The Nico Factor

di AliceInWonderbook
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Zombie ***
Capitolo 2: *** Uma Thurman ***



Capitolo 1
*** Zombie ***


alla #DemigodsSquad,
che mi ucciderà se non aggiorno
Vi voglio bene
The Nico Factor
 
1. ZOMBIE
 

Nico tamburellava ansiosamente le dita sul suo ginocchio, dondolando la testa a ritmo della canzone che rimbombava nelle sue cuffiette.
Era in fila sotto al sole da parecchie ore, la schiena appoggiata alla transenna rovente e gli occhi chiusi, la bocca arricciata in una smorfia di concentrazione. Ogni tanto si alzava per sgranchirsi le gambe, poi si accucciava di nuovo in disparte, senza parlare con nessuno, nascondendosi nelle ombre degli altri per non bruciarsi.
La fila scorreva lentamente, le voci delle migliaia di persone giungevano ovattate alle orecchie di Nico, protetto dal suono della musica a tutto volume.
Un ragazzo aveva provato ad avvicinarsi a lui, chiedendogli se volesse un biscotto. Gli aveva porto il pacco di Gocciole con un sorriso smagliante, che aveva illuminato i suoi occhi verdi.
Nico si era spaventato e si era affrettato a rifiutare, scuotendo lievemente la testa e mormorando un ‘No, grazie’ a mezza bocca, senza riuscire a ricambiare il sorriso. L’altro ragazzo si era allontanato mogio mogio, richiamato da una voce che urlava il suo nome.
Il senso di colpa aveva attanagliato Nico per buona parte della mattinata, si sentiva uno schifo per come aveva trattato quel ragazzo che sembrava così disponibile nei suoi confronti, cosa che accadeva molto raramente.
Era stato tentato di avvicinarsi a lui per chiedergli scusa, ma l’ansia lo aveva fermato ogni volta, quindi aveva semplicemente rinunciato, nascondendosi sempre di più nell’ombra, fino a quando era stato certo di essere praticamente invisibile.
Quando finalmente entrò nella struttura di vetro e metallo che aveva avuto davanti per tutta la mattinata, qualsiasi pensiero avesse avuto fino a quel momento venne sostituito dal panico.
Si appoggiò contro il muro e chiuse di nuovo gli occhi, facendo respiri lenti e profondi, mentre il battito cardiaco aumentava. Sentiva la testa pulsare e tremava come una foglia, eppure non riusciva a muovere un muscolo. Il respiro gli si mozzò in gola.
Una mano si poggiò sulla sua spalla e lui spalancò gli occhi, in preda al terrore più puro, annaspando alla ricerca di aria. Si trovò davanti il volto del ragazzo delle Gocciole, che stavolta lo guardava preoccupato, qualsiasi traccia del sorriso di quella mattina svanita.
“Annie, corri qua!” esclamò il giovane dagli occhi verdi, che chiaramente non sapeva cosa fare.
Una ragazza bionda con gli occhi grigi si avvicinò a Nico, che intanto aveva iniziato a piangere, senza riuscire ad impedirselo, e gli posò entrambe le mani sulle spalle, facendo segno all’altro di spostarsi, e lo fissò negli occhi.
“Guardami” disse a voce bassa, cantilenante “Va tutto bene, ok?”
Nico cercò di annuire, ma riuscì soltanto a muovere impercettibilmente il capo, mentre le lacrime scendevano copiose sulle sue guance, lanciando bagliori argentei.
“Non c’è niente di cui preoccuparsi” continuò la ragazza, per niente scoraggiata dall’apparente inutilità delle sue parole.
Stavolta Nico annuì, sbattendo le palpebre velocemente, per scacciare le lacrime che continuavano a spingere prepotentemente per uscire.
Annie guardò di nuovo il ragazzo che aveva di fronte, sorridendogli appena, per fargli capire che era lì per aiutarlo.
“Adesso respira, piano piano. Non devi fare nulla che tu non voglia fare, ok? Solo… Respira” sussurrò piano lei.
Il ragazzo fece come gli era stato detto e, poco a poco, riuscì a calmarsi, la vista gli si schiarì e la testa smise di pulsare.
Accennò un sorriso verso la ragazza e la ringraziò sottovoce, mentre si asciugava i palmi sudati sui pantaloni.
“Non devi ringraziarmi, l’ho fatto con piacere. Nessuno merita di essere lasciato solo mentre ha un attacco di panico” commentò Annabeth, sorridendo dolcemente verso di lui.
“Non tutti lo avrebbero fatto – disse Nico debolmente, sforzandosi di sorridere a sua volta – Quindi grazie, davvero”.
La ragazza annuì, accettando silenziosamente i ringraziamenti di Nico, poi si sedette a terra, accanto a lui, che si era lasciato scivolare lungo il muro.
“Posso restare qui con te, mentre aspettiamo?”
Nico fece segno di sì con la testa, mentre osservava la ragazza incrociare le gambe davanti a lui. Era molto bella, con i lunghi capelli biondi raccolti in una coda di cavallo e gli occhi grigi che si spostavano velocemente di qua e di là, come se volesse catturare ogni dettaglio della stanza e delle persone accalcate al suo interno.
“Sei qui per fare l’audizione?” chiese Nico, dopo qualche minuto in cui nessuno dei due aveva detto niente, lui per timidezza, lei per paura di metterlo a disagio con la sua parlantina.
Annabeth scosse la testa, mentre una ciocca di capelli sfuggiva dall’elastico e le ricadeva davanti agli occhi.
“No, sono terribilmente stonata. Sono qui per accompagnare quella Testa d’Alghe del mio ragazzo, Percy – spiegò allegramente – Immagino che tu, invece, sia qui per cantare, giusto..?” si fermò, rendendosi conto di non sapere il nome del ragazzo.
“Nico. Mi chiamo Nico – disse lui – E si, sono qui per cantare, o almeno spero”.
“Piacere di conoscerti, Nico. Io sono Annabeth e sono sicura che riuscirai alla grande”.
Nico la guardò stupito. Non sembrava una frase di circostanza, la ragazza sembrava decisamente convinta di quello che stava dicendo, anche se non lo aveva mai sentito cantare.
Che ragazza particolare, si trovò a pensare.
“Hai già deciso che canzone canterai? Percy ancora non ha scelto” sbuffò Annabeth, con aria a metà tra il divertito e il preoccupato.
“Io… Credo di sì, anche se probabilmente sarà un disastro” spiegò Nico, scuotendo appena la testa.
Annabeth rimase con lui per tutto il tempo che lo separava dall’audizione e il ragazzo si rese conto di trovarsi particolarmente bene con quella ragazza che sembrava ascoltare davvero tutto ciò che le diceva.
Quando arrivò il turno di Percy, lo salutò con un sorriso e si avvicinò al suo ragazzo, non senza avergli prima augurato buona fortuna.
Nico poté udire Annabeth lamentarsi con Percy perché ancora non aveva scelto che canzone cantare, ma lui la rassicurò dicendole che avrebbe cantato Octopus Garden dei Beatles e lei sembrò calmarsi.
A Nico piacque la scelta, anche se non riusciva ad immaginarsi nessuno, soprattutto un tipo come Percy, cantarla ad un talent. Si era aspettato che cantasse uno dei soliti tormentoni estivi, anche se, si rese conto in quel momento, non avrebbe saputo dire per quale motivo. Del resto non lo conosceva affatto.
Si rimise le cuffiette e tornò ad estraniarsi dal resto del mondo fino a quando non arrivò anche il suo turno.
Sentì il panico tornare a galla, ma riuscì ad imporsi di mantenere la calma, ricordandosi le parole di Annabeth. Nessuno lo costringeva a fare quello che stava facendo, era stato lui a scegliere e non voleva deludere sé stesso, non quella volta.
Fece un respiro profondo e si avvicinò a Rachel Dare, la presentatrice dello show, sforzandosi di sorridere.
“Ciao! Allora, sei pronto per questa tua audizione? Nervoso?” disse la ragazza con il solito tono allegro, che l’aveva resa la presentatrice TV più amata del web.
“A dire il vero, sono terrorizzato” borbottò Nico, sorpreso dalla sua stessa sincerità.
“Stai tranquillo, vedrai che andrà tutto bene. Non far vedere ai giudici che sei nervoso, mi raccomando. In bocca al lupo!” lo incitò lei, prima di spingerlo delicatamente verso le scale di metallo che lo separavano dal palco.
La luce dei riflettori inondò il campo visivo di Nico, che dovette sbattere le palpebre svariate volte, prima di riuscire a mettere a fuoco il tavolo dei giudici che aveva davanti.
Quattro facce lo fissavano in attesa, ognuna con un’espressione differente. Crono, come al solito, aveva un ghigno di superiorità stampato in faccia, mentre Will Solace, il più giovane dei giudici, lo guardava con aria curiosa ed incoraggiante. Era, unica tra la giuria a non essere una cantante, ma una produttrice, lo osservava con aria critica, probabilmente soppesando le possibilità – assai remote – che uno come lui riuscisse ad accattivare il pubblico. Gea, invece, non dava segno di mostrare alcuna emozione.
“Ciao! Come ti chiami?” chiese Will, poggiando entrambi i gomiti sul tavolo.
“Nico. Nico Di Angelo” disse lui, schiarendosi la voce.
“Piacere, Nico. Cosa ci canti?” continuò il biondissimo giudice, sfoderando un sorriso che illuminò il volto abbronzato.
“Zombie, dei Cranberries” rispose lui, esitando appena un poco prima di dire il titolo.
Come si era aspettato, i giudici si lanciarono un'occhiata perplessa.
Fu Era a parlare a nome di tutti: “Scelta azzardata, per un ragazzo, non trovi?”
Nico si morse il labbro. Sapeva che glielo avrebbero detto, sapeva che era difficilissimo per un ragazzo raggiungere gli acuti di Dolores O’Riordan, ma quella canzone gli stava troppo a cuore per non giocarla come carta all’audizione, la sua unica possibilità di riuscire a realizzare il sogno di diventare un cantante.
Annuì.
“A me piacciono le persone che se la rischiano tutta alle audizioni. Sarebbe troppo semplice passare con una canzone sentita e risentita, no?” commentò Will Solace, incoraggiante.
Gli altri giudici non trovarono nulla da obiettare e fecero segno a Nico di incominciare.
Le note familiari del brano si diffusero tutto intorno al ragazzo, che chiuse gli occhi e strinse il microfono con entrambe le mani.
Cercò di scacciare l’idea delle telecamere tutto intorno a lui, lasciando che l’unica cosa a fluttuargli in mente fosse l’immagine di un sorriso, il sorriso di Bianca.
 
Another head hangs lowly
Child is slowly taken
And the violence caused such silence
Who are we mistaken
 
Bianca che lo capiva, senza bisogno di parole.
Bianca che era tutto ciò che si potesse desiderare dalla vita, la sorella maggiore perfetta – seppur con le sue imperfezioni.
Bianca che non gli aveva detto nulla, che era sprofondata sempre di più nella solitudine, che era stata emarginata, presa in giro, picchiata, e che non gli aveva detto nulla.
Bianca che era stata picchiata un’ultima volta e che, come ultimo gesto, aveva sorriso ai bulli, più grandi di lei, per poi chiudere gli occhi e sprofondare nel buio.
 
But you see, it’s not me, it’s not my family
In your head, in your head
They are fighting
With their tanks, and their bombs
And their bombs, and their guns
In your head, they’re cryin’
 
Al processo, nessuno aveva parlato.
Nessuno aveva visto nulla, nessuno aveva sentito la ragazza gridare. L’omertà era palpabile e Nico avrebbe voluto urlare, inveire contro tutto e tutti, perché qualcuno sapeva, aveva visto, aveva sentito, ma aveva troppa paura per parlare.
Non erano loro le vittime, né i loro cari, quindi a che pro andare ad impelagarsi in una situazione tanto complicata?
Perché mettere a rischio sé stessi, per far processare quella gente così potente?
 
Another mother’s breakin’
Heart is taking over
When the violence causes silence
We must be mistaken
 
Se Nico era riuscito a mantenere il controllo, mentre gli avvocati si affrontavano in quella danza mortale, tra colpevole o innocente fino a prova contraria, Maria non era riuscita a trattenersi ed era sbottata.
“Mia figlia è morta! Morta, capite? Ho visto il suo corpo, ho dovuto vederlo! Perché vi ostinate a sostenere che non sia colpa loro?” aveva urlato, in preda ad una crisi isterica, puntando il dito contro gli imputati.
“Pensate che si sia picchiata da sola? Che si sia uccisa da sola?” aveva continuato, mentre le lacrime le rigavano il volto, accartocciato in una smorfia di dolore.
Il giudice aveva ordinato che venisse allontanata e con lei suo figlio, troppo scosso per poter controbattere.
In aula era rimasto solo Ade, il viso cereo e gli occhi vacui.
 
It’s the same old theme, since nineteen-sixteen
In your head, in your head
They’re still fighting
With their tanks and their bombs
And their bombs and their guns
In your head, in your head
They’re dying
 
Il silenzio intorno a Nico era diventato palpabile e lui non si azzardava ad aprire gli occhi, per paura di trovarsi a dover fronteggiare i giudici e il pubblico.
Poi un rumore si fece strada, sempre più forte.
Un applauso.
Il pubblico si era alzato in piedi e stava applaudendo per lui, per Nico Di Angelo che aveva cantato una canzone da donna, che si era fatto venire un attacco di panico pur di salire su quel palco, che stava piangendo, sopraffatto dalle emozioni.
Si guardava intorno, rapito, spostando lo sguardo dal pubblico ai giudici.
Will Solace sorrideva soddisfatto.
Quando finalmente tutti tornarono a sedersi, il biondissimo giudice prese la parola, senza mai smettere di sorridere.
“Alla faccia tua, Era!” commentò con un ghigno.
La donna gli lanciò un occhiataccia.
“Per me è sì” continuò Will “Perché hai dimostrato coraggio e perché sei stato davvero bravissimo. Si vede che è una canzone a cui sei legato”.
Gea annuì, avvicinandosi al microfono.
“Anche per me è sì, non c’è dubbio”.
“Ero dubbiosa e non te l’ho nascosto, ma devo concordare con Will, sei stato molto bravo e la tua interpretazione ha smosso qualcosa in tutti noi” disse Era.
Crono rimase in silenzio per un po’, accarezzandosi la barba scura.
“Devo ancora inquadrarti bene, ma per il momento ti dico di sì, perché sei riuscito a far alzare tutto l’auditorio” stabilì infine, senza sbilanciarsi troppo.
Nico ringraziò tutti, talmente tante volte da perdere il conto e barcollò giù dal palco.
Una chioma di capelli rossi gli si parò davanti, con un sorrisone eccitato.
“Allora, Nico! Ce l’hai fatta, come ti senti?” chiese Rachel, avvicinandogli il microfono stranamente blu.
“Felice”.

NdA: Dopo più di un mese, ho finalmente deciso di pubblicare il primo capitolo di questa storia, che dovrebbe diventare la mia prima long finita, perché stavolta ci tengo davvero a finirla.
L'idea mi è venuta mentre ascoltavo Zombie dei The Cranberries, canzone su cui è basato, appunto, questo primo capitolo. Se non la conoscete, andate ad ascoltarla, perché merita davvero.
Nella mia testa ho un'idea tutta mia della voce di Nico, mentre la canta, ma è impossibile da spiegare senza rovinare l'illusione creata dalla song-fic e vorrei che ognuno, leggendo, sentisse il nostro caro figlio di Ade cantare a modo suo. Se ha senso.
Un bacio e un biscotto della fortuna,
Alice In Wonderbook

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Capitolo 2
*** Uma Thurman ***


Alla mia Percy,
anche se è una Solangelo
The Nico Factor
2. UMA THURMAN
 
I giorni tra le audizioni e i bootcamp passarono in un battito di ciglia, tanto che il giorno delle registrazioni, Nico si stava ancora domandando se fosse tutto solo un bellissimo sogno.
Senza quasi rendersene conto, si era ritrovato nel backstage del forum, circondato dal chiacchiericcio degli altri concorrenti, la maggior parte dei quali sembrava agitata almeno quanto lui.
Erano stati divisi nei soliti quattro gruppi e a ciascuno era stato assegnato uno dei giudici perché facesse loro da coach.
Alla categoria di Nico, quella degli under uomini, era capitato Will Solace, cosa che era servita a tranquillizzare il ragazzo almeno in parte: il giovane cantante italo-americano era di certo meno terrificante di Gea, Crono ed Era.
Aveva sempre un sorriso gentile stampato sulle labbra e gli occhi azzurri più sinceri che a Nico fosse mai capitato di incrociare nel corso della sua vita. La sua sola presenza agiva da calmante sui nervi tesi di Nico, che sembrava sempre sul punto di scappare.
 
“Sono contentissimo che mi abbiano affidato questa categoria” aveva esordito, presentandosi ai ragazzi, suscitando le risatine di scherno di uno di loro, un biondino con una cicatrice che gli sfregiava la parte sinistra del volto. Aveva borbottato addirittura un ‘frocio’, a mezza bocca, dissimulando con un colpo di tosse. Nico gli aveva lanciato un’occhiataccia, ma non si era azzardato a dire nulla.
 Se Will si era accorto del commento, non lo aveva dato a vedere e aveva continuato a spiegare il funzionamento della seconda fase del talent e le sue regole generali.
“Cercate di non preoccuparvi delle telecamere. Almeno in queste fasi preregistrate, verranno mandate in onda spezzoni scelti in precedenza, quindi niente gaffe, figuracce o simili”.
Un sospiro di sollievo si era levato dai ragazzi di fronte a lui, che aveva sorriso soddisfatto, prima di passare consegnare dei fogli con decine e decine di titoli di canzoni, suddivise in ordine alfabetico.
“Scegliete una di queste canzoni e ci vediamo ai bootcamp” aveva detto, agitando la mano in segno di saluto, per poi andarsene chissà dove a passo spedito, senza smettere di sorridere a destra e a manca.
“A qualcuno va di andare a mangiare una pizza, stasera?” aveva chiesto il ragazzo di Annabeth, Percy, attirando l’attenzione di tutti. La pizza era un ottimo modo per ottenere di essere ascoltati.
Una serie di sì, dai più entusiasti ai meno, si erano levati dal gruppetto.
“Chiedo anche agli altri gruppi, almeno ci conosciamo un po’ tutti” aveva aggiunto Percy, dirigendosi verso tutti gli altri, che si erano raccolti in un punto della stanza dopo aver salutato i rispettivi giudici.
Nessuno aveva rifiutato la proposta.
‘Basta il cibo e un pizzico di charme e il mondo cade ai tuoi piedi’ si era ritrovato a pensare Nico, ammirando Percy da lontano, che stava parlando con una ragazza con i capelli scuri legati in una treccia e la postura di una che sapeva il fatto suo.
L’allegra carovana era partita alla ricerca di una pizzeria che accogliesse un gruppo così numeroso senza prenotazione – cosa che si era rivelata più difficile del previsto – e Nico era stato investito dall’aria speranzosa che li accompagnava, tanto che si era trovato a sorridere senza rendersene pienamente conto.
“Ciao, piccoletto” lo aveva richiamato una voce femminile, leggermente graffiata, ma allo stesso tempo melodiosa.
Alzando lo sguardo, Nico si era trovato a fronteggiare quello della ragazza con cui aveva visto parlare Percy.
Gli stava sorridendo, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni larghi verde militare. Portava una maglietta viola acceso, con su scritto ‘Girls like Boys’ in oro, ma la parola boys era sbarrata e sopra c’era una correzione fatta con un pennarello e una calligrafia spigolosa (probabilmente dalla ragazza stessa, pensò Nico), quindi la frase era diventata ‘Girls like Girls’.
Il ragazzo non aveva potuto fare a meno di ricambiare il sorriso, anche se sentirsi chiamare piccoletto non era esattamente ciò a cui aspirava nella vita.
“Sono Nico” aveva detto, cercando di non sembrare troppo a disagio.
“Piacere, piccoletto. Io sono Reyna” era stata la risposta della ragazza, guardandolo allegramente.
Prima di riuscire a imporsi di tenere a freno la lingua, Nico aveva chiesto: “C’è una ragazza in particolare che ti piace, o è generico?”
La ragazza aveva abbassato lo sguardo sulla scritta, poi era scoppiata in una risata.
“Oh… Questa! Quando l’ho fatta era in generale, adesso è riferito a Piper” aveva detto, per niente imbarazzata dalla domanda.
Avevano continuato a parlare del più e del meno per tutto il tragitto, come due vecchi amici che si ritrovano a distanza di anni e si raccontano delle loro vite.
Nico si era premurato di omettere alcuni dettagli, ma si era aperto più di quanto non avesse mai fatto in vita sua, ritrovandosi a contatto con una spensieratezza che non si era mai accorto di desiderare.
“Ehi, voi due” li aveva richiamati Percy, agitando le braccia, facendogli segno di sbrigarsi.
I due si erano affrettati verso di lui, che si era limitato ad entrare nel ristorante alle sue spalle, iniziando a blaterare qualcosa su quanto fosse simpatico un certo Leo, che aveva appena conosciuto e che aveva deciso di cantare una versione alternativa e riarrangiata di Girl On Fire di Alicia Keys.
Nico non aveva prestato particolarmente attenzione, ritrovandosi a fissare quel ragazzo che sprizzava vitalità da tutti i pori.
“Voi avete già deciso cosa cantare? Io ho visto che c’è Zero To Hero, quella della colonna sonora di Hercules, e volevo scegliere quella!”
Lui e Reyna avevano cominciato una fitta conversazione su quanto avrebbe dovuto cambiare l’arrangiamento per evitare gli acuti.
“Io sono quasi sicura di tentare con I Kissed A Girl di Katy Perry, anche se è terribilmente pop la adoro. E tu, piccoletto?”
Nico aveva tirato fuori i fogli con le canzoni, scorrendo i titoli velocemente. Aveva saltato a priori i solisti, le girl band e i cantautori, concentrandosi maggiormente sulle band, nella speranza di trovare un titolo che potesse essere quello giusto.
Fall Out Boy – Uma Thurman
Il titolo era sembrato saltare fuori dalla pagina e assalire Nico, che però si era affrettato ad indicarlo come brano che avrebbe cantato ai bootcamp.
Ormai era troppo tardi per tirarsi indietro.
“Oddio, adoro il Fall Out Boy!” aveva esclamato Percy tutto contento.
La serata era volata, tra le battute senza senso di Percy, i racconti mirabolanti di Leo, i commenti di Reyna e una montagna di pizza.
Nico si era ritrovato ad apprezzare la compagnia di quel gruppo di persone, così diverse tra loro, eppure all’inseguimento dello stesso sogno, che condivideva anche lui.
 
“Allora, Nico. Sei il primo del tuo gruppo, tutte e sei le sedie sono libere. Come ti senti?” chiese Rachel, sorridendo verso la telecamera e avvicinando il microfono blu al ragazzo, che tremava come una foglia, guardando sperduto ora il cameraman, ora la presentatrice.
“N-nervoso” balbettò, strofinando le mani ghiacciate tra di loro.
“Sono sicura che un posto è già tuo!” disse incoraggiante la giovane, scuotendo la massa di ricci rossi, tenuti indietro da una fascia verde lime.
Sebbene sapesse che lo diceva a tutti, Nico non poté fare a meno di apprezzare le parole di Rachel.
Trasse un respiro profondo e salì sul palco.
Come la prima volta, le luci lo investirono e fu costretto a sbattere le palpebre più volte, prima di riuscire a mettere a fuoco i giudici davanti a lui.
Spostò gli occhi alle loro spalle, osservando il pubblico che sembrava una massa nera, pronta ad inghiottirlo al minimo errore.
Raddrizzò le spalle e trasse un respiro profondo, tornando a fissare Will, che ricambiò lo sguardo e gli rivolse un sorriso incoraggiante. Anche da quella distanza e con i riflettori puntati addosso, Nico non poté fare a meno di notare lo scintillio negli occhi azzurrissimi del ragazzo, che gli infusero una certa calma.
“Quando vuoi, Nico” comunicò Will, inclinando la testa.
Stringendo il microfono tra le dita, il ragazzo annuì e si concentrò, aspettando che la musica lo assorbisse.
Rispetto al brano che aveva scelto per l’audizione, Uma Thurman dei Fall Out Boy aveva un ritmo decisamente più allegro, ma non per questo aveva meno significato per lui.
Era consapevole di quanto fosse stato rischioso scegliere quella traccia, rischiava di crollare in mezzo al palco da un momento all’altro, ma se ce l’aveva fatta a cantare di Bianca – si era detto – poteva cantare di Paolo. Doveva farlo, doveva farcela.
 
I can move mountains
I can work a miracle, work a miracle
Oh, oh, keep you like an oath
May nothing but death do us part
 
“Ehi, Nico!” la voce di Paolo si fa strada oltre il chiacchiericcio degli studenti che corrono fuori dall’edificio di mattoni rossi.
Il ragazzo lo raggiunge, affrettandosi nel corridoio che si sta lentamente svuotando.
Nico non riesce ad impedirsi di sorridere, ma abbassa lo sguardo per non farsi notare. Si infila le mani nelle tasche dei pantaloni verde militare e poggia la schiena contro uno degli armadietti rossi pieni di scritte che corrono lungo le pareti, cercando di assumere un’aria distaccata.
Paolo lo guarda, le braccia incrociate al petto e un sorriso sghembo stampato sulle labbra.
“È tutto il giorno che mi eviti” lo accusa, puntandogli un dito contro.
“No, non è vero” risponde Nico, sapendo di mentire.
La sera prima Paolo gli ha inviato un SMS con scritto ‘Dobbiamo parlare’ e – per quanto possa essere una frase degna della peggior commedia romantica natalizia – è una frase che infonde una certa ansia nel destinatario, volente o nolente.
“Invece sì” ribatte il ragazzo brasiliano, avvicinandosi di qualche passo e poggiando una mano sull’anta dell’armadietto.
Paolo supera Nico di dieci centimetri buoni e molto più muscoloso, quindi non gli ci vuole molto a sovrastarlo.
“Sono qui ora” dice il più basso, scrollando le spalle con aria noncurante, sebbene la vicinanza con il ragazzo non lo lasci del tutto indifferente.
“Vero” conferma Paolo, socchiudendo gli occhi, per poi abbassarsi quel poco che basta per sussurrare qualcosa all’orecchio di Nico.
 
She wants to dance like Uma Thurman
Bury me till I confess
She wants to dance like Uma Thurman
And I can't get you out of my head
 
“Ehi, Nico!” esclama Paolo, non appena vede il ragazzo. Il solito sorriso storto decora il suo viso e il più piccolo sa che quel sorriso è riservato solo a lui.
“Che c’è?” domanda, notando che il brasiliano lo sta osservando intensamente.
Quest’ultimo scuote la testa, passandosi la lingua sulle labbra, gesto che cattura momentaneamente l’attenzione di Nico.
“Ho un’idea. Ci stai a svignartela prima della campanella per andare alla Feltrinelli? Oggi esce il CD nuovo dei Fall Out Boy e devo assolutamente averlo” propone Paolo.
Qualsiasi prospettiva sembra migliore che passare le due ore seguenti ad ascoltare il professore di francese blaterare qualcosa su Marivaux, leggendo dal libro e senza aggiungere niente. Se poi una di quelle prospettive include Paolo, Nico è più che contento di abbandonare il suo banco al suo destino di solitudine.
“Ci sto, ma solo se mi offri la colazione” dice Nico con aria di sfida, buttando il mozzicone della sigaretta a terra.
 
The stench, the stench, of summer sex
And CK eternity, oh hell yes
Divide me down to the smallest I can be
Put your, put your venom in me
 
“Ehi, Nico!”
“Mhmh?”
“Non puoi essere serio. Uma Thurman non è la canzone migliore dell’album” dice Paolo, tirandosi a sedere sul letto.
“Ma che vuoi, a me piace” lo rimbrotta il ragazzo, ancora sdraiato a pancia in su.
Dopo essere usciti dalla Feltrinelli, aver fatto colazione ed aver girato a vuoto per Campo de’ Fiori per un po’, i due ragazzi sono tornati a casa di Paolo, vuota come ogni giorno. I genitori lavorano sempre fino a tardi, quindi non devono preoccuparsi di essere scoperti.
“Ma dai, vuoi mettere con Centuries?” continua il brasiliano, testardo come al solito.
“Scommettiamo che te la faccio piacere?”
“E come pensi di fare, scusami?”
Nico si alza, si avvicina allo stereo e manda avanti le tracce fino a raggiungere la quinta. Le note della canzone si diffondono nella stanza.
“Tutto qui? Vuoi farmela sentire fino alla nausea?”
“Ti stai zitto per una buona volta, Montes?” sbuffa Nico, tornando verso il letto, per poi fermarsi davanti a lui.
Con una spinta decisa lo fa ricadere sul materasso e prima che possa dire una qualsiasi cosa, è già a cavalcioni su di lui, le labbra premute sulle sue.
Senza farsi pregare due volte, Paolo le dischiude, lasciando che la lingua di Nico si insinui nella sua bocca.
Ben presto, entrambi sono senza vestiti.
“L’ho messa in loop, ti avverto” sussurra Nico, con una risatina, per poi fargli scivolare una mano lungo gli addominali.
 
I can move mountains
I can work a miracle, work a miracle
Oh, oh, I keep you like an oath
May nothing but death do us part
 
“Ehi, Nico…”
La voce di Paolo tradisce una certa ansia e non promette niente di buono.
“Dimmi” risponde il ragazzo, alzando il volto pallido e scavato verso di lui in attesa.
Paolo esita, poi gli riversa addosso un fiume di parole condito da mille scuse, giri di parole e mezze verità.
“Dimmi le cose come stanno, ti prego” lo implora Nico, passandosi stancamente una mano tra i capelli.
“So che non è un buon momento per una cosa del genere – dice allora il ragazzo brasiliano, in piedi sulla soglia della porta di casa Di Angelo – Ma sento di doverlo fare, non voglio continuare ad illuderti, ad illudermi. Sei stato il mio primo amore, il mio primo appuntamento, il mio primo bacio, la mia prima volta, la mia prima sigaretta, la mia prima fuga. So che stai male, ma non vuoi farti aiutare e mi stai allontanando. Quelle fottute pillole di cui ti riempi, non servono ad  un cazzo e lo sai anche tu, ma non te ne frega niente. Non ti frega niente nemmeno di far preoccupare i tuoi amici, di far preoccupare me. E non provare ad usare la solita scusa di merda con me, lo so che non sono quelle per l’ADHD e che le compri dallo spacciatore dietro scuola. Io non ce la faccio più a vivere così, Nico. Davvero. So anche che lasciarti non mi farà preoccupare di meno, ma non posso rimanere con il fantasma di ciò che eri. Non posso stare con qualcuno che non fa altro che mentirmi, dicendomi di stare bene. Non posso e basta”.
“Sono pillole per l’ADHD”.
 
She wants to dance like Uma Thurman
Bury me till I confess
She wants to dance like Uma Thurman
And I can't get you out of my head

 
A distanza di anni, Nico si malediceva ancora per quella risposta. Lo sguardo ferito di Paolo lo perseguitava nei suoi incubi, insieme al volto di Bianca all’obitorio, la faccia di Maria al processo, gli attacchi di ira di Ade e centinaia di altre immagini di tutto ciò che di sbagliato aveva fatto nella vita.
In quel momento, nello studio di un talent show, il peso di tutti gli anni passati, si stava accumulando sulle sue spalle, minacciando di trasformarsi ben presto in una crisi di pianto.
No. Avrebbe resistito fino alla fine della canzone.
 
The blood, the blood, the blood of the lamb
It’s worth two lions, but here I am
And I slept in last night’s clothes and tomorrow’s dreams
But they’re not quite what they seem
 
Le ultime note della versione ridotta del brano andarono scemando e una lacrima solitaria scese lungo la guancia di Nico, che si affrettò ad asciugarla con il palmo della mano che non stringeva spasmodicamente il microfono.
“Wow” commentò Will, riportando Nico alla realtà.
“Se non gli dai una sedia, vengo a picchiarti con un mazzo di barbabietole” disse Era, scatenando le risate di tutti e riuscendo a strappare anche una risatina nervosa dalle labbra del ragazzo in piedi di fronte a lei.
“Per quanto l’idea di essere pestato a sangue con un mazzo di barbabietole mi alletti, sarei un pazzo a non darti una sedia. Sei riuscito a dare ad una canzone come questa, tutta un’altra sfera di significati grazie alla tua voce. Vai e mettiti comodo, non penso che dovrai alzarti molto presto.
Intontito, con un nodo in gola che minacciava di sciogliersi in una cascata di lacrime e accaldato per la fatica e per le luci, Nico ringraziò tutti, poi si sedette sulla poltroncina di plastica trasparente.
I concorrenti si susseguirono davanti ai suoi occhi, sedendosi e alzandosi dalle poltroncine accanto alla sua.
Percy stupì l’intero pubblico e i giudici, cantando un arrangiamento rock di Zero To Hero, Leo si esibì in una performance della sua personalissima versione rivisitata del grande successo di Alicia Keys, trasformandolo in Boy On Fire. Un ragazzo con cui non aveva mai parlato e che scoprì chiamarsi Jake si guadagnò un posto grazie ad una fantastica interpretazione di Bohemian Rhapsody dei Queen. Le altre due sedie furono occupate da Jason, un ragazzo biondo con gli occhiali che aveva cantato Wild Things di Alessia Cara e da Frank, un ragazzone asiatico dall’aria simpatica che aveva stregato Will con Rain di Mika.
Con grande soddisfazione di Nico, il ragazzo che aveva dato del frocio a Will fu scalzato proprio da Frank, che lo aveva guardato andare viacon aria di scuse.
Nel giro di un paio d’ore, i quattro gruppi furono formati e ai concorrenti fu concesso di riposarsi un po’, prima della riunione per ricevere le informazioni sugli Homevisits, tappa successiva del programma.
“Ci vediamo verso le sette davanti all’ingresso, non fate tardi” aveva comunicato Gea, gli occhi che mandavano lampi di avvertimento.
Nico si trascinò stancamente verso la sua camera d’albergo, rifiutando gentilmente l’offerta di Reyna di unirsi a lei e alla sua ragazza per un giro nel centro di Milano.
Si chiuse la porta alle spalle e si lasciò cadere sul letto.
Strinse il cuscino e scoppiò a piangere, in un miscuglio di gioia, tristezza, nostalgia e altre emozioni a cui non sapeva dare un nome.

NdA: Dopo più di tre mesi, mi sono degnata di finire il secondo capitolo della storia. Ma, ehy, io lo avevo detto che avrebbe avuto degli aggiornamenti lenti e ho mantenuto la promessa. Sono una persona di parola. Mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate, perché davvero, anche se aggiorno ogni morte di Papa, è una delle storie a cui tenga di più.
Un bacio e un biscotto della fortuna,
Alice In Wonderbook

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