo "Lo so, Harry" disse solamente cercando di risultare il meno fredda possibile, l'amico non meritava un trattamento simile.
"Scusami, io non volevo..." non gli lasciò concludere la frase "Lo so, lo so, scusa ma sono stanca, poi si sarà fatto tardi, è meglio se torni a casa" concluse semplicemente alzandosi dalla poltrona andando verso le scale "Ho capito, ci sentiamo domani, okay?"
"Buonanotte"
sospirò Hermione fingendo un sorriso "'Notte" rispose solamente il ragazzo guardandola salire le scale.
L'aveva ferita, ma lui non voleva, non voleva farle del male.

"Allora ci sentiremo tutti i giorni, promesso"
"Harry stai solo andando a trovare i tuoi nonni, mica parti per sempre!"
esclamò Hermione cercando di farlo ridere, e sperava ardentemente di esserci riuscita almeno in parte.
"Ma starò via fino al trentuno!" continuò il ragazzo "Oggi è il ventitrè, sono solo sette giorni di lontananza!" continuò lei, sentì Harry sbuffare e rise.
"Mi raccomando, non uscire da sola, e se mai ti venisse voglia di uscire chiama Luna o Cho o Neville o chiunque altro e..."
"Ciao Harry, ci vediamo tra sette giorni!"
era iperprotettivo, proprio come un fratello con la propria sorella.
E questo era il loro rapporto, erano come fratello e sorella.
Entrambi si erano subito ritrovati a volersi un bene incredibile il primo giorno di asilo, anche perchè vivevano situazioni familiari simili: i genitori di Harry erano degli avvocati importanti e molto spesso si ritrovava a casa da solo con la baby-sitter, ma a lui ciò non pesava.
Anzi, a volte sembrava non farci neanche caso, le diceva sempre "Preferisco sapere che sono fuori per lavoro piuttosto che saperli morti" e lei ammirava ciò che diceva, a volte lei si ritrovava a pensare di essere egoista, aveva sempre nascosto il desiderio di voler passare più tempo con i genitori e qualche volta le era capitato di fare qualche capriccio a causa di ciò, lui invece no.
Non aveva mai visto Harry lamentarsi di qualcosa nè di volere per forza qualcosa, era un ragazzo d'oro.
"Non cacciarti nei guai, ci vediamo tra sette giorni" e sentì le braccia del ragazzo avvolgerle il busto in un tenero abbraccio, si era resa conto solo adesso di quanto il ragazzo fosse cresciuto.
"Tranquillo, ti voglio bene"
"Anche io"
sciolsero l'abbraccio, sentì lo sportello della macchina aprirsi e richiudersi poi il rumore del motore della macchina e quest'ultima che si allontanava velocemente dal vialetto di casa sua.
Sospirando rientrò in casa , questi sette giorni sarebbero stati un po' una tortura per lei.

ECCOMIIIIIIII!
Perfett, ecco il primo capitolo, sì so che è abbastanza noioso ma voglio spiegare lentamente tutto cercando di non aggiungere troppe cose in un solo capitolo.
Sì, so anche che i Gemelli ancora non hanno fatto la prima comparsa ma (sì, c'è un ma) entreranno a far parte della storia già dal prossimo capitolo, ma non aspettatevi molto, anche perchè voglio parlare prima dei rapporti di amicizia di Hermione e di come vive questa 'situazione'.
Posso dirvi che il seguito lo sto scrivendo, ho già qualche idea e ho messo per iscritto una bozza.
Per quanto riguarda gli errori o cose simili FATEMELI NOTARE.
Se invece avete bisogno di qualche 'chiarezza' sulla storia scrivetemelo pure, io vi spiegherò tutto ciò che volete sapere.
Prima di andarmene, però, ci terrei ad augurarvi un BUON ANNO.
Ve lo auguro adesso perchè mi sa che domani non entrerò su Efp, come molti di voi.
Un appello riguardante questa festa: vi prego di evitare di essere ubriachi fino al midollo, evitate di mettervi in macchina da sbronzi, evitate i botti che sono 'malvagi' sia per noi, per l'ambiente e per i nostri amici animali.
Cercate di trascorrerlo nel migliore dei modi, anche perchè ci si può divertire anche evitando queste cose.

Detto questo vi lascio, un abbraccio enorme.

Vera.


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Capitolo 3
*** 2. Il ritorno ***


 Il ritorno

Il treno scorreva veloce sui binari così come il panorama al di fuori di esso.
Guardava il mescolarsi del verde degli alberi con l'azzurro del cielo per poi passare al marrone delle montagne.
Era fermo con la testa contro al finestrino gelido, a ogni respiro vi si creava l'alone di condensa.
Era pensieroso e ciò non era un bene.
"Fred, tutto bene?" 
"Sì, alla grande"
ma ciò non era vero, ogni volta che tornava nel suo paese Natale tutto cambiava, soprattutto lui cambiava.
Era scappato da quel luogo subito dopo quell'incidente, quello che gli aveva cambiato la vita.
Il suo gemello aveva deciso di seguirlo perchè, beh, nessuno poteva vivere senza l'altro.
A volte si domandava com'era possibile  che, dopo quello che era successo quattro anni prima, fosse ancora al suo fianco.  George aveva lasciato tutto là: la casa, la famiglia, gli studi, la sua ragazza, gli amici.
Tutto ciò che lo rendeva ciò che era.
"Sai, io non ti capisco, quello è stato un incidente, non era colpa tua..." disse George porgendogli un bicchiere contenente del caffè caldo, ma venne interrotto "Era colpa mia, è colpa mia e sarà sempre colpa mia, cos'è che non capisci?" sospirò prendendo il bicchiere dalle mani del gemello.
Non riusciva a darsi pace e sapere che il gemello non capiva il perchè lui si sentisse così lo faceva stare ancora peggio.
Il treno iniziava a rallentare, segno che erano ormai vicini. Fred, dopo l'ennesimo sospiro, si alzò prendendo il suo giaccone e il cappello di lana regalatogli dalla madre il Natale precedente.
"Fred..." disse George il quale ricevette solo un sorriso spento da parte del fratello.
Da quattro anni a quella parte non riuscivano più a capirsi come prima e entrambi, a modo loro, ne soffrivano.

Ad attenderli alla stazione, come sempre, c'erano quasi tutti i Weasley.
La madre come al solito si asciugava le lacrime, commossa dal fatto che dopo 12 mesi di lontananza i due fossero tornati, accanto a lei c'era Ginny, Fred se la ricordava un po' più piccola e paffuta. Solo allora se ne rese conto: si stava perdendo gli anni migliori della vita di sua sorella. Storse il naso, tutto questo l'aveva voluto lui. Passò lo sguardo sulla persona accanto alla sorella, suo fratello Percy li guardava con aria di disapprovo. Capiva quello sguardo, ne aveva tutte le ragioni, lui se lo meritava ma George no. La colpa era sua, non quella del gemello.
"Ragazzi, bentornati" disse il padre dandogli una pacca sulla spalla, Fred abbozzò il solito sorriso.
"Grazie" rispose George guardandosi intorno, cercava qualcuno e Fred sapeva anche chi "Angelina!" urlò poi facendo voltare mezza stazione verso di loro, Fred si poggiò una mano sul viso cercando di trattenere una risatina nervosa e impacciata.
Ora ci sarebbe stata anche lei ad accoglierlo se solo fosse stata ancora viva.
Ma il problema era proprio questo: se lei fosse stata ancora viva lui non se ne sarebbe mai andato.
"Com'è andato il viaggio?" chiese subito la madre "Una meraviglia" rispose solamente guardando il gemello che correva verso la sua ragazza, sorrise amorevolmente.
Sapeva che George doveva restare là, quella era la sua casa, era il posto adatto a lui.
Lì aveva tutto ciò che voleva: amore, amicizia e fama.
Sarebbe riuscito a continuare gli studi per poi diventare un famoso chimico, avrebbe messo su famiglia. Sarebbe riuscito ad avverare tutti i suoi sogni, peccato che era un tipo testardo e non capiva che, a causa di un problema unicamente legato a Fred, stava perdendo tutto lentamente.
"Sono così felice di rivedervi, siete mancati tantissimo a tutti" squittì Ginny allegra.
"Anche voi mi siete mancati tantissimo, piccolina" Fred strinse la sorella in un caloroso abbraccio. Ah, quanto gli erano mancati, tutti.
"Che ne dite se andiamo a casa?" chiese il padre sorridendo apertamente. 
"Penso che George tornerà con Angelina" continuò poi guardando i due.

"Che ne dite se andiamo a mangiare fuori?" Fred rabbrividì all'idea, i suoi genitori non potevano permettersi molto e non voleva che sprecassero soldi inutilmente.
"No, che ne dite se restiamo a casa? Mi mancavano i manicaretti della mamma e non vedevo l'ora di poter mangiare..."
"Fred, tranquillo, per noi non è un problema, ultimamente le cose stanno andando bene a lavoro"
disse il padre sorridendogli, era riuscito a capire il suo intento. Fred sorrise e annuì.
Ormai non era più bravo a mentire come una volta.

Una delle cose che gli mancava del suo paese era il mare, avevano la fortuna di averlo a pochi passi da casa.
Ogni volta, di notte, si lasciava trasportare totalmente dal suono delle onde. Lo preferiva di gran lunga rispetto al caos continuo della città.
Prese un respiro profondo e decise di alzarsi da quel letto, proprio non riusciva a dormire.
Spostò le coperte pesanti dal suo corpo rabbrividendo a causa del vento da loro provocato, poggiò i piedi sul tappeto freddo, rabbrividì al contatto. Prese i vestiti lasciati sulla sedia qualche ora prima e si vestì velocemente.
Senza fare alcun rumore scese le scale, uscì di casa e si diresse verso il mare.
Una volta arrivato sulla spiaggia storse il naso, lei odiava il mare, anzi, odiava tutto ciò che lui amava.
Non erano mai d'accordo su niente, eppure si amavano. Però, pure se con poca voglia, lui cercava di fare ciò che a lei piaceva e lei lo stesso.
E appunto per questo, per accontentare lui, che lei non c'era più.
Guardò l'immensa distesa d'acqua tinta di nero, la luna si rifletteva sulle specchio d'acqua e ciò sembrava rasserenarlo anche se per poco.
Camminò ancora fino ad arrivare sul bagnasciuga, una volta arrivato là si sedette, rimase per molto tempo ad ascoltare le onde del mare. Rimase così a lungo da poter assistere all'alba, se la Luna sembrava rendere magico il mare durante la notte, il Sole sapeva dargli quell'allegria che a lui mancava.
Quanto avrebbe voluto poter vedere l'alba in modo diverso, magari senza sensi di colpa, magari con lei.
Quanto avrebbe voluto poterla avere ancora al suo fianco.

"Fred, dove sei stato?" chiese George guardando il soffitto della camera, Fred non gli rispose. Lui non voleva ferire il gemello, anzi, gli voleva un bene incredibile ma da quel giorno tutto era cambiato e questo lo sapevano entrambi.
George era il buono, Fred il cattivo.
"Sono stanco" gli disse poi "Sono stanco di vederti così. Non è colpa tua, capisci? Tu non c'entri niente con la sua morte!" gli urlò contro. Era raro vedere George perdere le staffe, così come era raro vederlo inveire contro il proprio gemello.
"George è colpa mia, se quel giorno non avessi deciso di andare a fare un giro in barca a vela ciò non sarebbe successo. Lei ora sarebbe ancora qui, con me"
"E' stato un incidente, il mare era agitato..."

"Appunto, non sarei neanche dovuto uscire in mare aperto con la vela, capisci? Lei odiava il mare eppure l'ho costretta a seguirmi. Se solo non avessi perso il controllo, io...se solo..."  le lacrime scesero calde e veloci sul viso di Fred lasciando a bocca aperta George.
Fred non aveva mai pianto in pubblico, neanche davanti a lui.
"Fred..."
"Non è niente, ora scusa ma ho bisogno di una doccia"
e lo lasciò da solo in quella stanza.
George mai come in quel momento aveva provato pena per il suo gemello. Avrebbe tanto voluto poter prendere un po' del suo dolore e tenerselo per se, solo per non farlo stare così male.
Fred aveva bisogno di aiuto.

Dopo essere uscito dalla doccia si guardò allo specchio, riflesso al suo interno non c'era il ragazzino di quattro anni prima, ma solo un ragazzo distrutto dalle colpe e dai ricordi.
Neanche si riconosceva più.
Chi era lui?
Cosa ne stava facendo della sua vita?
Lui non era nessuno e nella vita non aveva mai concluso niente.
Si passò le mani sul viso, la barba gli stava ricrescendo e i capelli arrivavano appena sotto i lobi delle orecchie.
Doveva sistemarli, almeno un po'.
Tornò a guardarsi nello specchio, i suoi occhi celesti erano nascosti da uno strato di apatia, tristezza perenne. A volte sembrava aver perso ogni tipo di sentimento, ma non era così. Aveva solo imparato a controllarli, a tenerseli dentro, giusto per non far capire alla gente cosa provava lui in realtà.
Si vestì velocemente e scese al piano di sotto, giusto per mangiare qualcosa al volo e andare a trovare un vecchio amico. Di stare in quella casa non ne aveva voglia, tanto meno andare in giro per il paese.
Sperava solo che quelle due settimane passassero in fretta perchè ogni minuto che passava sentiva l'angoscia crescere a dismisura mentre la forza di continuare a fingere di essere felice calava.
"Fred, caro, cosa ti va di mangiare?" gli chiese la madre non appena il ragazzo mise piede in cucina, la tavola era ricca di vivande di ogni tipo, dal dolce al salato.
"Credo mangerò solo qualche puncake, vado di fretta" la donna annuì e posò davanti a lui un piatto colmo di puncake "Ci vuoi il miele, lo sciroppo d'acero o la cioccolata?" chiese ancora la donna, Fred sorrise, non sarebbe mai cambiata.
"Tranquilla, faccio io" prese il miele e lo lasciò cadere sopra i puncake sotto lo sguardo vigile e dolce della madre.
"Sai che se qualcosa non va puoi parlamene, vero?" Fred si bloccò per poi sorridere "Sì, lo so" rispose solamente.
Perchè tutti erano fissati nel volerlo far parlare?
Lui non ne aveva voglia, non ne aveva il coraggio, e ne aveva avuto la prova pochi minuti prima in camera con George.
Parlarne significava mettersi a nudo, dire ciò che lo tormentava, significava farlo stare peggio e lui aveva paura.
Paura che tutte quelle sofferenze l'avrebbero sopraffatto.
E lui non voleva.
Aveva bisogno di aiuto, è vero, ma lui non lo voleva.
Sarebbe riuscito ad affrontare tutto quel dolore, un giorno.

Gente!
Prima di tutto, scusatemi per il tremendo ritardo, ma davvero, non sapevo come introdurre Fred nella storia. 
Avevo varie idee, ma questa è quella che mi è piaciuta di più. Non so voi, ma cimentarmi in qualcosa di simile dove Fred e George non risultano come quelli originali (cioè sempre allegri e con tanti scherzi per la testa) mi ha dato tante idee pazzesche facendo uscire fuori questa.
Spero di non essere caduta nel banale, anche perchè è del tutto diversa dalle storie che scrivo normalmente.
Mi odierete un casino per questo, I know.
Ovviamente con il passare dei capitoli gli eventi si evolveranno, i personaggi anche cambieranno.
Ovviamente per qualsiasi cosa, come errori, chiarimenti o altro potete tranquillamente dirmelo/chiedermelo.

ps. ringrazio la canzone Incomplete dei Backstreet Boys e una delle colonne sonore di Tsubasa Chronicles (Hear our prayer) che mi hanno dato l'ispirazione per questo capitolo.

Ora vi lascio, a presto!

Vera.


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Capitolo 4
*** 3. That day when I met you. ***


That day when I met you.

"Mamma, esco"
"E dove vai?"
"Verso la spiaggia"
senza sentire altro e senza dare altre spiegazioni uscì di casa, era la mattina del ventotto dicembre, il freddo si sentiva e la neve era caduta durante tutta la notte coprendo tutto il paesaggio col suo manto bianco.
Ma ciò non l'avrebbe fermata, anzi, le sembrava un motivo in più per camminare all'aperto. Anche se ai piedi aveva i soliti stivali le risultava comunque difficile camminale tranquillamente. Si muoveva con il semplice aiuto del muro, poggiava la mano contro di esso e lo seguiva lentamente.
Camminò a passo lento lungo tutti i marciapiedi da percorrere. Conosceva quelle strade come le sue tasche, eppure aveva sempre paura di perdersi o finire in qualche guaio.
Aveva con se anche uno di quei bastoni pieghevoli che lei tanto odiava e  per cercare di celare la sua cecità aveva indossato dei semplici occhiali da sole scuri.
Quest'ultimi non le sarebbero serviti a molto ma le metteva un tremendo disagio sapere che la gente la guardava negli occhi mentre camminava da sola per strada come con unica compagnia un bastone. Tutto era diverso quando era in compagnia, i suoi amici riuscivano a metterla a suo agio e delle gente riusciva a fregarsene.
"Hermione?" si fermò sentendosi chiamare "Che ci fai da sola per strada?" continuò la voce del ragazzo.
"Ciao Neville, sto bene, grazie, tu?" sorrise porgendo la domanda ironica, sentì lo sbuffo del ragazzo che la fece ridacchiare.
"Dove stai andando da sola?" domandò di nuovo il ragazzo "Verso la spiaggia" rispose sicura.
"E ci vai da sola?" domandò ancora il ragazzo con un tono di voce leggermente più preoccupato.
"Sì" rispose ancora, sorridendo apertamente.
"Vuoi che ti accompagni?" Hermione sembrò pensarci su, poi fece cenno di no con la testa, Neville era l'unico dei suoi amici a fidarsi completamente di lei e dei suoi sensi.
"Va bene, allora ci sentiamo più tardi"
"Grazie Neville, a più tardi" 

Hermione ricordava quel ragazzino impaurito che aveva conosciuto alle elementari, e solo a pensarci non ci credeva, anche Neville era cresciuto, era meno sbadato, diceva sempre ciò che pensava senza tirarsi indietro.
Il loro era un gruppo particolare, fin da piccoli Neville, Harry, Luna, lei e Cho sono stati uniti a causa degli altri.
Ognuno di loro veniva deriso per qualcosa.
Lei per la sua capigliatura da leonessa e i denti da castoro, Harry per la bizzarra cicatrice sulle fronte e per gli occhialini tondi alla John Lennon, Neville per la sua timidezza e per l'essere un po' in carne, Luna per la sua stravaganza nel muoversi, parlare e vestirsi, e Cho per il suo accento e alcuni particolari fisici diversi da quelli inglesi.
Ognuno di loro era stato deriso ma nessuno aveva mai mollato, anzi, erano fieri di ciò che erano.
L'odore del mare era percettibile nell'aria, segno che era quasi vicina alla spiaggia.
A volte sperava di poterci tornare con una tela bianca e le tempere solo per imprimerlo e dargli una sua versione in disegno.
Sperava sempre di poter rivedere quel celeste durante le giornate estive, quel grigio spento durante le giornate di pioggia. Sperava di poter rivedere il mare agitato, le tempeste con tanto di lampi.
Sperava di poter rivedere tante di quelle cose che ormai ne aveva perso il conto.
Lei era felice, certo, ma non del tutto. Le mancavano le piccole cose, quelle che per gli altri sembrano futili.
A volte sono le cose più semplici, quelle che tutti trovano stupide, a rendere del tutto felice una persona.
Con l'aiuto del bastone avvertì i gradini dinnanzi a lei e lentamente li scese mantenendosi al muretto al suo fianco. Avvertì subito la sabbia  mista alla neve sotto le suole delle sue scarpe e sorrise.
Camminò per un po' cercando di non arrivare fin troppo verso la riva.
La brezza invernale era contaminata dall'odore della salsedine, ed era un odore particolare, quasi le veniva voglia di chiuderlo in un barattolo solo per poterlo custodire.
Restò per lungo tempo in piedi davanti alla riva.

Erano passati minuti, forse ore da quando era lì ferma. Aveva perso la cognizione del tempo persa nei suoi pensieri. Sembrava quasi essersi addormentata in piedi. Infatti si spaventò avvertendo il trillare del cellulare all'interno dello zainetto che usava come borsa. Ripescò facilmente il cellulare viste le poche cose che aveva all'interno dello zainetto. Rispose e la persona dall'altro capo del telefono sembrò tirare un sospiro di sollievo "Si può sapere dove sei?" era la voce preoccupata di Cho, Hermione sbuffò, odiava quando si preoccupavano per lei.
"Sono alla spiaggia" rispose solamente alzando le spalle, come se la ragazza dall'altro capo al telefono potesse vederla.
"E ci sei andata da sola?" la voce di Cho sembrava quasi terrorizzata all'idea di un'affermazione da parte della ragazza "Sì"
"Ma sei impazzita?!"
okay, era era veramente terrorizzata e... arrabbiata.
"Sta ferma lì, vengo a prenderti" Hermione spalancò occhi e bocca, incredula per il comportamento della ragazza "Cho, no, no... aspetta..." ma le parole le morirono sulle labbra, la ragazza asiatica aveva attaccato la telefonata.
"Dannazione..." sussurrò rimettendo il cellulare in borsa, ma perchè non le lasciavano un po' di libertà?
Tutti ne avevano bisogno, soprattutto lei visto il modo in cui era costretta a vivere.
Visto il mondo in cui era costretta a vivere.
Si girò incamminandosi verso la direzione in cui era arrivata ma dopo pochi passò andò a sbattere contro qualcosa, a causa della rabbia aveva dimenticato di fare attenzione a ciò che la circondava.
Cadde rovinosamente a terra perdendo gli occhiali scuri che aveva sul viso.
"Ma guarda dove vai!" le urlò contro una voce maschile, Hermione sorrise ironicamente "Se solo potessi lo farei, non credi?!" rispose poi a tono, tastando sulla neve intorno a lei per prendere gli occhiali.
Una volta presi si accorse del danno: si erano rotti.
Doveva esserci caduta sopra dopo l'impatto con il ragazzo.
Avvertiva ancora la presenza del ragazzo a pochi passi da lei ma quest'ultimo non parlava, anzi, se ne stava in religioso silenzio.
Si alzò da terra pulendosi il cappotto e solo pochi secondi dopo avvertì dei passi attutiti in lontananza "Hermione!" urlò una voce femminile, sbuffò mettendo gli occhiali a posto.
"Hermione, che è successo?! Stai bene?!" chiese allarmata la ragazza poggiandole le mani sulle spalle, Hermione annuì solamente, avvertiva ancora la presenza del ragazzo poco distante da loro.
"Hei, tu, ma non puoi fare più attenzione?!" Cho era arrabbiata e Hermione si sentì quasi in colpa: quel ragazzo già sembrava essere mortificato e in pena, altrimenti perchè mai sarebbe dovuto stare in silenzio?
"Io..." fu solo un sussurro ma Hermione avvertì tutto il suo pentimento nei suoi confronti, ma non un briciolo di pietà e quasi ne rimase sconvolta.
Tutti quelli che le sbattevano contro, tutti quelli che la vedeva, provavano pietà nei suoi confronti solo perchè era una non vedente. Non lo vedeva ma lo percepiva dal tono di voce che queste persone assumevano.
Il tono di voce del ragazzo era cambiato, sì, ma non nel solito tono petulante e penoso, anzi, c'era qualcosa di diverso, qualcosa che lei non riusciva a capire.
"Scusatemi" disse poi, Hermione ascoltò i passi del ragazzo mentre se ne andava via.
"Ora torniamo a casa" disse poi la ragazza dai capelli scuri prendendola per il polso e trascinandosela dietro.
Di nuovo quella sensazione, si sentiva di nuovo un uccello in gabbia.
A causa di quell'incidente aveva perso anche la sua tanto amata libertà.

"Ma dico io, cosa ti passa per la testa?" erano tornate da circa mezz'ora a casa e Cho non faceva altro che andare avanti e indietro davanti alla poltrona su cui Hermione era seduta. Quasi le veniva la nausea ad ascoltare il rumore dei tacchi dell'amica, era snervante.
"Sei un'irresponsabile, e pensare che da piccola ti ho sempre ammirato per la tua maturità" Hermione strinse le mani in pugno, sentiva le sua unghie conficcarsi nel palmo, che cosa poteva dirle?
Aveva paura di sbagliare a usare le parole, paura di sbagliare il tono di voce, paura di poterla ferire.
Pur non sembrandolo Cho era una persona molto sensibile, bastava poco per farla scoppiare a piangere e lei non aveva voglia di sentirla piagnucolare nè tanto meno di chiederle perdono.
"Comunque sia, la prossima volta che esci chiama me o Luna o Neville o..." e iniziò la lunga lista di persone che doveva contattare in caso di una breve uscita.
"Grazie Cho, ma adesso basta, ho un urgente bisogno di andare a riposare un po'" disse lei alzandosi, subito sentì i passi della ragazza arrestarsi "Sei stanca? Visto che ti sei affaticata?" e  aveva inizio così l'ennesima ramanzina.
In quel momento Harry le mancava più che mai, lui avrebbe saputo come mettere a freno la lingua della ragazza.
Anzi, lui sapeva come mettere un freno a quella ragazza.
Cho aveva sempre avuto un debole per Harry anche se quest'ultimo è stato sempre meno interessato a lei e le sue provocazioni.
"Ciao Cho" disse poi sorridendo e andando verso le scale, a volte sembrava scortese, ma i suoi amici erano abituati a ciò anche perchè la casa di Hermione era come una seconda casa per loro.
"Ciao Herm, ci sentiamo dopo" rispose Cho e Hermione potè giurare di aver avvertito un risolino mentre saliva le scale diretta in camera sua.
Una volta arrivata in camera sua si lasciò andare ad un pianto isterico poggiata contro alla porta.
Era stanca di tutto quel buio, stava perdendo tutte le sue forze, non sapeva per quanto ancora avrebbe retto.
Sapeva solo che sarebbe crollata, presto.
Sapeva solo che aveva bisogno di aiuto.

Buon sabato!
Eccomi di ritorno, prima del previsto!
So che non è un granchè, ma nel prossimo capitolo - prometto - che Fred farà nuovamente la sua comparsa - adoro scrivere nei suoi panni, mi diverte.
Beh, non so cosa dirvi, ovviamente per qualsiasi chiarimento o altro potete contattarmi in privato o dirmelo in una recensione. Sarò lieta di spiegarvi tutto.
Come sempre vi auguro una buona giornata, serata o quant'altro.
Alla prossima (sperando presto).

Ps. Questa volta il capitolo l'ho scritto sulle note di Metà dei Sonohra.

Vera.


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Capitolo 5
*** 4.It's just a dream ***


4.It's just a dream.
 
Il vento soffiava forte, faceva quasi male. Il viso gli si era arrossato a causa del suo essere gelido.
"Dove sono?" domandò confuso, quasi in sussurro, ma non ricevette risposta, davanti a sè aveva il mare, una distesa enorme e agitata.
Le onde colpivano violentemente gli scogli e le imbarcazioni ferme nel porto poco più avanti.
Allora capì, si trovava su una spiaggia, su quella spiaggia.
Decise di incamminarsi e andare verso quel piccolo porto, guardò la sabbia, era strana al tatto, non era fredda come si aspettava, era insolitamente calda e soffice. Senza pensarci continuò ad avanzare fino ad arrivare alle imbarcazioni. Perchè mai si trovava lì? Proprio non riusciva a ricordare nè a capire.
Scrutò una ad una le piccole barche a vela, ma solo una lo colpì, era la barca della famiglia di lei, quella andata in mille pezzi quel giorno.
"Andiamo Fred!" urlò una ragazza correndo, lo sorpassò in poco tempo e quasi si spaventò avvertendo quella presenza tanto familiare.
"Danielle..." sussurrò vedendola sorridere, i capelli biondi che si alzavano a ogni folata di vento e gli occhi grigi semichiusi a causa del sua modo di ridere.
Sorrise anche lui correndo verso la ragazza, cercò di afferrarle la mano ma quest'ultima scomparve improvvisamente insieme a lei. Si guardò intorno confuso, dov'era finita?
"Dai Fred, sali" si girò di nuovo, era seduta sulla sua barca a vela e lo attendeva sorridente.
Rabbrividì, non di nuovo, non voleva rivivere quel momento.
"Fred..." ripeteva continuamente la voce della ragazza, si posò le mani sulle orecchie cercando di attutire il suono della voce della ragazza, ma questa sembrava farsi sempre più forte e chiara.
"Svegliati Fred!" urlò questa volta chiaramente e lui lo fece, si svegliò.
Si guardò intorno, la stanza era illuminata dal sole ed era vuota. Guardò la radiosveglia poggiata sul suo comodino: le 6.46 di mattina. George doveva essere uscito presto.
Si alzò anche lui, aveva bisogno di una doccia, era coperto di sudore e in più voleva dimenticare il sogno appena fatto.
 
La mattinata procedette in malo modo per Fred, non riusciva a non essere nervoso a causa di quell'incubo.
Se la prendeva con chiunque, aveva anche offeso quella ragazza non vedente!
George aveva ragione, era cambiato, troppo.
Pranzò normalmente con tutta la famiglia, fingendo che niente fosse successo e solo qualche ora dopo parlò con Ginny.
Perchè avesse scelto lei ancora non lo sapeva, sentiva solo un incredibile desiderio di esporsi a qualcuno che non fosse a conoscenza di ogni cosa riguardante quell'incidente. Ma alla fine il coraggio venne meno e parlano di tutta un'altra cosa "Quindi hai conosciuto un ragazzo?" chiese sorridendo Fred, ora che poteva voleva sapere tutto il necessario riguardo sua sorella "Sì"
"E come si chiama?" vide l'ombra di un sorriso sulle labbra fini di Ginny "Harry, frequenta molti corsi in comune con Ronald"
"Dai, parlami un po' di lui" e la ragazza sorrise apertamente, sembrava non aspettasse altro che questo.
"E' un ragazzo molte gentile, adora giocare a calcio ed è il capitano della squadra maschile della nostra scuola. Non è una cima in tutte le materie ma se la cava. Ha molti amici e molti impegni ma riesce sempre a trovare un po' di spazio anche per me..." Ginny continuò a parlare a lungo di questo ragazzo e Fred non poteva far altro che sorridere, si rivedeva in Ginny, anche lui alla fine era stato 'innamorato' come lei.
"... e questa sua amica da piccola ha avuto un brutto incidente, lui e i suoi amici fanno di tutto per aiutarla solo che lei non vuole perchè crede di essere un peso. Mi dispiace per quella ragazza deve essere orrendo dover perdere la capacità di vedere"
"Aspetta, questa ragazza è non vedente?"
"Sì, ti ricordi l'incendio di circa sette anni fa? Quello nella casa a qualche isolato da qua?"
"Sì" sussurrò Fred, eccome se lo ricordava, aveva all'incirca dodici anni quando successe ma ricordava perfettamente quella scena: la casa avvolta dalle fiamme, i soccorsi che entravano sfondando la porta e trascinavano fuori una ragazzina senza sensi.
"La bambina portata d'urgenza all'ospedale era lei"
"Tu l'hai conosciuta?"
"Solo di vista, se non sbaglio si chiama..."
"... Hermione" rispose Fred, Ginny annuì "Tu come...?" Fred sorrise appena e le scompigliò i capelli "Adesso vado, devo fare una cosa"
 
Era fermo davanti alla piccola veranda dei Granger, si sentiva stupido, e anche parecchio. Era andato fuori quella casa senza pensarci, voleva chiedere scusa a quella ragazza, non si meritava il trattamento che le aveva riservato quella mattina.
"Posso farcela..." sussurrò bussando il campanello, era lì solo per chiederle scusa, niente di più, poteva farcela.
Iniziò a contare i secondi, era arrivato a contarne trentatré quando la porta si aprì e una ragazza dai lunghi capelli biondi aprì la porta "Ciao" il tono della ragazza era tremendamente dolce e calmo, gli porse un sorriso e lui fece lo stesso "Ciao, scusa se disturbo, ma per caso c'è Hermione?"
"Certo, sì, entra pure" aveva usato ancora quel tono, spalancò la porta facendolo accomodare, sul viso aveva ancora stampato il sorriso che gli aveva riservato pochi minuti prima.
"Vado a chiamarla, tu siediti pure" si tolse il giaccone pesante e la osservò mentre avanzava verso le scale, era vestita in modo bizzarro ed eccentrico, sorrise accomodandosi su una poltrona e attese. Iniziò ad osservare la stanza che lo circondava, varie foto erano appese alle parenti e in queste venivano ritratti tanti piccoli momenti dedicati a quella famiglia, le pareti erano di un beige chiaro mentre i mobili sembravano di color mogano, non che se ne intendesse molto di mobili e colori. Il pavimento era coperto, in parte, da un tappeto semplice sempre color beige. Sentì i passi di due persone scendere le scale, la ragazza bionda fu la prima a presentarsi, sempre sorridente, stranamente era riuscito a metterlo a suo agio con la sua stravaganza, alle sue spalle c'era Hermione.
Si alzò in piedi "Eccola, scusate ma vado a fare il thè, così parliamo con più tranquillità"
"Grazie Luna, ma non sarebbe meglio se tu mi spiegassi chi è la persona che ho davanti?"
"Ecco... io..." voleva essere lui a dire chi era, guardò Hermione e notò l'espressione sorpresa sul suo viso "Tu sei il ragazzo di questa mattina, vero?"
"Ma...tu come...?" era confuso, come aveva fatto a riconoscerlo?
"Sai, quando si diventa ciechi gli altri sensi si sviluppano" Fred ancora non capiva come fosse possibile "Allora vado a fare il thè" e saltellando la ragazza di nome Luna andò verso un'altra stanza che, da come aveva capito, era la cucina.
 
"Come mai sei venuto qui, Fred?" dopo essersi presentato si erano entrambi accomodati sulle poltroncine presenti nel salotto della casa "Volevo scusarmi"
"Per cosa?"
"Per questa mattina, non volevo essere scortese nè con te nè con altri, purtroppo la mia giornata non è iniziata nel migliore dei modi..."
"Tranquillo, sapevo che non eri arrabbiato con me"
"Oh..." uscì solamente dalle labbra del ragazzo.
Rimasero in silenzio e questa cosa lo metteva tremendamente a disagio, ebbene sì, anche una persona come lui poteva provare disagio.
Osservò per un po' la ragazza davanti a lui, ricordava vagamente com'era da piccola ma sapeva che era cambiata molto.
Gli occhi color nocciola erano fissi su un solo punto, aveva qualche lentiggine sparsa sul viso, i capelli ricci erano lasciati liberi di ricadere sulle spalle minute della ragazza.
Sedeva in modo composto e aveva i tratti del viso seri e... maturi.
"Ecco il thè" sobbalzò sentendo la voce di Luna che posò il vassoio contenente le vivande sul tavolino posto tra i due, gli porse la tazza sempre col sorriso sulle labbra e solo allora notò i due orecchini particolari della ragazza: erano a forma di ravanello.
Prese la tazza ringraziando, il thè emanava un odore abbastanza forte e anomalo.
"E' una mia invenzione, assaggiatelo, è squisito" e Fred, a causa di quella voce dolce e tranquilla, si fidò bevendone un sorso "Oh, ho dimenticato i biscotti!" disse poi tornando in cucina.
Fred inghiottì con difficoltà il thè, aveva un gusto strano, un misto tra l'acido e i chiodi di garofano.
"L'hai bevuto, vero?" notò l'ombra di un sorriso divertito sul viso di Hermione "Sì"
"Scusa, dovevo avvisarti di non farlo, vedi accanto a te dovrebbe esserci una pianta, puoi svuotare la tazza lì" disse ridendo e Fred fece come detto ringraziandola "Non c'è di che" stessa cosa fece lei con il bonsai al suo fianco.
"Povere piante" sussurrò Hermione ridendo. Fred, per la prima volta dopo tanto tempo, emise un risolino divertito.
I due tornarono a parlare.
 
"E' tardi, mi sa che devo tornare a casa, è stato un piacere parlare con te Hermione"
"Anche per me, Fred" Hermione sorrise appena, come se volesse dire qualcosa "Che ne dici di tornare a trovarci? Magari domani, così ti faccio assaggiare un'altra mia invenzione!" disse sempre col solito tono pacato Luna, Fred sorrise nervoso, aveva paura di quello che la ragazza potesse offrirgli ma accettò lo stesso l'invito "Allora, se per te va bene passo domani" disse a Hermione.
"Per me va più che bene, allora a domani" disse la ragazza spostandosi alcuni ricci dal viso, Fred sorrise ancora "A domani" e andò via.
Quel pomeriggio era stato bene.
Forse, poi, non era stato un errore tornare in quel posto.
 
"Dove sei stato tutto il pomeriggio?" chiese George interessato, da quando il gemello era tornato a casa era stranamente calmo e pacato.
"Da un'amica" rispose solamente Fred, guardando il soffitto e accennando un sorriso.
A volte gli incontri peggiori possono rivelarsi migliori di quanto si aspetti.

Buonsalve gente!
Ebbene sì, sono tornata più presto del previsto, contente/i?
Facciamolo un piccolo resoconto del capitolo: Fred ha un incubo quindi per questo, nel capitolo precedente, tratta male Hermione. Cerca di parlarne con qualcuno ma alaìla fine si ritrova senza coraggio e quindi, con sua sorella Ginny, parla di tutt'altro arrivando poi a Hermione. Ora vi starete domandando: come ha fatto Fred a trovare la casa di Hermione?
Semplice, se ricordiamo bene nei capitoli precedenti ho scritto che Hermione NON ha mai cambiato casa e questo Ginny lo lascia sottinteso mentre parla.
Il tutto si conclude con una conversazione tra i due e con la nostra simpaticissima Luna (che più avanti avrò un ruolo ben definito, ho grandi idee su di lei)
Sto cercando di rendere i cpitoli più lunghi, non vorrei però farli apparire troppo noiosi o complicati.
Ovviamente per qualasiasi cosa potete domandare tranquillamente, sono pronta a rispondere a ogni vostra domanda.

ps. questa volta ci terrei a ringraziare la doccia, davvero, le idee migliori mi vengono quando sto sotto al getto d'acqua.
psx2. la canzone che ho usato come sottofondo non c'entra niente col capitolo, ma comunque è Cut me loose dei Sonohra.

Ora vi lascio, a presto.

Vera. 

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Capitolo 6
*** 5. Non esistono coincidenze ***


5.Non esistono coincidenze

Passeggiava tranquillamente affiancata da Luna che non faceva  altro che parlare delle nuove scoperte riguardo le nuove specie animali fatte dal padre.
Ormai vi aveva fatto l'abitudine, così come aveva fatto l'abitudine alle sua strambe idee riguardo alcune bevande e alcuni piatti di sua invenzione.
Aveva imparato a non contraddirla, ma per arrivare a quel punto le ci era voluto molto vista la sua razionalità e la sua conoscenza su molte cose.
Hermione amava scoprire nuove cose, non le dispiaceva se la gente la chiamava 'secchiona', 'topo da biblioteca' o 'nerd', non capiva il motivo per il quale doveva vergognarsi, trovava più vergognoso il fatto che molti ragazzi della sua età lasciassero perdere cose simili. A lei piaceva sapere, informarsi e aggiornarsi, infatti questa cosa, anche dopo l'incidente le era rimasta.
Molti rimanevano sopresi quando s'insinuava in una conversazione e riusciva a confonderli con le sue parole e idee.
"Che ne dici se ci fermiamo un po'?" chiese poi Luna, Hermione annuì "A pochi passi da qui c'è una panchina, seguimi così possiamo riposarci" annuì nuovamente alla ragazza bionda seguendo il rumore dei suoi passi, era semplice riuscirli a distinguere visto che, data l'impossibilità di vedere, gli altri sensi si erano sviluppati abbastanza da poterle consentire molte cose che faceva anche quando aveva la vista.
Per vari motivi, poi, le piaceva anche stare in compagnia di Luna: la ragazza la lasciava libera, non la costringeva in niente e sembrava capirla. Questa, però, era una delle poche cose che nessuno conosceva, neanche Harry, aveva paura di ferirlo.
Ad un tratto, il rumore dei passi di Luna, venne coperto dal rumore di passi veloci, qualcuno doveva star correndo ed era diretto anche nella sua direzione.
In men che non si dica si ritrovò stesa a terra e sentiva il peso di un altro corpo sul suo, senza farsi prendere dal panico cercò di respirare normalmente, cercò anche di non pensare alla botta presa alla schiena visto che il dolore stava scemando lentamente.
Respirò a pieni polmoni e sembrò riconoscere quel profumo, però non riusciva a collegarlo a nessuna persona in particolare.
"Scusami è che io..."
"Fred..."
rispose lei illuminandosi di colpo, ecco di chi era quel profumo!
"Hermione!" rispose poi il ragazzo scoppiando a ridere, si alzò per poi dare una mano al ragazzo "Perchè ci dobbiamo incontrare sempre così?" chiese poi ridendo nuovamente, Hermione sorrise: aveva una risata contaggiosa e, ovviamente, le riusciva impossibile evitare di sorridere.
"Non ne ho idea, come mai da queste parti?" chiese lei stirandosi il cappotto con le mani "Sono venuto a trovare un amico, tu?"
"Sono in giro con Luna"
disse alzando le spalle "Hei Fred" rispose Luna col solito tono calmo, riusciva sempre a infoderle pace, a volte la invidiava per questo.
"Ciao Luna" avvertì la presenza dell'amica accanto a lei "Che coincidenza..." sussurrò poi lei, non si aspettava di certo di trovarsi - anzi, meglio dire scontrarsi - con Fred in un luogo simile.
"Non esistono coincidenze in questo mondo. Esiste solo l'inevitabile"* disse poi Luna confondendo la ragazza "Quindi, vuoi dire, che il nostro incontro è stato inevitabile?"* chiese Fred "Sì, ovviamente" rispose Luna.
"Il tuo ragionamento non fa una piega" disse Hermione, sospirando con un sorrisetto divertito sulle labbra. Ma alla fine era anche per questo che le voleva un bene incredibile: con tutti i suoi ragionamenti contorti, con tutte le sue idee strambe restava una persona molto sensibile e altrettanto sveglia e intelligente, la sua aria innocua poteva anche ingannare la gente ma non lei.
"Visto che ci troviamo qua, che ne dite di prendere una tazza di cioccolata calda, insieme?" le due ragazze annuirono a Fred per poi seguirlo.
Stava nascendo una bella amicizia in quel trio.

"Resterò qui per un'altra settimana, poi tornerò in città dove mi attende il mio lavoro e la mia vita" disse Fred sorseggiando la sua cioccolata "Che lavoro fai?" chiese Hermione curiosa "Faccio il fotografo per una piccola rivista locale" 
"Ah che bello" rispose lei continuando a bere la sua cioccolata, era davvero buona, doveva ammeterlo, Fred aveva ragione.
"Voi, invece, studiate ancora?" tasto dolente, pensò Hermione "Io studio da privata, non potendo frequentare normalmente la scuola..." disse lei, Luna non rispose, doveva essersi nuovamente incantata a pensare e guardare altro.
"Luna, invece, oltre a studiare lavora con il padre" Fred non chiese altro.
Tra un discoso  l'altro la cioccolata finì e i tre dovettero lasciarsi "Spero di risentirti presto"
"Lo spero anche io"


Una volta rientrata a casa e dopo aver salutato Luna decise che era giunto il momento di rilassarsi, e cos'era meglio di un bagno caldo?
Preparò la vasca e tutto ciò che le serviva, aspettò che si riempisse per poi immergersi dentro. Ci voleva proprio un bel bagno.
 
Il telefono di casa squillava senza interruzione, era la quarta volta che lo sentiva ma non poteva rispondere visto che si trovava al caldo nell'acqua calda della vasca.
Perchè ogni volta che tentava di rilassarsi succedevano cose simili?
Il telefono smise di squillare e lei tirò un respiro di sollievo, era tremendamente fastidiosa quella sinfonia che la madre aveva insistito nel mettere. Era una di quelle tipiche musichette che ti entrano in testa e ci rimangono per parecchio tempo, fino a portarti all'esasperazione.
Chiuse gli occhi lasciandosi cullare dall'odore di talco del bagnoschiuma e dal calore dell'acqua, era così tremendamente rilassante. Si stava completamente lasciando andare quando il telefono squillò nuovamente "Ma che diamine..." sussurrò poi sconfitta, il suo bagno rilassante aveva avuto ormai fine, si alzò dalla vasca e lentamente uscì per poi afferrare l'accappatoio posto sul mobiletto accanto alla vasca. Lo indossò e scese al piano di sotto per rispondere, si fermò solo per capire da quale direzione arrivasse il suono, una volta trovato rispose "Pronto?" aveva la voce un po' seccata a causa del fastidio e per l'interruzione.
"Heilà Hermione, finalmente, come va?" disse la voce allegra di Harry dall'altro lato del telefono "Beh, fino a due minuti fa andava bene" disse lei ironica "Mi ha chiamato Cho questa mattina, mi ha raccontato un po' degli avvenimenti degli ultimi giorni..."
"Ah, e cosa ti ha detto?"
disse Hermione affievolendo il tono di voce, non aveva detto niente a Harry riguardo a Fred. 
"Che hai stretto amicizia con un ragazzo, un certo Fred Weasley, è vero?" chiese, il tono di voce di Harry era cambiato, ora era a tratti freddo e a tratti arrabbiato e Hermione sapeva perfettamente il perchè di un cambio simile. Non gli aveva detto niente di ciò che le stava succedendo in sua assenza e in tredici anni di amicizia ciò non era mai successo, si sentiva tremendamente in imbarazzo con un misto di disagio e senso di colpa. 
"Ecco... sì..." sussurrò appena la ragazza salendo le scale per andare in camera sua "Quando avresti deciso di dirmelo?" chiese con tono offeso il ragazzo, Hermione deglutì nuovamente, okay che aveva sbagliato ma perchè doveva farglielo pesare  così tanto?
"Io..." non sapeva cosa dire, troppo in imbarazzo per parlare, troppo colpevole e sincera per inventare scuse "Hermione, ti prego, sta lontana da lui, non ha una buona reputazione in paese..." disse poi apprensivo il ragazzo.
"Cosa...?" chiese confusa dal cambio di voce e argomento del ragazzo, lo sentì sospirare.
"Circa quattro anni fa ci fu quell'incidente a mare, ti ricordi? Quello in cui erano coinvolti due ragazzi di circa quindici-sedici anni..." Hermione annuì, ricordava bene la tristezza che alleggiava nell'aria in quel periodo, ovunque andasse, e ricordava perfettamente che se ne parlò per parecchio in paese. Quell'incidente aveva colpito tutti nel profondo.
"Uno dei due ragazzi era Fred, non si conoscono bene le cause, ma la barca che lui guidava fu travolta da un'onda"
"Non capisco dove vuoi arrivare"
disse veloce Hermione "Quella mattina il mare era agitato ma Fred costrinse lo stesso la ragazza a seguirlo in mare aperto, la trascinò via contro la sua volontà. Già in precedenza, però, avevano avuto problemi simili: i familiari e i compaesani della ragazza hanno spesso ripetuto che il ragazzo era troppo ribelle, pericoloso e violento"
Hermione non poteva crederci, Fred le era sembrato un tipo estremamente gentile e calmo, quello che Harry le stava raccontando era impossibile da credere.
Non era vero. Non ci credeva. Non voleva crederci. Lo lasciò parlare per un po', incredula per ciò che le veniva detto.
"... tutti lo reputano colpevole e..." lo interruppe "Non voglio sentire altro, sono dicerie di paese queste, vero?" Harry non rispose e Hermione sorrise appena "Visto, non sai neanche tu qual è la verità, Fred con me si comporta in modo diverso da come lo hai descritto tu"
"Solo che..."
continuò il ragazzo ma venne interrotto nuovamente "Devi stare tranquillo" disse lei sorridendo apertamente.
"Okay" rispose poi il corvino.
Parlarono a lungo, Harry parlò dele festività a casa dei nonni, dei regali ricevuti e dei cenoni, Hermione parlò di quello che invece aveva fatto lei.
Gli chiese anche scusa per non avergli parlato del ragazzo e non inventò scuse sul perchè non glielo avesse detto.
Parlarono fino a quando entrambi, dai rispettivi genitori, non vennero richiamati e invitati a scendere per cenare.

Buonasera!
Come va? Eccomi come promesso!
Finalmente ho una settimana libera, LIBERA, nel vero senso della parola: niente scuola, niente compiti, niente di niente.
Ovviamente ne approfitterò per riprendere alcune serie tv lasciate in sospeso e per scrivere le bozze dei prossimi capitoli.
Ora passiamo al capitolo: da come avete visto alternerò i punti di vista in ogni capitolo, il prossimo quindi sarà dal punto di vista di Fred (non riesco a capire il perchè ma mi riesce più semplice pensare e scrivere su di lui). Ebbene sì, un altro bello scontro tra i due! E poi, chissà perchè Fred correva in quel modo, curiose/i?
E poi Luna, beh, l'adoro, penso che la frese sottolineata si addica molto per il suo modo di pensare, a e per quanto riuarda quella frase:
"Non esistono coincidenze in questo mondo. Esiste solo l'inevitabile."*

 "Quindi, vuoi dire, che il nostro incontro è stato inevitabile?"* 
Sono le due frasi su cui mi sono basata per questo capitolo, molto più avanti capirete il perchè di tale scela. Ovviamente le frasi non sono originarie della mia mente ma bensì dell'opera Tsubasa Reservoir Chronicle che è un Manga delle Clamp che adoro troppo, quindi io le ho solo riadattate al dialogo.
E poi Harry che dice quelle cose ad Hermione, scommetto che siete abbastanza arrabbiate/i per questo, ma come dico sempre: tempo al tempo e tutto vi verrà svelato.
Ora non mi resta che lasciarvi, augurarvi un buon Carnevale e poi, boh, spero di poter pubblicare il prossimo capitolo prima della fine della settimana, ovviamente non vi prometto niente (anche se ci spero parecchio eh)
Un abbraccio enorme a tutti voi che recensite e seguite. Soprattutto a voi, lettori silenziosi, che non fate altro che aumentare.

Vera.


 

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Capitolo 7
*** 6. Flowers for you. ***


Flowers for you

Il sole filtrava prepotentemente attraverso alcuni spiragli lasciati liberi dalla finestra, colpendolo così violentemente sulle palpebre calate e suscitando in lui fastidio e disapprovazione.
Non aveva voglia di alzarsi dal suo letto quel giorno, si sentiva più stanco del solito, probabilmente a causa degli incontri degli ultimi giorni  e delle corse che faceva avanti e indietro da casa sua fino al luogo in cui si trovava lei.
A volte ci passava ore intere in quel posto, altre volte ci rimaneva solo qualche minuto per poi scappare via, a causa delle persone che lo vedevano là.
Non voleva che i parenti di lei lo vedessero, tanto meno che gli venisse riferito.
E' proprio durante una di quelle corse che l'aveva incontrata nuovamente. La porta venne spalancata violentemente facendolo sobbalzare, spalancò gli occhi amareggiato, ormai non avrebbe più ripreso sonno quella mattina.
"Buongiorno fratellone" era la voce squillante e petulante della sorella "Buongiorno" rispose sbiascicando le parole e mettendosi a sedere sul letto, sentiva la bocca impastata dal sonno e la gola secca ed era una sensazione spiacevole. Bevve un po' d'acqua dalla bottiglia che ogni sera metteva accanto al suo letto.
"Si può sapere dove vai così di corsa ultimamente?" chiese curiosa Ginny, Fred si passò le mani sul viso e poi sorrise amaramente "Non me lo dirai, giusto?" domandò ancora la ragazza giocherellando con le lunghe ciocche color fuoco.
"Esattamente" poi si alzò dirigendosi al bagno, no, non poteva dire quello che faceva, tutti l'avrebbero preso per pazzo.
O forse lo era già diventato.

"Dove vai?" la voce di Percy lo fece fermare all'entrata, prima di solcare la soglia e andare da lei, in quel posto.
"Non credo t'interessi, Percy" pronunciò il nome del fratello con disgusto. Non era mai corso buon sangue tra i due, soprattutto da parte del maggiore nell'ultimo periodo.
"Invece sì, se si tratta di lei" lo sguardo di Fred era freddo e distaccato mentre quello di Percy era livido di rabbia.
Senza ascoltare altro si avvolse la sciarpa al collo e uscì di casa sbattendo la porta e lasciando, più arrabbiato che mai, il fratello.
Lui sapeva perchè si comportava in quel modo, ma non lo avrebbe mai ammesso che anche suo fratello era innamorato di lei.
Anzi, non lo avrebbe mai accettato. Per lui era un tradimento quello da parte di Percy.
Camminò spedito verso quel luogo, con l'aria imbronciata.
Si fermò solo per pochi minuti davanti al fioraio, il tempo necessario per comprare un mazzetto di fiori da portarle, prima di andarsene, però, decise di prenderne un altro.
Non sapeva il perchè ma sentiva il bisogno di prendere dei fiori anche per Hermione.
Riprese la sua scarpinata e ai cancelli si fermò, guardò il nome del luogo accompagnato dalla parola 'Cimitero' e una smorfia di dolore gli si dipinse in viso, non era la prima volta che vi entrava, anzi, c'era stato solo il giorno prima eppure quel dolore era sempre identico a quello del primo giorno. Deglutendo avanzò entrando e lasciandosi tutto alle spalle, quel luogo era così calmo e sereno a modo suo. Avanzò fino a quando non scorse il posto in cui riposava lei, era il più colorato di quella collinetta, c'erano fiori di tutti i tipi. S'inginocchiò scostando qualche petalo caduto e un po' di polvere dalla foto in bianco e nero della ragazza, sorrise vedendo il sorriso allegro e spontaneo di quella foto, prese il mazzetto di fiori e lo poggio in uno dei piccoli vasi vuoti accanto alla sua foto.
"Hei, Danielle, come va?" domandò poi, poi si diede dello stupido: lei non poteva rispondergli.
E mai gli avrebbe risposto, sospirò ma continuò comunque a parlare "Sai, a me ultimamente va molto male, se non di merda. Mi sento più perso del solito e tornare in paese non ha fatto che peggiorare tutto" spostò qualche fiore appassito "Oggi ho deciso di portarti dei fiori diversi dal solito, ho deciso di lasciar perdere le peonie che ti piacciono tanto, giusto per cambiare. Ti ho portato dei giacinti color porpora, che poi non ho mai capito che colore sia in realtà porpora, non è nè un viola nè un blu. Una volta mi dissero che questi fiori significano Perdono ed è quello che ti chiedo io ogni singolo giorno, perdonami per ciò che ti ho fatto" sospirò sfiorando le Viole "Queste invece sono delle Viole, anche se sfumano più nel blu, stanno a significare fedeltà e questo è..." guardò quell'unico fiore diverso dagli altri, posto proprio al centro del mazzetto nel vaso "...questo è un Anemone e significa abbandono ed era la cosa che più temevo quando ti ho conosciuto: quella di perderti, avevo paura di un tuo abbandono. E ora che l'ho vissuto - e che sto ancora vivendo -  ho paura di non riuscire a superare tutto ciò" si alzò da terra pulendosi i jeans scuri dalla terra e sospirò ancora "Tu..." fu un sussurro appena udibile ma lui lo distinse nitidamente, si girò, era teso e ciò si vedeva perfettamente "Tu... che ci fai qui?!" chiese ancora la sua voce, Fred guardò il ragazzo davanti a lui "C-ciao Draco" salutò lui sotto lo sguardo vigile e severo del ragazzo, i suoi occhi grigi sembravano scavarlo dentro e, lentamente, svuotarlo, non riusciva a capire ciò che il ragazzo stesse provando in quel momento ma sapeva che non era niente di piacevole "Ti è stato proibito di venire qua" disse quasi in un ringhio, non sembrava il ragazzo calmo e pacato di sempre "Lo so" rispose solamente cercando di apparire meno rigido "Allora credo che tu te ne debba andare"
"So anche questo"
lanciò un'ultima occhiata alla foto della ragazza e con un leggero sospiro andò via portandosi dietro quel mazzetto di fiori composto da soli Gigli bianchi.

Era fermo, nuovamente, sotto la veranda della casa dei Granger, indeciso se bussare o meno.
In quelle due settimane si era visto quasi tutti i giorni con Hermione e un po' gli dispiaceva recarle tanto disturbo.
Gli dispiaceva anche il fatto che tra meno di due giorni sarebbe partito per tornare in città insieme al suo gemello.
Voleva tanto tenersi in contatto con la ragazza ma non sapeva come fare, poteva lasciarle semplicemente il numero, ma se poi lei non si fosse fatta sentire?
Magari poteva chiederle il suo, ma se poi lei non voleva?
"Allora, bussi o no?" fu la voce di Hermione a ridestarlo dai suoi pensieri, fece un balzo indietro e voltandosi si ritrovò il viso sorridente della ragazza "Com-come...?"
"Cho, prima di andarsene mi ha detto che eri fermo qui"

"Ah, emh, okay" la ragazza avanzò prendendo qualcosa dallo zaino che portava in spalla, aprì la porta ed entrò mentre Fred rimaneva fuori, indeciso se seguirla o meno.
Non si era mai sentito così in imbarazzo come in quel momento "Allora, non entri?" 
"Sì"


"Hai cambiato profumo?" gli chiese Hermione porgendogli una tazzina piena di un liquido ambrato "Tranquillo, è the normale" e rise di nuovo, era una risalta calda, allegra e gli piaceva, era da tempo che non sentiva qualcuno ridere così "Comunque no, non ho cambiato profumo, ti ho solo portato dei fiori"
"Aspetta, voglio indovinare che fiori sono"
e Fred sorrise porgendole il mazzetto, li portò al naso chiudendo gli occhi "Gigli?" chiese lei riaprendo gli occhi "Sì"
"Il fiore simbolo di purezza" Fred arrossì lievemente, sapeva cosa significavano nel gergo dei fiori "D-davvero?" Hermione annuì vistosamente "Vado a poggiarli in un vaso" tornò dopo cinque minuti e Fred prese coraggio "Senti, avevo pensato, non è che possiamo scambiarci i numeri? Tra pochi giorni torno in città e non vorrei perdere i contatti con te quindi..."
"Va bene, ecco, tieni"
gli passò il cellulare e Fred sorrise "Grazie"
Passarono qualche minuto in silenzio, un silenzio non imbarazzante ma bensì calmo e tiepido, uno di quelli capaci di metterti ad agio e farti sentire a casa.
Un po' come ciò che quella ragazza gli faceva provare ogni volta che stavano insieme.
Un po' come quando stava con Danielle.
"Qualche giorno fa Harry è venuto a sapere di te e della nostra amicizia, mi ha detto alcune cose su di te" Fred spalancò gli occhi terrorizzato "C-cosa ti ha detto?" cercò di mantenere il solito tono di voce sicuro e calmo ma in quel momento gli sembrava difficile anche respirare, aveva paura di ciò che stava per dirgli la ragazza, aveva paura che quelle dicerie potessero mettere fine al bel legame che i due stavano costruendo lentamente e con pazienza "Mi ha parlato dell'incidente in barca e di ciò che pensano i compaesani di te e di quel giorno" rimase in silenzio, un macigno non gli permetteva di respirare tanto meno di parlare, sentiva i muscoli del corpo indolenziti.
"Gli ho detto che queste cose non m'interessavano, che nessuno poteva permettersi di insultare una persona senza conoscerla, tanto meno mettere storie in giro solo per farla sembrare ciò che non è" e sembrò quasi rincuorato da quelle parole, un sorriso amaro apparve sul suo viso, non aveva il coraggio di dirle che ciò che la gente diceva su di lui era quasi del tutto vero.
"Tu sei mio amico, l'unico che ha voluto conoscermi da quando sono diventata non vedente" gli afferrò la mano destra stringendola tra entrambi le sue mani, Fred notò che erano ben curate e morbide, calde e piccole. Quel calore emanato dalla sua stretta lo invase facendolo rilassare.
"Ti... ti va di parlarmi di quel giorno?" le chiese poi lasciando sorpresa la ragazza "Promettimi solo una cosa" disse lei "Cosa?"
"Che mi parlerai di quel giorno anche tu e che non proverai pena nei miei confronti"
"Lo farò, ma lo stesso vale per te"
Hermione annuì prendendo poi un respiro profondo
"Era una semplice e tranquilla giornata d'inverno..."

AAAAAAAH FINALMENTE!
Scusatemi, scusatem, scusatemi, per questa lunghissima attesa ma ho avuto parecchi problemi:
1. Ho bloccato il mio Iphone (già sento le risate in sottofondo) e ho passato tre giorni per capire come sbloccaarlo;
2. Verifiche, compiti, verifiche, interrogazioni;
3. Ho comprato i primi due libri di Shadowhunters e mi sono completamente immersa nella lettura;
4. Ho guardato circa 8 episodi di fila di The Originals ieri e ho perso quel poco di sanità mentale rimasta;
5. Ho finito di leggere 8per la tredicesma volta) il mio Manga preferito e, beh, sì, sono un po' in lutto;
6. Non avevo idee per introdurre l'argomento cimitero/partenza/storia del fatidico giorno;
Detto questo, passiamo al capitolo: mi dispiace lasciarvi così (no, non è vero) ma la suspense serve a volte, giusto per dare quel tocco in più.
Ebbene sì, anche Draco fa la sua comparsa! (Solo perchè ho trovato il ruolo adatto a lui) Vorrei sapere: che impatto ha avuto su di voi la sua comparsa? Secondo voi c'entra qualcosa con Danielle e Fred?
E ancora, vi è piaciuta la spiegazione riguardo i fiori (ho passato tre ore di ricerca per trovare quelli adatti, purtroppo non sono una cima in botanica)
Beh, ora non mi resta che lasciarvi e sperare di pubblicare presto il continuo di questa parte che *rullo di tamburi* verrà narrata dal punto di vista di Hermione!
Un abbraccio enorme a tutte/i voi che mi seguite e leggete, buonanotte!

ps. per scrivere capitolo sono stata supportata da due canzoni cantate da Ed Sheeran. Una è Give me love e l'altra è una sua cover che adoro  The parting glass.

Vera.

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Capitolo 8
*** 7. My memories ***


7.My memories

"Era una semplice e tranquilla giornata d'inverno..." iniziò Hermione, deglutì appena, sentiva la gola tremendamente secca. Ma voleva dirglielo, doveva sfogarsi in un modo o nell'altro. Rimanere sempre in silenzio e tenersi tutto dentro non è mai la scelta giusta, anche le persone più forti a un certo punto crollano e se non c'è nessuno  tendergli una mano, a incoraggiarli, a dirgli di dare quella spinta per tornare a galla, beh, non ce la faranno mai da soli.
"Ero influenzata, ammiravo la neve cadere lenta e silenziosa sull'asfalto, sui tetti e sui bambini che correvano contenti. In quel momento li invidiavo: la prima nevicata dell'anno e io ero in casa bloccata con l'influenza. Ricordo che quel giorno mia madre mi aveva lasciata da sola per un po', aveva delle commissioni urgenti da sbrigare, così rimasi a casa da sola..." un brivido le percorse la spina dorsale avvertendo i polpastrelli del ragazzo accarezzarle le mani. Quel brivido arrivò fino al suo cuore, facendolo tremare in un modo strano, ma piacevole. Non aveva mai provato prima sensazioni simili ed era strano per lei che non riusciva ad avere contatti con persone 'estranee' da quel giorno.
"Tranquilla" le disse dolcemente lui continuando ad accarezzarle le mani, lei sorrise appena.
"... mi ero accomodata tranquillamente sul divano, nel punto da me preferito, sul tavolino c'era un vassoio pieni di biscotti e una tazza colma di the. Sulle gambe avevo aperto il libro dedicato alle avventure di Peter Pan. Lentamente mi addormentai, la stanchezza a causa della febbre alta si faceva sentire..." la voce le si incrinò leggermente, diventando quasi assente e vuota "...a risvegliarmi fu un forte odore di bruciato, tutto intorno a me era avvolto dalle fiamme e dal fumo scuro. Ero debole, ma nonostante questo capì di essere in pericolo e mi alzai, ricordo un tremendo bruciore alla gola, al petto e agli occhi. Arrivai alla finestra, un ragazzino dai capelli rossi corse a chiamare aiuto vedendo la scena, mentre lui chiamava i soccorsi andai verso la porta cercando di aprirla ma la maniglia era incandescente. Presa dal panico mi guardai intorno, alcune travi avevano iniziato a cedere, poi ne cadde una colpendomi appena il viso, non ricordo più niente di quel momento" Fred, che fino a quel momento era rimasto in silenzio prese parola "E' così che hai perso la vista? A causa di quella trave?"
"Sì"
"Ma c'è un modo per aiutarti a recuperare quello che ti è stato sottratto?"
"Sì, però devo aspettare la maggiore età per poter fare quell'operazione, devo essere del tutto consenziete di ciò che mi aspetta, la pazienza sarà una delle cose più fondamentali dell'operazione vista la durata dell'intervento e del periodo di ripresa"

"E tutto il tempo passato in solitudine? Tutta la tua infanzia e adolescenza persa?" Hermione spalancò gli occhi sorpresa, tra tutte le cose che aveva passato lui si fermava proprio su ciò che lei aveva sofferto di più. Abbassò lo sguardo chiudendo gli occhi, quel ragazzo era riuscito veramente a scavarle così a fondo?
"E' stato già deciso il giorno dell'operazione?" Hermione aprì gli occhi, annuì e sorrise "Dieci giorni dopo il mio compleanno, il ventinove settembre" sentì la presa sulle mani più forte, più calda e più accogliente "Non sarai sola quel giorno..." sussurrò poi lui, Hermione avvertì il leggero imbarazzo nella sua voce e non potè fare a meno di sorridere apertamente.
"Quindi... adesso.... tocca a me" disse Fred lasciandole le mani, Hermione avvertì subito il freddo che fino a quel momento non aveva provato "Solo se te la senti, non ti costringo a parlarmene adesso, aspetterò, se necessario, fino a quando non sarai pronto"
"Grazie Hermione"
le disse con tanta dolcezza da farle arrossire di poco le gote, poteva avvertire il calore che affluiva in quella parte del viso.
Il campanello suonò facendola sobbalzare, si alzò ma la mano di Fred sulla sua spalla la fece risedere "Tranquilla, vado io" sentì i passi veloci andare verso la porta d'ingresso, delle voci e poi altri passi avvicinarsi alla cucina, il luogo in cui lei era seduta tranquillamente.
"Chi è?" chiese una volta che rientrarono in cucina "Il mio gemello, George" disse Fred con un finto tono scocciato, Hermione sorrise alzandosi. Sentì una mano prendere la sua mano destra "Piacere di conoscerti" il timbro di voce era simile a quello di Fred ma alcuni particolari lo rendevano diverso come la velocità in cui venivano dette le parole e l'allegria che ci metteva. Fred, invece, sembrava più lento nel parlare, scandiva le parole e il tono era sempre triste e malinconico.
"Il piacere è tutto mio" rispose facendo un piccolo sorriso "Vuoi del the?"
"Volentieri"

"Beh, credo sia il momento di andare, che ne dici Fred?"
"Sì, prima però dovrei andare al bagno, posso?"
chiese a Hermione che annuì. Rimasero soli, lei e George.
"Sono felice che ti abbia conosciuta..." iniziò il ragazzo "... sai, da quel giorno non ha fatto altro che isolarsi, quando siamo andati via da questo paese sembrava essere migliorato, ma poi ha avuto una ricaduta. Negli ultimi giorni, invece, l'ho visto diverso: la notte riesce a riposare tranquillamente, non si agita più nel sonno, riesce a ridere e scherzare senza ritornare al muso lungo che aveva prima. Quindi, Grazie Hermione" George le poggiò una mano sulla testa sorridendo, Hermione si sentiva in imbarazzo per le parole del ragazzo, non credeva di poter aiutare una persona visto che non riesce ad aiutarsi da sola.
"Io... io non ho fatto niente di speciale"  sentì la risatina leggera del ragazzo "Appunto per questo per lui sei speciale"
"Eccomi, andiamo?" 

"Sì, allora a presto Hermione, grazie per l'ottimo the" la ragazza non rispose, ancora colpita da ciò che le era stato detto "Ci vediamo domani, okay?" annuì alla domanda di Fred e sorrise.
Una volta accompagnati alla porta sorrise nuovamente.
Non credeva di essere capace di far cambiare umore a Fred, e sperava con tutta se stessa che le parole del gemello fossero vere e non una stupida bugia.
Aveva capito quanto Fred fosse speciale per lei e sperava con tutta se stessa che, anche se in una piccola parte, anche lei fosse speciale per lui.  

"Allora, come sono andate le vacanze dai nonni?" sentì lo sbuffo di Harry "Una meraviglia per i primi tre giorni, fino a quando non mi hanno detto che rimanevamo lì anche per capodanno" disse il ragazzo poi scompigliandole i capelli "Quindi...?" sapeva che sotto quel tono deluso del ragazzo c'era un perchè, e forse sapeva anche il perchè di tale delusione "Avevo deciso di passare quella serata con Ginny, era tutto organizzato e dirle che tutto era saltato pochi giorni prima mi è dispiaciuto"
"E lei?"

"Non ha detto niente in contrario, anzi, non sembrava affatto ferita" Hermione sorrise, quella ragazzina non era poi tanto male stando a sentire le parole del migliore amico.
Camminavano a braccetto per le strade del paese, si avvertiva ancora un po' dell'aria festiva di pochi giorni prima, era lieve , certo, ma si poteva avvertire ancora in tutto: dal mormorio della gente che passeggiava, l'odore del freddo, il profumo dei dolci appena sfornati.
Teneva gli occhi chiusi e il capo poggiato sulle spalla destra del migliore amico godendosi quel contatto così caldo e fraterno. Diamine se le era mancato!
Il ragazzo si fermò di botto e con un lamento "Scusa" sussurrò poi rivolto a qualcuno, Hermione percepiva l'odore di acqua di colonia riempirle le narici facendole venire un tremendo mal di testa, odiava gli odori troppo forti,  a volte le causavano anche la nausea.
"Guarda dove vai, idiota" era un sibillo leggero, apparteneva a un ragazzo. Sentì i muscoli di Harry tendersi "Stai calmo" sussurrò al suo orecchio "Spostati che vado di fretta" quella voce era gelida e la fece rabbrividire, sentì Harry tremare dalla rabbia e un debole risolino che usciva dalle sue labbra "Vai pure, Malfoy" ecco chi era, Hermione sbuffò, dopo tanti anni i due si facevano ancora la guerra, incredibile.
"A quanto vedo fai ancora da balia alla tua amica cieca" Hermione si sentì colpita in pieno "Non osare..."
"A quanto vedo, Draco, non sei affatto cambiato. Prendersela con chi non può risponderti a tono"
la voce di George sorprese Hermione. Si rivolgeva al ragazzo come se lo conoscesse da una vita, il tono calmo e neutro.
"E ora chi dei due gemelli sei? L'assassino o quello che lo protegge?" sputò fuori con cattiveria, Hermione sussultò alla parola 'assassino', cosa intendeva?
Perchè si era rivolto così a George?
 "Non dovevi andartene?" si aggiunse una voce femminile.
"Infatti è quello che sto facendo" senza neanche un saluto il ragazzo proseguì per la sua strada.
"Ginny" sussurrò Harry "Ciao" rispose allegra la ragazza, Hermione lasciò il braccio dell'amico, sentì una mano poggiarsi sulla spalla e un respiro caldo sul viso "E' bello rincontrarti, Hermione"
"Sì"
rispose la ragazza sorridendo "E grazie " continuò "Nessun problema... ti va una tazza di cioccolata calda? Mi sa che i nostri accompagnatori ne avranno per molto" Hermione rise, doveva aspettarselo da Harry "Volentieri"

Si erano accomodati in un piccolo bar, la musica in sottofondo si avvertiva appena visto il brusio di voci al suo interno.
George la fece accomodare e chiamò il cameriere "Per me un cioccolata calda con panna, per la ragazza invece..."
"Lo stesso" concluse lei.
Strinse la stoffa del cappotto sul grembo nelle piccole mani, fremeva dalla voglia di fargli quella domanda ma non trovava il coraggio. Non sapeva neanche come aprire il discorso, mica poteva uscirsene con 'Hei, prima Malfoy ha domandato quale dei due gemelli fossi, perchè per identificarvi ha usato la parola Assassino?', no, non le sembrava proprio il caso, soprattutto in un luogo simile.
"So che me lo vuoi domandare" disse lui rompendo quel silenzio "Purtroppo non posso parlartene io, questa storia riguarda Fred, deve essere lui a spiegarti tutto" sentì i passi veloci del cameriere avvicinarsi, avvertì la presenza alla sua destra e l'odore della cioccolata che aveva poggiato sul tavolo con delicatezza. George sembrò aspettare che il cameriere se ne andasse prima di riprendere a parlare "Ti chiedo solo un favore: non tutte le voci che corrono su di lui sono vere e, soprattutto, lui non è un assassino. Ti prego di non credere a tali menzogne"
"Tranquillo, non crederei mai a cose simili, soprattutto dopo aver visto il suo comportamento nei miei confronti"
avvolse le mani intorno alla tazza calda, il calore la fece sorridere appena, la portò alle labbra cercando di non sporcarsi con la panna e anche di non scottarsi "Sei una ragazza intelligente, Hermione, sono felice che tu sia entrata a far parte della sua vita" arrossì appena, alzò di più la tazza cercando di nascondere quel lieve rossore "Ti prego di non lasciarlo solo" sussurrò poi flebilmente.
Ma Hermione non udì del tutto le ultime parole.

Buona domenica gente bella!
Eccomi qui con il continuo, che ebbene sì, fa la sua comparsa George. E' un po' diverso da come si è presentato in precedenza, vede in Hermione un barlume di speranza per il gemello. E poi Harry, il nostro caro Harry è tornato dopo quella lunga (ma lunga davvero) vacanza dai nonni- E Malfoy, che dire del nostro Draco? Sì, si presenta come uno stronzo, ma ha un ruolo ben preciso nella storia, così come il suo comportamento. Una di voi nelle recensioni del capitolo precedente ha centrato in pieno il rapporto che c'era tra Draco e Danielle, ma non farò spoiler, anzi, vi lascerò ancora con un punto interrogativo - l'ennesimo.
Scommetto che speravate di poter sapere di più riguardo Fred e il famoso giorno dell'incidente, ma dovrete attendere.
Vi do anche un'altra notizia -  non so se sia un bene o un male - ma la storia, facendo i conti, durerà più del previsto, forse anche fino ai 25 capitoli (cosa incredibile visto che non sono mai andata oltre i 15-16 nelle storie precedenti).
Prima di andarvene vi lascio con alcuni miei contanti:
Contatto Facebook: Vera Efp - Vera Efp (se poi volete quello privato basta che me lo dite)
Contatto Twitter: -@mischievmanaged

Detto questo vi lascio, a presto!

Vera

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Capitolo 9
*** 8.Partenza ***


8. Partenza


Era seduto su una delle panchine della stazione. Attendeva l'arrivo del treno insieme alla sua famiglia e al gemello, stava per tornare alla sua casa di città, alla solita routine e ciò sembrava rassenerarlo un po'. Tenere la mente occupata era ciò che più cercava di fare e aveva trovato anche il lavoro adatto per farlo: aiutante fotografo.
Aveva sempre amato la fotografia, fin da bambino, non passava giorno senza scattare foto, beh, forse ora meno di prima. Ricorda perfettamente il giorno del suo compleanno - il dodicesimo per precisione - tutti i fratelli, tra cui anche Bill e Charlie che erano lontani da casa per lavoro, misero da parte dei soldi per comprargli una macchina fotografica professionale, e tutt'ora è ancora custodita con cura e gelosia. Era stato ed è tutt'ora felice di quel gesto tanto dolce quanto amorevole.
"Secondo te verrà?" interrotti i suoi pensieri guardò la sorella che aspettava curiosa una sua risposta, una cosa che più odiava della sua famiglia era il ficcanasare nelle faccende altrui, soprattutto nelle sue. Si mise seduto in modo composto sulla panchina "Chi?" chiese confuso "Hermione" rispose con noncuranza giocherellando con le ciocche dei suoi capelli color ruggine. Sussultò nel sentire il nome della ragazza, negli ultimi giorni si erano incontrati sì e no tre volte per dieci minuti scarsi e l'unica cosa che era riuscito a dirle riguardo la partenza erano l'ora e la data. Gli dispiaceva lasciarla da sola, così, senza salutarla come si deve,senza dirle niente di incoraggiante, ma sapeva che al suo fianco aveva tante persone, sapeva che non era sola. Al suo fianco aveva degli amici stupendi come Harry, Luna e Neville. Hermione sapeva farsi voler bene facilmente e a modo suo, e anche se in poco tempo c'era riuscito anche lui, poteva affermare di volerle bene ma non sapeva nè quando nè come nè perchè gliene voleva, non sapeva neanche capire che tipo di bene fosse  quello nei suoi confronti.
"Non ne ho idea" sussurrò in risposta alla sorella ma in cuor suo sperava ardentemente di vederla arrivare così, da un momento all'altro, con il suo solito sorriso sulle labbra fini e rosee "Ma almeno gliel'hai detto?" continuò la piccolina sedendosi accanto a lui, Fred sbuffò divertito poggiando i gomiti sulle ginocchia "Diciamo che le ho detto la data e l'ora"
"Quindi non le hai chiesto di venire?"
"No" sussurrò abbassando il viso, quasi dispiaciuto dal non averglielo detto esplicitamente, perchè ora più di prima voleva vederla prima di andare via.
"Sei peggio di Ron per quanto riguarda le ragazze, davvero pessimo"
"Hei, che ho fatto?" chiese Ron sentendosi chiamato in causa dalla più piccola. I due iniziarono a battibeccare sotto lo sguardo infastidito di alcuni passanti, quello divertito dei fratelli e quello carico di rabbia della madre.
Da lontano vide arrivare il loro treno, si alzò colpendo il gemello dietro alla testa con uno schiaffo leggero, quest'ultimo infastidito si staccò dalla sua ragazza. Fred si sentì nuovamente in colpa "George se vuoi puoi rimanere qui" gli disse beccandosi poi uno schiaffo veloce e forte dietro alla testa "Fred, il mio posto è con te, e poi chi lo dice al capo?" e rise, rise in modo rumoroso come era solito fare "Ma..."
"Tranquillo, so quello che faccio e quello che voglio, non sentirti colpevole di niente e neanche in colpa. Se ho fatto questa scelta è perchè l'ho voluto io, non tu. Okay?" disse poi facendosi serio, a volte si domandava come facesse a risultare sempre tanto serio quanto immaturo. Annuì al fratello, il treno era arrivato e la gente stava sbarcando con tutta tranquillità trascinandosi dietro le verie borse e valige, entrambi afferrarono le proprie borse contenenti tutte le loro cose.
In lontananza si avvertivano dei passi affrettati e pesanti. Si voltò curioso e rimase sopreso nel vederla là mentre correva, alla fine era venuta sul serio per lui. Non ci sperava più "Ti prego, Harry, dimmi  che sono in tempo" disse lei quasi in una supplica "Sì, tranquilla" Fred le si avvicinò col sorriso sulle labbra "Sei venuta" disse poi ancora col tono incredulo, cercava di rendere reale il più possibile quel momento.
"Non potevo non salutare un mio amico, non trovi?"
"Già"
"Quando tornerai?"
"Non lo so, ma spero presto"
"Lo spero anch'io" sussurrò lei "Fred?"  si girò verso George, dovevano andare "Hermione..."
"Aspetta!" la ragazza lo fermò per poi afferrargli le mani confondendolo mentre lei gli sorrideva. Fece salire le mani su per le braccia fino alle spalle per poi incrociarle dietro al suo collo. Poggiò la testa coperta di ricci ribelli contro il suo petto , odorava di talco. Fred, rimasto per qualche secondo immobile, ricambiò la presa rimandendo fermi per alcuni secondi che per loro parvero lunghi quanto minuti "Fred, andiamo!" urlò nuovamente il gemello "Arrivo!" rispose lasciando lentamente la presa dalla ragazza, il punto in cui era poggiata la testa di lei venne colpito dal freddo invernale facendolo rabbrividire appena "Devo andare" sussurrò poi a lei "Allora a presto"
"A presto" e lasciò alle sue spalle l'esile figura della ragazza che sorrideva ancora ma con un pizzico di malinconia a incorniciarle il viso.

Il treno correva veloce sulle rotaie così come il paesaggio fuori dal finestrino. Ammirava il mischiarsi del verde degli alberi al grigio del cielo. Solo in quel momento si era reso conto del colore cupo del cielo, sapeva che a momenti avrebbe iniziato a piovere e sarebbe stato più di un semplice acquazzone. Amava, però, la pioggia. Lo rilassava il rumore delle gocce  sull'asfalto, molte volte gli è capitato di lasciarsi cullare dal rumore della pioggia per riposare meglio e così non avere incubi. "Ti va un po' di caffè?" gli chiese il gemello  ridestandolo dai suoi pensieri, ultimamente lo interrompevano troppo spesso "No, grazie"
"Allora vado a prenderlo solo per me"  annuì e tornò a guardare fuori dal finestrino mentre George si alzava posando il libro che stava leggendo sul suo sediolino, guardò di sfuggita il titolo ma era scritto in una lingua che lui conosceva appena, non era mai stato un asso nelle lingue straniere durante gli anni scolastici. Alcune gocce di pioggia avevano inziato a cadere sulla terra e i vetri del treno, sorrise, non aveva mai assistito a uno spettacolo simile da un treno in corsa.
Ed era bello, più di quanto immaginasse.
Guardò alcune gocce avanzare divise sulla superficie trasparente e gelida del vetro fino a quando non si ritrovarono unendosi fomando così una sola goccia più grande. Ormai erano legate e niente avrebbe potuto dividerle, o almeno così pensava e sperava, le due vennero divise nuovamente da un'altra goccia caduta prepotentemente sulle due, entrambe ormai divise presero due strade diverse: non si sarebbero riavvicinate mai più.
Un senso di vuoto lo colpì, si passò una mano tra i capelli rossi spettinandoli, davvero stava soffrendo per delle stupide gocce? Stava impazzendo.
Si poggiò contro il sediolino e chiuse gli occhi cercando di lasciare la mente libera.

Una volta arrivati a casa entrambi andarono nelle proprie stanze, quella di Fred era buia a causa delle serrande chiuse e avvertiva il leggero odore di chiuso pizzicargli il naso, avanzò nella stanza inciampando in qualcosa sul pavimento, riprese a camminare verso il piccolo balconcino presente nella sua stanza per poi aprirlo, non filtrò luce nella sua stanza visto il mal tempo ma già respirava un'aria più fresca.
Guardò la stanza alle sue spalle, era in disordine, come l'aveva lasciata due settimane prima. Non era mai stato un tipo molto ordinato ma ciò non lo disturbava minimamente, riusciva a giostrare tutto ciò che lo circondava senza problemi.
Decise che era giunto il momento di dare una sistemata alla sua stanza, almeno per poter camminare senza rompersi l'osso del collo.
Ricordò quella volta che la madre lo riprese per il suo disordine e lui se ne uscì con un "Se qualcuno tenta di uccidermi cadrà su qualcosa di mio e si farà male, molto male", sorrise appena e poi si rimboccò le maniche.

Si lanciò sul letto da una piazza e mezzo sfinito, prese il cellulare dalla tasca della tuta e si accorse di non averlo acceso. Deglutendo lo accese e trovò una marea di notifiche: messaggi dai fratelli, mail e chiamate perse dalla madre.
La telefonò rassicurandola e poi scorse i nomi nella rubrica, arrivò all'H e indugiò qualche secondo sul nome di Hermione per poi premere e far partire la chiamata.
Aspettò solo quattro squilli prima di sentire la voce preoccupata della ragazza "Fred, sei tu?" rabbrividì nel sentire il suo nome pronunciato da lei "Sì" rispose solamente lui "Ah, finalmente, ero in pensiero"
"Scusa" rispose col sorriso.
"Com'è andato il viaggio?"
"Bene, dai..." e da lì intrapresero una lunga conversazione dove entrambi sorridevano sia con le labbra sia con il cuore.

SCUSATEMI TANTO, TANTO, TANTO!
Non potete capire che periodo che sto passando, il capitolo dovevo pubblicarlo due settimane fa ma, a causa di problemi, mi si è rotto il portatile che uso sempre io e per dimenticanza ho lasciato l'intera storia, quelle già pubblicate, una bozza di un'idea per una nuova storia e la mia tesina per gli esami di quest'anno su quel pc senza trasferirli (come mio solito) sulla chiavetta e ho perso tutto (e quando dico tutto dico tutto)
Ora sto usando il pc di mia madre, sono tornata ai vecchi metodi: carta e penna. Ho un quaderno apposta per quella.
Sto cercando ancora di capire cosa è successo al pc, sperando di poter recuperare tutto.
In settimana dovrei continuare a scrivere il seguito (non vi assicuro niente visto che devo completare un libro che sto leggendo, la tesina e un lavoro che mi hanno chiesto - la sfiga di sa cucire lol - per luglio)
So che non è un granchè e che vista l'attesa vi aspettavate qualcosa in più, giuro che mi sento troppo in colpa ma purtroppo ultimamente succedono tutte a me, quelle che vi ho accennato sono solo poche rispetto a tutto quello che mi è successo.
La cosa peggiore è che su questo pc non posso modificare l'html della storia una volta copiata nel riquadro, piango.
Ora scappo, Foscolo mi attende insieme alle Spezie di alimentazione.
A presto!

ps.scusate aventuali errori ma sulla tastiera di questo pc mi sento impedita.
pps. auguri di buona Pasqua, anche se in ritardo.


Vera.



 

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Capitolo 10
*** 9. Parole che colpiscono il cuore ***


9. Parole che colpiscono il cuore

Hermione avvertiva qualcosa di strano nell'aria, non sapeva se ciò fosse dovuto dal mal di testa che la tormentava da giorni o dall'ansia che la stava divorando viva, la cosa peggiore era il non sapere da cosa fosse provocata quell'ansia.
Una sensazione simile l'aveva provata durante il primo anno di buio totale.
"A che pensi?" le chiese Harry tirandole un riccio provocandole un leggero dolore alla cute della testa "Cose da donna"
"Sarebbero?" insistette lui, come suo solito "Cose che tu non puoi capire" concluse sorridendo. Avvertì dei leggeri movimenti della sedia di Harry, si era seduto accanto a lei "Non osare mangiare la mia sacher" ringhiò scherzosamente lei sempre con il sorriso sulle labbra "Dai, solo una forchettata!" provò lui "No" e si portò soddisfatta un pezzo del dolce alla bocca assoporandolo con calma quasi snervante per Harry.
Ad un tratto, dopo il suono del campanello appeso alla porta del bar, avvertì l'amico irrigidirsi "Hei, tutto bene? Che hai...?" ma la domanda venne interrota a una voce roca e arrogante "Sfreggiato, fai ancora da balia alla non vedente?" Hermione ringraziò mentalmente il fatto che Draco non avesse usato il termine 'cieca' rivolgendosi a lei "Che vuoi Malfoy?"
"Solo parlare con la tua amica... in privato" un silenzio carico di tensione calò tra i tre, Hermione rimase sorpresa, cosa voleva Draco da lei?
Era curiosa di sapere,  afferrò la mano di Harry sotto al tavolo "Và tranquillo" gli disse sorridendo "Ma..." cercò di parlare lui "So difendermi da sola, e poi siamo in un luogo pubblico"
"Okay, va bene, allora ci vediamo qui tra mezz'ora" Harry si alzò lasciandola sola con il ragazzo dai capelli biondi.
"Allora di cosa vuoi parlare, Malfoy?"
"Del tuo amico Weasley, l'assassino" Hermione raggelò a quelle parole, lo aveva detto di nuovo, sentì che la sedia di fronte a lei veniva trascinata sul pavimento, probabilmente il ragazzo si stava accomodando.
"Probabilmente già conosci la storia dell'incidente in cui lui era coinvolto, ma ti farò un breve riassunto..." il suo tono era freddo, quasi gelido, il cuore di Hermione batteva veloce, timoroso di sapere cosa turbava tanto quel ragazzo a cui tanto si era affezionata "... lui e Danielle erano fidanzati, entrambi avevano sedici anni, entrambi erano troppo immaturi, entrambi erano troppo diversi. Durante una giornata cupa entrambi, con il mare agitato, uscirono in barca..." fece qualche colpo di tosse, come a voler riprendere aria, come se ne avesse poca all'interno dei polmoni "... lui la costrinse a seguirlo, lei odiava il mare, ne aveva quasi il terrore, ma troppo acceccata dall'affetto provato nei confronti di quel teppista lo seguì" il tono era diventato più freddo di prima, avvertiva una leggera malinconia e rabbia, con voce apparentemente calma e roca continuò la sua narrazione "Un'onda li prese in pieno, Danielle venne colpita in testa de una delle travi di legno della barca - ormai andata in pezzi - e questo le causò gravi danni cerebrali e una forte emorraggia..." Hermione avvertiva la gola secca, ogni respiro sembrava graffiarle i polmoni e la gola a sangue "...il Weasley, invece che aiutarla si salvò il culo, lasciandola in balia delle onde. In seguito a quell'emoraggia Danielle morì mentre lui, maledetto, se la cavò con qualche taglio e una gamba fratturata" Hermione deglutì, aveva lasciato a metà la fetta di torta nel piattino, troppo presa dalle sue emozioni e dalla storia. Ogni parola era come una stilettata al cuore. Non sapeva che dire, che fare.
"Chi era Danielle per te? Come fai a sapere tutte queste cose riguardo al loro incidente?" il ragazzo rise amaramente e con un leggero tono triste "Danielle era mia sorella, maggiore per esattezza" altro colpo al cuore "P-perchè mi dici queste cose? Cosa speri di ottenere facendolo?" arrivò finalmente alla domanda che la stava tormentando di più "Perchè voglio che rimanga solo come un cane, che soffra come soffriamo tutt'oggi noi. C'ha portato via una parte fondamentale della nostra vita, del nostro cuore, e ciò non si può perdonare"
"Non è vero" Hermione trovò il coraggio di parlare, finalmente, ad alta voce. Si portò le mani al petto stringendo forte il tessuto della maglietta, la risata roca del ragazzo riempì l'ambiente, probabilmente aveva attirato anche le attenzioni di alcuni curiosi "Te lo difendi tanto, ma almeno conosci la versione della storia? Questa è la vera"
"Tu come fai a conoscere simili dettagli? Eri con loro?" era furiosa "Ho i miei informatori" sentiva la rabbia crescere secondo dopo secondo, avvertiva le gote diventare calde, sicuramente rosse per il nervoso "Continuo a non crederti"
"Allora chiedi conferma a lui, mia cara Granger"
"Lo farò con piacere, Malfoy"
"E non venire a piangere da me se le cose si riveleranno per come sono"
"Non avrai quest'opportunità, tranquillo"

"Che voleva Draco da te?" erano appena rientrati in casa, Hermione prese di fretta il cellulare dalla borsa porgendolo a Harry "Per favore, avvia la chiamata per Fred" era un tono sicuro il suo, calmo ma ricco di rabbia "Che succede Herm?"
"Fai come ti dico, grazie " ancora quel tono, il corpo le tremava dall'ansia accumulata durante il tragitto a casa, Harry le porse il cellulare, ancora confuso da questa sua reazione. Il cuore le batteva all'impazzata, sentiva il sangue fluire più veloce del solito, batteva il piede con impazienza sulla moquette morbida senza darsi pace. Uno quillo, due squilli, tre squilli, quattro squilli...
"Hermione" il tono allegro del ragazzo sembrò calmarla, tutto quel senso di ansia era scomparso. Rimase in silenzio "Hei, Hermione, so che sei in linea, sento il tuo respiro"
"F-Fred, mi racconti la storia dell'incidente?" disse così, senza freni, tutto d'un fiato "P-perchè?" Hermione deglutì, avvertiva la paura nel suo tono di voce, il timore che aveva provato lei qualche istante prima "Perchè Malfoy mi ha appena raccontato la sua versione"
"Ti va di parlarne domani? Prendo il primo treno e vengo lì" ora era più sicuro di prima "O-okay" e chiuse la telefonata, se lui ora era pronto a dirle tutto lei non era pronta ad ascoltare.
Si lasciò cadere sul divano, di nuovo quell'ansia, quella paura. Aveva il timore di conoscere la verità, la paura che ciò che le aveva detto Draco si fosse rivelato vero.
Cosa avrebbe fatto se cosi fosse stato?
Come si sarebbe dovuta comportare?
Sarebbe stato lo stesso dopo, il rapporto tra i due?
"Hermione..."
"Ho paura Harry, ho paura di perdere qualcosa che per me è importante, importante come tornare a vedere" e pianse, dopo anni pianse di nuovo davanti a qualcuno, davanti al suo caro amico Harry.
Pianse abbracciata a lui fino a quando stremata non si addormentò, finendo in un sogno nero, un sogno senza vita.

Dopo il giorno precedente l'umore di Hermione era sotto i piedi, anzi, meglio dire tre metri sotto terra. Tutti se ne erano resi conto, addirittura Luna che era sempre stata con la testa fra le nuvole e la spensieratezza nel cuore.
"Vuoi che veniamo con te?" le chiese dolcemente Cho "No, tranquilli" e uscì dalla casa di Harry chiudendosi la porta alle spalle con un leggero tonfo.
Il cuore saliva e scendeva in gola a ogni passo, ogni battito era talmente forte e continuo da opprimerla. Avevano appuntamento in riva al mare, dove si sono incontrati in malo modo la prima volta. Gli occhiali da sole neri le coprivano gran parte del viso e per avitare cose 'spiacevoli' portava come guida il suo bastone.
Era troppo emotivamente instabile per poter camminare senza problemi.
Il rumore delle onde si fece più chiaro e vicino a ogni passo che faceva. L'odore di salsedine le pizzicava appena il naso.
"Hermione..." sobbalzò nel sentirsi chiamare, si girò verso destra e avvertì il tocco familiare sulla spalla "Fred..."
"Vieni con me, andiamo in un posto più tranquillo"
Così camminarono per un po' sulla spiaggia, in silenzio, Hermione aveva riposto il bastone e gli occhiali all'interno della borsa e camminava tenendosi al giubbotto di Fred.
L'unico rumore udibile - oltre alle onde - era quello dei loro passi avanzare lenti verso il pontile di legno.
Fred si fermò di botto e lei andò a sbattergli contro, poteva sembrare quasi una scena comica ma non in quel momento. Si staccò da lui ricordando l'abbraccio che gli diede prima della partenza, qualche settimana prima, e avvertì il viso scaldarsi per l'imbarazzo.
"Qui è dove tutto è iniziato..." iniziò Fred "... e anche dove tutto è finito"


SBAAAAAAAAAAAAM!
Ebbene sì, I'm baaaaaack!
Finalmente il tanto atteso capitolo, in cui però non viene rivelato tutto eheheh
Nel prossimo, dal punto di vista di Fred, sapremo/saprete tutta la storia.
EBBENE Sì, DRACO E' IL FRATELLO DI DANIELLEEEEEE, UNA DI VOI C'AVEVA AZZECCATO IN PIENO, soddisfatte della scoperta? :3
Molte di voi aveva tentato di 'capire' il legame tra i due, ma solo una è riuscita a capire quello che aveva in mente.
Purtroppo non ho altro da dirvi, vi avviso: il seguito già lo sto scrivendo, ma non posso anticipare niente riguardo la loro conversazione.
Spero che vi piaccia, che la versione di Draco non sia troppo bruta o altro...
A presto people!

Vera

 

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Capitolo 11
*** 10. La verità ***


10. ​La verità



Tremava, non ne capiva il motivo, aveva raccontato quella storia migliaia di volte davanti ai giudici e gli avvocati.
Aveva paura di perderla e forse era anche per questo che aveva paura di parlargliene.
"Conobbi Danielle l'estate prima dell'incidente, durante una festa in spiaggia..." e così iniziò il suo racconto "... era bellissima e decisi di parlarle, sai, le solite cose da ragazzi spavaldi che poi ricevono un due di picche, e fu così. Dopo vari rifiuti finalmente accettò di uscire con me. Eravamo completamente diversi, il diavolo e l'acqua santa. Lei così perfetta e io un completo disastro" aveva un lieve sorriso sul volto, come quello dedicato a un ricordo dolce e amorevole, prese un respiro e continuò a parlare "Volevo festeggiare a modo mio i nostri primi sei mesi insieme e decisi di portarla al mare con la barca a vela per pranzare. Lei non voleva, diaciamo che l'ho quasi costretta a venire con me. Tutto procedeva bene, ci stavamo divertendo tantissimo insieme, poi un'onda alta quasi tre metri colpì in pieno la nostra barca, rovesciandola. Ero rimasto impigliato ad una delle corde che si usano per manovrare la vela e, per liberarmi, mi ruppi una gamba. Tornato a galla cercai Danielle, ma di lei neanche l'ombra. Da lontano intravidi una macchia rossa abbastanza estesa, lentamente sembrava allargarsi sempre di più. Preso del panico cercai di nuotare il più veloce possibile e una volta arrivato m'immersi. La trovai e la trascinai fino a riva con tutti i muscoli che mi dolevano..." si fermò avvertendo le mani di Hermione stringere disperatamente la sua "Fred...." ricambiò la presa "Tranquilla, comunque, stavo dicendo... arrivato a riva cercai di farla riprendere e controllai la ferita sulla sua testa, era molto profonda, perdeva molto sangue. Provai a rianimarla in tutti modi possibili, provai a fermare l'emorragia ma non riuscendoci andai a cercare aiuto lasciandola là, da sola..." le lacrime presero a scendere sul suo viso, in quel momento si sentiva fortunato a non poter esser visto "... ma purtroppo non c'era più niente da fare, aveva preso una brutta botta e di conseguenza aveva subito un brutto trauma cranico, un'emorragia tale da farle perdere più sangue del previsto, mentre io non ho fatto niente, non sono riuscito a salvarla, io no..." un singhiozzo lasciò le labbra di Hermione sorprendendolo, gli mancò il fiato, perchè stava piangendo?
Strinse più forte la sua mano, così piccola e calda, così simile al calore che gli mancava "Hermione..."
"Come... come hai potuto... come hai potuto tenerti tutto questo dentro?" parlava tra i singhiozzi, sembrava soffrire insieme a lui "Io..." provò a parlare ma le lacrime sul viso della ragazza lo lasciarono senza parole.
"Oh Fred, io non lo sapevo, mi dispiace così tanto, nessuno meriterebbe una cosa simile, nessuno, soprattutto tu..." la ragazza iniziò a parlare a raffica, Fred non riusciva  a capire nemmeno come facesse visti i continui singhiozzi che rilasciava tra una parola e l'altra "Hermione, hei, calmati" la prese per le spalle e la ragazza sembrò riprendersi , spalcò gli occhi confusa per poi gettargli le braccia al collo "Scusami, scusami tanto Fred, ti prego, se ne hai bisogno, piangi pure, io sono qui per te" e così, tra un respiro e l'altro, le lacrime presero a scorrere nuovamente anche sul suo viso, strinse più forte a sè la ragazza e entrambi caddero in ginocchio sul piccolo pontile di legno, lontani da occhi indiscreti e parole capaci di ferirli. Erano solo loro due, il loro dolore e il rumore del mare che sembrava piangere e disperarsi insieme ai due.

Che ora era?
Da quanto tempo erano fermi lì, cercando di placare la loro disperazione e il loro pianto?
A Fred non interessava poi così tanto, ispirò a lungo l'odore salmastro del mare mischiato a quello di talco dei capelli della ragazza. Qualcosa nel suo petto sembrò scaldarsi, era una sensazione così piacevole, così stranamente familiare.
"Fred..." sussurrò appena la ragazza, scostò il capo dal suo petto e alzò il viso, aveva le guance rigate dalle lacrime che fino a qualche secondo prima aveva lasciato cadere, così come le ciglia, in quel momento gli sembrava di avere davanti una bambina spaurita, confusa, indifesa. Ma sapeva che Hermione non era ciò, sapeva che Hermione era più forte di quanto lo sembrava.
"Fred... riguardo a ciò..."
"No Hermione, ti prego..."
"Ascoltami" la voce, anche se tremante, era sicura "Devi perdonarti, tu non c'entri niente con la sua morte, hai provato a fare del tuo meglio per lei, l'hai tratta in salvo dalle onde con una gamba rotta, sei corso a chiedere aiuto mettendo in secondo piano il tuo stato fisico..." Fred non parlava, teneva lo sguardo fisso nel vuoto, ascoltava attentamente ogni singola parola che gli veniva detta "... hai fatto di tutto per lei, e questo lo sai"
"Ma..." provò a parlare ma venne interroto nuovamente "Non ci sono i ma e i se, Fred. Perdonare sè stessi non è simbolo di debolezza, tu non sei debole" senza pensarci due volte la strinse nuovamente, le parole che gli aveva detto, tutta quella calma, tutto quell'affetto con cui le aveva pronunciate lo facevano sentire meno colpevole, ma non del tutto assolto da ciò che era successo.
"Grazie Hermione, ti voglio bene" sussurrò al suo orecchio "Anche io te ne voglio" poi si alzò, aiutandola "Che ne dici di tornare a casa? Saranno tutti in pensiero per te"
"Tranquillo, sanno che sono con te, si fidano di te. Mi fido di te" Fred sorrise "Allora, visto che ti fidi di me,  ti va di venire a casa mia?"

Avevano fatto l'intera strada, dalla spiaggia a casa Weasley, in completo silenzio e con le mani intrecciate, entrambi sembravano aggrapparsi a quell'unico appiglio per paura di crollare. Uno era diventato la forza dell'altro, l'albero di sostegno che tanto sembrava fragile era divento forte per l'altro.
Fred pensava che dopo quella confessione sulla spiaggia Hermione l'avrebbe allontanato, l'avrebbe lasciato da solo e lui sarebbe caduto in quell'oblio cupo e freddo dove neanche il suo gemello e la sua famiglia erano riusciti ad entrare per tirarlo fuori.
Arrivati davanti alla porta di casa la fissò un po' ammirandola, il colore mogano della porta era acceso in alcuni punti. Chissà la madre cosa avrebbe pensato o detto vedendolo rientrare con Hermione "Che fai?" gli chiese la ragazza alle sue spalle, si ridestò dai suoi pensieri e strinse lievemente la mano di Hermione "Niente, pronta ad entrare? Ti avviso, la mia famiglia è alquanto chiassosa..."
"Tranquillo" rispose lei sorridendo, lui ricambiò pur sapendo che lei non avrebbe potuto vederlo, mise le chiavi nella toppa e aprì la porta, l'odore dei biscotti alla cannella, tipici di sua madre, era abbastanza forte.
Più si avvicinava alla cucina più l'odore diventava forte "Mmmh, che odore, sono biscotti alla cannella?" chiese Hermione "Sì, mamma deve averli appena sfornati, siamo stati molto fortunati allora, sai sono i migliori che abbia mai mangiato" entrarono in cucina e Fred vide, appunto, la madre sfornare un vassoio colmo di biscotti "Hei mamma..." la signora Weasley si girò sorridendo "Eccoti Fred, vuoi... Oh ciao, tu devi essere Hermione!" esclamò posando il vassoio e avvicinandosi ai due travolgendo del tutto Fred, che andò a sbattere contro il muro, per poi stringere le mani di Hermione. Sua madre è sempre stata così con tutti, anche con Danielle successe la stessa cosa e all'inizio questo gli mise un po' d'imbarazzo. Ma ora vederla là, sorridente con Hermione, non gli metteva disagio o altro, sembrava rasserenarlo.
Sorrise per poi prendere parola "Grazie per l'accoglienza, e poi dici di essere mia madre!"
"Dai Fred, prendi un biscotto" dissa la donna porgendogli un biscotto "Mamma non fare così, mi ricordi troppo la professoressa Minerva" rispose prendendo un altro biscotto e porgendoglielo a Hermione che lo afferò timida "Chi? La McGranitt?" chiese poi "Sì" rispose con la bocca piena il ragazzo, disgustando la madre.
"Quando andavo a scuola speravo ardentemente di diventare come lei un giorno, era il mio idolo" Fred scoppiò a ridere alle parole della ragazza, poi Hermione si aggiunse anche lei.
Mai avrebbe pensato di potersi sentire così con qualcuno che non fosse lei.
Ebbene sì, Hermione, una perfetta sconosciuta, era riuscita in ciò che gli altri non erano riusciti, era riuscita a fargli provare nuovamente qualcosa, stava riuscendo a farlo tornare come prima.
E lui gliene sarebbe stato eternamente grato.

SCUSATE IL TREMENDO RITARDO, ODDIO.
So che sarei dovuta tornare circa due-tre settimane fa, ma ho avuto tanti problemi:
1. il mio pc, una volta resuscitato, ha ben deciso di non farmi pubblicare i capitoli;
2. dovevo concludere la tesina (e ce l'ho fatta);
3. ho finito i primi quattro libri della saga di Shadowhuntera, uno riguardo la seconda guerra mondiale e vari anime e manga;
Spero che questo capitolo non sia una completa delusione, anche perchè l'ho risistemato ieri, non sapete quante modifiche gli ho apportato.
E ora passiamo alle cose serie: oggi sono ben 18 anni dalla battaglia di Hogwarts, e preferirei solo dire... IN ALTO LE BACCHETTE.


Ora vi lascio, per qualsiasi cosa potete contattarmi in privato qui, su Twitter, Facebook o Kik (è tutto scritto nella mia descrizione, ah devo pue modificarla, ormai non ho più 18 anni, rido lol)
Spero di riuscire a concludere presto il seguito.
Ora non mi resta che dirvi... ALLEVANDERES.
No scherzo, quel saluto non è mio, devo inventarmene uno, mi sa.
A presto raga!

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Capitolo 12
*** 11. Tutto passa, anche il tempo. ***


11
11.  Tutto passa, anche il tempo.


Il tempo sembrava scorrere veloce, come la sabbia tra le dita, e questo Hermione lo sapeva.
I giorni passavano veloci, a volte non sembrava neanche arcorgesene, ciò era motivo di sollievo per lei, l'operazione era sempre più vicina, al solo pensarci sentiva il cuore riscaldarsi. Ma ciò non stava a significare che non avesse paura, era pur sempre un'operazione rischiosa. Non voleva neanche metterci troppa fiducia nella riuscita, ma quella speranza - anche se minima - c'era sempre.
Con il passare dei giorni il rapporto tra Fred e lei sembrava essere diventanto più forte, nonostante la lontananza, nonostanze il non potersi incontrare ogni settimana, ogni mese, nonostanze le rivelazioni scomode e tristi da parte di entrambi. 
Si sentivano spesso e volentieri a telefono, parlavano a lungo, soprattutto la notte, ognuno rinchiuso nella propria camera a fare compagnia all'altro. Parlavano di tutto, lei di come stesse passando quelle sue giornate noiose, con la solita routine, i soliti incontri, le sue passioni e i suoi sentimenti. Lui le parlava  della sua giornata lavorativa, della sue uscite, delle sue passioni e delle sue  birichinate ai tempi del liceo insieme al gemello.
Hermione era rimasta molto sopresa dal rapporto dei due, per loro la frase "Sempre e per sempre" valeva sul serio, non c'era Fred senza George, non c'era George senza Fred, erano legati indisolubilmente e lei quasi li invidiava. A causa del poco tempo che i suoi passavano a casa non hanno mai preso in considerazione il fatto di poter mettere al mondo una sorella o un fratello minore per Hermione.
Magari questo sarebbe servito a farla sentire meno sola.
Era seduta in salotto, sulla panca del pianoforte, sfiorava lentamente i tasti senza però fargli emettere suono, le mancava tremendamente suonare così come far unire la propria anima a quei tasti.
Sospirò rumorosamente per poi far calare di nuovo il silenzio in quella stanza, lo squillo del cellulare, però, lo interruppe quasi subito, Hermione sapeva perfettamente chi fosse la persona che le telefonava, sorrise sentendo il cuore leggero all'interno del suo petto. Era una sensazione così piacevole da farla sentire bene e a suo agio.
Afferrò il cellulare dal tavolino posto di fronte al camino e si sedette a terra sulla moquette e i gomiti poggiati, appunto, sul tavolino "Pronto?"
"Heilà Hermione, come va?"
la voce di Fred le appariva stanca ma sollevata "Abbastanza bene, a te?"
"Un po' stanco, non vedevo l'ora di tornare a casa e gettarmi sotto la doccia"
rimasero entrambi per qualche secondo in silenzio "Sai..."  dissero entrambi per poi scoppiare a ridere, non era la prima volta che entrambi dicevano le stesse cose, ciò li divertiva molto perchè per loro stava a significare una bella sintonia "Parla prima tu..."
"No, parla tu, tranquilla"
Hermione sorrise "Tra esattamente tre mesi ci sarà l'intervento..."
"Quel giorno sarò lì con te"
"Ci sarai anche la settimana successiva, quando mi toglieranno le bende?"
"Sì, non sei curiosa di sapere come sono fisicamente?"
disse nel tentativo di farla sorridere, ma aveva colpito proprio nel segno: Hermione era tremendamente curiosa, voleva tanto poterlo vedere, vedere i suoi occhi, i suoi capelli e il sorriso che, lei sapeva, sembrava esser stato stampato apposta sul suo viso "Fred, ti va di descriverti?"  chiese quasi titubante.
"Okay, allora, come da caratteristica della mia famiglia, ho i capelli rossi, tendenti al color carota. Ultimamente li ho lasciati crescere e mi arrivano fin sotto ai lobi. Ho il viso cosparso di lentiggini, gli occhi azzurri  e le labbra fini. Una cosa che mi distingue da George sono le fossette che, ogni volta che sorriso, fanno la loro comparsa"  disse quasi insicuro, Hermione aveva imparato a percepire i suoi cambiamenti  d'umore solo dal suono della sua voce.
Quando era felice tendeva ad emettere un suono più acuto e vispo, quando era turbato da qualcosa tendeva ad avere un suono calmo e veloce.
E, come in quel caso, quando era insicuro su come comportarsi parlava a bassa voce e con delicatezza, come per paura di poter ferire qualcuno.
"Una cosa sicura, però, è che io sono il più bello della famiglia" e Hermione rise, tanto, tanto da sentire i crampi allo stomaco e le lacrime agli occhi.
Tanto da dimeticare anche il perchè avesse avuto inizio quella conversazione, tanto da svuotare la mente.
Era questo ciò che amava di Fred: sapeva farla ridere.
"Sei sempre il solito, Fred"
"Lo prenderò come un complimento da parte tua, Hermione"
"Quando tornerai qui?"
la sua sembrava quasi una richiesta disperata, Hermione non era tipo da implorare qualcuno, ma sentiva troppo la mancanza di Fred, non sapeva neanche spiegare da cosa dipendesse quella mancanza, ma sentiva come se in sua assenza una parte di lei fosse vuota.
"Probabilmente il mese prossimo..." non gli lasciò il tempo di continuare "E se venissi io da te?"
Il silenzio calò tra i due poi ci fu un sospiro da parte di Fred "Sicura di poter venire fin qui da sola?"
"Sì"
"I tuoi sono d'accordo?"
"Lo saranno"
"Allora... Okay..."
il tono del ragazzo era sereno, calmo, pacato. Hermione sorrise felice "Ovviamente fammi sapere quando arrivi , mi farò trovare alla stazione"
"Davvero?"
"Davvero"


"Mamma, papà, posso chiedervi una cosa?"
avvertì il giornale che il padre aveva tra le mani essere ripiegato "Avanti, dicci pure"
"Io... ecco.... beh... avevo pensato di andare per qualche giorno da Fred e George..."
il padre la fermò prima che lei potesse continuare con la sua rischiesta "Per me è no, tu da sola in una casa con due ragazzi poco più grandi di te"
"Ma..."
"Per me è no"
Hermione sentì un nodo stringerle lo stomaco, totalmente in collera per le parole del padre. Era rimasta totalmente sorpresa a causa della severità con cui il padre le aveva dato quella risposta. Non era da lui.
"Caro, possiamo parlare?"sentì il padre bonfocchiare una risposta "Hermione, puoi lasciarci da soli per qualche minuto?"
"Sì"
e si accomodò in salotto, lontana dalla cucina, sperando che la madre gli facesse cambiare idea.
Il padre non le aveva mai detto di no in modo simile, le aveva sempre risposto in modo pacato, le aveva sempre spiegato il perchè dei suoi 'no'. Non attese a lungo prima di sentire la porta della cucina aprirsi e dei passi avvicinarsi a lei "Ci tieni davvero tanto ad andare da loro... ad andare da lui?"
"Sì"
avvertì il sospiro sconfitto del padre, il cuore perse un battito "Allora... va bene. okay, puoi andare"
"Davvero?"
chiese alzandosi velocemente inciampando nel tappetto sotto i suoi piedi "Sì, ma c'è un ma..."
"Sarebbe?"
"Potrai stare là solo tre giorni, solo tre. Chiaro?"
"Chiarissimo!"
rispose lei scuotendo su e giù la testa velocemente.
"Ringrazia tua madre, è stata lei a convincermi" e Hermione sorrise, felice di poter andare da lui, felice di poterlo riabbracciare dopo un mese e mezzo di lontananza.
Mai avrebbe pensato di potersi sentire così un giorno, di poter trovare un amico come lui.
Mai lo avrebbe pensato.
Mai lo avrebbe immaginato.

Buonasera a tutti/e!
F
inalmente sono tornataaaaa!
Non ho più impegni (a parte un libro che mi hanno prestato e che ancora devo leggere); ebbene sì, niente più esami, niente più studio, niente più di niente!
Ora posso dedicarmi completamente a questa storia (o almeno spero, finchè non trovo qualche lavoretto estivo, mi farebbe comodo); so che questo capitolo è privo di tutto quello che può dare un senso a una storia, ma davvero ci stavo mettendo troppo per buttare giù qualcosa, e questa è l'unica cosa che mi è venuta in mente.
Nello scorso capitolo, a causa della fretta, mi sono dimenticata di dire che la storia, adesso, procederà veloce fino al capitolo dedicato all'operazione.
Quel capitolo è pronto, in mente mia ma è pronto.
Ovviamente rimane il vuoto totale tra il momento in cui, finalmente, Fred spiega cosa è successo fino all'operazione, è questi capitoli così di passaggio sono l'unico modo per riempire quel vuoto.
Ma tralasciando questo, a voi come va?
Finito con la scuola/università?
Come avete intenzione di passare quest'estate?
Vi ricordo che, per qualsiasi cosa, potete contattarmi in privato qui, o ancora, troverete i vari contatti nella biografia (che ancora devo cambiare, miseriaccia).
Ora non mi resta che salutarvi, sperando di concludere presto qualcosa di decente come continuo.
Un bacio enorme.

Vera.

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Capitolo 13
*** 12. Ci sono degli arrivi... ***


12 12. Ci sono degli arrivi...  

Era nervoso. Camminava avanti e indietro  poco distante dai binari, aveva il cuore in gola.
Ancora non riusciva a credere al fatto che Hermione fosse riuscita a convincere i suoi genitori per andare a stare da lui per tre giorni.
Si fermò alzando il braccio per controllare l'ora sull'orologio, si rese conto che questo era fermo da un po', sospirò tirando fuori dai jeans il cellulare: erano le 12.45, meno di dieci minuti e lei sarebbe arrivata.
Si guardò intorno studiando attentamente la stazione, il sole batteva incessante sui binari e dava l'idea di essere tremendamente caldo, il vociare delle persone era forte, vivo, allegro. Tranne per qualcuno, fermò il proprio sguardo su una panchina dove vi erano seduti due ragazzi e un bambino, avranno avuto si e no venticinque anni, entrambi sembravano turbati da qualcosa. Poi capì: quella era una semplice famiglia, triste per la partenza di uno dei due.
Il bambino sembrava incurante dell'atmosfera che si era creata tra i due ragazzi e continuava tranquillo a mangiare il suo gelato, macchiandosi abbondantemente il visetto paffuto e la maglietta arancione. Con un filo di tristezza distolse lo sguardo, un po' si ritrovava in quella scena: ogni volta che lasciava il suo paese per tornare in città si sentiva spaesato. Non gli era mai piaciuta l'idea di vivere lontano dalla sua famiglia, ma a causa di quegli eventi passati ha dovuto.
Avvertì in lontananza il rumore delle ruote correre veloci sui binari, il cuore  gli saltò in gola, era il suo treno. Era lei.
Attese impaziente il rallentare del treno guardando attentamente in ogni vagone, con la speranza di vederla e poterla tirare fuori prima che venisse travolta dalla fretta di tutti gli altri passeggeri.
Dopo vari secondi di ricerca la vide, aveva i capelli legati in una treccia leggermente in disordine, parlava con un uomo e annuiva serena a ogni parola di quest'ultimo.
L'attese all'uscita del vagone, quell'uomo l'aveva accompagnata fino fuori aiutandola e indicandole il percorso, ora per lei sarebbe stato un po' diverso camminare.
"Sei tu Fred Weasley?" alzò il viso incrociando lo sguardo dell'uomo, Fred annuì vistosamente e l'uomo gli sorrise "Perfetto, allora sei arrivata a destinazione, ragazzina" pronunciò in modo dolce ad Hermione "La ringrazio ancora"
"E' stato un piacere"
l'uomo salutò allontanandosi e Fred tornò a guardare la ragazza al suo fianco: indossava una semplice camicetta celeste pastello abbinata alla gonna lunga fino alle ginocchia e i sandali leggermente rialzati "Vuoi dare a me il bagaglio?"
"Sì, tieni"
glielo porse sorridendo, gli era mancato il suo sorriso, il fatto di vederla.
Le prese la mano, stringendola con attenzione "Andiamo, non siamo tanto lontani da casa, sai?"

"Quindi starà con noi per tre giorni"
Fred aveva appena concluso la conversazione con il fratello gemello che, vedendo Hermione comodamente seduta sul divanetto un po' logoro in alcuni punti, si era preso uno spavento degno dei migliori film horror. Aveva iniziato ad urlare come un isterico spaventando Hermione e facendo correre a perdifiato il gemello dalla cucina intento a preparare il pranzo per tutti e tre.
"Hermione scusami per prima"
"Tranquillo, comprendo il perchè della tua reazione e della tua rabbia, Fred ha sbagliato a non dirti niente"
"Ma me ne sono dimentica..."
ma venne presto lasciato fuori dalla conversazione che stavano avendo il gemello e la ragazza, entrambi ridevano e parlavano animatamente e si avviavano verso la cucina lasciandolo solo seduto sul tavolino di legno.
Sorrise appena,  si rialzò e andò anche lui verso la cucina, se avesse lasciato qualche secondo in più le patate in forno si sarebbero bruciate e dopo addio al contorno per il pollo.

"Allora, cosa vi va di fare?" domandò Fred guardando i due ragazzi seduti sulla moquette beige "Io tra poco dovrei andare a lavoro, quindi mi sa che resterete solo voi due, spero non vi dispiaccia"
"Tranquillo, tanto al tuo ritorno saremo qui"
rispose dolce Hermione, Fred sorrise sereno del fatto che finalmente sarebbero stati un po' da soli.
Non sapeva bene spiegare le sensazioni che provava nell'ultimo periodo quando era a telefono con lei e quando erano vicini. Erano delle sensazioni forti, a volte sembravano opprimerlo altre volte, invece, erano talmente calde da rasserenarlo.
Si sentiva come quando aveva conosciuto Danielle, le sensazioni erano simili ma le avvertiva diverse... più vive, più mature, più forti.
Eppure... non poteva essere. Lui aveva giurato, promesso, di non volersi sentire più in quel modo, di non dover più riprovare quelle sensazioni, quelle emozioni, non voleva far soffrire nè soffrire, non era pronto.
"Allora vado, a più tardi"
"A più tardi"
risposero in coro i due sorridendo, ma dentro Fred era confuso.
Il caos albergava in lui. Osservò Hermione, si soffermò sui particolari come i lineamenti, le guance coperte da leggere lentiggini, le ciglia lunghe e scure, gli occhi castani che fissavano il nulla da fin troppi anni. Le labbra fini increspate in un sorriso timido.
"Tu non devi lavorare?" gli domandò poi ridestandolo dai suoi pensieri, si passò le mani tra i capelli e fece cenno di no con la testa, a volte dimenticava che lei non poteva vederlo e si sentiva quasi in colpa per questo "No, è il mio giorno libero, domani lavoro la mattina, vuoi venire con me?"
"Davvero posso?"
la sua voce era risultata davvero incredula e infantile, come quella di una bambina in un negozio di bambole, anche se Hermione sicuramente non era mai stata amante di quel genere di giocattoli. Non ce la vedeva nei panni di quel tipo di bambina, se la immaginava diversa, come una di quelle bambine amanti dei libri di favole, sempre con una valigetta di colori tra le mani e un album da disegno sempre pronto.
"Sì, il mio capo è un mio buon amico, sarà lieto di conoscerti"
"Che bello!"
e senza rendersene conto, tra una parola e l'altra, trascorsero così il pomeriggio, organizzando la giornata successiva e proponendo i vari menù da preparare in quei giorni.
Fred era felice di poterla avere, anche se per poco, con sè a casa sua.

"Per me non ci sono problemi se dormi sul mio letto, davvero" erano ore che andava avanti questo battibecco, Hermione si rifiutava di dormire sul letto di Fred, privandoglielo, mentre quest'ultimo si rifiutava di dormire sul letto e lasciare a lei il divano.
George li osservava attentamente, si aspettava un comportamento simile da entrambi e sapeva che a causa della loro testardaggine avrebbero continuato per ore, magari anche per tutta la notte.
Si alzò scocciato poggiando una mano sulla spalla di Hermione e un'altra su quella di Fred "Fred ha un letto matrimoniale, io dormo in camera sua con lui e tu in camera mia sul mio, problema risolto, contenti?" entrambi i ragazzi sorrisero annuendo.
Fred gli lasciò una pacca sulla spalla felice, l'aveva tirato fuori da una situazione imbarazzante che sarebbe andata avanti per molto.
"Allora vieni, ti accompagno a letto"
"Sì"
e entrambi si avviarono verso la camera di George, l'accompagnò fin dove si trovava il letto, purtroppo quella era la prima volta di Hermione in quella casa e non conosceva a dovere i luoghi e gli oggetti presenti.
"Per qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi, la mia camera è accanto al bagno, il bagno è di fronte a questa stanza"
"Grazie Fred"
"Buonanotte"
disse allontanandosi appena dal letto, Hermione lo afferrò per la manica e, sedutasi in ginocchio sul letto, gli lasciò un bacio sulla guancia "Buonanotte anche a te" gli soffiò poi vicino al viso, procurandogli un sorriso e un leggero imbarazzo.
Lasciò lentamente la stanza, chiudendo silenziosamente la porta.
Andò dritto in camera sua, George già era a letto con il cellulare tra le mani ad illuminargli il viso, si lanciò accanto a lui facendo cigolare la rete sottostante "George..."
"Mmmh..."
mugolò il gemello in risposta "Credo di provare qualcosa per Hermione" si girò osservando il viso del gemello, vi era impresso un sorriso allegro e sicuro, come quello di una persona che già conosceva tutti i dettagli "Lo so, Freddie, lo so, ora dormi" e entrambi chiusero gli occhi, ma solo dopo qualche ora Fred riuscì a prendere finalmente sonno.


I'M HEREEEEE PEOPLE!
L'avevo detto, ora ho più tempo per dedicarmi alla storia e finalmente ho sfornato già il capitolo seguente.
Come ho detto nel precedente questi servono solo come passaggio, ma già qui ho aggiunto un tassello importante: la confusione di Fred per quanto riguarda i suoi sentimenti;
Il prossimo capitolo sarà il continuo di questi tre giorni insieme, poi, forse, ci sarà un capitolo importante prima di quello dedicato all'operazione.
Vi avviso, per quanto riguarda l'operazione il tempo di attesa per togliere le bende vi scriverò ben due capitoli.
Fino ad allora dovrete attendere per quanto riguarda l'esito finale di questa operazione.
Ultimamente sono anche molto piena di idee, quindi riuscirò a scrivere facilmente per un bel po' (tenete conto che mi porto dietro un'agendina in cui segno ogni cosa possibile da usare in questa storia, giusto per farvi rendere conto quanto ci stia lavorando su per quanto riguarda dettagli, conversazioni e altro)
Spero vi sia piaciuto e, come al solito, per qualsiasi chiarimento o qualche mio errore o qualche commento negativo parlatemi con tranquillità.
A presto.

Vera.

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Capitolo 14
*** 13. ... e delle partenze. ***


13 13. ...e delle partenze.
Attendeva, non sapeva da quanto. Sentiva le voci allegre di Fred e del suo capo ad ogni singolo scatto rivolto a quella modella famosa di cui non ricordava il nome.
Quella mattina si erano svegliati tutti verso le 7.00 per poter essere pronti per le 8.00 e presentarsi a lavoro in orario. Il primo ad aver usato il bagno è stato George, poi è stato il turno di Hermione e infine Fred. 
Non c'avevano messo molto per arrivare a destinazione, pur essendo solo le 8.00 di mattina soffiava una brezza fresca per le strade, il sole non era neanche poi tanto caldo. Tutto era perfettamente equilibrato.
Avevano camminato a braccetto parlando e ridendo animatamente.
"Scusa...?" avvertì un tocco lieve e caldo sulla sua spalla, alzò la testa, pur non vedendo niente, il profumo alla vaniglia della ragazza le riempì le narici facendole venir voglia di comprare un bel gelato alla nocciola e alla vaniglia "Sì?"
"Il ragazzo dai capelli rossi, l'aiutante del fotografo, è il tuo ragazzo?"
Hermione si sentì avvampare a quella domanda, perchè voleva sapere una cosa così intima, privata?
"N-no, è solo un mio buon amico... Perchè questa domanda?" cercò di apparire il più sicura possibile dinnanzi a quella ragazza "Perchè mi sembra un bel tipo, beh visto che sei una sua buona amica, dici che se gli lascio il numero mi richiama?" Hermione sentì montarle dentro un sentimento soffocante, spiacevole, sentiva di provare dell'antipatia per quella ragazza che neanche conosceva.
"Prova a domandarglielo"
rispose cercando di risultare il più normale possibile e aggiungendo un sorriso ironico alla fine "Allora farò così, grazie" sentì i tacchi della ragazza che si allontanava, nell'aria aleggiava ancora il suo profumo, sbuffando si lasciò sprofondare nella poltrona, era tremendamente comoda, chiuse gli occhi portandosi le gambe al petto e poggiandocii il mento sopra. Si stava annoiando, ma questo non l'avrebbe detto a Fred, sapeva che si sarebbe sentito in colpa per non aver passato la mattinata con lei.
In lontananza avvertiva le risatine della modella, sembrava stesse civettando con qualcuno, magari era proprio Fred il ragazzo "Mi sa che dovrà arrendersi da subito quella ragazza, non ha speranze con Freddie" Hermione spalancò gli occhi avvertendo una persona al suo fianco, riconobbe facilmente la voce: era un timbro caldo e leggermente roco quello del capo di Fred.
"Perchè lo dici?"
"Perchè, anche se da bocca d'altri, conosco la storia di Fred. E poi perchè ci sei tu, qui"
Hermione annuì, pur non capendo l'ultimo punto "Non è per niente interessanto a quel tipo di bellezza, Fred è più tipo da semplicità e dolcezza"
"Come Danielle..."
sussurrò lei con un nodo in gola, una volta Fred gliela descrisse, i capelli biondi come un campo di grano, gli occhi grigi come il cielo di Londra, il sorriso sempre stampato sul viso. Lei era del tutto diversa, i capelli di un comunissimo castano chiaro, dei comunissimi occhi marroni e l'aria sempre cupa  e triste.
"... e come te" rispose il fotografo andandosene. Lasciò Hermione perplessa.
E per mettere dei dubbi e delle insicurezze ad Hermione ci voleva molto.

"Scusa se non abbiamo passato molto tempo insieme questa mattina"
"Tranquillo, eri impegnato con il lavoro, e poi mi sono divertita"
la sua era una bugia bella e buona, avvertì il corpo del ragazzo emettere un risolino allegro, era felice di sentirlo ridere.
Dopo quella volta in spaggia, quando le raccontò tutto, Hermione aveva sperato ardentemente di non sentirlo più piangere, tanto meno di avvertire la sua voce sofferente.
"Ti va un gelato?"
"Volentieri"
"Allora aspettami qui, accomodati, vado a prenderlo. Che gusto?"
le chiese aiutandola ad accomodarsi su una sedia in ferro accanto a un tavolino. Rabbrividì al contatto delle gambe con la sedia, il tessuto della gonna era così leggero.
"Nocciola e vaniglia"
"Perfetto, aspettami qui"
avvertì i passi del ragazzo che si allontanava da lei, emise un sospiro. Pensare che questa sarebbe stata l'ultima sera a casa sua, un po' si sentiva triste, pensava che dormendo lontana da casa sua avrebbe avuto qualche attacco di panico, invece sapendo che Fred era a poca distanza da lei l'aveva aiutata ad addormentarsi senza alcun problema.
"Tieni" le mise in mano un cono gelato, avvertiva l'odore della nocciola mischiato a quello vaniglia "Grazie"
"Per quanto riguarda domani, ho l'intero giorno libero, quindi... che ne dici se ce ne stiamo a casa a preparare una piccola festa per te?"
avvertì l'imbarazzo nel tono di voce usato dal ragazzo, emise un piccolo risolino, accettando di buon grado la 'piccola festicciola' che lui voleva organizzare "Perchè una festa per me?"
"Per lasciarti di buon umore prima della partenza"
e Hermione sorrise, sorrise di vuore nel sentire quelle parole "Allora spero che questa festa possa servire anche a te"

"George non ha potuto rimandare i suoi impegni, quindi a festeggiare, oggi, ci siamo solo noi"
disse dispiaciuto il ragazzo, Hermione accennò un sorriso imbarazzato "Non ci sono problemi per me, tranquillo. Allora... che si fa?"
"Ti va di... ballare?"
"Oh, per me va bene, ma ti avviso, sono una pessima ballerina"
"Tranquilla, anche io sono un pessimo ballerino"
e i due risero a lungo prima che Fred mettesse su un cd. Riconobbe le prima note della canzone: Mirrors di Justin Timberlake. Sorrise contenta, adorava quella canzone, per un periodo non fece altro che ascoltarla di continuo.
"Allora, mi concede questo ballo?"
"Volentieri"
Fred le prese le mani e la tirò al suo petto dove Hermione appoggiò tranquillamente la sua testa, avvertiva lo svolazzare della gonna a ogni leggero soffio di vento, quest'ultimo entrava dal balconcino aperto del soggiorno.
"Sai, mi mancherai parecchio in questi giorni. In meno di due giorni mi ero abituato alla tua presenza in casa, al mio fianco. Mi hai aiutato a sentirmi un po' meno solo... non che George non mi aiutasse in questo, ma a volte vorrei potesse vivere la sua vita lontano da me. A volte penso di aver rovinato ogni suo sogno..."
"Invece io penso sia il contrario, tu e George avete sempre sognato le stesse cose, se lui sta male tu ci sei, se tu stai male lui c'è. Siete due pezzi di puzzle, vi completate a vicenda. Tu non hai nessuna colpa"
Hermione strinse la maglia del ragazzo tra le mani, il cuore le batteva all'impazzata, come la sera prima dopo avergli lasciato quel bacio sulla guancia. Non era mai stata un tipo capace di esprimere apertamente i suoi sentimenti, tanto meno era mai stato il tipo capace di compiere gesti simili. Prese un respiro profondo, l'odore di menta del ragazzo le fece tremare le gambe. Aveva capito cosa succedeva, ma se si fosse sbagliata?
Voleva chiarire  i suoi sentimenti, mettere in ordine il tutto, allontanare le sue paure. Mentre la musica li avvolgeva Fred canticchiava il ritornello della canzone, stonandolo quasi del tutto e facendola sorridere "Fred..."
"Sì?"
"Dopo l'operazione, vedi... beh... devo dirti una cosa. Quindi... mi prometti che durante quel periodo mi sarai vicino?"
"E' una cosa importante?"
"Sì"
"Perchè non me la puoi dire adesso?"
strinse di più la maglia del ragazzo, continuavano ad ondeggiare lenti, abbracciati in quella calda giornata d'estate "Perchè devo chiarire i miei sentimenti"
"Allora attenderò"

YAAAAAAAAAAY!

Ce l'ho fatta, l'ho concluso in questo precississimo momento... mentre ascoltavo Mirrors, sì.
Anywaaaaay, il capitolo successivo sarà importante. Ma non dirò altro. Lascio a voi il dubbio, perchè tanto io so come finirà, cosa accadrà e cosa dirà Hermione.
Ovviamente, se avete delle ipotesi riportatele pure all'interno della vostra recensione. Fate ipotesi su tutto quello che volete, mi diverte leggere le vostre ideee e a volte, lo ammetto, mi danno uno spunto in più per la storia.
Non c'è molto da dire su questo, a parte la 'lieve' gelosia di Hermione e la dolcezza delle ultime frasi (ho preso spunto da un'anime, ma accidenti tutto, non ricordo quale siaaaaa)
E ora, se non vi dispiace, vi lascio, che ho delle cose da fare come: continuare a guardare Sword art online e la nuova puntata di Pretty Little Liars.
Ovviamente le solite raccomandazioni: se ci sono errori o avete qualche idea confusa, ditemelo, sarò felice di aiutarvi/riceve aiuto.

A presto.
Vera.

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Capitolo 15
*** 14. You won't ever be alone ***


14 14. You won't ever be alone 

Quei tre mesi che li dividevano da quell'operazione passarono lenti e in modo brutalmente straziante.
Fred sapeva che l'ansia sua era niente confronto a quella della ragazza, ma in ogni modo possibile cercava di non farlo notare. Non voleva metterle più ansia del previsto.
Ormai era tutto pronto, l'indomani sarebbe tornato in paese, la valigia era poggiata alla fine del letto, sulla cassapanca dove all'interno vi posava coperte e cuscini. Sospirando l'osservò, davanti agli occhi passarono i vari incontri con la ragazza: la prima volta che si erano incontrati, in modo abbastanza scortese;
La volta in cui si presentò a casa sua, così, senza preavviso e senza consenso da parte di lei;
La volta al parco, le giornate in spiaggia, le giornate a casa sua, la volta in cui gli confessò tutto quello che le era successo, la partenza, il ritorno a causa di Draco;
Rivide tutto e sorrise, mai avrebbe pensato che quella ragazza sarebbe riuscito a stravolgerlo così tanto, gli era entrata nel cuore, lentamente e senza permesso. Era riuscita a fargli riprovare quei sentimenti che ormai pensava di aver perso.
Durante quei tre mesi era riuscito a capire cosa in realtà provava nei suoi confronti, all'inizio pensava fosse ammirazione, la vedeva come una guida, anche lei aveva sofferto molto durante la sua vita, e non aveva vissuto un'adolescenza degna da adolescente. Aveva capito cosa significare essere forti solo parlandole, aveva capito che lei non fingeva di esserlo, lei lo era davvero.
Era una di quelle ragazze capaci di reggere tutti propri dolori sulle proprie spalle e farsi carico di quello degli altri per aiutarli.
Cosa che lui non sapeva fare... fino a quando non è entrata lei nella sua vita, come un uragano aveva stravolto tutto, era riuscita a far ritornare quel Fred che a tutti mancava.
Si lasciò cadere all'indietro sul letto emettendo un altro sospiro e chiudendo gli occhi.
Sperava ardentemente che l'operazione andasse bene, sperava con tutto il cuore di vedere la reazione che avrebbe avuto guardandolo, cosa avrebbe pensato del suo aspetto?
Si passò una mano sul viso, avvertiva il leggero velo di barba sulle mascelle, ma non l'avrebbe tolta, almeno per il momento.
Si mise comodo sul letto, la brezza fresca entrava dalla finestra aperta facendolo rabbrividire, ma decise di non alzarsi. Aspettò, con molta pazienza, che Morfeo andasse a fargli visita e poter riposare pur avendo il terrore per quello che sarebbe potuto accadere tra poche ore.

Aveva l'aria assonnata, e lo sapeva perfettamente, aveva dormito si e no per tre ore quella notte.
Era appena sceso dal treno e si guardava intorno alla ricerca del fratello maggiore che era passato a prenderlo alla stazione, lo trovò seduto su una panchina con un quotidiano tra le mani e l'aria disinteressata da quello che gli accadeva intorno. Snervato dal comportamento del fratello lo raggiunse a passo svelto e pesante. Odiava quel suo comportamento da presuntuoso so-tutto-io.
Fece qualche colpo di tosse cercando di attirare la sua attenzione e ci riuscì, entrambi si guardarono con poco interesse "Andiamo?" domandò il più grande freddamente, Fred non rispose ma avanzò tranquillamente con il suo bagaglio a mano.
Tutto il tragitto in macchina fu fatto nel silenzio totale, l'unica cosa che si udiva era lo speaker radiofonico che annunciava le canzoni prima che queste venissero trasmesse.
Partirono le note di una canzone di Ed Sheeran, se non errava era Photograph, molto spesso l'aveva sentita cantare da Hermione o ascoltarla.
Si era sempre soffermato su una frase  << Non sarai mai solo>> e l'aveva  sempre, anche se non a voce, dedicata a sè stesso.
In questo momento, però, gli veniva spontaneo dedicarla ad Hermione: fin quando lei ne avesse avuto bisogno, lui ci sarebbe stato, non sarebbe mai stata sola, anche quando non era al suo fianco.
Da lontano vedeva la piccola casa in cui viveva da piccolo con la sua famiglia, sorrise, sì, sarebbe andato tutto bene.

"Dov'è George?" chiese Ginny curiosa "Verrà questo pomeriggio, purtroppo il capo non gli ha permesso il turno libero"
"Oh, che peccato" sussurrò storcendo il naso, Fred rise poggiandole una mano sul capo e scombinandole la lunga chioma rossa facendo lamentare la più piccola del suo comportamento infantile, per poi scoppiare a ridere insieme a lui "Hai paura?" chiese poi facendosi seria e guardandolo con i suoi occhioni verdi, Fred smise di ridere riportando il braccio steso lungo il suo corpo.
Aveva paura? Sì.
Di cosa? Non lo sapeva.
Sapeva solo di provare un senso di inquietudine dentro di sè "Vengo anche io con voi..."
"Cos..."
"Harry ha chiesto la mia presenza, se posso fare qualcosa allora è mio dovere farla" Fred sorrise, ah Ginny, era cresciuta così infretta e lui neanche se ne era reso conto. Le lasciò una semplice carezza sulla guancia ricoperta di lentiggini e lei gli donò un sorriso "Non aver paura. Andrà tutto bene, fratellone" sorrise a causa dell'ultima parola e annuì, sì, sarebbe andato tutto bene.

Qualche ora dopo erano tutti riuniti sotto alla piccola veranda della famiglia Granger.
E quando diceva 'tutti' intendeva 'tutti': Harry se ne stava in un angolo con Ginny mentre quest'ultima gli sussurrava parole di conforto, Cho era affiancata da Neville mentre parlavano cercando di non far traperlare l'ansia, ma Fred glielo leggeva negli occhi.
Lui, invece, era fermo accanto al divanetto-altalena mentre Luna vi dondolava sopra facendola cigolare, probabilmente lei era quella meno tranquilla.
Aveva sempre quell'aria rilassata e innocua, ma per qualche strano motivo sapeva che anche lei si sentiva come tutti gli altri.
"Fred..." sussurrò Luna cercando di attirare la sua attenzione "Mmmh...?" mugolò in risposta "Non sei curioso di sapere la reazione che avrà quando ti vedrà?" sorrise mentre la ragazza tornò a dondolare sull'altalena "Sì, un po'"
"Andrà tutto bene, vero?"
Fred sussultò, cosa poteva mai dire?
"Sì, andrà tutto bene, tranquilla"
 
"Eccola che arriva" disse Harry frettolosamente mentre la piccola barrella con lei sopra arrivava nel corridoio adiacente alla sala operatoria, sorrise a tutti i presenti e Harry le prese le mani, le lasciò una carezza sul viso per poi andarsene e lasciare posto agli altri. Quando fu il suo turno Fred le porse un largo sorriso cercando di essere il più ottimista possibile "Fred..."
"Andrà tutto bene, tranquilla"
Hermione sorrise e lui le lasciò un bacio sulla fronte.
Dopo pochi minuti entrò nella sala operatoria lasciandoli in piedi in quella piccola stanzetta d'attesa. Fred deglutì, sì, tutto sarebbe andato bene.

Fred aveva sempre odiato gli ospedali, soprattutto quello del suo paese, ritrovarsi lì, dopo anni di assenza, era soffocante.
Le parenti erano state ritinte di bianco e nuovi pannelli beige facevano la loro comparsa.
La piccola sala d'aspetto era piena di persone, ognuno in silenzio per fatti propri, i mormorì erano continui da parte dei passanti.
Fred alzò lo sguardo, era seduto su una sedia infondo, più distante dagli altri. Vide le espressioni di tutti i presenti: i genitori erano terrorizzati e entrambi cercavano di farsi forza stringendosi le mani;
Harry, invece, era ricurvo e Ginny aveva la propria piccola mano poggiata delicatamente sulla sua schiena, sorrise appena nel vedere come la sorellina si prendeva cura di quel ragazzo;
Cho teneva lo sguardo fisso sulle due porte, da quando era entrata era sempre rimasta ferma in quella posizione;
Neville era seduto a due posti di distanza da lui, accanto c'era Luna che teneva la testa ricoperta di capelli biondi poggiata sulla spalla del ragazzo, entrambi avevano gli occhi chiusi e respiravano tranquillamente;
E poi... e poi c'era lui, fermo, da solo, con la testa incasinata di pensieri e il cuore stracolmo d'ansia.
Non sapeva cosa fare.
I passi svelti di una persona risuonarono per il corridoio, si girò nella direzione da cui provenivano e sorrise appena: George ce l'aveva fatta.
"All... allora?" domandò cercando di riprendere fiato, Fred fece cenno di 'no' con la testa e il gemello annuì, si sedette accanto a lui e gli sorrise "Andrà tutto bene Freddie, andrà tutto bene" e lui ora ci sperava un po' di più.

Ormai erano le tre del pomeriggio, erano passate circa quattro ore da quando Hermione era entrata là dentro.
Le porte emisero un cigolio e il medico che si occupava di lei uscì, li guardò uno per uno e sorrise.
Delle urla di gioia miste a delle lacrime si poterono udire per tutta la piccola saletta.
Tutto era andato bene.

YAAAAAAAAAAAAAAAAY!!
E' stato un parto, ma posso ritenermi soddisfatta!
Scusatemi se c'ho impiegato parecchio ma... HO FINITO SAO E SONO LEGGERMENTE DEPRESSA.
Giuro, nessun altro Anime (oltre TRC) m'aveva preso così tanto, io boh, piango.
Quindi, ora, vi pongo una domanda del tutto estranea a questo capitolo: avete qualche anime/manga preferito? Se sì, quale?
Magari potreste consigliarmene uno? Che sia sub o doppiato, non ci sono problemi.
A parte questo, ora passiamo al capitolo. CHE VE NE PAREEEEE?
Ho cercando di inserire un po' le emozioni di tutti, oltre a quelle del nostro Freddie, obv.
Sono un po' indecisa sul continuo, ora ci sarebbe l'attesa prima dell'esito finale e non so... faccio questi due capitoli completamente dal punto di vista di Fred e da quello di Hermione? (punto di vista, oddio, quanto son cattiva)
Anyway, nel caso troviate errori o avete qualche dubbio, ditemelo tranquillamente.
Invece, per le persone che volevano aggiungermi su FB vi ricordo che il mio contatto è Vera Efp, nel caso vogliate aggiungermi con il mio vero contatto ditemelo pure così da potervelo lasciare (ovviamente poi ditemi chi siete altrimenti non accetto lol)

Beh, non so cos'altro dire se non.... AL PROSSIMO CAPITOLO!

ps. la canzone usata per scrivere questo capitolo è anche menzionata al suo interno, anche il titolo è una delle frasi della canzone. Photograph - Ed Sheeran.

Vera.


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Capitolo 16
*** 15. Wake up ***


15 15. Wake up

Che ore erano?
Quanto tempo aveva dormito?
Era ancora dentro una camera d'ospedale?
Cercò di muovere le gambe, ma queste sembravano non rispondere ai suoi ordini, stessa cosa per le mani. Avvertiva un leggero formicolio per tutto il corpo, lo sentiva pesante come se un macigno la stesse tenendo bloccata a letto.
Com'era andata l'operazione?
Deglutì e quasi sentì dolore, aveva la gola secca. Sentiva qualcosa avvolgerle la testa e le medicazioni coprirle gli occhi.
Provò a parlare, ma dalla sua bocca uscì solo un flebile soffio.
"Hermione cara" sussurrò la madre sospirando di sollievo, allora l'operazione era andata bene?
Si sentiva confusa e la testa le doleva.
Non riuscendo a parlare decise di sorridere solamente.
"Come ti senti? Vuoi un po' d'acqua?" cercò di annuire con la testa "Bene, allora aspetta, ti aiuto con il lettino" avvertì il letto, o meglio lo schienale del letto, reclinarsi fino a metterla nella posizione più comoda per stare seduta. Prese un bel respiro d'aria, anche se questa era impregnata dall'odore di disinfettante e medicinali.
"Ecco, tieni" si inumidì giusto un po' le labbra, bevendo lentamente a causa del fastidio alla gola, poi ringraziò la madre sorridendole nuovamente.
"Papà?" disse con voce roca, almeno ora riusciva a parlare.
"E' andato a prendere qualcosa da mettere sotto ai denti..."
"E... Fred?" domandò titubante.
"Sono qui" sobbalzò sentendo la sua voce, era rimasto realmente al suo fianco?
Avvertì i passi del ragazzo farsi più vicini "Penso andrò a chiamare il medico, ha chiesto di avvisarlo una volta  sveglia" le poggiò una mano sulla testa in modo delicato, sembrava avesse paura di farle del male.
"O-okay..."
Una volta uscito Hermione si lasciò andare in un respiro di sollievo, sorrise, lui era rimasto lì, aveva mantenuto la promessa.
"Deve proprio tenerci a te quel ragazzo..." disse d'un tratto la madre "...prima abbiamo detto a tutti i tuoi amici di tornare a casa, ma lui è voluto rimanere lo stesso qua"
Hermione sorrise, gli era veramente grata per questo "Buongiorno signorina" disse una voce a lei sconosciuta "B-buongiorno" rispose prontamente "Come si sente?" e allora capì, doveva essere il medico che l'aveva operata "Un po' confusa e... indolenzita"
"E' a causa dell'anestesia, quindi può stare tranquilla, posso cambiarle la fasciatura?" Hermione annuì e lasciò che le mani esperte del medico togliessero le medicazioni vecchie per mettere quelle nuove.
"Allora, entro domani potrà tornare a casa, ma devo farle alcune raccomandazioni: per un periodo di otto giorni deve evitare le fonti di luce dirette agli occhi o rischieremo di procurare altri problemi alla retina e alla cornea" il tono, pur essendo molto formale, era cortese, molto gentile nei suoi confronti.
"Vabbene, la ringrazio" e cercò di sorridere cordialmente anche lei.

"Non dovresti tornare  a casa?" chiese Hermione dolcemente, ormai erano le 22.00 di sera, gli infermieri e il primario del reparto avevano acconsentito a far rimanere qualcuno per la notte sull'ospedale e Fred si era offerto subito volontario "No, preferisco rimanere qui a farti compagnia, non è bello passare da soli la notte in ospedale"
"Ma avrai di sicuro bisogno di una doccia, di mangiare del cibo decente e riposare in un letto decente"
"Posso fare tutto questo domani mattina" disse Fred ridacchiando un po', avvertì il leggero fruscìo delle pagine di un libro.
"Perchè hai detto 'non è bello passare da soli la notte in ospedale'?" chiese curiosa, sentì Fred chiudere il libro e poggiarlo sul piccolo comodino affianco al suo letto, i passi veloci del ragazzo e infine il suo peso ai piedi del letto "Ti ricordi di quell'incidente, no?" Hermione annuì "Beh, per alcune sere mi lasciarono da solo in una camera d'ospedale  con dei poliziotti all'esterno della stanza a fare da guardia, avevano paura che potessi scappare. Non era una bella sensazione quella di starsene da soli a fissare il soffito grigio e ripensare all'accaduto" Hermione decise di tacere e con qualche leggero sforzo allungò il suo busto in avanti per afferrargli la mano che trovò facilmente, forse Fred aveva capito le sue intenzioni.
"Come ti senti, Herm?" chiese poi ad un tratto più serio che mai "Ho ancora qualche leggero fastidio causato dall'anestesia, ma sto be..."
"Non intendevo questo, come ti senti? Non hai paura dell'esito dell'operazione?" Hermione deglutì, certo che aveva paura, aveva tanta paura.
"Sì"
"Hermione, qualsiasi cosa accada, voglio solo ricordarti che io... ecco, io ci sarò sempre per te" il tono di voce usato da lui era così sincero, così serio, così... pieno di emozioni. Hermione sorrise calando le palpebre sotto tutti quegli strati di garza e annuendo flebilmente.
"Lo stesso vale per te"

Dei colpi alla porta la svegliarono, ma ancora assonnata decise di lasciar perdere chiudendo nuovamente gli occhi.
Altri colpi alla porta e riaprì gli occhi, che ora era?
Dei passi si avviarono alla porta la quale venne aperta "Buongiorno" esclamò la voce della madre entrando di tutta carica nella stanza "B-buongiorno" bonfocchiò Fred sorpreso, già, Fred. Aveva passato l'intera notte con lei, avevano parlato così tanto che non ricorda neanche come e quando è riuscita ad addormentarsi.
"Dormito bene?" era la voce del padre questa volta "Sì"
"Allora, pronta per tornare a casa?" la madre era euforica, troppo euforica.
"Sì"
"Se non vi dispiace io andrei, voglio farmi una doccia" intervenì Fred.
"Tranquillo ragazzo, ci rivediamo questo pomeriggio..." e il padre abbassò il tono di voce a ogni parola pronunciata, le nascondevano qualcosa e purtroppo aveva capito anche cosa. I suoi genitori non erano mai stati bravi nel tenere i segreti, diversamente da lei.
"Perfetto, allora io vado" lasciò una carezza veloce sulla testa di Hermione prima di andarsene, un po' le dispiaceva lasciarlo andare, la sua presenza era come un conforto, come un sostegno per lei, soprattutto in questo momento.
Sperava tanto che il ragazzo lo capisse, e magari l'aveva capito realmente solo che lui non voleva farlo notare o farglielo pesare.
"Vieni, ti do una mano a lavarti" la voce della madre era serena, dolce, col sorriso sulle labbra si alzò dal letto sgranchiendosi così - finalmente - le gambe indolenzite.

ECCOMIIIIII!
Ammetto che mi ci è voluto un po' e non è uscito neanche come volevo il capitolo, ma ahimè, le idee sono tante il problema è trovare le parole per scriverle.
Ieri ho passato quasi 40 minuti su un foglio bianco prima di riuscire a trovare qualcosa da scrivere.
Probabilmente - anzi, sicuramente - è anche uno dei capitoli più corti che abbia scritto in questa storia - togliendo il prologo, obv.
Ma, tralasciamo tutto e torniamo a parlare dei nostri protagonisti, che ne pensante del comportamento di Fred?
E di quello di Hermione?
Dei genitori?
Vi assicuro che, nel prossimo capitolo, compariranno nuovamente tutti i loro amici/famiglia e più avanti nella storia ci sarà una piccola sorpresa (mi è venuta leggendo una recensione per questa storia, non farò adesso il tuo nome, spero tu non te la prenda. Anche perchè mi serve per collegare, appunto, a quel pezzo che dicevi )
Non dirò altro, anche perchè non c'è altro da dire... ah e poi...  A SETTEMBRE ARRIVA IN ITALIA IL NUOVO LIBRO DELLA "SAGA" CIOE'  AW.
Okay, basta così.
Ora non mi resta altro che lasciarvi e... SE VOLETE AGGIUNGERMI SU FB MI TROVARE SOTTO IL NOME DI VERA EFP.
Detto questo... a presto!

Vera






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Capitolo 17
*** 16. Comes the storm ***


16 16. Comes the storm...

Le gocce d'acqua scendevano veloci sul suo corpo allentando, anche se di poco, la stanchezza  di una nottata passata in bianco.
Ma alla fine non se la prendeva poi tanto, era stata sua la scelta di rimanere durante la notte in ospedale e non poteva - nè doveva - di certo incolpare qualcuno.
La casa taceva, l'unico rumore udibile era lo scrosciare dell'acqua  della doccia.
Chiuse gli occhi godendosi del tutto la sensazione dell'acqua sul suo corpo, voleva godersi quel silenzio ancora per qualche minuto, sapeva che non sarebbe durato a lungo vista la festa a sorpresa di quel pomeriggio.
Si lasciò trasportare dai suoi pensieri, il rumore dell'acqua non era più udibile come prima, sembrava essere entrato in una bolla di sapone, tanto meno avvertiva più la sensazione dell'acqua sulla pelle, non avvertiva più il suo corpo.
Tanti erano i pensieri, tanti erano i ricordi.
Ogni frammento di ricordo triste veniva subito rimpiazzato da uno felice, il viso di Danielle stava cambiando, da sofferente ad allegro, come se la ragazza fosse felice di poterlo vedere finalmente felice, finalmente sè stesso.
"Fred?!" la voce acuta  e preoccupata di Ginny lo raggiunse ridestandolo da tutti i suoi pensieri "Fred!" urlò nuovamente, più forte, il ragazzo si precipitò fuori dalla doccia coprendosi alla svelta con un telo e lasciando l'acqua aperta, a ogni passo una piccola pozzanghera d'acqua si accumulava ai suoi piedi facendogli quasi prendere -  ad ogni passo - una brutta scivolata. In men che non si dica si ritrovò nel salotto della casa al piano di sotto, Ginny era davanti a lui, in lacrime come quando era piccola e Percy le diceva di lasciar perdere i giochi per maschi.
"Ginny... che succede?" allarmato si avvicinò alla ragazzina dalla chioma rossa poggiandole una mano sulla spalla "Ha-harry e Malfoy..."
"Cosa? Ginny, ti prego, parla!"

Tutto si sarebbe aspettato, all'infuori di una reazione simile da parte del ragazzo della sorella, Hermione e Ginny l'avevano sempre descritto come un ragazzo pacato, serio, responsabile.
Dopo essersi vestito alla svelta si era ritrovato a correre per le strade del paesino che, durante l'ora di punta, era abbastanza desolato, davanti a lui c'era Ginny che lo guidava verso il punto dove tutto il casino era successo.
Non aveva mai corso così veloce.
"Chi c'è con loro adesso?"
"Sono rimasti Luna e George..." Fred annuì, Ginny girò verso destra e pochi secondi dopo svoltò anche lui, davanti a loro c'erano i cancelli neri e vecchi del parco, erano quasi arrivati.
Una volta entrati Fred si fermò guardandosi intorno e per riprendere un po' di fiato, ansimava, era agitato.
Seduti su una panchina, a una decina di metri da lui, c'erano i quattro ragazzi, a dividere i due, come detto precedentemente da Ginny, c'erano Luna e George.
George aveva uno sguardo severo, come quelli che Percy riservava a Fred negli ultimi tempi, ciò non era buono.
Si avvicinò lentamente, la situazione sembrava essere calma, ma tutti tremavano ancora... anche Luna tremava e aveva il viso tinto di rosso.
George notandoli si alzò e sussurrò qualcosa all'orecchio di Luna che annuì intimidita.
"Posso sapere cosa sta succedendo?" chiese Fred guardandoli uno per uno, nessuno dei tre ragazzi seduti osava alzare lo sguardo.
"Ginny non ti ha spiegato niente?" rispose George porgendogli un'altra domanda e guardando male la ragazza che spostò lo sguardo, ferita.
In realtà Ginny gli aveva accennato qualcosa, ma non c'aveva capito molto, se non che Harry, senza motivazione, aveva iniziato ad inveire contro Malfoy per poi aggredirlo fisicamente.
"Luna, avanti, spiega" disse ancora freddamente George, Fred deglutì, aveva paura del gemello quando si comportava così.
"Ecco..." Luna tentennò ma venne interrota da Harry con un'alzata di mano.
"Spiego io"  Fred annuì e Harry iniziò a parlare "Stavo andando a casa di Hermione, per portare le ultime cose per la festa..." indicò una busta ormai distrutta dove intravide festoni di carta colorata "...volevo passare per il parco, giusto per fare prima e non perdere altro tempo quando ho visto loro tre..." indicò Luna, Draco e Ginny "...non so di cosa stessero parlando, ma si rivolgeva in modo strano a Ginny e poi Luna era così vicina a lui e io.... io ho pensato che stesse facendo qualcosa di male e... e... non c'ho visto più, gli sono andato contro prima verbalmente e poi fisicamente" Fred strabuzzò gli occhi, sorpreso.
Quanto poteva essere stata stupida quella reazione?
Quanto poteva essere stata immatura?
Ma un po' lo comprendeva, in fondo anche lui era stato un ragazzino stolto e troppo convinto delle sue idee in passato, ma nonostante questa consapevolezza le parole scivolarono fuori dalle sue labbra "Invece di pensare a Hermione, che ha bisogno del tuo sostegno ora più che mai, pensi ad attaccar briga con il primo che passa?!"
Tutti i presenti spalancarono gli occhi, sorpresi dalla reazione del ragazzo. Fred fermò il fiume di parole che stavano fuoriuscendo dalla sua bocca guardandosi intorno.
"S-scusa" disse poi grattandosi la nuca, tremendamente a disagio "No... hai ragione, non scusarti" rispose il ragazzo togliendosi gli occhiali e pulendoli, sul viso vi erano alcuni lividi leggermente violacei, così come sul viso di Draco.
"E' colpa mia" sussurrò appena Luna, Draco la guardò dispiaciuto, Fred aveva visto altre volte gli occhi di quel ragazzo, ma non li aveva mai visti emanare tanto dispiacere e affetto per qualcuno.
Il giovane poggiò le mani tra i capelli color grano di Luna e, fingendo un'aria indifferente, pronunciò solo poche semplici parole "Non è colpa tua, il fatto è che sia io che lui cercavamo solo una buona ragione per attaccar briga. Non sentirti come se fossi il centro di tutto, è da ipocriti" Luna alzò lo sguardo sorridendo e Fred capì tutto.
Sorrise appena guardandoli "Ora che ne dite di andare dai Granger? Ci staranno aspettando di sicuro"
"Sì" risposero in coro tutti, il più energico fu George "Draco, vieni anche tu con noi" disse poi guardandolo "E perchè dovrei?!" rispose alzandosi, sembrava alterato "Per scusarti come si deve, no?" poi Fred guardò Harry "Lo stesso vale anche per te moretto, devi scusarti come si deve"
"Lo stesso anche tu, Ginny, visto che non hai cercato di fermare la discussione" s'intromise George "S-sì"

"Saranno qui a momenti" squittì contenta Cho, Fred le sorrise appena, non le stava molto simpatica come ragazza, pur sapendo che con Hermione aveva un buon rapporto.
"Questo dove lo metto?!" Neville invece sembrava il più nervoso, tra le mani aveva un piccolo stereo nero "Mettilo sul tavolino, accanto alla torta" rispose urlando dalla cucina Harry, intento a preparare le ciotole con i vati tipi di patatine, dolcetti e altro.
In quella casa, di solito tranquilla, regnava il caos, sembrava di essere alla Tana -  aveva sempre definito così la casa dei suoi.
"Mi spiegate che ci faccio qui?" brontolò ancora Draco, la risatina di Luna era estremamente allegra in sua presenza.
"Ricordatevi di chiudere tutte le tende e di lasciare solo la luce della cucina e del corridoio accese, ricordate ciò che ha detto il medico" disse poi frettolosamente Fred chiudendo tutte le tende, ormai tutto era pronto, il salotto era leggermente in penombra, si vedeva il giusto necessario, in modo da non provocare fastidio agli occhi della ragazza.
La macchina entrò nel piccolo vialetto della casa, tutti fremevano dalla felicità.
Venne inserita la chiave nella toppa della porta e questa si aprì. Hermione fece la sua comparsa in tutto il suo splendore: portava i capelli legati in una coda alta, oltre alle bende sugli occhi portava degli occhiali da sole scuri, il completino bianco candido la faceva apparire più piccola dell'età che aveva.
Inaspettatamente Fred sorrise, sotto lo sguardo allegro del gemello.
"Bentornata Hermione" le voci si unirono in coro e si udì anche Draco emettere un leggero verso di dolore e Luna che emetteva un verso soddisfatto.
"Oh, grazie ragazzi" ora Hermione sembrava raggiante.

Alla fine la festa non era durata poi tanto, dopo neanche un'ora dal rientro di Hermione, Draco aveva deciso di lasciare la casa seguito a ruota da Luna che, nella sua stupefacente fantasia, aveva lasciato ad Hermione un piccolo pacchetto colorato con all'interno un qualcosa che avrebbe dovuto usare solo dopo aver tolto del tutto quelle bende.
Dopo poco anche Cho decise di abbandonare la festa dicendo "Ho delle commissioni da svolgere" ma Fred poco ci credeva, a quanto sembrava la cinesina aveva una piccola cotta per il ragazzo della sorella e alla loro vista scappava. Un po' gli dispiaceva, doveva essere brutto amare qualcuno e vederlo felice con qualcuno che non fosse lei.
Anche Neville decise di andare via, a quanto pare il ragazzo si prendeva cura della nonna mentre i suoi erano assenti a causa del lavoro.
Gli ultimi ad andarsene, dopo aver dato una mano a pulire, furono Harry e Ginny.
In pratica, in quella stanza nascosti nella penombra, erano rimasti solo George, lui e Hermione.
"Che volete fare?" chiese il gemello sedendosi sul divano accanto alla ragazza "Sarebbe meglio andarcene e lasciare Hermione riposare un po', sarà sicuramente stanca"
"Tranquilli, non vi preoccupate, a me fa piacere avervi qui con me, mi fa sentire meno sola"
"Oh che dolce la nostra piccola Hermione" George l'avvolse in un semplice abbraccio lasciandola sorpresa "Però mi sa che è giunto di momento di andare anche per me, vorrei poter mangiare qualcosa fatto da mamma prima di prendere il treno di stasera"
"Già parti?" chiese dispiaciuta la ragazza, Fred li osservava in silenzio mentre i due si scambiavano sorrisi  e parole "Sì, il capo mi ha lasciato solo due giorni liberi, domani devo tornare a lavoro" risposte stiracchiandosi George "Mi dispiace averti recato un fastidio simile"
"Tranquilla, questo non era un fastidio, sono venuto per essere di supporto morale sia per te e la tua famiglia, che per mio fratello" Fred sorrise, come al solito George aveva messo anche lui in primo piano.
"Grazie" sussurrarono la ragazza e Fred contemporaneamente.
"Allora vado, ci vediamo tra otto giorni, Hermione" la ragazza gli sorrise, poi George andò a salutare i coniugi Granger prima di andarsene, una volta soli Fred prese parola "Spero che non ti sia dispiaciuta questa  festa"
"Per niente, sai che però aveva capito qualcosa?"
"Davvero?!" la ragazza annuì e prima che Fred potesse domandarle 'Come?' lei iniziò a parlare "Sull'ospedale, quando te ne stavi per andare, mio padre ti ha portato in disparte e ha iniziato a sussurrare qualcosa mentre mia madre si comportava in modo strano, sai, non sono mai stati bravi a mantenere un segreto"
"Oh accidenti, quindi avevi capito tutto" disse dispiaciuto, Hermione rise "Senti, non... non è che potresti sederti accanto a me? Purtroppo a causa degli antidolorifici mi sento leggermente frastornata e non riesco a gestire del tutto i miei sensi"
"S-sì" Fred si accomodò accanto alla ragazza che poggiò la testa sulla sua spalla "N-non ti... dispiace, vero?"
"No, tranquilla" le circondò le spalle con un braccio per tenerla più vicina a sè, ormai quei gesti gli uscivano meccanici ma non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse così strano, così travolgente, averla così vicina a lui.
"Per quanto ti fermi in paese, questa volta?"
"Fino al giorno in cui toglierai le bende"
"E con il lavoro che farai?"
"Il Capo è in pensiero per te, quindi mi ha dato il permesso di rimanere fino ad allora" senza rendersene conto aveva iniziato a muovere su e giù le dita sulla spalla della ragazza, ma a quanto pare non le dava fastidio. Fred sbadigliò grattandosi la nuca "Hai riposato oggi?" chiese preoccupata la ragazza scostandosi da lui "Sì, certo" mentì, spudoratamente.
"Bugiardo" disse arrabbiata per poi far salire le mani fino al viso, in un attimo si ritrovò con il viso sulle gambe della ragazza che, per qualche strana ragione, sembrava tremare "S-stenditi pure... riposa quanto vuoi, veglierò io su di te"
"Hermione"
"Tranquillo, riposa pure" e dolcemente prese a giocare con i capelli del ragazzo avvolgendoli alle sue dita e passandovi le mani dentro mentre sussurrava alcune parole di una canzone che non conosceva, ma la melodia era così calma, dolce, che gli venne spontaneo allungarsi sul divano e chiudere gli occhi.
A ogni tocco della ragazza un leggero brivido sembrava avvolgerlo, era così rilassante.
Aveva deciso di godersi quel momento così com'era.
Con il cuore colmo di sensazioni dolci, serene, e il sorriso di chi sta bene dipinto sul viso.

YEEEEEEEEEEEEEEP
Ma quanto sono stata veloce nella mia pubblicazione?!
eh? Eh? EH?
Sono stata brava, vero?
In realtà avrei dovuto pubblicarlo domani maaaa... ho da fare e poi era già pronto, quindi perchè farvi attendere?
So che avevo promesso che il tempo di attesa per i risultati dell'operazione sarebbero stati brevi, ma poi grazie a una recensione ho avuto lo spunto per aggiungere anche Draco.
Penso si sia capito il rapporto che sto cercando di costruire tra Luna e Draco, no?
Certamente sarà qualcosa di abbastanza strano... particolare, ma spero non vi dispiaccia ciò.
Per quanto riguarda la prima parte... PAURA VERO? MUAHAHAHA
No, dai, non son stata tanto cattiva nel mettere un po' di azione :3
Anyway, spero non sia risultato banale!
L'ultima scena è così... così... così cute, non trovate?
Mi è venuta in mente all'ultimo momento, così, di getto. Popo fiera io.
Comunque volevo ringraziarvi per una cosa: a seguire questa storia siete in tantissimi e ogni giorno crescete sempre di più, davvero, mi commuove ciò, significa che nonostante gli errori e nonostante i lunghi periodi d'attesa questa storia piace. Siamo arrivati addirittura alle 40 recensioni e vi ringrazio di cuore perchè queste recensioni per me sono importanti, mi fanno aprire gli occhi sugli errori che commetto, mi fanno ridere e riempire il cuore di gioia.
Vi ringrazio di vero cuore, anche perchè questa storia, fino ad'ora, è la più lunga e difficile su cui sto lavorando.
Ora, però, vi lascio, a presto con un nuovo capitolo!

ps. purtroppo non sono riuscita a trovare una canzone adatta nel momento finale, ma ho pensato molto alla cover dei Sonohra mentre la scrivevo (se volete sentirla è intitolata Fiore di neve, ma vi consiglio anche la versione originale 'Yuki no Hana') ovviamente se avete in mente qualche altra canzone scrivetemela, okay?

pps. ovviamente per errori, consigli o altro, scrivetemi pure, sarò lieta di leggervi.

ppps. (esiste?) se avete qualche storia da consigliarmi dite pure che ho molto tempo liber e vorrei poter fare qualcosa.

Vera.

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Capitolo 18
*** 17. I giorni passano ma tu non passi mai. ***


17 17. I giorni passano ma tu non passi mai.

Quegli otto giorni, accanto alle persone che amava, passarono veloci e in allegria. Ma la notte, beh, la notte era tutt'altra storia.
Appena tutti se ne andavano e lei rimaneva sola, sdraiata sul letto, i pensieri le vorticavano veloci nella testa, stordendola.
Aveva paura, paura di vedere sfumata anche quest'occasione e di non poter mai più vedere la luce del giorno, le stelle la sera, il mare d'inverno. La paura di non poter vedere Fred, anche se ciò non avrebbe cambiato i suoi sentimenti per lui, lei provava quel qualcosa per ciò che lui era, per come si era dimostrato nei suoi confronti, per come accomodava con allegria le stramberie di Luna, per l'aspetto maturo che mostrava parlando di alcuni argomenti, per l'essere riuscito a tornare a galla nonostante il dolore passato, per la sua risata contaggiosa, per tutto ciò che era capace di dare.
Ormai anche l'ultimo giorno stava per giungere al termine, ma la paura ora era come un'ombra sulle sue spalle, le pesava su tutto il corpo. Sembrava pronta ad inghiottirla del tutto nel suo oblio, e lei non voleva, non voleva lasciar vincere quel sentimento tanto negativo.
"Hermione..." la voce di Fred la raggiunse e lei ci si aggrappò disperata, non voleva essere trascinata giù, doveva essere forte, per sè stessa, per i suoi genitori, per lui.
"Fred..." il ragazzo l'abbracciò, così, inaspettatamente, facendole poggiare la testa sul suo petto. Poteva avvertire il battito tranquillo del ragazzo, del tutto diverso dal suo che correva senza sosta "Ti prego, almeno per stasera, resta con me" quel sussurro apparì come una supplica alle sue orecchie, davvero era riuscita a dire una cosa simile?
Non riusciva neanche a vergognarsene tanta era la paura che provava nel cuore.
"Sì" rispose il ragazzo dopo un attimo di sorpresa, intorno a loro il brusio continuava, c'erano quasi tutti i loro amici quella sera. E nessuno sembrava far caso a quei due ragazzi seduti vicini, stretti. Nessuno, a parte Fred, sembrò notare la paura che riusciva a far tremare la ragazza in quel modo.
"Andrà tutto bene, vedrai" fu il sussurro del ragazzo tra i suoi capelli. E lei si aggrappò a quelle parole, nascondendosi di più contro il corpo del ragazzo, si sentiva più forte ora, meno timorosa di ciò che le aspettava il giorno successivo.

"Quindi Fred rimarrà qui, stasera?" nella voce del padre si poteva avvertire un tono di disapprovazione, ma cercò di  non darlo a vedere "Sì, quindi volevo riprendere la brandina che abbiamo nella stanza degli ospiti, quella che usiamo quando Harry e Luna vengono a dormire qui" Hermione cercò di sembrare il più naturale possibile, entrambi avevano dormito sotto lo stesso tetto per qualche giorno, sì, ma mai nella stessa stanza. Ciò le portava un po' di disagio.
"Sìsì, vado a prenderla"
"Grazie papà"
"La ringrazio signor Granger" la voce di Fred era impassibile, non riusciva a scorgervi nemmeno un briciolo di emozione, come se il ragazzo fosse perso nella sua mente, a pensare altrove.
"Spero ti piaccia il gateau di patate, Fred, Hermione non ci aveva detto che restavi per la notte"
"E' stata una decisione improvvisa, comunque sì, non si preoccupi, mi va più che bene" ora la sua voce era cambiata, sembrava essere tornato quello di prima, avvertì l'imbarazzo in quella frase e sorrise, allora non era l'unica a provarlo in quel momento.
"Allora andate a lavarvi le mani, tra pochi minuti sarà tutto in tavola"

"Caspita, non pensavo che tua madre fosse una così brava cuoca!" Hermione rise all'esclamazione del ragazzo e, guidata da lui, si sedette sul suo letto.
"Scusami" disse poi abbasando il viso, si sentiva in colpa, come se avesse costretto il ragazzo a passare la nottata là, a casa di 'estranei' "Per cosa?"
"Per averti costretto a passare la notte qua"
"Nessun problema, non devi scusarti" si sedette accanto a lei poggiandole una mano tra i capelli "Però mi sa che devo fare una capatina a casa, mi serve il cambio per la notte" continuò pensieroso "P-posso accompagnarti?"
"Sicura? Non è che la luce dei lampioni possa recarti fastidio?"
"Porto strati di bende sugli occhi, al massimo posso mettere degli occhiali da sole per coprirli di più" Fred sembrò pensarci su "Hai una felpa con un cappuccio largo?"
"Sì" ora era confusa, cosa centrava la felpa? "Per sicurezza, usa anche quella calando il cappuccio sugli occhi" Hermione rise, fino a quando l'aria non le mancò "Ti preoccupi troppo per me"
"E' perchè ci tengo a te" quelle parole la lasciarono spiazzata procurandole un leggero rossore sul viso, lo avvertiva dal calore che stava arrossendo.
"Allora... andiamo?" Fred le afferrò la mano e, dopo averla aiutata a infilare una felpa, scesero le scale di casa Granger avvertendo i genitori della ragazza "Fate attenzione" furono le parole di entrambi, Hermione era felice di sapere che i suoi genitori si fidassero così tanto del ragazzo, nonostante conoscessero la storia che girava su di lui in paese.
Appena si chiusero la porta alle spalle la brezza fresca di fine estate finì sul loro viso, era rilassante, Fred le sistemò per bene il cappuccio sugli occhi prima di riprenderla per mano. Da quella sera che gli aveva confessato di essere confusa riguardo al suo senso d'orientamento l'aiutava molto nel camminare, gliene era enormemente grata.
"Ti avviso, a casa mia ci sarà una gran confusione e..."
"Me lo ripeti ogni volta che ci andiamo, sai che non mi da per nulla fastidio" rispose prontamente lei, amava l'allegria della famiglia di Fred, rispecchiava molto l'ideale di vita che voleva per una famiglia.
Anche a lei sarebbe piaciuto, un giorno, sposarsi e avere una famiglia numerosa.
Però lei, oltre a volerlo vivere, lo voleva vedere.
Voleva vedere l'allegria sul viso dei figli, vederli crescere.
"Eccoci qui" sussurrò il ragazzo prendendo il piccolo mazzetto di chiavi "Ora che entriamo stai dietro di me, così evitiamo la troppa luce"
"O-okay" sentì la mano di Fred lasciarla mentre la faceva aggrappare alla sua maglietta, era di stoffa leggera, fresca.
Appena entrarono si udirono le voci allegre dei residenti in quella casa, Hermione non potè fare a meno di sorridere, distratta com'era persa nei suoi pensieri andò a sbattere contro la schiena di Fred "Hei, tutto okay?"
"Sìsì, scusami!" bonfocchiò lei "Freddie caro, che ci fai a casa?"
"Sono venuto a prendere degli abiti di ricambio, il tempo di prenderli e ce ne andiamo di nuovo"
"Ve ne andate di nuovo?" chiese confusa la madre, probabilmente la statura di Fred la copriva per intero, Hermione si scostò di poco dalla schiena del ragazzo e sussurrò un flebile 'Buonasera' imbarazzato.
"Hermione cara" la donna la chiamò con un tono di voce carico di gioia, purtroppo a causa del lavoro non era riuscita a trovare il tempo di presentarsi a casa dopo l'operazione, ma la donna era sempre stata presente per ogni piccola evenienza: la sera in cui tornò a casa le venne detto che, ogni dolce posto sul tavolo, era stato preparato con tanta premura dalla signora Weasley.
Nei giorni a venire le mandò varie volte torte o biscotti fatti in casa "E' un piacere rivederti" continuò poi la donna avvicinandosi e prendendole le mani, Hermione sorrise per poi abbassare il viso "Fred, rimani con lei qua, vado a prendere io il necessario" proferì Ron.
"O-okay"

"Fred..." sussurrò la ragazza, ormai era notte fonda, tutto il vicinato dormiva, probabilmente anche i suoi genitori stavano dormendo, ma lei non ci riusciva "Dimmi" sobbalzò sentendo il sussurro del ragazzo, sperava ardentemente che lui fosse sveglio, ma non aveva pensato a cosa dire nel caso fosse stato così.
"Hai paura?"
"Sì"
"Vuoi parlarne?"
"Non ci riesco" sentì il leggero cigolio della brandina e successivamente le vennero scostate le coperte dal  suo corpo, avvertì la presenza del ragazzo accanto a lui.
Arrossì senza ritegno, non si era mai ritrovata in una posizione simile con un ragazzo. Le afferrò la mano stringedola con la sua "Resterò qui accanto a te, veglierò io su di te, fai sogni tranquilli" e, con una marea di sensazioni calde e piacevoli nel cuore, prese sonno lasciandosi cullare dal tepore del ragazzo al suo fianco.


SALVE PEOPLE
Ho appena concluso questo capitolo, non vi sembra che la storia stia diventando enormemente cute?
Nel prossimo capitolo ci sarà l'esito dell'operazione, sapremo se tutto è andato bene o male.
E, essendoci l'esito dell'operazione, sarà un altro capitolo dal punto di vista di Hermione, quella successivo, invece, sarà leggermente più lungo e poi capirete perchè.
Ma poi, perchè m'innamoro dei personaggi di cui scrivo? Mi sono presa una cotta stratosferica per Fred (non che prima non ce l'avessi eh).
Non so voi, ma le scene cute mi vengono bene solo dal punto di vista di Fred... forse è perchè amo scrivere dal suo punto di vista.
Magari un giorno potrei fare una storia tutta dal punto di vista di Fred, chissà...
Anyway, ora vi lascio, che non ho molto da dire.
Ovviamente vi lascio con le solite raccomandazione: per errori, pareri, se avete bisogno di aiuto, chiarimenti o altro, non esitate a dirmelo.
Sono qui non solo per migliorare me stessa ma per aiutare anche voi, se posso.
Se volete conversare con me privatamente oltre a questo sito potete farlo su Facebook Vera Efp.
Se poi volete il mio contatto privato basta dirmelo, ve lo darò con mooolto piacere.
Ora vi lascio, alla prossima!

Vera.


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Capitolo 19
*** 18. Tutto si riaccende, adesso tutto splende. ***


18 18. Tutto si riaccende, adesso tutto splende

Tremava, aspettare di solito non la metteva così in ansia, ma quel giorno non poteva farne a meno.
Avvertiva la calda stretta alla sua mano destra, la madre sembrava essere in ansia quanto lei.
Erano fermi da qualche minuto all'interno della piccola saletta d'attesa, con lei c'erano i suoi genitori e Fred. Aveva chiesto gentilmente a tutti i suoi amici di aspettarla a casa, averli lì non avrebbe fatto altro che metterle più pressione del dovuto.
Prese un respiro profondo. Doveva solo attendere, il medico sarebbe uscito fuori a momenti per farla entrare.
"Signorina Granger..." non finì neanche di pensaci che la voce del medico la raggiunse, si alzò stringendo ancora di più la mano della madre, appoggiata sulla sua spalla avvertiva il calore della mano grande e rassicurante del padre.
Fin da piccola suo padre le aveva trasmesso sempre tanta sicurezza, una sicurezza simile a quella che percepiva in compagnia di Fred.
Nel ripensare al ragazzo sentì le guance andarle a fuoco, quella notte avevano dormito insieme, nello stesso letto, con le mani intrecciate. Ciò le aveva dato un gran conforto facendole fare così sogni tranquilli. Ma ora, solo a pensarci...
"Prego, entri pure insieme ai suoi genitori"
"Fred, tu non vuoi entrare?" domandò il padre al ragazzo "Preferisco lasciare questo momento a voi" e nessuno cercò di convincerlo, sapevano che se Fred diceva una cosa doveva essere quella.
Entrò nella stanza, l'aria che respirava lì appariva più fresca ma allo stesso tempo più pesante "Si segga pure su quel lettino" la madre l'aiutò a sedersi, le ginocchia le tremavano, non riusciva a tenere le mani ferme, tutto ciò era una tortura per lei.
Il medico le si avvicinò sfilandole gli occhiali da sole, poi passò alle medicazioni, i suoi tocchi erano sicuri e lenti "Mi raccomando, appena le tolgo le bende tenga gli occhi chiusi"
"Sì" appena le medicazioni le vennero tolte dagli occhi  avvertì le palpebre più leggere, deglutì, il momento era vicino, era solo questione di secondi "Mi raccomando, li apra lentamente" e Hermione eseguì gli ordini, li aprì lentamente  e una leggera luce sembrò accecarla, li riaprì di nuovo e vide davanti a sè tre sagome scure, lentamente iniziarono a definirsi rendendole più visibili... più reali.
"Ma... mamma..." disse guardandola, era proprio come se la ricordava, forse con qualche ruga in più, spostò lentamente lo sguardo sul padre "Pa... papà..." lo stesso il padre, con qualche chiletto di troppo e qualche capello mancante, la solita montatura degli occhiali da vista. Infine guardò il medico che le sorrideva apertamente, rincuorato. Le lacrime presero a sgorgare dagli occhi della ragazza e in un attimo si ritrovò stretta tra le braccia dei genitori, entrambi in lacrime. Il medico si sedette tranquillmente osservando la scena sereno, senza interromperli, di certo non era da tutti i giorni poter assistere a qualcosa di simile.
Hermione strinse tra le mani la stoffa degli abiti dei genitori, le lacrime continuavano a scorrerle giù per le guance.
Non poteva crederci.
Lei ci vedeva di nuovo.
Ci vedeva.
"So che non dovrei interrompere un momento simile..." iniziò il medico guardandoli, sorrideva ancora, i tre si staccarono e ripulirono il viso dalle lacrime "Non si preoccupi, ci siamo lasciati trascinare"
"Ho notato, ma ritornando a lei, signorina Granger, vorrei farle alcune accortenze: la prego di non sforzare troppo la vista, tantomeno di tenere gli occhi a contatto per molto tempo con la luce, glielo dico perchè non è riuscita a vedere per molto tempo e non vorrei che riscontrasse qualche problema, per quanto riguarda i mal di testa, sicuramente ne avrà qualcuno di tanto in tanto, in quel caso può prendere questa medicina" le porse un piccolo pacchetto bianco e viola, Hermione sorrise "La ringrazio per ciò che ha fatto" rispose poi annuendo "Allora ci vediamo qui, il mese prossimo, per vedere come procedono le cose, auguri per la riuscita dell'intervento, signorina Granger"
"E' tutto merito suo" uscirono dalla stanza e Hermione si guardò intorno, ora come si sarebbe dovuta comportare con Fred?
Sarebbe riuscita a riconoscerlo tra tutte quelle persone?
Guardò tutti i visi presenti nella stanza, cercò di ricordare la descrizione che il ragazzo le fece per telefono "Capelli rossi, occhi azzurri, è alto e...." si bloccò sul posto, appoggiato a una parete c'era un ragazzo con lo sguardo rivolto verso il basso, i capelli rossi erano una massa informe sulla sua testa, le lentiggini sul suo viso erano ben evidenti. Si ritrovò ad ammirare la bellezza di quel ragazzo fermo e pensierono, quest'ultimo alzò il viso incontrando gli occhi della ragazza e Hermione lo sentì nel profondo del suo cuore "Fred..." il suo fu un sussurro, incerto e imbarazzato, il ragazzo le sorrise spostandosi dal muro "Forza, andiamo da lui" disse la madre poggiandole una mano sulla spalla e Hermione ebbe la conferma: quel ragazzo dai capelli rossi era lui, era Fred.
Avanzarono in direzione del ragazzo quando prese parola "Allora..." sembrava imbarazzato, portò una mano dietro alla nuca muovendo la folta chioma, Hermione ammirava ogni piccolo gesto di Fred con interesse, senza pensarci due volte gli saltò al collo immergendo il viso nella felpa grigia del ragazzo "Oh Fred...." le lacrime presero a scorrere nuovamente, le braccia del ragazzo l'avvolsero. Tutta la saletta li osservava incuriositi ma loro neanche fecero caso a quelle occhiate "Andiamo a dare la bella notizia agli altri?" chiese il padre interrompendo quel momento "Sì"

"Oh Luna, non dovevi" Hermione, per l'ennesima volta in quella giornata, piangeva sorridente. Non ricordava di aver pianto così tanto in vita sua.
Tra le mani aveva quel pacchettino regalatole da Luna la settimana prima, il giorno dopo l'intervento. In quel pacchettino non c'era altro che un album fotografico di tutto il suo percorso durante quegli anni senza vista.
Era bello poter vedere qualcosa di quel periodo per lei buio.
Ogni pagina sfogliata la riprendeva in modo diverso "Le ultime pagine sono vuote, tocca a te riempirle, ora che puoi" rispose Luna stringendo la mano del ragazzo al suo fianco.
Luna, durante quegli anni, era cambiata molto, aveva un'aria tremendamente infantile e sognatrice, la lunga chiona bionda era ben curata.
Guardò nuovamente il ragazzo accanto a Luna, eppure aveva un aspetto così familiare... "D-Draco Malfoy?!" chiese poi sorpresa, come aveva fatto a non capirlo prima?
Con aria disinteressata il ragazzo annuì "Che ci fa qui?"
"E' un amico stretto di Luna" rispose Harry alle sue spalle trattenendo una risata, Hermione annuì per poi sorridergli "Mi fa piacere saperlo"
"Scusate ma devo andare ora" forse l'avevano messo troppo in imbarazzo una volta uscito di casa tutti scoppiarono a ridere, compresa Luna "Scusatelo, ancora non si è abituato" disse poi asciugandosi le lacrime dagli occhi.

"Che ne dite se, in nome dei vecchi tempi, organizziamo un pigiama party?" Hermione guardò Cho confusa "Ci sto!" rispose subito Neville "Va bene anche per noi" risposero Luna e Ginny "Okay" rispose Harry sorridente "E tu, Fred?"
"Cosa...?" Hermione lo guardò, sembrava essersi estraniato, si comportava in modo strano da quando erano tornati a casa "Un pigiama party, qui, stasera" disse nuovamente Cho "Ah, sì, per me va bene" tornò a guardare verso il basso lasciando Hermione confusa.

"Fortuna che sarebbe dovuta essere una serata all'insegna del divertimento" brontolò Ginny guardando la maggior parte dei presenti dormire.
Erano rimaste solo in tre sveglie, Hermione rise cercando di non svegliare gli altri presenti in quella stanza.
Sembrava di trovarsi a un campeggio estivo, solo che al posto delle stelle c'era il soffitto con tanto di lampiere.
"Luna... senti... come hai conosciuto Draco?"
"E' una storia un po' lunga"
"Adoro le storie lunghe" Luna sorrise "Lo incotrai per caso in quella caffetteria dove siamo solite andare noi, mi domandò di te e Fred. Da lì iniziammo a parlare, mi parlò di lui, dell'incidente, della sua vita dopo quel giorno. Mi sono sentita subito coinvolta da lui, talmente tanto da chiedergli di vederci ancora lì, in quel bar. Poi da lì è nato tutto"
"Lui sa ciò che provi?"
"Sì, lo sa benissimo, ma preferisce non farlo notare. Ma a me non importa, mi basta stare al suo fianco"
"Sono così felice per te, Luna" la bionda sorrise "Ora però credo sia meglio andare a letto, non credete?" intervenne Ginny "Hai ragione, sia mai i gorgosprizzi vengano a farci visita" Hermione la guardò sconvolta e trattenne una risata prima di stendersi su quel materasso improvvisato e chiudere gli occhi.
Ora non aveva più paura di vedere solo quel nero, il giorno seguente sarebbe stato fantastico, così come tutti gli altri a seguire.
Finalmente, dopo anni di sofferenze, ora poteva di nuovo vivere come quando era bambina.


EH SI'!
E' breve, I know, I know... but... solo perchè il prossimo sarà un capitolo lungo e complicaaaaato.
Comunque tornando a questo SIETE FELICI?!
IO SI' AH
Secondo voi cosa è preso a Fred?
Vi è piaciuto il regalo di Luna?
E il rapporto tra Luna e Draco?
Sapete che grazie a elenaricci13 (se magari volete passate anche a leggere qualche sua storia, e scusatemi ma non so come si taggaaaa) sto scrivendo un whatif?! dedicato alla non riuscita dell'operazione?
Solo che questo sarà narrato dal punto di vista di altri due personaggi, vi lancio una sfida: indovinate quali personaggi sono.
Il premio? Si deciderà in seguito lol
Ovviamente, essendo fuori di testa, la battuta finale di Luna non potevo evitarla ah!
Anywaaaaaaay, cos'altro devo diiire? I don't know... ah sì... come sempre, errori, incomprensioni o altro ditemelo, fatemelo presente, anche se non correggerò subito sappiate che lo farò.
Ora non mi resta che lasciarvi.

ps. ma sapete che il prologo della storia è arrivato oltre alle mille visualizzazioni? Aw
pps. cari lettori silenziosi, sappiate che vi adoro, ma mi farebbe un sacco piacere sapere la vostra opinione, ovviamente.

Vera.

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Capitolo 20
*** 19. Remember the time ***


19 19. Remember the time

Stare fermo, per l'ennesima volta, in quella sala d'aspetto stretta e tremendamente bianca lo innervosiva.
Dopo la notte trascorsa a casa di Hermione cercando di rassicurarla, percepiva l'ansia che aveva tenuto dentre di sè fino a quel momento. Osservò l'esile figura di Hermione che tremava, la madre che le stava accanto stringendole la mano. Quanto avrebbe voluto essere di un supporto maggiore in quel momento, ma gli riusciva impossibile.
"Signorina Granger..." il medico vestito con il suo lungo camice uscì dalla stanza adiacente chiamandoli, la ragazza si alzò velocemente spaventata, tremava ancora, così come sua madre, al suo fianco arrivò il padre "... prego, entri pure insieme ai suoi genitori" sospirò, lui non sarebbe entrato, preferiva lasciare quel momento solo a loro tre, anche perchè la forza di essere tra le prime persone a dover assistere a ciò gli mancava, aveva paura del risultato finale, aveva bisogno di più tempo per prepararsi a un'eventuale riuscita o una totale delusione da parte di questo intervento.
"Fred, tu non vuoi entrare?" chiese gentilmente il signor Granger, ultimamente avevano stretto un buon rapporto, non sembrava più trattarlo come il resto dei compaesani, era più caldo, più vicino "Preferisco lasciare questo momento a voi" disse sorridendo e cercando di mantenere un tono calmo.
Fortunatamente nessuno insistè nel farlo entrare con loro e, dopo averli visti varcare la porta, tirò un sospiro di sollievo poggiandosi al muro, chiuse gli occhi lasciandosi andare del tutto alla parete fredda.
Il cuore sembrava impazzito, ma ne era sicuro, Hermione sarebbe riuscita a vedere, di nuovo.
Ma aveva paura appunto per questo, e se si fosse allontanata?
Se non avesse avuto più bisogno di lui?
Cosa avrebbe fatto? Cosa avrebbe pensato?
L'avrebbe riconosciuto una volta uscita da lì?
Passarono vari minuti, piano piano si accumulavano, l'attesa era interminabile.
Dopo una mezz'oretta abbondante uscirono da quella stanza, Hermione aveva gli occhi rossi, aveva pianto sicuramente, così come i genitori, ma entrambi sorridevano entusiasti. La ragazza si guardò intorno, il cuore iniziò a correre più veloce di prima una volta incrociati i loro sguardi, mosse le labbra, sussurrando appena qualcosa, così come il padre mentre si avvicinavano a lui "Allora..." imbarazzato si portò una mano dietro alla nuca smuovendo un bel po' la capigliatura facendola apparire più ribelle che mai , la ragazza gli si gettò al collo piangendo e bagnando appena la sua felpa grigia "Oh Fred..." l'aveva riconoscio sul serio, sorridendo la strinse, il profumo di talco dei suoi capelli lo stordì appena.
"Andiamo a dare la bella notizia agli altri?" furono interrotti dal padre e quasi si sentì in imbarazzo "Sì"

Durante tutto il tragitto per arrivare a casa Hermione indossò gli occhiali da sole, ma ciò non le impedì di osservare tutto quello che la circondava, sembrava come una bambina durante la sua prima gita scolastica in un posto sconosciuto. Non aveva mai visto un sorriso così acceso e innocente sul viso della ragazza, il cuore gli si scaldò mentre la osservava.
Arrivati davanti alla veranda della casa dei Granger c'erano tutti - ma proprio tutti - ad attenderla. Tra loro c'era anche Draco in compagnia di Luna che gli stringeva con dolcezza la mano. Fred non era mai stato capace di riconoscere i sentimenti dei ragazzi pur essendo uno di loro, ma a guardare Draco capì che quella stretta non gli dava nessuno fastidio.
Una volta entrati in casa tutti le si gettarono addoso e lui rimase lì, in disparte.
Si sentiva inutile in quel momento, del tutto inutile pur sapendo che Hermione teneva a lui. Ma loro erano i suoi amici, quelli che più di qualsiasi altra persona - all'infuori dei genitori - le sono stati accanto.
Si accomodò sul divano tirando un sospiro, nonostante quel senso di impotenza, quel senso di inquietudine che provava, non se ne sarebbe andato da lì, sarebbe rimasto al suo fianco.
Lui non voleva lasciarla sola, nonostante adesso fosse felice.
Aveva capito che la sua felicità era tornata solo dopo averla conosciuta, dopo averle parlato.
Questa volta non avrebbe permesso a niente e nessuno di portare via quel qualcosa, quel qualcuno per lui così speciale.
"E tu, Fred?" la domanda gli arrivò ovattata alle orecchie, troppo preso dai suoi pensieri non aveva minimamente ascoltato le conversazioni dei presenti "Cosa...?"
"Un pigiama party, qui, questa sera" continuò Cho "Ah, sì, per me va bene" e tornò a guardare verso il basso, confuso.

Dopo aver sistemato vari piumoni da usare come materassi e alcune coperte si sdraiò guardando il soffitto, in poco tempo crollò, stanco, con le voci della sorella, di Luna e Hermione come sottofondo.

Un brivido di freddo lo svegliò, dentro casa era ancora buio, guardò fuori, le stelle erano ben visibili e luminose. Si alzò a sedere e notò che il posto di Hermione era vuoto. Si alzò stiracchiandosi, molto probabilmente sapeva dove si trovava la ragazza. Prese una coperta leggera e uscì in veranda. La figura esile di Hermione era ferma sul piccolo dondolo in legno della veranda, osservava il cielo tenendosi strette le gambe al busto "Hei..." sussurrò lui spaventadola appena "Che ci fai qui?" continuò sedendosi accanto a lei e poggiandole la coperta sulle spalle, sulle gote della ragazza intravide una lieve sfumatura di rosso "Volevo vedere le stelle" rispose sorridendogli, Fred ricambiò il sorriso alzando anche lui lo sguardo verso il cielo. Le stelle erano così luminose quella sera, il cielo così sereno.
 "Fred... sei strano, cos'hai?"
Fred sussultò a quelle parole, veramente sperava di passarla liscia senza che nessuno, senza che lei, si accorgesse di questo suo stato d'animo?
Povero illuso.
"Non ho niente" disse alzando lo sguardo verso l'alto, nuovamente. Hermione gli prese il viso tra le mani e lo guardò negli occhi, perchè ora guardarla negli occhi gli faceva così male al cuore?
"Non devi mentirmi" le accarezzò la mano poggiata sulla sua guancia premendosela di più contro
"Io..." gli riusciva difficile dirle cosa provava, gli riusciva difficile guardarla.
Sospirò prendendo coraggio "Io non voglio che tu ti allontani da me" le prese le mani tra le sue stringendole "Perchè mai dovrei fare una cosa simile?" chiese lei confusa "Io... ho paura di non essere ciò che ti aspettavi, di non...."
"Sei più di quello che mi aspettavo, Fred" gli sorrise, era uno di quei sorrisi degni da fotografare e lasciare appesi in un quadro, giusto per guardarlo ogni volta ne avesse avuto bisogno.
"Non lo stai dicendo solo per non ferirmi, vero?" la voce gli tremava, che diamine gli stava succedendo?
"No, non lo dico per quello, tranquillo" la ragazza gli asciugò le lacrime dal viso, sorrideva dolcemente sia con le labbra che con gli occhi.
Fred la strinse a sè, disperate furono le parole che abbandonarono le sue labbra "Ti prego, non lasciarmi da solo"
"Ciò non accadrà mai, mai, è una promessa" e con l'aiuto del braccio libero la ragazza coprì entrambi con quella coperta, troppo grande solo per una persona.
Entrambi chiusero gli occhi, la brezza di fine estate che soffiava attraverso le chiome degli alberi, le stelle che brillavano serene nel blu della notte e quei due ragazzi fermi su un vecchio dondolo di legno a farsi compagnia, a scambiarsi promesse e speranze, tutto ciò sotto lo sguardo sereno e vigile degli amici che in quel momento fingevano di riposare nel salotto della casa.

La mattina seguente a svegliarli furono i deboli ma caldi raggi di sole, misti al continuo svolazzare e fischiettare dei passerotti alla ricerca di cibo per i propri cuccioli.

Eccomi, eggià eggià!
C'ho messo tempo, I know, but non volevo pubblicare in questi giorni, la forza manca, ho guardato una serie tv in meno di due giorni, ora sto guardando un altro anime e per di più per qualche strano motivo sono anche un po' giù di morale.
Sarà che l'estate non fa proprio per me, sarà che son pira, boh.
Anywaaaay, ho notato che guardare serie tv in lingua originale porta fuori il mio lato troppo british, se solo i miei vecchi insegnanti d'inglese lo sapessero sarebbero fieri di me.
Passando al capitolo, da come avrete intuito e letto, la prima parte è quella presa dal capitolo precedente, molto ripetitiva, ma il fatto è che era necessario per far capire cosa passasse per la testa al nostro Fred e anche perchè scrivere i suoi pensieri mi riesce più semplice.
Magari perchè in lui ho inserito più particolari riguardanti il mio carattere o perchè ho una  mentalità maschile (aiuto)
L'ultima parte l'ho scritta adesso, era indecisa sul come farla svolgere, i punti che volevo usare erano tre:
1. improvvisa dichiarazione;
2. improvviso litigio;
3. chiarimenti sul comportamento di Fred;
Penso si sia capito che abbia usato il terzo punto, non li vedo ancora pronti per il primo e il secondo era del tutto fuori luogo.
Per quando riguarda Luna e Draco, ecco... avevo pensato: e se scrivessi uno o due capitoli riguardanti solo loro?
Che ne so, un piccolo spin-off a parte, un po' come quel whatif a cui so lavorando, vi piacerebbe?
Fatemelo sapere eh.
Non ho altro da dirvi, credo, le raccomandazioni sono sempre le solite di ogni fine capitolo.
Godetevi questi ultimi giorni di agosto (agosto tende a concludersi sempre troppo in fretta) e se non mi faccio sentire entro la fine del mese ci vediamo il 1°settemb... a no, ormai ho superato il limite di età per frequentare Hogwarts...
*depressa*

Vera.

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Capitolo 21
*** 20. Is this love...? ***


20 2o. Is this love...?

"Mamma, cos'è l'amore?" la donna sorrise amorevolmente, era una splendida giornata di inizio autunno, la brezza che entrava dalla finestra semi aperta della cucina era fresca e profumava di castagne "Come mai lo vuoi sapere?" la bambina sorrise scuotendo il capo facendo rimbalzare ogni suo riccio castano "Oggi la maestra ne ha parlato, ma io voglio sapere di più, quindi... cos'è per te, l'amore?" la donna posò la teglia calda sui fornelli, l'odore dei biscotti alla cannella riempì l'intera stanza, si sedette di fronte alla piccola che chiuse il suo libro di storie fantastiche sulle fate.
"Vedi, Hermione, esistono tanti tipi di amore"
"E quali sono?"
"Hai presente i tuoi libri? Quelli a cui sei tanto affezionata? Oppure il tuo pianoforte?" la bambina annuì curiosa "Bene, quello che provi per questi oggetti, è una sorte di amore. Oppure, tu vuoi tanto bene ai tuoi amici, saresti felice senza di loro?" la bambina fece cenno di no con il capo "Bene, questo è un'altro tipo di amore, l'amore verso i propri amici. Poi c'è quello per la famiglia, quello per una persona a te cara, quello dedito alle passioni che tu ami tanto coltivare. Vedi, Hermione, l'amore ha tante forme e tanti visi diversi, non è una persona sola. L'amore può essere un libro, un peluche, un giocattolo, un cane, una persona" la donna si alzò scompigliandole i capelli "L'amore è ciò che riesce a portare fuori il meglio di noi, quello capace di farci sentir bene"
"Ho capito, mamma" la bambina sorrise per poi riaprire il libro e tornare a leggere con accanto il vassoio di biscotti appena sfornati e un succo.

Hermione si svegliò e sorrise, aveva dimenticato quel ricordo, e ora aveva compreso al cento per cento ciò che la madre le aveva spiegato. Osservò la stanza in cui si trovava, le pareti erano spoglie e la libreria vuota per metà, quasi le dispiaceva, da come aveva capito poche cose si erano salvate in quell'incendio, tra cui quel libro sulle fate che, anche se un po' rovintato, era felice di poter riavere tra le mani. Si alzò andando verso la libreria e sfiorando le copertine di quei libri, sfilò quello delle fate e sorrise, era proprio come se lo ricordava. Accarezzò la copertina  e sorrise ancora, aveva deciso, doveva riempire quella libreria e quelle pareti spoglie. La scrivania color ciliegio era vuota, anche quella sarebbe stata stracolma di libri, penne, fogli, disegni, spartiti. Avrebbe ripreso tutto ciò che aveva abbandonato, alla fine sarebbe tornato tutto come prima, no?
Aprì l'armadio, non c'erano molti abiti a disposizione, probabilmente le sarebbe toccato prendere anche qualche vestito nuovo, anche se di moda ne capiva poco capì che quelli da lei posseduti ormai erano tremendamente brutti e vecchi.
Si vestì di fretta per poi scendere in cucina, la madre - proprio come nel sogno - aveva appena sfornato dei biscotti al cacao, da fuori arrivava l'odore delle castagne e dell'autunno che si mischiavano con la fragrana dei biscotti.
"Che odorino" sussurrò sorridendo allegramente "Buongiorno" disse poi, la madre le sorrise e le porse una tazza di latte e i biscotti appena sfornati "Che farai di bello oggi?" da quando l'operazione era andata buon fine l'aria in casa era più leggera, più allegra. O forse era lei a sentirla in modo diverso.
"Credo andrò in qualche libreria e a prendere gli attrezzi per disegnare"
"Vuoi compagnia?"
"Tranquilla, con me verrà Luna"
"Non che questo mi renda poi tanto tranquilla" Hermione rise di gusto alla frase della madre, ormai non vi dava più peso, Luna poteva pur avere la testa tra le nuvole, ma sapeva che in realtà la teneva d'occhio, Luna era la persona più responsabile che conosceva, pur non sembrando tale.
Finita la colazione andò a preparare una lista di cose da comprare, infilò le scarpe, controllò che nella borsa ci fosse tutto per poi prendere una giacca e uscire. La giornata era piuttosto nuvolosa quindi avrebbe potuto fare a meno degli occhiali da sole, pian piano si stava abituando nuovamente alla luce, anche se la maggior parte delle volte provava un leggero fastidio che sfociava in un tremendo mal di testa.
Ogni volta che camminava per il paese non riusciva a fare a meno di guardarsi intorno, molte cose erano cambiate, ad esempio il bar all'angolo dove è solita andare con i suoi amici era stato ridipinto e riarredato, oppure la gelateria vicino alla spiaggia, prima era di un bianco latte mentre adesso era stata pitturata di un azzurro cielo.
Arrivò al luogo d'incontro e sorrise, Luna era già là che l'attendeva con lo sguardo rivolto verso l'alto, sembrava tanto una di quelle fate presenti nelle illustrazioni del suo libro, i capelli biondo grano raccolti in due codini e quei bizzarri orecchini a forma di ravanello. Al collo portava una collana fatta di sole linguette di lattine di cocacola.
"Hei Luna" la chiamò lei, la ragazza la guardò e sorrise, sì, somigliava tantissimo a una di quelle fate.
"Eccoti, dove andiamo di bello?"
"A comprare un paio di cosette, sei pronta?"
"Quando si tratta di te sono sempre pronta, Hermione"

"Caspita quanti libri mi sono persa durante questi anni" borbottò sconvolta Hermione rivolta a Luna, si girò e notò che la ragazza non era più accanto a lei... come al solito. Sorrise vedendola alle prese con i giornali, tornò a cercare ciò che le serviva, prima di andare in libreria era passata a comprare qualche nuovo indumento e, fortunatamente, aveva trovato qualcosa che le piacesse. Continuò a prendere e posare alcuni libri prima di trovarne qualcuno interessante, dopo aver pagato trascinò via Luna "Davvero, la gente scrivo cose assurde su quei giornali, dovrebbero leggere di più gli articoli de 'Il Cavillo', quello è interessante!" Hermione rise scuotendo la testa "Allora, prossima tappa?" chiese Luna, Hermione aprì bocca per rispondere quando si fermò davanti a una vetrina: uno dei manichini aveva attirato la sua attenzione.
"Hermione...?" quasi non ascoltò Luna, continuò ad osservare quella sciarpa, Luna sorrise "Che fai, non la vuoi?"
"Eh...? Cosa...?"
"La sciarpa"
"No, è che... mi ha ricordato una persona"
"Scommetto che gli starebbe bene"
"Tu dici?" solo dopo aver dato quella risposta Hermione si sentì arrossire fino alla punta dei capelli, Luna rise nuovamente.
"Allora, gliela prendi?"
"Sì"

"Come va con Draco?" chiese ad un tratto Hermione bevendo il suo thè nero "Beh, diciamo che va"
"Perchè non glielo dici?" Hermione davvero non capiva il perchè non si facesse avanti, eppure era così evidente...
"Perchè lui lo sa, ma è troppo orgoglioso per ammetterlo" amava quando riusciva a conversare normalmente con Luna, senza che venissero fatti riferimenti a strambi animali, strambe invenzioni e altre stramberie varie.
"Posso... posso provare a parlargli io... se vuoi" si propose posando la tazza "Grazie, ma preferisco che le cose rimangano così, stabili"
"A volte vorrei essere come te, Luna" sussurrò appena, Luna neanche si accorse delle parole da lei pronunciate.
Guardò la busta di cartone bianca, all'interno c'era quella sciarpa, sorrise e avvertì una strana sensazione al petto, che tipo di amore era, questo?
E' forse questo quello che tutti bramano?
Quello che tutti cercano?
E' forse questo quello capace di far unire due persone, due anime?
Tornò a fissare la sua tazza di thè ormai quasi vuota, erano due settimane che non si vedeva ma si sentivano soltanto tramite telefono, eppure mancava così tanto la sua presenza rassicurante.
Era una di quelle mancanze asfissianti, che non vedi l'ora di colmare.
Quando si sarebbero rivisti?
Non ce la faceva ad attendere fino alle vacanze di Natale, non poteva attendere così tanto per rivederlo, per riabbracciarlo.
Era davvero così sofferente l'amore?
Lei non voleva soffrire, aveva paura di soffrire.
"Dovresti andare tu da lui" e Hermione annuì, sì, sarebbe andata da lui.

Il giorno seguente fece quella pazzia, prese il primo treno che portava in città, ad attenderla alla stazione c'era George "E' un piacere rivederti"
"Anche per me, non hai detto niente a lui, vero?"
"Tranquilla, non sa niente" i due si sorrisero complici per poi dirigersi verso l'appartamento. finalmente l'avrebbe rivisto.

Buonsera/buongiorno!!
Scusate la lunga assenza, ma a causa di vari impegni, problemi e altro non riuscivo a trovare un momento per scrivere.
In realtà anche la voglia di scrivere mi aveva abbandonata. Ma lasciando perdere questo... come avete letto il primo pezzo del capitolo è un sogno/ricordo della nostra Hermione, ho evitato di mettere la presenza di Fred accanto a quella di Hermione per vari motivi:
- Doveva far trovare il coraggio ad Hermione;
- Dovevo mettere in rilievo la lontananza dei due;
- Volevo lasciare spazio alle due ragazze e alla vita quotidiana che Hermione voleva riprendere;
Per quanto riguarda Luna: la sua è una mezza verità che, ahimè, verrà rivelata all'interno di quello spin-off o ministoria che sto scrivendo, al momento procede abbastanza bene, anche se dovrete attendere un po', così come per quella whatif.
Non so tra quanto pubblicherò il continuo, ma posso assicurarvi che ho ben in mente ciò che voglio scrivere.
E comunque... mi sa che dovrò prendere in considerazione di andare a lavorare nel negozio dei gemelli visto che ad Hogwarts non posso più andarci... magari potrei prendere in considerazione di andare a lavorare con Gazza o fare l'insegnante.
Anyway, pronti per riprendere gli studi?
Io no, ma non perchè non ne abbia voglia, ma perchè per me questo sarà l'ultimo anno in assoluto, dopo dovrò iniziare a lavorare e ciò mi spaventa, sarà un cambiamento drastico per me lasciare gli studi e iniziare l'apprendistato.
Beh, ma lasciando perdere questo, ora devo andare.
Spero di ritornare presto.
Buona fortuna a chi inizierà un nuovo anno scolastico in una scuola diversa, a chi come me inizierà l'ultimo e a chi deve tornare a lavoro.
ps. domani la mia seconda storia Fremione, "Moments", compie un anno.

Vera.

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Capitolo 22
*** 21. Mani fredde, cuore caldo ***


21 21. Mani fredde, cuore caldo

Il silenzio regnava sovrano nel suo appartamento, succedeva sempre questo quando i due gemelli avevano i turni alterni ai rispettivi lavori.
Lì, fermo, sdraiato sul letto con lo sguardo perso verso il soffitto di un bianco pallido riusciva ad avvertire per la prima volta la mente sgombra da ogni pensiero, il corpo leggero, così come il cuore.
Si passò una mano sul viso, sereno, e si accorse di quanto fosse gelida.
Gli venne in mente una frase che Danielle usava spesso per definirlo 'Mani fredde, cuore caldo', glielo ripeteva costantemente. Il sorriso gli svanì dal viso, non riusciva più a ricordare il suono della voce della ragazza anche se la sua immagine era ancora viva e luminosa nella sua memoria.
Si alzò dal letto deciso a preparare qualcosa per la cena in modo da non dover lasciare tutto il peso a George, poteva non sembrarlo, ma preparare da mangiare era abbastanza faticoso, soprattutto dopo una lunga giornata di lavoro.
Aprì il frigo ma ogni sua aspettativa riguardo la cena finì in polvere, George aveva dimenticato di fare la spesa, o magari toccava a lui?
Guardò il calendario appeso al muro giallo pallido e si sentì un perfetto idiota: quella settimana toccava a lui fare la spesa. Guardò nuovamente l'interno del frigo e sbuffò chiudendolo, lasciò perdere la cena e prese il telefono di casa deciso a chiamare la pizzeria più vicina, la spesa l'avrebbe fatta il giorno successivo con calma, tanto sarebbe stato libero durante l'intera mattinata.
Annoiato tornò a guardarsi intorno, cosa avrebbe potuto fare?
La casa era completamente pulita, in televisione non c'era niente di eclatante, si lanciò a peso morto sul divano, sapeva che prima o poi sarebbe crollato sotto il suo peso ma sarebbe stata la scusante giusta per prenderne uno nuovo.
Chiuse gli occhi facendosi cullare dalla confusione della città, i motori delle automobili, il brusio della gente che passaggeva o andava di fretta per incontrarsi con qualcuno.
Avvertì la chiave girare nella toppa della porta, possibile che fosse già di ritorno? Guardò l'orologio appeso al muro, era fermo, doveva includere delle batterie nuove nella lista della spesa, anzi, avrebbe fatto bene a prepararla sul serio una lista della spesa, così da portarla a termine il più presto possibile.
La porta si aprì, ma nessuno parlò "Hei, Georgie, sei tu?" chiese tenendo gli occhi chiusi e tornando nella posizione precedente, il gemello non rispose e ciò gli dava noia, poteva almeno dirgli un 'buonasera'. Sbuffando si alzò, deciso a fargli una bella ramanzina ma si bloccò vedendo la figura dinnanzi a lui, quello di sicuro non era il suo gemello.
La figura delicata e minuta di un Hermione sorridente si trovava davanti a lui, aveva la gote tinte di una leggera sfumatura di rosso e un piccolo bagaglio al suo fianco.
"Ciao Fred"  disse lei quasi timidamente.
"He... Hermione, che ci fai qui?" chiese confuso, non la vedeva da circa due settimane ed era strano ritrovarsela lì.
"Sono venuta a trovarti, non sei felice?" Fred sorrise annuendo per poi stringerla in un abbraccio: non ne avrebbe mai avuto abbastanza del suo profumo e del suo calore, ogni volta riuscivano a farlo sentire bene, a casa.
"Come sei arrivata qui? Mica sei venuta da sola?" chiese poi confuso e preoccupato, l'ultima volta che era andata a trovarlo non aveva riacquistato ancora l'uso della vista e quindi non poteva ricordarsi di dove viveva, e come faceva ad avere le chiavi?
Poi, come un fulmine a ciel sereno capì, si passò una mano sul viso e con un sorrisetto compiaciuto le porse la domanda di cui, ormai, conosceva già la risposta"Ti sei organizzata con George, giusto?"
"Esattamente, ah mi ha detto di dirti che per stasera non torna a casa" disse poi con il sorriso sulle labbra.
"Ma come? E dove starà?" chiese preoccupato "Angelina è venuta con me, starà con lei"
"Io non ne sapevo niente" disse poi un po' infastidito dall'essere l'ultimo a sapere le cose "Perchè non me lo avete detto?"
"Perchè è stata un'improvvisata la mia, volevo farti una sorpresa e..." lasciò la frase a metà, arrossendo più del solito, Fred la guardò confuso, non capendo ciò che la ragazza volesse dirgli "E...?" la spronò a continuare, ma questa distolse lo sguardo arrossendo maggiormente, aveva paura che da un momento all'altro sarebbe svenuta lì davanti a lui.
"E... devo parlarti di una cosa importante" ecco la fatidica frase, quella che avrebbe tanto voluto evitare nel rapporto con lei, quel 'ti devo parlare, devo dirti una cosa importante' gli fece ripensare a tutti i disastri da lui combinanti, le bugie dette, quelle parole erano in grado di far risalire sensi di colpa anche inesistenti.
Deglutì, cercando di rimandare indietro quel nodo alla gola "Ti ricordi quella volta che... e-ecco... insomma..." sembrava mancarle il fiato, seguendo l'istinto le poggiò una mano sulla testa, tra la folta chioma riccia meno ribelle rispetto a qualche settimana prima, avvicinò la sua fronte a quella della ragazza e le sorrise dolcemente "Tranquilla, riprendi fiato" la ragazza annuì chiudendo gli occhi e prendendo un respiro profondo, Fred sorrise nuovamente ispirando l'odore di talco della ragazza, le guardò il volto, ancora leggermente arrossato, quel rossore le metteva in risalto quelle poche lentiggini presenti sulle sue gote, in quel momento si rese conto di averla sempre trovata estremamente dolce.
Era dolce nella sua goffagine, nella sua timidezza, nella sua forza. Lasciò scivolare la mano verso il suo viso, era così caldo contro il palmo della sua mano "Hai le mani fredde..." sussurrò lei tenendo sempre gli occhi chiusi "... le hai sempre avute" continuò lei  poggiando la sua, più piccola e calda, sul suo viso "Alla fine, come si dice, mani fredde, cuore caldo, no?" disse sorridendogli, e il cuore di Fred non resse.
Quella frase, quelle parole, erano così tremendamente familiari, senza pensarci poggiò le sue labbra contro quelle della ragazza, lasciandola sorpresa per quell'azione, le lacrime sgorgarono dai suoi occhi chiusi. Fu un bacio semplice, solo lo sfiorarsi delle loro labbra, poi la strinse a se, tenendola stretta come quel giorno in riva al mare, come quella volta in cui le raccontò la verità sul suo passato.
L'unica cosa diversa, in quel momento, erano i loro sentimenti, i loro cuori.
Senza fare domande Hermione ricambiò la sua presa, avvolgendo le sue piccole braccia al collo del ragazzo, non fece domande e gliene fu grato. In quel momento non aveva le forze di poter parlare di ciò che aveva appena fatto, non aveva le forze di dire alla ragazza cosa provava, non aveva le forze di dirle il perchè di quelle lacrime.
Fred si rese conto che, in una serata tranquilla come non mai, tutto era stato stravolto così, di punto in bianco.
Rimasero così a lungo, fino a quando il campanello dell'appartamento non suonò, Fred si asciugo il viso con la manica della felpa, porse una sorriso alla ragazza e andò ad aprire, ricordandosi di aver ordinato la cena quella sera.
Fred sapeva che per la sua azione tutto sarebbe cambiato da quella sera in poi... o forse no.

Holaaaaa!
Ebbene eccomi qui, in una domenica piovosa e noiosa.
Probabilmente vi aspettavate qualcosa di meglio, suppongo, vista l'attesa, ma, ahimè, la scuola è iniziata, l'ultimo anno è anche abbastanza impegnativo già dal primo giorno, comprendetemi.
A voi, invece, com'è andato?
Ma ora, passando al capitolo, vediamo di far quadrare la situazione: il titolo, nel capitolo l'ho ripetuto ben due volte, e spero abbiate capito il perchè, purtroppo quello che è successo a Fred in passato è una cosa che non si potrà mai dimenticare e ho tralasciato questa cosa negli ultimi capitoli che erano più incentrati su Hermione e sulla sua operazione; ho fatto anche in modo di ripetere quella frase per vari motivi, volevo dare a Fred la spinta necessaria a compiere un passo difficile, vi dico già da ora che ci saranno non pochi problemi a causa di questo 'bacio', alcune cose si complicheranno, ma altre rimarrano come sono, per questo c'è quel 'o forse no'; un altro motivo per cui ho voluto questo bacio è stato, appunto, per i ricordi di Fred e Danielle.
Spero di aver chiarito tutto, ma ovviamente, se volete altri chiarimenti basta chiedere.
Ora non mi resta che lasciarvi, ovviamente con le solite raccomandazioni.
A presto!

ps. ora me ne dimenticavo sul serio, la prima parte della whatif è pronta, ditemi pure se la volete o meno che la pubblico... anche se devo ancora cercare un titolo lol

Vera.


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Capitolo 23
*** 22. Stay little longer tonight, 'cause the night is ours... ***


22
22. Stay little longer tonight, 'cause the night is ours...

Era confusa, fissava il soffitto in cerca di un chiarimento.
Cos'era successo quella sera?
Perchè Fred aveva reagito in quel modo?
Si toccò le labbra, avvertiva ancora il sapore salato delle sue lacrime e l'incredibile morbidezza delle sue labbra, erano così calde. Sospirò chiudendo gli occhi, ormai sarebbe dovuta essere notte fonda, come la prima volta che era andata a trovarli dormiva nella stanza di George, accese la lampada accanto al letto, quel buio la stava opprimendo nonostante filtrasse la luce dei lampioni attraverso alcuni spifferi del balconcino.
Stanca decise di alzarsi dal letto, aveva bisogno di un po' d'aria fresca. Aprì lentamente una delle due porte del balconcino e uscì, l'aria fredda autunnale la investì in pieno facendole mancare per qualche secondo il respiro. Le ci volle poco per abituarsi al freddo, dinnazi a lei comparve l'immensa sfilza di abitazioni e palazzetti di città, completamente diverse da quelle di paese, di quelle a  cui lei si era riabbituata nelle ultime settimane.
Le luci creavano un bellissimo effetto scenografico e la luna non era da meno circondata dalle sue amiche stelle.
Sospirò, una leggera nuvoletta uscì dalle sue labbra, sorrise, da piccola fingeva continuamente di essere un treno a vapore, lei amava i treni a vapore.
La città era silenziosa in quel momento, era così calma, in lontananza si potevano udire - di tanto in tanto - il rumore delle macchine. Chiuse gli occhi lasciandosi cullare dal venticello che soffiava lento.
L'immagine di Fred le tornò improvvisamente in mente, così come quel momento di totale confusione, tornò a toccarsi le labbra. Perchè quel bacio?
Perchè aveva pianto?
Cosa lo aveva ridotto in quel modo?
Che c'entrasse ancora Danielle?
Sorrise amaramente, quasi sicuramente c'entrava Danielle, ormai aveva imparato che quando Fred era ridotto in quelle condizioni era solo a causa del suo passato riguardante lei.
Un'altra folata di vento la fece rabbrividire, rientrò dentro chiudendo il balconcino, avvertì una delle porte del corridoio cigolare, incuriosita aprì anche la sua trovandosi di fronte un Fred imbarazzato e preoccupato.
"Hermione... sei ancora sveglia, vedo"
"Anche tu" sussurrò lei come per paura di dare fastidio a qualcuno, ma in quella casa oltre a loro non c'era nessuno "Ti... ti serve qualcosa?" continuò imbarazzato, Hermione sorrise a quel suo comportamento, era quasi tenero.
"No, a te?" domandò di rimando facendolo sorridere "Sono un idiota, vero?" Hermione sorrise, annuendo "Sì, sei un idiota, e uno dei peggiori direi"
"Oh, grazie per la sincerità, e io che speravo in un 'tranquillo, non lo sei'!" Hermione rise portandosi la mano davanti alle labbra "Mi dispiace aver deluso le tue aspettative"
"Tu non mi deludi mai" disse abbassando lo sguardo "Ti devo una spiegazione per ciò che è successo prima, vero?"
"Direi di sì"
"Allora... ti va di parlare?" Hermione aprì di più la porta della sua camera facendolo entrare, si sedette sul letto facendo segno a lui di sedersi di fronte a lei, Fred si accomodò e prese un respiro profondo "Avanti..." disse Hermione esortandolo per iniziare.
"Prima ti andrebbe qualcosa da mangiare?" Hermione alzò gli occhi al cielo per poi sospirare "Fred..." lo richiamò poi cercando di sembrare il più severa possibile, il ragazzo sorrise scompigliandole i capelli "Okay, hai ragione, scusa"  tacque per qualche secondo "Prima di tutto ti devo delle scuse: ti ho interrotto mentre cercavi di dirmi qualcosa e, per di più, ti ho baciata senza permesso"
"T-tranquillò" sentì le gote arrossarsi, la scena del bacio era ancora così viva in lei "Sai, pensavo di essermi finalmente liberato da ciò che mi legava a Danielle, del mio affetto per lei... ma a quanto pare il tempo non è servito a molto, mi sento ancora così tremendamente legato a lei, e stasera ne ho avuto la conferma" sentì un groppo formarsi in gola, sentiva il cuore creparsi e dividersi in due, faceva così male... lui l'amava ancora.
Si sentì una stupida, una totale stupida, aveva pensato di potersi confessare una volta per tutte a lui e invece...
"Ma sai una cosa? Non mi dispiace poi tanto per quel bacio, anzi, rimangio le mie scuse su quello" lo guardò confusa, gli occhi di Fred erano così luminosi a causa della piccola lampada accesa, erano di un celeste acceso simile al cielo estivo "Non... non capisco..."
"Provo qualcosa anche per te, ma allo stesso tempo non riesco a non pensare a Danielle. Accidenti, sono così confuso, talmente confuso da incasinare anche te" sorrise, ma era un sorriso ferito, triste "Anche... anche io provo qualcosa per te" disse lei imbarazzata, Fred la guardò, totale smarrimento, ecco cosa leggeva nei suoi occhi "Hermione..."
"So cosa stai per dire... tranquillo, prenditi tutto il tuo tempo, so attendere le risposte e i momenti, lo sai, no?" mentre diceva quelle parole sentì il cuore creparsi ancora di più, allora era questo l'amore?
Eppure sua madre non le aveva detto facesse così male, si sentiva male dentro, come se i cocci del suo cuore crepato le stessero graffiando i tessuti interni del corpo.
Ricacciò indietro le lacrime e sorrise apertamente, avrebbe fatto male l'attesa, sì, ma lei sapeva aspettare. Voleva solo che Fred si riprendesse al più presto da quel dolore, era stanca di vederlo soffrire da solo e in silenzio.
Fred l'abbracciò accarezzandole dolcemente i capelli, Hermione si aggrappò alla felpa del suo pigiama, trattenendo le lacrime che, maledette, premevano contro le sue palpebre abbassate "Non ti farò ettendere troppo, te lo prometto"
E lei ci sperava, sapeva che per Fred una promessa era importante, sapeva non l'avrebbe fatta soffrire perchè lui non era capace di ferire.
"Fred, almeno per questa sera, posso dormire con te?" la sua voce, anche se ovattata a causa dell'abbraccio, arrivò al ragazzo che annuì "Certo" fu un sussurro da parte di lui.
Hermione sorrise, anche se il dolore era ancora lì, presente, nel suo petto ad opprimerla.
Ma si accontentava, anche solo stargli accanto per lei era tanto.
Fred si alzò dal letto prendendo la ragazza tra le sue braccia, Hermione si aggrappò a lui per la paura improvvisa, lo guardò, aveva il sorriso stampato sul volto; il suo dolore scemò, quel sorriso le sembrava meglio di qualsiasi altra medicina in quel momento.

TROPPO ZUCCHERO FA MALE!!
S
oprattutto quando poi escono fuori capitoli simili yay.
Prima di tutto, però, volevo informarvi che ho pubblicato le prima due parti della whatif, se volete passare a darle un'occhiata e dirmi cosa ne pensate mi fareste veramente felice.
Poi... chi di voi ha comprato il libro? Cosa ne pensate? Io purtroppo ancora non l'ho preso e non so se lo prenderò, anche se sono curiosissima.
Infine, ritorniamo a noi, ritorniamo al capitolo: troppo zucchero, vero? Oddio, capitemi, ho appena mangiato una marea di biscotti e il capitolo ne ha risentito, e poi... poi... ho avuto un blocco assurdo e non sapevo come mettere in pratica la parte in cui le parla di ciò che prova, il fatto è che è tutto nella mia mente ma non riesco a trovare un modo per metterlo scritto!
Poi un'altra cosa, l'ultima giuro, non so come finire la storia, cioè ho qualche idea, ma non so quale sia la più adatta ahahaha
Dopo questo... vi lascio, domani riprendo scuola dopo una breve paura dall'inizio e boh, c'è l'ansia ahahaha
A presto, non so a quando però.

ps. ho pubblicato la storia anche su Wattpad, ve lo dico ma dettagli lol
pps. ho scritto il capitolo ascoltando "The night is ours" dei Sonohra, se non la conoscete ve la consiglio!
Vera

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Capitolo 24
*** 23. It's not a crime to love what you cannot explain ***


23 23.  It's not a crime to love what you cannot explain.

Il cielo plumbeo lo rilassava, la pioggia lo rilassava.
Era da giorni che non sentiva la voce di Hermione, al massimo si erano scambiati un paio di messaggi ma nessuno dei due aveva mai fatto riferimento a quella sera; dopo quella sera non riuscivano più a comportarsi nello stesso modo, soprattutto lui.
Non sapeva spiegarsi il perchè ma gli riusciva difficile vederla come prima. Mettere alla luce una volta per tutte i suoi sentimenti ed essere ricambiato l'aveva lasciato in uno stato di intorpidimento, assonnato: vedeva solo confusione e distrazione nella sua vita.
Però doveva mantenere quella promessa, non voleva deluderla tanto meno farle attendere troppo tempo.
Non avrebbe commesso gli stessi errori, non con lei. Alla fine s'impara sempre dagli sbagli e lui ne aveva commessi tanti con Danielle, forse fin troppi. Era sempre stato un'enorme delusione per lei, ma nonostante tutto era rimasta al suo fianco.
L'aveva sempre sostenuto in tutto, in ogni sua singola scelta o movimento.
"Fred?" sospirò al richiamo del suo capo, ultimamente neanche a lavoro ne combinava una buona e questo era di sicuro l'ennesimo rimprovero della giornata. A volte pensava che se non fosse stata per l'amicizia che li legava sarebbe stato licenziato così, su due piedi "Cosa?" la voce risultava impastata dalla stanchezza delle notti insonni e dalla noia del momento "Che hai?"
"Niente d'importante"
"L'ultima volta che hai detto questa frase sotto si celavano cose importanti" Fred rispose con un sorrisetto amaro mentre preparava l'occorrente per il servizio fotografico di quella giornata "Sai che con me puoi parlarne, vero?"
"Sì" e in quel momento pensò realmente che, magari, parlandogliene sarebbe riuscito a schiarirsi le idee "Che ne dici se, appena finito i turno, ci andiamo a prendere un bel caffè?" gli propose poi sgranchiendosi le braccia"Okay" il ragazzo gli sorrise per poi dirigersi verso l'attrezzatura montata in precedenza da Fred.
Sì, parlarne con una persona esterna sarebbe stato molto utile.

"Ah Fred, sei un casino ambulante e smettila di chiamarmi capo, adesso non siamo a lavoro"
"Okay... Thomas" disse incerto, erano entrambi in un bar all'aperto poco lontano dallo studio fotografico. L'orario di lavoro era ormai giunto al termine da un po' "Cosa... cosa posso fare?"
"Semplice, lasciati tutto alle spalle. Prendi la palla al balzo. Lei ti vuole bene, tu le vuoi bene, nessuno dei due ferirebbe l'altro, tanto meno lo farebbe soffrire"
"E se invece... se commettessi gli stessi errori anche con lei?" Thomas rise confondendolo "Non potresti mai sbagliare con lei, non ci riusciresti" prese la tazzina bianca portandosela alle labbra, sorseggiando il liquido scuro presente al suo interno.
Thomas era sempre stato una spalla forte per lui, soprattutto quando - appena arrivato in città - si era ritrovato senza una casa e un lavoro; l'aveva conosciuto per caso, entrando nelllo studio che sarebbe diventato il su lavoro fisso, cercando informazioni per trovare un hotel, un motel o qualsiasi altra cosa per passare una notte al coperto e al caldo. Non ricorda precisamente come il tutto sia successo, ma si era ritrovato a passare la notte da lui e un lavoro assicurato il giorno successivo.
Era stato, e lo è tutt'ora, una delle persone a cui deve più di quanto si possa immaginare.
"Sai perchè?" continuò poi Thomas, ridestandolo dai suoi pensieri, scosse la testa  tenendola bassa continuando a giocare con il cucchiaino all'interno della tazza ormai vuota "Perchè sei maturato, sei cresciuto, e non dico fisicamente, ma mentalm
ente" indicò la testa di Fred con un dito e un sorriso sulle labbra.
Rimasero per un breve periodo di tempo in silenzio mentre Thomas continuava a sorridergli gentilmente, solo in quel momento si rese conto di quanto il suo viso da ventiseienne  apparisse più stanco e vecchio di quanto lo fosse. Gli occhi verdi erano contornati da occhiaie e a causa dello stress i capelli biondi stavano perdendo il loro splendore.
"Dovresti prenderti qualche giorno di pausa, sai?"
"E chi manderebbe avanti la baracca?"
"Ci penso io!" rispose sicuro portandosi una mano al petto e con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia, Thomas si alzò sorridendo e poggiando delle banconote sul tavolo, alzò una mano chiamando il cameriere "Tu pensa ad andare da lei" e se ne andò.
Fred si alzò anche lui sorridendo, afferrando la borsa contenente la sua attrezzatura di lavoro, dirigendosi verso casa.
Quella chiacchierata gli aveva fatto davvero bene, gli aveva schiarito le idee, gli aveva aperto gli occhi.

"Cosa fai?" chiese George con voce e sguardo assonnato, confuso dal perchè il gemello stesse infilando tutti quei panni alla rifusa all'interno dello zaino "Non vedi? Preparo la valigia" George sorrise "Allora ti sei deciso, idiota d'un gemello!" quella frase risultò quasi un'esultanza alle orecchie di Fred che sorrise, durante quei giorni il gemello aveva cercato continuamente di farlo ragionare, ma non aveva fatto altro che confoderlo di più.
"Ti voglio bene anche io, idiota" George gli lasciò una pacca sulla spallla prima di andarsene in camera sua fischiettando.
Ormai aveva deciso, senza dire niente a nessuno sarebbe partito quella sera stessa; per la prima volta dopo anni dall'incidente era entusiasta all'idea di tornare nel suo paese.
"Aspettami Hermione" sussurrò mettendosi lo zaino in spalla e chiudendosi la porta di casa alle spalle. Non riusciva a credere al fatto che finalmente, dopo anni, aveva recuperato il suo coraggio; coraggio che per anni aveva tenuto nascosto anche a se stesso, come se fosse riservato solo per quel momento.

Fermo alla stazione attendeva il treno, la brezza fresca soffiava senza interruzione fecondolo sprofondare e avvolgere all'interno del suo giubbotto, tra le mani aveva un bicchiere enorme di caffè bollette che a ogni sorsata sembrava riscaldarlo totalmente. Ne bevve un sorso lasciandosi andare contro lo schienale della panchina, non c'erano molte persone vista la tarda ora. Chiuse gli occhi, la musica calma e lenta riempiva la stazione e quasi sembrava cullarlo, in lontananza si poteva udire il treno arrivare.
Sorrise, alla fine non aveva atteso poi così tanto. Si alzò aspettando che tutte le persone scendessero dal treno per poi salire e prendere posto, l'ambiente caldo lo accolse e lui, non facendoselo ripetere due volte, si lasciò cullare fino ad addormentarsi. Prima di addormentarsi sorrise, contento del passo appena compiuto perchè - finalmente - avrebbe mantenuto la sua promessa.

SCUSATEMI ENORMEMENTE!!
Purtroppo ho avuto il famosissimo - e pessimissimo - blocco dello scrittore. Figuratevi che neanche l'ora di letteratura con la ripetizione di Leopardi e il pessimismo cosmico sono riuscita a trovare ispirazione!
So che non è un granchè come capitolo ma il fatto è che se non buttavo giù qualcosa sarei potuta rimanere bloccata per altro molto tempo e sinceramente: meglio un capitolo così, che mi ha dato il via per altre idee che rimanere bloccata per molto.
Comunque volevo comunicarvi una cosa importante... la storia sta per giungere al termine. Ebbene sì, mi sono decisa a trovare un finale decente - o almeno spero - alla storia, saranno all'incirca altri due-tre capitoli (è compreso anche l'epilogo che già sto scrivendo).
Non ho molto da dire, solo un ennesimo scusatemi, sappiate che sto scrivendo anche l'ultimo capitolo della whatif.
Scusatemi ancora.
Vi ricordo che per qualsiasi cosa io sono qui, anche per una chiacchierata tranquilla, in bio trovate tutti i miei contatti.
Ora non mi resta che lasciarvi, sperando di non tornare tra due mesi.

Grazie ancora per la pazienza.

ps. qualcuna/o di voi segue la serie Timeless? Mi fa sentire sola il fatto di conoscerla e ad amarla solo io.
Vera.

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Capitolo 25
*** 24. Una sera di fine autunno. ***


24
24. Una sera di fine autunno.

Si girava e rigirava all'interno delle sue coperte, fuori infuriava un temporale degno di nota.
Aveva sempre avuto un rapporto particolare con i temporali, un rapporto fatto di odio  e amore.
Avvolta nelle sue coperte si girò per l'ennesima volta volgendo lo sguardo verso la finestra, di tanto in tanto la stanza s'illuminava a causa dei lampi e il rombo del tuono non tardava mai ad arrivare. Era un temporale, uno di quelli di fine autunno, di quelli che preferisci startene a casa avvolta da una coperta calda, una tazza di the o cioccolata bollente tra le mani, la musica in sottofondo, la lampada del piccolo comodino accesa come unica luce e un libro poggiato sulle gambe come compagnia. Una giornata di fine autunno perfetta, l'ideale per una persona come lei, una giornata degna di essere amata.
Strinse tra i pugni le coperte celesti sospirando e pensando: non sentiva Fred e non lo vedeva da quel giorno, da quella sera; non avevano una conversazione decente da molto, solo qualche fugace 'Come stai?', 'Tutto bene', 'Ci sentiamo presto'.
Stanca di non riuscire a prendere sonno si alzò, abbandonando il tepore delle coperte. Accese la lampada sulla scrivania e prese un vecchio album fotografico: aveva l'aria consunta e la copertina era rovinata negli angoli.
Iniziò a sfogliarlo, durante quel periodo aveva sfogliato con tanto entusiasmo quell'album; grazie a Luna poteva vedere ciò che quegli anni di buio le avevano tenuto nascosto. Quelle dell'anno appena trascorso la ritraevano spesso con Fred - anzi, sempre.
Il picchiettare della pioggia contro il vetro della finestra la ridestò dai suoi pensieri, stava cadendo più forte di prima. Avvertiva la sua mancanza e a causa di quel temporale questa si faceva sentire più forte e viva che mai. Il picchiettare della pioggia iniziò a variare, confondendola, c'era un ticchettio diverso.
Qualche secondo e lo scroscio della pioggia era regolare, qualche secondo dopo eccolo di nuovo quel ticchettio.
Ancora più confusa si alzò andando verso la finestra, ci mise un po' per distinguere la folta chioma rossa in tutto quel buio e quella pioggia. Preoccupata s'infilò una giacca così, alla rifusa, e le scarpe. Scese le scale di corsa e afferrò l'ombrello lasciato dai genitori qualche ora prima all'entrata.
Uscita in veranda il vento freddo la investì in pieno facendola rabbrividire, si avvolse di più all'interno della giacca nera che indossava "Fred..." sussurrò cercando di farsi notare, ma il rumore della pioggia copriva ogni suo sussurro, demoralizzata e annoiata aprì l'ombrello avanzando verso il ragazzo che - finalmente - aveva notato la sua presenza.
"Hei" disse lui ad alta voce e con fin troppa allegria, si beccò una lieve spinta da Hermione che gli intimava - usando alcuni gesti - di abbasare il volume della voce.
"Hei un corno! Sai che ore sono? E che ci fai qui?" era preoccupata, la voce oltre che roca e le era uscita disperata dalle labbra, fortuna che la pioggia attutiva quasi ogni rumore o parola.
"Sono qui per parlarti" ora bisbiagliava anche lui, scandendo per bene le parole con le labbra in modo da farsi comprendere del tutto sorridendole, era allegro, ciò stava a significare che non era accaduto niente di grave. Una piccola parte di lei tirò un sospiro di sollievo.
"E di cosa? Deve essere davvero importante per portarti qui in piena notte, soprattutto con una tempesta simile"
"Di noi" Hermione spalancò gli occhi, era rimasta senza parole, sorpresa da come le avesse dette con una semplicità sconvolgente e innocente. Strinse la presa intorno al manico dell'ombrello facendo sbiancare le nocche delle sue piccole mani "Allora entriamo, rischi di prenderti un accidenti fermo qua fuori sotto alla pioggia" lo coprì con l'ombrello afferrandogli poi il polso, sorridendo "No, no, no, aspetta!" urlacchiò Fred fermando entrambi "Se entriamo rischio  di perdere il coraggio" farfugliò imbarazzato.
"Oh, okay" rispose solamente, continuando a fissarlo, l'unico rumore udibile era quela della pioggia che batteva incessante sull'ombrello, le case e l'asfalto "Ti avevo promesso una risposta no? Ebbene... voglio stare con te, voglio poterti voler bene come dico io. So che ti ho fatto aspettare tanto, non sarà neanche una dichiarazione degna da premio Oscar, ma spero tu possa darmi una possibilità, mi accontenterò anche di un tuo rifiuto, non ti lascerei mai sola" il silenzio, Hermione ci mise un po' per metabolizzare e comprendere tutte le parole che le erano state appena dette con tanta fretta, Fred era fermo dinnanzi a lei con l'affanno, lo sguardo serio e turbato; si era messo in gioco e ora toccava  a lei dargli una risposta, sorrise lasciando cadere l'ombrello e abbracciandolo. La pioggia continuava a cadere, anche se in modo lieve rispetto a prima, i brividi  causati dall'acqua gelida la spinsero a stringersi di più contro il petto - altrettanto freddo - del ragazzo che con delicatezza la strinse a sè "Prometto di non farti soffrire, mai" gli sussurrò all'orecchio alzandosi sulle punte delle sue scarpette di ginnastica , Fred sorrise, avvertiva il calore del suo respiro sul suo collo "Lo stesso vale per te, non ti lascerò sola nè ti farò soffrire, mai"

"Quindi..."
Harry la guardava con sguardo indagatore, l'aveva chiamato a casa per parlagli di una cosa importante, di quella cosa importante "Stanotte Fred è venuto sotto casa mia..." cominciò sorridendo imbarazzata, abbassò lo sguardo per poi puntarlo negli occhi verdi del suo migliore amico "... io... lui... insomma, hai capito" sbottò infine, ancora incredula.
"Ho capito, tranquilla" Harry le sorrise scompigliandole i capelli, si aspettava una di quelle raccomandazione del tipo 'Sta attenta' o 'Se si azzarda a farti soffrire se la vedrà con me', ma il sorriso che le donò era più rassicurante di qualsiasi altra parola.
Perchè il rapporto tra lei e Harry non era nato su semplici parole, ma grazie ad alcuni gesti, ad alcune azioni. I rapporti che nascono così sono tra quelli più semplici, più puri; è grazie a lui se Hermione ha capito il significato di avere un amico, un fratello su cui contare. E' grazie a lui se ha capito che i gesti valgono più di qualsiasi altra parola, più di quasliasi altra rassicurazione.
"Ti voglio bene, Harry" lo abbracciò, come quando erano piccoli.

Ebbene... sì, devo dirlo.
Eccoci al penultimo capitolo di questa storia, ancora non ci posso credere.
Sto scrivendo adesso una bozza per l'ultimo capitolo, l'epilogo è già pronto e... oddio tra poco scoppio in lacrime AHAHAHAHA.
Vorrei risparmiare qualsiasi pensiero e parola per i saluti finali di questa storia e i ringraziamenti (e vi assicuro che ne sono tantissimi!!)
So che vi state domandando di Luna e Draco, nel prossimo capitolo ci saranno anche loro, tranquilli!
Ora vi lascio, ovviamente vi lascio le solite raccomandazioni, ormai dovreste conoscerle a memoria lol
Grazie, a presto.

Vera.

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Capitolo 26
*** 25. This is not he end. ***


25
25. This is not the end.

"Che ne dici se mi trasferissi in città?" il vento soffiava leggero scompigliando appena i capelli dei due ragazzi.
Entrambi erano sdraiati su un telo, steso a sua volta sulle piccole dune di sabbia, Fred teneva gli occhi chiusi e si lasciava cullare dolcemente dal sole tiepido di fine autunno, il rumore delle onde e le lievi carezze calde e rassicuranti della ragazza al suo fianco.
"E dove andresti a vivere?"
"Non ne ho idea, ma posso provare a mettermi in contatto con qualcuno e..." Fred rise, zittendola "Che ci ridi?!"
"Mi piace vedere come tu stia cambiando la tua vita, la stai riprendendo nelle tue mani. Mi rende estremamente  felice e fiero di te" Hermione continuò ad accarezzargli i capelli, lentamente "Quest'anno prenderò il diploma, per settembre vorrei iscrivermi all'Università delle belle arti"
"Hai già programmato tutto" sospirò Fred, Hermione sorrise "E i tuoi genitori? Cosa ne pensano?"
"Sono felici per me, speravano in una mossa simile da parte mia" Hermione si alzò, lasciando perdere i capelli del ragazzo, e si mise a sedere seguita poco dopo da Fred.
Si portò le ginocchia al petto guardando verso la distesa azzurrina dinnanzi a lei "A te... sta bene? Non ti da fastidio, vero?" le poggiò una mano tra i capelli ricci, ultimamente aveva trovato il modo per tenerli in ordine, sospirò e fece cenno di no con la testa "No, non mi da alcun fastidio"
"Quindi mi daresti una mano a cercare casa?" sapeva che sotto quelle due domande ci fosse un trabocchetto, iniziò a ridere coinvolgendo anche la ragazza.
Sì, stare con lei gli faceva bene, questa era la volta giusta per essere felice.
"Potevi dirmelo prima che ti serviva una mano" esclamò poi asciugandosi gli occhi umidi dalle risate, lei gli fece una semplice linguaccia.
Si sentivano entrambi nel posto giusto, nel momento giusto con la persona giusta.

"Come va con Hermione?" ogni giorno la stessa domanda da parte del gemello, sapeva che lo faceva solo per snervarlo e mettergli ansia "Come sempre, a te con Angelina?" George si aprì in un enorme sorriso, segno che tutto procedeva come doveva "Alla grande!" esclamò poi contento portandosi alla bocca una forchettata enorme di pasta; quando mangiava poteva essere paragonato liberamente con Ron, il più piccolo dei fratelli Weasley.
"Sai, Hermione ha deciso di trasferirsi in città, per seguire gli studi all'istituto delle belle arti"
"Sa già dove andare a vivere?"
"Sta cercando ancora un posto che soddisfi i suoi bisogni e che vada bene per il suo budget"
"Dille di venire a vivere qui" disse il gemello sorprendendolo "C-come?!" George gli sorrise "Dille di venire a vivere qui, insomma: hai una stanza enorme, io potrei dormire tranquillamente con te e lei potrebbe prendersi la mia stanza o viceversa"
"Davvero lo faresti?"
"Sì"
"Cosa c'è sotto?" domandò scrutandolo attentamente, il sorriso malandrino stampato sul volto lasciava spazio alla dentatura bianca e perfetta "Lo saprai presto"  continuò a guardarlo, curioso, in cerca di un minimo indizio , ma niente. Nulla lasciava trapelare la sua idea.
"Okay" sussurrò poi portandosi alla bocca una forchettata di pasta, pensando a cosa il gemello gli stesse tenendo nascosto. Non gliene faceva una colpa, anche lui in passato aveva tenuto nascoste alcune sue cose, è normale volersi tenere qualcosa per sè.

"Allora... trovato qualcosa?" chiese Fred cercando di non far cadere l'attrezatura per le foto di quel pomeriggio e tenendo il telefono bloccato tra la spalla e l'orecchio destro "No, niente ancora, tu?" sorrise, sperava accettasse la sua proposta, nonchè idea del gemello "Diciamo di sì, ho chiesto aiuto a George.."
"E...?" aveva spronato Hermione cercando di ricevere una risposta, impaziente "Beh, potresti venire a vivere da noi"
"Davvero?" sembrava sconvolta dalla sua proposta "Davvero" passò il telefono dall'altro lato, gli stava venendo un torcicollo pazzesco tra il tenere le braccia alzate per montare l'asta della macchina fotografica e la testa piegata di lato "Che bello!" esclamò contenta, ma nel suo tono c'era un 'ma' in sospeso "Però...?" chiese Fred alzandosi, fortunatamente ora poteva mettersi comodo a parlare, Hermione sbuffò facendolo sorridere, sentì un tonfo e dei rimbalzi, come quando ci si lancia a peso morto sul letto "Però devo vedere cosa ne pensano i miei genitori"
"Tu parlagli, mettigli davanti i pro e i contro, se poi  per loro questa soluzione non va bene ne troveremo un'altra" in lontananza vide il Capo fargli segno di essere pronto "Ora scusami ma devo tornare a lovoro, ci sentiamo più tardi, okay?"
"Okay, ti voglio bene Fred"
"Anche io" sorrise e staccò la telefonata poggiando il cellulare nella tasca posteriore dei jeans "Pronto?"
"Prontissimo"

Erano le 23.00, era stanco morto, si stava dirigendo verso la sua stanza per poter finalmente bearsi di un riposo meritato. La giornata era stata molto pesante per lui: aveva avuto - finalmente - l'onore di poter scattare le foto a una modella invece di dover solo fare da aiutante, era felice del buon lavoro venuto fuori così come il suo Capo. Successivamente era entrato in negozio un uomo dicendo di voler acquistare alcuni suoi scatti e per proporgli una di mettere su una sua mostra. L'idea della mostra non era per niente male, voleva solo qualche consiglio, qualche certezza da parte di qualcuno. Voleva essere sicuro di fare la scelta giusta e di non buttarsi e combinare solo un disastro.
Si mise a letto, guardava il soffitto, doveva dirlo a lei?
Prese il telefono tra le mani e, una volta sbloccato, la luce del piccolo schermò lo acceccò temporaneamente; fece scorrere la lista di numeri in rubrica e si fermò sul suo nome, stava per premere sulla piccola cornetta verde quando gli arrivò una telefonata: lo schermo lampeggiava a intermittenza così come il nome di Hermione, premette sulla cornetta verde e rispose "Indovina! Ho buone notizie! Posso venire a stare da voi!" lo stava ripetendo velocemente, senza sosta, senza prendere fiato. Sembrava potesse svenire da un momento all'altro, quasi gli venne spontaneo paragonarla a un fiume in piena; nonostante l'euforia continuava a tenere un tono di voce basso come se non volesse farsi sentire da nessuno. Frastornato Fred si mise a sedere al centro del suo letto incrociando le gambe, si passò la manica del pigiama celeste sul viso "Cosa?" chiese poi cercando di metabolizzare tutte quelle parole "Hai capito bene"
"Accidenti, non ci posso credere" quello euforico ora era lui "Neanche io!"
"Quando... quando inizierai con il trasloco?"
"Per quello ci vorrà ancora un po', quindi penso per fine agosto" Fred sospirò, aveva il tempo di ridipingere la casa con tranquillità.
"Anche io devo darti una bella notizia" sussurrò passandosi una mano tra i capelli, imbarazzato "Davvero? Avanti, parla" la voce di Hermione risultava estremaente euforica "Ho venduto alcuni miei scatti oggi e mi è stata offerta l'opportunità di poter fare una mostra"
"Oddio Fred, ma è magnifico! Cosa farai? Hai accettato, vero?"
"Non ancora"
"Perchè?" la voce di Hermione ora era dolce "Ho... paura" bonfocchiò imbarazzato "Fred fregatene, accetta e basta, è un'opportunità che potrebbe non capitarti più. Il Trena passa una sola volta ed'è giusto che tu adesso lo prenda"
"Lo so" sussurrò sorridendo, sapeva che parlare di questo con lei gli avrebbe fatto bene "Non lasciarti frenare così, hai lavorato duramente per arrivare dove sei, tutto questo te lo meriti" annuì più a sè stesso che per lei "Si lo farò. Grazie Hermione"
Parlarono ancora per un po', stabilendo alcuni dettagli per la stanza che sarebbe diventata sua e poi si salutarono.
Stanco si poggiò con la testa sul cuscino sprofondandoci totalmente, fuori aveva iniziato a piovere; pioveva e il leggero ticchettio, lento e  alternato, formò una dolce ninna nanna rilassandolo totalmente. Chiuse gli occhi felice della piega che la sua vita stava prendendo, tutto procedeva in salita, sapeva ci sarebbero stati altri momenti neri, ma ciò non lo turbava.
Sapeva che questa non sarebbe stata la fine, nè per lui, nè per lei, nè per gli altri.
Solo adesso aveva capito che la sua vita aveva avuto di nuovo inizio.


ED ECCOCI QUA, EGGIA'.
P
rima di tutto... CHI HA VISTO ANIMALI FANTASTICI?
COSA NE PENSATE?
A me, personalmente, è piaciuto tantissimo anche se qualche buco nella trama c'era ma conoscendo la Rowling di sicuro c'è qualcosa sotto.
Eddie era perfetto come Tassorosso, mi è piaciuto tantissimo!
Anywaaaaaaaay, passiamo al capitolo perchè sì ... QUESTO E' L'ULTIMO, POI CI SARA' L'EPILOGO.
Sono triste, dopo quasi un anno che va avanti (caspita come corre il tempo) è giunto il momento di mettergli la parola fine.
So che alcuni di voi attendono l'ultimo capitolo della whatif ma sono stata totalmente presa da questa che ho dovuto accantonarla per un po', ma prometto che per la settimana prossima arriverà anche la conclusione di quella.
Ovviamente vorrei ringraziare tutte le persone che mi hanno sostenuta fin qui, che mi hanno aiutata e... oddio, non sono tanto brava nei ringraizamenti.
Ringrazio anche voi lettori silenziosi (magari fatemi sapere adesso cosa ne pensate, ne sarei davvero felice).
L'epilogo è pronto, devo fare solo qualche altra piccola correzione quindi credo che per la fine della settimana verrà pubblicato.
Ovviamente vi ringrazierò uno per uno con più calma là.

Vi adoro.

Vera.

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Capitolo 27
*** Epilogo. ***


epilogo
Epilogo

Erano tutti seduti intorno all'enorme tavolo di casa Weasley. C'era chi brindava, chi rideva, chi parlava tranquillamente.
Ognuno di loro era allegro, felice per sè e per gli altri.
"Hermione, se tu fossi rimasta cieca, avresti lo stesso amato Fred?" a quella domanda tutti rimasero in silenzio, all'interno del soggiorno dei Weasley non volava più una sola parola, ognuno attendeva la risposta della ragazza rimasta completamente spiazzata dalla domanda così fredda di Draco, solo uno come lui poteva chiedere qualcosa di simile.
"Sì" rispose lei certa, guardando il ragazzo dritto negli occhi.
"E come fai ad esserne sicura?" ribadì, sicuro delle parole che uscivano dalle sue labbra, Luna gli diede una leggerla spinta.
"Perchè ne ero già innamorata prima" un 'Ooooh' generale si alzò all'interno della stanza, tra quelle voci era compresa quella del ragazzo al suo fianco che, sconvolto come gli altri, ancora non riusciva a metabolizzare del tutto quella confessione fatta con tanta naturalezza "Quindi non ti sei innamorata di me a causa della mia immensa bellezza?" chiese poi, cercando di mettere il buon umore - scomparso momentaneamente - alla ragazza "Bellezza?" chiese lei cercando di risultare il più ironica e innocente possibile, come se le due cose andassero a braccetto.
"Così mi ferisci nell'orgoglio"
"Era quello che volevo fare" nascose un sorriso dietro il bicchiere di vetro colorato che si era portata alle labbra, Fred scosse la testa sorridendo, la ragazza in sua compagnia stava cambiando "Se continui a frequentare quell'idiota prenderai una strada sbagliata" le disse George, Fred lo guardò male mentre lui se la rideva tenendo un braccio sulla spalla di Angelina - la sua memorabile ragazza - e uno sulla spalla di Hermione.
"Quale strada sbagliata? Qui in famiglia ad avere una cattiva reputazione non sono io" cercò di difendersi Fred "Io non direi" rispose Percy facendo sputare la coca cola a Ron che stava sorseggiando tranquillamente, accanto a lui c'era Lavanda che - con pochissima dolcezza e delicatezza - iniziò a dargli dei colpetti, non tanto leggeri, dietro alla schiena.
 Chi lo avrebbe mai detto che il ragazzo Weasley più piccolo avesse una ragazza?
Il giorno in cui si era presentato con lei a casa tutti rimasero sconvolti.
"Cosa intendi?" rispose a tono, pur avendo fatto pace i due continuavano a lanciarsi frecciatine, ma di solito finivano con un richiamo da parte della madre o tra le risate di entrambi "Ragazzi smettetela, finirete per rovinarci la giornata!" borbottò arrabbiata Ginny, Harry la riportò a sedere accanto a lui intimandole di rilassarsi, Fred sorrise, Ginny aveva trovato un ragazzo che riuscisse a tenerla calma.
"Luna posa quella rivista, siamo a tavola!" fu il richiamo di Draco, anche i due avevano formato una piccola coppia, ma nessuno li aveva mai visti scambiarsi segni d'affetto in pubblico, un po' per l'orgoglio di lui, un po' per la sbadataggine di lei  "Ma quest'articolo è interessantissimo, parla di alcune creature mitologiche: i Nargilli!" Draco sbuffò "Almeno leggilo dritto, no?" Fred notò la dolcezza nei movimenti che aveva compiuto il ragazzo: aveva preso la rivista dalle mani della ragazza per poi ridargliela girata nel verso giusto, sorrise nel guardare quella scena.
"Perchè sorridi?" fu il sussurrò di Hermione, spaventato sobbalzò sulla sedia attirando l'attenzione delle persone a lui più vicine "Niente, tranquilla"
"Okay" cantilenò allegra lei, entrambi tornarono a guardarsi intorno, la Tana era più allegra che mai quel giorno.
Una rimpatriata simile non la si vedeva da tempo. George Si alzò portando un bicchiere colmo di birra verso l'alto "Che ne dite di un brindisi?" tutti insieme urlarono un 'Sì' di approvazione "E per cosa dovremmo brindare?" come sempre Percy era pronto a rovinare  ogni momento allegro che i gemelli mettevano su "Che ne dici se brindiamo per un nuovo inizio?"
"Inizio di cosa?" chiese allegro Percy, alzandosi anche lui, si stava lasciando travolgere dall'entusiasmo del fratello minore e ciò non potè che far sorridere Fred "Prima di tutto: un brindisi a me e Angelina che abbiamo deciso di andare a vivere insieme!" urlò contento, Angelina nascose il viso tra le mani, imbarazzata, Fred rimase a bocca aperta: era questo ciò che avrebbe saputo a tempo debito?!
Perchè non glielo aveva detto prima?
"Accidenti George, potevi dirmelo! Congratulazioni brutta copia!" i due si abbracciarono bloccando la povera Hermione che aveva avuto la sfortuna di trovarsi tra di loro.
"Ora tocca a me: un brindisi a me, che dopo tante difficoltà, tante amicizie perse e tanto studio sono riuscito a trovare lavoro come avvocato in uno studio qui vicino!" altro urlo di gioia, Fred non si sarebbe aspettato di meno da Percy, un ragazzo con la testa sulle spalle, capace di andare avanti senza farsi abbattere da niente e nessuno.
"Ora tocca a me!" urlò Luna contenta, saltellando sul posto e facendo colare alcune gocce di coca cola sui pantaloni di Draco e la maglietta di Cho "Hei attenta!" aveva brontolato la cinesina, ma Luna continuò a pensare e fare tutt'altro "Un brindisi a me e Draco che siamo riusciti ad avvicinarci e a volerci bene nonostante le nostre divers..." ma la ragazza venne messa a tacere da Draco che, per chiuderle la bocca, vi aveva messo davanti una mano. Tutti risero, sia per la scena che per l'imbarazzo che stava crescendo sul viso del nuovo arrivato nel gruppo.
"Un brindisi a me che sono riuscito a trovare degli amici come voi" disse Neville alzando il bicchiere in direzione dei suoi migliori amici "Un brindisi a me che sono riuscita ad entrare in uno dei college più importanti della regione" altro urlo di gioia per Cho, commossa per il tanto affetto ricevuto "Tieni" Harry le porse un fazzoletto e lei lo accettò asciugandosi le lacrime che scorrevano copiose sul suo viso.
"Un brindisi a me, a me che ho imparato a mettere da parte l'orgoglio e la testardaggine" disse Harry indicando Draco, i due si sorrisero da una parte all'altra del tavolo "Un brindisi a me che sono riuscita a trovare un ragazzo che mi ama per ciò che sono" disse Ginny sedendosi e poggiando la testa sulla spalla di Harry.
Erano rimasti solo loro due, Hermione e lui, Fred si alzò sollevando anche il bicchiere pieno per metà di birra "Un brindisi a me che, dopo anni di dolore, sensi di colpa e problemi sono riuscito a perdonarmi, ad aprirmi con un'altra persona, sono riuscito di nuovo ad amare. A me che ho vinto le mie paure e ho afferrato una mano amica" disse buttando giù tutto d'un sorso la poca birra rimasta nel bicchiere, fu il turno di Hermione, gli sorrise e si alzò portandosi il bicchiere accanto al viso "Un brindisi a me, alle mie amicizie, alle mie incertezze. Senza di loro non sarei ciò che sono ora. Senza di loro non sarei niente se non il nulla totale" guardò le persone sedute intorno a quel tavolo sorridendo, posò il suo sguardo su Fred che le sorrise.
"Un brindisi a tutti noi!" dissero poi in coro, dopo aver riempito nuovamente i loro bicchieri.
Fred si guardò nuovamente intorno, i visi allegri, il brusio continuo delle voci, era un'atmosfera calda degna da film. Poi guardò nuovamente Hermione, sorrideva allegra, si avvicinò al suo orecchio sussurrandole un flebile 'Grazie' lei gli sorrise lasciandogli un semplice bacio a stampo sulle labbra "Grazie a te"
Mai si era vista tanta allegria in quella casa come quella sera.
La sera in cui tutti finalmente erano riusciti a mettere una pietra sul proprio passato, ed ora erano pronti al dare il via a una nuova vita, a un futuro diverso.
Ognuno aveva fatto dell'altro la propria ancora, il proprio tronco. Ognuno era di appoggio all'altro e lo sarebbero stati per sempre.

Ed eccoci qui
Credo sia il momento più difficile di una long questo: dover concludere una storia è sempre abbastanza difficile, soprattutto se quella storia la si sente propria.
Possiamo dire che ci ho lavorato sopra per quasi un anno, quindi per me è come lasciare qualcosa d'importante. Ho scritto tante storie, ma questa la sento come una parte di me, forse fin troppo. Pensate che all'inizio doveva essere una storia 'Originale' e non una FanFiction, solo che non riuscivo ad ideare dei personaggi, a dargli un aspetto.
Sì può dire che in questa storia c'è un pezzo di me, soprattutto nel carattere di Hermione e in quello di Fred. Diciamo che quei due sono un bel mix di me.
So che in alcuni momenti la storia sarà sembrata scontata, altre volte troppo noiosa, altre ancora troppo dolce.
So anche che vi ho fatto attendere parecchio per un aggiornamento e che spesso non era neanche ciò che vi aspettavate.
Ma ci tengo a ringraziarvi: a voi che mi avete seguita fin dall'inizio, sostenendomi, correggendomi, consigliandomi  e soprattutto esprimendo la vostra opinione;
A voi, che anche se in silenzio, mi avete fatto capire che ne valeva la pena;
Ci tengo a ringrarvi uno per uno ma siete in tantissimi!

Ringrazio soprattutto a eleCorti ed elenaricci13
che ci sono state dall'inizio alla fine.
Vi ricordo che - se mai volete aggiungermi su Facebook - mi trovate sotto al nome di Vera Efp, se poi volete aggiungermi sul mio contatto reale basta che me lo diciate e vi lascerò il nome in privato.
Ora vado a mettere quella spunta su 'Completata' e... che ne dite di brindare anche noi?
Sapete com'è, lasciamoci trascinare da loro che brindano così, felici AHAHAHAHAHA.

GRAZIE ANCORA, A TUTTI!!!

Vera.

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